Sul bordo dell'orizzonte (Come pregare)

di Nirvana_04
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** E non importa (Dio, ancora) ***
Capitolo 2: *** Via il mare dagli occhi ***
Capitolo 3: *** (R)espi(r)are a piedi nudi ***
Capitolo 4: *** Come poesia muta ***



Capitolo 1
*** E non importa (Dio, ancora) ***


E non importa (Dio, ancora)
 

 
Oh, guardatevi dalla gelosia, mio signore. È un mostro dagli occhi verdi che dileggia il cibo di cui si nutre.
William Shakespeare
 

 
 

 
«Te ne vai?»
«Sì, torno in Romania. Sarò più utile lì.»
 

Verdi sono i bordi del tormento. Un colore intenso, malsano, di profondità avvelenate. Disprezzi quel sorriso timido, quelle mani ritrose… un inganno, lui la vuole.
Hai bevuto troppo, ti dici, ammutolito dalla vergogna.
Dora è radiosa, Remus le ha tolto dalle labbra il peso di tutti i vostri addii. Non dovrebbe, questo, renderti felice?
Dio, fa che sorrida così per me.

 
«Te ne vai?»
«Sì, torno in Romania.»

 
Non serve una scusa, stavolta.
Dora è andata, neanche il tuo sguardo può averla adesso.
E non t’importerebbe dannarti l’anima mentre lui la bacia, adesso.
Dio, fa che io soffra ancora.

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Capitolo 2
*** Via il mare dagli occhi ***


Via il mare dagli occhi
 
 
Le pieghe amare intorno alla bocca sono il primo segno della sconfitta.
(Ernest Hemingway)
 



 
 
È un po’ rovinato, tutto qui.
 

Bill raccatta ogni mattina schegge del suo sorriso nella sabbia bagnata.
Prova a sgretolare quegli artigli nelle ossa, a staccarsi quei denti dalla carne, a distinguere l’odore del sangue – il suo – dalla salsedine. A riempirsi di mare gli occhi.
Lo vede nel viso di Fleur di non esserci riuscito.
 

 
«Stai bene?»
«Sì, non preoccuparti.»
 
 
                                                                                                 Quelle sono ferite maledette
 

Bill libera ogni sera sospiri del suo dolore sulla riva di casa.
Non si dissolvono gli incubi, non annega la paura – da adesso farà male avere coraggio. Il mare dagli occhi scivola via.
Può solo imparare a sorridere senza portare a galla tutte quelle pieghe.
 

 
«Sei sicuro?»
«Lo sarò.»




 

N.d.A.

Questa drabble partecipa alla seconda edizione della challenge "Drabblitch" sul forum di Ferisce la penna.
Come l'anno scorso partecipo per la squadra di Grifondoro, e colgo subito l'occasione per stringere in un mega abbraccio motivazionale le mie compagne di dormitorio. Forza Grifoni!

NOTE

Titolo della raccolta: Ho immaginato questi quattro momenti – sì, includo anche la prima drabble che non è in gara e che ha aperto la raccolta – come delle “pause” nello scorrere della narrazione. Ho, altresì, immaginato i personaggi “ritagliarsi” un angolo, all’estremità dell’orizzonte, che rappresenta la bellezza, il piacere, il calore, l’affetto, ma anche l’avvenire e tutte le cose positive della vita – quasi spettatori che non riescono del tutto a beneficiare di tutto ciò, perché preda di momenti “cupi”, che li tengono prigionieri. Ovviamente il titolo della raccolta va declinato e assume sfumature diverse per ogni drabble, ma credo che per Bill basti dire questo al momento.
Sottotitolo: il mare, che Bill e Fleur hanno scelto come location per il loro nido d’amore, è inteso come simbolo e contenitore di forza e coraggio, ma anche come luogo sicuro e protetto, come consolazione e potenza costante, quasi scontata. E quando il mare va via dagli occhi di Bill, questa determinazione viene meno, soprattutto viene meno quella potenza che hanno i giovani come Bill, che alla guerra si votano senza veramente conoscerla fino in fondo, perché non ne hanno ancora saggiato gli artigli sulla pelle. Bill si scopre umano e dovrà imparare a lottare, ad avere coraggio senza darlo più per scontato questo coraggio. La vivacità si è spenta, adesso bisogna stringere i denti.
Frasi in corsivo: sono entrambe riprese dal sesto libro di Harry Potter, e sono pronunciate rispettivamente da Ginny Weasley e Remus Lupin proprio in riferimento alla nuova condizione di Bill, ferito e maledetto da Greyback.
Utilizzo del Prompt: Per questa prima sfida, il tema è sconfitta. E ancora una volta l’ho intesa a più livelli. Sullo sfondo c’è la sconfitta di Bill a favore di Greback che nel loro scontro ha avuto la meglio e lo ha “rovinato”. Troviamo quindi Bill fare i conti con le conseguenze di questa sconfitta intraprendendo un’ulteriore battaglia contro se stesso, battaglia ripresa proprio dal significato del titolo. Bill prova a conservare, a ritrovare quella luminosità, quella sicurezza e quella forza negli occhi che lo hanno portato ad abbracciare la causa con entusiasmo, fiducioso nelle loro forze e nei loro ideali. Le ferite di Greyback hanno danneggiato anche questa sicurezza e, come Bill scoprirà, non è possibile tornare indietro, sorridere con la stessa spensieratezza. Il mare dagli occhi scivola via, Bill perde questa battaglia, può solo raccattare i pezzi e cerca di non portare a galla tutte le pieghe amare della sconfitta intorno al suo sorriso.

 

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Capitolo 3
*** (R)espi(r)are a piedi nudi ***


(R)Espi(r)are a piedi nudi
 

 
Ho pena delle stelle. Non ci sarà una stanchezza di esistere, di essere, solo di essere, l'essere triste lume o un sorriso... Non ci sarà dunque, per le cose che sono, non la morte, bensì un'altra specie di fine, o una grande ragione: qualcosa così, come un perdono?
Fernando Pessoa
 
 
 
 
«Hai fatto una battuta, Perce!»
 
 
Sembra quasi un gioco.
Siedi sull’erba e aspetti. Che la terra t’inghiotta o arrivi qualcosa a travolgerti, come un perdono. Ché respirare fa male, e allora conti le cose belle – uno, due, tre.
Inspira. Espira. Inspira.
E racimoli le cose buone – quattro, cinque, sei.
Ma non c’è una fine a questo vuoto? Scava, scava, Percy – sette, otto, nove.
 
 
«Hai davvero fatto una battuta, Perce!»
 
 
Perdonami, Fred. Freddie. Perdonami.
Il mondo s’abbatte, si capovolge negli occhi di Molly. Tua figlia mugugna mentre l’abbracci stanco.
Lei respira, come sul mare la luce d’estate – dieci.
 
 
«Papà, giochiamo?»
 
 
È come un gioco: a volte ti perdoni un po’, a volte perdi.
Conta daccapo.




 
 
N.d.A.

Come la precedente, anche questa drabble partecipa al Drabblitch indetto sul forum di "Ferisce più la penna". Per chi è interessato ai dettagli architettati dalla mia mente contorta, vi rimando alle note qui sotto.

 

Titolo della drabble: Ho voluto giocare con le parentesi stavolta e “sovrapporre” così i verbi “respirare” ed “espiare”. La seconda parte del titolo vuole richiamare non solo il fatto che Percy è su un prato a piedi scalzi, ma più metaforicamente la sua fragilità e, non ultima, la semplicità. La fragilità davanti al dolore e ai sensi di colpa, la semplicità di come questo perdono lo conquisti ogni giorno, a ogni respiro di sua figlia. Insomma, come al mio solito, il titolo è un po’ un serpente che si morde la coda, lascio a voi scegliere dove sta la testa e “sbrogliarlo”, io vi lascio la mia interpretazione.
Frasi in corsivo a destra: sono riprese da “Harry Potter e i doni della morte” e sono le ultime parole pronunciate da Fred. Inutile dirvi quindi che sono le parole che tormentano Percy, lui che ha visto l’ultimo sorriso del fratello, ascoltato le sue ultime parole.
Utilizzo del Prompt: il prompt di questa seconda sfida è perdono. Anche qui mi sembra piuttosto palese. Percy è tormentato – su diversi livelli e per diversi motivi, la sindrome del sopravvissuto, il senso di colpa (che si trascina dietro, forse in maniera insensata) di aver abbandonato la famiglia. Percy cerca il perdono da un morto, ma soprattutto la drabble sottolinea il percorso che Percy compie per perdonarsi un po’ ogni giorno. Un perdono che non arriva mai del tutto e che è una continua ricerca e un continuo senso di colpa, stancante, sfibrante. Ma è nel respiro, nella vita di sua figlia Molly che lui trova la ragione: lei vive, lei gli dà la forza, gli ricorda che bisogna perdonarsi un po’ ogni tanto, trovare una pace, un senso al dolore e anche al pentimento.
Ultime note al margine: Ho giocato molto, come mio solito, con la terminologia della drabble. Ci tenevo a portare, quindi, a galla questo particolare, ovvero: “scava, scava, Percy” il verbo “scavare” non è stato scelto a caso, bensì a creare degli echi nella mente del lettore che rimandano proprio alla notte della battaglia, in cui l’esplosione e quindi il crollo di parte del piano in cui si trovavano Percy, Fred e il trio ha ucciso Fred. Ho immaginato Percy scavare, spostare i detriti per liberare il corpo di Fred.

 

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Capitolo 4
*** Come poesia muta ***


Come poesia muta

 
 
Il suo talento era naturale come il disegno tracciato dalla polvere sulle ali di una farfalla
Ernest Hemingway all’amico Francis Scott Fitzgerald
 
 
 

Fred conosce luoghi selvaggi e sconosciuti, e sa come farli esplodere nei corridoi. Gli basta un gesto, l’entusiasmo complice di George, ed è subito prodigio.
 
 
«Niente male» sorride Vitious.
 
 
Fred conosce colori talmente luminosi da rendere ogni cosa trasparente, e ha la capacità di apparirvi dentro, all’improvviso. Il libro svanisce e resta solo il suo sorriso, e un invito, nell’angolo degli occhi, a trasformare il mondo in una risata assieme a lui.
 
 
Hermione fatica a restare seria. «Che scemo.»
 
 
Fred conosceva parole che avevano il potere di strappare il silenzio dall’anima delle persone. Lui rideva, e la vita correva ad ascoltare.
 
 
George non sa più inventare.
Osserva l’orizzonte.
È muto.
 
 
 
 


N.d.A.

Anche questa drabble partecipa al Drabblitch indetto sul forum "Ferisce più la penna".
Le note saranno più brevi questa volta, complice l'attacco di panico che ho in corso, ma ci tenevo a lasciare un piccolo pensiero anche per quest'ultimo personaggio.


 
Il Titolo è sia una similitudine passiva – paragona il talento di Fred a una poesia silenziosa, a qualcosa che c’è ma si dà per scontato, che si apprezza ma non si capisce fino in fondo – sia similitudine attiva – Fred, come la potenza e la leggerezza della poesia, lui riesce a far mutare le persone, a cambiarle, a lasciare un pezzo di sé su di loro.
Il titolo rappresenta tutto ciò che Fred è per me. Fred è parte indivisibile della vita, è presenza travolgente, è un suono naturale che non sapevi essere musica fino a quando non resta il vuoto che si lascia dietro, e allora scopri che era una sinfonia complessa ma talmente armoniosa con la vita da apparire semplice, scontata quasi. Eppure Fred è tutto fuorché scontato ai miei occhi. Lui morde la vita, non aspetta, lui freme per divorare tutto… e ahimè, l’ha divorata troppo in fretta alla fine. Fred ha la capacità di toccare tante persone diverse, e nel farlo lascia qualcosa di sé, un qualcosa che li “muta”. E lo fa quasi in silenzio, nella vita di tutti i giorni, attraverso le piccole cose o le cose più stupide, forse in una maniera non del tutto capita fino in fondo ma in parte racchiusa nelle parole di Harry: “Un po’ di risate mi farebbero bene. Un po’ di risate farebbero bene a tutti.” E se è stato fortemente vero durante la guerra, io credo che sia altrettanto vero nella vita di tutti i giorni. Come si può dire una giornata essere fruttuosa se non ci si è fatti almeno una risata?
E se è vero che parte di quel talento Fred lo condivide con George, io penso che sia altrettanto vero che senza suo fratello, George abbia perso parte della sua magia.
In calce, specifico che la parte centrale si basa ovviamente su una ship fanon: ho voluto approfittare di quest'occasione per accennare finalmente questa ship che solo grazie al talento di Sia ho iniziato ad amare, facendo un piccolo passo in questa nuova dimensione. Questo "omaggio" è tutto per lei <3

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