Never Mess With Divas di Lawliet (/viewuser.php?uid=28035)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Makeup, Internet and Household Disasters ***
Capitolo 2: *** Planes, Tokio Hotel and Sexy Posters ***
Capitolo 3: *** Hysteria, Translations and the Second Diva ***
Capitolo 4: *** Runaways, Coca-Cola and Cinema Bizarre ***
Capitolo 5: *** Fangirlism, Acting and Childish Insults ***
Capitolo 6: *** Bets, Money and Bottled Violence ***
Capitolo 7: *** Apologies, Blackmailing and a Dysfunctional Ending ***
Capitolo 1 *** Makeup, Internet and Household Disasters ***
-Ridicolo.
Uruha sfogliava una rivista patinata con aria assorta.
-Idiota.
Lo interessava soprattutto l'articolo dedicato al gel alla papaya.
-Odioso.
Chissà se si fosse dimostrato più valido di
quello al kiwi.
-Schifosissimi bimbetti!
Avrebbe dovuto pensarci bene...
-Si sente fino a qui, la loro puzza di latte!
Ecco, se solo...
-Non c'è più rispetto, ecco cosa! E adesso
nemmeno tu mi stai ad ascoltare!
Se solo Ruki avesse smesso di imprecare contro il monitor.
Uruha, primo chitarrista dei GazettE, sospirò. -Che
c'è, adesso? Che diamine hai, ancora, Ruki? La maschera
all'ananas l'hai fatta ieri sera, stamattina abbiamo fatto venire anche
l'hairstylist per la messa in piega e questo pomeriggio hai la
manicure. Ti manca soltanto una rifinitura al bulbo oculare, se vuoi
raggiungere la perfezione.
-Pensi che dovrei farla?
Uruha alzò le sopracciglia. -Dimmi piuttosto qual
è il problema, stavolta.- A malincuore, chiuse la rivista.
-Qual è il
problema?- ripeté un furioso Ruki. -Sai,
Urupon, qui si tratta della grande gioia e, insieme, la grande piaga
dell'umanità.- spiegò infervorato.
-Secondo me esageri. Non sei così insopportabile, su.
Ruki aprì la bocca, ma non ne uscì niente. Si
limitò a esprimere il suo immenso disprezzo per l'umorismo
dell'amico aggrottando pericolosamente le sopracciglia. Era incredibile
scoprire quanto poteva apparire minaccioso un ragazzo alto un metro e
sessantadue.
-Quello a cui mi riferisco,- sibilò Ruki. -E' questo.-
Indicò il computer.
-Cos'ha che non va?- Uruha aggrottò la fronte. -Non
funziona? Non è che si tratta del problema tecnico
dell'altra volta?
-Mi prendi per scemo? Stavolta l'ho attaccata, la spina! E comunque non
è questo di cui ti volevo parlare.
-Allora vorresti essere più preciso?
-Quella...- Ruki deglutì. -Quella roba, Urupon.- Gli
luccicarono gli occhi. -E' inguardabile. E io che pensavo avessimo
toccato il fondo quando Aoi si era messo quel kimono dorato!
-Attento a non farti sentire da lui.- lo avvertì Uruha,
intrecciando le dita. Sorrise, come un gatto pigro e sornione.
Ruki lo ignorò. -Tu proprio non capisci la
gravità di questo fatto, vero?
-Se me ne mettessi al corrente, forse capirei.- sospirò il
chitarrista.
-Guarda qui.- ringhiò il vocalist. -Guarda. Qui.-
Puntò l’indice verso lo schermo.
Uruha si alzò di malavoglia dal divano in pelle e si
avvicinò al laptop. Sullo schermo, in alto a sinistra,
campeggiava il logo di YouTube. I titoli dei video non erano poi
così diversi da quelli che di solito avevano per
protagonisti i GazettE, rifletté il biondo chitarrista:
c’era una profusione di “Hot Strify”,
“Strify’s Sexy”, “Strify Bad
Boy” e via dicendo, ma a parte il ripetersi di quel nome a
lui sconosciuto, non gli sembrava niente di eccezionale.
Deliri ormonali di fan, così li classificò
mentalmente Uruha.
-Dunque?- lo incalzò Ruki.
Uruha si voltò verso di lui. -Io non ci vedo niente di
speciale. Ne abbiamo visti a valanghe, di video come questi.
-Vedo che non hai afferrato.- sbottò Ruki impaziente. Si
precipitò sul mouse, e in due secondi aprì
un’altra pagina di YouTube, questa volta digitando
“Ruki”. -Ora guarda bene.- Si spostò una
ciocca di capelli dietro l’orecchio. Uruha lo
fissò con molta attenzione. A dispetto di quanto avesse
pensato, la faccenda doveva essere seria: il loro cantante era nervoso,
molto nervoso. -In cima alla pagina. Guarda. Dove
c’è scritto “risultati”. Io ne
ho circa 5560, e quella sottospecie di corista parrocchiale ne ha 4930.
Secondo te, cosa dovrei pensare?- sibilò tra i denti ancora
una volta.
-Ruki, è solo questo?- L’interessato lo
fulminò con un’occhiataccia. -Ascolta, capirei il
tuo complesso di inferiorità...
-Io non ho complessi di inferiorità!
-... La tua preoccupazione.- si corresse frettolosamente Uruha.
-Capirei la tua
preoccupazione magari se ci fossero più
risultati nella sua pagina che nella tua, ma arrabbiarsi per questo mi
pare francamente irragionevole, oltre che inutile. Di che cosa ha
colpa, questo Strify? E chi è, poi?
Ruki ghignò. Finalmente Uruha aveva centrato il punto focale.
-Sarei felice di spiegartelo. Sai, Urupon, questo demente con la testa
colorata...
-Anche tu ti tingi i capelli, Ruki. Tutti noi lo facciamo.-
obiettò un perplesso Uruha.
Stranamente, il cantante dei GazettE non replicò. Non diede
nemmeno segno di essersi irritato per l’interruzione. Anzi,
abbozzò un sorriso indulgente.
Uruha arrivò a pensare che magari i Maya potevano aver
ragione sull’imminente fine del mondo.
-Dicevo. Questo esemplare di macrocefalo di palude è anche
tedesco. Sai che significa?- chiese Ruki. -Che
“Strify” non è nemmeno il suo vero nome.
Lui si chiama Sebastian.
Sebastian!- ripeté, con voce stridula. -Come il
granchio di The Little Mermaid!
-Non mi sembra un reato, a quanto ne so.- ribatté
tranquillissimo Uruha. -E poi non mi sembra un capo d’accusa
così schiacciante: ti ricordo che tu ti chiami Takanori, in
realtà.
-Lo so benissimo.- replicò Ruki, sullo stesso tono. Se gli
avessero detto che quello davanti a lui era Takanori
“Ruki” Matsumoto, Uruha non ci avrebbe creduto. -Mi
permetti almeno di continuare, Urupon?- disse con un sorriso.
-Se ci tieni.- ribatté uno sbalordito chitarrista, incapace
di dire altro.
-Sai, questo Sebastian,-
Calcò la voce sul nome tedesco. -Si rende ulteriormente
ridicolo facendo dei fanservice al limite della decenza, durante i
live. Li fa con un certo Kristian
e con un certo Hannes,
a quanto mi risulta.- sentenziò disgustato, riferendosi a
Kiro e Yu. -Guarda. Guarda il primo video della lista,- E corse davanti
al Toshiba. -Si chiama “Strify & Kiro”.-
Ruki arricciò leggermente il naso in una smorfia di ribrezzo
puro.
-Io non ti capisco, davvero.- lo interruppe ancora una volta Uruha.
-Anche noi facciamo queste cose. Nello specifico, ti devo ricordare chi
dimenava il bacino come un ossesso durante un live di The Social Riot Machines?
E chi palpava Reita durante un photoshoot? Chi si è ficcato
una bottiglia d’acqua nelle mutande facendo impazzire la
folla? Chi...
-Io.- rispose soddisfatto Ruki. Sorrideva ancora. Sembrava che avesse
un’altra personalità, rispetto a pochi secondi
prima.
-Appunto.- disse Uruha, confuso. -Non ti pare un po’
infantile rinfacciare ad altri cose che tu stesso fai?
Ecco. Perfetto.
Kouyou Takashima aveva il dono di anticipare i processi mentali di
Ruki, volente o nolente. In questo caso, del tutto inconsapevole.
-Non è infantile neanche un po’, Urupon. Neanche.
Un. Pochetto.- puntualizzò Ruki, sputando veleno ad ogni
parola. -Loro fanno queste cose proprio perché le faccio io.
-Fammi capire, Ruki.- disse pensoso Uruha, passandosi distrattamente un
dito sulla tempia. -Tu vorresti dar fuoco a questo innocentissimo
gruppo tedesco soltanto perché questo Strify ti sta
raggiungendo in termini di risultati su YouTube, e perché
anche loro usano nomi d’arte, si tingono i capelli e fanno
fanservice?
-Rifletti su ciò che hai appena detto.- ribatté
Ruki, più serio che mai.
-Io credo soltanto che questi ragazzi amino il visual kei e che
vogliano imitarlo.- disse calmo Uruha. -Lo consideri un crimine? Sai
quanti gruppi esistono, qui in Giappone, che fanno le stesse identiche
cose che abbiamo elencato?
Ruki abbozzò un sorriso.
-Ora che ci penso,- iniziò, con voce vellutata, dirigendosi
a passi lenti verso il pc. -Volevo mostrarti una cosa interessante.
-E’ stato Gackt a contagiarti con questa mania di YouTube,
non è vero?- sbottò Uruha, assottigliando gli
occhi.
-E lo devo soltanto ringraziare.- Ruki aveva digitato
“Uruha” e “Yu - Cinema Bizarre”
sulle due pagine che aveva aperto in precedenza. -Guarda, Urupon,
guarda i risultati dei video.- Il malefico lead singer non stava
più nella pelle, glielo si sentiva nella voce.
Uruha, rassegnato, si chinò sul monitor con aria per niente
interessata. Quando però si rese conto che i suoi video
erano circa 2700 contro i 3810 di Yu, dilatò i suoi occhi da
gatto e strinse i denti fino a farsi male.
Ruki vide con che forza si aggrappava ai bordi del tavolo, tanto che le
nocche erano diventate bianche.
Il primo chitarrista dei GazettE era bello, compiaciuto del suo
aspetto, fiero delle sue gambe, tranquillo nella vita di tutti i
giorni, un concentrato di sensualità sul palco... e anche
tremendamente orgoglioso.
-Ruki.- disse, quasi come un comando. -Sono tedeschi, giusto?- Fissava
sempre il computer.
-Sì.
Uruha si voltò di scatto verso l’amico. -Andiamo
in Germania.- decretò il chitarrista.
-No.
-Andiamo, Kai, è solo per poco.
-Ho detto di no, ragazzi.- ripeté il batterista dei GazettE,
pacato.
Stava studiando gli impegni che avrebbero avuto il mese prossimo.
Secondo lui, musicista pacifico ma leader pignolo, l’intera
band avrebbe dovuto riposarsi almeno un po’ per far fronte ai
vari tour de force che li attendevano.
-Kai, dolcezza mia,- Ruki sbatté le mani sul tavolo dove
erano sparse le tabelle di marcia, preparate dallo stesso batterista.
-L’hai detto tu stesso che abbiamo una settimana libera.
E’ più di quanto potessimo immaginare, in termini
di tempo. Ti promettiamo che non passeremo in Germania più
di due o tre giorni. Promettiglielo, Uruha.- si rivolse al chitarrista,
rifilandogli una gomitata.
-Te lo promettiamo, Kai.
Il batterista alzò lo sguardo e guardò Uruha. Gli
sembrava serio e determinato, quasi come se fosse una questione di vita
o di morte. Non poteva trattarsi di un lavaggio del cervello da parte
di Ruki.
Quasi deluso dal realizzarlo, Kai unì le mani e
sospirò. Perché i suoi bandmates dovevano sempre
cacciarsi in qualche guaio? Quei due scapestrati se ne volevano andare
in Germania di punto in bianco per rovinare in un secondo una brillante
e longeva carriera? Non esisteva.
Perché nella mente razionale di Kai, piombare in Europa con
nessun altro obiettivo che muovere un’altra guerra a un
gruppo in ascesa significava affossare la popolarità dei
GazettE in Germania. No, Kai la giudicava una pessima idea.
Ma d’altronde, se veniva da Ruki, non c’era da
stupirsi.
-Non posso farvelo fare, cercate di capirmi.
-E tu non cerchi di capire noi?- Ruki alzò la voce. -Ma dove
pensi che siamo, in una dittatura? Non hai mai deciso da solo per la
band, Kai. Hai sempre ascoltato le nostre opinioni, e - Dio santo - te
le stiamo dando!
-Secondo te sono opinioni sensate, Ruki?- Kai si alzò in
piedi. Benché il batterista non avesse gridato né
si proponesse di apparire minaccioso, il lead singer dei GazettE
sembrò farsi ancora più piccolo.
-Ascolta,- Ruki abbassò la voce e si mise le mani sui
fianchi. -Non intendo provocare uno scisma all’interno della
band, e lo sai. Ma qui si tratta di furto
d’identità, di stupida parodia, di successo
acquisito con il loro pseudo-visual, in definitiva di farsi conoscere
con un’etichetta che appartiene a noi, Kai, a noi.- Il
cantante rafforzò queste ultime due parole premendosi una
mano aperta sul petto. -E non venirmi a dire che ci sono migliaia di
band visual kei in Giappone, come ha fatto Urupon, perché lo
so bene. Ma loro sono giapponesi, fanno parte di un movimento che
affonda le sue radici qui, nel nostro Paese.
-Se non ti conoscessi bene, Ruki, direi che stai diventando razzista.-
lo interruppe Kai, approfittando di una sua pausa.
Sembrava triste, Kai, come se non riuscisse a capire il motivo di tutto
quell’astio. E se ne dispiaceva terribilmente,
perché in cuor suo era convinto che i GazettE fossero unici
e insostituibili, e se riuscivano a essere una tra le più
famose band visual con moltissimi concorrenti connazionali a dar loro
filo da torcere, allora per il batterista dei GazettE non esisteva
gruppo occidentale che potesse scalzarli dall’empireo.
Su questo era d’accordo con Ruki: il visual kei era
giapponese. Ma chi erano, loro, per impedire a cinque tedeschi
entusiasti di formare un gruppo che rendesse omaggio allo stesso
visual? A dirla tutta, Kai pensava che il successo dei Cinema Bizarre
garantisse alle numerose band visual giapponesi ancora più
visibilità.
-Io non sono razzista.- sbottò Ruki, arrossendo
impercettibilmente. -Non sono neanche l’unico che la pensa
così a proposito di quei cinque mangiapatate.
-Non è che questo ti autorizzi a pensare di essere nel
giusto, sai.- sorrise timidamente Kai.
-Posso parlare io, adesso?- intervenne Uruha, che nel frattempo era
rimasto con il capo basso e le braccia conserte.
-Certamente.- lo incoraggiò Kai.
-Ecco, credo che Ruki si sia espresso male.- cominciò il
chitarrista, alzando la testa. -Ciò che vogliamo
è un confronto amichevole, anche se il suo temperamento
porta a conseguenze facilmente immaginabili.- sorrise, ignorando le
occhiatacce del vocalist. -Non ci sarebbe niente di male se ci
scambiassimo opinioni in modo civile, giusto? E per fare questo non
occorrono chissà quanti giorni. Sii ragionevole, Kai.
-Volete davvero questo “confronto amichevole”?- Kai
passò lo sguardo da Uruha a Ruki. Si sentiva messo con le
spalle al muro.
-Sì.- risposero quelli all’unisono.
Proprio in quel momento entrò Aoi, i capelli sciolti sulle
spalle che gli svolazzavano a destra e sinistra, tanto era
l’impeto con cui si era precipitato nella stanza.
-Ehi, chi si vede!- esclamò Ruki. -Vuoi unirti alla nostra
crociat.. alla nostra gita fuori porta?- si corresse, dopo aver
incrociato gli occhi di Uruha.
-Parlavate dei Cinema Bizarre, mi pare.- Il suo sguardo accigliato si
spostò su Ruki. -Posso venire con voi in Germania?
-Splendido!- esclamò giulivo il vocalist. -Visto, Kai?
Abbiamo anche Aoi dalla nostra parte, e secondo me sarebbe una grande
idea se lui...- Kai aveva il capo basso e la mano chiusa a pugno. Non
sembrava veramente arrabbiato, ma era meglio non rischiare stuzzicando
le acque chete. -... Dicevo che non puoi assolutamente venire, Aoi,
ecco, no.- Ruki fissò il soffitto, massaggiandosi
distrattamente il collo.
-Va bene.- disse alla fine Kai.
-Possiamo andare in Germania?- azzardò Ruki, immobile in
quella che sembrava una posa plastica.
-Sì, ma...
-Fantastico!- esplose il cantante. -Allora, Aoi, ti dico subito che
dovrai portare una valigia piccola perché la maggior parte
dei bagagli saranno miei e non possiamo occupare tanto spaz...- si
interruppe, vedendo una mano alzata di Kai volta a zittirlo. -Anzi, non
preparare nessuna valigia, mi sa che non ci vieni.- Esasperato, si
mordicchiò le unghie.
-Pongo soltanto una condizione: in Germania andremo solo Ruki e io.
-Come? Non è giusto.- Uruha si accigliò.
-Mi associo.- gli fece eco Aoi. -Io vorrei proprio farci due
chiacchiere, con quel narciso che si diverte a risvegliare ormoni
muovendo il bacino davanti a uno specchio.
-Vedi, Aoi, il punto è proprio questo.- cercò di
convincerlo Kai. -Da quello che ho potuto capire, il più
coinvolto in questa faccenda è Ruki, ma voialtri, mi
dispiace dirlo, lo seguite a ruota. Serve qualcuno che lo tenga a bada,
qualcuno a cui non importi niente di questa storia. E che sappia
frenarlo dal fare pazzie.
-A me sta bene.- intervenne Ruki, passando un braccio attorno alle
spalle di Kai. -Quando si parte?
Uruha osservò attentamente il lead singer. Gli sembrava
troppo accondiscendente, troppo disponibile, troppo poco se stesso.
Pensò che avesse qualcosa in mente, e qualsiasi cosa fosse,
sospettò che non dovesse essere granché positiva
per Kai, se in tutti quegli anni aveva imparato a conoscere quel genio
del terrorismo psicologico che era Takanori Matsumoto.
Era sollevato, Uruha: Kai si era offerto di accompagnare il loro
vulcanico vocalist credendo di riuscire a calmare i suoi bollenti
spiriti, ma se Ruki non ne era preoccupato, allora i Cinema Bizarre
avrebbero dovuto cominciare a tremare di paura.
Sorrise, pensando alla bella giornata che gli si prospettava: avrebbe
ponderato se utilizzare il gel alla papaya senza Ruki tra i piedi.
Anzi, il lead singer avrebbe perfino pensato a ridimensionare quel suo
piccolo problema tedesco, mentre si sarebbe trovato al di là
del continente.
Che bella, la vita.
-Lo ripeto un’ultima volta: il computer non si spegne
togliendo semplicemente la spina, ma cliccando prima su Start e poi su
Spegni Computer; le piante si bagnano tutte le sere, soprattutto il
basilico: sapete che Reita lo mette dappertutto, e se non ce
l’ha Dio solo sa cosa potrebbe succedere; e le piante si
bagnano solo e soltanto con l’acqua, non con qualsiasi cosa
allo stato liquido che avete sottomano; avete tutte le mie tabelle,
tutti i miei appunti e tutti i miei schemi: fate in modo di mantenere
questa casa esattamente com’è adesso, è
una richiesta da amico.
-Non siamo bambini, ce la caveremo perfettamente.- Aoi, appoggiato
pigramente allo stipite della porta, interruppe la valanga di
raccomandazioni di Kai. -Vero, Urupon?
-Nessun problema. Puoi partire tranquillo, Kai. Anche se con Ruki
nessuno lo è veramente.- sorrise il chitarrista.
-Ragazzi, è normale che la lavatrice si muova per la
stanza?- gridò Reita dal bagno.
-Come...?- si allarmò Kai.
-Insomma, staremo tutti bene. Divertitevi.- tagliò corto
Aoi, chiudendo la porta in faccia a Ruki e Kai.
______________________________________________________________
... No, non ero morta xD
Ordunque, nuova long fic, con un appunto: non ci saranno squilibri di
aggiornamento (Ogni riferimento ad altre long fic sui Gaze è
CASUALE *cough*), visto che praticamente l'ho già finita.
Altra precisazione: questa storia NON è anti-Cinema Bizarre,
NE' anti-GazettE e NEMMENO anti-Tokio Hotel. E' soltanto quello che
immagino io, e ricordo che i personaggi, i loro pensieri eccetera
appartengono a loro stessi e non alle mie perfide mani.
L'intera fanfiction è dedicata alla mia spuccy Emma, senza
la quale non sarei entrata nel pazzo mondo dei Cinema Bizarre <3
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Capitolo 2 *** Planes, Tokio Hotel and Sexy Posters ***
La macchina che li stava conducendo all’aeroporto sfrecciava
per le strade di Tokyo. Il batterista dei GazettE si mordeva il labbro
inferiore, angosciato all’idea di aver lasciato la casa in
balia di quei tre, mentre il suo cantante guardava fuori dal finestrino
e sogghignava, pensando a quando rivelare quella cosa a Kai.
Lasciarono che fossero i loro assistenti a occuparsi delle valigie: una
per Kai e tre per Ruki. Il vocalist gli aveva spiegato che tutta quella
roba gli era “assolutamente indispensabile” e,
anzi, doveva anche ringraziare che non stessero via una settimana
intera, altrimenti la quantità di cianfrusaglie - non era
questo il termine usato da Ruki, ma rende l’idea - sarebbe
triplicata.
Be’, se non altro Kai sapeva che le cose sarebbero potute
andare peggio, ma ciò non gli impediva di chiedersi che
diavolo aveva fatto, lui, di male. Lui, che come se non bastasse
sfoggiava “Uke” come vero nome. E’
proprio vero che la predisposizione alla sfortuna ti perseguita dalla
nascita.
-Oh, Kai, adesso che ci penso...- iniziò Ruki, ghignando
come un folle, quando ormai erano già seduti ai loro
rispettivi posti. -Dovevo dirti una cosa importante. Sai, pare che
quelle locuste germaniche abbiano un batterista letteralmente osannato
dalle fan, dal momento che è carino, gentile, kawaii e tutto il
resto. Cosa abbia di speciale non lo so, dal momento che io sono tutto
questo e anche di più.
-E allora?- Kai si strinse nelle spalle. -E’ ovvio che
abbiano un batterista.
-Sì sì, certo.- Il sorriso di Ruki si
allargò. -Ma quello che forse non sai è che lui
ha molti più fanvideo di te, su YouTube.
-Ma sai solo parlare di quel sito dell’accidenti, tu? E
comunque è impossibile, matematicamente parlando.- Kai
guardò fuori dal finestrino con apprensione: stavano per
decollare, e la parte del volo che meno preferiva erano i decolli. -I
GazettE esistono da molto più tempo dei Cinema Bizarre, e
anche se questo batterista sarà famoso, mi sembra difficile
che mi abbia superato in un batter d’occhio.
-Ho portato il mio laptop.- disse mieloso Ruki, tirandolo fuori dalla
borsa ai suoi piedi. -Se vuoi ti faccio vedere.
-D’accordo,- sospirò Kai. -Ma sappi che non
riuscirai a farmi prendere parte alla tua crociata.
Ruki accese il pc, si collegò alla rete wireless ed
entrò in YouTube. Proprio come aveva fatto con Uruha,
aprì due pagine diverse, digitando rispettivamente
“Kai - GazettE” e “Shin - Cinema
Bizarre”.
Aspettò, soddisfatto e a braccia conserte, che le pagine
finissero di caricarsi e che Kai reagisse. Lo conosceva abbastanza bene
da sapere che l’avrebbe punto sul vivo, a dispetto delle sue
arie da buonista superiore.
-Allora,- Kai guardò per primi i suoi risultati. -2080
video. Non male, no?
-Certo.- approvò un eccitatissimo Ruki. -Vai
sull’altra pagina, ora, però.
-Tremilaquattrocentosettanta?-
esclamò con un filo di voce il batterista.
-Esattamente.- Ruki, compiaciuto, annuì. -Cosa ne pensi?
-Non immaginavo che avessero un tale successo.- ammise Kai, la testa
appoggiata a una mano.
-Che cosa intendi fare, dunque?- Il vocalist ostentò una
calma inimmaginabile, mentre spegneva il portatile e lo rimetteva in
borsa.
-Ruki,- disse Kai, lasciandosi cadere all’indietro, sul
morbido schienale. -Sai che non approvo il modo in cui esprimi
determinate idee, né che ti appigli a infantili trucchetti
come questo per circuire le opinioni altrui...
-Ma...?
-Ma qualche volta bisogna badare a cosa
viene detto, piuttosto che pensare a come viene espresso.
Ruki lo fissò per qualche secondo.
-E’ un modo contorto, timido, rubato da qualche manga shonen
in vena di battute pseudo-epiche, per dirmi che sotto sotto approvi che
io non approvi?- azzardò.
-Ora quello contorto sei tu.- gli rispose Kai, squadrandolo.
-Ah, fa niente.- Ruki fece un brusco cenno con la mano. -Ora che
l’ho capito, ora che anche tu sei dalla mia parte, posso
dormire tranquillo per tutto il volo.
-Io non ho mai detto di essere dalla tua parte. Mi stai ascoltando?
Ruki, non fare finta di dormire!
Il lungo viaggio proseguì senza troppi intoppi, tralasciando
l’attacco di nausea di Kai e i continui movimenti nel sonno
di Ruki: come avesse fatto, il lead singer, a ritrovarsi con mezza
faccia incastrata tra i due braccioli, rimaneva un mistero.
Appena scesi dall’aereo e recuperate le valigie, scortati
dalle guardie del corpo che li avevano accompagnati, incontrarono un
giovane giapponese all’incirca sui venticinque anni.
-Buongiorno, Ruki_san, Kai_san.- E si inchinò.
-Buongiorno, Sato_kun.- ricambiò un allegro Ruki. Di fronte
all’occhiata interrogativa di Kai, si sentì in
dovere di spiegare. -Vedi, mentre tu ti occupavi dei biglietti aerei e
della prenotazione in albergo, io ho contattato un interprete che mi ha
indicato il nostro manager. Ha fatto parte del nostro staff, sai, anche
se per pochissimo.
-Ecco perché non hai voluto che Honda_san venisse con noi.-
realizzò uno stupito Kai. Yukie Honda era la più
brava delle interpreti a loro disposizione. Parlava inglese, tedesco,
francese e olandese con una scioltezza incredibile. -Non per essere
scortese, Ruki, ma lei fa parte del nostro staff ufficiale.
Perché hai voluto che assumessimo temporaneamente Sato_kun?
-Proprio perché non fa più parte del nostro staff.
-Non capisco.
Ruki indicò il cerchio nero che spiccava sulla polo di Sato.
Al suo interno c’era una T, fusa con una H rovesciata.
-Adesso lavora per i Tokio Hotel.- spiegò il vocalist.
Kai non riusciva a capire fino a che punto Ruki avesse programmato la
permanenza in Germania. Gli sembrava che tutto fosse stato deciso molto
tempo prima, e la cosa che più lo sorprendeva negativamente
era che lui non ne sapesse niente.
Ora, Kai non era un tipo permaloso, e nemmeno molto facile
all’offesa. Ma si era talmente abituato a essere lui, quello
che organizzava gli spostamenti dei GazettE fin nei minimi particolari,
che la sensazione di non sapere qualcosa gli pareva stranissima e
sgradevole.
-Cosa c’entriamo noi con i Tokio Hotel?- domandò,
spaesatissimo.
-Mentre Sato_kun ci porta in albergo, ti spiego tutto quanto.- gli
garantì Ruki, passandogli un braccio sulle spalle.
Seduto sui sedili posteriori di un nuovissimo SUV, Kai
aspettò delucidazioni.
-Dunque,- iniziò il lead singer. -Sapere che sia i Tokio
Hotel sia quei cinque campagnoli analfabeti sono tedeschi è
il prerequisito di questa storia. Ricordi che ci siamo
involontariamente ritrovati nello stesso albergo dei Tokio Hotel,
quando loro stavano affrontando il tour asiatico e noi stavamo partendo
per quello europeo?- Kai annuì. -Bene. Con l’aiuto
di Honda_san ho potuto parlare con il loro frontman e ci siamo tenuti
in contatto. Più che altro perché volevo sapere
che tipo di lacca usasse, ma...- Ruki intercettò lo sguardo
impaziente di Kai. -... Questa è un’altra storia,
ecco.
-Sapevo che ogni tanto contattavi quel Kaulitz, e negli ultimi mesi
l’hai fatto anche più spesso. Ma senza interprete,
come diamine facevate a comunicare?
-Io avevo Honda_san, che traduceva in tedesco ciò che io le
dettavo in giapponese.
Kai pensò che Yukie Honda doveva ringraziare quel logorroico
egocentrico del suo cantante e quell’altra primadonna con
più lacca che capelli, se il suo stipendio si era
arrotondato non poco.
-Ma a che scopo? Voglio dire, di che cosa parlavate di così
importante?
Ruki assunse un tono e un’espressione che avrebbero fatto di
lui un grande attore di thriller, se solo ne avesse avuto la minima
voglia.
-I Tokio Hotel spadroneggiavano su tutta la Germania, qualche anno fa.-
disse, con voce bassa. -Avevano ormai conquistato l’Europa e
stavano sfondando anche in America, quando sono comparsi questi cinque
idioti che in quanto a intelligenza e sex appeal potrebbero far
concorrenza ai partecipanti del Takeshi’s
Castle.- E qui Ruki socchiuse gli occhi, come se parlasse
di un mostro a nove teste. -I primi a risentire
dell’immeritato successo che hanno avuto i Cinema Bizarre
sono stati loro, e Kaulitz me ne ha parlato piuttosto spesso.
-Che ti diceva di così spaventoso?- chiese scettico Kai, con
un’alzata di sopracciglia.
-Per esempio,- si infervorò Ruki. -Che da quando sono
apparsi, Kaulitz ha scoperto di avere il triplo delle doppie punte che
aveva prima. Mi chiedeva continuamente anche consigli per la pelle, e
dopo che ha saputo di essere allergico alla maschera
all’ananas, ha iniziato a domandarmi di fantomatici ospizi
per vip dove “poter vivere in pace quello che restava della
sua malinconica vita”.
-In tal caso, sono felice di non conoscerlo.- commentò Kai,
prendendosi il naso tra pollice e indice. Ancora una volta,
pensò a Honda. A lei e alle grasse risate che doveva essersi
fatta seguendo le conversazioni di quei due.
-Oh, ma lo conoscerai proprio adesso.- ribatté Ruki,
guardando fuori dal finestrino. -Siamo quasi arrivati in albergo. Ci
aspettano lì.
-Comincio a sentire la mancanza di quei giorni in cui ti lamentavi di
non avere amici nello star system, sai?- si lamentò il
batterista.
-Dio!- esclamò ad un tratto Ruki, nello stesso tono in cui
avrebbe detto “Che schifo!” davanti a una cimice.
-Che c’è?- Kai sobbalzò.
-Stanno invadendo tutto quanto, questi bambocci piastrati!- disse
sgomento il vocalist, appiccicandosi al finestrino oscurato per vedere
meglio.
Proprio davanti a loro campeggiava una gigantografia dei Cinema Bizarre
che reclamizzava il loro ultimo album, “TOYZ”.
-E’ solo un poster pubblicitario.- minimizzò Kai,
dopo averlo visto. -Ne fanno anche per noi.
-Si fanno anche pellegrinaggi fotografici ai poster in strada, per
noi?- ringhiò Ruki. Non smetteva di guardare il cartellone
incriminato.
-Cosa?- Il batterista dei GazettE credette di non aver sentito bene.
Sotto all’enorme poster del gruppo, stuoli di ragazze si
accalcavano per fare una foto al membro preferito della band, o
addirittura per farsi fotografare in atteggiamenti inutilmente
espliciti con uno dei ragazzi ritratti.
-Credo di doverti delle scuse, Ruki. Non avevi affatto esagerato.
-E quando mai esagero, io?
Kai alzò un sopracciglio e sorrise. -Ora però non
ti allargare.
____________________________________________________________
Capitolo dueee! Ve l'avevo detto che era già tutto pronto e
che non ci sarebbero state attese lunghe u.u
Un doveroso grazie a Shinushio
e a cry_chan
(Doppiamente grazie per i preferiti ^.-) che hanno commentato! Ah, Ruki
è destinato a essere una star. E chi lo ferma
più, adesso? xD
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Capitolo 3 *** Hysteria, Translations and the Second Diva ***
Arrivati finalmente all’albergo, il cantante dei GazettE era
un intero, isterico, scattante fascio di nervi. Le loro valigie vennero
portate nella loro suite dai facchini, mentre lui e Kai erano alla
reception a ritirare la tessera a banda magnetica che fungeva da chiave.
Il batterista non era ancora del tutto convinto di quello che stavano
per fare: se aveva capito bene, l’intenzione di Ruki era
quella di coalizzarsi con Kaulitz contro i Cinema Bizarre. Ma cosa
avevano intenzione di fare, quelle due dive accomunate solo
dall’astio verso il comune nemico e dalla stessa marca di
lacca? In che modo volevano dimostrare la loro superiorità?
Conoscendo Ruki - e immaginando che Kaulitz gli assomigliasse
vagamente, solo per il fatto di essergli amico - quei giorni sarebbero
stati un incubo.
Pregò almeno che in quella band ci fosse qualcuno sano di
mente, tanto per non sentirsi solo.
-Coraggio, Kai.- Ruki lo distolse dai suoi pensieri e lo
esortò con un cenno a raggiungerlo sulle scale.
-E’ solo al secondo piano, un po’ di moto ti
farà bene.
-Veramente tu pesi più di me.- Ebbe il coraggio di replicare
il batterista.
-Sono tutti muscoli.- ribatté l’altro, per niente
scalfito.
Ruki corse su per le scale, saltando due gradini per volta. Arrivati
davanti alla suite 002, strisciò la carta magnetica nel
solco dell’apposito congegno; attese di udire un suono acuto
e prolungato, come gli era stato detto, e solo allora aprì
la porta.
Quanto era stato impaziente di varcare la soglia di quella camera
d’albergo, Kai provò a valutarlo dalla foga con
cui si precipitò dentro, e dal fatto che quasi
scardinò la porta aprendola.
-Kaulitz, ich brauche
dich!- esclamò, con la mano ancora sulla
maniglia. Non salutò, Ruki, né fece
un’entrata signorile: fu brusco e irruento come lo era solo
con le persone che conosceva bene.
-Was…? Tomi,
ich hab’ dir schon gesagt, dass der Fernsehen zu laut ist!
Meine Haare sind noch nicht fertig, ich brauche
Konzentration… Ruki!(1)- Bill Kaulitz, i lunghi
capelli bagnati sparsi sulle spalle, apparve in tutta la sua altezza
dalla porta del bagno. -Oh,
Ruki, ich bin so froh, dich zu sehen!(2)-
esclamò, con un sorrisone. Cominciò a scuotergli
la mano con tanto vigore che il povero vocalist fu scosso da capo a
piedi.
-Ruki,- intervenne Kai, a bassa voce. -Ma che sta dicendo?
-Cretino, puoi anche parlare ad alta voce, non capisce un accidente di
quello che dici.- disse Ruki, leggermente indisposto dallo stato in cui
il giovane Kaulitz stava riducendo le sue dita. -E neanch’io
capisco una parola. Dov’è Sato_kun, quando
c’è bisogno di lui?
-Sato?- ripeté Bill, sbattendo le ciglia. -Das ist richtig! Tomi, wo ist
Sato? Wir brauchen ihn, ohne ihn kann ich nichts verstehen.(3)
-Du verstehst nichts,
jedes Mal wenn man eben auf Deutsch zu dir spricht. Wo ist die Neugkeit?(4)-
ribatté altrettanto incomprensibilmente il gemello, Tom, con
una bottiglia di birra in mano.
-Sie sprechen
Japanisch, mein lieber
Bruder, das ist
die Neugkeit.(5)- replicò impassibile Bill.
-Scusate, potrei dire una cosa anch‘io?!- gridò
Ruki, tanto per farsi sentire. In mezzo a due esemplari di maschi
tedeschi alti quasi un metro e novanta, si sentiva un po’
dimenticato. Non gli piaceva per niente, com’è
ovvio. -Ich...-
esitò un istante. -Mache.-
proseguì, convinto. -Ich
mache. Alles. Don’t worry.(6)- buttò
là perfino nel suo terribile inglese.
-Che gli hai detto?- gli chiese Kai, con i gemelli finalmente zittiti
che li stavano a guardare.
-Ho detto che ci penso io. Che faccio tutto io, e che non devono
preoccuparsi.- riassunse alla bell’e meglio il lead singer.
-Almeno credo.
Ruki si fiondò alla porta, guardò a destra e
sinistra nel corridoio e finalmente vide quell’incapace di
Sato spuntare ansante dalla rampa di scale.
-Dove eri finito?- Il cantante dei GazettE si trattenne a stento
dall’urlargli contro. -Qui non capisco un accidente, quei due
parlano soltanto in tedesco e io sto per avere una crisi di nervi.
-Non si preoccupi, Ruki_san, ho avuto un contrattempo irrilevante, mi
scusi, mi scusi tanto.- gli rispose quello, con il fiato corto.
-E’ irrilevante per
me, il tuo contrattempo.- sbottò Ruki. -Su,
scusami tu, andiamo pure di là.- cercò di
ritrattare, rendendosi conto di suonare fin troppo maleducato.
Quando entrarono, Kai se ne stava bellamente appollaiato sul bracciolo
del divano, guardando TRL sul canale americano e ciondolando le gambe a
tempo di musica.
-Ti sei ambientato in fretta.- commentò Ruki.
-Sono ospitali.- sorrise Kai, facendo spallucce. -E poi si
può comunicare anche a gesti o disegni.
-Fantastico,- Il vocalist esibì un sorriso sarcastico. -Meno
male che loro sono accomodanti e che abbiamo Sato_kun,
perché con la tua gestualità e i miei disegni
rischieremmo di far scoppiare una guerra diplomatica.
-E’ la tua ascia di guerra ormai dissotterrata che ha
rinvigorito il tuo senso dell’umorismo?- rise Kai.
-Il mio senso dell’umorismo è sempre stato
brillante, e di certo non per merito di quei cinque scalzacani.
Li interruppe una risata argentina: Bill, appoggiato alla spalliera
dell’altro divano, esibiva una dentatura bianchissima e
perfetta.
Ruki si segnò mentalmente di chiedergli chi fosse il suo
dentista. Quel ragazzo era davvero candidato a diventare il suo
migliore amico, se disponeva di altre dritte estetiche.
-Be’, che ha da ridere tanto?- domandò Ruki a
Sato, sorridente anche lui.
-Ha voluto che gli traducessi ciò che avete appena detto, e
deve averlo trovato molto divertente.- spiegò
l’interprete.
-Credo gli sia piaciuta particolarmente l’ultima parte,
allora.- ghignò Ruki.
Sato tradusse, e il risultato fu che Bill esplose in un’altra
risata ed esclamò entusiasta: -Ja, ganz genau!-
Sì, proprio così.
-Felice di aver fatto il giullare per voi, ma adesso bisogna pensare
alle cose serie.- Ruki batté le mani. -Kaulitz, dove si
farà lo show?- chiese, puntando l’indice verso il
cantante del Tokio Hotel.
Bill, dopo la traduzione simultanea, iniziò a parlare a una
velocità spropositata e gesticolava esageratamente. Sembrava
fin troppo agitato. Comunque, quello che Sato disse fu: -Negli studi di
Viva Tv.
Ruki era sconcertato. -Ha parlato ininterrottamente per quasi due
minuti, e tutto ciò che ha detto è questo?
L’ho sempre detto che i tedeschi sono strani.
Kai tossì educatamente.
-Ecco, Ruki_san,- aggiunse incerto l’interprete. -Il signor
Kaulitz è preoccupato di non riuscire nel suo intento. Ha
cominciato ad avere delle perplessità su ciò che
state per fare da quando la città è stata invasa
dal battage pubblicitario di “TOYZ”, e ha perso la
poca fiducia che aveva nel vostro... piano, se posso dire
così.
-Questo è il riassunto?- domandò ancora Ruki.
Sato annuì.
-Bene, allora gli traduca questo,- Il vocalist dei GazettE si
alzò e si portò le mani ai fianchi. -Per niente
al mondo lascerò che la popolarità di quei cinque
dementi pieni di fondotinta oscuri la mia. Se anche lui ci tiene a far
restare a galla il suo gruppo, mi segua. Altrimenti, che anneghi nella
sua bella vasca idromassaggio.
Quando Bill capì il discorso di Ruki, lo guardò
negli occhi e disse ciò che Sato riferì
fedelmente: -Niente è più importante dei Tokio
Hotel, per me. Ma ho paura che la nostra stessa immagine ne venga
danneggiata.
Il dialogo che seguì, lievemente impedito dai diversi
idiomi, si può riassumere più o meno in questo
modo:
-Sono paure infondate, Kaulitz.- ribatté Ruki. -Basta
metterli con le spalle al muro attraverso un paio di domande scomode.
-Come, per esempio, chiedere al loro cantante se è vero che
non usa il gel, come ha sempre sostenuto, ma la lacca?-
azzardò un ingenuo Bill, guadagnandosi un sospiro rassegnato
da parte del fratello.
-No.- Ruki era sorpreso dallo scoprire che Kaulitz non era abituato ad
attriti simili fra band e quindi che non sapeva come avrebbe dovuto
comportarsi. -Lascia perdere.- aggiunse il cantante, attingendo a tutta
la sua pazienza. -Prova a immaginare: tu hai copiato da qualche altra
band stile, vestiti, nomi e via dicendo. Se durante una trasmissione
incontrassi proprio quella
band, che ti chiederebbe spiegazioni come “Dove hai preso
l’ispirazione per fondare un gruppo così
originale?” oppure “In che modo ti è
venuta l’idea rivoluzionaria di strusciarti addosso ai tuoi
bandmates per attirare pubblico?”, tu ti sentiresti a
disagio, no?
Dopo che Sato arrossì nel tradurre la penultima frase, Bill
rimase in silenzio per un po’ di tempo, pensando alle parole
di Ruki.
-Cominciamo col dire che io non copierei mai un’altra band.-
Fu la prima frase del tedesco. Aveva negli occhi l’insensato
timore di chi vuole proteggersi anche soltanto da un esempio assurdo.
-Sì, penso che mi sentirei a disagio, e in qualche modo
finirei per tradirmi.
-Con questo non vuoi dire che potresti fare o potresti aver fatto una cosa
simile, vero?- lo punzecchiò Tom.
-Mai, Tomi!- gli rispose Bill scandalizzato.
Le spalle di Ruki erano scosse da una risatina silenziosa: finalmente
Kaulitz aveva capito. Sarebbe bastato che si trovassero nello studio
insieme ai Cinema Bizarre, che Bill non aprisse bocca e che lasciasse
parlare lui, e tutto si sarebbe sistemato.
Sarebbe tutto finito con i pianti infantili dei cinque bimbetti a fare
da magnifica colonna sonora. Altro che quella del Gladiatore.
-Hai centrato il punto della situazione, Kaulitz.- approvò
Ruki, annuendo. -L’unica cosa che dobbiamo fare è
spingerli ad ammettere che sono degli spregevoli ladri di
identità. Pronto ad andare?
Il cantante dei Tokio Hotel, spostando lo sguardo da Sato a lui,
annuì vigorosamente.
Bill Kaulitz non si era mai sentito così sollevato come in
quel momento: Ruki aveva la capacità di rendere facile
qualsiasi cosa, ed era sicuro di sé, deciso, sempre con la
risposta pronta, come se avesse in tasca la soluzione per tutto. Lo
adorava. Ammirava davvero Ruki.
Pur essendo così simili superficialmente, a Bill mancava
l’aggressività che contraddistingueva il piccolo
giapponese; difettava di arroganza, di maligna scaltrezza, insomma di
tutto ciò che servirebbe per farsi largo in questo mondo. E
ancora di più, nel loro: il mondo dorato dello star system,
nella cui periferia Bill temeva di essere relegato.
L’aiuto - tra l’altro sfacciatamente interessato -
di Ruki l’aveva risollevato da uno stato semi-catatonico. A
dire la verità, anche pasticciare con i capelli di suo
fratello e trasformarlo in una specie di Sean Paul teutonico
l’aveva divertito parecchio, ma non era stato sufficiente.
Il cantante dei GazettE, insomma, si era offerto volontario per
aiutarlo a sbarazzarsi di quelle mine vaganti che gli stavano invadendo
il territorio. Benché il suo temperamento fosse
spaventosamente incline al drammatico, all’idea di
ridiventare il signore incontrastato della Germania, Bill non
poté che mollare la vanga e smettere di scavarsi la tomba da
solo.
C’era Ruki? Allora quel giorno non sarebbero stati loro, i
perdenti.
-Kaulitz.- lo richiamò alla realtà il vocalist
dei GazettE. -Hai intenzione di startene qui? Punto primo, questa in
teoria sarebbe la nostra suite, e già il fatto che tu vi
abbia lavato i tuoi regali, germanici capelli sarebbe già
qualcosa per cui potrei incazzarmi.- Ruki lasciò che Sato
traducesse alla bell’e meglio, e fissò un sorpreso
Bill dal basso all’alto. -Punto secondo, va bene che con loro
parlerò io, ma potresti almeno venire con noi per fare
presenza.- Al silenzio perplesso del tedesco, proseguì
esasperato. -Che diamine, Kaulitz, ti stanno soffiando il regno da
sotto il naso, tira fuori le palle!
Bill si riscosse, scuotendo leggermente la testa. C’era da
scommetterci che la parlantina di Ruki gli aveva scombussolato timpani
e neuroni, e detto da una diva logorroica, fa davvero paura.
-Ruki,- Gli posò entrambe le mani sulle spalle. -Ti
ringrazio tanto per l’aiuto che ci stai dando, e ti prometto
che anch’io farò del mio meglio. Sei un amico.-
sorrise, in quel modo particolare che poteva sciogliere un ghiacciaio.
Ruki non era un ghiacciaio, ma con i suoi mille difetti, si sciolse
anche lui.
-Di niente, di niente, ma ti pare.- borbottò a testa bassa,
allontanandolo con gentilezza.
Kai osservò tutta la scena, con un sorriso che lottava per
allargarsi ma che represse per non far arrabbiare Ruki. Facendo finta
di niente, si mise una mano davanti alla bocca e fece un mezzo giro su
se stesso per non farsi scoprire. Incrociò lo sguardo di
Tom, che accennò con il capo all’inconsueta
scenetta davanti a loro, roteando gli occhi e sorridendo.
Poi il chitarrista scomparve in camera da letto, attaccato a una nuova
bottiglia di Beck’s. Kai giurò che
l’avesse sentito fischiettare il motivetto di una marcia
nuziale.
Quando venne il momento di andare agli studi di Viva Tv, Bill si
impuntò affinché lui, il fratello e i due GazettE
potessero stare tutti insieme sul comodo minivan color panna dei Tokio
Hotel. Georg e Gustav li aspettavano già agli studi, attenti
agli orari e precisi com’erano.
-Signor Kaulitz, forse Ruki_san e Kai_san vorrebbero...-
cercò di dire Sato.
-Andiamo lì tutti quanti: facciamo in modo di sprecare meno
benzina, almeno.- esclamò Bill stizzito, ravviandosi i
capelli.
-Ma lo spazio è poco, e...
Insomma, i capricci di Bill, che voleva a tutti costi avere Ruki
accanto a sé, ritardarono la partenza di parecchi minuti.
-Che stanno dicendo?- chiese Kai, in disparte, al suo cantante.
-Secondo te come faccio a saperlo?- Ruki, a braccia conserte, non lo
guardò nemmeno: la scenata che stava facendo Kaulitz lo
stava alquanto indisponendo, perciò doveva fare sforzi
inimmaginabili per controllarsi.
-Toglimi una curiosità, Ruki,- continuò
imperterrito Kai, strappando all’amico un gemito di isteria
incipiente. -E’ da prima che me lo stavo chiedendo: cosa
diamine hai urlato quando siamo entrati nella suite?
Senza distogliere lo sguardo da Bill e Sato, intenti a parlarsi sopra,
Ruki rispose: -Ho detto Ich
brauche dich. Vuol dire ‘Ho bisogno di
te’.- All’ennesimo urletto di Kaulitz, strinse
ancora di più le braccia incrociate. Fu come se avesse
sentito un gesso su una lavagna. -Durante i nostri tour in Germania, ho
imparato solo questa frase e l’espressione “Zum Teufel”.
-E che vuol dire?
Bill, intanto, aveva vinto la battaglia verbale contro Sato, e in quel
momento strillò “Ruuuukiii!”
così forte che Kai si premette le mani sulle orecchie.
-“Al diavolo”,- ringhiò Ruki, marciando
a pugni chiusi verso il minivan. -Ecco cosa vuol dire.
___________________________________________
(1) Cosa...? Tomi, ti ho già detto che il televisore
è troppo alto! Non ho ancora finito con i miei capelli, ho
bisogno di concentrazione...
(2) Oh Ruki, sono così felice di vederti!
(3) Giusto! Tomi, dov'è Sato? Abbiamo bisogno di lui, senza
di lui non riesco a capire niente.
(4) Tu non capisci niente nemmeno quando ti si parla in tedesco.
Dov'è la novità?
(5) Loro parlano giapponese,
mio caro fratello, questa
è la novità.
(6) Io... faccio. Faccio tutto. Non vi preoccupate.
Ok, dopo le traduzioni passiamo ai commenti *-*
Spucch, son contenta che ti piaccia! E come ti ho già detto,
Aoi e Uruha son rimasti a casa per preciso volere della creatrice
(Bello, qualche volta, sentirsi onnipotenti), ohohoh. Vediamo un po'
come ti sembrano i gemellini Kaulitz xD
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Capitolo 4 *** Runaways, Coca-Cola and Cinema Bizarre ***
Durante tutto il tragitto, non ebbero problemi di silenzio
imbarazzante, a dispetto del fatto che parlassero lingue diverse: Bill
Kaulitz monopolizzò l’attenzione di Ruki per tutto
il tempo, ovviamente sciorinando frasi incomprensibili a raffica.
Kai si divertì molto a notare come a Ruki sembrassero
scoppiare le vene del collo, mentre si sforzava di sorridere.
-... E così gli ho detto di non farsi più vedere
in giro con quell’orribile maglietta a righe viola e rosse.-
Nel ricordare l’”orribile maglietta”,
Bill rabbrividì leggermente.
-Veramente terrificante.- commentò Ruki. Guardava
insistentemente fuori dal finestrino, cercando di capire dove diavolo
erano. Poi vide il logo della Viva Tv. -Oh, guarda, siamo arrivati.- E
appena il minivan si fermò, spalancò la portiera
e corse verso l’entrata degli studi.
-Hey, Ruki!-
gridò Bill. Corse anche lui e non gli fu difficile
raggiungerlo, data la falcata impressionante delle sue gambe. -Ruki, komm zurück, du
kannst nicht...!(1)- Gli urlò, prima di
realizzare che non poteva capirlo.
Una volta raggiunto Ruki, Bill lo afferrò per la manica.
-Was zum Teufel dachtest
du zu tun?(2)- ansimò il tedesco.
-I don’t
understand a word, remember?(3)- Ruki, irritatissimo,
giocò la carta dell’inglese, anche se non era
sicuro che Kaulitz lo capisse molto. Con l’accento che si
ritrovava, poi.
-Sato, bitte, komm hier!(4)-
gridò ancora una volta Bill, voltatosi verso il minivan.
Bill Kaulitz non sopportava che qualcosa non andasse come lui aveva
previsto. Non faceva granché per prevenire imprevisti, ma le
poche volte che si infuriava veramente lo faceva in casi come questo.
-Che succede, signor Kaulitz, Ruki_san?- chiese Sato, una volta che li
ebbe raggiunti.
-Senti,- Ruki, al limite della sopportazione, si rivolse
all’interprete. -Non tradurre questo a Kaulitz. Il fatto
è che sono esasperato e ho bisogno di stare un po’
lontano da questa... questa... Diamine, non avrei mai pensato di dirlo,
ma ho bisogno di mettere un po’ di spazio tra me e questa
primadonna.
-E come dovrei tradurlo, Ruki_san?- chiese Sato, in apprensione.
-So, was passiert doch?(5)-
domandò Bill. Aveva le mani sui fianchi e batteva il piede a
terra. Era chiaramente nervoso, se non peggio.
-Che ha detto?- chiese in fretta Ruki a Sato.
-Ha chiesto che cosa sta succedendo ancora.
Ruki sospirò. -Digli che Kai e io dobbiamo entrare prima
negli studi per informarli della nostra presenza nella trasmissione.
Non avevamo avvisato ancora nessuno, in teoria saremmo un
fuori-programma.
-D’accordo.- riuscì a sorridere Sato. -Non si
preoccupi, ci penso io.
Anche Ruki accennò un sorriso, prima di sventolare il
braccio in aria per chiamare il suo batterista. -Kai!- urlò
semplicemente.
Kai e Ruki ricevettero due pass da Tom e salirono velocemente le scale.
Anche attraverso la porta, il cantante riuscì a sentire gli
strilli di Kaulitz. Probabilmente stava inveendo contro Sato
perché avrebbe voluto seguirli e lui glielo impediva in
qualche modo.
Ruki pensò che avrebbe dovuto ricompensare profumatamente
quel ragazzo.
-Ok, e ora dove andiamo?- chiese Kai.
-Ma devo pensare a tutto io?- esclamò Ruki. -Mi sta venendo
un’emicrania terribile.- Così dicendo, prese a
massaggiarsi le tempie.
-Ruki, credo che...
-Insomma, Kai, dammi un attimo!- si lamentò Ruki.
-Ma ci sono...
-Tregua, chiedo solo questo! Tregua!- Il cantante dei GazettE, gli
occhi serrati, si premeva le mani sulla testa dolorante.
-Mi dispiace davvero dirtelo in questo momento, ma il fatto
è che...
Qui, Takanori Matsumoto non resse più.
Esplose in un urlo disumano che durante un concerto sarebbe stato
accolto con un boato d’approvazione, ma che nei corridoi di
un’emittente televisiva era tremendamente fuori luogo.
Più che altro perché si sarebbe potuto rompere
qualche vetro, ecco.
-... Ci sono i Cinema Bizarre.- concluse tetro il batterista.
Ruki spalancò gli occhi. -Come?- Dal tono sembrava fosse
posseduto.
-Ma vengono in pace, capisci, in pace.- esclamò Kai,
cercando disperatamente di calmarlo.
Il batterista dei GazettE passò lo sguardo su quei cinque
ragazzi.
Il più basso aveva lineamenti delicati e degli occhi che
avevano una parvenza quasi orientale. Il più alto, biondo e
con uno spesso ciuffo di capelli davanti all’occhio sinistro,
beveva tranquillamente da una lattina di Coca-Cola. Un altro, con una
chioma scura e liscia, aveva l’aria di essere
l’unico etero, lì in mezzo, e quello con ciocche
rossastre che spiccavano sui capelli nerissimi girava tranquillamente a
torso nudo.
Ma quello che riconobbe d’istinto fu Strify. Sapeva che era
lui, se lo sentiva dentro. Soltanto uno vestito di nero e oro, con pose
affettate da diva, poteva essere il bersaglio delle antipatie di Ruki e
Bill: erano troppo
simili, quei tre.
Ruki, da solo, regnava incontrastato in Giappone. Né Shou
degli Alice Nine né Takeru dei SuG né Gackt
arrivavano al suo livello di divismo, anche se a dir la
verità ci andavano vicini. Bill Kaulitz, invece, dominava in
Europa, con nessun altro serio rivale tranne Brian Molko. Qualche volta
Matt Bellamy esagerava un po’, con la sua serie di valigie
fucsia, ma niente che potesse dar vita a un colpo di stato.
Gli Stati Uniti erano infine terra di conquista, come storia
tristemente insegna: Jared Leto, Gerard Way, William Beckett e molti
altri si azzannavano ogni giorno. Ma l’America è
un’altra musica.
In Europa le cose andavano lisce come l’olio, o almeno si
cercava di non renderle troppo turbolente. C’era un
equilibrio in tutto ciò, insomma, e una divisione ben netta
di territorio: si sa che troppe dive in un solo posto provocano lo
stesso effetto dello scontro tra materia e antimateria.
Ma ora, la presenza di quel concentrato esplosivo che doveva essere
Strify cambiava le carte in tavola.
-Kai, perché mi stai stringendo il braccio?
-Perché altrimenti ti scaglieresti contro di loro.-
replicò Kai, impaurito soltanto nel sentire come, sotto le
sue dita, il polso del vocalist accelerasse. -Dammi retta, andiamo via
per ora.
I Cinema Bizarre, intanto, non spostavano lo sguardo dai due GazettE.
Sembravano combattuti tra il restare lì a guardare o
avvicinare quelli che erano la loro maggior fonte di ispirazione. A
dirla tutta, il loro atteggiamento era molto simile a quello di cinque
fangirl della peggior specie.
Il primo ad aprire bocca fu Yu. -Ragazzi, sono loro.- Pareva avesse
visto la Madonna.
-Ruki me lo figuravo più alto, però.-
commentò vezzoso Kiro.
-Per me non sono loro.- sentenziò Strify, zittendoli. A
braccia conserte e con il mento alto, aveva davvero l’aria di
una star navigata. -Andiamo, sono solo in due, cosa ci farebbero qui
senza gli altri? E poi non verrebbero mai in Germania se non per una
tournée. Oltretutto, poi, non sono neanche truccati come
loro solito, e sinceramente quella pettinatura non è davvero
tipica di Kai. Sembra un sicario della mafia, su. E vogliamo parlare
di...
-Sono loro.-
lo interruppe Yu senza tanti complimenti.
-Prova a chiederglielo, allora.- lo incitò Strify, con un
cenno del mento.
La sua voce era melliflua, quasi dolce, e i suoi bandmates riconobbero
la quiete prima della tempesta. Quando Strify era convinto di avere
ragione, soltanto prove schiaccianti potevano indurlo ad ammettere che
aveva torto. E a volte neanche quelle.
-D’accordo,- ribatté Yu, con le mani alzate.
Masticava un chewing gum al sapore di coca-cola, evidentemente
l’alimento spazzatura preferita dalla band.
-D’accordo.- ripeté.
Kai e Ruki, rimasti immobili a cercare invano di capire che diavolo
dicevano quei cinque, si videro arrivare davanti un gran pezzo di
tedesco palestrato il cui corpo praticamente implorava di essere messo
in mostra.
-Hai visto? L’hai fatto arrabbiare.- disse tremante il
batterista.
-Non dire stronzate, questo fa parte della categoria che non farebbe
male a una mosca.
-Ne sei sicuro?
-No, l’ho detto tanto per tranquillizzarti: non sopporto di
sentirti tremare contro di me.
-Ruki!- esclamò Kai, in preda al panico.
Yu, che nel frattempo si stava chiedendo cosa balbettasse
quell’adorabile pulcino giapponese, si irrigidì
appena sentì il nome del cantante dei GazettE. Trasse un
gran respiro e provò a mettere insieme tutto ciò
che sapeva di quella lingua semi-sconosciuta.
-Anata wa... GazettE no
Ruki_sama desu ka?- chiese incerto, con
quell’accento gutturale. “Tu... sei Ruki_sama, dei
GazettE?”.
Dietro di lui, Kiro si divertiva a scimmiottarlo: -Anata wa... baka desu ka? Hai,
Yu desu: watashi no chigoto desu.(6)- diceva, imitando la
voce profonda del bassista.
Ruki impallidì. Non aveva messo in conto che quelle showgirl
travestite da sex symbol potessero parlare giapponese. Kaulitz avrebbe
potuto imparare da loro, che diamine, almeno lui così
avrebbe risparmiato lo stipendio di Sato e l’avrebbe usato
per fare shopping.
-Hai, Ruki desu.(7)-
rispose, tentando di rimanere impassibile dietro gli occhiali da sole.
Yu trasalì.
Shin quasi si soffocò bevendo l’ultimo sorso di
Coca-Cola, nominando il nome di Shinya invano e rimproverandosi
mentalmente per questo.
Kiro smise di imitare i movimenti di Yu, rimanendo a bocca aperta e
lasciandosi sfuggire un sonoro “Huh?”.
Romeo, che detestava sembrare una fangirl più di quanto non
facesse già, si limitò a fissare Ruki a bocca
aperta.
Strify spalancò così tanto gli occhi che, se
avesse avuto le orbite solo un po' più grandi, gli sarebbero
cascate le pupille.
-Kai desu.(8)-
disse improvvisamente Ruki, trascinando il povero batterista davanti a
quel colosso. Forse Kai l’avrebbe tenuto occupato per un
po’, mentre lui iniziava a pensare a una controffensiva.
Quanto ci metteva, Bill Kaulitz, a entrare in quel maledetto edificio?
Fortunatamente, sembrava che l’esca avesse funzionato: Kai
deglutì vistosamente, ma a Yu scintillarono gli occhi
dall’emozione, e alla fine gli fece un profondo inchino. -Hajimemashite, Kai_sama.(9)
Kai stesso accennò un inchino, troppo scosso per rendersi
conto di ciò che stava accadendo. Sbatté gli
occhi per qualche secondo e diede una gomitata al suo cantante. -Ruki,
penso proprio che tu e Uruha abbiate preso un granchio. Questi ragazzi
ci adorano.
-Vogliono farci le scarpe, ecco cosa. Seguono l’adagio
“Sii pietoso con il tuo nemico, quando vedi che la vittoria
è in mano tua”.- borbottò Ruki.
-Credo che tu ti stia sbagliando.- sorrise allora Kai.
Quel sorriso fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Yu si dimenticò perfino di respirare per qualche istante,
non appena vide quel sorriso, che così tante volte aveva
ammirato sul loro enorme televisore al plasma.
Mai come in quel momento avrebbe voluto saper parlare davvero
giapponese, o almeno che Kai parlasse tedesco, soltanto per potergli
dire quante foto avesse, del suo sorriso, nella cartella “Kai
Is Love” del suo portatile Apple.
Quanto aveva sognato quell’istante, di notte, dopo aver visto
migliaia di volte la stessa scena del dvd live, fregandosene degli urli
isterici di Strify che gli diceva di andare a dormire e non rompere
più i coglioni? Quante volte si era imbambolato davanti al
pc con una smorfia idiota in faccia mentre guardava i fanvideo su Kai?
E quante scenate si era dovuto sorbire, da Vanessa, che lo incolpava di
tradirla virtualmente con uno “stupido batterista
più vecchio di lui”?
A Yu sembrò di essere in Paradiso. Se si sforzava, riusciva
anche a sentire la consistenza della nuvoletta rosa su cui era salito.
-Che gli prende, a questo bambolotto gonfiabile?- si
accigliò Ruki, quando vide l’espressione di Yu.
Kai guardò interrogativamente il bassista. -Sembra che sia
su un altro pianeta.
-I suoi neuroni avranno dato forfait: li ha sforzati anche troppo.-
disse velenoso il lead singer. -Su, andiamo a cercare
quell’incapace di Kaulitz.
Afferrò Kai per un braccio, ma appena cercarono di
oltrepassare la barriera umana formata dai Cinema Bizarre, vennero
bloccati da una mano tesa di Strify. -Hast du
‘Kaulitz’ gesagt?(10)-
sibilò il biondo vocalist, gli occhi dilatati.
______________________________________
(1) Ruki, torna indietro, non puoi...!
(2) Cosa diavolo pensavi di fare?
(3) Non capisco un'acca, ricordi?
(4) Sato, per favore, vieni qui!
(5) Allora, che succede ancora?
(6) Tu... sei un idiota? Sì, sono Yu: esserlo è
il mio lavoro.
(7) Sì, sono Ruki.
(8) Lui è Kai.
(9) Piacere di conoscerla, Kai_sama.
(10) Hai detto 'Kaulitz'?
Oh, i Cinema tanto richiesti da cry_chan
sono arrivati! *3* Come li trovi?
Grazie anche alla mia Spucch che ha commentato anche stavolta *___*
Oddio, ma tu parlando di Bill e Ruki come anime gemelle non penserai
mica a qualcosa di yaoi, vero? :°D
Uh, non mi ero accorta di un altro preferito, quello di lolitosa.
Arigatou *si toglie il cappello piumato e fa inchino*
|
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Capitolo 5 *** Fangirlism, Acting and Childish Insults ***
Ruki sbatté le palpebre, incredulo. Quella diva piastrata
gli stava impedendo di passare? Insomma, pensava davvero di contare
talmente tanto da permettersi di sbarrare la strada a Takanori
Matsumoto?
Pazzo.
-Nani?(1)-
si accigliò Ruki, squadrando Strify dalla testa ai piedi.
-Oh, niente,- sorrise Strify. -Yu, puoi cortesemente spiegare a
Ruki_sama che stiamo cercando Bill Kaulitz? Credo di aver capito che
stiano andando da lui.- Era un sorriso da squalo, il suo.
-Stiamo cercando Bill Kaulitz?- domandò Kiro, cadendo dalle
nuvole. Ricevette prontamente una gomitata nelle costole da Romeo, un
buffetto sulla testa da Shin e un’occhiata inceneritrice da
parte del suo vocalist.
-Allora, Yu, questa traduzione?- Strify batté delicatamente
un piede a terra.
-Ci provo, ci provo.- Il bassista si grattò la tempia con
l’indice. Si sentiva ridicolo senza un preciso motivo. Forse
perché interpreti mezzi nudi non se n’erano mai
visti. -Ehm... Bill
Kaulitz wa doko desu ka?(2)
-Wakarimasen.(3)-
rispose brusco Ruki. Non aveva intenzione di stare al gioco di quei
perdenti.
-Be’?- Il tono di Strify rasentava lo stridio delle unghie
sul vetro.
-Dice che non ha capito quello che gli ho chiesto.- rispose un confuso
Yu.
Il cantante dei Cinema Bizarre roteò gli occhi. -E che cosa
si fa in questi casi?
-Andiamo noi a cercare Kaulitz, magari?- propose distrattamente Shin,
mentre cercava di recuperare la linguetta metallica caduta dentro la
lattina.
-Ma che dici?- domandò Strify, come se fosse
l’idea più strampalata del mondo. -Allora, Yu, che
si fa in questi casi?- insisté.
-Si chiede scusa e si torna da dove si era venuti?- tentò Yu.
-No,- gli rispose uno svagato Strify. Giocherellava con le piume del
suo boa nero. -Si riformula la domanda, cercando di essere
comprensibili. Mh?- Sgranò gli occhi blu, incitandolo a
rivolgersi a Ruki.
-Ok...- Il chitarrista congiunse le mani come se stesse pregando. -Ruki_sama. Bill Kaulitz wa
dochira desu ka?(4)- provò con una domanda
più formale.
Per tutta risposta, Ruki rimase immobile come una statua a braccia
conserte. La sola cosa che fece fu mordersi l’interno di una
guancia.
Oh, era un grande attore, Ruki.
-Perché
non risponde?- sbottò Strify, a metà tra un
lamento e un gemito.
Yu era al limite della sopportazione. -Glielo vuoi chiedere tu? Eh?
Prego, avanti.- Levò entrambe le mani in direzione di Ruki.
-Non c’è bisogno di rispondere così.-
Il bel faccino del vocalist si adombrò appena.
-Se non la smetti di dare ordini del tipo ‘armiamoci e
partite’, stasera ti sodomizzo con quel serpente piumato che
hai sulle spalle.- minacciò il chitarrista.
Strify si limitò ad accennare un sorrisetto.
-Peccato,- sospirò. -A parte Kaulitz, c’erano
tante domande che volevo fargli.
-Anch’io.- gli fece eco Yu. Gli screzi avevano meno durata
del battito d’ali di una farfalla, tra i Cinema Bizarre.
Strano? Be’, dopotutto ‘bizarre’
è la parola d’ordine.
-Le tue domande sono noiose, Yu.- rise Strify. -Sono monotematiche.
Yu fece spallucce. -Che c’è di male se ho un
interesse particolare?
-Niente. Ma il fatto è che tu hai un solo interesse.
Shin li interruppe: -Mi spiace per la vostra profonda conversazione, ma
Ruki e Kai se ne stanno andando.- E indicò con il pollice le
scale.
-Cosa?-
esclamarono a una voce Strify e Yu.
-Ruki_sama, Kai_sama!- disse il chitarrista, precipitandosi verso le
scale. Fu seguito immediatamente dai suoi bandmates, inguaribili
fangirl che non erano altro.
Il cantante dei GazettE si girò appena, in volto
un’espressione di totale indifferenza. -Mh?
-Ruki_sama...- Yu strinse le labbra, non sapendo che altro aggiungere.
Poi, sugli scalini dietro il vocalist, vide apparire un ragazzo
completamente vestito di pelle nera. -... Dio.- sibilò tra i
denti.
-Mi sono chiesto tante volte quanto avreste impiegato a riconoscermi
come tale.- esclamò con un sorriso Bill Kaulitz.
Ruki fissò il frontman dei Tokio Hotel come avrebbe fissato
il kimono dorato di Aoi. Un'occhiata non proprio amichevole, insomma.
-Kaulitz, era ora.- commentò, subito tradotto da Sato. -Ci
avete lasciati soli in balia di queste pesti prescolari.
-Ruki_sama, potrebbe per favore inventarsi degli insulti meno
fantasiosi? La traduzione diventa ostica, a volte.- disse il povero
interprete, dopo aver riferito.
La parlantina di Bill non diede tempo a Ruki di rispondere. -Scusami
tanto, Ruki, ma il fatto è che il mio intelligentissimo
fratellino vi ha dato gli unici due pass di cui disponevamo. Ho dovuto
fare i salti mortali per convincere la sicurezza a lasciarci passare.-
E si sfiorò la fronte con un gesto affettato. -Pensa,
credevano che i miei capelli fossero finti e io fossi una fan
travestita.- A Bill si formarono due grossi lacrimoni agli angoli degli
occhi. -Tomi e io abbiamo anche proposto di inscenare un po’
di fanservice twincest, ma ci hanno liquidati dandoci dei pervertiti
e...- Aggrottò la fronte. -Com’era
l’altra parola, Tomi?
-Invertiti.- suggerì controvoglia Tom.
Si capiva che l’epiteto l’aveva punto
nell’orgoglio. Come può sopportare un tale
insulto, uno che da anni ha come soprannome ufficiale ‘Sex
Gott’? Tutta colpa di Bill, si ripeteva ogni giorno. Sua e di
quel drago di David Jost, che aveva subodorato fin dagli inizi la
popolarità che poteva avere il twincest. Era colpa loro se
adesso anche i ragazzi gli facevano il filo e le ragazze cominciavano a
chiedergli di fare delle belle threesome con un altro uomo.
-Ecco, sì, invertiti.- si illuminò subito Bill,
che per qualche secondo non aveva recepito il concetto. -Si sono
convinti che eravamo noi soltanto quando ho iniziato a cantare. In
fondo sono delle brave persone. Molto sensibili.- annuì
commosso.
Ruki alzò un sopracciglio con aria interrogativa. -Da che
l’hai capito?
Bill, com’era ormai abitudine, guardò prima Sato e
poi Ruki. Poi rispose rivolgendosi al vocalist. -Forse è
stata anche colpa mia: ho cantato ‘Spring Nicht’
quando potevo sceglierne una più allegra. Fatto sta che
hanno cominciato a fare smorfie e a tapparsi le orecchie. Non ti
sembrano così umanamente fragili?- Il sorriso di Bill si era
fatto più ampio, e gli occhi gli luccicavano addirittura.
Il cantante dei GazettE si passò una mano sulla faccia, il
suo incredulo batterista fissava Kaulitz sbattendo ripetutamente le
palpebre e fu per loro una magra consolazione vedere che persino a Sato
veniva voglia di piangere contro il muro, per tutte le stronzate che
era costretto a tradurre.
Prova che le persone sane di mente esistono, sì, ma che la
loro esistenza è messa talmente a dura prova da rischiare
l’estinzione.
-L’unica cosa “così umanamente
fragile”, qui, Kaulitz, è la nostra sopportazione
nei tuoi confronti.- sentenziò mellifluo Strify.
-Non ti hanno insegnato a tenere la bocca chiusa quando parlano gli
adulti?- rispose nello stesso tono Bill.
-Infatti lo faccio sempre, in
presenza di adulti.- sorrise soddisfatto Strify.
Terribili.
Fu questo, il pensiero di Ruki, dopo che ebbe chiesto a Sato di
tradurgli ciò che si stavano dicendo. Terribilmente
infantili, privi di verve e di qualsivoglia stoccata pungente.
Lui non aveva una grande opinione nei confronti di Takeru, vocalist dei
SuG - o almeno così i suoi bandmates avevano dedotto, dopo
una battaglia tra i due a suon di caffè espresso bollente
davanti alle macchinette della PS Company - ma doveva riconoscere che
quel platinato perennemente sorridente almeno sapeva insultare
decentemente. Questi bambocci tedeschi, invece, non sapevano fare
neanche quello.
Non pianse soltanto perché temeva di rovinarsi
dignità e trucco, non necessariamente in
quest’ordine.
-Ok, basta.- mormorò Ruki, tenendosi fra pollice e indice il
setto nasale.
Vicino al distributore di lattine, Shin e Tom Kaulitz si guardavano in
cagnesco.
-Non vai a dare manforte al tuo amichetto?- chiese indifferente Tom,
aprendo la sua lattina di Nestea.
-“Tra moglie e marito non mettere il dito.”-
sorrise Shin. -E tu non vai ad aiutare il tuo fratellino?
Tom ghignò. -Non si interrompono delle signore mentre
parlano, figurati mentre litigano.- E ingollò una sorsata di
tè ghiacciato.
Ruki accentuò la stretta delle dita. -Basta.-
sussurrò ancora.
-Sai cosa sei, tu, Kaulitz? Informe materia organica anfibia in
decomposizione.- sibilò stizzito Strify.
-Ehi, Bill, questa l’ha presa da Full Metal Jacket.- lo
informò Tom.
-Fatti gli affari tuoi, Kaulitz Due.- rimbeccò molto
sagacemente il vocalist. -Allora? Cos’hai da dirmi?- disse,
rivolgendosi a Bill.
Kiro si chinò su Romeo, entrambi appollaiati sugli scalini
che portavano al piano di sopra.
-Quanto scommetti che risponde ‘specchio riflesso, specchio
riflesso’?- gli bisbigliò all’orecchio
il bassista.
-Gli stupidi che copiano battute stupide appaiono ancora più
stupidi.- esclamò alla fine il cantante dei Tokio Hotel.
Romeo alzò un sopracciglio. -Mancava solo che dicesse
‘gné gné gné’.
-Non ho sbagliato poi di molto, dopotutto.- rise Kiro.
-Ma sono l’unico a cui alle elementari hanno insegnato che
tre ripetizioni nella stessa frase sono un orrore?- rincarò
la dose Yu, appoggiato pigramente al muro.
Ruki si strinse il naso talmente forte che Kai, accanto a lui, ebbe
paura che poi servisse un intervento chirurgico per fargli riacquistare
la forma originaria. -Ba
- sta.- sillabò.
-Allora vuoi la guerra.- Strify assottigliò gli occhi.
-Non mi piace prendermela con chi non ha possibilità.-
sorrise Bill.
-Questa era bella.- approvò Tom, bevendo un’altra
sorsata di Nestea.
-Se c’è uno che qui non ha possibilità
sei tu, Kaulitz.- Strify gettò la testa
all’indietro, piegandola leggermente di lato. -Nessuna
possibilità di essere migliore di me, e nemmeno di eliminare
quelle vistosissime doppie punte.
Colpo basso.
Tom Kaulitz, dimentico di avere ancora in bocca un po’ di
tè, socchiuse la bocca e macchiò la moquette.
Previde cavoli amari, da adesso in poi, per il bel faccino del cantante
dei Cinema Bizarre: non era escluso che, una volta tornato a casa,
Strify avesse avuto bisogno di un chirurgo plastico.
Perché Bill Kaulitz, di fronte a osservazioni del genere
riguardo ai suoi capelli, dava veramente i numeri. Manco fosse Brigitte
Bardot davanti a un’esposizione di vere pellicce di foca
monaca.
-Doppie punte.- mormorò roco Tom. Passò lo
sguardo da Strify a Bill, che fissava il suo Nemico Indomo con occhi
sgranati.
-Ahia.- commentò Kiro, di fronte al silenzio innaturale che
si era creato.
-Le doppie punte.- ripeté Romeo, gravemente.
-Si scanneranno come maiali.- disse ancora Kiro. Di fronte alla smorfia
scettica di Romeo, convenne che il paragone non era calzante. Non certo
per quei due, che insieme raggiungevano i cento chili scarsi. -... Come
bertucce?- riprovò il bassista, questa volta
guadagnandosi un’occhiata di approvazione
dall’amico.
-Ne rimarrà uno solo.- aggiunse tetro Shin. Se avesse avuto
un cappello, se lo sarebbe tolto e portato all’altezza del
cuore.
Ruki, una volta avuta la traduzione di quest’ultima frase,
sembrò calmarsi. -Non c’è problema.
Quello che resta lo faccio fuori io.- sentenziò.
Dietro le lenti scure, gli occhi del cantante dei GazettE erano
iniettati di sangue.
__________________________________________________________
(1) Che?
(2) Dov'è Bill Kaulitz?
(3) Non capisco.
(4) Ruki_sama. Dove si trova Bill Kaulitz?
Tornata!
@ cry_chan:
Io non volevo metterlo, lo slash, davvero!
xD Dici che dovrei mettere l'avvertimento? Ma non succede neanche
niente, poi :°DDD Anche se il sorriso di Kai è
davvero da rating arancione, a volte *-*
@ Hizu:
Capitolo servito, eccotelo qua! E grazie ^.^
@ ginnyred:
Grazie mille *___* Sono contenta che ti piaccia
l'inserimento di Brian, io lo adoro spassionatamente <333 Mi fa
anche piacere che tu segua questo delirio anche se non conosci bene i
Gaze, vuol dire che i gemellini e quei cinque pucciosi idioti fanno il
loro dovere di attira-folle anche nelle fanfic xD
@ Spucch:
Capirai più avanti cosa pensa la Diva dei GazettE :D E son
d'accordo con te quando dici che una slash fra Bill e Ruki non sarebbe
possibile. Io ce li vedo tantissimo come amici, e magari anche a
scambiarsi indirizzi di estetisti, ma l'intesa è puramente
mentale. Sono adorabili *A* GraFFie anche a te <3
|
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Capitolo 6 *** Bets, Money and Bottled Violence ***
-Hai detto che ho le doppie punte?- ripeté Bill,
avvicinandosi a Strify.
-Ma certo. Io dico sempre
la verità.
-Le doppie punte?- Bill era convinto di aver sentito male.
-Kaulitz, per caso sei sordo? Si spiegherebbero molte cose.
-Le doppie punte! A me!- strillò l’interessato.
-Io ti ammazzo!
Bill Kaulitz si gettò - molto poco graziosamente,
ammettiamolo - su Strify.
Rotolarono entrambi sulla moquette beige, sferrandosi pugni che
sapevano di crema per le mani al ginseng, unghiate profumate di smalto
e calci saettanti di pelle nera e stivaletti scamosciati. Insomma,
pareva più un servizio sulle ultime gesta manesche di Naomi
Campbell che una rissa tra ventenni.
Romeo sventolò una banconota stropicciata. -Dieci euro su
Strify sfigurato in faccia.
Yu, avendo un debole per le scommesse, si unì. -Dieci su
Kaulitz che perde una ciocca di capelli.
-Pare che i giochi siano aperti.- Tom, avvertendo odore di soldi,
gettò la lattina nel cestino e si sfregò le mani
sui jeans oversize. -Cinquanta euro su Bill unico dei due a non perdere
i sensi.
Romeo e Yu lo fissarono con astio.
-Graffialo a destra, a
destra. Scompigliagli i capelli. Sporcagli le scarpe. Lo
smalto, scheggiagli lo smalto. Oh, non si riprenderà neanche
dopo una settimana in una beauty farm!- si infervorò Kiro,
gridando consigli a Strify.
Strify e Bill, a denti stretti, continuavano a pestarsi senza tregua.
Bill gli aveva addirittura afferrato il collo e in quel momento la
testa di Strify veniva sbattuta ripetutamente sul pavimento, come
testimoniavano i tonfi sordi a intervalli regolari.
-Chiedimi...- Bill gli sollevò la testa. -... Scusa!- E la
picchiò a terra con forza. -Hai capito?- La
risollevò, attirandolo a sé e dandogli modo di
guardarlo bene dietro chili di mascara waterproof. -... Cattivo!- La
testa di Strify ricadde sulla moquette con un tonfo che
risuonò più degli altri. Rimbalzò
anche un paio di volte, cosa che testimoniò
l’esistenza di muscoli nelle braccia di Bill Kaulitz; Ruki
aveva sempre pensato che fosse composto esclusivamente da fili
elettrici.
Kai, evidentemente mosso a pietà dalle condizioni di Strify,
sfiorò il braccio di Ruki.
-Non potresti farli smettere?- chiese, preoccupato.
Il vocalist inarcò le sopracciglia. -E perché mai?
-Be’...
Il batterista dei GazettE si voltò a fissare i due tedeschi
che se le stavano dando di santa ragione. Con molta
probabilità Strify era svenuto, perché se persino
Bill Kaulitz aveva la forza di scuotere una persona come fosse un
cuscino, voleva dire che c’era qualcosa che non andava.
-Lo sta ammazzando, Ruki!- pigolò Kai. Si
aggrappò ancora di più alla giacca bianca del
lead singer.
-Davvero?- Ruki studiò la situazione, improvvisamente
interessato. Kaulitz stava inveendo contro Strify, sbatacchiandolo dove
gli capitava, e blaterando qualcosa a proposito di ‘plagi
estetici nei suoi confronti’. -A me sembra stia andando tutto
bene.
Kai gli rivolse un’occhiataccia.
-Andiamo, pensa al lato positivo della cosa.
-Sarebbe?
-Non dovremo nemmeno apparire in quello stupido programma.- Ruki
passò un braccio intorno alle spalle dell’amico,
ghignando. -So quanto odi mettere il fondotinta.
-Effettivamente mi dà un che di femmineo.- riconobbe
sconsolato Kai.
-Non sai in quanti ti scambiano per una ragazza, quando ti vedono in
tv.- annuì Ruki, fingendosi mortalmente dispiaciuto.
In realtà Kai era l’unico, tolto Ruki, a non
essere regolarmente scambiato per una donna. Ma il suo cantante non
gliel’aveva mai detto, confidando che un giorno o
l’altro gli sarebbe tornato utile.
Darebbe filo da torcere anche a Lucifero, Takanori Matsumoto.
-Veramente?- Al batterista cominciarono a formarsi i lucciconi agli
occhi.
Ruki fece di nuovo sì con la testa, tristemente.
-Sì, Kai. Credimi, se non partecipiamo a quel programma
sarà solo meglio, per te.
-E’ bello vedere come pensi costantemente ai tuoi amici: ti
preoccupi sempre.- sorrise Kai.
Il lead singer ricambiò il sorriso. -Non sai quanto.-
Però era più un sogghigno, quello di Ruki.
-Ma ora...
-Ora ce ne stiamo qui buoni buoni fino alla fine dello show.-
sentenziò il cantante dei GazettE, in tono secco.
Alla loro sinistra, qualche metro più in là, Tom
Kaulitz stava già contando mentalmente i soldi che avrebbe
raggranellato: quel biondino non aveva chance di riprendere conoscenza
di lì a breve. Era così convinto di vincere che
non si sarebbe stupito, se qualcuno gli avesse detto che le sue pupille
riflettevano il simbolo dell’euro.
“Ecco i soldi,
Tom.” gli avrebbero detto, a testa bassa, Yu e Romeo.
Nella sua fantasia, li immaginava vestiti di stracci e con il trucco
sbavato. E lui, Tom Kaulitz, con uno scettro in mano, svariate collane
d’oro massiccio sul petto e una sontuosa corona al posto di
fasce e cappellini, si sarebbe rivolto loro con quel tono di
sufficienza che i reali usano verso i plebei.
“Per voi due
è ‘signor Kaulitz, signore’.”
avrebbe detto.
Oh sì. Avere la soddisfazione di umiliare quei due
cantastorie di campagna non aveva prezzo.
All’improvviso, però, un gemito acuto lo distolse
dai suoi sogni ad occhi aperti: Strify aveva ripreso i sensi e, a
giudicare dallo sguardo che definire infuriato sarebbe stato un timido
eufemismo, Tom dedusse che per Bill poteva mettersi molto, ma molto
male.
Si guardò intorno, nervoso. Quando i suoi occhi
incontrarono di sfuggita il distributore di bibite, fu come se
l’avesse visto per la prima volta, e gli si accese la
metaforica lampadina. Inserì frettolosamente le monetine
nella fessura e schiacciò un pulsante a caso, mentre lanciava occhiate alla piccola rissa.
Il cantante dei Cinema Bizarre levò il pugno in aria. -Chi
è il migliore, adesso, Kaulitz?- La voce di Strify,
leggermente ansante, aveva però ritrovato il tono sprezzante
di sempre.
Tom Kaulitz, senza distogliere lo sguardo da loro due,
afferrò la lattina dallo scomparto e la lanciò
contro la testa di Strify con tutta la sua forza.
In mezzo a tutta quella distesa di pelle candida, il segno rosso
lasciato dalla lattina sulla fronte del vocalist era più che
evidente, tanto che Bill - superato lo shock iniziale - dovette
soffocare una risata portandosi vezzosamente le dita alla bocca.
Strify cadde scompostamente a terra, tra Kiro che tratteneva il fiato a
occhi sgranati, Romeo che stringeva convulsamente la sua banconota da
dieci euro, Yu che se ne stava impalato appoggiato al muro e Shin,
l’unico tanto tempestivo da accorrere subito a braccia tese
verso il suo cantante.
I gemelli Kaulitz si guardarono. -Credo che tu abbia vinto.- dissero
contemporaneamente, scoppiando poi a ridere.
Perché Bill conosceva bene suo fratello e la sua smania di
vincere sempre e comunque, ma non vi dava troppo peso poiché
era consapevole anche dell’affetto che li legava.
-Kai.
-Mm?
-Togliti le mani dagli occhi. E’ finita, Kaulitz è
rimasto in piedi.
Kai fece come gli aveva detto Ruki, e una volta vista la scena,
trovò la forza di sorridere a quel guerrafondaio del suo
vocalist. -Ma non eri preoccupato?
-No di certo. Se Kaulitz avesse perso, l’unico a essere
preoccupato avrebbe dovuto essere lui.
Il batterista dei GazettE si lasciò sfuggire un sospiro.
Talmente grande che Yu, dalla parte opposta della stanza, si
sentì pervadere da un’inspiegabile tenerezza.
-Seb?- miagolò un preoccupato Kiro, chino sul cantante.
-Strify?- Niente. Giocò l’ultima carta: se non si
fosse svegliato così, non ci sarebbe stato più
niente da fare. -...
Sebas-chan?- gli sussurrò Kiro
all’orecchio.
Strify si mosse impercettibilmente, aprì gli occhi e rivolse
al bassista un’occhiata inceneritrice. -Maledetto sia il
giorno in cui abbiamo fatto quel cosplay.- si lamentò.
-Però vedo che ti fa ancora effetto.- rise Kiro.
Aiutato dai suoi bandmates, Strify si mise a sedere sulla moquette e
bisbigliò qualcosa nell’orecchio a Shin, che
scomparve immediatamente.
-Forza, usciamo di qui.- disse, rivolgendosi agli altri tre Cinema
Bizarre.
-Dove pensi di andare?- lo fermò Tom.
-Abbiamo un programma a
cui partecipare, ricordi?- aggiunse Bill, cercando invano di imitare i
modi intimidatori del fratello.
Strify li squadrò con una smorfia schifata. -Avreste dovuto
fare il provino per interpretare i gemelli Weasley in Harry Potter,
sapete?
Così dicendo, i Cinema Bizarre quasi al completo fecero per
andarsene, ma furono bloccati prima di raggiungere le scale da Tom
Kaulitz, che fissò Strify dritto negli occhi con aria
minacciosa.
-Che c’è?- esclamò stridulo il
vocalist. -Secondo me stareste bene con i capelli rossi, dico sul serio!
Bill, che non aveva ben capito la frase evasiva di Strify,
lanciò un’occhiata veloce a Tom per capire come
reagire. Quando vide il fratello assumere un’espressione di
esasperazione e compassione allo stesso tempo, il cantante fece del suo
meglio per imitarlo.
Purtroppo, tra i talenti di Bill Kaulitz,
l’espressività è uno di quelli che
funziona a intermittenza, con il semplice e prevedibile risultato che
gli si dipinse in volto una smorfia indefinita. Jim Carrey si sarebbe
messo le mani nei capelli, e Johnny Depp con lui.
Ruki, invece, che era dall’inizio che seguiva ogni mossa di
Bill, non avrebbe certo messo mano ai suoi preziosi capelli, ma a una
Beretta 92 puntata verso Kaulitz magari sì.
-Che cos’ho fatto di male per incontrare gente simile?-
borbottò il cantante dei GazettE, voltandosi a guardare una
parete completamente bianca. Forse il bianco l’avrebbe
calmato.
Bill, accortosi che Ruki lo stava guardando, non trovò
niente di meglio da fare che sorridergli un attimo, mostrargli il
pollice alzato e tornare ad assumere la smorfia informe di prima,
confrontandosi di nuovo con Strify. Tutto in una manciata di secondi,
il che fece trasalire impercettibilmente Ruki e poi lo portò
sulla soglia di un esaurimento nervoso.
-Ruki, va tutto bene? Sembra che tu stia per esplodere da un momento
all’altro.- osservò Kai.
-Kai,- sbottò il lead singer, anche troppo irruento. -Hai
presente i film che guarda Uruha? Quelli con Clint Eastwood?
-Sì.- rispose prudentemente il batterista. Le domande a
bruciapelo di Ruki non gli erano mai piaciute. -E allora?
Ruki colpì violentemente il muro alla sua sinistra con un
pugno.
Strify e Bill, insieme a tutti gli altri, si girarono
all’unisono verso di lui. Nella stanza regnava un silenzio
insieme reverenziale e carico di tensione.
-Allora dovresti capire come mi sento. Com'è che diceva,
quella frase?- ringhiò Ruki. -"Meglio che prendi nota: sono
cattivo, incazzato e stanco. Mangio filo spinato, piscio Napalm e
riesco a infilare una palla da biliardo in culo ad una pulce da
duecento metri." Quindi è meglio se la situazione tra queste
donnette si risolva in fretta, altrimenti la metto io, la parola 'fine'.
______________________________________________
Pardonnez-moi per il leggero ritardino :D
Grazie a cry_chan
(Vabbe', io l'avviso slash lo metto, a scanso di equivoci xD) e ginny per i
complimenti ^3^ E per quanto riguarda la svista chitarrista/bassista
che mi hanno fatto notare la Spucch e Little_Ruki,
ho ricontrollato bene e devo dire che avete ragione xDDD 'deo, non mi
capitava uno svarione simile da quando ho scritto di Teruki degli An
Café chiamandolo 'chitarrista' .___." Perdono, svista mia.
Mo' correggo :°D
Ari-grazie comunque a tutti per le recensioni! uwu/
... Ah. E Kiro che chiama Strify 'Sebas_chan' vuole essere una specie
di tributo a Kuroshitsuji.
Per chi lo segue, non dovrebbe essere difficile indovinare che razza di
cosplay avevano fatto quei due: Sebastian e Grell, ovvio xDD
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Capitolo 7 *** Apologies, Blackmailing and a Dysfunctional Ending ***
Strify, incerto, fece un passo verso il vocalist dei GazettE.
-Ruki_sama?
-Ruki?- chiamò prontamente Bill, superandolo.
-Ruki_sama?
-Ruki?
Strify e Bill mantennero sempre lo stesso tono premuroso, mentre
avanzavano poco alla volta verso Ruki, tra gomitate e piedi
schiacciati. Kai ne ebbe quasi paura: che fossero degli invasati?
-Ich war der erste,
‘Ruki_sama’ zu sagen!(1)-
protestò alla fine Strify.
-Oh, wirklich? Ich
hab‘ dich nicht gehört: schlechte Laute existieren
nicht für mich.(2)- ribatté con
nonchalance Bill, rimirandosi le unghie.
Ruki tremava ancora di rabbia, quando Kai gli posò una mano
sulla spalla.
-Ascolta, questa storia è andata fin troppo oltre. Lasciamo
perdere e torniamocene in Giappone.- gli disse piano il batterista.
-Mai.- Ruki non lo guardò neanche in faccia.
-Come fai a impuntarti così tanto? Non li conosciamo
neanche, e non sappiamo nemmeno se l’anno prossimo
esisteranno ancora.
-E’ una questione di principio.- Il lead singer si
voltò bruscamente verso di lui. -Se venissero da te e ti
proponessero di cambiare batteria perché ormai la tua
è un modello in giro da anni, con pezzi quasi introvabili, e
quella nuova invece fosse straordinariamente bella e in commercio
ovunque?- Appena Kai aprì la bocca per ribattere, Ruki
alzò la voce e prese a parlare più in fretta.
-Supponiamo che la nuova batteria sia la moda del momento, e le band
facciano a gara per averla. Se tu fossi affezionato alla tua vecchia
batteria, non trovassi un solo difetto in lei e la credessi migliore di
quella nuova, ti adegueresti alla moda e la butteresti via come uno
straccio bucato?
-Qui non stiamo parlando di batterie, Ruki,- lo interruppe Kai, con uno
sguardo serio. -Ma di persone.
-E’ lo stesso.- replicò il vocalist. -Comunque
andassero le cose, tu non vorresti prima andare a vedere la batteria
nuova che ti stanno convincendo a prendere, e confrontarla con quella
vecchia? Prima di portarla al macero, non vorresti prima sincerarti che
sia effettivamente inferiore a quella nuova?
Kai roteò gli occhi. -Certo che lo farei. Ma si tratta di
uno strumento musicale, che la gente usa, ripara o getta via senza
pensarci troppo.
-Parla per te.- rimbeccò Ruki, accigliato. -Chi ti dice che
non ci si affezioni ai propri strumenti?
-Tu sei un caso a parte.- rispose subito il batterista. -Non conosco
nessun altro che parli ai propri microfoni o che prepari loro una
custodia apposta dotata perfino di un cuscino in miniatura.
-E’ per farli dormire meglio.- borbottò offeso il
vocalist.
-Ruki, i microfoni non dormono! O sono spenti o sono accesi!-
gridò Kai, al limite della sopportazione.
Ruki lo guardò con occhi sgranati. Se era arrivato a far
arrabbiare persino Kai, allora era arrivato davvero il momento di darsi
una regolata. Non rimaneva così di stucco da quando gli
avevano detto che T.M. Revolution aveva quarant’anni e passa.
E l’improvviso exploit di Kai aveva sbalordito anche Yu, che
Ruki aveva mentalmente soprannominato ‘Ultimate
Fanboy’: il chitarrista dei Cinema Bizarre, se non fosse
stato bloccato da Romeo - che era letteralmente
‘appiovrato’ al suo braccio destro, come reazione
al gesto di Ruki - e da Kaulitz Due, sarebbe corso da Kai e l'avrebbe calmato a forza di coccolarselo. Tom voleva i suoi soldi e, con un
incentivo come questo, la presa sul braccio sinistro di Yu era forte
quanto l’acciaio.
Il povero Yu, quindi, si trovava abbrancato da due zavorre che non
avevano la minima intenzione di lasciarlo andare.
-Lasciami.- disse accigliato a Romeo. -Anche tu.- intimò
lentamente a Tom, voltandosi verso di lui.
-Perché?- Tom Kaulitz stringeva il braccio di Yu come se
fosse stato un rotolo di banconote. E più cercava di
mantenere un tono e un’espressione impassibili,
più la stretta si accentuava. -Perché
così puoi andare dal tuo giapponesino e scappare con lui su
un cavallo bianco?
Yu arrossì, suo malgrado.
-Yu?- sussurrò sbigottito Romeo, guardandolo a occhi
sgranati. -Non avrai intenzione di portarci lui, in quel
viaggio?
-Dove?- si intromise Tom.
-All’inizio no, ma ora penso che in questo modo io e Kai
potremmo diventare amici. Non credi?
-Ehi.- Tom si stava alterando. -Portare chi? E dove?
Gli occhi di Romeo parvero umidi. -Quel biglietto era per me.- Gli
tremò perfino un po’ il labbro inferiore. -Era per
me!
-Andremo da un’altra parte.- disse Yu. Quando
incrociò di nuovo lo sguardo dell’amico, e
constatando che assomigliava tantissimo a quello di Strify nei suoi
momenti ‘no’, si affrettò ad aggiungere:
-In un posto più bello.
-Più bello?- Romeo aveva ancora il broncio.
-Dove?!- gridò adesso Tom.
-Molto
più bello.- assicurò Yu.
Il tastierista stava per capitolare. -In questo caso...
-... In questo caso,- gli fece eco un furioso Tom Kaulitz. -A quel
paese andateci ora!- E, posata una mano sulla nuca di entrambi, fece
cozzare le loro teste così violentemente da stordirli e
lasciarli gementi sulla moquette.
Tom li scavalcò, deciso - come Ruki - a mettere la parola
‘fine’ alla storia. Ne aveva davvero abbastanza di
checche miagolanti che non sganciavano un solo centesimo della sua
vincita.
Raggiunto il fratello, appiccicato a Strify, allungò una
mano e lo prese per la collottola.
-Tomi, ma che fai?- squittì Bill. Non si capiva se fosse
indignato per il modo in cui il gemello lo stava trattando o per il
fatto che gli stava sformando la giacca di pelle. -Stavamo cercando di
capire cos’avesse Ruki!
-Per una volta, invece, Kaulitz Due ha fatto la cosa giusta.-
sospirò teatralmente Strify. -Ti ha tolto dai piedi.
Prima che Strify si sporgesse in avanti per avvicinare Ruki,
però, venne afferrato dalla mano destra di Tom.
Kiro spalancò gli occhi: mai - e dico mai - sgualcire i
vestiti a Strify. Soprattutto se si trattava del suo preziosissimo boa
nero. Sì, proprio quello che lo faceva sembrare uno struzzo
con la permanente, e che piaceva tanto a Lady Gaga. Shin pensava che
questo la dicesse lunga sullo stile del suo cantante ma, saggiamente,
l’aveva tenuto per sé.
-Idiota di un Kaulitz, che cazzo fai?- strillò
prevedibilmente Strify, dibattendosi mentre Tom rinsaldava la presa.
-Ehi,- lo apostrofò un Tom più serio che mai. -O
stai zitto o ti lavo la bocca con il sapone.
-Bravo, Tomi, dagli una bella...- cominciò a dire Bill,
giulivo.
Tom gli diede una leggera scrollata. -Chiudi la bocca anche tu.- lo
interruppe il fratello, zittendolo e facendogli mettere istantaneamente
il broncio.
Ruki fissò stupito il chitarrista dei Tokio Hotel: non
credeva che un essere umano imparentato con Kaulitz potesse dimostrare
così tanto buon senso. Decise che gli avrebbe fatto un
regalo: una chitarra, una nuova pettinatura, trilioni di pacchianissime
collane d’oro massiccio; anche un esercito di groupie, se
avesse voluto.
-Ehi, non puoi trattarlo così!- si ribellò Kiro.
Avanzava verso Tom a passo di carica con l’indice puntato, ma
appena il chitarrista si girò a guardarlo, Kiro
sembrò farsi più piccolo.
-Dicevo,- E abbassò l’indice. -Che non puoi
trattare Strify in questo modo.- aggiunse, con un modo di fare quasi
vergognoso.
Tom alzò un sopracciglio, sarcastico. -No?
-Ah,- Kiro si mordicchiò infantilmente il labbro inferiore.
Sembrava un coniglietto timido, e Tom dovette sforzarsi di rimanere
serio. -Ma se proprio vuoi...
-Il nuovo cd dei D’EspairsRay.- buttò
là Tom.
-Come?- Se Kiro fosse stato davvero un coniglio, avrebbe drizzato le
orecchie in segno di interesse.
-Se non fai storie e ci lasci finire tutto questo casino, ti compro il
loro nuovo cd.
Kiro fece una smorfia. -Posso prendermelo anche da solo.
-Shopping sfrenato da H&M e Zara.- propose ancora Tom.
-Mm.- Il bassista dei Cinema Bizarre non era granché
convinto.
-Fornitura per un mese di kebab e sushi a domicilio.
Kiro abbozzò un sorriso. Magari poteva pensarci su.
-Tramite Ruki, ti faccio arrivare l’autografo di Hizumi.
Il viso del bassista si illuminò. -Hizumi?
-A-ha.- annuì Tom.
-Non la foto?- chiese, sbattendo le ciglia impregnate di mascara. A Tom
Kaulitz ricordò tanto le scenette di Bill.
-La foto.-si arrese lui.
-E la dedica?
-Foto con autografo e dedica.- acconsentì Tom, allo stremo.
-Basta che d’ora in avanti te ne stai zitto e buono.
-Ho avuto quello che volevo.- sorrise sbarazzino Kiro.
-Perché dovrei dare ancora fastidio?
Strify non credeva alle sue orecchie. Per anni aveva convissuto con
quel biondino, che gli era sempre appiccicato, che non faceva altro che
squittire, che reputava lo shopping, disegnare, guardare horror e
dormire le grandi felicità della vita, e che gli preparava
da mangiare con un grembiule bianco con scritto
‘Don’t Kiss The Cook’.
Un tipo innocuo, accidenti. Il cucciolo di casa.
Lavava lui, cucinava lui e puliva lui. Vita tranquilla, no? Passata a
dividere i bianchi dai colorati, a scegliere tra Coca-Cola Light o
normale e a rompere le palle alle commesse per sapere se
quell’ammorbidente rendeva davvero i capi morbidi, ok, ma pur
sempre una vita soddisfacente. Strify la considerava così,
tutto sommato.
Il guaio era che Strify riteneva una vita trascorsa con lui
soddisfacente a prescindere, e la verità è che
non si era accorto che il ‘cucciolo di casa’ nel
frattempo aveva messo i denti.
-Ehi, e io?- esclamò il cantante, rivolto a Kiro. -Non
vorrai lasciarmi qui, nelle mani di questo troglodita.
Il bassista aggrottò la fronte come se non capisse
dov’era il problema. -Un po’ di detenzione forzata
ti farà bene, Sebas-chan.-
rise allegramente.
-Ma mi sta sciupando il boa!- protestò Strify
sull’orlo delle lacrime.
-Su, Sebas-chan,
non gridare così.- si lamentò Kiro, con una
smorfietta in viso. -Farai esplodere Ruki, se non ti calmi un pochino.
Strify si voltò verso Ruki. Poté vedere la sua
furia contenuta a stento, anche dietro le lenti scure. Se fossero stati
in un manga, avrebbe detto che sprigionava un’aura
incredibilmente negativa. Magari gli avrebbe anche visto dei fuochi
fatui neri intorno.
-Ok, d’accordo.- disse. Era stranamente accondiscendente,
ora, Strify.
Yu fece un mezzo sorriso.
Aveva calmato Romeo, che in fondo voleva anche lui un po’ di
tregua e di chiarimenti; insieme raggiunsero Tom, le cui mani non
lasciavano ancora le due dive e Kiro, formando un piccolo semicerchio
attorno ai due GazettE.
Sato, che aveva sudato freddo per tutta la durata di quello strano,
pazzo scontro, fece un leggero cenno con la testa per far capire di
essere pronto a tradurre.
-Mi dispiace di essermi comportato così.- iniziò
Strify con grande solennità, o almeno quella che gli
consentiva una situazione come quella: prigioniero di Tom, sembrava un
condannato al patibolo.
Ruki lo squadrò, e rimase inespressivo anche quando Sato gli
tradusse la breve frase.
Il cantante dei Cinema Bizarre iniziò a provare la
sgradevolissima sensazione dell’essere a disagio.
Deglutì e si fece forza. -Non abbiamo mai nascosto che tra
noi e i Tokio Hotel ci fosse astio. Però non volevamo che
anche voi GazettE ci disprezzaste così, perché
siete il più importante modello che abbiamo.
Ruki si passò la lingua sulle labbra. -Questo lo vedo.- E
non ne era molto felice, come il suo tono fece trasparire perfettamente.
-Io penso di capire perché ce l’abbiano con noi.-
intervenne Yu. -Si vedono rubare la scena. Non è
così? Non riuscite a sopportare che qualcuno, imitandovi,
passi per innovatore agli occhi di chi non vi conosce.-
Passò lo sguardo da Ruki a Kai.
Il vocalist dei GazettE restò sorpreso da quelle parole.
Quante rivelazioni dovevano ancora esserci, quel giorno? Prima Tom
Kaulitz che mostra un po’ di neuroni funzionanti, e poi
questo fanboy palestrato che svela di avere delle sinapsi ineccepibili.
Quale sarebbe stata l’ultima? Bill Kaulitz stava scrivendo di
nascosto un libro insieme a Stephen Hawking?
-Lo prendiamo come un sì.- sorrise Kiro, notando il silenzio
di Ruki. -Sapete, quando abbiamo messo insieme il gruppo ci abbiamo
pensato tanto. Ci immaginavamo le vostre reazioni. Ci dicevamo che nel
migliore dei casi sareste venuti da noi di persona a congratularvi, e
nel peggiore ci avreste insultato nelle interviste chiamandoci ladri di
immagine, o incompetenti.- Il sorriso di Kiro si incrinò un
poco. -Be’, alla fine avete fatto un bel mix. Siete venuti
fin qui, ma per ammazzarci di botte.
Il bassista tentava di dare un tono scherzoso al tutto, ma il risultato
fu che Sato diventò perfino un po’ triste,
traducendo a Ruki e Kai l’ultima frase.
-Però è quello che siamo.- ribatté con
forza Strify.
Ah, Strify. Tutto si può dire di lui, tranne che non abbia
orgoglio e dignità, e che non si vergogni di dire
ciò che pensa.
-Prego?- Ruki gli lanciò un’occhiata al vetriolo.
-Non lo ripeterò.- proseguì imperterrito Strify.
-Nemmeno davanti ai nostri idoli, che sembrano non vedere al di
là del loro naso.
-Pensaci due volte, prima di insultare!- si intromise Bill. Pur di
difendere Ruki, avrebbe fatto ogni cosa.
-E tu pensaci dieci volte, Kaulitz, prima di parlare a vanvera. O forse
non ci sai contare, fino a dieci?- Strify sembrava in qualche modo
regale, intoccabile dietro alle sue convinzioni. Non aveva
più granché della diva isterica, e forse fu per
questo che Bill si zittì. Parve sul punto di scoppiare in
lacrime, sì, ma ammutolì ugualmente.
-Ma non ci arrivate?- Romeo guardò negli occhi Ruki e Kai.
-Non è per copiarvi, che abbiamo questo look, né
per superarvi. Posso parlare per Yu, io: il mio migliore amico
è una fangirl irriducibile.- Le braccia conserte, Romeo
indicò alla sua sinistra Yu, con un cenno del capo. -Di voi
ha cd, dvd, fasce, bracciali, foto, filmati, fanvideo... Diamine, se ne
avesse la possibilità si farebbe assumere da voi soltanto
per vedervi.
Yu, chiaramente a disagio, gli rifilò una gomitata. -E
piantala.
-Ma è vero.- disse Kiro. -Io vi disegno continuamente,
sapete? Una volta scrivevo anche fanfiction, ma mi sono specializzato
nei vostri ritratti. Devo dire che Aoi è quello che mi viene
meglio.- sorrise malizioso. -Ho fatto un disegno a carboncino, di lui,
splendido. Ve lo darò, così quando tornate glielo
consegnerete.- A Kiro si illuminarono gli occhi.
Ruki non sapeva che dire. Si era immaginato inutili idioti spinti solo
dal successo, senza fantasia, e si ritrovava con uno Strify
inaspettatamente serio, Yu che avrebbe fatto impallidire la
più pazza fangirl giapponese, Kiro novello Rembrandt, Romeo
inatteso paciere e Shin...
... Dove diavolo era finito, Shin? Mandato da Strify a disdire
l’impegno per il programma - perché non si poteva
pensare che il frontman dei Cinema Bizarre andasse in onda con un
segnaccio rosso in fronte che nessun cerone poteva nascondere -
probabilmente aveva trovato gli ignari Georg e Gustav, e non gli era
parso vero di poter parlare con due persone ragionevoli, almeno per
quel giorno.
Shin era in un posto migliore, diciamo.
-A me dispiace che la pensiate così, sul nostro conto.-
Strify sorrise e chinò la testa. -Sicuramente saremo meno
allegri, ogni volta che ci verrete in mente, ma non crediate che
cambieremo stile soltanto perché ce l’avete con
noi.
-Ruki.- disse piano Kai, rivolgendosi al suo vocalist.
Alla fine aveva avuto ragione, Kai. Aveva sempre ragione lui.
Tutto stava, ora, nell’uscire di scena in un modo che non
ferisse ancora di più la dignità di Takanori
Matsumoto.
-Bill!- esclamò all’improvviso Tom, inorridito.
Bill Kaulitz stava piangendo a dirotto.
-Ma Tomi, questa è la storia più bella che abbia
mai sentito!- singhiozzò Bill. -Ma li hai ascoltati?
-Sì che li ho ascoltati.- Tom fece cadere lo sguardo su
ognuno dei Cinema Bizarre, e si soffermò in particolare su
Yu e Romeo. -E noto con estremo disappunto che non hanno accennato ai
soldi che mi devono.
-Sei sempre così venale! Arido!- sbottò Bill,
rifilando al gemello uno spintone.
Romeo ebbe uno sgraditissimo flash di Bill Kaulitz versione Baby
Herman. Scosse la testa e si ricordò mentalmente che i
Kaulitz sono 'il male'.
-Ehi, voi.- iniziò a dire Ruki. Tutti si voltarono verso di
lui. -Sono venuto in Germania appunto per sentire le vostre ragioni. Vi
siete difesi bene. Soltanto,- puntualizzò, calcando la voce.
-Non combinate casini, ok? E dannazione a voi, cercate di non
espandervi oltreoceano.- si infervorò Ruki. -Avete una vaga
idea di quello che è l’ordine planetario delle
cose?
-Non ti promettiamo niente, Ruki_sama.- sorrise Strify. -Ma se ti fa
piacere, nel prossimo cd potremmo mettere un tributo ai GazettE, o un
ringraziamento. O qualsiasi cosa tu voglia.- E gli tese la mano.
Ci fu un attimo di silenzio. Kai, Bill, Tom, Yu, Romeo e Kiro
guardavano la mano tesa di Strify.
-Qualsiasi cosa io voglia.- disse Ruki. Con
quell’affermazione, gli afferrò la mano e la
strinse.
Come prima era piombato il silenzio, ora la saletta traboccava di
risatine e sorrisi. Soltanto Kai, che conosceva bene Ruki, si aspettava
un qualche colpo di coda, dal suo cantante.
“Mai
dire a Ruki ‘qualsiasi cosa tu voglia’.
C’è il rischio che ti prenda in parola.”
pensò il saggio batterista dei GazettE.
THE END
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FinitaaaH! Il ritardo è dovuto al mio rimaneggiamento
dell'ultimo capitolo - che ho allungato un pochino - e alla mia
pseudo-influenza che mi ha sciancato letteralmente. Chiedo perdono. Su,
guardate il lato positivo: non avrete più capitoli da
aspettare :D
Dunque, traduzioni:
(1) Sono stato il primo a dire 'Ruki_sama'!
(2) Oh, davvero? Non ti ho sentito: i brutti rumori non esistono, per
me.
E vai con i commentini:
cry_chan,
cosa dicevi di Yu 'mica-tanto-etero'? xD In questo capitolo ci ho messo
anche un hint Kiro/Aoi xDDD
E Spucch-donna,
per Uruha e i film di Eastwood mi sono semplicemente riagganciata al
fatto che in un'altra mia fanfic l'ho fatto diventare fan di David
Bowie e Star Wars :°D Lo so, non è tanto normale,
LOL!
E mi sa che il punto forte dello scorso capitolo è stata
l'azione eroica (?) di Tomi. Vero, ginny e Little_Ruki?
:D Oh, qua avete trovato tanto di quel Tom Kaulitz da bastarvi per
tutto il giorno almeno!
Bon, adesso è veramente finita °w°"
Prossimamente su questi schermi - anche se può non
interessarvi - una one-shot su Michael Jackson. Taaante lacrime.
Bye bye ^______^
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