Raindrops

di Stray
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Real ***
Capitolo 2: *** Reason ***
Capitolo 3: *** Red ***
Capitolo 4: *** Refuse ***
Capitolo 5: *** Regret ***
Capitolo 6: *** Release ***
Capitolo 7: *** Remember ***
Capitolo 8: *** Repeat ***
Capitolo 9: *** Replica ***
Capitolo 10: *** Request ***
Capitolo 11: *** Rhythm ***
Capitolo 12: *** Risk ***
Capitolo 13: *** Road ***
Capitolo 14: *** Rule ***
Capitolo 15: *** Run ***
Capitolo 16: *** Raindrops ***



Capitolo 1
*** Real ***


Sono tornata (oddio, noooo!!! N.d.r. tutti)!

Evidentemente non ne ho avuto abbastanza di Royai…
Ma sfido chiunque ad averne mai abbastanza! ^^

Dunque, inizio subito col ringraziare di nuovo tutte quante per i commenti all’ultimo capitolo dei 100 themes. Vorrei ringraziarvi una per una, ma verrebbe fuori un’introduzione di dieci pagine… Per cui, GRAZIE ancora a Shatzy, _mame_, Nimphadora, Irene Adler, Sisya, MoMozzia, SoleDincht, ciry, Siyah, Lely1441, Kirjava, Harriet, Winry4ever, Virgy26, sweetprincess, Nanni92, Kaho-chan, Lithia del sud, Usagi95, elanor89, Celiane4ever, aria, Riza Hawkeye, **Ari**, The_Dark_Side, Ilune Willowleaf, Cowgirl sara, mintgirl e alchimista de fero. Ho dimenticato sicuramente qualcuno, chiedo scusa e ringrazio lo stesso.

I vostri commenti e le vostre recensioni mi hanno fatto diventare una cosa semi-liquida e purpurea sul pavimento, condita da qualche lacrima. Davvero, non vi ringrazierò mai abbastanza (e non arrossirò mai abbastanza) per tutte le belle parole che avete lasciato.

La verità è che mi sono commossa anch’io quando ho scritto la parola “fine” alla raccolta.
E appena finita avevo voglia di ricominciare, per cui…^^

Mi butto anch’io sui 15R: mi è sembrata subito una raccolta fatta “su misura”, un po’ forse per le iniziali, ma anche per gli argomenti che i titoli suggerivano: insomma, più Royai di così non si può!

Spero con tutto il cuore di non aver plagiato (involontariamente) nulla da Shatzy, che si è imbarcata (egregiamente, vorrei aggiungere) sullo stesso progetto (e comunque un titolo più azzeccato del suo non esiste. ^^). Mi scuso in anticipo, anche se spero che non accada, ma se c’è qualcosa di troppo simile, Shatzy, fammelo notare, ok?
Purtroppo non riuscirà a tenere lo stesso ritmo di aggiornamento dei 100 themes, per questioni di tempo (quando si è in vacanza è tutta un’altra storia…), ma cercherò di postare almeno settimanalmente.

Va bene, ci do un taglio e do ufficialmente inizio al primo theme (sono pericolosamente vicina alla commozione anche stavolta…), che non è tanto lungo (quindi ho scritto un papiro per nulla, vogliate scusarmi…). Buona lettura!

“If I am only fiction” he tells Hawkeye,
“then... does that mean my love for you is not real, either?”

Zauberer

01. Real

“E’ tutto vero?”

“Sì.”

“Voglio dire… non è che tra un po’ mi sveglio e scopro che è stato tutto un sogno?”

“No.”

“O che ne so, sono morto e questo…”

“Roy!”

“…questo è il paradiso? Magari sei solo una visione. Sai, uno di quei miraggi che sembrano reali: li raggiungi, provi a toccarli e puff! Annaspi con la mano nell’aria…”

Il suo sospiro sapeva decisamente di esasperazione, mentre lasciava scivolare l’abito da sposa dalle spalle, lungo le sue curve, fino ai piedi.

Lo abbandonò sul pavimento, ridendo del cambiamento repentino nella sua espressione, mentre si sedeva sul letto in una maniera che Roy, se non si fosse trattato del suo tenente, avrebbe definito felina.

“C’è solo un modo per scoprirlo… non trovi?”

Reale o meno che fosse, il comandante supremo Roy Mustang decise di cogliere l’occasione.

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Capitolo 2
*** Reason ***


Altro capitolo che mi è rimasto nel cuore: il 74. Per ovvi motivi AVVISO SPOILER!

Bene, risolte le questioni burocratiche, passiamo al capitolo: la loro conversazione è stata una delle più belle di tutto il manga, secondo me: parlano davvero liberamente (e se non sbaglio mia sembra che Roy ci provi pure con lei?!?!) del più e del meno (beh sì, anche se è tutta una strategia... ma sono carini lo stesso!), e nonostante la situazione riescono a comunicare e a capirsi al volo.

Tutto ciò, ha dato forma nella mia testolina a un riadattamento di quella conversazione… ^^

“Ease my mind

Reasons for me to find you.

What can I do to get me to you?”

Call me, call me (Cowboy bebop O.S.T.)

02. Reason

“Posso sedermi?”

“Colonnello.”

Il saluto è sobrio, leggermente freddo, distaccato. La vita nella mensa dell’esercito prosegue, incurante e indisturbata da quello scambio di parole sottili.

“Siamo di buon umore, eh… successo qualcosa?”

“No, nulla. Come va il lavoro?”

“Come vuoi che vada?”

Non c’è da chiederlo, non bisogna, o il nodo alla gola ricomincia a farsi sentire, un blocco di malinconia troppo duro da digerire, l’atmosfera si tinge di uno strano colore livido.
Scribacchia svogliatamente sui documenti sparpagliati per il tavolo, ignorando le occhiate severe di lei quando una macchia di sugo si avvicina troppo ai bordi intonsi. Lui sorride amaramente al pensiero che sono proprio quei piccoli dettagli, a mancargli di più.

“E a te come va?”

“Ci sono tante cose che devo seguire. Sono sempre occupata con qualcosa…”

Distrarsi fa bene; non pensare, non ricordare fa bene: è l’anti-dolorifico migliore.

“Ma sua eccellenza fa tutto velocemente, e questo aiuta.”

Lo scruta, lo fissa a modo suo, senza guardarlo veramente. E’ uno sguardo interiore, che solo lei è in grado di lanciare e solo lui è in grado di percepire.
Roy si sente quegli occhi invisibili addosso, aspetta che abbiano sondato il terreno, la sua persona, si lascia osservare, sperando che quei fari non vedano quanto le cose vadano davvero male, dentro di lui.

“Mi ha chiesto perché ho scelto di seguire un uomo come lei…”

Era naturale. Un po’ si aspettava che King Bradley le facesse una domanda del genere, prima o poi.

“Ho risposto che, essendo lei un mio superiore, eseguivo gli ordini che mi venivano dati.”

Anche la sua risposta è qualcosa di familiare e prevedibile, a suo modo.

“Ed è la verità?”

Qualcosa dentro di lui ha bisogno che la risposta sia un no.

Lei beve un sorso della brodaglia scura che qualche temerario osa chiamare caffè, prima di asserire:

“Non si può certo dire che sia un bugia…”

Roy sorride: è sempre lei, sempre Riza.
Qualcosa che nemmeno il Furer sarà in grado di cambiare.

“Se ti facessi la stessa domanda… se te la facessi io, mi risponderesti sinceramente?”

Riza alza gli occhi, e il contraccolpo lo fa barcollare. Nasconde le labbra dietro il profilo della tazza, mentre respira il vapore bollente che sale e che diluisce appena l’intensità di quei due occhi.

“Non credo. Non ora.”

“Capisco.”

Mangiano chiacchierando del più e del meno, lasciando che i dubbi galleggino liberamente per la stanza, insieme alle cose non dette.
E’ lei ad alzarsi per prima. Sparecchia velocemente, raccoglie le ultime cose riponendole ordinatamente sul vassoio, senza guardarlo, senza parlare.

“E’ perché me lo ha chiesto un uomo.”

Gli da’ le spalle, ma Roy sente che anche così può vedere, sentire la sua espressione disorientata.

“Non un colonnello” aggiunge sottovoce, “Non un superiore, non un militare. Non era un ordine, ma una preghiera.”

L’espressione di lui si apre leggermente, il giusto consentito dal regolamento.

“L’ho seguita perché è stata una mia libera scelta: io stessa ho deciso di rispondere alla sua chiamata. Per questo, anche adesso, è qualcosa che non riesco a lasciare andare…”

Il rumore dei passi che si allontanano è sovrastato dai rumori della sala.

Roy Mustang abbassa il capo, stringe la penna tra le dita mentre firma gli ultimi fogli senza guardare la traccia fine d’inchiostro formare il suo nome.

“Grazie.”

Sa che lei è ormai oltre la porta del refettorio, oltre la sua mano, di nuovo in quell’ufficio grande e silenzioso, mai sola, mai. Sa che non è solo una parete, ciò che ha separato le loro strade.

Ma in qualche modo, sa anche che quel grazie, di cui solo lei conosce l’esatta traduzione, la raggiungerà comunque.

Grazie a tutte per l’accoglienza (che bello tornare, così! XD) e per le recensioni!

Risposte:

Shatzy: oh yes, sono tornata e sto già meglio (oddio, i drabble sono proprio una droga…)!
Real è stato il primo capitolo nel vero senso della parola: ho letto il titolo e si è scritto da solo (Roy che fa la figura dello stupidotto, è un’immagine che si crea con relativa semplicità nella mia testolina, chissà perché…). Per il dopo, penso che _mame_ non sia d’accordo con te, sul lasciarli aa loro stessi… ma diciamo che se la raccolta ha un rating arancione, un motivo ci sarà, no? ^^
La citazione del capitolo precedente è una frase finale di una fic di tale Zauberer, autrice/autore di fanfiction.net (nota: è l’autore/autrice di quella lemon in tre atti che non posso tradurre finché non la/lo contatto, ma la cosa si sta rivelando un’impresa impossibile…). Con mio grande dolore (molto grande dolore…) non riesco più a trovare la fic in questione. Ma questa frase mi è rimasta nel cuore perché è la risposta migliore che so dare a mia zia quando mi dice con sdegno: “Ma è solo un fumetto!”: “Se sono solo una finzione” dice ad Hawkeye” allora anche il mio amore per te, non è reale?”, ovvero, per il solo fatto di essere la creazione di una mente geniale (Arakawa) questo sentimento enorme non ha forse diritto di esistere? Ah, adoro questa frase…

HarrietHawk: Grazie per i salti! XD oddio, tutti come questo, no: purtroppo dioveva entrarci anche qualcosa di un po’ malinconico… ma almeno la conclusione sarà comica, questo lo posso dire per certo! ^^

Irene Adler: Sì, lutto mi sembra davvero una grande parola… e in effetti è un periodo (roseo e felice) in cui le Royai abbondano… Si vede che con l’arrivo dell’inverno sentiamo il bisogno di scaldarci il cuore a vicenda(e cosa c’è di meglio del Flame Alchemist per questo? Nulla! XD).

_mame_: Puoi anche non crederci, ma mentre mettevo il rating ho pensato a te! XD Volevo proprio iniziare con qualcosa di ottimistico (il progetto su Ishvar mi mette addosso una quantità di malinconia troppo grande da smaltire da sola: mi sono dovuta “aiutare” con i titoli di questa raccolta, per tirarmi un po’ su!), l’unico mio rammarico è non essere riuscita a inserire nulla con il piccolo Maes, in questa raccolta: non ho proprio trovato il modo… uffa! Pazienza. Però rimane ancora Release un po’ in forse… non so, è un capitolo che non mi convince del tutto, magari… vedremo, c’è ancora tempo! ^^

Faccina Buffa: Sì, 15 suona decisamente meglio! ^^ poi mi piaceva l’idea di fare anche una raccolta con le loro iniziali (i 100 themes sono proprio la LORO raccolta, ma anche questa non scherza!). Anche se devo dire che ci si poteva mettere dentro anche un titolo tipo “Rain”, secondo me ci sarebbe stato bene… Magari lo aggiungo alla fine, tipo bonus, se mi viene qualche idea! ^^ grazie per il complimento! *me che arrosisce*

MoMozzia: wow… essere la prima cosa che appare dopo un periodo senza computer è un ruolo socialmente importante (per esperienza personale, so bene come ci si sente… sigh!). Dai, l’importante è che i problemi si siano risolti! ^^ lo devo dire o è implicito il fatto che sono in autocombustione? ^////////^ grazie per il supporto: scrivere così è ancora più bello! Un bacione anche a te! ^^

Elyxyz: La citazione l’ho presa da una fic inglese di un/una mio/a autore/trice preferito/a (uff.. basta: decreto che è femmina, perché non ce la faccio più a scrivere doppio! E poi di autori maschi Royai non ne ho proprio visti in giro, per cui…). Peccato che non riesca a trovare più quella dannata (e meravigliosa) fic (mi sto mangiando le mani: Il sito dov’era ha chiuso i battenti) e nemmeno con una ricerca incrociata su google riesco a trovarla, per il semplice motivo che non aveva titolo (o forse l’aveva e io sono stata poco furba e non me lo sono segnato… mah!).
Ho provato a contattare l’autrice anche perché volevo tradurre un’altra sua fic, per avere il suo consenso (è necessario) ma non mi ha mai risposto, forse avevo un indirizzo non più valido o sbagliato…*me che piange*

The_Dark_Side: ebbene sì. un’altra raccolta. Della serie, non avete scampo! Scherzo… (spero) XD
Non ti preoccupare, per i 100 themes. Già io non riesco a capire come qualcuno sia riuscito a recensirli tutti (sforzo disumano anche per me), e poi l’ho già detto, anch’io ero una lettrice silenziosa, e questo non voleva dire che apprezzassi meno ciò che leggevo, anzi! ^^ Grazie per i complimenti, farò del mio meglio! Baci

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Capitolo 3
*** Red ***


“You're the only one who really knew me at all
So take a look at me now,
Just take a look at me now!”

Against all odds, Phil Collins

03. Red

“Riza?”

Non arrossisci mai.

A volte pensi di non esserne capace – una forma di invalidità fisica, la carenza di una particolare proteina, o solo la diversa composizione della tua pelle.

Ti passi una mano sul viso, vedendo il suo sguardo fisso su di te: scotta come se avessi la febbre, ma non hai la febbre – vertigini, vampate di calore, la sensazione di fluttuare da uno spazio all’altro: sono solo i sintomi della sua vicinanza – non sei malata, e non c’è motivo apparente per la sua sorpresa. Se non il fatto che non arrossisci mai.

E’ così, e non perché sei immune a vergogna, imbarazzo o rabbia. Semplicemente, non ti è mai capitato.

Per questo, ti guarda come una archeologo davanti a un tesoro disseppellito, alla mitica El Dorado.

E in qualche modo, la sua meraviglia aumenta il rossore sulle tue guance – i suoi occhi sempre più spalancati, la tua gradazione sempre più preoccupante e anomala – un circolo vizioso che non avrebbe fine, se non ti coprissi il viso con le mani.

“No.” supplica lui.

Allunga le sue, protese come in una preghiera, le dita attorno i tuoi polsi - il pollice traccia la linea pulsante della vena al centro, sente il battito accelerare – mentre ti costringe dolcemente a rivelare ciò che vuole vedere ancora una volta: tu, mentre arrossisci.

Quando appoggia l’orecchio sul tuo seno, senti il tuo stesso cuore danzare, saltare tra una costola e l’altra, vibrare attraverso la sua guancia, il capo, la schiena: vibri attraverso lui, accelerando, sempre più veloci i battiti che scandiscono il pulsare del tuo viso – sembra irradiare calore a intermittenza, come un cometa, una supernova – sempre più inspiegabile quel colore strano sulla tua pelle.

“Riza…” ripete. Il punto di inizio della reazione a catena.

Non è il nome in sé – la successione casuale di quattro lettere che non spiegano nulla di te, di lui, di voi; lo arrotola sulla lingua, lo soffia sull’osso sottile tra la spalla e il collo; non pronuncia il tuo nome: lo respira – è lui.

E’ il calore che emanano i vostri due corpi sotto le coperte – la pelle sembra essere fatta solo di nervi, tesa a raccogliere anche i tocchi più impercettibili, le pressioni più leggere: contatto – il suo odore tra le lenzuola, due camicie nel tuo armadio, il suo rasoio sullo scaffale del bagno.

In un momento, è stato tutto chiaro.

Hai preso coscienza delle cose, degli oggetti, di lui, della sua inconfutabile presenza.

Ed è la prima volta, lo è davvero.

La prima volta in cui le sue dita sul tuo stomaco, le scarpe chissà dove sotto il letto, i vestiti sgualciti sul pavimento, sembrano essere l’unica forma di felicità possibile, l’unica che vuoi rendere possibile, anche la mattina dopo, e quella dopo ancora.

Tu non arrossisci mai.

E forse sì, forse sei davvero immune a vergogna, imbarazzo e rabbia.

Ma la felicità ubriacante, ha su di te questo strano ma piacevole effetto collaterale.

Eccomi qua! Allora, ringrazio tutte come da copione per i commenti e i complimenti!

Questo capitolo è stato riscritto di recente, all'inizio era qualcosa di molto simile a quello si Shatzy, poi si è trasformato in una cosa simil-comica sempre sul significato del colore rosso in varie situazioni... insomma, mnon mi convinceva del tutto. poi ho pensato a un'alternativa: e se applicassi il concetto di "rosso" a Riza invece che a Roy, cosa ne verrebbe fuori? Questo è il risultato... ^^

Faccio una rispostona unica (non ho tempoooooooo! Dannazione… chi me ne presta un po’? nessuno?): il capitolo 74 è secondo me uno dei migliori e non vedo l’ora di capire cosa seguirà (e proprio ora hanno interrotto la pubblicazione di FMA…GROARGH! *me che ringhia e sputa fiamme* ). Penso che Riza non abbia mai parlato tanto in tutto il fumetto, davvero! Anche secondo me non è un tipo timido (e questo capitolo ne è la conferma, più o meno…^^) però la ragione per cui non rivela a Roy la verità è sostanzialmente il fatto che sarebbe compromettente (senza contare che peggiorerebbe solo la situazione e il senso di mancanza che già sentono entrambi, a mio parere…).
Chissà come ne usciranno… Sigh!


A proposito di pubblicazione, ho fatto una scoperta terribile: BLACKENOIR NON è Più VISIBILE!!!!! Non so che cavolo sia successo, ma non riesco più ad accedere alla pagina web (p.s. x _mame_: se non sei riuscita a scaricare il cap 74, provo a zipparlo e a mandartelo, mi sembra di averlo ancora, salvato da qualche parte…)… AAARGH! Qualcuno sa qualcosa?


Ah, già che ci sono ho qualche altro quesito da porre: qualche domanda di ordine temporale (mi serve per continuare la raccolta su Ishvar). Dunque ho letto su un sito che Roy nasce nel 1885 e che quando il Furer manda in guerra gli alchimisti di stato, siamo nel 1908 e lui ha 23 ani. Ora, premettendo che la guerra inizia (con Envy che spara a un bambino) nel 1901(cioè quando Roy ha 16 anni) le mie domande sono:

a) A che età Roy inizia a studiare presso casa Hawkeye?

b) Quanto anni ha Riza meno di lui?

c) A che età Riza viene spedita al fronte?E in che anno?

d) Quando muore il maestro Hawkeye? E dulcis in fundo…

e) Qual è la data di fine della guerra? (ovvero: quanto tempo Roy rimane sul campo di battaglia?)

Se qualcuno sa rispondere (o conosce un sito che abbia queste info), please, mi potrebbe far sapere? Sono leggermente in crisi, perché senza queste coordinate temporali è un po’ dura scrivere con cognizione di causa…
Grazie in anticipo! ^^


Ultima nota e la smetto di rompere: Per chi è interessata, visto che pubblicare una traduzione qui è un processo allucinante (e prende un sacco di tempo che non ho, purtroppo), ho pubblicato la traduzione di una di quelle fic di cui avevo accennato durante i 100 themes su uno dei miei blog (Fatto apposta per le fenfiction e i racconti vari: avevo iniziato a trascrivervi i 100 themes ma sono rimasta moooolto indietro…). La prima si intitola “Frost tonight”, ed è di Arantzai:, l’autrice mi aveva già dato il suo consenso e comunque insieme alla traduzione ho trascritto anche la versione originale in inglese. L’indirizzo del blog è http://storiedimel.splinder.com, ed è sotto la categoria Traduzioni. Buona lettura! ^^

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Capitolo 4
*** Refuse ***


Avete fatto caso a come lo Scambio Equivalente assomigli tanto al concetto della pubblicità della Mastercard? No? Ebbene… ^ ^”

04. Refuse

“Comandante supremo, non può uscire: deve ancora firmare tutti questi rapporti…”

Roy mustang sbuffa annoiato, mentre ignora il suo tenente e indossa la giacca.

“Sarà la prima cosa che farò domani mattina, promesso…”

Riza lo osserva mentre si sistema davanti alla finestra, calcolando mentalmente quanto gli svaghi del suo superiore intaccassero le spese militari del dipartimento.
Giacca di velluto: due settimana di stipendio
Completo scuro con tanto di fazzoletto di raso nel taschino: un mese di stipendio.
Cena a lume di candela nel ristorante più francese, più snob e più caro della città: un mese e mezzo di stipendio, nonché un terzo dei fondi destinati al reparto.
Regalino (piccolo ma luccicante, e quindi costoso) per la fortunata di turno: meglio non calcolare…

“Va bene, vada. Non vorrà far aspettare la sua dama…”

La nota di sarcasmo è sottile come gli ultrasuoni: udibile solo dai cani.
La risata di lui invece, è rumorosa e sfrontata come sempre. Hayate abbaia, infastidito.

“Non credo proprio che mi stia già aspettando… o almeno, in questo momento sono io che la attendo pazientemente…”

Il tenente Hawkeye non afferra subito il concetto.
Ma Riza - la Riza interna - emette un gridolino di sorpresa, dall’interno delle quattro mura inespugnabili della sua mente.

“Mi faccia capire: si è agghindato, ha prenotato il ristorante, ha volutamente lasciato delle pratiche indietro, così che io potessi rimanere qui fino a tardi e lei mi potesse invitare a cena???”

“Un riassunto conciso ed esatto, mia cara. E ora, vorresti gentilmente metterti il soprabito? Fuori c’è un’auto che ti aspetta per portarti a casa, con un magnifico abito da sera nel portabagagli…”

Riza riflette a lungo sui pro e i contro di una tale proposta.
Secondo l’alchimia, ogni cosa ha un prezzo.
Uscire a cena con Roy Mustang significherebbe ammettere di essere stata presa in contropiede.

“Mi scusi signore, ma non ha considerato l’ipotesi che io potessi rifiutare la sua proposta?”

Dall’espressione che appare sul viso di Roy, la risposta è ovvia.

“Hawkeye, ti prego! Hai voglia di scherzare? Una cosa del genere non è mai successa…”

“C’è sempre una prima volta…”

“E vorresti essere proprio tu la prima?”

Roy Mustang non è così abile come credeva, nel nascondere la pesante sfumatura di panico della sua voce. Riza sorride maliziosamente, mentre si siede nuovamente alla sua scrivania augurando la buonasera al suo superiore.
Aspetta pazientemente che lui si sieda vicino a lei, sbuffando. Passare la serata tra rapporti e lavoro arretrato non è evidentemente quello che aveva in mente, ma se la compagnia è buona, potrebbe anche cambiare idea…

E’ proprio vero, pensa lei, sorridendo tra sé e sé : lo scambio equivalente non è la chiave di tutto.
Scaricare l’uomo della tua vita, ti costa una vita d’attesa.
Ma lasciare il lato casanova di Roy Mustang con un palmo di naso non ha prezzo…

Ora, so bene che verrò lapidata (come avrei la tentazione io di lapidare Riza per questo rifiuto...) ma penso di poter dire tranquillamente che a Roy, il cambiamento di programma non dispiacerà poi più di tanto (e con questo – e un sottinteso riferimento al rating - penso di aver detto tutto…).
Fatta questa piccola precisazione , passo alle risposte.

Elyxys: Non c’è problema, per le risposte! ^^ Allora, intanto posto qui una tabellina che ho fatto insieme a Shatzy: attensione però: i dati mancanti (quelli in rosso) sono nostre ipotesi che si basano sul fatto che l’accademia duri 2 anni!

Quindi, ricapitolando:
- Roy nasce nel 1885 (questo lo sappiamo per certo), come Maes, mentre Riza a questo punto nasce nel 1889 perché ha 4 anni in meno di loro.
- Roy inizia l'apprendistato circa a 16 anni (Riza ne ha 12) = siamo nel 1901 (quando inizia la guerra di Ishvar).
- Termina l'apprendistato e va in accademia a 20 anni (Riza ne ha quindi 16) = siamo nel 1905
- Torna dal maestro dopo l'accademia, a 22 anni, cioè nel 1907 (e lì, Riza ha 18, sennò non si spiegherebbe come possa una ragazza stare da sola, deve essere per forza maggiorenne, no?)
- L'anno dopo, il 1908, Riza è al secondo (ultimo, a questo punto) anno di accdemia e ha 19 anni, mentre Roy, appena arrivato sul campo di battaglia, ne ha 23. probabilmente Riza era sul campo da qualche mese, azzardo un quattro- cinque, prima dell'arrivo di Roy. La guerra finirà entro l'anno stesso.

Questo è tutto quello che è venuto fuori dal nostro incrocio di informazioni…
Poi l’altro giorno, girovagando per la rete, ho ritrovato un sito molto bello dedicato a Roy (è in inglese), si chiama Pyrography e c’è una bellissima timeline che mi è stata molto utile, senza contare che è veramente ben fatto e ricco di info particolari, insomma, un vero gioiellino di sito, davisitare! ^^ A proposito… Eh eh… stavo ripensando alla storia del cavallo: è Roy, è colpa sua: ci influenza in tutti i modi! XD

Shatzy: GRAAAAAASIEEEE!!!! Non sai quanto ho cercato soprattutto la differenza di età tra Roy e Riza, ma ci credi con non si trova nulla? Ah, se non ci fossi tu… Come dicevo prima, ho trovato anche un sito molto bello su Roy (Pyrography) che ha un linea del tempo, ma non è segnata la data di morte del maestro, né tanto meno a che età Roy inizia e finisce l’apprendistato… vabbuò, tirerò ad indovinare, ho una mia teoria, ma in ogni caso non è estremamente fondamentale, l’importante era l’età di Riza al fronte… Insomma, grazie di cuore (anche per il volume 0, ma forse l’ho già detto… ^^”)!!!
Per quanto riguarda il capitolo, volevo proprio dare l’impressione di intimità: è qualcosa a cui, a mio parere, loro non sono abituati, anche se la desiderano da tempo, per cui me li vedo bene, in qualche modo in perenne stato confusionale, come dei bambini. E’ una questione che ritirerò fuori anche in Release, anche se in modo diverso, perchè mi sta davvero a cuore, inquadrarli in qualche modo all’inizio di una loro eventuale relazione, ancora alla ricerca della stabilità… ah, sto diventando un po’ troppo romantica… ^^”

Dianatabo: Grazie per il complimento! In realtà il mio stile è cambiato tantissimo dall’inizio dei 100 themes ad ora… le descrizioni fisiologiche sono un esperimento recente, non so: sono un modo diverso e un po’ originale/strano per descrivere qualcosa che alla fine a forza di essere scritto e ripetuto rischia di diventare monotono… Sono felice che tu abbia apprezzato! ^^ Ultimamente ho riscoperto anche l’efficacia degli incisi, quando si tratta di cogliere un’istantanea ed infilarla come un frammento in mezzo ad un discorso, proprio come un flash… ops, scusa, mi sono dilungata! E’ che adoro scrivere, e cogliere le differenze di stile. Ora che ne sto delineando uno mio, mi esalto con poco… ^^”
P:S: Complimenti per l’inizio dei 100 themes: vai così!!! XD

The_dark_side & Irene Adler: Eh… a volte avrei davvero voglia di scrivere più racconti lunghi, ma questi titoli mi ispirano più riflessioni o attimi brevi, più che situazioni fisiche con un filo… Beh, questo capitolo forse è l’unico che fa eccezione. ^^” Anche se non è ancora detto: Request e Remember sono ancora dei punti interrogativi a bordo pagina, magari costruisco qualcosina di più narrativo… vedremo! ^^
Ah, le vacanze… da una parte vorrei anch’io che arrivassero in fretta, dall’altra spero che non arrivino mai, perché è periodo di esami (help! Si salvi chi può!) @ _@ !!!!

_mame_: Eh eh… lo sapevo che te ne saresti uscita con qualcosa del genere! XD All’inizio, quando l’idea di Riza che arrossiva si è materializzata nella mia testolina, d’istinto mi sono messa a ridere: non so, mi sembrava davvero OOC, faceva tanto quei manga pieni di liceali e problemi di cuore… però dopo un po’ mi sono convinta che se riuscivo a trovare una ragione davvero valida, per una reazione del genere, forse, magari… E lì ho pensato: “Ma se uno come Roy Mustang…” (*ç*) non ho fatto in tempo a finire il pensiero che ero già color carota, per cui moltiplicando al cubo l’intera situazione, forse riuscivo a rendere verosimile una reazione simile anche in Riza. ^^”
E poi, diciamolo, più o meno tutto quello che scrivo (beh, magari non tutto) è in fin dei conti una materializzazione della mia indole profondamente, disperatamente e inguaribilmente romantica, per cui sotto sotto invidio Riza dal profondo dell’anima, e spero sempre che situazioni del genere siano possibili anche nella vita reale con una persona reale e un sentimento reale (ma visto che sono anche profondamente tragica/fatalista/disillusa, so che la coincidenza delle tre condizioni avverrà quando gli asini impareranno a volare, o meglio, quando Ed crescerà dieci centimetri in una notte…). Per le risposte alle mie domande, grazie mille, sei stata molto d’aiuto. Per i dati mancanti mi arrangerò, ma l’importante era spere la differenza d’età tra Roy e Riza, per cui il più è fatto. Grazie ancora! ^^
P:S: Scusa per il fraintendimento sui PAVI… ogni tanto il mio cervello mi abbandona…

Sisya: Ecco, ora tocca a me andare in iperventilazione (sì, si dice proprio così)!!! ^///////^
Grazie mille per i complimenti, davvero! Purtroppo il prossimo capitolo sarà un po’ più amaro… ma ci vuole un po’ di tristologia, per citare _mame_, secondo me è il bello della loro relazione (non è una caso se la mia opera preferita è Romeo e Giulietta… tragicume a go go!) il fatto che accanto a momenti piacevoli, a volte anche comici, ce ne siano altri negativi, tristi o solo malinconici, che li calino però in una realtà plausibile e… reale, in qualche modo, un mondo dove il lieto fine potrebbe anche non esserci (nonostante l’attesa trepidante del fandom), dove qualcosa può andare irrimediabilmente storto, e le scelte da fare possono essere crudeli e ingiuste. Personalmente, penso che la grandezza dell’Arakawa, non solo nel caso di questi personaggi, sia proprio in questo: creare una storia VERA (va a finire che le costruisco davvero un tempietto davanti al letto… mamma mia!).

Santo cielo, ma ho scritto un papiro!!!!! @____@

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Capitolo 5
*** Regret ***


“I can feel your body
When I'm lying in bed
There's too much confusion
Going around through my head
And it makes me so angry
To know that the flame still burns
Why can't I get over?
When will I ever learn?
Old love, leave me alone
Old love, go on home
I can see your face
But I know that it's not real
It's just an illusion
Caused by how I used to feel
And it makes me so angry
To know that the flame will always burn
I'll never get over
I know now that I'll never learn…”

E. Clapton, “Old love”

05. Regret

La casa è vuota,.

Ma l’ufficio - l’unico rifugio per sottrarsi a quella desolazione - ora lo è ancora di più.

Sembra che la solitudine sia una condizione perenne, ormai.

La sicurezza che ha ostentato per tutto quel dannato giorno, gli cade di dosso con un tonfo secco.

Non può dimenticare come lo ha guardato, prima di fermare la macchina sotto casa sua.

Non può dimenticare che quel “Siamo arrivati, colonnello.” suonava come un gong.

La fine di un round.

Le ha detto che lo hanno sfidato. Ma si è scordato di dirle che la battaglia si gioca su un piano diverso da quello militare, un piano su cui non è mai stato bravo ad elaborare strategie.

La giacca è sul pavimento, perché almeno il disordine fa risaltare meno il vuoto.

“Entra.” Le ha detto.

Entra solo un attimo.

Entra una prima e un’ultima volta.

Lei ha abbassato il capo.

“Farebbe troppo male.”

“Fa già troppo male.”

Ma è entrata, ha chiuso la porta alle sue spalle silenziosamente, senza toccare la sua spalla.

La vuole guardare bene, perché quella che era una realtà scontata fino al giorno prima, un concetto immutabile, un dato di fatto – è sempre lì, cinque passi dietro di lui, lo può dire anche ad occhi chiusi – non sarà più tale, ma solo l’ennesima piccola cosa quotidiana di cui si pentirà, per non averla saputa apprezzare a dovere.

L’ennesima piccola cosa quotidiana che di colpo sembra così importante, che gli manca già.

Le scosta una ciocca di capelli dal viso, ma la mano scivola sul collo, la spalla, trascinando con sé a giacca pensante, sul petto, dove i bottoni slacciati sono l’unica pausa rigida e fredda in tanto soffice calore, lungo i fianchi, mentre la spinge contro il muro.

Gli manca già quello che non ha mai avuto, gli manca già poterlo pensare, poter anche solo sperare di averlo, un giorno.

Mentre scioglie il fermaglio che le lega i capelli, lei affonda il naso tra le sue ciocche scure, perché vuole avere un profumo da ricordare, qualcosa che le riporti alla mente lui, quando entrerà nell’ufficio del comandante supremo.

Lui l’ha vista piangere solo una volta, ma quando lei si aggrappa alla sua schiena, con il viso nascosto tra i lembi della sua divisa, non sa più di chi sia, il singhiozzo che gli rimbomba nel petto.

“E’ vero. Fa già troppo male.”

Lui è abituato a cogliere l’attimo e a lasciarlo andare subito dopo. Ma questo attimo lo vuole ricordare, lo vuole tenere dentro, per assaporarlo quando ne ha bisogno.

“Ma i ricordi fanno meno male dei rimpianti.” le confessa con la bocca contro la sua pelle, piena del suo sapore un po’salato, per le lacrime che ha già abilmente occultato.

Quando la solleva, lungo il corridoio, lei nasconde il viso tra il suo collo e il sipario sottile dei suoi capelli biondi, che le ricadono sulle spalle scoperte.

Nel silenzio di sempre echeggia solo il rumore del suo bacio, del tessuto che scivola sul pavimento, di un sospiro.

Ma la casa è vuota.

Al contrario il cuore, gonfio di un liquido odioso che non vuole smettere di traboccare.

E mentre cerca una piccola traccia di calore residuo su ogni piastrella fredda della parete, non è più così sicuro che i ricordi non possano trasformarsi a loro volta in rimpianti.

Scusate il ritardo spaventoso, ma non riuscivo a rimettere a posto il finale in un modo che mi convincesse, per cui…
Grazie come sempre per i commenti e le recensioni! ^^
Sono strafelice perché uno dei due capitoli rimasti in sospeso (Remember) alla fine è venuto fuori e ne sono estremamente orgogliosa! ^^ Mo’ rimane Request: una mezz’idea c’è, devo solo trovare il modo di elaborarla… Vedremo! Comunque resta il fatto che questi due mi hanno fatto (e mi stanno facendo) dannare! O__O
P.S: La canzone citata sopra è un capolavoro del blues che mi è sempre piaciuta… oltretutto mi è sembrata calzante alla situazione… ^^”
Passo alle risposte:

Elyxys: Eh eh… il fatto è che Roy ha un ego talmente grande che ogni tanto fa quasi piacere vederlo smontato… soprattutto in tema di donne, dove pensa sempre di averla vinta! E chi meglio di Riza per smentire questa sua convinzione? ^^”

Irene Adler: Guarda, mi sa tanto che saremmo in due a scioglierci ad un invito del caro colonnello! XD Però una come Riza non poteva essere come le altre (e come noi), mi sarebbe sembrato innaturale per una come lei fare i saltelli di gioia! La pubblicità della Mastercard ha il grande merito di aver fatto da innescatore a questo capitolo, per la precisione quella in cui il tipino non riesce ad aprire il barattolo di sottaceti, poi arriva la sua ragazza e… Insomma: potere alle donne! ^^

Sisya: Ehm… in effetti ho tenuto la tristologia per il capitolo dopo! Sorry! Anch’io spero (da brava inguaribile malata di romanticume che sono) in un finale se non proprio da favola, almeno passabile, discretamente felice: della serie, va bene anche un monolocale in piena Central, basta che l’Arakawa me li faccia mettere insieme (anche come coppia di fatto, mi accontento) alla fine del manga! No eh?
Il fatto è che dopo qualche numero è abbastanza palese l’inclinazione sadica-tragica dell’autrice, per cui le mie certezze cominciano a incrinarsi… ma non mollo! Non dispero! Ogni volta che qualcuno dice “non credo nell’Happy Ending” una possibilità di felice Royai si allontana (no aspetta: queste erano le fatine in Peter Pan…). Oddio comincio a delirare…
Io ti ringrazio ancora per tutti i complimenti, anche se ormai sono color pomodoro vita natural durante… ^///////////////////^ Grazie davvero! ^^

Shatzy: E sì, questa era la “cosuccia” di Refuse… ^^ Come si dice: la vendetta è un piatto che va servito freddo, anche a costo di rimetterci n pochino (anche se diciamola tutta, visto le premesse della serata, mi sa invece che Roy possa arrivare ad apprezzare il fatto di essere in un ufficio con lei, da soli, piuttosto che in un affollato ristorante… XD
Il bello è che tutto questo è venuto fuori per un fatto puramente casuale, ovvero la coincidenza di me seduta sul divano a fare zapping e la pubblicità della Mastercard in onda proprio in quel momento. Della serie “il Royai quando arriva, arriva”… ^^

_mame_: Beh si può dire che l’io interno di Riza ha coinciso con il mio, che protestava mentre scrivevo il suo “no”… Ma chi resisterebbe a uno come Mustang, soprattutto tirato a lucido e vestito di tutto punto? Per quanto, anche senza essere vestito di tutto punto… o essere vestito… Basta, sennò altro che sciogliersi! ^^”
Sono proprio curiosa si sapere il tuo parere su questo capitolo. Non c’è scampo alla tristologia, per quanto uno si possa sforzare, almeno una su quindici doveva capitare… ^^

The_Dark_Side: Mah… io non credo dovrà aspettare più di tanto… Uno come Mustang non si arrende certo, soprattutto se si tratta di Riza! ^^ Tanto più che preferisce restare in ufficio con lei piuttosto che andare a piangersi a casa per il due di picche. E mi sa tanto, che la cosa verrà ricompensata… ^^”

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Capitolo 6
*** Release ***


“It’s a song, a sigh of the weary:
Hard times, hard times come again no more!
Many days you have lingered around my door:
Oh! hard times come again no more…”

Eastmountainsouth, “Hard times”

(E’ la canzone, il sospiro dell’uomo stanco:
Tempi duri, tempi duri mai più!
Molti giorni vi siete attardati alla mia porta:
Oh, tempi duri, tempi duri mai più!)

06. Release

Non l’hai mai sentito prima. E’ un sapore nuovo, come se l’aria attorno a te fosse improvvisamente cambiata, aperta, pulita. Semplicemente, aria nuova.

Non sai perché, non c’è un motivo: il mondo attorno ha colori diversi, più squillanti, la vita brulicante della città ha perso il grigiore, è viva, ora come non mai. O forse te ne sei accorto solo adesso, come un’animale da soma senza più paraocchi, senza più veli ad impedire la vista.

E ti sembra di aver cambiato vita, di aver lasciato la pelle vecchia alle spalle, di essere sgusciato fuori da essa, uomo nuovo – solo all’esterno; dentro sei lo stesso di sempre, con le colpe di sempre, il passato di sempre; non puoi lavare via tutto: sei risorto, non rinato.

Ti sembra di non aver mai capito nulla del mondo, di vederlo per la prima volta, senza filtri: puro, grezzo, diretto.

Ti colpisce con la violenza delle cose imperfette ma reali, mentre l’abbracci in pubblico – nel mezzo di tutti quei colori, quei rumori, quegli odori che prima erano sottintesi, sottofondo, base piatta e anonima – mentre le lasci scivolare tra le mani un fiore raccolto mentre rientravate a casa, mentre fate la spesa, tu con la giacca della divisa ripiegata sull’avambraccio, lei in borghese, una mano appoggiata con naturalezza al tuo braccio - l’altra affondata nella tasca rigonfia di qualcosa di metallico, perché ora più che mai sei l’uomo da proteggere, l’uomo più importante del paese oltre che del suo cuore.

E ti senti vivo, e vorresti gridarlo al mondo intero, perché era da anni, decenni, che non ti sentivi così vivo, così felice, così libero.

Forse non ti sei mai sentito così se non nei tuoi sogni, ma non importa, non importa più, e vorresti sollevarla di peso, farla volare come una bambina, guardarla mentre ride – ti sei accorto di quanto i suoi rari sorrisi siano aumentati di numero e intensità, di recente – mentre tocca un oggetto e lo sposta, mentre cammina per casa con la tua camicia addosso, vorresti guardarla mentre fa le cose più stupide, più scontate e banali.

Persino lei sente la tua euforia quasi perenne, ti asseconda come un bambino, ma segretamente ne è vittima anche lei: la vedi nascondere un sorriso spontaneo e senza motivo, uno dei tanti che di recente non riesce a controllare, mentre apre la porta di casa.

“Ho dimenticato di comprare i croccantini per Hayate…”

“Passo a prenderli io domani, quando esco dall’ufficio.”

“Grazie. Cosa vuoi per cena?”

Per un momento non sai cosa rispondere: rimani imbambolato con l’ennesimo sorriso da ebete sulle labbra, a guardarla ripetere la domanda, anche lei come te: colpita da ciò che ha appena detto.

Certe parole, nella vostra bocca, non hanno ancora trovato il loro posto, non appartengono ancora completamente al lessico quotidiano, come esuli in terra straniera, viandanti di passaggio.

La baci, sulla porta, senza chiederle il permesso.

“Dillo ancora.”

“Cosa vuoi per cena?”

“Cosa voglio per cena…”

“Sì: cosa vuoi per cena?”

Scoppiate a ridere come se aveste appena parlato in una lingua esotica, che non pensavate di conoscere: non avete ancora la padronanza del suono che ne esce, incespicate nelle consonanti, ripetete le frasi chiave, quelle necessarie per la sopravvivenza, come domandare dove sia l’ufficio postale o se il gatto sia sopra o sotto il tavolo.

Potrebbe chiederti cosa desideri mangiare fino a domani mattina: l’ascolteresti parlare come si ascolta una sinfonia, per tutta la notte, rapito.

Ma lei ride ancora una volta – ha capito che non ti è ancora possibile formulare una risposta logica, una frase sintatticamente corretta - e apre il frigorifero, lasciandoti ancora disorientato sulla soglia della cucina: è sempre stata più brava di te ad adattarsi alle differenti situazioni, anche quelle più impensabili.

Ci arriverai anche tu, un passo alla volta.

Intanto ti godi questo stupore che ti accompagna ogni giorno, la curiosità e la meraviglia del bambino che avevi dimenticato di essere stato, questo sguardo nuovo sul mondo, che sembra così diverso da come lo ricordavi, migliore.

Senti che le parole sono troppo poche, troppo imprecise e usate per descriverlo bene.

Il tavolo è il tavolo, la casa è la casa – la vostra casa, quella che prima era solo sua, che non potevi che intravedere da lontano, le sere in cui l’accompagnavi dopo l’orario di lavoro. E' sempre un possessivo, ma in seconda persona plurale: è il numero che fa la differenza – Riza è Riza.

Ma ora è come se il significato di poche lettere trabocchi dalla definizione, costretto in uno spazio diventato troppo piccolo, inadatto, insufficiente per esprimerne pienamente la bellezza.

E allora è il silenzio che riempie le giornate, il silenzio soddisfatto e tranquillo di chi sta cercando le parole ma non riesce a trovarle, non ha bisogno di trovarle, non ancora, perché non c’è fretta.

Perchè sei libero e non c’è più fretta, non c’è più l’ansia del domani, del dopo, del quando.

La strada non è più un rettilineo angusto e stretto, un impervio sentiero di montagna: è un piazzale immenso, puoi muoverti in tutte le direzioni, aprire le braccia, girare in tondo, oppure sederti, esattamente al centro di tutto, ad ammirare ciò che hai ottenuto nello stesso silenzio incredulo che segue la vittoria, la fine della corsa.

Seduto al centro del tuo nuovo mondo, puoi finalmente respirare.

E lei con te.

Questo capitolo è stato uno degli ultimi che ho scritto (ha solo una settimana di vita e già viene pubblicato: aiuto!) però devo dire che è uno di quelli di cui vado maggiormente orgogliosa…
Grazie a tutte per le recensioni!

Elyxys & Dianatabo: Ops! Non avevo pensato alle traduzioni delle song, sorry! Il fatto è che molto spesso (ok, diciamo sempre) associo a quello che sto scrivendo una canzone, me la ascolto anche venti volte di fila mentre scrivo o rileggo (chissà! Forse mi aiuta con l’atmosfera…), quando proprio mi sembra che calzi, la trascrivo senza pensarci. ^^
Questa volta mi sono ricordata di metterla, la traduzione…
Già che ci sono metto qui quella di Clapton, dello scorso capitolo:

“Posso sentire la tua pelle,
mentre sono nel mio letto
c’è troppa confusione che affolla la mia testa
e mi fa così rabbia
sapere che il fuoco brucia ancora
Perché non posso venirne fuori?
Quando imparerò?
Vecchio amore, lasciami solo,
Posso vedere il tuo viso
Ma so che non è reale
E’ solo un’illusione
Causata da come mi sento
E mi fa così rabbia
Sapere che il fuoco continuerà sempre a bruciare
Non ne verrò mai fuori
E so che non imparerò mai…”

Shatzy: Sì alla fine il finale è venuto… mamma mia, non ti dico come stavo mentre la scrivevo! Qualcosa di molto simile a “a special seat” (no, calma: a quei livelli non ci arriverò più, è sicuro!).
L’immagine della giacca mi era piaciuta molto, e mi sono ispirata a un’immagine del fumetto, quando dopo la notizia del trasferimento di Hawkeye, Riza inizia a raccontare di Ishvar. Se ci fai caso allìinizio del racconto, si vede Roy sdraiato sul divano con una mano sulla faccia, e la giacca per terra (e le aspirine sul tavolino, ma non sapevo come infilarle, per cui sono rimaste lì).
Mi ha toccato molto come piccolo frame, così ho voluto riprodurlo, anzi a drila tutta, l’idea del capitolo è partita proprio da lì! ^^”
Per quanto riguarda il rating… TECNOCAMENTE questo avrebbe dovuto essere un Rosso… però visto che la lemon era mooooolto sottintesa non me la sono sentita. Ho ancora Request da definire, ma credo che questo capitolo sia il massimo del rating (per questa raccolta. Mi sa che mi rifarò con quella si Ishvar…), vedremo! ^////^
Scusa, è vero: avrei dovuto mettere l traduzione, d’ora in poi provvederò! Quella della scorsa canzone è nella risposta a Elyxys. Ciau e Grazie per le belle parole come sempre! ^^

_mame_: Io più che un mattone a scrivere il theme scorso,avevo una betoniera nell’intestino! Però è vero, il Royai è il pairing della tristologia, se non fosse così perderebbe molto del suo fascino, secondo me…
E sì, penso che la cosa triste del capitolo sia che nonostante quel momento di felicità abbia avuto luogo, non sarà loro permesso nemmeno più di avere un contatto… tristeeeeeezza…
A proposito di quel tuo punto interrogativo, ti dico che E’ COME SEMBRA (^////^)! Il fatto che questa raccolta sia un rating arancione è per la mia codardaggine, nel senso che non so perché, ma le lemon in inglese mi piacciono molto, quelle in italiano mi sembrano troppo “tecniche”, per cui ne leggo molto poche (se non zero) e quando ne scrivo rimango moooolto sul vago e sottinteso…
Il mio massimo l’ho raggiunto nella raccolta su Ishvar, che comincia a diventare qualcosa di concreto, ma direi che per i 15R ho già dato (anche se c’è ancora Request da fare. Non si sa mai…^^”) . Uau, un master in tristologia! E’ un grande onore… ^///////^ soprattutto se è la regina della tristologia a consegnarlo! Grazie davvero!

Sisya: Non c’è niente da fare, quando leggo i tuoi commenti finisce sempre che mi squaglio. Grazie davvero, ormai non so più come dirlo ^/////^! Per quanto riguarda l’happy ending, direi che questo capitolo potrebbe essere annoverato nella categoria, no? XD Grazie ancora, un bacio!

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Capitolo 7
*** Remember ***


“Respirerò l’odore dei granai.
Più grande ti sembrerò e tu più grande sarai.
Passare insieme soldati e spose,
ballare piano in controluce.
Impareremo a camminare
Per mano insieme, a camminare:
Domenica…”

Zucchero, “Diamante”

“I knew I loved you
Before I knew you
The hands of time
Would lead me to you.
I knew I loved you
Before I found you
I knew I'd built my world around you
Now all my days
And all my nights
And my tomorrows
Will all begin and end
With you...”

Celine Dion & Ennio Morricone, “I knew I loved you”

(Sapevo di amarti prima di conoscerti
Le mani del tempo mi avrebbero portato da te
Sapevo di amarti prima di trovarti
Sapevo che avrei costruito il mio mondo intorno a te
Ora tutti i miei giorni
E tutte le mie notti
E il mio domani
Avranno inizio e fine
Con te…)

07. Remember

La luce che filtra tra la polvere dei vetri rende perfettamente giustizia agli anni del luogo.
Non è stato facile entrare: non aveva più la chiave, perduta chissà dove, forse volontariamente.
Roy ha dovuto sfondare la porta a spallate e chiamare il fabbro per una nuova serratura.
Non ha voluto entrare per primo. Ha aspettato che lei prendesse un respiro profondo è appoggiasse il piede ai gradini del porticato.
“Sei sicura?”
“E tu?”
Le ha tenuto aperta la porta, per lasciarla passare.
Quindici anni.
Ha scritto il numero con il dito, sullo strato di polvere grigia del comò all’ingresso.
Quindici anni e nulla sembrava essere cambiato. La casa ha aspettato, paziente, immutata, lentamente ricoperta dagli strati di mesi, giorni, minuti e secondi, che hanno creato la sua corazza contro il tempo.
Nulla sembra essere cambiato: è come la ricordava.
Grande, silenziosa e severa.
Le assi del pavimento hanno scricchiolato al suo passaggio. Ha toccato con la mano la maniglia di ottone della prima porta a destra. Il soggiorno le è sembrato cupo, come i saloni dei castelli medievali: il camino spento, le pesanti tendo di velluto che hanno ostacolato il sole per tutti quegli anni, i teli bianchi stesi sul mobilio.
Quando li ha tirati via, la polvere sollevata l’ha fatta starnutire.
Roy l’ha aiutata a piegarli con cura, ad aprire una dopo l’altra tutte le stanze, tutti i santuari del passato che hanno lasciato sigillato là dentro per tanto tempo.
L’ha aiutata ad accendere il fuoco del camino e a cambiare le lenzuola del letto nella sua vecchia stanza – “Dormiamo qui.” Ha chiesto lei. “Solo stanotte. Dormiamo qui come quando pioveva e avevo paura dei fulmini.” – ha spento la luce quando ha sentito i suoi primi singhiozzi e l’ha stretta forte nel sonno, le lacrime come le gocce di un temporale annunciato sulla sua pelle.
Hayate si è raggomitolato sul tappeto, lo stesso dove secoli prima sedevano a gambe incrociate, lui con i suoi libri di alchimia sulle ginocchia, lei con la terrina di patate da sbucciare per portarsi avanti con i lavori domestici.

Due giorni dopo il sole invade la casa con violenza: lei vaga per ogni stanza, incredula di tanta luminosità, tutta in una volta, cercando di ricordare se la casa le è mai sembrata tanto accogliente.
Gli scatoloni affollano il soggiorno e gran parte del corridoio.
Ha aperto la camera da letto dei suoi genitori, ha deciso da che parte stare, dopo una lunga riflessione: in quella di suo padre, come se invertendo le posizioni, avesse la possibilità di invertire anche la storia di quella famiglia, di quella coppia, di quell’uomo, sostituendovi la storia di un altro uomo, un'altra coppia, un'altra famiglia.

Il quarto giorno, la polvere non infesta più ogni angolo buio, la porta di ingresso può di nuovo chiudersi, Hayate scodinzola tranquillo per tutta la casa, senza più topi in giro.
La sera, Roy torna a casa con due secchi di pittura.
“Per il portico.” Si giustifica. “L’intonaco è scrostato e vecchio. Pesavo di toglierlo e passarne una mano nuova…”
Lei annuisce e non dice nulla. Ma rimane a guardarlo tutto il tempo mentre lavora.
Lo vede fermarsi solo un momento, con il pennello a mezz’aria, appena sopra l’architrave della porta d’ingresso.
“Per quanto io vada indietro, i miei ricordi si fermano sempre qui, sulla soglia. Prima è come se…”
“…come se non ci sia nulla che valga la pena ricordare?”
Le sorride, riprendendo ad accarezzare il legno con le setole intrise di vernice bianca.
“Già. Come se fossi nato qui, a diciotto anni…”

Il quinto giorno la sorprende in bilico su una sedia, mentre pulisce i vetri della veranda.
“Scendi subito!” le urla, tanto da farle quasi perdere l’equilibrio per lo spavento.
“Stavo solo…”
“Sei impazzita? E se fossi caduta? Hai idea cosa avrei fatto se…”
“Scusa.”
Non riesce a tenerle il broncio a lungo. L’espressione agitata scivola via con un sospiro lungo e profondo.
“Devi stare attenta. Ora devi stare più attenta…”
Le accarezza la pancia, lasciando che un sorriso ponga definitivamente fine all’arrabbiatura., prima di toglierle dalle mani lo strofinaccio e riprendere il lavoro interrotto.

Il sesto giorno è lei ad aprire il vecchio studio di suo padre. Roy la osserva dal corridoio, mentre fissa meglio le assi scricchiolanti dei gradini della scalinata antica.
Non vedendola uscire dopo un quarto d’ora si affaccia titubante.
La trova seduta sulla sedia intarsiata, la stessa su cui il maestro non lasciava sedere nemmeno il suo allievo, la sua sedia.
Lei si appoggia allo schienale, facendo aderire ogni vertebra ai motivi e alle volute rigide e lucide.
Una mano sulla pancia e un’altra sulla superficie della scrivania.
Una sul passato e una sul futuro.
Non ci sono più tracce di sangue, i libri polverosi e sbiaditi sono perfettamente allineati sugli scaffali. Roy torna al suo lavoro, senza disturbarla.
Quando lei esce dalla stanza, il borbottio della pentola sul fuoco la avverte che la cena è pronta.

Il settimo giorno l’ultimo scatolone rimasto è quello delle cose da buttare via, delle cianfrusaglie inutili, dei ricordi più spiacevoli.
Roy la prende per mano, la guida fin sulla soglia, fino al punto di partenza che ora è il traguardo da cui ricominciare una nuova corsa.
Prima di appoggiare l’occhio all’obiettivo, la guarda sorridere senza che abbia dovuto chiederglielo.
“Sei davvero sicura?”
E’ la stessa domanda del primo giorno. E sa già che avrà la stessa risposta.
“E tu?”
Mentre le scatta una foto – una mano sempre sulla pancia un po’ più rotonda, la spalla appoggiata allo stipite, i capelli sciolti e lo sguardo placido che da un po’ a questa parte le deforma i lineamenti severi nei momento più impensabili – pensa che se ha deciso ti ritornare in quel luogo, di ripartire proprio da lì, di allevare il loro futuro dove il loro passato ha avuto inizio, non può che aver accettato ciò che la vita ha offerto loro proprio lì, sulla stessa porta, quando un ragazzo dagli occhi scuri ha incespicato nelle parole, quando un ragazzina timida gli ha chiesto cosa desiderasse affacciandosi da dietro lo stipite.
“Scusi, è questa casa Hawkeye?” Ripete come tanti anni fa, prima di varcare la soglia e seguirla in casa. Invece che nascondersi dietro la porta aperta, lei sorride ancora e lo abbraccia, nonostante il pancione ingombri più spazio del previsto.
“No. Questa è casa Mustang.”

Scusate il ritardo: altro parziale di storia in mezzo ai piedi che ha risucchiato le mie energie vitali nell’ultima settimana… Sigh, ho bisogno di coccole e taaaanto Royai per tirarmi su!
Scusatemi se non rispondo una per una, ma davvero non ho tempo (è incredibile come 24 ore possano sembrare ridursi drasticamente alla metà ,quando si va dia fretta! O_O)
Ringrazio comunque per le recensioni e le belle parole che mi riservate sempre: grazie davvero di cuore (ogni tanto mi commuovo, i fazzolettini sono sempre vicino al pc…).
Questo capitolo è stato uno degli ultimi che ho scritto: un’altra ispirazione fulminenante di cui vado abbastanza fiera… Mi saprete poi dire.
Un bacione a tutte, alla prossima! ^^

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Capitolo 8
*** Repeat ***


“Era tutto già scritto da sempre, sai

Era racchiuso nel mazzo di carte

Che la donna rossa si incontra col fante

Ma alla fine il giro riparte…”

Qualche splendido giorno (Modena City Ramblers)

08. Repeat

E’ le storia che si ripete.

Lo sai meglio di chiunque altro.

E’ lo stesso silenzio dall’altra parte del filo, la stessa goccia di sudore freddo, mentre scorre nel solco della tua fronte che lei stessa ha scavato.

La stessa corsa giù per le scale, lo stesso terrore che lega le ginocchia.

La stessa preghiera masticata, intrappolata tra i denti serrati e la mascella contratta.

Non di nuovo… non di nuovo…

E’ la storia che si ripete: anche se i personaggi cambiano e le parti sono nuovamente assegnate, il regista sembra essere lo stesso di sempre – il bastardo di sempre.

Ma con tutto te stesso, mentre infili i tuoi guanti con le mani tremanti, mentre la sottile linea tra la rabbia e la disperazione si disfa nel frastuono dei tuoi stessi scongiuri, preghi che questa volta si decida a cambiare la sceneggiatura.

Perché lo stesso finale che si ripete, questa volta potrebbe ucciderti.

Eccomi qui! ^^ in ritardo madornale, ma ormai ci avrete fatto l’abitudine…

Con questo capitolo sono andata un po’ sul classico, anche a rischio di risultare banale, ma si è praticamente scritto da solo, in meno di un’ora, per cui non ho potuto farci nulla…

Passo alle risposte alle recensioni (grazie per i commenti ^^):

Elyxys: Intanto ti faccio ancora complimenti per la fic Maple café, perché è davvero bella, e penso anche che la vittoria sia meritata, da quel poco che ho letto! ^^ Quindi guai a te se ti senti scontata, chiaro? XD Comunque grazie mille per le belle parole (continuo ad andare in autocombustione, ma ormai non posso farci nulla, è un riflesso involontario).
Non sei affatto blasfema: in effetti un certo parallelismo con la creazione, sebbene non fosse previsto all’inizio della stesura del capitolo, alla fine ho visto che poteva starci, così ho costruito il tutto di conseguenza. Il fatto è che volevo dare proprio l’idea dell’inizio, un nuovo inizio: loro due alle prese con la creazione del loro futuro, proprio sulla base del loro passato. E sì, la scena della mano sul tavolo e sulla pancia, è anche la mia preferita… ^^ Grazie ancora!

Shatzy: In effetti un po’ di malinconia ci stava… d’altra parte non è che quella casa sia unìinsieme di ricordi del tutto piacevoli per entrambi (soprattutto epr Riza…). Per il quarto giorno, ho già corretto: il fatto è che mi sono sbagliata a scrivere “il terzo giorno”. In realtà è il quarto, perché nel paragrafo prima ho scritto “due giorni dopo” (quindi il terzo giorno). E’ il secondo giorno che ho saltato, non per un motivo particolare, semplicemente l’ho riservato al lavoro di pulizie, in somma non ci ho visto nulla di particolare, ecco.

P:S: Il parziale è andato bene, grazie! ^^ Mo’ manca l’ultimo, il 10… spariamo bene! ^^”

Irene Adler: Grazie! Allora il dizionario jap lo tiro fuori anch’io, a vedere se stavolta la lingua la imparo davvero! ^^” Sulle descrizioni ho puntato molto, perché la situazione me la vedevo prevalentemente silenziosa…

Sisya: Tu mi farai collassare, lo sai, si? Appena riassumo un colorito meno paonazzo, penso sarò in grado di rispondere… Mi fa piacere che il capitolo ti sia piaciuto: può andare come Happy ending alternativo? ^^” baci

The_Dark_Side: “Passato+presente=futuro” : non potevi trovare espressione più azzeccata!!! XD Secondo me, quella casa rappresenta un luogo di inizio per entrambi: l’inizio di cose piacevoli e allo stesso tempo spiacevoli, ma in definitiva l’inizio della loro vita “insieme”. Per quanto riguarda il finale… beh, una differenza con il passato doveva pur esserci, no? ^^

_Mame_: Il riferimento biblico non era previsto inizialmente, ma poi è diventato centrale, come anche il tema della rinascita, Il tuo commento su ciò che deve “nascere” in tutti i sensi, da l’ a breve, è proprio quello che intendevo! ^^ Secondo me, entrambi non possono dimenticare quello che sono stati, e in qualche modo ricominciare proprio da lì, significa un po’ non dimenticare le cose importanti, belle o brutte che siano, perché è sulla nostra storia che costruiamo ciò che saremo (una famiglia). Certo, soprattutto per Riza, quella casa è anche un termine di paragone, il più delle volte negativo, per evitare di ripetere gli stessi errori del vecchio Hawkeye. Anche se con un padre come Roy, certi errori non avranno proprio luogo, no? ^^ E sì, immaginarmelo nel lavoretti di fai da te, era un mio desiderio segreto… a cui ho potuto finalmente dare voce! ^^”

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Capitolo 9
*** Replica ***


“Pictures of you
Pictures of me
Hung up on your wall for the world to see
Pictures of you
Pictures of me
Remind us all of what we could have been”
The last goodnight, “Pictures of you”

09. Replica

Eppure lo sapeva.
Lo sapeva ancora prima di cominciare quell’assurdo teatrino, prima ancora di scoprire che ognuna di quelle creature decorative potesse essere utile, in qualche assurdo modo, al suo obiettivo.
Ma se n’era accorto, dalla frequenza con cui gli scivolavano tra le mani più capigliature bionde che brune, dal modo in cui cominciava a non sopportare le donne troppo rumorose, quelle troppo gaie o quelle eccessivamente mielose, dalla sensazione di pace che lo avvolgeva nel sentire uno scatto secco, anche se di un portacipria.
In qualche modo si era reso conto che c’era una specie di uniformità in quella successione in serie sempre in movimento di volti, profumi, vestiti più o meno costosi e trucchi più o meno marcati.
C’era qualcosa che ritornava, continuamente, qualcosa che gli dava l’impressione, ogni volta di più, di sprecare le sue serate con varie brutte copie di un unico originale.
All’inizio aveva pensato di essere riuscito a delineare l’immagine della sua donna ideale: si era convinto di ciò quando, tra la popolazione femminile della città, avevano cominciato a circolare voci su “quanto al colonnello piacessero la bionde”.
Ma la corsa alla tintura di mezza Central, aveva solo aumentato la sua sensazione di essere ormai in balia di una serie infinita di repliche, di pallide imitazioni, duplicati maldestri e goffi di ciò che era ancora solo un’immagine ideale nella sua testa.
Un buon strizzacervelli avrebbe teorizzato un qualche rapporto guastato con la figura materna.
O peggio: avrebbe potuto azzeccare il problema.
Perchè non ci vuole un essere particolarmente sagace per capire che quando l’originale non è raggiungibile, la soluzione è riempire il vuoto con la copia.
“Colonnello, questi documenti vanno firmati entro stasera…”
Sbuffando, il colonnello si destò dai suoi pensieri e appoggiò il pennino scricchiolante sull’ennesimo foglio bianco, sbuffando.
“Riza sospirò, con le mani sui fianchi, spazientita e rassegnata alla totale mancanza di senso del dovere del superiore.
“D’accordo: se proprio non ne vuole sapere, vada pure. Finirò io al suo posto, come sempre…”
“No.”
Aspettò che il suo tenente abbandonasse l’espressione sorpresa che non aveva potuto fare a meno di assumere, per quel netto rifiuto, prima di continuare:
“Però se volessi farmi compagnia, non mi dispiacerebbe…Sono un po’ stanco, rischierei di addormentarmi o distrarmi un’altra volta.”
Mentre la donna si sedeva al suo fianco, Roy Mustang comprese che nemmeno una decina di appuntamenti con tutte le sue spasimanti messe insieme – il ripetersi ritmico di una serie di istantanee sempre uguali, con un tondino nero al posto del viso della fortunata di turno: intercambiabile - avrebbero pienamente equiparato il valore di quel momento.
Non era la prima volta che faceva tardi in ufficio, lei in attesa che terminasse il lavoro arretrato: ma in qualche modo, proprio questa situazione che si ripeteva ormai da dieci anni, era diventata l’unica cosa unica e originale della sua vita.
E non aspettava altro che arrivasse il momento di reclamare i diritti d’autore.

Buondì! ^^

Grazie a tutte per le recensioni! Questa volta ho sudato freddo: normalmente a me piace molto riscrivere momenti del manga, ma questa volta mi sembrava davvero un collegamento un po’ scontato… però se dite che non è così mi fido (e ringrazio).

Eh, purtroppo ce ne sono di momenti della storia originale che lasciano il segno e per forza di cose tornano fuori anche nelle fic… a dimostrazione che l’originale rimane sempre impareggiabile (tanto per rimanere in tema di Replica…)! ^^”

Anche questo capitolo offriva una gamma un po’ limitata di possibili interpretazioni.
Visto che Shatzy si era concentrata sul ripetersi di una situazione, io ho preferito rigirarmi il titolo da un altro punto di vista. Ho aggiunto la parte finale all’ultimo secondo, perché un altro capitolo-riflessione (Quanti ne ho scritti??? O_O) non mi convinceva e volevo contestualizzarlo un po’, anche per trovare un bel finale.

Ho iniziato riferendo la parola Replica alla varie donne con cui esce Roy per poi finire (non ho ancora capito come) al fatto che l’originale (Riza) rimane sempre la cosa pi importante e irraggiungibile, ma capace nonostante questo di rendere anche la ripetizione della loro vita quotidiana (lavorativa) qualcosa di unico e speciale.Oddio, è un ragionamento un po’ contorto (forse dovevo farmi qualche ora in più di sonno, stanotte)…
Spero sia comprensibile! ^^”

Scusate se non rispondo a tutte, una per una, ma siamo sempre d’accapo: per queste ultime due settimane prima delle agognate vacanze di Natale, il tempo libero non è contemplato!

Bacione a tutte! ^^

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Capitolo 10
*** Request ***


“Meravigliosa creatura
Sei sola al mondo
Meravigliosa paura
Di averti accanto
Occhi di sole
Mi bruciano in mezzo al cuore
Meravigliosa creatura
Un bacio lento
Meravigliosa paura
Mi tremano le parole
Muoio d’amore
Meraviglioso…”

Gianna Nannini, “Meravigliosa creatura”

“Ed io che non so immaginare
Parole da dire per te
So solo che ti guardo
E non vorrei mai smettere…”

F. Renga, “Vedrai”

10. Request


Non ha ancora pianto.

La conosci da anni ormai, ma non pensavi che fosse forte quasi quanto te. O forse solo orgogliosa, anche più di te.

La guardi sospirare, gli occhi sulla tomba bianca, le mani strette in grembo, composta e rigida come le vedove del nord, un iceberg che galleggia nel mare del dolore.

“Cosa farai adesso?”

“Non lo so. M penso sarò in grado di sopravvivere con le mie forze, in un modo o nell’altro.”

Davvero un iceberg: imponente e secolare. Ma basterebbe un raggio di sole più forte degli altri a scioglierla.

Così forte e così indifesa allo stesso tempo…

Riza Hawkeye raccoglie in sé tutte le contraddizioni di questo mondo, e le risolve in un unico gesto preciso e indifferente, come si scacciano le mosche.

Ti tornano in mente le ultime parole del maestro, poco prima di morire.

Mia figlia… Ti affido… Roy, mia figlia…

“Rimorso” è sempre stata una parola sconosciuta al vecchio. Fino alla fine.

O forse non ha mai dato a vedere quanto invece l’intero concetto lo stesse mangiando da dentro.

Non vuoi finire come lui: tu vivrai, per qualcosa di diverso dall’alchimia, per qualcosa di più grande. Ed è un sollievo che lei non rida dei tuoi ideali da bambino.

“I suoi sono sogni meravigliosi…” ha detto, a bassa voce, come se non volesse farsi sentire.

Sembra crederci davvero, sembra che sia anch’essa un’idealista come te.

Chissà cosa avrebbe detto il padre…

Mentre la segui dentro casa ti sorprendi a pensare a lei come una donna: non più la figlia del maestro – quel genitivo ingombrante non ha più motivo di esistere, come un cordone ombelicale finalmente reciso - un concetto scisso da ogni altro riferimento.

Indipendente, autonoma, un’unità completa, un individuo a sé.

Riza.

Riza e basta.

Solo Riza.

Sola.

“Cosa c’è?”

Non ti sei accorto di esserti incantato, e i suoi occhi interrogativi ti fanno sentire uno stupido colto in flagrante.

Non hai potuto farne a meno: è come se la sua immagine finalmente separata da qualsiasi altra, stagliata contro il cielo chiaro quasi bianco, sia troppo sottile, troppo esile, troppo sola.

E’ indifesa, pensi, è una ragazzina ed è sola.

“Tuo padre…”

Mia figlia… Roy, lei… lascio mia figlia a te…

“Forse voleva…”

Ti fermi un attimo prima.

Non è giusto legarla a qualcun altro, quando è appena riuscita a liberarsi.

E’ sola, ma è forte. Questo non puoi negarlo.

Sa dove trovarti, sa dove sarai per il resto della tua vita, sa che può contare su di te.

“Cosa?”

“Nulla.”

Forse quel vecchio sperava davvero in vuoi due, sperava davvero che fosse possibile, come nei romanzetti rosa che lei nascondeva sotto il cuscino.

Sorridi al pensiero: non puoi negare di averlo desiderato, anche tu, di nascosto come si accarezzano le utopie davvero troppo illogiche e importanti.

Ma ora non ha più senso.

Riza: sola e forte come le regine del nord.

Riza che ti guarda e non capisce, non vede l’alternativa, la possibilità, l’ultimo desiderio di un vecchio padre, la sua benedizione.

Salite i gradini della grande casa in silenzio, ma le prendi la mano poco prima di entrare.

Non ora, non ancora, forse più avanti. Quando otterrai la licenza di alchimista di stato, quando avrai un posizione, quando potrai davvero essere degno.

Forse allora sarà possibile, forse la domanda non ti sembrerà più così fuori luogo, ma coerente con i tuoi sogni, parte dei tuoi sogni.

Roy… ti affido…

In fondo sono le ultime volontà del tuo maestro, del padre di questa donna.

E ti sembra sciocco, sdolcinato e patetico. Ma sai bene che anche senza quelle parole farfugliate, la decisione l’avevi già presa da tempo.

Come al solito: una frase del manga che ho notato solo di recente… ^^”

E in questo senso il titolo “Request” si può interpretare in due modi: Sia la Richiesta in punto di morte del vecchio Hawkeye, sia la Richiesta che Roy vorrebbe fare, rimasta (purtroppo) come sappiamo solo nelle sue intenzioni, o meglio, nella “lista delle cose da fare”… ^^”

Per quanto riguarda Replica:

Elyxyz: Oddio, ripetizioni ce ne solo alcune volute e altre no (in fondo il titolo era Replica ^^”) non so a quali tu ti riferivi… Per quelle non volute: pardon!^^

Shatzy: Oh yes, hai azzeccato in pieno il punto! XD Non so perché ma quando ho letto il titolo mi sono venute in mente subito le sciacquette con cui Roy esce di solito… strano, no?XD La storia della tintura è una storia vera: al liceo c’era un tipo davvero carino, la cui passione per le brune era risaputa. Ebbene, non c’era più una bionda in giro neanche a pagarla oro ( pazzie del genere femminile…)! XD

The_Dark_Side: Concordo, bisognerebbe santificare Riza, prima o poi… Per quanto riguarda la canzone, l’ho aggiunta all’ultimo perché mentre postavo si sono messi a farla alla radio, e mi è sembrata azzeccata… Eh s’, in questo fandom la telepatia è abbastanza frequente (vero Shatzy? ^^”).

_mame_: Non so se Riza si renda conto di essere unica, per Roy: ogni tanto penso che sappia di essere essenziale, ma non penso afferri fino in fondo la misura di questa “dipendenza” che Roy ha nei suoi confronti…

Sisya: Psicologia casalinga e fai da te applicata al Royai! ^^” E’ una cosa che mi è venuta in mente guardando le pipette con cui il nostro colonnello ha a che fare: la maggioranza è bionda, ho fatto due più due, e… è venuto fuori questa cosina qua! ^^ Grazie per i complimenti!

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Capitolo 11
*** Rhythm ***


“You’re a love song
Only half-way sung…
You’re a butterfly, in the mind
You’re a butterfly, a trick of time
Who leaves before he arrive…”

Butterfly – Cowboy bebop

“Sei una canzone
Cantata a mezza voce
Un farfalle, nella mia mente
Una farfalla, uno scherzo del tempo
Che svanisce prima che arrivi…”

11. Rhythm

Lo ha assimilato, è qualcosa che ha nel sangue, che lo voglia o meno.

Canna, caricatore, otturatore, tamburo, grilletto, proiettile.

L’odore dell’olio, il sottofondo, la base discreta ed ideale.

Canna, caricatore, otturatore…

Il cacciavite è la sua bacchetta da direttore d’orchestra.

Tamburo, grilletto, proiettile…

Unò, du-e… unò, du-e…

E’ un motivo definito, un metronomo preciso, un ritmo lineare che scandisce ogni sua azione, come il resto della sua vita.

La sua mano che le sfiora una ciocca bionda – solo lui capace di non farsi sentire mentre le arriva alle spalle, nel silenzio di quella melodia – le fa cadere la cartuccia di mano.

Rotola ai suoi piedi, rompendo la regolarità dell’insieme, ma lei non se ne cura, i resti di quel giocattolo smontato, abbandonati sul tavolo.

Lui è sopra ogni ritmo, ogni regola metrica, ogni battito rigido e scandito.

Lui è sincope, è improvvisazione, è acciaccatura e trillo, è assolo spontaneo e non represso.

E’ il ghirigoro libero dalle sbarre del pentagramma, mentre salta e scivola tra una riga e l’altra.

Nelle pause, i suoi baci, lunghi infiniti, le sue mani che dirigono nello sfiorare, indugiando solo fintamente per caso sui suoi seni, mentre le melodia sfuma in un ad libitum.

E’ lui che trasforma il suo canto gregoriano in un bebop impazzito, mentre la maglia scura scivola sul pavimento e la spalla nuda rabbrividisce al contatto freddo del muro.

Quando la porta della camera da letto si chiude alle loro spalle, il silenzio stinto e monotono del resto del mondo rimane fuori.

Non riesco ancora a capire come sia venuto fuori tutto questo… sarà che ogni tanto le storie sono lì, già pronte, ad aspettare che arrivi una mano a scriverle…

Vi avviso subito che Raindrops verrà aggiornato non prima dell’anno prossimo (vabbè, ormai manca poco) perché Risk è ancora una nebulosa con un grande punto interrogativo fluorescente sopra, e non ho idea di quando avrò tempo per mettermi con calma sul divano a tirare fuori un idea decente dalla mia testolina sovraffollata…

Nel frattempo, invece SABBIA seguirà il suo corso, perché inaspettatamente sforno capitoli come mia sorella sforna i biscotti di natale (ovvero, a una velocità supersonica) e sono già arrivata a quota ventiquattro… Vabbuò, basta anticipazioni! ^^

Passo alle risposte delle recensioni (graaaasie a tutte…^^”)

Shatzy: ti chiedo ancora scusa per il compleanno… devo fare una cura ricostituente per i miei neuroni smemorati (ma esiste???).

Passando al capitolo, ci tenevo molto al fatto di provare a descrivere la Riza-ragazzina-figlia del maestro con gli occhi di Roy (Una fatiiiiiiiiica!!!), soprattutto in termini di improvviso patagio da due categorie attraverso la quali Roy si era diciamo abituato a vederla (quello di ragazzina e di “figlia-del-maestro” appunto) e le sue due nuove condizioni (donna e persona a sé).

Ho sottolineato molto il fatto che Riza sia sempre stata “attaccata” o “associata” a qualcuno: in qualche modo lei stessa ne farà un problema (quando chiederà a Roy di bruciarle il tatuaggio sulla schiena proprio per rompere questo legame), ma in qualche modo, volente o no, sarà il destino a legarla alla persona più importante della sua vita… ^^

Sisya: Ma sì, il ritardo non è importante (Guarda quando ho commentato io Far Away! Me molto imbarazzata…)Grazie per i complimenti: in effetti penso che Roy prima di partire, (o anche prima, chissà…) qualche pensierino su Riza deve averlo fatto… XD. Grazie per il commento!

Elyxys: grazie per il tuo commento! Secondo me l’Arakawa si diverte a seminare frasi, immagini e accenni su questi due personaggi… ma, come dire, noi abbiamo il radar, quando si tratta di Royai! XD

_mame_: in effetti anch’io l’ho sempre vista come un frase del tipo “restale vicino”… però mi sono riletta di recente il capitolo in inglese e devo dire che tradotto suonava moooolto più a doppio senso... ^^” L’indipendenza di Riza, in qualche modo mi sembra che sia un obiettivo che si è posta (il modo n cui ripete sempre che quello che fa è “una sua scelta, e di nessun altro”, ad esempio) e che vuole raggiungere, ma in un certo senso è un’indipendenza che rimane sempre legata (per sua scelta precisa, questo bisogna ammetterlo) ad un sogno e ad una certa persona… Sì, anche secondo me, questo aspetto di Riza è cià che fa di lei un personaggio più complesso di quello che puù sembrare. ^^

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Capitolo 12
*** Risk ***


“ 'Cause you're working
building a mystery
holding on and holding it in
yeah you're working building a mystery
and choosing so carefully…”
Sarah McLachlan, “Building a mistery”

“Perchè stai lavorando
per costruire un mistero
resistendo e tenendolo stretto
Stai lavorando per costruire un mistero
scegliendo con attenzione…”

12. Risk

Un cerchio, una fiamma, una salamandra.

Triangoli e linee che si intersecano. Una stella a sei punte.

Geroglifici incomprensibili che inseguono le tracce fluide dell’inchiostro.

Ricordi bene quel giorno.

Ti ha spiegato cosa avrebbe fatto, ti ha spiegato come.

T i ha spiegato perché.

Era una questione di sicurezza.

Tu lo ascoltavi, chinando la testa, sempre di più, sempre più verso il suolo.

Non volevi che vedesse le lacrime di paura.

Perché eri appena una bambina, poco meno di una ragazzina, ancora troppo piccola per capire appieno il significato di quei disegni – gli stessi che tracciavi controvoglia sui tuoi quaderni di scuola, misurando circonferenze, aree, angoli; gli stessi ghirigori scarabocchiati distrattamente a bordo pagina nei momenti di noia; gli stessi disegni che affollavano gli spazi bianchi del tuo diario: proprio non riuscivi a capire – ma già troppo cresciuta per non sapere che il dolore sarebbe stato grande.

Ma i suoi occhi sembravano non accorgersi di tutto questo. Forse non erano più quelli di un padre: magari non lo erano mai stati – se non in momenti lontani, accompagnati da sguardi amorevoli di un’altra figura, annebbiata nella memoria – magari solo in quel momento le iridi si erano eclissate dietro uno scudo gelido.

Ricordi bene quel giorno. Ricordi bene le maledizioni tenute saldamente prigioniere dei denti serrati, il sapore del sangue sulla lingua stretta nella morsa.

Ma dentro la tua testa urlavi il tuo odio.

Ricordi bene quel giorno, ricordi bene la tua vita, dopo quel giorno.

Le continue attenzioni, gli sguardi febbrili a quell’unica parte di te che sembrava interessargli, l’isolamento in quella casa, per non rischiare inutilmente.

Un’apocalisse distruttiva sigillata nella schiena di una ragazzina.

Ricordi bene quel giorno, forse sai di non poter dimenticare, di non poter perdonare.

Ma quando, chiudendo gli occhi davanti alla lastra di marmo, ammetti che “ i suoi sono sogni meravigliosi”, finalmente comprendi che l’unico potere che un foglio bianco non avrebbe mai potuto avere, è ora nelle tue mani: la possibilità di scegliere.

La tua stanza sa di chiuso come quel giorno.

Ma mentre alzi la maglia sopra le tue spalle, trattenendola sul petto, tutta l’aria sembra essere stata risucchiata dal respiro del ragazzo dietro di te, dalla sua sorpresa.

Ricordi bene il giorno in cui quel disegno è stato impresso a fuoco sulla tua pelle. Ma la sensazione delle sue dita, che invece di seguire i segni scuri scorrono lungo la tua spina dorsale – quasi a calmare, cercare di lenire il dolore che hai provato – è decisamente diversa.

Ricordi bene le ultime frasi che hai scambiato con tuo padre, poco prima della sua fine.

“Perché non lui?”

“Perché non è pronto, non ancora. Non so se lo sarà mai…”

E avresti voluto chiedergli se pensava che tu fossi pronta a tutto ciò, alla grandezza di quella responsabilità che lui stesso non si è voluto prendere.

Chiudi gli occhi, pregando di aver fatto la scelta giusta.

Pregando che un simile rischio valga la tua libertà.

Ma al contrario di tuo padre, tu ti fidi di quel ragazzo in divisa, dei suoi ideali, dei suoi sogni.

Gli affideresti la tua vita: gli stai affidando la tua vita, o almeno una parte di essa. Una parte di te.

E con essa, il suo stesso destino.

Roy Mustang è l’uomo giusto. Anche se riesce a stento a balbettare, gli occhi ancora incollati sulla tua pelle: “Perché…?”

Perché io? Perché ora? O forse Perché un padre dovrebbe fare questo alla sua stessa figlia?

“Perché i suoi sono sogni meravigliosi… e si avvereranno di sicuro.”

Mentre ti rivesti, sotto il suo sguardo imbarazzato, non puoi trattenere un lieve sentore di orgoglio: sei stata capace di rischiare, di mettere in gioco te stessa e quell’alchimia rimasta prigioniera come te, inutile, soppressa per tanto, troppo tempo.

E in fondo, sai che quando il mondo diventerà un posto migliore, sarà stato anche grazie a te.

Qui ci starebbe un bel coro del tipo “AAAAAAALELUJAAAAAA”!!!
Non so come, ma alla fine Risk è arrivato (per fortuna: cominciavo a perdere le speranze…): sono tornata su un episodio che ho già trattato, anche se questa volta sono andata avanti e ho cambiato la prospettiva: la verità è che un po’ scrivendo SABBIA, un po’ leggendo altre fic sullo stesso argomento, ho finito per sviluppare una mia versione di questo momento, lo possiamo dire, topico.
Premetto che ho adorato la versione di Nimpha e anche le considerazioni di Shatzy sulla similitudine con il “foglio bianco”, ma ho cercato do non plagiare nulla, per cui… questo è il risultato (mah…)
Il finale è un po’ amaro: mi premeva dare l’impressione della reale speranza di Riza in un mondo migliore, e anche l’orgoglio di poter partecipare e contribuire con la sua scelta a l’avvento di una nuova era… ma sappiamo tutte come è andata (purtroppo) a finire.
Ho interpretato il titolo proprio sotto quest’ottica: Consegnare i segreti dell’alchimia di fuoco a Roy rappresentava un rischio per il maestro e anche per sua figlia, perché non avevano garanzie su come sarebbe stato usato questo potere pericoloso e grande.
Secondo me il maestro non considerava Roy pronto, proprio per la sua indole idealista: lo considerava forse conseguentemente impulsivo o comunque predisposto all’azione senza magari riflettere sulle conseguenze. Magari, in parte aveva anche ragione… ma alla fine i sogni di Roy sono stati non solo la sua salvezza ma anche quella di Riza. E un mondo dove la gente possa vivere felicemente non sembra più così lontano…

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Capitolo 13
*** Road ***


“Fino a che tutte le strade portano a te,
Lascia che piova pure…”

Ligabue “Tutte le strade portano a te”

13. Road

Un passo. Un altro.

“Probabilmente passerò nell’esercito il resto della mia vita…”

“Per favore, non muoia.”

Tre, quattro, cinque.

“Certo, dev’essere una bella sensazione, da lassù…”

Dieci passi.

“Ma non posso fare questa scalata da solo.”

Un altro. E un altro ancora.

“Mi seguirai?”

“Se è il suo volere, fino all’inferno.”

Sempre avanti. Sempre. Anche sotto le intemperie.

“Sta cominciando a piovere…”

“Già.”

Sempre più vicino. Ancora un po’. Anche se conosci i rischi.

“Tenente. Sono contento che tu sia viva...”

Non ti fermare. Non mollare.

“Idiota! Non lasciarti confondere le idee. Non devi mai smettere di pensare. E non devi mai rassegnarti alla morte!”

Se cadi, ti rialzi. Prosegui.

“Conterò ancora su di te.”

Leccati le ferite, ma continua a camminare.

“Se dovesse succedermi qualcosa, scappa e mettiti in salvo”

“No.”

Ignora il dolore.

“Il tenente Hawkeye è l’assistente personale del Furer”

Ingoia la rabbia. Abbassa il capo, perché nessuno la veda.

“Il tenente Hawkeye è l’assistente personale del Furer.”

Continua a camminare.

“Non sei scappata…”

Non voltarti indietro.

“Voglio che tu mi guardi le spalle.”

Non c’è riposo. Non c’è riparo.

“Dopotutto, la mi guardia ben armata, non ci sarà più…”

E’ la strada.

“Se uscirò dal sentiero, spara e uccidimi con le tue mani.”

E’ quella che hai scelto.

“E’ la promessa che ci siamo fatti quel giorno.”

Un passo dopo l’altro, va’ avanti.

“E’ ancora ai miei livelli di tolleranza, signore.”

Anche se non vedi la fine. Anche se sembra lontana.

“Ci incontreremo di nuovo.”

Perché a qualcosa deve pur portare, tutto questo camminare.

“Ci incontreremo di nuovo.”

E nonostante i dubbi, sai già cosa troverai, in fondo.

Ci incontreremo di nuovo…

Perché qualsiasi strada tu decida di seguire, tutte sembrano portare ad un unico punto.

Tutte le strade portano a lei.

“Pronto. E’ il suo fioraio preferito che le fa una chiamata di cortesia…”

Eccomi qui, in ritardo come al solito: chiedo scusa, oltretutto Raindrops ha cominciato a darmi qualche problema, proprio alla fine. Come sempre, grazie Shatzy per la “mail-sveglia”! ;P
Domani cercherò di aggiornare anche SABBIA… e ho un sacco di fic arretrate da leggere e commentare, mi dovrò prendere la mattinata libera! XD
Su questo capitolo c’è poco da dire: la canzone a cui mi sono ispirata è di Ligabue, una delle mie preferite, ed ora lo è ancora di più, visto che mi è sembrata molto coerente con il Royai… il resto, è storia, la loro storia.

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Capitolo 14
*** Rule ***


14. Rule

Fu il colonnello a cominciare, seguendo la regola generale secondo cui la prima gallina che canta ha fatto l’uovo.

“Ma secondo voi, chi ha inventato la Fraternization Rule?”

I suoi ragazzi erano sempre ben disposti a dibattiti filosofici di quella profondità.

“Un sadico?”

“Sicuramente uno scaricato da una collega…”

“… o semplicemente uno GELOSO di una collega.”

“Un maschilista convinto?”

“Un puritano?”

Il colonnello osservò Riza a lungo, con la coda dell’occhio, mentre gli scorrevano involontariamente davanti agli occhi frammenti della loro ultima “riunione operativa” – che di “operativo” aveva decisamente poco, soprattutto in quanto avvenuta nello sgabuzzino delle scope meno di due ore prima.

Nonostante l’occhiata intimidatoria che ricevette in cambio del suo sguardo spudorato, non poté trattenersi: “Uno che non aveva capito che quando una cosa ti è vietata, la desideri ancora di più…”

Salve a tutte!!! Incredibile ma vero: anche Rule è andata! Queste ultime 15R sono delle vere e proprie montagne da scalare, soprattutto perché ormai sono immersa nel Ishvar-SABBIA-mode, e inventare qualcosa di leggero è abbastanza complicato – uscire da uno stato di depressione indotta non è facile come pensavo…
Cooomunque.
Appena letto il titolo, il riferimento era così automatico che l’originalità in questo caso non era proprio prevista, sorry… così ho cercato di metterla sull’ironico-ma-che-sottintende-parecchio, ed è venuta fuori questa cosina qua. ^^”
Grazie per i commenti, e scusatemi ancora per l’attesa (dannati esami, ridatemi il mio animo Royai e la mia ispirazioneeeee!!!): posterò l’ultimo capitolo di Raindrops a breve, così da concentrarmi definitivamente su SABBIA (sta diventando un progetto molto corposo: se tutto va come deve saranno una trentina di capitoli come minimo, urgh… spero mi supporterete – o meglio, SOPPORTERETE ^^” – un altro po’…).
Bacioni e a prestissimo ^ _ ^

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Capitolo 15
*** Run ***


“Oh, can’t you see what our love has done?

What it’s doing to me?”

U2, “Window in the sky”

15. Run

“E’ proprio vero: certe cose non cambieranno mai…”

Nel silenzio dell’ufficio adiacente, risuonava solo lo sfregare dei proiettili, inseriti lentamente e con precisione ai loro posti.

“Voglio dire…” continuò Havoc, spostando la sedia ancora un po’ più indietro, verso il muro.

“Anche tutte quelle storie sull’amore che cambia le persone…”

Uno, due, tre, quattro, sei proiettili. Poi, lo scatto del tamburo, richiuso in un solo fluido gesto.

“… e che le rende migliori… Panzane. Panzane e basta.”

Il click della sicura sbloccata segnò l’inizio del conto alla rovescia.

“Abbiamo la prova vivente dell’esatto contrario: nemmeno il matrimonio è servito, per fargli imparare che quei rapporti vanno firmati, se non vuole farsi male!”

Hayate trotterellò fuori dall’ufficio, seguendo l’ordine della padrona: se c’era una cosa che lei voleva evitare, era colpire accidentalmente il suo cucciolo.

“Ma in un certo senso, è bello sapere che nonostante il tempo che passa, i problemi e i cambiamenti, le piccole cose, i dettagli, rimarranno sempre lì a farti ricordare dei vecchi tempi…”

Breda, Fuery e Falman concordarono silenziosamente con il collega, dalle loro postazioni di sicurezza. Un secondo prima dello sparo d’inizio, la voce del tenente Hawkeye era tranquilla e inespressiva come sempre.

“Comincia a correre, Roy.”

Mentre il Comandante Supremo sfrecciava fuori dalla stanza alla velocità di un centometrista, Havoc premette il bottone d’accensione del suo cronometro da taschino.

“E se anche il suo record sui 50 metri è rimasto invariato, scommetto venti cents che il tenente lo prende entro dieci minuti…”

E questo era l’ultimo capitolo dei 15R. Ops! No, un momento, è vero, ha ragione Sisya: una promessa è una promessa! Vorrei davvero fare un capitolo in più, non so se avrò il tempo, ma un capitolo dal titolo Rain secondo me era d’obbligo (e continuo a non capire perché non l’abbiano incluso tra i 15R… mah!). Facciamo così: io ora scrivo che la raccolta NON è terminata… sperando che mi venga in mente qualcosa entro breve… ok? ^^” Volevo finire in allegria, vista la prossima full immersion in SABBIA e la sua atmosfera tristologica… e visto anche com’è andato il mio ultimo esame… sigh…

Basta pensieri cupi: il royai ha il potere di tirare su il morale! E anche (e soprattutto) i vostri commenti: grazie di cuore (sto diventando molto facile alla commozione…)! ^^”

Per quanto riguarda l’inventore della fraternization rule, penso che scaricato o no da una collega, masochista o sadico che fosse, si meriti comunque un linciaggio generale… O un incenerimento rapido e indolore da parte del Flame Alchemist (che immagino sarebbe ben felice di fare il soggetto in questione flambé).

Scusate, ordinaria pazzia post esame.

Adesso mi concentro su SABBIA e sul capitolino in più, promesso (P.S: Shatzy, come tu faccia a consolarti con SABBIA, lo sai solo tu, davvero… O___O)

Un bacione a tutte

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Capitolo 16
*** Raindrops ***


16. Raindrops

 

 

“Non credo il sole tornerà tanto presto…”

La verità è che il sole non mostrerà la sua faccia mai più.

Non oggi, non domani, né tra un milione di anni passati a sospirare davanti al vetro bagnato di una finestra.

Ma nel frattempo, Roy può sentire lo sguardo di lei sulla sua spalla, come se vi avesse appena appoggiato la mano.

Se si concentra può quasi sentire le tiepide gocce di sudore sul suo palmo passare attraverso la sua pelle – osmosi: come se non ci fosse abbastanza acqua, dentro e fuori, e lui si stesse disidratando (e lei lo sa, lei sa sempre tutto).

Può sentire la sua linea della vita confessargli che la vita stessa va avanti, nonostante tutto – e non sa più dire quale destino è il suo, quale quello di lei: tutto è mischiato, intrecciato; lo è sempre stato, sempre lo sarà.

Muove la sua mano invisibile per toccare quella di lei, invisibile, in un invisibile “grazie”, un’invisibile dichiarazione di amore e devozione.

Come una tempesta all’orizzonte, puoi vedere lampi e nuvole nere dall’altra parte del mondo, ma tutto ciò che senti, qui ed ora, è umidità e gocce incerte galleggiare nell’aria.

Questo siamo io e te, questo siamo noi, e nessuno vedrà mai questa somma delle parti, perché essa stessa non esiste in primo luogo.

Forse quell’uomo … era l’unico pronto a darle la più piccola possibilità.

Ma ora…

Ma io posso vedere, io posso sentirti… e non c’è nulla di più vero, di più reale di questo.

Il sole si è perso in qualche dimensione lontana, e piove lì fuori – questa volta per davvero.

Dentro, un piccolo raggio di speranza passa attraverso le nuvole dei suoi pensieri, quando la mano di lei trova il coraggio di stringere la sua  - questa volta per davvero.

 

 

 

 

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