Nell’alba
di un patibolo
“Oggi il
mio passato mi ricorda che io non so sfuggirti senza fingere, e che non
posso
sentirmi libero dalla tua corda, dal tuo patibolo”
Veleno, Subsonica
Trovarselo
davanti, all’improvviso, dopo quindici
anni senza aver più visto il suo volto, è come ricevere una pugnalata
al cuore.
Evan è lì, Evan dalla risata sfrenata e gli occhi slavati, Evan
ch’era...
Dorcas si cuce un sorriso sulle labbra, gli stringe la mano con dita
inerti –
fingere di non conoscerlo, fingere di non ricordare –, mentre il
Ministro
lo loda per la generosa donazione al reparto Auror.
Dorcas evita il suo sguardo, ma lui non smette d’osservarla – come
se
volesse infrangere il tempo che li ha separati e farle precipitare
addosso
tutti quei ricordi affilati come spine.
Dorcas si sente soffocare, ma non smette di sorridere.
*
“Pensavi di poter dimenticare, principessa?”
“Pensavo di poter fuggire.”
*
Incontrarlo
al Ministero diventa la sua tortura, ma Dorcas
non demorde. Non ha intenzione di lasciarlo vincere, non quando conosce
il suo
segreto – Mangiamorte, assassino, mostro.
Dorcas lo guarda e si sente in trappola – come avesse ancora
diciott’anni e la sua bocca sul collo e le sue mani sulla pelle.
Evan sorride, sempre.
“Non mi arrenderò mai, principessa.”
*
“Non
abbiamo nessun futuro, Evan...”
“Che importa, principessa? Possiamo raderlo al suolo, questo mondo.”
*
Evan è fuori
casa sua, il volto senza tempo
illuminato dalla luna.
Dorcas si paralizza, ma è soltanto un istante – l’unico modo ch’ha
per
sfuggirgli è fingere, ma sente già la corda serrarlesi attorno alla
gola, il
patibolo tremare sotto le gambe.
“Che cosa vuoi, Evan?”
“Sapere perché non m’hai fatto arrestare.”
Dorcas si morde la lingua, per non parlare – la verità è che gli
invidia
quella totale mancanza di morale, perché Evan sarà sempre più felice di
lei, a
cui resta tra le dita solo ciò che è giusto.
“Vattene.”
“Tu mi ami ancora, Dorcas.”
“Non è così.”
*
“Non
dirmi che non ti sono mancato.”
“Non ho pensato a te neanche un istante.”
“Io ogni giorno.”
*
È l’ennesima
sera in cui ha lavorato fino a
sentirsi stremata e, quando rincasa, lui è lì – il nodo scorsoio le
si serra
attorno alla gola, Dorcas si scorda di respirare e forse piangerebbe,
se
potesse.
“Vattene.”
“Tu m’ami ancora.”
“Non ha importanza.”
Dorcas sa d’aver perso il controllo per un secondo di troppo, ma non si
ritrae
quando lui la stringe tra le braccia. Precipita sulla sua bocca e si
smarrisce
nella sua pelle, e il mondo si disintegra in ogni gemito, e tutto, tutto,
può
davvero bruciare, perché, che importa? S’è buttata dal patibolo e ora
penzola
impiccata, ma almeno è insieme a lui, insieme a lui.
*
“Io ti
odio, ti odio, ti odio...”
“Io t’ho amata ogni giorno.”
*
Dorcas torna
alla sua realtà fatta di finzione e
nodi scorsoi attorno alla gola – lo sguardo di Evan è una tenaglia
al cuore,
ma ciò ch’è giusto conta sempre più dell’amore.
*
“Non ho mai pensato fossi una codarda.”
“Io ti amo.”
“Non basta.”
*
Evan non la cerca più, ma non c’è nessun sollievo. C’è solo Malocchio
col viso
sfigurato e un’altra storia da raccontare.
Dorcas fissa la bara di marmo nero, sola nell’alba d’un patibolo.
Note dell’Autrice
Salve
a tutti! Eccomi tornata con una nuova flash su una
delle mie coppie preferite: la Dorcas/Evan!
La storia ha partecipato alla challenge “Citazioni in
cerca d'autore (Oscar edition)! - II edizione speciale”,
organizzata da Rosmary,
sul forum Ferisce la
penna. Ha vinto l'Oscar alla miglior coppia e l'Oscar alla miglior
ispirazione (miglior uso della citazione). Il tema del
bando era di scrivere una flash ispirandosi a una citazione tratta da
una
canzone italiana, e io ho selezionato i versi dei Subsonica di cui
avete letto
sopra.
Come per la mia one-shot “L'assassino
che amava le rose” sempre su questa coppia, la storia si basa sui
miei
headcanon, secondo cui Dorcas e Evan hanno 20 anni di differenza, e
hanno avuto
una relazione da giovani (quando lei ne aveva 18 e lui 38), e poi
durante la
Prima Guerra, che è ciò di cui si parla in questa flash.
Ah, volevo notificare che la frase “sola nell’alba di un patibolo” è un
altro
verso della canzone Veleno.
Spero che la storia vi piaccia e che mi lascerete un parere!
Un bacio,
Mary
|