Somnum Exterreri Vol.1

di NightSilence
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Faber est suae quisque fortunae ***
Capitolo 3: *** Memento audere semper ***
Capitolo 4: *** Alea iacta est ***
Capitolo 5: *** Quem metuunt, oderunt ***
Capitolo 6: *** Ab uno disce omnis ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


•Prologo•

•••

Il ragazzo rabbrividì, stringendosi nella lunga giacca. Percepiva il gelo penetrargli fin dentro le ossa, cristallizzando i vasi sanguigni e trasformando il respiro in piccole nubi congelate. Non vedeva l'ora di mettersi a fare qualche cosa e scaldarsi un po'. Si sentiva inutile standosene lì fermo impalato, seduto sul moncone di quella che un tempo era una colonna.

Il tempo pareva essersi dilatato all'infinito da quando l'uomo più anziano si era messo a fare, beh qualunque cosa stesse facendo: pregare? Meditare? Richiamare i morti? Qênān non ne aveva la più pallida idea, sapeva solo di starsi annoiando. Non succedeva nulla:
il giardino era avvolto nel silenzio più totale. Anche sforzandosi di tendere l'orecchio tutto gli arrivava ovattato, come se i rumori degli animali notturni fossero solo un canto lontano. Perfino il vento pareva essersi placato.

Mentre si arrampicavano maldestramente lungo il ripido sentiero che portava fino al vecchio tempio ormai in rovina, ricordava di aver dovuto far particolare attenzione a come si muoveva per non venire spazzato via, mentre adesso nemmeno una leggera brezza gli scompigliava i capelli scuri già arruffati di loro. Gli era stato ordinato di non parlare o fare qualsiasi altro rumore fino a che non gli fosse stato dato il permesso, e questo non fece che aumentare l'impazienza del ragazzo. Non poteva nemmeno lamentarsi, che diamine! Per lo meno avrebbe potuto respirare un po' di aria fresca invece di quella stantia e soffocante della sua torre dalla quale non poteva nemmeno osservare gli alberi e il cielo.

Per molto tempo quelle due cose, insieme a tante altre, per lui non erano stati altro che qualcosa di sentito raccontare dal padre quando da piccolo lui gli chiedeva insistentemente di dirgli ancora e ancora com'era il mondo là fuori, oppure, nelle immagini dei tomi che gli venivano portati per passare il tempo quando ancora non era in grado di leggere.

Alzò gli occhi facendo perdere lo sguardo per l'infinita distesa blu trapuntata di stelle sopra di loro che faceva capolino dalla cupola sfondata che li sovrastava.

Voleva imprimersi per bene quell'immagine nella mente per quando sarebbe stato di nuovo rinchiuso in quella cella buia che chiamava casa, l'unica che aveva mai conosciuto. Se tutto avesse funzionato quella sera magari non ci sarebbe più dovuto tornare.
In qualche modo era fiducioso, dentro di se sapeva che sarebbe successo qualcosa.
Doveva essere così.

Una leggera pellicola irridescente si interpose tra lo sguardo di Qênān e l'amato cielo.

•••

Dopo una ventina di minuti, Qênān riportò gli occhi sull'anziano che, dopo un tempo che gli parve interminabile, finalmente si stava alzando. Dovette puntellarsi con una mano sul ginocchio per riuscire a mettersi in piedi ma crollò di nuovo ad affondare nel fango per un violento attacco di tosse. Non era di età troppo avanzata, ma i segni del tempo scavavano ormai prepotentemente sul suo viso e la salute piano piano lo stava abbandonando rendendolo ogni giorno sempre più debole.

Qênān si alzò di scatto dalla sua postazione e prontamente afferrò l'uomo per le spalle facendolo sedere.

-Padre, state bene?-

Lui gli fece cenno di calmarsi con una mano. Respirava a fatica e gli occhi lattiginosi si erano fatti lucidi.
-Preparati ragazzo. Rammenta quello che ti ho spiegato- disse semplicemente tamponandosi le labbra con un fazzoletto.
Lo ripiegò e lo ricacciò in tasca con furia senza curarsi delle goccioline di sangue che lo tingevano.
Qênān era riluttante a lasciare lì l'uomo, ma sapeva che era inutile provare a discutere con lui.

Si sfilò la giacca, rimanendo con la sola camicia a proteggerlo dal freddo notturno, e la posò sulle spalle del padre.

La barriera di protezione che aveva creato poco prima gli aveva prosciugato le energie, ma non bastava a salvarli dal freddo, perciò non voleva che le sue condizioni peggiorassero ulteriormente, non era che erano arrivati così vicini al loro obiettivo.

Fece come gli era stato ordinato e si posizionò al centro della porzione circolare di ciò che rimaneva del pavimento, in corrispondenza dell'occhio della cupola, ora occupato dal rotondo viso della luna piena.
Appoggió le ginocchia a terra insieme ai palmi delle mani, chiuse gli occhi e iniziò a concentrarsi sul respiro.

Inspira.
Trattieni.
Espira.
Uno, due, tre.
Inspira. Uno.
Trattieni. Due.
Espira. Tre.

Continuò così per un paio di minuti, durante i quali non successe molto, ma presto sentì il corpo irrigidirsi. Diventava sempre più faticoso continuare a mantenere il ritmo, ma continuò fino a che non percepì il suo corpo vibrare. Era come se migliaia di formiche gli stessero marciando sul corpo.

Inspira. Trattieni. Espira.

Sentiva suo padre esclamare di gioia, ma era lontano, troppo lontano per capire cose stesse dicendo.
"Non perdere la concentrazione", si disse. Il suo corpo bruciava, faceva male, ma strinse la mascella e continuò.

Dalle palpebre riusciva a intravedere i raggi lunari farsi sempre più intensi, illuminando a giorno i ruderi del tempio, scottandogli la pelle più del sole a mezzogiorno.

Perle di sudore rotolavano lungo la pelle scoperta evaporando al contatto con quel calore innaturale. Il fiato gli si mozzò in gola. Il cuore mancò un paio di battiti mentre veniva investito da una improvvisa scarica di energia che gli fece perdere il controllo. Poi una seconda e una terza.
Il dolore dal petto si era propagato fino ad arrivare alla testa per prendere controllo dell'intero corpo.

Cercò di staccare le mani dal pavimento ma queste gli parvero quasi incollate ad esso, come se questo le stesse trattenendo verso il basso. Concentrò le poche energie che gli erano rimaste nelle dita e tirò più forte finendo per rotolare all'indietro. Attese immobile di riprendere controllo del proprio corpo e di riuscire ad avere le forze necessarie di riuscire per lo meno a muovere la testa.

Il sangue gli rimbombava e fischiava nelle orecchie e la vista gli si era appannata, dovette sbattere qualche volta le palpebre per riuscire a riacquistare la vista normale. Si sentiva invecchiato di almeno un centinaio di anni, un vecchio eremita matusalemme le cui ossa cigolano come se stessero per staccarsi da un momento all'altro ad ogni più piccolo movimento.

Era proprio così che si sentiva mentre tentava faticosamente di mettersi prima a carponi, e successivamente in ginocchio, e poi in posizione eretta.

Dovette darsi qualche secondo di pausa a metà per via di un forte capogiro. Quando alla fine riuscì a riacquistare il suo contegno, si spazzolò i vestiti e solo quando alzò la testa si rese conto di essere solo.

•••

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Capitolo 2
*** Faber est suae quisque fortunae ***


•Faber est suae quisque fortunae•

•••

La principessa Ilae si chinó verso terra, cercando di raccogliere il pesante bagaglio che avrebbe viaggiato insieme a lei fino all'Accademia nella quale avrebbe vissuto per diversi mesi. Afferró un manico, ma nonostante tutta la forza che ci stava mettendo, più tirava più si feriva le dita. Quindi si arrese, lasciando la grossa borsa in stoffa colorata di un blu regale sul pavimento davanti alla porta della stanza sua e della sua gemella, che intanto l'aveva affiancata.

-Lascia perdere, Hymoir ha detto che arriverà a breve a prendere i bagagli. Solamente lui può farcela a sollevare tutte le paia di scarpe che ci hai infilato.- scherzó Naev, prendendo la sorella sottobraccio.

-Cosa staresti insinuando, scusa?!- chiese offesa Ilae, lanciandole un'occhiataccia.
Dopo qualche secondo, entrambe le ragazze scoppiarono a ridere.
-Non saró certo io a giudicarti.- disse Naev tra le risate, asciugandosi una lacrima dall'occhio destro. -Dentro al mio bagaglio ci saranno minimo centocinquanta vestiti da sera, senza contare quelli da giorno. Comunque, dovremmo proprio scendere. Papà ieri sera ha detto che questa mattina farà colazione con noi, credo che voglia salutarci come si deve. Dopotutto non abbiamo mai lasciato il castello per così tanto tempo.-

Ilae annuì, sistemandosi sulle spalle alcune ciocche corvine che erano sfuggite dall'acconciatura, e poi spazzolandosi la gonna del lungo vestito velato di tulle grigio, lo stesso della sorella, con uno spacco che lasciava intravedere la gamba sinistra delle ragazze.

Il corpetto dell'elegantissimo abito che indossavano era adornato da preziosi diamanti uniti in una sorta di ghirlanda che circondava loro la vita stretta. Le maniche erano leggere, cucite con un solo velo di quel tulle lucido e meraviglioso.
Le spalle non erano coperte, l'abito infatti era scollato e lasciava vedere la parte in alto del busto. Il corpetto partiva dal seno delle due ragazze, anche lì ornato da piccoli diamanti che venivano giù a cascata.

Le principesse infatti erano abituate a venire vestite di abiti meravigliosi, unici nel loro genere, perché era usanza del loro regno lasciare che le fate che abitavano il palazzo si occupassero di confezionarli per loro.
Nessuna sarta al mondo poteva riprodurre quei capolavori, e di questo le ragazze ne erano sicurissime.

Non che per le due principesse i vestiti fossero l'unica cosa che passava loro per la testa, certo, ma anche l'occhio voleva la loro parte, e tutti nel regno potevano stare certi che al passaggio delle sorelle, qualsiasi uomo, donna o bambino si sarebbe girato per ammirarle per la straordinaria bellezza che le contraddistingueva dagli altri abitanti dei diversi villaggi del regno di loro padre.

La pelle bianca come la porcellana più preziosa, i capelli scuri e lucidi come le ali dei corvi che volavano spesso nel cielo sopra le case e intorno al palazzo, e i quali erano fedeli al re per qualche strana ragione, gli occhi penetranti che alcuni giuravano di averli visti proprio viola, e non blu come si affermava in giro, il portamento regale che si poteva apprendere solo in un palazzo maestoso come quello del sovrano Eóghan, e ovviamente lo sguardo misterioso ma educato che le sorelle avevano sempre adottato nei confronti dei sudditi.

Queste erano le caratteristiche note a tutti, e non era molto. Molti non vedevano la famiglia reale da anni, da quando la regina era morta tragicamente.

Alcuni affermavano che il re fosse ancora a lutto, e tutti gli abitanti in effetti erano testimoni di quanto il sovrano avesse amato la donna.
Il matrimonio dei due era stato ovviamente in grande stile, una festa enorme, tutti i cittadini erano stati invitati, dal più povero al più ricco, nessuno escluso.

Il banchetto che si era tenuto a seguito della cerimonia era stato il più maestoso al quale la maggior parte dei presenti aveva preso parte, e in quell'occasione molti ebbero avuto la possibilità di conoscere i due regnanti, la regina Esmeray, una donna così bella che nessun uomo riusciva a guardare senza arrossire, e il re Eóghan, alto e dallo sguardo fiero, un ragazzo che era sempre stato benvoluto dal popolo intero, i quali si erano rivelati allegri e simpatici, nonostante con la loro unione avrebbero governato il Regno del Buio.

In seguito, dopo la terribile morte della regina Esmeray che aveva sconvolto l'intero regno, il re non aveva più lasciato il palazzo, e nemmeno le sue figlie riuscivano a vederlo per più di un'ora al giorno, e solamente durante la cena. Ilae e Naev sapevano bene dell'enorme dolore del padre, lo comprendevano perché anche loro lo provavano, dopotutto, quindi non lo avevano mai forzato ad aprirsi e a parlare, perché sapevano che non era quel tipo d'uomo che amava esprimere le proprie emozioni, a maggior ragione in seguito di un tale devastante dolore.

Anche loro erano così in effetti.
Sapevano ovviamente quanto il padre volesse loro bene, e questo bastava a farle sentire meno sole, nonostante il loro enorme castello fosse veramente strapieno di guardie e servitori.

-Andiamo. Questa è la volta buona che ci abbraccerà, ne sono sicura.- sorrise Naev, divertita.

Le due sorelle non ricevevano spesso dell'affetto da loro padre, anche perché non ce ne era quasi mai occasione, ma amavano quando accadeva, perché quando l'uomo le stringeva tra le braccia, le due si sentivano totalmente al sicuro. Per quanto poteva sembrare strano al resto della gente, il padre le capiva alla perfezione, gli bastava solamente un'occhiata per vedere se Naev e Ilae avessero avuto una brutta giornata, se avessero litigato con qualcuno o addirittura tra loro, cosa che ovviamente accadeva molto di rado. Per questo i tre avevano una connessione speciale e unica, e le due ragazze accettavano di buon grado ogni decisione presa dal padre, perché sapevano che di lui potevano fidarsi ciecamente, e lui sapeva sempre ciò che faceva.

Dopo aver sceso le numerose scalinate in marmo nero che portavano al piano terra, Ilae e Naev svoltatono nel corridoio a destra, raggiungendo con la loro solita andatura elegante la piccola sala da tea dove consumavano i pasti normalmente e passavano i loro pomeriggi a leggere i loro libri preferiti.

Una giovane ragazza, probabilmente una camieriera assunta da poco, si avvicinó a loro con fare nervoso, mordicchiandosi le unghie della mano sinistra.

-Vogliate scusarmi vostre altezze, vostro padre...il re, vi attende nella sala da pranzo nell'ala destra del castello. Mi ha chiesto di riferirvi che solo per questa volta mangerete lì.-
Naev guardó nervosamente la sorella. Entrambe sapevano che la sala da pranzo non era mai stata usata dalla morte della madre, ed era veramente strano che loro padre volesse ricominciare ad usarla proprio quella mattina, senza nessun preavviso. Nemmeno loro ci avevano più messo piede, nonostante venisse pulita regolarmente dalle cameriere, come di consueto.

Ilae annuì leggermente disorientata, per poi ringraziare la ragazzina che corse via ancora tremante. La principessa si chiese con un piccolo sorriso se davanti al re quella ragazza non fosse svenuta dal nervoso.

-La sala da pranzo? La stessa sala nella quale facevamo ogni singolo pasto, dalla colazione alla cena sempre insieme, io, te, la mamma, e anche papà?- chiese sconvolta Ilae voltandosi verso l'altra ragazza, la quale aggrottó le sopracciglia.
-Papà deve sicuramente dirci qualcosa di importante.
Solo la nostra imminente partenza per l'Accademia non può averlo davvero convinto a usare quella stanza, lo escludo.-

Raggiunsero subito l'ala destra del castello, curiose di scoprire se c'era veramente qualcosa sotto come sospettava Naev.

La sala da pranzo era gigantesca, e ancora più bella di quanto le due principesse ricordassero.
Erano piccole quando ci avevano mangiato per l'ultima volta, ma notarono lo stesso che le tende bordeaux che drappeggiavano le grandi vetrate non erano state cambiate. Ovviamente, loro padre non l'avrebbe assolutamente permesso. Era un ricordo di quando ancora la moglie era viva.

C'era un lungo tavolo, in marmo scuro come le scalinate del palazzo, ma era ricoperto da un telo argentato che dava luce alla sala più di quanto i numerosi lampadari e candelabri appesi alle pareti potessero fare.
Gli arazzi meravigliosi della famiglia reale erano appesi alle pareti, e le sorelle avevano dimenticato quanto ci si sentisse a casa solamente guardandoli.

Era bello sapere di far parte di qualcosa di così grande, bello quanto spaventoso. La dinastia dei sovrani del Regno del Buio era enorme, Ilae e Naev conoscevano a memoria tutti i nomi dei loro antenati. Loro padre si era assicurato che li imparassero assumendo un insegnante privato solamente per far conoscere alle figlie la storia della loro famiglia.
Re Eóghan era seduto a capotavola, e il servizio di piatti in vero argento scintillante era posto solamente davanti a lui e nei primi due posti ai suoi lati.

Le ragazze raggiunsero l'uomo dandogli il buongiorno, ed entrambe gli diedero anche un bacio sulla guancia per poi sedersi con grazia sulle sedie assegnate loro.
Non parlarono fino a che non fu il re a cominciare il discorso.

-Ragazze, sono veramente contento di essere riuscito a scendere qui stamattina, per poter condividere con voi l'ultima colazione fino a quest'inverno.
Come avrete notato, non siamo nella solita stanza dove ceniamo, ho voluto farvi una piccola sorpresa prima della vostra partenza. Questo soggiorno all'Accademia per voi sarà un'esperienza molto importante, e sono certo che dopo essere aver completato gli studi, sarete perfettamente in grado di regnare al mio posto. Dopotutto siete nate per questo, per ereditare il regno e guidarlo come la nostra famiglia fa da secoli, ormai.- si vedeva lontano un miglio che per l'uomo era difficile stare in quella sala. Era più pallido del solito, e cercava ostinatamente di non guardarsi intorno per non posare gli occhi su tutto ciò che avrebbe potuto ricordargli la moglie.

Probabilmente non avrebbe mai superato la morte della donna, e lo sapeva anche lui. Aveva cercato di fare quello sforzo solo per le figlie, per far vedere loro quanto lui ci tenesse a tenere unita la famiglia in ogni circostanza. Si portó una mano al mento, grattandosi leggermente il pizzetto che dava al volto un'aria più vecchia di quello che era in realtà, e le piccole rughe d'espressione che stavano agli angoli esterni dei suoi occhi denotavano l'avanzamento degli anni sulla sua pelle, dimostrando che neanche il sovrano di un grande regno era immortale come tutti erano portati a credere.
Nonostante nessuno lo ammettesse, il tempo scorreva persino per lui.

-Anche noi siamo molto felici di poter stare qui in questa sala insieme a te.- sorrise Ilae appoggiando la mano su quella del padre, e stringendogliela forte cercando di trasmettergli tutto il suo coraggio. Sapeva bene quanto l'uomo si stava sforzando per rimanere lì, e non ad alzarsi e ad uscire senza nemmeno voltarsi per guardare indietro.

-Certo, papà. Questo è un giorno importante, e siamo davvero grate di poterti salutare come si deve.
Ci mancherai tanto.- aggiunse Naev, lanciandosi un'occhiata con la gemella. Dovevano agire di squadra se volevano capire che cosa stesse passando per la mente del padre.

-C'è qualcosa alla quale stai pensando, papà. Non è così?- aggiunse Ilae, ancora con la mano su quella dell'uomo.
Lui si guardó finalmente intorno, soffermandosi sull'arazzo principale, il più bello di tutta la sala, quello dell'albero genealogico della loro famiglia.

-Dovrete stare attente a qualsiasi cosa farete. Non dovrete mai perdervi per la strada, dovrete rimanere sempre concentrate, è di vitale importanza che voi ereditiate questo regno.
Non conta nient'altro.
Tenevelo bene a mente.
Io non voglio assolutamente che voi pensiate che io sia un egoista, qualsiasi cosa accadrà. Promettetemelo.-

-Ma certo, papà.- lo assicuró Ilae.
Naev annuì per confermare ciò che aveva detto la sorella, ma entrambe erano confuse da ciò che l'uomo aveva appena detto. Perché faceva un discorso del genere? Era tutto talmente strano, entrambe si sentivano come in una bolla enorme che galleggiava placida su una piccola distesa d'acqua, spostata dal vento.

Era così irreale trovarsi in quella stanza, davvero le giovani principesse non riuscivano a spiegare a loro stesse la sensazione.
Quando arrivarono due cameriere a servire la colazione, la piccola famiglia reale si ritrovò a chiacchierare del più e del meno, esattamente come facevano ogni sera a cena, nelle giornate normali. Era veramente bello che, seppure dei tragici eventi avessero segnato negativamente la storia della loro famiglia, almeno la tradizione di mangiare e conversare insieme era rimasta.

La colazione fu conclusa quando il re posó le posate d'argento nel piatto, tamponandosi gli angoli della bocca con il prezioso tovagliolo in seta pura posto accanto al suo piatto.
Subito piatti e posate vennero prelevate dalle due cameriere di prima, e il re decise di alzarsi da tavola. Ormai era ora della partenza delle figlie, e quindi le guidó a passo spedito fino al salone di ingresso, davanti alle scale. I bagagli erano stati portati fino al portone principale, ed erano stati posati a terra mentre la guardia che era piazzata all'ingresso del castello aspettava l'arrivo della carrozza che altri servitori stavano preparando per la partenza delle principesse.

Ilae aveva espressamente chiesto e si era assicurata che fossero proprio il suo cavallo e quello della sorella a portarle fino all'Accademia.
Quando le ragazze videro il volto commosso del padre, sempre molto bello nonostante il passare degli anni, sorrisero e lo abbracciarono di getto, sapendo che avrebbero sentito tantissimo la sua mancanza.

Nonostante questo, certo non gli promisero di scrivergli lettere ogni giorno, anche perché sapevano che l'uomo non era per nulla espansivo ed estroverso, anzi, era quasi un miracolo che vedessero quelle due singole lacrime solitarie rigare il volto del padre. Lui si asciugó in fretta il viso, tossicchiando imbarazzato, e osservó le figlie restituirgli lo sguardo fiero ed orgoglioso che avevano ereditato da lui.

-So bene che mi renderete fiero di voi, perché lo sono giá, quindi non ve lo dico nemmeno. Ora andate. La carrozza è arrivata.-
Si voltó verso l'elegante cocchio scuro con decorazioni dorate che si fermava nel largo cortile, trainato dai due cavalli più belli del Regno del Buio, due maschi di frisone purissimi che appartenevano ovviamente alle principesse. Naev si avvicinó al suo cavallo percorrendo qualche metro lungo il cortile, e quando arrivò davanti all'animale lo accarezzó sul collo dal pelo nero lucido con entrambe le mani.

-Ciao Jericho, come stai oggi?- chiese gentilmente, per poi abbracciare l'animale che avvicinó il muso alla spalla della ragazza, per farsi coccolare ancora di più.

Ilae sorrise, avvicinandosi a sua volta al suo cavallo, Altair, e porgendogli una zolletta che teneva sempre a portata di mano.
Gli fece qualche carezza sul muso, per poi fargli qualche grattino dietro l'orecchio destro.

-Vostre altezze, credo sia davvero ora di partire. Arriveremo all'Accademia solo stasera, dopo che il sole sarà già tramontato da un paio d'ore, e sarà un lungo viaggio.- disse il cocchiere fecendo riscuotere le due sorelle, le quali annuirono.

Salutarono ancora una volta il padre con lo sguardo, il quale era rimasto sulla soglia del portone principale con le spalle e la schiena dritte e il mento sollevato.

Sorrideva, ma Ilae giurò che quando l'uomo si era girato per tornare all'interno del castello, avesse cambiato sguardo.

Salirono quindi all'interno della carrozza, pronte al viaggio estenuante che le aspettava. Naev sperò solamente che i morbidi sedili foderati, dopo qualche ora passata sedute, rimanessero tali, e non si tramutassero certo in pietra.

•••

Naev si svegliò di soprassalto nel suo nuovo letto. Le lenzuola candide le bloccavano le gambe e nel buio spesso che avvolgeva la stanza quasi faceva fatica a riconoscerle. Sbattè un paio di volte le palpebre e i suoi occhi, per qualche ragione già abituati all'oscurità, andarono a cercare la sorella trovandola seduta ai piedi del letto con la testa tra le mani, seminascosta dalle leggere tende del baldacchino. Provò ad alzarsi ma un giramento di testa la costrinse ad appoggiarsi alla testata del letto, il ferro gelido quasi quanto le sue dita. Il cuore le martellava all'impazzata in gola quasi minacciasse di uscirle dal petto, la fronte rigata dal sudore.

-Anche tu?- la voce della gemella, di solito vivace e allegra, ora sembrava più un sussurro piatto ed esausto. Il viso pallido di Ilae si girò verso di lei e i loro occhi violacei si incontrarono, e per Naev fu come guardarsi allo specchio.

Erano sempre state identiche fin da piccole, ancora dopo più di venti anni i servitori del loro palazzo e ora anche gli insegnanti dell'accademia faticavano a distinguerle, e certo non potevano dire di non averne mai approfittato. In quel momento però Naev rivide nella sorella anche la grossa sensazione di terrore e angoscia che le opprimeva il cuore, stritolandolo fino allo stremo.

Naev annuì e Ilae tornò a fissare il pavimento di fronte a lei per qualche secondo prima di alzarsi con la ferma eleganza che si confaceva al suo alto rango di principessa e infilarsi la lunga vestaglia nera.

-Io ho bisogno di una boccata d'aria.- disse stringendo la cintura intorno alla vita sottile.
-Vieni con me?- alzò il sopracciglio in direzione della sorella che annuì.
Le mani le tremavano quando cercò di raggiungere la sua vestaglia, identica all'altra.

Le due uscirono silenziosamente dalla porta della stanza, cercando di fare il meno rumore possibile percorrendo il lungo corridoio del dormitorio fino ad arrivare a quello principale della scuola.
Le guardie che se ne stavano sempre piazzate davanti al portone in legno, lo aprirono per farle passare.

-Principessa Ilae, principessa Naev.- le salutarono, rispettosamente. Le due ricambiarono con un educato cenno del capo, ed uscirono nell'immenso giardino immerso nel buio della notte.

Al loro passaggio sul viale che dava sul bosco peró, le luci di una decina di lucciole le accompagnavano lungo la strada, come delle piccole lanterne viventi.

-Non credo di essere pronta alla cerimonia dell'assegnazione delle pietre, Naev. Tu sai bene che cosa succederà...- disse Ilae, lasciando la frase in sospeso, per ascoltare l'ululato di un lupo in lontananza.
-A me non importa. Sono fiera di cosa siamo. Di chi siamo, dopotutto. Praticare magia nera non significa per forza diventare malvagie, i nostri genitori sono buoni. Lo sai anche tu.-
-C'è il forte rischio di passare al lato sbagliato, durante questi anni. Ne avremo l'occasione più volte, saremo fortemente tentate.
È quello che si aspettano tutti, no? Papà ci ha raccontato tante di quelle cose...- con una mano scacció gentilmente una lucciola che le svolazzava proprio davanti alla faccia. -Cerca di stare un po' più lontano per favore, o ti farai male...- sussurró al piccolo insetto, che si allontanó un po'.

-Io so solo che mi fido di me stessa, e ovviamente mi fido di te, Ilae. Siamo state educate molto bene, e se ci impegneremo in ció che facciamo sono sicura che eccelleremo in tutto.-
Naev prese la mano della sorella, che era gelida. Una camicia da notte estiva e una vestaglia sottile a quanto pareva non riparavano dalla pungente temperatura di fine settembre. Le due raggiunsero il cuore del fitto boschetto dell'Accademia in una decina di minuti, dopo aver chiesto qualche informazione ad un lupo che passava per di lì.

Sapevano che quel posto sarebbe diventato il loro preferito, adoravano fare le passeggiate nella natura, e soprattutto di notte. -Facciamo una promessa.-
Ilae ruppe il sacro silenzio che si era creato dopo la loro ultima conversazione.

Si guardó intorno mentre fronteggiava la sorella, ancora con la mano stretta nella sua.
Erano circondate dalle stesse lucciole che le avevano accompagnate fino a quel punto, e l'atmosfera era più magica che mai. -Quale?- chiese curiosa Naev, guardandola inclinando leggermente il capo e sorridendo, complice. -Non ci faremo influenzare da niente e da nessuno. Non importerà il colore della nostra pietra. Mai.-
-Mai.- ripetè la gemella, stringendo anche l'altra mano di Ilae, la quale sorrise.

Alzarono il capo verso la luna.
Le due si ricordarono di quando la madre raccontava loro le fiabe della buonanotte da bambine, e la protagonista era quasi sempre la luna. Erano cresciute sapendo che qualsiasi cosa sarebbe successa, quella piccola sfera luminosa le avrebbe sempre sorvegliate dall'alto, e avrebbe sempre illuminato la loro strada.

Successivamente, quando anni dopo la madre delle due ragazze morì per un malore sconosciuto, loro sapevano che lei ci sarebbe stata sempre, esattamente come la luna.
Si sedettero su un tronco caduto, stando in silenzio.

-Stanotte è stato diverso. Il sogno, intendo. È stato più spaventoso del solito, ma stranamente non ricordo niente di quello che è successo. È come se qualcuno mi avesse cancellato la memoria nel momento in cui mi sono svegliata. Non era mai successo.- mormoró Ilae, guardando il vuoto.
Si era alzato leggermente il vento, e le due rabbrividirono per la folata gelida che sfioró loro la pelle candida. Naev annuì.

-Ho avuto la tua stessa sensazione, è stato veramente insolito. Ero terrorizzata ma non ne conoscevo il motivo. Veramente frustrante.- annuì, come per confermare le proprie parole.
-Dovremo mandare una lettera a nostro padre. Abbiamo bisogno di quella pozione, non possiamo dormire tranquille in questo modo.- suggerì Ilae, sporgendosi sul tronco per appoggiare le braccia alle ginocchia, sospirando e chiudendo gli occhi, distrutta.

Passarono ancora una ventina di minuti in completo silenzio ascoltando i suoni della notte, per poi farsi nuovamente accompagnare dalle lucciole fino al palazzo dell'accademia.

Arrivate nella loro stanza, trovarono la finestra aperta, e subito Ilae notó il grosso corvo appollaiato sopra al grande armadio che le fissava con uno strano luccichio negli occhi.
-Papà ci ha preceduto. Guarda.- Naev indicó un piccolo rotolo di pergamena legato alla zampa destra del volatile.

-A quanto pare gli manchiamo di già, e siamo partite solamente ieri.- sussurró Ilae divertita, incrociando le braccia senza muoversi di un millimetro.
Il corvo abbassó il capo per slegarsi da solo il nastro che teneva la pergamena, e dopo averla lasciata cadere per terra, voló nuovamente via fuori dalla finestra aperta. Ilae si chinó per raccoglierla, e quando la aprì la sorella le si sporse sulla spalla destra per poter leggere insieme le parole scritte con una calligrafia molto ordinata, in corsivo, con un bell'inchiostro di colore viola.

"Naev, Ilae, bruciate questa pergamena e gettate le ceneri in un recipiente d'acqua calda. L'inchiostro che sto utilizzando per scrivere la lettera è sangue di gigante, l'ingrediente principale per la vostra pozione.
Ovviamente vi manderò queste lettere mensilmente, quindi cercate di non sprecarle usando la pozione ogni giorno.
Suppongo che una brocca di pozione al mese basti per entrambe.
Vi auguro un buon inizio all'Accademia, e mi raccomando: portate onore al Regno del Buio.

Con affetto,
Vostro padre, re Eóghan."

•••

 

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Capitolo 3
*** Memento audere semper ***


•Memento audere semper•

•••

La mattinata si propettava scura e piovosa. La temperatura in effetti, nonostante fosse passato solo qualche giorno da quando era iniziato l'autunno, era bassa come se fosse stato inverno inoltrato.

Naev, appena uscita dalla vasca da bagno, rabbrividì.

Completamente nuda, attraversó la stanza dove la sorella si stava finendo di preparare, osservandosi nel grande specchio bordato d'oro accanto all'armadio, tanto alto da toccare quasi il soffitto.
La giovane donna non si era mai vista così regale.

Ovviamente quando lei e Naev vivevano ancora nel palazzo del padre erano abituate ad indossare lunghi ed ingombranti vestiti ogni santo giorno, ma non ne aveva mai posseduto uno così bello ed elegante. Per la prima volta nella sua vita si sentì una principessa. Se chiudeva gli occhi, riusciva ad immaginarsi seduta sul suo trono dal quale, con un solo sguardo, riusciva a controllare l'intera enorme sala e le persone lì radunate solo per lei.
Il tessuto blu scuro le fasciava la pelle candida del busto lasciando le spalle scoperte, cadendo e arricciandosi sul pavimento come se il cielo notturno si fosse strappato per riversarsi sulla terra in una cascata di stelle. Fini diamanti erano minuziosamente intessuti in un elegante ricamo che adornava l'intero corpetto e parte della ampia gonna, ricreando disegni simili a costellazioni. L'unica parola a cui Ilae riuscisse a pensare per poterlo descrivere era "perfetto".

Un vestito del tutto identico stava attendendo Naev su un manichino per non venire rovinato, ma la ragazza non aveva la minima intenzione di vestirsi, ancora turbata dal disturbante sogno della notte precedente, nonostante non riuscisse nemmeno a ricordarselo.

Aveva tentato di convincersi che fosse dovuto al nervosismo per l'importante cerimonia che le attendeva di lì a poco, e decise di farsi andare bene quella spiegazione trovandola più che plausibile.
Era troppo esausta e spaventata per poter anche solo pensare ad altro.

-Naev, sbrigati a prepararti per favore.- la rimproverò il riflesso della gemella dallo specchio della toeletta. -Abbiamo poco tempo, non siamo a casa, e qui cominceranno in ogni caso, con o senza di noi.-

Ilae cercava di non darlo troppo a vedere per non preoccupare ulteriormente la sorella, ma anche lei dentro di sé era terrorizzata. Mentre si sistemava le ciocche corvine sfuggite dall'ordinata acconciatura che le era stata fatta quella mattina da una delle tante fate che proprio in quel momento sfrecciavano in fervente agitazione per i corridoi dell'Accademia, le mani le tremavano talmente tanto che fu costretta a stringerle forte nel tentativo di calmarsi e non farsi notare. Neav sospirò, ma fece quanto ordinato rigiradosi nel letto per alzarsi. Sfilò l'abito dal manichino e lo indossò partendo dalle gambe, lunghe e snelle.

-Mi aiuti ad allacciarlo?- domandò spostandosi di fronte allo specchio davanti il quale poco prima stava Ilae.
La minore annuì e si posizionò dietro alla sorella, stringendo i lacci sul retro del corsetto ignorando le proteste di Naev.

-Ma sei impazzita?- gemette con una mano sullo stomaco.
-Stai cercando di liberarti di me per poterti prendere anche la parte di regno che mi spetta?-

-Accidenti mi hai scoperta.- ghignò Ilae dando un altro strattone ai nastri, facendo sobbalzare la seconda che strinse le dita intorno allo schienale della sedia. Una volta che Naev riprese a respirare accertandosi di non essere sul punto di svenire, le gemelle indossarono le scarpe dal lungo tacco sottile, tempestate pure quelle da centinaia di piccoli diamanti. Una corona tutta loro ancora non l'avevano, per quella avrebbero dovuto attendere un paio di anni. Si diedero un'ultima rapida occhiata allo specchio e dopo un lungo sospiro, si strinsero la mano per farsi coraggio prima di uscire nel corridoio.

•••

La sala delle cerimonie risuonava di mille passi, e si poteva sentire la leggera melodia di un'arpa posta vicino ai troni dei due presidi, che era stata incantata per suonare da sola.

L'ambiente era stato interamente decorato a festa, e dalla parte opposta dei troni si trovava un tavolo lunghissimo ancora vuoto, fatto completamente in marmo bianco.

Da quanto sapevano le due ragazze grazie alle storie del padre, durante la cerimonia sarebbero comparse le pietre che avrebbero confermato la loro appartenenza alla magia bianca oppure a quella nera, e grazie a quelle pietre avrebbero potuto fare il loro ingresso nella società come giovani adulte, e non sarebbero più state delle semplici ragazzine figlie di un re.

Avrebbero potuto prendere delle decisioni per il loro regno al posto del padre senza essere più considerate ancora troppo immature per un compito del genere, e avrebbero potuto ereditare il trono come future regine del regno del buio.
Ilae alzó il mento, cercando di darsi l'aria regale che sentiva di non possedere del tutto.

Le mani le tremavano fin troppo, così tanto che persino la sorella se ne accorse, e le prese delicatamente le dita tra le sue cercando di trasmettere a Naev una calma che non possedeva.

-Sei meravigliosa.- le sussurró lei sorridendole, guardandola negli occhi contornati da lunghe ciglia scure. -Anche tu.- le rispose Ilae, facendo un lungo respiro per rilassare il corpo.

L'abito che indossavano aveva catturato gli occhi di tutti, e quelle occhiate ammirate, e alcune persino gelose, riuscirono a calmare i nervi delle due sorelle, le quali si sorrisero prima di avviarsi al centro della sala per parlare con qualcuno.

Il giorno prima avevano incontrato solamente i due capi sezione, Caelum e Kalon, che avevano solo un paio di anni più di loro. Essendo all'ultimo anno, avevano spiegato ai nuovi studenti come funzionavano le cose all'accademia, e avevano assicurato che a seguito dell'assegnazione delle pietre, avrebbero loro spiegato diverse altre cose. Molti si erano chiesti il motivo per il quale non avessero detto tutto subito, ma i due non avevano risposto ad alcuna domanda.

Quel giorno Caelum aveva i capelli scuri e lunghi legati in un codino ordinato, il lieve accenno di barba gli conferiva un'aria adulta ed elegante, e l'orecchino dorato che portava all'orecchio sinistro sembrava brillare di luce propria, facendo risaltare ancora di più la sua pelle olivastra. Kalon invece aveva i capelli rosso scuro, anch'essi lunghi ma non quanto quelli di Caelum.
Aveva costantemente la mascella contratta in una smorfia concentrata, non gli era scappato nemmeno un sorriso quella mattina. La carnagione pallida era in netto contrasto con quella di Caelum, che sembrava invece aver passato una giornata intera sotto al sole.

Erano vestiti di tutto punto per la cerimonia, alla quale potevano partecipare solamente i nuovi studenti e i capi sezione, i quali avrebbero assistito i due presidi nell'assegnazione delle pietre.
Le sorelle si guardarono intorno, cercando con gli occhi Azriel e Rhysand, i loro migliori amici e i due ragazzi con i quali erano praticamente cresciute.

Erano loro che avrebbero dovuto sposare il giorno che sarebbero uscite dall'accademia, così i regni dei loro genitori si sarebbero uniti per acquistare sempre più potere.
Ovviamente nessuno dei quattro, l'unica volta che ne avevano parlato, era d'accordo. Essendo cresciuti insieme, si vedevano più come fratelli che come futuri coniugi, ma ovviamente gli ordini dall'alto non potevano essere discussi.
L' "alto" ovviamente erano le loro famiglie, che erano più concentrate al bene dei regni piuttosto che sui loro figli.

Ilae scorse Azriel poco più in là, intento a flirtare con una ragazza dalla pelle scura e i capelli ricci acconciati in un grosso chignon adornato da un fermacapelli dorato a forma di foglia di alloro.
La ragazza era visibilmente lusingata dalle avances di Azriel, il quale si stava passando la mano tra i ciuffi mori che gli ricadevano sugli occhi color ambra che contraddistinguevano da sempre lui e suo fratello Rhysand.
Neav e Ilae decisero di avvicinarsi.

-Az, smettila di importunare le ragazze. Ti ricordo che sei promesso sposo a me!- disse Ilae fingendosi infuriata, facendo scoppiare a ridere sua sorella.

La ragazza che stava parlando con Azriel sobbalzó, voltandosi e spalancando i grandi occhi scuri. -Oddio, scusami, non ne avevo idea!- si voltó nuovamente verso il ragazzo tirandogli un ceffone, e si allontanó.
-Lysandra...aspetta!- la richiamó lui senza successo, tenendosi la guancia arrossata. Poi si rivolse verso Ilae, visibilmente scocciato.
-Mi spieghi perchè diavolo me lo fai sempre?- sbuffó, guardandola male e incrociando le braccia.
La ragazza ridacchió, aggrappandosi al braccio e guardandolo mordicchiandosi il labbro inferiore. -Perché io sono innamorata di te, sciocchino! Non l'avevi ancora capito?-

Lui si scostó, sospirando.
-Oh, interessante, davvero interessante. Ora fammi il piacere di levarti e falla finita.-
-Ma come, tratti così la tua futura sposa?- chiese ridendo Naev.
-A proposito, dov'è Rhysand?- aggiunse poi, guardandosi nuovamente intorno. -Voi uomini siete tutti uguali, perdete la testa solo scorgendo un paio di-
Si bloccó dopo aver ricevuto una gomitata sulle costole da parte della sorella.
-Un paio di belle gambe! Diamine, che dolore...cosa diavolo pensavi che dicessi?- chiese la ragazza avvolgendosi il petto con le braccia candide.

Azriel stava per parlare, quando il trio vide avvicinarsi Kalon, uno dei due capi sezione. Naev notó nel viso del giovane una piccola cicatrice sopra allo zigomo sinistro, e si chiese come se la potesse essere procurata.
-Tu non sei del secondo anno? Credo di averlo già detto una volta che solamente agli studenti del primo anno è permesso stare nella sala delle cerimonie. Pensavo bastasse per capire.- disse, guardando Azriel dall'alto in basso. -Il tuo posto è in classe, le lezioni iniziano tra dieci minuti. Sparisci.- sibiló il capo sezione, con le folte sopracciglia inarcate in uno sguardo severo.
Azriel sostenne il suo sguardo come se la strigliata appena ricevuta non gli avesse fatto ne caldo ne freddo, e ghignó, prima di voltarsi verso le ragazze per salutarle con un bacio sulla guancia.

-Ci vediamo dopo, va bene?- disse, prima di uscire dalla sala.
Quando Kalon si allontanó, le due si scambiarono un'occhiata divertita.
Azriel e Rhysand erano sempre stati tremendi fin da piccoli, ed erano cresciuti sapendo di finire nella sezione della magia nera.
Non erano cattivi, ma la cosa certa era che sarebbero sempre stati sicuramente più interessanti di molti altri ragazzi.

-Naev, guarda.- Ilae indicó con un cenno del mento appuntito un uomo e una donna che facevano la loro entrata nella sala.
L'uomo era circondato da un'aura luminosa, mentre la donna da un'aura scura, molto tetra ma regale e elegante.
Erano i due presidi dell'Accademia, i quali avrebbero aiutato gli studenti a riconoscere la propria pietra.
Si sedettero sui due troni accanto all'arpa che ancora suonava da sola, e si misero silenziosamente ad osservare la sala affollata.

-Tra poco conosceremo il nostro futuro...sei pronta?- mormoró Naev ad Ilae, che ricambió l'occhiata nervosa. Non riuscì a rispondere alla sorella, perché l'arpa in quel preciso momento smise di suonare, e nella sala caló il silenzio.
I due presidi si erano alzati in piedi.

La cerimonia stava per cominciare.

•••

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Capitolo 4
*** Alea iacta est ***


•Alea iacta est•

•••

L'aria era talmente carica di tensione che non ci sarebbe stato da stupirsi se per la sala fossero cominciate a volare scintille dalle dita di ognuno dei giovani presenti.

Gli occhi di tutti erano calamitati sulla piattaforma di pietra rossa dove erano posizionati i due maestosi troni sui quali, fino a qualche secondo prima, stavano comodamente adagiati i presidi delle rispettive sezioni. Già da seduti sembravano più grandi di chiunque altro le gemelle avessero mai incontrato, ma ora che li vedevano in piedi apparivano addirittura monumentali, quasi come déi di qualche antica rappresentazione.

Per un istante a Naev parve addirittura di scorgere un piccolo alone di luce intorno alle loro figure, il che aumentava il senso di riverenza che provava nei loro confronti solamente nel guardarli.

Lui in particolare sembrava risplendere di luce propria, ma forse era solo il bagliore delle torce appese alle pareti che si rifletteva sui suoi abiti, un elegante completo bianco gessato con minuscoli frammenti di quelli che apparivano diamanti tenuti insieme da sottilissimi fili d'oro. La camicia, altrettanto immacolata, era stretta intorno al collo da una cravatta che sembrava fatta di oro liquido, e faceva risaltare la pelle color cioccolato dell'uomo.

La donna invece era il suo completo opposto: pelle d'avorio di una bellezza mozzafiato e penetranti occhi scuri che guizzavano irrequieti da una parte all'altra della sala.
La scollatura vertiginosa del suo abito color inchiosto metteva in risalto il seno abbondante e scendeva in basso fino ad unirsi all'ampia gonna a balze. Le maniche le fasciavano le braccia magre fino al gomito, per poi aprirsi in un piccolo ventaglio simile alla corolla di uno dei rari fiori notturni che crescevano nel giardino del loro palazzo.

La prima cosa che fece l'uomo prima ancora di parlare fu un caldo sorriso nel tentativo di mettere a loro agio gli studenti, visibilmente nervosi, e dal fondo della sala si udì un chiaro sospiro. Certo non si poteva negare che l'uomo fosse davvero molto attraente. Lui sembrò non farci troppo caso mentre la donna accanto a lui aggrottò le sopracciglia assottigliando ancor di più gli occhi già di per sé affilati e taglienti come coltelli.

-Miei cari studenti.- La donna si schiarì la voce per attirare l'attenzione dell'uomo che si affrettò a correggersi. -Nostri cari studenti. Ovviamente.- aggiunse scambiandosi un rapido sorriso con la collega. Gli angoli della bocca di lei non si mossero, mentre gli occhi scattarono verso l'alto, quasi che quella scenetta si ripetesse sempre uguale da chissà quanti anni. -Io sono Alastair, preside della sezione dell'accademia che si occupa di Magia Bianca, mentre la donna qui a fianco a me è Chryseis che come potete intuire è la preside della sezione di Magia Nera.- scandí, indicandola con un elegante gesto del braccio, che accennò un impercettibile movimento del capo.

-Come probabilmente saprete già considerando il fatto che vi trovate qui, tra non molto scoprirete a quale delle due sezioni appartenete e quale strada di studi percorrerete.
Ai membri delle diverse sezioni normalmente non è permesso mescolarsi, perciò in base a ciò che accadrà questa sera verrete trasferiti nelle rispettive aree a voi riservate, e seguirete i corsi di studio che vi saranno comunicati a tempo debito.-
Il tono di Alaistair era tranquillo, ma allo stesso tempo sembrava non ammettere nessuna obiezione o sgarro da parte loro.

-Ricordate, non ha alcuna importanza a quali delle due sezioni verrete assegnati. Non lasciatevi ingannare da chi dice che una è per forza buona e l'altra necessariamente cattiva, non esistono sciocchezze simili. Siamo solo noi gli artefici del nostro destino, siamo noi a decidere chi e cosa vogliamo diventare. Tenete ben a mente queste mie parole quando sarà il vostro turno, e tutto andrà per il meglio. E ora, senza ulteriori indugi, direi di cominciare.-

L'uomo terminó il suo discorso rivolgendo uno sguardo alla donna al suo fianco, la quale scese subito dall'unico gradino che sollevava i due troni, dirigendosi verso il lungo tavolo in legno che occupava l'intera sala e tenendo tra le dita due lembi del vestito lungo e ingombrante che indossava. Teneva il mento in alto, aveva un aspetto così regale e autoritario che in tutta onestà il preside Alastair non possedeva minimamente. Lui fece un veloce cenno con la mano in direzione dell'arpa, invitandola a ricominciare a suonare, e subito dopo che la melodia partì, seguì Chryseis con passi svelti ma misurati.

I due si misero esattamente al centro del tavolo, appoggiandoci lei la mano destra e lui la mano sinistra, così vicine da potersi quasi sfiorare.
Potevano farlo, ma non lo fecero.
Qualcosa, in quel gesto, sembrava estremamente difficile, addirittura doloroso. Naev poteva giurare di aver visto le dita dei due tremare per qualche istante.

Ilae guardava la scena con gli occhi che brillavano e il fiato sospeso, aggrappandosi inconsapevolmente al braccio di Naev, altrettanto incantata da ciò che stava succedendo al centro della sala.

Avevano sentito parlare da sempre della cerimonia delle pietre, ma non avevano mai assistito ad una di queste, e Ilae non aveva la minima intenzione di perdersi neanche un istante di ció che sarebbe accaduto. Si ricordava benissimo di suo padre quando raccontava a lei e a Naev di come lui avesse ricevuto la propria pietra del buio, anche se da quanto aveva detto lui, ogni anno la cerimonia veniva modificata, di modo che gli studenti non sapessero che cosa si dovevano aspettare.

Tra gli alunni, solamente i presidi e i capi sezione sapevano che cosa sarebbe avvenuto il giorno di tale cerimonia.

Vide i due presidi voltarsi le spalle a vicenda, e decise di imitare la sorella mettendosi in punta di piedi per osservare meglio. Le due principesse erano abbastanza alte, ma non così tanto da vedere davanti a loro senza problemi, a causa del ragazzo spilungone che si era piazzato proprio davanti a loro.

Quando i due cominciarono a camminare nelle due direzioni opposte strisciando le dita sul tavolo, nella sala riecheggiarono diversi sussurri di stupore e parole dette a mezza voce.

Ad ogni passo dei presidi, comparivano delle pietre che levitavano a pochi centimetri di altezza in aria per qualche istante, prima di appoggiarsi delicatamente sul tavolo.

A dire il vero, le pietre sembravano più propriamente cristalli, ed erano tutte circondate da auree di svariate tonalità.
Alcune brillavano più di altre, nonostante i colori fossero, in sostanza, identici.

-Perché sono tutte uguali?- chiese Naev voltandosi verso la sorella, con un sopracciglio inarcato.
Ilae si mordicchió il labbro inferiore, confusa, e aggrottó la fronte continuando a guardare i due presidi che facevano comparire le ultime pietre.
-Non ne ho la più pallida idea.-
Ovviamente sapeva che c'era sicuramente una spiegazione logica, quindi non se ne preoccupó troppo, concentrandosi su quello che stava per succedere.

-Ora,- cominció la donna, che osservava tutti con uno sguardo severo ma allo stesso tempo rilassato, con una naturalezza disarmante. Come se fosse stata per ore a provare quel discorso. Come se non avesse bisogno di assicurarsi che gli studenti l'avrebbero ascoltata, perché sapeva alla perfezione che l'avrebbero fatto.

-Non sarete voi a scegliere le pietre, ricordatevelo. Ormai dovreste già sapere che ognuno di noi è nato con i propri poteri, i quali non si acquisiscono col tempo. Quindi non provate nemmeno per un secondo a pensare di poter apprendere un potere diverso dal vostro.
Non ci riuscirete, finireste per fare solamente disastri. Detto questo, l'unica cosa che dovrete fare è camminare davanti a questo tavolo. Capirete da soli quando dovrete fermarvi.- L'ordine che la preside aveva loro imposto era chiaro e conciso.

Dovevano solamente camminare.

-Verrete chiamati in ordine alfabetico, ovviamente. Buona fortuna, ragazzi.- disse con un sorriso gentile il preside Alistair, spostandosi di un paio di passi alla sua destra, così che Chryseis si potesse mettere al suo fianco.

-Principessa Aracele, cominciate voi.- continuó poi l'uomo, facendo un ampio gesto della mano invitando la ragazza ad uscire dalla folla dei nuovi studenti.

Ilae e Naev conoscevano bene Aracele, era la nipote del sovrano che governava il regno accanto a quello di loro padre. L'uomo non aveva ancora lasciato il trono al figlio e alla moglie, ovvero i genitori della ragazza che stava camminando davanti alle diverse pietre.

Aracele sembrava nervosissima, e camminava svelta verso l'altro capo del tavolo, guardando con ansia ogni pietra che passava. Rallentó il passo solo quando il tavolo stava per finire, probabilmente terrorizzata che potesse non succedere nulla.

Proprio poco prima della fine, quasi a pochi centimetri dai due presidi che osservavano la scena per niente agitati, la ragazza si voltó verso il tavolo. Una delle pietre aveva cominciato a brillare di luce propria, e con assoluta grazia aveva cominciato a levitare proprio davanti a lei. Aracele allungó la mano cercando di afferrarla, ma quella si scostó subito, superando la mano tesa di lei e andando verso lo scollo del vestito della ragazza. Sorpresa, lei fece un paio di passi indietro guardando quella piccola ormai massa luminosa che le era arrivata proprio sotto al mento, creando un piccolo fascio di luce che le cinse il collo magro. Pochi istanti dopo, Aracele si voltó verso il gruppo dei nuovi studenti che stavano attendendo il loro turno, i quali videro tutti il collier dorato che aveva un cristallo turchese proprio al centro.

Era meraviglioso.

Esclamazioni di stupore si dispersero per l'intera sala mentre i giovani si scambiavano occhiate piene di emozione, ormai tutti non vedevano l'ora che arrivasse il proprio turno.

Il secondo a venire chiamato fu il principe Caligo, un ragazzo non particolarmente alto ma dai tratti gentili. Sembrava parecchio timido perchè anche da dove si trovavano, le gemelle notarono il rossore che aveva tinto le sue guance quando si fece avanti. Al contrario della ragazza, a lui bastarono solo pochi passi perché la sua attenzione fu catturata da una piccola luce che brillava vivida alla sua destra.

Fece per afferrarla ma questa con un rapido scatto fluttuò verso la sua mano destra, avvolgendola coi suoi lunghi fasci luminosi.

Quando i raggi si diradarono, al suo pollice era apparso un vistoso anello con una pietra grigio scuro incastonata in una montatura d'oro. La cerimonia procedette con uno snervante lento ritmo, le gemelle non riuscivano più a stare ferme per l'attesa non facendo che spostare il peso da un tacco all'altro.

Fortunatamente presto arrivò anche il turno di Ilae che non appena sentì chiamare il suo nome strinse forte la mano alla sorella rendendosi conto solo in quel momento di non averla mai lasciata.

Naev ricambiò la stretta per qualche breve secondo prima di lasciarla andare. Le fece un sorriso di incoraggiamento e con una piccola spinta la fece avanzare fuori dal cerchio di corpi ammassato intorno al centro della sala.

Ilae, di natura decisa e sfrontata, per la prima volta in vita sua sentì il coraggio mancarle, le mani tremanti e le gambe che faticavano a portarla avanti. Il cervello continuava come impazzito a lanciare pensieri da una parte all'altra aumentando il senso di terrore che si era insediato nel cuore della ragazza. Prima di poter colpire il tavolo con una gamba, si bloccò mandando giù il nodo in gola che tentava di soffocarla.

Molto lentamente mise un piede dietro l'altro e si voltò verso la preside Chryseis. Schiena rigida e dritta come una freccia. Le sembrava di essere tornata a lezione di etichetta con la severa insegnate che aveva assunto loro madre per istruirle a comportarsi da vere signorine. Inutile dire che lei e sua sorella erano state per diverso tempo l'incubo di quella donna. Quel breve ricordo la fece sorridere dandole la forza di mettere un piede davanti a l'altro per avanzare.

Una, due, tre...

Contava mentalmente mentre con la coda dell'occhio vedeva scorrere accanto a lei le pietre pregando che una di queste si alzasse dicendole cosa sarebbe diventata. Poco prima che il tavolo terminasse un'intensa luce bluastra la fece girare di scatto.

Dovette fare ricorso ad ogni briciola di contegno che possedeva per non mettersi a saltellare su e giù battendo le mani come una bambina, ripromettendosi di farlo una volta che si fosse chiusa la porta della sua stanza alle spalle.

Come ormai aveva capito, non si mosse e aspettò che la pietra levitasse da sola fino al suo collo cingendolo con quei suoi incantevoli fasci luminosi, ma quando posò gli occhi sul tavolo pensò di vederci doppio.

Davanti a lei stavano volando due pietre identiche, entrambe avvolte dalla medesima aura blu.

Una di queste le avvolse il collo mentre la seconda la superò schizzando sopra la folla, volteggiò un paio di volte avanti e indietro, come se stesse cercando qualcuno creando dei cerchi sospesi di luce. Poi si tuffò e la luce crebbe di intensità. Gli studenti si divisero in due grandi ali intorno alla ragazza ancora avvolta dalla luce.

Una volta che questa si fu spenta, lasciarono al loro posto due collane d'argento d'argento al cui centro svettava due pietre identiche che sembravano aver introppolato al loro interno il più bel cielo notturno che sia Ilae e Naev avessero mai sperato di vedere.

Per qualche secondo nell'intera stanza calò il silenzio, che venne presto rotto da chiacchiere confuse che poco dopo degenerano in un caos assordante.

-Ragazzi, per favore, fate silenzio!- come se avesse pronunciato una formula magica, nella sala calò di nuovo il silenzio non appena la preside Chryseis alzò la voce per farsi sentire.

Le gemelle si scambiarono un'occhiata separate dal vuoto più assoluto senza sapere esattamente che cosa fare.

In qualche modo Ilae trovò la forza di tornare al suo posto accanto alla sorella mentre gli studenti fecero loro un cortese e austero applauso, anche se non sembravano molto convinti di quello che stavano facendo.

Una volta che l'ordine venne ristabilito all'interno della stanza la cerimonia continuò senza altre sorprese.

•••

Quando alla fine gli studenti vennero congedati dai presidi, la folla si disperse.

Alcuni si sparpagliarono nella sala, mentre altri invece uscirono nel corridoio per dirigersi ai dormitori, chiacchierando animatamente tra di loro su quello che era appena avvenuto.

Prima che Ilae e Naev potessero uscire dalla sala, però, vennero raggiunte da una ragazza con un collier dorato al collo, il quale sosteneva un luminoso smeraldo, probabilmente il più prezioso mai esistito. Le sfumature dei diversi verdi all'interno della pietra, davano l'impressione delle fronde di un albero in piena estate mosse da una leggera brezza estiva. Aveva la pelle scura e i capelli ricci le contornavano il viso dai tratti fortemente esotici, che le cadevano sulla schiena fino al baccino.

Naev si chiese quanto dovessero essere lunghi se fossero stati allisciati.

La ragazza sembrava decisamente imbarazzata, e Ilae la riconobbe pochi istanti dopo per la stessa ragazza che stava parlando con Azriel un po' prima dell'inizio dell'importante cerimonia.

-Mi dispiace tantissimo per prima, non mi sono nemmeno scusata nel modo corretto, mi sentivo davvero a disagio. Non avevo idea che quel ragazzo fosse il tuo promesso sposo, mi devi credere.- disse con voce misurata parlando lentamente e scandendo bene le parole. Durante l'assegnazione della sua pietra, alle gemelle era sembrata una ragazza molto nervosa e poco formale a dire il vero, ma in quel momento entrambe erano d'accordo sul fatto che la principessa Lysandra in realtà poteva essere completamente il contrario.

-Stai tranquilla, stavo scherzando.- Ilae le sorrise, rassicurante. -Io e Azriel ci conosciamo da una vita, praticamente io e Naev siamo cresciute insieme a lui e a suo fratello, siamo promessi sposi ma per noi questa cosa è ancora completamente impensabile.- spiegó gentilmente.

Neav al suo fianco annuì.
-E poi il tipo di ragazzo di mia sorella è completamente diverso da Azriel.- sussurró facendo finta di non farsi sentire da Ilae, e Lysandra scoppió a ridere.

-Va bene, ho capito. Allora credo che andró a parlare con il vostro amico, se non vi dispiace.
Credo di dovermi scusare anche con lui per non riuscire a comprendere una battuta nel momento in cui viene fatta.- disse, per poi salutare le due sorelle e allontarsi uscendo dalla sala delle cerimonie.

Ilae si voltó verso Neav, la quale le diede un leggero schiaffetto sul braccio. -Credo sia ora anche per noi di tornare in dormitorio. Tra poco è ora di pranzo, e dobbiamo assolutamente toglierci questo vestito. Non ce la faccio più a trascinarmi dietro trenta chili di stoffa.- Ilae si voltó per qualche secondo in direzione dei presidi, i quali stavano discutendo di qualcosa apparentemente di vitale importanza con i quattro capi sezione.

-Va bene, andiamo.- rispose alla sorella, per poi seguirla attraverso l'enorme portone in legno di mogano che congiungeva la sala al lungo corridoio, il quale le avrebbe portate al loro dormitorio.

•••

 

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Capitolo 5
*** Quem metuunt, oderunt ***


•Quem metuunt, oderunt•

•••

Il forte odore di chiuso e umidità fece storcere il naso a Naev.
Per quanto fosse grande la stanza, nell'aula del professor Selcouth, era quasi impossibile respirare, e il freddo penetrava fin dentro le ossa fino quasi a far male. In quel momento avrebbe tanto voluto indossare una delle sue calde mantelle invernali, di quelle con il bordo in pelliccia bianca che sua madre era solita indossare quando fuori nevicava, e che a lei facevano sempre starnutire quando ci infilava il naso facendosi prendere in braccio. Anche gli altri sembravano star patendo il freddo tanto quanto lei: le ragazze cercavano di scaldarsi stringendosi accanto alle amiche mentre i maschi stringevano i denti per non mostrarsi deboli. Solo una di loro se ne stava in disparte totalmente incurante del gelo che camminava sulla pelle nuda delle braccia dei suoi compagni. Aveva un fastidioso sorriso tanto appuntito quanto il suo naso rivolto ostinatamente all'insù.

Non ebbe il tempo di soffermarsi a guardarla, perchè il professore richiamò l'attenzione del gruppetto che si era formato battendo il bastone sul pavimento in pietra.

A dire il vero l'intera stanza era ricoperta di pietra fino al soffitto, l'unico elemento che staccava un po' da quella monotonia grigia era il portale in legno scuro dal quale erano entrati. Non c'era nemmeno una finestra a rompere il ritmo serrato dei blocchi che rivestivano la parete, e l'unica fonte di luce proveniva da un massiccio candelabro che pendeva dal centro della stanza, e altri più piccoli appesi alle pareti perfettamente speculari e simmetrici.

L'uomo sulla cinquantina se ne stava seduto su di una scrivania in mogano col ripiano in quella che, da dove erano sedute le ragazze, sembrava essere in marmo nero, le gambe magre accavallate e il bastone appoggiato di traverso sulle ginocchia. Non sapeva a cosa gli servisse, ma Naev sperò che non l'avrebbe usato contro di loro per correggerli.

Quando da piccole studiavano nella biblioteca di palazzo il loro insegnante era solito colpirle sulle mani con una sottile canna di lago quando sbagliavano una risposta o versavano l'inchiostro sui fogli di pergamena. Spesso si ritrovavano la sera con tutte le nocche rosse e brucianti, ma loro padre non aveva mai detto nulla sui metodi poco usuali del loro insegnante.

Il professore si alzò con un unico movimento facendosi girare tra le dita abbronzate il bastone di un nero lucido, perfettamente abbinato alle scarpe. Indossava una camicia nera con le maniche arrotolate fino ai gomiti, i primi bottoni aperti che lasciavano in bella mostra le clavicole. Sopra a questa, un gilet nero con piccoli dettagli blu e argento gli fasciava la vita snella, un paio di pantaloni anche quelli neri si stringevano sulle caviglie.

-Molto bene.- sorrise l'uomo squadrandoli dal primo all'ultimo soffermandosi su ognuno di loro con particolare attenzione, quasi li stesse analizzando. -Sono felice di vedervi così numerosi anche quest'anno al mio corso.
Vi avverto fin da subito, il mio non sarà affatto un corso facile e da prendere alla leggera. Manipolazione delle ombre.
Interessante, non è così?- sorrise l'uomo, enigmatico. Ogni parola pronunciata da lui aveva il potere di catturare l'interesse di ogni studente, nonostante il professore ancora non avesse cominciato a spiegare un bel niente.

Lui inizió a camminare avanti e indietro tra i lunghi banchi in legno, soffermandosi proprio davanti alla fila di Ilae e Naev.

-Quello che faremo quest'anno è imparare le basi, ma non sará una passeggiata. Le ombre sono creature mutevoli e viventi, che cambiano aspetto a loro piacimento. Non sono semplicemente riflessi di persone o oggetti, nonostante non abbiano la capacità di intendere e volere. Potete passare tutto il tempo che volete a cercare di controllare un'ombra, ma non lo farete mai se lei non vi darà il permesso.
La manipolazione, infatti, non è semplicemente il prendere possesso di qualcosa, quanto il convincere voi stessi che sarà quel qualcosa ad essere controllato da voi.
La prima cosa che impareremo, sarà quindi riuscire a comunicare con esse, senza secondi fini.
Dovranno fidarsi di voi ovviamente. Non sono intelligenti, ma riconoscono quasi sempre le bugie.- spiegó il professore, rivolgendo uno sguardo di ammonizione ai ragazzi.

Tutti i presenti si cominciarono a guardare intorno cercando quindi la propria ombra, ma dopo averle trovate, con notevole disappunto, le videro tutti scivolare via lungo il pavimento dirette verso il muro.

L'uomo, ancora in piedi, emise una calda risata.
-Credevate che fosse così semplice? Non potete semplicemente rivolgervi alla vostra ombra e cominciare a parlarci del più e del meno. Dovrete stabilirci un contatto.
Avete mai provato l'arte della meditazione?- sussurri di consenso e diniego si sollevarono per la classe, spingendo il professore a parlare nuovamente.
-La meditazione è riflessione con sè stessi. È prendere la piena consapevolezza della propria esistenza, e di ciò che ci sta intorno. Ora dovrete fare una cosa leggermente simile. Dovrete chiudere gli occhi, stare immobili, e dividere tutti i pensieri negativi che avete, da quelli positivi. Dopo aver fatto un po' di ordine nella vostra mente, potete provare a riaprire gli occhi. Se avrete svolto tutto correttamente, allora la vostra ombra sarà ritornata al suo posto. Badate bene, non scoraggiatevi se non ci riuscite. L'ordine mentale non è una pratica semplice. Ovviamente dovrete esercitarvi da soli, e non solamente in classe, se no non potrete mai comunicare con le ombre come da programma.
Ora potete provare. Cercate di fare il meno rumore possibile, per evitare di sconcentrarvi.-

Le due sorelle si guardarono per un momento. Il professor Selcouth sembrava veramente preparato, e riusciva a trasmettere una sicurezza che le ragazze non avevano mai provato prima. Tutto quello che usciva dalla bocca dell'uomo era così interessante che Ilae si ritrovó il cuore che batteva velocemente alla prospettiva di poter seguire quelle lezioni.

Nonostante l'emozione, chiuse gli occhi e respiró piano, cercando di rilassarsi. Tutto ciò che era successo negli ultimi giorni riaffioró come bellissimi ricordi, confondendo la sua mente e annebbiandola. La ragazza si ritrovò a sorridere. Subito dopo però, senza nessun filo logico, il ricordo pungente e doloroso della morte di sua madre spazzó via tutto il resto, per poi essere sostituito dalle perfide sgridate dell'insegnante il quale aveva cresciuto lei e sua sorella. Quell'uomo era stato veramente tremendo con loro per tutti quegli anni, e Ilae sperava di non doverlo vedere mai più. Cercó di ricomporsi, e di mettere ordine tra tutti quei pensieri, con molta difficoltà. Non era affatto semplice, ma rilassandosi e ascoltando il suono del silenzio che governava l'intera stanza, riuscì in qualche modo a dividere i ricordi come aveva spiegato il professore. Aprì lentamente gli occhi, uno alla volta. Scoprì che le sue dita bianche come il servizio di porcellana dei genitori di Azriel e Rhysand che avevano rotto lei e sua sorella da bambine, avevano stritolato per tutto il tempo la gonna del suo bel vestito, stropicciandone la stoffa viola.

Lisciò le grinze e si sistemò sulla sedia cercando di non fare qualche rumore che avrebbe potuto distrarre i suoi compagni.
Si guardò intorno per vedere se anche qualcun'altro fosse riuscito a svolgere l'esercizio, ovviamente la prima verso cui si girò fu la sorella seduta al banco a fianco a lei. Per poco non fece cadere la sedia sul pavimento quando scattò in piedi: Naev era di un pallore cadaverico, quasi livido, le unghie infilate nei palmi, e il suo corpo era scosso da leggeri tremiti. Fece per prenderle una spalla per risvegliarla dalla sua trance, ma prima che potesse anche solo sfiorarla con un dito si ritrovò il legno nero del bastone del professore a dividerle.
L'uomo scosse leggermente la testa costringendola a fare qualche passo indietro.

-Deve riuscire ad uscirne da sola. Ognuno di noi deve imparare a combattere le proprie ombre per conto proprio.- disse serio fissandola dritta negli occhi con i suoi penetranti occhi scuri.

Non la stava rimproverando, stava semplicemente spiegando.
A Ilae non andava molto giù il non poter aiutare la gemella, c'erano sempre state l'una per l'altra da sempre, soprattutto da quando la mamma se ne era andata, ma il professor Selcouth purtroppo l'aveva costretta a farsi da parte e sedersi, in attesa che la sorella si svegliasse. Anche altri ragazzi erano nella stessa situazione di Naev, anzi, Ilae si sorprese di vedere che lei era stata una tra i primi che avevano aperto gli occhi.

Il professore girava tra i banchi a passi lenti e misurati, ogni tanto si fermava davanti ad un banco, controllava l'orologio da polso e poi passava oltre.

Dopo quella che a Ilae parve un'eternità Naev finalmente aprì gli occhi ed entrambe ripresero finalmente a respirare. La maggiore si voltò verso l'altra ragazza, aveva gli occhi umidi e pareva davvero scossa da qualche cosa che aveva visto.
D'istinto Ilae le prese la mano e le sorrise per tranquillizzarla.

I minuti passarono, e uno ad uno anche il resto della classe riuscì ad uscire dal loro stato di trance, chi pallido come uno straccio e chi non aveva battuto ciglio neanche per un secondo.
Una ragazza era addirittura scoppiata a piangere tra le braccia di quello che Ilae suppose fosse il suo futuro sposo.

-Beh, è stata una prima lezione molto interessante, non è vero?-
Il professore rimarcó la parola "interessante" con un tono un po' sadico. -Come avete potuto vedere voi stessi, avere a che fare con le ombre non è affatto una cosa facile, ma con un po' di allenamento ed esperienza vi assicuro che diventerà più facile e potrete fare molte cose un giorno. Le ombre non saranno certo intelligenti, ma sanno essere molto utili.- Sul suo viso comparve un ghigno che andó ad increspare la pelle non più giovane intorno alle labbra. -La lezione per oggi è finita, potete pure andare.-

Gli studenti si alzarono compostamente strisciando le sedie sul pavimento in pietra nuda e salutarono l'insegnante.
Le gemelle si tennero in fondo alla fila e quando ebbero superato il portale in legno, Ilae prese per un polso la sorella, fermandola.

-Naev,-

-Ma come diavolo hai fatto?!- chiese quasi seccata la ragazza, bloccandosi alla stretta della gemella. -Tu non hai visto niente?- chiese poi in modo più calmo, respirando lentamente, cercando di calmare il respiro.

-Non credo di capire a cosa ti riferisci, davvero...- sussurró Ilae, guardandola dispiaciuta.

-Quelle dannate ombre...è stato spaventoso...non ho nemmeno capito che cosa ho visto...-

-In che senso?- chiese leggermente inquietata la sorella, tenendole una mano mentre si spostava a destra per lasciar passare gli ultimi studenti che uscivano dalla classe.

-Nel senso che non ho visto niente, ho sentito solo come se qualcuno mi bloccasse sul posto, sentivo come se avessi avuto le braccia incatenate al petto, quasi come se qualcuno mi stesse stritolando e non mi voleva lasciare andare per nessuna ragione al mondo. Come le paralisi del sonno che ha nostro padre. E sentivo...
sentivo come se qualcosa di gelido si attorgigliasse attorno alla mia gola. Avevo la sensazione di soffocare, il cuore mi era arrivato in gola.-

Ilae si incupì. Non capiva il motivo per il quale lei era riuscita subito a svolgere l'esercizio, mentre Naev invece no. Sentiva come se l'avesse lasciata sola, ed era la prima volta che non riusciva a capire completamente la sorella.
Era una bruttissima sensazione.
Avevano sempre condiviso tutto, compresi i sogni. Ogni volta che una faceva un incubo, anche l'altra lo faceva nello stesso momento.

-Andiamo in giardino.- propose lei, cercando di far calmare Naev, che era ancora pallidissima. -Azriel e Rhysand ci staranno aspettando sicuramente.
Magari se ti distrai, ti passa.
Ne sono sicura.- e al cenno di consenso della ragazza, le due si allontanarono dalla classe percorrendo il lungo corridoio che portava al cortile.

Presero il sentiero che circondava la scuola e passarono attraverso una sorta di galleria di rampicanti piena di fiori di ogni tipo, fino ad arrivare all'enorme spiazzo di verde che confinava con il bosco.
Il giardino dell'accademia era veramente immenso. Era così grande che non si vedeva nemmeno la recinzione della scuola, ma solamente siepi e fiori unici in quantità spropositate.

Ilae aveva deciso che quello sarebbe stato di gran lunga il suo posto preferito, e si era avvicinata ad un cespuglio curato alla perfezione con piccoli boccioli di rose bianche. Allungó un dito verso una delle tante roselline candide per sfiorarne i giovani petali non ancora sbocciati, ma sbarró gli occhi quando, al suo tocco delicato, il fiore si aprì all'improvviso, cambiando subito colore e scurendosi fino a diventare di un blu cobalto decisamente elegante.

La ragazza sorrise, incantata da quella magia mai vista, e sfioró con l'indice tutti i boccioli che erano ancora chiusi, i quali fiorirono subito e cambiarono colore, seguendo l'esempio del primo.

-Guarda Naev...- esclamó rivolgendosi alla sorella.

La ragazza se ne stava poco più in lá, a parlare animatamente con Rhysand e Azriel, i quali stavano ridendo di gusto per qualcosa che Naev aveva detto.

I tre si voltarono verso Ilae, per poi subito avvicinarsi al cespuglio.

-L'hai fatto tu?- chiese ammirato Rhysand, inclinando di poco il capo riccioluto verso destra e fissando le rose con gli occhi scuri sgranati. Ilae annuì.

-Le ho solo toccate.-

I tre ragazzi stavano per provarci a loro volta, quando sentirono dei passi spediti risalire il sentiero di pietra. Naev e la sorella si voltarono, vedendo una ragazza venire verso di loro.

Aveva il portamento perfetto, mento sollevato, naso all'insù, collo lungo e magro dritto e posto sulla stessa linea della schiena, come se fosse stata legata ad un manico di scopa. I capelli erano di un biondo miele, che erano raccolti in uno chignon basso e molto elegante. Non un capello era fuori posto, solo una ciocca morbida e ondulata le ricadeva lungo la guancia sinistra, rosea e dalla pelle liscia come quella di una bambina. Indossava un vestito da giorno che le arrivava ai piedi. Era di tessuto celeste, e del tulle le scendeva dalla vita come una cascata d'acqua limpida. Il corpetto era molto semplice, nonostante alcune piccole file di intarsi di minuscoli diamanti come decorazione, mentre le spalline erano sempre in tulle, corte, le quali le avvolgevano solamente le spalle, nonostante l'aria gelida che cominciava a pungere la pelle. Il girocollo che portava era argentato, come quello delle due sorelle e dei due ragazzi, e la pietra sembrava essere stata staccata da un ghiacciaio. In effetti, sembrava letteralmente un pezzo di ghiaccio trasformato in un cristallo, e Ilae si ritrovó a chiedersi se al tatto fosse stato veramente gelido come sembrava essere.

Quando la ragazza si ritrovó davanti a loro sorrise enigmatica, rompendo quella smorfia apatica che aveva avuto fino a quel momento, e si rivolse principalmente alle due gemelle.

-Scusate l'interruzione, ragazzi, ma volevo assolutamente presentarmi.- disse con quello strano sorrisetto e le sopracciglia inarcate e completamente rifatte.
-Io sono la principessa Meira, figlia di re Hanniel, sovrano del regno di Ghiaccio. Credo mi abbiate visto poco fa nella classe del professor Selcouth.
Voi dovete essere Ilae e Naev, se non sbaglio. Le principesse del regno del buio che hanno stravolto la cerimonia dell'assegnazione delle pietre.
A proposito, sono stupende, davvero.-

Naev raddrizzó le spalle, sorridendo educatamente.
Si ricordava della ragazza che se ne stava seduta da sola in classe, con quel cipiglio determinato.

-Sì, siamo noi. Mentre loro invece sono il principe Azriel e il principe Rhysand, figli di- non fece in tempo a finire la frase, che Meira si rivolse verso i due ragazzi interrompendola bruscamente.

-Figli di re Aldrich, lo so già.
Loro erediteranno molto poco, peró. Beh, ovviamente non tutti possono possedere un regno di notevoli dimensioni...e poi il vostro non sta cadendo a pezzi? Oh, ma questo non importa. Ero venuta qui per invitarvi ad una piccola festa per gli studenti del primo anno, l'ho organizzata io stessa con il permesso della preside Chryseis, mio padre ha finanziato il progetto, e voi siete i benvenuti, ovviamente. Sarà stasera subito dopo la cena, nella serra. La vedrete subito, ho fatto mettere moltissime luci.-

Azriel stava per intervenire e rispondere male alla ragazza, Ilae lo sapeva molto bene, e forse era meglio evitare di litigare il primo giorno. Lo prese delicatamente per un braccio, e fece un gran sorriso a Meira, annuendo.

-Ci saremo sicuramente, grazie mille per l'invito.- disse, prima che il ragazzo potesse dire qualsiasi cosa.

Anche Naev e Rhysand erano abbastanza infastiditi, ma non dissero nulla, lasciando fare a Ilae.

Meira si sistemó la ciocca bionda dietro l'orecchio, soddisfatta, e salutó il piccolo gruppetto facendo dietrofront e ripercorrendo il viale verso il portone dell'accademia.

Il resto del pomeriggio i quattro ragazzi lo passarono seduti su una panchina a chiedersi chi diavolo fosse quella Meira, dato che nessuno di loro ne aveva mai sentito parlare.

•••

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Capitolo 6
*** Ab uno disce omnis ***


•Ab uno disce omnis•

•••

A Naev sembrava quasi impossibile che la preside avesse dato il permesso ad una studentessa di organizzare una festa del genere, occupando addirittura l'intera serra e mettendo in pericolo tutte le preziose piante rare che usavano per le pozioni.

Eppure per l'intera settimana non si parlava pressoché d'altro nelle camere e i coridoi dell'intera accademia. Alcuni studenti avevano usato le loro ore libere per occuparsi delle decorazioni con Meira che stava costantemente loro col fiato sul collo per assicurarsi che ogni più piccolo dettaglio fosse perfetto.

Le gemelle non avevano idea di cosa aspettarsi mentre scendevano la scalinata che le avrebbe portate nel giardino sul retro, ma avevano sentito alcune chiacchiere di altri studenti che erano riusciti a sbirciare per qualche secondo prima che la dispotica principessa li cacciasse via.

A dire il vero non erano così tanto entusiaste di partecipare alla sua festa, la ragazza non stava loro poi così tanto simpatica, ma ci sarebbe stata tutta la scuola e avrebbero fatto brutta figura a non presentarsi.
E poi avevano sentito dire che ci sarebbe stato da bere e non volevano certo farsi scappare l'occasione di svagarsi un po' dalla pesante routine scolastica.

Quando arrivarono all'immenso portone che affacciava sul giardino Azriel e Rhysand erano già lì ad aspettarle. Se ne stavano appoggiati al piedistallo della statua di un'affascinante creatura magica, un bizzarro incrocio tra quello che Neav suppose si trattasse del corpo di un cavallo e la testa di un'aquila, anche se secondo Ilae quello sembrava più uno strano piccione.

-Finirai per ammazzarti se continui a fumare quella roba.- rimproverò il ragazzo strappandogli dalle dita la sigaretta.

-Te lo avevo detto che dovevi sbrigarti a finirla prima che arrivasse la tua dolce sposina ficcanaso.- ghignò Azriel dando una gomitata nelle costole al fratello.

Naev sentendosi presa in causa alzò gli occhi al soffitto a volta spegnendo la sigaretta sulla zampa dell'animale di pietra sotto lo sguardo incredulo di Rhysand che aveva tentato invano di riprendersela.

-Chiudi il becco, Az.- lo riprese Ilae stringendogli il braccio cercando di controllare la sua lingua troppo lunga. -Naev ha ragione, dovreste darci un taglio con questo vostro brutto vizio.-
-Ma sentila, ma se fino all'estate scorsa me le scroccavi sempre tutte.-

La ragazza non rispose, tirando il ragazzo dal braccio per seguire la massa degli altri studenti tutti impeccabilmente agghindati in occasione di quello che pareva l'evento dell'anno.

Davvero non condividevano tutto quell'entusiasmo da parte loro, ma nemmeno le gemelle avevano storto il naso vedendo gli abiti che le fate le avevano fatto trovare sul letto.

-Comunque,- cominciò la maggiore sistemandosi l'orlo del mantello, cercando di cambiare argomento.
-si può sapere che è successo l'altro giorno quando quella guardia vi ha portato via? Ancora non ci avete detto niente.-

In effetti la scena di un paio di giorni prima se la ricordavano bene tutti e quattro, compreso qualche studente che girava per il giardino arrischiandosi a infrangere il coprifuoco.

Era sera inoltrata e i quattro amici se ne stavano a chiacchierare vicino al portone principale, quando una delle tante guardie del castello era venuta verso di loro, richiamando i due fratelli in privato nell'ufficio della preside.

Le principesse non avevano più visto ne Azriel, ne tanto meno Rhysand, fino al pomeriggio successivo.

Ilae si girò verso il suo accompagnatore incitandolo a parlare ma Azriel aveva la faccia di uno che, piuttosto che parlare, avrebbe preferito passare la mattinata pulendo il pavimento dell'aula di pozioni dopo aver fatto esplodere uno dei calderoni pieni di quella disgustosa melma verde che avevano preparato quel pomeriggio.

-Rhysand?- provò con l'altro fratello sperando che fosse un po' meno cocciuto.

Il principe si frugò nelle tasche per tirare fuori un'altra sigaretta, fece per portarsela alla bocca ma si fermò a mezz'aria per vedere cosa ne pensava Naev. Lei gli fece un cenno di assenso con la testa e il ragazzo non se lo fece ripetere una seconda volta.

-Per farla breve...- inspirò una lunga boccata dal piccolo cilindro incandescente, trattenne il fiato per qualche secondo e poi gettò il fumo in faccia alla ragazza che stizzita gli diede una spintarella scatenando le risa dei due ragazzi.

Per farla calmare Rhysand le scoccò un bacio sulla guancia prima di continuare.

-Nostro padre è sparito.-
-Che intendi dire con "sparito"?-domandò Ilae.

Il gruppetto stava imboccando il sentiero di gradini di acciottolato che costeggiava il dolce pendio della collina su cui sorgeva l'accademia, scendendo fino ad immergersi nel laghetto.

Il cielo era limpido, l'aria pungente aveva fatto allontare ogni nube per lasciare la luna specchiarsi sulla la quieta superficie d'acqua.
I raggi candidi colpivano i frammenti preziosi dell'abito delle due ragazze, che anche quella volta avevano scelto di vestirsi identiche.

Fin da piccole le divertiva far impazzire gli altri rendendo loro impossibile distinguerle, ormai per loro era come un gioco.

-Intendo dire che nessuno riesce più a trovarlo, Ilae.- il giovane offrì la mano alla fidanzata vedendola in difficoltà a camminare con i tacchi sulle pietre mentre con l'altra stringeva ancora tra le dita l'amata sigaretta, quasi del tutto consumata.

-Io e Azriel stavamo... stavamo pensando di tornare a casa, almeno finchè non riusciremo a trovarlo. Senza di lui non c'è nessuno che possa occuparsi del trono.- concluse cupo.

Le due sorelle si scambiarono un'occhiata. Conoscevano il padre dei ragazzi, per loro era stato come uno zio affettuoso, ed un padre molto amorevole coi suoi figli da quando la moglie era morta ormai molti anni addietro.

Non li avrebbero certo biasimati se avessero deciso di abbandonare l'accademia, le gemelle avrebbero fatto altrettanto se a sparire fosse stato il loro di padre.

In più, sapevano quando potesse essere difficile crescere senza l'amore di una madre a cui potersi affidare in momenti di difficoltà come quello.

I quattro giovani reali battiveccavano spesso, ma non per questo non provavano affetto l'uno verso l'altro anzi, erano legati come se fossero un'unica famiglia.
E molto probabilmente un giorno sarebbe stato così.

-Cavolo ragazzi... Ci dispiace così tanto per vostro padre. Noi non possiamo decidere per voi, ma sappiate che per qualunque cosa io e Naev ci saremo.- La principessa cercò di tirare fuori un sorriso incoraggiante per far sentire meglio i due ragazzi e sembrò funzionare anche se di poco.

-Vabbè, ragazzi io non so voi, ma a me non va di deprimermi con questi discorsi.- esclamò tutto ad un tratto Azriel. -Avremo già abbastanza responsabilità di cui occuparci per il resto della nostra vita, intanto pensiamo a spassarcela un po'.
Tutto quello a cui voglio pensare stasera è un bel bicchiere pieno di qualsiasi cosa sia capace di farmi ubriacare.-

Senza nemmeno aspettare una risposta dagli altri il ragazzo si diresse a passo deciso verso la serra che con le sue luci viola faceva capolino come un fiore velenoso dal bosco lussureggiante in cui era immersa.

La serra era ancora più grande della sala in cui si era tenuta la cerimonia di consegna delle pietre.
Interamente costruita in ferro battuto dipinto di bianco e vetro, svettata verso l'altro con un'alta cupola centrale accompagnata da una serie volte più basse su tutti i lati.

Vi si accedeva da uno dei lati lunghi la cui scalinata proseguiva per un tratto fin sotto il livello dell'acqua e poi dalla parte opposta con una fila ordinata di sei colonne in marmo bianco. Anche la madre delle gemelle aveva fatto costruire una serra nel loro giardino, ma non assomigliava neanche lontanamente a quella a cui si trovavano ora di fronte.

-Wow, però. Non è così male come pensavamo. C'è anche parecchia gente, perciò se siamo fortunate non incontreremo... Meira, ciao carissima!- Ilae non fece in tempo a finire la frase che la giovane organizzatrice svolazzò loro incontro del suo delicato abitino azzurro con in faccia stampato il sorriso più falso che i quattro avessero mai visto.

-Bene. Amici miei è stato bello, noi ci rivediamo a fine serata.- disse Azriel superando la ragazza per sgattaiolare dentro nel vivo della festa.

La prima cosa che puntò il principe fu il tavolo del buffet, la seconda fu il retro la gonna delle ragazzine che stavano girovagando lì intorno.

-Ciao, ragazze!- trillò con fin troppo entusiasmo la principessa dalla pietra di ghiaccio. -Sono così contenta che abbiate deciso di venire! E vedo che avete portato pure i vostri fidanzati, bene! Dopotutto più siamo e meglio è, no?- a Naev non piacque affatto il modo in cui lo disse ma decise di non farci caso servendole lo stesso sorriso fasullo.

-Anche noi siamo tanto felici che tu ci abbia invitato, Meira.- disse Ilae prendendo sottobraccio la sorella.
-Noi andiamo a dare un'occhiata dentro, vogliamo assolutamente vedere tutto il frutto del tuo lavoro.
Ci vediamo in giro, va bene?-

Senza nemmeno attendere di venire congendate, il gruppetto si fiondò dentro la serra cercando di mischiarsi tra gli invitati.

-Naev, guarda un po' lì...- Ilae richiamó l'attenzione della sorella, indicandole un punto preciso tra la folla.

-Non ci pensare neanche.- disse subito l'altra principessa, afferrando la gemella per il polso e cercando di trascinarla dalla parte opposta della sala. Cosa non molto semplice dato che ormai Ilae aveva adocchiato la sua preda, ed entrambe sapevano alla perfezione che allontanare la ragazza da ciò che aveva deciso di volere assolutamente, equivaleva a darglielo sopra ad un piatto d'argento.

Naev sospiró lasciando andare la sorella, quando questa le rivolse un'occhiata che fece subito prevedere che cosa sarebbe accaduto di lì a poco.

"Sarà mio.
È inutile che mi trascini via."

Sembrava che gli occhi di Ilae parlassero, in effetti.

Quando poi lei vide l'oggetto del suo desiderio venirle incontro, dovette nascondersi con una mano le labbra dipinte del colore del vino rosso più pregiato che potesse esistere, per non rivelare un piccolo sorrisetto soddisfatto.

-Buonasera, principesse.- le salutó cordialmente uno dei due capi sezione, quello che più aveva intrigato Ilae. Si chiamava Caelum, da quanto aveva capito.

-Principe Caelum.- sorrise la gemella più giovane, sbattendo le lunghe ciglia scure e facendo un piccolo sorriso, appena accennato.

-Siete primine, non è così? Ci siamo incontrati quando vi ho fatto fare il giro dell'Accademia.- disse il ragazzo guardando Ilae con un luccichio malizioso negli occhi del colore dell'ambra, passandosi le dita affusolate tra i capelli scuri.

La ragazza annuì.

-Esatto.- rispose. -E poi siamo quelle che sono riuscite a stravolgere la cerimonia, quindi ti ricordi di noi sicuramente.-
Il principe ridacchió, e Ilae si ritrovó a fantasticare sulla calda voce rassicurante e profonda del ragazzo.
In più lui aveva un leggero accenno di barba che gli dava un'aria molto più matura dei suli coetanei.

Bastarono solamente pochi minuti di conversazione con Caelum per far capire alla ragazza che il loro capo sezione era decisamente più affascinante di quando aveva immaginato solo guardandolo da lontano, e quando Meira arrivó a passo spedito agguantando Naev trascinandola via con sè, la ragazza decise di cogliere l'occasione al volo.

Nonostante fosse una principessa anche lei aveva bisogno di divertirsi in qualche modo, e il suo mondo non consisteva solo in ciò che il padre le aveva insegnato.

Odiava annoiarsi.

•••

Era divertente il fatto che fare parte della sezione di magia nera, dava automaticamente il diritto agli studenti di poter fare quello che volevano.

Ilae in effetti quasi non si sentiva minimamente in colpa per aver abbandonato la sorella con Meira, la quale aveva cominciato ad elencare tutti i vari tipi di vestiti che le avevano confezionato le fate che le erano state assegnate.

Voleva concentrarsi solamente su Caelum che la guardava ghignando, lanciando occhiate decisamente più lunghe in determinati punti, da quando la sorella della ragazza si era allontanata.

Lei sorrise, guardandolo provocatoria dal basso verso l'alto.

Nonostante non fosse alta quanto lui mancando di diversi centimetri, sapeva che riusciva a trasmettere esattamente quello che voleva lei.
Era una caratteristica che aveva avuto da sempre, riuscendo fin da piccolissima a spaventare i bambini solamente guardandoli.

Aveva sempre supposto che fosse perché era una principessa, ma in quel momento si rese conto che doveva essere uno dei suoi poteri il riuscire a intimidire qualcuno con un semplice sguardo, considerando che Caelum era un reale esattamente quanto lei.

Mordicchiandosi il labbro carnoso colorato di rosso scuro, afferró con sicurezza un lembo della giacca nera del ragazzo tirandolo delicatamente verso di sè, mentre ancora lo fissava negli occhi ambrati ardenti di lussuria.

-Giochiamo?- chiese lei sussurrando, scoprendo i denti perlacei in un sorriso eccitato.

Il ragazzo si raddrizzó leccandosi un angolo delle labbra, per poi guardarsi intorno cercando una sorta di spazio appartato dove poter stare in tranquillità.

Videro una stretta rientranza isolata nel muro proprio accanto ad una pianta strana e mastodontica, che gettava ombra coprendo le luci violacee ma luminose che aveva fatto installare Meira per creare atmosfera, e la raggiunsero in pochi istanti.

Caelum spinse con vigore la ragazza contro il vetro della serra appoggiando un braccio contro di esso, mentre con l'altro avvolse la vita di Ilae, che continuava a guardarlo negli occhi come per sfidarlo.

-Puoi essere il capo sezione lì fuori...ma qui non comandi proprio nulla.- disse lei, prendendolo per il colletto e avvicinando il viso a quello di lui. -Solo per tua informazione.-

Quando Caelum dischiuse le labbra per baciarla, lei azzeró completamente le distanze rispondendo al bacio, prendendolo per le braccia e ruotando di scatto il baccino per scambiare il posto del ragazzo con il proprio.

Lei allontanó il viso per qualche secondo, ridacchiando piano.

-È tutto qui quello che sai fare?- lo provocó mordendogli il labbro inferiore per poi passare al collo, mentre con una mano si era infilata sotto la camicia del ragazzo, passandogi un dito lungo la spina dorsale.

Caelum si riavvicinó per baciarla, e continuarono così fino a quando non si sentì un fortissimo scoppio all'entrata della serra, facendoli sobbalzare all'indietro per la sorpresa.

-Ma che diavolo...- sbottó il ragazzo vicino a lei, uscendo da dietro la pianta che li aveva nascosti fino a quel momento.

Ilae si sporse vicino a lui, guardando allibita la scena che le si presentava davanti agli occhi.

C'erano una decina di ragazzi vestiti con abiti meravigliosi e bianchissimi, sembravano pronti per un matrimonio.

Tutti emanavano così tanta luce che alcuni dei presenti dovettero distogliere lo sguardo.

Uno dei nuovi arrivati si fece avanti con quello che Ilae riconobbe come un sorrisetto di superiorità stampato sulla faccia. Era un ragazzo alto, con i capelli pettinati, meticolosamente ordinati e incollati tutti da una parte con una quantità spropositata di gel.

Si ergeva davanti a tutti come se fosse stato un qualche dio importantissimo, e si guardó intorno sempre con quell'odioso ghigno che probabilmente a molti dei presenti aveva fatto venire voglia di dargli fuoco.

-Che carini che siete, guardatevi:
il gruppo sfigato ed emarginato della scuola che tenta di fare finta di essere in qualche modo importante, organizzando stupide feste senza invitare chi davvero potrebbe portare vita e divertimento in questo mortorio.-

Quando Ilae vide Meira farsi avanti per fronteggiare quel ragazzo, capì immediatamente una cosa.

L'idiota che aveva parlato non aveva assolutamente idea di chi si stava mettendo contro, e l'unica cosa che voleva fare era provocare.
Di certo la sua intenzione non era finire in una sala da festa facendo da statua di ghiaccio per decorazione.

-Bada a come ti rivolgi, moccioso. Stai mancando di rispetto a tutti i presenti. In più, nessuno di voi ha il permesso dei presidi per stare in questa serra.- sibiló Meira, scostandosi una ciocca biondissima dietro l'orecchio.
-Voi invece ce l'avete? Pensavo che la vostra sezione facesse tutto quello che voleva senza il permesso di nessuno.- continuó lui provocando la ragazza.
-Abbiamo quel briciolo di intelligenza che a voi manca, a quanto pare.
Ora sparite.- l'ultima frase della principessa sembrava proprio l'ultimo avvertimento prima di un disastro.

Ilae cercó con lo sguardo Naev, ma non riuscì ad individuarla.
Sapeva che di lì a poco sarebbe scoppiato un putiferio, e sperava proprio di non essere esplusa subito i primi giorni di Accademia per aver preso parte ad un combattimento non autorizzato dai professori della scuola.

Gli altri ragazzi della sezione di magia bianca fecero qualche passo avanti, e una ragazza bassa e formosa si avvicinó a quello che stava sfidando Meira così tanto stupidamente, incrociando le braccia.

-Questa musica fa schifo.- ghignó lei, lanciando un'occhiata divertita a tutti i presenti. -Ma del resto, non ci si poteva aspettare altro, non è così?-
-Nessuno vi ha invitato.- una ragazza accanto a Meira si fece avanti.

Era molto più bionda dell'altra, aveva un abito grigio lungo fino alle ginocchia, che si apriva in vita in una sorta di nuvola scurissima.
Il tulle dava ancora più l'impressione del cielo durante una tempesta, e in effetti gli occhi della ragazza mandavano lampi pericolosi.

-E tu saresti, bambolina?- chiese il ragazzo con i capelli impomatati che aveva parlato per primo, con voce disgustosamente provocante.
-Sicuramente meno imbecille di te, di questo ne sono convinta.
Ah, intendevi come mi chiamo?
Scusa, devo essermi confusa.
Sono la principessa Liserli.
Ora filate fuori, se non volete che la serata finisca male per tutti quanti voi.- l'ultimatum della ragazza che a quanto pareva si chiamava Liserli, non sortì l'effetto sperato, provocando ilarità generale nel gruppo che si era imbucato nella serra.

-Questa sarebbe una minaccia, ragazzina?- ridacchió il ragazzo che ancora non si era presentato.
-Allora, vediamo che cosa sei in grado di fare.- con uno scatto delle dita alle quali portava diversi anelli compreso quello con la pietra, fece volare Liserli all'indietro. La scena improvvisa causó reazioni furibonde da parte di tutti, tra i quali soprattutto Meira aveva uno sguardo infervorato negli occhi.

Ilae si sorprese che a quello sguardo nessuno era ancora scappato a gambe levate.

-Come. Osi?!- esclamó la ragazza, ergendosi davanti al ragazzo.
Tutti poterono constatare che era leggermente impallidito.
-Stavo...solo scherzando...- trovó la forza di dire lui, facendo qualche passo indietro e inciampando sui piedi della ragazza che aveva giudicato la loro musica.
Incespicó per poi cadere all'indietro, tenendo sempre gli occhi puntati su Meira.

-Di tutti gli errori che hai commesso durante la tua insulsa e patetica vita, ti assicuro che questo è quello più grave. Ti piace giocare?- chiese con una calma spaventosa la ragazza, fissandolo dall'alto. -Allora giochiamo. Sei tanto convinto di poter governare il mondo e poter fare qualsiasi cosa a tuo piacimento, quindi ti do una notizia: da questo momento alle mie parole devi stare attento, perchè qualsiasi cosa tu dirai, nessuno ti crederà mai.- Meira sorrise all'espressione orripilata del ragazzo. -Buon divertimento.- gli fece l'occhiolino, allontanandosi.

La musica ripartì, mentre i ragazzi della sezione di magia bianca corsero via chiudendosi la porta della serra alle spalle, terrorizzati.

Ilae finalmente riuscì a trovare la sorella, e la raggiunse.
Naev stava guardando Liserli mentre si rialzava massaggiandosi la nuca, assicurando tutti che stava bene.

-Ora capisco perché la sezione di magia nera e quella di magia bianca sono tenute separate.
Vogliono evitare questo tipo di incidenti.- mormoró alla sorella.
Naev annuì, sovrappensiero.
-È assurdo ció che è successo stasera. Spero che Meira non passi dei guai per aver maledetto quel ragazzo, nonostante se lo meritasse.- disse, mentre Ilae si sistemava le pieghe del vestito.
-Tra l'altro chi diavolo lo conosceva quello? Si comportava come se fosse stato appena eletto re del mondo...-

Poi Naev si riscosse improvvisamente, voltandosi verso la sorella con gli occhi che brillavano di una nuova luce maliziosa.
-Hey, tu non mi dici niente?-
-Che cosa dovrei dir- Ah.- Ilae capì a cosa alludeva la ragazza e sorrise, ridacchiando.
-Ci sarebbe molto di più da raccontare se quegli idioti non ci avessero interrotti, credimi.-
Naev si mise ad ascoltare, ridendo per qualsiasi battuta facesse Ilae su ciò che avrebbe voluto fare la ragazza quella sera.

Le due prima di arrivare alla festa pensavano davvero che si sarebbero annoiate, ma a dire la verità quello era stato l'evento più interessante al quale erano state costrette a partecipare.

•••

 

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