Pastello bianco

di Weareadream
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** E se m'hai visto piangere Sappi che era un'illusione ottica ***
Capitolo 2: *** E quanto bravi siamo a fingere di non provare sentimenti ***



Capitolo 1
*** E se m'hai visto piangere Sappi che era un'illusione ottica ***


E se m'hai visto piangere
Sappi che era un'illusione ottica
Stavo solo togliendo il mare dai miei occhi
Perché ogni tanto per andare avanti sai, avanti sai
Bisogna lasciar perdere i vecchi ricordi


 
CRACK

Fu l'unica, lei, a sentire qualcosa rompersi distintintamente fra tutto quello scroscio d'applausi e di grida di giubilio, un suono che nessun'altro avrebbe potuto sentire, se non i più attenti, perché era un suono che proveniva dall'interno, dalla rottura platonica del suo cuore che fino all'ultimo s'era illuso le cose potessero cambiare, che lui alla fine si sarebbe accorto di lei, che avrebbe scelto lei, l’amica di sempre e non la nuova arrivata. Lei era quella che c’era sempre stata, che gli aveva fatto da spalla nei momenti più bui, che non lo aveva mai lasciato solo… Ma lei era anche quella che in tanti anni non aveva mai trovato il coraggio di dichiararsi per paura di rovinare tutto, di perderlo per un sentimento non ricambiato e allora era rimasta ferma al suo fianco in attesa che maturasse, che si desse una svegliata lui, che la notasse. E lui una svegliata se l’era data, ma con la ragazza sbagliata. Quella che davanti a tutti i loro amici aveva appena ricevuto una proposta di matrimonio dalla persona che amava non era lei. E nel mezzo di quel momento di gioia altrui i loro occhi inevitabilmente andarono a cercarsi, succedeva sempre, erano calamite con l’insano bisogno di cercare uno l’approvazione dell’altro, da sempre abituati a condividere tutto era scontato lui volesse condividere anche quella gioia con lei, le sorrise, quel sorriso che tante volte l’aveva fatta sciogliere e nel cercare di ricambiarlo il più sinceramente possibile non riuscì più a trattenersi, i sentimenti ebbero per una volta, nell’occasione sbagliata, la meglio e i suoi occhi incontrollati diedero finalmente sfogo al pianto, a quella frustrazione che le era cresciuta dentro sin dal giorno in cui lui le aveva confidato la verità in qualità di migliore amica e l’aveva persino coinvolta nella scelta dell’anello perché a suo dire le due erano tanto simili da poter indossare la stessa misura. Lo vide quell’attimo di preoccupazione adombrare gli occhi amati e così si decise a voltargli le spalle, a disperdersi fra le persone presenti in sala, a lasciarlo alla sua felicità, mentre lei, dopo aver sfogato tutto il suo dolore sarebbe tornata a recitare il suo ruolo, a stargli accanto come amica, accontentandosi di quel bene fraterno che lui mai le avrebbe negato.


 
*****
 


Lo stridulo starnazzare della sveglia iniziò a propagarsi per tutta la stanza ricordandole che un nuovo giorno stava avendo inizio e che era giunta l’ora d’abbandonare il morbido giaciglio per affrontare l’ennesima giornata in università. Solitamente era sempre stata una ragazza mattiniera, molte erano le volte in cui batteva la sveglia sul tempo, ma non quella mattina. No, decisamente no. Quella giornata l’avrebbe volentieri trascorsa fra le coperte e non per pigrizia. La testa le pulsava come non mai, il corpo le sembrava più stanco del solito, intorpidito, tanto che non si sentiva nemmeno in grado d’allungare un braccio fuori dalle coperte per speg… Un attimo, ora che ci faceva più caso, l’oggetto maledetto s’era zittito senza che lei facesse nulla e qualcosa sotto di lei s’era appena mosso. Un braccio caldo,muscoloso e confortevole era tornato a stringersi attorno al suo fianco dopo essersi allungato verso il comodino per compiere quel gesto che a lei era risultato tanto difficile. La presa si fece più salda portandola maggiormente a contatto con quello che a tutti gli effetti le sembrava un corpo maschile e s’irrigidì mentre sprazzi di ricordi appartenenti alla sera prima iniziarono ad affollarle la mente. Lei che s’allontanava dalla sala, che prendeva dal vassoio d’un cameriere l’intera bottiglia di champagne e non un semplice flûte. Lui, che non era lui, che la raggiungeva sul terrazzo nel quale era andata a rifuggiarsi e poi… Gli occhi color del cioccolato si spalancarono di scatto provocandole una forte fitta alla testa e andarono a scontrarsi con un sorrisino malandrino per il quale molte ragazze avrebbero avuto un infarto, occhi penetranti che la fissavano divertiti su quel viso circondato da capelli dall'appariscente colore rosso.
 
 
PICCOLO ANGOLINO DELL’AUTRICE
È da tantissimo tempo che non mi prendo il tempo per scrivere qualcosa, fin troppo oserei dire, tanto che la mia fantasia ne ha risentito e persino la mia scrittura, tanto è vero che sono super accetti commenti, se vorrete lasciarli, di correzione, così  che io possa mettere giù al meglio questa mia insana idea e poter migliorare nel tempo.
In questo primo breve capitolo, messo giù per capire se la mia idea può interessare o meno, i nomi dei personaggi, così come dettagli sul loro aspetto sono volutamente stati evasivi quasi fino alla fine, ma non voglio farvi mistero di quale sia il mio obiettivo. Non aspettatevi una Nalu semplice, ad essere sincera per ora non so nemmeno se i due ce la faranno. Questa storia nasce come una sorta di revange per Lucy. Nell’ultimo periodo ho letto tantissime Nalu bellissime, dove però o Natsu inizialmente la tratta male, ha un'altra, ha figli e solo alla fine si rende conto che lei c’è sempre stata, perché Lucy sta li fino alla fine, lo aspetta mentre lui si fa i cavoli propri, ma cosa succederebbe se lei per una  volta decidesse di non stare ferma li e di darsi un opportunità di felicità su un'altra strada ?

Ps : Per questo primo capitolo sperimentale viene usato l'html di efp che ne ha modificato l'intera grafica. Provvederò a modificarlo più tardi.
 
 

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Capitolo 2
*** E quanto bravi siamo a fingere di non provare sentimenti ***


2

Rabbrividì quando i piedi scalzi andarono a scontrarsi con il pavimento gelido dopo essere stati per diverse ore sotto le coperte al caldo e con uno sforzo enorme si diede la spinta per alzarsi dal letto e abbandonare il suo caldo giaciglio per iniziare una nuova giornata con la forza d'una gelatina che rimane in piedi nel suo ondeggiare solo grazie a qualche strano composto chimico. Come prima tappa raggiunse il bagno tentando di darsi una svegliata lavandosi il volto con dell'acqua gelida, osservando il proprio riflesso dentro lo specchio. Nulla in lei lasciava intuire quell’assurda stanchezza che da qualche giorno si portava addosso, il suo viso al contrario sembrava essere ancora più luminoso del solito, persino piccole imperfezioni come brufoletti passeggeri sembravano essersene andati in vacanza lasciandole una pelle da bambina. Si legò i capelli biondi in una coda scomposta e uscì dal bagno pronta, per modo di dire a raggiungere la cucina dove ne era certa la colazione l’aspettava già sul tavolo, quel buon odorino che la richiamava certamente non poteva essere un inganno. Nel percorrere il corridoio che collegava le camere al salotto, una morbida palla di pelo grigio azzurrina si fece spazio fra le sue gambe facendovi lo slalom per darle il buon giorno e prendersi la sua parte di coccole prima che il secondo animale della casa s’accorgesse della presenza della ragazza e arrivasse a monopolizzarla. A Happy lei era piaciuta fin da subito, forse anche merito del pesce fresco che spesso gli portava a casa, ma fatto sta che spesse erano le volte in cui la notte preferiva acciambellarsi sulla sua pancia piuttosto che condividere il letto con quello scalmanato che era il suo padrone. Poi però, in una giornata di pioggia era arrivato anche lui, quella palletta di pelo bianco tutta bagnata e uggiolante e la piccola famiglia del gattino s’era allargata accogliendo anche Plue, che all’inizio aveva colto sotto la sua ala protettiva e che ora, dopo che le grandezze s’erano scambiate, usava come protezione quando veniva sgridato per una tenda o una tazza accidentalmente rotta durante la sua caccia alle scatolette di tonno. La ragazza si chinò verso il basso per accoglierlo fra le braccia e portarselo contro il petto per dedicargli dei grattini sotto il mento e riscaldarsi il cuore con le sue forti fusa d’apprezzamento. Così, con il micio stretto al petto, contro la maglietta di tre taglie decisamente più grande, che le faceva da pigiama, entrò in cucina dove un luminoso sorriso dai canini leggermente appuntiti l’accolse provocandole uno scompenso cardiaco e un enorme sorriso di risposta.

“Buongiorno.” Salutò improvvisamente allegra e piena d’energia, aggirando la penisola della cucina per raggiungere il ragazzo già seduto sullo sgabello e stampargli un bacio sulla guancia gonfia di tutto il cibo che stava trangugiando per riempire il suo stomaco senza fondo prima d’andare a lavoro.

Natsu e Lucy convivevano ormai da quasi quattro anni, quando lei finalmente l’aveva raggiunto ad Hargeon per iniziare l’università, in quella casa che lui sin dal principio aveva preso con lo scopo di condivide con lei. Parlavano d’andare a vivere assieme da che Lucy ne avesse memoria, una casa loro, con regole loro, dove avrebbero potuto fare tutto ciò che volevano senza altri adulti a dire loro cosa fare, una casa in cui essere felici, sicuri che una volta varcata quella soglia avrebbero trovato qualcuno in grado di comprenderli, appoggiarli e non giudicarli o imporre loro un qualche volere supremo, una casa in cui essere loro stessi. Quell’appartamento era stato il loro piccolo sogno, quel per sempre assieme, che s’erano promessi in tenera età e nonostante qualche piccola scaramuccia perché lei la sera voleva studiare o leggere in pace e lui preferiva dare qualche festa o guardare un film assieme, tutto era stato idilliaco, almeno fino a quando il prima presidente e ora vicepresidente della Fire Enterprise, non aveva fatto la conoscenza della sua nuova segretaria, una presenza inizialmente impostagli dal nuovo presidente, ma poi assolutamente più che ben voluta anche dal ragazzo con i capelli dall’insolito colore rosato. Lisanna Strauss era entrata come un uragano nelle loro vite, con il suo carattere allegro e frizzantino era riuscita in pochissimo tempo a far breccia nel cuore di Natsu e Lucy non poteva nemmeno fargliene una colpa perché lei stessa adorava quella ragazza dai corti capelli argentei, era riuscita a conquistarli entrambi e se la bionda era arrivata ad affibbiarle il ruolo di migliore amica, il rosato le aveva affidato direttamente il cuore fra le mani spaccandone un terzo senza nemmeno rendersene conto. Ma dopo tutto il male che gli era capitato nella vita, pur di vederlo felice Lucy aveva preferito mettere da parte il suo dolore, nascondere i suoi sentimenti non ricambiati e tifare per la loro felicità finché sarebbe durata. Perché lei sapeva benissimo il dolore che si provava nel perdere un genitore, c’era passata tanti anni prima e quando Igneel Dragneel, il padre adottivo di Natsu era ricomparso nella vita del figlio dopo anni di latitanza, per lasciargli un vero e proprio impero fra le mani e poi venire a mancare a pochi giorni di distanza, tutto avrebbe dato perché quel dolore passasse a lei e lui tornasse a essere felice. A complicare ulteriormente le cose, due mesi dopo la dipartita dell’uomo, mentre Natsu e suo zio Atlas tentavano di mantenere in piedi l’azienda pirotecnica, un ragazzo s’era presentato alla loro porta pretendendo il ruolo che a suo dire gli spettava di diritto. Dal carattere arrogante e pieno di se, con i suoi capelli rossi a forma di fiamma per quanto il gel li tenesse tesi verso l’alto, Igna Dragneel aveva fatto la sua prima apparizione proclamandosi il vero erede. Nemmeno il tempo di smaltire il lutto che il rosato s’era ritrovato invischiato fra tribunali e avvocati inforcando il testamento lasciatogli dal padre, ma alla fine non c’era stato nulla da fare, le prove del DNA avevano dato ragione al rosso, il testamento nel quale le ultime volontà lasciate recitavano semplicemente lascio tutti i miei averi a mio figlio anche. Igneel nella sua lunga vita non era mai venuto a conoscenza dell’esistenza d'Igna, quel figlio che cresciuto nell’oscurità aveva iniziato a covare odio nei confronti del bambino che gli aveva portato via il padre e pian piano con il tempo avrebbe voluto distruggerlo. Natsu era caduto così in un periodo buio, Lucy non lo aveva mai lasciato un secondo, ma non era stata abbastanza. Quell’abbastanza era stata Lisanna, lei era riuscita a tirarlo fuori dall’oscurità, a ridargli la forza per lottare. Se Natsu era tornato a sorriderle in quel modo che lei tanto amava tutto era dovuto a Liz e lei non avrebbe mosso un passo per cambiare quella situazione, infondo se l’era sempre detto che avrebbe preferito soffrire lei pur di vedere nuovamente l’amico felice.

“Lu. Ehi… Terra chiama Lucy.” La mano che le sventolava davanti al viso la richiamò alla realtà fecendola rendere conto della posizione in cui s’era bloccata a fissarlo, li in procinto di sedersi al suo fianco, ferma però sulla mezza via, sospesa a mezz’aria, con il piede sull’alzatina per darsi la spinta e raggiungere la seduta dello sgabello.

“ Oh, scusami Natsu. Mi sono per un attimo persa nei miei pensieri.” Ultimamente questa cosa le capitava sempre più spesso, non erano rari i flash in cui ricordava del loro passato e improvvisamente si sentiva una traditrice, perché dopo la serata di festa in cui Natsu aveva chiesto a Liz di sposarlo, lei sapeva benissimo con chi s’era svegliata accanto il giorno dopo, l’innominabile, la persona che più doveva essere odiata in quella casa, quella che avrebbe compromesso per sempre la loro amicizia se solo il rosato ne fosse venuto a conoscenza. Igna Dragneel fra quelle mura era il nemico e non la persona dalla quale farsi consolare per un cuore infranto.

“Ultimamente ti capita spesso. È tutto okay ?” Trasalì davanti a quella pura constatazione, sperava non se ne fosse accorto, ma se non lui che la conosceva come le sue tasche chi mai avrebbe potuto accorgersene. Solo una cosa di lei non l’aveva mai capita e ora a conti fatti era meglio così.

“L’università, gli esami. Ho la testa un po’ piena.” Tentò di minimizzare la neo ventenne buttando li quella scusa che poi tanto scusa non era visto che ad aumentare tutto il suo stress c’erano anche i suoi studi, quelli che un giorno l’avrebbero portata a diventare un eccellente giornalista, come il ragazzo ci teneva spesso a ricordarle.

“Dov’è Plue ?” Chiese poi subito dopo cambiando discorso, perché se solo lui si fosse soffermato a leggerle dentro non ne sarebbero più usciti. Il grande maremmano bianco non aveva ancora fatto la sua comparsa per la sua seduta di coccole mattutine e nonostante Happy ancora fermo fra le sue braccia ne stesse godendo, la cosa era abbastanza strana, il cane era sempre il secondo a darle il buon giorno. La sua era una semplice domanda, un modo per intavolare una conversazione che non trattasse di rivali o di matrimoni cosi da potersi godere la sua brioche alla crema ancora tiepida senza il rischio di mandarsela di traverso ma vide Natsu scattare dritto con la schiena come se fosse stato punto da uno spillo e sbiancare all’improvviso.

“Cavolo, sono in ritardo Lu. Devo scappare.” Non le diede nemmeno il tempo di rispondere che saltò giù dallo sgabello uscendo dalla cucina alla velocità della luce e poco dopo sentì la porta di casa chiudersi con un tonfo che la lasciò assai perplessa. Uno, due, tre secondi, poi la sua mente ebbe l’illuminazione.

“ NATSU DRAGNEEL ! TORNA SUBITO QUI !” Quell’urlo mise in allarme il povero gattino che svelto le saltò giù dalle braccia per correre al riparo mentre quella piccola furia bionda della sua padrona si precipitava alla porta di casa nel vano tentativo di bloccare il coinquilino che ancora una volta aveva ben pensato di prestare il loro cane a uno dei suoi migliori amici che lo portava con se al parco solo per conquistarsi i figli d’una ragazza sulla quale aveva messo gli occhi.

Il piccolo angolo della scrittrice

Grazie a chiunque si sia anche solo un attimo fermato sulla mia storia, grazie a chi mi ha lasciato una recensione.

Ancora una volta mi ritrovo qui in fondo a scusarmi per eventuali errori e per la modalità in cui la storia si presenta. Purtroppo non dispongo d'un pc e tutti i miei scritti nascono nelle note del telefono. Questo tasto dolente porta con se la mancanza d'un applicazione per il codice html e quindi purtroppo il testo una volta pubblicato, si presenta a voi in questa maniera ristretta e obsoleta.

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