Parabellum 3

di Lamy_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il passato ***
Capitolo 2: *** Nuova destinazione ***
Capitolo 3: *** Prime verità ***
Capitolo 4: *** Savannah River pt.I ***
Capitolo 5: *** Savannah River pt.II ***
Capitolo 6: *** Gas mortale pt.I ***
Capitolo 7: *** Gas mortale pt.II ***
Capitolo 8: *** Che guerra sia ***
Capitolo 9: *** Gli immuni ***
Capitolo 10: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Il passato ***


1.IL PASSATO

Due settimane dopo
Astrid fissava il fuoco con sguardo assente. Il suo pensiero era rivolto alla famiglia, a Remy, ai ragazzi e a Daryl. Erano passate due settimane da quando si erano separati. Non aveva avuto nessuna notizia da loro. Sapeva solo che avevano lasciato l'insediamento dopo l'attacco di Stein. 
Lei, invece, si trovava con il nuovo gruppo di Negan chissà dove. Non erano ad Atlanta, ma erano ancora in Georgia per fortuna.
"Un penny per i tuoi pensieri."
"Vorrei ucciderti." Rispose lei.
Negan rise e si sedette accanto a lei. Allungò le mani verso il fuoco, era una notte fredda.
"Lo so che mi odi perché ti ho portata via dal tuo fidanzatino, ma qui la faccenda è seria."
Astrid notò che Negan era il serio, il che era strano per uno come lui.
"Possiamo fidarci di lei? Insomma, fino ad ora ha nascosto la propria identità."
"Dice che lo ha fatto per studiarci."
"È la verità." Esordì Dana.
Astrid balzò in piedi e si portò una mano al fianco dove pendeva il pugnale.
"Dovrai spiegarmi molte cose."
"Venite con me, parliamo in privato."
 
Dieci anni prima
Daryl se ne stava seduto al bancone del solito bar schifoso a bere tequila scadente. Era assorto nei suoi pensieri e in sottofondo si sentiva appena la partita di baseball che tutti stavano guardando.
"Giornata dura?" chiese la barista.
Daryl sapeva che quella donna frequentava suo fratello per la droga, l'aveva vista entrare e uscire da casa loro diverse volte.
"Come sempre."
"Dov'è Merle?"
Daryl sapeva dove andava a parare quel discorso, perciò decise di troncarlo sul nascere.
"La roba arriva settima prossima. Dovrai aspettare."
"Ehi! Ehi! Ehi!"
Merle era appena arrivato tutto allegro. Insieme a lui c'erano i soliti tipi che spacciavano nella zona. 
"Fratellino!" 
"Hai fumato?" domandò Daryl.
"Ancora meglio: ho fatto soldi! Mi hanno chiamato per un lavoretto veloce ma strapagato. Ho dato anche il tuo nome."
Merle ordinò una bottiglia di whiskey e si accomodò al bancone accanto al fratello.
"Che lavoretto?"
"Ci vogliono al laboratorio scientifico per spostare dei carichi."
"Quali carichi?"
"Darylina, smettila di fare la femminuccia. Ci pagheranno cinquemila dollari, non ti basta?"
Daryl aveva una brutta sensazione. Un laboratorio che chiede di sposare qualcosa è sospetto. Non voleva finire nei guai dato che la sua fedina penale era già lunga.
"Io non ci sto. Domani andrò da Bill al cantiere e chiederò un lavoro."
Merle gli lanciò un'occhiata divertita ma anche irritata.
"Preferisci spaccarti la schiena in cantiere anziché fare soldi facili?"
Daryl voleva con tutto se stesso una vita normale e onesta. Voleva un lavoro onesto. Voleva abbandonare la sua famiglia tossica e crearsene una sua.
"Merle, non metterti in affari con quelli del laboratorio. È gente di merda."
"Anche noi lo siamo, quindi bene così."
Daryl pagò il suo drink e lasciò il bar, lasciò Merle a vendere pillole alla barista.
Si avvicinò alla moto e recuperò le chiavi dal gilet.
"Daryl Dixon, mani in alto!"
Daryl alzò le mani e chiuse gli occhi perché la luce della torcia era accecante. L'agente di polizia andò ad ammanettarlo mentre l'altro gli puntava la pistola.
"Che ho fatto adesso?"
"Hai rapinato un rigattiere in centro. La targa delle videocamere corrisponde alla tua moto."
Daryl quella mattina non si era mosso, ma Merle aveva preso in prestito la moto perché diceva di dover andare in centro. Suo fratello aveva fatto la rapina e ora lui si prendeva la colpa.
"Cazzo."
Fu caricato sull'auto della polizia mentre Merle si ubriaca tranquillamente nel bar.
 
Daryl tornò al campo a mezzanotte circa. Tutti stavano dormendo, eccetto Remy che stava seduta sul portico a scrivere. Avevano stabilito che Remy dovesse stare lontana da Alexandria e dalla Guardia ma, non appena aveva saputo che Astrid era scomparsa, era ritornata dal gruppo. Sebbene fosse un bersaglio di Stein, Remy voleva ritrovare sua sorella più di tutto.
"L'hai trovata?"
"No."
Da quando Astrid era stata rapita, Daryl ogni giorno usciva all'alba per cercarla e tornava a mezzanotte. Di lei, però, non c'erano tracce.
"È stata inghiottita dalla terra?"
Daryl si sedette a terra con uno sbuffo. Era stanco, ma ancor di più era infuriato con Negan per aver fatto il doppio gioco.
"Qualcuno ha cancellato le loro tracce. Dopo sette miglia si perdono nel nulla."
"Credi che l'abbia rapita Stein?" Chiese Remy.
"Può darsi."
"È con Negan, quindi sono abbastanza sicura che stia bene. O comunque che sia viva."
"Ti senti tranquilla al pensiero di Astrid nelle mani di Negan?" fece Daryl.
"Daryl, lo sai anche tu che Negan è innamorato di mia sorella. Astrid è al sicuro con lui, non le farebbe mai del male."
Certo che Daryl lo sapeva. Negan era gentile solo con Astrid, la faceva ridere e la punzecchiava. Represse la gelosia e si concentrò su Astrid, era più importante trovarla che fare il ragazzino invidioso.
"Ma perché l'ha presa? Non capisco."
Remy sospirò e si passò una mano fra i capelli. 
"Oltre a questo, abbiamo altri problemi."
"Quali?"
"Stiamo finendo le scorte di cibo e non possiamo restare qui. Siamo troppo esposti ormai, potrebbero trovarci sia i vaganti sia Stein."
Daryl aveva perso la cognizione delle cose da quando Astrid era sparita. Per cercarla si era isolato e non si era reso conto dei problemi.
"Dobbiamo trovare un nuovo posto, poi penseremo al cibo. Alexandria e gli altri posti sono perduti."
"E la Guardia?" domandò Remy.
"Credi sia libera? Stein potrebbe essere arrivato anche lì."
"Dove possiamo andare allora?"
Daryl si alzò per recuperare una cartina dalla borsa della sua moto. La distese a terra in modo che fosse illuminata dal fuoco.
"Alexandria è qui... la Guardia, anche se fosse libera, è troppo lontana e non possiamo rischiare di affrontare un viaggio così lungo."
Remy osservò la cartina e ci pensò su.
"Ad Austell c'è l'accampamento di Stein. Noi dobbiamo andare nella direzione opposta."
"L'unico posto è Lithonia." disse Daryl.
"È molto lontana?"
"In un paio di giorni la raggiungiamo."
Remy si morse il labbro con fare nervoso. Tutti adesso si affidavano a lei, l'avevano scelta come leader sebbene lei non avesse questa dote. Era Astrid quella brava nel prendere decisioni.
"Okay, domani mattina partiamo all'alba."
 
Astrid non era molto convinta della situazione. Negan, invece, sembrava a suo agio; se ne stava stravaccato come se stesse per prendere il tè.
"Mi innervosisce la tua calma, Negan."
"Questo è sintomo d'amore."
Astrid lo colpì alla gamba con un calcio.
"Piantala! Davvero non ti preoccupa neanche un po' questa situazione?"
"Ho vissuto di peggio." rispose lui.
La tenda si aprì e Diana entrò con una bottiglietta d'acqua. La allungò verso Astrid con un gesto deciso.
"Bevi, non vorrei che svenissi per disidratazione."
Astrid moriva di sete ma non si fidava di lei, quindi tenne la bottiglia sigillata.
"Prima voglio ascoltare quello che hai da dire."
Diana prese posto di fronte a lei e tirò fuori dallo zaino un diario dalla copertina usurata.
"Questa è la seconda parte del diario che avete trovato voi. È la seconda parte di Dorothy."
"In che senso c'è una seconda parte?" domandò Astrid.
"Probabilmente esiste una cura. Non debella il virus, ma evita che chi viene morso si trasformi."
"Ed è un ottima notizia." disse Astrid.
Diana la fulminò con lo sguardo, non era una persona ottimista.
"Come possiamo produrre una cura in un mondo devastato?"
L'entusiasmo di Astrid si spense. Quella era la parte peggiore del nuovo mondo: la mancanza di speranza.
"Hai ragione. Ma allora perché esisterebbe quest'altro diario se non ci fosse una possibilità?"
"Sei sveglia, meno male."
"Te lo dicevo che è intelligente." disse Negan.
Diana lo ignorò, il discorso era troppo serio per mettersi a battibeccare con lui.
"Il punto è questo: la remota possibilità di creare la cura esiste, ma è una missione suicida."
"Spiegati meglio." La esortò Astrid.
"C'è un soggetto che è immune al virus. È stato morso ma non si è mai trasformato. Il soggetto è attualmente...vivo."
"Perché hai esitato su 'vivo'?"
"Ci arriveremo. Prima devo spiegarti come sono andate le cose."
 
Dieci anni prima 
Diana adorava passare le ore nel laboratorio di suo padre. Amava la scienza e la ricerca, perciò quel posto per lei era come il Paese delle Meraviglie. 
In quel momento stava leggendo un libro sulla fisica quantistica quando entrò nella stanza una ragazza sulla sedia a rotelle.
Diana scattò in piedi e sentì le guance arrossire. Quella ragazza era Remy Wilson, una giovane chimica che faceva apprendistato al laboratorio. Diana aveva una cotta per lei.
"Oh, ciao! Il dottor Stein è qui?"
"Lui...il dottor..."
"Non è qui, capisco." Rise Remy.
"Gli lasci un messaggio?" Chiese Diana.
"No, la faccenda è troppo importante. Devo discuterne con lui di persona."
Remy stava uscendo dal laboratorio, ma Diana voleva parlare ancora con lei.
"Qual è la faccenda?"
Remy sorrise divertita, quella ragazza era così impacciata da risultare adorabile.
"Sai che tuo padre sta lavorando ad un progetto per il governo?"
"Sì."
"Ecco, l'esercito ha approvato la sperimentazione sugli umani."
"Ma già si sperimenta sugli umani." Disse Diana.
"Ma in questo caso la ricerca è ancora embrionale. È rischioso sperimentare sugli esseri umani. Non può essere fatto, devo convincere il dottor Stein a rifiutare."
"Su cosa si basa la ricerca?"
"Non lo so di preciso, ma so che è illegale questo ordine dell'esercito."
 
"Quindi? Non capisco." Disse Astrid.
"Mio padre aveva già selezionato dieci persone per avviare i test. In soli due giorni nove persone morirono."
"Rimase solo il soggetto immune?" fece Negan.
Diana aprì una pagina del diario e indicò il resoconto di una autopsia.
"Il medico legale ha falsificato le autopsie e il governo ha coperto tutto. Rimase in vita solo il soggetto immune, dunque la ricerca andò avanti con più fondi di prima."
"A cosa serviva la ricerca? Cosa studiava?" Chiese Astrid.
"Studiavano una cura per diversi disturbi neurologici, per curare epilessia, distrofia muscolare, il Parkinson. Era un'ottima ricerca che avrebbe potuto salvare milioni di vittime."
"E poi cosa è successo?"
 
Dieci anni prima (un mese prima dell'apocalisse)
Diana si era impadronita di una poltrona della biblioteca per studiare funzionamento dei recettori cerebrali. Passava lì la maggior parte del suo tempo. Non aveva amici con cui fare baldoria, quindi preferiva la compagnia della scienza. Tutto era tranquillo fino a quando non si avvertirono delle urla nel corridoio. Pochi secondi dopo iniziò a suonare l'allarme.
"Dobbiamo evacuare l'edificio!" Gridò qualcuno.
Diana recuperò la borsa e corse fuori. In corridoio c'erano militari con guanti e maschere antigas. 
"Signorina, deve lasciare l'edificio. Segua la fila."
Un altro soldato l'afferrò per il braccio e la mise in coda alla fila che stava lasciando il piano.
"Joshua! Joshua!"
Joshua, un collaboratore di suo padre, andò da lei con indosso una mascherina.
"Diana, segui gli ordini dei soldati. Non fare di testa tua. Il dottor Stein è al sicuro, non ti preoccupare."
"Che sta succedendo? Perché dobbiamo evacuare? Perché ci sono i militari?"
"C'è stata una fuga dal laboratorio."
 
"La fuga in questione riguardava il virus. In qualche modo era fuoriuscito dal laboratorio. I primi ad infettarsi furono le guardie fuori dal laboratorio."
Astrid si massaggiò le tempie. Quelle informazioni erano troppe da acquisire tutte insieme.
"Quindi la cura per malattie neurologiche è diventato il virus? Com'è possibile?"
"Non lo so. Io so solo che mio padre ha creato il virus partendo dalla cura. Negli appunti che sono riuscita a recuperare dal suo ufficio si evince chiaramente che è stato lui a fare la conversione."
"Ma non sai come, ecco perché ti serve Remy." Disse Negan.
"Esatto. Remy è una chimica, lei saprebbe comprendere gli appunti di mio padre e capire come funziona il virus."
"E il soggetto immune?" Indagò Astrid.
"Racconterò il resto solo a Remy."
Negan ghignò perché Astrid aveva l'espressione scioccata.
"E allora perché mi avete rapita?"
Diana si alzò e chiuse il diario per poi infilarlo nella tasca interna della giacca.
"Non ti abbiamo rapita. Ti abbiamo prelevata." 
"Potevate prelevare Remy, no?"
"Tua sorella è diffidente, l'unico modo per arrivare a lei è attraverso te. Se tu ti convinci ad aiutarmi, allora sei farà lo stesso."
Astrid si mise davanti a Diana e la guardò dritto in faccia.
"Dammi un solo motivo per cui fidarmi di te. Sei una Stein."
"Perché non sono mio padre. Lui voleva avvelenar il mondo, io voglio salvarlo. Ora sta a te decidere."
 
Hunter rimboccò le coperte a Clara e uscì in silenzio. Fuori Yana e Lydia erano sedute intorno al fuoco e stavano chiacchierando.
"Ci stavo pensando." Diceva Yana.
Hunter si intrufolò fra le due ragazze e si scaldò le mani al fuoco.
"A cosa stavi pensando?"
"Vorrei tagliarmi i capelli."
Il ragazzo inarcò le sopracciglia per lo stupore. I capelli di Yana erano così lunghi da arrivarle alle ginocchia, erano neri e setosi nonostante l'apocalisse. Hunter amava quei capelli e l'idea che lei volesse tagliarli lo disturbava.
"Perché?"
"Perché lavarli è molto difficile. Se fossero corti riuscirei a gestirli meglio."
"Non ha senso."
"Invece sì." Disse Lydia.
Hunter le lanciò un'occhiataccia, non erano affari suoi. Era come se Yana in qualche assurdo modo stesse tagliando una parte di lui. L'aveva sempre vista con i capelli lunghi, cosa sarebbe successo se li avesse tagliati?
"Comunque, poco fa Remy è venuta a dirci che domani all'alba partiremo."
Hunter era ancora turbato dalla questione dei capelli, ma scosse la testa e tornò alla realtà.
"Per dove?"
"Raggiungiamo una città per stabilirci. Qui siamo troppo esposti."
"E Astrid chi la cercherà?"
"Daryl continuerà a cercarla mentre Remy e Carol ci guideranno alla città." Spiegò Lydia.
"Niente sarà come Alexandria." Borbottò Hunter.
"Sempre meglio che dormire fra i cespugli." Replicò Lydia.
Yana si voltò verso gli amici con espressione solenne.
"Un antico proverbio indiano dice: se vivi sul fiume, fatti amico il coccodrillo."
"Ci risiamo. Che vuol dire?" Chiese Hunter, stizzito.
"Vuol dire che ti devi adattare. La nuova città non sarà Alexandria, ma noi ci adatteremo."
Hunter odiava quando Yana aveva ragione, il che accadeva di continuo. Alzò gli occhi al cielo e liquidò la questione con un gesto della mano.
"Spero solo che non ci siano coccodrilli. Abbiamo già fin troppi problemi con umani e vaganti."
Yana e Lydia scoppiarono a ridere.
 
Dieci anni prima 
Astrid bussò alla porta più volte prima che Iris andasse ad aprire.
"Scusami, ero di sopra. Come mai sei qui?"
"Volevo parlare con Remy."
Astrid andò in salotto e rimase in piedi accanto allo stipite, era molto nervosa.
"Astrid, tutto bene? Mi sembri nervosa."
"Prima ho sentito Remy al telefono ed era furiosa per qualcosa. Volevo capire cosa stesse succedendo."
"Oh, quello. Non ti preoccupare, è roba di lavoro. Lo sai che tua sorella si lascia sempre prendere la mano."
Iris le versò un bicchiere di succo che Astrid bevve in un sorso solo dopo aver fatto la strada a piedi.
"Si lascia prendere la mano in cosa?"
"Al laboratorio ci sono dei problemi. La ricerca del dottor Stein preoccupa Remy perché si vocifera di sperimentazioni sugli umani."
"Remy si è opposta, vero?"
Iris scosse la testa e si voltò a guardare fuori dalla finestra.
"Remy ha un senso della giustizia molto forte. Rischia il posto da stagista, se continua così."
In quel momento la porta d'ingresso si aprì e si chiuse. Remy entrò in cucina sbattendo la borsa sul tavolo. La sua espressione si addolcì quando vide la sorella.
"Ehi, sorellina! Come mai qui? Credevo che stasera tu e la mamma andaste al cinema."
"Abbiamo rimandato a domani perché stasera mi hanno messo l'incontro con il club di lettura. Sono passata per vedere te, al telefono prima eri molto agitata."
Remy aprì il frigo e afferrò una birra dai piani a lei accessibili. Malgrado fosse ghiacciata, la bevve in poche sorsate.
"È stata solo una brutta giornata a lavoro. Credevo che Stein fosse un luminare, invece credo sia solo uno stronzo assetato di soldi."
"Adesso basta parlare di lavoro." Disse Iris.
Astrid avvertì una certa tensione fra Iris e Remy. Ultimamente la coppia sembrava meno solida del solito.
"Accompagno Astrid alla porta." Disse Remy.
Iris salutò Astrid con un sorriso e tornò di sopra a sbrigare le sue faccende.
"Che succede davvero?" sussurrò Astrid.
Remy si chiuse la porta alle spalle e si fermarono in veranda a parlare.
"C'è qualcosa di strano al laboratorio. Stein ha mandato a chiamare un medico legale."
"E questo cosa significa?"
"Significa che Stein ha già sperimentato sugli umani e che qualcuno è già morto."
Astrid si portò una mano sul petto per lo shock. Lei non impazziva per la scienza, era più incline agli studi sociali, ma sua sorella stava parlando di vite umane.
"Cosa credi che stia facendo Stein?"
"Qualcosa di brutto, di molto brutto."
 
Astrid si girava e si rigirava nel sacco a pelo. Mille domande le ronzavano in testa, dai dubbi su Diana all'identità del soggetto immune.
"Hai finito di muoverti come una anguilla?"
Negan sbuffò e aprì gli occhi nel buio, il fuoco accanto a loro a stento illuminava.
"Scusa." Mormorò Astrid.
"Qual è il problema? Ti manca il cagnolino da guardia?"
"Daryl non è un cagnolino. E sono in pensiero per quello che ha raccontato Diana. Tu le credi?"
"Sì, altrimenti non sarei qui."
Astrid si mosse nel sacco a pelo e si girò per guardare Negan che la stava già guardando.
"Come ha fatto a convincerti?"
"Perché mia moglie è morta senza avere possibilità di curarsi. Se esiste una cura, allora dobbiamo tentare."
Era così serio che Astrid sentì un brivido lungo la schiena, era la preoccupazione per quanto stava per succedere.
"Sarà difficile. Abbiamo anche perso Alexandria, i nostri sono dispersi chissà dove e noi siamo qui in mezzo al nulla."
"Troveremo un modo. Questa volta c'è troppo in ballo, dobbiamo rischiare."
Astrid pensò alla sua famiglia. Yana, Hunter e Clara non avevano mai conosciuto la vita vera, ma solo quel mondo distrutto e disperato. Loro e tutti gli altri bambini meritavano una possibilità, meritavano un futuro. Uscì dal sacco e andò dritta alla tenda di Diana.
"Ehi, Diana! Ehi!"
Diana sbucò con la testa e una pistola puntata contro di lei. Mise da parte l'arma quando la riconobbe.
"Che c'è?"
"Accetto."
"Davvero?"
"Sì. Lo faccio per la mia famiglia."
Diana allungò la mano destra e Astrid la strinse.
"Abbiamo un accordo."
 
 
Salve a tutti 💕
Eccomi qui di nuovo in mezzo agli zombie!
Scusate la lunga attesa ma l’università mi occupa molto tempo .
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima, un bacio.

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Capitolo 2
*** Nuova destinazione ***


2. NUOVA DESTINAZIONE
 
Astrid stava preparando lo zaino quando un uomo armato di fucile si avvicinò.
"Salve. Io sono Freddy, non ci siamo ancora presentati."
"Piacere." Rispose lei.
"Capisco la tua diffidenza, ma puoi fidarti. Diana è brusca, io sono quella simpatico del gruppo."
"E anche quello armato."
Freddy guardò il fucile e annuì con un mezzo sorriso.
"Non è la cartolina migliore di presentazione, ma sai bene che oggi proteggersi è la cosa migliore."
"Già."
"Ti serve qualcosa?"
Negan comparve alle spalle di Freddy con due tazze fumanti. Guardava il nuovo arrivato come se fosse pronto a una rissa.
"Mi stavo solo presentando. Passeremo molto tempo insieme."
"Vedi di andare a passare il tempo altrove."
Astrid alzò gli occhi al cielo, era ridicolo quell'atteggiamento da maschi alfa. Non aveva testa per quelle scaramucce, doveva sbrigarsi per mettersi in viaggio.
"D'accordo. Mi sposto più in là." Disse Freddy.
"Stronzo." Borbottò Negan.
Astrid chiuse lo zaino e se lo mise in spalla. Tutto l'accampamento di Diana si preparava a partire.
"È caffè?"
"Sì, tieni. Fa schifo ma è comunque qualcosa."
Astrid adorava il caffè. Passava interi pomeriggi da Starbucks a provare tutte le nuove uscite. Quel caffè era amaro ma era caldo, e il calore batteva il sapore.
"Hai capito dove stiamo andando? Non mi fido."
"Diana ha detto che dobbiamo spostarci prima che Stein ci trovi. Vuole raggiungere Remy."
"Stiamo tornando dalla nostra gente?"
"Sì." Rispose Diana.
Astrid si voltò verso di lei e la vide che infilava due pistole nelle fondine. Si era legata i capelli in una treccia e sul retro del collo si intravedeva il tatuaggio di uno scorpione.
"E dovevi per forza rapirmi?"
"Dovevo convincere prima di te. Adesso tu convincerai il tuo gruppo a darmi retta. Non siamo noi i cattivi, Astrid."
"Tutti sono i cattivi in questo nuovo mondo."
"Beh, dovrai fidarti."
Diana girò i tacchi e si mise a studiare il percorso con Freddy e un'altra donna armata di fucile.
"Astrid..." iniziò Negan.
Astrid sollevò una mano per zittirlo. Dentro di sé sentiva che qualcosa non andava, non poteva fidarsi di nessuno.
"Muoviamoci."
 
Remy spinse la carrozzina verso Daryl e Carol. Le ruote iniziavano a cedere e presto avrebbe dovuto cambiare sedia, sperava di riuscire almeno ad arrivare a destinazione.
"Siamo pronti?"
Carol le passò la mappa su cui era segnato il tragitto. Una serie di croci segnavano i boschi.
"Le croci indicano i posti dove potrebbero esserci i vaganti e gli uomini Stein." spiegò Carol.
"Dobbiamo muoverci lungo la statale?" chiese Remy.
Daryl con il dito puntò la linea rossa che aveva tracciato.
"Questa strada porta direttamente a Lithonia. Entro due giorni arriverete in città."
"Aspetta, tu non vieni con noi?"
"No, devo cercare Astrid. Negan l'ha portata via in auto e a est di Alexandria ho trovato tracce di pneumatici."
"Dove pensi che si nascondano?" domandò Carol.
"O sono nei boschi o sono al loro accampamento. Ma devo trovarli prima che si allontanino troppo oppure perderemo Astrid."
Remy era così in pensiero per la sorella che non dormiva bene da quando l'aveva persa. Negan non avrebbe permesso che le accadesse qualcosa di brutto, ma non ci si poteva fidare mai di nessuno fino in fondo; persino sua moglie Iris l'aveva tradita.
"Ma fra tre giorni dovrai raggiungere anche tu Lithonia. Non possiamo perdere altra gente."
Daryl annuì poco convinto. Che senso aveva tornare da loro senza Astrid? Che senso aveva lui senza lei?
"Ho pensato anche ad un'altra questione."
Carol si sistemò l'arco sulla spalla e guardò l'amico con sguardo interrogativo.
"Quale?"
"Qualcuno deve restare nei dintorni per monitorare la situazione. Dobbiamo capire cosa sta combinando Stein."
"Hai già in mente qualcuno?" domandò Remy.
"Aaron e Rosita si sono proposti. In due sarà più facile muoversi."
"Quindi qualcuno dovrà occuparsi dei bambini." Disse Carol.
Remy in quel momento cercò di pensare come Astrid. Lei era quella che sapeva come gestire i bambini, ma era il momento di agire come lei.
"Lydia, Yana e Hunter possono occuparsi dei bambini durante il viaggio."
"Se Stein ci intercetta per la strada siamo fottuti, non abbiamo abbastanza armi e ci sono i bambini." Disse Remy.
Daryl ripensò alle armi raccolte ad Alexandria, sicuramente gli uomini di Stein le avevano prese tutte.
"Adesso pensiamo al trasferimento a Lithonia, poi pensiamo a come recuperare delle armi." 
Aaron e Rosita arrivarono pochi minuti dopo, entrambi minuti di pistole e coltelli.
"Useremo la radio per comunicare. Io e Aaron saremo sempre i primi a comunicare."
Carol consegnò una radio a Rosita, una a Remy e una a Daryl.
"Ci aggiorneremo ogni mezz'ora, sia su Stein sia sui vaganti."
Mentre Daryl legava lo zaino alla moto, intravide Gabriel che aiutava Jerry a caricare le poche casse di cibo rimasto.
"Gabriel! Possiamo parlare?"
L'uomo annuì e lasciò Jerry a continuare il lavoro da solo. Daryl si spostò lontano da occhi indiscreti, voleva che quella conversazione rimanesse fra loro.
"Devi fare una cosa."
"Dimmi tutto." Disse Gabriel.
"Devi portare Logan lontano da qui. È ancora in cella e va spostato, ma non voglio che stia con il resto del gruppo."
"Dove posso portarlo?"
Daryl ci aveva pensato per tutta la notte e glie era venuta in mente un'unica soluzione.
"Portalo da Maggie, possiamo fidarci solo di lei."
"D'accordo, ci penso io."
 
 
Hunter raggruppò tutti i bambini - circa una quindicina - e li fece posizionare in coppie.
"Okay, mostriciattoli, voi farete i bravi e cercheremo di arrivare tutti vivi a destinazione."
I bambini lo guardavano confusi, RJ addirittura aggrottò la fronte.
"Sei una persona orribile." Commentò Lydia.
"Mi preoccupo dell'incolumità di questi nani da giardino."
"Oppure sei nervoso per ciò che succede laggiù."
Laggiù stava succedendo che Yana rideva alle battute di un certo Paul, un belloccio dai ricci castani e profondi occhi verdi. 
"Pft, non so a cosa ti riferisci."
"Ti piace Yana." Disse Julie.
Hunter strabuzzò gli occhi e guardò la ragazzina come se avesse appena bestemmiato.
"Che?! A me piace...?! Ma dai!"
La risata isterica di Hunter fece scuotere la testa a Lydia.
"Sei un caso perso."
"Si vede lontano un miglio, Hunter." Disse Gracie.
Il ragazzo si tirò sulla testa il cappuccio della felpa e si mise lo zaino in spalla.
"Speriamo che un vagante mi morda, non posso sopportare voi ragazze."
"Di cosa parlate?" Chiese Yana.
Lei e Paul si erano avvicinati e Hunter aveva sbuffato così forte da far ridacchiare Clara.
"Hunter ci spiegava come comportarci." Disse Julie.
"Hunter è bravo in queste cose." Disse Yana.
Hunter le diede le spalle e si morse il labbro per non fare battute sarcastiche. Quando si sentiva minacciato veniva fuori il suo brutto carattere.
"Siete pronti?" gridò Remy.
"Andiamo, mostri." Disse Hunter.
I bambini lo seguirono con e Lydia chiudeva la fila mentre Yana e Paul erano ai lati per controllare.
 
Astrid accelerò il passo per affiancare Diana, che guardava la cartina per orientarsi.
"Che c'è?"
"Hai intenzione di condividere con me altre informazioni? Per convincere Remy mi servono le giuste leve."
Diana la fulminò con lo sguardo e chiuse la cartina in un colpo.
"Saprai le cose quando deciderò di dirtele."
"Così non ti aiuti, Diana." disse Astrid.
"Hai capito che c'è in ballo una cura o sei stupida?"
"E tu hai capito che c'è in ballo la mia famiglia o sei stupida?"
Freddy, che aveva rallentato per stare al passo con loro, mise una mano fra le due.
"Signore, calmiamoci. Siamo tutti dalla stessa parte, anche se non sembra."
"Astrid, tu devi capire che ogni informazione verrà fornita a suo tempo."
"Beh, il mio tempo sta per scadere."
Astrid si allontanò per tornare da Negan, che intanto stava ridacchiando per la scenetta.
"Adorabili i battibecchi fra ragazze."
"Riesci ad essere serio per un momento?"
"Nah, non fa per me." replicò lui.
"Ti odio." Sussurrò Astrid.
"Lo so, e la cosa mi piace da morire."
Astrid gli diede un pugno sulla spalla e scosse la testa. Detestava viaggiare con l'unica persona a cui non importava niente di vivere o morire.
"Negan, c'è qualcosa che non va."
"Ovvio che qualcosa non va. Nascondono un laboratorio segreto."
Astrid si fermò e spalancò la bocca per la sorpresa, poi riprese a camminare per non destare sospetti. Si avvicinò a Negan in modo da parlare a bassa voce.
"In che senso hanno un laboratorio?"
"Ho origliato qualche conversazione e parlavano di un laboratorio a Savannah."
"Pensi che tengano lì il soggetto immune?"
Negan le mise un braccio intorno alle spalle e avvicinò alla bocca al suo orecchio per non essere ascoltato.
"Questo significa che il soggetto è ancora vivo."
"È così che vogliono creare la cura." Bisbigliò Astrid.
"Come ha fatto una semplice ragazza a trovare un laboratorio e a nasconderci qualcuno?"
"Potrebbe esserci Stein dietro."
Negan annuì e la conversazione si interruppe lì. Se davvero Diana lavorava con suo padre, loro erano in pericolo.
 
Si erano fermati per una sosta dopo cinque ore di viaggio. Adesso stavano mangiando, a breve sarebbero ripartiti. Restate troppo a lungo nello stesso posto era un rischio.
Carol notò che Remy si era isolata e che stava prendendo appunti. Andò da lei con metà panino avvolto nella carta.
"Dovresti mangiare."
Remy addentò il panino senza dire nulla, era troppo concentrata sugli appunti.
"Che stai facendo?" Domandò Carol.
"Sto studiando da capo il diario. Potrebbe essermi sfuggito qualcosa."
"Non ci aiuterà contro Stein, a meno che non ci siano riferimenti ad un'arma per uccidere uno scienziato pazzo."
Remy ridacchiò, era contenta di viaggiare fianco a fianco con Carol che sapeva metterla di buon umore.
"Sicuramente l'acido è un ottimo composto chimico per fare fuori Stein."
Il momento di tranquillità fu spezzato da Ezekiel che correva da loro con le braccia sollevate.
"Dobbiamo muoverci! Un'orda di vaganti è a mezz'ora da qui, viene verso di noi. Aaron dice che se partiamo adesso possiamo farcela."
Remy chiuse il diario e lo infilò nello zaino, dopodiché prese il fischietto e fischiò per attirare l'attenzione.
"Riprendiamo il cammino! Adesso!"
Nessuno obiettò, anzi in pochi secondi tutti ripresero a camminare in silenzio e a passo sostenuto.
Più dietro anche i bambini si muovevano senza lamentarsi, sebbene alcuni stessero ancora addentando i panini.
"Qual è il colmo per una fabbrica di carta igienica? Andare a rotoli!" diceva Paul.
Yana scoppiò a ridere e il ragazzo la seguì a ruota in un ammasso di risate sguaiate. Anche Judith e Gracie ridacchiarono.
"Una tortura." borbottò Hunter.
Paul continuava a fare battute squallide da quando si erano avviati e la cosa peggiore era che non facevano ridere per niente. Perché Yana si divertiva così tanto?
"Sei verde di invidia." disse Lydia.
"È solo che non trovo divertente quel tizio. Secondo te fa ridere?"
"Fa ridere Yana, ecco perché non ti piace."
Hunter non replicò, non aveva il coraggio di guardare l'amica e mostrare la sua vulnerabilità. Con Yana non sarebbe mai successo niente, lo sapeva bene. Doveva farsene una ragione, prima o poi.
"Vaganti!" gridò qualcuno.
Ezekiel imbracciò il fucile e Carol armò l'arco.
"Maledizione." Disse Remy prendendo la pistola.
 
Astrid stava facendo a pezzi un rametto tanta era la frustrazione. Diana e il suo gruppo procedevano veloci e in silenzio, si muovevano come uno squadrone militare. Lei e Negan avanzavano a qualche metro di distanza da loro.
"Fate attenzione. Ci avviciniamo alla zona di Stein." Disse Freddy.
Astrid serrò le mani intorno alle sue daghe e si guardò attorno.
"Mi ricordi la principessa Xena." Disse Negan.
"Sta zitto."
"Fermi." Disse Diana.
"Nascondiamoci." Ordinò Freddy.
La gente si sparpagliò nascondendosi fra i cespugli e dietro gli alberi.
Astrid finì con la schiena appiccicata al petto di Negan.
"Sapevo che avresti ceduto al mio fascino."
"Ti taglio la lingua." Lo minacciò lei.
Negan rise e il suono rimbombò fra le costole di Astrid.
"Voi due, silenzio!" Li rimproverò Freddy.
Astrid con la cosa dell'occhio vide una figura che si muoveva fra gli alberi. Sembrava stesse cercando qualcosa a giudicare da come studiava le tracce sul terreno. 
Diana strisciò per terra con il fucile stretto fra le braccia. Arrivò dietro un masso e caricò l'arma, dopodiché assunse la posizione da cecchino.
"Tre...due..." diceva Freddy.
"Cazzo!" gridò la figura misteriosa.
Astrid sentì il cuore esplodere di gioia. Avrebbe riconosciuto quella voce roca fra mille. Scattò in piedi e corse lontana dal gruppo.
"Daryl!"
Daryl sollevò lo sguardo e vide che Astrid stava correndo verso di lui. Aprì le braccia a l'accolse in un abbraccio caldo sollevandola da terra.
"Sei tu."
"Mi sei mancato da impazzire!"
Daryl la strinse così forte che quasi temeva di poter sentire i loro cuori battere all'unisono. La mise giù e le spostò i capelli dagli occhi.
"Stai bene? Sei ferita? Sei da sola?"
"Non è sola." Esordì Diana.
Daryl in un secondo le puntò contro la pistola e si mise davanti ad Astrid.
"Fa un altro passo e ti pianto in corpo un proiettile."
Diana non fece una piega. Abbassò il fucile e alzò le mani in segno di resa.
"Astrid, dì al tuo mastino che siamo amici."
"È vero." Confermò Astrid.
"Tu rapisci i tuoi amici?" domandò Daryl.
"Era necessario." Disse Diana.
Astrid abbassò il braccio di Daryl e gli tolse la pistola di mano.
"Ascoltala, ha qualcosa di interessante da dire."
 
Daryl aveva un'espressione scettica stampata in faccia da quando Diana aveva iniziato a raccontargli la faccenda.
"Quindi esiste la possibilità di una cura?"
"Non è così semplice." rispose Diana.
"E quindi?"
Diana sbuffò e staccò un pezzo di carne dall'osso con troppa forza.
"Quindi dobbiamo unire le forze se vogliamo trovare una cura."
Astrid, che si stava scaldando vicino al fuoco, arricciò il naso.
"Il soggetto immune forse è morto."
"Morto?!" Fece Daryl.
"Non è morto! O meglio, non lo sappiamo." Disse Diana.
Astrid scosse la testa, era così infastidita da tutte quelle incertezze. 
"Intraprendere una missione suicida per recuperare un soggetto che forse è morto non ha senso."
Diana la pietrificò con uno sguardo duro.
"Avete capito cosa c'è in ballo? Una fottuta cura. Se venissimo morsi da un vagante, con la cura potremmo guarire senza conseguenze. Preferite continuare ad essere morsi e a morire?"
"Ma non ci sono certezze di nulla." Disse Daryl.
"E vale la pena rischiare tutto per una remota possibilità di cura?" aggiunge Astrid.
Diana prese un respiro profondo per mantenere la calma. Lavorava a Dorothy da dieci anni e non avrebbe perso adesso la speranza.
"Portatemi da Remy. È tempo che io parli con quella intelligente della famiglia."
"Si dirigono a Lithonia. Ci vogliono due giorni a piedi." Spiegò Daryl.
"Partiremo all'alba."
Diana se ne andò senza dire altro. Si rifugiò nella sua tenda e si mise a lavorare al diario.
Intanto Astrid appoggiò la testa sulla spalla di Daryl e si strinse al suo braccio.
"Remy accetterà, lei vive per la scienza."
"Per creare una cura ci vogliono un team e un laboratorio funzionante. Diana ha tutto questo?"
"Credo di sì." Disse Astrid.
"E come fa ad avere tutto? Dopo dieci anni come può un laboratorio funzionare?"
"Non ne ho idea. Non è che Diana mi abbia spifferato tutti i suoi piani malvagi."
Daryl si accorse di essere stato troppo brusco e che Astrid si era allontanata.
"Scusa, mi dispiace. Sono stato uno stronzo. È solo che sono preoccupato."
"Non fa niente."
"Astrid..."
"Lascia stasera."
Astrid si alzò e andò verso il suo sacco a pelo per coricarsi. Era stanca e non aveva voglia di discutere.
"Problemi in paradiso?"
Negan si accasciò su un tronco accanto al fuoco mentre sorseggiava acqua come fosse un drink.
"L'hai rapita." Disse Daryl.
"No, l'ho presa in prestito."
"Sei un bastardo, Negan. Ho capito il tuo giochetto."
Negan rise e fece spallucce.
"Oh, no. Non credo tu abbia capito. Sono troppo furbo per farmi scoprire."
Daryl tirò fuori dalla tasca il suo coltellino svizzero, estrasse la lama e la fece scaldare sul fuoco. La lama diventò incandescente.
"Se gironzoli ancora attorno ad Astrid, non arriverai vivo all'estate."
"Uh, qualcuno è geloso. Sei ridicolo."
"Lei è una brava persona. Lasciala in pace."
Negan rise ancora, era così divertente quel tono minaccioso dell'arciere.
"Se volessi, mi prenderei Astrid nel giro di due giorni. Ma non è questo il mio obiettivo."
"E qual è?"
"Questo non è il tè delle cinque e io non sono inglese, quindi non ti dirò un cazzo di niente."
Daryl strinse così forte il coltello che le nocche sbiancarono.
"Se provi a fare del male ad Astrid o alla mia gente, giuro..."
"Cosa? Che mi ucciderai? Non è la morte che mi spaventa, Dixon."
 
Remy osservava Ezekiel che intagliava un pezzo di legna con tutta calma. Era notte fonda e loro si erano accampati dentro ad una vecchia fabbrica di cioccolato. Mentre tutti gli altri dormivano, a loro due spettava il primo turno di guardia.
"Cosa stai realizzando?"
"Un angelo." Rispose lui.
"Un angelo? Mi aspettavo un animale, una tigre."
"A te serve un angelo."
Remy avrebbe riso un tempo, lei che era atea e credeva solo nei calcoli. Ma adesso che era sola, sua sorella svanita, la sua ex moglie che l'aveva tradita, si sentiva vacillare.
"Grazie, Eze. Mi serve proprio."
Ezekiel le sorrise e tornò al lavoro.
"Notizie dagli altri?"
"Poco fa Aaron ha comunicato che Stein e i suoi uomini sono ancora ad Alexandria, perciò dovremmo arrivare a Lithonia senza intralci."
"E Daryl?"
"È in silenzio radio da oggi pomeriggio. Non voglio contattarlo per non disturbarlo mentre fa le sue ricerche."
"Astrid sta bene, non ti preoccupare."
Remy annuì poco convinta. Sua sorella poteva anche stare bene fisicamente, la sua ansia cronica di certo la stava divorando. Astrid era sempre stata troppo sensibile, prendeva tutto a cuore e questo l'aveva sempre affaticata.
"Negan ci ha fregati di nuovo."
Ezekiel posò a terra il coltello e pulì il pezzo con l'angolo della camicia.
"È un uomo che non riesco a capire, sai. A volte sembra una persona decente e l'attimo dopo è un diavolo."
"Rosita e Aaron non hanno visto né Negan né Astrid, questo vuol dire che non sono con Stein. Ma dove sono?"
 
"Potrebbero essere ovunque. Remy, non ci pensare troppo perché adesso devi occuparti della nostra gente."
Remy avrebbe voluto dirgli che non gliene fregava niente di quelle persone senza sua sorella. Astrid era sempre stata il suo braccio destro, la sua migliore amica, il suo vero angelo custode.
"Quando tutti si saranno sistemati a Lithonia, andrò a cercare Astrid."
"E come faresti?" chiesi Ezekiel.
"Sono invalida, non stupida. Me la caverò."
"Non intendevo questo. Dove andrai a cercarla? Girerai in lungo e in largo senza meta? Remy, ragiona."
"Io..."
Remy si zittì quando la radio prese a gracchiare. Premette il bottone di ascolto e si avvicinò ad Ezekiel.
"Qui Rosita. Gli uomini di Stein stanno lasciando Alexandria e si dirigono verso est lungo la strada statale 85. Passo e chiudo.
"Qui Remy. Ricevuto. Passo e chiudo."
Ezekiel recuperò la cartina e la illuminò con la torcia.
"La statale 85 va in direzione opposta all'accampamento di Stein. Passa per Brookhaven, Doraville e Norcross."
"Ma Austell è dall'altra parte." mormorò Remy.
"Dove stanno andando?"
Remy studiò la cartina e nella sua mente si stavano collegando i puntini.
"A Norcross c'è la sede di una casa farmaceutica che apparteneva alla moglie di Stein."
"Perché mai i suoi uomini starebbero andando lì?"
"Ad Austell Iris lavora per Stein, diceva che c'era una sorta di laboratorio. E se a Norcross stessero lavorando a qualcosa?"
Ezekiel aggrottò la fronte, la sola idea che quello scienziato stesse architettando qualcosa era terrificante.
"Cosa? Un'arma?"
"Avrebbe senso se producessero armi, come Negan che realizzava proiettili." Disse Remy.
"E se stesse creando un altro virus?"
 
Aveva iniziato a piovere sin dall'alba. Per fortuna Astrid nello zaino portava sempre un ombrello e un K-Way, sua mamma le ripeteva che bisogna essere sempre pronti.
Procedevano a passo veloce, seguiti da minacciosi nuvoloni neri che si addensavano in cielo.
"A destra!" comandò Freddy.
Tutti svoltarono a destra e imboccarono una specie di scorciatoia fra gli alberi. 
Astrid e Daryl camminavano affianco ma in silenzio, non si erano neanche salutati quella mattina. Negan stava dietro di loro e sghignazzava di tanto in tanto.
"Allora, a quando il divorzio?"
Astrid gli fece il dito medio senza girarsi a guardarlo, innescando in Negan una risata di gusto.
"Astrid." sussurrò Daryl.
Lei lo guardò e sollevò le sopracciglia in segno di domanda. Daryl si avvicinò senza toccarla, rispettando i suoi spazi.
"Mi dispiace per ieri sera."
"Okay."
"Ascolta..."
"Daryl, ho detto che va bene. Sono sol-..."
"Astrid!" Strillò Negan.
Il secondo dopo Astrid si ritrovò una freccia nel braccio. Non emise un suono, a caldo non sentiva neanche il dolore.
"Giù!" 
Daryl la strattonò dietro ad un albero e la protesse col proprio corpo. Piovevano frecce da ogni lato. Si erano tutti messi al riparo, ma nessuno si era armato a dovere.
"Daryl, estrai la freccia." Disse Astrid.
Daryl non perse tempo, afferrò la parte finale della freccia e la tirò via in un battito di ciglia. Si tolse la bandana dal polso e la legò intorno al braccio per bloccare il sangue.
"Fa male?"
"Sopportabile." disse lei a denti stretti.
"È strano...guarda, nessuno sta facendo niente."
Astrid si affacciò, attenta a non beccarsi una seconda freccia, e notò che Diana se ne stava seduta a non fare niente.
"Sembra una cosa ben pianificata."
Se nessuno di loro stava reagendo significava che sapevano di quella trappola. E se lo sapevano era perché l'avevano costruita loro.
"Riesco a vedere due spara frecce. Uno a ore dodici e uno a ore tre. Ce la possiamo fare."
Daryl imbracciò la balestra e Astrid prese le daghe dalla cintura.
"Io colpisco quello a ore dodici e tu l'altro."
Daryl annuì, si piegò su un ginocchio e mirò in alto. La sua freccia colpì in pieno il macchinario e questo si bloccò.
Alle sue spalle Astrid prese la mira e scagliò la daga, che si conficcò nel macchinario e lo ruppe.
"Io non vedo niente!" Disse Negan.
"Alla tua destra!" gridò Daryl.
Negan caricò la pistola, la puntò fra gli alberi e sparò. Gli uccelli volarono via mentre il macchinario distrutto andava a fuoco.
Tutti i macchinari erano fuori uso. A terra vi era una distesa di frecce rudimentali, perlopiù rami e pezzi di legno lavorati a mano.
"Siete proprio bravi. Complimenti." Disse Diana.
Lei applaudiva e Freddy sorrideva vittorioso.
"Ma che cazzo era quello?" inveì Negan.
Intanto Daryl stava prendendo una seconda bandana sul braccio di Astrid che sanguinava ancora.
"Era una prova per testare le vostre abilità."
"Perché mai?" domandò Daryl.
"Perché la salvezza del mondo è nelle vostre mani."
 
Due giorni dopo 
Carol all'alba termino il suo turno di guardia e raccattò le sue cose per riprendere il viaggio. Mancavano due ore a Lithonia, erano così vicini che quasi non sembrava vero.
"Carol, nessuna segnalazione?"
Remy si avvicinò con lo zaino sulle gambe e il sacco a pelo poggiato sul braccio in attesa di essere ripiegato.
"Aaron e Rosita non hanno avvistato né vaganti né gli uomini di Stein. La strada per Lithonia dovrebbe essere sgombra."
"Va bene, allora partiamo."
Carol fischiò e il gruppo si avviò verso nord. Hunter e Lydia guidavano i bambini, mentre Yana e Paul si occupavano dei più anziani.
"È una bella giornata." Disse Ezekiel.
Remy gli lanciò un'occhiata truce, era insopportabile l'ottimismo di quell'uomo.
"Sarà una bella giornata se nessuno morirà."
"Amica mia, tu dovresti sorridere di più."
"Carol, credo che dovremmo lasciare Ezekiel qui."
Carol rise e annuì, anche lei spesso non tollerava la positività di Ezekiel.
"Sono d'accordo."
"Siete due donne davvero terr-... Oh!"
Remy seguì lo sguardo dell'amico e intravide delle figure che avanzavano verso di loro. Riconobbe all'istante la donna con i capelli castani e la giacca nera.
"Astrid!"
"Remy!" 
Ezekiel spinse la carrozzina di Remy e in pochi minuti raggiunsero i nuovi arrivati. Con Astrid c'erano anche Negan e Daryl.
Astrid corse dalla sorella e l'abbracciò forte. Remy trattenne le lacrime, era troppo orgogliosa per piangere davanti agli altri.
"Remy Wilson, la punta di diamante." Disse una voce.
Alle spalle di Astrid c'era Diana che sorrideva come se avesse scorto un'oasi nel deserto.
"Dammi un solo motivo per non ucciderti."
"Perché insieme possiamo creare la cura."
 
 
Salve a tutti! 💕
Adesso il gruppo si è riunito e le cose iniziano a farsi serie. Ci si può fidare di Diana? Chissà...
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima, un bacio.
 
 
 
 

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Capitolo 3
*** Prime verità ***


3. PRIME VERITÀ

Carol chiuse la benda con una spilla e tirò giù la manica. Astrid guardò la fasciatura con espressione incredula.
"È assurdo che abbiano creato una trappola mortale per testarci."
"Diana è pur sempre figlia di suo padre."
La porta si aprì e Remy scivolò dentro facendo silenzio.
"Oh, sei sveglia. Vedo che Carol ti ha già medicata. Come ti senti?"
"Stanca e arrabbiata." rispose Astrid.
"Per questo ho portato il caffè."
Remy rise quando la sorella agguantò con foga il caffè e sospirò di gioia al primo sorso.
"Fa schifo ma è comunque il caffè più buono del mondo."
"Goditi il caffè prima che la giornata si rovini."
Carol si sedette sul tavolo con le braccia incrociate e l'espressione seria.
"Che succede là fuori?"
"Dobbiamo dividerci in gruppi: chi sistema le abitazioni e chi parla con Diana."
Lithonia era distrutta come tutte le altre città. Le case erano fatiscenti, i prati erano secchi, i lampioni erano rotti. Ci sarebbe voluto del tempo per rimettere tutto in ordine.
"Ezekiel e Jerry possono guidare la squadra dei lavori, noi parleremo con Diana."
"Va bene." Disse Astrid.
"Ma prima fatti una doccia, c'è un bagno funzionante nella casa del sindaco." Disse Remy.
Astrid non replicò, aveva davvero bisogno di togliersi di dosso quelle italiane settimane. Peccato non poter lavare via anche i dispiaceri.
 
Si riunirono al cinema, in una delle sale meno distrutte. Diana sedeva davanti a tutti, era stranamente tranquilla. L'atmosfera, però, era tesa. Fuori dal cinema Aaron si stava occupando del gruppo di Diana.
"Astrid dice che esiste un soggetto immune." Iniziò Remy.
Diana spostò l'attenzione su di lei e fece un piccolo sorriso.
"Sì, esiste. Si chiama Robert, oggi dovrebbe avere 16 anni."
"Dovrebbe?" rimarcò Astrid.
"Non vedo Robert da almeno quattro anni."
"Perché?" chiese Carol.
Diana cambiò posizione sulla sedia e incrociò le braccia.
"Perché è lontano il posto in cui è nascosto, non posso raggiungerlo facilmente. E poi mio padre negli ultimi quattro anni si è avvicinato sempre di più. Abbiamo anche interrotto le comunicazioni radio."
"Dov'è questo posto?" domandò Daryl.
"Prima dovete conoscere l'intera storia."
Remy si spinse con la carrozzina fino a lei, le puntò il dito contro e la guardò dritto in faccia.
"Allora inizia a parlare."
 
Dieci anni prima 
Diana passava così tanto tempo ai laboratori Stein che quasi sembrava parte dell'arredamento. Sedeva sempre in biblioteca o al bar o ai divanetti della reception.
Quella mattina l'intero edificio era in fermento per l'inizio della sperimentazione. Nessuno conosceva il progetto segreto su cui suo padre stava lavorando, ma di certo era qualcosa di molto importante perché anche i militari erano lì.
Una donna si sedette sulla poltrona della hall e si sistemò il figlio in braccio.
"Buongiorno." Disse Diana.
"Buongiorno." 
"Cerca qualcuno? Conosco tutti qui."
La donna abbozzò un sorriso, ma erano evidenti i segni di stanchezza. 
"Cerco la dottoressa Pine."
"Per la sperimentazione?"
"Sì. Mio figlio è nella lista dei soggetti della sperimentazione."
Diana chiuse il libro di biochimica che stava leggendo e dedicò la sua attenzione alla signora. La osservò bene: le scarpe erano bucate in diversi punti, le maniche del cappotto erano stracciate, dalla borsa sbucava il grembiule di una tavola calda.
"Perdoni la domanda, ma quanto la pagano?"
Diana sapeva che i soggetti su cui facevano esperimenti venivano pagati anche in base alla portata del progetto.
"Mille dollari. Lo so che può sembrare..."
Diana smise di ascoltare. La sua mente stava già formulando altri pensieri: mille dollari per la sperimentazione significava che suo padre stava lavorando ad un progetto di massima importanza e in cui il rischio per i soggetti era enorme.
"Quanti anni ha suo figlio?"
"Ho sei anni." rispose il piccolo.
"Robert, non essere maleducato." Lo riprese la madre.
Diana ridacchiò, tirò fuori dallo zaino una barretta di cioccolato e la regalò al bambino.
"Che ne dici se ti accompagno io di sopra?"
"Sì!"
 
Astrid si portò le mani sul cuore, che batteva all'impazzata.
"Sperimentavano sui bambini, è oltraggioso. La legge prevede di sperimentare su soggetti maggiorenni."
"Appunto. Fu proprio quello a destare i miei sospetti. Se stavano sperimentando in modo illegale allora la situazione era grave."
Remy fece un giro in tondo sulla carrozzina, mille domande si affollavano nella sua mente.
"All'epoca si diceva che Stein e il suo team stessero lavorando ad una cura per malattie neurologiche. Era la verità?"
"Quella era la versione ufficiale. Ho capito che era una farsa quando l'esercito ha portato in laboratorio una capsula per la criogenesi."
"Per conservare i soggetti su cui sperimentavano?"
"Esatto. Robert fu uno di loro."
 
Dieci anni prima
Diana correva come un fulmine, nonostante il bruciore ai muscoli fosse lancinante. Elizabeth la aspettava davanti alle porte del laboratorio.
"Eccoti finalmente! Com'è la situazione fuori?"
"Tragica."
Da una settimana era scoppiata una pandemia che aveva distrutto il mondo intero. Le persone si ammalavano e si trasformavano in mostri. Anche Atlanta era stata colpita. Il padre di Diana aveva subito lasciato la città e l'aveva pregata di seguirlo, ma lei non poteva lasciare Elizabeth e Robert.
"Come usciremo dalla città?"
"Fidati di me, Elizabeth."
Venti minuti dopo spingevano la capsula che conteneva Robert verso il parcheggio sotterraneo. Ad attenderle c'era un camion della polizia penitenziaria che Freddy aveva rubato due giorni prima.
"Come stiamo messi?" Chiese Diana.
Freddy caricò la capsula, aiutò Elizabeth a salire e chiuse il portellone.
"Possiamo lasciare la città seguendo i mezzi militari. L'esercito crederà che siamo della polizia con questo camion."
Freddy era una delle guardie dei lavoratori, era lui che si occupava dei sistemi di sicurezza e dei piani di emergenza.
"Andiamo."
 
"Siete riusciti a uscire?" Indagò Daryl.
"Sì. Io sapevo dove nascondere Robert ed Elizabeth. Purtroppo le cose non andarono bene: Elizabeth venne morsa e Freddy dovette ucciderla."
Astrid chiuse gli occhi, ripensando a sua madre e a tutti gli amici che avevano perso negli anni.
"Robert si nasconde lì da dieci anni?"
"Sì, ma non è solo. Con lui c'è una cara amica."
"Chi?" Volle sapere Remy.
"Minji Jeong. Ti ricorda qualcuno?"
"La biologa coreana che lavorava ai laboratori Stein sulle piante tropicali. Voleva creare un vaccino a base naturale."
"Io ho più risorse di quanto pensate." Disse Diana.
Daryl fece una smorfia, quella sicurezza ostentata puzzava di fregatura.
"Con quanta gente collabori? Per creare una cura ti serve un team."
Diana sorrise, aveva il potere e lo deteneva come fosse una regina.
"Una biologa, una ingegnera e un chirurgo sono a mia disposizione. Mancano una chimica e una genetista." 
Remy sentì un brivido lungo la schiena. Si guardò la mano sinistra e faceva ancora male non vedere più la fede all'anulare.
"Ecco perché cercavi me e Iris."
"Cercavo te. Di Iris non mi sono mai fidata, neanche quando lavorava ai laboratori Stein."
"E senza genetista come fai?" chiese Astrid.
"C'è una genetista a Ocean Side. Conoscete certamente Bridget Lawrence."
"Bridget è una genetista?" Fece Carol, sorpresa.
"Scommetto che vi ha detto di essere una commessa. La solita storia di copertura."
Remy guardò Diana così intensamente che teneva prendesse fuoco sul posto.
"Lasciateci. Io e Diana dobbiamo parlare in privato."
Carol, Daryl e Astrid uscirono e chiusero la porta usando un tubo arrugginito come difesa.
"Incontro a lume di candela?" scherzò Diana.
"Come conosci tutti i dettagli sulla sperimentazione?"
Diana accavallò le gambe e sorrise, si aspettava quella domanda.
"Perché spiavo mio padre dal condotto di aerazione. Quando ho capito che avrebbero sperimentato sugli umani, sentivo che c'era qualcosa sotto. Ho iniziato a intrufolarmi nel condotto e a seguire mio padre."
"Tuo padre ha iniziato creando una cura per malattie neurologiche, com'è finito a creare un virus devastante? Il suo team lo sapeva?"
"Il suo team lavorava per davvero ad un medicinale per malattie neurologiche. Mio padre, invece, con la scusa di lavorare meglio da solo perseguiva il suo progetto."
Remy inclinò la testa come faceva sua madre quando voleva capire se da bambina stava mentendo.
"Perché tuo padre lavorava ad un virus?"
"L'esercito chiese a mio padre di creare un'arma chimica: un virus che uccidesse i nemici in guerra. Mio padre iniziò la sperimentazione sugli umani per ordine del Pentagono. I soggetti venivano tenuti sotto controllo negli alloggi sotterranei del laboratorio in modo che nessuno li scoprisse. Uno di loro, però, riuscì a scappare e incominciò a infettare chiunque gli capitasse davanti. L'infezione è partita da Atlanta. Conosco queste informazioni da Freddy, che fu inviato da mio padre insieme all'esercito a inseguire il soggetto fuggitivo."
"E il tuo diario? Come fai a conoscere la parte iniziale della cura?"
"Perché una notte ho rubato gli appunti di mio padre e ho ricopiato tutto quello che c'era scritto. Tre giorni dopo l'infezione aveva già consumato un centinaio di persone."
"Sai quale sia la composizione del virus?"
"No. L'origine non la conosco. Per capirlo abbiamo lasciato Minij con Robert ma non so cosa abbia potuto scoprire negli ultimi anni."
Remy si passò una mano sulla nuca, era lì che si concentrava la tensione.
"Come fai a sapere che Robert è immune?"
"Perché è stato morso due volte prima che arrivassimo al nascondiglio. In entrambi i casi lo abbiamo osservato per settantadue ore e non è successo nulla. Il morso si è rimarginato e non ha lasciato neanche traccia."
"Credi che tuo padre gli abbia iniettato la cura?"
"Possibile. Ma ripeto che non so altro dato che non vedo e non sento Minij da quattro anni."
 
Astrid arricciò il naso all'ennesima fitta di dolore al braccio. Non avevano medicinale e non poteva assumere antidolorifici, dunque doveva sopportare in maniera stoica.
"Posso fare qualcosa per il dolore." Disse Daryl.
"Darmi una botta in testa e lasciarmi svenuta fino a quando non passa?"
"Qualcosa di meno letale." Rise lui.
Astrid sorrise, era così carina la risata silenziosa di Daryl.
"Mi affido alle tue cure allora."
"Entro pranzo avrai la tua medicina."
Astrid gli accarezzò la guancia e vi stampò un bacio.
"Ti ringrazio."
"Figurati."
"Non mi fido." Disse Carola fissando il cinema.
Daryl si sedette su una panchina mezza distrutta e si accese una sigaretta.
"Della cura o di tutta la faccenda?"
"Di tutto. Non vi sembra tutto sospetto?"
Astrid fissò la porta del cinema, o meglio gli infissi senza vetri.
"Per quel poco che sono stata con Diana, vi posso assicurare che lei crede davvero in quello che dice. O è brava a fingere oppure è vero."
"Remy è brava a fiutare le bugie. Insomma, ha beccato Iris con un solo sguardo." 
Daryl osservò gli altri che si affaccendavano in città per riparare le finestre rotte in vista della notte e per accatastare legna in gran quantità. Fra di loro vedeva Aaron, Rosita, Hunter e Lydia, persino Judith.
"Dov'è Negan?"
"Sta aiutando Ezekiel con i vetri." Disse Carol.
Ezekiel, però, era da solo mentre toglieva un pezzo di vetro dalla strada.
"Non c'è. Vado a dare un'occhiata."
"Sta attento." Disse Astrid.
"Astrid!"
Carol scattò in piedi mentre Remy si affacciava alla porta del cinema per richiamarle dentro.
Astrid e Carol presero posto sulle uniche poltrone sane, sebbene fossero ricoperte da una decade di polvere.
"Quindi?" incominciò Astrid.
Remy guardò Diana e scosse la testa per la malsana idea che le frullava in testa.
"Nel diario che abbiamo Diana ha ricopiato la parte iniziale della formula per creare la cura, per completarla dobbiamo esaminare Robert in quanto unico soggetto immune."
"Questo significa andare a prendere Robert." Disse Carol.
"Sì." Confermò Remy.
Astrid si accorse subito che la sorella stava esitando perché guardava altrove, come quando da ragazzina nascondeva di aver speso la paghetta per le riviste di scienza.
"Remy, parla."
"Robert non è vicino. Diana, diglielo."
"Robert si trova a al Savannah River. C'è una grande diga e abbiamo creato un nascondiglio nella struttura."
Astrid sospirò, la situazione era più complicata di quanto pensasse.
"Sfruttate l'energia dell'acqua della diga per alimentare la capsula criogenica."
"Sì. Abbiamo energia prodotta dall'acqua in continuazione, così non dobbiamo preoccuparci di come tenere in vita Robert."
"È un bel viaggio." Commentò Carol.
"Ne dobbiamo parlare con Daryl, poi decideremo." Disse Remy.
 
Daryl trovò Negan che perlustrava la farmacia. 
"Che stai cercando?"
Negan inarcò il sopracciglio, si sentiva sempre in trappola quando l'arciere lo incrociava.
"Sto organizzando una rivolta in mezzo ad una farmacia distrutta."
Daryl vide che Negan aveva recuperato un flacone di antidolorifico e sentì la rabbia pizzicargli le ossa.
"Cerchi le medicine per Astrid. Sai che le fa male il braccio e vuoi portarle l'antidolorifico. Patetico."
"Almeno io mi preoccupo per lei."
"Non serve, Astrid è in grado di cavarsela da sola. Non ha bisogno di noi due."
Negan incassò il colpo. Astrid poteva sembrare solo una donna buona e gentile, ma in realtà in lei bruciava il fuoco del coraggio ed era disposta tutto pur di sopravvivere.
"Che cosa vuoi, Dixon? Hai intenzione di seguirmi ogni volta che mi allontano dal gruppo?"
Daryl gettò la sigaretta fra le macerie e si appoggiò alla parete con le braccia converse.
"Come ha fatto Diana a convincerti a rapire Astrid? Dici che vuoi proteggerla, ma poi ti comporti in maniera opposta."
Negan scalciò un masso e si piegò a raccogliere una scatola deformata di cerotti.
"Perché conoscevo uno dei soggetti umani su cui facevano esperimenti."
"Chi?"
"Mia moglie."
Daryl si mise dritto, non si aspettava quella rivelazione. 
"Ma tua moglie era malata e in fin di vita."
"Proprio per questo si sottopose alla sperimentazione. Dopo un paio di trattamenti fu buttata fuori dal programma perché era troppo debole, il resto della storia lo consoci."
"Se mi stai mentendo..."
Negan tirò un calcio al bancone e si voltò verso Daryl con gli occhi spiritati.
"Sono un mostro e su questo non c'è dubbio, ma non mentirei mai su mia moglie."
"Adesso, però, lo stai facendo anche per Astrid."
Daryl se ne andò prima che Negan parlasse. Rimasto solo, Negan si sedette fra le macerie e rimase lì in silenzio per ore.
 
Daryl studiò attentamente la mappa mentre Astrid accanto a lui sgranocchiava un pezzo di carne.
"Da Lithonia a Savannah ci vogliono all'incirca quattro ore in macchina, quindi almeno il triplo a piedi. Poi dobbiamo aggiungere altri chilometri per arrivare al fiume."
"E chissà quanti pericoli nel tragitto." Rifletté Astrid.
Remy allungò il collo per guardare il cerchio nero attorno al simbolo della diga.
"Non possiamo andare tutti. Io dovrei andare ma con la carrozzina sarei solo un peso."
"Remy!"
"Cosa? È la verità, mica un'offesa."
Daryl si morse l'interno della guancia e si lasciò cadere sulla sedia con un tonfo.
"Andremo solo io e Astrid. Ci terremo in contatto radio solo con Remy."
"Sì, ottima idea." Annuì Astrid.
"Vi servono provviste, armi e carburante per la moto." Disse Remy.
Daryl scosse la testa mentre richiudeva la cartina.
"Andremo col pick-up dato che al ritorno saremo in quattro. E avremmo un posto dove passare la notte, all'esterno non sarebbe sicuro."
"Ma le armi ci servono." aggiunse Astrid.
Remy si avviò alla porta - sistemata per il momento con lo scotch - e abbassò la maniglia.
"Io e Carol troveremo qualcosa. Adesso è meglio riposare, domani sarà una lunga giornata. Buonanotte."
"Buonanotte." La salutò Astrid.
Lei e Daryl condividevano l'appartamento insieme a Clara, Hunter, Yana e Lydia. I ragazzi già si erano sistemati nelle varie camere dopo aver pulito. Loro, invece, avrebbero dormito sul divano letto.
Astrid si tolse gli anfibi e si sedette a bordo del divano con espressione afflitta.
"Tieni, è per il braccio." Disse Daryl.
Le diede una boccetta che conteneva una sostanza pastosa verde scuro. L'odore era stranamente buono.
"Cos'è?"
"Chiodi di garofano e artemisia, sono piante antidolorifiche e disinfettanti."
Daryl si sedette accanto a lei, riprese la boccetta e si unse le mani. Con l'indice delicatamente applicò la pasta sulla ferita. Astrid sobbalzò per il bruciore.
"Sei anche erborista. Possiedi altre doti nascoste, Dixon?"
"Lo devi scoprire." Sorrise lui.
Astrid gli mise la mano sulla guancia e gli diede un bacio sulla bocca. Daryl ricambiò, interrompendo la cura.
"Astrid...Astrid?"
Clara comparve in salotto con i capelli spettinati e gli occhi stanchi.
"Tesoro, che succede?"
"Non riesco a dormire. Posso stare con voi?"
Daryl e Astrid si guardarono e ridacchiarono. Poi Daryl la prese in braccio e la fece sistemare al centro del divano letto.
"Adesso dormi." Sussurrò Astrid.
Clara si accoccolò a lei e Astrid canticchiò una ninna nanna.
Daryl le guardava dallo stipite della porta e si chiese se fosse quella la vera felicità.
 
Remy si strofinò gli occhi arrossati dalla stanchezza. Erano ore che leggeva il diario di Diana in cerca di indizi. Certo, si accennava ad un soggetto in vita ma non c'erano altre annotazioni. 
Sussultò quando bussarono alla porta. Era Diana con in mano una busta di plastica sgualcita. Remy aprì e aggrottò la fronte.
"È mezzanotte. Che ci fai qui?"
"Sono venuta con un'offerta di pace."
Consegnò la busta a Remy e si scoprì essere una quantità enorme di biscotti alla vaniglia. I preferiti di Remy.
"Come...?
"Come faccio a sapere che sono i tuoi preferiti? Ne offrivi uno a tutti durante la pausa pranzo. Li faceva tua madre e tu ne andavi pazza."
Diana ricordava tutto dei tempi pre-apocalisse. Ricordava tutto di Remy.
"Oh... sì, mia madre adorava cucinarli..."
"Erano così buoni che chiesi alla nostra governante di replicarli."
Remy accarezzò un biscotto come fosse un tesoro. Nella sua mente riaffiorò l'immagine di lei, sua madre e Astrid che ballavano in cucina mentre infornavano i biscotti.
"Avevi una governante?"
"Il privilegio di essere una ragazza ricca con genitori assenti."
Diana sorrideva ma i suoi occhi tradivano una certa malinconia. Dietro la sua maschera da dura si celava ancora quella ragazza.
"Perché questa offerta di pace?"
"Mi lasci fuori? Fa freddo."
Remy roteò gli occhi e si spostò per farla entrare. Carol dormiva di sopra, quindi potevano parlare liberamente.
Diana si accomodò su una poltrona mezza rotta e si guardò attorno. La casa era messa male ma era comunque un tetto sulla testa.
"Che vuoi?" ripeté Remy.
"Remy, io ti stimo sin dal primo momento in cui ti ho conosciuta. Lo so che non ti fidi di me, ma collaborare è l'unico modo che abbiamo."
"Collaborare non significa essere amiche. Hai rapito mia sorella!"
"Ho dovuto! E non le abbiamo fatto del male...a parte la freccia nel braccio..."
"L'avete intrappolata!" replicò Remy.
"L'abbiamo testata! Dovevo capire se lei e Dixon sono in grado di compiere la missione."
Remy si massaggiò il ponte del naso. Fece un respiro e raccolse la calma per parlare.
"Astrid può sembrare un angelo, ma se ha un obiettivo diventa una macchina da guerra. E Daryl è una macchina da guerra sin dalla nascita."
Diana distolse lo sguardo. Remy era così convincente che temeva di prendere letteralmente dalle sue labbra.
"Mio padre ingaggiò una squadra di squattrinati per scaricare i cadaveri dei soggetti morti. Il fratello di Daryl era uno di loro."
"Daryl non è suo fratello, te lo assicuro."
Diana si appoggiò con i gomiti sulle ginocchia in modo da avvicinarsi a Remy.
"Remy, io mi fido così tanto di te che ti ho consegnato nelle mani la cura della razza umana. Ti sto consegnando la mia intera vita."
Per la prima volta Remy si sentì in difetto. Aveva sempre giudicato Diana, si era sempre comportata con ostilità, ma adesso iniziava a capirla.
"Allora collaboriamo come si deve."
Diana sorrise, e la se stessa addolcente sarebbe esplosa di gioia. Forse la sua cotta per Remy non era mai passata.
"Collaboriamo."
 
L'indomani mattina Daryl si svegliò in una situazione atipica per lui: Clara durante la notte si era stretta a lui e ora lo circondava con le sue piccole braccia. Astrid non c'era, il suo lato era vuoto ma le scarpe erano ancora lì. Daryl si mosse piano per non svegliare la bambina e andò in cucina.
Astrid era lì che preparava caffè e latte canticchiando e ballando.
"Buongiorno."
La donna saltò e si voltò terrorizzata prima di scoppiare a ridere.
"Oddio!"
Daryl trattenne una risata, ma era troppo divertente farla spaventare.
"C'è il caffè?"
"Non per chi mi causa un infarto." 
Astrid rise ancora e gli passò una tazza fumante. Era scalza e con i capelli legati alla rinfusa, era così genuina che Daryl abbassò lo sguardo per l'imbarazzo.
"Oggi organizziamo tutto e domani all'alba partiamo."
"Okay. Cosa preferisci fare?"
Daryl smise di bere, impressionato da quella domanda. Astrid era così gentile che quasi gli faceva male. 
"Facciamo come vuoi tu."
Astrid sorrise divertita, alle volte l'arciere diventava un cucciolo di Golden retriever.
"Ci servono: auto e carburante, cibo, coperte, acqua e armi. Come facciamo con carburante e armi?"
"Credo che Freddy ne sappia qualcosa."
"Allora io parlo con lui per le armi e il carburante, tu ti occupi del resto."
"Sissignora."
Astrid gli diede uno schiaffo giocoso sulla mano e poi gli stampò un bacio sulla guancia. Daryl non disse nulla, non era abituato a quelle manifestazioni d'affetto e rimaneva ancora imbambolato.
"Astrid, SOS!" Disse Yana entrando in cucina.
Dietro di lei c'era Lydia pallida e con le mani sulla pancia.
"Che succede, ragazze?"
"Lydia ha il ciclo. Come facciamo?" chiese Yana.
Lydia si abbandonò contro la spalla di Astrid che abbracciò la ragazza e le accarezzò i capelli.
"Yana, nel mio zaino c'è una busta blu che contiene le pezze. E chiedi a Carol di preparare il suo decotto di camomilla."
"Vado! Lydia, resisti!"
"Mi mancano gli assorbenti." Disse Astrid.
Lydia singhiozzò e Astrid le diede dei colpetti sulla schiena per consolarla.
"Morirò." disse la ragazza.
"Purtroppo no, soffrirai questo mese e tutti i prossimi a venire."
Clara si unì a loro con la faccia assonnata e la mano che sfregava gli occhi per svegliarsi. Andò a sedersi automaticamente in braccio a Daryl come se fosse la sua sedia personale.
"Latte."
"Daryl, per piacere..." disse Astrid.
Daryl si mosse subito e versò il latte caldo in un bicchiere e lo mise in mano a Clara. Ma la piccola era ancora mezza addormentata e non riusciva a tenere gli occhi aperti.
"Come faccio?"
"Faglielo bere tu, per cortesia." Disse Astrid.
Daryl voleva scappare. Era una situazione troppo soffocante. Era tutto così domestico e intimo. Sapeva così tutto di famiglia che faceva paura.
"Ci penso io." Intervenne Hunter.
Daryl gli mollò il bicchiere in mano e tornò in soggiorno per infilarsi il gilet e uscire di casa.
 
Astrid sistemò il proprio zaino in auto e chiuse il portabagagli. Erano le nove di sera e lei e Daryl avevano preparato il pickup in modo da partire alle prime luci dell'alba.
"Quanto carburante abbiamo?" domandò Daryl.
"Freddy ha caricato quattro pieni. Il loro gruppo è davvero ricco."
"E quante armi?"
Astrid aprì un borsone nero per mostrare le armi raccolte.
"Due pistole, un fucile, due pugnali e frecce."
"Sono ben organizzati."
"Fin troppo." disse Astrid.
Lei si avviò verso casa quando Daryl la prese per il braccio per fermarla.
"Astrid, per stamattina..."
"Lo so che sei andato nel panico. Le situazioni così domestiche sono una novità per te. Non ti preoccupare."
Daryl si sentiva come un bambino. Lui che aveva ucciso, che era stato torturato, che era stato vittima di suo padre, era intimorito da tutta quella cortesia.
"Grazie."
Astrid si sollevò sulle punte per abbracciarlo forte.
"Va tutto bene, Daryl. Adesso andiamo a dormire, ci serve riposo."
 
Remy aveva osservato la scena dalla propria finestra e abbozzò un sorriso.
"Sono carini." disse Carol.
"Sì."
Carol si appoggiò alla finestra e adocchiò la strada buia.
"Quali sono i nostri piani?"
"Carol, devi  andare a Ocean Side per recuperare Bridget."
"E per gli altri geni?"
Oltre alla biologa Minij Jeong, Diana aveva menzionato un chirurgo e una ingegnera. Ma chi erano?
"Forse è qualcuno del suo gruppo. Non credo che abbia scoperto tutte le sue carte."
"Un pezzo alla volta." esordì una voce.
Diana era in cima alle scale e guardava le due donne con espressione fiera.
"Origliare è maleducazione." Disse Remy.
"A chi importa? A questo mondo non credo proprio."
Carol odiava l'atteggiamento spavaldo di Diana, sembrava sempre che nascondesse qualcosa di grosso.
"Chi sono il chirurgo e l'ingegnera?"
"Nessuno dei due sta con me. Il team si è diviso proprio per evitare di essere catturati insieme."
Remy alzò gli occhi al cielo, doveva aspettarsela l'ennesima complicazione.
"Bridget è a Ocean Side. Sai dove sono gli altri due?"
"Certo."
"Ce lo dici?" fece Carol.
"Non ancora. Non posso scoprire tutte le mie carte."
Diana salì di sopra fischiettando e battendo le mani.
Remy si passò le mani fra i capelli e imprecò.
"Quella donna mi farà impazzire."
 
Salve a tutti! ❤️
La grande avventura sta per iniziare...salite a bordo!
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima, un bacio.
 

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Capitolo 4
*** Savannah River pt.I ***


4. SAVANNAH RIVER PT.I

Astrid entrò in casa di Remy e Carol semplicemente spingendo la porta. La maniglia era inesistente, dunque la porta era sempre aperta.
"Buongiorno?"
Era tutto silenzioso. Astrid controllò in cucina e poi in salotto, dove trovò Remy addormentata sul pavimento.
"Remy! Remy!"
Remy si svegliò di soprassalto, un foglio le si era appiccicato alla guancia.
"Che c'è?"
"Hai dormito per terra?"
"Stavo lavorando al diario di Diana, devo essermi addormentata nel frattempo."
Astrid la aiutò a rimettersi sulla carrozzina e la spinse in cucina. Si mise a preparare una colazione veloce con quello che avevano: crackers e un uovo sbattuto.
"Hai scoperto altro dal diario?"
"Non molto."
"Intanto cerca anche di dormire in un letto."
Remy ridacchiò, sua sorella era premurosa come la madre.
"Tu perché sei qui? Credevo partiste all'alba e sono le sei e un quarto."
"Daryl è sparito. Aspetto che torni."
Astrid depose sul tavolo la padella e Remy mangiò l'uovo insieme ai crackers.
"Ripensamenti prima del grande passo?"
Astrid le diede uno schiaffo sul braccio ma rideva.
"Non ci stiamo mica sposando. Stiamo andando probabilmente verso una missione suicida."
"Oh, il coronamento di ogni storia d'amore!"
"Speriamo bene." esordì Carol.
Astrid si alzò per fare spazio a Carol considerato che la cucina era davvero un buco.
"Contiamo di risolvere tutto entro una settimana. Arriviamo al Savannah River, recuperiamo Robert e Minij e torniamo."
Remy diventò pensierosa di colpo. Se pensava a Robert le venivano in mente troppi dubbi.
"Dopo tutti questi anni la capsula sarà ancora perfettamente funzionante? Non so. Temo che il soggetto possa essere stato intaccato."
"Può darsi."
Le tre donne si voltarono nel momento in cui Diana fece il suo ingresso. 
"Robert potrebbe essere..." iniziò Astrid.
"Morto? Sì, potrebbe. Non sento Minij da quattro anni, potrebbe essere morta anche lei. La diga potrebbe essere crollata. Non ne ho idea."
Era così tranquilla mentre parlava di quelle catastrofi che Astrid arricciò il naso per il disgusto.
"Sei davvero insensibile. Robert è una persona prima di essere un esperimento. Anzi, è un ragazzino."
"È un soggetto immune. Devi pensare con mente fredda per fare scienza."
"Infatti io non sono una scienziata."
"Sei una baby-sitter." disse Diana.
Astrid non disse altro, diede una pacca sulla spalla alla sorella e lasciò la casa.
"Sei una stronza colossale." Disse Remy.
Diana fece spallucce e le rubò un cracker.
 
Daryl caricò le ultime cose sul pick-up e chiuse lo sportello. In quel momento Carol, Remy e Astrid si stavano avvicinando.
"È tutto pronto?" domandò Carol.
"Così sembra. Tieni d'occhio Diana mentre sono via "
"Tranquillo, non muoverà un passo senza di me. Tu stai attento, non sappiamo come sia la situazione a Savannah e sulle strade."
Remy abbracciò Astrid così forte che avrebbe potuto spezzarla.
"Non vuoi salutare i ragazzi?"
"Preferisco di no. Lasciali dormire tranquilli."
"Almeno io merito un saluto?"
Ezekiel era dietro di lei con le braccia spalancate e Astrid andò subito ad abbracciarlo.
"Prenditi cura di Remy."
"Ci penso io."
Astrid raccattò lo zaino e andò da Daryl che si era appoggiato allo sportello del guidatore.
"Guido io, Dixon."
Daryl le diede le chiavi con un sorriso e si accomodò a lato passeggero. Astrid ingranò la marcia e lasciarono Lithonia.
 
Daryl ruotava il foglio in ogni direzione per comprendere quella giusta. Il disegno di Diana era più uno scarabocchio disordinato.
"Così..."
"Hai capito come si legge?" chiese Astrid.
"Sì. Sulla destra c'è una specie di galleria che ci farà accedere al palazzo della diga. Sono tre piani e il piano sotterraneo."
Astrid lanciò una rapida occhiata allo schema per poi tornare con gli occhi sulla strada.
"Robert si trova nel sotterraneo?"
"Sì."
Daryl era fin troppo silenzioso, persino per lui, e questo la mise in allarme.
"Che c'è? Sei pensieroso, più del solito."
"Questa galleria mi preoccupa. Potrebbero esserci i vaganti."
"E Minij come entra ed esce dal palazzo?"
"Diana ha detto che il primo piano è crollato e hanno creato una specie di ponte per uscire da lì senza usare la galleria."
"E in quattro anni chissà come si è ridotto il palazzo."
"Già. Gira a destra."
Astrid svoltò a destra e per qualche metro fece slalom fra le auto abbandonate sulla statale.
"Robert e Minij potrebbero anche essere morti."
"Ecco perché andiamo solo noi due, è inutile sprecare risorse ed energie."
"Vero."
Astrid sprofondò nel sedile con espressione cupa. Daryl sospirò, odiava vederla così esasperata.
"Astrid, stai tranquilla. Comunque vada, noi ce la caveremo."
Daryl lo sapeva che Astrid soffriva di ansia, che ogni cosa per lei era fonte di agitazione e stress, e avrebbe fatto di tutto pur di aiutarla.
"Lo so... è solo che...io..."
"Lo so." 
Daryl le mise una mano sulla gamba e l'accarezzò piano. Astrid era sempre disponibile, c'era sempre per tutti, ma qualche volta era lei che meritava di essere sostenuta.
 
Erano all'incirca le dieci di sera quando si fermarono presso un autogrill. Astrid parcheggiò nell'area benzina e scese per sgranchirsi le gambe.
Era buio e i lampioni della stazione erano fulminati, perciò accese la grande torcia che le aveva prestato Jerry.
"Ci fermiamo qui per la notte." Disse Daryl.
"Io vado in bagno."
Mentre lei si allontanava, Daryl aprì il portello posteriore e abbassò i sedili in modo da stendere una coperta. Non potevano dormire all'esterno con il rischio dei vaganti o dei banditi, quindi era più sicuro creare un cantuccio nel pick-up per dormire. Si avvertì un tonfo così forte che la porta del bagno esplose in pezzi.
"Non si può fare neanche pipì in pace!" 
Astrid spinse fuori una vagante e la pugnalò al cervello. Si rimise in piedi con espressione contrita.
"Tutto bene?" chiese Daryl.
"Sì, ma di questi tempi fare pipì dietro un albero è più sicuro."
Daryl ridacchiò mentre lei tornava in bagno - questa volta sgombro.
"Qui Remy, passo e chiudo." 
Daryl recuperò la radio dallo zaino e azionò il canale di comunicazione.
"Qui Daryl. Noi stiamo bene e ci siamo fermati per la notte. Passo e chiudo."
"Siete ancora vivi? Sorprendente."
"Vivi per miracolo, Astrid corre un po' troppo quando guida."
Remy non rise alla radio ma Daryl immaginò che lo avesse fatto comunque.
"Lei adorava correre. Fatti raccontare di quella volta che siamo andate a fare motocross."
"Okay. Ci aggiorniamo domani. Passo e chiudo."
"A domani. Passo e chiudo."
Astrid tornò pochi minuti dopo con i capelli legati e il pugnale che grondava acqua, lo aveva lavato dopo aver eliminato la vagante.
"Era Remy? Novità?"
"Tutto bene."
Daryl le allungò un involto di carta dato che era ora di cena. Astrid si appoggiò alla fiancata dell'auto e iniziò a mangiare.
"Che c'è, Astrid?"
"Niente. È solo tutto molto triste."
Daryl lo sapeva che era tutto molto triste, era così che aveva vissuto la sua intera vita. Ma vedere l'espressione disperata sul volto della era di gran lunga peggiore.
"Troveremo una soluzione a tutto. E non c'è soluzione, allora ne inventeremo una."
"Sei diventato un guru." Rise Astrid.
"Mi adatto." Sorrise lui.
Astrid si spostò sul sedile e guardò Daryl appoggiato alla staccionata dell'autogrill.
"Se il mondo tornasse a com'era prima, che cosa faresti?"
"Non lo so. Tu?"
"Per prima cosa farei una doccia come si deve, con shampoo, balsamo e bagnoschiuma. Poi mangerei una pizza. Poi dormirei in un letto decente."
Daryl fece un mezzo sorriso.
"Concordo soprattutto sul letto. Mi sembra di non dormire da dieci anni."
Astrid ridacchiò, in effetti l'apocalisse li aveva provati di molte ore di sonno.
"Avevo una bella casa, sai? Era un appartamento piccolo ma molto accogliente. Ti sarebbe piaciuto."
"Com'era?" Chiede Daryl.
"Era al secondo piano. Dopo un piccolo ingresso c'era una stanza grande con cucina e soggiorno, poi nel corridoio si aprivano il bagno e la mia camera da letto. Comprai le tende nuove una settimana prima della fine del mondo, chissà in che condizioni saranno."
Daryl deglutì, non aveva più fame. La vita di Astrid era bella, con una bella famiglia, una bella casa e un bel lavoro. Lui, invece, aveva sempre vissuto lo schifo più assoluto. Come poteva una donna come lei scegliere uno come lui?
"A Lithonia puoi cercare altre tende."
"Ottima soluzione." Disse lei con un sorriso.
 
Astrid si mise supina con uno sbuffo. Non riusciva a dormire, sebbene ci provasse da almeno un'ora. Era troppo agitata per riposare, e ricordava tutte le notti insonni passate prima di sostenere un esame all'università.
"Tutto okay?" mormorò Daryl.
"Oddio, scusami per averti svegliato!"
Daryl accese la torcia e vide l'espressione corrucciata della donna.
"Non stavo dormendo neanche io."
Astrid si mise seduta e si portò le ginocchia al petto.
"Stavo pensando a Robert. Dovranno aprirgli il cervello per estrapolare la cura?"
"Non penso che Remy permetterà una cosa del genere."
"Non lo so, Daryl... c'è qualcosa che non va. Me lo sento."
Daryl si sedette e le prese una mano, era così piccola e sottile in confronto alla sua. Se Astrid aveva un presentimento, allora bisognava fare attenzione perché lei aveva sempre ragione.
"Staremo attenti. E cercheremo di aiutare Robert in ogni modo. Fidati di me e di tua sorella."
Lei accennò un mezzo sorriso e annuì.
"Va bene."
"Adesso proviamo a dormire?"
Stavano per rimettersi sotto le coperte quando Daryl captò un rumore.
"Che c'è?" domandò Astrid.
Daryl le fece segno di non parlare. Si mise in ascolto e captò un altro rumore, come se qualcuno stesse calpestando sei rami.
"Giù!"
 
Astrid corse fuori dall'auto quasi lanciandosi sul terreno. Aveva fatto in tempo a recuperare due zaini, le scarpe e i pugnali. 
Succedesse tutto così in fretta che a stento riusciva a rendersene conto.
"Astrid!" Urlò Daryl.
"Ci sono!"
Si nascosero dietro la fiancata del pick-up per un ragguaglio veloce.
"Dobbiamo raggiungere il bosco e correre in direzione nord. Se ci separiamo, ci ritroviamo alla quercia, è l'unica di tutto il bosco."
"Okay."
Uno sparo volò sopra le loro teste. Astrid si abbassò per evitarlo, ma nell'orecchio rimbombava il suono.
"Corri!"
Si misero in piedi e corsero verso la radura mentre Daryl sparava con la pistola recuperata da Freddy. Astrid scivolò sul terreno umido e un proiettile le sibilò a pochi centimetri dalla faccia. Si girò e vide un uomo che avanzava verso di lei con un fucile. 
"Arrenditi!" Disse l'uomo.
"Dietro di te." Disse Astrid.
L'uomo guardò dietro e così lei poté sfilargli l'arma dalle mani. Gli diede un calcio in mezzo alle gambe e lo pugnalò al cuore.
"Andiamo!" Strillò Daryl.
Astrid riprese a correre più veloce di prima. Anche lei schizzava nel vento come un proiettile.
Distrattamente contò almeno cinque uomini armati, di sicuro erano stati mandati da Stein. Uno si avvicinò a lei da destra, dunque scivolò sul manto di fogli secche ed evitò un proiettile.
Sentì un tonfo, un colpo doveva essere andava a buon fine, ma non sapeva dire se fosse stato fuoco nemico o se fosse stato Daryl. Non aveva tempo e modo di controllare, perciò continuò a correre inoltrandosi nel bosco.
 
 "Quando torna Astrid?" Domandò Clara.
La bambina era seduta in veranda con Hunter, Yana e Lydia. Stavano parlando del più e del meno mentre calava la sera.
"Presto, non ti preoccupare." La rassicurò Yana.
Hunter finì di intrecciare una corona di fiori e la pose sulla testa di Clara.
"Adesso sei una principessa dei boschi."
"Evviva!"
Clara si mise a saltellare di qua e di là ripetendo a tutti di essere una principessa.
"Che stanno combinando le due sorelle?" Indagò Lydia.
Hunter e Yana si guardarono e fecero spallucce.
"Davvero non lo sappiamo." Disse Yana.
"C'entra di sicuro Diana, è sempre appiccicata a Remy." Aggiunse Hunter.
"Perché è cotta di lei." Disse Lydia.
"Come, scusa?!"
Lydia rise per le facce sorprese degli altri due ragazzi. 
"È così palese! Diana stravede per Remy, la segue con gli occhi come fosse un cagnolino."
"Come fa Paul con Yana." Disse Hunter.
Yana arrossì e distolse lo sguardo. Le parole di Hunter erano intrise di cattiveria e gelosia, e lei sapeva che questo derivava dai sentimenti del ragazzo per lei.
"Parliamo d'altro. Ad esempio di Negan: ha rapito Astrid e ancora ci fidiamo di lui?"
"Io non cr-..." Lydia si interruppe.
"Lydia?"
Hunter e Yana seguirono lo sguardo dell'amica che fissava la strada principale.
"A fuoco!" Gridò qualcuno.
 
L'alba esplose a poco a poco; era ottobre e l'autunno con la sua luce soffusa ormai incombeva.
Astrid era da sola e vagava nel bosco da ore. Aveva perso Daryl subito dopo essersi infilata nella boscaglia. Per fortuna sapeva di dover cercare una quercia, il che al momento sembrava come cercare una foglia in un mare di foglie. 
"Qui Remy. Passo e chiudo."
Astrid sobbalzò, non ricordava di aver preso lo zaino con la radio dentro e tirò fuori con un sospiro di sollievo.
"Qui Astrid. Abbiamo un problema. Siamo stati attaccati."
"State bene? Era Stein?" rispose Remy.
"Io sto bene, sto ancora cercando Daryl. Sì, erano gli uomini di Stein."
Astrid scavalcò una grossa radice di albero e proseguì. Poi si fermò, guardò di nuovo la radice e capì di essere arrivata. Davanti a lei c'era la quercia, alta ed enorme, stranamente rigogliosa. Di Daryl non c'erano ancora tracce.
"Adesso come farete?"
"Trovo Daryl e poi proseguiremo a piedi. Teniamoci aggiornate. Passo e chiudo."
"Fate attenzione. Passo e chiudo."
Astrid individuò delle macchie di sangue su alcune foglie secche. Afferrò i pugnali e li sollevò in posizione di difesa. Uno degli uomini di Stein poteva averla seguita fin lì.
Seguì la scia di sangue come un segugio, come le aveva insegnato Daryl. 
Sbarrò gli occhi quando scoprì chi si nascondeva.
"Daryl!"
L'arciere perdeva sangue dalla schiena, un buco gli stappava la camicia sotto la scapola sinistra.
"Stai bene?" biascicò lui.
Astrid si inginocchiò e gli tamponò subito la ferita con una maglietta presa dallo zaino.
"Io sto bene. Dove ti hanno colpito di preciso? Fammi vedere."
"Il proiettile è uscito?"
Lo aiutò a togliersi la camicia e la pelle era coperta di sangue.
"Non si vede niente. Aspetta."
Astrid pulì la ferita versandoci sopra una bottiglia d'acqua in modo da esaminare la situazione.
"Allora, dottoressa?"
"Il proiettile per fortuna è uscito, ma hai perso parecchio sangue. La ferita va disinfettata e chiusa al più presto."
"Dobbiamo cauterizzare." Disse Daryl.
Astrid impiegò qualche secondo a capire il riferimento.
"No...no, no, no...non posso...io..."
"Astrid, per favore. Io non posso farlo da solo perché non ci arrivo."
"Va bene! Va bene!"
Astrid trovò nello zaino di lui il sacchetto di emergenza. Rovesciò sulla ferita un po' di disinfettante e qualche goccia su una delle sue daghe.
"Nel taschino laterale c'è un accendino." Disse Daryl.
Astrid trovò l'accendino e lo fissò con la fronte corrugata. Poi lo accese e passò la fiamma sulla punta del pugnale.
"Pronto?"
"Sì."
Daryl trattenne un urlo quando la pelle andò a fuoco sotto il metallo rovente. Sentiva che il calore intenso stava sigillando la pelle, ed era una sensazione orribile.
Astrid disinfettò ancora la ferita e applicò una garza usando un po' di cerotto medico.
"Come ti senti?"
Daryl stava ad occhi chiusi, respirava piano mentre il dolore si stabilizzava.
"Me la caverò. Ora dobbiamo muoverci, sicuramente sono sulle nostre tracce."
"Dove andiamo?"
"Torniamo all'auto e cambiamo strada."
Astrid si mise in spalla tutti gli zaini e aiutò Daryl a mettersi in piedi.
"Se torniamo indietro troviamo gli uomini di Stein."
"Erano in cinque, quattro ci staranno cercando e uno sarà rimasto di guardia all'auto. Possiamo farcela."
"D'accordo."
Si incamminarono per tornare alla macchina facendo attenzione a evitare chi li stava cercando. Ogni tanto si fermavano dietro ad un albero per fare il punto della situazione.
"Ecco, vedo il pick-up!" disse Astrid.
Daryl aveva ragione: c'era un solo uomo armato che controllava la macchina.
"Io lo distraggo e tu lo fai fuori. Usa le daghe, dobbiamo essere silenziosi."
Astrid annuì e impugnò entrambe le daghe mentre Daryl andava per primo.
"Ehi! Aiuto!"
L'uomo armato gli puntò contro il fucile e incollò gli occhi su di lui.
"Mano in alto! Dov'è la donna?"
"Non lo so. Io ho bisogno di aiuto, sono stato colpito..."
"Fermo! Non ti muov-"
Astrid scivolò silenziosa alle spalle dell'uomo e gli conficcò il pugnale nella schiena, dopodiché gli infilzò il secondo pugnale nella testa.
"Ottimo lavoro." Si complimentò Daryl.
"Fa schifo uccidere." Mormorò Astrid.
Per quanto il mondo fosse ormai sottosopra, lei non si abituava all'idea che per sopravvivere doveva essere disposta a tutto. Uccidere un altro essere umano stava uccidendo anche in parte la sua umanità.
Daryl raccolse le chiavi dalla tasca del morto e salì in auto. Astrid sistemò gli zaini e riprese il posto del guidatore.
"Cambiamo strada: andiamo per le colline. Ci metteremo delle ore in più ma è più sicuro."
Astrid ingranò la marcia e partì a tutto gas per allontanarsi da lì il più in fretta possibile.
 
Remy si accorse del fumo solo quando si levò l'olezzo di bruciato. 
Si trovava al cinema, nella sala che usavano per le riunioni, a lavorare sulla cura. Dopo cena si era rintanata da sola per riflettere e ristudiare tutte le formule daccapo. 
Uscì in corridoio e vide che la porta dello scantinato aveva preso fuoco. 
"Merda."
Si spinse verso l'uscita, per fortuna era al piano terra e non doveva fare sali-scendi. Arrivata a metà strada, mentre le fiamme avanzavano, sentì dei passi correre intorno a lei.
Non ebbe il tempo di girarsi che qualcuno la buttò a terra e allontanò la sedia a rotelle con un calcio.
Fuori tutti si erano radunati in piazza per fare la conta: stavano tutti bene. 
Yana cullava Clara fra le braccia per calmarla, la piccola si era spaventata nel vedere quelle fiamme alte che quasi avevano bruciato il braccio di Hunter. Il ragazzo in questione aveva la manica della felpa bruciacchiata e qualche graffio, ma tutto sommato stava bene. Adesso entrambi guardavano la colonna di fumo arancione che si sollevava dal tetto del cinema.
"Remy! Remy!" 
Diana si faceva strada a gomitate in cerca di Remy. La donna a casa non c'era e non la vedeva neanche fra i presenti.
"Che succede?" Chiese Ezekiel.
"Non trovo Remy. Credo fosse nel cinema."
Nel frattempo anche il gruppo di Diana si era aggiunto, anche loro erano tutti salvi.
"Là dentro la situazione è brutta." Disse Freddy.
"Dobbiamo entrare!" disse Diana.
Ezekiel la trattenne per un braccio e scosse la testa.
"Non puoi entrare in un edificio in fiamme."
"Entro io. L'ho già fatto." Disse Freddy.
Ezekiel cercò di fermare pure lui, ma Diana lo spintonò in modo che non fermasse anche il suo amico.
 
Remy tossì forte mentre riprendeva conoscenza. In gola sentiva un sapore acre a causa del fumo inalato.
"Piano, piano." disse Ezekiel.
Remy si mise seduta e si premette una mano sul petto mentre un altro colpo di tosse la scuoteva.
"Tieni, bevi."
Diana le passò una bottiglia d'acqua e lei bevve piano, aveva la nausea.
"Che cosa...la mia sedia..."
"Sei caduta mentre scappavi, la sedia è andata distrutta." Disse Ezekiel.
Remy, però, ricordava una versione diversa: qualcuno l'aveva spinta.
"C'era qualcuno nel cinema?"
"No, solo tu. Freddy ha controllato."
"Freddy?"
Remy individuò l'uomo che parlava con Jerry e gesticolava, aveva una macchia di fuliggine sulla guancia ma per il resto sembrava illeso.
"Freddy è entrato nel cinema per salvarti." Disse Diana.
Remy bevve altra acqua, più per riflettere che per necessità.
"Com'è successo?"
"Freddy dice che l'incendio è stato causato da un topo che ha rosicchiato un vecchio filo. L'impianto di questi edifici è vecchio e malmesso."
"Voglio andare a casa." Sbottò Remy.
"Certo, ti serve riposare adesso."
Ezekiel annuì e la prese in braccio delicatamente. 
Remy evitò gli sguardi compassionevoli di quelli che in lei vedevano solo una disabile traportata in braccio come fosse una bambina. Odiava quel pietismo, lei che della sua condizione fisica ne aveva sempre fatto un punto di forza.
"Qualcosa non va." Sussurrò a Ezekiel.
"In che senso?"
"Domattina andremo a fare un sopralluogo al cinema e te lo spiegherò."
 
Astrid aveva perso la cognizione del tempo, non sapeva più da quante ore stava guidando. Daryl si era addormentato più volte poiché era indebolito dal dolore. Lei si era fermata solo per fare pipì e per controllare la cartina che Daryl aveva abbozzato con la penna. Avevano superato le colline e stava sorgendo già un'altra alba; erano in macchina da un giorno.
"Ehi." mormorò Daryl, assonnato.
"Come ti senti?"
"Come uno che è stato sparato."
Astrid fece una mezza risata, era troppo esausta anche per ridere.
"Siamo quasi arrivati. Manca un'ora per arrivare a Savannah, da lì la diga dista venti minuti."
"Ti do il cambio alla guida."
"No, non sei in grado di guidare con quella spalla. Spero che Minij abbia il necessario per sistemare la ferita."
Daryl sentiva ancora dolore e soprattutto la pelle bruciava ancora, ma stava meglio di quanto sperava.
"Fermiamoci allora. Stai guidando da troppe ore."
"Ma se gli uomini..."
"Astrid, non arriveremo al fiume se sverrai per la troppa stanchezza."
Astrid accostò e spense il motore. Solo allora si accorse che ogni muscolo le faceva male e che gli occhi erano così arrossati che a momenti avrebbe pianto sangue.
"Okay, dormo un paio d'ore e poi ripartiamo."
"Sì, capo."
Astrid si spostò sui sedili posteriori, si tolse le scarpe e si accucciò sotto la coperta. Prese sonno in una manciata di secondi.
Daryl si mise alla guida col braccio buono e ripartì, sarebbero arrivati al fiume entro sera.
 
 
Salve a tutti! 💕❤️
Le prime bugie sono iniziate, chissà come andrà a finire.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima, un bacio.

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Capitolo 5
*** Savannah River pt.II ***


5. SAVANNAH RIVER PT.II
Ezekiel guardava Remy come se avesse tre teste e quattro braccia. Sperava di aver capito male quanto gli aveva appena detto. Anche Yana era confusa, mentre Hunter e Lydia erano gli unici rilassati.
"Temo di non aver capito."
Remy, seduta sul divano, incrociò le braccia al petto e sbuffò, odiava doversi ripetere.
"Freddy ha detto che un topo ha causato l'incendio, giusto?"
"Sì."
"Beh, qui ci sono due considerazioni da fare: la prima è che il cinema ha un impianto elettrico vecchissimo e i fili sono così spessi che un topo per rosicchiarli impiegherebbe diversi giorni; la seconda è che non ci sono topi, Lydia può confermare."
Tutti si voltarono verso Lydia, che per l'imbarazzo si arricciò all'indice una ciocca di capelli.
"Ehm, sì, è vero. Io e Carol abbiamo perlustrato il cinema e non c'era traccia di ratti."
"Vedete!" Esclamò Remy.
"Il topo potrebbe essersi spostato." Disse Yana.
Remy la fulminò con lo sguardo, era una replica così sciocca.
"Ma c'è la cosa più importante che dovete sapere: qualcuno mi ha spinta e mi ha fatta cadere dalla carrozzina."
"Io credevo..." Iniziò Ezekiel.
"Freddy ha detto a tutti che sono caduta mentre tentavo di scappare, ma non è così. Sono stata spinta."
Il silenzio piombò nella stanza come un fulmine a ciel sereno. Tutti stavano riflettendo e facendo chiarezza.
"Come lo dimostriamo che Freddy è coinvolto?" Chiese Yana.
"Potrebbe essere coinvolta anche Diana." Disse Hunter.
Remy fece una smorfia di disgusto, lo sapeva che fidarsi di Diana e compagnia era stato un errore.
"Ezekiel, tu sei la persona perfetta per parlare con Freddy e capirci qualcosa. Io e i ragazzi pensiamo a Diana."
 
Astrid si svegliò quando l'auto prese un dosso che la fece sobbalzare. C'era ancora luce fuori ma il cielo iniziava a sfumare nell'indaco.
"Daryl?"
"Ehi! Va meglio?"
Astrid allora si accorse che Daryl stava guidando con un solo braccio.
"Stai guidando? Che ore sono? Dove siamo?"
"Ho dovuto fare il giro lungo perché a metà strada c'erano una decina di vaganti. Arriveremo entro sera a Savannah."
Astrid si infilò le scarpe e scavalcò il sedile per prendere posto davanti.
"La benzina?"
"Ho usato una tanica che ci ha dato Freddy e ho rubato la benzina che era rimasta alcune auto."
"Okay."
Daryl notò che Astrid aveva iniziato a muovere le mani in maniera convulsa per via dell'ansia.
"Astrid, va tutto bene. Calmati."
"Lo so...scusami...io..."
Astrid soffriva di ansia da quando ne aveva memoria. La sua mania di perfezionismo la portava a stare male ogni volta che le cose sfuggivano al suo controllo, e un mondo sottosopra era decisamente qualcosa fuori dal suo controllo.
"Tranquilla, okay? Respira." Disse Daryl.
Astrid fece dei respiri profondi e continuò fino a quando le mani smisero di tremare.
"Ci sono."
Daryl le sorrise e annuì, era fiero di come Astrid aveva gestito la crisi.
"Allora puoi controllare la mappa e studiare il percorso dalla città alla diga, perché potremmo avere dei problemi con i vaganti."
Astrid raccattò la mappa dallo zaino, la distese sulle gambe e con il dito seguì il percorso.
"L'unica soluzione sarebbe evitare la città e andare direttamente alla diga."
"Ma ad un certo punto dovremmo lasciare l'auto e proseguire a piedi. Come trasportiamo la capsula di Robert?"
"Ammesso che siano tutti vivi." Mormorò Astrid.
Daryl le lanciò un'occhiata sconvolta e lei fece spallucce.
"Che c'è? Diana non ha notizie da quattro anni, potrebbe essere successo di tutto. Comunque, c'è una strada secondaria che costeggia la città e ci permette di arrivare alla diga."
"Quanto dura?"
"Entro domattina saremo arrivati."
"Allora prendiamo la strada secondaria."
 
Diana era tranquilla mentre leggeva gli appunti e prendeva nota. Remy, invece, era nervosa e picchiettava si la matita sulle labbra.
"Devi fissarmi ancora per molto?" Esordì Diana.
"Stavo pensando: tuo padre da dove ha prelevato l'antidoto? Sangue? Proteine?"
"Midollo osseo. È lì la cura."
"Sul serio Stein ha estratto parte del midollo osseo di un bambino? È disgusto!"
"Non ho mai detto che fosse un santo."
Remy ripensò a tutte le volte che aveva lavorato accanto a Stein e lo aveva addirittura reputato un genio.
"E Freddy è un santo?"
Diana fece cadere la penna e alzò gli occhi su Remy, la guardava come se volesse trafiggerla.
"Questo cosa c'entra?"
"Era una semplice domanda."
"Tu non fai mai semplici domande. Sputa il rospo."
Remy si agitò sulla sedia, era strano non essere seduta in carrozzina; era come se le mancasse un pezzo.
"Freddy ha mentito. Ha detto che l'incendio è stato causato da un topo ma non c'erano topi nell'edificio. Inoltre, qualcuno mi ha spinta dalla carrozzina."
"Ma Freddy ti ha salvata!"
"Già, Freddy che è entrato in un edificio in fiamme sapendo esattamente come fare."
Diana ebbe uno scatto e rivide la scena nella sua mente: Freddy in effetti era stato troppo tranquillo nell'affrontare un incendio per salvare una persona che non gli stava neanche simpatica.
"Pensi che Freddy volesse ucciderti? Ma ti avrebbe lasciata alle fiamme."
"Non poteva perché era stato dato l'allarme, allora ha pensato che a quel punto l'idea migliore fosse quella di essere l'eroe."
Diana si mise le mani nei capelli. Per la prima volta vedeva le cose per come erano.
"Lavora per mio padre."
"L'ipotesi è probabile." Disse Remy.
"È una certezza. Pensaci: Freddy era la guardia giurata che lavorava per mio padre. Davvero lo tradirebbe per me?"
Un lampo attraversò la mente di Remy, come una folgorazione improvvisa.
"Di solito una guardia giurata è un ex soldato. Freddy è mai stato nell'esercito?"
"Non che io sappia."
"Beh, Diana, abbiamo un mistero da risolvere."
"Ti fidi di me? Io sono la figlia di Stein."
Remy la guardò dritto negli occhi e annuì con convinzione.
"Voglio fidarmi di te."
 
Il giorno dopo 
Astrid fermò l'auto e quasi non credeva ai suoi occhi. Erano arrivati alla diga. 
Era mattino inoltrato e la luce inondava tutto lo spazio. Astrid si lasciò scappare un sospiro di sollievo, aveva temuto di non farcela.
"Daryl, svegliati. Daryl!"
L'arciere aprì gli occhi e una fitta di dolore alla spalla lo fece sussultare. Ma subito spalancò lo sguardo davanti a sé.
"Siamo arrivati."
"Sì! Incredibile, vero?"
Astrid scese dal pick-up e si godette l'aria fresca. Poteva sentire l'acqua che scrosciava in sottofondo.
"Da qui a lì ci vogliono...venti minuti a piedi."
"Hai rovinato il momento, Dixon."
Daryl scosse la testa ma sorrise, con lei era un continuo e divertente punzecchiarsi.
"Dovremmo mett-..."
Astrid serrò la mano intorno alla daga e si mise in posizione di difesa. L'attimo dopo qualcosa le si conficcò nel collo e cadde svenuta per terra.
 
La stanza girava vorticosamente. Astrid dovette reggersi al muro per mettersi seduta. No, non era un muro, era qualcosa di morbido.
"Voi chi siete?"
Una figura frastagliata la minacciava con una pistola puntata sulla fronte.
"Astrid...e Daryl...oh, la mia testa..."
"Fra qualche minuto svanirà l'effetto del tranquillante."
Astrid si rimise sdraiata e chiuse gli occhi, la luce era troppo forte da sopportare.
"Che cosa ci fate qui?"
"Siamo venuti per Robert. Ci manda Diana...lei ha detto...la cura..."
La figura abbassò la pistola e sospirò, era visibilmente nervosa.
"Diana è viva?"
"Sì, sono tutti vivi." Rispose Astrid.
Provò a mettersi di nuovo seduta e questa volta la stanza era ferma, anche la vista stava migliorando. Fu allora che riconobbe la donna davanti a sé: era Minij.
"Tu sei Minij Jeong, la biologa!"
"Sì. E tu sei Astrid...?"
"Astrid Wilson. Mia sorella è Remy Wilson, era una chimica presso i laboratori Stein."
"Conosco Remy perché Diana ne parlava sempre. Allora è riuscita a trovarvi."
"Astrid? Astrid?" Tuonava Daryl.
"Sono qui! Sto bene!" Gridò lei.
Minij l'aiutò a scendere dal divano e l'accompagnò nell'altra stanza dove aveva sistemato l'uomo. 
Daryl era appoggiato alla scrivania, si manteneva il braccio ferito.
"Che ha?" Chiese Minij.
"Uno sparo alla spalla. Ho cauterizzato la ferita ma gli servono medicinali."
"Fammi vedere."
Daryl si tolse lentamente la camicia e la puzza di pelle bruciata invase la piccola stanza.
"È un lavoro da cani." Commentò Minij.
"Non è così male..." Borbottò Astrid.
Minij scosse la testa e andò a recuperare l'occorrente per pulire la ferita e medicarla per bene.
"Come stai?" Chiese Daryl.
"Stordita ma bene. Questo posto è...ben messo."
In effetti la sala dove si trovavano un tempo doveva essere stato un ufficio a giudicare dalla scrivania, dal divano e da un vecchio computer impolverato. Ma l'ambiente era pulito e ordinato, come se qualcuno svolgesse regolarmente le faccende.
"Minij avrà molto tempo libero per pulire."
"È vero." Disse Minij di ritorno.
Daryl si sedette sulla scrivania e la donna iniziò a medicarlo.
Astrid si rimise sul divano e si massaggiò le tempie.
"Sappiamo di Robert. Diana ci ha detto tutto."
Minij fece un piccolo sbuffò, ma continuò a lavorare sulla ferita.
"Cosa sapete?"
"Sappiamo che Robert è il soggetto immune, che è tenuto in una capsula criogenica, che sua madre Elizabeth è morta, che non sei in contatto con Diana da quattro anni."
"Tutto qui?"
"In che senso? Diana ci ha detto questo."
Daryl sussultò quando Minij applicò il mercurio cromo sulla ferita e poi una garza pulita.
"Diana dice solo quello che le conviene."
Astrid e Daryl si scambiarono uno sguardo confuso.
"Minij, di che stai parlando?"
"Venite con me."
Minij li condusse nella sala di controllo della diga, laddove in passato i tecnici monitoravano l'acqua.
"Minij, è tutto okay?" disse una voce.
Astrid vide un ragazzo alto e snello che disegnava seduto a terra.
"Vi presento Robert."
 
Astrid era così confusa che le girava la testa. Il ragazzino la fissava con sguardo torvo.
"Come fa ad essere...sveglio?"
"Che cosa vi ha detto Diana?" 
"Che Robert a sei anni è stato messo nella capsula criogenica per studiare la sua immunità, che lui, sua madre, Diana e Freddy sono scappati da Atlanta e si sono rifugiati qui. Diana pensa che Robert sia ancora nella capsula dato che sono quattro anni di silenzio radio."
Minij incrociò le braccia al petto e Robert la imitò, era chiaro che per lui rappresentasse una figura materna.
"Diana ha tralasciato molti dettagli importanti. Ad esempio, la morte di Elizabeth, la madre di Robert."
"È stato un vagante." Disse Daryl.
"È stato Freddy. Ha lasciato Elizabeth da sola in un covo di vaganti, lei è stata morsa e l'hanno portata qui d'urgenza. Freddy l'ha uccisa senza darmi l'opportunità di provare ad alleviare il dolore."
"Lo ha fatto di proposito?" Chiese Astrid.
"Sì, e lo so perché Elizabeth ha parlato con Robert prima di morire, ma questo non lo sa nessuno. Rob, dì loro che cosa ti ha confidato tua madre."
Robert guardò Minij per avere la sua approvazione, dopodiché si rivolse ai nuovi arrivati.
"Mi ha detto che Freddy non era una guardia giurata, ma era un soldato."
"Uno dei soldati assegnati al progetto su cui lavorava Stein?"
"Sì." Confermò Minij.
Daryl si passò una mano sul viso, era stanco e quelle informazioni erano difficili da elaborare tutte insieme.
"Quindi Freddy fingeva di essere una guardia giurata ai laboratori per tenere d'occhio Stein e il suo lavoro. Poi decide di salvare Robert perché è l'unico immune."
"Sì, e uccise Elizabeth perché lei in qualche modo ha scoperto la verità."
Astrid si accasciò sulla sedia, una stanchezza sfiancante l'aveva appena assalita.
"Se Freddy e Diana lavorano per Stein, perché stanno cercando di creare la cura?"
"Per proteggersi. Nessuno di loro è immune, tutti possono essere morsi e uccisi. Lo fanno solo per salvarsi il culo." Disse Minij.
"Ora Diana è con Remy..." sussurrò Astrid.
"Non le farà del male, Remy le serve."
"A loro presto si unirà anche Bridget. E noi siamo qui perché Diana ci ha chiesto di venirvi a prendere."
Minij mise una mano sulla spalla di Robert e gli fece un piccolo sorriso.
"Diana avrà quello che vuole, ma nel frattempo voi dovete imparare un po' di cose."
"Cosa?"
"Adesso riposate, ne riparliamo a cena."
 
Astrid uscì dalla doccia mentre si frizionava i capelli con l'asciugamano. Era bello essersi tolta di dosso sudore, terra e sangue. Si sentiva rinata in qualche modo.
Trovò Daryl che si infilava le scarpe, era silenzioso più del solito.
"Come va la spalla?"
"Minij mi ha somministrato un antidolorifico. Inizia a diminuire il dolore."
"Daryl."
Daryl la guardò e lesse la preoccupazione nei suoi occhi.
"Sì?"
"Dobbiamo avvisare Remy di fare attenzione a Diana. Abbiamo il nemico in casa."
"Non possiamo. Minij ci ha preso la radio."
Astrid si accasciò sul divano e sospirò, stringendo le dita attorno all'asciugamano umido.
"Vuole restare la nostra sincerità? Certo, la capisco ma...gli altri..."
Daryl le prese le mani e le fece dondolare le braccia per rassicurarla.
"Astrid, una cosa alla volta. Adesso pensiamo ad andare a cena e a capire meglio come stanno le cose con Minij, poi penseremo al resto."
In quel momento qualcuno bussò alla porta.
"La cena è pronta." Annunciò Robert.
 
Astrid faceva fatica a deglutire, aveva lo stomaco chiuso e aveva più sonno che fame. Daryl, dal canto suo, aveva già spazzolato il piatto.
Minij bevve un sorso d'acqua prima di parlare.
"Diana è un genio, più di quanto possiate immaginare. A soli 16 anni l'esercito l'ha assunta per creare un'arma chimica. Quando Diana ha capito che l'avrebbero davvero usata, ha abbandonato il progetto, si è iscritta all'università di New York e si è allontanata da Atlanta. Ma suo padre ha recuperato la formula dell'arma chimica e l'ha realizzata davvero, perciò l'esercito lo ha ricontattato."
Astrid lasciò definitivamente perdere la cena, quel discorso le aveva precluso ogni possibilità di avere fame.
"Quindi Diana sa come debellare il virus?"
"Non proprio. Suo padre ha apportato delle modifiche e lei le sta ancora studiando, ecco perché ha scritto tutto nel suo diario. Quando ha sentito che Stein aveva iniziato a sperimentare sugli umani, è tornata ad Atalanta e si è infiltrata nei laboratori di suo padre per spiarlo. Ha studiato Robert per tutto questo tempo, ma le manca una parte per completare la formula della cura."
"Ecco perché le serve un team di geni." Disse Daryl.
"Esatto. Ma le cose non sono andate come previsto..."
Minij con il mento indicò Robert che stava mangiando con entrambe le mani affondate del piatto.
"Perché è sveglio?"
"Perché due anni fa la capsula si è rotta. Un vagante si era incastrato nella turbina che alimenta la capsula, quindi niente acqua e di conseguenza niente energia. Sono stata costretta ad aprire la capsula e a risvegliarlo per evitare ulteriori danni al suo corpo."
"Ha subito danni?" chiese Astrid.
"All'apparenza no, ma non posso esserne certa. Non ho gli strumenti necessari per una verifica completa."
Astrid osservò Robert. Era sicuramente la mente di un bambino intrappolata nel corpo di un adolescente. Doveva essere terribile chiudere gli occhi un giorno e risvegliarti dieci anni dopo.
"E se questo avesse intaccato il midollo?"
Minij distolse lo sguardo e si passò una mano sul cuore, che adesso batteva forte.
"È quello che temo. Non posso fare un esame del midollo e non so in che condizioni sia."
Se il midollo di Robert si fosse lesionato in qualche modo, la speranza di una cura moriva lì.
"La capsula è rotta?" domandò Daryl.
"C'è qualche guasto, ma l'ho rimessa in funzione più o meno."
Astrid inarcò il sopracciglio e lanciò un'occhiata perplessa a Minij.
"E come avresti fatto?"
"Sono riuscita a mettermi in contatto radio con un ingegnere. Il suo accampamento si chiama la Guardia, lì hanno un sistema idrico simile al nostro e ogni giorno balzano fra i canali radio in cerca di qualcuno."
Astrid sentì un calore intenso irradiarsi nel petto. La Guardia, la sua prima casa, il suo primo rifugio in quel nuovo mondo crudele.
"Stanno tutti bene alla Guardia? Con chi hai parlato?"
"Lei ne era il capo." Spiegò Daryl.
"Stanno tutti bene. Ho parlato con Scott, è un ingegnere aerospaziale."
"E fa anche battute pessime." Aggiunse Astrid.
"Sì, decisamente. È stato lui a dirmi di non rimettere Robert nella capsula dato che non conosciamo i reali rischi."
 
Daryl si grattò il mento mentre osservava Robert riempirsi la bocca di cibo. All'apparenza sembrava in salute, ma non era sicuro che lo fosse davvero.
"La cura nel suo corpo potrebbe essere stata intaccata?"
"C'è questa possibilità, ma non ho gli strumenti giusti per scoprirlo."
Astrid si guardò attorno, c'erano vecchi monitor, raccoglitori, matite mezze rotte, penne con l'inchiostro quasi a secco.
"Questo posto non mi sembra attrezzato adeguatamente per creare una cura. Diana come pensava di fare?"
Minij si alzò e tirò fuori dalla libreria un raccoglitore dalla copertina blu con un'aquila bianca disegnata sopra: erano documenti dei laboratori Stein.
"Ad Austell Stein ha messo in piedi un laboratorio. In dieci anni è riuscito a creare qualcosa molto simile ai suoi vecchi laboratori. Diana voleva eliminare suo padre e occupare Austell."
"Ma siete in numero inferiore." Notò Daryl.
Astrid si accorse di uno spasmo della bocca di Minij, stava nascondendo qualcosa.
"Minij, devi dirci tutta la verità."
"E va bene. Diana era in contatto con qualcuno della Guardia, insieme volevano unire le forze per occupare Austell."
"Qualcuno chi? Io non ne sapevo niente."
"Si chiamava Liam...no, sì? Non ricordo, era Diana quella che gestiva la comunicazione."
Uno schiaffo invisibile colpì Astrid in piena faccia, quasi poteva sentire la guancia dolorante.
"Logan."
"Sì! Logan! Era uno dei vostri, vero?"
"Sì. Sai dirti altro?" Intervenne Daryl.
"So solo che Diana si era messa in contatto con lui mentre passava in rassegna i canali radio. Hanno cominciato a parlare e Diana gli ha riferito della cura, così insieme hanno ideato il piano di attaccare Stein e usare il laboratorio."
Astrid fece mente locale e cercò di risalire a quel periodo, ma non ricordava niente. Quattro anni prima Logan era l'addetto alla radio ma non le aveva mai detto di aver conosciuto Diana.
"Sai altro di questo Logan?"
"No. Diana lo ha menzionato un paio di volte e poi è partita, lasciandomi con la capsula. Da allora non ho sentito più parlare di lui."
Daryl guardò Astrid e si rese conto che stava serrando la mascella così forte che le pulsavano le tempie. Il nome di Logan era come sale su una ferita aperta.
"Diana potrebbe essere partita per incontrare Logan, i tempi corrispondono."
"Non lo so." Disse Minij.
 
Quando Daryl tornò in stanza dopo aver fatto un controllo generale delle porte, trovò Astrid che studiava un foglio pieno di simboli.
"Che roba è?"
"Disegni di Robert."
Astrid da assistente sociale sapeva che nei disegni spesso si nascondevano indizi importanti.
"Perché li stai fissando?"
"Robert ha il fisico di un sedicenne ma la sua mente è ancora quella di un bambino di sei anni. Lui disegna come un bambino di sei anni. Minij mi ha dato i suoi disegni perché voglio capire se ci sia qualcosa di interessante."
Daryl si tolse le scarpe e il gilet, lanciando tutto sul tavolino. Minij aveva dato loro uno dei tanti uffici della diga: c'era una scrivania, due divani, un piccolo bagno e un mucchio di vecchie scartoffie sull'idrografia del luogo.
"Che cosa c'entra con la sua età?"
"I bambini disegnano tutto, mentre i più grandi tendono a nascondere le cose. Robert ha disegnato davvero tutto, anche gli scarafaggi che ha trovato nel seminterrato."
Daryl si mise alle spalle di Astrid e guardò i disegni dall'alto. Uno in particolare lo attirò.
"Robert disegna anche persone."
Astrid recuperò il disegno e lo mise sotto la lampada per analizzarlo. Avrebbe riconosciuto quei riccioli biondi ovunque.
"Robert ha conosciuto Logan."
 
"Sei inquietante." Disse Hunter.
Remy se ne stava seduta da ore alla finestra a fissare l'appartamento di Freddy. Senza sedia a rotelle non poteva muoversi, dunque era a letto già da ore.
"Sta zitto."
"Hai spiato cosa ha mangiato a cena?"
Hunter si buttò sul letto e si tolse le scarpe, allungando un piede sulla faccia di Remy, che lo scacciò con uno schiaffo.
"Fai schifo, Hunter. Lavati."
"Allora, hai scoperto qualcosa?"
"No, ma questo non vuol dire niente. Ho ragione io."
Remy aveva l'abitudine di affermare la propria ragione come i capricci di un bambino.
"Wow, molto scientifico da parte tua."
"È stato lui a buttarmi giù dalla carrozzina. Jerry ha visto Diana fuori, quindi non è stata lei. Freddy è comparso all'improvviso."
"Ha fatto la parte dell'eroe per non destare sospetti."
"Esatto. Inoltre, Diana è stata con me tutto il pomeriggio e si è comportata in maniera normale."
"Freddy non ha fatto molto. Io e Yana lo abbiamo seguito e ha svolto le solite mansioni."
Remy batté un pugno sul copriletto. Lo sentiva che c'era qualcosa, non era solo nella sua testa. Doveva solo trovare le prove per dimostrarlo.
"C'è un collegamento che ci stiamo perdendo, ne sono certa."
Lydia irruppe nella stanza senza bussare, aveva i capelli scompigliati ed era sudata.
"Abbiamo un problema."
 
Quando Hunter scese in strada, Yana gli lanciò un'asta di ferro e gli fece segno di seguirla.
"Che sta succedendo?"
"I vaganti ci attaccano. Almeno un centinaio sono arrivati al cancello sud."
Hunter e Jerry avevano sistemato quel cancello il giorno prima, non era possibile che si fosse creata una falla così dal nulla.
"Yana, devi fare una cosa per Remy."
"Cosa?"
Hunter schivò un vagante e Yana gli mozzò la testa con la spada.
"Devi entrare in casa di Freddy e dare un'occhiata in giro. Lui è lì, non se ne accorgerà."
Freddy era in prima linea in difesa del cancello. Lui e Diana stavano facendo a pezzi i vaganti a velocità impressionante.
"E se dovesse accorgersene?"
"Ci penso io."
"Vai, ti copriamo noi." Disse Lydia.
Yana annuì e, dopo aver dato un'occhiata a Freddy, corse verso la sua casa.
La porta era aperta dato che tutti erano usciti di fretta, quindi entrò facilmente e si mise a guardare in giro. C'erano vestiti, resti di cibo e bottiglie d'acqua vuote. 
La porta cigolò e Yana sollevò la spada per difendersi. Per fortuna era solo Lydia.
"Sono venuta a darti una mano."
"Andiamo di sopra." Disse Yana.
Anche di sopra la situazione era simile, vestiti sparsi, letti sfatti, cuscini per terra.
Yana e Lydia si divisero per controllare le tre camere da letto. Insieme a Freddy c'erano altri due uomini del gruppo di Diana.
"Non c'è niente qui." Annunciò Lydia.
Yana si inginocchiò per spiare sotto il letto. Oltre ad una montagna di polvere, c'era una scatola di plastica nera. La tirò fuori e vide che era pulita, dunque non apparteneva alla casa.
"Lydia, vieni!"
Lydia rimase in piedi mentre l'amica apriva la scatola. 
"Oh..."
All'interno c'era una radio. Yana si mise a smanettare in cerca di qualsiasi indizio.
"C'è solo un canale salvato: 713."
"Può essere chiunque." Disse Lydia.
"Provo a chiamare."
Yana premette il tasto e avviò la comunicazione. La radio gracchiò prima che si sentisse una voce maschile.
"Qui parla Austell. Cosa ti serve, Freddy?"
Yana e Lydia rimasero pietrificate. Freddy era in contatto con Austell, l'insediamento di Stein. Remy aveva ragione. Chiuse la comunicazione e rimise la radio al suo posto.
“E voi due che ci fate qui?”
Un uomo fissava le ragazze con sguardo feroce.
Yana vide Lydia alzare un braccio per difendersi dalla spranga che l'uomo agitava in aria.
L'ultima cosa che Yana ricordava di quei momenti fu il sangue sulle mani, poi tutto diventò buio.
 
Salve a tutti 💕
Le cose iniziano a complicarsi sempre di più. Chissà di chi ci si può fidare…
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima, un bacio.

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Capitolo 6
*** Gas mortale pt.I ***


6. GAS MORTALE PT. I

Negan pulì la lama del coltello sulla camicia del vagante che aveva appena ucciso. Intorno a lui lo scontro proseguiva da almeno un paio d'ore. C'erano grida, sangue e morti dappertutto.
Stava per lanciarsi di nuovo nella mischia quando vide Yana e Lydia intrufolarsi nella casa occupata da Freddy. 
"Negan, giù!" Gridò Remy.
Negan si abbassò e un proiettore si conficcò nel cranio del vagante alle sue spalle. Remy, che non poteva uscire senza carrozzina, si era messa alla finestra e stava sparando con un fucile di precisione. 
"Ottima mira, Doc!"
Fu allora che vide un uomo entrare in casa subito dopo le ragazze. Non si metteva bene. Hunter aveva appena pugnalato una vagante e stava per affrontarne un altro.
Negan corse verso la casa ed entrò con il coltello sollevato. 
"Yana, dobbiamo andare! Forza!"
Negan seguì la voce e trovò Lydia che abbracciava Yana. La ragazza aveva le mani sporche di sangue. Davanti a lei era disteso l'uomo che aveva visto poco prima, ed era morto.
"Ma che cazzo..."
Lydia sobbalzò per lo spavento e si rilassò quando lo riconobbe.
"Negan, dobbiamo fare uscire Yana da qui."
Yana era immobile che fissava il cadavere, fremeva e piangeva. Negan la alzò da terra con la forza e la trascinò fuori dalla stanza. Mentre erano sulle scale vide Diana sul portico che uccideva un vagante. In quel momento la donna sollevò gli occhi e vide Negan che stringeva Yana.
"Che ci fate in casa di Freddy?"
"Le ragazze si erano rifugiate in cucina per scappare dai vaganti."
Diana aggrottò la fronte ma poi annuì, aveva creduto a quella bugia. Lydia la raggiunse e cercò un modo per allontanarla da lì.
"Io vado da Hunter, tu puoi andare a controllare Remy?"
Remy era il punto debole di Diana, un'arma a suo svantaggio.
"Certo."
Non appena Diana e Lydia si allontanarono, Negan sgusciò fuori dalla casa e portò Yana nel capanno dove lui abitava. Aveva deciso di stare lì perché era lontano dalle abitazioni, ai margini della città, e poteva starsene tranquillo.
"L'ho ucciso..." Sussurrò Yana fra le lacrime.
Negan la fece sedere su una balla di fieno, recuperò una bottiglia d'acqua e le lavò il sangue dalle mani. Sfregava così tanto che Yana si mordeva il labbro, ma quel rosso doveva sparire prima che qualcuno se ne accorgesse.
"Ascoltami, bimba: tu resta qui finché non torno. Hai capito?"
Yana annuì, piangeva e tremava ancora. Negan le mise una coperta sulle spalle, poi prese un'altra coperta e uscì nella notte.
 
Astrid si svegliò all'alba e non trovò Daryl. Si preparò in fretta e andò nella sala comandi, dove Minij stava controllando le videocamere di sorveglianza.
"Buongiorno."
Minij alzò una mano per salutarla senza staccare gli occhi dai monitor.
"Il tuo fidanzato è andato fuori a risolvere un problema di vaganti. Due morti viventi si sono impigliati alla rete metallica."
Astrid nel monitor vide Daryl estrarre le frecce dai cervelli spappolati dei due vaganti e tornare verso il cancello principale.
"Posso parlare con Robert in privato? Dai suoi disegni è emerso che conosce una persona pericolosa per tutti noi."
"Chi?"
Astrid le diede il disegno e le indicò la figura con i ricci biondi. Minij aggrottò le sopracciglia e scosse la testa.
"Io non l'ho mai visto. Pensi che Robert lo abbia conosciuto? E come?"
"È quello che intendo scoprire, se mi dai il permesso di parlare con lui."
"Sì, certo."
Dieci minuti dopo Astrid e Robert sedevano al tavolo della mensa. Il ragazzo aveva la fronte imperlata di sudore per l'agitazione.
"Robert, sta calmo. Non ti succede niente. Devi solo rispondere a qualche domanda. Va bene?"
"Okay."
Astrid aprì il foglio sul tavolo e picchiò l'indice sull'omino con i capelli gialli.
"Lo conosci?"
"Sì..."
"E come? Lui si chiama Logan, è un mio amico."
Robert parve rilassarsi e annuì con un mezzo sorriso.
"È anche mio amico! L'ho conosciuto una mattina mentre raccoglievo dei campioni d'acqua per Minij, lei la analizza per capire se ci sono batteri. Lui era fuori dal recinto, andava a caccia."
"Non è mai entrato?"
"No. Io l'ho invitato ma lui ha detto che gli bastava sapere che ero vivo e stavo bene."
"Ti ha detto altro?"
"Che doveva tornare a casa da sua moglie Astrid."
Astrid sentì il cuore in gola, lo avrebbe tanto voluto vomitare.
"È tuo marito?" chiese Minij.
"Ovviamente no! Lo ha detto per divertirsi."
La porta si spalancò e sulla soglia comparve Robert con gli occhi sbarrati.
"Venite subito!"
Astrid e Minij lo seguirono nell'archivio, le vecchie carte della diga erano in stato di degrado e la polvere ricopriva ogni singolo strato.
Daryl stava guardando quella che sembrava una cartina.
"Che succede?" chiese Astrid.
"Dobbiamo andarcene."
"Come, scusa?" Fece Minij.
Astrid notò che l'espressione di Daryl era preoccupata più del solito, quindi erano in pericolo.
"Che cosa hai visto lì fuori?"
"I vaganti sono stati attirati qui. In lontananza ho percepito una musica."
"Che significa?" domandò Robert.
"Significa che con la musica i vaganti sono stati portati qui per noi. Volevano vedere chi sarebbe uscito a ucciderli."
"E significa che ci hanno trovati." aggiunse Daryl.
Minij mise un braccio intorno a Robert e lo strinse a sé.
"Stein dopo anni ce l'ha fatta. Scommetto che lui e Diana sono in combutta."
"Ma dove andiamo? Non possiamo tornare a Lithonia perché Diana e gli altri sono lì. Alexandria è perduta. Possiamo andare a Hill Top?"
"No!" rispose Daryl.
Astrid arricciò il naso a quella risposta così veloce. Incrociò le braccia e guardò Daryl dritto in faccia.
"Che cosa mi stai nascondendo?"
Minij tirò via Robert e lasciò la stanza per dare loro la privacy.
"A Hill Top c'è Logan. Quando abbiamo lasciato Alexandria, ho chiesto a Gabriel di portare Logan da Maggie perché gli serviva una prigione."
Astrid si dovette sedere. Parlare di Logan le toglieva il respiro. Il ricordo del suo tradimento bruciava ancora. Come poteva la tua famiglia tradirti in quel modo? Oppure non era mai stata davvero la tua famiglia.
"E dove possiamo andare?"
Daryl le prese la mano e gliela strinse, cercando di darle conforto.
"Lasceremo Minij e Robert in un posto sicuro e noi torneremo a Lithonia. Diremo che la diga è stata abbandonata e che non c'è nessuno."
"Ma Freddy o Diana potrebbero sapere che stiamo mentendo."
"Non potrebbero fare niente perché, se lo dicessero, tutti saprebbero che lavorano con Stein."
Astrid ci rifletté e capì che era l'unica soluzione. L'unico modo per stanare le talpe.
"D'accordo. Prepariamoci."
 
Remy era seduta sulle scale del portico e stava medicando Jerry che sanguinava dalla fronte. Dopo lo scontro con i vaganti la città si era fatta silenziosa. Tutti stavano dando una mano per medicare i feriti e ripulire le strade dai detriti. Persino Judith e Gracie si stavano dando da fare.
"Qui Aaron. Passo e chiudo."
Remy attivò la comunicazione e si portò la radio all'orecchio.
"Qui Remy. Dimmi tutto."
"È tutto sotto controllo per ora. Voi come state?"
"Abbiamo avuto qualche problema ma stiamo bene. Le bambine stanno bene, dillo anche a Rosita."
"Grazie. Notizie di Astrid e Daryl?"
"Nessuna. Il segnale alla diga deve essersi perso."
"Teniamoci in contatto. Passo e chiudo."
Remy fissò la radio nella speranza di sentire la chiamata di Astrid, ma ormai erano all'incirca tre giorni che c'era solo silenzio. 
"Remy..." disse Jerry.
Verso di loro si muoveva un Negan particolare circospetto. Si guardava attorno come se potesse essere attaccato da un momento all'altro.
"Che hai combinato?" chiese Remy.
"Devi venire con me. Subito." 
Remy capì dal suo tono che era importante, perciò richiuse il kit di pronto soccorso e si infilò la radio nella cintura.
"Qualcuno dovrà trasportarmi."
"Ci penso io."
Jerry se la mise sulle spalle e si incamminò dietro a Negan. Remy odiava essere portata in braccio, ma senza carrozzina doveva ingoiare quel boccone amaro. Per fortuna Jerry non faceva nessuna fatica nel sollevarla.
"Che cosa succede, Negan?"
"Si tratta di Yana."
Remy iniziò a preoccuparsi quando Negan li condusse al capanno dove viveva. La porta era sbarrata, perciò lui rimosse il catenaccio e aprì la sgangherata porta di legno.
Dentro, rannicchiata a terra, c'era Yana in lacrime e con le mani rosse.
"Yana, tesoro!"
Remy smontò dalle spalle di Jerry e strisciò sul pavimento per raggiungere la ragazza. Yana si gettò fra le sue braccia piangendo più forte.
"Ehi, perché piangi? Qualcuno ti ha fatto del male?"
Poiché la ragazza non riusciva a parlare, Negan intervenne per raccontare.
"Lei e Lydia si sono intrufolate in casa di Freddy, sono state scoperte e Yana ha eliminato l'uomo in questione."
Remy si pietrificò. Lei era una scienziata, era Astrid quella brava con i sentimenti. Come poteva consolare una adolescente che aveva appena ucciso una persona?
"Lo hai eliminato perché hai scoperto qualcosa?"
"Una radio...con un solo canale..."
Yana riprese a piangere e affondò la testa nel petto di Remy.
"La radio di Freddy comunica solo con Austell." Disse Negan.
"I nostri sospetti erano giusti." Disse Jerry.
"Adesso che facciamo?" domandò Negan.
Remy era stanca di quella farsa. Il gruppo di Diana aveva portato solo guai, era tempo di reagire.
"Adesso gliela facciamo pagare."
 
Daryl controllò che il serbatoio del pick-up fosse pieno e sistemò il proprio zaino sui sedili posteriori.
"Tutto okay?" gli chiese Astrid.
"Sì, stavo solo riflettendo. Freddy ha tirato fuori una riserva incredibile di carburante, dovevamo immaginarlo che fosse Stein a darglielo."
Astrid gli accarezzò la spalla e gli diede un bacio sulla guancia.
"Non ci pensare troppo. Adesso abbiamo capito e possiamo agire."
Daryl la cinse con un braccio e l'attirò a sé per darle un bacio fra i capelli. Con lei si sentiva sempre a casa.
"Stai attento per la strada. Gli uomini di Stein potrebbero essere ovunque."
Daryl l'abbracciò più forte e lei ricambiò la stretta. 
"Andrà tutto bene."
Astrid sollevò lo sguardo, gli accarezzò la cicatrice sull'occhio e sorrise.
"Ti amo."
"Ti amo anche io, Astrid."
Daryl si fissò la balestra sulle spalle, salì sulla moto e partì a tutta velocità.
Astrid lo guardò allontanarsi con una morsa allo stomaco, in quel nuovo mondo distrutto ogni saluto poteva essere l'ultimo. Ma lei e Daryl si sarebbero rivisiti, quelle ali li avrebbero fatti ritrovare sempre.
"E adesso?" Domandò Robert.
"Adesso noi andiamo in un posto sicuro per voi, dopodiché io e Daryl ci incontreremo per tornare a Lithonia. Diana non deve sapere che voi due siete vivi, sarete il nostro asso nella manica."
"E la capsula?" fece Minij.
"Lasciamo tutto qui. Diremo che la diga è ormai abbandonata, così nessuno verrà qui."
"E se invece venissero a controllare?"
Quella domanda accese una lampadina nella mente di Astrid. Batté le mani e sorrise.
"Ho avuto un'idea grandiosa! Adesso mettiamoci in viaggio, vi dirò tutto dopo."
 
Hunter finalmente trovò Remy dopo che l'aveva cercata per un'ora. Jerry la stava riportando a casa, con loro c'era anche Lydia.
"Ehi, proprio voi due stavo cercando!"
"Che succede?" Domandò Remy.
"Dovete venire a vedere una cosa, tu e Lydia."
Jerry annuì e trasportò Remy fino al luogo indicato da Hunter. Si trovavano nella piazza centrale di Lithonia, un ammasso di vaganti si stava putrefacendo fra l'erba dei giardinetti.
"Guardate questa."
Hunter sollevò qualcosa di viscido con dei fili attaccati. Remy la osservò meglio e solo dopo capì che era una maschera.
"Lydia, il gruppo di tua madre usava queste maschere per camminare con i vaganti, vero?"
La ragazza abbassò lo sguardo con fare colpevole, ma poi studiò la maschera perché in fondo lei stessa era stata una vittima della madre.
"Sì. Ma questa è stata fatta di recente e da qualcuno non molto esperto, i bordi sono stati tagliati male e in fretta."
"Quindi il cancello per qualche strana ragione si rompe e troviamo la faccia finta di un vagante."
"E la radio." Aggiunse Jerry.
"Quale radio?" si informò Hunter.
"Dopo te lo spiego." Disse Lydia.
"Il cancello lo abbiamo riparato due giorni fa io e Hunter." Disse Jerry.
Hunter annuì e diede una pacca sulla spalla dell'uomo.
"Ed è impossibile che si sia magicamente distrutto per far passare i vaganti."
Lydia si masticò l'interno della guancia, un pensiero le frullava in testa.
"Inoltre, Rosita e Aaron avrebbero dovuto avvisarci dei vaganti. Perché non lo hanno fatto?" 
Remy osservò i cadaveri a terra, erano tutti chiaramente malati e ormai in stato avanzato di decomposizione. Ciò significava che chi aveva indossato quella maschera era ancora vivo. Forse era una spia di Stein e andava assolutamente fermata.
"Cerchiamo un morto che cammina."
 
Negan entrò in casa e si chiuse la porta alle spalle dopo aver controllato la strada, non si sapeva mai di questi tempi.
Remy lo aspettava in soggiorno, seduta su una sedia a rotelle e con le braccia conserte.
"Vedo che hai ritrovato le gambe."
"Che battuta infelice. Comunque sì, Jerry è andato fuori città e in una farmacia ha trovato questa vecchiaia carrozzina sgangherata."
Negan si sedette sul bordo della finestra, era nell'ombra dato che era sera e i lampioni non funzionavano.
"Buon per te. Perché mi hai convocato? Credevo che dovessi tenere d'occhio Yana."
"A Yana per stanotte ci pensa Lydia. Io e te dobbiamo discutere di altro."
"Di cosa?"
Remy guardò fuori, non c'era nessuno ma si sentiva comunque osservata. Per parlare d'istinto abbassò la voce.
"Il cancello è stato distrutto di proposito. Fra i cadaveri dei vaganti abbiamo trovato una maschera come quella dei Sussurratori. Inoltre, Rosita e Aaron non hanno dato l'avviso dell'arrivo dei vaganti."
"Se è stato Stein a mandare i vaganti, com'è possibile che Aaron e Rosita non li abbiano visti?"
"Appunto!" esclamò Remy.
Negan guardò l'espressione di Remy, gli stava comunicando qualcosa muovendo le sopracciglia su e giù.
"Oh...oh! I vaganti erano qui vicino, ecco perché non sono stati avvistati."
"Esatto. Fra l'altro, il tizio che indossava la maschera è riuscito a scappare."
"Stein ci sta accerchiando." disse Negan.
"Dobbiamo anticiparlo. Ormai credo che Diana sia coinvolta."
"Con la cura avete fatto progressi?"
Remy distolse lo sguardo, fissò il pavimento e la parete e poi viceversa.
"Remy..."
"Diciamo che, beh...ecco...potrei aver trovato la formula finale, ma mi manca il parere della genetista. Ma non significa niente, potrebbe restare un'idea campata in aria"
"E non risolve il problema con Stein." Commentò Negan.
"Già. Come facciamo? Astrid e Daryl sono spariti, Carol è sparita, Yana ha dovuto uccidere per difendersi, la gente è spaventata, abbiamo i nemici in casa."
Negan si spostò e si andò a sedere sul divano, la donna era a pochi passi da lui.
"Remy, sei tu il capo. Che cosa facciamo?"
"No, no, no. Non sono capace! Non sono una leader!"
"Sei una donna lesbica con disabilità, sei una scienziata, hai ucciso non so quanti vaganti, hai portato in salvo la tua gente, ti prendi cura dei tuoi ragazzi. Tu sei capace, cazzo se lo sei!"
Remy arrossì, non si era mai vista così eroica come la stava dipingendo lui. La verità è che dopo Iris, dopo il suo tradimento e la fine del loro matrimonio, credeva che fosse colpa sua e sentiva di non essere all'altezza di nulla.
"Dobbiamo giocare al loro stesso gioco."
"Va bene. Faremo come dici tu."
 
Astrid sorrideva mentre percorreva quella strada che conosceva bene. Aveva deciso che l'unico luogo sicuro per Minij e Robert era la Guardia. Lì c'era ancora la sua gente ed era sicura che l'avrebbero aiutata. Gli ospiti si sarebbero trovati bene.
"Quindi tu e il tizio brusco state insieme?"
Astrid ridacchiò e pensò che effettivamente Daryl sapeva essere brusco con gli sconosciuti.
"Sì, diciamo di sì. Non è che abbiamo avuto tempo e modo per parlarne, ma credo di sì."
"È simpatico in fondo." Disse Robert.
Astrid annuì e sorrise, Daryl piaceva sempre ai bambini e ai ragazzi nonostante tutto.
"Sì, a modo suo lo è."
Il viaggio proseguì in silenzio. Daryl non aveva ancora usato la radio, avevano stabilito che si sarebbero messi in contatto solo in caso di pericolo. Ogni linea poteva essere controllata da Stein. Per fortuna la strada per la Guardia era libera, eccetto qualche auto abbandonata e qualche vagante che si trascinava.
"Minij, posso farti una domanda?"
"No, ma la farai comunque."
"La cura...pensi possa esistere davvero?"
Minij si girò a guardare Robert che si era addormentato sui sedili posteriori e sospirò.
"Sarò sincera al riguardo. È molto difficile creare la cura perché bisogna estrarre un campione di midollo osseo da Robert ma non abbiamo strutture tali da consentire una simile operazione. Possiamo anche trovare la formula, ma non possiamo operare Robert senza ucciderlo."
Astrid lo aveva immaginato, e una parte di lei era contenta che la scienza si fermasse davanti alla vita preziosa di un ragazzino. Ma se la cura non poteva esserci, che senso aveva tutto il loro sforzo?
"Ma... cos'è questa puzza?" biascicò Robert.
Astrid aveva imboccato la stradina del lago che portava all'edificio della Guardia. Adesso si rendeva conto che c'era tanfo di zolfo.
Minij serrò la mano così forte sulla maniglia dello sportello che le si sbiancarono le nocche.
"Non aprite i finestrini e non scendete dall'auto!"
Astrid inchiodò e rimase immobile per qualche secondo. Adesso si rendeva conto che c'era una specie di nebbia nell'aria.
"Ma che diavolo è?"
"È anidride solforica in grande quantità."
"Ma è pericolosa per l'uomo." disse Astrid.
"Già. E cosa ci fa l'anidride solforica dispersa nell'aria?"
Un pensiero orribile attraversò la mente di Astrid. Logan conosceva la Guardia, lavorava per Stein e odiava la gente di Alexandria.
"Tutte quelle persone..."
Minij le mise una mano sulla spalla, un'espressione di dolore nei suoi occhi.
"Astrid, mi dispiace, ma la tua gente è morta."
 
Logan sorrise quando la porta della cella si aprì e Daryl comparve sulla soglia. 
Maggie lo teneva rinchiuso da settimane in quello scantinato senza luce e senza aria, una scatola di cemento che lo intrappolava.
"Ma quale onore, Dixon! Hai portato lo champagne per questo incontro?"
Daryl aprì la sedia pieghevole, prese posto e accese la luce dall'interruttore accanto all'ingresso. Logan era deperito, i capelli un tempo dorati erano un ammasso di polvere e sporcizia, la sua bella pelle rosata era spenta e pallida. Era il fantasma di ciò che era stato.
"Quali sono i piani di Stein?"
Logan ghignò, era la stessa domanda che Gabriel gli poneva ogni giorno e a un certo punto aveva smesso di fare effetto.
"Come sta la mia Astrid? Sempre bellissima e adorabile?"
"La tua finta moglie."
Logan scoppiò a ridere, portandosi le mani allo stomaco.
"Hai conosciuto Minij e Robert, persone squisite. Come stanno? Sono ancora vivi?"
Daryl era impressionato dalla perfidia di quell'uomo, sembrava non provasse alcun sentimento.
"Diana è con noi adesso e ci ha raccontato parecchie cose."
"Diana cerca ancora di creare una cura? Che stupida! Non capisce proprio che contro suo padre non può fare niente."
Daryl incrociò le braccia al petto e notò che adesso Logan si era irrigidito; parlare di Diana lo preoccupava.
"Tu che cosa ne sai della cura? E sul rapporto fra Diana e suo padre?"
"Mi stai chiedendo se potete fidarmi di Diana? La risposta è sì. Lei odia così tanto suo padre che farebbe un patto col diavolo pur di farlo fuori."
"E sulla cura che mi dici?"
"Non molto. Quando siamo stati presi, Iris è stata scelta da Stein come assistente in laboratorio. Io, invece, sono stato messo a sotterrare cadaveri."
Daryl ricordava ancora la tragica fine della madre di Astrid, ricordava ancora il dolore della donna.
"Iris non ti ha mai detto niente?"
Logan fece un ghigno e scosse la testa, era fastidioso il suo divertimento.
"Non so niente."
Daryl era stanco dal viaggio e non aveva voglia di perdere altro tempo, quindi si alzò e poi si abbassò sui talloni per parlare con Logan.
"Io lo so che non te ne frega niente, ma se Stein sta facendo qualcosa allora ricadrà su Astrid. Sarai anche un sadico bastardo, ma tu la ami e potresti salvarle la vita."
Logan arricciò il naso ma non parlò, al che Daryl si incamminò verso la porta. Proprio mentre era sul punto di uscire, si fermò e ascoltò.
"So solo che Iris stava aiutando Stein a creare un gas, ma non so dirti quando e perché."
Daryl annuì, poi chiuse la porta della cella e la sbarrò chiudendovi dentro solo il buio.
Fuori dallo scantinato c'era Gabriel che aspettava di avere notizie.
"Ha parlato?"
Daryl gli fece segno di allontanarsi da orecchie indiscrete.
"Dobbiamo subito comunicare a Remy che probabilmente c'è in giro c'è un gas pericoloso."
"Parlo subito con Maggie e contatto Lithonia."
 
Diana si illuminò quando vide Remy. Finalmente poteva parlare con lei di tutto, senza essere scoperta.
"Remy! Final-..."
Remy alzò una mano per zittirla. Era stravolta, gli occhi lucidi per aver pianto e le mani che tremavano leggermente.
"Adesso devi dirmi tutto quello che sai."
Diana si lasciò scappare un sospiro, adesso non poteva più mentire.
"So che Freddy lavora per mio padre, lo so fin dall'inizio. So che è una spia e ho sfruttato la cosa a mio vantaggio."
"Come lo hai capito?"
"Insomma, chi in un mondo distrutto riesce a trovare armi e carburante a volontà? È assurdo. Una volta l'ho pedinato e ho scoperto che incontrava mio padre poco fuori Austell."
"Per questo hai scritto il diario?"
Diana sorrise e annuì, andava fiera di quel suo lavoro.
"In uno di quegli incontri mio padre disse a Freddy che tu eri viva e che stavi in un insediamento sul lago. È stato allora che ho deciso di scrivere il diario, era l'unico modo per dare informazioni senza che Freddy se ne accorgesse."
Remy doveva ammettere che era geniale, ma non lo disse ad alta voce a quella che era una dei cattivi.
"E sempre per questo hai portato Freddy qui?"
"Sì, era l'unica soluzione per lavorare alla cura. Ho lasciato Minij e Robert per tenere lontano Freddy."
"Come facciamo a fidarci di te?"
Diana scosse la testa e fece una breve risata sarcastica.
"So quello che ha fatto Yana, eppure non l'ho detto a nessuno."
Remy sbiancò, la paura era un serpente che la mordeva ripetutamente.
"Yana doveva difendersi! Freddy e un suo compare..."
"...usavano una radio per comunicare con mio padre. Lo so."
"E sai anche del gas che ha sterminato la mia gente alla Guardia?"
"Sì e no. Una volta sentii Freddy alla radio che parlava con una tizia di un gas da usare contro Alexandria."
"Aspetta un attimo! Il gas era per Alexandria? Perché hanno colpito la Guardia?"
"Credo che lo abbiano fatto come...prova."
Remy avvertì un forte senso di nausea. Uccidere tutta quella gente come prova era un gesto disumano.
"Tuo padre sa dove siamo, non ci metterà molto a usare quel gas contro di noi."
"C'è un solo posto dove possiamo nasconderci: la diga."
"Ma Freddy conosce quel posto." Obiettò Remy.
"Però non sa che io e Minij abbiamo progettato un sistema di difesa in caso di attacco."
"Intendi la stessa Minij che ti odia per averla abbandonata?"
Diana annuì piano e arricciò il naso, non era stata proprio una brava persona.
"Beh, un tempo eravamo amiche e abbiamo collaborato."
"Che mi dici di questa invece?"
Remy lanciò sul pavimento la maschera che avevano trovato poche ore prima. Era un ammasso rugoso e con qualche viscida ciocca di capelli. Diana assottigliò gli occhi per studiarla.
"Una maschera da vagante...?”
"Sì, crediamo che l'attacco dei vaganti di ieri fosse un escamotage per gli uomini di Stein di infiltrarsi. Potrebbe essere collegato al gas."
"Come potrebbe diffondersi? Tramite l'acqua?"
"Abbiamo controllato i serbatoi e non c'è niente. Non vedo altri modi per diffondere il gas."
"Non so dirti altro al riguardo, te lo giuro. Ma posso dirti che dobbiamo lasciare Lithonia il prima possibile. Mio padre sta arrivando per ucciderci tutti."
 
 
Salve a tutti! 💕
Le cose si fanno sempre più complicate fra segreti e nuove alleanze.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima, un bacio.

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Capitolo 7
*** Gas mortale pt.II ***


7. GAS MORTALE PT. II

Astrid era sveglia da ore, neanche ricordava l'ultima volta che aveva dormito. Dopo aver parlato con Remy, era andata da Yana per affrontare quanto era accaduto. La ragazza aveva biascicato parole qua e là, ma perlopiù aveva pianto fino ad addormentarsi.
La porta del capanno cigolò mentre si apriva. Negan entrò in silenzio con due razze fumanti di caffè, o meglio una brodaglia che sapeva poco di caffeina e tanto di acqua.
"Come sta?" chiese lui.
Astrid accettò la bevanda e si lasciò avvolgere dal calore. Era ottobre inoltrato, iniziava a fare sempre più freddo e passare la notte in bianco in un capanno non era il massimo.
"La supererà. Ci vorrà tempo ma ce la farà."
Negan si sedette sulla paglia di fronte a lei e sorseggiò il suo fasullo caffè.
"Ho parlato con Remy, dice che Daryl sta tornando e che dobbiamo lasciare Lithonia."
"Non lo so, ho dei dubbi. Dov'è il gas? Hanno perlustrato ogni anfratto della città e non c'è niente."
"Io non credo che il gas si trovi qui. Quel bastardo con la maschera è entrato con i vaganti per fare ricognizione."
Astrid appoggiò la testa su quella di Yana che si era appisolata sulla sua spalla. Pensava ad Hunter e Clara che dormivano e aveva solo voglia di abbracciarli. In questa vita non c'era mai abbastanza tempo da passare con le persone che si amano.
"Arriverà qualcosa di molto brutto, me lo sento."
 
Hunter fissava la scena incuriosito. In salotto, sedute per terra, Remy e Diana stavano scrivendo formule strane su un foglio.
"Che state facendo?"
Remy lo liquidò con un gesto della mano, non voleva essere disturbata quando il suo cervello lavorava.
"Quindi tuo padre ha preso la tua ricerca e l'ha trasformata in un virus, giusto?"
"Giusto." Confermò Diana.
"E tu conosci la sequenza del virus?"
"Il settanta percento...circa."
Remy si grattò il mento e scrisse un enorme punto di interrogativo su uno d dei fogli.
"E conosci parte della sequenza perché hai esaminato un vagante."
"Che schifo!" Commentò Hunter.
Diana rise e fece spallucce.
"Sì, non è stato il massimo, infatti ho vomitato un paio di volte."
"Perché sei una debole." Disse Minij.
Hunter non si era accorto che c'era anche lei, che era andata in cucina a recuperare altri fogli.
In quel salotto c'era una quantità tale di intelligenza che sembrava irradiarsi nell'aria.
"Io vado da Astrid, qui c'è troppa genialità per me."
Remy non lo degnò di attenzione, era troppo concentrata sul lavoro.
"Perché Stein ha poi creato un antidoto?"
"Per salvare le vite dei nostri soldati nel caso fossero entrati in contatto col virus. Ecco perché hanno iniziato la sperimentazione."
"E la sperimentazione del virus?" chiese Minij.
Un silenzio tombale piombò nella stanza. Le tre donne si guardarono come se tutto dipendesse da quella domanda.
"Hanno sperimentato anche con quello...ma non ho avuto la forza di indagare."
Remy ripensò a tutte quelle persone in fila alla reception dei laboratori Stein. Si era sgolata per impedire quegli esperimenti, ma la direzione le aveva promesso che erano test innocui.
Un rombo di motore ridestò l'atmosfera. L'ombra di Daryl passò davanti alla finestra ed era in compagnia.
"Vai, qui ci pensiamo noi." Disse Diana.
Remy si issò sulla carrozzina, consegnò gli appunti a Minij ed uscì per raggiungere gli altri.
Astrid era corsa da Daryl e adesso si stavano abbracciando. Dalla moto scese anche Gabriel.
"Gabriel?"
"Oh, ciao, Remy! Ti ricordi la nostra ultima conversazione? Bene, il soggetto è stato trasferito."
Daryl aveva riferito a Remy che Gabriel era diretto a Hill Top per interrogare Logan, si erano tenuti in contatto ogni due giorni in caso di novità.
"Perché è stato trasferito?"
"Per via del gas."
Remy con la coda dell'occhio vide Daryl che parlava con Astrid, che ad ogni parola sbarrava gli occhi. Per lei non era facile sentir parlare di Logan.
"Come, scusa?"
"Logan è qui." Ripeté Daryl.
Astrid sentì la testa girarle come se stesse per svenire. Erano successe troppe cose in due giorni per poterle digerire tutte insieme.
"Riunione in piazza fra dieci minuti!" Annunciò Remy.
 
Negan osservava la scena ridendo sotto i baffi. Si rigirava un filo d'erba fra le mani pur di non ridere.
Da un lato c'erano Remy, Ezekiel e Diana mentre dall'altro Astrid, Daryl e Minij. Lui, invece, sedeva in mezzo.
"Abbiamo delle novità di cui discutere." Iniziò Remy.
Astrid si guardava le scarpe, erano davvero interessanti le macchie di fango.
"Chi è morto?" scherzò Ezekiel.
Nessuno rise, perciò l'uomo alzò una mano per scusarsi e ritornò in silenzio. Remy scosse la testa e riprese a parlare.
"Sappiamo che Stein ha progettato un gas che uccise in pochi minuti. Freddy è scomparso, supponiamo che sia scappato perché ormai avevamo capito."
Astrid portò le braccia al petto e soppesò le domande da porgere.
"Ma ci sono anche altre cose che non tornano: perché Aaron e Rosita non hanno avvistato i vaganti? Questo significa che gli uomini di Stein hanno radunato la mandria da qualche parte lontano da Austell."
"E dove sono allora?" chiese Minij.
"Quantomeno devono trovarsi a metà fra Austell e Lithonia."
 
Hunter stava pattugliando il cancello principale quando in lontana vide una figura avvicinarsi.
"Lydia, guarda!"
La ragazza, che faceva il turno di sorveglianza con lui, usò il cannocchiale per vedere.
"È Freddy. Va a chiamare qualcuno!"
Hunter scese dalla torretta di controllo e corse in piazza, laddove sapeva si stava tenendo una riunione.
"Ehi! Ehi! C'è Freddy al cancello!"
Daryl scattò sull'attenti e si portò la mano alla cintura delle armi.
"Scommetto che viene da parte di Stein." Disse Astrid.
Daryl, Astrid, Remy e Diana andarono ai cancelli mentre il resto del gruppo restava in piazza a discutere sul da farsi.
Freddy era appoggiato al metallo e fumava con un sorriso stampato in faccia.
"Salve, compagni."
"Brutto stronzo!" Inveì Diana.
Remy le lanciò un'occhiata per farla stare in silenzio.
"Allora, che cosa vuole Stein?"
"Vuole parlare con voi per una tregua. Stiamo sprecando troppe risorse per questa guerra."
"Guerra che avete iniziato voi." Sottolineò Astrid.
"È colpa di Diana e del suo diario." Asserì Freddy.
"Scusami se sto cercando di sistemare il casino che avete combinato voi dell'esercito."
"Eseguivamo gli ordini del Presidente, non potevamo fare altro."
"E avete annientato il mondo." Disse Remy.
"La cosa ci è sfuggita di mano. Allora, venite con me per parlare con il dottore?"
"Sì." Acconsentì Remy.
 
Freddy non si fermò a Austell, ovviamente non voleva mostrare ai nemici qualcosa che potevano usare contro di loro.
Daryl riconobbe una vecchia tavola calda sulla strada in direzione di Atlanta dove era andato spesso con suo fratello mentre viaggiavano in moto.
"Remy, cerca di mantenere la calma." Mormorò Astrid.
"Io sono sempre calma."
Daryl le lanciò uno sguardo eloquente e Remy annuì facendo spallucce.
L'auto si fermò e Freddy saltò giù tutto soddisfatto. Astrid scaricò la carrozzina di Remy e l'aiutò a sistemarsi. Insieme poi entrarono nel locale.
Stein stava sorseggiando un caffè mentre osservava il sole che tramontava, sul suo volto si rifletteva il rosso della sera.
"Benvenuti! Prego, sedetevi."
Daryl e Astrid occuparono la panca di fronte a lui e Remy si accostò a loro con la sedia a rotelle. 
"Gradite un caffè? Tranquilli, è caffè vero, l'ho fatto preparare appositamente."
"No." Disse Daryl.
"Veniamo al dunque." Disse Astrid.
Stein sorrise contro il bordo della tazza, dopodiché la depose sul tavolo e incrociò le mani sotto il mento.
"Stiamo sprecando tempo e risorse per questa inutile guerra, non credete?"
Remy serrò le mani intorno alle ruote della sua sedia, cercava di placare la collera.
"Guerra che hai iniziato tu. Noi stiamo solo cercando un modo per creare una cura al morso, tu ci stai ostacolando."
"Beh, la cura non esiste."
"In che senso?" Chiese Daryl.
"Nel senso che senza dati aggiornati e un laboratorio attrezzato non avete speranze."
"Potremmo usare il laboratorio di Austell." Disse Astrid.
Stein ridacchiò e lei represse la voglia di tirargli un pugno.
"Ad Austell il laboratorio non è attrezzato per creare una cura. Lì facciamo esperimenti di altro tipo."
"Creare armi." Disse Remy.
"E uccidete persone innocenti." Aggiunse Astrid.
"Oh, vi riferite al gas che ha ucciso tutti alla Guardia? Sì, un lavoro riuscito bene. Mi dispiace per le cavie."
Daryl batté le mani sul tavolo facendo tremolare la tazza, il caffè si versò.
"Tu crei armi e pensi davvero che noi potremmo mai accettare la pace con te?"
"Sì, perché prometto di non usare armi contro di voi. Il trattato di pace ci impedirà di attaccarci a vicenda."
"Perché tutto questo?" indagò Astrid.
"Perché al mondo serve una guida forte e io sono la persona giusta."
"Molto nazista." Commentò Remy.
Stein sorrise, tutta quella sofferenza lo divertiva.
"Non a caso la storia appartiene ai grandi uomini."
"Grandi uomini che sono stati appesi a testa in giù." Disse Astrid.
Stein sospirò e si accarezzò il ponte del naso, era così sicuro di sé da far saltare i nervi.
"Temo che non sia possibile la pace."
"Nessuna pace con un assassino." Disse Daryl.
Stein si alzò, guardò il rosso che ormai si allargava in cielo e poi guardò loro.
"Allora che guerra sia."
 
"Dove possiamo nasconderci?" chiedeva Ezekiel.
Minij si passò le mani fra i capelli, era stanca di ripetere sempre le stesse cose.
"Da nessuna parte, non lo capite ancora? Il gas può trovarci ovunque, sia al chiuso sia all'aperto. Non abbiamo scampo contro un nemico invisibile."
"Il genio ha ragione." Disse Negan.
Minij lo ringraziò con un cenno del capo a cui lui replicò con un mezzo inchino.
"L'unica cosa che possiamo fare è impedire che Stein diffonda il gas, dobbiamo attaccare prima di essere attaccati."
"Fate silenzio!" Gridò Jerry.
La radio che Remy gli aveva lasciato stava fischiando, segno che qualcuno si stava mettendo in contatto.
"Mi se-...t..te? Rem...no...pre-de..."
Jerry scrollò la radio e la colpì un paio di volte finché la voce dall'altro capo non diventò chiara.
"Qui Jerry di Alexandria. Chi parla?"
"Sono Carol. Mi sentite?"
"Forte e chiaro, Carol!" rispose Ezekiel.
"Dove eri finita?" volle sapere Jerry.
"Remy non ve lo ha ancora detto? Lo farà più tardi, adesso devo parlare con lei. È lì?"
"No, è andata a colloquio con Stein insieme a Daryl e Astrid."
"Al suo ritorno deve immediatamente contattarmi. Ditele che Barbara sta bene."
"Chi diamine è Barbara?" esclamò Negan.
"Remy capirà. Passo e chiudo."
 
Astrid si era presa qualche momento di pausa all'esterno. Si era seduta a gambe incrociate sulla veranda e osservata il cielo notturno chiazzato di stelle. C'era qualcosa di rassicurante nel cielo: qualunque cosa succedesse sulla terra, il manto celeste rimaneva sempre uguale.
"Ehi."
Daryl si sedette accanto a lei, con la punta del dito si mise a disegnare cerchi immaginari sulle assi in legno del pavimento.
"Dentro che si dice?"
"Troppe cose."
Astrid ridacchiò, Daryl odiava il vociare confuso.
"Minij ha ragione: dobbiamo attaccare prima di essere attaccati."
"Ci stiamo organizzando." Disse lui.
"Produrre la cura sarà impossibile."
Daryl la guardò con la coda dell'occhio e lesse sul suo volto un'immensa triste tristezza. Si avvicinò a lei, la circondò col braccio e lasciò che poggiasse la testa sulla sua spalla.
"Dobbiamo prima sopravvivere, poi penseremo alla cura."
"Appena sarà sicuro, tornerò alla Guardia per seppellire tutti i corpi. Meritano una degna sepoltura."
"Verrò con te."
Astrid sorrise e si strinse a lui. Daryl era davvero il suo angelo.
"Piccioncini, venite dentro." Li chiamo Negan.
Astrid si sedette sul divano e Daryl rimase alle sue spalle, la mano che le sfiorava il braccio.
Remy era al centro della stanza e indicava una cartina attaccata malamente al muro.
"Dobbiamo sgomberare Lithonia il prima possibile perché Stein potrebbe usare il gas in qualsiasi momento."
Ezekiel si avvicinò per cerchiare col pennarello un punto sulla cartina.
"Gli uomini di Stein si trovano a College Park, l'unica cittadina a metà fra Austell e Lithonia. Probabilmente lì hanno radunato i vaganti che ci hanno attaccato l'altra sera. Ed è anche probabile che lì nascondano il gas."
"E dove andiamo?" chiese Astrid.
Remy guardò Minij che annuì, era una conversazione muta.
"Una parte di noi andrà a Savannah, alla diga dove stavano Minij e Robert. I sotterranei hanno un sistema di contenimento. Lì dentro il gas non entra."
"Una parte di noi?" Ripeté Daryl.
"Qui il piano suicida." Mormorò Negan.
Minij lo colpì alla nuca con uno schiaffo e lui si massaggiò ridacchiando.
"Alcuni andranno a College Park e altri a Austell."
"Ad Austell?" fece Astrid, confusa.
"Adesso tocca a noi fare una sorpresa a Stein."
"E c'è anche Barbara." Aggiunse Ezekiel.
Tutti guardarono Remy che sorrise trionfante.
"Barbara è il nome della missione che ho affidato a Carol per recuperare Bridget a Ocean Side. Adesso ci aspetta poco fuori College Park."
"E poi?" domandò Astrid.
"Adesso tocca a Daryl e Astrid ideare il resto del piano."
 
Erano trascorse due ore da quando avevano iniziato a lavorare. Era ormai passata la mezzanotte e Astrid sentiva gli occhi chiudersi per la stanchezza.
"Ci serve una pausa." Disse Daryl.
Si erano sistemati nella casetta dove stava lui, su un vecchio tavolo traballante e un divano mezzo rotto.
"Ci servirebbe un bel drink super alcolico."
Daryl annuì, scavò in fondo al suo zaino e tirò fuori una fiaschetta.
"Whiskey, ti va?"
Astrid accettò la fiaschetta e sorseggiò con espressione soddisfatta.
"Dove l'hai trovata?"
"La fiaschetta è mia, ma l'alcol l'ho trovato in un bar distrutto mentre tornavo."
Rimasero in silenzio per una ventina di minuti a passarsi la fiaschetta e a bere.
"Daryl."
"Sì?"
Astrid lo guardò negli occhi e con le dita gli accarezzò delicatamente la cicatrice sull'occhio.
"Ti amo."
Daryl si sciolse in un sorriso imbarazzato, non si era ancora abituato a tutto quell'affetto.
"Ti amo anche io. Ma se me lo stai dicendo perché pensi che moriremo..."
Astrid lo interruppe con un bacio. Dapprima dolce e poi sempre più passionale.
Daryl la cinse con le braccia premendola contro di sé e fece scivolare la mano fra i capelli e la premette sulla nuca per approfondire quel contatto. Si fermarono un istante solo per guardarsi e poi si baciarono di nuovo, questa volta con maggiore bramosia.
Astrid gettò la testa indietro e Daryl ne approfittò per baciarle il collo. Mentre continuavano a baciarsi, lei gli tolse il gilet. Le mani di Daryl andavano dai fianchi alla vita e salendo fino a chiudersi a coppa sulle guance. Astrid finì per sedersi a cavalcioni su di lui, in quella posizione il suo corpo era incollato a quello di lui.
Astrid si accorse che Daryl si stava rilassando fra le sue braccia, non era più rigida come i primi tempi. Approfittò di quella serenità per riprendere a baciarlo. Questa volta lei si inarcò contro di lui e gli afferrò il colletto della camicia per baciarlo con passione. Daryl sorrise fra i baci mentre Astrid gli sbottonava la camicia.
Daryl la fece sdraiare sul divano, torreggiando su di lei, e la donna d’istinto gli sfiorò l’addome fino a risalire lungo i pettorali per raggiungere le spalle. Lo tirò verso di sé per baciarlo.
Astrid lasciò che lui togliesse i vestiti, per tutto il tempo la guardò negli occhi. Ora che quasi tutti i vestiti erano spariti, tornarono a baciarsi.
Astrid sussultò quando il gancio del reggiseno scattò e Daryl le baciò lo spazio fra i seni.
La luce fioca della lampada illuminava il suo corpo muscoloso, la pelle era segnata da tatuaggi e cicatrici. Allungò la mano per toccare la fattezza dei muscoli delle braccia e del petto. Daryl fece un brusco respiro quando le dita leggere della ragazza gli sfiorarono i pettorali.
Finirono di spogliarsi con calma, guardandosi e baciandosi.
Astrid gli premeva le gambe intorno ai fianchi mentre lui seguiva il ritmo delle spinte. Daryl posò la testa contro la sua spalla e le lasciò un bacio sulla guancia, quindi le baciò il lobo dell’orecchio e le sussurrò qualcosa. Astrid si strinse a lui, il piacere oscillava come un pendolo che segnava lo scadere del tempo. Erano baci passionali che si confondevano con i gemiti, erano mani che si toccavano, occhi che comunicavano senza parole. Entrambi annaspavano.
 
Erano ancora sdraiati sul divano, l'uno nelle braccia dell'altra, al caldo e al sicuro dall'orrore del mondo esterno.
Astrid fissava il soffitto e i meccanismi nella sua testa facevano rumore per quanto si sforzava di pensare. Poi di colpo si mise seduta con gli occhi sgranati.
"I lavori..."
"Come?"
Astrid si alzò di scatto e iniziò a vestirsi in tutta fretta. I suoi occhi brillavano per l'intuizione.
"Alzati, Dixon! Ho avuto un'idea."
Una decina di minuti dopo stavano bussando alla porta di Remy. Andò ad aprire una Diana mezza addormentata con gli scarabocchi della penna sul mento.
"Che succede?"
"Devo parlarti."
Astrid irruppe in casa e in corridoio incontrò Remy che stava sbadigliando.
"Chi è morto?"
"Forse nessuno, se il mio piano funziona."
Astrid prese un foglio bianco e disegnò qualcosa, poi lo mostrò agli altri.
"Vedete questo cerchio? È qui che Aaron e Rosita hanno riferito di aver visto un cartello dei lavori."
"E quindi?" Fece Remy.
"Il cartello segnalava i lavori per realizzare la stazione di Austell, ma non sono mai stati completati."
"I tunnel!" Disse Daryl.
"Esatto. I tunnel sono i primi ad essere realizzati in una stazione in modo da poter poi creare i binari."
Remy si grattò il naso, lo faceva sempre quando rifletteva.
"Vuoi entrare a Austell dalla stazione?"
"Sì. Così non ci vedranno e non ci aspetteranno mai."
"Ci serve una distrazione." Disse Remy.
"A quella ci penso io." Disse Diana.
Astrid richiuse il foglio e batté le mani.
"Tutti al lavoro!"
 
L'alba non era ancora spuntata ma Astrid non poteva aspettare che il gallo cantasse. Aveva convocato tutti in piazza per definire gli ultimi dettagli.
"Minij e Remy condurranno il gruppo a Savannah. Ezekiel e Jerry andranno a College Park. Io, Diana e Daryl ci riuniamo con Aaron e Rosita per entrare a Austell."
"Quando partiamo?" domandò qualcuno.
"Partiremo stasera al tramonto, il buio sarà nostro alleato. Non possiamo perdere altro tempo, la minaccia del gas è preoccupante e Stein è sul piede di guerra."
Ezekiel si alzò in piedi e allargò le braccia.
"Il gruppo diretto a Savannah venga con me per le provviste. Chi ha bisogno di armi vada da Jerry."
Astrid stava per tornare da Daryl quando Negan le bloccò la strada.
"E io che faccio? Sono il pezzo forte!"
"Non esagerare, Negan. Tu andrai a Savannah."
"Sarei più utile a Austell."
Astrid gli mise le mani sulle spalle e lo guardò con una serietà spaventosa.
"Ascoltami bene: se io o Daryl non dovessimo tornare, toccherà a te aiutare Remy nella gestione. Hai capito?"
"Ma..."
"Per favore, Negan. Fallo per me."
Negan, che aveva una cotta enorme per Astrid, sospirò e annuì.
"Va bene, ma tu vedi di tornare viva."
"Ti mancherei troppo?"
Negan deglutì e le toccò la mano che gli teneva ancora sulla spalla.
"Sì, Astrid, mi mancheresti troppo."
 
Hunter andò al capanno di Negan per aggiornare Yana.
La ragazza si era rintanata lì dentro, non era ancora pronta ad affrontare la realtà delle sue azioni. Passava il tempo a piangere e a pregare per espiare il peccato commesso. Nonostante Hunter le dicesse che era stata legittima difesa, Yana non si dava pace.
"Buongiorno...che stai facendo?"
Yana era accovacciata a terra e frugava nel suo zaino. Sobbalzò quando il ragazzo comparve nella stanza.
"Hunter! Mi hai fatto prendere un colpo! Sto cercando una cosa..."
"Che cosa?"
Yana si guardò attorno in imbarazzo, non sapeva cosa fare o cosa dire. Vide con la coda dell'occhio un'ombra muoversi e annuì.
"Buon compleanno!" 
Astrid, Remy, Clara, Daryl e Lydia erano lì con un cartellone in mano con la semplice scritta "buon compleanno, Hun".
"Vi siete ricordati del mio compleanno?"
Astrid lasciò il cartellone per andare ad abbracciarlo, ormai era più alto di lei.
"Oggi compi diciotto anni, come potevamo dimenticarlo?"
Hunter avrebbe voluto piangere ma decise di ridere per mantenere la sua reputazione da duro.
"Auguri!" Canticchiò Clara.
Hunter la prese in braccio e le scompigliò i capelli biondi.
"Questi sono per te, opera di Carol."
Remy gli allungò una confezione di biscotti al cioccolato che Carol aveva preparato in gran fretta mentre loro erano in riunione.
Il festeggiato offrì un biscotto a tutti e ognuno mangiò commentando quanto fossero buoni.
Yana si avvicinò ad Hunter con una specie di pacchetto regalo.
"Questo è per te."
All'interno c'era una collana: un semplice filo di spago con una pietra azzurra appesa.
"La pietra azzurra ricorda il colore dei tuoi occhi."
Hunter d'istinto si toccò la faccia, era senza parole.
"Grazie davvero."
I due si abbracciarono, tutto sembrava al posto giusto.
 
 
Salve a tutti! ❤️
Ormai siamo alle battute finali di una guerra che è appena iniziata.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima, un bacio.

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Capitolo 8
*** Che guerra sia ***


8. CHE GUERRA SIA

Erano le due del mattino quando il gruppo lasciò Lithonia per mettersi in viaggio. Si muovevano tutti insieme e in silenzio, restando vicini per scaldarsi e proteggersi.
Astrid e Remy erano in capo alle fila e parlottavano fra loro.
"Carol ci aspetta fuori Savannah, l'ho sentita prima alla radio." Diceva Remy.
"Fate attenzione, gli uomini di Stein potrebbero essere ovunque."
Remy diede un'occhiata alle sue spalle, il gruppo di Diana procedeva a passo spedito e a testa bassa.
"Sì, ma i nemici possono essere anche all'interno."
"Vedremo come andranno le cose. Purtroppo il nostro piano si basa su troppe incognite."
Ezekiel affiancò Astrid e la prese a braccetto per parlarle all'orecchio.
"Io e Jerry abbiamo le armi necessarie. A College Park pare ci siano una ventina di uomini, possiamo farcela."
"Ma state attenti al gas." Disse Remy.
"Abbiamo un piano anche per quello."
Daryl, che era davanti a tutti in moto, si fermò e aspettò che gli altri lo raggiungessero.
"Ci siamo."
Si trovavano davanti al cartello delle indicazioni stradali: a sud per Savannah, a nord per College Park e Austell. Era arrivato il momento dei saluti.
"Ci siamo." Disse Ezekiel.
Astrid abbracciò Remy così forte che la sorella maggiore le diede dei colpetti sulla schiena per farla allontanare.
"Su su, non fare così. Ci rivedremo."
Astrid ripensò a sua madre, non l'aveva salutata per bene l'ultima volta e poi l'aveva persa per sempre.
"Ti voglio bene, Remy."
Remy le strinse la mano e sorrise. Lei era quella razionale, ma sua sorella era emotiva oltre ogni limite.
"Ti voglio bene anche io a patto di rivedere la tua brutta faccia."
"Ci sto."
Hunter, Yana e Clara si avvicinarono per i saluti. Astrid abbracciò Clara più degli altri, era una bambina ed era così piccola per affrontare tutto quel dolore.
"Tesoro mio, mi mancherai."
"Vuoi il mio peluche? Ti proteggerà."
Astrid sorrise con gli occhi lucidi e diede un bacio sulla fronte della piccola.
"Tienilo tu per me."
"Astrid, dobbiamo andare." Disse Daryl.
"Ci penso io a Clara." Disse Hunter.
Yana abbracciò Astrid ancora una volta, la ragazza profumava di spezie sin da quando l'aveva conosciuta.
"Torna presto."
"Ci rivedremo."
 
Per raggiungere Austell attraversarono il bosco, le strade erano pattugliate dagli uomini di Stein. Era mattino inoltrato, faceva freddo e i nuvoloni neri erano presagio di pioggia. 
Astrid si strinse nella giacca e continuò a camminare contro vento.
"Fa freddo, eh?" Esordì Diana.
Astrid le lanciò un'occhiataccia, non era il caso di convenevoli.
"Per favore, evita conversazioni sul meteo."
"Cercavo solo di alleggerire la situazione."
"Avresti dovuto pensarci prima di creare il virus."
Diana aggrottò la fronte e si morse le labbra.
"Avevo solo 16 anni, non posso essere condannata a vita. E non sapevo che avrebbero usato davvero un'arma chimica!"
Astrid lo sapeva che condannare una sedicenne geniale era stupido, ma era anche troppo stanca per essere razionale.
"Quando hai scoperto che l'avrebbero usata come arma?"
"Un giorno mio padre mi diede un'equazione da completare e, una volta risolta, mi sfidò a continuarla. Lui mi dava delle dritte ogni tanto e io creavo formule su formule. Quando ebbi finito e rilessi l'equitazione completa, mi accorsi che c'erano delle varianti...negative. C'erano calcoli che non avrebbero dovuto esserci. Ho cominciato a pedinare mio padre, ho scoperto che frequentava la base militare e i loro laboratori. Ho collegato il tutto e ho capito che si trattava di qualcosa di brutto. Mio padre mi aveva fatto creare un'arma chimica. Lo affrontai e mi promise che non l'avrebbe usata, e per anni non seppi più nulla. Poi un giorno i laboratori Stein iniziarono le sperimentazioni sugli umani e Remy si oppose, allora capii che mio padre stava ancora lavorando a quell'equazione."
Astrid provò grande tristezza. Mentre lei e Remy andavano al luna park con i genitori, Diana veniva sfruttata come un topo fa laboratorio.
"Ecco perché hai cercato Remy a tutti i costi."
"Sì, è stato grazie a lei che ho capito cosa stava tramando mio padre. Ma lui mi aveva già anticipata e aveva mandato Freddy in missione."
"Tuo padre ha modificato di molto la formula?"
Diana si passò una mano fra i capelli corti, la metteva in agitazione parlare di suo padre.
"Sì, l'ha stravolta, ecco perché ho bisogno di un team di vari esperti. Io sono riuscita a decodificare alcune parti su cui io stessa avevo lavorato, ma per il resto mi servono gli altri. È un'arma chimica, perciò Remy è perfetta per questo."
"Tu sei proprio cotta di lei!" rise Astrid.
Diana diventò così rossa che a momenti fumava dalle orecchie.
"Anche se fosse, Remy non ricambierebbe mai. È ancora innamorata di Iris e mi odia."
"Abbi pazienza con lei. Non demordere."
Di colpo la moto di Daryl si fermò e lui si mise in ascolto.
"Shhh!"
Diana e Astrid smisero di parlare e rimasero immobili fra gli alberi. Anche loro sentivano le voci vicine: gli uomini di Stein erano lì.
Astrid tirò fuori i pugnali dalla cintura e prese la posizione da attacco.
"Adesso ci divertiamo."
 
Astrid estrasse la daga dal petto dell'uomo e pulì la lama contro la sua giacca. Daryl stava recuperando le frecce scoccate dalla balestra. Diana stava gettando via le pietre usate per difendersi.
"Guardate un po'." Disse Diana.
Stava indicando tre maschere antigas nuove di zecca che i tre uomini a terra portavano appese allo zaino. 
Daryl diede un'occhiata attorno e seguì con lo sguardo le impronte che venivano da nord.
"Questi tizi vengono da College Park, quindi è davvero lì il gas."
"Mio padre non terrebbe mai il gas a Austell col rischio di uccidere per sbaglio la propria gente."
"Buon samaritano." Ironizzò Astrid.
Daryl fece un piccolo sorriso, almeno l'umore era alto. Consegnò le maschere e una se la infilò nello zaino.
"Andiamo, non manca molto."
La radio fece un breve suono prima che si udisse la voce di Rosita.
"Daryl?"
"Parla, Rosita."
"Abbiamo un problema: Logan è arrivato ai cancelli di Austell."
Astrid di pietrificò sul posto. Il cuore sembrava aver perso qualche battito.
"Com'è possibile? Lui...lui è rinchiuso a Lithonia..."
"No, ti assicuro che è lui." Confermò Rosita.
"È evaso?" domandò Diana.
"Ma come? Era richiuso quando abbiamo lasciato la città."
Daryl controllò il cielo e si stava facendo tardi, dovevano riprendere il cammino.
"Ci penseremo dopo. Adesso muoviamoci, si sta facendo buio."
 
Negan tornò indietro correndo. Minij e Remy erano già preoccupate.
"Che succede?"
"Tre furgoni stanno andando in direzione della diga. Entro mezz'ora saranno lì."
"Minij, c'è una scorciatoia?" 
La donna si guardò attorno per capire dove fossero, aveva girato per quei boschi in lungo e in largo negli anni.
"Possiamo girare attorno alla diga ed entrare da una porticina di servizio sul retro, è l'unico modo per non essere visti."
"Quale sarebbe il problema?" domandò Negan.
"È tutta in salita."
Remy ridacchiò, era abituata alle barriere che incontrava ogni giorno per via della carrozzina.
"Ci penso io a portare Remy." Disse Negan.
"Sei proprio cotto di Astrid." Lo derise Minij.
Remy sentì la sua stessa risata bloccarsi in gola. C'era un rumore molto simile ad uno sciame d'api. Tutto il gruppo si fermò e fece silenzio.
"Vaganti! Vaganti!" gridò Lydia.
Nel giro di pochi minuti scoppiò il putiferio. Vaganti che sbucavano da ogni lato, le mani tese e le bocche aperte. Gente che gridava per difendersi e per scappare.
Hunter prese in braccio Clara e con l'altra mano recuperò un ramo da usare come bastone. Un vagante allungò le braccia verso di lui e Hunter lo pugnalò dritto in un occhio.
"Clara, non guardare."
A pochi passi da lui Yana e Lydia combattevano schiena contro schiena, la prima con una spada e la seconda con una fionda.
"Avevo appena lavato questa felpa!" Si lamentò Lydia.
Yana sorrise e di abbassò per ferire una vagante alle caviglie.
"Bastardo!" stava strillando Remy.
Imbracciava un fucile ma, anziché sparare, lo usava a mo' di spada. Perforò la testa di un vagante e ne colpì un altro alle costole.
Una vagante agguantò le maniglie della carrozzina e tese la bocca aperta sul cranio di Remy. Uno schizzo di sangue le imbrattò la faccia.
Minij era alle spalle della vagante con un coltello piantato nella testa.
"Sei in debito, dottoressa Wilson."
Remy fece il saluto militare e tornò all'attacco.
Negan si scrollava una mano per togliersi un pezzo di pelle morta quando udì un grido. Per un attimo pensò fosse Remy, Astrid non si sarebbe mai ripresa. Poi vide la testa di Remy voltarsi a rallentatore verso il centro del campo.
Robert era a terra in una pozza di sangue. Minij gli teneva le mani premute su una ferita al petto.
La cura era in bilico più che mai.
 
Astrid era così furiosa che camminava a passo di marcia. Sbuffava come un toro nell'arena. Daryl la raggiunse e le diede una leggera spallata.
"Ti devi calmare."
"Lo so...ma... è assurdo! Com'è uscito da lì quel bastardo?"
Diana camminava dietro di loro, un po' per lasciarli da soli e un po' per riflettere per conto suo.
"Non è importante. Adesso dobbiamo solo capire come gestire anche questa cosa."
"Ehi! Da questa parte!" disse Diana.
Si era fermata davanti ad una strada sterrata che si apriva fra gli alberi. Daryl aggrottò la fronte più del solito.
"Dove porta?"
"Porta a est di Austell. Usavo questa strada quando ancora venivo a fare visita a mio padre."
Astrid guardò la strada con sospetto. In realtà sospettava di Diana. Un anfratto buio nel bel mezzo del bosco sembra una trappola perfetta.
"Che ne dici, Daryl?"
"Se ci fa guadagnare tempo, allora andiamo."
Si incamminarono a fila indiana perché lo spazio era stretto, attenti ai rami che sbucavano come braccia di vaganti. Proseguirono in silenzio, facendo attenzione a ogni rumore, le mani sempre vicine alle armi.
Un'ora dopo in lontananza comparve il cancello dell'insediamento. Astrid non immaginava che fosse così piccolo, pensava che vivessero almeno mille persone. Invece era abitato da circa duecento anime, inclusi Stein e le sue guardie.
"Tuo padre è un tipo elitario."
Diana guardò sprezzante verso la cittadina, odiava tutto di quel posto.
"Mio padre fa accedere al suo insediamento solo chi è sano fisicamente e mentalmente. Conduce dei test a chiunque voglia entrare."
"E chi non li supera?" indagò Daryl.
"Lui dice che semplicemente vengono cacciati, ma io credo che li uccida per evitare eventuali ritorsioni."
"Orribile." Borbottò Astrid.
"Psss! Astrid? Daryl?"
Dal lato sinistro sbucarono Aaron e Rosita, vestiti di nero per confondersi, i fucili alla mano. Daryl e Aaron si strinsero la mano, mentre Rosita e Astrid si abbracciarono.
"Come sta Coco?"
"Sta bene, è con Yana e sta andando a Savannah. Anche Gabriel è con loro."
"E Gracie?" Fece Aaron.
"È sempre il braccio destro di Judith."
Diana incrociò le braccia al petto e li osservò per qualche istante.
"Volete il tea o ci diamo una mossa?"
"Lei è Diana Stein." Disse Astrid.
"Siamo qui per colpa di tuo padre." Ribatté Rosita.
"Già, quindi sbrighiamo prima che mio padre faccia il matto."
Aaron si era già avviato e col braccio di ferro indicava la strada.
"Da questa parte c'è la botola per scendere nella stazione."
 
Carol non sapeva neanche come era iniziata. Ad un certo punto una serie di spari aveva iniziato a colpire le finestre superiori della diga. Per fortuna loro si trovavano nei sotterranei che erano inaccessibili dall'esterno in quanto circondati da acqua.
"Resiste l'edificio?" domandò Bridget.
"Dovrebbe. Lo spero."
"Carol! Carol!" gracchiò la radio.
Tutte le donne di Ocean Side si riunirono attorno alla radio per ascoltare.
"Qui parla Carol."
"Carol! Robert è st-... lpito-... soc-...rso."
"Remy, non ti sento bene. Che succede? Qui siamo sotto assedia, non possiamo uscire."
La radio non emise un suono. Tutte erano lì col fiato sospeso.
"Robert è stato colpito. Preparatevi al primo soccorso."
Bridget era una genetista ma aveva studiato anche medicina, pertanto fu la prima ad annuire.
"Voi pensate ad arrivare qui, al resto penso io."
Una delle donne, una certa Sona, recuperò il proprio fucile e lo imbracciò con fierezza.
"Compagne, è ora di rispondere al fuoco."
"Non potete esporvi!" Disse Carol.
"Ma dobbiamo almeno distrarli mentre gli altri arrivano."
Carol sapeva che era una pessima idea, ma si mise in spalla un fucile e agguantò il caricatore.
"Vengo con voi."
 
Astrid fu la prima ad atterrare nei tunnel. Puzzavano, erano umidi e bui. I suoi anfibi scivolavano sul pavimento sudicio.
"La tana del Bianconiglio." commentò Diana.
"Puzzano come una tomba." Disse Rosita.
Aaron scese per quarto, gli stivali già sporchi di terra e polvere.
"Come fai a sapere qual è la puzza di una tomba?"
Rosita gli lanciò un'occhiataccia e scosse la testa, ma sotto i baffi stava ridendo.
Daryl scese per ultimo e richiuse la botola in modo che nessuno al di fuori se ne accorgesse. Accese la torcia e illuminò lo spazio.
"Dove andiamo?"
"È stato costruito solo il primo binario verso nord." Spiegò Diana.
Imboccarono il tunnel verso nord con le torce accese e le armi sempre pronte all'uso.
"Dove esce il binario?" chiese Aaron.
Diana, che era in testa, fece spallucce.
"Non lo so di preciso, non l'ho mai percorso prima."
"Abbiamo almeno un piano?"
Tutti si voltarono verso Astrid, che si bloccò con le sopracciglia inarcate.
"Beh, il piano è catturare Stein. Siamo in pochi e non possiamo difenderci dalle sue guardie, quindi dobbiamo arrivare direttamente a lui."
"E poi?" la incalzò Daryl.
"Poi lo uccidiamo. Eliminare la testa per elimina il corpo."
"Taglia una testa e ne spuntano cento." Replicò Diana.
Astrid sollevò un angolo della bocca in un ghigno.
"Tagliata la una testa, taglieremo anche tutte le altre."
 
Astrid in seguito non ricorderà bene come si erano svolti gli eventi.
Quando risalirono in superficie, lasciandosi il tanto del tunnel, si ritornarono nella zona della città dove era stata installata la cisterna d'acqua.
"Lì risiede mio padre." Disse Diana.
La residenza in questione era un palazzo di tre piani, in mattoncini, con adorabili piantine ai balconi. Sembrava tutto così armonioso, le luci soffuse nelle case, l'odore di cibo, le voci che provenivano dagli edifici.
"Eccovi! Siete in ritardo."
Alle loro spalle c'era Stein insieme a Freddy e a una decina di uomini.
Daryl puntò la balestra contro il dottore, che rise e gli fece cenno di abbassò l'arma.
"Non potete batterci, siamo più numerosi."
"Come lo sapevi?" chiese Astrid.
Stein allungò il braccio e Diana andò a posizionarsi accanto a lui.
"La famiglia è la famiglia, Astrid."
Adesso Astrid capiva tutto. Diana era stata la vera spia sin dall'inizio.
"Hai liberato tu Logan."
"Sì. Siete persone facili da ingannare."
"Prendeteli!" ordinò Stein.
Astrid e gli altri dovettero arrendersi. Furono privati delle armi e degli zaini, furono fatti inginocchiare e furono ammanettati.
"Divertiti, stronzetta." La salutò Diana.
 
La porta della cella si aprì diverse ore dopo. Astrid era esausta e restare seduta ad aspettare era anche peggio.
"Buonasera." La salutò Logan.
Si era rasato la barba e si era cambiato, sembrava come nuovo. Si appoggiò alla parete con le braccia conserte.
"Come va?"
"Vaffanculo, Logan."
Logan rise, era divertente vederla irritata come quando erano adolescenti.
"Sei cambiata, sai? Prima quella scontrosa era Remy, tu non dicevi neanche le parolacce."
"Il mondo è cambiato. Tu sei cambiato, sei il nemico adesso."
Astrid sollevò le braccia ma le manette le inchiodavano i polsi al tavolo.
"Mi dispiace per le manette, ma è il protocollo di Austell."
"Il protocollo di Austell include anche assassinare innocenti con il gas?"
Logan rimase in silenzio, lo sguardo ora si era adombrato.
"Non è colpa mia. Stein me lo ha riferito solo in seguito, altrimenti avrei provato a fermarlo."
"Non ci credo."
"Astrid, non sono un mostro come credi. Soffro per la Guardia, è stata casa nostra per anni."
Astrid distolse lo sguardo e si morse l'interno della guancia per la frustrazione.
"Uccidimi, per favore, sentire le tue bugie è una tortura."
"Invece sono qui per offrirti un accordo."
"Non mi interessa."
Logan aprì sul tavolo una cartella e dispose in ordine le foto di Hunter, Yana e Clara.
"Pensa a loro."
"Che cosa vuoi?"
"Stein offre a te, a Remy e ai ragazzi un posto sicuro nella sua comunità."
"E Stein sarebbe così indulgente con noi?"
Logan sospirò, era dura tenere testa a una donna così testarda.
"Io e Iris siamo in trattativa con lui da mesi. Se passate dalla nostra parte, sarete al sicuro. È questo che abbiamo sempre voluto, no? La famiglia riunita, sana e salva."
Astrid si avvicinò fino quasi a sfiorargli il naso.
"Puoi prendere questo accordo e infilartelo su per il culo."
Logan le tirò uno schiaffo così forte da farle sanguinare la bocca. 
Astrid rise e si pulì il sangue sulla spalla meglio che poté.
"Mi picchi come tuo padre picchiava tua madre? Logan, sei solo un fallito."
Logan stava per colpirla di nuovo quando la porta si spalancò e Iris comparve sulla soglia.
"Logan, basta. Esci."
Logan non disse niente, raccolse la cartella e uscì con la rabbia che lo animava.
"Mi dispiace, Astrid."
Iris era cambiata molto, aveva i capelli più lunghi ed era visibilmente più stanca. Indossava il camice, segno di morte ormai.
"Sei stata tu a preparare il gas con cui uccidere la nostra gente alla Guardia?"
"Ho dovuto farlo. C'era a rischio la vita di molte più persone!"
Astrid adesso vedeva Iris per quello che era: una scienziata che aveva perso il senso del suo lavoro.
"Tu dovresti salvare tutti! Come ti sei ridotta così? Un tempo eri diversa."
"Un tempo non c'erano morti viventi che ci attaccano."
"Ed è per questo che avevamo bisogno di una cura!"
Iris chiuse gli occhi e prese un respiro prima di parlare.
"Non potevamo realizzare la cura perché non avevamo il personale e il materiale."
"Potevamo collaborare con Stein, invece lui non vuole la cura. Te ne rendi conto?"
"La cura è inutile, non risolve il problema. Certo, evita la trasformazione a chi è stato morso, ma non riporta il mondo allo stato di prima."
"E ti sembra poco? La gente viene mutilata per salvarsi dal morso!"
"Astrid, tu non capisci. La scienza funziona così: un progetto viene abbandonato in vista di un altro più grande."
"E quale sarebbe questo progetto più grande?"
"Vieni con me."
 
Astrid si riparò gli occhi con la mano a causa dell'intensa luce blu. Iris l'aveva portata in un piccolo edificio senza finestre e con una sola porta di ingresso e uscita.
All'interno tutto era avvolto da luce blu al neon, un sistema che riscaldava l'ambiente.
"Che posto è?"
Iris indossò una mascherina e ne diede una anche a lei, che la indossò con circospezione.
"Riconoscerai un vecchio amico."
Entrarono in una sezione dell'edificio in cui la luce era verde. La stanza era gremita di persone: tutte erano distese sui letti ed erano attaccati ad una serie di macchinari.
"Che fate qui?"
Iris si fermò davanti ad un uomo dai capelli rossi, sembrava dormisse beato.
"Lance!" Esclamò Astrid.
Lance era uno della Guardia, un taglialegna che si occupava del riscaldamento dell'insediamento.
"È vivo, tranquilla. Lo teniamo sotto controllo."
"Per quale motivo?"
Iris continuò a mostrarle altri pazienti: donne e uomini di ogni età, persino bambini.
"Stiamo cercando gli immuni. Robert non è l'unico."
"State facendo i test su queste persone per verificare se sono immuni?"
"Sì."
"Come fate a riconoscere un immune? Insomma, su Robert erano stati condotti numerosi studi in laboratorio."
"Anche noi su queste persone abbiamo condotto numerosi studi."
Astrid passò in rassegna i volti addormentati di quelle persone, sembrano rilassate in quel sonno artificiale. Poi notò un morso rimarginato sul braccio di una donna.
"Iris, come fate a capire se sono immuni?"
"Questa parte della storia non ti piacerà, ma devi sapere che questa procedura è fondamentale."
"Inizia a parlare."
"Mandiamo gruppi di vaganti ad attaccare gli insediamenti. Chi sopravvive al morso viene portato qui, sedato e studiato. E se qualcuno non immune resta in vita, usiamo il gas."
"Uccidete le persone..." mormorò Astrid.
Adesso capiva perché i vaganti avevano attaccato Lithonia. Freddy li aveva riuniti per attivare la procedura di selezione.
"Noi facciamo una selezione naturale. Chi non è forte, soccombe. Non è colpa nostra."
"Uccidete persone innocenti! Quelle persone sarebbero vive e in salute se voi non aveste fatto entrare i vaganti negli insediamenti!"
"Il nostro obiettivo è creare una comunità di immuni."
"No, il vostro obiettivo è lo sterminio! Siete dei nazisti!"
Iris fece una smorfia, non capiva proprio quel paragone.
"L'unica soluzione per resistere in questo nuovo mondo è essere la comunità più forte."
"Se Remy venisse morsa e morisse, ne saresti così sicura?"
Iris sgranò gli occhi, non si aspettava quella freccia. 
"Adesso."
L'attimo dopo Astrid sentì la puntura di una siringa nel collo e cadde svenuta a terra.
 
Remy non aveva chiuso occhio. Dopo essere arrivati alla diga, tutti si erano trovati un angolino dove riposare, mentre lei si era appostata in corridoio.
Nell'infermeria dello stabilimento Minij stava operando Robert insieme a Bridget e a Samantha, una pediatra di Ocean Side. L'intervento andava avanti ormai da tre ore.
"Ehi, dovresti riposare." Esordì Carol.
Remy sbatté le palpebre per rimanere sveglia, sebbene gli occhi fossero arrossati e sul punto di chiudersi.
"Sto bene così. Hai sentito Ezekiel o Astrid?"
Carol si sedette a terra e appoggiò la testa contro il muro, le serviva un sostegno.
"No, nessuno dei due. Qui come va?"
"Ancora niente. Sono dentro e non è uscito nessuno."
"La cura è perduta, vero?"
"Dipende dai danni che Robert riporta."
La porta dell'infermeria si aprì con un tonfo e Bridget uscì togliendosi la mascherina chirurgica.
"Robert ce l'ha fatta, è vivo."
"Oh, meno male!" esclamò Carol.
"Ma il midollo osseo è danneggiato. La cura..."
"La cura è perduta."
 
Salve a tutti!💕
Siamo vicini alla fine di tutto e continuano a emergere segreti.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima, un bacio.

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Capitolo 9
*** Gli immuni ***


9. GLI IMMUNI

"Astrid! Astrid!"
Astrid non riusciva ad aprire gli occhi, sentiva la testa pesante come un mattone. Si sforzò e fra le ciglia intravide il volto di una donna che conosceva.
"Ma...Margaret..."
"Sì, sono io. Devi svegliarti!"
Margaret la scrollò finché Astrid non tornò vigile. Gli occhi erano arrossati e perlopiù offuscati, ma era sveglia. La testa le doleva e si sentiva del tutto spossata.
"Che ci fai...qui?"
"Sono una sopravvissuta. Sono qui perché sono immune."
Margaret era una donna di cinquant'anni che viveva alla Guardia, in passato era stata una maestra d'asilo e intratteneva sempre i bambini con le storie della buonanotte.
"Anche Lance è qui." Disse Astrid.
"Siamo sopravvissuti in quattro: io, Lance, Allison e Patty. Allison è al nono mese di gravidanza."
Astrid si mise seduta e si rese conto di essere attaccata ai macchinari. Si trovava in una stanza bianca con luce al neon rossa. Una serie di aghi le bucava entrambe le braccia ed entrambe le mani.
"Che succede? Perché sono qui?"
Margaret diede un'occhiata alla porta, era lì di nascosto e nessuno doveva saperlo.
"Hanno catturato te e i tuoi amici per fare i controlli e capire se siete immuni. A quanto pare l'unica immune è una certa Rosa... Rosita!"
"Gli altri due che erano con me dove sono?"
"Non lo so, mi dispiace. Nella camerata degli immuni ho visto solo Rosita."
Astrid provò un senso di terrore puro. Daryl non era immune, anche lui era rinchiuso in una stanza rossa, usato come cavia, solo e lontano da lei.
"Devo trovare gli altri."
"No! Dobbiamo scappare!" 
Astrid si staccò le flebo con noncuranza, il sangue le colava lungo le braccia ma non le importava. Ritrovò gli stivali sotto il letto e se li infilò allacciandoli meglio che poteva. Strappò un lembo di lenzuolo per tamponare il sangue.
"Tu non capisci, Margaret. Non posso abbandonare la mia gente. Ho sbagliato con voi della Guardia, non lo farò ancora."
Margaret conosceva Astrid, sapeva bene quanto si sentiva in colpa per tutte quelle morti anche se lei non c'entrava niente. Ricordava bene che la ragazza si era tolta il cibo pur di far mangiare gli altri.
"D'accordo, ma vengo con te."
"Ma tu non sei ricercata? Dovresti essere in una stanza verde, no?"
"Alcuni di noi immuni vengono assunti come personale del laboratorio. Io faccio l'inserviente e Patty prepara da mangiare. Allison è stata messa alle videocamere."
Margaret la aiutò a rimettersi in piedi, le gambe tremavano per essere state ferme a lungo. Astrid sentiva le tempie pulsare e lo stomaco in subbuglio. Fece un respiro profondo e si agganciò al braccio dell'amica.
"Tu vai a svegliare Lance, poi vai a recuperare Patty e Allison. Io vado a recuperare i miei."
 
Astrid impiegò circa un'ora per fare il giro del corridoio in modo da sfuggire ai tecnici di laboratorio e alle guardie. Ora si trovava nascosta dietro una colonna in attesa di accedere al corridoio delle stanze rosse.
Non appena un medico lasciò una delle stanze, lei strisciò in avanti e controllò ciascuna stanza attraverso la finestrella sulla porta. Dopo tre pazienti trovò Daryl. Le porte erano aperte, del resto erano tutte persone drogate e non infette. Si infilò nella stanza in tempo, scansando una guardia per miracolo.
"Daryl, svegliati."
Daryl mugugnò e si agitò nel sonno mentre Astrid gli toglieva le flebo con delicatezza. 
"Daryl, bello di mamma, apri gli occhi."
"Astrid?"
"Ehi! Sì, sono io! Devi svegliarti."
Daryl si sforzò di aprire gli occhi, per alcuni secondi vide tutto offuscato prima di riconoscere bene il viso della donna. Le strinse la mano e abbozzò un sorriso.
"Sono in paradiso?"
"Se fosse il paradiso io non ci sarei di sicuro. Su, mettiti seduto."
Astrid lo aiutò a mettersi seduto e poi cercò scarpe e gilet. 
"Che sta succedendo?"
"Stein vuole creare una comunità di immuni. Va in giro a caccia fra gli insediamenti, spedisce orde di vaganti e chi sopravvive viene portato qui per i controlli."
"Questa luce è rossa perché..."
"Perché non sei immune. Neanche io e neanche Aaron. Solo Rosita è immune, infatti è in una stanza verde. Qui ci sono anche alcuni sopravvissuti della Guardia."
"Quindi Logan e Iris sono immuni?"
Astrid non aveva avuto modo di porsi quella domanda, ma annuì senza pensarci troppo.
"Ora dobbiamo solo pensare a uscire da qui. Non possiamo affrontare Stein oggi, il piano è fallito."
Daryl si preparò in pochi minuti, era abituato alla fuga. Mentre Astrid sorvegliava il corridoio, lui si infilava in tasca gli aghi per usarli come armi arrangiate. Chissà dov'era finita la sua amata balestra.
"Come usciamo da Austell? Immagino che la stazione sia pattugliata."
"Aspetta." Disse Astrid.
Un paio di minuti dopo la porta si aprì e una donna scivolò nella stanza in fretta.
"Vi trovo bene!" disse Diana.
Daryl sollevò l'ago per colpirla ma Astrid si mise in mezzo.
"Fermo! Diana è con noi!"
"Il tradimento era pianificato?"
"È andata così..."
 
"Ci serve una distrazione." Disse Remy.
"A quella ci penso io." Disse Diana.
Astrid richiuse il foglio e batté le mani.
"Tutti a lavoro!"
Mentre la gente si accodava per uscire, Diana si avvicinò ad Astrid senza farsi vedere dagli altri.
"Posso parlarti di una cosa?"
"Dimmi pure."
"Austell è un buco di città, ogni angolo è sorvegliato. Non entreremo facilmente."
"E cosa suggerisci?"
Diana si assicurò che tutti fossero andati via prima di esporre l'idea.
"Dobbiamo farci catturare, è l'unico modo che ci farà entrare di sicuro in città. E potremmo unire questo alla distrazione."
"Scommetto che vuoi essere tu la distrazione."
"Un tradimento alla vecchia maniera?"
Astrid strinse la mano di Diana.
"Un tradimento alla vecchia maniera."
 
"Avete inscenato tutto per farci rapire?"
"Vista così è brutta..." Rifletté Diana.
"Purtroppo tutto quello che sarebbe successo dopo la cattura è sempre stata un'incognita nel piano." Disse Astrid.
Daryl era pronto e più sveglio di prima, gli effetti dei medicinali stavano svanendo. 
Uscirono in corridoio e si incamminarono verso l'uscita, attenti a non beccare le guardie.
"È notte e ogni due ore c'è un cambio di guardia." Spiegò Diana.
"Quanto tempo abbiamo fra un cambio e l'altro?" Domandò Daryl.
"All'incirca cinque o dieci minuti. Venite, da questa parte facciamo prima. Gli altri ci aspettano in cucina."
Camminavano veloci e a passo felpato, passando davanti a decine di stanze rosse con pazienti dormienti. 
Astrid tirò un sospiro di sollievo quando vide che in fondo al corridoio c'era una porta.
"Andate da qualche parte?"
Alle loro spalle Logan li osservava con le braccia conserte.
"Eccolo che rovina i piani." Sbottò Diana.
Intanto Daryl aveva aperto la porta e Diana si era avvicinata all'uscita.
Astrid guardò Logan, vide l'odio nel suo sguardo, percepì la sua rabbia.
"Andiamo, Astrid." Disse Daryl.
Diana era già fuori mentre Daryl manteneva la porta. 
Astrid fece finta di uscire, si fermò sulla soglia e guardò Daryl. Si issò sulle punte per dargli un bacio sulla guancia.
"Qualunque cosa accada ricordati che ti amo."
"Astr-..."
Astrid spinse Daryl fuori e chiuse la porta. Era in trappola, non poteva più scappare. 
"Astrid! Astrid!"
Daryl prese a pugni la porta invano, ogni tentativo falliva. 
Diana gli diede uno schiaffo sulla spalla per farlo fermare.
"Non si aprirà! Si può aprire solo dall'interno! Astrid si è chiusa dentro."
"Dobbiamo entrare! Lei..."
"Astrid deve farlo da sola. È la sua battaglia."
 
"È vuoto." Confermò Jerry.
Ezekiel si guardò attorno nello smarrimento totale. Erano arrivati a College Park e non avevano trovato nessuno. Non c'era anima viva.
"Non è possibile che siano spariti all'improvviso."
Jerry era piegato sulle ginocchia e controllava l'asfalto con la mano.
"Signore, sono partiti poco fa stando a queste tracce di pneumatici che sono recenti. Qualcuno deve averli avvisati."
Ezekiel recuperò la radio dallo zaino e inserì il numero del canale diretto con Remy.
"Remy, qui parla Ezekiel."
"Ezekiel! State bene?"
"Sì, stiamo bene. E voi?"
Remy emise un sospiro la cui tristezza fece eco attraverso la radio.
"Robert è stato colpito e lo hanno operato meglio che potevano. Il midollo è danneggiato, ma lui è vivo. La cura...non esiste più."
Ezekiel e Jerry si guardarono senza dire niente. Ogni speranza, ogni fatica dell'ultimo anno era andata persa.
"E adesso?"
"Adesso ci occupiamo di Stein e poi riprenderemo la solita vita di sempre."
"Ma qui non c'è nessuno. Il gas dov'è?"
Remy fissò la radio mentre cercava di dare un senso a tutto. Se non erano a College Park, allora dov'erano? Purtroppo da Austell non potevano avere notizie, avevano concordato con Astrid che si sarebbero aggiornate una volta finito tutto.
"Abbiamo un problema." Esordì Negan.
Indicò un piccolo schermo tv e Remy vide una decina di macchina che scendevano a valle. 
"Ezekiel, sono qui! Voi scappate! Scappate!"
Remy non sentì la replica di Ezekiel perché interruppe la comunicazione e spense la radio.
"Come fanno a sapere che siano qui?" domandò Hunter.
Remy si guardò attorno e vide volti spaventati, bambini nascosti sotto i tavoli, ragazzi intimoriti. 
"Qualcuno vada a prendere Robert e lo porti qui subito!"
Megan e Hunter si mossero per primi in direzione dell'infermeria, correndo prima che potesse capitare qualcosa.
"Che facciamo?" chiese Carol.
"Ho in mente un piano, ma perché abbia successo gli uomini di Stein devono trovarsi al centro della diga."
"Ci penso io ad attirarli. Bridget e altre quattro persone vengano con me! Lydia e Yana, prendete delle coperte e tutta la carta che trovate! In fretta!"
Intanto che Carol impartiva ordini, Remy studiò i pulsanti della console che gestivano la diga.
"Speriamo di non morire." sussurrò fra sé.
 
Carol e le altre erano appena rientrate, al che Remy poté proseguire nelle sue spiegazioni.
"La prossima parte del piano è più complicata: ho intenzione di attivare lo stato di emergenza e così l'intera diga sarà allagata, eccetto questa stanza di contenimento."
"Ma così non potremo uscire!" Disse qualcuno.
Remy si passò una mano fra i capelli per calmarsi ed evitare di gridare.
"Ma così loro non potranno entrare. Siamo pochi e non abbiamo armi a sufficienza. Vuoi morire in modo atroce o proviamo a sopravvivere?"
Il silenzio calò nella stanza perché, sebbene il piano non fosse uno dei migliori, era la migliore chance di arrivare al giorno dopo.
"Continua." Disse Negan.
"C'è un'altra cosa: per attivare il protocollo di emergenza c'è una leva in corridoio, questo vuol dire che qualcuno deve uscire ma non avrà tempo di tornare perché la porta si chiuderà entro tre secondi."
"Sei sicura?"
Remy sventolò un plico di fogli ingialliti.
"È scritto sul manuale."
E poi di colpo la porta si chiuse e l'allarme iniziò a suonare. La voce robotica del sistema iniziò a ripetere "protocollo di emergenza avviato".
"Ma che cazzo..." Borbottò Negan.
Hunter diede un'occhiata in giro per capire chi si fosse sacrificato. C'erano tutti, bambini inclusi. Mancava solo una persona.
"Yana! No!"
Hunter si gettò contro la porta e vide Yana accanto alla leva, stava sorridendo.
"Yana, che cosa hai fatto?"
"È giusto così."
Remy si avvicinò alla porta, mise una mano sul vetro e la ragazza posò la propria.
"Yana, ascoltami bene: adesso dovrai correre veloce ed entro due minuti dovrai trovarti nella parte più alta della diga, precisamente in cima per evitare l'allagamento. Vai! Corri!"
Yana guardò Hunter ancora una volta, poi si voltò e corse più veloce che poté.
Remy prese un respiro, doveva restare concentrata. La ragazza era forte e ce l'avrebbe fatta.
"Carol, come procede fuori?"
Carol andò al monitor e studiò la situazione all'esterno.
"Stanno andando verso i fuochi."
Lei e le altre avevano accesso una serie di falò al centro della diga, dove un tempo cadeva l'acqua, per attirarli nel punto in cui l'allagamento sarebbe iniziato.
Remy arrivò alla console e premette il pulsante di emergenza.
"Che la scienza ce la mandi buona."
Uno scossone fece tremare tutto l'edificio. La sedia a rotelle di Remy fece un giro su se stessa e Carol l'afferrò prima che si schiantasse contro la parete.
I bambini furono messi in salvo sotto i tavoli mentre gli adulti si accucciavano a terra in attesa che la scossa finisse. Hunter e Negan tenevano salda la barella per impedire a Robert di ribaltarsi sul pavimento.
Attraverso le pareti si sentiva l'acqua che con boati spaventosi inondava ogni centimetro della diga: corridoi, scale, sale, e anche il cortile dove i falò si spensero appena colpiti dall'ondata.
Al grande chiasso dell'allagamento seguì un silenzio tombale.
 
Astrid non fece in tempo a girarsi che Logan le tirò un calcio alla schiena che la fece ruzzolare a terra.
"Ti sei messa contro le persone sbagliate, cara Astrid."
"E tu saresti la persona giusta?"
Astrid si rimise su a fatica, sentiva il ginocchio sinistro che tremava.
"Con Stein avremmo potuto avere una bella vita, io e te, Remy e Iris e o ragazzi."
"I ragazzi, eh? Ma se neanche vuoi bene a tua figlia! Anzi, tu non sai cosa significa provare sentimenti!'
Logan scosse la testa e sospirò.
"E l'amore che provo per te cos'è?"
"È un amore malato. È possessione, è mania di controllo, è narcisismo."
"Un tempo mi amavi anche tu!"
"Dieci anni fa! Era una stupida cotta per il mio migliore amico, succede!"
Logan indietreggiò di qualche passo come se quelle parole lo avessero preso a schiaffi.
"Tu sei davvero crudele, Astrid."
"Oh, no! Non darai la colpa a me! Prenditi le tue responsabilità per una volta! Smettila di fare il bambino viziato."
"Io viziato? Tu, invece, sei perfetta!"
Astrid rise, la perfezione era un concetto inesistente in quel mondo distrutto.
"Non sono perfetta, sono tutto il contrario. Ma non obbligo nessuno ad amarmi. Tu non puoi costringere me o gli altri a volerti bene. È sempre stato questo il tuo punto debole."
"No! Non starò al tuo gioco!"
Logan l'afferrò per il collo e la fece sbattete con la fronte sul muro. Astrid cadde ancora a terra, la testa che girava, lo stomaco in subbuglio. Vedeva offuscato, chiuse gli occhi e si massaggiò le tempie.
"Logan...basta..."
Logan stava per sferrare un altro attacco quando Astrid scivolò di lato e lo evitò. Si rialzò e pensò agli allenamenti con Daryl, a come le aveva insegnato a sfruttare la sua forza e ad approfittare delle debolezze dell’avversario.
Logan zoppicava leggermente a destra, quindi tirò un calcio su quel ginocchio e l'uomo si piegò. Gli diede un gancio destro che gli ruppe il naso.
"Ah, eccola la leonessa!"
Astrid adesso era infuriata. Ripensò alla Guardia, a tutti i corpi senza vita degli amici, alle comunità che Stein aveva sterminato. Ripensò a sua madre, morta e seppellita da Logan. La rabbia raggiunse un livello tale che sentì le mani prudere.
"Addio, Logan."
Agguantò Logan per il colletto e iniziò a prenderlo a pugni più e più volte. Cinque, dieci, venti colpi. La mano si coprì presto di sangue ma lei non si fermò. Ad ogni colpo corrispondeva il rumore di un osso lussato.
Logan sputava sangue e saliva, cercava di allontanare il naso per respirare, ma Astrid continuava imperterrita.
"Ferm...Fermati....t....suppl...ico..."
Astrid non riusciva a fermarsi, la collera le scorreva dentro come corrente elettrica.
Colpiva, colpiva, colpiva.
Il sudore le colava dal collo. Non sapeva neanche quando avesse cominciato a piangere, ma le lacrime salate bruciavano sulle ferite al volto.
La sua furia si arrestò solo quando il petto di Logan non si alzò più per respirare. Scivolò sul pavimento in ginocchio, le mani bagnate di sangue, lacrime e sudore che le impiastricciavano la faccia.
Logan era morto. Lì giaceva il suo corpo, sul lurido pavimento di un laboratorio di scienziati pazzi.
Astrid si sentiva svuotata, non aveva alcuna emozione. Fissava il suo ex migliore amico come si fissa un vaso rotto.
Si rimise in piedi e si avvicinò alla porta, dovette reprimere un gemito di dolore mentre si trascinava.
Abbassò la maniglia e il vento freddo fu un toccasana.
Stava per mettere un piede fuori quando si sentì tirare per i capelli.
Logan era in piedi, ricoperto di sangue e agonizzante, ma ancora pieno di energie.
Astrid sbatté sul pavimento, il sopracciglio si staccò e iniziò a sanguinare.
"Morirai con me, amore mio." Disse Logan.
Astrid non riusciva neanche a respirare fra il dolore alle costole e la trachea bloccata contro le mattonelle. 
Sarebbe morta davvero così? Uccisa dal ragazzo dolce diventato un mostro? Si sarebbe arresa così? Avrebbe lasciato questo mondo senza rivedere la sua famiglia?
Prese la mano di Logan che le teneva la testa bloccata sul pavimento, gli afferrò il polso e lo ruppe con tutta la forza che le era avanzata.
Logan gridò e si staccò, rotolando di lato. Astrid si mise carponi e si allontanò da lui per appendersi ad un armadietto e farsi leva.
Una volta in piedi, sentì la rabbia ruggirle dentro. 
"Addio, Logan."
Astrid gli diede un ultimo calcio, dopodiché aprì la porta e la usò per colpirlo. Qualcosa schizzò sulla terra, forse cervello misto a sangue, ma lei non osò guardare.
Uscì dal laboratorio, la notte la avvolse col suo gelo. Tornò a respirare.
Aveva appena compiuto un massacro e una parte di lei era morta per sempre.
 
Daryl e Diana si ritrovarono con gli altri una decina di minuti dopo. All'appello mancava solo Rosita, l'unica di loro ad essere immune e per questo tenuta segregata nelle stanze verdi.
"Torneremo dopo per Rosita." Disse Diana.
"Che facciamo adesso?" chiese Aaron.
Era ancora stordito dai medicinali e si stava ancora staccando un tubo di flebo. Barcollava ma Diana lo reggeva in piedi.
"Dobbiamo trovare il modo di uscire da qui."
"Non lasceremo Astrid." Obiettò Daryl.
"Devi fidarti di me."
"Col cazzo! Perché sembri sapere qualcosa che noi non sappiamo?"
Adesso gli occhi erano puntati su Diana, che sbuffò e alzò gli occhi al cielo.
"C'è un'altra spia che collabora con noi. Farà saltare questo posto."
"Chi è la spia?"
"Non posso..."
"Chi cazzo è?" Gridò Daryl.
"È Iris."
"No! Non possiamo fidarci!" Disse Aaron.
"Iris lavora per Stein!" aggiunse Margaret.
"Fidatevi di me! Non potete fare altro." Disse Diana.
Daryl guardò verso la porta dietro la quale si era chiusa Astrid. Non poteva andarsene col rischio di non tornare più indietro.
"Voi uscite, io vado da Astrid."
"Daryl, asp-"
"Andate!"
Daryl non ascoltò le obiezioni, si girò e corse verso quella porta. Alle sue spalle Diana e Margaret stavano guidando il gruppetto fuori Austell.
"Astrid! Mi senti? Ci sei? Astrid!"
Un istante dopo la porta cigolò e si aprì. Dapprima sbucò solo quella orribile luce rossa, poi si udì un tonfo.
Astrid era caduta a terra, le mani sullo stomaco e la testa penzolante.
Daryl si inginocchiò e con delicatezza le sollevò il mento. Trasalì per il volto insanguinato e tumefatto della donna: tagli, lividi e bruciature ovunque.
Anche le braccia erano piene di tagli. Le nocche delle mani erano completamente aperte.
"Astrid, ehi. Tesoro, mi senti? Sono qui."
Astrid aprì l'occhio buono e annuì piano, le faceva male troppo il collo.
"Log...Logan..."
Aveva la gola infiammata e non riusciva a parlare, perciò Daryl si sporse oltre la porta e vide il corpo senza vita di Logan.
"Va bene così. Adesso dobbiamo andare, a breve Austell salterà in aria."
Daryl la tirò su ma Astrid si afflosciò si nuovo a terra.
"Le costole...sono...rotte..."
Daryl controllò l'orologio sulla facciata del vecchio palazzo del comune e il tempo a disposizione stava per scadere.
"Ti farò male ma è necessario."
Daryl la prese in braccio e Astrid gemette di dolore, poi trattenne il respiro perché era l'unica soluzione.
"Rosita?"
"Tornerò a prenderla, ma adesso devo portarti in salvo."
Astrid si dimenò e Daryl dovette fermarsi, per fortuna si trovavano al riparo dietro un albero.
"Astrid?
"No! Tu...devi... riprendere...Rosita. Tu devi."
Astrid non poteva perdere un'altra persona. Aveva appena ammazzato il suo migliore amico, non avrebbe lasciato Rosita da sola.
"Io me la...cavo. Tu vai...da...lei."
Le faceva così male la gola che parlare la faceva lacrimare.
Daryl l'abbracciò piano per via delle costole, poi le infilò una mano fra i capelli e le diede un leggero bacio sulle labbra.
 
Astrid stava tornando al tunnel quando sentì un click nel buio.
"Vai da qualche parte?"
Freddy le puntava la pistola contro, un lieve sorriso diabolico dipinto in faccia.
Astrid non si oppose, era inutile, e si consegnò spontaneamente.
Freddy la portò nella piazza centrale di Austell dove un manipolo di uomini armati era in attesa.
In ginocchio c'erano Diana, Margaret, Lance, Allison e Patty.
"Oh, eccoti!" esclamò Stein.
Indossava un cappotto di panno color caramello sopra il camice da laboratorio, sembrava un dottore qualsiasi e non un folle omicida.
"Lascia andare loro e tieni me." Disse Diana.
Astrid fu gettata a terra, un dolore lancinante la pungolò e la fece gemere.
Stein si avvicinò a Diana, le sollevò il mento e le diede un buffetto sul naso.
"Non sei nella posizione di fare richieste."
"Lascia andare almeno Allison."
Allison tremava tutta, le braccia intorno al pancione a mo' di protezione, le lacrime lungo le guance.
Stein la fissò e realizzò che era incinta, dunque fece un cenno a Freddy.
"Portala in laboratorio. Chiedi ad Iris di fare test sul bambino."
Fu allora che successe tutto all'improvviso.
Astrid sentì il verso di un uccello, sembrava un gufo ma era un suono meno gutturale. Riconobbe subito che doveva essere Daryl, nascosto da qualche parte.
"Giù!" Ordinò Astrid.
I prigionieri abbassarono la testa e una serie di proiettili volò in cielo.
Freddy prese Stein e lo guidò verso un capanno per proteggerlo.
Diana alzò la testa e intercettò il puntino rosso del fucile di precisione.
"Papà!"
Stein si voltò, il viso ben esposto alla luce dei lampioni. Un proiettile gli si conficcò proprio in mezzo agli occhi. 
Cadde a terra col sangue che gli colava dalla ferita. Era morto in una manciata di secondi.
"No! Cazzo!" sbraitò Freddy.
Le altre guardie si misero a correre sfuggire agli spari, ma almeno un paio di uomini furono atterrati.
"Tanti cari saluti." Disse Diana.
Astrid con la caviglia fece inciampare Freddy e Diana usò la pistola per sparargli allo stomaco.
"Questo è per Elizabeth."
"Che facciamo?" domandò Lance.
Astrid faticò per reggersi in piedi, il dolore era estenuante. Temeva che una costola le avesse perforato un polmone.
"Astrid! Astrid!"
Daryl stava correndo da lei, il fucile ancora in mano come una specie di scudo.
"Dixon, la tua mira è... infallibile."
"Grazie, Wilson. Ma tu devi essere curata."
Diana intanto stava aiutando Allison ad alzarsi, mentre Lance radunava Patty e Margaret.
"Hai visto Iris?" chiese Diana.
"È stata Iris a trovarmi e a darmi il fucile. Abbiamo venti minuti prima che faccia saltare tutto, ha piazzato C4 ovunque."
 
Astrid soffriva mentre l'auto sobbalzava sulla strada sterrata. Iris aveva consegnato a Daryl le chiavi di un furgoncino che avevano usato per lasciare Austell.
La città era alle loro spalle, si faceva sempre più piccola man mano che loro che si allontanavano.
"Qui parla Diana. Ci siete?"
Diana stava provando a far funzionare la radio per contattare Remy, ma ogni tentativo aveva fallito.
"Qui parla Diana. Remy Wilson, rispondi a questa fottuta radio!"
Tutti si voltarono verso Diana, che fece spallucce e arrossì.
"Stai calma un po'!" rispose Remy.
Astrid scoppiò a ridere di gioia, risentire la voce di sua sorella era un toccasana.
"Remy, state bene?"
"Ehm...diciamo. Essere sotterrati è positivo?"
"Sotterrati?" ripeté Diana.
"Ho dovuto attivare il protocollo di emergenza della diga: allagamento dell'intera struttura. Noi ci troviamo nella sala di contenimento, l'unica risparmiata dall'acqua."
"Vedo Yana!" si sentì Hunter.
Astrid sbarrò gli occhi a quelle parole.
"Remy, che cosa sta dicendo Hunter? Yana non era con voi?"
"Beh, non proprio. Qualcuno doveva azionare la leva in corridoio e lei si è sacrificata di testa sua. Ma è salva, la vedo attraverso i monitor."
"Potete uscire da lì?" si informò Diana.
"Adesso cerchiamo un modo per usc-"
La comunicazione si interruppe quando un boato fece tremare l'auto.
Una fiammata illuminò il cielo notturno. Adesso il fumo impregnava l'aria.
"Che succede? Ehi, rispondete!"
"E’ appena saltato il laboratorio. Iris ci ha salvati."
"Puoi perdonarla adesso." Disse Astrid.
Remy rimase in silenzio, fu Carol a prendere la radio.
"Ci vediamo entro domani ad Alexandria. Adesso contatto Ezekiel e glielo riferisco."
Astrid guardò il fumo levarsi in aria e il silenzio diffondersi come una melodia muta.
Adesso finalmente poteva chiudere gli occhi.
 
Salve a tutti! ❤️💕
Tutto è bene quel che finisce bene... Ma sarà davvero così? Sono davvero tutti vivi?
Lo scoprirete nel prossimo (e ultimo) capitolo!
Alla prossima, un bacio.
 
 
 

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Capitolo 10
*** Epilogo ***


EPILOGO

"Il fatto è che non tutto è orribile. Non può essere, non lo è. La vita non lo è. Dove c’è vita c’è speranza, eroismo, grazia e amore. Dove c’è vita, c’è vita. Spero che tu non fugga da questo."
("King" Ezekiel Sutton, episodio 7x02)
 
 
Due giorni dopo 
Astrid fra le ciglia intravedeva una luce opaca. Non riusciva a muoversi, sentiva aghi di dolore pungerla dappertutto. Le tempie avevano già iniziato a pulsare.
Con grande sforzo aprì gli occhi, sbattendo più volte le palpebre.
Daryl era seduto su una poltrona accanto a lei.
"Daryl?"
Il sorriso di Daryl fu un regalo splendido. L'intero corpo dell'arciere si rilassò quando la vide sveglia.
"Ben svegliata. Come ti senti?"
"Né viva né morta."
Daryl rise e Astrid abbozzò a fatica un mezzo sorriso.
"Sei messa male. Hai quattro costole rotte, il polso rotto, vari tagli sul viso e un ginocchio lussato."
"Ora mi sento morta."
Astrid non riusciva a ridere, sentiva dolore al petto, ma almeno l'umore era alto.
"Starai bene."
"Gli altri? Remy? Ezekiel?"
"Stanno tutti bene. Siamo tornati ad Alexandria. L'infermeria è piena, quindi ti ho portata a casa."
Solo adesso Astrid riconobbe le tende e le pareti della sua camera da letto. Si sentiva già meglio.
"Ad Austell com'è la situazione? Immagino che ci siano dei sopravvissuti."
"Sì. Jerry e Diana se ne stanno occupando. Molti sono fuggiti e molti sono rimasti, vedremo come si evolverà la situazione."
"E di Iris ci sono notizie?"
Daryl abbassò lo sguardo dispiaciuto. Astrid sentì una lacrima rigarle il viso.
"Era troppo vicina all'esplosione, non ce l'ha fatta."
"Capisco."
La triste conversazione fu interrotta da una testolina bionda che irruppe in stanza. Clara saltò sul letto e stritolò Astrid in un abbraccio. Nonostante il dolore, lasciò che la bambina la stringesse.
"Finalmente sei sveglia! Hunter brontolava sempre!"
"Non esagerare, piccola peste."
Hunter era appoggiato allo stipite della porta con un finto broncio.
Alle sue spalle sbucò Yana con un sorriso raggiante.
"Ehi, bella addormentata!"
"Ehi, pazza ragazza che rischiava di ammazzarsi."
"Ho salvato della gente, davvero vuoi rimproverarmi per questo?"
Astrid fece di no con la testa e sorrise, felice che la ragazza si stesse riprendendo. Yana si era sacrificata per ripagare l'uomo che aveva ucciso, la colpa non era stata lavata ma alleviata.
"Ragazzi, mi lasciate da sola con Daryl? Chiacchiere da adulti."
Dopo che i ragazzi se ne furono andati, Daryl si accomodò sul letto e si mise in ascolto.
"Che cosa ti preoccupa?"
"Che faremo adesso?"
"Adesso ricostruiamo Alexandria, questo è l'obiettivo principale. Il resto si vedrà. Un passo alla volta, Astrid."
Astrid sospirò, ormai la vita era diventata un continuo costruire, distruggere e ricostruire. Le cose si rompevano con troppa facilità.
"Avete trovato il corpo di..."
"Sì. L'ho sepolto io." Disse Daryl.
Astrid vide davanti agli occhi le proprie mani sporche del sangue di Logan. Ebbe un sussulto e poi si accorse che età un incubo ad occhi aperti. 
"Dov'è?"
"Fuori Austell. C'è una croce a indicare il luogo, ho pensato che volessi andare a fare una visita."
"Mmh."
Daryl non fosse altro perché sapeva che era un dolore personale. Come lui aveva ucciso Merle, Astrid aveva ucciso Logan. Era una ferita che non si sarebbe mai risanata.
"Adesso ti lascio riposare. Tra un po' torno a controllarti."
Daryl si avvicinò alla porta ma Astrid gli afferrò la mano.
"Resta, per favore."
Lui annuì e si sdraiò accanto a lei. In una manciata di minuti Astrid si addormentò di nuovo al sicuro fra le braccia della persona che amava.
 
Sei mesi dopo
Remy era seduta in veranda a scrivere appunti su come sistemare il depuratore dell'acqua. Alexandria negli ultimi sei mesi era stata rimessa a nuovo grazie all'intervento di ingegneri, architetti e scienziati. Solo la rete idrica andava ancora sistemata.
"Lavori, eh?"
Diana si appoggiò alla ringhiera della veranda e allungò il collo per sbirciare il quaderno di Remy.
"Il filtro per depurare l'acqua dà problemi, ma in un paio di giorni dovremmo risolvere il problema."
Remy aveva preso casa da sola, era piccola e con una stanza che aveva adibito a studio in modo da lavorare e sperimentare soluzioni chimiche. Lì dentro aveva risolto molte questioni.
"Sei in gamba, certo che ce la fai."
"Che cosa vuoi, Diana? Nelle ultime settimane sei troppo gentile."
Diana arrossì e si passò una mano fra i capelli (che adesso erano corti fino alle spalle e ordinati grazie a Carol).
"Non è vero! Con te sono sempre gentile!"
"Sei sospetta." Disse Remy.
Diana scosse la testa, era rossa come un pomodoro persino sulle braccia.
"Sai cosa? Sono stanca di fingere."
"Fingere cosa?"
"Remy Wilson, io sono innamorata di te."
Remy mise giù la penna con gli occhi sbarrati. Per un momento smise di respirare.
"Eh?!"
Diana rise e alzò gli occhi al cielo. Si mise in ginocchio, afferrò Remy per il collo e la baciò.
Remy rimase immobile per qualche secondo, poi si abbandonò al bacio e strinse Diana a sé.
"Dopo dieci anni ci siamo riuscite." Disse Diana.
"Non è mai troppo tardi, giusto?"
Entrambe sorrisero e Remy attirò Diana in un altro bacio.
 
Daryl richiuse il cofano dell'auto e si pulì il grasso dalle mani.
Aveva deciso di mettere su un'officina meccanica, era sempre stato il suo sogno sin da bambino. Dopo aver preso le auto sopravvissute a Austell, adesso toccava a lui ripararle.
"Eccolo qui il mio meccanico sexy."
Astrid comparve nel garage adibito a officina. Si era rimessa, benché zoppicasse leggermente a sinistra. Lei ed Ezekiel si occupavano dei bambini: riunivano le famiglie o si impegnavano nelle adozioni.
"Come va?" domandò Daryl.
Astrid si sedette nello spazio libero sul tavolo da lavoro e fece dondolare i piedi.
"La piccola Rose è stata adottata da Lance e Margaret. Sono davvero felice per tutti e tre."
Daryl lesse una nota di tristezza negli occhi di Astrid nonostante sorridesse. 
"Astrid, che c'è?"
"Sono triste per Emily. Non riesco ancora a trovarle una famiglia."
Allison aveva dato alla luce Emily sei mesi prima ma durante il parto aveva perso la vita. Lo stress accusato ad Austell aveva messo a dura prova il suo fisico. La piccola era stata affidata a Jerry, però nessuno si era ancora offerto di adottarla.
Daryl da qualche tempo aveva questa idea in mente, e Carol aveva sorriso e annuito poiché d'accordo.
"Possiamo adottarla noi."
Astrid sollevò le sopracciglia di scatto.
"Noi due? Io e te?"
"Sì, io e te."
Daryl si avvicinò a lei e le mise le mani sulle ginocchia, al che Astrid gli mise le mani sulle spalle.
"Daryl, sii serio. Da quando ti interessano i bambini? Non sapevo che volessi avere un figlio."
"Non ne abbiamo mai parlato."
"Perché tu non hai mai dato segnali."
Daryl ormai vedeva la sua vita solo con Astrid. Una casa con lei, un figlio con lei, un futuro con lei. C'era solo e soltanto Astrid. Per la prima volta in vita sua apparteneva ad un posto.
"Non avevo mai pensato di sistemarmi prima. Pensavo che avrei spacciato per il resto della mia vita. Poi sei arrivata tu."
Astrid ridacchiò e gli pizzicò il braccio.
"Ti faccio venire voglia di sistemarti?" 
"Mi fai venire molte voglie, ma questa è una di quelle."
"Vuoi davvero diventare padre? Non devi farlo solo per me."
Daryl le accarezzò la guancia, sentiva di avere tutto il mondo nel palmo della mano.
"Lo faccio per entrambi."
Astrid lo abbracciò così forte che Daryl capì a fondo il significato della felicità.
 
Un anno dopo
Diana si massaggiò gli occhi stanchi e sospirò, era sveglia da ore. La sera precedente aveva faticato a prendere sonno, pertanto aveva deciso di mettersi a lavorare.
"Ehi."
Remy comparve sulla soglia della cucina, indossava soltanto una maglietta di due taglie più grandi e aveva i capelli su una spalla. Diana sorrise, era davvero troppo innamorata di lei.
"Ehi, splendore. Hai dormito?"
"Io sì, ma tu no."
Remy si versò del caffè nella tazza e prese un biscotto di Carol, erano perfetti per la colazione.
"Stavo ripensando al materiale di Norcross."
Una settimana prima Diana, Astrid e Daryl erano andati a Norcross, dove un tempo la madre di Diana aveva una casa farmaceutica. Lì Stein aveva nascosto altro gas, armi, carburante e aveva allestito un piccolo laboratorio mai utilizzato. Fra il materiale c'erano anche documenti sul virus e le osservazioni degli esperimenti.
"Diana, basta. È finita."
"Ascoltami un attimo. Qui è riportato il test per capire chi è immune."
Remy si passò una mano sul viso, era sfiancante affrontare quell'argomento.
"No, non faremo test su nessuno. È tutto finito con tuo padre."
"Ma io devo provarci! È stata colpa mia, devo rimediare."
Diana si sentiva in colpa perché era stata lei a creare il virus, era stata lei indirettamente a uccidere tutte quelle persone.
Remy le prese la mano e le accarezzò il dorso.
"Non è stata colpa tua. Tu credevi di lavorare ad una cura per malattie neurologiche, è stato tuo padre a trasformarla in un virus."
"Sì, ma..."
"Buongiorno!"
Yana si interruppe con le sopracciglia inarcate. Remy e Diana smisero di parlare e la guardarono con in imbarazzo.
"Ho interrotto qualcosa, vero? Posso tornare di sopra..."
"No, resta pure. Abbiamo finito." Disse Remy.
Diana richiuse le cartelle perché la ragazza non leggesse e le fece posto a tavola.
Astrid si era occupata di sistemare i bambini e gli adolescenti: aveva trovato una casa per tutti. Yana aveva scelto di andare a vivere con Remy per imparare tutto sulla scienza poiché il suo sogno era quello di diventare una ingegnera. 
Lydia era andata a stare con Carol e frequentava il corso di botanica. Hunter e Clara, invece, abitavano insieme a Daryl, Astrid ed Emily.
"Che progetti abbiamo oggi?" chiese Yana.
Remy controllò la sua agenda (perché finalmente ne aveva una) e le mostrò la pagina.
"Oggi fa lezione Bridget. Stai attenta perché è una lezione molto importante."
"Non vedo l'ora!" esultò Yana.
Remy e Diana la guardarono sorridente e capirono che andava bene così, che la vita aveva ripreso il suo corso e che gli esperimenti erano finiti.
"Qualcuno vuole altri biscotti?"
"Io, grazie!"
 
Daryl rincasò intorno alle otto di sera. Era stanco dopo aver passato l'intera giornata ad aggiustare il vecchio catorcio che Ezekiel si ostinava a guidare.
Ma tutta la tensione scomparve non appena mise piede in casa. La scena che gli si presentò lo fece sorridere: Astrid e Hunter stavano cucinando mentre Clara ed Emily giocavano con un trenino.
"Daryl!" esclamò Clara.
Lei ed Emily gli andarono incontro e gli abbracciarono le gambe. Emily aveva due anni ed era uno scricciolo, per cui Daryl la prese in braccio e diede la mano a Clara.
Astrid sorrise quando lo vide avvicinarsi.
"Ciao, bel fusto. Com'è andata oggi?"
Daryl sentì uno strano calore nel petto. Nonostante fossero passati due anni, non si abituava a quella sensazione. L'ambiente domestico era così tranquillo che a volte gli faceva paura. Non c'erano botte né urla, non c'erano bottiglie vuote né pasticche sui mobili. Era tutto sereno e gioioso, solo risate di bambine, parole dolci e mobili puliti.
"È andata bene. A te?"
Astrid si mise sulle punte per dargli un bacio a stampo e gli scostò una ciocca di capelli dagli occhi.
"È andata, diciamo così. Organizzare i corsi non è facile."
Astrid aveva deciso che bisognava aprire una specie di scuola che insegnasse ai ragazzi come vivere nel nuovo mondo. Mentre i bambini facevano lezioni tipiche e giocavano, i più grandi sceglievano in cosa specializzarsi.
"Hunter, tu hai deciso?"
Hunter era l'unico che aveva esitato nella sua scelta. Da piccolo voleva fare il pilota di macchine, ma nel nuovo mondo non aveva senso. Aveva tentato diversi corsi ma nessuno lo aveva catturato.
"Ho un'idea."
"Quale?" domandò Astrid.
"Voglio seguire il corso di medicina."
Astrid si strinse al braccio di Daryl e sorrise di gioia. Hunter era passato dall'essere un ragazzino pestifero all'essere un diciottenne con una chiara prospettiva di vita.
"Siamo fieri di te, Hun."
Dopo che Astrid lo ebbe assaltato con un abbraccio, Daryl si avvicinò a lui e gli diede una pacca sulla spalla.
"Adesso puoi dire a Yana che sei cotto di lei."
"Cosa? No! Non è vero, mi è passata."
"Bugia!" disse Clara.
"Tu, piccola peste!"
Clara scappò via ridendo e Hunter la inseguì per gioco. Anche Emily si unì a loro, barcollando sui piedini.
Astrid osservò la scena e pensò che finalmente quella era casa.
 
Due anni dopo 
Daryl era così rilassato che non avrebbe mai voluto lasciare il letto. Astrid, distesa accanto a lui, gli tracciava con il dito le cicatrici sulla schiena.
"Stavo pensando ad una cosa."
Daryl portò gli occhi su di lei, era così bella nella luce dell'alba, avvolta nel lenzuolo che a malapena le ricopriva il seno nudo.
"Cosa?"
"Dovremmo prendere un albero di natale."
"Astrid, è ancora settembre."
"Sì, ma trovare l'abete giusto richiede tempo."
Daryl alzò gli occhi al cielo, ma in fondo trovava adorabile quella idea perché lui non aveva mai avuto un albero di natale e il pensiero lo faceva sorridere.
"Dovremmo fare un giro ad Atlanta."
"Dopodomani sono libera."
"Vuoi proprio un abete, eh?"
Astrid si mise a cavalcioni su di lui e gli mise le mani aperte sul petto. Daryl non aveva visto niente di così bello.
"Sì! Ti piacerà addobbare l'albero, mi ringrazierai."
"Adesso mi piacerebbe fare altro."
Astrid ridacchiò e si abbassò su di lui per baciarlo.
"Ah, sì?"
Daryl la strinse a sé e si presero del tempo per loro.
 
Remy guardò la sorella con sguardo confuso.
"Non ho capito: dobbiamo rimuovere le canalette di irrigazione?"
"Le spostiamo." spiegò Jerry.
"Perché?"
Carol le fece vedere un disegno abbozzato di campi di grano.
"Perché vogliamo estendere i campi e dobbiamo modificare il sistema di irrigazione."
"Di quanti campi parliamo?"
Di colpo all'arme di emergenza risuonò in tutta Alexandria.
Astrid con la radio chiamò subito Rosita, la responsabile della sicurezza.
"Rosita, che succede?"
Rosita si trovava sulla torre di controllo e usò il binocolo per guardare all'esterno.
"Ci sono due figure con le mani in alto che si avvicinano."
"Sai chi sono?"
Rosita fece un verso strano, a metà fra la risata e il pianto.
"È Rick! È Rick!"
 
 
Il delirio generale che seguì fu impressionante. Le porte furono aperte e tutti accorsero per accertarsi.
Daryl fu il primo a uscire, la mano sul coltello alla cintura per ogni evenienza.
Ma abbassò la mano non appena riconobbe Rick e Michonne. Astrid dietro di lui spalancò la bocca per la sorpresa.
"Fratello!" Disse Rick.
Lui e Daryl si abbracciarono, poi fu il turno di Michonne.
"Astrid, vieni." disse Daryl.
Astrid si fece piccola piccola mentre si avvicinava ai nuovi arrivati.
"Piacere, Rick Grimes."
Astrid gli strinse la mano come se fosse un attore famoso e lei una fan.
"Astrid Wilson, il piacere è tutto mio."
 
Quella sera ci furono grandi festeggiamenti. Judith non si era staccata da Michonne neanche per un momento, forse solo per potersi attaccare a Rick.
I ragazzi si erano ritagliati uno spazio per stare fra di loro, ridevano e cantavano.
Lydia e Yana stavano chiacchierando con altre ragazze, sorridevano entrambe.
Hunter, invece, se ne stava per conto suo a fissare il falò e a bere una birra, l'unico lato positivo di essere diventato maggiorenne.
"Posso?"
Yana gli sorrideva, i lunghi capelli neri le svolazzavano attorno. Hunter si spostò e lei prese posto sul tronco d'albero.
"Ho una domanda." Disse lei.
"Spara."
"Qual è il colmo per una ragazza indiana?"
Hunter aggrottò le sopracciglia e scosse la testa.
"Stai per fare una battuta stupida? Non sono in vena."
"Tu rispondi, per favore. Qual è il colmo per una ragazza indiana?"
"Qual è?"
Yana sorrise e si morse le labbra.
"Essere innamorata del suo migliore amico."
Hunter ci mise qualche secondo a capire il riferimento. Spalancò la bocca ma la richiuse mentre il suo cervello elaborava quella informazione.
"Stai dicendo che..."
"Sono innamorata di te, Hun."
Yana gli prese entrambe le mani e si avvicinò per baciarlo. Hunter sentì il cuore battere così forte che temeva sarebbe esploso. Quel bacio fu solo l'inizio della loro storia.
"Che carini." Commentò Cassie.
Lydia sorrideva mentre guardava i due piccioncini, era felice per loro. 
"Sì, era ora."
Cassie annuì e si schiarì la gola prima di parlare.
"Magari qualche volta potremmo passare del tempo insieme."
Lydia arrossì perché era evidente che fra lei e Cassie ci fosse qualcosa. Da quando aveva capito che le piacevano anche le ragazze, aveva deciso di riaprire il cuore ai sentimenti.
"Sì, mi piacerebbe molto."
Cassie le strinse la mano e si sorrisero.
 
Astrid guardava tutto ancora con occhi increduli. Le sembrava di vivere in un sogno. L'ombra negli occhi di Daryl, la paura di aver perso il suo migliore amico, era finalmente scomparsa.
Anche Carol era tutta un sorriso, ogni tanto le sfuggiva qualche lacrima di gioia.
"Il re e la regina sono tornati."
Negan sbucò da dietro un albero e si sedette accanto ad Astrid. Lui era andato a vivere in una casa alla periferia della città, lontano da tutti. Coltivava il proprio orto e fabbricava armi per Alexandria.
"È giusto così. È il loro posto."
"Questo significa che tu e Remy rinuncerete a guidare l'insediamento?"
Astrid fissò il falò davanti a sé, le fiamme le si riflettevano negli occhi.
"Sì, è un compito che spetta a Rick e Michonne. Noi lo abbiamo fatto temporaneamente."
"Preferisco te come capo." Disse Negan.
"Perché ti odio meno di Rick." Rise lei.
"Sì, esatto."
"Astrid, giusto?"
Michonne era in piedi davanti a lei, sorrideva con fare gentile.
"Sì."
"Possiamo parlarti?"
Astrid salutò Negan con un cenno del capo e seguì la donna, che la portò in un angolo appartato dove c'erano Rick, Daryl, Carol e Remy.
"Va tutto bene?"
Rick le mise una mano sulla spalla e Michonne le sorrise ancora.
"Abbiamo pensato di creare un gruppo di comando per guidare Alexandria. Vorremmo che tu fossi dei nostri insieme a tua sorella, avete fatto un ottimo lavoro in nostra assenza."
Astrid guardò Daryl con la coda dell'occhio e lui annuì. Anche Remy annuì.
"Sì, sarebbe un onore."
"Benvenuta nel team, Astrid Wilson."
Daryl le circondò le spalle con un braccio e le diede un bacio fra i capelli.
Per la prima volta Astrid pensò che dopotutto l'apocalisse non era poi tanto male.
 
 
Salve a tutti! 💕❤️
Eccoci giunti alla fine di questa avventura.
Tutto è bene quel che finisce bene.
Alle volte il mondo va bene così com'è, quando hai le persone giuste accanto.
Grazie a tutti per aver seguito la mia storia e per avermi fatto compagnia durante questo viaggio ❤️
Un abbraccio
La vostra Lamy__
 

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