Fratellone,
quando sono
nato eri contento?
Che domande! Assolutamente
no!
Anch’io ti voglio bene,
fratellone!
All’ennesimo
richiamo del professore, e alle ennesime risate dei compagni, non
poté che
rifugiarsi dietro il suo libro e fare finta di nulla, come faceva
sempre. Era
sempre abituato a mettersi in secondo piano, e sentirsi tutti quegli
occhi
puntati addosso era snervante, per lui. Con falsa naturalezza si
pulì gli
occhiali e cercò di ascoltare le noiosissime parole del
professore sulle
conquiste di Napoleone.
Contò
secondo per secondo il tempo rimanente al suono della campana. Non
vedeva l’ora
di andarsene.
La
cosa che preferiva della scuola era senza dubbio la campana che segnava
la fine
delle lezioni. Almeno per quel giorno.
-Ehi,
Mikey!-
Mikey,
15 anni, fisico snello, alto e con gli occhiali, con aria svogliata
rispose al
saluto del suo amico fin troppo allegro e socievole.
-Oggi
sei un po’ fiacco. Ti ha scaricato una ragazza?-
-Tu,
piuttosto? Oggi non te la spassi con Jamia?-
-Questo
lo dici tu!- rispose il suo amico con aria risoluta –Il
sottoscritto ha
organizzato una mega cena solo per la coppia più bella del
mondo!-
-Non
sapevo che fossi un fan di Topolino e Minnie-
-Aaaaaah,
questo è il Mikey che conosco! Non è che tu e
quello scemo di tuo fratello
riuscite a…-
Il
ragazzo ricevette una botta in testa, abbastanza pesante, da parte di
uno zaino
abbastanza pesante.
-No,
Frank, mi spiace- rispose il ragazzo che lanciò lo zaino
–Oggi lo scemo e suo
fratello non hanno tempo per le tue sciocchezze-
-Sempre
il solito!- sbuffò Frank.
Anche
se si erano trasferiti da poco in quella località tranquilla
che era
Belleville, i due fratelli Way ancora non si abituavano. Non digerivano
granchè
il cambio d’aria, soprattutto il maggiore, Gerard, 18 anni,
un fisico
cicciottello e trasandato, all’apparenza per niente
socievole. Rispetto al
fratello, all’apparenza più calmo e posato,
sembravano un’accoppiata
decisamente strana. E l’unico a cui davano più
confidenza era quel concentrato
di follia di Frank, 14 anni, col sorriso perennemente sulle labbra, che
non
stava mai fermo un momento, e non passava certo inosservato.
Insomma,
nonostante tutto, le cose scorrevano bene.
-Siete
degli asociali!- sbottò Frank –Io vi propongo un
giretto nella meraviglia che è
Belleville, e voi mi liquidate con un “abbiamo da
fare”! ma chi me lo fa fare
di starvi appresso?-
-Infatti,
Frank- disse con calma Mikey –Non dovevi organizzare una
bellissima cenetta
romantica col tuo amore?-
-Ops,
vero- disse Frank cadendo dalle nuvole –Ma non credere.
Tornerò…-
Vederlo
saltellare dappertutto, sparire allegramente all’orizzonte,
fece scappare un
sorriso intenerito a Gerard –In fondo è un bravo
ragazzino- disse sospirando.
Mikey
non lo ascoltava granchè, anche perché suo
fratello prese a canticchiare. Era
un hobby che aveva da sempre, una cosa che faceva sin da piccolo con la
nonna,
la sua migliore amica senza dubbio.
Ciò
che, comunque, catturava l’attenzione di Mikey era un
cartellone pubblicitario.
Se ne accorse anche Gerard.
-Mikey?
Tutto okay? Cosa guardi?-
-Uh?
No, niente, solo un’occhiata…-
Ma
quando il fratello voleva sapere una cosa niente lo fermava
–Oh, il concerto
degli Smashing Pumpkins a New York… Ci andrai?-
-Non
ho raggranellato abbastanza soldi… E poi lo sai che la mamma
non vuole… Uffa,
vorrei tanto andare a New York, così andrei a tutti i
concerti che voglio senza
dovermi guadagnare i soldi da solo per il biglietto…-
-Ah,
sì? Vorresti andare a New York solo per questo?-
-Anche.
New York apre la porta a mille e più possibilità,
e poi mi piace come città.
Sempre meglio di questo buco del New Jersey, chissà che ci
trova Frank di tanto
bello…-
-Ho
capito- rispose Gerard sorridendo in modo furbo
–Vorrà dire che ci trasferiremo
a New York quando avrò sfondato come fumettista- fece un
occhiolino al
fratello, e non poté che ottenere un sorriso. Anche se non
lo davano molto a
vedere si adoravano. Mikey, soprattutto, adorava suo fratello. Lui
diceva
spesso che per lui era una disgrazia averlo come fratellino, ma in
realtà se ne
volevano di bene, eccome. E poi suo fratello a volte sembrava
così sfuggente…
Spesso se ne stava per conto suo a disegnare oppure passava gran parte
del
tempo con la nonna.
Tornarono
a casa con una gran fame, pranzo pronto sul tavolo, TV accesa e i volti
sorridenti dei loro genitori e di sua nonna.
-Bentornati!
Com’è andata oggi?-
-Uhm,
non male… Tutto come sempre…- rispose subito
Gerard. Sì, era abbastanza
scontroso alle volte. Forse era solo la pubertà. E poi anche
Mikey spesso
rispondeva così.
Per
gran parte del tempo non fecero che mangiare, ascoltando le notizie dei
telegiornali. Si sentivano anche i primi lampi: avrebbe piovuto anche
quella
giornata, ormai l’inverno era arrivato e presto avrebbero
visto anche i primi
fiocchi di neve.
-Ah,
domenica prossima io e la mamma non ci siamo-
-Ah
ah- risposero i due fratelli in coro mentre mangiavano-
-E
anche la nonna non ci sarà-
-Ah
ah-
Il
padre li guardò maliziosamente e diede una pacca sulla
spalla del maggiore –E
allora, non siete contenti?! Alla vostra età se i miei non
erano a casa
organizzavo festini!- ma la faccia di Gerard fece dimenticare presto
quella
battuta. Anzi, gli scappò anche una lamentela.
-Ehm,
tutto okay, sono solo stanco… Vado a riposare…-
Mikey
però aveva captato qualcosa di più.
Finì il pranzo velocemente e se ne andò con
la scusa di studiare. Invece, cercando di non far rumore, senza nessuna
ragione, andò nella camera del fratello. Una stanza piccola,
strapiena di
oggetti strani o legati ai vampiri, che tanto adorava suo fratello, o
di
fumetti. Per non parlare del tavolo su cui si metteva a disegnare: nel
perenne
caos. Come facesse a trovare tutto ciò che gli occorreva
lì sopra era un
mistero.
-Fratellone…-
-Che
c’è…?- rispose svogliato Gerard
-Tutto
okay?-
-Mh
mh…-
-Non
è vero…-
-Mikey…-
-Dai,
a me lo puoi dire-
-Ma
non è niente. le solite cose-
-Solite
cose? Quindi…-
Gerard
non gli lasciò il tempo di finire e si tolse la maglietta,
sdraiandosi poi a
pancia in giù, lasciando in mostra il motivo per cui si
lamentava della pacca:
un livido non indifferente si era formato sulla spalla.
-Chi
te l’ha fatto?-
-Uno
della quarta sezione…- affondò la testa nel
cuscino –Non vedo l’ora di
diplomarmi… Ah, Mikey, non dirlo a mamma e papà,
né tantomeno alla nonna.
Intesi?-
-Intesi-
Sorrise,
gerard, per ringraziarlo –Grazie…-
-Sbrighiamoci
ad andare a New York, okay?- disse con un sorriso Mikey
-Sì,
sì… Però non cominciare ad assillarmi,
eh?- rispose gerard ridendo
-Però,
se andassimo quanto prima a New York, noi…- lo squillo di un
telefono interruppe
la conversazione. Quello di Mikey. Vide di chi era la chiamata: Frank.
E che
voleva adesso?
-Sì?-
-Ehilà,
Mikey! Come butta?-
Che
tipo strano… -A dire il vero, ho appena finito di mangiare.
Come mai mi hai
chiamato?-
-Oh,
bè, io non mi scordo mai degli amici…-
-Frank…-
lo canzonò Mikey –Non chiami mai a
quest’ora senza ragione. Che è successo?-
-Ah,
ma la sai l’ultima? Indovina dove sono?-
Ma
perché era così… Ingenuo, alle volte?
-Non
lo so, Frank… Dove sei adesso?-
-Non
c’è proprio gusto con te…- Mikey poteva
giurare che in quel momento Frank
stesse facendo il broncio –Comunque sono
all’ospedale- disse poi con
tranquillità
-E
perché?-
-Io
sto bene, ho solo quasi rotto la testa a uno!-
-Quasi
rotto?! Ma sei cretino?!-
-Il
punto è che mi sa che questo vuole che gli pago i danni.
Visto che non ho un
soldo, mi chiedevo se da buoni amici potevate aiutarmi…-
-Ma
Frank…-
-Dai,
vi aspetto qui! Tanto a quello lo stanno ancora visitando!-
riattaccò senza
lasciare il tempo di replicare. Ovviamente Mikey aveva una pessima
espressione
in viso, e Gerard si fece spiegare tutto.
A
quel punto, c’era poco da fare: di corsa
all’ospedale a vedere che cavolo aveva
combinato per l’ennesima volta chel pazzo di Frank.
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