La principessa della torre

di SilkyeAnders
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: L'amica segreta ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: Problemi di coppia ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: L'amica segreta ***


La principessa nella torre CAP 1 L'AMICA SEGRETA La principessa della torre

Capitolo 1: L'amica segreta


Rachel controllò rapidamente l'ora prima di rimettere le mani nelle tasche del giubbino, non solo faceva un freddo cane quella mattina ma i suoi amici erano anche in ritardo!
Sbuffò rumorosamente mentre lanciava un'occhiata fugace a suo padre, assopito sull'amaca in giardino per essere tornato ubriaco la sera prima.
La ragazza decise di aspettare i suoi amici nel vialetto sul retro, probabilmente suo padre si sarebbe svegliato di lì a poco a causa del freddo e, Rachel, non voleva essere lì quando ciò sarebbe accaduto.
Inviò un messaggio alla sua amica Karen per informarla di dove la stesse aspettando, erano già le otto e mezza.
Ti aspetto nel vialetto sul retro, datevi una mossa tu e Vic!
Ci manca solo che arriviamo tardi alla lezione di chimica...
Non voglio un'altra nota disciplinare!!
-Rachel
La risposta a quel messaggio non arrivò mai, chiaramente Karen e Victor avevano fatto le ore piccole e, altrettanto chiaramente, quel giorno non si sarebbero presentati a scuola.
La ragazza prese il cellulare e digitò il primo numero che le venne in mente.
-Dick? Ciao, senti... Non è che posso venire a scuola con te stamattina?-.
Dall'altra parte rispose una voce profonda ma stranamente rilassata :-Certo, nessun problema-.
-Grazie! Sono nel vialetto sul retro-.
-Ancora tuo padre?- chiese l'altra voce, una nota di rabbia nel tono che prima risultava pacato.
-Sì, stavolta è tornato ubriaco... Non l'ho nemmeno sentito rientrare- mormorò lei.
-Meglio così, cerco di sbrigarmi. E' già tardi-.
La chiamata terminò così com'era iniziata, di getto.
Rachel era lieta di sapere che almeno qualcuno dei suoi amici prendesse lo studio seriamente, certo, Dick era obbligato a farlo. La sua borsa di studio per il college dipendeva principalmente dai suoi voti, non che avesse problemi di soldi ma si era ripromesso di non sfruttare lo status sociale di suo padre per le faccende accademiche. Rachel lo aveva sempre ammirato per questo.
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Le strade di Jump City erano incredibilmente popolate per essere un lunedì mattina di pieno inverno, Rachel guardava fuori dal finestrino godendosi il calore dei sedili termici dell'auto del suo amico.
-Pensi a qualcosa?- chiese Dick mentre frenava per fermarsi al semaforo.
Rachel spostò la sua totale attenzione su di lui e gli rivolse un flebile sorriso :-Ho qualcosa per la testa in effetti, non so se posso parlartene però-.
-Mh... Non sei costretta allora-.
-Tu piuttosto, riesco a vedere che qualcosa ti tormenta-.
Dick si lasciò sfuggire un lungo sospiro, chiaramente qualsiasi cosa fosse a consumare la sua mente era arrivata a un punto in cui il ragazzo non sapeva più che fare.
-Barbara-.
-Oh! Capisco... Non va eh?-.
-No, non va... E' solo che... Ultimamente è così possessiva, credimi Rae non posso fare nulla senza avere i suoi occhi addosso-.
Rachel sorrise, Dick forse non si rendeva conto che il suo comportamento non era quello del perfetto fidanzato a sua volta ma decise di non dirgli nulla a riguardo, forse era meglio lasciarlo sfogare.
-State insieme da così tanti anni, un po' di gelosia è comprensibile- commentò semplicemente.
-Sì, un po'. Lei mi controlla addirittura il telefono! Puoi crederci?-.
Rachel sollevò un sopracciglio, forse Barbara si stava davvero spingendo un pochino oltre la soglia dell' "un po' gelosa".  Accavallò le gambe mentre l'auto riprendeva a muoversi sull'asfalto semi-ghiacciato.
-Forse è giunto il momento per voi di separarvi...-.
-Lo hai detto tu, stiamo insieme da così tanto che... Non so, lo sai che io e l'amore siamo due pianeti lontanissimi Rae. Barbara mi da quella sicurezza emotiva, so che non importa cosa io faccia, lei mi amerà comunque-.
-Ma tu non la ami- rispose secca l'altra.
-No, onestamente credo anche che lei lo sappia bene- ammise lui.
-Credi che speri di poterti cambiare?- chiese Rachel sollevando nuovamente un sopracciglio.
-Forse sì... Peccato per lei però, non esiste al mondo donna in grado di farmi innamorare. Di questo ne sono certo-.
-Perché sei così chiuso a questo genere di sentimenti Dick?-.
Il ragazzo sbuffò, non aveva nemmeno bisogno di guardarla per sapere che tipo di espressione avesse in volto.
-Guai a te se mi psicanalizzi Roth!- sibilò infastidito.
-Ok, ok... Smettiamo di parlarne-.
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Rachel era riuscita appena in tempo a mettere piede in classe, lei e Dick ce l'avevano fatta per pochissimo. Come sospettava, né Karen né Victor erano presenti quella mattina.
-Cosa credete gli sia capitato?- chiese un ragazzo biondo nel banco davanti al loro.
-Che vuoi che gli sia capitato Gar? Karen avrà voluto mostrargli le nuove mosse prima della partita di rugby di sabato- ghignò Dick.
-Datemi una S, datemi una E...- iniziò a canticchiare Garth, il ragazzo moro accanto a Garfield.
-Shh... Non ti azzardare a finire questa frase- sibilò Rachel.
-E dai Rae! Lo sai che stavano facendo quello- ridacchiò Garth.
-Sì, lo so ma non ho bisogno di vederlo chiaramente nella mia testa- scherzò lei.
-C'è qualcosa che vi piacerebbe condividere con il resto della classe?- chiese una voce profonda e cavernosa alle loro spalle.
-Ah! N-no professore, ci scusi- mormorò Garfield.
Rachel abbassò il capo, non veniva quasi mai ripresa in classe e quando avveniva era sempre colpa di terzi.
-Allora vi pregherei di fare silenzio, a meno che non vogliate un compito extra per giovedì...-.
-Staremo zitti- rispose rapidamente Dick.
-Bene, ora... Dove ero rimasto? Ah sì! I principi della dinamica... Dunque, i tre principi della dinamica, noti anche come "leggi di Newton"...-.

La lezione era durata decisamente troppo per i gusti del gruppetto di amici che, in quel momento, era radunato di fronte all'armadietto di Garfield.
-Oggi esce un nuovo film al cinema, vogliamo andare a vederlo?- chiese Garth.
-Ah, mi piacerebbe ma purtroppo oggi non posso. Devo andare a trovare una mia cara amica- rispose Rachel.
-Un'amica? Esiste qualcuno a parte noi in grado di sopportarti?- la canzonò Garfield.
-Molto simpatico. Sì, è una ragazza che conosco da molti anni-.
-Bè, dille di aggregarsi-.
-No, meglio di no... E' molto timida e...- Rachel deglutì rumorosamente.
-Che importa? L'aiutiamo noi a sciogliersi, no?- incalzò Dick.
-No, davvero ragazzi. Meglio di no-.
-Ok, se ne sei sicura...-.
Dick tornò silenzioso, osservava la sua amica con sguardo concentrato. Rachel sapeva che lui avrebbe fatto delle domande, da quando lo conosceva era sempre stato uno che scavava a fondo.
La verità era che a Rachel sarebbe piaciuto portare la sua amica al cinema, farle conoscere altre persone... Peccato che non avrebbe mai potuto farlo.
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-Ti serve un passaggio dalla tua amica?- chiese Dick mentre lui e gli altri uscivano dall'edificio.
Rachel sembrò soppesare per un attimo la questione, effettivamente la ragazza che doveva andare a trovare viveva dall'altra parte della città... Non sapeva se fosse una buona idea o meno quella di farsi accompagnare.
-Mi tornerebbe utile in effetti...- rispose in un mormorio.
-Ragazzi voi intanto andate verso il centro, vi raggiungo dopo aver accompagnato Rachel- intimò agli altri due :-Ah, mentre andate vedete se riuscite a buttare giù dal letto Karen e Vic-.
-Sarà fatto mio capitano- scherzò Garfield.
Garth roteò gli occhi e fece un cenno di saluto prima di afferrare il suo amico per il cappuccio della felpa e trascinarlo via.
-Dove vive la tua amica?- chiese Dick.
-Abita nella zona costiera, dobbiamo superare il centro della città e muoverci verso la priferia-.
-E' dall'altra parte della città...- osservò il ragazzo.
-Se non vuoi più accompagnarmi posso sempre...-.
-Nah, tranquilla. Stavo solo ragionando su che strada prendere per arrivare prima-.
I due amici si avviarono verso l'auto e, ben presto, una voce che entrambi conoscevano fin troppo bene, li bloccò dal muoversi oltre.
-Dick!-.
I due si voltarono, una ragazza bionda e dalla corporatura esile si stava avvicinando a loro con grandi falcate.
-Cosa vuole da te Kitty Moth?- chiese scettica Rachel.
-Diciamo che potrei o non potrei essere stato a letto con lei due settimane fa...- ammise Dick.
-E ancora ti chiedi se sia il caso di lasciare Barbara?- incalzò la ragazza scostando dal proprio viso una ciocca di capelli corvini.
Dick alzò gli occhi al cielo, probabilmente Rachel aveva ragione su di lui e su Barbara ma non per questo doveva insistere sulla questione. Il ragazzo prese un lungo respiro.
-Kitty, ciao...-.
-Ciao?! Ciao?! Dick Grayson, come osi dirmi solamente "ciao" dopo la notte che abbiamo passato insieme?-.
-Kitty, non ho tempo adesso... Ascolta, vediamoci stasera e parliamone, ti va?- chiese lui.
La ragazza squadrò Rachel da capo a piedi prima di incrociare le braccia al petto :-E va bene, ma se pensi di prenderti gioco di me...-.
-Kitty scusa ma devo veramente andare, è un'emergenza familiare...-.
Aveva mentito, la verità era che avrebbe usato qualsiasi scusa pur di togliersi di torno quell'appiccicosa.
Rachel si allacciò la cintura di sicurezza e, con un ghigno malizioso in viso, si voltò verso il suo amico.
-Che c'è?- chiese lui scontroso.
-Non sono affari miei ma... Perché proprio Kitty Moth?-.
-Ma che ne so? Sai, Barbara e io è un po' di tempo che non... Lei era lì, io ero ubriaco... Insomma è successo-.
-Ti seguo, ma doveva essere proprio lei? Avrei preferito che andassi a letto con Wally a questo punto-.
-Sai, i suoi occhi azzurri non sono niente male- scherzò il ragazzo.
-Metti in moto Grayson-.
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La casa dell'amica di Rachel non era molto grande ma era decisamente di fine architettura, ricordava una villetta ottocentesca, di quelle in cui vivevano le famiglie modeste.
Dick rimase immobile ad osservare il giardino, era pieno zeppo di piante e alberi tanto che sembrava una vera e propria giungla.
-Se vuoi entrare...- mormorò Rachel.
Dick alzò lo sguardo verso il cancello d'ingresso, c'era una telecamera e non era la sola che il ragazzo aveva notato.
-Posso? Non è che mi fanno fuori?- chiese allarmato.
-Perché dovrebbero?-.
-Non so Rae, questo posto è... Come mai tutte queste telecamere?-.
-Sono una famiglia che tiene molto alla sicurezza- esordì prontamente la ragazza.
Dick annuì lentamente, c'era decisamente qualche cosa che non quadrava in tutta quella situazione e, con la passione che aveva per i misteri, avrebbe sicuramente cercato una verità nascosta presto o tardi.
-Chi è?- chiese una voce gracchiante proveniente dal citofono.
-Sono Rachel, spero non sia problema... Ho portato un amico, gode della mia pienissima fiducia- rispose la ragazza.
Il cancello si spalancò poco dopo.
I due entrarono di corsa e, non appena ebbero messo piede nel cortile, il cancello si richiuse altrettanto rapidamente.
Dick si guardò intorno, gli alberi del giardino erano immensi e alcuni coprivano parte della casa. Che fosse fatto apposta?
-Dick, non per metterti ansia ma, ti prego, presta attenzione a come ti comporti qui dentro- lo avvisò Rachel.
-Siamo a cospetto della Regina Elisabetta?- chiese scettico il ragazzo.
-Non proprio ma, il tutore di Kory è molto sospettoso di fronte a persone che non conosce- spiegò pazientemente lei.
-Chissà perché lo avevo intuito-.
I due arrivarono al portone d'ingresso dove vennero accolti da un uomo altissimo e dal folto barbone ramato.
-Mia cara, è un piacere riaverti qui- disse con voce cavernosa.
-Anche per me Galfor- rispose lei dolcemente :-Oh, questo è uno dei miei migliori amici: Richard Grayson-.
L'uomo sgranò gli occhi, sembrava estremamente sorpreso. Accennò un lieve inchino a metà e sorrise :-Tu devi essere il figlioccio di Wayne allora-.
-Sì, sono io- rispose il ragazzo timidamente.
Ovunque andasse, qualsiasi cosa facesse e con chiunque fosse, Dick era abituato a ricevere attenzioni. Non solo era un tipo avvenente ma chiunque a Jump City, ma proprio chiunque, conosceva suo padre.
Bruce Wayne era un noto benefattore oltre che un uomo d'affari di grande successo, la loro villa era piena di "trovatelli" e donne. Non c'era che dire, difficile non notarli tipi come loro.
-Entrate pure, non rimanete sulla porta-.
Dick ebbe la vaga sensazione che non lo avesse detto solo per essere cortese, sembrava alquanto frettoloso di rientrare in casa.
-Kory! La tua amica Rachel è arrivata!- esclamò l'uomo.
Nel frattempo, Rachel si tolse zaino e giubbino e li sistemò su una sedia in cucina intimando a Dick di fare altrettanto. Fu allora che lui la vide, dalla scalinata all'entrata si stava precipitando in cucina la più bella ragazza che avesse mai visto: pelle ambrata, capelli rosso fuoco e magnifici occhi verde smeraldo.
-Cavolo...- disse sottovoce.
Rachel sorrise compiaciuta, non sapeva perché ma le faceva un immenso piacere che Dick trovasse Kory una bella ragazza.
-Kory, lui è Dick. Un mio caro amico-.
-Piacere di conoscerti... Dick?-.
La sua voce era dolce e delicata ma anche confusa, probabilmente non riusciva a capire se fosse un diminutivo o il suo nome effettivo.
-Richard- disse lui con un sorriso.
Allungò istintivamente la mano e Kory fece altrettanto :-E' un vero piacere conoscerti Richard, sono lieta di averti in casa-.
-Come sei formale- osservò il ragazzo.
-Kory è molto educata- spiegò rapidamente Rachel.
Dick sorrise e lasciò che il suo sguardo vagasse in giro per la casa, il soggiorno era in piena vista così come lo era la cucina. Sul caminetto acceso in salotto notò una serie di foto incorniciate a dovere, in una c'erano Rachel e Kory sedute per terra in una stanza da letto dai toni violacei.
-Allora Kory, come vi siete conosciute tu e Rae?- chiese incuriosito.
La ragazza sorrise e lanciò un rapido sguardo al suo tutore che, per tutto quel tempo, era rimasto immobile all'entrata a fissarli.
-Puoi andare Galfor, c'è Rachel con me. Starò benissimo- disse Kory, la voce rassicurante.
L'uomo annuì appena e, con fare guardingo, uscì di casa.
-Sta ancora cercando lavoro?- chiese Rachel.
Kory annuì distrattamente, il suo sguardo concentrato sul meraviglioso ragazzo seduto al bancone della sua cucina.
Kory non usciva mai di casa, davvero mai, così non le capitava di conoscere ragazzi o persone della sua età, di conseguenza uno come Dick come primo incontro, al di fuori di Rachel, era piuttosto sorprendente.
-E per rispondere alla tua domanda, Rachel ed io ci siamo conosciute tre anni fa- rispose con voce dolce.
-Ti ho chiesto come, non quando- incalzò Dick con un ghigno divertito in viso.
-E' una storia lunga e per nulla avvincente, perché piuttosto non mi racconti tu come hai conosciuto Rachel. Scommetto che un tipo come te ne ha di cose da dire-.
Il ragazzo sollevò un sopracciglio, nessuna ragazza aveva mai pensato di sfidarlo a quel modo prima.
-Bè, non c'è molto da raccontare invece. Ci conosciamo da quando avevamo undici anni, siamo quasi vicini di casa-.
-Ti ricordi Kory? Ti ho anche parlato di lui a volte- disse Rachel.
-Ma certo! Ora ho capito chi sei!- esclamò la ragazza, un sorriso ampio dipinto in volto.


Richard rimase qualche minuto a conversare con le due ragazze ma, dopo un po', si scusò e iniziò ad andarsene.
-Mi aspettano in centro- disse.
Kory sorrise :-Vai pure, è stato un piacere conoscerti-.
-Anche per me... Magari la prossima volta vieni a farti un giro insieme alla comitiva, che ne dici?-.
-Oh, mi piacerebbe ma... Temo non sia possibile- rispose lei.
Rachel abbassò lo sguardo.
-Ho detto qualcosa di male?- chiese Dick allarmato.
-No, no affatto. E' solo che... Purtroppo io non posso uscire di casa, intendo dire che non posso uscire mai-.
Il ragazzo sgranò gli occhi :-Mai?!-.
-No, ecco... Il fatto è che...-.
Rachel la interruppe :-Kory è malata, soffre di una rara malattia e l'ambiente esterno è troppo pericoloso per la sua salute-.
Kory lanciò un'occhiataccia a Rachel, stava mentendo.
-Eppure a me sembri sana come un pesce- osservò Dick.
-A quanto pare non è così- rispose Kory, una punta di rabbia nella voce.
-Bè, non importa... Vorrà dire che passeremo a trovarti qui in casa- disse lui sorridendole caldamente.
-Piano Dick, non vorrai farle conoscere tutti quanti! Ho portato te perché mi hai accompagnato ma...-.
Il ragazzo scosse il capo :-Lo so che abbiamo parlato solo qualche minuto ma sembri una ragazza simpatica, sicuramente andresti d'accordo con i nostri amici-.
A Rachel si scaldò il cuore, anche se non lo dichiarava apertamente le era sempre dispiaciuto per Kory. Avrebbe sempre desiderato che lei potesse andare a scuola, farsi degli amici e uscire come tutte le ragazze della loro età.
Inoltre, pensava che delle nuove amicizie le avrebbero fatto davvero bene.
-Mi fa piacere sentirtelo dire, anche tu sembri un ragazzo simpatico-.
-Le apparenze ingannano- scherzò Rachel.
Dick le fece la linguaccia prima di uscire dalla porta con la stessa calma di quando era entrato.
Poco dopo il telefono di Rachel vibrò, era un messaggio...
Donna del mistero, sappi che scoprirò cosa c'è sotto.
Magari ti conviene confidarti con me prima che lo scopra da solo.
Lo sai che non resisto ai misteri.
-Dick
Rachel roteò gli occhi e sorrise appena :-Quel ragazzo mi da un bel da fare...- sospirò. 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: Problemi di coppia ***


CAP 2 PROBLEMI DI COPPIA LA PRINCIPESSA NELLA TORRE Capitolo 2: Problemi di coppia

Rachel sentì suonare la sveglia, con un ringhio infastidito si rigirò nel letto cercando inutilmente di riprendere sonno prima di rendersi conto che si sarebbe dovuta alzare obbligatoriamente per andare a scuola.
La ragazza spense la sveglia e si alzò a fatica dirigendosi verso il suo armadio per cercare dei vestiti.
La sera precedente era rimasta a cena a casa di Kory e sia lei che suo zio non l'avevano lasciata andare prima di mezzanotte.
-Ma perché non me ne sono andata prima di cena?- sbraitò afferrando una felpa nera e un paio di jeans.
-Rachel? Posso entrare tesoro?-.
-Mamma... Sì, entra-.
Una donna che sembrava la versione più adulta di Rachel entrò nella stanza della ragazza, il viso incorniciato da un sorriso stanco ma molto dolce.
-A che ora sei rientrata ieri sera?- chiese la donna.
-Intorno a mezzanotte più o meno- rispose la ragazza.
-Mmh... Kory non può proprio uscire?-.
-No mamma, lo sai che non è possibile... Se dovessero scoprire il suo segreto sarebbe un bel problema-.
Arella, la mamma di Rachel, sospirò amaramente :-Lo so, lo so... Ma quella povera ragazza non può condurre una vita da reclusa a sedici anni-.
-La penso come te ma la sua famiglia ritiene che sia meglio isolarla... In fondo, anche il modo in cui ci siamo conosciute è stato un caso fortuito. Ringraziamo che non sia completamente sola-.
-Hai ragione... Ah, Rachel?-.
-Mh?-.
-Posso portarti io a scuola oggi, tuo padre dovrebbe dormire ancora a lungo-.
Rachel abbassò lo sguardo, le dispiaceva sentir dire da sua madre certe cose. La verità era che Arella poteva capire benissimo la vita da reclusa che Kory conduceva, in un certo senso da quando si era sposata con quell'uomo orribile anche lei era costretta a vivere così.
-Purché non se la prenda con te- esordì Rachel.
-Se ci sbrighiamo non dovrebbe nemmeno rendersene conto-.
A Rachel non servì altro, si vestì di corsa e legò i capelli mentre saliva in auto.
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Dick scaraventò il telefono sul proprio letto, quella mattina era iniziata decisamente con il piede sbagliato.
Sbuffò innervosito, e pensare che la sera precedente era stata così piacevole... Bè, piacevole finché non arrivò il momento di parlare con Kitty Moth.
Quella serpe bionda aveva avvisato Barbara della loro scappatella e ora lei non la smetteva di mandare messaggi a Dick, non solo lo prendeva ad insulti ma minacciava anche di sequestrargli il telefono affinché non potesse più uscire con quella "manica di sgallettate", come la definiva Barbara.
Inutile dire che, se avesse voluto, Dick sarebbe comunque riuscito ad uscire con altre ragazze anche senza utilizzare il telefono.
Ed eccola lì, la telefonata.
-Dick Grayson! Come hai potuto? Sei un vero porco!-.
Dick sospirò :-Se tu ti comportassi diversamente non avrei bisogno di scappare fra le braccia di altre ragazze-.
-Non provare a dare la colpa a me!-.
La voce di Barbara era esasperata, si capiva che stava soffrendo come un cane ma Dick non riusciva proprio a dispiacersi per lei. Ormai era diventata una spina nel fianco ai suoi occhi e nemmeno con tutta la buona volontà del mondo riusciva a vederla come una fidanzata.
-Babs... E' stato un errore, ok? Capita a tutti di sbagliare...-.
-Lo dici ogni volta... Dick, gli errori capitano è vero, ma non così...-.
Il ragazzo sospirò per l'ennesima volta, si chiedeva se non fosse davvero il caso di seguire i consigli di Rachel... Più discuteva con Barbara e più si rendeva conto di quanto stesse male in quella situazione, si rendeva anche conto di quanto male stesse facendo a lei.
In fondo lo sapeva di essere un egoista, sapeva che quella relazione era totalmente deteriorata.
-Senti, parliamone più tardi sì? Devo scappare a scuola. Sono già in ritardo-.
Dick non attese nemmeno una risposta, semplicemente, riagganciò.
Scese per la colazione e, senza che ne fosse realmente sorpreso, non trovò nessuno ad attenderlo.
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Colazione da solo, una noia...
Ti senti mai così sola da chiederti se non inizierai a immaginarti
delle persone pur di parlare con qualcuno?
-Dick
Rachel sorrise mestamente, aveva sempre saputo che quella casa enorme dove Dick viveva non riusciva a colmare il vuoto che il ragazzo sentiva nel cuore.
Il suo patrigno raramente dedicava del tempo ai suoi figliocci e, Jason, il fratello di mezzo di Dick, era una vera e propria mina vagante.
L'unico con cui Dick riusciva a parlare era suo fratello Tim, l'unico eccetto Alfred, il suo maggiordomo ma, per sua sfortuna, anche loro non erano molto presenti in casa seppur per motivi diversi.
-Mamma, possiamo accompagnare anche Dick?-.
-Ma certo tesoro!-.
Rachel sorrise e, rapidamente, digitò un messaggio al cellulare.
La famiglia Roth arriva al salvataggio!
Preparati.
-Rachel
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I ragazzi erano tutti seduti al tavolo della mensa per l'ora di pranzo, Rachel e Dick parlavano fitto tra loro e, con enorme sorpresa della ragazza, Dick non aveva ancora menzionato Kory.
Probabilmente la sua situazione con Barbara lo aveva sconvolto a tal punto da non aver spazio per nient'altro in mente.
Victor sollevò un sopracciglio :-Di che parlate voi due?-.
-Di Barbara, ha scoperto della mia tresca con Kitty Moth. Ti lascio immaginare...-.
Karen roteò gli occhi :-Ma perché proprio quella vipera?-.
-Credimi, me lo chiedo anche io- sbuffò lui.
Wally, un ragazzo dai brillanti occhi azzurri, incrociò le braccia dietro alla nuca :-Bè, se non pensi al suo carattere così sgradevole... Non è male-.
Garth assunse una smorfia di disgusto :-Peccato che con persone del genere il carettere conta più dell'aspetto fisico-.
-A quanto pare non per Dick- scherzò Karen.
-Ero ubriaco- si giustificò il ragazzo.
-Ora mi spiego tutto, solo da ubriaco andrei a letto con quella là- commentò Garfield.
Al tavolo scoppiò una fragorosa risata.
-Ragazzi, disturbo?-.
Il gruppo si voltò di getto, davanti a loro c'era una ragazza bionda e dal fisico esile: Tara Markov.
-Ciao Tara, dicci tutto- esordì Garfield.
Rachel incrociò le braccia al petto, l'espressione corrucciata. La verità era che Tara non le era mai andata a genio e, onestamente, l'interesse che Garfield provava nei suoi confronti la infastidiva.
Era certa che quella ragazza lo notasse solo per convenienza, dopotutto, essere amici di Dick Grayson conveniva alla popolarità di chiunque e quella tipa viveva di popolarità riflessa. Soprattutto, le sembrava piuttosto bizzarro il fatto che lei andasse a parlargli solo quando c'era Dick nei paraggi.
-Sto organizzando una super festa per i miei diciassette anni, ci tengo che veniate tutti-.
-Perché no? Quando la fai?- chiese Victor.
-Sabato-.
-Contaci, ci saremo!- esclamò Garfield.
Tara gli rivolse un occhiolino e un sorrisetto compiaciuto prima di dileguarsi così come era arrivata.
-Dobbiamo proprio?- sibilò Rachel.
-Dai! Lo so che lei ti sta antipatica ma pensala così, andremo a una festa. Tutti dicono che le feste di Tara sono da sballo- incalzò Wally.
-Non so... Non voglio passare da guastafeste ma credo che ci abbia invitati solo perché siamo amici di Dick-.
-Anche se fosse così è pur sempre una festa e ogni scusa è buona per festeggiare- rispose Victor con un ghigno soddisfatto.
Rachel sbuffò cercando sostegno in Dick.
-Mi spiace Rae, per una volta concordo anche io con gli altri. Secondo me una bella festa è proprio quello che ci vuole-.
-Mi arrendo- rispose lei sollevando le mani in aria per provare il punto.
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Dick aveva deciso di vedersi con Barbara quella sera, non sapeva ancora che cosa le avrebbe detto o che cosa avrebbe fatto.
Da una parte, il cuore gli intimava di lasciarla e di evitare di farsi, e farle, ancora del male; dall'altra, la mente gli suggeriva di rimanere con lei e crogiolarsi nella sensazione di sicurezza che lei sapeva donargli.
Analizzò bene la situazione, c'era stato un tempo in cui Dick aveva provato qualcosa per lei, non era amore ma almeno era qualcosa. Si disse che se fosse riuscito a far riaffiorare quei sentimenti sarebbe riuscito a sopportare quel rapporto.
Si chiese anche se fosse giusto, non credeva di meritarsi di dover sopportare qualcuno. Aveva sempre avuto voglia di innamorarsi sul serio ma non era mai riuscito a farlo, nessuna era all'altezza, nessuna sembrava quella giusta.
Improvvisamente, senza che lui potesse farci nulla, un'immagine dell'amica di Rachel gli attraversò i pensieri.
Ricordò immediatamente le farfalle allo stomaco che aveva sentito non appena l'aveva vista, effettivamente era difficile non provare nulla di fronte a una ragazza così attraente.
-Giusto! Devo fare più domande su questa ragazza- esclamò.
Afferrò il cellulare pronto a contattare Rachel ma non poté evitare di vacillare.
-Forse è il caso che gliene parli domani... Con tutto questo disastro che sta succedendo con Babs non mi pare il caso di...-.
Il ragazzo si lasciò cadere sul letto, era appena uscito dalla doccia ma non aveva la forza di vestirsi e sistemarsi per la serata. Sospirò e si passò una mano sul viso.
-Che razza di situazione- ringhiò innervosito.
Dove diavolo sei?
Con qualche ragazza?
Guarda che io sono già al ristorante...
-Babs
Dick lesse il messaggio di malavoglia e, con fare annoiato, iniziò a vestirsi. Sapeva bene che se avesse tardato ulteriormente le avrebbe dato modo di arrabbiarsi il doppio per chissà quale scemenza.
Arrivo.
Non essere impaziente.
-Dick
-E' ora del patibolo- sbuffò il ragazzo ravviandosi i capelli.
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Kory era stesa nel suo letto ovale, i piedi sul cuscino e la testa a ciondoloni nella parte finale del letto.
Un'altra noiosissima giornata trascorsa fra quelle quattro maledette mura, mura che aveva imparato ad odiare con ogni fibra del suo essere.
Quando Rachel andava a trovarla era felice, non solo poteva vedere la sua migliore amica ma poteva anche passare il tempo a fare qualcosa, qualsiasi cosa.
La sua situazione iniziava a pesarle, era da tempo che riteneva che le misure di sicurezza intraprese dal suo tutore fossero eccessive ma non si era mai permessa di parlare perché non voleva ferirlo.
Inoltre, era certa che se il suo tutore riteneva corretto recluderla così per motivi di sicurezza allora doveva essere l'unico modo possibile.
Le pesava da morire, certo, però era anche disposta a comprendere le ragioni per le quali era chiusa lì e, in fondo, non le mancava proprio nulla in quella casa.
Sentì bussare alla porta della sua stanza.
-Kory? Vengo a portarti la cena-.
La ragazza si alzò dal letto e corse ad aprire la porta, il suo tutore era fermo sull'uscio con un vassoio tra le mani callose.
-Grazie Galfor- mormorò lei con un sorriso affettuoso.
-Ha chiamato la tua amica Rachel- disse l'uomo entrando nella stanza.
Kory sgranò gli occhi :-Perché non me l'hai passata?-.
-Voleva parlare con me. Mangia-.
Kory posò il vassoio sulle gambe e iniziò a cenare, aveva imparato da tempo a non contraddire Galfor.
-Come mai voleva parlarti?-.
-Mi ha chiesto il permesso di portare qui alcuni suoi amici... Ritiene che tu abbia necessità di conoscere altre persone-.
-E tu che ne pensi?-.
-Vorrei sapere che ne pensi tu in realtà...- mormorò l'uomo.
-Mi piacerebbe molto conoscere altre persone, inoltre ritengo di potermi fidare del giudizio di Rachel-.
Galfor sospirò passandosi una mano lungo la barba arruffata :-Temevo avresti detto qualcosa del genere-.
-Per favore! Galfor... Sarebbe molto più semplice per me accettare le tue condizioni se avessi degli amici. Inizio a sentirmi parecchio sola...-.
-Devi stare molto attenta, se qualcun'altro viene a scoprire il tuo segreto...-.
-Lo so bene!- esclamò la ragazza :-Galfor, ho già rinunciato alla mia libertà, non farmi rinunciare anche a questa opportunità. Te lo chiedo per favore-.
Galfor sospirò :-E va bene. Sappi però che è solo perché mi fido di Rachel e del suo giudizio-.
Kory si lasciò sfuggire un urletto di gioia e, con entusiasmo, corse ad abbracciarlo con forza :-Grazie infinite!-.
-Al primo passo falso...-.
-Lo so, lo so. Non ci saranno passi falsi, lo prometto!-.
-Bene, mi fa piacere vederti così felice...- disse l'uomo, la voce dolce e lo sguardo tenero di chi guarda un figlio :-Ora finisci di mangiare per favore-.
-Subito!-.
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Dick aveva sempre creduto che le relazioni umane fossero complesse, lo aveva appreso guardando il suo patrigno che cercava di essere un buon padre, un buon amante per le sue numerose conquiste e un buon datore di lavoro per i suoi dipendenti.
Aveva anche notato come nessuna di queste cose gli riuscisse particolarmente bene e, in quel preciso momento, si era reso conto di quanto tutto ciò fosse difficile.
Dick faceva fatica a barcamenarsi nelle relazioni romantiche, non erano decisamente il suo forte e tutti quegli anni in cui il suo rapporto con Barbara si era rovinato ne erano la prova tangibile.
Parcheggiò l'auto fuori dal ristorante e prese un lungo respiro prima di entrare.
-Finalmente!- esclamò la ragazza non appena lo vide arrivare.
-Per favore, non gridare...- sibilò lui.
-Vedremo se me ne darai motivo- ringhiò lei.
-Perché dobbiamo sempre litigare? Non possiamo parlare normalmente per una volta?-.
-Potremmo se ti comportassi come una persona decente-.
-Ah ecco, perché tu non hai nessuna colpa vero? Tu sei perfetta-.
-E tu? Tu sei perfetto?- ringhiò lei.
Dick sospirò, era così stufo di arrabbiarsi con lei, così stufo di doversi sempre giustificare... Era stufo di ogni cosa.
Decise di fare qualcosa che non aveva mai fatto, arrendersi.
-Sai che ti dico Babs? Hai ragione-.
-C-cosa?- chiese lei confusa.
-Hai ragione. Mi comporto molto male con te e non dovrei, stiamo insieme da una vita e forse ho avuto paura che la cosa stesse diventando troppo seria-.
-Dici davvero?- incalzò lei.
-Mai stato così serio in vita mia-.
-Dick... Mi ami?- chiese lei nervosa.
-Come?-.
-Mi ami?-.
Dick prese un lungo respiro, ripensando agli anni in cui erano stati assieme si rese conto di non averle mai detto "ti amo". Ovviamente non lo aveva mai fatto perché non lo sentiva, non voleva prenderla in giro più di quanto stesse già facendo.
Il ragazzo capiva benissimo che il modo in cui si comportava era profondamente sbagliato, capiva anche che Barbara soffriva a causa sua e in un certo senso gli dispiaceva. Non l'amava ma di certo le voleva molto bene e ovviamente non si divertiva a farle del male.
L'egoismo purtroppo era ereditario, Bruce Wayne era un pessimo esempio per quanto riguardava questo genere di cose e il suo modo di fare era assai contagioso.
In quella famiglia dimostrare affetto era un qualcosa che riusciva male a tutti quanti, eccetto forse a Tim.
-Allora?- incalzò Barbara.
-Sì, ti amo- rispose il ragazzo.
Chiunque non fosse stato accecato dall'amore avrebbe potuto capire che lo aveva detto senza un briciolo di sentimento ma, siccome Barbara stravedeva per lui, era convinta che quella dichiarazione fosse reale.
La ragazza gli gettò le braccia al collo e lo baciò con passione, in quel preciso istante volava a un passo dalla luna.
-Ti prometto che la svista che ho avuto con Kitty non riaccadrà. Ho occhi solo per te, giuro-.
Furono quelle ultime menzogne a convincere del tutto la povera Barbara, Dick si sentiva uno schifo a mentirle in quel modo ma era così esasperato, così stanco... Fingere di amarla sembrava l'unica via d'uscita.
Se l'avesse convinta a sufficienza avrebbe potuto continuare a stare con lei e mantenere la sicurezza emotiva che lei gli offriva e, al tempo stesso, andare a letto con altre ragazze per soddisfare le sue voglie.
Sembrava il piano perfetto ma il suo cuore non era d'accordo, continuava a sperare in segreto che arrivasse qualcuna abbastanza capace per farlo battere all'impazzata.
Era così, il suo cuore era ancora alla ricerca di una padrona che sapesse trattarlo con dolcezza e che sapesse completare quel puzzle che era Dick Grayson.

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