The Last Soldier

di DonVito009
(/viewuser.php?uid=1137676)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***



Capitolo 1
*** I ***


Parcheggi la macchina di fronte alla capanna di legno in Sokovia, lontana da qualsiasi interazione umana. La vedi seduta sulle scale dell'ingresso, una tazza in mano, il pigiama addosso. Lo sguardo che la compone è lontano da quello che ti ricordavi; ora è vuoto, immerso in un oceano di malinconia.

Sospiri, uscendo dall'auto e andando incontro alla persona che più ha dovuto soffrire, e di cui nessuno sembra importare. Tutti l'hanno abbandonata, lasciandola nella marea della disperazione. In fondo, come si fa a giudicare tutto quello che ha causato?

- Neppure la mia magia riesce a impedirti di trovarmi, - dice alzandosi, incamminandosi in solitaria verso la casa - Tony ha fatto un ottimo lavoro - aggiunge sarcastica.

Ti guardi attorno e questo sembra infastidire Wanda, che, posta allo stipite della porta, ti fissa.

- Non ho trappole, non sono un mostro, riesco ancora a distinguere gli amici. - Il tono scontroso, aggiunto a quella sua distaccata presenza ti porta a credere che di lei, per come te la ricordavi, ci sia rimasto ben poco.

Entri con passo lento, venendo accolto da una dimora vecchio stile, calma e vuota. Ti siedi sul divano, spogliandoti della giacca che compone il tuo completo. Wanda, in piedi di fronte a te, divisi da un tavolino di vetro, non esita di guardarti da capo a coda, aggiungendo un commento sussurrato, - i vestiti di Tony e i modi di Steve, assurdo cosa sia riuscito a creare un solo uomo. -

Alzi un sopracciglio. Prova rancore, forse verso di te, e più pensi quale sia stato il tuo sbaglio, maggiore è il dolore che rintracci dento di te.

- Pensi che ti abbia abbandonato? - domandi con voce piatta.

Lei fa spallucce, sarcastica, abbozzando un sorriso finto, fastidioso ai tuoi occhi - Non c'eri quando avevo bisogno, non mi hai fermata dal creare tutta quella sofferenza in delle persone innocenti. Avevo perso il controllo, e nessuno poteva fermarmi, ci hanno provato, per Dio se ci hanno provato. Tony ti ha creato per assicurarti che non provocassi facessi del male alle persone, e seppur io lo abbia sempre detestato per questo, ora so che aveva ragione. - il tono alzato e l'improvviso gesticolare non ti scompone; rimani sul divano, postura perfetta, e dietro gli occhiali da vista la continui a guardare. Quei rimorsi tornano; sono vivi dentro la tua mente, e come topi iniziano a consumarti.

- Mi dispiace Wanda, tanto - sussurri macchinosamente. - Ti ho deluso. -

Appoggia la tazza sul tavolino, prendendo posto al tuo fianco con una certa fretta.

La sua mano si alza verso di te e mentre i suoi occhi si fanno scarlatti, la percepisci dentro la tua nella tua testa.

-I tuoi pensieri sono così rumorosi, - mormora con stupore. Irrigidisce i muscoli e in preda ad un terrore vacillante la spingi con dolcezza lontano da te, alzandoti ma venendo trattenuto da una mano che ti getta al tuo posto.

- Da quando fai uso di morfina e cocaina? - ti domanda all'improvviso, la sua mano ancora stretta attorno al tuo polso.

Irrigidisci la mascella - non so di cosa tu stia parlando- dici solo, i nervi saldi. Dovevi aspettarti che sarebbe entrata nella tua testa, volente o nolente; certe cose non cambiano neanche a distanza di tempo.

- Menti - esordisce lei con rapidità, mantenendo quella stretta. - Tu menti. Dimmi la verità. -

La guardi negli occhi, la rabbia che copre la vergona della persona che sei ora. Sai che ha ragione, ma ammetterlo a lei significherebbe farlo diventare reale. Resti in silenzio, la mascella serrata mentre tenti con tutta la tua volontà di non permetterle di controllarti. La paura ti assale così come la sensazione che la cravatta al collo ti soffochi.

- Lasciami Wanda, fa male -gridi allontanandola da te il più possibile, spingendola dalle spalle.

- Qualsiasi cosa tu abbia visto dentro la mia testa, appartiene a me. - Ti alzi frettolosamente, prendendo in mano la giacca e indossandola nel tragitto verso la porta, che prima ancora di essere aperta, viene invasa da luce scarlatta.

Alzi gli occhi al cielo, voltandoti e confrontandoti con l'amica il quale scopo, evidentemente, è quello di non farti uscire.

Rimane seduta sul divano, le mani avvolte dall'aura rossa. La senti nella tua testa, percepisci come riesca ad impossessarsi di ogni tuo pensiero, scavarti negli abissi dell'anima. Il dolore alla testa si fa nauseante, e senza preavviso, come se fosse la parte di te che non ti appartiene, tocchi l'orologio al polso, che disperdendosi in piccoli frammenti di nano tecnologia si trasforma in una pistola nelle tue mani. La punti contro Wanda. La rabbia ti penetra dentro, oscurandoti la vista.

- Esci dalla mia testa - sussurri, i nervi saldi.

Lei si alza in piedi, in balia dei suoi poteri. Gli occhi illuminati si posano sulla tua arma. - Credi che la morfina che ti inietti ogni sera riesca a toglierti di dosso quel dolore, o che la cocaina per cui provi dipendenza ti distragga abbastanza? No, certo che no, per questo hai cercato più volte di toglierti la vita. La calibro nove sotto il mento la percepisci ancora oggi. - Rimani in silenzio, le braccia distese in avanti, la pistola carica. Lei è ancora lì, dentro la tua testa, e fa male. Le voci si sovrappongono; Steve e Tony stanno litigando. Capitan America ti dice di abbassare l'arma, di fidarti, mentre Iron Man ti avverte: lei è pericolosa. Lasci che un colpo parta dall'arma, colpendo il camino acceso dietro Wanda. Quest'ultima non reagisce, rimase immobile a pochi passi da te.

Il torace ti fa male, respiri faticosamente e dalla fronte il sudore precipita nei tuoi occhi, goccia dopo goccia. Wanda ti sposta l'arma, e mentre lasci la presa, quest'ultima torna a disfarsi trasformandosi nell'orologio al tuo polso. Lei ora sa tutto, non puoi più nasconderle niente, e consapevole, ti lasci cadere tra le sue braccia, affondando il viso tra i suoi capelli rossi. La sua mano tocca la tua tempia, e come se mai fosse successo niente, tutto si fa silenzioso; niente più Steve e niente più Tony.

- Tutto è così calmo - mormori, la voce spezzata dal dolore che piano si disperde.

- Così dovrebbe essere sempre- commenta, l'abbraccio sempre più stretto. La solitudine provoca dipendenza, e in quel momento, quel vostro abbraccio riusciva a rendere meno soli entrambi.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** II ***


2015, Avengers Mansion.

- Sette missioni in un mese. - La porta si spalanca all'improvviso, mostrando una Natasha Romanoff infastidita, i cui occhi si soffermano sulla tua figura seduta al tuo studio, da poco fatto ritorno dalla, a quanto pare, settimana missione, con al tuo fianco una tazza di doppio caffè e differenti prototipi di armatura ben lontani dall'essere funzionali. 

Volti la testa verso sinistra, togliendoti gli occhiali da vista per pulirli. Resti in silenzio, consapevole che dovesse dirti altro, un continuo magari, ma quei suoi occhi torvi ti lasciano intuire che il tutto finisca lì. 

- Non so cosa ci sia di sbagliato - indossi gli occhiali, afferrando la tazza di caffè per berne il rimasto ormai divenuto freddo, - sono un soldato. - Ritorni ai tuoi progetti, scritti con una calligrafia talmente illeggibile che se non fosse stata tua non avresti capito quale fosse l'inizio e quale la fine. 

I passi di Natasha si fanno più vicini, e nel momento in cui senti la sua mano prenderti la faccia e voltarti verso di lei, capisci che la tua risposta non era di suo gradimento. Le sue unghie ti penetrano nelle guance, e tu non puoi fare altro che rimanere immobile, occhi su di lei.

- Sette missioni in un mese, in solitaria. Hai ragione, sei un soldato, e come tale devi imparare a lavorare in squadra, ma questo è impossibile se aviti i tuoi compagni. -

Alzi gli occhi al cielo, percependo l'inizio di un lungo monologo alla Capitan America. Ami Steve, è un grande mentore, ma se si limitasse solo ad operare ti farebbe risparmiare i mal di testa giornalieri. 

Il suoi viso si fa più vicino, e con occhi attenti si esamina il collo, e talmente è vicina da percepire il suo respiro lento e controllato. - Ferite. Perché hai delle ferite ancora aperte? - La sua voce si fa allarmante, proprio come una madre alla scoperta della bua di suo figlio. I suoi occhi tornano puntati sui tuoi, e in quell'istante lo stomaco sparisce, lasciando spazio ad una grande voragine fastidiosa.

- Missione complicata - riesci a dire, la sua mano ancora attorno al tuo viso. Lascia la presa, toccando con gentilezza le ferite lungo il tuo collo. 

Scuote la testa, incredula - la nanotecnologia dentro di te, incaricata di bilanciare i battiti del tuo cuore, permette di curare ogni ferita in maniera rapida, - si blocca, un passo indietro, gli occhi verdi spalancati - ma questo processo perde velocità con l'aumento dei danni subiti. Cosa hai combinato in quella missione? - alza la voce, e capisci che le cose si mettono male per te.

Ti alzi in piedi, percorri la stanza incasinata solo per allontanarti da lei. Odi il fatto che sia sveglia, che le basti poco per riuscire a capire la situazione, questo perché non ti da il tempo per inventare alcuna bugia solida. 

Alzi le mani in segno di resa, - ho solo esagerato con gli attacchi diretti. -

La mezza verità può certamente andare bene, è pur sempre una verità. 

Non è convinta, sa che le nascondi dei fattori, ma non può trattarti come se ancora andassi al collage; sono passi anni da allora. Indagherà sulla tua missione, cercherà di capire come sono andate le cose, ma non riuscirà a darsi risposta, perché la causa per cui hai subito ingenti danni è ben lontana dall'essere conosciuta anche a te.

Ti senti fissato; è in piedi, mani incrociate al petto, espressione corrucciata sul viso. - A distanza di tempo, tu continui a risultare una copia di Stark, e questo è assai fastidioso. Niente missioni fino a nuovo rapporto, domani mattina allenamento di squadra obbligatorio, e se non ti presenti, o se lo fai in ritardo, te la vedrai con Steve. -

Esce sbattendo la porta, e questo ti porta a cadere sul letto, la faccia dentro il cuscino, un'odio smisurato per la bionda che ti ha fatto il culo nella scorsa missione. Forse la stanchezza ti aveva stordito troppo, eppure hai la sensazione che quel stile di combattimento che lei adoperava fosse simile a quello della Vedova Nera, solo più impregnato di incontrollata violenza.

Ritorni ai progetti per un'armatura più resistente, e rimani con la testa immersa nei dati fino a tarda sera. Il dolore alla schiena ti porta ad alzarti, preferendo fare un giro in cucina per mettere a lavare la tazza sporca di caffè. Quando apri la porta ti imbatti in Wanda, che a quanto dice la sua mano bloccata a mezzaria, era intenta a bussare alla tua porta. 

Le sorridi, ma lei non ricambia. Non avete mai avuto modo di parlare in maniera profonda, quello che sai di lei risulta scritto nei fascicoli dentro il cassetto della tua scrivania.

- Hai bisogno? - lo domandi con cordialità, sperando che questo basti ad allentare quei suoi due occhi colmi di antipatia nei tuoi confronti.

Inclina la testa appena di lato, il tono forzatamente docile, - i tuoi pensieri sono talmente rumorosi da farmi venire l'emicrania. Per piacere, smettila di pensare in maniera così caotica, vai a dormire, così magari riesco a chiudere anche io occhio per qualche ora. - 

Esprimi sorpresa, mista a confusione, e talmente poco ci capisci da farle la fatidica domanda: - che colpa ne ho io, smettila di usare la tua magia e vai a dormire. -

Lei in tutta risposta alzò gli occhi al cielo, - non riesco a controllare la mia magia, altrimenti non sarei qui a chiederti di andare a dormire. -

- Non è un mio problema - le sorridi, sorpassandola per avviarti verso la cucina.

Che sia stato il tuo sorriso o la tua frase, ma qualcosa l'ha fatta irritare tanto da spingerla a usufruire della sua magia per sbatterti violentemente contro il muro della tua camera. I suoi occhi scarlatti illuminavano quel corridoio buio, l'ira le offuscava la razionalità. Si avvicinò a te, le mani avvolte di rosso.

- Ora sta diventando un tuo problema, - ad un passo da te la senti sussurrare, la mascella serrata. 

Una leggera sensazione di impotenza si appropria del tuo corpo ancora bloccato al muro. Dovevi aspettartelo, è una bomba ad orologeria; Tony ha avuto sempre ragione sul suo conto. Ti ha messo in guardia, d'altronde è grazie a lui se possiedi tutti i dati riguardanti la sua personalità e il suo potere, ma non pensavi che bastasse così poco per scatenarla. 

- Se pensi che inchiodarmi al muro possa cambiare la mia risposta finale, mi sa che sprechi tempo - mantieni il sorriso forzato.

Le sue dita toccano le tue tempie; in maniera involontaria blocchi il respiro, la tua mano che afferra il suo collo, ora la sua schiena contro il muro. La guardi negli occhi, sono tornati ad assumere un colore verde, caldo, e la consapevolezza di aver invertito le parti ti porta a capire di averti lasciato dalla prigionia. Wanda mantiene un'espressione fredda, il mento alzato, quasi fosse schifata da quella vicinanza. Il suo petto si alza e si abbassa ad un ritmo elevato, il silenzio da voi creato ti permette di sentire i suoi battiti irregolari.

- Fallo, stringi la presa, tanto comunque continuerò io ad essere il cattivo della storia. Ti ho solo chiesto un favore, ma hai preferito fregartene, consapevole di quanto disfunzionali i miei poteri possono essere. Sono a conoscenza di quante informazioni sai sul mio conto, del tuo parere riguardo me, so persino che Tony ti ha chiesto di tenermi d'occhio, ma questo non mi ha impedito di venire da te a chiederti le cose con gentilezza. I tuoi pensieri sono caotici, rumorosi, mi è impossibile starti vicino senza venirne travolta, persino nel sonno riesco a percepirli; ti chiederei comprensione, ma poi mi ricordo del tuo ego smisurato e della tua incapacità di risultare una persona empatica. - La voce si fa sempre più spezzata; sei consapevole di aver oltrepassato una linea. I suoi occhi si fanno più lucidi, lo riesci a percepire nonostante la luce assente del corridoio. Ti spinge via, la tua testa è talmente persa che cadi con la schiena per terra, la tazza rotolo via, mischiando il suo rumore ai passi pesanti di Wanda.

- Cazzo. -

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=4006366