La principessa del Nord e Il Mastino parte 2

di Giuls_breath
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La principessa del Nord e Il Mastino ***
Capitolo 2: *** Nessuno ***
Capitolo 3: *** Alayne Stone ***
Capitolo 4: *** Thorin Hilthbrave ***
Capitolo 5: *** Sansa Stark e Alayne Stone ***
Capitolo 6: *** Tutti mentono ***
Capitolo 7: *** Il mantello ***



Capitolo 1
*** La principessa del Nord e Il Mastino ***





 
La principessa del Nord e il Mastino
 


Erano passati sei giorni da quando avevano lasciato Grande Inverno, erano ancora circondati dalla neve e dal gelo, di tanto in tanto si udivano gli ululati dei meta – lupi e così Sansa si ritrovava suo malgrado a rivolgere lo sguardo nella direzione da cui provenivano i loro versi e la sua espressione diveniva cupa, non era pentita della scelta fatta, ma lasciare casa sua pur di essere felice le aveva lasciato una sensazione di amarezza e sconfitta: per lei significava non essere stata in grado di difendere i suoi sentimenti, la sua volontà, il suo pensiero. Era stata sopraffatta dalle convenzioni, dalle etichette, ancora. Lei che aveva imparato ad essere libera, avrebbe voluto poter imporre le sue regole, quelle che aveva imparato stando con lui, con Sandor Clegane, ma ahimè, nessuno dei due era riuscito a imporre la propria volontà ad un sistema già così fortemente consolidato, ciò che erano riusciti ad ottenere stando a casa era quello di divenire principessa e guardia del corpo, due ruoli che ormai gli stavano più che stretti.
Sandor forse era già abituato di suo a stare da solo, non era mai stato voluto da nessuno, a suo dire, troppo brutto nell’aspetto e troppo rozzo nei modi, sempre a suo dire. Lei, invece, da subito pur essendone inquietata ne era affascinata e incuriosita, quel suo modo di essere doveva significare anche altro e infatti da quando avevano lasciato Approdo del Re, Sandor si era rivelato nella sua vera natura, fiera, combattiva, sprezzante delle regole pur di proteggere chi amava, coraggiosa e Sansa non poteva non restarne affascinata e ammaliata a tal punto da decidere di seguirlo ovunque l’avesse portata. L’aveva protetta come poteva, e anche di più, l’aveva fatta sentire a casa quando non c’era niente e nessuno che gliela rammentasse, l’aveva fatta sentire amata anche quando aveva il corpo pieno di ferite, anche dopo che il suo corpo era stato violato contro la propria volontà.
Se Sandor quella sera ad Approdo del Re non l’avesse trascinata via con sé, le cose, tutto il corso della storia sarebbe stato molto, molto diverso, forse ci sarebbe morta laggiù e non avrebbe mai rivisto casa sua, sua madre, i suoi fratelli, gli doveva tutto.
 
“Se vuoi torniamo indietro, siamo appena a sei giorni di cammino.” esclamò Sandor dando da mangiare a Straniero e guardando verso Sansa.
“No.” replicò la giovane.
“Ogni volta che i meta – lupi ululano, ti volti come se avvertissi il loro richiamo!”
“E’ così, c’è una parte di me che sa di aver lasciato qualcosa di importante lì, ma l’altra mi dice che non mi era più possibile restare, non se mia madre, in particolare, premeva per farmi sposare qualcuno che non amo.”
“Il matrimonio è una questione politica, e lo sai bene.” aggiunse Sandor sbuffando e dando un buffo sul muso del suo stallone nero.
“Sì, lo so.” replicò semplicemente Sansa sospirando “Forse se fossimo rimasti, mia madre avrebbe potuto capire un giorno… o forse no. In ogni caso non lo sapremo mai.”
“Te l'ho detto, se vuoi tornare indietro, ti riporto a casa tua e io me ne vado. Come avrebbe dovuto essere: la vita di corte non fa per me, né l'idea di poter essere la tua guardia del corpo e basta, né l'idea di saperti in una stanza con un altro uomo! Mi avrebbe fatto troppo male tutto ciò.
Magari l’avrei negato fino allo sfinimento, ma non l’avrei mai ammesso a te o a loro.”
Sandor smise di parlare e abbassò il capo e si ritrovò a pensare a quanti veli aveva abbattuto, quante maschere aveva abbassato, quante terre aveva oltrepassato, quanti uomini aveva ucciso, eppure la verità l’aveva ammessa lui stesso: Sansa non doveva stare con lui. Era stato così stupido, pensava davvero di vivere in qualche canzone che lei amava cantare tanto tempo prima?
“E’ molto dolce quello che hai detto.” gli disse avvicinandosi ignorando i pensieri che tormentavano lo spirito – fino a quel momento – solitario del Mastino. Stava per accarezzargli il viso, ma lui fermò la sua mano a mezz’aria stringendole forte il polso, quasi come se avesse avuto paura che la sua carezza gli avrebbe procurato altre ustioni sul viso e cicatrici nel cuore. Lei, di contro, ci rimase molto male, non comprendeva cosa fosse successo nel corso di quei pochi giorni a Sandor, l’uomo che aveva imparato a conoscere, a stimare e ad amare. La sua espressione inizialmente fu sorpresa, poi s’indurì e le venne da chiedersi se non fosse lui ad essersi pentito di averla portata con sé lontano da Grande Inverno, lontano da casa sua, per farle vivere ciò che viveva lui, per farle assaporare la sua vita, forse era lui che in fondo non la voleva davvero, chissà magari per lui lei era solo un divertimento.
“Perché mi tratti così adesso?” gli chiese usando un tono glaciale, lui alzò lo sguardo su di lei tenendole però sempre il polso, lui aprì la bocca forse stava per risponderle in modo del tutto sboccato, quindi decise di non risponderle.
Lasciò bruscamente il polso e le diede le spalle andando verso Straniero, non sapeva come spiegarle. Salì su Straniero e fece voltare il cavallo verso i boschi, era come se stesse lottando con se stesso, Sansa era del tutto confusa, ma che senso aveva comportarsi così, adesso? Quando si erano dimostrati in più di un’occasione che si amavano? Perché stava per voltarle le spalle e andare via? Aveva paura forse? Ma di cosa?
“Vuoi lasciarmi qui?” gli chiese Sansa spalancando gli occhi inorridita all’idea di quello che stava per accadere “Sandor, rispondimi.” lo implorò.
“Stark, tu sei una Stark.” le disse, ma era come se stesse parlando con sé stesso “Da qui sono sei giorni per casa tua, ti lascio libera.” a Sansa mancò l’aria di colpo, la stava abbandonando?
“Sansa, tu meriti tanto più di questo. Sono giorni che ci penso. Io non ho nulla da offrirti, nessuna dimora in cui poterti far vivere, vivremmo nei boschi, al freddo e tu odi il freddo, odi sentirti bagnata, hai bisogno continuamente di essere pulita e i tuoi capelli curati, io non posso permetterti di farti vivere così. Non posso.”
Sansa scosse la testa, il cuore le batteva forte nel petto, aveva un profondo dolore e un nodo alla gola. “Mi stai abbandonando.” gemette lei senza riuscire a guardare nella sua direzione.
Neanche Sandor la degnò di uno sguardo, sapeva che se l’avesse guardata, l’avrebbe aiutata a salire sul cavallo e l’avrebbe portata con sé all’avventura, ma lui non voleva questo per lei, si dispiaceva solo di averla fatta allontanare da casa, averle fatto lasciare gli affetti, tutto questo per lui. Lui deglutì “No, voglio che tu sia libera. Da me.”
“Il mio posto è dove sei tu.” gemette lei senza fiato “Perché?” gli chiese, non riusciva più a ragionare né a respirare correttamente “Ci siamo detti anche ti amo.” tentò lei.
Lui sbuffò “E’ vero, l’ho detto, ma proprio perché ti amo, ti lascio libera.”  replicò lui pur sentendo un nodo alla gola.
Lei crollò sulle ginocchia “Non… lasciarmi…”
“Smettiamola qui. Subito!” esclamò lui, poi diede di speroni e andò via. Sansa lo vide sparire oltre la piccola collina in mezzo alle felci, era sola ora.
Completamente sola.
Lei urlò.




______


Buonasera!
Sono tornata... con un primo immenso dramma, 
non sono io senza drammi, I know.
Confesso che avevo pronta una metà di questo primo capitolo già da alcuni mesi,
ma non riuscivo mai a trovare un prosieguo interessante o che potesse portare un pò di brio,
stasera con questa tempesta che c'è fuori, boom è arrivata l'ispirazione! 
Spero vi sia piaciuto questo inizio, 
prometto che si ritroveranno i nostri eroi, 
spoiler!

 

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Capitolo 2
*** Nessuno ***






Nessuno
 

 
Quello che Sandor aveva fatto era sbagliato ed era stato terribile, era come se lasciare Sansa gli avesse strappato via altra pelle e gli avesse graffiato il cuore. Si rese conto di essersi guardato indietro continuamente quando ormai lei era divenuta un puntino minuscolo quasi confondibile con il resto della vegetazione. Sei un mostro, non sei poi tanto diverso da Gregor si disse e non fece che ripeterselo fino a Broken Bridges, terra dei ponti distrutti dalle molteplici guerriglie svoltesi per l'egemonia del territorio ricco di fiumi, utili per lo scambio di merci di ogni tipo.
Sandor scese dal cavallo e si fermò a bere nella prima taverna che scorse lì, quel vino sapeva di fieno, che schifezza, non sapevano proprio cosa fosse il vino! Ci mancava pochissimo che lo sputasse, non seppe neanche lui come riuscì a non farlo.
"Ehi, guerriero, i tuoi muscoli sembrano tesi!" esclamò con tono suadente una donna alle sue spalle dall'aspetto estremamente avvenente, ma volgare. Lui la guardò per un breve istante e poi per tutta risposta chiese altro vino "Dopo quale gesta sei venuto a ristorarti qui?" chiese la donna.
"Gesta?!" esclamò l'uomo "Di quale fottuta gesta parli?" proseguì in tono sgarbato.
"Sembri un tipo solitario, tutti i grandi combattenti lo sono."
"Sta un po' zitta." le intimò Sandor.
"Passiamo all'azione?" gli chiese per nulla intimorita dal tono minaccioso del Mastino.
Sandor si disse che se non avesse pensato, lei sarebbe sparita dalla sua testa, tentò di convincersi che qualcuno l'avrebbe trovata, riconosciuta e riportata a Grande Inverno, là dove doveva restare. Sandor ripensò a quanto avesse sbagliato nell'assecondare la ragazza in quella fuga d'amore. L'amore non sarebbe mai bastato. Trascorrere la notte con quella donna non gli fu d'aiuto, i suoi gemiti, le sue incitazioni gli provocavano un forte disgusto verso la meretrice sotto di lui e soprattutto verso se stesso; finì con il ripensare alla notte trascorsa con Sansa, alle sue mani, ai loro odori che si confondevano e si imprimevano l'uno sulla pelle dell'altra, pensò a quanto aveva cercato di riabilitarsi agli occhi della Stark e come con un'azione avesse cancellato e distrutto tutto. 
La prostituta pretese di essere poi pagata, Sandor gettò a terra il prezzo richiesto dalla donna e lasciò la stanza, non prima di averla sentita maledirlo e rivolgergli improperi di ogni tipo.
 
Sansa tremava per il freddo, era sola in quel bosco ed era troppo lontana sia per tornare verso casa sia per raggiungere qualunque città, oramai iniziava a fare buio e lei aveva sempre avuto paura delle tenebre.
Come le avrebbe affrontate senza di lui?
A mano a mano che procedeva raccoglieva rametti vari per accendere un fuocherello, ricordava di averlo fatto in più di un'occasione, ma non era mai stata completamente sola come lo era in quella circostanza.
Dopo quelle che a Sansa parvero ore, raggiunse un posticino vicino ad un costone roccioso, si mise alle spalle di questo e iniziò ad accendere il fuoco. Sapeva che accendere il fuoco all'aperto rappresentava un pericolo per due ragioni, la prima era che sarebbe stata visibile a chiunque, quindi era un bersaglio facile, la seconda era strettamente legata alle condizioni climatiche, il cielo era sereno in quel periodo dell'anno, ma avrebbe anche potuto piovere e quindi lei si sarebbe trovata a correre sotto la pioggia senza neanche sapere dove trovare un rifugio.
Sansa rischiò.
Accese il fuoco e si strinse nel suo mantello, avrebbe dato qualunque cosa in quel momento per trovarsi al caldo, certo il fuoco che aveva acceso lo era, ma non quanto quello che aveva lì a casa sua! Casa sua, forse aveva ragione Sandor quando le aveva detto che lei non apparteneva a nessun posto se non a Grande Inverno, forse davvero aveva sbagliato a seguirlo, a fidarsi di lui, ad innamorarsi di lui, forse ancora una volta si era illusa e aveva trasformato le sue Canzoni in realtà, ma la realtà non era una Canzone, come del resto le aveva sempre detto Sandor.
Quanto era stata stupida, quanto era stato infantile, quanti errori che aveva commesso!
Tremò.
La notte scese e con essa il freddo e l'umidità, la ragazza si stese completamente attorno al fuoco, quel gelo le stava penetrando nella carne e poi nelle ossa, ad un certo punto pensò persino di essere vicina alla morte, ma così non fu. Quando riaprì gli occhi era ormai giorno, Sansa prese le sue pochissime cose e andò via.
Ma per andare dove?
Camminò per quelli che a lei parvero giorni, quando giunse in un villaggio, la bellissima Sansa Stark di Grande Inverno non c'era più: i suoi vestiti erano logori e sporchi, i capelli rossi di cui lei era sempre stata molto fiera erano sporchi e ammassati, la sua pelle sempre morbida, liscia e curata era piena di terreno e fanghiglia. Quando giunse in una locanda per chiedere ospitalità, si rese conto che Sansa Stark non esisteva più, era diventata nessuno



 
__________


 
Buonasera, scusate l'attesa per questo secondo capitolo,
non so se effettivamente qualcuno leggerà questa seconda parte,
nel caso lo facciate, grazie.
Vi faccio un piccolo spoiler, nei prossimi capitoli, ci sarà un salto temporale,
quindi il prestavolto di Sansa non sarà più quello di Sophie Turner,
ma di Eleanor Tomlinson,
quello di Sandor non sarà più una fanart,
ma quello di Richard Armitage ai tempi della serie tv "Robin Hood", 
per un nuovo personaggio userò come prestavolto un attore già noto nell'universo di got
ovvero quello di Ryan Corr ;)
Spero che le mie scelte vi stuzzichino e alla prossima! 

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Capitolo 3
*** Alayne Stone ***






Alayne Stone


 

Sansa non fu riconosciuta da nessuno, il proprietario della locanda le diede un misero alloggio e in più le offrì un piccolo lavoretto per tenere in ordine il posto e portare cibo e bevande per i viandanti. La giovane accettò tutto questo.
Chi era lei per rifiutare?
Una principessa?
Una lady?
Una Stark?
Sansa non sapeva più chi fosse, sapeva ciò che era stata, ma in quel momento le sue sicurezze erano state spazzate via dalle parole dell'uomo che amava.
I giorni passarono e la giovane divenne via via sempre più irriconoscibile persino a sé stessa; cosa ne fosse stato della sua vera natura, di quella indole dolce e delicata, non lo sapeva. Più il tempo passava e il dolore invece di scemare, aumentava, seguito da una grande rabbia.
Non sapeva nemmeno se provasse più rabbia per sé stessa o per l'uomo che l'aveva abbandonata ad un destino tutt'altro che roseo o felice.
Dov'era?
A cosa aveva pensato quando l'aveva lasciata lì in quel bosco da sola?
Cosa lo aveva spinto a credere che lei sarebbe stata meglio senza di lui?
Non era lui che le aveva sempre detto di essere un cane fedele?
Eppure, l'aveva lasciata, le aveva voltato le spalle ignorando il suo dolore, ignorando qualsiasi cosa in nome di una maggiore felicità, a suo dire, lontano da lui.
Cominciò a dubitare di tutto quello che aveva imparato nel corso delle lune precedenti stando insieme a lui, dubitò di ogni cosa, persino a un certo punto di essere riuscita a tornare a Grande Inverno... forse, si disse un giorno, era stata tutto frutto della sua immaginazione, forse Joffrey l'aveva fatta picchiare così tanto e così forte che lei aveva perduto i sensi e creduto di vivere un viaggio pericoloso, ma meraviglioso con l'unica persona che ad Approdo del Re le aveva mostrato uno spiraglio di compassione, magari stava ancora sognando...
"Tu! Donna!" urlò qualcuno risvegliandola dalle sue riflessioni, lei si ridestò e si avvicinò all'uomo che aveva richiamato la sua attenzione "Portami tanto buon vino e già che ci sei..." disse protendendosi verso di lei tirandola "perché non mi fai un po' di compagnia?" le propose usando un tono e uno sguardo lascivo, lei sfuggì disgustata alla sua presa e si allontanò per prendere quanto l'uomo voleva.
Ogni giorno qualcuno la toccava, ogni giorno qualcuno la trascinava di peso sulle sue ginocchia, ogni giorno qualcuno le faceva proposte, ogni giorno lei era obbligata a difendersi.
Nessuno le si parava davanti per proteggerla, per portarla via, per accarezzarle il viso e rassicurarla, era sola.
Doveva diventare di pietra.
Divenne un giorno, uno qualunque, Alayne Stone.
Una pietra.
Quei giorni si tramutarono in lune, lei perse persino il conto delle lune... era come se si trovasse in una bolla, non aveva più notizie né degli Stark, né dei Lannister, né dei Tyrell, di nessuno, era come se ogni casata fosse stata inghiottita dal tempo e da quello stato di cupezza che oramai faceva compagnia all'ombra di Sansa.

Sandor era ormai sicuro che la sua compagna di viaggio fosse tornata a Grande Inverno, magari aveva raccontato a suo fratello ciò che lui le aveva osato fare e lo stava cercando assieme al suo esercito che aveva sentito dire essere venti volte più grande rispetto all'ultima volta che era stato lassù.
Era passato così tanto tempo che era pienamente convinto che la piccola Stark, seppur impiegando tanto tempo, fosse tornata dalla sua famiglia.
L'uomo, nel frattempo, seppur con qualche riluttanza, aveva iniziato a servire di nuovo un giovane sovrano, lo pagava bene, gli aveva addirittura offerto un alloggio, cibo e vino in quantità, bagni caldi tutti i giorni.
Tutto questo lo faceva sentire il cane più infelice del mondo.
Era sfuggito da laggiù per aiutare una ragazzina indifesa, le aveva inizialmente solo promesso il ritorno a casa finendo per innamorarsene e poi l'aveva abbandonata nel nulla lontana da casa e da qualunque posto vivibile per una creatura delicata quale era lei.
"Clegane, ho bisogno di te." lo richiamò un altro soldato che si stava accingendo a strigliare i cavalli "Il nostro signore domani si recherà al Nord, a Grande Inverno, dobbiamo preparare tutto ciò che serve per riuscire a partire in tempo domattina con le prime luci del giorno."
A Sandor si contrasse dolorosamente lo stomaco, sputò per terra e abbaiò dicendo che il giorno dopo non sarebbe andato con il loro signore, il soldato corrugò la fronte e chiese se potesse conoscerne il motivo, motivo che però l'uomo non fornì. Si limitò ad allontanarsi e a rifugiarsi in un angolo della stalla assieme a Straniero.
"Non devi morire.
Sei fedele.
E se ti chiedessi di restare con me?
Vorrei essere come te.
Ti amo."
Ricordò alcune delle tante belle parole che lei gli aveva rivolto, si strinse le mani e ricordò come lei gliele aveva strette quando erano fuggiti, quando avevano condiviso un letto nel corso del loro viaggio, quando facevano l'amore, ricordò i suoi occhi ora tristi, ora rabbiosi, ora delusi, ora pieni di gioia, ricordò quel cielo in cui amava specchiarsi tutti i giorni.
L'aveva lasciata nella speranza di fare il suo bene, ma quanto gli era costato?
Thorin Hilthbrave, suo signore, non si mostrò scosso o deluso per la sua diserzione, anzi si limitò ad augurargli di riprendersi presto.
Una cosa che piaceva a Sandor era che questi non era mai rabbioso, mai vendicativo, era sempre stranamente pacato. Sandor non sapeva se si trattasse di una facciata o meno, la cosa non gli interessava, non in quel momento.
Il suo signore controllava le Terre dell'Ovest, Isola Bella, una volta controllata da casa Farman, il Mare del Tramonto, il Crag, una volta seggio della Casa Westerling fino alle Isole di Ferro. Dopo la sconfitta dei Lannister, tante Casate avevano voltato le spalle a questi ultimi e riposto la loro lealtà e fiducia a Robb Stark, al suo signore Thorin Hilthbrave e ai Tyrell. Vi erano altre Casate minori che non erano entusiasti di questo, ma fino a quel momento i tre eserciti erano riusciti a trattenere e sedare i loro serpeggianti malumori.



 

*Thorin, personaggio de Lo Hobbit.
Ho utilizzato solo il nome, ma non c'è crossover ;)
Non so se effettivamente qualcuno leggerà questo seguito,
vi dico solo che la storia sarà portata a termine.
A presto!

 


 

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Capitolo 4
*** Thorin Hilthbrave ***






Thorin Hilthbrave

 
Thorin Hilthbrave era cresciuto in una nobile Casata, ma aveva un animo ribelle.
Era in continua ricerca ora della pace, ora della giustizia, ora della gloria soprattutto a seguito della morte del padre.
Quando gli Stark avevano vinto, non poté non gioirne: aveva sempre creduto nei loro ideali.
E soprattutto gioiva della loro vittoria sui Lannister.
Sebbene avesse la stessa importanza degli Stark nel continente, intendeva ugualmente giurare pace e lealtà a Robb Stark.
Il loro viaggio fu abbastanza veloce e semplice, fecero tappa laddove avevano stabilito, diedero da mangiare ai loro cavalli, poterono sfamarsi, trovarono anche qua e là donne con le quali divertirsi.
Giunsero, quando ormai mancavano poche lune a Grande Inverno, in un villaggio, Thorin e i suoi uomini ne approfittarono per riposarvi e sfamare anche i loro destrieri. Furono accolti con grande gioia dagli abitanti del posto, Thorin si guardò intorno scorgendo i visi degli uomini, delle donne, dei bambini e le loro espressioni miste fra la gioia, lo stupore e anche una leggera paura; il Re, come era sua abitudine, dinanzi a quella povertà, era solito distribuire alcune manciate di monete d'oro e d'argento così da permettere a tutti di poter iniziare a vivere una vita più dignitosa.
"Grazie, mio signore."
"Grazie."
Si destarono urla piene di gioia verso di lui ora a destra, ora a sinistra.
Thorin sorrise e si affrettò ad allontanarsi da quella folla in festa.
Quando il sole lasciò il posto alla luna, a Thorin e ai suoi uomini furono garantiti cibo, acqua e quante donne avrebbero voluto.
L'uomo si allontanò dai suoi uomini che avevano adocchiato meretrici di tutte le età, non avrebbe inteso appagare nessun desiderio se non con la sua futura moglie: Thorin, anni addietro, era stato promesso ad una fanciulla del Sud, ma le guerre e le tante morti gli avevano impedito di sposarla; qualche luna precedente, aveva saputo che la sua promessa era stata uccisa e, sebbene sapesse di questo, era rimasto fedele a quella promessa.
Sapeva di trovarsi in una posizione scomoda e che tale posizione lo obbligava a sposarsi, tuttavia aveva deciso di aspettare ancora.
L'uomo rimase in disparte per quasi tutta la sera, era in una di quelle tante maleodoranti locande che aveva già visto lungo i suoi tanti viaggi, chiese ad una giovane da mangiare e da bere, poi non seppe neanche bene il perché, prese ad osservare a lungo la figura della donna: era bella, ma sporca; aveva quell'aria estremamente fiera di ciò che era sebbene fosse vestita miseramente e fosse piena di fango, polvere e fuliggine. Thorin per la prima volta si ritrovò a pensare a come sarebbe stata se fosse stata invece ben vestita, curata, lavata, probabilmente non sarebbe più apparsa come una popolana, ma come una nobildonna.
In passato, aveva immaginato come potesse essere la sua promessa, se fosse giovane, troppo giovane o fosse in là con gli anni, se fosse bella e avvenente o se fosse cadente, ma mai avrebbe pensato di ritrovarsi a fantasticare su una popolana di quel villaggio.
"Mio signore, ecco." gli disse la giovane senza neanche guardarlo in volto, aveva lo sguardo basso, difficile giudicare il colore o l'espressione dei suoi occhi, Thorin le sorrise ringraziandola. Fu per lui naturale sorriderle anche se lei non lo degnava di uno sguardo, forse era una difesa la sua, chissà!
Lasciato quanto richiesto, la ragazza sparì nel retrobottega da cui ricomparve solo ed unicamente per servire gli altri viaggiatori, notò che non guardava mai nessuno in viso e allora la sua ipotesi fu confermata: evitava lo sguardo per proteggersi.
Hilthbrave rimase lì per tutta la sera, di tanto in tanto chiedeva acqua o vino, era come rimasto incantato dalla donna, voleva parlarle, voleva... si sentì a disagio, con che pretese restava lì?
Probabilmente la giovane avrebbe potuto urlare e chiedere che qualcuno lo mandasse via, si stava comportando in un modo tutt'altro che educato.
"Stiamo per chiudere." lo informò la giovane mentre stava pulendo il locale con una scopa, "Mi perdoni, per favore." disse l'uomo alzandosi e andando verso di lei, si alzò e la raggiunse trovandosela di fronte sempre a occhi bassi "E' tutta la sera che vi osservo e mi chiedo quale sia il vostro colore degli occhi." proseguì con voce quasi tremante, la giovane alzò appena lo sguardo da terra, ma senza ancora degnarlo di uno sguardo "Ti prego, non avere paura... non di me." aggiunse dandole del tu.
La giovane alzò lo sguardo e i loro occhi si incontrarono, fu come se terra e cielo s'incontrassero.
A Thorin mancò un battito, non seppe perché quegli occhi color del cielo lo avessero turbato così tanto, ma quasi si pentì di aver chiesto alla giovane di guardarlo, non sapeva come slegarsi da quello sguardo che diveniva via via sempre più seccato.
"Se non vi dispiace, devo completare il mio lavoro, o non verrò pagata questa sera." lo informò.
"Vieni con me." proseguì lui in un soffio.
Se suo padre o chiunque altro lo avesse sentito, probabilmente avrebbe dato la colpa all'alcool, ma Thorin era lucido, voleva che quella bellissima popolana lo seguisse, non avrebbe mai creduto che fosse possibile essere avvinti da uno sguardo.
Si sbagliava.
"Lasciatemi, signore, non sapete quel che dite." disse lei andando nel retrobottega per posare la scopa e quando vi uscì, sciolse i suoi capelli rivelando una lunga chioma dai capelli color del fuoco, Thorin deglutì a vuoto.
Era bellissima.



 



La giovane uscì di corsa dalla bottega, voleva correre alla sua capanna, a quella che aveva imparato a chiamare casa; la sua capanna era al limitare con la foresta, vivere in mezzo agli altri non le piaceva, non più.
Quell'uomo l'aveva colpita, non sapeva ancora esattamente in che modo, ma lo aveva fatto. Corse, aveva paura che potesse raggiungerla e usarle violenza, quando mancava ormai pochissimo, comparvero due soldati con indosso solo la tunica, erano evidentemente alticci e le si avvicinarono chiedendo sue attenzioni "Dolcezza, ci scaldi tu stanotte?"
La ragazza tremò.
"Andatevene." tentò lei usando il tono più aggressivo possibile, ma senza riuscirvi.
I due le si avvicinarono e lei non poté più fuggire, quando l'uno prese a sfiorarle i capelli e l'altro la prese per le spalle, lei tentò di divincolarsi assestando un forte calcio a uno dei due e riuscì a fuggire, corse veloce, più che poteva, fu raggiunta lo stesso, quando la situazione sembrava completamente essere a suo sfavore, una voce la salvò.
"Lei è con me." disse una voce.
A lei sembrò di rivivere quel momento a Seagard, lei era circondata da tanti soldati e poi il Mastino era comparso salvandola, ancora.
Chiuse gli occhi.
Lì non c'era il Mastino, ma un cavaliere dall'armatura scintillante, dagli occhi e capelli scuri e dal volto e voce rassicurante, era l'uomo che aveva tentato di avvicinarla; gli uomini la lasciarono stare e lei fu portava via gentilmente dallo sconosciuto che la guidò fino alla sua tenda dove trovò un rifugio sicuro lontano da altri occhi o mani indiscrete.
"Nessuno ti farà del male. Io sono Thorin. E tu?" si presentò l'uomo.
La ragazza titubò a lungo, si chiese se dovesse rivelargli il suo vero nome o lo pseudonimo che si era
creata Alayne Stone, ma poi decise di rispondere sinceramente.
"Sansa."
Lui la guardò a lungo e poi fu come se l'uomo fosse stato colto da un'improvvisa illuminazione, "Stark?" tacque a lungo "Tu sei la sorella di Robb Stark?" 


 
__________

E con questa domanda ci salutiamo,
fatemi sapere cosa ne pensate di questo nuovo personaggio e
di questa Sansa più "aggressiva",
un saluto e alla prossima xxx

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Capitolo 5
*** Sansa Stark e Alayne Stone ***






Sansa Stark e Alayne Stone
 

 
Non sentiva pronunciare il suo nome e cognome da tempo, sembrava quasi come se fosse stato evocato un fantasma, una persona che lei conosceva molto bene, che aveva curato e tentato di difendere come poteva, ma aveva fallito e l'aveva persa. Quella sera però di colpo era come se quella parte di sé fosse stata riportata in vita ed era bastato pronunciarne il nome, era ritornata con forza e si era ricongiunta ad Alayne Stone.
Sansa deglutì e osservò di colpo l'uomo che stava in piedi di fronte a lei, era alto, aveva i capelli mossi lunghi, aveva una leggera barba, gli occhi scuri, i lineamenti del viso era belli, eleganti, aveva un corpo massiccio coperto dall'armatura; poco più in là c'era la cotta di maglia e alcune tuniche maldestramente ripiegate su loro stesse.
"Vi dispiace se la tolgo?" le chiese l'uomo riferendosi all'armatura, Sansa lo guardò spalancando gli occhi in una muta domanda di terrore "Se pensate che io possa farvi del male o prendervi contro la vostra volontà, Sansa... no, tranquilla." le sorrise affabilmente e la giovane si rasserenò visibilmente sulla sedia improvvisata fatta di paglia posta in un angolo del suo alloggio.
"Non oso immaginare ciò che avete dovuto subire in tutto questo tempo." proseguì lui.
Lei sospirò abbassando lo sguardo solo per un momento per poi rialzarlo subito su di lui, "Quanto tempo è trascorso?" gli chiese.
"Da quando?" le chiese a sua volta togliendosi l'armatura restando con la sola tunica di lino indosso.
"Non lo so." rispose lei "Sono stata qui per... anni, credo. Ho perso il conto delle lune." aggiunse sospirando tristemente, lui la scrutò a lungo in volto e i loro occhi s'incatenarono in quello che sembrava essere un muto dialogo.
Thorin distolse lo sguardo e le disse "Vostro fratello è ancora al Nord, ormai regna su tutto il territorio fino alla Barriera. I vostri fratelli sono cresciuti, l'ultima volta ho ricevuto i vostri fratelli Brandon e Rickon nelle Terre dell'Ovest, sono due uomini ormai." Sansa sorrise pensando al ricordo che aveva dei suoi due fratellini, l'ultima volta che li aveva visti erano poco più che bambini, quanti momenti che aveva perso!
"E mia madre?" gli chiese.
Lui sospirò rivolgendo uno sguardo triste alla giovane e scosse la testa, Sansa schiuse le labbra come se volesse dire qualcosa, ma non riuscì a pronunciare né a pensare chiaramente, nella sua testa si agitarono tante domande, voleva pregare, ma si sentiva così confusa che non riuscì neanche a far quello. La testa prese a girarle, l'uomo dovette accorgersene perché s'inginocchiò di fronte a lei e le prese il viso fra le mani in un gesto profondamente intimo e confidenziale "Respirate. Respirate profondamente con il naso e poi espellete l'aria con la bocca, forza. Con me."
Sansa era senza parole, ma a seguito di quei profondi respiri, sembrò quasi riprendere il controllo di sé stessa. Non avrebbe mai creduto che un giorno non avrebbe più visto sua madre, lei se n'era andata e non aveva neanche potuto salutarla, raccontarle dov'era, cosa faceva; sua madre e lo stesso fratello magari la credevano con... Sansa strinse gli occhi, pensare a lui e a quel nome le faceva male perciò si era imposta di non parlarne più, di seppellirlo nelle profondità del suo cuore, era stato tanto difficile, ma fino a quel giorno c'era riuscita e aveva imparato a sopravvivere bene.
"Va meglio?" le chiese premurosamente Thorin.
Lei annuì "Grazie." tacque per un lungo momento poi gli chiese guardandolo dritto negli occhi "Perché fate tutto questo per me? Per via del mio nome o per una qualche ricompensa?"
Lui sorrise abbassando per un momento lo sguardo, Sansa osservò se qualcosa nel suo sguardo o viso mutasse, era ancora profondamente reticente verso l'uomo in ginocchio davanti a lei, era così dolce e premuroso che la giovane temeva che prima o poi potesse aggredirla fisicamente o rapirla e chiedere magari del denaro alla sua famiglia.
"Non dovete aver conosciuto molta gente dai nobili intenti." asserì lui.
Lei scosse la testa "Solo persone prive di tatto o con ben altri intenti." replicò duramente lei.
Lui annuì "Mi dispiace, davvero."
Lei abbassò solo un istante lo sguardo per rivolgerlo di nuovo sull'uomo dinanzi a lei "Non mi avete ancora detto il vostro cognome." era curiosa, ma al tempo stesso guardinga "A quale Casata appartenete, mio signore?" aggiunse.
Non intendeva essere presa in giro o pugnalata di nuovo alle spalle, stavolta era pronta.
"La casata Hilthbrave delle Terre dell'Ovest, vi dice qualcosa?" le chiese, lei scosse lentamente il capo "Beh, quella era la Terra dei Farman e dei Westerling." iniziò a spiegare "Le loro fortune si sono esaurite nel tempo, mio padre Lord Hamor Hilthbrave ne ha conquistato i territori alcuni decenni fa, ma credo che ciò sia avvenuto quando voi eravate solo una bambina o forse chissà non eravate neanche nata, io lo ricordo appena quel periodo..." tacque un momento "Posso chiedervi... no, non importa." aggiunse cambiando argomento.
Lei mosse il capo lateralmente guardandolo curiosa "Ditemi. Cosa volete sapere?" Sansa intuì qual era la domanda "Perché sono finita qui?"
"In verità, più che perché, come ci siete finita qui?"
Ecco la domanda, quella domanda che Sansa non avrebbe mai voluto sentire.
Bruciava.
Consumando lentamente ogni cosa che vi era stata e vi era in lei.
Quella domanda sembrava strapparle la pelle, marchiarla, le girò la testa di nuovo, voltò il capo verso il basso e indugiò a lungo sulla risposta, il tempo attorno a loro sembrò come sospendersi, ma poi si decise a rispondergli, non poteva evitarlo.
"Volevo essere libera. Mia madre intendeva darmi in sposa a Loras Tyrell, credo sappiate chi sia. Io volevo... sposarmi per amore." scosse il capo "Magari vi sembra sciocco o infantile, ma credevo nell'amore, in quella forza per la quale si è disposti a fare qualunque cosa, anche rinunciare alla propria famiglia." aggiunse poi osservò l'uomo dinanzi a lei che la ascoltava con attenzione "E invece, sono rimasta io priva di forza, non sapevo cosa fare... credo di essermi persa." tacque per qualche momento "Non so se mi sono ritrovata." gli confidò guardandolo dritto negli occhi.
"Mi dispiace. So che probabilmente lo avrete sentito dire tante volte e che le parole non servono, ma ora vi sto riportando a casa." cercò di tranquillizzarla.
Lei lo guardò dritto negli occhi come se quelle parole avessero rievocato un fantasma che non intendeva più ascoltare o vedere, Sansa si alzò di scatto dalla sua seduta improvvisata e disse muovendo dei passi verso l'uscita della tenda "Vi prego, non dite più queste parole."
"Vi prego, non intendevo mancarvi di rispetto o infastidirvi."
"NO!" esclamò lei "Non è mancanza di rispetto, è.…" sospirò pesantemente "non so neanche io come spiegarlo." scosse la testa "Lasciate perdere."
Stava per uscire dalla tenda, ma le parole di Thorin la trattennero "Se uscirete, i miei uomini... sapete, li avete visti, potrebbero... insomma, decidere di divertirsi stasera."
"So come difendermi." replicò con determinazione guardandolo dritto negli occhi.
Lui rise appena "Lo so, ne sono certo. Ma, vi prego, evitate."
"E allora cosa suggerite?" gli chiese muovendo un paio di passi verso di lui.
"Restate per stanotte nella mia tenda." rispose di getto "Prometto che non vi toccherò, lo giuro."
aggiunse alzando le mani in segno di resa, Sansa lo guardò con sospetto "In tanti mi hanno promesso questo, ma alla fine... volevano solo il mio corpo." sputò Sansa astiosa, poi si avvicinò con fare minaccioso verso l'uomo "Sappiate, che se queste sono le vostre intenzioni, prima che il Sole baci di nuovo questa terra, vi ritroverete senza qualcosa di molto prezioso!" sentenziò.
Thorin sorrise "Lo terrò a mente." si allontanò da lei "Vi auguro una buonanotte, giovane Stark." aggiunse lui preparandosi per la notte.




________

Buonasera,
scusate l'attesa, purtroppo essendo impegnata con gli Esami di Stato,
non ho avuto molto tempo. 
Come state?
Mi auguro che il capitolo sia stato di vostro gradimento.
Alla prossima.



 

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Capitolo 6
*** Tutti mentono ***






Tutti mentono


 
Sansa finse di dormire per buona parte della notte, si ripeteva che l’uomo le mentiva, non l’avrebbe riportata a casa, non conosceva davvero i suoi fratelli, non le aveva fornito una notizia vera, non sapeva niente di lei, era un bugiardo.
Tutti mentono. Tutti gli uomini sono dei bugiardi.
Sentiva il cuore batterle dolorosamente nel petto, non avrebbe mai voluto essere una persona così rigida, così fredda, così sospettosa. Aprì più volte gli occhi e guardò verso il giaciglio sul quale riposava l’uomo, osservò se si trovasse per davvero ancora lì o se la stesse ingannando in qualche modo, sospirò sembrava che dormisse davvero. Forse per davvero le sue intenzioni erano buone e nobili, ma Sansa era ancora troppo spaventata o forse arrabbiata o probabilmente entrambe le cose e per tanto non riusciva a credere a quell’uomo dall’aria tanto mite e gentile.
Per un momento pensò di uscire dalla tenda e tornare alla stanzetta che con il trascorrere delle lune aveva imparato a chiamare casa, ma poi decise di non farlo, le parole del cavaliere l’avevano profondamente angosciata.
Si rigirò nel letto, quel giaciglio non era poi così male, forse era lo stato della giovane a farla sentire del tutto inadeguata; tuttavia, nonostante il ferreo desiderio di proteggersi di Sansa, questa si addormentò. Non ricordò cosa sognò, ma per la prima volta quasi sicuramente non sognò.
 
Thorin comprese quasi subito che lei non dormiva, lo capì dal respiro corto e teso, alzò solo un momento lo sguardo e ne vide anche la posizione rigida. Non si fidava di lui, ma d’altronde – si disse – chi si sarebbe mai fidato di colpo di qualcuno che diceva determinate cose?
Probabilmente a spaventarla e impedirle di fidarsi del tutto di lui aveva contribuito anche quel suo iniziale atteggiamento di chi cercava a tutti i costi un contatto visivo, chissà forse le era sembrato un uomo che cercava donne con le quali divertirsi a tutti i costi!
Si sistemò di nuovo e pensò che avrebbe fatto in modo che la sua giovane compagna di viaggio si fidasse di lui, non importava quanto tempo occorresse, lui le avrebbe fatto capire che di un uomo come lui ci si poteva fidare!
 


 



 
Sandor non riusciva a dormire. I suoi sensi di colpa peggioravano di giorno in giorno, quel senso di colpa fu ulteriormente acuito dal non aver accompagnato – per la prima volta – il suo signore da qualche parte, lui che non faceva mai domande, lui che obbediva e basta, aveva morso la mano del suo padrone ribellandosi a quel viaggio.
L’unica altra occasione in cui aveva morso la mano del suo padrone era stata quando aveva lasciato Approdo del Re e aveva deciso di sua volontà di sottrarre Sansa a quell’inferno di morte, fiamme e ad un’esistenza che sarebbe stata quella di una prigioniera.
Bevve, bevve, bevve, bevve.
Bevve fino a stordirsi, fino a che i suoi sensi non furono completamente offuscati.
Neanche quello gli dava più giovamento, si sentiva solo un fottuto idiota.
Cazzo, aveva permesso che una ragazzina lo riducesse in quello stato!
Si ritrovò a pensare, fra un insulto rivolto a sé stesso e un’altra volta agli dèi e ancora un’altra agli Inferi, che cosa ne fosse stato di lei… era viva? Era viva ed era tornata dalla sua famiglia? Stava bene?
Era morta in quel bosco per mano di qualcuno? Per aver battuto la testa?
Quei pensieri stavano uccidendo il Mastino, riducendolo ad una pallida copia di sé stesso.
I giorni dalla partenza del suo sovrano furono l’uno uguale all’altro; un giorno arrivò persino a chiedersi se Robb Stark non gli avesse fatto il suo nome e il suo Re, una volta tornato lì nell’Ovest, non l’avesse punito per fare un piacere allo Stark! Quando però gli effetti dell’alcool iniziarono a scemare, si disse anche che sicuramente il Re del Nord avrebbe avuto altri pensieri al di fuori di lui. Tutto però dipendeva se Sansa era tornata lì a casa sua…
Perché Sansa avrebbe dovuto chiedere di lui? O anche solo parlarne?
Erano passati quasi dieci anni. Non era lui il centro del mondo, forse lo era stato per un po' per la giovane Stark, ma poi così com’era iniziata, così era finita.
O forse no… chissà.
 


 



Quando il Sole illuminò di nuovo le terre del villaggio, Sansa fu svegliata con una mano che la scosse piano sul suo braccio, lei per tutta reazione estrasse il coltello e lo puntò contro la persona che aveva osato toccarla: si rese subito conto che si trattava dello stesso uomo che l’aveva ospitata quella notte e ritrasse così l’arma qualche istante dopo.
“Avrei potuto uccidervi.” asserì Sansa posando l’arma, lui scosse la testa e si allontanò dicendo “Lo so, ma come avete potuto vedere, ho rischiato. Buongiorno, comunque.”
“Buongiorno.” replicò lei mettendosi a sedere e infilando i suoi stivaletti scoloriti.
“Volevo dirvi… ieri sera ero serio quando vi ho parlato di vostro fratello Robb Stark e della mia intenzione di riportarvi da lui.”
“Davvero? Perché? Volete una ricompensa? Essere investito di altri titoli o terre?”
Lui scosse la testa “Niente di tutto questo. Ho una grande stima per la famiglia Stark e poi siamo alleati da… un po' di tempo. Se posso far tornare a casa un membro della loro Casata, ne sono contento.”
“Io non vi capisco.” proseguì lei “Se voi siete a capo delle Terre dell’Ovest, che vi importa che io stia qui o in qualunque altro posto del continente?” gli chiese.
“Toglietemi una curiosità, siete sempre stata così sospettosa?”
“No.” rispose semplicemente incrociando le braccia.
“Lo siete diventata per proteggervi, lo capisco.” asserì interpretando quel monosillabo “Meglio di quanto voi possiate credere!” aggiunse notando lo sguardo dubbioso di Sansa “Comunque, il piano è questo, domani partiamo e due o massimo tre lune saremo a Grande Inverno, godreste della mia protezione e della protezione del mio esercito, nessuno vi toccherà e il primo che lo farà perderà una mano, ve lo garantisco.”
“Posso andare ora?” chiese facendo per uscire dalla tenda e sembrando ignorare del tutto quanto l’uomo le aveva detto.
“Se è questo quello che volete, non siete prigioniera.” rispose, Sansa fece per aprire la tenda quando Thorin aggiunse “Però, vi prego di pensarci. Domani sarà la partenza. Se volete unirvi a noi, le condizioni le conoscete.”
“E quali sarebbero i miei obblighi verso di voi?” chiese lei stringendo appena il lembo della tenda tra le dita.
“Obblighi? Pensate ancora che pretenda qualche ricompensa da voi?” lui scosse piano il capo “Non voglio nulla da voi, Sansa. Davvero. Un vostro sorriso sincero e la vostra fiducia verso di me sarebbero già più che sufficienti.”
Una volta che Sansa ebbe ascoltato quelle parole, uscì dalla tenda e tornò nella sua misera abitazione, chiuse la porta alle sue spalle bloccandola e dopo essersi lasciata sfuggire un sospiro triste, si avvicinò al suo letto, alzò il piccolo materasso e sotto di esso trovò quel mantello ormai logoro che Sandor le aveva regalato tante, troppe lune fa, lo prese fra le mani e lo annusò come a voler cercare di rievocare l’immagine e l’odore di lui.

 

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Capitolo 7
*** Il mantello ***




 
Il mantello



Sansa, anche se ancora fortemente dubbiosa e triste, prese tutto quello che aveva e lo mise in un piccolissimo baule mangiato dai tarli, si assicurò che fosse caricato sul piccolo calesse e poi salì stando accanto al suo piccolo avere.
Thorin provò più e più volte a farla salire sul suo cavallo dietro di lui, ma lei si rifiutò categoricamente: non voleva condividere niente con quell’uomo, né tanto meno stare seduta su un cavallo con un altro cavaliere che non fosse lui. Lo odiava sì, ma al tempo stesso non riusciva a smettere di pensare a lui, a cosa avesse fatto per lei e con lei, a tutto quello che avevano vissuto e affrontato insieme e come tutto fosse stato spezzato così e come quella decisione la avesse distrutta nel profondo.
Un cavaliere la affiancò chiedendole se volesse bere o riposarsi, lei scosse la testa per poi volgere altrove lo sguardo, l’uomo provò ad insistere, Sansa gli volse uno sguardo così gelido che lo fece desistere del tutto e allontanare. Voleva solo essere lasciata in pace, aveva acconsentito ad allontanarsi da quel villaggio che l’aveva accolta, cullata e nutrita – anche se spesso con notevoli difficoltà – per tornare a casa.
Casa… quella parola le era risuonata tante volte per la testa e aveva assunto così tanti significati per lei: quando era prigioniera a Sud, la associava a Grande Inverno, alla sua famiglia, al calore del loro abbraccio; quando fu tratta in salvo da lì, aveva imparato ad associarla ad un uomo tanto più grosso di lei con una lingua tagliente ed il volto rovinato, ad un uomo che si era battuto per lei, anche violentemente; oggi, quella parola non sapeva più che sapore avesse, a quale odore, colore o persona associarla.
L’esercito che sembrava la stesse scortando verso casa era ben nutrito, solo allora fece caso al vessillo della casata Hilthbrave che raffigurava due spade intrecciate fra loro su uno sfondo verde brillante. Sansa deglutì e sperò con tutto il suo cuore di non aver fatto male a fidarsi di lui.
“Posso chiedervi solo una cosa?” una voce la ridestò dai suoi pensieri, era Thorin.
Lei annuì e così lui proseguì “Perché indossate quel mantello logoro? Se ne avevate bisogno, potevo darvene uno nuovo, è caldo e sicuramente non vi copre solo il busto.”
Lei volse lo sguardo verso la fitta vegetazione e poi tornò a guardare verso l’uomo, era dopotutto affascinante, dai modi sempre affabili anche se quelli di Sansa probabilmente avrebbero meritato ben altro atteggiamento, “Ditemi, perché cavalcate al mio fianco quasi in fondo al vostro esercito? Dovreste stare nel mezzo ed essere circondato dai vostri uomini per essere ben protetto da eventuali attacchi.”
“Vi preoccupate per me?” le chiese sorridendole appena prendendola appena in giro.
“Affatto.” fu la risposta secca “Non vi date troppe arie, vi prego. Potreste restarne molto deluso.” proseguì pungente.
“Da cosa? Da voi o dalla mancanza di attenzioni?” la provocò, Thorin non intendeva apparire un completo villano agli occhi della giovane; tuttavia, sperava che punzecchiandola riuscisse ad abbassare quella corazza che Sansa aveva costruito attorno a sé.
Lei si limitò a sollevare lo sguardo per poi riabbassarlo verso l’uomo che le sorrise sincero, lei per la prima volta dopo tante, troppe lune, sorrise debolmente di rimando.
“Vedere quel piccolo sorriso è…” la sua frase fu interrotta da una freccia che si conficcò nel carro sul quale si trovava Sansa mancando di pochissimo il cavallo dell’uomo. A quella freccia seguì una cascata di frecce da ogni dove, Sansa si abbassò e coprì la testa, pur sapendo che era inutile, l’esercito si fermò.
Tanti cavalieri caddero, alcuni estrassero le spade, altri si rifugiarono nei boschi sottraendosi alla furia dei dardi, Sansa fu afferrata per la vita e tirata giù bruscamente, lei trasalì e prima di rendersene conto si ritrovò in mezzo a delle grosse felci con Thorin che le premeva un dito sulle labbra, fuori le urla facevano da sfondo.
Quando le frecce cessarono di cadere, anche le urla di dolore e morte terminarono, seguì un lungo momento di silenzio. Sansa guardò a lungo in volto l’uomo di fronte a lei, solo allora realizzò che erano vicinissimi e in una posizione quasi ambigua, ma quel pensiero fu interrotto da altre grida e dagli scalpitii di cavalli che scendevano circondando gli uomini di Thorin, a quel punto quest’ultimo disse a Sansa “Restate qui, io vado ad aiutare i miei uomini.” Sansa lo trattenne per un lembo del mantello senza dire niente “Mi rivedrete di nuovo, promesso.” aggiunse con un piccolo sorriso come a volerle dare coraggio, poi uscì da quello strano ed improvvisato nascondiglio e corse dai suoi che erano stati circondati da dozzine di fanti e soldati a cavallo.
Thorin e i suoi uomini combatterono con tutte le energie possibili, erano rimasti in pochi.
Quando l’esercito sembrava sul punto di soccombere, si udì un corno risuonare in lontananza e dagli alberi comparve un altro esercito dieci volte più grande di quello che aveva aggredito l’esercito di Hilthbrave. Thorin osservò il vessillo del secondo esercito e vide con grande piacere un lupo su di esso – si trattava dell’esercito Stark – non sapeva come o perché fosse lì, ma sarebbe stato loro debitore per il resto della vita dopo quel salvataggio.
Nel mentre l’esercito Stark faceva il loro ingresso, qualcuno dei misteriosi cavalieri che aveva aggredito Thorin e gli altri vide Sansa nascosta lì nei boschi e corse verso di lei con l’intento di ucciderla o stuprarla, Sansa non lo sapeva e così corse in mezzo alle felci, corse e basta, corse con quanto fiato aveva in gola, aveva paura.
Di nuovo.
Di nuovo quella sgradevole e gelida sensazione si era fatta largo nel suo petto.
Saltò una grossa radice, poi un’altra e poi un’altra ancora, ne stava per saltare ancora una, quando perse l’equilibrio e cadde contro un terreno secco e duro, qualcosa l’aveva afferrata, era un uomo nascosto fra i cespugli, la teneva saldamente per la caviglia, lei si dimenò scalciando contro quella mano ferrea che le impediva di scappare. Quando vi riuscì, Sansa fu raggiunta da due di quei cavalieri che si guardavano fra loro ridendo, erano forse convinti di avere di fronte a loro una preda facile. Sansa vide vicino a sé una spada di un soldato ormai morto e la strinse con due mani di fronte a sé “State lontano da me.” li minacciò.
Uno rise, l’altro “Uh, sì, abbiamo così tanta paura.” la schernì.
La giovane ne approfittò della distrazione di uno dei due che aveva la spada e colpì l’arma che cadde, “Andatevene.” sibilò lei.
“Allora fai sul serio!” esclamò l’altro che estrasse la spada e iniziò a duellare, lei parò i colpi inferti “La donna ci sa fare!” proseguì il primo che osservava divertito come se stesse assistendo ad uno spettacolo, poi Sansa colpì l’uomo ferendolo ad un braccio, “Andate via.” riprovò Sansa senza avere alcun risultato se non l’esclamazione dello spettatore che incitò il duellante a finirla lì e ammazzarla: i colpi furono sempre più decisi e violenti, a Sansa venne improvvisamente in mente ciò che il Mastino le aveva insegnato tante tante lune fa, spostò il peso sul piede destro, sollevò il braccio sinistro e questo provocò un avvicinamento dell’avversario, fu allora che Sansa lo trafisse, l’uomo spalancò la bocca in un muto grido di dolore, gli occhi assunsero un’espressione carica di terrore, la spada di Sansa penetrò sempre più a fondo il corpo dell’uomo fino a che la donna non vide la vita lasciare gli occhi dell’uomo.
In quel momento, lo scontro si interruppe a seguito dell’intervento di un esercito che circondò la giovane uccidendo l’altro cavaliere, Sansa estrasse la spada dal cadavere dell’uomo e strinse l’arma pronta a dare inizio ad un altro disperato combattimento se fosse stato il caso, ma così non fu per sua fortuna.



 



 
“SANSA!” urlò una voce alle sue spalle, la giovane si voltò e fu allora che rivide dopo quelli che parvero vari decenni suo fratello. Era senza fiato, gli occhi sgranati, i vestiti sporchi di terreno e sangue; suo fratello scese da cavallo e le corse in contro, lei lo guardò negli occhi tremante, erano fronte contro fronte “Robb.” disse lei tremando da capo a piedi per poi abbracciarlo forte, anche lui ricambiò la stretta “Sei viva, sei qui.” le disse sottovoce “Temevo di non rivederti mai più.”
Gli occhi di Sansa si riempirono di lacrime di gioia, si concesse il lusso finalmente di abbassare la guardia e lasciarsi stringere in un abbraccio privo di malizia, un abbraccio che valeva tutte le parole possibili, inspirò a fondo l’odore del fratello abbracciandolo ancora più forte e sentendosi stringere a sua volta ancora di più.
“Sei qui.” gli disse con un filo di voce tra le lacrime che le rigavano le guance.
“Non ti lascio mai più, sorellina mia.” le sussurrò di rimando.
 
Sansa fu scortata assieme a quello che rimaneva dell’esercito di Thorin e a quest’ultimo nell’accampamento degli Stark a mezza giornata da lì, tutti la guardavano come si guarda probabilmente un fantasma, qualcuno bisbigliava all’orecchio dell’altro, qualcun altro la additava camuffando poi il gesto con altro, furono in pochi a non fare nulla che facesse sentire la giovane donna un’estranea.
 
Qualcuno le procurò subito una coperta calda, altri le proposero di mangiare, qualcun altro ancora di dormire. Sansa non aveva né fame né sete né sonno tanto che era frastornata e felice di essersi ricongiunta a Robb; tuttavia, per non sembrare essere divenuta una selvaggia, accettò un cosciotto di pollo e un bicchiere di vino rosso.
Il fratello la raggiunse mentre mangiava, si sedette accanto a lei e la osservava con un grandissimo sorriso, “Non ci posso credere che tu sia qui e sia diventata così… così…” persino al fratello divenuto signore del Nord mancavano le parole, lui che con gli anni aveva imparato l’arte della conversazione, oltre a quella della spada. Era molto felice e incredulo di ritrovare di fronte a sé sua sorella, una sorella che aveva abbandonato qualsiasi agio dopo aver scritto una lettera ed essere partita con il Mastino. Robb avrebbe voluto chiedere che cosa fosse successo in tutti quegli anni, cosa ci facesse con Thorin Hilthbrave, ma per il momento decise di tacere: avrebbe avuto altre occasioni per parlare con la sorella, ora che lei era lì.
“Sei diventata bellissima.” le disse aggiustandole una ciocca di capelli rossi dietro l’orecchio “Hai lo sguardo di nostra madre, ora è così evidente.” aggiunse interrompendo la frase lasciando che la tristezza invadesse quel posto “Hai… saputo…?”
Lei annuì tristemente “L’uomo che mi ha portato qui me lo ha detto ieri sera.”
“Lo hai saputo solo ieri?” le chiese incredulo corrugando la fronte.
“Sì.” rispose “Quanto tempo fa è accaduto?”
“Cinque anni fa.” le rispose sospirando e versandosi da bere.
“È incredibile… non ero a tante leghe di distanza; eppure, mi sembra di aver vissuto in una bolla. Una bolla impenetrabile. Lì il tempo era come sospeso, non so… era tutto volto alla propria sopravvivenza, non ci si preoccupava di questioni di altro genere, ognuno viveva per sé e lottava per sé.” disse Sansa raccontando sommariamente quanto aveva vissuto in quel villaggio sperduto.
“Non deve essere stato semplice…” asserì.
Lei sospirò “All’inizio…” cercava le parole, ma nessuna di quelle a cui aveva pensato le pareva adatta a descrivere cosa aveva vissuto, come si era sentita per davvero “credevo di essere morta. Pensavo di aver sbattuto la testa e di essermi ritrovata laggiù perché era finita.” tacque a lungo, il fratello avvolse la mano della sorella con le sue e le rivolse uno sguardo triste, ma comprensivo. Come avrebbe voluto essere lì con lei, portarla via da laggiù, proteggerla, avrebbe trovato il modo di evitarle un matrimonio combinato e invece era stata costretta a mettere su una maschera fredda, dura, irraggiungibile, perché era stato così stupido da lasciarla andare via assieme a qualcuno che evidentemente non l’aveva protetta affatto?
“Quando Thorin Hilthbrave mi ha trovata” riprese Sansa “credevo volesse… insomma, solo il mio corpo, pensavo fosse uno di quegli uomini che pretende solo attenzioni di un certo tipo, quando poi mi ha riconosciuta e ha detto di volermi riportare da te, non gli ho creduto. Ero convinta che mentisse. Mi sono sbagliata. Siete alleati per davvero?” gli chiese curiosa di sapere se quel tale avesse detto qualcosa di vero.
Siamo alleati, Sansa tu sei una Stark, ricordatelo.” le disse il fratello, il suo non era affatto un rimprovero, quanto più un tentativo di far ridestare sua sorella da quello stato. Ai suoi occhi, infatti, Sansa era irriconoscibile, era quasi selvatica, era come se le leggi a cui si era abituata a vivere avessero preso il sopravvento su di lei, sulla sua naturale eleganza, sui suoi modi; Robb non sapeva come, ma avrebbe inteso riportare Sansa alla sua vera natura.
“Stark…” ripeté lei come se stesse sentendo quel cognome per la prima volta, lo disse con un tono di voce così flebile che Robb fece quasi fatica a sentirla “Non so neanche più se lo sono davvero.” gli confidò.
“Hai bisogno di tempo, Sansa.” la tranquillizzò il fratello sciogliendo la stretta delle loro mani “Non avverrà subito, ma vedrai che tutto migliorerà. Ti ho fatto preparare una tenda, lì c’è Maryn, sarà la tua dama di compagnia, ti preparerà un buon bagno caldo e un letto in cui riposare. Non sarà comodo come quello di Grande Inverno, ma…”
“Di certo non sarà peggio di quello avuto finora.” lo interruppe Sansa alzandosi da tavola “Grazie per… tutto questo, davvero.” aggiunse dando un rapido sguardo intorno quasi come se temesse che tutto ciò che aveva visto o sentito sparisse.
“Sansa, non devi mai ringraziare a casa tua e non tuo fratello.” disse Robb prendendola per le spalle delicatamente “Ti voglio bene.” aggiunse, Sansa gli sorrise commossa e si lasciò andare ad un altro tenero abbraccio.
“Vuoi che ti accompagni?” chiese il fratello sciogliendo la presa.
Lei scosse la testa con un mezzo sorriso “No, grazie.”
“Come vuoi. È una piccola tenda, davanti ci troverai un tappeto con il nostro stemma.” la informò il fratello, la giovane stava uscendo quando Robb notò il mantello logoro sulle spalle della sorella e si ricordò a chi appartenesse “Perché non lo togli?” le chiese.
Aveva intuito che doveva essere successo qualcosa fra di loro, ma se era così perché lei indossava ancora qualcosa che gli era appartenuto?
Lei guardò di sbieco il fratello, non sapendo cosa rispondere alzò le spalle ed uscì per dirigersi verso la sua tenda.



 




Buonasera...
vi lascio con questo nuovo capitolo, 
anche se a giudicare dalle visualizzazioni non vi sta piacendo.
La storia la terminerò, ma a questo punto 
la caricherò con moltissima calma.
Vi auguro buone vacanze!

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