L'albero di Mele

di Crepuscolina13
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Esme Cullen ***
Capitolo 2: *** Rosalie e Bella ***



Capitolo 1
*** Esme Cullen ***


Note tecniche: la storia si svolge nel libro di Twilight in un momento imprecisato tra dopo il ritorno di Edward da Denali e prima che Bella scopra la verità.

 

 

Esme Cullen aveva un ruolo ben preciso all’interno della famiglia, tutti lo avevano.

Carlisle col suo lavoro all’ospedale era quello che portava i soldi alla famiglia; in realtà grazie ad Alice non ne avevano bisogno visto che la ragazza poteva procurare loro tutti i biglietti della lotteria vincenti che desiderassero, ma era importante per fornire loro una copertura ed inoltre era il loro punto di connessione con la società adulta di Forks.

I ragazzi invece grazie alla scuola dovevano costruire l’immagine di una famiglia perfetta e soprattutto molto normale ed era per il bene di tutti che si sacrificavano nell’ascoltare ore e ore di lezioni su argomenti che ovviamente sapevano alla perfezione.

Il suo ruolo invece era quello della perfetta casalinga americana, amorevole coi propri figli e il proprio marito, ed era per quello che quel giorno come faceva ormai da anni, almeno una volta alla settimana, si recava nell’unico centro commerciale con annesso supermercato di Forks.

Poteva sembrare una cosa noiosa eppure lei si divertiva perché quando fingeva di leggere gli ingredienti di ciò che comprava e mentre fingeva di pensare a cosa cucinare quella sera per la sua famiglia si sentiva così incredibilmente umana e viva.

Naturalmente tutto il cibo comprato sarebbe andato dritto ad una mensa dei poveri locali, ovviamente in forma di donatori anonimi ma se volevano sembrare davvero umani dovevano per forza fingere di comprare del cibo e quel compito era sempre toccato ad Esme in qualunque città si stabilissero.

Man a mano che gli anni passavano lei imparava a riconoscere i clienti abitudinali di quel posto, per lo più donne casalinghe proprio come lei e alla fine inevitabilmente si faceva delle amiche.

All’inizio iniziava tutto con un “Ho Visto che oggi c’è un super sconto per i detersivi profumati, deve assolutamente approfittarne...Oh piacere..Sono Esme Cullen…. Si esatto la moglie del Dottor Cullen” poi continuava con un “Oh anche lei qui? Si esatto il Ringraziamento si sta avvicinando e sto già facendo scorta di viveri, i miei figli sono dei veri mangioni” tutto accompagnato ovviamente da sorrisi graziosi e perfettamente normali, stando sempre attenta a non mostrare troppo i denti.

Alla fine i discorsi sul cibo si accompagnavano sempre con commenti sui propri figli che ovviamente andavano tutti allo stesso liceo “Signora Cullen ha sentito dell’incontro genitori-insegnanti?” oppure su i propri mariti “Mio marito lavora troppo, glielo dico sempre ma non mi da mai retta, a lei non manca il Dottor Cullen quando è in ospedale? Mi dica il suo segreto”.

Insomma alla fine finiva per avere degli appuntamenti fissi al supermercato con le donne disoccupate di Forks, insieme si scambiavano consigli su alcune ricette o segreti su come pulire una macchia particolarmente ardua.

E ad Esme tutto ciò piaceva davvero.

Ormai, oltre a fingere di muovere il petto per simulare un respiro, non le costava più fingere di avere il fiatone ogni volta che spostava il carrello pesante esageratamente pieno di cibo, del resto doveva dar l’impressione di star cucinando per 7 persone. Non le costava neanche più sopportare l’odore sgradevole che proveniva da alcuni cibi già pronti né le canzoncine irritanti messe attraverso le casse acustiche.

Ormai la sua era diventata una routine divertente da quando iniziava col salutare i cassieri a quando finiva col lasciare qualche dollaro alle persone che chiedevano qualche spicciolo per mangiare, che aspettavano i clienti all’uscita dell’edificio.

Quel giovedì pomeriggio come al solito stava prestando attenzione alla lista di ingredienti di una qualche salsa al pomodoro quando le giunse all’olfatto una traccia dell’odore inconfondibile di Edward e ciò le sembrò parecchio strano, cosa ci faceva Edward al supermercato?.

Con grande curiosità seguì facilmente la traccia che la condusse ad una giovane ragazza dai capelli marroni che al momento era indecisa se comprare una Mozzarella invece di un formaggio Emmenthal. Strano. Quella non era Edward eppure l’odore proveniva da lei, non era fortissimo, era più un alone che la circondava come se fosse stata parecchio a contatto con lui ma ad una sorta di distanza. Poi quando la ragazza si voltò lei poté vedere quegli enormi occhi color cioccolata e allora capì subito. Quella era Isabella Swan, la ragazza di cui suo figlio ancora non sapeva di essere perdutamente innamorato. Automaticamente sorrise. Ne aveva sentito parecchio parlare ma non l’aveva mai vista coi propri occhi ma quello che vide le piacque parecchio, sembrava davvero perfetta per Edward. La ragazza non sembrava sapere chi lei fosse infatti le passò accanto senza concederle un ulteriore sguardo.

Esme si fermò a vederla uscire dall’edificio continuando a sorridere.

Edward era appena tornato da Denali e l’atmosfera a casa era un po’ tesa, nessuno sapeva bene come comportarsi ma Alice aveva visto. Quella ragazza in un futuro prossimo sarebbe diventata sua figlia. E lei si fidava ciecamente di Alice.

 

 

 

Note dell’autore: Assurdo, Twilight fa parte di me da un decennio ormai e questa è la prima volta che scrivo una fanfiction tutta per loro. Questa scena mi è venuta in mente mentre stavo guardando “Desperate Housewives” per cui se la storia vi è piaciuta ringraziate quelle pazze di Wisteria Lane.

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Capitolo 2
*** Rosalie e Bella ***


Note tecniche: la storia si svolge in un momento imprecisato tra dopo la fine di Twilight e prima dell’inizio di New Moon.

 

-Edward te l’ho già detto, io oggi non ci vengo a casa tua- esclamai imbronciata, glielo avevo già ripetuto un milione di volte.

-Bella ma ti ho già detto che non è un problema per noi davvero, praticamente è sangue morto e non devi vergognarti, è totalmente normale e soprattutto umano, ci siamo abituati, se non dovessimo venire a scuola ogni volta che una ragazza ha le mestruazioni staremmo freschi- si concesse di ridacchiare Edward.

-Questo lo so, ma mi sento comunque imbarazzata visto che a differenza delle altre io so che voi potete….sentirlo- alla fine misi su un piccolo broncio, perché davvero col cavolo che avrei messo piede in una casa piena di vampiri totalmente in grado di percepire il mio ciclo mestruale.

-Bella ti prego fallo per me, oggi Charlie starà tutto il giorno a casa e non potremo neanche avere un minimo di intimità..-.

Alla fine come al solito non potei resistere al suo sguardo e senza neanche rendermene conto ero già salita sulla sua auto.

Non è che mi vergognassi ad avere il ciclo e non mi ero mai imbarazzata a parlarne in pubblico o con le mie amiche ma qui era tutta una questione completamente diversa.

Innanzitutto stavamo parlando di sangue in un contesto vampiresco e questo cambiava già tutte le carte in tavola anche se Edward mi aveva assicurato che era un tipo di sangue poco ossigenato quindi decisamente non delizioso o una roba simile. Poi c’era da considerare il fatto che gli uomini Cullen non erano esattamente nati nel 21esimo secolo e non avevo idea se la cosa avrebbe dato loro fastidio visto il modo in cui venivano cresciuti gli uomini in certi secoli. E come ultima cosa..beh si mi vergognavo che loro potessero sentire certe cose, mi vergognavo addirittura quando mi risuonava lo stomaco per la fame, figuriamoci per questo. Ma alla fine Edward l’aveva avuta vinto con la promessa di poterci concedere un po’ di tempo solo io e lui.

Per fortuna i Cullen erano stati ben educati e addestrati su come sembrare umani quindi nessuno fece parola quando, mentre stavamo ascoltando Edward suonare il piano, percepì parecchio liquido scendere nel mio assorbente e diventai tutta rossa in volto per l’imbarazzo. Solo Jasper ebbe una specie di fremito, ma probabilmente solo a causa del mio arrossire che altro non era un afflusso di sangue alle mie guance. Feci un leggero sbuffo promettendomi di non cedere più allo sguardo da cucciolo di Edward, il quale, come percependo i miei pensieri si concesse una piccola risatina sotto i baffi.

Quando il momento “ascoltiamo Edward vantarsi di come suona bene il piano” finì tutta la famiglia Cullen si disperse e come se non fossero mai stati lì scomparvero. Edward allora venne verso di me ma non mi si sedette accanto sul divano come ipotizzato, invece inaspettatamente mi diede un bacio dolce sulla fronte e sussurrò un “torno subito”.

MALE. MOLTO MALE.

Faceva questa mossa quando qualcuno della sua famiglia voleva parlarmi in privacy e così concedeva loro qualche minuto per parlarmi senza la sua presenza. Il mio cervello mi mostrò centinaia di ipotesi su chi potesse volermi parlare e soprattutto su cosa volesse parlare ma ovviamente successe l’unica ipotesi che non mi ero permessa di poter immaginare.

Rosalie rientrò nel salotto con un sorriso cordiale e si venne a sedere accanto a me. Si esatto proprio Rosalie.

-Non devi vergognartene sai? Significa che sei umana e viva e molti di noi vorrebbero tanto essere come te- al che rimasi parecchio allibita e incapace di rispondere, per fortuna lei continuò a parlare.

-Nel tempo in cui io sono nata veniva insegnato che era una cosa sporca e brutta, addirittura sbagliata, ovviamente tutta colpa della società maschilista dell’epoca ed ancora oggi penso a come avrei desiderato rispondere a quelle insinuazioni, per come sono fatta adesso avrei cambiato molte cose della mia vecchia vita ma questo è un altro discorso….-

-Rosalie io...io non mi vergogno, mi fa solo strano tutto qua- riuscì finalmente a risponderle. -Non dovresti- mi disse allora lei cercando di rassicurarmi e davvero sembrava una Rosalie totalmente diversa da quella che io conoscevo.

-So che ti starai domandando il motivo di questa conversazione ma volevo solamente dirti questo...è che provo un forte senso di bisogno nello spronare le donne ad essere più di quello che la società vorrebbe da loro, vorrei che capissero il grande potenziale che detengono, la magia del loro corpo nel far nascere una vita cosa di cui dovrebbero essere davvero fiere e orgoglioso e farne un punto di forza, di solito non posso fare simili discorsi alle ragazze della scuola visto che dobbiamo mantenere una certa distanza ma con te…tutti noi stiamo cercando di essere più noi stessi quando siamo insieme a te perché Edward ha ben chiarito il concetto per cui non ha intenzione di lasciarti- al che fece una smorfia, forse in ricordo di una qualche litigata con Edward.

-Rosalie grazie davvero, apprezzo molto quello che mi hai detto e probabilmente hai ragione, noi donne dovremmo cercare di far valere di più il nostro potenziale-.

A queste mie parole notai uno sguardo di dolcezza nei suoi occhi come se fosse sorpresa ma grata che l’avessi inclusa nel gruppo di “noi donne” come se lei non si sentisse tale, il che è assurdo visto che quando la si guardava la prima cosa che si dicesse di lei era che donna bellissima fosse. In quel momento sentì come se per la prima volta avessi trovato una via di connessione con lei, un qualche modo in cui potessimo lasciarsi alle spalle il suo astio nei miei confronti, come se in qualche modo potessimo essere amiche.

Ci guardammo ancora qualche istante negli occhi e poi Edward rientrò nella stanza, probabilmente aveva capito dalla mente di Rosalie che la conversazione era finita lì.

Ancora allibita la osservai lasciare la stanza e poi riportai gli occhi su Edward che nel mentre si era seduto accanto a me. Allora posai la testa sulle sue gambe mettendomi in posizione fetale ma non dissi niente e per alcuni minuti continuai a riflettere sulle parole di Rosalie e mi domandai se un giorno avrei potuto conoscere la sua storia, da come ne parlava avevo capito che probabilmente aveva subito un qualche tipo di ingiustizia in quando donna nella sua vita passata.

Poi sorrisi tra me e me, cavolo se avessi saputo che le mie mestruazioni avrebbero potuto farmi concedere un sorriso da Rosalie probabilmente le avrei usate come strumento parecchi mesi fa.

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