XXX a Hogwarts

di krystarka
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


CAPITOLO 1


Le mani di Theseus scesero lentamente lungo le braccia di Newton, carezzevoli, e il ragazzo rabbrividì di anticipazione perché quello che stava succedendo era così eccitante che per un momento fu certo si trattasse solo di uno dei suoi sogni bagnati… invece stava accadendo davvero ed era dannatamente reale.
Quelle mani dalle lunghe dita risalirono lungo gli avambracci di Newton, poi una si avvolse intorno al suo collo, spingendolo ad avvicinare il viso a quello del fratello che lo fissava con occhi brucianti, carichi di desiderio.
A Newton quasi mancò il respiro quando si rese conto che stava per baciare suo fratello, lo stesso fratello che infestava i suoi deliri masturbatori da tutta la vita.
Le loro labbra si toccarono e poi la lingua di Theseus s’insinuò nella sua bocca e Newton sollevò le mani per aggrapparsi all’uomo, temendo che tutto potesse svanire da un momento all’altro.
 
“Questa roba è davvero bollente, Liz! Qui ti sei superata! L’incesto è erotico da morire e poi l’idea di usare delle persone famose e che erano giovani non troppo tempo fa… sei un genio! Insomma, abbiamo visto tutti le vecchie foto degli Scamander! Theseus era obbiettivamente un fusto, da ragazzo!” Trillò Tulip entusiasta della nuova storia che la sua amica Liz ‘Lizard’ Tuttle, di Serpeverde, aveva appena finito di scrivere.
Non che nessuno lo dicesse apertamente ma il motivo per cui il club di Gobbiglie aveva così tante iscritte, era di certo il fatto che avessero tutte una sfrenata passione per storiacce omoerotiche.
La tradizione era nata ben prima di Liz, ovviamente, e quando lei si era iscritta al club, al suo primo anno, non aveva ben capito che cosa avessero sempre da ridacchiare in un angolo le ragazze più grandi.
Era stato solo al quarto anno che qualcuna le aveva passato, quasi distrattamente, una delle pergamene sulle quali le ragazze sembravano sempre concentrare la loro attenzione.
All’inizio aveva letto la storia indecisa se esserne scandalizzata o affascinata ma quando aveva sentito che un’altra ragazza, una Corvonero del suo anno, Tulip Karasu, aveva una collezione di centinaia di storie, scritte da ragazze del club nel corso degli anni, non aveva resistito e l’aveva avvicinata per chiedergliele in prestito.
Tulip in realtà era entrata nel club perché sua madre, prima di lei, ne aveva fatto parte e, quando aveva scoperto della tradizione delle storie erotiche, era stata al suo terzo anno.
Da brava Corvonero si era accorta fin da subito che giravano molte pergamene ed era riuscita a metterci le mani sopra piuttosto in fretta, anche se in genere le ragazze più grandi preferivano condividere la cosa solo con studentesse almeno del quarto anno.
Una volta capito di che cosa si trattasse, aveva passato l’estate a scavare in ogni posto segreto e nascosto della sua casa sperando di trovare altre storie, perché si diceva che l’usanza fosse cominciata più di cent’anni prima, quindi le sembrava probabile che sua madre la conoscesse e, come ogni Corvonero che si rispetti, di certo da qualche parte doveva averne tenuto una traccia scritta.
Le sue ricerche erano state più che fruttuose e aveva trovato storie di ogni genere, rilegate in un pesante tomo dall’aria anonima, incantato in modo da sembrare un testo di Aritmanzia per chiunque non facesse parte del club di Gobbiglie.
Le era bastato leggerlo per rendersi conto che le storie non erano tutte del tempo di sua madre, così si chiese se anche sua nonna le avesse collezionate.
Forse un giorno, quando fosse stata più grande e avesse provato meno imbarazzo per la questione, avrebbe osato chiederlo a sua madre ma, nel frattempo, si era limitata a tenersi il libro e ad aggiungervi tutte le storie che erano state scritte in tempi più recenti e che giravano in quel periodo per la scuola.
Poiché la raccolta di storie era una specie di cimelio di famiglia, era facile capire come mai Tulip fosse stata così restia a prestarlo a una ragazza, Liz, che conosceva solo per aver giocato con lei nel club negli ultimi anni ma che non faceva nemmeno parte della sua Casa.
Liz non si era certo fermata al primo rifiuto che aveva ricevuto e aveva assillato Tulip per mesi, per leggere quel libro, mentre passava il resto del tempo a divorare tutte le altre storie che trovava in giro tra le ragazze del club.
Mentre chiedeva a tutte altro materiale da leggere, le era capitato di entrare in confidenza con una ragazza di Tassorosso, Penny Haywood.
Penny aveva sollevato l’interesse di Liz quando l’aveva vista disegnare, sul retro della pergamena di una delle storie, un’immagine dei due protagonisti che si baciavano.
Leggere le storie era stato divertente ma vedere su carta quello che fino a quel momento avevo solo immaginato, era stato un vero colpo di fulmine e Liz non aveva più smesso di assillare Penny perché disegnasse altre scene di tutte le sue storie preferite.
Furono i disegni di Penny, alla fine, ad attirare anche Tulip che, colpita come Liz dalla bravura della Tassorosso, cominciò a frequentare sempre più spesso le altre due e, alla fine, concesse a entrambe di leggere la sua collezione e addirittura di farne delle copie.
Prima della fine del loro quarto anno le tre erano diventate inseparabili, con gran fastidio di diversi studenti delle loro Case che trovavano davvero incredibile che una Serpeverde, una Corvonero e una Tassorosso volessero a tutti i costi frequentarsi così assiduamente, senza nessuna ragione apparente, anche al di fuori del club di Gobbiglie.
A loro importava poco di quello che dicevano gli altri però, perché erano troppo prese dalle loro fantasticherie. Il loro fanatismo non fece che peggiorare quando Liz decise di sentirsi pronta per scrivere storie sue, da aggiungere alle altre.
Tulip pensava che Liz avesse davvero del talento nello scrivere, così aveva insistito perché, contrariamente alle storie delle altre ragazze, quelle di Liz fossero sempre accompagnate da una copertina disegnata da Penny.
Ne fecero delle copie per tutti i membri del club a cui potevano interessare ma qualcuna doveva essere stata meno che discreta perché, prima della fine dell’anno scolastico, il numero di copie era diventato sempre più numeroso e non era insolito vedere capannelli di ragazze ridacchiare su pergamene che venivano nascoste sospettosamente in fretta, quando si avvicinava qualcuno estraneo ai vari gruppi.
Durante l’estate dopo il suo quarto anno, Liz aveva deciso che le servivano maggiori informazioni per scrivere storie coerenti, così si era impegnata a razziare il baule di suo fratello maggiore, che aveva appena finito Hogwarts, alla ricerca del materiale che era certa dovesse trovarsi da qualche parte, anche se ben nascosto alla vista dei genitori.
Suo fratello l’aveva sorpresa a rovistare e così lei, esasperata e anche imbarazzata ma non disposta a cedere, gli aveva detto che cosa voleva: le sue riviste porno.
Quando suo fratello, rosso come il fuoco, le aveva detto che non esisteva nulla del genere, lei gli aveva rivolto un sorriso sornione e, senza aggiungere altro, gli aveva messo in mano la pergamena contenente la sua ultima storia.
Sapeva che suo fratello era gay, anche se lui non glielo aveva mai detto, e sperava davvero che gli piacesse la sua storia e che decidesse di aiutarla.
Fosse come fosse, una settimana dopo Liz trovò nel suo baule di scuola diversi libri di Storia della Magia, la materia più noiosa di sempre, che le sembrarono più che sospetti e, dopo averli sfogliati, li rimise nel baule e cominciò a pensare a che cosa regalare a suo fratello per il compleanno, perché di certo si meritava qualcosa di grandioso.
Fin dai primi giorni del suo quinto anno le storie di Liz avevano preso a impazzare per la scuola e, da quando aveva cominciato a scrivere di persone note, e viventi in tempi recenti, con scene erotiche migliori e più accurate di tutte le storie precedenti, il numero di copie richieste era salito ancora.
 
“Perché limitarsi a persone famose quando potresti usare gli studenti della scuola?” Le chiese Tulip un pomeriggio di metà dicembre.
Liz sollevò gli occhi dal disegno che Penny stava eseguendo e considerò la domanda, poi rispose:
“Be’, se usiamo i ragazzi della scuola e loro se ne rendono conto… insomma, potrebbero arrabbiarsi, soprattutto se sono etero, e gli unici che sappiamo per certo essere gay sono Justin e Barnaby. Barnaby è carino, e magari mi verrebbe anche voglia di usarlo per una storia ma Justin è troppo magro per i miei gusti…”
Penny sollevò gli occhi dal disegno e corrugò la fronte:
“Non lo verrebbero a sapere. Potremmo migliorare gli incantesimi camuffanti che abbiamo adesso e aggiungerne altri che non permettano a nessuno di leggerle, a meno che non faccia parte del club. Tulip è un asso in Incantesimi.”
“Sì, credo di poterlo fare.” Ammise Tulip senza esitazioni, soprattutto perché la sua domanda era stata interessata fin dall’inizio.
Liz corrugò la fronte e poi disse seria:
“Voi chi usereste? Voglio dire, dovrebbero essere dei ragazzi popolari, qualcuno che piaccia alla maggioranza delle ragazze perché la storia interessi.”
“Charlie Weasley!” Rispose Tulip sottovoce ma con occhi supplici che fecero sbuffare le amiche, ben coscienti della cotta della ragazza per il bel Grifondoro.
Liz sollevò gli occhi al cielo e disse con voce falsamente seccata:
“Vuoi una storia personalizzata come regalo di Natale, per caso?”
Tulip sollevò le sopracciglia e le riabbassò un paio di volte, a indicare il suo entusiasmo, prima di rispondere:
“Di certo non me ne lamenterei!”
Penny, divertita, chiese:
“E con chi lo vorresti in coppia, il tuo bel Grifondoro?”
A quella domanda Tulip dovette pensarci un po’ perché non le veniva in mente nessuno che fosse adatto al ragazzo che le piaceva… insomma… osservò incerta Liz che rispose piccata:
“No. Non scriverò racconti etero o una storia d’amore tra te e lui! Se è solo quello, che t’interessa, allora vai a cercarlo e chiedigli un appuntamento!”
Tulip si sgonfiò immediatamente e accasciò le spalle ma accettò:
“Va bene, però voglio la storia con Charlie, dai, per favore Liz!” Poi osservò Penny e aggiunse: “E illustrazioni con lui nudo! E intendo davvero nudo, non i soliti disegni di baci a mezzo busto dove non si vede niente!”
Penny guardò il disegno a cui stava lavorando, che era in effetti di un bacio tra due ragazzi che terminava appena sotto le spalle.
“Tulip, non è che io abbia mai visto dei maschi nudi, sai?” Disse incerta e l’amica ribatté rapida:
“Copiali dalle riviste di Liz! Dai, so che lo puoi fare!”
Penny non sembrò molto sicura e alla fine sospirò:
“Potrei provare ma non garantisco che non sembrino esattamente come sulla rivista ma con una faccia posticcia… insomma, non assomiglierebbero poi molto a Charlie.”
Liz, con uno sguardo malizioso, propose:
“E se provassimo ad andare a spiare negli spogliatoi del Quidditch? Quando si allenano i Grifondoro? Qualcuna lo sa?”
Penny le diede uno scappellotto dietro la testa, infastidita:
“Non lo faremo! Non m’interessa quanto siete assatanate vuoi due ma io non intendo rischiare una punizione per questo, senza parlare di quanti punti potremmo perdere!”
Tulip, che si era lasciata trascinare per un momento dall’idea di Liz, sospirò affranta e concesse:
“Va bene lo stesso. Prova a copiare qualcosa dalle riviste di Liz, a me piacerà comunque.”
Penny la guardò e poi, dopo un momento di riflessione, disse:
“Ci penserò, ma non prometto niente, va bene?”
Liz ci pensò ancora per un attimo e poi aggiunse:
“Lo stesso vale per me. Non ti garantisco che avrai questa storia ma ci posso provare.”
 
“Non credo di aver capito bene, Penny, che cosa vuoi che faccia?” Chiese Tonks con faccia seriamente sconvolta.
“Vorrei che posassi per un disegno di nudo.”
“Ma… sei seria?” Chiese la ragazza del tutto presa in contropiede.
“Non intendo davvero tu! Vorrei che interpretassi un ragazzo… è per un regalo di Natale per un’amica. Lei ha una cotta per questo tipo ed io vorrei farle una sorpresa!”
Tonks sbatté gli occhi cercando di capire il punto:
“Vediamo se ho capito: tu vuoi che mi trasformi nel ragazzo che piace alla tua amica, così puoi ritrarlo nudo?”
Penny si spostò la pesante treccia di capelli da una spalla all’altra, agitata, poi ammise:
“Sì, in pratica è quello che vorrei.”
Tonks, che stava virando a una bella sfumatura di rosa senza nessun bisogno delle sue abilità di Metamorfomagus, rispose lapidaria:
“E’ impossibile! Come faccio a trasformarmi in un ragazzo se non so nemmeno com’è fatto?”
“Sia com’è fatto. E’ Charlie Weasley!”
Tonks spostò il peso da un piede all’altro e quasi cadde ma si riprese in tempo per dire:
“Assolutamente no! E’ un mio amico e non lo farei mai… e poi non è che io sappia com’è fatto da nudo!”
Penny tentò di insistere e Tonks, sempre più in difficoltà, alla fine ammise:
“Senti, la cosa migliore che puoi fare, per questa tua amica, è spiegarle che con Charlie non ha speranze, va bene?”
Penny ci rimase male, un po’ per il rifiuto di Tonks e un po’ perché non sapeva che Weasley fosse impegnato. All’improvviso però cominciò a sospettare di aver fatto una brutta gaffe:
“Aspetta… è il tuo ragazzo? Scusami, davvero, non avevo capito! Pensavo foste solo amici! Non l'avrei mai immaginato… io…”
“Non è il mio ragazzo!” Strillò Tonks prima di rendersi conto che la Sala Comune di Tassorosso, dove si trovavano in quel momento, non era poi così deserta. Abbassando la voce aggiunse:
“Non è il mio ragazzo. Charlie è gay e la tua amica non ha la minima possibilità!”
Penny boccheggiò per un momento, non sapendo bene che cosa dire, poi annuì appena, si scusò con Tonks per averla disturbata e raggiunse le sue amiche in biblioteca, dove la stavano aspettando.
 
Per Tulip era stato un brutto colpo ma Penny non si pentì di averle detto di Charlie perché sarebbe stato meglio così, sul lungo periodo.
La cotta le sarebbe passata e lei avrebbe rivolto le sue attenzioni a qualcun altro e presto…
“Chissenefrega!” Esclamò Tulip a voce un po’ troppo alta, tanto che attirò su di sé lo sguardo severo della bibliotecaria, alla quale tutte e tre rivolsero un cenno di scuse prima che la ragazza continuasse:
“Sì, mi dispiace un sacco saperlo ma non è come se avessi comunque delle possibilità con lui quindi… va bene. No, anzi, va meglio perché se è gay magari non si offende, anche se scopre quello che stiamo facendo!”
Liz osservò Tulip incerta, temendo che l’amica stesse in realtà per avere una crisi di nervi:
“Intendi che vuoi continuare? Vuoi comunque che scriva la storia?”
Tulip sembrava nient’altro che determinata:
“Certo che lo voglio. E voglio anche il disegno. Anzi, un sacco di disegni!”
Penny e Liz si scambiarono uno sguardo e poi Liz ipotizzò:
“Forse… insomma… a Barnaby e Justin le mie storie piacciono… magari potrebbero piacere anche a Weasley e magari… magari potrebbe posare per Penny.” Liz non era molto sicura di quello che stava dicendo, perché le sembrava onestamente una pazzia, ma Tulip s’infervorò subito:
“Vero! Grande idea! Vado a cercarlo e gli faccio leggere una copia delle tue storie!”
Liz e Penny non fecero nemmeno in tempo a cercare di fermarla che Tulip era già partita.
“Solo io penso che sarà una cosa davvero, davvero imbarazzante?” Chiese Liz esterrefatta.
Penny scosse la testa e commentò laconica:
“Sta per dire a un ragazzo con cui non ho mai scambiato più di due parole, che vorrei disegnarlo nudo. Tu dici che sarà imbarazzante? Credo che sia ancora riduttivo!”
 
Tulip non aveva dubbi su quello che stava per fare.
Non era sicura che Charlie gli piacesse davvero. Più che altro il punto era che lei, sebbene non avesse mai scritto nulla, si era immaginata alcune scene davvero bollenti con il ragazzo come protagonista… solo che lo aveva sempre pensato insieme ad altri ragazzi, quindi forse il fatto che fosse gay non era poi un gran male, no?
Non era certa se fosse solo una giustificazione per non sentirsi delusa o se fosse la verità ma si fece coraggio e, senza fermarsi un istante a pensare, si mise a dare la caccia al ragazzo.
Sentiva una strana euforia, ma forse era dovuta al fatto che era la prima volta che faceva qualcosa di così avventato e si domandò, pigramente, se i Grifondoro si sentissero così tutto il tempo.
Scese fino al campo da Quidditch, anche se non sapeva che squadra si allenasse quel giorno, e fu infastidita quanto vide che era quella di Serpeverde ma questo non la fermò; tornò alla scuola a passo svelto, sempre più convinta di quello che voleva fare.
Diede un’occhiata alla Sala Grande ma non vide l’obiettivo della sua ricerca così cominciò a salire, incerta su dove si trovasse di preciso la Sala Comune di Grifondoro ma sapendo, più o meno, da che parte scendevano quegli studenti di solito.
Con sua somma fortuna incontrò un gruppo di studenti e tra loro c’era anche Charlie Weasley.
Appena lo vide le tornò in mente, esattamente, perché aveva avuto, o forse aveva ancora, una cotta per lui: le sue spalle erano ampie e la mascella squadrata… quei tratti davano l’impressione che fosse molto più adulto dei suoi coetanei, un vero uomo vicino agli altri.
Mise da parte quei pensieri traditori e lo fermò con la prima scusa che le venne in mente:
“Scusami! Scusami! Tu sei Charlie Weasley, giusto?”
Il ragazzo si fermò, osservandola sorridente:
“Sì e tu sei Tulip Karasu. Abbiamo insieme Cura delle Creature Magiche, se non sbaglio…”
Lei si stupì addirittura che lui ricordasse il suo nome ma cercò di non soffermarsi sul pensiero e disse svelta:
“Sì, infatti ti cercavo per quello. Ecco, so che sei il migliore in quella materia, così mi chiedevo se potessi aiutarmi con una cosa… sai, per il tema che ci ha dato Kettleburn.”
Il ragazzo rivolse l’attenzione ai suoi amici, che si erano fermati poco più avanti per aspettarlo, poi disse con un sorriso solare:
“Ma certo, nessun problema. Ti va se ci vediamo dopo in biblioteca? Adesso devo finire una cosa con i miei amici.”
Tulip avrebbe voluto mettersi a strepitare, perché con l'attesa poteva perdere il coraggio, poi le venne un’idea:
“Ecco no, insomma sì.” Si era impappinata e non sapeva come dirlo, così estrasse il rotolo di una delle storie di Liz dalla borsa e lo porse al ragazzo: “Senti, quando hai tempo, potresti darci un’occhiata. Poi se sei… interessato… mi puoi venire a cercare. Quando vuoi tu. Non è urgente.”
“Non è urgente? Il tema per Kettleburn è per domani!” Replicò il ragazzo perplesso.
“Sì, certo, lo so ma questo è… un altro progetto.” Tulip lanciò un’occhiata ai compagni del ragazzo e aggiunse. “E’ un progetto personale. Ti sarei grata se lo leggessi quando sei da solo.”
Weasley guardò lei e poi il rotolo per un momento ma annuì:
“Sì, va bene, certo. Ti faccio sapere.”
Tulip ringraziò e si allontanò in fretta, come se avesse un Gramo alle calcagna.
 
Penny e Liz erano ancora sconvolte per quello che Tulip aveva avuto il coraggio di fare ma tutte e due erano anche molto curiose del possibile risultato.
Non c’era nulla che le impensierisse, al momento, perché sebbene una avesse scritto la storia e l’altra avesse fatto i disegni, non c’erano i loro nomi sulla pergamena che Tulip aveva dato a Weasley, quindi il ragazzo avrebbe benissimo potuto pensare che fosse tutta farina del sacco dell’amica e, a parte l’imbarazzo, che cosa poteva succedere?
La cosa peggiore sarebbe stata che Weasley portasse la pergamena alla McGranitt ma tutte sapevano che, da giovane, la professoressa di Trasfigurazione aveva fatto parte del club di gobbiglie, oltre che della squadra di Quidditch, e avevano la vaga impressione che non sarebbe rimasta poi tanto sconvolta nello scoprire che certe tradizioni erano ancora molto vive, nella scuola…
Il pensiero che la pergamena potesse finire in mano a un altro professore le sfiorò ma non mise radici profonde e, comunque, non le preoccupò particolarmente.
Tutte erano in trepidante attesa di sapere che cosa sarebbe successo ora e se, per davvero, Tulip avrebbe avuto il fegato di chiedere a Weasley di posare nudo.
Penny era più che disposta a mettersi a guardare, e ritrarre, un tale bel ragazzo senza veli e Liz aveva giurato a se stessa che, se la cosa fosse successa davvero, lei di certo sarebbe stata presente, con una scusa o un'altra.
Quando uscirono dalla Sala Grande dopo cena, quella sera, notarono entrambe che Weasley era corso da Tulip e l’aveva fermata; entrambe rimasero nella sala d’ingresso, sperando che l’amica le raggiungesse e le aggiornasse su quello che aveva detto il ragazzo.
 
Charlie Weasley era rimasto di sasso quando aveva cominciato a leggere la pergamena.
I suoi amici erano tutti ben coscienti delle sue preferenze sessuali, cosa di cui lui non aveva mai fatto mistero ma quella storia… non era mai stato particolarmente ansioso di cercare materiale pornografico e, all’improvviso, si era ritrovato in mano quella pergamena; più la leggeva, più gli sembrava che toccasse tutte le corde giuste.
Era stato un bene che l’avesse letta quando era da solo nel dormitorio, perché si era ritrovato con un’ingombrante erezione di cui si era occupato rapidamente nei bagni, prima che i suoi compagni tornassero.
Dopo però aveva continuato a pensare alla storia e a quanto gli fosse piaciuta e, in più, si domandò che cosa volesse di preciso la ragazza di Corvonero: perché dargli una storia del genere senza nessuna spiegazione? Non che se ne stesse lamentando ma la cosa era strana.
La sua curiosità era alle stelle e fermò Tulip non appena la vide alzarsi dal tavolo della cena, trascinandola velocemente in una delle aule vuote del piano terra e dicendole velocemente, con gli occhi brillanti di malizia:
“Quella pergamena che mi hai dato… ne hai altre?”
Voleva chiedere tutt’altro, come per esempio perché gliel’avesse data, ma la prima domanda che gli corse alle labbra fu quella e Tulip rise perché non se lo era aspettata.
“Ne ho altre? Ne ho a tonnellate!” Disse lei, sconvolta ed entusiasta del fatto che il ragazzo non la stesse maledicendo su due piedi.
“Merlino… ma da dove salta fuori questa roba?” Chiese il ragazzo con sguardo acceso, lasciando chiaramente capire che avrebbe letteralmente sbavato per mettere le mani sul resto.
“Ecco… diciamo che il club di Gobbiglie ha un interesse trasversale oltre alle sole Gobbiglie… li scriviamo, illustriamo, ne facciamo copie per gli altri soci e per alcuni amici.”
Charlie la fissò come se non riuscisse a capire, poi chiese:
“Il club di Gobbiglie? Vuoi dirmi che quella roba l’hai scritta davvero tu?” La domanda gli uscì in tono che parve accusatorio, così aggiunse: “Insomma, credevo fosse preso da qualche libro in biblioteca o una cosa del genere. E' davvero buono. Intendo che è scritto bene.”
Tulip ridacchiò perché era la prima a sapere che si poteva lasciar correre qualche errore di ortografia o di grammatica su quelle particolari storie, se il testo era accattivante.
“Non l’ho scritta io, però è mia l’idea di dartene una copia e di chiederti se volessi… collaborare.”
Tulip arrossì perché adesso avrebbe dovuto chiedergli quello che gli interessava davvero e gli sembrava una pazzia ogni minuto di più.
Charlie Weasley era bello da morire già da vestito. Forse sarebbe svenuta dalla gioia se davvero avesse potuto vederlo nudo.
“Collaborare? Hey, aspetta! Quella roba era grandiosa e non direi di no, se volessi farmi leggere altro, ma io a scrivere sono una capra!”
Tulip, rossa come un papavero, prese fiato e decise che a quel punto doveva andare fino in fondo:
“Non sarebbe per scrivere. Una delle mie amiche scrive le storie e l’altra si occupa dei disegni mentre io faccio le copie per tutti. Quello che ci manca è…”
Niente. Non riuscì a costringersi a dirlo mentre si trovava lì, sotto lo sguardo di Weasley che sembrava inchiodarla.
“Che cosa vi manca? Onestamente non mi sembra che a questa storia manchi nulla!” Rispose Charlie, seriamente entusiasta alla prospettiva di poter mettere le mani su altre pergamene.
Tulip lo fissò a vuoto per un momento, poi quasi urlò:
“Un modello. Ci manca un modello!”
Charlie aprì e chiuse la bocca, un paio di volte, perché quello di certo non se lo era aspettato. Un modello? Intendeva lui?
“Vorresti che io posassi per i disegni?”
Tulip annuì con la testa e Charlie la osservò davvero per la prima volta: era chiaro che si stava vergognando a chiederglielo ma questo non l’aveva fermata… solo che lui non era certo di che cosa intendesse davvero, così, vedendo che lei era ammutolita, disse:
“Ma io… insomma, vuoi che mi trasfiguri per assomigliare ai personaggi? Non capisco…”
“No, vorremmo proprio te! In una storia nuova con te come protagonista!”
Charlie rimase impalato a bocca aperta, senza sapere che cosa dire. Una storia come quella con lui come protagonista? Oh, c’era una parte di lui che avrebbe adorato poter leggere alcune delle sue fantasie peggiori scritte in quel modo sconcio ma… tutta la scuola, o almeno tutto il club di Gobbiglie, l'avrebbe letta e avrebbe visto i disegni e…
“Non sarebbe come se fossi davvero tu! Nessuno lo saprebbe!” Disse in fretta Tulip cercando di spiegare che non era necessario che tutti sapessero che il modello era realmente lui. Avrebbero pensato tutti che Penny avesse inventato. In fondo era quello che avevano deciso di fare all’inizio.
“Ma sarei io… voglio dire… nella storia?” Charlie era sempre più tentato perché aveva capito che cosa intendeva la ragazza ma non credeva che una storia con lui sarebbe stata altrettanto interessante di una con persone famose.
“Sì! Piaci a tutti! Chiunque adorerebbe una storia con te!”
Charlie aggrottò la fronte.
“Con me? E… con chi altri? Giusto per sapere…” L’idea cominciava a non sembrargli più tanto buona perché se volevano scrivere qualcosa di realistico… erano mesi che lui schivava le fin troppo ovvie attenzioni di un paio di compagni e…
“Chi vuoi tu! Non ci abbiamo realmente pensato, ancora. Non deve essere per forza uno studente, può essere un personaggio famoso, o uno inventato… non lo so!”
A quelle parole Charlie si riprese in fretta perché un’idea cominciava a prendere forma nella sua mente.
“Chi voglio io?”
Tulip annuì con forza e il ragazzo rispose in fretta:
“Se mi garantisci che tutti crederanno che non c’entri nulla, e se posso scegliere io un’altra persona, ci sto.”
Tulip era senza fiato dalla gioia ma ancora non era riuscita a dirgli il particolare importante, così tentò:
“Davvero? Perché… ecco… dovresti posare nudo e…”
Charlie rimase in silenzio per un momento e poi chiese:
“Nudo? Non ci sono disegni di nudo nella pergamena che mi hai dato.”
“Vogliamo migliorare… vorremmo metterne…”
Charlie ci pensò per un momento. Non si vergognava del suo corpo ma questa era una ragazza e lui avrebbe dovuto spogliarsi davanti a lei? O alla sua amica o… l’idea che gli ronzava in testa, però, era troppo allettante per lasciarsela sfuggire.
“Sì, va bene. Quando cominciamo?”
Tulip era senza parole.
Charlie Weasley le aveva davvero detto di sì.
 
E così avevano cominciato, anche se non senza un certo imbarazzo da parte di tutte le persone coinvolte.
Charlie era stato presentato a Liz e Penny, anche se tutti avevano deciso di non farsi vedere insieme per non dare adito a pettegolezzi una volta che la storia fosse stata distribuita.
Charlie si vergognò come un cane nel dover dire a Liz chi avrebbe voluto come partner ma era stato lui ad accettare e così disse, quasi sottovoce:
“Io vorrei che fosse Piton.”
Liz Tuttle, che lui non conosceva per nulla a parte per le lezioni che avevano insieme, reagì con un sorriso da un orecchio all’altro e rispose con voce squillante:
“Uuuuhhh! Una torbida tresca tra studente e insegnante! Sì, di certo non faticherò a trovare qualcosa da scrivere!” Disse Liz con voce allegra, cercando di mostrarsi meno vergognosa di quanto in realtà si sentiva, perché la presenza di Weasley la intimidiva.
Penny intervenne titubante:
“Sei sicuro? Perché sai, non si può di certo dire che Piton sia un bell’uomo e non sono sicura di… di riuscire a ritrarre un insegnante mentre fa certe cose! Se lo venisse a sapere, ci farebbe vedere l’inferno!”
Un brivido attraversò tutti al pensiero che Piton scoprisse ciò che stavano pensando di fare. Nessuno dei presenti faticò minimamente a immaginarsi già espulso ma Tulip si riprese più in fretta degli altri e disse:
“Possiamo farlo. Ho trovato nuovi incantesimi da mettere sulle pergamene e sono piuttosto certa che siano buoni!”
Penny la osservò titubante e cercò di trovare delle falle:
“Sei sicura? E poi resta il fatto che io non mi sentirei a mio agio nel disegnare un insegnante…”
Liz, dopo il momento d’iniziale terrore al pensiero che il suo Capo Casa scoprisse che cosa stava pensando di fare, si riebbe perché l’idea la intrigava parecchio:
“Dai Penny, ne verrà fuori una storia fantastica! Piton è giovane e non si può negare che abbia un certo fascino, a suo modo. Tutti ameranno vederlo messo sotto da un bel fusto come Charlie!” L’ultima frase la disse senza nemmeno pensarci, guadagnandosi un’occhiata esterrefatta da tutti, compreso il ‘bel fusto’ che, dopo un momento, arrossendo vivacemente tanto che quasi era impossibile distinguere la sua faccia dai capelli, disse:
“A me piacerebbe… il contrario… se si potesse…”
Liz si girò a guardarlo, cercando di non dare a vedere in nessun modo quanto averlo lì, in carne e ossa, pensando di usarlo per una storia, la stesse disturbando, poi replicò maliziosa:
“Vuoi farti mettere in punizione dal professore più cattivo della scuola, Weasley?”
Charlie rimase rosso come un pomodoro ma annuì vigorosamente con la testa e Liz pensò che avrebbe potuto quasi essere sul punto di sbavare al solo pensiero.
“Sarà fantastico! La cosa migliore che abbia mai scritto!” Disse mentre già cominciava a immaginarsi una storia.
Prese una piuma e un pezzo di pergamena dalla cartella e cominciò a buttare giù idee una sull’altra, mentre Tulip si sporgeva per sbirciare e sollevava le sopracciglia aprendo leggermente la bocca, prima di commentare:
“Stai davvero pensando di fargli fare…”
Anche Penny e Charlie si erano sporti per vedere gli appunti di Liz e, leggendo le prime righe, Weasley emise un gemito che nessuna delle ragazze riuscì a interpretare.
Liz si bloccò di colpo e poi, a sua volta imbarazzata e incerta, chiese:
“E’ troppo?” Per lei non lo era ma forse il ragazzo…
“E’ perfetto!” Replicò Weasley con un sorriso da un orecchio all’altro.
 
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO 2


“Weasley, dieci punti in meno per Grifondoro e una punizione con me. Stasera alle sette.” Disse Piton osservando il calderone fuso dal quale traboccava una disgustosa e maleodorante melma violacea.
Charlie non rispose e abbassò la testa perché sul suo viso si stava allargando un sorriso che era tutt’altro che dispiaciuto.
Quello che gli stava passando per la testa era molto diverso dai mormorii indignati dei suoi compagni.
Non riusciva più a smettere di pensare a Piton, ormai, di giorno e soprattutto di notte quando indugiava in fantasie sempre più sporche in cui il professore lo desiderava al punto da fregarsene del fatto che fosse uno studente, facendolo piegare sulla sua cattedra e poi scopandolo duro e forte, senza tregua.
Dovette allontanare quei pensieri in fretta perché avrebbe corso il serio rischio di ritrovarsi con un’erezione in classe e non era certo ansioso di spiegarne il motivo.
Arrivò all’aula di pozioni alle sette meno cinque minuti, sicuro che se fosse stato puntuale Piton lo avrebbe accusato di essere in ritardo e avrebbe dedotto altri punti da Grifondoro.
Charlie sbuffò prima di entrare in aula perché, purtroppo, il professore era ben diverso dall’uomo delle sue fantasie e, nonostante tutti i suoi sogni, sapeva che avrebbe passato un paio d’ore buone a sfregare calderoni incrostati.
Entrò nell’aula e Piton gli rivolse solo un cenno imperioso, indicandogli l’enorme pila di calderoni, come Charlie aveva già immaginato che sarebbe successo.
Si mise al lavoro senza una parola perché tanto nessuna protesta l’avrebbe fatto uscire da lì in anticipo anzi, se si fosse lamentato era probabile che ricevesse solo una nuova punizione.
Purtroppo per Charlie, lavare calderoni era un lavoro manuale che gli dava tutto il tempo di pensare. La sua mente continuava a volare al professore alle sue spalle e a quanto gli sembrasse desiderabile.
Piton avrebbe potuto dirgli di fermarsi e di andare da lui alla cattedra e, dopo averlo osservato con i suoi occhi neri, gli avrebbe ordinato di spogliarsi.
Charlie lo avrebbe fatto e Piton probabilmente lo avrebbe preso in giro per com’era solerte nel volerlo compiacere, e quello avrebbe fatto solo in modo che il ragazzo diventasse ancora più duro e impaziente.
Dopo lo avrebbe fatto piegare sulla sua cattedra, infilandogli dentro quelle lunghe dita macchiate di pozioni, aprendolo e preparandolo e…
Charlie scosse la testa, duro come una roccia, e si rimise a sfregare il calderone con più vigore, solo felice che le sue vesti fossero allacciate e che lui stesse dando le spalle al professore.
Era così concentrato che, quando sentì un tocco leggero sulla spalla, sussultò e quasi si lasciò sfuggire un urlo, mentre si girava allarmato solo per trovarsi in faccia la bacchetta di Piton e sentirgli uscire dalle labbra un mormorato ‘Legilimens’.
Bastò quello e, mentre i suoi occhi erano incastrati a fissare le profondità nere dello sguardo di Piton, nella sua mente tutti i suoi ricordi bollenti furono passati in rassegna senza pietà.
Quando gli occhi di Piton si scostarono dai suoi, Charlie si sentì svuotato e messo a nudo, oltre a ritrovarsi in un profondo imbarazzo che gli fece stringere gli occhi per non vedere quello che sarebbe successo.
Prima che potesse fare altro, sentì una mano forte sollevargli il mento e labbra sottili furono premute sulle sue…
 
“Non esiste Liz!” Si lamentò Charlie. “Non è credibile che un tale bastardo mi baci di punto in bianco solo perché ha capito che mi piace.”
Liz osservò Charlie per un momento, poi considerò la pergamena.
Nelle ultime settimane lei e il ragazzo si erano incontrati in segreto quasi tutti i giorni, per discutere della storia, e ora si sentiva molto più rilassata in sua presenza.
Charlie era un ragazzo solare, pronto alla battuta e al sorriso, ma con una mente veramente perversa quando si trattava di storie e Liz aveva cominciato ad apprezzarlo davvero.
Lo avevano fatto iscrivere al club di Gobbiglie e poi gli avevano passato molto del materiale che avevano e lui, dopo poco, aveva cominciato a prepararle una marea di appunti su quello che pensava dei vari intrecci e, soprattutto, sulle scene erotiche che gli erano piaciute di più.
Avevano cominciato a discuterne animatamente e Liz si era accorta che era qualcosa di cui aveva davvero bisogno se voleva scrivere storie migliori, perché per quanto adorasse Penny e Tulip, entrambe si erano sempre limitate a leggere quello che lei proponeva loro, senza mai dare nessun suggerimento, solo felici delle storie che ricevevano.
Charlie invece, fosse perché era il protagonista di questa particolare storia o perché si stava divertendo, ci teneva a dirle tutto quello che gli passava per la testa, così lei chiese:
“Bene, allora che cosa proponi?”
Lui ci dovette pensare per un momento e poi ammise:
“Sai quella storia… quella dove Salazar vuole vendicarsi di Godric?”
“Quella in cui in realtà Godric è un mago oscuro, intendi?”
“No, non quella. Quella in cui Salazar torna indietro nel tempo e va a cercare Godric quando è solo un apprendista.”
Liz non dovette nemmeno pensarci perché era una delle sue preferite e sperava davvero che Charlie intendesse quella.
“Oh, adoro quella storia! Vuoi davvero che scriva qualcosa del genere?”Chiese estasiata Liz e Charlie annuì con vigore.
“Sarebbe fantastico, Liz!”
“Nessun problema, consideralo fatto! Ho un po’ di compiti, stasera, ma ci possiamo vedere domani nella solita classe vuota e ti faccio leggere quello che riesco a scrivere, va bene?”
“Bene.” Acconsentì Charlie con un sorriso da un orecchio all’altro.
 
… Bastò quello e, mentre i suoi occhi erano incastrati a fissare le profondità nere dello sguardo di Piton, nella sua mente tutti i suoi ricordi bollenti furono passati in rassegna senza pietà.
Quando gli occhi di Piton si scostarono dai suoi, Charlie si sentì svuotato e messo a nudo, oltre a ritrovarsi in un profondo imbarazzo che gli fece stringere gli occhi per non vedere quello che sarebbe successo.
La voce setosa di Piton scandì senza pietà:
“Ho sempre pensato che ci fosse qualcosa di sbagliato in te, Weasley, e adesso so che è vero.”
La mano ferrea di Piton si avvolse intorno all’avambraccio di Charlie e stinse forte, fino a far male, poi la voce continuò:
“Quindi è così? Sei solo un piccolo pervertito che si diverte a immaginarsi sodomizzato dal suo professore?”
Charlie, rosso fino alle orecchie, continuò a tenere gli occhi strettamente chiusi e non rispose perché, onestamente, che cosa avrebbe potuto dire?
“Rispondi Weasley!” Chiese la voce di Piton mentre Charlie sentiva il suo alito sulla faccia per quanto era vicino. Deglutì e aprì gli occhi poi, cercando di non peggiorare la sua situazione, rispose:
“Io… non intendevo offenderla è solo… non posso impedirmi di immaginare… cose…”
La voce di Piton si fece sprezzante:
“Patetico. Non sei nemmeno in grado di regnare sui tuoi pensieri, Weasley?”
“N… no professore.” Che cos’altro poteva dire? Era vero in fondo.
La mano che ancora gli stringeva il braccio lo scrollò e Charlie si volse a osservarla come se fosse qualcosa di alieno ma Piton lo trattenne con forza e attirò di nuovo la sua attenzione:
“E che cosa ne penseresti se le tue fantasie diventassero realtà? Credi che ti piacerebbe se davvero ti violentassi? Se ti facessi male?”
Charlie era duro da morire e quelle parole non cambiarono la situazione ma rispose come pensava che dovesse fare:
“No, professore io… era solo un gioco non…”
Piton piantò la mano libera sull’inguine di Charlie, poi l’uomo chiese:
“No? Ne sei sicuro Weasley? Perché a me non sembra che la prospettiva ti dispiaccia poi molto…”
La mano sfregò la lunghezza dell’erezione di Charlie e lui dovette mordersi un labbro per soffocare un gemito.
 
“Merlino! Davvero ti va bene se facciamo girare questa roba?” Chiese Tulip con gli occhi lucidi di aspettativa. La storia era stupenda, eccitante da morire, e lei era già contenta di averla potuta leggere ma a quel punto si aspettava che Charlie dicesse di no…
“Sì, va bene. Voglio dire, non sono davvero io. E’ solo una storia, no?”
Liz lo pungolò senza pietà:
“Una sulla cui stesura hai avuto molto da dire, se proprio vogliamo essere precisi!”
Charlie la guardò storto:
“L’hai scritta tu, mica io!” Rispose piccato guadagnandosi una linguaccia da parte di Liz.
Penny osservò la pergamena e poi intervenne:
“Ora però dovreste dirmi quali scene volete che io illustri.”
Il gruppetto si scambiò sguardi incerti e Charlie sentì un nodo di agitazione alla bocca dello stomaco.
Gli avevano chiesto di posare nudo per Penny fin dall’inizio, e lui aveva accettato pur di poter avere i suoi sogni bagnati scritti su carta, ma ora che doveva farlo davvero si sentì in imbarazzo e cominciò a pensare in fretta.
“Non… non sono sicuro. Voglio dire, finché resta solo roba scritta non è così forte come vedere delle illustrazioni…”
Tulip fece una faccia indignata:
“Non ci provare, Weasley! Ne abbiamo parlato e hai detto che lo avresti fatto, che avresti posato per Penny!”
Charlie sollevò le braccia per dichiararsi innocente perché la ragazza sembrava davvero furiosa e, con il numero d’incantesimi che conosceva, aveva il timore che potesse diventare una furia, se ci si fosse messa d’impegno:
“Non ho detto di no! Ho solo detto che forse sarebbe… volgare?”
Liz gli diede una gomitata:
“Il punto del porno è quello, però! Noi vogliamo che sia un po’ volgare! Ci sono già un sacco di storie romantiche e smielate ed io voglio che questa si distingua!”
Charlie ammise il punto ma chiese riluttante:
“Però saremo solo io e Penny. Voglio dire, sarebbe imbarazzante se steste tutte e tre lì a guardarmi!”
Tulip s’imbronciò immediatamente e divenne piuttosto vocale:
“Hey! L’idea è mia e adesso vengo esclusa così!”
Liz ridacchiò e, dopo aver arrotolato la pergamena della storia, la usò per colpire Tulip sulla testa:
“Zitta maniaca! Lo sappiamo già che hai fatto tutto questo solo per vedere Charlie nudo!” Poi si rivolse al ragazzo: “Comunque non cambierà nulla che ci siamo o no, perché alla fine i disegni li vedremo tutte e, al contrario degli altri, saremo perfettamente a conoscenza del fatto che Penny non ha inventato nulla ma che quel bel pezzo di carne nudo sei davvero tu!”
Charlie arrossiva spesso quando si trovava con quelle tre ma era ormai quasi solo una reazione involontaria, che non lo trattenne minimamente dal rispondere:
“Siete tre pervertite, ecco che cosa siete!”
“Disse il ragazzo che vorrebbe farsi sculacciare con un cucchiaio da pozioni dal suo professore!” Lo derise Liz, per niente pronta a lasciar cadere la cosa.
“Arrenditi Charlie. Sarai il mio modello e comunque hanno ragione loro: i miei disegni saranno molto accurati. Accuratissimi! Se hai qualcosa di cui vergognarti è meglio che tu lo dica, sai?” Penny poteva essere cattiva come le altre, quando ci si metteva, e comunque non avrebbe rinunciato a ritrarre Charlie per nulla al mondo perché non aveva mai visto un vero ragazzo nudo e non vedeva l’ora di farlo.
C’entrava qualcosa anche il fatto che le sembrava molto meno terribile vedere il pene di un ragazzo in queste circostanze, piuttosto che arrivare al suo primo incontro intimo del tutto impreparata… e no, le fotografie sui giornalacci di Liz non contavano davvero perché erano solo foto, in fondo!
Assaltato su più fronti, alla fine Charlie cedette e si diedero appuntamento per il giorno seguente.
 
Charlie si sentiva le guance in fiamme ma non osò fermarsi mentre si spogliava sotto gli sguardi invadenti delle tre ragazze.
Era davvero certo che questo non fosse per nulla simile a essere nudo negli spogliatori del Quidditch, perché i suoi amici non lo guardavano di certo in quel modo famelico e, se anche tra ragazzi a volte c’erano veloci sguardi curiosi verso i genitali degli amici, non c’era niente come i sei occhi puntati che si sentiva addosso.
Quando si tolse i boxer avrebbe potuto giurare che, se non fosse stato già nudo, loro tre lo avrebbero spogliato di persona.
Rimase lì in piedi impalato, coprendosi con le mani perché non voleva davvero restare così nudo se non quando fosse stato in posa e, con voce scocciata, chiese:
“Va bene. Che cosa devo fare adesso?”
Penny, tra tutte e tre, sembrava quella più controllata. Se non l’avesse conosciuta meglio, nelle ultime settimane, avrebbe detto che era distante e professionale ma sapeva che era stata ansiosa quanto le altre di fare quella cosa, quindi probabilmente si stava comportando in quel modo per cercare di metterlo più a suo agio e di quello le fu grato.
Con un colpo di bacchetta Penny spostò la grossa cattedra al centro dell’aula abbandonata e disse in tono fermo e calmo:
“Appoggiati sulla cattedra con i gomiti e girati di tre quarti in modo che possa vederti in faccia.”
Charlie realizzò che scena voleva illustrare Penny, ovvero quella della sua prima volta con Piton e protestò:
“Hey no! Vuoi… vuoi ritrarmi da dietro? Non sarebbe meglio di fianco?”
L’idea di lasciarsi guardare mentre era chino sulla cattedra, come se davvero stesse aspettando di farsi penetrare, non gli sorrideva per nulla ma Liz intervenne:
“E’ la posa migliore e credimi… il tuo di dietro non ha nulla che non vada! Il tuo ragazzo sarà un uomo molto, molto fortunato!” Le ultime parole le aggiunse in tono falsamente sognante che scatenarono in Tulip un eccesso di risatine.
Charlie la guardò scandalizzato ma poi anche Penny cominciò a ridacchiare, sotto l’occhio serio di Liz, e anche lui fu travolto da una risata al limite dell’isterico, che lo fece piegare in due.
Liz, imperturbabile, li lasciò ridacchiare come rimbecilliti per circa un minuto, prima di ordinare:
“Su, bel fusto, non abbiamo tutto il giorno! Mettiti in posa e mostra a Penny il tuo lato migliore!”


La seconda volta che Charlie si ritrovò a posare, buona parte dell’imbarazzo era passata ed era subentrata la noia. Restare nudo e immobile per un’ora non era esattamente la sua idea di divertimento e anche Tulip e Liz sembravano non essere più così insistenti con i loro sguardi.
Era già lì da mezz’ora, questa volta sdraiato nudo su un letto che altro non era che un paio di banchi coperti da un lenzuolo, perché nessuno di loro era così bravo in Trasfigurazione da riuscire a cambiare un mobile così grosso, quando Penny sollevò lo sguardo dal suo blocco da disegno e, con voce un po’ strozzata, chiese:
“C’è anche solo la minima possibilità che tu… possa eccitarti?”
La domanda fece immediatamente in modo che Liz e Tulip puntassero lo sguardo sul suo pene e Charlie si coprì istantaneamente con una mano, lanciando a entrambe uno sguardo di fuoco prima di rispondere:
“Nessuna possibilità! Non ci pensare nemmeno!”
Tulip, dopo un momento di silenzio imbarazzato, disse con voce stridula:
“Liz! Un ragazzo si è presentato davanti a te completamente nudo! Corri a chiamare il tuo Capo Casa!”
Liz si morse un labbro per non ridere, poi replicò:
“Che cosa faccio Charlie? Vado a chiamare Piton e gli dico che sei un maniaco? Credi che potrebbe servire?”
Se Charlie non avesse saputo che stavano scherzando gli sarebbe venuto un colpo ma, per come stavano le cose, commentò rapido:
“Ah! Ah! Siete davvero divertenti!”
Penny però insistette:
“Posso improvvisare un po’ ma poi non ti lamentare se te lo faccio troppo piccolo! E comunque questi disegni mancano di mordente. Perché rendano davvero dovrei inserire anche Piton e dubito che lui sia disposto a posare per me!”
 
La terza sessione di posa cominciò per Charlie come tutte le altre e ormai il suo imbarazzo era quasi del tutto svanito, mentre cominciava a subentrare una certa insofferenza per il dover rimanere immobile così a lungo.
Non disse niente ma dopo venti minuti, quando si stava quasi addormentando, sentì la porta aprirsi di scatto e sussultò spaventato. Avevano messo tutti gli incantesimi di chiusura che conoscevano e quel particolare gli disse, prima ancora di vedere chi era entrato, che probabilmente non era uno studente.
“Per Salazar, cosa diavolo sta succedendo qui?” Chiese la voce rabbiosa di Piton e, mentre Charlie cercava di coprirsi alla meglio, vide Liz e Tulip cercare di bloccare il passo all’insegnante, probabilmente per dargli il tempo di rivestirsi prima che l’uomo si rendesse conto che era nudo.
Charlie rotolò in fretta giù dal tavolo, cercando freneticamente la sua bacchetta e appellando i suoi vestiti mentre sentiva Liz dire:
“Professore, non è niente! Stavamo solo studiando…”
“Una sessione di studio di gruppo, glielo giuro professore.” Intervenne Tulip, probabilmente pensando che la parola di una Corvonero, quando si trattava di studio, risultasse più credibile.
Charlie, con il cuore che batteva a mille, rimase nascosto dietro la cattedra mentre cercava di rivestirsi.
Purtroppo per lui il mobile si spostò di colpo, lasciandolo in piena vista di Piton mentre aveva i pantaloni ancora a metà gamba e non indossava nessuna biancheria.
“Signor Weasley! Che cosa sta facendo in un’aula abbandonata con tre studentesse?”
Charlie, rosso come il fuoco, si tirò su i pantaloni più in fretta possibile e poi, mentre cercava di trovare una risposta plausibile, si rese conto che lo sguardo di Piton era caduto sul blocco da disegno di Penny, che era immobile come una statua di sale.
“E questo che cosa sarebbe?” Chiese l’uomo con voce gelida, sottraendo il blocco a Penny e osservandolo con un cipiglio sempre più rabbioso. “Quale genere di gruppo di studio ha bisogno di… questo?”
Charlie si sentiva il cuore in gola ed era certo che la sua spilla da Prefetto stesse per finire dritta nella spazzatura. Merlino, sarebbe stato fortunato a non essere sospeso e sua madre lo avrebbe letteralmente scorticato vivo quando avesse saputo…
“Credo che possa bastare, sai?” Disse Penny parlando per la prima volta e girandosi verso il professore. “Ti sei divertita abbastanza. Credo che tutti stiano per avere un infarto.”
Charlie, Liz e Tulip guardarono Penny come se fosse del tutto ammattita ma il ragazzo fu il primo a cominciare a comprendere quando vide le labbra sottili di Piton sollevarsi in un sorriso ammiccante, prima che i suoi lineamenti cominciassero a mutare.
“Tonks?!? Buon Merlino che scherzo di merda!” Ululò Charlie mentre il suo cuore rallentava e il sollievo lo faceva sospirare.
Liz passò lo sguardo da Penny a Tonks e, sapendo che entrambe erano nella stessa Casa e nello stesso anno, imprecò:
“Penny sei una vera stronza! Ho avuto un infarto! Pensavo davvero che fosse Piton!”
Tulip si unì a lei, ancora bianca come il gesso e con la faccia sudaticcia:
“Stavo già dicendo addio alla possibilità di prendere i miei MAGO! Vi odio tutte e due!”
Tonks, adesso con la sua faccia normale e i capelli rosa gomma da masticare sparati in aria, ridacchiò allegra:
“E’ stato il miglior scherzo di sempre, Penny! Tu. Sei. Un. Genio!”
Charlie, che era sempre stato amico con Tonks fin dal primo anno a Hogwarts, la guardò con espressione offesa ma la Metamorfomagus non lo prese nemmeno in considerazione, deridendolo:
“Oh Charlie! Ammettilo! Te l’ho fatta! Non te ne eri accorto che ero io e ci sei cascato in pieno!” Disse sollevando al cielo un pugno vittorioso e saltellando sul posto, solo per atterrare male e finire col culo per terra, concludendo la sua buffonata con un “Ahi!”
Charlie si avvicinò a lei sovrastandola, le mani sui fianchi e il viso ancora incazzato:
“Te lo meriti! Stavamo tutti per avere un infarto e tu…” disse passando a fissare Penny “… sei un’arpia! Questo è stato…” prese fiato e finì mestamente “… il miglior scherzo di sempre. Devo ammetterlo.”
Dopo lo spavento tutti si rilassarono, a quelle parole, e cominciarono a chiacchierare convulsamente per alcuni minuti, distratti dalla presenza di Tonks, poi Penny richiamò gli altri all’ordine spiegando:
“Okay, lo scherzo adesso è finito. In realtà avevo chiesto a Tonks di venire perché mi servirebbe qualcuno che davvero interpretasse Piton e lei dice che, finché può rimanere vestita, ci aiuterà.”
Charlie guardò l’amica aggrottando la fronte e poi disse:
“Come sarebbe? A me tocca stare nudo, e questo è pure il mio vero corpo, e lei fa Piton e resta vestita? Non esiste! Potrebbe essere la mia unica occasione di vedere quell’uomo nudo, ve ne rendete conto?” Non era sicuro se lo avesse detto per scherzo o no, ma i capelli di Tonks passarono a un violento rosso fuoco e lei commentò:
“Hey! Come diavolo pensi che io possa sapere com’è fatto Piton nudo? Pensi forse che sia il tipo di ragazza che…”
Charlie si maledì interiormente perché a scuola giravano un sacco di chiacchiere su Tonks e non c’era bisogno di buttare benzina sul fuoco ma lui sapeva, essendo suo amico, che erano solo voci dovute a un tizio che lei aveva rifiutato malamente e che si era vendicato mettendo in giro pettegolezzi assurdi.
“Buona Tonks! Non intendevo nulla! Potresti guardare qualche foto delle riviste di Liz e copiare!” Poi dopo un momento aggiunse con un ghigno: “Magari potrei indicarti il corpo che mi sembra più adatto…”
Tonks gemette davanti allo sguardo di Charlie e si chiese in che gabbia di matti fosse finita, però anche lei aveva letto il manoscritto, per gentile concessione di Penny, e tutta la cosa le sembrava divertente da morire… senza parlare di che cosa sarebbe successo quando avessero diffuso il tutto nella scuola! Le lezioni di Pozioni sarebbero diventate davvero divertenti, se tutte le ragazze avessero cominciato a ridacchiare ogni volta che Piton entrava in aula… oh beh, tutte le Case avrebbero perso punti a non finire ma sì, sarebbe stato innegabilmente uno spasso così, cautamente, accettò:
“Ooookay…”
Nonostante l’assenso di Tonks, non riuscirono a fare altro, per quel giorno, perché avevano perso tempo e tutti loro avevano ancora dei compiti da finire, quindi si diedero appuntamento per il giorno seguente.
 
“Mi piacerebbe disegnare la scena del sesso orale, se per Tonks va bene.” Disse Penny e Tonks, che era seduta su un tavolo scassato con in mano una delle riviste porno di Liz, chiese:
“Siete davvero certi di volerlo fare? Insomma, probabilmente posso riuscirci ma non mi sento proprio a mio agio…”
Charlie si sedette vicino a lei e le diede una spallata amichevole:
“Fallo per me! Sei la mia migliore amica, non puoi rifiutarmi questa cosa! Muoio dalla voglia divedere Piton nudo e anche se non sarà davvero il suo corpo questo…” disse indicando uno dei modelli della rivista “… sarà un validissimo sostituto, credimi.”
I sogni bollenti di Charlie erano peggiorati da quando aveva cominciato a frequentare le ragazze, e anche se c’era una parte di lui che credeva che tutto quello fosse pazzesco, dall’altra voleva a tutti i costi vedere la storia finita e con le illustrazioni. Con il bonus di avere davanti qualcuno in carne e ossa che avrebbe potuto essere il suo professore di Pozioni, la cosa si era fatta troppo allettante perché potesse anche solo valutare l’ipotesi di fermarsi, a quel punto.
Tonks cambiò viso in un momento e Charlie si ritrovò a fissare il volto di Piton anche se era chiaro, dalle dimensioni del suo corpo, che al momento aveva cambiato solo quello.
“Va bene. Mi date almeno un lenzuolo o qualcosa per coprirmi? Dovrò spogliarmi comunque e cambierò il corpo dopo. Piton è troppo alto e rovinerei i vestiti.”
Tulip chiese maliziosa:
“Perché vuoi un lenzuolo? Ti vergogni per caso? Non ne vedo il motivo: siamo tutte ragazze, a parte Charlie, e a lui non interessi, giusto?”
Charlie fu rapido a garantire che non gli interessava ma Tonks rimase irremovibile:
“Lenzuolo o me ne vado.”
Liz le passò una coperta un po’ sbrindellata, un suo tentativo di trasfigurazione non troppo riuscito, e lei se lo buttò sopra la testa prima di cominciare a togliersi i vestiti.
Un attimo dopo, tutti videro la sua statura aumentare e il cuore di Charlie cominciò a battere a mille al pensiero che tra poco avrebbe visto Piton del tutto nudo. Dal vivo.
Tonks spostò il lenzuolo e se lo avvolse intorno ai fianchi, chiedendo con la voce del professore di Pozioni:
“Può… andare?”
Charlie osservò l’oggetto dei suoi desideri a bocca aperta, perché il corpo che aveva scelto da una foto era quasi esattamente come s’immaginava sarebbe stato il vero Piton sennonché…
“Potresti fare la pelle un po’ più pallida?” Chiese con un luccichio folle negli occhi e la Metamorfomagus lo accontentò.
“Va bene così?” Chiese con un cipiglio che, se fosse stato davvero sul volto di Piton, avrebbe fatto tremare ogni studente della scuola.
“E’ semplicemente perfetto. Sei davvero la migliore Tonks!” Esclamò Charlie con tono pieno di stupore mentre Liz chiedeva in tono risoluto:
“Sì ma adesso togliti quel lenzuolo e facci vedere com’è la parte interessante!”
Le guance di Piton s’imporporarono e Tulip scoppiò a ridere a quella vista incongrua, mentre Charlie cominciò a pensare che ci fosse la reale possibilità che tutta questa cosa non fosse poi una così bella idea, perché, mentre Tonks lasciava cadere lentamente il lenzuolo, lui sentì un guizzo di eccitazione.
Non aveva la minima intenzione di ritrovarsi nudo e duro in mezzo a quattro ragazze ma una di queste era… perfettamente aderente ai suoi sogni, così dovette concentrarsi con tutto se stesso, pensando solo al muco di vermicoli e a nient’altro, per riuscire a tenere a bada le sue fantasticherie.
Penny riportò tutti in riga dicendo:
“Perfetto. Adesso tu, Tonks, appoggiati alla cattedra mentre Charlie si metterà in ginocchio davanti a te. Nel disegno non si vedrà quasi nulla, perché io sarò alle spalle di Charlie e lui coprirà tutto con la testa. Ho pensato che magari, essendo la prima volta che Tonks posa per noi, potesse essere meno imbarazzante in questo modo, va bene?”
Charlie si girò di scatto verso Penny cercando di sembrare indignato:
“Hey! Vuoi dirmi che va bene se lei è coperta mentre in primo piano ci sarà il mio culo?”
Liz ribatté rapida come un fulmine:
“Certo che va bene! Il tuo culo è il vero protagonista di questa storia, quindi è ovvio che sia meglio averlo in primo piano!”
“Pensavo mi avessi scelto per il mio carattere solare!” Rispose Charlie con un ghigno e Tulip intervenne subito:
“Se volevamo qualcuno con un carattere solare, avremmo avuto a disposizione molti candidati. Il tuo culo invece è unico!”
“Doveva essere un complimento quello?” Chiese Charlie incerto e tutte, nella stanza, risposero di sì all’unisono.
Grazie al cielo il battibecco aveva distratto Charlie dai pensieri di un momento prima ma, quando dovette mettersi in posa, in ginocchio ai piedi di quello che sembrava in tutto e per tutto Piton, davanti al suo pene che, come quello della foto, era piuttosto grosso anche a riposo, dovette ricominciare a pensare al muco di vermicoli con una certa insistenza.
Alle sue spalle sentiva la matita di Penny graffiare la carta mentre Tulip e Liz facevano commenti sconci che lui cercò di ignorare.
Strinse gli occhi con forza ma, quando li riaprì, il pelo nero e ricciuto a pochi centimetri dal suo naso gli fece aggrovigliare lo stomaco e gli sfuggì un silenzioso sospiro.
 
Tonks nel frattempo era in serio imbarazzo per tutta quella situazione perché, sebbene Charlie fosse suo amico e lei sapesse di non avere nessuna speranza, non poteva fare a meno di trovarlo molto attraente e, adesso che lo aveva in ginocchio davanti a sé, nudo e con la faccia a pochi centimetri dal suo inguine.
Stava facendo di tutto per cercare di non pensarci ma era piuttosto certa che, se fosse stata nel suo vero corpo, a quel punto si sarebbe ritrovata davvero molto bagnata. Bastò il sospiro di Charlie, e l’aria del suo fiato che gli sfiorava le parti intime, perché cominciasse a sentire qualcosa di strano…
Charlie vide il membro di Piton sussultare appena e poi cominciare a gonfiarsi e quella vista fu troppo perché potesse resistere, sentendo che la sua eccitazione cominciava a salire.
I suoi occhi salirono al viso di Tonks, che stava guardando in basso con occhi sbarrati e pieni di panico.
“Merda!” Sussurrò Charlie così piano che probabilmente solo Tonks lo sentì, poi si alzò di colpo, coprendo la ragazza con il suo corpo e dicendo:
“Scusate! Scusate! Devo davvero andare in bagno!”
Tonks approfittò del momento e il corpo di Piton cambiò istantaneamente nel suo vero aspetto mentre lei già si copriva con le mani e si allungava per afferrare il lenzuolo con cui si era coperta prima, mentre Charlie arrivava alla sua bacchetta e appellava i suoi vestiti, infilandoli velocemente.
Un rapido sguardo alle altre ragazze nella stanza gli disse che il piccolo incidente era passato inosservato e così uscì in fretta dall’aula, dirigendosi verso il primo bagno solo per rendere veritiera la sua scusa e magari per occuparsi velocemente di un problema piuttosto grosso.
 
 
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


CAPITOLO 3


Quando Charlie tornò dal bagno, le altre gli dissero che Tonks se ne era andata perché, a quanto pareva, si era scordata di un compito da consegnare per il giorno dopo.
Dubitò davvero che quella fosse la verità ma si astenne dal commentare e, dopo aver salutato le ragazze, se ne andò anche lui.
Non andò al suo dormitorio e nemmeno cercò i suoi amici, invece si chiuse nel bagno dei prefetti, riempì l’enorme vasca di acqua calda ricoperta da uno spesso strato di schiuma e s’immerse con un sospiro di anticipazione, mettendosi a ripercorrere mentalmente quello che era appena successo e immaginandosi che fosse davvero Piton quello che aveva avuto davanti e che la sua presenza, ai piedi dell’uomo, potesse davvero averlo spinto a eccitarsi.
Cominciò a masturbarsi piano, per far durare il suo sogno mentale il più a lungo possibile, e quando alla fine venne, lo fece con un ansito soddisfatto, rimanendo poi lì seduto nella vasca, lasciandosi cullare dal calore e dalla stanchezza.
 
Tonks era corsa via con la prima scusa che aveva trovato e non era certa che avrebbe avuto il coraggio di tornare a posare… che cosa avrebbero pensato tutti, soprattutto Charlie, se si fossero accorti che si era eccitata?
Non aveva mai usato un corpo da uomo in una situazione del genere ma, in quel momento, pensò solamente che i maschi fossero creature mal progettate se non potevano nemmeno nascondere la loro eccitazione! Se almeno avesse avuto il suo corpo, la cosa non sarebbe stata così evidente…
Si arrovellò su che cosa dire alle ragazze per interrompere quelle sessioni di posa ma quella sera, quando Penny le venne incontro sorridente, in Sala Comune, attirandola in un angolo per mostrarle il disegno che aveva eseguito quel pomeriggio, all’improvviso tutta la determinazione di Tonks crollò.
Si diceva che non voleva deludere la compagna che faceva affidamento su di lei ma le verità, che confessò a se stessa solo quando fu nel suo letto, sebbene sapesse che era sbagliato, era che Charlie le piaceva da morire e forse, se lei fosse stata un ragazzo…
Tra le scene della storia di Liz e quello che era successo quel pomeriggio, Tonks non poté fare a meno di cambiare il suo corpo in quello che aveva già usato per simulare Piton e ripercorrere le varie scene.
Le sensazioni che provava le erano estranee e allo stesso tempo famigliari e, arrossendo furiosamente anche se era da sola nel suo letto, con le cortine sigillate e silenziate, non poté evitare di far scendere una mano indagatrice tra le sue gambe e tentare di scoprire se c’era poi tanta differenza tra la masturbazione maschile e femminile.
 
Il giorno seguente Tonks, che non aveva ancora trovato il coraggio di rinunciare alle sessioni di posa, si avviò verso l’aula dove si trovavano di solito con aria cupa, almeno fino a quando nel corridoio non incrociò Charlie.
“Hey Rossa!” La chiamò lui allegro, riferendosi al colore di capelli che stava sfoggiando in quel momento e lei si fermò rivolgendogli un mezzo sorriso.
Non sapeva che cosa dire ed era ancora a disagio per quello che era successo il giorno prima, quindi si limitò a tranquillo saluto:
“Ciao Charlie.” Poi distolse gli occhi da lui e ricominciò a camminare, cercando di non pensare a niente e di non ascoltare il battito del suo cuore.
“Senti, non ti devi… uhm… preoccupare, sai?” Disse lui a bassa voce “Per ieri, intendo. Non… ecco, lo so che ti piacevo, me lo avevi detto e… insomma… va bene.”
Tonks gli lanciò un mezzo sguardo, pallida come un morto:
“Sì, beh… magari per te non è niente ma io… non voglio che le altre se ne accorgano.” Poi dopo un sospiro aggiunse: “Adoro Penny ma, dopo avermi presa in giro, insisterebbe per ritrarmi e così…”
“Muco di vermicoli. Devi pensare al muco di vermicoli.”Disse Charlie solare. “Per me funziona!”
“Eh?” Chiese Tonks con uno sguardo disorientato e Charlie ridacchiò prima di spiegare:
“Senti, nemmeno io voglio che Penny mi ritragga… non in quel modo! Merlino, è già abbastanza folle senza quello! E non è che avere Piton davanti a me, nudo, non mi faccia effetto, così penso a quando raccolgo il muco di vermicoli, o a quando devo degnomizzare il giardino, ma il muco funziona meglio; mi fa più schifo.”
Tonks afferrò il punto e lanciò a Charlie un mezzo sorriso:
“E muco di vermicoli sia!”
Nonostante ciò la sua idea fissa di provarci con il ragazzo continuava a non mollarla nemmeno per un momento.
 
La sessione di posa di quel giorno andò bene e non ci furono incidenti e, sebbene fosse stato Charlie a dare un aiuto a Tonks, rimase comunque un po’ deluso nel vedere che ‘Piton’ non si stava eccitando per nulla.
Non era sicuro del perché si sentisse in quel modo: da una parte voleva solo vedere di nuovo Piton eccitarsi a causa della sua presenza, anche se non era reale, dall’altra era un po’ uno smacco per il suo orgoglio che Tonks non fosse più eccitata da lui… non che gli interessasse la ragazza ma gli era piaciuto sentirsi desiderato.
Quando ebbero finito per la giornata, Charlie decise che voleva passare un po’ di tempo con Tonks.
Non era esattamente una cosa strana, perché a volte lo facevano, anche se non erano esattamente migliori amici… solo che quel giorno Charlie desiderava la compagnia della ragazza solo perché il sentirsi, in un certo senso, rifiutato lo stava spingendo a cercare di rendersi più piacevole per lei.
Era un controsenso vivente, si disse, ma ciononostante fu molto soddisfatto quando Tonks accettò di andare a trovare Hagrid con lui per vedere se aveva trovato qualche nuova creatura interessante nella foresta.
“Quel giovane lupo che aveva trovato è guarito bene ed è tornato nella Foresta Proibita.” Disse facendo riferimento all’animale di cui il mezzo gigante si stava prendendo cura l’ultima volta che erano andati a trovarlo.
Tonks scosse la testa, divertita:
“Siete incorreggibili! Se potesse Hagrid terrebbe anche un drago in quella sua capanna, e tu lo aiuteresti a nasconderlo!”
“Diavolo, sì! Sarebbe fantastico avere un drago in carne e ossa da accudire!” Charlie non riusciva a pensare a nulla di meglio ed era sempre più sicuro che, dopo Hogwarts, avrebbe cominciato a studiare per una maestria in Cura delle Creature Magiche, anche se probabilmente avrebbe prima dovuto trovarsi un lavoro per pagarsi gli studi, per non pesare ulteriormente sui suoi genitori.
“Ecco, appunto! Solo tu e Hagrid la pensate così! Il resto di noi comuni maghi e streghe pensa che i draghi dovrebbero starsene ben lontani!” Lo canzonò Tonks, sembrando molto più rilassata di quanto non fosse stata prima.
 
Il tè di Hagrid era buono, bisognava solo ricordarsi di non mangiare i suoi biscotti rocciosi per non rischiare di rompersi un dente. Dopo la visita Tonks pensò che le cose tra lei Charlie fossero tornate alla normalità.
Hagrid aveva detto loro che c’erano degli unicorni che si aggiravano vicini al bordo della Foresta Proibita, in quei giorni, e Charlie prevedibilmente aveva insistito per andarli a cercare.
Tonks non lo disse ma fu sinceramente sollevata che almeno si trattasse di animali non particolarmente pericolosi perché per lei già camminare sul terreno dissestato era un problema, a volte, e non voleva pensare a come sarebbe stato dover fuggire da un ippogrifo imbizzarrito.
“Senti Tonks… oggi è andata bene, no?” Chiese il ragazzo di punto in bianco e lei, sebbene si sentisse di nuovo immediatamente nervosa al pensiero, rispose:
“Sì, bene. Il muco di vermicoli in effetti funziona.”
“Ah.” Rispose solo Charlie, come se fosse scocciato e lei aggrottò la fronte.
“Perché? Ti dispiace che non mi sia messa in imbarazzo davanti a tutti, forse?” Chiese piccata.
Charlie si girò di scatto e chiese con voce strana:
“Mi dispiace che basti un po’ di muco di vermicoli per farmi sembrare meno attraente! Insomma, sono o non solo un ‘bel fusto’, come dice Liz?” Chiese con faccia da buffone, indicando tutto se stesso.
Tonks sbuffò una mezza risatina stupida e gli diede un’amichevole spallata:
“Stupido! Potresti essere anche Merlino reincarnato ma, coperto di muco di vermicolo, bleah!”
Charlie sollevò le sopracciglia e chiese, adesso divertito:
“Mi hai immaginato ricoperto di muco?”
“To-tal-men-te ricoperto!” Affermò Tonks con convinzione, cominciando di nuovo a sentirsi bene in compagnia del ragazzo che, all’improvviso, chiese:
“Mi baceresti?”
“Ricoperto di muco? Ma sei scemo?!?” Rispose Tonks adesso ridacchiando davvero.
 
Charlie ci aveva messo un po’ per dire quello che voleva e aveva chiaramente avuto un pessimo tempismo, così provò a correggersi.
“Io intendevo adesso. Mi baceresti? Come… Come Piton?”
Tonks rimase immobile come una statua di sale, per un minuto, e Charlie fu certo che stesse per mettersi a imprecare come sapeva che era perfettamente in grado di fare, o forse lo avrebbe maledetto o…
Tonks si guardò alle spalle e Charlie pensò che stesse per scappare da lui, offesa a morte, invece quando lei si girò di nuovo verso di lui, aveva il viso di Piton e lo spinse con forza contro un albero, incollandogli le labbra alla bocca.
Charlie sgranò gli occhi perché non se lo era aspettato e vide gli occhi neri del suo professore fissarlo, anche se forse l’angolazione era sbagliata.
Ignorò la cosa perché aveva le labbra di Piton che premevano sulle sue e, dopo un momento, sentì la lingua calda del suo professore insinuarsi nella sua bocca. Aprì le labbra per lasciarla entrare ma chiuse gli occhi perché l’altezza di Tonks era sempre la stessa e non riusciva a pensare davvero che fosse Piton.
Se fosse stato davvero il suo professore, si sarebbe aggrappato a lui sperando di sentire le sue braccia stringerlo, invece era solo Tonks e così Charlie restò impalato, in un bacio che desiderava da morire ma che era tutto sbagliato.
Piton si staccò da lui un istante dopo e immediatamente la faccia di Tonks tornò normale e lo fissò per un momento, poi espirò rumorosamente e si appoggiò a lui, mormorando:
“Non… scusa. So che lo hai chiesto tu ma… scusa.”
Charlie si sentì orribile perché era vero, lo aveva chiesto lui e non aveva assolutamente il diritto di sentirsi insoddisfatto. Abbracciò Tonks sopra le spalle e rispose piano:
“No, scusa tu. Non dovevo chiedere.”
Lei rimase in silenzio per un momento prima di ammettere:
“Se non lo avessi fatto tu, te lo avrei chiesto io… se avessi trovato il coraggio.”
Charlie aggrottò la fronte perché non era sicuro di che cosa volesse dire e, dopo un altro lungo silenzio, Tonks aggiunse:
“Mi piaci ancora Charlie. Non sei improvvisamente diventato brutto solo perché so che io non ti interesso ma… questa cosa… provare a essere un ragazzo… ecco… sono curiosa e mi eccita.” Poi si sollevò e si spinse via da lui. “Intendo che mi eccita se sei tu, però.”
Charlie la guardò, il viso tondo e i capelli ancora scuri, e sbatté gli occhi incredulo prima di chiedere con una folle speranza in petto:
“Intendi… che lo vorresti? Uscire con me ma essere… un ragazzo? Piton?”
Lei lo fissò per un tempo lunghissimo e Charlie immaginò di essersi davvero spinto troppo oltre. Non c’era modo che Tonks accettasse una cosa del genere.
“Non… non volevo dire che sarei la tua ragazza o qualcosa del genere… solo vorrei provare… qualcosa… con te.”
Charlie si morse un labbro per frenare un grido di esultanza perché era tutto quello che voleva sentirle dire.
 
Il giorno dopo Charlie e Tonks trovarono delle scuse per non posare per Penny e invece s’incontrarono in un’aula diversa da quella che usavano di solito.
Fortunatamente Hogwarts era immensa e le aule in disuso erano così tante che restare da soli non era mai un problema.
Chiusero la porta con tutti gli incantesimi che conoscevano e poi si ritrovarono a guardarsi in un imbarazzato silenzio.
Charlie fu il primo a prendere coraggio e disse:
“Lo facciamo davvero?”
Tonks inclinò la testa di lato, come se stesse ascoltando qualcosa che solo lei udiva e poi si sfilò il maglione e lo trasfigurò in un lenzuolo, buttandoselo sulla testa e rispondendo solo dopo, con voce attutita dalla stoffa:
“Sì, lo facciamo ma questo non ti autorizza a vedermi nuda!”
Charlie, mentre guardava i movimenti sotto il lenzuolo, deglutì sonoramente.
Non aveva nessun interesse a vedere la ragazza senza vestiti ma non lo disse per non offenderla mentre cercò di concentrarsi sul fatto che, tra poco, avrebbe avuto davanti a sé Piton in carne ed ossa.
Il solo pensiero bastava a eccitarlo e, piuttosto che rimanersene impalato in attesa, cominciò a spogliarsi a sua volta.
Si fermò alla biancheria intima, indeciso se toglierla o no, anche se comunque era palesemente chiaro che fosse già molto eccitato.
Era tutta una follia ma era dal giorno prima che continuava a dirsi che aveva sedici anni e che gli era concesso fare cose assurde, alla sua età, ma era dolorosamente cosciente di non aver mai fatto sesso con un ragazzo, a parte qualche sbaciucchiamento che era rimasto sempre molto casto e, sebbene le sembianze del suo partner sarebbero state quelle di Piton, in realtà era Tonks e lei di certo ne sapeva ancora meno di lui.
Non che avrebbero fatto molto, immaginava, ma comunque…
Tonks emerse dal lenzuolo completamente nuda, o nudo, visto che era Piton, e lasciò scivolare via la stoffa perché Charlie la potesse guardare.
Non era esattamente che Tonks non fosse mai uscita con dei ragazzi ma era curiosa da morire di provare le cose da questa nuova prospettiva e non vedeva l’ora.
Una piccolissima parte del suo cervello gli stava gridando che non era giusto ma a lei non interessava davvero… era abituata a usare le sue abilità anche per le cose più stupide o per farsi una risata e non si sarebbe sentita in colpa per quello.
Charlie la guardò a bocca aperta e lei decise che la sua interpretazione era buona… ora doveva solo comportarsi come se fosse Piton e, non senza un sorriso interiore, ammise che ne sarebbe stata perfettamente in grado perché aveva studiato bene il comportamento e i gesti di tutti i professori, nel caso interpretare uno di loro potesse aiutarla a togliersi da qualche guaio, di tanto in tanto.
In realtà aveva impersonato solo la sua Capo Casa, fina a poco tempo prima, ma questo non la fermò.
 
Piton avanzò verso Charlie con passo sicuro e sguardo predatore e lui rimase immobile, fin troppo sicuro che da un momento all’altro la malia sarebbe svanita e Tonks si sarebbe tirata indietro.
“Weasley!” Abbaiò l’uomo come se fossero davvero in classe e non nudi uno di fronte all’altro in una stanza polverosa.
Bastò quella semplice parola e Charlie sentì il suo membro sussultare mentre in due rapidi passi Piton fu su di lui e lo afferrò per la mascella, girandogli il viso da un lato e dall’altro, come se lo stesse valutando, poi un sadico ghigno familiare fiorì sulle labbra del professore.
“Quindi è così? Sei solo un piccolo idiota arrapato?”
Charlie si chiese se Tonks non ci stesse mettendo un po’ troppo impegno ma la scena era così aderente a una di quelle scritte da Liz, e lui l’aveva immaginata così tante volte, che non riuscì davvero a protestare e si limitò a restarsene in silenzio mentre gli occhi neri di Piton si stringevano e l’uomo abbaiava:
“Avanti Weasley, in ginocchio.”
Charlie sbatté le palpebre un paio di volte e poi eseguì l’ordine, ancora senza dire una parola ma, quando si ritrovò davanti all’erezione di Piton, non poté fare a meno di emettere un piccolo verso inarticolato perché, sinceramente, era enorme! Sapeva di essere stato lui a indicare a Tonks il modello da cui copiare ma l’uomo nella foto non era stato del tutto duro e lui non aveva pensato…
“Ti piace quello che vedi, Weasley?” Disse Piton afferrando Charlie per i capelli e sollevandogli il viso verso l’alto.
“S… sì.” Rispose balbettando, adesso davvero fuori fase perché, nonostante sapesse che non era davvero Piton…
“Sì? Sì che cosa, Weasley?”
Quella stessa frase l’aveva sentita in classe più di una volta quando il professore pensava che qualche studente, di solito un Grifondoro, gli stesse mancando di rispetto.
“Sì signore.” Si corresse Charlie e il ghigno tornò sulle labbra di Piton.
“Se mi supplicherai abbastanza, e se lo farei bene, potrei anche permetterti di prenderlo in bocca, Weasley.”
Charlie chiuse gli occhi per arginare la sua eccitazione perché era tutto così perfetto che sarebbe anche potuto venire solo con quelle parole.
Rimase immobile a occhi chiusi per un momento poi, dopo essere tornato un minimo in controllo, disse:
“Per favore professore… la supplico! Posso prenderglielo in bocca? Sembra così buono!”
Erano le parole esatte della storia di Liz, che lui conosceva a memoria. Leggendola aveva pensato che fosse eccitante ma non era niente in confrontato all’esperienza dal vero.
“Insisti di più, ragazzino, e forse te lo concederò.” Rispose Piton fissandolo sardonico perché, al contrario di lui, evidentemente Tonks non si stava attenendo così fedelmente al copione e sembrava del tutto intenzionata a fargliela sudare.
“Io…” Charlie s’interruppe perché non era ben certo di che cosa dire ora che erano fuori dal copione. “E’ davvero grosso, professore…” Pensò che fosse una cosa stupida da dire e infatti, senza perdere un colpo, Piton replicò:
“Stai notando l’ovvio, Weasley.” Poi si allontanò di un passo e aggiunse: “Non sembra che tu sia poi molto interessato.”
Charlie, sperando che Tonks non ci avesse ripensato, disse in fretta:
“La prego, la prego… non l’ho mai fatto ma vorrei tanto prenderglielo in bocca! Farò tutto quello che vuole!”
“Tutto?” Chiese Piton con una nota ironica nella voce e Charlie, ringraziando Merlino che non fosse davvero il suo professore, disse:
“Sì professore. Tutto.”
Dopo un piccolo silenzio l’uomo concesse:
“Bene Weasley, allora vai avanti.”
Charlie osò un’occhiata verso l’alto per accertarsi che Tonks fosse certa e poi, senza altre esitazioni, aprì le labbra e circondò quel grosso pezzo di carne bollente.
 
Tonks era stata più che felice di quello che era successo tra lei e Charlie, o almeno lo era stata sul momento perché venire come un uomo, nella bocca del ragazzo, era stata l’esperienza più eccitante della sua vita.
Purtroppo, una volta che si era ritrovata da sola, aveva dovuto prendere coscienza del fatto che quella specie di relazione nascente non era giusta per nessuno dei due e il giorno successivo, quando si era incontrata con Charlie prima della sessione di posa, il ragazzo aveva concordato con lei.
“E’ stato fantastico Tonks ma… non eri davvero tu. Sei stata bravissima a interpretare Piton, lo giuro, ma non è giusto che ti chieda di rifarlo perché so che… insomma…”
Charlie sembrava sentirsi anche più in colpa di quanto si sentisse lei che, in fretta, ammise:
“Sì, lo so. So di non piacerti davvero e… ecco, per quanto sia stato eccitante, preferirei non rifarlo.”
Charlie annuì e dopo pochi passi arrivarono all’aula dove le altre ragazze li stavano aspettando.
Posare non fu facile per nessuno di loro perché il ricordo di quello che era successo il giorno prima li stava infiammando ma il muco di vermicolo fece la sua magia, così arrivarono alla fine di un nuovo disegno senza troppi problemi.
Quando Tonks vide il disegno finito non poté fare altro che pensare che, ogni volta che lo avesse guardato, o avesse letto la storia di Liz, lei sarebbe sempre stata quel Piton e Charlie sarebbe sempre stato suo.
Non era un brutto pensiero e quello bastò a risollevarle il morale.
 
Tulip non aveva mai dovuto fare tante copie di una storia, prima di allora. Erano semplicemente sommerse dalle richieste, non solo da parte del club di gobbiglie ma da mezza scuola, e lei era orgogliosissima di essere stata l’ideatrice del tutto perché, sebbene non avesse scritto materialmente la storia e non avesse fatto i disegni, era merito suo se Charlie aveva accettato di partecipare e se Liz, confrontandosi con lui, aveva messo su carta delle idee così brillanti da appassionare così tante persone.
Le sue amiche non erano meno orgogliose di lei ma Penny era anche molto felice di essere riuscita a mettere in pratica il suo piano e di aver potuto vedere un ragazzo nudo ben prima che questo accadesse mentre lei era coinvolta in un certo genere di attività e questo le lasciava la sensazione che, quando avesse trovato qualcuno d’interessante, sarebbe stata un po’ più preparata e avrebbe avuto meno timore e tanto le bastava.
Liz invece… ebbene, Liz viveva tra il sogno e l’incubo perché, se da una parte quel successo le stava dando la speranza che magari un giorno, dopo Hogwarts, avrebbe potuto dedicarsi alla scrittura a tempo pieno, dall’altra aveva il costante terrore che il suo Capo Casa scoprisse la storia e, soprattutto, chi ne era l’autrice.
Forse era per quello che quel giorno, durante la lezione di pozioni, quasi le venne un colpo quando vide due compagne con in mano una pergamena sospetta, che si scambiavano silenziose risatine prima di fissare intimorite il professor Piton.
Liz avrebbe voluto strappare loro dalle mani la pergamena ma restò stoica, sperando davvero che gli incantesimi di Tulip fossero buoni e che nessuno, a parte i possessori delle pergamene e i membri del club di gobbiglie, potesse leggerle.
Charlie, che seguiva pozioni con lei, anche se dall’altro lato della classe in mezzo ai suoi compagni di Grifondoro, lanciò un’occhiataccia alle Serpeverde ridacchianti e Liz si sentì un po’ rincuorata perché, in fondo, non era la sola che avrebbe avuto problemi se la sua storia fosse stata notata dallo staff.
Certo, Charlie avrebbe potuto negare di averci avuto qualcosa a che fare ma sarebbe stato comunque tirato in ballo…
“Smettetela di ridacchiare, imbecilli!” Sibilò Charlie in direzione delle ragazze ridanciane e Liz aggrottò la fronte perché bastarono quelle parole, pronunciate proprio dal ragazzo, per far sì che le compagne lo fissassero sbalordite prima di soffocare altre risate.
Charlie non lo aveva fatto apposta ma stava diventando difficile fingere di non sapere di che cosa tutte ridacchiavano quando lo guardavano, anche se il vero problema era che, ogni volta che vedeva comparire pergamene sospette, gli ritornava in mente quanto fosse stato eccitante poter fingere di essere con Piton e in quel momento, con il vero oggetto dei suoi sogni erotici in piedi in fondo alla stanza, era ancora più agitato del solito.
Era così concentrato nel cercare di non pensare a Piton che nemmeno si rese conto che una di quelle dannate pergamene era caduta direttamente ai suoi piedi mentre una voce squillante, quella di una Serpeverde, disse:
“Weasley, che distratto! Ti è caduto qualcosa!”
Charlie abbassò lo sguardo e vide l’immagine di se stesso in ginocchio davanti a Piton e subito, senza pensarci, si chinò a raccogliere la pergamena perché, sebbene non fosse sua, voleva nascondere il viso per paura di essere arrossito brutalmente.
“Forse quella sarebbe meglio che la prendessi io, signor Weasley.” Disse Piton con voce truce.
Si era avvicinato a Charlie con passo così silenzioso che lui nemmeno se ne era accorto, o forse non lo aveva sentito perché aveva la testa da tutt’altra parte.
La mano del professore era tesa, richiedendo chiaramente che la pergamena gli fosse consegnata e Charlie, cercando di sembrare imperturbato, consegnò il foglio.
Liz, dall’altra parte della stanza, decise che prima avrebbe strozzato le due imbecilli che avevano lasciato cadere la pergamena e dopo, se Piton avesse potuto vedere cosa c’era sopra, si sarebbe gettata dalla torre di Astronomia.
Piton fissò il foglio per un momento, poi disse arcigno:
“Questa è una lezione di Pozioni, non di Storia, signor Weasley. Impari a svolgere i suoi compiti fuori dalla mia aula. Dieci punti in meno per Grifondoro.”
Liz riprese a respirare perché evidentemente gli incantesimi camuffanti di Tulip funzionavano, ma subito dopo sentì una delle due cretine dire all’altra:
“Peccato! Speravo che gli desse almeno una punizione e che la storia diventasse realtà! Sai quanto sarebbe stato eccitante?”
Liz sbuffò ma dopo quelle parole almeno una parte della sua voglia di maledire le compagne svanì perché, in fondo, avevano ragione: sarebbe stato davvero eccitante se fosse accaduto qualcosa tra Charlie e Piton. Ovviamente erano solo storie e non sarebbe mai successo.
Peccato.
Charlie sentì benissimo il bisbiglio delle ragazze e si rese conto di aver provato un piccolissimo moto di speranza, anche se sapeva perfettamente che era irrealistico aspettarsi una punizione che portasse allo scenario descritto nella storia. Fosse come fosse, però, passò il resto della lezione senza più riuscire a seguire nemmeno mezza delle istruzioni alla lavagna e la sua pozione divenne in fretta di un brutto colore marrone fangoso, molto lontana dal turchese che avrebbe dovuto assumere a quel punto della preparazione.
Sospirò tra sé e si consolò del fatto che almeno non fosse esplosa e non avesse corroso il suo calderone.
Purtroppo per lui Piton vide il pasticcio e, dopo essersi fermato a osservare con sguardo maligno il suo lavoro per la giornata, disse con voce glaciale:
“Weasley, resta dopo la lezione.”
Per un momento non si sentì volare una mosca nell’aula ma, non appena il professore si fu allontanato, alcune delle ragazze dovettero sopprimere risatine maliziose e Charlie si sentì arrossire di nuovo perché una stupida parte della sua mente non riusciva davvero a fare a meno di sperare…
Restò seduto al suo posto, finendo lentamente di pulire la sua postazione mentre tutti gli altri studenti uscivano dall’aula alla fine della lezione, e cercò di non reagire ai vari sussurri che sospettava fossero rivolti a lui.
Quando l’aula fu vuota, Charlie si fece coraggio e sollevò gli occhi su Piton che immediatamente, dal suo posto in cattedra, allungò il foglio con il suo presunto compito di Storia della Magia.
Lui si avvicinò all’uomo per ritirarlo ma, quando lo afferrò, Piton non lasciò la presa e Charlie corrugò la fronte, mentre i suoi occhi scivolarono sul disegno di Penny in copertina.
Sperò di non essere arrossito mentre ascoltava Piton parlare:
“Signor Weasley, pretendo una maggiore attenzione, dagli studenti che frequentano la mia classe per i MAGO.”
Dopo quelle parole lasciò andare la pergamena e Charlie la ripose in fretta nella sua cartella, già pronto per fuggire dall’aula.
Arrivò quasi alla porta prima che Piton parlasse di nuovo:
“E… signor Weasley, per concentrarsi meglio sui suoi studi, forse dovrebbe lasciare alcune altre attività extracurriculari come ad esempio il Club di Gobbiglie. Mi dispiace suggerirglielo perché sa, ne sono sempre stato orgogliosamente membro.”
Charlie, che si era girato per guardare il professore, a quelle parole sbiancò di colpo.
La trasfigurazione sulla pergamena della storia, dopotutto, permetteva a tutti i membri del club di vederla per quello che era.
Piton sogghignò.
 
 
 FINE

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