La scelta di Plesea

di Raven85
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mi manchi ***
Capitolo 2: *** L'annuncio ***
Capitolo 3: *** Dubbi ***
Capitolo 4: *** I preparativi ***
Capitolo 5: *** Sei felice? ***
Capitolo 6: *** Nuovi impegni e vecchi dubbi ***
Capitolo 7: *** Sono felice ***



Capitolo 1
*** Mi manchi ***


Si trovavano tutti insieme in sala grande, come di consueto

Si trovavano tutti insieme in sala grande, come di consueto. Le ragazze tornavano spesso in quella che ormai era la loro seconda casa, e si intrattenevano qualche giorno… e a volte qualche settimana.

Quel pomeriggio appunto erano tutti insieme, e a un tratto Cardina

“Certo che quella vagabonda potrebbe farsi vedere ogni tanto!”

Fu forse la sola a non rendersi conto dello sguardo del Monaco Guida. Cercava di nascondere i suoi sentimenti, lo faceva da una vita, ma ultimamente gli era molto difficile. Forse era l’età, diceva Cardina scherzando.

“Non vi sentite bene?” gli domandò lei. Lui si alzò.

“Sto bene. Comincio a essere un po’ stanco. Vado nella mia stanza”

“Non volete che vi accompagni?”

“No. A più tardi”

Se ne andò pian piano. Umi scosse il capo.

“Dovresti stare più attenta”

Perché? Che ho detto?”

“Lo sai. Non devi nominarla. Non davanti a lui”

Ma è la verità. Quell’antipatica non si degna nemmeno più di farci un saluto. E poi perché?”

“E’ più che maggiorenne” insistette Umi “E può fare quello che vuole della sua vita. Se ha deciso di restare su Ootozam e lì si trova bene, chi siamo noi per farle cambiare idea?”

Naturalmente sapevano tutti il motivo per cui Plesea se n’era andata, e chi non lo sapeva credeva di intuirlo. Umi naturalmente non era fra quelli, essendo stata lei stessa invaghita del Monaco Guida, ovvio che sapesse cosa doveva provare.

“Sì, ma cosa c’è ad Ootozam che qui non ha? Qui ci siamo tutti noi, non è abbastanza?”

Cardina si era legata molto a Plesea, ed era stata una delle più dispiaciute dalla sua partenza – ovviamente con le ragazze, che l’adoravano.

“Secondo me tornerà” disse Hikaru, sempre fiduciosa “Sono certa che sente anche lei la nostra mancanza”

“Io non mi capacito del comportamento di Clef” tornò alla carica Cardina “Finché è stata qui, la calcolava meno delle pareti. Ora che se n’è andata la cerca!”

“Succede sempre così” commentò Fu “Per lui era scontato averla vicina. E ora gli manca”

“Bè, doveva pensarci prima. Perché, pensatela come vi pare, ma per me è proprio per colpa sua che se n’è andata”

Finalmente ci sei arrivata, fu il pensiero generale. Ovvio che era per colpa sua, per cos’altro?

 

Nella sua stanza Clef s’era steso sul letto. Aveva sentore di cosa pensavano i ragazzi, perché da quando lei se n’era andata si erano fatti più freddi nei suoi confronti. Non tutti ovviamente, ma qualcuno, come Cardina stessa - che pure si sostituiva talvolta a lei nelle cure per lui – aveva cambiato atteggiamento verso di lui, imputandogli qualche colpa. Eppure, pesò, era stata proprio Plesea a decidere di andarsene.

 

“Volevo solo dirvi che me ne vado”

Era rimasto a guardarla senza capire, per la prima volta senza parole.

Cosa significa?”

“Significa che me ne vado. Penso che mi farà bene cambiare aria”

Ma per sempre?”

“No. Si tratterà solo di un breve periodo, poi tornerò. Credo di averne bisogno”

 Il Monaco Guida aveva cercato di replicare, ma la determinazione nei suoi occhi gli aveva fatto capire che non sarebbero state le sue parole a fargli cambiare idea.

“Va bene. Se hai deciso così, io non posso fermarti”

Lei aveva annuito, compita come sempre.

“Farò subito le valigie”

E le aveva fatte. Era partita solo pochi giorni dopo, apparentemente senza esternare emozioni. Ma naturalmente, non era detto.

 

Riscuotendosi dai ricordi, Clef pensò che probabilmente i ragazzi gli facevano una colpa di questo, di non averla fermata.

E sapete cosa?, pensò Avete ragione voi.

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Capitolo 2
*** L'annuncio ***


Era un pomeriggio come un altro al castello

Era un pomeriggio come un altro al castello. Clef stava in sala grande e rifletteva di molte cose, come al solito. E posò gli occhi sulla porta appena sentì la presenza familiare.

“Monaco Guida, Monaco Guida!” come al solito Cardina entrò senza bussare “Plesea è tornata! È qui!”

“Qui dove, Cardina? Non la vedo”

“Ora è con le ragazze. Non vogliono lasciarla! Lo sapete come sono fatte”

“Verrà da me? O non vuole neppure parlarmi e farsi vedere un minuto?”

“Salve, Monaco Guida”

Plesea. Era lei sulla soglia, alle spalle di Cardina che non aveva fatto in tempo a rispondere. Ma non era sola.

“Salve!”

Geo Metro. Il vicecomandante di Ootozam? Che faceva lì, con lei?

“Salve, Geo. È un po’ che non ci vediamo” disse comunque Clef, senza esternare la minima emozione.

“Eh, già! Mi dispiace di avervi rapito la vostra Plesea per tanto tempo. Ma anche noi non possiamo più fare a meno di lei, su Ootozam”

Era strano detto da una persona che la conosceva tutto sommato da pochissimo tempo. Clef pensò che era strano, doveva esserci qualcosa sotto, ma non chiese.

“Come va sul vostro pianeta?”

“Molto bene! Ancora non siamo ai livelli del vostro magnifico cielo, ma di certo l’atmosfera è più respirabile”

E il vostro comandante come sta?”

“Si è perfettamente rimesso. E questo anche grazie a voi”

“Era un nostro dovere”

Plesea non diceva nulla e osservava l’uno e l’altro, seguendo il discorso. In questo non era cambiata.

Geo le si rivolse.

“Cara, dovremmo dirglielo. Non è per questo che siamo qui?”

Lei annuì, a disagio.

“Sì, certo”

“Vuoi che parli io?”

“Sì, d’accordo”

“Bene” si rivolse a Clef “Ho avuto modo di conoscere bene Plesea. Eagle e Zazu le si sono affezionati come a una sorella”

“Non ho motivo di dubitarne” annuì Clef.

“Plesea ha sentito molto la mancanza di voi tutti. Mi ha detto che voi per lei siete come un padre, quindi siamo qui per chiedervi la vostra benedizione”

Clef non riusciva a capire.

“La… mia benedizione?”

“Sì” Geo prese la mano di Plesea “Vogliamo sposarci”

Il silenzio durò forse mezzo secondo, rotto subito dal grido festoso di Cardina.

“Tesoro!” esclamò abbracciandola “Bambina, è bellissimo! Finalmente ti sei decisa! E quando? Dove? Come? Perché… ah, questo no! Posso immaginarlo!”

Clef non aveva ancora detto nulla, ma riprese subito il controllo.

“… E così Plesea ti ha detto che per lei sono come un padre” considerò.

“Sì” annuì Geo.

“Bene, ma… non afferro a cosa vi serva la mia benedizione. Se glielo hai chiesto e lei ha accettato…”

“Sì, ma lei voleva conoscere la vostra opinione. Voi siete la sua famiglia”

Dove intendevate sposarvi? Su Ootozam? Qui?”

Ne abbiamo parlato molto, ma vorremmo farlo qui. Se per voi va bene”

Ma allora bisognerà organizzare tutto. Avete fretta?”

“Noi no, affatto. Vero, cara?”

Plesea scosse il capo. Cardina era già alla porta.

“Vado ad avvisare tutti!” e uscì.

“Bene” Clef sembrò riflettere un attimo “Vi fermate qui fino al matrimonio, spero”

“Era nostra intenzione, sì”

“In questo caso… la stanza di Plesea non è stata toccata. Se vi va bene dormire insieme, potete sistemarvi lì”

“Ci va benissimo. Grazie per l’ospitalità”

Clef annuì, i limpidi occhi posati su Plesea.

“Dovere”

 

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Capitolo 3
*** Dubbi ***


Geo si guardò intorno estasiato mentre Cardina li accompagnava, lui e Plesea, nella loro stanza

Geo si guardò intorno estasiato mentre Cardina li accompagnava, lui e Plesea, nella loro stanza.

“Meraviglioso!” esclamò “Fantastico! Ho visto altre volte questo castello, ma mi sorprende sempre!”

“Siamo lieti che ti piaccia” disse Cardina “In effetti non ce ne sarebbe più bisogno, visto che Sephiro vive perfettamente in pace, ma per alcuni di noi è l’unico posto dove possiamo vivere”

“Già. Plesea mi ha detto che tu sei originaria di Chizeeta”

Infatti, è lì che sono nata. Ma poi sono arrivata qui, ed è un posto così bello che…”

“E’ bello il posto o sono belli gli abitanti?”

“Ah… ma il posto, naturalmente!” rispose la danzatrice, come se non sapessero tutti che faceva coppia con Lafarga. Aprì una porta “Ecco!”

“Sei stata gentilissima”

“Questo e altro per la mia vecchia amica!” e così dicendo diede un colpo sulle spalle di Plesea che trasalì. Poi li lasciò.

 

La sera si diedero la buonanotte. Hikaru era agganciata a Plesea.

“Ci vediamo domani! Non sparisci stanotte, vero? Vero che non sparisci?”

“No” la bionda armaiola la strinse con affetto “No che non sparisco”

“Giuralo!”

“Te lo giuro, Hikaru”

“Non vi preoccupate” Geo passò il braccio attorno alle spalle della fidanzata “Non intendo rapirla nel bel mezzo della notte”

“Fai bene” commentò il Monaco Guida, anche lui presente “Perché tanto ti troveremmo ovunque”

Seguì un attimo di silenzio. Perfino Geo si era ammutolito, non sapendo se considerarlo uno scherzo. Perché, sebbene Clef sorridesse, le sue parole sembravano venate da una sottile minaccia. Infine il suo sorriso si fece più ampio.

“Bene, vogliate scusarmi. Un povero vecchio ha bisogno di riposare. Buona notte a tutti”

Si avviò lentamente lungo il corridoio, lasciando gli altri a guardarlo. Poi Cardina si riscosse.

“… Wao! Per un attimo mi ha fatto paura!” sbadigliò “Vado a dormire anch’io. ‘Notte

Si separarono. Geo e Plesea entrarono.

 

Lui si stese sul letto.

“Adoro questo posto. Sai, non sono sicuro di voler tornare a Ootozam”

Ma quello è il tuo mondo”

E questo è il tuo. Visto che non possiamo dividerci in due, uno di noi dovrà adattarsi”

“Già” Plesea sospirò “Adattarmi è la cosa che mi riesce meglio”

Geo si tirò su, le posò un bacio sulla guancia.

“Non sei obbligata a farlo tu. Questo mondo è stupendo. Possiamo vivere qui se lo vuoi”

“M… ma no. Anche… anche Ootozam è bello. Ora poi che l’aria è più pulita, che…”

“Non vuoi restare dove c’è lui, vero?”

Plesea trasalì.

“Lui… chi?”

“Non cercare di fingere. Un amore grande come il tuo non poteva sparire nel giro di pochi mesi. Lo ami da sempre”

“Lo amavo”

“Ne sei certa?”

“Sì. Certo. Ora ci sei tu”

Aveva raccontato a Geo tutta la storia del suo sfortunato amore. Lui l’aveva ascoltata e rassicurata, ed era sempre stato talmente dolce, non opprimendola e non forzandola mai, che lei si era sentita confortata come mai le era successo. Non era quindi stato difficile innamorarsi di lui, o almeno credere di esserlo.

“Non devi rinnegare il passato. Lui fa parte di te”

“Faceva, Geo. Faceva”

Allora lui annuì.

“D’accordo. Hai sonno? Vuoi dormire?”

“Sì, vorrei riposare”

“Bene” le dette un bacio “Buonanotte, allora”

E si mise a letto, si addormentò subito. Lei invece restò a lungo a vegliare.

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Capitolo 4
*** I preparativi ***


Dal giorno dopo iniziarono i preparativi per le nozze di Plesea

Dal giorno dopo iniziarono i preparativi per le nozze di Plesea. Geo si faceva aiutare dagli uomini, mentre lei a fatica stava dietro a Cardina che aveva mille piani.

“Metti… questo! No, questo. Ma è bello anche questo! Oddio…”

Sospirò.

“Cardina, non credi che dovrei essere io a scegliere?”

Ma certo! Ti sto solo aiutando! Vediamo…”

Lei sospirò ancora mentre la danzatrice esaminava i bellissimi abiti. Dalla porta entrarono Hikaru, Umi e Fu.

“Plesea!” Hikaru le era già tra le braccia “Ma allora sei qui! Non sei sparita!”

“Te l’avevo promesso, no?”

Cosa fate?” domandò Umi. Si voltò verso i vestiti “Ommioddio che belli!”

Si lanciò vicino a Cardina. Plesea sospirò.

Aiutatemi, vi prego. Mi sta facendo impazzire”

“Non sai quale scegliere?” domandò Fu.

“Già, sono tutti stupendi. Non so neanche se mi starebbero bene. Io non ho la figura adatta per un abito del genere”

Non hai la figura adatta?” Cardina si rizzò dal baule dei vestiti “Sei pazza, ragazza? Con quel corpo ti puoi mettere quello che vuoi!”

“Okay…” Plesea alzò le mani “Okay. Hai sempre ragione”

“Naturale che ho ragione!” si rituffò nel baule. Fu scambiò un sorriso con Plesea.

“A proposito!” esclamò l’armaiola “Qualcuno non ci pensa, al matrimonio?”

Era lampante con chi stesse parlando, ma l’interessata si limitò a continuare le sue ricerche.

“Cardina?” disse Hikaru.

Cosa?”

“Mi sa che parla con te”

E a proposito di cosa? Non stavo ascoltando”

Ma davvero!” disse Plesea ironica.

“Davvero. E comunque ho da fare”

Non valeva la pena continuare. Quando si trattava dei fatti altrui era sempre la prima a sparlare, ma su sé stessa non si lasciava sfuggire nemmeno mezza sillaba.

“Posso?”

Plesea si voltò verso le ragazze che annuirono.

“Certo, Monaco Guida”

Clef entrò nella stanza.

“Scusatemi, non volevo disturbarvi”

“Non ci avete disturbate. Sceglievamo il vestito”

“Capisco. Bene, vi ho trovate ed era quello che volevo. Vi lascio” se ne andò.

Umi lanciò un’occhiata a Plesea – le era venuto spontaneo – e così facendo colse il suo sguardo.

Per Plesea non era finita. Affatto.

 

“Non credi ti farebbe bene parlarne?”

Si voltò verso Umi che l’aveva seguita nel corridoio.

“… Di cosa?”

L’altra le si affiancò.

“Lo sai”

Plesea prese tempo.

“… Non c’è più nulla di cui parlare. È finita. Io amo Geo”

E sei sicura di questo?”

“Sì. Sono sicura. E lui mi ama”

“Sì, di questo sono sicura. È per questo che devi essere onesta”

L’armaiola fece un gesto. Umi, discretamente, capì.

Va bene, non ne vuoi parlare. Però se vuoi…”

Lei annuì, sorrise.

“Grazie”

E di cosa”

Fece per allontanarsi.

“Umi?”

“Dimmi”

“Per te… è finita?”

Umi annuì.

“Sì. Ma c’è voluto tempo”

E certo, lesse Plesea tra le righe, molto del merito era di Ascot. Ma lei? Chi l’avrebbe aiutata a uscirne?

 

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Capitolo 5
*** Sei felice? ***


La notte, non riusciva a dormire

La notte, non riusciva a dormire. Il suo fidanzato sembrava essersi perfettamente adattato all’atmosfera di Sephiro e ai suoi abitanti, lei invece continuava a sentirsi inquieta. Quello era il luogo dove era nata, certo, ma anche il posto dove aveva sofferto. Per colpa di quell’uomo che non aveva amato mai nessuno, ma che tanti cuori aveva infranto.

Il suo per primo.

Vista l’impossibilità di dormire decise di alzarsi. Sapeva ancora muoversi disinvoltamente in quel castello, che conosceva meglio di sé stessa. Perciò si vestì e uscì.

 

I corridoi erano deserti e in penombra. Plesea si incamminò senza far troppo caso a dove andava, tanto ne era certa, non avrebbe incontrato nessuno.

Arrivò alla vetrata e si chiese se non avesse dovuto andarsene.

Andarsene? Così, senza dir nulla? Fuggire dal suo matrimonio, da quel castello, dal suo amore passato e da quello presente. Ma sarebbe servito? E poi per andare dove? L’avrebbero ritrovata ovunque. Anche Clef l’aveva detto – perché le era sembrato che quella velata minaccia fosse rivolta più a lei che a Geo.

Si voltò e camminò verso la sala grande. Non aveva motivo di credere che ci fosse qualcuno sveglio come lei.

 

Il Monaco Guida Clef non dormiva mai a lungo. Si poteva dire che trascorresse buona parte della notte nella sala, amava il silenzio e la tranquillità, e solo le tenebre ormai potevano portargli l’una e l’altra cosa.

Amava i suoi ragazzi, ma da quando vivevano tutti insieme c’era vita al castello, fin troppa vita. Quando venivano i Cavalieri Magici poi, non c’era un momento di calma. I ragazzi – non tutti almeno – sembravano non capire quanto lui avesse bisogno di quiete, ogni tanto.

E poi sentiva. Chiudeva gli occhi e in un certo senso vegliava su di loro, perché poteva sentire chi dormiva e chi era sveglio, chi faceva bei sogni e chi incubi. Chi aveva pensieri o riposava tranquillo.

Ma lei, non poteva sentirla. Da tempo aveva imparato a celare le sue emozioni da sveglia e anche da addormentata. Se anche avesse fatto un incubo, lui non poteva capirlo. Plesea era iperscrutabile.

 

Davanti alla grande porta, sentì la sua presenza. Lui era lì ed era sveglio. Certo, dato che non poteva sentirla poteva anche andarsene. Ma qualcosa la trattenne, e la porta si spalancò.

 

Si voltò e la vide, incorniciata nello spazio tra i battenti. Sembrava brillare di luce propria, sebbene lui avrebbe potuto giurare che non era felice. Ma era una semplice sensazione o forse… una speranza.

“Salve, Plesea”

Lei avanzò. La porta si chiuse.

“Salve. Se vi disturbo…”

“Non disturbi. Vieni”

Fece comparire una sedia e lei vi prese posto. Questo lo sorprese. Credeva che avrebbe rifiutato.

“Geo è con te?”

“No. Sta dormendo”

E tu no”

“No”

“Posso darti qualcosa se lo vuoi. Tra pochi giorni ti sposi. Devi essere in forma”

“Sto bene così. Sono un po’ nervosa, e poi tutti questi preparativi, e… Cardina che mi fa diventare matta”

Aveva cercato di essere spiritosa – anche se non era proprio il suo punto di forza – ma lui non sorrise, solo la guardava paziente.

“Ti senti a disagio qui?”

La domanda le fece momentaneamente perdere la sua compostezza.

“Questo è il mio mondo”

“Ma non ti piace più vivere qua. Preferisci Ootozam”

“Assolutamente. Amo questo mondo, come lo amate voi. Lo sapete bene”

“Credevo di saperlo, sì. Ma da quando sei tornata non ne sono più sicuro”

“Io non sono cambiata. Questo è sempre il mio luogo di nascita”

Lui annuì.

“Mi dai ancora del voi. Perché? Non hai detto che sono come un padre per te?”

“Certo, ma…”

“Basta con questo sussiego, vuoi? Non siamo mai stati padrone e schiava. Piuttosto… a Geo piace qui”

“Sì, gli piace molto”

“Avete già deciso dove andare a vivere?”

“Non ancora. Stiamo decidendo”

“Ootozam è più ospitale, è così?”

“Senz’altro più di prima”

Lui annuì.

“Sei felice, Plesea?”

Lei ebbe voglia di gridare, di urlargli di smetterla con queste domande assurde. Ma doveva mantenere il suo contegno.

“Sì” rispose freddamente “Lo sono”

Sembrò che per la prima volta lui si rendesse conto di quanto era davvero cambiata. I suoi occhi erano più impenetrabili. Più di prima, se possibile.

“Bene” disse quasi seccato “E io sono molto felice per te. Spero che abbiate una vita luminosa”

“Grazie. Sono certa che l’avremo”

Si alzò e si diresse verso la porta.

“Plesea?”

“Sì?”

“Il passato non si fa dimenticare”

Lei annuì.

“Me lo ricorderò”

Andò via.

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Capitolo 6
*** Nuovi impegni e vecchi dubbi ***


I preparativi si susseguivano, capitanati da Cardina: non solo il vestito della sposa ma anche quelli delle damigelle, le decorazioni della Sala Grande dove si sarebbe svolta la cerimonia, i fiori e mille altre cose. Plesea si sentiva girare la testa e non capiva come l'amica potesse tenere a mente tutte quelle informazioni, soprattutto visto che era sempre così disordinata, in ogni senso. Ma a sera era lei che aveva l'impressione di aver corso per chilometri, tutto il giorno, senza mai fermarsi.
 
Geo si infilò a letto con un sospiro di sollievo.
"Accidenti! Non avrei mai pensato che organizzare un matrimonio potesse comportare un tale impiego di energia"
"Non dirlo a me" sospirò lei.
"Stanno facendo impazzire anche te?"
"Direi di sì. Cardina è... nello stesso tempo parla, fa domande, organizza la marcia nuziale e non so cos'altro. Sinceramente, non credevo che potesse essere così dotata di capacità organizzative"
"Bè, è un bene, no? Non è bello avere tanti amici pronti ad aiutarti?"
"Oh sì, sicuramente"
Lui le fece una carezza sulla mano.
"Devi avere pazienza. Sono caotici, sì, ma sono così pronti a darci una mano. Per me sono fantastici. Vorrei anch'io avere degli amici così"
"Ma è così. Loro sono anche tuoi amici. In realtà sono anche la tua famiglia, come sono la mia"
Geo sorrise.
"Sì, in effetti sì. Vieni a letto?"
"Sì, adesso"
Ma in realtà rimase coricata e finse di dormire finché lui non ebbe preso sonno. Poi si alzò, e in camicia da notte raggiunse la finestra e lì sedette, sul davanzale. E qui rimase per un pezzo, riflettendo.
 
E fra la varie cose a cui pensare, venne il giorno prima della cerimonia. In tutto il castello l'eccitazione scorreva come corrente elettrica - se gli abitanti di Sephiro avessero saputo cos'era - e tutti erano felici di aver dato il loro meglio, ognuno a suo modo. Solo alcune persone conoscevano la verità.
 
Quella sera il Monaco Guida era a letto. S'era ritirato prima del solito perché Umi aveva spiegato che sulla Terra esistevano l'addio al nubilato e al celibato, e così i ragazzi erano scesi verso l'entrata del castello per festeggiare Geo, mentre Plesea si era lasciata convincere dalle ragazze a prendersi una serata fra loro. E adesso il suono delle voci dei suoi giovani coinquilini, la loro gioia per l'evento che l'indomani si sarebbe svolto, lo raggiungeva da ogni angolo del palazzo di cristallo, abituato com'era a percepire ogni singola vibrazione della loro aura.
Non riusciva a essere felice per gli sposi. E per questo sapeva che non avrebbe dormito comunque, nemmeno se fosse regnato il perfetto silenzio. Era consapevole di quanto fosse egoista a desiderare che qualcosa bloccasse il matrimonio, o che semplicemente uno dei due cambiasse idea - più probabilmente Plesea, dato il turbamento che aveva letto dentro di lei in quei giorni. Geo, lo aveva visto, era innamoratissimo della sua fidanzata, e sicuramente avrebbe fatto di tutto per renderla felice, avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei. E lui, Clef, cosa avrebbe potuto fare? Cosa poteva offrirle di più? Quel castello? La sua presenza? Ancora indifferenza, come in tutti quei lunghi anni? Lei non l'avrebbe più accettata. Perché non lo meritava, e lo sapeva bene.
La realtà è che sono un incapace. Vorrei dirti solo questo. Perché non riesco a dirti che adesso sarei in grado di amarti? Non posso proporti un matrimonio, questo no, forse neanche l'amore di una vita. Non so cosa potrei darti. So solo che mi sei mancata disperatamente, e non voglio perderti ancora. Non voglio che ti sposi, che prometta a lui amore eterno davanti a me. Non voglio vedervi vivere qui felici insieme. Voglio di nuovo la tua presenza silenziosa. Voglio il tuo sorriso ogni giorno. Voglio sentirti accanto a me, voglio sentire che posso contare su di te, qualunque cosa accada. Ecco cosa voglio.
Ma non avrebbe saputo dirglielo. E non sarebbe stato giusto.
Si voltò su un fianco. Sospirò.
 
Non era tardi quando i due gruppi si divisero. Plesea non aveva molta voglia di tornare nella sua stanza, ma quella notte lei e Geo avrebbero dormito separati, come era tradizione sulla Terra - spiegata sempre da Umi, il cui sogno era proprio un giorno di essere una sposa.
Quando perciò le ragazze furono andate tutte a letto e nel castello tornò il silenzio, lei girovagava ancora per i corridoi. E rassegnata aveva deciso di provare a dormire un po', quando nel corridoio vide giungere dal lato opposto una figura. Non ebbe bisogno che si avvicinasse per capire che era il Monaco Guida, in camicia da notte e vestaglia. Appena le fu di fronte si rese conto di quanto senza il suo lungo scettro sembrasse molto più piccolo. Come un bambino.
"Plesea. Sei ancora in piedi? Domani è un giorno importante, dovresti riposare"
"I nostri festeggiamenti vi hanno dato fastidio? Vi abbiamo svegliato?"
"No, non dormivo" continuava a non guardarla "La serata è stata piacevole?"
"Sì. Non abbiamo fatto nulla di speciale. Ma è stato piacevole"
"Lo immagino. Ti spaventa l'idea che domani a quest'ora sarai una donna sposata?"
"Spaventarmi no. In fondo non cambierà poi molto"
Il Monaco Guida annuì. Lei cercò di allentare la tensione con una battuta.
"E poi sarò sollevata che finalmente sia il giorno del matrimonio. Avere Cardina come organizzatrice di eventi può essere molto difficile"
Ma lui non sembrava averla sentita. Perché con grande stupore della giovane s'era messo in ginocchio davanti a lei, come mille volte lei stessa aveva fatto davanti a lui.
"Ti prego, non sposarti. So di non avere alcun diritto, ma non posso farne a meno"
"M... Monaco Guida, vi prego, alzatevi. Il pavimento è..."
"Non sarai felice" non l'aveva neanche sentita "So che ti ho augurato che lo siate, ma so che non lo sarete. Voi non siete fatti l'uno per l'altra. Non potrete essere felici insieme"
Plesea non seppe che altro dire. Quell'uomo, quel mago, il Monaco Guida era lì, inginocchiato davanti a lei. E la stava pregando di non sposarsi.
Ma questo portò alla luce anche il suo orgoglio. Lui non aveva il diritto di dirle cosa doveva o non doveva fare. Non era suo padre né suo tutore.
Il pensiero l'aiutò a recuperare la sua compostezza.
"Non farò nulla che non voglia. Non dovete preoccuparvi per me. Starò bene e sarò felice"
Sembrò risvegliare anche lui. Si tirò in piedi e la guardò, mortificato.
"Credo sia meglio che andiamo a riposare. Perdonami. Dimentica questa scena pietosa, se puoi"
"Volete..."
"Vado a dormire. Buona notte, Plesea" e la superò, lasciandola sola in mezzo al corridoio.
"... Buona notte"
 
Fu svegliata dal bussare alla porta. Si girò nel letto e subito pensò di stare sognando, poi si tirò su a sedere sul letto e si mise in ascolto. No, bussavano davvero.
"Ma chi sarà ora?" bofonchiò Umi poggiando i piedi a terra e andando svogliatamente ad aprire, ancora nel dormiveglia. Aprì e si trovò davanti Plesea "Ehi, ma..."
"Per favore, fammi entrare. Devo parlarti"
"Ah... adesso? Non puoi aspettare domattina?"
"No, è importante"
"Entra..."
La lasciò entrare, e poi chiuse e la seguì nella stanza, mezza addormentata.
"Che è successo..."
"Il Monaco Guida. Ha detto che non devo sposarmi. Che non sarò felice. Si è messo in ginocchio. Mi stava pregando!"
Una parte del cervello di Umi stava ancora dormendo, per di più Plesea stava dicendo quelle che le sembravano frasi senza senso. Prese l'amica per le spalle e la fece sedere sul letto.
"Se non ti calmi non capisco nulla. Spiegami cos'è successo"
"Lui. Il Monaco Guida. Ci siamo incontrati nel corridoio. Mi ha detto che non sarò felice con Geo. Ha detto che non devo sposarmi. Me lo ha chiesto. Era come se mi stesse supplicando"
"Stai dicendo che Clef ha..."
"Si è messo in ginocchio. Davanti a me. Dice che non siamo fatti l'uno per l'altra. Era in ginocchio!"
"Calmati. La domanda non è cosa lui vuole che tu faccia. La domanda... sai qual è"
"Sono stanca di farmi ingannare dal mio cuore. Lui appartiene al passato. Perché non riesco a staccarmene? Perché?"
"Perché non è mai facile" Umi le teneva le mani, e così, con quell'espressione tanto seria, e quelle parole tanto assennate non sembrava nemmeno una ragazzina di quindici anni. Che esperienza si poteva avere a quell'età? E lo sapeva anche lei, solo che tentava di esserle d'aiuto "Per questo ti dico di pensarci bene. Non dico davvero di chiedere a Clef di sposarti, no... anche perché non sarebbe possibile, credo. Ma c'è una terza possibilità. Se non puoi stare né con l'uno né con l'altro... l'unica soluzione è stare sola"
Questo sembrò colpirla, anche se non era la prospettiva della solitudine a turbarla. Si raddrizzò.
"Voglio stare con Geo. Lui è l'uomo giusto per me. E nessuno mi convincerà del contrario"
Si alzò. Era decisamente più risoluta.
"Scusami se ti ho svegliato. Adesso ti lascio dormire. Buona notte, Umi"
"Aspetta... dammi retta, pensaci bene. Deve essere una tua scelta, certo, però appunto per questo..."
"Grazie. Buonanotte"
Uscì, senza dire altro. Umi non ebbe altro da fare che chiudere la porta alle sue spalle e tornare a letto.

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Capitolo 7
*** Sono felice ***


La mattina dopo il castello era in fermento. La Sala Grande era addobbata a festa, le damigelle erano pronte e così lo sposo, affiancato dai suoi testimoni, Eagle e Zazu. Anche Plesea era pronta: abbigliata dalle amiche, aveva chiesto cinque minuti per stare un po' sola. E loro erano uscite.

Stava seduta su una sedia nella sua stanza, avvolta nell'abito da sposa che era stato scelto dopo scrupolose ed estenuanti selezioni. I capelli erano accuratamente acconciati e il trucco era a posto. Il bouquet, glielo avrebbe dato Umi appena fosse entrata nella Sala.
Ma lei non era convinta. Certo, era sicura che capitasse a tutte le spose, prima di compiere il grande passo. Ma non riusciva a togliersi dalla mente le parole del Monaco Guida, i suoi occhi imploranti. Non ti sposare. Non sarai felice.
Voleva bene a Geo: su questo non c'erano dubbi. Era stato il primo a mostrare simpatia per lei, sola in un mondo che non conosceva. Aveva passato più tempo con lui che con chiunque altro. E sapeva che lui l'amava, nonostante lei non avesse fatto nulla per conquistarlo: era stata sé stessa e lui aveva perso la testa. Proprio per questo doveva essere sincera con lui prima che con sé stessa. Lui non meritava di soffrire solo perché lei aveva sofferto.

Bussarono.
"Plesea, sei sempre lì?" era la voce di Hikaru "Stai bene?"
"Sì" sospirò lei "Arrivo fra un attimo, Hikaru"
"Ma stai bene? Posso entrare?"
"No, lascia perdere. Sto bene. Cinque minuti"
"D'accordo"
Silenzio. Plesea sospirò. Doveva prendere una decisione, e alla svelta.

In Sala Grande tutti stavano aspettando la sposa, ma non arrivava nessuno. Cardina in particolare era impaziente.
"Ma cosa sta aspettando? Non si sarà mica sentita male?"
"Vado a vedere io" Umi credeva di sapere cosa fosse successo "Faccio in un attimo"
Lasciò il bouquet a Hikaru e si avviò su per il corridoio. Bussò.
"Sto bene, Hikaru. Arrivo fra un attimo"
"Non è Hikaru, sono Umi. Posso entrare?"
Silenzio. Poi
"Entra, Umi"
Entrò. Plesea stava sempre seduta sulla sedia, in teoria pronta per sposarsi. Ma Umi sapeva che non era pronta per niente.
"Va tutto bene? Ti stiamo tutti aspettando"
"Lo so"
Non c'era molto altro da dire. Sedette sul bordo del letto e la convinse a guardarla.
"Allora? Hai deciso cosa fare o pensi di rimanere qui seduta ancora per molto?"
Plesea scosse il capo.
"Non posso farlo. Non posso sposare Geo. So che non ho speranze, ma... non posso farlo. Lo sto illudendo, e... e non è giusto. Perché lui mi ama. Io invece..."
Umi annuì. Era un riassunto più che soddisfacente.
"Allora devi dirglielo. Certo, forse sarebbe stato meglio un po' prima, ma..."
Annuì.
"Puoi farlo venire qui?"
Non le aveva chiesto di dirglielo al suo posto. Umi approvò. Si alzò.
"Faccio in un minuto"
Si diresse verso la porta. Un attimo, poi Plesea
"Mi dispiace..." l'altra si bloccò "Sono stata insopportabile. Anche con te. Tu invece... sei stata un'amica"
"L'idea era questa" Umi sorrise "Aspetta qui"
Uscì. Plesea sospirò.

Quando sentirono i passi tutti capirono che erano troppo affrettati per essere quelli della sposa. Nonostante questo Hikaru e Fu si affacciarono, e in breve Umi sfilava sotto i loro occhi, fino a Geo.
"Va tutto bene?" domandò lui.
"Sì. Plesea vuol parlarti"
"Ma... adesso? Come, è tutto pronto... non può aspettare?"
"No, non può"
Eagle aggrottò la fronte. Forse Geo intuì la verità, comunque annuì e si rivolse a Clef.
"Avete pazienza di aspettare un minuto? Arriveremo fra poco"
E lui annuì, nonostante sapesse - credesse di sapere - di essere responsabile, forse anche solo in parte, di tutta quell'esitazione.
"Ma certo"
Geo annuì. Umi rimase e lui uscì dalla Sala, diretto alla stanza della sua fidanzata.

Bussò.
"Plesea? Sono..."
"Entra, Geo"
Era evidente che lo stava aspettando. Entrò, e subito vide solo la sua schiena, il velo a scendere dai capelli perfettamente acconciati. Poi lei si voltò e allora vide anche che il trucco era colato, e che i capelli non erano così perfetti, come se ci avesse messo le dita dentro in preda alla disperazione. C'era anche uno strappo, sulla gonna del vestito. Ma lui la guardò lo stesso con gli occhi illuminati, quasi senza parole.
"Sei... bellissima"
Lei non diede segno di aver sentito.
"Siediti. Devo parlarti"

Di preciso nessuno seppe cosa si erano detti, anche se Cardina sarebbe partita in quarta per andare a origliare alla porta. Però dopo qualche minuto videro comparire Geo, pallido in viso e con gli occhi ludici, come se avesse subito un tremendo colpo. Camminò diretto verso la sedia di Clef e s'inchinò.
"Vengo a dirvi che il matrimonio è annullato" disse, rivolgendosi a tutti "Sono desolato per il tempo che vi abbiamo fatto perdere, e vi ringrazio tutti per la vostra pazienza e disponibilità"
Erano rimasti tutti a bocca aperta: poi, Cardina
"Un momento... come annullato? Ma è tutto pronto... la marcia, il vestito, la cerimonia..."
"Sono davvero spiacente" ripeté il giovane "Ma Plesea non si sente di compiere un passo del genere e io non voglio certo costringerla. Spero che vi rendiate conto di che donna speciale sia... anche se evidentemente io non ne sono degno. Grazie a tutti voi"
Detto questo si inchinò nuovamente e prese la via, seguito a stento da Eagle e Zazu.
"Ma come? Ce ne andiamo? Geo, che è successo?" sentivano ancora la voce del giovanissimo meccanico allontanarsi nel corridoio, desideroso di risposte. Ma dal suo amico non ne giungeva alcuna.
I ragazzi si guardarono. Nessuno di loro era realmente sorpreso, come ebbero poi modo di raccontarsi in seguito, anzi qualcuno - come Umi, ad esempio - era sorpreso che si fosse arrivati ad un soffio dalle nozze, quando era chiaro a tutti che Plesea non aveva nessuna intenzione di sposarsi. E per un attimo regnò il silenzio, poi Cardina
"Ebbene, allora che stiamo a fare? A questo punto smantelliamo tutto! Vogliamo stare un altro po' a guardarci in faccia?"
Qualcuno alzò le spalle, e si cominciò a mettere via decorazioni e festeggiamenti. Umi stava staccando delle ghirlande, ma non riusciva ad arrivare fino in cima. Stava cercando di alzarsi il più possibile sulle punte dei piedi - anche se era cresciuta già molto - quando una mano gentile arrivò in suo soccorso, staccando la più alta.
"Aspetta, ti do una mano" disse Ascot al suo fianco. Lei sorrise tra sé, e
"Grazie. Non sono ancora abbastanza alta"
Un attimo. Poi, lui
"Tu lo sapevi, vero? Sapevi che non si sarebbe sposata"
Lei non rispose subito. Poi
"Ti assicuro che non sapevo niente. Sono rimasta sorpresa quanto voi. Insomma, sembravano così felici"
Ma Ascot non le credeva. Comunque non insistette.
"Credi che abbia fatto la scelta giusta?"
"Secondo me sì" lo guardò apertamente stavolta, e sorrise "Ti va un giro, dopo? Il tempo di togliermi questo vestito"
"Certo, ma... secondo me ti sta... molto bene"
Era molto bello sentirlo dire da lui. Ma non lo ringraziò, si limitò al suo sorriso.

Per tutto il resto della giornata Plesea non si fece vedere. Nella sua stanza si era cambiata d'abito, aveva tolto il velo e rassettato i capelli nella sua solita acconciatura, per poi lavare via le tracce del trucco. Si sentiva decisamente meglio adesso che era stata sincera, ma rimaneva l'incognita di cosa sarebbe successo adesso. Era davvero sicura di preferire una vita anonima nel castello, sempre all'ombra della magnificenza dell'uomo che non l'avrebbe mai amata, piuttosto che una vita luminosa al fianco di chi invece sinceramente l'amava?
Poi si rispose di sì. Non per l'ombra, ma perché non avrebbe mai potuto sostenere a lungo la parte della moglie pazzamente innamorata. Geo era accecato d'amore e le avrebbe creduto: ma per lei sarebbe stato né più né meno che un tradimento. Sì, era stata la cosa giusta lasciarlo andare, perché lui trovasse una donna che meritasse di stare al suo fianco. Lei glielo augurava con tutto il cuore.

Arrivò di nuovo la notte, e con essa un po' di quiete. In realtà questo non valeva per tutti. Come spesso Clef non dormiva, e ancor meno avrebbe potuto farlo dopo gli avvenimenti di quel giorno. Non aveva colto alcun cambiamento né la minima traccia di astio in Geo quando gli aveva annunciato che il matrimonio era saltato, ma era certo che sapesse il motivo di quella decisione.
E adesso lui era in preda ai sensi di colpa. Parlare con Plesea e chiederle - no, supplicarla - di non sposarsi era stato un enorme errore. L'aveva solo privata della possibilità di essere felice, e non era giusto. Se teneva così tanto a lei, come diceva, avrebbe dovuto aiutarla invece a scegliere la sua felicità. E se non amava Geo, avrebbe benissimo potuto imparare... con il tempo.
Sospirò. Aveva sbagliato tutto.

Anche Plesea era sveglia. Non poteva dormire, e in un certo senso soffriva la mancanza di Geo dal suo fianco, perché adesso se ne rendeva conto, la sua vicinanza l'aveva sempre fatta sentire protetta oltre che amata. Adesso si sentiva tanto più sola... e tanto più fragile. Ma avrebbe dovuto riabituarsi a vivere con sé stessa.
In cerca di distrazioni, si alzò e uscì.

Percorse senza pensarci troppo il corridoio fino alla Sala Grande. Era sicuramente un errore, soprattutto a così poca distanza dalla conversazione della sera prima: ma doveva restare a vivere in quel castello, era la sua casa, e non poteva continuare a evitarlo per sempre. Per di più, questa volta era decisa: se lui voleva una spiegazione, gliel'avrebbe data. Avrebbe detto tutta la verità.

Si voltò e sentì che lei era lì, fuori dalla porta. Il suo cuore si riempì di gioia, perché adesso solo aveva la consapevolezza che lei era presente, sarebbe sempre rimasta lì, sarebbe rimasta per molto tempo ancora. Era sicuramente una cosa egoista, ma lui era felice.
Le porte si aprirono e Plesea entrò.
"Monaco Guida..."
"Entra, mia cara"
Non l'aveva mai chiamata in quel modo. Ma lei non si fece tante domande.
Le porte si erano chiuse alle sue spalle. Plesea si avvicinò alla sedia ma senza inginocchiarsi. Sembrava più tranquilla di quanto non fosse mai stata, soprattutto in quei giorni prima del matrimonio.
"Dovresti essere a riposare. Per te è stata una giornata difficile"
"Difficile no. Direi più... strana"
Non le chiese il perché. Annuì e basta.
"Senti... so che la causa della tua decisione sono state anche le parole che ti ho detto. Vorrei pregarti..."
"Probabilmente avrei fatto lo stesso, con o senza le vostre parole" rispose lei, sorprendendolo "Ho dimenticato, come mi avete chiesto. Va bene così"
Il Monaco Guida fece per aprire bocca, ma poi non trovò nulla di sensato da dire. Così si limitò ad annuire.
"Se tu hai deciso così, sono lieto di riaccoglierti nella nostra grande famiglia. Siamo questo per te, no?"
"Certo"
"Bene. Sono felice che tu sia rimasta, anche se... temo che te ne pentirai" la guardò, cercando di scoprire la verità nei suoi occhi "Sei sicura?"
"Sono sicura" era decisa, sicura di sé "Sono sempre stata felice qui. E sempre lo sarò"
Lui annuì. Ma si sentì ugualmente in dovere di farle quella domanda.
"Non so cosa posso prometterti. Forse niente... ma so che per te ci sarò sempre. So anche che tu ci sarai. Te lo chiedo adesso e ti giuro che sarà l'ultima. Vuoi... restare qui, con me?"
E fu allora che Plesea la vide. Era una scintilla. Era una luce che prima non c'era negli occhi azzurri del Monaco Guida. E decise che era valsa la pena di fare tutta quella strada, solo per vedere quella tenerezza, quell'affetto insolito e nuovo.
Decise che poteva bastarle.
"Sì. Voglio restare"
Non si dissero altro. Restarono lì, l'uno davanti all'altra, in silenzio.

Il tempo era trascorso, le stagioni erano cambiate, una dopo l'altra. Sulla Terra era primavera: su Sephiro, si respirava di nuovo aria di nozze.
"Ma guarda che bello questo!"
Cardina sospirò. Organizzare il matrimonio di Plesea tempo prima le aveva fatto capire quanto lavoro ci fosse dietro una cerimonia così importante. Ma non immaginava che anche la scelta di un semplicissimo vestito richiedesse così tante energie.
Avere Umi come aiutante, poi, era un delirio.
"Questo però è più bello! Ma questo, non è adorabile? Santo Cielo, ma guarda questo..."
Lei li avrebbe scelti tutti. Cardina si voltò e guardò implorante Plesea.
"Ti scongiuro, calmala. O portala via"
La sua amica sorrise, e dopo essersi voltata un attimo e aver esaminato con occhio veloce vari vestiti ne sollevò uno. Glielo fece vedere.
"Questo può andare?"
Umi dietro di lei quasi cadde in delirio. Cardina rimase a bocca aperta.
"Ma questo è... è... perfetto! Tu... tu hai..."
"Un po' di gusto. Dai, provalo"

La marcia nuziale partì, e la sposa fece il suo ingresso trionfante. Lo sposo stava davanti a Clef, e nonostante conoscesse molto bene la bellezza della sua fidanzata - non che lei indossasse molto - sembrò rimanere per un attimo senza fiato. L'abito scovato da Plesea era proprio della misura perfetta, e alcune rifiniture a opera della bionda armaiola lo rendevano più sobrio e adatto allo stile di chi lo indossava. Da ultimo, i fiori colti da Umi e Ascot nel giardino interno lo facevano sembrare più fresco e vivace.
Appena fu davanti al Monaco Guida sorrise a Lafarga, e la cerimonia iniziò. Le damigelle erano composte al suo fianco.

Il lancio del bouquet - altra tradizione laboriosamente spiegata da Umi - fece capitare il mazzo tra le mani congiunte di Umi e Fu, un verdetto più che onesto, essendo comunque entrambe troppo giovani per il matrimonio. Plesea alzò la testa e con le labbra mimò un "Grazie" in direzione della danzatrice. Cardina sorrise.

"Bella festa, vero?"
Annuì senza neanche voltarsi verso il Monaco Guida, che la stava raggiungendo.
"Sì, penso che saranno molto felici. Anche se non vedo grandi differenze rispetto a come vivevano prima"
"Che cosa pensa lei? Glielo hai chiesto?"
"Sì. Ha detto che l'unica differenza è che lei potrà chiamarlo "mio marito" e lui potrà chiamarla "mia moglie" invece che definirsi fidanzati. Pare che preferisca così"
Il Monaco Guida rise, cosa che faceva assai raramente. Anche lei sorrise, sollevata. Poi lui si rifece serio e
"Dimmi la verità. Tu sei felice?"
E lei poté rispondere col cuore leggero.
"Sì"
Il resto lo dicevano i suoi occhi, finalmente aperti e schiariti da ogni ombra. Lui sorrise, felice.
"Anch'io"
Il sorriso di Plesea si allargò. Non aveva bisogno di altro.

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