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Eccomi tornata con una nuova fic,
naturalmente Zonami!
Come avrete intuito dal titolo, ogni
capitolo sarà caratterizzato da una giornata diversa, fino al
raggiungimento del sesto giorno.
Ho messo come rating per ora l’arancione,
ma dubito che riuscirò a rispettarlo… Aspettatevi un cambio al
rosso molto presto! :)
Spero vi piaccia!
Buona lettura
1° Giorno
Bloccati qui
La legna crepitò, lanciando qualche scintilla nel
fuoco acceso.
Il calore che partiva dal caminetto della stanza
arrivava a scaldare tutta la baita.
“Dannazione” mormorò la ragazza, mentre
guardava fuori dalla finestra “andrà
avanti ancora un bel po’” sospirò, alzando gli occhi a quei nuvoloni grigi che portavano con loro la tormenta.
Neve, tanta. Troppa.
Sembrava non finire più.
“Siamo stati anche troppo fortunati” la riprese
il compagno, mentre muoveva un pezzo di legna e sistemava il fuoco. “Se non fossimo riusciti a trovare questo posto come avremmo
fatto?” si domandò.
La rossa non rispose.
Aveva ragione, avevano rischiato di
morire congelati. Erano finiti su quell’isola
invernale solamente da un paio di giorni, e già Nami non vedeva
l’ora di andarsene.
“Chissà come staranno gli altri…”
sospirò lei, finalmente staccando lo sguardo dalla finestra e portandolo
ad osservare il compagno. Si portò a sedere su una poltroncina lì
accanto, sbuffando sonoramente.
“Stanno bene” rispose con fermezza Zoro.
“In fondo, l’hai visto anche tu… questa tormenta colpisce
solo all’interno dell’isola, al di fuori c’è un sole
da spaccare le pietre”
Sì, Zoro aveva ragione. Era questa la
particolarità di quella dannatissima isola. All’interno,
tempeste e tormente erano all’ordine del giorno.
Un’isola pressocchèinvivibile, tranne che per poche persone.
“Mi domando” spezzò il silenzio la
ragazza “che ne sia stato dei proprietari della
baita in cui ci troviamo”. Forse facendo conversazione avrebbe sentito
meno freddo.
“Saranno salpati come gli altri” rispose burbero
Zoro.
Conversare non era il suo forte e Nami,
questo, lo sapeva bene.
Lo osservò con la coda dell’occhio, mentre
ravvivava con un ferro il fuoco nel caminetto.
I muscoli, illuminati dalla sola luce delle fiamme
traballanti, risaltavano ancora di più.
“Zoro” lo chiamò
titubante lei “io ho un po’ freddo…i vestiti sono ancora
bagnati?” provò a chiedere, certa già della risposta
del compagno.
“Temo di sì” rispose lui “qui
c’è un’umidità troppo alta… se va bene saranno
asciutti per domani” scosse la testa sconsolato.
Faceva freddo, Nami aveva ragione “Prova a
venire più vicina, forse ti sentirai meglio”.
Nami, vestita solo di biancheria intima, si avvicinò
a lui. Un brivido la percorse quando vide tutto il
corpo del ragazzo in soli boxer.
Dannazione….se solo fosse
meno stato meno sexy…
Nami sospirò, rivolgendo lo sguardo verso il basso.
Zoro se ne accorse, ma non fece domande.
Anche lui era in evidente disagio.
Averla lì, in un intimo talmente succinto da poter
essere definito ‘inesistente’, lo mandava completamente fuori di testa.
Nella sua mente varie scene di ciò che avrebbe potuto
fare con lei si susseguivano rapidamente, ed era
incredibile quanto queste fossero vietate ai minori di 18 anni.
Zoro si sedette con lei sul divanetto accanto al camino,
chiudendo gli occhi per un istante.
Doveva calmarsi, assolutamente.
“Secondo te ci sarà
l’acqua calda?” chiese Nami, anch’ella con gli occhi chiusi
per beneficiare di più di quel lieve calore proveniente dalla sua
destra.
“Dubito fortemente” rispose in fretta lo
spadaccino.
Nami aprì gli occhi e rimase a pensare qualche
secondo.
“Vado a cercare delle coperte” disse alzandosi,
sentì dietro di lei lo sguardo di Zoro che la seguiva nei movimenti, finchè non sparì dietro una porta.
No, così non andava proprio.
Zoro si alzò in piedi con uno scatto, e andò
verso la cucina, rabbrividendo al contatto dei piedi col pavimento gelido.
Nami tornò dopo qualche secondo con delle grosse
coperte di lana, ma non lo trovò.
“Zoro?” lo chiamò, senza ottenere
risposta. Tese l’orecchio alla ricerca di qualche rumore che gli confermasse la sua presenza, e poco dopo sentì
distintamente il rumore di qualcosa che si rompe, seguito da una forte
imprecazione.
Sorridendo, Nami si avvicinò a lui, entrando in
cucina e trovandola devastata.
“Che diavolo…” cominciò, ma si interruppe subito. Quello era sangue?
“Ti sei fatto male?” chiese allora. Lui non
rispose, ma si voltò verso di lei.
“Cosa?” le chiese. Nami
inarcò un sopracciglio. Non si era nemmeno accorto di essersi tagliato
con il vetro che aveva rotto?
“La mano…” indicò. Si
avvicinò a lui, attenta a non pestare neanche una scheggia con i piedi
scalzi, e gli prese gentilmente la mano per guardare quanto profondo fosse il taglio.
“E’ solo un taglietto da niente” rispose
corrucciato Zoro.
Nami scosse la testa sconsolata, e mise la mano dello
spadaccino sotto l’acqua fredda.
Zoro sentiva il tocco gentile di Nami sulla sua mano, come
se lo stesse accarezzando, e sospirò di piacere. Avrebbe voluto sentire
quelle mani toccarlo dappertutto, non solo lì.
Scosse la testa velocemente, come a voler scacciare una
mosca – o in questo caso un pensiero sconveniente, e riprese ad osservarla.
Nami finì pochi secondi dopo, e prese a tamponargli
la ferita con uno strofinaccio.
“Ha già smesso di sanguinare, hai davvero una
pellaccia dura tu” ridacchiò lei.
Insieme, si chinarono a raccogliere
i vetri rotti, sistemando quel disastro in cucina.
“Cosa cercavi?”
domandò Nami a un certo punto.
Zoro sorrise vittorioso, prendendo in mano 5 bottiglie.
“Queste” rispose con ghigno
“non si è mai sentita una baita in montagna senza alcolici,
no?”
Nami gli sorrise, avviandosi con
lui di nuovo in salotto.
Si sistemarono sul divano accanto al caminetto, ognuno con
una coperta che lo avvolgeva, e una bottiglia di Rhum in mano.
“Salute” disse Zoro, alzando la bottiglia verso
di lei e cominciando a bere velocemente.
Nami lo imitò, bruciandosi leggermente la gola.
L’alcool scaldava, così
dicevano. Era stata una buona idea, quella di
Zoro.
Tuttavia, Nami non capì perché dopo la seconda
bottiglia cominciasse a trovare il compagno così
irresistibile.
Zoro, daltrocanto, più
cercava di ignorare la presenza accanto a lui, più non riusciva a
resisterle, e le si avvicinava.
Non seppero mai come, ma in poco tempo, leggermente brilli,
si ritrovarono l’una nelle braccia dell’altro.
Ottima scusa, quella del freddo.
Zoro accarezzava piano una ciocca dei capelli rossi di Nami,
mentre lei finiva di bere l’ultima bottiglia rimasta.
La posò a terra, e si appoggiò a lui,
chiudendo gli occhi.
Zoro prese ad accarezzarle una guancia, chiamandola
dolcemente. Lei rispose mugugnando lievemente, come una gatta che fa le fusa per avere altre coccole.
Era così raro sentire Zoro così vicino…
voleva che succedesse più spesso.
Il corpo del ragazzo, sotto il suo, la calmava più di
qualsiasi cosa. Il profumo virile che lo caratterizzava era capace di mandarla
in estasi, e la sua voce roca che la chiamava… ah, come avrebbe voluto
sentirla gemere dal piacere.
Nami si strusciò di nuovo contro di lui, percependolo
incredibilmente caldo. Sorrise, stringendosi a quel corpo caldo, mentre il primo
sbadiglio faceva capolino dalle sue labbra.
“Nami” la chiamò ancora. Lei
mugugnò qualcosa di intraducibile,
evidentemente disturbata nel dormiveglia.
“Nami!” la richiamò con scarsi risultati.
Ormai la bella cartografa era nel mondo dei sogni.
Zoro la guardò, per qualche istante, per capire se
dovesse svegliarla o lasciarla dormire.
E, naturalmente, si perse ad
osservarla per un tempo indefinito.
Le pareva la cosa più bella, fragile e tenera che avesse mai visto. Niente a che vedere con la strega strozzina
che era da sveglia.
Le accarezzò una guancia, dolcemente, e le
baciò piano la fronte.
Sì, si disse Zoro, era davvero bellissima.
Aveva ragione Sanji a volergliela
portare via.
Ma lui non glielo avrebbe permesso.
Muovendosi piano, lo spadaccino prese Nami in braccio e si
alzò in piedi, gettando uno sguardo al fuoco che scoppiettava
tranquillo.
Con movimenti lenti e calcolati, si diresse nella camera da
letto – che aveva intravisto prima – e ci si fiondò
dentro, stando attento a non svegliare la rossa dormiente.
Con estrema delicatezza, la poggiò sul letto e la
coprì con le grosse coperte di cui era provvisto il giaciglio. Fece
appena in tempo a staccarsi da lei che già Nami era agitata e si muoveva
alla ricerca di una fonte di calore.
Zoro sorrise, soddisfatto, e raggiunse
Nami sotto alle coperte, avvicinandosi a lei e riprendendola tra le braccia.
Il profumo della ragazza, quel particolare aroma dolciastro,
lo cullò meglio di una ninnananna.
L’ultimo pensiero coerente che Zoro riuscì a
fare, prima di addormentarsi, fu che si sarebbe volentieri addormentato
così per l’eternità.
Ciao a tutti! Devo dire di essere molto moltomolto
contenta per il successo riscosso da questa fic,
non l’avrei mai detto!
Vi lascio subito alla lettura!
A dopo, per i ringraziamenti!
2° Giorno Contatti
Nami si svegliò aprendo gli occhi lentamente, come
per inseguire gli ultimi barlumi dello splendido sogno che stava vivendo.
Che cosa aveva sognato, era un
mistero. Non lo ricordava già più, ma qualsiasi cosa fosse stata doveva essere splendida. In quel momento la
navigatrice provava un senso di pace indescrivibile, si sentiva
completa, rilassata e riposata come non mai.
Con piccoli movimenti impercettibili, Nami svegliò i
muscoli del suo corpo.
Mosse le mani ad accarezzare qualcosa di estremamente
piacevole, un piede si strusciò contro quella che, a dirla tutta,
sembrava una gamba…
Nami spalancò gli occhi e si alzò di scatto,
emettendo un gridolino.
Che diavolo succedeva? Perché era abbracciata a qualcuno? A
un uomo?
“Cretina mi hai spaventato… Ti
sembra questo il modo di svegliarsi?”
Una voce, la sua voce, la destò completamente, e come
una doccia fredda il ricordo del giorno precedente
riaffiorò alla sua mente.
Nami sbattè le ciglia un paio di volte.
Poi capì che il compagno aspettava una risposta,
così si affrettò a trattarlo male. In fondo era questo quello che lui si aspettava.
“Idiota, io urlo quanto mi pare e piace!” gli
gridò per tutta risposta.
Zoro si aprì in un enorme sbadiglio, rincuorato di
ritrovare la sua Nami lì, con
il caratterino feroce di sempre.
“Credo che sia ancora presto” parlò lui
“dormiamo ancora un po’” concluse
con la voce impastata dal sonno. Sembrava un bambino che non si voleva alzare e
faceva i capricci.
Lo vide girarsi di spalle e sbadigliare nuovamente,
così anche lei si sdraiò di nuovo sul comodo letto.
Un dubbio l’assalì, e scostò piano le
coperte per constatare se fosse fondato o meno.
Effettivamente, aveva bevuto parecchio la sera prima. E non ricordava minimamente di essersi addormentata,
né di aver raggiunto il letto con il compagno.
Quando, naturalmente, si accorse
che sotto le lenzuola andava tutto bene, la sua voce, di nuovo, la riscosse.
“Non ho abusato di te” le disse beffardo
“se è quello che ti stai chiedendo”.
Nami spalancò gli occhi, sconvolta.
“Ci mancherebbe altro! Un buzzurro
come te, un ominide, uno squattrinato!”
“Maledetta strega” si infervorò
lui, voltandosi verso la ragazza. “Stai forse dicendo
che non ti sarebbe piaciuto?” la guardò con un ghigno sul volto, e
senza sapere come si ritrovò disteso su di lei.
Le teneva i polsi in alto, per trattenerla, e per qualche
istante si perse nei suoi occhi da cerbiatto.
Nami lo guardò, smarrita, mentre pensava a come poter
uscire da quella situazione imbarazzante ed estremamente
eccitante allo stesso momento.
“Piaciuto?” alzò un sopracciglio lei,
birichina. “Vuoi scherzare?”
Zoro liberò un polso della navigatrice, scendendo ad
accarezzarle piano una guancia e il collo. Si avvicinò al suo viso, e
vicino all’orecchio le soffiò “Vuoi
scommettere?”
Lo spadaccino la vide strabuzzare gli occhi ed arrossire, e
scoppiò in una fragorosa risata.
Era così divertente stuzzicare quella mocciosa…
Si alzò rapidamente da lei, lasciandola libera, e si
rigirò a darle la schiena di nuovo.
“Imbecille” la sentì bisbigliare, e
ancora sorrise per la piccola vittoria ottenuta.
Passarono alcuni
istanti, ognuno immerso nei propri pensieri, quando Zoro, con un sussurro, le
disse “Sul serio Nami… non ti farei mai del male”.
La rossa, rimase qualche secondo ad assimilare la frase
detta dal compagno.
“Lo so” concluse infine “non ne saresti
capace” chiudendo il discorso con un ghigno stampato sul viso.
“E’ una questione di principi morali,
sai?” la rimbeccò lui, leggermente adirato. Quella maledetta si
permetteva anche di farsi gioco di lui.
“Sìsì”
si affrettò lei, con una vena ironica nella voce “adesso la
chiamano così, l’impotenza…” e scoppiò in una
grossa risata di scherno.
Passò un’ora, nel più assoluto silenzio
della baita.
“Ma dimmi te”
borbottò Nami tra sé “quello stupido si è
offeso”.
Aveva pensato bene di farsi perdonare,
così si era messa – controvoglia – a cucinare
qualcosa per colazione. Sapeva di non essere brava come Sanji,
ma se l’era sempre cavata discretamente.
Fortunatamente avevano pensato bene di portarsi dietro
scorte di cibo per una settimana, nell’eventualità che quel pazzo
del loro capitano avesse avuto la malaugurata idea di
seguirli. Anche perché, a dirla tutta, in quella casa
il cibo scarseggiava. C’era una gran quantità di alcolici di ogni specie, cibo in scatola o salumi secchi,
ma nient’altro.
Nami finì di abbrustolire qualche
fetta di pane su una padella, poi sorridendo chiamò a gran voce
lo spadaccino. “Sì” si disse
“riuscirò a farmi perdonare. Dopotutto chissà per
quanto altro tempo dovremo rimanere segregati
qui”.
Lo spadaccino, nel frattempo, si era dedicato a una bella doccia ghiacciata.
Aveva avuto la conferma che in quella casa non c’era
l’acqua calda, ma per un uomo di sana tempra come lui una doccia fredda
non era nulla di che. L’aveva anche aiutato, se possibile.
Eh sì, perché quando il nostro caro spadaccino
si era svegliato, e aveva fatto quella stupida improvvisata alla navigatrice,
anche qualcosa nelle sue mutande si era naturalmente svegliato.
E lui, per non fare una figuraccia,
si era finto arrabbiato e si era rintanato sotto la doccia fredda.
Impotente,
l’aveva chiamato.
Se solo Nami avesse visto in che
condizioni versava qualche istante dopo non avrebbe avuto il coraggio di dire
nulla.
Zoro si sistemò un asciugamano per coprirsi il
necessario, e finalmente si decise ad uscire dal bagno e dirigersi verso la
cucina, dove una voce acuta lo stava chiamando a squarciagola.
“Ma…” si
sentì dire immediatamente “ti sembra questo il modo di girare per
casa?”
Prima di potersi rendere conto del fatto che effettivamente
indossava solo un asciugamano, formulò una domanda, come se un colpo di
genio l’avesse colpito all’improvviso.
“E tu dove diavolo hai
trovato quella roba?” chiese alla rossa, indicandola esageratamente
disgustato.
“Nell’armadio vicino al letto no?” gli
rispose Nami, mettendo i pugni stretti sui fianchi. La bella navigatrice si auto-impose di non scendere con lo sguardo su quei
muscoli, di rimanere concentrata, per quanto possibile, sullo splendido viso
dello spadaccino. Se solo avesse dato una sbirciatina,
si sarebbe fregata con le sue mani.
“E comunque”
continuò Nami, rilassandosi un po’ “non sono così
brutti… ”
La ragazza fece una piroetta, per confermare la sua tesi, e
aspettò una risposta del compagno.
Ma il sopracciglio inarcato e la
faccia disgustata erano una risposta più che sufficiente.
“Senti…avevo freddo, ok?” Riprovò Nami, ma già Zoro si era
andato a sedere a tavola, decretando la fine della discussione.
Alla fine, “fare pace” con lui si era rivelato
molto più semplice del previsto.
Semplicemente, si era già scordato tutto, quello
scemo.
Zoro sedeva scomposto sul divano, lucidando con cura le sue katane.
E Nami si annoiava, tremendamente.
All’inizio aveva provato a fare
qualche schizzo di una delle sue cartine, poi aveva ingannato il tempo
cercando di prevedere – senza esserci realmente riuscita – la fine
della tempesta.
Addirittura, si era anche persa per qualche istante a
guardare lo spadaccino nella sua meticolosa opera di cura delle lame, ma alla
fine si era riscossa ed era tornata a guardare il cielo grigio-rosato fuori dalla finestra.
Aveva perso la cognizione del tempo, ma a vedere dalla luce
doveva essere pieno pomeriggio.
Sospirò, sconsolata, e si alzò dal divano
eccessivamente scomodo.
“Che succede?” le
chiese Zoro, staccando per un momento gli occhi dalla sua fedele katana dall’impugnatura bianco latte. Nami scosse le
spalle, e si avvicinò al suo zaino.
“Mi annoio a morte” rispose, qualche secondo
più tardi. Cominciò a frugare velocemente tra la biancheria, le
boccette di inchiostro e il cibo pronto di Sanji, e quando stava per perdere le speranze lo trovò.
Il lumacofono da viaggio.
Aveva visto prima su una mensola della sala un lumacofono-radio e da lì l’idea: provare a
contattare i compagni.
Certo, con la tempesta che imperversava fuori difficilmente
sarebbe riuscita a sentirli, ma decise di provarci comunque.
Lei e Nico Robin avevano un lumacofono in cabina, e Sanji
qualche mese addietro ne aveva comprato uno, che
prendeva la polvere su una mensola in cucina.
Nami sentì i passi dello spadaccino alle sue spalle,
e si voltò trionfante verso di lui.
“Dovremmo cercare di metterci in contatto con gli
altri” disse Nami, alzandosi da terra e guardandolo negli occhi. Zoro non
fiatò, ma rispose con un cenno del capo.
“Saranno preoccupati” concluse lei, cominciando
ad armeggiare coi pulsanti sul guscio della lumaca.
Nami si appoggiò a un
tavolo, e Zoro la seguì, silenzioso come il vento. Si dispose alle
spalle della ragazza e la guardò a lungo armeggiare con pulsanti e
numeri senza risultato.
Il profumo dolce della ragazza era sempre stato un toccasana
per lui, ed ora averne così tanto intorno a
sé… lo faceva impazzire. Moriva dalla voglia di toccarla,
accarezzarla, morderla…
La guardò, mentre le ciocche di capelli le oscuravano
la vista dandole fastidio, la ascoltò sbuffare infastidita per
l’ennesimo tentativo fallito, e la sentì tremare appena, quando il
ragazzo per sbaglio si era avvicinato troppo a lei e l’aveva
inavvertitamente sfiorata sul collo.
Tuttavia il contatto durò solo un istante, ed
entrambi pensarono, errando, di essersi immaginati
tutto.
All’ennesimo sbuffo contrariato, più rumoroso
dei precedenti, della rossa navigatrice, Zoro decise di darle una mano,
incoraggiandola a modo suo. Mosse le mani ruvide ad accarezzarle piano le
braccia, in un timido e suggestivo contatto.
Arrivò alle mani di lei, come seta, che
trafficavano indaffarate, e le fermò con le sue. Avvicinò il capo
al collo di Nami, e le soffiò sensuale all’orecchio un deciso
“Calmati”.
Ripercorse lentamente con i polpastrelli delle dita la pelle vellutata delle braccia, fino a raggiungere le
spalle leggermente ricurve.
Nami si rilassò al contatto con lo spadaccino.
Mai, mai in tutta la sua vita lui si era dimostrato tanto
dolce e premuroso con lei come in quelle ultime ventiquattro ore. E, naturalmente, la mente annebbiata della ragazza
fantasticava già.
Così Nami non si ritrasse né da quelle dolci
carezze, né da lui, quando con un gesto deciso la abbracciò per
la vita e la appoggiò contro il suo petto muscoloso.
Muscoloso e nudo, per giunta.
Restarono abbracciati per qualche tempo, finchè Zoro non sentì il respiro della
ragazza tornare normale.
“Va meglio?” Le chiese, scostandosi un poco da
lei. La guardò negli occhi, profondamente, fino a
perdervisi inevitabilmente.
“Sì” rispose lei, titubante
“grazie”.
Zoro prese in mano il lumacofono.
Lo guardò, perplesso.
Passarono alcuni interminabili secondi.
“Come diavolo dovrebbe funzionare questo coso?”
sbottò, all’improvviso.
Nami scrollò le spalle, divertita. “In
teoria” cominciò a spiegare “dovrebbe
bastare digitare il numero del lumacofono con il
quale si vuole parlare” continuò con un sospiro.
“Tuttavia la tempesta che ci circonda ha una
magnitudine abbastanza forte da creare disturbi elettromagnetici”
Nami alzò lo sguardo su Zoro e lo trovò
completamente immerso nei suoi pensieri.
“Che vuol dire?” le
chiese lui dopo un attimo, con un sopracciglio inarcato.
“Che siamo isolati”
sospirò lei, frustrata. “Se almeno Franky fosse qui…”
Restarono entrambi talmente concentrati a trovare una
soluzione che non si accorsero che era da molto calata
la sera.
La sola luce disponibile era quella timida e arrossata del
camino,che li costringeva a stare molto più
vicini di quello che sarebbero altrimenti stati.
Le congetture si erano fatte via via
più assurde e inutilizzabili – come l’idea di Zoro di attaccare
un aquilone al lumacofono e legarlo fuori casa, o
quella di Nami di colpire l’aggeggio infernale con la sua arma, fino a
ridurlo in poltiglia – fino a raggiungere l’idea ultima: bisognava
solo provare e riprovare, prima o poi avrebbero preso
la linea.
E in effetti, dopo qualche ora di tentativi andati a vuoto,
erano riusciti a chiamare il lumacofono presente
nella stanza delle ragazze, peccato però che nessuno avesse
risposto.
Così i due sventurati pirati avevano provato a
chiamare il lumacofono di Sanji
e quest’ultimo, incredibilmente, dopo soli due
tentativi, aveva risposto loro.
Dopo una buona mezzora di “MellorineMellorine
*” da parte di Sanji, Zoro era riuscito a
spiegare al cuoco che dovevano muoversi a parlare, perché la linea
poteva cadere da un momento all’altro.
“Sanji” aveva
cominciato a parlare con voce grave la navigatrice “siamo rimasti
bloccati in una baita a causa di una tempesta di neve”.
“Nami- swaaaan il tuo Mr. Prince verrà a salvarti immediatamente!!” rispose rapidamente Sanji,
ignaro dell’occhiataccia che Zoro stava lanciando al lumacofono.
“Idiota! Non voglio che nessuno di voi venga qui, è troppo pericoloso” rispose lei, con la
voce leggermente isterica. Perché doveva essere
sempre tutto così difficile?
“Navigatrice” la chiamò una voce
conosciuta. Nico Robin, doveva aver sentito i
vaneggiamenti di Sanji ed era accorsa a parlare con
lei.
Per fortuna, ora avrebbe potuto parlare con qualcuno di
sensato, si disse Nami.
“Ciao Robin” la
salutò.
“Quanto durerà la tormenta?” chiese, ed
entrambi rimasero zitti per un po’. Vedendo che Nami non rispondeva, Zoro
si affrettò a farlo per lei.
“Non ne abbiamo idea”
disse sbrigativo lo spadaccino “ma supponiamo per un altro paio di
giorni”
L’urlo straziato di Sanji
arrivò tremendo alle orecchie dei presenti.
“La mia povera sirena rinchiusa in una baita con un
mostro come quello” ripeteva, all’infinito.
“A dire la
verità” irruppe Nami “ho paura che durerà ben di
più. Spero di riuscire a mettermi in contatto con voi
anche i prossimi giorni”
“D’accordo” rispose Robin,
tranquilla. Stava per riattaccare la cornetta, quando l’archeologa si
ricordò improvvisamente una cosa.
“Ah navigatrice” disse,
sorridendo “tu e lo spadaccino vedete di sfruttare al meglio il tempo che
avete a disposizione” e con una risata fresca e allegra, riattaccò.
Nami guardò Zoro, come a volergli chiedere a che cosa
si riferisse, ma quello scrollò le spalle, rispondendole subito
“Non chiedermi niente, chi la capisce quella è bravo”.
Si coricarono, stanchi, dopo neanche un’ora.
Giusto il tempo di cenare e sistemare le ultime cose.
Inizialmente, l’imbarazzo del dover condividere un
letto unico assieme fu grande, ma dopo poco si ricordarono che era già
successo, la notte prima, e che non era stato tanto male.
Così si addormentarono, illuminati debolmente dalla
luce della luna, cullati dal profumo dell’altro.
Non si toccavano, non si sfioravano.
Tranne un unico, piccolo,
dettaglio.
Le loro mani erano leggermente intrecciate tra loro.
E lo rimasero per tutta la notte.
NOTE:
*) “Mellorine”
è il vezzeggiativo col quale Sanji chiama Nami
nell’anime in giapponese. In Italia non è
stato tradotto, quindi non ho la più pallida idea di che cosa voglia dire. :P
SPAZIO DELL’AUTRICE
Eccoci qui!
Anche la seconda giornata è finita, e stiamo per entrare
nel vivo della relazione!
Ci tengo tantissimo a ringraziarvi
tutti, uno per uno, perché mi date tanta forza
e coraggio!
Inoltre volevo ringraziare e
rispondere singolarmente a ogni recensione che ho
ricevuto:
- xmirax: Spero
che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Fammi sapere, mi
raccomando!
- Jemanuele8891: Eheheh! La fic diventerà
rossa presto, prestissimo! Direi quasi sicuramente intorno al quarto capitolo! Intanto
fammi sapere se anche questa seconda giornata ti è piaciuta!
- RoloChan: il
movimento arriverà presto, stai tranquilla… Sai come sono fatta,
Zoro per me è troppo attraente… prima o poi
deve trombare! Prometto che aggiornerò presto
anche gli altri giorni, ora che le mie vacanze sono finite! Un baciooo
- Lucy94: Che carina!
Grazie per la recensione, sei stata dolcissima! Presto la tua curiosità verrà saziata! Zoro e Nami, soli soletti
isolati dal mondo… beh ne combineranno delle belle!
Mi raccomando anche tu, come gli
altri, fammi sapere cosa ne pensi di questo capitolo! 1bacio
- Kyo: Eccomi
tornata! Eheheeh mi dispiace di avervi fatto
aspettare tanto! Spero di essere riuscita a farmi perdonare con questo
capitolo!
La debolissima luce che penetrava dalla finestra della stanza li accarezzava come una dolce copertura rosata.
Lo spadaccinò si
stiracchiò leggermente, e fece per girarsi quando
qualcosa lo bloccò: la mano destra era ancora intrecciata a quella di
Nami, in una morsa così dolce da non lasciare scampo.
Si prese qualche istante per guardarla dormire, come non
aveva mai fatto.
Sarebbe stato tutto perfetto –
averla lì a dormire con lui gli dava un senso di pace e tenerezza
indescrivibili – se non fosse stato per quella spiacevolissima sensazione
alla gola e alla testa.
Spostò la mano, sciogliendo la presa da quella
candida di Nami, e se la portò alla fronte, trovandola incredibilmente
calda.
Gli girava la testa, si sentiva
confuso e accaldato.
Come dopo essersi scolato decine di bottiglie, peccato che
la sera prima non avesse toccato una goccia d’alcol.
Riappoggiò il capo sul cuscino, stanco, e chiuse
dolorosamente gli occhi.
Una vena pulsava, martellante, sulla fronte dello
spadaccino, facendolo soffrire notevolmente.
Un brivido freddo attraversò Zoro per tutto il corpo,
convincendolo ad avvolgersi meglio nella coperta e a coprire meglio le spalle
della compagna, nude e fredde.
Chiuse nuovamente gli occhi, stanco come non mai, e
aspettò di ricadere tra le amorevoli braccia di Morfeo.
Nami si stiracchiò emettendo un gridolino
soddisfatto. In quelle ultime notti stava dormendo così bene…
Strano a dirsi, visto che solitamente appena dormiva su un letto non suo si
ritrovava con un bel mal di schiena da record.
E, invece, ora che era lì…
Probabilmente non è merito del
letto, si disse.
Si girò verso il compagno che
riposava ancora, meditando qualche scherzetto innocente da fargli per svegliarlo,
ma quando lo vide si paralizzò.
Era bello, come sempre.
Bello e terribilmente pallido, con delle occhiaie profonde.
Nami gli accarezzò il viso, sentendolo
incredibilmente caldo.
Chequell’imbecille
si fosse ammalato?
Effettivamente il giorno prima
aveva girato praticamente nudo per casa tutto il tempo…
Lo vide respirare affaticato, mentre piccolissime gocce di
sudore gli imperlavano la fronte.
Nami si alzò in fretta e si vestì, per poi
dirigersi a tempi record verso il suo zaino, e tornarne con una strana polvere
verdastra.
Tutta contenta si sedette sul letto, rumorosamente e
facendolo rimbalzare per qualche attimo, e poi svegliò Zoro.
“Zoro” lo chiamò, dapprima piano. Non
ottenendo alcuna risposta, lo chiamò con voce più alta.
“Zoro!!”
“Che vuoi strega? Non lo vedi
che sto dormendo?” le rispose, burbero,
girandosi dall’altra parte.
“Deficiente, mi sono solo preoccupata per te!”
gli disse, alzandosi indignata e andandosene in cucina.
Quello stupido non avrebbe mai capito, non
l’avrebbe mai capita.
Lei aveva provato a trattarlo bene, a non dargli troppo
fastidio, ma lui…
Continuava a risponderle male, a trattarla male e ad
insultarla.
Evidentemente si era sbagliata…
Credeva che un po’ gli interessasse…
Forse si era immaginata tutto, forse Zoro non era attratto
da lei come aveva pensato il giorno prima.
La navigatrice non riuscì a trattenere uno sbuffo
irritato. Se lui non era attratto da lei, lei avrebbe
fatto in modo che lo fosse.
Ci avrebbe provato con lui, e ci sarebbe riuscita.
E mentre Nami meditava astuti piani
per farlo cadere ai suoi piedi, prese un pentolino d’acqua e lo mise sul
fornello, per preparare l’infuso curativo a Zoro.
Certo che quell’intruglio
puzzava davvero…
Nami travasò il liquido verdastro e melmoso in una
tazza e si diresse a passo spedito in camera, dove trovò Zoro ancora
addormentato.
Memore dei suoi progetti per conquistarlo, Nami si sedette
accanto a lui, e cominciò ad accarezzargli piano il viso. Sicuramente,
se si fosse comportata dolcemente con lui, sarebbe riuscita ad ottenere i suoi
scopi.
Zoro mosse lievemente le palpebre, ed aprì gli occhi.
Vedeva tutto sfocato, ma lo splendido odore di mandarino che
lo circondava lo faceva stare benissimo.
Sentiva qualcosa di fresco accarezzarlo dolcemente, e si
stupì molto quando capì che era la mano
della mocciosa.
Sicuramente, si sarebbe fatta pagare più tardi. Fu
quello l’unico pensiero dello spadaccino.
“Buon giorno” Nami lo guardò sorridente,
mentre Zoro con un verso si girava dall’altra parte.
“Ti ho portato la tisana di Chopper”
continuò lei, per nulla intimorita dal
comportamento rude dello spadaccino.
Ormai ci era abituata, sapeva che
in realtà Zoro era burbero solo in apparenza.
“Toh” gli disse infine, mettendogli la tazza sotto
il naso.
Zoro spalancò gli occhi, disgustato.
“Cos’è sta robaccia???
Col cavolo che la bevo!” urlò terrorizzato lui.
Nami lo guardò scettica. Sapeva bene che, in
qualunque occasione, avrebbe avuto lei la meglio.
“Allora facciamo una scommessa…” E sapeva
anche che Zoro non si sarebbe mai tirato indietro di fronte a
una sfida.
“Ci sto!” Rispose subito lui, distogliendo lo
sguardo dalla tazza e rivolgendolo alla rossa.
“Ma come fai ad accettare senza sapere neanche i
termini?!?” Si infervorò subito lei, e
gli diede un bel cazzotto in testa.
“Almeno aspetta che io finisca il discorso, no?”
concluse. Prese un sospiro e gli spiegò cosa doveva fare.
“Se riesci ad alzarti dal
letto e fare il giro della casa, non berrai l’intruglio schifoso di
Chopper. Se non ci riuscirai, sarai costretto a berlo
tutto, fino all’ultima goccia”. Concluse. Dentro di sé si
reputava piuttosto soddisfatta della sua idea. Debole com’era Zoro in
quel momento non sarebbe riuscito nemmeno a uscire
dalla camera da letto.
“Stupida, pensi davvero che io sia così debole?
Non mi conosci mocciosa” e preso dall’impeto di farle vedere il
fatto suo, Zoro si alzò talmente in fretta che
fu costretto a risedersi sul letto per un forte capogiro.
La navigatrice rise, sicura di sé.
“Hai visto?” gli disse tra una risata e
l’altra “Non riesci nemmeno a stare in piedi”
Detto questo gli porse la tazza ancora
fumante, raccomandandosi di berla tutta finchè
era calda.
“Maledetta” soffiò Zoro, ma già
lei era uscita dalla camera e non potè
sentirlo.
I problemi non erano finiti.
Arrivati all’ora di pranzo,
Nami non sapeva come fare a far mangiare lo spadaccino, che verteva in
condizioni pietose sul letto.
La fronte scottava come e più di prima, e il respiro
era diventato, se possibile, ancor più affannoso.
Senza contare che si era messo pure a farfugliare parole a
caso senza senso.
Nami era davvero molto preoccupata, non lo
aveva mai visto così.
Spesso gli cambiava la pezza sulla testa, assicurandosi che
fosse bagnata con dell’acqua bella fresca e che non cadesse dal viso
sudato dello spadaccino.
Allo stesso modo, controllava sempre che fosse ben
rimboccato nelle coperte, poiché l’aveva sentito tremare solo pochi minuti prima.
E poi…
Zoro per lei era sempre stato il caposaldo, la roccia su cui
poter contare, quello che non si faceva battere
nemmeno da un uomopesce armato con 6 spade.
Quello che pur di salvarla aveva sconfitto mostri di ogni genere, sfidato un Drago Celeste e che l’aveva
protetta a modo suo sin dal loro primo incontro.
No, non avrebbe mai pensato di vederlo così, con il
respiro talmente debole da sembrare inesistente e la febbre che lo faceva
impazzire.
Era giunto il momento di invertire il processo.
Sarebbe stata lei a proteggere lui, per una volta.
Dopo aver controllato un’ ultima
volta le condizioni dello spadaccino, Nami si diresse in cucina per preparare
il pranzo.
Per qualche istante, il ricordo di Bellmere
che le preparava il riso bollito quando stava male la
colpì.
Era, per lei, uno dei pochi ricordi felici che aveva, quando
ancora la ciurma di Arlong
non l’aveva portata via dalla sua terra e dalla sua famiglia.
Nami si riscosse, scuotendo velocemente la chioma, come per
scacciare via il nome di Arlong
dalla sua testa, e sorrise.
Ora era libera, libera e felice. Arlong non le avrebbe più
fatto del male.
Continuando a sorridere, Nami preparò il riso in
bianco per Zoro.
Dopo averlo imboccato a dovere – e non senza i soliti
bisticci – a Nami venne in mente un’idea
geniale: provare a contattare Chopper. Se le condizioni dello
spadaccino non miglioravano…
Scosse la testa, scacciando via quel pensiero.
Si diresse in sala, accanto al caminetto acceso, e compose
il numero del lumacofono di Sanji.
Sfortunatamente, la tempesta era nel suo punto di forza massima,
e il lumacofono non ne voleva sapere di funzionare.
Sconfitta, si mise a guardare attraverso le assi di legno
che proteggevano le finestre dalle intemperie, in modo da scorgere il cielo
grigio-panna e i fiocchi di ghiaccio che colpivano duramente il suolo.
Chissà quando sarebbe finita…
Se continuava così,
sarebbero rimasti chiusi lì ancora per un bel po’ di tempo.
E non era che stare sola con Zoro le dava fastidio, anzi… ma avrebbe preferito starci in altre condizioni,
magari con una temperatura migliore, i suoi vestiti, cibo e alcol a
volontà…
Nami sospirò sconsolata, e riprese
a guardare il cielo.
Rimase tanto di quel tempo lì a rimuginare, che
quando Nami si riscosse era già calata la notte.
Studiando le nuvole attentamente e senza farsi prendere dal
panico, aveva capito più o meno
l’andamento della tempesta.
Se il giorno successivo avrebbe
smesso di grandinare, come Nami supponeva sarebbe successo, la tormenta se ne
sarebbe andata in fretta, quarantotto - o forse qualcosa in più - ore.
Stanca, si trascinò verso la camera da letto.
Occuparsi di Zoro non era poi così facile, ogni gesto
era seguito da una sua risposta burbera, ogni frase creava un litigio.
Aveva davvero bisogno di farsi una bella dormita.
Attraversò la porta della camera e si sedette sul
letto a guardare le condizioni di Zoro per un’ultima volta.
Gli sfiorò il viso, cercando di non svegliarlo, per
sentirne la temperatura.
Nami sorrise, soddisfatta. La febbre era calata parecchio.
Lo spadaccino aprì gli occhi, e la guardò
intensamente.
“La febbre è scesa” gli disse la
navigatrice, probabilmente per sfuggire a quello sguardo così intenso.
Da quando in qua gli occhi di Zoro erano così profondi e luminosi?
“Sì, mi sento meglio” le rispose Zoro,
prendendole una mano nelle sue. “Ero solo stanco”
Si tirò leggermente su dal letto, e
di nuovo la guardò negli occhi.
Nami non riuscì a spostarsi da lì, a deviare
lo sguardo. Era completamente catturata da lui.
Zoro le si avvicinò,
velocemente, e posò le sue labbra su quelle di lei.
Un bacio lieve, casto, puro. Come non se ne sarebbero mai
più dati, probabilmente.
Durò solo pochi secondi, poi lo
spadaccino si staccò da lei.
“Grazie” le soffiò, le labbra che ancora
sfioravano le sue “per esserti presa cura di me”.
Zoro si allontanò definitivamente da lei, si
girò a darle le spalle, e si addormentò in un attimo.
A Nami non restò che cercare di far calmare il cuore,
che correva impazzito, senza risultato.
Ora sì che non avrebbe dormito bene.
SPAZIO DELL’AUTRICE
Ciao a tutti!
Comincio col chiedere umilmente perdono per l’enorme
ritardo, ma ho avuto un sacco di problemi tra lavoro e famiglia. Il quarto
capitolo è praticamente pronto, quindi nel giro
di poco dovrei riuscire a postarlo.
Questo terzo capitolo è stato praticamente
un parto per me. Senza dubbio è stato il più difficoltoso perché
è uno dei tipici capitoli di passaggio, ma non volevo che venisse vuoto
o noioso, quindi ci ho messo davvero tanta fatica a scriverlo.
E il risultato non è stato dei migliori.
In testa avevo tutt’altra
giornata, molto più movimentata e lunga, ma non sono riuscita a renderla
come volevo e mi dispiace. Ma questo è quello che ne
è uscito e spero che vi piaccia un pochino comunque. ^^
Passo a ringraziare tutti, a partire da
chi ha messo la fic nei preferiti:
Ora invece risponderò alle recensioni, anche quelle
ricevuti via mail (ebbene sì, ci sono rimasta
davvero! Colgo l’occasione per dire a tutti che mi fa
un piacere immenso, quindi se volete chiedermi qualcosa fatelo pure!!)
Lucy94: Grazie per i complimenti! ^^ Mi sa che al posto di Nami vorremmo
esserci un po’ tutte, con quel sanazzo di Zoro
che giro mezzo nudo per la Sunny…
Porca miseria! XD
Robin è sempre la più sveglia, o per
lo meno io me la vedo così…è pur
sempre la più matura del gruppo! E Zoro e Nami presto presto capiranno… ihihihi!
Glokky: grazie mille!!! Spero
che anche questo capitolo ti sia piaciuto così tanto!! Fammi sapere!!
Kyo250: per il capitolo rosso manca davvero pochissimo… spero di
non deludervi!! Un baciooo
Xmirax: Miraaaa!! Grazie per la recensione!!! Eh
io sono una inguaribile romantica, di scene dolci ce ne saranno sempre di
più… almeno credo XD Al prossimo capitolo!!!
Namikun: Grazie per i complimenti!!(Ora mi sciolgo come Chopper!) Rimanere lì
più tempo…chissà! ^^ Intanto posso dirti
che ci sarà un epilogo probabilmente, e che ho parecchie idee per il
seguito… Vedremo!
Fammi sapere se anche questo capitolo ti è piaciuto!
Becky: Anche a te dico… la scena rossa
è vicinissima, bisogna aspettare davvero poco! ^^
Intanto spero che ti piaccia questo capitoletto! Un bacio!
Carlberg: Come ti ho già detto per mail, grazie mille per avermi contattata! Mi ha fatto un
piacere immenso davvero! Ecco qui il capitolo, hai visto? Le minacce di morte sono servite… con la violenza si ottiene tutto! XDDD
Fammi sapere che ne pensi, mi raccomando!!!
xAleCx: Esagerata! Non
scrivo così bene! In tutto i capitoli saranno 7
credo *tadadadaaan* e in più sto già
pensando al seguito… Ho questa idea formata in testa, non credo
riuscirò a togliermela in fretta! ^^ Sì con me ci vuole tanta
pazienza, ma prima o poi aggiorno!
Un bacione cara!!
Grazie a tutti, davvero!! Un bacioneeee al prossimo capitolo!!
Nami dormiva sdraiata su un fianco, voltata verso di lui,
con le labbra leggermente aperte.
Non russava,ma il respiro era lento
e regolare, tipico di chi è nel bel mezzo del sonno profondo.
La coperta le fasciava il corpo snello dal seno in
giù, lasciandole scoperte le bianche spalle.
Sapeva che era sbagliato, l’aveva baciata a
tradimento, ma non era riuscito a resistere.
Quella testolina rossa lo attraeva peggio di una calamita.
Mosse una mano, dolcemente, ad accarezzarle la spalla nuda e
liscia, e scendendo lungo il braccio la chiamò dolcemente.
“Nami” soffiò, con la voce bassa e ancora
roca per il sonno.
Lei mugugnò qualcosa, ma non aprì gli occhi.
Erano troppo piacevoli quelle carezze, per permettere che si interrompessero.
Zoro la guardò ancora qualche istante, chiedendosi
come potesse essere reale.
Nami era lì, con lui, ed era la creatura più
bella che avesse mai visto in tutta la sua vita.
E l’aveva baciata.
Sapeva dell’attrazione che provava per lei,
l’aveva sempre saputo. In qualche modo era sempre riuscito a tenerla
nascosta, segregata in qualche angolo buio della sua coscienza.
Ma oramai era troppo tardi, quel
sentimento si era riversato in lui come un fiume in piena, colpendolo e
riempiendolo fino a farlo scoppiare.
La amava.
La amava, e la voleva con sé.
Tutte quelle stupide ragioni che si
era detto fra sé prima – il suo grande sogno, il fatto che Nami
fosse irraggiungibile per uno come lui – erano diventate improvvisamente
tutte cazzate.
Lui la voleva, a tutti i costi.
Nami doveva essere sua, e sua
soltanto.
Avrebbe provato il tutto per tutto, per la
prima volta in tutta la sua vita si sarebbe messo completamente in gioco
per una donna.
“Nami” bisbigliò ancora lo spadaccino,
per destarla, mentre le posava un lieve bacio sulla fronte.
Dalla sera prima sembrava che tutto l’imbarazzo fosse
sparito dal suo corpo, che accarezzarla, desiderare di baciarla e di toccarla
fossero le cose più naturali di questo mondo.
Certo, non le aveva nemmeno dato il
tempo di rifiutarlo, ma il fatto che in quel momento lui fosse ancora vivo e
non ucciso per mano della rossa era confortante per lo spadaccino.
Poteva un piccolo, stupido bacio
creare tanto scompiglio emotivo? Evidentemente sì.
Nami si avvicinò a lui, e lo strinse piano. Era
ancora nel mondo dei sogni, profondamente addormentata.
Zoro guardò Nami perplesso. Aveva davvero intenzione
di bere tutta quella roba?
Lanciò uno sguardo distratto al tavolo, su cui
troneggiavano una lunga serie di bottiglie piene.
Sakè, Tequila e Rhum.
“Quello a che serve?” disse indicando la ciotolina del sale. Nami, posando dei grossi limoni e un
coltello sul tavolo, gli rispose “Lo vedrai più tardi”.
“Dunque”
cominciò Nami “le regole sono semplici”. Guardò Zoro
dritto negli occhi, indicando le numerose bottiglie di vetro sul tavolo.
“Le regole di cosa, scusa?” chiese scettico lo
spadaccino.
“Le regole del gioco!” Rispose lei, scuotendo la
testa. “Credevo che fosse ovvio… per passarci il tempo faremo
qualche piccolo, innocente gioco alcolico”
Zoro la guardò, sempre più perplesso.
Perchè non fare una delle loro solite sfide? Che
senso aveva fare uno stupido gioco? Senza nemmeno rendersene conto aveva
espresso i pensieri ad alta voce, e ora Nami lo guardava infuriata.
“Per divertirci un po’, deficiente!” Gli tirò un gran pugno, poi si risedette composta al lato
del tavolo.
“Dicevo… il gioco funziona
così. Ognuno a turno dice qualcosa che non ha fatto nella sua vita, e se
l’altro invece l’ha fatto deve riempire il bicchiere e bere. Tutto
chiaro?”
“Sì” rispose Zoro
“ma mi sembra un gioco molto stupido”
Nami lo guardò, divertita.
“Non ti sembrerà così stupido
quando avremo svuotato la prima bottiglia” concluse ridacchiando
solare.
Zoro si perse per un secondo, alla vista di quel sorriso.
Ancora si domandava come facesse a resisterle, a non
strapparle i vestiti addosso immediatamente.
Scosse la testa, frustrato.
Non le avrebbe mai fatto qualcosa
che lei non avrebbe voluto.
Forse però, l’idea di bere così
tanto non era stata poi così geniale come aveva pensato…
“Io non ho mai…” cominciò la rossa,
pensandoci un po’ su “baciato una donna”
Vide Zoro riempire il bicchierino fino all’orlo e
svuotarlo in un secondo.
“Io non ho mai baciato un uomo” disse lui,
guardandola fintamente scocciato.
In realtà aveva capito che era un’ottima
possibilità per sapere dettagli piccanti sulla vita passata della sua
compagna di avventure.
Totale
bicchieri bevuti: Nami 1, Zoro
1
“Io non ho mai… fatto sesso sotto la
doccia” Nami ghignò, pensandoci. Effettivamente non le era mai
capitato. Zoro la guardò, sconvolto, come se avesse detto
un’eresia. Lo vide svuotare in fretta il suo bicchiere, e aprire la bocca
per parlarle.
“Scherzi?” le chiese. “E’ una delle
cose migliori di sto mondo!”
Nami scosse la testa
“Non ho detto che non ho mai
fatto sesso, ho detto che non l’ho mai fatto sotto la doccia!”
“Ho capito” le assicurò
“ma sotto la doccia è… dovresti provare,
veramente” annuì, convinto.
Nami sorrise maliziosa, ma non disse altro.
Si limitò a pensare che se quella era
una proposta l’avrebbe accettata volentieri.
“Tocca a te” disse, dopo qualche istante.
“Io non ho mai fatto sesso con più di una
persona alla volta” disse, divertito.
Sì, quel gioco si era rivelato davvero divertente.
Nami svuotò in fretta il suo bicchiere, pensando
amaramente che avrebbe preferito che fosse rimasto pieno.
Totale
bicchieri bevuti: Nami 4, Zoro
5
“Io non ho mai…” cominciò Zoro,
pensando a un modo per scoprire qualcos’altro su
di lei.
“Io non ho mai baciato Sanji”
vide Nami guardarlo male, quello era un modo bello e
buono per sapere i fatti suoi.
Nami riempì il bicchiere, ma si fermò e non lo
bevve. Sembrò rimuginarci su parecchio.
“I baci sulla guancia non contano vero?” gli chiese, e lo vide scuotere la testa.
Il bicchiere rimase pieno.
E Zoro esultò, dentro di
sé.
Totale
bicchieri bevuti: Nami 9, Zoro
10
“Abbiamo finito il sakè”
disse Zoro, svuotando l’ultimo bicchiere.
“Ottimo” esultò lei, con la voce che
cominciava ad avere toni un po’ troppo alti. “Allora si cambia
gioco!” Rimase qualche secondo a pensare, poi corse in camera.
Tornò qualche secondo dopo, con una moneta tra le
dita.
“Ok” disse Nami,
mostrando la moneta. Zoro capì subito.
“Cento berry per un
pensiero?” la guardò, sogghignando. “Non sono
un po’ troppi?”
“I miei pensieri valgono molto di più di cento
miseri berry” rispose lei, fintamente offesa
“E comunque volevo fare una versione un
po’ modificata del gioco.”
“Sentiamo” rispose lui,
curioso.
“Se fai centro nel bicchiere,
puoi farmi una domanda, su qualsiasi argomento, e io sono costretta a
rispondere. E mentre rispondo sono costretta a svuotare un bicchiere di Rhum.”
Zoro, con un movimento veloce del polso, le prese la moneta tra le mani, e la lanciò sul tavolo
facendola rimbalzare dritta nel bicchiere vuoto.
Tolse la moneta, con un ghigno, e riempì il bicchiere
per la compagna.
“Intanto che lo bevi” le disse “rispondi a
questo”
Zoro finse di pensarci un po’ su, in
realtà sapeva bene cosa chiederle.
“Perché non hai mai
ceduto alle avance del cuoco?” concluse, sghignazzando.
Nami lo guardò. Svuotò il bicchiere in un
secondo, e lanciando la monetina disse “perché è
brutto”
La moneta aveva fatto centro, e lei si avvicinò alla
bottiglia per versagli un bicchiere pieno fino
all’orlo.
“Tu perché non sei scappato con Tashigi?” gli chiese, perplessa. “E’ una
bella ragazza, un po’ strana forse…” Zoro la interruppe con
uno sguardo totalmente smarrito.
“Chi scusa?” le domandò, con un
sopracciglio inarcato.
“Tashigi!”
“Ma di chi diavolo
parli?”
Nami lo guardò, perplessa. Si era veramente scordato
di lei? Poveretta… e dire che si vedeva lontano
chilometri che aveva una cotta per lui.
“Quella sfigata che gira
sempre con Smoker… dai, la moretta della
Marina!”
Gli occhi di Zoro si spalancarono, per la sorpresa.
“Quella psicopatica??Perché sarei dovuto scappare con lei?” le
chiese, terrorizzato alla sola idea.
“Perché ci stava
provando spudoratamente con te… Credevo che te ne fossi
accorto…” mormorò, guardando la bottiglia con occhi vacui. Gli indico il bicchiere, e Zoro lo svuotò
velocemente.
“Non avrei mai lasciato la ciurma per quella pazza
furiosa…” concluse Zoro, riprendendo la
moneta in mano.
Totale
bicchieri bevuti: Nami 9 di Sakè, 1 di Rhum; Zoro 10 di Sakè,
1 di Rhum.
“Hai mai pensato di provarci con Rufy?”
domandò Zoro, versando il liquido ambrato.
“Fossi matta” rispose lei, guardandolo
scandalizzata. “E’ come un fratello per me”
Totale
bicchieri bevuti: Nami 9 di Sakè, 4 di Rhum; Zoro 10 di Sakè,
3 di Rhum.
“Tu hai mai pensato di provarci con Bibi o con Nico Robin?”
chiese Nami a un certo punto.
“Credevo che fossero finite le domande stupide”
intervenne Zoro. “Certo che no, non mi interessano”
“Scusa, non sapevo cosa chiederti” rispose con
la voce strascicata lei.
L’alcol cominciava a prendere il sopravvento.
Totale
bicchieri bevuti: Nami 9 di Sakè, 7 di Rhum; Zoro 10 di Sakè,
6 di Rhum.
“E’ finito anche il Rhum” disse Nami,
trionfante. “Fantastico, ora tocca al mio gioco
preferito” continuò lei, con la voce impastata.
Si alzò, barcollante, prese i limoni e il sale in
mano, tenendo la lingua stretta tra i denti per lo sforzo, e si sedette accanto
allo spadaccino.
“Ok” iniziò lei
“sai come funzionano Tequila, sale e
limone?”
“No” rispose lui “ma
ho paura di scoprirlo”
Nami scoppiò a ridere, e prese una mano dello
spadaccino tra le sue. Le parve incredibilmente grande e calda, ma non ci
pensò sopra più di tanto. Probabilmente era effetto
dell’alcol.
Girò la mano dello spadaccino in modo da avere il
polso verso l’alto, e se la portò alla bocca.
Perse qualche secondo a capire se
fosse una buona idea, ma non trovando risposta si decise ad agire.
Piano, leccò la superficie del polso, dove subito
mise il sale in modo che si attaccasse leggermente alla pelle.
Un brivido attraversò Zoro nel momento esatto in cui
la lingua della navigatrice si era posata sulla sua pelle, ma lo
ricacciò indietro.
“E ora?” gli
domandò, con voce grave.
“Ora dai un morso al limone, lecchi via il sale dal
polso e svuoti il bicchiere.”
Zoro fece immediatamente come la ragazza gli aveva ordinato, e un intenso brivido gli attraversò
la gola, infiammandolo. Il limone era terribilmente aspro, e la Tequila creava un
contrasto a dir poco piacevole. Il sale era quel tocco che dava al tutto una parvenza di perfezione.
Ma la cosa migliore era pensare che dove aveva
passato la lingua lui per togliere i granelli di sale, pochi secondi
prima c’era la lingua di nami ad accarezzarlo.
“Perfetto” sorrise la rossa,
imitandolo nel procedimento e mandando giù tutta la sua Tequila.
Totale
bicchieri bevuti: Nami 9 di Sakè, 7 di Rhum, 1 di Tequila; Zoro 10 di Sakè, 6 di Rhum, 1 di Tequila.
“Conosco” disse dopo pochi
secondi, giusto il tempo per riprendersi dall’ultimo bicchiere “una
versione migliore del gioco…” lo squadrò leggermente
per constatare le sue condizioni, e dentro di sé sorrise vittoriosa nel
vederlo allegro quasi quanto lei.
“E secondo me siamo
abbastanza ubriachi per farla” concluse, ridendo appena.
“Parla per te” rispose subito, con la sua lingua
tagliente. In realtà si era accorto da solo tempo
prima che le cose attorno a lui si muovevano stranamente lente… e
che aveva una tremenda voglia di ridere. Come aveva una voglia dannata di
prendere Nami, sbatterla sul tavolo e violentarla seduta stante, ma quella era
una sensazione a cui ormai aveva fatto l’abitudine…
Prese un sospiro, e le chiese in cosa consistesse
questa ‘versione migliore’.
“Beh, a turno dobbiamo decidere un posto alternativo
in cui mettere il sale”
Non seppe mai dire con certezza il perché, ma quella
a Zoro sembrò un idea eccezionale. Avrebbe
avuto una scusa in più per toccarla e avvicinarsi a lei… In
un'altra occasione si sarebbe dato del maniaco, ma non in quel momento.
L’alcol annebbiava la mente a lei quanto a lui, e li
portava a cercare di accontentare impulsi che normalmente non avrebbero
ascoltato.
Entrambi sentivano forte la
presenza dell’altro accanto, ed entrambi volevano di più.
“Ok scegli prima tu”
disse Nami, guardandolo con occhi di sfida.
Zoro le prese il braccio, lo guardò attentamente e lo
sfiorò con la punta del naso per tutta la sua lunghezza, fino ad
arrivare alla spalla. Lì si fermò un secondo, poi leccò
una piccola parte di pelle e sparse il sale sopra.
“Ora” disse Nami “naturalmente io non
riesco a togliermi il sale dalla spalla, quindi devi pensarci tu…”
ridacchiò piano, pensando a quanto Zoro dovesse
sentirsi in imbarazzo.
Tuttavia lo spadaccino verteva in tutt’altre condizioni. Anziché
imbarazzarsi non vedeva l’ora di esplorare altre parti del corpo della
ragazza, e di sentire il sapore della Tequila mescolata al suo aroma di mandarino.
Morse voracemente da una fetta di limone, con un movimento
veloce pulì la spalla della compagna e bevve tutto d’un
sorso il bicchiere di Tequila.
Si staccò leggermente per guardarla negli occhi
– giusto in tempo per scorgere il lampo malizioso che li aveva
attraversati – e seducente le disse “Tocca a te”.
Totale
bicchieri bevuti: Nami 9 di Sakè, 7 di Rhum, 2 di Tequila; Zoro 10 di Sakè, 6 di Rhum, 3 di Tequila.
Nami si sporse verso di lui, portando il suo viso a
sfiorargli il collo.
L’odore di Zoro era molto più inebriante di
quanto si fosse aspettata, e non resistette
all’impulso di respirarlo ancora qualche secondo.
“Ti sei addormentata?” le chiese, ridendo, Zoro.
“Zitto cretino” rispose lei, tranquilla come non
mai.
Decise di leccargli un pezzettino di collo, quello
immediatamente dietro al lobo dell’orecchio del compagno. Ci mise il
sale, che rischiava di staccarsi da un momento all’altro e concluse il procedimento pulendolo via.
Zoro si ritrovò a pensare che provare brividi
così grandi ed intensi non era normale, ne era
uscito totalmente sconvolto.
Totale
bicchieri bevuti: Nami 9 di Sakè, 7 di Rhum, 4 di Tequila; Zoro 10 di Sakè, 6 di Rhum, 4 di Tequila.
“Ti dispiacerebbe alzarti la maglietta?” disse
lui, guardandola intensamente.
“Porco” rise lei, alzandosi e togliendosi
immediatamente la maglietta.
Zoro la guardò, affascinato, senza parlare.
Era così bella da togliere il fiato, con le guance
rosse, il sorriso sulle labbra… e quel seno enorme e sodo davanti a lui.
“Scema, non dovevi toglierla…” la riprese
lui, mentre si avvicinava a lei con la ciotolina del
sale ben stretta in mano.
“Sdraiati” le sussurrò, seducente,
all’orecchio. Usò un tono talmente caldo e rassicurante, che lei
fece esattamente come lui le aveva chiesto.
Zoro le accarezzò lentamente un fianco, scoprendo a
poco a poco quanto soffice fosse la pelle della
compagna. Sembrava di accarezzare della seta, di quella più soffice e
pregiata.
Fermò la mano all’altezza del bacino e si
chinò su di lei, posandole un lieve bacio sull’ombelico, bacio che
venne sostituito subito dalla lingua dello spadaccino.
Nami diede libero sfogo a un verso
strozzato, simile a un gemito trattenuto male.
Zoro mise il sale nel punto appena leccato, e la
guardò con aria maliziosa.
“Che c’è mocciosa… ti
piaceva?” le chiese strafottente.
“Mi hai fatto solo il solletico stupido” rispose
lei ridendo.
Lui si prese tutto il tempo necessario per pulirla
adeguatamente, passandole la lingua sulla pelle più volte e divertendosi
a sentire i mugolii che la ragazza non riusciva a trattenere.
Soddisfatto, bevve il suo bicchiere di Tequila, scordandosi
totalmente di mordere il limone.
Totale
bicchieri bevuti: decisamente
troppi.
Erano sdraiati a terra, ormai incapaci di stare ritti in
piedi a causa del troppo alcol nel loro organismo.
“Toccherebbe a te” la spinse lo spadaccino,
guardando in alto.
“Mhmh”
rispose Nami “tra qualche istante”.
In fondo, doveva solo trovare il coraggio.
Cercò di mettersi in piedi, senza
riuscirci affatto, così pensò di sdraiarsi direttamente
sopra a Zoro.
“Lo sai che pesi?” la rimbeccò lui,
scoppiando a ridere subito dopo.
“Zitto” rispose lei, mentre cercava di prendere
la saliera tra le tre che vedeva davanti a lei.
Fossero state solo tre, non ci sarebbe stato alcun problema… Ma quelle infingarde continuavano a
muoversi…
Dopo svariati tentativi, Nami riuscì finalmente nel
suo intento e prese un pizzico di sale tra le dita.
Guardò Zoro negli occhi e decise che sì, era
arrivato il momento.
Si avvicinò a lui, lenta, fino a sfiorargli il naso
con il proprio.
Qualche secondo dopo le sue labbra sfioravano quelle di lui,
e mai niente al mondo le sembrò più perfetto di
quelle labbra. Erano così calde e invitanti…
Passò lentamente la lingua sulla bocca di Zoro,
lasciandovi cadere subito dopo il sale in una montagnetta
scomposta.
Zoro la osservava senza dire nulla.
Non poteva che cogliere quella splendida occasione,
così la lasciò fare. E quando la lingua
di Nami sfiorò le sue labbra per un secondo, gli parve di perdere
completamente la ragione.
Nami mandò giù in un sorso quello che sarebbe
stato per entrambi l’ultimo bicchiere, e si avvicinò alle labbra
di Zoro per togliere via il sale, consapevole del fatto che non se ne sarebbe staccata più.
Si baciarono come non avevano mai baciato
nessuno prima.
Le labbra si cercavano disperatamente, con un ardore e una
passione totalmente fuori controllo.
Zoro scese con le mani ai fianchi di Nami, accarezzandola e
stringendola a sé, mentre Nami teneva il viso dello spadaccino tra le
mani e ogni tanto gli donava qualche lieve carezza.
Era come se baciarsi fosse la cosa più giusta e
naturale del mondo, oltre che la più bella naturalmente.
Le labbra di Zoro si incastravano
alla perfezione in quelle di lei, il lieve aroma di mandarino di Nami era
perfetto per il sapore di Rhum e Tequila di lui.
E ogni volta che le lingue si sfioravano un intenso brivido li coglieva entrambi, portandoli a baciarsi e
toccarsi con ancor più passione.
Dopo qualche minuto, o forse ora, Nami si staccò da
lui, ansante e con il sorriso sulle labbra.
La mente confusa le suggeriva che doveva sbrigarsi a
prendere fiato e ribaciarlo, perché non le era
mai capitato niente di così bello in tutta la sua vita.
Zoro la guardò negli occhi, ammaliato, e fece un
piccolo ghigno, molto poco rassicurante.
Nami si indispettì appena
quando vide che Zoro si muoveva e la rimetteva a terra. Cosa
diavolo stava pensando la mente bacata dello spadaccino? Per un secondo, il
terrore che lui non volesse che il bacio si ripetesse la colpì. Che avrebbe fatto d’ora in poi se Zoro non avesse
voluto quello che era appena successo?
“Zoro” lo chiamò con voce un po’
troppo acuta.
“Aspetta” le rispose quello, mentre cercava di
prendere qualcosa per terra.
“Che diavolo…” cominciò lei, ma si interruppe appena notò cosa cercava di afferrare
lo spadaccino.
Quella saliera stava dando tropi problemi, come mai ce
n’erano ben cinque ora? E
perché giravano così vorticosamente senza farsi prendere? Dannate…
Zoro riuscì infine nel suo intento e prese un pizzico
di sale tutto soddisfatto.
Tornò a guardare la compagna, ghignando, e si stese
su di lei.
“Credo” disse Zoro, prima di fare qualsiasi
altra cosa “di essere decisamente andato”.
Nami scoppiò a ridere, e lui con lei. “Anche io” rispose tra le risate la navigatrice,
allacciandogli le braccia attorno al collo e spingendolo di più verso di
lei.
“Credo che tocchi a me” concluse lui, mentre le
baciava piano sulle labbra.
Di nuovo fu passione, frenesia.
La bocca di Nami era la cosa più deliziosa che avesse
mai assaggiato…
Dio, come la voleva…
Si staccò un attimo dalle sue labbra per baciarle il
mento, la mandibola, il collo soffice facendola mugolare estasiata.
Si concentrò un po’ sul collo
di lei, dove la pelle cominciava ad essere nascosta dai vestiti, e
birichino infilò una mano sotto la maglia, per accarezzarle la pelle
soffice.
Con un movimento veloce, le tolse la maglietta –
spargendo il pizzico di sale un po’ ovunque perché si era scordato
di averlo in mano – e la guardò affascinato.
I seni, perfettamente tondi e sodi,erano seminascosti da
dell’intimo di pizzo nero, e avrebbe avuto solo voglia di strapparglielo
via e di assaggiare quelle meraviglie.
Con un po’ di fatica riprese il pizzico di sale,
leccò leggermente sopra un seno, e glielo mise sopra.
“Ecco fatto” ammirò la sua opera come fosse un capolavoro, e poi guardò negli occhi di Nami
per vedere se acconsentiva a fare quello che aveva in mente.
Uno sguardo decisamente divertito
da parte della rossa lo convinse che ciò che desiderava era giusto, e
che lo voleva anche lei.
Leccò via il sale, mandandolo giù e
rabbrividendo perché senza la tequila aveva uno strano sapore
–piacevole tuttavia.
Portò la mano dietro la navigatrice, sulla schiena,
ad accarezzarla, e trovò subito l’allacciatura del reggiseno, che
tolse con incredibile facilità.
Zoro si fermò un istante a pensare che Nami era davvero tutto ciò che aveva sempre cercato e
voluto. Era bellissima, forte, intelligente… e con lei si divertiva da
morire.
Erano perfetti, insieme.
Zoro scese col collo di Nami ad inspirare quella fragranza
inebriante che la caratterizzava sempre. Poter stare così vicino a lei,
poterla toccare… gli piaceva tanto, troppo.
In pochi istanti, con la frenesia di avere di più,
gli abiti di entrambi avevano raggiunto la maglia della navigatrice da qualche
parte del pavimento.
Si guardarono, estasiati, e capirono che non c’era
motivo di aspettare oltre.
Con un’unica spinta, decisa e
veloce, Zoro entrò in lei, portandola in paradiso.
Era qualcosa di magico, di mai provato prima.
Era…perfetto.
Così bello da non poter essere descritto a parole,
così intenso…
La stanza si riempì in fretta dei gemiti di entrambi,
che a ogni spinta aumentavano di volume ed
intensità.
In cuor suo, Nami sapeva bene che tutto ciò
l’avrebbe provato solo con lui. Mai, con nessun’altro uomo,
sarebbe stato così bello.
Continuarono questa sensuale danza fino alle prime luci
dell’alba, quando un intenso orgasmo li colse entrambi, lasciandoli
sudati e tremanti dalla passione.
Dopo un solo secondo, Zoro la prese Nami in braccio e,
barcollante, si diresse alla camera da letto per un meritato riposo.
“Nel caso in cui” cominciò
lui, prima di addormentarsi “domattina non dovessimo ricordare
nulla…” mormorò, guardandola. Scese a baciarla
dolcemente, mentre le accarezzava piano una guancia. “Voglio che tu
sappia che non ti lascerò tanto facilmente nelle mani di qualcun’altro” concluse, con voce roca.
“Zoro” rispose lei, sbadigliando appena
“non voglio stare con nessun altro”
Si strinse di più a lui, respirando rumorosamente e
decretando la fine della breve discussione.
Zoro chiuse anch’esso gli occhi, e si rilassò
contro di lei, tenendola saldamente tra le braccia.
Desiderò, come ultimo pensiero, di ricordarsi
perfettamente tutto ciò che era successo quella notte.
E desiderò anche che si
ripetesse, perché mai in vita sua aveva provato niente di simile.
SPAZIO DELL’AUTRICE:
Rieccomi qui col quarto capitolo! Che ne
pensate?
Ho una piccola premessa da fare:
mi sono ispirata tantissimo per questo capitolo alla fic
“Under the table”
di Lady Bracknell, specialmente al penultimo capitolo.
Potete trovare
qui: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=90957&i=1
il link della traduzione in italiano fatta dalla
grandissima Nonna Minerva. Ve la
consiglio, veramente, perché è un capolavoro (considerate che HarryPotter non mi fa impazzire,
ma la fic è interamente sul rapporto Remus/Tonks, che adoro).
Mi raccomando, fatemi sapere se
per voi è necessario il cambio di Rating, io ho
lasciato arancione perché non mi è parso troppo spinto (ho
scritto e letto di peggio, credetemi).
Per qualsiasi consiglio,
suggerimento, parere fatemi sapere!!
Un grazie
gigantesco va a tutti coloro che
hanno commentato, che hanno aggiunto la fic ai
preferiti e alle seguite.
Scusatemi se non vi ringrazio
uno ad uno, ma prometto di farlo nel prossimo
capitolo! ^^
Un bacio a tutti!
P.S.: preparate i fazzoletti, l’insulina e qualsiasi altra cosa vi
possa aiutare contro il diabete, il prossimo capitolo si prospetta dolce e
zuccheroso da far venire la nausea! *__*
Un timido, tiepido raggio di luce fece capolino tra le inferiate della finestra, strisciando lento verso il letto
su cui riposavano i due amanti, illuminandoli appena
La mano di Zoro era dolcemente impigliata tra i capelli di
Nami, mentre la teneva ben salda a sé.
Nami era già sveglia da qualche minuto, e si beava
del contatto con lo spadaccino.
Era terribilmente confusa. E
provava una strana sensazione alla testa, come se un esercito le stesse
marciando sul cranio.
Tuttavia, la presa di Zoro dietro al suo collo, riusciva a
darle piacere, e a limitare il dolore.
Aveva un buco nero della sera precedente, e appena si
accorse di essere nuda si fece prendere dal panico.
Però… Il calore di
Zoro accanto a lei e quel dolcissimo abbraccio che le stava donando erano
riusciti a rilassarla completamente di nuovo.
Stava quasi per riaddormentarsi quando
sentì che Zoro si stava svegliando.
Chiuse gli occhi, per istinto, e fece finta di dormire.
Non sapeva come affrontarlo, cosa dirgli… e si
vergognava da morire per quelle ore che aveva rimosso con tanta
facilità.
Zoro si staccò da lei, sbadigliando sonoramente e
stiracchiandosi. Aveva un mal di testa allucinante, ma
sembrava poterlo reggere. Aveva passato di peggio.
Per una frazione di secondo pensò che ne era valsa la pena, e come un fulmine a ciel sereno si ricordò della notte trascorsa con la
compagna.
Diavolo, era stata la notte migliore della sua vita.
Si voltò a guardarla, appoggiato a
un fianco. Era così dannatamente bella…
Perfetta quasi.
Non aveva mai provato niente di simile in vita sua, mai per
nessuna donna.
Non poteva fare a meno di lei, e tutto ciò che
desiderava era poterla amare.
Sì, ora poteva affermare con sicurezza di esserne
innamorato, e questa nuova consapevolezza gli scaldava l’animo, lo
riempiva di soddisfazione e felicità.
Non riuscì a resisterle, si
avvicinò a lei, sfiorandola appena col proprio naso, prima di
sporgersi su di lei a baciarla.
La navigatrice pensò di stare per morire di infarto.
La stava baciando. La stava baciando per davvero, e
cavoli… era semplicemente perfetto.
Dolce, timido, leggero… non avrebbe mai pensato che
Zoro fosse in grado di dare baci simili.
C’era da sciogliersi, o da morire di tachicardia.
E la cosa più importante era
che lui era consapevole di ciò che stava facendo.
Aveva giustificato il bacio che Zoro le aveva dato due giorni prima come un atto dettato dalla febbre, o come
un ringraziamento per essersi presa cura di lui, ma ora…
Non sapeva davvero darne giustificazione.
Zoro era tranquillo, ricordava la
conversazione avuta prima di addormentarsi.
Nami voleva stare con lui, solo con lui.
Sorridendo, si rimise a guardarla innamorato.
Le labbra di Zoro avevano sfiorato quelle di Nami per un
lungo istante, senza particolari approfondimenti per paura di svegliarla.
Eppure in un solo secondo era riuscito a far venire il principio di infarto a Nami. Probabilmente, se lei non fosse stata
sdraiata sarebbe svenuta per l’intensità di ciò che
provava.
Era certa di amare Zoro più
di ogni altra cosa. Lo trattava male, certo, ma era solo una maschera difensiva
per nascondere i suoi veri sentimenti.
Dopo qualche minuto – giusto il tempo per far
riprendere il suo povero cuore – Nami finse di svegliarsi, facendo una
delle sue migliori facce perplesse.
“Buon giorno” le disse lo spadaccino,
guardandola intensamente.
Quegli occhi l’avrebbero risucchiata prima o poi. Ci si sarebbe persa dentro, e non sarebbe
più emersa, lo sapeva.
Nami ricambiò lo sguardo, e Zoro pensò che non
sarebbe riuscito a resistere oltre. L’avrebbe presa seduta stante e
l’avrebbe fatta sua ancora.
“Che…”
cominciò lei, stropicciandosi gli occhi “Che mal di
testa…”
Le era sembrata la cosa più intelligente da dire,
soprattutto considerato che da quando Zoro si era staccato da lei il mal di
testa si era triplicato.
“Già” rispose lui, cercando qualcosa in
lei. Voleva sapere cosa ne pensava di ciò che era successo la notte
precedente, voleva sapere cosa sarebbe successo da quel momento in poi.
Si potevano reputare amanti? Compagni? O
amici che bevono troppo e finiscono a letto assieme?
“Sono così confusa…” parlò
lei, premendosi una mano sulla tempia che pulsava ferocemente.
“Confusa?” chiese lui, guardandola sorpreso.
“Che abbiamo fatto
ieri?” chiese lei, allora, chiudendo gli occhi un attimo “Mi sento
come se mi avessero bombardato l’anticamera del cervello”
Zoro sospirò, alzandosi dal letto e mettendovisi seduto sopra. Lasciò intravedere la
schiena nuda, mentre si copriva con un paio di pantaloni.
“Non so Nami” rispose lui, alzandosi
definitivamente “io non ricordo praticamente
niente”
Se ne andò in sala, senza
degnarla di uno sguardo.
Quella, era la prima volta che Roronoa
Zoro mentiva.
Sotto il getto dell’acqua ghiacciata
la testa le sembrò riprendere lucidità.
Dato che Nami non ricordava nulla
di quello che era successo la sera prima, pensò di fare il punto della
situazione una volta per tutte.
Era nuda.
Era nuda in un letto assieme a Zoro.
E l’unica cosa che ricordava era la quantità
abnorme di alcol che aveva ingerito.
Tirando le somme, c’erano ben poche
possibilità.
Era successo qualcosa tra lei e Zoro e, sciocca, lei aveva
rimosso tutto.
Chiuse gli occhi per un istante.
“Io non ho mai… fatto sesso sotto la
doccia”
“Scherzi? E’ una delle cose migliori di sto mondo!”
“Non ho detto che non ho
mai fatto sesso, ho detto che non l’ho mai fatto sotto la doccia!”
“Ho capito, ma sotto la doccia è…
dovresti provare, veramente”
Nami sospirò, schiudendo gli occhi e le labbra.
Avrebbe voluto Zoro lì con lei, pronto a dimostrarle la sua teoria.
La navigatrice spalancò gli occhi, per lo stupore.
Ricordava qualcosa.
Il bacio che lei gli aveva dato, con la scusa del sale.
Le mani di Zoro che la accarezzavano, frenetiche.
Com’era andata a finire?
Non riusciva a ricordarlo.
Sentiva solo dentro di sé un grande
senso di appagamento.
Zoro sollevò i pesi innumerevoli volte, cercando di
scacciare qualsiasi pensiero dalla sua mente.
La verità era che lui si reputava solo un terribile
codardo.
Le aveva mentito, non era riuscito a dirle
che ricordava – eccome se lo ricordava – ciò che era
successo la notte precedente. Ed era stata anche una
notte memorabile.
Non che lui avesse tutta questa esperienza
in materia, dopotutto era stato solo con un paio di donne nella sua vita prima
di entrare nella ciurma di Rufy, ma da che ricordava
non aveva mai provato niente del genere.
Era stato… l’apoteosi. Il Piacere allo stato
puro.
E il problema fondamentale era che
si era davvero innamorato di lei. Da quando era riuscito ad assaggiarla non aveva fatto altro che pensare per tutto il tempo che non
avrebbe voluto baciare, toccare nessun’altra in
tutta la sua vita.
“Non voglio stare con nessun altro” gli
aveva detto Nami. Era vero?
O era solo una frase detta per il
troppo alcol in circolo nel corpo?
Lui stesso, anni prima, era stato
con una donna solo perché ubriaco fradicio.
Riprese a sollevare i pesi, mentre la mente
vagava.
Probabilmente sarebbe stato tutto troppo sbagliato.
Stare con lei, mentre il resto della ciurma pensava a
realizzare i propri sogni.
Loro che avrebbero fatto?
No, i loro fini erano più importanti dei sentimenti.
Zoro non poteva permettersi distrazioni del genere, e Nami sarebbe stata una distrazione completa, totale, a 360 gradi.
Tuttavia, mentre faceva questi
pensieri, il peso dei sentimenti lo opprimeva al cuore, in una morsa dolorosa,
come il taglio profondo lasciato da una spada dopo la sconfitta.
Doveva reputare il suo rapporto con Nami una sconfitta?
No.
Doveva trovare il coraggio.
Non sono una persona, pensò lo spadaccino, che si
arrende così facilmente. Troveremo il modo…
I suoi pensieri furono interrotti da una furia rossa che si
avventava su di lui.
Il peso che stava alzando cadde a terra con un tonfo, mentre
Nami gli dava un forte pugno in testa.
“Aia! Ma sei
impazzita?” urlò lui, guardandola negli occhi.
“Tu” gli rispose “Tu te lo ricordi,
vero?” Lo guardò, accusatoria, mentre lui raccoglieva il peso da in terra.
Ok, Nami era arrabbiata.
Era giunta alla conclusione che lui
sapesse esattamente cos’era successo la notte prima, o non si sarebbe
spiegata il bacio che le aveva dato quando credeva che stesse dormendo. Ci
aveva pensato su e anche lo sguardo che le aveva rivolto
quando l’aveva vista sveglia le aveva dato molto da pensare. E,
soprattutto, ne aveva avuto la certezza quando si era
accorta del repentino cambiamento d’umore dello spadaccino, prima tutto
dolce e sensuale, poi freddo e distaccato non appena lei gli aveva detto di non
ricordare la notte precedente.
Quindi, tirando le somme, era
successo qualcosa di grosso.
La cosa che più le dava fastidio era che Zoro non
aveva mai mentito, mai. E il fatto che per la prima
volta lo avesse fatto proprio con lei, la faceva soffrire.
Zoro non rispose, cercando freneticamente nella sua mente
una via di fuga.
Non voleva mentirle, non di nuovo.
“Cosa vuoi sapere?” le
chiese, guardandola nuovamente.
Si sedettero, su uno dei divanetti, e Nami si avvolse
attorno alle spalle una coperta.
L’acqua della doccia era davvero troppo fredda, e Nami sentiva ancora su di sé il ghiaccio
pungente.
“Voglio sapere perché mi hai mentito”
rispose lei, abbassando lo sguardo.
Non sapeva cosa pensare. Zoro era un uomo
d’onore, non l’avrebbe mai fatto se non per una giusta
causa.
“Sinceramente” iniziò
lui “non ne ho idea. Ho pensato che fosse il modo più
facile…”
“Più facile? Per cosa?”
Lo guardò nuovamente, e lo trovò incredibilmente sexy.
Aveva solo i pantaloni addosso, e illuminato dalla luce del fuoco il suo volto
le sembrava più adulto. Un uomo a tutti gli effetti, dannatamente bello.
“Per evitare di parlare della notte scorsa”
rispose lui, sospirando. Si fermò a guardare un punto indefinito davanti
a sé, immerso nei suoi pensieri.
“Zoro… cos’è successo?”
gli chiese, con un tono di voce che non ammetteva bugie, né risposte
evasive.
“Diavolo Nami…” rispose lui
“…che vuoi che sia successo?” La guardò in modo
eloquente, e continuò con un sospiro “…abbiamo fatto sesso. E se lo vuoi proprio sapere è stata la notte migliore
della mia vita”.
Zoro sospirò, frustrato, e appoggiò il viso
alle mani. Il mal di testa era calato notevolmente, ma il fatto che Nami non
ricordasse niente lo faceva stare, se possibile, anche peggio.
Nami invece, nel giro di un secondo, aveva ricordato ogni
cosa.
Appena Zoro le aveva detto che
avevano fatto sesso, aveva sentito le mani dello spadaccino su di sé,
aveva rivissuto il suo sapore e il piacere intenso che gli aveva donato.
I mormorii, i sospiri, i gemiti, tutto.
Tutto.
Ricordava ogni singolo dettaglio come se fosse accaduto cinque minuti prima.
Dannazione. Aveva toccato il paradiso con
lui, e se l’era scordato. Era stata la notte
migliore della sua vita, concordava con lui.
“Cazzo” parlò
lei, un attimo dopo “mi sono ricordata ogni cosa”.
Zoro la guardò, inarcando un sopracciglio.
“Quando ho capito che tu non
ricordavi niente…” cominciò lui, scusandosi “…ho
pensato che fosse meglio così… per entrambi. Rimuovere
tutto, o far finta che non fosse successo niente”.
“Allora…” disse lei, cercando di
contenersi dall’attacco d’ira crescente “tu vorresti fare
finta di niente??”
“No” sussurrò lui, guardandola. Le accarezzò una guancia lentamente, mentre si avvicinava a
lei nuovamente. Le sue labbra parevano così invitanti e
dolci…
“Quindi?” chiese lei,
bisbigliando appena.
Zoro non resistette oltre e si chinò a baciarla con
passione.
E Nami non potè
far altro che rispondere al bacio, con tutta la passione e il sentimento che
poteva.
Non aveva niente a che vedere col bacio della mattina,
né con tutti gli altri baci che si erano scambiati fin’ora.
Era un bacio totalmente nuovo, nel quale entrambi misero tutti i sentimenti
verso l’altro, era un bacio che sapeva di certezze e d’amore.
E mentre si baciavano, le mani di Zoro si infilarono
istintivamente sotto la maglia di Nami, facendola rabbrividire.
Si fermarono per un istante e si guardarono negli occhi.
C’era qualcosa di magico in quel
momento, era tutto assolutamente perfetto.
Le labbra si rincontrarono e la passione crebbe fino a
scoppiare.
La stanza, in poco, fu nuovamente piena dei loro sospiri.
La lucidità della situazione aveva
un non so che di sconvolgente per Nami.
Erano avvinghiati tra loro, coperti dalla logora coperta sul
quel divano ormai scassato.
E Nami era consapevole di non
essere mai stata meglio in vita sua.
Si sentiva appagata, felice, in pace con se stessa.
E innamorata.
Zoro baciò la compagna su una tempia, strusciandosi
piano col naso, scendendo fino al collo.
Quanto gli piaceva l’odore di Nami…
Cominciò a baciarle l’incavo del collo, salendo
verso il mento, mordicchiandola qua e là.
Sentire i mugolii di Nami, lo mandava in estasi, aveva quasi
voglia di ricominciare a fare l’amore con lei…
Con uno scatto, lo spadaccino le salì sopra, e
riprese a baciarla con passione.
Decisamente, non si sarebbe mai
stancato di lei.
“Zoro” bisbigliò lei, in estasi.
“Forse…mi serve qualche minuto per riprendermi…”.
Effettivamente aveva ancora il fiatone dall’atto
d’amore di pochi minuti prima, ma pensare di ricominciare di nuovo la
eccitò fuori misura.
Zoro mosse una mano ad accarezzarle un fianco, insinuandosi
verso l’interno coscia, per finire con il
raggiungere la sua femminilità, con la quale cominciò a
giocherellare. Sorrise, mentre le baciava nuovamente.
“Sciocchezze” le rispose dopo un attimo, mentre
lei non poteva far altro che gemere e contorcersi sotto i suoi tocchi –
naturalmente voleva di più.
“Sei pronta a prendermi di nuovo” le
bisbigliò, sensuale, all’orecchio.
Nami lo strinse a sé, mentre con un gemito confermava
la sua teoria.
E con una spinta, Zoro fu di nuovo
dentro di lei.
Quando Nami aprì gli occhi,
era già calata la sera.
Si girò verso il compagno, che dormiva ancora
placidamente, e non potè far altro che sorridere.
Sembrava così dolce e indifeso mentre dormiva…
Nami ridacchiò pensando a quanto in realtà fosse
bastardo e passionale da sveglio.
“Zoro” lo chiamò, svegliandolo con
qualche lieve bacio.
Lui mugugnò qualcosa, poi si decise
ad aprire gli occhi. E quello che vide gli piacque
moltissimo.
Nami, con i capelli tutti arruffati e le guance leggermente
rosse lo guardava innamorata.
Si sporse verso di lei, dandole il “buongiorno”
con un bacio.
Nami ridacchiò. “Ma
come siamo dolci…” gli disse, canzonandolo.
Zoro sorrise, malizioso, mentre la
attirava maggiormente a sé.
“Credevo che avessi capito che sono molto più
che dolce” sghignazzò lui, mentre i bacini cocciavano
tra loro. Nami si ritrovò contro l’erezione di
lui.
“Ancora?” chiese, alzando gli occhi al cielo.
“Non è colpa mia se mi fai quest’effetto”
si scusò, lui, abbracciandola.
Passarono qualche minuto in silenzio, mentre Zoro
giocherellava con una ciocca di capelli di Nami.
“Sai…” irruppe lei, dopo attimi di
silenzio “…domani dobbiamo tornare sulla nave”.
Zoro la guardò negli occhi, aspettando che
continuasse.
“Avremo un paio d’ore di sole, se ci va fatta bene saranno addirittura tre… dovremo sfruttarle
per tornare dagli altri” disse, abbassando lo sguardo sul petto dello
spadaccino. La cicatrice sporgeva da un angolo della coperta.
“E ti dispiace?” chiese
lui, accarezzandole una guancia.
Nami sospirò, poi lo guardò
negli occhi.
“Mi mancherà questo posto” disse lei, con
un velo di malinconia nella voce. Zoro la bacio su una tempia, poi sorrise
sghembo.
“Effettivamente” sghignazzò
lui “avremo ben poche occasioni sulla nave di stare così in
tranquillità…”
“E in intimità” concluse
lei al posto suo.
Sospirò nuovamente, sporgendosi a baciarlo.
“Vedrai che troveremo il modo” la
rassicurò lui.
Nami lo osservò ridacchiare, e lo guardò
perplessa.
“Perché stai
ridendo?” chiese lei, sorridendogli.
“Stavo pensando…” rispose, gli occhi che
brillavano nell’oscurità “…alla faccia del cuoco quando lo verrà a sapere”
Nami gli diede un pugno in testa.
“Cretino” lo sgridò “non possiamo
dirglielo… ci resterebbe secco”
Zoro la strinse a sé, con forza.
Mugolò qualcosa contro il suo
collo, poi le disse “Voglio che tutti sappiano quanto ti
amo” con voce roca e sensuale.
“Mi… mi ami?”
SPAZIO DELL’AUTRICE
*Tadaaaaaaaan*
Ok, sì lo so, il capitolo non conclude
niente… ma mi sembrava che ci stesse bene un po’ di suspance… XD
Siete tantissimi, e mi fate davvero davvero contenta…
Non immaginate neanche quanto!!
E rispondo singolarmente alle vostre recensioni:
Rolo: E finalmente sì!! Come
diavolo avranno fatto a resistere non lo so.. me lo
domando anche io… XD Spero che ti sia piaciuto anche questo
capitolo… :)
Cedric_Diggory_is_my_love: Sono felice che ti sia piaciuto il capitolo!!Che te ne pare di questo?
*__*
Kyo: Grazie mille per i complimenti… arrossisco!! La gara di giochi alcolici era un po’ che
la immaginavo, così ho colto l’occasione e l’ho inserita
nella fic… Sono contenta che sia piaciuta, era
la parte che più preferivo di tutta al storia
=DDD
Tsuki: ecco qui! Finalmente l’ispirazione è
uscita!! Sono molto contenta che la fic ti piaccia, grazie per il sostegno che mi hai dato!!!
xmirax: grazie per la
recensione!!! Spero che ti sia piaciuto questo capitolo, anche se alla fine non
è venuto poi così estremamente dolce… XD
“Dovremmo aver preso tutto” disse la ragazza, guardandosi
attorno. Zoro annuì, piano.
L’alba era passata da poche ore, ma ancora il freddo
all’esterno della baita era pungente.
Entrambi si erano ritrovati costretti a “prendere in
prestito” alcuni cappotti pesanti dall’armadio, da mettere sopra ai propri
vestiti per ripararsi dal freddo.
Alla fine si erano decisi a non dire niente al resto della
ciurma, almeno per il momento.
Valutando attentamente i pro e i contro avevano stabilito
che l’equilibrio della ciurma e la sanità fisica e mentale di entrambi erano
due ottime scusanti per tenere nascosta la relazione.
Lo spadaccino si avvicinò a Nami, baciandola velocemente
sulle labbra.
“Sei sicura” le bisbigliò all’orecchio poco dopo “che non ci
basti il tempo per…”
“No!!” urlò lei, interrompendolo, prima che potesse
lasciarsi andare troppo.
Zoro ridacchiò, sorpassandola e aprendo la porta della
baita.
“Scherzavo” ammise, girandosi a guardarla. Nami alzò lo
sguardo al cielo, poi lo seguì silenziosa attraverso la porta.
Uscirono dalla baita, assicurandosi che la porta fosse
chiusa bene da una pesante trave di legno e, finalmente, si incamminarono verso
la Sunny.
Quando finalmente intravidero la loro splendida nave
all’orizzonte, si sentirono a casa.
Quasi commossi, trattennero il fiato per qualche istante,
fermandosi ad ammirare il panorama.
Il cielo era grigio scuro, denso di nuvole, ma si vedeva
distintamente che sopra l’oceano le nuvole si diradavano lasciando spazio a una
splendida giornata.
La Thousand Sunny regnava sul mare piatto, e brillava sotto
i raggi del sole come se fosse stata ricoperta d’oro.
Zoro si voltò verso la navigatrice, che fissava ammirata il
paesaggio suggestivo. Poco dopo se ne accorse, così si girò con aria
interrogativa verso di lui.
“Sei bellissima” disse lo spadaccino, come se avesse dovuto
dare una spiegazione.
Nami arrossì, imbarazzata, portando lo sguardo al terreno
fangoso sotto i loro piedi.
Non si era neanche accorta che Zoro si era avvicinato a lei,
così quando rialzò lo sguardo si stupì di trovarlo così vicino.
Istintivamente, Nami portò una mano ad accarezzargli il volto, mentre lui si
sporgeva su di lei per baciarla con passione. Si baciarono con forza,
stringendosi, come se quello fosse stato l’ultimo bacio che si scambiavano alla
luce del sole.
Ancora non sapevano quanto si sbagliavano…
Raggiunsero la nave dopo una ventina di minuti, ansanti e
bagnati fradici.
Li aveva sorpresi la pioggia che, bastarda, a causa del
vento crescente aveva cominciato a scendere in anticipo.
Quando arrivarono alla nave fecero appena in tempo a
scambiarsi un ultimo sguardo complice, prima di essere richiamati dalle urla
estasiate di Rufy.
La prima a venirgli incontro fu Robin, che li salutò
raggiante.
“Bene” disse l’archeologa, con un sorriso malizioso. “Sono
lieta di vedere che avete seguito il mio consiglio” ridacchiò piano, guardando
Nami negli occhi.
Si fermarono davanti alla porta della cucina, giusto il
tempo di riprendere fiato.
“Di che parli?” chiese Nami, guardandola stralunata.
Robin sorrise.
“Ve lo si legge in faccia” rise, allegra “che ci avete dato
dentro” non appena ebbe finito la frase, aprì la porta della cucina e vi si
fiondò dentro.
Nami arrossì, tremendamente, mentre Zoro scrollava le spalle
ed entrava nella stanza.
Erano salpati solo da qualche ora, e già Nami sarebbe voluta
tornare indietro. Le mancavano le carezze rudi e impacciate – e allo stesso
tempo così dannatamente sensuali – dello spadaccino, le mancava sentire il
calore della sua pelle.
Nami sospirò, mettendosi una mano nei capelli arancioni e
scompigliandoli in una massa disordinata.
“Che succede Nami?” le chiese Robin. Le due ragazze si
stavano beando del calore del sole, stese a poppa sugli sdrai.
“Niente Robin, stavo solo pensando” rispose la navigatrice,
poco convinta. Nico Robin sollevò gli occhiali da sole, e si voltò versi la
balaustra.
Un piano sopra loro, appena davanti ai mandarini di Nami. Si
appoggiava Zoro, perso a guardare la rossa. Robin sorrise, soddisfatta.
“Credo proprio” bisbigliò l’archeologa “che anche qualcun
altro abbia i tuoi stessi pensieri” ridacchiò. Nami la guardò perplessa,
voltandosi verso di lei e chiedendole cosa intendesse.
“Lo spadaccino” indicò con un gesto del capo. Nami lo beccò
a guardarla, innamorato come non mai. Arrossì, e si rimise sdraiata a occhi
chiusi, ignara del cuoco che aveva raggiunto Zoro sulla ringhiera.
“E’ splendida vero?” domandò Sanji, appoggiato alla
balaustra come Zoro.
“Scusa?” domandò in risposta il verde.
“Non fare il finto tonto” rispose ancora Sanji, accendendosi
una sigaretta “lo sai che parlo di Nami-san”.
Zoro appoggiò il capo a una mano, perdendosi a guardarla di
nuovo.
“Sì, lo è” rispose con voce bassa dopo pochi attimi di
silenzio.
Sanji prese una boccata di fumo, aspirando in una buffa
nuvoletta grigio-biancognola.
“La ami”. Non l’aveva domandato, era più un’affermazione.
Rimasero in silenzio per qualche minuto, poi Sanji parlò di
nuovo.
“Sai, io amo tutte le ragazze”. Zoro si voltò a guardarlo,
non capiva dove il cuoco volesse andare a parare.
“Nami è di una bellezza sconfinata” Sanji prese un’altra
aspirata di fumo “spero che sia felice con te” concluse.
Zoro lo guardò strabuzzando gli occhi. Gli stava dando la
sua benedizione?
Non se ne rese nemmeno conto, ma aveva espresso il pensiero
ad alta voce.
“In un certo senso sì…” rispose il biondo “Credo che
un’avvertenza sia d’obbligo”.
“Del tipo se la fai soffrire ti uccido?”
“Ti assicuro che in quel caso imploreresti la morte”
concluse.
Zoro ghignò, rassicurato.
Non sarebbe mai successo,non ce ne sarebbe stato bisogno.
Parola d’onore.
Epiloghino (XD) :
Zoro continuava ad alzare i pesi, instancabile,
nell’oscurità della notte.
Il dolce cullare delle onde del mare avevano sempre avuto un
ottimo effetto su di lui.
“Ancora ad allenarti?” ridacchiò una voce, ben conosciuta da
lui.
Si voltò verso di lei, rimanendo per qualche secondo
folgorato dalla sua bellezza.
Si sarebbe mai abituato a lei?
No, probabilmente.
“No, per stasera ho finito” rispose lo spadaccino, adagiando
i pesi a terra. Si sporse su di lei, a baciarla.
“Credo che una doccia ti farebbe bene, sai?” rise Nami.
“Vieni con me?” propose lui, bisbigliandole sensuale
all’orecchio.
“Certo”
Spazio dell’Autrice:
Ragazzi, è davvero finita.
Sono un po’ emozionata, un po’
commossa, un po’ sollevata.
Tante emozioni frullate e
stipate dentro di me.
Vi ringrazio con tutto il cuore,
a tutti, per avermi seguita, avermi dato la forza.
Senza di voi questa sarebbe
rimasta una delle tante icone di word della mia cartella “pippefic”.
Grazie soprattutto a:
-sakuratvb: Sono davvero
felice che ti sia piaciuto il capitolo precedente! Fammi sapere come ti sembra
il finale!! Grazie per avermi sempre seguita, ti adoro!
-Xmirax: le tue recensioni
mi commuovono sempre… mi fai tanti di quei complimenti che non hai idea di
quanto tu mi faccia felice! *__* Spero di non averti deluso con questa mezza
schifezza di capitolo finale… :D
-HimeChan: ehehehhe! Io Zoro
me lo immagino così, una sexmachine sempre pronta all’azione (XDDD)… Grazie per
i complimenti, arrossisco! *.*
-Tsukichan: tesoro, non ti
preoccupare… so che appena hai tempo leggi sempre tutte le cazzate che scrivo…
*__* Grazie per la recensione, davvero. :)
-Lucy94: Grazie anche a te
per avermi sempre seguita così fedelmente! E’ stato davvero importante per me…
:D Fammi sapere cosa ne pensi dell’ultimo capitolo! Ci sentiamo alla prossima
fic!! XD
-Rolo: mannaggia a te! XD Lo
sai che è colpa tua se ho finito questa schifezza di fic… Vabbè dai, lo sia che
in fondo ti aaaaaaaamooooo taaaanto tanto…
Grazie infinite anche a tutti
quelli che hanno inserito la fic tra le seguite e le preferite. Mi dispiace non
potervi citare tutti ma siete davvero tanti, vi adoro!!!