I misteri di Malfoy Manor di Milady (/viewuser.php?uid=511)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Le insidie della Legilimanzia ***
Capitolo 2: *** Il fardello dei ricordi... ***
Capitolo 3: *** Incontro ufficiale a Red Roses Street ***
Capitolo 4: *** Ed... incontro informale a Red Roses Street ***
Capitolo 5: *** Notti insonni & Giorni difficili. ***
Capitolo 6: *** Cambiamenti! ***
Capitolo 1 *** Le insidie della Legilimanzia ***
I
Segreti di Malfoy Manor
Racconto
a puntate di Mil@dy.
“
Una
guerra dichiarata… e una vendetta
da consumare…
Un
onore da difendere… e un’ambizione da
soddisfare…
La
sfida totale alla
Magia Oscura e al male…
Il desiderio
struggente… per un
amore impossibile.”
E’
pericoloso solo chi nel cuore ha il ghiaccio…
…O
la vendetta.
1
.Le insidie della legilimanzia.
Il
sole illuminava un cielo turchese, così limpido da
sembrare smaltato.
Soffiava
un venticello fresco,
leggero, primaverile.
In effetti, in quella splendente
giornata si percepivano tutte le avvisaglie della stagione
perfetta…
L’aria
profumava di fiori di campo, i prati erano
d’un verde talmente intenso da ferire gli occhi e parevano
brillare sotto
quella luce vivida perché la rugiada del mattino non
s’era ancora asciugata.
L’erba
alta lambiva le sue gambe snelle,
solleticandole le ginocchia e le cosce in maniera maliziosa; non aveva
freddo
sebbene il vento le schiaffeggiasse
il
volto gettandole
all’indietro i lunghi
capelli ricci e
ribelli. Un morbido
foulard di seta le sfiorava appena il collo slanciato e candido e
svolazzava
impalpabile dietro di lei, come una
luminosa scia color acquamarina… il colore incredibile di quei suoi limpidi occhi da cerbiatta.
Era
felice e
tutto di lei, lo rivelava…
quindi…
fin
troppo facile percepire
la sua esuberante voglia di vivere, di
assaporare le emozioni, di sperimentare le sensazioni che solo
l’amore poteva
donare. E lui
, le sentiva.
Sentiva
il cambiamento in lei…
Il
sorriso raggiante, il rossore delle gote
vellutate, la brillantezza dei suoi sguardi maliziosi e
sfuggenti…
Sentiva
il cambiamento in lei…
perché
finalmente lui
si era deciso…
dopo tutto quel tempo, dopo tutte quelle
esitazioni, l’aveva fatto.
Aveva
preso il coraggio a due mani e si era
dichiarato.
Lei
lo amava… forse da sempre.
Cos’altro
poteva guastare la loro felicità?
S’erano
dati appuntamento presto quella mattina, ma
lei quando se lo era trovato di fronte… sotto quella quercia
secolare dopo tutte
le innumerevoli volte che l’aveva sognato,
idealizzato, agognato,
come una
perfetta sciocca non
aveva trovato
niente di meglio da fare che scappare di corsa attraverso i campi.
Lui
dapprima interdetto, l’aveva osservata fuggire
via, agile e snella fra l’erba alta del campo, poi aveva
preso a rincorrerla,
sorridendo alle sue incitazioni.
“Dai,
pigrone, scommetto che sei ancora così
addormentato… che non
riuscirai a
raggiungermi!”
Rideva…
com’era bello il suono della sua risata.
Inebriava,
rallegrava… incantava…
Una
buca all’improvviso aveva frenato la sua corsa
gioiosa. Era caduta a terra con un gridolino sommesso. Lui
l’aveva raggiunta
con il cuore in gola e gli si era gettato addosso, ansioso e
spaventato. L’aveva
sollevata con tutta la cura possibile, quasi fosse stata una bambolina
di
porcellana, fragile e delicata. Aveva scrutato con paura il suo volto
arrossato, ma l’espressione sofferente del viso di lei,
s’era subito tramuta in
una sonora risata.
“Ehi…
Pensavi che mi fossi fatta male? “
“Sì.
Non farmi mai più uno
scherzo del genere!
Erano
abbracciati, nel bel mezzo
di un campo isolato e deserto. Nessuno nel raggio di miglia, nessuno a
disturbarli come quando erano a scuola o nella
casa, piena di fratelli…
Solo
loro due e i loro cuori che
battevano all’unisono.
“E
allora che… posso
fare, adesso, per
farmi
perdonare?
Aveva
sussurrato, mentre lui non aveva parlato, forse
troppo soggiogato dalla sua bellezza, si era semplicemente limitato a
scrutare
nelle profondità turchesi di quegli occhi, calmi e sinceri. Con gli sguardi
così incatenati da
quella forza irresistibile, che trascina le anime in paradiso, a
volte…
nell’inferno in altre, lei
aveva avuto
la forza ed il coraggio di sollevare le braccia e cingerle sulle spalle
di lui
solide, ampie e perfette. Ne aveva percepito il fremito leggero,
impalpabile e
aveva stretto ancor più la presa, forse
consapevole che sarebbe caduta di nuovo e questa
volta ai suoi piedi,
se non si fosse aggrappata saldamente. Lui aveva posato le mani con estrema delicatezza sui
suoi fianchi snelli e
aveva abbassato il volto in modo lento, senza alcuna fretta, come a
voler
protrarre in tutti i modi l’attesa, come a volerle
infliggere,
inconsapevole, una
nuova inebriante e
voluttuosa tortura. E lei aveva atteso, paziente, con gli occhi
socchiusi fino
a che non aveva sentito la tanto agognata pressione della sua bocca.
Da
principio delicata ed impalpabile,
poi più intensa… coinvolgente ed
esplosiva,
come se lui avesse voluto divorarla con le labbra…
Sentì
ancora una volta, il
cambiamento in lei…
Qualcosa…
qualcosa che le si scioglieva dentro,
all’altezza del petto, mentre le mani frementi del ragazzo,
si muovevano con
malizia sul suo corpo, chiedendole di
più… sempre di
più…
Erano
pensieri trascinanti, quelli che lui sapeva
suscitarle… Emozioni totali, percezioni meravigliose; e lei
li stava assaporando
così intensamente che persino la sua mente si
librò leggera nell’aria… assieme
alla sua…
Si lasciò
trasportare in paradisi assolati, campi fioriti, spiagge dorate e
specchi
d’acqua dai riflessi verdi, smeraldini, brillanti come gli
occhi ricolmi
d’amore di…
NO!
NO! NO!
-
Ma insomma quante volte te lo devo ripetere,
Virginia! Controllo, controllo! Devi avere più controllo!
Il
volto dell’uomo, pallido ed emaciato era
a pochi centimetri da quello di lei.
I
capelli, unti e scuri, sembravano due cortine
tirate appena su quel viso smunto,
eppure a lei non faceva più
paura, né
ribrezzo.
Non più
oramai…
Neppure
minimamente di quanto gliene… evocasse un
tempo.
Ma
era un tempo lontano quello... così lontano che
ormai pensava a quel periodo quasi rammentasse di
un’altra persona.
Aveva
imparato a conoscere le profondità intense di
quegli occhi di scuri che la seguivano in ogni movimento e leggevano
nella sua
mente come un libro aperto. Aveva un rispetto totale di
quell’uomo strano e
forse ancora sconosciuto, sebbene lavorasse con lui, ormai da
più di sei mesi.
Ed
aveva imparato che, quando assumeva quel tono di
voce, non c’era niente di buono da aspettarsi.
-
Ho visto i tuoi ricordi, Virginia, e li ho visti
così bene che potrei descriverti le sensazioni che tu stessa
hai provato … se
me lo chiedessi! E questo è un pericolo che non devi
correre, mai! Sono
stato chiaro?
Lui
aveva alzato pericolosamente il tono della voce,
e la fissava innervosito e teso, senza quasi battere ciglio. Ma il suo
insegnante personale, il capo dell’Ordine
di cui ormai faceva parte da
un anno, era così… Irruente, nervoso e
terribilmente esigente.
Del
resto lo era sempre stato fin da quando l’aveva conosciuto
come insegnante di Pozioni… Lei
lo fissava, sfidando quasi il suo
sguardo accusatorio ed intransigente, ma non osava proferire parola.
-
Allora se ti
dicessi di ricominciare da capo, Virginia? Guarda che sono passate
già due ore,
quanto altro tempo vuoi farmi perdere oggi?
-
Non stiamo perdendo tempo, Piton! O devo forse
rammentarti per quale maledetto motivo siamo qui?
Il
suo aspetto arcigno si era maggiormente
evidenziato. –
Devi chiamarmi professore
quando siamo a colloquio qui dentro, Virginia!
Con
la mano
nervosa e snella aveva battuto violentemente il tavolo di legno, ma lei
non si
era mossa di un solo millimetro, né aveva sobbalzato al suo
gesto nervoso.
Un
attimo… per un attimo soltanto…però.
Poi
aveva dato sfogo a tutte le sue ire represse.
Si era sollevata di scatto dalla sedia
posizionata di
fronte all'ampia scrivania dove sedeva
l'uomo. Era alta e snella con lunghi capelli rosso dorati, arricciati e
ribelli, proprio come nei ricordi che lui aveva appena letto
nella sua
mente...
-
Oh,
va bene, va bene, Professor
Piton!
Perché dobbiamo perdere tempo per queste inutili
formalità! Piuttosto dica che
è seccato per il mio ennesimo fallimento...
Lui
non si scompose, neppure di
fronte a
quelle dichiarazioni poco lusinghiere. Con il volto assolutamente
impassibile,
continuò a fissarla, mentre lei camminava nervosamente al
suo cospetto, avanti
ed indietro, come una belva in gabbia.
-
Smettila Virginia, ora sembri proprio la ragazzina che ho appena visto
nel
ricordo!
Sapeva
di aver toccato un nervo scoperto, di aver violato una zona
inaccessibile e
protetta. Ma doveva farlo… se voleva tirare fuori da lei, il
suo vero
carattere, il suo lato migliore. La ragazza infatti, si
bloccò fulminandolo con
lo sguardo penetrante dei suoi occhi turchesi.
-
Non dovevi frugare nei miei ricordi... più…
più...
Strinse
i piccoli pugni come a volersi trattenere, e Piton allora
s'alzò, deciso più
che mai a porre fine a quella scenata.
-
Basta così, signorina Weasley! Per oggi abbiamo finito!
-
No, brutto dispotico che non sei altro, non abbiamo finito un bel
niente!
Mancano solo tre settimane all'inizio dell'azione e io.. io devo avere
quell'incarico! Devo essere pronta... devo...
La
voce s'incrinò e malgrado Piton l'avesse vista piangere
un'infinità di volte,
per l'ennesima volta provò una stretta al cuore.
Era
una sensazione strana, anomala... del tutto nuova per lui, che niente
aveva a
che fare con la malizia o la bramosia del coinvolgimento sentimentale,
Piton
non si sarebbe mai sognato né permesso di
provare tali sentimenti nei confronti di una sua allieva,
nonché membro
dell'Ordine.
Si
reputava un insegnante integerrimo e professionale, e mai si sarebbe
implicato sentimentalmente in una storia romantica...
Ma
Virginia Weasley era un caso anomalo, in tutti i sensi.
Era
un vero controsenso, una persona introversa, timida, che dava
l'impressione di
essere manovrabile, influenzabile con facilità a chi non la
conosceva a fondo
come lui... Sembrava bisognosa di attenzioni e di
protezione… in ogni istante.
Ma
in
verità, all'interno,
nel suo io
più profondo, dietro a quell'apparente fragile facciata, c'era un'anima di ferro,
una donna dalla
volontà incrollabile, dal controllo pressoché
totale, dalla mente sottilmente
acuta.
E
a
tutte quelle doti, di per se già notevoli, si accostava
anche un aspetto
fisico, fuori dai canoni convenzionali...
Non
si poteva certo dire
che faceva girare
la testa ad ogni uomo, ma possedeva quel "non so che", che oltrepassava la classica bellezza.
Era affascinante... nelle
sue tante
imperfezioni. Nelle piccole lentiggini che punteggiavano l'impertinente
nasino
all'insù, negli occhi forse troppo grandi per il suo visino
smunto e pallido,
nelle labbra sottili ma ben disegnate e così rosse da
sembrare perennemente
truccate.
Ma
più di ogni cosa era sexy, nei movimenti, negli
atteggiamenti, con qualsiasi
indumento addosso, anche il più banale straccio.
Sapeva
indossare l'abito, aveva il portamento
innato che nel mondo Babbano posseggono le mannequin;
la camminata
disinvolta, sciolta, terribilmente seducente.
E
lei ignorava tutto ciò...
Forse la sua
vera bellezza stava nell'inconsapevolezza dei sentimenti che suscitava
attorno
a se...
Piton la fissò
stupito, mentre Virginia
continuava a piangere nascondendo il volto fra le mani snelle e nervose.
Possibile
che nella frazione di pochi minuti avesse pensato tutto ciò
della ragazza che
aveva di fronte?
Con
aria stanca, si passò una mano fra i capelli, sospirando.
-
Suvvia, Weasley, quell'incarico
sarà
sicuramente tuo... Non vedo altri a cui poterlo affidare! Tu
però non devi
farne un'arma personale, ricordi i
tre
fondamenti dell’Ordine?
Lei
sollevò il viso arrossato e rigato dalle lacrime. - Si li
ricordo,
Professore...
Il
Mago
s’allontanò da lei.
Voltandosi
verso l’ampia finestra che si apriva sulla grande strada, il lungo mantello scuro
ondeggiò attorno alle
sue spalle aumentando
la sua aura di
mistero e potere.
-
Allora ripetili… adesso! – Intimò con
la voce profonda e tenebrosa.
La
ragazza tirò su con il naso, in modo poco rispettoso, ma si
riprese in fretta
intuendo che non poteva più scherzare… doveva
fare sul serio!
-
Va bene, professore… - Replicò con un fil di
voce, resa ulteriormente roca dal
pianto che l’aveva, fino
a pochi attimi
prima, scossa profondamente.
L’Ordine
è al servizio della giustizia, della pace e deplora
qualsiasi uso della magia
Oscura, usata per insani scopi personali. Ogni membro ne è
consapevole e deve
agire in maniera da garantire tale regola.
Riprese
fiato, mentre la voce flebile le tremava ancora. Resistette stoicamente
all’istinto poco
educato di
mordicchiarsi le unghie e prese invece a fissarle,
per evitare di posare lo sguardo sulle spalle
ampie e perfette del professore.
Le
sue mani erano curate in maniera impeccabile, con le unghie
impreziosite da smalto
perlato. Un tempo adorava
quel genere di cosmetico, ora aveva
perso del tutto il suo fascino, il suo valore…
come tante altre cose e dettagli
nella sua vita…
Ricominciò
la lenta cantilena, sperando che Piton non si voltasse con
quell’aria arcigna,
a rimproverarla.
L’Ordine deve preservare la
giustizia e la pace,
qualora i suoi membri riescano a stabilirla. Essi sono obbligati da inscindibile Vincolo a
vigilare sul Mondo
Magico, affinché tale ordine venga garantito.
L’Ordine
non è al servizio di vendette personali, né i
suoi membri possono appellarsi ad essa, qualsiasi torto
abbiano subito;
pena l’immediata espulsione ed il confino ad
Azkaban…
Concluse
mestamente Virginia, sforzandosi
il più
possibile di non scoppiare in un altro singhiozzo disperato. Le ultime
parole…
quelle severe parole, sembravano scritte appositamente per lei, contro
di
lei...
Si
sentiva in colpa, maledettamente.
Perché
era vero.
Lei
pensava alla vendetta, era inutile negarlo. Non viveva completamente
per
quella, per sua fortuna aveva ancora qualcosa per cui
vivere… ma inutile
nasconderlo, inutile celarlo persino a se stessa… a volte, si sentiva
accecata dall’odio.
Si
sentiva, come trasportata, da quel sentimento malsano e distruttivo,
qualsiasi
opposizione disperata vi facesse… E
sapeva bene che non era quello, l’impulso che doveva guidare
i sostenitori
dell’Ordine.
Loro
doveva abiurare l’odio,
loro dovevano
combatterlo!
Ma
lei, invece, non
poteva astenersi
dall’odiare fortemente
e deplorare
qualsiasi cosa rappresentasse Voldemort ed i suoi spietati seguaci e
sostenitori. I suoi tirapiedi, quei servitori ottusi e malvagi, propri
a
colpire per il solo piacere di servire il loro Signore… I mangiamorte,
i dissennatori, i
maghi
oscuri, e non
vedeva l’ora di poter
lanciare su qualcuno di loro, anche solo sul più piccolo, una maledizione
senza perdono. Beh,
veramente aveva chiaro in mente, il soggetto, su cui poter scatenare la
sua ira…
Con
un sospiro, si coprì la bocca, celando disperatamente il
singulto che stava per
uscirne. Cielo…
si era appena
dimenticata di essere in presenza di uno dei Maghi più abili
al mondo nella
Legilimanzia.
Se
l’uomo avesse per un attimo dedicato una parte della sua
mente su di lei,
avrebbe potuto di certo vedere ciò a cui stava
disperatamente pensando. Ma
l’uomo pareva immerso in tutt’altri problemi.
Restava immobile, di fronte
all’ampia finestra aperta sullo strano mondo babbano.
Il
cielo era grigio quel giorno, ed i rumori, fastidiosi ed intermittenti
delle
auto che solcavano le strade bagnate della pioggia, giungevano
incessanti dalle
ante aperte.
-
Molto, bene. Come al solito sai la lezione alla perfezione, Virginia. Vedi di metterla in
pratica, però!
-
Sì, professore.
Sospirò
la ragazza, prendendo a fissare le spalle ampie e squadrate del mago.
Il suo
mantello, nero, dalla
stoffa vellutata e
preziosa, traeva
strani riflessi blu
dalle candele magiche sospese a mezz’aria.
-
Bene, allora adesso vai, prima che ti mandi fuori a pedate dal mio
ufficio!
Domani sera c'è un incontro dell'Ordine, devo ancora
definire delle cose molto
importanti, su cui verterà la riunione.
-
Oh, beh... va bene, vado! A... quando la prossima lezione?
Mentre
Piton cercava un fazzoletto pulito nelle innumerevoli tasche della sua
mantella
da porgere alla ragazza, pensava mentalmente a tutti gli appuntamenti cui doveva far fronte.
-
Umh... vediamo... va bene dopodomani, sempre a quest'ora ?
Finalmente
pescò il piccolo pacchetto di fazzoletti di carta, una
meravigliosa
"diavoleria" del mondo Babbano che aveva trovato piacevolmente
sorprendente.
-
Tieni, possibile che ogni volta che si salta in mente di piangere tu
debba
essere sempre senza fazzoletto, Weasley!
-
Gr...grazie, professore. E comunque sì, per dopodomani, va
bene. Buonasera.
-
Buonasera.
Il
mago si volse ancora verso la finestra, mentre la ragazza
s’allontanava, veloce
e silenziosa, come sempre. Era
uscita,
ormai da diversi minuti, ma il suo sottile profumo aleggiava ancora
nell’aria.
L’uomo
chiuse gli occhi e ne aspirò l’aroma intenso ma
delicato, lasciandosi
trasportare ancora una volta nella complessità tormentosa
dei suoi pensieri.
-
Faccio bene a fidarmi di te, Virginia Weasley?... Faccio bene? “Ma
devo farlo… d’altronde
non ho altra scelta, proprio
come te”.
Proseguì
ad alta voce, parlando da solo, quasi
fosse diventato improvvisamente pazzo.
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Capitolo 2 *** Il fardello dei ricordi... ***
I
Segreti di Malfoy
Manor
Racconto
a puntate di Mil@dy.
2. Il fardello dei ricordi.
Pesano
come pietre…. I miei
ricordi…
Virginia
Weasley…
Che
problema
incredibile, per
lui.
Che
peso… a
volte insostenibile.
E
nessuno sapeva, nessuno
immaginava… all’infuori di Silente, ovviamente…
Piton si passò le mani, eleganti e nervose sul viso pallido,
insistendo
lievemente sugli occhi infossati e stanchi, quindi con
aria affaticata si mosse, accomodandosi
con pesantezza sull’ampia e comoda poltrona davanti alla sua
scrivania.
Il
suo sguardo acuto cercò immediatamente l’oggetto…
Ne
scorgeva solo una piccola sezione,
celata dietro
l’elegante battente intarsiato dell’armadio
del suo studio, quello dove custodiva
tutti i suoi documenti
e oggetti più importanti…
Con uno
sguardo confuso lo fissò e l’oggetto parve
chiamarlo con voce
flebile da distanza siderale… Voleva
essere preso ed usato. E lui lo sapeva, doveva
farlo.
Il
manufatto, punto
focale delle sue attenzioni, altro non
era che un contenitore di media grandezza,
tondo e scolpito in candido marmo.
Il
mago l’osservò meditabondo, per alcuni
secondi… quell’oggetto immoto e leggermente
inquietante, sembrava attendere
solo la mano che l’avrebbe afferrato, quasi avesse un potere calamitante...
Eppure
all’apparenza era scialbo e banale,
se non per una serie
di vecchi simboli, rune
arcane ed antiche, incise sul
bordo
esterno.
Piton
s’alzò con un gesto di stizza,
ormai aveva ceduto al desiderio di cullarsi
in quel mare di ricordi…
Crogiolarsi o
forse nascondersi nell’oblio di ciò che era stato
e che mai più poteva
cambiare. Spalancò
nervosamente l’anta
dell’armadio e con un gesto secco afferrò
l’oggetto portandolo
con foga sulla scrivania e
lasciandolo cadere pesantemente sulle carte, le penne e i taccuini sparsi un po’
dappertutto.
Ci
sbirciò dentro in tralice,
quasi timoroso, quindi
fu subito ed irrimediabilmente
affascinato dal vorticare brillante e fumoso che ribolliva al suo
interno.
I
miei pensieri… I miei problemi… Potrei
lasciarli li dentro per sempre…
Non
riusciva
mai nel suo intento…
e spinto dall’irresistibile
richiamo, accostò
il viso pallido e
smunto al bordo del Pensatoio. La
strana nebbia all’interno aveva preso a vorticare
freneticamente, quasi avesse
percepito l’avvicinarsi della mente padrona
di quegli avvenimenti… di
quei ricordi impetuosi.
Piton
affondò il naso adunco nella sostanza impalpabile e fu
catturato, risucchiato,
come se qualcuno dall’interno di quel vaso l’avesse
afferrato per il bavero e
tirato giù da una grande altezza. Cadde
nel vuoto per diversi secondi… Una sensazione pazzesca e
bellissima al tempo
stesso. Sapeva di
essere nel ricordo.
Di rivivere il momento. Di tornare nel
passato. Un passato… doloroso.
Si
ritrovò
nell’ampio ed elegante Atrium del
Ministero della Magia.
L’aveva
scelto lui… quel
preciso ricordo o era
stato solo un maledetto caso? La
risposta la conosceva… fin troppo bene. Come non tornare con
la mente a
quell’evento, dopo aver parlato e
“sudato” per due ore con chi poteva definirsi “il nocciolo
della questione?”.
Oh,
Weasley…
maledetto! Perché diavolo ti ho fatto una promessa del
genere? - Pensò,
mentre rivedeva se stesso, muoversi dentro
il ricordo.
Era
una mattinata qualunque,
iniziata alla stesso modo di mille altre mattine, sennonché
invece di trovarsi nel suo
sotterraneo alla scuola, quel
giorno si trovava
al Ministero, su
preciso incarico di Silente.
Ormai era
il suo "alter-ego" per quanto riguardava gli affari
dell'Ordine; e mentre la McGranitt ricopriva il ruolo ufficiale di vice
direttore di Hogwarts, a
lui era toccato
questo, non meno ingombrante e pesante ruolo.
Subdolo
e segreto... sempre esposto al pericolo
e misterioso.
Se
lo ricordava perfettamente quel momento, e lo stava rivivendo in
tutto e per tutto.
Era
concentrato nei suoi pensieri,
mentre si accingeva ad attraversare
l'enorme atrio d'ingresso ma con lo sguardo
indugiò ugualmente sulla
magnifica fontana dorata
raffigurante un
Mago leggiadro, una Strega bellissima, un Elfo domestico, un Centauro
ed un
Goblin, che sembravano osservare cinicamente
l'incessante via-vai di maghi,
sfilare distratti al loro cospetto.
Come da prassi, aveva scambiato poche parole con
l’Ufficiale al banco
d'ingresso, facendo regolarmente registrare la sua bacchetta, e
lasciandola
alla reception (
che regola assurda...
ne avrebbero ben presto saggiato la pericolosa inutilità).
Quindi
si era recato al terzo piano, dove
aveva sede il Corpo degli Auror, e
si potevano trovare gli uffici di almeno
un'altra dozzina di ministeri fra i quali
"Uso improprio di manufatti
Babbani". Doveva
conferire con
Arthur Weasley, quel giorno, un uomo che aveva trovato sempre
insignificante e
noioso, che era invece un importante membro della famosa associazione
segreta.
C'era
qualcosa di strano nell'aria. Bisognava indire un incontro
molto presto e sistemare alcuni dettagli.... Da segnali ben precisi,
almeno
così gli aveva confidato Silente, si annunciava un nuovo
potente attacco di
Voldemort, l'Oscuro Signore che da sempre bramava ad un perverso potere
supremo
sul mondo magico. Piton era abituato agli allarmismi di Silente, anche
se, in
effetti, parecchie volte i suoi consigli e le sue apprensioni avevano
trovato
fondamento. Ma questa volta, persino lui pensava che il vecchio Mago
avesse un
po' troppo precipitato le cose ed allarmato gli animi.
Del resto Voldemort era tutt’ora un essere
senza un reale corpo in carne ed ossa,
costretto a servirsi di infimi e viscidi servitori per
poter fare anche
un piccolo passo...
Non
bisognava sottovalutarlo,
ma cosa mai poteva combinare?
L'ascensore,
silenzioso e veloce l'aveva lasciato al piano
desiderato, e lui aveva appena fatto a tempo a mettere il piede sulla
soffice
moquette rossa che una terribile sensazione l'aveva assalito. Ancora adesso, rivederne
il ricordo gli
portava alla mente l'orrore provato.
Era
stato assalito da un freddo totale, innaturale. La sua mente si era
congelata,
come fermata all'inconsulta idea che mai più avrebbe potuto
provare una gioia o
una soddisfazione. Solo la più nera angoscia, dettata dalla
disperazione e
l'impossibilità di agire.
Dissennatori... Ma
come potevano essere lì, al
Ministero?
Il
pavimento tremò sotto le sue gambe malferme. Diverse persone
si
riversarono fuori dagli uffici. Fra
lo
sguardo annebbiato dalla sofferenza mentale, non riconobbe alcun Auror.
Possibile
che fossero tutti fuori sede?
Loro
erano gli unici cui era data la possibilità di tenere le
bacchette
magiche, sempre a portata di mano. Si mosse con difficoltà,
cercando fra i
volti spaventati e disperati, quello smunto
e magro del Signor Weasley. Corse disperatamente fra i corridoi
ingombri di
cartaccia e pratiche. Andava controcorrente, perché tutti
tentavano di scappare
e mettersi in salvo, verso l'ascensore da cui lui era uscito. Il
tremore che
scuoteva le fondamenta stesse del Ministero, non sembrava voler
terminare.
Era
come se un terremoto sotterraneo e misterioso ne sconquassasse
le mura imponenti.
Quando
ormai era senza speranza, e piegato dalla sofferenza
mentale, si ritrovò davanti l'oggetto della sua disperata
ricerca.
-
Oh, Weasley, cercavo
proprio lei... ouch... - Imprecò, mentre tentava di
resistere alle ondate di
terrore e nausea che l'assalivano.
-
Piton! Cosa diavolo sta succedendo? - Balbettò l 'uomo, bianco come un cencio.
-
E quello che vorrei capire...acc... C'è forse in corso
qualche
dimostrazione segreta di cui non siamo stati messi al corrente?
L'uomo,
magro ed allampanato strabuzzò gli occhi - Sta scherzando
vero? Saremmo stati avvisati... Sembra che tutti i Dissennatori di
Azkaban si
siano dati appuntamento ...qui...
I
due maghi si fissarono improvvisamente assaliti da un cupo
presagio. Ecco cosa aveva, forse, previsto ... Silente.
Un attacco in massa, una nuova potente azione
dimostrativa di Voldemort. Ma
attaccare
il Ministero... come poteva esserci riuscito?
Senza
aggiungere altro ai loro
sguardi eloquenti, i due presero a dirigersi verso gli ascensori.
-
Bisogna uscire di qui, subito! - Strepitò Piton, allungando il passo.
Ma
l'altro lo trattenne, arpionandolo con una stretta ferrea
all'altezza del braccio.
-
No! I ragazzi!
-
Che cosa?
-
I ragazzi, per tutti i troll dissennati!
Piton
alzò gli occhi al cielo esasperato. - Ma che le prende,
Weasley? Cosa ...sta blaterando?
-
Ginny... Ron... Hermione.... Oh...no, Harry!
-
Per il sangue di Serpeverde, Arthur Weasley, vuole spiegarmi che
cosa sta dicendo?
L'uomo
per tutta risposta infilò la rampa delle scale situata alle
loro spalle, prendendo a scenderle come un forsennato.
Piton gli arrancò dietro, sostenendosi ai
muri scossi convulsamente da violente vibrazioni, che
coincidevano con strani suoni e stridori
provenienti dal basso.
-
I ragazzi, sono qui! All'Auditorium centrale ... c'era una
sessione di prove per poter accedere al corso autunnale di Auror del
primo
livello... Dio no!
Piton
comprese finalmente che cosa volesse intendere l'uomo...
Probabilmente nell'Auditorium erano stipati più di trecento
ragazzi, tutti
provenienti dal corso di Hogwarts
appena conclusosi lo scorso giugno, più altri ragazzi
già avviati al
perfezionamento di quell’importante disciplina. Se i presunti
Dissennatori, si
fossero diretti lì, sarebbe stata una strage!
Ragazzi, poco più che diciottenni allo sbando e
alla mercé di quegli
esseri immondi. Senza difese, né bacchette magiche cui poter
attingere il
proprio Patronus...
Uno
spreco innato.
Una
distruzione senza precedenti...
Quello,
a cui che del resto, ambiva
Voldemort. La strategia del terrore. Il passaggio
all'Oscuro...
Piton
e Weasley accelerarono l'andatura, ma prostrati com'erano dal
dolore mentale, procedevano più lentamente di quanto, in
effetti, avrebbero
potuto fare in
condizioni migliori.
-
Perché non abbiamo preso gli ascensori, Weasley?
-
Non li sente questi botti, queste scosse? Non so
cosa stia
succedendo nell'Atrio, ma gli ascensori sono collegati ad un sistema di
sicurezza centrale che li disattiva, se l'edificio e sottoposto a
scosse
telluriche o forti sollecitazioni esterne!
-
Acc... ma i maghi che vi salivano? Resteranno bloccati
all'interno?
L'uomo
alzò su Piton uno sguardo disperato. Non aveva
più neanche
la forza di replicare. Giunsero
nell'atrio, dove corpi stramazzati ovunque di maghi e streghe,
rendevano
l'ambiente un luogo irreale.
Molti
giacevano a terra... immobilizzati nelle pose in cui le
maledizioni senza perdono dei Mangiamorte di Voldemort li avevano
raggiunti,
schiantandoli; altri vagavano come essere sperduti, senza ricordi e
memorie, avevano
ricevuto il bacio
del Dissennatore ed
erano perduti,
per sempre.
Piton
non cercò fra le tante facce, i volti di chi sicuramente fra
tutti quei maghi, conosceva. Avrebbe
provato troppo dolore, aggiunto a quello che già provava,
sarebbe stato
insostenibile. Cercò
di dirigersi al
banco del receptionist, per
recuperare
la sua bacchetta.
Il
dolore crebbe…
S'accostò
allo scaffale in legno, dove l'aveva vista riporre
dall'Ufficiale e percepì, prima
ancora di vederlo, il corpo
ricoperto di strane bende stracciate del Dissennatore...
Era
chino sul militare e gli stava lentamente succhiando
l’energia
vitale… l’anima…
Piton
percepì l'odore acre e disgustoso... del marcio,
quell'insalubre lezzo di morte che quegli esseri disgustosi, si portavano sempre
appresso.
Con
uno sforzo immane, brandì la bacchetta e
sprigionò la Maledizione.
L'essere rivoltante s'incenerì in un secondo. L'uomo sotto
di lui non venne
carbonizzato, ma Piton vide i suoi occhi dall'espressione vacua, fissare il soffitto, senza vederlo.
Era
troppo tardi...
Era
già troppo tardi!
Una
mano si strinse sul suo braccio, e lui si voltò sussultando.
Il
viso scarno dall’espressione disperata di Arthur Weasley
comparve nel suo campo
visivo.
-
E' tardi... Piton... Ma voglio lo stesso tentare di raggiungere
l'Auditorium. Prenda la scala est, e prosegua nel corridoio B,
giungerà alla
porta laterale. Io ho trovato Jonathan Freink, sembra ancora in grado
di
muoversi. Andrò con lui per la scala ovest... vediamo se
possiamo salvare quei
ragazzi! Oh... Dio! Non ho mai visto niente del genere! Niente! Non ha
mai
attaccato il Ministero... ma
come...come.. è potuto succedere…
Sembrava
impazzito.
Piton
l'afferrò per le spalle, scotendolo con brutalità. - Basta, Arthur! Li
salveremo! Faremo in
tempo... ora va!
Era
la prima volta che si rivolgeva al mago, chiamandolo
semplicemente per nome.
-
Va bene... va bene! – Confermò questi,
visibilmente scosso. Ma
prima che Piton potesse allontanarsi nella direzione opposta, Weasley
lo bloccò
un'ultima volta.
La
mano, snella e nervosa si contrasse sul suo avambraccio destro.
Quindi lo fissò con gravità negli occhi, ed anche
lui per la prima volta, lo
apostrofò dandogli del tu, e chiamandolo semplicemente per
nome.
-
Severus... devi farmi una promessa…
-
Che cosa...?
-
I miei ragazzi, quelli che si trovano qui...oggi,
Bill,
Ronald, Percy...
- L'ultimo nome gli
sfuggì dalle labbra come un
sospiro doloroso, ma poi l'uomo proseguì riprendendosi a
fatica. –
Loro… loro se la caveranno bene, ne sono
certo. Ma lei... è troppo fragile. Troppo delicata...- La
voce gli si ruppe, tormentata
dalla sofferenza.
-
Lei? Lei
chi? -
Insistette Piton, sempre più
nervoso ed
agitato.
-
La mia piccola fata... Virginia. Promettimi che la salverai, se
ne avrai l'opportunità e... e... se nessuno di noi dovesse
farcela, parlerai
con Silente… e vi prenderete cura di
lei?
Vero...Piton,
vero? ... Promettimelo!
Piton
lo osservò tentando di mantenere la calma.
Del
resto Arthur Weasley era, prima di tutto, un padre.
E lui, sebbene potesse solo immaginarlo,
sapeva che “un padre” prima
che si se stesso, aveva a cuore
l’incolumità dei suoi
figli…
-
Si, sì, va
bene. Te lo
prometto, Weasley. Ma vedrai,
protrai
continuare ad occuparti della tua Virginia da solo,
senza il mio aiuto,
né quello di Silente! -
Sentenziò,
staccando con un gesto nervoso la mano, che l'uomo teneva ancora
serrata sul
suo braccio.
-
Va, Arthur! Buona fortuna!
Ma
in un ultimo gesto dettato dalla disperazione,
Weasley afferrò di nuovo la sua mano stringendola con vigore
fra le dita gelide e
contratte.
-
E' una promessa, Severus... Un patto. So che lo
manterrai.
Fra uomini e maghi d'onore...ci s’intende!
Le
iridi, fredde e celesti che aveva sempre trovato scialbe... si
fissarono con determinazione nelle sue, in uno sguardo che era quasi
bruciante.
Piton
non lo avrebbe dimenticato... mai!
Ancora
adesso, riviverlo nel ricordo lo faceva scombussolare.
Lo
faceva stare male…
Gli
rigirava qualcosa dentro...
Si
staccò dal ricordo, serrando gli occhi fortemente.
Fu
risucchiato all'indietro, come catapultato dentro un immenso
imbuto. Venne quasi sollevato, scaraventato fuori e si
ritrovò seduto alla sua
scrivania con le mani arpionate ai braccioli della poltrona che
tremavano
appena, mentre sottili gocce
di sudore
stillavano dalla sua fronte cerea.
"Per
il sangue di Serpeverde... Weasley! Perché l'ho fatto!...
Ora non posso più sottrarmi alla promessa. Non posso... non posso!”
S'alzò
con furia dalla sedia, per avvicinarsi di nuovo alla
finestra sul mondo babbano.
Pioveva
ancora e le nuvole, cupe e basse, s'affollano nel cielo
plumbeo di quello scorcio d'ottobre.
Che
peso immane, quel
ricordo…
Erano
morti più di tremila
persone... quel giorno. Del resto il palazzo del Ministero poteva
contenerne
più di diecimila quanto lavorava a pieno regime.
Dei
ragazzi, un gruppo di
trecentocinquanta, se ne erano salvati solo ottanta.
Fra
quelli, della famiglia
Weasley… c'era Ronald e
c’era anche
lei... Virginia, mentre i fratelli Percy, e Bill erano deceduti
eroicamente, come
pure la fidanzata di
quest'ultimo, Fleur. Si
sarebbero dovuti
sposare solo un mese dopo…
Anche
Arthur Weasley era
morto, schiantato da una maledizione senza perdono… e a lui, Severus
Piton, non era
rimasta che una promessa strappata
all'ultimo momento, da quell' uomo disperato...
Più che scontato il fatto che Silente gli
avesse quindi affidato la
custodia della "piccola" Weasley.
Sua
madre non poteva più
occuparsene... i fratelli rimasti, troppo presi da altre pesanti
incombenze,
mentre Ronald… era lui stesso un ragazzino avventato e
ribelle...
Il
Mondo Magico era
riuscito comunque a sostenere quell’attacco feroce ed
inaspettato: grazie ad
uomini sapienti e intelligenti come Albus Silente, come Alastor Moody,
come
Remus Lupin avevano arginato il colpo ed ora…erano pronti a
rialzare la testa…
a sfoderare loro stessi un attacco all’Oscuro
Potere…
Ed
in tutto questo s’inseriva
Virginia… Un disegno pericoloso ed
ardito...
Che
doveva fare, a questo punto…?
Poteva
fidarsi di lei?
Poteva
e doveva inviarla in quella
missione estrema e pericolosa?
D’altronde
tutto il loro
Mondo si stava
spingendo su quello che poteva
definirsi… il baratro di una guerra.
Una
guerra che sarebbe stata senza esclusione di colpi, terribile,
sanguinaria,
ingiustificata. Come
tutte le guerre,
del resto.
Piton
doveva fidarsi, per
forza!
Non
aveva altra scelta….
Ma
come avrebbe messo a
tacere la sua coscienza… ed i suoi inaspettati
tormenti…?
Fine
capitolo.
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Capitolo 3 *** Incontro ufficiale a Red Roses Street ***
I
Segreti di Malfoy Manor
Racconto
a puntate di Mil@dy.
.
3. Riunione ufficiale a
Red Roses
Street.
La
paura può imprigionarci…
La
speranza liberarci!
La
grande stanza era avvolta nella penombra soffusa
creata dalla luce sobria delle candele.
Brillavano
eteree e fulgide, sospese a mezz’aria
sopra le tante sedie già disposte per l’imminente
riunione.
Piton
s’aggirava, apparentemente tranquillo fra i
tavolini tondi disseminati qua e là, controllando ora la
disposizione delle
bottiglie d’idro-mele e burrobirra, ora l’ordine
dei bicchieri di cristallo
sistemati su ogni tavolo.
Alcuni
elfi domestici lo seguivano, pigolanti e
servizievoli, ma lui li ignorava volutamente.
Si
sentiva nervoso ogni qual volta presiedeva
un incontro di tale importanza e
quegli esserini, petulanti
e premurosi,
non facevano altro che aumentare la sua ansia.
-
Signore, possiamo già disporre le pietanze per il
buffet, signore?
-
No! E’ ancora presto.
Il
mago si volse quindi dall’altra parte, attirato
da un improvviso bagliore sprigionatosi nell’ampio camino
della stanza. I suoi
passi nervosi risuonarono attorno, nella quiete irreale rotta solo dai
sommessi
bisbigli degli elfi. Un improvviso lampo verde aveva illuminato il
grande
focolare, e dopo alcuni attimi, un’imponente figura era
fuoriuscita dall’antro
fuligginoso.
Piton
si era fermato poco distante, le braccia
incrociate, il volto assorto e teso, gli occhi puntati sul nuovo
arrivato.
L’uomo,
una volta nella sala, si era sollevato,
rivelando la sua imponente statura. Era un vero orco, se
così si poteva dire…
Il
viso deturpato da decine di cicatrici, una parte
di naso mancate, un occhio piccolo scuro e brillante, semi-coperto da
una
palpebra cascante, mentre
l’altro,
tondo e sporgente con l’iride d’un colore blu
elettrico, non era schermato da
nessuna membrana oculare e osservava dritto davanti a sé, come se potesse vedere
attraverso i solidi (cosa
che in realtà accadeva…).
-
Buonasera,
Alastor. Credi sia stato abbastanza prudente servirsi
della
metropolvere?
-Tranquillo,
Severus. E’ stata collegata in gran segreto, proprio
recentemente. Non corriamo
alcun rischio. Pete McMain sta facendo un ottimo lavoro, giù
al Ministero.
Dietro
di lui alcune figure comparvero,
riempiendo pian
piano la stanza.
Fra
le tante facce, che conosceva solo di vista,
Piton riconobbe immediatamente quella
del suo “antico” nemico, Remus
Lupin, e quella simpatica ed espressiva di una strega,
alta e snella, che aveva, ancora una volta,
cambiato il colore dei suoi capelli...
Lei
si fece avanti di slancio per salutarlo, ma come
al solito si mosse in maniera goffa ed innaturale, finendo per
l’incespicare
nei suoi stessi piedi e per piombare rovinosamente fra le sue braccia.
Piton
l’afferrò al volo, dimostrando riflessi non
indifferenti, quindi la scrutò sollevando un sopracciglio
con aria sorpresa ed
ironica al tempo stesso.
-
Oh, benvenuta anche a te…Tonks, come va? Sempre al
solito, vedo. Sei riuscita ad arrivare qui, senza
combinare qualche
disastro?
Diversi
risolini s’alzarono dal folto gruppo, mentre
la strega si ricomponeva, salutando finalmente il mago, come si
conveniva.
-
Tutto a posto, Piton! Allora quando si comincia?
-
Mmhmm… Suvvia, Ninfadora, un attimo di
pazienza! – S’intromise burbero Moody,
guadagnandosi un’occhiataccia da parte
della ragazza.
-
Senti Malocchio, quante volte te lo devo
dire che non voglio sentire quel nome! Non è il mio
nome, quello!
-
Basta, basta!- Sorrise bonariamente Remus,
prendendo a braccetto Tonks, ed allontanandola dal putiferio che, come
al
solito stava scatenando.
Piton
l’osservò velocemente, salutandolo con un
lieve cenno del capo. Anche
il mago,
ricambiò sobriamente ed elegantemente. Era vero, fra loro
non era mai corso buon
sangue, fin dai tempi di Hogwarts, quando altro non erano che giovani studenti,
immaturi ed arroganti.
Ora,
a quell’astio insanabile, si era sostituita una
sana fiducia ed un formale rispetto.
Piton
avrebbe posto la sua stessa vita nelle mani di
quell’uomo all’apparenza fragile e malata.
E
sapeva che lui, Remus, avrebbe fatto altrettanto.
Di
nuovo tornò a guardarlo, mentre si allontanava
verso il tavolo imbandito a braccetto della vulcanica Tonks. Era
ulteriormente
dimagrito, ed i capelli ingrigiti precocemente,
sembravano essere aumentati notevolmente.
Eppure
la sua calma freddezza, non aveva subito
nessun cambiamento. Nessun tentennamento.
La
sua proverbiale saggezza non era stata scalfita,
nemmeno dagli ultimi incresciosi avvenimenti…
-
Severus… Severus!
La
voce cavernosa e lugubre di Malocchio,
lo strappò alle sue considerazioni.
-
Oh, perdonami, Moody. Mi stavi dicendo?
Senza
replicare, il severo ex-Auror, prese a
strattonarlo per un braccio con rudezza, conducendolo in un angolo
appartato del
salone. Mentre lo
seguiva, Piton lanciò
una rapida occhiata attorno a se,
rendendosi conto che la grande stanza,
nuova Sede dell’Ordine, si
era gradatamente riempita.
C’erano
William e Nelly Shaw,
seduti
sull’ampio divano ad angolo,
suoi vecchi
compagni di corso ad Hogwarts.
Poi Jason
McKinney e Marcus Garlein, due nuovi membri
dell’Ordine, che
lavoravano da poco anche al Ministero,
ottime pedine…
Mattew
Petterson,
Jasmine Veil… tutte
vecchie
conoscenze, fra Hogwarts e il Ministero che si erano
aggregati…
Il
mago si sentì improvvisamente orgoglioso e
soddisfatto. Stavano ricreando quell’associazione segreta,
quel “movimento”
nascosto fortemente voluto da Silente e formato, un tempo, da pochi sparuti elementi, che
però… erano divenuti un mito, per il
coraggio, la dedizione e la totale avversione nei confronti del male.
E
non c’era che dire… l’organizzazione
si
stava lentamente riprendendo, dal duro colpo infertogli da Voldemort, solo un anno
prima… Per fortuna,
non tutto il Mondo Magico era
composto da Maghi deboli
ed oscuri.
C'era
anche chi sapeva reagire alle avversità e
trovava nelle sfide, il vero vigore della vita.
Silente
era uno di quelli...
Come
gli mancava l'appoggio di quel mago
straordinario. La sua arguzia, la sua perenne saggezza e l'indiscusso
carisma.
Ma
Silente era lontano adesso, e non lo poteva
aiutare; doveva cavarsela da solo! Lui da solo, con il peso di “dirigere”
tutti quei maghi, volenterosi e desiderosi di riscattarsi su Voldemort
ed i
suoi servi oscuri.
-
Piton, accidenti!- Il tono duro del vecchio Auror,
lo strappò ancora una volta ai suoi pensieri. -
Per la barba incolta dei Troll, mi stai a sentire o sei
diventato
sordo!?
Piton,
tossicchiò per nascondere l'evidente disagio.
Non sarebbe mai stato spontaneo e naturale di fronte a quell'occhio
magico e
terribile… l’occhio di Malocchio
Moody. Sentiva la
sua mente, la sua
anima, il suo inconscio più profondo, come al cospetto di un
enorme lente
d’ingrandimento.
Malocchio
aveva deprecato parecchio la scelta di
Silente di fidarsi completamente di lui,
Severus Piton, un mago dal palese
passato Oscuro... e di dargli,
oltremodo in mano, la
riorganizzazione
dell'Ordine!
Lui
lo sapeva, ma sapeva anche che il vecchio Auror,
dopo l'iniziale opposizione, si era convinto del tutto delle sue
indiscutibili
intenzioni e della sua buona fede. Della dedizione totale e della
scelta
definitiva che aveva fatto.
Piton
tornò a fissare quell'occhio, nudo e
spaventoso, ma non tentennò questa volta.
Non
abbassò lo sguardo.
Parlò
con il suo solito tono sprezzante e severo. Le
braccia incrociate all'altezza del petto, il mantello nero e vellutato
che
ondeggiava appena sulle sue spalle rigide e squadrate.
-
Ti ascolto
Moody, ma se mi hai portato qui in disparte, immagino che tu non voglia
far
sentire ad altri, quello che hai da dirmi...
-
Già, Severus, è così!
Però… tu mi
devi ascoltare, maledizione!-
Strepitò
l'Auror con marcata ironia.
-
Certo, certo, ma abbassa il tono o sentirà anche
l'ultimo di quei pedanti elfi che Silente mi ha lasciato in
eredità!
Il
viso deturpato di Moody si rilassò visibilmente,
e la sua bocca storta s'atteggiò a quel che sembrava la
parodia di un
sorriso.
-
Ah, ah... attento a come parli, mio caro amico...
Potrei riferire “a chi di dovere”
queste tue lamentele... eh eh eh...
Piton
fece un gesto annoiato con la mano affusolata
e pallida, che spuntava dall'elegante mantello.
-
Smettiamola adesso, non ci resta molto tempo,
stanno per arrivare tutti!
-
Dov'è il ragazzino? - Chiese a bruciapelo l'Auror.
Il
mago sollevò un sopracciglio, palesemente
irritato. - A chi ti riferisci...? A Potter?
-
Certo che sì! Avrà pure vent'anni, ma resta
sempre
un moccioso, secondo me!
Piton
sorrise, ed i lineamenti del suo viso
invariabilmente duri e severi, si rilassarono, rivelando per un secondo
un uomo
del tutto diverso...
-
Se ti sentisse.. Comunque non sono d'accordo con
te, Alastor, e tu sai che non te le mando di certo
a dire...
Potter è cambiato, è
cresciuto, è
un mago eccezionale, un ragazzo già
parecchio maturo.
-
Ma sentiti... Severus! Vorrei avere una di quelle
diavolerie elettroniche del mondo babbano, e poter intrappolare le tue
parole!
In
barba a tutte le raccomandazioni che gli aveva
precedentemente fatto il compagno, il vecchio Auror si batté
pesantemente una
mano sulla gamba monca e posticcia, ridendo in modo sguaiato. Parecchi
maghi,
si voltarono verso la loro direzione, occhieggiandoli in maniera
irritata.
-
Oh, smettila, Malocchio! Fra due secondi ti
pianto in asso, e me ne frego di quel che avevi da dirmi!
La
mano ruvida e possente dell'Auror si strinse come
una morsa sul braccio rigido di Piton.
-
Va bene, Severus. A volte mi piace scherzare, ma
adesso facciamo sul serio. Allora, Potter ci sarà?
-
Naturalmente.
-
Chi gli hai affiancato nella missione, Paciock?
Piton
annui. - Certo... e ti assicuro che mi domando
ancora del perché... io l’abbia fatto! Sono
quindici giorni che non abbiamo
contatti!
Una
smorfia di disapprovazione attraversò per un
secondo il volto del vecchio,
ma passò
in fretta e lui continuò
a sottoporlo
al suo
fuoco di domande.
-
Verranno anche la Granger e il rosso?
-
Ovvio! Erano parecchio fuori zona, ma arriveranno.
Me l'hanno promesso.
-
Bene! -
Moody scosse il capo leonino, in un gesto di assenso ma
non accennò a
mollare la presa sul braccio di Piton.
-
E... e lei? Come va con ... l'agente Luna Nera…?
A che punto sei?
L’espressione
severa di Piton si contrasse in un
atteggiamento accigliato.
Non
voleva rivelare al vecchio Auror i suoi
progressi, o peggio ancora i suoi timori… sarebbe stato un
errore fatale. Ma di
fronte a quell'occhio dissacrante, non avrebbe potuto nascondere molto,
purtroppo.
-
Abbastanza bene...
-
Che vuol dire "abbastanza"?
-
Esattamente ciò che ho detto! - Tagliò corto il
mago più giovane.
I
loro sguardi decisi erano incatenati da una lotta
senza quartiere. Piton non avrebbe ceduto, ma il vecchio Auror non era
da
meno...
-
Ehi, mi sembrate proprio due che stanno per tramare
qualcosa...
La
voce calma e musicale di Lupin, s’intromise quasi
magistralmente fra di loro, come il colpo di scena di un film
mozzafiato.
Moody
e Piton volsero la loro attenzione
immediatamente sul nuovo arrivato. Erano due maghi eccezionali, e
sapevano
fingere e mascherare con estrema facilità sentimenti ed
esternazioni, completamente
contrapposti. In quel
frangente, a guardarli, sembravano due amici che avevano appena finito
di
ridere e compiacersi di qualcosa.
Ma
Lupin non era certo uno sprovveduto, e malgrado
fingesse di non aver capito granché, non gli era sfuggita la
sottile aria
"nervosa" che correva fra i due, come una subdola
corrente
negativa.
-
Oh, Remus, cominciavo a pensare che tu volessi
spassartela tutta la sera con Tonks… senza neanche
salutarmi. - Ribatté
amabilmente Piton, porgendo la mano, candida e sottile al suo compagno.
-
Non mi sarei mai permesso! – Replicò Remus con
enfasi, afferrando al volo la mano che il compagno porgeva, per stringerla con vigore.
Un
sorriso di circostanza si stampò sul viso di
Piton; avrebbe certamente replicato se il
vulcanico Moody non c’avesse, ancora una volta,
messo lo zampino in
maniera irruente.
-
Bene, ora è meglio andare verso il palco,
ragazzi…- Dichiarò
soddisfatto,
spingendo i due, con poca grazia, verso
il piccolo leggio elevato che troneggiava sul fondo della
sala. -
Ofh, per tutti i giganti dissennati, mi serve un goccio! - Bofonchiò poi
improvvisamente, fermandosi
e lasciandosi precedere dai due
maghi.
Piton,
affiancato in quell’attimo dal solo Lupin,
gli rivolse alcune parole sottovoce.
-
Tutto a posto, Remus?
-
Sì. Severus. Ti relazionerò dopo. E’
sempre
confermato il successivo incontro confidenziale ?
-
Ovviamente.
-
Bene… a
dopo! Ti lascio, con piacere, alle luci della ribalta!
Come
un soffio di vento, s’allontanò e
Piton si ritrovò da solo, davanti alla
stretta passatoia rossa che conduceva diritto al leggio.
I
membri dell’Ordine avevano preso posto,
la stanza era ormai affollata.
Soffermandosi
a salutare qualcuno, stringendo
le mani ad altri, il
mago
si diresse con calma verso
la piccola
postazione elevata, da cui avrebbe intavolato il breve discorso
introduttivo.
Aveva
tenuto migliaia di lezioni, a sparuti
studenti, a maghi
ingenui e timidi, a
ragazzi esuberanti e difficili.
Ad
uomini consumati e scaltri.
Eppure
parlare a quella strana “platea”
lo metteva invariabilmente a disagio.
Con
un sospiro ed un lieve movimento delle mani,
affievolì sapientemente le luci
e prese
posto nel piccolo palco.
Iniziò
a parlare, ed i suoi occhi, dallo sguardo
penetrante, si
posarono fuggevolmente su
due figure che erano appena entrate da una porticina sul
fondo…
Un
ragazzo, alto e snello, forse troppo… con i
capelli scuri, perennemente scompigliati.
Il lungo mantello ondeggiava attorno alla sua figura
slanciata, facendo
apparire il compagno che lo
seguiva, ancor
più robusto e tarchiato.
Impossibile
non riconoscerlo…
Anche
da così lontano, Piton
percepì la sua presenza…
l’aria
che cambiava, quando lui entrava in una stanza.
L’aura
di mistero e di oscuro che suo malgrado si
portava appresso, come se avesse stampato sulla fronte il Marchio Nero
dei Mangiamorte…
In
realtà sulla sua fronte un segno c’era…
un
ricordo tangibile e reale di quanto effettivamente fosse legato
all’Oscuro Signore.
-
Miei gentilissimi colleghi, mi
lusinga incredibilmente il totale richiamo
che ha avuto questa riunione… che ormai definire segreta
è un eufemismo…
Leggere
risate s’alzarono dalla platea.
Piton
sapeva sempre come iniziare. Aveva il dono
indiscusso di irretire gli ascoltatori.
Di catturare la loro attenzione. Sapeva metterli a proprio
agio, sapeva
parlare.
E mentre lui
snocciolava dati, illustrava particolari, aggiornava
situazioni… la sua mente
lavorava. Inquieta ed inarrestabile.
Aveva
appena notato il movimento provocato dai due
ragazzi entrati in
ritardo, che subito a
quello ne era seguito un
altro.
Altri
due ragazzi si erano catapultati,
affannati e stanchi nella sala.
Anche loro, impossibili da non riconoscere.
Lei
era molto attraente con i lunghi capelli
castani, brillanti
e dorati,
perfettamente acconciati.
Il
suo portamento era fiero ed inappuntabile; non
aveva un solo dettaglio fuori posto, dall’abito impeccabile
ai vari accessori
perfettamente abbinati.
Lui
era la
sua antitesi... e pertanto, per la strana teoria che regola
invariabilmente la
sfera dei sentimenti…
perfettamente
complementare a lei.
Sciatto
e scomposto.
Disordinato e impulsivo. Ma
anche
tenero e protettivo. Coraggioso
ed
irruente… Un elemento perfetto per l’Ordine.
Piton
lo sapeva… Lo sapeva bene.
Sapeva
anche che non era ammesso stringere… rapporti
pericolosamente affettivi fra membri dell’Associazione.
Ma
non poteva privarsi di Weasley & Granger,
non poteva farlo.
Era
incredibile, lui parlava, parlava senza sosta…
ed intanto aveva una parte della mente, tranquillamente separata dal
resto, che
analizzava con distaccata freddezza quanto accadeva
nell’ampia platea.
I
due, arrivati in ritardo,
si erano prontamente affiancati a due donne
già presenti nella sala.
Fu allora che
Piton la vide.
Non
l’aveva ancora vista quella sera, e cominciava a
provare uno strano senso di vuoto ed apprensione.
Era
la sua pedina più importare.
Il
suo progetto
migliore…
Lei
era seduta,
con il viso altero chiuso in un’espressione
indecifrabile. Gli
occhi vividi e brillanti parevano
fissarlo intensamente dalla pur ragguardevole distanza. I capelli
erano, come
sempre, sciolti e sparsi sulle sue spalle minute, ed avevano quel
bagliore
intenso e rossastro che la luce delle candele accentuava
meravigliosamente. Era
vestita in perfetto stile babbano e stava divinamente, anche se essendo
seduta, lui non
poteva vederla appieno.
La
donna al suo fianco, era corpulenta ed anziana.
Ma la sua, forse, era solo una faccia
invecchiata male. I
capelli imbiancati in più zone, erano scompigliati.
L’abbigliamento, una strana
accozzaglia di antiquati stili babbani e vestiti del mondo magico.
L’aveva
portata… dunque.
Ma
sì, forse
aveva fatto bene. Infondo anche lei, un tempo faceva parte
dell’Ordine.
Piton
proseguì nella sua disquisizione,
con la mente finalmente libera da altri
pensieri.
C’erano
tutti. I suoi uomini migliori.
Il
suo progetto migliore.
Questa
volta non avrebbero fallito, nulla sarebbe
andato storto.
Fine
capitolo.
|
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Capitolo 4 *** Ed... incontro informale a Red Roses Street ***
I
Segreti di Malfoy Manor
Racconto
a puntate di Mil@dy.
4.
Ed…
incontri informali a Red Roses Street.
Dove
si cela di solito l’inganno…?
Sempre
dove meno te lo aspetti!
La
cucina, o il locale
che con molta probabilità un
tempo l’aveva ospitata,
era uno stanzone
rettangolare abbastanza grande da contenere comodamente una decina di
persone, niente
comunque in confronto
all’ampio salone dei ricevimenti ufficiali,
quello da cui Piton aveva, in fretta e furia, traslocato.
I
muri avevano di certo
conosciuto tempi migliori, ed
il sobrio
ed antiquato tavolo in legno che vi troneggiava al centro, era completato da poche
sedie, rigorosamente
scompagnate.
Piton
aveva comunque completato
lo spartano arredamento con una piccola postazione da cui poteva
prendere la
parola osservando la platea da un punto di assoluto privilegio, arredato il muro con un
telo per proiettare
immagini e aggiunto uno scaffale,
ora
pieno di cartellette e faldoni ricolmi di fogli.
Del
resto, l'antico palazzo di
Red Roses Street, nel cuore della City Londinese, non era mai stato
rimodernato, nè aveva subito cambiamenti dal lontano 1899,
anno in cui si
mormorava fosse entrato in possesso di un non precisato mago.
Attualmente
era la nuova sede
dell'organizzazione, visto che la precedente ubicazione, (l'abitazione
dei
Black) non era
più sicura.
Albus
Silente aveva indicato
quel nuovo indirizzo e nessuno sapeva come ne fosse venuto a conoscenza, né se ne
fosse l'effettivo proprietario.
Fatto
sta' che, a distanza di
quasi un anno dal famoso attacco delle forze di Voldemort al Ministero
e di
conseguenza all'intero mondo della magia,
quel luogo si era dimostrato sicuro, inviolabile e
perfettamente
mimetizzato.
Come
al solito, Silente,
aveva azzeccato la sua mossa.
Le
poche sedie solide, ma spaiate, erano
al momento occupate da quattro maghi
adulti, oltre a Piton
stesso ovviamente. Il
severo mago, silenzioso ed
accigliato, li osservava ad uno ad uno cercando di interpretare le loro
espressioni preoccupate. Ma quei visi, cupi e pensierosi, erano
illuminati
appena dall'antico candeliere posto al centro del tavolo e pertanto “dicevano” poco, anche ad un uomo
esperto e smaliziato
come lui.
Malocchio
Moody,
era,
come sempre, attaccato avidamente alla sua personale fiaschetta di "corroborante", termine con cui adorava
chiamarla.
Nessuno
sapeva esattamente che
cosa diavolo contenesse quella boccetta d'argento, che rigirava spesso
fra le
mani del vecchio Auror.
Ma Piton ne
aveva una vaga idea... Whisky
incendiario mischiato a qualche altro intruglio, che avrebbe potuto
sciogliere
le budella di chiunque, ma non quelle del
"vecchio " Moody,
ovviamente…
Tonks
aveva
l'aria depressa e sconsolata, con la mano nervosa cercava di tenere a
bada un
ciuffo ribelle
di un intenso color fucsia,
che continuava a ricaderle sugli occhi.
Sbuffava come un mantice, e Piton era sul punto di
sbottagli qualcosa in
faccia, ma si
trattenne solo all'ultimo
istante.
Mundungus, il soggetto che meno
preferiva, aveva lo
sguardo perso nel vuoto, come di uno
che non sa bene che cosa ci sta a fare in un posto.
Si chiedeva ancora come diavolo aveva potuto
Silente, fidarsi di uno come lui.
La sua
faccia, scura con gli occhi vitrei
ed
infossati, non facevano mai presagire a
niente di buono.
Eppure
aveva fatto diversi
lavoretti, "poco puliti" per l'Ordine, e pertanto era soggetto
affidabile. Ma Piton lo scrutava comunque dall'alto in basso, come se
si
dovesse aspettare un colpo proibito, una mossa a sorpresa.
E
poi… lui.
Remus...
Remus Lupin.
L'aspetto
esteriore del pur
giovane mago, era
notevolmente
peggiorato... I suoi capelli ancor più ingrigiti all'altezza
delle tempie, ed
il suo aspetto, in
generale, faceva
intuire che non se la passava di certo
meglio dell'ultima volta che si erano incontrati. Solo
gli occhi tradivano ancora quel
portamento determinato. Quel vigore interiore, quella durezza di
spirito che
niente e nessuno avrebbero potuto scalfire.
Piton
si soffermò con insistenza
a cercare il suo sguardo e quando il mago lo ricambiò,
percepì, oltre ogni
dubbio la sua
"forza" mentale. La
vitalità che c'era ancora,
dietro quel fisico che poteva apparire stanco
e sciupato. L'eccezionalità del suo carattere,
la determinazione e la sua volontà indomabili.
Ogni volta che si
ritrovavano, sentiva aumentare la sua stima per Remus e cominciava a
chiedersi
se non si fosse
sbagliato anche su Black
e
su Potter...
-
Allora Severus, visto che la
situazione è precipitata, e dobbiamo
subito passare all’azione… ritieni
giustificato un tale rischio per il nostro agente Luna Nera?
Per
un attimo, Piton parve
perdere il filo del discorso. Era troppo immerso nei suoi pensieri e la
voce,
profonda e musicale di Lupin, l'aveva colto alla sprovvista. Con
mestiere,
riacquistò in fretta, una parvenza di sicurezza.
-
Sì, non vedo altra scelta,
Remus, inoltre Luna Nera è
perfettamente all'altezza, credimi.
-
Ne sei proprio certo, Severus?
Malocchio
s’intromise con
veemenza, senza preoccuparsi di celare la sottile vena di scetticismo
nella sua
voce. La fiaschetta
d'argento nervosamente
stretta fra le mani nodose e l'occhio inquietante fisso nei suoi.
Piton
sollevò un sopracciglio
perplesso, volgendo tutta la sua attenzione sul volto del vecchio
Auror. - Non ti
fidi del mio giudizio, Alastor?
-
Uhm... non volevo dire questo.
-
E cosa volevi dire,
allora?
Un
grugnito di risposta segnalò
che, almeno per il momento, Malocchio non aveva intenzione di spingersi
oltre.
Con
un gesto secco, si portò la
fiaschetta alle labbra attingendone un lungo sorso, mentre Piton lo
fissava imperturbabile.
-
Io dico che si deve agire. -
Sbottò Tonks, attirando su di se lo sguardo degli altri. -
Non
possiamo stare con le mani in mano, quando... voi-sapete-chi
sta
tramando contro di noi e tutto il nostro mondo, aiutato oltremodo da
quell'altro schifoso!
La
calma non era certo il suo
punto forte, pertanto, quando la situazione si faceva troppo
tranquilla, a suo
avviso, bisognava "movimentarla".
-
Io sono per il piano di Piton! -
Continuò con slancio - Anzi mi propongo come
agente infiltrato al posto di Luna Nera. Ho più esperienza
di lei, in fatto di
battaglie e cose simili, io
posso...
Piton
distolse gli occhi dal suo
viso, temendo che
la maga avesse potuto
leggervi la smorfia di terrore.
Stimava
Tonks e la riteneva un
ottimo elemento. Nonostante questo, però, sapeva anche che
era troppo sbadata,
distratta, maldestra... goffa.
E non era difficile immaginare come
sarebbe andata a finire se gli avesse affidato
quell’incarico… Malgrado la
sua buona volontà, si sarebbe tradita in men che non si dica!
Mentre
tutti tacevano, sinceramente
spiazzati dallo “show”
della maga, come al solito fu Remus a "togliere le castagne dal
fuoco".
-
Ehm… suvvia, Tonks, tu ci
servi da un'altra parte! Lascia fare quel tipo di lavoro a chi sa
farlo...
-
Beh, che vorresti dire? Che
non saprei travestirmi ed irretire quel mezzo mago da strapazzo?
-
Basta così, Nimphadora! -
Sbraitò Moody, e tutti, indistintamente
sobbalzarono sulle rispettive sedie perfino Piton. - La decisione
è stata
presa. Ora si stava semplicemente discutendo di
alcuni dettagli ma
ciò che è
stato deciso si farà, con o senza la tua approvazione.
Piton
si sentì in colpa per
quelle parole dure. Sarebbe
dovuto
intervenire prima e mediare... ma con Malocchio ogni cosa era
imprevedibile e
tutto poteva prendere una piega diversa da ciò che ci si era
aspettato.
Quando
parlò, subentrando alla
voce di Malocchio, il
suo tono era
compito ma secco ed attirò immediatamente
l’attenzione di tutti gli altri.
-
Signori, direi che
ci siamo scaldati fin troppo e non
vorrei proseguire oltre. Chi ha ancora dubbi o riserve su questa
missione,
parli adesso o approvi senza mezzi termini... Non ammetterò
critiche o
ripensamenti una volta dato il via all’azione!
-
Io sono d'accordo. Per me,
Luna Nera è okay. - Bofonchiò
Mundungus, lanciando
cupe occhiate di disapprovazione
verso Tonks.
La
maga, dal canto suo, si
chiuse in un riottoso mutismo, incrociando le braccia sul petto e
fissando
Piton con rabbia. Lui passò oltre,
posando il suo sguardo sul volto corrucciato di Moody. - E
tu,
Malocchio?
-
L'ho già detto come la penso!
- Sbraitò l'Auror contrariato - Io andrei
là… con cinquanta dei nostri e le
bacchette spianate! Ecco cosa farei. Piton sorrise per la prima volta, in quella lunga serata.
Un
sorriso amaro... ma liberatorio.
Il vecchio Auror aveva le sue convinzioni,
i suoi metodi ma alla fine avrebbe condiviso.
Un
lieve cenno del capo, dalla
capigliatura lunga e leonina, glielo
confermarono.
Ora
restava solo lui....
E
lui, Piton lo temeva...
Temeva
il suo sguardo limpido e
sincero.
La
sua disarmante logica, la sua
intelligenza perspicace ed analitica.
Temeva
Remus Lupin...
-
Remus? - Dichiarò
a mezza voce, fissando
gli occhi di quest'ultimo con una
leggera apprensione.
Il
silenzio era divenuto
pesante, fitto, come la bruma adagiata sui campi d'inverno.
Ma
alla fine, Remus parlò.
-
Non abbiamo la certezza che
Malfoy sia dietro le azioni di Voldemort... quindi potremmo anche fare
il proverbiale un buco nell'acqua e
bruciare per sempre un ottimo
agente...
Tutti
tremarono
impercettibilmente sulle loro sedie... al fatto che il nome impronunciabile
era
stato fatto con tanta leggerezza.
Tutti…
Piton escluso.
Fino
ad allora nessuno era stato
tanto esplicito... e non era stato sbattuto nella mischia il vero
"nocciolo
della questione". Solo
Remus era
riuscito nell’intento con la solita leggera e disarmante
eleganza.
Con
la solita sincerità che
spiazzava anche il più esperto dei maghi.
-
Bhe... - Ribatté perplesso
Severus, dopo un lungo momento di perfetto silenzio. - Chi pensi abbia
fatto
arrivare senza problemi tutti quei dissennatori e mangiamorte al
Ministero, un anno
fa? Solo lui,
poteva farlo!
-
Già Remus… è così, ragazzo
mio! - S'intromise nuovamente e con
irruenza, Moody,
sbattendo
l'enorme manona sul tavolo malmesso,
che
traballò pericolosamente.
- Quel dannato
mago è dietro le azioni più infime di Voldemort,
ci scommetterei l’occhio
magico che porto, per la barba di Merlino!
-
Non scommettere Malocchio, se
perdi con cosa diavolo pensi di vedere,
poi? - Sentenziò acida Tonks, che a quanto
pareva aveva ritrovato la
favella, scatenando una nuova discussione.
Solamente
Piton e Lupin erano
esclusi da quei giochi… Per i due maghi, in quella stanza,
non esisteva
nient’altro al di fuori dei loro sguardi penetranti. Non sentivano Moody, Tonks e
Mundungus che
continuavano imperterriti a punzecchiarsi, non si curavano delle parole
poco
educate che si scambiavano.
Contava
solo il giudizio, e le
considerazioni che l’uno poteva dare all'altro.
Piton
aveva atteso tutta la sera
quel verdetto... Il vero pensiero di Remus Lupin sulla
missione.
Ma
quando questi, si stava
apprestando a replicare, qualcosa attorno a loro cambiò
ancora. La situazione
mutò e Piton dovette attendere per l’ennesima
volta, e volgere
il suo sguardo altrove. La porta, scrostata e macchiata di
muffa in più
punti si era spalancata cigolando e nell'angusto ambiente si erano
introdotte altre
persone.
Piton
non ne rimase
stupito, aveva
convocato lui stesso quei
ragazzi, ma non si aspettava di vederli arrivare tanto
presto.Rilassandosi
leggermente per la prima volta in tutta la serata,
si apprestò a scrutarli, scavando nei loro
gesti e movenze, come se si trovasse a capo della commissione
d’esame dei
M.A.G.O.
Come
se fosse nella sua
aula…
Quella
di Pozioni, giù nel
sotterraneo di Serpeverde.
Suo
malgrado si trovava invece
in un vecchio palazzo nel centro di Londra… invisibile ai
Babbani, perché
dissimulato dalla magia… al capo di un Ordine
sull’orlo di una guerra.
Chiuse
gli occhi per non
continuare con quelle disquisizioni inutili, e si accinse a fissare il
primo
elemento che era entrato nella stanza.
Ovviamente, non poteva che trattarsi di lei… Volpe Dorata,
alias
Hermione Granger, la
più
brillante studentessa di Hogwarts dell’ultimo decennio.
Era
sempre stata il “capo”
spirituale ed incontrastato del gruppo.
Con
la grazia e la decisione che
la caratterizzavano, sedette
accanto a
Malocchio, lanciandogli un ampio sorriso, prontamente ricambiato dal
vecchio
Auror.
Dietro
di lei, la sua ombra
perenne... Criniera di Fuoco,
ovvero Ron Weasley.
Era
cresciuto quel ragazzo, era
diventato uno splendido atleta, oltre che un ottimo apprendista Auror.
Il
suo unico punto debole?
Le
donne, e naturalmente …Hermione.
Avrebbe
dato la vita per quella
ragazza, e la potenza psicologica di un sentimento affettivo era quanto di
peggio potesse capitare ad un Auror... come "tallone
d'Achille".
L'altro
ragazzo che seguiva
Weasley era quello che un tempo Piton adorava bersagliare come una
vittima
sacrificale...
Ma
adesso Occhio
di Tigre, alias Neville Paciock era
solo il lontano
ricordo di quello studente timido ed imbranato.
Aveva
allenato il suo corpo fino
a farlo diventare atletico e prestante. Era rimasto sempre ben piazzato, ma ora si muoveva con
passo elastico e
coordinazioni perfette. Un
ottimo
elemento, cui non aveva trovato difetti… se non che pendeva
dalle labbra di
Potter...
Per
lui, Harry era un
mito vivente. Oltre che un
amico, una persona da difendere a costo della propria vita!
…E l’estremismo era
sempre da deplorare… sempre! Soprattutto se come professione
si era scelta
quella di Auror.
Poi...
E
poi entrò lui ed al solito
l'aria mutò.
Cervo
d’argento...
Quanto
era cambiato... il
ragazzino.
Piton lo ricordava ancora,
vagamente spaesato con
quell'aria da cucciolo maltrattato a cui la vita aveva riservato il
peggio. Catapultato
in un Mondo Magico, di
cui ignorava
l'esistenza, fino al giorno prima...
Harry
era un giovane mago
adesso, forte ed aitante, nel
pieno
delle sue energie e
potenzialità e
Piton non ricordava di aver mai
incontrato un mago più dotato di lui...
Mai.
Si
ritrovò a scrutarlo di
sottecchi… ma suo malgrado,
con palese
interesse.
Ai
suoi occhi smaliziati apparve
ancor più magro e nervoso con i capelli scuri sempre
più folti e spettinati che
però, incredibilmente, lasciavano scoperta la
fronte… nel punto dove il Malvagio
aveva perpetrato l'efferata
maledizione.
Il
ragazzo s’accorse del suo
sguardo e senza indugio lo ricambiò esplicitamente.
Gli
occhi erano due riflessi di
smeraldo, vividi e
penetranti come
schegge di diamante e ricalcavano in tutto e per tutto,
quelli di sua madre….
Piton
ebbe un tuffo al
cuore, ma
con sforzo immane passo oltre
il doloroso ricordo…
Nessuna
ragazza avrebbe potuto
resistervi...
pensò con un pizzico di malizia.
Ma
lui, Harry il rubacuori…
di chi era innamorato?
Non
era riuscito ancora a
scoprirlo sebbene ne avesse, ormai,
una
pallida idea... Ma le carte si scoprivano quella sera.
E
lui, quella sera, avrebbe capito.
Dimenticando
i suoi problemi
sorrise all'indirizzo del ragazzo, facendo un lieve cenno del capo.
Era
pazzesco, eppure lui... Severus
Piton, sorrideva
all'indirizzo di
Harry Potter!
Ma
nel giro di una manciata di
mesi ne erano cambiate di cose... Come era incredibilmente cambiata la
ragazza
che in quell’attimo aveva fatto il suo ingresso nella
stanza...
Alta
e snella, con quella
naturale andatura elegante, terribilmente sexy…
Quei
capelli, una
cascata di rame dorato ad incorniciare
l'ovale perfetto del viso.
Quegli
occhi da cerbiatta,
grandi ed espressivi, celesti
e
trasparenti.
Il
nasino all'insù con una
spruzzata di efelidi birichine e le labbra corrucciate in un broncio
sensuale.
Piton distolse lo sguardo, spiazzato e contrariato per
l’ennesima girandola
di emozioni che quella ragazzina sapeva evocare in lui,
inconsciamente.
Ma
poi, senza volerlo, eppure
discretamente, ne segui i movimenti...
Lei non buttò nemmeno l’occhio dalla
sua parte; passò
oltre andando a
sedersi accanto al fratello, sorpreso ed alquanto confuso dalla sua
presenza in
quella riunione privata.
Notò
con quanto poco tatto, Ron
l’aveva fissata, spostando
poi la sua
attenzione sul viso di perplesso
di
Harry che ribadiva il medesimo
stupore.
Infine
entrò l’ultima persona,
di quell’infinita processione.
Margareth
Weasley, s’accodò
silenziosa ed impettita alla figlia, sedendosi accanto a lei in maniera
compita.
Molly…
già
proprio lei.
Non
si era più ripresa dal
giorno maledetto dell'attacco al Ministero.
Aveva
perso due figli, la futura
nuora e suo marito in quel tristissimo episodio e la sua psiche non
aveva
retto; entrava ed usciva in continuazione dal S. Mungo...
Era stata un
ottimo membro dell'Ordine ma ora non si poteva più, in
nessun maniera, contare
su di lei.
Anzi,
era un peso...
Un
peso a volte terribile per
Virginia.
Piton
lo sapeva.
L'aveva
visto nei suoi ricordi e
nei suoi pensieri, durante le pesanti ore d'insegnamento della
Legilimanzia.
Il
mago si riscosse da quelle
considerazioni, avvedendosi che tutti ormai lo fissavano apertamente,
in attesa
delle sue parole.
-
Molto bene, signori… vi ho
convocati per questa speciale e privata riunione dell’Ordine, perché
… forse un po’ in anticipo sui tempi
è giunto
il momento tanto atteso, quello
per cui abbiamo lavorato costantemente in questo ultimo
periodo…
Piton scrutò
fugacemente i cinque ragazzi, appena
entrati, come a tastare le loro immediate
impressioni.
Hermione
e Ron si lanciarono un
muto sguardo d'intesa. Neville sorrise sotto i baffi; solo Harry
sembrava
impassibile, perfettamente immobile come se quelle parole non lo
avessero
minimamente toccato.
Evitò
di osservare Ginny. Sapeva
che un suo sguardo lo avrebbe
certamente confuso.
-
Dunque vi illustrerò
brevemente alcuni dettagli…
Detto
questo s'alzò… Il mantello
scuro ed elegante ondeggiò sulle sue spalle, conferendogli
ancor di più
quell'aura misteriosa e carismatica
che
lo pervadeva costantemente.
Con
il solito piglio deciso
afferrò una lunga bacchetta d'ebano facendo comparire alle
sue spalle, sul muro
bianco e un po' scrostato, una cartina geografica molto dettagliata
dell'intero
continente Europeo.
La
sua voce, forte e decisa,
echeggiò fra le anguste pareti della cucina.
-
Partendo da "dati
di fatto", da ciò che tutti noi ben conosciamo, purtroppo...si
evince questa situazione...
Dopo
il violento attacco al
Ministero, Voldemort si è certamente
rintanato nella sua misteriosa dimora. Stremato, indebolito per il "controllo"
che ha dovuto operare sui dissennatori sta' ancora,
probabilmente, tentando di recuperare le
forze generosamente dissipate in
quella
sordida azione. E l'inazione, l'impossibilità di agire, o il
doversi sempre appoggiare
ad inetti servitori, lo irrita in maniera
abnorme... Posso assicurarvelo, posso confermarvelo, con cognizione di
causa...
Si
dovette fermare, perché un
brivido strano lo percorse… Una reminiscenza…
come un fastidio
sottile, quasi un prurito gli
solleticò il braccio, all’altezza precisa dove un
tempo il marchio nefasto era
impresso…
Nessuno
però s’avvide
di quell’improvvisa esitazione; nella stanza
non volava una mosca… perfino Moody sembrava affascinato ed
avvinto dalle sue
parole.
-
La spiegazione a tale
debolezza è che attualmente l'Oscuro non ha
ancora forma
fisica tangibile…
e questo gli impedisce di attingere appieno al suo antico e temibile Potere…
Ma lui lo desidera, lo rivuole, ad ogni costo!
Il
suo principale scopo, la
ragione per cui è rimasto così caparbiamente
attaccato alla vita è ritornare in
un corpo reale e riacquistare
la Forza
di un
tempo… l'antica Magia...
Solo così potrà
completare il suo
malefico disegno di destabilizzazione l'ordine del Mondo Magico.
Ma
a questo punto, entriamo
in gioco noi...
Nessuno
a parte pochi, ristretti
elementi dell'Ordine, è
a conoscenza di
ciò che sto per dirvi.
Siete
pertanto obbligati a
mantenere il più stretto riserbo ed il silenzio assoluto, su
tali dettagli... sapete
bene qual è la pena che spetta,
a chi
infrange il Codice…
Fece
una pausa come a calamitare
ancor più l'attenzione su di sé, quindi riprese
con rinnovato vigore, posando
entrambe le mani, sul consunto tavolo che traballò
vistosamente sotto la
decisione della sua mossa improvvisa.
-
Signori, da fonti più che
attendibili, abbiamo sempre saputo che
Voldemort, subito
dopo l'attacco
al Ministero, ha lasciato
Londra…
probabilmente la stessa Gran Bretagna, mentre adesso,
sempre
grazie a quei contatti segretissimi ed agenti che hanno pagato, a volte, con
la loro stessa
vita queste informazioni,
sappiamo
che sta
disperatamente cercando di
tornarvi...
Qui...
si considera a casa sua.
Qui
ha più amici che in
qualsiasi altro posto del Mondo Magico… Qui ha vecchi conti
da regolare…
ostacoli da eliminare, se vuole perpetrare il suo diabolico piano...
Un
riflesso incondizionato lo portò
a fissare il volto di Harry. Non avrebbe voluto farlo, ma non
riuscì a
fermarsi. Gli occhi del ragazzo erano
calmi, sereni, stranamente
inespressivi.
Ma
dietro… Piton lo sapeva,
ribolliva un mare di rabbia e di rancore.
Quel
mostro disumano, aveva
distrutto la sua vita, portandosi via,
una alla volta, le persone a lui più care.
S’accorse
dello
sguardo insistente di Moody, perpetrato con quel suo occhio inquietante
e s’
apprestò, pertanto, a continuare.
-
Ma adesso, dov'è Voldemort...
vi starete chiedendo... Bene…
abbiamo
fondate certezze che possa
attualmente
trovarsi in una, fra
due città Babbane,
ubicate nel continente Europeo... che adesso andrò ad
illustrarvi, unitamente
alle direttive assegnatevi dalla missione.
Il silenzio continuava ad
essere totale…
-
Sarete suddivisi in gruppi di
tre elementi, e posizionati
sul
"terreno di gioco" questo
è il
nome in codice della vostra destinazione, in modo che possiate
intercettare
Voldermort, confermare le nostre fonti, appurare e interpretare le sue
mosse, seguirlo,
scoprire chi sono i
suoi informatori ed i suoi servitori... Ma oltre a questo non siete
autorizzati
a fare null’altro; né
ad interferire
nelle sue sordide azioni né fermarlo né
catturarlo, nel modo più assoluto! Sono
stato chiaro?
Domande?
Come
del resto succedeva sempre
a scuola, la voce
della solita
Hermione ruppe
l'attonito silenzio.
-
Ma… Signore…
- Sì,
Granger? - Chiese
Piton, senza
sollevare lo sguardo dalle cartelline
che stava
scrupolosamente mettendo in ordine
sulla sua scrivania.
Era sicuro che la giovane sarebbe stata la
prima ad intervenire… avrebbe potuto scommetterci la sua
mano destra.
-
Perché non fermarlo, se
riusciamo a scovarlo? Non è un'incongruenza?
Qual'è il reale scopo della
missione, allora?
Piton
alzò di scatto il
volto, fissandola
con tutta la
dirompente intensità dei suoi occhi diabolici e penetranti.
-
Ovviamente Granger, proprio
come hai già intuito, il
nostro fine è
ben maggiore del fermare il solo Voldemort.
Se gli permettiamo di arrivare fino in fondo, approdare nella tana del
suo più irriducibile
servitore e Mangiamorte... perpetrare l'incantesimo che gli
farà riavere un
corpo, avremo presa
nella rete non un
solo pesce...ma l'intero Ordine Esecutivo al suo comando.
Quindi
volse lo sguardo sugli
altri, rivolgendosi non solo alla ragazza ma a tutta la sua piccola
platea.
-
Non perdete mai di vista
quello che è il fondamentale, ed unico principio del nostro
Credo... "Sradicare
per sempre la totalità e le origini più occulte
del male".
La
Granger parve non
trovare obiezioni alla logica
perfetta ed inappuntabile del suo superiore, ma si riprese in fretta,
ponendo
un'altra domanda.
-
Come mai due città? Non
è stato possibile restringere il campo ad
una sola possibilità, Signore?
-
Evidentemente, no Granger. La
cosa ti disturba?
A
quel punto a tutti parve
evidente il disappunto di Hermione, ma mentre lei, si accingeva
testardamente a
replicare, Ron la precedette.
-
Ehm... Quali sono le città,
Signore?
-
Fra un attimo lo saprai,
Weasley. L'azione, "Eclissi Totale"
sarà operativa fra
24 ore, a partire da ora, ovviamente
all'ora attuale del fuso di Greenwich.
Con
un gesto secco, il
mago fece comparire nelle sue mani alcune
cartellette rigide, contenenti parecchi
fogli ed iniziò a distribuirli, partendo
proprio dalla Granger &
Weasley.
-
Weasley, Granger, Mundungus,
il vostro terreno di gioco, sarà
la città denominata Praga.
Si
sono verificati strani
omicidi e sparizioni nei dintorni del luogo… tutti
concentrati nelle vicinanze
di un misterioso maniero... Ora,
assumerete l'identità di una coppia babbana in
un viaggio di piacere,
mentre Mundungus vi affiancherà per fornivi qualsiasi
eventuale appoggio. Vi
è stata prenotata una stanza presso un
Hotel attiguo all'ubicazione sospetta.
Maggiori
dettagli ed
informazioni sono contenuti in questo fascicolo,
che ovviamente non porterete mai fuori dalla
sede dell'Ordine. Chiaro?
I
tre annuirono,
allungando le mani per afferrare il plico, che Piton porgeva. Il mago
non diede
modo a nessun altro di replicare, che aveva già ripreso a
parlare.
-
Tonks, Paciock, Potter… voi
opererete dalla capitale francese, Parigi. Sempre da fonti
segretissime ipotizziamo che
vi sia ubicata la “base” da cui Voldemort
tenterà di lasciare il continente per
raggiungere la Gran Bretagna.
La
vostra copertura babbana,
sarà un mega-hotel della capitale,
dove
svolgerete mansioni di personale addetto alla reception e camerieri.
Tutto
chiaro?
-
Signorsì! – Dichiarò con aria
marziale, Paciock, afferrando prontamente le cartellette lasciate per
loro sul
tavolo.
-
Bene. – Asserì infine, Piton.
- Naturalmente io,
Lupin e Moody non
lasceremo le nostre solite mansioni, darebbe troppo
nell’occhio. Pertanto
seguiremo attentamente le vostre missioni e/o progressi dalla base,
come meglio
specificato nelle istruzioni che vi ho consegnato.
Di
nuovo tornò a scrutarli tutti. Sembravano apparentemente calmi e tranquilli i
ragazzi… Chi già piegato sui
fogli delle istruzioni, come
la Granger; chi
intento a scambiare
qualche parola come Potter e Paciock.
Piton
evitò ancora una volta di
guardare dalla parte di Virginia.
Sapeva
di dover lanciare la
bomba, adesso.
Di
dare la notizia che a molti,
in particolare a qualcuno, non
sarebbe
piaciuta…
-
Ovviamente, come avrete
intuito, manca un
tassello fondamentale
a questa missione…
Hermione
alzò gli occhi dai fogli, fissandolo insistentemente.
Piton lasciò che quel caldo sguardo nocciola,
intenso ed intelligente,
si
fondesse con il suo e comprese all'istante che la ragazza aveva già
intuito ciò che stava per dire.
-
Infiltreremo un agente… nella casa del maggior indiziato
come
aiutante dell’Oscuro… Un
mago
che ricopre cariche importanti, persino nello stesso
Ministero. Possiede amicizie altolocate, agganci influenti... e scuse,
sempre
maledettamente pronte, alibi ineccepibili… che ne fanno un
personaggio intoccabile....
Grazie
al suo malvagio acume non
siamo mai riusciti a correlarlo all'Oscuro, ma si sa… lui
è più marcio e
colpevole del suo stesso Signore... Questa volta, però, lo coglieremo con le mani
nel sacco... e
finalmente lo smaschereremo!
L’aria
vibrava di una strano pathos,
in quel momento. Tutti erano tesi, fissi sul volto di Piton.
-
Cielo, infiltrarsi nella residenza
dei Malfoy! Che azione audace!-
Esclamò Hermione, incapace di frenare il suo
stupore... e la sua lingua…
Piton
la fissò contrariato ed
alzò una mano come ad imporle il silenzio.
-
Proprio così, signorina
Granger. Come al
solito, precede tutti…
Allora, dicevo, l’agente Luna Nera,
s’infiltrerà nell’inaccessibile
Malfoy Manor, e ci fornirà preziose informazioni
dall’interno, da
cuore stesso di ciò che noi riteniamo la sede
primaria di Voldemort.
L’Oscuro
sta certamente tentando
di tornare lì, dal suo fedele Mangiamorte; abbiamo fondate
certezze che lì…
e solo lì, vorrà
e potrà perpetrare il suo macabro
incantesimo per rientrare in possesso di un corpo reale.
Solo
che in quell'occasione...
noi saremo pronti per ostacolarlo e catturarlo! Lui e tutti i suoi
maledetti tirapiedi…
Espressioni
di smarrimento si
dipinsero sul volto dei
ragazzi.
Nessuno,
ovviamente, lo
sospettava.
La
missione di Luna Nera
era stata tenuta talmente segreta ed il suo stesso addestramento celato
così
accuratamente, da non dar adito alla benché minima ombra del
sospetto, neppure
in un agente perspicace e brillante come la Granger… il che era tutto
dire…
Solo
lui, Silente, e gli
altri quattro maghi sapevano…
Ed
ora i ragazzi, portati
all’improvviso a quella scoperta, tentavano ancora di capire
l’enormità di
quell’azione.
L’audacia
di quella sfida mai
tentata prima.
La
domanda si pose all’istante
alla mente di tutti ma uno solo bruciò sul tempo i colleghi, dimostrando finanche di superare
l’inarrivabile
Granger, ed il suo
straordinario
tempismo.
-
Ma… chi
è
l’agente Luna Nera, signore?
- Chiese Potter.
La
voce, sfiorata
appena da un accento di
irrequietezza si librò nel silenzio della stanza e
risuonò come il colpo di una
pistola sparato all’improvviso.
Piton lo
fissò con tutta l’intensità del suo
sguardo di ghiaccio.
Erano
al dunque.
Al
momento topico.
-
Sono io… l’agente Luna
Nera… - Esclamò inaspettatamente
Virginia… attirandosi addosso lo sguardo
allibito di tutti gli altri ragazzi.
Dunque
aveva scelto lei stessa…
di far sapere la sua identità,
di
scoprire le carte. Di mettersi in gioco… definitivamente.
L’espressione
del viso di Harry
divenne di pietra. In quegli occhi espressivi
Piton vide accendersi una luce selvaggia.
Una
paura inarrestabile. La
paura di chi amava oltre ogni immaginazione.
Il
ragazzo scattò in piedi, come
una molla carica.
-
No, è inammissibile! Non
permetterò mai una cosa del genere!
Ron
Weasley, sebbene ancora
frastornato e perplesso lo imitò a ruota, sbattendo il pugno
fermo e deciso sul
tavolo traballante.
-
Che significa questa
storia!? Perché
non sono stato informato
prima. Io sono suo fratello maggiore!
Piton
distolse gli occhi,
alzandoli al cielo. Non
doveva andare
così… Non
dovevano arrivare a questo!
-
Ragazzi, ragazzi per favore! –
Sbraitò Malocchio ma nessuno si curò di lui. In
sottofondo Tonks e Mundungus
avevano ripreso a litigare mentre Remus tentava di calmarli ma nella
piccola
stanza regnava ormai il caos più totale.
Solo
Ginny rimaneva immobile,
impassibile, con le braccia incrociate all’altezza del petto
come disgustata da
quello spettacolo. Piton la osservò un secondo solo e poi
s’avvicinò al tavolo,
affrontando direttamente il suo avversario più coriaceo.
Potter…
-
Basta così! Potter,
Weasley non siete a
capo dell’Ordine, e non
siete pertanto autorizzati ad inibire
operazioni già disposte. Se continuerete con
quest’atteggiamento intransigente,
sarò costretto a punirvi per
insubordinazione, estromettendovi dall’azione!
Il
silenzio tornò magicamente…
ma mentre Harry e Ron si apprestavano a
replicare, la
voce della ragazza
sorprese di nuovo tutti, librandosi nella stanza con la sua calma
freddezza.
Si
era alzata dal suo posto ed
ancora una volta Piton dovette accorgersi con un brivido… di
quanto fosse
bella, decisa e sicura.
-
Ron! Harry! Smettetela! Sono
cresciuta, ormai e faccio parte
dell’Ordine, come agente effettivo, da più di sei
mesi. E’ vero, non ve l’ho
detto… ma sono perfettamente
consapevole
delle mie scelte sebbene
vi ostiniate a
trattarmi ancora come una ragazzina!
Sono
stata addestrata e prenderò parte a quest’azione,
con o senza la
vostra approvazione, chiaro? Non
tornerò più sull’argomento…
e adesso me
ne vado da questa stanza, chissà
perché… ma qui dentro mi sento mancare
l’aria!
Un
silenzio irreale si propagò
nel piccolo ambiente. Irreale
come la
quiete dopo un’inaspettata esplosione. Con un gesto secco
Ginny si piegò verso
la sedia dove era seduta sua madre, per aiutarla ad alzarsi, ma
toccò a lei
questa volta sbarrare gli occhi e aprire la bocca in
un’espressione confusa.
Molly
Weasley non era più al suo
posto e chissà dove poteva essere finita… fra
tutto quel trambusto!
Nessuno
se ne era accorto, nessuno
si era più curato di lei.
Con
un’esclamazione sgomenta si
voltò, cercando
in quell’occasione, lo
sguardo di Piton.
Il
mago però era impegnato a
guardare altrove …oltre le spalle di Potter.
Harry,
ancora sconvolto ed irato
per ciò che aveva appena scoperto,
si
sentì abbrancare con
slancio da qualcuno
che era giunto, inopinatamente alle sue spalle.
Sotto
gli occhi incuriositi e
forse anche divertiti di tutti, si
ritrovò imprigionato nell’abbraccio, come sempre
soffocante e morboso, di
Molly Weasley.
-
Oh, Harry, caro, ma
sembri più stanco del solito!
Adesso la zia Molly ti prepara un bel tè
caldo, che ne dici, Harry… caro!
-
Oh.. beh… Va bene… sì va bene
signora Weasley… - Rispose educatamente Harry, tentando di
sottrarsi alle
braccia corpulente e grassocce della donna.
Ma
questa non pareva rinunciare
ed anzi aveva preso con insistenza ad accarezzare il viso del giovane
in un
chiaro gesto materno. Piton
osservava la
scena fra il divertito e l’irato non sapendo bene come
intervenire.
“Pure
questo ci mancava… a
complicare una riunione di per sé
difficile…” Pensò
portandosi una mano sulla fronte, in un chiaro
gesto
sconsolato.
Fortunatamente
Ginny,
assistita con
prontezza da Hermione,
riuscì a far desistere la signora
Weasley dai suoi strampalati propositi e Piton afferrò
l’occasione al volo per
chiudere definitivamente quel tormentato incontro.
-
Basta, dichiaro chiusa la
seduta! Signori, vi
esorterei a
raggiungere le stanze che vi sono state
assegnate… Ovviamente… -
Esclamò guardando in maniera più che
esplicita Weasley e
la Granger. -
Pregherei tutti voi di non girare di notte per le varie
camere… sono stato
chiaro?
I
ragazzi uscirono in silenzio,
salutando compitamente ma Piton richiamò un’ultima
volta uno solo di loro… in
maniera palesemente severa.
-
Potter!
-
Signore?
-
Non desidero mai più ritornare
sull’argomento “Missione
Luna Nera”…
Mi auguro che ciò sia una
questione chiusa, anche
per te…
Gli
occhi, intensamente verdi
brillarono di una luce sibillina. - Certamente, signore. Ha la mia
parola,
signore.
-
Molto bene, buonanotte allora.
Il
ragazzo fece un lieve cenno
del capo e sparì.
Ma
Piton lo sapeva. Lo aveva
compreso inconfutabilmente.
Per
molto tempo ancora i pensieri
e le notti del ragazzo sarebbero state turbate dall’idea di
Ginny infiltrata
nel sontuoso palazzo di quel maledetto mangiamorte, suo acerrimo nemico.
Ma
questa era la guerra.
Questa
era la legge spietata
della guerra, e per
chiunque avesse
avuto la sfortuna di provare un sentimento romantico nei confronti di
un suo
“collega” le
situazioni di pericolo, e
la forzata lontananza erano forse, le torture peggiori.
E
Potter era innamorato di
quella ragazza… Innamorato
di Ginny…
ormai non aveva
più dubbi.
Si
accasciò sulla
sedia, massaggiandosi
gli occhi stanchi,
mentre Malocchio, Remus
e gli altri lo
salutavano, lasciandolo
solo nella stanza.
Solo, con tutti i suoi maledetti
pensieri.
Fine
Capitolo
|
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Capitolo 5 *** Notti insonni & Giorni difficili. ***
I
Segreti di Malfoy Manor
Racconto
a puntate di Mil@dy.
5.
Notti insonni & giorni
difficili.
Oh……
essere
giovani…
E
sentire
il morso pungente dell’amore...
I
due
ragazzi erano languidamente distesi sul piccolo giaciglio che
assomigliava,
ormai, assai poco
ad un letto. Sembrava
piuttosto un campo di battaglia dove fosse stata appena conclusa
un'estenuante
lotta corpo a corpo...
Le
coperte
giacevano disordinatamente da un lato ed il cuscino era volato infondo
a letto,
incastrato nei complicati arabeschi disegnati dall'elegante pediera in
ferro
battuto.
Ma,
del
resto, era un letto
singolo quello e non
ci si doveva certo stare in due… Cosa che comunque
assai a poco importava ai
due in questione… Nella
piccola
stanza risuonavano solamente i loro respiri affannati ed il rumore
sommesso dei
lievi baci che il ragazzo poneva con infinita dolcezza sulle gote
arrossate di
lei.
-
Oh.. Ron,
non dovevi venire qui, stasera! Pensa che cosa succederebbe, se Piton
ci
sorprendesse!
Il
rosso
tralasciò a malincuore di baciare il collo slanciato e
morbido e la fissò
inarcando un sopracciglio.
-
Beh, se
ci vedesse così, credo proprio gli verrebbe una sincope!
La
ragazza ridacchiò,
sfiorando ancora una
volta le labbra calde e sensuali del suo amante. -Dai, non sto
scherzando!
-
E io
neppure! Il vecchio pipistrello ci rimarrebbe secco, te lo dico io!
Beh, a
pensarci bene non è che piangerei per lui!
Hermione
si
sollevò su un gomito, assestandosi con l'altra mano i lunghi
capelli,
arricciati e ribelli.
-
Oh, non
ti sopporto quando parli così! Piton è davvero
cambiato e non è più l'uomo
lugubre e disgustoso che abbiamo conosciuto ad Hogwarts.
-
Uhmm...
Il lupo perde il pelo, ma non il vizio, mia cara!
Anche
attraverso il buio che li circondava, a Ron parve di vedere la faccia
stupita e
lo sguardo corrucciato di Hermione.
-
Ma da
quando in qua, conosci
così bene i
"detti" Babbani, Ron?
-
Da
sempre... Non ricordi quanto mio padre amasse le stranezze e le
particolarità
del mondo Babbano? - Sussurrò lui, con una nota di rimpianto
nella voce. - E poi
in fin dei conti io sono innamorato da
una ragazza che proviene da quel mondo... e so molto di più
di quanto tu possa
immaginare.
Hermione
gli
s’accucciò di nuovo accanto, lasciandosi coccolare
dal suo abbraccio caldo. -
Quanto innamorato? - Chiese con un fil di voce.
-
Da
morire... - Ancora
si cercarono con le
labbra, mai sazi di baci e carezze.
Ma
fu la ragazza, come sempre, ad
interrompere per prima l’intimo contatto.
-
Oh...
Basta Ron... fuori di qui! E' tardissimo e domani
dovremo mettere a punto le ultime cose e
sistemarci per il viaggio. So bene
quanto poco ti piaccia viaggiare con gli aerei babbani!
Ron
scattò
a sedere sul letto, cercando fra le coperte i suoi indumenti intimi.
-
Santo
cielo Hermione, prima sei la ragazza più dolce del mondo, poi mi sbatti in faccia
quello che ci
attende. Mi viene già l'agitazione al
pensiero!
Hermione
scese dall'altra parte, afferrando distrattamente la giacca di seta del
suo
pigiama, non accorgendosi assolutamente dello sguardo
d’ardente desiderio che
gli aveva rivolto il suo compagno nell’osservarle il
fondoschiena.
-
Che cosa
esattamente ti agita, Ron... la nostra missione o...
Fece
il
giro del letto, fermandosi dinanzi al ragazzo che si sta assestando
pigramente sul
letto, rigirandosi fra
le mani la
canotta candida da indossare.
-
Mi
capisci al volo, eh? - La rimbeccò Ron.
-
Senti, se pensi a
Ginny… è cresciuta! Sì, c-r-e-s-c-i-u-t-a,
proprio come ci ha urlato
in faccia stasera, giù in cucina! –
Sbottò all’improvviso Hermione.
Ron la fissò con durezza e i suoi occhi
scintillarono di rabbia pura; anche
nell'oscurità della stanza la giovane se ne avvide.
-
Sì,
questo lo so...lo so bene, Hermy! Ma pensarla nel maniero di quel porco…
magari
sottomessa alle sue schifose
attenzioni... Io...io...
divento matto!
Con
un
gesto secco della mano, Hermione
gli
impose il silenzio.
-
Smettila
Ron! E’ una guerra quella che ci accingiamo a combattere, ed
ognuno deve fare
la sua parte! Ginny sa badare benissimo a se stessa. E' scaltra,
intelligente, sveglia ed io credo che abbia
più buon senso di te e
me messi assieme!
Il
lieve
bagliore candido, dell'ironico sorriso di Ron, la spiazzò
completamente.
Hermione si aspettava da lui tutt'altra reazione.
-
No,
questo non è possibile, mia cara! Non esiste al mondo,
Magico o Babbano,
una ragazza più ligia alle regole,
di te!
-
Ron
Weasley, smettila! – Strepitò falsamente indignata
Hermione, puntando sul suo
petto l’indice della mano, sottile e curata. -
Credi che quel che abbiamo appena fatto, proprio su questo
letto
stasera, con il costante pericolo di essere sorpresi, sia una
dimostrazione di
buon senso?
-
No! -
Esclamo candidamente il ragazzo,
afferrandola di scatto
per la
vita e trascinandola sopra di lui, sul
letto. - Infatti...mi chiedo ancora perché lo hai fatto...-
Sussurrò fra le sue
labbra morbide.
Lei
gli
tuffò le mani nei capelli folti, premendo
tutta se stessa contro il suo
petto e rispondendo con un mormorio sulle
sue labbra esigenti. -
L'ho fatto,
perché penso che sia l'unica cosa sensata da fare... -
Ron
le
passò le mani, impazienti e nervose,
sulla schiena liscia e perfetta, cercando con insistenza
di sfilargli la
giacca del pigiama che lei aveva, inopportunamente,
indossato.
-
No, dai
Ron... sennò ricominciamo! - Bofonchiò Hermione
fra un bacio e l'altro.
-
E perché…
ti dispiacerebbe tanto? - Rilanciò lui, con la voce resa
roca dall'emozione che
si era già prepotentemente impossessata di lui.
-
No...ma è
tardi... Ho lasciato Ginny in camera da sola. Povera magari aveva
bisogno di
parlare... un poco.
Non
riuscì
a finire la frase, perché Ron l’aveva finalmente
liberata dall’indumento di
seta ed aveva preso
a baciarle l'incavo
caldo e vellutato del collo, scendendo lentamente ma inesorabilmente
verso il
seno, piccolo e
sodo. Continuando ad
ogni modo a baciarla con un movimento secco e preciso la fece ruotare
posizionandola sotto
di se. Hermione
chiuse gli occhi, concentrandosi sul
piacere esplosivo che solo quelle labbra sapevano donarle. E
sentì a malapena
le poche parole che Ron aveva biascicato con chiaro tono ironico. - Ma
come
?... Hai appena
detto che Ginny è
grande, sa badare a se stessa... lasciala nel suo letto a dormire, noi abbiamo altro da fare...
La
ragazza non
trovò nulla da replicare in
quell’occasione…
Tutto
il
resto poteva aspettare.
La
missione...
Piton...
Persino
Ginny...
*****
Lei
era
immobile al centro del grande letto, con
le gambe raccolte al petto e le mani che cingevano le ginocchia sottili
in una
posa dolce e melliflua
al tempo stesso. Aveva
il viso piegato di lato ed i capelli, lunghi e ribelli che disegnavano
strani
contorni rossicci alla sua figura, in
contrasto con la vivida luce lunare che filtrava dalla finestra
spalancata.
Capricciose
e impalpabili nuvole passavano velocemente su quell'unica fonte
luminosa,
creando una strana intermittenza di chiarore ed oscurità...
di luci e di
ombre...
Luci
ed
ombre...
come le sensazioni che si rincorrevano
nell’animo del ragazzo… appena materializzatosi
nella stanza.
Sapeva
di non doverlo fare.
Sapeva
di sfidare ben più che il destino, nel
recarsi lì... Ma non poteva, al tempo stesso, sottrarsi a
quel destino…
Non
poteva controllare
quell'istinto primordiale e dominante che gli pulsava nella mente, dal
momento
che l'aveva vista alla riunione.
E
dall'attimo che aveva scoperto che cosa...lei era diventata.
Guardò
ancora una volta verso la sagoma immobile e scura della ragazza, e sentì
improvvisamente la gola secca e la
pressione a mille.
Nel
constatare l'atteggiamento calmo e sereno di lei,
comprese che non gli aveva fatto "una
sorpresa". Che lei,
di gran lunga
più fredda e perspicace, sapeva da tempo
ciò che lui aveva in mente di
fare, quella stessa
sera.
-
Harry...
perché sei qui? Lo sai che non dovresti smaterializzarti
entro queste mura.
Piton potrebbe rintracciarti più facilmente. -
Sussurrò con un fil di voce,
apparentemente per nulla turbata dall'incombente pericolo che entrambe
correvano in quel momento.
-
Ginny,
non potevo restare in quella stanza... a pensare a te! A pensare a quel
che ho
appena scoperto di...te.
Spezzando
ogni indugio si accostò al letto, sedendo sul bordo con fare
lento e
studiato... quasi temesse di rovinare od infrangere un sottile
incantesimo. La
ragazza non si mosse di un millimetro, non
sollevò nemmeno la testa, parlò semplicemente con
l'identico tono, calmo e
gentile di poco prima.
-
Perché ti
turba tanto...Harry? Cosa c'è che non va?
Il
giovane
la fissò, sforzandosi di mantenere una parvenza di calma. - Come …cosa
non va? La
tua missione, non va! Il
fatto che tu sia un agente effettivo
da oltre sei mesi ed io lo abbia saputo solo adesso, ed in quella
maniera…orribile!
Ginny
si
mosse, finalmente. Allungò
le gambe,
lisce e perfette stendendole sul lenzuolo candido in modo lento e
sensuale.
Ma
tutti i
gesti che faceva, apparivano ad Harry come
intrisi di erotismo
puro... Ginny era
troppo bella, troppo
irresistibile dietro quella sua apparente e disarmante purezza ed
ingenuità.
-
Ascolta Harry, io…-
Iniziò titubante.
Ma
non
riuscì a terminare la frase perché il ragazzo
l’afferrò, strattonandola per un
braccio con la rudezza dettata dal desiderio impellente,
dall’urgenza di
sentire quelle labbra sensuali sulle sue…
Con
foga se
ne impossessò, attirandola con l’altra mano verso
il suo petto. Il
profumo intenso ed inconfondibile dei suoi
capelli lo raggiunse, trasmettendogli un brivido delizioso. E la dolce
arrendevolezza di lei, lo
indusse a
spingersi oltre.
Lentamente,
molto lentamente la fece adagiare sui cuscini soffici,
schiacciandola con delicatezza contro la
morbida consistenza del materasso.
-
Ginny, ti
ho mai detto quanto ti amo? – Sussurrò fra le sue
labbra ardenti di desiderio.
-
Non me lo
ricordo… dimmelo ancora… - Replicò la
ragazza
con voce sognante, infilando la mano nei suoi capelli
folti e spettinati
in maniera possessiva ed esigente.
-
Ti amo,
Ginny…- Sussurrò allora lui,
con la
voce rotta dall’emozione mentre slacciava
lentamente, ma inesorabilmente, i
bottoni dorati della castigata camicia da notte.
Ginny
chiuse gli occhi abbandonandosi alle sensazioni che le mani leggere e
delicate
di Harry sapevano donarle.
Ma lei era cambiata…
Era
vero, Harry era
ancora il suo amore.
Probabilmente
l’amore della vita, il
primo…
quello di cui non
si sarebbe mai
dimenticata…
Ma
lei era
cambiata…
La
guerra
latente, il modo
orribile in cui aveva
perso suo padre… due dei suoi fratelli… Il modo in cui la sua famiglia era
stata distrutta per sempre, come
la sua vita del resto…
Tutto aveva
contribuito ad indurirle il cuore. A farla, in un certo senso, limitare
nel
donarsi e nel donare amore… Malgrado questo… a
tutti doveva, comunque, apparire
normale, la solita
Ginny Weasley… ingenua
ed innocente. Spontanea
e semplice. Era
come portare una maledetta “maschera”
ogni santo giorno della
propria esistenza.
Ma
lei era
cambiata…
Un
tempo,
solo pochi anni prima, sarebbe rimasta senza parole, sarebbe rimasta
muta e
stupida, soverchiata e sottomessa di fronte al desiderio pressante che
percepiva in Harry. Ed invece, in quel frangente, seppur pervasa dal
piacere
che il ragazzo le stava procurando,
baciandole con studiata lentezza il collo morbido per
scendere poi sui
seni turgidi e sodi, lei
riuscì a formulare
le parole che aveva in mente…
-
Allora se
mi ami… devi lasciarmi andare, Harry…
Lui
si alzò
di scatto, fissandola con quello sguardo espressivo e meraviglioso. Due
schegge
di smeraldo che la scrutavano
stupito ed
addolorato. -
E’ proprio perché ti amo,
Ginny, che non voglio! N-o-n v-o-g-l-i-o
che
accetti quella missione!
Sebbene
schiacciata sotto il suo peso, Ginny tentò di sollevarsi sui
gomiti ma lui
glielo impedì. Più
infuriata che mai,
lei passò al contrattacco.- Piantala di gridare Harry, o sveglieremo persino
i tizi rimbambiti
dentro i ritratti giù da
basso!
-
Ho
effettuato un incantesimo di inibizione dei suoni. Urla pure mia cara,
non ci
sentirà neppure Piton!
I
due
ragazzi si guardarono in cagnesco per qualche attimo.
Harry era sul punto di cedere e
rabbonirsi mentre sul volto di Ginny aleggiava ancora un piglio
ribelle.
-
Non puoi
comandarmi a tuo piacimento, Harry!
Non
sono un tuo oggetto personale! Sono una persona anch’io!
-
Questo lo
so bene, Ginny! Ma sei la mia donna… e
io non sopporto l’idea di saperti
nella casa di quel mostro abominevole di Lucius Malfoy,
il male fatto persona…
Ginny
chiuse gli occhi, come a
chiamare a se tutta la sua pazienza e replicò con un tono
più accomodante.
-
Ho capito, ho capito! Pensi
che anch’io
sia felice ogni volta che
sparisci per una missione segreta, senza sapere se e quanto tornerai da
me?
Harry
alzò
una mano ad accarezzarle delicatamente il viso. – Ma questa
è una cosa
diversa, amore…
Io… io…
-
No, è
diversa solo nella tua mente! Oh…
Harry… -
Sospirò abbandonandosi infine alla
dolcezza. - Non devi temere, io non sono una
sprovveduta. Niente ci ha
diviso prima, niente potrà dividerci adesso che ci
amiamo… Tu farai sempre
parte della mia vita...
Con
un
piccolo movimento del viso, riuscì a posare un bacio lieve
sulle labbra del
ragazzo. Dapprima
lui parve scontroso e
restio a ricambiarlo, ma poi… non gli fu possibile opporsi
alla sublime
tentazione rappresentata dalla giovane donna fra le sue braccia.
Non
se ne
era ancora accorto… ma Ginny stava lentamente slacciando la
sua camicia e con
la punta delicata e sottile delle dita aveva
preso a disegnare cerchi concentrici sul suo petto… scendendo inesorabilmente verso il
ventre piatto e
muscoloso. Con un gemito basso e disperato, Harry la spinse di nuovo
giù
schiacciandola con foga sul letto mentre con le mani, tremanti per
l’impazienza,
cercava il sottile bordo di pizzo delle sue mutandine.
-Oh…
Ginny
tu mi farai morire…
Ginny
sorrise sorniona sulle sue labbra, badando bene a non interrompere quel
contatto vitale e dolcissimo... Lo
voleva
disperatamente anche lei, adesso.
Ma
lo
stesso … era cambiata.
Lei
era cambiata…
***
La
piccola
cucina di Red Roses Street era stranamente silenziosa quella mattina,
sebbene
il vetusto tavolo fosse occupato in ogni ordine di posti.
Hermione,
ostinatamente china
sulla quotidiana
copia della "gazzetta del Profeta",
non pareva intenzionata a dar retta a nessuno.
Sembrava
stanca e contrariata.
Ron
l'affiancava, pensieroso e distratto, sorseggiando una grossa tazza di
caffè
caldo e fumante. Aveva il viso segnato dalla stanchezza e scure
occhiaie a
sottolineargli i magnifici
occhi blu.
Ginny
li
scrutò entrambe di sottecchi, deducendone da quei pochi
dettagli che i due non
avevano dormito molto quella notte...
Beh,
del
resto anche lei... si era comportata alla stessa maniera, ma aveva un vantaggio
rispetto a loro. Il suo
viso, pallido e delicato sembrava fresco come una rosa. Come se avesse
dormito
perfettamente per otto ore filate. Era
un'altra insolita dote che aveva scoperto di possedere.
Poteva passare pure tutta la notte in bianco
ma sul suo volto non se ne vedeva segno... E non aveva bisogno della
magia per
ottenere quell'effetto! Sorridendo sorniona a quel pensiero,
spostò la sua
attenzione altrove, e gli occhi le caddero
sulla figura di Neville.
I
capelli
folti e scuri del
ragazzo erano
pettinati alla perfezione ed il suo sguardo attento, posato sul plico
delle
istruzioni consegnato la sera precedente da Piton. Il giovane percepì
all'istante l'occhiata di Ginny ed
alzò il viso dai fogli,
incontrando i
suoi occhi. Ginny
arrossì, sfuggendo al
suo sguardo...e d'improvviso si sentì colpevole, sebbene avesse
guardato Neville con la stessa espressione
con cui avrebbe guardato un amico o suo
fratello. Era
ovviamente a conoscenza
dei sentimenti di Neville… e malgrado lo avesse dissuaso
parecchie volte, il
ragazzo continuava con grazia e delicatezza a corteggiarla come un romantico d'altri tempi.
-
Tutto
bene, Ginny? - Sussurrò prontamente, allungando una mano
verso quella di lei.
Ginny
fece
un lieve cenno del capo, sorridendo e lasciò che Neville
gliela stringesse, fra
le sue dita, calde e delicate. Neville
le ispirava un'infinita tenerezza. Un
sentimento dolcissimo che le spezzava il cuore, portandola sempre alla
soglia
delle lacrime...
-
Sai, sono
felice che tu faccia parte della squadra, ormai...
- Bisbigliò il giovane con gli occhi
che brillavano di puro piacere.
-
Io invece
per niente! Anzi se devo dirla tutta, sono incazzato nero! -
Dichiarò Ron,
intromettendosi nel discorso, con il solito tatto d'elefante.
-
Ron, piantala!
- Sibilò Hermione, sorprendendo un po' tutti,
in quanto totalmente
impegnata nella lettura, fino ad un attimo prima.
-
Ehi,
dico, ma non stavi leggendo? - Sbottò il giovane, perplesso.
-
Certo, ma
le orecchie per sentire le ho ancora!
-
Cielo, mi
sembri quella Strega rintronata che possedeva la sfiga di sentire ogni
piccolo
suono e rumore, anche quello che avveniva a parecchi chilometri da casa
sua!
La
brunetta
posò il giornale su tavolo nervosamente, guardandolo in
cagnesco.
-
Ronald
Weasley… se con questo
intendi dire
che io…
-
Beh, che
succede qui? Litighiamo di prima mattina? -
Allegra e distratta, con il suo solito passo pesante, Tonks entrò
nella stanza facendoli sobbalzare.
Hermione,
con tatto e destrezza, raccolse le sue carte dal tavolo, riponendole
con
attenzione dentro un'elegante borsa di cuoio.
Non
altrettanto veloce fu Neville e... Tonks, come al solito maldestra,
nella foga
di raggiungere Ginny, inciampò sulla gamba di una sedia
piombando addosso a
Mundungus che se ne stava in disparte a bere il suo thè. La tazza
volò dalla mano del mago e cadde
come una bomba sulla tavola, macchiando la camicetta di
Ginny, il
pantalone di Neville... e tutte le istruzioni di Piton che il ragazzo aveva lasciato
inavvertitamente alla portata
della sua goffaggine...
-
Oh...
beh, ecco, scusate...Io, non mi sono accorta! Scusate.
Prese
a
biascicare, mentre
Mundungus
s'allontanava sibilando parole indicibili e Neville scattava in piedi
con la
bacchetta fra le mani con l'intento di sistemare tutto.
Nella cucina piombò il caos più
totale. Ron e
Hermione litigavano per i fatti loro, Neville era impicciato da Tonks e
non
riusciva ad effettuare l'incantesimo di reparo.
Ginny
s'alzò, immagonita e triste,
con la chiara intenzione di filarsela da quel casino, ma una mano salda
si
strinse sul suo braccio impedendole la fuga.
-
Dove vai?
Volevo parlarti...
Confusa
ed
irritata si ritrovò a scrutare gli occhi di giada di Harry,
fermamente fissati
nei suoi.
-
Harry!
Io...bhe, devo andare... ma sarei venuta da te, non appena...
-
Non
mentire. Sei famosa per scappare via senza salutare.
-
No...no…
ma che dici? - Balbettò la ragazza, tentando disperatamente
di marcare con
enfasi le sue parole.
Ma
Harry la
conosceva maledettamente bene. Sapeva che lei non aveva nessuna
intenzione di
passare a salutarlo, dopo che... dopo che Tonks avesse perpetrato l'incantesimo
di mutamento su di lei.
-
Andiamo
via di qui, intanto. Questo caos infernale non ci aiuta di certo. -
Esclamò il
ragazzo, nervosamente. Con
fermezza la
strattonò verso la porta, ignorando volutamente i richiami
di Tonks al loro
indirizzo.
- Ginny,
ehi Ginny! Dove
vai, devi venire con me! Dobbiamo fare
l'incantesimo! - Urlava fra il vociare furioso di tutti gli altri, la maga.
Ginny
alzò
gli occhi al cielo, sforzandosi disperatamente di non volgere lo
sguardo verso
di lei. Voleva far finta di non averla udita.
Voleva
scappare da lì, da sola.
Sì,
da
sola, anche senza Harry...
Voleva
scappare e basta!
Gli
era
venuta addosso… la classica fifa dell'ultimo momento... Era la sua prima azione,
il suo primo
incarico... e la paura, poteva essere giustificata, del resto.
Ma
era pur
sempre... paura!
Fissò
la
schiena di Harry davanti a lei,
l'aria
irritata e nervosa che trapelava da ogni suo movimento, mentre
spalancava la
porta contrariato e
nervoso… e poi...
Davanti a loro si stagliò la figura
alta
e allampanata di Piton... che si stava accingendo ad entrare nella
stanza!
Fortunatamente
la porta si apriva verso l’interno, altrimenti Harry gliela
avrebbe sbattuta
con violenza sulla faccia. Piton
s'immobilizzò, irritato e cupo in volto, e prese a
squadrarli come fossero
saltati fuori da una crepa nel pavimento...
-
Dove
diavolo state andando voi due? E che sta succedendo li dentro? Sembra
che tutti
i goblin d'Inghilterra abbiamo indetto una rivolta!
Ginny
borbottò sommessamente mentre alzava gli occhi al cielo e cercava disperatamente di
liberarsi dalla
stretta di Harry, ma il ragazzo, se possibile, la rafforzò,
schiacciandole
quasi le dita fra le sue.
-
Oh...beh... professor Piton! Non...non ho ben capito che cosa sia
successo, ma
dev'essere stato quando è entrata Tonks... -
Ginny continuava a far scena muta, quasi avesse perso la
parola.
Il
mago
scosse la testa lentamente in un chiaro gesto di scoramento ma si
riprese in
fretta, puntando il suo sguardo magnetico proprio su Ginny. - Signorina Weasley, non
ha ancora completato
i suoi cambiamenti, vedo! Nel mio ufficio, subito!
-
Tuonò il mago.
-
In quanto
a lei, Potter, credo che debba andare a preparare le sue cose...
L’aereo
babbano su cui dovrà imbarcarsi parte nel primo pomeriggio,
se l'è dimenticato,
forse?
-
No... No
di certo, signore. Ero venuto a parlare con Paciock...e...
Piton
non
sembrò prestargli molta attenzione, mentre il suo sguardo
glaciale scorreva
veloce sulla presa ferrea che Harry stava effettuando sulla mano di
Ginny. Se mai la
cosa lo urtò, evitò comunque di
commentarla e sempre con aria distaccata e formale, li
superò, introducendosi
nella stanza, dove il caos regnava ancora sovrano.
Harry
e
Ginny, rimasero impalati sulla soglia, come due ragazzini sprovveduti.
Poi
Harry riuscì a muoversi, tenendola sempre caparbiamente per
mano, fece alcuni
passi all'esterno della stanza. Si
ritrovarono fuori, nel corridoio, lungo e avvolto nella
semi-oscurità,
popolato ovviamente da strani quadri appesi
alle pareti , tutti naturalmente "magici".
I vari maghi ultracentenari dipinti sulle
tele sembravano ancora sprofondati in un sonno tranquillo, ma c'era da giurarci,
finanche l'ultimo,
posizionato in fondo alla scala a chiocciola avrebbe sentito quello che
i due
si sarebbero detti.
Ginny
socchiuse leggermente la porta dietro di se e fissò il volto
del ragazzo
amato... - Harry
io... Io ti avrei
salutato dopo... O almeno ci avrei provato, te lo giuro!
-
Non
giurare, Ginny! Ti conosco fin troppo bene! Dobbiamo salutarci,
qui...allora!
Ginny
fece
un impercettibile cenno con il capo, mentre sentiva le lacrime pungerle
dolorosamente le palpebre. Ma
non
avrebbe pianto.
No!
Non lì,
non in quel momento!
Prese
coraggio e quando parlò, la sua voce era ferma e sicura. - In bocca al lupo,
Harry... E' una frase di
buon augurio Babbana, giusto?
-
La
conosco, Ginny. E tu sta attenta, con quei tipi non si scherza!
Ginny
si
sforzò di sorridere, mentre il groppo che le chiudeva la
gola si faceva sempre
più soffocante. -
Va bene... - Riuscì a
biascicare. - Dopo circa due settimane dall'infiltrazione,
dovrò incontrarmi
segretamente con qualcuno dell'Ordine... Farò in modo che tu
riesca ad avere
mie notizie. -
Ma
Harry
non la stava più ascoltando, probabilmente.
Aveva preso, lentamente, ma inesorabilmente ad avvicinarsi
al suo volto.
Le labbra piene e morbide, leggermente socchiuse... Lo sguardo puro ed
adamantino fisso nei suoi occhi...
Ginny
non poté più trattenersi e gli andò
incontro, gettando un braccio sulle sue
spalle ampie.
Il
contatto
delle labbra, morbide e calde del ragazzo, le fecero provare un brivido
pazzesco.
Perché
il
mondo doveva essere così maledettamente complicato? Perché era
dovuta insorgere quella sporca
guerra... a rovinare tutto...
Niente
era
più come un tempo... niente più sarebbe stato
uguale, nemmeno il suo amore...
per Harry.
Chissà,
forse non lo avrebbe rivisto più...
Una
lacrima calda le sfuggì dalle palpebre socchiuse e
scivolando sulla sua guancia, morì
fra
le sue labbra... La porta si spalancò con un cigolare sordo
ed improvviso.
Ginny si sottrasse di colpo al bacio e all'abbraccio di Harry, ma
volgendo lo
sguardo sulla soglia incontrò l'espressione cupa e turbata di suo fratello Ron, che
s'era bloccato di
colpo nell'assistere alla scena. Senza
dire una parola, si precipitò con passo marziale verso la
scala a chiocciola,
in fondo al corridoio. Sperava
che
nessuno avesse intenzione di seguirla e consolarla...
Sulle
labbra contratte e tirare... era rimasto solo il sapore amaro e salato, delle sue lacrime
disperate.
Fine
Capitolo
|
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Capitolo 6 *** Cambiamenti! ***
I
Segreti di Malfoy Manor
Racconto
a puntate di Mil@dy.
A volte gli occhi sono un gran problema…
Parlano
anche se non dovrebbero farlo….
6. Cambiamenti.
Nella
stanza immersa nella penombra, fresca e silenziosa, si udivano solo i
suoi
singhiozzi sommessi. Ma
d'improvviso,
una mano la scosse con delicatezza,
costringendola a sollevare il volto.Attraverso
l'appannamento degli
occhi dovuto al lungo pianto, Ginny fissò il viso dolce e
simpatico della maga,
che conosceva fin troppo bene.
-
Tonks, oh, ti prego non ho nessuna intenzione di procedere con la
mutazione!- Mugugnò,
attirandosi una sguardataccia dall'amica, oltre al suo commento
indignato.
- Ma che
dici?! Vuoi mandare tutto all'aria, dopo il tempo che hai speso a
prepararti?
Ti sembra una cosa sensata?
La ragazza
si sforzò di non piangere ancora, ma il nodo che le
stringeva la gola era
qualcosa di doloroso ed indecifrabile.
- No, ma
...io ... Io non sono più sicura di niente! Io non so... se
ne sarò capace... -
Non
riuscì a trattenersi oltre e nascondendo il viso fra le
braccia, si accasciò di
nuovo sull'ordinata scrivania di Piton, mentre Tonks la squadrava
perplessa e
sinceramente preoccupata. La vulcanica maga pensò bene,
visto come si erano
messe le cose, di essere un po' spiritosa. Magari sarebbe valso a
qualcosa.
-
Ehi,
Gin, devo ricordarti che stai piangendo sulla scrivania personale di
Piton... Quando
s'accorgerà che, con le lacrime gliel'hai macchiata tutta, allora sì che
avrai un bel motivo per
piangere!
La battuta
sortì il suo effetto, perché la giovane si
raddrizzò di scatto con
un'espressione arcigna e dura impressa sul viso arrossato e bagnato
delle
lacrime.
- Me ne
frego! - Sbraitò, battendo sonoramente il piccolo pugno sul
tavolo. - Me ne
frego della sua scrivania del cavolo! Me ne frego di lui e
dell’Ordine! Di
Voldemort e del maledetto mondo intero!
- Ma di
Harry... eh? – La sfidò Tonks – Di Harry,
ti frega... vero? -
Ginny
accusò il colpo, fissandola un po’ perplessa, ma
passò velocemente al
contrattacco. - Cosa
c'entra
Harry in questo?
- C'entra,
Ginny, ragiona! Se
davvero lo ami,
dimostralo! Dobbiamo cercare di sconfiggere chi-sai-tu…
facendo ognuno
la nostra parte, è vero, ma con un fine comune... che
sarà vantaggioso
per tutti. Se
il Male...
non viene fermato, pensi di poter vivere una vita normale?
Pensi di
poter continuare tranquillamente la tua storia con
Harry?
Ginny
deglutì il vuoto, spostando lo sguardo altrove. - La mia
vita, è
già
poco normale... Tonks, ma
tu, da quando in
qua sei anche psicologa?
-
Ma io...sono un sacco di cose, tesoro! - Esclamò la maga
sorridendo, quindi con
la solita grazia che la "contraddistingueva" tentò di
sedersi sulla
scrivania, ma combinò un bel casino, facendo franare a terra grossi tomi di Pozioni che
Piton teneva
ordinatamente impilati in un angolo.
Spaventata
dal rumore, Ginny spostò uno sguardo allarmato sul viso
dell’amica. Le due si
fissarono per un secondo in un silenzio assoluto, poi scoppiarono
entrambe a
ridere di gusto.
- Ehi, se
Piton arriva adesso, sarai
tu a
piangere, Tonks!
La
situazione si era alleggerita, Ginny
sembrava tornata tranquilla, e con un colpo veloce della sua bacchetta,
Tonks
fece volare a posto i libri... che
non
tornarono comunque nell'ordine
in cui li
teneva il severo professore…
“Di sicuro,
se ne accorgerà…”
sussurrò
Ginny, sorridendo.
Poi
l'espressione seria ed il viso concentrato di Tonks, la fecero
desistere da
quei frivoli pensieri. L'aria era ritornata pesante e densa
d’aspettative.
-
Ginny... ma tu lo ami Harry,
vero?
- Lo
sguardo grigio/verde della
rossa si fuse negli occhi color nocciola di Tonks.
- Perché me
lo chiedi?
- Beh,
io... io ci tengo a lui. E anche a te, ovviamente. Mi sento un po' la
vostra zietta
putativa. Non
voglio vedervi soffrire, ragazzi...
- Un sorriso
tremulo affiorò sul viso di
Ginny, benché sentisse di non essere mai stata tanto
vulnerabile ed indifesa,
come in quel momento.
Era
difficile mettere a nudo… i propri sentimenti. Difficile, leggersi dentro
ed avere il
coraggio di tirare fuori le verità.
Aveva
sempre considerato Tonks, una sorta di sorella maggiore, più
che di zia, e a
lei, doveva la verità. Non
poteva mentire. Non
doveva farlo... sarebbe stata una cosa
stupida!
Con un
sospiro, appena celato, riprese
faticosamente a parlare. - Non lo so, Tonks... Io non sono
più sicura di
niente... A volte credo che la gioia e l'entusiasmo di vivere, mi siano
state
sottratte in quel giorno maledetto. Quello
in cui ho perso mio padre ed i miei
fratelli. Le lacrime cercarono di riaffiorare dai suoi occhi, ma lei le
vinse
con determinazione e forza d'animo. Tonks la
fissava, bevendo
ogni sua parola,
intensamente.
- Quando mia
madre ha perso la testa... ed io sono diventata "la madre" per lei...
Sai a volte penso che quel giorno i Dissennatori mi abbiano "baciata"
lo stesso, sebbene non lo abbiano materialmente fatto...
Tonks
chiuse gli occhi affranta e allungò la mano, stringendola
con vigore sulla sua
spalla esile e minuta. - Oh, no ti prego, Gin... Non dire
così! Tu sei ancora
padrona della tua vita... e con questa operazione lo dimostrerai!
-
Lo pensi davvero? - Sussurrò la rossa,
speranzosa.
- Certo che
sì! Allora, intanto cominciamo con la trasformazione.
E' molto
improbabile che Malfoy ti riconosca... ma sai,
meglio non rischiare!
Ginny
sorrise, ma quando vide Tonks armeggiare con la bacchetta al suo
indirizzo, la
paura s'impossessò nuovamente
di lei. -
Ehi, un momento... aspetta! Cosa intendi farmi?
Tonks
si fermò a mezz'aria con la bacchetta stretta fortemente
sulla mano destra. -
Ma come… Non l'avevamo già deciso?
- Ho... ho
dei ripensamenti sul colore dei capelli, ecco...-
Sussurrò timidamente Ginny, temendo una
qualche strana reazione da parte della sua amica.
- Oh,...
beh, e come li vorresti?
- Neri!
Lisci e lunghi... fino alla vita.
- Umh...
bene! E così sia, ma non te li cambierò due
volte, Ginny Weasley! Non cercare
di farmi perdere tempo!
Ginny
sorrise all'ironia della strega, e in un gesto dettato più
dall'istinto, che
dalla pura necessità, chiuse gli occhi tendendo ogni
più piccola fibra del suo
corpo nell'attesa dell'incantesimo. Tonks pronunciò alcune
parole, e mentre
Ginny aspettava… un po' scioccamente pensò a
quale molla era scattata nella sua
testa, per volersi vedere "nera".
Forse aveva
rammentato che il primo amore di Harry era stato una ragazzina dai
lunghi e
lisci capelli neri, e gli occhi un po' a mandorla...
- Ecco
fatto! - Pronunciò con solennità Tonks,
guardandola soddisfatta.
Ginny
afferrò una lunga ciocca dei capelli, passandosela fra le
dita tremanti. Dunque
era iniziato... Il suo incarico aveva
prodotto il primo cambiamento... I capelli erano
lisci, setosi e
morbidi, squisitamente neri, intensi e con sfumature che sconfinavano
nel blu
cupo. -
Bellissimi...- Esclamò.
- Posso guardarmi in uno specchio? - Domandò
nervosamente.
- Non
ancora, voglio
cambiarti anche il taglio
degli occhi, e magari il colore!
Alzando una
mano con decisione, la ragazza fece sussultare Tonks. - NO! -
Dichiarò con
fermezza inaudita. – No! Se vuoi,
fammi
un taglio leggermente a mandorla ma il colore deve restare il mio!
-
Va... bene! - Replicò un po' intimorita la strega. - Se ci
tieni tanto... Altri
secondi passarono, mentre Tonks
perpetrava la sua magia. Ginny
si
sentiva sempre più esposta ad una travolgente
curiosità. Voleva
disperatamente sapere che cosa era diventata!
Come era
cambiato il suo volto, con quei tocchi sapienti e magici...
- Perfetto!
- Sentenziò soddisfatta Tonks, porgendo a Ginny uno specchio
circolare che le
era magicamente comparso in mano.
Ginny lo
afferrò di scatto, osservando la sua immagine riflessa.
Era
un'altra persona...
I
capelli cambiavano profondamente il suo aspetto, e gli occhi
leggermente a
mandorla, uniti agli zigomi alti ed affilati che già
possedeva, le donavano una
naturale eleganza ed una bellezza esplosiva.
Solo
un particolare non era ancora azzeccato... Sbirciando
oltre lo specchio, incrociò lo
sguardo un po' da ebete di Tonks che attendeva pazientemente il suo
verdetto.
- Ehi,
Tonks... Mi faresti un'altra cosa?
- Che altro
vuoi, ragazzina?
- Le
lentiggini. Che ne dici... me le fai sparire?
Tonks
sorrise, chinandosi ad abbracciarla e Ginny rispose con slancio ed
affetto. Aveva
più paura che mai, in
quel momento, ma
ne era finalmente sicura e consapevole: avrebbe superato anche quello
scoglio.
Niente
poteva più fermarla ormai.
La sua
missione era iniziata!
***
Piton
varcò la soglia del suo studio stanco e contrariato.
Aveva perso
un mucchio di tempo in discorsi e dettagli assolutamente secondari. Paciock,
l'aveva assillato con domande
superflue, Mundungus con richieste assurde, e per finire miss
perfezione Granger aveva sollevato un mucchio di
obiezioni - tutte
assolutamente fondate
- su alcuni dettagli della missione. Il tutto gli
era servito a procurargli un gran bel mal di
testa, e un'ora persa in banalità...
Entrò nella
stanza con passo nervoso e subito comprese che c'era stato qualcuno...
Non
poteva sbagliarsi, non
si sbagliava mai.
Sollevando
un sopraciglio perplesso, fissò lo sguardo penetrante sulla
pila di grossi
volumi accatastati ordinatamente sulla sua scrivania.Non erano
sistemati nella
solita maniera, nel modo in cui lui stesso li aveva accuratamente
disposti.
Qualcuno
ci aveva messo mano, senza il suo
permesso...
Non
che fosse poi così grave… od impegnativo, non
aveva di certo bisogno di usare
la bacchetta per sistemare pochi libri, ma la cosa lo aveva ugualmente
alterato
e mentre s’accomodava con
lentezza sulla
poltrona morbida, mugugnò
poche parole
sollevando con noncuranza la mano sottile ed affusolata. Ma qualcosa all'ultimo
istante lo distrasse,
togliendogli la concentrazione e facendogli morire le parole sulle
labbra...
prima ancora che lui potesse finire di pronunciarle. Per l'ennesima
volta, in
quella giornata, i grossi tomi, antichi e rilegati, toccarono terra con
un gran
baccano... sollevando una piccola ed inconsistente nuvoletta di polvere.
- Mi scusi,
professore. Non era mia intenzione spaventarla...
La
voce armoniosa e profonda della ragazza si propagò nella
stanza, mentre la sua
figura, esile e longilinea si muoveva, scostandosi dalla colonna
leggermente in
penombra, che fino a quel momento l'aveva celata alla sua vista.
Si fermò
dinanzi a lui... Gli occhi dall'espressione calma e serena, fissi nei suoi.
Lì
per lì Piton pensò di essersi bevuto il cervello.
Non ricordava di aver
dato appuntamento a nessun membro dell'Ordine, né tanto meno, ad una ragazza...
sconosciuta!
Se
non a ... a....
Ma
no! Non poteva essere lei!
La
giovane, immobile davanti alla sua scrivania, sembrava molto alta...
più alta
della Weasley, ma ovviamente le magie di Tonks avevano scaturito il loro effetto...
Piton la
scrutò cercando di assorbire ogni più piccolo
dettaglio, ogni più
insignificante particolare...
A
delineare la dolcezza del viso vi
erano
lunghi capelli, lisci, morbidi e setosi, così scuri da confondersi con il
mantello stesso che lei
portava con disinvoltura sulle spalle esili e squadrate. La pelle diafana e
perfetta, brillava
candida, quasi fosse illuminata dall'interno... Un candore perlaceo e
pallido
che gli conferiva una delicatezza ultraterrena. Le
labbra dalla linea morbida, rosse
e piene, erano atteggiate
in un sorriso sornione, dolce...
un miscuglio sublime di ingenuità e malizia. E gli occhi...
Gli occhi erano il punto focale... Erano la
concentrazione della sua bellezza disarmante...
Avevano un
taglio squisitamente obliquo, dolce e sinuoso, evidenziato da ciglia
lunghissime e
sopracciglia arcuate,
perfettamente disegnate, oltre che dallo splendido colore delle
iridi...
Due turchesi
che
brillavano simili a stelle del
firmamento...
Gli
ultimi dubbi del mago caddero come veli da una statua che veniva
svelata, per
la prima volta, ad occhi profani e morbosi.
Erano
gli occhi di lei... quelli.
Indubbiamente,
inconfutabilmente Weasley...
Gli
occhi di Virginia.
Distolse
lo sguardo confuso ed irritato più con se stesso, che con la
ragazza che si era
così inopportunamente rivelata alla sua attenzione. Impacciato e maldestro, come
mai gli era
capitato, farfugliò
confusamente la
formula magica che riportò i libri di Pozioni sul suo tavolo
in modo
disordinato; ma non
aveva tempo da
perdere in certe inezie...
Doveva
impartire le ultime, necessarie direttive alla sua allieva e si trovava
nella
posizione peggiore in cui farlo...
Quel
cambiamento l'aveva colto impreparato, spiazzato... L'aveva
scosso oltre ogni immaginazione. E sì
che da giorni che ne discuteva con quella "piattola" di Tonks... ma
non pensava certo di trovarsi davanti quella trasformazione... Quel
sottile rimescolarsi di bellezza pura e sex-appeal, di candore ingenuo
e
spiazzante e malizia seducente ed accattivante.
Con
un brusco gesto della mano ordinò alla ragazza, rimasta nel
frattempo immobile
e confusa a fissarlo, di sedersi.
Lei
ubbidì all'istante, e accomodandosi sulla poltroncina di
cintz rosso accavallò
le gambe snelle, in maniera elegante... costringendo Piton nel difficile sforzo
di non di non fissare le sue caviglie sinuose e sottili, la linea
morbida dei
polpacci minuti, la perfezione delle ginocchia delicate.
- Molto
bene, Weasley... Vedo che ti sei finalmente accordata con Tonks, circa
le
modifiche al tuo aspetto.
L'ombra
di un fugace sorriso, sfiorò le labbra della ragazza. -
Sì, come le sembro
professore? - Chiese senza implicita
malizia, ma per il puro gusto di saperlo...
La
domanda aleggiò per alcuni secondi nell'aria, come se l'uomo
fosse
all'improvviso senza parole o argomentazioni. Il silenzio si stava
facendo pesante, ma Piton recuperò in fretta una parvenza di
controllo. - Non è
argomento pertinente, quel che penso del tuo aspetto fisico, Weasley! -
Sibilò, alzando una mano come a
suggellare la fine del discorso.
- Piuttosto
– continuò - Mi preoccupa molto il fatto che tu
debba "entrare in
scena" con tre settimane d'anticipo sui tempi previsti! - Quindi, con fare nervoso
si passò
velocemente la mano
sulla fronte liscia
e candida, imperlata da poche gocce di sudore.
La
giovane parve incupirsi per quella risposta brusca, ma nel consueto
modo
impulsivo ribatté immediatamente. - Ma io mi
sento pronta, professore! Perché si preoccupata tanto?
-
Spetta a me, dire se sei pronta o no! E devo purtroppo ammettere,
che forse non lo sei... completamente!
Ginny
si morse il labbro inferiore nervosamente, cercando di dominare
l'istinto
ribelle che le bruciava dentro.
- Allora
posso almeno sapere perché si è dovuto
precipitare così le cose? Il mio
"ingresso" non era forse previsto per la festa di Halloween?
Per
tutta risposta, Piton si sollevò leggermente sulla sedia e
puntellandosi con i
gomiti sulla scrivania lucida e perfetta, assunse l'aria indispettita e
falsamente distesa che Ginny ben conosceva...
Quando sfoderava quel piglio irriverente, le
sembrava il classico
insegnate pronto a
fare la ramanzina
all'alunno un po' "indisciplinato"...o
“picchiatello”.
-
Weasley... se si poteva far diversamente, l'avremmo già
fatto, non credi? Da fonti
più che attendibili sappiamo che
Voldemort sta accelerando i tempi per il
suo ritorno qui, in
Inghilterra... E noi
dobbiamo controbattere alla sue mosse, immediatamente.
-
Cielo! – Sbottò lei esasperata. - Vorrei proprio
sapere perché queste
"benedette fonti" come ti ostini a chiamarle ... non ci dicono
direttamente dove si trovi Voldermort!
Piton
scosse la testa con veemenza, prendendo a tamburellare in modo nervoso,
con le
dita sottili e
perfette, la superficie
della scrivania. - Ti ho detto mille volte, Virginia, di chiamarmi professore
qui dentro e di non
darmi del tu!
-
Ma non stiamo facendo lezione, professore!
Sto
discutendo di come metterò a repentaglio la mia pellaccia...
-
Già... e se ci tieni, a salvarla e tornare incolume da
questa missione, sarebbe
il caso di fare qualche esercizio
mentale, e ripassare qualche dettaglio della tua preparazione!. -
Concluse in
modo asciutto, spiazzando
completamente
l'attonita interlocutrice.
Ginny
si mosse un po' a disagio sulla sua poltroncina, torturandosi le
mani... Quella
“vecchia” volpe di Piton, aveva trovato ancora una
volta il modo di
incastrarla, e di eludere le sue "giuste" domande.... Fosse
stato per lei, avrebbe usato quelle "famose
fonti" in
altra maniera,
sarebbe andata più diretta al nocciolo della questione,
avrebbe cercato
Voldemort con tutti i mezzi a disposizione, con tutte le forze, e lo avrebbe fatto fuori,
senza pietà... Mentre
non si spiegava perché i “vertici
dell'Ordine”, sembravano sempre voler procedere con cautela,
con tatto e
diplomazia e non parevano affatto intenzionati ad uccidere l'Oscuro,
quasi che
la sua morte avesse potuto poi... provocare un contraccolpo
inspiegabile nel
mondo stesso della Magia...
Lei
lo sapeva, lo sospettava da sempre.
Piton
e gli altri “membri anziani”
nascondevano qualcosa… a tutti loro…
Forse lo stesso Silente, diceva
molto meno di quanto in realtà sapesse... Una
volta, Neville si era lasciato scappare di
aver udito, accidentalmente un discorso fra l'anziano Preside di
Hogwarts e
Lupin... Parlavano di una strana profezia, di
qualcosa che
indissolubilmente legava l'Oscuro a...qualcuno, qualcuno di altrettanto
fondamentale. Ovviamente
il giovane
aveva perso la parte sostanziale del discorso...e lei di quel giorno
ormai
lontano ricordava solo quelle poche parole… e la rabbia di
Harry, che
ascoltando perplesso le loro supposizioni, li aveva ammoniti
severamente a non
raccontare a nessuno quella strana faccenda...
-
Virginia Weasley, mi stai ascoltando? - La voce cupa e irritata di
Piton
l'aveva fatta ritornare bruscamente alla realtà.
Il
severo mago si era alzato dalla poltrona, ed ora torreggiava su di lei,
con
tutta la prestanza del suo fisico imponente.
Ginny
sollevò il viso, incrociando quelle iridi scure, implacabili
e fisse nelle sue.
- Mi stava
dicendo... professore...
Piton
gli porse di scatto una piccola tessera di plastica, lucida e
cangiante. Sembrava un
invito ad una qualche manifestazione, o mostra privata...
- Tieni, è
l'invito per il party che Lucius Malfoy indirà per
“l’apertura della caccia”,
presso il suo Maniero, domani
sera, 8
ottobre... Abbiamo dovuto
modificarla, visto che era stata preparata per la grande festa di
Halloween...
Ma come ti ho già spiegato, avevamo urgenza di introdurti
nella tana del
Serpente.
Ginny
afferrò il piccolo oggetto, rigirandoselo fra le mani,
incuriosita. La paura l'assalì
improvvisa... E se quell'innocuo pezzo di plastica, non fosse stato
"incantato" alla perfezione...poteva essere un bel problema per lei!
-
E ...se non dovesse funzionare, signore?
- Si ritrovò a chiedere con la voce che le usciva appena
dalle labbra esangui.
-
Non succederà, Weasley! - Tagliò corto il mago,
voltandosi con rabbia ad
afferrare altre carte dalla sua ampia scrivania.
-
Tieni, questi sono i tuoi documenti magici. Come concordato
assumerai l'identità di Alisha Blackwood, la nipote di una
maga, lontana
parente della moglie di Lucius. Non ti preoccupare, lui non si
è mai curato più
di tanto della parentela di Narcissa... Ma se dovesse fare indagini,
troverà
tutte fonti attendibili ed inconfutabili.
Come
sempre Ginny notò che il nominare Lucius
o sua moglie Narcissa,
provocava in Piton una sorta di reazione avversa, quasi che quei nomi,
per il
semplice fatto di sfiorare le sue labbra, le insozzassero ...
-
Bene, signore. - Replicò compita e attenta. Poi una domanda… prese
forma nella sua mente e senza che lei potesse dominarsi, la rivolse a Piton. - Ma
che si sa... della
moglie di quella serpe? Si vociferava che fosse stata presa da
"pazzia" e che lui l'avesse rinchiusa in una torre del
castello…
Piton
alzò uno sguardo di ghiaccio puro, sul viso pallido della
giovane. - Non dire
fesserie, Weasley! Sono solo pettegolezzi che, di certo, ti
avrà raccontato quella
saputella della Granger!
Ginny
arrossì, increspando la fronte in un atteggiamento duro -
No, signore! Le notizie
che...
- Basta
così! Narcissa Malfoy è scomparsa il giorno
dell'azione contro il Ministero. Da
allora non si sono avute più notizie di lei... Ma visto che
tu andrai in quel
famoso castello... chissà, magari farai luce anche su
quest'aspetto della
storia!
Ancora
una volta la giovane dovette convenire che Piton sapeva bene come
metterla a
tacere, e stringendo i pugni per la rabbia, distolse lo sguardo dal
viso
dell'uomo, non replicando in nessuna maniera.
A
sua volta, Piton non ricevendo nessuna
obiezione, si
ritenne autorizzato
a continuare in tutta tranquillità - Molto bene, Weasley,
appurati questi
dettagli, passerei ad un'ultima prova di abilità
nell'Occlumanzia... e
Legilimanzia, sei
pronta?
Sforzandosi
di non mandarlo al diavolo, Ginny riuscì finanche a
sorridergli amabilmente -
Certo, signore...
Fine
capitolo
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