Di male in peggio

di Mikarchangel74
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La caduta ***
Capitolo 2: *** Una notte in trappola ***



Capitolo 1
*** La caduta ***


~ Racconto scritto per una challenge di un gruppo FB che seguo.
https://www.facebook.com/groups/337102974212033/?ref=share ~

Ma com'era possibile che quel porcello di Yuri Katzuki riuscisse a batterlo sempre ad ogni gara, anche solo per pochi punti in più?! E Viktor che continuava a perderci tempo per allenarlo!
La promessa di seguirlo negli allenamenti l'aveva fatta prima a lui e non a quello stupido piagnucolone!! 

Così mentre sfrecciava per la pista ghiacciata con i suoi pattini non riusciva a concentrarsi tormentato da questi pensieri che poi esternava nel suo modo nervoso di pattinare.
Yuri concentrati! Si reguardì, ma la mente tornava sempre lì.
Devo battere quello stronzetto!! Se riuscissi a fare una combinazione di un triplo Toe Loop e subito dopo un quadruplo Lutz terminando con una trottola bassa sarebbe perfetto... ma è molto difficile si disse. Non era ancora a quei livelli.
Ma chi non ha palle non ha gloria! No?
Si autoconvinse. 

Era pomeriggio inoltrato ed era una giornata particolarmente fredda, il giorno dopo si sarebbe disputata la penultima gara di qualificazioni stagionali, i pattinatori si erano ritirati tutti ormai e molti si stavano rilassando al calduccio delle proprie abitazioni.
Yuri Plisetsky era rimasto solo nel palazzetto del ghiaccio, nel silenzio rotto solo dal suono delle lame di acciaio che solcavano la superficie del pavimento congelato e da qualche schianto ovattato dell'assestamento del ghiaccio stesso, che rimbombavano nella vasta struttura. 

Se voleva rientrare nei finalisti per poi battere il suo omonimo rivale, doveva allenarsi e tentare questa nuova sequenza di salti che ancora non aveva mai fatto e che sicuramente non erano semplici, ma più difficile era il salto e più punti avrebbe guadagnato.
Dopo aver fatto alcuni giri di riscaldamento della pista  per sentire soprattutto se aveva stretto bene i pattini si fermò, chiuse gli occhi concentrandosi e liberando la mente.
Quando li riaprì il suo sguardo era determinato, fece un respiro profondo e si apprestò a fare la sequenza.
Domani ti batterò Yuri, vedrai!
Si diede la spinta e partì prendendo rapidamente velocità, per fare quella serie di evoluzioni aveva bisogno di un grosso slancio.
Giunto oltre la metà della pista saltò eseguendo perfettamente il triplo Toe Loop, non appena il pattino toccò terra, si diede di nuovo lo slancio per il quadruplo, ma senza una dovuta rincorsa, non riuscì ad andare molto in alto ed atterrò senza aver completato in modo corretto l'ultima piroetta, il piede sinistro non si appoggiò nel modo corretto ed a causa della forza d'inerzia la lama non trovò la giusta stabilità ed il piede si piegò paurosamente in dentro torcendosi.
Yuri fece una smorfia, perse l'equilibrio ma cercò di riprendersi da quella che poteva essere una caduta rovinosa appoggiando la mano a terra. Purtroppo la forza rotatoria che ancora persisteva lo fece ruzzolare sul ghiaccio. 

Rimase disteso sulla superficie fredda a pancia in giù con la fronte appoggiata su un braccio, respirando veloce per la fatica e per la paura di quella che poteva rivelarsi una brutta botta per fortuna solo sfiorata.
Poco dopo però si rialzò volendo riprovarci.
Tornò al punto di partenza e rifece di nuovo i passaggi precedenti. Stavolta riuscì ad eseguire anche il quadruplo salto, ma nell'atterraggio, la caviglia sinistra che prima si era torta ed era molto provata, non riuscì a reggere il peso del corpo e la sollecitazione del movimento e cedette di nuovo slogandosi in malo modo.
Stavolta non riuscì a riprendersi e la caduta fu un groviglio di gambe e braccia. Per evitare di battere la testa cercò di aiutarsi appoggiando le mani come aveva fatto precedentemente, ma la sua postura era talmente contorta che la lama di uno dei due pattini si infilò nell'avambraccio destro provocando un profondo taglio.
Il ragazzo biondo gridò per il dolore guardando la macchia rossa che si allargava sulla manica della propria tuta d'allenamento e che poco dopo iniziò a gocciolare sulla superficie della pista creando disegni a ragnatela cremisi in contrasto con il candore del ghiaccio.
Premette l'altra mano sulla ferita e si guardò intorno in cerca d'aiuto ma non c'era nessuno... doveva cavarsela da solo.
Facendo forza sulla gamba buona si rialzò, ma appoggiare il piede sinistro era praticamente impossibile.
Che disastro! 
Se non partecipava alla gara del giorno dopo, sarebbe stato squalificato.
No. Non lo avrebbe permesso. Non avrebbe consegnato la vittoria a Katzuki senza lottare!
Sapeva di avere la caviglia ridotta male e doveva mettersi i punti al braccio, ma se adesso andava in ospedale, addio gara... Doveva cercare di curarsi al meglio da solo e resistere almeno fino alla fine della competizione, poi si sarebbe lasciato sistemare. 

Uscire dalla pista fu facile, scivolò in equilibrio sul piede destro, ma poi dovette zoppicare fino agli spogliatoi, dove per prima cosa prese un asciugamano per fasciarsi il braccio e bloccare un po' il sanguinamento; Essendo la ferita sul braccio destro, dovette destreggiarsi con la sinistra facendo un bendaggio di fortuna, quindi slacciò i pattini riponendoli nell'armadietto e mettendosi le scarpe. Si sciacquò meglio che potè le macchie di sangue per non sembrare Jack lo squartatore e si coprì poi con piumino, sciarpa e cappello prima di uscire dal palazzetto.
Per fortuna le farmacie erano ancora aperte, così s'infilò in una e comprò bende, garze, disinfettante, cerotti ed un tutore rigido per poter tenere la caviglia bloccata cosichè il giorno dopo con una tuta a gambale largo non si sarebbe notato niente di insolito... Sperava veramente di poter pattinare, magari il riposo notturno avrebbe giovato.
Comprò anche degli antidolorifici ed un unguento da poter mettere sulla caviglia.
A casa si fece una doccia veloce e si medicò da solo al meglio che riuscì. 

Il mattino seguente purtroppo la caviglia si era gonfiata ed appoggiarla a terra faceva un male boia, ma se non voleva perdere tutta la stagione, doveva presentarsi comunque e tentare.
Battere quel mangiatore di Katsudon e gli altri era ormai impensabile, quindi avrebbe evitato i salti il più possibile, concentrandosi più che altro su una serie di passaggi e figure a terra. Doveva riuscire a passare il turno ed entrare tra i 6 finalisti.
Dopo la colazione si imbottì di antidolorifici, forse ne prese anche una dose eccessiva, ma non c'era il rischio di addormentarsi sulla pista di pattinaggio. O almeno pensò questo senza però riflettere sulle controindicazioni che avrebbe comportato tale gesto.
Si spalmò l'unguento e bloccò la caviglia nel modo più stretto possibile ed infine dopo essersi messo una sbrilluccicosa divisa di pattinaggio, si diresse al palazzetto del ghiaccio, sforzandosi di non mostrarsi zoppicante.
Venne accolto dal suo allenatore Yakov Feltsman.
"Ti ho già iscritto." Gli annunciò felice, ma osservandolo assottigliò lo sguardo
"Tutto bene ragazzo? Sei un po' pallido."
Gli fece notare.
"Sto bene... ho solo dormito poco."
Inventò e si tolse il giubbotto unendosi agli altri per provare a stare in pista.
Dopo qualche giro si rallegrò perchè anche se faceva tanto male, la caviglia reggeva.
Posso farcela! 

Poco dopo la gara ebbe inizio e gli atleti si esibirono uno dopo l'altro nelle loro spettacolari coreografie musicali.
Yuri Katzuki si esibì per quarto e quando gli passò accanto per uscire dalla pista il biondo lo guardò male.
Viktor il campione mondiale che adesso però si era preso una pausa e faceva da allenatore al suo rivale, lo salutò cordiale come sempre, ma anche lui notò qualcosa di strano nell'espressione e nell'atteggiamento del diciassettenne biondo, era pallido, sembrava avere del sudorino freddo sulla fronte e sul viso e sembrava sul punto di crollare da un momento all'altro.
"Hey Yuri, tutto bene?" Chiese.
Ma anche stavolta il ragazzo annuì e si allontanò per evitare ulteriori domande.
Quando Viktor raggiunse gli altri, stavano appunto discutendo anche loro sul fatto che Plisetsky era strano quel giorno. 

Con il passare del tempo, il ragazzino iniziò a sentirsi sempre peggio, la ferita al braccio non aveva mai smesso di sanguinare, anche se era palesemente diminuito, ma il bendaggio si stava impregnando ed iniziava ad affiorare un po' di macchia scura anche sul tessuto della divisa.
Il cocktail di antidolorifici gli aveva fatto venire un bel mal di pancia in più si sentiva maledettamente stordito, la caviglia pulsava e mandava scariche di dolore come se qualcuno stesse inserendo aghi arroventati nella sua carne, ma ormai era arrivato il suo turno, doveva solo resistere per quell'esibizione, solo una ventina di minuti e poi sarebbe andato a farsi curare. 

"Ed ora dalla Russia il giovane campione Junioress Yuri Plisetsky!" Annunciò l'altoparlante.
Yuri si strinse maggiormente i pattini ed entrò sull'ampia pista ghiacciata gravando il peso quasi sempre sul piede destro.
Viktor e gli altri pattinatori si misero a bordo pista per osservare la prova.
La musica iniziò e Yuri partì ma in ritardo rispetto alla base musicale, il suo pattinare era scoordinato, impreciso, lento ed ondeggiante ed i suoi movimenti fiacchi e sgraziati. 
"Qualcosa non va" Apostrofò Vicktor allarmato.
Yuri Katzuki e gli altri atleti concordarono "Sì non c'è dubbio."
"Oggi non è il solito Yuri di sempre."
"Ma che sarà successo?"
Queste e molte altre domande si susseguirono mentre il ragazzo biondo stringendo i denti cercava di rimanere il più stabile possibile anche se sembrava che invece la stanza vorticasse anche senza piroette. 
Dopo una serie di passaggi sul ghiaccio si apprestò a fare il primo salto, doveva farne almeno qualcuno, ne avrebbe fatti di semplici giusto per non destare troppi sospetti, anche se ormai era palese a tutti che ci fosse qualcosa che non andava.
Fece un semplice Toe ed un Salchow.
Ma con quelli il punteggio non sarebbe salito, doveva tentare di farne uno più complesso... ne bastava uno.
Uno soltanto.
Scosse la testa per scacciare il senso di intontimento e si apprestò a fare un triplo Axel, cercando di attingere a tutta la sua forza e determinazione, era un salto che solitamente faceva ad occhi chiusi ed in effetti ci riuscì, ma l'atterraggio fu catastrofico.
Senza rendersene conto per via dei medicinali assunti, finì sulla caviglia slogata. Gli vennero immediatamente le lacrime agli occhi, per il dolore lancinante.
Cadde faccia avanti a peso morto sulla pista, battendo prima le ginocchia fratturandosene una e solo per puro istinto riuscì a voltare il viso di lato evitando di rompersi denti, setto nasale e la fronte, ma la tempia impattò violentemente con la superficie dura della pista.
Prima di perdere i sensi vide solo dei piedi che correvano verso di lui e pensò Mi sono fottuto il campionato. 

Viktor fu il primo a precipitarsi per soccorrerlo mentre altri già telefonavano per chiamare un'ambulanza.
Da pattinatore il ragazzo dai capelli color cenere, poteva capire la gravità della caduta e non osò muoverlo, cercò solo di sollevargli le palpebre per vedere se la pupilla reagiva e si accorse che le aveva piuttosto dilatate e perdeva un po' di sangue dal naso.
Poco dopo intervennero i medici già presenti nel palazzetto ed allontanarono Viktor.
Tutti si domandavano se qualcuno sapesse come mai Yuri stesse in quelle condizioni, ma nessuno purtroppo aveva una risposta.
Viktor disse a Katzuki, di rimanere per le interviste, per le domande della stampa e vedere i punteggi, così da tenerlo informato, mentre lui avendo a cuore questo ragazzino biondo, che tra l'altro veniva dalla Russia come lui, che aveva visto competere ed allenarsi, che si era arrabbiato ed ingelosito perchè aveva dato più attenzioni ad un altro atleta anzichè scegliere lui, perché, vista la sua giovane etá voleva riuscire a farsi valere ed avere il suo momento di gloria, bé, non riuscì a rimanere impassibile.
Comunicò che sarebbe andato all'ospedale con Plisetsky, forse sentendosi anche un po' responsabile, gli voleva bene come se fosse stato un suo fratellino minore.

Giunti all'ospedale più vicino, Yuri fu subito portato in sala operatoria, mentre Viktor cercava di rispondere alle mille domande dei medici.
"Purtroppo vi posso dire solo ciò che ho visto e non so come si possa esser ridotto così. No, non ho idea di quali medicinali possa aver ingerito." Ripeté per la terza volta. 

La bella divisa luccicante del giovane pattinatore incosciente fu tagliata per poter controllare i danni e le ferite riportate sul suo corpo. 

Rimase circa un'ora in sala operatoria, gli furono messi i punti all'avambraccio, gli fu fatta una lavanda gastrica e gli venne messa una flebo per contrastare gli effetti della mescolanza dei medicinali, poi gli fecero una radiografia alla caviglia slogata, solo per accertarsi che non fosse anche rotta, ma dovettero operarlo ad una delle ginocchia per una lieve frattura causata dal colpo della caduta.
Quando uscì di lì, aveva una fasciatura attorno alla fronte, una al braccio destro, una alla caviglia ed il ginocchio ingessato della parte sinistra.
Infine dopo avergli messo un camice celestino di degenza, lo misero su un letto in una stanza dove poco dopo lo raggiunse anche Viktor, prendendo posto vicino al letto, sperava gli facesse piacere vedere un volto amico al suo risveglio. 

Dormì molto, un po' perchè lo avevano indotto i medici con dei tranquillanti, un po' proprio per il bisogno di riposo perchè gli ultimi allenamenti erano stati intensi e stressanti.
Quando finalmente Yuri si svegliò era già buio, si sentiva come se gli fosse passato un carrarmato sul corpo.
Gemette e si appoggiò una mano sulla fronte cercando di ricordare cosa fosse accaduto, ma l'ultimo ricordo nitido era il suo arrivo al palazzo del ghiaccio per la gara. La gara!!
Spalancò gli occhi e scattò per alzarsi ma il braccio di Viktor gli si piazzò sul petto impedendoglielo.
"Dove credi di andare tu?! Vuoi strapparti tutti i punti?"
Yuri girò la testa guardando il maggiore non si era nemmeno accorto che fosse lì e soprattutto, perché era lì? Lui non era il suo atleta.
"Perchè sei qui Viktor?"
Disse mentre l'espressione sorpresa e quasi felice che gli si era dipinta sul volto appena lo aveva visto cambiava nella sua solita permalosa ed imbronciata.
"Ci hai fatto spaventare tutti, sai?"
Rispose con voce dolce il ragazzo dai capelli argentei e proseguì
"Perché non hai chiesto aiuto? Come hai fatto ad entrare in pista in quelle condizioni?"
Yuri girò il viso continuando a tenere quel broncio che Viktor trovava adorabile.
Stava per rispondere quando squillò il cellulare del coach; Era il suo atleta, l'altro Yuri, che lo informò che visto l'accaduto la giuria aveva deciso di sospendere ed interrompere la competizione e quindi avrebbero rifatto le gare di nuovo appena Plisetsky si fosse ristabilito ed infine chiese come era la situazione.
Per non spiegare troppe cose a telefono Viktor fu molto laconico e dopo aver riattaccato, tornò a guardare Yuri che gli restituiva uno sguardo inferocito. 
"Scommetto che era il tuo piccolo quattrocchi! Ha vinto di nuovo non é vero?!! Bene! Fantastico! Scusa se non applaudisco ma salterebbero i punti!"
Sbraitó facendo sospirare con rassegnazione l'altro.
"No, in realtà mi ha chiesto come stavi e mi ha detto che i giudici hanno deciso di riorganizzare l'evento per te. Non volevano escluderti perchè hanno preso atto del tuo impegno e della tua passione nell'entrare in pista e cercare di pattinare con una caviglia slogata, quindi avrai la tua possibilità."
Disse col suo solito tono pacato e gioviale, Viktor difficilmente si arrabbiava al contrario di Yuri che invece, da quando Viktor aveva deciso di diventare il coach del suo omonimo giapponese e non il suo, era sempre arrabbiato.
Persino adesso che Viktor era lì per lui ed erano soli, non riusciva a godersi il momento e rilassarsi.
Doveva proprio sistemare la faccenda con il suo rivale una volta per tutte.
Ma intanto fu felice di avere un'altra occasione e non essere stato squalificato.
E tutt'a un tratto sentì Viktor dire.
"Stai sorridendo. Sei molto carino quando sorridi, dovresti farlo più spesso."
Ovviamente Yuri fece sparire immediatamente il sorriso. 

Adesso che era sveglio il dolore iniziava a riacuirsi... non aveva ancora idea di quel che si era fatto.
Cercò di sistemarsi meglio sul letto e si morse un labbro con una smorfia, mentre il maggiore Intervenne prontamente per aiutarlo.
"Ce la faccio." Brontolò anche se sotto sotto era più che felice dell'aiuto.
"Una slogatura, niente di più.
Vedrai che tra una o due settimane sarò di nuovo in pista e allora vedremo chi è il migliore." Annunciò orgoglioso, ma osservando lo sguardo grave di Viktor si preoccupó.
"Che c'è?! Cos'è quella faccia?"
Viktor ovviamente era stato informato sulle condizioni del giovane amico e si apprestò a dargli la brutta notizia.
"Hai un ginocchio fratturato. Tranquillo, ti hanno operato e rimesso a posto, ma credo ci vorranno più di due settimane."
Spiegò triste mentre si formava un'espressione incredula e terrorizzata sul viso del paziente.
Frattura poteva anche significare dover appendere i pattini al chiodo per sempre.
Cercò di cacciare le lacrime indietro, non voleva piangere davanti a Viktor, ma quella notizia era stata una vera pugnalata al cuore.
"Vedrai che tornerai a pattinare, sei giovane, i tuoi legamenti e muscoli sono molto flessibili e ti rimetterai più velocemente di quanto pensi." Cercò di confortarlo. "Se tu seguirai le loro terapie ed indicazioni vedrai che entro un anno tornerai anche a saltare, ma adesso devi stare tranquillo, e pensare solo a riposarti e guarire." 
Yuri annuì debolmente con la testa evitando di guardarlo, peggio di così non può andare. Pensò.

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Capitolo 2
*** Una notte in trappola ***


Scritto per il gruppo FB Hurt/Comfort.
Prompts:
- Chi? (Yuri, posto sbagliato, momento sbagliato) [Elena A.]
- Dove? (In un rifugio antiradiazioni.)
- Warnings: Abuso di sostanze, psicosi. [Amalia F.]
+ (qualche parolaccia.)
 
~Ringrazio la mia beta Aurora D. che corregge i miei scritti pieni di errori~
 
 
"É tutta colpa tua!" Gridò Yurio arrabbiato contro il suo omonimo.
 
La sua voce un po' stridula e sofferente rimbombò dentro quella cavità buia in cui erano caduti e per poco non compromise di nuovo il suo ginocchio in via di guarigione.
 
A parte il raggio di luce che filtrava dal buco sul soffitto, l'oscurità intorno a loro era profonda quasi tangibile e la loro voce rimbombava come quando si è in uno stanzone vuoto, ma adesso non era solo quello a rendere ansioso il giovane pattinatore russo.
 
Le pasticche! Quelle pasticche di dubbia fabbricazione e provenienza che aveva iniziato a prendere quando gli avevano sospeso gli antinfiammatori e gli ansiolitici concessi durante la degenza ospedaliera, erano rimaste fuori dalla sua portata.
 
Già, perché dopo essersi fatto quella microfrattura al ginocchio durante le gare di qualificazione, anche se non era poi una lesione così grave, per Plisetsky era stata una vera e propria tragedia ed i medici avevano dovuto ricorrere ad un aiuto farmacologico.
Era stato necessario togliergli anche la televisione durante il ricovero perché vedere le gare di pattinaggio, gli scatenava crisi di pianto e quando riposava spesso si svegliava agitato e sudato.
Persino dopo che gli avevano spiegato la prognosi ed il decorso terapeutico per tornare ad un normale utilizzo del ginocchio con la promessa di riuscire a riprendere di nuovo a gareggiare, anziché sollievo e gioia, al ragazzo era entrata addosso un'ansia pazzesca.
 
Nei giorni precedenti la sua dimissione ospedaliera Plisetsky aveva conosciuto un altro pattinatore, era più grande di lui di almeno 15 anni e nel loro conversare un giorno gli aveva mostrato delle piccole pastiglie bicolori, spiegandogli che senza quelle non riusciva mai a tornare a gareggiare dopo un infortunio, quelle erano una vera manna dal cielo. E i due si erano scambiati i numeri di telefono.
Così quando venne il momento per Yurio di essere finalmente dimesso con la richiesta di tornare però in ospedale solo una o due volte a settimana per la fisioterapia, i medici gli avevano tolto i farmaci pensando che ormai non ne avesse più bisogno.
 
Ma una volta tornato a casa in Russia, il ragazzino biondo era piombato in uno stato di ansia e depressione ed aveva subito composto il numero di telefono facendosi inviare quelle pillole per poi provarle, sperando nel miracolo promessogli.
 
L'effetto provocato da quelle pasticche era simile a quelle dell'ospedale, lo calmavano e gli davano euforia, parecchia euforia. Sparivano tutti quei dubbi ed incertezze e subentrava una spavalda  'vitalità'. Lui non si era certo  posto il dubbio che queste potessero creare assuefazione con il passare del tempo, né si era chiesto da cosa fossero composte.
Aveva iniziato a portarsele sempre dietro ed al minimo accenno di un qualsiasi sentimento negativo ne prendeva una.
 
Figuriamoci ora che si era accorto che le 'magiche' pillole erano rimaste in un marsupio attaccato al ramo di un albero due, tre metri sopra di loro, questo pensiero lo mandò in panico. Ne aveva bisogno.
 
L'amico cercava di calmarlo, ma l'altro sembrava una pentola a pressione pronta ad esplodere, lo aveva anche spinto malamente mandando il moro con il culo per terra.
 
Ma come ci erano finiti nel rifugio antiradiazioni?
 
Yurio stava facendo la sua solita passeggiata salendo su per una  montagna non lontana da casa sua, gli avevano detto di camminare il più possibile per rafforzare di nuovo la muscolatura attorno all'articolazione del ginocchio ed anche per migliorare la flessibilità di quest'ultima.
Lì sul sentiero aveva incontrato il suo rivale di pattinaggio Yuri Katzuki che si trovava in Russia per una gara.
 
 
Il biondo in quei giorni era più nervoso del solito anche per questo motivo, sapeva delle gare che si tenevano lì nel suo paese, che erano arrivati tutti i pattinatori: Giacometti, JJ, Cristoforetti, Leroy, Phichint, anche Viktor e l'odiato giapponese che gli aveva sempre rubato la scena. Era causa sua che si era fratturato, proprio per cercare di batterlo!
Gare alle quali lui ancora non poteva partecipare, così per cercare di distrarsi quel giorno aveva deciso di allontanarsi dalla città.
 
Ma proprio Katzuki doveva incontrare lì?!!??!
 
Quel giorno Yuri aveva avuto la stessa idea del quindicenne biondo ed era andato a passeggiare seguendo un percorso che portava sul crinale.
Incontrando l'atleta russo ne era stato felice ed aveva cercato persino di abbracciarlo perché dopo la disastrosa caduta in gara non lo aveva più visto.
 
"Yuriooo!! Ciao!! Come stai? Perché non sei venuto mai a trovarci?"
 
 Gli si affiancò sperando di poter camminare e parlare con lui, ma Yurio infuriato, aveva fatto di tutto per seminarlo.
 
"Lasciami in pace!! Vattene!!"
 
Il moro sembrava non capire o non voler desistere così il ragazzo russo aveva accelerato il passo sforzando il ginocchio e stancandosi. Non si era nemmeno accorto di aver oltrepassato un cartello di ~Pericolo. Non oltrepassare, suolo instabile~.
 
Arrivato in cresta si era fermato rassegnato appoggiandosi ad un albero secco, si era tolto il marsupio legato in vita che conteneva i suoi oggetti personali, tra cui uno snack proteico, il cellulare ed il portafoglio e si era messo a massaggiare il ginocchio provato.
 
"Però cammini già bene. Quando potrai riprendere gli allenamenti?"
Chiese il giapponese avvicinandosi ma al solo sentir parlare di pattinaggio,
 
Yurio scattò gettandosi contro il moro per spingerlo via, Yuri tentò di arretrare ma il terreno sotto ai loro piedi cedette e precipitarono facendo un volo di due, tre metri, ritrovandosi al buio.
 
Il moro per fortuna aveva con sé il cellulare ancora intero dopo la caduta ed accese la piccola luce.
Ma dov'erano finiti? Era una miniera? Non c'era odore di terra, non sembrava nemmeno un pozzo, questo sarebbe stato stretto e lungo ... toccò una parete, era liscia e fredda, sembrava di metallo Era sicuramente opera dell'uomo e forse a questo punto avrebbe potuto trovato un interruttore.
 
"Yurio stai bene?"
Chiese nel frattempo ma ricevette in risposta un'imprecazione ed un'offesa.
 
Si mosse cautamente in quel posto sconosciuto tastando quella parete liscia in cerca di una fonte di luce maggiore perché quella provocata dal cellulare proiettava giusto un misero chiarore che non raggiungeva i 20 centimetri, ma trovò ciò che cercava, un interruttore sotto forma di una grossa leva che azionò.
I neon brillarono a scatti alcuni secondi prima di stabilizzarsi. E dopo essersi accesa la luce nella prima stanza si accesero in successione altri due neon in altre due stanze.
 
Non erano stanze molto grandi né alte e di forma rettangolare. Quella dove si trovavano loro sembrava una stanza da pranzo e soggiorno, c'era quello che sembrava un piccolo angolo cottura con fornelli elettrici, un piccolo tavolo quadrato ed alcune sedie, un piccolo divanetto a due posti e piccoli mobili dove avrebbero dovuto esserci dei viveri a lunga scadenza.
Lo strato di polvere e di abbandono suggeriva che fosse rimasto chiuso ed inutilizzato per molto tempo.
 
"Stai bene?" Chiese Yuri per la seconda volta apprestandosi ad aiutare l'amico a rialzarsi, ma l'altro gli spinse via la mano.
 
Così decise di lasciarlo perdere momentaneamente e controllò il cellulare.
 
"Accidenti non prende affatto qui sotto."
Constatò sapendo che la possibilità di chiamare qualcuno per farsi aiutare era svanita, ma tenne questo pensiero per sé.
 
"Tu lo hai il cellulare? Prende?"
 
Ma anche questa volta la risposta fu "Vaffanculo baka!"
 
Yuri gli lanciò un'occhiataccia
 
"Dev'essere un qualche tipo di rifugio... Forse anti-atomico." Si spostò sotto al buco da dove erano caduti, c'era una specie di grata arrugginita e spaccata, forse dovevano aver rinunciato a completare quella parte del soffitto e ci era ricresciuta la vegetazione sopra coprendo il pericolo, essendo troppo usurata e debole per reggere del peso, aveva ceduto.
 
A questo punto non restava che cercare di sopravvivere o forse non voleva fermarsi a pensare, così si mise a controllare che ci fosse acqua corrente ed aprì alcuni sportelli degli armadietti trovando scatolette di cibo ed accertandosi della scadenza, ne appoggiò alcune sul tavolo.
 
"Beh, se non altro queste non sono ancora scadute e l'acqua c'è ... potremo sopravvivere finché non ci troveranno."
 
Yurio che si stava massaggiando il fondo schiena, afferrò una delle scatolette e la lanciò contro il ragazzo moro.
 
"Sei uno stupido! E ora come facciamo?!?"
 
A Yuri sembrò che la reazione del suo amico fosse un po' esagerata ma non gli diede molta importanza, era sempre stato scorbutico con lui e adesso magari era anche spaventato.
 
"Ehi, tranquillo, quando non mi vedranno domani mattina alla gara... anzi, sono convinto che Viktor mi cercherà anche prima. Entro domani sera saremo fuori di qui, comunque non abbiamo controllato le altre stanze. Questi rifugi hanno sempre almeno  un'uscita."
 
"Le mie medicine! Sono rimaste nel marsupio!" Gridò d'improvviso il biondo, camminando nervosamente su e giù per la stanza con le mani sul volto. Sembrava veramente disperato e prossimo ad una crisi di panico.
 
"Yurio calmati, vedrai che tra poche ore saremo fuori e potrai riprendere le tue medicine."
 
Cercò di tranquillizzarlo, ma l'altro non sembrava nemmeno ascoltarlo.
 
"Tu non capisci..."
 
Iniziò a frugarsi in ogni tasca che aveva sui suoi indumenti e poco dopo  trovò ciò che cercava. Tre pillole bicolore. Non aveva idea del perché ce ne fossero tre sparse in tasca fuori dal blister, ma la sola vista lo aveva fatto subito sentir meglio. E mentre il giapponese si era allontanato per esplorare gli altri due spazi di quel posto, Yurio aveva preso una lattina di acqua tonica da uno degli armadietti ed aveva inghiottito una di quelle pillole 'salvatrici' e subito dopo, senza rendersi conto di ciò che faceva, forse per un'assurda paura che potesse prenderle l'altro, ingoiò anche le altre finendo la lattina.
 
'Queste mi  aiuteranno.'  Pensò
Le pillole di Carfentanyl (una sostanza mille volte più potente della morfina), fecero effetto in pochi minuti, ma avendone prese un dosaggio più del doppio mai preso fino a quel momento, iniziò ad avere alcuni crampi allo stomaco e se lo abbracciò mugolando.
I dolori passarono subito o quella fu l'impressione, perché la sostanza entrò in circolo nel suo organismo rapidamente ed esplose nella sua mente che iniziò a vaneggiare.
Si sentì leggero, come se volasse tra le nuvole e si mise a ridere.
 
Il ragazzo moro, sentendo giungere la risata, tornò indietro.
 
"Yurio stai bene?"
 
Lo guardò confuso mentre l'altro continuava a ridere. Non capiva proprio questi suoi sbalzi d'umore, era veramente strano, ma a parte una lattina di acqua tonica vuota, non vide altro che potesse destare dubbi particolari.
 
Alzò le spalle pensando che forse era una reazione dovuta allo stress del momento.
 
 
In una stanza d'albergo non lontano da quella montagna dove erano rimasti intrappolati i due pattinatori, Viktor Nikiforov allenatore di Yuri Katzuki, iniziava a preoccuparsi; Era a conoscenza che il suo atleta era andato a passeggiare, ma non avendolo visto rientrare per pranzo, cosa rara visto che non saltava quasi mai i pasti, né lo aveva chiamato per avvisarlo e fuori il buio della sera incombeva, provò a telefonargli, ma si sorprese nel trovare il telefono non raggiungibile.
Tamburellò con le dita sul cellulare pensando al da farsi. Doveva cercarlo? O doveva lasciarlo tranquillo? Magari voleva starsene un po' per conto suo, forse la gara del giorno dopo lo rendeva nervoso...succedeva sempre e Yuri non si comportava mai allo stesso modo.
L'allenatore Iniziò a passeggiare su e giù irrequieto nella stanza d'albergo indeciso sul da farsi.
 
 
Intanto nel bunker, Yuri aveva trovato la porta principale, la loro via d'uscita.
 
"Hey Yurio!! L'ho trovata!! L'uscita!! Tra poco saremo fuori!" Gridò.
 
Ma dopo aver premuto il pulsante per sbloccare la spessa porta di metallo, tentò di spingerla per aprirla, ma questa si bloccò subito. Qualcosa impediva l'apertura dall'altra parte, forse delle pietre cadute o qualche altro grosso ostacolo.
Il battito del cuore che era accelerato grazie a quella nuova speranza, rallentò subito per la delusione. Anche quella possibilità di uscire da quel posto era sfumata ed il timore di rimanere chiusi e dispersi lì in quel posto si fece più forte.
Cercò di scacciare questo sentimento negativo, ultimamente grazie a Viktor aveva acquisito molta più fiducia in se' stesso ed i suoi pensieri erano più felici e positivi, ma adesso per quanto si sforzasse non riusciva proprio ad aggrapparsi a nessuno di questi. Era il caso di dare la notizia al compagno?
 
L'altro era stranamente silenzioso, da più di mezz'ora non lo sentiva nè ridere, né lamentarsi, nè lanciare imprecazioni contro di lui, era meglio andare a controllare.
Lo trovò seminudo e rannicchiato in un angolo con le braccia circondava le ginocchia piegate al petto e la testa era appoggiata sopra, il volto nascosto ed un leggero tremore permeava il suo corpo.
 
Yuri lo guardò confuso e preoccupato, gli andò vicino e gli appoggiò una mano su una spalla dolcemente.
 
"Hey amico, così ti prenderai un accident..."
 
Non fece in tempo a finire la frase che l'altro scattò e con un movimento repentino della mano schiaffeggiò via quella di Yuri che sussultò di paura.
 
"Non mi toccare! Lui non vuole! Vattene! Mi picchierà! Io appartengo a lui! Io appartengo a lui!!" Gridò con voce quasi isterica.
 
Il maggiore lo guardò sempre più confuso e preoccupato. E adesso che gli prendeva?
 
"Ma che stai dicendo?! Chi ti dovrebbe picchiare?! Tranquillo, non c'è nessun altro, siamo soli io e te."
 
Cercò di tranquillizzarlo, ma Yurio non si mosse e come se non lo avesse sentito, continuò a gridare frasi sconclusionate.
 
"Non posso avere amici! Devo vincere!! Mi picchierà perché mi sono rotto il ginocchio!! Vattene o mi farai scoprire!!"
Iniziò a singhiozzare ed il ragazzo moro lì in piedi spostò il peso da un piede all'altro incerto su come agire.
 
Perché di colpo Yurio si comportava in quel modo? Era forse impazzito? Forse cadendo aveva battuto la testa? O forse c'era qualche sostanza nell'aria... No, questa era da escludere o avrebbe contagiato anche lui, ma questa possibilità gli mise maggiore ansia e dubbio... e se fosse stato contagiato anche lui? E se si stesse immaginando quelle cose?! Una volta su una rivista scientifica aveva letto un articolo riguardante degli archeologi che avevano trovato una tomba antica, ma aprendo una stanza chiusa da secoli, avevano inalato delle spore forse di un fungo presenti nell'aria di quella stanza ed erano impazziti.
Si tirò uno schiaffo per sincerarsi di essere lì presente ed in sé.
 
"Ahia!! ...  Ci mancava solo questa."
 
Disse borbottando a voce bassa, per il momento non era il caso di dire a Yurio la verità riguardo la via d'uscita.
Decise altresì di lasciarlo tranquillo anche se gli appoggiò la maglietta che si era tolto sulle spalle facendolo trasalire e si allontanò da lui.
 
Era tardi e l'ora di cena era passata da un bel po', tra l'altro non avevano mangiato nemmeno a pranzo e lo stomaco si fece sentire, avrebbe tanto voluto un bel piatto di Katsudon di sua nonna, ed al pensiero lo stomaco emise un altro brontolio, vi poggiò una mano accarezzandolo e sospirando si mise a razzolare tra le scorte di cibo del rifugio leggendone il contenuto.
 
Prese un barattolo di piselli ed una di carne che si trovava già su un tavolo. Non lo convinceva affatto ma chissà quando sarebbero stati trovati, se il telefono non prendeva lì dentro non c'era nemmeno modo di essere rintracciati, dovevano comunque cercare di resistere mantenendosi in salute.
 
Il fornello elettrico era funzionante e così riuscì a scaldare quel misero pasto.
Pulì due scodelle, divise le porzioni e le appoggiò sulla tavola con due posate. Poi tornò dal ragazzo ancora rannicchiato nella stessa posizione.
 
"Yurio.... Ho.. ho preparato un po' da mangiare, vieni lì a tavola? Non sarà un cibo da re, ma in qualche modo...."
 
Fu interrotto.
 
"No!! Vattene!! Non posso mangiare!! Se mangio ingrasso e lui non vuole!! Devo esser magro per pattinare!! Non posso mangiare! Lui non vuole!! Mi picchierà finché non vomiterò tutto!! Lo fa sempre!!"
 
Il moro era sempre più sconcertato.
 
"Ma di chi stai parlando?!! Qui ci siamo solo noi!"
 
In quel momento il quindicenne sollevò la testa guardandosi intorno. Il suo sguardo era strano, vagava come se vedesse altro rispetto alle pareti metalliche del bunker ed era terrorizzato.
 
"Tornerà da un momento all'altro!"
 
"Ma chi?!!?"
 
Ci fu una breve pausa.
 
"Maksim! Mio fratello maggiore!"
Gridò per poi nascondere nuovamente il viso sulle ginocchia.
 
Yuri rifletté, non sapeva molto sulla vita privata di Yuri Plisetsky.
Lui e la sua famiglia erano sempre stati molto riservati. Sapeva che voleva molto bene a suo nonno Nikolai, che era stato molto presente anche alle sue gare...
Che sua madre se n'era andata quando lui era piccolo, ma non sapeva che avesse un fratello maggiore. Ma poi perché lo temeva così tanto? Se solo fosse riuscito ad avere informazioni.
 
"Dovevo stare più attento alle lezioni di psicologia al liceo" Si disse, pensando se per lo stato in cui era Yurio fosse meglio entrare nella parte del fratello o continuare a tentare di tranquillizzarlo.
 
Si morse il labbro indeciso.
 
Se la figura di suo fratello lo terrorizzava così tanto, immedesimarsi in lui forse avrebbe peggiorato la situazione.
Ma se adesso si rifiutava di mangiare e fare qualsiasi altra cosa necessaria per la sua sopravvivenza era peggio.
 
Si tormentò le mani poi decise di non prendere le veci del fratello, anche perché non sapendo quanto questo avesse influenzato la vita dell'amico, forse era meglio lasciar stare.
Se diceva il vero, il fratello doveva aver torturato Yurio... chi mai potrebbe picchiare un bambino per fargli vomitare il cibo?!
In effetti Yurio era sempre stato magrissimo e si era domandato più di una volta da dove tirasse fuori tutta quell'energia sulla pista del ghiaccio.
 
Si piegò sul ragazzo afferrandolo da sotto le ascelle per farlo alzare
 
"Dai coraggio, ti farò mangiare poco così non ingrasserai. Cibo adatto agli sportivi."
 
Disse con dolcezza, ma l'altro gridò e spinse via il maggiore con tutta la forza che aveva.
 
"Nooo! Non mangerò! Devo stare buono qui nascosto e forse me la caverò!"
 
Si richiuse abbracciandosi di nuovo le gambe mentre Yuri si rialzava da terra e si massaggiava la parte bassa della schiena.
 
Era proprio terrorizzato e cocciuto... Ma adesso in quella situazione Yuri non aveva proprio voglia di occuparsi di uno fuori di testa che non voleva essere aiutato.
 
"Sai cosa?! Fa' quello che vuoi! Mi hai stufato!!" Esplose arrabbiato sedendosi al tavolo e mangiando la sua parte.
 
"Sembra cibo per cani...." Mugugnò e poi sollevò lo sguardo triste al soffitto.
 
"Viktor.... ti prego trovami..."
 
Lanciò un'occhiata al compagno e sospirò.
"...Trovaci il prima possibile..."
 
 
Erano passate altre due ore, ormai era buio e Viktor si era deciso ad indossare il suo cappotto lungo, beige ed uscire dalla stanza di albergo che aveva preso in comune con il suo atleta giapponese e per mettersi in cerca proprio di quest'ultimo.
Non sapeva se essere arrabbiato o preoccupato. Sperava che alla fine lo avrebbe trovato ubriaco in qualche pub insieme ad altri pattinatori, ma non era convinto... Yuri lo chiamava sempre per avvertirlo... e stavolta non lo aveva fatto.
 
"Ma che cavolo ... prima di una gara. E dove vado a cercarlo adesso?"
 
Disse tra sé e sé alzando il bavero del soprabito per ripararsi dal venticello fresco della notte che ormai avvolgeva la città russa.
 
 
 
Nel rifugio intanto, dopo aver finito la sua porzione, Yuri prese l'altro piatto sospirando e si avvicinò di nuovo al suo omonimo biondo.
 
"Senti... Tuo ehm... fratello mi ha detto che potevi mangiare. ... Si arrabbia se non mi ascolti."
 
Tentò, sentendosi un po' a disagio nel dire una cosa che non era assolutamente vera, ma doveva andare per tentativi per cercare di aiutare o interagire con il quindicenne.
 
L'altro alzò la testa e guardò prima il piatto e poi il ragazzo accovacciato di fronte a lui.
 
"Menti. ... Lui non vuole che io mangi! Dice sempre che sono grasso!!"
 
"Ma se sei magrissimo!!"
 
"Beh, non sono un porcello lardoso come te!" Sputò acido facendo rimanere male il moro che lo guardò imbronciato
 
"Ma perché mi tratti così?!? Che cosa ti ho mai fatto?!"
 
Yurio si voltò fissandolo serio. Aveva le pupille veramente molto grandi e dilatate, due pozze nere che oscuravano la bellissima iride azzurra.
 
"Perché mi hai portato via Viktor!"
Rispose con rabbia.
 
 
"Ancora con questa storia... Guarda che abbiamo fatto una competizione in piena regola e tu te ne sei andato! Viktor è abbastanza adulto da decidere da solo dove voler rimanere e chi voler allenare!"
 
Spiegò di rimando risentito, rialzandosi e appoggiando di nuovo il piatto di cibo sul tavolo.
 
Per quanto cercasse di aiutarlo o essergli amico, il giovane pattinatore russo sembrava avercela a morte con lui.
Sospirò di nuovo arreso, era meglio lasciarlo stare per il momento, aveva notato quelle pupille larghe e anormali, sembravano quelle di quando si assumono delle droghe... ma quando e dove si era fatto?!
 
Tornò alla spessa porta bloccata e provò a chiedere aiuto gridando, era una stupidaggine, lo sapeva benissimo, ma iniziava ad essere disperato e gridare in effetti fu un gesto liberatorio.
 
"Ehi !!! Siamo qui!! Aiuto!! C'è nessuno??!!? Aiuto!!!"
 
Ma mentre gridava si sentì afferrare alle spalle e tappare la bocca.
Si afferrò al braccio che gli impediva di emettere suoni.
 
"Sssshh. Sta' zitto stupido!! Vuoi farci scoprire?!" Sentì la voce di Yurio vicino al suo orecchio.
 
Il maggiore si divincolò e riuscì a spostare la sua mano.
 
"Così non ci salveranno! ... Ti ricordi? Maksim ci ha rinchiuso qui dentro e se n'è andato! Dobbiamo chiedere aiuto ed uscire prima che torni!"
 
Il ragazzo biondo era completamente fuori di testa e Yuri doveva cercare di interagire con lui, quanto sarebbe peggiorata ancora quella situazione? Era molto preoccupato, Yurio sembrava essere in uno stato psicotico delirante che peggiorava ogni minuto di più e lui non sapeva come aiutarlo anche perché l'altro non si faceva aiutare.
 
Poteva diventare pericoloso? Tentare di colpirlo o persino ucciderlo? Non lo sapeva, ma la paura adesso c'era anche se non voleva crederci.
 
Il russo a quelle parole si fermò un attimo come se stesse riflettendo, poi mollò lentamente la presa sul compagno ma scosse la testa e se ne tornò a raggomitolarsi in un angolo.
 
Adesso Yuri più cercava di aggrapparsi ad un po' di ottimismo, ripetendosi che presto sarebbe finito tutto e più veniva colto da paura e sconforto.
E se non li avessero trovati? La batteria del suo cellulare era già scesa sotto la metà, ma tanto era inutile senza segnale. Erano già le dieci e mezza passate e tra l'altro lì dentro iniziava a fare freddo.
 
Voleva rivedere il suo Viktor, voleva uno dei suoi incredibili abbracci e gli veniva da piangere al pensiero, ma cacciò indietro le lacrime e si passò le mani sul viso, doveva esser forte per Yurio che era più giovane e che adesso non se la stava passando affatto bene.
 
 
Viktor aveva già girato diversi locali ma senza successo. Avevano rapito il suo Yuri? Poteva anche essere, Yuri si era dimostrato uno tra i più bravi atleti di pattinaggio artistico anche se aveva perso l'oro per un soffio, ma aveva dato prova della sua bravura. E poteva anche essere che qualche delinquente lo avesse rapito per poi chiedere un riscatto.
 
Ma no, che andava pensando! ... Però la sua mente continuava a proiettare l'immagine del suo bel ragazzo legato, imbavagliato ed impaurito.
Doveva ritrovarlo! Ed aveva bisogno della polizia.
 
Quando giunse al distretto, si sorprese nel trovare già lì il nonno di Yurio che sbraitava contro un paio di agenti.
A quanto riuscì a capire, anche l'altro Yuri era scomparso da quella mattina.
 
La polizia ovviamente non si sarebbe mossa prima che fossero trascorse le 24 ore dalla scomparsa, nonostante Viktor esponesse ogni plausibile prova che si trattava di una segnalazione in piena regola.
 
"Dovete muovervi prima che sia troppo tardi!!"
 
Ma ai due non rimase che aspettare perché gli agenti non avevano intenzione di andare contro la loro prassi giudiziaria, amministrativa.
 
 
Yuri tornò nell'angolo dove poco prima aveva visto il giovane compagno, ma non c'era più.
Passò per il corridoio che portava a stanze adibite per dormire, magari era crollato, ma non si trovava nemmeno lì.
Si diresse verso la zona dove erano caduti e lo vide riverso a terra a faccia in giù, c'erano delle macchie di sangue su una parete ed a terra attorno al busto del ragazzo ed un coltello da cucina poco distante. Il cuore gli perse un battito temendo il peggio.
 
"Yurio!!"
 
Si precipitò gettandosi in ginocchio lì accanto e lo afferrò per le spalle voltandolo.
Il pattinatore russo aveva vari tagli sulle braccia e all'altezza dei polsi. Doveva anche essersi lanciato contro la parete e sbattuto la fronte più volte perché era rossa e dal naso usciva una goccia di sangue.
 
"Yuri..." Stavolta non usò l'appellativo con la 'O' finale con cui tutti ormai chiamavano il pattinatore russo per differirlo dal giapponese, avendo di fatto lo stesso nome.
 
"Cosa ti prende?! Cos'hai fatto?! .. Si può sapere cosa hai preso eh?!" Chiese con voce resa acuta dalla paura, ma per fortuna poi si rese conto che l'altro respirava ancora ed era arrivato in tempo.
 
Le ferite che si era causato erano fortunatamente superficiali, così riuscì ad applicarci dei bendaggi usando il kit di pronto soccorso del bunker. Se non altro erano finiti in un posto dove non mancava niente.
 
Il ragazzo biondo era al limite dell' incoscienza, gli ciondolava tra le braccia come una bambola di pezza, una lacrima si presentò all'angolo di uno dei suoi occhi che tentava di aprire, inutilmente e scivolò via.
 
Il maggiore lo scosse dolcemente. Una cosa di cui era sicuro era che non doveva permettere al minore di addormentarsi. Chi è in overdose da sostanze deve rimanere cosciente o rischia veramente di morire.
Gli picchiettò le guance con il dorso della mano senza fargli male.
 
"Coraggio su alzati adesso dobbiamo camminare, devi stare sveglio."
 
Si rimise in piedi a fatica caricando il peso morto del ragazzo che non riusciva a collaborare.
 
"Non vo ..glio... sono così stanco..."
Biascicò.
 
"Come ti sei ferito?!"
 
"E' stato Ma... Maksim... "
 
Yuri lo sostenne facendo passare un braccio del biodo oltre il suo collo e sorreggendolo dietro la vita senza controbattere.
Iniziò ad andare su e giù lentamente per quell'antro artificiale, faticando per il peso dell'altro che strascicava i piedi faticosamente e svogliatamente inciampando e con la testa che ciondolava sul petto.
 
Lo fece sobbalzare per afferrarlo meglio perché piano piano gli scivolava.
 
"Dai Yurio, dai!"
 
Doveva trovare un argomento che poteva interessarlo e tenere la mente un po' attiva.
 
"Ehi vieni! Pattiniamo!!"
 
Nello stato in cui era l'amico, poteva anche immaginarsi di trovarsi sulla pista ghiacciata.
 
L'altro mosse appena la testa ed emise un piccolo verso come di assenso.
 
"Bravo, ma devi collaborare. Dai muovi i piedi. Uno... due... uno ... due... sì così. Uno... due..."
 
In poco tempo il maggiore iniziò a sudare per la fatica, ed i muscoli delle braccia gli dolevano per lo sforzo prolungato, ma non aveva intenzione di mollare. Avrebbe fatto tutto il possibile per aiutarlo. Viktor o chi altri, li avrebbero trovati prima o poi.
 
"Ehi, ti ricordi quando mi hai insegnato quel salto.... ehm ... non ricordo il nome..." Mentì cercando di capire quanto l'altro fosse cosciente e spronandolo visto che il caschetto biondo ancora ciondolava sul petto e gli occhi erano chiusi.
 
"Ch..Qq...quadplo .. Ss-Salc...ow.."
 
Bisbigliò talmente a bassa voce che  anche una mosca avrebbe potuto fare un ronzio più forte.
 
"Sì esatto! Quello! Il quadruplo Salchow. Te lo ricordi? Ho quasi vinto l'oro grazie a te."
 
Yurio emise un grugnito seccato in risposta ed il moro proseguì visto che con quest'argomento riusciva a tenere abbastanza viva la concentrazione del compagno.
 
"Beh, senti, sono intenzionato a vincere l'oro e batterti non appena ti sarai rimesso quindi vedi di non mollare adesso ok? Voglio la rivincita!!"
 
Anche stavolta Yurio mosse la testa, come se avesse fatto un tentativo di sollevarla per guardare il suo rivale, ma non c'era riuscito.
 
"N-non .. p...uoi f..vince..e ...io......."  Si sforzò di rispondere, ma era così faticoso mettere insieme pensieri e parole nella giusta sequenza.
 
"E invece ce la farò!"
 
"Pff... ss.. ei ...g-grrr..a...sssso"
 
Anche se di solito Yuri se la prendeva per le offese velenose del biondo, stavolta lasciò correre pensando che persino in queste condizioni aveva la forza di arrabbiarsi ed offenderlo.
 
"Hey YuriO.." Marcò la 'O' finale per farlo arrabbiare, perché sapeva che non gli era mai piaciuta.
 
D'improvviso sentì il ragazzo irrigidirsi e subito dopo iniziò ad avere degli spasmi violenti, tanto che si sbilanciò inarcando la schiena indietro.
Yuri tentò di trattenerlo per non farlo cadere ma perse l'equilibrio finendo a terra con lui.
 
"Yurio! ... Ci mancavano solo le convulsioni!!"
 
Yuri si guardò intorno in cerca di qualcosa da mettergli in bocca ed evitare che si tranciasse la lingua; Nei film facevano sempre così.
Lo lasciò sul pavimento. Yurio sembrava un pesce fuor d'acqua. Il suo corpo sobbalzava spasmodicamente. Teneva le braccia piegate a 90° e le dita delle mani contratte come se tentasse di stringere qualcosa d'invisibile.
 
Gli occhi serrati e dall'angolo della bocca usciva un rivolo di saliva mentre emetteva suoni come "kh-kh-kh...ng-nn-ng"
 
Il moro rovistò freneticamente, rovesciando tutti i cassetti che trovava, ma non c'era niente! Non poteva certo mettergli in bocca il manico di un coltello mentre si dimenava in quel modo!
Prese la maglietta dell'altro l'arrotolò formando una specie di salsicciotto e gliela spinse tra i denti con il timore però che non fosse adatta... se per esempio avesse avuto difficoltà a respirare?
Si mise a sedere incrociando le gambe e ponendovi la testa dell'amico sopra per non fargli colpire il pavimento con gli scatti delle convulsioni.
Gli appoggiò poi una mano sulla fronte ed una sul petto.
 
"Vedrai che presto passerà. Resisti amico. Coraggio, passerà."
 
Iniziò a ripetere piano come un mantra o una preghiera.
 
"Io sono qui, non ti lascio. Resisti."
 
Quella sembrava presentarsi come una notte lunga e faticosa.
 
Per fortuna la crisi epilettica si esaurì in una decina di minuti che per Yuri furono comunque interminabili, ma alla fine il movimento convulsivo del biondo iniziò a farsi debole ed i muscoli del corpo iniziarono a rilassarsi, le dita allentarono la presa e le braccia ricaddero lungo il corpo, Yurio sembrava un ragazzo serenamente addormentato anche se il petto gli si sollevava ed abbassava velocemente per via del respiro accelerato.
 
Il maggiore si chiese cosa doveva fare adesso, doveva svegliarlo e tenerlo sveglio? E se gli fossero riprese le convulsioni?
Accarezzò dolcemente le guance del biondo.
 
"Yurio... sei .. sveglio?"
 
Chiese in un fil di voce, ma non ricevette alcun segno di risposta e decise di lasciarlo riposare tranquillo per un po', l'importante è che continuasse a respirare.
 
Si asciugò due lacrime che gli erano scivolate sulle guance, quella situazione lo stava stremando parecchio.
Decise di approfittare e tentare di riposare un po' anche lui appoggiando la schiena alla parete e chiudendo gli occhi anche se non avrebbe preso sonno facilmente per controllare di tanto in tanto le condizioni del giovane.
 
 
Viktor ed il nonno di Yurio erano rimasti nella centrale e l'allenatore andava su e giù per la sala d'aspetto nervosamente pensando ad una soluzione.
Il telefono di Yuri Katzuki era sempre spento o irraggiungibile, ma forse... perché non ci aveva pensato subito?! Si spostò davanti all'uomo attempato.
 
"Ha provato a chiamare Yurio... Yuri?"
 
"Sì, squilla ma non risponde."
 
"Squilla!! Almeno squilla!! Siii!!"  Quasi gridò di gioia e corse da un agente.
 
"Rintracci questo numero!! Almeno questo potete farlo no?!"
 
L'agente bofonchiò, ma poi si mise al computer.
 
"Ammesso che sia rintracciabile... è notte fonda..."
 
Ma Viktor lo fulminò con lo sguardo.
"Mi dica dov'è."
 
 
Intanto Yuri aveva preso una siringa, gli aveva tolto l'ago ed ogni tanto dava da bere al minore che gemeva piano, non sapeva se fosse sveglio o meno, ma doveva almeno idratarlo.
Si era seduto di nuovo per terra con le spalle appoggiate al muro e la testa di Yurio appoggiata sulle sue gambe. In quel silenzio sentiva il respiro irregolare del russo, il ronzare dei neon ed il battito del suo cuore.
 
 
Rintracciata finalmente la posizione del cellulare di Yurio, Viktor seguito dal nonno Nikolai e da alcuni poliziotti che alla fine avevano accettato di seguirli, uscirono di corsa dalla centrale di polizia. Ovviamente le forze dell’ordine  non erano felici di uscire a quell’ora, ma non potevano nemmeno lasciare che uno degli ex campioni mondiali di pattinaggio andasse da solo di notte su per una montagna, perché se mai gli fosse successo qualcosa sarebbero finiti tutti in grossi guai.
 
"Aspetti! Lo sa' dov'è questo posto?"
 
Urlò uno degli agenti e Viktor si voltò appena rispondendo
"Era uno dei miei posti preferiti da piccolo."
 
Salirono su un paio di auto pattuglie e seguirono la strada finché non divenne troppo stretta e sterrata per proseguire con i mezzi, quindi scesero, si munirono di torce e continuarono a piedi seguendo il sentiero che saliva verso la cima.
 
Non era detto che il suo Yuri fosse insieme al biondo Plisetsky, anche perché non andavano molto d'accordo, ma in cuor suo ci sperava ardentemente.
Se però avessero ritrovato solo il pattinatore russo? Come avrebbe reagito? Doveva prepararsi a questa eventualità anche se il suo cuore sarebbe sprofondato.
Dove mai avrebbe potuto cercare il suo dolce e sexy mangiatore di Katsudon visto che il suo cellulare era irraggiungibile?
 
"Fa che siano entrambi lì." Pregó tra sé e sé accelerando il passo ed incitando il codazzo di uomini che arrancavano dietro di lui su per la salita.
 
Fu il primo a raggiungere il punto che veniva segnato dal tracciatore, aveva il cuore a mille e l'affanno per l'urgenza di arrivare. Trovò il cellulare nel marsupio attaccato all'albero componendo il numero e  facendo squillare il cellulare che finalmente gli restituì la musichetta della suoneria.
Si mise poi a far scorrere il fascio di luce della torcia tutt'intorno in cerca del proprietario del marsupio ed infine lo chiamò con quanto fiato aveva in gola.
 
"Yuri!!! Yurio mi senti? ..... Dove sei??!!"
 
 
Il maggiore aprì gli occhi di colpo gli era parso di sentire una voce che lo chiamava... la voce di Viktor... possibile?
L'aveva sognata? Guardò in alto verso il buco da dove erano precipitati quasi trattenendo il fiato per non fare rumore.
 
"Yurio!!! ..... Yuri!!!"
 
Sobbalzò. Stavolta l'aveva sentita sul serio!
 
"Vik...." Tossì, aveva la bocca secca, aveva dato da bere a Yurio ma non aveva pensato a sé stesso, ma non c'era tempo, adesso doveva farsi sentire.
 
Si alzò spostando delicatamente la testa dell'amico che gemette.
Yurio aveva bisogno di aiuto immediato.
 
Si mise sotto all'apertura nel soffitto e gridò il nome del suo amato e del suo salvatore.
 
"Siamo qui sotto!! Viktor!! ... Aiuto!! ... Viktor!!... Da questa parte!!"
 
Finalmente la luce forte di una torcia lo accecò e Yuri dovette schermarsi gli occhi con un braccio, quella torcia era troppo forte essendo abituato alla luce più tenue del rifugio.
 
Viktor si sporse oltre il bordo di una apertura nel terreno, da dove proveniva la voce che riconosceva benissimo e vide una figura in fondo a quel buco, era un pozzo? Come ci era finito lì?
 
"C'è anche Yurio quaggiù! Non sta affatto bene! Ha bisogno d'aiuto!"
 
Continuò Yuri e tossì nuovamente.
 
Viktor era lì. Era riuscito a trovarli.
 
"Ok, tranquillo adesso troviamo il modo di tirarvi fuori!" Quindi si rivolse agli agenti che nel frattempo erano arrivati pieni di affanno.
 
"Li ho trovati, sono qua sotto Uno dei due non sta bene."
 
Intanto Yuri era tornato accanto al quindicenne ancora steso a terra, lo aveva scosso piano ad un braccio.
 
"Ci hanno trovato! Hai sentito? Siamo salvi."
 
Le palpebre di Yurio si sollevarono appena e mugolò qualcosa di incomprensibile.
 
Uno degli agenti si fece calare giù per controllare la situazione ed il moro raccontò molto velocemente quel che era successo: la caduta ed il delirio di Yurio.
 
L'agente fece un checkup veloce del ragazzo steso a terra.
 
"Da quel che mi hai detto sembra un'overdose provocato da qualche medicinale o altro" Spiegò attraverso la radio della polizia.
 
 
Ai primi chiarori dell'alba i due ragazzi furono finalmente tirati fuori dal bunker anti-radiazioni.
 
Yurio venne portato in elicottero in ospedale e sottoposto a cure appropriate, anche perché alla fine il moro si era ricordato delle pasticche menzionate dal quindicenne all'inizio che dovevano essere nel marsupio, così i medici avrebbero potuto vedere esattamente che tipo di sostanze aveva ingerito.
 
Yuri saltò con le braccia al collo di Viktor non appena lo vide e per la gioia, mentre le lacrime scivolavano come un fiume sulle sue guance, lo baciò.
 
"Sapevo che mi avresti trovato." Disse singhiozzando.
 
Viktor lo strinse a sé senza dire niente.
 
Le gare vennero sospese e rimandate.
 
 
Un anno dopo, al palazzetto del ghiaccio di Leukerbad in Svizzera Yuri Katzuki e Yuri Plisetsky tornarono a gareggiare insieme con la stessa rivalità di sempre, ma quando negli spogliatoi il moro si stava slacciando i pattini a gara finita, sentì dei passi e comparvero delle scarpe nel suo campo visivo.
Sollevò la testa ed il busto per capire chi avesse davanti.
 
Da quando erano stati salvati, non aveva più visto né sentito il suo giovane omonimo. Era tornato in Giappone con Viktor, visto che le gare erano state sospese, e aveva ripreso ad allenarsi.
 
Adesso Yurio era lì davanti e lo guardava serio con una mano sul fianco, nella sua tuta aderente e scintillante con un fisico da far invidia ai modelli.
 
Yuri lo fissò ed interruppe il silenzio imbarazzante che aleggiava tra loro.
 
"Bella gara. Sei tornato in gran form..."
 
Ma la voce gli si interruppe quando l'altro si abbassò e lo abbracciò forte e deciso.
 
"Grazie.... di tutto."  Gli sussurrò all'orecchio.
 
Yuri colto alla sprovvista era rimasto di sasso e rispose solo con un "mmhh".
 
Il biondo si staccò subito e riprese la sua solita aria da sbruffone ed essere superiore.
 
"Bene, maialotto. Impegnati perché ti darò del filo da torcere. L'oro sarà mio!"
 
Disse di spalle mentre già si apprestava ad andarsene.
Yuri rimase a guardarlo interdetto, ma felice di vedere il suo rivale agguerrito come era sempre stato.
 
The end

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