Sogno di vita

di BeaS
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***


CAPITOLO 1
 
Sarebbe stato tutto pronto a momenti, era l’intera giornata che cucinava, senza contare tutti i preparativi del giorno precedente. Era stanca, il lavoro in quell’ultimo periodo si era fatto sentire di più, ma d’altro canto era il sindaco di quella città, cosa si poteva aspettare se non del grande lavoro da fare?
Ed Emma? Emma era un secondo lavoro, da quando avevano stretto “amicizia”, o trattato di pace, come si ostinava a ribattere lei ogni qual volta che la bionda prendesse l’argomento. Senza ombra di dubbio non si poteva dire che Emma fosse una persona facile da gestire, ma come lei d'altronde. L’improvvisa felicità dello sceriffo nel festeggiare il ringraziamento le stava facendo venire una forte emicrania, suo figlio era molto più calmo e diligente rispetto alla madre biologica. Quest’anno sarebbe stato diverso il Ringraziamento, aveva invitato la signorina Swan come tutti gli anni, ma sarebbe stato il primo con tutta la loro famiglia allargata.
Dopo che sua sorella Zelena si era  trasferita a Storybrooke l’anno precedente, il divorzio con il suo ex marito e i vari problemi con i legali per la custodia di sua figlia Robin, finalmente potevano passare insieme la prima festività dopo tanti anni che erano state divise dalle loro vite. Ha sempre amato sua nipote Robin, ma sfortunatamente in quanto sindaco di una città è difficile sfuggire agli improvvisi impegni che i vari cittadini le fornivano ogni giorno, così riuscivano a vedersi  forse una volta ogni due mesi. Infondo Boston non era così vicino e anche Zelena aveva i suoi impegni, in fin dei conti era uno degli avvocati più importanti nella grande città. Dopo il divorzio e la nascita di Robin però, ha iniziato a ricordare il valore della famiglia, soprattutto dopo la perdita del padre, rimasto solo in seguito la morte della moglie avvenuta anni addietro. Regina è stata molto contenta di sapere che la sorella sarebbe venuta a vivere vicino a lei e che avrebbe aperto uno studio legale proprio li nella sua città.
Zelena già conosceva il resto della “famiglia”, ormai Regina e Mary Margaret si erano riappacificate da anni, con un grosso aiuto da parte della signorina Swan. Senza di lei probabilmente, Regina porterebbe ancora rancore a Mary Margaret per ciò che era successo quando erano molto più giovani. Si erano conosciute il primo anno di college alla Storybrooke University, avevano stretto subito amicizia. Regina aveva trovato in  lei l’amica che non era mai riuscita a trovare in nessuno. Si erano trovate. Avevano molti orari in comune e anche quando non li avevano una delle due restava in biblioteca a studiare per aspettare che l’altra uscisse per poter tornare a casa insieme. Mary Margaret si era trasferita da poco da Portland per frequentare l’università di Storybrooke e caso fortuito aveva trovato una casetta molto carina e modesta non lontano dall’immensa casa in cui viveva Regina quando si trovava ancora sotto il tetto dei suoi genitori. Così nel giro di davvero pochissimo tempo erano diventate amiche, ma sfortunatamente Mary Margaret al secondo anno decise di candidarsi come rappresentante del consiglio degli studenti della Storybrooke  University, ritenendo di poter migliorare molte cose nel corpo studentesco. Tutto ciò avvenne alle spalle di Regina, la quale si era già candidata, aveva la vittoria in mano. Per il semplice fatto che in quella università a nessuno interessava di fare il rappresentante del consiglio degli studenti, ma contro Mary Margaret avrebbe perso sicuramente. Nuova arrivata, solare, gentile, aperta ad ascoltare tutti, faceva amicizia con chiunque, spiritosa e brava con i bambi, proprio per questo stava studiando per diventare maestra. Completamente l’opposto di Regina, lei non faceva amicizia con nessuno, non era disposta ad ascoltare, a lei non interessavano i problemi degli sconosciuti… Regina desiderava diventare rappresentante perché le avrebbe fornito crediti  extra per fare domanda al comune, lei già desiderava diventare sindaco, era quello a cui stava aspirando: amministrare la città in cui è nata e cresciuta. Lei ci teneva davvero a quella città, come aveva ricevuto tanto da questa, tanto voleva darle e sapeva che poteva riuscirci. Purtroppo Mary Margaret  non era stata calcolata tra i suoi piani, e come è facile da supporre, Regina non vinse contro questa. Da quel momento, da quando scoprì che la sua migliore amica si candidò alla sua stessa carica, lei decise di chiudere con tutti e tutto, si chiuse completamente in se stessa e focalizzò tutte le sue energie nello studio. Solo grazie a questo, grazie ai suoi risultati riuscì ad ottenere un posto da tirocinante nel comune, ma non fu per niente facile, anche i suoi genitori facevano fatica a parlare con la figlia, che cambiò anche nel carattere e nel privato con la sua famiglia. Solo dopo anni, e dopo che iniziò a sentirsi realizzata Regina riuscì ad allentare la presa e a godersi di più la vita. Fino al punto di adottare un figlio anni dopo, nonostante non avesse un compagno, ma questo a lei non è mai interessato. La sua famiglia era felice e  sapevano che il bambino che sarebbe arrivato sarebbe stato benissimo con la sua nuova mamma e soprattutto con loro.
“ Mamma!” è la voce proprio di quest’ultimo che spezza i suoi pensieri. Ormai aveva cambiato voce il piccolo e non solo, si faceva ogni giorno sempre più alto. Aveva quindici anni ed erano oramai erano sei anni che anche Emma era tornata nella vita del figlio, ed inevitabilmente anche nella sua. All’inizio aveva avuto problemi con quest’ultima, ma grazie all’aiuto dei suoi genitori aveva capito che Henry aveva bisogno anche della madre biologica, ed Emma aveva bisogno del figlio. Le ci volle molto tempo per capirlo, ma Emma non le stava togliendo proprio niente, non le stava rubando il figlio, anzi, le deve molto. Grazie a lei ha trovato una seconda famiglia, e ormai da diversi mesi non riesce a smettere di pensare come potrebbe essere costruire una famiglia con la bionda, vivere insieme, svegliarsi e vedere subito i suoi occhi, condividere tutto con lei, andare a dormire nello stesso letto, andare a cena fuori, passare le sere a vedere un  film con lei e con loro figlio. Tutti questi pensieri sono colpa proprio dello sceriffo Swan, che un  giorno fece una stupidissima battuta su una potenziale relazione tra di loro e da quel momento non riuscì più a smettere di pensarci. Era inutile mentire a se stessa, Emma le piaceva da molto più tempo di quanto lei si aspettasse. Forse da quando aveva capito che la bionda voleva solo aiutarla e cercare una famiglia. Quella che non aveva mai avuto. La trovò in una piccola cittadina del Maine, proprio con loro.
“Mamma, tutto ok?” è la voce del figlio a riportarla tra di loro
“Si tesoro, ero solo sovrappensiero. Tu sei pronto?” lo squadrò da cima a fondo. Ormai il suo principino era grande e anche solo una camicia per il giorno del Ringraziamento poteva evidenziare come stesse crescendo bene e sarebbe diventato un uomo stupendo, e non solo esteticamente.
“Si mamma, ho sistemato tutto. Anche la camera mia” disse il figlio con sguardo malizioso. Sperando in una piccola ricompensa per poter rimanere sveglio più a lungo con il resto della famiglia quella sera.
“So che gioco stai giocando, ricordati di chi sei figlio. Hai fatto solo il tuo dovere, ciò che tutti i giovani della tua età dovrebbero fare.” Ribatté la Regina, sapendo già cosa voleva chiederle il figlio. Cercò di nascondere un sorriso spontaneo che le sarebbe spuntato a breve, succedeva ogni qualvolta che il figlio cercasse di ricattarla con dei giochini, proprio come faceva la madre biologica.
“Dai mamma, non chiedo molto. Solo di restare un po' di più con voi.” Regina distolse lo sguardo per cercare di non farsi corrompere dal figlio. Da quando è arrivata Emma lei aveva iniziato ad ammorbidirsi sempre di più e faceva persino fatica a guardare il figlio negli occhi senza sentirsi un minimo in colpa senza digli di no.
“ Va bene” alla fine aveva ceduto, lo sapeva.
Henry era già pronto ad esultare “ Ma…” lo sapeva, c’era sempre un ma con sua madre. Pero in fin dei conti sapeva che sarebbe andata bene, non era mai stata troppo dura con le punizioni.
“Resterai sveglio finche Robin resterà sveglia, dopo di che andrai a letto anche tu. Lo sai che tua cugina vuole sempre giocare, ma quando inizia a farsi tardi crolla. E a quel punto crollerai anche tu, intesi?”
Henry ci pensò un attimo. Robin era una bambina molto esuberante, piena di energie e sempre disposta a giocare, ma ormai sapevano tutti che la piccola aveva i suoi orari e oltre la mezzanotte non riusciva mai ad andare, però sapeva arrivarci benissimo. Il problema era sempre che se si fosse fermata un attimo sarebbe caduta a terra dalla stanchezza.
“ Va bene, mezzan… Eh stare sveglio finché non si addormenta Robin. Grazie mamma” le diede un bacio e fece per uscire dalla cucia per andare sul divano.
“Fermo li piccolo, porta questo a tavola e guarda se manca qualcosa per favore” a quel punto Henry si girò, prese il vassoio che gli porse la madre e andò a portarlo sulla tavola.
Regina si girò verso il forno, controllando la cottura del tacchino. Non mancava molto, pochi minuti e lo avrebbe tirato fuori per infornare nuovamente le sue famose lasagne. Aveva deciso di non farle per quella serata, voleva rinnovare un po' la tavola per questi festeggiamenti, ma c’era sempre il fattore Emma. Sapeva che le sue lasagne le piacevano davvero tantissimo e  proprio per questo non era riuscita a non farle, solo per renderla felice. Solo per vedere la bionda felice, una felicità così piccola ed insignificante, ma provocata da lei. Poteva vivere solo di questi piccoli momenti, quindi cercava di approfittarne più che poteva.
Sentì il campanello suonare e distrarla dai suoi pensieri. Si pulì le mani su un canavaccio e si diresse alla porta. Era molto emozionata per quella serata, non lo avrebbe mai ammesso a nessuno, neanche sotto tortura, ma era davvero felice di poter passare una serata tutti insieme.
Aprì la porta e si ritrovò davanti sua sorella con una piccola Robin di quattro anni tra le braccia.
“Zia Regina!” urlò la nipote appena la vide. Fu inevitabile sorride per Regina, amava la sua principessa dagli occhi verdi. Si avvicinò a Zelena e prese la figlia dalle sue braccia, iniziò a baciarla tutta e a farle le pernacchie sul collo. Sapeva che non avrebbe resistito molto, era il suo punto debole.
“ Zia basta, basta, basta!” iniziò ad urlare, mentre scalciava per potersi liberare dalle grinfie di Regina. La zia la mise giù e la vide correre nel suo vestitino rosa, con giacchetto e cappello abbinato spedita in salotto, dove sapeva che avrebbe trovato il suo cuginetto preferito, e anche unico. Regina si girò nuovamente verso la porta per salutare la sorella. Quello che non si aspettava però era di vedere anche Mary Margaret dietro la rossa, accompagnata da David. Volse lo sguardo verso Zelena, come a chiedere informazioni e infatti la sorella intuendo la sua domanda le rispose subito.
“Ci siamo incontrati qui fuori tutti insieme e… voilà!” si in effetti era probabile che si potessero incontrare, visto che aveva detto a tutti lo stesso orario. Neanche se ne accorse, troppo presa dai suoi pensieri, che si ritrovò Mary Margaret tra le braccia. Da quando avevano ripreso i rapporti, dopo le varie lotte, la maestra era tornata quella di sempre, e anche gli abbracci erano tornati con maggior frequenza. Non che a Regina non facessero piacere, ma lei non era comunque Mary Margaret e aveva sempre avuto un po' di problemi con i contatti fisici, ma sembrava che la maestra volesse recuperare tutti quegli anni persi. Dietro di loro si trovava David, il marito di Mary Margaret. Erano sposati da quasi dieci anni ormai e poco più di due mesi fa la maestra aveva annunciato che la loro famiglia si sarebbe allargata. Regina era così contenta per loro, se lo meritavano, dopo tanti sforzi che avevano fatto per avere un bambino. Sapeva che sarebbero stati dei fantastici genitori.
Finalmente Mary Margaret si  staccò da lei per cedere il posto al marito, David avvolse un braccio attorno alle spalle di Regina e le diede un bacio sulla guancia. Il rapporto tra i due non è mai stato come quello tra le due donne. Regina e David si incontrarono un giorno in facoltà. Lei stava studiando su una panchina tra una lezione ed un’altra, aveva un buco di due ore e in quelle occasioni ne approfittava sempre per studiare. Dopo poco che aveva cominciato a leggere un libro, un ragazzo si avvicinò a lei e gentilmente le chiese se il posto accanto a lei fosse vuoto. Era molto cario, biondo con gli occhi azzurri, un viso pulito senza barba, e un sorriso che on gli lasciava le labbra. Fu lui il primo a rompere il ghiaccio, gli disse che stava aspettano che la sua ragazza uscisse da lezione. Mancava ancora molto alla fine, e lui aveva deciso di venire in anticipo, non si sapeva mai. Regina odiava essere interrotta mentre studiava, specialmente per cose futili, ma qual ragazzo era così genuino e voleva solo chiacchierare con una sconosciuta che non riuscì a dire di no. Così facendo continuarono a parlare finché non giunse l’ora per Regina di andare in aula e lasciò li David pochi  minuti, tanto sapeva che sarebbe arrivata la sua ragazza. Così di defilò Regina, odiava arrivare in ritardo.
I due si rincontrarono altre volte fuori la facoltà e ogni volta era piacevole parlare, senza pretese, senza sentire il bisogno di dover dire per forza qualcosa, solo per il piacere di farlo. Regina non aveva un amico da tanto tempo e dopo più di un mese che parlava con questo ragazzo misterioso era felice di dire che finalmente stesse iniziando ad apprezzare la sua compagnia. L’ennesimo giorno che si trovavano su quella panchina a parlare, la ragazza di David arrivò prima e Regina non fu per niente felice di vedere ce si trattava di Mary Margaret, così appena ella si trovò tra le braccia di lui, scappo senza dire nulla. Se la ritrovava sempre in mezzo, non riusciva a fare qualcosa o a parlare con qualcuno che la mora si trovasse sempre davanti ai suoi occhi. Dopo svariate settimane che Regina e David non si incontravano finalmente il biondo riuscì a trovarla. Si trovava li, sulla loro panchina, il che gli fece ben sperare, visto che lei non si faceva viva da giorni ormai. Parlarono a lungo, David scoprì chi era lei dopo poche settimane che parlavano, Mary Margaret glielo disse, ma lui continuò a parlare con lei. Non era interessato a vecchi diverbi che aveva avuto la su ragazza nel passato, se per di più si era sincerato che l’altra persona non era così male come tutti davano a credere. Regina fu molto felice di sentire queste parole da lui, non la giudicò, mai. Fu molto sincero quel giorno, una cosa che Regina apprezzò molto. E così il rapporto tra i due andava avanti da tanti anni ormai, indipendentemente dal fatto che Regina e la moglie fossero  in conflitto. Si era creato un bellissimo rapporto tra di loro, che non si era mai incrinato neanche prima, quando Regina era ancora in conflitto aperto con Mary Margaret.    
Felice di rivedere David lo strinse tra le braccia e si fece cullare da quel profumo così familiare ormai. Si scanso, poi, per farlo passare dicendogli di mettere la bottiglia di vino in frigo che appena fossero stati pronti per mettersi a tavola l’avrebbero aperta. Non fece neanche in tempo a girarsi che sentì una folata di vento freddo e il profumo di Emma tra le narici, il profumo di lei, dei suoi capelli, della sua giacca, profumo di Emma…
I suoi occhi si legarono subito a quelli verdi della bionda, e sul volto di Emma spuntò un bellissimo e sincero sorriso.
“Regina” era a mala pena udibile, soave, delicato, stava accarezzando il suo nome e lei sicuramente non poteva interrompere la magia che si era creata tra i loro sguardi. Sfortunatamente ci pensò qualcun altro ad interrompere quella magia. Due figure dietro di Emma si fecero più vicine, rendendo palese la loro presenza.
“Anna, Elsa?! Che ci fate qui?” Regina era alquanto stupita di trovarle entrambe sul suo portico di casa.
“Ecco, mi dispiace non averti avvisato prima Regina, ma non lo sapevo neanche io. Anna ed Elsa, sono arrivate ora da New York, per farmi una sorpresa. Non sapendo che per il Ringraziamento sarei venuta a cena da te, pensavano che non lo avrei festeggiato, come ero solita fare. Ti dispiace se si aggiungono due posti a tavola?”
No, sicuramente Regina non se lo sarebbe aspettato questo colpo di scena. Però aveva imparato ad aspettarsi di tutto da quando conosceva Emma, e aveva imparato a mettere in conto tutto. Ingoiando un grosso rospo in gola, fece uscire un sorriso e si rivolse alle due sorelle dietro la bionda.
“Certamente, non c’è nessun problema. Come state care? È da tanto che non ci vediamo.” Ed era proprio così, Regina già conosceva le due. Gliele aveva presentate Emma un anno fa esattamente. Elsa ed Anna erano due vecchie amiche di Emma, si erano conosciute quando la bionda era poco più che ventenne e girava di città in città per trovare un lavoro. Nella grande mela sarebbe stato più facile trovarne uno, infatti fu proprio grazie a queste due che Emma si stabilì a New York per un po' di tempo. All’epoca le due avevano uno dei più famosi bar a Broadway e offrirono un posto allo sceriffo. Col passare degli anni, e dei problemi, Emma cambiò di nuovo città e le sorelle riuscirono ad allargare i loro affari fino a possedere bar, pub, discoteche e ristoranti nel quartiere. Erano diventate delle vere e proprie impresarie, chiesero anche ad Emma di tornare ma la bionda rifiutò perché ormai aveva trovato casa sua. Così le due ragazze decisero di andare a trovare ogni tanto Emma quando potevano. Le feste erano sempre il momento migliore, o almeno quando non lavoravano e anche le loro di famiglie erano impegnate in altro, altrimenti si sa… le feste sempre in famiglia.
 
Anna fu la prima ad avvicinarsi a Regina, la quale era molto più espansiva con la rossa, rispetto alla sorella maggiore. Con la quale faceva veramente fatica a stare a contatto, non che Elsa avesse qualcosa che non andasse, era una persona stupenda. Una ragazza alta, capelli biondo chiari quasi tendente al bianco, fisico asciutto, slanciata e sempre vestita impeccabilmente quasi come lei. Elsa è una di quelle ragazze che non si può non amare, caratterialmente simile a Mary Margaret nella bontà d’animo, forte come Emma e riservata come Regina. Un equilibrio indistruttibile, unica pecca che davvero Regina non riusciva a sopportare era il fatto che aveva con Emma un rapporto così bello ed intimo che sembrava che le due stessero insieme da anni. Era palese il fatto che Elsa fosse la confidente di Emma, a volte molto di più di Regina che praticamente vive insieme a lei giornalmente, ma quando si trattava di cose delicate Emma si rifugiava in Elsa e quando le sorelle erano venute a Storybrooke in precedenza capitava a volte che le due bionde si allontanassero per parlare indisturbate e tornavano dagli altri sempre più felici che mai. Era inevitabile che la gelosia di Regina crescesse, a maggior ragione se sapeva che c’era stato qualcosa tra le due in passato.
 
Fece accomodare Anna dentro casa sua e strinse la mano ad Elsa, la quale le aveva sempre riserbato un bellissimo sorriso, a differenza sua.
“Regina, è sempre un piacere vederti. E grazie per la tua ospitalità, se avessimo saputo che Emma era impegnata non avremmo mai fatto questa improvvisata.” Aggiunse la bionda, grata che Regina avesse acconsentito.
“Figurati cara, più siamo e più sarà bello.” Un fondo di verità c’era, perché ormai aveva cominciato a capire che la felicità è fatta di amore ed amicizia, anche se con Elsa non si poteva esattamente definire tale.
L’importante è che ora c’erano tutti e che le sorprese fossero finite per la serate, proprio non le sopportava.
 
 
 
Emma si lasciò andare sullo schienale della sedia, era decisamente piena. Tutte le volte che mangiava da Regina si ritrovava ad essere più piena di una botte. Ovviamente non poteva non apprezzare la cucina del sindaco, la più buona che lei avesse mai mangiato, non che ne avesse mangiate tante si chiaro. Poi la cena era passata più che piacevolmente, tra una bottiglia di vino e l’altra si erano fatte le undici passate, ma a lei sembrava di essere arrivata da cinque minuti. Quando si passa del tempo di qualità le ore volano e lei questa cosa ha iniziato a non sopportarla più. Odiava che le ore passassero così velocemente, era talmente tanto infantile da odiare il tempo, solo perché non poteva più ammirare quello spettacolo che aveva davanti agli occhi. Regina Mills.
Dio, non riusciva più a distogliere lo sguardo da lei, lo faceva solo quando vedeva che il sindaco si girava verso di lei, per non essere beccata, ma a parte questo quale altro motivo poteva portarla a non ammirarla? Nessuno ovviamente. Mesi fa aveva accettato il fatto che le piacesse la madre adottiva di suo figlio, era dura da digerire. Lei non ha mai provato una forte attrazione, non come quella e provarla per Regina non era per niente semplice, niente lo sarebbe stato. Dopo tanti bicchieri di scotch e cento e una chiamate con Elsa alla fine aveva smesso di combattere le sue insicurezze e aveva deciso di fare un passo avanti. Un passo piccolo piccolo, le aveva spedito dei fiori. L’aveva fatto per settimane, sperando che Regina capisse chi fosse, anonime, perché non aveva tanto coraggio da dirle direttamente chi fosse e quali fossero le sue intenzioni. Un rifiuto da parte di Regina sarebbe stato davvero difficile da mandare giù. Quindi ci aveva provato, ma aveva fallito, miseramente. Dopo poco tempo Regina iniziò a spazientirsi per quei doni anonimi, così decise di smettere e di cominciare ad ammirarla da lontano.
 
“Emma tutto bene? Emma?” solo dopo diversi secondi si rese conto di fissare Regina da troppi minuti. Venne richiamata alla realtà proprio da questa.
“Si scusami, ero sovrappensiero.” Cercò di buttarla li per non avere troppe domande.
“Aspetta, ti aiuto a sparecchiare.” Le disse la bionda, visto che aveva rifiutato categoricamente l’aiuto di Mary Margaret siccome era incinta, la sorella era occupata con la figlia sul tappeto della sala e sapeva che se l’avesse lasciata andare la piccola sarebbe scoppiata a piangere, e l’aiuto delle due sorelle siccome erano ospiti. Poteva farcela da sola. Ma un aiuto da Emma non si rifiuta mai. Le rivolse un sorriso di gratitudine ed entrambe andarono in cucina, depositando sul bancone i piatti.
“Lascia che ti aiuti, dopo tutto quello che hai fatto.”  Disse Emma
“Non ce n’è bisogno, sono solo due piatti.” Le rispose Regina prendendo i piatti dal bancone e mettendoli nel lavabo.
“Tu fai sempre tanto Regina. Tutta la cena di oggi, aver accettato Elsa ed Anna qui inaspettatamente. So quanto ti è costato, non mentire con me. Posso almeno aiutarti a fare due piatti?” Le chiese con gentilezza e guardandola dritto negli occhi. Sembrava che le stesse chiedendo molto di più che semplicemente di fare i piatti insieme.
“Va bene, grazie.” Le rispose Regina, grata che la bionda avesse deciso di non andarsene e restare li con lei.
Cominciarono a sistemare la cucina insieme, in un silenzio così gradevole, come se vivessero nella loro bolla personale.
“Allora…” cominciò Regina, cercando di rompere un po' il ghiaccio, non che ce ne fosse bisogno, ma desiderava parlare un po' con la bionda. Dati i vasti impegni non si vedevano da un po' di giorni. “ Come sta andando con Capitan eyeliner?” sicuramente questo non sarebbe stato l’argomento preferito di Regina, ma era davvero curiosa di sapere come stesse andando con quello strano, strano era dire poco, ragazzo. Voleva sincerarsi del fatto che non fosse successo niente tra i due, ma non poteva starci più di tanto male. Emma non era sua, poteva fare ciò che voleva, quindi avrebbe ingoiato tutta la gelosia che aveva in corpo e avrebbe accettato qualsiasi sua decisione.
 “In realtà niente sta andando. Non c’è assolutamente nulla tra me e il capitano Jones e mai ci sarà. È venuto qui a Storybrooke solo per il caso della ragazza scomparsa a Boston mesi fa.” Concluse Emma in tono tranquillo.
“Non si direbbe, è da quando è qui che ci prova con te. Ti avrà invitato ad uscire almeno due volte…. A settimana, tutte le settimane. Non molla la presa.” Cercò di sottolineare il fatto perché era palese che ci fosse qualcosa che Emma le stesse nascondendo. Come lei non doveva mentire ad Emma perché se ne sarebbe resa conto, Emma non doveva mentire con lei.
“Che succede Emma? Sembri così esausta.”
Emma sbuffo, si mise una mano tra i capelli per portarli indietro e alzò gli occhi al cielo.
“È proprio così. Io non gli ho mai detto in faccia di no, ai suoi inviti. Ho sempre divagato e detto che ero impegnata, non vuole gettare la spugna…” prese un altro respiro profondo e puntò gli occhi su quelli di Regia che si stava asciugando le mani con un canavaccio mentre si avvicinava sempre di più alla bionda, appoggiando un fianco all’isola della cucina. Rimase in silenzio, aspettando le bionda decidesse di continuare quando avrebbe voluto lei.
“Killian ha deciso di prendere una stanza da Granny’s. Vuole restare più tempo qui, a sua detta per visitare di più la città. Vorrei solo non dargli false speranze.” Disse la bionda “Non è lui la persona che mi interessa.” Disse quest’ultima frase putando gli occhi in quelli marroni di Regina, continuando a fissarla, cercando di trasmetterle tutti i suoi sentimenti, facendole capire che aveva occhi solo per lei.
Regina trattenne il respiro. Era arrabbiata e spaventata allo stesso tempo. Molto arrabbiata con quel capitano da strapazzo per continuare a provarci con Emma, nonostante lei gli abbia fatto capire in modo palese che non fosse interessata. Quante volte deve dire di no una donna per liberarsi di un uomo? Ci avrebbe fatto una bella chiacchierata, rispedendolo al paese dei balocchi dal quale era arrivato.
Dall’altra parte Regina era estremamente spaventata dagli occhi di Emma. Cosi profondi, verdi, con delle striature più chiare, puntati come due fanali sui suoi. Sembrava che stessero scavando dentro i lei, stavano cercando di dirle qualcosa. Non è lui la persona che mi interessa. Io? Pensò Regina. Non era possibile, Emma non si sarebbe mai interessata ad una persona come lei. Emma era troppo buona per stare insieme ad una stronza del genere.
Tentò di convincersi di questo mentre Emma cominciava ad avvicinarsi sempre di più, il braccio appoggiato sull’isola della cucina si stava avvicinando pericolosamente al fianco del sindaco. Il cuore della mora stava correndo come un cavallo, ad ogni passo di Emma andava sempre più veloce. Riuscì a sentire la mano calda di Emma anche con il tessuto del vestito che riusciva a dividere le loro pelli. Era cosi delicata, la stava accarezzando, ma appena la sua mano riuscì a prendere tutto il fianco si strinse leggermente, e tenne una presa ferrea ma non soffocante o invadente.
Regina fece scendere lo sguardo sulla mano di Emma, per capire se stesse succedendo davvero. Vide la bionda drizzare le spalle, leccarsi le labbra e portare anche l’altra mano sul fianco sinistro del sindaco. Ormai era in trappola, quella trappola bellissima che si chiamava Emma Swan.
“Emma, che stai facendo?” Regina non riusciva più a capire niente, la vicinanza dello sceriffo le stava facendo defluire tutto il sangue sulle guance e le fece diventare il respiro corto. Senza aver fatto niente praticamente, ma non si erano mai trovate così vicine prima d’ora.
“Non si vede?” disse Emma come se fosse tutto ovvio, tutte le sue intenzioni, i suoi pensieri e le sue prossime mosse.
La bionda cominciò ad avvicinarsi sempre di più, aprì leggermente le labbra, per poter respirare meglio. Una ciocca di Regina si fece avanti sul suo volto, Emma la guardo e sorrise. Come se quella ciocca volesse giocare con lei e si fosse frapposta tra loro due. La prese tra le sue dita, la accarezzò e puntando di nuovo gli occhi su quelli di Regina gliela portò dietro l’orecchio sinistro.
Regina ormai aveva smesso di respirare, non perché non ci riuscisse, ma perché si era dimenticata di farlo. Ormai la sua mente era talmente tanto impegnata a capire cosa stesse succedendo e a realizzare la vicinanza della bionda, che non si ricordò più di espirare ed inspirare.
Erano molto vicine, solo pochi centimetri le separavano. Così vicine che Emma poteva sentire quel buonissimo profumo di mele di Regina, quasi lo poteva gustare in bocca come se fosse una mela gustosa.
 
“Sorellina, dove tieni i cerotti?” ci pensò Zelena a far esplodere la loro bolla. Riuscirono a separarsi appena in tempo, Regina riprese in mano il canavaccio ed Emma si piegò a chiudere la lavatrice. Forse si piegò un po' toppo velocemente, perché prese lo spigolo della macchina proprio sulla caviglia destra ed iniziò a sbraitare dal dolore.
“Dio santo che male, maledetto aggeggio.” Inveii contro la lavastoviglie.
“Linguaggio Signorina Swan.” Disse Regina appena si rirese dal suo stato catatonico. “Non è colpa della mia lavastoviglie se tu non sei coordinata. Lei sta ferma li da anni, da prima che arrivassi tu” ribatté Regina senza badare allo sguardo della bionda.
“Appena Tom e Jerry hanno finito di discutere, potreste dirmi dove sono i cerotti? Robin si è grattata una vecchina cicatrice e le esce un po' di sangue.” Disse in modo tranquillo Zelena.
“Sta bene? Si è fatta male?” iniziò subito a preoccuparsi Regina per la nipote.
“Si si sta bene, mi serve solo un cerottino. Ora si sta tenendo un tovagliolo sulla ferita.” Le spiegò velocemente la più grande.
“In bagno, secondo scaffale a sinistra trovi i cerotti di Alice nel paese delle meraviglie, dalle uno di quelli. Sono i suoi preferiti.” Il sindaco aveva fatto vedere quel cartone alla nipote settimane fa, e la piccola si era praticamente innamorata di Alice. Così decise di comprarle quei cerotti appena li vide al supermercato.
“Grazie sorellina” disse Zelena mentre già aveva preso la strada per il bagno. Neanche un secondo dopo tornò in dietro, facendo sporgere solo la testa nella cucina e aggiunse “Ah, sbrigatevi a tornare in salotto che giochiamo tutti insieme.”
Appena se ne riandò Regina lasciò uscire un sospiro di sollievo che aveva trattenuto tutti quei minuti in sua presenza. Volse lo sguardo verso Emma e la vide sorridere.
Non riusciva a capire cosa ci fosse di divertente, sua sorella stava per scoprirle in una situazione compromettente. Non troppo, visto che non era successo assolutamente nulla, ma erano comunque troppo vicine.
Emma si fece davanti a lei, sempre con quello sguardo spavaldo. Mise le mani nelle tasche posteriori dei suoi jeans e si sporse leggermente verso Regina, sempre tropo vicina a quest’ultima.
“Riprenderemo il nostro discorso Regina. In fondo…. avevo appena cominciato.” Si rimise in posizione eretta e si girò verso l’uscita della cucina per tornare dagli altri. Si girò solo un attimo per guardare ancora la mora negli occhi e le fece un occhiolino. Continuando a tenere le mani nelle tasche posteriori e sorridendo come una bambina Emma uscì dalla cucina, lasciando il sindaco li da solo con i suoi pensieri.
Cosa diavolo era appena successo?
 




Angolo Autore:
Holaaa, allora questa è la mia prima fanfiction, non ho mai scritto prima d'ora. Quindi, non siate magnanimi, sono molto curiosa di sapere cosa ne pensate. Anche solo una riga andrà bene. Avevo voglia di scrivere su Emma e Regina, un mondo privo di mangia, mi era venuta l'ispirazione e boom. Ancora non so bene in che direzione andrà la storia, ma spero che vi piaccia.

BeaS

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


CAPITOLO 2
 
Le occhiaie le stavano spuntando, erano due giorni di fila che non dormiva. Alle tre passate di notte aveva deciso di prendere le gocce. Aveva una città da amministrare e non poteva permettere ad una biondina di occupare talmente tanto i suoi pensieri da non fala dormire e addirittura lavorare.
Si alzò dal letto, si diresse in bagno per la sua solta doccia mattutina, ed aprì le ante di vetro per entrare. Un po' d’acqua calda l’avrebbe fatta sentire meglio.
Quel giorno aveva in agenda due riunioni, in una delle quali era prevista la presenza dello sceriffo.
No! Non ci devo pensare. Lavoro, lavoro, lavoro. Cominciò a ripetere dento di se, per scacciare quel pensiero.
Terminate le ultime cose dentro casa e dopo essersi vestita si diresse subito in municipio. Si sarebbe fatta portare la colazione dalla sua segretaria. Non aveva intenzione di andare da Granny’s, con una grande probabilità che l’avrebbe incontrata.
“Buongiorno Ashley. Appena finisce con ciò che sta facendo, desidererei un caffè nero, amaro. Grazie mille.” Disse alla sua segretaria, appena le passò davanti per entrare nel suo ufficio.
“Buongiorno sindaco Mills. Cinque minuti ed andrò subito a prenderlo.” Le rispose Ashley. Quella ragazza era l’unica ad essere riuscita a mantenere il suo lavoro, senza aver mai perso le staffe in tutti quegli anni. Era sempre riuscita a collaborare con la “ex Regina Cattiva”, come erano soliti chiamare il sindaco anni fa. Ashley aveva sempre visto oltre il sindaco che tutti conoscevano, in fin dei conti, lavorare con lei nove ore al giorno, ti porta a conoscerla un minimo.
Regina poggiò la sua borsa sul comodino accanto alla finestra e cominciò a sistemare tutte le carte che avrebbe dovuto visionare quel giorno. Arrivata alla fine del plico di fogli si accorse che mancava quello della stazione della polizia.
Ovviamente manca. Si disse, mai una volta Emma era fosse puntuale con le scadenze.
“Ashley per favore, chiama la stazione di polizia. E dì ad Emma Swan che se non mi consegna i documenti entro fine giornata, la licenzierò.” Disse Regina con un falso sorriso, per far capire che probabilmente l’avrebbe fatto davvero, ad Ashley appena entrò in ufficio col suo caffè fumante.
“Si signor sindaco.” Si girò su se stessa ed uscire dallo studio, chiudendo la porta dietro di se.
 
La mattinata passò velocemente, il lavoro era tanto e lei non aveva voglia di distrarsi. Quando riusciva ad ingranare la marcia non permetteva a distrazioni esterne di rovinare il suo operato.
Dopo pochi minuti senti qualcuno bussare alla sua porta, alzò lo sguardo e riconobbe la figura della sua segretaria.
“Avanti.” Disse Regina, riportando intanto lo sguardo sui documenti.
“Signor sindaco, sono quasi le quindici. Ha la riunione tra pochi minuti.” Le fece notare Ashley. Era passata l’ora di pranzo da un pezzo, e non se ne era accorta minimamente.
“Grazie Ashley. Ero così sommersa dal lavoro che non mi sono resa conto dell’orario, adesso vado.” Ringraziò mentalmente la sua segretaria per averle ricordato il suo appuntamento e cominciò a spegnere tutto per prendere le carte che avrebbe visionato insieme al consiglio.
 
Sapeva che poteva sentirsi quel leggero rumore, la punta del suo tacco che continuava a sbattere contro il parquet, ma non riusciva a fermarla. Era troppo nervosa, troppo agitata, troppo arrabbiata, troppo gelosa.
Aspetta! Io non sono gelosa, semplicemente lui non dovrebbe essere qui! Ovviamente questa era l’unica risposta a tutti quei sentimenti.
Emma stava parlando con quel capitano da strapazzo vicino alla porta della sala conferenze. Ed era palese che non stessero parlando di lavoro, il sorriso sul volto di quell’uomo era troppo smagliante per parlare di omicidi.
Fortunatamente non dovette attendere molto per vedere Emma allontanarsi da lui per sedersi vicino a lei. Lo sceriffo le sorrise, scostò la sedia da sotto il tavolo e si sedette accanto al sindaco. Regina era nera dalla rabbia, come aveva potuto portare quel coso, nel suo municipio. Ridere e scherzare con lui davanti a lei, dopo quello che le aveva detto la sera del Ringraziamento. Era ovvio che la Signorina Swan avesse cambiato idea riguardo gli approcci del capitano Jones nei suoi confronti.
Regina la guardò due secondi negli occhi e poi li distolse, non voleva che Emma capisse, e sapeva che avrebbe impiegato davvero poco tempo per leggerla, e il sindaco non aveva per niente voglia di litigare con lei. Facendo vagare lo sguardo altrove vide il capitano appostato accanto alla porta, in posizione eretta, con le mani dietro la schiena, come se stesse aspettando qualcosa o qualcuno. Attese qualche altro secondo, poi siccome lo straniero non aveva intenzione di andarsene, Regina si alzò in piedi, pronta a fronteggiarlo.
“Desidera qualcosa?” disse Regina in modo leggermente aspro. Il capitano si girò verso di lei, avendo intuito che ce l’avesse con lui.
“Mh?” Killian Jones aveva lo sguardo perso, probabilmente non aveva sentito la sua domanda.
“Desidera qualcosa?” ribatté Regina, cercando di mantenere la calma, senza far trapelare il suo fastidio.
“Oh no, sono qui solo per aspettare lo Sceriffo Swan.” Disse Jones alzando una mano, in modo da indicare Emma.
Prese un respiro profondo e rispose “La Signorina Swan adesso è impegnata in una riunione privata, Capitano. È pregato di aspettare fuori.”
Jones guardò Emma, come a chiedere cosa dovesse fare e quando capì che la bionda non le avrebbe dato nessuna risposta, lasciò un breve sorriso al sindaco ed uscì.
 
Salutati i membri del consiglio regina iniziò a mettere a posto le sue cose per tornare in ufficio, quando vide un sacchetto di carta sopra ad una cartellina, i documenti sicuramente, fare capolino davanti a lei sul tavolo. Alzò lo sguardo e si ritrovò gli occhi verdi di Emma davanti a se.
“So che hai saltato il pranzo, Ashley mi ha avvisato prima. Ti ho portato qualcosa da mettere sotto i denti, mi ricordo che se lavori troppo e non mangi poi ti viene il mal di testa.” Disse Emma, in modo genuino con un sorriso sul volto.
Ecco, erano questi i gesti che facevano venire a Regina mille pensieri.
Perché Ashley aveva avvisato Emma? Avrebbe potuto chiamare Zelena. Si disse la mora pensando a quel gesto.
Prese la busta tra le mani e l’aprì. All’interno c’era un piccolo bicchiere pieno di caffè, un muffin ai mirtilli ed una mela.
“Il caffè è amaro, non ci ho messo ne zucchero, ne nessuna delle tante stranezze che bevo io.” Le disse Emma, mentre si metteva le mani in tasca, con guardo divertito e anche un po' imbarazzato.
Regina la guardò in quegli occhi così profondi, così limpidi e chiari. Dio quanto le piacevano, poteva annegarci dentro.
“Ti ringrazio Emma, è stato un gesto molto carino.” Un sorriso le comparve spontaneamente sul volto, facendo evaporare tutta la rabbia che aveva provato nelle ore precedenti, quando l’aveva vista entrare col capitano della polizia di Boston.
“Non è niente di che.” Sminuì velocemente la bionda “Senti…” continuò “ volevo chiederti una cosa.” Ormai era palese la sua fatica nel tirare fuori ciò che aveva da dire.
“Tutto ok? Sai che puoi dirmi qualsiasi cosa” la rassicurò subito Regina
“Si si tutto bene. Volevo solo chiederti una cosa.” Si mise le mani in tasca, spostò il suo peso da una gamba all’altra e riprese il discorso “ ti andrebbe di and…” non fece in tempo a finire la frase che la porta della sala riunioni si aprì con forza, mostrando Killian Jones.
“Emma, ho visto gli altri uscire e mi chiedevo che fine avessi fatto. Volevi lasciarmi qui da solo tesoro?” dicendo l’ultima parola sfoderò il suo sorriso più affascinante, quello che aveva fato cadere molte donne ai suoi piedi.  
Emma alzò un sopracciglio a quel nomignolo, nessuno l’aveva mai chiamata così, e di certo lui non sarebbe stato il primo a farlo.
“Arrivo, stavo solo parlando con Regina.” Rispose velocemente Emma, era alquanto stufa di quell’uomo e del suo pessimo tempismo.
“E Jones… non chiamarmi più tesoro.”
Il capitano non aspettandosi quella risposta usci, dopo aver dato un veloce sguardo ad entrambe, con la coda tra le gambe.
“Continueremo il nostro discorso, ora devo andare. Vostra Maestà” disse lo sceriffo con un sorriso sul volto, allontanandosi verso l’uscita.
Regina era sconvolta, da dove usciva tutta quella spavalderia di Emma. Sicuramente si stava divertendo, ma allo stesso tempo era anche infastidita. Non da lei, ma dal capitano.
Emma le voleva chiedere qualcosa, ed era evidente che si trovasse in difficoltà a farlo, adesso la sua curiosità sarebbe aumentata.
Doveva occupare la sua mente.
 
 
Sentì bussare alla porta del suo ufficio e senza alzare lo sguardo dette il permesso di entrare, a chiunque si trovasse dall’altra parte della porta.
“Regina, disturbo?” la testa di Elsa fece capolino nel suo ufficio, senza essere troppo invadente.
“Elsa, dimmi pure. È successo qualcosa?” la bionda newyorkese non era solita andare a trovarla a lavoro.  
“No no, assolutamente. Sono qui per invitarti ad uscire stasera. Emma ha organizzato una serata tra ragazze, ma era troppo impegnata per dirlo a tutte. Così mi sono offerta volontaria per pensarci io.” Ultimò con un sorriso.
“Io non saprei, ho tanto lavoro. Poi pensavo sinceramente di andare a casa dopo questa giornata.” Non che quello che stesse dicendo fosse del tutto falso, era stanca e l’unica cosa che desiderava era tornare a casa sua e farsi una doccia.
“Dai vieni, vedrai che ci divertiremo. Ci siamo tutte. E poi… Emma ha insistito particolarmente che ci fossi.” Aggiunse, cercando di convincerla. Emma non le aveva detto niente di tutto ciò, ma sapeva che era così.
Regina ci pensò un po', alla fine quanto spesso capitava di uscire insieme con le sue amiche? Mai praticamente. Ed Emma, voleva veramente che lei ci fosse? Aveva Elsa ed Anna accanto a se, con le quali riusciva a vedersi una volta l’anno circa. Lei  e lo sceriffo si vedevano spesso, quasi tutti i giorni senza contare impegni ed imprevisti vari. Quindi si, era colpita che la bionda volesse che lei ci fosse.
“Va bene, ci sarò.” Acconsentì alla fine il sindaco.
“Perfetto, Emma ti manderà un messaggio dopo per i dettagli.”
Elsa era alquanto emozionata per la serata. Eppure lei vive in questi ambienti, sta spesso nei bar, pub o anche discoteche, non che le piacessero chissà quanto ma ogni tanto non faceva male svagarsi un po' di più.
 
 
Regina entrò dentro nel locale, non ci era ma stata, e si diresse verso il bancone per chiedere a quale tavolo si trovasse. Lo spazio era molto grande, la prima parte, dalla quale era entrata era una sorta di bar/pub, luci rosse e musica molto alta. Era impossibile che Emma e le altre volessero venire in un locale simile per la serata, loro non erano tipe per quelle serate. Senza contare il fatto che non erano più così giovani per bere fino a prendersi una sbronza, ballare con degli sconosciuti nettamente più piccoli di loro e farsi toccare “involontariamente”, in mezzo a quella bolgia. Ma l’insegna fuori dal locale non mentiva, il locale era quello. Se la serata avesse preso una piega che non le piaceva avrebbe inventato una scusa e se ne sarebbe andata.
“Signor sindaco, mi sente?” le chiese il cameriere. Tornò con i piedi per terra e fece un leggero assenso al ragazzo per fargli capire che aveva la sua attenzione.
“Mi segua, la porto al suo tavolo” passarono attraverso quella marea di gente, salirono pochi gradini trovandosi davanti ad una grossa vetrata che conduceva ad un cortile esterno. Era una sorta di giardino , pieno di luci che donavano alla terrazza un’aura intima e rilassante, i tavoli si trovavano tutti all’interno di igloo trasparente. Sentì la finestra dietro di lei chiudersi e improvvisamente la musica cessò. Il chiasso era talmente tanto flebile che quasi non si sentiva, in modo tale che all’esterno si potesse godere di una serata tranquilla in buona compagnia. Vide le sue amiche dentro ad un igloo e si incamminò nella loro direzione lasciando un veloce sguardo al ragazzo facendogli capire che sapeva dove andare.
“Regina” sentì urlare dalle altre appena mise piede dentro la tensostruttura. C’erano tutte, forse anche qualcuno in più. Sua sorella appena la vide le andò in contro e la strinse in un abbraccio, per poi risedersi vicino a Mary Margaret. Di fianco alla maestra c’era Ruby, una vecchia amica di questa. La rossa era “ la barista” di Storybrooke, tutti andavano nel suo diner, quindi era impossibile non conoscere la ragazza. Accanto a loro vi erano Anna ed Elsa, la quale era, ovviamente, seduta vicina ad Emma. Lo sceriffo si alzò in piedi per poter dare il benvenuto a Regina, le diede un veloce bacio sulla guancia e si risedette, sperando che le altre non avessero puntato troppo i loro occhi sulle due.
Con le guance rosse ed il fiato mozzato, Regina si sedette accanto ad Emma e fece finta che le altre non esistessero. Non aveva voglia di dare spiegazioni.
 
 
La serata stava passando piacevolmente, tra una chiacchiera e l’altra Regina era arrivata al suo secondo drink. Era abbastanza lucida, le guance le stavano andando a fuoco, ed era impossibile non accorgersi degli sguardi che le inviava Emma da quando era arrivata. Si sentiva una preda, cosa molto nuova per lei. Regina era una dominatrice, una pantera, lei era il sindaco, una regina insomma…. Non era la preda di nessuno. Anche se non mi dispiacerebbe invertire i ruoli per una volta. Guarda quegli occhi, il sorriso, quelle braccia così musc… No! Siamo in pubblico e con le amiche, via questi pensieri. Non si addicevano sicuramente a lei, che riservava certe cose solo sotto le lenzuola.
 
“Ti andrebbe di accompagnarmi a prendere altri drink?” le chiese Emma.
Come non detto.
“Si certo” le rispose Regina, le guance adesso erano più rosse di prima e sicuramente non era colpa dell’alcol, non più almeno.
Arrivate al bancone ordinarono il terzo giro per tutte quante, il sindaco era pronto a tornare al suo tavolo quando si sentì tirare per la manica della camicia. Emma stava cercando di richiamarla sopra quel chiasso infernale. Non riusciva bene a capire cosa le stesse chiedendo, così si avvicinò e accostò il suo viso a quello della bionda.
“Ti andrebbe di fare due passi con me?” le sussurrò all’orecchio. Solo brividi sentì Regina, non era sicura di aver capito bene cosa le stesse chiedendo, ma accetto. Si, sarebbe stata comunque la risposta. Uscirono di nuovo all’esterno e invece di proseguire dritte verso il loro tavolo girarono a destra verso una passeggiata che costeggiava il locale.
“Emma aspetta, predo il mio giacchetto.” Ma prima che potesse fare un singolo passo la bionda la riportò accanto a se ed incominciò ad incamminarsi, si sfilò la giacca e la poggiò sulle spalle della mora.
“No Emma, non devi darmi la tua giacca.” Cercò subito di conto battere.
“Te la do volentieri, io non ho freddo. E porto un maglione alquanto pesante.” Disse la bionda mostrando il suo maglione all’altra, la quale seguì il suo gesto e si rese conto che era il maglione che le aveva regalato lei l’anno precedente. Con un leggero sorriso accettò silenziosamente la giacca e continuarono la loro camminata.
Erano avvolte da un piacevole silenzio, tra loro due non c’era mai stato imbarazzo e sicuramente un momento privo di chiacchiere non lo avrebbe costituito. Però sentiva che c’era qualcosa che non andava con la bionda, non qualcosa di negativo, ma come se non riuscisse a stare buona perché era troppo smaniosa di far uscire qualcosa da dentro di lei.
“Emma, va tutto bene? Ti vedo strana ultimamente.” Decise di prendere il discorso, visto che non lo faceva l’altra.
“Si si va tutto bene.” Cominciò con le mani infilate nelle tasche dei jeans, come suo solito. Ci fu’ un leggero silenzio e poi riprese “Sai che il capitano Jones è tornato a Boston?”
“Finalmente” si lasciò sfuggire
“Finalmente?” ripeté la bionda, con una sguardo tra il divertito e lo stupito
“No, intendo dire. Mi sembrava si fosse trattenuto a Storybrooke abbastanza, no? So che ha terminato le indagini pochi giorni dopo il suo arrivo.” Cercò di riprendersi al meglio senza far trasparire la felicità scaturita da quella notizia.
“Si, ma ora è tornato definitivamente a casa sua.” Rispose divertita Emma.
“Però non hai comunque risposto alla mia domanda. Che c’è che non va? E non dire niente, lo sai che capisco quando menti.” Le richiese.
“Non c’è niente che non vada, assolutamente. Però vorrei chiederti una cosa.”
“E’ la stessa cosa che volevi chiedermi questa mattina?” non aveva dimenticato che lo sceriffo stesse per chiederle qualcosa, e la sua difficoltà nel farlo.
“Si esatto.” Era in evidente difficoltà, di nuovo. Tutta la spavalderia che aveva avuto quella sera era sparita, appena si era fermata e aveva puntato i suoi occhi su quelli del sindaco.
“Mi chiedevo, se ti andasse di uscire una volta” cercò di mantenere i suoi occhi fissi in quelli dell’altra.
“Questo mi volevi chiedere?” un sopracciglio si alzò subito alla domanda della bionda. “Emma, usciamo spesso insieme, dov’è il problema? Quando vuoi possiamo uscire.” Non riusciva bene a capire il comportamento dell’altra.
“No Regina.” Le disse subito, prese un bel respiro e ci riprovò. “Vuoi…” fece una pausa “uscire con me?” le richiese, ma sta volta il suo sguardo diceva molto di più delle sue parole.
Regina la guardò bene, non essendo sicura di aver capito. Il suo cuore le stava martellando nel petto, lui aveva già capito tutto. Piano piano la realizzazione di ciò che le aveva chiesto si fece largo sul suo volto.
“Oh…” spiazzata, completamente spiazzata era. Non si aspettava una domanda del genere. “Io, io non…” e si rifermò, non sapeva proprio cosa dire.
Emma stava iniziando a vacillare, non sapeva cosa aspettarti dalla sua domanda ma un rifiuto avrebbe sempre fatto male. Cercò di battere in ritirata, prima di farsi troppo male da sola.
“Lascia stare, fai conto che non ti ho detto niente. Non volevo metterti in imbarazzo.” Disse subito e si rincamminò verso il loro tavolo, cercando di mettere un po' di distanza tra lei e Regina. Stupida idea, che cavolo ti viene in mente? Lei non uscirà mai con te. Quei pensieri furono inevitabili, ma darsela a gambe sarebbe stato meglio di un no. Doveva volare più basso, Regina era troppo per lei.
Presa troppo dai suoi pensieri non sentì i tacchi sbattere velocemente sulla pedana in legno, farsi sempre più vicini.
“Emma aspetta” le disse la mora appena riuscì a tirarla per il maglione e farla tornare accanto a lei. “Scappi prima che io ti possa dare una risposta?” il suo tono era divertito. Beata lei che si diverte. Pensò subito lo sceriffo. “No no, volevo solo evitare l’imbarazzo a te e una terribile figuraccia a me.” Disse distogliendo lo sguardo. Sentì una splendida risata uscire dalle labbra di Regina, ed inevitabilmente cercò di capire cosa ci fosse da ridere.
“Tu pensi che io volessi dirti di no?” continuò tra una risata e l’altra.
“Beh, io non lo so”
“Emma…” si fece più vicina all’altra e le mise una mano sulla guancia, cercando di far ricongiungere il suo sguardo con quello della bionda. “Mi piacerebbe molto uscire con te.” Le disse con un sorriso smagliante, che dopo pochi secondi contagiò anche la bionda.
“Fantastico.” Disse subito “cioè, si bene. Benissimo…”non sapeva più cosa dire, si stava incartando da sola.
Regina non riuscì a resistere a quella scena, così le dette un bacio sulla guancia. Era leggero, delicato, e caldo. Era la prima volta che Regina le dava un bacio simile.
“Fantastico” ripeté Regina.
Con un sorriso su entrambi i volti tornarono verso il loro tavolo e si sedettero nuovamente vicine.
Per le altre fu’ facile vedere che le due, anche se tentavano di nasconderlo, erano felici della passeggiata appena avuta. Emma aveva fatto la sua mossa, quell’uscita aveva effettivamente aiutato.
 
Angolo dell’autrice:
 
ed eccoci con il secondo capitolo. Finalmente la storia sta iniziando a prendere forma, Emma fa i suoi primi passi e Regina sembra accettarli. Spero che questo vi piaccia, al prossimo aggiornamento.
 
BeaS

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. ***


CAPITOLO 3
 
“Possiamo fare una pausa? Mary Margaret mi aspetta da Granny’s.” Chiese David, ormai erano ore che lavoravano.
Regina guardò l’ora sul computer, era arrivato il momento di andare a pranzo.
“Si certo, anche io devo mangiare.” Si guardò attorno come se il suo pranzo fosse in giro per il suo ufficio, quando sapeva benissimo che non si portava mai niente da casa da mangiare. Questo David lo sapeva e non ci mise molto a chiedere alla sua migliore amica, se si volesse aggiungere a loro per pranzo.
Regina accettò molto volentieri, non aveva mai amato essere il terzo in comodo, ma con i due coniugi era praticamente impossibile. Molte volte David si metteva accanto a lei quando al tavolo con loro c’erano anche amiche della moglie, e preferiva lasciarle vicine a parlare, oppure Mary Margaret parlava più con lei che con il marito.
Giunsero velocemente al diner, Regina fu preceduta da David che le aprì la porta e la fece passare. Con un bellissimo sorriso la mora entrò dentro, cercò velocemente la sua amica e con grande sorpresa si accorse che non era da sola. Era affiancata da Emma.
I due nuovi arrivati si avvicinarono alle ragazze, gli sposini si scambiarono un veloce bacio da sopra il tavolo e lo sceriffo rivolse il suo sguardo al sindaco.
“Ciao” disse dolcemente Regina appena fu seduta davanti alla bionda. In risposta ricevette un occhiolino dall’altra e un sorriso luminoso, contornato da capelli biondissimi, e due fari verdi puntati su di lei. Nel giro di due secondi la mora arrossì, ma cercò di nasconderlo prestando tutta la sua attenzione al menù.
Ruby arrivò a prendere gli ordini e come era apparsa se ne riandò.
“Allora…” cominciò la maestra “come sta andando la preparazione della festa?” la curiosità andava sempre a braccetto con Mary Margaret.
“Per ora tutto bene. Lavorare con Regina è sempre facile, non esiste persona più organizzata. L’unico eventuale problema che potrebbe venire a crearsi, come tutti gli anni, sono le improbabile richieste dei cittadini. Regina si ritrovò ad annuire, condivideva in pieno quello che diceva David.
Come sempre il natale si stava avvicinando e con lui la festa dei lumi, la celebrazione più bella di Storybrooke. La cittadina era una delle maggiori colonie inglesi, fondata dai padri pellegrini. Con il loro arrivo portarono anche la festa dei lumi, un’antica celebrazione, la tradizione voleva l’utilizzo di luci e giochi di luce in occasione della festività del 25 dicembre. La luce rappresentava metaforicamente la figura di Cristo come "luce del mondo", con l’avvento della modernità, le candele, le torce con tele catramate e i piccoli vasi furono sostituiti dall’elettricità. Ma la tradizione non è mai cambiata, la festa comincia la seconda settimana di dicembre e termina i primi giorni del nuovo anno.
“Purtroppo David ha ragione, proprio per questo quest’anno ho anticipato del lavoro, in modo tale da poter ascoltare le esigenze e i bisogni di tutti.” Ogni cittadino aveva la possibilità di allestire un gazebo per le vendite della propria attività, ovviamente tutto sotto la sicurezza e il consenso del comune.
“Che ne dici se ti aiutassi con i cittadini?” intervenne Emma “prima dell’inizio della festa io non ho mai molto lavoro e sai che David a breve deve darsi da fare con tutti gli allestimenti.”
Regina sapeva benissimo che una mano da parte della bionda non le avrebbe fatto male, poteva accettare tranquillamente, tutt’al più se non avesse più avuto bisogno di lei glielo avrebbe detto.
“Si certo, grazie Emma.” Le rispose con un sorriso.
“Quello che vuoi.” Le disse con un sorriso furbo in volto. Regina continuo a fissarla, era come calamitata dai suoi occhi. Era come se i suoi occhi stessero sorridendo per lei, come se le stessero parlando, la stavano affascinando, molto più rispetto alle altre volte.
“Posso esserti utile in altro?” le chiese ancora Emma.
Potresti scavalcare il tavolo, prendermi per la camicia e baciarmi. Togliermi il fiato, togliermi i vestit…
I suoi pensieri erano completamente partiti senza il suo consenso, senza che lei se ne accorgesse. Stava per rispondere negativamente, prima di sentire un piede di Emma accarezzare il suo.
Appena sentì l’approccio dell’altra strabuzzò gli occhi, il suo cuore ebbe un sussulto e subito dopo prese a correre velocemente. Girò leggermente lo sguardo verso i loro amici e si rese conto che non stavano prestando attenzione a loro due. Riportò lo sguardo sullo sceriffo e le chiese silenziosamente cosa stesse facendo. Sentì il piede salire piano piano, le calze leggere le permettevano di sentire tutto molto più amplificato, come se fosse nuda. La sua pelle stava andando a fuoco e in men di un secondo sentì un fremito tra me gambe e le fu praticamente impossibile non aprirle un po' di più.
Emma si stava particolarmente lasciando andare nell’ultimo periodo, gli sguardi, le parole, i suoi gesti… chissà cosa l’aveva spinta a tirare fuori tutto quel carattere. Prima che potesse avere un infarto allontanò le gambe da quelle dell’altra. Cosi non andava bene, stavano bruciando troppo le tappe, tutto quel contatto fisico l’avrebbe fatta impazzire.
“Io devo andare, ho tanto lavoro da sbrigare e poco tempo a disposizione.” Disse, scattando in piedi senza guardae nessuno negli occhi. “Emma, tra un’ora nel mio ufficio.” Girò sui tacchi e sparì del locale.
 
 
“Volevi vedermi?” chiese Emma appena entrò nell’ufficio del sindaco, ovviamente senza bussare, come suo solito.
“Si, entra pure.” Disse Regina, poggiando la penna sulla scrivania e indirizzando tutta la sua attenzione allo sceriffo.
“Emma non va bene così, non possiamo continuare in questo modo.” Sembrava quasi esasperata.
“In che modo scusa?” le chiese subito, non le sembrava di aver fatto niente di male.
“Non puoi farmi piedino, ammiccarmi in quel modo e indirizzarmi frasi con doppio fine in pubblico, soprattutto davanti ai nostri amici.” Si alzò dalla sua sedia, si diresse al carrello dei liquori e se ne versò un po', senza chiedere se anche l’altra ne volesse. Non era sicura del perché stesse facendo quel discorso, le sembrava che stesse cercando di prenderlo per far capire all’altra che non ce l’avrebbe fatta a resistere alle sue tentazioni, più che veramente perché avesse sbagliato qualcosa. Forse un po' d’alcol l’avrebbe aiutata.
“Credi davvero che uno di loro se ne sia mai accorto? Perché non è così” le disse Emma alzandosi dalla sedia sulla quale si era seduta, avvicinandosi a lei.
Forse aveva sbagliato, non si sarebbe dovuta alzare dalla sedia, dietro alla scrivania sarebbe stato tutto più sicuro e avrebbe avuto più spazio per respirare.
“Regina…” le disse “pensi davvero che io abbia esagerato? Solo perché ho avvicinato il mio piede alla tua gamba?” le disse in modo convinto.
Effettivamente non aveva fatto niente che lei non volesse, perché se davvero fosse stata contraria non avrebbe aperto di più le gambe.
“E se avessi fatto questo?” la bionda le scostò una ciocca di capelli, puntò i suoi occhi sulle labbra rosse e carnose del sindaco e si avvicinò pericolosamente all’altra. Il cuore di Regina stava galoppando furiosamente nel suo petto, il respiro era affannoso e sentiva un calore intenso all’altezza delle guance.
Oddio. Fu l’unica cosa che riuscì a pensare in quel momento. Lo voleva così intensamente, desiderava così tanto sentire le labbra di Emma sulle sue. Il suo sapore dolce mischiato a quello del cioccolato, che beveva tutte le mattine, sentire le mani della bionda attorno al suo viso mente la baciava così delicatamente.
La desiderava.
Sentì il fiato caldo dello sceriffo infrangersi sulla sua bocca, le sue mani attorno alla sua vita, la tenevano stretta ma erano delicate allo stesso tempo. Stava impazzendo, sentiva il suo cervello volare su di una nuvola e le sue forze venire meno.
La lingua calda e bagnata di Emma che passò sulle sue labbra in fremito, fu il colpo di grazia per quelle poche facoltà mentali rimaste a Regina.
Fece a mala pena in tempo ad inserire le mani tra i capelli biondi dell’altra che l’interfono sulla sua scrivania suonò.
“Signor sindaco, c’è sua sorella qui fuori che l’attende.” Le disse Ashley
Vicinissima, era così vicina al paradiso. Le era stato strappato nel giro di un secondo da sua sorella.
Ti odio Zelena, a te e al tuo pessimo tempismo. Giuro che ti strappo tutti i capelli. E l’avrebbe fatto davvero se non ci fosse stata altra gente insieme a loro.
 
 
“Regina ti ho detto che mi dispiace, per quanto ancora sarai arrabbiata con me? Non sapevo che stessi copulando con la tua ragazza.” Disse Zelena appena rimase da sola con la sorella.
“Primo Emma non è la mia ragazza, secondo non stavamo copulando, terzo cosa ti fa pensare che lo stessimo facendo se non hai assolutamente visto nulla?” Cercò subito di difendersi.
In effetti Zelena non aveva visto nulla, le due si erano staccate appena avevano sentito la voce della segretaria e quando la rossa era entrata le due erano più che distanti.
“No ancora, ma non metto in dubbio il fatto che lo diventerà presto. E poi si vedeva dalle vostre facce, è sicuramente successo qualcosa.” Sembrava quasi fiera di quello che stesse dicendo, come se avesse vinto una causa. “Sono tua sorella Regina, con me puoi parlare di qualsiasi cosa, e lo sappiamo tutti che Emma ti viene dietro da tanto tempo.”
Era mai possibile che tutti se ne fossero accorti tranne lei?
“Davvero Zel, non è successo niente. O meglio, stava per succedere, finché non sei entrata tu.” Al ricordo di cosa la sorella avesse interrotto la rabbia rimontò in lei.
“La prossima volta allora appendi un calzino sulla porta, oppure un paio di mutande. Che ne sapevo io?” si difese subito l’altra.
Regina prese un bel respiro e si rimise seduta, era stanca. Tutti quei sentimenti la stavano stancando.
“Ok ok, non ne parliamo più per favore. Dimmi che vuoi.” Tagliò corto.  
 
 
Erano giorni che non vedeva e non sentiva più Emma, sapeva che era impegnata, esattamente come lo era lei, però avrebbe voluto vederla. Anche solo un messaggio.
La festa dei lumi era arrivata ormai, quella stessa sera si sarebbero accese tutte le luci in città, i gazebi avrebbero aperto e le strade si sarebbero riempite di gente. Anche, e soprattutto, per questo Regina amava quella festa, non l’avrebbe mai detto a nessun, ma era davvero felice di vedere i suoi cittadini contenti e gioiosi.
“Henry, tesoro andiamo.” Chiamò il figlio dal piano inferiore, sapeva quanto il suo principessino amasse passare la prima sera di festa per strada, a mangiare qualsiasi sorta di schifezza gli si parasse davanti.
Henry schizzò di sotto e via subito fuori. Si incamminarono verso il centro, faceva freddo quelle sere ma non erano distanti ed una passeggiata non avrebbe fatto male a nessuno dei due. Arrivati a destinazione, tra una chiacchiera e l’altra, si ritrovarono davanti ad uno striscione appeso sopra le loro teste, tutto illuminato con la scritta “Storybrooke” al centro. Proseguendo passarono diversi a tendoni e gazebi allestiti da diversi negozianti del paese, era davvero bello. Regina non aveva seguito l’organizzazione sul campo, ma solo la parte burocratica ed era davvero contenta del risultato ottenuto dai suoi cittadini.
“Henry” sentirono urlare da una vocina poco più avanti. Appena la piccola Robin vide il cugino gli corse in contro e lo abbracciò forte. Il più grande fece appena a tempo a darle un bacio che questa si buttò subito tra le braccia della zia. “Come stai zia? Mi sei mancata tanto” le disse subito la nipote appena fu presa in braccio dal sindaco. Regina le schioccò un bacio sulla guancia e le disse “Anche tu mi sei mancata amore mio, adesso che ti vedo sto benissimo, e tu principessa?” Regina era profondamente innamorata di sua nipote, fin dal primo momento lei e la piccola si erano sempre trovate. Cercava sempre di essere più di una semplice zia per la piccola, una madre, un padre, una sorella maggiore, il suo mentore, tutto. E sapeva benissimo che era così anche per la piccola, Robin riusciva a capire, non perché fosse intelligente, cosa che in realtà era, ma perché sentiva la stessa connessione con sua zia.
“Sto bene zia. Andiamo a fare una passeggiata tutti insieme?”
Regina non potette resistere, mise giù la bambina, le tenne la mano e si avvicinò al resto del gruppo.
“Sorellina.” Disse subito Zelena, era affiancata dalla coppia di sposini e le due newyorkesi. Non vi era ombra di Emma.
“Emma è in giro, sta dirigendo i controlli su tutte le strade.” Le disse subito la sorella maggiore. “Sta tranquilla, tra poco la rivedrai.” Le disse ammiccando nella sua direzione.
Continuarono la loro passeggiata lungo il viale, dove si alternavano fiaccolate, a mura interamente ricoperte di luci, che conducevano al porto, il quale era stato adibito a zona ristoro. Appena Henry sentì il profumo di mangiato, fu attirato dalle bancarelle lungo la passeggiata del mare.
“Mamma, posso andare a mangiare qualcosa? Ti prometto che non mi allontano troppo e comunque ci sarà sicuramente Emma in giro.” Le disse il figlio.
Erano soliti dividersi in questi casi, c’erano talmente tante cose da mangiare che ognuno prendeva ciò che voleva e poi si ritrovavano tutti alla loro panchina lungo il molo.
“Va bene, porta Robin con te. Sicuramente vorrà mangiare le stesse cose.”
“Aspettate, vengo anch’io. Oggi ho voglia di schifezze.” Si sbrigò a dire Zelena.
Nel giro di pochi secondi tutti si erano divisi, il sindaco stava passeggiando sul lungomare, prestando attenzione al cibo esposto e più andava avanti più era indecisa su cosa prendere.
“Buona sera bellezza.” Le venne sussurrato all’orecchio, nonostante fosse coperto dai capelli percepì benissimo il flusso caldo della ragazza dietro di lei. E poi il modo in cui l’aveva chiamata… la lusingava e la eccitava allo stesso tempo. Le faceva diventare le gambe molli.
Si girò verso la bionda e le sorrise, tutti i timori, le paure e le insicurezze si erano volatizzate. “Emma” era sorpresa di vederla dietro di se, pensava che stesse in servizio tutta la sera. “Che ci fai qui?” chiese conferma.
“Non mi vuoi qui, accanto a te?” le chiese lo sceriffo con un sorriso furbo. Il gatto e il topo erano diventate ormai, solo che Regina non era mai stata il gatto in quella situazione.
“Si certo, certo. No, cioè…” si stava incartando da sola “Volevo dire, si certo. Ma non ti aspettavo. Pensavo che lavorassi stasera.” Cercò di chiarire subito.
“Ci sono stati talmente tanti volontari quest’anno che mi è bastato coordinarli e il gioco era fatto. Mi faccio un giro e ogni tanto butto un occhio.” Si il sindaco aveva sentito dei volontari che si volevano occupare della sicurezza della festa.
“Posso unirmi a te?” le chiese la bionda.
Unirsi? Unirsi a cosa? Si chiese Regina, forse la domanda era talmente tanto evidente sul suo volto che non ci fu bisogno di formularla.
“A te, possiamo cercare insieme qualcosa da mangiare?”
“Si certo, tanto avevo appena cominciato a vedere cosa ci fosse. C’è qualcosa che desideri?” le chiese il sindaco continuando a guardare le prelibatezze davanti a lei.
“Te” rispose subito l’altra.
La testa di Regina girò di scatto, talmente tanto velocemente che pensava di essersi fatta male. Emma aveva davvero detto quello che aveva sentito? Perché se così fosse stato le avrebbe subito detto che poteva averla. E invece… “Come?”
“The, vorrei del the” ripeté.
“Del the, ovvio, solo del the.” Che altro poteva volere? Sicuramente non lei.
“Sennò a cosa pensava signor sindaco?” le chiese la bionda facendosi più vicina a lei. La guardò fissa negli occhi, con un sorrisetto ad incorniciarle il volto, mentre si leccava le labbra.
Sei così invitante Regina, ma giocare con te è così divertente ed eccitante. Pensò subito Emma.
“Ehm, io…” tentò, me era ovvio che i suoi intenti erano vani, la bionda era troppo vicina. L’unica cosa alla quale stava pensando era di sentire le labbra dell’altra sulle sue.
“Emma” voleva che lo facesse, che la portasse il più lontano possibile da tutti e la baciasse, finché non le fosse mancata l’aria.
“Si, mia regina?!” Le disse l’altra avvicinandosi di più a lei. Emma voleva portarla all’esasperazione, giocare con lei, vederla morire dalla voglia, sicuramente era così, perché era proprio lo stato in cui si trovava ora.
Si fece scappare un piccolo gemito, che si schiantò direttamente sulle labbra della bionda, la quale sentì un fremito tra le gambe. Regina sarebbe stata la sua morte, o Emma sarebbe stata la morte di Regina?
“Io, io voglio…” non sapeva neanche lei cosa dirle davvero, non avrebbe mai avuto il coraggio di dirle di fare qualsiasi cosa volesse col suo corpo.
“Ziaaa!” si sentirono le urla di Robin, che si avvicinavano sempre di più alle due.
Emma si allontanò lentamente dal viso di Regina, senza smettere mai di guardarla.
“Amore mio, hai preso la cena? Dov’è tua madre?” le chiese subito Regina appena non vide Zelena dietro la più piccola. “Si zia. Stai bene? Riesci a respirare? Che hai?” la raffica di domande arrivò subito, senza dare tempo al sindaco di rispondere. Appena Regina la vide così preoccupata la prese in braccio, la portò alla sua altezza e si rivolse a lei. “Si piccola, perché tutte queste domande? Sto benissimo.”
“La mamma ha detto che sarebbe stato meglio se ti fossi venuta a controllare, perché non riuscivi più a respirare. Ti posso salvare io zia.” Disse tutto d’un fiato la piccola. La mora non ci mise molto a capire a cosa si riferisse, guardò Emma come in cerca di aiuto, ma l’altra non sapeva proprio cosa rispondere.
“Dove si trova tua madre amore?” chiese Regina alla bambina, siccome non riusciva a trovare la sorella da nessuno parte.
“E’ li.” Disse, indicando col suo piccolo ditino una panchina non lontana da loro. Fulminò la sorella con lo sguardo, tanto sapeva che poteva vederla anche a quella distanza, e rimise giù a terra la nipote. Si piegò leggermente sulle ginocchia e le disse “Sto benissimo principessa, perché non vai da tua madre? Vi raggiungiamo subito” detto questo la piccola tornò di corsa dalla madre a mangiare la cena che avevano preso insieme.
Regina volse lo sguardo ad Emma e disse “Forse è meglio andare, a quanto pare ci stanno aspettando.” Si incamminò verso la panchina, ma dopo neanche un passo la sua mano venne stretta da quella della bionda, con po' di forza da parte dell’altra si ritrovò di nuovo a pochi centimetri da lei.
“Dove pensi di andare?” le chiese.
“Dagli altri. Non ti sembra che mi sia resa già abbastanza ridicola davanti a mia sorella?” le fece notare.
“Presumo che faresti una figura peggiore, davanti a tutti. Se ti presenterai sena cibo.”
Giusto, il cibo. Dannata Swan! Pensò Regina.
 
 
Mancavano pochi minuti a mezzanotte, tutto il paese si trovava al molo per assistere allo spettacolo delle luminarie che si sarebbero librate in volo dal mare.
Le prime luci si iniziarono a mostrare non molto lontane dalla banchina, sulla quale si trovavano tutti, e lo spettacolo iniziò.
Centinaia di luminarie presero il volo e come in una danza soave cominciarono a girare l’una attorno all’altra sempre più in alto, creando un’atmosfera così bella e felice tra tutti.
Regina sentì un leggero calore sulla mano destra, abbassò lo sguardo e vide le dita di Emma che timide stavano accarezzando il suo dorso.
La bionda era completamente immersa nelle luci davanti a loro, stava compiendo quel gesto involontariamente. Le era venuto naturale, aveva sentito Regina vicino a lei ed era stato inevitabile non avere un pezzetto di quella donna tra le sue mani.
Il sindaco era completamente immerso in quello spettacolo, il più bello che avesse mai visto. I sui capelli erano diventati di un biondo oro e vedeva nei suoi occhi riflesse le luminarie. Al centro di quelle distese verdi c’erano due fari oro, e Regina non poteva che amare uno spettacolo simile.      
 
 
 
Angolo autrice:
 
Buon pomeriggio a tutti, finalmente siamo entrati in dicembre e anche nel racconto siamo entrati nel mese più bello dell’anno. Le nostre protagoniste stanno facendo qualche passo avanti, o forse solo Emma, ma questo non voglio svelarvelo.
Spero vi piaccia il capitolo, alla prossima…
 
BeaS

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Capitolo 4
*** Capitolo 4. ***


CAPITOLO 4
 
 
Non poteva ancora crederci che si era fatta incastrare in quel modo, lei odiava quelle cose. In modo molto subdolo si era fatta convincere da suo figlio a fare quel viaggio tutti insieme. Che sia chiaro, lei amava stare con la sua famiglia allargata, solo che non aveva belle esperienze passate con i viaggi e le vacanze.
Invece, contro ogni suo pronostico di passare il capodanno a casa, stesa sul suo divano, davanti al camino con un buon bicchiere di vino… si era ritrovata in quella trappola mortale che era il maggiolino di Emma.
“Dai Regina, non potrai tenere il muso tutto il viaggio. Ci aspettano ancora tante ore di macchina e poi sono sicura che ti divertirai.” Disse Emma, senza alzare troppo la voce, perché appena entrati in macchina Henry si era addormentato sui sedili posteriori.
“Un capodanno tranquillo volevo questa volta. Una cosa calma, serena e tranquilla. Non chiedevo molto, e poi non riesco a capire come tu ti sia fatta convincere da Mary Margaret a partire tuti insieme.”
“Non mi sono fatta convincere, ho accettato molto volentieri. Pensavo che sarebbe stato carino fare qualcosa di diverso, Henry si divertirà molto… e poi, speravo di avere un po' più di tempo con te.” Continuò, tenendo lo sguardo fisso sulla strada.
Il volto di Regina si ammorbidì immediatamente, appena sentì quelle parole.
Emma è sempre stata molto carina con lei, non l’ha mai giudicata, anzi, è sempre stata l’unica a vedere oltre la sua grossa corazza. Ma questa volta non voleva cedere, non avrebbe mai mostrato all’altra la sua paura. La sua immensa paura di sbagliare tutto, di far qualsiasi passo falso, rimanere scottata e soprattutto di ferire lei. Per molti anni aveva fatto del male, volontariamente ed involontariamente, anche se le volte che era capitato involontariamente si potevano contare sulle dita di una mano. Ma non voleva comunque fare del male alla sua amica più stretta e soprattutto non avrebbe voluto rovinare quella stupenda amicizia. Emma non sarebbe andata oltre la sua corazza, e sicuramente un appuntamento, al quale la Signorina Swan sembrava essersene dimenticata, non l’avrebbe di certo fatta crollare.
“Se lo dici tu.” Rispose la moro spostando lo sguardo sul finestrino.
 
Scese dalla macchina che ormai guidava da ore e appena mise i piedi per terra sentì le sue gambe cedere sotto lo sforzo di tutto quel tempo passato al volante. Erano ore che aveva fame, esattamente come Henry, ma gli altri avevano deciso di allungare ancora un po' e fermarsi successivamente.
Si girò verso Regina e la trovò a scrutare il locale al lato della strada, nel quale si sarebbero fermati. Grazie a dio non sembrava più di tanto schifata, conoscendo i suoi standard.
Si avviarono tutti e tre all’interno del locale, trovando il resto della banda già seduta ad un tavolo. Emma era in grado di fare tardi anche seguendo la strada dietro alle altre macchine.
Il pranzo passò piacevolmente, tra una risata ed un’altra sembra di vivere un tipico pasto all’insegna delle feste. Il tempo passò talmente tanto velocemente che non si accorsero che si era fatto pomeriggio inoltrato, neanche Regina se ne accorse tanto era presa dalla leggerezza di quel pranzo, e sicuramente sarebbero arrivati in albergo con un largo ritardo.
 
Quando il sole sta per tramontare si rimisero tutti in macchina, con gli stomaci pieni e ancora tante risate che volteggiavano nell’aria. Regina ormai era sicura che quella vacanza sarebbe andata bene, non era cominciata poi tanto male. Nelle ultime ore di guida parlò molto con Emma e giocarono anche a qualsiasi tipo di gioco venisse in mente ad Henry.
Chilometri e chilometri dopo giunsero al loro hotel. In legno resistente, un albergo si stagliava tra le montagne e la neve, era ancora addobbato a festa, le luci erano accese e sembrava conferire un senso di pace e tranquillità a quel paesino nel quale si erano appena ritrovati.
Mary Margaret aveva pensato a tutto, l’albergo, le camere, le attività…tutto.
Entrarono velocemente dentro, evitando il più possibile il freddo gelato della montagna.
All’entrata si presentava una bellissima reception in mattoni e legno, una vera e propria baita. I camini riscaldavano l’ambiente, i salotti pieni di gente riunita con una cioccolata calda, o ragazzi che giocavano.
Il gruppetto di nuovi arrivati si diresse verso il bancone per prendere le chiavi delle stanze e dividersi.
“Allora…” cominciò Mary Margaret “Io e David, Zelena con la piccola ed Henry” Disse porgendole una chiave. “Elsa ed An..” non fece in tempo a finire la frase che Regina si mise in mezzo. “No aspetta, perché Henry dovrebbe stare con te?” chiese subito alla sorella.
“Mamma, Robin mi ha chiesto se potessimo dormire insieme durante le vacanze e a me piacerebbe.” Le disse il figlio.
“Scusami zia, non ho pensato di chiederlo a te. Forse avrei dovuto?” si domandò la piccola Robin.
Il sindaco scese alla sua altezza e si rivolse a lei “Perché non me lo hai chiesto amore?” era evidente che la piccola avesse paura di qualcosa.
“Io…” conciò senza guardare la zia. Regina le mise due dita sotto il mento e le fece puntare gli occhi nei suoi “Puoi dirmi tutto amore, lo sai.” La incoraggiò
“Io avrei tanto voluto stare con Henry durante questa vacanza e avevo paura che tu avresti detto di no se lo avessi chiesto a te.” Spiegò la piccola con le prime lacrime agli occhi.
“Oh piccola mia, ma certo che puoi stare co Henry. Solo che non me lo aspettavo, ma va benissimo. Poi ogni tanto ti verrò a rapire io.” Le disse la mora per farle togliere quelle lacrime dagli occhi, non era successo niente di male.
“Grazie zia.” Le disse abbracciandola stretta stretta.
Una volta tornata all’altezza di tutti, Regina ricevette una chiave. 108, coincidenza? Sicuramente.
Dopo quei brevi pensieri si rese conto che gli altri si erano già incamminati verso le scale che li avrebbero condotti alle loro stanze, così accelerò il passo e si fece vicino agli altri.
“A quanto pare dormirò da sola.” Disse tra se e se.
“Io non ci giurerei.” Si sentì dire, volse lo sguardo a destra e trovò Emma con un sorrisetto furbo davanti a lei.
“Cosa? Io e te?” non era vero, non avrebbe dovuto condividere anche il letto con lei. Non ce l’avrebbe fatta.
“Perché, ti dispiace?” le chiese in modo divertito, prima di prendere la chiave dalle mani dell’altra e dirigersi verso la loro stanza.
Mi ucciderà prima di capodanno.
 
 
Dopo essersi sistemati e dati una rifrescata, decisero di andare a cena nel ristorante dell’hotel. La serata passò in tranquillità, li si respirava proprio aria di festa e soprattutto di felicità. Tutti si trovarono piacevolmente sorpresi dalla calma che c’era in quel posto, niente bambini che urlavano, niente voci alte a disturbare la serenità altrui…
Erano tutti seduti al loro tavolo, a quanto pareva Mary Margaret aveva pensato anche a quello. Una tavola imbandita rotonda li accoglieva, in modo tale da poter stare tutti insieme e poter parlare con chiunque si volesse.
Stavano chiacchierando quando una voce alta coprì tutte le altre “Regina!” urlò un uomo al centro del ristorante, senza preoccuparsi di non farsi sentire dal resto degli occupanti.
Regina impiegò due secondi a capire di chi si trattasse, ed emozioni contrastanti la pervasero.
“Daniel.” Rispose con un sorriso tirato, non riusciva a capire come si sentisse davvero, ma di certo non poteva essere maleducata. Si alzò in piedi per mettersi alla stessa altezza di questo e nel giro di un secondo si ritrovò stretta tra le braccia muscolose di Daniel.
“Che cosa ci fai qui?” le chiese, senza prestare minima attenzione al suo tavolo. Tutti sembravano affascinanti da quest’ uomo, tutti tranne Zelena, era evidente che lo conoscesse.
“Sono in vacanza con la mia famiglia e con i miei amici.” Rispose il sindaco indicando i diretti interessati dietro di lei.
Daniel guardò tutti finché non posò lo sguardo sulla rossa. “Zelena, è un piacere rivederti.” Disse il ragazzo, non sembrava molto entusiasta in realtà.
“Il piacere non è reciproco.” Rispose Zelena con un sorriso di scherno.
Daniel non ci fece più di tanto caso e mettendo una mano dietro la schiena di Regina, la invitò a riprendere il suo posto a tavolo e sedersi accanto a lei. Tutti rimasero interdetti, soprattutto il sindaco che non si aspettava una mossa del genere.
“Che ne pensi di cenare insieme? Tanto io non avevo niente di particolare da fare.” Era ovvio che non si rendesse conto che non tutti erano felici di avere un ospite inatteso, e per alcuni non desiderato.
 
Dall’altra parte del locale Emma si trovava nella toilette, forse da un po' troppo tempo.
“Allora, devi solo mantenere la calma e non far uscire i tuoi ormoni impazziti come un adolescente.” Disse al suo riflesso nello specchio.
“Regina è una donna di classe, non le devi saltare addosso. Ha detto che vorrebbe uscire con te, il passo più difficile l’hai superato, vedi di non mandare tutto quanto a rotoli.” Continuò
La bionda si sciacquò di nuovo il volto, si sistemò i capelli e tornò in sala.
Aveva deciso che quella vacanza sarebbe stata perfetta per far colpo sul sindaco. Avevano molto tempo per loro, nessuna città da amministrare, niente stazione di polizia e niente imprevisti soprattutto. Ce l’avrebbe fatta, doveva solo andare con calma e mettere un piede davanti all’altro.
Tornata nella sala si rese conto che c’era un uomo rivolto a lei di spalle, con una mano sulla schiena di Regina.
Chi diavolo è quello? Si chiese subito la bionda.
Non fece in tempo ad arrivare che questo si sedette al suo posto, accanto alla sua Regina.
Appena giunse al tavolo rese nota la sua presenza facendo voltare tutti verso di lei.
“Emma!” disse Regina, come se fosse stata colta in fragrante. “Mh…” continuò Regina “Questo è Daniel, lui era…” stava per dire amico, ma fu anticipata da quest’ultimo “il suo fidanzato” rispose con un sorriso sul volto.
Sicuramente non era questo il modo in cui Regina avrebbe voluto presentare Daniel, ai suoi amici, alla sua famiglia. Fortuna che Henry non fosse li.
“Ex fidanzato, Daniel.” Tenne a precisare la mora.
Emma in tutto  ciò era ancora in piedi aspettando che questo si alzasse, con la rabbia che saliva sempre di più. Non riusciva a capire se era più infastidita dal fatto che Regina avesse avuto un fidanzato, del quale lei non ne conosceva l’esistenza, o del fatto che questo fosse tornato e che ora stesse occupando il suo posto.
“Ex fidanzato o meno,  quello è il mio posto.” La bionda sapeva di non essere famosa per la sua cordialità, e di certo non lo sarebbe diventata adesso. Solo perché un bel imbusto dal passato di Regina ha deciso di sbucare fuori.
“Oh si certo.” Disse Daniel, non si era posto il minimo dubbio su di chi fosse quella sedia, ma avrebbe rimediato subito.
“Cameriere” ne chiamò uno che gli passò accanto e lo fece fermare “Potrebbe portarci una sedia in più?” gli chiese. Questo annuì ed andò a prenderne una. Tornato nel giro di pochissimo tempo chiese dove metterla e la risposta arrivò sempre dal novellino “Può metterla lì” disse, indicando uno spazio un po' più libero dall’altro capo del tavolo.
Emma ingoiò tutta la rabbia che aveva dentro e andò a sedersi al suo nuovo posto. Adesso era arrabbiata anche con Regina, per non aver detto niente. Non che avesse bisogno di essere protetta, ma il fatto che non avesse neanche provato a dire o fare qualcosa la faceva arrabbiare. Senza degnare nessuno di uno sguardò si sedette accanto ad Anna, cercando di calmarsi focalizzando tutta la sua attenzione sulle sue amiche.
 
Ormai la stanchezza stava iniziando a farsi sentire e così i piccoli se ne andarono poco dopo. Henry su raccomandazione della madre, e poi della zia portò Robin con se per andare a letto. I più grandi invece restarono li, Zelena si mise accanto allo sceriffo e lasciò da sola la sorella a parlare con Daniel. Non lo aveva mai sopportato, all’inizio della loro relazione gli piaceva. Era sempre stato un ragazzo molto umile e buono con Regina, ma con l’andare avanti del tempo il ragazzo si montò la testa, probabilmente a causa del suo lavoro, e con questo arrivò anche la scontrosità. Non che Zelena, o anche Regina, fossero state due stinchi di Santo. Ma non si erano mai comportate come Daniel, e Zelena sapeva che a sua sorella non piaceva rivivere quel particolare momento della sua vita.
A differenza della rossa, il resto della famiglia, tranne Emma naturalmente, sembrava ammaliata dal nuovo arrivato. Bello, alto, affascinante, ricco e uomo di successo, proprio non riuscivano a capire perché lui e Regna si fossero lasciati. Le ragazze ormai non ascoltavano altro oltre ciò che questo raccontava, Regina accanto a lui taceva, lasciandogli narrare i suoi ultimi anni. Si sentiva perennemente fissata, e sapeva anche da chi. Emma. La biondina era su tutte le furie, lo sapeva, ormai la capiva con poco, ma non sapeva che fare se non lasciar fare a Daniel ciò che desiderava. Facendo vagare il suo sguardo da un’altra parte si rese conto che lo sceriffo non era l’unico a guardarla, ma anche David lo stava facendo. Aveva raccontato di Daniel al suo migliore amico, logicamente lui sapeva tutto. O quasi. David e Zelena le erano sempre rimasti accanto quando lei e il suo ex si erano lasciati, perciò i due non erano per niente contenti di trovare il passato davanti a loro.
 
Dopo poco tempo Emma si alzò da tavola, si scusò con gli altri e andò in camera sua annunciando la sua stanchezza. Ormai era già uscita dal ristorante quando si sentì chiamare.
“Emma” la chiamò Regina
La bionda prese un bel respiro, fermò la sua salita verso la camera da letto e si voltò verso la mora.
“Dimmi” disse in modo esasperato.
“Io…” sinceramente non sapeva cosa dire Regina, si sentiva in colpa, ma non sapeva neanche per cosa.
“Mi dispiace, per prima. Non sapevo come comportarmi, non mi aspettavo neanche di ritrovarmi Daniel davanti.” Tentò di spiegarsi.
“Regina” disse la Emma mettendo una mano avanti a fermare il suo discorso “Non fa niente…” faceva invece, era arrabbiata con lei, ma non aveva voglia di discutere “Sono molto stanca, vorrei solo andare a letto. Buonanotte.” Disse voltandosi di nuovo e proseguendo verso la camera.
“Emma” disse Regina a bassa voce. Voleva che tornasse indietro. Voleva parlare con lei, voleva che l’ascoltasse, ma in fin dei conti cosa poteva dirle? Niente. Così la lasciò andare.
 
 
Il mattino seguente Emma si svegliò molto presto, aveva dormito poco e male, così decise di scendere a fare colazione, sicuramente il cibo l’avrebbero fatta stare un po' meglio. Al loro tavolo trovò Anna ed Elsa a mangiare e decise di unirsi alle due.
“Buongiorno” disse appena si avvicinò.
“Emma” disse un euforica Anna, ancora doveva capire dove la trovasse l’energia di prima mattina, se l’era sempre chiesto.
“Buongiorno” rispose Elsa, sicuramente molto più pacata della sorella.
“Che facciamo oggi? Usciamo vero? Potremmo andare a sciare, Kristoff me l’ha insegnato l’anno scorso. Oddio non vedo l’ora” disse Anna, come se già stessero per scendere dalla montagna.
“Anna, calma. Faremo tutto, ma non ti sembra meglio chiedere anche agli altri cosa vorrebbero fare?” le disse la sorella.
“Ops, scusa” Anna si rendeva conto di chiacchierare tanto solo quando la sorella la fermava, sennò lei avrebbe continuato ancora per molto. “Vado a vedere che altro c’è al buffet.” Lasciando le due bionde da sole.
“Emma, tutto bene? È da ieri sera che ti vedo strana” le chiese Elsa
Emma sospirò, non era sicura di dirglielo. Era una cosa così stupida, ma così importante per lei.
“Si sto bene, è solo che…” cercò di prendere il discorso “sono gelosa.”
“Di Daniel?” le chiese Elsa
“Si, sono gelosa. Ma soprattutto non mi piace quell’uomo. Hai visto il modo in cui si atteggia, proprio non capisco come Regina abbia fatto a starci insieme.” Piano piano stava iniziando a lasciarsi andare.
“Lo capisco, in fondo è sempre un ex. Ma Regina non mi è sembrata molto entusiasta del suo arrivo. Non credi di poter fare comunque il tuo passo?” Elsa capiva Emma perfettamente, per quanto la ragazza si dimostrasse pacata e calma, in realtà dentro di lei sono sempre divampate tante emozioni che con il tempo, fortunatamente, è riuscita a tenere sotto controllo.
“Lo so Elsa, infatti non le ho detto niente. Solo che con il suo arrivo mi sento molto scoraggiata. Devo solo riprendermi.” Era stanca di combattere sempre per tutto e tutti, sperava che sta volta sarebbe stata più facile. Però stava parlando di Regina Mills, quando mai qualcosa sarebbe stato facile con lei? Doveva solo essere fiduciosa e pensare a Regina, non al bamboccio. Come lo chiamava amichevolmente Emma dentro di se.
“Esatto, perché non provi a passare più tempo con lei?” le  suggerì l’amica.
“Ora penso a qualcosa, grazie Elsa.” Le disse Emma, stringendole una mano poggiata sul tavolo e sorridendole amorevolmente.
“Interrompo qualcosa?” nessuna delle due si rese conto dell’arrivo di Regina, appena si voltarono Emma non poté far a men di notare lo sguardo del sindaco puntato sulle loro mani. Come scottata da questo Emma si ritrasse subito, rimettendo la mano al suo posto e sorridendo alla nuova arrivata.
“No, non interrompi niente.” Cercò di essere il più cordiale possibile, facendole capire che era felice di vederla li.
“Vado a prendere la colazione” disse, voltandosi immediatamente e allontanandosi da loro.
“Va da lei. Prova a parlarle ora.” Le incitò Elsa.
Emma si alzò subito e si diresse al buffet.
“Regina. Ti volevo chiedere…” l’insicurezza fece di nuovo capolino “ti andrebbe di fare una passeggiata?” il fatto che le fosse di spalle sicuramente l’aiutava. Appena il sindaco sentì ciò si girò subito verso di lei.
“Perché non esci con la tua ragazza? Mi sembra tu sia già abbastanza occupata.” Rispose in modo acido
“La mia ragazza? Ma di che parli?”
“Lo sai di che parlo, non prendermi in giro Emma Swan.” Era nei guai, molto nei guai. Se Regina la chiamava per nome e cognome era veramente nei pasticci.
“Non ti sto prendendo in giro, davvero. Non so di cosa tu stia parlando.” Rispose subito “E poi non mi sembra che sia io quella che trascorre la serata con il suo ex, no?” forse non l’avrebbe dovuto dirlo.
“Io non passo la serata con il mio ex. Lui si è presentato” tentò di giustificarsi.
“Come se questo cambiasse qualcosa Regina” forse il discorso non stava andando proprio nella direzione in cui lei sperava.
“Emma” disse Regina, dopo aver preso un respiro profondo “Che cosa vuoi?” le chiese.
“Volevo solo chiederti di uscire con me. Avevi detto di si l’altra volta.”
“L’altra volta?” chiese Regina
“Si Regina, quando siamo uscite tutte insieme. Quando abbiamo passeggiato e io… ti avevo… tu avevi…”
Era in evidente difficoltà, perché Regina doveva sempre farla sentire così?
Regina aveva capito a cosa si riferiva, ma non poteva crederci.
“Emma, sono passate settimane. Pensavo che ci avessi ripensato.” Le disse
“No!” disse subito Emma “Certo che no. Non potrei mai dimenticarlo, come potrei dimenticare te?” non si stava rendendo conto effettivamente di quello che stava dicendo “Volevo dire, non me lo sono dimenticato. Solo che siamo state impegnate e volevo lasciarti un po' di spazio per il tuo lavoro. So che quando sei immersa da questo poi hai bisogno di riposo.” Disse mettendo le mani in tasca e abbassando lo sguardo.
Regina la guardò, non si aspettava che Emma la volesse ancora. Soprattutto dopo quello che era successo la sera precedente. I dubbi di Regina si insinuavano sempre di più in lei, ogni giorno sempre di più. Sapeva che Emma aveva avuto problemi in passato con le relazioni e con la famiglia e immaginava che cambiare idea nel giro di poco tempo fosse abituale per lei, anche se era una cosa che non accettava.
“Emma, mi piacerebbe uscire con te” le disse Regina con un sorriso. La bionda alzò lo sguardo e ricambiò il suo sorriso. Forse aveva ancora una possibilità. Avrebbe organizzato un bel appuntamento, avrebbe pensato a tutto lei.
Regina aveva detto di si, per la seconda volta. Forse quella giornata stava per cominciare col piede giusto.
“Buongiorno” Daniel si mise davanti alle due salutandole, salutando Regina in realtà.
O forse no, si disse.  
 
 
 
Angolo dell’autrice:
Ed eccoci in vacanze, noi siamo in vacanza e mi sembra giusto che lo siano anche loro. Emma sta provando a fare del suo meglio, ma sembra molto scoraggiata dagli eventi, speriamo che le andrà meglio. Al prossimo capitolo
 
BeaS

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