Oh,yesterday came suddently...

di velvetmouth
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'incidente ***
Capitolo 2: *** Devi farcela, Paulie! ***
Capitolo 3: *** Lascia che sia... ***
Capitolo 4: *** Anche peggio della morte... ***
Capitolo 5: *** Yesterday ***
Capitolo 6: *** Sentimentalismi...non troppo sbagliati, in fondo ***



Capitolo 1
*** L'incidente ***



No, no, non ci siamo! Fermi tutti!
Gridò una voce acuta. La musica cessò.
Le chitarre si ammutolirono e i piatti della batteria non tintinnavano più.
Oh, che palle Paul, sempre la stessa storia!
John era esasperato e si notava dal tono della sua voce.
Possibile che stai sempre a bacchettare come una vecchia maestrina zitella?
Ringo e George scoppiarono a ridere.
Paul lanciò loro un’occhiata di fuoco.
Mi chiedo ancora perché resto con voi, che di musica non ne capite un’emerita sega!
I tre lo guardarono offesi e anche un po’ stupefatti.
Sì,ok, era noto che Paul fosse il più pignolo e il più esperto di musica in genere, ma il fatto che glielo facesse notare fece capire loro che era come temevano.
Paul aveva sempre pensato di essere superiore.
Non era una sorpresa, a dirla tutta, ma Ringo, George e John non ci avevano mai dato peso.
Pensavano che Paul scherzasse, che sì, avesse un ego molto smisurato rispetto all’effettiva realtà, ma per loro non era un problema.
Era definito il ‘’bel Beatle’’, un po’ di orgoglio bisognava lasciarglielo.
Ma non si trattava di questo...
Erano arrivati ad un punto di rottura, di non ritorno.
Non erano più i quattro ragazzini di Liverpool che suonavano al Cavern con due tizi come pubblico, adesso erano i Fab Four e i rapporti, anche se come fama e soldi andavano alla grande, si iniziavano a rompere.
E allora vattene Paul, la porta è lì! Nessuno ti fermerà, sta tranquillo!
Disse George, stranamente irritato, indicando la porta dietro di loro.
Lo sguardo di Paul era tradito, infastidito...
Quelli che aveva davanti non erano più i suoi amici di un tempo. Prese la giacca e se ne andò, sbattendo la porta.
Che se ne vadano al diavolo quei tre imbecilli! Non sono niente senza di me! Niente!
Paul salì sulla sua macchina, dando un ultimo sguardo alla porta della sala prove dalla quale era uscito.
Non aveva nessun rimorso...
Proprio nessuno...
Pigiò il piede sull’acceleratore e partì.
Ripensò agli anni addietro.
Di come tutto andasse stramaledettissimamente bene, di come si trovassero tutti più o meno d’accorto, certo le liti con John c’erano sempre, ma si sapeva che fra i due erano quelli con il comportamento da leader...Gli scontri erano inevitabili...
Ma basta pensare al passato.
Adesso i Beatles non c’erano più, erano morti.
La velocità aumentava e Paul si rendeva conto di quello che aveva fatto.
Troppo tardi, è troppo tardi ormai...Non saremo mai più quelli di prima, sia che io ritorni o meno...Cazzo, voglio solo tornare a casa!
Pensò a Linda e a come avrebbe rotto le scatole sapendo che aveva di nuovo litigato con ‘’i ragazzi’’ come li chiamava lei.
Non capiva, non capiva che non erano più il gruppetto di amici di un tempo...
Era preso dai suoi pensieri quando vide una ragazza, scossa in volto, lacrime che scendevano sulle guance.
Decise di fermarsi, tanto, peggio di così non poteva andare e poi, la ragazza non sembrava stare bene.
Hey, me lo daresti un passaggio?
Chiese lei, ancora piagnucolante.
Certo, salta su!
Disse Paul, con la sua voce allegra di sempre.
Scaccia via i pensieri brutti, Paul, dai...
Si ripeteva.
La ragazza salì sopra.
Non lo aveva riconosciuto, infatti continuava a guardare fuori dal finestrino.
Sembrava preoccupata, scossa.
Qualcosa non va?
Chiese Paul, stranamente tranquillo rispetto a poco prima.
La ragazza rimase a fissare il finestrino, volgendogli le spalle.
Tirò su col naso.
E’ che...Sono incinta...
Rivelò continuando a scrivere sul vetro appannato. Paul si voltò un attimo a guardarla.
Scommetto che i tuoi non lo sanno e sei scappata per questo...
Disse con un sorrisetto confortante.
Voleva aiutarla, anche solo parlandogli.
Già...
Disse in una specie di mugolio, aveva le braccia attorno alle gambe e continuava a guardarsi le scarpe.
Il mio ragazzo lo sa e ha detto che è contrario all’aborto, ma io questo bambino non lo voglio...Io...Io non so se potrei...
Stavolta la ragazza si era voltata, alla ricerca di un appoggio in quel ragazzo così gentile che l’aveva soccorsa.
Erano all’interno di una galleria, perciò non riuscì a vedere il viso del guidatore.
Senti...L’unica cosa che posso dirti è di seguire il tuo cuore, non pensare al dopo...Pensa a quello che ti senti dentro...Un bambino è un bambino, me ne rendo conto, ma... Pensa al suo futuro...Se lo uccidi non avrà possibilità...
Si interruppe, sorridendo verso la giovane.
A proposito, mi chiamo Paul.
Non aveva pensato neanche per un momento che la ragazza fosse una fan accanita dei Beatles e quindi, non aveva pensato ad un nome fittizio.
Paul...Mi ricordi qualcuno...
Disse la ragazza osservandolo nella penombra.
Ah, si?, me lo dicono in tanti...
Rispose Paul nascondendo un sorrisetto.
Io sono Rita, comunque!
Disse cercando di sorridere.
Vado all’ospedale per...
Disse intristendosi.
Sicura di volerlo fare?
Chiese di nuovo Paul, accelerando.
Sì, ci ho pensato molto...
Ok, ti porto lì e poi vado a casa, tanto non è molto lontano...
In quel momento la luce tornò sui loro volti e Rita, che aveva avuto una strana sensazione, capì perfettamente di avere il suo idolo accanto.
Oddio mio!
Gridò entusiasta.
Cosa?
Rispose Paul leggermente spaurito.
Sei Paul McCartney, oh mio dio! Oh no, non ci credo sei proprio tu! Sei il mio preferito!
Rita iniziò a saltare addosso a Paul.
Lui era nel panico.
Rita, si ok...Mi fa piacere, ma possiamo...Rita, ti prego, staccati!
Aveva iniziato a baciarlo sulla guancia e a stringerlo in un abbraccio così stretto che non riusciva più ad arrivare al volante.
Superarono un semaforo a tutta velocità.
Era rosso.
In quel momento un enorme camion attraversava la strada.
Un grosso boato, poi più nulla.
L’ultima cosa che aveva visto era stato un albero, aveva sentito come in lontananza, ovattato, l’urlo di terrore di Rita.
Lo sapevo che le fan, prima o poi...Mi avrebbero ucciso...
Pensò sarcastico, prima di chiudere gli occhi, come preso da un sonno profondo.

Riaprire gli occhi fu difficile, anche perché credeva di essere nell’Aldilà.
O forse c’era veramente.
Vide John, Ringo e George.
Ehy ragazzi, sono tornato...Sono stato un coglione, lo so!
Disse con aria dispiaciuta, alzandosi a fatica e poggiando il braccio sulla spalla di John.
Loro non sembrarono accorgersi di nulla... Lo ignoravano, ma non sembravano farlo apposta, sembrava piuttosto che fossero stati immobilizzati.
John...?
Chiese Paul parandosi davanti all’amico e passando una mano davanti agli occhi.
No, non lo vedeva...
Sembrava cieco.
Andò davanti a Ringo.
Dai, basta con gli scherzi, scemo!
Gli disse scompigliandogli i capelli con un sorriso idiota.
Nessuna risposta, neanche un battito di ciglia.
Paul si ammutolì all’improvviso, preso dal panico.
Lo sguardo degli amici era fisso, vitreo.
Oh mio Dio...
Cosa è successo Georgy? Rispondimi!

Aveva detto in preda al panico, iniziando a scuotere il chitarrista dalle spalle.
Eddai, vi prego! Ho detto che mi dispiace!
Urlò, preso dalla paura e con fiotti di lacrime che uscivano dagli occhi.
Era un incubo, doveva esserlo!
Oh dio,che cazzo...Oh no, io non volevo morire! Che ho fatto?!
Iniziò a tormentarsi, mettendo le mani fra i capelli e a piangere disperatamente.
Dov’era?
Spostò lo sguardo dove c’erano i suoi amici.
Erano ancora lì, le facce inespressive e immobili.
Si, Paul, è un brutto sogno, ora chiudi gli occhi e non ci sarà più niente...


Cercava di ripetersi, tranquillizzandosi, ma non faceva altro che peggiorare...

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Capitolo 2
*** Devi farcela, Paulie! ***


.John

Chissà che fine ha fatto quel pazzo...
Dissi aspirando il fumo dalla sigaretta.
Era stata una litigata schifosamente orrenda.
Cazzo.
Abbiamo litigato con Paul, di nuovo.
Che se ne vada al diavolo!
Esclamò all'improvviso George, scattando in piedi.
George!
Lo rimproverammo io e Ringo all'unisono, nemmeno a farlo apposta.
Ma sì, ma sì, lo so che lo pensate anche voi!
Disse andando alla finestra.
Paul è impazzito in quest'ultimo periodo.
Non fa altro che rompere.
Non va bene qui, non va bene là.
Se ci scioglieremo sarà solo per colpa sua!
Smettila George!
Ho tuonato io.
Se c'era una cosa sbagliata da dire era quella! Non era soltando colpa di Paul se ci saremmo divisi.
Ringo e George mi guardarono spauriti.
Nella mia vita avrò gridato si e no 2 volte, e loro non mi avevano mai visto realmente incavolato...
Lo sappiamo tutti che Paul è strano, in quest'ultimo peridiodo.
Non è un mistero.
Ma dobbiamo aiutarci, non possiamo mollare proprio adesso!
Così tante persone rimarranno deluse! Non possiamo proprio.
Ed eccomi lì, l'avevo buttata sul sentimentale, la cosa che mi riusciva meglio.
Hai,hai ragione John...Io, non so cosa mi è preso...
Si affrettò a scusarsi George, gli occhi lucidi, la voce tremolante.
E' sempre stato il più buono, il più piccolo...
Il più tenero di noi quattro.
Povero,piccolo Georgie...
Mi avvicinai a lui, mettendogli una mano sulla spalla.
Ti è preso che gli vuoi bene, ecco cosa c'è!
Sorrisi io, rivolto anche a Ringo che annuì sorridendo.
Io direi di andare a riacchiappare quel matto prima che faccia cazzate!
Trillò Ringo, calandosi il berretto e prendendo il giaccone.
Scendemmo in strada verso la macchina di George.
Mi misi alla guida, George accanto e Ringo dietro.
Ragazzi, ma perchè da quando vi conosco mi tocca stare sempre dietro?
Chiese scoppiando a ridere.
Perchè sei un gran coglione, Starr!
Esplosi io sorridendo.
Non so, ma avevo uno strano e orribile presentimento...
E se gli fosse successo qualcosa?
Di solito non mi sbagliavo e il mio sesto senso ci azzeccava sempre.
Sperai che quella volta facessi cilecca.

Passammo la galleria e dopo circa un chilometro, vedemmo uno spettacolo raccapricciante.
La macchina di Paul era schiantata ad un albero, c'era sangue dappertutto.
Scesi dalla macchina correndo, precipitandomi verso Paul.
Lui era lì, per terra, un grosso taglio in testa e litri di sangue che sgorgavano.
Cazzo, Paul!
Gridò Ringo in preda al panico.
Chiamate aiuto!
Dissi io rivolto a loro due.
Corsero verso una villetta non lontana da lì.
Oddio, Paul...Ti prego non mollarci.
Lo so che sei uno stronzo,petulante, pignolo, perfezionista, ma noi ti amiamo!
Supplicai, piansi, scoppiai a ridere.
Non so cosa feci.
Ero in un limbo.
Il mio migliore amico, forse morto, tra le mani.
Presi la sua mano, il polso e constatai che c'era battito, seppur lieve...
Dio, lo so che non ti ho mai chiesto niente, anche perchè sono fermamente convinto che non esisti,ma ti prego,
se ci sei, salva questo enorme coglione qui davanti!

Sento un rumore.
Un'ambulanza si avvicina.
Mi dicono di spostarmi mentre Paul viene caricato su una barella.
Dicono che per la ragazza non c'è nulla da fare.
Paul è grave e non sanno se si rimetterà.
Dio, che idiota sono stato!
Non ci credo, non posso crederci che sia morto.
Io, George e Ringo rimaniamo lì, immobili come statue ad osservare l'ambulanza andarsene a tutta velocità, mentre la vita di Paul è appesa ad un filo.
Se lui muore, anche i Beatles moriranno...
Ringo.
Sempre stato il più saggio, anche con le sue battute...
Ci stringiamo tutti e tre in un grande abbraccio.
Siamo uniti, Paul, siamo uniti e crediamo in te.
E per la prima volta tutti e tre comicamente attaccati a piangere, ci rendiamo conto che non siamo nulla,
senza un pezzo di quello che siamo diventati...
Devi farcela Paulie!

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Capitolo 3
*** Lascia che sia... ***


Mamma?
Una donna.
Bella, ancora giovane avanzava verso Paul.
Era strana.
Sembrava trovarsi in un'innaturale pace interiore, ma sul suo viso traspariva preoccupazione.
Era bellissima, come immersa in una enorme nuvola di vapore e luce.
Let it be...
Continuava a ripetere...
Lascia che sia...
Mamma!
Gridava Paul, fra le lacrime di gioia.
Sua madre...
Era morta quando aveva appena 14 anni.
Lei continuava ad osservarlo e sorridere, ma era come se si allontanasse da lui, camminando all'indietro senza poggiare i piedi.
Che ci fai qui?
Gridò Paul correndo ad abbracciarla e lasciando che lei gli scostasse i capelli dalla fronte, come faceva una volta.
Dovrei chiederti la stessa cosa,Paul.
Sei tu a non essere al tuo posto...
Disse con un sorriso malinconico.
Paul si raggelò, cosa significava, tutto ciò?
Era realmente morto, ma non doveva esserlo?!
Si osservò intorno.
Non aveva fatto caso di essere in un giardino verde, tagliato con l'erba fresca e odorosa.
No, prima non c'era il prato...
Si disse, confuso.
Tu non dovresti essere qui...
Ripetè la madre sedendosi ad su una poltrona che, Paul giurò su se stesso, prima non c'era veramente.
Si mise a sedere accanto a lei, su una sedia.
Ma...Dove siamo, in Paradiso?
Chiese sarcastico Paul, prendendo un pasticcino dal tavolo.
La mamma lo guardò dolce.
Più o meno.
Non chiami i tuoi amici?
Chiese indicando i tre, ancora fermi come baccalà.
Lo farei, ma sembrano morti...Voglio dire, non rispondono...
Disse guardando spaventato la mamma, come se potesse dargli una spiegazione plausibile.
Sei cresciuto tanto, Pauly...
La mamma lo carezzò sulla guancia.
Oh mamma, mi sei mancata così tanto!
Piangnucolò Paul, che tra le braccia di sua madre, si sentì tornare un pò bambino, come quando usciva per strada a giocare con gli altri bambini e tornava sempre con qualcosa di rotto...
Anche tu, caro...Anche tu...
Mamma, mi spieghi cosa è successo...Nel senso, sono morto o no?
La madre sorrise.
Sta a te decidere, Pauly...
Ma ricorda...Lascia che sia...
Paul abbassò lo sguardo, corrucciato, cosa intendeva con Lascia che sia?
Lo rialzò, ma sulla poltrona verdognola dove sedeva la mamma fino ad un secondo prima, non c'era nulla...
Mamma? Cosa vuol dire?
Mamma! Non lasciarmi di nuovo!
Urlò al nulla, a quel profondo ed immenso cielo sopra di lui.
Sapeva che era ancora lì da qualche parte e che, in qualche modo potesse sentirlo.
E ora che faccio?
Si chiese disperato.
Era intrappolato in una semispecie di Paradiso mezzo strambo, con quei tre idioti di Paul, Ringo e George che sembravano, a dirla tutta, molto più morti di lui.
Poi, all'improvviso sentì una fortissima fitta alla testa.
Si accasciò a terra, urlando.
Sentiva il sangue fuoriuscire e scorrergli sugli occhi.
Era diventato tutto buio e tutto intorno a lui era scomparso.
In lontananza, sentiva solo una voce.
Una voce familiare.
John.
John lo stava chiamando.

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Capitolo 4
*** Anche peggio della morte... ***


.Paul

Apro gli occhi.
Sono in una stanza tutta bianca.
Spero che quelle di prima siano state solo allucinazioni...Sai, magari come quando prendi LSD.
Mi sollevo sui gomiti e mi guardo intorno.
Sono in un ospedale, questo è sicuro.
C'è odore di medicina e malattia, quell'odore pungente che ti avvolge e vorresti scappare.
Vado alla finestra.
No, troppo alto, mi sfracellerei.
Torno sulla poltrona dove ero.
Nella stanza c'è un tizio.
Non ho capito perchè a lui l'hanno messo nel lettino, e io , reduce da un incidente e con la testa spappolata, mi hanno messo su una poltrona.
Il bello è che non sento dolore, mi tocco la ferita ma sembra non esserci più nulla.
Devono essere in gamba i dottori, qui.
Penso mentre mi avvicino al tizio.
E' tutto imbacuccato nelle coperte e attaccato ad un coso che lo fa respirare, sembra dormire ma...molto più profondamente, stile Bella Addormentata.
Scosto la coperta, non so perchè, ma mentre lo sto facendo, sento la porta aprirsi.
Mi fiondo sulla poltrona con fare innocente, tenendo le mani strette sulla pancia e gli occhi chiusi.
Appena so che il nuovo arrivato non mi può vedere, sollevo lentamente la palpebra sinistra.
E' Linda!
Che va verso...il tizio?!
Linda, amore?
La chiamo.
Non si volta, non sembra avermi nemmeno sentito.
Mi alzo e vado verso di lei, che intanto si è messa a sedere vicino a quello.
Linda, lo so, ho fatto una cavolata, ma non potete continuare a ignorarmi, dai!
Sorrido in tono scherzoso, anche se non ci sarebbe un cazzo da ridere.
Paul.
Alleluja, qualcuno che mi risponde dopo circa 10 anni.
E' un passo avanti!
Ti ho portato questo, è il tuo basso...
Solleva per un attimo il viso, per scostare le tende.
Ha un'espressione afflitta e gli occhi gonfi.
Ha pianto.
Tutta la notte, come minimo.
Prende una sacca che conosco bene e la poggia sul lettino del moribondo.
Linda, ehi, sono qui...Perchè piangi?
Le poggio una mano sulla spalla.
Non sembra neanche percepire il mio tocco.
Poggia una mano sulla fronte dell'uomo nel lettino, scostando il lenzuolo dal viso e lo vedo.
Sono io.
Sono io il moribondo del lettino.
Mi sento svenire.
Le gambe mi tremano e vedo tutto offuscato, per un momento.
Ma dove sono?
Chi sono?
Oh mio dio!!!
Inizio a urlare, perchè nessuno mi sente?
Che cazzo è successo????!
E proprio mentre sto dando di matto, urlando come un pazzo sfrenato, la porta si riapre.
Ed eccolo lì.
John Lennon, un pacchetto fra le mani e un'aria così triste che mi viene voglia di dargli un pugno in faccia.
Ehi, John, dai, smettiamola con questa farsa e torniamo come prima!
Ho sempre pensato che fosse un bravo attore, gliel'ho sempre detto che, se non avesse suonato quella cazzo di chitarra, avrebbe avuto un futuro niente male ad Hollywood.
Mi paro davanti a lui, con la ferma convinzione di non lasciarlo passare, finchè non mi dica cosa cazzo sta succedendo.
Mi trapassa.
Bene, sono un fantasma.
Scoppio a ridere, per disperazione, penso.
Sono entrati anche Ringo e George.
Eccoci, la famigliola al completo.
Esulto sarcastico, mettendomi accanto a Linda, su una sedia pieghevole.
Tanto vale ascoltare cosa dicono, tanto, sono morto!
E' incredibile con che leggerezza sto prendendo la cosa, voglio dire.
Uno si fa mille problemi su come, quando e perchè morirà e poi quando succede, Puf!
E' tutto finito, niente problemi, niente dolore, niente angioletti o diavoletti che ti punzecchiano.
Bhe me lo aspettavo peggio,sinceramente.

Come sta?
La voce di John sembra un lamento.
Non l'ho mai sentito così, mai.
Mi vuole bene quel brutto pezzo di merda!
Penso, mentre una lacrima mi scende lungo la guancia.
Linda sospira, cercando di controllare i singhiozzi.
E' sempre stabile, ma non migliora...E' in coma da 2 settimane, John!
Scoppia a piangere, gettandosi tra le braccia di Lennon, che le accarezza i capelli biondi.
Coma.
Perfetto!
Anche peggio della morte!
Linda singhiozza, John mi guarda come se fossi un pezzo di carne in decomposizione, Ringo si nasconde dentro al cappello e George guarda fuori dalla finestra, asciugandosi gli occhi di tanto in tanto.
Che bel quadretto felice!
Esclamo saltando sul letto.
Tanto sono fatto di ectoplasma...
Non era quello che volevate?
Levarvi di torno la rogna? Cioè io?
Inizio a gridare furiosamente, cerco di afferrare gli oggetti e spaccarli per terra, prendo lampade, cuscini, vasi di fiori...
Ma niente, non posso afferrare niente.
Mi butto sulla sedia, sconsolato...
Era meglio morire...
Dico, guardando l'ultima lacrima di Linda, prima che dica:
Io non ce la faccio a stare qui,non...Non posso vederlo...in quello stato...
Esce, per non ritornare più, forse.

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Capitolo 5
*** Yesterday ***


.John

Ero a pezzi, sia fisicamente che moralmente.
Paul era lì, steso, inerme.
Mi faceva impressione, sembrava morto.
Linda se n'era andata...
Potevo capirla, stavano insieme da poco e le era capitato tutto questo...
Mi sedetti al posto dove era seduta lei, poco prima.
Ehi, Paulie!
Dissi, soffocando le lacrime con un sorriso poco convincente.
Ti ho portato questo...
Presi il pacchetto dai piedi del letto, lo scartai e presi il e lo misi nel giradischi accanto al comò.
Io, George e Ringo avevamo chiesto di farlo portare...Speravo che con la musica si risvegliasse o almeno, muovesse quegli stupidi occhi verde foglia che facevano impazzire tutte le ragazzine.
Il giradischi iniziò a suonare.
La voce di Paul iniziò a cantare...
Yesterday.
La prima canzone che aveva composto da solo e che dopo anni e anni di titubanza, aveva deciso di mettere nel nostro album, Help! del '65.

Yesterday, all my troubles seemed so far away
Now it looks as though they're here to stay
Oh, I believe in yesterday 
Suddenly, There's a shadow hanging over me 
I'm not half the man I used to be
Oh, yesterday came suddenly
Why she had to go I 
don't know she wouldn't say 
I said something wrong, now I long for yesterday
Yesterday, love was 
such an easy game to play 
Now I need a place to hide away
Oh, I believe in yesterday
Why she had to go I 
don't know she wouldn't say 
I said something wrong, now I long for yesterday
Yesterday, love was 
such an easy game to play 
Now I need a place to hide away
Oh, I believe in yesterday
Mm mm mm mm mm mm mm


Socchiusi gli occhi.
Non era mai stata una canzone che amavo, specie perchè quel testone aveva voluto metterla nel nostro album, ma solo dopo ne capii il significato.
Non era rivolta ad una vecchia cotta di Paul,come tutti pensavano, bensì a sua madre.
Paulie, che bravo, stupido, ragazzo testone.
Paulie.
Vidi Ringo passarsi una manica sugli occhi,
piangeva e come lui anche George.
Come spinti da una forza sovrannaturale, tutti e tre ci mettemmo a cantare gli ultimi versi della canzone di Paul.

Yesterday, love was such an easy game to play
Now I need a place to hide away,
oh...I belive in yesterday...

Svegliati, Paulie, dai!

La voce di George era supplichevole, sconcertante...
Sembravamo fantasmi.
Le occhiaie ci incorniciavano gli occhi.
La pelle era tirata, le guance umide per aver pianto ininterrottamente per giorni...
Mi alzai dalla sedia.
Dai,ragazzi...Torniamo domani...
Ci vediamo, Paulie.
Lo salutai, come se potesse sentirmi.
I dottori dicevano che eravamo degli idioti a parlargli, ma io ho sempre pensato che i dottori sono nati per far ammalare la gente e di malattie non ne capiscono un cazzo.
Spensi il giradischi e passai una mano fra i capelli di Paul.
Il suo volto era rilassato, aveva una specie di sorrisetto impertinente, il suo solito, ma forse era solo una mia impressione.
Io e gli altri ci stavamo incamminando verso la porta, per andarcene, come l'ennesima volta.
Entravamo con un mare di aspettative e ce ne tornavamo affranti e con un peso in più sullo stomaco.
Si sarebbe mai svegliato?
Ehi, cazzoni! Dove credete di andare?
Non vi libererete molto presto di me!

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Capitolo 6
*** Sentimentalismi...non troppo sbagliati, in fondo ***


.Paul

Linda era appena uscita e io, o almeno quello che credevo essere il vero me, continuava a piangere.
Erano lacrime liberatorie, in un certo senso.
Cazzo, voglio dire...Non so neanche cosa sono e perchè il mio corpo è lì...
Sono forse la mia anima?
Cioè sono forse l'anima di Macca?
Eppure mi sembra di essere me, ma non lo sono perchè nessuno mi vede e mi sente.
E poi perchè dovrei essere lì, in coma...
Che bella situazione!
Gli altri 3 coglioni non facevano che peggiorare le cose, con voci lamentose e pianti ininterrotti.
E' strano sapere che loro non mi possono sentire, nè vedere...
E' strano non potergli parlare, sorridergli, fare le nostre solite cazzate.
Mi mancano...
Non pensavo di poter dire una cosa del genere.
I sentimentalismi...
Una cosa che pensavo di non provare mai e invece...
Guardo George.
Little Georgie, come lo chiamo io.
Si incazza di brutto quando glielo dico...
Che tra l'altro tra noi quattro è il più maturo, ma anche il più simpatico, lo so, non si direbbe...
E' timido e ci mette parecchio ad uscire dal guscio, con una persona, ma quando lo fa, è travolgente!
Piange anche lui.
Naturalmente!
Penso, facendo roteare gli occhi al cielo.
Ringo.
Ringo è un personaggio, niente da aggiungere.
Non saprei nemmeno come descriverlo.
Ringo è Ringo.
Sorrido mentre lo vedo nascondere le lacrime sotto al cappello.
Neanche lui ama farsi vedere troppo sentimentale, anche se sanno tutti che è un agnellino...
Pazzo, Ringo.
E poi, naturalmente c'è John.
L'inimitabile John.
Ci sono stati molti scontri fra noi, siamo entrambi  testardi e nelle nostre diversità siamo pericolosamente simili.
John è proprio matto.
Ma guardandolo adesso, lo vedo sotto una luce nuova, diversa.
John che piange...
L'ho visto solo due volte in vita mia.
Quando è morta sua mamma e adesso.
Significo molto per lui e, sinceramente...Non lo pensavo...
Poi, senza il minimo preavviso, vedo John avvicinarsi a me (cioè, a quello steso sul lettino, che poi sarei io lo stesso...)
Ok, mi vuole ammazzare, me lo sento...
Oltretutto non avrebbe nemmeno tutti i torti...
Mi dico mentre osservo la scena.
E invece no, il buon John mette un disco nel giradischi e inizia la musica.
Yesterday...
Non posso fare a meno di sorridere di fronte al bene che mi stanno dimostrando i ragazzi.
Cantano per me.
La mia canzone.
Mi verrebbe da andare lì, abbracciarli e...Fanculo i sentimentalismi!
Li abbraccerei e piangerei con loro...
Sono come fratelli per me...E me ne rendo conto solo adesso, quando ormai tutto è perduto.
Non mi sveglierò più, non avrò più la possibilità di fargli capire quanto anche io tenga a loro.
Sono un fallito, uno stronzo.
Uno che non fa mai capire a chi gli vuole bene che anche lui ha un cuore...
E allora non mi resta che l'ultima spiaggia...
Canto, canto anche io con loro.
Ad occhi chiusi, per non essere obbligato a rispecchiarmi nei loro, così limpidi e sinceri.
Mi vergogno di me.
Piango e canto.
Ingoio le lacrime...

Yesterday, love was such an easy game to play
Now I need a place to hide away,
oh...I belive in yesterday...

Mi sento...strano.
Come se le forze mi abbandonassero.
Un sonno micidiale mi attanaglia.
Ecco, ci siamo, ora morirò...
La morte non è brutta come si descrive, è come...tornare a casa dopo una corsa, o un concerto stancante e accorgersi che ci si è addormentati prima di toccare il cuscino.
Linda, ti amo...
Penso, ricordandola con quel suo bel sorriso i capelli biondi sciolti...
Dò un ultimo sguardo, l'ultima immagine che vedo, prima di chiudere gli occhi, sono loro che si allontanano.
Addio, ragazzi...
Sussurro.


Tutto è bianco.
Ok, sì, questo è il paradiso...
Mi sento stranamente vivo, rispetto alle ultime ore.
Mi sollevo sui gomiti e non posso credere a quello che vedo.
Sono nel lettino, collegato ad uno strano coso che pompa aria.
Sono vivo!
Cioè, lo spero!

Ehi, cazzoni! Dove credete di andare?
Non vi libererete molto presto di me!
Urlo, scoppiando a ridere.
So che mi sentiranno, devono sentirmi.
Per un attimo ho il terrore che sia tutto come prima, che io debba vagare sulla terra come un'anima in pena, poi, vedo Ringo voltarsi e corrermi incontro.
Mi abbraccia.
Più che altro mi soffoca.
Brutto idiota! Ci hai fatto prendere un colpo!
Mi urla in un orecchio, inondandomi di lacrime.
John arriva con un pugno alzato e l'aria incavolata.
Mi da un colpetto sulla testa.
L'ho sempre detto che sei uno stronzo coi fiocchi, McCartney!
Scoppiamo tutti a ridere.
La scena è surreale.
Tre secondi prima avremmo potuto annegare l'intera Londra con i nostri piagnistei, ora con le nostre risate avevamo fatto accorrere mezzo ospedale.
Cosa succede?
Chiede un'infermiera bassa e tozza, tutta spaurita.
Nulla.
Risponde George ammiccando verso di me.
Un gran coglione è appena tornato fra noi!


FINE

PS:
So che non è una grande FF, ma ero molto presa dal fatto dell'incidente che ebbe Paulie e così mi sono messa a scrivere, lo so il finale è troppo scontato, ma che ci posso fare, amo i finali ''E vissero tutti felici e contenti'' xD
E poi non ho mai creduto che Paul sia morto e sostituito da un sosia...La storia non regge, dai!
Credo che scriverò qualcos'altro sui Beatles, anche perchè li adoro!
A presto ^^

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