Néos - Reunions

di dragun95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** évrima parte 1 ***
Capitolo 3: *** évrima parte 2 ***
Capitolo 4: *** Févgoume ***
Capitolo 5: *** Stin pòli éspers parte 1 ***
Capitolo 6: *** Stin pòli éspers parte 2 ***
Capitolo 7: *** To ántro tou lýkou ***
Capitolo 8: *** I diaskédasi tis màchis ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

 

Cinque minuti, era il tempo che Amanirenas aveva impiegato dalla sua stanza alla sala di comando della nave. Il Capitano aveva richiesto la sua presenza, per una questione molto importante.
Anche se lei pensava di sapere di cosa si trattasse. Si fermò davanti alla sala del capitano perfettamente immobile nella sua tuta high-tech corazzata.
 
La telecamera posta sopra di essa, la inquadrò subito, scannerizzandola e cercandola nei database della nave. Fosse stata un’intrusa i sistemi di sicurezza si sarebbero subito attivati.
 
<< Riconoscimento effettuato. Accesso consentito >> disse la voce della I.A, mentre la porta si apriva con un suono di sblocco. Appena entrata si mise subito sull’attenti.
 
-Capitano, sono qui come richiesto!- La stanza era abbastanza ampia, con al centro una scrivania metallica. La figura dietro ad essa, spense lo schermo olografico che stava guardando e fisso la sua subordinata.
Saydda il capitano della nave da trasporto Mèigumi. Era una donna nel fiore degli anni molto bella e avvenente, dai corti capelli neri e i penetranti occhi azzurri. Sul lato destro del viso si potevano vedere dei componenti elettronici sotto pelle collegati alla protesi del braccio destro.

-Si, Amani- rispose alzandosi dalla scrivania e girandovi intorno arrivò davanti al suo tenente.
La donna alzò la mano robotica, così da dare iniziò ad una registrazione olografica di un pianeta. Uno che la sua sottoposta conosceva molto bene: Néos.
 
-Come ben saprai, Néos nasconde molti tesori e non solo l’Orichus- iniziò alludendo al prezioso minerale esclusivo del pianeta. Molto ricercato e costosissimo, ancora più delle gemme preziose. Fece ruotare il dito indice e l’ologramma fece lo zoom fino a quello che sembrava un vulcano.
 
-Questo sarebbe l’obiettivo?- mentre parlava la visiera del suo casco si muoveva come con lo schermo di un elettrocardiogramma in cui le onde salivano e scendevano. Saydda annuì, percependo lo stato d’animo per niente felice dell’altra.
 
-Dovreste sapere quanto quel luogo sia uno dei posti più ostili del pianeta!- la mora annuì benissimo. Ma per questo aveva pensato ad un piano.
 
-Lo so benissimo. Proprio per questo dovremmo chiedere supporto- Amanirenas inclinò la testa.
Il suo capitano non era d’accordo a chiedere aiuto se non costretta. E quello poteva rivelarsi uno di quei casi. Ma dubitava che nonostante l’aiuto di qualche mercenario avrebbero potuto portare a termine il compito.
-Vuole reclutare degli Esper?!- il silenzio creatosi, gli fece capire che aveva azzeccato. Gli Esper erano esseri umani che si erano trasferiti sul pianeta, sviluppando capacità “sovrannaturali” come alludeva il loro nome. Così da resistere alla fauna del pianeta.
 
-Mi ha chiamato per fare una selezione dei possibili candidati?- l’altra scosse la testa. Lei li aveva già selezionati. Armeggiò un secondo con la protesi, inviando i dati alla visiera della sua sottoposta. Questi alzò la mano per aprire i dati attraverso la connessione virtuale della tuta, analizzando velocemente il contenuto.
 
-Dev’esserci un errore. Il nome della squadra: E-titànes. Ma è impossibile!- aveva sentito parlare di quella squadra di mercenari Esper. Ma aveva sentito anche che si era sciolta qualche anno fa.
 
-Nessun errore, tenente!- la risposta secca gli fece capire che non scherzava affatto. Il Capitano non era il tipo di persona che avrebbe fatto uno scherzo del genere. Con ciò capì che avrebbe dovuto rimetterla insieme. Ammesso che i membri fossero ancora vivi.
 
 
 
 
 
Note dell’autore
 
Benvenuti a questa mia prima storia sul fandom di Fantascienza. Essendo la prima che scrivo di questo genere, siate clementi.
Per ora niente da dire visto che siamo all’inizio, conosciamo la misteriosa Amanirenas (o Amani abbreviato) a cui è stato dato il compito di ritrovare gli Esper di una squadra di mercenari su un pianeta alieno.
Spero che la storia vi possa incuriosire e con questo vi saluto. A presto.

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Capitolo 2
*** évrima parte 1 ***


Évrima parte 1

 

Dal brontolio del suo stomaco, Lilith capì che doveva essere arrivata l’ora di pranzo. Avrebbe tanto voluto mangiare qualcosa, ma sfortunatamente non aveva ancora finito il lavoro.
 
“Vorrei degli spiedino di Makrìli” sospirò sentendo la fame. Mentre era soprappensiero, fece istintivamente un passo indietro per evitare di venire morsa. Prima di mangiare doveva occuparsi di quel Dankàna.
Quelle grosse lucertole bipedi simili ricordavano un incrocio tra un dromaeosauro e una scolopendra, ricoperti da una corazza cheratinosa e con una lunga coda dalla punta biforcuta. Erano una delle creature che abitavano le foreste di Néos, ricercati per la loro corazza e la carne.
 Il Dankàna ringhiò esponendo i denti e agitando le zampe anteriori che terminavano alla fine con un grosso artiglio. Vibrò quest’ultimo per produrre un ticchettio che serviva da mezzo di avvertimento.
 
In risposta, lei si mise a girargli intorno. Quell’esemplare era ancora piuttosto giovane e non vedeva altro che della carne fresca in cui affondare i denti. Peccato che gli sarebbe stata indigesta.
Lo vide flettere appena le zampe e subito scartò di lato evitando il salto in avanti dell’animale. Questi ringhiò girandosi di scatto, impaziente. Cercando più volte di morderla o bloccarla col suo corpo, ma ogni suo tentativo veniva sempre evitato con facilità.
 
-Lilith, quanto ancora vuoi giocare con quel cucciolo? Mettilo subito in gabbia!- sospirò infastidita, quel giochino era un buon allenamento per lei. Aspettò che la caricasse nuovamente, ma questa volta dopo averlo evitato lateralmente gli saltò sulla schiena.
Si aggrappò stretta al Dankàna, che iniziò subito ad agitarsi e saltellare per togliersela di dosso. La rossa prese un bel respiro, soffiandogli vicino alla testa. L’animale smise improvvisamente di muoversi, diventando di colpo calmo e docile. Lilith scese dalla sua groppa, facendogli segno di andare nella gabbia. Questo ubbidì entrando nella gabbia che venne subito chiusa per non farlo scappare.
 
Finalmente poté tirare un sospiro di sollievo. Quello era l’ultimo, significava che finalmente poteva andare a mangiare. Uscì dalla cupola di contenimento. Una struttura rinforzata, costruita per lo stipamento della merce viva, che poi sarebbe stata trasportata ai compratori.
 
-Te la sei presa comoda- gli disse Kork. Lei fece spallucce ondeggiando i lunghi capelli rosso cremisi.
 
-Li ho messi in gabbia, no?- chiese rivolgendosi allo Pterygios, una delle due razze native di Néos. Erano creature umanoidi con tratti anfibie, la loro pelle liscia tendeva al bluastro con macchie e striature di vari colori più accesi che variavano da individuo. Ma il loro tratto più distintivo era la pinna a forma di foglia che seguiva la linea della fronte e della testa.
Portò la mano nella tuta estraendone una carta magnetica color arancio con delle linee nere che convergevano in un cerchio nero proprio al centro. Era per far capire all’uomo che voleva essere pagata.
Lo Ptery tirò fuori a sua volta un’oggetto che ricordava un lettore di carte magnetiche, armeggiando con la tastiera. Nel cerchio nero della carta comparve un numero: 98. Voleva dire che la transazione di denaro era andata a buon fine.
 
-Novantotto Cryzo. Mi prendi in giro?!- gli chiese notando quanto poco denaro gli aveva dato: -Ho spostato una trentina di Drakàna nelle gabbie. Considerando il loro valore dovresti darmene almeno il doppio!- ribatte lei innervosita. Kork rimise l’apparecchio nella giacca, prima di risponderle.
 
-Sono troppo giovani per guadagnarci davvero qualcosa. E poi anch’io ci devo guadagnare- quella risposta gli sembrava tanto di truffa.
Gli iniziarono a prudere le mani per la voglia di prendere la sua pistola al plasma, così da dargli una bella lezione. Ma decise invece di voltarsi e andarsene, limitandosi ad alzare la mano e fargli il dito medio. Sprecare energie per un taccagno simile era inutile.
Quando la vide andare via il poveretto tirò un respiro di sollievo, smettendo di sudare freddo, aveva rischiato parecchio.
 
Eidòs era uno dei tanti centri abitati costruiti nelle foreste del pianeta. Gli Pterygios erano una razza che adorava i climi umidi e non troppo secchi, per cui le foreste erano ideali per loro. Nonostante i predatori che l’abitavano. Le abitazioni dei cittadini sembravano un’unione di radici e metallo modellate come grandi boccioli non ancora schiusi, che sembravano mimetizzarsi con l’ambiente circostante.
 
Lillith camminò lungo la strada, ignorando gli sguardi diffidenti e spaventati degli abitanti. La sua abitazione era ai confini della città poco vicina al muro di protezione, contro le creature ostili della foresta. Ogni volta che passava in città, si sentiva osservata. E non dipendeva dal fatto che fosse avvenente, ma più perché era l’unica umana.
 
La sua dimora differiva da quella degli altri perché era fatta completamente in metallo a forma di cubi impilati. Costruita grazie ad una stampante di materiali industriale.
Varcò la soglia della porta entrando nel salotto che era proprio dopo l’ingresso. Era arredato in maniera minimalista, con solo un tavolo con qualche sedia, una libreria e delle piante. Alcune di esse erano morte.
Non si poteva dire che aveva il pollice verde. Così come le varie bottiglie vuote sul tavolo e per terra.
 
Si tolse i guanti facendoli cadere a terra e iniziando a slacciarsi la parte superiore della sua tuta. Che finì per penzolò alla vita, mostrando il fisico magro e slanciato dalla carnagione color caramello e con un seno niente male era messo in parte in mostra.
Reso ancora più avvenente da dei tatuaggi che risaltavano sulla carnagione color caramello. Sul fianco destro si poteva vedere un tatuaggio che diceva: Queen. Gli occhi erano di un color marrone chiaro con ciglia abbastanza folte.  Con alcune vene sotto di essi che sembravano brillare di un color arancio metallizzato.
 
Si lasciò cadere sulla sedia, abbandonandosi alla stanchezza. Infilò la mano nella tasca della tuta, tirandone fuori un contenitore metallico. Dentro era rimasta una sola sigaretta, avrebbe dovuto comprarne un altro pacchetto.
 
“Se mi resta qualche spicciolo!” pensò anche alle spese per il cibo. Si mise la sigaretta tra i denti, cercando l’accendino, quando sentì bussare.
 
Fissò la porta, chiedendosi chi potesse essere a disturbarla. La gente si avvicinava di rado a lei, pensò a dei ragazzini che per sfida volevano infastidire il “Mostro del confine”. Di certo gli avevano dato soprannomi migliori.
 
“Non sono degli allibratori” fossero stati loro non avrebbero bussato in quel modo, ma avrebbero sfondato direttamente la porta. Chiunque fosse sembrava più calmo e pacifico.
 
-Lilith Andranov è in casa?- chiese una voce femminile dall’altra parte. Non seppe come rispondere e nemmeno era sicura di farlo. Se una cosa che Néos gli aveva insegnato era di non fidarsi subito. Soprattutto di qualcuno che conosce il tuo nome e che non conosci.
Rimase zitta sperando che chi fosse dall’altra parte se ne sarebbe andato, credendo che non ci fosse nessuno in casa. Ma non era così.
 
-So che è dentro, il mio casco rileva la fonte di calore del suo corpo- la tattica di “aspettare che se ne andasse” non avrebbe funzionato: -Devo parlare con la leader dei E-Titànes – il suo cuore perse un battito, a sentire quel nome del passato. Poggiò la sigaretta sul tavolo e al suo posto prese la pistola al plasma.
Andò alla porta, spalancandola di colpo e senza alcuna esitazione, puntò l’arma a chi le stava davanti. Guardò la figura dalla persona chiusa nella sua tuta high-tech corazzata. Decisamente non sembrava un’allibratrice, ma nemmeno una persona normale.
 
-Grazie per avermi aperto la porta- ringraziò l’altra, nonostante la pistola puntata in faccia.
 
-Hai tre secondi per dirmi, chi sei e perché mi hai cercata?!- il tono duro e freddo che aveva usato era una chiara minaccia. Non avrebbe esitato a sparare a quella sconosciuta, non dopo aver tirato fuori un nome che non avrebbe più voluto sentire. Amani al contrario restava un mistero a causa del casco che le copriva il volto, non si poteva vedere la sua espressione. Ma anche con un’arma puntata contro, mantenne la sua compostezza.
 
-Lasci che mi presenti. Mi chiamo Amanirenas, tenente della nave Mèigumi. Appartenente ad una delle divisioni della Unendlich- aveva già sentito quel nome. Era un’azienda indipendente che si occupava principalmente di ricerca ed estrazione di materie prime e preziose.
 
-…non mi hai ancora detto, perché dovrei abbassare la pistola?!- precisò continuando a tenerla sotto tiro. La Tenente capiva che essere sospettosi era un meccanismo di difesa. Ma lei era solo venuta solo per discutere.
 
-Sono venuta a chiedere il vostro aiuto per una questione importante. Potrebbe gentilmente abbassare l’arma e farmi entrare, così potrò spiegarle con calma?- Lilith la scrutò come a pensarci sopra, indecisa sul da farsi. Alla fine mise via la pistola, facendola entrare.
Amani si sedette al tavolo. iniziando a guardarsi intorno. Non poteva dire che la rossa fosse una persona molto ordinata, ma nemmeno così tanto caotica.
 
-Scusa, ma non ho niente da offrirti. A parte della birra…- le disse porgendogli una lattina. L’altra scosse la testa per dirgli che era a posto.
Aveva il netto sospetto che quando gli avrebbe detto di cosa si trattasse, l’avrebbe buttata fuori a calci, per qui doveva trovare le parole giuste.
 
-Vogliamo che ci aiuti a recuperare un carico da una grande vena di Orichus. In cambio la Unendlich, le pagherà cinque milioni di Cryzo- per poco non sputò la birra quando sentì l’importo. Trattenne l’impulso e la ricaccio indietro ingoiandola. Dagli occhi fuori dalle orbite era chiaro che fosse non poco stupita. Una somma simile gli avrebbe fatto estremamente comodo.
Finalmente avrebbe potuto togliersi dai piedi i creditori. Il suo istinto però la mise in allarme. Se qualcuno era pronto a sborsare una cifra simile, allora era chiaro che l’incarico era altamente fatale.
 
 
 
 
Note dell’autore
Ecco il primo capitolo della storia. Qui incontriamo Lilith la ex leader del team E-titànes. E oltre a vedere come vive, scopriamo anche che è incline alle visite.
Amani dovrà trovare un modo per convincerla, anche se lei già nutre dei sospetti.
Per ora è tutto e vi saluto al prossimo capitolo. A presto

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Capitolo 3
*** évrima parte 2 ***


Évrima parte 2

 
 
-Una bella cifra…ma dove sarebbe questa vena?- il suo cervello gli stava gridando di chiederglielo. Soprattutto perché aveva un brutto presentimento.
In quel momento poté vedere nella compostezza del linguaggio corporeo della sua ospite, dell’insicurezza. Un gesto che durò un secondo, fu sufficiente a farle capire che la risposta non le sarebbe piaciuta.
 
-Al Tulang Ganang- la lattina di birra cadde sul pavimento rovesciando il suo contenuto. Mentre la rossa aveva ancora la mano portata alla bocca, come se fosse pietrificata. I suoi occhi si erano sgranati e la gola si era seccata improvvisamente.
Restò immobile per una manciata di secondo e poi le sue labbra si piegarono in un sorriso tremante. Lilith scoppiò a ridere, una risata quasi isterica di divertimento misto a rabbia.
 
-Capisco perché la somma è così alta!- affermò lanciando uno sguardo omicida di puro ghiaccio alla sua ospite. Bastò la sensazione di gelo salirgli nelle ossa per far capire ad Amani che era incazzata.
 
-Beh…puoi ficcarti la tua proposta su per il culo!- la Tenente non era stupita, anzi si aspettava una risposta del genere.
 
-So che sembra una proposta assurda ma…- iniziò ritrovandosi nuovamente la canna della pistola al plasma puntata contro la faccia. La vena pulsante sulla sua fronte si fece più evidente. Se già prima era propensa a sparare a quella persona, ora aveva una ragione in più per farlo.
Mentre la minacciata pensava ad un modo per provare a calmarla. La porta venne sfondata di colpo con violenza.
 
-Rossa sei in casa?- chiese una figura entrando senza aspettare risposta.
 
-Lo vedi da solo, Ron!- rispose un altro individuo entrando. Erano due Pterygios, quello di nome Ron, aveva il corpo striato di viola. Mentre il secondo era maculato con dei percing sulla pinna a foglia. Vedendoli Lilith ringhiò, proprio adesso dovevano presentarsi gli esattori.
 
-Potevate evitare di sfondarmi la porta!- rispose senza smettere di puntare la pistola contro l’altra donna. I due si chiesero se anche quella persona con la tuta fosse una creditrice arrivata lì per riavere anche lei una somma prestata.
Amani notò invece il loro abbigliamento. Le tute meccanizzata ad energia che indossavano, presentavano dei meccanismi idraulici in piena vista e una luce aranci-rossastra si intravedeva in alcuni punti. A completare il tutto c’erano delle maschere antigas sul volto.
 
-Chi se ne frega! Ci devi più soldi di quanti ne vale quel pezzo di metallo che abbiamo sfondato!- precisò Ron muovendo battendo tra loro i pugni corazzati. In genere quella tuta era usata per spostare oggetti molto grandi, ma visto che aumentava di dieci volte la forza di chi la indossava. Qualcuno però la usavano anche come arma.
 
-Che rompi…avrei da fare al momento!- gli rispose, per fargli capire che a breve sarebbe stata da loro.
 
-Non preoccuparti…tu dacci i soldi che ci devi e noi ti lasciamo in pace- gli sarebbe venuto da ridere, visto che sapevano benissimo che quei soldi lei non li aveva.
 
-Problemi col gioco d’azzardo?- chiese la Tenente rivolta alla Esper che gli fece capire con lo sguardo di non immischiarsi. Aveva già il dito sul grilletto, non gli costava niente sparare prima a quei due e poi ripuntare l’arma contro di lei.
 
-Non ho l’intera somma, idioti!-
 
-In questo caso abbiamo un problema!- ammise il secondo esattori facendo uscire dalle nocche dei guanti delle punte da trapano, creando dei tirapugni. Anche il suo compagno fece altrettanto facendo uscire invece delle lame. La persona che avevano davanti era un Esper, non potevano certo andarci leggeri.
Lilith li guardò per nulla intimorita. Avevano indossato delle tute per potenziarsi prima di andare a trovarla, era chiaro che sapevano di non potercela fare con lei. Ma se credevano che gli avrebbero dato un grosso vantaggio, erano più stupidi di quanto pensasse. Alzò la mano libera e le unghie si allungarono fondendosi con i polpastrelli, tingendosi di un color rosso scuro. Sembrando più delle lame che delle unghie.
In una manciata di secondi, quel posto era diventata una polveriera pronta ad esplodere. Bastava solo che qualcuno accendesse la miccia.
 
-Scusate se mi intrometto- iniziò Amani attirando l’attenzione dei presenti: -A quanto ammonterebbe il suo debito?-
 
-Non sono affari tuoi!- intervenne Lilith per nulla contenta che ficcasse il naso nei suoi affari.
 
-Più di cinquecento mila Cryzo- la Tenente alzò la mano facendo qualche passaggio sulla tastiera digitale che vedeva dalla sua visiera. Tirando fuori una carta magnetica che lanciò ai piedi dei due Pterygios.
 
-Questo dovrebbe bastare per saldare il debito- Ron si abbassò a prenderla per vedere quanto contenesse. I due sgranarono gli occhi alla vista dell’importo di un milione di Cryzo. Alzarono lo sguardo sulla donna in armatura che li fissava a sua volta.
 
-Certamente signora. Alla prossima scommessa, Rossa- disse Ron uscendo poco dopo insieme al suo compagno.
Con quel gesto sperava di avere la gratitudine della Esper, ma invece si ritrovò la pistola a contatto con la visiera. Mentre chi teneva l’arma trasudava rabbia da tutti i pori.
 
-Credi che questo mi convincerà ad accettare la vostra Missione suicida? Ti sbagli di grosso!- tolse la pistola dal suo volto, dandogli le spalle. Anche se era tentata di sparargli, voleva solo che quella tipa se ne andasse: -Tu non sai che cosa trovereste laggiù!-
 
-Proprio per questo ci serve l’aiuto di chi ha tentato!-
 
-Tentato e perso miseramente- la risposta secca zitti Amanirenas. Ma ne era già al corrente grazie ai file. Durante la missione di esplorazione la E-titànes era stata attaccata da fauna ostili, costringendoli alla ritirata e perdendo un membro della squadra. Da allora il gruppo era iniziato a spezzarsi, fino a sciogliersi.
Quel giorno aveva perso tutto quello che aveva creato con le sue mani. Arrivando a finire a vivere in una piccola cittadina, dove non si sentiva a suo agio. E dopo quasi sei anni gli stavano chiedendo di ritentare l’impresa. Scosse la testa.
 
-Le cose sono cambiate…- iniziò Amani, facendola ridere di nuovo.
 
-E in che modo sono cambiate, sentiamo?- chiese innervosita da quella risposta. Era ovvio che niente fosse cambiato granché su Néos. Era più aggiornata di quanto quella donna pensasse.
 
-La Unendlich ci ha fornito nuovi armamenti avanzati. E se ci fornirete la vostra assistenza, potremmo avere delle percentuali si successo più alte!- Sapeva che la riuscita della missione a percentuale di probabilità erano piuttosto scarse. Proprio per questo dovevano trovare un modo per incrementarle. Lilith continuò a darle le spalle scuotendo la testa. Non voleva proprio demordere.
 
-Ho perso troppo quel giorno. E se state pensando di chiedere aiuto agli altri membri restanti dei Titànes. Avrete la stessa risposta!- si voltò puntandogli il dito contro facendolo diventare nuovamente un artiglio-lama rossastro: -Ora vattene da casa mia. O ti butterò fuori dopo averti fatta a pezzi!- La Tenente della Mèigumi la guardò, poggiando sul tavolo quello che sembrava un orecchino triangolare in metallo oro e nero e infine alzarsi.
 
-Se dovesse cambiare idea. Usi questo per contattarmi- fece un lieve inchino per scusarsi dell’intrusione e uscire dalla porta.
 
Il primo contatto non era stato di certo dei migliori, ma se lo era immaginato anche peggio. Lanciò un ultimo sguardo all’abitazione prima di incamminarsi lungo il muro di energia che circondava la città.
A guardarlo sembrava di ritrovarsi dentro un muro di cinta semitrasparente formato da tanti ottagoni. Non era presente il tetto per garantire l’acqua delle piogge alle piante in simbiosi con la cittadina. Le creature volanti della foresta, erano tenute lontane da torrette ai lati che producevano onde a bassa frequenza, che allontanavano le allontanavano.
 
Seguì la linea del muro fermandosi in un posto appartato. La visiera del suo casco vedeva perfettamente la Pfeilspitze, la sua nave. Era piuttosto grande anche se non quanto una nave da trasporto come la Mèigumi.
Aveva una forma a diamante con le ali ai lati che la facevano ricordare, la punta di una freccia. Al momento il dispositivo di occultamento inserito, per questo nessuno l’aveva notata nonostante la grandezza.
Usò il suo comando di accesso per far abbassare il ponte d’ingresso, salendo a bordo e raggiungere la sala comandi.
 
-L’ha convinta?- gli chiese la sua navigatrice di bordo. Quando vide il suo capitano tornare da sola, ottenne la sua risposta.
 
-Credo che il Capitano, ci stia facendo fare il passo più lungo della gamba!- ammise Laura. La pilota a prima vista era una persona dura, con i capelli biondi tagliati corti in stile militaresco e gli occhi verdi. Amanirenas annuire meccanicamente. Se con la leader era andata così. Si aspettava di certo lo stesso risultato con gli altri membri restanti.
 
-Quindi che si fa ora? Aspettiamo e speriamo che ci ripensi?- chiese la Pilota con tono ironico.
 
-Per adesso facciamo rapporto al capitano Saydda e vedremo i suoi ordini- rispose sedendosi al posto di comando della nave.
 
-Apro il canale di comunicazione alla Meìgumi- Laura si mise subito a lavoro per metterli in contatto con la nave madre.
 
Quanto aveva bevuto. Aveva smesso di tenere il conto dopo le prime cinque birre. Ed ora era sdraiata sul pavimento di casa con in mano una lattina mezza stritolata, intenta a guardare il soffitto. Ogni volta che si ubriacava in casa, trovava che quel soffitto fosse magnifico. Così tanto che avrebbe voluto dargli un bacio.
Rendendosi conto di quel pensiero, guardò quanto aveva bevuto per essere già brilla. Si era scolata solo due confezioni di birra.
 
“Pensavo peggio!” si disse portando la lattina che teneva in mano alle labbra finendone il contenuto, per poi gettarla via. Si aggrappò usando il tavolo come appoggio per rimettersi in piedi.
Gli tornò in mente di quando dopo ogni missione riuscita il suo team faceva sempre una gara di bevuto. Alla fine solo lei restava in piedi. Quel ricordo la colpì come un pugno nello stomaco. Si trattava di un momento felice, prima della tragedia.
 
Si poggiò maggiormente con i palmi delle mani contro il tavolo di metallo. Osservando l’immagine leggermente distorta di sé. Quasi non si riconosceva, possibile che fosse cambiata così in soli sei anni. Guardando infine il dispositivo di comunicazione lasciatogli dalla sua visitatrice.
 
-Al diavolo ci sto davvero pensando?- chiese al suo riflesso aspettandosi che potesse rispondergli: -È un maledetto suicidio…la percentuale è minima, l’ha detto anche quella tizia!- una parte di se avrebbe voluto riprovarci, ma il buon senso gli diceva che era una pessima idea. Il disagio interiore la stava facendo impazzire.
 
<< La percentuale di riuscita è meno del 10%...direi che siamo messi bene >> un fulmine colpì il suo cervello, ricordando il suono di quella voce. Voltò la testa verso la libreria. In mezzo ai libri c’era una vecchia foto degli E-titànes al completo.
Vedendosi insieme ai suoi compagni che sorridevano, sprezzanti del pericolo. Gli occhi iniziarono a velarsi di lacrime e lei si lasciò andare ad un pianto trattenuto.
 
 
 
 
 
Note dell’autore
 
Ben tornati alla mia storia. Amanirenas ha rivelato a Lilith il motivo per cui è andata a cercarla e ovviamente lei non l’ha presa per niente bene.
Nonostante la Tenente abbia saldato i suoi debiti lei non vuole averne niente a che fare.
Qui scopriamo la anche la nave personale di Amani e la sua pilota: Laura. Avremmo modo di conoscerla meglio nei prossimi capitoli.
Per ora Lilith è in un disagio interiore, chissà se accetterà di rimettere insieme la sua squadra? Dovrete aspettare il prossimo capitolo per saperlo.
 
Ringrazio anche solo chi legge e a presto.

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Capitolo 4
*** Févgoume ***


Févgoume

 
 
Guardò lo schermo con tutte le informazioni che aveva trovato sul Tulang Ganang. Molti lo definivano un monte, quando geologicamente parlando si trattava di un vulcano non più attivo. Il più grande giacimento di Orichus era lì, proprio nel centro dell’unico continente di tutto il pianeta.
 
-Capitano…posso avere il permesso di parlare?- chiese Laura. La Pilota era seduta ad un tavolo e stava cercando di far restare in piedi un castello di carte. L’altra staccò lo sguardo dallo schermo, passandolo sulla sua sottoposta.
 
-Laura, puoi essere più formale. Te l’ho già detto- le ricordò. Non le piaceva molto essere chiamata “Capitano” anche se in effetti lo era sulla nave, messagli a disposizione da Saydda. Ma preferiva che fuori dalle attività gli altri la trattassero come una di loro.
 
-Renas mi sto annoiando!- disse secca facendo cadere il castello di carte, storcendo infastidita le labbra: -Quanto ancora dobbiamo restare qui?-
-Il Capitano ha detto di restare un paio di giorni. Cerca di resistere- era quello che stava facendo, ma stare chiusa in una nave che non volava e non poteva comandare. Era abituata a stare dietro ad un volante e non seduta senza toccarne uno.
In quei giorni la Tenente stava rivedendo i file sui membri della E-titànes per cercare di inquadrare meglio sia loro che le loro abilità Esper. Ma su Lilith i dati delle sue abilità erano contrastanti, anche se da quanto aveva potuto vedere di persona, sembrava possedere abilità da Metamorfo.
 
-La tizia che hai provato a reclutare. La chiamano “l’Usurpatrice”…strano soprannome- ammise laura provando nuovamente a impilare delle carte. Erano già tre giorni che erano fermi in quella cittadina e se gli abitanti non si erano accorti di loro era grazie all’occultamento avanzato della nave.
 
-Hai letto i file?-
 
-Non avevo di meglio da fare- si giustificò la Pilota: -Ma se anche loro hanno fallito…credi davvero, che anche se riuscissimo a reclutarli nuovamente per questa impresa. Avremmo più probabilità di successo?- nella cabina calò il silenzio. Amani si aspettava una domanda simile, anzi si stupiva che non gliel’avesse fatta prima.
 
-È proprio per questo che ci serve il loro aiuto. La loro esperienza potrebbero aumentare le probabilità di sopravvivenza- Laura si stufò di tentare di costruire il castello di carte, mettendo infine i piedi sopra al tavolo. Dalle ginocchia in giù le gambe della pilota erano sostituite da delle protesi bioniche.
La loro missione richiedeva di rimettere insieme i membri della E-titànes, senza di loro non sapeva nemmeno come sarebbe andata avanti. O forse si, li avrebbero mandati da soli in quel maledetto vulcano e ciò le faceva venire la pelle d’oca.
 
-Siamo rimasti qui abbastanza, perché non andiamo da un altro dei membri da recuperare. E questa qui proviamo nuovamente a convincerla per ultima- la proposta della donna era buona, concentrarsi sugli altri e forse anche Lilith si sarebbe decisa ad accettare. Ma sfortunatamente questo non era possibile al momento.
 
-Non è così semplice Laura…- iniziò quando sulla sua visiera uscì il messaggio di una chiamata.
 
-Aspetta ho una chiamata in arrivo…chi parla?- chiese.
 
-Amarenas, ci sei?- era la voce di Lilith. Il fatto che la chiamasse stupì non poco la Tenente, anche Laura alzò la testa incuriosita. Sempre ammesso che non la stesse chiamando col dispositivo che gli aveva dato per mandarla a quel paese.
 
-Lilith, non aspettavo una sua chiamata-
 
-Immagino. Potete aprirmi per favore?- la donna rimase in zitta, confusa per quella richiesta che non capiva.
 
-Che vorrebbe dire?-
 
-Sono fuori dalla vostra nave, genia!-.
 
Lilith rimase in attesa. Alla vista sembrava che stesse ferma in un punto vicino al muro di energia. In realtà era proprio dietro alla Pfeilspitze, aspettando che qualcuno aprisse il portellone.
Anche se nel profondo si stesse chiedendo se era stata una buona idea. Non gli aveva ancora detto che aveva accettato, per cui poteva mandarli nuovamente a quel paese e andarsene. Storse le labbra, non poteva comportarsi come una stronza ogni volta. Inoltre quella tipa in tuta aveva saldato il suo debito, anche se si era intromessa nella sua vita, doveva essergli grata e saldare quel nuovo debito.
Il portellone della nave si abbassò lentamente e proprio Amanirenas scese, andando incontro alla Esper.
 
-Stupita di vedermi?-
 
-Ad essere onesta, si. Credevo non volesse avere niente a che fare con tutta questa storia?- l’altra annuì per poi superarla, iniziando a salire il portellone d’ingresso. La Tenente alzò il braccio e il palmo si accese, azionando una delle armi incorporate nella sua tuta.  
Lilith se ne accorse alzando un sopracciglio confusa.
 
-Non dovrei vedere la nave se vengo con voi?- la donna abbasso la mano annuendo e scusandosi per quel gesto istintivo che aveva avuto. La rossa non se l’era presa, per lei non sarebbe stato un problema evitare quel colpo. Almeno credeva.
Lilith venne condotta dall’ingresso che dava all’hangar nella nave, dove erano presenti un paio di veicoli. Tutti messi a disposizione per ogni possibile attività come scavo o trasporto, o anche solo per spostarsi fuori dalla nave. La sua attenzione però venne catturata da una M-Grave 04, un nuovo modello di moto anti gravità.
 
Avrebbe dato qualsiasi cosa per farci un giro. Era così incantata che non si accorse di essersi avvicinata e di aver allungato la mano per afferrare il manubrio.
 
-Guardare ma non toccare!- fermò la mano a un centimetri dalla moto, alzando la testa.
Ritrovandosi a guardare era un viso rettiliano. Era alto poco più di lei dal fisico slanciato ma abbastanza possente con una pelle squamata e all’apparenza secca di colore sabbia con striature rossastre. Il volto univa tratti umani e da lucertola, gli occhi erano coperti in parte dalle corna ossee che si trovavano al posto delle sopracciglia, mentre ai lati della bocca gli spuntavano delle piccole zanne pronunciate.
 
“Uno Xiròs” riconobbe la creatura che aveva davanti. Erano gli altri nativi di Néos come i loro cugini Pterygios, ma invece che alle zone umide, si erano adattati alla zona desertica del pianeta. Come suggeriva il loro aspetto.
 
-Tu saresti?- chiese dopo un’istante, aspettandosi una risposta. Ma fu la Tenente a farlo.
 
-Lilith, lui è Kamza il nostro meccanico- l’uomo lucertola gli fece un cenno del capo, in segno di saluto. Lo salutò allo stesso modo, ma il suo interesse era ancora per la M-Grave 04 che aveva davanti.
 
-Quindi questa è opera tua?-
 
-Si, ma devo ancora sistemarla. Quindi non toccare!- l’ammonì duro poggiando la coda sul sedile per metterla in guardia. Lei lo guardò negli occhi da lucertola e poi gli sorrise. Non aveva paura di lei, già gli stava simpatico.
 
-Venga, le mostro la sala di comando- la richiamò Amani, avrebbe avuto tempo per fargli fare un giro completo della nave.
 
-Va bene Amarenas. È stato un piacere conoscerti!- Kamza sibilò in risposta, come a dirgli che la teneva d’occhio.
Venne portata nella sala di comando, dove ad attenderla c’era Laura, intenta a mischiare le carte da gioco. Appena furono l’una davanti all’altra, iniziarono a scrutarsi a vicenda. Era chiaro, dal suo sguardo che non si fidava della Esper, pensiero che era ricambiato anche da parte della rossa.
 
-Questa persona è Laura Bilman. La nostra pilota- da come si erano squadrate, la Tenente aveva il presentimento che se non si trovasse lì quelle due si sarebbero saltate addosso come cani rabbiosi.
 
-Quindi tu sei quella che in caso qualcosa, dovrà tirarci fuori dai guai-
 
-Esatto! I vostri fondoschiena sono nelle mie mani- confermò con un sorrisetto poggiando le gambe sul tavolo. Gli occhi marroni della donna si soffermarono sulle gambe robotiche.
 
-Belle scarpe sorella- quello a laura sembrò un insulto più che un complimento. Serrò la mascella alzandosi dalla sedia e avvicinarsi alla rossa, fino ad essere faccia a faccia con lei. Per poi sorridergli minacciosa.
 
-Bei capelli, sei rossa naturale o li tingi?- se voleva la rissa sarebbe stata più che felice di accontentarla e anche Lilith dopo quel commento, sembrava in vena di menare le mani.
 
-Ora basta, niente litigi sulla mia nave!- Amani si mise tra di loro, per evitare che iniziassero a combattere. Non gli andava che la sua Pfeilspitze venisse danneggiata, gli serviva ancora completamente funzionante. Laura guardò il suo capitano e si fece indietro, anche se di controvoglia.
 
-Devo chiederglielo, cosa le ha fatto cambiare idea?- domandò curiosa: -Mi sembrava chiaro che non volesse avere niente a che fare con questa missione suicida!-
 
-Credo ancora che sia una missione suicida!- rispose secca andando a sedersi ad uno dei sedile e mettersi a guardare il soffitto: -Anzi una parte di me si chiede che ci faccio qui. Perché non vi sto mandando a quel paese per poi tornare alla mia routine!- il solo pensiero di dover tornare in quel vulcano le faceva venire i brividi lungo la spina dorsale. Gli avvenimenti di quel giorno erano ancora impressi nella sua mente, tanto che gli bastava chiudere gli occhi per rivedere quelle zanne.
 
-Allora perché hai portato il culo qui?- chiese Laura. Non sapeva se sembrava così diffidente nei suoi confronti, perché era una Esper o per via che non era un membro dell’equipaggio. Ma un’ospite poco gradita.
 
-Perché un’altra parte di me, vuole concludere ciò che ho fallito quel giorno!...lo devo ad un amico- sussurrò l’ultima frase, giocherellando con il pendente a forma di T che portava al collo.
Nessuna delle altre due donne disse niente, forse perché non si aspettavano una risposta del genere. Ma comunque la Leader l’avevano convinta, ora mancavano gli altri due rimanente. Amani si collegò allo schermo olografico della sala di comando, mandando l’ologramma del continente di Néos.
 
-Ora che l’abbiamo con noi, mancano gli ultimi due membri!-
 
-Auguri…non sarà facile convincerli. Nemmeno io sono così sicura di poterli persuadere- ammise Lilith ruotandosi con il sedile, così da avere la visuale sull’ologramma.
 
-Ci preoccuperemo al momento su come convincerli. Prima ci occorre sapere dove si trovano, può aiutarci?- aveva riletto i file riguardando i membri. Ma solo per la leader era presente il luogo di residenza, gli altri due sembravano letteralmente scomparsi. Sperava che lei potesse dirgli dov’erano finiti i suoi compagni.
Ma l’interrogata volse lo sguardo altrove, iniziando a stuzzicarsi una ciocca di capelli. Quel linguaggio corporeo aveva già fornito la risposta a quella domanda.
 
-Neanche lei conosci la loro attuale posizione?!-
 
-Non ci siamo lasciati in modo amichevole…e li ho persi di vista- ammise infine, cercando di non arrossire. Si vergognava di sé stessa per non essere riuscita a tenere insieme la squadra dopo il fallimento della spedizione.
 
-Fantastico, una “leader” che non sa che fine hanno fatto i suoi uomini. Dico scherziamo?- iniziava davvero ad essere stufa della lingua lunga della pilota. Facendo forza sulle braccia fece uno slancio per arrivare davanti a lei. Prima che Laura potesse dire qualcosa, l’altra le soffio in faccia.
Un gesto che sembrava essere fatto solo per punzecchiare. Ma dopo ciò la bionda rimase come in trance, assumendo un’espressione paonazza e in estasi.
 
-Ora fai la brava, siediti e fai un po' di silenzio- le disse la Esper.
 
-Come desideri bellezza- rispose con tono smielato e sognante, ubbidendo. Amani rimase letteralmente senza parole, Laura che prendeva ordini senza dire niente. Tolta lei e poche persone che trovava simpatiche, la pilota non si sarebbe mai rivolta così ad un’estranea.
E quest’ultima era riuscita a fargli fare un suo ordine, senza avere lamentele. Sicuramente doveva essere legato alle sue capacità di Esper, ma si stava chiedendo in cosa consistessero.
 
“Controllo mentale?...no, nessun Manipolatore può riuscirci. Ammesso che lei lo sia” Lilith si mise ad osservare la mappa. Conoscendo i suoi compagni aveva delle ipotesi su dove si fossero cacciati. Ma così, avrebbero potuto metterci parecchio a visitare i possibili posti.
Ma forse aveva un modo per avere delle informazioni sicure. Allungò la mano sull’ologramma segnando un punto con il dito. Amani ingrandì l’ologramma, trovando nel punto indicato un centro abitato.
 
-Narhakan…- lesse il nome del luogo abitato, storcendo le labbra da dietro il casco: -…i suoi ex compagni si trovano lì?- aveva senso, visto che si trattava della città eretta dai primi umani, che erano approdati su Néos. Lilith scosse la testa.
 
-No. Ma conosco qualcuno che potrebbe sapere dove si trovino-
 
-Un vostro informatore?- lei in risposta agitò la mano per dirgli che non era proprio come diceva. Fatto ciò, si voltò verso Laura che era ancora seduta in silenzio, avvicinando la bocca al suo orecchio.
 
-Ora tesoruccio, potresti impostare la rotta per Narhakan- le sussurrò con tono seducente e cordiale.
 
-Si, mia dea- la bionda si alzò andando alla postazione di pilotaggio con andatura traballante, come se fosse ubriaca, impostando le coordinate per Narhakan. Amani guardò la sua Pilota e poi Lilith per chiedergli informazioni su quel comportamento.
 
-Tranquilla è temporaneo. Tra non molto tornerà ad essere la malfidata di prima- la rassicurò.
Volendo andare più a fondo in quella faccenda. Azionò lo scanner della visiera inquadrando la sua sottoposta e scannerizzarla. Usò tutte le analisi di cui il suo casco disponeva, fino ad individuare qualcosa con gli ultravioletti. Un’ulteriore analisi, gli fece fare una scoperta molto interessante.
 
 
 
 
Note dell’autore
 
Salve col nuovo capitolo su Néos.
Alla fine Lilith ha deciso di accettare la proposta di rivivere il posto che le ha causato un trauma. Alla fine è anche sua intenzione cercare di superarlo.
Qui vediamo un nuovo personaggio: Kamza. Il meccanico della nave nonché un membro della razza Xiròs, un’altra specie nativa del pianeta. Il primo incontro tra Lilith e laura non è stato dei migliori, bisogna vedere se migliorerà.
 
Per il momento hanno una destinazione che forse li aiuterà a trovare il resto della E-Titànes. Inoltre che cosa ha scoperto Amani nell’ultimo pezzo. Lo scoprirete nel prossimo capitolo.
Prima di salutarvi ringrazio tutti quelli che leggono la storia. Con questo ci vediamo al prossimo aggiornamento, a presto.

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Capitolo 5
*** Stin pòli éspers parte 1 ***


Stin póli Éspers parte 1

 
 
-Serve una mano?- chiese la voce di Amanirenas davanti alla porta dello spogliatoio della nave. Erano partite da un’ora in direzione di Narhakan la città dove secondo Lilith avrebbero trovato informazioni sui suoi ex compagni.
Visto che anche con la nave il viaggio non sarebbe stato breve. La Tenente aveva proposto alla loro “collaboratrice” se volesse provare il loro equipaggiamento, messo a loro disposizione dall’agenzia. Inizialmente la donna sembrò riluttante, ma alla fine accetto per ingannare un po' il tempo.
 
-Non è la prima volta che indosso una Suit!- rispose da dietro la porta. La donna rimase con la schiena appoggiata al muro in attesa che finisse di cambiarsi. Da quanto aveva visto, la Esper sembrava avere sbalzi d’ira in base alla situazione. Ma considerando che le stava facendo rivivere un trauma lo trovò normale.
Eppure una parte di lei non era molto d’accordo a coinvolgere quegli “Umani anomali” com’erano anche chiamati. L’ultima cosa che gli serviva erano persone potenzialmente instabili sulla sua nave. Ma se non altro sembrava sapersi controllare.
 
“La città degli Esper” il pensiero di andare a Narhakan non le faceva fare di certo i salti di gioia. I suoi pensieri vennero interrotti da Lilith che finalmente uscì dallo spogliatoio.
 
La tuta che indossava le calzava a pennello, che ad un’occhiata più attenta sembrava un misto di tessuto e metallo di colore nero con dei filamenti azzurri che percorrevano tutto il corpo. In alcuni punti quali, arti e torace, la tuta era più spessa e robusta per proteggere punti importanti. Sulle spalle svettava un disegno, un Uroboro verde che si mordeva la coda formando un cerchio, nel cui interno c’era un infinito bianco. Il simbolo della Unendlich.
 
-Credevo mi sarebbe andata stretta e invece- ammise guardandosi allo specchio. Quell’indumento gli stava alla perfezione, come se gli fosse stato cucito addosso. Inoltre valorizzava molto il suo fisico.
 
“Almeno non sono ingrassata” pensò sorridendo al suo riflesso nello specchio.
 
-Questo perché è stata creata con uno speciale materiale poliforme adattabile. Specificamente progettata per adattarsi al corpo di chi la indossa- quella spiegazione scioccò la donna. Era perché la tuta si adattava che le calzava come un guanto. Ciò gli fece scaturire il dubbio se potesse essere ingrassata oppure no.
Si batté la mano contro la fronte, non era il momento di pensare al peso e di certo non davanti ad altre persone. Amani la guardò senza commentare il gesto che aveva appena fatto, anche perché non sapeva che cosa l’altra stesse pensando.
 
-Quindi quali sono i vantaggi di questa nuova tuta?- chiese stringendo la mano per valutarne la resistenza, anche se sembrava di metallo era flessibile proprio come un tessuto elastico.
 
-La Suit Eben-6 è progettata per garantire una grande protezione. Il tessuto è totalmente ignifugo e si adatta alle temperature esterne, quindi riscalda quando c’è freddo e…-
 
-Raffredda quando c’è caldo ho capito…ma com’è messa a livello di protezione?- ripeté voltandosi e notando che l’altra aveva in mano la sua pistola al plasma, un secondo dopo nella stanza si sentì una sparo.
Lilith abbassò lo sguardo sul suo ventre che era stato colpito. Ma non c’era alcun tipo di ferita né da bruciatura o da perforazione, anzi intravide uno scudo esagonale rivestire la tuta. Alzò lo sguardo e solo in quel momento notò di star vedendo tramite una visiera. Portò le mani al volto sentendo la superficie di un casco come quello della Tenente, chiedendosi da dov’era uscito fuori, visto che non l’aveva indossato.
 
-La Suit è dotata di uno scudo energetico che può deflettere anche i colpi di un laser di bassa potenza. Monta inoltre l’ultimo ritrovato: un radar di minacce. Quando il radar avverte una minaccia, fa uscire fuori il casco di protezione- finito il pericolo, il casco della tuta si ritrasse e la Esper guardo l’altra riconsegnargli la pistola.
 
-Grazie della spiegazione- di certo era una tecnologia che non si sarebbe mai potuta permettere. Ed ora che era a sua disposizione, si sentiva eccitata all’idea di adoperarla, proprio come quando da bambina era riuscita a rubare il suo primo coltello.
 
-Posso scegliere le armi che voglio dall’armeria?- Amani annuì: -Ma come faccio a portarmele in giro. Avete un Deposito portatile?- si trattava di oggetti simili a zaini che come diceva il nome permetteva di inserire vari oggetti anche più grandi del contenitore. Grazie ad una zona tridimensionale che scomponeva gli oggetti in particelle e le conservava al suo interno.
Amani allungò la mano e dal polso della sua tuta fece uscire una pistola ad impulsi energetici. Questo lasciò la rossa senza parole. Subito portò lo sguardo ai suoi polsi, come a chiedergli conferma.
 
-La Suit è fornita anche di due Depositi integrati. Ognuno con uno spazio sufficiente a tenere l’intera armeria oppure due o tre veicoli-
 
-Se stavi cercando di fammi arrivare la mascella fino a toccare terra o eccitare…ci sei riuscita, sorella!- si complimentò con un sorriso. Per poi superarla e vedere che armi prendere dal muro.
La Tenente invece credeva si sarebbe arrabbiata per avergli sparato per dargli una dimostrazione. Ma evidentemente non era così rancoroso come pensava. Certo aveva comunque il sospetto che avrebbe potuto rinfilare nei Depositi dei veicoli e squagliarsela alla prima distrazione. Anche se alla fine quella tuta aveva un meccanismo di blocco di cui non l’aveva messa al corrente. Quindi era tranquilla.
 
-Questo si che è un cannone!- affermò stringendo tra le mani un fucile di grosso calibro.
Nello stringere in mano quell’arma uno strano sorriso si dipinse sul suo volto. Dopo aver visto che era carico lo punto verso ad Amani. Quest’ultima appena vide l’arma puntata contro alzò il braccio innalzando uno scudo energetico, su cui si abbatté il colpo.
La Tenente abbassò lo scudo guardando la Esper per chiedergli spiegazioni per il suo gesto.
 
-Era per provare l’arma e anche perché prima mi hai sparato contro per la tua dimostrazione!- rispose secca. Il rancore lo servava eccome, su questo Amanirenas si era sbagliata. Dopo aver abbassato l’arma ancora in mano, ci passò sopra lo scanner del Deposito e questo scompose il fucile mettendolo al suo interno.
 
-Ora che ci penso…questa Suit è progettata per adattarsi al corpo del suo utilizzatore giusto?- l’altra annuì e Lilith sembro pensierosa: -Perciò, potrei fare anche così?-  alzò la mano e da sotto la tuta le dita si allungarono diventando ancora una volta dei lunghi artigli. Ma la Suit resse il cambiamento senza strapparsi o bucarsi, riusciva ad adattarsi anche ai cambiamenti corporei di chi la indossava.
Ma si chiedeva comunque se i suoi artigli fossero ancora efficaci, nonostante il tessuto a coprirli. Si avvicinò alla parete dell’armeria e lo graffio. Gli artigli produssero un suono stridulo lasciando dei solchi non molto profondi, ma questo la soddisfò comunque.
 
-La pregherei di non rovinare la nave, mentre si trova qui!- l’ammonì subito la Tenente. L’altra alzò le mani in segno di scuse.
 
-Va bene, tranquilla e per favore puoi smetterla di darmi del lei. Mi fai sentire vecchia!- non era più una vent’enne, ma non era ancora così vecchia, sia fisicamente che nello spirito.
 
-Immagino vorrai anche armi da corpo a corpo- Amanirenas batté le mani e le pareti ruotarono mostrando varie armi da mischia e da corpo a corpo. Gli occhi della Esper brillarono come se si trovasse in una gioielleria e dalla sua bocca iniziava a colargli un po' di saliva. In quel momento si sentiva come una bambina in un grande negozio di caramelle.
 
<< Tenente ci avviciniamo a Narhakan. Dovrebbe vederlo sul monitor >>
 
-Grazie Kamza, lo vedo- confermò Amanirenas guardando la mappa olografica che segnava la posizione della Pfeilspitze. Si voltò per informare gli altri, ritrovandosi dentro un’atmosfera carica di fuoco. Laura stava guardando in cagnesco la loro ospite.
Quando l’effetto di qualunque cosa avesse usato su di lei era finito. La Pilota si era scagliata contro la Esper tanto che aveva paura avrebbe potuto prendere un’arma e sparagli addosso.
 
-Ti avverto Rossa, riprova a fare qualunque cosa tu mi abbia fatto prima. E ti getto fuori dalla nave a calci in culo, senza neanche avvertirti- l’altra la guardo piegando le labbra in un broncio e facendo degli occhi da cucciola.
 
-Mi ferisci così. Non ero la tua dea?- aveva come l’impressione che  ci trovasse gusto a provocare la sua Pilota, visto come stava reagendo.  
Sperava che gli altri due membri fossero più maturi, se anche loro rendevano nervosi l’equipaggio della sua nave, preferiva andare da sola in quel vulcano. Il monitor emise un suono per avvertire che erano molto vicini. Dalle telecamere esterne si trovavano nel Diaìresi. Una savana che si estendeva per venti chilometri e che separava la parte desertica da quella fluviale.
Poco più avanti c’erano le mura della città degli Esper.
 
-Ci siamo quasi- le altre due donne smisero di guardarsi e portarono l’attenzione sul monitor. Lilith si alzò avvicinandosi per vedere meglio. Era da parecchio che non tornava lì e ora eccola che stava per rimettere piede in quella città. Ma non credeva fosse il caso di far atterrare la nave, nemmeno lei si fidava cecamente di chi ci viveva.
 
-Laura ferma la nave qui e nascondila. Noi andremo con un mezzo di terra- la informò Amani, quella donna gli aveva appena letto nel pensiero.
 
-Kamza prepara un mezzo adatto al terreno. Io e Lilith scendiamo a terra e andremmo a incontrare il suo “Informatore”-  dall’altra parte della rete di comunicazione lo Xiròs annuì. Dopo aver detto ciò si voltò verso Laura che la stava guardando, leggendo una lieve preoccupazione nei suoi occhi.
 
-Resta in ascolto e preparati ad un possibile piano di estrazione Vestoß-  
 
-Devo chiamare Brick e dirgli di tenersi pronto?- la donna annuì, se dovevano ricorrere a quel piano di estrazione gli sarebbe servito il suo esperto di armi. Lanciò uno sguardo a Lilith che gli diede l’ok con la testa per dirgli che era prontissima a scendere a terra.
 
Il mezzo di trasporto di terra varcò le mura della città senza troppi problemi. A quanto pareva le persone alle torrette di guardia erano più preoccupati delle creature della zona, che di chi potesse entrare. Un bel vantaggio per loro, anche se Amani si chiedeva chi li avesse addestrati per essere così incompetenti.
 
-Fantastico, questo coso ha anche i sedili riscaldabili!- Lilith si stava godendo le comodità del veicolo di terra. Da quando era salita aveva iniziato ad armeggiare con la radio cercando di collegarsi ad una stazione, che non fosse una di comunicazione.
 
-Meglio se ti concentri, stiamo per scendere e non dobbiamo dare troppo nell’occhio-
 
-Tesoro, con un bestione simile è come avere i riflettori su di noi!- la Esper non aveva tutti i torti, quel veicolo di ultima generazione di certo, spiccava come una lucciola in mezzo a delle mosche. Una volta scesa dal veicolo Lilith venne inondata da vari odori, tra cui quello del fumo, la puzza e il cibo cotto in strada. Provocando in lei una serie di ricordi sensoriali che la riportavano indietro nel tempo. La Tenente dopo essere scesa anche lei, traferì il veicolo nel Deposito della sua Suit corazzata. Non dare nell’occhio a quel punto non sarebbe stato facile, visto quanto lei stessa fosse appariscente.
 
-Dove andiamo?- chiese risvegliando la rossa dai suoi pensieri.
 
-Seguimi e fai attenzione che non ti rubino niente dalle tasche- la mise in guardia dai borseggiatori.
 
-Queste Suit non hanno tasche-.
 
Se c’era un aggettivo con cui si potesse descrivere l’atmosfera della città era: degradata. Guardandosi intorno gli sembravano dei bassifondi, le abitazioni cubiche erano sicuramente fatte con stampanti industriali per nulla appariscenti. Le strade erano piene di persone disagiate con alcune che sembravano poco raccomandabili.
Amani sapeva che Narhakan prosperava grazie alla caccia delle creature della savana di Néos e al commercio. Principalmente con alcune città ai lati del pianeta, anche se si trattava di traffici tutt’altro che legali o al limite della legalità. Una vera città senza legge.
 
-Lilith dov’è il posto?- chiese voltandosi, non trovando più la Esper. Si era allontanata un’istante per comprare qualcosa da una bancarella che vendeva cibo. Dopo aver preso qualcosa tornò da lei.
 
-Zampe di Kriside, magnifico!- prese una zampa che sembrava quella di un insetto grande come un’ala di pollo con una corazza chitinosa bruciacchiata dalla cottura sul fuoco. Morse la parte inferiore mettendosi a succhiare via la carne, come avrebbe fatto con un gamberetto: -Ne vuoi una?- a quell’offerta però la Tenente scosse la testa, quella roba non gli ispirava molto appetito. Lilith iniziò a chiedersi come mai quella donna non si togliesse mai il casco.
Mentre ci pensava qualcosa o meglio qualcuno cadde giù da uno dei tetti sulla strada.
 
-Bastardo ridammi i miei soldi!- un’altra persona si affaccio oltre il bordo dell’edificio guardando in cagnesco quello che era caduto. Il quale si affretto a rimettersi in piedi.
 
-Spiacente, niente rimborsi- quello in cima ringhiò mentre il suo corpo iniziò ad allungarsi e le gambe intrecciarsi tra loro fino a diventare una lunga coda. Subito si calò giù usando le unghie che erano diventate degli artigli ricurvi per ancorarsi all’edificio. Il truffatore prese dalla cintura una lampadina quadrata, la sua mano iniziò a produrre dell’elettricità statica con i suoi poteri da Esper fino a caricarla.
Capendo le intuizioni di quel tipo Lilith si affretto ad avvisare la Tenente.
 
-Chiudi gli occhi- appena la lampadina fu carica, emise una luce abbagliante a trecentosessanta gradi che accecò tutti i presenti. Anche il Metamorfo venne investito dalla luce, perdendo l’equilibrio e cadendo a terra. L’altro Esper approfittò che il suo inseguitore fosse disorientato, per darsela a gambe.
 
-Possiamo andare ora- batté gli occhi un paio di volte per vedere che quel bagliore non gli avesse danneggiato troppo la vista, facendo segno ad Amani di seguirla.
 
-Immagino che queste scaramucce siano normali?- chiese vedendo di quanto gli altri abitanti non sembravano sorpresi di un possibile scontro tra Esper. Anzi aveva l’impressione che ci fossero abituati.
 
-Qui devi preoccuparti se nessuno vuole ucciderti. Amarenas!- le rispose, lanciando un’occhiata al Metamorfo che si era ripreso, per poi ripartire all’inseguimento di quel ladro. Tolta la curiosità si voltò riprendendo a camminare.
 
Si infilarono in un vicolo stretto dove si riusciva a malapena a passare in due. La strada era sporca e lurida, ma la Esper si muoveva spedita. Strade come quelle le aveva percorse centinaia se non migliaia di volte quando era più giovane, lanciò uno sguardo alla sua compagna. Riusciva tranquillamente a tenere il suo passo.
Si fermarono sul retro di un edificio davanti ad una porta blindata.
 
-Questo è il posto! Ora dobbiamo farci annunciare. Vuoi bussare tu e chiedergli di farci parlare con gestisce la baracca?-  Amani trovò quella proposta strana, era sicura che volesse fargli uno scherzo o che ci fosse una trappola nascosta.
Azionò lo scudo deflettore della sua Suit per dirgli che accettava la sfida e bussò alla porta blindata. Il suono di metallo battuto risuonò in tutto il vicolo, mentre le due donne restarono in attesa di qualcuno che aprisse la porta. Questa non si fece attendere, lo spioncino si aprì e un paio di occhi dall’interno scrutarono le due.
 
-Che cosa volete?- chiese una voce maschile rocca e dura.
 
-Dobbiamo parlare col tuo capo-
 
-Sparite sgualdrine- rispose secco il loro interlocutore prima di chiudergli lo spioncino in faccia. La Tenente rimase impassibile a quei modi, mentre Lilith tratteneva una risata. Sapeva che sarebbe finita in quel modo, lo aveva fatto per vedere una possibile reazione dell’altra. Ma quella Suit era una corazza impenetrabile.
 
-Contenta?- la rossa fece spallucce soffocando una risata.
 
-Devi solo sapere come prenderli- rispose facendola spostare dalla porta e dopo essersi fatta scrocchiare le dita, bussò di nuovo. Il buttafuori aprì nuovamente, ritrovandole ancora li.
 
-Vi aveva detto di…- prima che potesse finire, lei soffiò nello spioncino. Dopo un’istante di silenzio l’uomo aprì la porta facendo un lieve inchino per farle accomodare.
 
-Prego accomodatevi- disse con tono sognante e gentile, la stessa espressione che aveva Laura quando era diventata improvvisamente asservita alla Esper. Lilith sorrise ammiccante facendo segno ad Amani di entrare.
 
-Grazie tesoro, noi andiamo ad accomodarci. Nel mentre potresti farci il favore di dire a “King Cuprum” che l’Usurpatrice è qui per incontrarlo-
 
-Certamente mia signora. Vado immediatamente!- dopo aver chiuso la porta dietro alle due donne. L’omone si dileguò.
 
L’interno del locale sembrava più una bisca clandestina, le luci soffuse e l’arredamento ricordavano i tempi del proibizionismo che c’era sulla terra. C’erano molti tavoli con persone sedute a bere e delle postazioni per il gioco d’azzardo. Respirando l’atmosfera del posto alla Esper tornarono in mente alcuni ricordi, soprattutto legati alle roulete. Scosse la testa, doveva darci un taglio col gioco d’azzardo.
 
Le due si diressero al bancone circolare del bar posto davanti al muro sedendosi sugli sgabelli in attesa.
 
-Te lo dicevo che devi sapere come prenderli!- disse soddisfatta facendo un segno al barista per chiedere da bere per entrambe. La Tenente continuò a guardarsi intorno, usando gli scanner del suo casco per analizzare chi c’era nel locale. La maggior parte aveva avvisi di ricerca e fedine penali sporche. Mentre continuava a scannerizzare, rispose all’affermazione della rossa.
 
-Si beh, i tuoi feromoni ti aiutano a “prendere” la gente-.
 
 
 
 
Note dell’autore
 
Buona sera e benvenuti al nuovo capitolo.
Questo  un capitolo relativamente tranquillo, vediamo che Lilith riceve un nuovo equipaggiamento e che è in vena di provarlo. Almeno Amanirenas ha avuto conferma che la ragazza serba rancore.
Poi diamo uno sguardo alla città degli Esper, che è tutto tranne che idilliaca. E nel finale scopriamo che la Leader degli E-titànes usa i feromoni. Questa non ve l’aspettavate?
 
Per ora è tutto. Come sempre ringrazio chi segue o legge la storia. E ci vediamo al prossimo aggiornamento. A presto.

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Capitolo 6
*** Stin pòli éspers parte 2 ***


Stin póli Éspers parte 2

 

 
Lilith non era una che si impressionava facilmente. Era cresciuta su Néos, ne aveva viste di cose, ma evidentemente era ancora in grado di provare stupore. Visto che era quello che stava provando guardando la sua accompagnatrice. In quel momento il barista portò due bicchieri in vetro a forma di spirale, con dentro un liquido verdastro e una fetta di lime sul bordo.
La Esper prese il suo bicchiere mandando giù in un colpo il contenuto. Il nettare di Glosali, gli inondò la bocca con un sapore prima amaro per poi diventare intenso a causa dell’alcool che conteneva, andando a bruciargli la gola. Dopo averlo mandato giù prese la fetta di lime e la succhiò.
 
-Mi hai stupito sai. Dimmi un po'…come hai fatto a capirlo?- chiese gettando via la buccia. Amani prese il suo bicchiere analizzandone con lo scanner cosa contenesse.
 
-Quando l’hai usato su Laura, ho pensato che avessi abilità di controllo. Visto che conoscendola, lei non avrebbe mai reagirebbe in quel modo. Con i miei scanner ho rilevato una sostanza chimica, analizzandola nel dettaglio- spiegò poggiando il bicchiere sul bancone. Se avesse avuto sete non avrebbe di certo bevuto una schifezza come quella che gli avevano servito.
La rossa invece era sorpresa. In tutta la sua vita poche persone avevano capito il trucchetto che usava per controllare gli altri, ancora meno così in fretta.
 
-Di certo sei una persona sveglia, Tenente Amarenas- ammise con un sorriso. L’altra in risposta gli passò il suo bicchiere.
 
-C’è solo una cosa che non capisco- Lilith la guardò per chiederle di cosa si trattasse: -Tolto il controllo dei tuoi feromoni. In genere dovrebbero funzionare sul sesso opposto o su chi i nostri istinti ritengono un idoneo compagno di accoppiamento. Ma i tuoi hanno avuto effetto sia su Laura che sul buttafuori-
 
-Si hai ragione su come funzionano i feromoni. Ma io sono Bisessuale tesoro, inoltre ciò mi permette di controllare e influenzare gli altri- spiegò velocemente dopo aver finito il secondo bicchiere e pulirsi i rimasugli con il braccio.
 
-Un po' come un’ape regine?-
 
-Possiamo metterla così- rispose con un ghigno. L’idea di essere paragonata ad una regina e vedere gli altri inchinarsi a lei, quell’immagine non le dispiaceva poi così tanto. Per l’altra invece, era una fortuna che il casco che indossava, era dotato di un purificatore che eliminava le sostanze nocive e purificava l’aria. In quel modo risultava immune agli effetti dei feromoni della Esper.
 
-Quindi tu saresti una Esper di tipo: Manipolatore?- i poteri di un Esper erano stati divisi in tre categorie. Visto che riusciva a manipolare una sostanza chimica prodotta dal suo corpo, che sicuramente era stata resa più intensa e forte. Era certa che appartenesse a quella categoria.
Lilith si mise a ridere, ordinando un altro bicchiere. Domande del genere la faceva sempre ridere, era divertente vedere la confusione di chi non riuscivano ad inquadrare le sue abilità.
 
-È sia giusto che sbagliato!- prese il bicchiere nuovo che gli era stato servito. Ma appena mise in bocca l’alcool lo sputò subito disgustata.
 
-Che cazzo è…non hai qualcosa di più forte?- in confronto a quello di prima, quella roba era acqua. Il barista però le lanciò uno sguardo interrogativo.
 
-Dipende. Sei in grado di pagare?- lei si pietrificò, ricordandosi di una cosa importante. Non aveva un soldo bucato. Si era detta basta con i debiti ed eccola di nuovo in una situazione che avrebbe potuto fargliene avere altri, non era neanche la prima volta che ne aveva a causa dell’alcool.
 
-Offro io, tranquillo- rispose porgendo una carta magnetica all’uomo per l’acconto sul pagamento. Lilith ringraziò intimando il barista di servirla.
Aveva capito dalla reazione che aveva avuto l’altra, che non era in grado di pagare e che avrebbe dovuto farlo lei. Iniziò a chiedersi se non fosse il caso di sottrarre il costo dai soldi che doveva alla rossa.
 
Proprio in quel momento il suo sesto senso di pericolo si attivò, così come il casco della sua Suit della rossa. Le due vennero immediatamente circondate da degli uomini armati.
Amanirenas li guardò uno ad uno, avevano armi di grosso calibro e tutti presentavano delle lievi venatura arancio metallizzato sul corpo, chiaro simbolo di un Esper.
 
-Comitato di benvenuto?- chiese rivolta alla compagna che annuì. Tutti indossavano delle sofisticate maschere anti-gas, era chiaro che erano stati avvertiti sulle sue capacità. Un classico di Cuprum, non era per niente cambiato.
 
-Allora il “RE” cos’ha deciso? Ci scortate fuori o ha accettato di vederci?- chiese infine giocherellando con il bicchiere. Quel maledetto casco non voleva tornare nella Suit, doveva chiedere alla Tenente se era possibile rimuoverlo manualmente. Uno degli uomini armati si fece avanti.
 
-Il Re ha accettato di vedervi. Ma prima vogliamo le vostre armi!- i due si scambiarono uno sguardo e infine Lilith tirò fuori la pistola dal suo deposito, venendo subito tenuta sotto tiro dagli uomini. Sorrise, prendendo l’arma per la canna e passandola a quello che aveva parlato, il quale lanciò uno sguardo anche alla Tenente. Senza esitazione Amani tirò fuori un fucile e una pistola dal suo Deposito e le consegnò a quegli individui. Tanto aveva altri trucchetti nascosti.
Solo a quel punto la guardia gli fece cenno di seguirlo. Finalmente avrebbero parlato con chi era al comando.
 
L’ascensore sotterraneo scese producendo rumore, mentre le due donne erano dentro scortati dagli Esper armati.
 
-Da quando avete un ascensore? Ricordo che prima non c’era- nessuno dei presenti le rispose. La rossa sbuffò infastidita guardando la sua compagna impassibile, sbuffando una seconda volta. Alla fine iniziò a tamburellare le dita contro le braccia aspettando e pensando che forse ci sarebbe voluta della musica di aspetto su quell’affare.
Le porte  si aprirono mostrando un corridoio in legno con molte piante ornamentali e un tappeto rosso sul pavimento.
 
“Questo tipo si crede davvero un re” la Tenente, iniziò ad immaginarsi questo individuo che li accoglieva con una corona in testa, per sentirsi un reale.
 
Continuarono lungo il corridoio, quando dalle pareti dei pezzi quadrati si staccarono rivelando sotto di essi dei droni di sorveglianza. I loro sensori visivi divennero rossi per indicare che erano in allerta. Lilith iniziò ad allungare lentamente le unghie, ma si fermò quando cambiarono colore diventando verdi.
I droni li lasciarono passare fino ad una porta con intagli eleganti e manici in un metallo giallo con riflessi più scuri simili all’oro. La guardia che era in testa si avvicinò per premere il campanello posto sul muro alla destra con annesso altoparlante.
 
-King le abbiamo portate-
 
<< Perfetto, falle accomodare >> come gli era stato ordinato l’uomo aprì la porta che si sbloccò facilmente, facendole entrare nella stanza. Il posto in cui si ritrovarono era grande quanto la bisca al piano di sopra per dimensioni, ma era molto più raffinata ed elegante, tutto in quella stanza gridava lusso da ogni poro. Di certo questo “RE” doveva essere uno dei pochi individui più benestanti di Narhakan.
 
-Guarda, guarda chi abbiamo qui!- un uomo si avvicinò a loro con aria altezzosa. A giudicare dall’aspetto doveva avere sui quarant’anni, con dei capelli color rame tirati all’indietro perfettamente in ordine. Sul volto aveva una maschera antigas in oro e indossava una Suit oro e argento con rifiniture che dovevano essere state richieste su ordinazione. A completare il tutto c’era un bastone con il manico in oro a forma di testa di aquila .
 
-Da quanto non ci vediamo Lilith?- rivolgendosi alla rossa.
 
-Saranno quattro o cinque anni, Cuprum- i due Esper si guardarono negli occhi, per capire gli intenti tra di loro. Il ramato sapeva di non poter abbassare la guardia contro l’Usurpatrice, anche se la sua attenzione ricadde su chi l’accompagnava. La Suit che la rivestiva rendeva impossibile guardarla in volto e questo attirava sia la sua attenzione che diffidenza.
 
-Già…prego accomodiamoci - disse cordiale indicando due sofà rossi imbottiti davanti ad un tavolo circolare. Lilith e Amani si avvicinarono a uno dei due divani, mentre l’altra lo analizzava per evitare qualche sorpresa. Quando constatarono che era normale, si sedette e ancheil padrone di casa fece altrettanto sedendosi sull’altro.
 
-Gradite qualcosa da bere, prima di discutere?- fece Cuprum, indicando con la testa, il grande bar super fornito alle sue spalle.
 
-Si…fammi un mix con gli alcolici più forti che possiedi- manco a dirle la rossa non se lo fece ripetere due volte.
 
-Invece voi, mia cara ospite misteriosa?- Amani guardò l’uomo.
La cosa che la colpì furono la maschera e i guanti che indossava. I quali erano fatti di un metallo color oro con venatura rosso fuoco, si trattava dell’Orichus. Proprio il metallo che stavano cercando loro.
 
-Non posso togliermi il casco o rischierei di soffocare- quella fu una risposta più che sufficiente. Almeno non gli avrebbero chiesto di toglierselo e lei non voleva farlo. Tale risposta però colpì anche la sua “compagna”, che finalmente capiva il mistero del perché non si fosse tolta la Suit.
 
“Allora non deve essere originaria di Néos” si disse il Cuprum, schioccando le per dire ad uno dei suoi di preparare ciò che avevano chiesto. Amani però aveva il sospetto di essere finita dentro una polveriera. I due Esper si guardavano di sott’occhio come se aspettassero che uno dei due cedesse allo sguardo dell’altro. Come a dimostrare di essere il più forte nella stanza.
 
-Vedo che gli affari ti vanno a gonfie vele!-
 
-Si, non mi lamento. Ho appena finito di stringere alleanze e avviare scambi molto proficui- dal modo in cui ne parlava era chiaro che se ne stesse vantando: -Ma veniamo a noi…perché siete venute da me?-
 
-Ci servono informazioni- rispose la Tenente per entrambe. Era chiaro che quel tipo non fosse solo un narcisista arrogante. Non voleva certo farsi scappare informazioni sulla loro missione, anche se era sicura che non sarebbe mai andato al Tulang Ganang. Ma avrebbe potuto mandare qualche mercenario a provarci e non gli serviva concorrenza, al momento.
 
-Beh signora…dipende se possiedo tali informazioni che state cercate- Lilith si strozzò con il cocktail che stava bevendo per il ridere. Mise il bicchiere sul tavolo facendo segno di scuse, ma era chiaro che non riusciva a trattenersi dal ridere. Un brivido percorse la schiena della Tenente, aveva come il sospetto che quel Cuprum non fosse uno che passava sul fatto di ridergli in faccia.
L’uomo guardò la sua simile, seduta davanti a lui. Lentamente portò la mano ad un’apertura che sembrava fargli da taschino sulla sua Suit. Credeva che avrebbe estratto un’arma dal suo Deposito, ma invece ne tirò fuori un fazzoletto, che lanciò alla sua ospite.
 
-Scusa…non ho resistito alla tua battuta- si scusò, pulendosi la bocca. Fatto ciò poggiò il fazzoletto sul tavolo e si mise dritta assumendo uno sguardo serio. Era il momento di parlare seriamente.
 
-Non ci girerò intorno. Ci servono le attuali posizioni dei membri restanti degli E-titànes- il bicchiere per poco non gli scivolò dalla mano. Fu solo grazie alla prontezza di riflessi che il ramato non lo fece cadere.
Non sentiva quel nome da un bel po' di tempo e la cosa lo stupì non poco. Mentre una domanda gli venne spontanea: Perché li stava cercando?
Dopo lo scioglimento che da quanto aveva sentito non era stato dei migliori, credeva che conoscendo Lilith, le non li avrebbe mai cercati. Ed ora eccola da lui a chiedergli le posizioni dei suoi ex compagni. La cosa gli sembrava sospetta.
 
-Li stiamo cercando per riproporgli quella missione suicida- una risposta schietta e diretta. Amani la guardò come se fosse pazza, stava rivelando spontaneamente la loro missione. A quel punto il bicchiere che il Re teneva in mano cadde definitivamente, frantumandosi in mille pezzi. L’Esper era rimasto senza parole. Ritentare quella missione suicida, era forse impazzita.
Gli ci volle qualche istante per riprendersi da quella notizia. Si sistemò qualche ciocca di capelli che era finita fuori posto, mentre il suo corpo veniva avvolto da lievi scintille elettriche.
 
-Sai, sono preoccupato per la tua salute mentale, Lilith-
 
-L’unica cosa di cui sei preoccupato. E di non guadagnare!- rispose lei poggiando i piedi contro il tavolo: -Tranquillo, possiamo pagarti la cifra che vuoi…giusto?- domandò lanciando uno sguardo all’altra che annuì. L’Esper non fu molto sorpreso di quella risposta. Aveva riconosciuto a prima visto il marchio presente sulle Suit, quella donna faceva parte della Unendlich. Si chiedeva perché un membro di una una società potente come quella si trovasse insieme alla Esper. Visto la diversità delle due classi, ma dopo la risposta di quest’ultima ne comprese il motivo.
Il vulcano Tulang era una grande risorsa di Orichus era ovvio volessero accaparrarselo e gli serviva chi ci aveva già provato.
 
-Questo mi rallegra. Visto che qui tutto ha un prezzo!- niente era gratis a Narhaka, ammesso che non si rubasse. Ma la Esper non aveva voglia di finire in uno scontro con lui e i suoi sgherri, anche se era sicura di battere un Esper di 2° come chi gli stava davanti.
 
-Di che cifra parliamo? O vuole delle percentuali?- Cuprum sorrise sotto la maschera anti gas. L’idea gli aveva di certo sfiorato la mente. Si alzò dal sofa andando al bar e iniziando a guardare lo scaffale degli spumanti, per scegliere quale iniziare.
 
-So dove si trovano Aeon e Tae- ammise togliendosi la maschera per bere lo spumante e voltarsi lentamente così che potessero vederlo in faccia. Una cicatrice gli deturpava il volto passando da una guancia all’altra come se fosse stato colpito da un proiettile.
 
-Per quanto riguarda il prezzo di tali informazioni…- continuò rimettendosi la maschera, non voleva cadere preda dei feromoni della rossa: -…non chiedo soldi, ma che svolgiate un lavoretto per me. Qualcosa di poco conto- le due donne si scambiarono uno sguardo veloce. Quella situazione, stava davvero prendendo una piega che non avevano previsto.
 
 
 
 
 
 
Note dell’autore
 
Eccoci all’incontro con il famoso “King” citato nello scorso capitolo. Di certo si è dimostrato una persona arrogante e attaccata al denaro, ma del resto quando si è potenti.
Lilith e Amanirenas continuano ad avere interazioni, visto che ancora non si conoscono. Ma forse la Tenente ha attirato l’attenzione della Esper. Le informazioni sui due membri rimasti del team della rossa sono a portata di mano, ma prima dovranno svolgere un lavoretto.
 
Ringrazio chi segue e legge la storia. Con questo vi saluto al prossimo capitolo, se volete sapere come continuerà.
A presto.

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Capitolo 7
*** To ántro tou lýkou ***


To ántro tou lýkou

 

 
<< Quindi, ora dovete fare un lavoro per quel tipo, prima di avere le informazioni? >> ricapitolò la voce di Laura dalla radio del mezzo blindato, così da aver capito bene.
 
-Esattamente!- Amani sospirò. Ricordando la conversazione che avevano avuto con L’Esper che si credeva un Re.
 
 

-Che intendi per “Qualcosa di poco conto”?- chiese Lilith facendo il segno delle virgolette con le dita. Cuprum si avvicinò nuovamente al tavolo poggiandovi sopra la mano, rivelando che il mobile aveva un piano touch-screen.
Sul piano apparve l’immagine di un edificio, che doveva trattarsi di un magazzino. Le due donne osservarono quell’immagine e poi il ramato per chiedere spiegazioni.
 
-Un mio sottoposto è stato catturato da una banda di nuovi teppistelli, apparsi da poco- spiegò velocemente lui. Quella spiegazione, fu sufficiente per far capire che cosa volesse.
 
-Dobbiamo riportarti indietro il tuo uomo. Giusto?- domandò la rossa, palese che fosse questa la risposta. Cuprum si sistemò sul divano poggiando le mani contro il suo bastone da passeggio. Annuendo.
 
-L’uomo in questione è un mio informatore è le informazioni che possiede, potrebbero farmi perdere un bel po' di grana. Se finissero in mani sbagliate-
 
-Allora perché non te lo vai a prendere da solo? Non hai una squadra apposta?- Amani non capiva il comportamento della Esper. Neanche a lei piaceva soccorrere un criminale, ma almeno non lo dava a vedere.
 
-Ho già un mio agente a monitorare l’aria…ma quando l’Usurpatrice ha bussato alla mia porta. Non potevo farmi scappare questa occasione- sorrise divertito da sotto la maschera. Lilith gli fece il dito medio, lanciando uno sguardo alla Tenente.
Nessuna delle due pensò che avrebbero potuto sottrarsi a questa richiesta, se volevano le informazioni richieste.
 
-Va bene accettiamo. Ma prima vogliano le informazioni su uno dei due membri, come garanzia!- Lilith, trattenne una risata. Amani aveva proprio punto sul viso Cuprum, che di certo non si aspettava una richiesta del genere.
 
-Non vi fidate della mia parola?- chiese guardando la visiera del casco della donna. Odiava non poterla vedere in volto, preferiva fare affari con chi poteva valutare dal linguaggio corporeo e con lei non ci riusciva.
 
-NO!- risposero in coro le due per poi guardarsi. Non si aspettavano di certo quella sincronia nella risposta. Il Re sfregò i guanti sul pomo del bastone, caricandolo di elettricità statica. Lilith in risposta fu pronta ad allungare le unghie, in caso avesse in mente di attaccarle.
Invece batté il bastone al suolo scaricandone la corrente. Era infastidito, ma in fondo anche lui avrebbe fatto in quel modo. Fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio.
Armeggiò un’istante con lo schermo del tavolo per poi premere gli occhi del pomo a forma di testa di aquila del suo bastone. Il becco si aprì facendo uscire un chip, passandolo al volo a Lilith.
 
-Quello contiene le informazioni sul luogo del magazzino e dove si trova un membro della tua squadra- rispose: -Avrete l’altro file a lavoro compiuto!-
 

 
<< Sicuri di potervi fidare? >> la Pilota era restia a fidarsi della parola di un individuo losco, come gli era stato descritto.
 
-Non preoccuparti, tesoruccio. É uno stronzo, ma se si tratta di promesse mantiene sempre la parola- rispose Lilith, sentendo l’altra ringhiare innervosito dall’altro lato dell’apparecchio. Adorava farla infuriare, tanto che avrebbe potuto farne un passatempo.
Nel mentre Amanirenas stava controllando i dati che Cuprum gli aveva dato. Quando aveva lasciato il posto di guida alla Esper, pensava sarebbe andata a tutto gas e invece procedeva veloce ma non spedita. Nel chip aveva trovato le coordinate di dove si trovava Aeon, “Il Wendigo”.
Secondo i file che già aveva era il cacciatore degli E-titànes. Un Esper di 2° grado appartenente alla categoria: Metamorfo.
 
Gli Esper si potevano dividere in tre tipi: Metamorfi capaci di mutare totalmente forma o solo alcune parti del corpo. I Manipolatori avevano la capacità di manipolare un elemento o sostanze del corpo. E infine i Dominatori che molti reputavano un po' come la fusione delle due tipologie precedenti.
 
<< Quindi abbiamo l’ubicazione di un altro Semi-umano >> Amani gli aveva già inviato le coordinate dopo aver analizzato i file. L’Esper si trovava sull’unica arcipelago di Néos: Kryon.
 
-Avrei dovuto immaginarlo. Diceva sempre che avrebbe voluto stabilirsi laggiù- ammise Lilith. Una marea di ricordi e momenti passati insieme a Aeon stavano attraversando la sua mente, provocandole un sapore dolce-amaro in bocca.
Scosse la testa, non poteva abbandonarsi ai ricordi. Avevano un compito da fare e secondo il navigatore, erano quasi arrivati a destinazione.
 
Se la zona centrale di Narhakan era un luogo pericoloso, le zone verso il cancello lo erano ancora di più. Lì regnava la zona morta, niente energia costante o servizi igienici, un vero immondezzaio preda di piccole gang di Esper e tossicodipendenti. Troppo deboli e spaventati per provare a farsi un nome in città.
 
-Credevo che questa città non potesse fare più schifo!- ammise Amani guardando la zona ancora più degradata della città. Come facevano le persone a vivere laggiù.
 
-Non ti posso dare torto. Ci ho passato un anno, prima di stancarmi e tentare la sorte nelle zone più centrali- ammise Lilith, quel viaggio le stava riportando alla mente la sua infanzia. Che lei definiva una vera merda.
 
Dopo aver fatto mimetizzare il veicolo, le due si mossero il più silenziosamente possibile, fermandosi tra i rifiuti metallici che circondavano il magazzino.
 
-Ci vuole molto?- chiese Lilith che stava aspettando l’altra che armeggiava con il dispositivo da braccio della sua Suit. Aveva mandato un piccolo drone in avanscoperta per analizzare e gli edifici della zona. Si stava facendo notte e questo era di ulteriore aiuto per non essere maggiormente viste. Dal cielo scese un piccolo oggetto simile ad una freccia grande quasi quanto il palmo di una mano.
Il piccolo drone scese giù, riattaccandosi alla schiena della donna. Scaricando tutto ciò che aveva mappato nel sistema della Suit così da condividere le informazioni.
 
-Allora?- chiese ancora più impaziente di entrare in azione. La Tenente, guardò i dati e la scansione a infrarossi della struttura. Il drone aveva segnalato almeno una ventina di individui al suo interno.
 
-Il numero non è un problema. Ma se sono Esper…non conosciamo le loro abilità- su questo aveva ragione e gettarsi a testa bassa non era una buona idea. Soprattutto perché era una missione di recupero, fosse stato di sterminio, la Esper sarebbe entrata sfondando la porta senza complimenti.
Mentre rifletteva sul da farsi il suo senso dell’olfatto che aveva intensificato la mise in allerta. Si scrocchiò il collo guardandosi intorno, mentre richiamava un tubo cilindrico in metallo dal suo Deposito. Girandone la base ne fece uscire una lama che puntò davanti a sé fendendo l’aria.
 
-Fatti vedere, se non vuoi che ti uccida hai tre secondi:…1…2..- prima che finisse di contare davanti alla lama apparve una figura refrattaria, che sembrava fatta di cristallo. Amani puntò la sua arma contro la figura umanoide.
 
-Non mi aspettavo di vedere qui l’Usurpatrice!- disse la figura, mentre il suo rivestimento di cristallo spariva rivelando il volto di una donna.
Doveva essere poco più grande della rossa, con un viso carino e dei capelli neri spigolosi con delle strisce azzurre e dei percing con dei cristalli sul naso e labbra. Il corpo magro e slanciato era coperto da una Suit nera con dei tubicini di color arancione.
 
-Crystall- rispose prima di togliere la lama dal collo di quest’ultima. Evidentemente le due dovevano conoscersi. Ma Amani tenne comunque la nuova arrivata sotto tiro.
 
-Buona Amarenas. Lei è Crystall, fa parte dell’unità di spionaggio di Cuprum- spiegò velocemente. La Tenente guardò la donna per poi abbassare l’arma scusandosi. L’altra Esper guardò le due donne chiedendosi che diavolo ci facessero lì.
 
-Mi aspettavo che mandasse una squadra. Ma tu…come ti ha convinta?-
 
-È il pagamento per delle informazioni- rispose sbrigativa, indicando l’edificio, non gli andava di perdere troppo tempo: -Sai dove tengono il vostro compagno?-
 
-Si trova nella stanza al piano superiore. I tizi nel magazzino sono gli “Horns werewolf” un piccolo gruppo di Esper metamorfi, spuntati da poco- dopo quella conferma Amani proiettò con il dispositivo olografico sul braccio, la scansione del magazzino con le figure calorifiche di tutti gli occupanti. Individuando la figura termica del loro obiettivo al piano superiore. Al momento era solo in una stanza chiusa, con due guardie che facevano la guardia alla porta.
 
-Bene, ecco il piano: io entro e faccio casino, mentre voi due recuperate l’ostaggio- senza aggiungere altro Lilith si avviò verso il magazzino. Lasciando Amani e Crystall da sole. La Tenente si innervosì, serviva gioco di squadra in una missione e quello non lo era per niente.
 
 
-Scala reale- disse un uomo con una bandana sul viso, mentre giocava a carte con altri due suoi compagni. Quello davanti a lui, gettò a terra le carte arrabbiato.
 
-Tu stai barando!- disse puntandogli il dito contro. Quest’ultimo si sentì offeso da quelle parole.
 
-Non è colpa mia se non sai giocare!- a quella risposta, l’altro gli saltò addosso e i due iniziarono a combattere. A quella scena i loro compagni scommettevano su chi di loro avrebbe vinto.
Mentre stavano lottando i due vennero improvvisamente afferrati per la testa da delle grandi mani artigliate e pelose. Per poi venire sollevati di peso e sbattuti con violenza contro il pavimento.
 
-Smettetela di urlare idioti. Non riesco a vedere i miei programmi!- ringhiò Byron il capo degli Horns werewolf. Un individuo imponente con una zazzera di capelli neri tinti di biondo in testa e dei tatuaggi di lupi sui bicipiti messi in mostra, dalla giacca in pelle che portava.
I due Esper annuirono, far arrabbiare il loro capo non era mai una buona idea. Soprattutto quando rischiavano di essere sbranarti vivi.
 
-Come vanno i preparativi?- chiese rivolgendosi ad un altro membro della banda che portava gli occhiali: -Riusciremmo ad iniziare il traffico di uova?- prima che il membro della gang potesse rispondere, qualcuno busso alla porta del magazzino. Tutti si misero in allerta, prendendo le armi.
 
-Ho una consegna di pizza per gli Horns werewolf- il capo banda guardò i suoi uomini, per chiedere davvero conferma che qualcuno avesse ordinato da mangiare. Visto che nessuno avrebbe mai fatto una cosa così stupida, rischiando di farli scoprire.
Tutti i membri scossero la testa senza fiatare. Byron storse le labbra, se quella era un’imboscata o uno scherzo, erano proprio idioti. Fece cenno ai membri più vicini alla porta di andare a controllare. I tre con le armi in mano si avvicinarono, mentre due aprivano di colpo la porta, il terzo puntava il fucile su chiunque fosse fuori. Peccato che non ci fosse nessuno, né una persona e nemmeno delle pizze.
 
-Non c’è nessuno qui!- si voltò confuso verso gli altri. Possibile che fosse davvero uno scherzo. I tre però vennero attirati da un suono, per la precisione un bip, provenire in tre direzioni. Delle cariche esplosive erano state piazzate ai lati della porta e una davanti all’entrata.
Non ebbero il tempo di fare niente che le cariche gli esplosero in faccia.
 
-Questo per lei è fare casino?- chiese Amani rivolta alla Esper del gruppo di Cuprum. Se voleva alzare un polverone di certo, aveva usato il giusto metodo. Anche se molto estremo per i suoi gusti.
L’azzurra fece spallucce invitandola a seguirla lungo il retro dell’edificio, dove sarebbero entrate di nascosto. Con l’Usurpatrice all’ingresso non avevano niente da temere.
 
-Da quanto state insieme? Voglio dire…che fate gruppo?-
 
-Quasi un giorno e mezzo- Crystall rise divertita dalla risposta. Aveva capito che quella donna non conosceva affatto la Esper dai capelli rossi. E se la conosceva era per mezzo di informazioni e non di persona. Scosse la testa, lasciando che sul suo corpo si formasse una platina traslucida, che sembrava fatta di cristallo.
Usando quella copertura, rifletté la luce così da diventare invisibile. Un trucco elementale, ma comunque molto efficace. Questo Amani glielo doveva concedere. Lei invece fece lo stesso, ampliando la rifrazione che la sua Suit produceva.
 
-Se la può cavare da sola?- aveva sentito che era forte, ma erano almeno una ventina di Esper con la capacità di mutare forma. Anche per lei sarebbe potuto risultare un problema. La Esper del cristallo rise nuovamente, anche se all’apparenza dura, trovava che quella persona misteriosa aveva senso dell’umorismo.
 
-Per una Esper di tipo: Dominatore del suo livello. Quegli idioti sono solo dei botoli sdentati!-.
 
Byron si rimise subito in piedi. L’onda d’urto dell’esplosione aveva scagliato a terra lui e tutti gli altri che erano distanti dalla porta. L’ingresso era distrutto e sentiva nell’aria l’odore di carne carbonizzata. Ringhiò facendo diventare i denti delle zanne e lanciò un ululato per dire a tutti di rimettersi in piedi.
 
-Trovate chi ha osato fare questo!- i membri della gang si ripresero dallo stato di shock iniziale, avvicinandosi all’ingresso. Alcuni storsero la bocca sentendo l’odore della carne carbonizzata, vedendo i loro compagni ridotti in quel modo. Usando le loro abilità, mutarono leggermente il loro aspetto facendo diventare leggermente più lupesco, ed aumentare così anche i loro sensi, soprattutto l’olfatto.
Nell’aria ce ne erano di forti, soprattutto di esplosivo e fuoco, causati dall’esplosione. Ma cercarono di ignorarli provando a concentrarsi su altri, sentendone uno molto dolce e particolare.
 
-Capo, di sicuro c’è qualcuno!- dopo aver risposto, qualcosa ad alta velocità sfrecciò dalla porta. Appena Lilith si fiondò dentro puntò direttamente alla testa della gang, ovvero il loro capo. Lanciò in avanti i due coltelli che teneva in mano centrando alla gola i due Esper che erano vicini a Byron. Il capo degli Horns werewolf sobbalzò guardando i suoi sottoposti, per poi riportare l’attenzione davanti a sé, ritrovandosi la canna di un fucile puntata contro la faccia.
La rossa sorrise, guardando quello sfigato ormai nel palmo della sua mano o meglio davanti alla canna del suo fucile.
 
-L’Usurpatrice reclama la tua testa!- un secondo dopo si udì uno sparò. Pensava di avergli fatto saltare la testa, ma l’Esper metamorfo aveva spostato la testa all’ultimo. Ottenendo però un’ustione sulla guancia a causa del calore del colpo sparato.
Il capo della gang ringhiò guardando una scioccata Lilith, evidentemente non si aspettava che l’avrebbe evitato. Gli afferrò il fucile con la mano che era diventata una zampa artigliata per poi allungarsi in avanti. Ciò che lei vide fu una bocca piena di zanne che le oscurava la faccia.
 
 
 
 
 
Note dell’autore
 
Ecco il nuovo capitolo. Lo ammetto, volevo farne solo uno. Ma dopo aver visto quanto lungo veniva, non volevo renderlo pesante e così l’ho diviso in due.
Lilith e Amanirenas ottengono un incarico di salvataggio se vogliono avere il resto delle informazioni. Poi abbiamo un piccolo panorama del luogo più degradato di Narhakan.
Quando si tratta di imboscate la nostra protagonista non ci va giù leggera, anche se ha avuto una bella sorpresa alla fine.
 
Per ora è tutto, ringrazio chi legge e segue la storia. E vi saluto al prossimo capitolo.
A presto.

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Capitolo 8
*** I diaskédasi tis màchis ***


I diaskédasi tis máchis

 

Appena vide le zanne, sentì il sangue gelargli nelle vene. Mentre un ricordo vivido, si sovrapponeva a quello che stava vedendo. Una doppia fila di denti ricurvi e una lingua violacea la fecero bloccare come se fosse stata di pietra. Fu solo grazie alla Suit che percependo il pericolo, fece uscire il casco. Che bloccò le zanne del Metamorfo.
Byron sgranò gli occhi, quel casco era dannatamente duro. Anche per le sue zanne. Gli ci vollero cinque secondi per tornare alla realtà. Cinque secondi in cui si diede dell’idiota.
 
Assestò un calcio nelle parti basse al Metamorfo facendolo ululare di dolore. Appena questi si staccò, gli diede un calcio sotto al mento facendolo volare, gambe all’aria.
 
“Non è uno di quei bastardi!” si disse mentalmente, per cercare di colmarsi. Alzando il braccio per creare uno scudo energetico, parando i proiettili in arrivo. Byron ringhiò dolorante per essersi fatto colpire in quel modo, alzò la testa vedendo il casco della Suit di Lilith svanire. Riconoscendola subito.
 
-Tu sei l’Usurpatrice!- Lilith sorrise divertita.
 
-Vuoi un autografo o magari il bel segno del mio pugno sul tuo brutto muso?- con un ululato il capo gang iniziò a mutare totalmente. Le ossa si ingrossarono così come il resto del corpo, mentre una folta peluria nera crebbe fino a ricoprirlo. Il viso si allungò assumendo tratti canini e un paio di corna ossee si formarono sulla testa. Espose i denti divenuti zanne ed ululò con forza. A quel comando anche il resto della gang iniziò a mutare.
Stava richiamando il suo branco, una mossa che aveva intuito avrebbe fatto. Prese un altro coltello lanciandolo verso Byron mentre saltava indietro. Appena il Metaforso respinse il coltello con un colpo di artiglio, si ritrovò puntato contro un fucile. Tuttavia il capo gang si spostò nuovamente in tempo.
 
“Tsk, le armi da fuoco non funzionano molto, con lui” penso poggiandosi il fucile sulla spalla e sparare all’Esper che voleva prenderla da dietro. Lanciò uno sguardo agli altri membri, in un gesto di apparente distrazione. Fece sparire il fucile nel Deposito, prima di alzare il braccio, afferrando per il collo Byron che stava provando a saltargli addosso. Con una torsione lo lanciò indietro verso i suoi uomini.
 
-Prendetela!- tre della gang le si lanciarono addosso, questa volta utilizzando il loro corpo come arma.
Lilith afferrò il braccio del primo, eseguendo una proiezione sulla spalla sbattendolo a terra. Si abbassò facendo lo sgambetto al secondo e assestargli una testata sul muso.  Il terzo metamorfo allungò gli artigli sul suo collo finendo per colpire l’aria, la rossa era saltata afferrandogli il muso. Strinse il pugno aumentando la densità dei muscoli e l’ispessimento della pelle dandogli un pugno e spaccandogli dei denti.
 
Byron ringhiò infuriato. Aveva sentito parlare di lei, ma quella era la prima volta che vedeva un Esper di 3° grado in azione, non credeva fosse così forte. La rossa invece mosse la mano con cui aveva colpito il metamorfo, per vedere che non si fosse rotta niente.
 
-Tutto qui quello che sapete fare?- chiese in tono derisorio. Se già tutti gli Horns werewolf erano infuriato, ora volevano assolutamente la testa di quella dannata donna. Byron portò la mano artigliata al disco presente sulla cintura dei pantaloni che fungeva da Deposito. Richiamando un machete dalla lama seghettata.
 
-Non vantarti troppo puttanella. Prima di ucciderti, ti taglierò gli arti e mi divertirò con te!- il capo banda vide che gli altri tre che erano stati stesi si erano rialzati: -Attaccatela alle spalle!- ordino ai tre, ma nessuno di loro si mosse.
 
-Che fate lì impalati, attaccatela!- ma nonostante quell’ordine non si mossero. L’uomo non capiva come mai non gli stessero più ubbidendo.
 
-Non credo che lo faranno- gli rispose Lilith con un sorrisetto. Scioccò le dita e i tre si avvicinarono a lei, avevano le lingue di fuori e un’espressione di beatitudine stampato in volto. E la cosa era sia strana che inquietante. Si avvicinò accarezzando la testa di uno di loro, che subito cercò le coccole come se fosse un cane, lasciando di sasso tutti gli altri. Che diavolo stava succedendo? Era la domanda che si stavano facendo tutti.
 
-Bene, ragazzi. Attaccate gli altri e lasciate il capo a me- i tre metamorfi si gettarono in avanti superando Byron e assalendo i loro stessi compagni.
 
-Fermi, che state facendo? Fermatevi!- ma non lo ascoltarono minimamente. Puntò lo sguardo sulla rossa: -Che cosa gli hai fatto?- lei gli rise in faccia prima di rispondere.
 
-Ho solo usato…il mio “profumo”. Ora mi ubbidiscono, come dolci cagnolini- Quel pallone gonfiato stava per esplodere di rabbia, poteva notarlo sia dal suo linguaggio corporeo che dalle vene pulsanti che gli erano spuntate sulla fronte. Aveva previsto sarebbe stato un combattimento facile, dopotutto quel tipo che si atteggiava a capo forte e imbattibile, era solo un inetto. Ed ora voleva proprio vederlo esplodere come un palloncino.
Si guardò intorno, individuando una vecchia catena. La raccolse da terra, iniziando a legarla intorno ad un polso, per poi faticosamente fare lo stesso con l’altro. Finendo per legarsi insieme le mani, sotto lo sguardo confuso dell’Esper.
 
-Che significa?-
 
-Significa che sono alla tua mercé. Avanti vieni e uccidimi!- il tono canzoniere era un’aggiunta  che sicuramente avrebbe dato il colpo di grazia. Iniziò a contare fino a tre e il capo gang emise un ruggito che risuonò in tutta la struttura. Era un ruggito di pura rabbia, ora era davvero arrabbiato a morte.
 
-Non prenderti, gioco di me. Maledetta puttana!- un secondo dopo era saltato su di lei con il machete alzato sopra alla testa.
 
 

 
-Secondo me, dovremmo andare a vedere che succede!- disse il membro degli Horns werewolf, che era rimasto a fare la guardia alla porta del loro “Ospite”. I due avevano sentito l’esplosione e il successivo casino provenire da sotto.
 
-Il nostro compito è fare la guardia. Gli ordini sono questi!- non voleva andare contro gli ordini di Byron. Soprattutto perché sarebbe stato picchiato per aver disubbidito. E la cosa non gli piaceva, già aveva pochi denti, non voleva perderne altri.
Di sotto gli ululati si facevano più forti, segno che stavano combattendo. I due estrassero le armi, se chiunque li avesse attaccati fosse riuscito ad arrivare di sopra, lo avrebbero accolto come si doveva.
 
-Non lo so mi sembrano in difficoltà…- continuò l’altro sentendo l’intensità della battaglia: -forse dovremmo andare a cont…- non finì la frase, che si sentì stringere il collo in una morsa di sottomissione da dietro. L’Esper portò le mani al collo in cerca di aria sentendo col tatto qualcosa che lo stava stringendo. L’altro vedendo il compagno in difficoltà provo ad intervenire, ma una scarica elettrica lo attraverso in tutto il corpo, facendogli perdere i sensi.
Crystall iniziò a tornare visibile, mentre finiva l’Esper della gang. Un rumore di ossa spezzate e il poveretto cadde a terra stecchito.
 
-Era proprio necessario?- domando Amanirenas, guardando il corpo del poveretto. Certo sarà anche stato un criminale, ma preferiva non uccidere se non era costretta a farlo o se c’erano altre soluzioni.
 
-Uccidi o vieni ucciso. È la legge della città, carina- gli rispose la Esper, passando poi alla porta. Lilith stava facendo un buon lavoro a tenerli occupati, ma era meglio per loro sbrigarsi. La porta era chiusa con una serratura elettronica a codice. Un modello piuttosto datato, ma di sicuro ancora efficace.
 
-Lascia fare a me- Amani si avvicinò alla serratura elettronica, usando le impronte digitali della Suit per interfacciarsi con il dispositivo elettronico. Il programma di codificazione, iniziò a elaborare per trovare la giusta combinazione. Dopo neanche sessanta secondi, la porta era aperta.
Crystall guardò la donna piuttosto stupita. Di certo la Suit che indossava doveva essere l’ultimo prodotto tecnologico all’avanguardia e anche piuttosto costosa. Quanto avrebbe voluto provarla. Amani prese la pistola guardando la Esper che creò un cristallo appuntito pronto per esse usato come arma da lancio.
 
-Pronta?- appena l’altra annuì, spalancò la porta. La stanza dall’altra parte, era arredata di tutto punto, con poltrone e anche una televisione. Era tutta roba di qualità media o quasi scadente, ma di certo per la zona esterna della città, erano merce di lusso. Seduto ad una delle poltrone, una persona stava guardando la televisione sgranocchiando snack liofilizzati. Non si era ancora accorto che era entrato qualcuno.
Le due si guardarono a vicenda. Mentre Amani faceva segno all’azzurra, se era lui l’informatore che stavano cercando.
 
-EDDY- l’uomo per poco non si strozzò con il cibo, mentre si voltava sgranando l’occhio sinistro per la sorpresa.
 
-Crystall…- Eddy saltò in piedi dalla poltrona: -…sei venuta a salvarmi?!- dal suo linguaggio corporeo e dai sudori freddi, era chiaro che non si aspettava di vederla. La Tenente non si spiegava quel comportamento.
 
-Credevi che Cuprum, avrebbe lasciato uno dei suoi informatori in mano a qualcun’altro?- l’uomo rise divertito, toccandosi l’occhio bionico come a pulirlo. Un chiaro segno di nervosismo.
 
-Quindi avete sistemato gli Horns werewolf?-
 
-No, a loro ci sta pensando qualcun altro. Sono qui solo per una missione di recupero- rispose Crystall avvicinandosi al suo compagno e sorridendole. Eddy gli sorrise a sua volta, prima di venire impalato con il cristallo che la Esper stava ancora tenendo in mano. L’uomo sgranò l’unico occhio fissando lo sguardo freddo dell’altra, mentre stramazzava al suolo con un rantolo.
L’azzurra prese un coltello dalla cintura della Suit, abbassandosi sul corpo del suo ex compagno, iniziando ad armeggiare per rimuovere l’occhio bionico. Mentre eseguiva quell’operazione, trovò strano che l’altra persona con lei, non avesse emesso un fiato. Che fosse traumatizzata da ciò che aveva visto.
 
-Era un traditore, vero?- aveva capito che c’era qualcosa che non andava da quando era entrata. Nessuno che prende un ostaggio, lo lascia libero di guardare la televisione e mangiare snack. Quindi era chiaro che stesse collaborando con la gang alle spalle di Cuprum.
 
-Già. Il Boss mi ha chiesto di riportargli le informazioni in suo possesso. Contenute nella protesi- confermò mostrandole l’occhio bionico, che subito dopo fece sparire nel suo Deposito. La cosa aveva senso, anche se l’idea di essere stati usati come cavallo di troia, non le piaceva. Anzi avrebbe tanto voluto tirare uno schiaffo a quell’autoproclamatosi “Re”.
Amanirenas portò la mano al casco della Suit mettendo sulla sua visiera le immagini del suo drone riprese in tempo reale. Lilith, stava ancora combattendo contro il capo della gang. Anche se da quello che vedeva, era più come se stesse giocare con lui.
 
-L’Usurpatrice ha già sconfitto la banda?- l’altra scosse la testa.
 
-Ho come l’impressione che stia giocando con loro- la Esper rise a quella risposta. Ma visto che non si trattava di una creatura forte quanto il Kinkána. Crystall non credeva fosse necessario intervenire. Si sedette sulla poltrona su cui prima era seduto l’informatore, cambiando canale per vedere che cosa ci fosse. Tanto valeva aspettarla lì, quando avesse finito.
 
 
 

Quando era stata l’ultima volta che Byron si sentì sfinito e col fiatone? Di solito non aveva problemi di resistenza con la sua metamorfosi completa, ma ora aveva la lingua a penzoloni per l’affanno. E cosa più fastidiosa, il sorriso sul volto di quella dannata donna lo faceva solo infuriare di più.
Menò un altro fendente con il machete, che venne prontamente evitato senza problemi. Lilith indietreggiò evitando ancora un fendente e dare un calcio nel sedere a Byron che per poco non cadde a terra.
 
-Andiamo, non dirmi che sei già stanco, cucciolo?- gli fece gli occhioni dolci invitandolo a venire da lei, nello stesso modo in cui avrebbe fatto con un cane. Il Metamorfo ruggì mettendosi a quattro zampe e caricandola a testa bassa per incornarla.
La rossa rimase ferma afferrandogli le corna quando fu vicino, assestandogli una ginocchiata sul muso. Con un calcio al petto sbatterlo a terra. Credeva avesse più resistenza, ma a quanto pareva, lo aveva sfiancato dopo averlo provocato. Lanciò uno sguardo agli altri membri della gang, i membri sotto al controllo dei suoi feromoni erano stati messi al tappeto.
 
“Speravo durassero di più!” pensò delusa. Doveva mettere fine al combattimento prima che arrivassero a rompere. Distratta non vide che Byron stava mirando a tagliargli la testa. La rossa usò la catena per bloccare il machete e avvolgendola intorno all’arma gli impedì di usarla.
Il Metamorfo aprì la bocca mordendola alla spalla. Lei non sentì niente, visto il materiale ultra resistente della Suit, anche se sottile forniva una gran protezione. Storse le labbra e il corpo della Esper venne avvolto da scariche elettriche come se fosse un’anguilla.
Byron venne elettrifica e fu costretto a staccarsi. Approfittando di quel momento, Lilith impugnò l’arma e con un taglio secco gli staccò la testa dal collo.
 
Appena gli altri membri videro la testa del loro capo cadere a terra, i loro cuori iniziarono a riempirsi di paura. Lilith si voltò verso di loro con il viso sporco di sangue, sorridendogli. Neanche a dirlo tutti quanti scapparono via come se avessero avuto il diavolo alle calcagna.
Lasciò andare il machete e con uno strattone spezzò la catena, così da potersi pulire dal sangue con le mani. Era da parecchio che non uccideva un’altra persona e risentire l’odore acre e ferroso del sangue umano, gli stava facendo venire la nausea.
 
“Ho bisogno di lavarmi!” si disse sentendosi sporca. Salì le scale che davano al piano superiore del magazzino, davanti alla porta le due guardie erano terra. La missione di recupero sembrava andata a buona fine.
Quando aprì la porta trovò Crystall e Amanirenas ad aspettarla. Lanciò uno sguardo al corpo di quello che doveva essere l’informatore di Cuprum, con una punta di cristallo piantata nel petto.
 
-Puoi spiegarmi?- chiese rivolta alla Esper dei cristalli del perché avesse ammazzato chi erano venuti a salvare.
 
-Faceva il doppio gioco, passando informazioni agli Horns werewolf- l’espressione della rossa fu di stupore.
 
-Se voleva che lo uccidessimo, bastava dirlo prima però!- anche se pensava che il ramato avrebbe voluto riaverlo vivo, solo per ucciderlo egli stesso. Crystall intanto stava usando il dispositivo di comunicazione per mettersi in contatto con il suo capo.
L’immagine olografica di Cuprum apparve dal bracciale della Suit, sorridendo ai presenti.
 
<< Deduco che la vostra missione sia stata un successo! >> l’azzurra gli mostro il corpo di Eddy, e lui sorrise compiaciuto.
 
-Ora ci darai ciò che ci hai promesso, vero!-
 
<< Io mantengo sempre la parola. Datemi un secondo che passo i dati alla Suit di Crystall >> rispose prendendo ad armeggiare con il suo bastone da passeggio. In quel momento Amani, volle fargli una domanda.
 
-Scusa se te lo chiedo. Ma di che informazioni era in possesso il tuo informatore, per danneggiarti?- l’uomo guardò la Tenente, con aria seria, come se stesse pensando se rispondere o no a quella domanda. Alla fine scosse le spalle prima di rispondere.
 
<< Danneggiarmi è una parola grossa. È solo che una delle cose che detesto è il contrabbando di esseri viventi, soprattutto di uova di Pterygios >> l’espressione di Lilith divenne una di dolore, come quando qualcuno dava un calcio nelle parti sensibili di un altro e ti sembra di sentire il suo dolore.
 
-Una cosa da pena di morte- proprio alla lettera. Tradimento e contrabbando di uova dei nativi di Néos era qualcosa per cui il “Re”, giustiziava senza possibilità di perdono. Amani annuì leggermente, il contrabbando di uova era una cosa illegale. Anche se per questo crimine, lei avrebbe preferito una vita dietro le sbarre che la morte su due piedi senza l’approvazione delle forze dell’ordine. Ma immaginava che a Narhakan le cose non funzionassero così.
 
<< Bene il caricamento delle informazioni è ultimato. Grazie dell’aiuto e spero di rivederti ancora Lilith…se torni indietro viva, si intente >> dopo che Cuprum ebbe chiuso la comunicazione. Crystall estrasse dalla Suit una scheda di memoria che passò ad Amani.
 
-Ecco ciò che vi è stato promesso. Addio- iniziò a rivestirmi di cristalli per poi diventare invisibili, lasciando le due sole nella stanza.
Amani lanciò uno sguardo alla Esper, vedendola coperta di sangue, gli lanciò un vecchio asciugamano che aveva trovato nella stanza. La rossa ringraziò, iniziando a togliersi il sangue dal viso.
 
-Torniamo alla nave. Ho assolutamente bisogno di una doccia calda!- l’altra annuì silenziosamente. Ma se non altro ora avevano l’ubicazione degli altri membri del team, la parte difficile iniziava adesso.
 
 
 
 
 
 
 
Note dell’autore
 
Come avevo promesso uno scontro senza esclusione di colpi. Benvenuti al nuovo capitolo.
Alla fine Lilith si è divertita molto a combattere/giocare con Byron. Il suo voler deridere gli avversari e provocarli è una delle sue tattiche, e inoltre ha mostrato anche altre sue abilità.
Alla fine si è capita la vera missione di Crystall, uccidere il traditore che condivideva informazioni. Cuprum non è clemente con i traditori.
 
Dal prossimo si torna alla ricerca degli altri due membri degli E-titànes. Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che non sia risultato pesante.
Con questo vi saluto al prossimo aggiornamento. A presto.

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