Raindrops di Stray (/viewuser.php?uid=3388)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Real ***
Capitolo 2: *** Reason ***
Capitolo 3: *** Red ***
Capitolo 4: *** Refuse ***
Capitolo 5: *** Regret ***
Capitolo 6: *** Release ***
Capitolo 7: *** Remember ***
Capitolo 8: *** Repeat ***
Capitolo 9: *** Replica ***
Capitolo 10: *** Request ***
Capitolo 11: *** Rhythm ***
Capitolo 12: *** Risk ***
Capitolo 13: *** Road ***
Capitolo 14: *** Rule ***
Capitolo 15: *** Run ***
Capitolo 16: *** Raindrops ***
Capitolo 1 *** Real ***
Sono tornata
(oddio,
noooo!!! N.d.r. tutti)!
Evidentemente
non ne
ho avuto abbastanza di Royai…
Ma sfido chiunque ad
averne mai abbastanza! ^^
Dunque,
inizio subito
col ringraziare di nuovo tutte quante per i commenti
all’ultimo capitolo dei
100 themes. Vorrei ringraziarvi una per una, ma verrebbe fuori
un’introduzione
di dieci pagine… Per cui, GRAZIE ancora a Shatzy, _mame_,
Nimphadora, Irene
Adler, Sisya, MoMozzia, SoleDincht, ciry, Siyah, Lely1441, Kirjava,
Harriet,
Winry4ever, Virgy26, sweetprincess, Nanni92, Kaho-chan, Lithia del sud,
Usagi95, elanor89, Celiane4ever, aria, Riza Hawkeye, **Ari**,
The_Dark_Side,
Ilune Willowleaf, Cowgirl sara, mintgirl e alchimista de fero. Ho
dimenticato
sicuramente qualcuno, chiedo scusa e ringrazio lo stesso.
I vostri
commenti e le
vostre recensioni mi hanno fatto diventare una cosa semi-liquida e
purpurea sul
pavimento, condita da qualche lacrima. Davvero, non vi
ringrazierò mai
abbastanza (e non arrossirò mai abbastanza) per tutte le
belle parole che avete
lasciato.
La
verità è che mi
sono commossa anch’io quando ho scritto la parola
“fine” alla raccolta.
E appena finita avevo
voglia di ricominciare, per cui…^^
Mi butto
anch’io sui
15R: mi è sembrata subito una raccolta fatta “su
misura”, un po’ forse per le
iniziali, ma anche per gli argomenti che i titoli suggerivano: insomma,
più
Royai di così non si può!
Spero con
tutto il
cuore di non aver plagiato (involontariamente) nulla da Shatzy, che si
è
imbarcata (egregiamente, vorrei aggiungere) sullo stesso progetto (e
comunque
un titolo più azzeccato del suo non esiste. ^^).
Mi scuso in anticipo,
anche se spero che non accada, ma se c’è qualcosa
di troppo simile, Shatzy,
fammelo notare, ok?
Purtroppo non riuscirà
a tenere lo stesso ritmo di aggiornamento dei 100 themes, per questioni
di
tempo (quando si è in vacanza è tutta
un’altra storia…), ma cercherò di
postare
almeno settimanalmente.
Va bene, ci
do un
taglio e do ufficialmente inizio al primo theme (sono pericolosamente
vicina
alla commozione anche stavolta…), che non è tanto
lungo (quindi ho scritto un
papiro per nulla, vogliate scusarmi…). Buona lettura!
“If
I am only fiction” he
tells Hawkeye,
“then... does that mean my
love for you is not real, either?”
Zauberer
01. Real
“E’ tutto
vero?”
“Sì.”
“Voglio dire…
non è che tra un po’ mi sveglio e scopro che
è
stato tutto un sogno?”
“No.”
“O che ne so, sono morto e
questo…”
“Roy!”
“…questo
è il paradiso? Magari sei solo una visione. Sai,
uno di quei miraggi che sembrano reali: li raggiungi, provi a toccarli
e puff! Annaspi con la mano
nell’aria…”
Il suo sospiro sapeva decisamente
di esasperazione, mentre lasciava scivolare l’abito da sposa
dalle spalle,
lungo le sue curve, fino ai piedi.
Lo abbandonò sul
pavimento, ridendo del cambiamento
repentino nella sua espressione, mentre si sedeva sul letto in una
maniera che
Roy, se non si fosse trattato del suo tenente, avrebbe definito felina.
“C’è
solo un modo per scoprirlo… non trovi?”
Reale o meno che fosse, il comandante
supremo Roy Mustang
decise di cogliere l’occasione.
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Capitolo 2 *** Reason ***
Altro
capitolo che mi
è rimasto nel cuore: il 74. Per ovvi motivi AVVISO
SPOILER!
Bene,
risolte le
questioni burocratiche, passiamo al capitolo: la loro conversazione
è stata una
delle più belle di tutto il manga, secondo me: parlano
davvero liberamente (e
se non sbaglio mia sembra che Roy ci provi pure con lei?!?!) del
più e del
meno (beh sì, anche se è tutta una strategia...
ma sono carini lo stesso!), e nonostante la situazione riescono a
comunicare e a capirsi al volo.
Tutto
ciò, ha dato
forma nella mia testolina a un riadattamento di quella
conversazione… ^^
“Ease my mind
Reasons for me to find you.
What can I do to get me to
you?”
Call me, call me
(Cowboy bebop O.S.T.)
02. Reason
“Posso
sedermi?”
“Colonnello.”
Il saluto è sobrio,
leggermente freddo, distaccato. La vita
nella mensa dell’esercito prosegue, incurante e indisturbata
da quello scambio
di parole sottili.
“Siamo di buon umore,
eh… successo qualcosa?”
“No, nulla. Come va il
lavoro?”
“Come vuoi che
vada?”
Non c’è da
chiederlo, non bisogna, o il nodo alla gola
ricomincia a farsi sentire, un blocco di malinconia troppo duro da
digerire, l’atmosfera
si tinge di uno strano colore livido.
Scribacchia svogliatamente sui documenti sparpagliati per il
tavolo, ignorando le occhiate severe di lei quando una macchia di sugo
si
avvicina troppo ai bordi intonsi. Lui sorride amaramente al pensiero
che sono
proprio quei piccoli dettagli, a mancargli di più.
“E a te come va?”
“Ci sono tante cose che
devo seguire. Sono sempre occupata
con qualcosa…”
Distrarsi fa bene; non pensare, non
ricordare fa bene: è
l’anti-dolorifico migliore.
“Ma sua eccellenza fa tutto
velocemente, e questo aiuta.”
Lo scruta, lo fissa a modo suo, senza
guardarlo veramente.
E’ uno sguardo interiore, che solo lei è in grado
di lanciare e solo lui è in
grado di percepire.
Roy si sente quegli occhi invisibili addosso, aspetta che
abbiano sondato il terreno, la sua persona, si lascia osservare,
sperando che
quei fari non vedano quanto le cose vadano davvero male, dentro di lui.
“Mi ha chiesto
perché ho scelto di seguire un uomo come
lei…”
Era naturale. Un po’ si
aspettava che King Bradley le
facesse una domanda del genere, prima o poi.
“Ho risposto che, essendo
lei un mio superiore, eseguivo gli
ordini che mi venivano dati.”
Anche la sua risposta è
qualcosa di familiare e prevedibile,
a suo modo.
“Ed è la
verità?”
Qualcosa dentro di lui ha bisogno che la risposta sia un no.
Lei beve un sorso della brodaglia
scura che qualche
temerario osa chiamare caffè, prima di asserire:
“Non si può
certo dire che sia un bugia…”
Roy sorride: è sempre lei,
sempre Riza.
Qualcosa che nemmeno il Furer sarà in grado di cambiare.
“Se ti facessi la stessa
domanda… se te la facessi io, mi
risponderesti sinceramente?”
Riza alza gli occhi, e il
contraccolpo lo fa barcollare.
Nasconde le labbra dietro il profilo della tazza, mentre respira il
vapore
bollente che sale e che diluisce appena
l’intensità di quei due occhi.
“Non credo. Non
ora.”
“Capisco.”
Mangiano chiacchierando del
più e del meno, lasciando che i
dubbi galleggino liberamente per la stanza, insieme alle cose non dette.
E’ lei ad alzarsi per prima. Sparecchia velocemente,
raccoglie le ultime cose riponendole ordinatamente sul vassoio, senza
guardarlo, senza parlare.
“E’
perché me lo ha chiesto un uomo.”
Gli da’ le spalle, ma Roy
sente che anche così può vedere,
sentire la sua espressione disorientata.
“Non un
colonnello” aggiunge sottovoce, “Non un superiore,
non un militare. Non era un ordine,
ma
una preghiera.”
L’espressione di lui si
apre leggermente, il giusto
consentito dal regolamento.
“L’ho seguita
perché è stata una mia libera scelta: io
stessa ho deciso di rispondere alla sua chiamata. Per questo, anche
adesso, è
qualcosa che non riesco a lasciare andare…”
Il rumore dei passi che si
allontanano è sovrastato dai
rumori della sala.
Roy Mustang abbassa il capo, stringe
la penna tra le dita
mentre firma gli ultimi fogli senza guardare la traccia fine
d’inchiostro
formare il suo nome.
“Grazie.”
Sa che lei è ormai oltre
la porta del refettorio, oltre la
sua mano, di nuovo in quell’ufficio grande e silenzioso, mai
sola, mai. Sa che
non è solo una parete, ciò che ha separato le
loro strade.
Ma in qualche modo, sa anche che quel
grazie, di cui solo lei conosce
l’esatta traduzione, la raggiungerà
comunque.
Grazie
a tutte per
l’accoglienza (che bello tornare, così! XD) e per
le recensioni!
Risposte:
Shatzy:
oh yes, sono
tornata e sto già meglio (oddio, i drabble sono proprio una
droga…)!
Real è
stato il primo capitolo nel vero senso della parola: ho letto il titolo e si
è scritto
da solo (Roy che fa la figura dello stupidotto, è
un’immagine che si crea con
relativa semplicità nella mia testolina, chissà
perché…). Per il dopo, penso
che _mame_ non sia d’accordo con te, sul lasciarli aa loro
stessi… ma diciamo
che se la raccolta ha un rating arancione, un motivo ci
sarà, no? ^^
La citazione del
capitolo precedente è una frase finale di una fic di tale
Zauberer,
autrice/autore di fanfiction.net (nota: è
l’autore/autrice di quella lemon in
tre atti che non posso tradurre finché non la/lo contatto,
ma la cosa si sta
rivelando un’impresa impossibile…). Con mio grande
dolore (molto grande
dolore…) non riesco più a trovare la fic in
questione.
Ma questa frase mi è rimasta nel cuore perché
è la risposta migliore che so
dare a mia zia quando mi dice con sdegno: “Ma è
solo un fumetto!”: “Se sono
solo una finzione” dice ad Hawkeye” allora anche il
mio amore per te, non è
reale?”, ovvero, per il solo fatto di essere la creazione di
una mente geniale
(Arakawa) questo sentimento enorme non ha forse diritto di esistere?
Ah, adoro
questa frase…
HarrietHawk:
Grazie per i
salti! XD oddio, tutti come questo, no: purtroppo dioveva entrarci
anche
qualcosa di un po’ malinconico… ma almeno la
conclusione sarà comica, questo lo
posso dire per certo! ^^
Irene Adler:
Sì, lutto mi
sembra davvero una grande parola… e in effetti è
un periodo (roseo e felice) in
cui le Royai abbondano… Si vede che con l’arrivo
dell’inverno sentiamo il
bisogno di scaldarci il cuore a vicenda(e cosa c’è
di meglio del Flame
Alchemist per questo? Nulla! XD).
_mame_:
Puoi anche non
crederci, ma mentre mettevo il rating ho pensato a te! XD Volevo
proprio
iniziare con qualcosa di ottimistico (il progetto su Ishvar mi mette
addosso
una quantità di malinconia troppo grande da smaltire da
sola: mi sono dovuta
“aiutare” con i titoli di questa raccolta, per
tirarmi un po’ su!), l’unico mio
rammarico è non essere riuscita a inserire nulla con il
piccolo Maes, in questa
raccolta: non ho proprio trovato il modo… uffa! Pazienza.
Però rimane ancora
Release un po’ in forse… non so, è un
capitolo che non mi convince del tutto,
magari… vedremo, c’è ancora tempo! ^^
Faccina Buffa:
Sì, 15
suona decisamente meglio! ^^ poi mi piaceva l’idea di fare
anche una raccolta
con le loro iniziali (i 100 themes sono proprio la LORO
raccolta, ma anche
questa non scherza!). Anche se devo dire che ci si poteva mettere
dentro anche
un titolo tipo “Rain”, secondo me ci sarebbe stato
bene… Magari lo aggiungo
alla fine, tipo bonus, se mi viene qualche idea! ^^ grazie per il
complimento!
*me che arrosisce*
MoMozzia:
wow… essere la
prima cosa che appare dopo un periodo senza computer è un
ruolo socialmente
importante (per esperienza personale, so bene come ci si
sente… sigh!). Dai,
l’importante è che i problemi si siano risolti! ^^
lo devo dire o è implicito
il fatto che sono in autocombustione? ^////////^ grazie per il
supporto:
scrivere così è ancora più bello! Un
bacione anche a te! ^^
Elyxyz:
La citazione l’ho
presa da una fic inglese di un/una mio/a autore/trice preferito/a
(uff.. basta:
decreto che è femmina, perché non ce la faccio
più a scrivere doppio! E poi di
autori maschi Royai non ne ho proprio visti in giro, per
cui…). Peccato che non
riesca a trovare più quella dannata (e meravigliosa) fic (mi
sto mangiando le
mani: Il sito dov’era ha chiuso i battenti) e nemmeno con una
ricerca
incrociata su google riesco a trovarla, per il semplice motivo che non
aveva
titolo (o forse l’aveva e io sono stata poco furba e non me
lo sono segnato…
mah!).
Ho provato a
contattare l’autrice anche perché volevo tradurre
un’altra sua fic, per avere
il suo consenso (è necessario) ma non mi ha mai risposto,
forse avevo un
indirizzo non più valido o sbagliato…*me che
piange*
The_Dark_Side:
ebbene sì.
un’altra raccolta. Della
serie, non
avete scampo! Scherzo… (spero) XD
Non ti preoccupare,
per i 100 themes. Già io non riesco a capire come qualcuno
sia riuscito a
recensirli tutti (sforzo disumano anche per me), e poi l’ho
già detto, anch’io
ero una lettrice silenziosa, e questo non voleva dire che apprezzassi
meno ciò
che leggevo, anzi! ^^ Grazie per i complimenti, farò del mio
meglio! Baci
|
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Capitolo 3 *** Red ***
“You're the only one
who really knew me at all
So take a look at me now,
Just take a look at me now!”
Against all odds, Phil
Collins
03.
Red
“Riza?”
Non arrossisci mai.
A volte pensi di non esserne capace
– una forma di invalidità
fisica, la carenza di una particolare proteina, o solo la diversa
composizione
della tua pelle.
Ti passi una mano sul viso, vedendo
il suo sguardo fisso su
di te: scotta come se avessi la febbre, ma non hai la febbre
– vertigini, vampate
di calore, la sensazione di fluttuare da uno spazio
all’altro: sono solo i
sintomi della sua vicinanza – non sei malata, e non
c’è motivo apparente per la
sua sorpresa. Se non il fatto che non arrossisci mai.
E’ così, e non
perché sei immune a vergogna, imbarazzo o
rabbia. Semplicemente, non ti è mai capitato.
Per questo, ti guarda come una
archeologo davanti a un
tesoro disseppellito, alla mitica El Dorado.
E in qualche modo, la sua meraviglia
aumenta il rossore
sulle tue guance – i suoi occhi sempre più
spalancati, la tua gradazione sempre
più preoccupante e anomala – un circolo vizioso
che non avrebbe fine, se non ti
coprissi il viso con le mani.
“No.” supplica
lui.
Allunga le sue, protese come in una
preghiera, le dita attorno
i tuoi polsi - il pollice traccia la linea pulsante della vena al
centro, sente
il battito accelerare – mentre ti costringe dolcemente a
rivelare ciò che vuole
vedere ancora una volta: tu, mentre arrossisci.
Quando appoggia l’orecchio
sul tuo seno, senti il tuo stesso
cuore danzare, saltare tra una costola e l’altra, vibrare
attraverso la sua
guancia, il capo, la schiena: vibri attraverso lui, accelerando, sempre
più
veloci i battiti che scandiscono il pulsare del tuo viso –
sembra irradiare
calore a intermittenza, come un cometa, una supernova –
sempre più inspiegabile
quel colore strano sulla tua pelle.
“Riza…”
ripete. Il punto di inizio della reazione a catena.
Non è il nome in
sé – la successione casuale di quattro
lettere che non spiegano nulla di te, di lui, di voi; lo arrotola sulla
lingua,
lo soffia sull’osso sottile tra la spalla e il collo; non
pronuncia il tuo
nome: lo respira – è lui.
E’ il calore che emanano i
vostri due corpi sotto le coperte
– la pelle sembra essere fatta solo di nervi, tesa a
raccogliere anche i tocchi
più impercettibili, le pressioni più leggere:
contatto – il suo odore tra le
lenzuola, due camicie nel tuo armadio, il suo rasoio sullo scaffale del
bagno.
In un momento, è stato
tutto chiaro.
Hai preso coscienza delle cose, degli
oggetti, di lui, della
sua inconfutabile presenza.
Ed è la prima volta, lo
è davvero.
La prima volta in cui le sue dita sul
tuo stomaco, le scarpe
chissà dove sotto il letto, i vestiti sgualciti sul
pavimento, sembrano essere
l’unica forma di felicità possibile,
l’unica che vuoi rendere possibile, anche
la mattina dopo, e quella dopo ancora.
Tu non arrossisci mai.
E forse sì, forse sei
davvero immune a vergogna, imbarazzo e
rabbia.
Ma la felicità ubriacante,
ha su di te questo strano ma
piacevole effetto collaterale.
Eccomi qua!
Allora,
ringrazio tutte come da copione per i commenti e i
complimenti!
Questo
capitolo è stato riscritto di recente, all'inizio era
qualcosa di molto simile a quello si Shatzy, poi si è
trasformato in una cosa simil-comica sempre sul significato del colore
rosso in varie situazioni... insomma, mnon mi convinceva del tutto. poi
ho pensato a un'alternativa: e se applicassi il concetto di "rosso" a
Riza invece che a Roy, cosa ne verrebbe fuori? Questo è il
risultato... ^^
Faccio una
rispostona unica (non ho tempoooooooo! Dannazione… chi me ne
presta un po’?
nessuno?): il capitolo 74 è secondo me uno dei migliori e
non vedo l’ora di
capire cosa seguirà (e proprio ora hanno interrotto la
pubblicazione di FMA…GROARGH!
*me che ringhia e sputa fiamme* ). Penso che Riza non abbia mai parlato
tanto
in tutto il fumetto, davvero! Anche secondo me non è un tipo
timido (e questo
capitolo ne è la conferma, più o
meno…^^) però la ragione per cui non rivela a
Roy la verità è sostanzialmente il fatto che
sarebbe compromettente (senza
contare che peggiorerebbe solo la situazione e il senso di mancanza che
già
sentono entrambi, a mio parere…).
Chissà come ne
usciranno… Sigh!
A proposito di
pubblicazione, ho fatto una scoperta terribile: BLACKENOIR NON
è Più
VISIBILE!!!!! Non so che cavolo sia successo, ma non riesco
più ad accedere
alla pagina web (p.s. x _mame_: se non sei riuscita a scaricare il cap
74,
provo a zipparlo e a mandartelo, mi sembra di averlo ancora, salvato da
qualche
parte…)… AAARGH! Qualcuno sa qualcosa?
Ah, già che ci sono ho
qualche altro quesito da porre: qualche domanda di ordine temporale (mi
serve
per continuare la raccolta su Ishvar). Dunque ho letto su un sito che
Roy nasce
nel 1885 e che quando il Furer manda in guerra gli alchimisti di stato,
siamo
nel 1908 e lui ha
23 ani. Ora,
premettendo che la guerra inizia (con Envy che spara a un bambino) nel
1901(cioè quando Roy ha 16 anni) le mie domande sono:
a)
A che
età Roy
inizia a studiare presso casa Hawkeye?
b) Quanto anni
ha Riza meno di lui?
c) A che età
Riza viene spedita al fronte?E in che anno?
d) Quando muore
il maestro Hawkeye? E dulcis in fundo…
e) Qual è la
data di fine della guerra? (ovvero: quanto tempo Roy rimane sul campo
di
battaglia?)
Se qualcuno sa rispondere (o
conosce un sito che
abbia queste info), please, mi potrebbe far sapere? Sono leggermente in
crisi,
perché senza queste coordinate temporali è un
po’ dura scrivere con cognizione
di causa…
Grazie in anticipo! ^^
Ultima nota e la
smetto di rompere: Per chi è interessata, visto che
pubblicare una traduzione
qui è un processo allucinante (e prende un sacco di tempo
che non ho,
purtroppo), ho pubblicato la traduzione di una di quelle fic di cui
avevo accennato
durante i 100 themes su uno dei miei blog (Fatto apposta per le
fenfiction e i
racconti vari: avevo iniziato a trascrivervi i 100 themes ma sono
rimasta
moooolto indietro…). La prima si intitola “Frost
tonight”, ed è di Arantzai:,
l’autrice mi aveva già dato il suo consenso e
comunque insieme alla traduzione
ho trascritto anche la versione originale in inglese.
L’indirizzo del blog è http://storiedimel.splinder.com,
ed
è sotto la categoria Traduzioni.
Buona
lettura! ^^
|
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Capitolo 4 *** Refuse ***
Avete fatto
caso a
come lo Scambio Equivalente assomigli tanto al concetto della
pubblicità della
Mastercard? No? Ebbene… ^ ^”
04. Refuse
“Comandante supremo, non
può uscire: deve ancora firmare
tutti questi rapporti…”
Roy mustang sbuffa annoiato, mentre
ignora il suo tenente e indossa
la giacca.
“Sarà la prima
cosa che farò domani mattina, promesso…”
Riza lo osserva mentre si sistema
davanti alla finestra,
calcolando mentalmente quanto gli svaghi del suo superiore intaccassero
le
spese militari del dipartimento.
Giacca di velluto: due settimana di stipendio
Completo scuro con tanto di fazzoletto di raso nel taschino:
un mese di stipendio.
Cena a lume di candela nel ristorante più francese,
più snob
e più caro della città: un mese e mezzo di
stipendio, nonché un terzo dei fondi
destinati al reparto.
Regalino (piccolo ma luccicante, e quindi costoso) per la
fortunata di turno: meglio non calcolare…
“Va bene, vada. Non
vorrà far aspettare la sua dama…”
La nota di sarcasmo è
sottile come gli ultrasuoni: udibile
solo dai cani.
La risata di lui invece, è rumorosa e sfrontata come sempre.
Hayate abbaia, infastidito.
“Non credo proprio che mi
stia già aspettando… o almeno, in
questo momento sono io che la attendo
pazientemente…”
Il tenente Hawkeye non afferra subito
il concetto.
Ma Riza - la
Riza interna - emette un gridolino di sorpresa,
dall’interno
delle quattro mura inespugnabili della sua mente.
“Mi faccia capire: si
è agghindato, ha prenotato il
ristorante, ha volutamente lasciato delle pratiche indietro,
così che io
potessi rimanere qui fino a tardi e lei mi potesse invitare a
cena???”
“Un riassunto conciso ed
esatto, mia cara. E ora, vorresti
gentilmente metterti il soprabito? Fuori c’è
un’auto che ti aspetta per
portarti a casa, con un magnifico abito da sera nel
portabagagli…”
Riza riflette a lungo sui pro e i
contro di una tale
proposta.
Secondo l’alchimia, ogni cosa ha un prezzo.
Uscire a cena con Roy Mustang significherebbe ammettere di
essere stata presa in contropiede.
“Mi scusi signore, ma non
ha considerato l’ipotesi che io
potessi rifiutare la sua proposta?”
Dall’espressione che appare
sul viso di Roy, la risposta è
ovvia.
“Hawkeye, ti prego! Hai
voglia di scherzare? Una cosa del
genere non è mai successa…”
“C’è
sempre una prima volta…”
“E vorresti essere proprio
tu la prima?”
Roy Mustang non è
così abile come credeva, nel nascondere la
pesante sfumatura di panico della sua voce. Riza sorride
maliziosamente, mentre
si siede nuovamente alla sua scrivania augurando la buonasera al suo
superiore.
Aspetta pazientemente che lui si sieda vicino a lei,
sbuffando. Passare la serata tra rapporti e lavoro arretrato non
è
evidentemente quello che aveva in mente, ma se la compagnia
è buona, potrebbe
anche cambiare idea…
E’ proprio vero, pensa lei,
sorridendo tra sé e sé : lo
scambio equivalente non è la chiave di tutto.
Scaricare l’uomo della tua vita, ti costa una vita
d’attesa.
Ma lasciare il lato casanova di Roy Mustang con un palmo di
naso non ha prezzo…
Ora, so bene
che verrò
lapidata (come avrei la tentazione io di lapidare Riza per questo
rifiuto...)
ma penso di poter dire tranquillamente che a Roy, il cambiamento di
programma
non dispiacerà poi più di tanto (e con questo
– e un sottinteso riferimento al
rating - penso di
aver detto tutto…).
Fatta questa piccola
precisazione , passo alle risposte.
Elyxys:
Non c’è problema,
per le risposte! ^^ Allora, intanto posto qui una tabellina che ho
fatto
insieme a Shatzy: attensione però: i dati mancanti (quelli
in rosso) sono
nostre ipotesi che si basano sul fatto che l’accademia duri 2
anni!
Quindi,
ricapitolando:
- Roy nasce nel 1885
(questo lo sappiamo per certo), come Maes, mentre Riza a questo punto
nasce nel
1889 perché ha 4 anni in meno di loro.
- Roy inizia
l'apprendistato circa a 16 anni
(Riza ne ha 12) =
siamo nel 1901
(quando inizia la guerra di Ishvar).
- Termina
l'apprendistato e va in accademia a 20
anni
(Riza ne ha quindi 16)
= siamo nel 1905
- Torna dal maestro
dopo l'accademia, a 22
anni, cioè nel 1907
(e lì, Riza ha 18,
sennò non si spiegherebbe come possa una ragazza stare da
sola, deve essere per
forza maggiorenne, no?)
- L'anno dopo, il
1908, Riza è al secondo (ultimo, a questo punto) anno di
accdemia e ha 19 anni,
mentre Roy, appena arrivato sul campo di battaglia, ne ha 23.
probabilmente
Riza era sul campo da qualche mese, azzardo un quattro- cinque, prima
dell'arrivo di Roy. La guerra finirà entro l'anno stesso.
Questo
è tutto quello
che è venuto fuori dal nostro incrocio di
informazioni…
Poi l’altro giorno,
girovagando per la rete, ho ritrovato un sito molto bello dedicato a
Roy (è in
inglese), si chiama Pyrography e c’è una
bellissima timeline che mi è stata
molto utile, senza contare che è veramente ben fatto e ricco
di info
particolari, insomma, un vero gioiellino di sito, davisitare! ^^ A proposito… Eh
eh… stavo ripensando alla
storia del cavallo: è Roy, è colpa sua: ci
influenza in tutti i modi! XD
Shatzy:
GRAAAAAASIEEEE!!!! Non sai quanto ho cercato soprattutto la differenza
di età
tra Roy e Riza, ma ci credi con non si trova nulla? Ah, se non ci fossi
tu…
Come dicevo prima, ho trovato anche un sito molto bello su Roy
(Pyrography) che
ha un linea del tempo, ma non è segnata la data di morte del
maestro, né tanto meno
a che età Roy inizia e finisce
l’apprendistato… vabbuò,
tirerò ad indovinare,
ho una mia teoria, ma in ogni caso non è estremamente
fondamentale,
l’importante era l’età di Riza al
fronte… Insomma, grazie di cuore (anche per
il volume 0, ma forse l’ho già detto…
^^”)!!!
Per quanto riguarda il
capitolo, volevo proprio dare l’impressione di
intimità: è qualcosa a cui, a
mio parere, loro non sono abituati, anche se la desiderano da tempo,
per cui me
li vedo bene, in qualche modo in perenne stato confusionale, come dei
bambini.
E’ una questione che ritirerò fuori anche in
Release, anche se in modo diverso,
perchè mi sta davvero a cuore, inquadrarli in qualche modo
all’inizio di una
loro eventuale relazione, ancora alla ricerca della
stabilità… ah, sto
diventando un po’ troppo romantica… ^^”
Dianatabo:
Grazie per il
complimento! In realtà il mio stile è cambiato
tantissimo dall’inizio dei 100
themes ad ora… le descrizioni fisiologiche sono un
esperimento recente, non so:
sono un modo diverso e un po’ originale/strano per descrivere
qualcosa che alla
fine a forza di essere scritto e ripetuto rischia di diventare
monotono… Sono
felice che tu abbia apprezzato! ^^ Ultimamente ho riscoperto anche
l’efficacia
degli incisi, quando si tratta di cogliere un’istantanea ed
infilarla come un
frammento in mezzo ad un discorso, proprio come un flash…
ops, scusa, mi sono
dilungata! E’ che adoro scrivere, e cogliere le differenze di
stile. Ora che ne
sto delineando uno mio, mi esalto con poco… ^^”
P:S: Complimenti per
l’inizio dei 100 themes: vai così!!! XD
The_dark_side & Irene Adler: Eh… a volte
avrei davvero
voglia di scrivere più racconti lunghi, ma questi titoli mi
ispirano più
riflessioni o attimi brevi, più che situazioni fisiche con
un filo… Beh, questo
capitolo forse è l’unico che fa eccezione.
^^” Anche se non è ancora detto:
Request e Remember sono ancora dei punti interrogativi a bordo pagina,
magari
costruisco qualcosina di più narrativo… vedremo!
^^
Ah, le vacanze… da una
parte vorrei anch’io che arrivassero in fretta,
dall’altra spero che non
arrivino mai, perché è periodo di esami (help! Si
salvi chi può!) @ _@ !!!!
_mame_:
Eh eh… lo sapevo
che te ne saresti uscita con qualcosa del genere! XD
All’inizio, quando l’idea
di Riza che arrossiva si è materializzata nella mia
testolina, d’istinto mi
sono messa a ridere: non so, mi sembrava davvero OOC, faceva tanto quei
manga
pieni di liceali e problemi di cuore… però dopo
un po’ mi sono convinta che se
riuscivo a trovare una ragione davvero valida, per una reazione del
genere,
forse, magari… E lì ho pensato: “Ma se
uno come Roy Mustang…” (*ç*) non ho
fatto in tempo a finire il pensiero che ero già color
carota, per cui
moltiplicando al cubo l’intera situazione, forse riuscivo a
rendere verosimile
una reazione simile anche in Riza. ^^”
E poi, diciamolo, più
o meno tutto quello che scrivo (beh, magari non tutto) è in
fin dei conti una
materializzazione della mia indole profondamente, disperatamente e
inguaribilmente romantica, per cui sotto sotto invidio Riza dal
profondo
dell’anima, e spero sempre che situazioni del genere siano
possibili anche nella
vita reale con una persona reale e un sentimento reale (ma visto che
sono anche
profondamente tragica/fatalista/disillusa, so che la coincidenza delle
tre condizioni
avverrà quando gli asini impareranno a volare, o meglio,
quando Ed crescerà
dieci centimetri in una notte…).
Per le
risposte alle mie domande, grazie mille, sei stata molto
d’aiuto. Per i dati
mancanti mi arrangerò, ma l’importante era spere
la differenza d’età tra Roy e
Riza, per cui il più è fatto. Grazie ancora! ^^
P:S: Scusa per il
fraintendimento sui PAVI… ogni tanto il mio cervello mi
abbandona…
Sisya:
Ecco, ora tocca a
me andare in iperventilazione (sì, si dice proprio
così)!!! ^///////^
Grazie mille per i
complimenti, davvero! Purtroppo il prossimo capitolo sarà un
po’ più amaro… ma
ci vuole un po’ di tristologia, per citare _mame_, secondo me
è il bello della
loro relazione (non è una caso se la mia opera preferita
è Romeo e Giulietta…
tragicume a go go!) il fatto che accanto a momenti piacevoli, a volte
anche
comici, ce ne siano altri negativi, tristi o solo malinconici, che li
calino
però in una realtà plausibile e…
reale, in qualche modo, un mondo dove il lieto
fine potrebbe anche non esserci (nonostante l’attesa
trepidante del fandom),
dove qualcosa può andare irrimediabilmente storto, e le
scelte da fare possono
essere crudeli e ingiuste. Personalmente, penso che la grandezza
dell’Arakawa,
non solo nel caso di questi personaggi, sia proprio in questo: creare
una
storia VERA (va a finire che le costruisco davvero un tempietto davanti
al
letto… mamma mia!).
Santo cielo,
ma ho
scritto un papiro!!!!! @____@
|
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Capitolo 5 *** Regret ***
“I can feel your body
When I'm lying in bed
There's too much confusion
Going around through my head
And it makes me so angry
To know that the flame still burns
Why can't I get over?
When will I ever learn?
Old love, leave me alone
Old love, go on home
I can see your face
But I know that it's not real
It's just an illusion
Caused by how I used to feel
And it makes me so angry
To know that the flame will always burn
I'll never get over
I know now that I'll never learn…”
E.
Clapton, “Old love”
05. Regret
La casa è vuota,.
Ma l’ufficio -
l’unico rifugio per sottrarsi a quella
desolazione - ora lo è ancora di più.
Sembra che la solitudine sia una
condizione perenne, ormai.
La sicurezza che ha ostentato per
tutto quel dannato giorno,
gli cade di dosso con un tonfo secco.
Non può dimenticare come
lo ha guardato, prima di fermare la
macchina sotto casa sua.
Non può dimenticare che
quel “Siamo arrivati,
colonnello.” suonava come un gong.
La fine di un round.
Le ha detto che lo hanno sfidato. Ma
si è scordato di dirle
che la battaglia si gioca su un piano diverso da quello militare, un
piano su
cui non è mai stato bravo ad elaborare strategie.
La giacca è sul pavimento,
perché almeno il disordine fa
risaltare meno il vuoto.
“Entra.” Le ha
detto.
Entra solo
un attimo.
Entra una
prima e
un’ultima volta.
Lei ha abbassato il capo.
“Farebbe troppo
male.”
“Fa già troppo
male.”
Ma è entrata, ha chiuso la
porta alle sue spalle
silenziosamente, senza toccare la sua spalla.
La vuole guardare bene,
perché quella che era una realtà
scontata fino al giorno prima, un concetto immutabile, un dato di fatto
– è
sempre lì, cinque passi dietro di lui, lo può
dire anche ad occhi chiusi – non
sarà più tale, ma solo l’ennesima
piccola cosa quotidiana di cui si pentirà,
per non averla saputa apprezzare a dovere.
L’ennesima piccola cosa
quotidiana che di colpo sembra così
importante, che gli manca già.
Le scosta una ciocca di capelli dal
viso, ma la mano scivola
sul collo, la spalla, trascinando con sé a giacca pensante,
sul petto, dove i
bottoni slacciati sono l’unica pausa rigida e fredda in tanto
soffice calore,
lungo i fianchi, mentre la spinge contro il muro.
Gli manca già quello che
non ha mai avuto, gli manca già poterlo
pensare, poter anche solo sperare di averlo, un giorno.
Mentre scioglie il fermaglio che le
lega i capelli, lei affonda
il naso tra le sue ciocche scure, perché vuole avere un
profumo da ricordare,
qualcosa che le riporti alla mente lui, quando entrerà
nell’ufficio del comandante
supremo.
Lui l’ha vista piangere
solo una volta, ma quando lei si
aggrappa alla sua schiena, con il viso nascosto tra i lembi della sua
divisa,
non sa più di chi sia, il singhiozzo che gli rimbomba nel
petto.
“E’ vero. Fa
già troppo male.”
Lui è abituato a cogliere
l’attimo e a lasciarlo andare
subito dopo. Ma questo attimo lo vuole ricordare, lo vuole tenere
dentro, per
assaporarlo quando ne ha bisogno.
“Ma
i ricordi fanno
meno male dei rimpianti.” le confessa con la bocca contro
la sua pelle,
piena del suo sapore un po’salato, per le lacrime che ha
già abilmente
occultato.
Quando la solleva, lungo il
corridoio, lei nasconde il viso
tra il suo collo e il sipario sottile dei suoi capelli biondi, che le
ricadono
sulle spalle scoperte.
Nel silenzio di sempre echeggia solo
il rumore del suo
bacio, del tessuto che scivola sul pavimento, di un sospiro.
Ma la casa è
vuota.
Al contrario il cuore, gonfio di un
liquido odioso che non vuole smettere di traboccare.
E mentre cerca una piccola traccia di
calore residuo su ogni piastrella fredda della parete, non è più così sicuro
che i ricordi non possano trasformarsi a
loro volta in rimpianti.
Scusate il
ritardo
spaventoso, ma non riuscivo a rimettere a posto il finale in un modo
che mi
convincesse, per cui…
Grazie come sempre per
i commenti e le recensioni! ^^
Sono strafelice perché
uno dei due capitoli rimasti in sospeso (Remember) alla fine
è venuto fuori e
ne sono estremamente orgogliosa! ^^ Mo’ rimane Request: una
mezz’idea c’è, devo
solo trovare il modo di elaborarla… Vedremo! Comunque resta
il fatto che questi
due mi hanno fatto (e mi stanno facendo) dannare! O__O
P.S: La canzone citata
sopra è un capolavoro del blues che mi è sempre
piaciuta… oltretutto mi è
sembrata calzante alla situazione… ^^”
Passo alle risposte:
Elyxys:
Eh eh… il fatto è
che Roy ha un ego talmente grande che ogni tanto fa quasi piacere
vederlo smontato…
soprattutto in tema di donne, dove pensa sempre di averla vinta! E chi
meglio
di Riza per smentire questa sua convinzione? ^^”
Irene Adler:
Guarda, mi
sa tanto che saremmo in due a scioglierci ad un invito del caro
colonnello! XD
Però una come Riza non poteva essere come le altre (e come
noi), mi sarebbe
sembrato innaturale per una come lei fare i saltelli di gioia! La
pubblicità
della Mastercard ha il grande merito di aver fatto da innescatore a
questo
capitolo, per la precisione quella in cui il tipino non riesce ad
aprire il
barattolo di sottaceti, poi arriva la sua ragazza e…
Insomma: potere alle
donne! ^^
Sisya:
Ehm… in effetti ho
tenuto la tristologia per il capitolo dopo! Sorry! Anch’io
spero (da brava
inguaribile malata di romanticume che sono) in un finale se non proprio
da
favola, almeno passabile, discretamente felice: della serie, va bene
anche un
monolocale in piena Central, basta che l’Arakawa me li faccia
mettere insieme
(anche come coppia di fatto, mi accontento) alla fine del manga! No eh?
Il fatto è che dopo
qualche numero è abbastanza palese l’inclinazione
sadica-tragica dell’autrice,
per cui le mie certezze cominciano a incrinarsi… ma non
mollo! Non dispero!
Ogni volta che qualcuno dice “non credo nell’Happy
Ending” una possibilità di
felice Royai si allontana (no aspetta: queste erano le fatine in Peter
Pan…).
Oddio comincio a delirare…
Io ti ringrazio ancora
per tutti i complimenti, anche se ormai sono color pomodoro vita
natural
durante… ^///////////////////^
Grazie
davvero! ^^
Shatzy:
E sì, questa era
la “cosuccia” di Refuse… ^^ Come si
dice: la vendetta è un piatto che va
servito freddo, anche a costo di rimetterci n pochino (anche se
diciamola
tutta, visto le premesse della serata, mi sa invece che Roy possa
arrivare ad
apprezzare il fatto di essere in un ufficio con lei, da soli, piuttosto
che in
un affollato ristorante… XD
Il bello è che tutto
questo è venuto fuori per un fatto puramente casuale, ovvero
la coincidenza di
me seduta sul divano a fare zapping
e la
pubblicità della Mastercard in onda proprio in quel momento.
Della serie “il
Royai quando arriva, arriva”… ^^
_mame_:
Beh si può dire
che l’io interno di Riza ha coinciso con il mio, che
protestava mentre scrivevo
il suo “no”… Ma chi resisterebbe a uno
come Mustang, soprattutto tirato a
lucido e vestito di tutto punto? Per quanto, anche senza essere vestito
di
tutto punto… o essere vestito… Basta,
sennò altro che sciogliersi! ^^”
Sono proprio curiosa
si sapere il tuo parere su questo capitolo. Non
c’è scampo alla tristologia,
per quanto uno si possa sforzare, almeno una su quindici doveva
capitare… ^^
The_Dark_Side:
Mah… io
non credo dovrà aspettare più di
tanto… Uno come Mustang non si arrende certo,
soprattutto se si tratta di Riza! ^^ Tanto più che
preferisce restare in
ufficio con lei piuttosto che andare a piangersi a casa per il due di
picche. E
mi sa tanto, che la cosa verrà ricompensata…
^^”
|
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Capitolo 6 *** Release ***
“It’s a
song, a sigh of the weary:
Hard times, hard times come again no more!
Many days you have lingered around my door:
Oh! hard times come again no more…”
Eastmountainsouth, “Hard
times”
(E’
la canzone, il
sospiro dell’uomo stanco:
Tempi duri, tempi duri
mai più!
Molti giorni vi siete
attardati alla mia porta:
Oh, tempi duri, tempi
duri mai più!)
06. Release
Non l’hai
mai sentito
prima. E’ un sapore nuovo, come se l’aria attorno a
te fosse improvvisamente
cambiata, aperta, pulita. Semplicemente, aria nuova.
Non sai perché, non
c’è un motivo: il mondo attorno ha
colori diversi, più squillanti, la vita brulicante della
città ha perso il
grigiore, è viva, ora come non mai. O forse te ne sei
accorto solo adesso, come
un’animale da soma senza più paraocchi, senza
più veli ad impedire la vista.
E ti sembra di aver cambiato vita, di
aver lasciato la pelle
vecchia alle spalle, di essere sgusciato fuori da essa, uomo nuovo
– solo all’esterno;
dentro sei lo stesso di sempre, con le colpe di sempre, il passato di
sempre;
non puoi lavare via tutto: sei risorto, non rinato.
Ti sembra di non aver mai capito
nulla del mondo, di vederlo
per la prima volta, senza filtri: puro, grezzo, diretto.
Ti colpisce con la violenza delle
cose imperfette ma reali,
mentre l’abbracci in pubblico – nel mezzo di tutti
quei colori, quei rumori,
quegli odori che prima erano sottintesi, sottofondo, base piatta e
anonima – mentre
le lasci scivolare tra le mani un fiore raccolto mentre rientravate a
casa, mentre
fate la spesa, tu con la giacca della divisa ripiegata
sull’avambraccio, lei in
borghese, una mano appoggiata con naturalezza al tuo braccio -
l’altra
affondata nella tasca rigonfia di qualcosa di metallico,
perché ora più che mai
sei l’uomo da proteggere, l’uomo più
importante del paese oltre che del suo cuore.
E ti senti vivo, e vorresti gridarlo
al mondo intero, perché
era da anni, decenni, che non ti sentivi così vivo,
così felice, così libero.
Forse non ti sei mai sentito
così se non nei tuoi sogni, ma
non importa, non importa più, e vorresti sollevarla di peso,
farla volare come
una bambina, guardarla mentre ride – ti sei accorto di quanto
i suoi rari
sorrisi siano aumentati di numero e intensità, di recente
– mentre tocca un
oggetto e lo sposta, mentre cammina per casa con la tua camicia
addosso, vorresti
guardarla mentre fa le cose più stupide, più
scontate e banali.
Persino lei sente la tua euforia
quasi perenne, ti asseconda
come un bambino, ma segretamente ne è vittima anche lei: la
vedi nascondere un
sorriso spontaneo e senza motivo, uno dei tanti che di recente non
riesce a
controllare, mentre apre la porta di casa.
“Ho dimenticato di comprare
i croccantini per Hayate…”
“Passo a prenderli io
domani, quando esco dall’ufficio.”
“Grazie. Cosa vuoi per
cena?”
Per un momento non sai cosa
rispondere: rimani imbambolato
con l’ennesimo sorriso da ebete sulle labbra, a guardarla
ripetere la domanda,
anche lei come te: colpita da ciò che ha appena detto.
Certe parole, nella vostra bocca, non
hanno ancora trovato il
loro posto, non appartengono ancora completamente al lessico
quotidiano, come esuli
in terra straniera, viandanti di passaggio.
La baci, sulla porta, senza chiederle
il permesso.
“Dillo ancora.”
“Cosa vuoi per
cena?”
“Cosa voglio per
cena…”
“Sì: cosa vuoi
per cena?”
Scoppiate a ridere come se aveste
appena parlato in una
lingua esotica, che non pensavate di conoscere: non avete ancora la
padronanza
del suono che ne esce, incespicate nelle consonanti, ripetete le frasi
chiave,
quelle necessarie per la sopravvivenza, come domandare dove sia
l’ufficio
postale o se il gatto sia sopra o sotto il tavolo.
Potrebbe chiederti cosa desideri
mangiare fino a domani
mattina: l’ascolteresti parlare come si ascolta una sinfonia,
per tutta la
notte, rapito.
Ma lei ride ancora una volta
– ha capito che non ti è ancora
possibile formulare una risposta logica, una frase sintatticamente
corretta - e
apre il frigorifero, lasciandoti ancora disorientato sulla soglia della
cucina:
è sempre stata più brava di te ad adattarsi alle
differenti situazioni, anche
quelle più impensabili.
Ci arriverai anche tu, un passo alla
volta.
Intanto ti godi questo stupore che ti
accompagna ogni
giorno, la curiosità e la meraviglia del bambino che avevi
dimenticato di
essere stato, questo sguardo nuovo sul mondo, che sembra
così diverso da come
lo ricordavi, migliore.
Senti che le parole sono troppo
poche, troppo imprecise e
usate per descriverlo bene.
Il tavolo è il tavolo, la
casa è la casa – la vostra
casa, quella che prima era solo sua,
che non potevi che intravedere da
lontano, le sere in cui l’accompagnavi dopo
l’orario di lavoro. E' sempre un
possessivo, ma in seconda persona plurale:
è il numero che fa la differenza – Riza
è Riza.
Ma ora è come se il
significato di poche lettere trabocchi
dalla definizione, costretto in uno spazio diventato troppo piccolo,
inadatto,
insufficiente per esprimerne pienamente la bellezza.
E allora è il silenzio che
riempie le giornate, il silenzio
soddisfatto e tranquillo di chi sta cercando le parole ma non riesce a
trovarle, non ha bisogno di trovarle, non ancora, perché non
c’è fretta.
Perchè sei libero e non
c’è più fretta, non
c’è più l’ansia
del domani, del dopo, del quando.
La strada non è
più un rettilineo angusto e stretto, un
impervio sentiero di montagna: è un piazzale immenso, puoi
muoverti in tutte le
direzioni, aprire le braccia, girare in tondo, oppure sederti,
esattamente al
centro di tutto, ad ammirare ciò che hai ottenuto nello
stesso silenzio
incredulo che segue la vittoria, la fine della corsa.
Seduto al centro del tuo nuovo mondo,
puoi finalmente
respirare.
E lei con te.
Questo
capitolo è
stato uno degli ultimi che ho scritto (ha solo una settimana di vita e
già
viene pubblicato: aiuto!) però devo dire che è
uno di quelli di cui vado
maggiormente orgogliosa…
Grazie a tutte per le
recensioni!
Elyxys & Dianatabo: Ops!
Non avevo pensato alle traduzioni delle song, sorry! Il fatto
è che molto
spesso (ok, diciamo sempre) associo a quello che sto scrivendo una
canzone, me
la ascolto anche venti volte di fila mentre scrivo o rileggo
(chissà! Forse mi
aiuta con l’atmosfera…), quando proprio mi sembra
che calzi, la trascrivo senza
pensarci. ^^
Questa volta mi sono ricordata
di metterla, la
traduzione…
Già che ci sono metto
qui quella di Clapton, dello scorso capitolo:
“Posso
sentire la tua
pelle,
mentre sono nel mio
letto
c’è troppa confusione
che affolla la mia testa
e mi fa così rabbia
sapere che il fuoco
brucia ancora
Perché non posso
venirne fuori?
Quando imparerò?
Vecchio amore,
lasciami solo,
Posso vedere il tuo
viso
Ma so che non è reale
E’ solo un’illusione
Causata da come mi
sento
E mi fa così rabbia
Sapere che il fuoco
continuerà sempre a bruciare
Non ne verrò mai fuori
E so che non imparerò
mai…”
Shatzy:
Sì alla fine il
finale è venuto… mamma mia, non ti dico come
stavo mentre la scrivevo! Qualcosa
di molto simile a “a special seat” (no, calma: a
quei livelli non ci arriverò
più, è sicuro!).
L’immagine della
giacca mi era piaciuta molto, e mi sono ispirata a
un’immagine del fumetto,
quando dopo la notizia del trasferimento di Hawkeye, Riza inizia a
raccontare
di Ishvar. Se ci fai caso allìinizio del racconto, si vede
Roy sdraiato sul
divano con una mano sulla faccia, e la giacca per terra (e le aspirine
sul
tavolino, ma non sapevo come infilarle, per cui sono rimaste
lì).
Mi ha toccato molto
come piccolo frame, così ho voluto riprodurlo, anzi a drila
tutta, l’idea del
capitolo è partita proprio da lì! ^^”
Per quanto riguarda il
rating… TECNOCAMENTE questo avrebbe dovuto essere un
Rosso… però visto che la
lemon era mooooolto sottintesa non me la sono sentita. Ho ancora
Request da
definire, ma credo che questo capitolo sia il massimo del rating (per
questa
raccolta. Mi sa che mi rifarò con quella si
Ishvar…), vedremo! ^////^
Scusa, è vero: avrei
dovuto mettere l traduzione, d’ora in poi
provvederò! Quella della scorsa
canzone è nella risposta a Elyxys. Ciau e Grazie per le
belle parole come
sempre! ^^
_mame_:
Io più che un
mattone a scrivere il theme scorso,avevo una betoniera
nell’intestino! Però è
vero, il Royai è il pairing della tristologia, se non fosse
così perderebbe
molto del suo fascino, secondo me…
E sì, penso che la
cosa triste del capitolo sia che nonostante quel momento di
felicità abbia
avuto luogo, non sarà loro permesso nemmeno più
di avere un contatto…
tristeeeeeezza…
A proposito di quel
tuo punto interrogativo, ti dico che E’ COME SEMBRA (^////^)!
Il fatto che
questa raccolta sia un rating arancione è per la mia
codardaggine, nel senso
che non so perché, ma le lemon in inglese mi piacciono
molto, quelle in
italiano mi sembrano troppo “tecniche”, per cui ne
leggo molto poche (se non
zero) e quando ne scrivo rimango moooolto sul vago e
sottinteso…
Il mio massimo l’ho
raggiunto nella raccolta su Ishvar, che comincia a diventare qualcosa
di
concreto, ma direi che per i 15R ho già dato (anche se
c’è ancora Request da
fare. Non si sa mai…^^”) . Uau, un master in
tristologia! E’ un grande onore…
^///////^ soprattutto se è la regina della tristologia a
consegnarlo! Grazie
davvero!
Sisya:
Non c’è niente da
fare, quando leggo i tuoi commenti finisce sempre che mi squaglio.
Grazie davvero,
ormai non so più come dirlo ^/////^! Per quanto riguarda
l’happy ending, direi
che questo capitolo potrebbe essere annoverato nella categoria, no? XD
Grazie
ancora, un bacio!
|
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Capitolo 7 *** Remember ***
“Respirerò
l’odore dei
granai.
Più grande ti sembrerò
e tu più grande sarai.
Passare insieme
soldati e spose,
ballare piano in
controluce.
Impareremo a camminare
Per mano insieme, a
camminare:
Domenica…”
Zucchero,
“Diamante”
“I knew I loved you
Before I knew you
The hands of time
Would lead me to you.
I knew I loved you
Before I found you
I knew I'd built my world around you
Now all my days
And all my nights
And my tomorrows
Will all begin and end
With you...”
Celine
Dion & Ennio Morricone, “I knew I
loved you”
(Sapevo di
amarti
prima di conoscerti
Le mani del tempo mi
avrebbero portato da te
Sapevo di amarti prima
di trovarti
Sapevo che avrei
costruito il mio mondo intorno a te
Ora tutti i miei
giorni
E tutte le mie notti
E il mio domani
Avranno inizio e fine
Con te…)
07. Remember
La luce che filtra tra la polvere dei
vetri rende
perfettamente giustizia agli anni del luogo.
Non è stato facile entrare: non aveva più la
chiave, perduta
chissà dove, forse volontariamente.
Roy ha dovuto sfondare la porta a spallate e chiamare il
fabbro per una nuova serratura.
Non ha voluto entrare per primo. Ha aspettato che lei
prendesse un respiro profondo è appoggiasse il piede ai
gradini del porticato.
“Sei sicura?”
“E tu?”
Le ha tenuto aperta la porta, per lasciarla passare.
Quindici anni.
Ha scritto il numero con il dito, sullo strato di polvere
grigia del comò all’ingresso.
Quindici anni e nulla sembrava essere cambiato. La casa ha
aspettato, paziente, immutata, lentamente ricoperta dagli strati di
mesi,
giorni, minuti e secondi, che hanno creato la sua corazza contro il
tempo.
Nulla sembra essere cambiato: è come la ricordava.
Grande, silenziosa e severa.
Le assi del pavimento hanno scricchiolato al suo passaggio.
Ha toccato con la mano la maniglia di ottone della prima porta a
destra. Il
soggiorno le è sembrato cupo, come i saloni dei castelli
medievali: il camino
spento, le pesanti tendo di velluto che hanno ostacolato il sole per
tutti
quegli anni, i teli bianchi stesi sul mobilio.
Quando li ha tirati via, la polvere sollevata l’ha fatta
starnutire.
Roy l’ha aiutata a piegarli con cura, ad aprire una dopo
l’altra tutte le stanze, tutti i santuari del passato che
hanno lasciato
sigillato là dentro per tanto tempo.
L’ha aiutata ad accendere il fuoco del camino e a cambiare le
lenzuola del letto nella sua vecchia stanza –
“Dormiamo qui.” Ha chiesto lei. “Solo
stanotte. Dormiamo qui come quando pioveva e avevo paura dei
fulmini.” – ha
spento la luce quando ha sentito i suoi primi singhiozzi e
l’ha stretta forte
nel sonno, le lacrime come le gocce di un temporale annunciato sulla
sua pelle.
Hayate si è raggomitolato sul tappeto, lo stesso dove secoli
prima sedevano a gambe incrociate, lui con i suoi libri di alchimia
sulle
ginocchia, lei con la terrina di patate da sbucciare per portarsi
avanti con i
lavori domestici.
Due giorni dopo il sole invade la
casa con violenza: lei
vaga per ogni stanza, incredula di tanta luminosità, tutta
in una volta,
cercando di ricordare se la casa le è mai sembrata tanto
accogliente.
Gli scatoloni affollano il soggiorno e gran parte del
corridoio.
Ha aperto la camera da letto dei suoi genitori, ha deciso da
che parte stare, dopo una lunga riflessione: in quella di suo padre,
come se
invertendo le posizioni, avesse la possibilità di invertire
anche la storia di
quella famiglia, di quella coppia, di quell’uomo,
sostituendovi la storia di un
altro uomo, un'altra coppia, un'altra famiglia.
Il quarto giorno, la polvere non
infesta più ogni angolo
buio, la porta di ingresso può di nuovo chiudersi, Hayate
scodinzola tranquillo
per tutta la casa, senza più topi in giro.
La sera, Roy torna a casa con due secchi di pittura.
“Per il portico.” Si giustifica.
“L’intonaco è scrostato e
vecchio. Pesavo di toglierlo e passarne una mano
nuova…”
Lei annuisce e non dice nulla. Ma rimane a guardarlo tutto
il tempo mentre lavora.
Lo vede fermarsi solo un momento, con il pennello a
mezz’aria, appena sopra l’architrave della porta
d’ingresso.
“Per quanto io vada indietro, i miei ricordi si fermano
sempre qui, sulla soglia. Prima è come
se…”
“…come se non ci sia nulla che valga la pena
ricordare?”
Le sorride, riprendendo ad accarezzare il legno con le
setole intrise di vernice bianca.
“Già. Come se fossi nato qui, a diciotto
anni…”
Il quinto giorno la sorprende in
bilico su una sedia, mentre
pulisce i vetri della veranda.
“Scendi subito!” le urla, tanto da farle quasi
perdere
l’equilibrio per lo spavento.
“Stavo solo…”
“Sei impazzita? E se fossi caduta? Hai idea cosa avrei fatto
se…”
“Scusa.”
Non riesce a tenerle il broncio a lungo. L’espressione
agitata scivola via con un sospiro lungo e profondo.
“Devi stare attenta. Ora devi stare più
attenta…”
Le accarezza la pancia, lasciando che un sorriso ponga
definitivamente fine all’arrabbiatura., prima di toglierle
dalle mani lo
strofinaccio e riprendere il lavoro interrotto.
Il sesto giorno è lei ad
aprire il vecchio studio di suo
padre. Roy la osserva dal corridoio, mentre fissa meglio le assi
scricchiolanti
dei gradini della scalinata antica.
Non vedendola uscire dopo un quarto d’ora si affaccia
titubante.
La trova seduta sulla sedia intarsiata, la stessa su cui il
maestro non lasciava sedere nemmeno il suo allievo, la sua
sedia.
Lei si appoggia allo schienale, facendo aderire ogni vertebra
ai motivi e alle volute rigide e lucide.
Una mano sulla pancia e un’altra sulla superficie della
scrivania.
Una sul passato e una sul futuro.
Non ci sono più tracce di sangue, i libri polverosi e
sbiaditi
sono perfettamente allineati sugli scaffali. Roy torna al suo lavoro,
senza
disturbarla.
Quando lei esce dalla stanza, il borbottio della pentola sul
fuoco la avverte che la cena è pronta.
Il settimo giorno l’ultimo
scatolone rimasto è quello delle
cose da buttare via, delle cianfrusaglie inutili, dei ricordi
più spiacevoli.
Roy la prende per mano, la guida fin sulla soglia, fino al
punto di partenza che ora è il traguardo da cui ricominciare
una nuova corsa.
Prima di appoggiare l’occhio all’obiettivo, la
guarda
sorridere senza che abbia dovuto chiederglielo.
“Sei davvero sicura?”
E’ la stessa domanda del primo giorno. E sa già
che avrà la
stessa risposta.
“E tu?”
Mentre le scatta una foto – una mano sempre sulla pancia un
po’ più rotonda, la spalla appoggiata allo
stipite, i capelli sciolti e lo sguardo
placido che da un po’ a questa parte le deforma i lineamenti
severi nei momento
più impensabili – pensa che se ha deciso ti
ritornare in quel luogo, di
ripartire proprio da lì, di allevare il loro futuro dove il
loro passato ha
avuto inizio, non può che aver accettato ciò che
la vita ha offerto loro
proprio lì, sulla stessa porta, quando un ragazzo dagli
occhi scuri ha
incespicato nelle parole, quando un ragazzina timida gli ha chiesto
cosa
desiderasse affacciandosi da dietro lo stipite.
“Scusi, è questa casa Hawkeye?” Ripete
come tanti anni fa,
prima di varcare la soglia e seguirla in casa. Invece che nascondersi
dietro la
porta aperta, lei sorride ancora e lo abbraccia, nonostante il pancione
ingombri più spazio del previsto.
“No. Questa è casa Mustang.”
Scusate il
ritardo:
altro parziale di storia in mezzo ai piedi che ha risucchiato le mie
energie
vitali nell’ultima settimana… Sigh, ho bisogno di
coccole e taaaanto Royai per
tirarmi su!
Scusatemi se non
rispondo una per una, ma davvero non ho tempo (è incredibile
come 24 ore
possano sembrare ridursi drasticamente alla metà ,quando si
va dia fretta! O_O)
Ringrazio comunque per
le recensioni e le belle parole che mi riservate sempre: grazie davvero
di
cuore (ogni tanto mi commuovo, i fazzolettini sono sempre vicino al
pc…).
Questo capitolo è
stato uno degli ultimi che ho scritto: un’altra ispirazione
fulminenante di cui
vado abbastanza fiera… Mi saprete poi dire.
Un bacione a tutte,
alla prossima! ^^
|
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Capitolo 8 *** Repeat ***
“Era
tutto già scritto
da sempre, sai
Era
racchiuso nel
mazzo di carte
Che la donna
rossa si
incontra col fante
Ma alla fine
il giro
riparte…”
Qualche splendido giorno (Modena
City Ramblers)
08. Repeat
E’ le storia che si ripete.
Lo sai meglio di chiunque altro.
E’ lo stesso silenzio
dall’altra parte del filo, la stessa
goccia di sudore freddo, mentre scorre nel solco della tua fronte che
lei
stessa ha scavato.
La stessa corsa giù per le
scale, lo stesso terrore che lega
le ginocchia.
La stessa preghiera masticata,
intrappolata tra i denti
serrati e la mascella contratta.
Non di
nuovo… non di
nuovo…
E’ la storia che si ripete:
anche se i personaggi cambiano e
le parti sono nuovamente assegnate, il regista sembra essere lo stesso
di
sempre – il bastardo di sempre.
Ma con tutto te stesso, mentre infili
i tuoi guanti con le
mani tremanti, mentre la sottile linea tra la rabbia e la disperazione
si disfa
nel frastuono dei tuoi stessi scongiuri, preghi che questa volta si
decida a
cambiare la sceneggiatura.
Perché lo stesso finale
che si ripete, questa volta potrebbe
ucciderti.
Eccomi qui!
^^ in
ritardo madornale, ma ormai ci avrete fatto
l’abitudine…
Con questo
capitolo
sono andata un po’ sul classico, anche a rischio di risultare
banale, ma si è
praticamente scritto da solo, in meno di un’ora, per cui non
ho potuto farci
nulla…
Passo alle
risposte
alle recensioni (grazie per i commenti ^^):
Elyxys:
Intanto ti faccio
ancora complimenti per la fic Maple café, perché
è davvero bella, e penso anche
che la vittoria sia meritata, da quel poco che ho letto! ^^ Quindi guai
a te se
ti senti scontata, chiaro? XD Comunque grazie mille per le belle parole
(continuo ad andare in autocombustione, ma ormai non posso farci nulla,
è un
riflesso involontario).
Non sei affatto
blasfema: in effetti un certo parallelismo con la creazione, sebbene
non fosse
previsto all’inizio della stesura del capitolo, alla fine ho
visto che poteva
starci, così ho costruito il tutto di conseguenza. Il fatto
è che volevo dare
proprio l’idea dell’inizio, un nuovo inizio: loro
due alle prese con la
creazione del loro futuro, proprio sulla base del loro passato. E
sì, la scena
della mano sul tavolo e sulla pancia, è anche la mia
preferita… ^^ Grazie
ancora!
Shatzy:
In effetti un po’
di malinconia ci stava… d’altra parte non
è che quella casa sia unìinsieme di
ricordi del tutto piacevoli per entrambi (soprattutto epr
Riza…). Per il quarto
giorno, ho già corretto: il fatto è che mi sono
sbagliata a scrivere “il terzo
giorno”. In realtà è il quarto,
perché nel paragrafo prima ho scritto “due giorni
dopo” (quindi il terzo giorno). E’ il secondo
giorno che ho saltato, non per un
motivo particolare, semplicemente l’ho riservato al lavoro di
pulizie, in somma
non ci ho visto nulla di particolare, ecco.
P:S: Il
parziale è
andato bene, grazie! ^^ Mo’ manca l’ultimo, il
10… spariamo bene! ^^”
Irene Adler:
Grazie! Allora
il dizionario jap lo tiro fuori anch’io, a vedere se stavolta
la lingua la
imparo davvero! ^^” Sulle descrizioni ho puntato molto,
perché la situazione me
la vedevo prevalentemente silenziosa…
Sisya:
Tu mi farai collassare,
lo sai, si? Appena riassumo un colorito meno paonazzo, penso
sarò in grado di
rispondere… Mi fa piacere che il capitolo ti sia piaciuto:
può andare come
Happy ending alternativo? ^^” baci
The_Dark_Side:
“Passato+presente=futuro”
: non potevi trovare espressione più azzeccata!!! XD Secondo
me, quella casa
rappresenta un luogo di inizio per entrambi: l’inizio di cose
piacevoli e allo
stesso tempo spiacevoli, ma in definitiva l’inizio della loro
vita “insieme”. Per
quanto riguarda il finale… beh, una differenza con il
passato doveva pur
esserci, no? ^^
_Mame_:
Il riferimento biblico
non era previsto inizialmente, ma poi è diventato centrale,
come anche il tema
della rinascita, Il tuo commento su ciò che deve
“nascere” in tutti i sensi, da
l’ a breve, è proprio quello che intendevo! ^^
Secondo me, entrambi non possono
dimenticare quello che sono stati, e in qualche modo ricominciare
proprio da
lì, significa un po’ non dimenticare le cose
importanti, belle o brutte che
siano, perché è sulla nostra storia che
costruiamo ciò che saremo (una
famiglia). Certo, soprattutto per Riza, quella casa è anche
un termine di paragone,
il più delle volte negativo, per evitare di ripetere gli
stessi errori del
vecchio Hawkeye. Anche se con un padre come Roy, certi errori non
avranno proprio
luogo, no? ^^ E sì, immaginarmelo nel lavoretti di fai da
te, era un mio
desiderio segreto… a cui ho potuto finalmente dare voce!
^^”
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Capitolo 9 *** Replica ***
“Pictures of you
Pictures of me
Hung up on your wall for the world to see
Pictures of you
Pictures of me
Remind us all of what we could have been”
The last
goodnight, “Pictures of you”
09. Replica
Eppure lo sapeva.
Lo sapeva ancora prima di cominciare quell’assurdo teatrino,
prima ancora di scoprire che ognuna di quelle creature decorative
potesse
essere utile, in qualche assurdo modo, al suo obiettivo.
Ma se n’era accorto, dalla frequenza con cui gli scivolavano
tra le mani più capigliature bionde che brune, dal modo in
cui cominciava a non
sopportare le donne troppo rumorose, quelle troppo gaie o quelle
eccessivamente
mielose, dalla sensazione di pace che lo avvolgeva nel sentire uno
scatto secco,
anche se di un portacipria.
In qualche modo si era reso conto che c’era una specie di
uniformità in quella successione in serie sempre in
movimento di volti,
profumi, vestiti più o meno costosi e trucchi più
o meno marcati.
C’era qualcosa che ritornava, continuamente, qualcosa che
gli dava l’impressione, ogni volta di più, di
sprecare le sue serate con varie
brutte copie di un unico originale.
All’inizio aveva pensato di essere riuscito a delineare
l’immagine della sua donna ideale: si era convinto di
ciò quando, tra la popolazione
femminile della città, avevano cominciato a circolare voci
su “quanto al colonnello piacessero
la bionde”.
Ma la corsa alla tintura di mezza Central, aveva solo
aumentato la sua sensazione di essere ormai in balia di una serie
infinita di
repliche, di pallide imitazioni, duplicati maldestri e goffi di
ciò che era
ancora solo un’immagine ideale nella sua testa.
Un buon strizzacervelli avrebbe teorizzato un qualche
rapporto guastato con la figura materna.
O peggio: avrebbe potuto azzeccare il problema.
Perchè non ci vuole un essere particolarmente sagace per
capire che quando l’originale non è raggiungibile,
la soluzione è riempire il
vuoto con la copia.
“Colonnello, questi documenti vanno firmati entro
stasera…”
Sbuffando, il colonnello si destò dai suoi pensieri e
appoggiò il pennino scricchiolante sull’ennesimo
foglio bianco, sbuffando.
“Riza sospirò, con le mani sui fianchi,
spazientita e
rassegnata alla totale mancanza di senso del dovere del superiore.
“D’accordo: se proprio non ne vuole sapere, vada
pure.
Finirò io al suo posto, come sempre…”
“No.”
Aspettò che il suo tenente abbandonasse
l’espressione
sorpresa che non aveva potuto fare a meno di assumere, per quel netto
rifiuto,
prima di continuare:
“Però se volessi farmi compagnia, non mi
dispiacerebbe…Sono
un po’ stanco, rischierei di addormentarmi o distrarmi
un’altra volta.”
Mentre la donna si sedeva al suo fianco, Roy Mustang
comprese che nemmeno una decina di appuntamenti con tutte le sue
spasimanti
messe insieme – il ripetersi ritmico di una serie di
istantanee sempre uguali,
con un tondino nero al posto del viso della fortunata
di turno: intercambiabile -
avrebbero pienamente equiparato il valore di quel momento.
Non era la prima volta che faceva tardi in ufficio, lei in
attesa che terminasse il lavoro arretrato: ma in qualche modo, proprio
questa
situazione che si ripeteva ormai da dieci anni, era diventata
l’unica cosa
unica e originale della sua vita.
E non aspettava altro che arrivasse il momento di reclamare
i diritti d’autore.
Buondì!
^^
Grazie a
tutte per le
recensioni! Questa volta ho sudato freddo: normalmente a me piace molto
riscrivere momenti del manga, ma questa volta mi sembrava davvero un
collegamento un po’ scontato… però se
dite che non è così mi fido (e
ringrazio).
Eh,
purtroppo ce ne
sono di momenti della storia originale che lasciano il segno e per
forza di
cose tornano fuori anche nelle fic…
a
dimostrazione che l’originale rimane sempre impareggiabile
(tanto per rimanere
in tema di Replica…)! ^^”
Anche questo
capitolo
offriva una gamma un po’ limitata di possibili
interpretazioni.
Visto che Shatzy si
era concentrata sul ripetersi di una situazione, io ho preferito
rigirarmi il
titolo da un altro punto di vista. Ho aggiunto la parte finale
all’ultimo
secondo, perché un altro capitolo-riflessione (Quanti ne ho
scritti??? O_O) non
mi convinceva e volevo contestualizzarlo un po’, anche per
trovare un bel
finale.
Ho iniziato
riferendo
la parola Replica alla varie donne con cui esce Roy per poi finire (non
ho
ancora capito come) al fatto che l’originale (Riza) rimane
sempre la cosa pi
importante e irraggiungibile, ma capace nonostante questo di rendere
anche la
ripetizione della loro vita quotidiana (lavorativa) qualcosa di unico e
speciale.Oddio, è un ragionamento un po’ contorto
(forse dovevo farmi qualche
ora in più di sonno, stanotte)…
Spero sia
comprensibile! ^^”
Scusate se
non
rispondo a tutte, una per una, ma siamo sempre d’accapo: per
queste ultime due
settimane prima delle agognate vacanze di Natale, il tempo libero non
è
contemplato!
Bacione a
tutte! ^^
|
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Capitolo 10 *** Request ***
“Meravigliosa
creatura
Sei sola al mondo
Meravigliosa paura
Di averti accanto
Occhi di sole
Mi bruciano in mezzo
al cuore
Meravigliosa creatura
Un bacio lento
Meravigliosa paura
Mi tremano le parole
Muoio d’amore
Meraviglioso…”
Gianna Nannini, “Meravigliosa
creatura”
“Ed
io che non so
immaginare
Parole da dire per te
So solo che ti guardo
E non vorrei mai
smettere…”
F. Renga, “Vedrai”
10. Request
Non ha ancora pianto.
La conosci da anni ormai, ma non
pensavi che fosse forte
quasi quanto te. O forse solo orgogliosa, anche più di te.
La guardi sospirare, gli occhi sulla
tomba bianca, le mani
strette in grembo, composta e rigida come le vedove del nord, un
iceberg che
galleggia nel mare del dolore.
“Cosa farai
adesso?”
“Non lo so. M penso
sarò in grado di sopravvivere con le mie
forze, in un modo o nell’altro.”
Davvero un iceberg: imponente e
secolare. Ma basterebbe un
raggio di sole più forte degli altri a scioglierla.
Così forte e
così indifesa allo stesso tempo…
Riza Hawkeye raccoglie in
sé tutte le contraddizioni di
questo mondo, e le risolve in un unico gesto preciso e indifferente,
come si
scacciano le mosche.
Ti tornano in mente le ultime parole
del maestro, poco prima
di morire.
Mia
figlia… Ti affido…
Roy, mia figlia…
“Rimorso”
è sempre stata una parola sconosciuta al vecchio.
Fino alla fine.
O forse non ha mai dato a vedere
quanto invece l’intero
concetto lo stesse mangiando da dentro.
Non vuoi finire come lui: tu vivrai,
per qualcosa di diverso
dall’alchimia, per qualcosa di più grande. Ed
è un sollievo che lei non rida
dei tuoi ideali da bambino.
“I suoi sono sogni
meravigliosi…” ha detto, a bassa voce,
come se non volesse farsi sentire.
Sembra crederci davvero, sembra che
sia anch’essa
un’idealista come te.
Chissà cosa avrebbe detto
il padre…
Mentre la segui dentro casa ti
sorprendi a pensare a lei
come una donna: non più la figlia del maestro –
quel genitivo ingombrante non
ha più motivo di esistere, come un cordone ombelicale
finalmente reciso - un
concetto scisso da ogni altro riferimento.
Indipendente, autonoma,
un’unità completa, un individuo a
sé.
Riza.
Riza e basta.
Solo Riza.
Sola.
“Cosa
c’è?”
Non ti sei accorto di esserti
incantato, e i suoi occhi
interrogativi ti fanno sentire uno stupido colto in flagrante.
Non hai potuto farne a meno:
è come se la sua immagine
finalmente separata da qualsiasi altra, stagliata contro il cielo
chiaro quasi
bianco, sia troppo sottile, troppo esile, troppo sola.
E’
indifesa,
pensi, è una ragazzina ed
è sola.
“Tuo
padre…”
Mia
figlia… Roy, lei… lascio
mia figlia a te…
“Forse
voleva…”
Ti fermi un attimo prima.
Non è giusto legarla a
qualcun altro, quando è appena
riuscita a liberarsi.
E’ sola,
ma è forte.
Questo non puoi negarlo.
Sa dove trovarti, sa dove sarai per
il resto della tua vita,
sa che può contare su di te.
“Cosa?”
“Nulla.”
Forse quel vecchio sperava davvero in
vuoi due, sperava
davvero che fosse possibile, come nei romanzetti rosa che lei
nascondeva sotto
il cuscino.
Sorridi al pensiero: non puoi negare
di averlo desiderato,
anche tu, di nascosto come si accarezzano le utopie davvero troppo
illogiche e
importanti.
Ma ora non ha più senso.
Riza: sola e forte come le regine del
nord.
Riza che ti guarda e non capisce, non
vede l’alternativa, la
possibilità, l’ultimo desiderio di un vecchio
padre, la sua benedizione.
Salite i gradini della grande casa in
silenzio, ma le prendi
la mano poco prima di entrare.
Non ora, non ancora, forse
più avanti. Quando otterrai la
licenza di alchimista di stato, quando avrai un posizione, quando
potrai
davvero essere degno.
Forse allora sarà
possibile, forse la domanda non ti sembrerà
più così fuori luogo, ma coerente con i tuoi
sogni, parte dei tuoi sogni.
Roy…
ti affido…
In fondo sono le ultime
volontà del tuo maestro, del padre di
questa donna.
E ti sembra sciocco, sdolcinato e
patetico. Ma sai bene che
anche senza quelle parole farfugliate, la decisione l’avevi
già presa da tempo.
Come al
solito: una
frase del manga che ho notato solo di recente… ^^”
E in questo
senso il
titolo “Request” si può interpretare in
due modi: Sia la Richiesta in punto di
morte del vecchio Hawkeye, sia la Richiesta
che Roy vorrebbe fare, rimasta (purtroppo) come
sappiamo solo nelle sue intenzioni, o meglio, nella “lista
delle cose da fare”…
^^”
Per quanto
riguarda
Replica:
Elyxyz:
Oddio,
ripetizioni ce ne solo alcune volute e altre no (in fondo il titolo era
Replica
^^”) non so a quali tu ti riferivi… Per quelle non
volute: pardon!^^
Shatzy: Oh
yes, hai
azzeccato in pieno il punto! XD Non so perché ma quando ho
letto il titolo mi
sono venute in mente subito le sciacquette con cui Roy esce di
solito… strano,
no?XD La storia della tintura è una storia vera: al liceo
c’era un tipo davvero
carino, la cui passione per le brune
era
risaputa. Ebbene, non c’era più una bionda in giro
neanche a pagarla oro (
pazzie del genere femminile…)! XD
The_Dark_Side:
Concordo, bisognerebbe santificare Riza, prima o poi… Per
quanto riguarda la
canzone, l’ho aggiunta all’ultimo perché
mentre postavo si sono messi a farla
alla radio, e mi è sembrata azzeccata… Eh
s’, in questo fandom la telepatia è
abbastanza frequente (vero Shatzy? ^^”).
_mame_: Non
so se Riza
si renda conto di essere unica, per Roy: ogni tanto penso che sappia di
essere
essenziale, ma non penso afferri fino in fondo la misura di questa
“dipendenza”
che Roy ha nei suoi confronti…
Sisya:
Psicologia
casalinga e fai da te applicata al Royai! ^^” E’
una cosa che mi è venuta in
mente guardando le pipette con cui il nostro colonnello ha a che fare:
la
maggioranza è bionda, ho fatto due più due,
e… è venuto fuori questa cosina
qua! ^^ Grazie per i complimenti!
|
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Capitolo 11 *** Rhythm ***
“You’re a
love song
Only half-way sung…
You’re a butterfly, in the mind
You’re a butterfly, a trick of time
Who leaves before he arrive…”
Butterfly – Cowboy
bebop
“Sei
una canzone
Cantata a mezza voce
Un farfalle, nella mia
mente
Una farfalla, uno
scherzo del tempo
Che svanisce prima che
arrivi…”
11. Rhythm
Lo ha assimilato, è
qualcosa che ha nel sangue, che lo
voglia o meno.
Canna,
caricatore,
otturatore, tamburo, grilletto, proiettile.
L’odore
dell’olio, il sottofondo, la base discreta ed
ideale.
Canna,
caricatore,
otturatore…
Il cacciavite è la sua
bacchetta da direttore d’orchestra.
Tamburo,
grilletto,
proiettile…
Unò, du-e…
unò, du-e…
E’ un motivo definito, un
metronomo preciso, un ritmo
lineare che scandisce ogni sua azione, come il resto della sua vita.
La sua mano che le sfiora una ciocca
bionda – solo lui
capace di non farsi sentire mentre le arriva alle spalle, nel silenzio
di
quella melodia – le fa cadere la cartuccia di mano.
Rotola ai suoi piedi, rompendo la
regolarità dell’insieme,
ma lei non se ne cura, i resti di quel giocattolo smontato, abbandonati
sul
tavolo.
Lui è sopra ogni ritmo,
ogni regola metrica, ogni battito
rigido e scandito.
Lui è sincope,
è improvvisazione, è acciaccatura e trillo,
è
assolo spontaneo e non represso.
E’ il ghirigoro libero
dalle sbarre del pentagramma, mentre
salta e scivola tra una riga e l’altra.
Nelle pause, i suoi baci, lunghi
infiniti, le sue mani che
dirigono nello sfiorare, indugiando solo fintamente per caso sui suoi
seni, mentre
le melodia sfuma in un ad libitum.
E’ lui che trasforma il suo
canto gregoriano in un bebop
impazzito, mentre la maglia scura scivola sul pavimento e la spalla
nuda
rabbrividisce al contatto freddo del muro.
Quando la porta della camera da letto
si chiude alle loro
spalle, il silenzio stinto e monotono del resto del mondo rimane fuori.
Non riesco
ancora a
capire come sia venuto fuori tutto questo… sarà
che ogni tanto le storie sono
lì, già pronte, ad aspettare che arrivi una mano
a scriverle…
Vi avviso
subito che
Raindrops verrà aggiornato non prima dell’anno
prossimo (vabbè, ormai manca
poco) perché Risk è ancora una nebulosa con un
grande punto interrogativo
fluorescente sopra, e non ho idea di quando avrò tempo per
mettermi con calma
sul divano a tirare fuori un idea decente dalla mia testolina
sovraffollata…
Nel
frattempo, invece
SABBIA seguirà il suo corso, perché
inaspettatamente sforno capitoli come mia
sorella sforna i biscotti di natale (ovvero, a una velocità
supersonica) e sono
già arrivata a quota ventiquattro…
Vabbuò, basta anticipazioni! ^^
Passo alle
risposte
delle recensioni (graaaasie a tutte…^^”)
Shatzy: ti
chiedo
ancora scusa per il compleanno… devo fare una cura
ricostituente per i miei
neuroni smemorati (ma esiste???).
Passando al
capitolo,
ci tenevo molto al fatto di provare a descrivere la
Riza-ragazzina-figlia
del maestro con gli occhi di Roy (Una fatiiiiiiiiica!!!), soprattutto
in
termini di improvviso patagio da due categorie attraverso la quali Roy
si era
diciamo abituato a vederla (quello di ragazzina e di
“figlia-del-maestro”
appunto) e le sue due nuove condizioni (donna e persona a
sé).
Ho
sottolineato molto
il fatto che Riza sia sempre stata “attaccata” o
“associata” a qualcuno: in
qualche modo lei stessa ne farà un problema (quando
chiederà a Roy di bruciarle
il tatuaggio sulla schiena proprio per rompere questo legame), ma in
qualche
modo, volente o no, sarà il destino a legarla alla persona
più importante della
sua vita… ^^
Sisya: Ma
sì, il
ritardo non è importante (Guarda quando ho commentato io Far
Away! Me molto
imbarazzata…)Grazie per i complimenti: in effetti penso che
Roy prima di
partire, (o anche prima, chissà…) qualche
pensierino su Riza deve averlo fatto…
XD. Grazie per il commento!
Elyxys:
grazie per il
tuo commento! Secondo me l’Arakawa si diverte a seminare
frasi, immagini e
accenni su questi due personaggi… ma, come dire, noi abbiamo
il radar, quando
si tratta di Royai! XD
_mame_: in
effetti
anch’io l’ho sempre vista come un
frase
del tipo “restale vicino”…
però mi sono riletta di recente il capitolo in
inglese e devo dire che tradotto suonava moooolto più a
doppio senso... ^^”
L’indipendenza di Riza, in qualche modo mi sembra che sia un
obiettivo che si è
posta (il modo n cui ripete sempre che quello che fa è
“una sua scelta, e di
nessun altro”, ad esempio) e che vuole raggiungere, ma in un
certo senso è
un’indipendenza che rimane sempre legata (per sua scelta
precisa, questo
bisogna ammetterlo) ad un sogno e ad una certa persona…
Sì, anche secondo me,
questo aspetto di Riza è cià che fa di lei un
personaggio più complesso di
quello che puù sembrare. ^^
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Capitolo 12 *** Risk ***
“ 'Cause you're
working
building a mystery
holding on and holding it in
yeah you're working building a mystery
and choosing so carefully…”
Sarah McLachlan, “Building a mistery”
“Perchè
stai lavorando
per costruire un
mistero
resistendo e tenendolo
stretto
Stai lavorando per
costruire un mistero
scegliendo con
attenzione…”
12. Risk
Un cerchio, una fiamma, una
salamandra.
Triangoli e linee che si intersecano.
Una stella a sei
punte.
Geroglifici incomprensibili che
inseguono le tracce fluide
dell’inchiostro.
Ricordi bene quel giorno.
Ti ha spiegato cosa avrebbe fatto, ti
ha spiegato come.
T i ha spiegato perché.
Era una questione di sicurezza.
Tu lo ascoltavi, chinando la testa,
sempre di più, sempre
più verso il suolo.
Non volevi che vedesse le lacrime di
paura.
Perché eri appena una
bambina, poco meno di una ragazzina,
ancora troppo piccola per capire appieno il significato di quei disegni
– gli
stessi che tracciavi controvoglia sui tuoi quaderni di scuola,
misurando
circonferenze, aree, angoli; gli stessi ghirigori scarabocchiati
distrattamente
a bordo pagina nei momenti di noia; gli stessi disegni che affollavano
gli
spazi bianchi del tuo diario: proprio non riuscivi a capire –
ma già troppo
cresciuta per non sapere che il dolore sarebbe stato grande.
Ma i suoi occhi sembravano non
accorgersi di tutto questo.
Forse non erano più quelli di un padre: magari non lo erano
mai stati – se non
in momenti lontani, accompagnati da sguardi amorevoli di
un’altra figura,
annebbiata nella memoria – magari solo in quel momento le
iridi si erano
eclissate dietro uno scudo gelido.
Ricordi bene quel giorno. Ricordi
bene le maledizioni tenute
saldamente prigioniere dei denti serrati, il sapore del sangue sulla
lingua
stretta nella morsa.
Ma dentro la tua testa urlavi il tuo
odio.
Ricordi bene quel giorno, ricordi
bene la tua vita, dopo
quel giorno.
Le continue attenzioni, gli sguardi
febbrili a quell’unica
parte di te che sembrava interessargli, l’isolamento in
quella casa, per non
rischiare inutilmente.
Un’apocalisse distruttiva
sigillata nella schiena di una
ragazzina.
Ricordi bene quel giorno, forse sai
di non poter
dimenticare, di non poter perdonare.
Ma quando, chiudendo gli occhi davanti alla lastra di
marmo, ammetti che “ i
suoi sono sogni meravigliosi”, finalmente comprendi che
l’unico potere che un
foglio bianco non avrebbe mai potuto avere, è ora nelle tue
mani: la
possibilità di scegliere.
La tua stanza sa di chiuso come quel
giorno.
Ma mentre alzi la maglia sopra le tue
spalle, trattenendola
sul petto, tutta l’aria sembra essere stata risucchiata dal
respiro del ragazzo
dietro di te, dalla sua sorpresa.
Ricordi bene il giorno in cui quel
disegno è stato impresso
a fuoco sulla tua pelle. Ma la sensazione delle sue dita, che invece di
seguire
i segni scuri scorrono lungo la tua spina dorsale – quasi a
calmare, cercare di
lenire il dolore che hai provato – è decisamente
diversa.
Ricordi bene le ultime frasi che hai
scambiato con tuo
padre, poco prima della sua fine.
“Perché non
lui?”
“Perché non
è pronto, non ancora. Non so se lo sarà
mai…”
E avresti voluto chiedergli se
pensava che tu fossi pronta a tutto
ciò, alla
grandezza di quella responsabilità che lui stesso non si
è voluto prendere.
Chiudi gli occhi, pregando di aver
fatto la scelta giusta.
Pregando che un simile rischio valga
la tua libertà.
Ma al contrario di tuo padre, tu ti
fidi di quel ragazzo in
divisa, dei suoi ideali, dei suoi sogni.
Gli affideresti la tua vita: gli stai affidando la tua vita, o almeno una
parte di essa. Una parte
di te.
E con essa, il suo stesso destino.
Roy Mustang è
l’uomo giusto. Anche se riesce a stento a
balbettare, gli occhi ancora incollati sulla tua pelle:
“Perché…?”
Perché
io? Perché ora?
O forse Perché un padre dovrebbe
fare
questo alla sua stessa figlia?
“Perché i suoi
sono sogni meravigliosi… e si avvereranno di
sicuro.”
Mentre ti rivesti, sotto il suo
sguardo imbarazzato, non
puoi trattenere un lieve sentore di orgoglio: sei stata capace di
rischiare, di
mettere in gioco te stessa e quell’alchimia rimasta
prigioniera come te,
inutile, soppressa per tanto, troppo tempo.
E in fondo, sai che quando il mondo
diventerà un posto
migliore, sarà stato anche grazie a te.
Qui ci starebbe un bel coro
del tipo
“AAAAAAALELUJAAAAAA”!!!
Non so come, ma alla
fine Risk è arrivato (per fortuna: cominciavo a perdere le
speranze…): sono
tornata su un episodio che ho già trattato, anche se questa
volta sono andata
avanti e ho cambiato la prospettiva: la verità è
che un po’ scrivendo SABBIA,
un po’ leggendo altre fic sullo stesso argomento, ho finito
per sviluppare una
mia versione di questo momento, lo possiamo dire, topico.
Premetto che ho
adorato la versione di Nimpha e anche le considerazioni di Shatzy sulla
similitudine con il “foglio bianco”, ma ho cercato
do non plagiare nulla, per
cui… questo è il risultato (mah…)
Il finale è un po’
amaro: mi premeva dare l’impressione della reale speranza di
Riza in un mondo
migliore, e anche l’orgoglio di poter partecipare e
contribuire con la sua
scelta a l’avvento di una nuova era… ma sappiamo
tutte come è andata
(purtroppo) a finire.
Ho interpretato il
titolo proprio sotto quest’ottica: Consegnare i segreti
dell’alchimia di fuoco
a Roy rappresentava un rischio per il maestro e anche per sua figlia,
perché
non avevano garanzie su come sarebbe stato usato questo potere
pericoloso e
grande.
Secondo me il maestro
non considerava Roy pronto, proprio per la sua indole idealista: lo
considerava
forse conseguentemente impulsivo o comunque predisposto
all’azione senza magari
riflettere sulle conseguenze. Magari, in parte aveva anche
ragione… ma alla
fine i sogni di Roy sono stati non solo la sua salvezza ma anche quella
di
Riza. E un mondo dove la gente possa vivere felicemente non sembra
più così
lontano…
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Capitolo 13 *** Road ***
“Fino a che tutte
le strade portano a te,
Lascia che piova
pure…”
Ligabue “Tutte le
strade portano a te”
13. Road
Un passo. Un altro.
“Probabilmente
passerò
nell’esercito il resto della mia vita…”
“Per
favore, non
muoia.”
Tre, quattro, cinque.
“Certo,
dev’essere una
bella sensazione, da lassù…”
Dieci passi.
“Ma
non posso fare
questa scalata da solo.”
Un altro. E un altro ancora.
“Mi
seguirai?”
“Se
è il suo volere,
fino all’inferno.”
Sempre avanti. Sempre. Anche sotto le
intemperie.
“Sta
cominciando a
piovere…”
“Già.”
Sempre più vicino. Ancora
un po’. Anche se conosci i rischi.
“Tenente.
Sono
contento che tu sia viva...”
Non ti fermare. Non mollare.
“Idiota!
Non lasciarti
confondere le idee. Non devi mai smettere di pensare. E non devi mai
rassegnarti alla morte!”
Se cadi, ti rialzi. Prosegui.
“Conterò
ancora su di
te.”
Leccati le ferite, ma continua a
camminare.
“Se
dovesse succedermi
qualcosa, scappa e mettiti in salvo”
“No.”
Ignora il dolore.
“Il
tenente Hawkeye è
l’assistente personale del Furer”
Ingoia la rabbia. Abbassa il capo,
perché nessuno la veda.
“Il
tenente Hawkeye è
l’assistente personale del Furer.”
Continua a camminare.
“Non
sei scappata…”
Non voltarti indietro.
“Voglio
che tu mi
guardi le spalle.”
Non c’è riposo.
Non c’è riparo.
“Dopotutto,
la mi
guardia ben armata, non ci sarà
più…”
E’ la strada.
“Se
uscirò dal
sentiero, spara e uccidimi con le tue mani.”
E’ quella che hai scelto.
“E’
la promessa che ci
siamo fatti quel giorno.”
Un passo dopo l’altro,
va’ avanti.
“E’
ancora ai miei
livelli di tolleranza, signore.”
Anche se non vedi la fine. Anche se
sembra lontana.
“Ci
incontreremo di
nuovo.”
Perché a qualcosa deve pur
portare, tutto questo camminare.
“Ci
incontreremo di
nuovo.”
E nonostante i dubbi, sai
già cosa troverai, in fondo.
Ci
incontreremo di
nuovo…
Perché qualsiasi strada tu
decida di seguire, tutte sembrano
portare ad un unico punto.
Tutte le strade portano a lei.
“Pronto.
E’ il suo fioraio
preferito che le fa una chiamata di cortesia…”
Eccomi qui,
in ritardo
come al solito: chiedo scusa, oltretutto Raindrops ha cominciato a
darmi
qualche problema, proprio alla fine. Come sempre, grazie Shatzy per la
“mail-sveglia”! ;P
Domani cercherò di
aggiornare anche SABBIA… e ho un sacco di fic arretrate da
leggere e
commentare, mi dovrò prendere la mattinata libera! XD
Su questo capitolo c’è
poco da dire: la canzone a cui mi sono ispirata è di
Ligabue, una delle mie
preferite, ed ora lo è ancora di più, visto che
mi è sembrata molto coerente
con il Royai… il resto, è storia, la loro storia.
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Capitolo 14 *** Rule ***
14. Rule
Fu il colonnello a cominciare,
seguendo la regola
generale secondo
cui la prima gallina
che canta ha fatto l’uovo.
“Ma secondo voi, chi ha
inventato la Fraternization Rule?”
I suoi ragazzi erano sempre ben
disposti a dibattiti
filosofici di quella profondità.
“Un sadico?”
“Sicuramente uno scaricato
da una collega…”
“… o
semplicemente uno GELOSO di una collega.”
“Un maschilista
convinto?”
“Un puritano?”
Il colonnello osservò Riza
a lungo, con la coda dell’occhio,
mentre gli scorrevano involontariamente davanti agli occhi frammenti
della loro
ultima “riunione
operativa” – che di “operativo”
aveva decisamente poco,
soprattutto in quanto avvenuta nello sgabuzzino delle scope meno di due
ore
prima.
Nonostante
l’occhiata
intimidatoria che ricevette in cambio del suo sguardo spudorato, non
poté
trattenersi: “Uno che non aveva capito che quando una cosa ti
è vietata, la
desideri ancora di più…”
Salve a
tutte!!!
Incredibile ma vero: anche Rule è andata! Queste ultime 15R
sono delle vere e
proprie montagne da scalare, soprattutto perché ormai sono
immersa nel
Ishvar-SABBIA-mode, e inventare qualcosa di leggero è
abbastanza complicato –
uscire da uno stato di depressione indotta non è facile come
pensavo…
Cooomunque.
Appena letto il
titolo, il riferimento era così automatico che
l’originalità in questo caso non
era proprio prevista, sorry… così ho cercato di
metterla
sull’ironico-ma-che-sottintende-parecchio, ed è
venuta fuori questa cosina qua.
^^”
Grazie per i commenti,
e scusatemi ancora per l’attesa (dannati esami, ridatemi il
mio animo Royai e
la mia ispirazioneeeee!!!): posterò l’ultimo
capitolo di Raindrops a breve,
così da concentrarmi definitivamente su SABBIA (sta
diventando un progetto
molto corposo: se tutto va come deve saranno una trentina di capitoli
come
minimo, urgh… spero mi supporterete – o meglio,
SOPPORTERETE ^^” – un altro
po’…).
Bacioni e a
prestissimo ^ _ ^
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Capitolo 15 *** Run ***
“Oh, can’t
you see what our love has done?
What it’s doing to
me?”
U2, “Window in the
sky”
15. Run
“E’ proprio vero:
certe cose non cambieranno mai…”
Nel silenzio dell’ufficio
adiacente, risuonava solo lo
sfregare dei proiettili, inseriti lentamente e con precisione ai loro
posti.
“Voglio
dire…” continuò Havoc, spostando la
sedia ancora un
po’ più indietro, verso il muro.
“Anche tutte quelle storie
sull’amore che cambia le
persone…”
Uno, due, tre, quattro, sei
proiettili. Poi, lo scatto del
tamburo, richiuso in un solo fluido gesto.
“… e che le
rende migliori… Panzane. Panzane e basta.”
Il click della sicura sbloccata
segnò l’inizio del conto
alla rovescia.
“Abbiamo la prova vivente
dell’esatto contrario: nemmeno il
matrimonio è servito, per fargli imparare che quei rapporti
vanno firmati, se
non vuole farsi male!”
Hayate trotterellò fuori
dall’ufficio, seguendo l’ordine
della padrona: se c’era una cosa che lei voleva evitare, era
colpire
accidentalmente il suo cucciolo.
“Ma in un certo senso,
è bello sapere che nonostante il
tempo che passa, i problemi e i cambiamenti, le piccole cose, i
dettagli,
rimarranno sempre lì a farti ricordare dei vecchi
tempi…”
Breda, Fuery e Falman concordarono
silenziosamente con il
collega, dalle loro postazioni di sicurezza. Un secondo prima dello
sparo
d’inizio, la voce del tenente Hawkeye era tranquilla e
inespressiva come
sempre.
“Comincia a correre,
Roy.”
Mentre il Comandante Supremo
sfrecciava fuori dalla stanza
alla velocità di un centometrista, Havoc premette il bottone
d’accensione del
suo cronometro da taschino.
“E se anche il suo record
sui 50
metri è rimasto
invariato, scommetto venti cents che il tenente lo prende entro dieci
minuti…”
E questo era
l’ultimo
capitolo dei 15R. Ops! No, un momento, è vero, ha ragione
Sisya: una promessa è una promessa!
Vorrei davvero fare un capitolo in più, non so se
avrò il tempo, ma un
capitolo dal titolo Rain secondo me era d’obbligo (e continuo
a non capire
perché non l’abbiano incluso tra i 15R…
mah!). Facciamo così: io ora scrivo che
la raccolta NON è terminata… sperando che mi
venga in mente qualcosa entro
breve… ok? ^^”
Volevo finire in
allegria, vista la prossima full immersion in SABBIA e la sua atmosfera
tristologica… e visto anche com’è
andato il mio ultimo esame… sigh…
Basta
pensieri cupi:
il royai ha il potere di tirare su il morale! E anche (e soprattutto) i
vostri
commenti: grazie di cuore (sto diventando molto facile alla
commozione…)! ^^”
Per quanto
riguarda
l’inventore della fraternization rule, penso che scaricato o
no da una collega,
masochista o sadico che fosse, si meriti comunque un linciaggio
generale… O un
incenerimento rapido e indolore da parte del Flame Alchemist (che
immagino
sarebbe ben felice di fare il soggetto in questione flambé).
Scusate,
ordinaria
pazzia post esame.
Adesso mi
concentro su
SABBIA e sul capitolino in più, promesso (P.S: Shatzy, come
tu faccia a
consolarti con SABBIA, lo sai solo tu, davvero… O___O)
Un bacione a
tutte
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Capitolo 16 *** Raindrops ***
16. Raindrops
“Non
credo il sole tornerà tanto presto…”
La
verità è che il sole non mostrerà la sua faccia mai
più.
Non
oggi, non domani, né tra un milione di anni passati a sospirare davanti
al vetro bagnato di una finestra.
Ma
nel frattempo, Roy può sentire lo sguardo di lei sulla sua spalla, come
se vi avesse appena appoggiato la mano.
Se
si concentra può quasi sentire le tiepide gocce di sudore sul suo palmo
passare attraverso la sua pelle – osmosi: come se non ci fosse abbastanza
acqua, dentro e fuori, e lui si stesse disidratando (e lei lo sa, lei sa sempre
tutto).
Può
sentire la sua linea della vita confessargli che la vita stessa va avanti,
nonostante tutto – e non sa più dire quale destino è il
suo, quale quello di lei: tutto è mischiato,
intrecciato; lo è sempre stato, sempre lo sarà.
Muove
la sua mano invisibile per toccare quella di lei, invisibile, in un invisibile
“grazie”, un’invisibile dichiarazione di amore e devozione.
Come
una tempesta all’orizzonte, puoi vedere lampi e nuvole nere
dall’altra parte del mondo, ma tutto ciò che senti, qui ed ora,
è umidità e gocce incerte galleggiare nell’aria.
Questo siamo io e te,
questo siamo noi, e nessuno vedrà
mai questa somma delle parti, perché essa stessa non esiste in primo
luogo.
Forse
quell’uomo … era l’unico pronto a darle la più piccola
possibilità.
Ma
ora…
Ma io posso vedere, io
posso sentirti… e non c’è nulla di più vero, di
più reale di questo.
Il
sole si è perso in qualche dimensione lontana, e piove lì fuori
– questa volta per davvero.
Dentro,
un piccolo raggio di speranza passa attraverso le nuvole dei suoi pensieri,
quando la mano di lei trova il coraggio di stringere
la sua - questa volta per davvero.
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