Ricordi quando pioveva

di peralis
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitol 16 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


“Nanny, è pronto Andrè?… La carrozza è arrivata.”

“ O bambino mio…mi mancherai…ti prometto che ti verrò a trovare presto.” 

Disse la nonna abbottonando la giacca a un Andrè di non più di 10 anni

Il bambino era fermo che fissava sua nonna con gli occhi pieni di lacrime.

“ Perché Nonna?…Pensavo di essermi comportato bene…come mi hai sempre detto…Perché devo andarmene? 

Gli occhi della donna erano colmi di lacrime e mentre cercava una risposta a quella domanda, guardava avanti e indietro al suo padrone che le stava in piedi dietro la schiena.

“ Ragazzo”… Il Generale Jarjayes rispose in modo inequivocabile.

   “ Basta piagnucolare…la mia decisione è ferma…per il bene del mio casato tu te ne andrai” 

Andrè tirò su con il naso e si asciugò al meglio le lacrime che cercava di controllare.

Aveva alzato la testa e l’aveva vista che faceva da spettatrice dalla cima delle scale.

Cercava di trattenere lo sguardo su di lei ma dovette abbassare gli occhi quando si accorse che anche lei stava piangendo.

La grande porta di ingresso si aprì e André uscì fori ed entrò nella carrozza. Oscar corse giù per le scale e si fermò per vedere il ragazzo affacciato alla porta della carrozza che la  fissava. Lei alzò una mano per salutarlo e lui di risposta le soffiò un piccolo bacio di addio.

Lei lo prese delicatamente e sorrise. 

“ Addio Andrè… spero che un giorno… “

Chiuse gli occhi e corse in camera sua a piangere.

Il padre la seguì su per le scale e sull’’uscio della porta le intimò:

“ Smetti di piangere, un uomo non ha queste debolezze…i maschi non sono emotivi…Ti insegnerò io a diventare un vero uomo.”

La nonna di Andrè intanto li aveva seguiti e fu testimone di quelle parole dette brutalmente ad una bambina che aveva appena perso un tesoro.

Entrò nella camera e si mise a sedere di fianco a lei avvolgendola nel più tenero degli abbracci.

“ Piccola…piangi pure. Non c’è niente di male ad affezionarsi ed amare.”

 

 

Gli anni passarono e anche la malinconia si fece da parte quando Oscar fu nominata Capitano delle guardie reali e le fu dato l’importante compito di proteggere la futura Regina di Francia; il che si rivelò molto più arduo di quello che aveva immaginato.

Maria Antonietta era giovane, inesperta, costretta dalla madre in un matrimonio senza amore. Il suo nuovo sposo la ignorava e le velenose chiacchiere dei nobili a Versailles aumentavano ogni giorno.

Lei è Luigi XVI diventarono Re e Regina di Francia alla tenera età di quindici anni completamente impreparati.

Con il passare delle stagioni la sua noia l’aveva portata a circondarsi di persone

che la potessero far divertire ma che sfortunatamente non la aiutavano a mantenere suoi impegni di Regina. E poi entrò lui; bello, colto, straniero e molto abituato ad affascinare le donne che lo circondavano. 

Quel rapporto era destinato a creare insormontabili problemi per la Regina ed Oscar.

Anche Oscar aveva notato il giovane Hans Axel Di Fersen. Ovviamente non aveva idea di cosa fossero quelle strane sensazioni che sentiva nello stomaco e non capiva bene perché si ritrovava a fissarlo per attimi interminabili.

Era la sola testimone del rapporto più che amichevole che lui e la Regina tenevano nascosto dietro le porte degli appartamenti reali.

Ad un certo punto gli aveva anche parlato e pregato di allontanarsi dalla Regina.

Lui se ne andò lasciando un enorme vuoto nell’anima di Maria Antonietta e di Oscar.

Gli anni passarono e la Regina diede alla luce il delfino di Francia placando alcune delle malelingue ma altre stavano per sorgere alle sue spalle.

Il Conte era tornato ed il loro rapporto ricominciò come se non fosse mai stato interrotto.

Ma Oscar era cambiata e i suoi sentimenti erano maturati. 

Non aveva modo di parlarne mentre cresceva ma ogni tanto, quando visitava le sue sorelle, menzionava delle cose nuove che provava o di cambiamenti che il suo corpo mostrava. Ne aveva parlato con le sorelle di quella strana malinconia che provava quando pensava al Conte e di quella leggera agitazione che non capiva.

Le sorelle risposero a quelle affermazioni come oche giulive, cominciarono a ridacchiare e starnazzare e la abbracciarono forte prese dalla gioia che la loro sorella si era finalmente innamorata.

Una sera decise che si sarebbe vestita da donna ed avrebbe assistito ad un ballo dove il Conte sarebbe stato presente. 

La vecchia nonna fu più che felice di procurarle un vestito e sistemarle i capelli come una e vera dama.

Si presentò al ballo con il cuore pieno di apprensione e speranza che i suoi sentimenti fossero corrisposti.

Ma il destino si provò avverso. Il Conte le aveva detto che la vedeva come un migliore amico. Quelle parole furono come una pugnalata al ventre. Il suo sogno andò in frantumi in pochi secondi. Corse via dal Conte senza spiegazioni e si andò a nascondere nuovamente nella famigliarità della sua divisa.

La tristezza la aveva avvolta e le stava impendo di svolgere il suo dovere.

Chiese alla Regina il congedo dalla guardia e un nuovo comando…poi fuggì in Normandia.

 

 

 

 

Dopo esse stato scacciato da casa Jarjayes, Andrè andò ad abitare con lo zio Etienne Grandier che era il fratello maggiore del padre. Quando il ragazzo era arrivato a vivere con gli zii e i cugini vivevano in una modesta casa alle porte di Avignon. Li Etienne lavorava come medico e veterinario per buona parte della città.

Non erano nobili ed il più delle volte la gente lo pagava con animali, farina, frutti del raccolto ecc ecc.

Andrè era un bambino curioso ma un po’ malinconico, i suoi pensieri non erano mai lontani da Oscar che gli mancava tremendamente. Era cresciuto aiutando lo zio con gli animali e leggendo voracemente i libri di medicina che trovava in casa. Ogni tanto aiutava anche in ambulatorio. Il tempo gli aveva donato pazienza e una mente affilata e curiosa. Era cresciuto alto e bello ma soprattutto intelligente. Lo zio aveva notato le attitudini del nipote e chiedendo un favore al suo vecchio istruttore, lo aveva mandato a Parigi a studiare medicina alla  Faculte des arts de Paris nel autunno del 1776.

Era alloggiato in una piccola camera nell’attico della casa di uno dei suoi professori.

Lavorava come sguattero per pagare il suo alloggio e i pasti.

Nei due anni a Parigi aveva avuto occasione di passare molto tempo con sua nonna e pensava spesso ad Oscar e a come sarebbe stato facile rivederla. Ma la nonna lo incoraggiava a studiare e dimenticare il suo passato. Ovviamente non la poteva ascoltare, non poteva controllare i suoi sentimenti e le sue memorie e non voleva.

Lasciò la scuola con un diploma da medico che gli permetteva di continuare i suoi studi come apprendista dello zio.

Ritornò ad Avignon per un anno, poi tutta la famiglia si trasferì a Calais dove credevano di trovare una vita migliore. Aprirono un ambulatorio alle porte della città che presto diventerò molto popolare specialmente tra le donne e le ragazze che avevano saputo della presenza di un nuovo dottore, giovane, alto, muscoloso e con gli occhi così verdi da far invidia al mare. Arrivavano a tutte le ore del giorno con la scusa di piccoli tagli o malesseri inesistenti pur di vederlo e stargli vicino per almeno un attimo. Non c’era dubbio che Andrè gradisse tutte quelle avance e si era, in fatti, fatto trasportare da una di quelle giovani e per un po’ di tempo la aveva corteggiata ma il tutto finì come era cominciato, un po’ come un passatempo.

Più anni passarono e lo zio era diventato stanco e malato. Andrè aveva cominciato piano a sostituirlo come medico ed il più delle volte veniva richiesto per nome dalla gente. Aveva specialmente un bel modo di fare con i cavalli e due famiglie nobili del luogo avevano usato i suoi servizi più di una volta. Si era certamente fatto il nome nei dintorni. 

Un pomeriggio di primo autunno,  mentre la pioggia cadeva pesante e le strade diventavano sempre più fangose, una figura coperta da capo a piedi da un mantello era arrivata alla sua porta ed aveva cominciato a bussare. 

“ Fatemi entrare…è urgente”

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Oscar era partita dalla sua abitazione all‘alba. Lei e il suo stallone bianco galopparono a passo svelto fino ad Arraz dove si fermarono per la notte.

Quei posti le portarono in mente memorie di un tempo lontano e di quel bambino che le aveva insegnato a prendere i pesci del fiume con le mani e di godersi la brezza nelle afose giornate di estate. Avevano passato più di un estate in quella villa e avevano perlustrato ogni centimetro di quei boschi e prati. Entravano nel vasto frutteto del padre e ne uscivano con lo stomaco pieno di mele e i vesti sudici. La nonna si infuriava e li faceva subito cambiare e lavare, poi li abbracciava tutti e due li baciava sulla fronte assicurandosi di ricordare a Oscar come era importante mantenere il decoro per una futura contessa. 

“ Nanny, io sarò un militare come mio padre e Andrè sarà sempre con me” le rispondeva.

Oscar si mise un mantello e andò a fare una passeggiata verso la città. Si avviò giù per una strada di campagna, passò prati e vecchie fattorie e tutto le ricordava Andrè. Più avanti si fermò davanti ad una vecchia abitazione. Era dilapidata e completamente coperta dalla vegetazione. La conosceva bene, i due ragazzi ci si recavano per giocare e rimanere un po’ da soli. Si mise seduta su un vecchio muretto di fianco alla porta di entrata che non esisteva più. Le immagini di un pomeriggio in particolare le vennero in mente. Era alla fine di Agosto…forse Martedì…quel giorno era cominciato come molti altri quell’estate, faceva caldo, un caldo afoso di quelli che ti facevano sudare solo stando in piedi. Si erano avventurati verso il fiume e avevano praticamente passato tutto il giorno nell’acqua. Si resero conto troppo tardi che il pomeriggio stava arrivando al temine e che si sarebbero dovuti affrettare per arrivare a casa in tempo. Ma il tempo era peggiorato improvvisamente. Le gocce cominciarono a cadere piano e lei e Andrè si avviarono verso casa senza correre troppo, ma le gocce presto cominciarono a cadere pesanti e il rumore di tuoni e la luce accecante dei fulmini si presentarono sulla scena. Il vento si alzò e la via di casa era diventata troppo ardua per continuare. Si erano messi a correre e si fermarono stremati e fradici di fronte a quella casa abbandonata e diroccata.

Entrarono e si misero a sedere in un angolo dove il tetto era ancora intatto e sarebbero stati all’ asciutto. I loro vestiti erano fradici ma la temperatura era ancora molto calda e per quel momento erano confortevoli. I tuoni e i lampi si facevano sempre più vicini e la grandine aveva sostituto le gocce di fitta pioggia. Anche il vento si era fatto più intenso e attorno a loro cocci di tegole del tetto cominciarono a cadere. Oscar si era un po’ impaurita ma non voleva che il suo amico lo notasse. Ma Andrè, anche se di tenera età, lo aveva intuito e le aveva messo un braccio attorno alle spalle…e tutto si fece più facile da affrontare, era come se la tempesta, che si rovesciava a pochi metri da loro, si fosse calmata appena il braccio del bambino si mise attorno alle sue spalle.

Lei posò la testa sulla spalla di lui e si addormentò. Il temporale si mosse piano attraverso la zona e loro rimasero in quella casa a passare la notte.

Quella sera il padre di Oscar era arrivato per accompagnare tutti a casa il giorno dopo.

Appena ricevuto la notizia che i due bambini non erano ritornati a casa il generale chiamò chiunque fosse disponibile a cercarli. Li trovò abbracciati nell’angolo di quel edificio. 

Era furioso e appena entrato si scagliò verso di loro gettando Andrè da parte e trascinando via Oscar per un braccio.

 La punizione per il ragazzo fu più che severa. Lo frustò dieci volte davanti agli occhi terrorizzati e pieni di lacrime di Oscar e Nanny. 

“ Ragazzo…che io non ti cacci più con le mani addosso a mia figlia…tu non ne sei degno.”

Disse riponendo la frusta sopra il caminetto nel suo ufficio.

Andrè rimase fermo con i pugni chiusi e stretti cercando di trattenere le lacrime.

… Vi sbagliate…ne sono degno…pensava

Povero Andrè non riuscì a sedersi o stendersi sulla schiena per tutta la settimana. 

Per quanto riguardava Oscar, suo padre le proibì di giocare o passare alcun tempo con il ragazzo per quella stessa settimana. Ma lei, aspettando il calare della notte, lo andava a trovare fuori nel parco della villa, di fianco alla fontana. Si scambiavano due parole e poi correvano nelle loro stanze. Ma anche dopo il passaggio di quella settimana, il padre di Oscar continuò a tenerli separati. Si potevano vedere solo durante le lezioni di scuola e gli allenamenti di spada, ma niente svago.

Andrè aveva sentito più di una volta il generale urlare a sua nonna ma non capiva bene il motivo…fino a quel mattino dove gli era stato detto che se ne sarebbe dovuto andare.

Fino a quel giorno Oscar sentiva di poter superare qualsiasi prova la vita le metteva di fronte ma appena la carrozza oltrepassò il cancello…quella sicurezza svanì.

Man mano che cresceva sapeva di poter combattere molto bene con la spada e di sparare altrettanto perfettamente ma per quanto riguardava il resto della sua vita era persa. Provava a parlare con Nanny e di solito i suoi consigli erano di grande aiuto, ma qualcosa mancava, mancava quel piccolo ometto a tenerle mano.

Era stata una strana sensazione che era apparsa un paio di notti prima a ricordarle quel bambino. La sensazione di essere stata presa per mano ed essere guidata verso quei posti e quella vecchia casa che era stato l’ultimo posto dove i due si erano sentiti uniti.

Seduta su quel muretto continuava a guardarsi le mani vuote e chiuderle quasi percependo flebilmente le dita di qualcuno intrecciarsi con le sue. 

Una sottile ma fredda brezza la riportò alla realtà e si incamminò verso casa.

 

Anche Andrè percepiva qualcosa di strano in quel periodo, la sensazione imminente che qualcosa stava per cambiare; qualcosa stava per succedere.

Era irrequieto e insolitamente silenzioso…e più il tempo passava e Oscar si avvicinava più le immagini della sua memoria erano riapparse come fantasmi. Cercava in tutti i modi di tenersi la testa occupata ma era come se tutto e tutti gli ricordassero quella bellissima bambina che aveva lasciato anni prima. Ma la sua immagine non era l’unica cosa che gli venne in mente…il viso adirato del generale e il modo in cui gli diceva che era solo un servo mentre lo frustava erano apparse…i suoi occhi, pieni di odio verso quel bambino che non aveva fatto altro che adempiere al suo dovere come gli era stato chiesto…di crescere con lei e proteggerla…il loro legame diventò strettissimo quasi immediatamente. Ma se ci pensava sopra, il generale lo aveva spinto via da lei più volte ma non così violentemente o definitivamente…

Aveva visto e rivisto quella scena nella sua memoria mille e più volte. Sembrava quasi un incubo e talvolta sperava fosse stato solo un incubo. Quasi impazziva se pensava a quanto aveva sofferto…man mano che cresceva quel dolore si era trasformato in odio per il Generale e quello che rappresentava. 

Andrè un anno prima aveva adottato un cane randagio che aveva trovato sull’orlo della strada con una zampa rotta. Lo aveva curato e riportato alla salute completa e quel cane gli era rimasto al fianco. Lo accompagnava alle visite in città e in qualsiasi camminata volesse fare. Lo aveva chiamato Poilu…

Poilu era altrettanto nervoso e una sera d’autunno sembrava che abbaiasse incessantemente a tutto e tutti. 

Andrè si era irritato e lo aveva chiuso in una stanza dove non potesse spaventare nessuno. Ma il cane continuò come se percepisse qualcuno che non vedeva.

“ E va bene…ora sei libero…ecco! anche la porta è aperta e puoi uscire se vuoi” 

Fecero tutti e due un passo fuori e si fermarono. La pioggia stava arrivando…l’odore di terra la preannunciava assieme a una brezza fredda che faceva ondulare gli alberi più alti.

Il cane rientrò e si mise a stendere di fianco alla porta…non si voleva muovere neanche per degli avanzi che Andrè gli aveva portato.

“ Sei proprio un cane strano sai?…Siamo fatti l’uno per l’altro.”

Disse carezzandolo piano per poi sedersi di fianco al fuoco a leggere.

Era da un po’ che doveva usare gli occhiali di suo zio per leggere, specialmente con poca luce. Sarebbe dovuto andare a vedere un medico a Parigi ma continuava a trovare scuse per non andarci…è troppo lontano…non ho tempo…costa troppo ecc ecc…

Si era fermato più di una volta a riposare la vista quella sera…si alzò e andò davanti alla finestra che dava sulla strada. Aveva notato una figura cavalcare piano passando vicino alla sua porta ma non era riuscito a vedere bene chi fosse…aveva però notato che il cavallo era totalmente bianco.

Un paio di ore passarono e Andrè si era di nuovo seduto con il suo libro, ma  tutto d’un tratto l’abbaiare del cane e un fragoroso bussare alla porta lo destarono dal suo assopimento.

“ Aprite vi prego è urgente”…disse una voce di donna.

Andrè aprì e si trovò di fronte una donna completamente fradicia.

“ Dottor Grandier… vi prego il mio padrone ha bisogno che lei venga subito a visitare il suo cavallo. Si è ferito mentre cavalcavano qui questa sera.”

“ Si certo…è lontano?”

“ Ho la carrozza…venite”

Viaggiarono una buona mezz’ora sotto una fitta pioggia. Arrivarono a una villa che dava sul mare. Andrè non conosceva quel posto ma non fece troppe domande.

Entrò nella stalla e trovò il bellissimo stallone fermo che cercava di tenere la zampa anteriore sollevata.

Lui si avvicinò piano e gli carezzò il pelo candido.

“ Che bello che sei…stai calmo…sono un amico.” Disse arrivando a carezzargli il muso e dandogli un pezzo di mela.

“ Mi fai vedere cosa ti sei fatto?…be non mi sembra molto grave è un graffio…ma deve farti male…aspetta ci penso io”

Prese la sua borsa e una ciotola d’acqua. Pulì la ferita e vi applicò un unguento facendo attenzione a non far male al cavallo che sbuffava e stava iniziando ad innervosirsi.

“ Come ti chiami?… sei molto regale…direi che sei uno stallone Lipizzano”

“ Cesar” disse una voce dietro di lui…” il suo nome è Cesar ed è il mio cavallo”

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Oscar era entrata nella stalla e lo aveva visto in ginocchio a fasciare la ferita al suo cavallo. Vide il cane che stava fermo di fianco a lui che la guardava calmo. Di solito abbaiava o ringhiava a chiunque si avvicinasse…ma non con lei

Era stata a sentire mentre parlava a Cesar e un lieve sorriso le si formò sulle labbra. Stranamente il cuore nel suo petto batteva forte e si sentiva eccitata. 

Anche quella sera si era sentita trasportare come per magia in tutto quello che faceva da quelle dita intrecciate con le sue. Appena entrata nella stalla tutto quello svanì, come se lei avesse raggiunto la sua destinazione.

Il suo respiro si fece un po’ affannato quando decise di rispondere a quell’uomo che ora si era alzato in piedi e carezzava il muso del suo cavallo.

Aveva preso un lungo respiro e…

 

Andrè si girò a vedere chi aveva parlato…quella voce gli era famigliare…un po’ più profonda ma il timbro era uno che aveva sentito prima. 

Non riusciva a distinguere bene il viso di quella persona nella penombra ma quello non impedì ad un nodo di formarsi nella sua gola. Cercava di mettere a fuoco il suo viso e piano piano venne la realizzazione che quella figura davanti a lui era la bambina che tanto gli era mancata. Ma non era una bambina…era una donna…una donna bellissima, alta, con le forme scolpite da anni di addestramento. I capelli biondi oro erano quelli che si ricordava, gli occhi blu come il cielo erano quelli che aveva sognato mille volte. 

Ora tutto era chiaro…la sua Oscar era davanti a lui.

 

Oscar era rimasta a bocca aperta appena Andrè si era girato. Sentiva il cuore batterle veloce nel petto ed il sangue scorrerle nelle vene. Mille cose voleva dire e mille più voleva fare. Il suo braccio destro piano si alzò verso di lui e si lanciò nelle sue braccia come se fosse la cosa più naturale del mondo. Il suo Andrè.

 

Gli occhi di Andrè erano pieni di lacrime…non riusciva a parlare…quel nodo in gola si era fatto più fitto e ora…la aveva nelle sue braccia…quale sotterfugio lo aveva trasportato in questo sogno? Era davvero lei?

Sentiva il corpo di lei accanto al suo e quell’abbraccio farsi più profondo. I Suoi capelli profumavano di lavanda come se li ricordava. Un senso di serenità lo pervase e 

le posò un lieve bacio sulla fronte. 

“ Non ti ho mai dimenticata…il tuo ricordo mi ha accompagnato attraverso tutti questi anni.”

 

Oscar alzò il viso verso l’alto e cercò di asciugarsi le lacrime. Lo guardava come se lo vedesse per la prima volta. Non era più quel bambino che aveva visto sparire dietro al cancello della sua villa per non più ritornare. 

Era un uomo ora…alto…la sovrastava in altezza e quello non era poco visto che lei era alta di conto suo.

Le sue spalle erano larghe e muscolose tornite da una vita di lavoro. 

Ma i suoi occhi erano come se li ricordava…di giada…buoni e gentili. 

“ perdonami” disse facendo un passo indietro e girandosi per uscire.

“ Ti prego vieni a raggiungermi nel mio salotto per un bicchiere di cognac”

Ed uscì asciugandosi le lacrime.

Andrè rimase fermo con le braccia lungo i fianchi e lo sguardo fisso sull’entrata della stalla.

Era come se la ricordava…impetuosa e diretta. 

Ma era una donna ora…una bellissima donna.

La sua gola gli si era seccata e continuava a deglutire. Si mise a posto la camicia e la giacca, salutò Cesar e si diresse verso la porta d’entrata della villa…bussò e seguì la cameriera che lo portò al salotto dove Oscar lo attendeva.

Era seduta vicino al caminetto che teneva in mano un bicchiere di Cognac. Girò piano la testa e sorridendo lo invitò a sedersi di fianco a lei. 

“ Oscar, Cesar si recupererà velocemente ma per un paio di giorni non dovresti cavalcarlo, io tornerò dopodomani a visitarlo.” 

Oscar si alzò e andò a porgli un bicchiere di liquore.

“ Perdonami per il modo in cui ti ho abbracciato, non so che cosa mi ha preso.” 

 

“ Non hai nulla di cui scusarti…sono immensamente felice di rivederti e di sapere che stai bene.”

 

Rimasero a guardarsi in silenzio per quello che sembrò un eternità. 

 

“ Mi dispiace per il modo in cui sei stato trattato da mio padre…non te lo sei meritato.”

 

“ Era molto tempo fa Oscar…una vita è passata…Dimmi di te…della tua vita.”

 

Oscar rimase zitta per un attimo, poi prese un lungo respiro e si mise a raccontare un po’ della sua storia.

 

“ Mio padre ha mantenuto la parola, mi ha allevato come un uomo, un soldato. Tua nonna e il resto delle cameriere mi hanno servito in quasi tutto ma lui era quello che mi ha addestrata e diretta verso la carriera militare. Quando ho compiuto quindici anni mi hanno dato l’incarico di Capitano delle guardie Reali e di proteggere la futura Regina di Francia. Dopo che la Principessa è ascesa al trono sonno diventata Colonnello. Ora ho lasciato la guardia reale e quando tornerò a Parigi inizierò il mio incarico come Colonnello della Guardia Francese…”

 

Andrè ascoltava attento e man mano che lei parlava i suoi occhi venivano segnati dall’emozione…si era perso ogni momento importante della sua vita.

 

“ Che onore Oscar…la Regina in persona. “

 

“Ora dimmi della tua di vita…che hai fatto oltre diventare medico?”

 

“ Non c’è molto da dire…quando tuo padre mi ha scacciato sono andato a vivere con mio zio e la sua famiglia ad Avignon. Sono cresciuto lavorando e studiando con lui e ho assistito alla scuola di medicina di Parigi per due anni. Ora lo aiuto ed imparo…lui è invecchiato e non sta sempre bene. A proposito, è tardi e devo rientrare, spero mi perdonerai…”

“ Aspetta…prendiamo la carrozza…ti accompagno”

 

Salirono sulla vettura in silenzio…Lei sembrava incantata dal suo sguardo. Non lo aveva visto da così tanti anni…ogni tanto si rendeva conto che lo fissava, così abbassava gli occhi.

“ I tuoi occhi blu sono gli stessi che ricordo Oscar…vorrei proprio vederti spesso…Rimarrai in città per molto?” Disse Andrè notando che lo fissava e che ne era imbarazzata…Lui sempre attento e premuroso verso di lei anche dopo tanti anni.

La carrozza si fermò davanti all’ambulatorio. Andrè prese la maniglia della portiera per aprirla ma Oscar gli prese il braccio…Lo fissò e deglutì…

“ Rimango fino alla fine di questo mese…ti prego vieni a passare una giornata con me”…

 

Oscar non credeva alle proprie parole…che le era preso?… La voce del padre le echeggiò nelle orecchie 

 

I soldati non esprimono i propri sentimenti…solo gli uomini deboli si lasciano prendere dalla passione.”

 

Il cuore le batteva così forte nel petto che era quasi assordante. Non riusciva a distogliere lo sguardo dagli occhi limpidi di lui che ora le sorrideva.

 

“ Certo Oscar, certo che verrò”… lui le prese la mano che gli teneva il braccio e la baciò piano. Sollevò lo sguardo negli occhi azzurri di lei e si congedò. “ A presto…non temere le ore passeranno velocemente mentre mi aspetti”

 

Quello sguardo in combinazione con le parole dolci ed il tono di voce basso la avevano quasi stordita. Il suo respiro si fece più laborioso e con voce rotta diede l’ordine al cocchiere di partire.

Quello che provava non le era nuovo, il suo cuore era battuto così per Fersen, ma la sensazione che provava nel stare di fianco ad Andrè era differente…più vera…tutto era più reale, i colori erano più vivi i suoni più dolci…e poi c’era anticipazione e la voglia di stare con lui anche se in silenzio…per ore ed ore.

Tutto quello la spaventava a morte. 

Arrivata alla villa non si recò immediatamente nella sua stanza ma fuori sulla spiaggia. Il cielo quella notte era limpido e senza luna…si potevano vedere miriadi di stelle. 

Il mare spingeva le onde sulla sabbia ed il vento freddo di Autunno la fece rabbrividire.

Sperava che il rumore del mare ed il suo ritmo la aiutassero a mettere a fuoco quei sentimenti ma tutto si fece più complicato quando la realizzazione che forse si era innamorata le balenò nella mente. Gli occhi di lui continuavano ad apparirle nella memoria.

“ Così limpidi e verdi da far invidia a questo mare…e il suo viso che mi riporta bambina.” 

Rimase a camminare sulla spiaggia…pensava e sorrideva a vari ricordi lontani e vicini…fino al apparire dei primi colore dell’alba. 

Si sentiva felice ed esausta…ma qualcosa aveva cominciato a turbarla. Uno strano solletico nei polmoni la faceva tossire ogni tanto, niente di serio pensava, ma con i passare dei giorni si era insospettita. 

 

Andrè era altrettanto irrequieto. Era rimasto ad occhi aperti disteso sul suo letto che la pensava.

Le sue labbra, le sue mani e quegli occhi blu che gli potevano leggere nell’anima. Era successo tutto così velocemente che ci credeva a stento. La aveva ritrovata e voleva che fosse per sempre. Ogni volta che provava a chiudere gli occhi per addormentarsi quella sensazione alla bocca dello stomaco gli ricordava le sue guance di alabastro appena baciate di rosa. La sua voce fievole e il tocco della sua mano. Quell’abbraccio così forte da togliere il respiro. 

“ Sei diventata così bella”…

 

Il mattino era arrivato puntuale e Andrè si sarebbe dovuto occupare dei pazienti.

“ Andrè…ragazzo vieni un attimo prima di andare di sotto” disse lo zio.

“ Dovrebbero arrivare dei manoscritti dall’Italia. Un mio vecchio compagno di scuola mi ha parlato di una cura rivoluzionaria per la Tisi…voglio che me li porti appena gli hai. 

“ Si zio…di che cura si tratta?”

“ si parla di un posto dove i pazienti che hanno la tisi possono andare per curarsi. Un nuovo approccio alla cura di questa malattia che non riusciamo ad estirpare…Questo mio amico ne parla con molta convinzione e dice che ci sono stati molti successi.”

“ Bene…sono curioso di leggerli”

 

Quel matterà un andirivieni di pazienti. L’inizio della stagione autunnale portava i primi raffreddori o peggio l’influenza che per molti sarebbe stata letale. Purtroppo uno dei pazienti che aveva la malattia peggiore era suo zio…La Tisi. 

Andrè con i suoi studi era riuscito a placare un po’ quella malattia. Si assicurava che mangiasse adeguatamente e che riposasse il più possibile. Era facile farlo uscire durante la stagione calda ma ora faceva freddo e l’uomo non voleva fare la solita passeggiata salutare.

La zia li aveva lasciati due anni prima per la stessa malattia. Etienne aveva cercato in vano di salvarla, ma le cure erano scarse o non esistenti e le ricerche troppo infantili a quel momento. 

Non si era dato pace dopo la morte della moglie e si era tuffato tutto e per tutto nella ricerca di una cura. Suo nipote l’aveva anche lui contrattata, ma lei era giovane e forte ed era riuscito a guarire rendendosi immune. 

 

Il pomeriggio arrivò e una carrozza arrivò davanti allo studio di Andrè.

“ Mi ha mandato madamigella Oscar…vuole che io la porti alla villa appena finito il suo lavoro.” 

Disse il cocchiere.

Andrè sorrise lievemente sorpreso da quel atto. 

Si assicurò che lo zio fosse a riposare e salì nella vettura.

 

“ Andrè…sono felice che tu sia qui” disse lei accogliendolo sulla soglia.

Ad un tratto una fitta al petto la pre e cominciò a tossire…era piegata in due, quasi in ginocchio, che cercava di riprendere il respiro.

“ Oscar!…vieni ti aiuto” 

La prese sotto il braccio e la accompagnò a sedersi nel salottino. 

La fece distendere e le chiese di sbottonarsi la camicia così di poter ascoltare i suoi polmoni.

La sua espressione si era incupita…appena Oscar aveva aperto la sua camicia lui poteva notare le fasce che le nascondevano i seni. Chiuse gli occhi in frustrazione e si dovette girare così che lei non vedesse l’ira sorprenderlo.

Il padre la aveva reso sua figlia una marionetta senza un anima. Lei era una donna non si dovrebbe nascondere, ma celebrare il suo corpo. 

Si girò di nuovo verso di lei e le ascoltò il suono dei polmoni…conosceva quella tosse ma non voleva trarre conclusioni. 

Oscar si stava riprendendo e come sua natura cercò di minimizzare l’accaduto.

“ Non è niente…è la stanchezza sai…la mia mente è stata molto preoccupata nell’ultimo periodo e le preoccupazioni sono montate. 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Lei si alzò piano dal divano, abbottonandosi la camicia. Lui aveva notato una cicatrice sulla spalla sinistra e le aveva chiesto come era successo.

 

“ Ho dovuto saltare in un laghetto a Versailles per salvare la Regina che vi era caduta. Stava cercando di imparare a cavalcare ma il cavallo si imbizzarrì e la fece cadere in acqua. Mentre cercavo di raggiungerla sono rimasta impigliata in un ramo d’albero che si è conficcato nella mia spalla…Un esperienza al quanto dolorosa che non voglio dover mai ripetere.”

 

“ Aspetta, non chiudere la camicia…fammi vedere.” Disse lui avvicinandosi.

 

Lei rispose in completo silenzio, lo fissava incantata e un po’ scioccata da quella richiesta. Poi, come spinta da un incanto e senza mai stogliere gli occhi da quelli di lui, si sbottonò due bottoni e tirò giù la camicia abbastanza da mostrare la sua spalla.

Andrè fece un altro passo verso di lei e le sfiorò delicatamente la cicatrice. Ci passò il dito pollice sopra accarezzandola e muovendosi piano verso la vena del collo che percepiva pulsare sotto la pelle vellutata.

I loro visi erano così vicini che si potevano quasi toccare.

Lei ne guardava ogni mossa e lui indugiava sfiorando la sua pelle e solleticandola.

Si fermò…era andato troppo oltre…si dovette trattenere ed indietreggiare.

 

“ La cicatrice quasi non si vede…il dottore che ti ha curato ha fatto proprio un buon lavoro.”

 

Oscar abbassò lo sguardo imbarazzata, essendosi resa anche lei conto che le cose stavano prendendo un piega al quanto pericolosa.

Si mise a posto la camicia e la giacca. 

Lui andò a lavarsi le mani e a mettere apposto i sui strumenti medici.

 

“ Forse è meglio che io dia un occhiata a Cesar…che ne pensi?” Disse fissandola diritta negli occhi e cercando in vano di calmare il proprio respiro.

…Che diamine ti succede Grandier?…

Sorrise e le fece cenno di seguirlo.

Entrarono nella scuderia e si avvicinarono a Cesar. Lo stallone gli salutò con un nitrito. 

Andrè gli toccò la gamba, il cavallo rimase calmo quasi assistendolo. 

 

“ Vedi Oscar…non gli fa più tanto male…ma per essere sicuro gli metto più unguento e tienilo fermo per un’altro paio di giorni.” 

Lei sempre a fissarlo, incantata dalla sua voce è da ogni suo movimento. 

…Che mi succede? Mi sembra di essere in preda a qualche magia…

 

Poco dopo si ritrovarono a passeggiare verso la spiaggia. Presero un piccolo sentiero che scendeva verso il mare, camminando a pochi passi di distanza lun dall’altra…Oscar davanti e André che la seguiva. 

Il mare di autunno può essere impetuoso e severo, e quella sera non era da meno. Le onde si scagliavano sulla sabbia ed il mare sbuffava implacabile, quasi ad annunciare il maltempo che montava alle loro spalle. 

Si fermarono a guardare i colori del tramonto che venivano divorati da nuvole grigie e piene di pioggia.

 

“ Ricordi André… quel tremendo acquazzone ad Arraz? Ricordi quella casa diroccata dove andammo a ripararci?… È ancora in piedi sai?” Disse Oscar.

 

“ Lo ricordo bene… è l’ultimo bel ricordo che ho della nostra infanzia… dopo quella sera il nostro mondo fu crudelmente cambiato.”

 

Oscar si girò verso di lui e gli mise la mano sul braccio…

  “ Non ti incupire… lo hai detto tu che molto tempo è passato”

 

André mise la propria mano su quella di lei e guardandola diritta negli occhi 

 

“ quella mattina fu come se il mio cuore fosse stato calpestato da cento carrozze. Tuo padre mi ha tolto la cosa più preziosa che avevo… mi ha tolto te, e nonostante tutto sei rimasta con me, in ogni momento del giorno e della notte. Non so come, ma sapevo che un giorno ci saremmo ritrovati.”

 

Oscar, travolta dall’emozione lo abbracciò…lo strinse a se di nuovo e di nuovo la paura la fece scappare via.

Corse giù sulla sabbia…

“ Aspetta…non scappare di nuovo…non mi lasciare di nuovo…abbiamo perso così tanto tempo, non voglio perderti una seconda volta…Oscar aspetta”

 

Disse urlando e correndole dietro.

La raggiunse e le mise le mani sulle spalle che teneva curve verso il basso.

La fece girare tenendo i suoi occhi verdi fissi sul suo viso. Le sfiorò lievemente la guancia che si era arrossita dall’emozione.

Lei teneva gli occhi chiusi poggiando piano la testa verso quella carezza che aveva aspettato per anni.

 

“ Sono incantato da quanto bella sei diventata…”

Lei aprì gli occhi e gli sorrise. 

“ Non posso…mio padre non accetterà mai…viviamo in due mondi diversi, sono una sciocca a pensare che potremmo stare di nuovo insieme…Ti farà arrestare se scoprirà che ci siamo rivisti”

 

“Oscar…non me ne importa un diavolo di quello che vuole tuo padre, mi ha già ferito mortalmente una volta…mi importa quello che vuoi tu…Non sai quanto ti ho aspettato e quanto ho bisogno di te.”

 

Abbassò il viso verso quello di lei e la baciò lievemente sulle labbra.

Lei chiuse gli occhi e si abbandonò a quel bacio rendendolo più intenso e avvolgendo le sue braccia al collo di lui. 

Rimasero a baciarsi, cercando di recuperare tutto il tempo perduto. 

Intorno a loro il maltempo imperversava, ma rimasero abbracciati, non curanti della pioggia che ora cadeva fitta o del vento che colpiva il mare a raffiche forti.

Lui allontanò il viso, fermando quel bacio che gli stava togliendo il respiro…Si fermò con riluttanza per subito rubargliene un altro.

Lei gli prese la mano e  si incamminò di fretta su per il sentiero per ritornare alla villa. 

Si fermò più di una volta per voltarsi e baciarlo…il suo cuore era pieno di felicità e non voleva che quel momento finisse.

Lui la osservava, sorprendendosi ogni volta che si fermava per baciarlo.

Arrivarono alla porta di entrata e la governate li sorprese sull’uscio mentre cercavano di asciugarsi alla meglio.

“ Madamigella, c’è un ospite che la sta aspettando…il Conte di Girodelle è arrivato poco fa e vi aspetta nel salotto.”

“Victor qui?…ma perché?…va bene grazie lo raggiungerò subito”

 

Andrè rimase in silenzio mentre lei lo guardava preoccupata.

 

“ Mi dispiace Andrè…non sapevo che venisse. Me ne sbarazzo subito…ti prego entra e asciugati vicino al fuoco.”

 

Arrivarono alla porta del salone…e Girodelle si alzò facendo un inchino.

“Oscar…che piacere rivedervi. Vorrei parlarvi in privato.” Disse il giovane Conte squadrando l’uomo che era in piedi dietro a lei. 

 

“ Come desiderate…datemi un attimo vi prego” disse lei usando le buone maniere che le erano state insegnate. 

 

Chiamò la governante e la fece accompagnare Andrè al piano superiore in una delle stanze per ospiti dove poteva scaldarsi vicino al fuoco.

 

“Ditemi Victor…perché siete venuto fino in Normandia per parlarmi…cos’è questa fretta?”

 

Il Conte sollevò il bicchiere di cognac che stava sorseggiando e sorridendo le rispose.

“ Sono venuto da voi così di fretta perché volevo condividere subito la bellissima notizia.

Ho parlato con vostro padre…gli ho proposto di farvi mia sposa…Lui ha accettato…e sono venuto ad accompagnarvi a Parigi.”

 

Oscar rimase completamente sconvolta da quelle parole.

Lui fece dei passi verso di lei che reagì indietreggiando verso la porta.

 

“ Andatevene…Non ho alcuna intenzione di sposarvi…con che diritto vi presentate da me con queste richieste?… Ritornate a Parigi e dimenticate questa sciocchezza”

 

“ Ma Oscar…vostro padre conta sulla nostra unione…”

 

“ Victor…non obbligatemi a usare la mia spada…andatevene e non parlate più di questo”

 

L’uomo posò il bicchiere sul tavolino di fianco a lui e umiliato si incamminò verso la porta…ma non perse l’opportunità di provare a convincerla un ultima volta.

La prese di sorpresa e la baciò sulle labbra. Lei si divincolò e lo spinse via da lei colpendolo con un ceffone violento sulla guancia.

 

“ Se non ve ne andate vi uccido con le mie mani.”

 

Nel corridoio dietro di lei stava fermo Andrè che era stato testimone di tutta la scena.

 

“ Signore io non vi conosco, ma vi do solo un occasione per andarvene senza perdere la vita.”  

Disse, tenendo in mano uno stiletto affilato che portava sempre con lui.

Oscar si avvicinò a lui e mise la mano sul suo braccio per tenerlo indietro. 

Il Conte prese il suo mantello e si dileguò nel buio della notte.

 

Oscar abbracciò Andrè che la baciò dolcemente sulla tempia. 

 

“ Mio padre…di nuovo a prendere delle decisioni sulla mia vita senza chiedere il mio consenso. Ora che ho rifiutato questo ultimo insulto alla mia intelligenza sarà furioso. 

Mi dispiace coinvolgerti in tutto questo…Non voglio tornare a Parigi ma devo…ho degli obblighi a cui non posso mancare”

“ Oscar non voglio lasciarti sola…non mi fido di tuo padre o quel damerino che ti ha appena aggredito. Resta qui con me…ti prego…temo per il tuo benessere.”

Lei lasciò quell’abbraccio e si andò a porsi un bicchiere di cognac per poi sedersi vicino al fuoco

Lui la seguì e si mise in ginocchio davanti a lei.

 

“ Se non vuoi rimanere…allora verrò io a Parigi con te.” 

 

“ Non posso permetterlo…mio padre ti ucciderebbe…E per di più hai la tua vita qui, il tuo lavoro come medico, i tuoi pazienti…Non voglio che tu rinunci a tutto questo”

 

“ E io non voglio più passare un minuto senza di te…Ti accompagnerò a Parigi” 

 

E posò il viso sulle gambe di lei. 

Lei gli mise una mano fra i capelli e cominciò a carezzarli.

Poi si alzò piano, lo prese per mano e si diresse al piano di sopra. 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Premessa: in questo capitolo parlo di cure mediche realmente esistite in quel periodo ma la scoperta di infezioni e delle cause era ancora molto lontana…Non ve ne abbiate è stata un licenza poetica. 

Le cure di cui parlo erano purtroppo solo efficaci per gli stati più leggeri della tubercolosi che anche se curata rimaneva molto contagiosa e in più dei casi ritornava. 

Voglio salvare Oscar.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Andrè la seguì senza dire niente…poi tutto d’un tratto la fermò, la fece girare verso di se e le mise le braccia attorno alla vita tenendo il viso vicinissimo a quello di lei.

“ Sei sicura di quello che vuoi fare?

Lei gli prese il viso fra le mani.

“ Non sono mai stata più sicura…di quanto lo sono ora…ti voglio”… e gli prese le labbra con le sue, una, due, più volte. 

Lui la tirò su in braccio e continuò a salire le scale.

 

“ Se non mi metti giù non riuscirai a vedere dove vai…”

 

“ Non importa, non ti lascio…continua a baciarmi” 

Arrivarono al piano superiore.

“ continua fino alla fine del corridoio…l’ultima stanza”

Lui aprì la porta e andò a posare Oscar gentilmente sul letto.

Chiuse la porta e ritornò da lei…la fece alzare e fermarsi in piedi davanti a lui, fra le sue gambe lunghe.

Alzò il viso verso di lei e fissandola nei sui grandi occhi blu, cominciò a sbottonarle la camicia.

Piano, pianificando ogni tocco arrivò a scoprirle un po’ di pelle nuda.

Il cuore di lei era impazzito…il pompare le echeggiava nelle orecchie quasi stordendola.

Lui la fissava con i suoi occhi verdi e larghi pieni di desiderio.

Le cominciò a posare piccoli baci ogni volta che scopriva un po’ di più di pelle.

Arrivò all’ultimo bottone, le posò un altro bacio sulla pelle, poi mosse la bocca verso la destra per trovare il suo cuore.

“ Sai che si può sentire il battito del cuore il diverse zone del corpo?”

disse  con un folto di voce, soffermandosi con le labbra su quel bacio.

Salì con la lingua seguendo la linea del collo.

“ Il petto è il posto più ovvio…ma sapevi del collo, dove pulsa la tua vena carotide?

Posandole un altro bacio e fermando le sue labbra per ascoltare il suo battito che ora correva come un cavallo impazzito. Sorrise al sentire il suo cuore impazzire.

Continuò il suo viaggio giù per il braccio sinistro arrivando al polso.

“ La vena del polso”… di nuovo soffermandosi per ascoltare il battito.

Poi si alzò e la fece sdraiare sul letto.

Le tolse piano i pantaloni e avvicinò il viso all’interno delle sue gambe posando le labbra  sulla “ La vena femorale.” 

Oscar perse il controllo e fu presa totalmente dalla passione, alzò la schiena e lo abbracciò baciandolo profondamente.

Si alzarono nuovamente in piedi e lui cominciò a toglierle le fasce, Piano tenendo lo sguardo fisso sul suo, fino a scoprirle il seno che teneva nascosto con quella stoffa umiliante.

Si fermò un attimo prima prenderle il seno con le mani e posando le labbra su i sui capezzoli eretti e allo stesso tempo togliendosi velocemente la camicia e i pantaloni.

Erano nudi pieni di desiderio l’una per l’altro e si lasciarono cadere sul letto intrecciandosi e amandosi con sospiri e sussurri di  piacere. 

 

 

 

“ Vi avevo avvertito Conte, avreste fatto meglio ad aspettare che le parlassi io. Ora convincerla sarà più difficile…ma a me non refuterà nulla.

Non vi fate angoscia Victor, quando ritornerà dalla Normandia rimedieremo a tutto, ve lo prometto”

Il giovane ufficiale face un inchino e salì sulla carrozza che lo aspettava fuori dall’entrata della villa Jarjayes.

Il padre di Oscar era furioso, cominciò camminare avanti e indietro sul pavimento del suo studio. Si mise a sedere alla scrivania, prese un foglio di carta e cominciò a scrivere un messaggio per sua figlia che le sarebbe stato recapitato il giorno dopo.

Chiuse la busta e la sigillò con lo stampo del suo casato…chiamò il suo più fidato messo e lo mandò immediatamente in Normandia.

Nanny aveva assistito alla conversazione…la descrizione dell’uomo che era con Oscar le aveva fatto pensare a suo nipote…che aveva incontrato ad Arraz sei mesi prima.

Non poteva certamente essere lui…ma lo sapeva che Andrè non la aveva dimenticata e chiedeva di lei spesso e Oscar faceva lo stesso…con più discrezione.

Si affrettò nella sua stanza e anche lei prese un foglio di carta e scrisse un messaggio da recapitare a suo nipote. Conosceva il messo da quando era bambino e che era un gran golosone. Gli preparò un cestino pieno zeppo di biscotti e pasticcini e gli chiese di recapitare il suo messaggio prima di quello del Conte. Il ragazzo non se lo fece dire due volte, prese il cesto, salì a cavallo e partì al galoppo.

 

 

Un brillante raggio di sole si riflesse sullo specchio di fianco al letto dove Oscar e Andrè dormivano ed andò a posarsi sul viso di lui che si svegliò lentamente. Si girò verso di lei che ancora teneva gli occhi chiusi e la fissò. Sorrise e piano si alzò dal letto senza disturbarla. Andò davanti alla finestra e mosse un po’ le tende per vedere fuori. Il mare di quella mattina non somigliava per niente il mare in tempesta della notte scorsa. La luce del sole brillava sulle onde che piano accarezzavano la sabbia. Il vento era quieto ed il cielo limpido. Tutto d’un tratto sentì la mano di lei abbracciarlo attorno alla vita nuda. Poggiò il viso sulla sua schiena e la baciò piano. Lui le posò la mano sulla sua e si poggiò in quell’abbraccio. 

“ Devo andare da mio Zio…ritornò questa sera.” Disse lui girandosi piano verso di lei che rispose muovendo piano le mani sulla schiena di e lui e più giù a fermarsi sulle sue natiche sode.

“ Ti prego devo ritornare…non mi tentare, no resisterò”

Lei continuò con la sua sensuale danza. Lui stava rispondendo ai suoi tocchi… la prese in braccio prendendole le labbra con le sue. La posò pesantemente sul letto…cominciò a baciarla come aveva fatto la sera prima poi le disse di chiudere gli occhi.

Mentre lei aspettava di riaprirli lui si rivestì in fretta e andò a stare davanti alla porta della camera. 

“ Oscar…ti amo” disse prima di uscire dalla camera chiudendosi la porta dietro alle spalle. 

Oscar saltò giù dal letto e corse dietro di lui. 

“André…anche io ti amo” gli disse mentre lo guardava dal piano superiore. Lui si girò, le sorrise e le soffiò un bacio prima di andarsene.

“ Zio…sono tornato.” Disse André posando la sua borsa sul tavolo.

“Ragazzo…finalmente. Ti aspettavo ieri sera, ho letto quelle ricerche che mi ha mandato quell’amico. È molto eccitante André…la cura che sta prendendo forma può potenzialmente salvare vite.” 

“ Zio, ho un po’ di fame, poi vorrei sinceramente leggere di questa cura miracolosa. Vorrei che tu conoscessi Oscar…ci siamo ritrovati dopo molti anni, Zio, è stupenda ne sono stregato. “

Lo zio si alzò con difficolta della sua sedia e assistendosi con il bastone si diresse verso suo nipote.

“ Ragazzo, che fai? Suo padre era pronto ad ucciderti…non finire nei guai ragazzo…ragazzo mi preoccupi hai un futuro molto brillante non immischiarti con un pazzo nobile come il Generale de Jarjayes. Mia madre sta ancora soffrendo sotto le sue grinfie”

“Zio, Oscar non è come suo padre…dalle il beneficio del dubbio.”

Il vecchio uomo sbuffò e si mise a sedere al tavolo della cucina con il libro di ricerche mediche aperto davanti a lui.

Andrè iniziò a leggere le ricerche. Cento anni prima uno dei medici Italiani aveva scoperto che la tisi era causata da organismi esterni al corpo. I pazienti più predisposti erano i poveri che vivevano in sporcizia e i contadini che lavoravano con la terra. La polvere era in qualche modo colpevole o un mezzo di trasmissione.

Con quella premessa i medici avevano finalmente trovato un modo per curare quello che chiamavano un infezione. Non parlavano di una miasma ma di una malattia causata da qualche minuscola creatura che entrava nei polmoni. 

Con questa nuova scoperta i dottori avevano cominciato a ricercare cure antiche che erano usate per infezioni…il miele e l’aceto di mela. Queste due cure naturali avevano cominciato finalmente a curare pazienti con la tisi allo stato iniziale della malattia.

Queste informazioni furono purtroppo tenute segrete perché rigettate dalla chiesa come eresia…ma la nuova scuola di pensiero del periodo Rinascimentale ripropose queste tecniche come solide e efficaci cure.

 

André continuò a leggere con gran interesse eccitandosi sempre di più dalla possibilità che ci fosse una cura anche per Oscar. 

Passò gran parte del mattino a studiare e ricercare queste cure. Verso il tardo pomeriggio arrivò il messo che gli portava il messaggio di sua nonna.

Amato ragazzo mio. Ti scrivo perché sono venuta alla conoscenza di un fatto che penso ti coinvolga. Il Conte di Girodelle è venuto a palazzo di corsa per comunicare al Generale che Oscar, non solo aveva rifiutato di sposarlo ma che aveva un uomo in casa. Ragazzo da come il Conte ha descritto quell’uomo io non ho dubbi che fossi tu.

Ti prego fai attenzione, il Generale non te la farà passare liscia se vi trova assieme. Questa sera ha mandato un messaggio a Oscar che le sarà recapitato allo stesso tempo che tu leggerai questo. Qualsiasi cosa deciderai di fare, ti prego stai attento.

Con tanto amore Nonna”

 

 

 Il messaggero del generale arrivò alla villa e consegnò di persona il messaggio a Oscar.

 

 “Oscar, voglio che tu ritorni immediatamente a Parigi. Basta con queste sciocchezze, tu sei promessa al Conte di Girodelle e quando tornerai lo sposerai e basta.

Tuo padre” 

 

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Capitolo 6
*** capitolo 6 ***


Oscar fece a pezzi quel pezzo di carta e furibonda lo buttò ne fuoco del camino. 

Cominciò a  camminare nervosamente per la casa vuota…più pensava a questo nuovo affronto da parte del padre e più voleva scappare lontano…ma non era più sola, ora aveva Andrè e non lo avrebbe mai lasciato. 

Si mise la sua giacca e uscì a camminare, andò sulla scogliera e si mise a sedere su una grande roccia dove poter guardare il mare del pomeriggio farsi sempre più scuro, un po’ come il suo umore.

 Il vento d’autunno cominciò a soffiare e lei fu sorpresa da un brivido freddo alla schiena. Un colpo di tosse le scosse i polmoni e si dovette piegare in due per riuscire a prendere il respiro. I colpi di tosse si facevano sempre più intensi e le capitavano più spesso del solito. Non riusciva a prendere fiato … provò ad alzarsi in piedi e fare qualche passo ma un secco colpo di tosse la fece perdere l’equilibrio e si ritrovò a terra con il viso nel fango. 

Ci vollero dei minuti prima che si sentisse forte abbastanza da rialzarsi e rientrare alla villa. 

Camminava piano, tenendo una mano sul torace dolorante, cercando di prendere piccoli respiri. 

Arrivata a casa entrò in camera sua e si buttò sul letto assopendosi immediatamente. 

Si svegliò piano, stuzzicata dal tocco gentile della mano di Andrè che le carezzava la guancia.

Aveva notato un piccolo graffio e si era chiesto come fosse successo.

“ Non è niente, sono uscita a fare una camminata e sono inciampata…tutto qui.”

Purtroppo mentire non riusciva bene ad Oscar e lui sospettò subito qualcosa.

 

“ se lo dici tu…hai fame? La cuoca mi ha detto che la cene è servita.”

 

Avevano cenato assieme, come tanto tempo prima quando erano bambini…parlarono di ricordi della loro gioventù e di cose da scoprire l’una dell’altro.

André si era portato dietro il libro di ricerche mediche che aveva letto e riletto tutto il giorno.

Lo aprì nuovamente quando si misero a sedere nel salotto dopo cena.

Continuava a rileggere la parte che parlava di un qualche essere vivente microscopio che causava la tisi. Gli studi erano comunque molto rudimentali e non molto definiti. Sembrava più una specie di fabbricazione che di un fatto concreto…ma si disse che se in quel modo si poteva finalmente trovare una cura, allora che ben venga. 

Oscar si era versata un bicchiere di cognac e si andò a sedere sulla sua solita sedia di fianco al fuoco. 

Aveva freddo, spesso si ritrovava a rabbrividire senza trovare un vero sollievo. Cominciò a schiarirsi la gola, prima leggermente poi più e più vigorosamente fin quando cominciò a tossire. André si alzò velocemente ed usando un po  dell’esperienza che si era fatto, la fece calmare abbastanza da riuscire a respirare normalmente. La fece stendere sul divano e le tolse quelle fasce che secondo lui causavano molto di quello sconforto. 

Le ascoltò i polmoni, riuscendo, questa volta, a sentire un po’ di gorgoglio. 

“ Oscar voglio che tu stia ferma e aspetti qui distesa, arrivo subito.”

Si diresse di fretta verso la cucina dove la cuoca ed il resto della servitù stava mettendo apposto.

“ Scusatemi…avreste per caso del miele e dell’aceto di mele?”

La cuoca si girò verso e di lui e fece la sua solita riverenza.

“ Si signor dottore…ve li preparo subito”

“Per favore portateli su in camera di Madamigella.”

 

La servitù lo conosceva come dottore e non si erano mai fatti molte domande. In fondo anche loro avevano usato i suoi servizi più di una volta.

 

Ritornò al suo capezzale, le baciò dolcemente la guancia e la prese in braccio per portarla al piano di sopra. 

La posò sul letto e la spogliò della camicia facendola stendere sullo stomaco. 

“ André… dai sto già meglio, smetti di…” Ed un altro colpo di tosse le impedí di finire la frase. 

Le fece prendere un cucchiaio di miele ed uno di aceto…poi posò un bicchiere di vetro sulla sua schiena e cominciò ad usarlo come un piccolo tamburo battendoci sopra leggermente e muovendolo in diverse parti della schiena.

Ad Oscar non dispiaceva affatto, era certamente meglio di un cucchiaio di aceto.

Piano piano si addormentò e lui la coprì con il lenzuolo. Si mise in ginocchio di fianco al letto e posando il viso vicino al suo la guardò pensieroso.

Con grande cautela le ascoltò i polmoni per una seconda volta, poi soddisfatto che per ora sembrava calma si tolse i vestiti e si mise a sdraiare di fianco a lei abbracciandola. Le mise un braccio attorno alla vita e le baciò la tempia. 

 

 

 

“ Ragazzo finalmente sei tornato, che mi sai dire di mia figlia? Era forse in compagnia di qualcuno? E ha risposto alla mia lettera?

 

Il messo del generale era poco più di un ragazzino e si era  intimorito dal fare bruscò del generale. 

Sua figlia era differente…gentile e bella da perderci la testa.

Cercò di rimanere sull’attenti, anche se il viaggio lo aveva stancato molto. Si schiarò la voce è gli rispose.

 

“ La contessa non ha mandato risposta…con lei c’era il medico. Sembra che sia infastidita da una tosse strana.”

 

“ Un dottore?…Ora capisco…devo andare da lei al più presto…Nanny…Nanny…”

Il generale era nel panico, era determinato ad andare a prendere sua figlia e farla curare dai medici più illustri della città.

“ Nanny…Oscar è malata devo andare a prenderla di persona…preparate il mio baule”

La vecchia governante rimase spiazzata da quelle parole. Se il generale fosse andato in Normandia avrebbe certamente scoperto i due amanti. 

“ Signore…non voglio disobbedirla, ma pensò che sia una migliore idea se andassi io. Lei mi ascolterà e per di più lo sempre curata io. Lasci che vada io a prenderla, la riporterò a casa entro un paio di giorni.” Disse la donna sperando che i suoi consigli dissuadessero il Conte.

 

“ Spero di non pentirmene…va bene. La voglio di ritorno in pochi giorni…o verrò personalmente.”

 

La vecchia donna si mise in viaggio la mattina dopo.

 

 

 

 

Oscar si svegliò stuzzicata dal respiro regolare di André che dormiva di fianco a lei girò il viso verso di lui e posò la testa su un braccio. Cominciò a fissarlo e con un dito seguire il profilo del suo viso. Gli passò le dita sulle guance lasciandosi stuzzicare dalla sua barba incolta. 

Gli si avvicinò alle labbra e vi posò un leggero e gentile bacio. 

Lui aprì un occhio e un sorriso gli si formò sulle labbra.

Alzò il braccio e con la mano le carezzò le gambe e più su indugiando sulle natiche.

Teneva gli occhi fissi in quelli di lui…e piano, facendolo girare, gli si mise a cavalcioni.

Gli prese il viso fra le mani e gli baciò nuovamente le labbra, gustando ogni nuova sensazione.

Un brivido caldo lo innondò e rispose a quel bacio aprendo la bocca.

Si portò le natiche verso di se e si spinse in lei facendola gemere e inarcare la schiena verso l’alto. 

Quella donna era così sensuale e si donava a lui senza rimorso. Lui poteva sentire le sue gambe tremare ad ogni spinta e le sue mani stringersi sempre di più alle sue gambe. 

La fece girare gentilmente sul letto e seguendo la stessa danza le baciò i seni, ora liberi ed impertinenti che lo imploravano di coprirli con le sue labbra.

Spinse più forte, gemendo e sussurrandole piano nell’orecchio.

“ Mi fai impazzire”

Oscar rispose con gemiti muti…mordendosi le labbra e aggrappandosi alle sue braccia.

 

Si risvegliarono abbracciati in un groviglio di lenzuola. Sapevano che prima o poi sarebbero dovuti ritornare alla vita normale e risolvere i problemi che si erano creati.

I giorni passarono e lui, diligente, le faceva prendere le cure e si assicurava che si riposasse.

Cesar era ormai guarito e li accompagnava nelle loro lunghe passeggiate. 

Un pomeriggio mentre cavalcavano Andrè fu fermato da un uomo.

“ Dottor Grandier, venite vi prego…mia moglie sta per partorire”

Disse un giovane contadino in completo panico.

Andrè si voltò verso Oscar.

“ Devo andare”

“ Ti seguo” disse lei senza esitare. “

Arrivarono in una casa molto piccola con solo una stanza. Da una parte c’era la cucina con un caminetto quasi spento e dall’altra un letto dove era distesa la donna in una pozza di sangue e fluido amniotico. 

Lui si tolse la giacca, si tirò su le maniche e si lavò le mani in un bacino posto di fianco al letto.

Si mise in ginocchio davanti alla donna e con l’aiuto di una balia cercò di incitarla a spingere.

Ad Oscar sembravano ore che era ferma a far da spettatore a quella scena…ma poi arrivò il vagito del bimbo…forte e pieno di vita.

L’emozione la sorprese e lacrime cominciarono a scenderle sulle guance…aveva assistito ad un vero e proprio miracolo.

 

Si avvicinò piano mentre André porgeva il bambino al padre, che lo prese in braccio commosso.

André era sudato e la sua camicia si era insanguinata mentre teneva il bimbo. Oscar lo guardò, completamente incantata da come il suo viso brillava di felicità. 

Si vedeva che era nato per quello, e lei si sentiva orgogliosa di lui, del suo uomo.

Uscirono da quella casa e Oscar lo prese in un abbraccio stretto. 

“ Quello che hai fatto…mi hai veramente impressionato…Ti amo André” 

 

Si diressero verso il suo ambulatorio così che si potesse cambiare.

Oscar entrò, accolta immediatamente dal cane che le saltò quasi addosso. 

Si mise a sedere su una seggiola mentre aspettava che André si cambiasse. 

Lo zio entrò nella stanza e senza riconoscerla si presentò. 

Ma non gli ci volle molto per ricordarsi di lei. La aveva vista da bambina e quella donna di fronte a lui non poteva essere che lei.

“ Oscar?… la piccola Oscar Francois de Jarjayes?”

“ Si signore, ci conosciamo? Poi tanto piccola non sono”

“ perdonatemi…si io sono Etienne Grandier, lo zio di André… ci siamo conosciuti molti anni alla villa di vostro padre”

“ Si!…ora ricordo…come state signore?”

In quel momento entrò André.

“ a vedo che vi siete presentati…bene…Zio io accompagno Oscar a casa, torno presto”

Disse facendo cenno a lei di seguirlo di fretta.

 

“ perché di fretta André? Non ti sembra di essere stato un po’ scortese?”

“ perdonami Oscar…mio zio può essere molto diretto e per ora non voglio che ci siano problemi fra voi due”

“ Perché pensi ci siano problemi”

“ Dopo che tuo padre mi ha cacciato, sono venuto a vivere con lui e l sua famiglia e ricordo come si adirato e come continuava a dire che un giorno il generale avrebbe pagato per quell’ingiustizia…É vecchio ora è brontola molto. Non voglio che cominci una lite con te”

“ Capisco…ma noi dovremmo parlare prima o poi.

André si fermò…scese da cavallo e le porse la mano per farla scendere. 

La prese in un abbraccio vigoroso.

“ Non voglio più passare notti insonni, sapendoti lontana da me…non voglio più dover dirti addio. Una volta è stato più che sufficiente.”

Le prese il viso con le mani e le baciò piano le labbra. 

“ Non lascerò che niente e nessuno ci separi”

 

Arrivarono alla villa, lui la accompagnò dentro e mentre le prendeva le cure lei si mise a sedere nel salotto. 

Entrò solo per essere sorpresa dalla vecchia nonna di André che era seduta di fianco al fuoco.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


La vecchia donna si alzò e con fatica raggiunse Oscar e la avvolse in un abbraccio forte.

 

“ Piccola, mi sei mancata…sei molto pallida. Stai forse male?”

La donna la guardò negli occhi e le passò una mano sulla fronte. 

“ Nanny no, sto bene non ti preoccupare. Perché sei venuta qui? Tornerò a Parigi in un paio di settimane.”

“ Oscar, tuo padre è venuto a sapere della tua tosse e…di un uomo che é in tua compagnia…E da quello che ci è stato detto, sembra proprio che assomigli molto a mio nipote…sai quello che è stato cacciato da tuo padre?”

Oscar fece un passo indietro, presa completamente di sprovvista da quelle parole.

“ Ti prego non ti arrabbiare Nanny…Ci siamo incontrati per caso…io non sapevo che fosse qui in Normandia…e ora non ho alcuna intenzione di separarmi da lui. 

Non penso di essere mai stata più felice di quanto sono in questo momento. Lui mi rende felice,…stare con lui mi rende felice.”

“ Ragazza, ti ho allevato, ti ho curato e ricordo bene come tu e mio nipote eravate inseparabili. Sono molto felice che vi siate ritrovati, ma è pericoloso per tutti e due. Tuo padre lo ucciderà di certo se viene a sapere della vostra relazione”

 

“ Nonna…non mi importa del generale, non la lascio. Ed in più lei è malata.

La sto curando e non voglio che viaggi in carrozza per giorni. Quello di suo padre è un capriccio e se la vuol vedere deve venire qui a confrontarmi…e se vorrà uccidermi allora sia.”

Non lo lascerò che ci separi di nuovo. La amo nonna e voglio che diventi mia moglie.”

La nonna si mise a sedere scioccata da quella notizia. Cominciò a respirare con fatica…l’età che aveva si faceva sentire. André notò il suo sconforto e si precipitò al suo capezzale. 

Urlò alla servitù di portare dell’acqua e dei panni puliti.

Le mise un panno bagnato sulla fronte e le fece bere dell’acqua.

Oscar si era messa in ginocchio vicino a lei e le teneva la mano. 

“ Nanny, ora riposati. Faccio preparare una stanza”

“ Bambina mia…sei malata?…Di cosa si tratta?”

André rimase in silenzio…non aveva ancora dato ad Oscar una diagnosi e per sua natura lei non chiese. Si avvicinò alle due donne e cercando di usare le parole più adatte si spiegò.

 

“ Oscar…volevo essere assolutamente sicuro della diagnosi prima di parlartene. Ma ora non ho più dubbio…è la tisi.

Calmatevi…so che è una parola che infligge terrore a chi la sente…ma ci sono nuove cure e hanno funzionato per lo zio. Oscar…ti prometto che sarai curata.”

 

“ André…la tisi non è niente su cui scherzare…La devi assolutamente curare”

Disse la vecchia donna mettendosi il viso nelle mani piangendo.

Oscar rimase in silenzio, si alzò e si andò a sedere sul divano.

Aveva lo sguardo perso nei pensieri. Ne aveva avuto il timore che fosse tisi.

 

André aiutò sua nonna in piedi e la accompagnò nella stanza al piano superiore.

Dopo essersi accertato che fosse calma nel letto si diresse di sotto. 

Faceva le scale molto piano dannandosi per il modo in cui aveva dato la notizia ad Oscar.

Avrebbe preferito non averglielo dovuto dire.

Arrivò sull’entrata del salotto e la vide.

Le andò a cingere la vita con un braccio e poggiare il viso sulla guancia mentre guardava pensierosa fuori dalla finestra. 

 

“ Gli ultimi colori del tramonto sono sempre così tristi…il sole si tuffa nel mare e noi siamo avvolti dalla notte… guarda le prime stelle…come sono luminose. 

Le ho sempre guardate quando venivo qui con mia madre nei primi anni dopo che te ne andasti. Ti pensavo, volevo averti di fianco e tenerti la mano. 

Non dubitare mai che io abbia sofferto. 

Quando mio padre ti ha scacciato è stato come perdere il respiro…( sorrise) pensa che andavo a trovare le mie sorelle…le mie sorelle!…sempre in perenne stato di preparazione per qualche ballo dato da chi sa quale nobile famiglia. 

Ed Ortance, la più grande, sempre a sfornare pargoli. Ora ne ha cinque, quattro maschi e un femminuccia, che tutto e per tutto somiglia a mio padre. 

A s!…l’egregio Generale delle esercito di sua Maestà,  Agustin Ranger de Jarjayes…grande militare e pessimo padre. 

André…andiamo via, via di qui, lontano dove non ci possa trovare”

Appoggiò la schiena nell’abbraccio di lui e chiuse gli occhi respirando profondamente.

“ Ci sono io ora e tu non devi più preoccuparti.”

 

Lei si girò verso di lui guardandolo negli occhi chiari e lo baciò profondamente. 

 

Si separarono quella sera…lui ritornò a casa dallo zio che aveva bisogno di essere accudito.

Gli fece sapere che la nonna era a casa di Oscar e che quella mattina lo avrebbe accompagnato a farle visita.

 

“ Mia madre qui?… be deve essere proprio importante se il Generale le ha lasciato fare un viaggio così lungo da sola.”

Disse sbuffando e brontolando per il cattivo gusto che avevano le cure che suo nipote gli faceva prendere.

 

André si assicurò che lo zio fosse a letto dopo avergli dato cena e poi uscì con il cane.

Camminavano piano; soprappensiero…Era preoccupato che la malattia stesse aggravandosi per Oscar e che non sarebbe riuscito a curarla…e si preoccupava per il padre di lei che sarebbe arrivato certamente entrò un paio di giorni e avrebbe ripreso il controllo sulla vita di Oscar.

 

“Non posso lasciare che me la porti via una seconda volta…come farò Poilu, come faremo a farla restare?

Ora che ho assaporato le sue labbra non ne posso fare a meno…

Quando non sono con lei sento la sua mano che tiene la mia e le sue dita che si intrecciano con le mie…Non sarebbe una cattiva idea scappare… 

No che dico… lo devo affrontare”

 

 Gli era difficile stare separato da lei, anche se si erano trovati da poco, sentiva la sua mancanza anche solo dopo poche ore.

Avevano camminato per un bel po e ad un tratto André si rese conto che erano quasi alla villa di Oscar.

Si fermò a guardare le luci gialle delle candele che illuminavano le finestre al piano superiore.

Si avvicinò di più e tutto d’un tratto.

“André…pensavo fossi tornato a casa” disse lei trovandolo a camminare nel giardino.

Gli allungò la mano e continuarono a camminare nel cortile. Si andarono a sedere su una panchina. Lei andò a poggiare la schiena sul petto di lui che la cinse con le sue braccia.

Cominciò a baciarle il collo, lievemente saporando la sua pelle.

Lei chiuse gli occhi e lasciò che i brividi le percorressero la schiena fino alla punta delle dita.

Lei si sollevò a sedere, gli prese la mano e lo guidò in una delle stalle del casato.

Era buio e man mano che i loro occhi si abituavano, si fecero via per trovare un posto dove amarsi.

André la prese in braccio e la andò a sedere su uno scaffale.

Cominciò a sbottonarle la camicia mentre lei lo fissava incantata.

“ non posso fare a meno della tua pelle”

Disse lui baciandole il collo e lasciandole i segni della sua passione.

“ E io della tua…non smettere”

 

Con la lingua seguì un piccolo sentiero giù verso i suoi seni eccitati. 

Lei rispose passandogli le dine nei capelli riccioluti.

Le sue labbra continuavano a tormentarle i capezzoli facendola gemere e chiedere di più.

Si fermarono appena sentirono dei passi e poi il cane che ringhiava.

 

“ A sei tu che fai rumore nella stalla…dovresti tornare dal tuo padrone!” Disse il custode allontanandosi verso casa.

 

La loro danza d’amore ricominciò piano…erano consci del pericolo di essere sorpresi da qualcuno…ma quello non li fermò…gli eccitava di più.

André si mosse dentro di lei sempre più velocemente mordendo e succhiano le labbra di lei che lo cingeva con le sue gambe. Ansimando sul suo seno portò tutti e due all’amplesso finale.

Si Lasciarono cadere esausti sul fieno, addormentandosi. 

 

Si risvegliano al rumore dei cavalli che sbuffavano pronti per un nuovo giorno.

Lui la teneva stretta, riscaldandola…percependo un debole tremore sulla sua pelle.

 

“ Mi manchi quando non sono con te” sussurró nell’orecchio sfiorandole la guancia.

Si fermò…la guancia di lei era bollente e il suo tremare si fece più percettibile.

 

“ Oscar, stai tremando…penso che sia meglio rientrare e metterti a letto.” Disse posandogli le labbra sulla fronte temendo che avesse la febbre.

 

La prese in braccio e la portò in camera sua. 

Era mattino presto e la servitù si era appena svegliata. Lui corse giù per le scale, e in cucina. 

Accese il fuoco per scaldare dell’acqua. Mentre si dava da fare la servitù cominciò ad arrivare.

“ Signor dottore, non mi aspettavo di trovarvi qui.”

“ O bene siete svegli… madamigella ha la febbre… ho bisogno di acqua e delle pezze. 

Mia nonna avrà certamente bisogno di aiuto…vi prego fate quello che vi chiede.”

 

La nonna di André non tardò a scendere e cominciare a dare ordini.

Si mise immediatamente a cucinare una zuppa di pollo per Oscar che sapeva l’avrebbe fatta sentire meglio.

Fece preparare il te e glielo portò subito.

André era seduto su una sedia di fianco al letto che le teneva la mano. La vecchia nonna fu presa dall’emozione per vedere come lui la accudiva. Si avvicinò a suo nipote e lo abbracciò forte.

“ La ami?…sai che è una pazzia!…ma non sarò io ad impedirvi di essere felici.”

 

“ Nonna, in fondo l’ho sempre amata…ma ora è di più di una semplice storia d’amore…ora noi ci apparteniamo, siamo l’una per l’altro. Anche se eravamo lontani c’è sempre stato un magico legame fra noi…Non c’è niente salvo la morte che mi possa separare da lei…ed ora che è malata, ne farò la mia missione, ma la guarirò.”

 

“ Ragazzo, sono felice che vi siate ritrovati e che vi amate…non fraintendere le mie parole…la malattia che ha è incurabile…non devo essere io a ricordartelo.”

 

“ Ci sono delle nuove cure…e lo zio è sopravvissuto…io non mi lascio intimidire e non la perderò di nuovo.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


La nonna si mise, anche lei, a sedere di fianco al letto e cominciò a pregare in silenzio.

André teneva la mano ad Oscar che si rigirava nel letto in preda ad un ennesima febbre alta. Le mise una nuova benda bagnata sulla fronte poi, preso dalla frustrazione uscì impetuosamente dalla stanza…prese il suo mantello e lasciò la villa in tutta fretta.

Arrivò a casa dove lo zio lo accolse preoccupato.

“ Allora hai novità?… sai molto irritato”

“ Oscar ha la febbre alta, temo che il peggio sia arrivato. Spero di riuscire a farle calmare la febbre, ha bisogno di bere.”

“ Ricorda che sei un dottore. Pensa a come curiamo le altre malattie e usa quelle cure.”

“ Miele e tè di tiglio…grazie zio…se te la senti dovresti venire con me a casa di Oscar, la nonna sarà felice di vederti.”

“ Va bene, ma abbiamo almeno un paziente oggi, quindi devo aspettare che vengano prima di poter uscire.

 

André si era messo a leggere alcuni libri di medicina mentre aspettava che lo zio avesse finito.

Alcuni dei rimedi più efficaci erano quelli usati dalla gente povera. Limone, salvia, vino, aceto. 

Prese appunti su un foglio di carta e mentre lo zio finiva con il paziente, cominciò a cercare nella farmacia dell’ ambulatorio del tè di tiglio.

Non ne avevano.

Non era esattamente una bevanda popolare in quella zona, si preferiva usare ingredienti locali. Ma c’era una persona che sicuramente sarebbe riuscito ad aiutarlo. A qualche chilometro dal paese, nel fitto di un bosco di querce viveva una vecchia donna.

La gente locale la chiamava “ strega” e ne stavano alla larga.

André e suo zio avevano più di una volta usato il suo aiuto.

 Lei era un esperta in varie erbe che trovava nel bosco e che si faceva portare a posta da un paio di persone fidate.

Aveva delle spezie che provenivano dall’oriente…diceva che potevano curare una miriade di malanni e André ne era al quanto fascinato.

Corse fuori dalla porta e andò a farsi prestare un cavallo. 

La sua abitazione non era lontana dal paese, ma per arrivarci doveva inoltrarsi in un bosco piuttosto fitto e buio. La sterpaglia si fece più fitta e mentre cavalcava aveva la sensazione di avere cento occhi che lo fissavano da ogni angolo. Non si poteva certamente dire che André fosse un uomo superstizioso, ma quelle storie che si raccontavano su questa vecchia ed il posto in cui viveva alimentavano certamente la sua fantasia. Ogni suono sembrava amplificato dal buio…rendendo la missione più ardua.

Arrivò ad una radura dove poteva vedere una fievole luce provenire dalla casa della vecchia. 

Arrivò sulla soglia e prima di bussare si ricompose la giacca e si schiarì la voce.

 

 

Si sapeva poco di Agnes Balsier…era una vecchia donna che era sempre vissuta da sola nella stessa casa, nessuno del paese si ricordava se avesse mai avuto legami famigliari o di averla mai vista in compagnia di un’altra persona.

Quando era più giovane i suoi servizi erano richiesti da più di un cittadino ma le cose cominciarono a cambiare quando una famiglia che aveva perso due figli nella stessa settima aveva cominciato ad accusarla di stregoneria.

La donna si andò a rifugiare nella solitudine e sicurezza della sua casa nel bosco e raramente si faceva vedere in città.

 

André bussò vigorosamente alla porta e la vecchia si affrettò ad aprire.

 

“ Madame Balsier…buon pomeriggio.”

“ A il bel dottore del villaggio mi viene trovare…o cosa devo questa visita?…prego entrate.”

 

“ Scusate la mia impudenza, ho bisogno del vostro aiuto…

C’è una donna a cui io tengo molto che è molto malata. Ha la Tisi ed è in un brutto stato febbrile che non riesco a far sopire.”

 

“Avete provato il miele e la lavanda? Ho avuto successo con le febbri più forti…Lascia che vedo se ho della lavanda”

“ Le ho dato del miele e aceto per la tosse, ma non funziona per la febbre alta”

 

La vecchia donna cominciò a rovistare fra le sue ampolle e scansie…aprì botti e sacchetti di ogni tipo.

 

“ André…non ho lavanda…ma so dove la puoi trovare. Ora ti faccio una lista di cose che devi trovare.

Dovrai viaggiare fino ad Arraz per trovare questi ingredienti…La lavanda di quelle parti è l’unica che funziona.”

 

“ Devo andare fino ad Arraz? Ma ci vorranno giorni…Oscar ha bisogno di cure immediatamente.”

“ Oscar?…Capisco i tuoi timori, ma ascoltami…vai da lei e dalle una tisana fatta con queste erbe e funghi…la febbre diminuirà dandoti tempo di cercare gli ingredienti più importanti.

…Dimmi dove sta questa donna dal nome da uomo?”

 

“ La villa sulla scogliera ad ovest della città. Villa Jarjayes.” 

La vecchia donna si fermò a pensare in silenzio, poi decisa disse

“ portami da lei…me ne prenderò cura io mentre non ci sarai”

Prese un cesto e cominciò a riempirlo con varie ampolle e sacchetti pieni di erbe ed altri ingredienti.

André la aiutò a salire a cavallo…ma si fermò poggiando la mano sul braccio di Agnes.

“ Vi prego…ho dovuto dirle addio già una volta…aiutatemi a salvarle la vita”

 

“ Ho molta fiducia nelle cure che ti darò per lei, ma devi essere forte ed aver pazienza. La sua tosse peggiorerà prima di sparire, ne devi essere preparato”

André annuí e lanciò il cavallo al galoppo.

 

Oscar si rigirava e lamentava nel sonno in preda a convulsioni febbrili. La nonna era riuscita a farla svegliare per un attimo e farle bere del brodo caldo. Lei ed il figlio cercavano di farla calmare cambiandole spesso la pezza bagnata sulla fronte.

 

André arrivò con la vecchia Agnes in tempo per dare ad Oscar un po’ di soglievo.

 

“ Nonna, ti presento Agnes Balsier…lei ti aiuterà con Oscar mentre io vado a procurarmi degli ingredienti importanti che posso solo trovare ad Arraz.”

 

“ Ragazzo ma ti ci vorranno giorni ed il Generale potrebbe arrivare da un momento all’altro.”

Appena dette quelle parole sentirono delle urla provenire dal piano di sotto.

Il Generale era arrivato e cercava sua figlia.

 

“ Nanny…dove vi siete cacciati tutti?…voglio vedere mia figlia.” Disse lui urlando, facendo le scale di corsa.

Nanny aprì la porta della stanza e gli fece cenno di entrare.

 

L’uomo entrò nella stanza, si guardò in giro. Rimase a fissare André che stava in piedi di fianco al letto e che teneva la mano di Oscar nella sua.

 

“ Ma chi siete? Cosa significa tutto questo?… Etienne? Nanny cosa ci fa qui vostro figlio e chi è questo giovane che tiene la mano a mia figlia?… No non può essere lui…André tu?… Ti avevo avvertito di non permetterti mai più di toccare mia figlia”

Disse muovendosi verso di lui per spingerlo via. Gli prese un braccio e cercò di farlo muovere.

André non si fece intimidire e gli scansò via la mano senza troppa fatica. Lo affrontò avvicinandosi pericolosamente a facendolo indietreggiare.

“ Non mi fate più paura…non mi potete dare ordini. Sono qui come medico ed in tale veci rimarrò al suo capezzale finché sarà guarita…ed anche oltre…non la lascerò più.”

 

Il Generale era furibondo…teneva i pugni stretti di fronte a se a se e cominciò ad intimorire ordini.

“ Non lo permetterò…siete in casa mia e farete quello che vi comando…non potete parlare ad un nobile con tale libertà…vi farò frustare tutti per questo affronto”

 

“ Padre…ora basta”

Disse Oscar con un filo di voce.

“ André rimarrà dov’è, e se questo non è accettabile c’è ne andremo”

Il padre le si avvicinò e le si inginocchiò di fianco.

“ Lascia che ti porti a Parigi…li, chiameremo i medici più influenti, qualsiasi malanno tu abbia loro ti cureranno, non hai bisogno di questo pezzente. Non lascerò che ti tocchi”

Oscar tolse velocemente la mano da quella del padre. 

 

“ Oscar ha la Tisi e non la lascerò viaggiare, potrebbe non sopravvivere.”

André tirò fuori dalla tasca il coltello che teneva con lui e lo poggiò sul collo del Generale.

“ Alzatevi e andate a sedere su quella seggiola…Ora mi lascerete che la curi o sarete voi ad aver bisogno dei mie servigi.” 

 

L’arrivo del Generale aveva certamente complicato le cose. Ora non avrebbe potuto lasciarli soli per andare ad Arraz. 

Pensò ad una soluzione…In città aveva alcuni pazienti che gli dovevano dei favori e pensò che forse avrebbe potuto chiedere a loro di tenere d’occhio il Generale che sicuramente sarebbe corso a chiedere aiuto.

 

“ Perché tanto odio verso mio nipote? Vi ho sempre servito con molta lealtà ed ho allevato voi e le vostre figlie come se fossero state mie. Mio nipote é venuto nella vostra casa orfano, ha fatto quello che gli avete chiesto e lo avete cacciato con odio nel vostro cuore…perché? Ama Oscar, l’ha sempre amata e lei ama lui è di questo che avete timore? Che vostra figlia possa essere felice senza il vostro aiuto?… Sta male se non la curiamo non sopravviverà…per una volta nella vostra miserabile vita pensate al suo bene e non alle vostre illusioni di grandezza”

 Disse Nanny infuriata. Lo zio di André rimase muto assistendo a come la madre stava affrontando il suo padrone che aveva servito da quando era una ragazzina.

Aveva fatto da nutrice a lui ed il resto dei figli del vecchio Conte di Jarjayes. Lo aveva allevato e visto crescere ed era stato lui a richiedere i suoi servigi…aveva insistito che lei sue figlie fosse allevate solo da lei…cosa gli era successo? Come mai era diventato così pieno di odio? 

 

Avevano dato ad Oscar la cura prescritta da Agnes e aspettarono fino al mattino dopo per vedere se si sarebbe ripresa.

 

L’alba arrivò e quella buone notizie. Oscar si era svegliata. Aveva ancora la febbre ma era calata abbastanza da rendere il tutto più facile da affrontare.

 

André era rimasto al suo fianco a dormire su una sedia. Il generale era nella sua stanza e lo zio decise di ritornare a casa accompagnato da una carrozza.

Oscar aprì gli occhi sentendosi finalmente meglio. La testa non le girava e sentiva meno pressione nel petto. Vide André che era addormentato con il viso poggiato al letto. Non era entrato sotto le coperte era rimasto a sedere al suo capezzale.

Gli carezzò la guancia per farlo svegliare e quando vide che aveva aperto gli occhi gli sorrise dolcemente.

“ Buon giorno dottore…” disse lei.

André le mosse i capelli dalla fronte e le baciò dolcemente guancia per poi carezzandone la pelle.

“ la tua pelle e più fresca ed il pallore è diminuito. Sarò sempre grato ad Agnes per essere venuta ad aiutarmi”

 

“ Agnes è certamente una donna al dir poco interessante.”

Disse lei prima di essere interrotta da un colpo di tosse che le fece perdere il respiro per alcuni secondi.

André si alzò in piedi velocemente e corse giù per le scale a prepararle la tisana.

 

Il padre di Oscar era nel salotto, addormentato su una sedia di fianco al camino.

André lo vide, passando vicino alla porta.

Si fermò sulla soglia e dovette ammettere a se stesso che quel uomo e la sua Oscar si assomigliavano in molte cose. Il modo in cui si addormentavano stravaccati sulle sedie era una di quelle.

Rimase a guardarlo per un po’, poi scuotendo la testa in frustrazione continuò verso la cucina.

 

Quella stessa mattina André si mise in viaggio per Arraz lasciando specifiche istruzioni di non lasciar che il Generale scappi o comunichi con nessuno fino al suo ritorno.

Si incamminò in groppa a Cesar, sapendo che lo avrebbe portato a destinazione senza problemi.

La lista che Agnes gli aveva dato era molto precisa.

 

(Lavanda presa da un cespuglio che cresce solo alla base del muro della chiesa che è sulla cima della collina. 

Trova la chiesa e li troverai, sul lato ovest, dei cespugli di lavanda dal colore acceso e molto profumata. Cogli anche i funghi che crescono alla base dei cespugli. 

Nei boschi a nord della città troverai degli alveari. Portami il miele e la pappa reale.

Chiedi in paese del vecchio Pierre, lui ti aiuterà con le api.

C’è un  albero di mele che cresce dentro una casa diroccata alle porte della città. Portami quattro dei suoi frutti.)

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


La nonna si mise, anche lei, a sedere di fianco al letto e cominciò a pregare in silenzio.

André teneva la mano ad Oscar che si rigirava nel letto in preda ad un ennesima febbre alta. Le mise una nuova benda bagnata sulla fronte poi, preso dalla frustrazione uscì impetuosamente dalla stanza…prese il suo mantello e lasciò la villa in tutta fretta.

Arrivò a casa dove lo zio lo accolse preoccupato.

“ Allora hai novità?… sai molto irritato”

“ Oscar ha la febbre alta, temo che il peggio sia arrivato. Spero di riuscire a farle calmare la febbre, ha bisogno di bere.”

“ Ricorda che sei un dottore. Pensa a come curiamo le altre malattie e usa quelle cure.”

“ Miele e tè di tiglio…grazie zio…se te la senti dovresti venire con me a casa di Oscar, la nonna sarà felice di vederti.”

“ Va bene, ma abbiamo almeno un paziente oggi, quindi devo aspettare che vengano prima di poter uscire.

 

André si era messo a leggere alcuni libri di medicina mentre aspettava che lo zio avesse finito.

Alcuni dei rimedi più efficaci erano quelli usati dalla gente povera. Limone, salvia, vino, aceto. 

Prese appunti su un foglio di carta e mentre lo zio finiva con il paziente, cominciò a cercare nella farmacia dell’ ambulatorio del tè di tiglio.

Non ne avevano.

Non era esattamente una bevanda popolare in quella zona, si preferiva usare ingredienti locali. Ma c’era una persona che sicuramente sarebbe riuscito ad aiutarlo. A qualche chilometro dal paese, nel fitto di un bosco di querce viveva una vecchia donna.

La gente locale la chiamava “ strega” e ne stavano alla larga.

André e suo zio avevano più di una volta usato il suo aiuto.

 Lei era un esperta in varie erbe che trovava nel bosco e che si faceva portare a posta da un paio di persone fidate.

Aveva delle spezie che provenivano dall’oriente…diceva che potevano curare una miriade di malanni e André ne era al quanto fascinato.

Corse fuori dalla porta e andò a farsi prestare un cavallo. 

La sua abitazione non era lontana dal paese, ma per arrivarci doveva inoltrarsi in un bosco piuttosto fitto e buio. La sterpaglia si fece più fitta e mentre cavalcava aveva la sensazione di avere cento occhi che lo fissavano da ogni angolo. Non si poteva certamente dire che André fosse un uomo superstizioso, ma quelle storie che si raccontavano su questa vecchia ed il posto in cui viveva alimentavano certamente la sua fantasia. Ogni suono sembrava amplificato dal buio…rendendo la missione più ardua.

Arrivò ad una radura dove poteva vedere una fievole luce provenire dalla casa della vecchia. 

Arrivò sulla soglia e prima di bussare si ricompose la giacca e si schiarì la voce.

 

 

Si sapeva poco di Agnes Balsier…era una vecchia donna che era sempre vissuta da sola nella stessa casa, nessuno del paese si ricordava se avesse mai avuto legami famigliari o di averla mai vista in compagnia di un’altra persona.

Quando era più giovane i suoi servizi erano richiesti da più di un cittadino ma le cose cominciarono a cambiare quando una famiglia che aveva perso due figli nella stessa settima aveva cominciato ad accusarla di stregoneria.

La donna si andò a rifugiare nella solitudine e sicurezza della sua casa nel bosco e raramente si faceva vedere in città.

 

André bussò vigorosamente alla porta e la vecchia si affrettò ad aprire.

 

“ Madame Balsier…buon pomeriggio.”

“ A il bel dottore del villaggio mi viene trovare…o cosa devo questa visita?…prego entrate.”

 

“ Scusate la mia impudenza, ho bisogno del vostro aiuto…

C’è una donna a cui io tengo molto che è molto malata. Ha la Tisi ed è in un brutto stato febbrile che non riesco a far sopire.”

 

“Avete provato il miele e la lavanda? Ho avuto successo con le febbri più forti…Lascia che vedo se ho della lavanda”

“ Le ho dato del miele e aceto per la tosse, ma non funziona per la febbre alta”

 

La vecchia donna cominciò a rovistare fra le sue ampolle e scansie…aprì botti e sacchetti di ogni tipo.

 

“ André…non ho lavanda…ma so dove la puoi trovare. Ora ti faccio una lista di cose che devi trovare.

Dovrai viaggiare fino ad Arraz per trovare questi ingredienti…La lavanda di quelle parti è l’unica che funziona.”

 

“ Devo andare fino ad Arraz? Ma ci vorranno giorni…Oscar ha bisogno di cure immediatamente.”

“ Oscar?…Capisco i tuoi timori, ma ascoltami…vai da lei e dalle una tisana fatta con queste erbe e funghi…la febbre diminuirà dandoti tempo di cercare gli ingredienti più importanti.

…Dimmi dove sta questa donna dal nome da uomo?”

 

“ La villa sulla scogliera ad ovest della città. Villa Jarjayes.” 

La vecchia donna si fermò a pensare in silenzio, poi decisa disse

“ portami da lei…me ne prenderò cura io mentre non ci sarai”

Prese un cesto e cominciò a riempirlo con varie ampolle e sacchetti pieni di erbe ed altri ingredienti.

André la aiutò a salire a cavallo…ma si fermò poggiando la mano sul braccio di Agnes.

“ Vi prego…ho dovuto dirle addio già una volta…aiutatemi a salvarle la vita”

 

“ Ho molta fiducia nelle cure che ti darò per lei, ma devi essere forte ed aver pazienza. La sua tosse peggiorerà prima di sparire, ne devi essere preparato”

André annuí e lanciò il cavallo al galoppo.

 

Oscar si rigirava e lamentava nel sonno in preda a convulsioni febbrili. La nonna era riuscita a farla svegliare per un attimo e farle bere del brodo caldo. Lei ed il figlio cercavano di farla calmare cambiandole spesso la pezza bagnata sulla fronte.

 

André arrivò con la vecchia Agnes in tempo per dare ad Oscar un po’ di soglievo.

 

“ Nonna, ti presento Agnes Balsier…lei ti aiuterà con Oscar mentre io vado a procurarmi degli ingredienti importanti che posso solo trovare ad Arraz.”

 

“ Ragazzo ma ti ci vorranno giorni ed il Generale potrebbe arrivare da un momento all’altro.”

Appena dette quelle parole sentirono delle urla provenire dal piano di sotto.

Il Generale era arrivato e cercava sua figlia.

 

“ Nanny…dove vi siete cacciati tutti?…voglio vedere mia figlia.” Disse lui urlando, facendo le scale di corsa.

Nanny aprì la porta della stanza e gli fece cenno di entrare.

 

L’uomo entrò nella stanza, si guardò in giro. Rimase a fissare André che stava in piedi di fianco al letto e che teneva la mano di Oscar nella sua.

 

“ Ma chi siete? Cosa significa tutto questo?… Etienne? Nanny cosa ci fa qui vostro figlio e chi è questo giovane che tiene la mano a mia figlia?… No non può essere lui…André tu?… Ti avevo avvertito di non permetterti mai più di toccare mia figlia”

Disse muovendosi verso di lui per spingerlo via. Gli prese un braccio e cercò di farlo muovere.

André non si fece intimidire e gli scansò via la mano senza troppa fatica. Lo affrontò avvicinandosi pericolosamente a facendolo indietreggiare.

“ Non mi fate più paura…non mi potete dare ordini. Sono qui come medico ed in tale veci rimarrò al suo capezzale finché sarà guarita…ed anche oltre…non la lascerò più.”

 

Il Generale era furibondo…teneva i pugni stretti di fronte a se a se e cominciò ad intimorire ordini.

“ Non lo permetterò…siete in casa mia e farete quello che vi comando…non potete parlare ad un nobile con tale libertà…vi farò frustare tutti per questo affronto”

 

“ Padre…ora basta”

Disse Oscar con un filo di voce.

“ André rimarrà dov’è, e se questo non è accettabile c’è ne andremo”

Il padre le si avvicinò e le si inginocchiò di fianco.

“ Lascia che ti porti a Parigi…li, chiameremo i medici più influenti, qualsiasi malanno tu abbia loro ti cureranno, non hai bisogno di questo pezzente. Non lascerò che ti tocchi”

Oscar tolse velocemente la mano da quella del padre. 

 

“ Oscar ha la Tisi e non la lascerò viaggiare, potrebbe non sopravvivere.”

André tirò fuori dalla tasca il coltello che teneva con lui e lo poggiò sul collo del Generale.

“ Alzatevi e andate a sedere su quella seggiola…Ora mi lascerete che la curi o sarete voi ad aver bisogno dei mie servigi.” 

 

L’arrivo del Generale aveva certamente complicato le cose. Ora non avrebbe potuto lasciarli soli per andare ad Arraz. 

Pensò ad una soluzione…In città aveva alcuni pazienti che gli dovevano dei favori e pensò che forse avrebbe potuto chiedere a loro di tenere d’occhio il Generale che sicuramente sarebbe corso a chiedere aiuto.

 

“ Perché tanto odio verso mio nipote? Vi ho sempre servito con molta lealtà ed ho allevato voi e le vostre figlie come se fossero state mie. Mio nipote é venuto nella vostra casa orfano, ha fatto quello che gli avete chiesto e lo avete cacciato con odio nel vostro cuore…perché? Ama Oscar, l’ha sempre amata e lei ama lui è di questo che avete timore? Che vostra figlia possa essere felice senza il vostro aiuto?… Sta male se non la curiamo non sopravviverà…per una volta nella vostra miserabile vita pensate al suo bene e non alle vostre illusioni di grandezza”

 Disse Nanny infuriata. Lo zio di André rimase muto assistendo a come la madre stava affrontando il suo padrone che aveva servito da quando era una ragazzina.

Aveva fatto da nutrice a lui ed il resto dei figli del vecchio Conte di Jarjayes. Lo aveva allevato e visto crescere ed era stato lui a richiedere i suoi servigi…aveva insistito che lei sue figlie fosse allevate solo da lei…cosa gli era successo? Come mai era diventato così pieno di odio? 

 

Avevano dato ad Oscar la cura prescritta da Agnes e aspettarono fino al mattino dopo per vedere se si sarebbe ripresa.

 

L’alba arrivò e quella buone notizie. Oscar si era svegliata. Aveva ancora la febbre ma era calata abbastanza da rendere il tutto più facile da affrontare.

 

André era rimasto al suo fianco a dormire su una sedia. Il generale era nella sua stanza e lo zio decise di ritornare a casa accompagnato da una carrozza.

Oscar aprì gli occhi sentendosi finalmente meglio. La testa non le girava e sentiva meno pressione nel petto. Vide André che era addormentato con il viso poggiato al letto. Non era entrato sotto le coperte era rimasto a sedere al suo capezzale.

Gli carezzò la guancia per farlo svegliare e quando vide che aveva aperto gli occhi gli sorrise dolcemente.

“ Buon giorno dottore…” disse lei.

André le mosse i capelli dalla fronte e le baciò dolcemente guancia per poi carezzandone la pelle.

“ la tua pelle e più fresca ed il pallore è diminuito. Sarò sempre grato ad Agnes per essere venuta ad aiutarmi”

 

“ Agnes è certamente una donna al dir poco interessante.”

Disse lei prima di essere interrotta da un colpo di tosse che le fece perdere il respiro per alcuni secondi.

André si alzò in piedi velocemente e corse giù per le scale a prepararle la tisana.

 

Il padre di Oscar era nel salotto, addormentato su una sedia di fianco al camino.

André lo vide, passando vicino alla porta.

Si fermò sulla soglia e dovette ammettere a se stesso che quel uomo e la sua Oscar si assomigliavano in molte cose. Il modo in cui si addormentavano stravaccati sulle sedie era una di quelle.

Rimase a guardarlo per un po’, poi scuotendo la testa in frustrazione continuò verso la cucina.

 

Quella stessa mattina André si mise in viaggio per Arraz lasciando specifiche istruzioni di non lasciar che il Generale scappi o comunichi con nessuno fino al suo ritorno.

Si incamminò in groppa a Cesar, sapendo che lo avrebbe portato a destinazione senza problemi.

La lista che Agnes gli aveva dato era molto precisa.

 

(Lavanda presa da un cespuglio che cresce solo alla base del muro della chiesa che è sulla cima della collina. 

Trova la chiesa e li troverai, sul lato ovest, dei cespugli di lavanda dal colore acceso e molto profumata. Cogli anche i funghi che crescono alla base dei cespugli. 

Nei boschi a nord della città troverai degli alveari. Portami il miele e la pappa reale.

Chiedi in paese del vecchio Pierre, lui ti aiuterà con le api.

C’è un  albero di mele che cresce dentro una casa diroccata alle porte della città. Portami quattro dei suoi frutti.)

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Quella notte la villa era quieta…Oscar dormiva profondamente, finalmente libera dalla febbre che la perseguitava ormai da giorni. 

Gli altri ospiti erano nelle loro stanze…eccetto uno. Il Generale era rimasto nel salotto al piano inferiore pretendendo di essersi addormentato seduto di fianco al camino acceso.

I due uomini che André aveva fatto venire alla villa per tenere d’occhio il padre di Oscar erano stati sedotti dal buon vino che il Generale gli aveva offerto e alla fine della cena era ubriachi fradici.

Il Generale, ovviamente approfittando della situazione, aprì la porta finestra cercando di  non fare alcun rumore, e si dileguò nel buio della notte.

Prese il suo cavallo e si mise subito sulla strada per Arraz.

Aveva spronato il cavallo per un giorno e una notte arrivando alle porte della città durante il tramonto. 

Non era però riuscito a scampare a un temporale che si muoveva veloce  verso la brughiera. 

Arrivato quasi fuori città fu sorpreso dai forti tuoni e fulmini che fecero imbizzarrire il suo cavallo. Il Generale cadde bruscamente dalla sella andando a sbattere la testa contro una roccia…perduto i sensi, rimase a terra svenuto alla mercé degli elementi.

 

André era arrivato in città a tarda sera, si era trovato una camera e al mattino si era subito messo alla ricerca degli ingredienti sulla lista.

Chiese all’oste del vecchio Pierre prima di incamminarsi sulla collina verso la piccola chiesa.

Era una camminata dura ma ne valse la pena. 

Era una chiesetta con i muri bianchi increspata dagli anni e dal vento che soffiava imperterrito ogni inverno.

  Grandi chiazze d’intonaco erano cadute cedendo alla forza della natura. Ma la gente del paese usava spesso questo luogo sacro e ne erano più che orgogliosi.

 

Aveva trovato la lavanda e ne aveva raccolta a sufficienza, così come i funghi.

La chiesa sembrava deserta e la sua curiosità lo portò ad entrarci.

Era un santuario sobrio ed André si andò a inginocchiare davanti al grande crocifisso scolpito a mano. 

Aveva unito le sue mani in preghiera e inchinando la testa aveva cominciato a pregare.

“ Dio, sono un uomo di scienza ma neanche io posso salvarla da questa terribile malattia, ti prego falla guarire…fammi arrivare in tempo da lei.”

 

Rimase inginocchiato per molto tempo prima di farsi il segno della croce e di uscire a ricominciare la sua ricerca.

 

Era tornato in paese e si era diretto verso la vecchia casa dove avrebbe trovato l’albero di mele.

Mentre camminava si rese conto che tutto era come se lo ricordava. 

Le case non erano cambiate, la gente non era cambiata. 

Arrivò davanti alla casa diroccata e come se trattenuto da una strana forza, si dovette fermare. La sua memoria lo trasportò indietro nel tempo in quell’estate di tanti anni prima. 

“ Sono felice André, vorrei che questi giorni non finissero mai” disse lei prima di addormentarsi con la testa poggiata sulla sua spalla. 

Era come se fosse appena successo, quelle immagini erano palpabili tanto scolpite nella sua memoria. 

Tanto quanto la memoria del padre che lo aveva fatto alzare di forza e lo aveva scaraventato facendogli colpire il muro alle sue spalle.

 

André entrò guardandosi attorno. 

Era tutto uguale, eccetto che per l’albero che era cresciuto dove un tempo c’era una cucina. 

La luce del sole non riusciva a illuminare all’interno ed era difficile vedersi attorno. 

Si avvicinò all’albero e raccolse le mele come gli  era stato chiesto. 

Era un albero tozzo con un tronco grande ed i rami lunghi e pieni di mele profumate. 

Rimase a guardarsi attorno per un po’ andandosi a sedere dove lui ed Oscar si erano seduti anni prima.

 Un raggio di sole illuminò il muro opposto rivelando una crepa ed un mattone fuori posto proprio dove André era andato a sbattere dopo che il generale lo aveva scagliato.

Il suo pensiero ritornò su Oscar e a quei giorni brevi dove l’aveva amata liberamente. Gli era difficile sopportare l’assenza delle sue carezze ed i suoi baci generosi. 

Gli mancavano i suoi abbracci inaspettati e le dolci parole d’amore che gli sussurrava mentre si amavano. 

Era ormai il tramonto ed andò a trovare il vecchio Pierre.

 L’uomo gli aveva detto che avrebbero dovuto aspettare fino alla sera così le api sarebbero state meno irritate.

Arrivarono in un bosco folto e buio alle porte della città. Aiutati da una torcia si incamminarono per un sentiero che li portò dove si potavano trovare gli alveari. 

Il vecchio Pierre era un esperto nella raccolta di miele. Era preparato per tutto. 

Molto lentamente e delicatamente cominciò ad estrarre la sostanza ambrata cercando di non disturbare le api che dormivano. 

“ Missione compiuta dottore…ora andiamocene prima che si sveglino e ci attacchino.”

 

André pagò generosamente il vecchio uomo e ritornò nella sua stanza ansioso di mettersi in viaggio per ritornare da Oscar.

 

Il mattino non tardò e André non perse un attimo. Si mise in sella al cavallo spronandolo al galoppo.

 

Arrivarono fuori dalla città e per caso André notò un cavallo che brucava al lato della strada e poco distante il corpo di un uomo. 

Si fermò e andò a soccorrere il malcapitato.

Che era scioccato dalla realizzazione che fosse il generale, era dir poco.

 

Dovette lottare contro l’odio che provava per lui. 

Era soprattutto un dotte e come tale obbligato a soccorrere chiunque fosse ferito o malato. 

 

Si mise ad ascoltare il cuore a controllare che non ci fossero ferite gravi e a provare a svegliarlo.

Era stato inutile. Il generale aveva preso una brutta botta in testa che gli sanguinava.

Lo prese su di forza e lo mise sul suo cavallo. Si mise di nuovo in cammino tirandosi dietro il cavallo con il generale.

 

Il viaggio era stato prolongato dal fatto che non poteva far galoppare i cavalli e non arrivarono alla villa prima dell’alba del giorno dopo. 

Fermò il cavallo davanti alla porta posteriore. Aspettò che la servitù lo lasciasse entrare e si fece aiutare a portare il generale in camera sua. 

Si diresse di fretta nella camera di Oscar. 

Aprì piano la porta, accolto da un lieve ringhiare. Si affacciò abbastanza da vedere il suo cane accucciato sul letto di Oscar che lo guardava. Il cucciolo Gli corse in contro, prese un paio di carezze e ritornò sul letto ai piedi di lei che dormiva.

La prima volta che la nonna lo aveva visto fare così si era infuriata.

“ scendi subito dal letto, sei lurido e sporchi le lenzuola” gli gridò scagliando contro di lui uno strofinaccio.

Oscar la implorò di lasciarlo stare. 

“ Nanny…ti prego lascia che stia con me…mentre André e via. Ne abbiamo entrambi bisogno”

Le disse sorridendo e abbracciando il cucciolo che scodinzolava contento.

 

 

 

Oscar era ancora addormentata e André si avvicinò piano stendendosi di fianco a lei.

Le mise un braccio attorno alla vita e piano chiuse gli occhi. Si addormentò sentendo il peso dei giorni passati sciogliersi alla sola sua vicinanza.

 

Il sole era ormai alto nel cielo di quel mattino d’autunno. 

La nonna e Agnes entrarono nella stanza trovando i due addormentati abbracciati.

Oscar si era girata nel sonno verso André ed lo aveva avvolto con le sue braccia.

La nonna rimase un po’ spiazzata da quell’immagine, ma poi una piccola lacrima di emozione, che scendeva sulla sua guancia, la fece sorridere rendendosi conto di quanto felice la rendeva vederli assieme.

Anche Agnes aveva sorriso vedendo i due avvolti in un dolce ed intimo abbraccio.

 

“Lasciamoli dormire…le cattive notizie possono aspettare…Andiamo a vedere come sta il generale”

Dinne Nanny asciugandosi il viso.

“ Nanny…purtroppo devo svegliare Oscar…deve prendere immediatamente la tisana che le ho preparato con la lavanda…”

Disse Agnes dispiaciuta.

 

Nanny aprì le persiane e lasciò che la luce entri nella stanza. 

Oscar cominciò a svegliarsi. Aprì gli occhi e subito vide André che le dormiva di fianco.

Lo strinse più forte e lo baciò, contenta che fosse tornato sano e salvo da lei.

“ Sei tornato…amore mio”

André aprì un occhio, sorrise e le ritornò il bacio, per poi richiudere gli occhi e ritornare a dormire.

Oscar sorrise tirandosi su a sedere sul letto. Un colpo di tosse le tolse il respiro ma passó rapidamente. Si alzò in piedi e si vestì.

Si mise a sedere di nuovo sul letto di fianco ad André e lo guardò dormire dopo che la nonna ed Agnes se n’erano andate.

La nuova tisana non era per niente piacevole era la causa di non poca nausea.

La testa le cominciò a girare e perse i sensi.

Si risvegliò ore dopo…sentendo la voce della nonna che la chiamava.

“ Sfortunatamente questa tisana ha degli effetti collaterali…uno di questi è l’effetto soporifero. Purtroppo anche la febbre alta ritornerà e Oscar starà male prima di riprendersi completamente…la cosa più importante è di non smettere le dosi neanche se la febbre le causa convulsioni o non riusciremo a salvarla.”

Disse Agnes ad André Che la guardava preoccupato.

Nanny gli prese la mano e gli carezzò la guancia.

“ Sono molto orgogliosa di te bambino mio. Sei un uomo forte e coraggioso. Vedrai che la faremo guarire…” 

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Capitolo 11
*** capitolo 11 ***


Il pomeriggio passò svelto, con un andirivieni tra la stanza di Oscar e quella del Generale.

Quest’ultimo non faceva cenno di risvegliarsi.

André e suo Zio non avevano avuto belle esperienze con questo tipo di trauma e si prepararono a dare una pessima prognosi per il futuro del Conte di Jarjayes.

 

“ Temo che ci sia poco da fare. La ferita alla testa sta guarendo bene ma non c’è segno di risveglio. Dovremmo far sapere a tua nonna che forse non sopravviverà l’inverno.”

 

“ Devo dirlo a Oscar ma temo che per ora sia impossibile…Voglio essere ottimista e cercare in qualche modo di svegliare Jarjayes…Vado a chiedere consigli a Agnes”

 

“ Non sono ottimista mio caro ragazzo. C’è un modo di svegliarlo ma non vuol dire che si riprenderà completamente. Vado io ad amministrare la cura…ma devo essere sola. Vi chiamerò quando ho finito.” 

Disse Agnes avendo collazionato 4 candelabri ed un cesto pieno di delle sue ampolle.

André la aiutò a portare le cose nella camera del generale e poi se ne andò chiudendosi la porta alle spalle.

 

Per la prima ora tutto sembrava silenzioso. Poi piano piano si cominciò a sentire una strana cantilena. La nonna si era spaventata…” André che succede in quella stanza?…non riconosco la lingua che usa.”

Erano un po’ tutti sorpresi ed un po’ incantati dalla voce fine e delicata della vecchia donna.

Il cane era sceso dal letto, ringhiava e camminava nervosamente attorno alla stanza.

André si era recato più di una volta giù per il corridoio buio, fermandosi per un momento davanti alla porta chiusa per ascoltare.

La nonna e lo zio se ne stavano alla larga.

 

“ Conosco Agnes da molti anni e a dirti la verità ha sempre avuto una strana aura di mistero. L’ho vista salvare malati che erano ad un piede dalla morte semplicemente usando delle candele e delle strane cantilene che cantava nella sua lingua natale. “

 

“ Magia?…O Dio santo…L’ha usata sulla mia bambina? Non era con lei ogni secondo.”

 

“ Non so…spero di no…ma a questo punto se la salva è quello che conta”

“ Devo pregare…la stregoneria non ha posto in questa casa…No No No!”

Disse Nanny dileguandosi velocemente verso il piano di sotto.

 

 

 

Un intero giorno e una notte passarono senza che la vecchia lasciasse la stanza del generale. 

Una notte, mentre la nebbia aveva coperto tutta la brughiera al di fuori della villa, Agnes uscì dalla stanza scese le scale e lasciò la villa dirigendosi verso la spiaggia.

Si andò a sedere sulla sabbia e rimase a guardare la luna piena che giocava a nascondino con la densa nebbia.

 

André fu svegliato dal ringhiare del cane che aveva sentito la porta di entrata aprirsi.

Prese una candela e si diresse verso la camera del generale. 

Trovò la porta spalancata e guardando all’interno vide una miriade di candele accese con la fiamma che ondulava gentilmente disegnando forme danzanti su i muri attorno al letto. 

Il Generale era seduto con gli occhi aperti che si guardava attorno. 

 

“ Generale…siete sveglio!” 

Disse André scioccato. 

L’uomo lo guardò e cercò in vano di rispondere.

Aveva la bocca aperta, ma non c’era suono che ve ne uscisse. Si toccò la bocca e provò una seconda volta a parlare…niente.

André gli si avvicinò e tenendogli le braccia ferme cercò di visitarlo tastandogli la gola e controllandogli la ferita alla testa. 

 

“ State fermo Generale…lasciate che cerchi una ragione per questo strano improvviso mutismo. “

 

Jarjayes si stava infuriano, più si agitava e più si infuriava.

Aveva cercato anche di scendere dal letto, ma senza successo. Sembrava fosse paralizzato.

André uscì precipitosamente dalla stanza e andò a svegliare suo zio.

 

“ È sveglio, ma non riesce a parlare e non si muove”

Si affrettano al cospetto del Conte che gli accolse con i pugni chiusi ed alzati verso di loro.

Rimasero in piedi al suo cospetto per alcuni minuti poi decisero che per quella notte non c’era più niente da fare.

 

“ Dov’è Agnes?”

“Non lo so…mi ha svegliato il cane e quando sono arrivato nella stanza lei non c’era. Vado a cercarla…probabilmente sarà andata a dormire.”

 

“ Stai attento ragazzo, non ti fidare troppo…e qualsiasi cosa vedrai usa la tua testa.”

 

André guardò suo zio un po’ perplesso poi si recò al piano di sotto a vedere se la vecchia Agnes fosse nella sua stanza.

Non la trovò in casa…si recò fuori nel giardino.

La luce della luna illuminava tutto con uno strano bagliore. La nebbia si muoveva veloce  via dalla casa verso la costa.

Si avviò verso la stradina che dava alla spiaggia e la vide in lontananza seduta sulla sabbia. 

Ci pensò su e poi decise di rientrare. 

Fece le scale piano, pensieroso. Entrò nella stanza di Oscar e come aveva fatto molto volte prima si andò a stendere di fianco a lei. Le prese la mano, massaggiandola piano con il suo pollice. 

Voleva con tutto il cuore che la febbre cessasse e lei si risvegliasse d’improvviso…guarita da tutto.

Oscar ad un tratto si mosse e aprì piano gli occhi. Cercò lui con la mano. Gli prese la sua e la strinse forte.

 

“ Sei sveglia, sono contento…ti prendo dell’acqua”

Oscar gli strinse forte la mano impedendogli di muoversi.

“ Ho sognato…era un sogno strano pieno di ombre e cantilene. Ho sognato di noi. Ho sognato mille candele.” 

“ Non ti agitare…sono qui con te. 

 

 

 

 Oscar era rimasta sola con Agnes più di una volta mentre André era via.

La vecchia donna aveva acceso le candele e aveva usato le erbe e le tisane che aveva. Ma la sera, mentre il resto della casa dormiva la vecchia donna cantava al capezzale di Oscar. 

Una cantilena gentile nella lingua madre di Agnes, aveva accompagnato Oscar al ricovero. 

Si era assicurata che nessuno sentisse la canzone. Le cantava piano nell’orecchio cosicché solo lei potesse sentire. 

Il canto aveva portato conforto a Oscar nei momenti in cui la febbre era più forte e il suo corpo si agitava sproporzionatamente.

Le aveva messo degli amuleti attorno al letto. Niente di vistoso, piccole collane fatte con conchiglie prese sulla spiaggia e dei fiori secchi arrangiati in modo particolare vicino alla finestra. 

 

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Capitolo 12
*** Capitolo12 ***


“ bevi…ecco! Prendi un lungo respiro. Riesci a sedere su?” 

André le aveva preso le mani nelle sue…le stringeva forte, guardandola dritta negli occhi. Si accertò che non avesse febbre e poi senza pensarci la abbracciò, sfiorandole la tempia e le guance con dei baci.

Non era sicuro se si poteva permettere di sperare che la malattia se ne fosse andata…Ma si vedeva che era sveglia, i suoi occhi non erano gonfi e rossi e le sue guance erano rosee come di consueto. 

Respirava normalmente, senza fretta. Lei gli mise le mani fra i capelli e lo strinse di più a se.

 

“ Mi sei mancato” disse con un filo di voce, cercando le labbra di lui.

Sciolsero l’abbraccio per poi unire le loro fronti. Si sfiorarono a vicenda il viso e le labbra.

André catturò quelle di lei in un bacio dolce e delicato.

“ Ringrazio Dio che sei tornata da me”

“ Oscar, devi sapere quello che è successo mentre eri senza conoscenza. 

Tuo padre era riuscito a scappare e mi ha seguito ad Arraz. 

Sul cammino è caduto da cavallo e io l’ho trovato svenuto mentre mi incamminavo verso casa.

L’ho portato qui, ma fino a questa notte non si era svegliato.

Ora sembra che non riesca a parlare o a muovere le gambe.”

 

“ Mio padre si è ferito?…Non parla o muove le gambe? 

Devo vederlo André, aiutami a scendere dal letto.”

 

“ Oscar fai piano…se devo ti porto io in braccio da tuo padre”

“ Non dire stupidaggini, dammi la tua mano che mi alzo”

 

I suoi piedi nudi si poggiarono cauti sul pavimento freddo. Lei si poggiò sulle spalle di André che ne seguiva ogni mossa. Le ci volle qualche secondo per riuscire a stare in piedi dritta. Cercò di fare un passo; poi un altro.

 Prese la mano di André nella sua e si diressero piano verso la fine del corridoio.

Trovarono la porta della camera aperta e Agnes seduta sulla poltroncina davanti al letto.

André era stupito di vederla…entrò nella stanza e si mise di fianco al letto con Oscar che si avvicinò al padre che a questo punto aveva nuovamente perso i sensi.

“ Oscar, era sveglio poco fa…io e lo zio lo abbiamo visitato subito…

Agnes…” si girò verso la vecchia donna che lo guardava con occhi stranamente spenti.

Sembravano completamente neri…il pallido color blu che di solito li colorava non si vedeva più.”

“ Agnes…cosa è successo in questa stanza?…Agnes, rispondete”

Oscar si girò verso la vecchia che a quel punto mosse il viso verso di lei e le sorrise.

“ due vite sono state salvate…tutto qui. Il mio lavoro qui è terminato André. Oscar deve continuare con le tisane fino a quando saranno esaurite. 

Per quanto riguarda il generale vostro padre Oscar, il suo totale recupero dipende solo da lui stesso. Sa quello che deve fare… 

…Oscar i tuoi sogni ti hanno guarita…usali per salvare un altra vita.”

 

Dette quelle strane parole ambigue, si alzò in piedi. Fece un paio di passi e Si fermò sulla porta…

“ se avrete bisogno di me vi verrò io a cercare…Non farti angoscia ragazzo. Non c’era altro modo”

 

André la seguì fino alla porta di entrata e la guardò incamminarsi alla luce della luna piena che tramontava.

Le sue parlare erano inquietanti…che significa …“non c’era altro modo”…

Corse su per le scale per ritornare da Oscar.

Il padre era sveglio. Teneva le mani della figlia poggiate alla sua guancia mentre 

lacrime gli uscivano dagli occhi.

“ André…non riesce a parlare…si è svegliato e appena mi ha visto si è messo a piangere.”

 

“ Generale…fate un cenno con la testa se mi capite e sentite? 

Il generale fece cenno con la testa che lo sentiva e capiva.

André gli chiese se si ricordava come si era ferito e della scorsa notte.

Da quello che si poteva capire, si ricordava tutto, anche di Agnes. 

Sembrava molto turbato ogni volta che la si menzionava. 

Le lacrime sul suo viso ricominciarono a cadere appena Andrè gli disse che Oscar aveva superato il momento più difficile della malattia e da quello che poteva vedere era sulla via della guarigione.

 

Il mattino era alle porte e come al solito Nanny era la prima sveglia ed in cucina a preparare per la colazione. 

Si diresse al piano superiore ed in camera di Oscar.

Aprì la porta e vide il cane che dormiva sul letto ma non c’era traccia di Oscar o Andrè.

Arrivò davanti alla camera del Generale e li vide.

L’emozione la prese di sprovvista e per pochi secondi perse conoscenza.

Aprì gli occhi trovandosi il viso sorridente di Oscar che le teneva una mano sulla guancia.

 

“Nanny…ti sei emozionata troppo. Ti aiuto a sedere sulla sedia”

 

“ Il Generale è sveglio, la mia bambina è viva il mio ragazzo è tornato. Sono così felice…felice”

Disse prima di nascondere il viso fra le mani e piangere.

“ Nonna il generale è sveglio ma per ora non parla e non muove le gambe…ma lo guariremo.”

Disse André cercando di sembrare certo delle sue parole.

Ma lo sapeva che non c’era niente che potesse fare. 

Le parole di Agnes gli ritornarono in mente

…Il generale sapeva quello che doveva fare…

Avrebbe aspettato che la nonna lasciasse la stanza prima di continuare con le sue domande.

 

“ André, mi accompagni di sotto, voglio sedere davanti al fuoco.” 

Disse Oscar sentendosi stanca. Erano ormai settimane che non scendeva al piano principale. Le scale erano difficili. Le sue gambe erano ancora deboli. Si fermò dopo pochi scalini.

André capì subito che non era in grado di continuare…La prese in braccio e la portò nel salotto. La fece stendere sul divano che era di fianco al camino e la coprì con una coperta.

“ Ti porto qualcosa di caldo…” disse soffermatosi un attimo.

Gli occhi azzurri di lei erano luminosi e sereni. Si avvicinò piano al suo viso e le baciò le labbra.

“ Sei più bella che mai”

Lei gli prese il viso con le mani e poggiò la fronte su quella di lui.

“ Stai con me, siedi qui vicino a me e lascia che ti tenga la mano…E come se io sia stata lontana da anni. Nei miei sogni c’eri sempre tu ma mai vicino abbastanza da riuscire a toccarti. Sentivo la tua lontananza…la tua mancanza mi rendeva debole. 

Non voglio più lasciarti, anche solo per sognare…amore mio”

“ sarò sempre al tuo fianco…io e quel ruffianò del mio cane”

In quel momento entrò nella stanza Pelu che si andò a sdraiare ai piedi del divano di fianco ad Andrè 

Oscar sorrise e gli carezzò il muso. 

André aveva poggiato la testa vicino a quella di Oscar e lei gli teneva la mano.

La nonna fece il suo ingresso portando un vassoio con il the e dei biscotti. 

Vide André ed Oscar addormentati mano in mano.

Posò il vassoio sul tavolo, fece cenno al cane di seguirla e li lasciò soli.

Portò Pelu in cucina e gli diede degli avanzi della cena da mangiare.

Si era affezionata a quella bestia che non abbandonava mai Oscar.

 

Le ore passarono quiete quella mattina. Nanny correva su e giù per le scale accertandosi che il generale sia accudito in tutto e per tutto.

Jarjayes aveva chiesto…in modo rudimentale, penna e calamaio.

Scrisse un paio di righe di una lettera puoi poggiò la testa su un lato e rimase così a guardare fuori dalla finestra ad un vecchio albero. I rami erano cresciuti a tal punto che quando c’era vento graffiavano il vetro.

Guardava quei rami ondulare e il rumore di graffi non tardò. Ma non c’era vento.

Il sole era alto, il mare calmo, faceva solo freddo.

I rami cominciarono a graffiare i vetri più violentemente ed ad un tratto tutto tacque.

L’uomo si rifiutava di chiudere gli occhi. Aveva degli incubi…scuri, tristi…sogni che lo riportavano alla gioventù e che finivano inesorabilmente con lui che cadeva in un baratro senza fine. Si svegliava sudato con il cuore il gola, così agitato da non riuscire a calmarsi. Ma neanche quando era sveglio poteva scappare agli incubi.

Le parole della vecchia rimbombavano nelle sue orecchie…” Ti sveglierai quando aprirai il tuo cuore fatto di ghiaccio…il tuo passato sarà il mio testimone e tu riconcilierai i tuoi errori. Il sangue nelle tue vene scorrerà solo quanto ti avrà perdonato. 

 

Il generale aveva certamente una lunga lista di persone a cui aveva fatto torto. Ma nel suo passato, quando era giovane aveva assisto ad un crimine e non aveva interferito.

Quando Jarjayes aveva iniziato la sua carriera militare era una semplice guardia per il Re Luigi XV.

Era stato mandato in perlustrazione  nelle campagne al di fuori di Arraz.

Il Re sarebbe passato da quelle parti di ritorno da una visita a LeHavre.

Un pomeriggio di primavera mentre perlustrava le strade attorno alle fattorie vide una donna ed una ragazza che camminavano verso di lui. Camminavano di fretta guardandosi costantemente le spalle. La strada era piena di pozzanghere e fango per via della recente pioggia.

Le due donne gli passarono di fianco senza salutarlo. Dietro di loro un gruppo di cittadini correva per raggiungerle. Erano furiosi e tiravano sassi e pezzi di legno verso di loro.

Una delle donne inciampò e si ferì alla gamba.

La piccola folla le raggiunse velocemente.

 

“ Maledette streghe…al rogo…al rogo”

Urlavano i cittadini.

Jarjayes era giovane ed inesperto. Erano ormai secoli che la persecuzione delle streghe era terminata e per il decreto del re i tribunali non esistevano più che accusavano donne di stregoneria.

Lui rimase fermo, in groppa al suo cavallo mentre la folla si face più violenta.

La donna più giovane era riuscita e divincolarsi e scappare ma la folla aveva catturato l’altra e l’aveva legata e trascinata in città.

Jarjayes li segui senza intervenire.

La donna fu messa in groppa ad un cavallo ed un cappio le fu messo attorno al collo. La folla era in furore. Più e più cittadini arrivarono per vedere la strega impiccata.

Il tutto era muto ed incolore attorno a loro.

Il cavallo si mise al galoppo, la donna cadde rimanendo impiccata a penzolare da un albero. 

I cittadini lasciarono il corpo penzolare per un giorno intero prima che la donna fosse messa a riposo. 

Non si sa molto di quello che sia accaduto all’altra ragazza…o forse la conosciamo…forse era tutto previsto. 

 

Le immagini del volto di quella donna erano riapparse nell’ sua memoria. La donna lo aveva guardato dritto nei suoi occhi chiari mentre la portavano via di forza.

 

Non aveva mai detto a nessuno di quella storia…qualcosa in lui sapeva che non aveva fatto la cosa giusta. 

 

In quel momento al piano di sotto, mentre Oscar e André si godevano un po calore davanti al fuoco, uno dei servitori arrivò correndo ad avvisare Nanny che uno strano gruppo di uomini si avvicinava alla villa.

 

Bussarono violentemente alla porta…Nanny corse ad aprire ed André la raggiunse subito.

 

“ Siamo venuti per la vecchia Agnes…sappiamo che lei è qui. Lasciateci entrare.”

Disse un uomo completamente coperto da un lungo mantello nero che gli copriva parte del viso.

“ Signore…mi dispiace ma la vecchia donna se ne andata ieri notte…perché la cercate?”

Chiese André restando sull’uscita della porta senza lasciare che gli uomini entrino.

“ La vecchia è stata accusata di stregoneria e deve essere portata in tribunale.”

 

“ Stregoneria…ma che sciocchezze…Agnes era mia ospite e lo sarà di nuovo se si presenterà qui.

 Stregoneria? Siete pazzi a credere in quelle favole. Andatevene via e non ritornare.”

 

Disse Oscar chiudendo pesantemente la porta.

Prese la mano di André e lo trascinò nel salotto via dalle orecchie della nonna.

 

“ Dobbiamo trovarla è in pericolo”

“ parli di Agnes? Si è in pericolo ma cosa possiamo fare noi e come mai sei così preoccupata per lei?”

“ Non importa il perché…la uccideranno, non ci sarà un processo…dobbiamo aiutarla”

 

 

 

 

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


“Siete sicura che queste strane cure aiuteranno mia moglie?”

Disse un’uomo inginocchiato al fianco del letto dove giaceva la moglie sul punto di partorire.

La donna si dimenava in agonia e grosse gocce di sudore le cadevano dalla fronte.

Il bimbo era podalico, minacciando la vita di entrambi.

Ana la vecchia ostetrica del paese, Massaggiava l'addome della donna e piano cercava di muovere il bimbo nella posizione giusta per il parto. 

Ogni volta che le sue mani toccavano la pancia della donna lei si dimenava in agonia. Il bimbo sembrava non volersi muovere.

 Le forze della donna la stavano abbandonando. Il marito le teneva la mano e cercava in tutti modi di darle coraggio con parole d'amore per lei e per il bimbo. Con il passare delle ora anche il medico si era fatto vivo in quella casa ed anche lui non sapeva cosa fare. 

Purtroppo la vita della mamma e del bimbo erano nelle mani di Dio in quel momento. 

Il dottore aveva suggerito un taglio cesareo, che a quei tempi era più che rischioso. Sicuramente la vita della donna sarebbe stata persa ma era molto pericoloso anche per il bimbo. 

Il padre pregò il dottore di fare qualsiasi cosa pur di salvarli.

Il dottore acconsentì e assieme ad Ana cercarono in vano di salvare la vita ad entrambi .

Piano la vita lasciò il corpo della giovane donna e con lei la vita del bimbo.

Era una femminuccia che il padre tenne in braccio per darle un nome e poi dirle addio.  

 

Era ormai notte fonda quando Ana si mise sul sentiero di casa, ad aspettarla c'era sua figlia la giovane Agnes. 

Aveva preparato la cena ed aveva aspettato con pazienza che la madre tornasse con buone notizie del parto.

“ mia piccola non ho buone notizie, sia la madre che il bimbo se ne sono andati e io non sono riuscita a salvarli, ormai è la seconda gravidanza in poche settimane che ho perduto e penso che la gente si stia insospettendo di noi.”

A quel punto si avvicinò ad una delle piccole finestre della casa e guardando fuori vide in lontananza delle torce accese che si avvicinavano.

“ Agnes mettiti il mantello dobbiamo andarcene velocemente, lo sapevo che la folla sarebbe venuta a cercarci prima o poi”

 nascosero nei boschi quella notte per scappare la folla che le cercava gridando a squarciagola che le streghe avevano ucciso bambini dal villaggio.

 Alla luce del mattino uscirono dal loro riparo nel bosco dal ed avevano cominciato a camminare sulla strada che le avrebbe portato fuori dalla città e via dal pericolo, ma furono subito viste da della gente del villaggio che faceva la guardia 

Cominciarono a seguirle. Il cielo si era fatto grigio il vento aveva cominciato ad urlare e la pioggia aveva cominciato a cader fitta. Ana ed Agnes camminavano di fretta tenendo la testa bassa, coperta dai loro mantelli. 

Non  videro immediatamente il giovane soldato a cavallo che stava fermo sulla strada.

La folla si faceva sempre più vicino e loro cercavano di correre ma erano stremate dalla notte insonne e la pioggia le impediva di correre senza inciampare.

Passarono di fianco al soldato, Ana alzò la testa e lo guardò dritto negli occhi, il viso dell'uomo era duro e non lasciava trasparir alcun emozione.

In quel momento Reiner de Jarjayes non sapeva cosa pensare di quella scena e sicuramente non avrebbe mai pensato che un giorno gli occhi di quella donna sarebbero stati la sua fine.

 

Mentre Ana veniva catturata dalla folla inferocita, Agnes si  girò verso il soldato e con gli occhi arrossati e pieni di lacrime alzò pugno verso l'alto gli intimò che un giorno avrebbe pagato per la sua freddezza e che il suo cuore di uomo si sarebbe indurito anche verso le persone da lui più amate.

“ Gli occhi scuri di mia madre non vi lasceranno mai”

 

Ana fu portata nella piazza della città. Era appena l’alba ed pochi cittadini erano svegli ad assistere a quel linciaggio.

Le legarono un cappio alla gola che penzolava dal’ più alto ramo di una vecchia quercia,  la fecero montare su un cavallo e senza darle l’opportunità di difendere se stessa la impiccarono.

Il medico del villaggio arrivò correndo, urlando alla folla di fermarsi e di lasciarla andare. Altre persone lo seguirono cercando in vano di fermare quel crimine. Il parroco corse al capezzale della donna intimando a tutti che Dio non gli avrebbe perdonati per quell’atto atroce.

La fece tirar giù da quel ramo e pregò per la sua anima.

“ Non sprecate le preghiere padre, era una strega, ha ucciso mio figlio e ha ucciso la bimba e la moglie di Pierre…che vada all’inferno.”

 

“ Non avete imparato nulla dalle parole di Dio? Vergognatevi…pregherò per la vostra anima.

 

Il vento aveva continuato ad urlare ed un intenso boato interruppe il silenzio su quella piazza.

Un fulmine aveva colpito la casa di Ana ed Agnes. Aveva fatto crollare il tetto ed aveva fatto incendiare l’interno. 

Tutti rimasero a bocca aperta…le fiamme erano alte e divorarono tutta la casa voracemente.

Agnes era nascosta nel bosco che guardava indifesa e spaventata, il bagliore che proveniva dalla città.

Aveva sentito una fitta nel cuore il momento in cui sua madre morì.

Sapeva che per il resto della sua vita sarebbe dovuta scappare dalla persecuzione degli uomini ignoranti, incapaci di accettare la diversità altrui.

 

Jarjayes, anche lui aveva assistito immobile a quegli eventi, nuovamente incapace di reagire. Gli occhi spenti di Ana lo perseguitarono senza sosta. Ogni sogno, ogni volta che chiudeva gli occhi.

 

 

 

“ Ti ripeto che voglio venire con te…è inutile che cerchi di fermarmi”

Disse Oscar mettendosi gli stivali e la giacca.

“ Guarda fuori…fa molto freddo, la nebbia non si è sollevata ormai da giorni. Non è il tempo ideale per la tua condizione. Avrai una ricaduta…ma che diavolo…è una perdita di tempo.

Va bene, verrai con me, ma se avrò alcun sospetto che tu ti stia stancando o rifreddando troppo…ritorneremo a casa”

Oscar gli si avvicinò e gli prese il viso con le mani.

“ Ti amo dottor Grandier “ 

E lo baciò per poi affrettarsi fuori dalla porta principale.

“ Oscar sono serio…e ti amo anche io…testa dura”

 

Salirono a cavallo dopo che André aveva avvolto Oscar con una coperta in aggiunta al suo mantello. 

Le fece coprire la bocca con una sciarpa e si incamminarono.

Arrivarono alla radura dove si trovava la casa di Agnes.

“ Non vedo la casa…come è possibile. La casa di Agnes è sparita…Non credo ai miei occhi, com’è possibile?”

Disse André mandando il suo cavallo al galoppo per avvicinarsi la dov’è fino ad 7na settimana prima c’era l’ abitazione della vecchia donna.

“ Come non c’è?… Le tue parole non hanno alcun senso. Sicuramente siamo nel posto sbagliato?” Disse Oscar cercando una logica spiegazione.

Pielù li aveva seguiti e si era avventurato dove ci doveva essere le fondamenta. 

Non c’era niente. Nessun segno di mattoni o travi o niente che Agnes possedeva.

André scese da cavallo e si avvicinò per vedere meglio.

“ Guarda Oscar, la vicino a quel mucchio di foglie…le sue erbe e un vecchio cesto distrutto… Era qui…la casa era qui ed ora non c’è più.” 

Oscar lo guardò da in groppa al suo cavallo…se da prima era incredula, ora era terrorizzata 

“ Andiamo via da questo posto André… Ho freddo e la testa mi sta cominciando a girare.”

“ Dannazione…ti avevo avvertito. Siamo più vicino a casa dello zio, ti porto li.

In città videro un gruppo di persone raccolte attorno agli uomini che cercavano Agnes.

Cercavano di incitare la folla contro la strega.

Non gli sarebbe stato facile. A Calais Agnes era molto amata, molte famiglie le dovevano un debito di gratitudine se non la propria vita. Si! sapevano che era una persona eccentrica e forse c’era anche qualcuno che la reputava una strega. 

Una famiglia in particolare la aveva accusata quando era più giovane ma non abitavano più nei dintorni.

André si avvicinò a cavallo.

“ Giovane dottor Grandier…questi uomini dicono che la vecchia Agnes è una pericolosa fattucchiera e che c’è ne dobbiamo sbarazzare…Voi che ne pensate?”

“ Agnes vi ha salvati da molte malattie e a curato voi e le vostre famiglie e le sue ricette hanno aiutato anche i vostri animali. Persino io e mio zio non saremmo riusciti a curare molti di voi. 

Agnes è un membro molto importante di questa città e sarei proprio sorpreso se voi credeste a certe favole. 

Le streghe non esistono cari signori.”

Detto quello, raggiunse Oscar.

 

 

Arrivarono all’ ambulatorio e André si fece premura di far sedere Oscar davanti al fuoco per poi prepararle un tè.

“ Sei adirato con me?…scusa se ti ho spaventato.”

André si mise in ginocchio davanti a lei e la abbracciò.

“ Ero nulla senza di te…mentre eri malata non pensavo ad altro che curarti e riportarti da me. Ora sono terrorizzato dal pensiero di poterti perdere.”

In quel momento rientrò lo zio Etienne.

“ A! figliolo…e Contessa, sono molto contento di vedervi in piedi e in buona salute. Scusate le mie cattive maniere ma devo riposare queste vecchie ossa. L’inverno è si fa sentire” disse lo zio mentre si toglieva li stivali e si lasciava sedere stravaccandosi sulla poltrona vicino al fuoco.

“ Zio hai visto quella folla in piazza, attorno a quegli stolti? Cercano Agnes…la stanno accusando di stregoneria.” 

“ Si ho notato…Ero appunto nella locanda a parlare con Pierre. Dice che si stavano aggirando in città da ormai tre giorni… Agnes è ancora alla villa Jarjayes?

“ No! se ne andata…e non sappiamo dove sia…Questo ti sembrerà impossibile ma la sua casa è sparita.”

“ No non se sono per niente sorpreso. Ci sono molte cose che non si posso spiegare per quanto riguarda la vecchia Agnes. La sua vita non è stata felice…una folla inferocita ha linciato sua madre e l’anno impiccata accusandola di stregoneria. Lei ha dovuto combattere contro certi individui da anni.” 

Oscar a quel punto si alzò dalla sedia e andò a porsi un altra tazza di tè caldo. Era ancora infreddolita ed una strana sensazione stava facendosi strada nella sua mente.

Visioni stavano apparendo nei suoi occhi. Vedeva un letto in una camera al quanto sontuosa…e suo padre in quel letto. Era in camera di suo padre e lo guardava mentre le parlava. Stava assistendo a quella scena con gli occhi di Agnes.

“ André dobbiamo ritornare alla villa…è la, Agnes è alla villa in camera di mio padre.” 

 

 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


“Perché mi state tormentando?…cosa avrei potuto fare? 

La folla era inferocita!

Tutti questi anni con gli occhi di vostra madre che mi fissavano l’anima…il tormento.

Non sono forse stato un uomo buono, timoroso di Dio?…un marito attento ai bisogni di mia moglie ed un padre amorevole con tutte le mie figlie?”

 

“ Padre amorevole con tutte le sue figlie?…Avete usato la più giovane come un burattino da vestire e mostrare a vostro piacere…

Avete usato vostra moglie come mezzo per ottenere favori da nobili più affluenti.

L’avete ignorata e messa da parte per incontri poco discreti…

Non avete mai avuto una parola di assenso o affetto per le vostre figlie o per i vostri nipoti.

Ma una persona in particolare che avete usato e poi umiliato è stato quel giovane.

Quando era entrato in casa vostra non aveva che i vestiti che indossava. 

Aveva le guance segnate dal pianto. 

Vi ricordate la prima parola che gli rivolgeste?

Starai con il resto della servitù…passerai i tuoi giorni con mio figlio Oscar.

Vi ha obbedito per anni…poi, un giorno, lo cacciaste via senza spiegazioni.

Eravate geloso del rapporto che i due bambini avevano sviluppato…Oscar era più affezionata ad André che a voi.

Ma la cosa che più mi sorprende è che quel bambino che avete picchiato, umiliato e poi cacciato, vi abbia salvato la vita…Ha chiesto a me di curarvi e riportarvi in salute.

Quell’uomo vi ha salvato generale…le domande che vi fate sono quelle sbagliate.”

 

Agnes si alzò piano dalla sedia e si avvicinò per poi sedersi sull’angolo del letto vicino al generale.

Aveva una piccola ampolla blu in mano. Gliela diede e gli disse di bere il contenuto.

 

“ cosa mi fate bere? Quale pozione magica mi date?”

 

“ Solo una soluzione di miele, limone e menta…La state prendendo ormai da giorni quindi non vi dovete spaventare…

Ma ora torniamo a noi…Perché ci avete ignorato? Perché non avete fermato quella folla?

Eravate una guardia del Re…vi avrebbero ascoltato…e mia madre sarebbe ancora con me”

 

I suoi occhi diventarono Rossi e pieni di lacrime. Li chiuse piano sollevando il viso verso il soffitto per provare a ricomporsi. 

Si alzò in piedi, fece due passi verso la finestra e si fermò. La aprì e ritornò di fianco al letto.

 

“ Generale le nostre vite si sono intrecciate su quella strada infangata anni fa e io sono sempre rimasta nella vostra memoria. Sono riuscita a vedere ogni singolo momento della vostra vita assicurandomi che non dimenticaste mai mia madre.

Sono stata spettatrice della vita di Oscar e di come il suo cuore le fu strappato dal petto il giorno che cacciaste André… l’ho vista addormentarsi piangendo per mesi e per anni ricordare il viso del suo amico. 

L’ho accompagnata fino in Normandia, assicurandomi che si ricordasse di lui e ho fatto in modo che il loro incontro non potesse essere fermato.

Ora, forse, capirete perché siete qui in mia compagnia…”

 

“ cosa volete te che faccia ora?…Non posso cambiare il passato. Sono un nobile…come mio padre prima di me, ho servito il mio sovrano e la legge di Dio. Dio condanna le streghe…La folla vi chiamava streghe…

O mio Dio perdonami…

ero completamente succube dei mei pregiudizi…Avevo paura…ero un adolescente.”

 

Le lacrime iniziarono a scendergli amare a solcargli le guance arrogate dagli anni.

 

“Mio padre mi fece arruolare la settimana prima e da quando avevo indossato la divisa non ci eravamo fermati. Ogni giorno combattevo con le mie paure e gli insulti degli altri soldati. Ho ricevuto pugni ogni sera solo perché ero l’ultima giovane recluta…Quel pomeriggio eravamo andati in perlustrazione nel paese. 

Saremmo dovuti stare assieme, invece gli altri mi lasciarono solo su quella strada.

 La pioggia cominciò a cadere pesante e per qualche minuto non riuscivo a vedere nulla. 

Ero infreddolito ed impaurito…perdonatemi…perdonatemi.

Dopo quel giorno il mio animo si è indurito. Ad Ogni battaglia il mio cuore perdeva un po’ del suo calore…perdonatemi.” L’uomo rimase fermo con gli occhi chiusi.

Agnes si alzò nuovamente e ritornò a sedere sulla piccola poltrona di fianco alla porta.

“ Generale vostra figlia sta rientrando…André è con lei. Usate questo momento per cominciare una nuova vita. Ora alzatevi da quel letto. “ 

Il Generale fece come gli era stato detto…mentre era impegnato ad alzarsi Agnes se n’era andata. 

Oscar e André la incontrarono salendo le scale.

“ Agnes…grazie al cielo siete viva. Ma dove andate?” Disse Oscar prendendo la mano della donna.

“ Oscar, André il generale è in piena salute…andate da lui e lasciate che si spieghi…

 

Siete destinati per stare assieme non dimenticatelo mai. Oscar non vi preoccupate sarò sempre con voi…due”

 

Lei prese la mano di André e quella di Oscar e le unì. 

“ Mio caro ragazzo…hai molto talento come medico…Ti ho lasciato alcune carte con ricette varie. Ricorda di essere preciso con le dosi.

Non seguitemi e non cercatemi. Dove andrò ora non sarò in pericolo. 

Amatevi.”

La donna continuò giù per le scale…si fermò appena visto Nanny.

“ Nanny…grazie per tutto l’aiuto e per il buon vino che mi avete fatto assaggiare. Non preoccupatevi per i due giovani. Sta andando tutto come previsto…Addio amica mia”

Nanny rimase a guardare mentre la donna uscì dalla porta. Poi alzò gli occhi verso André ed Oscar che erano ancora sulle scale. Incontrarono il suo sguardo, poi si misero a correre verso la stanza del generale.

 

“ Padre, state camminando.” Disse Oscar sorpresa di vedere suo padre fuori dalla sua stanza che camminava nel lungo corridoio.

“ Generale, come state?… La vostra testa…vi fa male?”

Chiese André fermandosi davanti all’uomo.

“ Sto bene, grazie a te sto bene. Vieni ragazzo voglio parlarti…al piano di sotto.

Ti prego Oscar aspettaci nel salotto.”

Oscar si fece da parte per lasciarli passare e li guardò mentre si dirigevano  giù per le scale.

Si andarono a sedere al grande tavolo di legno in cucina mentre la nonna li guardava allibita.

“ Signore siete in via di guarigione? Sono contenta di vedervi in piedi” disse cercando di trattenere le lacrime.

Porse del tè per i due uomini, poi lasciò la cucina per raggiungere Oscar nel salotto.

Entrò nella ampia stanza e la vide in piedi davanti alla finestra che si teneva il viso tra le mani.

“Piccola…che ti succede bambina?” E si precipitò ad accoglierla fra le sue braccia.

“ puoi dirlo alla tua Nanny…perché piangi?”

Oscar alzò la testa asciugandosi gli occhi con una mano.

Deglutì pesantemente e carezzò la guancia della vecchia donna che la guardava preoccupata.

“ È stato un vortice di emozioni dal momento in cui ho ritrovato André…L’ho visto quella sera nella penombra delle scuderie e non sono riuscita più a ritrovar me stessa. Ho visto i suoi dolci occhi e tutto è tornato come lo avevamo lasciato prima che se ne andasse…Non ricordo molto di questa settimana passata, ma ricordo bene le sue forti braccia che mi tenevano stretta quando mi svegliavo da quegli incubi pieni zeppi di ombre.

Non so dirti perché ho lacrime da spendere ora, so solo che un enorme peso si è sollevato dal mio cuore. 

So che a te queste cose ti fanno impaurire Nonna, ma Agnes ci ha riportati assieme ed ora la sento lontana e finalmente in pace. Forse è per questo che piango”

 

“ Mia bambina, non oso pensare a come Agnes faccia queste cose. 

Be ora lasciamo stare…Asciuga le lacrime Oscar, sii felice, lo hai di nuovo nella tua vita e lui ti ama così tanto…così tanto mia piccola”

 

Rimasero così, a parlare fin quando il Generale le raggiunse qualche minuto dopo.

 

“ Padre, dov’è André?” Chiese Oscar non vedendolo entrare nel salone.

“ Se n’è andato…”

“ Come, se ne andato!?” Disse lei correndo verso la porta d’ingresso…Corse fuori solo per vederlo cavalcare via veloce.

Rimase ferma sull’’uscio a guardare il cortile coperto dalla nebbia che veniva mossa piano da una leggera e fredda brezza. Poi d’improvviso la brezza divenne una folata di vento, via via sempre più forte fino a schiarire tutto dal grigiore che attanagliava i dintorni da gironi. 

Oscar si girò verso il padre che le stava alle spalle.

“ Come avete potuto Padre? Come avete potuto farlo fuggire di nuovo dopo quello che ha fatto per voi? Siete un mostro senza cuore…Vi odio”

Disse urlando. Corse fuori…prese il suo cavallo e si lanciò al galoppo seguendo André.

 

“ Quando finalmente stavo per credere nella vostra capacità di amare, la vostra vera natura si sfoggia davanti a i mie occhi…Come avete potuto farlo di nuovo, come, vi chiedo?” Disse Nanny completamente adirata con il Generale che stava fermo e zitto.

 

“ Non ti biasimo Nanny, ma questa volta sbagli…Sono stato spietato contro quei giovani…è vero avevo paura di perderla nelle braccia di André. Sapevo che uomo sarebbe divento…nessuno ne sarebbe mai stato alla pari. 

Quando ho realizzato che lei sarebbe stata più felice se avesse fatto una vita come le sue sorelle non ho badato alle conseguenze o ai suoi desideri…Ma ora Nanny…ora so del mio sbaglio. André è dovuto correre ad aiutare un uomo che è stato vittima di un incidente. Non l’ho scacciato io…Devo dire che l’impetuosità di mia figlia non finirà mai di stupirmi…tutta sua madre”… disse ridendo.

 

 

Oscar arrivò in città dopo che la nebbia si era completamente dissipata. 

Era andata subito all’ambulatorio, certa di trovarlo lì. Ma niente, André e suo zio non c’erano.

Si incamminò tenendo strette le briglie del cavallo. Le lacrime stavano orami segnando il suoi bel viso. Il suo cuore batteva pazzo nelle sue orecchie. Non voleva perderlo una seconda volta…Presa dalla paura cominciò a gridare il suo nome a squarcia gola.

Percorse vicoli e strade urlando e piangendo. Arrivò alla piazza principale e una donna la avvicinò cautamente.

“ Madame, avete bisogno di aiuto?…State tremando.”

Altre persole le si avvicinarono per aiutarla, tutti preoccupati perché aveva in dosso solo una sottile camicia e dei pantaloni.

Poco distante André aveva finito di bendare il malcapitato e si affacciò alla porta della locanda. 

La vide, in piedi di fianco al suo cavallo, circondata da cittadini accinti ad aiutarla.

“ Oscar…Oscar!” Urlò…e corse verso di lei.

Il viso di lei si girò piano appena sentito la voce di lui…Lasciò le redini di Cesar e gli corse in contro.

Lo strinse forte, quasi a soffocarlo…Gli prese il viso fra le mani e lo baciò. 

 

 

 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


André si andò ad appoggiare al muro di fianco all grande finestra della cucina. 

Teneva le braccia incrociate e squadrava severo il generale che stava seduto al tavolo sorseggiando il suo tè.

Per un attimo interminabile la casa si era immersa in un ovattato silenzio.

I sentimenti repressi mai proferiti, la voglia di vendetta, l’ansia che lo attanagliava ogni volta che lei lasciava il suo fianco, anche se solo per un attimo…gli voleva urlare…voleva che quell’uomo dallo sguardo impenetrabile, ascoltasse le grida del suo cuore…che ancora lo svegliavano la notte.

 

“André Grandier, dottore, effettivamente non me l’aspettavo. Da ragazzo eri decisamente più interessato ai giochi e a mia figlia, che agli studi. Ma…mi devo ricredere…Devo dirti che non è facile, per un uomo del mio stato, ammettere i miei errori…È mia figlia…è una contessa. La dovevo proteggere…Ho reagito”

 

André strinse forte i pugni e senza dare alcun avviso si girò verso il muro e lo colpì più di una volta.

Le sue nocche sanguinavano e con i denti stretti si girò verso il Generale e lasciò che le parole uscissero rabbiose come un fiume in piena.

 

“ Reagire per cosa?…eravamo bambini. Lei era tutto il mio mondo e me l’avete tolta.

Siete così pieno di voi stesso che non vi siete accorto che lei aveva bisogno di un po’ di libertà e tenerezza…Sono proprio uno stolto a pensare che voi sappiate il significato della parola “tenerezza”…In qualche modo il nostro legame non si è mai sciolto anche se so che le avete insegnato ad odiare persone come me…ma lei non mi odia…lei non odia le persone solo perché sono di un ceto sociale inferiore…è una lezione che non siete riuscito ad impartirle.

Non ostante la vostra inumanità lei è una donna piena zeppa di amore per il prossimo…Non vede ceto, colore, genere o grado. E ringrazio Dio per questo regalo.”

 

Il Generale si alzò di botto facendo cadere  la sedia dove era seduto.

“ Ora basta…So dei miei sbagli…Sono stato un tiranno con lei…non me lo perdonerò mai.” Disse portandosi il viso alle mani per poi dare un calcio alla sedia che era vicino a lui.

“Perdonami ragazzo…per non aver capito, per averti cacciato, per aver spezzato il cuore a te e lei…Mi hai salvato la vita André e per questo te ne sarò sempre grato…Quello che mi è successo mi ha fatto aprire gli occhi…Ora vi vedo…Vedo la vita nei suoi occhi ed il sorriso sul tuo viso quando li guardi. Vi do la mia benedizione ragazzo”

 

Si avvicinò ad André con la mano allungata per stringere la sua, quando furono interrotti da una voce che proveniva dal cortile. 

 

“ Dottore, dottore, si ha bisogno del dottore.”

Disse un uomo scendendo da cavallo e correndo a bussare alla porta.

 

André prese la mano del Generale e la strinse.

“Signore, apprezzo le vostre parole…ve ne sono grato…Ora devo andare, ritornerò a presto.”

 

“ Io e tua nonna partiremo domani mattina all’alba…Devo ritornare a Parigi e pregare la mia amata moglie, anche a lei di perdonatemi.”

 André si fermo con una mano sulla maniglia della porta e si girò…

“ Parlate con vostra figlia…e tutto quello che vi chiedo”

Aprì la grande porta, salì in groppa al suo cavallo e al galoppo si diresse verso la città.

 

Il Generale rimase a bocca aperta e un piccolo sorriso gli si formò sulle labbra e si girò per andare a parlare a Oscar…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Oscar teneva il viso di André fra le mani lo baciò e poggiò la fronte sulla sua.

“ Oscar stai tremando…sei senza respiro.”

Disse lui prendendo le mani di lei nelle sue.

“ Non te ne andare…non mi lasciare di nuovo. Non importa quello che vuole mio padre…io voglio te. 

Non voglio più addormentarmi da sola e svegliarmi senza vedere il tuo viso…”

 

“ Oscar? Io non vado da nessuna parte…perché sei in lacrime?”

 

“ Mio padre ha detto che te n’eri andato…”

 

“ Sono stato chiamato d’urgenza, un uomo è stato ferito cadendo da un carro…Ma pensavi che fossi scappato via per colpa di tuo padre?

Disse prendendola dolcemente fra le braccia e baciandole dolcemente la tempia.

Poi la scostò dolcemente per guardarla negli occhi…le mise due dita sotto il mento per farle alzare la testa.

“ Non vado da nessuna parte Oscar…d’ora in poi niente ci può più separare.

Tuo padre e io abbiamo parlato e lui ci da la sua benedizione.”

 

Oscar si mise il viso fra le mani…era imbarazzata. Il suo temperamento l’aveva fatta reagire al padre che aveva sempre conosciuto.

“Ora che faccio André…gli ho urlato cose orribili…gli ho detto che lo odio.”

 

Lui la prese per mano e insieme ritornarono al suo cavallo.

“ Ritorna alla villa…parlargli Oscar…lascia che si spieghi.”

 

“ Ti amo André “ disse prima di salire a cavallo.

“ Ti seguirò appena mi sono accertato che il mio paziente stia bene e lo zio prenda i suoi medicinali”

Detto quello, diede una sonora pacca al cavallo e si separarono.

 

 

 

Oscar arrivò alla villa…trovò il padre seduto davanti al fuoco nel salone.

Gli si avvicinò cautamente.

Si sentiva come quando da bambina, lo doveva affrontare dopo aver causato un chissà che che aveva fatto adirare la servitù.

“ Padre” disse tenendo la testa bassa…completamente imbarazzata e pronta a ricevere un meritato rimprovero.

“Padre vi prego di perdonarmi…vi ho insultato senza motivo. Ora so che André era stato chiamato per un emergenza.”

 

Il padre di Oscar alzò la testa dal suo bicchiere di cognac e la guardò.

“ Figlia mia…sono io che ti devo chiedere perdono. 

Sono stato uno stolto…geloso del tuo amore ed incapace di trattarti con rispetto.”

Si alzò e la andò a stringere fra le braccia.

“ Ti prego perdonami” 

Oscar rimase esterrefatta. Lui non l’aveva mai abbracciata, mai!

A quel punto non sapeva nemmeno dove mettere le braccia…abbracciarlo o spingerlo via… 

Gli mise le braccia attorno alle spalle e si fece cullare  in quell’abbraccio paterno che tanto aveva desiderato.

 

“ Nanny ed io partiremo all’alba…devo tornare da tua madre…devo spiegarmi…

Oscar siediti…ho già parlato con André. Voglio vedervi felici ed per questo che vi do la mia benedizione…Ora mi ritiro, voi cenate pure senza di me…sono stanco”

Lasciò l’abbraccio e cominciò a camminare verso l’uscita. Poi si fermò e le disse.

“ Sei la più bella fra le mie figlie…dentro e fuori.”

 

 

 

André arrivò a tarda notte. Lei era rimasta in piedi ad aspettarlo e si era accovacciata davanti al fuoco e piano aveva chiuso gli occhi.

Lui le si avvicinò piano e la baciò molto delicatamente sulla guancia.

La prese in braccio facendo attenzione a non svegliarla.

“ Mi piace il tuo profumo”

Disse lei tenendo la testa nell’ incavo del suo collo.

Lui si fermò e le prese le labbra nelle sue senza mai toglierle lo sguardo dagli occhi blu.

Cominciò di nuovo a salire le scale. Aprì la porta della sua stanza, la chiuse con una gamba e poi la andò a posare dolcemente sul letto.

Lei lo spinse su di se…rispondendo alla voglia di averlo fra le sue braccia.

Lo baciò intensamente…piano, saggiandone le labbra.

Con le mani gli prese la camicia sfilandola fuori dai pantaloni.

Gli fece alzare le braccia e gliela tolse.

Aveva il cuore in gola…continuava a bagnarsi le labbra con la lingua mentre lo guardava…in piedi davanti a lei che si sbarazzava di quell’ingombrante pezzo di abbigliamento.

Poteva sentire il suo cuore batterle nelle orecchie…il sangue le correva veloce nelle vene. 

Lo prese per un braccio e lo fece cadere di nuovo su si lei.

Gli baciò il lobo dello orecchio…assicurandosi che il suo ansimare gli stuzzicasse le sue voglie.

Lui ruggì e le prese le labbra slacciandole la camicia con le mani e sfilandogliela via.

Non importava se questa fosse la prima volta o l’ennesima…ogni volta che vedeva i suoi seni doveva fermarsi…prendere il respiro e poi baciarli…prima piano…con solo, le  labbra poi più affamato, con tutta la sua bocca.

Lei aveva perso la ragione…inarcava la schiena e ansimava facendolo sorridere.

Si alzò e le fece alzare il bacino facendole sfilare le braghe.

Era nuda davanti a lui ed i suoi occhi si fecero pieni di desiderio.

Si liberò delle braghe e si adagiò di fianco a lei che lo guardava…cercando di riprendere fiato.

Gli si mise a cavalcioni fermandosi a guardarlo. I suoi occhi grandi e verdi la rispecchiavano e lei ci si immergeva sempre più.

Cominciò a respirare sempre più velocemente mentre si muoveva sopra di lui. 

Lui le teneva le natiche con le mani e ne seguiva il ritmo sia del corpo che degli ansimi.

Le prese il viso fra le mani e le catturò in labbro inferiore con la bocca. 

Le baciò il collo, lasciandole i segni del suo desiderio.

Il sudore cominciò a formarsi sulla fronte di lui.

La fece girare sulla schiena e cominciò a controllare il ritmo.

Ora era lui che la guidava…piano…deliberatamente…sensualmente.

Gli ansimi di lei si stavano facendo più forti. Lui si fece più intenso ed un piccolo urlo le scappò dalla bocca.

Lui, eccitato, le prese le labbra…le fece aprire la bocca e si fece strada con la lingua.

Ora era lui che ansimava…lei stringeva il bacino e lui ruggiva.

Si fermò a guardarla negli occhi…le carezzò la guancia muovendo dei ciuffi di capelli che si erano andati a fermare sul suo naso.

Ricominciò la sua corsa…ansimando sempre più intensamente.

Poteva sentire il sangue pompargli nelle vene…Era vicino…non voleva che finisse e si tratteneva ma lei non lo lasciava e cominciò a muovere il bacino fino farlo urlare di piacere. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 16
*** Capitol 16 ***


L’inverno se n’era andato portandosi dietro il vento gelido e la neve che aveva imbiancato i dintorni della villa sulla costa. 

Durante i mesi più freddi avevano perso lo zio Etienne. André ne era devastato…si dava la colpa per la sua recente ricaduta alla tisi.

Per settimane non si era dato pace e ne era stato al capezzale insistendo che solo lui potesse tenersi cura dell’amato zio.

Nell’ultima settimana d’inverno lo zio si era spento. Non aveva voluto combattere, voleva solo riposare.

I cittadini di Calais e di tutti i suoi borghi assistettero al funerale.

Il corteo funebre lo accompagnò al luogo del suo ultimo riposo, di fianco alla sua amata moglie.

La Nonna non stava bene, era troppo fragile per viaggiare. La sua età avanzata le aveva impedito di superare completamente l’influenza e piano piano anche lei se ne stava andando.

Aveva scritto una dozzina di lettere al figlio morente e André si sedeva di fianco al letto e gliele lèggeva. Lo confortavano e lo calmavano abbastanza da farlo addormentare.

Oscar si era fatta in quattro per aiutare. Lo aveva fatto venire a stare nella sua villa e si era assicurata che la servitù si tenesse cura di lui e André senza mai discutere.

 

Una vita si spegne e un altra si accende…Oscar era incinta.

 

 

Lei è André avevano viaggiato fino a Parigi e in una piccola chiesa si erano giurati amore eterno.

Avevano voluto fare in fretta per via della precaria salute della nonna.

Un mese dopo Oscar aveva ricevuto la lieta notizia.

Oscar non era riuscita a nascondere i primi segni della gravidanza. André si era insospettito subito.

Nove mesi dopo nacque una femminuccia… Aveva i capelli biondi come la madre e gli occhi verdi come il padre, le guance rosse e piene e un vagito forte e sano.

La chiamarono Agnes Marie…

La nonna, anche se debole, andò a trovarli.

 

 

“ Nonna…avresti dovuto dirmi che volevi viaggiare. Mi ero raccomandato estremo riposo”

Disse André appena l’aveva vista scendere dalla carrozza, accompagnata dal generale e madame Jarjayes.

 

La vecchia donna lo guardò accennando un sorriso, gli mise la mano sottobraccio e si fece accompagnare molto piano in casa.

I genitori di Oscar seguirono a passo.

Erano tutti seduti in salotto con la servitù indaffarata a servire in tè.

André aiutò Oscar a scendere le scale stando molto attento a non far cadere la bambina.

Il parto fu più complicato del previsto e Oscar era ancora un po’ debole dopo una settimana. 

 C’erano stati momenti molto tesi e orribili per entrambi.

La bimba aveva fatto fatica a nascere, sia lei che la madre erano stremate.

Alla fine…eureka…Agnes Marie era nata in 15 Marzo.

 

Oscar arrivò nel salotto con in braccio la bimba. Agnes era vispa è teneva gli occhietti aperti, fissi sulla sua mamma.

La nonna la accolse nelle sue braccia e fu subito amore.

Anche il generale la tenne in braccio e coltivò immediatamente un affetto speciale per la bimba.

 

Il pomeriggio passò fra chiacchiere felici e forti vagiti.

 

Mentre tutti aspettavano di essere chiamati per cena ci fu un forte bussare alla porta principale.

 

“ Agnes…urlò Oscar andandole in contro abbracciandola forte.

 

“ Carissima Oscar…sono venuta a conoscere la piccola bimba.”

 

André si affacciò per vedere chi era alla porta.

Teneva la bimba in braccio e appena visto Agnes le andò in contro. Le prese la mano per stringerla poi le porse la piccola.

 

“ Che meraviglia” disse la vecchia donna, completamente presa da quel piccolo miracolo di vita.

La bimba le aveva avvolto la piccola mano sul dito e non voleva lasciare la presa. 

Agnese era al settimo cielo.

“ Ha il mio nome…che grande dono mi avete fatto…che bellissimi occhi che hai…assomigli a tuo papà.” Le diede un tenero bacio sulla fronte e tenendola in braccio si avviò verso il salotto.

 

Mentre gli ospiti cenavano Nanny cominciò a sentirsi molto stanca e si fece scusare recandosi poi nella stanza che era stata preparata per lei.

Aveva detto al nipote di accompagnarla con la bimba.

La vecchia donna si distese sul letto, si fece posare la bimba tra le braccia e disse ad André di sedersi un attimo.

 

“ André…che bellissimo dono mi hai fatto…è bellissima come la sua mamma.” I suoi occhi stavano diventando pesanti. Con una mano carezzava la testolina della piccola che la guardava senza mai distrarsi. Sentì una piccola fitta alla testa…poi, riuscendo solo a dire una parola chiuse gli occhi per poi non aprirli più.

“ Vi amo”

André che le teneva la mano, cominciò a sentire le lacrime rigargli le guance. 

“ Nonna…” disse molto lievemente nel suo orecchio.

“ Nonna…grazie nonna…ti voglio bene.”

I suoi occhi erano rossi e gonfi e per un attimo le lacrime scesero libere.

 

Oscar era sulla porta. Aveva assistito silenziosa e anche i suoi occhi si erano riempiti di lacrime mentre la sua memoria la riportava alla sua infanzia.

“ Nanny…la Mia Nanny.”

 

André prese in braccio la sua bimba e andò ad abbracciare Oscar. 

 

Il Generale si andò a inginocchiare di fianco al letto dove giaceva Nanny e con le mani unite in preghiera, rimase fermo, muto con la testa bassa e le lacrime che gli scendevano sul viso.

“ Perdonami” disse solo.

Agnes entrò nella camera, prese la mano della vecchia nonna e la strinse. 

Le sussurrò nell’orecchio e poi sparì dietro la grande porta d’ingresso per mai più ritornare.

 

Quell’anno fu pieno di profondo dolore e di inimmaginabile felicità. Ma André e Oscar erano assieme, felici di soddisfare il loro destino. 

 

 

 

 

 

 

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