Fattore S (?)

di lizardiana
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Giornata torrida ***
Capitolo 2: *** Ridendo e scherzando ***
Capitolo 3: *** Vai e colpisci ***



Capitolo 1
*** Giornata torrida ***


Fattore S (?)
 

1. Giornata torrida


"Non ne posso più oggi! Quanti gradi ci saranno?"

Ryota si lanciò in faccia una manata di acqua fresca della fontanella, cercando di riportare la sua temperatura a un livello accettabile. Di fianco a lui, sdraiato sul prato con le braccia spalancate e le gambe piegate a rilassare i muscoli, Hanamichi boccheggiava mentre il sudore colava copiosamente in tutto il suo corpo.

"Non lo so Ryo-chan ma qui finiamo arrosto!"

 

Forse non un'ottima idea giocare al campetto, in pieno agosto, nell'orario di punta.


"Hey Hana arriva il rifornimento!"

Hanamichi alzò lo sguardo e vide il suo fidato amico avvicinarsi con la sua innata calma. Canottiera, costume hawaiano e ciabatte, Yohei raggiunse i due ragazzi porgendogli un paio di Pocari prese alla macchinetta dietro l'angolo.

"Tu mi salvi fratello!" Rispose il rosso prima di stappare la bottiglietta e bere avidamente il liquido fresco. Era una goduria sentire scendere il liquido nella sua gola, una sensazione così perfetta da procurargli un leggero brivido e un pizzicorio da pelle d’oca.

"Voi siete matti, oggi non è una giornata adatta a sudare oltre il necessario" commentò il moro, accendendosi una sigaretta. "Siete in pausa anche con gli allenamenti no? Perché non vi godete il mare come tutti?"

La fortuna di vivere nello Shonan voleva dire mare, spiaggia, surf, una fortuna che gli abitanti della zona non si lasciavano sfuggire neanche in inverno.

"Aaaah Yo! il genio qui presente non si ferma davanti a nulla lo sai!" Hanamichi rispose con un ghigno.

"Abbiamo ancora addosso l'adrenalina della semifinale del campionato estivo.. più che un desiderio è una necessità" commentò Ryota attraverso la stoffa della sua maglietta, che stava usando per asciugarsi il viso.

"Capisco" rispose Yohei "senti io tra poco inizio il turno al distributore, quando stacco ci vediamo? La truppa richiede la tua presenza Hana, ci sei mancato in questi giorni di campionato..".

"Lo so, mi sono fatto desiderare ultimamente” rispose prontamente Hanamichi, nei suoi occhi un leggero velo di malinconia al ricordo delle ultime settimane di sfide. “Fai così, senti gli altri, questa sera alla spiaggia di Koshigoe con pallone e costume! Con una giornata del genere, la serata non può che essere perfetta per una nuotata!”

Yohei fece cadere la cenere nel suo posacenere tascabile "guarda che le previsioni danno pioggia per stasera" disse passandosi una mano tra i capelli corvini.

"Tks, previsioni! Il Tensai conosce perfettamente le correnti! Se arriva il vento da Hakone c'è sempre bel tempo!" 

Yohei lo guardò con uno sguardo a metà tra l’esasperato e il divertito “Come dici tu, genio”.
Ryota rise e alzandosi si stiracchiò producendo rumori inquietanti. “Dico ad Ayachan di girare l’invito ai senpai Kogure e Mitsui, che ne pensate? Sono stati gentili a venire a vederci ai nazionali..”

Yohei gli rivolse uno dei suoi sorrisi sghembi. “Nessun problema amico, non siamo gelosi”

E si avviò, salutando già di schiena con un leggero cenno della mano.

 

La sabbia nera vulcanica era ancora calda sotto i loro piedi mentre, schiamazzando e spintonandosi, il gruppo di amici si avvicinava alla campo libero di beach volley. Tra loro l’atmosfera era sempre la stessa - complice, familiare- anche quando capitava di non vedersi per un periodo abbastanza lungo come era successo in quei giorni.
Lo Shohoku aveva vinto le qualificazioni per il campionato nazionale che quell’anno prevedeva la finale a Kyoto. La squadra si era allenata con vigore e impegno, arrivando fino alla semifinale. Ma non abbastanza per aggiudicarsi il titolo di miglior squadra del Giappone. 

Hanamichi sapeva benissimo di non doversi sentire in colpa per aver dedicato poco tempo ai suoi amici storici, eppure sentiva un leggero dispiacere per non aver potuto condividere a pieno questa esperienza anche con loro.
Forse se avessero vinto si sarebbe sentito meno in colpa?

“Arrivano gli altri Hana!” disse Yohei alzando il pallone con un palleggio da manuale. Hanamichi saltò in schiacciata ma tirò lungo, il pallone passó di gran misura sopra la testa di Ryota e rotolò fino al muretto.
“Out!!” Urlò Mitsui dopo aver fischiato con le dita. “dì un po’ adesso non ti vanterai anche di essere io genio della pallavolo, scimmia?”

“Mitchi fatti i cazzi tuoi!” rispose mostrando il dito medio “Il tensai è tensai in tutto. Nessuna eccezione!”
“Oh certo. Anche il tensai degli scaricamenti” disse Okusu

“Dei brutti voti” continuò Noma

“Delle figure di cacca” finì Takamiya.

“Vi ammazzo deficieeenti!” urlò il rosso brandendo un pugno con fare minaccioso.
Il gruppo scoppiò a ridere. Era incredibile quanto la presenza di Hanamichi bastasse, a volte, per animare ogni incontro.

“Scusate il ritardo. Come sono le squadre?” chiese Kogure agganciando il suo zainetto al palo della rete.
“Kimi non credo che riusciremo a giocare..” rispose Mitsui. “Guarda che cielo..”.
Il gruppo si voltò a guardare verso Hakone. Nuvoloni neri riempivano il cielo, cancellando i confini delle montagne e unendo cielo e terra in un’unica macchia scura.
Il vento soffiava come sempre in modo moderato, nessuno nello Shonan riusciva a ricordare un giorno senza vento sulla costa. Era per questo che Koshigoe come Kugenuma Kaigan e Inamuragasaki erano le mete preferite dei surfisti.

“Se il vento soffia da Hakone non piove!” disse Hanamichi, mani sui fianchi, sguardo da marinaio verso l’oceano.

“Ma sei deficiente? è il contrario, lo sanno tutti!” rispose Mitsui dandogli una manata sulla schiena. 

Yohei scosse la testa sconsolato. "Ho provato a dirglielo ma sai com'è non c'è speranza"

“Io ho prenotato all'Haloa Table per dopo" si intromise Ayako "mi aspettavo il temporale..".

"Non pioverà vi dico!" Insistette Hanamichi "giochiamo dai! Tritapalle, Quattrocchi, ognuno in una squadra, decidete voi!”.
“Ma siamo dispari!” commentò Hisashi “facciamo i turni?” chiese togliendosi la maglietta e infilandola nella bretella dello zaino di Kiminobu.
“Non saremo dispari a lungo” rispose Ayako. Hanamichi la guardò interrogativo “Che dici senpai, Takamiya non arriva ai 15 punti secondo te?” disse guardando storto la pancia del suo amico.
Ayako scoppiò a ridere. “No no, è che sta arrivando il decimo giocatore, guarda”.
Hanamichi sentì un brivido lungo la schiena. Ayako aveva invitato il suo nuovo fidanzato a giocare con Ryota? Era vero che lui aveva ormai accettato la presenza di un altro uomo nella vita della sua amata (con la sportività di un avvoltoio che aspetta di fiondarsi sul cadavere appena possibile), ma da lì ad averlo davanti agli occhi..
Hanamichi si voltò e il brivido divenne un colpo allo stomaco.
“Rukawa?? Che diavolo ci fai qui maledetta kitsune??” urlò guardando il moro mollare la bicicletta contro il muretto.
“Non ti sento idiota ho le cuffie” rispose quello. Ma Hanamichi era deciso a ignorarlo per portare avanti il suo show.
“Già ho dovuto sopportarlo per tutto il tempo dei nazionali, in camera, sul treno, ovunque!” diceva con fare melodrammatico.
“Già come se fossi io il problema, demente. Ciao senpai, grazie per l’invito” disse ignorando Hanamichi e rivolgendosi ad Ayako.
La ragazza sorrise, poi si girò verso il rosso “Stai zitto scimmione che lo so che ora vi parlate senza menarvi!” disse guardando con attenzione la reazione degli amici di Hanamichi, che non si fece attendere.
Il gruppo iniziò a ridere e a rotolarsi sulla sabbia tenendosi la pancia. Hanamichi diventò paonazzo e si impossessò del pallone.
“Maledetta Kitsune vai in quel campo che ti voglio distruggere!” urlò.

“Voglio proprio vedere” lo rimbeccò l’altro.

“Ci risiamo” commentò Ryota passandosi una mano sugli occhi, spalmandosi anche un poco di sabbia sulla pelle.
Hanamichi si posizionò in zona battuta. “Forza in campo!” disse passandosi la palla da una mano all’altra, accarezzando il cuoio e togliendo la polvere appiccicata.
“Guarda che tra poco piove!” disse nuovamente Hisashi. “Conviene rivestirsi!”
“Non pioveràààà!” urlò il rosso e un millesimo di secondi dopo venne smentito dal rombo di un tuono.
Tutti i giocatori lasciarono le loro posizioni per recuperare i propri vestiti.
“Dai ragazzi ma che fate! Vi dico che non pioverà, ci passerà solo vicino!” piagnucolò Hanamichi.
“Stai zitto doaho da quando sei un meteorologo?” lo insultò Kaede.
“Che ne sai tu kitsune! Non pioverà e sono pronto a scommettere che riuscirò ad arrivare al Koyurugi Jinja e a tornare senza che scenda dal cielo una goccia di pioggia! E scommetto che ci arriverò prima di te!”.
Kaede lo guardò inespressivo. Poi, dopo qualche secondo “sfida accettata, sfigato”.

“Eccoli là” commentò Ayako. “Andiamo ragazzi prima che piova, l’lAloha è anche vicino alla stazione”. Ma Hanamichi non stava già più ascoltando. Si era appena infilato le scarpe, la maglietta al contrario quando senza avvertire iniziò a correre.
Rukawa ci mise un secondo a capire che la sfida era iniziata e si mise immediatamente a correre verso il tempio.

500 mt di asfalto, 30 gradini, 2 komainu incappucciati.

All’imbocco dell’ingresso del tempio erano spalla contro spalla, spingendosi per superarsi, quando dopo un lampio e un tuono secco, iniziò a diluviare.
“Merda!” disse Hanamichi spintonando Kaede e iniziando la scalata. “Idiota non spingere!” disse l’altro.
Hanamichi fu il primo a passare sotto il torii di pietra, toccando con la mano la shimenawa.
“Primo!!” urlò, il viso ormai bagnato di pioggia.
“Fanculo, mi hai spinto!” disse Kaede, raggiungendolo.
“Non rompere kitsune ero comunque in testa!” rispose Hanamichi. “Vieni andiamo sotto il sessha al coperto”.

Kaede lo seguì, il respiro che piano tornava alla normalità.
Si sedettero con le spalle contro la staccionata che delimitava l’ingresso del tempio, sopra le loro teste la corda con le campane per le preghiere.
Il silenzio cadde tra di loro. Hanamichi iniziò a fissare le sue scarpe. Erano completamente usurate dalle partite nei campetti.
Ripensò alla sua vita prima del basket. Le uscite con la truppa, il pachinko, il tempo passato come in sospeso.

Hanamichi alzò lo sguardo e lo fissò sul viso del suo compagno di sventure. Kaede aveva chiuso gli occhi e riversato la testa indietro, come diavolo faceva a mantenere quella innata eleganza in ogni posizione? “Rukawa?” disse.
L’altro sospirò, ma non aprì gli occhi.
“Che vuoi doaho?” 

Hanamichi trattenne un sorriso. Ormai aveva fatto l’abitudine a quell’insulto.
“Ma a te piacciono le ragazze?” chiese. Non si disturbò di aggiungere una frase politically correct tipo ‘se è una domanda troppo personale non rispondere’ perché tanto sapeva che in quel caso Rukawa non si sarebbe fatto scrupoli a non dire una parola lasciandolo come un sacchetto dei rifiuti abbandonato bordo strada.
Kaede emise uno sbuffo che poteva sembrare divertito. “Che c’è doaho sei.. interessato?” rispose, aprendo gli occhi e piantandoli in quelli del rosso.

Hanamichi rise. Un fuoco d’artificio che esplodeva in quei due metri quadrati. “Kitsune quando vuoi sei divertente! Cosa mi sono perso in questi anni! Sono solo curioso, tutto qui. Non ti ho mai visto guardare neanche una tra le tue fan, mi sembra solo strano..”.

 

Kaede chiuse nuovamente gli occhi, tornando nella sua posizione di volpe in relax.

Hanamichi tornò a fissarsi le stringhe delle scarpe e ad ascoltare il suono forte della pioggia che picchiava sul tetto del tempio.
“No, comunque” disse Kaede. La sua voce quasi coperta dal rombo di un tuono in lontananza.
Hanamichi annuì. Pensò che Kaede si fosse preso il tempo per capire se aprirsi con lui. Se fosse un pericolo. E che aveva deciso che no, non rischiava di essere giudicato.
“Hai mai baciato un ragazzo?” chiese raccogliendo le ginocchia tra le braccia. Appoggiò il viso sulle gambe, girando lo sguardo verso Kaede che ancora a occhi chiusi teneva il volto verso il soffitto del loro riparo di fortuna.

Dopo alcuni momenti di silenzio, le labbra di Kaede si arricciarono. Si stava mordendo il labbro?
“No doaho, non ho mai baciato nessun ragazzo” rispose schioccando la lingua.

“Come fai a esserne certo allora?” chiese il rosso.

“Come fai a esserne certo tu, non mi pare tu abbia mai baciato una ragazza” rispose l’altro.

“Ah. Già”.
Hanamichi si chetò. Stava per uscire un ‘sì ma essere attratti dalle ragazze è normale’ che per fortuna morì prima di vedere la luce. Stava davvero crescendo se finalmente era in grado di mordersi la lingua prima di sparare qualche stronzata.

Kaede riaprì gli occhi e prese un bel respiro. “certe cose le sai no? Se non ti fai prendere dalla paura per quello che vedi, non hai bisogno di mentirti e la consapevolezza arriva. Credo”

Hanamichi si ritrovò ad annuire inconsapevolmente.
“Per me è normale sentirmi così. Le ragazze non attirano la mia attenzione. Neanche la maggior parte dei ragazzi. Solo qualcuno ogni tanto..”
“..ma poi sei una volpe pigra e ti schiacci un pisolino!” finì per lui Sakuragi, scoppiando a ridere.
“Sei un idiota” rispose Rukawa. Ma stava ridendo.

“A me le ragazze piacciono” riprese il rosso “non avrei collezionato tutti i miei rifiuti altrimenti! Ma ancora deve arrivare quella giusta, forse. Ora che anche Harukina mi ha scaricato..”
Kaede si intromise “già., com’è stata la storia? Il tuo migliore amico no? quello coi capelli neri..” disse passandosi una mano tra i capelli umidi.
Hanamichi sorrise. “Già. Si è innamorata di Yohei. Ma lui l’ha rifiutata, gli ho detto che se lo faceva per me era un cretino ma lui ha detto che le ragazze non fanno per lui in questo momento, preferisce continuare a girare con la banda, giocare al pachinko e fumare senza che qualcuno lo infastidisca..”
“Non ha un'ottima opinione del genere femminile” commentò Kaede.
“Già. Ma lui una ragazza l’ha baciata quindi credo che le idee le abbia chiare..” rispose Hanamichi.

“Ancora sta storia dei baci. Che ti spaventa?”

Un lampo improvviso seguito da un tuono fortissimo li fece sobbalzare. Kaede istintivamente strinse la mano di Hanamichi piantandogli le unghie nella carne, facendo urlare il rosso.

“Cazzo kitsune hai degli artigli! Sei davvero una volpe!” disse ridendo.
Kaede si rilassò e lasciò la mano di Hanamichi. “Odio i tuoni.” commentò lapidario.
Hanamichi rise “Tu hai paura dei tuoni e io dei baci. Vedi ognuno ha il suo!”
Kaede lo guardò, poi sbuffando scosse la testa.
“sai cosa Kitsune? La mia paura è di arrivare di fronte alla donna della mia vita e di andare nel panico pensando che potrei rovinare tutto con la mia inesp..”

Hanamichi sentì improvvisamente le labbra calde di Kaede posarsi sulle sue. Era stato talmente fulmineo da non lasciare tempo al suo cervello di elaborare la sensazione della mano sottile di Kaede appoggiarsi sulla sua nuca, attirarlo a sé.
Il contatto durò un istante. Hanamichi sbarrò gli occhi trattenendo il respiro.

isseki-nichō*” disse Kaede. “Ora hai avuto il tuo primo bacio e io ho baciato un ragazzo. Non pensarmi quando troverai quella giusta”.
Si alzò, stiracchiando le membra come una perfetta volpe e voltando la schiena verso Hanamichi, ancora di sasso con gli occhi spalancati e il respiro strozzato. In questo modo gli venne facile nascondere il rossore sulle sue guance.
“Nh. Non credo smetterà di piovere. Corriamo?” disse dopo qualche istante.
“T….TEMEEEEE KITSUNEEEEE!” 


Passi veloci sull’asfalto bagnato. Un sorriso sornione sul volto di Kaede. Di quel bacio non ne parlarono più, fino al loro incontro molti anni più tardi, in un'altra città, un'altra vita.

 

continua..

Nota linguistica
* letteralmente: "due piccioni con una fava"

Ciao a tutti!
Ho in mente questa storia da parecchio tempo. Tutto è nato ascoltando un vecchio cd con le canzoni storiche degli 883.. sì se sei una "millenial" non puoi mentire dicendo di non averli ascoltati e cantati a squarciagola, in macchina, andando verso il mare.
La mia intenzione è quella di tirare fuori alcune storie dalle canzoni più significative della mia infanzia.
Spero che abbiate voglia di leggere e di dirmi cosa ne pensate!

Alla prossima!


 

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Capitolo 2
*** Ridendo e scherzando ***


2. Ridendo e scherzando

 

"Hey ma.. sta grandinando!"
Ryota fu il primo ad accorgersene. Fino a quel momento erano piovute dal cielo gocce grosse e rumorose; per questo, quando arrivarono i primi chicchi di grandine, i meno attenti non si accorsero della differenza.

Yohei si girò verso la vetrata per vedere con i propri occhi.  Si era seduto sulla panca vicino a Mitsui e Noma. Preferiva quel posto perché aveva un bel cuscino imbottito dai colori sgargianti. Più per l'imbottitura che per il colore.

"Già, chissà quei due mentecatti" commentò Ayako
"Quanto ci avrà messo Hana a buttare giù Rukawa dal lungomare?" Disse Takamiya dal fondo del tavolo, aggiustandosi gli occhiali e preparandosi a ricevere scommesse.
"Nah. Quei due se la intendono più di quanto vogliano mostrarci" rispose Yohei. "Ormai parlano, si passano la palla e credo di aver visto Rukawa ridere un paio di volte".
"Rukawa che ride?" borbottò incredulo Mitsui "non ce lo vedo proprio. Sul passarsi la palla ti do ragione, nell'ultima partita hanno fatto scintille quei due".
"Meritano entrambi un posto in nazionale" aggiunse Kogure.
"E pensare che Hanamichi gioca da un anno e poco più, con tanto di infortunio.." disse Ayako sorseggiando la sua coca-cola.
"Già ma per quanto sia migliorato rimane sempre l'attrazione del Giappone con le sue cazzate" commentò Hisashi, ricevendo risate in risposta.

"A proposito di attrazioni.. oggi al distributore è passato un tipo stranissimo" disse Yohei "era in moto ma in canottiera e pantaloncini..".
"Uh non farmi ricordare, una sera in moto con Tetsuo mi è entrata una vespa nella maglietta!" Sì intromise Mitsui.
"Una punizione per la tua stupidità!" Disse Ryota lanciandogli un edamame, che Hisashi acchiappò al volo.

"..La cosa più divertente erano i pantaloncini. Erano di raso con un bordino di pelo tigrato"

"roaaar" si sentì dal fondo della tavolata.

Yohei rise "ho pensato che forse qualche marito fosse tornato troppo presto e che fosse fuggito con i vestiti della dolce signora..".

"Hey si fanno discorsi piccanti qui!" Hanamichi manifestò la sua presenza con una sonora pacca sulla schiena di Miyagi, che In tutta risposta gli tirò un pugno sul bicipite.

Lui e Rukawa erano bagnati fradici, i vestiti appiccicati al corpo.

"Ragazzi così vi ammalate!" Disse Ayako "non avete il cambio?"
Hanamichi la guardò come se avesse appena parlato in una lingua straniera.
"Nh l'idiota non ha neanche uno zaino senpai.." disse Kaede recuperando il suo zaino dalle mani di Kogure, che l'aveva gentilmente custodito.
"Dannata kitsune almeno io non mi faccio portare le cose dai senpai, vero quattr'occhi? Eh diglielo che è un maleducato!"
"Stai zitto scimmia qui il maleducato sei tu!" Lo rimbeccò Mitsui.
Kogure ridacchiò e si aggiustò gli occhiali sul naso "se vuoi ho una maglietta di ricambio Sakuragi, ti andrà un po' piccola ma.."
"Lascia stare Kogure senpai, potrebbero cacciarci per atti osceni. Tieni idiota ho una maglia in più" disse Kaede lanciando una maglietta blu oceano in faccia a Hanamichi.
"Hey volpe artica non mi serve la tua elemosina!" Commentò il rosso lanciandogli l’indumento indietro. "Senpai preferisco la tua, potrei prendere fuoco a contatto con i vestiti del nemico".
Gli occhi di Kaede si incendiarono "per me puoi anche morire, mentecatto"
"Finitela idioti!" Disse Hisashi. "Kimi scusa ma non credo né che gli stia né che sia il caso di fargli indossare una delle tue magliette.."
Kogure lo guardò confuso. Hisashi riprese a parlare "Beh insomma, sono abbastanza.. imbarazzanti. Cioè, a te stanno bene, sono.. ok sto incasinando tutto" disse mettendosi una mano sugli occhi.
Miyagi scoppiò a ridere "voglio vedere come ne esci adesso".
Kogure arricciò le labbra e guardò Mitsui che nel frattempo aveva iniziato a sventolarsi con il menù plastificato.
"Cos'hanno le mie magliette di tanto imbarazzante?" Disse innervosito  "solo perché non vesto le marche come te non vuol dire che"
" No Kimi non è..” Mitsui provò a fermare il discorso di Kiminobu ma fu interrotto a sua volta.
“Dai Kogure non prendertela, qualcuno te lo doveva pur dire. Che poi Mitsui non abbia il minimo tatto quello è perché è un deficiente” disse Miyagi, provando a riportare la pace.
“La mia preferita è quella con gli orsetti “ disse Ayako. “Non ascoltarli Kogure, sono solo invidiosi perchè tu non sfiguri anche con magliette kawaii”.
Kogure si aggiustò gli occhiali e si zittì. Hisashi provò a posare una mano sulla sua spalla ma rinunciò quando lo sentì sbuffare.

Beh comunque non è niente rispetto a uno che ho visto oggi in stazione..” riprese Miyagi per cambiare discorso e permettere all’amicizia tra Kiminobu e Hisashi di vedere l’alba del giorno dopo.
“Racconta” bofonchiò Sakuragi, emettendo poi un sonoro rutto seguito da un ‘che schifo doaho’ da parte di Rukawa.

“Ero in bagno, quindi ho visto solo i piedi. Parliamo di sandali. Ma non sandali carini come quelli che potrebbe portare Ayachan. Sandali da uomo..”
Dalla tavolata si sollevarono versi di disgusto.

“Sandali da uomo, di plastica” continuò, sempre accompagnato da versi e ululati.
“Sandali da uomo di plastica.. trasparenti!” Sguardi di terrore e manate sul tavolo.
“Non so dove le abbia trovate, forse in qualche 100yen shop..”

“In realtà sono Gucci, esclusiva per il mercato di Tokyo. Andrebbero con le calze ma sai, oggi avevo caldo”
Miyagi si pietrificò. Sulla tavolata piombò il silenzio.

“Nao-kun” disse Ayako, tirandosi su a sedere.
“Ayako-chan” rispose lui.
Ayako si schiarì la gola. “Ragazzi, lui è Yazawa, vi presento ufficialmente il mio ragazzo..”

Hanamichi quasi si strozzò con il suo calpis, tanto che Rukawa dovette tirargli delle manate sulla schiena per farlo riprendere a respirare.
“Piacere” disse Mito, come sempre il più lucido di tutti. “Niente di personale amico.. si scherzava..”.

Il ragazzo lo ignorò e fissò il suo sguardo su Ryota. “Niente di personale, tappetto?” disse posando una mano sulla spalla di Ayako.
“Nao” protestò lei lanciandogli uno sguardo torvo. Ryota fissò lo sguardo su di lui, squadrandolo da capo a piedi.

Era alto, ma di certo non come Rukawa o Sakuragi. Un bel fisico, certo. Abbronzato, forse faceva surf?
“Richiamami tappetto e ti faccio ingoiare i denti” ringhiò.
“Io ne so qualcosa..” sussurrò Hisashi.
“Smettetela tutti e due! Nao, sono i miei amici. E non puoi prendertela per il discorso dei sandali, Gucci o no sono orribili e lo sai benissimo anche tu. Non ti permetto di comportarti così con loro, sono la mia famiglia!” Ayako era furiosa. Nessuno poteva toccarle quella banda di sfigati casinisti.

“Sarà.” Rispose lui. “Andiamo allora? Yoko e Minoru ci aspettano..”

Ayako sospirò. “Andiamo solo perché te l’ho promesso.”
Raccolse la sua borsa dalla sedia e si rivolse alla tavolata “Scusate ragazzi, ci vediamo nei prossimi giorni”
“Ciao Ayako” disse Yohei, fissando Yazawa.
“Ci vediamo” dissero in coro Mitsui e Kogure.
Yazawa posò una mano sul fianco di Ayako e la trasse a sè. Così abbracciati uscirono dal locale, lasciando la tavolata senza parole.

“Che minchione” disse Noma.
“Sei più figo tu Miyagi” continuò Takamiya.
Hisashi guardò Ryota. Le guance arrossate e gli occhi lucidi. Si alzò e chiedendo scusa uscì dal locale.

“Forse dovresti andare da lui” disse Kogure a Mitsui.
Hisashi annuì e seguì il playmaker, trovandolo nel vicolo laterale.
“Lo odio, odio da morire!” Urlò Miyagi tirando un pugno alla gabbia per i rifiuti.
Aveva le lacrime agli occhi. Non solo doveva sopportare la presenza di quel maledetto Yazawa nella vita della sua Ayako, ora sapeva anche che lei quella sera aveva scelto lui, seguendolo.
“Hey” disse Hisashi “bella merda eh?” commentò accovacciandosi.
“Lascia stare. Ma l’hai visto? Io non posso pensare che la mia Ayachan stia con quel. Quel coso lì ti giuro l’avrei preso a testate!” Ryota si muoveva nervoso avanti e indietro in quei pochi metri di vicolo. Hisashi tirò su col naso. L’aria si era fatta fresca e lui era in maglietta e pantaloncini, come tutti.
“Già. Fa schifo lo so. Le passerà, ci metterà poco a capire che è un borioso..” disse tirandosi su. “Rientriamo, fa freddo. Andiamo a stuzzicare Sakuragi così non ci pensi più”.

 

L’interno del locale era caldo e accogliente, come le voci allegre dei commensali alla tavolata.

Ryota e Hisashi ripresero i loro posti e in pochi istanti ritrovarono il ritmo di risate, puntando maggiormente a prendere in giro Hanamichi.

In quello stesso istante, Ayako camminava veloce di fianco a Nao sul ponte che collegava la terraferma a Enoshima.
Usciti dal locale, aveva rifiutato il contatto e si teneva a debita distanza da quel ragazzo che, in pochi secondi, era riuscito a insultare tutte le persone più care che avesse.
“Mi vuoi parlare o tieni il muso tutta la sera?” le disse, cercando la sua mano.
Ayako la scansò e si fermò. Alzò lo sguardo sui suoi occhi neri. I suoi capelli ondulati, tirati indietro, sembravano ancora portare con loro la salsedine dell’ultimo bagno con il surf.
Nao era affascinante, certo. Un corpo scolpito dall’incontro con le onde, la pelle leggermente screpolata dal sole, le labbra piene, ma un poco spaccate dal vento.
Sospirò. “Ti sei comportato da maleducato. Un po’ di autoironia ti farebbe bene” disse.
Lui inclinò la testa. “Quel tipo lì, guarda che lo so chi è. Non mi piace che stai seduta vicino a lui” disse prendendole le mani.
Ayako rabbrividì, ma non per il freddo e il vento che soffiava sempre su quel tratto di strada. La pioggia aveva anche portato un abbassamento della temperatura notevole.
“Primo” disse “come fai a sapere di lui. Secondo. Non provare a dirmi dove devo sedermi”.
Nao le strinse ancora di più le mani tra le sue. “Piccola, devo conoscere il nemico per proteggerti. Sei importante per me e non voglio perderti perché qualcuno prova a portarti via da me..”.
Ayako sentì la testa girare, il battito accelerare. “Nemico. Proteggermi.. Portarmi via” disse.
“Non sono una tua proprietà” ribatté secca. 

Nao sbuffò “Sempre che ti attacchi alle parole! Quanto sei seria stasera, dai rimettiti su il tuo bellissimo sorriso e andiamo, la festa di Yoko e Minoru è sicuramente più divertente di tutto questo cianciare. Quando saremo lì ti scioglierai un po’ spero”. Disse riprendendo a camminare.

Ma Ayako non mosse un muscolo.
Nao si accorse di non averla dietro di sé dopo qualche metro, si voltò e tornò sui suoi passi per afferrarle il braccio e tirarla.
Ayako strattonò con forza, ma non riuscì subito a liberarsi.
“Ma quanto sei stronzo! Lasciami!” urlò. E lui lasciò la presa.

“Senti che cazzo hai stasera, il ciclo? Mi stai rovinando la serata per una cazzata, te ne rendi conto?” Disse lui con un tono aggressivo.
Ayako non si lasciò intimorire. Era abituata ad avere a che fare con energumeni ben più imponenti.
“Tu ora te ne vai alla tua festa” disse “e io me ne vado a casa mia. Non! Non provare a chiamarmi se prima non lo faccio io!” continuò con voce ferma, fredda.
Nao sbuffò e girando i tacchi continuò sulla sua strada, lasciandola lì. Su quel ponte, sotto quel lampione.

 

 

.. continua..

 

Ciao a tutti!
Eccoci con la seconda parte della storia, un po’ più breve ma serve per mettere alcune basi alla terza parte. Spero non stia venendo un disastro ahah

 

Grazie per i commenti <3 migliorano sempre la giornata.

Alla prossima!




 

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Capitolo 3
*** Vai e colpisci ***


3. Vai e colpisci

 
"Hey Mitchi è mica una tua parente quella laggiù?" Chiese Hanamichi. O almeno era quello che aveva capito Mitsui dato che il rosso aveva parlato con la bocca piena di patatine.
doaho fai veramente schifo”.
“Fanculo kitsune non mi guardare se ti faccio schifo e tieni lontana quella tua boccaccia!”
Kaede roteò gli occhi.
"Parente? Ma chi?" Rispose Mitsui
"Quella ragazza con la coda, là da sola" disse Hanamichi. "Continua a guardarti, e non credo sia perché sei bello".

Mitsui si sporse, appoggiò una mano sulle gambe di Kogure e facendosi scudo con Rukawa cercò di guardare chi fosse la ragazza in questione.
"Sicuramente sono più bello di te scimmia rossa!" Disse "e comunque no, non è mia parente. Probabilmente starà guardando il nostro principino Rukawa qui" commentò tornando al suo posto.
"No no guardava proprio te!" Si intromise Kogure. “me ne sono accorto anche io..”.
“Io mi sono girato un paio di volte per cercare la cameriera e l’ho sempre beccata a fissarti” riprese il rosso. “Hai fatto colpo mi sa, molto più di questa volpe subdola” disse indicando Kaede.
Hisashi lo guardò interrogativo “Volpe subdola? ma cosa diavolo" 
doaho vuoi un pugno sui denti?"

"Quella là ti sta guardando da almeno un'ora!" Disse Mito
"Siete sicuri? Chiese Hisashi, guardando la ragazza di sottecchi.
"Sì! Sei scemo? Muoviti! Vai e colpisci!" Rispose il moro.
Hisashi puntò lo sguardo in quello della ragazza, che prontamente lo abbassò. Tutta scena. Timidezza ostentata e falsa, pensò.
Hisashi si alzò sostenuto da gridolini e fischi da parte della sua tavolata. 

La ragazza indossava un leggero vestito a fiori con spalline sottili e un paio di sandali di cuoio con stringhe incrociate. La sua pelle era arrossata, probabilmente aveva preso il sole nelle ore più calde quel giorno, prima che arrivasse il temporale si poteva dire che fosse la giornata perfetta per la spiaggia.
Teneva i capelli legati in una coda alta che metteva in risalto il suo collo sottile, gli orecchini a cerchio le donavano una certa lucentezza.
Quando la raggiunse, Hisashi aveva ormai azzerato la sua salivazione.
Quella ragazza era veramente attraente.
"Ciao.." gracchiò "ehm.. Hisashi" disse indicandosi con la mano e poi indicando lei con sguardo interrogativo.
La ragazza rise "tu Hisashi, io Jane" rispose con voce divertita.
"Jane? Sei.. sei straniera?" Disse confuso. Aveva chiaramente lineamenti orientali..
Lei scoppiò a ridere. "No.. ha ha.. ma che Jane, Tarzan. Mi chiamo Tsubasa" rispose mostrando un sorriso a trentadue denti.
"Ah.. kami che figuraccia eh" commentò lui.
Lei sorrise, ma non rispose. Hisashi si sentì sotto pressione, il sangue aveva iniziato a vorticargli nel cervello.
"Ehm quindi.. dove vai di bello in ferie?" Disse, maledicendosi immediatamente per la stupidità della sua frase da baccaglio.
La ragazza non fece in tempo ad aprire la bocca che dalle spalle  di Hisashi arrivò un "vuoi venire al mare in tre con noi?" accompagnato da una mano sul suo braccio.
Hisashi trasalì al contatto e si voltò.
"Se..Sendō?" Disse.

Di fronte a lui, infatti, niente di meno che il sorriso più seducente dello Shonan.
Hisashi perse quel poco di saliva che gli era rimasto. Sendō era uno schianto. Abituato com'era a vederlo in uniforme da gara, Hisashi non si era mai accorto di quanto l'altro ragazzo fosse incredibilmente pieno di luce.
"Mitsui, che piacere. Allora, ti unisci a noi?" Disse accomodandosi al tavolino "scusa Tsubasachan sono tornato a cambiarmi ero.."
"..fradicio perché hai pescato fino a prenderti la pioggia in testa. Immaginavo.." rispose lei. Non sembrava avere un tono astioso, anzi, sembrava quasi avesse già fatto a patti con la realtà dei fatti: Akira Sendō non era affatto un ragazzo puntuale.
Hisashi riacquistò un minimo di decenza chiudendo la bocca ormai secca. Dalla tavolata arrivavano urla di ogni tipo, prese per il culo e risate. Hisashi arrossì e balbettò qualche parola di commiato, cercando di allontanarsi il prima possibile da quella coppietta meravigliosamente ben assortita.
 
Per tutta la sera, Hisashi si sentì gli occhi addosso.
Quando gli capitava di trovare il coraggio di guardare nuovamente verso la ragazza di Sendō, si rendeva conto che ora erano gli sguardi di entrambi a essere concentrati su di lui.
Sperò di non dover fare a botte per un baccaglio mancato. La promessa che aveva fatto all’allenatore Anzai era ancora valida, anche ora che era all’università.

Intanto la conversazione si era spostata sul basket, neanche a dirlo.
Rukawa quella sera era particolarmente loquace e stava raccontando a Kogure come erano nati alcuni degli schemi che avevano messo in pratica nell’ultima partita. Hisashi si immerse nella conversazione e quando nuovamente portò l’attenzione sul tavolino della coppia, si rese conto che Sendō era lì, di fronte a lui.
Una goccia di sudore freddo gli scese lungo la schiena.
Sendō sorrideva. Salutò cortesemente gli altri e poi si rivolse a lui “Senti Mitsui, dovrei parlarti. Puoi seguirmi fuori?”.
Hanamichi si voltò a guardarli, cercando negli occhi di Mitsui una richiesta di supporto, che non c’era. “Che c’è porcospino non puoi parlargli qui davanti a tutti?” disse. Rukawa fissò il suo sguardo sull’asso del Ryonan.
Quello rispose con un sorriso amichevole “Tranquilli, è solo una sciocchezza. Ma è tra noi due..” continuò. “Due minuti del tuo tempo, please..”.
Hisashi si alzò e passando sulle gambe di Kogure uscì da dietro il tavolo per seguire Sendō fuori dal locale.

“Ma che diavolo succede stasera?” disse Hanamichi. “Sembra una puntata di Hana Yori Dango..”.
“Dobbiamo seguirli?” disse Okusu, in guardia per la possibile scazzottata.
“Non penso che Sendō sia uno da pugni..” rispose Hanamichi.
La porta del locale si riaprì di scatto e tutti si voltarono con il pensiero di Hisashi.

“Aya!” disse Miyagi alzandosi di scatto “Hai.. sei ghiacciata!”
Rukawa prese la felpa dallo schienale della sua sedia e la porse ad Ayako, che gli sorrise.
“Grazie Kaede, non ce n’è bisogno, qui fa caldo”.
Ripresero posto e Ayako poggiò la testa sulle mani, i gomiti sul tavolo.
“È tutto ok?” chiese Yohei. Lei sorrise stanca. “Ora è tutto ok” disse. “Volevo solo tornare qui da voi..”. Tornò a sedersi in modo composto e mise una mano sul pugno stretto di Ryota, accarezzandogli dolcemente la mano.
“Mi accompagni a casa?” chiese.
Ryota sciolse la presa e la guardò con occhi premurosi. “Quando vuoi..” le disse. 
 
"Credo che andremo tutti" commentò Yohei "io di sicuro, sono un po' stanco per il turno spezzato di oggi.."
Il resto della banda annuì e tutti iniziarono a prepararsi. Kogure sembrava in apprensione, Hisashi non era ancora tornato e la cosa iniziava a procurargli una strana sensazione a metà tra il fastidio e la preoccupazione.
Raccolse il suo zaino e seguì gli altri in coda alla cassa. Quando fu il suo turno, Hisashi e Sendō rientrarono nel locale. Il capitano del Ryonan disse qualcosa all'orecchio di Mitsui, che sorrise imbarazzato.
Si salutarono e Sendō tornò al suo tavolo con un sorriso sornione.
"Quattr'occhi, ci sei?"
La voce di Hanamichi lo destò dalla sua trance.
"Eccomi Sakuragi" Disse, uscendo attraverso la porta che il rosso stava tenendo aperta per lui.
 
 
 

"Non c'era bisogno che mi accompagnassi" disse Kogure. La strada dal locale a casa sua era stata percorsa nel più totale silenzio. I passi di Kiminobu e Hisashi risuonavano come un canto a due cori per la strada quasi deserta.
“Mi faceva piacere. E poi, volevo parlarti” rispose Mitsui.
Il cuore di Kiminobu accelerò. E lui si sentì improvvisamente spaesato.
“Prima.. Sendō mi ha fatto una proposta strana..” continuò. La sua voce mostrava imbarazzo.
La gola di Kiminobu si strinse e iniziò a pizzicare. Chissà che ti immaginavi, si disse. 
Si schiarì la voce e chiese di spiegarsi meglio.
“Ecco, mi ha detto che la sua ragazza mi trovava interessante e che lui fa qualsiasi cosa per lei.. ecco insomma. Sì. Ecco, mi ha detto di andare da lui, dopo, se voglio… insomma, provare..”.
Kogure strabuzzò gli occhi "ma.. tu, lei, lui.." disse, unendo i palmi delle mani.
Hisashi annuì anche se Kiminobu non poteva vedere bene il suo viso perché si stava nascondendo abilmente.
Cercò di ignorare la stretta alla gola che si faceva più forte. Non voleva dare una motivazione a quel malessere, non era proprio il caso!
“Beh” provò a rispondere “Immagino siano cose alle quali non si può rispondere di no.. no?” disse, concludendo con una risata finta. Nella sua testa quelle parole suonavano false come una banconota da 3000 yen. Non ci credeva minimamente, ma pensava che forse era quello che Hisashi voleva sentire.
 
Hisashi si fermò e lo guardò.
“Già..” disse “sono cose che non puoi rifiutare, no?”
Kogure girò lo sguardo. Mancavano poche centinaia di metri a casa sua.
“Dai, che ci fai ancora qui” disse, cercando di non incrociare gli occhi del suo amico. "Ci vediamo domani, Sakuragi vuole riprendere la partita” concluse.
Mitsui lo guardò, sospirò, e rispose che sarebbe andato a prenderlo per fare la strada insieme.
 
Ogni passo portava un masso in più sullo stomaco di Kogure. Ma no, non avrebbe dato un nome a quella emozione. Non avrebbe dato un nome alla recente impellente necessità di stare con Hisashi ora che erano in pausa dalle lezioni dell'università ed erano tornati entrambi a casa dalla famiglia.
Non avrebbe cercato una definizione per la recente routine di pensare a lui prima di addormentarsi. Non avrebbe contato le volte in cui si perdeva con lo sguardo sul suo corpo, sul suo viso, la cicatrice -leggera ormai- sul suo mento.
Non l'avrebbe fatto, no. Rien de rien.
 


A un chilometro di distanza, Ayako e Ryota erano seduti sulle panchine della stazione Katase-Enoshima. Erano già partiti due treni nel frattempo, ma Ayako non si decideva a salire. Continuava a tenere la mano di Ryota e a guardare il viavai silenzioso dei pochi viaggiatori di quella sera.
Ryota nel contempo guardava in aria, passando il pollice con dolcezza sulla pelle della sua amata.
“Finora non si era mai comportato così” disse a un certo punto. “Ma ho visto troppe volte mia madre scusare mio padre per passarci sopra..”.
Ryota la guardò, finalmente. “Ayachan, sei la ragazza più tosta che abbia mai conosciuto..” disse.
Kamisama, ha fatto l’uomo delle caverne, ti rendi conto?” continuò.
Ryota sbuffò.
“Io non sono di proprietà di nessuno” disse lei. “La libertà è fondamentale per me. Oggi insulta i miei amici, domani mi chiederà di lasciare il club!”.
Ryota rabbrividì. Non poteva pensare di perdere la compagnia di Ayako. Anche da amica.
“Ayako” disse, voltandosi verso di lei e fissando gli occhi nei suoi. Lei lo guardò e fu come tornare sulla terra. Nei suoi discorsi, si era completamente persa in un altro mondo, ovattato.
“Io non so se posso essere la persona giusta per te, perché anche io posso cadere nella gelosia. Ma sicuramente mai potrei pensare di limitare la tua libertà. Lo so che te lo dico sempre.. ma davvero.. pensaci ok? A me, con me.”.
Quando finì di parlare era diventato rosso come un pomodoro. Non aveva mai avuto l’occasione di dichiararsi con così tanta vicinanza fisica, in un luogo tutto loro, tenendosi per mano.
Ayako sorrise e con la mano libera accarezzò la guancia di Ryota.
Poi, leggiadra, si chinò a posare un leggero bacio sulle sue labbra.
“Grazie Ryota. Sei dolce”.
Si alzò e senza aggiungere una parola salì sul treno. Direzione Fujisawa, una sola fermata per Kugenuma Kaigan.
 


"Dovrebbe essere questo" 
Hisashi parlò tra sé e sé di fronte all'edificio che ospitava i piccoli appartamenti abitati dai fuori sede. Studenti, impiegati, professori. Se non aveva capito male, Sendō era originario di Tokyo ed era stato precettato per giocare nel club di basket.
Il Ryonan era una scuola privata, non prestigiosa quanto il Kainan o il Sannoh, ma sicuramente non aveva niente da paragonare al popolare Shohoku. Chissà se aveva una borsa di studio o se la sua famiglia era così ricca da permettersi la retta e la casa. Hisashi scosse la testa. Non era il momento di pensare alle vicessitudini della vita di Akira Sendō!
Trovò la porta con il numero 13 e senza pensare oltre, bussò.
 
Ci mise qualche secondo per associare il ragazzo seminudo, con i capelli neri appiccicati alla fronte, al porcospino asso del Ryonan.
Sendō sorrise e invitò Hisashi a entrare.
Tsubasa, ancora fasciata da quel leggero vestitino che indossava al locale, era seduta alla piccola scrivania che, insieme al letto e a un piccolo armadio a due ante, componeva l'intero arredamento del piccolo appartamento.
La ragazza lanciò uno sguardo sensuale e con un leggero movimento della mano si slegò i capelli.
 
Hisashi annuì alla domanda di Sendō, senza davvero capire cosa gli avesse detto.
Così si trovò una mano sotto la maglietta, intenta ad accarezzargli il ventre. Si irrigidì, facendo mugugnare di apprezzamento il ragazzo alle sue spalle mentre la sua mano passava sugli addominali ora in tensione.
Hisashi si rese conto che non avevano parlato di ruoli e coppie in quei minuti fuori dal locale, così pensò che forse avrebbe dovuto ascoltare la domanda prima di rispondere, qualche secondo prima.
Akira avvicinò il viso al collo di Hisashi, passò piano la lingua in quella piccola porzione sotto il lobo e poi sussurrò "lei vuole guardarci un po', poi si unisce..".
Hisashi si voltò, ritrovandosi le braccia di Akira attorno alla vita. Pochi centimetri dividevano le loro labbra e Akira.. Akira era stupendo.
Sensuale. Caldo. Lussurioso.
Hisashi arrossì. "Lasciati guidare da me.." disse Akira, abbassando le sue mani al bordo dei pantaloni che indossava la sua preda di quella sera.
Hisashi sospirò nel sentire le sue calde dita introdursi attraverso l'elastico della sua tuta, sfiorare la sottile stoffa del suo intimo e accarezzare il suo membro semi eretto.
La sua attenzione ora fu sballottata tra il percepire la sua mano e il godere dei baci umidi che l'altro stava depositando sul suo collo.
"Puoi toccarmi" sussurrò al suo orecchio. "Ho solo un asciugamano, niente di complicato..".
Hisashi mugugnò, poi mosse velocemente le mani a slacciare l'incastro tra i lembi dell'asciugamano bianco che Akira portava evidentemente dopo la doccia.
Fece un leggero fruscio, nel scivolare a terra accarezzando i fianchi e le gambe muscolose di Akira.
Hisashi deglutì rumorosamente, facendo ridacchiare il ragazzo di fronte a lui.
 
"Insomma ragazzi passate all'azione oppure no?"
 
Hisashi trasalì.
 
Si era completamente dimenticato di lei. 
 
In un lampo si allontanò da Akira, sistemandosi i vestiti addosso. "Scusa Sendō io.. scusa" disse, battendo in ritirata. In un nanosecondo era sulle scale, saltandone tre a tre, nella testa una gran confusione. Aveva appena lasciato a bocca asciutta il ragazzo più bello della prefettura di Kanagawa. Nudo, senza parole.
 


Era metà pomeriggio quando Kiminobu alzò il ricevitore del citofono.
"Allora, come è andata?" Disse senza chiedere chi fosse. Aveva già visto la figura di Hisashi avvicinarsi al cancello.
"Lascia stare.. non ce l'ho fatta.." Rispose l'altro.
Con un sorriso sornione, Kogure poggiò la cornetta, prese le chiavi e uscì.
 


Fine.
 

Ciao a tutti!
Questa prima storia finisce così.. aprendo un mondo. Come annunciato nella descrizione, questa prima canzone ha portato tre storielle leggere che però ho in mente di collegare alle prossime canzoni per sviluppare alcuni punti lasciati in sospeso!

Grazie a chi ha letto e commentato finora :) mi ha fatto bene sapere che l'idea possa piacere!
 
Alla prossima storia!

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