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Questa
storia è iniziata grazie alla collaborazione di alcune amiche del jagsite.it e poi il corso degli eventi ha dato a me l’onore
di portarla a termine
Buona
lettura
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Tutto può accadere
La monetina
cadde dopo aver ruotato per un tempo infinito.
Bud chiuse
la mano e rimase immobile mentre gli altri pendevano dalle sue labbra.
Poi l'aprì, scrutò con aria stupita ed emise il verdetto:Testa!
Mac
era abbracciata ad Harm. Fino a quel momento aveva evitato di guardarlo, non
era sicura di cosa avrebbe trovato nei suoi occhi, non era sicura di voler
sapere cosa lui pensasse davvero di tutta quella situazione. Tante cose erano
cambiate tra di loro e tante cose erano rimaste irrisolte. Non si poteva
tornare indietro, si doveva andare avanti. Finalmente il suo sguardo incrociò
quello di Harm che la stava fissando con intensità, pieno di calore e
comprensione per lei.
"E' quello che voglio anch'io" gli disse con un filo di voce.
Mac aprì gli
occhi di colpo con in mente ancora quella frase “è quello che voglio anche io”.
Rimase ferma
nella posizione per alcuni minuti tentando di riordinare i suoi pensieri.
All’improvviso si sentì abbracciare e il calore di un respiro le accarezzò il
collo. Appoggiò la mano su quella dell’uomo e sorrise.
“E’ tutto vero” pensò “non è stato un bellissimo sogno, questa volta è la
realtà”.
Si girò a guardare in viso dell’uomo che occupava quel letto e non solo quello.
Harm dormiva beatamente. Il suo viso era sereno e felice, sembrava quasi che
sorridesse.
Ripensò alla sera prima e anche lei non poté che non sorridere.
Finalmente, dopo tutti quegli anni d’intenzioni, ripensamenti, accuse,
avvicinamenti, litigi, erano bastati solo 9 minuti per ribaltare completamente
la loro vita solitaria occupata a rincorrerle e allontanarsi dall’altro per
unirle in una sola.
Si abbandonò sul suo petto e lasciò vagare la mente nei suoi ricordi.
La sera prima il Generale Cresswell si era avvicinato
dopo il lancio della monetina e l’aveva attirata in disparte per parlarle.
- Colonnello Mackenzie è davvero convinta della scelta?- Le chiese.
Mac l’aveva guardato sorpresa della sua domanda.
- Perché me lo chiede Generale?- Gli domandò in tono freddo.
- Vede Colonnello credo che buttare al vento una carriera brillante come la sua
mi sembra una sciocchezza.-
A quella frase Mac aveva spalancato gli occhi incredula ma non riuscì a controbattere.
- Ha pensato che cosa farà a Londra?-
No, non ci aveva pensato.
- Si adatterà a fare solamente la moglie del Comandante Rabb?-
No, non ci aveva pensato.
- Riuscirà a
vivere lontano da tutto questo, dal corpo dei marine?-
No, non ci
aveva pensato.
- Ecco come
supponevo, il suo silenzio è già una risposta alle mie domande.-
La guardò dritta negli occhi prima di continuare.
- Mi creda Colonnello, sono molto felice per voi. Dalla prima volta che vi ho
visti insieme ho capito che le vostre strade erano destinate ad unirsi.
Lasciare decidere al destino, con un lancio di una monetina…-
sorrise pensando a quello che era appena accaduto – non è una scelta ponderata.
Potete trovare un’altra soluzione.-
Mac non riusciva a togliersi quelle parole dalla mente. Si alzò delicatamente,
indossò una vestaglia e andò in cucina a prepararsi un po’ di caffé. Aspettò qualche minuto, poi versò quel liquido nero
e profumato in una tazza e si avvicinò alla grande vetrata del soggiorno.
“Trovare un’altra soluzione” le rimbombò la frase prepotentemente nella
testa.
Sospirò e abbassò la testa osservando il caffé.
“Facile no?
Ad avercela un’altra soluzione” pensò.
Harm aprì
gli occhi lentamente, si girò per abbracciare Mac e, con un pizzico di
delusione, realizzò che non era più accanto a lui.
“Stringere tra le mie braccia Mac.... di primo mattino....ogni giorno” pensò.
Per la prima volta realizzò la verità di quel pensiero, finalmente potevano
concentrarsi su loro due. Era pervaso da mille emozioni, si sentiva strano, ora
la vita assumeva un significato diverso.
Si alzò e si diresse in cucina. La vide accanto alla vetrata, le si avvicinò e
l'abbracciò teneramente, cercando di trasmettere tutto il suo amore e il suo
desiderio, felice di poter esternare i suoi sentimenti.
- Un penny per i tuoi pensieri...- le sussurrò poggiando il mento sulla sua
spalla.
Mac si
strinse nel suo abbraccio, assaporò il forte ma allo stesso tempo dolce, odore
del suo dopobarba. Desiderava questo da tanto tempo e adesso che finalmente era
successo si sentiva come mai si era sentita prima d'ora.
- Buongiorno...ti sembra vero?!- Gli chiese.
- Cosa?- Le domandò lui interdetto.
- Dico: tutto questo ti sembra vero?!- Gesticolò con le mani facendogli segno
entrambi.
- E’ talmente tanto che ci inseguivamo...9 anni... Mac siamo stati degli
stupidi...avevamo la felicità a portata di mano e non abbiamo saputo
afferrarla!-
- Abbracciami, e tienimi stretta.-
Mac si abbandonò all'abbraccio di Harm, si sentiva protetta e appagata...in
quella situazione ogni pensiero scompariva...quello di cui aveva bisogno in
quel momento...
-
Ho fame!...ho bisogno di zuccheri.-
- Anch'io ti amo e desidero rimanere abbracciato a te.-
Le rispose ironico
Mac si girò e alzò lo sguardo verso di lui. Gli sorrise divertita.
- Non ti facevo così romantico...-
- Non ho mai avuto l'occasione di esserlo.-
- Non per causa mia.-
- Touché!- le rispose avvicinandosi e baciandola
dolcemente.
- Credi che in mezzo a questi scatoloni riuscirai a trovare tutto il necessario
per prepararmi la colazione?- gli chiese guardandosi intorno
- Ci devo pensare io?- le rispose di rimando inarcando il sopracciglio
- Sarà uno dei tuoi compiti a Londra.- Lo beffeggiò lei.
- Ho paura di conoscere gli altri.- Le rispose assumendo una finta espressione
spaventata.
- Ne sarai all'altezza. - gli rispose rigorosa - Diamoci una mossa, oggi
abbiamo un sacco di cose da fare.... dobbiamo passare dal mio appartamento,
dobbiamo andare al JAG e io a pranzo mi devo vedere con Harriet...-
terminò allontanandosi da lui.
-...e dobbiamo parlare della cerimonia.- Terminò Harm il suo elenco di impegni.
A quelle parole Mac si voltò e lo guardò teneramente. Non c'era bisogno di
parole, in quel silenzio e in quello sguardo si erano detti tutto ciò che era
necessario.
Erano
comodamente seduti sul letto gustandosi la colazione.
Mac era pensierosa, non riusciva a togliere dalla sua mente le domande che il
Generale, la sera prima, le aveva rivolto.
- Ti ascolto.- Le disse Harm guardandola dolcemente riportando la donna alla
realtà.
Lei lo osservò non capendo, ma notando l’espressione del suo viso percepì che
avesse intuito qualcosa.
Si distese sul letto, fissando il soffitto. Sospirò e poi girò la testa per
guardarlo.
- Che ne sarà di me Harm?- Gli chiese triste.
- In che senso Sarah?- Le chiese a sua volta mentre un senso d’inquietudine
s’insinuava nel cuore.
- Io sarò in grado di stare solo al tuo fianco? Non so se ne sarò
capace.- Abbassò lo sguardo – io non sono una dama da compagnia.-
Harm sorrise a quell’affermazione.
- Sarah io non voglio che tu sia la mia dama da compagnia, tu sei e sarai
sempre, il mio marine!- Dicendo questo si abbassò e le sfiorò le labbra con un
bacio. – e poi sinceramente non ti vedo proprio in quel ruolo.- Si mise a
sedere appoggiando la schiena al muro – ci scommetto che in meno di una
settimana riusciresti a mettere in riga tutte le mogli dei colleghi inglesi.-
rise di gusto immaginandosi la scena - troveremo una soluzione vedrai.- La
rincuorò stringendola a sé mentre lei gli tirava un leggero pugno sul petto.
- Stupido!- Scherzò appoggiando la testa al suo petto.
Harm
le accarezzava delicatamente i capelli. Gli piaceva farli passare tra le dita.
Erano cosi soffici e lisci e poi emanavano un dolce profumo di vaniglia che lo
estasiava.
- Futura signora Rabb come ci organizziamo?- Le
chiese dopo un po’.
Mac sentendosi chiamare in quel modo si irrigidì un attimo, prima di far
comparire un sorriso sereno sul suo viso.
- Dillo ancora.- Gli chiese quasi bisbigliandolo.
- Mmm…- la guardò un attimo – signora Rabb.- disse sussurrandoglielo sulle labbra prima di
baciarla appassionatamente.
Dopo molti minuti passati a coccolarsi a vicenda tra baci e carezze ritornarono
alla realtà.
- Harm non voglio fare le cose di corsa…- iniziò Mac
sollevandosi a guardarlo – voglio che tutto quel giorno sia perfetto.-
- Lo sarà Sarah.- La rassicurò.
- Abbiamo cosi tante cose da sistemare e prima di concentrarmi sul matrimonio
vorrei sistemare la nostra situazione lavorativa.- Disse pensierosa.- Tu domani
devi partire e io…- si fermò un attimo.
- E tu?- Le chiese Harm alzando un sopraciglio.
- E io pensavo di rimanere qui per finire le cose con calma, così tu avrai
tutto il tempo per ambientarti senza farti distrarre da me.-
Sorrise maliziosa.
- Ma Mac non voglio stare lontano da te.- Obiettò
mettendosi seduto sul letto.
- Non sarà per molto… credo solo una settimana.-
continuò incerta.
- Una settimanaaaa!!!- Esclamò Harm.
- Cos’è una settimana in confronto a tutta una vita?- Gli chiese Mac ridendo.
Lui la fissò nei suoi occhi nocciola, immergendo i suoi celesti del cielo,
abbattendo ogni difese della donna che amava per capire fino in fondo quale
fossero realmente i suoi pensieri, le sue paure.
- Che cosa ti ha detto il Generale l’altra sera?- Le chiese ad un tratto
riportando a galla quel ricordo dalla sua mente.
Sarah lo guardò un attimo, sorprendendosi di come l’uomo riuscisse a leggerle
nel cuore.
Respirò profondamente, prese il cuscino tra le braccia, e si sedette di fronte
a lui.
- Per riassumerla in un’unica frase, mi ha detto che è stata un’idea bizzarra a
far decidere il nostro destino ad una monetina, ma che è contento per noi.-
- E poi…- le chiese invitandola con la mano a
proseguire.
Mac lo guardò ancora più sorpresa.
- Sei impossibile Harm…- sbuffò divertita – mi ha
solo detto di pensarci bene prima di chiudere in un cassetto una carriera
brillante come la mia.- disse tutto d’un fiato.
L’uomo strinse di getto la mano a pugno prendendo tra le dita il lenzuolo.
- Sarah…- iniziò con calma – ci hai ripensato?- Le
chiese triste.
Sentendo quella domanda Mac si alzò all’improvviso e si mise a cavalcioni su di
lui e lo guardò dritto negli occhi.
- Non pensarlo mai più!- Gli disse severa – ora che il nostro futuro è quello
di stare insieme, ora che finalmente tra noi è tutto reale e non sono solo
sogni e speranze, ora che io posso stare tra le tue braccia, baciarti,
accarezzarti, senza svegliarmi all’improvviso da questo bellissimo sogno, senza
che la realtà irrompa nella mia mente riportandomi con i piedi per terra, ora
che finalmente io e te ci apparteniamo, pensi che io possa fare marcia
indietro?- Gli chiese sorridendo – Solo una pazza lo farebbe.- lo baciò con
tutta la passione che aveva dentro e il contatto con il suo corpo le provocava
dentro di sé. – Io ti amo Harm, ora, in futuro e per sempre.- Gli disse quando
si staccarono per riprendere fiato.
- Oh Sarah…- la strinse forte a sé – ti amo anche io,
ora, sempre, per tutta la vita.-
- Così avrai anche il tempo per trovare una certa cosa…-
e gli sventolò davanti la mano sinistra sorridendo – e pensare a come
ufficializzare la proposta.- Lo guardò dritto negli occhi.
- Agli ordini Colonnello!- Scherzò prima di distenderla sul letto sotto di lui
e amarla un’altra volta.
Ad
Harm non piaceva l’idea di partire senza di Mac, ma pensandoci su, aveva dovuto
darle ragione. In effetti, la sua partenza era imminente e a Washington c’erano
ancora un sacco di cose da sistemare.
Consegnò il biglietto all’hostess e si avviò verso il suo posto su l’aereo che
l’avrebbe portato a Londra, alla sua nuova vita.
Si sistemò sul sedile, guardò fuori del finestrino e gli parve di scorgere Mac
sulla terrazza dell’aeroporto.
“Solo una settimana” le aveva concesso prima di lasciarla. Sarah lo aveva
baciato e sorriso sulle labbra. “anche perché oltre non potrei vivere lontano
da te” gli confermò Mac stringendosi forte a lui.
Il
viaggio era lungo e si mise comodo,per modo di dire,visto che lo spazio tra i
sedili ogni anno pareva accorciarsi per fa posto a più passeggeri e aumentare i
margini di guadagno alle compagnie aeree che piangono continuamente miseria!
Chiuse gli occhi e pensò a Mac: la rivide col musetto serio e seccato mentre
lui stringeva la sua mano al loro primo e già difficile incontro.
Poi la loro avventura a caccia dello zio Frank.In quell'occasione aveva scoperto
cose su di lei che l'avevano lasciato smarrito e confuso...poi aveva fatto
l'abitudine alle scoperte.
-Signore? scusi,signore, posso sedermi vicino a lei? ho ceduto il mio posto ad
una bambina per farla sedere accanto alla mamma...ma ero in uno di quegli
orribili posti centrali...-
-Prego..-rispose Harm scuotendosi dal torpore.
Il
momento decisivo era arrivato.
Il generale aveva convocato Mac in tarda mattinata lasciandole detto che era
una questione molto importante.
Non aveva detto niente ad Harm per non turbarlo, già l’idea di partire da solo
non gli era andato giù ma era riuscita a convincerlo promettendogli che
l’avrebbe raggiunto a Londra entro una settimana. Londra e la sua nuova vita.
Una leggera ansia s’insinuò dentro di lei.
Sarah si calmò a quel dolce pensiero.
A breve sarebbe diventata la “Signora Rabb”.
Un sogno rincorso per nove lunghissimi anni e che ora stava per diventare
realtà.
Un'improvvisa
turbolenza fece scivolare dalle mani il bicchiere di caffè che la donna seduta
vicino a lui stava sorseggiando. Sulla candida divisa bianca adesso campeggiava
in bella evidenza macchia marrone.
“Bel colpo” pensò imprecando mentalmente
“bel modo di presentarsi ai nuovi
colleghi e sottoposti. Impataccato! Non farò neppure in tempo a passare in albergo
a cambiarmi”
“Mi scusi, mi scusi tanto sono mortificata” disse la donna.
“Non si preoccupi, poco male… non è colpa sua se
abbiamo trovato turbolenza” disse mascherando il suo reale stato d’animo.
Poi gli venne in mente che Mac l’aveva convinto a mettere una divisa di
ricambio nel bagaglio a mano. “Non si sa mai, dovessero perderti le valige …”
Il suo umore migliorò immediatamente, non solo e non tanto all’idea della
divisa pulita a disposizione, quanto perché il suo pensiero era tornato a lei.
Perfino da lontano riusciva a prendersi cura di lui. Era strano pensare che non
era più solo, che c’era qualcuno che pensava a lui anche nei piccoli aspetti della vita quotidiana, strano
ma piacevole. Mentre si dirigeva al bagno per cambiarsi, fu pervaso da un dolce
calore e un sorriso si dipinse sulle sue labbra. Per fortuna una settimana
passa in fretta, Mac gli mancava già.
-Ma lei è un
uomo pieno di risorse...capitano?-esclamò la ragazza indicando con il dito i
gradi di Harm.
-Aspetti..lei ha ..non ha una moglie, perché non vedo nessun anello, ha una
madre superefficiente e vive ancora con lei, ma guardandola non si direbbe, oppure
ha una fidanzata che pensa a tutto...nessun uomo avrebbe un ricambio pronto in
una simile circostanza..ma ha già lavato la macchia-aggiunse indicando la
giacca con il lembo bagnato-allora vive da solo!!!-concluse trionfante.
-Psichiatra anche lei?-sospirò Rabb. -Noo!sono l'addetta stampa dell'onorevole RandallJ.Brewer, piacere Jessica
Williams.- Gli porse la mano con entusiasmo.
-Capitano HarmonRabb jr!- Ricambiò
un po' freddino.
La ragazza era sulla trentina, aveva strepitosi capelli rossi a stento
trattenuti da uno chignon,occhi trasparenti come l'acqua di un baia dei tropici
e un'aria molto pericolosa.
-
Generale il Colonnello Mackenzie è arrivata.- Gli riferì Jennifer
all’interfono.
- Falla passare e venga anche lei Coats.-
Le due donne entrarono e si misero sugli attenti. Il generale gli fece un segno
per invitarle a sedere.
- Colonnello Mackenzie ho una proposta da farle, anche se a dire la verità, un
certo Ammiraglio, ha appoggiato la sua candidatura con estrema decisione e
fervore.-
A quelle parole Mac arrossì lievemente ricordando la telefonata che aveva avuto
qualche giorno prima con il Cheg e che le aveva dato
una lieve speranza.
- Sono lieto che il punto di vista che le ho sottoposto la sera del suo
fidanzamento l’abbia fatta riflettere.-
La donna lo guardò seria senza far trapelare le emozioni che le aggrovigliano
lo stomaco.
- Ebbene, parlando con il Segretario in persona, abbiamo deciso che lei è la
persona più adatta per ricoprire l’incarico per gli affari esteri. Farà da
tramite con l’Europa ma tratterà principalmente con i paese arabi.-
Sarah non sapeva cosa dire, era più di quello che si aspettasse.
- Lei il Comandante Rabb lavorerete a stretto
contatto, siccome la base operativa sarà a Londra. Il guardiamarina Coats verrà con lei è sarà il suo braccio destro mentre per
gli affari esteri in Arabia potrà avvalersi della collaborazione del sergente
Galindez.-
Jennifer al sentire pronunciare quel nome il suo cuore perse un battito e nella
sua mente esplose quel nome che in segreto amava tanto “Vicktor!”.
Mac la guardò con la coda dell’occhio e sorrise impercettibilmente.
- Generale non so che cosa dire…- iniziò Sarah quasi
con voce incredula – sono onorata che il mio nome sia stato scelto per questo
compito.-
- Non mi ringrazi tenente colonnello o meglio dovrei dire Colonnello
Mackenzie.- Gli porse una scatolina, che aprì e rivelò i gradi.
- Congratulazioni Signora!- Le disse orgogliosa Jennifer stringendole la mano.
- La cerimonia si terrà domani mattina. E’ tutto potete andare.-
Le due donne scattarono in piedi e si congedarono.
Mac si chiuse nel suo ufficio. Non poteva ancora crederci. Era tutto vero e
stava succedendo proprio a lei. Sentiva il cuore esploderle dalla felicità.
Dopo anni vissuti nella tristezza totale, aver affrontato dure prove ora la
vita l’aveva ripagata addirittura con gli interessi.
Un brivido le percorse, la schiena: sarebbe stata in grado di reggere a tutta
questa felicità?
Ma
soprattutto fino a quando sarebbe durato questa sensazione di estasi e
benessere?
Paura, tanta paura, di essere felice, tanta paura che tutto potesse svanire,
finire.
Chiuse gli occhi per scacciare i brutti pensieri.
Bip – Bip
Mac prese il cellulare, lesse il messaggio e sorrise.
Niente più stupide paure, ora, che vicino a lei, aveva l’uomo della sua vita.
Un semplice sms con scritto “Ti amo” le aveva ridato la forza per
affrontare il futuro in modo diverso, speciale e cancellare ogni dubbio,
indecisione.
- Forza Colonnello Mackenzie! La nuova vita ti aspetta a braccia aperte!!- Si
disse ad alta voce e stampandosi sul viso un sorriso radioso uscì dal suo
ufficio per andare incontro senza più timori al nuovo destino.
Il ghiaccio
era stato rotto e questo aveva concesso alla giovane donna di sommergere, con
la sua eloquenza il povero Harm che sorrideva sforzatamente a quella valanga di
parole che uscivano dalla bocca di Jessica Williams.
Per i primi minuti Harm si sforzò di concentrarsi sul discorso della ragazza,
cercando di essere cordiale, ma dopo cinque minuti passati ad ascoltare il
monologo, senza volerlo, chiuse la mente e si immerse nei suoi pensieri.
La voce della donna gli arriva ovattata e si intrufolava tra i suoi pensieri
accarezzandoli delicatamente senza distoglierlo dalle sue riflessioni.
All'improvviso si sentì appoggiare una mano sul braccio.
Ritornò al presente, incontrando quella pozza azzurra ghiaccio che lo guardavo
con curiosità, facendoli brillare di una luce particolare.
Un ciuffo di capelli le era scivolato sul viso e Harm ebbe quasi la tentazione
di spostarglielo per vedere meglio quegli occhi cosi magnetici ma desisdette
dal farlo consapevole che il suo gesto poteva essere frainteso.
- Capitano, lei cosa ne pensa?- Gli chiese Jessica con voce frizzante.
“Oddio
non ci posso credere” pensò Coats guardandosi allo
specchio.
Jennifer, dopo aver ricevuto il nuovo incarico, con una scusa, era scappata in
bagno.
Si era guardata incredula allo specchio, appoggiando le mani al lavandino,
cercando di calmare il battere del cuore che aveva preso a galoppare non appena
aveva sentito il nome di Galindez e appreso che avrebbe lavorato di nuovo con
lui.
Chiuse gli occhi, abbassò leggermente il capo e respirò a fondo.
Quel attimo ritornò a galla nella sua mente come un tornado.
- Ci rivedremo.- Le aveva sussurrato Victor quando l’aveva abbracciata
all’aeroporto prima di prendere il suo aereo che lo avrebbe portato in Arabia a
svolgere il suo nuovo incarico. – Farò di tutto per tornare da te.-
Coats si era aggrappata con tutte le forze a quella
promessa e non aveva mai perso la speranza di poterlo rivedere nonostante
fossero passati tutti quei mesi e non aveva più saputo niente di lui.
Era passata
una settimana dal suo arrivo a Londra.
Harm aveva faticato non poco per togliersi dai piedi quella ragazza: Jessica
Williams che aveva scambiato la sua cortesia come un lascia passare per intrufolarsi,
senza neanche chiedergli il permesso, nella sua vita.
Alla fine aveva messo le cose in chiaro, prima che il tutto prendesse una
cattiva piega.
- Signorina Williams...- iniziò quando lei si sedette su una delle sedie di
fronte alla sua scrivania.
- Jessica... non essere cosi formale Harm.- Lo ammonì
sorridendo maliziosamente.
- Comandante Rabb.- Sottolineò nervoso.
La donna rimase stupita dal comportamento dell'uomo ma incassò il colpo.
- La ringrazio per il suo interessamento e la sua cortesia, ma credo che d'ora
in avanti le nostre strade si dividano qui.- La informò con tono deciso che non
ammetteva repliche.
Harm si sentiva un po' nei panni di AJ.
“Che dopo tutto questo tempo avesse imparato qualcosa da lui?” Si chiese
stupito sentendo il tono deciso con il quale aveva pronunciato quelle parole
che gli erano uscite dalla bocca per la disperazione.
La donna piccata ritornò a trattarlo formalmente e dopo uno scambio di opinioni,
raccolse il suo materiale e si congedò.
Harm si appoggiò allo schienale della poltrona. Il primo round l'aveva vinto,
ma perchè aveva la netta sensazione che quello
sarebbe stato il primo di una lunga serie?
Si massaggiò gli occhi prima di riconcentrarsi sul lavoro.
Quel giorno non aveva ancora sentito Sarah e questo lo inquietava.
La lontananza da lei iniziava a pesargli.
Chissà quando finalmente sarebbero riusciti a stare insieme?
Prese in mano i documenti delle nuove disposizioni. Sarebbe stato affiancato da
un nuovo membro che si sarebbe occupato degli affari esteri, ma prima che
potesse leggere il nome il tenente Summer lo avvisò
che era già arrivato.
- Lo faccia passare.- Harm
si alzò in piedi, si lisciò la divisa e si preparò a ricevere il nuovo collega.
Il tenente aprì la porta e si mise da parte per far passare il superiore.
- Grazie Tenente.-
Quella voce, non poteva crederci eppure lei era lì di fronte a lui, che gli
sorrideva innocentemente.
- Comandante Rabb, piacere di rivederla.-Lo salutò
formalmente.
- Sarah!- Si lasciò sfuggire.
Mac tossì impercettibilmente per riportare la situazione alla formalità come il
luogo richiedeva.
- Tentente Col...- ma si bloccò subito vedendo i
gradi sulla spallina della divisa della donna. - Colonnello Mackenzie.- Sorrise
compiaciuto - onorato di rivederla.- Le sorrise guardandola dritto negli occhi.
Come ricordandosi all'improvviso della presenza del tenente, staccò lo sguardo
da quello di Mac e lo portò sull'uomo.
- Può andare tenente.- Lo congedò.
I due aspettarono che la porte si chiudesse prima di fare la loro prossima
mossa.
Mac sentendo la porta chiusa, lasciò cadere la sua valigetta, che teneva
stretta nella mano, a terra e si tuffò tra le sue braccia
Harm le accarezzò il viso, assaporando la morbidezza della sua pelle, il calore
del suo corpo vicino al suo, il dolce profumo di vaniglia del suo essere donna che
lo stordiva ogni volta.
Avvicinò le labbra a quelle di lei, sfiorandole senza baciarla.
- Permette Collonnello?- Le chiese sorridendo.
- Permesso accordato.- Rispose Mac con un tono malizioso togliendo quella
piccola, quasi inesistente distanza, unendo le labbra con quelle dell'uomo.
Harm
sentì le mani di Sarah scivolargli sotto la giacca, sbottonargli i primi
bottoni della camicia. Sorrise tra un bacio e l’altro della intraprendenza
della donna.
- Mac…- cercò di richiamarla all’ordine.
- Comandante lo sa che questo filo di pancetta non le sta male?- Gli rispose
Mac testando con cura la mano sugli addominali ammorbiditi dell’uomo, ignorando
il richiamo.
- Mac…- Riprovò Harm respirando più profondamente
mentre la mano di lei gli accarezzava la clavicola arrivando al collo seminando
lungo il percorso dei piccoli e sensuali baci.
- Shhh… sono la tua nuova collega, devo attestare con
chi lavoro.- Sorrise mentre continuava imperterrita a baciare il petto
dell’uomo.
Come se quelle parole fossero state lo scioglimento dall’incantesimo a cui era
stato soggiogato, Harm si risvegliò da quel torpore dei sensi in cui era caduto
e ritornò brusco alla realtà.
Afferrò Sarah per le braccia e la staccò da sé.
La guardò un attimo, affondando i suoi occhi azzurro mare in quelli caldi e
dolci della donna.
- Mac!- Disse più risoluto.
- Harm.- Rispose tranquilla allontanandosi di qualche
passo da lui, incrociando le braccia al petto e attendendo la sua arringa,
perché era certo che sarebbe arrivata da lì a poco, quando il Comandante Rabb pronunciava il suo nomignolo in quel modo, doveva solo
aspettare ed essere pronta a battagliare.
- Mi vuoi spiegare?- Le chiese indicando con la mano la sua persona – Cosa
significa tutto questo? I gradi di Colonnello, la divisa, e il tuo compito
degli affari esteri…tu…io…ahhhh- alzò la mano in segno
di resa.
Sarah riprese a respirare normalmente. Aveva quasi trattenuto il respiro vedendo
la sua iniziale reazione e mille dubbi avevano iniziato a farsi largo dentro di
lei, ma poi lui, come il suo solito, aveva spazzato via tutto.
Sciolse le braccia, che qualche secondo prima erano strette in una morsa, come
quasi a proteggersi dalla tempesta. Le lasciò cadere lentamente intorno ai
fianchi. Mosse dei passi in avanti fino a ritrovarsi di fronte all’uomo.
Harm, con le mani sui fianchi, il viso abbassato e gli occhi chiusi, cercava di
ritrovare la calma. Sentì il tocco delicato della mano di Sarah sulla sua
guancia e alzò la testa rispecchiandosi nuovamente in quegli occhi gentili.
- Cosa c’è Harm?- Gli chiese calma Mac.
- Non me l’aspettavo Sarah.- Le confidò.
La donna sorrise sentendosi chiamare di nuovo con il suo nome. Non disse niente
aspettando che l’uomo continuasse.
- Non voglio che il lavoro ci divida, che si mette in mezzo tra di noi…- respirò affondo -… e solo… io credevo…pensavo… che saresti stata solo mia…
ora.- Le disse sconsolato appoggiando la fronte alla sua stringendola a sé.
Sarah sorrise dolce all’esternazione dei suoi sentimenti. Non si era ancora
abituata a sentirlo parlare dal profondo del suo cuore.
- Harm io sono tua, solo tua e di nessun altro.- Lo rassicurò prima di baciarlo
dolcemente.
Sentirono
bussarono alla porta e subito Harm e Sarah si staccarono neanche avessero
sentito la scossa.
Velocemente si passarono la mano sulla divisa per ricomporsi guardandosi a
vicenda per vedere se erano in condizioni presentabili.
- Avanti.- Disse Harm cercando di tenere un tono distaccato e professionale.
Mac fece appena in tempo a sedersi in poltrona prima che la porta si aprisse.
- Comandante scusi il disturbo ma è arrivato la collaboratrice del Colonnello Mckenzie, la faccio passare?- Gli chiese il sottoufficiale. Rabb guardò interdetto la donna e in cambio ricevette
un sorriso compiaciuto. Mac si alzò in piedi e gli andò vicino.
- C’è un’altra sorpresa Comandante.- Poi si voltò verso la porta, dove vide
comparire la donna.
- Coats!- Esclamò meravigliato.
- Il guardiamarina Coats sarà il mio braccio destro,
mentre in Arabia potrò avvalermi della collaborazione del sergente Galindez.-
Jennifer sentendo quel nome trattenne un attimo il respiro e non poté impedire
al cuore di saltare un battito, per poi sorridere di se stessa.
Non poteva farci niente, ogni volta che sentiva il suo nome, andava in tilt.
“Sono proprio cotta!” pensò la donna ridendo di sé.
- Ottimo, non poteva trovare collaboratori più validi Colonnello.- Le disse
rivolgendole uno sguardo compiaciuto.
- Grazie Signore.- rispose Jennifer e poi rivolgendosi a Mac – Signora, se
permette io andrei a sistemare le nostre cose negli alloggi che ci hanno dato.-
- Certo Coats vai pure.- Le diede il permesso.
Harm era incredulo da quello che aveva sentito. Aspettò che il guardiamarina
uscisse per protestare.
- Mi spieghi cosa significa “i nostri alloggi”?- Le chiese irritato.
- Comandante Rabb non c’è niente di ufficiale ancora
tra me e lei, non potevo mica dire al comando che non avevo bisogno di un
alloggio, perché avrei trovato ospitalità da lei!- Lo canzonò Mac. – Per caso
vede qualche anello al dito della mia mano?- Gli chiese continuando a
scherzare, mostrandogli la mano e sventolandogliela davanti agli occhi - Io no
e lei?-
Harm gliela acciuffò e l’attirò a sé stringendola forte tra le sue braccia.
- Bene, vuol dire che rimedierò Colonnello. Tu sei mia e di nessun altro!-
- Ah si?- Gli chiese avvicinando il viso al suo.
- Si! Solo mia!- Le rispose annullando quella minima distanza tra di loro e
posando le sue labbra su quelle di lei.
-
Bene comandante, ora la lascio al suo lavoro, ho approfittato troppo del suo
tempo.- Gli disse Sarah staccandosi da lui, facendo leva con le mani appoggiate
sul petto dell’uomo.
- Dai Colonnello rimanga un altro po’.- Cercò di convincerla guardandola con il
suo solito sguardo ammaliatore.
- Ah…ah…- iniziò Mac
sventolandogli davanti al naso l’indice in segno di negazione – mi aspettano al
comando per le consegne generali. Devo proprio andare, sai che detesto arrivare
in ritardo.- Gli sorrise.
- E va bene, ma sta sera ci vediamo!- Affermò deciso non concedendole neanche
l’idea di negarsi.
- Poiché non mi lascia altra scelta…- Gli sorrise
avvicinandosi e appoggiando un leggero bacio sulle labbra dell’uomo prima di
uscire dall’ufficio.
Harm si sedette sulla scrivania, passandosi una mano tra i capelli.
Doveva assolutamente escogitare qualcosa per la serata, non aveva un minuto da
perdere, segnare il suo territorio prima che qualcun altro si sentisse libero
di appropriarsene.
Le labbra dell’uomo si incurvarono verso l’alto all’ultimo pensiero che gli era
passato per la mente.
“Sarah è solo mia, è di nessun altro”. Si disse tra sé.
La
cena era passata tranquillamente.
Harm e Mac avevano parlato un sacco raccontandosi tutto quello che avevano
fatto durante quei giorni di lontananza.
Era bello riscoprirsi ogni volta, assaporare quella dolce sensazione di stare
insieme e di ascoltarsi.
Ogni volta che Harm le sfiorava la mano, Sarah sentiva un brivido percorrerle
la schiena facendole provare la stessa emozione del loro primo incontro
Mac sapeva che quella sarebbe stata “la serata” e ogni volta che l’uomo
faceva un movimento strano o metteva distrattamente la mano nella tasca della
giaccia, lei stupidamente tratteneva il respiro, irrigidendo il corpo, in attesa
di quel gesto che puntualmente veniva disilluso perché in realtà prendeva un
fazzoletto, o il portafoglio o semplicemente controllava che cosa avesse
all’interno di essa.
Erano ormai arrivati al dolce, il cameriere li aveva versato anche dello
champagne.
“Ecco questo è il momento” pensò la donna vedendo Harm sistemarsi sulla sedia e
guardarla in quel modo speciale che solo lui riusciva a fare. Rabb le prese la mano, accarezzando il dorso con il
pollice con un movimento dolce e delicato.
- Sarah…- La chiamò per attirare la sua attenzione.
- Si…- Rispose cercando di tenere ferma la voce
mentre il cuore iniziava ad accelerare i battiti sempre di più.
- Sono felice che tu sia qui con me.- Le disse infine
Harm stringendo la mano nella sua.
Mac rilassò i muscoli delle spalle, dandosi della stupida.
“Ma è così sbagliato desiderare ardentemente quel benedetto anello?!!!” si
chiese esasperata osservando Harm mentre assaggiava la sua porzione di torta.
- Che fai non mangi il dolce?- Le chiese sentendo su di sé lo sguardo della
donna.
- Non ho più fame.- Ad un tratto a Mac le era passata
totalmente la fame e lo stomaco si era chiuso. Rabb sentendo quella motivazione sorrise tra sé.
“La sto facendo penare, se continuo così mi sa che quando lo faccio me lo tira
dietro” e sorrise ancora di più.
Uscirono dal ristorante in silenzio.
L’uomo percependo il cambio d’umore della donna si avvicinò a lei e la strinse
fra le sue braccia.
- Tutto bene?- Le chiese dolcemente vicino all’orecchio, lasciando subito dopo
un tenero bacio sul collo.
Mac sorrise di sé.
Ma che le importava di un stupido anello se accanto a sé aveva l’uomo più
meraviglioso del mondo?... anche se…
Sarah scacciò via quei strani pensieri e si lasciò andare nel suo abbraccio.
- Ecco,
questo è il mio alloggio.- Gli indicò con la mano non appena arrivarono al
palazzo.
Harm lo guardò con attenzione.
- Carino sei stata più fortunata. A me avevano assegnato una cosa orribile che
a stento si poteva chiamare casa.- Sorrise divertito
prendendola in giro.
- Stupido.- Lo colpì dolcemente con il pugno sul petto. – Ci vediamo domani
mattina così iniziamo a scambiarci le varie idee di come dividerci il lavoro e
collaborare insieme.- continuò voltandosi cercando le chiavi di casa.
- Mac?- La chiamò piano Harm cercando di attirare l’attenzione della donna.
- Mmmm...- mugugnò Sarah concentrata nel trovare le
chiavi all’interno della borsa. Rabb sorrise “sempre la solita” pensò divertito.
Harm prese la scatolina che custodiva gelosamente nella tasca, l’aprì facendo
brillare il diamante alla luce della luna, si inginocchiò, prese un gran
respiro per trovare il coraggio di esprimere quello che custodiva nel cuore e
poi la chiamò.
- Sarah...- iniziò con tono caldo.
Mac sentendosi chiamare per nome smise di cercare le chiavi e si voltò a
guardare l’uomo. Trattenne quasi il respiro vedendolo inginocchiato ai suoi
piedi mentre le mostrava in bella vista l’anello. Si portò una mano al cuore
come se con quel gesto potesse farlo smettere di battere così pazzamente, come
quasi volesse uscire dal suo petto.
- Harm...- riuscì a dire con un filo di voce prima che il groppo in gola che le
si era formato per l’emozione del momento la privasse della parola.
L’uomo le sorrise dolcemente.
- Sarah sei la persona più importante della mia vita fin dal primo momento che
le nostre strade si sono incrociate. Tu mi fai sentire speciale e l’uomo più
fortunato della terra solo perché sei al mio fianco, permettimi di esserlo per
tutta il resto della mia vita. Sarah Mackenzie mi vuoi sposare?- Le chiese con
voce ferma, sguardo deciso trattenendo subito dopo il fiato come se da quella
risposta dipendesse tutta la sua vita.
Mac si avvicinò di qualche passò, chinandosi su di lui fino a sfiorare le sue
labbra.
- Lo voglio con tutta me stessa: si.- Gli sussurrò sulla
bocca prima di baciarlo con passione.
Si baciarono a lungo consapevoli che quello era il primo passo per costruire
insieme il loro futuro.
- Wow!!!
Mamma non sapevo che papà fosse così romantico.- Disse la giovane donna quando
Mac finì di raccontare.
La donna rise di gusto all’espressione sbalordita dipinta sul viso della
figlia.
- Una dichiarazione da sogno!- Continuò estasiata mentre nella sua mente
iniziavano a prendere forma le immagini dei suoi genitori in quel momento.
- Eh già.- Confermò divertita Mac.
Le due donne rimasero in silenzio, sedute sulle poltrone in veranda, facendosi
accarezzare dall’aria calda del pomeriggio estivo.
- Come vorrei vivere una storia d’amore così!- Disse dopo un po’ la ragazza con
occhi sognanti.
Mac la guardò con amore e poi la circondò con un braccio attirandola a sé,
accarezzandole dolcemente la testa facendo scivolare tra le dita i lunghi
capelli castani della figlia.
- L’avrai piccola mia. In fondo hai solo sedici anni, vedrai, prima o poi verrà
anche il tuo momento.-
- Speriamo che arrivi presto!- Confessò impaziente.
Le due donne passarono il resto del pomeriggio a chiacchierare e Kate ne
approfittò per farsi raccontare dalla madre le numerosi missioni che aveva
fatto prima della sua nascita, di come aveva collaborato con l’allora Tenente Coats e il Sergente Galidenz,
degli scontri e battibecchi con il padre.
Il pomeriggio passò velocemente in quel viaggio nel passato.
- Ma mamma non ti mancano le missioni che per colpa mia no hai più potuto
fare?- Le chiese la figlia dopo che ebbe finito di raccontarle uno dei tanti
casi che l’avevano vista impegnata in Afghanistan.
Mac osservò attentamente la figlia.
Ogni giorno quando si soffermava a guardare quegli occhi verde chiaro così
simili a quelli del padre non poteva che ringraziare Dio per l’enorme fortuna
che le aveva donato: quella di essere madre.
Kate più cresceva e più diventava simile ad Harm, creando una perfetta e
complice sintonia tra padre e figlia.
Sorrise felice, aveva avuto tutto dalla vita, forse anche molto di più di
quello che aveva chiesto o solamente sperato.
- No.- Rispose semplicemente sorridendole. – Se
dovessi tornare indietro farei tutto quello che ho fatto.- Le disse prendendole
il viso tra le mani e posandole un bacio sulla fronte. – Tu e tuo padre siete
la mia fortuna.-
- Ti voglio bene mamma.- Le rispose sinceramente la ragazza abbracciando forte
la donna.
- Hei voi due!!- Uscì Harm in veranda – avete finito
di oziare?- Le ammonì con un finto tono di rimprovero.
- Invidioso Signor Ammiraglio?- Lo schermì Kate portandosi la mano alla bocca
per nascondere la risatina.
- Badi a come parli signorina Rabb.- Le puntò il dito
contro che prontamente la ragazza afferrò facendosi stringere dall’uomo subito
dopo e con l’altro braccio coinvolse in quel groviglio anche Mac.
Un colpo di tosse distrasse i tre dal loro momento famigliare e si girarono
nella direzione dove era venuto.
- Generale, Ammiraglio.- Salutò l’uomo con rispetto, sorridendo ai due
superiori.
- Maggiore Galidenz che bella sorpresa.- Disse Mac riconoscendo
l’uomo.
- Eravamo di passaggio e siamo passati a salutarvi.- Continuò la donna a fianco
dell’uomo.
- Capitano Coats che bella sorpresa.- Disse sorpreso
Harm scorgendo la donna andandole incontro. – Ma che ci fate da queste parti.
- Abbiamo avuto il trasferimento e visto che Jake frequenterà qui la scuola
siamo alla ricerca di una casa nei dintorni. Abbiamo appuntamento più tardi con
l’Agente immobiliare che ci deve mostrare una villetta.- Rispose Jennifer.
- Questa si che è una bella notizia!- Esclamò entusiasta Mac abbracciando la
donna – Chissà come si sarà fatto grande Jake.-
- Lo vedrà con i suoi occhi Generale. Dovrebbe essere qui a momenti.- Rispose
orgoglioso Galindez.
- Ma tu devi essere Kate?- Chiese Jennifer accorgendosi della presenza della
ragazza avvicinandosi a lei guardandola ammirata notando subito la somiglianza
sorprendente con il padre e la madre.
- Lo sai che io ti ho aiutato a nascere?- Le disse emozionata.
- Si mamma me lo racconta spesso aggiungendo tra l’altro che se non fosse stato
per lei Signora papà sarebbe ancora preso dal panico.- Rise divertita.
- Piccola impertinente.- La rimproverò divertito Harm mentre gli altri
scoppiarono a ridere. - Ma non stiamo qui, entriamo in casa.-
Entrarono in caso e si tuffarono nei ricordi.
Dopo un’oretta di chiacchere Kate lasciò i quattro adulti conversare
tranquillamente e andò a leggere un libro in veranda immergendosi completamente
nella lettura.
- Ciao!-
La voce squillante di quel saluto le fece distogliere l’attenzione dal libro.
Kate alzò la testa incrociando due occhi scuri come la pece che la osservavano
curiosi e sentì un tuffo al cuore.
- C-i-a-o.- Salutò il ragazzo imbarazzata arrossendo
lievemente.
- E’ questa la casa dell’Ammiraglio Rabb e del
Generale Mackenzie?- Le chiese guardandosi attorno.
Kate fece segno di si con la testa non riuscendo ad emettere nessun suono.
Tutto all’improvviso aveva perso l’uso della parola, non riuscendo a staccare
gli occhi da quel ragazzo.
- Allora tu devi essere Kate, io sono Jake!- Continuò entusiasto porgendole la
mano – Sai mia mamma ti ha fatto nascere.- Le sorrise più apertamente come se
fosse divertito da quella cosa.
Kate strinse la sua mano e sentì al contatto con essa un altro tuffo al cuore.
- Si lo so, mia mamma me lo racconta spesso quando vuole prendere in giro papà.- Disse tutto in un fiato alzandosi in piedi, notando
quando il ragazzo fosse molto più alto di lei.
Passato l’attimo iniziale di imbarazzo proseguirono la conversazione seduti
sulla ringhiera del portico facendosi accarezzare dal vento tiepido della sera.
- Ma allora sei qui!- Li raggiunse la voce severa di Jennifer che era uscita
per vedere come mai quel scapestrato di suo figlio non era ancora arrivato,
seguita subito dopo da Mac.
I due ragazzi quasi sussultarono a quella intrusione.
Il piccolo AJ attirò l’ attenzione di Sarah facendosi prendere in braccio.
- E tu? Non eri con papà?- Chiese divertita al piccino guardandolo dritto negli
occhi.
AJ era arrivato in un bel giorno di primavera, senza programmi, progetti,
all’improvviso quando ormai tutto era già stato deciso per essere una famiglia
a tre.
Mac strofinò la guancia sul quella del piccolo mentre le sue mani paffute le
accarezzavano il viso.
Erano passati sei anni dal quel piccolo miracolo e da allora Mac aveva imparato
a non stupirsi più di quanto poteva essere imprevedibile la vita.
Sarah si riconcentrò sui due giovani e poi si soffermò sulla figlia che era
completamente rapita da Jake.
Sorrise consapevole di quello che stava accadendo nel animo, mente e cuore di
Kate.
Inspirò impercettibilmente come a volersi farsi coraggio di quello che avrebbe
dovuto affrontare, ovvero dire ad Harm, che la sua bambina, non era più una
bambina!
Semperfidelis
Light
Un
speciale ringraziamento alle amiche del jagsite che
hanno collaborato a questa storia (penny, foxina,
sarah73, fra86), che senza il loro aiuto non avrebbe mai preso vita!!