It Always Rains Under The Trees

di Lady Lucilla
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** A Morning of beginning Autumn ***
Capitolo 2: *** You Are a Woman ***
Capitolo 3: *** A Fall Of Black Curls ***
Capitolo 4: *** I Do This Only For Funny ***
Capitolo 5: *** Brocken Glasses and Straw Hat” ***
Capitolo 6: *** Silence and peace ***
Capitolo 7: *** Another Glass, Thanks ***
Capitolo 8: *** It’ s not so badly then ***
Capitolo 9: *** Words given to the wind ***
Capitolo 10: *** For Ever ***
Capitolo 11: *** Falling Stars ***
Capitolo 12: *** Do you want to get married me? ***
Capitolo 13: *** Orion ***
Capitolo 14: *** Away from the eyes, Away from the heart!” ***



Capitolo 1
*** A Morning of beginning Autumn ***


It Always Rains Under The Trees

“A morning of beginning autumn”

 

Il vento soffiava tra le poche foglie che erano rimaste aggrappate ai rami degli alberi di Beckley’ Park. Era la prima domenica d’autunno e in quel periodo, un tempo, la famiglia Beckley si dilettava a passeggiare per il parco intorno alla casa, le ragazze si divertivano a leggere e commentare libri comuni e a fare lunghe chiacchierate sotto il portico. Ma da anni non era più così. La casa era abbandonata e i componenti della famiglia si erano dispersi per il mondo, chi in cerca di fortuna e chi tentando di dimenticare la vita passata.

Insomma quasi tutti si erano dimenticati delle grandi feste che venivano date nel salone centrale a inizio primavera e in pochi ricordavano ancora i visi delle due giovani e bellissime sorelle Beckley, Elisabeth e Meg.

Eppure c’era ancora un uomo, che passeggiava per il parco abbandonato della casa, che aveva ancora scolpiti nella memoria tutti i lineamenti, tutte le caratteristiche e tutti i difetti della più giovane delle sorelle Beckley, Elisabeth.

Thomas,così si chiamava, passeggiava solitario lungo i vialetti del parco. A ogni suo passo udiva lo stridio delle foglie sotto le suole degli stivali da cavallo, il vento freddo gli sferzava il volto e i capelli striati d’argento che, a ogni folata, gli ricadevano sulla fronte, disordinati e capricciosi come del resto tutti i ricci.

Cominciava a sentire freddo e così si alzò il bavero del cappotto, ma grazie al cielo era quasi arrivato.

Si fermò di colpo davanti a un acero ormai del tutto spoglio delle sue grandi foglie dorate, toccò la corteccia, fece tre passi a destra e due all’indietro e si ritrovò con la schiena inchiodata a un altro tronco.

Appoggiò le mani alla corteccia della betulla, si inginocchiò a terra e non badando al fango che gli sporcava i pantaloni di velluto nero. Cercava disperatamente qualcosa, una scritta, un segno, qualunque cosa.

La trovò. Scrostò il muschio da sopra il tronco e fece respirare l’incisione, quasi del tutto scomparsa, che lui stesso aveva fatto due anni orsono con il temperino regalatogli da suo fratello.

 

“It always rains under the trees”

 

Senza prendersi il permesso due grosse lacrime gli rigarono il viso, scivolarono fino al mento e poi caddero silenziose sul terreno bagnato da quella pioggia che non cessava mai. Thomas si abbandonò a quel tronco e non poté far a meno di trattenere quel nome che, impudente come le lacrime, gli scappò dalle labbra: “Beth…”.

Gli tornarono in mente i lunghi ricci rossi della ragazza, i suoi occhi verdi e il tono della sua voce, così infantile ogni tanto e così tagliente quando voleva ferirti nel profondo. Quanto l’aveva amata. Eppure non gliel’aveva mai dimostrato fino in fondo. Era stato egoista, aveva preferito i soldi al suo amore. Dio quanto si odiava.

Ma mentre ripensava a Beth avvertì alle sue spalle una risata o qualcosa che ci assomigliava, una risata infantile, una risata di bambina. Scattò in piedi e si guardò intorno impaurito, ma non vide e non sentì nessuno. Un brivido gli scosse la schiena e quel luogo, che pochi istanti prima gli sembrava così magico e carico di ricordi positivi, si impregno di una sensazione marcia e vecchia. Ebbe paura dei suoi stessi ricordi.

Così raccolse il cappello e si incamminò verso la casa dove aveva lasciato il suo cavallo.

Quando raggiunse il limitare del boschetto si guardò alle spalle e non riuscì a fermare un lungo gemito di dolore e tristezza che gli uscì dalla bocca e ricreò una nuvoletta di vapore, subito spazzata via da quel vento che, in quella mattina d’inizio autunno, aveva accompagnato Thomas in quel viaggio attraverso i suoi ricordi.

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Capitolo 2
*** You Are a Woman ***


It Always Rains Under The Trees

“You are a Woman!”

 
“Elisabeth è ora che tu cerchi marito!” quelle parole avevano colpito così profondamente Beth che si lasciò scappare di mano la bambola di porcellana di Lucy che cadde a terra infrangendosi la parte destra del volto. Stralunò gli occhi e guardò incredula la madre:
“Ma cosa state dicendo? Cercare marito? Io?!” non badò nemmeno alle urla della sorella che tentava in tutti i modi di riparare la sua bambola.
“Si, proprio tu Beth e non voglio sentire storie, ormai sei una donna e con il tuo bel faccino e i tuoi diciassette anni troverai velocemente un uomo ricco e disposto a sposarti!”. Non poteva essere vero, lei trovarsi un marito? Ma aveva solo diciassette anni!
“Ma mamma!” cercò di ribattere una seconda volta, ma un gesto della donna la fece tacere.
“Non voglio sentire alcun ma e per introdurti in società domani parteciperai con tua sorella, me e tuo padre al Ballo di Primavera a cui, molto gentilmente, ci hanno invitato i signori Grey!”. Beth alzò inavvertitamente la testa verso il soffitto della stanza e scorse in lontananza un piccolo puntino che le veniva addosso, un puntino che si faceva sempre più grande prendendo la forma di un immensa pietra che l’avrebbe certamente schiacciata al suolo uccidendola davanti agli occhi di sua madre, quello era il suo destino sotto forma di macigno.
“Perché dovrei partecipare a uno di quei maledetti ritrovi per pettegole e uomini così anziani da non riuscire a sollevarsi dalla sedia?” chiese sperando di trovare una via di fuga da quella pietra che ormai la sovrastava.
“Si chiamano balli Beth! Ma ricordati che se domani non verrai con me e tua sorella a casa dei Grey sarò costretta a chiuderti in un monastero come ha fatto tua nonna con mia sorella Rosalie!”
“Io in convento non ci voglio finire!”
“Allora domani verrai con noi al ballo se no andrai a trovare tua zia a Londra e scommetto che staresti benissimo con l’abito da suora! Finalmente quei tuoi ricci starebbero a posto una volta per tutte!” Beth si immaginò con le vesti monacali e rabbrividì, era  troppo tardi la pietra ormai era sopra di lei, inevitabile, chiuse gli occhi 
“Ma mi stai ascoltando?” le chiese la madre prendendola per un braccio e trascinandola nell’altra stanza in modo da allontanarsi dalle urla di Lucy che le stavano facendo implodere la testa.
“Ti rendi conto che se non ti presenterai non solo metterai a repentaglio la tua vita futura ma anche il prossimo fidanzamento di tua sorella Meg con il figlio maggiore dei Grey!”
“E io che centro scusa? Quello vuole sposarsi Meg mica me!”. Un secondo dopo Beth vide infrangersi su di se tutta la furia di quel macigno che non era riuscita a schivare. La mano ancora alzata della madre ne era la testimonianza. La guancia bruciava come le braci del camino della stanza.
“Non permetterti mai più di parlarmi con quel tono signorinella! Sei diventata una donna e prima o poi dovrai fare i conti con questa realtà, adesso vai a prepararti per la cena!”
“S-si…
Beth era ancora incredula di quello che le era appena successo. Nel giro di un breve scambio di “opinioni” con la madre la sua vita era cambiata radicalmente, da quel giorno in avanti avrebbe dormito in camera con la sorella maggiore, Meg, e avrebbe dovuto dire per sempre addio al tempo dei giochi. Ma come poteva sposarsi? Una ragazza come lei!
Beth non scese per cena e si chiuse in camera sua, nel mutismo più totale, piangendo e pregando di rompersi una gamba entro la sera successiva.
Meg preoccupata decise di andare a parlarle, in fondo era la sua sorellina e lei era l’unica persona che riusciva a capirla veramente. Poggiò l’orecchio alla porta per sentire se dormiva. “Beth, mi fai entrare?” silenzio.
“Beth ti ho portato della frutta, avrai fame…dai apri la porta!” sapeva come prenderla e non si stupì quando sentì i passi leggeri e quasi impercettibili della sorella sul pavimento. La porta si aprì cigolando. Beth aveva gli occhi rossi e tutti i lunghi ricci disordinati e scompigliati.
“C-che frutta hai?” le chiese mentre si asciugava una lacrima ribelle che le correva ancora lunga una guancia.
“Un po’ di tutto…dai fammi entrare!” Beth si fece da parte e poi richiuse la porta alle spalle di Meg. Mangiò voracemente la frutta portatale dalla sorella, poi si sedette sul letto e si accoccolò vicino alla spalliera di legno intarsiato. “G-grazie Meg!” sospirò prima di singhiozzare.
Era ora di intervenire. “Forza Beth, non è poi una tragedia se domani vieni al ballo con me e la mamma…scommetto che ti divertirai!”
“Io non sono come te Meg, non mi diverto a volteggiare per una sala, non mi piace spettegolare con le mie coetanee e non mi piace fare la civetta con gli uomini!” si passò la mani tra i ricci e cercò di disfare un nodo. Meg si sedette vicino a lei e cominciò a spazzolarle i capelli, disordinati come sempre.
“Tu mi credi così?” Beth scosse la testa freneticamente “ne sono felice! Ma devi sapere che nemmeno io mi divertivo a fare “La donna di mondo” e devo confessarti che quando aveva la tua età sarei volentieri rimasta a casa a giocare con le bambole invece che infilarmi in quei vestiti eleganti e stretti che ti tolgono il respiro. Ma piano piano mi sono abituata a quella vita e adesso quasi l’apprezzo!”
Beth la guardò interrogativa e stupita “Sul serio Meg?”
“Certo!” scrutò la porta guardinga e si avvicinò all’orecchio della sorella “ma devi sapere che quei maledetti bustini non li sopporterò mai nemmeno tra cent’anni!”. Beth scoppiò a ridere insieme a Meg che continuava a spazzolarle i ricci.
“Forza Beth, fai uno sforzo, e se non lo vuoi fare per la mamma fallo almeno per me! Non vorrai lasciarmi sola proprio domani sera!”
“Perché proprio domani sera?” gli occhioni azzurri di Beth luccicarono mentre Meg si sfilava la collanina d’argento che portava al collo, doveva essere nuova perché non l’aveva mai vista!
“Philippe mi ha regalato questo” disse facendole vedere un meraviglioso anello di diamanti e ametiste “ e mi ha promesso che domani sera chiederà ufficialmente la mia mano a nostro padre! Ti rendi conto? Ufficialmente!”. Beth non era entusiasta come la sorella e Meg se ne accorse:
“Qualcosa non va?”
“Meg…” rispose Beth prendendole la mano “tu sei veramente innamorata di Philippe?”. L’ espressione ingenua della sorella la fece sorridere.
“Certo che ne sono innamorata, se no non lo sposerei!”
“Ma…potresti rifiutare la sua proposta?” chiese sempre più incredula Beth.
“Sicuro!”
Beth rimase silenziosa, allora se si potevano rifiutare le proposte dei pretendenti mariti lei era salva, le sarebbe bastato rifiutare ogni proposta di matrimonio e non si sarebbe sposata mai! Raggiante in volto abbracciò la sorella e le disse tra le risate:
“E sia! Domani verrò con te alla festa e scommetto che ci divertiremo un sacco!” Meg rideva ed era felice della scelta fatta dalla sorellina, conosceva la sua indole un po’ mascolina e anticonformista ma apprezzava molto quel gesto di generosità verso di lei e sua madre che ci teneva tanto a vedere tutte le sue tre figlie ben sistemate e maritate.
Ma mentre le due sorelle ridevano felici non sapevano che da quella sera in avanti le loro vite sarebbero cambiate così radicalmente da separarle…e forse per sempre.

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Capitolo 3
*** A Fall Of Black Curls ***


It Always Rains Under The Trees

“A fall of black curls”

 

 

La sera del ballo Beth indossò il suo primo bustino. Credeva di morire! Non riusciva a fiatare e poteva inspirare l’aria solo con brevi e affannosi respiri.
La madre le aveva raccolto i capelli dietro la nuca lasciandole libera una ciocca che le ricadeva sulla scollatura. L’avevano truccata e inghingherata come non mai. Beth non era mai stata così scomoda, non si era mai sentita così compressa e tirata in ogni sua parte del corpo, ma quando la misero davanti allo specchio della sua camera rimase piacevolmente stupita dalla figura che vedere riflessa davanti a se. Era stranamente bella e divenne rossa quando il suo sguardo si posò sullo scollo del vestito, si vedeva proprio tutto!
La madre e Meg risero come pazze quando notarono il suo disagio.
“Ci farai l’abitudine!” le sussurrò all’orecchio Meg prima di andare a prepararsi “E in ogni caso stai benissimo!”.
A Beth si spalancarono gli occhi non appena mise piede nella sala grande di villa Grey. Un enorme lampadario di cristallo sovrastava la stanza e una maestosa scalinata di marmo portava al piano superiore della casa.
Un’orchestra intonava le prime note nella sala adiacente all’ingresso e dame e cavalieri si aggiravano per le stanze sorseggiando champagne e chiacchierando piacevolmente del più e del meno.
Beth si sentì così piccola in mezzo a tutte quelle persone che le mancò il fiato e non poté fare a meno di appoggiarsi per un istante alla sorella per farsi sorreggere. Meg non se ne stupì, anzi, prese sotto braccio la sorellina e l’accompagno verso il centro della sala.
Una signora sulla cinquantina stava già saltellando a passo di danza verso di loro, aveva i capelli grigi raccolti in uno chignon e una piccola caramella schiacciata sull’occhio destro. “Mia cara che piacere vederti, avevo il timore che non venissi!” prese le mani di Mrs Beckley e le baciò la guancia destra “e che magnifiche figlie che hai! Meg…” disse mentre prendeva anche le mani della ragazza “mio figlio è impaziente di vederti, vai pure a raggiungerlo nella Sala Verde, te ne prego!”
“Mi stavo giusto affrettando a farlo!” rispose Meg alla signora di casa, Mrs Grey, si girò verso Beth e le strizzò l’occhio, sorrise e si affrettò verso la Sala Verde.
Beth rimase sola in quell’immensità, immersa in una società che disprezzava e che la disgustava.
“E quest’altra bellezza chi è?” la voce squillante di Mrs Grey interruppe i pensieri di Beth.
“Questa è Elisabeth, la mia secondogenita, l’ho introdotta oggi in società sai, ha appena diciassette anni!”
“Molto piacere cara!” si strinsero la mano “vieni ti porto da Annabelle, scommetto che voi due già vi conoscete e potrete parlare da buone amiche!”
“La ringrazio infinitamente signora Grey!” disse Beth tremando dall’orrore. Conosceva già troppo bene Annabelle Parckley. Era una di quelle ragazzine che Beth odiava tanto, sapeva solo parlare e spettegolare e fare la civetta con gli uomini, ma il vero problema era che lei aveva solamente sedici anni e Beth la compiangeva, rovinarsi la vita in quel modo!
Annabelle si trovava nella Sala Rossa con sua madre e la sorella minore di quattordici anni, Michelle. Aveva una vestito verde acido e i capelli raccolti dietro la testa con un’ enorme spilla di smeraldi che faceva rilucere quelle piccole fessure grigie che aveva al posto degli occhi.
Non appena vide Beth le corse in contro raggiante, si divertiva un mondo a mettere in imbarazzo la piccola Beckley e quella sera sapeva di esserle superiore, aveva partecipato a molti più balli di lei e quello era quindi il suo territorio.
“Cara Beth che piacere vederti!” da quel momento in avanti per Elisabeth cominciò l’inferno. Venne frastornata dalle chiacchere delle ragazze e dal profumo nauseante che emanavano i loro capelli.
“Non sei emozionata? In fondo questo è il tuo primo ballo!” le chiese Annabelle mentre si faceva aria con il suo ventaglio di pizzi ricamato.
“Emozionata no di certo, sono più che altro meravigliata, non credevo che le dame potessero ballare per così tanto tempo di fila!”
“Oh Beth, mi ero dimenticata che tu non apprezzi questi tipi di divertimenti, ma mi hanno detto che sai ballare molto bene, malgrado tutto!”
“Diciamo che me la cavo Annabelle, metto in pratica quello che mi ha insegnato mio padre da piccola, ma scommetto che tu balli molto meglio di me!” non credeva in quello che stava dicendo, si stava trasformando in una di loro!
“Oh grazie cara!” continuarono così per parecchi minuti ma finalmente si aprirono le danze anche in quella sala e a Beth venne lasciato un minuto di respiro, Annabelle era stata invitata a ballare da un giovanotto sulla ventina e quindi non poteva soffocarla con i suoi discorsi sdolcinati.
La giovane Beckley si sedette su un divano di velluto grigio nella Sala Verde in modo da poter vedere Meg che danzava con Philippe.
Stavano proprio bene insieme. Lei raggiante in viso sorrideva a ogni suo complimento, lui la stringeva sempre di più a se ogni a giro di danza.
Senza rendersene conto si ritrovò a invidiarli, almeno loro si stavano divertendo, erano felici insieme e potevano passare molto tempo l’uno con l’altra senza temere di essere sconvenienti, si lasciò sfuggire un sospiro e alzò lo sguardo verso il soffitto.
“Sono d’accordo con voi Mr Whickham, queste dame sono proprio insopportabili” una voce alle sue spalle richiamò la sua attenzione “parlano in continuazione e poi almeno parlassero di cose intelligenti, ahah!” a quelle parole Beth provò l’impulso di girarsi e tirare uno schiaffo a quell’impertinente che si vantava di far parte del sesso maschile, ma si trattenne, di certo non sarebbe stato un comportamento da gran signora e poi voleva sentire il resto del discorso.
“Ha proprio ragione! Ma sbaglio o lei con queste dame ci va molto d’accordo?” quella voce doveva essere di Mr Whickham.
“Avete proprio ragione, ma lo sapete, lo faccio solo per il gusto di ballare con una bella signorina e tenere tra le mani il suo bustino!” una risata grassa interruppe le sue parole.
“Allora non erano delle frottole quelle che avevo sentito su di voi, siete proprio un Don Giovanni!”
“A volte, ma come vi ho detto, non credo che le donne siano alla nostra altezza, insomma, non sanno nulla dell’arte e della pittura, della musica e della letteratura, solo qualcuna è in grado di strimpellare il pianoforte e di intonare una canzoncina, ma in modo abominevole!”
“Ah, come siete cattivo! Esistono anche delle dame colte, non credete?”
“Ne sono sicuro, ma, voglio ricordarvi, che le poche colte sono anche bruttine perché consumate dalla lettura o dalle mura di un monastero!” risero entrambi.
“Già un vero peccato, che crudeltà rinchiudere delle ragazze in un monastero, nascoste agli occhi del mondo e alle mani di noi signori!”
“Non so cosa darei per poter fare un giro tra le mura di un monastero, tra tutte quelle monachelle vestite di nero, scommetto che sarà pieno di belle donzelle! Ma venite con me voglio presentarvi un mio caro amico!” Beth sentì i loro passi allontanarsi, ribolliva di rabbia e aveva una voglia incontenibile di andare a smentire quel damerino pomposo che aveva appena sentito parlare, ma non l’ aveva visto in volto e quindi non sarebbe riuscita a riconoscerlo, a meno che non lo avesse sentito parlare.

Ma mentre osservava le lunghe pieghe del vestito di una signora cercando di figurarsi il volto di quel ragazzo così sicuro delle sue idee, davanti a se apparve un giovanotto con i capelli neri, ricci e spettinati sulla fronte con due occhi color dello smeraldo che rilucevano al chiarore del lampadario di cristallo sopra le loro teste.
Le porse la mano mentre bloccava ogni via di fuga allo sguardo di Beth con i suoi occhi così luminosi, non disse una parola ma lei intuì le sue intenzioni.
“Elisabeth…” gli rispose silenziosamente prendendo la mano del ragazzo e facendosi trasportare al centro della pista da ballo.
Rimasero immobili per due battute attendendo il ritornello, lui le teneva la mano sul fianco e la guardava, senza lasciarle tregua, poi fece il primo passo verso Beth e così cominciarono a volteggiare su loro stessi a tempo di musica.
Per tutta la danza i loro occhi non si staccarono mai era come se fossero legati da un incantesimo, Beth non perdeva quelle due pietre preziose e lui non perdeva quei piccoli angoli di cielo. In pochi istanti le altre coppie si fermarono e intorno a loro venne a crearsi una mezzaluna di abiti di seta e di broccato, di ventagli e di sguardi interessati e a volte divertiti.

I due giovani non ci fecero caso, continuarono a ballare seguendo le note del pianoforte e gli arrangiamenti dei violini, tenendosi stretti l’uno all’altro. Non si dissero nemmeno una parola, i loro sguardi bastavano per dirsi ogni cosa senza interrompere quella musica sublime che gli permetteva di librarsi sopra gli altri, trascinati dal battito dei loro cuori.
Poi, dolcemente, la musica cambiò ritmo, i violini si fecero più impetuosi e il pianista violentò con forza i tasti del suo strumento tentando di dar vita a una nuova melodia, un valzer sfrenato e passionevole. Beth sentiva le dita del giovane premerle sul fianco, scivolarle lungo il corsetto e il suo respiro si fece più affannoso quando sentì il fiato del ragazzo sul collo. I loro visi erano sempre più vicini, troppo vicini.
Altre coppie si aggiunsero a loro decisi a superarli in bravura, ma era come se non esistessero, gli occhi di tutti erano ancora puntati su quei due giovani che parevano maestri della musica e governatori delle note della sala.
Volteggiarono fino a quando a Elisabeth non venne il mal di testa e lui le consigliò di fermarsi per qualche giro.
“Ballate meravigliosamente Miss Elisabeth!” le disse tra un respiro affannoso e l’altro.
Quelle parole furono come una lama di rasoio per Beth, quel tono di voce, quel modo di discorrere, era lui, era proprio quel giovane che aveva sentito parlare con Mr Whickham. Elisabeth trattenne il respiro per un secondo poi lo guardò e si rese conto che ora che sapeva chi era veramente quel ragazzo e quali idee gli frullavano nella testa non avrebbe più visto nei suoi occhi quella magia che tanto l’aveva stregata, così, triste, cercò di rispondere con garbo:
“Grazie, ma anche voi siete uno splendido ballerino, guidate la danza in modo magnifico!” lui rise e le lasciò la mano aiutandola a sedersi sul divanetto vicino a loro.
“Sapete,siete, tra le molte dame che ho invitato a ballare questa sera, l’unica che è riuscita a trattenermi in pista così a lungo!”
“Tra le molte dame? Ve ne state vantando o sbaglio?” rispose Beth sentendosi colpita nell’orgoglio, ma doveva aspettarsi una risposta del genere da un uomo come quello.
“Me ne vanto sicuro, e anche voi dovreste Miss! Non vorrete dirmi che non vi        siete divertita?”
Beth finì di bere l’aranciata e poi guardò più attentamente il giovane, osservò nuovamente i suoi lineamenti, i riflessi dei capelli color della pece e il colore degli occhi; possibile che quei due occhi appartenessero a un giovanotto così pomposo e arrogante? Ma la tristezza nell’animo della ragazza fece spazio alla rabbia quando si rese conto veramente della parole del giovane.
“Miss Elisabeth, allora, il prossimo ballo è per noi?” la sua sfacciataggine e quel suo così spudorato orgoglio mandarono su tute le furie la ragazza.
“Non credo proprio, perché non andate e chiedere a una delle vostre tante dame? Certo a meno che non vi disgusti parlare con una di esse!” lui rise,
“Devo dedurre che avete ascoltato il mio discorso con Mr Whickham, ma non dovete farvi un’opinione sbagliata di me, sono cose che si dicono…sa, tra uomini!”
“Già cose che si dicono, ma queste cose io di certo non le apprezzo e non apprezzo nemmeno i bugiardi se le può interessare, quindi la prego di non importunarmi oltre! Vada da una delle sue dame, loro si che saranno disposte a ballare!” ma lui non si arrese, e nemmeno se ne andò, le riprese la mano e le sussurrò all’orecchio:
“Potrei anche farlo, ma dubito che riuscirebbero a starmi dietro come avete fatto voi!” Beth strappò la sua mano da quella del ragazzo e disgustata dal suo comportamento si allontanò da lui dicendogli:
“Ne sono certa, sono l’unica che riesce a tenere a bada i bambini in questa sala! Arrivederci Mr…?”
“Thomas!” concluse lui.
“Arrivederci Mr Thomas!” lui abbozzò un inchino e mentre lei si allontanava dalla sala non perse di vista un istante le pieghe così sinuose della sua gonna.

 

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Capitolo 4
*** I Do This Only For Funny ***


It Always Rains Under The Trees

You Do This Only For Funny”

 

Quando finalmente anche l’ultimo ospite alticcio uscì dalla grande casa dei Grey la signora di casa tirò un sospiro di sollievo e con si lasciò cadere sulla prima poltrona che le capitò a tiro dicendo:
“Anche questa è andata!” si tolse la caramella dall’occhio e si sciolse i lunghi capelli grigi “però è stato divertente!”
“Già, soprattutto quando Mr Elbey è riuscito a far cadere la sua signora durante l’ultimo ballo!” precisò il marito mentre sorseggiava un bicchiere di whisky .
“Che scena disgustosa, mi chiedo come quei due possano sopportarsi l’un l’altro!”
“A quanto pare ci riescono, ma d'altronde noi come facciamo cara?”
“Noi non ci siamo mai sopportati e la vita in casa sta diventando sempre più opprimente, grazie al cielo ci sono i balli!”
“A proposito, mi chiedo anche perché tu ti ostini a dare questi balli, lo sai che non li sopporto, sono solamente un modo stupido e consumistico di confrontarsi con altre persone stupide e consumistiche!”
“Lo faccio per far sembrare il nostro matrimonio un matrimonio felice, lo sai che ci tengo alle apparenze che ormai sono le uniche cose che contano a questo mondo!”
“Anche se mi sembra del tutto inutile! Lo sai che su di noi ci sono mille e più malelingue che si divertono alle nostre spalle, nonostante te e i tuoi maledetti balli!” concluse lui poggiando il bicchiere sul tavolo “Io vado a dormire, domani Michelle si occuperà di ripulire!”
“Buona notte caro!” sospirò Mrs Grey sempre più sconsolata. Il loro non era certo un buon matrimonio negli ultimi tempi, anzi, non lo era mai stato. Non si erano mai amati da giovani e non si sarebbero amati da vecchi e la cosa faceva penare la signora Grey che invece aveva sempre sognato un grande amore travolgente e passionevole che sarebbe durato fino agli ultimi giorni della sua vita. Erano stati promessi l’un l’altro dalle loro rispettive famiglie, era di uso all’epoca! Una lacrima le nacque tra le palpebre e cercò di scivolarle lungo la guancia increspata dalla rughe, ma in quel mentre apparve sulla soglia della stanza suo figlio Philippe.
“Madre, io torno a Dublino con Thomas, deve aiutarmi in alcune questioni economiche e sappiamo entrambi che in certi affari è molto più bravo di me!” abbozzò un sorriso ma quando vide l’espressione della madre subito si preoccupò “ qualcosa vi turba?” Mrs Grey non rispose subito, si soffermò a guardare il figlio, era così bello e giovanile, portava i lunghi capelli biondi raccolti dietro la nuca in modo da far risplendere gli occhi verdi come quelli del padre, gli rassomigliava molto, ma tanto erano simili nel fisico tanto erano diversi nel carattere, l’uno era scorbutico e impaziente, l’altro era più giocoso e solare sempre e con tutti.
“No caro, stai tranquillo, una piccola discussione con tuo padre!” Philippe non era del tutto convinto ma decise di non insistere.
“Rimarrei volentieri per la notte ma sono proprio di fretta e questa è la mia unica occasione di usufruire del cervello matematico di Thomas!” diede un bacio in fronte alla madre e si avviò verso l’uscita “vi farò avere presto mie notizie! Buona notte!”
“Arrivederci caro!”. La signora Grey rimase sola nel salone di casa sua fino a quando Michelle, la domestica, una volta balia e compagna di giochi di Philippe e Thomas, le consigliò di ritirarsi nelle sue stanze per riprendersi dalla lunga serata.

 

Gli zoccoli dei cavalli risuonavano sul pavé della strada interrompendo fastidiosamente il silenzio che regnava nella via. La carrozza si fermò davanti a un grande portone di legno, la porticina si aprì e due uomini con cappello e mantello neri scesero intirizziti dal freddo della notte. Salutarono il conducente con un modesto inchino e scomparirono dietro al portone.
I loro passi rimbombarono nell’androne del palazzo, i due mantelli però si infilarono dietro a una porta in cima alle scale di legno scricchiolanti.
Quando finalmente la porta i richiuse tutto tornò nel silenzio più assoluto.
“Come puoi vivere in una bettola simile?” chiese Thomas dopo essersi tolto mantello e cappello mentre si guardava intorno divertito. La casa era misera ma ben arredata. C’erano un bagno, una cucina e altre tre modeste camere, il salone riscaldato da un piccolo caminetto vicino alla finestra che dava sulla strada e da una stufa, nascosta nell’angolo più buio della stanza, poggiata su un tappeto caratterizzato da motivi etnici e geometrici.
“Non è una bettola caro fratello! È una casa piccola ma modesta, in pieno centro a Dublino con un ottima vista, tu la vedi piccola e brutta perché sei abituato a vivere nel palazzo a Midford, ma prima o poi imparerai a apprezzare anche le piccole cose!”
“Sarà, ma questa rimane sempre una bettola!” disse mentre si lasciava cadere sul divanetto davanti al camino “spero che tu possa almeno offrirmi qualcosa da bere!” detto fatto, Philippe stappò una bottiglia di scotch e ne offrì un bicchiere al fratello.
“E’ degno del tuo palato?” gli chiese mentre si versava a sua volta un bicchiere di vino rosso.
“Valuterò in seguito, ma adesso non parliamo di alcolici, Mr Federer mi ha già insegnato abbastanza sui vini per questa sera!”
“Allora posso capirti, avrà parlato anche a te della sua nuova azienda vinicola che ha comprato in Italia, se non sbaglio nella zona Nord della penisola!”
“Ah! Basta te ne prego, parliamo d’altro!” rispose sofferente Thomas mentre si copriva gli occhi con la mano in segno di preghiera. Philippe colse la palla al balzo e cambiò discorso:
“Ti ho visto ballare con una bellissima giovane questa sera!”
“Come se fosse facile ricordarsi con quante belle giovani ho ballato questa notte! Ti rendi conto che avrò invitato a ballare almeno una trentina d’ottime ragazze?”
“Hai ragione, a volte dimentico che sei molto gettonato tra le giovani danzatrici” rispose strizzandogli l’occhio in segno di complicità “in ogni caso questa ragazza ha i capelli ricci e color del fuoco, ti dice nulla?”
Thomas ci pensò un attimo “Ah, quella? Mah, non credo che sia più bella di tante altre splendide ragazze che ho visto questa sera! Anzi l’unica qualità che la denota è il colore dei capelli, il resto direi che non ha niente di particolare, non mi è sembrata particolarmente intelligente o portata per qualche altra arte, se non per la danza, ma anche in quel campo era assolutamente mediocre! No, proprio non mi interessa, non so nemmeno perché l’ho invitata a danzare!”
“Ah, come sei cattivo con quella povera ragazza, a me invece è sembrata del tutto incantevole e mi stupisce sentirti dire che non ti interessa! Non l’hai mai detto…”
“Beh, c’è sempre una prima volta!” disse Thomas mentre finiva di sorseggiare il suo whisky.
“Non sembravi dello stesso parere mentre ballavi con lei, non parevi nemmeno tu!” rispose Philippe mentre a sua volta finiva di bene il whisky “sembravi veramente rapito dal suo sguardo, mentre lei…scusa se rido, mi è parso che non apprezzasse la tua compagnia! Che non abbia subito il tuo charme?”
Thomas non rispose, sembrava assente. L’immagine di quella ragazza era riaffiorata nuovamente nella sua testa. Gli tornò in mente il lungo ballo con Elisabeth, i suoi capelli, i suoi occhi, così intensi!
“Ehi, ma mi stai ascoltando?” ripete per una seconda volta Philippe “ah adesso capisco!” la voce del fratello riportò Thomas nel piccolo salotto della casa nel centro di Dublino.
“Cosa? Capisci cosa?”
“Lei ti piace, e molto anche!”
“Ma cosa stai farneticando? Quella non mi interessa minimamente, diciamo che mi sento un po’ sconfitto, credevo che non esistesse una donna che potesse resistere al mio modo di danzare, ma quella ragazza…
“E’ sopravvissuta al tuo carisma!”
“Si, ma scommetto che se rimanesse da sola con me almeno una volta mi cadrebbe letteralmente ai piedi, vogliamo scommettere?”
“Ah, io con il tuo fascino non scherzo ma da come ti ha trattato questa sera non credo che cederà facilmente, credimi io non sarei così sicuro di me stesso fossi in te!”
“Allora la prendo come una scommessa quasi ufficiale, sappi lo facci solo per divertimento ma in ogni caso stai pronto a perdere mio caro! Non dubito più del mio fascino da quando la nonna ha sentenziato davanti a molto testimoni che io ho molto più carisma di te!”
“Si me o ricordo, e mi ricordo anche la faccia che ha fatto nostro padre dopo che la mamma aveva risposto alla nonna!”
Già, Thomas ha preso tutto da me, mentre Philippe ha il carisma di un piccione, se non altro c’è un motivo per cui dico sempre che ha preso tutto da suo padre!” disse Thomas cercando di imitare la voce stridula della madre. Scoppiarono a ridere come non facevano da molto tempo, risero tanto da lacrimare e si fermarono solo quando Philippe guardò l’orologio sopra la stufa.
“Miseriaccia! Sono già le tre del mattino e tu dovresti essere già sul cammino verso casa!” si alzò dalla sedia e guardò severo il fratello “a meno che tu non sia così disgustato da dormire sotto il tetto della mia bettola!”. Thomas si alzò di scatto dal divano e diede un’occhiata intorno a se.
“Beh, forse per una notte posso superare lo schifo, certo se la cosa non ti reca disturbo!” disse abbozzando un inchino al fratello.
“Ma certo che no mio caro Don Giovanni! Vieni ti mostro la tua stanza!” si presero sotto braccio e, sempre ridendo, scomparirono nel buio di un’altra stanza.

 

Quando finalmente Thomas si sistemò nel suo letto e rimase immerso in un buio interrotto solamente dallo scintillare del carbone nella stufa della stanza non poté fare a meno di pensare alla ragazza con cui aveva ballato. Come si chiamava? Eliza… no, un nome più lungo. La mente cominciava ad annebbiarsi e anche il suo volto diventava sempre più confuso e sfuocato. Ma quando Thomas chiuse gli occhi prima di addormentarsi si lascò sfuggire una sola parola che non riuscì a trattenere tra le labbra:

“Elisabeth…

 

 

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Capitolo 5
*** Brocken Glasses and Straw Hat” ***


It Always Rains Under The Trees

Brocken Glasses and Straw Hat”

 

Beth stava ancora maledicendo la sorella mentre la loro carrozza si fermava davanti al portone della residenza estiva dei Grey.

“Devi assolutamente venire con me da Philippe, non vorrai lasciarmi sola?” le aveva detto tre settimane prima “e poi cosa penseranno i vicini? Non è conveniente che una ragazza della mia età vada a stare nella casa del fidanzato da sola prima del matrimonio!”

“Non ci vedo poi tutto questo scandalo, in fondo siete fidanzati no?” le aveva risposto cercando di tirarsi fuori da quell’impiccio.

“Invece c’è più scandalo di quanto credi, oh Beth te ne prego, fallo per me!” i suoi occhi diventarono lucidi “è la mia unica occasione di passare un po’ di tempo con il ragazzo che amo e se tu non vieni...non potrò andare nemmeno io!”

“Bene, allora non andrà nessuna delle due! Ci saranno altre occasioni vedrai!” si vedeva che Meg era sull’orlo di scoppiare a piangere, la madre le aveva impedito di andare a Wexford da sola e quindi Beth era la sua unica salvezza.

“E’ la tua decisione definitiva?”

“Assolutamente si!” beh, almeno ci aveva provato. Due settimane dopo si ritrovava a dover preparare i bagagli per rimanere un mese a casa dei Grey a Wexford dove avrebbe trascorsi piacevoli pomeriggi a parlare e parlare e parlare, stava male già all’idea.

Il viaggio era stato lungo e faticoso, ma quando finalmente la carrozza si arrestò davanti alla scalinata della villa Beth fu felice di essere calorosamente accolta dalla cameriera ed ex balia dei fratelli Grey, Michelle. Era una ragazza semplice ma molto carina e accogliente, portava i lunghi capelli biondi legati in una treccia che le raggiungeva la vita, in viso era raggiante e le accolse con molta allegria:

“Siete le benvenute nella umile casa di Wexford, le vostre stanze sono già state preparate con cura e i vostri effetti personali verranno trasportati al piano superiore da Mimì, adesso seguitemi nel salone, il Mr Grey vi attende con ansia” tese le mani a Beth e a Meg e le fece entrare.

La casa era veramente maestosa, l’ingresso era illuminato da un lampadario di cristallo e i pavimenti erano quasi interamente ricoperti da tappeti persiani e di magnifica fattura, i muri erano adornati da meravigliosi quadri e la scalinata era ricoperta da una passatoia rosso sangue, stupenda.

“Attendete qui un minuto, vado a annunciarvi!” Michelle scomparve dietro a una porta e lasciò da sole le due ragazze, poi ricomparve e prese per mano Meg raggiante, Beth capì che era meglio aspettare fuori e disse che avrebbe incontrato Philippe dopo, a pranzo.

Così Elisabeth rimase da sola nella grande sala centrale, si tolse il cappello di paglia e si fece aria con questo, faceva molto caldo nonostante fosse mattina presto e la casa le sembrava vuota, silenziosa e deserta.

Ma quel silenzio venne rotto dal rumore di passi in cima alle scale, girò la testa e quando vide la scena che si stava svolgendo sopra la sua testa rimase sconvolta. Vide il ragazzo con cui aveva ballato alla festa dei Grey, a petto nudo e con i capelli spettinati, aveva una bottiglia stretta nella mano destra, una rasoio nella mano sinistra e aveva il viso ancora sporco di sapone. Lui non la notò immediatamente e quindi fece in tempo a fare una giravolta su se stesso e a intonare un motivetto fischiettando, ma quando smise di piroettare e la vide a momenti cadde dalla scalinata, si lasciò scivolare di mano la bottiglia che rovinò giù dalla scalinata e andò in mille pezzi spargendo vetri ovunque.

“Tu?!” urlò lui sconvolto, Beth non rispose più sconvolta di lui “Tu?!” ripeté una seconda volta, ma anche questa volta la ragazza non aprì bocca “Ma, sei proprio tu?”

“Si, sono proprio io!” disse infine la ragazza cercando di porre fine a quelle domande che le stavano facendo esplodere la testa già ricolma di mille e più pensieri.

“Ma cosa ci fate qui…voi!” chiese Thomas mentre scendeva le scale.

“Potrei porvi la stessa domanda!”

“Beh, io sono qui perché questa è casa mia!” disse lui ridacchiando sotto i baffi. Beth stralunò gli occhi, si appoggiò alla parete più vicina e si mise la mano sulla fronte cercando di capire se aveva la febbre o no “ma voi cosa ci fate qui?” continuò lui mentre scendeva le scale tentando di evitare i vetri rotti.

“Beh mi…mi avete invitata insieme a mia sorella, cioè…io e mia sorella Meg siamo state invitate a passare un mese qui da Mr Philippe Grey!”

“Voi siete…siete la sorella della ragazza con cui si è fidanzato mio fratello Philippe? Voi siete Elisabeth Beckley, sorella di Meg Beckley?!” chiese sempre più stupito Thomas mentre era ormai alla fine della scalinata.

“Si, sono io…ma quindi se vostro fratello è P-Philippe…voi siete Thomas Grey?”

“In persona per chi mi avevate scambiato. Per un domest…” non riuscì a finire la frase perché pestò con il piede nudo un vetro della bottiglia, cacciò un urlo e cadde rovinosamente dagli ultimi gradini ruzzolando ai piedi di Beth.

La ragazza senza nemmeno rendersi conto di quello che stava facendo si chinò velocemente per aiutarlo a rialzarsi:

“Vi sentite bene?” chiese spaventata temendo che si fosse rotto qualche osso a causa della caduta. Il ragazzo non fece in tempo a rispondere che dall’altra stanza accorsero Michelle, Philippe e Meg allarmati per il grido che avevano sentito. Rimasero tutti un po’ sconvolti vedendo Elisabeth che stringeva tra le braccia Thomas a petto nudo, con un rasoio in mano e con la faccia sporca di sapone.

Philippe non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere mentre Michelle e Meg, severe, andarono a rimproverare i due ragazzi per il loro comportamento così sconveniente.

“Non arrabbiatevi con Miss Beckley, sono stato io a far cadere la bottiglia dalla scalinata e a ferirmi con un vetro, lei è solo accorsa ad aiutarmi” disse Thomas cercando di spiegare la situazione “è stata così gentile con me!”

“Ma come avete fatto a cadere e a rompere la bottiglia?” chiese ancora Michelle che non credeva del tutto alle parole di Thomas.

“Beh…“ disse lui mentre Philippe lo aiutava ad alzarsi “sono stato abbagliato dalla bellezza di Miss Beckley, l’ho vista in fondo alle scale e mi è caduta di mano la bottiglia, cose che succedono Michelle, adesso spero che non mi farai una ramanzina per i vetri e perché sono stato accecato dalla meravigliosa ragazza che mi sta dinnanzi?”

“Non per i vetri e non per la signorina Beckley, ma per la bottiglia! Lo sapete meglio di me che non fa bene bere la mattina presto…o la sera tardi!” disse guardando con sguardo di rimprovero Philippe e Thomas “e soprattutto se la bottiglia contiene superalcoolici!”

Elisabeth rimase in silenzio, ma non arrossì quando sentì le parole di Thomas, anzi, provò ancora più antipatia per il giovane e non sarebbero stati i suoi complimenti a farle cambiare idea.

Le aveva fatto fare una figuraccia davanti a tutti e il suo comportamento aveva messo in imbarazzo lei e Meg che ci teneva tanto a fare bella figura davanti a Philippe, Beth si sentì un verme e fu felice della proposta avanzata da Mr Grey:

“Adesso sarà meglio che voi due andiate nelle vostre stanze a riposarvi mentre io aiuto mio fratello a medicarsi il piede!”

Così Michelle e Mimì accompagnarono le due sorelle nelle loro rispettive stanze affinché si preparassero per il pranzo e si riposassero prima di scendere, così Philippe poté riaccompagnare Thomas nella sua camera e stare un po’ da solo con lui.

Mentre si sedeva sul letto Thomas si rese conto che la presenza di Elisabeth a casa sua era proprio un colpo di fortuna, se voleva conquistarla quale occasione sarebbe stata migliore?

“Beh, sei riuscito a fare la tua entrata trionfale, o sbaglio?”

“Come sei spiritoso Philippe, guarda che il piede mi fa male veramente e non mi aspettavo di vedere Miss Elisabeth a casa nostra, non sapevo che fosse la sorella di Miss Meg! Cosa vuoi fare con quella bottiglia?” chiede impaurito il ragazzo. Philippe la stappò e con gesto fulmineo ne versò il contenuto sulla ferita del fratello che lanciò un urlo agghiacciante per il dolore.

“Ma sei impazzito?!”

“Su, tante storie per un taglietto! In ogni caso non mi è sembrato di vedere Elisabeth caderti ai piedi, se rimanesse da sola con me almeno una volta mi cadrebbe letteralmente ai piedi, anzi mi è parso proprio il contrario!” Philippe rise e offrì la bottiglia al fratello che, dopo una lunga sorsata, disse:

“Vedrai…la prossima volta non saprà resistermi!”

“Ci scommetto campione! Ma adesso fammi finire di medicarti il piede o la ferita farà infezione, perciò dovresti ridarmi la bottiglia…”

“Secondo te sono pazzo? La bottiglia rimane con me e il mio piede verrà medicato da Michelle, che è molto più delicata e gentile di te!” rispose Thomas stringendosi la bottiglia al petto e ritraendo il piede dalla sgrinfie del fratello.  Philippe lo guardò teneramente e poi tutt’ a un tratto si fece serio:

“Thomas, io credo di doverti informare di alcuni fatti che potrebbero interessarti, volevo già parlartene ieri sera, ma poi la serata e degenerata. Insomma, prima che arrivi Michelle con le medicazioni, ti devo parlare!” Philippe sembrava molto preoccupato e camminava in su e in giù per la stanza.

“Dimmi pure, cosa ti preoccupa?” gli chiese Thomas dopo essersi fatto serio.

“Vedi, tu sai che io ho un debole per il gioco e spesso ho contratto molti debiti che mi hanno messo in difficoltà…beh, se quelle volte aveva trovato i soldi per pagare i debitori adesso non ho più nemmeno una sterlina!” Thomas guardò enigmatico il fratello, poi allungò la mano e prese il suo portafoglio:

“Di quanto è il debito?” Philippe lo vide e rise.

“Non credo che tu possa aiutarmi, almeno non in quel senso, io…il debito è di trecento mila sterline!”

“Cosa?! Ma quanto hai perso per aver contratto un debito simile?”

“Ero molto ubriaco e da ubriachi non si riesce a capire quando è ora di smettere di giocare, ma in ogni caso devo trovare questi soldi il prima possibile, se no…quelli mi ammazzano!” Thomas rimase in silenzio “non posso nemmeno chiedere i soldi ai nostri genitori, mamma ne morirebbe e papà non mi darebbe nemmeno un quattrino, infangherei il nostro buon nome e metterei anche te in cattiva luce e poi… e in fine se questa storia venisse a galla sicuramente Meg non vorrebbe più sposarmi!”

Thomas si prese la testa tra le mani. “Cos’ hai intenzione di fare?”

“Non lo so, penso continuamente a Meg e la sola idea di non poterla sposare mi uccide…io non voglio perderla!”

“Sei stato tu a cacciarti in un guaio simile, avresti dovuto pensarci prima alla tua Miss Beckley! Come credi che io possa aiutarti? Non possiedo una cifra del genere e non so nemmeno dove poterla andare a cercare!” Philippe gli prese le mani:

“Te l’ho detto solo per essere corretto nei tuoi confronti…non ti volevo chiedere quel denaro, questa faccenda riguarda solo me e non intendo mettere nei guai il mio unico fratello! Comunque ho deciso che fino alla fine dell’estate non me ne preoccupererò, ho ancora tempo per procurarmi quei soldi….adesso voglio solo passare questo mese con Meg!”

“Ti capisco Philippe ma…” il fratello gli fece cenno di tacere e pochi istanti dopo entrò Michelle nella stanza, raggiante in volto e con le bende tra le mani:

“Allora dov’è il malato?”

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Capitolo 6
*** Silence and peace ***


It Always Rains Under The Trees

“Silence and peace”

 

Beth passeggiava per il giardino intorno alla casa dei Grey silenziosa e pensierosa. Le fontane zampillavano dolcemente e gli uccellini fischiettavano sereni tra le fronde fresche degli alberi del parco.

Elisabeth si trovava a casa Grey già da una settimana e ancora non era riuscita a decifrare i comportamenti misteriosi e ambigui di Mr Thomas.

A volte sembrava la persona più arrogante e presuntuosa della terra e altre volte, quando se ne stava con il fratello maggiore o con Michelle, sembrava del tutto diverso dal Thomas che aveva conosciuto la sera del ballo. Le tornarono alla mente le sue parole “Sono stato abbagliato dalla bellezza di Miss Beckley!” che stesse mentendo? Era così enigmatico e nonostante Beth ce la mettesse tutta non riusciva a percepire i suoi stati d’animo e le sue emozioni, e la cosa la mandava su tutte le furie perché Thomas, al contrario di lei, riusciva benissimo a reprimere i suoi sentimenti e le sue sensazioni, qualunque fosse la situazione in cui si trovasse.

Inoltre Thomas non era l’unica persona enigmatica di quella casa, anche il fratello Philippe di certo non sembrava del tutto sereno, aveva dei cambi d’umore repentini con tutti, tranne che con il fratello e con Meg. Sospirò. Possibile che la sorella fosse riuscita a trascinarla in una situazione del genere?

Si sedette su una panchina di pietra ai margini del boschetto e si sciolse i lunghi capelli rossi. Non ne poteva più di tenerli raccolti dietro la nuca!

Si stiracchio ai raggi del sole, cosa che non faceva liberamente da settimane, e inspirò quell’aria fresca e profumata di fiori ed erba tagliata che le ridiede un po’ di vita, chiuse gli occhi e lasciò che la mente si liberasse da tutte quelle domande e da tutti quei dubbi. In fondo perché dovevano interessarle i fatti della famiglia Grey? Lei di certo non ne avrebbe mai fatto parte, mai e poi mai.

Decise quindi di limitarsi a fare la brava sorella e a sorridere ogni volta che fosse conveniente, avrebbe dovuto, d’ ora in poi, comportarsi come una vera signorina ben educata, solo per far piacere a Meg.

Mentre faceva tutte queste riflessioni sentì dei passi sui sassolini del vialetto. Si girò verso la siepe e ne vide spuntare niente meno che Thomas Grey! Elisabeth si sistemò il grande cappello di paglia e cercò di assumere una posizione d’ indifferenza e soprattutto fece finta di ignorare il ragazzo che, al contrario, l’aveva vista benissimo e non si preoccupava di nasconderlo.

“Buon pomeriggio Miss Beckley, come mai tutta sola qui fuori?” Thomas si avvicinò sperando di attirare l’attenzione della ragazza, però non si sedette vicino a lei, preferiva rimirarla dall’alto. Quel pomeriggio era splendida.

“Sono uscita a prendere una boccata d’aria, spero che non le dispiaccia!” disse Beth di tutta risposta, ma arrossì quando si rese conto che Thomas le fissava ostinatamente i riccioli ribelli lasciati sciolti. Grazie al cielo lui non se ne accorse a causa delle falde del cappello che le coprivano quasi per intero il volto.

“In ogni caso, cosa ci fate qui fuori anche voi?” chiese decisa a fargli distogliere lo sguardo dal suo viso.

“Io sono semplicemente uscito per prendere una boccata d’aria. Sapete, a volte proprio non ne posso più di respirare quell’aria pesante che c’è dentro a casa e ho bisogno di prendermi un momento per me” si sedette vicino a Beth “un momento per essere me stesso, per stare fuori dagli schemi e fuori dalla routine quotidiana almeno per un’ora..non so se potete capirmi…

“Vi capisco benissimo, potersene stare da soli, potersi lasciare andare e dimenticare tutte le etichette e tutte le buone maniere è quasi impossibile, almeno per me…

“Ah, la stessa cosa vale per me non crediate! Non potete capire come sia bacchettone mi fratello Philippe quando ci si mette d’impegno, è quasi insopportabile e poi, adesso che voi siete qui in visita tenta in tutti i modi di fare bella figura!”

“Mi capita lo stesso, Meg è fuori di se dalla gioia e ci tiene tantissimo a fare bella figura davanti a vostro fratello...avreste dovuto vedere la sua faccia quando ci hanno trovati insieme ai piedi della scala pochi giorni fa, era livida di rabbia e potendo mi avrebbe uccisa!”

“Beh, non le do tutti i torti!” scoppiarono a ridere.

“In ogni caso solo di recente mi capita di isolarmi nel mio mondo per pensare da sola e nella tranquillità più assoluta!”

“A me capita da sempre, fin da quando ero piccolo o mi rinchiudevo in camera mia per rimanere solo oppure, in estate, scappavo qua fuori e mi mettevo a giocare o a piangere per non farmi vedere da mio fratello che, essendo più grande, mi avrebbe di certo preso in giro o mi avrebbe schernito!”

“Da piccola non mi è mai capitato, se ero arrabbiata scappavo da mia mamma e mi sfogavo con lei era l’unica in famiglia che mi desse un po’ di sicurezza e poi era il mio idolo, cosa avrei dato per diventare come lei! La vedevo bella e maestosa in tutta la sua altezza!”

“Beh, se posso permettermi, direi che di certo in bellezza non le siete inferiore, anzi…” Beth arrossì e abbassò lo sguardo per nasconderlo sotto le falde del grande cappello di paglia. Thomas capì di aver osato troppo, così cambiò di nuovo discorso.

“E poi qua fuori è tutto così calmo che mi sento subito meglio, con questo vento e questo meraviglioso bosco sembra di starsene in paradiso. Ascolti, che silenzio!” Thomas le fece cenno di ascoltare e rimasero in silenzio, si sentiva solamente lo zampillare dell’acqua e il fischio del vento tra le foglie del boschetto. Thomas chiuse gli occhi e così Beth ebbe il tempo di guardarlo senza il timore di essere sconveniente.

I riccioli neri gli ricadevano come sempre disordinati sulla fronte e le labbra erano semichiuse in segno di attesa, aveva una fisionomia dolce e i lineamenti erano delicati e freschi. Beth gli guardò anche le mani finalmente libere dai guanti, erano affusolate e aveva dei piccoli calli sui polpastrelli, molto lievi dovuti ai tasti ruvidi del loro pianoforte.

Lo vide riaprire gli occhi e guardarla, questa volta però Beth non distolse lo sguardo e non arrossì. Dopo il discordo così strano che avevano fatto le sembrava di riavere di nuovo davanti a se il ragazzo misterioso con cui aveva danzato la sera della ballo a casa Grey, si dimenticò di colpo delle parole che gli aveva sentito dire quella sera e cercò di liberare la mente dai suoi vecchi comportamenti. Chiuse gli occhi. Sentì la mano calda di Thomas prenderle la sua. Sussultò.

Thomas voleva vederla bene in viso e così le tolse leggermente il cappello per appoggiarlo sulla panchina, le scostò i capelli dal viso e rimase a guardarla, realmente abbagliato dalla sua bellezza fresca e giovanile.

Il silenzio li attorniava. I loro visi si avvicinavano sempre di più, inesorabilmente e tranquillamente. Beth era terrorizzata all’idea di quello che le stava succedendo, ma per una volta decise di farsi trasportare dai sentimenti e di ascoltare il suo cuore e non la sua testa.

“Devo dedurre che abbiate cambiato i vostri sentimenti verso di me?” il mondo le precipitò addosso, spalancò gli occhi e si ritrovò davanti allo sguardo quel ragazzetto pomposo e fastidioso che non riusciva a mettere freno alla lingua.

Si alzò di colpo dalla panchina e raccolse il suo cappello caduto a terra. Possibile che quello riuscisse sempre a abbattere tutto grazie a quelle sue terribili parole.

Beth si rese conto di quello che stava facendo. Stava per baciare il ragazzo che odiava!

“I miei sentimenti non sono cambiati affatto, come non siete cambiato voi Mr Thomas siete rimasto il ragazzino pomposo con il quale ho ballato alla vostra festa!” fece un passo indietro e abbozzò un leggero inchino di sfida “spero che un giorno riuscirete a mettere da parte il vostro orgoglio e a mostrarvi per come siete veramente, come avete fatto durante la nostra danza!” girò sui tacchi e corse via con le lacrime agli occhi, odiandosi per aver ceduto al fascino di quel giovane.

Thomas si alzò a sua volta, ma non fece in tempo a fermare la corsa di quella così dolce e sensibile creatura.

“Elisabeth!” urlò. Ma lei era già lontana e fuori dalla portata della sue parole. Rimase così, con il braccio teso e con le parole che gli morivano in gola.
“come posso essere stato così stupido e arrogante?” si disse ad alta voce, la rabbia per se stesso lo avvolse e così tirò un calcio alla panchina. Il dolore lo scosse. “Ma cosa sto facendo? Disperarmi per una ragazza? Io?!” non si riconosceva più, eppure qualcosa era cambiato e ormai non poteva più fermare quei sentimenti che da più di due mesi gli rodevano le viscere.

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Capitolo 7
*** Another Glass, Thanks ***


It Always Rains Under The Trees

“Another glass, thanks”

 

Thomas misurava a grandi passi la sua stanza. Camminava da un angolo all’altro percorrendo sempre lo stesso tragitto, ormai le sue orme rimanevano impresse anche sui tappeti che ricoprivano il pavimento di legno.

Procedeva con le mani dietro la testa, ma con lo sguardo basso, puntato sulle sue scarpe. Camminava e pensava allo stesso tempo. La sua testa ragionava sui suoi comportamenti e sui cambiamenti che l’avevano portato a compiere azioni che non avrebbe mai fatto in vita sua.

Nelle ultime tre settimane era cambiato in modo radicale, non era ancora andato a cavalcare con il fratello e non aveva ancora partecipato a una festa. Negli ultimi tempi preferiva passeggiare per i giardini o leggere dei libri, soprattutto amava rimanere da solo. Ma la cosa che più di tutte lo aveva sconvolto nel suo cambiamento era che pensava di continuo a una persona, che non era una dama dalle magnifiche curve e nemmeno una giovane ereditiera ricca di danari, ma bensì a una ragazza che aveva solamente delle qualità semplici e degli occhi meravigliosi. Passava i minuti del giorno e le ore della notte a fantasticare sui riccioli e sulle labbra della piccola Elisabeth Beckley!

Non gli era mai capitato in vita sua di pensare ad una sola persona che non fosse né ricca né piena di curve ammaliatrici. Era realmente sconvolto.

Fuori pioveva e le gocce ticchettavano rumorosamente sul vetro della grande finestra della stanza.

Thomas si era fermato al centro della stanza,ancora con lo sguardo basso e con le mani dietro la schiena, guadava il pavimento adesso e cercava di dare una forma alle immagini sconnesse disegnate sulla stoffa. Chissà dove avevano comprato quei tappeti così inutili, in fondo a cosa servivano in una casa di campagna che veniva utilizzata solo nei mesi estivi?

“Bah!” sospirò, poi si lasciò scivolare sul divanetto e alzò la testa al soffitto, verso il grande lampadario di cristallo “in fin dei conti cosa c’è di così male? È una splendida ragazza ed è di ottima famiglia!” allungò la mano verso il tavolo, afferrò un bicchiere di schotc e lo bevve tutto di un sorso “cosa ci posso fare se sono stato ammaliato da quei bellissimi riccioli color del fuoco e da quegli occhi azzurri come il mare?” alzò il bicchiere e lo guardò in contro luce. Vuoto. Sbuffò e allungò nuovamente il braccio verso la bottiglia per riempirlo nuovamente. Ma prima di riportarlo alla bocca penso di nuovo a Beth. Non gli era mai capitato di pensare così costantemente ad una persona, e se si fosse…?

“Impossibile!” esordì ad alta voce e bevve nuovamente dal bicchiere. Eppure, c’era qualcosa di diverso. Quei ricci, quella voce, quegli occhi! Riempì nuovamente il bicchiere e lo vuotò in un colpo solo. La vista per un istante gli venne meno e dovette appoggiare il bicchiere sul bracciolo del divano. Serrò gli occhi e inspirò profondamente. Proprio forte quello scotch, e si era ridotto in quello stato solo a causa di quella Beth!

“Basta! Devo levarmela dalla testa!” questa volta la sua voce, alterata dall’alcool, superò di gran lunga il tono normale e giunse fino a Michelle che stava rassettando il corridoio e non poté trattenersi dall’aprire la porta e infilare la testa tra lo stipite e quest’ultima, incuriosita da quel tono di voce.

“Se state parlando della bottiglia sono pienamente d’accordo!” disse avvicinandosi fulminea al ragazzo e togliendogli il vetro dalle mani e ponendolo su un tavolo che non fosse alla sua portata. Thomas rise e si rilasciò cadere sul divanetto.

“Michelle, noi ci conosciamo da quando eravamo bambini e tu mi hai fatto da tata…”

“E come dimenticaselo, due pesti come voi non ne ho mai viste!”

“Già, insomma tu mi conosci bene e sai che…insomma, non è che mi sia mai interessato,almeno non seriamente, alle donne…beh, ecco, negli ultimi tempi…” un singhiozzo interruppe il suo discorso “scusami, sai la bottiglia…”

“Già, stava dicendo?”

“Ecco, negli ultimi tempi sono cambiato e penso di continuo a una persona in particolare e…mi sembra strano, non mi si addice e non è da me…insomma, cosa posso fare?” Michelle posò lo straccio e si sedette vicino al ragazzo. Le ritornarono in mente i suoi ricci ribelli di quando aveva solamente dieci anni, non era cambiato molto, capriccioso ma anche molto bisognoso di affetto, affetto che aveva da sempre tentato di colmare stando il più spesso possibile in dolce compagnia.

“Beh, prima di tutto, proprio perché sono stata la vostra tata mi sembra il caso di ribadirvi il concetto che una bottiglia di alcool non aiuta a risolvere i problemi!” gli prese la mano e gli tolse pure il bicchiere non del tutto vuoto “in secondo luogo mi sembra ancora più giusto dirvi che al cuore non si comanda e che più si cerca di sfuggire ai propri sentimenti più si peggiora la situazione!” gli scostò i ricci dalla fronte e lo guardò negli occhi come non faceva da molto tempo, non era cambiato per niente, era ancora il bambino che andava a piangerle sulle ginocchia quando litigava con il fratello.

“Su adesso mi dica, chi è la fortunata che ha rapito il suo cuore di ghiaccio?”

“Ah, questo non mi sembra il caso di dirtelo…e poi nessuna mi ha rapito il cuore, è solo che…ah, che mal di testa!” si mise la mano sulla fronte e buttò la testa all’indietro.

“Beh, per oggi dovete aver bevuto proprio troppo, sarà meglio che vi mettiate a letto, adesso!” Michelle si alzò dal divanetto e fece per andare ad accomodargli le coperte del letto, ma Thomas la prese per il polso e la fermò.

“No aspetta, quindi devo seguire quello che mi dice il cuore e non…ah, quello che mi dice la testa?”

“Esatto, anche perché non credo che la vostra testa, in queste condizioni, possa consigliarvi buone cose!” Thomas emise una risata molto più smile a un latrato “adesso sarà meglio che andiate realmente a dormire...e senza bottiglia!” l’afferrò di colpo e indicò il letto al ragazzo “forza!”

Il ragazzo continuando a ridere si alzò dal divano e, facendosi sorreggere e aiutare da Michelle, raggiunse il letto non senza rischiare un paio di cadute.

Michelle gli sistemò il cuscino sotto la testa e si rese conto che la fronte gli scottava e non poco. Quella ragazza doveva proprio averlo fatto innamorare se lo aveva portato pure a trascurarsi e ad ammalarsi. Gli sistemò i ricci e gli mise un asciugamano bagnato sulla fronte tentando di attenuare la febbre.

Dopo averlo sistemato rimase qualche minuto a guardarlo. Nella sua mente riaffiorarono vecchi ricordi, i giochi con i bambini, le fiabe raccontate davanti al camino nelle notti i cui i loro genitori erano fuori di casa e le prime cavalcate per le campagne. Poi alzò la testa e si guardò allo specchio, com’era invecchiata! Si raccolse nuovamente i capelli nella sua lunga treccia e, lanciando un ultimo sguardo verso Thomas, uscì silenziosamente dalla stanza.

Accostata la porta vide che dal fondo del corridoio stava arrivando Philippe:

“Michelle, sai per caso dov’è Thom…” Michelle si mise un dito affusolato e bianco sulle labbra e gli fece cenno di far silenzio.

“Sta dormendo in camera sua, l’ho messo a letto perché ha qualche linea di febbre e sarebbe meglio lasciarlo in pace, almeno fino all’ora di cena…”

“Ah, grazie Michelle, cosa fare senza di te?” lei sorrise a Philippe e si lasciò baciare la fronte “ci sei sempre stata vicina nel bene e nel male e adesso più che mai avemmo bisogno di te…credimi!” le strinse le mani e gliele baciò nuovamente.

“Smettetela Philippe, se no mi farete arrossire!” il ragazzo capendo il suo imbarazzo le lasciò le mani e, in silenzio, la guardò allontanarsi per il corridoio lasciando dietro di se il suo inconfondibile sapore di lavanda mista a menta che come un tempo fece rabbrividire il giovane Philippe ritornato, per pochi istanti, un bambino bisognoso di affetto.

 

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Capitolo 8
*** It’ s not so badly then ***


8. It Always Rains Under The Trees

“It’ s  not so badly then”

 

“Non se ne parla nemmeno, non possiamo andarcene prima della fine del mese, ci hanno invitate e io non intendo dare questo dispiacere a Philippe!” Meg era proprio irremovibile e Beth dovette arrendersi, non sarebbe riuscita a scappare da quella maledetta casa e dai suoi maledetti inquilini.

“E poi perché dovremmo andarcene? Ti trovi male? È successo qualcosa?”

“No, no di certo, è solo che…soffro il caldo e non vorrei stare male e recarvi disturbo, tutto qua!” disse Beth correndo ai ripari, di certo non poteva dirle niente di quello che era successo tra lei e Thomas.

“Beh, metterai il cappello o rimarrai in casa, Beth, non voglio essere cattiva ma” si chinò e le prese le mani “ci tengo tanto a questa vacanza, per conoscere ancora meglio Philippe e passare del tempo con lui!”

“Si lo so quanto ci tieni, mi dispiace non volevo farti arrabbiare, sopporterò!”

Gli occhi della sorella luccicarono e quella abbracciò stretta Beth.

“Grazie, grazie sorella mia!”

“Ma si, dai adesso scendi che Philippe ti sta aspettando per la vostra passeggiata!”

“Hai ragione, scendo subito ma…tu non vieni con noi?” Beth sorrise e si lasciò cadere sul letto.

“No, te l’ho detto…soffro il caldo, con questo sole rischierei di svenire e poi mica voglio intromettermi nei vostri discorsi, su da brava vai e divertiti!”

Meg sfoggiò un altro sorriso, prese il suo capello a larghe falde e, mandandole un bacio con le dita affusolate, scomparì dietro la porta della stanza lasciando la sorella da sola in quel’immensità.

Beth attese che i loro cavalli si fossero allontanati per scappare di sotto e per farsi una lunga passeggiata in solitario. Non avrebbe mai potuto resistere per tutto il giorno chiusa in quella maledetta casa. Ma doveva superare il primo ostacolo, Michelle. Di certo non poteva farsi vedere mentre usciva se no cosa avrebbe detto Meg se lo fosse venuta a sapere quella sera? Michelle stava rassettando il salone e fu facile sgattaiolare fuori dalla stanza senza farsi notare, tutto grazie al vizio della ragazza di fischiettare mentre ripuliva.

Elisabeth si ritrovò nel lungo corridoio che portava alle cucine, avrebbe dovuto uscire dalla porta che dava sul retro, molto più sicura e silenziosa, nessuno l’avrebbe notata.

Camminava così silenziosamente che lei stessa faceva fatica a sentire i suoi lievi passi sul pavimento, ma qualcosa doveva essere andato storto. Infatti ad un tratto sentì uno strappo e si ritrovò con il vestito lacerato, senza rendersene conto cacciò un urlò, quello era l suo vestito preferito!

“Maledizione!” si inginocchiò e prese la stoffa tra le mani, non c’era proprio niente da fare “ma guarda te che sfortuna!”

“Non credevo di fare quest’effetto sulle damigelle!” non poteva essere vero, perché proprio a lei, alzò la testa dalla gonna e si incontrò con lo sguardo di Thomas.

“Non era per lei che ho gridato, stia tranquillo!” Thomas alzò le mani e fece una smorfia innocente. “Le serve una mano?” disse poi chinandosi su Beth

“No, non c’è proprio niente da fare! Dovrebbe far controllare il pavimento, deve esserci qualche chiodo che esce dalle assi di legno!”

“Sono anni che lo dico a mio fratello, e chissà quali altre insidie nasconde questo corridoio, è per questo che non lo usiamo mai…c’è pure un dito di polvere, ma voi che ci fate qui?” si alzò dal pavimento e le porse la mano per aiutarla ad alzarsi.

“Beh io…avevo voglia di farmi una passeggiata!” esclamò Elisabeth arrossendo per essere stata scoperta proprio da lui.

“Strano, di solito per accedere ai giardini è più comodo usare l’uscita principale, certo se non si vuole essere scoperti…”

“Cosa sta cercando di insinuare?” Beth non aspettò risposta anzi, fece un passo avanti e cercò di superare quell’ostacolo, era ancora in tempo per ritornare in camera senza dover scadere in una conversazione con quel tipo.

“No aspettate, non ve ne andate…ve ne prego!” Thomas la prese per il braccio e fermò la sua corsa. Beth fremette, quel contatto la mise a disagio e così cercò di troncarlo il più in fretta possibile. Lo guardò male e cercò di divincolarsi. “non voglio importunarvi, ma solamente rimanere con voi…da solo!”

Elisabeth smise improvvisamente di fare resistenza contro il braccio di Thomas. Impietrita dalle sue parole. Ma cosa stava dicendo?

“Non dovete prendere le mie parole come un’offesa o come una mancanza di rispetto nei vostri confronti, ma vedete…non riesco più a fare a meno di voi, mi avete stregato anima e corpo…”

“Smettetela di prendermi in giro…non vi rendete conto che mi fare solamente soffrire?” Beth stava tremando. Thomas le cinse la vita con le braccia e la strinse a se.

“Non mi sto prendendo gioco di voi, voglio semplicemente farvi conoscere la vera natura del mio comportamento…”

“Basta così, state proprio esagerando!” la ragazza tentò di slacciarsi dalla sua presa ma le fu impossibile liberarsi dal suo abbraccio.

“Aspettate! Io voglio solo…”

“Smettetela!” aveva urlato. Spalancò gli occhi e fissò lo sguardo terrorizzato di Thomas. Che stesse dicendo la verità?

“Sono due mesi che non faccio altro che pensare a voi, ogni volta che chiudo gli occhi vedo la vostra immagine davanti a me, ogni volta che vado a coricarmi voi mi accompagnate nei miei sogni e ogni volta che rimango da solo non posso fare a meno di pensarvi…all’inizio non sapevo che cosa mi stesse succedendo, credevo semplicemente di essere fisicamente attratto da voi…”

“Non è questo il modo di parlare ad una fanciulla…”

“Fatemi finire vi prego…ma col passare del tempo mi sono reso conto che non era una semplice attrazione, era quasi un’ossessione, nessun’altra ragazza riusciva a farmi dimenticare il vostro sguardo! Voi mi avevate cambiato, le vostre parole, al ballo, mi avevano ferito di più di quanto pensassi. Ero diverso. Passò un mese e finalmente, quando credevo di essere “guarito” mi siete ricomparsa davanti agli occhi, in fondo a quella scalinata, rossa in viso e imbarazzata per la mia tenuta poco conveniente…come potete non capire quello che provo per voi Elisabeth?” allentò un po’ la stretta e la guardò negli occhi. Era veramente disperato.

“Io vi amo Elisabeth!” tutto intorno a Beth si fece buio e sfuocato, aveva le vertigini e se non fosse stato per l’abbraccio di Thomas sarebbe caduta a terra.

Si strinse si suoi vestiti e chiuse gli occhi. Cosa le stava succedendo?

“Vi prego lasciatemi andare adesso…non mi sento molto bene…” sentì le braccia di Thomas allentare la presa e aiutarla a fare i primi passi.

“Perdonate il mio comportamento Elisabeth…non avrei dovuto!”

“Invece di scusarvi aiutatemi a tornare nella mia stanza!” lo sentì muoversi vicino a lei. Si sentiva infuocata, la testa le girava e teneva gli occhi ben chiusi. Non osava rischiare di guardare negli occhi Thomas.

Sapeva che non aveva mentito, l’aveva capito dal tono di voce, era lo stesso con il quale l’aveva invitata a ballare in quella lontana serata di due mesi fa.

Sapeva che se avesse incontrato il suo sguardo mentre erano ancora lontani da tutti avrebbe ceduto al suo fascino, ai suoi occhi verdi…alla sua voce così melodiosa e amabile.

“Miss Elisabeth non si sente molto bene Michelle, l’accompagno nelle sue stanze, deve essere stato un giramento di testa! Non ti preoccupare, ci penso io!” non ce l’avrebbe fatta a fare le scale e Thomas l’aveva capito. Si sentì sollevare e, tenendo gli occhi chiusi, si lasciò prendere dal ragazzo.

Sentiva il suo petto gonfiarsi vicino alla sua guancia e il suo respiro soffiarle dolcemente sulla fronte. Com’era dolce. Si strinse di più i suoi vestiti. Lasciò che il suo odore di sapone le impregnasse le narici.

Lo sentì aprire la porta e adagiarla dolcemente sul letto. Teneva ancora gli occhi chiusi quando lo sentì appoggiare un bicchiere sul suo comodino. Doveva parlargli. Doveva.

“T-Thomas…”

“Sono qui Elisabeth...cosa posso fare per te?” Beth dischiuse dolcemente gli occhi e non si stupì nel vedere il viso di Thomas a pochi centimetri da lei.

“Non andartene, rimani ancora un po’…rimaniamo ancora per un poco da soli…te ne prego!”

“Qualunque cosa Elisabeth…Beth!” sentì la sua mano calda sulla guancia, era così vicino.

Chiuse gli occhi un’ultima volta e si costrinse a non pensare a nient’ altro oltre a lei e a Thomas. Le loro labbra finalmente s’ incontrarono. Un fiume di colori e di sensazioni assalì la ragazza. Allungò le mani e prese il volto di Thomas. Passò le dita tra i suoi riccioli e si alzò dal cuscino. Sentiva la passione crescere. Ora sapeva che non poteva più fare a meno di lui. Era caduta una volta per tutte nella sua trappola…Eppure, non era poi così male!

 

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Capitolo 9
*** Words given to the wind ***


9. It Always Rains Under The Trees

“Words given to the wind”

 

“Non sono d’accordo con voi Miss Elisabeth, io credo che l’amore debba essere inondato da frasi amorose e, se possibile, da dolci poesie…non credi?” Meg sorrise e rallentò il passo del suo cavallo per avvicinarsi a Philippe.

“Sono dello stesso parere, la poesia accresce l’amore!”

“Ma può anche farlo appassire, un fiume di frasi gelide e senza corpo di certo non aiutano l’aumentare della passione in una coppia!” Beth guardò Philippe e sua sorella.

“Quindi per voi dipende dal tipo di poesie?”

“Anche!” Philippe rallentò il passo e si avvicinò a Beth.

“Allora, per voi cosa accresce l’amore o la passione?” Elisabeth alzò gli occhi al cielo e fece silenzio, cercando una risposta appropriata, poi guardò verso Thomas e rispose con parole soavi.

“Con la danza!” Thomas rispose al suo sguardo e sorrise. Quel pomeriggio Elisabeth era realmente meravigliosa, con i capelli raccolti in una lunga coda di cavallo e con la tenuta da cavallerizza non sembrava nemmeno la ragazza dolce e gentile che vedeva tutti i giorni indossare lunghe gonne colorate.

“Ah, certo…con la danza!” Meg rise e allungò la sua mano per sfiorare quella di Philippe. Thomas si avvicinò a Beth e le sussurrò:

“Sarebbe meglio se li lasciassimo soli, non crede?” lei si limitò ad annuire e a passare da trotto a cavalcata “noi ci avviamo verso il boschetto!” disse poi alzando la voce in modo che lo sentissero anche gli altri due. Philippe sorrise al fratello e cambiò direzione insieme a Meg, sempre tenendola per mano.

Thomas spronò il su cavalo e inseguì Beth.

 

“Sarebbe meglio far riposare i cavalli, qui vicino c’è un bel boschetto ancora all’interno della nostra tenuta, vorreste andarci Miss Elisabeth?”

“Certo!” scesero da cavallo e continuarono in silenzio, a piedi. Thomas continuava a lanciare sguardi a Elisabeth, non riusciva a non guardarla era come se temesse che scomparisse da un momento all’altro.

Elisabeth invece teneva lo sguardo fisso sull’orizzonte mentre accarezzava dolcemente la criniera del suo destriero dal manto immacolato, pensava a sua sorella e a Philippe, a quello che era successo tra lei e Thomas e a quello che sarebbe potuto capitare in un imminente futuro. Le avrebbe chiesto di sposarla? E lei, cosa avrebbe risposto? Lo amava veramente?

Scosse la testa e scacciò quei pensieri, se ne sarebbe preoccupata alla fine dell’estate.

Vide Thomas indicarle un albero, un acero, enorme e con tutte le foglie rosse che vibravano sotto una leggera e fresca brezza estiva.

“E’ meraviglioso!” fu tutto quello che riuscì a dire spaesata dal quel miraggio inaspettato a causa della calura della giornata.

“Quando ero piccolo venivo sempre qui a giocare e a fantasticare insieme a mio fratello o da solo. È un luogo magico!” Elisabeth lo sentì avvicinarsi e prenderle la mano “non credete?”

Rispose al suo sguardo e annuì silenziosamente. Avvertì il tocco della sua mano su un fianco e tremò violentemente.

“Hai freddo?”

“No, è stato solo un attimo…non preoccuparti!” Thomas non sembrava convinto, così la fece sedere all’ombra dell’albero, nel caso si sentisse mancare “davvero non devi angustiarti, sto bene, non sono debole!”

“Poche storie, già una volta mi sei svenuta tra le braccia e non vorrei vederti cadere a terra da un momento all’altro…anche se portarti in braccio è stato un piacere…” Beth lo guardò torva “…non credermi un giovane superficiale Elisabeth, la tua sola presenza mi fa impazzire, non riesco a starti vicino senza guardarti o pensare a te…tu mi hai stregato!” si sedette vicino alla ragazza e le passò una mano sulla guancia, dolcemente. Beth chiuse gli occhi e lo lasciò fare.

“Ma la tua mano sta tremando!”

“E’ che, n-non sono abituato a essere così…ecco, dolce…è la prima volta che sto insieme ad una giovane a cui sono veramente legato, non so come comportarmi, è una cosa nuova!” Elisabeth sorrise e gli prese la mano, guidandolo lungo la sua guancia.

“Allora siamo in due” glielo sussurrò all’orecchio, facendolo tremare ancora di più e facendolo ridere.

“Beth, per me sei veramente molto, troppo importante e…non voglio perderti. Fin dal primo istante in cui ti ho vista, al ballo, ho capito che eri speciale e che mi avresti, per così dire, sconvolto la vita…e devo dire che ci avevo azzeccato!” Beth non capì.

“Guardami, non sono più io, sono cambiato…la tua vicinanza mi ha trasformato e…ne sono felice perché finalmente ho trovato me stesso, ho trovato un po’ di pace in questa mia vita caotica!”

“Non capisco cosa vuoi dirmi Thomas…sembri confuso!” Thomas distolse lo sguardo e guardò verso il fiumiciattolo che scorreva a pochi metri da loro.

“Una volta mio fratello mi portò qui a giocare, eravamo già grandicelli e nonostante giocassimo ancora eravamo già dei piccoli uomini…era une bella giornata di sole come questa, c’era solamente molto più vento. Così ci riparammo sotto questo albero prima che cominciasse a piovere.

Philippe sembrava distante quel pomeriggio, perso nei suoi pensieri e io, ancora fanciullo, non ne capivo il perché. Ad un tratto mi guardò e disse una frase che rimase impressa nella mia memoria per anni, disse “Sotto gli alberi piove sempre

Prese la mano di Beth e la guardò negli occhi.

“Tu mi hai fatto ritornare in mente questa frase, la sera del ballo, mi hai rievocato una serie di sensazioni felici e spensierate che non provavo più da quando ero bambino, questo mi ha attratto di te, ancora prima della tua bellezza e di questo tuo sguardo rapitore dei miei pensieri. Questo mi ha fatto innamorare di te!” le lasciò la mano e prese il suo temperino dallo stivale di cuoio.

Elisabeth non capì immediatamente quello che stava facendo, strizzò gli occhi e si voltò verso il tronco. Thomas stava incidendo qualcosa sulla sua corteccia ruvida e antica. Una frase.

 

“It always rains under the trees”

 

Non disse altro, le prese la mano e la strinse al petto.

“Vi amo Elisabeth e questa è la prova del mio amore, che sarà eterno come questa scritta, e come questa pioggia che non smette mai di cadere!” le baciò la mano e fece si che la sua pelle gli carezzasse il volto. Elisabeth rimase in silenzio, atterrita e al contempo terrorizzava dalle sue parole. L’amava, l’amava ossessivamente, veramente e con il cuore.

Gli prese il volto con le mani e avvicinò il suo volto ai suoi occhi, così mutati dall’ultima volta che erano rimasti soli nei giardini di villa Grey. Non era più quel giovane pomposo che parlava con disprezzo del sesso femminile. Non era più quel ragazzino capriccioso che aveva sentito parlare quella sera al ballo con Mr Whickham.

Gli sorrise sinceramente e gli baciò la fronte. Lo sentì fremere.

“Per sempre Elisabeth, ve lo prometto!” quelle parole gli scivolarono dalle labbra senza nemmeno che se ne accorgesse e andarono a frantumarsi contro lo sguardo innamorato della ragazza. Una promessa. Una promessa che sarebbe dovuta durare per sempre ma che, come tutte le promesse, è formata da parole, ma le parole si sa…volano in preda al lungo e inconcreto soffiare del vento.

 

 

 

 

 

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Capitolo 10
*** For Ever ***


10. It Always Rains Under The Trees

“For Ever”

 

La luce filtrava leggera tra le tende della sala da pranzo e un dolce raggio inondava di luminosità i ricci curati e lucidi di Thomas, seduto davanti al fratello, con le mani sul viso e con uno sguardo triste e perso che osservava ossessivamente i palmi delle sue mani.

Dall’altro lato del tavolo la chioma bionda di Philippe rimaneva oscurata dalle pesanti tende della sala, anche lui se ne stava in silenzio, corrucciato e preoccupato mentre attendeva una risposta dal fratello.

“Cosa vuoi sentirti dire Philippe?” chiese allo stremo Thomas.

“Non lo so fratello, ma posso dirti che la situazione è disperata e che per me, se non saltano fuori dei soldi in fretta, non c’è più speranza!” Thomas scosse il capo ricciuto e si passò le mani tra i capelli.

“Philippe io non posso aiutarti…” guardò il fratello irato “tu ti sei cacciato in questo guaio e non vedo perché io debba pagarne le conseguenze, perché devo essere io a farlo?”

“Perché io sono già stato promesso e perché tu non sei…ecco…tu puoi! Sei l’unico che può salvare la situazione, tu solo puoi mettere in salvo il mio, il tuo e il futuro dei nostri cari…solo tu!” Thomas scosse la testa di nuovo e si scostò con violenza dal tavolo.

“Ma sarei solamente io a soffrire!”

“Perché dici soffrire? Basterebbe trovarne una con un’ottima dote…a quel punto la situazione sarebbe sistemata per sempre…”

“E chi mi dice che tu non spenderesti di nuovo tutti i soldi? Chi mi dice che cambierai?”

“Non ti fidi della mia parola?” gli lanciò uno sguardo disperato e terrorizzato. No, non stava mentendo.

“Ci devo pensare, non puoi chiedermi di fare un passo del genere con tanta leggerezza…”

“Ma che ti succede? Da quando sei così restio ad una decisione che può portarti soldi e piacere economico? Cosa ti ha fato cambiare idea?” vide il fratello avvicinarsi a una finestra e perdersi nel paesaggio al di fuori di essa.

“Niente, non è cambiato niente…solo che non mi sento pronto e…sinceramente non ho voglia di invischiarmi in una questione di danari e doti, sono ancora giovane e voglio vivere la mia vita!” guardò nuovamente verso il fratello, ma questa volta aveva lo sguardo iniettato di risentimento e di disgusto.

“Lo sai, ti credevo diverso…ora che vedo quello che sei realmente mi rendo conto che ho vissuto per venticinque anni con un completo sconosciuto, non sapevo nulla di te. Non sapevo che giocassi d’azzardo e non conoscevo il tuo vizio per l gioco, ma sopratutto non avrei mai creduto che in un’occasione di crisi avresti riversato le tue colpe su di me!”

Philippe rimase in silenzio nel suo angolo oscurato dalle tende, con lo sguardo basso e una sensazione di colpevolezza che gli attanagliava le viscere. Era vero, era stato meschino e sprovveduto. E a causa del suo comportamento aveva perso tutto ciò a cui teneva di più. La fiducia del suo amato fratello.

“Mi dispiace…non posso dire altro!”

“E fai bene a non dire altro…in ogni caso sappi che penserò alla tua idea anche se la trovo meschina e subdola, letteralmente disgustosa, buona giornata Philippe!” detto questo uscì a testa alta dalla stanza e si diresse, scuro in volto, verso le stalle dietro la casa.

 

Fece tutta la strada in silenzio, perso nei suoi pensieri. E’ mai possibile che il destino si accanisca contro di me in questo modo? Proprio ora che tutto sembrava volgere nel verso giusto, proprio ora che stavo cambiando e proprio ora che avevo trovato la persona adatta a me, così speciale e magica…perché adesso, perché? tirò un calcio a una balla di fieno ed entrò nella stalla. Il suo destriero nero era li che lo guardava con i suoi grandi occhi scuri, interrogativo.

“Che c’è bello?” gli chiese Thomas accarezzandogli la criniera “forse tu sai perché mi va tutto male, non è vero? Tu lo sai, ne sono certo!”

“Sapere cosa?” la voce alle sue spalle gli fece mancare il fiato. Girò su se stesso poggiando la schiena allo steccato che lo separava dal cavallo, alzò lo sguardo da terra e incontrò quello di Elisabeth. Il suo cuore perse parecchi battiti quando la vide. Stupenda come sempre.

“Sapere cosa?” gli chiese di nuovo. Ma Thomas si era perso nel contemplarla. Il sole dietro di lei stava tramontando e gli ultimi raggi color dell’oro le illuminavano la cascata di ricci rossi che le scrosciava sulle spalle coperte da un leggero scialle verde marcio, gli occhi azzurri rilucevano avvolti dalle lunghe ciglia nere. “Sapere cosa?” gli chiese nuovamente indispettita.

“Solamente della festa di questa sera, un ballo per la precisione…ne sei felice?” non poteva dirle la verità, non poteva!

“Certo che ne sono felice, insomma, non ho mai amato i balli ma sono certa che questo sarà speciale, non credi?” Thomas sorrise rivelando una schiera di denti bianchissimi e perfetti.

“Certo Elisabeth, al tuo fianco tutto è speciale…” le prese le mani tra le sue e si avvicinò a lei senza perdere per un secondo il suo sguardo.

“Già ma…” rispose lei lasciandogli le mani “…dovremmo mantenere un contegno degno della nostra situazione, non siamo di certo fidanzati e quindi…”

“Dovrò trattenermi dal ballare per tutta la sera con te!” Elisabeth sorrise e gli si riavvicinò poggiando il suo viso sul petto caldo e forte del ragazzo.

Perché doveva succedere proprio adesso, ora che avevo trovato la ragazza della mia vita sarò costretto ad abbandonarla e a tradirla. Sarò costretto a perderla per sempre, per colpa di quei maledetti danari.

Strinse i pugni e si fece scuro in viso. Beth se ne accorse.

“Cosa succede? Qualcosa che ho detto non va?” Possibile che possa essere così dolce e gentile?

“No Elisabeth, non ‘è nulla che non va!” Un ultima bugia o forse la prima di una lunga serie?

“Ma adesso sarà meglio rientrare, devo prepararmi per questa sera!”

“No aspetta, rimani ancora un attimo qui con me, per poco…” Per sempre.

Le prese i fianchi e la bacio sulle labbra, probabilmente per l’ultima volta con la coscienza pulita e con la mente sgombra di tristezza e rancore verso se stesso.

Quando riaprì gli occhi vide che il sole alle spalle di Beth era tramontato. Sarebbe stato meglio rientrare prima che Michelle e suo fratello si insospettissero. Le prese la mano e in silenzio uscirono dalla scuderia. Ognuno perso nei proprio pensieri.

 

“A questa sera Beth!” lei non rispose, gli sorrise e salì veloce le scale dandogli le spalle. Thomas rimase ancora qualche minuto a guardarla scappargli per l’ultima volta dalle mani. Con lo sguardo perso nel vuoto rimase da solo nella grande sala fino a quando i passi di Michelle lo fecero riemergere dal suo torpore.

“Forza signorino, gli invitati non tarderanno ad arrivare e questa è una serata molto importante! Forza, forza!” vide di striscio scomparire la ragazza dietro ad un angolo. Era la più emozionata di tutti. Sorrise.

Già, una serata molto importante, in cui si deciderà il mio e il destino di una giovane ragazza!

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Capitolo 11
*** Falling Stars ***


11. It Always Rains Under The Trees

“Falling Stars”

 

“Grazie mille Michelle per l’aiuto che mi stai dando, senza di te non so cos’avrei potuto fare…sono proprio impacciata quando si tratta di infilare un bustino…” gemette sotto la stretta dei lacci.

“Per me è solo un piacere, finalmente vedo un po’ di lacci e un po’ di nastri in questa casa…sa, Miss Elisabeth, ho vissuto per troppo tempo immersa tra gli uomini!” Beth rise di gusto sentendo le parole di Michelle. Non l’avrebbe mai immaginata così spontanea e simpatica “e poi, se posso permettermi, questa sera dovrete essere più splendida del solito, ci saranno moltissimi giovanotti pronti a cercar moglie…perché sprecare una così bella serata?”

“Mi sembra di sentir parlare mia madre Michelle, io non sono mai stata interessata al matrimonio” o almeno fino ad ora…

Michelle alzò gli occhi al cielo proprio come la signora Beckley, diede un’ ultimo strappo ai nastri e fece un gran sorriso.

“Finito!” Elisabeth tossì per i seguenti dieci minuti. L’aveva colta alla sprovvista. Quando entrò Meg però si era del tutto ricomposta e si stava facendo sistemare l’acconciatura da Michelle con la quale chiacchierava ormai tranquillamente, come se la conoscesse da anni.

“Beth!” gridò stupita la sorella “sei splendida con i capelli raccolti dietro la nuca, e quel vestito poi non te lo avevo mai visto addosso!” le abbracciò le spalle e le baciò la fronte “lo sapevo che prima o poi ti saresti divertita a partecipare ai balli!”

“Non ci sperare troppo cara sorella, questa sera parteciperò solo per fare un piacere a te!” si alzò dallo sgabello e si rimirò nel grande specchio dietro di se. O lo faccio perché veramente comincio a prenderci gusto? Ripensò a Thomas e a tutto quello che le aveva detto. Possibile che questa serata cambierà la mia vita? Sorrise di nuovo. Sarebbe stato veramente magnifico!

 

“E questo è Paul Whickham, figlio di Mr Whickham!” la voce di Philippe richiamò Elisabeth all’ attenzione, la trascinò dal mondo dei sogni sulla terra. Beth alzò gli occhi e incontrò quelli di Paul Whickham. Rimase qualche istante ad osservarlo, rapita dai riflessi dorati dei suoi capelli. Li teneva pettinati all’indietro in modo da lasciare scoperta l’ampia fronte che faceva risplendere, in contrasto con il colorito scuro della pelle, gli occhi ambrati contornati da lunghe ciglia nere.

“Molto piacere Miss Beckley!” Beth si accorse a malapena di aver alzato la mano nella sua direzione. Arrossì per essersi fatta ammaliare dai suoi occhi e distolse lo sguardo.

“Il piacere è tutto mio Mr Whickham” Philippe si rese conto dell’iniziale imbarazzo tra i due, così ne approfittò per prendere in disparte Paul e parlare d’affari. Beth rimase così da sola a passeggiare per la grande sala da ballo. Aveva già incontrato parecchie tra le sue amiche di città, Annabelle Parckley, Rose Matson e Charlotte Dick, tutte accompagnate da splendidi cavalieri. Sospirò pensierosa. Devo smetterla di tormentarmi, per questa sera non potrò stare in compagnia di Thomas, si, qualche chiacchiera ma niente di che. Devo cercare di contenermi. Eppure era più difficile di quanto pensasse. Vederlo attorniato da tutte quelle donzelle le faceva venire il mal di testa, inoltre Annabelle non gli staccava mai gli occhi di dosso, gli rimaneva attaccata come una cozza e non era tutto. Sembrava che lui si divertisse pure! Sbuffò e attirò su di se tutta la disapprovazione di un’anziana signora vestita di rosa confetto. Elisabeth, imbarazzata, fece spallucce e si diresse verso Rose, finalmente sola e non accompagnata dal suo giovane e aitante Mark…il cognome non lo ricordava.

“Elisabeth, finalmente ti ho trovata, volevi lasciarmi da sola per tutta la sera?” l’amica le sorrise e l’abbracciò. Rose era una delle poche vere amiche che Elisabeth aveva, l’unica che le volesse realmente bene come una sorella.

“No, tranquilla, ti stavo cercando anche io…allora dov’è finito il tuo cavaliere?” Rose sorrise e guardò verso la sua destra.

“Sta ballando con la mia sorellina e ne sono felice, è così noioso…parla solo di affari e di soldi, non un minimo di romanticismo, ma non possono essere tutti perfetti, non credi?” la prese sotto braccio e cominciò a passeggiare lentamente per la sala.

“Hai ragione, ma in fondo gli uomini sono tutti così non c’è da stupirsi se sono noiosi”

“Ma tu non sei accompagnata da nessuno?” Beth scosse la testa e rise.

“Mi trovo qui come ospite da almeno un paio di settimane insieme a mia sorella, lei deve concludere un fidanzamento ufficiale con il caro Philippe Grey e io mi sono offerta di accompagnarla in…quest’avventura!” Rose strabuzzò gli occhi e strinse la presa sul suo polso.

“Quindi conosci suo fratello, Thomas Grey?” Elisabeth annuì silenziosamente, ma perché aveva parlato? “tutte dicono che sia meraviglioso e che i suoi comportamenti così strani siano addirittura, intriganti, tu che ne dici?” Adesso che le dico? È una mia amica, non posso mentirle!

“Seguimi!” affettò il passò e uscì all’aria aperta ancora sottobraccio all’amica, si guardò intorno per controllare che non ci fossero orecchie indiscrete ad ascoltarla. Nessuno. Prese un gran respiro e guardò l’amica completamente stupita del comportamento di Beth.

“Io e Thomas Grey, ecco, diciamo che…ma come posso dirtelo?” Rose sorrise e la fece sedere su una panchina.

“Che ne dici di raccontarmi tutto dall’inizio?”

“Certo, allora…” le parole le uscirono come un fiume in piena dalle labbra, finalmente poteva sfogarsi con qualcuno e rivelare quel segreto che la dilaniava da quasi una settimana.

Quando finalmente finì di raccontare alzò lo sguardo e guardò l’amica. Rideva.

“Ma è meraviglioso Beth!  Ti rendi conto che presto ti sposerai?” Sposarsi? E chi ci aveva pensato!?

“Figurati, non abbiamo mai parlato di matrimonio, e poi se non abbiamo ancora palesato la nostra situazione vuole dire che…” sentì la presa dell’amica stringerle le mani, la guardò negli occhi e li vide luccicare di gioia.

“Possibile che tu non capisca? Se tutto quello che ti ha detto è vero vuole dire che è realmente innamorato perso di te, e scommetto che presto o tardi ti chiederà di sposarlo!” Beth arrossì violentemente alle sue parole. Come aveva potuto non pensarci, in fin dei conti era in età da marito.

“Ma non sono un buon partito, la mia famiglia non è molto ricca!”

“Non mi sembra che gli importi dei soldi…oh Beth, è meraviglioso!” rose sognava più di lei e sembrava che stesse vivendo la sua situazione in prima persona, sembrava addirittura innamorata. Elisabeth alzò gli occhi al cielo e vide una stella cadente correre sopra la sua testa. Strizzò gli occhi e cerco di non guardare l’amica. Stava piangendo e non voleva darlo a vedere.

“Beth, ma che hai, non sei felice?”

“Non lo sono mai stata così tanto in vita mia!” si abbracciarono e Beth fu certa che in quell’ istante un’altra stella cadente si fosse lanciata sopra le loro teste per salutarle e per assistere a quella scena così toccante.

“E poi dicono che i balli non sono divertenti!” questa volta Elisabeth non riuscì a trattenersi, scoppiò a ridere come non faceva da mesi. Rose era veramente un’amica.

“Ma adesso sarà meglio rientrare, prima che qualcuno cominci a cercarci!” le fece l’occhiolino e corse verso l’interno della casa, Beth rimase fuori ancora per qualche minuto, poi, infreddolita dal vento freddo che saliva dalla campagna di spinse fino all’interno della sala aguzzando la vista per cercare di intercettare lo sguardo di Mr Grey.

 

 

 

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Capitolo 12
*** Do you want to get married me? ***


12. It Always Rains Under The Trees

“Do you want to get married me?”

 

Non appena Beth mise piede dentro la sala il mondo le crollò addosso. Tutto quello che vide le fece credere di essere morta. Strabuzzò gli occhi e sperò di stare sognando.

Vide Thomas Grey, inginocchiato ai piedi di Annabelle Parckley che le teneva lamano e le diceva le seguenti parole:

“Spero che potrai accettare la mia umile richiesta, vuoi sposarmi con, certo, il consenso dei tuoi genitori e dei tuoi parenti?” un coro di Oh gli fece eco, Annabelle non stava più nella pelle, sorrise e annuì silenziosamente, cercando di mantenere un minimo di contegno. Beth si sentì mancare, vide il viso di Rose contorcersi in una smorfia di orrore mentre incontrava i suoi occhi. Non poteva essere vero. Non doveva essere vero! Non si mosse di un millimetro neanche quando Thomas prese sotto braccio la bella ragazza bionda davanti a se e ricevette una pacca sulla spalla da suo padre, raggiante in volto, più felice della stessa figlia. Si sarebbe sposato, ma non con lei.

Devo uscire da qui, mi manca l’aria. Si appoggiò ad una colonna e strisciò fino al giardino, si lasciò cadere sulla panchina e chiuse gli occhi ermeticamente. Le lacrime le stavano rovinando il trucco e sentiva il soffio ora gelido del vento rinsecchirle la pelle del volto. Avrei dovuto immaginarlo, non sono di buona famiglia e non sono neppure un buon partito in termini autenticamente tecnici, ha fatto bene a chiedere ad Annabelle di sposarlo, è la ragazza giusta per lui…si, proprio giusta!

Si lasciò scappare un gemito. Ma allora perché illudermi in questo modo, perché dirmi tutte quelle parole dolci, perché torturarmi in questo modo, perché promettermi il mondo e poi lasciarmi da sola in quest’universo di solitudine?

“Elisabeth…stai bene?” era Rose.

“S-sto bene…non si vede?” alzò la testa in direzione dell’amica e si lasciò scappare un singhiozzo. Come poteva trattenersi?

“Beth, mi…mi dispiace…”

“Per cosa? E’ stata tutta colpa mia, non avrei dovuto credergli…non avrei dovuto…no, non avrei…” sentì l’aria tagliarsi sotto il veloce movimento di una mano, poi un fuoco arderle la guancia destra. Rose le aveva tirato un ceffone.

“Ma che ti prende?” chiese tra le lacrime.

“Non devi nemmeno pensarlo, non ti devi incolpare di tutto quello che è successo questa notte, è tutta colpa di quel damerino, è lui che si è preso gioco ti te e che ti ha ingannata….Beth, come hai potuto pensare che fosse colpa tua? Ti rendi conto di quanto ti ha fatto cadere in basso?” Elisabeth la guardò incredula, sconvolta e triste allo stesso tempo. E’ vero, che colpa ho io? È lui che ha giocato con i miei sentimenti…

“Beh, cosa dovrei fare allora?” urlò sprofondando nelle lacrime e nei ricordi. Rose scosse la testa e guardò oltre la sua spalla.

“Devi dimenticarlo, devi vendicarti, devi…”

“Non posso…” sussurrò Miss Beckley interrompendola “…non posso dimenticarlo, dopo tutto quello che è successo!”

“Ma non è successo nulla Beth, non c’è stato nessun fidanzamento o promessa ufficiale, tutto è successo in poche settimane, forse giorni…come pretendi di non poterlo dimenticare?” la prese per le spalle e la scosse, doveva farle reagire.

“Non posso perché lo amo! Ti sembrerà stupido ma ho cominciato ad amarlo dopo il primo momento che l’ho visto davanti ai miei occhi e nonostante credessi di odiarlo e di disprezzarlo in realtà lo apprezzavo e ne ero invaghita. Mi capisci? Lo amo e non posso farne a meno…” Rose scosse la testa e guardò l’amica negli occhi cercando di capire almeno in parte quello che stesse provando in quel momento, sconforto? Orrore? Tristezza?

“Devi farlo per te stessa allora, continuare ad amarlo ti farà solamente soffrire di più, ignoralo oppure…affrontalo!” Elisabeth sentì una scossa lungo la schiena che la fece tremare da capo e piedi.

“Affrontarlo?! Ma sei impazzita? L’hai appena detto tu, non ho diritti su di lui e lui non ha doveri su di me…” singhiozzò di nuovo e si lasciò cadete tra le braccia dell’amica piangendo come una bambina a cui avevano sottratto il gioco preferito “…adesso lui ha Annabelle, avrà i suoi soldi e un patrimonio infinito…sarà felice e vivrà come un re, attorniato dai suoi figli e dai futuri nipoti…si…è giusto così!” Rose la strinse di più e le sussurrò parole dolci per tranquillizzarla. Chissà quanto stava soffrendo per dire quelle parole.

“Io invece mi sposerò, si avrò figli e tenterò di essere felice…si…ma non lo sarò mai, il mio cuore non batterà mai più, l’ho perso questa notte, l’ho perso quando Annabelle ha accettato la sua proposta di matrimonio…” singhiozzò di nuovo e si strinse di più al petto dell’amica. Anche se lo conosco da poco so che non lo dimenticherò mai, lui è speciale e mi ha rapito quello che avevo di più caro, il mio cuore e la mia capacità di amare.

“Mi dispiace Beth…mi dispiace veramente, ma devi superarlo…devi!” si, devo, se voglio sopravvivere dovrò superarlo…ma non potrò mai dimenticarlo. No, non potrò mai!

“Hai ragione Rose, devo superarlo…o almeno ci dovrò provare…” sciolse il suo abbraccio e si fece asciugare le lacrime dal viso dall’amica. Le sorrideva.

“Te la senti di rientrare?”

“No, rimarrò ancora un po’ qui fuori, ma tu torna pure da tua sorella e da tua madre, si staranno preoccupando…non ti preoccupare, non farò nulla di insensato…” le prese la mano e la strinse forte “Rose, sei la mia più cara amica, ma ora vorrei rimanere sola…vai te ne prego!” Rose annuì e ritornò all’interno della villa, preoccupata più che mai per l’atteggiamento dell’amica. Come poteva essersi innamorata in questo modo nel giro di poche settimane? Possibile che quel Thomas Grey le avesse realmente rubato il cuore per sempre? Scosse la testa…no, non era possibile, doveva essere solamente una leggera infatuazione mista ad una crisi isterica per l’essere stata scartata. Una volta dentro vide che i complimenti ai due nuovi fidanzati non erano ancora finiti, girò la testa nella loro direzione indignata e disgustata da quel giovane, incontrò il suo sguardo. Si, sorrideva, eppure i suoi occhi verdi sembrava spenti, vuoti di ogni gioia e completamente assenti, lontani mille miglia da quella casa e da quel ballo.

E se? No, non poteva essere vero.

 

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Capitolo 13
*** Orion ***


13. It Always Rains Under The Trees

“Orion”

 

“Come mai qui fuori tutta sola Miss Beckley?” Elisabeth alzò lo sguardo da terra e incrociò quello dorato di Mr Whickham. Come la prima volta che lo aveva visto rimase stregata dal suo sguardo d’ambra. Il ragazzo le si avvicinò e si sedette vicino a lei:

“Posso?” Beth annuì silenziosamente e riprese ad osservare le stelle sopra la sua testa. Non aveva voglia di parlare con nessuno, soprattutto con un ragazzo amico di Thomas. Rabbrividì, solamente pensare il suo nome la faceva stare male.

“Serata splendida” continuò imperterrito il ragazzo “sarebbe un peccato sprecarlo standosene dentro casa a ballare, non credete?” Beth, senza perdere di vista le stelle, disse quasi sussurrando:

“Già, è così tranquillo qui fuori…è tutto così, semplice!”

“Sono d’accordo con voi, la poesia e la bellezza che circondano le notti estive in questo periodo sono uniche, niente può eguagliarle…” alzò anche lui lo sguardo seguendo gli occhi vitrei della giovane al suo fianco. “…e poi questa notte Orione risplende come non mai…”

“Orione?” chiese stupita Beth.

“Non la conoscete? È quella costellazione che si trova esattamente sopra di noi…posso?” le prese la mano e le fece indicare tre stelle una di seguito all’altra proprio davanti a loro “…ecco, quella è la cintura di Orione e quella altre quattro stelle che la circondano solo il corpo…le vede?”

“C-certo…” Elisabeth distolse lo sguardo e ritirò la mano arrossendo. Ma cosa mi sta succedendo, come posso prendere certe confidenze con un giovanotto che nemmeno conosco…eppure è così gentile, amichevole.

“Perdonate il mio comportamento, ma vi ho vista qui fuori da sola…forse era quello che desideravate, vi lascio subito, scusatemi…” fece per alzarsi ma la mano bianca di Beth lo trattenne per il braccio. Ma che stava facendo?

“No, vi prego rimanete con me…le stelle, mi interessava…” sorrise e Paul fece altrettanto risiedendosi al suo fianco “vi prego, fatelo di nuovo, che altre costellazioni conoscete?”

“Beh, la stella di Orione più a sinistra, in alto, si chiama Betelgeuse è la seconda più luminosa dopo Rigel, quella più a sinistra in basso…la vede?”

“Certo…è così lucente, come non vederla?” lo senti ridere vicino a lei.

Nei minuti seguenti Paul continuò a indicarle altre costellazioni vicine, il Carro Maggiore, quello minore, la stella Polare e Cassiopea. Ma Beth nemmeno seguiva quello che stava dicendo era tutta presa dall’osservare i lineamenti del volto e la forma della mano che guizzava veloce per la volta celeste. Era come rapita dal suono così dolce della sua voce, era come se la stesse incantando con quella tonalità calda e nelle stesso tempo gioiosa.

“Ma come conoscete tutte queste cose così meravigliose?” Paul sorrise alla sua domanda, dovevano averglielo chiesto in tanti.

“Le stelle mi hanno sempre affascinato, fin da piccolo appena potevo scappavo sul tetto di casa mia e osservavo il cielo…vi sembrerà strano ma…”

“No!” Beth quasi urlò “cioè…non mi sembra per niente strano, è magnifico che un ragazzino provi certi sentimenti verso una materia così misteriosa come lo studio delle stelle e del cielo…è veramente inimmaginabile!”

“Vi ringrazio dell’ apprezzamento Miss Beckley!”

“Ma avete parlato di un tetto, di certo non avete vissuto la vostra infanzia in una città, dove siete nato di preciso?” Elisabeth si lanciò su quel tipo di domanda, non voleva cambiare discorso e soprattutto non voleva smettere di parlare, non voleva che Thomas le ritornasse alla mente, non voleva piangere di nuovo.

“Siete molto acuta, ho vissuto in campagna fino all’età di tredici anni insieme alla mia famiglia, al tempo non eravamo molto ricchi e quindi vivevamo in una modesta casa non lontano da qui, poi mio padre trovò lavoro a Dublino e fummo costretti a seguirlo in città…” sospirò “…in quella casa vi ho lasciato l’anima!”

Beth lo guardò affascinata. Che persona dolce e piena di sentimenti così rari in un giovane, non assomiglia nemmeno lontanamente a…un gemito le uscì dalle labbra…no, non devo pensarci, dopo quello che è successo questa sera, Rose aveva ragione, devo dimenticarlo…è stato così meschino, così insensibile, così…

“Voi invece? Conosco così poco della vostra famiglia…”

“Siamo persone semplici, viviamo in una casa non molto lontana da Dublino, in campagna, siamo io, i miei genitori che presumo conosciate e le mie due sorelle, Meg e Lucy…”

“Meg Beckley, la fidanzata ufficiale di Mr Philippe Grey?” Elisabeth perse parecchi battiti, deglutì e abbassò lo sguardo.

“Si, proprio lei…”

“Vi sentite bene?” si scostò un poco da lei e lasciò che la luce delle candele cadesse dolcemente sul suo viso illuminandolo “ma…se posso, come mai eravate qui fuori tutta sola?” Elisabeth tremò di nuovo. “non dovevo chiedere?”

“No, avete fatto bene… me ne stavo qui fuori perché non ho mai amato molto i balli, soprattutto quando ci si ritrova in cattiva compagnia…” incontrò lo sguardo incognito di Paul e continuò con un sussurrò “…diciamo che non ho mai amato la compagnia di Annabelle Parckley, mi prenderete per una sciocca ma dopo la sua prestazione di questa sera proprio non ho retto” si, detta così è perfetta…oh, ma come credo di mentire fino a questo punto? Forse mi ritengo in grado di mentire anche a me stessa…io non sopporto Annabelle è vero, ma non è per lei che mi sento il cuore ridotto in brandelli.

“Non avete tutti i torti…ma non mi sembra il caso di farsi rovinare una serata magica come questa da una fanciulla innamorata…non credete?”

“I-innamorata, voi credete che Annabelle e…”

“Beh, di certo lei sarebbe stata una sciocca se avesse rifiutato un partito come Mr Thomas Grey e chissà, potrebbe anche esserne innamorata, ma lui…non so fino a questa sera non l’avrei mai visto maritato…” guardò la ragazza, era sbiancata “chissà cosa starete pensando di me, vi sembrerò un pettegolo sfacciato, perdonatemi…ma voi vi sentite bene Miss?” le prese le mani e sentì che erano gelide.

“I-io sto benissimo, ma perché non rientriamo mi è venuta voglia di ballare…non ne è venuta anche a voi?” Paul annuì. Prese la fanciulla sotto braccio e la ricondusse all’interno della villa felice di vederla sorridente e ben disposta a continuare il loro discorso.

 

Ballarono fino allo sfinimento, ma Beth non sembrava intenzionata a smettere, nonostante fosse palesemente distrutta si ostinava a danzare con sempre maggior ardore. Ormai quasi tutti si erano fermati, rimanevano in pista solamente poche coppie, per la maggior parte giovani. Miss Beckley accompagnata da Mr Philippe, Annabelle Parckley e Thomas Grey, Mr Whickham e Elisabeth e in fine la coppia composta di Miss Rose Matson e Matt Watson.

Tutti meravigliosamente belli, con i visi solcati da enormi sorrisi e con gli occhi pieni di passione e felicità. Le loro mani attorcigliate seguivano il ritmo della danza e i loro piedi si muovevano senza timore, sicuri dei loro passi. Gli sguardi fissi davanti a loro che si intrecciavano con lo sguardo del compagno.

Tutti completamente persi negli occhi del compagno. Tutti tranne due ragazzi. Due ragazzi scontenti della loro vita e spaventati per il loro futuro incerto, divisi l’uno dall’altro.

 

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Capitolo 14
*** Away from the eyes, Away from the heart!” ***


14. It Always Rains Under The Trees

“Away from the eyes, Away from the heart!”

 

“Non ce la posso fare, quella maledetta ragazzina mi farà scoppiare la testa!” Meg camminava ansiosamente per la stanza di Elisabeth, sbraitando ed agitando le mani per aria. Era rossa in viso e tremava tutta. Una vera e propria crisi isterica. “ti rendi conto che mi tratta come se fossi l’ultima delle sguattere? Neanche fosse la padrona di casa!”

“Beh, in effetti lo è…” Elisabeth aveva sussurrato appena quelle parole, ma l’aveva fatto con un sorriso sulle labbra sotto lo sguardo stupito di Meg.

“Non è questo il punto, non la posso soffrire e mi chiedo come faccia Mr Grey a starle così vicino tutto il giorno! Ma non gli esploderà la testa?”

“Già, da quando è qui anche Annabelle Thomas passa tutto il suo tempo con lei…” Meg sussultò e guardò torva la sorella.

“Da quando vi date del tu?” Elisabeth tremò e divenne rossa.

“S-stavo dicendo così, tanto lui non è qui e poi…insomma a te che importa se lo chiamo per nome? Persino tu dai del tu a Mr Grey senior!” le strizzò l’occhio e si lasciò cadere sul letto trattenendo il respiro, se la sarebbe bevuta?

“Hai ragione” Elisabeth trasse un sospiro di sollievo “in ogni caso non intendo rimanere in questa casa un secondo di più, ho chiesto a Michelle di far preparare i nostri bagagli, partiremo oggi stesso!” Beth stralunò gli occhi e si alzò di scatto dal materasso, raggiante.

“Sei seria?”

“Ma certo! Mi credi così pazza da rimanere in questa casa insieme a quell’arpia per altre tre settimane?” Elisabeth non si trattenne più, corse dalla sorella e le cinse le spalle con le braccia urlando di gioia.

“Si torna a casa! Grazie Meg, grazie, grazie!”

“Ma che ti prende Beth? Aspetta così mi strozzi, Beth staccati!” lei la lasciò mentre ancora rideva, corse verso il suo baule e ci ficco dentro tutto quello di suo che le capitò a tiro, vestiti, calze, scarpe, nastri e merletti in preda ad un euforia incontrollabile.

Torniamo a casa, non dovrò più rivedere la sua faccia, mai più, mai più…torniamo a casa! Si!

“Elisabeth controllati, metti un freno alla tua gioia ma non mi sembra il caso di…” in quel preciso istante entrò Michelle dalla porta, rossa in viso e con i pugni stretti lungo i fianchi, sembrava veramente infuriata e sconvolta. I capelli erano stranamente sciolti e in disordine, come se se li fosse strappati di proposito.

“L-la signorina mi ha fatto chiamare?” la voce le tremava e quando chiuse la porta alle sue spalle tirò un sospiro di sollievo.

“Veramente no Michelle…ti avevo chiesto prima di far preparare le nostre cose ma…cosa ti prende?” era caduta a terra con il viso tra le mani inondato di lacrime. Meg ed Elisabeth si precipitarono ad aiutarla preoccupate per la sua salute.

“P-perdonate il mio comportamento, ve ne prego ma…non ce la faccio più..vi sembrerò una stupida ma…scusatemi non dovrei parlare così…scusatemi…”

“Michelle smettila di scusarti di qualcosa che non hai fatto, allora racconta cos’è successo, noi siamo amiche, qui per aiutarti!” Michelle alzò gli occhi marroni dal pavimento e guardò le due ragazze con grandissima gioia.

“G-grazie, vedete…prima…”

“Aspetta, alzati dal pavimento e siediti con noi, su sono certa che non è accogliente come una poltrona!” Michelle stralunò gli occhi.

“G-grazie ma non mi sembra il caso io non potrei…”

“Su, su poche storie, siediti e prendi una tazza di te, forza senza complimenti, asciuga quelle lacrime e raccontaci tutto!” Meg le tese una tazza e le riavviò i capelli dietro le orecchie, sorridendole come se fosse sua sorella. Elisabeth era rimasta per terra, ai piedi di Michelle e le sorrideva a sua volta.

“G-grazie ancora…ecco vedete poco fa stavo rassettando il salone e,accidentalmente, ho sentitole voci di Miss Parckley e Mr Thomas, stavano discutendo…so che non avrei dovuto ma ho ascoltato il loro discorso…non giudicatemi, ma stavano parlando di me…” Meg aggrottò la fronte ma non la interruppe.

“La signorina stava dicendo a Mr Thomas che voleva prendere una nuova governante, una più giovane e…competente! Mr Thomas non voleva,lui era dalla mia parte, mi ha difeso per tutto il tempo…ma sembrava completamente offuscato dalle parole di quella…quella…”

“Quell’arpia!” urlò Elisabeth mentre saltava in piedi e si dirigeva verso la porta finalmente libera di manifestare il suo odio verso la nuova fidanzata di Thomas.

 “Giuro che questa non la passa liscia!”

“Beth, risiediti immediatamente…scusala Michelle è molto impulsiva!” sul volto della governante apparve un sorriso stiracchiato. “ti prego continua, non volevamo interromperti! Insomma, chi ha avuto la meglio?” il sorriso di Michelle scomparve all’improvviso e si scurì in viso, le lacrime affiorarono e cominciarono a scendere copiose.

“Lei, cioè Miss Parckley…sono spacciata, non troverò mai più un lavoro, sono troppo vecchia e nessuno mi prenderà più con se…sono disperata Miss Meg, non so proprio cosa farò!” Elisabeth le porse il suo fazzoletto per pulirsi il viso, poi guardò Meg, implorante.

“Meg non potremmo…?” la sorella alzò lo sguardo verso i bagagli della sorella. Elisabeth rimase in silenzio, in attesa della risposta della sorella.

“In effetti a mamma servirebbe una nuova governante, tenere a bada Lucy è sempre più difficile e nostra madre sta invecchiando…ti andrebbe Michelle?”

“C-cosa? Dite sul serio Miss, potrei?” le prese le mani tra le sue e si inginocchiò davanti a Meg “mi salvereste la vita, oh Miss!” cominciò a baciarle le mani “grazie, grazie, grazie!” Meg ed Elisabeth la fecero alzare e le sistemarono la gonna ridendo divertite della situazione.

“Forza, vai a preparare le tue cose, partirai oggi stesso insieme a noi, poi avvertirai i tuoi padroni così sarai tu a dare le dimissioni e non saranno loro a cacciarti di casa! Noi chiameremo Mimì per portare di basso i nostri bauli, forza che fai tardi!”

“Oh grazie, grazie ancora!” Michelle uscì ringraziando raggiante in viso. Non appena rimasero da sole le due sorelle si guardarono soddisfatte della loro opera e contente di poter salvare il destino di Michelle, in fondo era così una brava ragazza.

“Hai fatto la cosa giusta Meg, mamma sarà felice di avere un altro valido aiuto in casa!” Meg annuì e cominciò a guardare fuori dalla finestra, comunque triste perché sapeva che quella partenza l’avrebbe divisa dal suo amato.

 

“Ma sei proprio convinta di voler partire mia cara?” la voce di Philippe era diventata supplichevole dopo che Meg gli aveva annunciato la propria decisione.

“Mi dispiace Philippe ma questa casa è troppo piccola per tutte e tre, anzi…quattro. Addio amore mio, ci rivedremo ad inizio inverno!” gli baciò la fronte e salì sulla carrozza aiutata da Mimì, abbagliato dalla bellezza della giovane fidanzata del suo padrone.

“Elisabeth, forza sali!” le allungò la mano per intimarla a salire vicino a lei e a Michelle. Solo allora Elisabeth si rese conto che non avrebbe più rivisto Thomas, tremò e si sentì insicura.

“Arrivo, recupero una cosa che ho lasciato nella mia stanza…” corse di sopra con le lacrime agli occhi, stava partendo e lui non si era nemmeno degnato di venirla a salutare, non che se lo aspettasse, ma almeno uno sguardo, un saluto. Aprì la porta della stanza e si sedette sul letto. Il nostro primo bacio…tremò violentemente e si prese la testa tra le mani, non voleva piangere.

“Credevo foste già partita Miss…” non si stupì, era impossibile che resistesse alla voglia di farla soffrire ancora. Era li davanti a lei, con le mani dietro la schiena e lo sguardo fisso sul pavimento, non le avrebbe permesse di vedere un’ ultima volta quegli occhi così profondi. Cosa avrebbe dato Elisabeth per poterlo baciare di nuovo, per rimane sempre con lui. Ma non posso, lui non mi vuole, è qui solo per poter gioire della sua vittoria!

“Mi dispiace, me ne andrò subito, sono venuta per salutare un’ultima volta questa stanza, anzi, è ora che io me ne vada Mr Thomas!” si alzò e, cercando di frenare le lacrime, superò il giovane per uscire.

“Non ve ne andate, ve ne prego…” quelle parole le tagliarono il cuore a metà, quel tono di voce, quella vibrazione.

“P-per farmi prendere in giro ancora una volta? No grazie Mr Grey, me ne vado con quel poco di orgoglio che mi è rimasto in corpo…spero sarete felice con Annabelle, siete proprio una bella coppia…e ora…” guardò Thomas diritto negli occhi e attraverso quello sguardo gli comunicò tutta la sua tristezza, tutto il suo dolore e tutto l’odio che aveva provato in quei giorni interminabili, alzò la testa in segno di sfida e superiorità e disse con un sibilo:

“…Addio!”

 

La carrozza viaggiava silenziosa. Elisabeth guardava fuori dal finestrino, anche lei taciturna, assorta nei suoi pensieri. Si era resa conto che quella partenza di certo non le avrebbe fatto dimenticare il caro Thomas, ma prima o poi, se non lo avesse più rivisto, pensargli non le avrebbe più fatto così male.

Si, lontano dagli occhi lontano dal cuore.

 

 

 

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