Il silenzio dell'innocente

di lmpaoli94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'ora è tarda ma tu sei qui con me ***
Capitolo 2: *** Ogni legame si lega a lei ***
Capitolo 3: *** Ricominciare? ***



Capitolo 1
*** L'ora è tarda ma tu sei qui con me ***


Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire.
Ed io non voglio stare a sentire tale ingiurie sul mio conto.
Il mio appartamento è così vuoto e sentire quel silenzio mi svuota l'anima dalla mia felicità.
Mia madre è scomparsa dalla mia vita e mia figlia non ne vuole più sapere di me.
Tra poco sarà anche natale ed io non riesco a vedere niente di buono nel mio futuro.
Non so cosa fare.
Mi sento perso e inorridito.
Una volta che ognuno di quelle persone che prima guardavo con rispetto, mi hanno puntato il dito contro come se fossi un criminale della peggior specie.
Spingere mia madre fuori dal bancone per gettarla nel vuoto. E per cosa? Per quale oscuro motivo?
Il criminale è solo il mio antagonismo che mi assale.
E dopo essere riuscito a uscire da quella cella che opprimeva la mia mente, adesso la mia prigione era quell'appartamento vuoto e senz'anima.
Ma lei aveva deciso di rimanere accanto a me cercando di difendere il mio essere diverso da tutti.
Sentivo ogni suo tocco e adesso che potevo abbracciarla, lei rimaneva restia nel sentire il mio tocco.
< Kate, che cosa ti succede? > domandai con tono cupo.
La vedevo spaventata, come se fosse anche lei in prigione.
Ma la porta del mio appartamento era aperta e avrebbe potuto fuggire in qualsiasi momento.
Ma allora perchè non lo faceva?

Non riuscivo a capire i suoi sentimenti e più cercavo di avvicinarmi, più lei si allontanava.
< Fermo. >
< Ma Kate, perchè? >
< Perchè... non riesco a fidarmi di te. >
< Eppure mi sei sempre rimasta accanto. Cosa ti teneva stretto a me. >
< La ricerca della verità, Castle... Quella verità che sembra nascosta dai nostri occhi. Tu sei molto cambiato nel corso degli anni e quasi non riesco più a riconoscerti. >
Mi sentivo ferito da quelle parole, ma non potevo farci nulla.
Continue discussioni mi avevano allontanato da lei e dopo che il resto della mia famiglia mi aveva voltato le spalle, io mi sentivo il più rinnegato degli innocenti.
Avevo trovato quel male.
Quel male che aveva portato via mia madre da questa vita.
Lei non c'era più e il mio furore di antagonista maledetto, mi aveva spinto alla mia ombra nascosta dentro di me,
Continuare a vivere poteva essere una nuova rinascita, ma senza la mia Kate, non sarei stato nulla.
< Mia madre si era innamorata della persona sbagliata > comincia a dire < Un uomo che la disprezzava e che l'aveva fatta sentire una inutile creatura indifesa.
Io avevo fatto di tutto per allontanarla, ma lei non mi voleva dare ascolto.
Mi gridava contro come se io fossi il fautore del suo destino.
Ma io stavo solo cercando di proteggerla e mentre il mio istinto oscuro stava prendendo il sopravvento, io non riuscivo a fermarmi.
Ero rimasto completamente da solo e la mia solitudine non mi avrebbe salvato.
Io odiavo le grida che mia madre imprimeva nella mia debole mente e non c'era modo che noi due ci dividessimo se non quel dannato incidente.
Le mie mani l'avevano toccata un'ultima volta e mentre il mio istinto cercava di prenderla, capii ormai che era troppo tardi.
Ero stato catturato, arrestato e torturato psicologicamente.
Ancora non riesco a capire come ho fatto ad uscire dalla mia cella, ma forse qualcuno o qualcosa ha deciso per me della mia liberazione. >
< Sono stata io > rispose frettolosamente Kate con voce flebile.
< Che cosa? >
< Sono stata io a corrompere il giudice e la giuria fornendo a tutti loro prove e indizi false.
Ho mascherato il tutto con una figura fittizia che ha preso il tuo posto. Certe volte photoshop fa davvero miracoli.
La polizia e l'accusa non ha indagato oltre quelle foto e la tua liberazione è stata finalmente sancita.
Non so perchè l'ho fatto, ma vederti dietro quelle sbarre rendeva il mio cuore malato e incurabile.
Non potevo sopportare. Non potevo credere che sarebbe finita in questo modo.
Mi sono detta che dovevo darti una seconda possibilità anche se tali fatti ti inchiodano.
Ma adesso ho paura. Paura del prossimo sbaglio. Di un legame che può sancire la nostra fine. La mia fine! >

< No, Kate. Io non posso farti del male. >
< E pensi davvero che io posas fidarmi di te, Castle? Hai ucciso una persona. Hai ucciso tua madre. >
Non posso credere a tali parole.
Qualcosa dentro di me aveva cancellato quel subconscio e quell'incoscio che mi spingeva ad agire contro il mio volere.
Non potevo credere di essere un assassino. Non volevo assolutamente esserlo.
I miei ricordi si fanno sempre più sbiechi e mentre quei momenti sembrano cancellarsi contro il mio volere, io mi proteggo a riccio e colei che può salvarmi è proprio la mia Kate.
Ma ha gli occhi pieni di dolore. Un dolore acuto che non riesce a sopportare psicologicamente e non mi permette in nessun modo di aiutarla.
Ma io voglio farlo. Io voglio solo lei.
< Allora perchè sei ancora qui? Perchè mi aiuti? Perchè non sei scappata? >
< Io... non lo so. >
< La tua confusione ha preso il sopravvento. Non riusciamo più a riconoscerci a vicenda e questo mi disturba molto. Noi non siamo questi: siamo una coppia affiatata che ha bisogno di ritrovarsi e di dimenticare questo recente passato. Ti prego Kate ho davvero bisogno di te. >
< Pensi davvero che io non ho bisogno di te? Pensi che io sia senza cuore? >
< Io non ho detto questo... >
< Allora vedi di misurare le tue parole Castle perchè mi stai continuamente spingendo lontano da te. >
< Allora devo smettere di parlare? È questo che vuoi?! >
Chiudendo la porta del mio appartamento, sentivo che stavo perdendo il controllo di me stesso.
Volevo proteggerla. Avrei fatto qualsiasi cosa per lei, ma lei mi stava respingendo e non potevo sopportarlo.
Dovevo combattere con la mia cattiveria e il mio essere, spaventando non poco quella donna che avevo imparato ad amare.
E mentre la mia voglia di imprimere la mia innocenza dentro di lei, dovevo far riscoprire quell'amore che non avevo mai dimenticato.
E una volta che la mia voglia aveva preso il sopravvento, avvolgevo Kate contro di me in quella notte buia che non riusciva a trovare la luce.
E chiudendo gli occhi volevo sognare un presente e un futuro diverso.
Lontano da questo.
Lontano da me.

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Capitolo 2
*** Ogni legame si lega a lei ***


Ritornare alla normalità era impossibile per me.
Non avevo il permesso nemmeno di aiutare Kate e i tutti i suoi colleghi.
La centrale di polizia era un bunker per me.
Un bunker dove non avevo il permesso di entrare.
Scrivere un nuovo libro per me era impossibile per cercare di ingannare il tempo.
Ormai per questa gente ero uno psicopatico che doveva essere tenuto alla larga e la ricerca della verità un preambolo che sembrava per me impossibile da ricordare.
Troppi buchi nella trama di quella vita che mi ha cambiato per sempre.
Non riuscivo a dim ostrare niente e il mio silenzio sarebbe stata la mia colpevolezza.
Anche se ero stato prosciolto da tutte le accuse, mi sentivo lo stesso in prigione rimanendo nel mio appartamento senza fare niente.
Come potevo risalire alla mia dannazione se non riuscivo a ricordare?
Per non parlare dello stato d'animo che Kate aveva con me appena mi vedeva.
Mi guardava con sguardo accigliato come se fossi un pericolo vero per lei.
Non riuscivo ad essere me stesso per cercare di farla stare tranquilla e ogni volta che cercavo di avvicinarmi a lei, mi respingeva.
< Ciao > feci con voce flebile appena la vidi rientrare in casa < Tutto bene? >
< Sì. >
< Alla centrale? Qualcuno chiede di me? >
< Oh... non abbiamo avuto tempo per parlare di te, Castle. Abbiamo molto lavoro. >
< Capisco... Sei sicura che non posso aiutarti in nessun modo? >
< Castle, sei meglio di me che non è una buona idea farmi da “collega”. Non sei più ben visto alla centrale. >
< Lo capisco. Ma dovete capire voi che la mia innocenza... >
< Vuoi che ti ricordi come ho fatto a tirarti fuori da tutte le tue condanne? Così mi sentirò ancora più in colpa. Se si dovesse scoprire... >
< Non lo sapranno mai. Perchè io ti proteggerò. >
Anche una sola parola oltre ad un solo tocco sembrava troppo restio nei confronti di Kate.
Mi guardava con disgusto. Come se fossi una figura da eliminare il prima possibile.
< Non ho bisogno di protezione, Castle. So benissimo badare a me stesso. >
Mi parlava con ostentazione e con ripudio.
Una figura che minacciava la sua incolumità.
Ma non ero stato io a chiedere di aiutarmi, ma il suo dovere per me. Per quell'amore che ancora ci avvolge e che lei non vuole confessare.
E quando provai a baciarla, non esitò per niente a mollarmi uno schiaffo.
< Non farlo mai più, Castle. >
< Se allora il nostro legame è completamente distrutto dai tuoi propositi, non hai nessun motivo per rimanere qui. >
< I miei propositi?! Questa sì che è bella! Sei tu che hai rovinato tutto! Sei tu che hai ucciso tua madre! >
< Non sono mai stato incriminato per questo. Io sono innocente. >
< Ma chi vuoi che ti creda? Chiunque ti conosce, non crede alla tua innocenza. >
< Quindi per tutto il mondo io sarei colpevole? >
< E' solo questione di tempo e tutta la tua reputazione si andrà a farsi fottere. Oppure è troppo tardi per tornare indietro... Non li guardi mai i telegiornali? >
< No. Perchè so che direbbero un sacco di menzogne sul mio conto. E sapere con tutto il tuo astio che la fiducia che covavi nei miei confronti è sparita per sempre, mi riempie il cuore di dolore. >
< Non so cosa farci, Castle. È più forte di me. >
< Kate, devi credere alla mia innocenza. Ti scongiuro. >
< Sai cosa ho notato di te, Castle? Che non mi chiami più Beckett. Sentirmi chiamare con quel nome mi faceva sentire tranquilla. Protetta da te... Ma nelle ultime settimane tu eri cambiato a causa del tuo ultimo libro che non ha venduto nemmeno una copia. Anzi, non ricordo nemmeno il suo titolo... Ma sto divagando: il problema non è il tuo libro scritto con tanto ardore e veemenza. Ma sei tu. >
< Grazie nel ricordarmelo. E anche se il mio libro può centrare con me, questo non mi dovrebbe permettere di starti lontano. >
Non potevo più permettere che Beckett mi stesse accanto solo per il piacere del dovere.
Non potevo credere che lei non mi amasse più e che la sua presenza ci avrebbe solo danneggiato.
Dovevo prendere una decisione al più presto per eliminare tutto ciò. Tutta questa orrenda verità che si era venuta a creare.
< Credo che la decisione migliore è di separarci, Beckett. Momentaneamente almeno... Fino a quando non avrai ritrovato la fiducia e l'amore che hai in me. >
< Castle, credo che sia impossibile che tutto ciò accada. >
< Molto bene. Allora è inutile che continuiamo a illuderci. >
Prendendo la sua borsa, sembrava che Beckett non vedesse l'ora di uscire dal mio appartamento.
< Non ci rivedremo più, Beckett? >
< Non lo so, Castle. >
< Puoi dirmi la verità. Non ci rimarrò male. >
< Evita di mentire a te stesso, Castel. >
< E tu vedi di dirmi la verità. Almeno per un ultima volta. >
ma Beckett non aveva nessuna intenzione di lasciarlo per sempre.
Anche in fondo al suo subconscio, sapeva di amarlo.
Sapeva che poteva renderlo felice e tale distruzione avrebbe danneggiato pure lei.
Era vero che Beckett era cambiata, ma non nel suo profondo dell'animo.
E quando quel gelo aveva creato un muro insormontabile, nemmeno l'arrivo di mia figlia Alexis riuscì a cambiare la situazione a mio favore.
< Scusate. Ho interrotto qualcosa? >
< No, Alexis. Me ne stavo andando... Addio, Castle. >
Quella parola che ho sempre odiato e che non ho fatto niente per poter evitare che lo potesse pronunciare a gran voce.
Alexis mi fissava con sguardo perso e il suo calore mi faceva capire che qualcuno potesse capirmi.
Che potesse capire la mia innocenza.
< Papà, vieni qui. >
La mia sofferenza esplose in un pianto prima di recarmi su aquel bancone in cui mia madre ha perso la sua vita.
Tornare sul luogo del delitto poteva farmi ricordare di quell'evento che avrei voluto cancellare.
Ma la voglia di dimostrare la mia innocenza a Beckett, andava ben oltre il mio presente.
< papà, che cosa fai qui fuori? Fa freddo. Ti prenderai un malanno. >
< Adesso vengo dentro, tesoro. Ancora un minuto. >
Ma poi alla fine notai una macchia di sangue poco lontano dal reggipetto che mi lasciò interdetto.
“Ma chi potrà mai essere...”
E fu quella traccia.
Fu quel ricordo che mi fece cambiare indistintamente la mia voglia di vivere.
“Questo sangue era mio. Ero stato colpito dietro le spalle a tradimento. Ma chi avrebbe potuto fare qualcosa del genere?”
Qualcuno di insospettabile.
Qualcuno troppo vicino a me.

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Capitolo 3
*** Ricominciare? ***


Ero troppo infervorato e alla ricerca della verità piuttosto che calmarmi.
Quella prova schiacciante mi stava facendo ritornare alla mente strani ricordi.
Soprattutto mi balzò in mente una voce femminile.
< Papà, sei tutto infreddolito. Vieni qua vicino al riscaldamento, altrimenti rischi di ammalarti. >
Era il solito suono di quella voce misteriosa.
Di quella voce ovattata.
“non posso crederci...”
< Alexis, da molto tempo tu e la nonna non andavate d'accordo a causa di gravi divergenze familiari. Ma addirittura buttarla giù dal palazzo... >
< Papà, ma cosa stai farfugliando? >
< Sei tu che l'hai uccisa. Tu sei l'assassina! >
Improvvisamente l'appartamento divenne buio e la mia insicurezza prese il sopravvento.
Non riuscivo più a vedere niente e cercai di controllare tutto il mio spavento.
< Non avrei mai pensato che tu fossi giunto alla verità così presto, papà > fece la voce di mia figlia inondando la mia mente < Sì, quella donna era diventata troppo insopportabile. Ho rischiato molto nella mia mossa, ma cercare di incastrarti è stato più facile di quanto potessi credere.
Lei non mi aveva nemmeno vista dritto negli occhi e la mia truce mossa l'ha spinta lontano dalla nostra vita.
Come osava intromettersi nella mia vita e parlare male di me e di mia madre? Lei non l'ha mai sopportata! Ma non potevo permettere che continuasse ad infamarla in questo modo!
Ad un certo punto, dopo l'ennesima delusione d'amore che mi aveva psicologicamente distrutta, mai nonna ha voluto girare il coltello nella piaga umiliandomi con i suoi consigli e con le sue parole.
Mi faceva sentire inutile e non c'era nessuno che potesse proteggermi. Nemmeno tu, papà. >
sentire quelle parole non poteva che farmi del male.
Una famiglia che mi era sfuggita dalle mani senza che io potessi evitare che succedesse tutto ciò.
Ero intimorito e inutile allo stesso tempo e adesso dovevo difendermi dalla follia di mia figlia.
< Mi dispiace per tutto quello che la nonna ti ha fatto provare. Certe volte non sa quando fermarsi. >
< Ed è per questo che lì'ho fermata io. A malincuore, ma non avrei mai pensato che io fossi una criminale. Un'assassina. >
< Ti prego di non dire così. Se confessi tutto a Beckett, sarà tutto più semplice. Noi possiamo aiutarti. >
< Mi dispiace papà, ma non farai niente per raccontare tutto questo. >
Ero stato colto alla sprovvista e mentre mia figlia cercò di colpirmi, sentii partire due colpi di pistola nel buio.
Non riuscivo a capire che cosa stesse succedendo e appena vidi alcuni agenti dio polizia ripristinare la luce, tutto divenne più chiaro.
Mia figlia era stata ferita ad una gamba mentre veniva ammanettata e portata via con forza.
Stava accadendo tutto in fretta e improvvisamente potei rivedere quegli occhi che tanto mi erano mancati.
< Stai bene? >
Sinceramente non sapevo cosa rispondere, limitandomi a fare un cenno di sì con la testa.
Tutto quell'orrore aveva colpito irrimediabilmente la mia famiglia, scoprendo un aneddoto di mia figlia e quell'oscurità malvagia che non avrei creduto possibile.

 

 

Volevo rilassarmi in compagnia di Beckett.
Ora che mi guardava con sguardo diverso, potei davvero pensare a ricominciare a vivere con lei.
Ricominciare in una vita senza le figure più importanti della mia vita: mia madre e mia figlia.
Ma gli abbracci di Beckett e i suoi baci mi stavano facendo calmare e riscoprire un mondo nuovo che solo io e lei saremmo stati i fautori del nostro destino.
Fino a quando non mi svegliai poco dopo l'alba.

 

 

< Castle! Castle! >
< Che succede? >
< Castle, stavi gridando nel buoi. Va tutto bene? > mi domandò Beckett.
Era stato un tremendo incubo.
In incubo che aveva tirato fuori tutte le mie più grandi paure.
Non riuscivo a credere di essere tornato nella mia dimensione.
< Beckett, sei qui accanto a me. >
< Certo, Castle. Dove volevi che io sia? > replicò la mia amata baciandomi < Hai fatto un brutto sogno. Cos'hai visto? >
Non volevo assolutamente parlarne.
Volevo dimenticare e accantonare tali miseri ricordi per non rovinarmi l'ennesima giornata speciale in compagnia della mia amata.
< Niente d'importante. Adesso che sei qui con me va tutto bene. >
E nel dire ciò, cominciai la mia giornata alla centrale di polizia insieme a Beckett, sgominando bande di criminali come abbiamo sempre fatto-
lavorando insieme e sentendoci ogni giorno sempre più speciali.

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