LE NOSTRE CICATRICI

di NIHAL_JOHNSON
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAPITOLO 1 - PROLOGO ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 2 - NON SFIDARMI, WEASLEY ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 3 - LA FESTA DEI GEMELLI ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 4 - SETTE MINUTI IN PARADISO ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 5 - UNA COSA DA DIMENTICARE ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 6 - DECISIONE DAVANTI AL FUOCO ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO 7 - NON VOI DUE ***
Capitolo 8: *** CAPITOLO 8 - GELATO, FAZZOLETTI E FILM ROMANTICO ***
Capitolo 9: *** CAPITOLO 9 - DI CHE HAI PAURA? ***
Capitolo 10: *** CAITOLO 10 - ALLEANZE ***
Capitolo 11: *** CAPITOLO 11 - SE LO RICORDA ***
Capitolo 12: *** CAPITOLO 12 - IO SARO' ANCHE PRESUNTUOSO, MA... ***
Capitolo 13: *** CAPITOLO 13 - IL GIORNO DOPO ***
Capitolo 14: *** CAPITOLO 14 - IL SEGRETO DI HERMIONE ***
Capitolo 15: *** CAPITOLO 15 - FORTUNATO ***
Capitolo 16: *** CAPITOLO 16 - LA VIA DELL'OBLIO O DELLA LUCE ***
Capitolo 17: *** CAPITOLO 17 - CONTINUARE A VIVERE ***



Capitolo 1
*** CAPITOLO 1 - PROLOGO ***


CAPITOLO 1- PROLOGO
 
 
 
 
 
 
Hermione, svelta, scattante, i capelli legati in una coda bassa scompigliata, il volto sporco di fuliggine, un taglio sul labbro; la giacca di jeans sopra alla felpa rosa scuro, l’aria sicura, si muoveva nel mezzo della battaglia.
Era appena tornata dalla Camera dei Segreti con Ron, si erano baciati, era stato un momento d’impeto.
Si erano rivelati il loro amore che nascondevano da tanto tempo, ma il bacio non era stato come Hermione se lo aspettava: travolgente, da mozzare il fiato, far tremare le gambe e la testa, passionale. No, niente di tutto questo.
Era stato casto, Ron era stato delicato, premuroso si può dire, e questo aveva suscitato in Hermione solo fastidio.
Si sentiva in colpa per quel pensiero, ma non poteva farci nulla.
Avrebbe voluto che l’afferrasse, che con quel bacio le facesse capire quanto l’aveva desiderata per anni; avrebbe voluto sentire le budella contorcersi e toccare il cielo con un dito, superando i chilometri che li separavano dall’aria aperta. Invece non aveva sentito nulla di tutto ciò.
Ma non c’era tempo per pensarci ora, la battaglia non era finita.
Si fece strada tra la folla del piano terra, alla ricerca di Harry. Ron si allontanò appena, e lei rimase indietro, nel grande atrio.
Schivò un incantesimo di un Mangiamorte, “Stupeficium!” Gridò pronta e lo Schiantò con violenza contro il muro.
Si voltò di scatto quando udì delle voci molto famigliari dietro di lei: Fred, George e Percy stavano combattendo coraggiosamente, contro altri tre Mangiamorte che gli davano parecchio filo da torcere.
Uno dei due gemelli, da lontano non li distingueva bene, ne Schiantò uno alle sue spalle, con un colpo secco, ruotando il braccio dietro di lui. Il Mangiamorte strisciò sul pavimento e si scontrò con la schiena sul muro dietro di loro.
Alzò la testa e vide che il soffitto tremava pericolosamente, pieno di crepe e buchi. Sorrise malvagio, la bocca piena di sangue e alzò la bacchetta in aria, sopra la sua testa, puntata al soffitto pericolante.
Hermione seguì il suo sguardo e capì quello che voleva fare. George e Percy erano spostati, ma Fred era esattamente sotto quel pezzo di muro che si stava crepando sopra di lui.
“Fred attento!” Gridò, ma lui non la sentì, preso com’era a combattere e rispondere agli attacchi, così lei si gettò nella sua direzione senza paura.
“Hai davvero fatto una battuta, Perce... l'ultima che ti avevo sentito fare era...”
“BOMBARDA!”
L'aria esplose. 
Il soffitto crollò in un secondo, ma Hermione era già accanto a Fred, lo spintonò via con tutta la forza che aveva, dandogli una possente spallata.
Caddero di lato insieme, furono ugualmente colpiti dalla frana, ma non centrati in pieno.
“Fred No!” Gridò la voce di George.
Ad Hermione cadde un frammento appuntito sulla schiena, e la sentì bruciare terribilmente, strizzò gli occhi, cercando di ignorare il dolore. Sentì il sangue scorrere sotto la maglia, ma non ci fece caso, si rialzò dalle macerie, che avevano alzato un grande polverone bianco.
Tossì un paio di volte e raggiunse Fred a terra, privo di sensi. Era stato sotterrato dalle macerie, ma non era stato preso in testa per fortuna, aveva solo una grande ferita sulla fronte e la guancia, che gli attraversava il volto insanguinato. Ma era schiacciato da un grosso masso sul petto e l’addome.
George era accanto a lui, sotto shock, e cercava di spostare il masso senza successo. Hermione corse in suo aiuto, e insieme a Percy lo spostarono di lato con un verso di sforzo.
Le macerie rotolarono via, e Fred fu libero; ma era immobile, gli occhi chiusi, pallido. Il petto non si muoveva.
George iniziò a piangere, scuotendolo. “Fred? Freddie? Mi senti? Sono George, svegliati…”
Gli fece un incantesimo di guarigione, ma era troppo sconvolto, scoppiò in lacrime. Hermione scosse la testa con decisione, scacciando via la paura, e decise di agire.
Si inginocchiò accanto al volto di Fred e prese il volto straziato di George tra le piccole mani, costringendolo a guardarla negli occhi.
“George, ascoltami. Devi aiutarmi. Forse possiamo salvarlo.”
George la guardò sconvolto, senza sapere cosa fare.
“Aprigli la casacca.” Ordinò la ragazza svelta, non c’era un attimo da perdere.
George obbedì e con un colpo secco strappò il tessuto della casacca verde di Fred, insieme alla camicia che portava sotto.
Rimase a petto nudo, Hermione cercò di ignorare la ferita che si intravedeva e sorgeva e sgorgava appena sotto il busto. Chiuse gli occhi e prese un profondo respiro.
“Tienigli la testa così, ecco bravo così.” Si gettò su di lui, chiudendogli il naso, e ispirando aria nella sua bocca semi aperta, poi si tirò su e premette con forza sul suo cuore, le mani congiunte.
“Che fai?”
“Una mossa di rianimazione babbana… coraggio Fred coraggio…” fece la ragazza, ripetendo la stessa azione. Contò a mente i secondi che andavano lasciati passare tra una manovra e l’altra, come aveva imparato.
“Fred,” sussurrò George senza forze, gli occhi lucidi, “svegliati, ti prego.” Guardò ancora Hermione che non demordeva, né rallentava, sicura, svelta, e precisa.
L’ammirò come mai prima aveva ammirato qualcuno, vedendo come si concentrava e cercava di fare tutto per salvare il suo gemello, la sua metà.
“Eddai Fred, respira cazzo! Respira!” Soffiò ancora aria nella sua bocca, poi riprese fiato e premette con violenza sul suo petto, sbattendo quasi i pugni. Le venne da piangere, non stava funzionando.
Le lacrime iniziarono a scorrerle sul viso, ma lei non si fermava. Osservava il suo volto immobile, gli occhi chiusi, e si rese conto di quanto fosse bello anche così, indifeso per la prima volta in vita sua. Di come lo era sempre stato, da togliere il fiato.
I capelli rossi lunghi che ricadevano in ciocche ribelli sulla fronte e il collo, gli occhi verdi brillanti, la bocca sempre increspata in quel sorriso sghembo e malandrino. Le lentiggini sul naso, le fossette sulle guance ora pallide da far paura; il suo corpo scattante, asciutto, ben definito. E poi il suo meraviglioso sorriso, da fari girare la testa, come infatti accadeva a metà corpo studentesco femminile di Hogwarts, se non di più.
Nonostante li trovasse entrambi fastidiosi, irritanti, troppo provocanti e maliziosi, amava la loro gioia, generosità infinita, e bravura nel far ridere in ogni momento possibile.
E nel vederlo così, immobile, silenzioso, rilassato, ma senza vita, rimpianse tutte le volte che lo aveva rimproverato per i suoi scherzi o una sua battuta maliziosa.
Si scoprì a rivolerlo indietro, a continuare a vivere, scherzare, ridere con George.
No.
Non sarebbe morto. Non lo avrebbe permesso.
Lo schiaffeggiò con forza, “coraggio Fred, non puoi andartene, reagisci! Respira!”
Gli soffiò un’ultima volta di getto in bocca, a lungo, poi lo colpì sul petto con tutta la forza che aveva, esattamente sul cuore; che riprese a battere di colpo.
Fred sbarrò gli occhi e spalancò la bocca, annaspando in cerca di aria fresca e nuova.
Fece un verso strozzato e si piegò di lato tossicchiando, tra le braccia di George, che scoppiò a ridere e piangere per lo spavento e la gioia contemporaneamente; abbracciando il gemello con foga.
“Georgie…” bisbigliò senza forze, la voce rotta.
“Freddie, sei vivo, credevo di averti perso per sempre…”
Hermione si lasciò cadere all’indietro seduta, appoggiandosi sulle mani al pavimento, respirando affannosamente per il terrore, e la paura di perderlo. Si mise una mano sul cuore.
Fred si tirò appena su con la testa, tenendosi a George, che non lo mollava e guardò la ragazza impolverata e insanguinata accanto a lui, sorridente. Ce l’aveva fatta.
“Non vedevi l’ora di vedermi senza maglietta, eh Granger?” Domandò malizioso alzando le sopracciglia, non riuscendo a trattenersi, quando si vide mezzo spogliato. “Ammettilo, hai fatto tutto questo per vedermi nudo…” azzardò beffardo, strizzandole l’occhio, Hermione suo malgrado scoppiò a ridere, come Fred, che però si bloccò improvvisamente, tenendosi la ferita dell’addome, con un verso di dolore.
Hermione sbuffò non sapendo se essere preoccupata o divertita, tutti e due probabilmente, “sei stato punito per la tua sfacciataggine…” commentò acida, ma si avvicinò a lui, “una cena sarebbe d’obbligo,” scherzò baciandogli la fronte.
Fred a quel contatto si animò di una luce nuova, mai provata. Il suo corpo fu scosso da brividi di piacere, e fu inondato da una sensazione nuova sconosciuta, che non riuscì a identificare, come un grande calore dentro di lui.
George premette con forza la sua giacca arrotolata sulla ferita. Ne aveva una anche alla gamba e sul viso, sporco di sangue che gocciolava.
Tossì ancora, aprendosi in una smorfia di puro dolore, George lo tranquillizzò, ma Fred non demorse.
“Vuoi uscire a cena con me?” Chiese Fred sorpreso, schiudendo poi le labbra in un sorriso furbo, seguendo con lo sguardo la ragazza che si alzava in piedi, recuperando la sua bacchetta, sotto lo sguardo divertito di George.
Hermione stava per rispondere qualcosa, ma un Mangiamorte dietro di lei si avvicinò pericolosamente.
“Hermione!” Gridarono Fred e George per avvertirla.
La ragazza prontamente si voltò di scatto, “Protego!” E la maledizione si bloccò fermata dallo scudo. Hermione mosse la bacchetta e con un incantesimo non verbale Schiantò il Mangiamorte.
Fred alzò le sopracciglia colpito, era così bella, fiera, e senza paura. L’ammirò con tutto sé stesso.
Era sempre stata così bella Hermione? Ma certo che si…
Hermione sentì chiamarsi da lontano, era Ron, aveva trovato Harry. La ragazza sorrise per un’ultima volta ai gemelli, “portatelo in Sala Comune,” disse rivolta a George e Percy, “lo curerà Madama Chips come si deve.”
E se ne andò a grandi passi verso Ron.
“Facciamo sabato sera allora?” Le gridò dietro Fred, voltando la testa, ancora steso a terra; il tono sarebbe dovuto uscire fuori scherzoso, ammiccante, invece risultò serio e speranzoso.
Lei si voltò a guardarlo divertita, e sorrise scuotendo la testa, “non ci contare.”
Fred imprecò a bassa voce per quello scivolone, non era da lui, e con rammarico la guardò gettarsi nelle braccia di Ron, e correre via.
Fred nel fare quel movimento, aveva ruotato troppo il busto e aveva avvertito un’altra fitta attraversargli l’addome e il petto.
Si rigirò a pancia in su affaticato, con un verso strozzato, gli occhi chiusi e prese un profondo respiro.
“Calmati Dongiovanni,” lo schernì George, che ancora gli teneva la testa sulle gambe, “pensiamo a curarti prima di pensare all’amore.”
“Amore?” Sbuffò Fred dolorante, “ma figurati, per quello scricciolo so tutto io? Le piacerebbe…” Fece ironico.

“A me sembra che sia stata lei a declinare il tuo di invito…” sottolineò George, felice di poter infastidire il gemello, nonostante avesse sfiorato la morte solo pochi secondi prima. Ma loro erano fatti così.
Fred si sentì pungere nell’orgoglio. “Impossibile, nessuno dice di no a Fred Weasley.”
George rise.
“Qualcuno ha una barella?” Domandò poi ad alta voce a chiunque in ascolto, per cambiare discorso. “No? Nessuno?”
George alzò lo sguardo al cielo, borbottando qualcosa di molto simile a: “a me quello però è sembrato un rifiuto bello e buono…” beccandosi un debole colpo sulla spalla dal basso da Fred, che sbuffò affranto, mentre qualcuno veniva in loro soccorso.
Un’altra fitta di dolore gli attraversò il corpo, soprattutto all’altezza di quella più profonda, su cui George ancora premeva il pezzo di stoffa strappato dalla sua casacca.
Vide tutto sfocato, la mente gli si annebbiò, e perse i sensi per il dolore. Il suo ultimo pensiero prima di svenire andò ad Hermione, a quella ragazzina di cui non aveva mai visto la vera bellezza, e che gli aveva appena salvato la vita.
 
 
 
 
 Nota dell'autrice: Ciao a tutti, non pensavate di rivedermi così presto eh? Ho fatto un piccolo esperimento stasera. Ieri ho finito di scrivere la mia prima fan fiction completa su Fred ed Hermione: "Lo scambio che li fece innamorare."
Mi sono innamorata dei personaggi e della storia che ho creato, e non appena ho finito, ne ho sentito già troppo la mancanza. E così ho iniziato a pensare ad una storia completamente nuova, sempre su di loro, ma ambientata dopo la Guerra. So che è presto, ma mi sono buttata a capofitto in questo nuovo progetto, scrivendo il prologo, per vedere come va. 
Ho molte idee carine e nuove in mente per i due, anche se sono un po' spaventata di poter essere ripetitiva, avendone appena finita una così lunga e intensa, con gli stessi personaggi. Nel caso chiedo perdono... ma non ho resistito. 
Fatemi sapere nei commenti cosa ne pensate di questa mia pazzia. 
baci <3

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 2 - NON SFIDARMI, WEASLEY ***



CAPITOLO 2 - NON SFIDARMI, WEASLEY
 
 
 



 
E così la guerra finì, ma lasciò delle cicatrici, invisibili o non, su tutti. Hermione però come molti altri, aveva trovato una ragione per rialzarsi e andare avanti, l’amore.
O almeno quello che credeva fosse amore. Lei e Ron erano diventati una coppia, ma niente di tutto quello che accadde dopo il bacio, era come se lo aspettava Hermione.
Lui era gentile, pacato, remissivo, anche troppo. Sembrava aver quasi paura a toccarla. La prima volta che fecero l’amore, ed era la prima volta per entrambi, Ron non faceva altro che chiederle se andava bene come stava facendo, e si scusava continuamente per ogni cosa, invece di… fare e basta.
Hermione si ritrovò a volergli molto bene, ma non era amore, anche se all’inizio pensava di si, che semplicemente ci fossero molte forme diverse di amore. E quella con Ron era così.
Ma si ritrovò ogni giorno a fantasticare su come sarebbe stato bello se fosse stato diverso con lui, per mesi. Voleva che la guardasse come se ci fosse solo lei nella stanza, che la baciasse senza preavviso, che la facesse sua anche in momenti poco opportuni. Che le facesse capire quanto fosse unica, e anche litigare.
Dio sognava litigate furiose, di quelle che accendono la passione e si finisce con il saltarsi addosso l’un l’altro. Nemmeno quello facevano, non litigavano, non discutevano mai.
Ron diceva si a tutto, non era maleducato certo, ma passivo, e distratto. Molto distratto.
Questo Hermione lo notò da subito, e si continuava a chiedere perché spesso evitava il suo sguardo, o quando gli chiedeva se stava bene con un abito, lui annuiva e basta.
Passarono i mesi, ben otto mesi con Ronald, e le cose non cambiarono, anzi peggiorarono se possibile.
Vivevano alla Tana, insieme ai genitori Weasley, Ginny, Harry e i gemelli. Questi ultimi stavano cercando un appartamento tutto loro a Diagon Alley, per essere indipendenti e più vicini al negozio.
Ci stavano mettendo un po’ a trovarne uno adatto, ma se la prendevano con molta calma. Ormai avevano quasi ventun anni, e si divertivano come matti comunque alla Tana ad infastidire tutti.
Fred fu sottoposto a delle cure molto dolorose, perché le macerie che lo avevano ferito erano state colpite da una magia oscura, e quindi dovevano essere tenute sott’occhio, potevano riaprirsi facilmente. Andò in giro per mesi pieno di fasciature, poi man mano, quando si rimarginarono, poté toglierle, ma Hermione non lo vide, mai, mai più senza maglietta.
Se ne vergognava, permetteva solo a George di curarlo e cambiargli le bende sul petto e la gamba, le uniche rimaste. Hermione non capiva come potesse uno come lui provare vergogna, non potevano essere così brutte. Era meraviglioso comunque, e si stupì di formulare quel pensiero più volte quando li vedeva alla Tana.
Aveva una cicatrice sulla fronte che attraversava il sopracciglio sinistro, e una sulla guancia, bianche sulla sua pelle. Sapeva che lui le odiava, ma lei lo trovava solo più bello.
I gemelli avevano lasciato crescere i capelli, sempre più ribelli, che scendevano quasi fino al collo, insieme ad una scompigliata barba rossa, che li faceva sembrare più trasandati, ma se possibile ancora più affascinanti.
 
Fred non cambiò atteggiamento con lei dopo che gli aveva salvato la vita, anzi, se possibile divenne ancora più irritante e provocante, Hermione non capiva perché.
Doveva solo ringraziarla per quello che aveva fatto; certo lui e George lo avevano fatto subito dopo la fine della battaglia, le dovevano tutto, come l’intera famiglia Weasley non appena lo aveva saputo; ma Hermione si aspettava magari un po’ di gratitudine, che la smettessero di prendersi gioco di lei, anche solo un pochino, invece il suo astio nei loro confronti non fece che peggiorare, a causa dei loro battibecchi.
Anche perché loro non perdevano occasione di stuzzicarla su lei e Ron, da mesi ormai.
 
A colazione, quella mattina, Hermione era scesa insieme a Ron dalla loro stanza. Ginny la divideva con Harry, e i gemelli avevano ancora la loro all’ultimo piano.
La sua vita alla Tana trascorreva fin troppo tranquilla, senza problemi inaspettati, preoccupazioni, una routine giornaliera: colazione, lezioni ad Hogwarts per poter dare gli esami finali, la sera tornava a cena, Ron la baciava senza alcun effetto su di lei, e poi andava a letto. Un po’ di complicazioni le mancavano, era fin troppo… facile con Ron. Non sentiva una connessione profonda con lui. Non la guardava veramente quando si spogliava, e facevano l’amore raramente ormai, ed Hermione non era mai riuscita a raggiungere il culmine del piacere, non una volta. Anche in quei momenti sembrava distratto.
Si chiese se fosse normale, magari ci voleva del tempo. O magari lei e Ron non erano semplicemente fatti per quello, i loro corpi e le loro menti non connettevano, non si incastravano.
Ma tutto quello assieme, la stava facendo impazzire giorno dopo giorno. Aveva voglia di gridare a squarciagola, di scappare via, e stava iniziando sul serio a pensare di lasciarlo, dato che l’opzione di parlarci non aveva dato alcun risultato.
Prese posto al tavolo della colazione accanto a Ginny che le sorrise, c’erano solo lei e Harry già seduti.
Ginny frequentava l’ultimo anno, con Hermione, e Harry e Ron erano presi con gli esami per entrare all’Accademia di Auror del Ministero della Magia. Anche lei voleva intraprendere quella carriera, magari avrebbe portato un po’ di pepe nella sua routine.
Ma ora era ancora gennaio, e avrebbe dovuto aspettare fino a giugno per iscriversi, dopo gli esami finali.
Ron prese posto a capotavola, e iniziò a servirsi avidamente la colazione. Hermione bevve il suo caffè tranquillamente.
“Dormito bene?” Domandò a Ginny e il migliore amico, che si scambiarono un’occhiata d’intesa.
“Beh, dormito… è una parola grossa.” Ridacchiò la rossa guardando di nuovo la migliore amica, che soffocò una risatina, mista ad un sospiro di invidia. Anche lei avrebbe voluto che fosse così tra loro. Invece Ron appena si coricavano si girava dall’altra parte e iniziava a russare dopo neanche cinque minuti.
Hermione, i capelli raccolti in una coda bassa, qualche ciuffo scappato via tirato dietro alle orecchie, già vestita al contrario di tutti con una maglietta e gonna nere, sospirò abbattuta e iniziò a spalmarsi sul suo pane tostato la marmellata.
In quell’istante scesero saltando gli ultimi due gradini i gemelli e presero rumorosamente posto di fronte ad Hermione, che avevano sentito l’ultima parte della conversazione, e lo sbuffo della ragazza.
Fred bevve un sorso d’acqua e iniziò a fare i gargarismi, sputando un po’ di acqua verso l’alto e riprendendola al volo con la bocca.
Hermione fece un’espressione disgustata.
“Giooorno,” fece George, mettendosi a sedere sulla sedia con le gambe divaricate, in modo molto poco chic.
Hermione li distingueva bene anche grazie al fatto che George non avesse un orecchio, e per le cicatrici visibili di Fred sul viso, ma già prima con gli anni aveva imparato a riconoscerli.
Fred sicuramente era più antipatico. Di questo Hermione era certa, anche se George non era da meno quando ci si metteva.
Il tavolo rispose con un saluto, ad Hermione uscì un po’ meno allegro di quanto avrebbe voluto. Fred lo notò, guardò Ron e poi George, sorridendo beffardo, e servendosi una generosa quantità di caffè nella sua tazza verde.
“Tranquilla Granger, prima o poi Ron imparerà…”
Ron, la bocca piena, alzò la testa per guardare il gemello, sentendosi preso in causa.
“Imparerà a fare cosa?”
Fred si bagnò le labbra e alzò le sopracciglia, “ma a darti piacere come si deve è ovvio.”
Hermione si strozzò con il caffè, e Ron quasi soffocò. George trattenne una risata come Fred, scambiandosi un’occhiata con Ginny. Harry scoppiò a ridere senza ritegno, bloccandosi di colpo dopo un’occhiataccia dell’amico.
“Non sono affari vostri.” Fece Hermione piccata, diventando rossa per l’imbarazzo.
“Lo sono se dobbiamo sentire… molto di rado devo dire,” iniziò Fred maligno.
“… i vostri patetici versi di quello che chiamate piacere.” Finì George voltandosi verso il fratello minore.
“Ronald, un piccolo consiglio… quando inizierà a fare tipo così…” Fred batté le mani sul tavolo e reclinò la testa all’indietro, chiudendo gli occhi e imitando una perfetta smorfia di piacere, “oh Ron, si così così…OHHH”
George lo imitò immediatamente, la fetta biscottata ancora tenuta con i denti, al settimo cielo, dando vita alla loro migliore interpretazione recitativa, “si ti prego non fermarti, SI SI… Ahh si sto venendo…” gemette ad alta voce.
Si aprirono in un verso liberatorio, imitando perfettamente un orgasmo femminile, dovevano saperne parecchio, poi si raddrizzarono come se nulla fosse, all’unisono, tornando a mangiare, “…allora vuol dire che sei sulla strada giusta.” Concluse Fred con voce tranquilla.
Hermione gli tirò un calcio sotto al tavolo, e lui ridacchiò, tenendosi la gamba.
“Quanto siete immaturi.”
Fred sbatté le ciglia verso di lei, schioccandole un bacio ed Hermione alzò lo sguardo al cielo. Ron riprese a mangiare a disagio, “idioti.”
“Hermione stiamo solo cercando di aiutarvi.” Disse molto fintamente in modo angelico George, “ci teniamo a voi.”
“Come no…”
“E’ la verità… ci dispiace tantissimo che il nostro fratellino non sia in grado di soddisfarti Granger…”
“Forse dovresti iniziare a volgere lo sguardo altrove…”
“Tipo dove?” Domandò lei scettica, incrociando le braccia al petto.
Per tutta risposta i gemelli si scambiarono un’occhiata, e iniziarono ad avvicinarsi a lei, sporgendosi verso il tavolo, come per farsi vedere meglio, con due espressioni angeliche in volto, le mani sotto al mento.
Hermione si aprì in una risata ironica, capendo al volo, “ma per favore. Uno di voi?”
“Perché accontentarsi di uno?” Fece George divertito.
“Già uno solo di voi sarebbe troppo…”
“E’ vero Granger, sarebbe troppo per te…” la rimbeccò Fred serio congiungendo le mani davanti alla bocca, i gomiti appoggiati; e guardandola con uno sguardo intenso. Hermione sentì che la stava spogliando con gli occhi, si sentì nuda sotto quello sguardo carico di desiderio, sotto quegli occhi verdi e brillanti, che la scrutavano come un dolce proibito.
Mai nessuno l’aveva guardata così, nemmeno il suo ragazzo da otto mesi.
Hermione appoggiò la schiena contro la sedia e sbuffò, ma sostenne quello sguardo, non capì mai come, ma ci riuscì.
“Ce la farei benissimo Weasley, non mi conosci affatto.” Lo stuzzicò lei, con l’intenzione di provocarlo. Tra loro era così da un po’. Fred le faceva sempre battutine spinte, o maliziose, e lei stava al gioco. Perché era divertente, dannatamente divertente.
Fred ammiccò e senza preavviso la toccò con il piede sotto al tavolo, sulla coscia, accarezzandola. Hermione trasalì e si strozzò di nuovo con il caffè, soffocando un sospiro.
Fred alzò le sopracciglia e si ritrasse, sedendosi comodamente sulla sedia e riprendendo a mangiare, “certo… ce la faresti benissimo…” borbottò ironico lui con un mezzo sorriso, addentando il bacon. George scosse la testa verso Hermione, come per dire: “tesoro non ce la faresti mai.”
La ragazza cercò di riprendere a mangiare normalmente, tentando con tutta sé stessa di ignorare le scosse potenti che quel contatto le avevano provocato. Scariche di piacere che erano partite dal basso ventre, per poi propagarsi fino alle punte dei piedi. Il tratto di pelle scoperto che le aveva sfiorato sembrava andare a fuoco.
Cercò di regolarizzare il respiro, evitando con cura lo sguardo di Fred fino a quando non finì di mangiare, che però continuava a lanciarle occhiate fugaci. Perché faceva così? Lei era impegnata con suo fratello, non aveva un minimo di pudore?
Lo irritò profondamente, così si alzò di colpo, rendendosi conto dell’ora, “Ginny dobbiamo andare. Buona giornata.” Si avvicinò a Ron e gli posò un bacio casto, frettoloso sulle labbra, “ci vediamo stasera.”
Fred a quel gesto irrigidì la mascella e abbassò lo sguardo, lasciando cadere la fetta di bacon nel suo piatto.
Hermione insieme a Ginny salutò i genitori Weasley che si erano palesati nella stanza in quel momento. La rossa la seguì frettolosamente fuori, lei le tese la mano e insieme si Smaterializzarono, dirette ad Hogwarts.
 
 
 
Quella sera, poco prima di cena, di ritorno dalle lezioni, le due ragazze entrarono alla Tana, sentendo già da fuori un gran casino di risate e schiamazzi. Dalle finestre si vedeva la luce calda e soffice della cucina e del soggiorno. Entrarono, e furono subito avvolte dall'atmosfera armoniosa della Tana. 
Al grande tavolo di legno erano riuniti Harry, Ron, i gemelli, che brindavano allegri, con già qualche bicchierino vuoto sparso sul tavolo.
“Cosa succede qui?” Domandò Ginny divertita, correndo a salutare Harry.
“Stiamo festeggiando,” rispose Fred allegro, riempiendo altri due bicchierini per le ragazze non appena si sedettero al tavolo con loro.
“E cosa state festeggiando esattamente?” Domandò curiosa Hermione, ricevendo il solito frettoloso bacio da Ron.
“Festeggiamo l’arrivo di un’imminente grande festa questo sabato, qui alla Tana!” Annunciarono in coro i gemelli, porgendo i bicchieri alle due. Hermione lo prese titubante, non le piaceva molto bere.
“State festeggiando il fatto che festeggerete?” Domandò acida, inarcando un sopracciglio.
Fred si liberò in un verso scocciato, reclinando la testa indietro, “Hermione… sei consapevole di essere noiosa quasi quanto il professor Ruf vero?”
Hermione rimase immobile a guardarlo, senza accennare a bere un sorso. Fred sorrise, salì in piedi sulla sedia accanto a lui, poi camminò sul tavolo, e scese dalla sedia che era di fianco ad Hermione, dal lato opposto. Si avvicinò pericolosamente a lei, chinandosi per guardarla meglio, mettendo le mani sulle cosce.
Era almeno trenta centimetri più alto di lei, e fu buffo quando si dovette mettere in quella posizione per guardarla alla sua altezza.
“Per Merlino, sei davvero uno scricciolo vista da vicino.” Rise divertito, a pochi centimetri dal suo volto.
Hermione fece una smorfia, “almeno il mio cervello è proporzionato alla mia testa, il tuo deve sentirsi molto solo con tutto quello spazio intorno.” Ribatté piccata, il bicchiere ancora pieno alzato vicino al suo volto.
Fred fece una smorfia colpito, annuendo, “carina, ma puoi fare di meglio.”
“Perché organizzate una stupida festa?”
“Stupida? Granger, guarda che se fai così non ti invito.” Fece con voce accondiscendente, sfiorandole il naso con un dito.
“Ma anche io vivo qui!” Protestò lei adirata, cercando di trattenere il tremore nella voce per quel contatto.
Fred fece spallucce e si raddrizzò, ergendosi in tutta la sua altezza. Superavano il metro e novanta, il fisico asciutto, le spalle definite, ma non esagerate.
“Mi dispiace ingresso non consentito a chi ha più di settant’anni.”
Hermione dovette alzare lo sguardo per continuare a guardarlo negli occhi, scocciata.
“Divertente… davvero.”
“Non è colpa mia se dentro quel corpicino vive una vecchia scorbutica gattara.” Fece lui serio, guardandola con falsa pietà.
Hermione spalancò la bocca, lo guardò con sfida, e con un gesto secco buttò giù tutto il bicchierino, aiutata dal dito di Fred che lo spingeva appena, appoggiato sul fondo di vetro, lo sguardo divertito dalla sua testardaggine.
Hermione lo appoggiò sul tavolo con forza, appoggiando una mano accanto ad esso con aria disinvolta, concentrandosi fino al midollo per non lasciar uscire neanche un colpo di tosse, anche se la sua gola bruciava da impazzire.
Fred pensò che era molto buffa mentre cercava in tutti i modi di rimanere impassibile, era meravigliosa.
Fred datti un contegno, ti prego.
Il gemello la guardò soddisfatto, e si chinò di nuovo su di lei, lanciando un’occhiata al fratello poco distante, “ah senti Granger, se anche questa sera Ronald non ne vuole sapere di soddisfarti… la mia porta è sempre aperta.”
Le mise una mano sul collo, e le sussurrò ad un orecchio, “potrebbe essere impossibile non svegliare George, ma vale la pena tentare no?” Si inumidì le labbra e la fissò dall’alto, tornando dritto.
“Sarebbe l’ultima porta alla quale busserei la tua Weasley.” Rispose a tono lei, le sue gambe stavano cedendo, ma non lo diede a vedere nemmeno per un secondo. Mai gli avrebbe dato quella soddisfazione; fargli sapere che le provocava quell’effetto ogni volta che la guardava e la sfiorava.
Non era giusto, lei stava con Ronald. Ma non era felice, questo ormai lo aveva capito.
Ma Fred? Figuriamoci. Sarebbe stato davvero l’ultimo nel caso.
“Ehi la sua porta è la mia porta…” si intromise George divertito, affiancandoli, “mi stai dicendo che vale per tutti e due?”
“Oh si.”
“Ma che ti importa George?” Domandò leggermente risentito Fred, dopo che Hermione era riuscita a mantenere il controllo e rispondergli a tono con estrema tranquillità. Quella cosa lo faceva uscire di testa. “C’è una marea di ragazze che si accamperebbero fuori dalla porta per avere anche solo un assaggio di tutto questo.” E si indicò il corpo.
“Spero che questa marea di cui parli verrà alla festa allora, e che almeno una di loro sia così disperata da accontentarti… altrimenti rimarresti a bocca asciutta, per troppo… troppo tempo… giusto Weasley?” Ribatté lei con finto tono drammatico, una mano sul petto, per poi tornare alla sua solita espressione superiore e voltarsi stizzita verso Ron.
Fred rimase di sasso per un momento, facendo schioccare le labbra irritato, annuendo lentamente, lo sguardo rivolto a terra e poi di nuovo alla ragazza.
George per tutta risposta gli allungò un altro bicchierino colmo di Whiskey Incendiario, che Fred accettò subito e trangugiò in un sol sorso.
"Non sarai mica ancora risentito per quel rifiuto sul tuo invito a cena?" Gli domandò il gemello divertito, seguendo il suo sguardo intenso. 
"Ma sei matto? Per quella? Pfttt" fece ironico sbuffando, ma George lo conosceva come le sue tasche... e non ci cascò nemmeno per un secondo. 
Fred tornò a fissarla, quella ragazza non aveva idea di che piani avessero per quella festa imminente.
“Mi dispiacerebbe davvero se non ti divertissi sabato…” le fece lui canzonandola da dietro, sedendosi sulla sedia con una gamba piegata.
Hermione si voltò appena, un’espressione sicura in volto, era così bello rispondergli a modo e vedere le sue reazioni scocciate e vendicative, “non sfidarmi Weasley, anche io posso divertirmi…”
E quella che si dipinse sul volto di Fred dopo quelle audaci parole, fu un’espressione di pura e divertita sfida. 









NOTA DELL'AUTRICE: Buongiorno, bella gente! Eccomi già tornata oggi con il secondo capitolo della nuova storia. Per ora sto delinenando i caratteri dei personaggi e immergerli nel contesto, poi tutto inizierà ad ingranare. Mi sto divertendo molto a tratteggiare questi Fred ed Hermione un po' diversi, soprattutto Fred, che per ora sembra un po' sopra le righe, ma poi si capirà il perchè, andando avanti. E nel prossimo ci sarà da divertirsi alla festa, almeno spero... eheh
Fatemi sapere cosa ne pensate! Alla prossima, cercherò di aggiornare presto :)

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 3 - LA FESTA DEI GEMELLI ***


CAPITOLO 3 – LA FESTA DEI GEMELLI
 
 
 
 
 
 
Hermione si svegliò sabato mattina con una brutta sensazione su come sarebbe potuta andare quella festa.
Lo sguardo che Fred le aveva lanciato dopo la sua piccata risposta l’aveva fatta preoccupare e anche tanto. Adorava il fatto che la provocasse così, si sentiva viva, solo sotto i suoi sguardi, come se fosse mossa da un fuoco che le ardeva dentro.
E amava che lei fosse in grado di rispondergli a tono, mettendolo spesso alle strette, anche se l’ultima parola purtroppo spesso ce l’aveva lui, beh ma questo perché lui era Fred Weasley.
La ragazza voltò la testa verso Ronald, guardandolo svegliarsi per la sveglia. Lei era già vigile da almeno venti minuti, non riusciva a fare a meno di pensare a cosa avrebbero fatto i gemelli quella sera, che cosa si erano inventati.
Sorrise dolcemente, e si avvinghiò a lui da dietro, iniziando ad accarezzarlo ovunque, scendendo fino all’elastico dei pantaloni. Ron grugnì assonnato.
“Ehi… abbiamo ancora un po’ di tempo prima che tu debba andare al Ministero…” disse languida, sfoggiando la sua sensualità, mordicchiandogli il collo.
Sarebbe dovuto andare con Harry quel sabato per iscriversi agli esami finali, per poter diventare un Auror a tutti gli effetti.
Ron si voltò appena verso di lei e sorrise, “non ho tempo mi dispiace,” la baciò sulla guancia, “magari un’altra volta.”
Hermione rimase sconvolta da quella reazione, beh, non era più così sorpresa, però di solito aspettava sempre che lui facesse una qualunque mossa, ma ora era stata lei a prendere l’iniziativa, e lui l’aveva rifiutata.
Guardò l’ora sulla sveglia illuminata. Le otto e trenta. Non sarebbero dovuti essere al Ministero prima delle dieci.
Sbuffò avvilita, poi qualcuno bussò delicatamente alla porta. Hermione si alzò e andò ad aprire, contenta di allontanarsi per un momento da quel letto.
Aprì e si trovò davanti Fred, vestito di tutto punto, una mano davanti agli occhi, che sorrideva beffardo.
La ragazza ebbe un tuffo al cuore, e le gambe tremarono alla sua vista. Ma si diede un contegno, rimproverando sé stessa.
“Siete presentabili?” Domandò ironico.
Hermione gli spostò la mano dagli occhi, “si…purtroppo,” aggiunse a bassa voce, ma Fred riuscì a sentirla e dentro di sé si dispiacque per davvero per la sua situazione.
Una ragazza come lei non meritava di essere trattata così, rifiutata e nemmeno quasi guardata. Lui non riusciva a staccarle gli occhi di dosso quando la vedeva. Era così bella, affascinante, intelligente, e lei nemmeno lo sapeva, ma aveva un sex appeal spaventoso, da far girare la testa, con quei sorrisi gentili, i capelli mossi scuri, gli occhi nocciola grandi e luminosi, la bocca carnosa.
Se fosse stata sua, le avrebbe fatto capire ogni giorno quanto valesse, quanto fosse incredibile, quanto la desiderasse da star male. Ma non era sua…. Era di suo fratello.
E quello non sarebbe mai cambiato. E poi era insopportabile, questo era un grande punto a suo sfavore. La bravura di saper essere odiosa e irritante quasi tutto il tempo, con quella sua espressione da superiore so tutto io, gli semplificava spesso le cose.
Eppure…
La guardò per un po’, soddisfatto.
Indossava una camicia da notte bianca, con le spalline sottili, di pizzo, lunga fino a metà coscia; era terribilmente sexy, e Fred si morse un labbro, squadrandola. Scosse la testa deciso.
Guardò dietro di lei, e vide sul letto suo fratello che era tornato a ronfare come un ghiro.
Per nascondere quei profondi sentimenti, e per molte altre ragioni, sfoggiò un sorriso sghembo.
“Te lo avevo detto di venire da me se ne avevi bisogno…”
“Non ne ho bisogno,” mentì lei, incrociando le braccia.
“Ti divertiresti.”
“Con te? Nah, con George forse si,” lo stuzzicò lei divertita, sapendo benissimo che effetto facesse ad entrambi quando si parlava meglio dell’altro, c’era un amore indissolubile unito ad un’infinita competitività tra i due.
Fred infatti fece scrocchiare la mandibola, infastidito. “Vuoi che te lo vada a chiamare?”
“No grazie, penso di potercela fare da sola.”
“Mi dispiace informarti che non è qui, è già al negozio. Facciamo solo metà giornata oggi.”
“E tu che ci fai ancora qui?”
“Ero venuto per avvertirvi che questo pomeriggio dovreste lasciarci la casa libera per permetterci di prepararla per la festa, e non vogliamo voi ragazzini tra i piedi quando gli ospiti o meglio… le ospiti inizieranno ad arrivare,” disse malizioso, “potrete arrivare quando saranno già tutti così ubriachi da non capire quanti anni avete.”
“Guarda che io ho solo due anni meno di voi,” gli fece notare lei risentita.
“Già, ma nana come sei non dimostri più di quindici anni…” Mentì spudoratamente lui, solo per infastidirla. In realtà quella camicia da notte a mala pena nascondeva le sue forme generose. Ormai era una donna, e se ne erano accorti tutti. Lui sicuramente si, come George.
“Poi se ti metti quei soliti maglioni…”
“Tranquillo, tanto devo comunque andare a Diagon Alley a prendere dei libri.”
Fred si portò una mano al petto e si appoggiò alla parete, come colpito da un profondo malore, la faccia contratta in una smorfia di dolore.
Hermione notò che stringeva esattamente il punto dove sorgeva la sua grande cicatrice, nascosta dalla maglietta grigia, e fece un passo avanti preoccupata, “tutto bene?”
“Si è solo che…” fece con fare tragico, “non ho mai sentito una frase più noiosa di questa… il mio corpo non sopporta certe cose…” aggiunse poi tirandosi dritto come se nulla fosse, sorridendo malvagio.
L’aveva presa in giro come sempre. Hermione si dannò per essersi preoccupata anche solo per un momento per lui.
“E’ tutto?” Domandò annoiata la ragazza, ignorando il suo insulto.
“Si Granger, è stato un vero piacere…” ammiccò lui, inchinandosi e facendo vagare lo sguardo penetrante sulla sua camicia da notte striminzita prima di voltarsi ed andarsene soddisfatto.
Hermione sotto quella lunga occhiata si coprì arrabbiata con le braccia, scatenando una risata nel ragazzo, e chiuse la porta, appoggiandocisi contro con la schiena.
Sospirò profondamente, chiudendo gli occhi.
Ma che diavolo le prendeva? Come faceva quell’idiota a suscitarle tali sensazioni? Solo con il suo sguardo. Ron non riusciva a darle quei brividi nemmeno le poche volte che l’aveva toccata per davvero.
Tornò verso di lui per svegliarlo, cercando di trovare una scusa valida per poter allontanarsi dalla Tana fino a sera.
 
 
 
Per sua fortuna, Ginny doveva andare a Diagon Alley a comprare un vestito nuovo per la festa, e così Hermione si offrì ben volentieri di accompagnarla. La rossa era entusiasta di quella serata.
Non avevano avuto mai molte occasioni per fare delle vere feste, ed era felice che li avessero fatti partecipare. Hermione sbuffò, come se andare ad una delle feste dei gemelli fosse un immenso regalo.
Entrarono in un negozio di abiti, Ginny si precipitò immediatamente tra i vestiti da sera, provandone una decina, mentre Hermione, appoggiata contro la finestra, guardava un po’ fuori e le dava consigli e pareri.
Alla fine scelsero un abito nero, pieno di brillantini, a maniche lunghe, corto appena sopra il ginocchio, che si apriva in piccole balze.
Ginny si voltò verso di lei, “non ne prendi uno tu?”
“Pensavo di mettermi maglione e jeans in realtà…”
“Non se ne parla nemmeno! Questa sarà una grande festa, dovrai essere assolutamente splendida!”
“Ma perché? Ho già un ragazzo, non devo fare colpo su nessuno.”
“No, ma pensa quanto sarebbe divertente vedere la faccia di Fred quando ti vedrà entrare, già sicuro di come verrai vestita.”
Hermione le aveva raccontato a grandi linee la loro conversazione di quella mattina, ed era l’unica con cui poteva parlarne liberamente, senza vergogna. Ginny lo sapeva benissimo come andava tra lei e Ron, e non capiva perché non lo mollasse. Ma erano affari loro.
In compenso vedeva benissimo come Fred e George, soprattutto Fred guardassero Hermione ormai da mesi.
“Non devo dimostrargli niente…”
“No, ma è ora che qualcuno faccia sparire dal suo bel faccino quel sorriso presuntuoso da schiaffi.”
Hermione scoppiò a ridere, in effetti era vero… si sarebbe divertita così.
“Però niente vestito.” Annunciò all’amica, mentre questa l’alzava e la trascinava tra i vestiti appesi da sera.
“Tranquilla, non c’è bisogno di un vestito per fare colpo… ho già in mente altro…” disse furba, fissando un body nero appeso poco distante.
 
 
 
§
 
 
 
La Tana era piena di gente: ex compagni di Hogwarts, c’era Neville, Seamus, Dean, Lavanda, Luna, e moltissimi dell’anno dei gemelli, Lee, Angelina, Katie, Alicia. E poi c’erano tutti i clienti ormai affezionati del negozio, o che avevano invitato all’ultimo quella mattina.
Le stanze e le scale brulicavano di gente, che si muovevano a stento per arrivare alla cucina, per prendere da bere. Il grande salotto semicircolare era spento, tranne delle luci stroboscopiche che ruotavano per la stanza, volteggiando in aria di ogni colore, la gente ballava scatenata, divertendosi un mondo. In un angolo erano state posizionate delle casse enormi, che sparavano musica techno anni 90 a tutto volume.
Lee Jordan, il migliore amico dei gemelli, che adesso lavorava in radio, e se la cavava molto bene anche come DJ; era un amante della musica babbana, e stava sparando “Star69” di FatBoy Slim.
Fred e George ridendo come matti, erano in piedi sul tavolo, versando da bere a tutti, facendo volare anche per la cucina bottiglie di ogni genere alcolico intorno a loro verso i bicchieri alzati delle persone che bevevano felici e li incitavano a gran voce, saltando per la musica alta.
C’era cibo e alcol ovunque, grandi festoni brillanti, la gente era allegra, cantava ballava, vestiti bene.
Fred e George invece avevano due felpe bordeaux, i jeans larghi lunghi fino al ginocchio, e ogni volta che alzavano le bottiglie o i bicchieri in aria partiva un brindisi nuovo.
 
Hermione entrò in casa quando la musica cambiò, e partì “Eat Sleep Rave Repeat,” sempre di FatBoy Slim, che si diffondeva nell’aria ad un volume talmente alto da assordare. Le luci stregate impazzirono, volteggiando e facendo capriole in aria.
Quando iniziò a camminare nella folla, accompagnata da Harry, Ron e Ginny, molte teste si voltarono a guardarla, qualcuno fischiò. Camminarono per il salotto/pista da ballo, diretti in cucina, guardandosi intorno divertiti, anche se Hermione era un po’ a disagio con quell’affare addosso, ma ormai era lì.
 
Fred, sdraiato a testa in giù sul tavolo, beveva da un lungo tubo collegato ad una bottiglia di Acquaviola, tenuta da George e Angelina, ridendo come un matto. Alzò gli occhi per un momento e sputò quasi il contenuto che aveva in bocca, piegando la testa ancora più indietro.
Vide Hermione, davanti a tutti, al contrario, camminare nella pista da ballo, diretta verso di loro.
Ruotò il busto e si mise a pancia in giù, per godersi meglio lo spettacolo, la bocca semi aperta. La musica techno l’avvolgeva, e la luce che si rifletteva su di lei di tanto in tanto la rendeva ancora più mozza fiato.
Aveva i capelli sciolti sulle spalle, morbidi e ordinati. Aveva gli occhi truccati, sulla bocca carnosa spiccava un rossetto molto scuro. Indossava dei pantaloni luccicanti, pieni di brillantini, argentati, aderenti, che si allargavano verso il le caviglie, lunghi fino a terra, nascondendo le scarpe con il tacco. Sopra, infilato nei pantaloni, indossava un body nero a canottiera dalle spalline sottili, leggermente scollato, ma che lasciava la schiena completamente nuda, le scapole si intravedevano sotto la pelle morbida liscia.
E Fred ebbe l’istinto di abbracciarla e sentire quanto effettivamente fosse morbida la sua schiena, il suo petto, la sua pancia…baciarla delicatamente ovunque.
Scossa la testa ancora intontito per quella visione magnifica.
Ma ti senti Fred? E’ di Hermione Granger che stiamo parlando… riprenditi. E poi è  fidanzata con Ronald…
 
Non si mosse fa quella posizione comoda, e insieme a George, sempre in piedi sul tavolo, aprirono le braccia in segno di saluto agli ultimi arrivati.
“Ma buonasera!”
“Guardate un po’ chi è arrivato…”
“Il grande trio che ha salvato il Mondo Magico…”
“e Ginny…” aggiunse annoiato George, saltando giù dal tavolo, e portandosi di fronte ad Hermione, che alzata dai tacchi non doveva più alzare lo sguardo così tanto per guardarli.
“Ma chi abbiamo qui, Granger sei una visione,” fece malizioso facendole fare un giro su sé stessa, e Fred si tirò su di scatto, saltando anche lui giù dal tavolo. “Vacci piano gemellino, sappiamo entrambi chi sceglierebbe tra i due se potesse…”
“Me.”
“Nessuno dei due.”
“Pftt,” fece George, “se come no.” Poi si voltò e afferrò un bicchiere da shot, “ti va di farti un giro con noi?” Domandò malizioso, “ma non è il giro che speri tu.” Le ammiccò, e Fred irrigidì la mascella, lanciando un’occhiata al gemello che gli strizzò l’occhio.
Hermione prese il bicchierino tra le sue mani, “preferisco l’alcol, ma grazie.”
Fred si portò una mano al petto, “così ci uccidi. Preferisci pure l’alcol a noi? Questo non va bene…”
“Adesso lasciatela in pace,” disse Ginny andandole in aiuto. Ron si guardava intorno come alla ricerca di qualcuno, non prestando molta attenzione al fatto che entrambi i suoi gemelli stessero provocando la sua ragazza davanti a lui, senza alcun pudore.
“Chi c’è del nostro anno?” Chiese invece, ed Hermione si voltò a guardarlo sconvolta.
“Thomas, Finnigan, Luna… ah, e la Brown.”
Gli occhi di Ron si illuminarono di una strana luce, una luce che Hermione non vedeva da molto tempo. Si morse un labbro stranita.
“V-vado a salutarli allora…” e sparì alla ricerca degli ex compagni di Casa.
Hermione sospirò avvilita, l’aveva già lasciata sola. Prima le aveva detto che stava bene vestita così, ma nulla di più.
Buttò giù il bicchiere tutto d’un fiato, tossicchiando.
“In teoria, quando ci si fa un giro assieme… si dovrebbero aspettare gli altri,” fece Fred divertito, fissandola.
Hermione per tutta risposta gli allungò il bicchiere vuoto, “allora riempimelo, così ti aspetto sta volta, non è colpa mia se sei lento,” lo provocò lei, cercando di non pensare a dove si era andato a cacciare Ronald, e perché avesse sussultato di gioia quando aveva sentito il nome di Lavanda.
Fred fischiò colpito e non se lo fece ripetere due volte, riempiendo i loro bicchieri. Ginny e Harry si versarono dell’AcquaViola e se ne andarono in pista, a ballare.
I tre alzarono i bicchierini, buttarono giù il contenuto e li sbatterono con forza sul tavolo, con un verso di soddisfazione.
“Molto brava Granger,” iniziò a complimentarsi Fred sincero, ma una mano sulla sua spalla lo fece voltare.
Era un gruppo di quattro ragazze sconosciute ad Hermione, che la ignorarono bellamente, fissando i due gemelli con avidità. A che serve salvare il Mondo Magico se poi si è nella stanza con i gemelli? Nessuno noterà altri che loro. In effetti erano davvero affascinanti quella sera, seppure con il loro solito look trasandato, ma ricercato. Gli stava divinamente.
“Vi ricordate di noi?”
I due si scambiarono un’occhiata confusa.
“Eravamo al negozio oggi, ci avete invitate alla festa…”
“Ma certo Caroline…”? Azzardò Fred indicandola.
“Brittaney,” lo corresse lei con fare civettuolo, giocherellando con una ciocca di capelli corvini.
Hermione trattenne una risata soffocata, nell’udire quel nome, e Fred le tirò una leggera spallata, accanto a lei, tenendo gli occhi puntati sul gruppo di ragazze.
“Beviamo qualcosa assieme?”
“Ma certo!” Cinguettò un’altra delle ragazze, con un sorriso smagliante.
Hermione alzò gli occhi al cielo e si spostò verso la pista da ballo, alla ricerca di Ron. Lo trovò seduto su una poltrona che chiacchierava amabilmente con Lavanda.
Sentì qualcosa muoversi dentro le sue viscere, e attanagliarle lo stomaco come in una morsa, ma non era gelosia, era solo infastidita che Ronald non fosse sincero con lei.
Perché non le diceva che era contento di rivedere la sua ex e basta? Ma soprattutto perché non era gelosa fino al midollo a quella visione? La trovava insopportabile per varie ragioni, ma si aspettava di provare più che solo fastidio nel vederli ridere insieme, lontano da lei.
Si voltò appena e vide Fred e George flirtare con il gruppo di ragazze, quello si che le provocò la nausea. Vide Fred, spavaldo, bellissimo, fare una battuta, nella sua felpa con il cappuccio, e intrattenere le ospiti come solo lui sapeva fare; sfiorando anche la vita ad una di loro.
Chiuse gli occhi per un momento, sospirando mestamente, e portandosi un ciuffo ribelle dietro all’orecchio, decidendo che sarebbe stato meglio raggiungere Ginny ed Harry, almeno si sarebbe divertita.
 
Ballò a lungo con loro, con Neville e Luna, che ormai facevano coppia fissa, e si divertì un mondo dovette ammettere.
Bevve ancora, e ancora, e ancora. E iniziò ad essere un po’ brilla. La testa le girava leggermente, si sentiva sciolta, come liberata, e senza paure.
Tornò spesso in cucina per prendere qualcosa da bere, ignorando i gemelli che avevano puntato due delle quattro ragazze, e le stavano convincendo a rimanere a dormire lì.
Hermione mentre si versava barcollante del Whiskey in un largo bicchiere, ascoltava attenta, e un po’ infastidita.
“Ma non saremmo nella stessa stanza?”
“No io e te andremmo in quella dei miei…”
“Ahh, allora ve bene… ci potremmo pensare sul serio.”
“Avete bisogno di pensarci più di mezzo secondo?”
“Ma non ci avete visto?” Chiesero in coro, mettendosi schiena contro schiena, le braccia incrociate al petto.
Le due ragazze risero stupidamente.
“Hai un sorriso incredibile, lo sai?” Domandò Fred alla ragazza corvina che si chiamava Brittaney, sfiorandole una guancia.
Hermione alzò gli occhi al cielo, e si sforzò di centrare il bicchiere con il liquido che scendeva dalla grossa bottiglia. Si morse un labbro nello sforzo di concentrazione, Fred la notò voltandosi, e dovette appoggiarsi al tavolo per non cadere.
Era tenera, buffa, e tremendamente sexy. Non aveva mai visto una ragazza come lei. Con tutte quelle qualità mixate perfettamente tra loro.
“Ti serve una mano?” Le domandò gentilmente, Hermione alzò lo sguardo lucido su di lui.
“Non voglio NIENTE da te Weasley… torna pure a…” fece un segno con la mano come per scacciare qualcosa, “alla tua attività preferita di conquistatore. Scontato comunque.”
“Che cosa?”
Hai un sorriso incredibile, lo sai?” gli fece il verso lei con la sua voce da seduttore, “… ma per favore… chi è che ci casca?”
“Fred,” i due si voltarono verso le ragazze che lo chiamavano, “rimaniamo qui.”
Fred si voltò soddisfatto verso Hermione che sbuffò sonoramente, afferrando direttamente la bottiglia dal tavolo, e portandosela al petto, “beh, con me non sarebbe mai così facile.”
Non seppe perché lo aveva detto, non doveva farlo. Lei era impegnata. Si con Ron che non le aveva rivolto la parola da quando erano arrivati ore prima.
Fred incrociò le braccia dietro alla testa, stiracchiandosi, “ah ma davvero? Io dico che… se fossi disponibile… ci metterei… dieci minuti a farmi baciare da te.” La sfidò lui scrocchiandosi il collo.
“Dieci? No no no, impossibile. Credi davvero di essere così irresistibile?” Domandò scettica.
“Sembrerebbe che io lo sia…” disse, voltando la testa verso le ragazze dietro di lui, ammiccando con un cenno del capo, che ridacchiarono con voce acuta.
Hermione trattenne un finto conato, e Fred scoppiò a ridere. Lei lo squadrò in tutta la sua altezza. I capelli rosso fuoco disordinati, più lunghi e arruffati, gli occhi verdi furbi, le fossette quando sorrideva…
Si sentì mancare l’aria.
“Beh non lo sei affatto… per me.” Affermò sicura, la voce leggermente impastata. E se ne andò, lasciando Fred a ridacchiare tra sé e sé e tornare a concentrarsi sul gemello e le ragazze.
Si sporse verso di lui serio, “hai visto Ronald? Non ha staccato gli occhi di dosso da Lavanda per tutta la sera…”
“Non so davvero che problemi abbia,” rispose adirato George, “non ha guardato Hermione nemmeno per un secondo.”
“Perché non parlano di questa cosa?”
“Forse non sono ancora pronti ad affrontarla…”
Fred sospirò, “non è giusto però, non le lascia godersi la vita come dovrebbe.”
 
Le ore passarono, ormai erano quasi le quattro. Molti se ne erano andati, il soggiorno era stato riacceso, la musica era solo di sottofondo.
Hallelujah, di Jeff Buckely.
I gemelli, accompagnati dalle quattro ragazze, entrarono elegantemente nella stanza dove erano seduti sparsi i pochi invitati rimasti.
Una dozzina in tutto, più i gemelli e le ragazze.
Avevano una bottiglia vuota in mano di Whiskey e la misero sul tavolo, guardando tutti furbi.
“Prima di andarcene tutti a letto dopo questa meravigliosa serata…”
“…Volevamo proporvi un gioco babbano,”
“Mooolto sexy.”
Hermione alzò un sopracciglio incuriosita, si chiese veramente dove volessero andare a parare.
“Si chiama… sette minuti in paradiso.”
Hermione ammutolì, ma facevano sul serio? Tutti li ascoltavano attenti, solo lei, Harry e Dean e Seamus lo conoscevano, venendo da famiglie in parte o del tutto babbane.
“Come funziona?” Domandò Angelina curiosa.
“Allora è molto semplice, si fa girare questa con una mano, così…” rispose pronto George, dando una dimostrazione pratica sul tavolo basso del soggiorno. Hermione si chiese come lo avessero scoperto.
“Per due volte, verranno dunque indicate due persone, le quali saranno obbligate ad entrare in quell’armadio,” e indicò la porta dell’armadio a muro che portava al guardaroba vicino alle scale, “per sette minuti… e fare quello che vogliono. Lo scopo del gioco sarebbe che facessero almeno una cosa che non hanno mai fatto, o che vorrebbero tanto fare… come baciarsi, o mooolto peggio…” e strizzò l’occhio alla sua ultima conquista.
“Bene iniziamo.” Disse Fred convinto, sedendosi a gambe incrociate sul grande tappeto rosso, seguito da tutti gli altri che, entusiasti, si posizionarono intorno al tavolo da caffè di legno. La bottiglia coricata su un fianco troneggiava al centro.
Hermione era seduta tra Luna e Ron, e di fronte aveva i gemelli, che chiacchieravano spavaldi.
“A me sembra stupido…” borbottò Hermione a Ron, che al contrario suo sorrideva, “dai che ci divertiamo.”
Hermione alzò lo sguardo e vide Fred, esattamente di fronte a lei dalla parte opposta del tavolino, che l’aveva sentita benissimo e mimava con le labbra: “la tua faccia è stupida.”
Hermione gli fece una smorfia e guardò altrove, ma sentiva ancora i suoi occhi verdi puntati su di lei, e ce la mise tutta per non arrossire.
George girò la bottiglia che puntò verso di lui, si alzò un coro malizioso di “uhhhh” e lui scoppiò a ridere, la girò ancora ed uscì Angelina. I due ex compagni d’anno, che erano andati al Ballo assieme e avevano avuto una breve storia al sesto anno, si guardarono ridendo.
George si alzò e le porse la mano, aiutandola a fare lo stesso. Se ne andarono nell’armadio, sotto i fischi e le risate di tutti.
Fred scosse la testa, divertito e si concentrò nell’attesa su Brittaney.
“Allora… cosa fai nella vita oltre al negozio?” Gli chiese lei con aria sognante.
“Cerco di conquistare una bella ragazza come te di solito…”
Hermione serrò la bocca, per non ridere, era patetico.
“E a scuola cosa facevi di bello?”
Loro non erano andate ad Hogwarts, ma in un’altra scuola di magia in Scozia, erano a Diagon Alley in visita.
“Beh, sono stato Capitano della Squadra di Quidditch di Grifondoro, la mia Casa, e…” disse a bassa voce alla ragazza, mentendo spudoratamente per ammaliarla, nessuno lo sentì mentre si vantava, tranne Hermione.
La sua risata spontanea, cristallina, e leggermente di scherno scoppiò nel tavolo. Fred si voltò infuriato a guardarla.
Hermione non riusciva a smettere di ridere dopo aver sentito quelle parole. Si teneva la pancia con una mano, e l’altra l’aveva portata davanti alla bocca, per soffocare almeno un po’ la risata, ma con scarso successo.
Gli occhi chiusi, la testa reclinata all’indietro.
Fred non la trovò mai così insopportabile e meravigliosa come in quel momento. Digrignò i denti.
“Cos’hai da ridere?”
Hermione si asciugò una lacrima e lo indicò senza smettere di ridere, “tu… tu Capitano della Squadra… scusa non ce la faccio…” e riprese a ridere tenendosi le mani sulla bocca.
Fred tornò a guardare Brittaney, che la osservava con aria confusa, in modo angelico e alzò un dito. “Scusami un momento, la mia amica è un po’ ubriaca…” si sporse sul tavolo e si avvicinò ad Hermione, afferrandola con decisione, ma non in modo violento, solo passionale, per il coppino con la sua mano.
Hermione smise di ridere, e sentì una scarica elettrica dove la stava tenendo ferma, dietro al collo. L’avvicinò a lui lentamente, i loro visi erano vicinissimi. Hermione, sentiva il punto dove la toccava pulsare sotto le sue lunghe dita, era come in fiamme. Un brivido nel basso ventre le fece perdere lucidità per un momento, ma poi soffocò una risata quando vide la sua espressione adirata.
“Senti dolcezza, io vorrei concludere questa sera, ma come faccio se tu non me lo permetti e mi metti in difficoltà?” Scandì queste ultime parole tra i denti con un finto sorriso, ed Hermione sentì davvero andare a fuoco, tutto il suo corpo.
I loro occhi erano incatenati, smisero di respirare entrambi, avvolti da un tiepido calore, gli arti che formicolavano, e la gola che si faceva secca.
“Forse non dovresti mentire così spudoratamente per portarti a letto una…” Riuscì a rispondere lei quasi per miracolo, senza far tremare la voce.
Fred sogghignò e aumentò la presa sotto all’attaccatura dei capelli, “ascoltami signorina, pur di portarmi a letto quella posso diventare il Ministro della Magia per quanto mi riguarda. Non mi faccio problemi… non la rivedrò mai più…”
“Che tristezza di vita, non credi che potresti piacere di più se fossi semplicemente chi sei veramente… come con me?”
“E ti piace come sono?”
“Sei un eroe di guerra, non basta?”
Fred si irrigidì per un secondo, e il suo sorriso si congelò; ed Hermione imprecò nella sua testa. Era un argomento delicato quello, perché gli faceva tornare in mente l’esplosione, gli attimi in cui il suo cuore si era fermato… e le ferite con cui non sapeva convivere.
Nei suoi occhi verdi passò per un attimo un velo di tristezza, ed Hermione non seppe cosa dire, non credeva di suscitare in lui quella reazione. Vedendo la preoccupazione nello sguardo di Hermione, Fred si sforzò di tornare quello di prima, riaprendosi in un sorriso sghembo.
“Tu pensa solo a divertirti per una volta, e non cercare di insegnare a me come si fa conquiste, perché è l’unica materia forse in cui sono più bravo di te, se un giorno vorrai vedermi in azione… sai dove trovarmi.” le sussurrò provocante ad un orecchio, per poi lasciare la presa su di lei e tornare seduto al suo posto.
Hermione ripiegò anche lei indietro, senza parole. Si era sentita viva sotto quella stretta potente, ma al tempo stesso dolce. Non se lo spiegava, ma perché diavolo proprio quell’idiota doveva farle quell’effetto?
Non era il suo tipo, e mai lo sarebbe stato.
Fred tornò a concentrarsi sulla ragazza, parlando anche con quella che aveva puntato George. “Si ha bevuto parecchio stasera, non sa di che cosa parla…”
“Quindi eri il Capitano…”
“Oh si dolcezza.”
“Era pericoloso?”
“Estremamente pericoloso…” iniziò a raccontare di quando si era quasi rotto un braccio per salvare il suo gemello da un Bolide, sotto lo sguardo allibito di Hermione, la quale sapeva che non UNA parola di quello che stava blaterando era vera.
Guardò Ron cercando un po’ di conforto, ma lui era voltato e parlava con Lavanda, che pendeva dalle sue labbra, ridendo ad ogni cosa che diceva.
Hermione guardò Harry poco distante che le sorrise incoraggiante. Le cose si sarebbero aggiustate, dicevano i suoi occhi. Ma Hermione non ne era più tanto sicura, doveva parlare con Ron, e al più presto.
In quel momento tornarono George e Angelina, sotto gli applausi di tutti, e prima di lasciarla andare, il rosso l’afferrò per un altro bacio passionale, senza vergogna, davanti a tutti.
Dovevano sempre esagerare quei due. Ma solo a quella vista Hermione provò invidia per Angelina che aveva vissuto una vera e passionale storia d’amore con uno di loro due.
Invidiosa? Lo aveva pensato davvero? Perché era stata con uno dei gemelli? Hermione sei messa veramente male… pensò rammaricata.
Si risedettero e George girò ancora la bottiglia.
Puntò Ron, che ridacchiò nervoso.
Hermione si agitò, e se non fosse uscita lei? Cosa avrebbe fatto? Lo avrebbe lasciato baciarsi con un’altra? Era solo un gioco in fondo… Ron non avrebbe fatto nulla comunque sapendo che lei era lì.
Lei non lo avrebbe mai fatto.
La bottiglia ruotò ancora ed Hermione non ci voleva davvero credere, quando si fermò puntando Lavanda.
Tutti si voltarono a guardarli, improvvisamente seri.
“Un altro ritorno di fiamma!” Commentò Lee compiaciuto, l’unico che rideva, fuori luogo come sempre. Hermione strinse i punti sotto al tavolo, sentendo gli occhi di tutti puntati addosso; ma decise che non si sarebbe fatta problemi. Si fidava di Ronald, e poi aveva accettato anche lei di giocare.
Che ci poteva fare?
Non si sarebbero baciati… non erano obbligati dal gioco. Potevano anche solo parlare lì dentro.
Ron si voltò a guardarla e lei annuì leggermente sorridendo. I due si alzarono, senza toccarsi, in imbarazzo e si avviarono verso l’armadio.
Tutti risero divertiti da quella inaspettata reazione di Hermione.
“Bene bene, la nostra Granger sta al gioco.” Fece George sorridente, ma Fred si voltò verso di lei, e vide che non sembrava così tranquilla in fondo. Si stava trattenendo.
Fece un cenno impercettibile a George che annuì serio. Entrambi gattonarono intorno al tavolo e si portarono ai suoi lati, stendendosi sul tappeto a appoggiando le teste sulle sue rispettive gambe incrociate.
Non sapeva se l’avessero fatto per farla sentire meglio, ma ci erano riusciti alla grande. Hermione ridacchiò e li guardò dall’alto, sorpresa che si prendessero quella confidenza con lei, anche se aveva vissuto sotto il loro tetto per parecchi mesi, non erano intimi fisicamente, anche se si parlava solo di abbracci.
Eppure almeno Fred di recente si era preso qualche piccola libertà, stuzzicandola, ma potevano sembrare dei gesti innocenti da fuori, fraterni. Era Hermione che li vedeva come provocatori, perché lei lo conosceva bene in fondo.
Iniziò ad accarezzare le teste fiammeggianti, mentre i due, a pancia in su la guardavano dal basso.
“Dovrebbe piovere la prossima settimana…”
“No! Non mi dire.”
“Te lo giuro Georgie, pioverà per tre giorni di fila, l’ho letto sul giornale.” Iniziarono i due per distrarla con la prima cosa che era venuta loro in mente. E la ragazza lo trovò un gesto davvero adorabile e premuroso da parte loro. Quando volevano, sapevano essere dolci a modo loro, senza perdere però il loro spirito. Ridacchiò in ascolto.
“Che storia, a te piace la pioggia Granger?”
“Certo che le piace George… la Granger ama bagnarsi…” calcò la parola Fred, alzando le sopracciglia, e la ragazza gli tirò una piccola ciocca sulla fronte.
“Peccato che nessuno sia mai riuscito a farla bagnare come un bel temporale.” Sospirò George affranto. “Sappi che se usciamo io e te, ti darò quello che meriti da mesi.”
“Nel caso non te ne fossi accorto George, sono impegnata con uno dei tuoi fratelli.”
“Cosa credi che stia facendo il caro Ronnino lì dentro?” La provocò lui, e Fred aggrottò le sopracciglia, non capendo se fosse serio o no. Hermione pensò la stessa cosa.
“Staranno parlando, non si vedono da tanto… alla fine hanno passato dei momenti assieme…”
“Si certo,” iniziò ironico George, ma Fred gli diede una spallata al contrario, facendolo zittire, e il primo si riscosse, “cioè volevo dire… certo che stanno parlando, tranquilla,” disse sforzando un tono serio. Voleva davvero farla sentire meglio, ma l’ironia aveva preso il sopravvento.
“Ehi non ti preoccupare Granger,” sussurrò Fred, accarezzandole dolcemente una guancia dal basso.
La ragazza sorrise a quel gesto e al loro goffo tentativo di farla sentire meglio, ma si instillò in lei il dubbio dopo quelle parole. Che avesse ragione George? In effetti Ron non aveva fatto altro che parlare con Lavanda da quando erano arrivati. La fissava in modo strano, come voleva essere fissata lei da lui.
I suoi pensieri furono interrotti dai due che uscirono dall’armadio, ed Hermione con sguardo furtivo, poté giurare di aver visto le loro dita separarsi un attimo dopo che avevano aperto la porta di legno scorrevole.
Si morse un labbro, mentre i due gemelli tornavano ai loro posti. Ron tornò accanto ad Hermione, rosso in viso, lo sguardo basso, le orecchie se possibile quasi color porpora.
E questo non era un bel segno. Era rigido, a disagio, ed evitava accuratamente lo sguardo di Hermione.
“Tutto bene Ron?” Domandò Hermione al fidanzato, e lui annuì a stento, dandole una fugace occhiata, per poi tornare con lo sguardo fisso in avanti. Lavanda ridacchiava piano, anche lei arrossita.
Hermione buttò giù un altro bicchierino, e scosse la testa. No… era tutto nella sua testa…
George girò la bottiglia e dopo qualche giro rallentò e si fermò puntando Hermione. La ragazza sbarrò gli occhi e chiuse la bocca, quella non se l’aspettava.
George fischiò, “chissà chi sarà il fortunato…”
Ron sbuffò e fissò la bottiglia a disagio, mentre il fratello maggiore la faceva ruotare di nuovo.
Girò e girò e girò.
Fino a quando non si fermò puntando esattamente il lato opposto del tavolo rispetto ad Hermione.
E infatti puntò esattamente Fred.
Lui alzò lo sguardo su Hermione, sorpreso tanto quanto lei; e la ragazza si stupì quando non lo vide aprirsi in un dei suoi soliti sorrisi sghembi, ma lo vide strozzarsi con con il Whiskey, tossicchiando incredulo.
“Bene bene, toccherà al nostro Fred Weasley a quanto pare…”









NOTA DELL'AUTRICE: Ehi carissimi, eccomi qui con il terzo capitolo. Quanto sono stata veloce? Si ho leggermente finito con un piccolo colpo di scena...non mi uccidete, ma caricherò presto il nuovo capitolo, probabilmente in giornata o al massimo domani. Perchè non posso tenervi troppo con il fiato sospeso, perchè il prossimo capitolo sarà... wow. Almeno per me è stato troppo divertente scriverlo.
Spero sarà altrettanto esilarante per voi leggerlo!
Quindi la festa non è AFFATTO finita, e chissà cosa accadrà durante il gioco tra i due. Vedremo.
Intanto vi lascio con un grande abbraccio. E se vi va di commentare non esitate perchè mi fa solo più piacere. A presto <3

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Capitolo 4
*** CAPITOLO 4 - SETTE MINUTI IN PARADISO ***


CAPITOLO 4 – SETTE MINUTI IN PARADISO
 
 
 
 
 
 
 
Hermione rimase immobile e incredula a fissare la bottiglia per qualche secondo, fino a quando la voce di George la fece risvegliare.
“Fred?”
Fred, il quale era esuberante, allegro, fino a due secondi prima, ora sembrava a disagio, non si alzò nemmeno lui. George lo guardò interrogativo, e lui, rendendosi conto che doveva rimediare alla svelta, dato che tutti lo fissavano, sfoggiò velocemente, l’espressione più fintamente divertita che potesse fare.
“Ma bene, bene, bene. Sembra che il fortunato sia io.” Disse pavoneggiandosi con tutti, che ridevano e gli davano pacche sulle spalle.
Dean e Seamus erano al settimo cielo.
Ron non sembrava così contento, era suo fratello. Fred lo guardò in attesa e lui annuì a testa bassa.
Questo fece insospettire ancora di più Hermione. Ron era sempre stato molto possessivo con lei quando si trattava dei fratelli, anche se ultimamente ci faceva meno caso alle loro battutine.
Fred si alzò in piedi con fare elegante, si inchinò e porse una mano ad Hermione, che staccò gli occhi da Ron, sentendo una rabbia cieca montarle dentro per quella reazione strana, e accettò la mano di Fred, alzandosi anche lei.
Furono seguiti da incitazioni e risate fino all’armadio. “Cercherò di non consumartela troppo,” scherzò Fred al fratello, che accennò un sorriso a disagio.
Fred rise divertito insieme a tutti, facendo entrare Hermione prima di lui. Indicò i suoi amici un’ultima volta, stando al gioco, mentre chiudeva l’anta.
Non appena furono dentro, al buio e da soli, calò il silenzio. Hermione rimase in piedi stranita da Fred che si staccava da lei tranquillamente e si sedeva a terra, le gambe piegate.
La ragazza rimase in attesa per un attimo, poi portò le mani alla vita, seccata.
“Beh?”
“Cosa?”
“Che fai lì a terra?”
“Aspetto.”
“Che cosa?”
“Che passino i sette minuti.”
Hermione lo guardò interrogativa, “cosa? Ma il gioco funziona che…”
“Uhhh quante domande Granger. Rilassati. Aspetta con me.”
“E quella battuta: cercherò di non consumartela troppo?”
“Appunto… battuta.”
Hermione incrociò le braccia e sbuffò. Fred si alzò in piedi. “Aspetta aspetta aspetta… tu sei arrabbiata… perché non voglio baciarti?”
“No…” fece lei con poca convinzione.
“Hermione,” Fred si portò i palmi congiunti sul naso sospirando, “tesoro, tu sei la ragazza di mio fratello…”
La ragazza, inaspettatamente scoppiò a ridere di nuovo fragorosamente, soffocandola poi con una mano.
“Cosa c’è di buffo?”
“Non ci posso credere… allora tu sei uno di quelli…”
“Uno di quelli quali?” Chiese Fred curioso, ma un po’ irritato da che piega stava prendendo quella conversazione.
“Sei un provocatore, tanto fumo e niente arrosto, come si dice dalle mie parti. Hai passato questi mesi a stuzzicarmi senza sosta, tutte quelle battutine maliziose… non sei mai stato serio.”
“Dolcezza… ti assicuro che dovresti aver paura di me, se avessi la possibilità di andare a fondo con te…”
“No io non credo. Ti piace scherzare, ma poi se le cose stanno per arrivare al sodo ti tiri indietro… perché hai paura.”
Fu la volta di Fred a scoppiare a ridere, dovette reggersi al muro per non cadere. Strizzò gli occhi e batté una mano sulla propria coscia divertito, indicando poi la ragazza.
“Questa era buona Granger te lo concedo. Paura…io? Tu sei pazza…”
“Si… è così! Tu hai paura!”
“Potrei aver paura di romperti, dato che io sono grande e grosso e tu sei uno scricciolo indifeso. Questo è l’unico motivo per cui potrei aver paura.”
“Stai mentendo.”
“Non è vero.”
“Allora baciami.”
Fred si rizzò con la schiena, attento.
“Cosa?”
“Baciami,” ripeté lei, e lo sentì strano nella sua testa, ma non ci poteva fare nulla.
“Lo sai cosa mi stai chiedendo?”
“Certo. Hai sentito George? Ha ragione… si vedeva lontano un miglio che Ron era a disagio quando è uscito, è successo qualcosa tra di loro.”
“Questo non lo puoi sapere,” rispose Fred poco convinto. In realtà anche lui lo aveva capito come George, Ronald era davvero un idiota.
“Beh allora… che problema c’è?”
“Il problema,” marcò Fred la parola, “è che rimani comunque la ragazza di mio fratello. Non posso farlo.”
Si appoggiò al muro, mettendosi comodo in piedi, “adesso ce ne stiamo qui per il tempo che rimane, e la finiamo qua.”
“Quindi tutte le provocazioni… a colazione, prima alla festa… erano tutte false?”
“Granger io…”
“Che c’è di male se anche Ron l’ha fatto?”
“Sei arrabbiata, ubriaca, e ti vuoi solo vendicare, ma non è la cosa giusta lo sai.”
Hermione fu colpita da quelle parole, erano vere, e non si aspettava che Fred fosse così saggio e razionale, alla fine era anche lui brillo.
Forse per l’alcol, forse per la situazione, Hermione non riuscì a trattenere le lacrime, e qualcuna le scappò, ma lei se l’asciugò con rabbia con il dorso della mano.
“Che succede?” Domandò preoccupato Fred, sempre appoggiato al muro. Ora si erano abituati all’oscurità, e poteva distinguere chiaramente la figura minuta nella penombra della ragazza ferma, al centro del guardaroba, lo sguardo a terra.
“Sai… so che è sbagliato. Ma il modo in cui mi hai guardata, sfiorata quelle volte… anche se non voleva dire niente per te… a me ha fatto sentire viva per la prima volta. E… vorrei tanto che Ron mi guardasse così. Mi sono sentita bella per la prima volta in vita mia…” si asciugò un’altra lacrima, gli occhi lucidi si vedevano nella penombra.
E Fred non resistette, proprio non ci riuscì. Perché quelle parole mossero in lui qualcosa, nel profondo. Lei non si meritava quello, e doveva sapere.
“NO!”
Scattò in avanti, afferrò Hermione per le spalle e la sbatté contro il muro dietro di lui, schiacciandola con il suo corpo contro di esso. Hermione trasalì e lo guardò negli occhi, immobilizzata. I loro bacini si erano scontrati, e Fred la fissava come se si stesse trattenendo terribilmente dal fare qualcosa.
Le si mozzò il fiato per la sorpresa e il piacere immenso che aveva provato quando l’aveva afferrata. I loro visi erano a pochi millimetri di distanza. Un niente, e le loro bocche si sarebbero sfiorate. I petti si alzavano e abbassavano carichi di desiderio.  
Fred deglutì e la fissò dall’alto, tenendola per una spalla con una mano e appoggiando l’altra sul muro, accanto al viso di Hermione, il palmo aperto, per sostenersi. E lei si sentì sprofondare in quegli occhi verdi, magnetici, e ora dilatati dal piacere. Si sentì morire.
“Non dirlo nemmeno per scherzo… Tu non sai quanto sei bella Hermione. Vorrei che Ron vedesse quello che vedo io… e Merlino, a volte davvero non ti sopporto... vorrei strozzarti da quanto sei odiosa. Ma…” sussurrò con un filo di voce, allungando una mano tremante verso di lei, stava per sfiorarle il viso, ma si bloccò un attimo prima, resistendo dall’affondare la mano nei suoi capelli. Lottò contro sé stesso, e fu molto più difficile di quanto pensasse, resistere.
“Ma… è Ron, gli voglio bene, e non posso fargli questo… anche se lo vorrei tanto… davvero tanto,” sussurrò ad un soffio dalla sua bocca, chiudendo gli occhi e ispirando il suo profumo, facendo aderire il suo corpo contro quello di lei, che fremette e le fece girare la testa.
Hermione rimase immobile, chiudendo gli occhi anche lei, e assaporando quel momento estremamente eccitante e profondo, magnetico.
Fred si avvicinò alla sua bocca ardente, schiudendo la sua, la mano ancora bloccata a pochi millimetri dalla sua faccia, le dita che formicolavano e tremavano di desiderio, gli occhi chiusi. Sfiorò il naso di lei con il suo, un tocco leggero, poi fece scorrere le sue labbra aperte sul suo viso e sul collo. Inebriandosi del profumo della sua pelle. Un pessimo errore. Perché ora che l’aveva assaggiato, capì che non ne avrebbe mai più potuto fare a meno.
Un attimo ancora e avrebbe ceduto dal farla sua, lì, in quel momento, senza esitare. Strinse con forza i denti, e batté una mano sul muro con violenza, accanto ad Hermione, che trasalì.
“Cazzo!” Soffocò tra i denti.
A quel punto Fred riuscì a staccarsi da lei con una grande forza di volontà, e le diede le spalle.
Hermione lo fissò, lei voleva farla pagare a Ron; un piccolo bacio innocente tra amici, era anche disinibita dall’alcol e anche lui, ma mai si sarebbe aspettata quella reazione. E si rese conto di essere immensamente felice che Fred non le fosse affatto indifferente.
Fred la desiderava, o era stato solo un attimo di passione causato dal gioco e dall’alcol?
Il ragazzo sospirò e rimase immobile per qualche momento, come lei. Poi si voltò verso di lei, inaspettatamente con un grande sorriso stampato in faccia.
“Adesso sorridi, ecco brava così… usciamo, e facciamo finta che tutto questo non sia mai accaduto…”
“Cosa? Come puoi crederlo?”
“Ah ah, sorriso. Mi dispiace Granger, dimentica quello che ti ho detto. Tu stai con Ron, fine della storia.”
“Ma…”
“Vieni qui,” le allungò una mano e lei la prese titubante, “non funzionerebbe mai comunque,” disse facendola avvicinare di nuovo a lui, ma ben attento a tenere le distanze, “io e te… non andiamo d’accordo nemmeno da amici. Tu mi fai letteralmente impazzire di noia… mi irriti così tanto che a volte vorrei lanciarti un bell’Incantesimo per zittirti.” Smorzò la tensione lui ridacchiando.
“Io vorrei zittirti ogni dannato giorno Weasley! Che pensi? Che cadrei ai tuoi piedi in un secondo?”
“Si penso di si.”
“Ahhh! Il tuo egocentrismo mi da sui nervi…” Sbottò lei infuriata.
“Sei adorabile quando ti arrabbi, sembri un piccolo gnomo da giardino a cui hanno dato una brutta notizia.”
Hermione spalancò la bocca, capendo che stava palesemente cambiando discorso su quello che stava per fare, ma non demorse, “prima mi dici che sono bellissima e ora mi dai dello gnomo?”
“Ero preso dal momento…se avessi dato da bere a Voldemort quello che ho bevuto io stasera… avrebbe anche potuto andare da Harry e scusarsi in ginocchio, cercando di abbracciarlo…”
“Ma hai detto che…mi vorresti,” obbiettò lei confusa, e la rabbia stava salendo.
“Sei… settanta percento gnomo e il restante trenta percento una ragazza carina, ma troppo perfettina per fare breccia nel mio cuore.”
“Quale cuore?”
“Touché.”
Stava sviando abilmente, voleva che lei se ne dimenticasse, che non ci desse peso. Ma come poteva?
“Ti ho salvato la vita brutto ingrato!”
“E’ successo un anno fa quasi!”
“Bhe se ora puoi sbatterti Miss Carenza Intellettiva è grazie a me.”
“Uhhh qualcuno qui è geloso.”
“Di te?”
“Del fatto che io stasera farò centro e tu rimarrai a bocca asciutta.”
Hermione fremette di rabbia. “Sai Weasley, un giorno, se non dovesse funzionare con Ron, troverò qualcuno che mi farà tremare e urlare di piacere, e tu non hai idea di quanto te lo sbatterò in faccia! Ti terrò alzato tutta la notte!” Gridò furiosa alzando le braccia, spiazzando per un attimo Fred, che rise sinceramente divertito da quelle parole. Poi tornò all’attacco.
“Ma chi si abbasserebbe mai a tanto?”
“Magari George lo farebbe…” lo provocò lei, centrando il bersaglio. Fred sbiancò, irrigidì la mascella, ma cercò velocemente di riprendersi.
“George scherza come me, non lo farebbe mai.”
“Un giorno potrei dimostrarti il contrario.” Ribatté lei piccata.
Fred si aprì in una risata di scherno al cielo, “oh oh oh… Miss Prefetto Perfetto che vuole sfidarmi… sei quasi tenera sai?” Fece ironico scompigliandole i capelli come si fa ad una ragazzina.
Lei lo cacciò via.
“Tu sei patetico. Devi davvero usare la carta del Capitano della Squadra per fare colpo? P-A-T-E-T-I-C-O.”
Fred sbarrò la bocca, “intanto funziona e io stanotte ci darò dentro.”
“Beh, vedendo il soggetto, domani mattina non venirmi a chiedere aiuto con gli incantesimi contro le infezioni però…”
“Oh oh oh okay… Rimangiatelo!”
“Mai.”
“Sei così…” Fred fece un verso di disprezzo, “ahh non lo nemmeno cosa. Sei così irritante che devono ancora INVENTARLA la parola per descriverti. Perché irritante non basta, devono creare una nuova parola.”
Hermione scoppiò a ridere, “ma che bravo, molto maturo. Sai se non ti conoscessi e qualcuno mi dicesse che hai ventun anni io gli riderei in faccia. Perché tutto quello che sai fare è andare in giro con quell’altro demente, a fare scherzi e non pensare alle cose serie della vita, convinto che tutto il mondo giri intorno a te.” Poi cambiò voce e imitò la sua, “guardatemi sono Fred Weasley…ho i capelli rossi e sono altissimo… il ragazzo più bello di Hogwarts… no ma che dico dell’intero Mondo Magico” imitò la sua voce profonda e vanitosa, “peccato che sotto questo bel faccino si nasconda un idiota insicuro che ha paura dei suoi sentimenti!” Cambiò voce poi alla fine, che tornò tagliente.
“Hai detto che ho un bel faccino?” Domandò lui dandole un buffetto sul braccio.
Hermione si aprì in un verso di disperazione, “io mi cimento tanto nell’insultarti, e tu senti solo quello?”
“Sei così… un giorno troverò quel sinonimo per descriverti perfettamente.”
“Si dice aggettivo genio.”
“Oddio!” Sbottò lui reclinando la testa all’indietro, poi si riavvicinò a lei pericolosamente senza rendersene conto, “lo hai rifatto non posso crederci. Ma trovi conforto nel correggere ogni singolo errore che commettono le persone?”
“E tu trovi conforto nel comportarti come un tredicenne ogni istante della tua vita?”
“Hermione Granger… ti giuro che se dici un’altra parola io ti…” orami erano quasi di nuovo appiccicati; ad ogni insulto i loro volti e corpi frementi di desiderio e accesi dalla passione, si stavano avvicinando sempre di più. Il ragazzo stava scattando di nuovo verso di lei, forse per baciarla, non lo sapeva nemmeno lui, ma un rumore improvviso lo bloccò.
La porta si spalancò, erano in piedi uno di fronte all’altro, quasi attaccati, che si fissavano in cagnesco, i petti che si alzavano e abbassavano furiosamente per la discussione interrotta bruscamente, ma anche per la passione che quella discussione aveva acceso nei loro petti.
Fred credette veramente di non poter resistere un momento di più.
Furono accecati dalla luce improvvisa della stanza. Lee era davanti a loro che teneva la porta e li fissava malizioso.
“Ragazzi siete stati dentro quasi dieci minuti… Fred pensavo che a te non ce ne volessero più di tre.”
“Sta zitto Jordan.” Sbuffò lui affiancandolo. Poi si voltò appena, lanciando un’ultima occhiata ad Hermione e intimandole di sorridere con un gesto delle dita vicino alla bocca. Lei suo malgrado lo fece e insieme uscirono, tornando al tavolo, camminando molto distanti.
“Uhhh sento un po’ di tensione qui,” li stuzzicò George quando furono vicini. Fred scoppiò a ridere, e rimase in piedi, ma sorvolò abilmente l’argomento.
“Si è fatto tardi, forse è meglio che andiamo a dormire.” E il suo tono non ammetteva repliche, George lo colse immediatamente, capendo che qualcosa di strano era successo al suo gemello, e si alzò di scatto.
“Si bella gente, è ora di tornare a casa… ma non voi due signorine”, fece malizioso indicando le due ragazze.
Hermione digrignò i denti a quelle parole, ma si affrettò a salutare tutti, un po’ stordita dall’alcol e dalla situazione, e guardò i gemelli fare lo stesso per poi salire al piano di sopra con le ragazze, mano nella mano. Fred sussurrò qualcosa all’orecchio di Brittaney, con fare suadente.
Il cuore le si bloccò per un momento a quella vista. E lo stomaco si strinse di nuovo in quella morsa tanto forte da darle la nausea. Si voltò di scatto.
Fred lanciò un’ultima occhiata verso il basso, da dietro la spalla, e guardò Hermione che si voltava verso i suoi amici. Sospirò debolmente e riprese a salire.
Ginny e Harry li seguirono.
“Tutto bene?” Le domandò l’amico quando le passò accanto, ai piedi delle scale di legno a chiocciola. Lei annuì ostentando sicurezza. “Alla grande, sono solo stanca.”
Harry annuì poco convinto e salì le scale con Ginny. Hermione aspettò Ron che salutava tutti, e notò in lui un certo imbarazzo quando abbracciò Lavanda.
Tutti uscirono per Smaterializzarsi, e Ron corse allegro verso di lei, stava per superarla, ma Hermione lo bloccò per un momento.
“Ronald…”
“Si?”
“E’ successo qualcosa tra te e Lavanda nell’armadio?”
“Ma Hermione…”
“Non mi arrabbio davvero, vorrei solo sapere la verità.” Lo bloccò lei, cercando di mantenere un tono calmo, voleva risolvere le cose civilmente.
Dire quello che pensavano una volta per tutte.
“Ma che ti viene in mente, dai andiamo a letto, sto crollando.” Rispose lui sorridendo a disagio, superandola sulle scale. Lei lasciò ricadere il braccio, avvilita.
Non le stava dicendo la verità, lo conosceva troppo bene. Erano stati migliori amici per anni. Il cuore di Hermione sprofondò per mille motivi nel petto, e si sentì terribilmente sola in quel momento.
Perché non le diceva semplicemente la verità?
Aveva paura? C’era veramente qualcosa di cui parlare o si stava facendo troppe fantasie lei?
Ma non poté fare altro che seguire Ron per le scale, diretta nella loro stanza, con la testa che le frullava piena di domande. Perché anche lei, era molto, molto confusa in quel momento. 









NOTA DELL'AUTRICE: Eccomi, come avevo promesso, anche oggi con un nuovo capitolo. Questo è leggermente più breve perchè volevo concentrarmi solo su questo "episodio" e sul gioco. Cosa ne pensate? Ovviamente qui c'è il punto di non ritorno, anche se Fred ha tentato di far dimenticare ad Hermione quello che era successo, e si sono messi a battibeccare come al solito (eheheh), Hermione NON dimentica, ed è ancora più confusa di prima. Nel prossimo capitolo accadrà un altro colpetto di scena.
Spero che vi sia piaciuto, ditemi cosa ne pensate!!! Non aspetto altro che i vostri commenti.
A presto :)

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Capitolo 5
*** CAPITOLO 5 - UNA COSA DA DIMENTICARE ***


CAPITOLO 5 – UNA COSA DA DIMENTICARE
 
 
 
 
 
Hermione si svegliò quella mattina tardi, sentendosi troppo stretta tra quelle mura. Era una sensazione che aveva avuto più volte in quei mesi, ma capì che non era la Tana a starle stretta, bensì Ronald.
Tutta la storia con Lavanda la fece pensare molto.
Si chiese veramente se ne valesse la pena, di starci assieme, quando palesemente non erano fatti l’uno per l’altra.
E ora c’era Fred. Che era così irraggiungibile alla fine, molto più di quanto avesse potuto pensare.
Non che lo volesse, ma quella notte qualcosa era cambiato tra di loro, lo sentiva.
Anche se Fred si era rimangiato tutto nel suo solito modo, Hermione si ricordava bene cosa le avesse detto…
“Non posso fargli questo… anche se lo vorrei tanto… davvero tanto…”
La ragazza rifletté a lungo su quelle parole, ma stava letteralmente impazzendo a furia di capire cosa diavolo passasse per la testa a quel ragazzo, così decise di accantonare quelle parole in un angolo della sua mente.
Almeno per il momento.
Perché voleva delle spiegazioni, eccome se le voleva. E prima o poi si sarebbe fatta dire da quell’inutile essere cosa pensasse veramente di lei.
 
Si alzò indispettita, a mezzogiorno passato, lasciando Ron tra le coperte a ronfare. Si fece una doccia veloce.
Indossò una camicia larga bianca, e dei jeans attillati. Si raccolse i capelli in una crocchia disordinata, lasciando qualche ciuffo bagnato a incorniciarle il viso.
Scese le scale e andò verso la cucina, sulla soglia della porta c’era Fred, la stessa felpa della sera prima, i capelli arruffati, e dei pantaloni lunghi del pigiama, che salutava Brittaney.
Era molto coperto da tutti quei vestiti, e si ricordò di quando andava in giro per casa mezzo nudo, prima della guerra; doveva averlo cambiato molto.
Prima non perdeva occasione di sfoggiare il suo fisico.
Hermione cercò di ignorarli ed entrò in cucina silenziosa, appoggiandosi al bancone davanti alla grande finestra e versandosi una generosa quantità di caffè.
“E’ stata la notte più bella della mia vita,” sentì dire la ragazza con voce ammaliata.
“Anche la mia.”
“Ma perché non ti sei spogliato?” Chiese la ragazza curiosa. “Avrei voluto vederti per bene…”
Hermione si sporse appena oltre la porta della cucina e vide la ragazza corvina che tentava di sollevargli la felpa bordeaux, ma lui le prendeva la mano di colpo, cercando comunque di essere delicato e gliela spostava.
“Mi… piace farlo così…”
“Però tu mi hai spogliata completamente…”
Hermione si morse un labbro, sentendo di nuovo quella morsa.
“Ahem… mi piace se sono vestito solo io… mi eccita di più.”
Hermione ridacchiò per quel goffo tentativo di giustificarsi, probabilmente non se l’aspettava quella domanda, sorrise nella tazza. E la verità non la diceva nemmeno a loro, anche se era ovvia. Ma sicuramente non lo raccontava alle sue conquiste, che non sapevano quasi nulla di quello che aveva subito e passato veramente, nonostante lo considerassero uno degli eroi che avevano salvato il loro mondo.
Nessuno lo conosceva veramente.
“Allora io vado…”
“Si, ci vediamo.”
Hermione si appoggiò al tavolo di schiena per avere una visuale migliore. La ragazza lo baciò e lui rispose piano, senza trasporto. Lei si staccò forse leggermente delusa ed uscì dalla porta che lui teneva aperta con un braccio.
“Oh questo è il mio indirizzo di posta… così puoi scrivermi.” Fece lei porgendogli un bigliettino di carta.
Fred lo prese tra due dita, “non VEDO L’ORA di scriverti una lettera.”
Hermione soffocò un’altra risata, cogliendo il suo tono altamente ironico, cosa che Brittaney non fece e se ne andò tutta allegra.
Fred chiuse la porta, poi notò Hermione in cucina in ascolto e ridacchiò, sbadigliando e scompigliandosi i capelli.
“Non è stata la notte più bella della mia vita.” Annunciò lui a bassa voce, stiracchiandosi mentre si avvicinava.
Nel farlo la sua felpa si alzò leggermente, lasciando scoperto un lembo di pelle, l’occhio di Hermione cadde sul bacino a V scolpito del ragazzo, dall’alto si poteva vedere, quasi del tutto nascosta dalla felpa, la fine della lunga cicatrice bianca che lo attraversava. Sentì un brivido lungo la spina dorsale. Sia di piacere che di malinconia.
Nessuno di loro sapeva che anche lei nascondeva qualcosa, e quanto lo capisse in realtà.
Distolse lo sguardo, sperando che non si fosse accorto di quanto a lungo l’avesse fissato mentre si avvicinava. Bevve un altro sorso.
“Così mi consumi Granger.”
Hermione imprecò nella tazza e tenne lo sguardo dritto in avanti.
“Non so di che parli…”
“Ceeerto…”
“Allora come è andata con Brittaney?”
“Speravo meglio. Ma in generale… sette.”
“Dai i voti? Questo è patetico.”
“E’ una cosa che faccio con George.”
“Classifichi le ragazze per le loro prestazioni? E’ sessista.”
“Anche voi lo fate.”
“Nahh.”
“Scommetto due galeoni che Ginny ti ha raccontato tutto di Harry. E che gli ha anche dato un voto, vuoi negare?”
Hermione strinse le labbra indispettita, che nervi che le dava quando aveva ragione.
“Nove…” bisbigliò.
“Scusa cos’hai detto? Non ti ho sentito bene…” fece lui ironico, portandosi una mano dietro all’orecchio e avvicinandosi a lei, ancora appoggiata contro il tavolo.
“Nove!” Sbottò lei a malincuore, e Fred esultò, contento di aver avuto ragione per l’ennesima volta, non era un avversario facile da battere.
“Harry Potter un nove pieno? Ammetto che non me lo sarei mai aspettato…”
“Sai, è una cosa comune che le persone che da fuori non sembrano granché in certe cose si rivelino molto più che all’altezza,” iniziò lei acida, “e al tempo stesso quelli che si vantano tanto in giro delle loro grandiose prestazioni,” e gli lanciò un’occhiata eloquente, “lo fanno per compensare la loro incapacità di soddisfare in realtà…”
E bevve un altro sorso, pausa ad effetto.
Fred fece una smorfia tra il divertito e il seccato, e si mise seduto sul tavolo, le gambe a penzoloni, sfiorando Hermione con la spalla.
“Granger non mi provocare.”
“Non ti sto provocando. E’ solo la verità dei fatti.”
“Tu non vedi l’ora di provare il mio dieci e lode.”
“Hai davvero tutta questa considerazione di te stesso?”
“Vuoi negare di essere curiosa di scoprire se dico la verità”?
L’aveva messa veramente alle strette, si morse le labbra, distogliendo lo sguardo da quegli occhi che solo la notte prima la scrutavano nell’anima, sembrando desiderandola come non mai.
Eppure aveva negato, eppure ora stava facendo finta di niente. Ma certo, era stato il momento, il gioco, l’alcol, lei stava con Ron, lei non era il suo tipo di ragazza… affatto.
Era una cosa da dimenticare e basta, come aveva detto lui.
Probabilmente lo aveva già fatto. Chissà quante volte gli era già successo a lui…
Ma Hermione non sapeva, non sapeva affatto, che Fred non aveva smesso di pensare un secondo a quello che aveva rischiato di provocare la sera prima. Una strada dalla quale non c’era più ritorno.
Ma era riuscito a frenarsi in tempo.
Non riusciva a smettere di pensare ai suoi occhi, alle sue labbra, al profumo della sua pelle morbida, al suo corpo contro il suo che tremava di emozione e desiderio.
Il suo odore si era impregnato nella sua testa, e non era riuscito a scacciarlo via nemmeno con la migliore delle distrazioni, nemmeno con una doccia gelata.
Non gli era mai successo prima.
“Te l’ho già detto Weasley… anche se fossi disponibile, non riusciresti MAI, neanche in un milione di anni… a conquistarmi. Io non sono come LORO.” Fece acida rivolta alle spasimanti e al tipo di ragazza che giravano intorno ai gemelli.
No Hermione, tu non sei affatto come loro. Tu sei…
Fred si sporse verso di lei per dire qualcosa, probabilmente un’acida risposta, ma Harry, Ginny, Ron e George spuntarono in quel momento in cucina, e Fred si ritrasse prontamente.
“Buongiorno,” li salutò Ron assonnato, Fred rispose allegro al fratello, mentre Hermione si sentì a disagio. Loro due nella stessa stanza la mettevano in soggezione, non che avesse fatto nulla di male, ma l’attrazione che provava nei confronti di Fred quando era vicino la faceva sentire in colpa per Ron.
Anche se certo lui non la stava calcolando molto ultimamente…
Si sedettero tutti per il pranzo, dopo aver messo a posto la casa con la magia, che poteva rivelarsi davvero comoda in momenti come quelli. E la Tana tornò splendente, si fa per dire, ma accogliente e quasi ordinata come prima.
Mentre si sedevano al tavolo, arrivarono Molly e Arthur da fuori, che avevano dormito a Villa Conchiglia per la festa, e si unirono al pranzo con loro allegri, chiedendo come fosse andata.
Parlarono per un po’, poi Fred e George si scambiarono un’occhiata e annuirono. Si schiarirono la voce e si alzarono in piedi, sotto gli sguardi stupiti dei presenti.
“Volevamo dirvi una cosa, io e il mio adorato gemello vi abbiamo tenuto nascosto qualcosa…”
“La festa di ieri non è stata casuale…”
“Infatti… abbiamo festeggiato un grande avvenimento…”
“…delle nostre vite. Abbiamo infatti deciso… ma volevamo dirvelo prima a voi,” e George si rivolse ai genitori.
“… che andremo a vivere da soli!”
Molly esclamò di sorpresa, e Arthur sorrise fiero. Gli altri giovani maghi li guardarono felici e curiosi.
“Dove?”
“Abbiamo trovato un grazioso loft a Diagon Alley, così saremo più vicini al negozio…”
“Vogliamo essere indipendenti.”
“Ma come farete con i soldi?” Domandò Molly preoccupata.
“Mamma non ti devi preoccupare, il negozio sta andando anche meglio del previsto, abbiamo un bel gruzzoletto da parte…”
“E poi per l’affitto troveremo magari un altro coinquilino con cui dividerlo, la casa è grande.”
“Bellissima.” Concluse Fred fiero.
Molly si alzò e abbracciò i due figli con amore, scoppiando in lacrime.
“Prima Charlie, poi Bill… poi Percy, e ora voi due,” piangeva commossa, tra di loro, che ricambiavano con affetto.
“Tranquilla mamma, verremo a trovarvi ogni volta che potremo.”
“Si non vi libererete facilmente di noi.” Scherzarono in coro.
Quello era un momento molto importante per la famiglia, ed Hermione si sentì onorata di farne parte, era felice per loro.
Ron e Ginny si alzarono per abbracciarli e congratularsi, Harry sorrise.
Ma lei non si sentiva parte della famiglia nel modo in cui avrebbe voluto. Passare la vita con Ronald… forse non era la scelta giusta.
 
 
Passarono un paio di settimane. Ormai marzo era alle porte. Hermione, ogni giorno che passava si sentiva sempre più stretta tra quelle mura, che l’avevano sempre accolta con calore.
Amava la Tana, le aveva dato così tanto, una vera casa in cui vivere. Ma non ce la faceva più.
Ronald era ancora più distratto, le sorrideva spesso, ma non la cercava per davvero. Ed Hermione realizzò che qualcosa non andava. Ormai ne era sicura. Aveva bisogno di una serata lontana da lì, per i fatti suoi, per pensare bene alla prossima mossa.
E non riusciva a farlo alla Tana.
Così un giorno, quando erano tutti riuniti per la colazione, si alzò e andò verso Ronald, seduto a capotavola.
“Ron, non torno stanotte.”
Ron alzò lo sguardo su di lei, confuso, la bocca piena di frittele.
“Cuovsa?” Biascicò preso alla sprovvista. Anche i gemelli e Ginny alzarono lo sguardo sorpresi.
“Non torno alla Tana, rimango ad Hogwarts a dormire, domani ho un compito importante la mattina, e vorrei essere già lì.” Mentì lei.
“Ma…”
“Tornerò nel pomeriggio di domani,” lo tranquillizzò lei, e gli diede un bacio sulla fronte, per poi uscire dalla Tana in fretta e furia.
Ginny, che quel giorno non aveva lezione, si alzò e la seguì fuori, prima che si potesse Smaterializzare.
“Hermione!”
La ragazza si voltò e vide che Ginny era scura in viso. “Non abbiamo nessun compito domani… cosa mi nascondi?”
Hermione chiuse gli occhi e sospirò avvicinandosi all’amica, “Ginny ti prego non dire niente a nessuno. Non ce la faccio a stare qui…Ronald, le cose sono complicate ora, ho bisogno di un attimo di pausa… e poi Fred…”
“Fred?”
“Ti prometto che ti spiegherò tutto, ma ora devo andare. Ci vediamo domani.”
Le diede un bacio sulla guancia, come per rassicurarla delle sue parole, e si Smaterializzò. Ginny sorrise rilassata, ma era triste che la sua migliore amica non fosse felice con suo fratello.
 
 
§
 
 
Hermione si Smaterializzò nel cortile di Hogwarts, aveva avuto il permesso della McGranitt per poter fare avanti e indietro più facilmente.
Andò dritta in aula, aveva lezione di Trasfigurazione con lei, che aveva deciso di continuare ad insegnare la sua materia, coprendo anche il ruolo di Preside.
Hermione ascoltò con attenzione, immergendo la sua concentrazione nei libri e nello studio, l’unica cosa che sapeva poterla distrarre per davvero.
E intanto pensava. La sua mente vagava, su cosa fosse meglio fare della sua vita.
Amava la Tana, amava viverci con quei pazzi, ma amava Ron? Non ne era più tanto sicura, si chiese se l’avesse mai amato veramente. Forse si, ma era un tipo di amore che non era adatto per lei.
Lei voleva passione, fuoco puro. E Ron non le stava dando quello.
A cena quella sera stessa, in disparte dagli altri Grifondoro, rimuginava su quelle cose, tenendo la forchetta nel piatto, ma senza muoverla verso la sua bocca.
Si era addirittura dimenticata di mangiare. Dei passi decisi si avvicinarono a lei, e un’ombra si palesò di fianco a lei, accanto al tavolo. Hermione si risvegliò come da una tranche, e alzò lo sguardo, mettendosi dritta ed educatamente seduta sulla panca.
“Professoressa McGranitt…” la salutò un po’ sorpresa che si fosse presa il disturbo di andare fino a lì per parlarle.
La McGranitt la fissava con il suo solito cipiglio severo, ma nei suoi occhi azzurri, dietro agli occhiali sottili, c’era anche dolcezza. Era molto affezionata a lei.
“Signorina Granger, l’ho vista molto distratta oggi a lezione, e anche ora a cena, non ha quasi toccato cibo. C’è qualcosa che non va?” Domandò, e il suo tono duro era velato di seria preoccupazione.
Hermione sorrise mestamente, con lei poteva essere sé stessa. La conosceva meglio di chiunque altro. Ne avevano passate insieme…
“Io… sto avendo qualche problema con Ronald.” Ammise rammaricata.
“Con il suo caro Weasley?”
Ce ne fosse solo uno che da problemi…
“Eh già. Lui mi sembra… distaccato, freddo. Non mi fraintenda non mi ha mai trattata male, lui…”
“La ignora?” Completò saggiamente la professoressa sedendosi con fare elegante sulla panca.
“Si,” mormorò Hermione, “ed è ancora peggio. Vorrei anche solo discutere, vorrei che mi facesse provare qualcosa. Ma nulla… è tremendo. Non credo di riuscire a resistere a lungo.”
“Perché dovrebbe farlo”?
Hermione alzò lo sguardo su di lei confusa, “come?”
“Perché stare male, se sa che non è la strada giusta?” Fece una pausa, aggiustandosi gli occhiali, intorno il vociare della Sala Grande accompagnava in sottofondo le sue parole premurose, “insomma… non dovete stare assieme solo perché ci si aspettava da voi che accadesse, o perché credevate di volerlo mesi fa, nel bel mezzo di una guerra poi.”
Hermione la guardò attenta, capendo cosa volesse dire. E aveva ragione.
“Forse non siete innamorati, ma che male c’è? Siete grandi amici e lo rimarrete sempre, il vostro legame è troppo forte.”
“Vorrei solo che lui fosse sincero con me, sento che mi sta nascondendo qualcosa.”
“Vedrai che se parlerete con il cuore in mano tutto si aggiusterà,” le disse la McGranitt con dolcezza, mettendole una mano sulla guancia, “ha proprio l’aria di qualcuno a cui serve qualcosa di forte. Purtroppo ad Hogwarts non troveresti nulla di interessante…” commentò un pelo risentita, “perché non vai a schiarirti le idee da qualche parte, davanti ad una bella birra, e poi torni a casa a parlare con Ron?”
Hermione si morse un labbro pensierosa, “in effetti ho bisogno di un attimo di distrazione.” Si alzò convinta, era bello poter parlare con qualcuno di fidato, “grazie professoressa, come sempre. Buona notte.” La salutò con un sorriso, e si avviò fuori dalla Sala Grande.
“Non dimenticarti di mangiare qualcosina se bevi!” Le gridò dietro la Preside, alla sua ormai diciannovenne studentessa preferita, con fare materno. Hermione si voltò e sorrise annuendo, rincuorata dalle sue premurose attenzioni.
 
 
 
 
§
 
 
 
Pochi minuti più tardi, Hermione era al Paiolo Magico, seduta al bancone, che sgranocchiava patatine e noccioline, sola, immersa nei suoi pensieri, davanti ad una bella pinta di birra.
L’aria era calda, accogliente; una musica di violino risuonava allegra, il vociare era alto, la gente rideva, brindava.
Hermione prese un altro sorso, seduta sullo sgabello rovinato, quando un mago di almeno il doppio dei suoi anni, se non di più, si avvicinò a lei languido, mettendole una mano intorno al braccio, rischiando di rovesciarle addosso l’enorme pinta che teneva in mano.
“Sei da sola bellezza”? Domandò sbiascicando. Hermione si ritrasse schifata dal suo odore e i suoi modi, cercando la bacchetta nella tasca, ma il mago ubriaco le bloccò il polso.
“Non ti faccio nulla… mi accompagni a casa, credo di non riuscire a tornarci da solo…”
Hermione aprì la bocca per rispondere che no, non ci pensava minimamente, ma lui allungò le mani, senza aspettare una risposta, cercando di alzarle il maglione bianco che portava.
Hermione si divincolò dalla sua stretta, quando una mano pallida si posò sulla spalla dell’uomo, che si bloccò all’istante, voltandosi, senza però lasciare la ragazza.
Hermione spaventata e sorpresa guardò dietro di lui e vide Draco Malfoy, che lo fissava gelido. Alto, con i capelli biondi spettinati, gli occhi argentei, il viso scavato, affilato. Vestito con un completo nero come la pece.
“Lasciala andare.” Disse semplicemente, e lui ridacchiò.
“Che pensi di fare biondino?” Domandò ironico il mago, cercando la bacchetta con la mano libera, ma sentì una pressione all’altezza del fianco. La bacchetta nera di Draco era puntata contro di lui, affondata nella camicia, la presa salda.
“Sembra che siamo ad un punto di stallo.” Sorrise ironico, poi si fece serio, quasi maligno, “ora lasciala, o ti faccio rimpiangere di essere venuto qui a bere stasera.”
A quelle parole l’uomo si scostò malamente, mollando la presa sul maglione della ragazza e se ne tornò dai suoi amici. Draco prese posto abbastanza lontano da Hermione per farle capire che non aveva intenzione di parlare con lei.
Era rimasto alla battaglia, era passato dalla loro parte, quando i suoi genitori erano scappati, lui era rimasto con loro a combattere. Ma da quel giorno non si era più fatto vedere, rinchiudendosi chissà dove, lontano dalla sua famiglia e da tutti.
“Grazie Malfoy…” provò a dire lei gentilmente, ma lui ordinò una birra senza rispondere, poi quando gli arrivò sorrise beffardo.
“Non ringraziarmi. Non siamo amici.”
“Mai pensato,” rispose lei e vide un guizzo negli occhi di Draco per quella risposta, guardandola di sbieco, per poi tornare alla sua birra.
“Cosa ci fai qui?” Domandò la ragazza dopo un po’, nutriva ancora risentimento nei suoi confronti, ma mai come a scuola. Alla fine si era dimostrato coraggioso e un valido alleato.
“Bevo.”
“Ma certo,” sussurrò lei con fare ovvio, capendo che quella conversazione non avrebbe portato da nessuna parte. Meglio così in fondo.
Con sua sorpresa però Draco sospirò giocherellando con un dito sul bordo del bicchiere.
“E tu cosa ci fai qui Mezzosangue?”
Hermione capì dal tono della voce che non era volto a insultarla con quel termine non più, ci scherzava sopra, e lei stette al gioco.
“Sono venuta a rintanarmi qui per scappare dai miei problemi,” ammise divertita dalle sue stesse parole, “nascondendomi dietro ad una pinta di birra più grande di me,” aggiunse alzando il boccale, e Draco alzò sinceramente divertito il suo da lontano, in risposta.
Bevvero ancora, un attimo di silenzio.
“Quali problemi potrebbe mai avere Hermione Granger?” Domandò Draco fingendosi disinteressato grazie al tono, ma Hermione capì che era curioso.
“Che tu ci creda o no, ce li ho anche io…”
“Sentiamo.”
Hermione si agitò sulla sedia indispettita, non era abituata a parlare con lui in generale, figuriamoci di cose personali.
“Beh, con Ronald non va come speravo…” disse semplicemente, tenendosi molto superficiale.
“Oh, strano…” fece lui acido prendendo un altro sorso di birra.
“Cosa vorresti insinuare?”
“Non lo so. Non mi è mai sembrato il tipo adatto a te…”
“E come mai?” Domandò acida Hermione, sbattendo il boccale di birra sul tavolo di legno.
Draco guardò alle sue spalle, e alzò le sopracciglia. “Perché è proprio lì con una ragazza a quanto pare…”
Hermione si voltò confusa, serrando i denti, “ma che stai…” guardò dietro di loro verso le vetrate, dove sorgevano i divanetti e sbarrò gli occhi.
Ron in persona era seduto con Lavanda ad uno di quei divanetti, stavano ridendo e scherzando, un po’ troppo vicini per i suoi gusti. Lui la stava avvolgendo con il suo braccio intorno al collo. Non era una posa da amici.
E Ronald rideva come non lo vedeva ridere da tempo.
Era felice. Si vedeva.
Sospirò di malinconia e abbassò la testa. Il cuore le si fece piccolo, piccolo. Ma certo, gli aveva detto che avrebbe passato la notte ad Hogwarts, e lui era uscito senza perdere tempo con Lavanda, in un pub.
Non c’era altra soluzione che andare lì e farla finita, aveva ragione la McGranitt.
Chiuse gli occhi e a Draco sparì il sorriso dal volto, “ehi Granger io…”
“Scusami,” lo interruppe lei, alzandosi di colpo, non l’avevano ancora vista, stava per andare da loro impettita a chiedergli spiegazioni, in modo perlomeno pacifico, almeno per il momento, ma loro si alzarono abbracciati.
Le diedero le spalle, e si avviarono fuori dal pub, Smaterializzandosi. Hermione corse fuori nell’aria fredda, senza nemmeno rivestirsi con il suo cappotto, quando loro erano già spariti, chiedendosi dove potessero essere andati.
Un orrendo dubbio si fece strada nella sua mente, e si rabbuiò, piena di malinconia e rabbia.
Chiuse gli occhi e pensò alla loro stanza alla Tana.
No Hermione, non essere così drammatica. Magari la sta solo riaccompagnando a casa…
Apparve mezzo secondo dopo nella stanza, davanti al letto, e si guardò intorno: era vuota.
Tirò un sospiro di sollievo, ma durò solo un attimo. Due voci che ridacchiavano, cercando di parlare a bassa voce si fecero sempre più vicine; fino a quando Ron aprì la porta, le braccia attorno alla sua vita e gli occhi fissi su Lavanda, la quale trasalì non appena vide Hermione in piedi davanti a loro.
“Hermione?!” Esclamò sorpreso Ron, arrossendo di colpo, era abbastanza alticcio, come Lavanda.
“Cos’è questo?” Urlò lei adirata, piena di risentimento.
“Noi stavamo solo…”
“Lo so benissimo cosa stavate venendo a fare.”
“Ma tu non eri ad Hogwarts?”
“Io me ne vado scusate,” si defilò Lavanda in mezzo secondo, Smaterializzandosi.
“Si Ronald, ERO ad Hogwarts, ma ho capito che non ne potevo più di questa situazione, volevo farla finita…”
“Anche io Hermione, da un po’ di tempo ormai…”
“Perché non me ne hai parlato? Avremmo chiuso da amici, non mi sarei arrabbiata… ma trovarti così, che ti stavi portando a letto quella prima di chiudere con me…” Si sentiva profondamente ferita, le lacrime iniziarono a pizzicarle gli occhi. Le aveva mentito, e forse avrebbe continuato a farlo per molto tempo se lei non l’avesse scoperto per caso.
Aveva davvero i nervi a fiori di pelle.
“Perché non pensavo che per te fosse la stessa cosa!”
“Ma per favore Ronald, non sono stupida. E’ da mesi che non mi guardi nemmeno per sbaglio, figuriamoci toccarmi, o fare l’amore! Non sia mai eh,” sbittò ironica, “pensavi davvero che sarei rimasta a lungo a sopportare tutto questo?”
“Io… cosa ci facevi al pub?”
“Avevo bisogno di un attimo per me, stavo venendo a mollarti se lo vuoi sapere.”
“E allora perché sei tanto arrabbiata se non mi ami più nemmeno tu?”
Hermione fece un verso di esasperazione, portandosi le mani al volto e scoppiando in lacrime, “come fai a non arrivarci? Te la stavi per scopare nel NOSTRO letto, PRIMA di rompere con me, dopo quasi un anno hai questa considerazione per me?”
Ron si prese il volto con le mani disperato, “mi dispiace Hermione, davvero, è partito tutto dal gioco…”
“Quale gioco?”
“Quello che abbiamo fatto alla festa di Fred e George, si ci siamo baciati li dentro, e ci siamo resi conto che quel bacio aveva significato qualcosa di più…”
“Perché non me lo hai detto?”
“Avevo paura della tua reazione, volevo far passare un po’ di tempo…”
“E intanto ti vedevi di nascosto con lei a spassartela da quasi un mese?” Gridò fuori di sé la ragazza, spingendolo.
“Non siamo mai andati oltre il bacio te lo giuro. Stasera l’ho incontrata è vero, me lo ha chiesto lei, voleva capire dove stessimo andando…abbiamo bevuto e…”
“E dove state andando se posso chiedere?” Domandò lei altamente ironica.
Ron fece una pausa, abbassando lo sguardo, “siamo innamorati…”
“CHE COSA?”
“Hermione metti giù quell’affare…”










NOTA DELL'AUTRICE: Ciao bella gente! Scusate ieri alla fine non sono riuscita ad aggiornare. Eccomi con il nuovo capitolo e con un nuovo problema per la nostra Hermione... come lo gestiranno? Si vedrà nel prossimo heheh l'ho diviso in due perchè sarebbe venuto davvero lunghissimo. Spero vi piaccia, in questo Fred ed Hermione sono leggermente meno al centro, perchè dovevo risolvere la situazione con Ronald. E si, non ho resistito dall'inserire Draco, ma non sarà come nell'altra storia, ci sarà un altro personaggio che complicherà le cose tra i nostri due. 
Vedrete molto presto, aggiornerò domani o lunedì. A presto baci 

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Capitolo 6
*** CAPITOLO 6 - DECISIONE DAVANTI AL FUOCO ***


CAPITOLO 6 – DECISIONE DAVANTI AL FUOCO
 
 
 

 
 
 
Fred, con indosso solo i pantaloni lunghi grigi del pigiama, era sdraiato sul letto, la schiena contro il cuscino tirato su, ricontrollava le scartoffie del negozio, l’espressione assorta. Era solo con George, in piedi che si avvicinava a lui, le braccia colme di boccette e bende.
“Freddie è ora della medicazione…”
Uno sbuffo.
“Fred…”
“Mhh-mhh…”
“Guarda che se fai i capricci vengo li e ti uccido di solletico…”
Fred alzò una gamba come per proteggersi, “non ci provare gemellino, ti…”
Ma si bloccarono quando sentirono qualcosa andare in pezzi al piano di sotto, e delle grida provenire dalla stanza di Ron.
Fred si alzò in piedi, “hai sentito?”
Anche George rimase in ascolto, in allerta. Un altro rumore di qualcosa che veniva infranto sul pavimento.
E poi le grida di Hermione, stava piangendo.
Fred non perse un attimo. Le gambe si mossero da sole, spalancò la porta e scese di corsa al piano di sotto, seguito dal gemello, che lasciò cadere sul letto tutto quello che aveva in mano.
Fred aprì la porta della camera di Ron in un baleno, e sentì la rabbia montare come non mai.
A terra c’era un vaso in frantumi e anche un altro oggetto, in mille pezzi, sparsi ovunque. 
Ronald teneva ferma Hermione per i polsi, al centro della stanza, con rabbia, ma anche disperazione. La scuoteva, le stava facendo male ma non se ne rendeva conto.
“Hermione ti prego, ascoltami, non fare così… io…”
Hermione piangeva disperata, cercando di divincolarsi dalla stretta e tentando di non guardarlo in viso; riuscì a liberare una mano. E Ronald, con quel gesto, senza farlo apposta, fece ruotare la mano di getto contro di lei, colpendola in viso.
Hermione si spostò all’indietro per il colpo, presa di sorpresa. E Fred scattò in avanti come una furia. “Non toccarla!”
Afferrò Ronald per le spalle e lo sbatté a terra, mettendosi sopra di lui, mentre George si fiondava su Hermione.
“Ehi Granger tutto bene?”
“Si… No!” Era un po’ stordita, furiosa, e colpita da una profonda tristezza. Sentì la guancia bruciare.
George gliela sfiorò, “non è nulla, solo un graffio.” Si voltò verso il fratello, “ma sei impazzito?”
Anche Hermione seguì il suo sguardo, mentre si rialzava e vide Fred sopra Ronald che lo teneva fermo, assestandogli un pugno sul naso.
“Fred no!” Gridò Hermione, “lascialo!” Si aggrappò alle sue spalle cercando di toglierlo da Ron, che continuava a divincolarsi, “non l’ha fatto apposta lo giuro, è stato un incidente.”
Ma Fred non l’ascoltava, guidato da una rabbia cieca al pensiero che Ronald avesse colpito Hermione. Lo afferrò per la collottola, con l’intenzione di dargli un altro pugno in volto, e ci volle l’intervento di George e poi di Arthur, che era arrivato in quel momento nella stanza insieme a Molly, attirati dalle grida, per riuscire a separarlo.
“Fred, calmati!” Gridò George bloccandolo, Hermione aiutò Ronald a rialzarsi, che la fissò riconoscente, ma quando furono in piedi, lei gli diede un altro schiaffo in piena guancia, facendo finalmente bloccare anche Fred. Tutti si zittirono.
“Questo è per avermi quasi tradita!” Sibilò tra le lacrime, puntandogli un piccolo indice contro.
In quell’istante arrivarono anche Ginny ed Harry assonnati, svegliati dai rumori.
Harry sbarrò gli occhi guardando il migliore amico con odio.
“L’hai tradita?” Urlò Fred con enfasi, e George lo bloccò di nuovo per un braccio, temendo che si scaraventasse ancora contro di lui.
“Ho baciato Lavanda in quell’armadio va bene? Stavamo venendo qui, ma Hermione ci ha visti!” Urlò di rimando Ron al gemello, tenendosi il naso e parte del volto per il pugno appena ricevuto e lo schiaffo sulla guancia.
“Quindi ti saresti portato qui un’altra ragazza alle sue spalle?” Urlò George esterrefatto, spalleggiando il gemello.
“Non sono affari vostri!”
“Lo sono se significa far del male ad Hermione!” Gridò Fred in rimando, poi si bloccò come sorpreso delle sue stesse parole.
Anche Hermione lo guardò stupita, si era scaraventato su Ronald non appena aveva creduto che le stesse facendo del male, e ora questo…
“Mi dispiace Hermione, non so cosa dire per giustificarmi, stavo per fare un terribile errore, ma te lo avrei detto presto te lo giuro…” provò a dire lui affranto, rivolto solo alla ragazza, che si asciugò una lacrima guardando altrove.
“Ti prego perdonami…”
“Non puoi chiedermi di farlo ora” singhiozzò lei, “… non avrei voluto che andasse in questo modo, ma…è finita Ronald.” E se ne andò dalla stanza, facendosi largo tra la piccola folla mentre passava.
“Vado a vedere come sta…” fece Fred non appena se ne fu andata, sotto lo sguardo stupito di George, mentre tutti tornavano nelle loro camere per non essere troppo invasivi con la ragazza, e Ronald si gettava sul letto disperato per il casino che aveva combinato.
 
Hermione scese le scale con calma, come in tranche, non avrebbe mai creduto che Ronald potesse farle quello. Passava il bacio, il ritorno di fiamma, ma quello… se non li avesse visti sarebbero andati in fondo quella notte, e lei lo aveva scoperto nel peggiore dei modi.
Si avvicinò al piano cottura, aprendo uno scaffale alla ricerca del cacao in polvere. Poi cercò una tazza, si dovette mettere in punta di piedi per riuscire a prenderla, ma ancora sconvolta com’era, la urtò facendola cadere.
Stava per schiantarsi a terra in mille pezzi, ma si bloccò all’ultimo istante, sotto lo sguardo sorpreso di Hermione che alzò gli occhi e vide Fred, una mano a mezz’aria che sorrideva comprensivo.
“E’ meglio se te la preparo io la cioccolata.” Affermò. Lei annuì e si sedette sul tavolo, lo sguardo fisso sulle venature del legno, percorrendone i profili con un dito.
La ragazza lo sentì armeggiare per un po’ con tutto l’occorrente, e lei non staccò gli occhi dal tavolo per un secondo; poi sentì un profumo di cioccolata calda sprigionarsi per la stanza, e si sentì subito meglio.
Nella sua visuale entrarono due mani affusolate che tenevano una tazza colma di cioccolata fumante, lei la prese tra le mani con un timido: “grazie.”
A quel punto alzò lo sguardo e guardò Fred negli occhi, in piedi di fronte a lei. E non credette di aver mai visto qualcosa di più bello in vita sua.
Indossava solo la tuta grigia del pigiama, il petto era nudo, scolpito al punto giusto, le spalle definite, come la V del bacino. Dall’elastico dei pantaloni si intravedeva il nero dei boxer, leggermente bassi, che infatti lasciavano scorgere la riga di peluria del suo basso ventre, che spariva sotto di essi.
Poi alzò di più lo sguardo sul suo viso, non era la sua solita espressione. Aveva un sorriso dolce, ma non pieno di pietà, era solo malinconico. Gli occhi verdi la scrutavano, ma gentilmente, i ciuffi rossi ricadevano sul collo e sulla fronte, la bocca increspata in quel sorriso da far girare la testa, con tanto si fossette. La barba e i baffi rossicci trasandati come i capelli.
Hermione sentì il fiato mancare a quella vista. Non poteva più negarlo nemmeno a sé stessa. Certo, era fastidioso, narcisista, maleducato, sopra le righe, sbruffone.
Ma quel sorriso, che le regalò in quel momento, le fece dimenticare tutto il resto, c’erano solo loro.
Hermione alzò lentamente una mano e sfiorò uno dei ciuffi di Fred, spostandolo dalla fronte e portandolo all’indietro. Fred chiuse gli occhi a quel contatto, assaporando ogni istante.
Sotto quelle piccole mani gentili, piene d’amore, si sentì vivo, per la prima volta in vita sua, come quando l’aveva afferrata nell’armadio. Ma quel tocco ora era gentile, dolce. Le dita delicate di Hermione si spostarono sulla sua fronte, poi lungo la guancia, che le provocò solletico per via della leggera barba.
Si lasciò trasportare, la mano non le apparteneva più. Fred tremò sotto il suo tocco magico, che lo accese come un lume lasciato molto tempo da solo nell’oscurità. La desiderava di nuovo, ma in tanti modi diversi. La voleva per sé ogni giorno della sua vita, a ridere, scherzare, piangere, litigare, poi fare l’amore e riderci su.
E questo era un pensiero che non era mai passato nella sua mente.
La mano di Hermione scese sul suo collo e senza che potesse fermarla, arrivò al petto, accarezzandolo e iniziando a scendere in verticale con due dita, senza paura.
E Fred si dimenticò davvero di tutto, per quei pochi istanti. Stava bene, semplicemente questo, per la prima volta, da tanto, tanto tempo.
Poi i ricordi vennero a galla, improvvisi, dolorosi, esattamente quando le dita di Hermione gli sfiorarono la grande cicatrice che aveva sul petto e l’addome.
La frana. L’aria che esplodeva. Le sue grida senza fine durante le prime cure.
Sbarrò gli occhi e la sua mano scattò verso quella di Hermione, afferrandola per il polso con decisione, bloccandola.
Si rese conto in quell’istante di essere corso fuori dalla sua stanza senza maglietta, cosa che non faceva da mesi. Di solito era molto attento, ma se lo era dimenticato completamente non appena aveva sentito la voce di Hermione gridare.
Solo a quel punto Hermione se ne accorse, delle cicatrici, e le vide per la prima volta: quella più grande lo attraversava in diagonale, bianca, ben visibile, e leggermente rialzata dal pettorale fino al fianco destro. Ne aveva un’altra che spuntava dall’incavo della spalla, partendo dalla schiena. E un’altra sul ventre, quella che aveva visto quella mattina dopo la festa, più piccola, che si incrociava con quella sull’addome.
Smise di respirare e lo guardò negli occhi, cercando di fagli capire che era bellissimo, che le sue cicatrici non erano un segno di debolezza, ma un marchio di forza e coraggio.
Perché a soli diciotto anni era entrato a far parte dell’Ordine, e a venti aveva partecipato alla battaglia, rischiando la sua vita per Harry, per quello in cui credeva, come George.
Ma Fred non capì tutto quello dai suoi occhi dolci e rassicuranti, ci vide quello che voleva vederci. Sapeva che non era disgusto.
Era capitato solo una volta che una ragazza gli rivolgesse quello sguardo carico di orrore mentre si spogliava, e non avrebbe più fatto quell’errore.
Hermione era diversa, ma il suo sguardo era indecifrabile, e si sentì perso comunque sotto quegli occhi nocciola.
Non sapendo cosa gli volesse dire, si sentì a disagio.
Si staccò da lei in un secondo, ritraendosi in imbarazzo. Andò verso il salotto recuperando una felpa buttata su una delle poltrone e se la infilò velocemente, rimanendo di spalle per un po’, la mente persa chissà dove.
Hermione lo seguì con lo sguardo, sentendo di dover dire qualcosa, la verità; che lo trovava meraviglioso quel ragazzo che mai aveva visto così in difficoltà, non era lui, ma non ci riuscì.
Aveva paura a sollevare quell’argomento con lui. Non voleva metterlo in imbarazzo, e si stupì di quel pensiero. Fred Weasley era in imbarazzo con lei, ma per i motivi sbagliati.
Si limitò a bere dalla tazza la cioccolata, lo sguardo fisso nel buio fitto che riempiva tutto oltre la grande finestra.
Fred si riavvicinò a lei, sentendo lui di dover dire qualcosa, di rassicurarla, parlare di qualunque cosa che non fossero le sue cicatrici.
“Mi dispiace che tu l’abbia scoperto così.”
Hermione sorrise a labbra strette, “non pensavo che Ronald potesse farmi questo, dopo tutto questo tempo…” Ma non si riferiva solo alla loro relazione. I loro lunghi anni di amicizia profonda non potevano sparire così, ne avevano passate così tante assieme, ma in quel momento le sembrò molto difficile tornare amici come se niente fosse.
Le ci voleva tempo. Solo quello.
“Ora ti sembra impossibile, ma le cose si aggiusteranno…”
Hermione accennò un sorriso a quelle parole, per poi alzare gli occhi al cielo quando Fred, nel tentativo di farla sentire meglio se ne uscì con una delle sue.
“Vedrai che troverai un altro ragazzo inetto con cui fare del sesso insoddisfacente…”
E ci riuscì pure a farla stare meglio, ma come era possibile?
“Ah ah,” ripose lei con una falsa risata scandita, “posso venire da te allora…”
“Ush,” ridacchiò Fred, “divertente Granger…”
Hermione sorrise compiaciuta nella tazza, gongolandosi un po’. Adorava rispondergli a tono.
“Me ne dai un sorso?”
Hermione gli porse la cioccolata, felice che la sua tensione si fosse sciolta. I muscoli non erano più tesi, era rilassato, quello di sempre.
Era strano vederlo in quei rari momenti in cui si vergognava di sé stesso, ed Hermione non lo avrebbe mai capito.
Forse avrebbe dovuto dirglielo, pensò mentre lo guardava bere tranquillamente… quanto fosse incredibilmente bello e attraente anche così, oltre la sua mente, dovette ammettere a fatica, brillante e perspicace.
No, non erano abbastanza in confidenza. Oh si? Dopo il gioco non sapeva più a cosa pensare…
Fred le ridiede la tazza e rimasero lì a parlare, per ore e ore, ma ad entrambi parvero pochi minuti.
Fred le parlò di come andasse bene il negozio, della loro decisione di andare a vivere da soli, del nuovo loft.
Non la prendeva in giro, non la provocava parlando di sue vecchie fiamme o conquiste, non cercava di ammaliarla con le sue grandi imprese, vere e non. Perché non ce n’era bisogno.
Si conoscevano da anni, e Fred sentì di poter essere sé stesso con lei, quasi fino in fondo, e per Hermione fu lo stesso.
Stava bene con lui, sentiva di potergli dire tutto senza essere giudicata, e scoprì di essere molto più simile a lui di quanto credesse.
Gli occhi di Fred vagarono sul suo viso per un momento, mentre lei raccontava della prima volta che si erano conosciuti.
“Non te lo ricordi?”
“Certo che si, sei entrata nel nostro scompartimento chiedendoci se avessimo visto il rospo di Neville…”
“E tu mi hai lanciato una Cioccorana, dicendomi: se ha perso già il suo rospo potresti dargli questa, potrebbe non…”
“…accorgersene fino a metà semestre,” concluse Fred scoppiando a ridere, poi si mise le mani dietro la testa, “ahhh quanto sono simpatico.”
Hermione sbuffò divertita, mentre lo guardava alzarsi.
“E tu cosa mi hai risposto?” Domandò divertito, di spalle, mentre apriva l’acqua del lavandino, “se gli studenti del terzo anno sono tutti come te…”
“…forse la fama di Hogwarts non è così prestigiosa come si racconta…” conclusero la frase insieme scoppiando di nuovo a ridere, mentre lei andava in salotto, e si sedeva su una delle morbide poltrone vicine al caminetto. Si raggomitolò sopra, la tazza stretta tra le mani, sospirando allegra a quei ricordi, e a quel momento intimo con lui.
Il rosso tornò indietro con un piccolo panno bagnato, si avvicinò a lei e si inginocchiò accanto alla poltrona, per arrivare alla sua altezza. Le sfiorò il viso con il panno e lei sussultò.
“Tranquilla non ti mangio mica, devo solo…” sussurrò, ma non finì la frase, si riavvicinò con gentilezza al graffio che spuntava vivido sulla sua guancia, e lo toccò di nuovo delicatamente.
Hermione chiuse gli occhi, assaporando quel momento, e godendosi la sua vicinanza. Il suo corpo sembrava sprigionare un calore infinito, rassicurante. E si rese conto che Fred non le provocava solo brividi intensi di piacere e passione, ma anche tranquillità, sicurezza, amore…
Riaprì gli occhi e i suoi nocciola si incatenarono a quelli verdi di lui. Fred aprì la bocca per dire qualcosa, ma non uscì un suono. Si avvicinò lentamente al suo volto, cercando le sue labbra, ed Hermione fece lo stesso, incapace di tirarsi indietro, come se avesse voluto…
Anche se si era lasciata da pochi minuti, lo voleva. Perché non lo sentiva sbagliato, solo giusto.
Si chinò sul suo viso, che la fissava trepidante, le labbra socchiuse, Hermione chiuse gli occhi, pronta ad afferrarlo per i capelli e attirarlo a sé, ma un rumore di passi li fece bloccare e separare.
Ron, in vestaglia, stava scendendo le scale assonato, diretto in cucina. Hermione si ritrasse sulla poltrona e volse lo sguardo fuori dalla finestra, serrando la bocca.
“Che ci fate ancora svegli? Sono quasi le quattro…” Cercò di dire qualcosa Ronald, stupito che fossero soli e insieme da tutte quelle ore.
“Noi ci stavamo immergendo in bei ricordi…” rispose piano Fred, guardando Hermione accanto a lui, con una smorfia di furbizia.
Ronald si avvicinò al tinello, per prendere un bicchiere d’acqua, a disagio. Sospirò e si voltò verso Hermione, dall’altra parte della grande stanza, la tazza di cioccolata ormai fredda e quasi finita in grembo.
“H-Hermione scusami… dove, dove dormi stasera?” Chiese titubante, temendo che gli volassero contro altri oggetti.
“Non lo so.” Rispose secca lei.
“Se ti va… puoi venire a letto, insomma, così parliamo…” continuò Ron, ma Hermione scoppiò, non ce la faceva più.
Rivederlo, dopo così poco le faceva solo male. Aveva bisogno di allontanarsi, da lui, da quel posto, starsene veramente sola.
Scattò in piedi, appoggiando con rabbia la tazza su una delle credenze. “No che non ci vengo in stanza con te, è troppo presto Ronald! Non ce la faccio a stare qui sapendo che ci sei anche tu, che posso incontrarti da un momento all’altro… mi dispiace me ne vado.” Disse alterata, prendendo il suo cappotto pesante di camoscio dall’appendino all’entrata.
Fred scattò in piedi allarmato. “Hermione sono le quattro di mattina, dove vai?”
“Tranquillo, andrò ad Hogwarts, torno a prendere le mie cose domani.”
“Non farlo…Hermione ti lasciamo la nostra stanza, io e George dormiamo sui divani” provò a dirle per convincerla. 
Hermione si voltò verso Fred, sull’uscio, che tentava di bloccarla e farla ragionare, sorrise per le sue parole dolci, inaspettate. Gli posò una mano sulla guancia.
“Mi dispiace Fred, se rimango qui un attimo di più impazzisco,” lanciò un’occhiata di tristezza e risentimento a Ron, in piedi poco distante, “non volevo che le cose andassero così, ho bisogno di un attimo…” E detto questo uscì nella notte fredda di marzo, avvolta nel suo cappotto.
Fred chiuse la porta con rabbia, non appena si fu Smaterializzata, passò accanto al fratello, tirandogli una spallata, lo sguardo carico di odio, diretto nella sua stanza.
 
 
 
§
 
 
 
Hermione aprì gli occhi stupita. Aveva pensato solo a: casa. Ma non era arrivata nel giardino di Hogwarts, perché quel meraviglioso posto, che era stata la sua casa per sette anni, ora non lo era più.
Lo sarebbe stata per sempre, in una parte del suo cuore, ma non era il posto dove voleva essere in quel momento.
Si guardò intorno, e le lacrime le pizzicarono gli occhi.
Era a casa sua, nella sua vecchia stanza, appena fuori Londra. La casa dove era nata, e dove aveva vissuto fino a due anni prima con i suoi genitori, che erano rimasti in Australia dopo che aveva fatto tornare loro la memoria.
La casa era stata messa in vendita, le stanze erano vuote, il silenzio era irreale. Sembrava più grande.
Il parquet di legno scricchiolava piano sotto i suoi piedi. Le pareti erano bianche, completamente spoglie.
Hermione scese le scale, sfiorando il corrimano con una mano, persa nei ricordi. Aveva passato quasi tutta la sua vita lì, ed era felice che i suoi genitori fossero rimasti a fare la vita che amavano, ma ora lei non aveva più un posto dove vivere.
Hogwarts, dopo la guerra, le sembrava non appartenerle più come prima, la Tana, dopo quello che era successo, le aveva dato modo di capire che non era nemmeno quello il posto giusto.
E la sua vecchia casa era in vendita al miglior offerente.
Arrivò in salotto e si sedette sul pavimento freddo, davanti al camino. Si avvolse nel capotto, mettendoselo sulle spalle, e accese il fuoco con un colpo di bacchetta, prendendola dalla tasca posteriore dei jeans.
Si sentì subito scaldata dal fuoco che scoppiettava allegro. Si strinse nel maglione, nonostante il calore appena sprigionato, e rimase con gli occhi incollati alle fiamme ardenti.
Per ovvi motivi le ricordarono i Weasley, e Fred… il momento in cui si erano avvicinati, e in cui lei aveva desiderato ardentemente affondare le dita in quei ciuffi rossi ribelli come le fiamme davanti ai suoi occhi.
Sospirò, e si rese conto di essere sola, molto sola. Ma forse non era un male. Forse era proprio quella risposta. Un nuovo inizio, solo lei, in un nuovo posto.
Una casa sua, magari da condividere con qualcuno.
Si.
Era la cosa giusta, un lampo di luce in quell’oscurità che l’avvolgeva, anche dentro la sua stessa casa.
Aveva i risparmi che le avevano lasciato i suoi, avrebbero coperto le spese d’affitto per un po’, poi appena avuto il diploma si sarebbe trovata un bel lavoro, magari avrebbe potuto aprire una libreria a Diagon Alley…
Sorrise nella penombra rischiarata di arancione a quell’idea, e a quella nuova prospettiva di un futuro, che l’aspettava a braccia aperte.
Si rannicchiò accanto al camino, usando il suo spesso cappotto come coperta, e dormì stranamente bene su quel pavimento che conosceva, scaldata dal fuoco e dal pensiero di aver preso in mano la sua vita per la prima volta.
Sarebbe stata una fantastica avventura, solo che ancora non sapeva dove quella coraggiosa scelta l’avrebbe portata.
 








NOTA DELL'AUTRICE: Ehi ehi come va? Eccomi con il nuovo capitolo della storia, il continuo di quello precedente. Dopo questo primo momento tenero tra i due, Hermione ha preso un'importante decisione che cambierà il corso della sua vita per sempre. Vedrete poi dal prossimo capitolo in poi!
Spero che per ora vi stia piacendo, ci vediamo molto presto. Grazie di tutto, scrivete quanto volete eh che mi fa piacere. Ciao!

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Capitolo 7
*** CAPITOLO 7 - NON VOI DUE ***


CAPITOLO 7 – NON VOI DUE  
 
 
 
 
 
Hermione si svegliò la mattina seguente leggermente indolenzita per aver dormito sul pavimento, ma felice come non mai della sua decisione presa la notte precedente.
La schiena le bruciava. L’incantesimo stava svanendo. Ora era appena visibile, lo sentiva. Si sfiorò la pelle con un dito dove riusciva ad arrivare e soffocò un gemito di dolore.
Tirò fuori la bacchetta, e appoggiò la punta sul fianco. Una sensazione come se le venissero conficcati dentro alla pelle tanti piccoli frammenti gelati di ghiaccio si diffuse su tutta la schiena.
Strinse i denti e soffocò un grido di dolore. Quando l’incanto finì, passò anche il dolore. Respirò profondamente, ad occhi chiusi, cercando di normalizzare il battito.
Si passò una mano sulla pelle da sopra la spalla, non sentiva più nulla, solo la sua pelle liscia.
Sospirò e mise via la bacchetta, stiracchiandosi.
Decise che sarebbe andata alla Tana a dare la notizia, farsi una doccia, raccogliere le sue cose, e poi sarebbe andata a Diagon Alley a cercare il suo nuovo appartamento.
Si Smaterializzò nel giardino, ancora avvolta nel cappotto, ed entrò. In cucina c’erano quasi tutti a fare colazione, compreso Ron. I gemelli mancavano.
Hermione prese un profondo respiro, e si fece coraggio, cercando di non guardare il rosso che non appena entrò la seguì con lo sguardo fino al tavolo.
“Buongiorno.”
Salutò educatamente, tutti le sorrisero e risposero con gioia, felici di vederla già lì.
“Hermione cara hai dormito bene?” Domandò con amore Molly, abbracciandola, con una nota di preoccupazione e tristezza nella voce. Era furiosa con Ron, aveva fatto soffrire Hermione, ma tutti commettono errori, e sperò che lei un giorno sarebbe riuscita a perdonarlo.
“Mhm-mhh” annuì Hermione, “io… volevo che ci foste tutti, ma…” si guardò intorno, “dove sono Fred e George?”
“Al negozio tesoro. Cosa devi dirci?”
“Beh è troppo importante, non può aspettare.” Prese un profondo respiro e chiuse gli occhi, sorridente. Quello che le aveva fatto Ronald le faceva ancora male, il cuore sembrava essersi svuotato, anche se non si amavano più da tempo, lei aveva creduto di si in fondo, e ora si sentiva tradita, sfruttata, calpestata. Ma quella decisione aveva portato un po’ di luce nella sua vita.
“Io, non voglio pesare ulteriormente sulle vostre spalle, ho deciso che me ne andrò... non credere che non ami stare qui Molly,” aggiunse la ragazza accarezzando il braccio alla signora Weasley che aveva già aperto la bocca per dire che ovviamente lei non era un peso, sorrise dolcemente, “ma non posso restare. Le cose sono troppo complicate ora, cercate di capire.” Ron abbassò lo sguardo afflitto.
“Verrò a trovarvi ogni volta che posso, ma ho bisogno dei miei spazi, un posto nuovo, per ricominciare, e andare avanti.” Ginny si alzò e l’abbracciò.
“Era bello vivere assieme, ma ti capisco Hermione, qualunque scelta farai noi saremo con te.”
Anche Harry si alzò e raggiunse l’amica, “assolutamente. Dove pensavi di cercare?”
“Diagon Alley, è il posto migliore. La carriera da Auror comunque non è la strada giusta per me, vorrei fare qualcosa di diverso… molto diverso,” sorrise sognante, poi si riscosse, “vi voglio bene, e voglio ringraziarvi per tutto quello che avete fatto per me in questi anni. Mi avete accolto come una figlia.” Anche Molly e Arthur si strinsero a lei.
“E come parte di questa famiglia, dobbiamo lasciarti andare…” fece Arthur fiero, stringendosi a lei e alla moglie, Hermione sorrise smagliante.
“Grazie,” fece a bassa voce commossa, senza riuscire a guardare Ron, ancora seduto in disparte.
“Lo dirò a Fred e George appena lì vedrò…”
Si staccò da quell’abbraccio meraviglioso, e annunciò che sarebbe salita al piano di sopra per fare le valigie.
 
 
Quando ebbe finito, chiuse con decisione il baule, Grattastinchi salì sul letto, e lei lo accarezzò persa nei ricordi.
Un improvviso crack la fece voltare di scatto, spaventata.
“Granger.”
“Oh ciao George. Che ci fai qui?”
“Ho dimenticato una cosa, mi serve per il negozio, ma non la trovo in camera nostra…aspetta”, si fece sospettoso “Perché stai impacchettando le tue cose?”
Hermione sorrise e mise Grattastinchi nella gabbia. “Vado a stare ad Hogwarts finché non trovo un appartamento.”
“Te ne vai”? Domandò strabiliato.
“Si, ho bisogno dei miei spazi, qui con Ronald… non ce la faccio…” borbottò avvilita.
“Immagino…” era molto più comprensivo di Fred, non la prendeva in giro.
Hermione sospirò affranta, e George si illuminò. “Ehi, noi abbiamo una camera in più, cercavamo un coinquilino maschio, ma potresti…”
Hermione fece una smorfia divertita, “vivere con i gemelli Weasley come coinquilini? No grazie…”
“Ehi, siamo spassosi come nessun altro!” Fece George offeso.
“Questo lo so, ma…” sospirò, “vorrei stare da sola per un po’.”
“Lo capisco Hermione,” l’aveva chiamata per nome? “Ma stare da soli non è sempre la soluzione giusta.”
George si avvicinò ad Hermione e le portò un ciuffo dietro all’orecchio dolcemente, “non sarà divertente senza di noi lo sai vero?”
Hermione alzò un sopracciglio, “lo so.” Mormorò un attimo interdetta da quel contatto inaspettato. Lo guardò dal basso confusa, spostandosi appena, e George sbarrò gli occhi e tossicchiò imbarazzato da quel suo gesto di cui lui stesso si era sorpreso. Andò verso la finestra e la spalancò.
“Fa caldo qua dentro no?” Domandò facendo ondeggiare la stoffa della camicia con una mano davanti al petto.
Hermione ridacchiò, “in realtà è ancora inverno tecnicamente.”
George si voltò verso di lei beffardo, “ah ho capito, ti prendi gioco di me Granger.” Si riavvicinò a lei sovrastandola.
“Perché hai caldo?” Domandò Hermione facendo la finta tonta.
“Tu no?”
“No direi di no.”
“Vuoi averne?” Domandò George seducente, scontrandosi quasi contro di lei, Hermione lo fermò con una mano.
“Guarda che quello che vale per Fred vale anche per te.”
“Uffa ma io sono più bello,” scherzò George con una smorfia che fece ridere la ragazza.
George era incredibilmente bello, come Fred. Ma al contrario del gemello, lui lo vedeva in modo diverso, le dava un senso di protezione incredibile.
Eppure anche George quando l’aveva presa in giro, in modo più calmo, quasi più dolce di Fred, ma altrettanto malizioso a volte le aveva scatenato pensieri ambigui.
Erano così simili. Ma Fred le dava sensazioni che non aveva mai pensato di poter provare. Fuoco allo stato puro.
Con George era diverso, non le dava quelle emozioni… o forse non le aveva solo mai dato modo di scoprire se fosse così oppure no…
“Devo andare George,” gli diede un bacio sulla guancia, sorridendogli, “ci vediamo in giro?” Domandò agitando la bacchetta in modo elegante.
“Passa dal negozio quando vuoi. E comunque tornerai qui ogni tanto no?” Sorrise lui salutandola con una mano.
“Certo.” Sorrise lei in rimando, seguita a mezz’aria da tutti i suoi averi. Non appena fu sparita dietro la porta, George smise di sorridere immediatamente, tornando a respirare. Sbuffò sonoramente e si sedette sulla sponda del letto, la testa tra le mani, che vorticava come una trottola, così come il suo cuore accelerato.
“Oh no…”
 
 
§
 
 
 
Hermione si Smaterializzò ad Hogwarts, lasciò tutte le sue cose nella stanza che le aveva lasciato la McGranitt, l’ex ufficio di Madama Pince, e dopo l’unica lezione che aveva quel giorno, decise di non rimanere lì a studiare, ma di andare subito a Diagon Alley alla ricerca dell’appartamento.
 
Diagon Alley era caotica come sempre.
Amava quel posto. Calda, nonostante il freddo invernale, piena di gente allegra, che faceva compere, parlavano tra di loro, di ogni età. Vestiti con lunghi mantelli.
Anche Hermione ne aveva uno nero, con il cappuccio, le piaceva sparire tra la folla, diventare invisibile. Era stata al centro dell’attenzione della stampa per troppo tempo dopo la guerra.
Le piaceva la pace dell’anonimato.
Andò nel negozio dove aveva sede l’agenzia immobiliare magica che si occupava di vendere e affittare case nella loro regione del Mondo Magico, “WizardHouses.”
Incontrò uno dei venditori, Marvin, un mago alto, con la barba e gli occhiali, molto elegante, che le fece svariate domande sulle sue preferenze e le sue possibilità economiche.
Poi uscirono assieme, per andare a vedere la prima casa, a qualche isolato.
Era piccola, giusta per lei, ma lontana dal centro, non costava molto infatti, eppure Hermione non se ne innamorò come aveva pensato.
Ne videro un’altra, ma ancora nulla.
Per l’ora di pranzo si separarono dandosi appuntamento per la terza e ultima visita della giornata, ed Hermione passò davanti al Ghirigoro. Sorrise, non entrava da anni, dall’inizio del sesto anno.  I libri li aveva avuti dalla McGranitt per il settimo anno.
Non c’era quasi nessuno dentro, data la stagione, e così decise di entrare per immergersi nei ricordi e perdersi tra gli scaffali alti, polverosi, pieni di quei magnifici tomi colorati, spessi come mattoni.
Ne sfiorò uno con le dita, lo tirò fuori e iniziò a sfogliarlo. Il profumo delle pagine antiche, ingiallite, le accese il cervello e le scaldò il cuore. Si godette quella pace per un un po’, nel suo habitat naturale, immersa nei suoi pensieri; quando la porta d’ingresso si spalancò di colpo davanti a lei, la campanellina tintinnò.
Hermione alzò gli occhi e vide con grande sorpresa Fred, vestito in completo da lavoro come George poco prima, entrare con il fiatone guardandosi intorno terrorizzato. Non appena i loro occhi si incrociarono e lui la riconobbe al volo, nonostante avvolta nel mantello scuro, Hermione si sentì andare a fuoco, e lo guardò mentre accennava un sorriso e si precipitava verso di lei.
“Fred…” provò a dire lei, mentre lui si nascondeva e si accucciava il più possibile dietro Hermione, tra lo scaffale e lei.
“Ma che stai…”
Ma lui la interruppe da dietro, tenendola per le spalle, “shhh nel caso tu non mi hai visto eh.” Sussurrò e si richinò dietro di lei, sparendo a fatica sotto il suo lungo mantello. Hermione alzò lo sguardo confusa, il libro ancora aperto, verso la porta.
Una ragazza dalle lunghe trecce bionde che riconobbe; non sapeva il nome, era una Corvonero dell’anno dei gemelli, entrò come una furia.
Le venne da ridere, ma si trattenne, facendo finta di nulla e soprattutto cercando di ignorare Fred nascosto sotto al suo mantello, appiccicato contro la sua schiena.
La ragazza la vide e anche lei la riconobbe; si avvicinò appena. “Hermione Granger?”
“Si”? Domandò innocentemente Hermione.
“Hai visto entrare Fred Weasley qui dentro poco fa?”
“Quel Fred Weasley? In una libreria? Penso che sia più facile trovarlo ad un raduno di fanatici di Voldemort.” Rispose lei ironica, mentre Fred ridacchiava sommessamente dietro di lei. Hermione gli tirò un leggero calcio per zittirlo.
“Quel bastardo…”
“Cos’è successo?” Domandò fintamente incuriosita Hermione, questa volta beccandosi lei un colpo da Fred.
“Quello stronzo è andato a letto con la mia migliore amica, dopo che io e lui siamo andati assieme… appena lo vedo lo uccido.”
“Se lo dovessi vedere ti avvertirò.”
“Va bene grazie mille, ci vediamo.” La salutò digrignando i denti, e andandosene via rossa in viso.
Non appena fu uscita, Fred si alzò in piedi, uscendo dal mantello di Hermione, sistemandosi la camicia spiegazzata.
“Qualche problema di cuore?” Domandò ironica la ragazza, riappoggiandosi alla parete, il libro ancora aperto.
“No no… mi sono solo dimenticato che le ragazze… parlano tra di loro.”
“Due migliori amiche che si raccontano con chi sono state a letto? Assurdo…” commentò acida lei, e un po’ risentita. Quel ragazzo non aveva davvero limiti.
“Ah ah divertente. Beh, non ci sono stato a pensare al momento…”
“Perché tu pensi?…”
“Carina…”
Hermione sorrise soddisfatta, tornando al libro.
“Sono stato con lei tre anni fa… e se la prende così.”
“Mi chiedo come mai...”
Fred ridacchiò e si appoggiò allo scaffale accanto a lei, sfiorandola con il gomito. Hermione avvampò.
“Grazie per avermi coperto Granger, che ci fai qui comunque? Non in libreria… ovvio che sei qui ma, perché sei a Diagon Alley?”
“Ho saltato la giornata di studio perché dovevo fare una cosa.” Disse lei tranquillamente.
“Aspetta, hai saltato un intero giorno disponibile che avresti potuto spendere in Biblioteca ad Hogwarts a studiare, per venire qui? Deve essere una cosa davvero importante allora…” fece lui ironico, con una smorfia.
“Oh infatti lo è. Cerco casa.” Rispose lei come se nulla fosse, gli occhi incollati alle pagine.
“Beh, si sembra importante,” fece lui, poi sbarrò gli occhi, “aspetta cosa?” Si chinò di lato, sporgendosi per cercare con la mano qualcosa su cui tenersi, ma non trovò nulla e rischiò di cadere a terra.
Hermione nascose un sorriso dietro al libro, guardandolo con i suoi grandi occhi nocciola, divertita.
“Scusa cosa hai detto?” Fece lui allibito, rialzandosi al volo e appoggiando una mano sullo scaffale, accanto al suo viso. Hermione si morse un labbro, godendosi la sua vicinanza, ma al tempo stesso divertita da quel momento di goffaggine. Non era da lui.
“Sto cercando un appartamento qui a Diagon Alley. Devo allontanarmi da Ron.”
“Ma…”
“Ho già detto tutto ai tuoi, Ginny, anche George lo sa…”
“Com’è che George sa le cose prima di me?” Domandò Fred alzando un sopracciglio, e piegando il braccio che teneva appoggiato sullo scaffale per avvicinarsi ancora di più a lei.
“Eravamo nella mia stanza, e gliel’ho detto…”
“Oh eravate nella tua stanza… e tu gliel’hai detto,” ripeté Fred scocciato, come per cercare di assimilare quell’informazione.
“Geloso Weasley?” Sussurrò Hermione appoggiando le braccia dietro alla sua schiena, e schiacciandosi contro lo scaffale. Da fuori sembrava tranquillissima, ma dentro esplodeva di mille emozioni in quella posizione contro di lui. La testa le girava, le gambe erano molli, si era appoggiata alla mensola per quel motivo infatti.
Ma adorava farlo impazzire. Non riusciva a resistere.
E la cosa che era cambiata, era che non doveva più nemmeno sentirsi in colpa se le faceva quell’effetto.
Era libera, anche se mai avrebbe dato a quel ragazzo la soddisfazione di conquistarla. Mai.
“Ti piacerebbe” ripose lui in un soffio, dopo un attimo di pausa. Ma se fuori quelle parole di ripicca suonarono sicure e seducenti, dentro Fred si sentiva agitato, lo stomaco stretto in una morsa… era davvero gelosia?
No… Fred Weasley non è geloso di nessuna, semmai sono le sue spasimanti che sono gelose di lui.
E infatti il fatto che si stesse nascondendo dalla furia di una di loro glielo confermava.
Hermione non rispose, si limitò a sorridere, immobile. Fred si avvicinò ancora di più, inebriandosi con il profumo della sua pelle, e dei suoi capelli. Le era mancato come l’aria, ed erano passate solo poche ore. Era buono da far perdere lucidità.
“George mi ha invitata a venire a vivere con voi.”
Fred si riscosse sorpreso, “cosa?”
“Me lo ha chiesto prima…”
“L’ha fatto solo perché crede di avere una possibilità in più con te…”
“George? Voleva solo essere gentile, al contrario tuo,” sbottò tagliente.
“E tu?”
“Cosa?”
“Cosa hai risposto?” Domandò tranquillo, ma dentro esplodeva di gioia all’idea che potesse aver accettato. Il pensiero di averla intorno in ogni momento, la mattina, la notte, ad un passo da lui… lo faceva impazzire di un milione di sentimenti contrastanti. Anche se sarebbe stata una vera scocciatura… ma divertente, estremamente.
“Che non sono interessata.”
Un velo di delusione profonda passò negli occhi verdi di Fred.
“Deve essere difficile per te…” iniziò Hermione, mentre la voglia di stuzzicarlo saliva sempre di più, era così divertente, vedere la sua faccia.
“Che cosa?” Domandò Fred inclinando la testa di lato con fare suadente, riprendendosi dalla dura realtà dei fatti. Lei non voleva avere niente a che fare con loro.
“Sapere che la ex ragazza del tuo fratellino non cadrà mai ai tuoi piedi…” concluse Hermione alzando le spalle.
Fred si aprì in un sorriso di scherno, si staccò appena da lei, spostando il peso all’indietro, si guardò un attimo intorno, ed Hermione temette che se ne sarebbe andato.
Invece ripiombò su di lei, afferrandola per la vita, l’altra mano affondata nei capelli, e la spinse contro lo scaffale, in un antro più nascosto. Il libro di Hermione, colta di sorpresa, cadde a terra con un tonfo.
La ragazza smise di respirare a quel gesto, carico di passione, infuocato. Fred si bagnò le labbra, guardandola di sbieco dall’alto, i loro nasi si sfiorarono. Erano vicinissimi, i loro corpi appiccicati.
“Granger, te l’ho già detto… se dovessi mai cercare di sedurti… non resisteresti dieci minuti…”
“Ma non ero la fidanzata di tuo fratello?”
“Ron ha fatto le sue scelte… è ora che tu faccia le tue.”
“Non sceglierei mai te, se decidessi di guardarmi attorno…”
“Ah no?”
“Tu non lo vuoi in realtà. Ti fa solo impazzire l’idea di non potermi avere. Perché credi di poter avere tutto.” Sbottò acida, lo pensava sul serio, e in fondo era arrabbiata che per lui fosse sempre tutto in gioco.
“Uhh siamo combattivi.” Si riavvicinò a lei con avidità, cercando le sue labbra, ma Hermione con una forza di volontà che non pensava di avere, girò la testa di lato.
“Ho da fare Weasley.”
Fred si bloccò interdetto a quel rifiuto. Una ragazza lo stava rifiutando così sfacciatamente? Non se lo aspettava. La Granger era un osso duro. Quando si metteva in testa una cosa…
Forse non era nemmeno vero, era tutta una recita, ma gli stava dando del filo da torcere appositamente…
Così decise di stare al suo gioco.
“Allora buona ricerca Granger…” sussurrò strizzandole l’occhio, “spero troverai quello che cerchi.” E detto questo si scostò da lei, battendo piano la mano sulla mensola di legno, ed uscì dalla porta con tranquillità, guardandosi intorno.
Hermione riprese a respirare regolarmente, scuotendo appena la testa, e si chinò per recuperare il libro, ma non poté fare a meno di sorridere quando lo seguì con lo sguardo mentre si incamminava nella strada, alto nella folla, con i capelli rossi illuminati dalla luce del sole.
E si chiese, ma valeva veramente la pena resistere?
 
 
 
§
 
 
 
 
Passarono tre settimane. Marzo ormai era inoltrato. L’aria non era più così gelida, la Primavera si avvicinava sempre di più.
Harry e Ginny stavano ancora alla Tana, con Ron. I gemelli dormivano tutte le notti nella loro nuova casa, ma tornavano spesso per la colazione, per poi andare al negozio.
Lei non vedeva più molto nessuno di loro. presa com’era dalle lezioni. Si scriveva molto con Ginny ed Harry, che l’aggiornavano su ogni cosa.
Lei non smetteva di pensare a Fred, e si ritrovò a rendersi conto che le mancava, come George. La loro presenza in casa era sempre stato un toccasana per lei, e ora che erano separati, era strano, sembrava tutto più… quieto, pacifico…
Ma più triste e noioso, questo si.
Hermione passò tutto quel tempo tra Hogwarts, immersa nello studio, e a cercare la casa appena aveva un momento.
Ancora dopo tutto quel tempo, nulla. Finché un giorno, mentre faceva colazione in Sala Grande, un grosso gufo bruno che non conosceva planò su di lei, atterrandole vicino sul tavolo, e le porse una lettera.
Hermione l’aprì curiosa. Era da parte di Marvin, il mago dell’agenzia immobiliare.
 

 
Cara Hermione,
lo so che ti avevo detto che tutte le case che sono in affitto al momento nel centro di Diagin Alley le abbiamo già viste, ma mi sono ricordato di un posto in cui non ti ho portata.
E’ in pieno centro, all’ultimo piano, grande e luminoso, come lo cercavi te. C’è solo un problema, un dettaglio che non corrisponde ai tuoi criteri, ma vieni a vederla, ne varrà la pena.
Mi dirai cosa ne pensi poi.
Oggi alle 17, qui sotto trovi l’indirizzo.
A più tardi.
 
 
Marvin
 
 
 
 
Ad Hermione brillarono gli occhi. Se era solo un piccolo dettaglio cosa importava? Magari era quella giusta per lei, finalmente. Strinse il foglio al petto e sorrise felice.
Per tutto il giorno non pensò ad altro che a guardare l’ora ogni volta che poteva, si distrasse addirittura a lezione. Quando arrivarono venti minuti alle cinque, dopo le lezioni, uscì in cortile di fretta, avvolta nel suo mantello, e si Smaterializzò a Diagon Alley. Il posto non lo conosceva, nemmeno la via segnata, dunque pensò al viale principale, e da lì seguì le indicazioni di una strega anziana e gentile che le indicò la strada.
Pochi minuti dopo arrivò, era davvero vicina alla strada principale, nemmeno cinque minuti a piedi. Era in una zona che non conosceva, una via abbastanza larga, la parte più “giovanile” di Diagon Alley. C’erano ristoranti, baretti, negozi di ogni tipo.
Arrivò al numero civico giusto, il 18. E alzò lo sguardo. Era un palazzo molto strano, un ex edificio industriale doveva essere una volta. Aveva tre piani. Senza la ricopertura del tetto, ma con la facciata in alto triangolare che seguiva la forma del tetto. In pieno stile inglese industriale, ricoperto di mattoni rossi, grandi finestre con le finiture nere.
Rimase a bocca aperta, si sorprese che esistesse un posto del genere, a quanto pare c’erano anche nel Mondo Magico.
Marvin la chiamò da lontano, felice della sua espressione estasiata.
“E non hai ancora visto dentro.” Commentò invitandola a precederlo all’ingresso. Anche l’atrio era fatto di mattoni rossi e anche bianchi, rovinati. C’era un ascensore in metallo, ma loro presero le scale.
“E’ al terzo e ultimo piano,” le spiegò mentre salivano, “gode di un’ottima vista sul quartiere, la scala qui continua e porta al tetto che è spazio comune per i condomini.”
Hermione si guardava attorno felice, incuriosita da ogni dettaglio, in ascolto.
“Eccoci.” Marvin aprì con la bacchetta una grossa porta di metallo, ed Hermione alla vista che le si aprì davanti rimase senza fiato.
Era uno spazio grandissimo, aperto. Un loft open space. Anche l’interno era fatto di mattoni rossi, sulla parete opposta c’erano tre porte finestre enormi, larghe, che arrivavano quasi al soffitto, oltre di esse c’era un balcone.
La stanza faceva da salotto sul lato sinistro, con un grande divano nero, delle poltrone, e scaffali. Il pavimento era di metallo grigio scuro, pieno di venature, rovinato.
Sul lato destro c’era la cucina, con angolo cottura, e un grande tavolo di legno vicino, sopra di esso, dal soffitto, pendevano tre lampade nere.
Hermione iniziò a girare per la stanza, allibita, la bocca aperta. Era meraviglioso, un po’ disordinato…
“Come vedi è luminoso, di là c’è il bagno, dietro al muro del soggiorno, e in fondo di la ancora oltre,” e indicò lo spazio che si restringeva dopo il soggiorno e la porta del bagno, “ci sono le camere da letto.”
Hermione si voltò verso di lui, “camere?”
“Ti parlavo prima del piccolo problema che comporta venire a vivere qui. Tu cercavi un posto tutto tuo, anche se piccolo. Ci sono tre camere da letto, una è disponibile, tutta per te, ma le altre due sono già occupate da due coinquilini.”
Hermione alzò la testa verso il soffitto a volta, fatto di lamine di ferro arrugginite, e sorrise. Non ebbe nemmeno bisogno di due secondi per decidere.
“Lo prendo.”
“Cosa?”
“Pagando in tre l’affitto è comunque quello che potevo permettermi no?”
“Si certamente.”
“Allora… si, è un posto meraviglioso. Vorrei vivere qui,” disse con le lacrime agli occhi. “Un po’ di compagnia mi farà bene…” mormorò tra sé e sé, in realtà era felice di non stare da sola.
Certo, avrebbe voluto starsene a crogiolarsi nel suo dolore per la rottura con Ron per i fatti suoi, ma magari i coinquilini erano dei tipi simpatici, magari erano delle ragazze… si sarebbe divertita un mondo. Pagò i tre mesi di anticipo immediatamente.
“Allora è fatta, la stanza è sua.” Le allungò la mano Marvin, e lei la strinse commossa.
“Grazie.”
“Puoi venire qui stasera stessa.”
 
 
§
 
 
 
Hermione tornò ad Hogwarts, diede la notizia alla McGranitt, dicendo che liberava la stanza di Madama Pince, per trasferirsi definitivamente nel loft. La professoressa era felice per lei, l’abbracciò commossa, scambiandosi un’occhiata fiera con il dipinto di Silente dietro di lei, mentre Hermione portava via le sue cose.
Si Smaterializzò davanti al palazzo, sorridendo. Fece un bel respiro ed entrò. Con la luce della sera, ormai erano le sette, illuminato dalle varie luci sparse per la stanza, era ancora più suggestivo.
Mollò le sue cose al centro del soggiorno, liberando Grattastinchi, che iniziò ad annusare intorno a lui. Hermione si guardò ancora intorno, e decise che intanto che aspettava il ritorno degli inquilini per conoscerli, si sarebbe fatta una doccia.
Entrò in bagno: le pareti erano uguali al pavimento del resto della casa, di cemento scuro grigio, effetto metallo. La doccia era in fondo, nella vasca da bagno in mattoni neri.
Era spazioso, molto bello, ma disordinato. Gli asciugamani erano a terra, ancora umidi, il tappetino mezzo arrotolato, buttato di lato. Gli scaffali di legno chiaro quasi vuoti, con poche cose alcune cadute di lato.
Sospirò, i suoi coinquilini non erano dei tipi ordinati, e capì che fossero dei maschi non essendoci un solo prodotto femminile. Ma non era il peggiore dei mali.
Si svestì, appoggiando il suo asciugamano bianco su una delle sedie appoggiate alla parete accanto alla doccia, ed entrò, facendo scorrere l’acqua calda, godendosi quel momento di pace.
Non vedeva l’ora di conoscerli e l’indomani andare alla Tana per dare la notizia di persona a tutti i Weasley.
 
 
§
 
 
“Fred! Dai ho fame.”
“Arrivo.”
George fece per aprire la porta dell’appartamento, ma si stupì di trovarla aperta. Entrò in allerta, e subito notò una valigia e una gabbia appoggiate a terra. Buttò le chiavi sulla mensola accanto alla porta e voltò la testa.
“Fred il nuovo coinquilino di cui ci parlava Marvin deve essere già arrivato.”
Fred, dall’altra parte del corridoio, salutò una strega bionda, e corse verso la porta, salutandola.
Entrò e osservò il baule. Chiuse la porta dietro di sè, “speriamo sappia cucinare…” commentò curioso, poi si bloccò, mentre George si spaparanzava distrutto sul divano.
“Hai sentito?”
George tese l’orecchio, in ascolto. L’acqua della doccia scorreva attutita dalle parteti del bagno.
“Che ne dici di dargli il benvenuto con un classico scherzo alla Weasley?”
“Se vuole vivere con noi dovrà abituarcisi… ma ti lascio questo onore.” Fece divertito, andando in cucina, aprendo il frigorifero, per vedere cosa potevano preparare per cena.
La nostalgia della cucina di mamma si faceva sentire.
Fred si avvicinò di soppiatto al bagno. L’acqua si spense, doveva essere appena uscito. Sorrise malvagio appoggiando la mano alla maniglia, l’aprì di scatto, entrando come una furia, con tutta l’intenzione di fargli prendere un colpo.
“Benvenuto nuovo coinquilino!” Gridò a pieni polmoni, un braccio alzato, ma si bloccò esterrefatto, e lanciò un grido sorpreso, non appena vide Hermione, i capelli bagnati, coperta appena con un asciugamano minuscolo, lanciare un grido terrorizzata.
“FRED!”
“Hermione!” Gridò allegro Fred squadrando la ragazza dalla testa ai piedi, mentre cercava di coprirsi alla ben meglio con le braccia. L’asciugamano le arrivava appena al seno e a metà coscia.
“Esci subito di qui!” Gridò puntando un dito contro di lui, rossa come un peperone.
Fred sbarrò gli occhi e si aprì in un sorriso a trentadue denti. “GEORGE! Vieni un po’ a vedere chi è la nuova coinquilina…” Urlò incrociando le braccia al petto e appoggiandosi allo stipite della porta.
“Ma fai sul serio?” Commentò seccata Hermione.
George arrivò curioso, correndo, e sorrise con la lingua tra i denti a quella vista, appoggiandosi al lato opposto di Fred.
“Bene bene bene, ma chi abbiamo qui…”
“Hermione Granger in persona…”
“Ma che bella sorpresa.”
“Cosa ci fate qua?”
“Si dia il caso che questo sia il nostro appartamento.”
“No! Questo è il mio nuovo appartamento!”
“Ma pensa un po’…” commentò divertito Fred guardando George.
“Granger, è appena iniziata la nuova parte della tua vita…”
Hermione si aprì in un verso di esasperazione nel vederli crogiolarsi già a prenderla in giro, dopo nemmeno dieci minuti che era arrivata.
“No, NON E’ POSSIBILE!” gridò isterica, battendo un piede a terra e fissandoli con odio. “NON VOI DUE.”
“Vedrai… ci divertiremo un mondo insieme… coinquilina.” Concluse Fred facendole l’occhiolino malizioso, seguito dal gemello.










NOTA DELL'AUTRICE: Buonasera bella gente, come va? Allora, eccovi il nuovo capitolo. Qui c'è la svolta vera della storia, ovvero i tre che diventano coinquilini, e dal prossimo tutto tratterà intorno a questo fatto, che rende più difficile il tutto. Vedendosi OGNI giorno, come evolverà il rapporto tra Fred ed Hermione? Riuscirà a resistere ancora a lungo la nostra eroina? E quello che sta venendo fuori da George? Potrebbe complicare le cose...
Come sarà essere la coinquilina di Fred e George?
Non vedo l'ora di continuare, perchè mi sta prendendo molto questa storia. Voi cosa ne pensate? Fatemi sapere quello che pensate!!! A super presto

 

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Capitolo 8
*** CAPITOLO 8 - GELATO, FAZZOLETTI E FILM ROMANTICO ***


CAPITOLO 8 – GELATO, FAZZOLETTI E FILM ROMANTICO
 
 
 
 
 
 
 
 
“SE NON CHIUDETE IMMEDIATAMENTE QUESTA PORTA VI FACCIO PENTIRE DI ESSERE ANDATI VIA DALLA TANA!”
Fred e George si guardarono per un secondo, prima di scoppiare a ridere ed uscire di corsa dalla porta, chiudendola appena in tempo per evitare un deodorante scagliato da Hermione, che colpì con un tonfo sordo il legno.
La strega rimase ansimante, ancora avvolta nello striminzito asciugamano, in piedi al centro del bagno.
No, non è possibile. Tutti, chiunque… ma non loro due. Mi renderanno la vita un inferno… o un paradiso, dipende dai punti di vista…
Aspetta cosa? L’hai pensato veramente?
Sospirò affranta, si vestì in fretta e furia con una maglietta larga bianca con le maniche lunghe rosse, e degli shorts.
Uscì dal bagno, i capelli bagnati lungo la schiena e trovò i due sdraiati sul divano nero, che sorrisero beffardi quando la sentirono entrare.
Hermione rimase in piedi davanti a loro, “se dobbiamo vivere assieme ci dovranno essere un paio di regole…”
I due si fecero appositamente troppo attenti e curiosi, adoravano prenderla in giro quando assumeva quel tono saccente e autoritario.
“Ti prego, illuminaci…” fece ironico Fred, le gambe sullo schienale del divano.
“Regola numero uno… quando sono in bagno nessuno entra. Per nessun motivo. Regola due, la mia camera è off limits.”
“Mi sembra ragionevole…”
“Non ho finito signorino…”
I due si scambiarono un’occhiata che non prometteva nulla di buono.
“Regola numero tre, cucineremo e puliremo a turno, a rotazione. Regola numero quattro… possiamo mettere ogni settimana un tot a testa per la spesa, come una cassa comune, così…”
“Wo wo wo… frena dolcezza,” fecero i due in coro, già parecchio annoiati. “Questa casa ha una sola regola… non ci sono regole…”
“Che cosa stupida.”
“Tu sei stupida.” Le fece il verso Fred con una smorfia.
“Una risposta adeguata per la tua età…”
“Signori per favore,” George si alzò, “cerchiamo di venirci incontro.”
“Ma certo, se Fred crescesse…”
“Ma certo… se la Granger non fosse noiosa da star male…”
“Sei davvero un…”
George la bloccò ridendo, “Hermione, la situazione è questa, noi abbiamo dei ritmi che non vogliamo cambiare, tu hai le tue regole… cerchiamo di unire le due cose come ci è possibile, per vivere in armonia…”
Guardò entrambi, che si fissavano ancora in cagnesco, “cosa ne dite?”
“A me basta che Fred non entri in stanze chiuse in momenti poco opportuni…”
“Non ho visto nulla Granger tranquilla…”
“No, non sto tranquilla, l’idea di vivere con voi due mi sta… facendo impazzire.” Sbottò irritata, asciugandosi i capelli con il piccolo asciugamano. Prese un profondo respiro e sfoggiò un sorriso, “ma dato che io, al contrario vostro, sono una persona matura, cercherò di guardare il lato positivo di questa cosa e godermi comunque la mia prima sera nella nuova casa…”
“E come?”
Hermione sospirò tristemente, ma rincuorata, “adesso che ho un posto mio, posso fare quello che fanno tutte le ragazze dopo che si sono mollate… gelato, fazzoletti e vedere a rotazione un film romantico per tutta la notte.”
“Film?”
Hermione sorrise, e tirò fuori dalla sua borsa senza fondo, un televisore nero, che le avevano lasciato i suoi, come altri oggetti della vecchia casa, che appoggiò sulla mensola vuota del salotto, ci stava perfettamente.
Iniziò a trafficare con i cavi, mentre i due gemelli si alzavano incuriositi dallo strano oggetto.
“Che cos’è?” Domandò George sfiorando con un dito lo schermo nero, per poi sobbalzare quando si accese. Non c’era ancora segnale.
“E’ una TV. Si possono guardare programmi, film… non posso credere che nel Mondo Magico non ci sia nulla di tutto questo…” borbottò da sotto la mensola su cui era appoggiata la TV, le piaceva fare le cose manuali, era la sua piccola parte da non maga che le piaceva, era una cosa solo sua.
Montò anche un lettore CD accanto, collegato a delle casse. Era di suo padre, e glielo aveva lasciato dopo che si erano ritrovati.
“Ecco fatto,” fece improvvisamente, e collegando l’ultima spina, si accese un canale della TV babbana, un telegiornale.
I due maghi sussultarono spaventati, fissando l’oggetto incuriositi.
“Che figo…”
“Aspetta ma quella è Londra…
“Si può vedere cosa succede nel mondo?”
“Si in quello babbano.”
“E’ come un giornale…”
“Lo è, si chiama telegiornale infatti… ma ci sono anche altre cose,” prese il telecomando e cambiò canale, “programmi di sport, cucina, moda, e appunto film…” Poi lanciò il telecomando a George che lo prese al volo, squadrandolo.
“Che cos’è sto film?”
Hermione ridacchiò, “forse è meglio che lo scopriate da voi.”
Si avvicinò alla cucina, aggirando il tavolo. “Preparo qualcosa…”
“Ah non per noi, stiamo uscendo.” Fece George dal divano. Hermione si sporse oltre l’anta del frigorifero, sorpresa e un po’ delusa.
“Cosa? Ma è la mia prima sera qui…”
“Dobbiamo andare ad una festa…”
“Oh.”
“Si siamo stati invitati, e non possiamo mancare.”
Hermione sorrise mestamente, “ma certo immagino.” Chiuse il frigorifero, dopo aver tirato fuori della pasta fresca e un condimento sugo e olive.
Mentre George non riusciva a staccare gli occhi dalla Televisione, Fred si avvicinò ammiccante alla ragazza, che trafficava con gli ingredienti, e la pentola dell’acqua.
La ragazza mosse la bacchetta e un CD dalla libreria volò nel porta dischi, che si chiuse da solo. Nell’aria iniziò a risuonare “Hallelujah, di Jeff Buckley.”
“Ehi questa musica l’aveva messa Jordan alla festa…” Disse Fred appoggiandosi con le braccia conserte contro il tavolo di legno, dalla parte opposta di Hermione.
“E’ una delle mie canzoni preferite,” sussurrò lei con un mezzo sorriso, mentre preparava.
Fred la osservò attentamente, era una visione. Si muoveva sicura, abile. I capelli scuri bagnati erano solo leggermente mossi, e si erano allungati parecchio in quei mesi. La maglietta larga le stava divinamente, era sexy anche così, e da sotto spuntavano gli shorts corti grigi, lasciando le gambe nude e lisce ben visibili.
Quando si voltò, Fred si sporse per guardarla meglio nella zona del fondoschiena, lei lo vide con la coda nell’occhio. Si girò verso di lui e con un dito gli alzò il mento fino a quando i loro occhi non si incontrarono.
“Io sono quassù Weasley.”
“Sei anche laggiù Granger.” Rispose lui sfacciato e per niente imbarazzato. Hermione scosse la testa divertita, non poteva farne a meno. La faceva ridere con nulla, anche quando si sarebbe dovuta arrabbiare, ma in realtà le piaceva il fatto che lui la guardasse così.
“Quindi andate ad una festa…” iniziò lei, riempendo la pentola d’acqua dal rubinetto.
“Si, di Jordan.”
“Guarda che il film è bellissimo… vi piacerebbe…”
“Non attacca. Stasera devo andare lì e portarmi qui qualcuna.”
“Ma che bello…”
“Tranquilla Granger, avremo un sacco di tempo per stare assieme.”
“Come se io lo volessi.”
“Si che lo vuoi.” Fece lui bonario, sfoggiando un’espressione angelica.
“Passare il tempo con te?”
“Perché non vieni alla festa? Lee sarà felice.”
“Te l’ho detto, la mia prima notte qui me la voglio godere… guardando film romantici e mangiando gelato inondato dalle mie lacrime…”
Fred fece una smorfia divertita, addentando un’oliva, “che sabato sera entusiasmante…”
“Vero?” Fece lei tutta fiera.
“Sapevo che dentro di te vivesse una vecchia scorbutica ottantenne, ma adesso ne ho la certezza…” La indicò divertito.
“Sei solo geloso del mio piano.”
“Geloso? Io me ne vado ad una festa, pieno di ragazze stupende che non aspettano altro che arrivi la vera svolta della serata” e indicò il suo corpo, alzando le sopracciglia.
Hermione sbuffò e iniziò a mischiare il sugo con le olive in una ciotola, “ti auguro di trovarne una abbastanza scema da farsi portare qui…”
“Oh la troverò tranquilla...” si sporse verso di lei con le braccia, avvicinandosi al suo viso. Hermione alzò gli occhi da quello che stava facendo e rimase senza fiato quando lo vide così vicino, la sua presenza le accendeva tutti i sensori, i nervi si tendevano. Le gambe si fecero di nuovo molli, tremanti. Il cuore le balzò in gola, e avvertì quel formicolio al basso ventre, che si propagava fino alle mani e alla testa.
“…ma se non ne trovo nessuna, posso consolarmi con te vero?”
Hermione fece una smorfia fintamente accondiscendente, poi tornò seria. “Io non sono il ripiego di nessuno.” Scandì questa volta veramente irritata dalla sua mancanza di tatto, anche se scherzava, non era così sicura.
“No infatti non lo sei,” sussurrò in rimando Fred, ad un soffio dalle sue labbra. Poi tornò nella posizione di prima, tornando indietro con la schiena, cercando di impossessarsi di un’altra oliva, ma Hermine gliela tolse dalle dita.
“Sei triste perché la tua nuova coinquilina è così irraggiungibile per te e ci sei rimasto male?” Domandò con finta pietà, mangiando l’oliva che gli aveva appena rubato.
“Se proprio lo vuoi sapere… la mia coinquilina solo qualche settimana fa mi ha praticamente supplicata di baciarla… ed era impegnata…. Chissà cosa farà ora che è libera…” rispose pronto Fred, tornando avanti con il peso, riavvicinandosi pericolosamente a lei.
Hermione non rispose subito, l’aveva spiazzata con quella risposta, ma non si diede per vinta. Non poteva averla vinta sempre lui.
E così cambiò strategia.
“Guarda che sei tu quello che mi vuole…”
“Ma neanche per sogno, te tra tutte? Devo essere messo veramente male…” ribatté Fred, senza però accennare a spostarsi da quella posizione. Mentre però Hermione si avvicinava le parole man mano divenivano sempre meno sicure e più incerte, come se neanche lui ci credesse. Anche lui si avvicinò al suo volto. Hermione lo guardò intensamente, piegando appena la testa, sporgendosi verso di lui oltre il tavolo.
“Quindi,” mormorò con voce suadente e lo sguardo carico di voglia, “se ti dicessi di prendermi ora su questo tavolo non lo faresti?”
Fred si bagnò le labbra, il cuore a mille, e l’eccitazione che premeva bei pantaloni.
Portò una mano dietro al suo collo, facendo per baciarla, ma Hermione prontamente si tirò indietro all’ultimo, tornando in piedi dietro al tavolo, un’espressione compiaciuta in volto.
Fred rimase immobile per qualche secondo, e dovette sbattere le palpebre un paio di volte, la mano ancora a mezz’aria, prima di rendersi conto di quello che era appena successo.
Si tirò indietro anche lui, allibito, senza staccare gli occhi dalla ragazza che buttava tranquillamente gli spaghetti nell’acqua che bolliva allegra accanto a lei.
Non posso crederci lo ha rifatto….
“Tu…” fece mordendosi un labbro, “sei tremenda.”
Hermione non rispose, limitandosi a sorridere fiera di sé stessa, per il suo grande autocontrollo. Perché il suo cuore batteva tanto quanto il suo, e la sua eccitazione cresceva dentro di lei come un fiume in piena, arrivando in gola e alle mani.
Ma ce l’aveva fatta, lo aveva fregato di nuovo.
Preparò il suo piatto colmo di spaghetti, prese un’enorme coppa di gelato dal freezer, mentre George li raggiungeva, e lei si spostava verso il divano.
“Freddie dobbiamo prepararci.
“Ma certo.” Digrignò i denti lui, incenerendo Hermione mentre passava. Indugiò su di lei, mentre la ragazza preparava il film e si rannicchiava sul divano nero, il piatto in grembo, una scatola di fazzoletti e la coperta accanto; poi seguì il gemello verso le camere per vestirsi adeguatamente, scuotendo la testa.
Non era mai capitato che una ragazza lo rifiutasse, ma una che lo faceva TRE volte nell’arco di un anno?
Quello era assurdo.
Il suo orgoglio non avrebbe retto una quarta volta. Soprattutto se si parlava di una come la Granger, che aveva sempre creduto di poter far cadere ai suoi piedi in un lampo.
E invece no. Era un vero osso duro. Chissà se lo vedeva davvero solo come un amico con cui non voleva averci niente a che fare, alla fine nell’armadio era arrabbiata con Ron, oppure lo voleva tanto quanto lui voleva lei, ma non voleva dargli la soddisfazione…
Non sapeva come, ma lo avrebbe scoperto molto presto.
 
 
Hermione fece partire “Harry ti presento Sally” con il telecomando, portandosi alla bocca un’enorme quantità di spaghetti. Già alle prime scene le venne da piangere, ricordandosi delle prime settimane con Ron. Si avvolse nella coperta, lo sguardo incollato allo schermo, mentre ridacchiava e piangeva insieme istericamente.
 
 
Fred e George tornarono nell’ampio salone, vestiti molto eleganti, e videro Hermione, a gambe incrociate sul divano, la coppa di gelato in grembo, e il piatto vuoto appoggiato sul tavolino di legno di fronte a lei, il trucco colato, che piangeva davanti al film.
“Sally tu non lo sai ancora, ma lui ti ama…anche se dice di no…” singhiozzava, la testa chinata appena indietro, mentre si infilava in bocca un’enorme cucchiaiata di gelato al cioccolato.
George ridacchiò e guardò Fred, che la fissava immobile, un mezzo sorriso in volto, e lo vide sospirare e grattarsi la testa.
George alzò le sopracciglia, dandogli una spallata.
“Vieni Freddie?” Domandò aprendo la porta di casa. Fred indugiò sulla porta, mentre si infilava la giacca.
“Buona serata Hermione, torneremo molto tardi, probabilmente in compagnia…” La salutò George. Hermione rispose con un gesto della mano, soffiandosi il naso in un fazzoletto, per poi riscoppiare in lacrime.
Fred si morse un labbro.
E la trovò meravigliosa, come non mai. Al tempo stesso indifesa, tenera, ma forte e risoluta, dolce, e sexy, anche mentre si disperava di fronte ad un film romantico, il trucco appena accennato colato sulle guance, i capelli raccolti in una coda, mentre quasi attaccava la coppa di gelato con il cucchiaio.
E non poté fare a meno di sorridere, ed essere grato che il fato l’avesse portata lì, da loro.
“Granger sta attenta…” la provocò sulla soglia.
La ragazza si voltò a guardarlo di sbieco.
“Mi hai rifiutato tre volte con quella di stasera. Siamo uno a tre. Guarda che posso diventare molto vendicativo.”
“Tre?”
“Si mi hai rifiutato un attimo dopo avermi salvato la vita…”
Hermione ricordava perfettamente, e rise. “Mi ero appena messa con tuo fratello.”
“Era solo una cena.”
“Con te non è mai SOLO una cena.”
“Touchè.”
“Scusa quand’è che mi avresti rifiutato tu?”
“Nell’armadio durante il gioco.”
“Tu sei scemo.” Borbottò George sulla soglia, cercando di guardare altrove, ma stava ascoltando perfettamente. Fred lo guardò divertito.
“Era ancora impegnata…”
“E sei stato molto nobile d’animo gemellino, ma ora non lo è più…” fece George, “se non ti fai avanti tu lo faccio io,” disse con tono altamente scherzoso, ma non poté nascondere a sé stesso che ci aveva pensato parecchie volte nell’ultimo anno. Ma Fred la guardava in un modo… la mangiava con gli occhi, ma in modo diverso da come lo aveva visto fare altre volte, con altre ragazze. C’era molto di più in quello sguardo, qualcosa che non aveva mai visto brillare nei suoi occhi.
Che fosse…?
“Non accadrà mai, con nessuno di voi.” Sentenziò Hermione indicandoli e tornando a guardare la TV.
“Ahh Granger, come farai a resistere vedendomi ogni giorno?”
“Me la caverò.”
“Povera illusa.”
“Non devi andare ad una festa a rimorchiare ragazze tristi e sole?”
Fred scoppiò suo malgrado a ridere, “è così infatti…” rispose indossando la giacca.
Ma desiderò rimanere, stringersi a lei, davanti al film, a ridere con lei su quel divano, per tutta la notte.
Scosse la testa sorpreso da quei pensieri, e sospirò profondamente. No. C’era una festa che li aspettava, piena di ragazze bellissime e molto disponibili, conoscendo le feste di Jordan.
Uscì insieme a George, chiudendo la porta, lasciando Hermione alla propria serata.
 
 
§
 
 
Fred, dopo aver fatto un giro allegro di saluti, si appoggiò pensieroso al muro della sala da pranzo di Jordan, che era stata adibita a pista da ballo e DJ set. C’erano decide di persone che saltavano come matti, trasportati dalla musica spacca timpani. Le luci stroboscopiche vorticavano, viola, verdi, gialle rosse, illuminando la stanza.
C’era gente che andava e veniva dalla cucina, cercando di passare tra la folla, tenendo alti i bicchieri di plastica rossi per non rovesciare il contenuto.
George lo trovò poco dopo e lo guardò stupito, di solito appena arrivato si lanciava in pista o a rimorchiare qualcuna, invece se ne stava silenzioso, contro la parete, a fissare la gente che ballava.
Lo raggiunse, dopo aver salutato un paio di persone in pista, porgendogli un bicchiere di Acquaviola, che Fred accettò molto volentieri.
Un paio di ragazze civettuole si avvicinarono a loro.
“Ciao, vi ricordate di noi?”
“Chiediamo perdono ma no.” Rispose George per entrambi.
“Eravamo ad Hogwarts, un anno indietro a voi, Alice, Tassorosso…”
“E io Grifondoro. Sono Chloe.” Fece l’altra stringendo la mano suadente ad entrambi.
“Oh. Certo, ora ricordo.” Mentì spudoratamente George.
“Beviamo qualcosa assieme?”
“Ma certo,” fece Fred, ma il suo tono era leggermente distratto, la mente persa da tutt’altra parte.
 
 
Un’oretta e mezza dopo stavano ancora chiacchierando con loro, dopo aver ballato assieme e bevuto.
Fred però era stato abbastanza distaccato tutto il tempo, con grande stupore di George, che non lo aveva mai visto così ad una festa.
“Allora ci dicevate che avete un appartamento vostro…” disse una delle due ragazze vestite in modo molto provocante e Fred, guardandola mentre prendeva il bicchiere che lei gli porgeva, non riuscì a non pensare ad Hermione, e di quanto fosse sexy con quella maglietta larga.
Non aveva nemmeno bisogno di mettersi giù da gara per esserlo. Lo era senza volerlo, e questo era tremendamente eccitante.
“Si,” fece George, “siamo io il mio caro gemellino, e una nostra vecchia amica che si è appena trasferita.”
Fred sorrise a quelle parole.
“E’ carina?” Chiese leggermente risentita una delle due ragazze, gelosa da morire.
“Molto,” rispose tranquillamente, “quasi quanto voi,” mentì, e Fred sapeva bene quando George mentiva, si mordeva il lato sinistro del labbro inferiore.
Le due ridacchiarono, guardando anche Fred, che accennò un sorriso.
“E perché non è qui stasera?”
Fred sospirò, “aveva da fare cose molto importanti,” e gli venne da ridere mentre pensava a lei ancora sul divano in lacrime con il suo enorme gelato.
Anche George sorrise, perso negli stessi identici pensieri.
“Allora non è un problema se veniamo con voi dopo la festa?” Domandò una delle due maliziosa, sfiorando la camicia di Fred con un dito.
“Non avete niente di meglio da fare vero?” Domandò ironica l’altra, quella che puntava George.
Fred alzò la testa, gli occhi che brillavano, illuminato, e prima che George potesse rispondere lo guardò intensamente; facendogli capire cosa pensasse solamente con un’occhiata.
Hermione gli mancava. Voleva stare con lei, e non solo per provocarla, anche se adorava farlo. Voleva starle vicino, si era lasciata da poco con Ron, e le servivano i suoi due amati coinquilini, che dovevano essere sempre pronti per tirarle su il morale, in ogni modo possibile.
Perché le voleva bene, un bene dell’anima. E se ne rese davvero conto in quel momento, anche se lo sapeva da tempo. Era una delle sue migliori amiche alla fine, anche se l’aveva sempre considerata a scuola troppo piccola, e poi quando era cresciuta, troppo diversa da lui.
Invece ora non era solo bellissima, ma era una donna intraprendente, intelligente, furba, l’unica che sapesse rispondergli a modo, e questa cosa lo faceva impazzire, in un senso fin troppo piacevole. Ma ora aveva bisogno di loro.
E lui VOLEVA passare il tempo con lei, a consolarla con George, e farla ridere, farle dimenticare il rancore verso Ronald, ricominciare.
Anche se avrebbe preferito distrarla in un altro modo, l’unico che credeva di conoscere, in quel momento non gli sembrò più importante.
Era così irraggiungibile da essere ancora più desiderabile. Gli stava dando del filo da torcere…
E ora la voleva terribilmente, ma non nel modo che aveva creduto: la voleva in ogni modo. Anche solo vicina sul divano a guardare… come si chiamava? Ah giusto… un film romantico.
Guardò George che capì subito, e si ritrovò anche lui a voler tornare da quella ragazza assurdamente dolce e forte.
Dovevano starle vicini.
Fred sorrise riconoscente al gemello e tornò a guardare le ragazze, “in realtà… si. Abbiamo di meglio da fare.” Affermò sicuro, allontanando con gentilezza la mano della ragazza dalla sua camicia, che li fissò sconvolta.
Si incamminò verso l’uscita, seguito da George, che si inchinò alle ragazze adirate, “mi dispiace signorine, ma il padrone di casa è disponibile se vi può interessare.” Rivelò indicando Lee con un gesto del capo, le due seguirono il cenno.
Le salutò prima di raggiungere Fred e Smaterializzarsi sul pianerottolo, tornando direttamente su quello di casa loro.
 
 
 
§
 
 
 
Hermione singhiozzò davanti alla dichiarazione d’amore finale del film, mettendosi in bocca l’ennesima cucchiaiata di gelato, asciugandosi le lacrime con un fazzoletto. Era completamente sommersa da essi intorno a lei stropicciati.
Si sentiva sola, nonostante fosse felice di essere lì, avrebbe preferito un’altra distrazione oltre il film. Magari la compagnia dei gemelli, sarebbe stato perfetto così.
Le faceva pensare tanto a Ron e la cosa le aveva provocato una grande tristezza e nostalgia, anche se si sentiva meglio mentre si sfogava tra le lacrime.
Mosse la mano e la porta del frigorifero si aprì. Da esso uscì una busta piena di carne essiccata che volteggiò fino a lei cadendo nella sua mano aperta.
L’aprì con i denti e ne morse uno, mixandolo con un altro cucchiaio di gelato. Riprese a piangere quando i due protagonisti si baciarono.
In quel momento la porta si aprì, quando stavano per partire i titoli di coda. Si voltò confusa, e vide Fred e George entrare con le chiavi, due espressioni intenerite in volto.
“Siete già qua? Ma la festa?” Guardò l’ora, “non sono passate neanche due ore.” Affermò stupita, mentre metteva pausa, e li guardava togliersi le giacche.
Fred si avvicinò a lei scuotendo la testa.
“Tsk tsk tsk, Granger non va bene così…” fece lasciandosi cadere accanto a lei, prendendo in mano il pacchetto di carne in bastoncini, “carne essiccata e gelato insieme?”
“La situazione è grave,” affermò sicuro George annuendo, saltando da oltre lo schienale, dalla parte opposta, prendendo comodamente posto accanto a lei.
“Tanto grave da costringerci a tornare…” concluse Fred, senza però mostrare quanto fosse felice in realtà.
“Avete davvero lasciato la festa per stare con me?” Domandò la ragazza commossa, guardando i due ai suoi lati, che si strinsero a lei allungando le gambe sul tavolino.
“Non farti strane idee Granger…”
“…Eravamo solo curiosi di sapere cosa succede in questo dannato film…”
“Già… rimettilo da capo.”
“Volete vederlo con me?”
Fred addentò un pezzo di carne, “ci puoi scommettere, prima mi hai incuriosito, adesso voglio vedere se è così bello come dici…”
George ridacchiò e alzò la coperta, coprendo tutti e tre. Hermione sorrise felice come non lo era da tanto tempo, si sentiva sicura, amata e protetta. Sentì di volergli davvero bene a quei due matti, e sapeva che quello era il loro modo per dirle che le volevano bene, e che amavano passare il tempo con lei.
Fece ripartire il film da capo.
I due si misero comodi, gli occhi incollati allo schermo. Fred guardò Hermione di sbieco per un momento, lei ricambiò. I loro corpi si toccavano, ed entrambi fremevano senza darlo a vedere. Fred ammiccò e si appoggiò con la testa sulla sua spalla, facendole venire i brividi, poi indicò lo schermo. La sua vicinanza lo faceva stare bene, in pace. Era felice con lei. Si inebriò del suo profumo, stringendosi a lei.
“Chi è lei?”
“Lei è Sally…”
“E lui?”
“Harry… senti ma il film lo vuoi vedere o cosa?”
“George mi passi del gelato?”
“Arriva gemellino…”
“Graaaazie.”
“Fate attenzione… questo momento è importante…”
“Questo momento è importante,” le fece il verso Fred, beccandosi un colpetto sulla spalla da lei. Risero tutti, stretti l’uno all’altro sotto alla coperta, mentre si passavano le leccornie di mano in mano, ridacchiando e zittendosi a vicenda.
George guardò per un attimo il modo in cui si toccavano, senza rendersene conto, anche se il braccio di Hermione era intorno al suo collo, vedeva benissimo come le sue dita fremevano accanto a quelle di Fred, desiderose di toccarlo.
Sospirò e deglutì. Non aveva mai visto Fred comportarsi in quel modo, e non poté fare a meno di essere felice, cercando di reprimere i suoi di sentimenti, che stavano montando dentro di lui senza che potesse fare nulla per fermarli.
Ma ci sarebbe riuscito prima o poi. Fred veniva prima, qualunque cosa desiderasse.
“Ehi non mangiartelo tutto,” fece per distrarsi dai suoi stessi pensieri, notando che si stava tenendo la coppa tutta per sé, tirando un coppino al gemello.
“Shhh adesso concentratevi…”
Fred rimase in silenzio per un momento, poi si sporse verso il gemello.
“Pssst George, mi passi i fazzoletti? Io sono uno sensibile…”
La risata cristallina di Hermione risuonò nella stanza, e Fred sentì il cuore scaldarsi come da un fuoco interiore, e pensò di non voler essere da nessun’altra parte che lì, con George ed Hermione. 










NOTA DELL'AUTRICE: Buondì a tutti cari lettori. Eccomi con il nuovo capitolo, e con la prima serata di convivenza. Mi sono voluta concentrare solo su questo anche se così la storia non è andata molto avanti, ma mi sembrava un dettaglio molto carino di cui parlare, per far vedere anche un minimo cambiamento nei caratteri di Fred e George, anche se ne deve ancora accadere di roba...
Non so, io ho adorato questi gemelli che mettono da parte il divertimento, facendo uscire il loro lato tenero, per stare accanto a questa Hermione forte, ma adorabile e dolce, che però comunque si è appena lasciata da una storia importante con Ron, e che come ogni ragazza ha bisogno di sfogarsi e fare anche quello che faremmo tutte noi haahaha (guardando il film che mi guarderei io quindi mi ci ritrovo molto haha)
Cosa ne dite? Vi piace come sta evolvendo la cosa? Fatemi sapere che sono super curiosa!! Grazie che seguite questa nuova storia e grazie mille a chi commenta perchè è grazie a voi che mi carico ogni volta nel scrivere il successivo.
Alla prossima, aggiornerò prima che posso. 
Ciao <3

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Capitolo 9
*** CAPITOLO 9 - DI CHE HAI PAURA? ***


CAPITOLO 9 – DI CHE HAI PAURA?
 
 
 
 
 
 
 
Hermione si svegliò con il sole che le bruciava la faccia. Si destò appena e si accorse di essere sul divano. Fred e George erano ancora addormentati sotto alla coperta insieme a lei. Uno da un lato e l’altro da quello opposto, lei era spiaccicata contro Fred.
Gli occhi chiusi, le espressioni docili, il respiro regolare.
Erano davvero angelici quando dormivano… peccato che poi si svegliavano e iniziavano a parlare.
La ragazza si ricordò della sera prima, di come loro fossero tornati prima dalla festa, lasciando probabilmente anche qualcuna lì, solo per lei, per starle accanto; perché avevano capito che ne aveva bisogno.
Avevano visto il film, era finito tardi. Gli era piaciuto tantissimo, poi si erano messi a guardare un programma terribilmente divertente, di gente che doveva superare ostacoli nel fango, nell’acqua, su dei percorsi sempre più difficili.
“Sono matti i babbani,” aveva commentato George facendo scoppiare a ridere gli altri due.
Poi erano crollati, uno sull’altro, vicini, quando la stanchezza aveva preso il sopravvento, coperti dalla trapunta di lana.
Hermione sorrise dolcemente al ricordo, era stata una serata meravigliosa con loro e non ci poteva credere che loro adesso effettivamente vivessero assieme.
Si scostò appena e Fred mugolò nel sonno, stringendola più a sé, circondandola con le braccia. Lei aderì al suo corpo con la schiena e le natiche, e immediatamente avvertì la sua prorompente erezione dai jeans contro di lei.
A quel punto si svegliò del tutto, appiccicata contro di lui, e sbarrò gli occhi, guardandolo di sbieco divertita. Allora gli faceva davvero un bell’effetto… anche se era assolutamente normale per i ragazzi, sapere che lei aveva contribuito, la faceva sentire potente, desiderabile.
Solo lui riusciva a farle provare quelle emozioni, quella sicurezza in sé stessa. Decise di fare finta di nulla, rimettendosi a dormire contro di lui, ma spostandosi svegliò George dal lato opposto, che si destò stiracchiandosi.
Aprì gli occhi assonnato, guardò l’ora. Quasi le due del pomeriggio.
Si stropicciò la faccia e voltò lo sguardo verso i due, dormivano rannicchiati a cucchiaio. Il braccio di lui le circondava la vita.
Sorrise appena e sospirò, “vado a farmi una doccia, poi andate voi. Ricordatevi che dobbiamo andare alla Tana a cena, è domenica.”
Era il giorno in cui si riunivano solitamente tutti assieme per tornare alla Tana, mangiando tutti assieme. Quella volta avrebbero dovuto dare la notizia che adesso vivevano assieme, per una fortuita coincidenza.
Si alzò, battendo un colpo affettuoso sulla coscia del gemello, che mugugnò qualcosa di incomprensibile.
Hermione che era perfettamente sveglia in realtà, si sistemò meglio sul divano, e facendo quel movimento non fece altro, ma lei lo sapeva bene, che strofinare il suo fondoschiena contro i pantaloni di Fred, il quale aprì un occhio furbescamente, svegliandosi.
Il suo viso era immerso nei lunghi capelli di Hermione, voltata di schiena, che faceva palesemente finta di dormire. Sorrise beffardo, e con un movimento del bacino si scontrò su di lei, facendola sussultare.
“Lo sapevo che non dormivi.” Affermò divertito lui, sistemandosi comodo. Hermione si morse un labbro. Non rispose, rimase immobile, ma ormai era fatta, era stata lei a cominciare.
“Perché che ho fatto?” Domandò con finto tono assonnato, gli occhi chiusi, facendo aderire il suo corpo ancora di più contro quello di Fred, che mugolò di piacere. L’eccitazione saliva sempre di più, incontrollabile, e la più dolorosa e potente che avesse mai avuto.
Sentì il corpo percosso dai brividi.
“Granger vuoi sedurmi per caso?” Domandò quando si fu ripreso, alzando appena la testa per appoggiarla sull’incavo del collo di Hermione, che fremette e dovette mordersi l’interno della guancia per non emettere un suono.
“Ma chi io? Nah.” Rispose mezza divertita.
“Ah no?” Domandò di colpo Fred, l’afferrò con forza per la vita e la fece voltare a pancia in su, posizionandosi sopra di lei in modo abile. Hermione sussultò di piacere. Ci sapeva davvero fare dovette ammettere la ragazza.
Le mancò il fiato per un momento. Fred le fece aprire le gambe con le sue e si appoggiò contro di lei, sostenendosi sui gomiti per non pesarle troppo, ma farle comunque sentire la sua presenza.
Lei era ancora in pantaloncini dalla sera prima, e Fred dovette metterci tutta la sua forza di volontà per non saltarle addosso sul serio.
Era semplicemente meravigliosa, la coda scombinata, il viso sorpreso per quel suo gesto fulmineo, il suo corpo esile, ma formoso che premeva sotto il suo.
“A me sembra che TU stia tentando di sedurmi,” sussurrò Hermione di rimando, toccandogli la punta del naso.
“Io? Che cerco di sedurre la secchiona di Hogwarts? Nahhh...” Fece lui abbassandosi su di lei con una smorfia, avvicinando le loro bocche. “Posso andarmene quando voglio.” Fece con tono convinto, quando vide l’espressione divertita di Hermione, ma non accennò minimamente a spostarsi. Anzi. Fece aderire i loro bacini facendole sentire apposta la sua erezione.
Hermione chiuse gli occhi e inclinò la testa all’indietro, ma cercò di non toccarlo… per non fargli capire quanto le sarebbe piaciuto rispondere a quelle attenzioni…
MA NO. Si era trasferita con loro da meno di ventiquattr’ore e già si stava mostrando così disponibile nei suoi confronti?
Non era da lei, ma lo voleva terribilmente. Però doveva essere forte. Sarebbe stato divertente farlo soffrire giusto un pochino, in fondo un po’ se lo meritava.
Si avvicinò alle sue labbra, guardandolo intensamente ed entrambi si persero negli occhi profondi dell’altro, ma Hermione, per quanto eccitata fosse, rimase lucida quanto bastava per strisciare lentamente verso il bordo del divano.
Quando Fred abbassò la testa di colpo, cercando di baciarla, non riuscendo a trattenersi un secondo di più, Hermione scartò di lato e rotolò già dal divano, finendo sul pavimento. Fred quasi si scontrò la stoffa del divano, facendola scoppiare a ridere.
Fred spalancò la bocca allibito, guardandola dal divano, steso su di esso.
“Granger, questo è stato un grave, grave errore…” Disse a metà tra il divertito e il minaccioso, cercando di afferrarla, sporgendosi dal divano, ma lei sgusciò via abilmente, mettendosi in piedi ridacchiando vittoriosa.
Fred la seguì con lo sguardo mentre aggirava con circospezione il divano, gli occhi nocciola puntati su di lui, per andare in cucina, poi scattò dal lato dello schienale, sporgendosi, e cercando di agguantarla di nuovo, ma lei ridacchiando impaurita e divertita, si divincolò dalla sua stretta, abbassandosi fino a sedersi sul pavimento.
Da terra arrivò al bancone della cucina, e si appoggiò ansimante contro di esso con la schiena, seduta, le gambe distese davanti a lei.
Fred si aprì in una smorfia di sfida, superò lo schienale del divano, chinandosi a terra e mettendosi a quattro zampe. Anche lui ansimava, per la breve lotta e l’eccitazione che cresceva dentro di lui e tra di loro ogni momento di più.
“Ah Granger, Granger… non sai contro chi ti sei messa…” mormorò bagnandosi le labbra suadente, avanzando poco alla volta a gattoni. Hermione ad ogni suo movimento della mano in avanti sussultava, era come una dolce tortura.
Il suo avvicinarsi gradualmente le faceva provare sensazioni contrastanti: emozione, timore, eccitazione.
Piegò le gambe, divaricandole, come per invitarlo ad entrare tra di esse. Fred ghignò senza smettere di avanzare, un passo alla volta.
“Allora ti sei decisa a cedere… era ora…” fece una volta arrivato ai suoi piedi, ma quando fece per portare una mano sotto alla sua coscia, Hermione chiuse le gambe di scatto, bloccandolo.
“Mi dispiace, ma per te sono off limits.” Gli sussurrò seducente. Fred sospirò profondamente, sentendosi quasi male. Quella ragazza lo stava facendo impazzire, lo fregava ogni dannata volta.
“Posso sapere come mai Miss Granger?” Domandò appoggiando il mento sulle sue ginocchia chiuse.
“Perché si deve far fatica per conquistare me…”
“Penso di non aver mai fatto così fatica nel tentare di sedurre qualcuno…” ridacchiò lui mordicchiandole la pelle del ginocchio con voce angelica. Hermione si morse un labbro a quel gesto, poi cercò di riprendersi.
“Fred…” sussurrò scompigliandogli i capelli, “non sono quella che ti porti a letto e poi non senti più…”
“E’ di questo che hai paura? Non dovrei nemmeno scriverti, viviamo assieme!” Ci scherzò sopra lui ironico, ma Hermione non rise.
“Appunto, viviamo assieme, come potrei fare nel vederti qui ogni giorno dopo che mi hai scaricata come tutte le altre?”
Tu non sei tutte le altre. Avrebbe voluto rispondere Fred, ma poi cosa sarebbe successo?
“Hai questa considerazione di me?” Domandò mogio, senza muoversi da quella posizione, iniziando a sfiorare la gamba nuda di Hermione con due dita.
“Hai mai più scritto alla ragazza della festa?”
Silenzio.
“Come pensavo.”
Fred si aprì in un verso spazientito. “Ohhh andiamo, so che lo vuoi. Non pensare alle conseguenze, lascia che accada.”
“Non sono fatta così.”
“A me sembrava di si poco fa,” ribatté lui passandosi la lingua tra i denti, cercando di aprire con dolcezza le gambe di Hermione insinuandoci tra di esse una mano.
Ma Hermione non mollava.
“Hai paura di innamorarti di me?” Domandò Fred a bruciapelo.
Hermione sbuffò, ma aveva centrato il punto.
“Pffft, ma per favore. Io innamorarmi di Fred Weasley? Guarda che so separare il sesso dai sentimenti.”
“E allora di che hai paura?” Insistette Fred, optando per quella strada, appoggiando la guancia sulle sue ginocchia.
“Non ho paura di nulla.” Fu la secca risposta, “è che tu davvero non mi interessi.”
Fred scoppiò a ridere, “quanto pensi che andrà avanti questa tua recita?”
Hermione aprì la bocca per rispondere, ma George uscì dal bagno in quel momento e Fred scattò in piedi.
Una nuvola di vapore precedette il ragazzo, che entrò nella stanza avvolto in un asciugamano, mentre con uno più piccolo si strofinava i capelli fradici.
Andò verso la cucina e vide Hermione ancora seduta a terra che lo fissava.
“Il bagno è tutto vostro.” Annunciò George, e aggirando il tavolo aprì il frigorifero.
I due rimasero immobili a guardarlo, come colti in flagrante. George bevve un sorso di succo di frutta e ricambiò lo sguardo perplesso.
“Beh? Che avete da fissare?”
Hermione si riscosse e si alzò, “nulla.”
“Granger lo so che sono meraviglioso, bello oltre ogni immaginazione… ma ti prego così mi fai arrossire… Un po’ di succo?” E le porse il cartone.
Hermione scosse la testa ridacchiando, “si grazie.” Lo accettò bevendo anche lei direttamente da lì.
“Io… vado a farmi la doccia.” Fece Fred allontanandosi.
“Ehi mi stavo per prenotare io,” sbuffò adirata, seguendo con lo sguardo Fred che si avviava verso il bagno.
“Mi dispiace troppo lenta.” Fu la risposta immediata, mentre alzava una mano, e spariva dietro alla porta di legno.
Hermione sbuffò e tornò a guardare George. Era coperto solo con l’asciugamano in vita, intorno al collo aveva quello più piccolo per la testa. Gli addominali erano scolpiti, era uguale davvero in tutto a Fred. E ora che avevano di nuovo i capelli un po’ più lunghi e ribelli, l’orecchio mancante era completamente coperto. Non si distinguevano quasi più se non si faceva attenzione. Ovviamente lui non aveva le cicatrici, e diavolo… anche lui era incredibilmente bello e affascinante.
George era eccitante, ma non aveva quell’intesa che aveva con Fred, il loro rapporto era diverso. Si sentiva più tranquilla, anche se quella vista l’aveva un attimo spiazzata. Non avrebbe mai pensato che anche lui fosse così attraente. Anche se quello che provava era diverso da Fred, il fatto di provare attrazione fisica per entrambi la mise in difficoltà, non sapeva come gestirla, anche perché entrambi guazzavano in mezzo a quella cosa.
“Vado a sistemare le mie cose…” ruppe il silenzio lei, indicando il lato della casa opposto, dopo il bagno, dove c’erano le camere.
George annuì, “forse è meglio, se mi guardi ancora per troppo tempo così fissa, rischi di rimanere abbagliata come con il Sole…” la prese in giro lui.
Hermione serrò la bocca in un sorriso imbarazzato e indietreggiò.
“Allora io… vado,” mormorò in imbarazzo, mentre le sue guance si coloravano visibilmente.
“Granger non starai mica arrossendo?”
“No no…”
George scoppiò a ridere e si chinò nuovamente davanti al frigo, permettendo ad Hermione di defilarsi in fretta.
 
George sospirò mentre cercava altro da mangiare nel frigorifero. Quando si era svegliato, aveva notato che Fred ed Hermione avevano dormito abbracciati, si erano cercati e trovati.
Ultimamente, nell’ultimo anno si era reso conto di provare attrazione fisica verso Hermione, però sentiva che non era solo quello. C’era dell’altro, ma non riusciva a capire bene cosa.
Ma di una cosa era certo. Fred era cotto di lei. Non sapeva se fosse innamorato, ma non lo aveva visto mai andare via da una festa e rinunciare ad una bella ragazza per tornare da un’amica e passare la notte con lei sul divano a mangiare e ridere.
Non era da Fred, ma lo aveva fatto, e questo voleva dire tutto.
Loro tre erano stati bene insieme, ma Fred ed Hermione avevano un’intesa da tempo palpabile, anche lui la vedeva. E non poteva che esserne felice, perché se Fred si fosse svegliato una volta per tutte, capendo che una ragazza come quella non se la poteva far scappare, allora aveva una speranza per essere di nuovo felice, per davvero.
E lo sembrava già una persona diversa. Hermione avrebbe potuto salvarlo da sé stesso forse. Salvarlo da qualcosa che neanche lui, nonostante fosse la persona più vicina a lui, avrebbe potuto risolvere.
Ma quella strana attrazione che provava per Hermione… non semplificava certo le cose.
 
 
§
 
 
 
Hermione uscì dalla doccia avvolta nell’asciugamano. La camera di Fred era esattamente di fronte alla sua, e poco distante c’era quella di George.
Mentre passava nel largo corridoio per raggiungere la sua stanza, da quella di George, la porta era leggermente socchiusa, sentì delle voci.
Si bloccò per un momento, incapace di non ascoltare.
Fred era seduto sulla sponda letto e dava le spalle a George in ginocchio dietro di lui, che tamponava la sua schiena con una garza.
Il viso di Fred era contratto in una smorfia di dolore. Il petto era nudo, vedeva bene le cicatrici che ricoprivano il suo corpo.
“Ouch…”
“Non muoverti, sarà solo più doloroso…”
Fred sussultò ancora per il dolore, aprendosi in un verso soffocato da un pugno premuto sulla bocca.
“Stanno peggiorando…” mormorò George con voce affranta, mentre scrutava la schiena del gemello e ci versava sopra qualcosa. Fred strizzò gli occhi e urlò di dolore. Hermione si nascose dietro alla porta.
“Cazzo… le odio.” Gridò Fred tirando un calcio alla sedia di fronte a lui.
“Devi imparare a conviverci Fred…”
“Non posso…”
“Forse è meglio se chiamiamo l’ospedale… quella sul petto non mi piace…”
Hermione si sporse appena e vide con chiarezza che la cicatrice che attraversava il petto di Fred da parte a parte non era più bianca, ma in certi punti rossa, come se si fosse riaperta.
“NO! Non chiamare nessuno…” lo supplicò Fred voltandosi verso di lui, “non voglio far preoccupare mamma.”
“Ma tu stai facendo preoccupare me.” Rispose secco George, guardandolo impassibile negli occhi.
Fred sospirò, e si passò una mano sulla faccia, “per favore Georgie, non è nulla di grave davvero. Dai mi faccio anche bendare,” si risedette di fronte a lui sul letto, “però ti prego non dire nulla a mamma e papà stasera.”
George sospirò mestamente, e appoggiò la mano sulla spalla di Fred, “e va bene…ora però stai fermo…” sussurrò comprensivo, e iniziò a bendarlo molto delicatamente.
Hermione, che riteneva di aver visto e sentito fin troppo, si allontanò verso la sua stanza, intenerita e rattristata da quel momento. Fred stava soffrendo molto di più di quello che desse a vedere.
Per fortuna c’era George che gli stava vicino, e anche lei lo avrebbe fatto senza esitazioni, se solo lui le avrebbe permesso di entrare in quel mondo che tanto teneva nascosto a tutti.
Lei lo avrebbe capito. Non lo avrebbe mai giudicato, lei era fiera di lui, come lo era George, e i suoi genitori, l’Ordine; ma lui non sembrava capirlo.
 
 
§
 
 
 
Si Smaterializzarono tutti assieme alla Tana. Fred e George indossavano due semplici magliette a maniche lunghe, una mattone e l’altra beige, con tre bottoncini sul giro collo aperti, e due tute larghe, lunghe fino al ginocchio, grigie chiare.
Hermione indossava una maglietta a maniche lunghe attillata, e dei jeans a vita alta con una cintura di cuoio marrone.
Si era raccolta i capelli in una coda bassa, e ora fissava la Tana da fuori, immersa nella luce blu del crepuscolo.
Le luci erano accese, calde e invitanti, come il profumo di teglia al forno che aleggiava fino a lì.
George si sfregò le mani compiaciuto. “Mamma ha fatto la sua pasta al forno…” Fred sogghignò seguendolo. “Andiamo Granger.” Le allungò la mano e la invitò ad entrare con loro, ma lei non si mosse.
Fred si voltò. “Tutto okay?”
“Non… non ho molta voglia di vedere Ronald.” Ammise lei guardando altrove, le mani che tenevano le braccia strette sotto il seno.
Fred tornò indietro appena e le sorrise comprensivo, “è inevitabile. Che ci piaccia o no Ronald fa parte di questa famiglia, e ce lo dobbiamo tenere e amare per quello che è,” si chinò verso di lei e le mise le mani sulle spalle, “tu hai iniziato una nuova fase della tua vita, devi andare avanti. Lo so che è presto, ma… devi farlo.”
Fece una pausa e si chinò ancora di più verso di lei, “se sei d’accordo io e George abbiamo pensato di farlo ingelosire un pochino, giusto per non fargli passare una cena completamente tranquillo… cosa ne dici?” Le propose furbo, ammiccando.
Era una cosa tremendamente dolce da parte loro, erano diventati così premurosi nei suoi confronti da quando si era trasferita lì. Ma sapeva, dopo quello che era successo tra di loro quella mattina, che i momenti di tensione non sarebbero mai spariti. E nemmeno lo voleva. Anzi…
Hermione sospirò, muovendo timidamente un passo dopo l’altro. Annuì e gli sorrise.
Entrarono a braccetto, Fred già immerso completamente nella parte.
“Ma buonasera cara famiglia, ecco arrivati gli ospiti d’onore!” Annunciò alzando un braccio in aria con fare solenne.
In piedi in cucina che trafficava c’era Molly che le regalò un enorme sorriso. Seduti al tavolo c’erano Arthur, Ginny, Harry, che si alzarono per salutarli con affetto. Ron rimase seduto, facendo un timido cenno sorridendo. Hermione rispose appena, non voleva comunque essere maleducata.
“Come stai Hermione?” Le chiese Ginny stringendola in forte abbraccio. “Ti sei fatta vedere poco ad Hogwarts ultimamente.” Le fece notare alzando un sopracciglio.
“Siete venuti insieme?” Domandò curioso Harry, abbracciando con foga la migliore amica.
“Si noi…”
“Ogni cosa a suo tempo,” si affrettò ad interromperla George, strizzandole l’occhio.
“Su sedetevi, è pronta la cena.” Annunciò Molly poco distante, portando a tavola con due pattine un’enorme teglia di pasta al forno con ragù. La tavola era imbandita di contorni di ogni genere.
L’aria era calda, profumava di legno. I gemelli presero posto ai lati di Hermione, leccandosi già i baffi.
Erano così simili in quello a Ron. Hermione si rabbuiò per un momento poi Molly interruppe i suoi pensieri mogi mentre allungava la mano per farsi passare il suo piatto.
“Allora tesoro, come va la ricerca della casa?”
“Finita. Ho trovato un appartamento.” Rispose lei, beccandosi un cenno da parte dei gemelli.
Tutti esultarono felici. “Ma che bella notizia!”
“Non ha solo trovato casa…. Ha trovato LA casa.” Precisò Fred malizioso.
“Cioè caro?”
“La signorina Hermione Granger, per volere della sorte cercava un appartamento a Diagon Alley…”
“E noi cercavamo un coinquilino con il quale dividere le spese…”
“E Marvin ha proposto ad Hermione proprio il nostro…”
“…che ha trovato stupendo… senza sapere chi già ci abitasse…”
“E ora…”
“Siamo coinquilini!” Esclamarono in coro abbracciando Hermione dai due lati con foga.
Ron si strozzò con la lasagna, tossendo come non mai. La ragazza sorrise sotto i baffi, e batté il cinque ai due sotto al tavolo.
Molly lo guardò preoccupata, ma un minimo anche lei divertita come tutti. Harry gli batté qualche colpo sulla schiena, e quando si fu ripreso, alzò lo sguardo sui fratelli ed Hermione, indicandoli. Rosso in viso.
“Voi tre… vivete insieme.”
“Si.”
“Da soli.”
“Molto soli.”
“Ma non c’è una sola camera vero?” Domandò a disagio, Harry scosse la testa guardandolo come se fosse scemo.
“No Ronnie, le camere sono tre.” Rispose fintamente accomodante George, appoggiando le braccia piegate sul tavolo.
“Ma abbiamo già avuto modo di dividere il letto tutti assieme appassionatamente…” Aggiunse malizioso Fred, fissando Ron con gli occhi che brillavano per la bellissima occasione di punzecchiarlo appena ricevuta.
Ron fece un verso soffocato e si strozzò con l’acqua questa volta che stava bevendo per riprendersi.
Hermione arrossì e tirò un piccolo colpo sul petto a Fred.
“Scusa cosa?” Tossì a disagio Ron, preso alla sprovvista da quella frase.
“Quello che Fred voleva dire,” la ragazza pensò fosse meglio intervenire, “è che ci siamo addormentati sul divano dopo aver visto un film. Tutto qui.”
Ron sembrò rilassarsi e Fred si sporse verso Hermione senza farsi sentire, “allora forse dici che è meglio sorvolare il fatto che mi sono svegliata con te appiccicata e che ti ho quasi fatta cedere al mio fascino sul pavimento della cucina?” Sussurrò suadente, guardandola di sbieco.
Hermione fu percossa da brividi di piacere lungo tutta la colonna vertebrale, e si aggrappò al bordo della sedia per non darlo a vedere, ma lui notò il gesto e sorrise trionfante.
“Forse non è il caso,” rispose lei sforzando un tono calmo, poi lo guardò anche lei di sottecchi. “E comunque non ti sei ancora lontanamente avvicinato al farmi cedere…” Aggiunse provocante, sfiorandogli la barba con due dita. Fred serrò le labbra, tremante di desiderio e orgoglio ferito. Poi le dischiuse in un sorriso sghembo.
“Io invece credo di si… e te lo dimostrerò…” rispose in un soffio, per poi tornare a concentrarsi sul cibo come se nulla fosse. Allungò un braccio per prendere la caraffa di acqua, ma un dolore lancinante al petto e alla spalla lo fece bloccare. Soffocò un gemito di sofferenza, strizzò gli occhi, ma tentò di non darlo a vedere.
“Fred,” Molly alzò lo sguardo su di lui squadrandolo preoccupata, “stai bene?”
Arthur si bloccò con il boccone e mezz’aria e tutti lo guardarono.
“Si mamma tranquilla, mi sono allenato ieri e mi fanno ancora male i muscoli…” mentì perfettamente lui, cercando di deviare il discorso. Hermione vide George fissare il gemello per un momento, affranto.
Non capì se Molly ci credette o no, ma non fece ulteriori domande, e Fred si tranquillizzò.
La cena passò tra discorsi sui babbani insieme ad Arthur, ricordi comuni, risate e battute. Una volta finito Ron si congedò abbastanza in fretta, con una scusa. Ma Hermione capì che andava da Lavanda. Abbassò lo sguardo sul piatto vuoto, diventando improvvisamente silenziosa.
Molly lo notò, e quando il figlio fu sparito salutando tutti, le sorrise.
“Allora Hermione cara, per caso stai vedendo qualcuno?”
Sia ad Hermione, che Fred, che George, andò di traverso la fetta di torta che tutti stavano addentando. Fred si batté sul petto qualche colpo, lanciandosi uno sguardo confuso con George. Che lo fissò stranito.
Non succedeva mai che si sorprendessero per qualcosa che l’altro faceva.
Di solito ogni loro gesto, parola, cenno era immediatamente compreso dall’altro, invece ultimamente non stavano più comunicando come prima, la cosa li metteva entrambi a disagio, ma continuavano a fare finta di nulla.
Hermione la guardò a disagio, non sapeva come rispondere. Balbettò qualcosa, e Molly notando la sua incertezza le sorrise smagliante.
“Non ti preoccupare, tu sei di famiglia. Quello che Ron ha fatto è orrendo, non lo nascondo, e mi chiedevo se stessi cercando un modo per andare avanti…”
“Uscendo con qualcuno?” Domandò lei sorpresa.
“Beh si, il figlio di un collega di Arthur si è appena trasferito qui e sta cercando qualcuno con cui frequentarsi, noi gli abbiamo parlato di te, e pensavano che ti andasse di conoscerlo…”
Fred e George sbiancarono, agitandosi sulle sedie. “Non è un po’ presto?” Domandò George ridacchiando nervosamente.
“Insomma, Hermione si è appena liberato di un idiota senza speranze, perché trovargliene subito un altro?” Domandò ironico Fred con una punta di risentimento nella voce.
Ginny soffocò una risata nella spalla di Harry, lei li conosceva davvero bene. La cosa strana era che entrambi si comportassero così… entrambi gelosi di Hermione?
“E’ un bravissimo ragazzo.” Puntualizzò Arthur ai due figli. Fred e George si aprirono contemporaneamente in due versi di disprezzo.
“Grazie siete davvero gentili. Non voglio un’altra relazione ora… voglio solo distrarmi…stare sola per un po’ mi farà bene” Rispose pronta Hermione, facendo annuire Molly.
Fred si sporse di nuovo verso di lei, “io un modo per distrarti lo conosco…” la provocò addentando un boccone con i denti dalla forchetta, e lei socchiuse gli occhi, fissandolo.
“Ma davvero?”
“Io sarei un ottimo partito.” Affermò lui sicuro delle sue parole. Hermione ridacchiò ironica, poi si voltò verso Molly e Arthur, dicendo di dargli fastidio, non poteva perdere occasione; “anche se dovessi tornare a guardarmi intorno, cercherei un ragazzo con la testa sulle spalle… responsabile, serio, fedele… che non mi faccia più soffrire.”
Molly sorrise tristemente per come erano andate le cose.
“Vedrai che lo troverai…”
“E’ che ultimamente nel Mondo Magico sembrano scarseggiare dei tipi così…” sibilò tra i denti lei lanciando un’occhiata di fuoco a Fred.
“I ragazzi romantici si sono estinti tempo fa. Sono rimasti solo scocciatori orgogliosi che non sono capaci di farsi dire di no.”
George represse una risata e Fred gli tirò un leggero coppino, irritato. Molly che non capiva il significato che stava sotto quelle parole, si limitava ad annuire e ascoltarla mentre lei e Ginny sparecchiavano.
Quest’ultima fissò la migliore amica cercando di capire cosa ci fosse sotto.
Arthur si ritirò nel suo capanno degli attrezzi poco dopo.
Fred visibilmente offeso da quegli insulti non così tanto velati per lui, sfoggiò una falsa espressione interessata, congiungendo le mani e fissandola con un grande sorriso.
“Allora sentiamo Granger, quale sarebbe il tuo tipo ideale?”
Hermione lo guardò con sfida, e non si fece affatto intimorire da quella provocazione. Molly era in cucina, non più a portata d’orecchio, e lei si liberò di quello che pensava veramente.
“Se ci tieni tanto a saperlo, Weasley, io voglio una relazione che mi dia quello di cui ho bisogno. Magari non ora, più avanti…”
“E di che cosa hai bisogno?”
“Di un ragazzo che ami ami con tutto sé stesso. Ho bisogno di qualcuno che mi accenda il fuoco della passione, facendomi capire con un gesto uno sguardo quanto mi trova bella, prendendomi quando meno me lo aspetto, ma che dopo riesca ad essere la persona più dolce di questo mondo, che sappia starmi accanto. Vorrei qualcuno che mi vedesse veramente, che mi ascoltasse…” abbassò lo sguardo e tutti i suoi amici al tavolo capirono che si stava riferendo a Ron, e di quanto lui non avesse mai fatto nulla di tutto quello nell’ultimo periodo.
“Vorrei qualcuno con cui vivere sul serio… che mi faccia sentire qualcosa, anche litigando, discutendo, amando…” sussurrò infine, la voce le si spense e lei si appoggiò allo schienale della sedia, pensierosa.
Dopo un attimo di silenzio, Fred, che non aveva intenzione di mollare il colpo, si liberò in un verso di scherno.
“E’ la cosa più assurda che io abbia mai sentito…”
“Scusa cosa?”
George alzò un sopracciglio nel vedere la reazione di Fred, ma rimase in silenzio, ad osservare.
“Tu vuoi qualcuno con cui litigare?”
“Non ho detto questo.”
“Si invece.”
“Beh… intendevo qualcuno con cui avere un confronto, che avesse idee diverse dalle mie. Non hai idea di quanto sia frustrante sentirsi dire di si per ogni cosa che si dice… Ron era…” si bloccò alla fine era loro fratello, erano ancora arrabbiati con lui, ma non poteva sfogarsi su di lui davanti a loro.
“Granger… non credi di pretendere un po’ troppo?”
“Perché voglio qualcuno che mi faccia sentire viva?”
“Litigando?”
“Anche quello fa parte dell’amore, ma che ci parlo a fare con te. Che sei più bravo in materia oscura che in questioni delicate e profonde come l’amore.”
“Guarda che così mi offendo.”
“Uhhh non sai quanto mi dispiace.”
Fred tirò su con il naso, stava iniziando ad irritarsi sul serio. Portò la sedia più vicina alla sua e ci si sedette sopra al contrario. Nessuno lo faceva uscire di testa come quella ragazza.
“Sai Granger, te la posso dire una cosa?”
Hermione lo guardò come per dire: “sto aspettando.”
“Sei odiosa.”
Hermione spalancò la bocca e fece un verso di sorpresa, furiosa. “Come ti permetti? Rimangiatelo.”
“No.”
“Sei impossibile.”
“E tu sei odiosa.” Ribatté lui divertito, sporgendosi verso di lei e facendole il verso.
“Perché ce l’hai tanto con me? Sei l’unico che continua ad obbiettare ogni cosa io dica…”
“Sono solo sorpreso che una persona possa essere così ossessionata dal controllare tutto… anche sulla persona che deve amarti. NON TUTTO PUO’ ESSERE CONTROLLATO.” Scandì ad alta voce con un tono come se lo stesse spiegando ad una persona che non capiva una parola della sua lingua.
Hermione assottigliò gli occhi serrando le labbra.
“Non voglio controllare, non ho solo bisogno di un altro Weasley dai capelli rossi che mi faccia inutilmente soffrire.” Lo punzecchiò lei. Fred sbarrò gli occhi.
“Ah perché pensi che io potrei prendere il posto di Ron?”
“Cosa tu sei pazzo! Mai lontanamente pensato.”
“Non sembrava così sul divano stamattina…”
“Non lo sembrava nemmeno per te se per questo…”
Fred aprì la bocca per ribattere poi la richiuse. Senza parole. Senza sapere cosa ribattere.
George e Ginny si scambiarono un’occhiata eloquente e lei si mise una mano davanti alla bocca per non ridere. Harry osservava la scena, iniziando a mettere insieme i pezzi. Poi sorrise scuotendo la testa.
Fred ridacchiò nervosamente, sistemandosi comodo sulla sedia, “si lo ammetto, ogni tanto mi piace scherzarci su, ma non mi abbasserei mai a tanto. Non sono così disperato…”
“Dopo le tue ultime conquiste pensavo di si.”
“Ohh okay okay Granger. Pensi di essere tanto furba? Pensi di sapere tutto? La sai una cosa? Non è tutto così facile, bisogna soffrire ogni tanto nella vita…”
E con quella frase voleva dire molto, molto di più. Gli uscì spontanea, credendo che nessuno oltre George capisse cosa intendesse in realtà, ma Hermione capì, perfettamente.
“Ho già sofferto troppo Fred… non voglio farlo anche per amore.” E con questa risposta Fred si rese conto, come se se ne ricordasse solo ora, che anche Hermione aveva sofferto. Tanto se non più di loro, come Harry. In modo diverso, ma si era portata sulle spalle per mesi il destino del loro Mondo come lui. Aveva combattuto una guerra e gli aveva anche salvato la vita.
Forse erano davvero più simili di quanto pensasse. Solo che ancora non sapeva effettivamente quanto.
“Quando penserai di meno alle conseguenze delle tue azioni, forse smetterai di crearti tutti questi problemi…” Ribatté invece acido lui, piegandosi verso di lei e portando il volto a pochi centimetri dal suo.
“Ma ti senti quando parli? Sei insopportabile… sceglierò io che fare della mia vita non tu…”
“Sai cosa sento io quando parli tu? Blablablabla noia noia noia blablabla.”
George ridacchiò ed Hermione li fulminò con lo sguardo.
“Scusa,” bisbigliò George divertito.
“Molto maturo Fred, ma ti rendi conto di essere l’essere più insopportabile di questo Mondo?”
“Non ti sto ascoltando.” Fece lui con scherno. Si portò le mani alle orecchie e sbarrò gli occhi, “non so cosa dici… non la capisco la tua lingua noiosa…”
“Io non capisco la tua lingua da demente… di un’altra parola e te la strappo…” si avvicinò minacciosa verso di lui sporgendosi dalla sedia.
“Un’altra parola…” Fece lui irritante.
“L’hai voluto tu…” scattò verso di lui e tentò di afferrargli la lingua, tirandogliela fuori dalla bocca con due dita, portandosi in piedi davanti a lui, tra le sue gambe.
Lui la guardò dal basso, la lingua tenuta delicatamente ma stabilmente tra le piccole dita pallide. Avevano entrambi il fiatone, ed erano percossi sulla schiena e nel basso ventre da scosse elettriche sempre più forti, che tra un po’ non sarebbe più stato possibile ignorare come stavano già facendo.
“Se adesso ti lascio, prometti di non dire più stupidaggini?”
Fred disse qualcosa di incomprensibile, facendo suo malgrado ridacchiare la ragazza che lasciò la presa.
Lui immediatamente la bloccò tra le sue gambe, dimenticandosi che non erano soli, imprigionandola.
“Sei troppo carina quando ti arrabbi gnomo da giardino…”
“Io ti ammazzo Weasley!”
“Uhh muoio di paura!” Esclamò lui beccandosi una piccola spinta dalla ragazza, ma che non lo fece muovere più di tanto alla fine, la tenne imprigionata tra le sue gambe forti, facendola fremere.
George sospirò pensieroso e si alzò dal tavolo, seguito da Ginny e Harry, che avevano deciso di starsene un po’ da soli.
Ridacchiavano sottovoce, sconvolti che una strega brillante e seria come Hermione rispondesse in quel modo a Fred, facendolo solo divertire di più, e di come non riuscisse a vedere, dopo quello che aveva appena detto, di avere la soluzione proprio lì, davanti ai suoi occhi.













NOTA DELL'AUTRICE: Buongiorno a tutti! Anche questo capitolo tratta di una sola giornata dei tre nuovi coinquilini. Chiedo scusa se la storia sembra rallentare troppo al momento, ma sono delle cose e momenti su cui volevo concentrarmi, per delineare bene questa cosa del "cedere" di entrambi su quello che provano e vogliono. Il prossimo capitolo andrà un po' più veloce, farò passare del tempo, perchè non vorrei che la storia si allungasse troppo, anche se vorrei concentrarmi su ogni cosa di questa fantastica convivenza, ma non voglio essere ripetitiva con questi scambi di frecciatine e momenti caldi del tipo "entrambi lo vogliamo ma non cederò mai per primo." Prima ovviamente della grande svolta. Tan tan taaaaan. Piccolo spoiler. 
Spero che vi piaccia questa storia, anche se a differenza della scorsa non ho bene in testa una direzione precisa, anche per la cosa dei sentimenti di George, sono un po' tentennante, quindi perdonatemi qualche scivolone, perchè questa storia a differenza della scorsa non è stata pensata prima, ma è stata scritta di getto (almeno i primi tre capitoli) quindi potrebbe essere un po' più confusionaria.
Scusate per questa nota lunghissima ma ci tenevo a farvelo sapere.
Ditemi cosa ne pensate che state commentando numerosi e sono super felice! Ora risponderò a tutti che ho un po' di tempo. Grazie infinite per i complimenti meravigliosi e per le critiche costruttive e i consigli.
Alla prossima.

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Capitolo 10
*** CAITOLO 10 - ALLEANZE ***


CAPITOLO 10 – ALLEANZE
 
 

 
 
 
 
 
“FRED WEASLEY!”
La voce ovattata di Hermione echeggiò nel corridoio. Un attimo dopo la ragazza stava uscendo dal bagno e spalancando la porta della camera del ragazzo nel corridoio.
Era sdraiato sul letto, supino, le gambe distese incrociate, e un foglio in grembo che stava leggendo. Indossava la solita maglietta color rosso mattone a maniche lunghe e la tuta grigia del pigiama.
“Dovresti bussare prima di entrare… non è la tua prima grande regola?” Domandò lui tranquillo, senza scomporsi per la piccola furia umana che era appena entrata in camera sua, tornando a leggere.
Hermione era coperta solo con il suo asciugamano bianco, i capelli fradici appiccati al collo e alle spalle.
“L’hai fatto di nuovo.”
“Cosa?”
“Hai usato anche il mio asciugamano e l’hai lasciato a terra. E’ fradicio, come dovrei asciugarmi io secondo te?”
Fred sospirò e la guardò abbassando nuovamente il foglio sulla sua pancia. Il letto era grande al centro della stanza, appoggiato contro una delle pareti di mattoni. Aveva due grandi finestre sul lato opposto, mentre lei ne aveva una sola immensa. Era un vero casino. I vestiti erano ammucchiati sulla scrivania sulle sedie, ai piedi del letto. Il grande armadio di legno scuro aveva le ante aperte, praticamente mezzo vuoto al suo interno. Sulla parete c’erano enormi quadri incorniciati di città notturne e paesaggi.
 
Era passato poco più di un mese da quando Hermione si era trasferita lì. Non era stato facile, doveva ammetterlo, anche se si stava divertendo come mai in vita sua; ma quei due a volte la facevano davvero impazzire.
Fred era disordinato, non solo in camera sua in generale, cucinava di rado e non puliva volentieri quando arrivava il suo turno che la ragazza aveva imposto.
George in compenso era più disponibile e gentile, ma anche lui come Fred, non perdeva occasione di punzecchiarla o prenderla in giro.
E lui tentava per lo meno di cucinare, ma con scarsi risultati, nessuno di loro era portato nei lavori domestici, ma Hermione di certo non si faceva problemi a metterli in riga.
Erano fatti così, e se li doveva tenere.
Avevano ritmi diversi, modi di vivere diversi, ma al tempo stesso si trovavano in grande armonia per quanto potesse sembrare strano.
Stavano bene tra di loro, quando erano tutti e tre assieme. Si divertivano un mondo a cena, Hermione gli faceva vedere i film più importanti per lei, gli faceva ascoltare molta musica, scherzavano ridevano tantissimo. Quella era una cosa che non avrebbe mai scambiato per nulla al mondo.
Era sabato sera, avevano in programma di farsi una bella cenetta e magari poi andare da qualche parte assieme, a bere.
 
“Ma che noia che sei. Si l’ho usato per asciugarmi i capelli perché il mio era a lavare… non farne una tragedia.”
“E’ la quarta volta in un mese che succede. Mi stai davvero stancando.”
“E tu mi stai distraendo. Sto lavorando, su vai.” Ribatté lui facendo un gesto con la mano come per dire: “pussa via.”
“Sei disordinato da morire… questa stanza è un casino. E che cos’è questo odore?” Domandò la ragazza schifata guardandosi intorno.
“Questo Granger,” rispose lui calmo, “è l’odore dei veri uomini.”
“Fai sul serio?”
“Riempiti i polmoni di questa essenza.” Ispirò lui a pieni polmoni, facendo un gesto con la mano.
“La stanza di George non ha questo odore. E lui non è antipatico come te.”
Fred ripiegò il foglio contro la sua pancia stizzito, fissandola adirato. “E allora perché non lo chiedi a lui l’asciugamano pulito visto che è tanto caro?”
Hermione scocciata incrociò le braccia, non sarebbe stata un momento di più con quell’idiota.
“Hai ragione ci vado.” Rispose secca.
“E allora vai!”
“Ci sto andando!”
“Granger se vuoi rimanere qui con me non è un problema,” sghignazzò lui colpendo lo spazio vuoto del letto accanto a lui.
“Non entrerei in quel letto nemmeno sotto tortura Weasley.”
“Uhh come siamo graffianti stasera. Secondo me hai paura di me.”
“Prima sostieni che io abbia paura di innamorarmi di te, ora che io ne abbia di te… il tuo narcisismo sta raggiungendo livelli mai toccati prima.”
Fred si inginocchiò sul letto tirandosi su e la guardò intensamente, senza però togliersi dalla faccia quel sorriso sghembo che tanto lo caratterizzava.
“Non sapresti reggere tutto questo. Sei spaventata al pensiero di che io possa farmi avanti serio…” Affermò lui imperterrito.
“Non ho paura di te Weasley. Ho affrontato molto peggio di un ventunenne spaccone, pieno di orgoglio e sfacciataggine fino al midollo. Non mi fai nessun effetto.”
E detto questo con un tono pieno di decisione e fermezza che non credeva di essere in grado di tirar fuori, gli sorrise vittoriosa, e se ne andò sbattendo la porta. Lasciando Fred sul letto, il respiro affannoso, a fissare il punto in cui era sparita ferito nell’orgoglio, ma pronto a contrattaccare.

 
Entrò di getto nella stanza del secondo gemello. “George scusami mi puoi prestare…”
George sdraiato sul letto scattò in piedi nella frazione di un secondo, coprendosi con le coperte dalla vita in giù, essendo completamente nudo.
“Granger bussa, per Merlino,” urlò lui a disagio, notando anche l’espressione divertita della ragazza, che si portò una mano alla bocca, arrossendo.
“Scusami io… avevo bisogno di qualcosa…”
“Cosa?”
“Non me lo ricordo più,” ammise lei non riuscendo a staccare gli occhi dal suo corpo semi coperto, in piedi dietro al letto. George sogghignò. Anche lei era coperta solo con un piccolo asciugamano, e lui deglutì cercando di non dare a vedere troppo il modo intenso in cui la fissava.
“Beh già che siamo qui senza vestiti…” azzardò lui malizioso, ed Hermione a quella provocazione di riscosse, scuotendo la testa.
“Ci hai provato bello… ho bisogno di un asciugamano pulito… tu ne hai uno? Fred ha usato il mio… di nuovo.”
“Certo guarda nell’armadio… sai, non posso muovermi.” Fece lui strizzandole l’occhio e indicandole le ante davanti al letto.
Hermione lo ringraziò sorridendo e si avvicinò all’armadio, aprendolo. Prese un grosso asciugamano blu e lo alzò in segno di saluto, “te lo riporto pulito…”
George avanzò appena e la bloccò con un braccio, tenendo salda la presa sulla coperta con l’altra, “Granger posso farti una domanda?”
Doveva capire cosa stava succedendo.
“Dimmi.”
“Tu e Fred… insomma… è successo qualcosa tra di voi?”
Hermione sbarrò gli occhi, “no no no perché”?
“Perché da quando ti sei trasferita qui con noi, è diverso.”
“In bene o in meglio?”
“Parecchio in meglio. Si è lasciato perfino curare a fondo, nei giorni prestabiliti dal dottore…” la voce gli si assottigliò sempre di più, fino a diventare un sospiro, si vedeva che era molto preoccupato per lui.
Hermione sorrise a quella notizia, “sono felice che stia meglio. Però non è come credi tu…”
“Ah no? A me sembra che abbiate una bella intesa…”
“Anche con te ho intesa George,” lo picchiettò con la mano sul petto e lui ridacchiò scuotendo la testa. “Non parlo di questo tipo di intesa.”
“E di che parli?”
“Se avessimo io e te quel tipo di intesa che intendo io, adesso gli asciugamani sarebbero già sul pavimento.” Rispose malizioso lui avvicinandola a lui, senza mollare la presa delicata ma decisa sul suo braccio. Hermione deglutì. George era bellissimo, affascinante, e dolce, ma era vero. Non era Fred. Forse solo quello bastava.
Hermione si sforzò di sorridere, “non è successo nulla tra di noi e mai succederà. Io non posso permettermi di soffrire ancora…”
“Perché dai per scontato che ti farà soffrire?”
“Perché non sono brava con le cose solo fisiche, se dovessi volere di più… lui non lo vorrebbe mai… non funzionerebbe tra di noi.”
“E’ vero te lo concedo, Fred non è molto il tipo da relazione, ma… potrebbe sorprenderti.”
Hermione non rispose, si limitò a fissarlo, come per scrutare perché stesse indagando su quella situazione, era interessato alla cosa, ma come mai?
“Ma a te piace lui?” Spezzò il silenzio dopo un attimo George, piegando appena la testa.
“E’ importante?”
“Si che lo è! Si vede lontano un miglio comunque…” le strizzò l’occhio, ostentando una tranquillità che non aveva.
“Vorrei solo distrarmi… divertirmi un po’.” Rispose lei sincera, con lui non aveva davvero barriere. La faceva sentire a suo agio.
“Vuoi solo divertirti? Perché non ci divertiamo insieme io e te? Guarda che nel caso non te ne fossi accorta… io e Fred siamo identici.” Scherzò malizioso attirandola verso di lui e facendola scontrare contro il suo petto, ma dentro di lui la domanda era seria. Hermione però ovviamente non ne aveva idea.
“Ma smettila di scherzare, non sono il tuo tipo,” fece ignara lei di rimando, accarezzandogli la guancia, “vado a preparare la cena.” Sorrise dolcemente, e George con tristezza mollò la presa, la guardò uscire sorridendo, ma appena se ne fu andata il sorriso gli si spense, e si sentì crollare addosso il soffitto.
Si che sei il mio tipo Granger…
Pensò amaramente.
Se fosse stata interessata, l’avrebbe sentita vibrare sotto la sua presa, si sarebbe fatta avanti anche lei forse, lo avrebbe guardato in modo diverso… ma non era successo.
Era così bella, così dolce, forte, intraprendente. Come non si poteva pensare questo di lei?
Ma non era stupido. Si vedeva lontano un miglio che lei non provava per lui la stessa attrazione che provava per Fred.
Era una cosa completamente diversa quella tra di loro, un altro tipo di intesa, e si ritrovò egoisticamente a invidiarlo, a voler essere stato scelto lui.
E sperò con tutto il cuore che Fred non facesse le sue solite idiozie, anche se si parlava di Hermione, perché non avrebbe sopportato di vederla soffrire di nuovo e per mano della persona a cui era più legato al mondo.
Ma forse questa volta le cose sarebbero state diverse, ed Hermione comunque avrebbe sempre potuto contare su di lui per ogni cosa.
 
 
§
 
 
Hermione uscì dalla stanza di George stretta nel suo piccolo asciugamano e passandosi quello del rosso sui capelli, spettinandoseli mentre camminava, diretta nella sua camera, dalla parte opposta del corridoio poco più avanti.
Mentre passava davanti a quella di Fred, incurante del pericolo, una mano l’afferrò per il braccio e la trascinò dentro, chiudendo la porta.
La sera stava calando, la luce era spenta, il chiarore bluastro proveniva solamente dalla finestra della stanza, che tranne per quello era immersa nell’oscurità.
Hermione cacciò un urlo di sorpresa, ma una mano pronta si posò sulla sua bocca decisa, zittendola. La ragazza senza che potesse fare nulla per liberarsi, si sentì portare contro la parete della stanza. La figura che l’aveva catturata la fece voltare e la schiacciò contro il muro di mattoni, intrappolandola con il suo stesso corpo contro di esso.
Il braccio liberò la sua bocca, e la tenne saldo per il coppino, piegato, mentre l’altra mano era serrata sulla sua vita, bloccandole ogni via di fuga. Hermione trasalì e sentì il proprio corpo vibrare e rispondere a quei movimenti, ma le mani, abilmente, gliele teneva bloccate, e lei non poteva muoversi.
La guancia era premuta sulla parete, e il corpo, schiacciato contro il muro e la figura, era percosso lungo la colonna vertebrale da brividi e scosse di piacere senza fine, intense come non mai. Chiuse gli occhi e ispirò quel profumo tanto famigliare.
Boccheggiò per un momento, ancora disorientata, e voltò appena la testa, ma non aveva certo bisogno di vedere per sapere chi l’avesse rapita.
Fred sogghignò nella penombra.
“Sicura di non aver paura ora?” Le domandò con sfida in un soffio all’orecchio. La sua leggera barba rossa le solleticò il collo.
Hermione respirava affannosamente, assalita da sensazioni nuove e sconosciute. Ansia, eccitazione pura, malizia, curiosità.
Ma paura no. Anzi, voleva che lui andasse fino in fondo, che la facesse sua una buona volta, invece di giocare con lei e portarla allo stremo. Aveva capito il perché, la voleva far eccitare al punto che sarebbe stata alla fine lei a mollare per prima, a cedere.
E ci stava riuscendo… avrebbe dovuto solo voltarsi, baciarlo, e tutto il resto sarebbe successo da solo. Ma se fosse stata lei a fare il primo passo dei due, glielo avrebbe rinfacciato a vita, dimostrando solo il fatto di quanto effettivamente Fred fosse irresistibile.
Sarebbe stato solo un motivo per accrescere il suo ego, già fin troppo smisurato.
Non poteva certo permetterlo.
“Sicurissima.” Rispose con la voce rotta, non era riuscita a non farla tremare, si dannò cento volte.
“Quindi non ti faccio alcun effetto mi dicevi?” Insistette lui seducente, premendo il suo petto contro la sua schiena. Il suo volto era chinato, alto com’era, per arrivare alla sua altezza. Il mento appoggiato sull’incavo del suo collo, la fissava di sottecchi, le labbra dischiuse, il respiro affannoso e le pupille dilatate per l’eccitazione.
Hermione scosse appena la testa, non aveva nemmeno la forza per rispondere, non aveva più voce. Il respiro era mozzato in gola, ormai arida.
“Nemmeno se faccio questo?” Fred si aggrappò più saldamente alla sua vita, e con un piede le divaricò le gambe abilmente, scontrandosi ancora di più contro di lei.
Hermione chiuse gli occhi, strizzandogli, e si morse un labbro, per non far uscire nemmeno un suono, sarebbe stata una soddisfazione per lui.
Indossava solamente l’asciugamano, lo sentiva perfettamente contro di lei, attraverso i pantaloni leggeri, sentiva la sua presenza, invitante e prepotente.
La ragazza scosse ancora la testa, in tutta risposta, e Fred sogghignò ancora, con una luce quasi malvagia negli occhi.
“E se invece faccio così?” Domandò languido mentre la sua presa dalla vita di Hermione si spostava verso il basso, e contemporaneamente inclinava la testa verso di lei, sfiorandola su tutta la lunghezza del collo con la punta del naso, delicatamente.
Hermione provò a dire di nuovo no con la testa, rabbrividendo di un piacere mai provato prima, ma non appena le dita di Fred passarono su una delle natiche coperte dall’asciugamano, boccheggiò nuovamente, stringendo i pugni chiusi. Fred lo notò immediatamente e si dovette sforzare terribilmente anche lui per non perdere il controllo, doveva essere una dolce tortura.
La sfiorò con le labbra dischiuse, chiudendo gli occhi, da dietro l’orecchio fino alla clavicola, la ragazza sussultò, le girava la testa, vedeva annebbiato, stava per cedere lo sentiva. Poi la mano di Fred riprese a muoversi lentamente, dal gluteo si spostò sull’interno coscia.
“Se non ti faccio alcun effetto… fermami.” La sfidò lui toccandola appena con la lingua sulla clavicola dove era arrivato, mentre la sua mano spariva sotto all’asciugamano. Quella frase, detta in quel modo, fece davvero vacillare la sicurezza della ragazza. Era eccitazione allo stato puro. Voleva di più, voleva lui. Perché resistere?
Fred non avrebbe trovato alcuna resistenza, non indossava nulla. Ancora un paio di secondi e avrebbe superato un punto dal quale non era possibile tornare indietro.
Lo sentì avvicinarsi alla sua intimità sicuro ma dolce, senza fretta, e si chiese davvero se ne valesse la pena di farsi tutti quei problemi come al suo solito, rimuginare troppo sulle cose…
Poi però non ce la fece a non pensare a quelle dannate conseguenze. Forse sarebbe stata davvero una notte da dieci e lode per lei, come diceva lui, che non avrebbe mai dimenticato, ma poi? L’avrebbe scaricata come Brittaney o come tutte le altre ragazze di cui neanche si ricordava il nome? Lei non era fatta così, e anche se non era innamorata di lui, non avrebbe mai sopportato di essere ignorata nuovamente. Come aveva fatto Ron con lei per mesi. Era stufa di ragazzi che la prendevano perché potevano e la sputavano non appena si stancavano.
Non sarebbe successo di nuovo.
Con una forza di volontà che non credeva di poter recuperare in quel momento, Hermione aprì gli occhi di colpo. La sua mano si divincolò dalla presa di Fred, e scattò verso il basso, bloccando la sua per il polso, che ormai quasi l’aveva sfiorata, insinuata sotto la stoffa dell’asciugamano. Per un attimo l’aveva toccata, ma era stato solo un breve istante in cui le aveva fatto vedere le stelle, letteralmente, ma aveva avuto la forza di fermarlo appena in tempo, prima che la toccasse sul serio.
Fred, senza avere il tempo per reagire, preso alla sprovvista per quel movimento fulmineo, si staccò appena da lei confuso, ed Hermione ne approfittò per scivolare di lato contro il muro e liberarsi completamente dal suo corpo che la teneva appiccicata alla parete.
Afferrò la maniglia e aprì la porta facendo entrare uno spiraglio di luce dal corridoio. Si voltò verso di lui e lo guardò trionfante. Fred respirava affannosamente come lei, aveva una strana luce negli occhi, la fissava con ammirazione, ma anche sfida e vendetta, i palmi appoggiati contro il muro per sostenersi, sconvolto come era da come Hermione avesse preso in mano la situazione.
Hermione si esibì in un piccolo inchino, che fece ridacchiare Fred, e se ne andò fiera dalla stanza, richiudendo la porta.


Non appena fu fuori scattò verso la sua stanza e richiuse la porta con forza, appoggiandocisi contro, la testa rivolta verso l’alto. Era stata brava, dannatamente brava, perché non credeva di aver mai desiderato qualcuno così intensamente in tutta la sua vita.
Erano emozioni troppo forti e viscerali da controllare, ma ce l’aveva fatta. Non aveva ceduto, aveva mantenuto il controllo.
La faccia che Fred aveva fatto era stata impagabile. Confusione allo stato puro prima e poi quella luce negli occhi, indescrivibile. Non gli era mai successo di vedersi rifiutare così tante volte dalla stessa ragazza. Anzi, non era MAI stato rifiutato in vita sua, una era già abbastanza sconvolgente, ma cinque…
Perché lei non era come le altre, e anche se lui già lo sapeva bene, e non l’avesse mai pensato, si era reso conto che era proprio questo che lo eccitava tanto.
Sospirò profondamente, aspettando che il battito del suo cuore tornasse normale, poi si vestì con una maglietta a maniche corte molto larga, rossa. Si mise dei pantaloncini corti neri che neanche si vedevano sotto a quella maglia, per cucinare, poi si sarebbe cambiata per la serata.
Si legò i capelli ormai quasi asciutti in una treccia a lisca di pesce, e si truccò appena il viso. Come avrebbe reagito Fred? Avrebbe fatto finta di nulla? Sbriciò fuori e vide che la sua porta era ancora chiusa.
Uscì e andò in salotto a passo svelto. Lì, in cucina, dietro al tavolo, trovò George, anche lui in pigiama, che tentava di tagliare dei peperoni, ma con poco successo.
“Come avete fatto a sopravvivere nelle settimane prima che arrivassi io?” Domandò la ragazza ironica, avvicinandosi a lui, e affiancandolo.
George sorrise divertito, e alzò lo sguardo, “avanzi di mamma riscaldati.”
“Ma certo. Che stai cercando di preparare?” Domandò appoggiando le mani al bancone, osservando gli ingredienti sul piano cottura.
“Mhhh sto cercando di imitare una ricetta di mamma… peperoni ripieni di riso e salsiccia, ma non so se me la sto cavando bene…”
Hermione ridacchiò intenerita, e gli prese il coltello dalla mano, dopo che lo aveva visto quasi affettarsi un indice.
“Lo prendo io questo, tu fa bollire il riso.” Disse gentilmente, iniziando a scavare i peperoni con il coltello.
“Anche a me piace fare le cose manuali… insomma come i babbani,” fece George mentre salava l’acqua, “sarà stato papà con la testa che ci ha fatto a passarci questa passione…”
“Si anche io. Nonostante abbia scoperto di essere una strega a undici anni, sono sempre rimasta dell’idea che certe cose con la magia non possono essere fatte…”
“Concordo Granger,” sorrise beffardo, e lei lo spintonò appena con la spalla, ridacchiando. Rimasero a cucinare fianco a fianco, Hermione gli mostrò come si faceva il ripieno e come si riempivano i peperoni.
George la imitava attentamente, la musica in sottofondo: Moonlight Shadow, cercando di imparare dai suoi movimenti. Hermione rideva di gusto per la sua goffaggine.
“Sei davvero impedito George.”
“Ehi! Devo far pratica,” la fece girare sotto il suo braccio, cantando le parole della canzone con un’espressione divertita in volto, Four A.M. in the morning. Carried away by a moonlight shadow…”
Hermione scoppiò a ridere a quella vista. Stavano bene insieme loro due. Harry non lo vedeva più così spesso, stava sempre con Ginny, aveva la sua carriera da Auror a cui pensare.
Stava iniziando a considerare George il suo migliore amico, anche se l’attrazione nei suoi confronti c’era, ma era comunque diverso che con Fred. Non lo desiderava ardentemente come lui.
In quel momento Fred apparì in salotto, silenzioso. I due alzarono la testa ridendo.
Entrambi notarono subito che Fred era vestito a puntino, giacca e pantaloni neri e una camicia bianca appena sbottonata.
George fischiò, “wow Freddie che schianto.”
Ma lui non sorrideva.
“Guarda che andiamo solo a berci una cosa,” scherzò Hermione indicandolo con il coltello.
“Stiamo finendo di preparare la cena.” Fece George allegro, infornando i peperoni nella teglia.
Fred fece una smorfia ironica, e andò verso l’ingresso. “Non ci sono a cena.”
Hermione e George si bloccarono confusi da quell’affermazione acida.
“Come?”
“Non ci sono a cena.” Ripeté freddo, afferrando le chiavi. “Esco con una ragazza.”
Hermione strinse le labbra. Era quello che odiava di lui. Un attimo prima era lei l’unica ragazza sulla terra, la più desiderabile e poi… usciva con un’altra, nemmeno dieci minuti dopo.
Per una cena galante poi a quanto pare.
Non la stava nemmeno guardando per davvero. Sembrava ferito.
Tremò di rabbia, e strinse la presa sul bordo del bancone. George lo notò subito, e poi alzò lo sguardo scocciato su Fred. Sapeva benissimo perché si comportava così.
“Abbiamo appena finito di prepararla anche per te…” obbiettò Hermione seccata.
“La mangerò quando torno.”
“Chi è?” Domandò George, arrabbiato e sorpreso che Fred avesse preso una decisione così senza di lui. Di solito facevano tutto assieme, decidevano insieme.
“Una della festa che mi ha scritto… non aspettatemi alzati.” Rispose Fred frettolosamente, prendendo il soprabito e aprendo la porta.
Hermione sentì le viscere attanagliarle lo stomaco, come in una morsa; aggirò il tavolo in fretta e furia e si portò vicino a Fred, puntandogli un piccolo dito contro.
“Se è un modo per farmi ingelosire non attacca.”
“Credi di essere sempre al centro dell’attenzione Granger? Ho solo voglia di passare una bella serata, e combinare qualcosa stasera,” si rabbuiò, “dato che qua ci stiamo solo prendendo in giro a quanto pare.”
“Ohhh ohh ho capito, sei arrabbiato perché sono riuscita a resisterti.”
“Ma che stai dicendo…” fece lui poco convinto guardando altrove.
“Non riesci a sentirti dire di no e ora cerchi di rimediare la tua autostima con un appuntamento all’ultimo momento?”
“Tu sei pazza…”
“E’ così ammettilo!”
“Granger, non è che sei semplicemente gelosa?”
Hermione si bloccò per un istante, i pugni serrati, e non rispose, il che lasciava intendere la verità.
Fred si aprì in un ghigno, “ma bene bene, sei gelosa da morire ma non ti decidi a cedere, sembra che siamo davvero ad un punto di stallo. Forse è meglio smettere di giocare a questa guerra.”
Hermione serrò le labbra, ferite da quelle parole, certo anche per lei era stato un gioco di seduzione, ma nel profondo sapeva che c’era molto altro, non era solo desiderio, il loro legame era profondo più che mai, e non lo voleva perdere.
“Come preferisci Weasley, guarderò altrove…”
“Già e poi non combinerai niente come al tuo solito. Ora se non ti dispiace,” fece saltare le chiavi in aria e le riacchiappò con l’altra mano, “me ne vado alla mia bella serata… che finirà in qualcosa di concreto… grazie.” Fece un leggero inchino, imitando il suo di prima, ed uscì dalla porta, sbattendola dietro di lui.
Hermione rimase in piedi per un po’, tremante di rabbia e frustrazione, sentì il salato delle lacrime in gola, i pugni stretti lungo i fianchi.
“Ehi Granger tutto bene?” la voce di George la fece voltare. Tornò al tavolo e riprese a preparare le ultime cose come se niente fosse.
Annuì asciugandosi una guancia frettolosamente, facendo saltare la salsiccia nella padella. “Alla grande, peggio per lui. Mangerà freddo stasera.” Sbottò spostando la padella di lato, e nel farlo si bruciò un dito.
La lasciò cadere di colpo, con una smorfia di dolore, e si bagnò con le labbra il dito bruciacchiato, agitandolo poi in aria.
George scattò preoccupato verso di lei e glielo mise sotto il getto di acqua fredda del lavandino. “Grazie,” sussurrò lei afflitta, lo sguardo basso.
George sospirò nel vedere la sua espressione, e gli venne improvvisamente in mente un’idea.
“Granger, ormai non puoi nasconderlo… sei gelosa che Fred esca con altre ragazze?”
“Non è giusto che io lo sia lo so… ma anche se non è mai successo nulla, pensavo che tra di noi ci fosse una connessione speciale, qualcosa…” mormorò confusa delle sue stesse parole, nemmeno lei sapeva bene a che pensare.
George si aprì in un sorriso sghembo, “senti, perché non lo ripaghiamo con la stessa moneta?”
Hermione alzò lo sguardo su di lui, sorpresa e curiosa, “che vuoi dire?”
“Io lo conosco Fred. Non so che tu gli abbia fatto, ma se si offende così è perché veramente interessato.”
“Davvero”?
“Ma certo lo conosco come le mie tasche, anche io sono così. E’ permaloso e orgoglioso, e sta semplicemente contrattaccando, non ha intenzione di abbandonarti o che altro… sta solo muovendo la sua pedina sulla scacchiera” le strizzò l’occhio lui furbo.
“E con la stessa moneta tu intendi…?”
“Farlo ingelosire da morire. E’ il suo punto debole, non è ossessivo, ma se desidera qualcosa, o è legato a qualcuno… odia vederselo portato via, anche se si tratta solo della sua attenzione.”
“E di chi potrebbe essere geloso Fred a tal punto?”
“Ma di me è ovvio!” Esclamò George con un sorriso smagliante, Hermione sorrise imbarazzata.
“Ah si?”
“Ma certo! Non hai idea che battaglie ad Hogwarts…”
“Non è tutto un piano malvagio per stare con me Weasley?” Scherzò Hermione, ma negli occhi di George vide una luce che non aveva nulla a che vedere con l’ironia, o il divertimento. Era qualcosa di oscuro e profondo. Poi però sparì e in un attimo tornò quello di prima.
Le diede una leggera spallata e scoppiò a ridere, “ma che stai dicendo, voglio solo cercare di aiutarti… fidati è la cosa migliore che potremmo fare per far svegliare quel demente.”
Hermione lo seguì e si aprì in una risata cristallina, che fece brillare gli occhi verdi di George. Mentre apparecchiavano sul tavolo da caffè davanti alla televisione per loro due, e George accendeva la TV, Hermione si sporse verso di lui.
“Che hai in mente?”
Il rosso la guardò con i suoi grandi occhi verdi pieni di furbizia, così simili a quelli di Fred, e si aprì in un sorriso malvagio, piegato in avanti sul tavolino.
“Tu segui quello che faccio io quando torna… vedrai, ci sarà da divertirsi.”











NOTA DELL'AUTRICE: Sciao bella gente, eccomi con il decimo capitolo. Allora, vorrei dirvi una cosa. Io domani parto e me ne vado a lavorare per un mese e mezzo in un posto sperduto. Ci tenevo a dirvelo, perchè mi porterò si dietro il computer e potrò quindi scrivere, ma non riuscirò ad aggiornare con gli stessi tempi e ritmi che sto tenendo ora.
Mi dispiace perchè la storia è poco a più di metà dai miei calcoli, e non voglio assolutamente lasciarvi a secco fino ad inizio Settembre, momento del mio ritorno in patria, però non posso assicurarvi che aggiornerò spesso, non so dirvi quando e come anche perchè lavorando non avrò molto tempo.
Cercherò di fare del mio meglio e al tempo stesso non "abbassare" la qualità della storia solo per la fretta di aggiornare. E' un posto quasi senza wi-fi e tutto vi prego capitemi sarebbe solo per questo motivo se io sparissi più del dovuto, ma prometto che al mio ritorno nel caso riprenderò come una matta. Sperando che l'altro computer funzioni e tutto... prometto che a breve arriverà l'undicesimo capitolo e poi man mano gli altri.
Grazie per il vostro supporto fino a questo momento e spero davvero che per questo motivo voi continuiate a seguire e commentare la storia, perchè è molto importante per me.
Scusate questa nota lunghissima, ma ci tenevo a dirvelo. Intanto ditemi cosa ne pensate di quest'ultimo che sono curiosa!!! Grazie ancora di tutto, a presto <3


 

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Capitolo 11
*** CAPITOLO 11 - SE LO RICORDA ***


CAPITOLO 11 – SE LO RICORDA
 
 
 
 
 
 
Fred ritornò insieme alla ragazza dal loro appuntamento nel suo appartamento, aprì la porta piano. Ormai erano le tre e mezza di mattina, era sicuro che Hermione e George dormissero da ore, invece quando fece scattare la serratura e accompagnò la maniglia, un filo di luce lo accecò per un momento.
Fred batté le ciglia più volte sorpreso, e sbarrò gli occhi immediatamente quando vide la scena davanti a lui.
Hermione e George erano avvinghiati sul divano, stretti l’uno l’altra, sotto la coperta a guardare un film. Ridevano come matti.
“Oh George sei così divertente!” Rise Hermione civettuola e appoggiò la testa sull’incavo della spalla di George, che la strinse a sé, sussurrandole qualcosa divertito.
Probabilmente qualcosa di ammiccante, pensò Fred, che digrignò i denti e avvertì le budella contorcersi e salirgli in gola.
Cosa diavolo stava facendo George? Pensò facendo scrocchiare le ossa del collo.
Non era stata una bella serata, e le cose non stavano andando meglio.
 
 
Hermione e George erano in cucina, stavano chiacchierando normalmente del più e del meno.
La ragazza sorrise pensierosa, d’improvviso, mettendosi una patatina tra i denti, “dici che funzionerà?”
“Con Fred?”
Hermione annuì, non voleva sembrare troppo interessata alla cosa.
“Ovvio che si, te l’ho detto, odia vedersi portar via le cose…”
Hermione si rabbuiò e guardò fuori dalla finestra, sospirando mesta. “E’ di questo che ho paura… di essere solo una cosa…” mormorò abbattuta.
George si tirò su e la guardò intensamente, “sai che non è quello che volevo dire…”
“E allora che volevi dire?”
“Tu sei la cosa più bella che ci è capitata negli ultimi mesi…” rispose lui come se fosse ovvio.
“Non è così…”
George fece un verso di disperazione al cielo, e si avvicinò a lei contro il tavolo della cucina, ”si invece! Hermione…” La guardò negli occhi, “hai salvato la vita di Fred… So che non lo da molto a vedere, e nemmeno io, ma ti siamo eterni debitori per questo… Io…” si bloccò, e le parole gli morirono in gola, deglutì. “Non so come avrei fatto a vivere senza di lui. Grazie…” Guardò fuori dalla finestra e si sforzò di sorridere, Hermione fece altrettanto.
“Siamo felici di averti qui, non sai nemmeno quanto.”
“Non sembrerebbe da come si comporta…” rispose lei piano.
“Fred è un idiota. Non è facile per lui dire quello che prova… dopo quello che è successo…” sospirò, “e’ ancora peggio. E’ diverso da quando eravamo a scuola, si è chiuso in sé stesso, non lascia entrare che me.”
“Lo so. Lo vedo…”
“Ma non vuol dire che non ami averti qui, che non ami passare il tempo con te… è andato via dalla festa dell’anno per stare qui con te.”
“Anche tu l’ho hai fatto,” fece lei tirandogli una piccola gomitata affettuosa. George guardò in basso e sorrise, “si l’ho fatto…” mormorò pensieroso.
In quell’istante sentirono un rumore di ferraglia nella serratura.
“E’ tornato,” fece George sull’attenti, correndo verso il divano. “Vai con il piano.”
Si lanciò oltre lo schienale e si mise seduto, accendendo la TV, mentre Hermione lo raggiungeva.
“La coperta la coperta!” Urlò a bassa voce George indicandola dietro di lui. Hermione fece dietro front, l’afferrò al volo e si lanciò anche lei sul sofà, rotolando e mettendosi accanto a lui.
“Okay, adesso… ridi e segui me.” Fece George furbo strizzandole l’occhio, poi scoppiò a ridere dal nulla, ed Hermione fece come gli era stato detto, imitandolo.
“Oh George sei così divertente!” Si inventò al momento la ragazza, con marcata voce teatrale, appoggiandosi contro di lui. George sorrise e si avvicinò a lei, “dovrò farti un piccolo corso di recitazione intensivo mi sa dolcezza…”
Ridacchiarono entrambi voltandosi quando sentirono un rumore metallico dietro di loro, verso Fred, immobile davanti alla porta, i muscoli tesi, l’espressione che non prometteva nulla di buono.
 
 
Fred strinse la presa sulle chiavi, che gettò sul tavolino in malo modo, ignorando completamente la ragazza dietro di lui.
I due si bloccarono e si voltarono a guardarlo, senza staccarsi di mezzo centimetro, cosa che fece innervosire ancora di più Fred.
“Oh ciao Freddie,” lo salutò allegro il gemello, alzando una mano. Hermione si limitò a sorridere, Fred fece una smorfia. Neanche un saluto.
“Che succede qui?” Domandò fintamente rilassato, ma palesemente indagatore.
“Perché?”
“Cosa ci fate ancora svegli?”
“Tu sei uscito a divertirti…”
“Appunto… è molto tardi…”
“Anche noi ci stavamo divertendo…” sogghignò George malizioso, avvicinando il suo viso ad Hermione senza staccare gli occhi dal gemello. Hermione ridacchiò in quel suo modo insuperabile, e Fred si sentì mancare. Perché sono così idiota.
Si era scavato la fossa da solo facendo quello che aveva fatto, l’aveva quasi conquistata, e invece per colpa del suo orgoglio del cavolo si era voluto vendicare, mandando a monte la loro serata assieme.
Non si era nemmeno divertito, e l’aveva lasciata da sola con George, che si stava comportando in modo molto strano…
Si scambiarono un’occhiata delle loro, Fred scrutò nel suo sguardo le sue vere intenzioni, ma ci lesse solo divertimento e sicurezza. George gli strizzò l’occhio e Fred distolse lo sguardo infastidito.
Non litigavano mai loro due, ma non gli piaceva come stavano andando le cose, George gli nascondeva qualcosa, e non era mai capitato.
Anche se nemmeno lui era stato molto sincero con il gemello ultimamente, ma solo perché nemmeno lui sapeva quali sensazioni nuove e sconosciute stessero vorticando dentro di lui da mesi ormai.
E gli stava nascondendo cose molto più serie di una possibile attrazione… ma come poteva dirglielo? Avrebbe sofferto e basta. Meglio aspettare e lasciare che le cose si aggiustassero da sole.
Sospirò e si voltò per afferrare la mano della ragazza bionda che stava dietro di lui. Ingoiò l’amaro e si sforzò di sfoggiare un’espressione compiaciuta.
“Coinquilini, lei è Amy.”
George ed Hermione la salutarono velocemente, ma con garbo. Hermione con qualche difficoltà, provava una repulsione immane per quella stupenda creatura che stringeva la mano di Fred con malizia, e la fissava dall’alto al basso, quasi con repulsione.
“Non mi avevi detto che vivevi con una ragazza.” Fece Amy acida, incrociando le braccia, marcando la parola ragazza. Era indispettita dalla bellezza naturale di Hermione, il suo essere perfetta nel non curarsi.
Anche se la trovava molto inferiore rispetto a sé nella sua mentalità.
“Si, LA ragazza che ha aiutato a salvare il mondo magico…” borbottò George tossicchiando ironico, Fred lo incenerì con lo sguardo e anche Amy.
“Siete stati assieme?” Domandò a Fred piccata, ignorando completamente quell’informazione.
“Cosa?”
“Noi? Ma va!” Esclamò Fred sulla difensiva.
“Bene. Non mi piace condividere le cose.”
Hermione alzò le sopracciglia stupita da quell’interrogatorio e frase finale, e dal fatto che Fred si facesse trattare così. Ma che razza di ragazza si era portato dietro? L’aveva appena paragonato ad una cosa o se l’era immaginato lei? La odiò profondamente.
Guardò Fred in attesa di una risposta, ma nulla. Sembrava distratto, noncurante. In realtà a lui non importava molto di quello che pensasse e dicesse, anche se la sua autostima si era già abbassata parecchio in quegli anni, voleva solo sfogarsi con qualcuno, sentirsi desiderato anche se per poco. Sapeva che era sbagliato, ma ne aveva tremendamente bisogno.
Fred si avvicinò al divano, mentre George si alzava controvoglia e andava a prendere un bicchiere d’acqua per Amy, nonostante la trovasse odiosa voleva essere gentile.
“Allora noi ci ritiriamo…” annunciò Fred più ad Hermione che a George, uno sguardo indecifrabile negli occhi. Scrutava un minimo sengo di gelosia nella ragazza.
“Bene.” Rispose Hermione impassibile, Fred si avvicinò ancora di più, indagatore. Hermione non sembrava irritata della cosa, anzi.
Si appoggiò dietro di lei con i muscoli tesi, era agitato, si vedeva.
“Rimarrete ancora a lungo qui insieme o andrete a letto?”
“Magari andremo a letto assieme…” lo provocò Hermione con voce suadente, chinando la testa all’indietro, in direzione del ragazzo, che si era appoggiato con entrambe le mani sullo schienale del divano e la sovrastava dall’alto fissandola profondamente. Fred digrignò i denti e fece scrocchiare la mandibola.
La guardò a lungo, scrutandola nell’anima, i suoi occhi passarono sul suo viso pulito, i capelli legati in una coda, la maglietta del pigiama che gli permetteva di intravedere i seni morbidi, i pantaloni corti che lasciavano scoperte le lunghe gambe lisce. Ispirò il suo profumo inebriante, e chiuse gli occhi. Era così vicina. 
Rabbrividì di piacere. Una bellezza genuina, dolce, ignara, perfetta, e irraggiungibile.
“Allora ci vediamo domani mattina. Divertiti.” Sputò Fred tra i denti, irritato da quella risposta che non si aspettava. E irritato soprattutto dal fatto che non fosse stato in grado di controbattere in modo migliore di così. Ma cosa gli prendeva?
Hermione sostenne il suo sguardo, fiera di sé stessa. “Ti auguro una bella nottata... anche se potresti avere di meglio.” Fece lei noncurante, alzandosi e dandogli le spalle, guardando con disprezzo Amy.
Fred si tirò su di scatto, adirato che avesse avuto lei l’ultima parola, la fulminò con lo sguardo, con un velo di ammirazione amara negli occhi, e tornò da Amy, sparendo nel corridoio buio, tenendola stretto a sé.
Hermione li sentì parlare e poi il rumore della porta che si chiudeva. Sospirò rattristata, abbassando lo sguardo.
“Sei stata brava.” La voce di George arrivò dietro di lei gentile come sempre. Le sfiorò il collo con una mano delicata.
“Non credo stia funzionando molto bene…”
“Invece si. Credimi.”
“Intanto è sparito con lei...”
“Vuoi imitarli per distrarti?” Scherzò George mettendole un braccio intorno alle spalle, Hermione sorrise e lo guardò dal basso alzando un sopracciglio.
“Ci hai provato.”
“Sempre.” Fece lui con fare serio. Hermione scoppiò a ridere suo malgrado. Riusciva sempre a farla sentire meglio come Fred. Li adorava quando la facevano ridere con niente.
“Meglio che vada a letto.”
“Ma certo Granger. Domani si continua con il piano. Ho già un paio di idee.” Fece furbo.
“A domani allora.”
Hermione scivolò via gentilmente dalla sua presa e gli sorrise con amore, e tenerezza, George ricambiò sincero, e la salutò con un gesto delle due dita portate alla fronte.
Hermione sparì dietro all’angolo del corridoio, lasciando George solo al centro della stanza, la testa che gli frullava.
“Buonanotte Granger.” Mormorò nel buio sorridendo piano.
 
 
 
 
§
 
 
 
 
La mattina dopo Fred si svegliò stiracchiandosi nel suo letto. Amy dormiva ancora, di schiena, accanto a lui. Fred la guardò per un momento e sospirò. Non era stata una bella notte come aveva pensato.
Non si era divertito alla cena e non si era divertito dopo. Era molto difficile non divertirsi facendo quello che avevano fatto, qualunque altro ragazzo sarebbe stato pienamente soddisfatto, ma non Fred, non quella volta.
La sua testa continuava a vorticare come una trottola, i suoi pensieri non andavano che ad Hermione. Aveva pensato molto a lei in quella notte, in molti modi diversi, e si rese conto che era solo grazie al fatto che si fosse immaginato lei era riuscito a raggiungere il culmine del piacere.
Era stato strano da un certo lato, ma non ne poteva fare a meno. Non era riuscito a scacciarsela dalla testa nemmeno in quel momento.
Si strofinò la faccia con forza con entrambi i palmi e spostò le coperte con stizza.
Non doveva neanche vestirsi, non si era svestito come sempre. Uscì in corridoio per fare colazione, grattandosi la nuca e scompigliandosi i lunghi capelli rossi, ormai così lunghi da poterseli legare in parte in alto. E così fece.
Entrò in cucina sbadigliando e trovò Hermione già seduta sul tavolo, a gambe incrociate a sorseggiare una tazza di tè. Era bellissima anche di prima mattina, minuta, disordinata, perfetta.
Hermione incrociò le gambe cambiando posizione, gli occhi incollati al libro che stava leggendo in grembo, e per un momento Fred si sentì mancare guardandola leggere concentrata.
“Giorno.” La salutò lui avvicinandosi, cercando di reprimere quelle emozioni, servendosi del caffè.
Hermione alzò lo sguardo su di lui, e le si mozzò il fiato come sempre. Aveva la sua maglietta a maniche lunghe beige, i pantaloni del pigiama a quadri, i capelli semi legati, la barba incolta rossa, gli occhi verdi brillanti, le fossette.
Perché mi fai questo effetto brutto idiota?
“Oh, ciao Fred.”
Silenzio.
“Come è andata la nottata?” Lo provocò lei dopo un momento, non resistette.
“Alla grande.” Mentì lui con un sorriso sfacciato.
“Bene.”
“Bene.”
“Bene.”
“Bene.”
“Vuoi andare avanti così a lungo?”
“Io ho tutto il giorno splendore.”
“Ah giusto dimenticavo quanto fossero inutili le tue giornate.”
“Scusami se ho aperto un’attività di successo a diciassette anni e che ho fatto tanti soldi da poterci permettere dei commessi a tempo pieno in meno di quattro anni.”
“Ma che bravo usi il singolare, dimentichi qualcuno… oh già il tuo gemello che ha contribuito giusto un po’ a che ciò si avverasse. George.”
“George George George e ancora George,” la imitò infastidito Fred alzando gli occhi al cielo con tono disperato e ironico, “ne ho abbastanza di te che non fai altro che metterlo su un piedistallo. Hai detto il suo nome troppe volte per i miei gusti ultimamente…”
Hermione sorrise maligna, punto debole centrato.
“Non lo metto su alcun piedistallo. Siete identici.”
“Non è vero.”
“Hai ragione, George è più eccitante.”
“Scusa cosa?” Fece allibito Fred, “ti ha morso una Gorgosprizzo per caso?”
“Dico solo quello che penso.” Fece lei facendo spallucce.
“Ah quindi George sarebbe più eccitante di me? Ne sei sicura?”
“Cento per cento.” Rispose secca lei, ma non si aspettava la reazione di Fred. Il quale scattò in avanti come un fulmine, appoggiando prima con forza la tazza di caffè sul ripiano della cucina.
Raggiunse Hermione in una frazione di secondo, le afferrò le gambe con forza all’altezza delle cosce e gliele aprì con passione, mettendosi tra di esse con il bacino e appoggiandosi contro di lei.
Hermione sussultò di piacere, presa di sorpresa, ma lasciando che agisse senza opporre resistenza; non ne aveva la forza, né voleva che si fermasse. Anzi.
Lasciò la tazza sul tavolo che non si rovesciò per miracolo, ma non sarebbe importato nemmeno a lei in quel momento.
Fred si scontrò contro di lei senza grazia, e ispirò nuovamente il suo profumo, come la notte prima, assaporandolo dai suoi capelli. Portò una mano dietro alla nuca della ragazza e l’attirò verso di sé con forza.
“Ne sei sicura anche ora?” Mugolò Fred carico di voglia, con fare ironico, aumentando la presa su di lei, i loro inguini si scontrarono, ed Hermione fece una fatica immane a non emettere alcun suono di piacere.
Quasi impossibile, infatti, un leggero sospirò uscì dalle sue labbra carnose.
Fred sorrise, ma non era ancora soddisfatto.
Fece aderire ancora di più il suo corpo contro quello di lei, mentre una mano teneva salda la pelle nuda della coscia, divaricata, senza farle male, e l’altra correva dal coppino alla nuca, tirandole appena i capelli.
Quel gesto fece partire scariche elettriche dall’inguine fino al cervello di Hermione. Non avrebbe resistito ancora a lungo a non far vedere quanto fosse eccitata.
“Di il suo nome.” Le ordinò Fred deciso in un soffio. Nulla. Silenzio. Non avrebbe ceduto tanto facilmente.
“Dai dillo Granger, l’hai detto così spesso ultimamente.” La prese in giro Fred, un sorriso suadente dipinto in volto, ma con una nota di sincero risentimento nella voce. Era un gioco, ma dentro di lui era geloso da morire, e lo sapevano entrambi.
Hermione cercò di non guardarlo, spostando lo sguardo altrove, se l’avesse fatto, se avesse guardato quegli occhi, avrebbe ceduto al suo volere. Era terribilmente eccitante, sembravano fatti per quelli. Si incastravano perfettamente in ogni modo.
Fred, vedendo che Hermione non desisteva, sorrise malvagio, e in un attimo le tirò ancora i capelli senza forza, costringendola a guardarlo negli occhi. Fu un attimo.
Si avventò contro di lei, piegandole il collo con gentilezza, ma decisone all’indietro; mentre teneva ancora salde le prese sul corpo della ragazza.
Le sfiorò il petto con il naso, le labbra, delicatamente, percorse tutto il collo, dall’incavo della spalla fino a sotto l’orecchio, dove si fermò.
“Dillo.” Ordinò ancora, mentre la sua mano dalla coscia correva all’interno dei pantaloncini, sicura. Prima che potesse sfiorarla per davvero, e contemporaneamente le mordeva piano il collo, Hermione trasalì e gettò indietro la testa, senza poter far nulla per impedirlo.
“Fred.” Mugolò di piacere con voce impastata ad occhi chiusi, mentre reclinava la testa all’indietro, invocando il suo nome senza riuscire a trattenersi. Imprecò a bassa voce subito dopo, mentre Fred si bloccava compiaciuto e ritirava fuori dai pantaloni di lei la sua mano, che non avendola nemmeno toccata l’aveva fatta mormorare di piacere.
I cuori dei due battevano all’impazzata, sembravano quasi galoppare nei loro petti, i respiri affannati fusi, gli occhi dilatati dal desiderio, le fauci secche, la lingua intorpidita.
Hermione incontrò il suo sguardo penetrante, mentre la sua mano tornava sulla coscia morbida della ragazza, tenendola salda.
“Ma che brava.” Scherzò Fred sorridendo vittorioso, senza spostarsi di un millimetro con il bacino, sfiorandole una guancia con il dorso della mano, liberando la presa dai capelli.
“Attento la tua ragazza potrebbe ingelosirsi…” lo provocò lei ritrovando la forza di parlare normalmente per miracolo.
“E tu non vorrai mica far ingelosire il tuo Georgie non è vero?” Domandò ironico Fred marcando con disprezzo quelle parole. Non ce l’aveva con George, ma qualcosa non andava, e non era da loro comportarsi così, non parlarsi. Era abbastanza rattristato e irritato da quella situazione, forse un po’ di rancore infondo c’era.
Ed era geloso… terribilmente geloso. Non era mai successo prima.
Hermione guardò verso il basso e vide la prorompente erezione di Fred premere attraverso i pantaloni del pigiama contro di lei. Sospirò di piacere e tornò a guardarlo.
Anche se non aveva intenzione di separarsi da lui, poteva colpirlo in altri modi.
“Oh lui sa che non c’è niente di cui essere gelosi.” Scherzò lei afferrandolo per la schiena, e attirandolo contro di sè. Fred si morse la lingua sconcertato da quel gesto.
Non riusciva a fermarsi nemmeno lei. la sua erezione premette contro il suo inguine, che vibrò di mille scariche da far girare la testa. Fred dovette chiudere gli occhi per un momento e riprendere lucidità. L'avrebbe fatta sua lì, in pieno salotto, come quella volta nell'armadio, o contro il muro della sua stanza.
“Ma davvero?” Domandò invece bagnandosi le labbra, senza staccare gli occhi da quelli della ragazza, ispirando il profumo della sua pelle, sfiorandole lo sterno con la punta del naso.
“E’ uno con la testa sulle spalle, si è fatto da solo.” Mormorò lei a quel contatto con voce tremante, ma non desisteva.
“Guarda che io mi sono fatto il culo esattamente come lui.” Continuò imperterrito lui, risalendo con la sua lenta tortura fino all’incavo del collo.
“Si lo sappiamo tutti quanto è stato faticoso, non fai che ripeterlo.”
“Noi almeno abbiamo rischiato, tu stai facendo la strada che altri ti hanno prefissato e scelto per te.”
“Se proprio lo vuoi sapere ho mollato la carriera da Auror mesi fa.” Sbottò irritata lei interrompendo l’incantesimo e il contatto.
“Non me l’hai detto…” Fece Fred attento e risentito, non gli importava che Hermione si fosse anche se di poco. Quello era più importante.
“Già, tu non sai mai niente.”
“Se non me lo dici te come faccio a saperlo?”
“Beh…”
“Che vuoi fare allora?” Domandò Fred con vero interesse, ci teneva alla sua felicità.
“Io voglio… ma che te lo dico a fare, non capiresti.”
“Perché devi sempre dare per scontato che non mi importi della tua vita? Sei davvero insopportabile.”
Si guardarono in cagnesco, e si resero conto in quel momento che si erano messi a bisticciare come al solito ancora incollati l’un l’altro. Fred tra le gambe divaricate di Hermione, seduta sul bordo del tavolo di legno. I corpi appiccati, i respiri fusi, i visi a pochi millimetri, le mani di Fred sulla pelle bollente di lei, che aveva preso fuoco ai suoi tocchi.
Fred aprì la bocca cocciuto per andare avanti, voleva sapere i suoi sogni. Si che li voleva sapere, voleva sapere tutto su di lei.
Ma in quel momento arrivò Amy, con indosso solo una camicia bianca di Fred. In una frazione di secondo si staccò da Hermione e si appoggiò accanto a lei, contro il tavolo in piedi, mentre Hermione incrociava le gambe velocemente e goffamente, ritornando in possesso della sua tazza di tè, sotto lo sguardo divertito di Fred.
“Ciao.” La salutò Hermione, ma lei non rispose. Hermione assottigliò gli occhi, “vuoi dei pancakes Amy?” Domandò con finta gentilezza, porgendole il piatto.
“No non mangio zuccheri.” Rispose la bionda acida, senza guardarla.
“Peccato ci avrei sputato dentro.” Borbottò a bassa voce Hermione riappoggiandolo sul tavolo, scatenando una risata soffocata in Fred, che si mise un pugno davanti alla bocca.
“Hai detto qualcosa?” Domandò irritata Amy.
“No no.”
Fred sorrise mordendosi il labbro inferiore, colpito al solito dal temperamento combattivo di quello scricciolo. E si sedette a tavola, cercando di regolarizzare il respiro e il battito del cuore, ancora colmo di passione, mentre George prendeva posto vicino ad Hermione.
“Ciao splendore.” La salutò con marcata malizia, spostandole un ciuffo di capelli dal viso.
“Ciao George.”
Si sorrisero, e il rosso le strizzò l’occhio.
“Ma state insieme voi due?” Domandò Amy intromettendosi. Fred alzò lo sguardo attento e curioso dalla tazza.
“Ahem…” balbettò Hermione, senza sapere cosa dire. Rimasero in silenzio indecisi.
“Ragazzi…” fece Fred con falsa carineria, “Amy vi ha fatto una domanda… è buona educazione rispondere… rispondete.” Aggiunse poi digrignando i denti, profondamente risentito.
George ridacchiò soddisfatto da quella reazione, “si ci sposiamo in Maggio.” Scherzò cercando di sdrammatizzare, ed Amy colse l’ironia, aprendosi inaspettatamente in un sorriso.
“Bene, allora non sei impegnato, buono a sapersi.” Fece ammiccante strizzandogli l’occhio.
George si scambiò un’occhiata con Hermione, che fece una smorfia.
“Ti prendo una tazza di caffè.” Fece Fred ad Amy per smorzare la tensione, e nell’alzarsi dalla sedia velocemente, la sua maglietta si spostò, lasciando intravedere la grande cicatrice sul basso ventre.
Amy sobbalzò all’indietro schifata, fissandolo senza ritegno. Fred si tirò immediatamente già la maglia, sperando che cambiasse discorso o che non ci avesse fatto troppo caso, ma il suo incubo peggiore si realizzò in un istante.
Prima che potesse coprirla Hermione aveva visto di sfuggita la ferita. Non era come quando l’aveva vista lei. Bianca e pulita. Era rosso fuoco, rialzata, con i bordi slabbrati, e la pelle intorno era costellata da lividi. Sembrava molto profonda. Perché diavolo non diceva nulla a nessuno? O George almeno? Perché non voleva farsi aiutare? Odiò il fatto che si odiasse così tanto.
“Quelle cosa sono?” Domandò orripilata la bionda, indicandolo.
Hermione si alzò in piedi, ammutolita dalla reazione di Amy, come George, era troppo anche per una come lei. Fred non ripose, era in difficoltà come mai lo aveva visto prima. Balbettò qualcosa di confuso, gli occhi colmi di paura. Hermione si sentì morire nel vederlo così.
“E’ per questo che non ti sei spogliato stanotte? Beh hai fatto bene, se l’avessi saputo non avrei mai voluto vederle… sono così grandi…” esclamò schifata senza pudore Amy, senza smettere di staccare gli occhi da lui.
Fred abbassò lo sguardo abbattuto. In silenzio.
Hermione non riuscì a stare zitta, perché vederlo così, spaventato, imbarazzato, indifeso, le fece male al cuore. Come se qualcuno le avesse infilzato il petto con un pugnale.
Sentì una rabbia cieca montarle dentro, ed esplodere come una bomba. Ci teneva troppo a lui e lo avrebbe difeso da ogni cosa gli avrebbe fatto del male.
“Nel caso ti fosse sfuggito, quelle sono cicatrici di guerra…” Iniziò combattiva, avanzando verso di lei.
“Hermione…” sussurrò debolmente Fred cercando di bloccarla, senza staccare gli occhi dal pavimento, ma lei non lo ascoltò.
“Beh non vuol dire che siano belle da vedere…”
“Magari non lo sono. Io non la penso così, ma le cicatrici non devono esserlo. Sono segno di qualcosa di importante. Segno di vero coraggio. Se non ci fosse stato Fred, o George o io, tu non saresti ancora qui a vivere la tua bella vita da strega stronza e viziata quale sei, pensando che le cose importanti siano la bellezza esteriore e cazzate del genere.
Ti abbiamo salvato il culo, vedi di mostrare un po’ di rispetto.” Le si era avvicinata, puntandole un dito contro, tremante di rabbia e frustrazione.
George avrebbe voluto saltare di gioia. E anche Fred, ma si sentivano morire dentro; George per il gemello, e Fred per l’imbarazzo, anche se si sentì colmare il cuore di sollievo nel vedere Hermione difenderlo così.
“Io me ne vado.” Fu la semplice risposta della bionda, che richiamò i suoi vestiti dalla stanza con un gesto della bacchetta, andando verso la porta, ma Hermione la bloccò.
“Dammela.”
“Che cosa?”
“La camicia non è tua.”
“Io prendo sempre qualcosa da quelli con cui sono stata, come ricordo.”
“Beh se non vuoi ricordarti le mie nocche sul tuo naso, dammela entro cinque secondi, o questo ricordo non sarà così piacevole come credi.” Digrignò impassibile Hermione tra i denti, nonostante fosse più bassa di Amy, non aveva alcuna paura di quella smorfiosa, aveva affrontato ben di peggio.
La bionda sbuffò, si tolse la camicia, e la gettò tra le braccia di Hermione, che l’afferrò al volo.
“Grazie.” Fece secca, un sorriso soddisfatto dipinto in volto. “Ciao ciao eh,” aggiunse poi sbattendole la porta in faccia con molta poca grazia.
Si voltò facendo un grosso respiro. I due gemelli la fissavano da davanti il tavolo da pranzo, immobili, le bocce semi aperte.
“Wow. Sei davvero…”” Fece poi George dopo un attimo, quando si fu ripreso, non trovando le parole.
“Wow.” Concluse la frase Fred. Hermione sorrise, era da un po’ che non si completavano le frasi a vicenda. Le era mancato.
Fred la fissava pieno di meraviglia, ma anche di imbarazzo non ancora passato. George notò il suo disagio, e batté le mani allegro, illuminandosi, cercando di cambiare discorso e distrarlo.
“Ehi mi è appena venuta in mente una cosa!”
“Cosa?” Fece Hermione, con il cuore che le batteva a mille per la sfuriata e la rabbia e il dolore per Fred, odiava vederlo soffrire.
“Da quando sei venuta a vivere con noi non abbiamo mai festeggiato il tuo arrivo! Dobbiamo organizzare una festa epica! Inviteremo tutti.”
“Sempre una scusa per festeggiare voi due eh?” Fece ironica la ragazza incrociando le braccia, George si aprì in un sorriso immenso.
“Oh si. E poi questa è una scusa più che valida. La nostra convivenza!”
“Bell’idea.”
“Mi piace.” Sussurrò Fred abozzando un sorriso, che sparì subito dopo.
“Vado subito a scrivere gli inviti,” disse allegro George, passando accanto alla ragazza prima di andarsene. Ne approfittò per sussurrarle all’orecchio: “sarà anche una bella occasione per far ingelosire miss macho qui.”
Hermione sorrise piano, poi tornò a guardare Fred, che faceva fatica a guardarla negli occhi, e giocherellava nervosamente con le dita.
Non lo aveva mai visto fare così, sempre così spavaldo, sicuro di sé, messo alle strette da quella lì per colpa di quel suo corpo che ormai odiava.
Non devi vergognarti Fred, sei così bello. In ogni modo possibile.
Questo avrebbe voluto dirgli Hermione, ma invece si limitò ad allungargli la camicia che lui prese con una mano e finalmente alzò lo sguardo.
“Perché ti sei scaldata tanto per la camicia? Poteva tenersela.”
“Ma sei matto? Questa è la camicia che hai indossato al matrimonio di Bill e Fleur, so quanto ci tieni. E’ la tua preferita no?” Rispose con naturalezza Hermione, prima di sorridergli dolcemente e sparire verso la sua stanza.
In quel momento George tornò dal bagno, diretto al tavolo per finire la colazione e scrivere gli inviti. Notò lo sguardo allibito e pensieroso di Fred, e gli mise una mano sulla spalla.
“Tutto bene Freddie?” Domandò teneramente, preoccupato a morte per il gemello, sicuro che gli nascondesse qualcosa di importante.
“Se l’è ricordato George…”
“Cosa?”
“Hermione… si ricorda come mi ero vestito al matrimonio di Bill, è più di due anni fa… si ricorda che è la mia camicia preferita.” Mormorò in un soffio di pura ammirazione e tenerezza.
George sorrise e gli batté piano la mano sulla spalla sana, lasciandolo solo con i suoi pensieri, cercando di concentrarsi sull’organizzazione della festa.
Fred sorrise tra sé e sé guardando la camicia tra le sue mani. Non c’era bisogno che Hermione gli dicesse che le dispiaceva per come Amy lo aveva trattato, o che gli rivolgesse parole di conforto.
Perché grazie a quello che aveva fatto, difendendolo senza esitare, gli aveva fatto capire molto di più. Quanto ci tenesse a lui, e di quanto lui fosse stato uno stronzo senza confini.
Aveva ragione Hermione, lei non se lo meritava uno come lui. Non se continuava a comportarsi così.
Anche se l’aveva tenuta in mano per poco, la stoffa era già impregnata del delicato profumo di Hermione. Fred strinse tra le dita affusolate la stoffa morbida “Se lo ricorda…” mormorò un’ultima volta, ancora immobile ed incredulo.










NOTA DELL'AUTRICE: Eccomi tornata! Ciao a tutti cari lettori, come state? Sono tornata pochi giorni dalla mia vacanza-lavoro in Grecia. Avevo bisogno di un paio di giorni per riprendermi, ma eccomi tornata a scrivere appena ho potuto, con un nuovo capitolo. E' stata un'esperienza fantastica per me, due mesi quasi. Ma non vi annoierò con i dettagli.
Quello che posso dirvi è: Mi dispiace, avevo detto che avrei caricato dei capitoli, almeno uno a settimana o ogni due, ma purtroppo non mi è stato davvero possibile. Nella mia stanza non c'era wi fi e lavoravo dal pomeriggio alla tarda notte tutti i giorni.
Sono passati quasi due mesi si, vi chiedo perdono. Ma proprio non ce l'ho fatta, non ho avuto tempo per buttare giù mezza parola. Non sono potuta neanche portarmi il computer con cui scrivo.
Però ora sono qui, e spero che continuerete a seguire la mia storia nonostante la mia lunga assenza, perchè ci tengo davvero molto.
Eccomi con il capitolo, sono un attimo arrugginita, quindi perdonatemi per qualche errore, o se non è pieno di avvenimenti, ma devo un attimo riprendere sintonia con la storia, i personaggi e tutto. Questo è un capitolo un po' di passaggio, ma getta i ponti per il prossimo, che ve lo dico, piccolo spoiler, ma ve lo meritate: SARA' UNA BOMBA! 
Almeno spero che per voi sarà così heheh
Detto questo, ditemi come sempre cosa ne pensate, lo sapete quanto mi faccia piacere.
A super presto questa volta, davvero. Grazie di tutto e un enorme grazie in anticipo a tutti quelli che commenteranno e che continueranno a seguirmi. 

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Capitolo 12
*** CAPITOLO 12 - IO SARO' ANCHE PRESUNTUOSO, MA... ***


CAPITOLO 12 – IO SARO’ ANCHE PRESUNTUOSO, MA…
 
 

 
 
 
 
Hermione stava passeggiando insieme ad Harry per Diagon Alley, senza fretta, per comprare alcune cose per la festa a casa della ragazza per festeggiare la sua convivenza con i gemelli. Non si erano visti per qualche tempo, preso com’era lui dagli addestramenti e lezioni da Auror, e lei per studiare per gli esami finali, a cui mancava pochissimo.
Le vie erano brulicanti di persone allegre e spensierate, il venticello di fine maggio caldo faceva danzare le fronde degli alberi e le insegne di legno dei negozi, il brusio dei passanti faceva da sottofondo, così come il rumore dei mantelli che sferzavano dolcemente l’aria.
Harry finalmente rilassato, poteva godersi come tutti loro la pace che tanto desiderava da tempo, aveva un grande sorriso stampato in volto.
“Devo dirti una cosa Hermione…”
“Anche io Harry.”
Si fermarono e si guardarono negli occhi, “voglio chiedere a Ginny di sposarmi.”
Hermione sbarrò gli occhi incredula, “oh Harry, sono così felice per voi.” Si lanciò tra le sue braccia ridendo e si rese conto di quanto gli fosse mancato il suo migliore amico. Harry era al settimo cielo.
“Ci ho pensato molto, non voglio passare la mia vita con nessun’ altra che non sia lei.” Le spiegò mentre riprendevano a camminare allegri, guardando di tanto in tanto una vetrina.
“Hai già pensato a come chiederglielo e quando?”
“Si, credo che lo farò al suo compleanno.”
“E’ una cosa meravigliosa,” sussurrò lei commossa, felice che Harry avesse trovato la sua felicità, lei non era così sicura ultimamente di dove trovarla, era spaesata, ma di una cosa era certa.
“E tu cosa volevi dirmi?”
Hermione sorrise, “quando finirò gli studi non verrò all’Accademia di Auror.”
“Che cosa?”
“Non è la strada giusta per me. Io… non l’ho mai detto a nessuno, ma ci stavo pensando da un po’… vorrei aprire una libreria qui a Diagon Alley.” Sorrise felice. Harry sbarrò la bocca e si lanciò sull’amica ridendo facendola quasi cadere, “è fantastico Hermione!” Esclamò, “è la strada perfetta per te, ne sono sicuro.”
“Devo trovare lo spazio… poi i soldi… non sarà facile.” Iniziò lei preoccupata, ma Harry la fermò.
“Ma ce la farai, lo sai che tu puoi fare tutto.”
Hermione sorrise e riprese a camminare, “come sta Ron?” Domandò cambiando argomento, con una nota amara nella voce. Harry sospirò.
“Abbastanza bene. E’ felice.”
“Ma certo.” Sussurrò, almeno anche lui aveva trovato la persona giusta a quanto pare. Doveva andare così.
“So che porterà anche Lavanda alla festa, ma se non vuoi posso…”
“No,” lo interruppe Hermione sicura, “non ti preoccupare, ormai sono passati tre mesi. Sto bene…” e i suoi pensieri andarono a Fred e George, c’erano loro alla festa, e questo le infondeva sicurezza.
Sorrise ai tanti ricordi insieme a loro, guardando verso il basso.
“Cos’è quel sorriso?” Domandò Harry malizioso, dandole un buffetto sulla guancia.
“Quale?”
“Non sono mica stupido Hermione, cosa succede?”
“Nulla,” mentì lei con poca convinzione, “davvero…”
“Non è che per caso c’entra un certo ragazzo dai capelli rossi?”
“Te l’ho detto, non provo più nulla per Ron da mesi…”
“Io non stavo parlando di Ron…”
Hermione si bloccò a guardarlo stupita, aprì la bocca per ribattere qualcosa, ma non le uscì un suono. Balbettò qualcosa, diventando rossa, ed Harry che notò la sua indecisione scosse la testa divertito e riprese a camminare.
“Forza Hermione, dobbiamo ancora comprare le decorazioni e le luci per la festa…”
Hermione sospirò pensierosa e si affrettò a raggiungerlo tra la folla, chiedendosi se fosse davvero così palese il suo interesse.
 
 
 
§
 
 
“Siamo tornati,” annunciò la ragazza, appoggiando i sacchetti pieni di decorazioni sul tavolo della cucina, aiutata da Harry, guardandosi intorno alla ricerca dei due.
“Buh!” Fred improvvisamente fece capolinea da sotto il piano cottura, davanti alla ragazza, spaventando Hermione che trasalì.
Il ragazzo ridacchiò e addentò una patatina con i denti, “è così divertente spaventarti.”
Hermione lo fulminò con lo sguardo, “è divertente per te comportarsi da idioti ventiquattr’ore su ventiquattro?”
“E’ un lavoro duro… qualcuno deve pur farlo.” Rimbeccò lui annuendo con falsa accondiscendenza.
Poi sempre con un sorriso malvagio e divertito iniziò a rovistare dentro ai sacchetti davanti a lui sul tavolo, e il sorriso gli sparì dal volto.
“Cosa sono questi?” Domandò socchiudendo gli occhi, guardando i due, tirando fuori un filo pieno di lucine attaccate.
“Quello che ci avete chiesto di andare a comprare?” Domandò già irritata la ragazza per quello sguardo.
“Nooo…” fece Fred come se stesse parlando con due rimbambiti, in quel momento entrò anche George, Fred lo indicò, “George doveva comprare le decorazioni, voi da bere, e io il cibo.” Sentenziò irritato, alzando il pacchetto di patatine accanto a lui.
“Tu mi hai detto di comprare le decorazioni stamattina ne sono sicura.” Obbiettò lei cocciuta, Harry ridacchiò dietro di lei.
“Mi stai dicendo che abbiamo decorazioni doppie e niente da bere?”
“Se tu non ti sai spiegare bene non è certo colpa mia.”
Fred fece un verso di disperazione, “lo sapevo che non dovevo affidarti un compito tanto importante come l’alcol…”
“Scusami?” Urlò Hermione irata, facendo il giro del tavolo, “sei stato tu a confonderti, non dare la colpa a me!”
“O ma per favore, hai salvato il Mondo Magico e non sei in grado di ricordarti una semplice richiesta?”
“Che faccia tosta Fred, lo sai benissimo che…”
“Posso capire che tu non ti voglia mai divertire, ma non far divertire gli altri dimenticandosi di comprare la cosa più importante?”
“Io non mi voglio divertire? Tu sei matto! Io SO DIVERTIRMI MEGLIO DI TE.”
“Ne sei sicura Hermione? Ne sei proprio sicura?” Domandò ironico, sporgendosi verso di lei. Poi guardò l’ora.
“La festa inizia tra meno di un’ora! Devo sempre fare tutto io…”
Sbottò facendole una smorfia e sorpassandola diretto in salotto.
“Che stai facendo?”
“Vado a comprare un paio di bottiglie con i soldi che ci sono rimasti,” si avvicinò a lei e le infilò una mano nella tasca dei jeans, facendola sussultare, tirando fuori il resto, “grazie…” fece con un sorriso falso e non molto celata ironia, mostrandole i soldi davanti al viso.
“Sei davvero…” ma non finì la frase, che sfociò in un verso di disprezzo, alzando gli occhi al cielo e congiungendo le mani alla fronte, mentre lui usciva e sbatteva la porta.
Harry e George si lanciarono uno sguardo complice e scoppiarono a ridere, ma smisero immediatamente quando la ragazza si voltò di scatto verso di loro.
“E’ stato lui a confondersi non io…” ripetette lei adirata, i due annuirono convinti mentre lei gli passava in mezzo, colpendoli con le spalle.
“Io vado a prepararmi.”
 
Mentre si faceva la doccia Hermione dovette ricorrere più volte alla sua integrità per non decidere di Schiantare Fred una volta che avesse varcato la soglia di casa.
“Merlino se lo odio… Dio quanto lo odio…” borbottava tra sé e sé mentre si risciacquava dal sapone.
Era quasi tentata di andarsene di casa e non farsi più vedere per tutta la notte, o restare chiusa in camera sua, ma così gli avrebbe solo confermato quello che le aveva detto.
“Brutto egocentrico spilungone…” aprì di scatto l’armadio avvolta nell’asciugamano. Indossò una gonna nera a vita alta, lunga fino a metà coscia, e un top bianco accollato corto.
Poi indossò dei Dr Martens si legò i capelli in due trecce che partivano dall’alto, si truccò gli occhi con del mascara, dell’ombretto dorato e le labbra di un rosso mattone scuro.
“No, non gliela darò vinta così.”
Si mise una giacca di jeans sopra al suo outift, uno sguardo sicuro negli occhi. “Te la faccio vedere io se non so divertirmi.”
Scattò fuori dalla sua stanza, sorpassò George che con la magia appendeva striscioni e lucine.
Arrivò alla porta, afferrò le chiavi, e la spalancò. Si ritrovò davanti Fred che la guardò stupito per un momento, meravigliato e abbagliato da quella visione. Deglutì e si ricompose, ma il cuore non accennò a rallentare. Era stupenda.
Teneva un sacchetto di cartone sottobraccio. Dentro ci saranno state al massimo due bottiglie.
“Dove stai andando?” Domandò acido, tornando al suo sguardo offeso e superiore.
Hermione non rispose, lo spostò di lato e gli passò sotto al braccio, diretta verso le scale.
“Te l’avevo detto che non ti sai divertire! Guarda che l’abbiamo organizzata per te questa festa! E scappi? E allora vai!” Le gridò dietro lui arrabbiato, ma in realtà era triste che se ne stesse andando.
Chiuse gli occhi e imprecò quando non udì risposta, sbattendo la porta dietro di lui.
“Ma come fai ad avere tanta fortuna con le ragazze? Sei negato…” lo prese in giro George, guardandolo di sbieco.
Fred si passò una mano sul volto disperato, “quella non è una ragazza,” e indicò la porta, “è un piccolo mostro…”
George sbuffò ridacchiando, “se lo dici tu.”
“Hai visto come mi tratta?”
“E tu hai notato quanto sei scorbutico con lei?”
“Mi fa diventare matto!”
“Lo vedo…”
“Perché è così difficile con lei?”
“Le cose speciali sono sempre più difficili.”
Fred lo guardò per un momento zittendosi, sospirando.
Poi lo indicò, “io e te dobbiamo parlare dopo la festa.” Annunciò prima di dirigersi verso la sua stanza.
“Agli ordini.” Rispose piano George guardando il soffitto illuminato, sorridendo furbo.
 
 
§
 
 
 
Gli invitati iniziarono ad arrivare verso le nove di sera. I due gemelli li accolsero nella loro dimora, che si era trasformata in quelle poche ore grazie alle decorazioni: c’erano striscioni argentati ovunque, il soffitto sopra la cucina era ricoperto da un tetto di luci a lampadina calde. Parte dell’immenso salotto si era trasformato in una pista da ballo mozzafiato, le uniche luci rimaste erano una palla da discoteca al centro e ai suoi lati altre più piccole e colorate che vorticavano lanciando laser colorati per tutta la stanza e riflessi di luci stroboscopiche.
La musica che proveniva dalle casse era altissima, i bassi rimbombavano nel loft a tutto volume, amplificato dalla gente che saltava a ritmo divertendosi come matti.
Sul tavolo della cucina e sul piano cottura era pieno zeppo di cibo, qualche bottiglia di vino, birre e super alcolici; ma non sarebbe durato ancora a lungo per tutta quella gente, che infatti continuava ad arrivare e riempire lo spazio, scatenandosi in pista, o chiacchierando in cucina.
Fred osservò preoccupato l’ultima bottiglia di Gin che finiva, mentre George apriva la porta a Ronald e Lavanda. Dentro c’erano già tutti: Lee, Angelina, Katie, Alicia, Baston, Neville, Luna, Seamus, Dean, le gemelle Patil, e moltissimi altri.
“George mancano solo due lattine di birra e una bottiglia di Vodka.” Disse seccato Fred mentre raggiungeva il gemello, “non possiamo permettere che ad una NOSTRA festa finisca l’alcol…”
“Tranquillo, ci faremo venire in mente qualcosa.”
Fred sentì bussare, mentre qualcuno cambiava canzone, e andò ad aprire. Con suo sommo stupore si ritrovò davanti Hermione, che lo fissava dal basso con sfida. Due enormi sacchi caricati sulle rispettive spalle, traboccanti di alcol.
“E’ qui la festa?” Domandò ironica.
Fred batté le palpebre più volte, ammaliato, “pensavo te ne fossi andata.”
“Dove vuoi che vada? E’ la mia festa,” disse strizzandogli l’occhio mentre lo sorpassava ed entrava nell’appartamento, “e alla mia festa non può certo mancare questo.”
E sbatté i due enormi sacchi sul tavolo con decisone.
“The Bad Touch, Bloodhound Gang.”
 
“La festeggiata è arrivata!” Gridò George al settimo cielo, e l’abbracciò con foga, sollevandola, “ma quello è alcol?” Domandò curioso, sotto lo sguardo sospettoso di Fred che si avvicinò guardingo.
“Si, abbastanza da durare per tutta la notte,” annunciò lei sotto scrosci di applausi e risate.
Salutò Ginny ed Harry, lanciando un veloce sguardo a Ron, per poi girarsi verso i gemelli. “E mi è anche venuta in mente un’idea. Un gioco babbano alcolico.”
“Già mi piace.”
“E’ abbastanza complicato.”
“Credo che ce la possiamo fare.” Obbiettò Fred punto nell’orgoglio, nessuno lo batteva in quei tipi di giochi.
“Va bene, allora ve lo spiego mentre iniziamo a giocare.”
Lei, Fred, George, Ron, Harry, Ginny, Lavanda, Lee e Neville si misero a giocare, nella parte del grande salotto illuminato dalle luci della cucina, non lontano dalla pista da ballo, accanto alle grandi finestre.
“Okay, allora si chiama “Britannico vero”, le regole principali sono,” iniziò a sistemare su un tavolo delle lattine di birra, tutte disposte intorno ad una bottiglia di Jack Daniels, “quello è il re del castello, e le lattine di birra sono le pedine. Chi beve per primo un sorso del re ha vinto.”
Si tolse le scarpe, “il salotto è l’area di gioco,” continuò mentre tutti cercavano di starle dietro a fatica, intanto che lei posizionava sedie e buttava a terra cuscini, “ci si deve muovere avanzando verso il castello e cercando di catturare le pedine, in questo modo il re rimarrà senza protezione. Ci si può muovere solo se si ha almeno una lattina di birra in mano, e solo in due modi. Completando una frase di un politico famoso, oppure facendo la conta alla rovescia da tre così. UNO DUE TRE,” e si mise una mano sulla fronte con un numero da uno a cinque, tutti la imitarono, “okay per esempio tu Neville hai scelto il mio stesso numero puoi avanzare di uno spazio.”
“In qualunque momento un qualsiasi giocatore può urlare WINSTON CHURCHILL! E tutti devono rispondere: NON CI ARRENDEREMO MAI! Tutti devono finire la birra che hanno in mano bevendo da un buco sotto, tutto chiaro?”
Domandò alla piccola folla che la fissava spaesata. “Okay iniziamo. Oh e la regola più importante… IL PAVIMENTO E’ FATTO DI LAVA!” Gridò afferrando una lattina di birra e saltando su una sedia, “UNO DUE TRE! WINSTON CHURCHILL!”
Tutti immediatamente afferrarono una lattina e scattarono su ogni cosa che trovarono, tavoli, mensole, cuscini, sedie, divani, portandosi le dita alla fronte e scegliendo un numero.
“NON CI ARRENDEREMO!” E il gioco iniziò.
Risero come matti saltando da una parte all’altra, cercando di non cadere, perché toccare il pavimento equivaleva all’eliminazione.
Bevvero subito l’intera lattina di birra, e avanzarono solo alcuni di loro ridendo.
Lee saltò sul tavolo, muovendosi di uno spazio: “Tony Blair…”
“New Labour!”
Mentre la musica sotto continuava.
 
Sweat, baby, sweat, baby sex is a Texas drought me
And you do the kind of stuff that only Prince would sing about
So put your hands down my pants and I'll bet you'll feel
Nuts, yes, I'm Siskel, yes I'm Ebert
And you're getting two thumbs up

 
 
Tutti scoppiarono a ridere quando per poco Neville non si rovesciò addosso tutta la lattina di birra, cercando di mantenere l’equilibrio su uno sgabello.
Tutti gridavano frasi celebri da completare, o politici inglesi famosi per avanzare, si indicavano, ridevano, ballavano, e bevevano, soprattutto bevevano.
 
You've had enough of two-hand touch you want it rough
you're out of bounds 
I want you smothered want you covered like my Waffle House hashbrowns 
Come quicker than FedEx never reach an apex

just like Coca-Cola stock you are inclined
To make me rise an hour early just like Daylight Savings Time
 
 
Ginny saltò con agilità dal divano alla poltrona, “Oh, ma vede, non si ottiene mai nulla senza fare un po’ di casino.”
“MARGARET THATCHER!” Gridò George indicandola, saltando di un cuscino e avanzando un po’ di più verso il castello.
 
Do it now 
You and me baby ain't nothin' but mammals 
So let's do it like they do on the Discovery Channel 
Do it again now 
You and me baby ain't nothin' but mammals 
So let's do it like they do on the Discovery Channel 
Gettin' horny now

 
Erano rimaste poche pedine.
Fred gridò: “UNO DUE TRE: WINSTON CHURCHILL!” E fece segno del numero quattro con le dita contro la fronte, tutti immediatamente lo imitarono, e ad Hermione uscì lo stesso numero.
Sorrise vittoriosa, cercò di saltare dalla sedia al divano oltrepassando il bracciolo, ma ci inciampò contro. E sarebbe caduta nella lava se Fred non fosse stato lì vicino pronto ad afferrarla.
La fece girare sotto di lui, tenendola a mezz’aria e la guardò con intensità.
 
 
Love the kind you clean up with a mop and bucket 
Like the lost catacombs of Egypt only God knows where we stuck it 
Hieroglyphics? Let me be Pacific I wanna be down in your South Seas 
But I got this notion that the motion of your ocean means "Small Craft Advisory" 

 
 
Hermione sorrise sorpresa da quel gesto, e Fred ricambiò. Entrambi iniziavano ad avere la testa un po’ leggera, gli occhi pesanti, i cuori che battevano a mille.
Si fissarono per quella che parve loro un’eternità, come se il tempo si fosse fermato; poi i loro compagni di gioco li fecero tornare alla realtà, Fred la fece alzare, facendola tornare dritta.
L’afferrò e se la caricò sulla schiena, scendendo dal divano e avanzando verso il castello camminando su una scia di cuscini. Arrivarono all’ultimo, quello più vicino al tavolo, e tutti li incitarono gridando, mentre Fred alzava un braccio vittorioso.
 
 
So if I capsize on your thighs high tide, be five you sunk my battleship 
Please turn me on I'm Mister Coffee with an automatic drip 
 
 
Hermione si avvicinò al tavolo degli alcolici fuori gioco e si versò uno shottino insieme ad Harry e Ginny, mentre gli altri continuavano a giocare.
Si girò e vide Fred malizioso che avanzava verso di lei, cantando i versi della canzone con fare suadente, senza staccarle gli occhi di dosso.

So show me yours I'll show you mine "Tool Time" you'll Lovett just like Lyle
And then we'll do it doggy style so we can both watch "X-Files"
 
 
Cantò queste ultime parole mentre le avvolgeva il collo con un braccio e le girava il mento con un dito verso di lui, con uno sguardo ovvio e divertito negli occhi.
Hermione alzò gli occhi al cielo scocciata ma divertita, e gli spostò il braccio, tornando nell’area di gioco, mentre Fred alzava le mani confuso, e ridacchiava furbo e beveva un sorso di birra, raggiungendola.
 
Continuarono a giocare, spensierati, godendosi il momento. Hermione era al settimo cielo, si stava divertendo un mondo con i suoi amici, anche la presenza di Ron e Lavanda assieme non la infastidiva affatto… forse perché stava iniziando ad essere veramente brilla, o magari perché c’era Fred, e solo la sua presenza le faceva dimenticare tutto il resto.
Con la musica di sottofondo che li accompagnava nel gioco.
 
 
 
Do it now 
You and me baby ain't nothin' but mammals 
So let's do it like they do on the Discovery Channel 
Do it again now 
You and me baby ain't nothin' but mammals 
So let's do it like they do on the Discovery Channel 
Gettin' horny now 



 
 
 
Fred saltò sul tavolo davanti a tutti e iniziò a ballare il ritornello insieme a George schiena contro schiena, cantando le parole della canzone, in modo sensuale, mentre tutti gli invitati li incitavano alzando i bicchieri in loro onore e ridendo come matti.
Hermione batté le mani come gli altri, buttando giù un altro bicchierino di gin, guardandoli dal basso, mentre Fred scendeva agilmente dal tavolo e si avvicinava a lei nella pista da ballo, danzando ritmicamente con sguardo e movenze ammiccanti.
 
 
You and me baby ain't nothin' but mammals 
So let's do it like they do on the Discovery Channel 
Do it again now 
You and me baby ain't nothin' but mammals 
So let's do it like they do on the Discovery Channel 
Do it now 
You and me baby ain't nothin' but mammals 
So let's do it like they do on the Discovery Channel 
Do it again now 
You and me baby ain't nothin' but mammals 
So let's do it like they do on the Discovery Channel 
Gettin' horny now

 
 
 
 
Hermione scoppiò suo malgrado a ridere a quella visione, il bicchiere stretto in mano, fino a quando Fred la cinse per la vita, attaccandosi a lei e appoggiando la fronte contro la sua.
Le prese il mento sorridente e si chinò su di lei per baciarla, ma Hermione capendo quello che voleva fare, si scostò di lato, e lo fissò provocatoria mentre lui la seguiva con lo sguardo, distrutto.
“Oh andiamo,” mimò con le labbra, ma lei scosse appena la testa esilarata e tornò verso il tavolo, mentre Fred rimaneva al centro della pista da ballo, le mani sui fianchi.
Quando si voltò vide George parlare con Hermione, mentre la bloccava contro il tavolo e si sentì inondare da una rabbia tremenda, non sentiva quello che dicevano, ma da come George la guardava e la parlava, non c’era molto da lasciare all’immaginazione.
Strinse i pugni fino a far diventare le nocche bianche e si avvicinò a grandi passi. Adesso basta, doveva fare una chiacchierata con George, per capire cosa gli passasse per quella testa.
 
 
Hermione fu bloccata da George non appena tornò al tavolo, che le cinse la vita con un braccio e le sorrise ammiccante.
“Ti ho appena vista rifiutare un bacio da Fred.”
“E quindi?”
“Ma il piano non era farlo ingelosire fino a fargli capire quanto gli piaci?”
“Si ma lui vuole solo conquistarmi, non gli piaccio per davvero.”
“E come lo sai?”
“Lo so e basta.”
“Quanto siete cocciuti voi Grifondoro.”
“E tu cosa saresti scusa?”
George fece spallucce e si avvicinò al suo viso con fare seducente, “tranquilla è tutto per Fred.” Sospirò sfiorandole il collo con il naso, Hermione trasalì, ma non fu la stessa cosa di quando era successo con Fred. Gli voleva un bene infinto, ma non provò le stesse sensazioni.
“E tu perché sei tanto sicuro che io gli piaccia?”
George si staccò e sorrise beffardo. “Sta venendo qui vero?”
Hermione guardò oltre la sua spalla e vide Fred avanzare verso di loro a grandi passi.
“Oh si.”
“E non sembra felice vero?”
“No affatto.”
George sorrise vittorioso, e lasciò che il gemello lo voltasse e lo afferrasse per le spalle, “posso parlarti un attimo?”
“Ma certo gemellino.” Rispose lui strizzando l’occhio ad Hermione e seguendolo sul pianerottolo, dove il vociare e la musica erano decisamente attenuati.
“Si?”
“Che gioco stai giocando?”
“Scusami?”
“Non fare il finto tonto… ti piace Hermione, Georgie?” Calcò il suo nome con ironia marcata.
“E a te Fred?” Domandò prontamente George incrociando le braccia, spiazzando il gemello.
“Ahem io… l’ho chiesto prima io.” Balbettò Fred preso alla sprovvista.
“Ma sei serio?”
“Senti, io non voglio intromettermi se c’è qualcosa tra di voi.”
“Non c’è nulla. Siamo solo amici.”
“A me non sembra.”
“Ti dico di no, te lo direi altrimenti.”
“Certo come no.”
“Non so ultimamente sembra che ti piaccia tenermi nascose delle cose…”
“No George, perché dovrei? Non sono mica te.” Ribatté impassibile Fred, e George scattò in avanti adirato, sbattendolo contro il muro e afferrandogli il braccio con forza.
Fred gemette di dolore e strizzò gli occhi. George si ritirò immediatamente mollando la presa.
“Scusami Freddie io…”
Fred si tenne il braccio con una mano dolorante, alzando appena la manica della camicia per poi tirarla subito giù; stava sanguinando di nuovo, erano completamente ormai aperte e non accennavano a richiudersi.
Faceva un male terribile ed era spaventato.
“Fammi vedere.”
“No.”
“Fred ti prego, fammela vedere.”
“NO!” Urlò Fred spingendolo all’indietro.
“Andiamo a medicarci.” Riprovò George con pazienza, prendendogli delicatamente l’altro braccio, ma Fred si divincolò.
“Posso farlo da solo grazie. Non ho bisogno del tuo aiuto,” disse arrabbiato, avvicinandosi a lui minaccioso per poi tornare verso la porta, “né di nessun altro.”
George lo guardò tornare alla festa tremante di rabbia e dolore, perché non riuscivano più a stare bene come prima? La guerra li aveva davvero cambiati tanto? Rivoleva solo il suo gemello indietro, liberato da quella oppressione di paure che lo seguiva come un’ombra ovunque.
Batté con forza una mano sul muro e tornò anche lui alla festa, cercando di scacciare quella conversazione e godersi la serata.
Tornando dentro incrociò lo sguardo di Fred che usciva dal bagno, era andato a fasciarsi, ma di fretta senza attenzione, e George lo sapeva bene.
“Perché ti stai facendo del male Freddie?” Gli domandò con lo sguardo, nel loro modo unico. Ma non ottenne alcuna risposta, come era sempre stato normale e bellissimo tra di loro.
Solo silenzio, ovattato e pieno di cose non dette. E George si sentì morire quando Fred si limitò a sorridergli forzatamente, come per dire che stava bene; ma non era così. E lo sapevano benissimo entrambi.
 
 
 
 
§
 
 
 
Quando la festa finì, non prima delle cinque di mattina, tutti gli invitati iniziarono ad andarsene, a poco a poco. Il gioco era stato vinto da Ginny che se ne vantò per tutto il resto della serata, anche se Hermione, Fred e George ci erano andati davvero vicini e la rossa gli aveva tolto la vittoria per un soffio, essendo loro in squadra assieme.
George si stiracchiò assonnato, guardando il salotto che era un vero casino, subito dopo aver accompagnato l’ultimo invitato alla porta.
Erano tutti e tre abbastanza ubriachi.
“Beh io me ne vado a letto, domani sveglia presto che si deve mettere a posto e poi si va tutti a pranzo alla Tana.”
“Oh me ne ero dimenticato,” mugolò Fred dal divano, affondando la testa nel tessuto.
“A domani dolcezze,” li salutò George, e sparì trascinando i piedi e barcollando verso la sua stanza, sotto lo sguardo divertito dei due. Hermione era seduta su uno dei braccioli del divano, sbadigliò, ma non si sentiva affatto stanca.
Si alzò e iniziò a raccogliere da terra le lattine di birra schiacciate e le cartacce.
“Che stai facendo?” Domandò Fred sorpreso, sporgendosi dal divano e osservandola confuso.
“Metto un attimo a posto.”
“Perché?”
“Come sarebbe a dire perché? Perché mi va.”
“Ma domani facciamo tutto con la magia.” Obbiettò lui cocciuto.
“Beh, non tutto va risolto con la magia.”
“Questo è uno dei motivi per cui ringrazio di non dover fare tutto a mano…”
“Perché sei pigro. Sei la persona più pigra che conosca.” Rispose lei iniziando ad agitarsi.
“Sai cosa,” sbottò Fred alzandosi in piedi furente, “io posso anche essere pigro, però almeno non sono un bugiardo.” Si avvicinò a lei e le puntò un dito contro.
“Scusami?” Alzò la voce lei lasciando cadere a terra il sacchetto dentro il quale stava buttando le lattine.
Il cuore iniziò a batterle nel petto, riuscivano sempre a discutere in un modo o nell’altro, anche dopo aver passato una bellissima serata assieme, divertendosi come non mai.
Le luci erano quasi tutte spente, solo le lucine calde sopra alla cucina erano rimaste accese, era tutto immerso nella penombra.
“Beh, prima fai tutta la cascamorta con me e poi mi giro un attimo e ti vedo flirtare con George… almeno non venirmi a raccontare stronzate del tipo che hai paura di innamorarti di me, perché non mi sembri molto seria nemmeno tu.”
“Sei stato tu a tirare fuori quella storia, non rigirare la frittata. E io non ho mai flirtato con George.”
“Ma per favore, l’altra sera sul divano e stanotte? Siete stati appicciati tutto il tempo…”
“Sei geloso Weasley?”
“No, mi fa solo impazzire il fatto che ti comporti tanto da santa e poi sei peggio di me.” Rispose lui avvicinandosi a lei, che aveva smesso di mettere a posto e lo fissava con odio.  
Dentro di lei vorticavano centinaia di sensazioni diverse, ma sopra a tutte, sentì di trovarlo insopportabile come non mai.
“Tranquillo che non c’è nessuno peggio di te.”
Fred si esibì in un finto applauso, “ma che brava, nice comeback. Non negare l’ovvio Granger, sei meglio di così.”
“A me non piace affatto George, mi dispiace contraddirti.” Rispose sicura, ma indietreggiando, sbattendo con la schiena contro il piano cottura che divideva il salotto dalla cucina, mentre Fred si avvicinava a lei.
“Io invece dico di si. Come la mettiamo?”
“Ma quanti anni hai? E comunque pensala come vuoi, a me non interessa quello che pensi.”
“Ah non ti interessa…”
“No, e non mi piace come ti comporti.”
“E a me non piace che in questa casa tendiamo a nasconderci le cose con così tanta facilità…”
“Senti chi parla.” Borbottò lei guardando altrove, ma Fred la sentì e si chinò su di lei, appoggiando le mani sulle gambe.
“Che hai detto?”
“Niente.”
“Ripetilo se hai coraggio.”
“No.”
“Coraggio Granger,” aprì le braccia con fare ironico e si guardò intorno, “siamo tutti in attesa di sentire che ha da dire la perfetta Hermione Granger.”
“E VA BENE!” Gridò Hermione isterica, “ti credi migliore di tutti Fred Weasley, ma sei il primo che sta mentendo a tutti. Stai nascondendo a tutti quello che ti sta capitando…”
“Io non so di che stai parlando,” provò a dire Fred sulla difensiva, e impaurito, ma Hermione lo interruppe, “LE TUE CICATRICI,” a quelle parole il rosso sussultò e si rabbuiò.
“Lo so che ti sta succedendo qualcosa, ma non ne parli con nessuno, nemmeno con George, e sai perché?”
“Sentiamo.”
“Perché sei un grande codardo.”
“Che cosa?” Gridò Fred, in piedi di fronte a lei, mentre il suo cuore iniziava a martellargli nel petto, e le gambe si facevano molli.
“HAI SENTITO PERFETTAMENTE… SEI UN CODARDO FRED WEASLEY. Perché hai paura di te stesso, di quelle dannate cicatrici che al contrario di quello che pensi, sono solo un segno di forza e coraggio. Hai paura di amare, di sentire veramente qualcosa.” Gridò senza fiato lei, liberandosi da quel peso che si portava appresso da mesi. Serrò le labbra, e si sentì lei una codarda. Perché alla fine non erano tanto diversi, e lei era la più grande ipocrita dell’universo.
Fred rimase sconvolto da quelle parole, ma non in negativo, anche se la rabbia che provava a sentire la verità era troppa, e l’orgoglio non se ne andava così facilmente, anche quando la realtà veniva sbattuta in faccia così.
Non era facile per lui parlarne, ma il modo in cui l’aveva fatto lei non l’aveva fatto sentire in imbarazzo, e fu la prima volta che gli successe con qualcuno da quando era successo.
Ma certo non demorse, cambiando come al suo solito abilmente argomento. Non era ancora pronto a parlarne del tutto.
“Ah io avrei paura di provare qualcosa?”
“Sei la persona più infantile che conosca, più egocentrica, più presuntuosa, più incosciente dell’intero Mondo Magico.”
“E tu sei la persona più saccente, insipida, irritante e pedante di tutto l’Universo… un giorno ti assicuro che la troverò quella parola per descriverti alla perfezione, te lo giuro Granger.” Le puntò un dito contro, e poi alzò le mani in aria.
“Almeno io non ho paura di quello che provo.” Sibilò lei gelida, ad un soffio dal suo viso. Fred l’aveva spinta contro il piano cottura, ma non la sfiorava, era immobile a pochi centimetri da lei.
Il ragazzo fece cadere le braccia e si liberò in una piccola risata ironica. “Io sarò anche presuntuoso… ma non ho paura di quello che provo.” Sussurrò in un soffio, la voce rotta.
“Dimostramelo.”
“Con molto piacere.” Rispose sicuro, senza attendere oltre, aveva già aspettato abbastanza. Accadde in un attimo.
Hermione alzò lo sguardo su di lui, e lo vide dimezzare la poca distanza che li separava. Si avventò su di lei afferrandola dietro al collo e sulla nuca, e l’attirò a sé, posando le sue labbra su quelle di lei.
Hermione sbarrò gli occhi, poi li chiuse lasciandosi trasportare da quel bacio pieno di passione. Hermione si sentì mancare a quel contatto che aveva tanto desiderato da tempo, che aveva sognato più volte, chiedendosi come sarebbe stato. E ora stava capitando davvero.
Ricambiò il bacio con foga, senza pensarci un attimo, e si aggrappò con forza al collo e alle spalle di Fred, che sorrise sulle sue labbra. Poi Hermione le dischiuse lentamente e permise a Fred di approfondire il bacio, di lasciar entrare la sua lingua e giocare con la sua, vorticando nelle loro bocche.
I respiri erano rotti dalla passione, le mani di Fred la esploravano, la cercavano, la desideravano. Le afferrò il collo e ispirò il suo profumo, dolce, puro, e terribilmente eccitante; inebriandosi del tutto di quell'odore da far girare la testa.
Lei era tutto ora per lui. E quando avvertì il suo profumo contro di lui, dalla sua pelle i suoi capelli, il suo collo, non riuscì più a trattenersi.
Nessuno dei due fermò l’altro, successe e basta, perché doveva succedere, perché lo desideravano troppo ardentemente da troppo tempo.
Fred tolse le mani dalla nuca di Hermione e le afferrò con forza le cosce e il fondoschiena, sollevandola senza fatica e facendola sedere sul piano cottura dietro di lei. Hermione aprì le gambe e circondò la vita di Fred con esse.
Fred si staccò appena dalle labbra di lei per passare al suo viso, baciandola con passione sulla guancia, sul collo, mentre lei si afferrava di nuovo a lui, lasciandosi completamente andare.
Il cuore le galoppava nel petto, la testa girava, la bocca desiderava di più, come le sue mani, e tutta sé stessa.
Lo voleva, come lui voleva lei.
Fred armeggiò con la cintura dei pantaloni sospirando di piacere, slacciandoli quanto bastava, facendola scorrere sul piano per avvicinarla di più a lui con un gesto secco. Hermione trasalì, la pelle che prendeva fuoco sotto quelle dita affusolate, che le stringevano la pelle nei punti giusti, senza farle male, sapendo esattamente dove toccarla.
Era dannatamente bravo.
Non se li tolse nemmeno del tutto i pantaloni, come non tolse la gonna di Hermione o la biancheria, semplicemente gliela spostò di lato ed entrò in lei con facilità, scorrendo fino a metà.
Mugolò di piacere affondando il viso nella sua spalla, mentre la ragazza reclinava la testa e si liberava in un verso di piacere, afferrandogli con forza i capelli.
Fred chiuse gli occhi e si strinse a lei con tutta la sua forza, abbracciandola. Bastò una sola altra spinta e fu completamente dentro di lei. Entrambi videro le stelle, e i loro corpi vibranti furono attraversati da scosse infinte di piacere. Non c’era più niente, se non loro.
Finalmente uniti.
Si guardarono negli occhi per un momento, immobili, le bocche semi aperte. E Fred incrociando quello sguardo colmo di passione, ma anche dolcezza, non riuscì più a controllarsi e stare fermo. Aveva aspettato già fin troppo, e si rese conto di quanto l'avesse desiderata, più di quanto avesse mai potuto immaginare.
Ad Hermione si mozzò la voce in gola, quando Fred prese a spingere sempre più sicuro e con sempre maggiore forza.
Era la sensazione più bella che Fred avesse mai provato, nulla a confronto con tutte le sue altre volte. Questa era vera magia. Per entrambi.
La ragazza capì che era quella la vera passione, la voglia di vivere. Le volte con Ron sembravano nulla a confronto, e ora capiva perché.
Non era lui. Non erano loro due assieme.
Hermione posò le mani ai lati del suo collo e lo guardò di nuovo negli occhi, dilatati dal desiderio e dall’eccitazione, e gli sorrise. E vedendo quel sorriso; fu lì che Fred capì che non aveva mai fatto una scelta migliore in vita sua.
Anche lui sorrise riempito di gioia.
Hermione cercò di slacciargli la camicia, ma lui le bloccò le mani con forza e gliele immobilizzò usandone semplicemente una.
Hermione lo guardò male per un momento, ma Fred sorrise, e si tuffò di nuovo su di lei baciandola con ardore, mentre lei gli mordeva il labbro inferiore, mugolando sempre più forte, dimenticandosi di quello che voleva fare fino a due secondi prima.
Fred ghignò, ma invece di rallentare, accelerò e le spinte si fecero più poderose.
Era calda, soffice, unica. La riempiva perfettamente, come se fossero fatti da sempre ad unirsi in una cosa sola.
Hermione non aveva mai provato tanto piacere in vita sua, non riusciva a pensare a nulla tranne al fatto che fosse dentro di lei. Non riuscì più a tenersi aggrappata a lui, scossa e presa com’era dalle sue spinte, e cadde all’indietro sul piano cottura con la schiena, ma Fred si lanciò in avanti, afferrandola dietro alla schiena con le forti braccia, posandola con dolcezza sul piano di legno, e appoggiandosi contro di lei, approfondendo ancora di più il loro contatto, rendendolo ancora più intenso.
Hermione strinse le mani contro il bordo del piano di legno diettro la sua testa. Fred si bloccò per un momento estasiato, godendosi quell’istante, poi riprese ancora più forte di getto.
Di più sempre di più.
Hermione non riuscì a trattenersi e urlò di piacere, Fred le mise una mano sulla bocca, per zittirla, “Shhh”, il suo mento era appoggiato contro l’incavo della sua spalla. Lei si girò a guardarlo appena ed entrambi scoppiarono a ridere, mentre le risate si mischiavano a respiri e mugolii di piacere, sempre più frequenti e forti.
“Sei mia,” le sussurrò ad un orecchio Fred, avventandosi di nuovo sul suo collo e mordendoglielo con sufficiente forza da far chiudere gli occhi e aprire la bocca ad Hermione a causa del piacere immenso.
“Fred,” mugolò tra un bacio e l’altro, “FRED sto venendo,” voleva che lui lo sapesse; chiamò il suo nome senza rendersene conto, aggrappandosi di nuovo ai suoi capelli e al suo collo, e quando incrociò il suo sguardo fu lì che lo sentì.
Immenso, come un’onda di piacere che si propagava dal basso ventre fino al suo cervello in ogni direzione, raggiungendo anche le dita dei piedi e delle mani.
Quelle parole, dette in quel modo, fecero crollare la poca resistenza che Fred ancora aveva, gli piacquero tanto da far girare la testa.
Si aggrappò a lei con forza, facendo aderire ancora di più i loro corpi e i loro bacini, la fece alzare di poco, e con le ultime poderose spinte arrivò al culmine del piacere insieme a lei, nello stesso istante, “Hermione vieni per me,” sussurrò anche lui, gli uscì dalle labbra e lo sentì tremendamente giusto.
Hermione fu scossa da spasmi e brividi di piacere mentre raggiungeva il culmine del piacere insieme a lui, aggrappandosi alla schiena e affondando le unghie nella stoffa, mugolando ancora il suo nome., però questa volta in un sussurro rotto.
Fred si riversò dentro di lei copiosamente con un ultimo verso strozzato, e si lasciò ricadere sopra di lei, respirando profondamente, stesi contro il piano cottura, gli occhi chiusi, a riprendere coscienza di sé.
Rimasero in quella posizione per un po’, madidi di sudore, in silenzio, solo i loro respiri affannosi e pesanti lo spezzavano.
Poi aprirono gli occhi di scatto, rendendosi conto di quello che era appena successo.
E ritornarono alla realtà. Perché per qualche minuta l’avevano davvero abbandonata, fregandosene di tutto il resto. Non importava in quel momento, ma ora quel momento era finito così come era arrivato, ed erano tornati.
Fred si sollevò tornando in piedi, ancora dentro di lei e fece fare lo stesso ad Hermione che tornò seduta. Si guardarono per un momento, senza sapere che cosa dire.
Guardarono altrove all’unisono, fissando ogni cosa tranne che i loro volti, e Fred tossicchiò imbarazzato, mettendosi un pugno davanti alla bocca. Hermione cercò di non guardare mentre Fred si puntellava con le mani contro di lei ed usciva scorrendo all’indietro, e si riallacciava i pantaloni in fretta.
Hermione saltò giù dal piano cottura evitando il suo sguardo accuratamente, si sentiva strana, non imbarazzata.
Sentì solo che tutto quello fosse incredibilmente giusto.
Fred aveva le stesse sensazioni che vorticavano dentro di lui come un fiume in piena, mentre cercava di regolarizzare il respiro, soffiando aria in fuori.
Si batté le mani sui fianchi e sorrise con la bocca stretta impacciato, Hermione ricambiò a disagio.
Si incamminarono in silenzio verso le loro stanze; una porta di fronte all’altra, nel corridoio buio.
Ormai l’alba non era lontana, si intravedeva l’indaco del cielo dalla finestra in fondo al corridoio.
Fred tossì ancora e aprì la bocca per dire qualcosa di intelligente magari, ma non gli uscì proprio niente del genere.
“Ahem… Cerca di… non cadere dal letto mentre dormi.”
Hermione lo guardò confusa dal basso per quella frase.
Certo non si aspettava che Fred volesse parlarne in quel momento, di quello che era appena accaduto… ma forse qualcosa se lo aspettava. Tipo un dolce “buonanotte.” O che almeno la invitasse a dormire con lui, ecco quello lo avrebbe preferito di gran lunga rispetto a quella frase completamente senza senso.
“Sai… succede a molta gente.” Si giustificò lui scavandosi la fossa da solo, e a quelle sue stesse parole, strizzò gli occhi e imprecò a bassa voce.
“Ahem… va bene?” Rispose Hermione più con una domanda che un’affermazione, ma sinceramente divertita dalla sua goffaggine, non era da lui. Era tutto meno che spavaldo in quel momento. Si guardava intorno e si dondolava da un piede all’altro, a disagio.
Fred alzò appena una mano per salutarla, per poi chiuderla in un pugno e grattarsi la testa imbarazzato, scomparendo dietro la porta della sua stanza, scuotendo il capo.
“Ma perché non sto zitto e basta?” Si domandò a sé stesso a bassa voce, battendosi piano la fronte con il pugno chiuso, gli occhi serrati e la schiena appoggiata contro la porta.
Hermione lo sentì e sorrise, per poi sparire anche lei dietro la porta e mettendosi nella sua stessa identica posizione contro la porta.
Entrambi guardarono verso l’alto, sospirando a metà tra il divertito, il pensieroso e la confusione.
“Oh no.” Sussurrarono all’unisono, ma era un no relativo, perché entrambi avevano un enorme sorriso stampato in faccia.









NOTA DELL'AUTRICE: Buonasera a tutti. Eccomi con il dodicesimo capitolo e con lui l'evento BOMBA!! Eh si, finalmente anche in questa storia siamo arrivati a questo momento magico.
Cosa ne pensate? Io come l'altra volta avevo timore a descrivere questa parte essendo molto delicata, e importante. Però alla fine l'ho adorata anche come finisce, un mix di divertimento, imbarazzo e goffaggine, da parte di Fred soprattutto, sfociando nella tenerezza.
Ditemi tutto!! Grazie per gli utlimi commenti che sono stati davvero fantastici 
Grazie di tutto
Cercherò di farvi aspettare meno per il prossimo, scusate ma i primi giorni non ero molto ispirata e ho preferito aspettare. Ma ne vedremo delle belle, questo ve lo posso assicurare.
A presto <3

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Capitolo 13
*** CAPITOLO 13 - IL GIORNO DOPO ***


CAPITOLO 13 – IL GIORNO DOPO
 
 

 
 
 
“No no no no, ritardo, ritardo, ritardo…”
Hermione si rese conto di non essersi svegliata con la sveglia che aveva puntato la notte prima. Alla fine non si era addormentata prima delle otto, presa com’era a pensare a come si sarebbe dovuta comportare l’indomani, di come si sarebbe comportato Fred; e la sveglia delle dodici non era bastata a riscuoterla dal suo sonno profondo.
Ora era l’una meno un quarto e aveva quindici minuti per prepararsi.
Scostò le coperte di lato e corse verso la porta trafelata, il pigiama ancora indosso e i capelli mossi e spettinati per le trecce della sera prima.
Quando spalancò la porta si ritrovò di fronte Fred, che usciva dalla porta della sua camera, di fronte a lei, lo stesso sguardo assonnato e il pigiama lungo indosso.
Si guardarono per un momento, studiandosi, e per un attimo Hermione desiderò che lui l’afferrasse e la baciasse di nuovo, come aveva fatto; con quella passione che li aveva portati a quello che era successo.
Non si erano nemmeno tolti i vestiti. Quel pensiero fece rabbrividire di piacere la ragazza, che fissò Fred nei suoi meravigliosi occhi verdi, che sembravano provare le stesse emozioni.
Ma spostarono lo sguardo altrove, senza dire una parola. Hermione tossicchiò e si avviò verso il bagno, seguita da Fred, che pensava si stesse dirigendo in cucina, invece arrivarono davanti alla porta del bagno nello stesso momento, bloccandosi quando le loro mani si sfiorarono nel tentativo di aprire la maniglia.
La ritrassero impacciati. Si guardarono a fatica negli occhi.
“Ahem…”
“Vai… vai prima tu…”
“No tu.”
“Insisto davvero.”
“Hermione,” fece Fred con un sorriso tirato indicando la porta, “davvero, prima le signore.”
“Prima i bambini…” rimbeccò lei con una smorfia.
“Uhhh ci siamo svegliate aggressive, e io che pensavo di averti fatto rilassare per bene dopo ieri notte.” Ghignò Fred con la lingua tra i denti.
Hermione sbarrò la bocca per la sorpresa e per rispondere a tono, ma fu superata da George, che si mise tra loro e la porta.
“Se non vi decidete piccioncini ci vado io.” Sentenziò assonato, e sbatté ad entrambi la porta del bagno in faccia, chiudendosi dentro.
I due si guardarono colti di sorpresa, poi George riaprì la porta e spuntò solamente con la testa, fissandoli sospettoso, alzando un sopracciglio.
“Aspetta, hai appena detto pensavo di averti fatto rilassare per bene dopo ieri notte?”
Hermione impallidì all’istante, iniziando a sudare freddo, le gambe si fecero molli. Guardò Fred e scosse la testa, che in tutta risposta fece una smorfia troppo malvagia e furba per i gusti della ragazza, che imprecò a bassa voce.
“Fred intendeva che si aspettava che mi rilassassi dopo una festa del genere…” Ci provò lei, a denti stretti, senza staccare gli occhi da Fred.
“No, non era esattamente quello che intendevo…” Fece lui con un sorriso cattivo.
“Fred!”
“Cosa intendevi gemellino?”
“Intendevo che Hermione dovrebbe avere i nervi un pochino più rilassati dopo che l’ho…”
“Fred piantala!”
“Non è quello che mi ripetevi ieri sera…”
“Fred ti avverto…”
“Se mi ricordo era più una cosa tipo…” chiuse gli occhi e imitò la sua espressione avvolta e contratta dal piacere, se la ricordava parecchio bene, “Fred ti prego non ti fermare…” mugolò soddisfatto.
“Non l’ho mai detto!”
“Ohhh tranquilla, lo dirai.”
George spalancò la bocca guardando le espressioni dei due, e scoppiò a ridere, mettendosi una mano prima davanti alla bocca e poi indicandoli entrambi.
“O MIO DIO. Voi l’avete fatto!” Gridò al settimo cielo.
“Cosa? NO!”
“Si invece, siete adorabili, battibeccate come una coppietta felice.” Ridacchiò ilare.
“Smettila anche tu George. Nessuno deve saperlo.”
“Perché no scusa? Io pensavo di annunciarlo oggi a pranzo davanti a tutta la famiglia.” Domandò Fred offeso, incrociando le braccia, come se avesse appena ricevuto una bruttissima notizia. Hermione alzò gli occhi al cielo, ancora una volta stupita e rassegnata dal loro temperamento scherzoso in ogni dannata situazione.
“Non è mica una proposta di matrimonio… non è niente di rilevante!”
“Non so proprio come farete a tenerlo nascosto… si vede lontano due chilometri…”
“Me ne vado.” Annunciò lei isterica da quella conversazione, le mani tra i capelli.
“Sicura che non stai venendo invece?” Rise a crepapelle Fred, gridandole dietro, dando il cinque al gemello, che soffocò appena una risata.
Hermione li fulminò con lo sguardo voltandosi appena senza smettere di camminare, per poi sbattere con forza la porta di camera sua.
George guardò il gemello estasiato, “non sembra davvero che tu abbia dormito solo quattro ore…” fece furbo, dandogli un buffetto sul naso.
“Che vuoi dire?”
“Non ti vedevo sorridere così da molto tempo…”
Fred sorrise e si morse un labbro, guardando a terra, era vero, stava davvero bene come non stava da tempo. Ma poi si ricompose al suo solito modo, sbuffando, “ma chi io? Sono normalissimo…”
“Oh certo.” Fece ironico George, “comunque siete sicuri di voler tentare di tenerlo nascosto? Non ce la farete mai…”
“E chi vuole tentare?” Domandò ironico Fred dopo un attimo di pausa, mentre si apriva in una smorfia di puro divertimento e furbizia.
Ah, quanto si sarebbero divertiti…
 
 
§
 
 
George, mentre si faceva la doccia e sentiva da oltre la porta i battibecchi dei due che continuavano, sospirò mestamente.
Si passò una mano sulla faccia, togliendosi l’acqua in eccesso che continuava a scorrere sul suo corpo inesorabile, e gli dava sollievo dal mal di testa per la sbronza della notte prima.
Era felice per loro, perché sapeva che erano felici, anche se non sembrava da fuori e si comportavano come due adolescenti idioti come sempre. Ma li conosceva bene, e sapeva che lo erano.
Sentì le grida isteriche di Hermione da oltre il muro, mentre si avvolgeva nell’asciugamano e usciva dalla doccia, sorridendo.
“Weasley ti avverto, un’altra battutina e ti Schianto.”
“Ohhh che paura, senti scricciolo invece di parlare, perché non entri con me nella doccia e inauguriamo anche quella?”
“Dov’è la mia bacchetta?”
“So che lo vuoi.”
“Tu sei matto.”
“Non ne hai avuto abbastanza ieri eh?”
“Sto bene così grazie.”
Fred scoppiò a ridere.
“Non la pianterai mai vero?”
“E sei pure sorpresa?”
“Mi farai impazzire! Spostati ci sono prima io…”
“Io avevo toccato la maniglia per primo…”
“Quanto sei immaturo… dov’è finito il prima le signore?”
“Se ne è andato non appena mi sono reso conto che c’è una soluzione per accontentarci tutti…”
“E sarebbe?”
“Farci la doccia assieme ovviamente.”
“E io ti do pure corda…”
Fred scoppiò di nuovo a ridere, “sei divertente quando ti infuri scricciolo…”
“Chiamami ancora così e…”
“Mi Schianterai? Guarda basta che alzo la tua bacchetta così e non riesci a prenderla neanche saltando.”
“Smettila!”
“Smettila” le fece il verso Fred con voce stridula.
“Ridammela.”
George ridacchiò scuotendo la testa. Sentiva un grande vuoto nel petto. Perché Hermione non sarebbe mai stata sua, anche se già lo sapeva, averne la certezza gli fece male.
Non era innamorato, non sapeva bene nemmeno lui, ma certamente qualcosa doveva esserci stato perché non si era mai sentito così prima d’ora per una ragazza, forse solo Angelina.
Ma ora era nato qualcosa di profondo tra i due, ancora di più; lo sentiva. E nonostante fosse abbattuto e triste per sé stesso, la gioia che provava nel vedere Fred come rinato di una nuova luce, una speranza di vivere, grazie a lei, dopo tanto tempo… gli fece solo essere grato che Hermione fosse entrata nelle loro vite, facendo molto di più di quanto lei stessa credesse, anche se non aveva scelto lui. Ma Fred.
Lo stava salvando di nuovo senza nemmeno saperlo.
 
 
 
 
§
 
 
 
Si Smaterializzarono davanti alla porta della Tana tutti e tre assieme. Hermione indossava una maglietta bianca, e dei pantaloni di tela neri a vita alta, legati con una cintura.
I due indossavano le solite magliette larghe a maniche lunghe, dei jeans sbiaditi e larghi, lunghi fino alle ginocchia. Si erano entrambi legati i capelli all’indietro, lunghi com’erano ora, in piccolo chignon disordinato. La barba rossiccia si era leggermente allungata e ora copriva la cicatrice sulla guancia di Fred.
Hermione lo guardò per un momento sospirando, lui se ne accorse e ricambiò lo sguardo. Lo stava supplicando con gli occhi, e il rosso sembrò leggerle nella mente.
“Tranquilla Granger, farò il bravo…” la rassicurò lui strizzandole l’occhio, ma Hermione non si tranquillizzò affatto a quello sguardo… anzi temeva davvero che Fred avesse in mente qualcosa.
Cercò di regolarizzare il respiro e sfoggiare un grande sorriso mentre entravano assieme, che si tramutò in uno vero, non appena vide i genitori Weasley e Ginny correrle incontro. Si abbracciarono felici anche se si erano viste la sera prima, poi salutò Molly e Arthur, la prima che baciava gli altissimi figli e gli lisciava senza risultato le barbe cercando di aggiustarle un minimo.
“Come siete belli… i miei bambini…”
“Mamma abbiamo ventun anni ormai…”
“Oh George…”
“Fred…” La corresse per scherzo George, e la signora Weasley vedendo bene l’orecchio mancante gli tirò un colpetto sul braccio, e lui sorrise triste. Le mancava prendere sul serio in giro mamma, scambiandosi i ruoli e facendola impazzire… ora non potevano più farlo.
Erano cresciuti, erano diversi ora, anche se non lo volevano, era inevitabile che quella parte della loro vita finisse, dall’incidente dell’orecchio.
Ma erano sempre Fred e George, in qualche modo, pronti a tirare su il morale a tutti, allegri, sorridenti e sfacciati.
Si sedettero spaparanzati su due sedie, ma Molly li guardò con rimprovero misto a tenerezza.
“George, Fred, aiutatemi con le portate in tavola…”
Si guardarono per un momento e ridacchiarono. Poi si alzarono abbattuti e fecero come gli era stato detto, mentre Molly abbracciava Hermione e lei vedeva seduti al tavolo Ron e Lavanda. Si bloccò impietrita.
La sera prima non ci aveva neanche fatto caso a loro, presa com’era dalla festa, dal divertimento, in mezzo a tutti i suoi amici; e aveva bevuto abbastanza per dimenticarsi completamente che ci fossero anche loro.
Ma ora erano lì, davanti a lei, mano nella mano. Non poteva non accorgersene, o farci caso, troppa poca gente in quella stanza.
Sospirò e Fred e George notarono la sua espressione. Era a disagio, non era mai stata con Ron e Lavanda insieme alla Tana, non sapeva cosa dire come comportarsi.
Fu Ron a fare il primo passo. Si alzò e si mise le mani in tasca, sorridendo imbarazzato.
“Ciao Hermione.”
“Ciao.” Rispose lei in un soffio, ma cercando di sorridere, non voleva dare a vedere che fosse a disagio. Le era passata, ma le faceva ancora uno strano effetto vederli assieme.
“Ciao” la salutò timida Lavanda, ed Hermione rispose con un mezzo cenno, a quel punto Fred e George pensarono bene che fosse meglio intervenire.
Arrivarono dalla cucina rumorosi come sempre, spezzando quel silenzio imbarazzante che si era creato e che aleggiava nel soggiorno.
“Bene bene bene…”
“Sentite che bel profumino…”
“La pasta al forno fatta in casa di mamma…”
“Una bella domenica da passare tutti assieme in famiglia…”
“Che meraviglia…” fecero allegri battendo le mani.
Appoggiarono la grande teglia sul tavolo ed Hermione gli fu veramente grata di aver interrotto quel momento, portando tutta la attenzione su di loro, come erano insuperabilmente bravi a fare.
In quel momento arrivarono anche Percy e Bill con Fleur. Charlie era ancora in Romania, ormai viveva lì da anni e tornava solo a Natale. Dopo scambi di saluti e affetto, Arthur batté le mani: “Bene, mettiamoci a tavola che si raffredda.”
La quasi intera famiglia Weasley, Hermione, Harry e Lavanda presero posto.
Con suo grande imbarazzo Hermione si ritrovò seduta quasi davanti a Ron, ma per fortuna ai suoi lati c’erano i gemelli ed esattamente di fronte ad Harry che le sorrise incoraggiante.
Lei ricambiò e tentò di tutto per non guardare troppo Ron negli occhi. La rabbia era passata, così come il rancore, ma ci sarebbe voluto del tempo prima che le cose tornassero come prima… quello era un buon modo per iniziare, voleva tornare ad essere sua amica, ma la presenza di Lavanda che lo stringeva a sé e lo guardava adorante non aiutava di certo.
Quando lo baciò sulla bocca ridacchiando, Hermione con la coda dell’occhio vide Fred e George fare un verso schifato, come se stessero per aver un conato di vomito, e questo le risollevò molto il morale.
Parlarono molto, del lavoro di Bill, di Percy. Harry e Ron del loro corso di Auror. Il pranzo passò in fretta, Hermione riuscì a rilassarsi del tutto, notando con gioia che Fred non accennava ad aprire il discorso su loro due.
E vide anche che Harry sembrava piuttosto agitato; si muoveva sul posto, guardandosi intorno, si contorceva le mani tra di loro, ma sorrideva distratto, come se stesse convincendo sé stesso a parlare. Lanciava molte occhiate a Ginny seduta accanto a lei. Hermione sospettò che aveva in mente qualcosa.
“Allora, Fred, George come va il negozio?” Chiese Percy ai due gemelli ad un certo punto, quando ogni traccia di cibo fu spazzolata dai piatti.
“Benissimo fratello noioso,” rispose George incrociando le mani, “tra poco pensiamo di aprire un’altra sede…”
“Davvero? Dove?” Domandò Ron.
“Ad Hogsmade fratello scemo, così gli studenti di Hogwarts potranno avere del vero svago durante l’anno, ora che Zonco ha chiuso.”
“Ma che bella idea.”
“Ma ce li avete i soldi?” Domandò scettica Molly, ancora incredula, ma fiera che quel negozio li avesse portato tanta fortuna.
“Si mamma,” fece seccato Fred, “ce li abbiamo, altrimenti non avremmo fatto questa scelta… che siamo due incoscienti?”
“Già!” Fece George seguendolo nella stessa identica posa ed espressione, con una smorfia offesa e provocatoria.
Hermione alzò le sopracciglia, “forse solo un pochino… a volte. Quasi sempre.” Obbiettò divertita la ragazza, che suscitò qualche risata nel tavolo. Ma se ne pentì subito perché la cosa non piacque affatto a Fred.
Infatti quest’ultimo si stiracchiò le ossa del collo, facendole scrocchiare e fece un verso di soddisfazione.
Si voltò appena verso di lei e appoggiò un gomito sul tavolo, aprendosi in un sorriso furbo.
“Granger…non provocarmi… perché ora lo sai cosa ti succederà…” fece malizioso, strizzandole l’occhio.
“Nulla di interessante?” Domandò ironica, stando al gioco.
“Uhhh non mi sembravi disinteressata ieri…”
Tutti li fissavano cercando di capire cosa stesse succedendo. George guardava la famiglia come per dire: “fanno sempre così.”
“Da cosa lo hai dedotto?”
“Oh non saprei, forse da…” contorse il viso in una smorfia di piacere chiudendo gli occhi sospirando, “… questo?” Domandò ironico tornando ad un tono normale, alzando un sopracciglio.
Hermione sbuffò, “te la sei immaginata quella faccia.”
“Non credo proprio, ce l’ho stampata proprio qui,” fece picchiettandosi una tempia con l’indice, “e sai cosa voleva dire quella faccia?”
“Cosa?”
“Era la faccia di qualcuno che voleva che risuccedesse tante, tante, taaante volte…”
“Non succederà mai più tranquillo.” Sibilò lei convinta, gli occhi ridotti in due fessure. Pregando che nessuno capisse di che cosa stessero realmente parlando. L’unico al corrente era George che si godeva lo spettacolo a pieno.
“Certo, come no.” Mimò Fred con le labbra, una smorfia di falsa accondiscendenza e alzando un pollice, prendendola in giro. Hermione lo fulminò con lo sguardo, incitandolo a smettere, contenta che Ginny avesse cambiato improvvisamente discorso.
“Mamma forse dobbiamo fare qualche lavoretto al bancone in cucina, uno gnomo deve aver mangiucchiato il legno…”
“Il bancone della cucina è il mio nuovo punto della casa preferito…” continuò imperterrito Fred con la lingua tra i denti.
“Fred…”
“Perché caro?”
“Perché io ed Hermione ci siamo divertiti tantissimo ieri lì sopra…”
“A ballare alla festa…” completò la frase lei arrossendo di colpo, scatenando una risatina in Fred e George.
Arthur e Molly si scambiarono uno sguardo d’intesa. Tutti sembravano molto curiosi, ma confusi.
Hermione si prese la testa fra le mani, gli occhi fissi sul piatto. Eppure in parte era contenta che ci fosse Ron a portata di orecchie. E infatti…
“Di che stai parlando Fred?” Domandò Ron acido, ma sospettoso, il comportamento dei due era molto strano.
Fred sorrise cattivo, aprì la bocca per dire qualcosa, ma Harry batté le mani sul tavolo, impaziente e si alzò in piedi.
Si sfregò le mani sui jeans e si guardò intorno, sorridendo. “Beh non ci siete proprio tutti, però… non posso più aspettare. Io devo fare un annuncio importante…” Si girò appena per guardare la sua fidanzata negli occhi, “Ginny…”
Tutti lo fissarono attenti, in silenzio, Ginny lo guardò dal basso confusa. Le prese una mano e le baciò il dorso commosso.
“Ormai stiamo insieme da tanto, forse è presto, o forse no. Ma non mi importa… perché tutto quello che voglio è…”
Fred si alzò in piedi, “No no no no mio caro. Se oggi è il giorno degli annunci, il mio deve essere il primo… perché ve lo assicuro gente,” e guardò la piccola folla al tavolo, “è una vera bomba.”
Harry sorrise a denti stretti, mantenendo la calma, “Ahem Fred, credo che il mio annuncio sia un po’ più importante…”
E guardò Hermione, che era l’unica a sapere del suo voler fare la proposta a Ginny, e aveva scelto proprio quella mattina per farlo ovviamente…
La ragazza si alzò in piedi per spalleggiarlo. “Fred,” fece guardando il rosso accanto a lei, “non hai sentito Harry? Ha una cosa importante da dirci… perché non lo ascoltiamo tutti?”
Almeno quella bellissima notizia avrebbe distolto l’attenzione dalla loro storia, essendo così grande e importante.
Fred la fissò divertito, i palmi sui tavoli, in silenzio, convinto che stesse solo cercando di sviare l’argomento, in imbarazzo, senza sapere che in realtà sapeva che cosa stava per fare Harry.
“Non credo che sia importante quanto la MIA notizia…” Continuò cocciuto per infastidirla.
“Invece credo proprio di si.” Obbiettarono Hermione ed Harry in coro. Tutti ridacchiarono per quella scena esilarante. Ron era l’unico che sembrava estremamente teso.
“Ma che sta succedendo?”
“Credo che Harry e Fred devono dirci qualcosa di mooolto importante…” scherzò George con le braccia conserte.
“Che cosa devi dirci caro?” Domandò Molly ad Harry.
“No prima io!” Fece Fred offeso.
“No io.”
“Ehi quattr’occhi sono quasi morto per colpa tua… lasciami il palcoscenico almeno per questa notizia…”
George soffocò una risata.
“Ti prometto che appena la dirò potrai dire tutto quello che vuoi.”
“No ti assicuro che la mia è un tantino più spettacolare della tua…”
“E io ti assicuro di no,” fece Harry calcando le parole con fare ironico, aggiustandosi gli occhiali.
“Che hai da dirci di così spettacolare?” Domandò Ron curioso a Fred.
“Non posso più stare zitto…”
“Si che puoi,” fece Hermione con un sorriso tirato, guardando tutti, “nessuno ti costringe…”
“Hermione per me è molto importante che tutti lo sappiano…”
“Ma non ce ne è bisogno, tanto è stato solo per una volta…”
Fred si mise una mano sul petto con fare tragico, “è questo che sono per te? Una cosa da una volta sola? Ma non hai un minimo di rispetto?” Imitò il suo tono saccente ed isterico, ed Hermione sbuffò.
Sentiva le gambe molli, e la schiena sudata dall’ansia. Perché quel maledetto faceva sempre di tutto per metterla in imbarazzo?
“Ma di che stai parlando Fred?” Domandò Bill divertito. Lavanda stretta al braccio di Ron, stava in religioso silenzio.
“Già parla chiaro.” Fece Ginny incuriosita a morte, sentiva che stava accadendo qualcosa di piccante nell’aria.
“Ahem Ginny, veramente io…” fece Harry, ma lei lo bloccò con un gesto, fissando il fratello, “si si dopo Harry, Fred deve dirci una cosa…”
“Ragazzi…”
“No, io voglio sentire cosa ha da dire Fred.”
“RAGAZZI,” tuonò con fare autoritario Molly, tutti si voltarono a guardarla. “Harry ha parlato per primo, sembra una cosa importante per lui, sentiamo cosa ha da dirci, e poi parlerà Fred.”
Harry prese fiato contento, alzando le braccia e riprendendo tra le sue mani quella di Ginny, “quello che volevo dirti Ginny, è che non voglio passare la mia vita con nessun’ altra…”
“Si si vi amate un casino, lo sappiamo tutti… sentite questa…”
“FRED,” gridò Hermione rossa in viso, e in panico, “A NESSUNO INTERESSA CHE SIAMO STATI INSIEME!”
“Ho deciso che andrò a fare una visita al San Mungo…” Completò la frase Fred esattamente sovrapposto alle parole di Hermione.
Calò il silenzio. Tutti si zittirono immediatamente e alzarono lo sguardo per guardarli. Hermione sbarrò gli occhi ammutolita, e si mise una mano sulla bocca di getto, imprecando a bassa voce.
Harry si sedette senza speranze, forse quello non era il momento adatto.
Fred soffocò una risata nell’udire quelle parole e poi vedendo la reazione della ragazza. E quella fu la goccia che fece traboccare il viso. Tutti scoppiarono a ridere per quelle parole, dette in quel modo, e capendo che era stato tutto un malinteso Hermione si risedette abbattuta, la fronte tra le mani, in completo imbarazzo.
Fred si sedette tutto felice anche lui, gongolandosi sulla sedia, unendosi alle risate degli altri.
Molly prese la teglia, “io… inizio a sparecchiare,” fece ridacchiando per la goffaggine e la tenerezza di quella ragazza. Ma anche felice che Fred avesse preso quella decisione, e che fosse successo qualcosa tra di loro, la cosa aleggiava da tempo, e lei non era mica scema.
“Davvero Fred?” Domandò improvvisamente George serio guardando il gemello, rendendosi conto di quello che aveva detto.
“Si, vado a prenotare la visita questa settimana… ci vorrà un po’ di tempo, ma…” George però non lo lasciò finire, lo abbracciò con amore, mentre i loro genitori giravano il tavolo e andavano ad accarezzargli la testa.
Poi Molly gli sorrise con tenerezza e gli sussurrò qualcosa nell’orecchio, Fred annuì serio; qualcosa che però Hermione non riuscì a sentire.
La guardò sparire in cucina.
Arthur la seguì tossicchiando per l’imbarazzo, ma fece un segno al figlio d’intesa, seguendo la moglie lontano da quella conversazione troppo giovanile per loro.
Ginny sbarrò la bocca al settimo cielo, prima che potesse farlo Ron. “Cosa? Quando? Dove? Come?”
“Eh si,” fece Fred tutto compiaciuto, “stamattina, nella nostra cucina… e sul quando mi sa che sei un po’ troppo piccola per saperlo…vietato ai mininori di diciotto anni” sussurrò con una mano accanto alla bocca, per farsi sentire solo da lei, ma Hermione lo sentì e gli tirò una gomitata.
“La domanda giusta è… perché?” Fece ironica lei, tanto ormai il dado era tratto…
“Già Granger… perché… perché lui e non me?” Domandò ironico George mentre si alzava a sparecchiare, aiutando Percy e Bill, che ridacchiarono esilarati.
Hermione lo seguì con lo sguardo sprizzando scintille dagli occhi e George si affrettò ad allontanarsi.
“Perché?” Domandò in modo fintamente pensieroso Fred, il mento tra le dita, “forse perché sono tremendamente affascinante… e di una bellezza da far venire la pelle d’oca, e poi non mi sembra di averti lasciata insoddisfatta…” le strizzò l’occhio allegro.
Hermione non rispose, iniziando a impilare piatti per sparecchiare tutto.
“Dai dillo che non te l’aspettavi così…”
“Così come?”
“Beh, così gran…”
“Okay okay adesso basta…” li interruppe Ron bruscamente, dall’altra parte del tavolo, anche lui si era alzato in piedi. Vicino a loro erano rimasti solo Lavanda, Ginny, Harry, e George; tutti gli altri si erano dileguati appena in tempo, lasciando per quanto possibile un po’ più di privacy ai diretti interessati.
Fred ed Hermione si voltarono a guardarlo infastiditi.
“Che c’è?”
“Ti diamo fastidio?” Domandò ironico Fred, incrociando le braccia. Si aspettava che Ron reagisse, ma non in quel modo, era l’ultimo a poter mettere bocca in quella faccenda.
“Beh se lo vuoi sapere Fred, si…”
“Questi sono problemi tuoi.”
Hermione lo guardò irritata, aspettando che continuasse.
“Sono sconvolto che tu ti sia abbassata a tanto…”
“Scusa cosa?” Domandò Fred marcatamente ferito con una mano sul petto, “guarda che io sono un bel salto di qualità rispetto a te…”
“Non intendevo quello.” Guardò Hermione, ma non era arrabbiato, sembrava impietosito, e questo fece andare su tutte le furie la ragazza e Fred. George, Ginny ed Harry guardavano la scena allibiti.
“E cosa intendevi di grazia?”
“Beh, che lo hai fatto solo per farmi ingelosire.”
“Tu sei matto Ron…” fece Hermione con una risata isterica, “pensi davvero che lo abbia fatto solo per te? Se lo vuoi sapere tu non c’entri proprio nulla…”
“E allora perché è successo?”
Hermione non rispose, non sapeva che dire, non lo sapeva nemmeno lei. Ma Fred le venne in aiuto.
“Ron, queste cose succedono e basta… non ha niente a che vedere con te.”
“Lo sapevo che sarebbe finita così, lo sapevo che non dovevi trasferirti lì con loro…”
Hermione fremette di rabbia, si aspettava che Ron reagisse male, anche se non ne aveva alcun diritto, ma quello era davvero troppo.
Gli si parò davanti e gli puntò un dito contro, “come osi? Io faccio quello che voglio della mia vita. Non potevi dirmi nulla quando stavamo assieme su cosa devo fare della MIA VITA, e sicuramente non lo farai ora.” Lo guardò con odio, “che coraggio hai di dire una cosa del genere? Dopo quello che mi hai fatto?”
“Con mio fratello? Andiamo! E’ la cosa più scontata che potessi farmi se volevi farmela pagare… ammettilo!”
“Non è così Ron, io…” non finì la frase, guardò Fred. Che cos’era? Non sapeva se era innamorata di lui. Anche se era stato infinitamente bello, coinvolgente, passionale, non voleva dire che si sarebbero innamorati. Fred non era tipo da innamorarsi così, o da volere una storia seria.
E lei non ci pensava nemmeno a chiederglielo.
“Nessuno voleva farla pagare a nessuno,” andò in suo soccorso Fred, con grande sorpresa di Hermione, ma ovviamente la aiutava come poteva aiutarla lui… nel suo solito modo.
“La verità Ronnie,” si avvicinò al fratello minore, mettendogli una mano sulla spalla, “è che tra me ed Hermione c’è una forza magnetica alla quale non sappiamo resistere… capisci? Non poteva andare diversamente…” disse con tono accondiscendente, guardando Ron di sbieco, picchiettandogli una mano sul petto.
Ron lo guardò in cagnesco, senza emettere un suono, così Fred continuò.
“E’ troppo forte, non siamo riusciti a controllarla… ed è successo… sul piano della cucina, alle sei di mattina dopo la festa… non abbiamo avuto neanche tempo di toglierci i vestiti…” fece imperterrito, volendo appositamente infastidirlo, e Ron a quelle parole infatti si scansò arrabbiato.
“Ho già sentito fin troppo…”
“Fred non sei d’aiuto.”
“Hermione come hai potuto?” Sputò tra i denti Ron, puntandole un dito contro, “tra tutti proprio con mio fratello? E soprattutto con Fred o George?”
Hermione sapeva che Ron provava rancore nei loro confronti per tutti gli anni a scuola e durante l’infanzia quando lo prendevano in giro per ogni cosa, e per tutti gli scherzi che gli avevano fatto.
Loro erano i più amati a scuola, adorati da tutti i loro amici, e ammirati da tutte le ragazze, mentre Ron non ci sapeva proprio fare. Li invidiava da sempre, invidiava il loro carisma, la loro avvenenza, e intelligenza.
“Tu non hai nulla a che fare con tutto questo…”
“Si invece siamo stati assieme…”
“Già, e forse dimentichi che stavi per tradirmi senza problemi solo poche settimane fa con la tua ex,” urlò Hermione perdendo le staffe, indicando Lavanda che era tornata nella stanza in quel momento, e quasi si nascose dietro a Ron.
“Non è la stessa cosa!”
“No infatti, non lo è. Tu l’avresti fatto alle mie spalle, io almeno ho avuto la decenza di dirti subito la verità.”
“Me ne vado.” Sbottò Ron furente, avviandosi verso la porta. Molly sbucò dalla cucina, “tesoro c’è ancora il dolce!”
“Non ho fame mamma scusa. Lav, andiamo.” Incitò la fidanzata, che trotterellò dietro di lui. George si scansò per farli passare.
Lavanda mentre le passava davanti la guardò con compassione, “hai proprio una fissa per i fratelli Weasley eh?”
Hermione sbarrò la bocca senza credere alle proprie orecchie, così come i gemelli che la imitarono; seguendoli con lo sguardo carico di odio, e liberandosi in un gemito di disperazione non appena la porta si richiuse dietro di loro.
“Va al diavolo Ron!” Gli gridò dietro, subito prima di sentire il solito “crack”, che voleva dire che si erano Smaterializzati.
Si voltò verso gli altri, e sbuffò in direzione di Fred.
“Grazie per l’aiuto, volevi per caso dirgli anche quanto tempo è durato?” Domandò ironica, la voce carica di risentimento, mentre ritornava al tavolo per finire di sparecchiare.
“Ehi!” Replicò lui offeso, “stavo cercando di farla pagare a Ron il più possibile per quello che ti ha detto!” Si avvicinò a lei, accanto al tavolo.
“Mettendomi in imbarazzo COME SEMPRE?” Gli gridò la ragazza contro.
“Cercavo di proteggerti COME SEMPRE!” Rispose lui con il medesimo tono, ad un centimetro dal suo volto, piegandosi di molto per arrivare alla sua altezza.
“Perché mi hai fatto credere che l’avresti annunciato a tutti?”
“Non ho mai avuto intenzione di dirlo… hai fatto tutto da sola.” Replicò lui scandendo le ultime parole a metà tra il divertito e l’irritato.
Hermione strinse le labbra profondamente risentita. Era vero. Diamine. Ma non mollò.
“Ma sei stato tu a spingermi a farlo. Mi ripeti da tutto il giorno che volevi annunciarlo, che cosa avrei dovuto pensare?”
“Forse stamattina ti ho presa un po’ in giro è vero… ma io volevo davvero dire quello che ho detto sulla visita medica… ci ho pensato tutta la notte.”
Hermione vide George sospirare allegro dietro di lei, sapeva che era preoccupato a morte per lui come lei, e lo capiva. Era felice che finalmente si fosse deciso a fare quel passo. Non si faceva controllare dal giorno dopo la battaglia.
Hermione sospirò addolcendosi un attimo, “okay ti credo. Ma resta il fatto che non hai fatto altro che peggiorare le cose con Ron, rigirando il coltello nella piaga…”
“Ma che te ne frega di Ron… hai visto come ha reagito? Dopo quello che ti ha fatto? E ancora lo difendi?”
“Non lo difendo, ma non voglio che sia così per sempre tra di noi, siamo stati migliori amici per anni… non voglio perderlo come amico,” sbottò lei alzando la voce, il petto che si alzava e si abbassava per l’agitazione del momento.
Fred la studiò per un momento, “okay allora abbiamo chiarito?”
“Ma certo.”
George alzò un sopracciglio, non proprio convinto. Ginny sospirò guardando Harry.
Stavano per aggiungere altro, ma la voce di Molly dietro di loro li distrasse. “Ecco il dessert,” veniva dalla cucina, e faticava a tenere il grande vassoio, pesante per il peso del dolce su di esso.
Immediatamente Fred ed Hermione scattarono verso di lei, prendendo con le mani il vassoio argento dai lati opposti.
Si guardarono di nuovo in cagnesco, ma sforzandosi di sorridere e fare finta di nulla davanti a Molly, che lasciò subito la presa.
“Lo porto io in tavola.”
“Davvero faccio io, sono ospite è il minimo.”
“Cerco solo di essere gentile Granger… lascia il vassoio,” fece lui sorridendo a denti stretti.
“Lascialo tu…”
Le loro voci da forzatamente gentili si tramutarono in seccate, mentre George alzava di nuovo gli occhi al cielo.
“Si certo avete risolto tutto…” commentò ridendo Ginny. I due la guardarono per un momento per poi tornare a fissarsi, nessuno dei due aveva intenzione di mollare.
Anche se era per una cosa così stupida, i loro caratteri Grifondoro tornarono a galla, facendosi sentire come non mai.
“Molla Granger, ho detto che faccio io.” Fece Fred tirandolo verso di sé.
“Davvero non c’è problema… mi fa piacere…” Rispose cocciuta Hermione facendo la stessa cosa dalla sua parte.
“LASCIALO!”
“No!”
“Sei così irritante.”
“E tu sei solo capace a farmi del male…” mormorò lei triste, non voleva dirlo ad alta voce, ma non riuscì a trattenersi. Le scappò.
“Che cosa?” Domandò Fred improvvisamente serio, bloccandosi. La guardò negli occhi, dimenticandosi di tutto il resto, anche il fatto che si stessero contendendo un vassoio. La fissò intensamente dall’alto, cercando di scrutarle dentro l’anima, sentire di che cosa aveva bisogno, che cosa la turbava. Voleva preoccuparsene, sembrava diventata la cosa più importante ora.
“Niente.”
“Granger parlami. Che volevi dirmi?” Ma Fred in realtà lo sapeva, aveva paura. Paura di iniziare questa cosa con lui. E come darle torto? Aveva vissuto con loro per due anni, prima alla Tana, e ora sola con loro, aveva visto come trattava le sue conquiste. Come viveva.
Ma Hermione non sapeva nulla però in realtà, di cosa stava nascendo dentro di lui. Nulla ancora.
“Niente Fred, dimenticatene.”
“NO! PARLAMI HERMIONE!” Gridò Fred preoccupato, voleva che lei si aprisse con lui, erano molto più vicini ora, e odiava il fatto che lei pensava che lui l’avrebbe abbandonata alla prima occasione, ma quella era tutta colpa sua, e lo sapeva bene.
“HO DETTO MOLLALO!” Gridò invece Hermione perdendo le staffe una volta per tutte, strattonando con forza il vassoio all’indietro dalla sua parte.
“E va bene,” fece Fred seccato e ferito, un sorriso beffardo in volto, e mollò la presa di colpo sul vassoio, che si ribaltò con forza e la torta finì dritta sulla maglietta di Hermione, che lo lasciò cadere di colpo. Il vassoio tintinnò a terra, con ancora mezza torta sopra, mentre l’altra metà si era sparsa sulla maglia bianca della ragazza, che la fissava dall’alto immobile.
A Fred scomparve il sorriso dal volto quando vide la sua espressione omicida. Molly arrivò correndo, mettendosi in mezzo, pulendola con uno straccio bagnato, mentre Fred non staccava i suoi occhi verdi carichi di sapere da quelli della ragazza.
Io non ti farò del male.
Le disse con gli occhi, ma lo sguardo di Hermione era furente, impassibile.
Non gli diede segno di aver capito, come poteva?
Parlale idiota. Dille che non le farai mai del male, perché lei è Hermione…
Ma non lo fece, si limitò a scansarsi per permettere a sua madre di aiutarla.
“Oh povera cara, non ti sei fatta nulla vero?” Domandò Molly amorevole. Hermione abbassò lo sguardo abbattuta, le cose non stavano proprio andando come se le aspettava.
Sospirò, la voce triste, “no Molly non ti preoccupare. E’ solo un po’ di torta…”
Cadendo il dolce le si era intriso anche tra dei ciuffi di capelli intorno al viso, su una guancia e sul collo.
“Vado a farmi una doccia.” Annunciò a tutti, “posso farla qui?” Domandò a Molly, che le sorrise teneramente e le indicò il piano superiore.
Avrebbe potuto benissimo pulirsi con la magia, ma aveva voglia di stare un attimo da sola, e una bella doccia calda era proprio quello che le ci voleva.
“Quello all’ultimo piano, davanti alla stanza di Fred e George è il più grande.” Le disse la signora Weasley, mentre Hermione saliva piano le scale, in silenzio, e Molly si voltava a guardare Fred con disappunto, e lui voltava lo sguardo altrove, sbuffando aria in fuori dal naso, la bocca serrata. Il petto che si alzava e si abbassava ad un ritmo accelerato.
 
 
§
 
 
 
Hermione si tolse i vestiti sporchi di crema e pan di spagna, ed entrò nella doccia accendendo l’acqua calda.
Si mise sotto il getto e si sentì subito meglio. Lì aveva un po’ di tempo per sé, per pensare a quello che era successo.
Era arrabbiata con Fred per come si era comportato, ma alla fine anche se lo faceva in quel suo modo assurdo, aveva cercato di difenderla da Ron, le sue intenzioni erano buone, ma non riusciva proprio a comportarsi come qualunque altro essere umano si sarebbe dovuto comportare.
Poi pensò a quella mattina e si morse un labbro. Era stato il momento più bello della sua vita, e si sorprese di sé stessa quando si ritrovò a pensare che non era vero che non voleva più che accadesse.
Ma cosa poteva fare? Andare da Fred e chiedergli: scusa so che ho detto che non volevo più che ricapitasse, che era una cosa da una notte… ma non era vero, puoi togliermi i vestiti adesso e farmi vedere cos’altro sai fare?
Quasi scoppiò a ridere da sola, no, non era proprio da lei dire una cosa del genere.
Ma non ce ne fu proprio bisogno di farsi tutti questi problemi. Perché subito dopo che si fu risciacquata dallo shampoo, qualche minuto dopo essere scomparsa al piano di sopra, la porta del bagno si aprì.
Hermione sentì il chiavistello girare, l’avevano richiusa a chiave. Sentì un rumore come di vestiti che cadevano a terra, e la porta del box doccia che si apriva dietro di lei.
Fece per voltarsi esterrefatta, per chiedere chi diavolo fosse entrato in quel modo rude, ma non fece in tempo. Due mani la schiacciarono contro il muro azzurro della doccia, bloccandole le braccia.
Sentì un corpo appoggiato contro la sua schiena, aderente, il respiro caldo di qualcuno accanto al suo orecchio.
E lo riconobbe immediatamente, il respiro rotto dalla sorpresa.
“Fr…” mormorò in un verso strozzato, cercò di girarsi, ma Fred la teneva ferma con un braccio piegato contro il collo, e lei non riusciva a sposarsi di mezzo centimetro. Era troppo forte.
Lo sentì afferrarla con l’altra mano sollevarle appena la gamba e con un gesto fluido scivolare dentro di lei senza difficoltà, arrivando fino in fondo con un solo lento e lungo movimento, che li fece sospirare entrambi di piacere. Fred chiuse gli occhi e appoggiò la fronte contro il suo collo, appena sopra il suo braccio che usava per tenerla ferma.
Con un colpo di bacino compì la prima spinta, sicura, forte. E ad Hermione scappò un gemito più forte, i palmi delle mani contro la parete fredda della doccia, dalle parti opposte del suo viso, anch’esso premuto contro di esso.
Spalancò la bocca colma di piacere, e lo guardò di sbieco. Intravide il suo volto contro il suo, gli occhi verdi puntati su di lei, mentre iniziava a muoversi velocemente dentro di lei.
E non appena lei lo vide, capì che era senza vestiti, completamente esposto a lei, e lei voleva vederlo, ammirarlo in tutta la sua bellezza, cosa che non aveva potuto fare la prima volta.
Cercò di girarsi, ma Fred sorrise e la tenne bloccata con ancora più forza, facendo passare la mano nei suoi capelli fradici, mentre le spinte aumentavano di potenza e prepotenza.
“Non ci provare nemmeno,” fece lui con un mezzo sorriso, la voce impastata dai movimenti, capendo subito le intenzioni della ragazza. Gli girava la testa dall’appagamento che provava quando era parte di lei. Niente poteva reggere il confronto.
“Fatti guardare.” Mormorò lei contro di lui con decisione, mentre lui la stringeva a sé afferrandola per il coppino, senza fermarsi, ma non lo fece. La tenne girata, in modo che gli desse le spalle e non lo vedesse.
Hermione era completamente ammaliata dal piacere, completamente persa, non riusciva a muovere un muscolo. Il viso contratto in una smorfia di assoluto piacere, il corpo che si muoveva a ritmo, condotto dai movimenti di Fred, attraversato da infinite scosse e cariche elettriche.
“Voglio vederti,” insistette lei quando ebbe ritrovato la voce, che comunque risultò roca e ovattata per l’acqua che gli scorreva addosso. Lo guardò in viso di sbieco, lui con la bocca semi aperta, le afferrò i capelli con forza, aprendosi in un forte gemito di piacere come lei subito dopo che ebbe aumentato ancora di più la velocità e la potenza dei colpi. Ma non l’accontentò.
Anche se Hermione era completamente in balia di Fred, per la prima volta nuda davanti a lui, completamente; non era affatto imbarazzata. Anzi, era felice che fosse lì, che fosse tornato, che anche lui voleva quello che voleva lei, che non poteva farne a meno come lei.
Voleva che la vedesse, e che lui si mostrasse a lei senza vergogna. Ma per quanto provasse a girarsi non ce la faceva, la presa di Fred era troppo forte.
La seconda volta che ci provò seriamente, Fred si irritò parecchio, senza però smettere di sorridere, felice com’era di essere lì con lei. Ma per farle capire che non aveva intenzione di farla girare tanto facilmente, la fece abbassare facendola piegare in avanti contro di lui, rimanendo dritto in piedi e approfondendo il contatto ancora di più.
Hermione sbatté i palmi contro la parete della doccia con violenza, godendo e non avendo paura di mostrarlo a Fred.
Il quale gemette con forza ascoltando lei, mordendole la schiena con passione, e stringendola a sé, afferrandole i fianchi e la pancia morbida. A quel contatto e in quella posizione Fred fissò la sua schiena pallida piegata davanti a lui, il suo corpo esile sotto il suo, che si muoveva fluidamente a ritmo con il so. Chiuse gli occhi, appoggiando la fronte di nuovo contro di lei, godendosi ogni istante di quel momento perfetto.
L’afferrò di nuovo per il collo, portandola vicino al suo viso, sostenendola, e volendola sentire di nuovo più vicino; mordendole una guancia con passione, senza farle male, facendola liberare in un urlo di piacere.
Fred sorrise soddisfatto, e la guardò di sbieco anche lui, senza mai fermarsi, ormai era vicino, e sentiva che anche lei lo era. Tremava sotto la sua presa salda, e la sentiva contrarsi intorno a lui in spasmi sempre più forti.
I loro occhi si incrociarono, e lui l’afferrò per il viso, baciandola con foga, la passione era tale, le emozioni che vorticavano tra di loro, che anche Fred aveva la voce roca.
“Io non ti farò mai del male Hermione,” sussurrò con voce spezzata dall’emozione, dolce, ed Hermione a quelle parole con un braccio si aggrappò a lui intorno al collo, sfiorandogli la guancia e la barba, e ricambiò il bacio con foga, girando la testa per quanto le fosse possibile.
“Non ti farei mai del male, te lo prometto…” diceva lui tra un bacio, e un altro, un respiro, e un gemito, “mai…”
Sentendo quella dichiarazione così tenera, in un momento così passionale, la ragazza non riuscì a trattenersi oltre e sentì il cuore scaldarsi come non mai.
“Fred ti prego, non ti fermare…” sbiasciò sotto di lui, gli occhi serrati, concentrata sui suoi movimenti sicuri, potenti, dentro di lei. Lo sentì ridacchiare contro la sua bocca vittorioso, “ah-ah l’hai detto!” Sussurrò mordendole il collo, mentre lei sorrideva.
Fred fece un verso di vittoria contro la sua pelle, mentre con la mano la accarezzava dolcemente e scendeva dal collo fino ai seni, ma non si fermò, percorse tutta la pancia, delicato nonostante si stesse muovendo con spinte poderose, e quel connubio fu la perfezione. Arrivò con due dita alla sua intimità e la toccò piano, con gentilezza, ma decisione. E sapeva esattamente dove toccarla, come se lo sapesse da sempre, come se fosse nato per renderla felice e farla sentire appagata, completa, al sicuro.
E a quel punto Hermione vide davvero le stelle a quel secondo contatto, strizzò gli occhi e non riuscì a trattenersi, ma non le importava.
“Si Fred, così, così… sto venendo, sto venendo…” inarcò la schiena, e Fred soffocò un grido, come lei, riversandosi dentro di lei a quelle parole, non aspettava altro, mentre lei veniva percossa da immense scosse nel basso ventre e le arrivavano in testa, raggiungendo insieme il culmine del piacere.
Fred si bloccò e si appoggiò contro di lei, mentre lei faceva lo stesso contro il muro, i respiri affannati, l’acqua calda che scorreva sui loro corpi appicciati e sudati, ancora uniti.
Rimasero in quella posizione per un po’, riprendendo fiato, silenziosi, e Fred si chinò su di lei e le baciò il collo e la schiena, con grazia, senza fretta. Hermione chiuse gli occhi e sorrise, godendosi quelle attenzioni dolci dopo quell’unione inaspettata, ma che tanto aveva desiderato. Un connubio perfetto di pura complicità.
Passione sfrenata e dolcezza.
Fred non voleva fermare quel contatto magico, uscire avrebbe significato tornare alla realtà e non voleva. Ma doveva farlo. Non poteva vederlo.
“Mi dispiace,” sussurrò dandole un ultimo piccolo bacio sulla schiena liscia.
Prima che Hermione potesse girarsi, uscì in fretta, con molta poca grazia, e si odiò per questo. Scattò all’indietro, chiudendosi la porta della doccia alle spalle, raccogliendo i vestiti e uscendo dalla porta chiusa del bagno, sparendo alla vista.
Hermione non fece in tempo a bloccarlo, nemmeno a voltarsi del tutto, prima che riuscisse a sparire. Si appoggiò con il respiro affannato contro la parete della doccia. E sorrise tra sé e sé, anche se era dispiaciuta che lui non si volesse mostrare nemmeno a lei, non abbassava mai la guardia. Non si lasciava andare completamente.
Perché? Stava nascondendo altro di quelle cicatrici? Forse era più grave di quanto tutti pensassero… ma almeno aveva promesso che si sarebbe fatto curare. Lo aveva detto.
Sospirò e chiuse gli occhi, un enorme sorriso dipinto in volto, che non si tolse per tutta la durata della doccia, e nemmeno quando si fu cambiata e fu scesa al piano di sotto, i capelli ancora bagnati.
Ginny e Harry, seduti su una delle poltrone la guardarono e sorrisero furbi.
“Doccia lunghetta eh?” La punzecchiò la rossa. Hermione li fissò allegra.
“Rilassante…”
“E piacevole,” aggiunse Harry prendendola in giro. Hermione gli tirò un cuscino senza riuscire a non ridacchiare.
“Dove sono Fred e George?”
“Sono tornati a casa… Fred è sceso dalle scale poco fa… come rinato.”
Hermione li guardò di sbieco sbuffando.
“Meglio che vada anche io allora.”
“Si forse è meglio, hanno detto che iniziavano a cucinare…”
“Bene,” si batté le mani sui jeans e sorrise con la bocca stretta, “allora io vado…”
Indicò la porta d’ingresso, e non prima di aver salutato e ringraziato i genitori Weasley, uscì e si Smaterializzò a casa sua.
Non appena apparve al centro del salone enorme, notò che non c’era nessuno in cucina.
Fece un passo in quella direzione, già sospettosa, quando due mani l’afferrarono da dietro per la vita, pizzicandole i fianchi, facendola gridare e sobbalzare dallo spavento.
“Fred!” Si voltò infuriata a guardarlo, ma scoppiò a ridere.
“Ehi così mi offendi… guarda che sono George.”
“Oh scusami.”
“Comunque è stato molto bello prima sotto la doccia…”











NOTA DELL'AUTRICE: Ebbene eccomi qui gente con il nuovo capitolo. Scusate se anche qui vi ho fatto aspettare una settimana, ma sono stata molto presa da varie cose e no ho avuto davveri tempo per mettermi lì a scrivere. Ma eccolo qui fresco fresco. Questo capitolo devo dire che mi piace davvero tanto, mi convince appieno e sono davvero felice perchè mi sono divertita in primo luogo a scriverlo e rileggerlo, più di altri e ne sono davvero contenta. 
Spero che vi faccia lo stesso effetto, e anche la scena passionale me piasa.. per la fine non saltatemi addosso hahaha lo so lo so che non dovrei finire i capitoli così ma non ho resistito, stavolta ci stava troppo.
Vi prometto che continuerò presto, così vi farò vedere cosa sta succedendo, spero già questa settimana se riesco! A presto cari lettori, vi voglio bene a fatemi sapere come sempre nei vostri fantastici commenti cosa ne pensate!!! Non vedo l'ora di leggerli. Ciaooo <3

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Capitolo 14
*** CAPITOLO 14 - IL SEGRETO DI HERMIONE ***


CAPITOLO 14 – IL SEGRETO DI HERMIONE
 

 
 
 
 
 
Hermione impallidì, letteralmente sbiancò e si sentì mancare dopo aver udito quelle parole. Indietreggiò appena. Guardando fisso il gemello che aveva di fronte, e che la fissava tranquillamente, le mani in tasca.
“G-George?” Balbettò senza credere alle proprie orecchie, lo fissò con attenzione. Aveva i capelli bagnati, sciolti e tenuti all’indietro, vide l’orecchio mancante.
No… non può essere.
“Si proprio io…”
“George.”
“Si è il mio nome.”
“Ma…eri tu?”
“Beh? Che c’è forse preferivi Fred?” Domandò lui offeso incrociando le braccia.
Cazzo…
“M-ma io ti ho chiamato Fred… tu non hai detto nulla…” fece lei sbarrando gli occhi e iniziando ad agitarsi sul serio. Quelle parole l’avevano fatta quasi svenire sul colpo. Andò in iperventilazione e iniziò a camminare in tondo per la stanza, le gambe che tremavano.
“Si ti ho sentito, ma ho pensato che sarebbe stato più divertente così…” fece lui allegro.
“No no no no. Non può essere,” fece lei agitata, facendosi aria con le mani.
“Andiamo ammetti che ti è piaciuto… ammettilo che è stato più bello che con Fred…” la provocò lui avvicinandosi, Hermione lo guardò con gli occhi colmi di senso di colpa, “come ti afferrata, come ti ho fatta godere…” le girava intorno come se fosse stata la sua preda, si morse un labbro e fece uno scatto in avanti mordendo l’aria con i denti suadente.
“Stai lontano da me!” Gridò lei afferrando un cuscino e minacciandolo con quello.
“Rilassati Hermione, così adesso puoi dire di aver provato tutti e due i gemelli, guarda che è un record. Non tutti possono dire di averlo fatto…”
“TU SEI PAZZO,” lo spintonò Hermione, mentre lo spavento iniziale lasciava il posto alla rabbia pura, “io ti ammazzo.” Scattò verso di lui, ben decisa a colpirlo dove faceva più male, ma si bloccò non appena sentì una voce tossicchiare dietro di loro dal corridoio.
“Cos’è tutto questo baccano? Che fate litigate?” Chiese Fred ridacchiando.
“FRED!” Gridò in panico, come se fosse stata colta sul fatto. Fred alzò un sopracciglio, “ahem… si…” fece confuso avvicinandosi, aveva i capelli legati ed Hermione non riusciva a capire se fossero bagnati oppure no. Ma le sembrava di no, deglutì.
“Hermione stai bene?” Le domandò preoccupato, vedendo quanto fosse pallida e insicura sulle gambe.
“Io… ho bisogno di un po’ d’aria…” fece lei con filo di voce, e scattò all’indietro verso le grandi finestre che non davano sul balcone, ne aprì una velocemente e si sporse pericolosamente in fuori.
I due gemelli non appena la videro scattarono verso di lei a tutta velocità, perché sembrava davvero che si stesse per buttare giù.
“Ehi ehi ehi vuoi un po’ d’aria o vuoi spiaccicarti sul marciapiede?” Domandò preoccupato Fred, non capendo il motivo di tanta agitazione.
“Mi vanno bene entrambi…”
I due si lanciarono un’occhiata mentre la prendevano con gentilezza dalle braccia e la riappoggiavano a terra saldamente.
Hermione sudata, si scansò dalla loro presa, a disagio. Le faceva impressione averli vicini ora, il fatto che l’avessero toccata contemporaneamente la fece rabbrividire. Li fissò per un momento.
Guardò prima uno e poi l’altro, spostando gli occhi da un lato all’altro diverse volte, incapace di proferire verbo di senso compiuto.
“M-ma tu… non eri tu... ma tu…”
“Hermione di che stai parlando?”
“Già, rilassati.”
Hermione a quelle parole scattò in avanti e spintonò George con tutta la forza che aveva, livida di rabbia, “NON TI AZZARDARE A DIRMI DI RILASSARMI, brutto traditore bugiardo… doppiogiochista… bastardo!” Gridò tempestandogli il petto e le braccia di piccoli pugni, senza trovare più aggettivi che le andassero bene, chinandosi per raccogliere un cuscino dal divano e tirandoglielo addosso.
Lo colpì alla spalla e George indietreggiò ridacchiando, ma impaurito al tempo stesso, Fred si mise in mezzo per proteggerlo da quella piccola furia umana.
“Ehi ehi Granger calmiamoci, cosa ti ha fatto George?”
“Vuoi proprio saperlo gemellino?” Domandò beffardo George parando un altro attacco di Hermione, che non desisteva.
“No!” Urlò Hermione in panico, i due si immobilizzarono a fissarla, “devo… devo dirglielo io.”
Sospirò rammaricata, era giusto che lo facesse lei.
“Accomodati,” le fece segno George di continuare. Hermione lo fissò in cagnesco, era salita sul divano per essere più alta e colpirlo meglio. I due erano appena sotto di lei, di fronte, che la fissavano in attesa, Fred sembrava agitato.
“Che dovete dirmi?”
“Non è facile da dire… quindi te lo dirò e basta.” Fece Hermione affranta, avvicinandosi a lui, prese un profondo respiro e gli prese la mano, “hai presente prima che sono salita a farmi la doccia?”
Fred annuì, “si… io sono tornato quasi subito a casa per la cena…”
Hermione si morse un labbro e chiuse gli occhi affranta, “ecco… è questo il problema. Non ero da sola sotto la doccia… c-credevo mi avessi raggiunto tu.”
Fred sbarrò gli occhi a quelle parole e la bocca, ammutolendo.
“Che-che vuoi dire?”
Hermione lo guardò con disperazione, “mi dispiace Fred, ma è tutta colpa sua,” e indicò George che si portò le mani al petto indispettito.
“Colpa mia? Non mi sembrava che tu abbia opposto molta resistenza!”
“Perché pensavo fossi FRED!” Gridò in panico la ragazza, sporgendosi dal divano verso di lui, rossa in viso e con i pugni chiusi.
Fred si portò una mano alla bocca, e li indicò, “NO, voi due…” fece senza credere alle proprie orecchie, “CHE COSA?” Gridò iniziando ad arrabbiarsi sul serio.
“Beh, scusami se pensavo che fossi tu dopo quello che è successo stamattina, lui ha finto di essere te.”
Fred si voltò di scattò verso George che indietreggiò, le mani in avanti, e un sorriso tirato in volto, “oh andiamo gemellino, è stata una cosa da nient...” ma non fece in tempo a finire la frase che Fred si gettò su di lui, immobilizzandolo a terra, infuriando una lotta sul pavimento con George che si divincolava sotto di lui.
Hermione cacciò un urlo di sorpresa, portandosi le mani alla bocca, e saltò giù dal divano infuriata.
“Smettetela! Ho detto smettetela!” Gridò senza più fiato la ragazza, separandoli con una forza che nemmeno lei credeva di avere.
I due barcollarono all’indietro aggiustandosi i capelli e i vestiti, fissandosi in cagnesco.
“Come hai potuto farmi questo?”
“Non ho fatto nulla di male, ho solo fatto quello che volevo fare… e non mi sembra che ti sia dispiaciuto tanto eh Granger?” Domandò ironico George strizzandole l’occhio, la quale afferrò un libro dal tavolino davanti al divano e lo scagliò con forza contro di lui.
“Brutto…”
Ma George lo parò agilmente abbassandosi.
“Quindi ora che facciamo?” Domandò George rialzandosi e guardando Fred, che stava cercando di calmarsi, gli occhi chiusi e i palmi delle dita sul naso, provando a regolarizzare il respiro affannoso per la lotta e l’aver sentito quella notizia. Sembrava sul punto di scoppiare, e vederlo in quello stato fece male al cuore ad Hermione.
“Maledizione,” sbottò Hermione sconvolta, gettandosi sul bracciolo e sedendosi con il volto tra le mani.
Poi George sbuffò e si grattò la nuca, guardò il gemello, “io ho un’idea per risolvere le cose…”
I due alzarono lo sguardo su di lui, a disagio e in attesa. Hermione non riusciva a guardarli, si sentiva sporca, cattiva. Aveva fatto una cosa terribile a Fred, anche se non di proposito.
Era comunque fatta ormai.
“Potremmo… risolvere questa situazione…divertendoci tutti e tre assieme…” Azzardò George continuando, arricciando la bocca e alzando un sopracciglio.
Hermione si strozzò da sola, iniziando a tossire e battendosi una mano sul petto. Si rimise in piedi sul divano, fissandolo come se fosse pazzo. Fred si voltò verso di lei.
“Che cosa? George tu ti sei ammattito da un giorno all’altro… prima fingi di essere Fred con me e ora proponi un triangolo amoroso, e aggiungerei incestuoso per “risolvere le cose?” Aggiunse ironica alzando le braccia in aria.
“E’ un’assurdità,” continuò disperata, “Fred, ti prego diglielo anche tu…” fece indicando George con un gesto di stizza.
Ma Fred alzò lo sguardo su di lei alzando le spalle, “in realtà non è una cattiva idea…”
Hermione sbarrò gli occhi ancora di più, chinandosi verso di lui e fissandolo come se fosse ammattito pure lui. “C-cosa?”
“Beh pensaci Granger, a questo punto… ci hai provati tutti e due, prendiamo due draghi con una freccia no?”
“Eh?” Fece lei con un verso strozzato, paralizzata. Quel discorso la stava stremando, sapeva che erano uniti, ma fino a quel punto…
“Penso che da voi si dica… come diceva papà?”
“Due piccioni con una fava?”
“Ecco, quello.”
Hermione trasalì, e saltò giù dal letto, gesticolando come una matta in imbarazzo, il fiato rotto. “NO NO NO, voi due non state bene… io mi chiudo in camera mia… per sempre.” Sbottò andando dritta verso il corridoio, ma i due si Smaterializzarono contemporaneamente e le bloccarono la via, parandosi tra lei e la porta.
Avevano due sguardi strani negli occhi, e per un attimo Hermione ebbe paura, mentre si avvicinavano a lei, la ragazza tornò indietro verso il divano, saltando su.
“Cos’è questa? Una specie di assurdo legame tra gemelli che è andato troppo oltre?” Domandò spaventata indicando i due che si erano fermati, tranquillissimi accanto al divano e la fissavano.
“Perché no Granger?”
“Non posso!”
“Andiamo, guarda che saresti fortunata… è stato bello con uno alla volta…”
“…figuriamoci con tutti e due contemporaneamente,” finì la frase Fred ammiccante.
“Eww! Ho detto di no! Ora fatemi passare, me ne vado.”
“Perché tanta fretta?”
“Parliamone.”
“Non c’è niente di cui parlare, non è giusto…”
“Perché non è giusto?”
“Ve lo devo davvero spiegare?”
“Andiamo Granger perché non vuoi?”
Ed Hermione per la pressione non ce la fece più. Scoppiò istericamente, liberandosi di quel peso a cui ormai pensava dal momento in cui aveva chiuso la porta dietro di sé quella mattina all’alba, dopo le frasi senza senso, ma dolci di Fred.
“PERCHE’ MI PIACI SUL SERIO FRED, PENSAVO POTESSE NASCERE SUL SERIO QUALCOSA… E MI DISPIACE DI AVER ROVINATO COSI’ LE COSE, SONO STATA UN’IDIOTA, cazzo ho rovinato tutto…” stava per mettersi a piangere.
Lo aveva ferito, e stava reagendo in quel modo assurdo per colpa sua. Quello era troppo. George fece una smorfia allegra e si rimise le mani in tasca, voltandosi verso la cucina.
Fred si bloccò esterrefatto e si aprì in un sorriso smagliante a quelle parole, “bene, bene, bene…” annuì soddisfatto a quella rivelazione.
Poi si scambiò un fugace sguardo con George e si lasciarono cadere sul divano accanto a lei.
I due iniziarono a ridere piano poi sempre più forte, fino a scoppiare fragorosamente; tenendosi la pancia dalle troppe risate, lasciando Hermione completamente interdetta, immobile.
Ancora affannata, rossa in viso per l’imbarazzo, e sudata nonostante avesse appena fatto una doccia. Rimase in silenzio a fissarli dall’alto con la bocca serrata, cercando di capire piena di confusione in testa, poi iniziò ad unire il tutto.
“No… non ditemi che,” sussurrò con un filo di voce guardandoli con odio e risentimento.
Fred e George avevano le lacrime agli occhi, e si rotolavano sul divano accanto a lei.
“Dovevi vedere la tua faccia Granger!”
“Impagabile…”
“TU,” e indicò Fred furiosa, “tu lo sapevi…” gridò su tutte le furie, chinandosi e dandogli uno scappellotto.
Il rosso si parò con le braccia sulla testa, ridendo ancora più forte.
“Era uno…” sussurrò lei flebile, la testa completamente svuotata, ritirandosi su incredula.
“Questo SI che è uno scherzo come si DEVE, mia cara.” Urlarono in coro battendosi il cinque, e scattando in piedi come due saette sovrastandola, al punto che lei si lasciò cadere sul divano al posto loro, allibita, non sapeva cosa dire, si limitò a fissarli.
George circondò Fred con un braccio stringendolo a sé, “così ho avuto una scusa per picchiarti… era da tanto che volevo farlo…”
“Maddai? E perché mai?”
“Per la storia della visita…”
Le loro risate si spensero, e guardarono a terra per un momento sorridenti, George spezzò quell’attimo di silenzio, “sono felice che tu abbia cambiato idea.”
“Anche io Georgie.” Sussurrò Fred battendogli una mano sul petto.
“Perché?” La domanda ovvia di Hermione li fece voltare verso di lei.
Fred si chinò su di lei, l’afferrò e la fece alzare in piedi, stringendola per la vita con entrambe le braccia e facendola aderire a lui.
“Questo, è per aver surclassato la mia stupenda notizia della visita con la nostra storia a tavola davanti a tutti. Tu scherzi,” lasciò la presa e si avviò verso la porta, “ma era un momento molto importante per me… e tu signorina,” e la indicò con le chiavi che afferrò dal tavolino dell’ingresso, “me l’hai rovinata. Dovevi essere punita.”
Hermione, immobile in piedi sul divano spostò lo sguardo su George che ammiccò allegro, “oh io avevo solo voglia di divertirmi un po’…dieci punti a Grifondoro per le doti recitative di George, ” fece fiero di sé indicandosi, ed Hermione gli lanciò un altro cuscino stizzita.
“Ehi guarda che mi sono fatto versare un bicchiere di acqua in testa per questa messinscena… ci siamo impegnati tanto… riconoscicelo…” borbottò George tutto offeso, sistemandosi i capelli, e questo non fece altro che scatenare l’ira di Hermione.
“Siete due idioti, mi avete fatto morire di paura, mi avete fatto sentire in colpa e mi avete…”
“fatto dire la verità?” Completò la frase Fred sorridendo spavaldo. Hermione lo fissò, “e la tua verità?”
“Te la dico appena torno.” Rispose lui allegro.
“Dove vai?”
“Al San Mungo a prenotare la visita è ovvio.” Rispose lui aprendo la porta e sparendo dietro di essa, “torno per cena,” si sentì la sua voce da dietro essa.
Hermione si accasciò sul divano, ancora sconvolta dalla loro abilità di recitazione e la loro progettazione di quegli scherzi assurdi non appena gli si faceva un torto.
Ma non poté fare a meno di sorridere. Fred finalmente si stava prendendo cura di sé stesso, stava affrontando la cosa e le sue responsabilità, ed era così felice per lui.
George notò la sua espressione, e credendo che non fosse più così infuriata, si avvicinò, fece per sedersi, “posso?” Domandò piano, ma Hermione senza guardarlo, la faccia impassibile, si sporse occupando tutto il divano, facendogli capire che non aveva intenzione di stargli vicino dopo quello che le aveva fatto.
“Okay…” sussurrò George divertito guardandola, andò verso la cucina, “preparo la cena allora. Se lo fai tu avrei paura di un avvelenamento,” sospirò allegro, “ce lo meriteremmo comunque.”
Hermione accese la TV e fece una smorfia come per dire, “ma va?”
George la vide e scoppiò a ridere, si avvicinò di nuovo a lei, attento a tenere le debite distanze, sedendosi sul bracciolo e le allungò un grissino.
“Premetto che è stata un’idea di Fred…”
Hermione lo fissò in cagnesco, senza dire una parola, poi fissò il grissino. Lo afferrò con poca grazia e iniziò a sgranocchiarlo.
“Mi sa che ci vuole più di un grissino per fare pace… che ne dici di una coppa di gelato?”
Hermione lo fissò contrariata, ma annuì. George ridacchiò e tornò verso la cucina, diventando serio per un attimo.
“Ehi,” la chiamò, Hermione si voltò da oltre il divano per guardarlo; “grazie per quello che hai fatto a Fred…” sussurrò lui con dolcezza.
“Ma io non ho fatto nulla.” Obiettò lei piano, confusa.
“Hermione,” scosse la testa, “ancora non sai quanto hai già fatto, e quanto potrai fare…” rispose lui piano più a sé stesso, abbassando lo sguardo su quello che stava facendo in cucina, ma Hermione lo sentì e non poté fare a meno di sorridere dolcemente a quelle parole.
 
 
§
 
 
 
Poco prima di cena, quando ebbe finito di preparare, George si ritirò in camera sua per un sonnellino, dato che quella notte avevano dormito tutti e tre pochissimo.
Ormai erano quasi le sette di sera ed Hermione era ancora seduta sul divano, intenta a guardare un programma babbano inglese. Non era più arrabbiata sul serio con Fred e George, ma quando sentì il chiavistello della porta girare, si impegnò a sfoggiare il miglior broncio di sempre.
Fred non l’avrebbe passata tanto liscia in ogni caso, quello scherzo era stato davvero crudele.
 
Il ragazzo entrò timido in casa, sentendo un gran silenzio oltre la Tv, si guardò intorno, notò le luci soffuse, e la presenza di Hermione sul divano, immobile, le braccia e le gambe conserte.
Sorrise sotto i baffi, lasciò le chiavi sul tavolino, e si avvicinò a lei cauto, abbassandosi a quattro zampe per non sembrare troppo minaccioso. Avanzò piano verso di lei, mordendosi il labbro inferiore senza smettere di gattonare, il giaccone ancora indosso.
La guardò dal basso, a terra, non appena fu arrivato sotto di lei, ma la ragazza non ne voleva sapere di staccare gli occhi dalla TV.
Fred sorrise combattivo e le afferrò piano la vita, facendola scorrere giù dal divano senza fretta, con grazia, fino a quando non fu seduta sul pavimento di fronte a lui, la schiena appoggiata contro il divano e le gambe divaricate.
Fred si intromise tra di esse, e notando che indossava solo una lunga maglietta comoda e l’intimo nero, sospirò chiudendo gli occhi. Si stese davanti a lei, il volto appoggiato sulla sua pancia, le mani che giravano intorno alle sue gambe e si stringevano alle cosce.
La guardò con occhi da cucciolo dal basso, ma lei teneva gli occhi puntati sullo schermo.
“Mi dispiace per lo scherzo,” mugolò affranto, con marcato senso di colpa, a cui Hermione non credette nemmeno per un momento, rimase impassibile e fiera.
“Mi perdoni?”
Silenzio.
“Non mi guardi nemmeno?”
Gli occhi nocciola erano ancora incollati avanti a sé, oltre Fred, impassibili.
“E va bene,” fece lui malizioso, “ogni secondo in più in cui non mi guarderai, io scenderò un po’ di più…”
Le labbra di Hermione rimasero serrate, con un’espressione corrucciata fissa davanti a sé, le braccia incrociate al petto.
Fred sogghignò e iniziò a baciarle la pancia scoprendola dalla stoffa felpata della maglietta nera e larga. Gliela alzò leggermente e scoprì del tutto l’intimo nero di pizzo, a pochi centimetri da lui. Le labbra di Hermione fremettero un momento, ma cercò di controllarsi, di non darlo a vedere.
Ma quando Fred scese con quei baci dolci e attenti, alternati a qualche piccolo morso, o quando sentì la sua lingua scendere sotto l’ombelico verso il basso ventre, non riuscì a controllare il proprio corpo e rabbrividì.
Fred sorrise sulla sua pelle soddisfatto e scese ancora imperterrito, godendosi quel momento appieno, sdraiato sul tappeto contro di lei, donandole tutto sé stesso.
“Sicura sicura che non vuoi perdonarmi nemmeno ora?” Domandò piano, baciandola attraverso l’intimo sottile, unica barriera che li separava. Hermione trasalì e si aggrappò con le unghie al tessuto del divano per non emettere un suono.
Fred notando divertito la sua resistenza incredibile, non aspettò oltre, e si abbassò contro di lei, sfiorandole l’interno coscia con il naso delicatamente, per poi avvicinarsi di nuovo con la bocca alla sua intimità, ma prima che potesse fare qualunque altra cosa, una voce dietro di loro li fece sobbalzare.
“Guardate che vi ho visti…” fece George assonnato da dietro il divano, stropicciandosi gli occhi, diretto in cucina. Fred lo guardò allegro mentre si allontanava da Hermione e si metteva in ginocchio, intanto che lei chiudeva le gambe leggermente in imbarazzo, “che si mangia?”
“Ho preparato degli involtini prima, dobbiamo solo cuocerli…”
“Bene,” Fred si alzò e aiutò Hermione a fare lo stesso, “veniamo a darti una mano.”
 
 
 
§
 
 
 
La cena fu consumata davanti alla TV in allegria, tutti e tre assieme, ridendo e scherzando come matti. Guardarono dei programmi babbani, poi sparecchiarono e lavarono i piatti insieme, senza mai smettere di chiacchierare e ridacchiare.
George era davvero felice che le cose fossero andate così tra Fred ed Hermione, anche se non era ancora riuscito a scordarsi di lei, e il fatto che avesse scelto Fred e non lui gli faceva ancora male. Il tempo lo avrebbe guarito, ma per ora era difficile vedere quella complicità perfetta tra di loro. Ma gli occhi di Fred, quel nuovo sorriso, quello sguardo… ne valeva la pena.
Quando ebbero finito, George si stiracchiò allegro sbadigliando.
“Bene piccioncini, io me ne vado a letto.”
I due lo fissarono ancora seduti al tavolo dove erano tornati dopo cena tutti per giocare a carte.
“Cercate di non tenermi sveglio.”
“Figuriamoci, Hermione non ne vuole più sapere dopo lo scherzo, vero?”
“Già,” fece lei sicura annuendo con la testa.
George ridacchiò e si dileguò con un inchino, li guardò un attimo. Vide come Hermione guardava Fred e sospirò chiudendo gli occhi, per poi sforzarsi di sorridere egregiamente, ma Hermione scorse una luce strana nei suoi occhi, malinconia pura, rassegnazione. Quei sorrisi non erano sinceri.
Qualcosa non andava.
Si morse un labbro dubbiosa e lo vide sparire nel corridoio, chiudendo la porta della sua stanza con un tonfo. Fred si alzò per ordinare le ultime cose sparse sul tavolo.
Anche Hermione, dopo qualche attimo di esitazione, si alzò di scatto diretta verso il corridoio.
Fred alzò lo sguardo su di lei perplesso, ma non disse nulla.
 
Hermione entrò nella stanza di George senza bussare, e lo trovò già a letto, sotto le coperte. Accese la luce e lo vide tirarsi su e coprirsi gli occhi dalla luce violenta e inaspettata, sorpreso.
“Granger per Merlino quando imparerai a bussare?”
“Scusami,” fece lei senza dargli veramente ascolto, si avvicinò al suo letto, mentre lui indietreggiava contro lo schienale e si tirava su le coperte fino in vita, essendo nudo.
“Ti serve qualcosa?” Domandò dopo un attimo di silenzio, vedendo che Hermione non parlava.
“Va tutto bene George?”
“Alla grande perché?”
“Non mentirmi.”
“Sto… bene.” Fece lui a disagio guardando altrove. Hermione si avvicinò a lui ancora di più e George alzò gli occhi al cielo per il suo poco tatto, incrociando le gambe per non mostrare nulla di sconveniente.
“Perché mi menti?”
“Perché credi che abbia qualcosa?”
“Ti ho visto, è da stamattina che sei strano…”
“Ma se sono stato adorabile!”
Hermione lo fissò intensamente negli occhi e George fu costretto a guardare altrove, era così bella.
“E va bene,” fece abbattuto, rivelando solo una minuscola parte di verità, “ero preoccupato per Fred, ma da quando è andato a prenotare la visita sono felice come non lo ero da tempo… è che questa cosa tra di voi mi ha un po’ preso di sorpresa, cioè nemmeno tanto, ma hai capito no?” Parlò velocemente, ma Hermione arricciò il naso.
“Sento che non mi stai dicendo tutta la verità…” obbiettò risentita, “ci tengo a te, posso aiutarti se c’è qualcosa che non va.”
“Stai già facendo tanto Granger,” sorrise lui sincero, le sfiorò un ciuffo di capelli, “sto bene davvero, non ti preoccupare per me.”
Si sorrisero, ma Hermione anche se si sentiva più sicura, non era del tutto convinta.
“Su ora lasciami dormire, che sennò col cavolo che arrivo a lavoro alle nove domani mattina. Sciò sciò.” Fece lui facendo segno di andare via ad Hermione con le mani.
La ragazza ridacchiò e si spostò da sopra le coperte, lasciando in pace George a riposare. Si sorrisero un’ultima volta ed Hermione spense la luce, “buona notte George.”
“Notte Granger,” fece lui mettendosi sotto le coperte, “comunque se l’idea di provarci tutti e due ti ha stuzzicato… io sono qua eh.” Scherzò da sotto il lenzuolo, Hermione scoppiò a ridere.
“A domani.” Sussurrò nel buio la ragazza e chiuse la porta dietro di sé. Stava per entrare nella sua stanza dalla parte opposta del corridoio, ma passando davanti a quella di Fred, vide che era socchiusa. Da dentro fuoriusciva una fioca luce calda. E sentì le note strimpellate di una chitarra, un suono basso, dolce e invitante.
Entrò incuriosita e lo vide seduto al centro del letto, la chitarra in braccio, i capelli legati, lo sguardo concentrato sulle corde e le dita affusolate, la solita maglietta a maniche lunghe con i bottoni e la tuta larga del pigiama.
Lo trovò meraviglioso, rischiarato appena dalla luce soffusa della lampada sul comodino.
“Non sapevo suonassi la chitarra.”
“Me la cavo…” il tono era leggermente risentito, Hermione alzò un sopracciglio divertita.
“Tutto okay?”
“Che ci facevi in camera con George?” La domanda con il giusto pizzico di gelosia che trasudava impellente dalle parole, fece ridacchiare la ragazza, che entrò e chiuse la porta dietro di sé.
“Parlavamo.” Rispose lei semplicemente, appoggiandosi con la schiena alla porta.
“Ah parlavate…” ripetette a bassa voce Fred, lo sguardo corrucciato sulla chitarra, senza smettere di suonare qualche accordo melodico.
“Cosa pensavi che stessimo facendo?” Domandò ironica lei.
Fred batté una mano sul corpo della chitarra, producendo un suono come un tonfo, si aprì in un sorriso e si mise in ginocchio sul letto, appoggiando la chitarra a terra accanto ad esso.
La guardò furbescamente e si inumidì le labbra, spogliandola con lo sguardo senza timore.
“Spero non quello che sto per fare io a te…” disse con voce angelica e suadente, avvicinandosi a lei fino ad arrivare al bordo del letto, un perfetto mix che fece trasalire Hermione, e la fece schiacciare contro la parete, mantenendo però un sorriso divertito.
“Guarda che non scherzavo quando dicevo che per colpa del tuo stupido scherzo non avresti avuto neanche più un bacio da me.”
“Hai detto questo?”
“Si.”
“Io non mi ricordo nulla del genere…” obbiettò lui ammiccante, la voce sicura, mentre scendeva dal letto e la raggiungeva.
“Il concetto era quello.” Sussurrò lei ad un soffio dal suo viso, mentre lui le prendeva il volto con le mani e cercava di baciarla, ma Hermione, che non aveva intenzione di cedere tanto facilmente, sgusciò via con agilità, saltando sul letto.
Fred si voltò sospirando e ridacchiò scuotendo la testa. “Ancora con questa storia? E’ inutile Granger…” poi sorrise maligno, “anzi sai cosa…” salì anche lui sul letto e si sedette a gambe incrociate, dal lato opposto della ragazza, “domani devo lavorare relativamente presto… e sono stanco dalla festa di ieri, quindi se non ti dispiace…” e le indicò l’uscita, “quella è la porta.”
Hermione rimase immobile, a fissarlo, poi si accucciò sul letto, non c’erano più di due metri di distanza tra loro, ma la ragazza si sentì vuota, troppo distante da lui.
Voleva sentirlo, toccarlo. Farlo felice.
Era tutto quello che desiderava al mondo ora, oltre la sua di felicità, quella di Fred.
Scosse la testa suadente, e Fred alzò un sopracciglio, mentre lei si avvicinava a quattro zampe verso di lui, “no no no non ci provare, signorina,” fece con aria superiore, “guarda che io non sono facile da convinc…” ma le parole gli si strozzarono in gola e fu costretto ad aggrapparsi al materasso del letto, perché Hermione si era portata ad un soffio da lui e la sua mano era corsa alla sua già prorompente erezione da sopra la tuta, molto visibile, e l’aveva stretta.
Fred spalancò la bocca e chiuse gli occhi, “okay questa non me l’aspettavo…” commentò estasiato con voce soffocata, guardandola negli occhi.
Sorrise e le sfiorò il viso con la guancia, lei si sporse in avanti per baciarlo, Fred chiuse gli occhi, pronto a ricevere le sue calde e morbide labbra contro le sue, ma sbarrò gli occhi, quando Hermione all’ultimo cambiò direzione e si chinò su di lui, sfilandogli quanto bastava i pantaloni con un gesto sicuro e impossessandosi della sua erezione con la bocca in un solo colpo.
Fred strizzò gli occhi colto di sorpresa, la bocca semi aperta, il volto contratto in una smorfia di pura estasi.
“Okay,” mugolò dovendosi appoggiare sui gomiti, “questa me l’aspettavo ancora meno…”
Hermione se la cavava egregiamente, si era sempre chiesto come sarebbe stato stare con lei in ogni senso possibile ed inimmaginabile, ma non si era mai aspettato tanto.
La sua dolcezza, la sua passione e sex appeal mentre gli donava piacere gli fecero girare la testa, e quasi cadde all’indietro, la testa all’ingiù oltre il bordo del letto.
Mugolò di piacere, ancora e ancora, Hermione lo sentì e aumentò la velocità, a quel punto Fred sbarrò gli occhi e si tirò su di scatto. Se fosse andata avanti ancora per pochi secondi non avrebbe resistito, e non voleva che finisse subito. Questa volta no.
Niente fretta, niente impazienza. Voleva fare le cose fatte per bene, anche per lei.
Soprattutto per lei.
Hermione alzò la testa su di lui, guardandolo confusa, “guarda che non avevo finito…” obbiettò fintamente offesa.
“Lo so.” Rispose lui piano, e si sporse verso di lei, invertendo le posizioni, e facendola appoggiare con la schiena contro il muro dietro ai cuscini del letto, “ma io non avevo finito da prima…” le sussurrò piano ad un orecchio, strizzandole l’occhio. Hermione si sentì morire, penetrata da quello sguardo verde, brillante, vispo, malizioso, che lo rispecchiava perfettamente.
Fred si insinuò nuovamente tra le sue gambe e le alzò di poco la maglietta nera felpata, disegnando dei cerchi con la lingua sulla sua pancia piatta, sul ventre morbido, scendendo e poi risalendo di nuovo, su e giù facendola impazzire.
Le morse piano un fianco, e le lasciò una scia di baci infuocati nel basso ventre, fino al limite dell’intimo di pizzo.
Hermione si aggrappò ai cuscini ai suoi lati, mentre si mordeva la bocca per non emettere un suono.
Fred sorrise divertito, nell’avvertire il corpo della ragazza che vibrava contro di lui, trepidante.
Non indugiò oltre, le avvolse le gambe con le braccia, afferrandole le cosce con i polpastrelli, e si avvicinò con il viso di nuovo a lei. Solo l’intimo nero di pizzo li separava, Fred impaziente di donarle piacere, lo spostò di lato con i denti, sicuro.
Hermione a quel gesto dovette chiudere gli occhi, era dannatamente bravo, sapeva sempre cosa fare con lei, come provocarle brividi o spasmi.
Fred si avvicinò ancora di più, fino a sfiorarla finalmente. La barba le fece solletico inizialmente, e poi arrivò: il piacere.
A ondate sempre più forti e possenti, da far girare la testa.
Hermione spalancò la bocca e gettò la testa all’indietro, incapace di trattenersi oltre. Fred iniziò prima gentilmente, senza fretta, per poi insinuarsi con la lingua dentro di lei.
A quella sensazione nuova, mai provata prima, Hermione fece un verso strozzato forse a voce un po’ troppo alta, piegando ancora il collo, e una mano corse ai capelli color fiamma che strinse con forse troppa forza, tirandolo con foga, perché Fred scoppiò a ridere e si staccò appena con un: “ahia.”
Hermione lo liberò dalla possente stretta e lo guardò dall’alto, “scusa, scusa…” fece imbarazzata portandosi i palmi alla bocca e al naso.
Fred alzò gli occhi su di lei e sorrise, un sorriso dolce e gentile che Hermione adorò. I suoi grandi occhi verdi la fissarono per un momento, poi si alzò appena per arrivare alla sua altezza.
“No Granger scusami tu, forse abbiamo esagerato…” sussurrò con un filo di voce, appoggiandosi sopra di lei.
“Non importa,” mormorò lei piano, mentre Fred le accarezzava la guancia dolcemente e la faceva stendere sotto di lui.
Le sfilò con delicatezza la maglia, e rimase paralizzato a guardarla per qualche secondo, riempendosi gli occhi di quella vista mozzafiato. Il suo corpo esile e definito, la pancia piatta, i seni morbidi, i capelli sparsi sul cuscino, le gambe lunghe attorno a lui, il viso sottile e sorridente.
Era davvero perfetta, e lo rendeva felice soltanto facendosi guardare senza imbarazzo.
Hermione infatti non ne provava affatto. Adorava il modo in cui la guardava, la mangiava con gli occhi e al tempo stesso sembrava aver paura di sfiorarla, la sua mano correva sul suo corpo senza toccarla, come se fosse stata una cosa preziosissima e avesse paura di romperla.
Hermione non pensò di spogliarlo, sapeva che lui non lo voleva, e rispettò il suo volere. Quando sarebbe stato pronto lo avrebbe fatto lui, da solo.
Fred capì che non glielo avrebbe chiesto e le sorrise riconoscente.
Hermione ricambiò e gli prese il volto con le mani, gli occhi incatenati ai suoi, mentre l’erezione di Fred ancora ben visibile ed esposta si avvicinava a lei mentre la ragazza lo faceva stendere su di lei, divaricando lentamente le gambe.
Le sfiorò il petto e la guardò intensamente, mentre senza difficoltà si puntellava con un gomito e con l’altro braccio appoggiato sul materasso accanto al volto di lei le accarezzava la guancia e i capelli; posizionandosi nel modo giusto contro di lei.
Quando la sua erezione la sfiorò, Hermione trasalì e incatenò i suoi occhi nocciola in quelli verdi di Fred, che con sua grande sorpresa li vide lucidi, non solo per il piacere, era commosso.
Le sue labbra tremavano, ed Hermione adorò la sua dolcezza e fragilità in quel momento così puro e intimo.
“Si che importa invece,” mormorò con la voce roca lui, mentre si iniziavano ad unire senza fretta.
Entrambi trattennero il respiro, senza distogliere lo sguardo l’uno dall’altra.
“Mi importa di te, scusa se ti ho ferito,” diceva lui con voce spezzata, sentiva un’onda di emozioni dentro di lui mai provate prima, non gli era mai capitato di sentirsi così legato e in sintonia con qualcuno, e lo stesso era per lei. L’attimo era talmente forte, avvolgente, che li aveva fatti commuovere entrambi.
“Scusami Hermione…scusami…” sussurrava lui scorrendo piano in avanti, sfiorandole il viso con il dorso della mano. Hermione trattenne un singhiozzo nell’udire quelle parole dette così, da lui, misto ad un verso di piacere, si sentiva strana, così tante emozioni contrastanti nello stesso momento. Ma era felice, completa grazie a lui.
“La vuoi sapere qual è la mia verità?” Domandò poi Fred, appoggiando la fronte contro la sua, mentre, a differenza delle altre volte, molto gentilmente, lentamente si faceva strada in lei senza fretta.
Hermione annuì appena.
“Che mi piaci da morire Hermione… mi fai impazzire,” sussurrò mentre le baciava il naso e affondava in lei del tutto con un verso strozzato, e una piccola lacrima luccicante scappava dal suo occhio e finiva sulla guancia di Hermione, che dovette trattenersi parecchio per non scoppiare in lacrime, anche se era di gioia.
“E mi dispiace per tutte le volte in cui mi sono comportato da stronzo,” continuò con voce tremante, mentre si puntellava bene sul gomito e iniziava a spingere, ma senza forza, con pazienza per farla abituare. Un altro mondo rispetto alle altre volte, che non erano state meno belle, solo diverse.
Piene di passione sfrenata, fretta, intesa, ma in quel momento c’erano miliardi di altre emozioni che vorticavano tra di loro: complicità, dolcezza, amicizia, amore, fratellanza, stava venendo tutto alla luce e li stava avvolgendo, legandoli in qualche modo per sempre.
“Mi dispiace perché non te le sei mai meritate le mie battute, i miei scherzi… sei così bella, e troppo buona con me… tu hai già fatto fin troppo per me, non avresti dovuto salvarmi…” bisbigliò distrutto, sull’orlo delle lacrime, sentendosi in colpa come non mai; sfiorandole ancora il viso con dolcezza, aumentando le spinte di intensità.
Hermione mugolò più forte, come lui, mentre Fred distoglieva lo sguardo in imbarazzo. Ma lei gli afferrò il viso, condotta dai suoi movimenti fluidi.
“Ehi, ehi, guardami” lo costrinse a guardarla, lui lo fece con i suoi grandi occhi verdi, “non dirlo neanche per scherzo. Tu sei una delle persone migliori che conosco. Ringrazio ogni giorno che tu sia ancora qui,” fece lei con voce rotta dall’emozione, mentre lo stringeva a sé, facendo aderire i loro corpi, abbracciandolo stretto dal collo.
Fred affondò il viso nella sua spalla, senza fermarsi, calmato dalla sua voce soffice, donandole tutto sé stesso, in ogni modo possibile mentre lei faceva lo stesso; felice come non mai di sentire quelle parole vere da lei, e di essersi tolto quel peso che si portava dentro da troppo tempo.
Era sé stesso con lei. Aveva fatto cadere ogni barriera, Hermione aveva visto e vissuto la sua fragilità, la sua dolcezza, che tanto si impegnava a nascondere a tutti ogni giorno. Ma non a lei.
Con lei era diverso, non provava vergogna alcuna. Era solo Fred con lei, e la ringraziò cento volte ancora, dentro di sé, mentre la guardava sotto di lui, mentre l’avvolgeva in un abbraccio caldo e sicuro contro di lei, e lei gli infondeva quella stessa sicurezza, quello stesso calore e felicità. Soprattutto un immenso senso di pace e felicità, da tempo tanto desiderati.
 
Un’ora dopo erano sdraiati sul letto, Hermione ancora senza vestiti, stesa con la pancia in giù, la testa affondata nel cuscino e le braccia sotto di esso, mentre Fred steso accanto a lei, le baciava la schiena dal collo fino ai glutei, lasciandole una scia di fuoco puro ad ogni tocco.
Le accarezzava la pelle morbida, la stringeva tra le sue dita, la percorreva tutta, guardandola con amore, ogni suo profilo, come se volesse imparare a memoria dove si trovasse ogni singolo neo, ogni curva, ogni dettaglio di lei.
Hermione sorrise dolcemente, e iniziò a canticchiare, ruotando la testa per guardare dall’altra parte.
I'd heard there was a secret chord, That David played and it pleased the Lord…” Sussurrò piano, intonata, la voce flebile.
Fred alzò lo sguardo, seduto accanto a lei, e rimase in ascolto per qualche istante, ammaliato.
Hermione non si accorse che la stesse ascoltando e continuò: “But you don't really care for music, do you?”
Fred girò su sé stesso, si chinò all’indietro con agilità e afferrò la chitarra che aveva appoggiato a terra prima. Se la mise sulle gambe e iniziò a strimpellare le corde con le dita lunghe, seguendo la melodia di Hermione.
“Well, it goes like this: The fourth, the fifth, the minor fall, the major lift
The baffled king composing Hallelujah…”

Si voltò di scatto quando si rese conto che Fred la stava accompagnando con la melodia della chitarra.
“Ehi sei davvero bravo!” Esclamò sorpresa.
“E’ la tua canzone preferita, mi ricordo che me lo hai detto un giorno…”
“Si lo è… una delle…” fece tirandosi su. Fred, completamente vestito al contrario suo, la guardò e sospirò, spostandole un ciuffo ribelle che le incorniciava il viso dietro all’orecchio.
Lei si sporse verso di lui sorridente, “mi insegni qualche accordo un giorno?”
“Ai vostri ordini,” fece lui suadente, la riavvicinò a lui per baciarla, “sei pronta per il secondo round?” Domandò allusivo, alzando entrambe le sopracciglia.
Hermione ridacchiò, sfiorando le sue labbra con le proprie, e stava per rispondergli, ma una fitta tremenda alla schiena la costrinse a piegarsi all’indietro.
Si aprì in un verso di dolore, strizzando gli occhi, e sbiancò dal bruciore tremendo che aumentava ogni secondo di più.
Fred sbarrò gli occhi preoccupato e la sostenne, la ragazza tremò tra le sue mani, era sudata, “Hermione che hai?”
Maledizione… non ora non con lui…
Soffocò un altro grido di dolore incontrollabile. Si stava riaprendo, la sentiva pulsare e bruciare sulla schiena come se le stessero conficcando un chiodo rovente, aprendole la pelle.
“Scusami,” biascicò tra i versi di dolore, scattò in piedi, afferrò la sua maglietta e se la infilò in mezzo secondo. Non poteva vederla.
Prese la sua bacchetta appoggiata sul comodino e schizzò fuori dalla stanza, incespicando in sé stessa e barcollando.
Il dolore le faceva girare la testa, doveva fare in fretta; la vista era appannata e i sensi non erano lucidi.
Fred non indugiò un istante e spaventato a morte si precipitò al suo inseguimento, chiamandola a gran voce.
“Hermione? Hermione che hai dimmelo!”
“Non è niente!” Gli arrivò la voce insicura e tremante di lei dal corridoio buio. Fred affrettò il passo e quando stava per raggiungerla finalmente, lei si chiuse in bagno, sbattendogli la porta in faccia chiudendola a chiave con la magia.
Fred si aggrappò al chiavistello, cercando con tutta la sua forza di aprirlo, ma era sigillato e ogni sforzo inutile. Allora iniziò a bussare, prima piano, poi sempre più forte, mentre il panico cresceva e non udiva più alcuna voce da dietro la porta.
“Hermione? Che succede, ti prego aprimi…”
Ma era tutto inutile. Non udì alcuna risposta.
 
Hermione, dall’altra parte della porta, si alzò la maglietta mentre si avvicinava allo specchio, indugiando appena, un piccolo passo dopo l’altro, insicura sui piedi.
Arrivata al lavandino quasi cadde a terra per un’altra fitta e fu costretta ad aggrapparsi al lavandino per non scivolare.
Si voltò di poco per potersi guardare la schiena e ciò che vide le fece gelare il sangue nelle vene. La cicatrice che si era causata nella frana per salvare Fred, quando l’aveva colpita uno dei massi, era rossa e vivida come non mai. Sanguinava e si era annerita.
Magia nera.
Le attraversava la schiena in verticale, percorrendo tutta la colonna vertebrale, e finiva leggermente a sinistra, quasi al limite del coccige.
“Hermione sono Fred, che ti succede? Fammi entrare…ti prego”
La sua voce carica di preoccupazione le fece chiudere gli occhi addolorata e scuotere la testa.
“Arrivo Fred…” sussurrò piano, ma non poteva sentirla. Si odiò per il modo in cui lo stava facendo preoccupare, da un momento all’altro, ma non c’era altra scelta.
Pochi istanti e sarà finito, coraggio…
Si fece forza da sola.
Strinse i denti e afferrò la bacchetta, mentre il dolore saliva sempre di più. Soffocò a stento un grido di dolore non appena pronunciò la formula proibita.
Strinse gli occhi con forza, e le labbra fino a farle sanguinare, mentre cercava disperatamente di ignorare le richieste di Fred di farlo entrare. Era preoccupato a morte si sentiva, ma non poteva spiegargli.
Non ora.
Come poteva?
Lei, che tanto lo aveva rimproverato di non vergognarsi delle sue cicatrici, cercando di fargli capire che erano un simbolo di forza, speranza, vittoria, e coraggio, si nascondeva dietro un incantesimo oscuro e pericoloso, molto doloroso, pur di non mostrare al mondo la sua di cicatrice, con cui, nemmeno lei, esattamente come Fred, riusciva a convivere.
Il suo grande, sporco, vile, terribile segreto.










NOTA DELL'AUTRICE: Ciao a tutti! Come state? Io bene, scusate se non riesco ad aggiornare spesso come vorreste e come vorrei io, ma ho mille casini con l'Università, incontri vari e non ho molto tempo per mettermi lì a scrivere, però faccio di tutto, e infatti ecco a voi il nuovo capitolo!! Cosa ne pensate? Siamo già  a più di metà storia, fatemi sapere tutto!!!
A presto carissimi vi voglio bene <3

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Capitolo 15
*** CAPITOLO 15 - FORTUNATO ***


CAPITOLO 15 – FORTUNATO
 
 
 
 
 
“Hermione apri questa porta o ti giuro che la sfondo…”
Fred dalla parte opposta della porta di legno, aveva la fronte appoggiata su di essa, il palmo della mano che bussava gentilmente ma insistentemente contro di essa.
Nulla. Solo dei gemiti soffocati, e un lieve rumore fluido e continuo che Fred non riconobbe, ma gli sembrava un incantesimo. Ma non ottenne alcuna risposta.
Si allontanò appena, il cuore colmo di paura, con aria combattiva. Si tirò su le maniche della maglietta.
“E va bene… l’hai voluto tu…” Si allontanò ancora, posizionandosi di fronte alla porta, “al tre la sfondo…Uno…” soffiò aria in fuori come per infondersi coraggio, “due…” fissò la porta immobile davanti a lui, chiusa.
Sospirò e piegò appena la testa di lato, “tre,” sussurrò, stava per lanciarsi contro di essa e tirarle una spallata, ma si bloccò quando la vide aprirsi davanti a lui.
Hermione era appoggiata allo stipite, sembrava debole, era sudata e incerta sui piedi, ma calma, non respirava più affannosamente.
Il volto sembrava rilassato, noncurante, ma qualcosa non andava Fred lo sapeva. Stava fingendo.
“Che diavolo è successo?” Domandò a metà tra l’irritazione e la preoccupazione. Hermione si sforzò di sorridere e andò verso di lui.
“Niente di grave…”
“Perché non mi hai lasciato aiutarti?”
“Fred sto bene, era una cosa da donne…”
Fred incrociò le braccia, non si imbroglia il migliore nel campo.
“Ah ma davvero?”
“Si ho avuto un attacco terribile di mal di pancia, per il ciclo…” tentò di arrampicarsi sugli specchi lei, guardando ovunque ma non quegli occhi grandi, verdi e indagatori.
Fred si avvicinò a lei sospirando e inaspettatamente la strinse con dolcezza a sé, le posò con gentilezza le labbra sulle sue, in un bacio casto, e l’abbracciò stretta.
Ad Hermione venne quasi da piangere per quel gesto premuroso, la sua infinità dolcezza la rapì e le scaldò il cuore. Fred appoggiò il mento sulla sua testa accarezzandole i capelli.
“Non serve neanche che te lo dica che non mi fai fesso vero?”
Hermione accennò una debole risata. Ora stava bene, ma sapeva che presto sarebbe peggiorato, ogni volta di più.
Quando aveva scoperto la cicatrice era inorridita, le aveva deturpato la sua schiena, esile e pallida. Non seppe mai perché lo fece. Ma invece di curarsi con la Magia in ospedale, come aveva fatto Fred, lei scelse un’altra via. Si ritrovò a cercare volumi oscuri di nascosto, iniziò quasi per caso, ma in realtà Hermione lo sapeva bene, che l’unico modo per far sparire davvero la cicatrice doveva usare la stessa magia con la quale era stata causata.
Magia Oscura.
E anche se funzionava alla perfezione, era doloroso, e comportava sempre un sacrificio. Ormai era diventata come una droga, compiva l’incanto sempre più spesso. All’inizio le dava sollievo per un paio di mesi, poi erano diventate settimane e ora giorni.
Hermione lo sapeva, credeva in quello che aveva detto a Fred, che quelle cicatrici erano un segno di coraggio, come per lui, ma qualcosa nel profondo del suo cuore l’aveva spinta a farlo. Perché ogni volta che si guardava allo specchio e la vedeva si ricordava del giorno in cui la sua casa era quasi caduta in mano al nemico, la morte di Remus, Tonks, Colin e tutti gli altri. Avevano vinto. Ma non lei, non quel giorno.
Guardarla le faceva venire gli incubi, rivedeva le esplosioni, i cadaveri. Cancellarla voleva dire cancellare quelle visioni che la tormentavano, e dopo che era caduta in tentazione una volta non era più riuscita a smettere.
Si sentiva così in colpa, e una vera ipocrita nei confronti di Fred, perché lei aveva scelto la strada più veloce e facile, più rischiosa, perché era una codarda. Mentre Fred no, aveva deciso di curarsi, per davvero. E lei era fiera di lui.
Lei si stava uccidendo lentamente ogni giorno.
Sapeva bene cosa comportava compiere quel tipo di incantesimi sul proprio corpo, ma ormai era arrivata al punto di non ritorno.
Hermione alzò lo sguardo su di lui e accennò un sorriso tirato, ma rimase in silenzio. Fred le spostò un ciuffo dalla fronte.
“Ma tanto so quanto sei ostinata, non mi dirai nulla.”
Silenzio.
“E va bene…” sussurrò lui paziente, si staccò appena, “mi faccio una doccia, devo andare al negozio.”
Hermione annuì e continuò a fissarlo, sorpresa da quel comportamento. Si avviò verso la stanza, mentre lui entrava nel bagno.
“Ehi Granger,” la chiamò, lei si voltò, “lo sai che ti posso aiutare vero? Qualunque cosa tu stia combinando…”
Era molto sveglio.
Hermione sospirò e non poté fare a meno di aprirsi in un sorriso sincero. “Lo so.”
Fred sorrise ed entrò nel bagno. Hermione si incamminò per la sala, poi si bloccò terrorizzata. La bacchetta. L’aveva lasciata in bagno.
Cazzo…
Fece dietrofront alla svelta, tornando verso il bagno, il respiro rotto.
Ti prego, ti prego… fa che non l’abbia osservata bene, ti prego…
Arrivò di fronte alla porta, stava per bussare, ma Fred aprì di scatto la porta, appoggiato allo stipite, un sorriso dipinto in volto. Sollevò la bacchetta della strega.
“Dimenticato qualcosa?”
Hermione la prese sollevata, scrutò il suo volto. Nulla di strano. Non si era accorto di nulla per fortuna. “Grazie. Ci vediamo più tardi.”
E sparì in corridoio.
Non appena si fu voltata, il sorriso scomparve dalle labbra di Fred, la seguì con lo sguardo, e si chiuse la porta alle spalle, rientrando nel bagno.
Andò verso il lavandino e vide delle gocce di sangue per terra e sul bordo di esso. Ne sfiorò uno con il dito e lo osservò sconsolato.
Gli stava nascondendo qualcosa, ne era sicuro. Perché Fred poteva sembrare menefreghista, ma quando qualcosa gli importava sul serio, nulla gli sfuggiva più.
E si era accorto benissimo che la bacchetta di Hermione fumava leggermente dalla punta quando l’aveva raccolta. Assottigliò gli occhi sospirando mestamente, ma risoluto, stava accadendo qualcosa di molto grave ad Hermione, e lui avrebbe scoperto che cos’era.
 
 
 
§
 
 
 
Il negozio era pieno come al solito, una fiumana di gente si muoveva per le scale e tra i piani. George gironzolò allegro per tutto il giorno, parlando con i clienti, intrattenendoli. Fred invece, perso nei suoi pensieri, si ritrovò a rintanarsi nel retrobottega, con la scusa di andare a prendere le scale per rifornire gli scaffali vuoti.
A fine giornata, George salutò gli ultimi clienti accompagnandoli alla porta, con un grande sorriso in volto. Si voltò e vide Fred seduto a gambe incrociate, sul bancone della cassa, una guancia appoggiata al dorso della mano, l’aria pensierosa.
“Freddie, avrai spiaccicato si e no due parole oggi, ti senti bene?” Domandò preoccupato, non era da lui essere così silenzioso.
“Sono preoccupato per la Granger…”
“Ah si?” Alzò un sopracciglio malizioso George.
“Prendimi in giro quanto vuoi… ma quello scricciolo sta nascondendo qualcosa… è qualcosa di serio, me lo sento…”
“Cosa credi che sia?”
“Non ne ho idea… ma non sa mentire, ho capito subito che qualcosa non andava… andrò a fondo…”
George scosse la testa sospirando allegro, in quel momento apparì Lee allegro dalla porta d’ingresso.
“Ciao ragazzi.”
“Ciao Lee.”
“Beh? Che è quel muso lungo Fred? Io dovrei tenere il broncio a voi. Sono ancora offeso che mi abbiate abbandonato a neanche metà festa… cosa dovevate fare di così importante?” Chiese curioso.
“Dovevamo tornare da…” iniziò George, ma Fred gli tirò una gomitata e gli fece gesto di no con la testa. George lo guardò allibito, domandandosi cosa diavolo gli fosse preso improvvisamente.
“Uhhh mi nascondete qualcosa vero? Uno di voi ha già fatto cedere la Granger?” Domandò ironico, ma dai volti dei due gemelli capì di aver centrato il punto, e scoppiò a ridere al settimo cielo.
“Non ci credo! La Granger? Devo ammettere che negli ultimi tempi è diventata davvero una bomba sexy… allora chi è il fortunato?”
Fred e George si scambiarono un’occhiata, George capendo quello che stava per fare quell’idiota del suo gemello scosse la testa con le labbra serrate, ma Fred lo ignorò e si aprì in un sorriso compiaciuto.
“E’ toccato a me.” Disse alzando la mano. E mentre Lee gli batteva il cinque estasiato, George chiudeva gli occhi rassegnato.
“Allora? Stavolta è la volta buona che riesci a non scaricare una dopo la prima volta?”
George fissò il gemello, curioso di cosa avrebbe risposto.
“No questa volta no…”
George tirò un sospiro di sollievo, ma durò un attimo.
“… forse dopo la quarta volta, dato che siamo stati insieme già tre volte.” Esclamò Fred ad alta voce ridendo, battendo il cinque a Lee di nuovo che rideva anche lui.
George strinse i denti e fulminò Fred con uno sguardo. Lee dondolò via estasiato da quella notizia, “bene ci vediamo presto rubacuori, George su con la vita, se la Granger è abbastanza disponibile, quando Fred si stuferà di lei, magari si consolerà con te.” Scherzò uscendo dalla porta.
I sorrisi si congelarono sui volti dei due gemelli.
Fred saltò giù dal bancone, “è davvero un’idiota a volte,” commentò. Hermione non era come le altre. Ma quello certo a Lee non lo aveva detto.
Si stiracchiò allegro di tornare a casa da lei.
“Bene bene, io inizio ad andare a casa,” disse sognante, e George capì immediatamente quanto fosse felice di rivederla, quanto non volesse altro, e che aveva pensato a lei tutto il giorno.
“Pensi di essere migliore di Lee?” Non avrebbe dovuto dirlo, ma gli scappò. Strinse i denti e si voltò.
“Che cosa?” Domandò Fred iniziando ad alterarsi.
George si voltò, lo sguardo carico di rancore, “mi hai sentito. Nascondi a Lee quanto tu ci tenga ad Hermione, perché? Ma che hai dodici anni che ti vergogni della fidanzatina?”
Fred serrò la bocca, aveva ragione.
“Io…” provò a dire, una delle poche volte in cui non riuscì a ribattere al gemello. Non sapeva che cosa dire.
“Quando la smetterai di credere che qualcuno ti possa prendere in giro perché finalmente tieni a qualcosa più di qualunque altra cosa al mondo…” sussurrò alludendo alla frase di poco prima, “ti renderai conto di quanto sei fortunato Fred.”
Fred lo fissò in silenzio, soppesando quelle parole. George prese la giacca e si avviò fuori, deciso a farsi quattro passi per schiarirsi la mente.
Il ragazzo sbuffò sonoramente, passandosi una mano sulla faccia.
Merlino…. George ha ragione, mi comporto come un dodicenne.
Si Smaterializzò a casa, in salotto, si guardò intorno, ripensando all’ultima frase che gli aveva detto: “…ti renderai conto di quanto sei fortunato Fred.”
Fortunato…
Sentì l’acqua della doccia scorrere dal bagno. Si avviò in quella direzione lentamente, aprì la porta e si fermò ad ammirare la figura esile e sfumata di Hermione oltre il vetro appannato della doccia.
Fortunato…
Sorrise dolcemente, poi lentamente iniziò a spogliarsi, lasciando cadere i vestiti a terra, respirò profondamente. Passò davanti allo specchio, ma non riuscì a guardarsi. Aprì silenziosamente la porta scorrevole del box doccia, Hermione era di spalle, guardava verso il basso.
“Ti prego, chiudi gli occhi…” sussurrò piano, entrando insieme a lei sotto il getto d’acqua. Hermione obbedì, e sentì le braccia di Fred avvolgerla in un caldo abbraccio che tanto aveva desiderato dal momento in cui si erano separati quella mattina. Capì quanto le era mancato, come l’aria. Ed era esattamente quello che temeva sarebbe successo, ma ormai era troppo tardi. E non sapeva che Fred provava la stessa identica cosa.
La fece voltare lentamente verso di lui tenendola stretta. Il ragazzo esitò un momento, guardando il suo viso dolce, i capelli bagnati all’indietro, gli occhi diligentemente chiusi, l’acqua che scorreva sulla sua pelle delicata, le ciglia lunghe, le labbra carnose e morbide.
Si sentì morire dentro, di gioia, di paura. Le sfiorò il viso con un dito leggero.
“Mi prometti che mi guarderai solo negli occhi?” Mormorò con la voce rotta, per lui quel passo era immenso, ed Hermione lo sapeva bene. Sarebbe stata una cosa da affrontare a piccoli passi, ed era immensamente felice che lui si stesse aprendo così a lei, per la prima volta.
Annuì piano, gli occhi sempre chiusi. Fred sorrise e una sottile lacrima che si confuse con l’acqua che scorreva sul suo viso, gli scappò. “D’accordo…” fece con voce flebile. Hermione aprì lentamente gli occhi, fissandolo nei suoi verdi che trovò lucidi e rossi. Fred respirava affannosamente, a disagio. Hermione sorrise dolcemente, portando le braccia sui suoi capelli lunghi attenta e rispettosa a non toccarlo dove sorgevano le cicatrici, e di non abbassare lo sguardo.
Fred si trattenne dal scoppiare in lacrime a quella vista, le sue attenzioni gli scaldavano il cuore, lo facevano sentire per la prima volta veramente amato da qualcuno.
Perché nascondersi se era così bello?
Un’altra lacrima scappò sulla sua guancia, tremava, ma Hermione gli sfiorò una guancia e si avvicinò ancora di più, appoggiando con delicatezza il suo petto su quello di lui, mentre Fred la sosteneva. I loro cuori battevano come uno solo, e il ragazzo si sentì come rinato, commosso da quel gesto.
“Se ti dico un segreto,” disse piano mentre appoggiava la sua fronte contro quella di lei, “tu poi mi dici il tuo?” Domandò alludendo ovviamente a ciò che era successo quella mattina in bagno.
Hermione annuì piano contro di lui. Fred si staccò appena e la guardò con amore, “ieri notte, è stata la notte più bella della mia vita.” Disse semplicemente. Hermione sentì i brividi lungo tutto il corpo, si aprì in un enorme sorriso, guardandolo sempre fisso negli occhi commossi. Anche Fred ricambiò il sorriso.
Hermione si alzò sulla punta dei piedi per arrivare bene vicino a lui, “il mio più grande sogno, è aprire una libreria a Diagon Alley.” Gli rivelò in un soffio sulla sua bocca, sfiorandolo con le labbra.
Fred sbarrò gli occhi sorpreso, e per un momento si dimenticò sul serio di quello che in realtà voleva sapere, ma era così felice da quella notizia che pensò solo a quanto fosse onorato di essere lì con lei, a cuore aperto finalmente. A fare quel piccolo primo passo verso un futuro migliore, insieme a lei.
Eppure non sapeva che le loro strade si stavano già separando, a causa delle scelta di Hermione di rimanere in silenzio in quel momento, non essendo ancora pronta a dirgli tutta la verità.
Hermione si voltò a occhi chiusi e Fred l’abbracciò da dietro, stringendola a sé con forza, grato che fosse così rispettosa e paziente delle sue paure, e terrorizzato che le scivolasse via come le gocce d’acqua. Come avrebbe fatto ora che non poteva più fare a meno di lei?
“Ho prenotato la visita… ho chiesto a George di accompagnarmi.”
Sentì di doverglielo dire, ma Hermione lo sapeva che non era ancora pronto, e George era l’unico che potesse stargli vicino in quel momento così delicato. E lei capì.
“Quando tornerai, mi troverai qui.” Sussurrò lei in rimando, ad occhi chiusi, mentre Fred appoggiava la guancia contro la sua.
“Grazie…” riuscì solo a dire, felice, grato, della sua infinità dolcezza. Poi scoppiò sommessamente a piangere, in silenzio, contro di lei, bagnandola con le sue lacrime. Hermione rimase immobile, stretta a lui, aspettando che si sfogasse, cercando di donargli tutta sé stessa in quel momento, per fargli capire che lei per lui ci sarebbe sempre stata.
Fred appoggiò la fronte contro la schiena di Hermione, la percorse con il naso fino a collo, e guardò verso il basso, inclinò appena la testa di lato. La sua attenzione fu catturata per un istante da una linea bianca che sorgeva alla base del collo e poi svaniva lungo la colonna vertebrale.
I segni della cicatrice già stavano riapparendo. L’incantesimo era sempre meno efficace. Fred la osservò per un momento concentrato, socchiudendo gli occhi, poi li chiuse cercando di regolarizzare il respiro dopo il pianto quando sentì la strega stringersi più forte a lui.
Per qualche istante gli sembrò di essere solo al mondo insieme a lei, in quel momento sospeso nel tempo e nello spazio, avvolti dal vapore tiepido e dal calore dei loro corpi, vicini come non mai per davvero.
Ma quel dubbio si era insinuato nella mente di Fred, e decise che avrebbe fatto di tutto pur di aiutare quell’angelo custode che chissà con quale forza e bontà gli era stato sempre vicino, qualunque cosa lui avesse fatto, e non erano sempre state cose belle, ne era ben consapevole.
Rimasero stretti a lungo, l’acqua che scorreva lungo i loro corpi, ognuno perso nei propri pensieri, ma vicini. Come non mai.
 
 
 
§
 
 
 
Qualche ora più tardi, Hermione senza vestiti addosso era stesa a pancia in giù sul letto di Fred, il quale era sdraiato con la testa sulla sua schiena, rivolta al soffitto, la chitarra stretta tra le braccia. La solita felpa con il cappuccio e la tuta del pigiama.
“Diventerai come Madama Pince quindi?” Spezzò il silenzio lui ironico, strimpellando qualche nota sulle corde dello strumento. Hermione sbuffò ridacchiando, “divertente…”
“Sono serio... già non posso permettermi di farmi vedere in giro con la secchiona della scuola ora, figuriamoci allora…” continuò lui imperterrito. Hermione sorrise a quelle parole. Lo aveva sul serio detto? Pensava ad un futuro ancora insieme?
“Non sia mai eh…” Lo provocò lei voltandosi a guardarlo.
“Ho una certa reputazione da mantenere io.”
“Ma certo…” ridacchiò lei scuotendo la testa.
Si guardarono per un momento, poi scoppiarono a ridere. Fred mise via la chitarra e si chinò di nuovo su di lei, mordendole piano la schiena fino ad arrivare ai glutei.
“Sono felice che hai trovato la tua strada Hermione, sono sicuro che vivrai una vita stupenda.” Disse lui senza smettere di baciarla e mordicchiarla ovunque.
Hermione sorrise tristemente e appoggiò il mento sulle braccia incrociate. Chiuse gli occhi.
Aveva davvero quel tempo di cui parlavano? Non lo poteva sapere. Dal momento in cui aveva compiuto quella formula, il suo destino era stato segnato.
“Stai bene? Sei pallida.” Fece Fred allarmato avvicinandosi.
“Sono stanca, sono due notti che le passiamo quasi in bianco.” Si giustificò lei, anche se in realtà sapeva benissimo cosa stava accadendo dentro di lei.
“Devi mangiare qualcosa. Vieni.”
La prese in braccio, lei si lasciò scappare un gridolino di sorpresa. L’appoggiò a terra facendole fare una piccola giravolta e le porse la sua camicia bianca. Hermione la prese tra le mani. Era la sua preferita.
“Addirittura?” Domandò ironica, alzando un sopracciglio.
Fred sorrise mentre indossava l’intimo nero e sopra si infilava la sua camicia. Era una visione.
“Chiudi la bocca Weasley, prima che ti sloghi la mascella.”
Fred si morse un labbro avvicinandosi, “carina questa.” Le sfiorò il viso pallido, aveva le occhiaie. Ma era sempre stupenda.
“Sei bellissima Granger.” Sussurrò, e la ragazza lo guardò intensamente, sfiorandogli il collo, “anche tu Weasley,” poi scese appena sulle spalle con entrambe le mani, accarezzandolo. Lui sussultò quando gli sfiorò la cicatrice che sorgeva li da sotto la felpa, ma non si scostò.
Hermione ritrasse le mani lentamente, guardandolo con decisione, “tutto.” Precisò per fargli capire cosa intendesse. Non serviva nulla di più. Fred strinse le labbra in un sorriso tirato, poi si riscosse e si riaprì nel suo solito malizioso.
“Andiamo a preparare qualcosa da mangiare, devi essere in forza per il secondo round,” le sussurrò ad un orecchio, e lei rabbrividì di piacere.
Uscirono e videro George sul divano a testa in giù, la faccia schiacciata contro la stoffa. Era molto buffo.
Si lanciarono un’occhiata eloquente e si avvicinarono.
“Georgie…”
George mugugnò qualcosa di indefinito contro il divano, lo sguardo abbattuto.
“Ti vedo alla grande…”
“Ah ah…”
“Che succede gemellino?”
“Sto alla grande.”
Hermione si lanciò contro di lui, schiacciandolo contro il divano, “si e noi siamo scemi…” George sorrise suo malgrado, voltando la testa verso di loro. Incrociò lo sguardo di Fred, che gli sorrise. Era un sorriso pieno di speranza, di amore. Non lo aveva mai visto così, neanche prima della guerra.
Lo stava davvero cambiando.
“Alza quelle chiappe dal divano e aiutaci a preparare la cena,” fece la ragazza dandogli una sonora pacca sulla schiena, ma George si limitò a voltarsi, “no.” Fece capriccioso.
Fred si avvicinò, “dai che questa settimana c’è la visita in ospedale, così finalmente capirai che non c’è nulla di cui preoccuparsi e ti toglierai quel muso.”
George a quelle parole si tirò su, perché quello andava oltre ogni cosa, oltre la tristezza per Hermione. La ragazza intanto con un gesto di bacchetta fece scattare il lettore CD e nella grande stanza risuonò “I can’t help myself;” prese per mano George e lo portò in cucina, mentre Fred già lì, tirava fuori l’occorrente per preparare una pizza.
Iniziarono a cucinare tutti e tre insieme, come quando lei si era appena trasferita lì con loro. Con la musica che li accompagnava e Fred e George che si muovevano a ritmo, ballando per la cucina in cerchio, passando sotto le braccia dell’altro. Hermione li guardava ridendo.
Fu un momento davvero stupendo. Erano di nuovo loro tre. Come era ormai da mesi. Stavano così bene insieme, Hermione capì di non poterne più fare a meno. La facevano stare in pace con sé stessa, cosa molto difficile in quell’ultimo periodo.
Guardò estasiata i due improvvisare un balletto al centro della cucina, le mani intrecciate, mentre si portavano le mani al cuore di tanto in tanto, cantando le parole della canzone, chiudendo gli occhi concentrati: Sugarpie honeybunch
You now that I'm weak for you
I can't help myself
I love you and nobody else…”

Hermione battè le mani divertita da quella visione. I due fecero un inchino soddisfatti. Era bello vederli di nuovo uniti, vederli completarsi le frasi a vicenda. Erano Fred e George come ad Hogwarts, e mentre cucinavano i discorsi tornarono al passato.
“Quando hai iniziato a trovarmi carina?” Domandò lei curiosa, la lingua tra i denti, rivolta a Fred, che spargeva l’origano sulla pizza.
“Oh tanto tempo fa dolcezza. All’inizio eri uno scricciolo fastidioso e saccente… non che ora sia cambiato qualcosa.”
Hermione gli fece una smorfia e lui ridacchiò, “beh al tuo quarto anno, al Ballo del Ceppo ho pensato: wow Ron è così fortunato ad essere il suo migliore amico, e così idiota a non accorgersi di nulla.”
Hermione e George sorrisero abbassando gli occhi, sembrava passata un’eternità.
“O quando ci allenavamo per le ES… i tuoi incantesimi erano sempre più forti dei nostri e non mi capacitavo mai di come fosse possibile…” Ridacchiò lui, “ma poi ho capito che eri semplicemente la Granger.” Rise ancora.
“O quando camminavi nei corridoi di fretta, ogni anno, perché dovevi stare dietro a tutti i corsi che seguivi, così presa che leggevi pure a pranzo e a cena per non rimanere indietro…”
“O alla battaglia… con la tua aria determinata, tenace, così minuta e così forte… come dimenticarlo.” Sussurrò George con gli occhi che brillavano sognanti, perso completamente nei ricordi, tanto che non si era reso conto di parlare a voce alta. Hermione si limitò a sorridere intenerita e si voltò per infornare la pizza che Fred aveva finito di condire.
Ma quest’ultimo lo aveva sentito perfettamente, si voltò verso di lui lentamente, la testa inclinata e lo sguardo sospettoso. George se ne rese conto improvvisamente e si rizzò dritto, guardò il gemello e deglutì a disagio. Accennò un sorriso, serrando i denti e Fred guardò altrove, senza aggiungere una parola.
Poi gli sorrise tristemente, perché anche se non era più come quando erano piccoli, erano sempre loro, e si erano capiti perfettamente, senza che nessuno dovesse dire una parola.
Dopo cena si gettarono sul divano a guardare la TV, gustando la loro pizza che secondo i gemelli valeva un bell’otto. La migliore mai riuscita loro.
Risero come matti davanti ai soliti programmi babbani che facevano impazzire i gemelli,
 
Le settimane passarono, ed Hermione era sempre più debole, ma sempre così felice che Fred le dedicasse tutte quelle attenzioni. Ogni volta aveva paura che sarebbe stata l’ultima, che sarebbe stato il loro ultimo bacio. Ma lui non spariva, non sembrava averne intenzione. Superò gli esami in modo eccellente, come c’era da aspettarsi e conseguì finalmente i M.A.G.O a cui aveva aspirato da anni.
Ora poteva dedicare ogni sua energia alla ricerca di un posto da potersi permettere per aprire la sua piccola libreria, ma fu più difficile del previsto. Per un paio di mesi non trovò nulla, e stava davvero iniziando a scoraggiarsi. Ogni posto possibile era occupato o troppo costoso per lei.
Settembre ormai si stava avvicinando e con esso il compleanno di Hermione.
Un giorno la ragazza ricevette una chiamata dal medico che l’aveva presa in cura dopo che era andata a fare una visita al San Mungo.
Doveva vederla immediatamente.
 
Hermione uscì dal loro incontro con i piedi che si muovevano da soli. Non riusciva più neanche a capire se stava respirando oppure no. Tutto sembrava sfumato, distante.
Perché non piangeva? Perché non era disperata?
La testa era leggera, senza pensieri. Non seppe come mai, ma i suoi piedi la portarono fino al negozio di Fred e George. Come poteva dirglielo? Ma sentì di aver bisogno almeno di vederlo. Vedere quegli occhi verdi, rassicuranti. Le avrebbero permesso di continuare ad andare avanti.
Solo di questo era sicura.
Entrò ai Tiri Vispi, lo sguardo vuoto, ma non appena lo vide le sembrò di tornare a respirare.
Avrebbe dovuto dirglielo invece? Forse si, non stavano insieme, ma qualcosa li stava tenendo legati, e anche se non era amore, qualcosa era. Ne aveva il diritto.
Guardò Fred dal basso, in cima alla scala che gridava insieme a George ai clienti di provare i nuovi prodotto i vetrina. Sorrise sospirando. Salì per avvicinarsi e salutarli.
“Ciao Fred, dobbiamo parlare…” iniziò appena un gradino sotto di lui, ma con suo enorme stupore e sotto lo sguardo allibito di tutti i clienti lui si chinò e la baciò con passione. Anche Brittaney stava guardando inferocita, da lontano.
“Ma che fai?” Domandò lei sconvolta staccandosi e guardandosi intorno. Ginny in un angolo sorrise coprendosi con un volantino.
“Potrebbe averti visto qualcuno…”
“Ci hanno visti tutti dolcezza.”
“Perché lo hai fatto?” Domandò a metà tra il divertito e il sospettoso, Fred non faceva mai nulla per caso.
“Quante storie…”
“Sicuro che non era per far ingelosire qualche tua ex?” Si voltò a guardare Brittaney mentre questa tremava dalla rabbia, e Fred la salutava allegro muovendo le dita.
“Nah… l’ho fatto perché mi andava Granger.”
Si chinò su di lei, “forse la mia attrazione nei tuoi confronti sta iniziando a non essere solo fisica, anche se continuo a non sopportarti…” le sussurrò furbo, lei chinò la testa da un lato aprendo lentamente la bocca, senza credere alle sue orecchie.
“Ma non montarti la testa signorina…” la prese in giro lui indicandola con un dito.
Lei sorrise commossa, lui le strizzò l’occhio e tornò da George. Il sorriso si spense sul volto della ragazza, in preda alla tristezza più profonda che avesse mai provato in vita sua.
Per un momento credette davvero di essere la ragazza più fortunata del mondo. Le aveva fatto dimenticare tutto per un momento quella frase. Fred stava iniziando a provare qualcosa di più?
Non stavano insieme, ma erano insieme ogni giorno, ogni notte. Stavano iniziando a conoscersi sul serio. Erano amanti, migliori amici, complici. Ed era questo il problema.
Il ricordo graffiante, pesante e vivido di quella mattina ripiombò su di lei e la fece tornare alla realtà, alla dura e tremenda realtà.
Quella sensazione di gioia sconfinata svanì in un attimo, lasciando il posto all’oblio. Le lacrime le pizzicarono gli occhi, ma le ricacciò indietro con forza. E adesso che cosa avrebbe fatto? Non poteva lasciare che Fred si affezionasse ancora di più a lei.
Perché qualcosa più forte dell’amicizia, dell’amore, si stava insinuando nelle loro vite senza che potessero fare nulla per fermarlo.
 
 
Quella mattina
 
 
Hermione si era insospettita del fatto che non si sentisse così bene, non aveva più forze, non aveva appetito. Certo le notti piene di passione sfrenata con Fred e la ricerca del posto da comprare l’avevano stancata molto; pensava fosse quello insieme al fatto che era ben a conoscenza di quello che stava facendo al suo corpo con quelle maledizioni nere, ma mai avrebbe pensato a quello che le disse il medico.
La fece accomodare, la visitò a fondo. E trovò i segni della maledizione. Hermione fu costretta a confessare, quasi in lacrime, quello che aveva fatto, facendogli promettere di non dire nulla a nessuno. Lui le fece delle visite più approfondite.
La fece attendere nel giardino del San Mungo per un paio d’ore, poi la richiamò nello studio.
Hermione notò immediatamente la sua espressione distrutta.
“Qualcosa non va?”
“Signorina Granger, la maledizione che ha compiuto su sé stessa è stata assorbita dalla sua pelle e dai suoi organi.”
Hermione lo fissava in silenzio, senza sapere che cosa dire. In ascolto.
“Premetto che è operabile, ma ha attaccato entrambi i reni, e il donatore dovrebbe donarli entrambi, la metteremo subito in lista…”
Hermione ammutolì scuotendo la testa, “ di che cosa sta parlando?”
“Un tumore Hermione.”
Silenzio.
“Oh…”





NOTA DELL'AUTRICE: Ciao bella gente! No non sono sparita, okay forse un po' si, ma non sono morta! Eccomi, ci ho tenuto ad andare avanti con la storia perchè rileggendola mi sono resa conto che ci tengo davvero tanto e voglio finirla prima o poi! Non riuscirò ad aggiornare di nuovo molto presto perchè ho ancora due esami da fare, ma erano davvero troppi mesi. Cercherò di andare avanti come posso, concentrandomi perchè voglio davvero tirare fuori delle belle cose dalla mia mente. Intanto vi chiedo scusa per la lunga attesa, e spero che non mi abbiate dimenticato! Io di certo no, spero recensiate in tanti perchè adoro i vostri commenti lo sapete ormai bene. Non so a quanto presto ma tornerò! Ciao a tutti e grazie <3

 

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Capitolo 16
*** CAPITOLO 16 - LA VIA DELL'OBLIO O DELLA LUCE ***


CAPITOLO 16 –  LA VIA DELL’OBLIO O DELLA LUCE
 
 
 
 
 
 
Hermione guardò Fred allontanarsi da lei sorridente, strizzandole l’occhio, mentre si voltava verso il gemello, dalla cima delle scale. Non appena fu lontano iniziò ad iperventilare, in preda al panico.
No, Fred…
Scese le scale di corsa, il respiro affannato, colpì qualcuno ma non ci fece caso; non si fermò, Ginny la vide e tentò di fermarla afferrandola per un braccio.
“Hermione stai bene? Fred ti ha sconvolto a tal punto?” Provò a scherzare, ma il viso tirato e pallido di Hermione la fece rabbrividire.
“Hermione? Che hai?”
“Devo andare Ginny, scusa.” Si liberò dalla sua stretta e scappò fuori, prima che qualcuno potesse vederla scoppiare in lacrime; Smaterializzandosi all’istante.
 
George si avvicinò a Fred felice, il quale aveva lo sguardo ancora perso, sognante, allungandosi verso di lui oltre il parapetto delle scale, “ma bene bene, qui qualcuno sta facendo progressi…”
“Ehi stiamo calmi, ho solo ritenuto opportuno sottolineare il fatto che sarebbe meglio non vedere altre persone…”
George ridacchiò intenerito.
“Oh quindi ti darebbe tanto fastidio?” Domandò ironico.
Fred lo spintonò leggermente e gli fece una smorfia, in quel momento li raggiunse Ginny.
“Avete visto Hermione? Mi è sembrata strana…”
“E’ solo agitata perché non può credere che Fred si stia veramente impegnando…”
“Vacci piano, non ho mai detto questo.”
“Ma smettila non inganni nessuno, sei cotto.”
“Ma per piacere, non sono per niente coinvolto.”
“Shhh!”
“Shhh a te!”
“RAGAZZI!” Gridò Ginny autoritaria, i due si bloccarono spaventati da quella piccola furia che poteva essere la loro sorellina. “Sono seria. Non l’ho mai vista così.”
“Tranquilla Ginny, va tutto bene. E’ solo un po’ stanca, ieri notte non siamo riusciti a smettere fino alle tre e…”
Ginny si portò le mani alle orecchie, “Ahhh non voglio ascoltare oltre… anzi si.” Cambiò idea troppo curiosa. Fred ridacchiò, “oh mi hai fatto venire in mente una cosa.”
Si mise in piedi su una sedia, prese un grande respiro e si portò le mani intorno alla bocca per amplificare la voce. Tutti i presenti si voltarono estasiati a guardarlo. “ATTENZIONE GENTILI CLIENTI! QUESTO SABATO SIETE TUTTI INVITATI AL COMPLEANNO DI HERMIONE A CASA NOSTRA! FIUMI DI ALCOL PER TUTTI!” Gridò al settimo cielo. Tutti applaudirono con gioia, incitandolo con grida, e fischi. Fred sorrise soddisfatto e scese dalla sedia.
“Vent’anni non si compiono tutti i giorni.”
“Oh certo, non ti vedo affatto coinvolto…” commentò acido ma divertito George, le braccia incrociate. Fred gli lanciò uno sguardo fulminante, poi guardò l’ora, “Oh, com’è tardi, dovrei proprio andare a casa… mi starà già aspettando… cioè volevo dire, devo… insomma… ti dispiace chiudere te oggi?” Domandò al gemello guardandolo angelico, che alzò gli occhi al cielo.
“Vai pure campione.”
Fred sorrise debitore e si Smaterializzò, diretto a casa, in salotto. Si scrocchiò l’osso del collo e iniziò a togliersi le scarpe, la giacca, i calzini, rimanendo in camicia e pantaloni, diretto nella stanza di Hermione.
“Dolcezza quel bacio di prima mi ha fatto eccitare,” si stirò i muscoli compiaciuto, “…preparati perché sto venendo a…” entrò nella sua camera e si bloccò di colpo.
Hermione che di solito lo aspettava sempre, era seduta sulla sponda del letto, vestita, con una piccola valigia ai suoi piedi, lo sguardo fisso su di essi. Tremava.
“Granger?” Domandò incerto Fred, nel vederla in quello stato.
La ragazza alzò gli occhi su di lui, combatté con tutte le sue forze per non far uscire neanche una lacrima. Doveva sembrare rilassata, o non l’avrebbe mai lasciata andare.
“Che succede? Mi spaventi…”
Hermione si alzò, mettendosi la borsa a tracolla. “Io vado in Australia dai miei genitori per qualche giorno.”
“Che cosa?”
“Non li vedo da tanto tempo, vado solo a trovarli.”
“Io…”
“Mi dispiace, sarei già partita, ma mi sembrava giusto salutarti di persona. Chiedi scusa a George da parte mia.” Sussurrò flebile, dirigendosi al camino. Doveva passare per il Ministero se voleva fare un viaggio oltreoceano.
“Ma perché così? Tutto d’un tratto?”
“Ho solo voglia di vederli tranquillo, tornerò sabato.” Si sforzò di sorridere. “Non ti accorgerai neanche che sono stata via.” Aggiunse quando ebbe raggiunto il camino in salotto, voltandosi verso di lui. Non sapeva quanto ancora avrebbe retto davanti a lui. Si sentì morire nel mentirgli così, ma come poteva dirgli cosa stava accadendo?
“Io non credo…” sbuffò lui rattristato.
Hermione gli mise una mano sulla guancia. “Dai non fare così, ci vediamo presto Weasley.” Gli strizzò l’occhio lei ammiccante.
Si voltò verso il camino, fece due passi, ma Fred l’afferrò di getto, facendole mollare la valigia a terra. La strinse a sé con passione, baciandola con foga, e approfondendo il bacio, insinuandole la lingua in bocca ardente di desiderio, le strinse i fianchi. Hermione ricambiò lasciandosi completamente andare per quei pochi secondi. Poi si staccò lentamente, chiudendo piano le labbra in un dolce bacio finale, che sapeva tanto di addio.
Fred la guardò con i suoi grandi occhi che di solito sprizzavano allegria e malizia, ora erano tristi.
Hermione dovette chiudere gli occhi con forza, se lo avesse guardato ancora, non avrebbe avuto il coraggio di lasciarlo in quel modo rude, ma doveva. Si voltò con decisione, agguantò la borsa ed entrò nel camino. Prese una manciata di Metropolvere.
“Tornerò prima che tu possa dire Granger.” Sorrise lei, poi si fece seria, “Ministero della Magia.” Disse con fermezza e sparì in una fiammata verde. Quando anche l’ultima fiammella fu sparita, e la stanza piombò nella penombra e nel silenzio, Fred si mise le mani in tasca e si avvicinò al camino mesto.
Si inginocchiò stremato, le gambe non gli reggevano improvvisamente più; “Granger...” sospirò in un sussurro, chiudendo gli occhi.
 
Non seppe quanto tempo rimase così, ma quando George tornò lui era ancora lì. Aprì la porta allegro. “Fred, sono passato a rifornirci di quella medicina che ti aveva prescritto il dottore, stamattina avevo notato che era finita, così possiamo…” si voltò dopo aver appoggiato le chiavi e vide Fred in ginocchio di spalle.
“Freddie?”
Il rosso si voltò appena, “se ne è andata.”
“Che cosa?” Domandò sconvolto, gettandosi su di lui.
“E’ andata dai suoi genitori in Australia per qualche giorno.”
“Fred mi hai fatto morire di paura, probabilmente sentiva solo la loro mancanza, è quasi un anno che non li vede.”
“No,” sussurrò Fred alzando appena lo sguardo carico di terrore su di lui, i suoi occhi verdi erano lucidi, “sento che la sto perdendo. Non so perché, e come, ma sento che si sta allontanando da me.”
 
 
 
§
 
 
 
Hermione non appena si Smaterializzò a casa dei suoi genitori, dopo aver ottenuto il visto e l’indirizzo dal Ministero, li vide seduti sul divano a guardare la TV, lì erano le dieci di sera.
Non appena si accorsero di lei si alzarono in piedi di getto, preoccupati.
“Tesoro?”
“Che ci fai qui?”
“Perché non ci hai avvertiti che venivi?”
“Hermione…?”
La ragazza fece un passo solo, prima di cadere a terra, stravolta dal peso di quella notizia che si era portata addosso da quella mattina, senza poterlo dire a nessuno, senza potersi confidare con la persona che era più vicina a lei in quel momento, e che aveva lasciato in quel modo.
Ma stargli così vicino avrebbe comportato due scelte: tenerglielo nascosto o dirgli la verità. Cosa doveva fare? Per quello si era precipitata da loro.
Scivolò a terra senza forze, i suoi genitori accorsero. Era forte, lo era sempre stata. Ma quello era troppo da sopportare.
Urlò straziata e iniziò a piangere senza sosta, per far uscire tutto quel dolore e quel peso. Si strinse con forza ai suoi, scossa dai singhiozzi e dalle lacrime che scorrevano violente.
“Mamma… papà…” riuscì a dire disperata tra le lacrime.
 
Quando si fu calmata più tardi quella sera, i suoi la fecero stendere sul divano, la coprirono con una pesante coperta e rimasero in ascolto a lungo. Le parole di Hermione uscirono come un fiume, e raccontò loro tutto. Ogni cosa. L’incidente della battaglia, il fatto che avesse salvato la vita di Fred ma che gli fosse costato quell’orrenda cicatrice, la scoperta della formula oscura e infine la diagnosi del medico.
“Che cosa ti ha detto esattamente?” Domandò suo padre aggiustandosi gli occhiali, mentre sua madre piangeva sommessamente.
“H-ha detto che non è grave, ma si è esteso ad entrambi i reni. Quindi non basterebbe che uno me ne donasse uno solo… deve…” strizzò gli occhi e si mise una mano sulla bocca per non rimettersi a piangere, “deve essere un donatore di entrambi gli organi, quindi una morte per incidente, e deve essere compatibile… Mi hanno già messa in lista d’attesa.”
“Vedrai che troveranno qualcuno, tesoro.”
“Q-quanto… quanto tempo senza un donatore?” Domandò la mamma a bruciapelo, con sorpresa di entrambi. Era stata in silenzio fino a quel momento.
“Un anno forse.” Mormorò lei con voce flebile.
Calò il silenzio nella stanza. Il fuoco che scoppiettava allegro nel camino era l’unico rumore udibile oltre i loro respiri pesanti.
 

 
§
 
 
Fred in quei giorni di assenza cercò di non pensare troppo ad Hermione, ma gli risultò davvero difficile. Di solito era lui quello che si dimenticava subito, e l’altro aspettava.
Per la prima volta si trovò in quella condizione e si odiò per come si era comportato con tante altre ragazze che non se lo meritavano.
Ti è servita la Granger a capire quanto immaturo fossi.
Pensò tra sé e sé mentre camminava per il negozio distratto. Arrivò fino al retrobottega e scese le scale.
“Mi sono comportato bene no? Per la prima volta in vita mia e lei che fa? Scappa.” Si ritrovò a parlare da solo, preso com’era dalla situazione, e si divertì quasi di sé stesso, di come quella ragazza lo aveva ridotto, o migliorato, dipende dai punti di vista.
“Ma Fred non scappava da te, non sei al centro del mondo, voleva solo vedere i suoi è naturale…” continuò mentre sistemava delle scatole sugli scaffali, “tu non sei stato neanche ancora tanto idiota come al solito. Continua così…”
“Chi è un idiota?” Domandò una voce suadente alle sue spalle. Fred trasalì e si voltò di colpo, la schiena contro la libreria.
“Brittaney?” Esclamò sorpreso di vederla lì. Lei lo fissava dall’alto delle scale maliziosa. I capelli lunghi legati in una coda alta, un top molto attillato che le metteva in risalto le forme.
“Proprio io.”
“I clienti non possono accedere a quest’ala del negozio.” Rispose lui impassibile, dandole le spalle e continuando il suo lavoro.
“Ma io sono una cliente speciale no?” Domandò ridacchiando lei portandosi dietro di lui, le braccia lo avvinghiarono e le mani corsero verso il basso, “non ti ricordi più?” Lo toccarono sull’inguine esperte, cercando di slacciargli i pantaloni, ma Fred si voltò di scatto bloccandole i polsi, adirato.
“Che stai facendo?”
“Mi avevi detto che era stata la notte più bella della tua vita, ma non mi hai più scritto. Sono venuta a fare quello che non hai fatto tu.”
Si avvinghiò al suo collo.
“Non posso.”
“Perché? Sei impegnato?”
Fred esitò, “no…”
“E allora che problema c’è? Su fammi vedere cos’altro sai fare.”
Si lanciò su di lui afferrandogli il volto e cercando di baciarlo, mentre si toglieva la maglietta attillata e la gettava via.
In quel momento entrò fischiettando George che li vide immediatamente e si nascose dietro ad uno degli scaffali sopra la scalinata. Assottigliò gli occhi e digrignò i denti, tremando di rabbia e delusione.
“Fred…” tirò fuori la bacchetta di scatto. Una cosa non avrebbe dovuto fare. Far soffrire Hermione. Stava per uscire allo scoperto per fermarli, ma vide Fred staccarsi di getto da lei, un’espressione furente in viso.
“Stai lontana da me.” Raccolse la maglietta e gliela tirò addosso.
“Ma sei impazzito? Solo pochi mesi fa non desideravi altro.”
“Beh… ho cambiato idea.”
“Perché una volta a te basta vero?”
“Senti mi dispiace, lo so di essermi comportato da stronzo ma…”
“Ma cosa? Quella ragazza ti ha fatto vedere la luce o qualcosa di simile?”
“Si… no… può essere.”
“Io li conosco quelli come te. Adesso credi di essere migliore, ma sei quello che sei sempre stato, uno che ama giocare.”
Gli sfiorò la barba e lui si ritrasse appena, seguendola con lo sguardo.
“E anche a me piace giocare, ma non amo essere rifiutata. O torni da me, o te ne pentirai.”
Silenzio per qualche attimo, lei lo guardava languido. Fino a poche settimane prima non avrebbe esitato a quella proposta allettante. Ma ora…
Fred sogghignò furbo, “correrò questo rischio.”
“Come vuoi.” Fece lei gelida avvicinandosi a lui un’ultima volta, si ritrasse ma lei lo circondò per i fianchi, “te ne pentirai,” sussurrò lasciva, ma c’era una nota di crudeltà nella sua voce, e Fred si concentrò così tanto su quelle parole dette in quel modo che non si accorse assolutamente che la ragazza aveva infilato nella tasca posteriore dei suoi jeans larghi il suo intimo di pizzo.
Sorrise con cattiveria e si allontanò, Fred ancora premuto contro lo scaffale, allibito.
George si nascose in un antro quando lei gli passò troppo vicino, “ma sappi non sarai l’unico a rimetterci.” Concluse con uno sguardo cattivo negli occhi, sbattendo la porta del retrobottega.
“Brutta strega…” le urlò dietro Fred, “non ti azzardare a fare del male ad Hermione.”
Batté una mano contro la libreria, ma non ottenne altro che una pila di scatole che piombarono su di lui dall’alto, quelle che aveva riposto solo pochi minuti prima. Guardò verso l’alto sconsolato, per poi affondare la faccia nei palmi delle mani.
“Hermione ti prego torna,” inveì contro la ragazza, allontanandosi, “mi sembra di impazzire qui senza di te.” La sua voce sparì dietro gli scaffali, mentre George si appoggiava al muro e il suo enorme sorriso a trentadue denti rischiarava la penombra in qui si trovava.
 
 
 
§
 
 
 
 
Hermione passò cinque giorni dai suoi genitori, e dopo lo shock iniziale, cominciò a riprendersi, la sua vena combattiva tornò a galla come non mai, risoluta e testarda. Avrebbero trovato un donatore, bisognava solo avere pazienza ed esseri forti, che altro poteva fare? L’altra opzione era lasciarsi andare completamente, cadere nell’oblio, e non voleva quello.
Ma c’era il problema di quando sarebbe tornata, come si sarebbe dovuta comportare con Fred.
Una sera si sedette sulla finestra aperta in salotto, un cuscino dietro la schiena. Aveva sentito il medico al telefono e le aveva prescritto dei farmaci per il dolore e rallentare il decorso della malattia, in attesa dell’operazione.
Prese una delle pillole in mano, la osservò per un momento e poi la lanciò in bocca, mandandola giù con la tazza di té che aveva in grembo.
Sospirò profondamente guardando la giornata uggiosa fuori dalla vetrata.
Sua madre si avvicinò a lei accarezzandole i capelli.
“Hai freddo?”
“No grazie sto bene.”
“A che pensi?”
“A quello che mi sono lasciata indietro.” Mormorò guardando fuori.
“Fred e George?” Domandò sua madre sorridendo piano, lei annuì.
“Tesoro, io non posso dirti nulla che già non sai. Ma ti do un consiglio,” si avvicinò a lei, “so quanto può sembrarti difficile ma devi cercare di vivere ogni momento al meglio fino al momento dell’operazione.” Fece una pausa per non commuoversi, “se stai qui finirai per pensare solo a quello, e ti opprimerà al punto che smetterai di vivere. Devi fare solo quello che ti senti e che ti rende felice. Solo questo.” Le appoggiò una mano sulla guancia e sorrise dolcemente, “la mia bambina.”
Hermione chiuse gli occhi e non riuscì a trattenersi, scoppiò in un pianto sommesso, stringendosi nel maglione delle madre tra le sue braccia.
“Ma come faccio? Lo illuderei e basta. Se non dovessi farcela…”
“Ehi,” la costrinse a guardarla negli occhi, “non dirlo nemmeno per scherzo. Sei così forte, lo sei sempre stata. Ce la farai. E se stare con Fred ti farà passare il tempo nel migliore dei modi possibili, se ti farà vivere, allora è la cosa giusta da fare.”
Disse con fermezza.
Hermione sorrise e si asciugò le lacrime.
“Devi dirglielo, ha il diritto di sapere. Soprattutto se ora siete così affezionati come dici, e anche George. Torna da loro.”
La ragazza annuì, “ma domani è il mio compleanno.”
“Sicuramente è meglio se lo passi con i tuoi migliori amici piuttosto che con i tuoi noiosi genitori,” sorrise la madre, poi si fece seria, “sei una combattente Hermione, e lo sai, non permettere a nessuno di dirti il contrario.”
Poi si alzò, “vieni andiamo ad aiutare papà con la cena.”
Hermione annuì piano e guardò per un attimo ancora fuori dalla finestra, persa nei ricordi dei suoi momenti più belli con Fred e George. Le risate, le frecciatine, le serate insieme fuori e sul divano, i momenti di fuoco puro con Fred, il loro gioco di seduzione. Chiuse gli occhi. Sua madre aveva ragione. Se si fosse separata da tutto quello, avrebbe smesso di vivere per davvero.
 
 
§
 
 
 
 
Fred entrò al Ghirigoro, la campanellina suonò allegra.
Il segno bianco sulla schiena di Hermione che immediatamente aveva notato sotto la doccia, e a cui non aveva smesso di pensare da quella sera non aveva l’aria di essere stato provocato da un’arma babbana. Era una magia. Forse Magia Oscura, perché somigliava tanto alle sue.
Chiuse gli occhi sperando di starsi sbagliando.
E così appena finito di lavorare un pomeriggio, uscì per le vie di Diagon Alley, capendo che l’unico modo per avere delle risposte sarebbe stato quello di andare a cercarle tra i libri, esattamente come avrebbe fatto Hermione.
Rise a quel pensiero.
Il padrone quando li vide entrare sbarrò gli occhi, come i clienti che lo conoscevano, magari che erano passati al negozio, o ex studenti di Hogwarts. La sua fama di non frequentatore di biblioteche doveva essersi diffusa parecchio.
Si avvicinò alla scrivania della bibliotecaria.
“Salve gentile signora.”
Lei gli fece un cenno.
“Saprebbe dirmi dove posso trovare dei Volumi sulla Magia Oscura?” Domandò a bassa voce, timoroso che qualcuno potesse sentirlo.
Lei gli indicò con la penna d’oca che teneva in mano gli scaffali alla sua sinistra. “Terzo corridoio a destra, sezione C, quarto scaffale da sinistra.”
Fred sorrise, in silenzio, battendo le mani sulle cosce, guardandosi intorno confuso, poi appoggiò le mani sulla scrivania di legno lucido. Si chinò e i capelli gli caddero davanti al viso appena.
“Lei lo sa che non ho capito una parola di quello che mi ha detto?”
“Prima volta eh?” Rispose l’anziana strega sorridendo sotto i baffi. Si alzò sospirando, “seguimi ragazzo.”
Lo guidò tra gli scaffali e si fermò davanti ad una sezione della Magia Oscura, alcuni libri erano chiusi con delle catene nere, qualcuno di essi si agitava. Fred sbarrò gli occhi allibito.
“Ricerca accademica o interesse personale?”
“Personale…” rispose lui avvicinando il viso curioso ad un libro nero, la cui copertina sbalzò in avanti tentando di liberarsi, ma le catene la trattennero.
Fred si ritrasse preso alla sprovvista, la bibliotecaria lo fissava con un sopracciglio alzato, un grosso tomo in mano.
“Ma è enorme,” sbuffò lui già annoiato, prendendolo in braccio.
“Se vuoi ti porto qualcosa da mangiare intanto,” fece lei accudente.
Fred chinò il viso allegro, “si grazie.”
Si sedette ad uno dei tavoli liberi vicini alla vetrina, si legò i capelli in una mezza coda in alto e sbuffò sonoramente. Si passò una mano sulla barba e la bocca.
“E va bene Fred, ce la puoi fare.” Aprì il libro, le pagine ruotarono di lato e una nuvola di polvere si liberò nell’aria, tanto densa da farlo tossire.
“Ma come fanno a piacerti tanto i libri Granger?” Si domandò intenerito, ma senza davvero capire, mentre muoveva la mano in aria per disperdere la polvere.
Si immerse nella lettura di quel tomo. Gli incantesimi di Magia Oscuri più conosciuti nel Mondo Magico e le loro conseguenze ed effetti. Andò direttamente alla sezione di quelli che lasciavano tracce visibili.
Bruciature.
Ossa rotte irrimediabilmente.
Arti mutilati.
Scomparsa di organi.
Le ore passavano, come le centinaia di pagine che consultava. Si stropicciò gli occhi, la sera calda ancora estiva stava avanzando lentamente. La bibliotecaria gli aveva portato dei biscotti.
Lui le aveva sorriso riconoscente e si era rimmerso nella lettura, concentrato. Voleva arrivare a capo di quel mistero. Doveva capire cosa stava succedendo.
Per lei. Per loro.
Alzò appena lo sguardo stanco sulla via principale, ancora affollata dal via vai serale di maghi e streghe. Sorrise, poi riconobbe un viso fin troppo familiare tra la folla. Alto, capelli rossi, sguardo furbo, lentiggini.
No, no no no no. Merda merda.
Fece per nascondersi dietro il tomo, ma George si voltò verso la vetrina vedendolo seduto al tavolo di tre quarti. Fred provò ad abbassarsi sul legno, riparandosi il viso con la mano, ma niente da fare. Lo aveva beccato in pieno.
George sbarrò gli occhi per poi assottigliarli, spalancando anche la bocca allibito.
Lo indicò da oltre il vetro. Lesse il suo labiale.
“Fred? Ma che ca…”
Si precipitò dentro mentre Fred cercava di guardare da un’altra parte. Ma quando fu in piedi accanto a lui non poté più fare finta di niente.
“Ciao gemellino.” Lo salutò allora allegro, colto in flagrante, giocando un’altra carta.
“Che diavolo ci fai qui? Pensavo fossi a casa.”
“Io…avevo voglia di…sfogliare delle pagine.”
George lo guardò come per dire: “ma veramente?”
“Non mi freghi amico, cosa leggi?”
Fred si lanciò sul tavolo cercando di afferrare per primo il volume, ma George era in piedi e fu più veloce, lo sollevò guardingo e vittorioso.
“Magia Oscura e i suoi effetti sul corpo?” Lesse stranito, poi sorrise ironico, “e che ci fai con questo?”
“Io mi sto… documentando.”
George mise giù il tomo, alzò le mani e alzò le sopracciglia, “wow, sarei stato meno sorpreso di sentirti dire che sei passato al Lato Oscuro.”
“Divertente…”
“Che stai cercando di scoprire? Qualcosa in più sulle tue cicatrici?” Chiese abbassando la voce, con più delicatezza. Solo tra di loro riuscivano a parlarne.
“Non le mie…” sussurrò lui in rimando, gli occhi incollati al tavolo.
George arricciò le labbra confuso, ma non indagò ulteriormente, e Fred gliene fu infinitamente grato.
“Per Merlino… Frederick Weasley in persona, al Ghirigoro con il naso tra i libri polverosi per ore… se Hermione fosse qui ti chiederebbe di sposarla.”
Fred scoppiò a ridere, soffocandola nel pungo della mano, scuotendo la testa.
“Già probabilmente si.”
“Ah se solo fosse qui…” commentò sognante George, e Fred sorrise perso nei ricordi, guardò fuori.
“Già…”
“Bene gemellino” lo distrasse lui allegro, “io passo per il negozio di decorazioni a prendere le cose per la festa di domani e poi vado a casa, ti aspetto per la cena.” Si allontanò, poi si fermò sulla porta, “ehi.”
Fred si voltò verso di lui, George teneva la porta aperta con una mano, “lo sai che hai appena coronato il sogno di quella ragazza?”
“Se glielo dici ti ammazzo.” Lo minacciò il rosso puntandogli contro la penna che aveva in mano.
George fece una faccia eloquente, che non prometteva nulla di buono.
“Però lo hai fatto. Vanne fiero.” E se ne andò, lasciandolo tra i suoi pensieri. Fred sorrise a quelle parole, voltandosi sulla sedia e tornando composto. Stava per girare pagina, ma ripensando alle parole di George, un’idea incredibile, illuminante, la migliore che avesse mai avuto in vita sua lo colpì come un fulmine a ciel sereno.
“Ma certo…”
Si alzò di scatto, mentre la bibliotecaria tornava, “tutto bene? Hai trovato quello che cercavi?”
“Anche di meglio,” rispose lui mentre si infilava la giacca, per poi abbracciarla con affetto inaspettato e correre via alla velocità della luce, sotto lo sguardo sorpreso, ma intenerito dell’anziana strega.
La corrente che entrò da fuori quando il giovane mago aprì la porta per uscire fece svolazzare la pagina che stava per girare prima di scattare in piedi. E la figura mostrava esattamente la cicatrice che aveva Hermione, causata dallo stesso identico incantesimo Oscuro che gli aveva procurato le sue.
 
 
 
§
 
 
 
Hermione salutò i suoi genitori con un lungo e affettuoso abbraccio la sera seguente, il giorno del suo ventesimo compleanno. Si ritrovò a pensare a quanto fosse strana la vita. Per tutti quei mesi aveva avuto paura che Fred si stufasse di lei immediatamente, che la scaricasse come tutte le altre, invece si era aperto, anche se ancora a fatica e a piccoli passi, ma vedeva che stava cambiando, ed era merito suo; e invece ora era stata lei a scappare, per paura, codardia, tristezza, sofferenza, non certo per fargli un torto però.
Non riusciva solo a comprendere come poter dare una notizia del genere alle persone che più amava al mondo: George, Ginny, Harry, e Fred, Fred… non stavano insieme, e non si amavano, la cosa era ambigua al momento, ma qualcosa c’era.
Quel legame che li aveva sempre in qualche modo sotto sotto uniti dai tempi della scuola, e che ora era sbocciato in quel fuoco passionale che li avvolgeva ogni volta che si sfioravano o si guardavano. Ma c’erano anche le risate, le battute, le cene insieme, i disaccordi…
Si glielo avrebbe detto era la cosa giusta. Aveva il diritto di sapere, sua mamma aveva ragione. Forse quella sera a cena insieme.
Sospirò profondamente, l’ansia che saliva.
Si Smaterializzò nel Ministero della Magia Australiano, per ottenere il permesso di tornare a casa. Mentre era in fila guardò una giovane coppia con una figlia piccola in braccio, la guardavano pieni di amore, avranno avuto non più di cinque sei anni più di lei.
Hermione non era stupida, sapeva che Fred non era tipo da storia seria, e nemmeno lei ne cercava una dopo Ron, almeno per il momento. Ma dopo la prima volta che si erano uniti con dolcezza, senza fretta, e lui si era commosso, dicendole quelle parole così dolci, non aveva potuto fare a meno di pensare a come sarebbe stata la sua vita se Fred avesse accettato a passarla con lei.
Forse, anche se fosse cambiato completamente solo per lei, impegnandosi a fondo, non avrebbero avuto tempo per coltivare il loro amore, sarebbe morto sul nascere e avrebbe solo fatto più male.
Non a lei.
A chi avrebbe lasciato una volta che se ne fosse andata per sempre. Chiuse gli occhi con forza e scacciò quel pensiero oscuro e opprimente scuotendo la testa. NO. Lei era forte, lei era sopravvissuta a Voldemort, alla battaglia, era stata pietrificata. Quello sarebbe stato solo l’ennesimo da superare.
Già, da superare…
Prese il suo permesso quando fu arrivato il suo turno e si avviò verso uno dei camini. Chiuse gli occhi e sospirò profondamente.
Coraggio.
“Diagon Alley, 18.”
Sparì in una fiammata verde e apparve immediatamente nel grande camino del salotto, si spolverò appena il mantello, domandandosi perché tutte le luci fossero spente. Uscì stranita e cacciò un urlo di sorpresa quando vide le luci accendersi di colpo e dozzine e dozzine di persone intorno a lei gridare: “BUON COMPLEANNO HERMIONE!”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
NOTA DELL’AUTRICE: Ciao carissimi lettori. Allora premetto che mi sono informata sulla questione del trattamento del tumore ai reni, perché in passato ho anche scritto un’altra cosa su questo argomento, ma ovviamente mi sono presa e mi prenderò alcune libertà, perché siamo nel mondo magico e ce lo possiamo permettere, anche in modo da renderlo più in linea con la storia.
Lo so che siamo partiti con una commedia ma questi mesi devono avermi depresso non so, hahaha no scherzo è che non resisto alla tentazione di inserire una vena tragica nei miei racconti, è più forte di me.
Per fortuna sto riuscendo a trovare un po’ di tempo per scrivere e ne sono davvero felice, perché stavo iniziando a sentirmi male senza. Allora come vi sembra il capitolo? Volevo includere anche la festa, ma dato che alla fine occupa un altro INTERO capitolo, se non due, ho deciso di spezzare a metà, e quindi questo è diventato più di “passaggio” per far continuare la storia e inserire degli elementi che si riveleranno indispensabili per il prossimo!
Grazie a chiunque stia seguendo la storia e un grazie speciale a chi continua a recensire, mi fate tanto tanto felice.
 

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Capitolo 17
*** CAPITOLO 17 - CONTINUARE A VIVERE ***


CAPITOLO 17 – CONTINUARE A VIVERE
 
 
 
 
 
 
 
Hermione si portò una mano al petto presa alla sprovvista, il respiro affannoso, mentre tutti scoppiavano a ridere e si avvicinavano per salutarla e abbracciarla a turno.
Poi si portò le mani davanti alla bocca commossa quando realizzò che avevano organizzato tutto quello per lei. “Non ci posso credere.”
George si avvicinò a lei guardandola dall’alto, “si e fai bene a sentirti in colpa, dopo il modo in qui ci, mi hai abbandonato…” sussurrò a metà tra il divertito e l’offeso, “è stato un inferno Granger, Fred è stato ingestibile, vedi di non abbandonarci mai più.”
Hermione combatté per non mettersi a piangere, per svariati motivi, e gli fece un cenno sorridendo.
C’erano davvero tutti. Ginny, Harry, Ron, Lavanda, Luna, Neville, Lee, Seamus, Dean, Cho, Calì… e avrebbe potuto continuare.
Mentre abbracciava Luna con trasporto, era da tempo che non vedeva nessuno di loro, per l’esattezza dalla loro ultima festa, alzò gli occhi e incrociò quelli verdi di Fred, che la fissavano dall’alto del tavolo, sprizzavano gioia e fierezza.
Non riuscì a non aprirsi in un sorriso commosso, gli fece un cenno. Palesemente era tutta opera sua.
Lui come risposta alzò un calice di birra in suo onore.
Per un tempo che le parve interminabile non riuscì neanche ad avvicinarsi a Fred, era al centro dell’attenzione di tutti. Le facevano gli auguri, le offrivano da bere.
La sala era illuminata da un tetto di lucine calde, la musica era sempre più alta man mano che arrivava gente. Riuscì finalmente a scappare dalle grinfie di Calì, si voltò e vide Fred appoggiato al bancone della cucina.
Si sentì mancare, per la sua bellezza, e per il desiderio di dirgli la verità. Aveva i capelli mezzi legati in una coda, gli altri rossi gli scendevano fino alle spalle, la barba era leggermente cresciuta, il fisico asciutto ben visibile sotto la maglietta bianca con tre bottoni neri sul colletto.
Il suo sorriso era la cosa più bella che avesse mai visto, e si rese conto solo in quel momento quanto le fosse mancato.
Si avvicinò a grandi passi, lui la notò, allungò un braccio come per accoglierla tra le sue braccia, ma quando gli fu vicina una piccola furia rossa quasi la placcò di lato e la trascinò via verso il corridoio.
“Ginny! Ma che fai?” Domandò irritata, voltandosi indietro, Fred il braccio ancora teso sorrideva sospirando.
Arrivarono in camera sua, e la rossa chiuse la porta. La fissò per qualche istante, come per scrutare dei segni sul suo viso.
“Ti trovo meglio,” iniziò sospettosa. Dai suoi genitori aveva dormito molto e mangiato bene, da quel punto di vista si era ripresa.
“Si, scusatemi se me ne sono andata così. Dovevo vedere i miei, per parlare di una cosa importante…” si bloccò, le parole le morirono in gola.
“Parli di Fred?”
“Cosa?”
“Dico, dovevi confidarti con i tuoi per la tua… relazione con Fred?”
“Ginny…”
“Intanto prendi questa.”
Le porse una fiaschetta di metallo, Hermione ne bevve un grande sorso, dimenticandosi completamente la raccomandazione del medico di ridurre gli alcolici.
Ma era il suo compleanno, e lei non beveva mai comunque. Decide di lasciarsi andare per una volta. Ma l’unica volta in cui avrebbe dovuto essere responsabile come lo era sempre stata, qualcosa la spinse a non esserlo.
“Va bene la vostra COSA…. Allora?”
Esitò, poi scelse la strada più facile, e anche quella sbagliata. Ci stava prendendo gusto a mentire, e non era mai stata tanto brava in realtà. “Oh si certo, per quello.”
“Puoi parlarmi di tutto Hermione lo sai vero?”
“Non so neanche io cosa siamo.” Ribatté lei bevendo ancora, forse l’alcol l’avrebbe aiutata a smettere di pensare a tutto il resto. Piccoli passi alla volta. Dopo la festa.
Domani.
Si ripeteva, ora devo provare a divertirmi.
“Qualcosa siete, perché non ho mai visto Fred così attento nei confronti di qualcuno che non fosse George.” Sospirò Ginny prendendo la fiaschetta al volo.
“Questo non vuol dire niente, non è che sia innamorato.”
“E chi te lo dice?”
“Lo capirei tranquilla, Fred non mi ama e non mi amerà mai, è solo… una cosa temporanea.” Calcò quella parola e abbassò gli occhi.
Ginny non colse il vero significato di quelle parole, ma si alzò decisa a far stare meglio la sua amica. Aprì l’armadio e tirò fuori dei vestiti a casaccio, buttandoli sul letto.
“Ehi che fai?”
“Sei alla tua festa di compleanno, non puoi rimanere in jeans e maglione.”
“La mia festa di cui non sapevo NULLA,” puntualizzò lei alzando un sopracciglio divertita.
“Appunto,” fece Ginny al settimo cielo e con aria furba, si voltò con due capi sollevati in alto, “ci sono io per rimediare.”
 
 
Fred buttò giù un altro shottino insieme a George e Lee, che si avvicinò a lui allegro, “allora dove si è cacciata la festeggiata? Dite che si è imboscata con qualcuno?”
Fred si strozzò con il liquido alcolico che ancora gli scendeva in gola e gli bruciava da matti, George gli diede un paio di sonore pacche sulla schiena guardando in alto per non scoppiare a ridere per quella reazione esilarante.
“Ma che stai dicendo?” Fece Fred sconvolto da tanta impudenza, dal suo migliore amico poi. Poi però si ricordò come aveva parlato di Hermione l’ultima volta insieme a lui e si dannò cento volte.
Vuoi fare il figo? Ecco il risultato…
“Lee mettiti il cuore in pace,” gli venne in aiuto George, vedendo l’espressione furente del gemello, “conciato così non rimorchi nemmeno zia Muriel.”
“Vedremo più tardi, hai sentito Fred no? La Granger sembra abbastanza disponibile quando beve…” sorrise sognante.
Fred fece scrocchiare la mandibola irrigidito. Si beccò un’ occhiata da George come per dire: te lo meriti.
“Mi dai un altro giro?” Domandò distratto Lee a Fred, guardandosi intorno, probabilmente alla ricerca con lo sguardo di Hermione e porgendogli il bicchiere.
Fred lo prese irritato, gli versò dell’altro alcol, Lee era ancora girato, il rosso sorrise malefico, si chinò appena sul bicchierino in mano, preparandosi a sputare dentro. George lo vide immediatamente, gli prese il bicchiere tra le mani e riappoggiandolo sul bancone, voltandolo verso di lui. Gli invitati intorno a loro si muovevano allegri, ballavano, chiacchieravano.
“Ma sei impazzito?” Sibilò allibito, “che hai dodici anni?”
“E mezzo,” lo provocò lui con una smorfia.
George alzò gli occhi al cielo e si liberò in un verso strozzato spazientito, “potevi pensarci prima di comportarti come tale davanti a Lee.”
“Beh tanto non è che Hermione voglia…” Ma le parole gli si bloccarono in gola e il suo cuore fece un triplo salto mortale, George si voltò nella direzione in cui puntava il suo sguardo e vide Hermione in persona rientrare in scena insieme a Ginny.
In quel momento partì la canzone “BOOM,” di Tiesto.
Metà stanza se non di più si voltò a guardarla.
Aveva i capelli più lisci sciolti lungo la schiena, indossava una tutina nera a maniche lunghe con lo scollo a V lungo quasi fino all’ombelico, che terminava leggermente più larga, ma comunque molto attillata a forma di pantaloncini sulle cosce. Le gambe erano nude, i piedi calzavano degli scarponcini neri con i lacci gialli. I seni erano fasciati e si intravedevano dalla generosa e profonda scollatura, gli occhi erano truccati d’oro, la bocca di un color mattone scuro, le ciglia folte e lunghe le incorniciavano gli occhi.
Arrivò accanto al piccolo gruppo maschile sorridendo soddisfatta, “scusate l’attesa, dovevo rimettermi in sesto dal viaggio.” Guardò Fred, lui si accostò a lei, “bella scollatura, non vedo l’ora di strappartela via…” le sussurrò provocante.
Hermione lo guardò di sottecchi. “Grazie Weasley, molto delicato.”
“Sono sincero.”
“Sei bellissima Hermione,” l’abbracciò Harry, felice che si sentisse di nuovo in pace e felice, ma c’erano tante cose che loro non sapevano.
“Grazie Harry,” si voltò di nuovo verso Fred, “visto come si fa? Essere gentiluomini non ti uccide.”
“Forse è per questo che Harry è sopravvissuto ogni volta,” rimbeccò lui acido, “perché era gentile.”
Harry soffocò una risata, e si spostò, scuotendo la testa. Fred gli fece una smorfia.
Gli altri iniziarono a parlare amabilmente tra loro, Lavanda la guardava un po’ infastidita, e si stringeva con grande attenzione a Ron, che dal canto suo invece lanciava occhiate verso la ragazza, che non capiva se fossero di ammirazione, odio, desiderio o invidia.
Forse tutte insieme.
“Avete visto come sono carini Neville e Luna insieme?” Fece Ginny guardandoli ballare insieme goffamente poco lontani.
“Adorabili,” fece Harry convinto, felice per loro.
“Chissà com’è Neville a letto.”
“Pfttt!”
“Che c’è?”
“Ma pensi solo a quello?”
“Sicuramente non passo il mio tempo a fantasticare sulle prestazioni sessuali di Neville.”
“Sai cosa intendevo.”
“Cosa stai insinuando Granger?”
“Hermione devi capirlo,” la spalleggiò George, prendendo l’occasione al volo, “sono almeno sette ore che non lo infila da qualche parte, potrebbe sentirsi male a momenti.”
Fred gli tirò uno scappellotto, irritato. “Carina questa.”
Tutti scoppiarono a ridere per la battuta.
“Mi dispiace che tocchi a te,” fece per niente ironico Ron, adirato al solo pensiero.
“Che c’è Ron-Ron? Improvvisamente sei geloso perché la tua occasione l’hai avuta?” Lo provocò Fred mettendo un braccio intorno al collo di Hermione, che si scostò divertita, mentre lui faceva altrettanto facendo finta di essere schifato, si appoggiò al tavolo e si lanciò un’ oliva in bocca.
“Vacci piano. Guarda che non hai l’esclusiva.”
Fred a quelle parole si strozzò con l’oliva che aveva preso al volo con la bocca, tossichiando furiosamente, George gli diede qualche sonora pacca sulla schiena.
“Ah no?” Domandò ancora con la voce rotta dai colpi di tosse, guardandola stupito.
“Buono a sapersi.” Ripose Lee improvvisamente attento e partecipe. Fred si erse in tutta la sua altezza puntandogli un dito contro, la bocca serrata.
Hermione ridacchiò sotto i baffi, si stava solo divertendo e lo voleva mettere alla prova. Era dannatamente esilarante.
“Beh perché no?” Lo incalzò innocente, “potrei trovare meglio.”
“Certo come no.”
“Sicuramente uno più gentile lo trovo a occhi chiusi.”
“Probabile dolcezza,” fece lui con la lingua tra i denti, poi si chinò per non farsi sentire dagli altri verso di lei, “ma quando nessuno riuscirà a farti venire tornerai strisciando da me.”
Hermione si voltò appena a guardarlo seducente, “ti piacerebbe Weasley,” lo provocò avvicinando la sua bocca alla sua. Fred deglutì facendo altrettanto, completamente preso dai suoi occhi, quello sguardo. Quando Hermione fu a pochi millimetri si ritrasse, “ma non saresti l’unico a cui piacerebbe.” Concluse soddisfatta di averlo fregato di nuovo.
Fred rimase immobile per un momento, sbattendo le palpebre più volte per riprendere lucidità, mentre Hermione tornava a guardare avanti, mettendosi in bocca una patatina furbescamente.
Anche Fred si ritrasse lentamente senza parole finalmente.
“Sei riuscito a zittirlo Hermione?” Fece Ginny allegra, fiera dell’amica e della sua capacità di tenere testa a suo fratello.
“Sei stupenda Granger comunque con quel vestito,” aggiunse Lee squadrandola da capo a piedi. Fred tremò di rabbia e gelosia e notando che Hermione sorrideva radiosa a quelle parole si indispettì ancora di più, senza capire che stava facendo esattamente il contrario di quello che Hermione avrebbe voluto.
Farle un complimento sincero, dolce.
“Ti assicuro che sta meglio senza,” rimbeccò lui senza darsi per vinto, troppo accecato dalla visione di Lee che corteggiava spudoratamente Hermione davanti a lui.
Ron alzò gli occhi profondamente toccato, e non in senso buono, da quelle parole. Vedere loro due e saperli così intimi lo faceva stare quasi male.
Ginny, Harry e George si scambiarono un’occhiata rassegnata.
Quel ragazzo proprio non ci arrivava.
Hermione lo fulminò con lo sguardo. Era felice che le dedicasse attenzioni, ma comportandosi così faceva solamente passare il messaggio che la loro unica attività fosse divertirsi a letto.
Cosa vera. Hermione sospirò. Ma non voleva che gli altri la pensassero solamente così.
Quel giorno al negozio aveva ammesso che stava diventando qualcosa di più, ma non poteva dirlo un “sei bellissima?”, “stasera sembri risplendere?”
Forse pretendeva troppo da lui.
Non stavano insieme. Quelle cose non erano da dire ad un’amica di letto.
Ma quanto lo avrebbe voluto… parole d’amore, dolci, davanti a tutti. E si stupì di quel pensiero.
“Lo sapevo che eri una tigre a letto Granger.” Commentò George prendendo in giro il gemello, prendendosi una pacca dalla ragazza.
Lee la fissava bocca aperta fissandole la scollatura, cosa che infastidì non poco Fred. Ancora.
“Non ascoltare Fred, stai davvero magnificamente,” fece compiaciuto giocando le sue carte da seduttore, “ma sei sempre stata bellissima, anche ad Hogwarts.”
Hermione lo notò e sorrise compiaciuta, aveva finito la fiaschetta in camera con Ginny, voleva non dover pensare più a nulla per un po’ almeno. Era sulla buona strada per una bella sbronza, ma per il momento era solamente un po’ brilla.
“Davvero?” Domandò la ragazza rivolta a Lee, Fred sbarrò gli occhi e serrò le labbra, lo fissò in cagnesco, “bugiardo,” mimò con le labbra. Lee lo vide e gli strizzò gli occhi beffardo. Fred scosse la testa, sapeva benissimo che Lee aveva iniziato a notare Hermione solo dopo l’ultimo anno, come molti, era il suo migliore amico della scuola.
A differenza sua. Ma questo pochi lo sapevano.
“Bella mossa… IDIOTA.” Non riuscì a trattenersi Fred, indispettito. Non ci credeva che stesse sul serio funzionando.
Hermione lo ignorò e regalò un enorme sorriso a Lee. Non era affatto interessata, ma avrebbe fatto solo bene a Fred ed era felice che qualcuno la ricoprisse di veri complimenti, non era così abituata, soprattutto dalla sua relazione con Ron, che non grande gioia della ragazza non sembrava allettato della situazione che si era creata.
“Oh si dolcezza. E sono felice che tu non sia impegnata.”
“E come lo sai?” Domandò buttando giù un bicchiere. Fred si agitò accanto a lei. “Magari sto con qualcuno.” Provocò Fred con un’occhiata.
“A me non risulta.” Borbottò Fred astioso. Gli scappò e si maledisse un secondo dopo. Non ce l’aveva con lei, ma con Lee. Ma allora perché lei sembrava starci? Cosa voleva ottenere? Proprio quando lui solo pochi giorni prima, le aveva rivelato che stava iniziando ad essere una cosa non solo fisica.
Cosa aveva in mente?
Hermione voltò la testa di lato, dentro avrebbe voluto prenderlo a calci, ma si limitò a sfoggiare un’espressione fintamente concentrata e sorpresa, “oh, buono a sapersi.”
George tirò una gomitata a Fred, che si riscosse.
“Cioè volevo dire… insomma, non è chiaro.”
“Oh non è chiaro. In effetti con te nulla lo è…”
“Ma se sono stato io a…” iniziò lui, cominciando a scaldarsi. Ma fu interrotto da Lee.
“Fred tranquillo, so che non sei un tipo geloso con le tue conquiste passate.”
Hermione sbarrò gli occhi. George si mise in mezzo allegro, tentando di salvare il salvabile.
“Ehi che ne dite di un altro giro tutti assieme? Facciamo quattro salti in pista?” Aggiunse poi sfoggiando qualche mossa.
Hermione lo spostò irata, “ci ho provato,” commentò George alzando le spalle, “buona fortuna” disse rivolto al gemello, mentre si spostava e lasciava campo libero alla ragazza.
“Conquista passata?” Alzò la voce lei, sconvolta.
“No, quello che Lee voleva dire è che…”
“Quello che volevo dire è che da come mi hai raccontato l’altro giorno Hermione se la cava egregiamente, e che le quattro volte erano finite che le concedevi, ed è già tanto per te. Ora tocca ai veri maestri.”
Hermione allungò la mano verso il bancone alla ricerca di altro alcol, gli occhi fissi su Fred, che avrebbe voluto sotterrarsi.
Con gli occhi ancora incollati, Fred decise in fretta, afferrò Hermione per un polso mentre lei stava ancora bevendo, “torniamo subito.”
La trascinò in pista, tra la folla. Partì “Infinity 2008”.
La fece girare sotto al braccio e la tirò verso di sé facendola aderire al suo corpo.
“Lasciami!”
“Non ci penso nemmeno.”
“Vuoi che ti Schianti?”
“Con quale bacchetta?”
Hermione scattò verso di lui, intenta ad assestargli un bel colpo dove faceva più male, Fred la bloccò appena in tempo, facendole rialzare il viso con un dito mentre con l’altro braccio la teneva bloccata, “Granger quello mi serve ancora…”
“Non più con me però quindi che me ne importa?”
“Argh siamo combattivi qui.” Fece il gesto di mordere l’aria e lei lo trovò irresistibile. Dannazione. Perché le faceva questo effetto? E soprattutto, come era in grado di averle fatto dimenticare tutta quella faccenda? Forse l’alcol aveva aiutato, ma averlo lì, essere nelle sue braccia, era la miglior medicina.
“Proprio tu parli? Hai davvero detto quelle cose a Lee? Ma che hai dodici anni?”
“Tu e George siete uguali lo sai? Saresti perfetti insieme.”
“Oh” sorrise lei allegra ironica, “che bella idea che mi hai dato.” Fece per andare verso l’altro gemello, ma Fred la bloccò facendola tornare indietro.
“Non ci provare nemmeno signorina.” Ridacchiò lui possessivo, sfiorandole il collo con il dorso della mano.
“Ma le quattro volte sono scadute,” mise il finto broncio lei, prendendolo simpaticamente per il culo, “devo iniziare a guardarmi intorno non credi?”
Fred guardò verso il soffitto scoppiando in una risata isterica, non la sua. Aveva uno sguardo strano.
Era spaventato? Hermione non ci poteva credere. Lo fissò per qualche istante riflettere sul da farsi, e lo trovò adorabile.
Abbassò la testa sospirando, sembrava stesse per fare un enorme sforzo, strizzò gli occhi.
“Evbnticdiscs…” borbottò guardando altrove, a disagio.
“Scusa cosa?” Fece lei avvicinandosi ancora di più.
“Ho detto che…tichdscusbrquelchfat.” Ripeté lui bofonchiando sempre con aria distratta, guardando ovunque ma non il viso di Hermione, che si sporse verso di lui, una mano dietro all’orecchio.
“Scusa puoi ripetere? E a voce un po’ più alta.”
“E VA BENE!” Alzò la voce lui esasperato, “ti chiedo SCUSA GRANGER, DAVVERO, PER COME MI SONO COMPORTATO. MI… DISPIACE VA BENE?” Alzò le braccia in aria e le fece ricadere.
Piombò il silenzio intorno a loro. Anche Dean fermò la musica. Tutti si voltarono verso di loro allibiti. Hermione si guardò intorno trattenendo una risata.
“Beh che avete da guardare?” Domandò acido Fred fissandoli, “ho chiesto scusa, si avete sentito bene.”
Tutti sorrisero divertiti, e ripresero a fare quello che stavano facendo un attimo prima. Anche la musica ripartì.
Fred volse gli occhi verso Hermione la testa piegata di tre quarti, un sorriso beffardo in volto, “contenta ora?”
“Oh si Weasley.” Ripose lei avvolgendolo intorno al collo con le braccia. Fred portò le mani dietro alla sua schiena e arrivò senza pensarci ai fianchi, glieli strinse con passione, la lingua tra i denti. La premette contro di lui, facendo scontrare i loro inguini, Hermione avvertì dai suoi jeans larghi l’erezione che a stento stava dentro di essi.
Guardarono verso il basso, poi di nuovo negli occhi, soffocando una risata. “Ora dovrai stare qui per un po’,” commentò lui appiccandosela addosso e sperando che nessuno l’avesse notato, “devo concentrarmi aspetta… zia Muriel zia Muriel…” Ripeté chiudendo gli occhi concentrato.
Hermione ridacchiò,  e non riuscendo a resistere ancora a lungo, gliela aveva fatta pagare abbastanza, si sporse sulle punte dei piedi per arrivare alla sua bocca che cercò avidamente chiudendo gli occhi, Fred rispose con trasporto, dopo la sorpresa iniziale. Si strinse a lei, le sue mani vagarono fino ai capelli, glieli tirarono appena. Hermione si inarcò appena per scontrarsi di nuovo con lui, questa volta di proposito. Fred sorrise sulle sue labbra, “lo sai che così non aiuti?”
“Oh ma che peccato…”
Fred si staccò serio per un attimo, “ti sei offesa per l’uscita di prima sul strapparti questo striminzito completino?”
Hermione arricciò le labbra e non rispose. Fred scoppiò a ridere e la trovo sexy e tenera come non mai.
“Granger quello era solo il mio modo per dire che sei bellissima.”
“Però devi sempre fare a modo tuo vero?”
“Temo che mi dovrai tenere così.”
“E va bene forse ho esagerato…”
“E io mi correggo,” sorrise dolcemente, “sei la cosa più bella che io abbia mai visto in tutta la mia vita. Lo so che non sono sempre il massimo, ma non sono un totale idiota, almeno non più. Io…” non trovò le parole giuste per continuare, Hermione lo fissò con intensità in attesa. Cosa stava per dire?
Angelina passò loro accanto in quel momento notandoli, “buona fortuna Granger con l’idiota.” Poi scomparì tra la folla.
I due si guardarono negli occhi, Hermione alzò un sopracciglio, Fred fece un sorrisetto nervoso, “ho detto almeno non più…”
Hermione sbuffò divertita e si morse le labbra, “e comunque non vedo l’ora di vederti strapparmi di dosso questo affare, è così attillato.” Gli sussurrò ad un orecchio suadente, leccandogli il lobo.
Fred tremò di piacere e si aprì in un sorriso furbo, “Merlino, mi farai uscire di testa,” mormorò con la voce roca, le pupille dilatate dal piacere, dimenticandosi completamente che erano nel bel mezzo del salotto e della pista da ballo.
Si avventò su di lei e la baciò con passione, e trasporto. I loro corpi vibrarono di quelle sensazioni che solo loro potevano donarsi.
 
George e Lee erano appoggiati al bancone, insieme a Ginny, Harry e Ron. Li fissavano da lontano, fuori dalla folla.
Lee aveva una faccia da funerale.
“Sembrano così in sintonia.” Commentò Ginny ammaliata.
“Già…”
“Perché non si mettono insieme a basta?”
“Perché sappiamo tutti come andrebbe a finire.” Fece Ron aspro, “Fred la farebbe solo soffrire. Lo abbiamo già visto all’opera appena troverà una che lo soddisfa di più non ci metterà due secondi a mollarla.”
“Come hai fatto tu?” Chiese acido George, ancora quella non gliela aveva fatta passare.
“Io non l’ho mai tradita alla fine.”
“A me pare di si.”
“Non fino in fondo.”
“Ma stai zitto Ron,” inveì la sorella sbuffando contro di lui.
“E comunque Fred non è fatto per le relazioni serie. La tradirà vedrete.” Fece depresso.
George scosse la testa con vigore, appoggiando con forza il bicchiere sul bancone, “non ti sto più neanche a sentire.” Sbottò adirato, e se ne andò a grandi falcate nell’altra stanza.
 
Fred ed Hermione erano ancora abbracciati, le loro labbra ancora unite in quel gioco di potere e desiderio, quando la porta d’ingresso si spalancò e si palesò Brittaney sulla soglia.
I due si staccarono, e si voltarono verso la porta, come quasi tutti i presenti nella stanza. Fred sbarrò gli occhi. Chi l’aveva invitata quella?
“Che diavolo ci fai qui?” Domandò annoiato, ma anche allarmato. Si ricordò delle parole che le aveva sentito dire nel retrobottega. E il suo arrivo con quel sorriso cattivo non prometteva nulla di buono.
Hermione la guardò interrogativa in silenzio, poi le si gelò il sangue nelle vene quando udì quelle parole.
“Che c’è Fred? Sono passati solo due giorni e già ti sei ridimenticato di me?” Domandò languida, le mani dietro la schiena, lo sguardo fisso su di lui, che sbiancò.
Silenzio di tomba, quasi assordante.
Poi la voce di Ron si alzò da sola, l’unica, “visto?”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
NOTA DELL’AUTRICE: Ciao a tutti. Ecco il nuovo capitolo completamente dedicato alla festa, ma dato che adoro giocare con i nostri due amati a battibeccarsi e scambiarsi frecciatine, alla fine la festa comprenderà anche tutto il prossimo capitolo. E sarà bello tosto!
Sono felice di riuscire ad aggiornare con più regolarità. E scusate se vi lascio ogni volta con un colpo di scena ma mi diverto un casino. Ditemi cosa ne pensate, scrivetemi tutto quello che volete nei commenti non aspetto altro!
A presto e grazie del sostegno e a chi sta seguendo la storia e un grazie particolare a chi commenta. Ciao!

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