I demoni del passato

di Geh__
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** - Novembre '93, Settembre '72 - ***
Capitolo 2: *** - Novembre '93, Ottobre '72 - ***
Capitolo 3: *** - Novembre '93, Ottobre '72 - ***
Capitolo 4: *** - Novembre '93, Maggio '73 - ***
Capitolo 5: *** - Dicembre '93 - ***



Capitolo 1
*** - Novembre '93, Settembre '72 - ***


We passed upon the stair
We spoke of was and when
Although I wasn't there
He said I was his friend
Which came as a surprise
I spoke into his eyes
I thought you died alone
A long long time ago
                                                       
                                                                              

 

                                                                                  Novembre 1993, Hogwarts

Dopo anni varcò di nuovo quel cancello. Camminava verso il castello che le aveva cambiato la vita; dove conobbe l'amicizia, l'intraprendenza, l'amore e anche la sofferenza. Aveva ancora in testa la conversazione avuta col primo Ministro qualche giorno prima e nonostante i tentativi non riusciva a mandarla via.
 
«Sirius Black è entrato ad Hogwarts»
«Come è possibile? Abbiamo messo Dissennatori ad ogni entrata!»
«E' riuscito a sfuggire ai Dissennatori già una volta, non mi stupisce che ci sia riuscito di nuovo. Ed è ora che entrate in gioco voi»
«Mi scusi Ministro, in che modo entriamo in gioco?»
«Alexis, credo che lei lo abbia già capito»

 
Infatti lei capì perfettamente. Assieme al suo collega e fidata spalla Kingsley Shacklebolt, Alexis Maxwell fu scelta come guardia ad Hogwarts. Lei e Kingsley erano due dei migliori Auror presenti al Ministero, e Caramell era sicuro che non lo avrebbero deluso. Non avrebbero dovuto. 
Assieme si stavano dirigendo verso lo studio del preside, Albus Silente, accompagnati da quella che era stata una delle migliori insegnanti che Alexis avesse avuto: Minerva McGrannitt. La donna grazie la quale era diventata ciò che era diventata, che l'aveva spronata e dato fiducia in se stessa. Arrivarono all'entrata dell'ufficio, e la professoressa pronunciò la parola d'ordine: «Bignè alla crema». Alexis sorrise debolmente, nulla era cambiato di una virgola. Entrata nell'ufficio del preside, si rese conto che era esattamente come lo ricordava: ai lati opposti della stanza c'erano due scalinate, al centro c'era la sua scrivania, e su una mensola si trovava appoggiato il cappello parlante. C’era però una novità: Remus Lupin, al centro dell'ufficio che la osservava silenziosamente. Accanto a lui c'era Silente.
La McGrannitt si congedò, dicendo che aveva lezione e che non poteva assolutamente tardare. Quella donna odiava i ritardi, li definiva come una delle manifestazioni più fastidiose della maleducazione, anche se si trattava di pochi minuti. Silente la salutò e aprendo le braccia si rivolse ai due nuovi ospiti. «Alexis... Kingsley. Sono davvero contento di rivedervi dopo tutti questi anni. Mi spiace non essere venuto personalmente ad accogliervi, ma capitemi, non volevo attirare ulteriormente l'attenzione»
Si girò e andò a sedersi alla sua scrivania, Alexis potette osservarlo meglio e realizzò che anche il preside non era cambiato di una virgola: aveva i classici occhiali a mezzaluna, la barba, la solita faccia che ti ispirava tranquillità. «La capiamo perfettamente» rispose Kingsley al professore. Silente cambiò espressione e divenne serio, una serietà che Alexis aveva visto poche volte durante i suoi incontri col preside, e la assumeva quando qualcosa stava andando male. La ragazza poteva giurare che Silente avesse guardato preoccupato lei e Remus, come se quello che stesse per dire potesse far del male ad entrambi.
«Credo che Caramell vi abbia già parlato di Sirius Black e della sua irruzione nella scuola. I Dissennatori non sono riusciti a fermarlo, se voi siete qui è per poter riuscire a catturarlo, ma ciò che più importa è la salvaguardia degli studenti. Specialmente di uno» il preside si alzò e andò ad accarezzare la sua fenice. «Noi non sappiamo cosa sia successo con certezza quella notte di 13 anni fa. E’ sempre stato difficile per me credere che Sirius Black abbia potuto comportarsi in quel modo»
Remus continuava a guardare a terra, non alzava lo sguardo perché aveva paura di incrociare quello della sua amica. Kinglsey invece, giustamente, era confuso e non capiva ciò che il preside stesse cercando di dire. «Cosa vuole dire, professore?» Silente alzò lo sguardo dalla fenice e abbozzò un sorriso, non sapeva se fidarsi dell’Auror e non voleva dire cose di cui si sarebbe potuto pentire. «Oh, nulla. Ma noi abbiamo conosciuto Sirius Black e pensare a una simile cosa è ancora difficile, sono sicuro che la signorina Maxwell e il professor Lupin possano accordare. Tuttavia i fatti sono questi, sono sicuro che farete un eccellente lavoro. Buona avventura qui ad Hogwarts»
Alexis aveva smesso di ascoltare quando Silente aveva detto professor Lupin. Si girò verso l’amico sorridendo. Una volta usciti dall’ufficio del preside, la strega iniziò a parlare con Remus. «Professore? »finalmente l’amico la guardò in faccia e sorrise. «Difficile da credere, vero?» le disse lui fermandosi al centro del corridoio «Difesa contro le arti oscure, credo di starmela cavando abbastanza bene»
La ragazza guardò l’amico e non si riuscì a trattenere, istantaneamente lo abbracciò, le era mancato tanto. Lupin non potette che ricambiare l’affetto della sua vecchia amica, certe cose non sarebbero mai cambiate. «In realtà no, ti ci vedo ad insegnare ai ragazzini. E sono sicura che tu te la stia cavando alla grande»
Ed era davvero convinta di quello che stava dicendo: mai nella vita aveva incontrato un’altra persona tanto gentile e calma quanto Remus, aveva tutte le caratteristiche per incarnare il perfetto professore. Lei, per esempio, non avrebbe mai potuto farlo, la pazienza non era una delle qualità che madrenatura aveva deciso di donarle alla nascita. Dopo quella piccola parentesi affettuosa con l’amico di avventure, Alexis guardò fuori nel cortile della scuola e cominciò a pensare a come trovare lui: Sirius. E lo avrebbe fatto, prima di chiunque altro.

                         

                                                           Settembre 1972, Hogwarts                                       

Era il suo primo giorno del suo primo anno ad Hogwarts, e  non conosceva nessuno. Certo, lì aveva il fratello, ma era al sesto anno… la sorella minore al primo anno equivaleva ad una perfetta sconosciuta. Il fratello era stato smistato in Grifondoro, non come si aspettavano nella famiglia.

«Va bene Alexis, quest’anno toccherà a te. Spero, e anzi sono sicura, che diventerai una brillante Corvonero, continuando la tradizione di famiglia!»
 
Alexis non avrebbe voluto deludere i nonni, la madre e il resto della famiglia. Non che con il fratello si fossero arrabbiati; era rimasta un po’ di amarezza e a volte tendevano ancora a ricordarlo. La bambina era arrivata alla stazione di Kings Cross, al binario 9 ¾, accompagnata dai genitori. Non era facile essere circondata da bambini che si conoscevano mentre lei era l’unica a stare da sola. Doveva ringraziare il padre, per questo: Michael Maxwell era un babbano, e considerando che la figlia dagli 11 anni in poi avrebbe studiato ad una scuola di magia, aveva voluto che prima studiasse in scuole babbane. La moglie non potette che accontentarlo, ma mai aveva tenuto estranea la figlia al mondo magico, in fondo, come poteva? Lei apparteneva ad una delle famiglie più antiche di maghi, di maghi purosangue: i Brickenden. La sua famiglia aveva addirittura un vessillo, ma a loro ci arriveremo più in là.
Tornando ad Alexis Maxwell: lei aveva solo amici babbani, mai aveva conosciuto altri bambini come lei. Dopo aver salutato la mamma e il padre, ovviamente non in modo troppo caloroso perché la cosa la imbarazzava, la giovane strega salì sul treno, ansiosa di arrivare ad Hogwarts e vivere quella nuova vita che l’attendeva. Arrivata alla stazione di Hogsmeade, Alexis e gli altri studenti furono chiamati da un vocione, e rimase senza parole per l’uomo che stava ad aspettarli: era un uomo altissimo, quasi gigantesco, con lunga barba e lunghi capelli ad incorniciargli il viso.
«Quelli del primo anno vengano da me! Primo anno!» Alexis assieme agli altri ragazzini corsero dall’uomo, preoccupati delle conseguenze se non lo avessero fatto. «Ci sono tutti? Sì? Bene! Io sono Rubeus Hagrid, il guardiacaccia di Hogwarts, vi accompagnerò fino al castello. Seguitemi e non perdetevi, che poi Silente si arrabbia con me, eh!»
Gli studenti vennero portati al castello su delle piccole barche, e lo spettacolo di Hogwarts al buio, circondato di luci che si ergeva davanti a loro li lasciò senza parole. Arrivati all’interno del castello, c’era invece una professoressa ad aspettarli, era Minerva McGrannitt. Spiegò le quattro case agli studenti e disse loro che al banchetto sarebbe avvenuto lo smistamento. «Molti di voi erano già a conoscenza delle quattro casate di Hogwarts, e so anche che molte famiglie avranno detto voi che non entrare in una determinata casata porterebbe disonore. Ricordatevi una cosa: ognuno di voi ha caratteristiche speciali, non rientrare in una casa non rende voi maghi meno importanti di altri»
Aveva ragione. Cosa importava se non fosse entrata in Corvonero? L’avrebbe resa meno intelligente? Meno dotata? No, sarebbe stata solo se stessa. Si incamminarono, e arrivarono in una sala enorme, con quattro lunghe tavolate e candele a mezz’aria. Alexis alzò gli occhi per vedere il soffitto, e rimase incantata da ciò che vide: un cielo stellato. Era esattamente come i suoi familiari gliel’avevano descritto, ma un conto era immaginare e un altro vedere con i propri occhi.
Alla fine della sala c’era la tavolata con i professori, e al centro il preside: Albus Silente. Vedendolo la ragazza si calmò, il suo viso gli ispirava fiducia e tranquillità. Lo smistamento iniziò, e dopo un tempo che ad Alexis parve infinito finalmente fu chiamato il suo nome.
«Maxwell, Alexis!» lei sgranò gli occhi, cercò lo sguardo del fratello. Lui le bisbigliò ‘stai calma’ .E lei lo fece, dopotutto non sarebbe successo niente. Si avvicinò alla professoressa e si sedette, la McGrannitt le appoggiò il capello parlante sulla testa.
«Bene bene… cosa abbiamo qui. Un’altra Maxwell vedo. Sarai una Corvonero come tanto desiderano nella tua famiglia?» Intanto, mentre il cappello decideva per la ragazza, dei ragazzi alla tavolata dei Grifondoro bisbigliavano tra di loro. «Perché? Chi è la famiglia?» «E io che ne so?!» «Zitti un po’, idioti!»
«Hai un bel cervellino anche tu, ma non credo che tra i Corvonero ti troveresti bene… sì, credo che sarà la scelta giusta per te: GRIFONDORO!» 
A quella parola dal tavolo dei Grifoni arrivò un grande applauso. Alexis, felice dalla scelta del cappello, corse a sedersi tra i suoi compagni. Una ragazza si presentò a lei, aveva un’aria simpatica e gioviale. «Piacere! Io sono Mary. Famiglia di Corvonero allora? Nella mia sono la maggior parte dei Serpeverde, ma a chi importa? Qua ci troveremo bene, Grifondoro è una grande casa!» Alexis l’aveva appena conosciuta ma Mary aveva appena detto più parole di quanto lei ne avesse dette in tutta la giornata. Un’altra persona si aggiunse alla conversazione tra le due conoscenti.
«Sì lo credo anche io» a parlare era stato un ragazzino dai capelli castani e la pelle pallida «mi chiamo Albert. Albert Mulliver» e sorridendo porse la mano alle ragazze. «Il piacere è nostro Albert. Ragazzi, non so voi, ma ho una fame da lupi» .
Le preoccupazioni che aveva Alexis fino a qualche minuto prima erano svanite, quella sera sarebbe iniziata una delle esperienze più belle della sua vita. 




NOTE:
Salve a tutti! :)
Devo dire che scrivere questa storia mi emoziona un po'. L'avevo già scritta e pubblicata quando ero appena adolescente  (16 anni, tempi belli!), 5 anni dopo ho deciso di continuarla e aggiustare molte cose che non mi piacevano, pubblicandola daccapo. 
Io spero vi piaccia e sarei molto felice se lasciaste una recensione! <3


alla prossima!

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Capitolo 2
*** - Novembre '93, Ottobre '72 - ***


                                                                                                                   Novembre 1993
Aveva pensato molto alle mosse che avrebbe potuto fare, ma tra tutte le idee che aveva avuto era convinta ad adottare quella che poteva essere la più rischiosa. Pensò pure che non fosse giusto farlo senza Remus. Decisa, e completamente ignara su quella che sarebbe potuta essere la reazione del professore di Hogwarts, andò nel suo ufficio. Non fu difficile arrivare all'aula di Difesa contro le Arti Oscure, non solo perché ricordava perfettamente tutti i corridoi della scuola e si sentiva come se non ci tornasse soltanto da pochi giorni, ma anche perché quell'aula era stata uno dei suoi posti preferiti lì al castello, nonostante avesse cambiato professore per tutti i 7 anni di studi.
«Remus, sono io. Posso entrare?» si affacciò alla porta, e vide Lupin intento a leggere delle pergamene. «Certo, vieni!»
Alexis entrò e si sedette davanti a lui, nel lato opposto della sua scrivania. Per una serie di eventi sfortunati e di litigi, non vedeva né sentiva l'amico da diversi mesi e la sua assenza le era pesata molto. Sembrava molto più stanco di quanto lo fosse l'ultima volta e aveva nuovi graffi sul viso: ovviamente, poche notti prima c'era stata la luna piena, e lei non era stata lì ad aiutarlo.
«Quando la smetterai di studiarmi mi avverti, per favore? Mi stai mettendo in imbarazzo»
Lupin rise, l'amica aveva la strana abitudine di osservare le persone per diversi minuti nel mezzo di una conversazione senza che lei se ne accorgesse, analizzava tutto fino al minimo dettaglio, l'aveva sempre fatto, ma da quando era diventata Auror era notevolmente peggiorata.
«Scusami, ma non ci vediamo da così tanto tempo... come stai?» Remus fece spallucce. «Ancora un po' debole, c'è stata la luna piena tre notti fa. Ma questo lo avevi già capito... sto bene, Max. Sono contento di aver un lavoro ben pagato e di insegnare in questo posto. E in più ho incontrato Harry... »
Harry. Non lo aveva più rivisto per 12 anni… o almeno, non si erano incontrati in modo normale. Quello che aveva fatto Alexis durante quegli anni era stato mandargli regali per il suo compleanno anonimamente e, anche se non poteva farlo, ogni tanto andava a spiare la casa dei Dursley a Privet Drive per vedere se stesse bene.
Cosa gli avrebbe detto quando si sarebbero visti? Smise di pensarci, rivedere Harry era una delle uniche cose positive di quella missione ad Hogwarts, e non poteva preoccuparsi anche di quello.
Guardò Remus, iniziava a pensare che non fosse giusto immischiarlo nei suoi piani, in particolar modo ora che aveva trovato un po' di serenità. Ma, in fondo, lui era coinvolto quanto lo era lei. «Devo parlarti di una cosa»
«Inutile chiederti cosa riguarda» disse rassegnato. 
Si alzò, l'argomento la rendeva nervosa e non riusciva a stare ferma.  «Voglio... dobbiamo trovarlo. Sono passati 12 anni e io continuo a non crederci Remus, sono ancora qui ferma a chiedermi come sia stata possibile una cosa del genere. Lo conoscevamo...» Lupin la interruppe, andò alla finestra a guardare il Lago Nero che si estendeva davanti a lui. «Abbiamo affrontato questo argomento centinaia di volte... litigando sempre». Alexis gli andò avanti, non si stava arrabbiando come il resto delle volte, era pervasa da una strana calma; perché approvazione di Remus o meno, lei avrebbe agito ugualmente. «Sì, lo so. Ma adesso è arrivato il momento che stavo aspettando. Abbiamo l'opportunità di potergli parlare. Per Merlino, Remus... eravamo la sua famiglia, e ora dovrei arrestarlo così? Non posso farlo »
La guardò negli occhi, sapeva che non poteva fare nulla per convincerla del contrario, aveva la testa dura come un sasso e avrebbe perso solo tempo. Ma non riusciva ancora a darle una risposta.
«Se non volessi farlo?» chiese lui.
«Lo farò da sola» guardava fuori, era convinta di quello che faceva. Non era lì per chiudere il suo aiuto, era lì perché era giusto farlo con lui.
«Mi dispiace… ma non lo so»
Alexis annuì, non era facile quello che gli stava chiedendo, e se lui voleva un po' di tempo glielo avrebbe dato.
«Mi raccomando, pensaci. Ora ti lascio lavorare… ci vediamo dopo»
Remus era confuso, e anche spaventato da quella situazione, era convinto di essersi messo l'animo in pace dopo tutti quegli anni, che il migliore amico fosse colpevole di una cosa orribile e che sarebbe marcito in quella prigione maledetta... ma adesso era arrivata Alexis Maxwell a destabilizzarlo nuovamente, e aveva anche ragione. L’amica stava aprendo la porta dello studio per andarsene.
«Ma, Alex…» «Sì?»
«Se una volta trovato confermasse tutto... cosa farai?» Ovviamente aveva preso in considerazione anche quell'ipotesi e sperava con tutto il cuore che non fosse così.
«Che domanda, Remus. Lo farò soffrire più di quanto abbia fatto per 12 anni ad Azkaban»
Il professore sgranò gli occhi, quell’idea era folle, e lei lo avrebbe fatto comunque, con o senza di lui.
«Va bene»
Lei sorrise, non credeva a quello che aveva appena sentito. Remus Lupin aveva acconsentito in così poco tempo? Le cose stavano cambiando notevolmente.
«Dai, sarà divertente! La vecchia banda di prefetti di nuovo riunita!»
Lupin rise, messa su questo piano poteva sembrare divertente, ma non lo era affatto.
Alexis uscì dal suo studio e si chiedeva cosa avrebbe potuto fare… erano le cinque del pomeriggio e mancavano due ore al banchetto. Decise di fare un giro ad Hogsmeade, aveva una grande voglia di andare da Mielandia e comprare qualche bacchetta magica alla liquirizia o un pacco di gomme bolle bollenti.
Sì incamminò, e sentì una strana sensazione di felicità che non provava da tempo: trovarsi lì comportava questo, in fondo Hogwarts era stato uno dei posti in cui lei era stata realmente felice. Alexis Maxwell poteva anche essere un Auror, ma detestava camminare. E nonostante si tenesse allenata lo sport non le piaceva affatto, lei era sempre stata una di quelli che guardava e tifava, non si era mai cimentata nel praticare qualcosa.
Faceva davvero troppo freddo quel giorno, il vento tirava forte e iniziava a non sentire più il viso, prese un piccolo specchio dalla sua borsa per poter vedere in che condizioni versava: a causa del vento la sua faccia pallida era arrossata e i suoi capelli lunghi e biondi sembravano un nido di uccelli.
«Oh cara sei davvero bellissima» ironizzò lei specchiandosi «pronta alla notte degli Oscar». Il suo riflesso non fu però l’unica cosa che vide allo specchio: quattro Dissennatori stavano volando alle sue spalle, pronti ad attaccarla. Buttò lo specchio in borsa e prontamente prese la bacchetta, quando si girò stavano già facendo quello che lei temeva di più: provavano ad infliggerle il bacio.
Sentiva le forze venir meno, ma nonostante questo scaricò sui Dissennatori il suo Patronus: un piccolo drago argentato uscì dalla sua bacchetta, e fu forte, perché i quattro incappucciati furono scaraventati via oltre il castello.
Non si sentiva affatto bene, era già capitato che si scontrasse con quelle creature, ma questa volta era stato diverso, erano in quattro contro uno. Con le poche forze che le erano rimaste si avviò verso Hogwarts, doveva subito sdraiarsi e mangiare qualcosa. Arrivò all’entrata del castello appena in tempo, perché varcata la soglia della scuola perse i sensi.
“Oh, per Merlino” pensò.
Nel frattempo qualcuno aveva assistito a tutta la scena, e pensò a quanto fosse brava la strega.

                                                                                                                   

                                                                                                            Ottobre 1972, Hogwarts
La giovane Maxwell era nella sala comune, quella mattina stranamente si era svegliata prima dei suoi compagni, era seduta a terra tenendo in braccio il suo gatto Hela che le faceva le fusa, un meticcio di tre anni che aveva portato da casa perché le sarebbe mancato di più di quanto le sarebbero mancati i suoi genitori.
«Alex! Non ti ho vista sopra e mi sono preoccupata, poi Laurenne mi ha detto che ti ha vista scendere… potevi dirmelo almeno!» Mary urlò con la sua voce squillante che non era molto piacevole sentire di mattina presto. L’amica si alzò dal pavimento tenendo il gatto ancora in braccio. «Dovresti ringraziarmi per non averti svegliata prima... perché Albert ancora non scende?» chiese Alexis.
«Non lo so, se fa tardi non lo aspettiamo, non voglio prendere un altro richiamo dal professor Ruf…»
Un mese era passato dall’inizio dell’anno scolastico e ormai Alexis viveva in simbiosi con i suoi amici Mary Wilde e Albert Mulliver. I tre continuavano a perdersi per la scuola e di conseguenza arrivavano in ritardo alla maggior parte delle lezioni. Alexis vide un ragazzino del primo anno come loro e lo fermò per chiedergli di chiamare il suo amico, ma mentre lo faceva vide Albert scendere dai suoi dormitori.
«Nulla Frank, è arrivato» il ragazzo annuì e se ne andò dai suoi amici. Alexis osservò il suo amico e notò che aveva un aspetto davvero terribile, come se non avesse dormito neanche un po’.
«Per tutti i folletti Albert, che ti è capitato stanotte? Sembra tu abbia lottato con un troll!» esclamò lei.
«Giorno Alex, Mary… non ho chiuso occhio stanotte… beh andiamo a fare colazione?» Mary lo fissò confusa.
«No no no… prima hai bisogno di una sistemata…» con un gesto della bacchetta ordinò i vestiti di Albert, ora aveva decisamente un’aria migliore. Mary sogghigno, soddisfatta del suo incantesimo.
«Va bene… grazie Secchionis» Alexis sorrise e l’amica la guardò male, avviandosi verso il ritratto della signora grassa. I due la raggiunsero e mentre Mary ragionava su tutte le lezioni che avrebbe dovuto seguire quel giorno, Albert e Alexis davano l’impressione di essere due zombie. Mary era un vero e proprio esemplare di secchionis rincitrullitis (come la chiamava Albert) passava ore intere a studiare e poteva infatti vantare una serie di Eccezionale in tutte le materie, tranne in una: Difesa contro le Arti Oscure. Era una delle sue piaghe e per quanto si sforzasse non riusciva a farsela piacere, aveva solo un "misero Oltre Ogni Previsione". Per Alex invece era diverso: era appassionata  di Trasfigurazione e Storia della Magia, studiava, ma come diceva Mary per “sopravvivere”. Era affascinata da Difesa contro le Arti oscure e studiarla le risultava facile e stimolante. Albert invece era letteralmente fissato con Erbologia, e si esaltava quando dovevano seguirne le lezioni.
Alexis alzò gli occhi al cielo e piena dei discorsi di Mary, cercò di cambiare argomento.
«Devo procurarmi una mappa o questa scuola non la impareremo mai» disse lei.
«Faresti bene. Ieri ho parlato con una ragazza del quarto anno e ha detto che a volte lei e i suoi amici si perdono ancora…» Alexis guardò l’amica e pensò che in qualsiasi momento della giornata era sempre impeccabile e in ordine: portava i capelli biondi legati da una treccia, in più i suoi occhi azzurri erano sempre svegli e attenti, il naso invece piccolo e un po’ schiacciato in viso contribuiva a farla sembrare meno altezzosa di quanto potesse sembrare. Notò anche come la guardava Albert… poteva essere che…?
«Guarda chi sta entrando Alex...» i pensieri della ragazza furono interrotti da un bisbiglio della bionda. Si girò e vide entrare “i Malandrini”, come si facevano chiamare, nella Sala Grande. Pensò che nonostante fossero completamente diversi tra di loro erano molto carini, fatta ad eccezione di uno: Peter Minus. Albert li guardava infastidito: non li sopportava per niente
«Sono così…» disse lui, ma fu interrotto da Mary. «…carini»
Albert sbuffò. «Volevo dire pieni di sé, e poi come si fanno chiamare? Malandrini… è ridicolo…»
Alexis inarcò le sopracciglia, non capiva perché l’amico non sopportasse così quella banda, neanche a lei ispiravano chissà quale simpatia, ma riteneva la reazione dell’amico quantomeno esagerata. Il pensiero che aveva avuto precedentemente continuava ad avere conferme.
«Beh Albert, che siano carini è un dato di fatto, non credo si possa negare. Dai non preoccuparti Mister, resterai sempre il nostro preferito» disse infine lei sorridendo e dando un morso a delle uova strapazzate.
«Credo semplicemente che Albert sia invidioso di loro…» disse Mary sfogliando un libro. Albert si fece rosso in viso e se la bionda avesse aggiunto altro sarebbe scoppiato.
«E di cosa sarei invidioso?!» chiese lui.
«Non è ovvio? - » Alexis le diede un calcio sotto il tavolo, era un chiaro avvertimento a non continuare la frase.
«Non c’è bisogno che tu le dia i calci! Oh lasciate perdere!» Albert s’infuriò e lasciò le due di sasso nella Sala Grande.
Alexis si girò verso l’amica e lei la guardò con lo sguardo imbarazzato e colpevole.
«Che c’è?! Non ho detto niente di strano, non iniziare con la predica…» e si rimise a leggere il suo libro sulla Storia di Hogwarts. La strega non poteva credere che Mary non si accorgesse di quanto fosse stata irritante con Albert, e stava iniziando a perdere la pazienza, così le chiuse il libro che fingeva di leggere per non incrociare il suo sguardo in faccia.
«Innanzitutto: io non faccio prediche, espongo le cose come stanno! E sei stata molto sgarbata con Albert e devi chiedergli scusa»
Si stavano alzando i toni e nel tavolo dei grifoni se n’erano tutti accorti dell’uscita di Albert, infatti adesso stavano osservando le due ragazze come se stessero vedendo un’opera teatrale.
Mary sgranò gli occhi e si alzò dalla panca, non credeva a quello che le aveva appena detto la sua amica.
«Oh oh oh! Guarda chi parla! Senti, Folletto: non chiederò scusa a nessuno né tantomeno ad Albert. Adesso devo andare a lezione. Non scomodarti a sederti accanto a me, buona giornata» e si avviò verso l’uscita.
Alexis alla parola folletto s’infuriò e si alzò anche lei, solo perché aveva gli occhi grandi e verdi non meritava l’appellativo folletto.
«Credimi Mary, se mi venisse l’idea di sedermi vicino a te o di rivolgerti minimamente la parola mi farei portare in infermeria, perché significherebbe che sto diventando pazza!» urlò con gli occhi dardeggianti.
Adesso tutti guardavano lei, tra cui i quattro malandrini: James Potter e Sirius Black se la ridevano di gusto mentre gli altri due erano chiaramente confusi.
«Giornata storta a quanto vedo!» disse James Potter, a quelle parole iniziarono tutti a ridere.
Si guardò intorno e si rese conto che la stavano osservando: era rimasta da sola. Infuriata e rossa come un peperone uscì dalla Sala Grande, giurando che non avrebbe mai più rivolto la parola alla sua amica. Ovviamente, non sarebbe stato così.




NOTE:
Ciao a tutti (: 
Ecco il secondo capitolo: iniziamo a conoscere un po' di più la protagonista e quali sono i suoi piani. Spero vi piaccia! Alla prossima. x

 

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Capitolo 3
*** - Novembre '93, Ottobre '72 - ***


Aprì lentamente gli occhi e si rese conto di essere in infermiera. Kingsley, Remus, la McGrannitt e Silente la fissavano come se fosse stata una statua in un museo.
«Va bene… che è successo?» chiese lei mantenendosi la testa che le doleva ancora.
«In realtà, vorremmo saperlo anche noi» rispose Kingsley confuso.
«Già, ti abbiamo trovata svenuta nell’atrio della scuola. Ci hai fatto prendere un bello spavento!» fece eco Lupin. Anche Madama Chips, che stranamente aveva lo stesso aspetto di quando Alexis frequentava la scuola, rientrò in infermeria molto preoccupata.
«Ringraziando Merlino si è svegliata! Ci ha fatto prendere un colpo, signorina! Ricordo quando stava a scuola e svenne…» . L’Auror la fermò, non voleva che la donna raccontasse di quando al primo anno di scuola svenne durante una partita di Quidditch.
«Ah ah ah sì, divertente, ma ora sta bene. Davvero » non fu del tutto convincente perché le venne una fitta molto dolorosa alla testa e dovette stendersi di nuovo.
«Quindi signorina Maxwell, cosa è successo prima?» adesso fu Silente a chiederle dell’accaduto, e non potette far altro che raccontare.
«Stavo andando ad Hogsmeade per…» si interruppe, di certo non poteva dire ad Albus Silente che si stava recando ad Hogsmeade per le gomme bolle bollenti «…fare un giro, non ci tornavo da tempo. E beh, mentre camminavo sono stata accerchiata da quattro dissennatori…». Il resoconto fu interrotto da Madama Chips, che cacciò un gridolino spaventato, tutti si voltarono verso di lei a guardarla e l’infermiera ammutolì.
«E loro hanno iniziato contemporaneamente a… avete capito» fu nuovamente interrotta, ma questa volta dalla McGrannitt. «INSIEME?! PER TUTTI I FOLLETTI, ALBUS…» Silente con un cenno disse ad Alexis di continuare.
«Ho evocato un Patronus e li ho mandati via, dopodiché sono corsa verso il castello perché sentivo di star perdendo le forze. Sono arrivata appena in tempo» disse abbozzando un sorriso per cercare di sdrammatizzare la situazione. Madama Chips le si avvicinò con una barretta di cioccolato «Devi mangiarla tutta, o non ti sentirai meglio. Quei dannati dissennatori… prima Potter, poi lei!»
Alexis sentendo Potter sgranò gli occhi. «Potter? Che è successo?»
«Sul treno venendo qui, un dissennatore è salito a bordo, conosci già l’accaduto. Harry… Potter, è svenuto. Per fortuna ero nel suo stesso scompartimento. Sta bene, nulla di cui preoccuparsi» disse Remus con un sorriso.
Fu un sollievo per lei, il povero Harry aveva avuto la sua stessa reazione e provò una grande rabbia per quelle creature, non capiva come il ministero potesse affidarsi a loro.
«Per quanto il Ministero cerchi di controllarle i Dissennatori sono creature malvagie, sono totalmente contraria al loro utilizzo» disse l’auror. Fece per alzarsi, ma Madama Chips le andò incontro agitata.
«No no no, lei deve stare qui a riprendersi! Non può andare già via, mi dispiace» disse l’infermiera.
Alexis si girò verso Silente pregando che lui capisse di doverla liberare dalla donna, perché solo lui l’avrebbe convinta a lasciarla andare. Ovviamente capì.
«Poppy sono sicuro che Alexis si stia già riprendendo e che stasera sarà in grado di lavorare, è una donna cresciuta ormai» disse calmo a Madama Chips, poi aggiunse «Sarà meglio andare al banchetto. Su venite!»
Andando via l’infermiera continuò a farle diverse raccomandazioni: “Mangi, stia attenta, si riposi!”, ma pensò a come cavolo avrebbe potuto fare a riposarsi d’ora in avanti. Andò al banchetto e prese Remus a braccetto, era troppo eccitata  e non potette fare a meno di sentirsi nuovamente una quattordicenne.
«Mi hanno fatto ricordare prima quando svenisti al primo anno alla partita di Quidditch... il bolide ti arrivò giusto in faccia vero?» disse Lupin ridendo. Erano passati almeno vent’anni da quel giorno ma Alexis ancora non ce la faceva a riparlarne, non solo per il dolore causato dal bolide ma anche dall’imbarazzo che ne seguì.
«Oh ma stai zitto!» esclamò lei.
Entrò in sala grande che era ancora vuota, fatta eccezione di qualche studente, passò davanti al tavolo che era dei Grifondoro e per un momento rivide le ombre del passato sedute a quel tavolo: vide lei, ridere per Mary e Albert che battibeccavano, vide Remus e Peter confabulare tra di loro, vide James che chiedeva a Lily di uscire per l’ennesima volta e infine vide anche lui, che esclamava “Sei un caso perso, Ramoso”.
Non si rese conto di essere arrivata al tavolo dei professori fin quando non fu chiamata da una voce piatta e sottile.
«Che bella sorpresa, Maxwell» Alexis alzò gli occhi al cielo, Severus Piton era una delle ultime persone che avrebbe voluto vedere. Si girò e abbozzò il sorriso più finto che riuscisse a fare.
«Severus, salve» disse.
«Certo che non deve essere semplice per te dover catturare Black dopo il rapporto che avevate in passato» disse il professore di pozioni con voce tagliente.
«No, non lo è» rispose lei con grande sincerità. Lei e Severus si erano conosciuti durante il primo anno di Alexis ad Hogwarts grazie a Lily, non erano grandi amici ma non si detestavano neanche. Poi un giorno, il rapporto si deteriorò interamente quando lui insultò l’amica chiamandola sporca mezzosangue. Non fu mai più perdonato da quella volta.
«Ma… immagino saprai già che deve essere preso per quello che ha fatto. Lui lo merita».
La guardava fisso negli occhi per cercare di captare qualsiasi segno che potesse tradirla: ma lei era più furba di lui, e sapeva bene quello che stava provando a fare, non gli avrebbe dato alcuna soddisfazione e né tantomeno gli avrebbe fatto capire qualcosa. «Ti ringrazio Severus per la tua preoccupazione su come svolgo il mio lavoro, ma immagino saprai già che lo faccio perfettamente da più di dieci anni ormai, so cosa Black merita. Io e Kingsley faremo del nostro meglio» disse sorridendo. Lui in tutta risposta fece una specie di ghigno schifato.
 «Ovviamente» disse.
La sala grande iniziò a riempirsi per la cena e Alexis riconobbe Harry, che era sempre più la fotocopia di James, accompagnato da due ragazzi: una ragazza dai capelli ricci e uno alto con i capelli rossi, doveva essere uno dei fratelli di Charlie Weasley. La maggior parte degli studenti aveva notato le due nuove presenze al tavolo dei professori e li fissavano incuriositi. Il Preside con eleganza si alzò dal suo posto e andò allo scrittoio a forma di gufo per poter dare gli aggiornamenti agli abitanti di Hogwarts.
«Buonasera, buonasera! Sono sicuro che avrete già notato i due nuovi volti al tavolo degli insegnanti. D’ora in avanti avremo l’onore di ospitare due Auror del Ministero: Kingsley Shacklebolt e Alexis Maxwell. Immagino vi stiate chiedendo il motivo… siamo tutti a conoscenza dell’avvenimento dell’altra notte e il Ministro della magia ha voluto che le forze per poter prendere Sirius Black venissero amplificate. Spero che ora siate più tranquilli, vi lascio cenare».
Terminata la cena i due colleghi si avviarono verso l’entrata del castello. Stava per iniziare il lavoro vero e proprio.
«Allora, facciamo a turni: io inizierò dall’interno, tu dalla foresta probita. Ogni ora ci ritroviamo qua e cambiamo, va bene per te?» chiese Kingsley. Alexis annuì e senza dire altro si avviò verso la grande foresta.
Quel posto non le piaceva per niente e le incuteva un po’ di timore, ma nonostante questo camminava decisa.
Lei era una Grifondoro: Audacia, fegato e cavalleria fanno di quel luogo uno splendore. Non poteva essere spaventata dalla foresta proibita! Prese la vecchia mappa che utilizzava quando frequentava ancora Hogwarts, la foresta era immensa e non poteva rischiare di perdersi o di non riuscire a tornare più indietro. La guardò: vide le orme dei suoi piedi ferme vicino a quella che era la capanna di Hagrid, funzionava ancora. Decise di non accendere alcuna luce per non farsi notare. Andava avanti piano per non rischiare di cadere o di scontrarsi con qualche albero, ma man mano che proseguiva la foresta si infittiva, tutto diventava più scuro e dovette fare illuminazione. «Lumos» disse guardandosi intorno. Quell’incantesimo per quanto semplice era uno dei suoi preferiti, le ricordava una frase di Silente che disse durante il suo ultimo anno alla scuola di magia, quando l’ombra di una guerra era sempre più forte.
                            "La felicità la si può trovare anche negli attimi più tenebrosi, se solo uno si ricorda di accendere la luce."

Sentì un rumore venire dalla sua destra, fu appena percettibile, come un ramo che veniva schiacciato: si girò di scatto ma non vide nulla. Forse si era soltanto impressionata. Mentre iniziò a incamminarsi sentì di nuovo lo stesso rumore e giurò di aver visto una figura nera in lontananza, corse più che poteva ma la nebbia era così fitta che non riuscì a vedere nient’altro. Se l’era immaginato o aveva davvero visto un cane nero poco lontano da lei? Abbassò lo sguardo per cercare qualche prova, e le vide: orme di zampe. Si inginocchiò per vederle meglio, erano di due animali. Un paio erano troppo piccole, sembravano quelle di un gatto… ma le altre, non c’erano dubbi che fossero quelle di un cane. Un ghigno soddisfatto si formò sulla sua faccia.
“Ben fatto, idiota” pensò il cane che si era trasformato ed era tornato alla sua forma originale, stava appoggiato ad un albero e aveva il fiatone per quanto aveva corso. Non sapeva che cosa avesse pensato quando scorse quella luce e si era accorto che fosse lei, voleva soltanto vederla un po’ più da vicino. Il gatto arancione era lì a fargli le fusa, era l’unico amico che aveva al momento.
«Vieni gatto, abbiamo un topo di fogna da prendere».
                                                                                            Ottobre 1973, Hogwarts
Alexis e Albert non parlavano con Mary Wilde da ormai da due settimane, nessuno aveva provato a fare il primo passo per potersi ricongiungere, ognuno era convinto di aver ragione. Quel giorno non si parlava di altro: della partita di Grifondoro contro Cornovero di Quidditch, era la prima partita a cui Alexis avrebbe assistito nella scuola e si sentiva davvero eccitata. Col fratello ne aveva parlato tante volte, non solo perché era erano grandi tifosi delle Vespe di Winbourne, ma lui giocava nella squadra di Grifondoro come battitore lì ad Hogwarts. Era a pranzo con il suo amico Albert quando fu chiamata da suo fratello Richard.
«Vostra Grazia» utilizzava quel nome per prenderla in giro, diceva che a casa era trattata come una principessa, ma ovviamente Alexis diceva che non era vero. «Oggi verrai alla partita vero?»
«Sì. E spererò con tutto il cuore che tu cada dalla scopa» rispose lei guardandolo male. Richard rise e dandole un leggero schiaffo dietro la testa se ne andò. Alexis sentì delle ragazze che cinguettavano tra di loro guardando il fratello, il pensiero che a qualcuna potesse piacere Richard le diede il voltastomaco, perché per lei era l'equivalente di un orso allo stato brado. I due fratelli si somigliavano tantissimo: avevano preso entrambi i capelli scuri dei Maxwell e gli occhi chiari dei Brickenden. Ma di carattere non si somigliavano per niente.
Finito il pranzo i due amici andarono al campo di Quidditch, salirono sugli spalti ma a loro sorpresa erano già mezzi pieni. «Oh Alex, io non ce la faccio a stare alzato tutto il tempo!» si lamentò Albert guardandosi intorno. I due cercavano disperati dei posti quando videro la loro amica Mary seduta affianco a due ragazze di Serpeverde.
«Vedi anche tu quello che vedo io?» chiese Alexis con gli occhi fissi sulla loro amica. Albert rimase a bocca aperta e fece senno di sì con la testa. Doveva immaginarlo che Mary conoscesse i ragazzi di Serpeverde, in fondo la sua famiglia era formata soltanto da maghi purosangue che erano sempre stati in quella Casa, forse la cosa era meno grave di quanto appariva, o forse no…
Poi vide dei posti appena sotto a Mary e alle due serpi, Alexis e Albert corsero e chiesero ai ragazzi che erano seduti lì se fossero occupati.
«Ragazzi… scusate…» chiese la giovane Grifondoro timidamente a una studentessa dai lunghi capelli rossi  «sono occupati questi posti?» fu un ragazzo a risponderle, e con grande sorpresa di Alexis era uno dei quattro Malandrini, Remus Lupin. Era un ragazzo molto pallido con dei graffi sul viso, si chiese come mai avesse l’aria così malata. «No, no… sedetevi» disse con un lieve sorriso.
«Ok… Albert qua sono liberi» l’amico però si era già dileguato e si trovava avanti gli spalti che urlava tutto eccitato con gli altri studenti della loro casa. Lei e gli altri due ragazzi risero alla vista quasi comica del tifoso impazzito.
«E’ la prima partita a cui assistete?» chiese la studentessa al suo fianco. Alexis si girò e notò che la ragazza aveva un paio di occhi verde scarlatto davvero belli.
«E’ così evidente?» rispose lei guardando imbarazzata l’amico che continuava ad urlare. «Un po’… ma non ti preoccupare, c’è gente dell’ultimo anno che va davvero fuori di testa. Io comunque sono Lily… Lily Evans. Tu invece…?» chiese lei porgendole la mano, Alexis ricambiò il gesto sorridendo. «Alexis Maxwell».
Guardando l’amico non potette fare a meno di raggiungerlo, era presa da una strana euforia, le venne voglia di urlare con lui e si unirono ai cori dei ragazzi di Grifondoro.
«Benvenuti ragazzi alla prima partita della stagione!» udirono la voce del commentatore ed era segno che la partita stesse per iniziare «Oggi giocheranno la grande e magnifica squadra della casata del sottoscritto, Sirius Black, il sublime… sì professoressa McGrannitt la smetto di ripetere quanto sono magnificente… come dicevo oggi giocheranno i Grifondoro capitanati dal portiere Benjamin Smith!» un grande applauso partì dai grifoni.
«Sì! Grande Ben!» applaudì Sirius Black. Alexis pensò che un commentatore meno imparziale di quello non lo potessero trovare.
 «…contro Corvonero, capitanati dal cercatore Damian Taylor!»
Un applauso meno festoso e più composto partì invece dagli studenti di Corvonero. In quel momento la grifondoro si disse che era stata una fortuna a non essere stata smistata in quella casa perché non la rappresentavano per niente, tra i Grifondoro sentiva di appartenere a qualcosa e che finalmente aveva trovato altri ragazzi come lei.
I giocatori entrarono in campo e Alexis vide il fratello, provò un grande senso di orgoglio e fierezza vedendolo volare sul suo manico di scopa.
«Madama Bumb lancia la pluffa… e la partita ha inizio! Maxwell prende la pluffa… sfreccia verso la porta dei Corvonero ma… HEY! QUELLO E’ UN FALLO! RIGORE! Viscido di un Trevor…» ma prima che potesse lanciare epiteti poco gentili verso uno dei battitori di Corvonero, la McGrannitt fermò il commentatore.
«BLACK, COMMENTI LA PARTITA E BASTA!» urlò.
«Sì Professoressa… niente rigore per i Grifondoro, anche se il fallo è stato evidente per tutti!»
Alexis e Albert si misero a ridere, come prima partita di Quidditch era bizzarra più di quanto avessero immaginato. Dopo quasi un’ora di partita, in cui i Corvonero erano in vantaggio per 120 a 100, il cercatore di Grifondoro James Potter aveva visto il boccino d’oro: lo vedeva sfrecciare sulla sua scopa inseguito da Damian Taylor… ma James era più veloce, stava quasi afferrando il boccino quando videro uno dei Cacciatori di Corvonero tirare un bolide destinato a Richard Maxwell, ma la palla colpì il Maxwell sbagliato… l’ultima cosa che sentì prima di svenire fu un grande boato dello stadio.
«Per tutti i folletti, mica è morta?!» urlò il commentatore preoccupato.
Sentiva delle voci venire da lontano, come se stesse sognando.
«Perché ancora non si sveglia?» «Prova tu ad avere un bolide in piena faccia e poi vedi quando ti svegli! E’ fortunata ad essere viva...» «Esagerati...»
Apriva lentamente gli occhi, e vide i volti di Albert, Mary, Lily Evans e Remus Lupin che la studiavano preoccupati a pochi centimetri di distanza.
«Per favore… mi state facendo soffocare…» disse Alexis sorridendo. Gli amici fecero una smorfia, forse il suo sorriso in quel momento non aveva un’aria molto rilassata.
«Oh, si è svegliata! Menomale…» esclamò Mary abbracciando l’amica. Alexis fu felice di quell’abbraccio e solo in quel momento si rese conto di quanto le fosse mancata. «Mi dispiace Alex…» disse guardandola con le lacrime agli occhi.
«Anche a me… ma adesso va tutto bene. Cosa è successo dopo che sono svenuta? Ricordo solo che Potter stava per prendere il boccino…» disse Alexis con voce leggera, si sentiva stordita e aveva un gran dolore sulla fronte.
«Ehm… abbiamo vinto, James ha preso il boccino. Ma dopo che hai avuto il bolide sulla faccia beh… tuo fratello e gli altri si sono infuriati ed è partita una rissa con i Corvonero… Silente si è arrabbiato molto… ma da quanto ho capito riceveranno solo una punizione entrambe le squadre» rispose Albert cauto.
«Credo che le due squadre siano ancora in ostaggio dalla professoressa McGrannitt…» disse Lupin ridendo.
«Ci siamo tutti spaventati tanto… avere un bolide in piena faccia non è una cosa molto piacevole…» disse Lily mettendole una mano sulla spalla.
«Direi proprio di no…» rispose Alexis. Poi all’improvviso sentirono una donna urlare fuori l’infermeria.
«ANDATE , TUTTI QUANTI! QUESTA E’ UN’INFERMIERIA, NON UNA SALA FESTE! NO BLACK, LEI E MINUS NON POTETE ENTRARE… NON MI INTERESSA CHE IL SIGNORINO LUPIN SIA DENTRO! CI SONO PAZIENTI, NON OPERE D’ARTE QUI DENTRO! VIA!»
Sgranarono tutti gli occhi quando videro l’infermiera entrare infuriata: era Madama Chips, Alexis aveva sentito parlare di lei ma non l’aveva mai vista prima. Era molto strano che una donna così piccola potesse urlare così tanto.
«Che ci fate ancora qui? Su… su… andate via, vedrete la vostra amica domani, ora deve solo riposare»
I ragazzi non dissero niente, probabilmente impauriti che l’infermiera potesse scagliargli addosso qualche altro urlo isterico come quello di prima. Salutarono l’amica e uscirono lasciandola sola. Alexis sospirò e guardò fuori la finestra, se dopo un mese erano successe così tante cose non osava immaginare negli anni successivi cosa sarebbe capitato.



NOTE:
SALVE!
Ecco il terzo capitolo... come potete vedere ho aggiunto una frase di Silente che dice nel terzo film, la trovo davvero bellissima e penso sia anche a tema col periodo che stiamo vivendo... 
Mi scuso per qualche probabile errore ma l'ho scritto abbastanza di corsa e l'ho riletto solo una volta, inizio ad essere esaurita per gli esami :-)
Spero come sempre che il capitolo vi piaccia, sarei felice se lasciaste una recensione! A presto <3

 

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Capitolo 4
*** - Novembre '93, Maggio '73 - ***


Uscì dalla foresta proibita, continuando a sorridere e parlottare da sola, se qualcuno l’avesse vista avrebbe giurato che la strega fosse pazza.
«Nella foresta… lo sapevo…» fu interrotta alla vista di due ragazzi che corsero a nascondersi dietro la capanna di Hagrid. Andò a vedere chi fossero i due studenti così stupidi da sgattaiolare di notte fuori dalla scuola con un evaso di Azkaban in circolazione.
Con sua grande sorpresa non c’era nessuno, ma era sicura di averli visti. Girò tutta la casa di Hagrid, ma dei tre studenti non ce n’era traccia. Aveva già vissuto una situazione simile, tanti anni prima… ma lì c’erano James e Sirius con il mantello dell’invisibilità, non poteva essere… a meno che…
Fece la stessa cosa che fece anni prima, quando scoprì i due durante una notte di ronda da prefetto.
«Accio mantello» e proprio come aveva preventivato, si ritrovò con il vecchio mantello dell’invisibilità di James tra le mani. Alzò gli occhi e davanti a lei c’erano Harry Potter e il suo amico a fissarla sbigottiti.
«Miseriaccia» esclamò il ragazzo dai capelli rossi.
«Lei… come…» disse Harry guardando il mantello del padre nelle mani dell’Auror.
Alexis rise vedendo i due ragazzini così sconvolti, e cercò di dare il meglio per sdrammatizzare la situazione.
«Ciao, Harry» disse sorridendo «sai, il mantello di James non è cambiato di una virgola nonostante gli anni» si avvicinò a lui e glielo porse. Harry continuava a fissarlo accigliato, l’amico aveva la bocca aperta.
«Lei conosceva mio padre? E come sapeva…?» chiese il possessore del mantello indicandoglielo.
«Vi ho visti e poi siete scomparsi. Ho già vissuto una scena del genere… proprio con tuo padre, notte sfortunata per andare in giro no? Che cosa stavate facendo?» chiese lei incrociando le braccia e sentendosi come un prefetto invecchiato.
«Ehm…» i due si fissarono nel panico, Alexis continuava a guardarli aspettando una risposta.
«Stavamo… il professor Piton ci ha assegnato una ricerca da portare domani, e noi… ehm… non l’abbiamo fatta. Così siamo venuti adesso per prendere le cose…» rispose Harry guardandola negli occhi, l’amico continuava a fissare l’erba come se ne stesse studiando tutti i colori.
«E? Le avete prese queste cose?» chiese Alexis. I due annuirono e alzarono le braccia facendo vedere delle strane erbe tra le mani, non stavano mentendo.
«Bene. Non avrei sopportato l’idea di Piton che fa crollare vertiginosamente i punti a Grifondoro» disse l’Auror annuendo, ora la bocca dell’amico di Harry equivaleva ad un buco nero.
«Non vi porterò dalla professoressa McGrannitt, perché, a sua ragione, staccherebbe la clessidra dalla Sala Grande pur di punirvi…» fu interrotta da grandi sospiri dei due ragazzi, come se alla pronuncia di McGrannitt avessero finito di respirare.
«Ma…»
«Oh, Miseriaccia...»
«…ma vi porterò dal professor Lupin e vi assegnerà una punizione. Cosa vi ha detto il cervello quando siete usciti così tardi? C’è Sirius Black libero e voi ve ne fregate come se non fosse affar vostro?!»
«Avevamo il mantello! Insomma, mica Black può vederci attraverso?» chiese il rosso nel panico. Harry invece restava in silenzio, pensando che l’Auror tenesse ragione e che avevano rischiato troppo.
«Io non ci vedo attraverso ma vi ho visti comunque, no? Su, andiamo, e mettetevi il mantello… non vorrete incontrare qualcun altro immagino» disse lei mettendosi dietro i due ragazzi e guardandosi intorno. La voce di Moody le riecheggiò nella mente «Vigilanza costante, Maxwell»
Entrando nel castello Alexis si diede il cambio con Kingsley, che batteva il piede a terra impaziente.
«Quanto ci hai messo? Stavo venendo a cercarti» disse avvicinandosi alla collega. Alexis non sapeva se dire o no delle sue intenzioni a Kingsley: si fidava di lui, era da anni la sua spalla e spesso lo considerava come un amico, ma in quel caso come avrebbe reagito? Sperando che quella sera non incontrasse nessun cane nella foresta, Alexis decise di lasciar perdere per il momento. «Oh no non preoccuparti… mi sono lasciata prendere dal fascino della foresta» disse lei ironicamente facendo spallucce. Kingsley annuì, abituato alle affermazioni strane della collega, così andò via verso il parco della scuola.
«State qui?» chiese l’Auror ai due ragazzi, uno di loro tossì e capì che non se n’erano svignati via.
«Quindi… conosco te, Harry, il tuo amico invece come si chiama?» disse Alexis sporgendo la testa verso i due accompagnatori.
«Ron… Weasley» rispose il ragazzo dai capelli rossi, come lei aveva pensato, era il fratello di Bill Weasley, la zazzera di capelli rosso carota era un marchio inconfondibile di quella famiglia.
«Lo sapevo! Conosco tuo fratello Bill, vi somigliate tantissimo» esclamò lei sorridente.
Non sapeva se Ron avesse risposto perché Pix il Poltergeist, con il solito cappello arancione e le scarpe a punta da elfo, si materializzò sulle loro teste.
«Guarda guarda chi c’è! La Maxwell prefettina prefettuccia…» urlò facendo un pernacchio. Alexis alzò gli occhi al cielo, aveva pensato che fosse bello anche rivedere Pix, solo però se lui l’avesse ignorata.
«Ciao Pix» rispose lei continuando a camminare.
«Peccato che non abbia nessun bolide a portata di mano, so che ti piacciono tanto… he he he» disse Pix che svolazzava al suo fianco.
«Oh sì, un vero e proprio peccato» rispose Alexis atona, credette che Pix se ne fosse andato, quando lo udì canticchiare qualcosa.
«Maxwell Maxwell ad Hogwarts deve stare e di nuovo quel cane deve cercare, proprio lei lo scoverà o con lui fuggirà…» Alexis sgranò gli occhi, per lei quella canzoncina faceva capire un po’ troppo: prese la gomma da masticare che stava mangiando, puntò la bacchetta verso il poltergeist e disse «Waddiwasi!» la cicca andò ad infilarsi nell’orecchio di Pix che ululante fluttuò via verso il piano superiore del castello.
«Lo usavamo sempre per mandarlo via e noto con piacere che funziona ancora» disse soddisfatta guardando verso il punto dove il fantasma era fuggito via.
Arrivarono all’ufficio di Lupin, Alexis bussò e un Remus assonnato andò ad aprire la porta.
«Alex! Che ci fai qua?» chiese sbadigliando e guardando l’orologio al polso.
«Ho un regalo per te» esclamò lei mimando una sorta di inchino. Tirò il mantello da Harry e Ron e li mostrò come se stesse mostrando degli oggetti dal valore inestimabile.
«Mh, inutile chiedere cosa ci facciano qui… entrate» disse Remus spostandosi e  facendo loro segno di entrare nel suo ufficio. «Quindi, dove li hai trovati?» chiese il professore incrociando le braccia e appoggiandosi alla sua scrivania. I due studenti continuavano a guardare a terra imbarazzati. Alexis sorrise a quella scena: vedere Lunastorta nelle vesti di professore era più che strano.
«Nel parco… stavano cercando qualcosa per Piton. Guarda la paura verso Pozioni cosa spinge a fare agli studenti… di uscire di notte per cercare delle piante» disse lei sarcastica sedendosi su una sedia incrociando le gambe e appoggiando un braccio sulla spalliera.
«Oh no credimi, per questi due ogni motivo è lecito per uscire a qualsiasi ora…» rispose Lupin.
«Mi ricorda qualcuno» disse Alexis tossicchiando e guardando in cielo.
«Mi dispiace ragazzi: 20 punti in meno a Grifondoro e una settimana di punizione nel mio ufficio. Ora andate a letto, Alexis vi accompagnerà alla torre» disse lui mettendogli le mani sulle loro spalle.
«Harry, Ron: c’è un evaso in giro che è riuscito ad entrare una volta alla torre di Grifondoro, non dovete più farlo» disse Alexis guardandoli negli occhi: il suo tono era calmo ma i due erano sicuri che quello fosse stato un ordine. Annuirono, salutarono in coro il professor Lupin e si avviarono verso la Sala Comune della loro casa.
 
Maggio 1973
L’anno scolastico con l’arrivo di maggio stava quasi terminando. Alexis, Mary e Albert approfittavano di quella bella giornata primaverile per studiare nel parco di Hogwarts all’ombra di un grande faggio.
«Etciù! Io – odio – la – primavera» si lamentò Alexis stendendosi a terra sull’erba.
«A me invece piace così tanto, inizia il periodo che amo di più dell’anno…» disse Mary con aria sognante.
«Cosa farete durante le vacanze?» chiese Albert chiudendo irritato il libro di Trasfigurazione e gettandolo lontano da lui.
«Forse andremo di nuovo in Italia al mare, non è nulla di sicuro ancora… tu?» disse Alexis.
Albert si alzò eccitato e sfoggiò un sorriso che le amiche non gli avevano mai visto prima.
«Andrò alla coppa del mondo di Quidditch! Sono così eccitato, perché non convincete le vostre famiglie a venire? Così ci incontriamo!»
L’idea di andare alla coppa del Mondo ancora non si era tolta dalla testa di Alexis, sapeva che fratello e cugini volessero andarci ma la madre Isabelle era stata chiara sul fatto che lei non ci sarebbe andata, era troppo piccola per poter decidere autonomamente. Il padre babbano non poteva assistere alla manifestazione e la moglie non voleva lasciarlo solo durante l’estate. Ma ad Alexis questo non importava: era abbastanza cocciuta da volerci provare finché non avrebbe avuto l’approvazione dei suoi.
«Glielo chiederò di nuovo, da strega non possono negarmi la coppa del Mondo. I miei possono farsi una vacanza romantica senza la figlia!» esclamò la studentessa corrucciata.
«Grande! E tu, Mary?» chiese Albert all’amica sorridendo.
Mary sorrideva ma Alexis ebbe l’impressione che non fosse sincera, e sapeva anche perché. I genitori di Mary avevano mandato alla figlia alcune lettere durante l’anno dove disapprovavano il fatto che lei frequentasse una Mezzosangue e un Nato Babbano. Mary non ne aveva mai parlato con gli amici ma Alexis lo sapeva perché aveva letto una di quelle tante lettere, e quando chiese spiegazioni all’amica lei disse soltanto di farsi gli affari suoi. Albert non sapeva nulla, e lei capiva che Mary ignorando le ammonizioni dei genitori dimostrava l’affetto che provava verso loro due e non poteva far altro che mantenere il segreto.
«Sì, forse » rispose lei evasiva tornando a leggere un libro enorme che quasi sicuramente pesava più di lei.
Albert inarcò un sopracciglio, confuso, si creò un momento di imbarazzo che fu interrotto dal fratello di Alexis, Richard, che corse verso la sorella nel panico.
«Ciao! Alex! Mi serve un favore!» disse lui affannato e guardandosi intorno con aria circospetta, come se aspettasse che chiunque da un momento all’altro lo aggredisse.
«E immagino che non abbia possibilità di rifiuto. Ma che cavolo guardi?!» urlò lei guardando dove il fratello fissava ansioso.
«Shh! Non urlare! Senti, mi serve che tu prenda questa cosa in custodia» si appoggiò sulle ginocchia e mise tra le mani della sorella una comunissima ricordella. Alexis lo guardò accigliata.
«Sei nel panico per una ricordella? Sapevo fossi stupido ma non a questi liv - »
«ZITTA! NON DIRE RICORDELLA!» la ammonì lui mettendole una mano sulla bocca, la sorella sgranò gli occhi e pensò che il fratello fosse davvero fuori di testa. «Alex, su questa ricordella c’è inciso il nome del bisbisbisnonno di quell’idiota di Macnair di Serpeverde, sono così idioti da doversi tramandare una ricordella per generazioni. Ieri abbiamo avuto una discussione e io oggi gliel’ho rubata, ho bisogno che la tenga tu perché nessuno sospetterà di te, ok? Puoi farlo?» chiese il fratello guardandola negli occhi.
«Perché non la nascondi nel tuo baule o da qualche parte dove nessuno può trovarla?» chiese la sorella girandosi la ricordella tra le mani.
«NASCONDILA!» urlò lui coprendo l’oggetto con la veste di Alexis. «Non posso! La McGrannitt mi ha già minacciato che se avessi iniziato un’altra faida con quei vermi di Serpeverde mi avrebbe tolto dalla Squadra di Quidditch, non posso Alex! Per favore!» disse lui facendo trapelare il panico nella voce.
«Devi davvero amare il Quidditch se sei arrivato a chiedermi una cosa per favore… sì, ok, la tengo. Mettila qua» aprì la sua borsa e il fratello, guardandola incredulo, fece cadere la ricordella al suo interno.
«Va bene, stai calma, portala da qualche parte nel tuo dormitorio e non succederà niente» disse lui alzandosi e pulendosi la veste da tracce di erba.
«Onestamente quello che dovrebbe calmarsi in questo momento sei tu, Richard» esclamò Mary continuando a tenere il capo abbassato sul suo libro.
«Tu! Mezzosangue!» i quattro si girarono di scatto e videro Macnair con altri della banda di Serpeverde arrivare verso di loro.
«Come mi hai chiamato?!» urlò furioso Richard verso la Serpe, Alexis lo trattenne per il mantello, non voleva che la discussione sfociasse in qualche rissa. «Hey! Il Quidditich, ricordatelo!» il fratello però non l’ascoltò e strattonandosi dalla sua presa alzò la bacchetta e la puntò verso Macnair, che di rimando fece la stessa cosa.
«Hai qualcosa che mi appartiene, Maxwell» disse puntandogli la bacchetta contro. Ora attorno a loro la gente stava aumentando, curiosi di vedere cosa stesse succedendo tra quei due.
«Perché cavolo dovrei avere qualcosa di tuo, Macnair?» rispose Richard sbeffeggiandolo.
Lo studente di Serpeverde, però, divenne rosso in faccia e urlò «Accio ricordella!» e così l’oggetto si catapultò dalla borsa di Alexis tra le mani di Macnair.
«L’hai data a tua sorella! Così codardo da affidare il tuo bottino alla sorella minore, o è stata la piccola Mezzosangue a prenderla per te?» disse schifato puntando la bacchetta verso di lei. A quel punto Richard scattò come una furia e si tuffò sopra Macnair, e gli sferrò un pugno, lui si difese dandogli un calcio nelle parti intime. La sorella si lanciò per prendere le difese del fratello e, con scarsi tentativi, cercava di dividere i due.
«Cosa sta succedendo?!» fu la professoressa McGrannitt, la rissa ormai era impossibile da non notare e arrivò sul luogo su tutte le furie. «Macnair! Maxwell, dal preside!» fissò confusa Alexis, non aspettandosi che anche lei fosse immischiata tra gli affari di quei due. «Tutti e due» aggiunse voltandosi infuriata.
I tre andarono nell’ufficio del preside, Richard non riuscendo a camminare per il dolore e Macnair tenendosi la mano premuta sopra all’occhio dove il Grifondoro gli aveva scagliato il pugno. Alexis invece era muta e teneva gli occhi spalancati, non aveva mai immaginato che la prima volta che sarebbe andata nell’ufficio del preside sarebbe stata per una rissa. Che figura ci avrebbe fatto?
«Professor Silente, ho trovato questi due ragazzi prendersi a pugni nel parco della scuola» disse la McGrannitt indicando i due ragazzi, e poi, indicando Alexis e guardandola con aria addolcita aggiunse «e la signorina Maxwell che cercava di dividerli».
La ragazzina guardò Silente che la guardava sorridendo, forse non stava pensando così male di lei come si aspettava che avrebbe fatto. Macnair, senza che nessuno gli desse il permesso di parlare si alzò dalla sedia infuriato.
«Hanno rubato la mia ricordella!» urlò puntando il dito verso Richard alle sue spalle.
«Ha chiamato me e mia sorella Mezzosangue! Voleva offenderci! Come facevo a non reagire?!» urlò Richard di rimando.
Alexis alzò gli occhi al cielo «idioti» pensò.
«Le vostre azioni non sono giustificabili, entrambi riceverete una punizione decisa dal Capo della vostra Casa, in questo caso dal professor Lumacorno e la professoressa McGrannitt» sentenziò Silente calmo.
Il capo della casa di Grifondoro si girò verso Richard «Ti avevo avvertito, Maxwell. Non posso sorvolare avanti ad un furto. Mi dispiace».
Richard era quasi sul punto di svenire «No, professoressa per favore. Mi metta in punizione per un mese… un anno… a vita, ma non mi tolga il Quidditich!»
«E’ la mia ultima parola» disse lei guardandolo sconfortata.
Alexis si girò verso il fratello, pensò che se avesse ammesso che era stata lei a rubare la ricordella forse avrebbe potuto salvare Richard e che in fondo a lei non avrebbe avuto questa grande punizione.
«Professoressa… ho preso io la ricordella di Macnair, l’ho sentito chiamare mio fratello mezzosangue e ho pensato di… fargliela pagare. Mi dispiace» disse guardando a terra. Richard sgranò gli occhi, la McGrannitt inarcò un sopracciglio e Macnair aveva l’aria schifata.
«E’ vero?» chiese la professoressa al fratello più grande dei Maxwell.
«Sì» mentì lui senza guardarla in faccia.
«Questa volta ti sei salvato, Maxwell. La prossima volta considerati espulso dalla squadra».
Usciti dalla presidenza, Richard tirò Alexis per un braccio. «Ti ringrazio… per prima…»
Alexis lo guardò soddisfatta e quello era il momento per minacciarlo e chiedergli qualcosa cosa in cambio. L’unico modo per convincere la madre a farla andare alla Coppa del Mondo era far intervenire il fratello, che fino a quel momento si era sempre astenuto.
«Convincerai mamma a farmi venire alla coppa del mondo di Quidditch, non voglio dinieghi da parte tua o dirò alla McGrannitt che sei stato tu e addio Quidditch, ok?» disse lei puntadogli il dito contro il petto.
«Ehm… ok» Alexis sorrise e senza dire altro si avviò verso la Sala Grande per cenare, e sognando il Quidditch nell’estate.



NOTE
Ciao! Mi scuso per qualche probabile errore ma ovviamente ero di fretta e  non ho riletto... 
Sì, so che Sirius e compagnia bella non compaiono in questo capitolo, ma tranquilli, mi rifarò col prossimo! 
Grazie e alla prossima!

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Capitolo 5
*** - Dicembre '93 - ***


Dicembre 1993
Dicembre era arrivato e il panorama della scuola era diventato come una grande torta alla panna montata, faceva molto freddo e stare in giro di notte era diventato molto più complicato.
Scrimgeour, il capo del dipartimento Auror, non era molto felice della piega che stava prendendo la missione. Non avevano più avvistato Sirius neanche una volta e Alexis era da un lato contenta che Kingsley non lo avesse trovato, ma dall’altro era irritata, perché anche lei ne aveva perso le tracce. Dopo che ebbe raccontato a Remus cosa aveva visto nella foresta, l’amico era varie volte andato con lei per trovare quel cane, ma come avevano preventivato, era bravo a nascondersi.
Non aveva detto nulla a Kingsley; si sentiva in colpa ma non voleva immischiare il collega. Di prove a suo favore non ne aveva alcuna e non aveva idea di come avrebbe potuto ascoltarla. Camminava verso la foresta demoralizzata, pensando che fosse soltanto uno spreco di tempo. Quella notte faceva più freddo del solito e aveva lo sciarpone che le lasciava scoperti solo gli occhi, dandole l’aspetto di un dissennatore. Mentre si addentrava sempre più nella foresta, sperava di non incontrare nuovamente i centauri… non era stato semplice, settimane prima, convincerli a lasciarla andare. Anzi, era stato così complicato che dovette intervenire il professor Silente. Tremava e tremava, sperando che il tempo passasse e che potesse tornare il prima possibile al castello. Era di pessimo umore finché non vide un grande cane nero e un gatto arancione correre in lontanza. All’improvviso tutte le energie che sentiva di non avere presero possesso di lei e cominciò a inseguirli. Non voleva perderli, non poteva permetterglielo questa volta, era stanca di quella situazione e voleva una svolta.
Correva, sentiva il fiato mancarle e lanciava schiantesimi ma la nebbia era così fitta e lui correva così veloce che non riusciva a prenderlo. Così si materializzò più avanti, certa che si sarebbe trovata il cane correre verso di lei.
Così fu, e quando lui la vide cercò di fuggire dal lato opposto, ma lei aveva una bacchetta e lui no, e fu più veloce.
«Animaleus Nobodyx!»
A quelle parole l’evaso ritornò in forma umana, e Alexis rimase scioccata per chi si ritrovò davanti: non sembrava Sirius, l’uomo che aveva davanti dava più l’impressione di essere un vampiro. Ricordo una delle pochissime volte che l’aveva visto ad Azkaban: il giorno in cui lei aveva arrestato il suo primo mangiamorte Selwyn e dovette andare alla prigione dei maghi.
 
«E domani, signorina Maxwell, lo porterà ad Azkaban» disse Caramell sorridendo e sedendosi sulla sua larga poltrona. Alexis non lo sopportava e se avesse potuto lo avrebbe schiantato senza tanti ripensamenti.
Tutta l’euforia che provava per la cattura di Selwyn all’improvviso si dissolse.
«Io c-cosa…?» chiese lei guardando Malocchio Moody preoccupata, sperando che negasse ciò che aveva appena detto il Ministro della Magia. Malocchio aveva voluto accompagnarla dal Ministro, il fatto che la sua pupilla avesse catturato un Mangiamorte dopo soltanto un anno di servizio lo rendeva molto fiero.
«Sì Maxwell, è la prassi. Quando catturiamo dobbiamo esserci anche noi quando viene portato ad Azkaban. Andrà bene» rispose lui dandole una pacca sulla spalla.
«Non lo sapevo» disse lei non molto convinta. Certo che lo sapeva, ma aveva sempre cercato di ignorare la cosa.
«Ma i dissennatori?»
«Avrai il Patronus, non oseranno avvicinarsi a te»
«Va bene, va bene…»
Ma quelle creature non erano l’unica cosa a preoccuparla.
*  *  *
Arrivata ad Azkaban pensò che quel posto fosse terrificante e sentì il sangue gelarsi nelle vene.
«Maxwell, il patronus» disse Malocchio.
Lei annuì e evocò il suo Patronus, la piccola viverna argentata andò a poggiarsi sulla sua spalla e si sentì rassicurata. Alexis poteva giurare che fosse leggermente più grande, era possibile quella cosa? Teneva la sua bacchetta puntata su Selwyn mentre andavano verso la sua cella, che sarebbe stata la 305, tanto, troppo vicina a quella di Sirius.
300… 301… 302.. non guardava, non aveva il coraggio.
«305, benvenuto Selwyn» disse lei al Mangiamorte mentre il dissennatore apriva la cella. Selwyn, non sapevano come, riuscì a strattonarsi dalla presa del suo carceriere e le diede un pugno sul viso.
«Troia! Lurida mezzosangue!» urlò mentre il dissennatore lo spingeva nella cella.
«Una mezzosangue che ti ha appena portato in prigione» disse lei toccandosi l’occhio colpito.
«Ti ha fatto male?» chiese Moody.
«Secondo te?» disse lei ironicamente che come risposta ottenne un ringhio come quello di un cane da parte dell’Auror.
Aveva pensato tutta la notte a quello che avrebbe potuto fare, se ignorarlo o parlargli. Chiese consiglio anche a Remus che non aveva voluto esprimersi e le aveva solo detto di fare ciò che voleva. E così, pensando che fosse una pessima idea, decise di parlargli. Chiese di essere lasciata sola, e con grande confusione, lo fecero.
Andò alla sua cella, lui era nell'angolo con la sua solita aria da strafottente.
«Sono sorpreso che tu sia venuta adesso» ruppe il silenzio.
«Dovevo farlo prima?» chiese lei con voce inespressiva. Sorrise. «Me lo aspettavo, in un certo senso»
«Non ne avevo motivo» disse. Le andò avanti, la guardava dritto negli occhi da dietro le sbarre. Era diverso. Era dimagrito, i capelli erano lunghi, e anche la barba. Ma gli occhi erano gli stessi di sempre.
«Nuovo taglio di capelli? Ti stanno bene» disse scrutandola attentamente riferendosi al suo caschetto.
«Allora dovrei farli ricrescere» rispose lei. Lui sospirò.
«Sappiamo entrambi che sono innocente» cercò di prenderle la mano, ma Alexis si divincolò.
«Non sembrerebbe» diceva quelle cose ma non ci credeva neanche lei.
«Alex, sai che non è vero, sono stato incastrato. Non mi hanno neanche processato, non è vero niente» disse lui con un tono di panico nella voce.
«So quello che sanno tutti, hai tradito Lily e James. Hai ucciso Peter. Hai ucciso dodici persone innocenti»
«Alex, almeno tu devi credermi. Non sono stato io!»
Furono interrotti da Moody che tornò a riprenderla.
«Buonasera, Black. Alexis, dobbiamo andare»
Si girò verso di lui e si guardarono intensamente. Lui le bisbigliò qualcosa.
«Mi dispiace»
Voleva dirgli qualcosa, ma quando avvertì le lacrime riempirgli gli occhi, se ne andò.


Rimasero a fissarsi per qualche secondo, lei con occhi sgranati e la bacchetta puntata, lui con lo sguardo folle.
All’improvviso, l’evaso riprese a correre e quando Alex fece per seguirlo, si ritrovò il gatto infuriato su di lei che aveva iniziato a graffiarla. Cadde sul suolo, ma alzò la testa e vide la figura scarna correre.
«Stupeficium!»
Black svenne nella neve. Corse verso di lui, allarmata si guardò intorno, impaurita che qualcuno potesse vedere la scena, ovviamente non c’era nessuno.
Prese il suo braccio e si materializzò.
Non erano più nella foresta ma in una buia, fredda caverna poco lontana da Hogsmeade. Lì era sicura che nessuno li avrebbe trovati.
Studiava il corpo di lui inerte ai suoi piedi, per tanto tempo aveva immaginato quel momento e ora, finalmente, era arrivato. Prima di risvegliarlo fece apparire delle corde che gli legarono le mani e le gambe.
Mentre lo faceva, si strofinò la faccia e vide del sangue sulle mani e scoprì che il gatto l’aveva graffiata per bene sulla guancia.
Si abbassò verso Black e gli puntò la bacchetta sul petto.
«Innerva»
Si alzò e lui invece aprì gli occhi di scatto. Il suo sguardo impaurito passò lentamente tutto il corpo di Alexis, e quando vide che era lei, alzò gli occhi al cielo e uno strano sorriso gli ricoprì il viso.
«Ciao, Sirius»





* * *
SALVE! :)
Finalmente è arrivato l'incontro tra Alexis e Sirius, vi è piaciuto? A me è piaciuto tanto il flashback (è anche il motivo per cui manca la parte del passato). La caverna in cui vanno alla fine è quella in cui Sirius nel quarto libro si nasconde che gli era stata consigliata da Silente. Fatemi sapere cosa ne pensate, ovviamente leggere le vostre recensioni mi rende sempre contenta perché sapere che ad altri piace la mia storia è molto bello! A presto! x

 

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