I misteri di Malfoy Manor

di Milady
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Le insidie della Legilimanzia ***
Capitolo 2: *** Il fardello dei ricordi... ***
Capitolo 3: *** Incontro ufficiale a Red Roses Street ***
Capitolo 4: *** Ed... incontro informale a Red Roses Street ***
Capitolo 5: *** Notti insonni & Giorni difficili. ***
Capitolo 6: *** Cambiamenti! ***



Capitolo 1
*** Le insidie della Legilimanzia ***


I Segreti di Malfoy Manor

Racconto a puntate di Mil@dy.

 

 

 

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“ Una guerra dichiarata…  e  una vendetta  da consumare…

Un onore da difendere… e un’ambizione da soddisfare…

La sfida totale  alla Magia Oscura e al male…

Il  desiderio struggente…  per  un amore impossibile.”

 

 

 

 

E’ pericoloso solo chi nel cuore ha il ghiaccio…

…O la vendetta.

1 .Le insidie della legilimanzia.

 

Il sole illuminava un cielo turchese, così limpido da sembrare smaltato.

 

Soffiava un venticello  fresco, leggero,  primaverile. In effetti, in quella splendente giornata si percepivano tutte le avvisaglie della stagione perfetta…

L’aria profumava di fiori di campo, i prati erano d’un verde talmente intenso da ferire gli occhi e parevano brillare sotto quella luce vivida perché la rugiada del mattino non s’era ancora asciugata.

L’erba alta lambiva le sue gambe snelle, solleticandole le ginocchia e le cosce in maniera maliziosa; non aveva freddo sebbene il vento le schiaffeggiasse  il volto  gettandole all’indietro i lunghi capelli ricci  e ribelli. Un morbido foulard di seta le sfiorava appena il collo slanciato e candido e svolazzava impalpabile dietro di lei, come una  luminosa scia color acquamarina… il colore  incredibile di quei suoi  limpidi occhi da cerbiatta.

 

Era felice  e tutto di lei, lo rivelava…

quindi…

fin troppo facile percepire  la sua esuberante voglia di vivere, di assaporare le emozioni, di sperimentare le sensazioni che solo l’amore poteva donare. E  lui ,   le  sentiva.

 

Sentiva il cambiamento in lei…

Il sorriso raggiante, il rossore delle gote vellutate, la brillantezza dei suoi sguardi maliziosi e sfuggenti…

 

Sentiva il cambiamento in lei…

perché finalmente lui  si era deciso…  dopo tutto quel tempo, dopo tutte quelle esitazioni, l’aveva fatto.

Aveva preso il coraggio a due mani e si era dichiarato.

 

Lei lo amava… forse da  sempre.

Cos’altro poteva guastare la loro felicità?

 

S’erano dati appuntamento presto quella mattina, ma lei quando se lo era trovato di fronte… sotto quella quercia secolare dopo tutte le innumerevoli volte che l’aveva sognato,  idealizzato, agognato,  come una perfetta sciocca  non aveva trovato niente di meglio da fare che scappare di corsa attraverso i campi.

Lui dapprima interdetto, l’aveva osservata fuggire via, agile e snella fra l’erba alta del campo, poi aveva preso a rincorrerla, sorridendo alle sue incitazioni.

“Dai, pigrone, scommetto che sei ancora così addormentato… che  non riuscirai a raggiungermi!”

Rideva… com’era bello il suono della sua risata.

Inebriava, rallegrava… incantava…

Una buca all’improvviso aveva frenato la sua corsa gioiosa. Era caduta a terra con un gridolino sommesso. Lui l’aveva raggiunta con il cuore in gola e gli si era gettato addosso, ansioso e spaventato. L’aveva sollevata con tutta la cura possibile, quasi fosse stata una bambolina di porcellana, fragile e delicata. Aveva scrutato con paura il suo volto arrossato, ma l’espressione sofferente del viso di lei, s’era subito tramuta in una sonora risata.

“Ehi… Pensavi che mi fossi fatta male? “

“Sì. Non farmi mai più uno scherzo del  genere!

Erano abbracciati, nel bel mezzo di un campo isolato e deserto. Nessuno nel raggio di miglia, nessuno a disturbarli come quando erano a scuola o nella  casa, piena di fratelli…

Solo loro due e i loro cuori che battevano all’unisono.

“E allora che… posso  fare, adesso,  per farmi perdonare?

Aveva sussurrato, mentre lui non aveva parlato, forse troppo soggiogato dalla sua bellezza, si era semplicemente limitato a scrutare nelle profondità turchesi di quegli occhi, calmi e  sinceri. Con gli sguardi così incatenati da quella forza irresistibile, che trascina le anime in paradiso, a volte… nell’inferno in altre,  lei aveva avuto la forza ed il coraggio di sollevare le braccia e cingerle sulle spalle di lui solide, ampie e perfette. Ne aveva percepito il fremito leggero, impalpabile e aveva stretto ancor più la presa, forse  consapevole che sarebbe caduta di nuovo e questa volta ai suoi piedi, se non si fosse aggrappata saldamente. Lui aveva posato le mani con  estrema delicatezza sui suoi fianchi snelli e aveva abbassato il volto in modo lento, senza alcuna fretta, come a voler protrarre in tutti i modi l’attesa, come a volerle infliggere, inconsapevole,  una nuova inebriante e voluttuosa tortura. E lei aveva atteso, paziente, con gli occhi socchiusi fino a che non aveva sentito la tanto agognata pressione della sua bocca.

Da principio delicata ed impalpabile,  poi più intensa… coinvolgente ed esplosiva, come se lui avesse voluto divorarla con le labbra…

Sentì ancora una volta,   il cambiamento in lei…

Qualcosa… qualcosa che le si scioglieva dentro, all’altezza del petto, mentre le mani frementi del ragazzo, si muovevano con malizia sul suo corpo,  chiedendole  di più… sempre di più…

Erano pensieri trascinanti, quelli che lui sapeva suscitarle… Emozioni totali, percezioni meravigliose; e lei li stava assaporando così intensamente che persino la sua mente si librò leggera nell’aria… assieme alla sua…

 Si lasciò trasportare in paradisi assolati, campi fioriti, spiagge dorate e specchi d’acqua dai riflessi verdi, smeraldini, brillanti come gli occhi ricolmi d’amore di…

 

NO! NO! NO!

- Ma insomma quante volte te lo devo ripetere, Virginia! Controllo, controllo! Devi avere più controllo!

Il volto dell’uomo, pallido ed emaciato era  a pochi centimetri da quello di lei.

I capelli, unti e scuri, sembravano due cortine tirate appena su quel viso smunto,  eppure a lei non faceva più  paura,  né ribrezzo.

Non  più oramai…

Neppure minimamente di quanto gliene… evocasse un tempo.

Ma era un tempo lontano quello... così lontano che ormai pensava a quel periodo quasi rammentasse di  un’altra persona.

Aveva imparato a conoscere le profondità intense di quegli occhi di scuri che la seguivano in ogni movimento e leggevano nella sua mente come un libro aperto. Aveva un rispetto totale di quell’uomo strano e forse ancora sconosciuto, sebbene lavorasse con lui, ormai da più di sei mesi.

Ed aveva imparato che, quando assumeva quel tono di voce, non c’era niente di buono da aspettarsi.

- Ho visto i tuoi ricordi, Virginia, e li ho visti così bene che potrei descriverti le sensazioni che tu stessa hai provato … se me lo chiedessi! E questo è un pericolo che non devi correre, mai! Sono stato chiaro?

Lui aveva alzato pericolosamente il tono della voce, e la fissava innervosito e teso, senza quasi battere ciglio. Ma il suo insegnante personale, il capo dell’Ordine di cui ormai faceva parte da un anno, era così… Irruente, nervoso e terribilmente esigente.

Del resto lo era sempre stato fin da quando l’aveva conosciuto come insegnante di Pozioni… Lei lo fissava, sfidando quasi il suo sguardo accusatorio ed intransigente, ma non osava proferire parola.

- Allora  se ti dicessi di ricominciare da capo, Virginia? Guarda che sono passate già due ore, quanto altro tempo vuoi farmi perdere oggi?

- Non stiamo perdendo tempo, Piton! O devo forse rammentarti per quale maledetto motivo siamo qui?

Il suo aspetto arcigno si era maggiormente evidenziato.  – Devi chiamarmi professore quando siamo a colloquio qui dentro, Virginia!

Con la  mano nervosa e snella aveva battuto violentemente il tavolo di legno, ma lei non si era mossa di un solo millimetro, né aveva sobbalzato al suo gesto nervoso.

Un attimo… per un attimo soltanto…però.

Poi aveva dato sfogo a tutte le sue ire represse.  Si era sollevata  di scatto dalla sedia posizionata  di fronte all'ampia scrivania dove sedeva l'uomo. Era alta e snella con lunghi capelli rosso dorati, arricciati e ribelli, proprio come nei ricordi che lui aveva appena letto nella sua mente...

- Oh, va bene, va bene,  Professor Piton! Perché dobbiamo perdere tempo per queste inutili formalità! Piuttosto dica che è seccato per il mio ennesimo fallimento...

Lui non si scompose, neppure  di fronte a quelle dichiarazioni poco lusinghiere. Con il volto assolutamente impassibile, continuò a fissarla, mentre lei camminava nervosamente al suo cospetto, avanti ed indietro, come una belva in gabbia.

- Smettila Virginia, ora sembri proprio la ragazzina che ho appena visto nel ricordo!

Sapeva di aver toccato un nervo scoperto, di aver violato una zona inaccessibile e protetta. Ma doveva farlo… se voleva tirare fuori da lei, il suo vero carattere, il suo lato migliore. La ragazza infatti, si bloccò fulminandolo con lo sguardo penetrante dei suoi occhi turchesi.

- Non dovevi frugare nei miei ricordi... più… più...

Strinse i piccoli pugni come a volersi trattenere, e Piton allora s'alzò, deciso più che mai a porre fine a quella scenata.

- Basta così, signorina Weasley! Per oggi abbiamo finito!

- No, brutto dispotico che non sei altro, non abbiamo finito un bel niente! Mancano solo tre settimane all'inizio dell'azione e io.. io devo avere quell'incarico! Devo essere pronta... devo...

La voce s'incrinò e malgrado Piton l'avesse vista piangere un'infinità di volte, per l'ennesima volta provò una stretta al cuore.

Era una sensazione strana, anomala... del tutto nuova per lui, che niente aveva a che fare con la malizia o la bramosia del coinvolgimento sentimentale, Piton non si sarebbe mai sognato né permesso di  provare tali sentimenti nei confronti di una sua allieva, nonché membro dell'Ordine.

Si reputava un insegnante integerrimo e professionale, e mai  si sarebbe  implicato sentimentalmente in una storia romantica...

Ma Virginia Weasley era un caso anomalo, in tutti i sensi.    

Era un vero controsenso, una persona introversa, timida, che dava l'impressione di essere manovrabile, influenzabile con facilità a chi non la conosceva a fondo come lui... Sembrava bisognosa di attenzioni e di protezione… in ogni istante.

Ma in verità,  all'interno, nel suo io più profondo, dietro a quell'apparente fragile facciata,  c'era un'anima di ferro, una donna dalla volontà incrollabile, dal controllo pressoché totale, dalla mente sottilmente acuta.

E a tutte quelle doti, di per se già notevoli, si accostava anche un aspetto fisico, fuori dai canoni convenzionali...

Non si poteva certo  dire che faceva girare la testa ad ogni uomo, ma possedeva quel "non so che",  che oltrepassava la  classica bellezza.

 Era affascinante... nelle sue tante imperfezioni. Nelle piccole lentiggini che punteggiavano l'impertinente nasino all'insù, negli occhi forse troppo grandi per il suo visino smunto e pallido, nelle labbra sottili ma ben disegnate e così rosse da sembrare perennemente truccate.

Ma più di ogni cosa era sexy, nei movimenti, negli atteggiamenti, con qualsiasi indumento addosso, anche il più banale straccio.

Sapeva indossare l'abito, aveva il  portamento innato che nel mondo Babbano posseggono le mannequin; la camminata disinvolta, sciolta, terribilmente seducente.

E lei ignorava tutto ciò...  Forse la sua vera bellezza stava nell'inconsapevolezza dei sentimenti che suscitava attorno a se...

 Piton la fissò stupito, mentre Virginia continuava a piangere nascondendo il volto fra le mani snelle e nervose.

Possibile che nella frazione di pochi minuti avesse pensato tutto ciò della ragazza che aveva di fronte?

Con aria stanca, si passò una mano fra i capelli, sospirando.

- Suvvia, Weasley,  quell'incarico sarà sicuramente tuo... Non vedo altri a cui poterlo affidare! Tu però non devi farne un'arma personale, ricordi  i tre fondamenti dell’Ordine?

Lei sollevò il viso arrossato e rigato dalle lacrime. - Si li ricordo, Professore...

Il  Mago s’allontanò da lei.

Voltandosi verso l’ampia finestra che si apriva sulla grande strada, il  lungo mantello scuro ondeggiò attorno alle sue spalle  aumentando la sua aura di mistero e potere.

- Allora ripetili… adesso! – Intimò con la voce profonda e tenebrosa.

La ragazza tirò su con il naso, in modo poco rispettoso, ma si riprese in fretta intuendo che non poteva più scherzare… doveva fare sul serio!

- Va bene, professore… - Replicò con un fil di voce, resa ulteriormente roca dal pianto che l’aveva,  fino a pochi attimi prima, scossa profondamente.

 

L’Ordine è al servizio della giustizia, della pace e deplora qualsiasi uso della magia Oscura, usata per insani scopi personali. Ogni membro ne è consapevole e deve agire in maniera da garantire tale regola.

 

Riprese fiato, mentre la voce flebile le tremava ancora. Resistette stoicamente all’istinto  poco educato di mordicchiarsi le unghie e prese invece a fissarle,  per evitare di posare lo sguardo sulle spalle ampie e perfette del professore.

Le sue mani erano curate in maniera impeccabile, con le unghie impreziosite da  smalto perlato. Un tempo  adorava quel genere di cosmetico, ora aveva perso del tutto il suo fascino, il suo valore…  come tante altre cose e dettagli  nella sua vita…

Ricominciò la lenta cantilena, sperando che Piton non si voltasse con quell’aria arcigna, a rimproverarla. 

 

L’Ordine  deve preservare la giustizia e la pace, qualora i suoi membri riescano a stabilirla. Essi sono obbligati  da inscindibile Vincolo a vigilare sul Mondo Magico, affinché tale ordine venga garantito.

 

L’Ordine non è al servizio di vendette personali, né i  suoi membri possono appellarsi ad essa, qualsiasi torto abbiano subito; pena l’immediata espulsione ed il confino ad Azkaban…

 

Concluse mestamente Virginia,  sforzandosi il più possibile di non scoppiare in un altro singhiozzo disperato. Le ultime parole… quelle severe parole, sembravano scritte appositamente per lei, contro di lei...

Si sentiva in colpa, maledettamente.

Perché era vero.

Lei pensava alla vendetta, era inutile negarlo. Non viveva completamente per quella, per sua fortuna aveva ancora qualcosa per cui vivere… ma inutile nasconderlo, inutile celarlo persino a se stessa…  a volte, si sentiva accecata dall’odio. 

Si sentiva, come trasportata, da quel sentimento malsano e distruttivo, qualsiasi opposizione disperata vi facesse…  E sapeva bene che non era quello, l’impulso che doveva guidare i sostenitori dell’Ordine.

Loro doveva abiurare l’odio,  loro dovevano combatterlo!

Ma lei, invece,  non poteva astenersi dall’odiare  fortemente e deplorare qualsiasi cosa rappresentasse Voldemort ed i suoi spietati seguaci e sostenitori. I suoi tirapiedi, quei servitori ottusi e malvagi, propri a colpire per il solo piacere di servire il loro Signore… I  mangiamorte,  i dissennatori,  i maghi oscuri,  e non vedeva l’ora di poter lanciare su qualcuno di loro, anche solo sul più piccolo,  una maledizione senza perdono. Beh, veramente aveva chiaro in mente, il soggetto,  su cui poter scatenare la sua ira…

Con un sospiro, si coprì la bocca, celando disperatamente il singulto che stava per uscirne.  Cielo… si era appena dimenticata di essere in presenza di uno dei Maghi più abili al mondo nella Legilimanzia.

Se l’uomo avesse per un attimo dedicato una parte della sua mente su di lei, avrebbe potuto di certo vedere ciò a cui stava disperatamente pensando. Ma l’uomo pareva immerso in tutt’altri problemi. Restava immobile, di fronte all’ampia finestra aperta sullo strano mondo babbano.

Il cielo era grigio quel giorno, ed i rumori, fastidiosi ed intermittenti delle auto che solcavano le strade bagnate della pioggia, giungevano incessanti dalle ante aperte.

- Molto, bene. Come al solito sai la lezione alla perfezione, Virginia.  Vedi di metterla in pratica, però!

- Sì, professore.

Sospirò la ragazza, prendendo a fissare le spalle ampie e squadrate del mago. Il suo mantello, nero,  dalla stoffa vellutata e preziosa,  traeva strani riflessi blu dalle candele magiche sospese a mezz’aria.

- Bene, allora adesso vai, prima che ti mandi fuori a pedate dal mio ufficio! Domani sera c'è un incontro dell'Ordine, devo ancora definire delle cose molto importanti, su cui verterà la riunione.

- Oh, beh... va bene, vado! A... quando la prossima lezione?

Mentre Piton cercava un fazzoletto pulito nelle innumerevoli tasche della sua mantella da porgere alla ragazza, pensava mentalmente a tutti gli appuntamenti  cui doveva far fronte.

- Umh... vediamo... va bene dopodomani, sempre a quest'ora ?

Finalmente pescò il piccolo pacchetto di fazzoletti di carta, una meravigliosa "diavoleria" del mondo Babbano che aveva trovato piacevolmente sorprendente.

- Tieni, possibile che ogni volta che si salta in mente di piangere tu debba essere sempre senza fazzoletto, Weasley!

- Gr...grazie, professore. E comunque sì, per dopodomani,  va  bene. Buonasera.

- Buonasera.

Il mago si volse ancora verso la finestra, mentre la ragazza s’allontanava, veloce e silenziosa, come sempre.  Era uscita, ormai da diversi minuti, ma il suo sottile profumo aleggiava ancora nell’aria.

L’uomo chiuse gli occhi e ne aspirò l’aroma intenso ma delicato, lasciandosi trasportare ancora una volta nella complessità tormentosa dei suoi pensieri.

- Faccio bene a fidarmi di te, Virginia Weasley?... Faccio bene?  “Ma devo farlo… d’altronde non ho altra scelta,  proprio come te”.

Proseguì ad alta voce, parlando da solo,  quasi fosse diventato improvvisamente pazzo.

 

 

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Capitolo 2
*** Il fardello dei ricordi... ***


I Segreti di Malfoy Manor

Racconto a puntate di Mil@dy.

 

 

 

 

2.  Il fardello dei ricordi.

 

Pesano come pietre…. I miei ricordi…

 

 

 

Virginia Weasley…

Che problema incredibile,  per lui.

Che peso… a volte insostenibile.

E nessuno sapeva,   nessuno immaginava… all’infuori di Silente, ovviamente…
Piton si passò le mani, eleganti e nervose sul viso pallido, insistendo lievemente sugli occhi infossati e stanchi, quindi
 con aria affaticata si mosse,  accomodandosi con pesantezza sull’ampia e comoda poltrona davanti alla sua scrivania.

Il suo sguardo acuto cercò immediatamente l’oggetto…

Ne scorgeva solo una piccola sezione,  celata  dietro l’elegante battente intarsiato dell’armadio del suo  studio,  quello dove custodiva tutti i suoi documenti e oggetti più importanti…  Con uno sguardo confuso lo fissò e l’oggetto parve chiamarlo con  voce flebile da distanza siderale… Voleva essere preso ed usato.  E  lui lo sapeva, doveva farlo.

Il manufatto, punto focale delle sue attenzioni, altro non era che un contenitore di media grandezza,  tondo e scolpito  in  candido marmo.

Il mago l’osservò meditabondo, per alcuni secondi… quell’oggetto immoto e leggermente inquietante, sembrava attendere solo la mano che l’avrebbe afferrato, quasi avesse un potere calamitante...

Eppure all’apparenza era scialbo e banale, se non per una  serie di vecchi simboli, rune arcane ed antiche, incise  sul bordo esterno.

Piton s’alzò con un gesto di stizza,  ormai aveva ceduto al desiderio di cullarsi in quel mare di ricordi…  Crogiolarsi o forse nascondersi nell’oblio di ciò che era stato e che mai più poteva cambiare.  Spalancò nervosamente l’anta dell’armadio e con un gesto secco afferrò l’oggetto  portandolo con foga sulla scrivania e lasciandolo cadere pesantemente sulle carte, le penne e i taccuini  sparsi un po’ dappertutto.

Ci sbirciò dentro in tralice,  quasi timoroso,  quindi fu subito ed irrimediabilmente affascinato dal vorticare brillante e fumoso che ribolliva al suo interno.

I miei pensieri… I miei problemi… Potrei lasciarli li dentro per sempre…  Non riusciva mai nel suo intento…   e spinto dall’irresistibile richiamo,  accostò il viso pallido e smunto al bordo del Pensatoio.  La strana nebbia all’interno aveva preso a vorticare freneticamente, quasi avesse percepito l’avvicinarsi della mente padrona di quegli avvenimenti… di quei ricordi impetuosi.

Piton affondò il naso adunco nella sostanza impalpabile e fu catturato, risucchiato, come se qualcuno dall’interno di quel vaso l’avesse afferrato per il bavero e tirato giù da una grande altezza.  Cadde nel vuoto per diversi secondi… Una sensazione pazzesca e bellissima al tempo stesso.  Sapeva di essere nel ricordo.  Di rivivere il momento. Di tornare nel passato. Un passato… doloroso.

Si ritrovò nell’ampio ed elegante Atrium del Ministero della Magia.

L’aveva scelto lui…  quel preciso ricordo o era stato solo un maledetto caso?  La risposta la conosceva… fin troppo bene. Come non tornare con la mente a quell’evento, dopo aver parlato e “sudato” per due ore con chi  poteva definirsi  “il nocciolo della questione?”.

Oh, Weasley… maledetto! Perché diavolo ti ho fatto una promessa del genere? - Pensò, mentre rivedeva se stesso, muoversi dentro il ricordo.

Era una mattinata qualunque,  iniziata alla stesso modo di mille altre mattine,  sennonché invece di trovarsi nel suo sotterraneo alla scuola,  quel giorno  si trovava al Ministero, su preciso incarico di  Silente. Ormai era il suo "alter-ego" per quanto riguardava gli affari dell'Ordine; e mentre la McGranitt ricopriva il ruolo ufficiale di vice direttore di Hogwarts,  a lui era toccato questo, non meno ingombrante e pesante ruolo.

Subdolo e segreto... sempre esposto al pericolo  e misterioso.

Se lo ricordava perfettamente quel momento, e lo stava rivivendo in tutto e per tutto.

Era concentrato nei suoi pensieri,  mentre si accingeva ad attraversare  l'enorme atrio d'ingresso ma con lo sguardo indugiò ugualmente sulla magnifica fontana  dorata raffigurante un Mago leggiadro, una Strega bellissima, un Elfo domestico, un Centauro ed un Goblin, che sembravano osservare cinicamente  l'incessante via-vai di maghi,  sfilare distratti al loro cospetto.  Come da prassi, aveva scambiato poche parole con l’Ufficiale al banco d'ingresso, facendo regolarmente registrare la sua bacchetta, e lasciandola alla reception  ( che regola assurda... ne avrebbero ben presto saggiato la pericolosa inutilità).

Quindi si era recato al terzo piano,  dove aveva sede il Corpo degli Auror,  e si potevano trovare gli uffici di almeno un'altra dozzina di ministeri fra i quali   "Uso improprio di  manufatti Babbani".  Doveva conferire con Arthur Weasley, quel giorno, un uomo che aveva trovato sempre insignificante e noioso, che era invece un importante membro della famosa associazione segreta.

C'era qualcosa di strano nell'aria. Bisognava indire un incontro molto presto e sistemare alcuni dettagli.... Da segnali ben precisi, almeno così gli aveva confidato Silente, si annunciava un nuovo potente attacco di Voldemort, l'Oscuro Signore che da sempre bramava ad un perverso potere supremo sul mondo magico. Piton era abituato agli allarmismi di Silente, anche se, in effetti, parecchie volte i suoi consigli e le sue apprensioni avevano trovato fondamento. Ma questa volta, persino lui pensava che il vecchio Mago avesse un po' troppo precipitato le cose ed allarmato gli animi.  Del resto Voldemort era tutt’ora un essere senza un reale corpo in carne ed ossa,  costretto a servirsi di infimi e viscidi servitori per poter fare anche un piccolo passo...

Non bisognava sottovalutarlo,  ma cosa mai poteva combinare?

L'ascensore, silenzioso e veloce l'aveva lasciato al piano desiderato, e lui aveva appena fatto a tempo a mettere il piede sulla soffice moquette rossa che una terribile sensazione l'aveva assalito.  Ancora adesso, rivederne il ricordo gli portava alla mente l'orrore provato.  Era stato assalito da un freddo totale, innaturale. La sua mente si era congelata, come fermata all'inconsulta idea che mai più avrebbe potuto provare una gioia o una soddisfazione. Solo la più nera angoscia, dettata dalla disperazione e l'impossibilità di agire.

Dissennatori...    Ma come potevano essere lì, al Ministero?  

Il pavimento tremò sotto le sue gambe malferme. Diverse persone si riversarono fuori dagli uffici.  Fra lo sguardo annebbiato dalla sofferenza mentale, non riconobbe alcun Auror. Possibile che fossero tutti fuori sede?

Loro erano gli unici cui era data la possibilità di tenere le bacchette magiche, sempre a portata di mano. Si mosse con difficoltà, cercando fra  i volti spaventati e disperati, quello smunto e magro del Signor Weasley. Corse disperatamente fra i corridoi ingombri di cartaccia e pratiche. Andava controcorrente, perché tutti tentavano di scappare e mettersi in salvo, verso l'ascensore da cui lui era uscito. Il tremore che scuoteva le fondamenta stesse del Ministero, non sembrava voler terminare.

Era come se un terremoto sotterraneo e misterioso ne sconquassasse le  mura imponenti.

Quando ormai era senza speranza, e piegato dalla sofferenza mentale, si ritrovò davanti l'oggetto della sua disperata ricerca.

- Oh, Weasley,  cercavo proprio lei... ouch... - Imprecò, mentre tentava di resistere alle ondate di terrore e nausea che l'assalivano.

- Piton! Cosa diavolo sta succedendo? - Balbettò l 'uomo,  bianco come un cencio.

- E quello che vorrei capire...acc... C'è forse in corso qualche dimostrazione segreta di cui non siamo stati messi al corrente?

L'uomo, magro ed allampanato strabuzzò gli occhi - Sta scherzando vero? Saremmo stati avvisati... Sembra che tutti i Dissennatori di Azkaban si siano dati appuntamento ...qui...

I due maghi si fissarono improvvisamente assaliti da un cupo presagio. Ecco cosa aveva, forse, previsto ... Silente.  Un attacco in massa, una nuova potente azione dimostrativa di Voldemort.  Ma attaccare il Ministero... come poteva esserci riuscito?   Senza aggiungere altro ai loro sguardi eloquenti, i due presero a dirigersi verso gli ascensori.

- Bisogna uscire di qui, subito! - Strepitò Piton,  allungando il passo.

Ma l'altro lo trattenne, arpionandolo con una stretta ferrea all'altezza del braccio.

- No! I ragazzi!

- Che cosa?

- I ragazzi, per tutti i troll dissennati!

Piton alzò gli occhi al cielo esasperato. - Ma che le prende, Weasley? Cosa ...sta blaterando?

- Ginny... Ron... Hermione.... Oh...no, Harry!

- Per il sangue di Serpeverde, Arthur Weasley, vuole spiegarmi che cosa sta dicendo?

L'uomo per tutta risposta infilò la rampa delle scale situata alle loro spalle, prendendo a scenderle come un forsennato.  Piton gli arrancò dietro, sostenendosi ai muri scossi convulsamente da violente vibrazioni, che  coincidevano con strani suoni e stridori provenienti dal basso.

- I ragazzi, sono qui! All'Auditorium centrale ... c'era una sessione di prove per poter accedere al corso autunnale di Auror del primo livello... Dio no!

Piton comprese finalmente che cosa volesse intendere l'uomo... Probabilmente nell'Auditorium erano stipati più di trecento ragazzi,  tutti provenienti dal corso di Hogwarts appena conclusosi lo scorso giugno, più altri ragazzi già avviati al perfezionamento di quell’importante disciplina. Se i presunti Dissennatori, si fossero diretti lì, sarebbe stata una strage!  Ragazzi, poco più che diciottenni allo sbando e alla mercé di quegli esseri immondi. Senza difese, né bacchette magiche cui poter attingere il proprio Patronus...

Uno spreco innato.

Una distruzione senza precedenti...

Quello, a cui che del resto, ambiva  Voldemort. La strategia del terrore. Il passaggio all'Oscuro...

Piton e Weasley accelerarono l'andatura, ma prostrati com'erano dal dolore mentale, procedevano più lentamente di quanto, in effetti, avrebbero potuto  fare in condizioni migliori.

- Perché non abbiamo preso gli ascensori, Weasley?

- Non li sente questi botti, queste scosse? Non so cosa stia succedendo nell'Atrio, ma gli ascensori sono collegati ad un sistema di sicurezza centrale che li disattiva, se l'edificio e sottoposto a scosse telluriche o forti sollecitazioni esterne!

- Acc... ma i maghi che vi salivano? Resteranno bloccati all'interno?

L'uomo alzò su Piton uno sguardo disperato. Non aveva più neanche la forza di replicare.  Giunsero nell'atrio, dove corpi stramazzati ovunque di maghi e streghe, rendevano l'ambiente un luogo irreale.

Molti giacevano a terra... immobilizzati nelle pose in cui le maledizioni senza perdono dei Mangiamorte di Voldemort li avevano raggiunti, schiantandoli; altri vagavano come essere sperduti, senza ricordi e memorie,  avevano ricevuto il bacio del Dissennatore  ed erano perduti, per sempre.

Piton non cercò fra le tante facce, i volti di chi sicuramente fra tutti quei maghi, conosceva.  Avrebbe provato troppo dolore, aggiunto a quello che già provava, sarebbe stato insostenibile.  Cercò di dirigersi al banco del receptionist,  per recuperare la sua bacchetta.

Il dolore crebbe…

S'accostò allo scaffale in legno, dove l'aveva vista riporre dall'Ufficiale  e  percepì, prima ancora di vederlo, il corpo ricoperto di strane bende stracciate del Dissennatore...

Era chino sul militare e gli stava lentamente succhiando l’energia vitale… l’anima…

Piton percepì l'odore acre e disgustoso... del marcio, quell'insalubre lezzo di morte che quegli esseri disgustosi,  si portavano sempre appresso.

Con uno sforzo immane, brandì la bacchetta e sprigionò la Maledizione. L'essere rivoltante s'incenerì in un secondo. L'uomo sotto di lui non venne carbonizzato, ma Piton vide i suoi occhi dall'espressione vacua, fissare  il soffitto, senza vederlo.

Era troppo tardi...

Era già troppo tardi!

Una mano si strinse sul suo braccio, e lui si voltò sussultando. Il viso scarno dall’espressione disperata di Arthur Weasley comparve nel suo campo visivo.

- E' tardi... Piton... Ma voglio lo stesso tentare di raggiungere l'Auditorium. Prenda la scala est, e prosegua nel corridoio B, giungerà alla porta laterale. Io ho trovato Jonathan Freink, sembra ancora in grado di muoversi. Andrò con lui per la scala ovest... vediamo se possiamo salvare quei ragazzi! Oh... Dio! Non ho mai visto niente del genere! Niente! Non ha mai attaccato il Ministero...  ma come...come.. è potuto succedere…

Sembrava impazzito.

Piton l'afferrò per le spalle, scotendolo con brutalità.  - Basta, Arthur! Li salveremo! Faremo in tempo... ora va!

Era la prima volta che si rivolgeva al mago, chiamandolo semplicemente per nome.

- Va bene... va bene! – Confermò questi, visibilmente scosso. Ma prima che Piton potesse allontanarsi nella direzione opposta, Weasley lo bloccò un'ultima volta.

La mano, snella e nervosa si contrasse sul suo avambraccio destro. Quindi lo fissò con gravità negli occhi, ed anche lui per la prima volta, lo apostrofò dandogli del tu, e chiamandolo semplicemente per nome.

- Severus... devi farmi una promessa…

- Che cosa...?

- I miei ragazzi, quelli che si trovano qui...oggi,   Bill,  Ronald,  Percy... -  L'ultimo nome gli sfuggì dalle labbra come un sospiro doloroso, ma poi l'uomo proseguì riprendendosi a fatica.   – Loro… loro se la caveranno bene, ne sono certo. Ma lei... è troppo fragile. Troppo delicata...- La voce gli si ruppe,  tormentata dalla sofferenza.

- Lei?  Lei chi? - Insistette Piton, sempre più  nervoso ed agitato. 

- La mia piccola fata... Virginia. Promettimi che la salverai, se ne avrai l'opportunità e... e... se nessuno di noi dovesse farcela,  parlerai con Silente… e vi prenderete cura di lei?

Vero...Piton, vero? ... Promettimelo!

Piton lo osservò tentando di mantenere la calma.

Del resto Arthur Weasley era, prima di tutto, un padre.  E lui, sebbene potesse solo immaginarlo, sapeva che “un padre”   prima che si se stesso, aveva a cuore  l’incolumità dei suoi  figli…

- Si, sì,  va bene. Te lo prometto, Weasley. Ma vedrai,   protrai continuare ad occuparti della tua Virginia da solo, senza il mio aiuto, né quello di Silente!  - Sentenziò, staccando con un gesto nervoso la mano, che l'uomo teneva ancora serrata sul suo braccio.

- Va, Arthur! Buona fortuna!

Ma in un ultimo gesto dettato dalla disperazione,  Weasley afferrò di nuovo la sua mano  stringendola con vigore fra le dita gelide e contratte.

- E' una promessa, Severus... Un patto. So che lo manterrai. Fra uomini e maghi d'onore...ci s’intende!

Le iridi, fredde e celesti che aveva sempre trovato scialbe... si fissarono con determinazione nelle sue, in uno sguardo che era quasi bruciante.

Piton non lo avrebbe dimenticato... mai!

Ancora adesso, riviverlo nel ricordo lo faceva scombussolare.

Lo faceva stare male…

Gli rigirava qualcosa dentro...

 

Si staccò dal ricordo, serrando gli occhi fortemente.

Fu risucchiato all'indietro, come catapultato dentro un immenso imbuto. Venne quasi sollevato, scaraventato fuori e si ritrovò seduto alla sua scrivania con le mani arpionate ai braccioli della poltrona che tremavano appena, mentre sottili  gocce di sudore stillavano dalla sua fronte cerea.

"Per il sangue di Serpeverde... Weasley! Perché l'ho fatto!... Ora non posso più sottrarmi alla promessa. Non posso... non posso!”

S'alzò con furia dalla sedia, per avvicinarsi di nuovo alla finestra sul mondo babbano.

Pioveva ancora e le nuvole, cupe e basse, s'affollano nel cielo plumbeo di quello scorcio d'ottobre.

Che peso immane,  quel ricordo…

Erano morti più di tremila persone... quel giorno. Del resto il palazzo del Ministero poteva contenerne più di diecimila quanto lavorava a pieno regime.

Dei ragazzi, un gruppo di trecentocinquanta, se ne erano salvati solo ottanta.

Fra quelli, della famiglia Weasley… c'era Ronald  e c’era anche lei... Virginia, mentre i fratelli Percy, e Bill erano deceduti eroicamente,  come pure la fidanzata di quest'ultimo, Fleur.  Si sarebbero dovuti sposare solo un mese dopo…

Anche Arthur Weasley era morto, schiantato da una maledizione senza perdono…   e a lui, Severus Piton,  non era rimasta che una promessa strappata all'ultimo momento, da quell' uomo disperato...  Più che scontato il fatto che Silente gli avesse quindi affidato la custodia della "piccola" Weasley.

Sua madre non poteva più occuparsene... i fratelli rimasti, troppo presi da altre pesanti incombenze, mentre Ronald… era lui stesso un ragazzino avventato e ribelle...

Il Mondo Magico era riuscito comunque a sostenere quell’attacco feroce ed inaspettato: grazie ad uomini sapienti e intelligenti come Albus Silente, come Alastor Moody, come Remus Lupin avevano arginato il colpo ed ora…erano pronti a rialzare la testa… a sfoderare loro stessi un attacco all’Oscuro Potere…

Ed in tutto questo s’inseriva Virginia…  Un  disegno pericoloso ed ardito...

Che doveva fare, a questo punto…?

Poteva fidarsi di lei?

Poteva e doveva inviarla in quella missione estrema e pericolosa?

D’altronde tutto il loro Mondo  si stava spingendo su quello che poteva definirsi… il baratro di una guerra.  Una guerra che sarebbe stata senza esclusione di colpi, terribile, sanguinaria, ingiustificata.  Come tutte le guerre, del resto.

Piton doveva fidarsi,  per forza!

Non aveva altra scelta….

Ma come avrebbe messo a tacere la sua coscienza… ed i suoi inaspettati tormenti…?

 

 

 

 

 

Fine capitolo.

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Capitolo 3
*** Incontro ufficiale a Red Roses Street ***


I Segreti di Malfoy Manor

Racconto a puntate di Mil@dy.

.

 

 

 

 

 

3.  Riunione ufficiale  a  Red  Roses Street.

 

La paura può imprigionarci…

La speranza liberarci!

 

 

 

La grande stanza era avvolta nella penombra soffusa creata dalla luce sobria delle candele.

 

Brillavano eteree e fulgide, sospese a mezz’aria sopra le tante sedie già disposte per l’imminente riunione.

Piton s’aggirava, apparentemente tranquillo fra i tavolini tondi disseminati qua e là, controllando ora la disposizione delle bottiglie d’idro-mele e burrobirra, ora l’ordine dei bicchieri di cristallo sistemati su ogni tavolo.

Alcuni elfi domestici lo seguivano, pigolanti e servizievoli, ma lui li ignorava volutamente.

Si sentiva nervoso ogni qual volta  presiedeva un incontro di tale importanza e quegli esserini,  petulanti e premurosi, non facevano altro che aumentare la sua ansia.

- Signore, possiamo già disporre le pietanze per il buffet, signore?

- No! E’ ancora presto.

Il mago si volse quindi dall’altra parte, attirato da un improvviso bagliore sprigionatosi nell’ampio camino della stanza. I suoi passi nervosi risuonarono attorno, nella quiete irreale rotta solo dai sommessi bisbigli degli elfi. Un improvviso lampo verde aveva illuminato il grande focolare, e dopo alcuni attimi, un’imponente figura era fuoriuscita  dall’antro fuligginoso.

Piton si era fermato poco distante, le braccia incrociate, il volto assorto e teso, gli occhi puntati sul nuovo arrivato.

L’uomo, una volta nella sala, si era sollevato, rivelando la sua imponente statura. Era un vero orco, se così si poteva dire…

Il viso deturpato da decine di cicatrici, una parte di naso mancate, un occhio piccolo scuro e brillante, semi-coperto da una palpebra cascante,   mentre l’altro, tondo e sporgente con l’iride d’un colore blu elettrico, non era schermato da nessuna membrana oculare e osservava dritto davanti a sé,  come se potesse vedere attraverso i solidi (cosa che in realtà accadeva…).

- Buonasera,  Alastor. Credi sia stato abbastanza prudente servirsi della metropolvere?

 -Tranquillo, Severus. E’ stata collegata in gran segreto, proprio recentemente. Non corriamo alcun rischio. Pete McMain sta facendo un ottimo lavoro, giù al Ministero.

Dietro di lui alcune figure comparvero, riempiendo   pian piano la stanza.

Fra le tante facce, che conosceva solo di vista, Piton riconobbe immediatamente  quella del suo “antico” nemico,  Remus Lupin, e quella simpatica ed espressiva di una strega,  alta e snella, che aveva, ancora una volta, cambiato il colore dei suoi capelli...

Lei si fece avanti di slancio per salutarlo, ma come al solito si mosse in maniera goffa ed innaturale, finendo per l’incespicare nei suoi stessi piedi e per piombare rovinosamente fra le sue braccia.

Piton l’afferrò al volo, dimostrando riflessi non indifferenti, quindi la scrutò sollevando un sopracciglio con aria sorpresa ed ironica al tempo stesso.

- Oh, benvenuta anche a te…Tonks, come va? Sempre al solito, vedo. Sei riuscita ad arrivare qui, senza combinare qualche disastro?

Diversi risolini s’alzarono dal folto gruppo, mentre la strega si ricomponeva, salutando finalmente il mago, come si conveniva.

- Tutto a posto, Piton! Allora quando si comincia?

- Mmhmm… Suvvia, Ninfadora, un attimo di pazienza! – S’intromise burbero Moody, guadagnandosi un’occhiataccia da parte della ragazza.

- Senti Malocchio, quante volte te lo devo dire che non voglio sentire quel nome! Non è il mio nome, quello!

- Basta, basta!- Sorrise bonariamente Remus, prendendo a braccetto Tonks, ed allontanandola dal putiferio che, come al solito stava scatenando.

Piton l’osservò velocemente, salutandolo con un lieve cenno del capo.  Anche il mago, ricambiò sobriamente ed elegantemente. Era vero, fra loro non era mai corso buon sangue, fin dai tempi di Hogwarts, quando altro non erano  che giovani studenti, immaturi ed  arroganti.

Ora, a quell’astio insanabile, si era sostituita una sana fiducia ed un formale rispetto.

Piton avrebbe posto la sua stessa vita nelle mani di quell’uomo all’apparenza fragile e malata.

E sapeva che lui, Remus, avrebbe fatto altrettanto.

Di nuovo tornò a guardarlo, mentre si allontanava verso il tavolo imbandito a braccetto della vulcanica Tonks. Era ulteriormente dimagrito, ed i capelli ingrigiti precocemente,  sembravano essere aumentati notevolmente.

Eppure la sua calma freddezza, non aveva subito nessun cambiamento. Nessun tentennamento.

La sua proverbiale saggezza non era stata scalfita, nemmeno dagli ultimi incresciosi avvenimenti…

- Severus… Severus!

La voce cavernosa e lugubre di Malocchio,  lo strappò alle sue considerazioni.

- Oh, perdonami, Moody. Mi stavi dicendo?

Senza replicare, il severo ex-Auror, prese a strattonarlo per un braccio con rudezza, conducendolo in un angolo appartato del salone.  Mentre lo seguiva, Piton lanciò una rapida occhiata attorno a se,  rendendosi conto che la grande stanza,  nuova Sede dell’Ordine, si era gradatamente riempita.

C’erano  William e Nelly  Shaw, seduti sull’ampio divano ad angolo,  suoi vecchi compagni di corso ad Hogwarts.

Poi  Jason McKinney e  Marcus  Garlein, due nuovi membri dell’Ordine, che lavoravano da poco anche al Ministero,  ottime pedine…

Mattew Petterson,  Jasmine Veil… tutte  vecchie conoscenze, fra Hogwarts e il Ministero che si erano aggregati…

Il mago si sentì improvvisamente orgoglioso e soddisfatto. Stavano ricreando quell’associazione segreta, quel “movimento” nascosto fortemente voluto da Silente e formato, un tempo,  da pochi sparuti elementi,  che però… erano divenuti un mito, per il coraggio, la dedizione e la totale avversione nei confronti del male.

E non c’era che dire… l’organizzazione si stava lentamente riprendendo, dal duro colpo infertogli da Voldemort,  solo un anno prima… Per  fortuna, non tutto il Mondo Magico  era composto da Maghi  deboli ed oscuri.

C'era anche chi sapeva reagire alle avversità e trovava nelle sfide, il vero vigore della vita.

Silente era uno di quelli...

 

Come gli mancava l'appoggio di quel mago straordinario. La sua arguzia, la sua perenne saggezza e l'indiscusso carisma.

Ma Silente era lontano adesso, e non lo poteva aiutare; doveva cavarsela da solo! Lui da solo, con il peso di “dirigere” tutti quei maghi, volenterosi e desiderosi di riscattarsi su Voldemort ed i suoi servi oscuri.

- Piton, accidenti!- Il tono duro del vecchio Auror, lo strappò ancora una volta ai suoi pensieri. -  Per la barba incolta dei Troll, mi stai a sentire o sei diventato sordo!?

Piton, tossicchiò per nascondere l'evidente disagio. Non sarebbe mai stato spontaneo e naturale di fronte a quell'occhio magico e terribile… l’occhio  di Malocchio Moody.  Sentiva la sua mente, la sua anima, il suo inconscio più profondo, come al cospetto di un enorme  lente d’ingrandimento.

Malocchio aveva deprecato parecchio la scelta di Silente di fidarsi completamente di lui,  Severus Piton, un mago dal palese passato Oscuro... e di dargli, oltremodo in mano,  la riorganizzazione dell'Ordine!

Lui lo sapeva, ma sapeva anche che il vecchio Auror, dopo l'iniziale opposizione, si era convinto del tutto delle sue indiscutibili intenzioni e della sua buona fede. Della dedizione totale e della scelta definitiva che aveva fatto.

Piton tornò a fissare quell'occhio, nudo e spaventoso, ma non tentennò questa volta.

Non abbassò lo sguardo.

Parlò con il suo solito tono sprezzante e severo. Le braccia incrociate all'altezza del petto, il mantello nero e vellutato che ondeggiava appena sulle sue spalle rigide e squadrate.

- Ti ascolto Moody, ma se mi hai portato qui in disparte, immagino che tu non voglia far sentire ad altri, quello che hai da dirmi...

- Già, Severus, è così! Però… tu mi  devi ascoltare, maledizione!- Strepitò l'Auror con marcata ironia.

- Certo, certo, ma abbassa il tono o sentirà anche l'ultimo di quei pedanti elfi che Silente mi ha lasciato in eredità!

Il viso deturpato di Moody si rilassò visibilmente, e la sua bocca storta s'atteggiò a quel che sembrava la parodia di  un sorriso.

- Ah, ah... attento a come parli, mio caro amico... Potrei riferire “a chi di dovere  queste tue lamentele... eh eh eh...

Piton fece un gesto annoiato con la mano affusolata e pallida, che spuntava dall'elegante mantello.

- Smettiamola adesso, non ci resta molto tempo, stanno per arrivare tutti!

- Dov'è il ragazzino? - Chiese a bruciapelo l'Auror.

Il mago sollevò un sopracciglio, palesemente irritato. - A chi ti riferisci...? A Potter?

- Certo che sì! Avrà pure vent'anni, ma resta sempre un moccioso, secondo me!

Piton sorrise, ed i lineamenti del suo viso invariabilmente duri e severi, si rilassarono, rivelando per un secondo un uomo del tutto diverso...

- Se ti sentisse.. Comunque non sono d'accordo con te, Alastor, e tu sai che non te le mando di certo a dire... Potter è cambiato,  è cresciuto,  è un mago eccezionale, un ragazzo già parecchio maturo.

- Ma sentiti... Severus! Vorrei avere una di quelle diavolerie elettroniche del mondo babbano, e poter intrappolare le tue parole!

In barba a tutte le raccomandazioni che gli aveva precedentemente fatto il compagno, il vecchio Auror si batté pesantemente una mano sulla gamba monca e posticcia, ridendo in modo sguaiato. Parecchi maghi, si voltarono verso la loro direzione, occhieggiandoli in maniera irritata.

- Oh, smettila, Malocchio! Fra due secondi ti pianto in asso, e me ne frego di quel che avevi da dirmi!

La mano ruvida e possente dell'Auror si strinse come una morsa sul braccio rigido di Piton.

- Va bene, Severus. A volte mi piace scherzare, ma adesso facciamo sul serio. Allora, Potter ci sarà?

- Naturalmente.

- Chi gli hai affiancato nella missione, Paciock?

Piton annui. - Certo... e ti assicuro che mi domando ancora del perché... io l’abbia fatto! Sono quindici giorni che non abbiamo contatti!

Una smorfia di disapprovazione attraversò per un secondo il volto del  vecchio, ma passò in fretta e lui  continuò a sottoporlo al  suo  fuoco di domande.

- Verranno anche la Granger e il rosso?

- Ovvio! Erano parecchio fuori zona, ma arriveranno. Me l'hanno promesso.

 

- Bene! -  Moody scosse il capo leonino, in un gesto di assenso ma non accennò a mollare la presa sul braccio di Piton.

- E... e lei? Come va con ... l'agente Luna Nera…? A che punto sei?

L’espressione severa di Piton si contrasse in un atteggiamento accigliato.

Non voleva rivelare al vecchio Auror i suoi progressi, o peggio ancora i suoi timori… sarebbe stato un errore fatale. Ma di fronte a quell'occhio dissacrante, non avrebbe potuto nascondere molto, purtroppo.

- Abbastanza bene...

- Che vuol dire "abbastanza"?

- Esattamente ciò che ho detto! - Tagliò corto il mago più giovane.

I loro sguardi decisi erano incatenati da una lotta senza quartiere. Piton non avrebbe ceduto, ma il vecchio Auror non era da meno...

- Ehi, mi sembrate proprio due che stanno per tramare qualcosa...

La voce calma e musicale di Lupin, s’intromise quasi magistralmente fra di loro, come il colpo di scena di un film mozzafiato.

Moody e Piton volsero la loro attenzione immediatamente sul nuovo arrivato. Erano due maghi eccezionali, e sapevano fingere e mascherare con estrema facilità sentimenti ed esternazioni,  completamente contrapposti. In quel frangente, a guardarli, sembravano due amici che avevano appena finito di ridere e compiacersi di qualcosa.

Ma Lupin non era certo uno sprovveduto, e malgrado fingesse di non aver capito granché, non gli era sfuggita la sottile aria "nervosa" che correva fra i due, come una subdola corrente negativa.

- Oh, Remus, cominciavo a pensare che tu volessi spassartela tutta la sera con Tonks… senza neanche salutarmi. - Ribatté amabilmente Piton, porgendo la mano, candida e sottile al suo compagno.

- Non mi sarei mai permesso! – Replicò Remus con enfasi, afferrando al volo la mano che il compagno porgeva, per  stringerla con vigore.

Un sorriso di circostanza si stampò sul viso di Piton; avrebbe certamente replicato se il   vulcanico Moody non c’avesse, ancora una volta, messo lo zampino in maniera irruente.

- Bene, ora è meglio andare verso il palco, ragazzi…-  Dichiarò soddisfatto, spingendo i due, con poca grazia, verso  il piccolo leggio elevato che troneggiava sul fondo della sala.   -  Ofh, per tutti i giganti dissennati, mi serve un goccio! -  Bofonchiò poi improvvisamente,  fermandosi e lasciandosi precedere dai due maghi.

Piton, affiancato in quell’attimo dal solo Lupin, gli rivolse alcune parole sottovoce.

- Tutto a posto, Remus?

- Sì. Severus. Ti relazionerò dopo. E’ sempre confermato il successivo incontro confidenziale ?

- Ovviamente.

- Bene…  a dopo! Ti lascio, con piacere, alle luci della ribalta!

Come un soffio di vento, s’allontanò e  Piton si ritrovò da solo, davanti alla stretta passatoia rossa che conduceva diritto al leggio.

I membri dell’Ordine avevano preso posto,  la stanza era ormai affollata.

Soffermandosi a salutare qualcuno,  stringendo le mani ad altri,  il mago  si diresse con calma verso  la piccola postazione elevata, da cui avrebbe intavolato il breve discorso introduttivo.

Aveva tenuto migliaia di lezioni, a sparuti studenti,  a maghi ingenui e timidi, a ragazzi esuberanti e difficili.

Ad uomini consumati e scaltri.

Eppure parlare a quella strana “platea”  lo metteva invariabilmente a disagio.

Con un sospiro ed un lieve movimento delle mani, affievolì sapientemente le luci  e prese posto nel piccolo palco.

Iniziò a parlare, ed i suoi occhi, dallo sguardo penetrante,  si posarono fuggevolmente su due figure che erano appena entrate da una porticina sul fondo…

Un ragazzo, alto e snello, forse troppo… con i capelli scuri, perennemente scompigliati.  Il lungo mantello ondeggiava attorno alla sua figura slanciata,  facendo apparire il compagno che lo seguiva,  ancor più robusto e  tarchiato.

Impossibile non riconoscerlo…

 

Anche da così lontano,  Piton percepì la sua presenza… l’aria che cambiava, quando lui entrava in una stanza.

L’aura di mistero e di oscuro che suo malgrado si portava appresso, come se avesse stampato sulla fronte il Marchio Nero dei Mangiamorte…

In realtà sulla sua fronte un segno c’era… un ricordo tangibile e reale di quanto effettivamente fosse  legato all’Oscuro Signore.

- Miei gentilissimi colleghi,  mi lusinga incredibilmente il totale richiamo che ha avuto questa riunione… che ormai definire segreta è un eufemismo…

Leggere risate s’alzarono dalla platea.

Piton sapeva sempre come iniziare. Aveva il dono indiscusso di irretire gli ascoltatori.  Di catturare la loro attenzione. Sapeva metterli a proprio agio, sapeva parlare.

 E mentre lui snocciolava dati, illustrava particolari, aggiornava situazioni… la sua mente lavorava. Inquieta ed inarrestabile.

Aveva appena notato il movimento provocato dai due ragazzi  entrati in ritardo, che subito a quello ne era seguito  un altro.

Altri due ragazzi si erano catapultati,  affannati e stanchi nella sala.  Anche loro, impossibili da non riconoscere.

Lei era molto attraente con i lunghi capelli castani,  brillanti e dorati, perfettamente acconciati.

Il suo portamento era fiero ed inappuntabile; non aveva un solo dettaglio fuori posto, dall’abito impeccabile ai vari accessori perfettamente abbinati.

Lui era  la sua antitesi... e pertanto, per la strana teoria che regola invariabilmente la sfera dei sentimenti…  perfettamente complementare a lei.

Sciatto e scomposto.  Disordinato e impulsivo.  Ma anche tenero e protettivo.  Coraggioso ed irruente… Un elemento perfetto per l’Ordine.

Piton lo sapeva… Lo sapeva bene.

Sapeva anche che non era ammesso stringere… rapporti pericolosamente affettivi fra membri dell’Associazione.

Ma non poteva privarsi di Weasley & Granger,  non poteva farlo.

Era incredibile, lui parlava, parlava senza sosta… ed intanto aveva una parte della mente, tranquillamente separata dal resto, che analizzava con distaccata freddezza quanto accadeva nell’ampia platea.

I due, arrivati in ritardo,   si erano prontamente affiancati a due donne già presenti nella sala.

Fu  allora che Piton la vide.

 

Non l’aveva ancora vista quella sera, e cominciava a provare uno strano senso di vuoto ed apprensione.

Era la sua pedina più importare.

Il suo  progetto migliore…

Lei era seduta,  con il viso altero chiuso in un’espressione indecifrabile.  Gli occhi vividi e brillanti parevano fissarlo intensamente dalla pur ragguardevole distanza. I capelli erano, come sempre, sciolti e sparsi sulle sue spalle minute, ed avevano quel bagliore intenso e rossastro che la luce delle candele accentuava meravigliosamente. Era vestita in perfetto stile babbano e stava divinamente, anche se essendo seduta,  lui non poteva vederla appieno.

La donna al suo fianco, era corpulenta ed anziana. Ma la sua,  forse,  era solo una faccia invecchiata male. I capelli imbiancati in più zone, erano scompigliati. L’abbigliamento, una strana accozzaglia di antiquati stili babbani e vestiti del mondo magico.

L’aveva portata… dunque.

Ma sì,  forse aveva fatto bene. Infondo anche lei, un tempo faceva parte dell’Ordine.

Piton proseguì nella sua disquisizione,  con la mente finalmente libera da altri pensieri.

C’erano tutti. I suoi uomini migliori.

Il suo progetto migliore.

Questa volta non avrebbero fallito, nulla sarebbe andato storto.

 

Fine capitolo.

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Capitolo 4
*** Ed... incontro informale a Red Roses Street ***


I Segreti di Malfoy Manor

Racconto a puntate di Mil@dy.

 

 

 

4.

Ed… incontri informali a Red Roses Street.

 

Dove si cela di solito l’inganno…?

Sempre dove meno te lo aspetti!

 

La cucina,  o il locale che con molta probabilità un tempo l’aveva ospitata,  era uno stanzone rettangolare abbastanza grande da contenere comodamente una decina di persone,  niente comunque in confronto all’ampio salone dei ricevimenti ufficiali,  quello da cui Piton aveva, in fretta e furia,  traslocato.

I muri avevano di certo conosciuto tempi migliori,  ed il sobrio ed antiquato tavolo in legno che vi troneggiava al centro,  era completato da poche sedie,  rigorosamente scompagnate.

Piton aveva comunque completato lo spartano arredamento con una piccola postazione da cui poteva prendere la parola osservando la platea da un punto di assoluto privilegio,  arredato il muro con un telo per proiettare immagini e aggiunto uno scaffale,  ora pieno di cartellette e faldoni ricolmi di fogli.

Del resto, l'antico palazzo di Red Roses Street, nel cuore della City Londinese, non era mai stato rimodernato, nè aveva subito cambiamenti dal lontano 1899, anno in cui si mormorava fosse entrato in possesso di un non precisato mago.

Attualmente era la nuova sede dell'organizzazione, visto che la precedente ubicazione, (l'abitazione dei Black)  non era più sicura.

Albus Silente aveva indicato quel nuovo indirizzo e nessuno sapeva come ne fosse venuto a conoscenza,  né se ne  fosse l'effettivo  proprietario.

Fatto sta' che, a distanza di quasi un anno dal famoso attacco delle forze di Voldemort al Ministero e di conseguenza all'intero mondo della magia,  quel luogo si era dimostrato sicuro, inviolabile e perfettamente mimetizzato.

Come al solito,  Silente, aveva azzeccato la sua mossa.

Le poche sedie solide, ma spaiate,  erano al momento occupate da quattro  maghi adulti, oltre a  Piton stesso ovviamente.  Il severo mago, silenzioso ed accigliato, li osservava ad uno ad uno cercando di interpretare le loro espressioni preoccupate. Ma quei visi, cupi e pensierosi, erano illuminati appena dall'antico candeliere posto al centro del tavolo e pertanto “dicevano  poco, anche ad un uomo esperto e smaliziato come lui.

Malocchio Moody, era, come sempre, attaccato avidamente alla sua personale fiaschetta di  "corroborante",  termine con cui adorava chiamarla.

Nessuno sapeva esattamente che cosa diavolo contenesse quella boccetta d'argento, che rigirava spesso fra le mani del vecchio Auror.   Ma Piton ne aveva una vaga idea...  Whisky incendiario mischiato a qualche altro intruglio, che avrebbe potuto sciogliere le budella di chiunque, ma non quelle del  "vecchio " Moody,  ovviamente…

Tonks aveva l'aria depressa e sconsolata, con la mano nervosa cercava di tenere a bada un ciuffo   ribelle di un intenso color fucsia, che continuava a ricaderle sugli occhi.   Sbuffava come un mantice, e Piton era sul punto di sbottagli qualcosa in faccia,  ma si trattenne solo all'ultimo istante.

Mundungus,  il soggetto che meno preferiva,  aveva lo sguardo perso nel vuoto, come di uno che non sa bene che cosa ci sta a fare in un posto.   Si chiedeva ancora come diavolo aveva potuto Silente, fidarsi di uno come lui.  La sua faccia, scura con gli occhi  vitrei ed infossati, non facevano mai presagire a  niente di buono.

Eppure aveva fatto diversi lavoretti, "poco puliti" per l'Ordine, e pertanto era soggetto affidabile. Ma Piton lo scrutava comunque dall'alto in basso, come se si dovesse aspettare un colpo proibito, una mossa a sorpresa.

E poi… lui.

Remus... 

Remus Lupin.

L'aspetto esteriore del pur giovane mago,  era notevolmente peggiorato... I suoi capelli ancor più ingrigiti all'altezza delle tempie, ed il suo aspetto,  in generale,  faceva intuire che non se la passava di certo meglio dell'ultima volta che si erano incontrati.  Solo gli occhi tradivano ancora quel portamento determinato. Quel vigore interiore, quella durezza di spirito che niente e nessuno avrebbero potuto scalfire.

Piton si soffermò con insistenza a cercare il suo sguardo e quando il mago lo ricambiò, percepì, oltre ogni dubbio  la sua "forza" mentale.  La vitalità che c'era ancora,  dietro quel fisico che poteva apparire stanco e sciupato. L'eccezionalità del suo carattere,  la determinazione e la sua volontà indomabili. Ogni volta che si ritrovavano, sentiva aumentare la sua stima per Remus e cominciava a chiedersi se non si  fosse sbagliato anche su  Black  e su Potter...

- Allora Severus, visto che la situazione è precipitata, e dobbiamo subito passare all’azione… ritieni giustificato un tale rischio per il nostro agente Luna Nera?

Per un attimo, Piton parve perdere il filo del discorso. Era troppo immerso nei suoi pensieri e la voce, profonda e musicale di Lupin, l'aveva colto alla sprovvista. Con mestiere, riacquistò in fretta, una parvenza di sicurezza.

- Sì, non vedo altra scelta, Remus, inoltre Luna Nera è perfettamente all'altezza, credimi.

- Ne sei proprio certo, Severus?

Malocchio s’intromise con veemenza, senza preoccuparsi di celare la sottile vena di scetticismo nella sua voce.  La fiaschetta d'argento nervosamente stretta fra le mani nodose e l'occhio inquietante fisso nei suoi.

Piton sollevò un sopracciglio perplesso, volgendo tutta la sua attenzione sul volto del vecchio Auror. -  Non ti fidi del mio giudizio, Alastor?

- Uhm... non volevo dire questo.

- E  cosa volevi dire, allora?

Un grugnito di risposta segnalò che, almeno per il momento, Malocchio non aveva intenzione di spingersi oltre.

Con un gesto secco, si portò la fiaschetta alle labbra attingendone un lungo sorso, mentre Piton lo fissava imperturbabile.

- Io dico che si deve agire. - Sbottò Tonks, attirando su di se lo sguardo degli altri.  -  Non possiamo stare con le mani in mano, quando... voi-sapete-chi sta tramando contro di noi e tutto il nostro mondo, aiutato oltremodo da quell'altro schifoso!

La calma non era certo il suo punto forte, pertanto, quando la situazione si faceva troppo tranquilla, a suo avviso, bisognava "movimentarla".

- Io sono per il piano di Piton!  - Continuò con slancio - Anzi mi propongo come agente infiltrato al posto di Luna Nera. Ho più esperienza di lei,  in fatto di battaglie e cose simili, io posso...

Piton distolse gli occhi dal suo viso, temendo  che la maga avesse potuto leggervi la smorfia di terrore.

Stimava Tonks e la riteneva un ottimo elemento. Nonostante questo, però, sapeva anche che era  troppo sbadata, distratta, maldestra...  goffa. E non era difficile immaginare come sarebbe andata a finire se gli avesse affidato quell’incarico… Malgrado la sua buona volontà, si sarebbe tradita in men che non si dica!

Mentre tutti tacevano,  sinceramente spiazzati dallo “show” della maga, come al solito fu Remus a "togliere le castagne dal fuoco".

- Ehm… suvvia, Tonks, tu ci servi da un'altra parte! Lascia fare quel tipo di lavoro a chi sa farlo...

- Beh, che vorresti dire? Che non saprei travestirmi ed irretire quel mezzo mago da strapazzo?

- Basta così, Nimphadora! -  Sbraitò Moody, e tutti, indistintamente sobbalzarono sulle rispettive sedie perfino Piton. - La decisione è stata presa. Ora si stava semplicemente discutendo di  alcuni dettagli  ma ciò che è stato deciso si farà, con o senza la tua approvazione.

Piton si sentì in colpa per quelle parole dure.  Sarebbe dovuto intervenire prima e mediare... ma con Malocchio ogni cosa era imprevedibile e tutto poteva prendere una piega diversa da ciò che ci si era aspettato.

Quando parlò, subentrando alla voce di Malocchio,  il suo tono era compito ma secco ed attirò immediatamente l’attenzione di tutti gli altri.

- Signori,  direi che ci siamo scaldati fin troppo e non vorrei proseguire oltre. Chi ha ancora dubbi o riserve su questa missione, parli adesso o approvi senza mezzi termini... Non ammetterò critiche o ripensamenti una volta dato il via all’azione!

- Io sono d'accordo. Per me, Luna Nera è okay. -  Bofonchiò Mundungus,  lanciando cupe occhiate di disapprovazione verso Tonks.

La maga, dal canto suo, si chiuse in un riottoso mutismo, incrociando le braccia sul petto e fissando Piton con rabbia. Lui passò oltre,  posando il suo sguardo sul volto corrucciato di Moody. - E tu, Malocchio?

- L'ho già detto come la penso! - Sbraitò l'Auror contrariato - Io andrei là… con cinquanta dei nostri e le bacchette spianate! Ecco cosa farei. Piton sorrise per la prima volta,  in quella lunga serata.

Un sorriso amaro... ma liberatorio. Il vecchio Auror aveva le sue convinzioni,  i suoi metodi ma alla fine avrebbe condiviso. 

Un lieve cenno del capo,  dalla capigliatura lunga e leonina, glielo confermarono.

Ora restava solo lui....

E lui, Piton lo temeva...

Temeva il suo sguardo limpido e sincero.

La sua disarmante logica, la sua intelligenza perspicace ed analitica.

Temeva Remus Lupin...

- Remus? -  Dichiarò a mezza voce,  fissando gli occhi di quest'ultimo con una leggera apprensione.

Il silenzio era divenuto pesante, fitto, come la bruma adagiata sui campi d'inverno.

Ma alla fine, Remus parlò.

- Non abbiamo la certezza che Malfoy sia dietro le azioni di Voldemort... quindi potremmo anche fare il proverbiale un buco nell'acqua e bruciare per sempre un ottimo agente...

Tutti tremarono impercettibilmente sulle loro sedie... al fatto che il nome impronunciabile era stato fatto con tanta leggerezza.    Tutti… Piton escluso.

Fino ad allora nessuno era stato tanto esplicito... e non era stato sbattuto nella mischia il vero "nocciolo della questione".   Solo Remus era riuscito nell’intento con la solita leggera e disarmante eleganza.

Con la solita sincerità che spiazzava anche il più esperto dei maghi.

- Bhe... - Ribatté perplesso Severus, dopo un lungo momento di perfetto silenzio. - Chi pensi abbia fatto arrivare senza problemi tutti quei dissennatori e mangiamorte al Ministero,  un anno fa?  Solo lui, poteva farlo!

- Già Remus… è così, ragazzo mio! - S'intromise nuovamente e con  irruenza,  Moody, sbattendo l'enorme manona sul tavolo malmesso,  che traballò pericolosamente.  - Quel dannato mago è dietro le azioni più infime di Voldemort, ci scommetterei  l’occhio  magico che porto, per la barba di Merlino!

- Non scommettere Malocchio, se perdi con cosa diavolo pensi di vedere,  poi? - Sentenziò acida Tonks, che a quanto pareva aveva ritrovato la favella, scatenando una nuova discussione.

Solamente Piton e Lupin erano esclusi da quei giochi… Per i due maghi, in quella stanza, non esisteva nient’altro al di fuori dei loro sguardi penetranti.  Non sentivano Moody, Tonks e Mundungus che continuavano imperterriti a punzecchiarsi, non si curavano delle parole poco educate che si scambiavano.

Contava solo il giudizio, e le considerazioni che l’uno poteva dare all'altro.

Piton aveva atteso tutta la sera quel verdetto... Il vero pensiero di Remus Lupin sulla missione.

Ma quando questi, si stava apprestando a replicare, qualcosa attorno a loro cambiò ancora. La situazione mutò e Piton dovette attendere per l’ennesima volta, e  volgere  il suo sguardo altrove. La porta, scrostata e macchiata di muffa in più punti si era spalancata cigolando e nell'angusto ambiente si erano introdotte  altre persone.

Piton non ne rimase stupito,  aveva convocato lui stesso quei ragazzi, ma non si aspettava di vederli arrivare tanto presto.Rilassandosi leggermente per la prima volta in tutta la serata,  si apprestò a scrutarli, scavando nei loro gesti e movenze, come se si trovasse a capo della commissione d’esame dei M.A.G.O.

Come se fosse nella sua aula…

Quella di Pozioni, giù nel sotterraneo di Serpeverde.

Suo malgrado si trovava invece in un vecchio palazzo nel centro di Londra… invisibile ai Babbani,  perché  dissimulato dalla magia… al capo di un Ordine sull’orlo di una guerra.

Chiuse gli occhi per non continuare con quelle disquisizioni inutili, e si accinse a fissare il primo elemento che era entrato nella stanza.

Ovviamente,  non poteva che trattarsi di  lei…   Volpe Dorata,  alias  Hermione Granger,  la più brillante studentessa di Hogwarts dell’ultimo decennio.

Era sempre stata il “capo”  spirituale ed incontrastato del gruppo.

Con la grazia e la decisione che la caratterizzavano,  sedette accanto a Malocchio, lanciandogli un ampio sorriso, prontamente ricambiato dal vecchio Auror.

Dietro di lei, la sua ombra perenne... Criniera di Fuoco, ovvero Ron Weasley.

Era cresciuto quel ragazzo, era diventato uno splendido atleta, oltre che un ottimo apprendista Auror.

Il suo unico punto debole?

Le donne, e naturalmente …Hermione.

Avrebbe dato la vita per quella ragazza, e la potenza psicologica di un sentimento affettivo era  quanto di  peggio potesse capitare ad un Auror... come "tallone d'Achille".

L'altro ragazzo che seguiva Weasley era quello che un tempo Piton adorava bersagliare come una vittima sacrificale...

Ma adesso   Occhio di Tigre,  alias Neville Paciock era solo il lontano ricordo di quello studente timido ed imbranato.

Aveva allenato il suo corpo fino a farlo diventare atletico e prestante. Era rimasto sempre ben piazzato,  ma ora si muoveva con passo elastico e coordinazioni perfette.  Un ottimo elemento, cui non aveva trovato difetti… se non che pendeva dalle labbra di Potter...

Per lui,  Harry era un mito vivente. Oltre che un amico, una persona da difendere a costo della propria vita! …E l’estremismo era sempre da deplorare… sempre! Soprattutto se come professione si era scelta quella di Auror.

Poi...

E poi entrò lui ed al solito l'aria mutò.

Cervo d’argento...

Quanto era cambiato... il ragazzino.

Piton  lo ricordava ancora, vagamente spaesato con quell'aria da cucciolo maltrattato a cui la vita aveva riservato il peggio. Catapultato in un Mondo Magico,  di cui ignorava l'esistenza, fino al giorno  prima...

Harry era un giovane mago adesso, forte ed aitante,  nel pieno delle sue energie  e potenzialità  e Piton non ricordava di aver  mai incontrato un mago più dotato di lui...

Mai.

Si ritrovò a scrutarlo di sottecchi… ma suo malgrado,  con palese interesse.

Ai suoi occhi smaliziati apparve ancor più magro e nervoso con i capelli scuri sempre più folti e spettinati che però, incredibilmente, lasciavano scoperta la fronte… nel punto dove il Malvagio aveva perpetrato l'efferata maledizione.

Il ragazzo s’accorse del suo sguardo e senza indugio lo ricambiò esplicitamente.

Gli occhi erano due riflessi di smeraldo,  vividi e penetranti come schegge di diamante e ricalcavano in tutto e per tutto,   quelli di sua madre….

Piton ebbe un tuffo al cuore,   ma con sforzo immane passo oltre il doloroso ricordo…

Nessuna ragazza avrebbe potuto  resistervi... pensò con un pizzico di malizia.

Ma lui, Harry il rubacuori  di chi era innamorato?

Non era riuscito ancora a scoprirlo sebbene ne avesse, ormai,  una pallida idea... Ma le carte si scoprivano quella sera.

E lui, quella sera, avrebbe capito. 

Dimenticando i suoi problemi sorrise all'indirizzo del ragazzo, facendo un lieve cenno del capo.

Era pazzesco, eppure lui... Severus Piton,  sorrideva all'indirizzo di Harry Potter!

Ma nel giro di una manciata di mesi ne erano cambiate di cose... Come era incredibilmente cambiata la ragazza che in quell’attimo aveva fatto il suo ingresso nella stanza...

Alta e snella, con quella naturale andatura elegante, terribilmente sexy…

Quei capelli,  una cascata di rame dorato ad incorniciare l'ovale perfetto del viso.

Quegli occhi da cerbiatta, grandi ed espressivi,  celesti e trasparenti.

Il nasino all'insù con una spruzzata di efelidi birichine e le labbra corrucciate in un broncio sensuale. Piton distolse lo sguardo, spiazzato e contrariato per l’ennesima girandola di emozioni che quella ragazzina sapeva evocare in lui, inconsciamente.

Ma poi, senza volerlo, eppure discretamente, ne  segui  i movimenti...

  Lei non buttò nemmeno l’occhio dalla sua parte;  passò oltre andando a sedersi accanto al fratello, sorpreso ed alquanto confuso dalla sua presenza in quella riunione privata.

Notò con quanto poco tatto, Ron l’aveva fissata,  spostando poi la sua attenzione sul viso di  perplesso di Harry  che  ribadiva il medesimo stupore.

Infine entrò l’ultima persona, di quell’infinita  processione.

Margareth Weasley, s’accodò silenziosa ed impettita alla figlia, sedendosi accanto a lei in maniera compita.

Molly… già proprio lei.

Non si era più ripresa dal giorno maledetto dell'attacco al Ministero.

Aveva perso due figli, la futura nuora e suo marito in quel tristissimo episodio e la sua psiche non aveva retto; entrava ed usciva in continuazione dal S. Mungo... Era stata un ottimo membro dell'Ordine ma ora non si poteva più, in nessun maniera, contare su di lei.

Anzi, era un peso...

Un peso a volte terribile per Virginia.

Piton lo sapeva.

L'aveva visto nei suoi ricordi e nei suoi pensieri, durante le pesanti ore d'insegnamento della Legilimanzia.

Il mago si riscosse da quelle considerazioni, avvedendosi che tutti ormai lo fissavano apertamente, in attesa delle sue parole.

- Molto bene, signori… vi ho convocati per questa speciale e privata riunione dell’Ordine,  perché … forse un po’ in anticipo sui tempi è  giunto il momento tanto atteso, quello per cui abbiamo lavorato costantemente in questo ultimo periodo…

Piton  scrutò fugacemente i cinque ragazzi, appena entrati, come a tastare le loro immediate  impressioni.

Hermione e Ron si lanciarono un muto sguardo d'intesa. Neville sorrise sotto i baffi; solo Harry sembrava impassibile, perfettamente immobile come se quelle parole non lo avessero minimamente toccato.

Evitò di osservare Ginny.  Sapeva che un suo sguardo lo avrebbe certamente confuso.

- Dunque vi  illustrerò brevemente alcuni dettagli…

Detto questo s'alzò… Il mantello scuro ed elegante ondeggiò sulle sue spalle, conferendogli ancor di più quell'aura misteriosa e carismatica  che lo pervadeva costantemente.

Con il solito piglio deciso afferrò una lunga bacchetta d'ebano facendo comparire alle sue spalle, sul muro bianco e un po' scrostato, una cartina geografica molto dettagliata dell'intero continente Europeo.

La sua voce, forte e decisa, echeggiò fra le anguste pareti della cucina.

- Partendo  da  "dati di fatto", da ciò che tutti noi ben conosciamo, purtroppo...si evince questa situazione...

Dopo il violento attacco al Ministero, Voldemort si è certamente  rintanato nella sua misteriosa dimora. Stremato,  indebolito per il "controllo" che ha dovuto operare sui dissennatori sta' ancora,  probabilmente, tentando di recuperare le forze generosamente dissipate  in quella sordida azione. E l'inazione, l'impossibilità di agire, o il doversi sempre appoggiare  ad inetti servitori, lo irrita in maniera abnorme... Posso assicurarvelo, posso confermarvelo, con cognizione di causa...

Si dovette fermare, perché un brivido strano lo percorse… Una reminiscenza… come un  fastidio sottile, quasi un prurito gli solleticò il braccio, all’altezza precisa dove un tempo il marchio nefasto era impresso…   

Nessuno però s’avvide  di quell’improvvisa esitazione; nella stanza non volava una mosca… perfino Moody sembrava affascinato ed avvinto dalle  sue parole.

- La spiegazione a tale debolezza è che attualmente l'Oscuro non ha  ancora  forma fisica tangibile… e questo gli impedisce di attingere appieno al suo antico e temibile Potere… Ma lui lo desidera, lo rivuole, ad ogni costo!

Il suo principale scopo, la ragione per cui è rimasto così caparbiamente attaccato alla vita è ritornare in un corpo reale e  riacquistare la Forza di  un tempo… l'antica Magia... Solo così potrà  completare il suo malefico disegno di destabilizzazione l'ordine del Mondo Magico. 

Ma a questo punto,  entriamo in gioco noi...

Nessuno a parte pochi, ristretti elementi dell'Ordine,  è a conoscenza di ciò che sto per dirvi.

Siete pertanto obbligati a mantenere il più stretto riserbo ed il silenzio assoluto, su tali dettagli... sapete bene qual è la pena che spetta,  a chi infrange il Codice…

Fece una pausa come a calamitare ancor più l'attenzione su di sé, quindi riprese con rinnovato vigore, posando entrambe le mani, sul consunto tavolo che traballò vistosamente sotto la decisione della sua mossa improvvisa.

- Signori, da fonti più che attendibili, abbiamo sempre saputo che  Voldemort,  subito dopo l'attacco al Ministero, ha  lasciato Londra… probabilmente la stessa Gran Bretagna, mentre adesso,  sempre  grazie a quei contatti segretissimi ed agenti che  hanno pagato, a volte, con la loro stessa vita queste informazioni,  sappiamo che  sta disperatamente cercando di tornarvi...

Qui... si considera a casa sua.   

Qui ha più amici che in qualsiasi altro posto del Mondo Magico… Qui ha vecchi conti da regolare… ostacoli da eliminare, se vuole perpetrare il suo diabolico piano...

Un riflesso incondizionato lo portò a fissare il volto di Harry. Non avrebbe voluto farlo, ma non riuscì  a fermarsi. Gli occhi del ragazzo erano calmi, sereni,  stranamente inespressivi.

Ma dietro… Piton lo sapeva, ribolliva un mare di rabbia e di rancore.

Quel mostro disumano,  aveva distrutto la sua vita, portandosi via, una alla volta, le persone a lui più care.

S’accorse dello sguardo insistente di Moody, perpetrato con quel suo occhio inquietante e  s’ apprestò, pertanto, a continuare.

- Ma adesso, dov'è Voldemort... vi starete chiedendo... Bene…  abbiamo fondate certezze che  possa attualmente trovarsi in una,  fra due città Babbane, ubicate nel continente Europeo... che adesso andrò ad illustrarvi, unitamente alle direttive assegnatevi dalla missione.

 Il silenzio continuava ad essere totale…

- Sarete suddivisi in gruppi di tre elementi, e  posizionati sul "terreno di gioco"  questo è il nome in codice della vostra destinazione, in modo che possiate intercettare Voldermort, confermare le nostre fonti, appurare e interpretare le sue mosse,  seguirlo, scoprire chi sono i suoi informatori ed i suoi servitori... Ma oltre a questo non siete autorizzati a fare null’altro;  né ad interferire nelle sue sordide azioni né fermarlo né catturarlo, nel modo più assoluto! Sono stato chiaro?

Domande?

Come del resto succedeva sempre a scuola,  la voce della solita Hermione  ruppe l'attonito silenzio.

- Ma… Signore…

-  Sì,  Granger? -  Chiese Piton,  senza sollevare lo sguardo dalle cartelline che  stava scrupolosamente mettendo in ordine  sulla sua scrivania.  Era sicuro che la giovane sarebbe stata la prima ad intervenire… avrebbe potuto scommetterci la sua mano destra.

- Perché non fermarlo, se riusciamo a scovarlo? Non è un'incongruenza? Qual'è il reale scopo della missione, allora? 

Piton alzò di scatto il volto,  fissandola con tutta la dirompente intensità dei suoi occhi diabolici e penetranti.

- Ovviamente Granger, proprio come hai già intuito,  il nostro fine è ben maggiore del fermare il solo Voldemort.  Se gli permettiamo di arrivare fino in fondo,  approdare nella tana del suo più irriducibile servitore e Mangiamorte... perpetrare l'incantesimo che gli farà riavere un corpo,  avremo presa nella rete non un solo pesce...ma l'intero Ordine Esecutivo al suo comando.

Quindi volse lo sguardo sugli altri, rivolgendosi non solo alla ragazza ma a tutta la sua piccola platea.

- Non perdete mai di vista quello che è il fondamentale, ed unico principio del nostro Credo... "Sradicare per sempre la totalità e le origini più occulte del male".

La Granger  parve non trovare obiezioni alla logica perfetta ed inappuntabile del suo superiore, ma si riprese in fretta, ponendo un'altra domanda.

- Come mai due città?  Non è stato possibile restringere il campo ad una sola possibilità,  Signore?

- Evidentemente, no Granger. La cosa ti disturba?

A quel punto a tutti parve evidente il disappunto di Hermione, ma mentre lei, si accingeva testardamente a replicare, Ron la  precedette.

- Ehm... Quali sono le città, Signore?

- Fra un attimo lo saprai, Weasley.  L'azione,  "Eclissi Totale" sarà operativa fra 24 ore, a partire da ora,  ovviamente all'ora attuale del fuso di  Greenwich.

Con un gesto secco,  il mago fece comparire nelle sue mani alcune cartellette rigide, contenenti parecchi  fogli ed iniziò a distribuirli, partendo proprio dalla Granger & Weasley.

 

- Weasley, Granger,  Mundungus, il vostro terreno di gioco, sarà la città denominata Praga. 

Si sono verificati strani omicidi e sparizioni nei dintorni del luogo… tutti concentrati nelle vicinanze di un misterioso maniero... Ora,  assumerete l'identità di una coppia babbana in un viaggio di piacere, mentre Mundungus vi affiancherà per fornivi qualsiasi eventuale appoggio.  Vi è stata prenotata una stanza presso un Hotel attiguo all'ubicazione sospetta.

Maggiori dettagli ed informazioni sono contenuti in questo fascicolo,  che ovviamente non porterete mai fuori dalla sede dell'Ordine. Chiaro?

I tre annuirono, allungando le mani per afferrare il plico, che Piton porgeva. Il mago non diede modo a nessun altro di replicare, che aveva già ripreso a parlare.

- Tonks, Paciock, Potter… voi opererete dalla capitale francese, Parigi.  Sempre da fonti segretissime ipotizziamo che vi sia ubicata la “base” da cui Voldemort tenterà di lasciare il continente per raggiungere la Gran Bretagna.

La vostra copertura babbana, sarà un mega-hotel della capitale,  dove svolgerete mansioni di personale addetto alla reception e camerieri.

Tutto chiaro?

- Signorsì! – Dichiarò con aria marziale, Paciock, afferrando prontamente le cartellette lasciate per loro sul tavolo.

- Bene. – Asserì infine, Piton. -  Naturalmente io, Lupin e Moody non lasceremo le nostre solite mansioni, darebbe troppo nell’occhio. Pertanto seguiremo attentamente le vostre missioni e/o progressi dalla base, come meglio specificato nelle istruzioni che vi ho consegnato.

 

 

Di nuovo tornò a scrutarli tutti. Sembravano apparentemente  calmi e tranquilli i ragazzi… Chi  già piegato sui fogli delle istruzioni, come la Granger;  chi intento a scambiare qualche parola come Potter e Paciock.

Piton evitò ancora una volta di guardare dalla parte di Virginia.

Sapeva di dover lanciare la bomba, adesso.

Di dare la notizia che a molti, in particolare a qualcuno,  non sarebbe piaciuta…

- Ovviamente, come avrete intuito,  manca un tassello fondamentale a questa missione…

 

Hermione alzò gli occhi dai fogli, fissandolo insistentemente. Piton lasciò che quel caldo sguardo nocciola,  intenso ed intelligente,  si fondesse con il suo e comprese all'istante che la ragazza  aveva già intuito ciò che stava per dire.

- Infiltreremo un agente… nella casa del maggior indiziato come aiutante dell’Oscuro… Un mago che ricopre cariche importanti, persino nello stesso Ministero. Possiede amicizie altolocate, agganci influenti... e scuse, sempre maledettamente pronte, alibi ineccepibili… che ne fanno un personaggio intoccabile....

Grazie al suo malvagio acume non siamo mai riusciti a correlarlo all'Oscuro, ma si sa… lui è più marcio e colpevole del suo stesso Signore... Questa volta, però,  lo coglieremo con le mani nel sacco...  e finalmente lo smaschereremo!

L’aria vibrava di una strano pathos, in quel momento. Tutti erano tesi, fissi sul volto di Piton.

- Cielo, infiltrarsi nella residenza dei Malfoy! Che azione audace!-  Esclamò Hermione, incapace di frenare il suo stupore... e la sua lingua…

Piton la fissò contrariato ed alzò una mano come ad imporle il silenzio.

- Proprio così, signorina Granger.  Come al solito, precede tutti… Allora, dicevo, l’agente Luna Nera, s’infiltrerà nell’inaccessibile Malfoy Manor, e ci fornirà preziose informazioni dall’interno,  da cuore stesso di ciò che noi riteniamo la sede primaria di Voldemort.

L’Oscuro sta certamente tentando di tornare lì, dal suo fedele Mangiamorte;   abbiamo fondate certezze che  lì… e solo lì,  vorrà e potrà perpetrare il suo macabro incantesimo per rientrare in possesso di un corpo reale.

Solo che in quell'occasione... noi saremo pronti per ostacolarlo e catturarlo! Lui e tutti i suoi maledetti tirapiedi…

Espressioni di  smarrimento si dipinsero sul volto dei ragazzi.

Nessuno, ovviamente,  lo sospettava.

La missione di Luna Nera era stata tenuta talmente segreta ed il suo stesso addestramento celato così accuratamente, da non dar adito alla benché minima ombra del sospetto, neppure in un agente perspicace e brillante come la Granger…  il che era tutto dire

Solo lui, Silente,  e gli altri quattro maghi sapevano…

Ed ora i ragazzi, portati all’improvviso a quella scoperta, tentavano ancora di capire l’enormità di quell’azione.

L’audacia di quella sfida mai tentata prima.

La domanda si pose all’istante alla mente di tutti ma uno solo bruciò sul tempo i colleghi,  dimostrando  finanche di superare l’inarrivabile Granger,  ed il suo straordinario tempismo.

 

- Ma…  chi è  l’agente Luna Nera, signore?  - Chiese  Potter.

La voce,  sfiorata appena da un accento di irrequietezza si librò nel silenzio della stanza e risuonò come il colpo di una pistola sparato all’improvviso.  Piton lo fissò con tutta l’intensità del suo sguardo di ghiaccio.

Erano al dunque.

Al momento topico.

- Sono io… l’agente Luna Nera… - Esclamò inaspettatamente Virginia… attirandosi addosso lo sguardo allibito di tutti gli altri ragazzi.

Dunque aveva scelto lei stessa… di far sapere la sua identità,  di scoprire le carte. Di mettersi in gioco… definitivamente.

L’espressione del viso di Harry divenne di pietra. In quegli occhi espressivi  Piton vide accendersi una luce selvaggia.

Una paura inarrestabile. La paura di chi amava oltre ogni immaginazione.

Il ragazzo scattò in piedi, come una molla carica.

- No, è inammissibile!  Non permetterò mai una cosa del genere!

Ron Weasley, sebbene ancora frastornato e perplesso lo imitò a ruota, sbattendo il pugno fermo e deciso sul tavolo traballante.

- Che significa questa storia!?  Perché non sono stato informato prima. Io sono suo fratello maggiore!

Piton distolse gli occhi, alzandoli al cielo.  Non doveva andare così…  Non dovevano arrivare a questo!

- Ragazzi, ragazzi per favore! – Sbraitò Malocchio ma nessuno si curò di lui. In sottofondo Tonks e Mundungus avevano ripreso a litigare mentre Remus tentava di calmarli ma nella piccola stanza regnava ormai il caos più totale.

Solo Ginny rimaneva immobile, impassibile, con le braccia incrociate all’altezza del petto come disgustata da quello spettacolo. Piton la osservò un secondo solo e poi s’avvicinò al tavolo, affrontando direttamente il suo avversario più coriaceo.

Potter…

- Basta così!  Potter, Weasley non siete  a capo dell’Ordine, e  non siete pertanto autorizzati ad inibire operazioni già disposte. Se continuerete con quest’atteggiamento intransigente, sarò costretto a punirvi per  insubordinazione, estromettendovi dall’azione!

 

Il silenzio tornò magicamente… ma mentre Harry e Ron si apprestavano a  replicare,  la voce della ragazza sorprese di nuovo tutti, librandosi nella stanza con la sua calma freddezza.

Si era alzata dal suo posto ed ancora una volta Piton dovette accorgersi con un brivido… di quanto fosse bella, decisa e sicura.

- Ron! Harry! Smettetela!  Sono cresciuta, ormai e faccio parte dell’Ordine, come agente effettivo, da più di sei mesi. E’ vero, non ve l’ho detto… ma sono  perfettamente consapevole delle mie scelte  sebbene vi ostiniate a trattarmi ancora come una ragazzina!  Sono stata addestrata e prenderò parte a quest’azione, con o senza  la vostra approvazione, chiaro?  Non tornerò più sull’argomento… e adesso me ne vado da questa stanza, chissà perché… ma qui dentro mi sento mancare l’aria!

Un silenzio irreale si propagò nel piccolo ambiente.  Irreale come la quiete dopo un’inaspettata esplosione. Con un gesto secco Ginny si piegò verso la sedia dove era seduta sua madre, per aiutarla ad alzarsi, ma toccò a lei questa volta sbarrare gli occhi e aprire la bocca in un’espressione confusa.

Molly Weasley non era più al suo posto e chissà dove poteva essere finita… fra tutto quel trambusto!

Nessuno se ne era accorto,  nessuno si era più curato di lei.

Con un’esclamazione sgomenta si voltò,  cercando in quell’occasione, lo sguardo di Piton.

Il mago però era impegnato a guardare altrove …oltre le spalle di Potter.

Harry, ancora sconvolto ed irato per ciò che aveva appena scoperto,  si sentì abbrancare  con slancio da qualcuno che era giunto, inopinatamente alle sue spalle.

Sotto gli occhi incuriositi e forse anche divertiti di tutti,  si ritrovò imprigionato nell’abbraccio, come sempre soffocante e morboso,  di Molly Weasley.

- Oh, Harry, caro,  ma sembri più stanco del solito!  Adesso la zia Molly ti prepara un bel tè caldo, che ne dici, Harry… caro!

- Oh.. beh… Va bene… sì va bene signora Weasley… - Rispose educatamente Harry, tentando di sottrarsi alle braccia corpulente e grassocce della donna.

Ma questa non pareva rinunciare ed anzi aveva preso con insistenza ad accarezzare il viso del giovane in un chiaro gesto materno.  Piton osservava la scena fra il divertito e l’irato non sapendo bene come intervenire.

“Pure questo ci mancava… a complicare una riunione di per sé  difficile…” Pensò portandosi una mano sulla fronte, in un chiaro  gesto  sconsolato.

 

Fortunatamente Ginny, assistita  con prontezza da  Hermione, riuscì a far desistere la signora Weasley dai suoi strampalati propositi e Piton afferrò l’occasione al volo per chiudere definitivamente quel tormentato incontro.

- Basta, dichiaro chiusa la seduta! Signori,  vi esorterei a raggiungere le stanze che vi sono state  assegnate… Ovviamente…  -  Esclamò guardando in maniera più che esplicita  Weasley e la Granger. - Pregherei tutti voi di non girare di notte per le varie camere… sono stato chiaro?

I ragazzi uscirono in silenzio, salutando compitamente ma Piton richiamò un’ultima volta uno solo di loro… in maniera palesemente severa.

- Potter!

- Signore?

- Non desidero mai più ritornare sull’argomento “Missione  Luna Nera”…  Mi auguro che ciò sia una  questione chiusa,  anche per te…

Gli occhi, intensamente verdi brillarono di una luce sibillina. - Certamente, signore. Ha la mia parola, signore.

- Molto bene, buonanotte allora.

Il ragazzo fece un lieve cenno del capo e sparì.

Ma Piton lo sapeva. Lo aveva compreso inconfutabilmente.

Per molto tempo ancora i pensieri e le notti del ragazzo sarebbero state turbate dall’idea di Ginny infiltrata nel sontuoso palazzo di quel maledetto mangiamorte, suo acerrimo nemico.

Ma questa era la guerra.

Questa era la legge spietata della guerra,  e per chiunque avesse avuto la sfortuna di provare un sentimento romantico nei confronti di un suo “collega”  le situazioni di pericolo, e la forzata lontananza erano forse, le torture peggiori.

E Potter era innamorato di quella ragazza…  Innamorato di  Ginny… ormai non  aveva più dubbi.

Si accasciò sulla sedia,  massaggiandosi gli occhi stanchi, mentre Malocchio,  Remus e gli altri lo salutavano,  lasciandolo solo nella stanza.

Solo,  con tutti i suoi  maledetti  pensieri.

 

Fine Capitolo

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Capitolo 5
*** Notti insonni & Giorni difficili. ***


I Segreti di Malfoy Manor

Racconto a puntate di Mil@dy.

 

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5. Notti  insonni  &  giorni difficili.

Oh…… essere giovani…

E sentire il morso pungente  dell’amore...

 

 

I due ragazzi erano languidamente distesi sul piccolo giaciglio che assomigliava, ormai,  assai poco ad un letto. Sembrava piuttosto un campo di battaglia dove fosse stata appena conclusa un'estenuante lotta corpo a corpo...

Le coperte giacevano disordinatamente da un lato ed il cuscino era volato infondo a letto, incastrato nei complicati arabeschi disegnati dall'elegante pediera in ferro battuto.

Ma, del resto,  era un letto singolo quello e non ci si doveva certo stare in due… Cosa che comunque assai a poco importava ai due in questione…  Nella piccola stanza risuonavano solamente i loro respiri affannati ed il rumore sommesso dei lievi baci che il ragazzo poneva con infinita dolcezza sulle gote arrossate di lei.

- Oh.. Ron, non dovevi venire qui, stasera! Pensa che cosa succederebbe, se Piton ci sorprendesse!

Il rosso tralasciò a malincuore di baciare il collo slanciato e morbido e la fissò inarcando un sopracciglio.

- Beh, se ci vedesse così, credo proprio gli verrebbe una sincope!

La ragazza  ridacchiò, sfiorando ancora una volta le labbra calde e sensuali del suo amante. -Dai, non sto scherzando!

- E io neppure! Il vecchio pipistrello ci rimarrebbe secco, te lo dico io! Beh, a pensarci bene non è che piangerei per lui!

Hermione si sollevò su un gomito, assestandosi con l'altra mano i lunghi capelli, arricciati e ribelli.

- Oh, non ti sopporto quando parli così! Piton è davvero cambiato e non è più l'uomo lugubre e disgustoso che abbiamo conosciuto ad Hogwarts.

- Uhmm... Il lupo perde il pelo, ma non il vizio, mia cara!

Anche attraverso il buio che li circondava, a Ron parve di vedere la faccia stupita e lo sguardo corrucciato di Hermione.

- Ma da quando in qua,  conosci così bene i "detti" Babbani, Ron?

- Da sempre... Non ricordi quanto mio padre amasse le stranezze e le particolarità del mondo Babbano? - Sussurrò lui, con una nota di rimpianto nella voce. -  E poi in fin dei conti io sono innamorato da una ragazza che proviene da quel mondo... e so molto di più di quanto tu possa immaginare.

Hermione gli s’accucciò di nuovo accanto, lasciandosi coccolare dal suo abbraccio caldo. - Quanto innamorato? - Chiese con un fil di voce.

- Da morire... -  Ancora si cercarono con le labbra, mai sazi di baci e carezze.  Ma fu la ragazza, come sempre,  ad interrompere per prima l’intimo contatto.

- Oh... Basta Ron... fuori di qui! E' tardissimo e domani  dovremo mettere a punto le ultime cose e sistemarci per il viaggio. So  bene quanto poco ti piaccia viaggiare con gli aerei babbani!

Ron scattò a sedere sul letto, cercando fra le coperte i suoi indumenti intimi.

- Santo cielo Hermione, prima sei la ragazza più dolce del mondo,  poi mi sbatti in faccia quello  che ci attende. Mi viene già l'agitazione al pensiero!

Hermione scese dall'altra parte, afferrando distrattamente la giacca di seta del suo pigiama, non accorgendosi assolutamente dello sguardo d’ardente desiderio che gli aveva rivolto il suo compagno nell’osservarle il fondoschiena.

- Che cosa esattamente ti agita, Ron... la nostra missione o...

Fece il giro del letto, fermandosi dinanzi al ragazzo che si sta assestando pigramente sul letto, rigirandosi  fra le mani la canotta candida da indossare.

- Mi capisci al volo, eh? - La rimbeccò Ron.

- Senti,  se pensi a Ginny… è cresciuta! Sì,   c-r-e-s-c-i-u-t-a, proprio come ci ha urlato in faccia stasera, giù in cucina! – Sbottò all’improvviso Hermione.  Ron la fissò con durezza e i suoi occhi scintillarono di rabbia pura;  anche nell'oscurità della stanza la giovane se ne avvide.

- Sì, questo lo so...lo so bene, Hermy! Ma pensarla nel maniero di quel porco…  magari sottomessa alle sue schifose attenzioni...  Io...io... divento matto!

Con un gesto secco della mano,  Hermione gli impose il silenzio.

- Smettila Ron! E’ una guerra quella che ci accingiamo a combattere, ed ognuno deve fare la sua parte! Ginny sa badare benissimo a se stessa. E' scaltra, intelligente,  sveglia  ed io credo che abbia più buon senso di te e me  messi assieme!

Il lieve bagliore candido, dell'ironico sorriso di Ron, la spiazzò completamente. Hermione si aspettava da lui tutt'altra reazione.

- No, questo non è possibile, mia cara! Non esiste al mondo, Magico o  Babbano, una ragazza più ligia alle regole, di te!

- Ron Weasley, smettila! – Strepitò falsamente indignata Hermione, puntando sul suo petto l’indice della mano, sottile e curata. -  Credi che quel che abbiamo appena fatto, proprio su questo letto stasera, con il costante pericolo di essere sorpresi, sia una dimostrazione di buon senso?

- No! - Esclamo candidamente il ragazzo,  afferrandola di scatto  per la vita e trascinandola sopra di lui,  sul letto. - Infatti...mi chiedo ancora perché lo hai fatto...- Sussurrò fra le sue labbra morbide.

Lei gli tuffò le mani nei capelli folti,  premendo tutta se stessa contro il  suo petto e rispondendo con un mormorio sulle sue labbra esigenti.  - L'ho fatto, perché penso che sia l'unica cosa sensata da fare... -

Ron le passò le mani, impazienti e nervose,  sulla schiena liscia e perfetta, cercando con insistenza di sfilargli la giacca del pigiama che lei aveva, inopportunamente,  indossato.

- No, dai Ron... sennò ricominciamo! - Bofonchiò Hermione fra un bacio e l'altro.

- E perché… ti dispiacerebbe tanto? - Rilanciò lui, con la voce resa roca dall'emozione che si era già prepotentemente impossessata di lui.

- No...ma è tardi... Ho lasciato Ginny in camera da sola. Povera magari aveva bisogno di parlare... un poco.

Non riuscì a finire la frase, perché Ron l’aveva finalmente liberata dall’indumento di seta ed  aveva preso a baciarle l'incavo caldo e vellutato del collo, scendendo lentamente ma inesorabilmente verso il seno,  piccolo e sodo. Continuando ad ogni modo a baciarla con un movimento secco e preciso la fece ruotare posizionandola  sotto di se.  Hermione chiuse gli occhi, concentrandosi sul piacere esplosivo che solo quelle labbra sapevano donarle. E sentì a malapena le poche parole che Ron aveva biascicato con chiaro tono ironico. - Ma come ?...  Hai appena detto che Ginny è grande, sa badare a se stessa... lasciala nel suo letto a dormire,  noi abbiamo altro da fare...

La ragazza  non trovò nulla da replicare in quell’occasione…

Tutto il resto poteva aspettare.

La missione...

Piton...

Persino Ginny...

 

*****

 

 

Lei era immobile al centro del grande letto,  con le gambe raccolte al petto e le mani che cingevano le ginocchia sottili in una posa dolce e  melliflua al tempo stesso. Aveva il viso piegato di lato ed i capelli, lunghi e ribelli che disegnavano strani contorni rossicci alla sua figura,  in contrasto con la vivida luce lunare che filtrava dalla finestra spalancata.

Capricciose e impalpabili nuvole passavano velocemente su quell'unica fonte luminosa, creando una strana intermittenza di chiarore ed oscurità... di luci e di ombre...

Luci ed ombre... come le sensazioni che si rincorrevano nell’animo del ragazzo… appena materializzatosi nella stanza.

Sapeva di non doverlo fare.

Sapeva di sfidare ben più che il destino, nel recarsi lì... Ma non poteva, al tempo stesso, sottrarsi a quel destino…

Non poteva controllare quell'istinto primordiale e dominante che gli pulsava nella mente, dal momento che l'aveva vista alla riunione.

E dall'attimo che aveva scoperto che cosa...lei era diventata.

Guardò ancora una volta verso la sagoma immobile e scura della ragazza,  e sentì improvvisamente la gola secca e la pressione a mille.

Nel constatare l'atteggiamento calmo e sereno di lei,  comprese che non gli aveva fatto "una sorpresa".  Che lei, di gran lunga più fredda e perspicace,  sapeva da tempo ciò che lui aveva in mente di fare,  quella stessa sera.

- Harry... perché sei qui? Lo sai che non dovresti smaterializzarti entro queste mura. Piton potrebbe rintracciarti più facilmente. - Sussurrò con un fil di voce, apparentemente per nulla turbata dall'incombente pericolo che entrambe correvano in quel momento.

- Ginny, non potevo restare in quella stanza... a pensare a te! A pensare a quel che ho appena scoperto di...te.

Spezzando ogni indugio si accostò al letto, sedendo sul bordo con fare lento e studiato... quasi temesse di rovinare od infrangere un sottile incantesimo.  La ragazza non si mosse di un millimetro, non sollevò nemmeno la testa, parlò semplicemente con l'identico tono, calmo e gentile di poco prima.

- Perché ti turba tanto...Harry? Cosa c'è che non va?

Il giovane la fissò, sforzandosi di mantenere una parvenza di calma.  - Come …cosa non va?  La tua missione, non va!  Il fatto che tu sia un agente effettivo da oltre sei mesi ed io lo abbia saputo solo adesso, ed in quella maniera…orribile!

Ginny si mosse, finalmente.   Allungò le gambe, lisce e perfette stendendole sul lenzuolo candido in modo lento e sensuale.

Ma tutti i gesti che  faceva,  apparivano ad Harry come intrisi di erotismo puro...  Ginny era troppo bella, troppo irresistibile dietro quella sua apparente e disarmante purezza ed ingenuità.

- Ascolta  Harry,  io…- Iniziò titubante.

Ma non riuscì a terminare la frase perché il ragazzo l’afferrò, strattonandola per un braccio con la rudezza dettata dal desiderio impellente, dall’urgenza di sentire quelle labbra sensuali sulle sue…

Con foga se ne impossessò, attirandola con l’altra mano verso il suo petto.  Il profumo intenso ed inconfondibile dei suoi capelli lo raggiunse, trasmettendogli un brivido delizioso. E la dolce arrendevolezza di lei,  lo indusse a spingersi oltre.

Lentamente, molto lentamente la fece adagiare sui cuscini soffici,  schiacciandola con delicatezza contro la morbida consistenza del materasso.

- Ginny, ti ho mai detto quanto ti amo? – Sussurrò fra le sue labbra ardenti di desiderio.

- Non me lo ricordo… dimmelo ancora… - Replicò la ragazza  con voce sognante, infilando la mano nei suoi capelli folti e spettinati in maniera possessiva ed esigente.

- Ti amo, Ginny…- Sussurrò allora lui,  con  la voce rotta dall’emozione mentre slacciava lentamente, ma inesorabilmente,  i bottoni dorati della castigata camicia da notte.

Ginny chiuse gli occhi abbandonandosi alle sensazioni che le mani leggere e delicate di Harry sapevano donarle.

 Ma lei era cambiata

Era vero,  Harry era ancora il suo amore.

Probabilmente l’amore della vita,  il primo… quello  di cui non si sarebbe  mai dimenticata…

Ma lei era cambiata…

La guerra latente,  il modo orribile in cui aveva perso suo padre… due dei suoi fratelli…  Il modo in cui la sua   famiglia era stata distrutta per sempre, come la sua vita del resto…  Tutto aveva contribuito ad indurirle il cuore.  A farla, in un certo senso, limitare nel donarsi e nel donare amore… Malgrado questo… a tutti doveva, comunque, apparire normale,  la solita Ginny Weasley…  ingenua ed innocente.  Spontanea e semplice.   Era come portare una maledetta  “maschera” ogni santo giorno della propria esistenza.

Ma lei era cambiata…

Un tempo, solo pochi anni prima, sarebbe rimasta senza parole, sarebbe rimasta muta e stupida, soverchiata e sottomessa di fronte al desiderio pressante che percepiva in Harry. Ed invece, in quel frangente, seppur pervasa dal piacere che il ragazzo le stava procurando,  baciandole con studiata lentezza il collo morbido per scendere poi sui seni turgidi e sodi,  lei riuscì a formulare le parole che aveva in mente…

- Allora se mi ami… devi lasciarmi andare, Harry…

Lui si alzò di scatto, fissandola con quello sguardo espressivo e meraviglioso. Due schegge di smeraldo che la  scrutavano stupito ed addolorato.   - E’ proprio perché ti amo, Ginny, che non voglio!  N-o-n    v-o-g-l-i-o     che  accetti quella missione!

Sebbene schiacciata sotto il suo peso, Ginny tentò di sollevarsi sui gomiti ma lui glielo impedì.  Più infuriata che mai, lei passò al contrattacco.- Piantala di gridare  Harry, o sveglieremo persino i  tizi rimbambiti dentro i ritratti giù da basso!

- Ho effettuato un incantesimo di inibizione dei suoni. Urla pure mia cara, non ci sentirà neppure Piton!

I due ragazzi si guardarono in cagnesco per qualche attimo.  Harry era sul punto di cedere e rabbonirsi  mentre  sul volto di Ginny  aleggiava ancora un piglio ribelle.

- Non puoi comandarmi a tuo piacimento, Harry!  Non sono un tuo oggetto personale! Sono una persona anch’io!

- Questo lo so bene, Ginny! Ma sei la mia donna… e io non sopporto l’idea di saperti nella casa di quel mostro abominevole di Lucius Malfoy,  il male fatto persona…

Ginny chiuse gli occhi, come a chiamare a se tutta la sua pazienza e replicò con un tono più accomodante.

- Ho capito, ho capito! Pensi che  anch’io sia felice ogni volta che sparisci per una missione segreta, senza sapere se e quanto tornerai da me?

Harry alzò una mano ad accarezzarle delicatamente il viso. – Ma questa è una cosa diversa,  amore… Io… io…

- No, è diversa solo nella tua mente! Oh… Harry… -  Sospirò abbandonandosi infine alla dolcezza. -   Non devi temere,  io non sono una sprovveduta. Niente ci ha diviso prima, niente potrà dividerci adesso che ci amiamo… Tu farai sempre parte della mia vita...  

Con un piccolo movimento del viso, riuscì a posare un bacio lieve sulle labbra del ragazzo.  Dapprima lui parve scontroso e restio a ricambiarlo, ma poi… non gli fu possibile opporsi alla sublime tentazione rappresentata dalla giovane donna fra le sue braccia.

Non se ne era ancora accorto… ma Ginny stava lentamente slacciando la sua camicia e  con la punta delicata e sottile delle dita aveva preso a disegnare cerchi concentrici sul suo petto… scendendo  inesorabilmente verso il ventre piatto e muscoloso. Con un gemito basso e disperato, Harry la spinse di nuovo giù schiacciandola con foga sul letto mentre con le mani, tremanti per l’impazienza, cercava il sottile bordo di pizzo delle sue mutandine.

-Oh… Ginny tu mi farai morire…

Ginny sorrise sorniona sulle sue labbra, badando bene a non interrompere quel contatto vitale e dolcissimo...  Lo voleva disperatamente anche lei, adesso.

Ma lo stesso … era cambiata.

Lei era cambiata…

***

 

La piccola cucina di Red Roses Street era stranamente silenziosa quella mattina, sebbene il vetusto tavolo fosse occupato in ogni ordine di posti.

Hermione, ostinatamente  china sulla quotidiana copia della "gazzetta del Profeta",  non pareva intenzionata a dar retta a nessuno.

Sembrava stanca e contrariata.

Ron l'affiancava, pensieroso e distratto, sorseggiando una grossa tazza di caffè caldo e fumante. Aveva il viso segnato dalla stanchezza e scure occhiaie a sottolineargli i  magnifici occhi blu.

Ginny li scrutò entrambe di sottecchi, deducendone da quei pochi dettagli che i due non avevano dormito molto quella notte...

Beh, del resto anche lei... si era comportata alla stessa maniera,  ma aveva un vantaggio rispetto a loro. Il suo viso, pallido e delicato sembrava fresco come una rosa. Come se avesse dormito perfettamente per otto ore filate.  Era un'altra insolita dote che aveva scoperto di possedere.  Poteva passare pure tutta la notte in bianco ma sul suo volto non se ne vedeva segno... E non aveva bisogno della magia per ottenere quell'effetto! Sorridendo sorniona a quel pensiero, spostò la sua attenzione altrove, e gli occhi le caddero sulla figura di Neville.

I capelli folti e scuri  del ragazzo erano pettinati alla perfezione ed il suo sguardo attento, posato sul plico delle istruzioni consegnato la sera precedente da Piton. Il giovane  percepì all'istante l'occhiata di Ginny ed alzò il viso dai fogli,  incontrando i suoi occhi.  Ginny arrossì, sfuggendo al suo sguardo...e d'improvviso si sentì colpevole, sebbene  avesse  guardato Neville con la stessa espressione  con cui avrebbe guardato un amico o suo fratello.  Era ovviamente a conoscenza dei sentimenti di Neville… e malgrado lo avesse dissuaso parecchie volte, il ragazzo continuava con grazia e delicatezza a corteggiarla come un romantico d'altri tempi.

- Tutto bene, Ginny? - Sussurrò prontamente, allungando una mano verso quella di lei.

Ginny fece un lieve cenno del capo, sorridendo e lasciò che Neville gliela stringesse, fra le sue dita, calde e delicate.  Neville le ispirava un'infinita tenerezza.   Un sentimento dolcissimo che le spezzava il cuore, portandola sempre alla soglia delle lacrime...

- Sai, sono felice che tu faccia parte della squadra,  ormai... - Bisbigliò il giovane con gli occhi che brillavano di puro piacere.

- Io invece per niente! Anzi se devo dirla tutta, sono incazzato nero! - Dichiarò Ron, intromettendosi nel discorso, con il solito tatto d'elefante.

- Ron,  piantala!  - Sibilò Hermione, sorprendendo un po' tutti, in quanto totalmente impegnata nella lettura, fino ad un attimo prima.

- Ehi, dico, ma non stavi leggendo? - Sbottò il giovane, perplesso.

- Certo, ma le orecchie per sentire le ho ancora!

- Cielo, mi sembri quella Strega rintronata che possedeva la sfiga di sentire ogni piccolo suono e rumore, anche quello che avveniva a parecchi chilometri da casa sua!

La brunetta posò il giornale su tavolo nervosamente, guardandolo in cagnesco.

- Ronald Weasley… se con questo  intendi  dire che io…

- Beh, che succede qui? Litighiamo di prima mattina? -  Allegra e distratta, con il suo solito passo pesante,  Tonks entrò nella stanza facendoli  sobbalzare.

Hermione, con tatto e destrezza, raccolse le sue carte dal tavolo, riponendole con attenzione dentro un'elegante borsa di cuoio.

Non altrettanto veloce fu Neville e... Tonks, come al solito maldestra, nella foga di raggiungere Ginny, inciampò sulla gamba di una sedia piombando addosso a Mundungus che se ne stava in disparte a bere il suo thè.  La tazza  volò dalla mano del mago e cadde  come una bomba sulla tavola, macchiando la camicetta di Ginny, il pantalone di Neville... e tutte le istruzioni di Piton che il ragazzo  aveva lasciato inavvertitamente alla portata della sua goffaggine... 

- Oh... beh, ecco, scusate...Io, non mi sono accorta! Scusate.

Prese a biascicare,  mentre Mundungus s'allontanava sibilando parole indicibili e Neville scattava in piedi con la bacchetta fra le mani con l'intento di sistemare tutto.  Nella cucina piombò il caos più totale. Ron e Hermione litigavano per i fatti loro, Neville era impicciato da Tonks e non riusciva ad effettuare l'incantesimo di reparo.

Ginny s'alzò, immagonita e triste, con la chiara intenzione di filarsela da quel casino, ma una mano salda si strinse sul suo braccio impedendole la fuga.

- Dove vai? Volevo parlarti...

Confusa ed irritata si ritrovò a scrutare gli occhi di giada di Harry, fermamente fissati nei suoi.

- Harry! Io...bhe, devo andare... ma sarei venuta da te, non appena...

- Non mentire. Sei famosa per scappare via senza salutare.

- No...no… ma che dici? - Balbettò la ragazza, tentando disperatamente di marcare con enfasi le sue parole.

Ma Harry la conosceva maledettamente bene. Sapeva che lei non aveva nessuna intenzione di passare a salutarlo, dopo che... dopo che Tonks avesse perpetrato l'incantesimo di mutamento su di lei.

- Andiamo via di qui, intanto. Questo caos infernale non ci aiuta di certo. - Esclamò il ragazzo, nervosamente.  Con fermezza la strattonò verso la porta, ignorando volutamente i richiami di Tonks al loro indirizzo.

- Ginny, ehi Ginny! Dove vai, devi venire con me! Dobbiamo fare l'incantesimo! - Urlava fra il vociare furioso di tutti gli altri,  la maga.

Ginny alzò gli occhi al cielo, sforzandosi disperatamente di non volgere lo sguardo verso di lei. Voleva far finta di non averla udita.

Voleva scappare da lì, da sola.

Sì, da sola, anche senza Harry...

Voleva scappare e basta!

Gli era venuta addosso… la classica fifa dell'ultimo momento...  Era la sua prima azione, il suo primo incarico... e la paura, poteva essere giustificata, del resto.

Ma era pur sempre... paura!

Fissò la schiena di Harry davanti a lei,   l'aria irritata e nervosa che trapelava da ogni suo movimento, mentre spalancava la porta  contrariato e nervoso… e poi...   Davanti a loro si stagliò la figura alta e allampanata di Piton... che si stava accingendo ad entrare nella stanza!

Fortunatamente la porta si apriva verso l’interno, altrimenti Harry gliela avrebbe sbattuta con violenza sulla faccia.  Piton s'immobilizzò, irritato e cupo in volto, e prese a squadrarli come fossero saltati fuori da una crepa nel pavimento...

- Dove diavolo state andando voi due? E che sta succedendo li dentro? Sembra che tutti i goblin d'Inghilterra abbiamo indetto una rivolta!

Ginny borbottò sommessamente mentre alzava gli occhi al cielo e  cercava disperatamente di liberarsi dalla stretta di Harry, ma il ragazzo, se possibile, la rafforzò, schiacciandole quasi le dita fra le sue.

- Oh...beh... professor Piton! Non...non ho ben capito che cosa sia successo, ma dev'essere stato quando è entrata Tonks... -   Ginny continuava a far scena muta, quasi avesse perso la parola.

Il mago scosse la testa lentamente in un chiaro gesto di scoramento ma si riprese in fretta, puntando il suo sguardo magnetico proprio su Ginny.  - Signorina Weasley, non ha ancora completato i suoi cambiamenti, vedo! Nel mio ufficio,  subito!  -    Tuonò il mago.

- In quanto a lei, Potter, credo che debba andare a preparare le sue cose... L’aereo babbano su cui dovrà imbarcarsi parte nel primo pomeriggio, se l'è dimenticato, forse?

- No... No di certo, signore. Ero venuto a parlare con Paciock...e...

Piton non sembrò prestargli molta attenzione, mentre il suo sguardo glaciale scorreva veloce sulla presa ferrea che Harry stava effettuando sulla mano di Ginny.  Se mai la cosa lo urtò, evitò comunque di commentarla e sempre con aria distaccata e formale, li superò, introducendosi nella stanza, dove il caos regnava ancora sovrano.

Harry e Ginny, rimasero impalati sulla soglia, come due ragazzini sprovveduti. Poi Harry riuscì a muoversi, tenendola sempre caparbiamente per mano, fece alcuni passi all'esterno della stanza.   Si ritrovarono fuori, nel corridoio, lungo e avvolto nella semi-oscurità,   popolato ovviamente da strani quadri appesi alle pareti , tutti naturalmente "magici".  I vari maghi ultracentenari dipinti sulle tele sembravano ancora sprofondati in un sonno tranquillo,  ma c'era da giurarci, finanche l'ultimo, posizionato in fondo alla scala a chiocciola avrebbe sentito quello che i due si sarebbero detti. 

Ginny socchiuse leggermente la porta dietro di se e fissò il volto del ragazzo amato...  - Harry io... Io ti avrei salutato dopo... O almeno ci avrei provato, te lo giuro!

- Non giurare, Ginny! Ti conosco fin troppo bene! Dobbiamo salutarci, qui...allora!

Ginny fece un impercettibile cenno con il capo, mentre sentiva le lacrime pungerle dolorosamente le palpebre.  Ma non avrebbe pianto.

No! Non  lì, non in quel momento!

Prese coraggio e quando parlò, la sua voce era ferma e sicura.  - In bocca al lupo, Harry... E' una frase di buon augurio Babbana, giusto?

- La conosco, Ginny. E tu sta attenta, con quei tipi non si scherza!

Ginny si sforzò di sorridere, mentre il groppo che le chiudeva la gola si faceva sempre più soffocante.  - Va bene... - Riuscì a biascicare. - Dopo circa due settimane dall'infiltrazione, dovrò incontrarmi segretamente con qualcuno dell'Ordine... Farò in modo che tu riesca ad avere mie notizie. -

Ma Harry non la stava più ascoltando, probabilmente.  Aveva preso, lentamente, ma inesorabilmente ad avvicinarsi al suo volto. Le labbra piene e morbide, leggermente socchiuse... Lo sguardo puro ed adamantino fisso nei suoi occhi...  Ginny non poté più trattenersi e gli andò incontro, gettando un braccio sulle sue spalle ampie.

Il contatto delle labbra, morbide e calde del ragazzo, le fecero provare un brivido pazzesco.

Perché il mondo doveva essere così maledettamente complicato?  Perché era dovuta insorgere quella sporca guerra... a rovinare tutto...

Niente era più come un tempo... niente più sarebbe stato uguale, nemmeno il suo amore... per Harry.

Chissà, forse non lo avrebbe rivisto più...  Una lacrima calda le sfuggì dalle palpebre socchiuse e scivolando sulla sua guancia,  morì fra le sue labbra... La porta si spalancò con un cigolare sordo ed improvviso. Ginny si sottrasse di colpo al bacio e all'abbraccio di Harry, ma volgendo lo sguardo sulla soglia incontrò l'espressione cupa e turbata  di suo fratello Ron, che s'era bloccato di colpo nell'assistere alla scena.  Senza dire una parola, si precipitò con passo marziale verso la scala a chiocciola, in fondo al corridoio.  Sperava che nessuno avesse intenzione di seguirla e consolarla...

Sulle labbra contratte e tirare... era rimasto solo il sapore amaro e  salato, delle sue lacrime disperate.

 

Fine Capitolo

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Capitolo 6
*** Cambiamenti! ***




I Segreti di Malfoy Manor

Racconto a puntate di Mil@dy.

 

 

Ginny 1

 

 

                                                                                                             A volte gli occhi sono un gran problema…

Parlano anche se non dovrebbero farlo….

 

 

 

6.  Cambiamenti.

 

 

 

Nella stanza immersa nella penombra, fresca e silenziosa, si udivano solo i suoi singhiozzi sommessi.  Ma d'improvviso, una mano la scosse con delicatezza,  costringendola a sollevare il volto.Attraverso l'appannamento degli occhi dovuto al lungo pianto, Ginny fissò il viso dolce e simpatico della maga, che conosceva fin troppo bene.

- Tonks, oh, ti prego non ho nessuna intenzione di procedere con la mutazione!- Mugugnò, attirandosi una sguardataccia dall'amica, oltre al suo commento indignato.

- Ma che dici?! Vuoi mandare tutto all'aria, dopo il tempo che hai speso a prepararti? Ti sembra una cosa sensata?

La ragazza si sforzò di non piangere ancora, ma il nodo che le stringeva la gola era qualcosa di doloroso ed indecifrabile.

- No, ma ...io ... Io non sono più sicura di niente! Io non so...  se ne sarò capace... -

Non riuscì a trattenersi oltre e nascondendo il viso fra le braccia, si accasciò di nuovo sull'ordinata scrivania di Piton, mentre Tonks la squadrava perplessa e sinceramente preoccupata. La vulcanica maga pensò bene, visto come si erano messe le cose, di essere un po' spiritosa. Magari sarebbe valso a qualcosa.

- Ehi, Gin, devo ricordarti che stai piangendo sulla scrivania personale di Piton... Quando s'accorgerà che, con le lacrime gliel'hai macchiata tutta,  allora sì che avrai un bel motivo per piangere!

La battuta sortì il suo effetto, perché la giovane si raddrizzò di scatto con un'espressione arcigna e dura impressa sul viso arrossato e bagnato delle lacrime.

- Me ne frego! - Sbraitò, battendo sonoramente il piccolo pugno sul tavolo. - Me ne frego della sua scrivania del cavolo! Me ne frego di lui e dell’Ordine! Di Voldemort e del maledetto mondo intero!

- Ma di Harry... eh? – La sfidò Tonks – Di Harry,  ti frega... vero? - 

Ginny accusò il colpo, fissandola un po’ perplessa, ma passò velocemente al contrattacco.  -  Cosa c'entra  Harry in  questo?

- C'entra, Ginny, ragiona!  Se davvero lo ami, dimostralo! Dobbiamo cercare di sconfiggere chi-sai-tu… facendo ognuno la nostra parte, è vero, ma con un fine comune... che sarà vantaggioso per tutti.   Se il Male... non viene fermato, pensi di poter vivere una vita normale? Pensi di poter continuare tranquillamente la tua storia con Harry?

 

 

 

 

Ginny deglutì il vuoto, spostando lo sguardo altrove. - La mia vita,  è  già poco normale... Tonks,  ma tu,  da quando in qua sei anche psicologa?

- Ma io...sono un sacco di cose, tesoro! - Esclamò la maga sorridendo, quindi con la solita grazia che la "contraddistingueva" tentò di sedersi sulla scrivania, ma combinò un bel casino, facendo franare a terra  grossi tomi di Pozioni che Piton teneva ordinatamente impilati in un  angolo. Spaventata dal rumore, Ginny spostò uno sguardo allarmato sul viso dell’amica. Le due si fissarono per un secondo in un silenzio assoluto, poi scoppiarono entrambe a ridere di gusto.

- Ehi, se Piton arriva adesso,  sarai tu a piangere,  Tonks!

La situazione si era alleggerita,  Ginny sembrava tornata tranquilla, e con un colpo veloce della sua bacchetta, Tonks fece volare a posto i libri...  che non tornarono comunque  nell'ordine in cui li teneva il severo professore…

“Di sicuro, se ne accorgerà…  sussurrò Ginny,  sorridendo.

Poi l'espressione seria ed il viso concentrato di Tonks, la fecero desistere da quei frivoli pensieri. L'aria era ritornata pesante e densa d’aspettative.

- Ginny... ma tu lo ami Harry,  vero? -  Lo sguardo grigio/verde della rossa si fuse negli occhi color nocciola di Tonks.

- Perché me lo chiedi?

- Beh, io... io ci tengo a lui. E anche a te, ovviamente. Mi sento un po' la vostra zietta putativa. Non voglio vedervi soffrire, ragazzi... -  Un sorriso tremulo affiorò sul viso di Ginny, benché sentisse di non essere mai stata tanto vulnerabile ed indifesa, come in quel momento.

Era difficile mettere a nudo… i propri sentimenti.  Difficile, leggersi dentro ed avere il coraggio di tirare fuori le verità.

Aveva sempre considerato Tonks, una sorta di sorella maggiore, più che di zia, e a lei, doveva la verità. Non poteva mentire.  Non doveva farlo... sarebbe stata una cosa stupida!

Con un sospiro, appena celato,  riprese faticosamente a parlare. - Non lo so, Tonks... Io non sono più sicura di niente... A volte credo che la gioia e l'entusiasmo di vivere, mi siano state sottratte in quel giorno maledetto. Quello in cui ho perso mio padre ed i miei fratelli. Le lacrime cercarono di riaffiorare dai suoi occhi, ma lei le vinse con determinazione e forza d'animo.  Tonks la fissava,  bevendo ogni sua parola, intensamente.

- Quando mia madre ha perso la testa... ed io sono diventata "la madre" per lei... Sai a volte penso che quel giorno i Dissennatori mi abbiano "baciata" lo stesso, sebbene non lo abbiano materialmente fatto...

Tonks chiuse gli occhi affranta e allungò la mano, stringendola con vigore sulla sua spalla esile e minuta. - Oh, no ti prego, Gin... Non dire così! Tu sei ancora padrona della tua vita... e con questa operazione lo dimostrerai!

 - Lo pensi davvero? - Sussurrò la rossa,  speranzosa.

- Certo che sì! Allora, intanto cominciamo con la trasformazione. E' molto improbabile che Malfoy ti riconosca... ma sai,  meglio non rischiare!

Ginny sorrise, ma quando vide Tonks armeggiare con la bacchetta al suo indirizzo, la paura s'impossessò nuovamente  di lei. - Ehi, un momento... aspetta! Cosa intendi farmi?

Tonks si fermò a mezz'aria con la bacchetta stretta fortemente sulla mano destra. - Ma come… Non l'avevamo già deciso?

- Ho... ho dei ripensamenti sul colore dei capelli, ecco...-  Sussurrò timidamente Ginny, temendo una qualche strana reazione da parte della sua amica.

- Oh,... beh, e come li vorresti?

- Neri! Lisci e lunghi... fino alla vita.

- Umh... bene! E così sia, ma non te li cambierò due volte, Ginny Weasley! Non cercare di farmi perdere tempo!

Ginny sorrise all'ironia della strega, e in un gesto dettato più dall'istinto, che dalla pura necessità, chiuse gli occhi tendendo ogni più piccola fibra del suo corpo nell'attesa dell'incantesimo. Tonks pronunciò alcune parole, e mentre Ginny aspettava… un po' scioccamente pensò a quale molla era scattata nella sua testa, per volersi vedere "nera".

Forse aveva rammentato che il primo amore di Harry era stato una ragazzina dai lunghi e lisci capelli neri, e gli occhi un po' a mandorla...

- Ecco fatto! - Pronunciò con solennità Tonks, guardandola soddisfatta.

Ginny afferrò una lunga ciocca dei capelli, passandosela fra le dita tremanti.  Dunque era iniziato... Il suo incarico aveva prodotto il primo cambiamento... I capelli erano lisci, setosi e morbidi, squisitamente neri, intensi e con sfumature che sconfinavano nel blu cupo.  - Bellissimi...- Esclamò.  - Posso guardarmi in uno specchio? - Domandò nervosamente.

- Non ancora,  voglio cambiarti anche il taglio degli occhi, e magari il colore!

Alzando una mano con decisione, la ragazza fece sussultare Tonks. - NO! - Dichiarò con fermezza inaudita. – No! Se vuoi,  fammi un taglio leggermente a mandorla ma il colore deve restare il mio!

- Va... bene! - Replicò un po' intimorita la strega. - Se ci tieni tanto...   Altri secondi passarono, mentre Tonks perpetrava la sua magia.  Ginny si sentiva sempre più esposta ad una travolgente curiosità. Voleva disperatamente sapere che cosa era diventata!

Come era cambiato il suo volto, con quei tocchi sapienti e magici...

- Perfetto! - Sentenziò soddisfatta Tonks, porgendo a Ginny uno specchio circolare che le era magicamente comparso in mano.

Ginny lo afferrò di scatto, osservando la sua immagine riflessa.

Era un'altra persona...

I capelli cambiavano profondamente il suo aspetto, e gli occhi leggermente a mandorla, uniti agli zigomi alti ed affilati che già possedeva, le donavano una naturale eleganza ed una bellezza esplosiva.

Solo un particolare non era ancora azzeccato...  Sbirciando oltre lo specchio, incrociò lo sguardo un po' da ebete di Tonks che attendeva pazientemente il suo verdetto.

- Ehi, Tonks... Mi faresti un'altra cosa?

- Che altro vuoi, ragazzina?

- Le lentiggini. Che ne dici... me le fai sparire?

Tonks sorrise, chinandosi ad abbracciarla e Ginny rispose con slancio ed affetto. Aveva più paura che mai,  in quel momento, ma ne era finalmente sicura e consapevole: avrebbe superato anche quello scoglio.

Niente poteva più fermarla ormai.

La sua missione era iniziata!

 

 

***

 

 

 

Piton varcò la soglia del suo studio stanco e contrariato.

Aveva perso un mucchio di tempo in discorsi e dettagli assolutamente secondari.  Paciock, l'aveva assillato con domande superflue, Mundungus con richieste assurde, e per finire miss perfezione Granger aveva sollevato un mucchio di obiezioni  - tutte assolutamente fondate - su alcuni dettagli della missione. Il tutto gli  era servito a procurargli un gran bel mal di testa, e un'ora persa in banalità...

Entrò nella stanza con passo nervoso e subito comprese che c'era stato qualcuno...

Non poteva sbagliarsi,  non si sbagliava mai.

Sollevando un sopraciglio perplesso, fissò lo sguardo penetrante sulla pila di grossi volumi accatastati ordinatamente sulla sua scrivania.Non erano sistemati nella solita maniera, nel modo in cui lui stesso li aveva accuratamente disposti.

Qualcuno ci aveva messo mano, senza il suo permesso...

Non che fosse poi così grave… od impegnativo, non aveva di certo bisogno di usare la bacchetta per sistemare pochi libri, ma la cosa lo aveva ugualmente alterato e mentre s’accomodava  con lentezza sulla poltrona morbida,  mugugnò poche parole sollevando con noncuranza la mano sottile ed affusolata.  Ma qualcosa all'ultimo istante lo distrasse, togliendogli la concentrazione e facendogli morire le parole sulle labbra... prima ancora che lui potesse finire di pronunciarle. Per l'ennesima volta, in quella giornata, i grossi tomi, antichi e rilegati, toccarono terra con un gran baccano... sollevando una piccola ed inconsistente nuvoletta di polvere.

- Mi scusi, professore. Non era mia intenzione spaventarla...

La voce armoniosa e profonda della ragazza si propagò nella stanza, mentre la sua figura, esile e longilinea si muoveva, scostandosi dalla colonna leggermente in penombra, che fino a quel momento l'aveva celata alla sua vista.

Si fermò dinanzi a lui... Gli occhi dall'espressione calma e serena,  fissi nei suoi.

Lì per lì Piton pensò di essersi bevuto il cervello. Non ricordava di aver dato appuntamento a nessun membro dell'Ordine, né tanto meno,  ad una ragazza... sconosciuta!

 

 

Se non a ... a....

Ma no! Non poteva essere lei!

La giovane, immobile davanti alla sua scrivania, sembrava molto alta... più alta della Weasley, ma ovviamente le magie di Tonks avevano scaturito  il loro effetto...

Piton la scrutò cercando di assorbire ogni più piccolo dettaglio, ogni più insignificante particolare...

A delineare la dolcezza del viso  vi erano lunghi capelli, lisci, morbidi e setosi, così scuri  da confondersi con il mantello stesso che lei portava con disinvoltura sulle spalle esili e squadrate.  La pelle diafana e perfetta, brillava candida, quasi fosse illuminata dall'interno... Un candore perlaceo e pallido che gli conferiva una delicatezza ultraterrena.  Le labbra dalla linea morbida,  rosse e piene, erano  atteggiate in un sorriso sornione, dolce... un miscuglio sublime di ingenuità e malizia. E gli occhi...  Gli occhi erano il punto focale... Erano la concentrazione della sua bellezza disarmante...

Avevano un taglio squisitamente obliquo, dolce e sinuoso, evidenziato da ciglia lunghissime  e sopracciglia arcuate, perfettamente disegnate, oltre che dallo splendido colore delle iridi... Due  turchesi  che brillavano simili a stelle del firmamento...

Gli ultimi dubbi del mago caddero come veli da una statua che veniva svelata, per la prima volta, ad occhi profani e morbosi.

Erano gli occhi di lei... quelli.

Indubbiamente,  inconfutabilmente Weasley...  Gli occhi di Virginia.

Distolse lo sguardo confuso ed irritato più con se stesso, che con la ragazza che si era così inopportunamente rivelata alla sua attenzione.  Impacciato e maldestro, come mai gli era capitato,  farfugliò confusamente la formula magica che riportò i libri di Pozioni sul suo tavolo in modo disordinato;  ma non aveva tempo da perdere in certe inezie...

Doveva impartire le ultime, necessarie direttive alla sua allieva e si trovava nella posizione peggiore in cui farlo...

Quel cambiamento l'aveva colto impreparato, spiazzato...  L'aveva scosso oltre ogni immaginazione. E sì che da giorni che ne discuteva con quella "piattola" di Tonks... ma non pensava certo di trovarsi davanti quella trasformazione... Quel sottile rimescolarsi di bellezza pura e sex-appeal, di candore ingenuo e spiazzante e malizia seducente ed accattivante.

Con un brusco gesto della mano ordinò alla ragazza, rimasta nel frattempo immobile e confusa a fissarlo, di sedersi.  Lei ubbidì all'istante, e accomodandosi sulla poltroncina di cintz rosso accavallò le gambe  snelle,  in maniera elegante...   costringendo Piton nel difficile sforzo di non di non fissare le sue caviglie sinuose e sottili, la linea morbida dei polpacci minuti, la perfezione delle ginocchia delicate.

- Molto bene, Weasley... Vedo che ti sei finalmente accordata con Tonks, circa le modifiche al tuo aspetto.

L'ombra di un fugace sorriso, sfiorò le labbra della ragazza. - Sì, come le sembro professore? - Chiese senza  implicita malizia, ma per il puro gusto di saperlo...

La domanda aleggiò per alcuni secondi nell'aria, come se l'uomo fosse all'improvviso senza parole o argomentazioni. Il silenzio si stava facendo pesante, ma Piton recuperò in fretta una parvenza di controllo. - Non è argomento pertinente, quel che penso del tuo aspetto fisico,  Weasley! - Sibilò, alzando una mano come a suggellare la fine del discorso.

- Piuttosto – continuò - Mi preoccupa molto il fatto che tu debba "entrare in scena" con tre settimane d'anticipo sui tempi previsti! -  Quindi, con fare nervoso si passò velocemente  la mano sulla fronte liscia e candida, imperlata da poche gocce di sudore.

La giovane parve incupirsi per quella risposta brusca, ma nel consueto modo impulsivo ribatté immediatamente.   - Ma io mi sento pronta, professore! Perché si preoccupata tanto?

- Spetta a me, dire se sei pronta o no! E devo purtroppo ammettere,  che forse non lo sei... completamente!

Ginny si morse il labbro inferiore nervosamente, cercando di dominare l'istinto ribelle che le bruciava dentro.

- Allora posso almeno sapere perché si è dovuto precipitare così le cose? Il mio "ingresso" non era forse previsto per la festa di Halloween?

Per tutta risposta, Piton si sollevò leggermente sulla sedia e puntellandosi con i gomiti sulla scrivania lucida e perfetta, assunse l'aria indispettita e falsamente distesa che Ginny ben conosceva...  Quando sfoderava quel piglio irriverente, le sembrava il classico insegnate pronto  a fare la ramanzina all'alunno un po' "indisciplinato"...o “picchiatello”.

- Weasley... se si poteva far diversamente, l'avremmo già fatto, non credi? Da  fonti più che attendibili sappiamo che  Voldemort sta accelerando i tempi per il suo  ritorno qui, in Inghilterra... E noi dobbiamo controbattere alla sue mosse, immediatamente.

- Cielo! – Sbottò lei esasperata. - Vorrei proprio sapere perché queste "benedette fonti" come ti ostini a chiamarle ... non ci dicono direttamente dove si trovi Voldermort!

Piton scosse la testa con veemenza, prendendo a tamburellare in modo nervoso, con le dita  sottili e perfette, la superficie della scrivania. - Ti ho detto mille volte, Virginia,  di chiamarmi professore qui dentro e di non darmi del tu!

- Ma non stiamo facendo lezione, professore! Sto discutendo di come metterò a repentaglio la mia pellaccia...

- Già... e se ci tieni, a salvarla e tornare incolume da questa missione,  sarebbe il caso di fare qualche esercizio mentale, e ripassare qualche dettaglio della tua preparazione!. - Concluse in modo asciutto,  spiazzando completamente l'attonita interlocutrice.

Ginny si mosse un po' a disagio sulla sua poltroncina, torturandosi le mani... Quella “vecchia” volpe di Piton, aveva trovato ancora una volta il modo di incastrarla, e di eludere le sue "giuste" domande....   Fosse stato per lei, avrebbe usato quelle   "famose fonti"   in altra maniera, sarebbe andata più diretta al nocciolo della questione, avrebbe cercato Voldemort con tutti i mezzi a disposizione, con tutte le forze,  e lo avrebbe fatto fuori, senza pietà...  Mentre non si spiegava perché i “vertici dell'Ordine”, sembravano sempre voler procedere con cautela, con tatto e diplomazia e non parevano affatto intenzionati ad uccidere l'Oscuro, quasi che la sua morte avesse potuto poi... provocare un contraccolpo inspiegabile nel mondo stesso della Magia...

Lei lo sapeva, lo sospettava da sempre.

Piton e gli altri “membri anziani”  nascondevano qualcosa… a tutti loro… Forse lo stesso Silente, diceva molto meno di quanto in realtà sapesse...  Una volta, Neville si era lasciato scappare di aver udito, accidentalmente un discorso fra l'anziano Preside di Hogwarts e Lupin... Parlavano di una strana profezia, di qualcosa che indissolubilmente legava l'Oscuro a...qualcuno, qualcuno di altrettanto fondamentale.   Ovviamente il giovane aveva perso la parte sostanziale del discorso...e lei di quel giorno ormai lontano ricordava solo quelle poche parole… e la rabbia di Harry, che ascoltando perplesso le loro supposizioni, li aveva ammoniti severamente a non raccontare a nessuno quella strana faccenda...

- Virginia Weasley, mi stai ascoltando? - La voce cupa e irritata di Piton l'aveva fatta ritornare bruscamente alla realtà.

Il severo mago si era alzato dalla poltrona, ed ora torreggiava su di lei, con tutta la prestanza del suo fisico imponente.

Ginny sollevò il viso, incrociando quelle iridi scure, implacabili e fisse nelle sue.

- Mi stava dicendo... professore...

Piton gli porse di scatto una piccola tessera di plastica, lucida e cangiante. Sembrava un invito ad una qualche manifestazione, o mostra privata...

- Tieni, è l'invito per il party che Lucius Malfoy indirà per “l’apertura della caccia”, presso il suo Maniero,  domani sera,  8 ottobre... Abbiamo dovuto modificarla, visto che era stata preparata per la grande festa di Halloween... Ma come ti ho già spiegato, avevamo urgenza di introdurti nella tana del Serpente.

Ginny afferrò il piccolo oggetto, rigirandoselo fra le mani, incuriosita. La paura l'assalì improvvisa... E se quell'innocuo pezzo di plastica, non fosse stato "incantato" alla perfezione...poteva essere un bel problema per lei!

- E ...se non dovesse funzionare,  signore? - Si ritrovò a chiedere con la voce che le usciva appena dalle labbra esangui.

- Non succederà, Weasley! - Tagliò corto il mago, voltandosi con rabbia ad afferrare altre carte dalla sua ampia scrivania.

- Tieni, questi sono i tuoi documenti magici. Come concordato assumerai l'identità di Alisha Blackwood, la nipote di una maga, lontana parente della moglie di Lucius. Non ti preoccupare, lui non si è mai curato più di tanto della parentela di Narcissa... Ma se dovesse fare indagini, troverà tutte fonti attendibili ed inconfutabili.

Come sempre Ginny notò che il nominare Lucius o sua moglie Narcissa, provocava in Piton una sorta di reazione avversa, quasi che quei nomi, per il semplice fatto di sfiorare le sue labbra, le insozzassero ...

- Bene, signore. - Replicò compita e attenta. Poi una domanda… prese forma nella sua mente e senza che lei potesse dominarsi,  la rivolse a Piton. - Ma che si sa... della moglie di quella serpe? Si vociferava che fosse stata presa da "pazzia" e che lui l'avesse rinchiusa in una torre del castello…

Piton alzò uno sguardo di ghiaccio puro, sul viso pallido della giovane. - Non dire fesserie, Weasley! Sono solo pettegolezzi che, di certo, ti avrà raccontato quella saputella della  Granger!

Ginny arrossì, increspando la fronte in un atteggiamento duro - No, signore! Le notizie che...

- Basta così! Narcissa Malfoy è scomparsa il giorno dell'azione contro il Ministero. Da allora non si sono avute più notizie di lei... Ma visto che tu andrai in quel famoso castello... chissà, magari farai luce anche su quest'aspetto della storia!

Ancora una volta la giovane dovette convenire che Piton sapeva bene come metterla a tacere, e stringendo i pugni per la rabbia, distolse lo sguardo dal viso dell'uomo, non replicando in nessuna maniera.

A sua volta, Piton non ricevendo nessuna  obiezione,  si ritenne autorizzato a continuare in tutta tranquillità - Molto bene, Weasley, appurati questi dettagli, passerei ad un'ultima prova di abilità nell'Occlumanzia... e Legilimanzia,  sei pronta?

Sforzandosi di non mandarlo al diavolo, Ginny riuscì finanche a sorridergli amabilmente - Certo, signore...

 

 

 

 

Fine capitolo

 

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