Capitolo 2: divisioni
Casa Cullen a Denali
Sono passati nove giorni e ancora non mi dò pace. Solo nove giorni fa ho rischiato di uccidere la ragazza che mio fratello ama più di se stesso. O forse, amava. Durante l’accesa discussione che abbiamo fatto prima di partire ho percepito qualcosa di strano nei suoi sentimenti: un’amarezza come se si fosse accorto di aver inseguito solo un sogno, un’illusione.
Ma la cosa più strana e stupefacente in tutto questo disastro è che Bella non mi odia affatto. Anzi, si è presa tutta la colpa di quanto è successo.
I miei pensieri sono interrotti dalla mia gemella che mi affianca davanti alla vetrata che dà sulla veranda. È proprio lei che, a discapito di ogni parola detta, soffre più di tutti noi.
È vero, anche noialtri stiamo male: Esme continua a trafficare ai fornelli per poi ricordarsi che nessuno mangia cibo umano e lo porta alla mensa dei poveri; Carlisle è perennemente con la testa tra le nuvole, Alice sembra caduta in uno stato catatonico, gli occhi completamente vacui ed Emmett sembra l’ombra di sé stesso, il suo animo scherzoso è completamente svanito. Edward si è chiuso nel suo mutismo e non esce dalla stanza da quando siamo arrivati. Le uniche emozioni che prova sono dolore, senso di colpa e rancore nei miei confronti soprattutto ma anche per il resto della famiglia.
Rose invece si comporta come al solito ma dentro di lei ruggisce un mare in tempesta di emozioni. Rabbia, dispiacere, rammarico. Sotto questo aspetto siamo molto simili.
Cerco di trametterle serenità grazie al mio potere e, non riuscendoci, le avvolgo le spalle con un braccio. Vedo il suo profilo sorridere in risposta.
-E così ti dai ancora la colpa per quanto successo, vero fratellino? – dice
Le rispondo col silenzio e scuotendo leggermente i miei ricci.
-Non dovresti. Su sette vampiri, sei hanno sentito chiaramente il richiamo del sangue. Anche io ho fatto fatica a controllarmi. – ammette con calma.
-Intanto sono stato io ad attaccarla, voi non lo avete fatto. – ribatto maledicendomi ancora una volta.
-Su questo hai ragione, ma sai bene quanto me che non è stata completamente colpa tua. Analizza con occhio critico i tuoi ricordi. – mi fa notare.
Seguo il suo consiglio e rivivo come un film tutta la scena.
Bella che si taglia con la carta. L’odore del sangue che mi colpisce. Io mi ritraggo mentre penso la parola sangue. Edward che si scaglia su Bella. Bella atterra tra i piatti di vetro ferendosi. L’odore è troppo intenso e si aggiunge al battito accelerato di un cuore. E poi attacco.
Penso la parola sangue. Edward si scaglia su Bella.
Mi sento invadere dalla rabbia e dall’indignazione. È bastato un solo pensiero per far crollare la fiducia che mio fratello ripone in me?
-Ora capisco cosa vuoi dire. È stato Edward a lanciare Bella sui piatti di vetro. Sarebbe bastato che le si mettesse davanti o che si aprisse una finestra. Invece lui, avendo sempre rifiutato un rapporto fisico con Bella, non ha saputo dosare la sua forza. – sibilo rabbioso scoprendo i denti.
-Esatto! Vedi fratellino che non sei un mostro? – mi risponde Rose.
Faccio per risponderle quando sento un urlo soffocato.
-Alice! – esclamo e mi muovo verso le scale.
Un ruggito furibondo. Edward.
-ED NON FARLO!!!- urla Alice ma lui è più veloce e in una frazione di secondo è davanti a me con i denti scoperti.
Io non mi faccio intimorire. So cosa vuole, perché è furioso, e non gli permetterò di scaricarmi addosso l’intera responsabilità di questa situazione. Se vuole la guerra, guerra avrà.
Gli ruggisco contro e mi accuccio in posizione di attacco. Lui fa altrettanto.
-Vi prego, fermatevi!- strilla Alice angosciata.
-Lascia che combattano, invece.- replica Rose glaciale. –Se Edward fa il bambino e non guarda in faccia la realtà bisogna fargliela vedere con la forza.-
Edward ringhia contro la mia gemella e questo lo fa distrarre quanto basta per permettermi di attaccarlo. Scatto e gli afferro la vita. Lo scaravento dall’altra parte della stanza contro la credenza che si sfascia all’impatto. Prima che si possa rialzare gli sono di nuovo addosso e cerco di azzannargli il collo. Edward però si svincola quanto basta perché il mio morso non vada a segno, ma affonda nella spalla. Urla di dolore e cerca di togliermi di dosso azzannando anche lui l’aria in cerca del mio collo. La sua mossa non mi sorprende e con un’agile girata lo costringo sotto di me con la faccia schiacciata a terra e un braccio completamente ritorto.
-Jasper! Edward! Fermatevi!- la voce severa e preoccupata di Esme mi distrae solo per una frazione di secondo, ma basta a Edward per liberare una gamba e sferrarmi un calcio potentissimo.
Volo dall’altra parte della stanza rigirandomi come un gatto appena prima dell’impatto col suolo. Lui si è già rimesso in piedi e sfreccia verso di me. Anticipo il suo attacco: gli corro incontro, giro su me stesso, gli afferro un gomito e concludo la rotazione scagliandolo fuori dalla finestra.
Esco dalla finestra in frantumi e gli salto al collo prima che si possa alzare da terra. Azzanno e cerco la sua gola. Questa volta il morso va a segno ed Edward ruggisce di dolore.
Prima che possa attaccare ancora le braccia possenti di Emmett mi stritolano nella loro morsa ferrea. Mi dibatto, ma non voglio ferire mio fratello. Vengo separato da Edward, Carlisle lo ho aiutato a rialzarsi e gli sta controllando le ferite.
-Esigo delle spiegazioni che siano esaudienti!- ringhia furibonda Esme che si è appena precipitata fuori di casa assieme a Rose e Alice.
-Ragazzi, perché vi siete attaccati?- le fa eco Carlisle.
Cerco di divincolarmi dalla morsa di Emmett. -Perché è colpa sua, dannazione! E non vuole capirlo.- ringhio furioso.
-Maledetto bugiardo…-sibila lui avanzando verso di me, ma viene bloccato da Rose e Alice.
-Vedi di stare calmo, sai?!- dice Rose a zanne scoperte. -Sai benissimo che ha ragione Jasper, ma non sei abbastanza maturo da accettarlo.-
-Accettare cosa? Rose, Jasper, di che cosa state parlando?- chiede Esme con occhi sgranati.
-è colpa sua di quello che è successo al compleanno.- esclamo io con rabbia. -Quando Bella si è tagliata io ho pensato la parola sangue e subito dopo lui l’ha lanciata contro la pila di piatti.-
-La stavi per attaccare!-
-Non è vero! Non ho perso il controllo per una stupida goccia di sangue. L’ho perso dopo quando si è tagliata il braccio. Come al solito hai avuto una reazione spropositata quando bastava mettersi davanti a lei per proteggerla.-
-Tu…-
-Basta!- urla Esme. -Ora andate entrambi a farvi una lunga passeggiata, Lontani l’uno dall’altro per riflettere.-
-Non serve.- la interrompo io. Alice si volta a guardarmi e nei suoi occhi leggo la sua decisione. -Io e Alice ne abbiamo discusso a lungo questi giorni: ho deciso di andarmene per un po’ di tempo, molto tempo. Voglio lasciare la famiglia.-
Tutti si volta a guardarci sgomenti, gli occhi oro sgranati e i corpi rigidi. Non si aspettavano una decisione del genere.
-Perché?- sussurra Carlisle. -è per qualcosa che abbiamo detto o fatto…-
-No.- interviene Alice. -Non è per questo, ma ho visto qualcosa nelle mie visioni e devo indagare. Da sola.- spiega con tono triste. Ripenso all’espressione angosciata che aveva i giorni scorsi davanti alle sue visioni.
-E io voglio cercare delle persone particolari. Sento di doverlo fare.-
Esme e Carlisle si guardano negli occhi a lunghi. Stanno decidendo cosa fare e le loro espressioni riflettono la loro preoccupazione di genitori e la paura.
-Se ne siete sicuri noi dobbiamo rispettare la vostra decisione e lasciarvi andare. Quando partirete?- ci chiedono.
-Il prima possibile, domani.-
Ci abbracciano forte e così anche Rose ed Emmett.
-Buon viaggio fratelli.-
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