DJ

di Buckette
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1
Faceva molto caldo, era luglio, e Buck, un ragazzo mezzosangue kiowa che lavorava per il Pony Express, decise di fare una sosta per il suo cavallo al fiume. Era un ragazzo alto, dal fisico forte , con due profondi occhi scuri e portava lunghi capelli neri ed un orecchino indiano. Appena smontato da cavallo, si guardò intorno e non vedendo nessuno, pensò che poteva permettersi un bel bagno rinfrescante. Si tolse i vestiti, appese la borsa della medicina che portava sempre con sé al ramo di un albero e si immerse completamente nudo nelle fresche acque del fiume.
Incominciò a nuotare e si allontanò un po’ dal punto in cui aveva lasciato i suoi vestiti ed il cavallo, ma non così tanto da non averli sempre sott’occhio.
Amava immergersi completamente sott’acqua ma non avrebbe mai pensato di imbattersi in quello che gli capitò: mentre nuotava sott’acqua, si accorse che non era solo, vide delle gambe che si muovevano e che appartenevano a qualcuno che aveva avuto la sua stessa idea.
Immediatamente riemerse evitando di fare troppo rumore e grande fu la sua sorpresa quando si accorse di avere davanti a sé, ma voltata dall’altra parte, una ragazza dai capelli biondi raccolti sulla nuca. Era molto imbarazzato ma non sapeva cosa fare: se si fosse mosso lei lo avrebbe sentito e lo avrebbe magari preso per un malintenzionato, ma se le avesse rivolto la parola, l’ avrebbe spaventata. Optò per la seconda soluzione, non volendo rischiare di finire nei guai.
Decise di rivolgersi a lei con calma e di spaventarla il meno possibile.
“Temo che abbiamo avuto la stessa idea a causa della calura estiva”, le disse.
La ragazza si voltò di scatto e vedendolo incominciò ad urlare.
Buck cercò di calmarla da lontano dicendole: “ Non voglio farti del male, non ti ho vista ed ho deciso di fare un bagno, molto probabilmente pensando come te che non ci fosse nessuno. Ti prego, smetti di urlare”
Lei, pur essendo terrorizzata ed imbarazzata, d’istinto si coprì il seno che per fortuna era ancora sott’acqua e provò a fidarsi di quella voce calma e dolce.
Appena ebbe smesso di gridare, Buck le parlò di nuovo: “ Non avere paura, è sicuramente una situazione molto imbarazzante, cerchiamo di uscirne il prima possibile. Mi chiamo Buck Cross e lavoro per il Pony Express. Stavo tornando dalla mia corsa e ho pensato d rinfrescarmi un po’ mentre il mio cavallo beveva. Mi sono guardato intorno e non ho visto nessuno, così sono entrato in acqua. I miei vestiti non sono lontano da qui, se ti volti vado a prenderli e mi rivesto all’istante”.
La ragazza annuì senza parlare. Si voltò e sentì che lui stava camminando nell’acqua verso la riva. Quel ragazzo molto bello ed imbarazzato l’aveva colpita ed incuriosita, nonostante la situazione assurda, e non resistette: senza farsi vedere, si voltò un poco e vide il suo corpo statuario nudo che usciva dall’acqua. Provò un brivido e si voltò subito arrossendo.
Quando Buck ebbe indossato almeno i pantaloni, le disse: “ Ora ti puoi voltare. Se vuoi, ti passo una coperta e vado a riprenderti i vestiti, se mi dici dove li hai”
La ragazza questa volta parlò e gli disse: “ Sono sulla riva là in fondo, mi sono allontanata un po’ credendo di essere sola. Grazie”
Buck prese una coperta che portava sempre con sé durante le sue corse e la porse alla ragazza che gli disse in tono perentorio: “ Voltati!”.
Buck la guardò alzando un sopracciglio e le rispose: “ Certo, subito. Vado a prendere i tuoi vestiti mentre ti asciughi”.
“Grazie”, rispose lei.
Quando Buck fu tornato, appese gli indumenti della ragazza ad un ramo di un albero e legò il suo cavallo. I due si voltarono rispettivamente e si vestirono.
Buck le disse: “ Allora, sai il mio nome ed il mio lavoro ma non so nulla di te”.
“Sì, scusa, è che sono veramente imbarazzata. Mi chiamo… ehm, D.J. e sono italiana. Sono arrivata da poco a Sweetwater e faccio la giornalista. Sono stata assunta dal giornale locale”
“D.J., che strano nome”
“Sono le iniziali dei miei nomi e la firma che uso per i miei articoli”
“Giornalista eh?. Non sarai anche tu una di quelle persone che vuole scrivere la storia del selvaggio Billy Hichock!”
“Billy Hichock? E chi è?”
“Davvero non lo sai?”, chiese Buck facendo un sorriso sarcastico ed alzando di nuovo il sopracciglio.
“No, te l’ho detto, non sono di qui, sono italiana. E’ un personaggio famoso?”
“Beh, non direi proprio così, ma se non lo conosci e non vuoi scrivere la sua storia, non sarò certo io a raccontartela. Di cosa ti occupi allora?”
“Di cronaca locale per ora, ho appena iniziato. Abito nella casa che era dei Jackson, mi hanno detto”
“Non siamo così lontani allora, è vicina alla stazione del Pony Express dove vivo con gli altri corrieri”
“Bene, così so dove portare le mie lettere”
“Chi ti aiuta a sistemare la casa? E’ ridotta piuttosto male. Sei qui con qualcuno, la tua famiglia, tuo marito?”.
“No, sono sola e mi occupo io della sistemazione, non ho ancora soldi a sufficienza per permettermi degli operai”.
“Come farai a sistemare tutto da sola, non puoi farcela”
“Ci penserò al momento opportuno, ora devo occuparmi dell’interno perché anche lì c’è molto da fare”
“ Buona fortuna”
“Grazie”
Buck la guardò con curiosità ma poi si accorse che si era fatto tardi e doveva andare.
“Devo andare, sono in ritardo con la mia corsa. Ci vediamo in città allora, buona giornata”
“Grazie, anche a te. A presto”
Lui le sorrise, montò a cavallo e se ne andò.
D.J. rimase molto colpita da quel ragazzo e sperava di rivederlo ancora presto.
Tornò a casa e si mise a sistemare le stanze come meglio poteva.
Il giorno dopo andò in città per prendere accordi con il suo capo per il prossimo articolo. Quando uscì dal giornale, si recò al negozio del signor Thompkins per prendere delle stoffe per realizzare le tende e dall’altra parte della strada vide Buck in compagnia di alcuni ragazzi. Gli fece cenno con la mano per salutarlo ma lui voltò il viso e continuò a parlare con un ragazzo dai lunghi capelli biondi. D.J. ci rimase molto male, ma pensò che magari lui non l’aveva riconosciuta, d’altra parte il giorno prima lei indossava un paio di pantaloni ed era in disordine, ora era vestita come una signora ed aveva sistemato i suoi lunghi capelli con dei boccoli. Pensò che ci sarebbero state altre occasioni per incontrarlo.
Mentre stava tornando al calesse, notò che sul saloon era stato appeso uno striscione in cui era annunciato un ballo per il sabato successivo. D.J. pensò che quella sarebbe stata l’occasione per vedere Buck e conoscerlo meglio.
Tornò a casa e si dedicò alla scrittura del suo articolo ed alla sistemazione della casa. L’interno ormai era quasi tutto in ordine, dalla settimana successiva avrebbe dovuto pensare a come fare per i lavori più pesanti.
Il sabato sera, si preparò per il ballo. In realtà non era sicura di andare, non conosceva nessuno se non il suo capo ed aveva scambiato due parole con il signor Thompkins, oltre che con Buck, ma non poteva dire di conoscere davvero qualcuno. Aveva paura di sentirsi a disagio. Poi però pensò che quello sarebbe stato l’unico modo per avvicinare di nuovo Buck e comunque per fare delle conoscenze, quindi si fece coraggio, prese il calesse e si recò in città. Indossava un vestito verde con maniche che terminavano con del pizzo bianco e con una scollatura non troppo generosa ma che lasciava spazio per una bellissima collana di smeraldo che era appartenuta a sua nonna e che portava sempre con sé. Aveva raccolto i capelli in una mezza coda da cui ricadevano i boccoli biondi.
Decise di arrivare un po’ più tardi rispetto all’orario di inizio del ballo, così che avesse più possibilità che Buck si trovasse già lì.
Una volta arrivata, entrò timidamente nel salone e cominciò a guardarsi in giro. Venne subito raggiunta dal proprietario del giornale, il signor Stevenson, che volle presentarle alcuni dei cittadini con cui avrebbe avuto a che fare e tra questi c’era lo sceriffo, Teaspoon Hunter, nonché capo della stazione del Pony Express.
“Sceriffo”, disse il signor Stevenson, “ mi permetta di presentarle il mio nuovo acquisto, la signorina D.J., che si occupa della cronaca locale ed ho in mente per lei anche altri lavori”
“Buonasera signorina”, la salutò lo sceriffo, “spero che si troverà bene a Sweetwater. Nome particolare il suo”
“Buonasera sceriffo, non è il mio nome completo, è lo pseudonimo che uso per firmare i miei articoli, sono di origine italiana in realtà. Spero di ambientarmi presto e di conoscere i cittadini”
“Oh, italiana”, disse lo sceriffo, “ cosa l’ha spinta nel selvaggio West, se posso permettermi?”
“Volevo fare nuove esperienze ed uscire dagli schemi e questo mi sembrava il modo migliore”
“Allora benvenuta. Si goda il ballo”
“Grazie, a presto sceriffo”.
D.J. si congedò e riprese a guardarsi intorno per cercare Buck. Ci mise un po’ ad individuarlo, perché era appoggiato ad una parete quasi nascosto, come se non volesse farsi notare. Indossava una camicia bianca sotto un giubbetto nero ed aveva i capelli legati in una coda. Lo trovò molto bello. Si diresse verso di lui, ma fu fermata da un giovanotto elegante che le chiese di ballare. Lei rifiutò cortesemente dicendo che magari lo avrebbe fatto più tardi e proseguì nel suo intento.
Quando gli si avvicinò, lui non se ne accorse, forse perché non se lo aspettava e lei approfittò dell’effetto sorpresa per salutarlo: “ Buonasera signore”.
Buck si voltò stupito e rispose: “Buonasera signorina. Oh, ma sei tu!”.
Buck aveva risposto d’impulso senza sapere veramente chi stesse salutando, ma poi riconobbe i brillanti occhi verdi ed il viso della ragazza del fiume.
“Bene, stasera mi saluti, allora mi riconosci anche con i vestiti”, lo provocò lei.
“Cosa vuoi dire?”, chiese lui, che aveva quasi dimenticato l’episodio di qualche giorno prima.
“L’altro giorno hai finto di non vedermi e credevo che non mi riconoscessi vestita”, lo stuzzicò di nuovo.
Buck arrossì un po’ e le rispose: “ Scusa, hai ragione. Il fatto è che ero in compagnia di un amico molto esuberante e non avrei saputo come spiegare il nostro incontro senza scatenare battutine scomode”
“Beh, non siamo obbligati a spiegare che ci siamo trovati nudi nel fiume”, gli disse quasi con un sussurro avvicinandosi un po’.
Buck arrossì di nuovo.
“Come mai non balli?”, gli chiese.
“Diciamo che le ragazze non amano molto farsi vedere in compagnia di un mezzosangue”
“Mezzosangue?”, chiese D.J.
“Sì, mia madre era kiowa, non te ne sei accorta?”
“In realtà no, sinceramente non do molta importanza alla razza di una persona, ma al suo valore ed alla sua simpatia”
Lui fece un sorriso ed alzò il sopracciglio, poi le chiese a sua volta: “ E tu? Come mai non balli?”
“Oh, sono appena arrivata, lo farò”, disse sperando che lui la invitasse, ma non fu così. D.J. ci rimase male e capì che era il momento di battere in ritirata per ora.
“Bene, non ti infastidisco oltre, buon divertimento”, gli disse, sperando che lui la fermasse, ma ancora rimase delusa. Buck la salutò e la lasciò andare.
Non appena si fu allontanata, si avvicinò al ragazzo una donna, Rachel, che abitava alla stazione e che si prendeva cura dei ragazzi e di Teaspoon.
“Chi era quella ragazza, Buck, sembrava conoscerti da come ti parlava”, gli chiese.
“Oh, una giornalista italiana che si è appena trasferita e che ho incontrato l’altro giorno al fiume”.
“Come mai non l’hai invitata a ballare?”, chiese Rachel.
“Conosco le persone come lei, ricordi cos’è successo con Jimmy? Non mi va di avere intorno quel genere di persone”.
“Proprio tu dai giudizi affrettati? Non me lo sarei mai aspettata Buck. Sei sicuro che non sia semplicemente una ragazza che sta cercando di fare amicizia in un paese straniero? Non è detto che abbia un secondo fine, dalle il beneficio del dubbio”, puntualizzò Rachel.
“Oh, non lo so, non voglio problemi”.
“Vado a tastare il terreno”, gli disse Rachel.
“No, lascia stare”. Non aveva ancora finito la frase che Rachel si era già diretta verso la ragazza e Buck sapeva che quando si metteva in testa una cosa, nulla poteva fermarla.
D.J. intanto, delusa dal comportamento di Buck e sentendosi a disagio, aveva deciso di andarsene e di tornare a casa. Era stata di nuovo fermata da un giovane che le aveva chiesto di ballare, ma non ne aveva proprio voglia ed aveva declinato l’invito. Stava per andare a riprendere le sue cose ed a salutare il signor Stevenson, quando sentì una voce femminile: “ Ciao, sei nuova di qui?”.
D.J. si voltò quasi di scatto e vide una giovane donna che le stava sorridendo.
“Buonasera, sì, sono la nuova giornalista, sono arrivata dall’Italia da pochi giorni”.
“Molto piacere, io sono Rachel Dunn, mi prendo cura dei ragazzi del Pony Express e dello sceriffo. Oh, ma stavi forse andando via?”, le chiese Rachel.
“Beh, sì, non conosco nessuno e sono un po’ a disagio. Comunque mi chiamo D.J., piacere di conoscerti Rachel”
“Piacere D.J. Ho visto che parlavi con uno dei miei ragazzi prima, Buck. Lui lo conosci, perché te ne vai?”
“Beh, non lo conosco proprio bene, ci siamo solo incontrati per caso l’altro giorno e sono andata a salutarlo, ma lui non sembra molto desideroso di fare nuove amicizie”, si lasciò scappare D.J., pentendosene subito.
“Oh, non farci caso, Buck è molto riservato e sempre diffidente nei confronti delle persone che non conosce, ma è un bravo ragazzo. Facciamo così, vado a chiamare i miei ragazzi e te li presento, così ti faranno divertire un po’, d’accordo?”.
“Non voglio dare fastidio, Rachel, non è necessario, grazie”
“Nessun fastidio, non preoccuparti. So cosa vuol dire trasferirsi in un posto dove non conosci nessuno e se posso aiutarti a sentirti più a tuo agio, lo faccio volentieri”.
“Grazie, sei molto gentile”, le disse D.J.
“Aspettami qui, torno subito”. D.J. annuì.
Rachel scomparve dietro un gruppo di persone e mentre D.J. non la vide, si avvicinò a Buck dicendogli: “ Sei uno sciocco, è una ragazza molto carina. Vai da lei ed invitala a ballare. Intanto vado a chiamare gli altri, le ho promesso che glieli avrei fatti conoscere per convincerla a restare. Stava andando via, è rimasta molto delusa dal tuo comportamento”.
“ Te l’ha detto lei?”, chiese Buck.
“No, l’ho capito dal suo sguardo quando le ho chiesto di te. Forza, dai”. Poi andò a cercare gli altri ragazzi.
Buck cercò con lo sguardo la ragazza e si diresse verso di lei.
“Ancora non balli?”.
D.J. quasi sussultò, non l’aveva visto arrivare, stava cercando Rachel.
“Sto aspettando il mio cavaliere dalla bianca armatura”, scherzò lei, sorpresa che Buck l’avesse cercata.
“Non ho l’armatura bianca, ma se ti accontenti di un cavaliere del Pony Express, mi farebbe piacere invitarti a ballare”
“Vedrò di accontentarmi”, rispose lei con un sorriso e con gli occhi che le brillavano dalla gioia.
I due iniziarono a ballare, un po’ imbarazzati, poi lei decise di rompere il ghiaccio e gli chiese: “ Mi hai detto che sei un kiowa, come mai lavori per il Pony Express?”.
“Stai forse cercando materiale per un articolo?”, si irrigidì lui.
“No, cosa dici? Volevo solo conversare un po’, ma se ti dà fastidio non rispondermi, scusa”, gli disse dispiaciuta.
“Scusa tu, è che non amo molto parlare di me. Ho abbandonato l’accampamento kiowa e mio fratello perché venivo discriminato dalla tribù dato che mio padre era bianco. Ho studiato in una missione ed appena ho potuto mi sono trovato un lavoro. Cercavano orfani per il Pony Express e mi sono presentato. Tutto qui. E tu? Cosa ci fai in America tutta sola?”
“Non tolleravo più le regole civili e del buon costume della mia famiglia e della società in cui vivevo. Non potevo accettare di essere nata solo per fare la moglie, la madre ed i lavori di casa. Voglio dire, non che non voglia in futuro costruirmi una famiglia, ma per mia scelta, non per imposizione. Voglio essere libera di fare le mie esperienze, di sbagliare, di imparare e di sposare l’uomo che amo, non uno imposto dalla  mia famiglia. Sono stanca di rispettare regole e convenzioni e così eccomi qui”.
“Però, un bel caratterino. Come va la riparazione della casa?”, si interessò lui, stupito dalle parole della giovane.
“L’interno è terminato. Ora devo iniziare con i lavori esterni, ma ci penserò domani, ora voglio divertirmi”.
I due si sorrisero e continuarono a danzare. Terminata la canzone, furono raggiunti da Rachel e da alcuni ragazzi.
“Eccoti, sei stata rapita da Buck allora”, disse Rachel sorridendo sorniona.
“Oh, sì, ecco, mi ha invitata a ballare”, disse D.J. imbarazzata.
“E bravo il nostro Buck”, disse il giovane biondo che era con lui l’altro giorno, dandogli una spallata.
Buck lo guardò in malo modo.
“Ragazzi, vi presento D.J., la nuova giornalista. Viene dall’Italia e non conosce nessuno, quindi ho pensato di presentarvela”, intervenne Rachel.
“Molto piacere, sono William F. Cody”, disse il ragazzo biondo baciandole la mano.
A turno si presentarono tutti i ragazzi: Kid, Lou, Noah, che era un ragazzo di colore, Ike che la salutò a cenni e Buck le spiegò che era muto e che si esprimeva con segni indiani, Jessie, un ragazzino molto giovane, e Jimmy. Quando quest’ultimo si fu presentato, D.J. esclamò:” Ah, il famoso Hichock!”.
Jimmy la guardò incuriosito e Buck intervenne: “E’ una delle poche persone che non aveva la più pallida idea di chi tu fossi”.
D.J. intervenne per scusarsi: “ Scusa Jimmy, Buck l’altro giorno, quando ci siamo conosciuti ed ha saputo che ero una giornalista, pensava che fossi venuta per scrivere un articolo su di te ma io non ti avevo mai sentito nominare, perdonami. Sono italiana e là non si parla di te”.
“Meglio così”, intervenne Jimmy, “ per una volta forse qualcuno mi conoscerà per quello che sono e non per quello che scrivono di me. Vi siete quindi conosciuti prima del ballo, vero?”.
“Ehm sì, ci siamo incrociati al fiume l’altro giorno”, intervenne subito Buck per cercare di stare il più vago possibile, “ mentre facevo abbeverare il mio cavallo”.
“Bene, conosci una bella ragazza e non ci dici niente?”, scherzò Cody.
Buck arrossì un po’ ed anche D.J. era molto in imbarazzo ma decise di intervenire: “Io stavo facendo un giro di perlustrazione e ci siamo incontrati per caso”.
Poi cercò di cambiare discorso. Si rivolse a Lou chiedendo: “ Tu sei Lou, giusto? Come mai una ragazza lavora per il Pony Express?”, chiese innocentemente.
“Come sai che sono una ragazza?”, rispose Lou infastidita.
“Beh, è evidente, scusa, non pensavo fosse un segreto. Quindi tu ti fingi un ragazzo? Scusami, non volevo essere indelicata. Ho fatto delle gaffes imperdonabili, chiedo scusa a tutti”.
Lou la tranquillizzò: “ Non ti preoccupare, se è così evidente è colpa mia che non lo nascondo bene, non certo tua che l’hai intuito. Ti chiedo però di mantenere il segreto, Teaspoon lo sa ma non voglio perdere il lavoro”.
“Certo, non ho intenzione di dirlo in giro”.
“Grazie”.
Le due ragazze si sorrisero.
La musica riprese e Buck chiese scusa e riportò D.J. a ballare prima che qualcun altro la invitasse. Provava delle strane sensazioni verso di lei, gli piaceva molto, ma non sapeva se potersi fidare o meno, aveva ancora paura che potesse essere una delle solite arriviste che scalpitava per ottenere successo e farsi strada. Qualcosa dentro di lui gli diceva che era onesta, ma non riusciva a fidarsi completamente. Decise che il tempo lo avrebbe aiutato a capire, intanto voleva solo godersi la serata con quella bella ragazza.
D.J. ora era felice, aveva conosciuto delle persone molto simpatiche e carine e soprattutto stava passando molto tempo con Buck. Sperava che la sua permanenza a Sweetwater si rivelasse interessante.
I ragazzi si accaparrarono a turno un giro di ballo con lei e la ragazza fu ben felice di conoscerli un po’ meglio, ma appena poteva tornava a danzare o chiacchierare con Buck.
Alla fine della serata si salutarono e mentre D.J. stava per congedarsi ed avviarsi al suo calesse, Buck le disse che l’avrebbe accompagnata a casa, non voleva farla tornare da sola così tardi.
D.J. ne fu felice e non protestò. Durante il tragitto lei raccontò a Buck un po’ della sua vita in Italia e gli confidò di sentirsi finalmente libera di vivere la sua vita, senza dover sempre rispettare certe regole imposte alle ragazze di buona famiglia: “ So che qui molti mi giudicheranno male perché sono venuta sola dall’Italia e vivo sola, ma non mi importa, voglio poter fare le mie scelte in autonomia, non devo necessariamente piacere a tutti”.
Buck rimase molto impressionato dal suo modo di pensare e dalle sue parole ed era sempre più curioso di conoscere questa strana ragazza.
Arrivati a casa di D,J., Buck diede un’occhiata intorno e le disse: “ Caspita, avrai un bel da fare con tutto il lavoro di cui necessita questa casa”.
“Eh sì, ma non ho fretta, ho intenzione di trattenermi a lungo ed ho tutto il tempo. L’importante è che dentro sia a posto, il resto lo sistemerò con calma”.
“Mi piace questo modo di ragionare”, commentò lui e sorrise.
“Bene, grazie di avermi accompagnata e di avermi tenuto compagnia. Spero che ci sarà occasione di vederci ancora”, lo congedò, anche se avrebbe voluto prolungare all’infinito la sua compagnia.
“Sweetwater non è così grande, ci rivedremo sicuramente”
“E spero che questa volta mi saluterai”, sorrise lei maliziosamente.
“D’accordo, me lo merito, ti chiedo ancora scusa, ma hai visto com’è fatto Cody! A proposito, forse sarebbe meglio tenerci per noi come ci siamo conosciuti”
“Non ti preoccupare,m non ho intenzione di metterti in imbarazzo davanti ai tuoi amici. Buonanotte Buck e grazie ancora”
“Buonanotte”.
Il ragazzo si fermò un momento finchè lei non fu entrata in casa, come se anche lui volesse fermare il tempo. Poi si voltò, prese il suo cavallo e cavalcò fino alla stazione, dove inevitabilmente trovò i ragazzi che lo aspettavano e che volevano sapere i dettagli del ritorno con D.J.
“Non c’è nulla da sapere”, rispose Buck, “ l’ho riaccompagnata, mi ha raccontato un po’ della sua vita in Italia, l’ho salutata e sono tornato qui, fine della storia. Buonanotte” e si recò alla sua branda, stroncando ogni ulteriore commento. Ci mise un po’ ad addormentarsi, non sapeva proprio cosa fare.
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO 2 La domenica mattina D.J. si svegliò abbastanza presto. Non era riuscita a dormire molto perché era invasa dall’adrenalina per la bella serata passata con Buck ed i suoi amici. Rimase un po’ a letto a leggere, poi si alzò, fece colazione e si vestì. Si recò poi fuori casa per vedere di organizzare il lavoro. Stava valutando da cosa iniziare, quando vide in lontananza arrivare qualcuno a cavallo. A mano a mano che il cavaliere si avvicinava, si rese conto, con stupore e gioia allo stesso tempo, che era Buck. “Buongiorno, che sorpresa!”, lo apostrofò D.J. “Buongiorno, non sapevo se fossi già sveglia o no, ma ho voluto correre il rischio”. “Come mai qui?”, gli chiese. “Non penserai davvero che ti lasci sistemare questo disastro da sola, non ce la faresti mai. Forza, dimmi da dove vuoi cominciare e diamoci da fare”. “Sei sicuro di voler trascorrere la domenica a lavorare duramente con una sconosciuta?”. “Non sei così sconosciuta, ormai so un po’ di cose sul tuo conto, correrò il rischio e poi il lavoro non mi spaventa. Allora, da dove cominciamo?”. D.J. era felicissima, non si sarebbe mai aspettata di rivederlo così presto e soprattutto non sperava che qualcuno la aiutasse con i lavori. Buck non era riuscito a dormire molto ed aveva pensato che l’unico modo per fugare i suoi dubbi su quella strana ragazza fosse frequentarla un po’ e poi gli piangeva il cuore pensare a tutto il lavoro che avrebbe dovuto affrontare da sola. Si era alzato presto, non aveva detto nulla a nessuno, aveva fatto una cavalcata al fiume per non arrivare troppo presto e poi si era recato da lei. “Direi che forse dovremmo occuparci prima degli steccati e del balcone, prima che qualcuno si faccia male”, gli disse. Buck acconsentì ed iniziarono a lavorare. Lui fissava le assi del balcone e della recinzione e appena lui terminava il lavoro, lei dipingeva le parti già fissate. Era un bel lavoro di squadra. Non parlavano molto, ogni tanto facevano qualche battuta e discutevano del più e del meno ma si stavano studiando a vicenda. Quando arrivò l’ora di pranzo, D.J. disse a Buck che sarebbe entrata in casa a preparare qualcosa. “Non cucinare molto, basta anche un semplice panino”, le disse. “Assolutamente no, sei stato così carino a venire ad aiutarmi e non ho intenzione di farti morire di fame, anche se non sono affatto una brava cuoca, non amo molto cucinare, mi dispiace. E’ uno dei miei tanti difetti. Preferisco lavorare a maglia e ricamare” e scappò in casa. Era così felice che anche l’atto del cucinare che odiava le risultò piacevole. Cucinò un veloce piatto di carne con le patate che aveva già preparato il giorno prima e quando fu pronto chiamò Buck. Lui entrò timidamente e si guardò in giro, stupito di come fosse curata e ben arredata la casa. “Sembra che tu viva qui da molto tempo, è una casa molto accogliente e calda, complimenti. Mi hai detto che ti piace ricamare, quindi le tende le hai realizzate tu?” “Sì, non ho molto da fare la sera quando non scrivo e così mi sono dedicata a questi lavori. Sei stato gentile a notarlo”. “Sei molto brava”. “Su, non stare lì impalato, accomodati. Non ho preparato un granchè ma basterà a farci riprendere un po’ le forze”. “Grazie, andrà benissimo”. “Grazie a te di essere qui”. Si sorrisero ed incominciarono a pranzare. Lei gli raccontò ancora alcuni episodi ed aneddoti della sua vita in Italia e lui si divertì molto a sentire quanto fosse ribelle ed originale, ma preferiva non raccontare molto di sé, non riusciva ancora a lasciarsi andare del tutto. Dopo il pranzo, lui la aiutò a sistemare la cucina e D.J. provò una bellissima sensazione, come di intimità fra di loro, poi si recarono ancora fuori a lavorare e faticarono tutto il pomeriggio, smettendo solo per un rapido spuntino a base di pane e cioccolato che D.J. adorava. A poco a poco prendevano sempre più confidenza ed ogni tanto si facevano dei piccoli scherzi con cui si divertivano molto. Verso sera smisero di lavorare e D.J chiese a Buck se volesse rinfrescarsi e lavarsi, visto che si erano sporcati con la vernice facendosi dei piccoli dispetti. Buck acconsentì e ringraziò e D.J. lo condusse nel bagno che aveva ricavato in un piccolo locale adiacente alla sua camera da letto. Buck era molto imbarazzato, lei lo capì e lo fece entrare da solo, così da non trovarsi insieme nella camera da letto. Mentre lui si lavava, lei iniziò a fantasticare su loro due: quella giornata le aveva fatto capire che stava iniziando a provare qualcosa di forte per quel ragazzo, le piaceva molto ed amava trascorrere il tempo con lui. Quando Buck uscì aveva ancora i capelli bagnati e D.J. lo trovò molto bello. “ Grazie per l’ospitalità”, disse, “ ora devo proprio andare, i ragazzi si chiederanno che fine abbia fatto” “Secondo me lo immaginano! Comunque grazie a te per l’aiuto”. “Se ti fa piacere, quando non devo fare la mia corsa e non devo lavorare alla stazione, posso venire ad aiutarti. Credo che però, se mi assenterò così spesso, dovrò dirlo agli altri” “Credo proprio di sì o penseranno che stai combinando qualcosa di losco. Grazie mille per il tuo aiuto e la tua gentilezza Buck.” “Grazie a te per il pranzo ed il resto”. Poi la salutò e ripartì. D.J. era felicissima e sperava che presto quel rapporto di amicizia che stava nascendo si potesse trasformare in qualcosa di più. Quando Buck arrivò alla stazione, trovò i ragazzi seduti presso il portico in compagnia di Teaspoon, mentre Rachel era nella baracca a preparare la cena. Appena fu smontato da cavallo, Jimmy gli disse: “Bentornato, si può sapere dove diavolo sei stato tutto il giorno? Ci hai fatto preoccupare, temevamo che ti fosse accaduto qualcosa” “Sono stato fuori”, rispose Buck evasivo, dirigendosi verso la stalla. “Questo lo abbiamo visto ragazzo, ma potresti essere così gentile da avvisarci quando resti fuori tutto il giorno? Eviteremo così di preoccuparci inutilmente”, aggiunse Teaspoon. “Sì, hai ragione, scusa. Sono stato da D.J. ad aiutarla con la casa. Se ve lo avessi detto mi avreste preso in giro senza tregua, così sono sgattaiolato via. Mi dispiace” “Oh oh oh, da D.J……”, lo canzonò Cody. “Sì, ieri sera ho visto le condizioni in cui versa la sua casa e non me la sono sentita di farle fare tutto da sola. Tutto qui”. “Tutto qui eh?”, commentò Noah con un sorriso che voleva significare qualcos’altro.. “Sì, tutto qui”. “Beh, per avere lavorato e faticato tutto il giorno sei troppo pulito”, aggiunse Cody stuzzicandolo. “Mi sono lavato da lei prima di venire via. Capite perché non vi ho detto niente quando l’ho conosciuta? Mi sarei volentieri risparmiato tutto questo”, disse Buck seccato. “Dai ragazzi, lasciatelo stare”, lo difese Lou, “ andiamo a mangiare”. Entrarono nella baracca e Rachel non si astenne dal chiedergli dove fosse stato. I ragazzi in coro risposero che aveva passato la giornata da D.J. e Buck precisò che avevano lavorato tutto il giorno. “Sei stato molto gentile Buck e voi invece di prenderlo in giro dovreste imparare da lui”, disse Rachel. “Pensi di tornare?”, chiese Jimmy. “Sì, le ho promesso che quando non sono fuori per le corse o non devo lavorare qui andrò ad aiutarla. Scherzi a parte, non può fare tutto da sola e non si può permettere di assumere nessuno”. “Che cuore nobile!”, lo prese in giro Cody. Poi si accorse che Buck si stava innervosendo e la discussione finì lì. Dopo cena, Buck era fuori sul portico a prendere un po’ d’aria con Ike e lo raggiunse Rachel. “Allora pare che tu abbia deciso di fidarti di quella ragazza”, gli disse. Ike preferì lasciarli soli. “Non lo so Rachel, non riesco ancora a fidarmi del tutto, però mi sono detto che l’unico modo per capire chi è veramente è frequentarla. Poi davvero, non mi sembra proprio il caso di farle sistemare la casa da sola, è un disastro quel posto, non ce la farebbe mai e rischierebbe di farsi male. “ “Sei davvero un bravo ragazzo Buck!”. Lui le sorrise e poi rientrarono. D.J. , dopo la partenza di Buck, si era lavata ed aveva cucinato qualcosa. Poi si mise a riguardare l’articolo che avrebbe dovuto consegnare il giorno dopo, ma ci mise molto tempo a revisionarlo perché la sua mente continuava a distrarsi perdendosi nei ricordi di quella strana e piacevole giornata. Una volta terminato il lavoro, andò a dormire. L’indomani mattina, fece la lista delle cose che le servivano da Tompkins e poi si recò in città. Andò al negozio per prendere ciò che le serviva e poi andò in redazione. Il direttore lesse il suo articolo e ne fu soddisfatto. Le assegnò un nuovo pezzo sulla moda femminile nel West e le disse che se fosse stato buono anche questo, le avrebbe affidato un incarico più importante. Per stendere l’articolo aveva una settimana. D.J. da un lato si sentiva soddisfatta perché il suo lavoro era piaciuto, dall’altro era preoccupata perché lei era appena arrivata in un paese straniero e non sapeva se le usanze fossero le stesse dell’Italia. Non si scoraggiò e pensò che avrebbe potuto chiedere aiuto a Rachel e Lou. Decise che il giorno dopo si sarebbe recata alla stazione per fare la sua richiesta. Non voleva andarci subito perché aveva paura che la sua presenza lì fosse interpretata come una scusa per rivedere Buck, cosa che non le avrebbe certo fatto dispiacere. Tornò a casa ed incominciò comunque ad impostare la scaletta dell’articolo ed a preparare delle domande da rivolgere alle due donne. Poi, mentre era alla sua scrivania, decise di scrivere una lettera alla sua famiglia per informare i suoi genitori che le cose stavano andando bene e che non dovevano preoccuparsi per lei. In seguito pranzò e sistemò la cucina, riproponendosi di uscire per continuare i lavori. Non appena si affacciò alla porta, sentì lo scalpiccio di un cavallo e vide arrivare Buck. Le ali del suo cuore si aprirono. “Ciao”, le disse, “ serve una mano?” “Direi di sì. Sai leggere nel pensiero? Stavo uscendo per mettermi al lavoro” “Immaginavo di trovarti intenta a combinare qualcosa”, le disse sorridendo. “Allora, da dove iniziamo oggi?”. D.J. gli mostrò cosa avesse intenzione di fare ed i due si misero al lavoro. Intanto chiacchieravano tranquillamente e lui le raccontò cosa aveva fatto la mattina e lei gli disse che il suo articolo era piaciuto al direttore. Ne approfittò anche per chiedergli se poteva affidargli la lettera dei suoi genitori e se poteva dire a Rachel e Lou che aveva bisogno di parlare con loro. “Come mai hai bisogno di loro?” “Il direttore mi ha assegnato un pezzo sulla moda femminile nell’West ed io non ne so nulla, così mi chiedevo se magari loro due potessero darmi una mano” “Rachel ne sarà felice, per quanto riguarda Lou non so, sai la sua condizione non è facile”. “Capisco, hai ragione, non ci avevo pensato” Buck rimase stupito del fatto che non gli chiedesse nulla circa Lou ma poi si ricordò che lui la sera del ballo l’aveva quasi rimproverata perché gli aveva fatto delle domande personali e pensò che non osasse chiedere nulla per paura di essere giudicata male. Decise allora di darle qualche spiegazione in più spontaneamente. “Sai, Lou è orfana come tutti noi ed ha un fratello ed una sorella in orfanatrofio. L’unico modo per guadagnare un po’ di soldi onestamente era fingersi un ragazzo e svolgere un lavoro da uomo e così si è rivolta al Pony Express. Anche noi ragazzi e Teaspoon all’inizio non sapevamo nulla e quando l’abbiamo scoperto eravamo ormai troppo legati per mandarla via, così abbiamo deciso di tenere il suo segreto”. “Povera ragazza, deve essere davvero difficile per lei non poter dimostrare i suoi veri pensieri e sentimenti e vivere in mezzo a voi ragazzi. Voglio dire, una donna ha bisogno a volte della sua intimità e vivere con degli uomini non deve essere così semplice”. “Hai ragione, per questo non so se se la sentirà di aiutarti”. “Posso capirlo, ma d’altra parte non vorrei escluderla a priori ed offenderla. Io glielo chiedo, poi deciderà lei cosa fare”. Buck le sorrise e continuarono a lavorare. La sera D.J. gli affidò la lettera e lui le disse che il giorno dopo non sarebbe venuto perché avrebbe avuto la sua corsa e l’avrebbe consegnata di persona. “Cavalca sicuro Buck, stai attento e grazie di tutto”. Lui le sorrise e le disse: “Se vuoi posso dire io a Rachel e Lou che hai bisogno di loro. Quando hai intenzione di andare alla stazione?” “Grazie, mi faresti un grosso favore. Pensavo nel pomeriggio, così da non dare troppo fastidio. Domani mattina lavorerò un po’ qui” “D’accordo e mi raccomando, attenta a non farti male” “Sì signore!”, gli rispose sorridendo. Si salutarono e lui partì. D.J. rimase sulla soglia a guardarlo finchè sparì all’orizzonte. Il mattino dopo decise di dedicarsi un po’ al giardinaggio: voleva creare un piccolo giardino fiorito ai lati della casa ed incominciò a pianificare come disporlo. Mentre stava facendo le sue valutazioni, vide arrivare un calesse: riconobbe Rachel e Lou e ne fu felice. “Buongiorno”, disse loro non appena furono vicine. “Buongiorno. Buck ci ha detto che avevi bisogno di noi ed eccoci qui. Eravamo curiose di vedere la tua casa, spero che non abbiamo fatto male”, disse Rachel. “Affatto, anzi, sono molto contenta di avervi come mie ospiti”. Aspettò che scendessero e poi disse sorridendo: “ Ecco il mio regno, o per lo meno prima o poi lo sarà, accomodatevi”. “Grazie”, disse Lou. “I lavori procedono bene vedo, Buck è di grande aiuto”, aggiunse Rachel. “Sì, è un tesoro, non so come avrei fatto senza il suo aiuto. Ora stavo valutando di realizzare un piccolo giardino, devo pensare bene a come disporlo. Avanti, non rimanete lì, entriamo” Le tre donne entrarono e D.J. mostrò loro l’interno della casa, poi le invitò ad accomodarsi nel salotto. “I miei complimenti, è sistemata proprio bene. I ricami sono bellissimi”, notò Lou. “Grazie Lou, li ho realizzati io, sono appassionata di ricami e lavori a maglia” “Che bello”, esclamarono le due donne. “Posso offrirvi una limonata fresca?” “Grazie”, dissero in coro. D.J. servì loro da bere e poi si sedette. “Allora, Buck ci ha detto che hai bisogno di alcuni nostri consigli per il tuo prossimo pezzo”, le disse Rachel. “Sì, il direttore mi ha affidato un articolo sulla moda femminile ma io non ne so nulla e speravo che voi due poteste aiutarmi un po’. Non ho idea se le usanze di qui sono come quelle italiane. In realtà non vedo una grossa differenza tra quello che indosso io e quello che indossano le signore qui, ma non voglio scrivere delle falsità perché se l’articolo dovesse piacergli, il mio capo mi ha promesso che mi assegnerà un compito più importante”. “Bene, allora incominciamo, cosa vuoi sapere?” D.J. rivolse loro delle domande e si appuntò tutto quello che le due donne le dicevano. Era bello parlare con loro, pensò D.J., era come se fossero amiche da tempo. La chiacchierata era intervallata da commenti divertenti e da imitazioni di signore della città che le due donne prendevano in giro per il loro portamento o perché si davano grandi arie. La mattinata fu piacevole e trascorse rapidamente. “Vi andrebbe di fermarvi a pranzo? Mi farebbe piacere avere compagnia”. “Piacerebbe anche a noi ma purtroppo dobbiamo tornare alla stazione”, rispose Lou. “Peccato”, disse D.J. “Perché non vieni a cena da noi domani sera? Così potrai conoscere meglio i ragazzi e non sarai tutta sola. So che Buck domani verrà di nuovo ad aiutarti, potresti venire con lui e poi ti riaccompagneremo a casa dopo cena”, le propose Rachel. “Oh sì, d’accordo, mi farebbe molto piacere,” rispose D.J. “Bene, allora siamo d’accordo. Buon pomeriggio”. “Buon pomeriggio anche a voi e grazie per la vostra gentilezza”. “Grazie a te per la compagnia. Ciao”. Le due donne risalirono sul calesse e partirono. D.J. era molto soddisfatta delle informazioni che le avevano fornito le due ragazze ed era felice dell’invito per la sera successiva. Sentiva che quella nuova vita le stava piacendo sempre di più. E poi aveva avuto la conferma che Buck il giorno dopo sarebbe stato da lei. Dopo pranzo, incominciò a zappare la terra per preparare il giardino e poi andò a comprare i fiori. La sera si sedette alla sua scrivania e buttò giù una bozza del suo articolo. L’indomani mattina, attese Buck ma non si presentò. Ci rimase molto male e sperò di vederlo presto. Decise di piantare i fiori acquistati il giorno prima e di realizzare il suo giardino fiorito. Nel primo pomeriggio, mentre stava ultimando di piantare gli ultimi fiori e semi, sentì arrivare un cavallo e riconobbe Buck. Ne fu immensamente felice. “Ciao!”, gli disse, “ è andata bene la tua corsa di ieri?”. “Sì, grazie, sono tornato stamattina perché la posta ha subito un ritardo a causa di un attacco indiano, ma niente di grave. Mi sono riposato, ho pranzato e sono venuto qui”. D.J. si sentì in colpa per aver pensato male e gli disse: “Non era necessario, potevi riposarti un po’”. “Sto bene e poi stasera devo portarti a cena alla stazione giusto?” “Sì, Rachel e Lou ieri sono state davvero carine e mi hanno aiutato molto”. “Sono contento che sia venuta anche Lou. Ehi, ma che bel giardino, questa casa sta diventando davvero bella”. “Grazie ma è soprattutto merito tuo che mi aiuti”. “Mettiamoci al lavoro, dato che poi dovremo smettere un po’ prima per andare a cena” Buck andò a prendere gli attrezzi da lavoro, ormai si muoveva come se fosse a casa sua, senza più chiedere a D.J. dove fossero le cose e lei ne era felice. Mentre lavoravano, Buck le raccontò dell’attacco indiano e di cosa avesse saputo. Lei si preoccupò ma lui le spiegò come questi episodi fossero da mettere in conto vista la situazione delicata tra le tribù indiane ed i bianchi. Le raccontò un po’ di storia del suo popolo ed il pomeriggio volò via. Quando ebbero finito di lavorare, Buck si lavò e si rimise in ordine e poi aspettò D.J. Trovò la bozza del suo articolo ed incuriosito la lesse, sentendosi un po’ in colpa. Rimase colpito dalla capacità della ragazza di far sembrare interessante anche un argomento per lui così banale come la moda femminile. D.J. scese proprio nel momento in cui lui stava risistemando l’articolo sulla scrivania. “Che fai, sbirci?”, disse lei divertita. Buck arrossì e rispose: “ No, io, ecco, ero curioso”. “Va bene, non ti preoccupare, non è una lettera d’amore al mio uomo segreto, puoi leggere”. “Ah, hai un uomo segreto?” “Mah, chissà…” “Allora perché non ti aiuta lui con la casa?” “Colpito!”, disse lei divertita. “ A parte gli scherzi, come ti sembra il pezzo?” “Hai un dono, farai strada, ne sono sicuro”. “Grazie, ora andiamo, non voglio fare tardi alla cena”. Buck legò il suo cavallo al calesse della ragazza e mentre si recavano alla stazione chiacchierarono tranquillamente un po’ di tutto. Arrivati, vennero accolti da Rachel e Teaspoon che invitò D.J. ad entrare: “ Fa’ come fossi a casa tua, accomodati”. D.J., un po’ imbarazzata, rispose: “ Grazie”. Entrarono e la ragazza salutò i corrieri e Lou, che per l’occasione aveva indossato un vestito da ragazza. “Sei bellissima Lou!”, esclamò D.J. appena la vide. “Grazie, sei carina”, rispose Lou. “Forza, a tavola”, li radunò Rachel. Mentre cenavano, i ragazzi chiesero all’ospite di raccontare loro la sua vita in Italia e D.J. incominciò a descrivere come era cresciuta, gli studi che aveva fatto ed i motivi che l’avevano indotta a lasciare la sua terra. I ragazzi a loro volta raccontarono un po’ della loro vita da pony express ma nessuno disse nulla delle proprie origini, d’altronde quella ragazza era un’estranea e non sapevano, data la sua professione, se fidarsi di lei o no. Ad un certo punto, Jesse, candidamente, chiese: “ Ci hai raccontato tutto ma non come vi siete conosciuti tu e Buck e cosa lo spinge a venire a faticare a casa tua”. “Jesse!”, urlarono in coro Rachel e Teaspoon. “Che c’è, che ho detto, ho solo fatto una domanda! Ok, forse due, ma non ho detto niente di male!” Buck e D.J. arrossirono in modo evidente e fu lui a prendere la parola: “ Jesse, te l’ho già detto, ci siamo incontrati per caso la scorsa settimana al fiume mentre io stavo facendo abbeverare il mio cavallo e lei stava facendo una passeggiata, non c’è niente di losco sotto. La sto aiutando perché la sua casa è messa molto male, scusa se lo faccio notare”, disse rivolto a D.J., “ e quindi mi sembrava carino darle una mano, non può sistemare tutto da sola. Anzi, se hai del tempo da perdere il tuo aiuto è ben gradito”. “No no, sono pieno di compiti e mi basta già il mio lavoro da fabbro, grazie”, si affrettò a precisare Jesse. Tutti risero. D.J. con lo sguardo ringraziò Buck. Nessuno chiese più nulla a riguardo. La serata continuò serena e quando si fece tardi, Buck riaccompagnò a casa la ragazza, non prima che lei ebbe ringraziato tutti, soprattutto Rachel, e non prima di aver ricambiato l’invito: “ L’esterno lascia a desiderare, come ha fatto notare Buck, ma l’interno è a posto, quindi quando volete vi aspetto tutti, nessuno escluso!”. I ragazzi, Teaspoon e Rachel ringraziarono e promisero che presto sarebbero andati a cena da lei. Mentre si dirigevano a casa di D.J., Buck e la ragazza commentarono la serata e lei lo ringraziò per la veloce spiegazione data a Jesse. “Non abbiamo niente di cui vergognarci, non abbiamo fatto nulla di male, ma è stato decisamente molto imbarazzante e conoscendo i miei amici è stato meglio così”, disse Buck ancora molto imbarazzato per la situazione. D.J. lo notò e sorrise tra sé e sé. Quando arrivarono lei lo ringraziò, si diedero appuntamento per il giorno dopo come al solito e poi si augurarono la buonanotte. D.J. era molto elettrizzata perché aveva conosciuto delle persone molto simpatiche e sentiva che le cose stavano andando per il verso giusto. Se solo Buck si fosse sbilanciato un po’ nel farle capire se era interessato a lei o no… Decise di aspettare e vedere come sarebbero andate le cose ed andò a dormire. Buck, da parte sua, era molto pensieroso; sapeva di essere attratto da lei, non poteva negarlo, ma ancora non osava lasciarsi andare. Anche lui decise di lasciare scorrere le cose naturalmente. Trascorsero alcuni giorni in cui si ripetè la stessa routine finchè D.J. non consegnò l’articolo al suo direttore: egli fu molto soddisfatto del lavoro della ragazza e quindi, come le aveva accennato, decise di affidarle un compito più importante: “ Voglio farti fare un salto di qualità: ho notato che frequenti i ragazzi del Pony Express, quindi voglio da te un articolo che racconti di loro nei dettagli”. Per D.J. fu una doccia fredda: quello che Buck temeva da lei si stava realizzando: non poteva rifiutare, avrebbe perso il lavoro, ma così si sarebbe duramente scontrata con quel meraviglioso ragazzo verso cui provava dei sentimenti che stavano diventando sempre più forti. Dovette accettare, seppur a malincuore, sperando di poter trovare una soluzione. Per fortuna quel giorno Buck non sarebbe venuto perché era fuori per la sua corsa, così avrebbe potuto pensare con calma a cosa fare ed a come dirglielo. Non riuscì a mangiare niente e passò tutta la notte a pensare a come uscire da quella situazione, poi le venne un’idea per conciliare le due cose: avrebbe scritto un articolo sulla storia del Pony Express: nascita, percorso, rischi e pericoli, finalità e tutto ciò che aveva a che fare con l’attività, senza citare direttamente i ragazzi, ma inserendo solo qualche avventura anonima che poteva capitare a chiunque. Avrebbe chiesto aiuto a tutti i ragazzi ed a Lou per conoscere tutto ciò che c’era da sapere, ma non avrebbe parlato delle loro storie private. Il giorno dopo l’avrebbe detto subito a Buck provando a convincerlo che non avrebbe scritto quello che lui temeva. Doveva solo sperare che lui capisse… La mattina dopo D.J si svegliò presto: era molto agitata e continuava a ripetersi il discorso che avrebbe rivolto a Buck. Voleva parlargli subito al suo arrivo, non voleva che lui pensasse che cercava di ingannarlo. Buck arrivò in tarda mattinata perché prima aveva dovuto recarsi in città con i ragazzi per le provviste. Lei lo salutò come se niente fosse ma era molto nervosa. Lui percepì qualcosa ma al momento fece finta di nulla. D.J. era molto distratta, continuava a combinare disastri e Buck non potè fare a meno di chiederle il motivo: “ Va tutto bene D.J.? Sei strana stamattina. E’ successo qualcosa?”. Lei prese tutto il coraggio che aveva e gli disse: “Buck, sediamoci un momento, devo parlarti di una cosa”. “Cosa succede? Stai male? “ “No, no, sto bene, ma è successa una cosa che devo dirti e ti prego di ascoltarmi, per favore, fammi finire e non interrompermi”. “Certo, dimmi, ma mi spaventi così, cosa succede?”. “Ricordi che il mio capo mi aveva detto che se l’articolo sulla moda femminile gli fosse piaciuto mi avrebbe affidato un compito più importante?”. “Sì, lo ricordo. Quindi? Non gli è piaciuto forse? A me sembrava molto buono!” “Infatti gli è piaciuto molto e mi ha affidato il prossimo pezzo”. “E allora? Perché sei così agitata e nervosa?”. “Ricorda che hai promesso di lasciarmi finire prima di parlare”. Buck le fece cenno di sì. “Mi ha affidato un articolo sul Pony Express”. Lo disse tutto d’un fiato e vide che il volto di Buck si oscurò subito e che lui si irrigidì, ma la lasciò parlare. “Ha notato che frequento voi ragazzi e vuole un pezzo interessante su di voi. Io non ho potuto rifiutare, non posso permettermi di perdere il lavoro, ma ho già pensato a come fare per evitare di scrivere quello che tu hai sempre temuto che scrivessi. Io non voglio parlare di voi ragazzi e delle vostre storie, ho intenzione di non fare nemmeno il vostro nome. Vorrei scrivere la storia del Pony Express: come e perché è nato, chi sono i proprietari della ditta, quali sono le loro finalità, qual è il percorso, quali difficoltà e pericoli si possono incontrare, vantaggi e svantaggi di questo lavoro, insomma qualcosa di storico e non pettegolezzi. Avrò bisogno dell’aiuto di Teaspoon e magari di qualche vostro racconto sulle avventure strane che vi sono capitate durante le vostre corse, ma nulla sulle vostre storie personali, te lo giuro. Credo che in questo modo lui avrà il suo pezzo interessante e voi non sarete esposti a nulla. Ti prego di credermi che se potessi declinerei il compito, ma sai bene che non posso permettermelo. Ti prego di credermi e di non pensare che ti abbia ingannata finora. Mi credi vero? Ti supplico”. Disse tutto questo senza fermarsi un momento, come se volesse liberarsi al più presto di un peso. Buck rimase in silenzio e non disse nulla. Questo silenzio la uccideva, quindi dopo un po’, visto che lui non parlava, gli disse: “ Per favore, dimmi qualcosa, qualunque cosa, ma parlami!”. Lui la guardò dritto negli occhi, come se volesse scrutarle l’anima, poi disse: “ Sapevo che prima o poi saremmo arrivati a questo. Non ne sono per nulla contento, ma apprezzo il tuo sforzo. Spero solo che tu non mi deluda”. D.J. sembrò sollevata e gli disse: “ Te lo prometto, non ti deluderò e prima di consegnare l’articolo, te lo farò leggere, lo darò al signor Stevenson solo dopo la tua approvazione e quella dei ragazzi ovviamente”. “D’accordo. Ora riprendiamo a lavorare, altrimenti non finiremo più questa casa”. D.J. tirò un sospiro di sollievo. Ripresero i lavori ed all’ora di pranzo lei, come al solito, entrò per preparare qualcosa. Buck le aveva detto di fare solo dei veloci sandwiches visto che avevano iniziato tardi ed avevano perso un po’ di tempo e lei acconsentì. Quando furono pronti, lui entrò in casa e si misero a pranzare. Nonostante lui avesse preso abbastanza bene la notizia dell’articolo, si capiva che c’era un po’ di tensione, ma cercarono di chiacchierare un po’ di tutto come al solito, facendo a volte qualche battuta. Mentre mangiava il suo sandwich, Buck si sporcò i lati della bocca con un po’ di salsa e D.J. lo prese in giro. Buck cercava di pulirsi ma peggiorava la situazione e lei continuava a ridere finchè si alzò, gli si avvicinò e gli pulì il viso con la sua mano. Erano così vicini che lei non resistette: lo baciò all’improvviso, prima timidamente ma poi avidamente. Buck rimase molto sorpreso ed all’inizio non reagì. D.J. incominciò ad accarezzarlo e fece scivolare la sua mano nell’apertura della camicia sul collo. Buck all’improvviso si irrigidì, si staccò dal bacio e la respinse quasi con violenza e poi inveì contro di lei : “ Sapevo che non mi dovevo fidare. Stai cercando di sedurmi per avere delle informazioni per il tuo stupido articolo e io ci sono cascato come uno sciocco. Sei solo un’arrivista. Stai lontana da me, non voglio più vederti”. D.J. era esterrefatta. Rimase per un momento in silenzio cercando di capire cosa stesse succedendo, poi realizzò la situazione e cercò di fermare Buck che come una furia si era precipitato fuori dalla casa e si stava dirigendo verso il suo cavallo. “Buck, ti prego, non è come pensi, se ti ho baciato è perché provo qualcosa per te, non certo per carpirti delle informazioni. Ti prego, devi credermi, ti prego”. Le lacrime incominciarono a sgorgarle dagli occhi. Gli corse dietro, lo prese per un braccio cercando di fermarlo, ma lui la strattonò e lei cadde a terra. Buck lanciò il suo cavallo al galoppo mentre lei lo supplicava di non andarsene, ma lui non la ascoltò. D.J. cadde a terra disperata e non riuscendo a smettere di piangere, convinta di averlo perso per sempre.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


CAPITOLO 3 Buck era furibondo, ma non sapeva se esserlo con se stesso o con D.J. Aveva creduto di potersi fidare di lei ed invece aveva avuto ragione fin dall’inizio, era solo un’arrivista che cercava di far fortuna sulla pelle degli altri. Era stata brava a fingere e si era anche inventata la storiella dell’impossibilità di rifiutare l’incarico. Stupido lui che ci era cascato, pensava tra sé e sé mentre cavalcava veloce verso non sapeva dove. Non voleva tornare alla stazione per non dover raccontare l’accaduto, gli bruciava ancora troppo per essere pronto a parlarne. Si lasciò guidare dal suo cavallo ed all’improvviso si ritrovò al fiume dove l’aveva conosciuta. Come una furia incominciò a sparare contro il nulla e poi si lasciò andare sul terreno con i pensieri che vagavano in mille direzioni. Gli bruciava troppo, aveva creduto di poter finalmente far cadere le sue difese e di aver forse trovato la persona giusta, ma si era sbagliato di nuovo. Rimase lì con gli occhi chiusi ad aspettare di essere pronto per tornare dagli altri. D.J. era rimasta a terra dopo che Buck era partito e non aveva la forza di rialzarsi. Era stata uno sciocca, avrebbe dovuto trattenersi e guadagnarsi la sua fiducia prima di baciarlo, ma l’attrazione che provava per lui era stata così forte che non aveva saputo trattenersi e così aveva rovinato tutto. Dopo qualche tempo si rialzò e rientrò in casa, non aveva la forza e lo spirito per lavorare. Si concesse un bagno caldo e poi andò a letto senza cenare, immobile in quella stanza grande e vuota, a pensare a come per la sua impulsività avesse perso per sempre un uomo meraviglioso che avrebbe potuto renderla molto felice. Le lacrime non cessarono di sgorgare dai suoi occhi verdi finchè, esausta, non si addormentò. Buck dopo essere rimasto per ore al fiume, fattosi tardi, si disse che era ora di tornare alla stazione, ma decise che non avrebbe detto nulla a nessuno dell’accaduto, lo avrebbero saputo comunque il giorno dopo in un modo o nell’altro. Riprese il suo cavallo e lo lanciò al galoppo. Quando arrivò, si comportò come se niente fosse, si lavò ed andò a cena. I ragazzi e soprattutto Rachel notarono che era strano. “Va tutto bene Buck?”, chiese Rachel. “Sì, sono solo molto stanco. Appena finito di cenare andrò a dormire, scusate”. “Ti sfianca quella ragazza, eh? E chissà se solo con il lavoro della casa…”, scherzò Cody. “Sei disgustoso come sempre. Scusate, vado a dormire”, sibilò Buck. I ragazzi rimasero sbalorditi da questa reazione ma Rachel fece loro cenno di lasciarlo stare, l’indomani gli avrebbe parlato. Buck andò alla sua branda e si distese ma non riuscì a chiudere occhio tutta la notte, continuava a rigirarsi nel letto ed a ripensare a quanto accaduto. La mattina dopo, a colazione, Rachel gli chiese se sarebbe andato anche quel giorno da D.J. ma lui rispose con un no secco ed uscì dalla baracca scusandosi con gli altri. “Credo proprio che sia successo qualcosa di grosso tra quei due”, notò Teaspoon. “Vado a parlargli”, aggiunse Rachel. La donna uscì e lo seguì chiamandolo mentre si dirigeva verso la stalla: “Buck, aspetta un momento, devo parlarti”. “Non ho nulla da dirti Rachel” “Per favore, aspetta” “Che c’è?”, disse lui stizzito. “Cos’è successo con D.J.? Ieri sera sei tornato arrabbiato con il mondo e con una faccia da funerale e stamattina ti comporti così. Raccontami cosa c’è che non va, sono qui per ascoltarti ed aiutarti”. “Ti ho già ascoltata una volta e guarda com’è finita!” “Mi vuoi dire cosa diavolo è successo?” “E’ successo che è come pensavo, è solo un’arrivista che vuole fare carriera. Sai quale sarà il suo prossimo articolo? Un pezzo su di noi, guarda che caso. E per ottenere informazioni ha cercato di sedurmi. Sono stato un idiota a dare retta a te ed a lei. Lasciami solo ora per favore!”. “Ma non può essere, mi sembra una ragazza così carina!” “Sembra, hai usato la parola giusta. Ora scusami, ho del lavoro da svolgere”. Rachel tornò nella baracca e spiegò per sommi capi cosa le aveva detto Buck, omettendo la parte in cui lei lo avrebbe sedotto. “Non ci credo, ci ha ingannati tutti, sembrava così dolce!”, esclamò Lou. “Aspetta a giudicare Lou, non è che non mi fidi di Buck, ma sai com’è fatto, prima di giudicare voglio sentire anche la versione di D.J. Vado da lei. Scusatemi”. “Vengo con te”, disse Lou. “No Lou, lasciami andare da sola, credo sia meglio. Poi vi racconterò”. “D’accordo”, concordò Lou. D.J. intanto, svegliatasi molto presto con gli occhi gonfi dal pianto, si era vestita, non aveva fatto nemmeno colazione ed era uscita di casa per bagnare le piante del suo giardino. Si ricordò dei complimenti ricevuti da Buck e tornò a piangere. Avrebbe voluto correre da lui per provare a spiegarsi, ma lo aveva conosciuto abbastanza bene per sapere che avrebbe peggiorato le cose. Doveva aspettare e vedere cosa sarebbe accaduto. Mentre innaffiava i fiori, sentì avvicinarsi un cavallo. Si girò di scatto nella speranza che fosse lui, ma ben presto si accorse che era Rachel. “Buongiorno D.J.” “Buongiorno Rachel”. “Oh mio Dio, ma cosa ti è successo, cos’hai fatto a quegli occhi? Non dirmi che piangi da quando se ne è andato Buck!” D.J. non riuscì a parlare, le lacrime ebbero il sopravvento. Rachel scese velocemente dal cavallo e corse ad abbracciarla. D.J. le crollò tra le braccia. “Raccontami cos’è successo ieri! Buck mi ha accennato qualcosa ma sento che c’è di più e vedendoti così credo di avere ragione”. “Oh Rachel, sono stata una stupida ed ora l’ho perso per sempre, non si fiderà più di me”, riuscì a dire fra le lacrime ed i singhiozzi. “Andiamo in casa, sediamoci tranquille. Ti preparo qualcosa di caldo e mi racconti tutto. Non mangi nulla da ieri o sbaglio?” “Non ho fame, non mi va giù niente” “Almeno bevi una tazza di tè. Siedi qui sul divano, lo preparo e torno da te. Posso andare in cucina?” “Certo, fai come se fossi a casa tua e grazie” Rachel trovò subito l’ occorrente e preparò del tè per entrambe. Cercò le tazze e lo portò in soggiorno. Glielo porse e poi le disse: “ Allora, con calma raccontami cos’è successo”. D.J. raccontò dell’articolo e della soluzione che aveva trovato. Disse a Rachel che Buck non era stato contento ma sembrava averlo accettato, ma poi lei lo aveva baciato e si era spinta oltre e lui l’aveva respinta violentemente dandole dell’arrivista e della persona falsa. “Oh Rachel, ti giuro che non è così. Ho sbagliato a baciarlo ma è stato più forte di me. Mi piace davvero tanto, stavamo scherzando, ci siamo trovati così vicini e non ho resistito. Ho provato a fermarlo ma non mi ha dato retta”. “Immaginavo che le cose fossero andate diversamente da come mi ha raccontato. Senti, per prima cosa devi dimostrargli che non mentivi. Scrivi l’articolo come gli hai spiegato. Tutti noi ti aiuteremo con delle informazioni il più velocemente possibile. Io proverò a parlargli ed a convincerlo che non ti volevi approfittare di lui per raggiungere i tuoi scopi lavorativi. Sarà difficile convincerlo perché ha una testa dura. Chiederò l’aiuto di Ike. Intanto da oggi ti manderò ogni giorno un corriere che ti aiuterà con l’articolo e con la casa. Non puoi fare tutto da sola, rischi di farti male e di ammalarti. Abbi fiducia, gli dimostreremo che si è sbagliato. Lo conosco bene, se se l’è presa così è perché aveva incominciato a provare qualcosa per te, altrimenti non avrebbe reagito in quel modo. Si è sentito ferito ed usato, anche se a torto. Lo convinceremo del contrario. Adesso promettimi che mangerai qualcosa a pranzo e nel pomeriggio arriverà uno dei ragazzi. D’accordo?” “Non so come ringraziarti Rachel, sei davvero un’amica” “Per così poco!. Ora devo andare, prima sistemeremo questa storia e meglio sarà”. “Grazie ancora”, sorrise D.J. Rachel partì al galoppo e tornò alla stazione. Trovò Buck che stava spaccando la legna come se si trovassero in pieno inverno. Lui fece finta di non vederla. “Ti ha mai detto nessuno che sei un perfetto idiota? Perché non l’hai lasciata parlare?”. “E per cosa? Per sentire ancora scuse e sciocchezze? Non dirmi che ti sei fatta incantare di nuovo” “Non mi sono fatta incantare, ho sentito le sue ragioni e come al solito da testa dura come sei hai agito d’impulso senza permetterle di dirti quello che pensa e prova” “Non c’è più nulla da dire. Non voglio più vederla. Lasciami stare per favore” “Ti dimostrerò che ti sbagli ed allora dovrai chiederle scusa” Buck non le rispose e continuò il suo lavoro. Rachel andò nella baracca e radunò i ragazzi. Teaspoon era nel suo ufficio in città, con lui avrebbe parlato dopo. “Ragazzi, Buck ha frainteso le intenzioni di D.J. Crede che sia un’arrivista che vuole fare carriera ma non è così. Il signor Stevenson, approfittando della sua amicizia con noi, le ha chiesto un articolo sul Pony Express e se lei non lo scriverà perderà il lavoro e dovrà tornare in Italia. D.J. ha pensato ad un modo per accontentare il direttore senza mettervi in mezzo, scrivendo un articolo storico sul vostro lavoro, senza nominare né voi né le vostre storie. Buck non le ha creduto, l’ha trattata male e se ne è andato. Ora non vuole più avere nulla a che fare con lei. Dovete aiutarmi a fargli cambiare idea. Le ho detto che ogni giorno uno di voi andrà da lei a raccontarle qualche dettaglio del lavoro che svolgete, qualche avventura che vi è capitata, informazioni interessanti che possano attirare i lettori, senza entrare nel merito delle vostre vite. Vorrei anche che la aiutaste con la casa, davvero non può cavarsela da sola. Noah, puoi andare tu dopo pranzo?” “Certo Rachel. Che testone Buck!” “Sai com’è fatto! Allora, siete tutti d’accordo ad aiutarla? Io credo che Buck abbia iniziato a provare qualcosa per lei e che si senta tradito. Dobbiamo fargli riacquistare fiducia in lei” “Sei sicura che non abbia ragione lui?”, chiese Jimmy. “Jimmy, so che sei diffidente anche tu verso i giornalisti, ma ti assicuro che D.J. non merita questo trattamento, te ne accorgerai frequentandola. Allora?”. “D’accordo!”, esclamarono tutti. “Bene! Ora al lavoro!. Ike, puoi restare un momento?” Ike fece cenno di sì. Rachel raccontò al ragazzo anche la parte di storia che non aveva detto agli altri, ovvero del bacio tra i due ragazzi e gli chiese di provare a parlare con Buck. Ike acconsentì ed andò subito dall’amico. Lo trovò che ancora spaccava legna. “Ciao, gli spiriti ti hanno comunicato che l’inverno sarà molto rigido?”, provò a scherzare Ike a segni. “Che vuoi?”, lo assalì in malo modo Buck. “Parlare”, accennò Ike. “Non mi va. Ti ha mandato Rachel?” “Sì e no. Ho notato il tuo comportamento e lei mi ha raccontato tutto, anche quello che gli altri non sanno. Sei sicuro di non esserti sbagliato?” “No, conosco quel tipo di persone. Mi sono illuso che fosse diversa, ma mi sono sbagliato. Ha cercato di sedurmi per carpirmi delle informazioni” “E se invece lo avesse fatto perché gli piaci davvero?” “Proprio lo stesso giorno in cui le hanno assegnato un articolo su di noi? Un po’ sospetto, non ti pare?” “Forse, ma se invece lei fosse quella giusta e tu ti stessi comportando da perfetto idiota? Stai attento a non pentirtene dopo” “Cosa vuoi saperne tu di donne!”. Ike ci rimase male per la risposta scontrosa e cattiva di Buck, non era abituato a vederlo comportarsi così con lui. Capì di aver fatto centro: all’amico piaceva davvero quella ragazza ma non voleva ammetterlo e stava cercando un modo per allontanarla. Gli voltò le spalle e se ne andò. “No Ike, scusa, non volevo dire questo, aspetta”. Ike non si voltò. “Dannazione” e buttò via l’accetta. Noah dopo pranzo prese il cavallo ed andò da D.J. Era proprio curioso di sapere se avesse ragione Buck o Rachel. Appena arrivò, si precipitò giù dal cavallo e corse da lei: la trovò appesa all’ultimo piolo di una scala traballante mentre tentava di dipingere la facciata della casa. “Ma sei matta, così ti ammazzi. Scendi immediatamente di lì!” “Oh Noah, buongiorno. Non ti preoccupare, so quello che faccio” “Non mi sembra proprio! Te lo ripeto, scendi di lì prima di farti male sul serio”. “D’accordo”. D.J. scese e gli andò incontro. “Così sei tu il primo prescelto per il patibolo”, provò a scherzare, ma si vedeva che i suoi occhi erano tristi e gonfi di pianto. “Beh, lavorare in compagnia di una bella ragazza non mi sembra esattamente un patibolo”, scherzò lui. “Non lo sai, sono la strega cattiva che attira nella sua tana i corrieri del Pony Express per carpire loro delle informazioni strettamente personali per il suo articolo”. “Sì, me l’hanno detto, ma io sono più cattivo di te. Allora, lavoriamo e parliamo o separiamo le due cose?” “Le sai fare entrambe? Sei un uomo” “Ah ah. Bella battuta. Quasi quasi me ne vado e ti rimando su quella scala” “Scusa. È che sto iniziando ad elaborare il comportamento di Buck e dallo stupore e dispiacere sto passando all’offesa ed alla rabbia. Cose da donne. Comunque, grazie Noah, non sei tenuto a farlo” Lui sorrise e le disse: “ Forza. Prendi carta e penna, mi passerai il necessario per il lavoro ed intanto io ti racconterò qualcosa e tu te lo annoterai sul tuo taccuino. Non perdiamo altro tempo!”. Il pomeriggio volò via e fu molto produttivo. La facciata era stata quasi tutta verniciata e D.J. si era annotata molte informazioni interessanti sul lavoro del Pony Express. Verso sera Noah andò a lavarsi e poi i due si salutarono. Noah le comunicò che il mattino seguente non avrebbe potuto andare nessuno da lei perché sarebbero stati tutti impegnati, ma la avrebbero raggiunta nel pomeriggio. “Teaspoon domani mattina sarà nel suo ufficio?”, chiese D.J. “Credo di sì, perché?” “Ne approfitterò per andare da lui e farmi raccontare qualcosa sulla compagnia. Grazie mille Noah, sei stato molto gentile. Spero di ricambiare presto il favore”. “Non ti preoccupare, pensa a scrivere bene il tuo articolo così da dimostrare a quel testone di Buck che si sta sbagliando e stai attenta a non farti male. A presto” “Grazie ancora, a presto”. Noah se ne andò e D.J. si ritirò in casa. Dopo essersi lavata e dopo aver cenato velocemente ( continuava a non avere molto appetito), si mise alla scrivania per riordinare gli appunti e scrisse alcune domande che avrebbe rivolto a Teaspoon l’indomani. Poi andò a dormire pensando a Buck. Al suo ritorno, Noah venne raggiunto da Rachel: “Allora, com’è andata?” “Quando sono arrivato l’ho trovata in bilico in cima ad una scala nel tentativo di dipingere la facciata. Sono arrivato appena in tempo. E’ davvero matta quella ragazza. Ho cercato di aiutarla raccontandole alcune mie avventure. Domani mattina andrà da Teaspoon per avere informazioni sulla compagnia dato che nessuno andrà da lei” “Ti è sembrata sincera o credi che abbia ragione Buck?” “Credo che sia sincera. Spero solo che lo capisca anche lui, potrebbe pentirsene troppo tardi”. Rachel annuì ed i due rientrarono. I ragazzi, approfittando del fatto che Buck era ancora fuori, chiesero informazioni a Noah che si limitò a riferire quanto aveva già detto a Rachel. I ragazzi si misero d’accordo sui loro turni da D.J. nei giorni successivi prima che Buck rientrasse. Nessuno osò parlare di D.J. a cena e Buck lo apprezzò. Gli bruciava ancora molto quanto era accaduto con quella ragazza e non voleva parlarne. Anche Rachel preferì non insistere. La mattina dopo, D.J. andò da Teaspoon che fu ben felice di aiutarla. Quando ebbero finito di parlare, lui le disse: “Vedrai che Buck capirà ed allora dovrà chiederti scusa” “Non voglio le sue scuse, sceriffo, voglio lui”. D.J. si pentì quasi subito di quelle parole, ma vedeva in Teaspoon quasi un padre e le erano venute naturali. “Grazie per il tuo aiuto, te ne sarò sempre grata sceriffo e troverò il modo per sdebitarmi” “Potresti cominciare a chiamarmi Teaspoon ed a trattarmi come un fratello maggiore, un padre mi farebbe sentire troppo vecchio” e rise. Sorrise anche lei e lo ringraziò di nuovo. Mentre stava uscendo, vide Buck dall’altra parte della strada ed il cuore le saltò in petto. Anche lui l’aveva vista ma si era voltato dall’altra parte. Lei lo chiamò ma lui se ne andò senza guardarla. Le sgorgarono di nuovo le lacrime dagli occhi, ma si convinse che prima o poi gli avrebbe fatto capire che si sbagliava. Sperava solo che il signor Stevenson accettasse il taglio che aveva deciso di dare al suo articolo. In caso contrario, per lei sarebbe stata la fine. Andò a casa e saltò il pranzo, la reazione di Buck le aveva fatto perdere quel poco appetito che aveva. Si mise a sistemare le informazioni avute da Teaspoon e nel pomeriggio fu raggiunta da Ike. Fu sorpresa di vederlo, perché pensava che il ragazzo si fosse schierato dalla parte di Buck. “Ciao Ike, sono sorpresa di vederti qui”. Il ragazzo aveva portato con sé una tavoletta per poter scrivere e comunicare con D.J. che non conosceva i segni indiani. Le scrisse che voleva aiutarla sia con la casa, sia con l’articolo, sia con Buck. Non approvava il comportamento dell’amico e sperava di riuscire a fargli cambiare idea. D.J. lo ringraziò, ancora di più quando lui le consegnò un foglio in cui, non potendo parlare, le aveva scritto diverse informazioni sul suo lavoro e sulle sue avventure. “Sei un ragazzo speciale Ike, grazie infinite”. Poi i due si misero a lavorare di buona lena. Andò avanti così per una settimana, finchè finalmente i lavori della casa di D.J. non furono finiti e lei aveva raccolto tutte le informazioni sufficienti per scrivere il suo articolo. La sera stessa in cui aveva incontrato Cody, l’ultimo dei ragazzi che si era recato da lei, si mise a scrivere il suo pezzo. Rimase sveglia tutta la notte per stenderlo perché sapeva che il giorno dopo Buck non sarebbe stato alla stazione perché toccava a lui consegnare la posta e così avrebbe potuto andare dai suoi nuovi amici per leggere loro l’articolo ed avere la loro approvazione. L’indomani mattina, dopo aver fatto colazione, rilesse il pezzo per l’ultima volta e poi andò alla stazione del Pony Express. Trovò ad accoglierla Rachel: “Ciao D.J., che bella sorpresa!”. “Ciao Rachel. Stanotte ho scritto il mio articolo e vorrei farvelo vedere. Se lo approvate, oggi stesso lo sottoporrò al signor Stevenson, non vedo l’ora che questa storia sia finita, in bene o in male”. “Vieni, entra, i ragazzi sono tutti qui. Tranne Buck, ma questo lo sai”. “Grazie Rachel”. La donna radunò tutti i ragazzi, Jesse e Teaspoon che non si era ancora recato nel suo ufficio. Riunitisi tutti nella baracca, D.J. lesse il pezzo. Era molto tesa per il loro giudizio. “Beh, devo dire che sono piacevolmente stupito, è un articolo sensazionale”, approvò Teaspoon. “Grazie Teaspoon, spero che la pensi così anche il signor Stevenson. Oggi glielo porterò e se tutto andrà bene, domani dovrebbe uscire sul giornale”. “Cosa ne pensate ragazzi?”, chiese D.J. ansiosa. “Beh, devo dire che hai talento e che hai mantenuto la tua promessa, non ci hai nominato e non hai scritto pettegolezzi su nessuno di noi. Siamo fieri di te”, esclamò Kid e tutti acconsentirono. “Grazie ragazzi, il vostro giudizio per me è molto importante. Voglio dimostrarvi che non vi ho mai mentito, che sono sincera quando dico che tengo a voi ed alla vostra amicizia e che sono felice di avervi conosciuto”. I ragazzi le sorrisero e la abbracciarono. Poi li salutò perché voleva tornare a casa a rileggere di nuovo il pezzo prima di consegnarlo. Rachel la accompagnò fuori e le chiese: “ Posso farne una copia? Voglio farlo leggere a Buck se vorrà”. “Certo Rachel, ma sono sicura che non vorrà leggerlo finchè non sarà uscito”. “Probabilmente hai ragione, ma non costa nulla tentare”. “D.J. andò a casa di Rachel e copiò l’articolo, poi tornò alla sua tenuta. Lesse e rilesse il pezzo, pranzò e poi si recò subito dal signor Stevenson. “Buongiorno signore, l’articolo è pronto”. “Bene bene”, disse l’uomo”, “fammi un po’ vedere”. Il direttore la fece accomodare ed iniziò a leggere. D.J. si contorceva nervosamente le mani e non vedeva l’ora che Stevenson le comunicasse il suo giudizio. Quando ebbe finito, esclamò: “ Mi prendi in giro? Noi non pubblichiamo saggi di storia ma articoli accattivanti che devono attirare e suscitare l’attenzione del lettore. Cosa vuoi che interessi ai cittadini come è nato il Pony Express o come è gestito dalla compagnia? Diamine, conosci il selvaggio Hickok, sei amica di un nero e di un mezzosangue, per non parlare del muto e mi rifili un trattato di storia americana? Riscrivilo da capo e butta sulla pagina tutto ciò che riesci a carpire a quei ragazzi, con ogni mezzo”. A D.J. si gelò il sangue nelle vene: si era purtroppo verificato quello che temeva. I(l signor Stevenson era uno sciacallo che voleva arricchirsi e vendere il suo giornale sulla pelle delle persone, se lei non l’avesse fatto, avrebbe perso il lavoro. Prese tutto il coraggio che aveva in corpo e disse: “ Mi dispiace signor Stevenson, ma io non ho intenzione di mettere alla berlina i miei amici e di scrivere falsità su di loro”. “Benissimo, allora non abbiamo più niente da dirci, sei licenziata”. Aprì un cassetto, prese dei soldi e glieli diede: “ Ecco, questo è il tuo compenso per il lavoro fatto finora. Buona fortuna”. “Ma..”, provò ad obiettare lei. “Ho detto buona fortuna”. Fu irremovibile. D.J. uscì sbattendo la porta. Era finita, il suo sogno si era infranto, non le restava che tornarsene in Italia. Andò a casa in lacrime ed incominciò a radunare le sue cose. Due giorni dopo, la domenica, sarebbe passata la diligenza, vi sarebbe salita e se ne sarebbe andata per sempre. Decise che non voleva salutare nessuno, non ne avrebbe avuto la forza e non sarebbe riuscita a sostenere lo sguardo di Buck. Probabilmente Rachel avrebbe chiesto informazioni al signor Stevenson ed avrebbe capito. Il suo sogno di indipendenza si era concluso.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


CAPITOLO 4 Rachel andò incontro a Buck quando tornò dalla sua corsa. “ Buonasera Buck, è andato tutto bene?” “Al solito, grazie”, rispose lui garbatamente ma distante. “Puoi venire in casa da me per favore? Devo mostrarti una cosa” “D’accordo. Sistemo il cavallo e ti raggiungo” “Bene, ti aspetto” Buck non aveva molta voglia di andare da Rachel perché temeva che sarebbe ancora andata all’attacco con la storia di D.J., ma non voleva contrariarla, d’altronde lei non c’entrava niente. Sistemò il cavallo, si lavò il viso nella bacinella d’acqua e poi si recò a casa della donna e bussò. “Avanti Buck, entra”. “Cosa devi mostrarmi?” “Siediti Buck. Voglio farti leggere una cosa” “Cos’è?” “L’articolo di D.J. Ce l’ha portato stamattina. Leggilo, per favore” “Ancora con questa storia, Rachel? Ti ho già detto che non voglio più saperne, lasciami stare per favore” “Non ti costa niente leggerlo e ti accorgerai di aver avuto torto” Buck si alzò facendo cadere la sedia: “Non voglio leggerlo, non mi interessa” e se ne andò sbattendo la porta “Buck!”, lo richiamò Rachel ma lui era già diretto verso la baracca. “Testone, dovrai renderti conto che stai sbagliando!”, gli urlò dietro. A cena nessuno fece cenno a D.J. ed all’articolo, ma tutti attendevano con ansia il giorno dopo per leggere l’articolo pubblicato. La mattina successiva, Jesse fu incaricato di andare da Tompkins per acquistare il giornale. Quando tornò, entrò nella baracca come una furia e disse: “ Qui non c’è niente, non l’hanno pubblicato”. “Fammi vedere”, disse Jimmy strappandogli il giornale dalle mani. Lo appoggiò sul tavolo e tutti, tranne Buck che era nella stalla, volendo stare da solo, sfogliarono il giornale: dell’articolo di D.J. non c’era traccia. Rachel si lasciò cadere sulla sedia ed esclamò: “ Che disastro! Evidentemente Stevenson voleva un articolo spazzatura sulla falsariga del romanzo di Marcus e quando ha visto che il pezzo di D.J. aveva un taglio storico l’ha cestinato. Devo andare da lei, temo che lui le abbia chiesto di riscriverlo e lei abbia rifiutato. Se è così ha perso il lavoro e non vorrei che commettesse qualche sciocchezza”. “Vengo con te”, disse Lou. “No, è meglio che vada da sola. Fammi un favore Lou, se dovessi tardare, prepara tu il pranzo ai ragazzi”. “ Va bene”, assentì la ragazza. Rachel si precipitò fuori a prendere il calesse e partì a tutta velocità verso la tenuta di D.J. Buck la vide partire in tutta fretta ed andò nella baracca per chiedere cosa fosse successo. “Sta andando da D.J. Il signor Stevenson non ha pubblicato il suo articolo e Rachel teme che sia stata licenziata. Leggilo Buck e vedrai che l’hai giudicata male”, disse Lou. Buck non disse nulla, uscì ed andò a prendere il suo cavallo. Aveva bisogno di fare una cavalcata. Mentre si dirigeva non sapeva dove, pensava a tutto quello che stava succedendo. Si era forse sbagliato sul conto di D.J. ed avevano ragione Rachel ed i ragazzi? Era strano in effetti che il signor Stevenson non avesse pubblicato l’articolo. Non sapeva cosa pensare, aveva solo bisogno di stare da solo. Rachel raggiunse il prima possibile la casa di D.J. Bussò e non sentì nessuna risposta. Preoccupandosi, decise di entrare. “Permesso, c’è nessuno? D.J. sono Rachel, posso entrare?”. D.J. era di sopra, in camera da letto a preparare i bagagli. Assorta nei suoi pensieri ed ancora con le lacrime agli occhi non aveva sentito bussare alla porta. “Entra pure, Rachel, sono al piano di sopra”. Rachel entrò, richiuse la porta e salì. Quando entrò nella camera da letto capì che i suoi timori erano fondati. “Cosa stai facendo? E’ andata male, vero?” “A te cosa sembra? Il signor Stevenson voleva un articolo spazzatura, Buck aveva ragione. Quando ho rifiutato mi ha licenziata. Non mi resta che tornarmene in Italia. Non mi trattiene più niente qui. L’unica cosa che mi dispiace è lasciare voi, ma non ho alternative” “Aspetta D.J., non affrettare le cose”. “Cosa devo aspettare Rachel? Non ho più un lavoro e non ho nessuno a cui appoggiarmi, i soldi che ho mi bastano solo per tornare a casa” “Potresti venire alla stazione e poi vedremo”. “Con Buck che non mi rivolge la parola? No, grazie Rachel, ma non potrei”. Rachel le si avvicinò e le strinse il braccio in segno di affetto. Poi d’un tratto le venne un’idea e le disse: “ Ti fidi di me?”. “Cos’hai in mente?”. “Non posso ancora dirtelo, non voglio darti false illusioni, ma per favore, fammi una promessa. Aspetta ancora qualche giorno a partire. Voglio tentare una cosa”. “Cosa?” “Ti prego fidati di me, mi prometti che non partirai? Non ti costa nulla aspettare qualche giorno. Promesso?” “D’accordo”. “Bene. Avrai presto mie notizie”. Rachel uscì di casa e si recò di corsa alla stazione. Le era venuto in mente che Teaspoon le aveva detto che al saloon alloggiava da alcuni giorni un famoso editore di New York: voleva portargli l’articolo di D.J. per vedere se avrebbe potuto ricavarne un libro. Arrivata alla stazione, fu assalita dai ragazzi che le chiesero cosa avesse saputo. Rachel raccontò velocemente tutto dicendo che avrebbe spiegato loro i dettagli più tardi. Prese l’articolo di D.J. ed andò in città. Ebbe la fortuna di trovare l’editore ad un tavolo da gioco del saloon. Lo avvicinò e gli chiese di parlare con lui. L’uomo non si fece pregare, dato che una bella donna richiedeva le sue attenzioni e le offrì da bere. Rachel accettò educatamente e gli spiegò la sua idea. L’uomo, il signor Smith, lesse l’articolo e lo trovò molto buono, perciò disse a Rachel che la settimana successiva avrebbe incontrato D.J. per conoscerla e valutare una possibile collaborazione. Rachel era felicissima, ma invece di andare da D.J., tornò alla stazione. Doveva assolutamente parlare con Buck. Quando arrivò, lui era appena rientrato dalla sua cavalcata, con le idee ancora confuse. Rachel gli andò incontro e gli disse: “ Adesso vieni immediatamente in casa da me e mi ascolti bene, senza fiatare”. Buck provò a protestare ma Rachel fu irremovibile. “Stammi bene a sentire e non provare a protestare finchè avrò finito. Sono stata da D.J.: sta racimolando le sue cose e si prepara a tornare in Italia. Ha scritto l’articolo sul Pony Express, che tu non hai voluto leggere, esattamente come ti aveva detto. Il direttore del giornale non l’ha ritenuto sufficientemente intrigante e pettegolo e le ha detto di riscriverlo scandagliando ed invadendo le vostre vite. Lei si è rifiutata ed è stata licenziata. Non ha più nulla da fare qui e sta per tornare da dove è venuta. Ora voglio sapere da te che intenzioni hai. Io ho in mente una soluzione che potrebbe aiutarla ad avere un altro lavoro e mi sono già mossa in questa direzione, se però tu hai intenzione di trattarla ancora come hai fatto nell’ultimo periodo, allora è meglio che se ne vada e si rifaccia una vita da un’altra parte. La conosco poco ma mi sono legata a lei e vedo che sta soffrendo a causa tua e sinceramente non se lo merita, con noi è sempre stata onesta e questa situazione te l’ha dimostrato. Allora, cos’hai intenzione di fare?”. Buck era rimasto senza parole, aveva ascoltato lo sfogo di Rachel ed a poco a poco si era reso conto di essere stato un perfetto idiota. “Mi dispiace Rachel, avevate ragione voi. Non so cosa mi sia preso, non volevo soffrire come mi era capitato con Kathleen e non volevo credere che D.J. fosse diversa, ma ora capisco quanto mi sia sbagliato. Dimmi per favore come possiamo aiutarla”. “Se ti ricordi, Teaspoon ci ha detto che in città alloggia da qualche giorno un famoso editore. L’ho raggiunto e gli ho fatto leggere la copia dell’articolo che D.J. aveva lasciato per te. Il signor Smith l’ha trovato buono e vuole ricavarne un libro, è disposto ad incontrarla lunedì. Lei non lo sa ancora perché volevo prima capire quali fossero le tue intenzioni”. “Sarebbe meraviglioso se riuscisse con questo progetto. Lascia che vada io a comunicarglielo, ho molto da farmi perdonare. Sempre che accetti ancora di parlarmi…” “Mi raccomando Buck, non farla soffrire ancora. Dille di passare da noi domani mattina, così le spiegherò tutto nei dettagli.”. “D’accordo. Grazie Rachel, sei un’amica”. Buck le diede un bacio sulla guancia. Andò poi a lavarsi. I ragazzi notarono il suo comportamento e la sua agitazione, ma preferirono non fare domande per non urtarlo più di quanto non lo fosse già in quei giorni. Quando fu pronto, prese il cavallo e si diresse da D.J. Rachel spiegò tutto ai ragazzi che tirarono un sospiro di sollievo. Mentre si dirigeva dalla ragazza, Buck pensava a cosa dirle per scusarsi, solo ora capiva quanto si fosse sbagliato e quanto tempo avesse perso. Quando arrivò alla tenuta, non trovò nessuno fuori e pensò che fosse in casa. Andò alla porta, bussò, ma non ricevette risposta. Provò ad entrare ma la porta era chiusa. Un brivido di terrore lo attraversò: temette che la ragazza se ne fosse già andata. Pensò a dove potesse cercarla e stava per andare in città quando ebbe un presentimento: e se… Lanciò velocemente il suo cavallo come se volesse volare. Quando arrivò al fiume, dove si erano incontrati la prima volta, la trovò seduta su una pietra con lo sguardo perso nell’acqua. Non si era nemmeno accorta che era arrivato qualcuno. Buck fece un colpo di tosse per attirare la sua attenzione. D.J. si voltò e quando lo vide fu sorpresa. Esclamò: “ Scusa, me ne vado subito, so che non mi vuoi parlare” e si alzò. Buck le rispose: “ No, non andartene, speravo e pregavo di trovarti qui”. “Davvero?”, chiese lei stupita. “Sì, sono andato a casa tua e non ti ho trovata e per un attimo ho temuto che fossi partita, poi qualcosa dentro mi ha suggerito di venire qui”. “In effetti sto per andarmene. Rachel mi ha chiesto di ritardare la partenza qualche giorno, ma ormai è deciso, così non mi avrai più intorno. Ma perché mi cercavi? Cos’ho fatto stavolta?”. “Oh niente, tu non hai mai fatto niente di male, sono io che sono un idiota ed ora l’ho capito. Rachel mi ha spiegato tutto. Sono mortificato, non riesco nemmeno io a spiegarmi perché mi sia comportato così e sia stato così duro con te. Potrai mai perdonarmi?” D.J. si sentì piegare le ginocchia e le lacrime incominciarono a sgorgarle dagli occhi, ma questa volta erano lacrime di gioia. Quando lui la vide piangere le si avvicinò; avrebbe voluto abbracciarla ma non osò e si limitò a dirle: “ Scusami D.J., non voglio più vederti piangere a causa mia”. “Oh no, Buck, queste sono lacrime di gioia. Non speravo più di sentire queste parole”. Lui le porse il suo fazzoletto e le disse: “ Rachel ha contattato un editore che è in città, gli ha fatto leggere il tuo articolo e forse puoi trarne un libro. Questo ti permetterebbe di avere nuovamente un lavoro e di non andartene, sempre che tu lo voglia”. “Cosa? Ma stai scherzando?” “No, però è meglio che te lo spieghi lei. Mi ha detto di venire alla stazione domani mattina e ti dirà tutto. Se ho capito bene, quell’uomo vuole incontrati lunedì”. “Ma è fantastico!”. “Sì e direi che è il caso di festeggiare”. Buck trattenne quasi il respiro e le disse: “ Posso invitarti a cena in città questa sera? Voglio farmi perdonare e festeggiare la notizia del libro”. “Davvero vuoi cenare con me in città?” “Se lo vuoi anche tu” “Mi farebbe davvero piacere e ne sarei onorata” “Bene”, disse Buck in evidente imbarazzo, “ passo a prenderti, diciamo per le sei e mezza?” “D’accordo e grazie” “Grazie a te di darmi una seconda possibilità”. Lei gli sorrise timidamente, lui ricambiò, montò a cavallo e le disse: “ A stasera allora” e poi partì al galoppo. A D.J. sembrava che stesse sognando, non le sembrava vero che Buck avesse cambiato opinione su di lei e che le avesse chiesto un appuntamento. Prese il suo cavallo e si precipitò a casa, dove si preparò dopo aver fatto un bagno caldo. Decise di indossare un semplice vestito azzurro pallido, grazioso ma non appariscente, ed attese con trepidazione l’arrivo di Buck. Il ragazzo, arrivato alla stazione, entrò come una furia nella baracca e capì che doveva a tutti una spiegazione. Raccontò velocemente il suo incontro con D.J., chiese scusa a tutti per il suo comportamento e poi si congedò per prepararsi, tra le battutine dei ragazzi, ma questa volta non reagì, se l’era meritato. Indossò la giacca nera delle grandi occasioni ed una camicia bianca, si pettinò i lunghi capelli neri, prese il calesse ed alle 6.30 in punto arrivò da D.J. Bussò alla porta e quando lei aprì lui rimase senza parole, tanto che gli uscì un semplice “ Ciao”. “Ciao”, rispose lei timidamente. “Allora, sei pronta?” “Ah ah”, rispose lei. Lui le porse il braccio, la scortò al calesse e l’aiutò a salire. Durante il tragitto Buck si scusò di nuovo più e più volte per il suo comportamento, ma lei lo rassicurò dicendogli che non voleva più parlarne. La cena fu piacevole e divertente. Dopo il primo imbarazzo, i due si erano sciolti e rilassati e ripresero a chiacchierare con confidenza come durante i giorni in cui Buck l’aveva aiutata a sistemare la casa. Lui le chiese a che punto fossero arrivati i lavori e fu stupito nell’apprendere che era tutto finito, quando era andato da lei non se ne era nemmeno reso conto. Lei gli raccontò dei giorni in cui i corrieri e Lou l’avevano aiutata e gli spiegò bene lo scontro con il signor Stevenson. Lui si scusò di nuovo ed incominciò a sciogliersi un po’ ed a raccontarle alcuni episodi della sua infanzia tra i kiowa. Terminata la cena, Buck la riaccompagnò a casa e quando fu il momento di salutarsi, le disse: “ Grazie ancora per avermi dato una seconda possibilità, ti prometto che non ti farò soffrire più”. Lei sorrise e gli si avvicinò per dargli un bacio sulla guancia ma lui la sorprese appoggiando le labbra sulle sue e sciogliendosi in un bacio prima timido, ma poi appassionato. Quando le loro labbra si staccarono, lei gli disse: “ Stavolta non fuggire via”. “No, non lo farò più, te lo prometto”. Lei lo baciò di nuovo e poi gli disse all’orecchio: “ Resta con me stanotte”. Lui la guardò stordito e non sapeva cosa dire, poi provò a balbettare: “ Ma non posso, come faccio con i ragazzi, si chiederanno dove sono finito e si preoccuperanno” “Credo che immagineranno benissimo che tu sia rimasto qui…”, disse lei con malizia, “ però se non ti va, non importa”. Lui la guardò negli occhi, poi la prese in braccio e si diresse verso la porta della casa.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5 Arrivati alla porta, D.J. gli disse sorridendo: “ Credo proprio che dovrai mettermi giù se vogliamo entrare, è chiuso a chiave”. Buck le sussurrò all’orecchio: “Solo il tempo di aprire però…” Lei di rimando lo baciò ed una volta a terra prese la chiave ed aprì la porta. “Benvenuto signor Cross, fai come se fossi a casa tua”, gli disse scherzando. Oltrepassata la soglia e chiusa la porta, Buck la prese di nuovo in braccio, salì le scale e si diresse verso la camera da letto. Una volta entrati la mise giù di nuovo e la baciò. Lei si staccò per un momento e gli disse: “Aspettami qui, torno subito, mettiti comodo” e si diresse verso la stanza da bagno. Buck era molto agitato e nervoso e non sapeva come comportarsi, tutto si sarebbe aspettato da quella sera meno che passare la notte con D.J. Al momento della proposta della ragazza era rimasto costernato, ma aveva subito capito che era quello che voleva anche lui. D.J. gli aveva detto di mettersi comodo, ma cosa doveva fare? Togliersi la giacca, sedersi? E dove? Sul letto gli sembrava troppo sfacciato, alla scrivania troppo da scolaretto. Mentre si faceva tutte queste domande, D.J. si era tolta il vestito ed aveva indossato una semplicissima camicia da notte rosa ed aveva sciolto i suoi lunghi capelli biondi. Anche lei era molto agitata, ma voleva quel ragazzo con tutte le sue forze, sapeva che era l’uomo giusto per lei. Quando uscì dal bagno, lo trovò ancora in piedi dove l’aveva lasciato, voltato verso la parete del letto, e gli disse: “ Non ti avevo detto di metterti comodo? Dovrò pensarci io dunque”. Buck si girò di scatto e rimase a bocca aperta: era bellissima a piedi nudi, con i capelli sciolti e con quella camicia da notte. Non riuscì a proferire parola. Lei gli si avvicinò, lo baciò teneramente ed incominciò a togliergli la giacca. “Così va molto meglio vero?” Lui non rispose ma si limitò ad annuire. D.J. gli aprì la camicia, continuando a baciarlo avidamente ma Buck era come impietrito, non sapeva veramente come comportarsi, aveva paura di sbagliare qualcosa. Quando lei gli ebbe tolta la camicia ed incominciò ad armeggiare con i suoi pantaloni, si fece coraggio e baciandola con più passione, iniziò a far scivolare le spalle della camicia da notte, finchè non cadde a terra lasciando il corpo di D.J. completamente nudo. Lui la guardò con ammirazione e lei gli disse: “ Era ora!” e gli aprì i lacci dei pantaloni, spingendolo a poco a poco verso il letto. Lui si lasciò guidare e le disse: “ Sei bellissima”. D.J. sorrise e lo fece sedere sul letto. Gli tolse gli stivali e poi lui prese in mano la situazione. La rovesciò sul letto, finì di spogliarsi ed in un attimo fu sopra di lei. Cercò di mantenere la calma e di non essere frettoloso, non sapeva se per D.J. fosse la prima volta e non voleva nel caso farle male. Lei si lasciò trasportare da lui, per nulla intimorita dalla sua effettiva prima volta, fidandosi completamente di lui. I loro movimenti si sincronizzarono e lui fu dolcissimo tanto che D.J. provò solo un minimo dolore che non diede a vedere per non preoccupare Buck. Il volto del ragazzo si infilava tra il suo collo e la sua testa, riempiendola di baci appassionati ed i suoi lunghi capelli neri ricadevano dolcemente sul viso di D.J. che si sentiva in paradiso e felice come non mai. Quando Buck uscì da lei, si accasciò sfinito al suo fianco. D.J. gli disse dolcemente: “ Stai bene?” “Ah ah”, rispose lui ansimando ancora, “ e tu? Non ti ho fatto male vero? Ho fatto qualcosa di sbagliato?” “E’ stato meraviglioso, assolutamente perfetto”. “Sono contento, sai, anche per me è stata la prima volta e non sapevo esattamente come comportarmi”. “Buck Cross, come è possibile che un ragazzo speciale come te non abbia mai avuto una donna? Sono tutte matte le ragazze di qui? Però sono contenta di essere stata la prima!” e lo baciò. Lui le rispose: “ Come ti ho già detto, le ragazze non amano intrecciare relazioni con un meticcio e poi forse aspettavo la donna giusta” “Allora non capiscono davvero nulla! Ed ora l’hai trovata la donna giusta?”, gli chiese maliziosa. “Mah, chissà, vedremo. Ti prometto che la prossima volta sarò meno imbranato” “Bene, quindi ci sarà una prossima volta? Non osavo quasi sperarlo, se penso solo a stamattina…” “Vorrei che ci fossero ancora mille prossime volte o di più. Non sono un ragazzo da una notte e via. E per quanto riguarda stamattina….ti prego di perdonarmi ancora una volta per averti fatto soffrire” “Sono contenta di sentire che non mi abbandonerai di nuovo. Per il resto, credo di averti dimostrato di averti perdonato…”, gli disse maliziosa. “Grazie, non sapevo se sperarlo. Se proprio devo trovare un difetto alla nostra prima volta, beh, ricordami di legarmi i capelli” “Perché?”, chiese lei divertita. “Perché mi ricadono sul volto e non posso contemplare completamente il tuo bellissimo viso. “ “Oh, se è per questo rimediamo subito…” e gli montò sopra, lasciando lui sotto di lei e ripresero a fare l’amore teneramente, non riuscendo a saziarsi l’uno dell’altra. Quando si sdraiarono vicini, lui le disse: “ Beh, anche questa è una buona soluzione” e la baciò. Rimasero un po’ abbracciati senza parlare, poi all’improvviso Buck le chiese: “ D.J., qual è il tuo vero nome?” “Perché lo vuoi sapere?” “Perché ora che sei la mia ragazza, voglio sapere tutto di te” “Ah, sono la tua ragazza ora?” “Beh, solo se lo vuoi anche tu” Per tutta risposta, lo baciò ripetutamente, poi gli sussurrò all’orecchio il suo nome completo, chiedendogli però di continuare a chiamarla D.J. perché non amava molto il suo nome e lui acconsentì. “A me piace invece, ma farò come vuoi”. Rimasero abbracciati ancora per un po’ e poi si addormentarono l’uno nella braccia dell’altra. La mattina dopo, D.J. si svegliò per prima. Rimase qualche minuto a contemplare Buck che dormiva sereno e rilassato nel suo letto, con i neri capelli spettinati che risaltavano sul bianco del cuscino, ed ancora faticava a credere che fosse successo davvero. Decise di preparargli la colazione per quando si fosse svegliato. Si infilò la sua camicia, assaporando il suo profumo mentre la indossava e scese a preparare sia delle uova con prosciutto per lui sia dei biscotti con la marmellata per lei e del thè. Non aveva idea di cosa potesse piacere a Buck e si disse che aveva ancora molte cose da imparare sul suo conto. Quando tutto fu pronto, portò il vassoio in camera da letto, lo appoggiò sulla scrivania e si rinfilò accanto a Buck che proprio in quell’attimo si svegliò. Stiracchiandosi le disse: “ Buongiorno principessa” e si mise a sedere per baciarla. Lei ricambiò il bacio e poi gli disse: “ Buongiorno! La colazione è pronta. Non sapendo cosa ti piace, ti ho preparato uova al prosciutto o in alternativa biscotti con la marmellata. Il bacon non ce l’ho perché non mi piace, ma se prenderai l’abitudine di stare qui con me…. Me lo procurerò!”. “La proposta mi sembra allettante”, le rispose, “ soprattutto se mi prometti di preparare la colazione sempre con solo la mia camicia addosso!” D.J. arrossì un po’ e lui la baciò teneramente. “Sei bellissima così e sono molto fortunato a non averti persa per la mia stupidità” “Non ci pensare più, godiamoci questi momenti e soprattutto facciamo colazione, altrimenti si raffredderà tutto!”. Prese il vassoio e lo adagiò sul letto. Lei mangiò marmellata e biscotti e bevve una tazza di thè, lui mangiò sia le uova che i biscotti, aveva una fame da lupi. “Potrei abituarmi sai a questo tipo di risveglio!” “Quando vuoi, la mia casa per te è sempre aperta, puoi venire e restare quando vuoi, per me è solo un piacere”. Lui la baciò e ripiombarono sotto le lenzuola. Rimasero un po’ abbracciati a letto e poi decisero che era ora di vestirsi e di raggiungere Rachel e gli altri che sicuramente si erano preoccupati un po’ per l’assenza di Buck, nonostante probabilmente immaginassero come fossero andate le cose. I due si prepararono a turno e poi uscirono di casa tenendosi per mano e scambiandosi teneri baci. Durante il tragitto Buck provò ad immaginare cosa dire ai ragazzi e Rachel ma D.J. lo tranquillizzò: “ Certo sarà un po’ imbarazzante, ma d’altro canto credo che tu debba essere naturale e sincero, non abbiamo fatto nulla di male, anzi…”. Lui annuì ma rimase comunque teso. Lei cercò di cambiare discorso e gli disse: “ Posso farti una domanda personale?” “Certo” “Sono stata la prima ragazza con cui hai fatto l’amore perché non ti sei mai innamorato o perché le tue storie non sono andate a finire bene? Rispondimi solo se ne hai voglia, non ti sentire obbligato “ “Che bella domanda leggera per farmi rilassare!”, la prese in giro lui. “Va bene, scusa, non te lo dovevo chiedere, fai come se non ti avessi detto nulla”. “No, voglio risponderti. Per me è difficile aprirmi, ma con te non voglio avere segreti, voglio aprirti il mio cuore. Mi sono innamorato due volte: una era una ragazza bianca allevata nel mio accampamento. Eravamo promessi anche se eravamo molto giovani. Poi un giorno, mentre gli uomini erano a caccia, sono arrivati gli uomini bianchi a razziare il nostro accampamento e l’hanno portata via. L’ho rivista qualche tempo fa ma stava per sposarsi con un altro uomo e mi ha detto che non eravamo destinati a stare insieme. Si chiama Camille. Da allora non ho più avuto sue notizie. L’altra ragazza era una giovane donna ricca, che frequentava Parigi, San Francisco e girava per il mondo. Mi sono innamorato di lei ma alla fine ha scelto di stare con suo padre. Forse per lei sono stato solo un curioso passatempo o un modo per far arrabbiare suo padre. Si chiama Kathleen Devlin. Questo è quanto”. “Mi dispiace Buck, non ti meriti di soffrire, sono state proprio delle sciocche. Non so come sia possibile non amarti..”; si accorse troppo tardi delle parole che le stavano uscendo dalla bocca ed arrossì. Lui notò il suo imbarazzo e fece finta di niente ma le disse: “ Grazie D.J., sei molto dolce. E tu? Ti sei mai innamorata prima?” “Credevo di sì, ma poi ho capito che non era l’uomo giusto per me. Cercava una moglie per sistemarsi ma non è il tipo di vita che voglio. Cerco passione in un rapporto, non abitudine”. “Questo mi sembra di averlo intuito..” e sorrise alzando il sopracciglio in un modo che la faceva impazzire. “Forse è stato meglio così per entrambi, abbiamo scoperto le gioie dell’amore insieme” e si strinse a lui. Buck la abbracciò e baciò teneramente. Intanto erano arrivati alla stazione. I ragazzi erano quasi tutti impegnati in qualcosa probabilmente, perché fuori c’era solo Jimmy. “Bene bene, ecco il fuggiasco di ritorno. Inutile chiederti dove sei stato a quanto pare!”, scherzò Jimmy. Poi urlò verso la baracca: “ Ehi, ragazzi, il figliol prodigo è tornato”. All’istante, tutti si precipitarono fuori per “accogliere” Buck. Lui disse a D.J. nell’orecchio: “ Cosa ti avevo detto?” Lei sorrise e si strinse ancora di più a lui. “Bene bene bene, passata bene la serata e la nottata ragazzi? Pare di sì da quel che vediamo”, li prese in giro Cody. Venne in loro aiuto Rachel che li rimproverò: “ Ragazzi dai, lasciateli stare. Buck, tu vatti a cambiare intanto che io accolgo D.J. in casa, così poi potremo parlare del suo articolo. Credo abbiate già fatto colazione, giusto?” “Sì, Rachel, grazie”, disse D.J. Buck la aiutò a scendere dal carro, le diede un bacio sulla guancia, cosa che lasciò D.J. molto sorpresa, e prima di dirigersi alla baracca le disse: “ Ci vediamo tra poco”. D.J. annuì e poi chiese a Lou se volesse unirsi a loro e la ragazza ne fu felice. Mentre le tre donne andavano da Rachel, Buck nella baracca fu assalito dai ragazzi che volevano conoscere i dettagli della serata trascorsa con D.J. “A quanto pare ti sei fatto perdonare eh?”, lo stuzzicò Noah e gli altri rincararono la dose. Buck, seppur imbarazzato, non si arrabbiò perchè sapeva che era stato molto scorbutico e spiacevole con loro nei giorni precedenti, quindi raccontò per sommi capi la serata senza entrare troppo nei dettagli ma quando le domande andarono oltre, con cortesia disse che non erano affari loro e Kid intervenne in sua difesa. Quando si fu cambiato, si congedò da loro e si recò da Rachel. Intanto anche quest’ultima e Lou chiesero a D.J. come fosse andata la serata. “Allora? Deduco che le cose siano andate molto bene ieri sera!”, disse Rachel maliziosa. “Beh sì”, rispose D.J. un po’ imbarazzata. Poi decise di raccontare tutto perché ormai considerava Lou e Rachel delle amiche e poi c’era poco da nascondere visto che Buck aveva trascorso la notte da lei. “La serata è stata molto piacevole. Durante il tragitto Buck non ha fatto altro che scusarsi per il suo comportamento ed all’inizio a cena eravamo un po’ imbarazzati, ma poi abbiamo iniziato a chiacchierare ed abbiamo ritrovato subito la nostra sintonia. Quando siamo tornati a casa lui mi ha ringraziata per avergli dato un’altra possibilità, allora io stavo per dargli un bacio sulla guancia per ringraziarlo a mia volta per la bella serata, ma lui mi ha sorpresa baciandomi dolcemente. Io gli ho chiesto, scherzando, per alleggerire un po’ la tensione, se avesse intenzione di scappare di nuovo e lui mi ha detto di no e mi ha baciata ancora. Io d’istinto gli ho chiesto di rimanere con me e lui, dopo aver titubato per un momento, ha accettato ed eccoci qui” “Bello?”, chiese Lou. “Meraviglioso e dolcissimo, la prima volta per entrambi” ed arrossì un po’. “Siamo veramente felici per voi, siete davvero una bella coppia ed era un peccato vedervi divisi”, notò Rachel. “Grazie, spero che d’ora in poi le cose andranno bene. A proposito, Buck mi ha accennato riguardo alla tua idea” “Sì, adesso ti spiego…” Nel frattempo Buck bussò alla porta: “ Posso?”. “Certo, arrivi giusto in tempo, siediti Buck”. “Grazie Rachel” “Dicevo, mi è venuto in mente che Teaspoon mi aveva accennato che si trova in città un editore di New York che alloggia al saloon ed ho pensato di portargli da leggere la copia del tuo articolo che avevi lasciato per Buck. Lui l’ha letta e mi ha detto che potrebbe effettivamente, lavorandoci un po’, ricavarci un saggio di storia. Vuole incontrarti lunedì in tarda mattinata al saloon” “Ma è fantastico!”, esclamò D.J., “ sarebbe un’occasione meravigliosa e così potrei avere ancora un lavoro. Grazie Rachel, sei un genio!” e l’abbracciò d’istinto. “Non ho fatto niente di speciale, mi dispiaceva solo vedere come il signor Stevenson ti aveva trattata, ma prima di darti false speranze ho voluto parlare anche con Buck che ha capito di essere stato uno sciocco e fortunatamente è corso da te”. “Va bene, me lo merito. Saprò farmi perdonate da tutti”. “Senti, perché non ti fermi qui a pranzo? O avete già dei programmi per oggi”, chiese Rachel. “Veramente volevo portarla a fare una piccola gita al fiume nel pomeriggio per stare un po’ insieme e recuperare il tempo perso, ma possiamo tranquillamente andarci dopo pranzo, cosa ne dici D.J.?” “Non vorrei essere di troppo disturbo Rachel” “ Ma quale disturbo? Ormai sei parte della famiglia, forza!” “Va bene, ma a patto che stasera ricambierete il favore e verrete tutti a cena da me, ne avevamo già parlato, ricordi Rachel?” “Sì, dai, vi prepareremo una cena coi fiocchi!”, disse Buck. “Prepareremo?”, fece notare D.J., “ ho capito bene? Hai detto noi?” “Sì, cioè, se per te va bene. Devo farmi perdonare da tutti e vorrei aiutarti” “Per me va benissimo. Deciso allora?” “Perfetto”, dissero in coro Lou e Rachel. “Anche se non so cosa potremo preparare visto quello che hai in dispensa…” “Hai curiosato nella mia dispensa?” “Beh, sì, mentre tu ti stavi preparando mi hai detto di comportarmi come se fossi a casa mia ed ho curiosato un po’ in giro, mi dispiace” “Va bene, sono contenta che tu ti stia ambientando da me. Comunque c’è tutto il necessario in dispensa, tranquilli” Risero tutti. “Vengo subito ad aiutarti con il pranzo Rachel”, si propose D.J., ma la donna protestò: “ Assolutamente no! Adesso tu e Buck ve ne state qui sul mio portico tranquilli a coccolarvi un po’, visto che ve lo meritate, e vi chiamerò quando sarà pronto. Devi già cucinare stasera” “Agli ordini capo”, esclamò D.J. ridendo. Rachel e Lou tornarono alla baracca e Buck e D.J. si sedettero sul dondolo sotto il portico. D.J. si appoggiò al petto di Buck teneramente e gli disse: “ Se penso che solo ieri mattina ero pronta a lasciare tutto ed a tornare in Italia! Come possono cambiare le cose in così poco tempo! Non osavo sperare tanta felicità!”. “Per fortuna ho capito in tempo cosa mi stavo perdendo, altrimenti non me lo sarei mai perdonato”. Si baciarono appassionatamente, incurante del fatto che gli altri li stessero spiando dalla baracca. D.J. poi chiese a Buck: “Quindi dopo pranzo mi porterai al fiume?” “Sì, pensavo di tornare dove ci siamo conosciuti e dove abbiamo ricominciato per festeggiare la nostra nuova storia, se per te va bene” “Qualunque cosa va bene, per me l’importante è stare con te e non lasciarti scappare più.” “Non succederà” e si baciarono di nuovo. Quando il pranzo fu pronto, Rachel li chiamò ed i due raggiunsero gli amici nella baracca. Buck volle sapere come fossero andate le cose mentre lui si rifiutava di andare ad aiutare D.J. con la casa: “Raccontatemi un po’ cosa avete fatto e come è nato l’articolo di D.J. che devo ancora leggere bene tra l’altro. Non voglio perdermi niente, devo recuperare il tempo perso” “Beh”, intervenne Noah, “ io ho avuto il privilegio di essere stato il primo ad andare da lei e devi a me la sua vita amico, perciò mi aspetto una giusta ricompensa!”, scherzò. “Perché?”, chiese Buck. “Beh, perché quando sono arrivato l’ho trovata appesa all’ultimo piolo di una scala pericolante, intenta a verniciare l’alto della facciata. Ho dovuto faticare per farla scendere!” “Cosa???”, esclamò Buck, “ ma sei matta?” “Tu te ne eri andato, in qualche modo dovevo arrangiarmi” “Oh mamma mia, che testona” “Testona io??? Davvero???” “Ok, ok, siamo una bella coppia da questo punto di vista..” “Beh, spero anche per altro…”, aggiunse sorniona D.J. Buck fu molto imbarazzato ed arrossì. A turno tutti i ragazzi raccontarono il loro contributo tra battute e scherzi e punzecchiando ogni tanto Buck che non reagiva perché era troppo felice e sapeva di meritarselo. “Ike è stato molto carino”, precisò D.J., “ mi ha portato un foglio con scritta la sua esperienza, così da dare anche lui il suo contributo e mi ha aiutato forse più degli altri perché non chiacchierando, il lavoro procedeva più speditamente”. “Grazie Ike”, disse dolcemente Buck. Il pranzo fu molto divertente ed alla fine D.J. annunciò: “ Allora stasera vi aspettiamo io e Buck tutti a casa mia per offrirvi una cena di ringraziamento per il vostro aiuto e la vostra gentilezza” e Buck aggiunse: “ E per farmi perdonare”. “Cucinate voi due?”, chiese Cody. “Sì, io vi cucinerò qualche piatto italiano e Buck mi aiuterà” “Speriamo bene”, scherzò Cody. Per tutta risposta Buck gli lanciò una mela. Risero tutti e si diedero appuntamento per le 7 da D.J. Buck e D.J. salutarono tutti e partirono per la loro gita con il cavallo di Buck. Quando arrivarono al fiume, lui disse: “Eccoci qui, dove tutto è cominciato. Ma davvero non mi hai sentito arrivare?” “No, stavo godendomi un bagno rinfrescante immersa nei miei pensieri. Tu piuttosto, non mi hai proprio vista?” “Certo che no, altrimenti non mi sarei mai tuffato nudo!” “Beh, potremmo replicare, ora non abbiamo più vergogna di stare nudi…” Buck la baciò ed iniziò a spogliarla lentamente e lei fece altrettanto. Entrarono in acqua e lei gli disse: “Devo dire che non mi ero sbagliata sul tuo fisico perfetto…” “Cosa vuoi dire?”, chiese Buck incuriosito. “Beh, devo confessarti una cosa….mentre uscivi dall’acqua per vestirti ho dato una sbirciatina…” “Cosa???Non ci credo, ma sei tremenda!” “Ebbene sì. Mi avevi colpito molto, ti trovavo molto bello e non ho resistito” “Ah sì eh, allora adesso devi pagare pegno…” ed incominciò a schizzarla con l’acqua. Lei rispose al fuoco ed in un attimo si ritrovarono avvinghiati a fare l’amore dolcemente ed incondizionatamente. “Ti amo Buck Cross, so che magari è presto per dirtelo e tu non sei ancora pronto per sentirlo, ma non voglio nascondere i miei sentimenti. Ti amo da morire” e lo baciò. Buck si limitò a rispondere : ”Grazie”, non riusciva ancora ad andare oltre, ma lei capì che non servivano le parole, non importava se non era ancora pronto per dirle, le dimostrava con i fatti che teneva molto a lei e per ora le bastava. Uscirono dal’acqua, si asciugarono con una coperta che lui aveva portato e si rivestirono. Rimasero per un po’ in silenzio abbracciati baciandosi di tanto in tanto, poi lui interruppe il silenzio e le disse: “Grazie davvero D.J., per avermi perdonato, per avermi dato un’altra occasione e per amarmi così tanto. Non sono abituato a tutte queste attenzioni ed a questa felicità ma ci tengo davvero molto a te”. “Lo so Buck, lo capisco e sono grata al cielo per questo” e lo baciò di nuovo. Si resero conto di aver fatto un po’ tardi e, ripreso il cavallo, andarono a casa di D.J. per preparare la cena. Arrivati si diedero una sistemata in bagno e poi iniziarono i preparativi. D.J. voleva cucinare un piatto italiano, ma non avendo effettivamente molto in casa ed essendo domenica, quindi il negozio di Tompkins era chiuso, optò per un semplicissimo piatto di pasta alle verdure e per della carne accompagnata da patate. Per dolce decise di cucinare una torta di mele come le aveva insegnato sua nonna. Buck l’aiutò a tagliare le verdure ed a pelare le patate mentre lei si mise ai fornelli e poi preparò la tavola. Poco prima che arrivassero le 7, andò in camera a cambiarsi per rendersi un po’ più carina per l’occasione, mentre Buck sistemava le ultime cose. Decise di indossare una gonna turchese ed una camicetta bianca con maniche corte, data l’elevata temperatura di luglio. I ragazzi, Teaspoon e Rachel arrivarono mentre lei era ancora in camera e D.J. disse a Buck di andare ad aprire, lei sarebbe scesa subito. Quando arrivarono nel cortiletto adiacente la casa, Buck aprì la porta e diede loro il benvenuto, invitandoli ad entrare in casa. “Buck, li hai fatti accomodare?”, chiese D.J. mentre scendeva dalle scale. “Sì, non ti preoccupare, fai con comodo, ci penso io qui”. “Arrivo, arrivo”. “Siamo in anticipo?”, chiese Teaspoon. “No, ho fatto tardi a prepararmi, scusate, eccomi, sono pronta, accomodatevi e fate come a casa vostra, siete la mia famiglia ormai”. I ragazzi ringraziarono e D.J. chiese a Buck di accompagnare Teaspoon a fare il giro della casa mentre lei accoglieva gli altri che la conoscevano già, visto che l’avevano aiutata a sistemarla. D.J. offrì loro degli stuzzichini, mentre mise in pentola la pasta e quando Teaspoon e Buck furono tornati si misero tutti a tavola. “Complimenti D.J.”, disse Teaspoon, “ ti sei sistemata proprio bene”. “Grazie Teaspoon, ma il merito è anche dei ragazzi che mi hanno aiutato tantissimo”. “D.J., credo che sia pronta la pasta, mi hai detto 10 minuti” “Oh, sì, grazie Buck, vado subito in cucina”. “Ti aiuto”, si offrì Rachel ma D.J. fu categorica, erano loro ospiti e non dovevano preoccuparsi di nulla. Fu Buck ad andare con lei in cucina ad aiutarla e tutti si guardarono stupiti. Tornarono con una zuppiera piena di pasta fumante che D.J. distribuì nei piatti degli amici che la guardarono un po’ diffidenti ma poi Cody ruppe gli indugi, l’assaggiò e dopo il suo apprezzamento, tutti iniziarono a mangiare. “Dite la verità, nessuno si fidava delle mie capacità culinarie, o sbaglio?”, scherzò D.J. “Beh, in effetti…”, intervenne Jimmy e tutti risero, compreso Buck che baciò poi teneramente D.J. senza vergogna. I ragazzi non fecero nessun commento ma erano molto felici per lui. Dopo la pasta, Buck si alzò con D.J. per sparecchiare e venne servita la carne e tutto era intervallato da una piacevole conversazione che spaziava in ogni ambito, compresa la nuova opportunità lavorativa che si stava presentando a D.J. Quando fu il momento di sparecchiare di nuovo per passare al dolce, Buck chiese a D.J. : “ Mi presteresti un tuo nastro per i capelli, mi danno un po’ fastidio mentre ti aiuto e non vorrei far cadere qualche capello nei piatti, non sarebbe carino”. “Certo tesoro, non so bene dove li ho messi, prova in camera nel cassetto dello specchio del cassettone oppure in bagno nel mobiletto, saranno sicuramente in uno dei due posti” “Ok, grazie” e si diresse di sopra a passo sicuro. Tutti si guardarono l’un l’altro senza proferire parola per un attimo, poi ripresero la conversazione mentre D.J. finiva di sparecchiare. Buck scese poco dopo con i capelli legati in una coda e D.J. gli chiese: “ Dove sono quindi?” “In bagno nel mobiletto” “Oh, grazie, non ho ancora imparato dove ho sistemato tutte le mie cose”. Poi guardò per caso i suoi ospiti e li vide stupiti. “Cosa c’è, ho detto qualcosa di sbagliato?”, chiese preoccupata. Prese la parola Rachel che esclamò: “No, anzi, sembra tutto così naturale che ci ha lasciati senza parole. Sembrate affiatati ed in confidenza come una coppia sposata da anni e non siamo abituati a vedere Buck così, siamo un po’ spiazzati, questo è tutto”. D.J. fece un timido sorriso ma fu Buck a prendere la parola: “So che vi sembra strano il mio attuale comportamento, non siete forse abituati a vedermi così espansivo ma il rischio di perdere D.J. mi ha fatto capire cosa voglio davvero e credo che questa volta posso essere felice e posso pensare ad un futuro, voglio crederci, voglio vincere tutte le mie paure e le mie difese e voglio vivere completamente questa nuova avventura. D.J. mi piace molto, non voglio più nasconderlo e soprattutto ho capito che voi siete la mia famiglia e che mi volete bene, quindi non devo vergognarmi di dimostrare i miei sentimenti davanti a voi. Lei mi fa stare bene e finchè sarà così, non voglio più tirarmi indietro”. “E’ bellissimo vederti così felice Buck”, commentò Lou ed anche Ike fece segno di essere felice per l’amico. “Grazie Ike”, disse Buck. “Per quanto mi riguarda, sapete cosa provo per Buck, mi sono innamorata follemente di questo ragazzo che credevo di aver perso per sempre e nulla può rendermi più felice”, affermò D.J. “Non lo avevamo proprio capito sai?”, scherzò Noah. Tutti risero e poi D.J. annunciò: “Ed ora è il momento del dolce: la torta di mele che mi ha insegnato a cucinare mia nonna. Spero che vi piaccia” Buck stava per seguirla in cucina ma lei lo fermò: “ Almeno il dolce goditelo da seduto, ci penso io, grazie”. Lui le sfoderò un meraviglioso sorriso che la spezzò e le fece desiderare che se ne andassero tutti presto e che lui restasse con lei anche quella notte. Dopo cena, andarono tutti fuori sulla veranda a chiacchierare ed a godersi un po’ di fresco e poi Teaspoon decise che era ora di tornare alla stazione perché il giorno dopo aspettavano una sacca della posta molto importante e non potevano essere in ritardo. “Buck, torni con noi?”, chiese Jesse. Buck arrossì un po’, ma rispose: “No, ci vediamo domani mattina alla stazione” e guardò D.J. come per avere il suo consenso. Lei gli sorrise timidamente e Cody scherzò un po’: “Dolce notte piccioncini”. I due non risposero ma si limitarono a sorridere. D.J. prese accordi con Rachel per la mattina successiva per andare dall’editore e poi si salutarono. Buck e D.J. rientrarono senza parlare e quando furono in casa, lei si limitò a dirgli: “Grazie”. Lui la baciò e non disse nulla. Finirono di sistemare e poi, di nuovo senza parlare, lui la guardò negli occhi, la prese per mano e la portò in camera da letto. La spogliò teneramente, lei fece altrettanto e finirono l’uno nelle braccia dell’altra a fare l’amore con passione ed avidità, lui con i capelli legati come aveva detto la notte prima e per questo dettaglio lei sorrise tra sé e sé. Mentre la possedeva dolcemente le disse quelle due parole che lei sognava di sentire: “ Ti amo” e gli occhi di D.J. si riempirono di lacrime di gioia.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


D.J. capitolo 6 La mattina dopo Buck si svegliò presto, era ancora emozionato per la serata che avevano trascorso tutti insieme e per lui era stato come l’inizio di una nuova vita, perciò non era riuscito a dormire molto. Si girò e vide D.J. che dormiva serenamente con stampato un meraviglioso sorriso sulle labbra e si chiese se stesse sognando qualcosa di particolare o se fosse solo la felicità a farla dormire così serena. Si fermò per un attimo a guardarla e si ricordò che la sera prima era riuscito a dirle che la amava. Forse per questo lei era così serena e felice, osò sperare. Non poteva credere di aver pronunciato così presto quelle parole ma gli erano sgorgate dal cuore ed era felice perché se le aveva pronunciate voleva dire che si era innamorato davvero. Sentiva che questa volta sarebbe andato tutto bene. Decise di farle una sorpresa a sua volta e dopo aver indossato i pantaloni, a piedi nudi e torso nudo scese in cucina, dove ormai si sapeva muovere senza problemi. Preparò anche lui le stesse cose che aveva preparato lei il giorno prima e si ripromise di accompagnarla da Tompkins dopo l’incontro con l’editore, doveva proprio riempire quella dispensa, anche perché spesso sarebbero stati in due in quella casa. Voleva passare più tempo possibile in sua compagnia, non riusciva a stare lontano da lei. Prese il vassoio, vi appoggiò il necessario e salì in camera da letto. D.J. dormiva ancora profondamente e non voleva svegliarla, così decise di sdraiarsi di nuovo accanto a lei, ma quasi subito D.J. aprì gli occhi ed incrociò quelli neri e profondi del suo amore. Fece un enorme sorriso e gli disse: “Buongiorno signor Cross, che piacere aprire gli occhi e vedere il tuo bel viso come prima cosa al mattino”. “Buongiorno a te principessa, la colazione è servita!” “Davvero? Grazie, sei un tesoro” “Ho ricambiato il favore” e poi si baciarono. Lui si alzò e lei notò che aveva indosso solo i pantaloni ed aveva i piedi nudi e gli disse: “ Ti adoro così, sei molto sexy!” Buck arrossì un po’, non si era ancora abituato a ricevere complimenti da una donna e si limitò a sorridere. Lei si sciolse come sempre di fronte a quel sorriso che considerava criminale: era un’arma potentissima che sapeva spezzarla in ogni momento. Fecero colazione in silenzio e ad un tratto lei gli disse: “Grazie”. “Per la colazione? Prego” “No, cioè, sì, anche per la colazione, ma soprattutto per le parole che mi hai sussurrato ieri notte. Non eri obbligato a dirle” “Ed infatti non mi sono sentito obbligato, ho detto solo quello che provo, ti amo signorina!” Per tutta risposta lei lo baciò avidamente e fecero l’amore. D.J. poi lo prese in giro e gli disse: “Alla fine hai tenuto i capelli legati!”. “Sì, ho così potuto godere completamente del tuo viso!” “Solo del viso?”, gli disse punzecchiandolo. “D.J.! Sei incorreggibile!” “Lo so”, gli rispose sorridendo e facendogli una linguaccia. Lui rise forte e la strinse di nuovo a sé con dolcezza. Rimasero ancora un po’ a letto a coccolarsi e poi si prepararono per raggiungere Rachel e gli altri alla stazione. D.J. era un po’ agitata per l’incontro con l’editore ma Buck, che mentre lei si preparava aveva letto bene il suo articolo, la incoraggiò dicendole che sarebbe andato tutto bene. Lui sarebbe andato nel frattempo da Teaspoon per prendere accordi per degli incarichi che lui voleva affidargli nei giorni successivi e poi la avrebbe accompagnata da Tompkins per le spese. Si diressero alla stazione e dopo aver salutato gli altri, fecero salire Rachel sul carro ed andarono in città. Rachel accompagnò D.J. al saloon e la presentò al signor Smith che la salutò con cortesia e la invitò a sedersi al tavolo con Rachel. “Dunque signorina, la tua amica mi ha fatto leggere il tuo articolo e mi ha spiegato cos’è successo con il signor Stevenson. Non condivido la sua posizione ma posso capirlo. Con il lavoro che faccio io, fortunatamente, posso essere più elastico e devo dire che il taglio che hai dato al tuo articolo mi piace molto e mi ha impressionato positivamente anche il tuo modo di scrivere. Penso che potremmo ricavarne un bel libro di storia sul Pony Express. Certo bisognerà rimaneggiarlo ed approfondirlo, aggiungendo dei dettagli anche tecnici e geografici ed altre informazioni, ma non abbiamo fretta, non dobbiamo seguire i tempi del giornale, perciò possiamo lavorarci con tutta calma. Io tra qualche giorno dovrò tornare a New York, ma potremmo darci delle scadenze e potresti poi inviarmi per posta il tuo lavoro e qualche volta tonerò io a Sweetwater. Il mio lavoro mi fa viaggiare molto ed una deviazione in più non mi crea certo problemi. Cosa ne dici?” “Non so davvero come ringraziarti signor Smith, mi stai offrendo una grandissima opportunità che non osavo sperare. Dimmi cosa devo fare e mi metterò subito all’opera”. Il signor Smith le diede delle indicazioni e le spiegò anche che le avrebbe pagato una parte del lavoro subito come anticipo e poi le avrebbe dato le altre parti al termine di ogni capitolo, per poi saldare il resto alla fine del lavoro. D.J. fu molto felice perché la paga era buona e sarebbe riuscita a mantenersi da sola. Le due donne salutarono il signor Smith ed uscirono dal saloon. Andarono nell’ufficio di Teaspoon per condividere con lui e Buck la notizia e Buck non riuscì a trattenersi dal baciarla appassionatamente, facendo sorridere benevolmente Rachel e lo sceriffo. Buck accompagnò D.J. da Tompkins per fare la spesa e poi tornarono ognuno a casa propria, anche se a malincuore, perché entrambi avevano delle faccende da sbrigare ma si diedero appuntamento per la sera. Avrebbero cenato insieme e poi chissà. D.J., dopo aver pranzato velocemente, si dedicò a stendere le prime pagine dell’introduzione del libro, spinta dall’adrenalina che aveva ancora in corpo ed il pomeriggio volò via tanto che quando la raggiunse Buck stava ancora rileggendo le sue pagine. “Oh scusa amore, non mi sono accorta che era così tardi, preparo subito la cena”. “Non preoccuparti, se devi finire posso prepararla io” “No, no, figurati, ho finito. Se vuoi leggere e darmi un tuo parere mi farebbe davvero piacere”. “D’accordo, leggo subito” “Ah, Buck, d’ora in avanti puoi anche non bussare per entrare…anzi, ti darò una copia della chiave...” “ Grazie” ed arrossì un po’. Mentre D.J. preparava velocemente qualcosa da mangiare, Buck lesse con interesse le prime pagine del futuro libro e le disse: “Mi piace, credo che andrà tutto bene” “Speriamo”, rispose lei. “La cena è pronta. Allora, com’è andato il tuo pomeriggio?” Buck le raccontò cosa aveva fatto e le disse che il giorno dopo sarebbe stato il suo turno per la corsa, quindi si sarebbero visti il giorno successivo, al suo ritorno, perché doveva stare fuori tutta la notte. D.J. ne fu dispiaciuta, ma sapeva che il suo lavoro prevedeva anche questo. Durante la cena chiacchierarono un po’ di tutto e dopo che Buck ebbe aiutato D.J. a sistemare la cucina uscirono sul portico a contemplare il tramonto. “E’ meraviglioso”, disse D.J. “Il tramonto?” “Il tramonto e poterlo contemplare con te così abbracciati ed innamorati. Grazie Buck” “Non devi ringraziare me, sei tu che hai lottato per noi”. D.J. sorrise. Si baciarono teneramente e poi rimasero abbracciati a lungo. Quando fu scesa la notte ed iniziava a farsi un po’ tardi, nessuno dei due osava affrontare l’argomento di dove Buck avrebbe passato la notte, dato che il giorno dopo avrebbe dovuto fare la sua corsa. Prese il coraggio D.J. e gli chiese: “ Resti?” “Vorrei, ma come faccio domani mattina?” “Capisco, peccato, avrei voluto stare con te anche stanotte, vorrei trascorrere tutte le notti con te.” “Anch’io, ma credo che sia impossibile quando ho il mio turno”. Poi si baciarono avidamente e Buck non ebbe il coraggio di staccarsi da lei. Ad un tratto ebbe un’idea: “ Senti, potrei alzarmi prima domani mattina e raggiungere la stazione in tempo per la mia corsa. I miei vestiti sono puliti, quindi posso prepararmi da te e poi raggiungere la stazione in tempo, dista solo 10 minuti” “Non voglio causarti dei guai Buck, sei sicuro di poterlo fare?” “Credo di sì o almeno possiamo provare e poi valutare in seguito per il futuro” Futuro….D. J. non poteva credere di sentirgli pronunciare questa parola. “Credo che si possa fare”, disse prima di baciarlo ancora con più passione. Buck la prese in braccio e la portò al piano di sopra. La adagiò sul letto e le disse: “ Aspettami un momento” ed andò in bagno. Ritornò un minuto dopo con i capelli legati in una coda e D.J. si mise a ridere. Buck per tutta risposta le fece il solletico ed in men che non si dica finirono per fare l’amore. Il mattino dopo, come programmato, Buck si alzò molto presto, fece una rapidissima colazione che D.J. gli aveva cucinato mentre lui si preparava, la baciò con trasporto e la salutò con malinconia perché si sarebbero rivisti due giorni dopo. D.J. si mise a scrivere altre pagine del suo libro ed in tarda mattinata decise di andare in città. Voleva fare una copia delle chiavi da lasciare a Buck ed aveva pensato di comprargli alcuni pantaloni e qualche camicia da tenere nel suo armadio in caso di necessità. Due giorni dopo, quando Buck andò da lei, apprezzò molto la sua iniziativa e per la prima volta parlarono seriamente del loro futuro. Decisero che Buck sarebbe rimasto a dormire da lei ogni notte, saltando solo i giorni del ciclo mestruale di D.J. ogni mese perché lei preferiva così, sapeva che era una sciocchezza, ma si sentiva a disagio dato che non erano sposati. Buck sorrise un po’ alla richiesta della ragazza ma acconsentì. Comunicarono la loro decisione ai ragazzi, Teaspoon e Rachel che rimasero perplessi di fronte a questa novità. Per Buck non cambiava nulla, era sempre puntuale alle sue corse e Teaspoon non aveva niente da rimproverargli, ma Rachel temeva che le voci iniziassero a circolare e che la reputazione di D.J. potesse essere compromessa. Quando Rachel affrontò con lei il discorso, la risposta di D.J. fu: “ Chi mai può venirlo a sapere? Viviamo isolati e non penso che qualcuno si apposti a spiarci e poi non facciamo nulla di male, ci amiamo e vogliamo stare insieme ma non siamo ancora pronti per il matrimonio e poi sai che non mi piace seguire le convenzioni” Rachel le rispose solo di stare attenta e che per lei non era assolutamente un problema se D.J. aveva deciso così. Non avevano programmato di vivere insieme, lui stava sempre alla stazione, ma la sera andava a cenare da lei e si fermava per la notte o se D.J. era invitata dai ragazzi, la riaccompagnava a casa e stava con lei. Volevano stare insieme per conoscersi meglio. Presero questa routine che non disturbava nessuno e le cose andavano molto bene. Il libro di D.J. proseguiva ed aveva già mandato qualche pagina al signor Smith che aveva approvato il lavoro. I ragazzi, a volte, invece di tornare alla stazione, passavano la sacca della posta a Buck direttamente a casa di D.J. e tutto andava per il meglio. Arrivò il periodo natalizio e si decise di festeggiare la vigilia alla stazione mentre avrebbero trascorso il pranzo di Natale da D.J. e poi Buck, come al solito, si sarebbe fermato lì. D.J. inviava spesso lettere alla sua famiglia in Italia in cui raccontava la sua nuova vita ed aveva informato i suoi genitori della sua relazione con Buck, tralasciando ovviamente il fatto che lui dormisse da lei quasi tutte le sere. All’inizio la sua famiglia non era stata entusiasta della sua relazione con un mezzosangue, ma D.J. raccontava loro quanto fosse felice e si sentisse amata ed alla fine loro accettarono la situazione. Qualche settimana prima di Natale era andata in città con Rachel e Lou per acquistare qualche regalo da spedire in Italia e ne aveva approfittato per comprare anche qualche pensiero per i ragazzi, Teaspoon e Buck: gli aveva regalato un nuovo paio di guanti con le loro iniziali cucite all’interno, perché i suoi si erano rovinati. La sera della vigilia si scambiarono tutti i regali nella baracca e poi Buck e D.J. si recarono a casa da lei e lì, di fronte al camino acceso, si scambiarono i loro regali. Buck fu molto felice dei guanti e D.J. ricevette un bellissimo porta gioie. Quando il camino si spense, andarono a letto e trascorsero la notte della vigilia a fare l’amore teneramente. Il giorno dopo Buck aiutò D.J. a preparare il pranzo e la giornata trascorse allegra e serena, ma Lou notò che Buck aveva un’ombra negli occhi, che cercava di tenere nascosta a D.J. La ragazza gli si avvicinò e gli chiese se andasse tutto bene e lui rispose di sì, ma Lou capì che in realtà non era così, qualcosa lo stava preoccupando. Avrebbe scoperto presto cosa tormentava il suo amico….

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


D.J. capitolo 7 Buck in effetti era pensieroso da qualche giorno ma non voleva che D.J. se ne accorgesse. Era troppo felice per turbarla con i suoi pensieri, pensieri che in realtà non sapeva gestire nemmeno lui, gli ronzava in testa una sensazione che non sapeva dire se lo preoccupava o lo rendeva felice. Capì che doveva condividere quello che provava con qualcuno e pensò che la persona più adatta fosse Lou. Qualche giorno dopo Natale, un pomeriggio in cui non c’era nulla di particolarmente urgente da fare ed in cui aveva preferito lasciare tranquilla D.J. che si stava dedicando alla scrittura del nuovo capitolo del suo libro e che era immersa nelle sue ricerche, decise di aprirsi con Lou. “Lou, posso parlarti un momento?”. “Certo Buck, dimmi” “Possiamo andare in un luogo più tranquillo?” “Mi devo preoccupare Buck? E’ da Natale che ti vedo strano, stai bene? D.J. sta bene?” “Sì, o almeno credo” “Cosa vuoi dire?” “Ti prego Lou, andiamo in un luogo più appartato in modo che nessuno possa sentirci o interromperci” “D’accordo, facciamo una cavalcata fino al fiume, va bene?” Buck annuì un po’ divertito: proprio al fiume dove lui e D.J. si erano conosciuti, che strano il destino a volte… Arrivati, Lou e Buck smontarono da cavallo e la ragazza gli chiese di nuovo mentre si sedevano: “ Cosa c’è che non va Buck?” “Non lo so Lou, è solo una sensazione, ma devo parlarne con qualcuno, con una donna” “Va bene, ti ascolto” “Sai cosa provo per D.J., mi fa stare bene e mi sento completo e realizzato con lei, completamente amato ed accettato per quello che sono come non mi era mai capitato nella mia vita, pensa che quando ci siamo conosciuti non si era nemmeno accorta che sono per metà indiano. Mi ama per quello che sono dentro, non per il colore della mia pelle o la mia provenienza” “E allora dov’è il problema?”, lo interruppe Lou. “Lasciami finire Lou, è molto difficile per me parlarne, ma ne ho bisogno” “Va bene, scusa” “E’ da un po’ di tempo che sto considerando l’idea di chiederle di sposarmi, anche se magari sembra presto, e stavo solo aspettando il momento giusto” “Ma è fantastico” “Lou, ti prego” “Scusa Buck” “Credo che il momento giusto sia arrivato e penso di dover anche fare in fretta” “Perché? Oh, scusa, non riesco a stare zitta” “Beh, ecco, sai che io dormo sempre da lei tranne i giorni del suo ciclo….ecco, questo mese ho dormito sempre da lei…” “Oh mio Dio, vuoi dire che…?” “Non lo so Lou, ma mi sembra strano che non le sia venuto il ciclo, magari è un semplice ritardo o magari aspettiamo davvero un bambino. E’ per questo che volevo parlare con te. Vorrei proporle di sposarmi ma non vorrei che lei pensasse che lo faccio solo perché penso che sia incinta. E se poi lo fosse, ne sarei immensamente felice, ma molto preoccupato per la sua reputazione. Abbiamo sempre cercato di stare attenti, ma tutto può succedere. Cosa devo fare Lou?” “Parlale con il cuore Buck, dille quello che hai detto a me, che pensi da tempo di sposarla e che a maggior ragione questo sarebbe il momento giusto se davvero fosse incinta. Non nasconderle niente. Lei sa che la ami e capirà che la tua non è una proposta riparatrice. E nel caso fosse incinta, congratulazioni, troveremo il modo per risolvere la situazione” “Grazie Lou, vado subito in città a prenderle un anello e stasera stessa le farò la proposta. Verresti con me per aiutarmi a sceglierlo?” “Volentieri, ma prima vorrei proporti una cosa, se non ti offendi.” “Cosa?” “Mia madre, prima di morire, mi ha dato un anello che le aveva a sua volta dato mia nonna, era il suo anello di fidanzamento. Mi piacerebbe che lo avessi tu e che lo regalassi a D.J.” “Oh Lou, non posso davvero accettare” “Buck, voi siete la mia famiglia, D.J. è per me ormai come una sorella ed io non so se avrò mai dei figli, visto il comportamento di Kid che non si decide. Tu sei un amico speciale per me, ci sei sempre stato nel momento del bisogno e sarei veramente felice se accettassi” “Ne sarei onorato Lou” “Bene, deciso allora, andiamo alla baracca e te lo donerò” “Grazie, sei una vera amica” e la baciò teneramente sulla guancia. I due tornarono alla baracca e Lou, senza farsi vedere da nessuno, consegnò a Buck una bustina di velluto blu contenente l’anello di sua nonna. “Buona fortuna Buck, vi auguro tanta felicità” “Grazie di cuore Lou. Ora vado da lei e le cucinerò qualcosa di speciale. Domani ti racconterò” “Bene. A domani” Buck si cambiò ed indossò una camicia bianca, sapeva che a D.J. piaceva molto quando la indossava. Quando arrivò la trovò intenta nella scrittura. “E’ già così tardi?”, gli chiese quando lo vide arrivare. “No, tesoro, ho solo pensato di venire prima per preparare la cena, così tu puoi continuare con il tuo lavoro. Alla stazione non c’era molto da fare” D.J. gli andò incontro e lo baciò teneramente: “ Grazie amore mio, sei molto dolce”. Buck andò in cucina mentre lei terminava il suo capitolo. Buck sapeva ormai perfettamente dove lei teneva ogni cosa, tovaglie, piatti ed altro e preparò una tavola molto elegante. Quando D.J. entrò in cucina ne fu stupita e gli chiese: “ Ho dimenticato qualche occasione?” “No tesoro, volevo solo preparare qualcosa di speciale per noi due, per festeggiare il nostro amore” “Ma quanto sei dolce amore mio? Ho accalappiato il ragazzo migliore del mondo” e lo baciò avidamente. “Ehi, ehi, teniamo il dolce per dopo, godiamoci la cena adesso”, le disse dolcemente. “Va bene signor Cross!”; amava chiamarlo così prendendolo un po’ in giro. La cena fu deliziosa e dopo aver sistemato tutto, si spostarono in salotto seduti a terra sul tappeto, vicino al caminetto acceso, come piaceva loro fare spesso. Mentre lei si stringeva teneramente a lui, Buck prese tutto il coraggio che aveva in corpo e le disse: “ D.J., sai che ti amo da morire e che ringrazio gli dei ogni giorno per avermi concesso l’opportunità di stare con te. E’ da un po’ che sto pensando a questa cosa e mi sembra arrivato il momento di condividerla con te” “Cosa succede Buck, va tutto bene?” In quel momento Buck capì che in qualunque modo fossero andate le cose, era quello che voleva, costruirsi una famiglia con lei e perché no, avere subito un bambino. Le disse: “Va tutto benissimo e potrebbe andare ancora meglio”. Si alzò all’improvviso, si mise in ginocchio davanti a lei, con il suo bellissimo viso illuminato dalla luce del fuoco ed i suoi capelli neri che gli ricadevano in parte sul viso, e le disse, tirando fuori dalla sua tasca l’anello di Lou: “ Mi faresti l’onore di diventare mia moglie?” D.J. rimase a bocca aperta: tutto si sarebbe aspettata tranne che una proposta di matrimonio. Guardò quel bellissimo uomo che stava inginocchiato davanti a lei manifestandole tutto il suo amore ed il suo cuore si colmò di una gioia che non avrebbe mai pensato di provare. Con le lacrime agli occhi gli rispose: “Certo che sì Buch, sarei onorata di diventare tua moglie!” Lui le infilò l’anello al dito e si baciarono appassionatamente. “E’ un anello meraviglioso, grazie!” Buck le spiegò che era della nonna di Lou e lei si commosse ancora di più. Buck, ancora ansioso perché sapeva di non aver finito di parlarle, le disse: “D.J., era da tempo che aspettavo il momento giusto per chiedertelo, ma non trovavo mai l’occasione perfetta” “Ed ora l’hai trovata?” “Credo di sì. Voglio essere completamente sincero con te, a rischio di essere frainteso.” “Cosa vuoi dire Buck?”. D.J. si preoccupò. “Non devi preoccuparti, va tutto bene, ma voglio spiegarti qual è l’occasione che mi ha portato a chiedertelo proprio ora. Non so se ci hai fatto caso, sei così presa dalla scrittura del tuo libro, ma questo mese ho dormito da te tutte le notti, non sono mai stato alla stazione” “E allora? Meglio, no?” “Certo amore, ma perché io dormo alla stazione 5 giorni ogni mese?” “Beh, perché…Oh mio Dio Buck, vuoi dire che…???” “Non lo so, dimmelo tu. Non voglio che tu mi fraintenda, non ti ho chiesto di diventare mia moglie perché credo che tu sia incinta, volevo farlo da un po’ ma questo mi ha spinto a farlo ora” “Oh santo cielo Buck, non mi ero resa conto di avere un ritardo. E se fosse vero?” “Beh, sarebbe bellissimo, ma dovremmo trovare una soluzione per non farlo sapere e giocare sulla data di nascita, per non comprometterti” “Saresti davvero felice di avere un figlio con me ora?” “Certo tesoro, sarebbe una benedizione. Sposarti ed avere una famiglia con te è tutto quello che posso desiderare. Non sei arrabbiata perché ho scelto questo momento per la proposta?” “Buck, perché dovrei essere arrabbiata? So che mi ami, me lo dimostri ogni istante e so che non mi sposeresti mai solo perché sono incinta. Dobbiamo assolutamente sapere se è vero. Domani potremmo andare dal dottore e chiederglielo” “Tesoro, credo che dovremmo gestire meglio la cosa. So che a te non interessano le convenzioni, ma se dovessimo davvero aspettare un bambino dovremo proteggerlo dalle malelingue e prima di ogni cosa dobbiamo sapere se è vero o no” “Cosa proponi allora? Sono così frastornata!” “Potresti andare dal medico per una visita di controllo generica e se dovesse dirti che si incinta, allora vedremo come muoverci, d’accordo?” “Hai ragione Buck, faremo così, però mi è appena venuto in mente che dovremo aspettare qualche giorno perché il dottore è fuori città”. “Beh, nel frattempo fantasticheremo sulla nostra futura famiglia e potremo incominciare ad annunciare agli altri che ci sposeremo presto.” “Mi piacerebbe sposarmi in giugno, cosa ne dici?” “Credo che dipenda tutto dalla risposta del dottore, se dovessi essere incinta, dovremmo farlo nell’arco di una settimana al massimo” “Hai ragione di nuovo. Quante emozioni” Si baciarono e fecero l’amore davanti al loro caminetto acceso. Andarono poi in camera e dopo aver fantasticato un po’, fecero di nuovo l’amore finchè si addormentarono abbracciati” Il giorno dopo, andarono alla stazione insieme per dare il loro annuncio. “Ma è meraviglioso!”, esclamò Rachel, “Tanti auguri ragazzi! Sapevo che eravate destinati a farvi una famiglia. Meno male che questo testone mi ha dato retta quella volta!” “Oh Rachel, ancora con questa storia? Quante volte devo chiederti scusa? Comunque hai ragione, devo ringraziarti perché mi hai dato la spinta per arrivare fino a qui” “E non dimentichiamo di ringraziare Lou. Buck mi ha detto dell’anello, mi sono davvero commossa, sei più di una sorella per me” “Ma ti pare, ti voglio bene” “Anch’io te ne voglio” e le due ragazze si abbracciarono tra i commenti divertiti dei ragazzi che prendevano in giro questi abbracci melensi. “ A quando le nozze?”, chiese Jesse. “Beh, ecco stiamo ancora discutendo. Io vorrei sposarmi subito la prossima settimana, dato che non abbiamo il problema di costruire una casa, ma D.J. vorrebbe aspettare a giugno. Vedremo cosa fare nei prossimi giorni”, disse Buck con un’aria di intesa verso D.J. Mentre i ragazzi si congratulavano con Buck e lo prendevano un po’ in giro, D.J. uscì sulla veranda con Lou per ringraziarla ancora e le chiese: “Buck te l’ha detto vero?” “Sì, non sapeva come fare per non urtare la tua sensibilità e gli ho consigliato di parlarti col cuore” “ E così è stato. Ho capito che non mi sposa solo per l’ipotetico bambino, ma perché mi ama veramente. Tra un paio di giorni, al ritorno del dottore, andrò da lui con la scusa di una visita di controllo e vedremo se sono davvero incinta o no. In base a quello decideremo la data.” “Come ti senti?” “Emozionata. Sarei felicissima se aspettassi un bambino da Buck, nonostante le difficoltà a cui andremmo incontro” “Andrà tutto bene, vedrai!” “Grazie Lou, per tutto.” Le due donne si abbracciarono di nuovo. I due giorni seguenti, Buck passò più tempo con D.J., assentandosi solo per la sua corsa che per fortuna non prevedeva di stare fuori la notte. Quando il medico fu tornato in città. D.J., come d’accordo con Buck, si recò da lui con la scusa di un controllo perché stava per sposarsi e voleva sapere se fosse tutto a posto e potesse avere figli. Il medico la visitò e le chiese quando avesse avuto le ultime mestruazioni. Il dottore la controllò e le disse che il ritardo era probabilmente dovuto ad un po’ di stress che aveva accumulato negli ultimi tempi, ma era tutto a posto, era forte e sana e poteva avere tutti i bambini che voleva. D.J. fu contenta di questa notizia, ma al tempo stesso rimase delusa perché purtroppo era stato un falso allarme, non era incinta. Quando uscì, trovò Buck che la spettava nervoso: “ Allora?” “Falso allarme tesoro. Il ritardo è dovuto allo stress. Probabilmente mi sono dedicata troppo al lavoro ed il mio corpo ne ha risentito. Mi dispiace tanto” “Non importa amore, dovremo solo aspettare qualche mese. Forse è meglio così dopo tutto. Faremo le cose per bene ed appena sposati ci metteremo subito al lavoro per avere il primo di una lunga serie di bambini” “Sei deluso?” “Un po’, ma abbiamo tutta la vita davanti” “Vero. Però mi piaceva l’idea di portare in grembo il nostro bambino” “Anche a me. Beh dai, mettiamola così. L’hai vinta tu e ci sposeremo a giugno” “Deciso allora” Tornarono alla stazione e comunicarono a tutti che alla fine la data era fissata per l’estate, così da fare le cose con più calma. Lou guardò D.J. che ricambiò il suo sguardo d’intesa. Le si avvicinò e le disse: “ Tutto bene?” “Sì, era solo lo stress. Peccato, ma appena sposati proveremo subito ad avere un bambino”. Lou la abbracciò, capendo la sua delusione. D.J. nei giorni successivi scrisse una lettera alla sua famiglia per annunciare il suo matrimonio, con la speranza che i suoi genitori potessero essere presenti, ma presto arrivò la loro risposta: il viaggio per loro era troppo impegnativo, le davano la loro benedizione ma non avrebbero potuto essere lì con lei. Speravano che prima o poi sarebbe tornata per una visita se avesse potuto permetterselo. D.J. sapeva che per ora era impossibile, sperava che una volta terminato il libro, se le cose fossero andate bene, avrebbe potuto mettere da parte i soldi per un viaggio in Italia, così che la sua famiglia potesse vedere che uomo meraviglioso era Buck e quanto fossero felici. Anche se mancavano ancora sei mesi al matrimonio, D.J., con l’aiuto di Rachel e Lou, iniziò a pianificare tutto e rivoluzionò lo spazio nella sua stanza da letto per permettere a Buck di portare a poco a poco le sue cose. Un giorno le tre donne si recarono in città per scegliere l’abito da sposa di D.J. Nel negozio ce n’erano molti e D.J. era in seria difficoltà. Cercò di pensare a cosa sarebbe piaciuto a Buck ed alla fine scelse un abito né troppo vistoso né troppo semplice: stretto in vita, con maniche corte ricoperte di pizzo ed una scollatura non troppo esagerata, che scendeva quasi a tubo davanti e terminava con delle balze di pizzo ma che dietro si allargava in una modesta coda rivestita di nuovo di piccole balze, rigorosamente bianco. In testa non volle il velo ma una semplice acconciatura con capelli semi raccolti e fiori di campo intrecciati nei boccoli, fiori che avrebbero richiamato il bouquet. D.J. era soddisfatta della sua scelta ed anche le due donne diedero la loro approvazione. Mancava solo di prendere accordi con il reverendo e con il saloon per la festa e di scegliere chi invitare. Lo stesso giorno in cui scelse il vestito, la sera D.J. chiese a Buck di stabilire per bene chi avrebbero invitato e chi avrebbero scelto come damigella e come testimoni. I due promessi sposi decisero che la damigella sarebbe stata Rachel, dato che Lou non poteva mostrarsi in abiti femminili, e che il testimone di Buck sarebbe ovviamente stato Ike. D.J., in mancanza dei suoi genitori, si sarebbe fatta accompagnare all’altare da Teaspoon. Decisero che il giorno dopo lo avrebbero comunicato agli altri. Emozionati per i preparativi, andarono di sopra e fecero l’amore fondendo le loro anime. Come d’accordo, la mattina dopo, una domenica, così tutti sarebbero stati presenti, andarono alla stazione e comunicarono i loro progetti. Fu Buck ad introdurre il discorso: “Ragazzi, ieri sera io e D.J. abbiamo deciso alcuni dettagli della cerimonia: a me farebbe piacere avere Ike come testimone”. Ike fece cenno di essere onorato di questo ruolo. “Ed io avrei piacere che la mia damigella fosse Rachel. Lou, sarebbe un onore per me averti al mio fianco, ma non saprei proprio come fare…” “Non preoccuparti D.J., sai che ti sono vicina col pensiero” “E Teaspoon, sarei davvero onorata e felice se mi accompagnassi tu all’altare, dato che mio padre non potrà essere presente”, aggiunse D.J. “Oh beh, ecco, io….sì, ne sarei davvero felice!”, rispose emozionato. “Bene”, disse Buck, “ allora siamo a posto. Grazie a tutti”. Trascorsero il pomeriggio tutti insieme e come di consuetudine alla sera tornarono a casa. Lou era rimasta un po’ turbata dalle parole di D.J., non aveva ancora pensato al fatto che non avrebbe potuto essere al fianco dell’amica come voleva a causa del suo fingersi ragazzo. Amava il suo lavoro e la sua libertà, ma questa storia del matrimonio di Buck e D.J. le aveva fatto capire che voleva qualcosa di più da Kid ma lui sembrava non decidersi mai. Decise di parlarne con lui, era ora di dare una svolta alla loro storia, in bene o in male. La sera stessa, quando D.J. e Buck se ne furono andati, Lou chiese a Kid se poteva parlargli un momento. “Certo Lou, vieni, andiamo fuori sul portico” Una volta fuori, Lou, un po’ in imbarazzo, gli disse: “ Kid, stiamo insieme da un po’ ormai, più a lungo di Buck e D.J., e sinceramente sento la necessità di dare una svolta al nostro rapporto. So che in passato, quando me lo hai chiesto tu, non mi sentivo ancora pronta, ma ora lo sono, credo che sia arrivato il momento di fare le cose per bene” “Mi stai forse facendo una proposta di matrimonio Lou?” “Beh, in un certo senso sì. Speravo fossi tu a farlo, ma visto che non ti decidi mai…” “Non lo so Lou, ti amo e lo sai, ma forse hai avuto ragione tu ad aspettare, non siamo ancora pronti, e poi iniziano a circolare brutte voci su una probabile guerra e se scoppiasse davvero dovrei tornare in Virginia a combattere per la mia patria ed allora non so se riuscirei a caricarmi anche di una famiglia e magari di qualche figlio…” “Quindi non hai la minima intenzione di costruirti una famiglia con me? Ti va bene questo rapporto e ti sei anche pentito di avermi proposto tu il matrimonio in passato?” “Non ho detto questo Lou” “A me sembra proprio di sì Kid. Io ho bisogno di un uomo sicuro e deciso, che metta tutto in secondo piano quando si tratta del suo amore per me. A quanto pare tu non mi puoi offrire questo. Basta saperlo” “No, Lou, aspetta, non intendevo dire che non voglio una famiglia con te, ma mi sembra rischioso adesso” “Kid, farsi una famiglia è sempre rischioso, indipendentemente da quello che ci accade intorno. Scusa ma io non ho intenzione di aspettare di vedere se scoppierà o no una guerra e nel caso scoppiasse, di attendere la fine di essa. Potrebbero passare anni e non voglio buttare la mia vita così. Mi dispiace Kid, ma visto come la pensi, credo che non abbiamo più nulla da dirci” “Mi stai lasciando Lou, davvero? Dopo quello che c’è stato tra di noi?” “Sei tu Kid che lo vuoi, io non sono disposta ad aspettare anni, a te la scelta” Kid abbassò lo sguardo e non disse nulla. Fu Lou a porre fine alla conversazione. “ Perfetto, buona fortuna Kid” “Lou, aspetta”, ma lei se ne andò decisa. Il mattino dopo, Lou si recò da D.J. Sapeva che Buck sarebbe stato fuori per la sua corsa ed approfittò del fatto che fosse sola in casa. Aveva bisogno di sfogarsi con un’amica. “Ciao Lou, che bella sorpresa, entra!” “Grazie D.J. Ho bisogno di parlare un po’” “Certo, siediti, cosa succede?” Lou scoppiò in lacrime e spiegò all’amica la conversazione avuta la sera prima con Kid. “Mi dispiace molto tesoro, vieni qui” e l’abbracciò dolcemente. “Forse è meglio così D.J., non avrebbe avuto senso protrarre la nostra storia senza una meta. E’ che fa davvero male” “Lo so tesoro, ma vedrai che ti riprenderai e troverai presto l’uomo adatto a te, magari neanche così lontano” “Cosa vuoi dire?” “Non dirmi che non ti sei mai accorta di come Jimmy ti guarda e di come ti protegge” “Sì, ma è solo un amico” “Per te forse, ma credo che lui non la pensi esattamente così e che non si sia mai fatto avanti solo per rispetto di Kid. Lascia che le cose seguano il loro corso e non precluderti di essere felice” “Grazie”. Le due ragazze trascorsero la mattinata insieme a chiacchierare e poi Lou tornò alla stazione. Parlò anche con Rachel che la consolò e poi affrontò di nuovo Kid. Pretendeva che fosse lui ad informare i ragazzi e Teaspoon della loro rottura. A malincuore Kid accettò e la sera stessa tutti ne furono informati ed estremamente dispiaciuti. Tutti tranne Jimmy in realtà. D.J. aveva ragione, provava qualcosa per Lou e sapeva che Kid non avrebbe saputo renderla felice. Sperava ora che anche lei se ne accorgesse e che potesse concedergli qualche speranza, ma era ancora presto. La sera, quando Buck tornò, fu informato da D.J. della situazione di Lou e Kid e ne rimase molto dispiaciuto, ma anche lui la pensava come D.J.: forse non erano destinati a stare insieme e l’uomo giusto per la ragazza poteva essere proprio Jimmy. “Certo che il nostro futuro matrimonio ha causato un bel disastro…”, commentò D.J. “Non credo che sia colpa delle nostre nozze, la loro storia vacillava da tempo, avevano solo bisogno di uno scossone” “Sì, forse hai ragione tu. A proposito del nostro matrimonio, hai intenzione di avvisare tuo fratello e di farmelo conoscere o vuoi continuare a far finta di niente?” “Mio fratello? Cosa c’entra? Vive con i kiowa e non lo vedo da mesi” “Proprio per questo, non ti sembra giunto il momento di fargli una visita e di informarlo almeno del fatto che ti sposi? Magari potrebbe darci una benedizione secondo il vostro rito, sono sempre le tue tradizioni e non è giusto che tu segua solo le mie” “Sei seria?” “Certo che sono seria, che domande fai?” “Oh beh, non ci avevo davvero pensato. Se vuoi potremmo andarci domenica” “E’ perfetto, così lo conoscerò e potrà unirci già con il vostro rito” “Sei davvero incredibile” “Lo so, lo so” e rise. Lui non resistette e la portò immediatamente di sopra a fare l’amore. I giorni successivi Jimmy stette molto vicino a Lou per consolarla della rottura con Kid e lei ripensò a quello che le aveva detto D.J. In effetti Jimmy era sempre stato molto dolce e protettivo con lei, chissà, una volta superato il dolore, avrebbe potuto prenderlo in considerazione, ma ora era troppo presto. Arrivò la domenica e Buck e D.J., informati i ragazzi, si avviarono verso l’accampamento kiowa di Orso Rosso, il fratello di Buck. D.J. era molto emozionata ed in realtà lo era anche Buck. Mentre si avvicinavano all’accampamento, Buck notò qualcosa di strano, sentiva come dei lamenti provenire da quella direzione. “C’è qualcosa che non va D.J., mi sembra quasi di sentire dei lamenti di una cerimonia funebre, non vorrei fosse successo qualcosa, ho una strana sensazione” Non appena si furono avvicinati all’accampamento, vennero raggiunti da un guerriero che sbarrò loro la strada. Buck si fece riconoscere: “Sono Buck Cross, il fratellastro di Orso Rosso, vorremmo vederlo ma vedo che è in corso una cerimonia funebre di una certa importanza. E’ morto qualche capo guerriero?” “Fratello, avremmo cercato di contattarti in qualche modo nei prossimi giorni, purtroppo la cerimonia funebre è per capo Orso Rosso, è rimasto vittima di un agguato da parte dei Sioux, lo abbiamo già vendicato, i responsabili sono stati tutti giustiziati ed abbiamo preso il loro scalpo” Buck rimase atterrito e senza parole. Provò un dolore immenso che lo pietrificò.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


D.J. capitolo 8 “Cosa succede Buck? Parlami!”, disse D.J. preoccupata. Lui la guardò ancora stordito dalla notizia e poi le disse: “ Mio fratello è morto, stanno celebrando il suo funerale, un agguato dei Sioux” D.J. rimase senza parole ma capì subito che doveva reagire per sostenere Buck e gli disse: “ Oh mio Dio tesoro, mi dispiace immensamente” e lo abbracciò forte. Buck si riprese e chiese al guerriero kiowa se potessero assistere alla cerimonia funebre del fratello e l’uomo acconsentì. Quando entrarono nell’accampamento, tutti si voltarono a guardarli e qualcuno stava per intervenire, ma il guerriero che li aveva accolti fece cenno che andava tutto bene ed i due furono scortati al luogo della cerimonia. Buck era distrutto e calde lacrime incominciarono a sgorgare dai suoi occhi. D.J. gli strinse forte il braccio per fargli sentire che era al suo fianco. Sapeva che Buck si sentiva tremendamente in colpa per non aver avuto rapporti col fratello negli ultimi mesi e se non fosse stato per lei, ora non sarebbero stati lì. Alla conclusione della cerimonia, i due ragazzi furono accompagnati dall’uomo che, in attesa dell’elezione del nuovo capo, faceva le veci di Orso Rosso. Egli fece accomodare D.J. e Buck nel suo tepee e spiegò loro come fossero andate le cose. Buck traduceva immediatamente le parole dell’uomo a D.J. per non escluderla. Buck si irrigidì quando conobbe la dinamica dell’accaduto e chiese cosa avessero intenzione di fare ora. L’uomo gli spiegò che, come il guerriero gli aveva detto prima, l’uccisione era stata vendicata, ma i kiowa non avevano intenzione di dichiarare guerra ai Sioux perché quello contro Orso Rosso era stato un agguato occasionale e non volevano scatenare una lunga e sanguinosa guerra con la tribù sioux, guerra che avrebbe versato molto sangue tra il loro popolo. Buck fu d’accordo anche se in preda alla rabbia. Il vice capo, dopo un attimo di silenzio, si rivolse a Buck dicendo:” Fratello, prima di morire Orso Rosso ha pronunciato il tuo nome, ti amava molto nonostante la vostra lontananza. Per questo, dopo aver tenuto un consiglio ieri, saremmo venuti a cercarti per informarti dell’accaduto e per proporti di prendere il posto di tuo fratello nella tribù, vorremmo che tu fossi il nuovo capo. Sappiamo che vivi ormai da molto tempo fra i bianchi e che hai un lavoro come pony express, ma ci sembra di interpretare il volere di tuo fratello proponendoti questo incarico e responsabilità. Potresti scegliere una sposa kiowa e trasferirti a vivere tra noi come nostra guida. Buck rimase senza parole e sbiancò in volto. D.J. lo notò ed immediatamente gli chiese cosa avesse detto l’uomo. Buck la guardò stranito, come se stesse vivendo in un altro mondo, ma poi, di fronte all’insistenza di lei, ritornò alla realtà e le spiegò la proposta ricevuta. D.J. sentì una fitta al cuore: se Buck avesse accettato per onorare la memoria di suo fratello, lo avrebbe perso per sempre. Gli occhi le si riempirono di lacrime e non disse nulla. Buck vide e capì la sua reazione e cercò di tranquillizzarla stringendole la mano, ma non riuscì a dire nulla a lei. Si rivolse invece all’uomo e gli disse: “Sono davvero onorato della proposta che mi fate, ma non posso dare una risposta ora, ho bisogno di valutare attentamente la situazione. L’unica cosa che posso dirti subito è che non sposerò una kiowa. Io e questa donna siamo venuti qui oggi per chiedere a mio fratello di sposarci secondo il nostro rito, perchè a giugno ci sposeremo secondo il rito cattolico. Se anche dovessi accettare di essere il vostro capo, sarà lei la mia compagna e questo non è argomento di discussione”. Il capo lo guardò intensamente e rispose: “ Non credo che il nostro popolo accetterà mai di avere una donna bianca come moglie del suo capo” “Se queste sono le condizioni, la mia risposta allora è no”. “Andresti contro la volontà di tuo fratello?” “Non siamo sicuri che questa fosse la sua volontà, inoltre mio fratello non sapeva del mio rapporto con questa donna e se lo avesse saputo e la avesse conosciuta, avrebbe approvato. Sta a voi decidere prima che io stesso prenda una decisione in merito. “ “Non posso risponderti io, fratello, devo convocare un concilio e discuterne con tutti” “E’ giusto. Quando avrete deciso, mi troverete alla stazione del pony express di Sweetwater. Nel frattempo io valuterò con la mia donna cosa fare”. D.J. osservava lo scambio di battute tra i due uomini con angoscia ed attendeva con trepidazione che Buck le spiegasse cosa stesse succedendo. Terminato il dialogo con il vice capo, Buck si rivolse a lei e le disse: “Gli ho spiegato di noi e gli ho detto categoricamente che se anche dovessi accettare di essere il loro capo, e ho detto SE, la mia donna saresti tu e nessun’ altra. Lui ha risposto che deve parlarne prima con gli altri membri della tribù”. “Buck, stai veramente prendendo in considerazione di accettare la loro proposta?”, chiese lei sbalordita. “Non lo so D.J., ho bisogno di pensare e di discuterne con te, ora non lo so proprio, prendiamoci del tempo”. Lei non rispose ma sentì un brivido di freddo percorrerle tutto il corpo. Buck salutò l’uomo e poi tornarono al loro cavallo. Per tutto il tragitto nessuno dei due parlò. Decisero che sarebbero passati alla stazione per spiegare agli altri l’accaduto. Quando li videro arrivare da lontano, i ragazzi uscirono per accoglierli festosi, convinti che i due fossero stati uniti in matrimonio dal fratello di Buck, ma quando si avvicinarono, capirono che qualcosa doveva essere andato storto. Smontarono da cavallo e fu Teaspoon a prendere la parola: “ Da quello che vedo le cose non sono andate come programmato, vero?” Buck non rispose e fu D.J. ad intervenire: “ Andiamo dentro e vi spiegheremo tutto” Entrarono nella baracca e D.J. capì che Buck era ancora sotto shock, perciò fu lei a spiegare l’accaduto, non tralasciando nessun dettaglio, nemmeno la proposta che era stata fatta a Buck. Rimasero tutti esterrefatti e Teaspoon chiese: “ Cosa intendi fare ragazzo?” Lui rispose: “ Non lo so Teaspoon, non lo so proprio. Non sono in grado di ragionare ora, il dolore è troppo forte. L’unica cosa che ho puntualizzato è che non prenderò mai in moglie una donna kiowa, in ogni caso la mia donna sarà D.J.”. Lei gli strinse il braccio in segno di riconoscenza e Teaspoon esclamò: “Dannazione” Rachel e Lou abbracciarono Buck e tutti si strinsero intorno a lui. Rimasero lì il pomeriggio e la sera a cena, poi D.J. disse che si era fatto tardi e che doveva tornare a casa, sicura che Buck quella notte sarebbe rimasto alla stazione. Quando si alzò per accompagnarla, lei gli disse: “ Buck, non è necessario tesoro, posso tornare da sola o farmi accompagnare da qualcun altro” “No D.J., ho bisogno di te, non lasciarmi solo” Lei lo abbracciò e gli sussurrò: “Non ti lascerò mai da solo, pensavo che fossi tu a voler stare un po’ per conto tuo dopo l’accaduto” “No, ho bisogno di te come non mai” “Andiamo allora” Salutarono e si diressero a casa di D.J. Arrivati, andarono di sopra ed una volta a letto, lei lo prese tra le sue braccia, coccolandolo come un bambino che avesse perso il padre, perché è questo che per lungo tempo Orso Rosso era stato per Buck. Gli accarezzò dolcemente i capelli e lo baciava teneramente sul capo. Buck si lasciò coccolare senza parlare, ma poi si volse verso di lei, la guardò negli occhi e montò sopra di lei, facendo l’amore selvaggiamente, come se avesse bisogno di fondersi con lei per non sentire più il dolore. Si accasciò poi tra le sue braccia e si addormentò. Il suo sonno fu tormentato per tutta la notte e D.J. non sapeva come fare per tranquillizzarlo. La mattina dopo, mentre facevano colazione, ad un tratto Buck ruppe il silenzio e le disse: “ Dobbiamo parlare, lo sai” “Lo so” “Non so cosa decideranno i kiowa, ma se la loro proposta fosse comunque valida, non me la sento di escluderla a priori”. “Buck, ma significherebbe cambiare completamente la nostra vita e lasciare la nostra famiglia” “Anche i kiowa sono la mia famiglia” “Ma se li hai lasciati perché non ti accettavano e ti guardavano sempre con sospetto? O almeno così mi hai sempre detto tu” “Questo era prima, le cose sono cambiate” “Solo perché tuo fratello non c’è più? Anzi, secondo me ti guarderebbero ancora con più sospetto senza di lui che ti guarda le spalle” “E’ la sua ultima volontà” “Non puoi esserne sicuro. Aspettiamo almeno che ti comunichino la loro decisione” “D’accordo”. Dopo colazione, tornò alla stazione perché aveva delle faccende da sbrigare. In mattinata, Lou e Rachel andarono da lei per vedere come stesse. “Ciao ragazza, mi fa piacere che siate venute. Avevo proprio bisogno di voi” “Come sta Buck?” “E’ distrutto come potete immaginare, ma quello che mi preoccupa è che sta prendendo in considerazione di accettare la proposta dei kiowa per onorare la memoria di suo fratello” “Cosa?”, dissero in coro le due donne. “Sì, mi ha detto stamattina che non esclude del tutto la proposta, sempre che loro non cambino idea a causa mia” “E tu cosa ne pensi?”, chiese Lou “Ovviamente non sono d’accordo. Non siamo nemmeno sicuri che questa fosse l’effettiva volontà di Orso Rosso, è solo una loro supposizione perché morendo ha pronunciato il nome di Buck. Sapete la sua storia e come lo trattavano quando era con loro, non posso credere che stia veramente valutando di tornare indietro lasciando il suo lavoro e voi. E poi io cosa farei? Dovrei abbandonare la mia vita ed il mio lavoro e comunicare alla mia famiglia che andrò a vivere in un accampamento kiowa? Amo moltissimo Buck e farei di tutto per lui e se fossi davvero sicura che questa fosse la soluzione giusta per lui, probabilmente mi farei forza ed accetterei, ma non così, non con il dubbio che sia tutta una montatura derivante da un giudizio sbagliato” “Lo hai detto a Buck?”, chiese Rachel. “Ci ho provato ma ho capito che non era ancora il momento. Ne riparleremo quando avremo la risposta definitiva dai kiowa”. Le due donne sospirarono e la abbracciarono. Nel frattempo, alla stazione, Cody disse a Buck che Teaspoon voleva parlargli e lui si recò in città appena terminato il suo lavoro. Entrò nell’ufficio di Teaspoon e gli disse. “ Volevi vedermi?” “Siediti figliolo. Come ti senti?” “Come se mi fosse passata sopra una mandria di bufali” “Lo capisco figliolo. Cosa hai intenzione di fare?” “Non lo so Teaspoon, stamattina ne ho parlato un po’ con D.J. e lei non è d’accordo, ma io mi sento in dovere verso mio fratello” “Vuoi davvero lasciare tutto per vivere tra i kiowa e costringerla ad uno stile di vita che non le appartiene?” “E’ il mio stile di vita Teaspoon” “Lo era, ma poi te ne sei andato perché non ti sentivi del tutto parte di quel popolo” “Se è per questo non mi sento neppure parte del mondo dei bianchi” “Non lo nego, la tua è una posizione difficile, ma pondera bene la tua decisione perché una volta presa non potrai tornare indietro e rischieresti anche di rovinare il rapporto con la donna che ami che magari ti seguirà, ma non potrà mai essere se stessa e questo a lungo andare logora il matrimonio, lascialo dire a me che l’ho provato 6 volte…” “Grazie Teaspoon, ci penserò” ed uscì dall’ufficio. Il giorno dopo, mentre Buck era alla stazione, appena tornato dalla sua corsa che aveva voluto fare comunque nonostante Teaspoon gli avesse proposto di farsi sostituire, vide arrivare in lontananza due guerrieri kiowa: lo stavano cercando per comunicargli la loro decisone. “Fratello, il consiglio si è espresso. La proposta resta valida, anche se sposerai quella donna bianca, a patto che viviate entrambi secondo i nostri costumi e che se in un futuro tu cambiassi idea, prenderai anche una kiowa in sposa” “Questo non accadrà mai” “Come vuoi, non è un obbligo. Ora sta a te decidere. Hai due giorni di tempo. Sai dove trovarci” Buck li salutò, comunicò la notizia ai ragazzi ed a Rachel e si recò da D.J. per informarla. “E quindi? Cos’hai intenzione di fare?” “D.J., lo devo a mio fratello” “Ma non sei sicuro che volesse questo per te, se ti ha lasciato andare due volte è perché aveva capito che la tua strada era un’altra! Come fai a non capirlo?” “Come fai a non capire tu quello che provo? E’ l’unico modo per restare legato a lui” “No, non lo è. Lui resterà sempre nel tuo cuore. È parte di te, non è così che gli dimostrerai che gli volevi bene” “Ormai ho deciso, che tu accetti o no” “Rinunceresti a noi così a cuor leggero?” Buck non rispose ed a lei si spezzò il cuore. Come una furia uscì di casa, salì sul suo cavallo e lo lanciò al galoppo verso non sapeva dove, voleva solo andare via di lì per tentare di alleviare il suo dolore. Buck rimase per un attimo stordito dalla sua reazione, ma poi si precipitò ad inseguirla, terrorizzato dall’idea che potesse succederle qualcosa a correre così a cavallo dato che non era abituata. D.J. correva più veloce che poteva e non sentiva le urla di Buck che cercava di chiamarla e di convincerla in tutti i modi a fermarsi. Il cielo si stava rannuvolando e minacciava di scoppiare un violento temporale, ma lei non se ne curava e continuava la sua corsa. All’improvviso incominciò a scendere qualche goccia di pioggia che subito si trasformò in uno scrosciante acquazzone. La terra divenne subito fango e presto il cavallo faticava a procedere, finchè all’improvviso scivolò facendola cadere a terra bruscamente. Buck la raggiunse subito e la trovò priva di sensi. Si spaventò a morte e cercò di sentire il suo battito cardiaco. Il cuore batteva ancora, anche se in modo un po’ irregolare, ma aveva una brutta ferita alla testa. Si guardò intorno per capire dove fossero, avevano cavalcato così tanto ed in fretta che, pur conoscendo benissimo il posto, si trovava spaesato e non aveva la minima idea di dove si trovassero e la pioggia che continuava a scendere scrosciante non lo aiutava. Doveva portare immediatamente al riparo D.J. per farla rinvenire e curarle la ferita alla testa, ma dove? All’improvviso, notò un’apertura seminascosta dai cespugli che assomigliava all’entrata di una grotta e senza perdere tempo si diresse lì. Non si era sbagliato, era l’entrata di una grotta o di una caverna o qualcosa di simile, abbandonata da tempo. Entrò scostando i rami degli sterpi, depose dolcemente D.J., uscì a recuperare i cavalli e la coperta che portava sempre con sé, anche se era fradicia, e la mise sotto la testa della ragazza. Prese anche un unguento e delle erbe che aveva nella borsa della medicina appesa al collo per cercare di pulire e medicare come poteva la ferita di D.J. ma la prima cosa da fare era farla rinvenire. Provò a chiamarla, a darle dei piccoli colpi sul viso per rianimarla ed a poco a poco lei aprì gli occhi. “Grazie al cielo ti sei ripresa, mi hai spaventato da morire, come ti senti?” “Dove siamo? Cosa succede?”, chiese D.J. frastornata. “Il tuo cavallo è scivolato a causa della forte pioggia ed hai battuto la testa. Ti ho portata in questa grotta che ho visto casualmente. Come stai?” “Un po’ confusa ma bene credo” “Non muoverti, devo pulirti e curarti la ferita alla testa ma cerca di non assopirti di nuovo” “Va bene. Buck, io…” “Non dire niente, tesoro, devi solo stare tranquilla e poi sistemeremo tutto, vedrai. Ti amo” “Ok e anch’io ti amo” D.J. si lasciò curare da Buck che quando ebbe finito la strinse forte al petto come se non volesse lasciarla più andare e le disse: “Perdonami, ho rischiato di nuovo di perderti, il mio dolore mi ha talmente accecato al punto di non ragionare più. Hai ragione tu, non sono affatto sicuro che mio fratello volesse per me una vita tra i kiowa. Continueremo a vivere come avevamo progettato e saremo felici, molto felici, te lo prometto” “Sì, lo saremo”, rispose lei e si lasciò stringere forte dalle sue braccia possenti.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


D.J. capitolo 9 Rimasero così per un po’ e poi si addormentarono, cullati dal rumore della pioggia che scrosciava fuori dalla grotta. Quando si svegliarono la mattina successiva, il sole splendeva in cielo. “Come ti senti tesoro?”, le chiese Buck amorevolmente “Un po’ frastornata ma abbastanza bene. Buck, non devi decidere in base a quello che ti dico io, se vuoi andare tra i kiowa, io sarò con te” “No, ne abbiamo già parlato ieri sera, domani andremo all’accampamento e spiegheremo le cose come stanno e chiederemo al vice capo di darci quella benedizione che non potrà più darci mio fratello. Hai ragione tu, lo porterò per sempre nel mio cuore e non è necessario vivere come viveva lui. Perdonami se ti ho spezzato il cuore di nuovo” “Ti amo Buck, sarò sempre con te qualunque vita tu voglia scegliere” e si baciarono teneramente. “Ma dove diavolo siamo finiti?”, si chiese poi Buck alzandosi. “Dove vai?” “Resta qui, vado a vedere in fondo a questa grotta” “Non lasciarmi qui da sola” “Non preoccuparti, torno subito” Buck si inoltrò nell’oscurità e quando tornò le disse: “Credo sia un’antica miniera d’oro, ci sono degli attrezzi là in fondo. Sembra abbandonata da anni. Chiederò a Teaspoon che cosa sa di questo posto. Adesso, se te la senti, torniamo alla stazione, temo che gli altri siano un po’ preoccupati” La aiutò ad alzarsi e dopo aver legato il cavallo di D.J. al suo, la fece montare davanti a lui così da tenerla stretta a sé. Ci mise un attimo a capire dove fossero, ma poi riuscì a riorientarsi e fissò bene la posizione della grotta per tornarci con Teaspoon. Quando arrivarono alla stazione, come aveva preventivato tutti si fecero attorno a loro preoccupati e lo furono ancora di più quando videro la ferita alla testa di D.J. Rachel la accompagnò subito dentro ed offrì loro la colazione. Buck spiegò cosa fosse successo la sera prima e si scusò ancora. Poi chiese a Teaspoon informazioni su quell’antica miniera e lui gli rispose che molti anni prima alcuni uomini avevano cercato l’oro ma poi il proprietario era morto accidentalmente e misteriosamente ed i figli se ne erano andati dalla città. Nessuno più si era recato lì perché lo consideravano un luogo maledetto. “Quindi è possibile che la miniera contenga ancora oro?”, chiese Buck. “Beh, sì, figliolo, può essere, nessuno si ricorda più di quel posto”. “Che ne dici di andare a dare un’occhiata con i ragazzi, non si sa mai!” “Oh, beh, sì, se non credete alle superstizioni.” “Solo a quelle del mio popolo e poi come può essere maledetto un luogo che ci ha protetti e riuniti?” Teaspoon sorrise e presero accordi per recarsi sul posto qualche giorno dopo. Buck comunicò che l’indomani lui e D.J. sarebbero tornati all’accampamento kiowa per annunciare la loro decisione e si sarebbero fatti impartire la benedizione nuziale che non avevano potuto ricevere da Orso Rosso. Rachel disse che la sera avrebbe offerto loro una buona e ricca cena per festeggiare ed i due ragazzi la ringraziarono. Nel pomeriggio accompagnò D.J. insieme a Buck dal medico per controllare la ferita alla testa. Il dottore la rassicurò facendo i complimenti a Buck per come l’aveva curata. I due ragazzi poi tornarono a casa insieme e si prepararono per la celebrazione del giorno dopo. Di buon mattino si alzarono e dopo colazione si diressero all’accampamento. Buck chiese di parlare con il vice capo che li condusse di nuovo nel suo tepee. “Vi sono grato per la vostra proposta, ma ormai il mio posto è nel mondo dei bianchi, non voglio e non posso più tornare indietro. I kiowa faranno sempre parte di me ed i nostri rapporti saranno sempre buoni, ma la mia vita ora è un’altra” “Capisco”, rispose l’uomo. “In questo caso, permettimi almeno di donarti tutto quello che apparteneva a tuo fratello, in sua memoria” “Ti ringrazio. Vorrei anche chiederti un favore, se possibile.” “Chiedi pure fratello” “Potresti impartirci tu la benedizione che avremmo voluto da mio fratello?” “Farò di più, chiamerò lo sciamano e celebreremo un piccolo matrimonio kiowa in vostro onore ed in memoria di tuo fratello” “Grazie, non osavamo sperare tanto” L’uomo sorrise e disse a Buck di affidare D.J. a sua moglie per prepararla. Buck comunicò la cosa a D.J., un po’ preoccupata perché non sapeva farsi capire, ma lui la rassicurò, non servivano parole per prepararsi per le loro nozze kiowa. D.J. seguì la donna che le fece indossare una veste tribale, le acconciò i capelli e poi la scortò al centro dell’accampamento dove erano già posizionati Buck, lo sciamano ed i membri della tribù. Buck sorrise quando la vide arrivare e le spiegò passo passo cosa dovesse fare. Una volta saltati oltre la riga segnata dallo sciamano e pronunciate poche parole, furono dichiarati sposi e Buck la baciò appassionatamente. La moglie del vice capo disse a Buck che D.J. poteva tenere la veste come dono nuziale e D.J. fece capire la sua gratitudine. I due ringraziarono tutti e si avviarono per tornare a casa come marito e moglie per la prima volta. Quando arrivarono al giardinetto della casa, Buck fece smontare D.J. da cavallo, sistemò l’animale e poi raggiunse la sua neosposa. La prese in braccio e la portò in camera da letto dove fecero l’amore appassionatamente e si promisero amore eterno. Dopo pranzo andarono al fiume dove si erano conosciuti e trascorsero il pomeriggio tra un bagno e l’altro e facendo di nuovo l’amore. Tornarono poi a casa per prepararsi per la cena alla baracca. Quando arrivarono, raccontarono della breve cerimonia e ricevettero le congratulazioni di tutti. Sembrava che Buck stesse lentamente elaborando il lutto della morte del fratello e che si godesse la sua felicità con D.J. Qualche giorno dopo, Teaspoon, Buck ed i ragazzi si recarono alla miniera abbandonata per vedere se ci fosse veramente dell’oro. I ragazzi si munirono di picconi e dopo aver lavorato per un po’, Buck effettivamente trovò qualcosa che assomigliava ad una piccola pepita. Chiamò Teaspoon che appurò la scoperta. Decisero di portare il pezzo in città ad un esperto per valutare se fosse veramente oro. Passarono prima alla stazione a lavarsi e poi Teaspoon, Buck e Noah andarono in città. La valutazione fu positiva, Buck aveva davvero trovato una miniera d’oro. La prima cosa da fare era sapere se ci fosse ancora qualche erede dei precedenti proprietari. Teaspoon scrisse immediatamente una lettera a Sam Cain, il suo predecessore come sceriffo di Sweetwater, per spiegargli la situazione e per chiedere il suo aiuto nel rintracciare gli eventuali eredi. Quando tornarono alla stazione, trovarono lì anche D.J. e comunicarono la bella notizia. I ragazzi incominciarono a fantasticare su cosa avrebbero fatto se la miniera fosse diventata loro e Rachel fece notare che in realtà il posto sarebbe appartenuto a Buck, era stato lui a ritrovarlo, ma lui timidamente disse che sicuramente li avrebbe coinvolti nella gestione. Lou uscì a prendere una boccata d’aria sul portico e Jimmy la seguì. “A cosa pensi?”, le chiese. “Oh, a niente” “Non mentire con me, ti conosco troppo bene” “Beh, solo che poco tempo fa avrei fantasticato circa una mia vita futura con Kid, ma ora...” “Ora potresti incominciare ad aprire il tuo cuore a qualcun altro” Lou sorrise teneramente e gli disse: “Ad esempio?” Jimmy decise di giocare le sue carte, riteneva di aver aspettato abbastanza che Lou si riprendesse dalla rottura con Kid: “Ad esempio ad un ragazzo che sa comprenderti e che però ha la fama di essere un pistolero poco raccomandabile purtroppo”. Lou gli sorrise e Jimmy, prendendo coraggio, la baciò. Lou non si ritrasse e ricambiò il bacio. Forse aveva capito che la persona giusta per lei era sempre stata al suo fianco. Jimmy dopo il bacio la guardò imbarazzato e lei gli disse: “Grazie, ma andiamoci piano, va bene?” Lui annuì e l’abbracciò. La scena fu vista da D.J. che sorrise vedendo che la sua amica aveva finalmente trovato la persona giusta. Alcuni giorni dopo, Teaspoon ricevette una lettera di risposta da Sam: disgraziatamente tutti gli eredi della miniera erano deceduti, quindi Buck poteva avviare le pratiche per diventarne il nuovo proprietario. Chiese consiglio a Sam, il quale lo aiutò a sbrigare le questioni burocratiche ed a pagare la concessione per poter appropriarsi della miniera: Buck Cross era ufficialmente diventato ricco. La notizia si sparse a Sweetwater dove persone che prima lo avevano sempre disprezzato o guardato con sospetto ovviamente ora lo circuivano e cercavano favori da lui, ma Buck era irremovibile: metà della miniera venne ceduta ai suoi amici, Rachel e Teaspoon e l’altra metà venne cointestata a lui ed a D.J., la sua futura sposa. I mesi trascorrevano velocemente ed il tempo delle nozze di Buck e D.J. si avvicinava a grandi passi. Buck aveva incominciato a gestire la miniera dando da lavorare alle persone più sfortunate e bisognose della città ma la sua vita non era cambiata affatto. Continuava a lavorare per il pony express e di tanto in tanto, a turno con gli altri ragazzi, andava a controllare che in miniera tutto filasse liscio e si occupava della gestione burocratica. I cittadini di Sweetwater sapevano che in caso di bisogno potevano contare su di lui, ma Buck era sempre attento a non farsi abbindolare da falsi amici. Lou e Jimmy intanto diventavano sempre più legati ed un giorno Jimmy disse alla ragazza che forse era arrivato il momento di ufficializzare la loro storia e di informare Kid. Lou capì che aveva ragione ma volle essere lei a parlare con il ragazzo. Kid al momento si arrabbiò, ma poi capì che se aveva perso Lou era stata solo colpa sua e le augurò buona fortuna. Andò poi da Jimmy e gli strinse la mano, avvisandolo che se anche lui l’avesse fatta soffrire, avrebbe dovuto rendergliene conto. Jimmy promise di renderla la donna più felice ed amata del mondo. La settimana prima delle nozze di D.J. e Buck i preparativi erano quasi terminati ed un giorno le tre ragazze decisero di concedersi un pomeriggio insieme nel villaggio vicino a Sweetwater così che Lou potesse indossare abiti femminili e non sentirsi a disagio. Le tre donne partirono in tarda mattinata, pranzarono insieme e trascorsero il pomeriggio a chiacchierare e fare spese, spensieratamente come solo tre amiche sanno fare. D.J. era molto emozionata per il matrimonio, non vedeva l’ora di diventare la moglie di Buck, anche se sapeva che sarebbe cambiato poco dal punto di vista organizzativo perché ultimamente il ragazzo era sempre più spesso a casa sua. “Si vede che sei follemente innamorata di lui”, notò Lou, “ i tuoi occhi si illuminano quando lo nomini e quando ne parli”. “Credo di essere stata molto fortunata a meritarmi il suo amore. Può sembrare all’apparenza un po’ rude, ma come sapete anche voi, se ti dona il suo cuore e si fida di te sa essere la persona più dolce e generosa del mondo e lo dimostra ogni giorno anche in città. Avrebbe potuto vendicarsi di tutte le persone che l’avevano fatto soffrire e che l’avevano schernito ora che è ricco, ma resta sempre il ragazzo semplice che era prima ed anzi, fa di tutto per aiutare i più bisognosi. Sono orgogliosa di lui” “Lo siamo tutti”, aggiunse Rachel, “ non tante persone avrebbero condiviso l’ improvvisa fortuna di trovare una miniera d’oro con altri e lui non solo l’ha divisa con tutti noi, ma ne ha fatto una fonte di benessere per la città”. D.J. sorrise e nei suoi occhi si poteva leggere tutto l’amore che provava per il suo futuro marito. Lou aggiunse con una nota di malinconia: “ Mi dispiace solo di non poter essere al tuo fianco come Rachel al matrimonio in qualità di damigella” “Lo so Lou, ma per me è come se lo fossi” e la abbracciò. La sera D.J. si fermò a cena alla stazione e le tre donne raccontarono ai ragazzi la loro giornata. Jimmy notò un velo di tristezza negli occhi di Lou e le chiese di uscire con lui sul portico. “Cosa c’è che non va Lou?”, le chiese dolcemente. “Niente Jimmy, è che la giornata di oggi è stata molto bella e sono solo un po’ dispiaciuta di non poterlo fare spesso qui in città e di non poter essere la damigella di D.J. a causa della mia situazione, tutto qui, ma va tutto bene, non preoccuparti” e gli sorrise. Jimmy le rispose: “ Beh, vediamo se posso rimediare… Avevo deciso di farlo dopo il matrimonio dei ragazzi, ma data la situazione, anche questo può essere il momento giusto”. “Per cosa?”, chiese Lou curiosa. Jimmy le prese le mani, si inginocchiò davanti a lei, estrasse un anello dalla tasca e le disse: “ Louise McLoud, mi faresti l’onore di diventare mia moglie?” Lou sgranò gli occhi dalla sorpresa: tutto si sarebbe aspettata tranne una proposta di matrimonio, ma ne fu talmente felice che quasi urlò: “ Sì, sì, assolutamente sì” e lo abbracciò e baciò. Lui poi le disse: “ Se vuoi ora potremmo dirlo a tutti e così non dovrai più fingerti un ragazzo, sempre che tu sia d’accordo. Se invece preferisci aspettare, lo capirò” Lou rimase per un momento in silenzio: sposare presto Jimmy avrebbe significato lasciare per sempre il suo lavoro che amava, ma d’altra parte era già pronta a farlo per Kid e non vedeva perché rimandare. Jimmy era un ragazzo di vedute aperte e sicuramente le avrebbe permesso di trovarsi un lavoro, così da sentirsi utile. Gli rispose: “ Sono pronta Jimmy, diciamolo a tutti e sposiamoci il prima possibile” Jimmy l’abbracciò, la sollevò da terra e la fece roteare tanto da farle girare la testa, ma lei sorrideva ed era felice. I due ragazzi rientrarono e tutti notarono l’aria sognante di Lou, tanto che Jesse, il solito sfacciato, le chiese: “Cos’è successo Lou, sembra che anche tu abbia scoperto una miniera d’oro!” “Forse sì”, rispose la ragazza. “Cosa vuoi dire?”, chiese Cody curioso. Intervenne Jimmy: “ Beh, ecco, la miniera d’oro sarei io…. Le ho chiesto di sposarmi e lei ha accettato” “Ma è fantastico””, esclamarono D.J. e Rachel correndo ad abbracciarla. L’unico che rimase di sasso fu Kid, che sapeva che prima o poi sarebbe successo, ma sperava non così presto. Si congratulò comunque anche lui con i due ragazzi. “Se Lou è d’accordo, nei prossimi giorni andremo a prendere accordi per la Chiesa, così potrà rivelare a tutti di essere una ragazza e potrà fare da damigella al matrimonio di D.J. e Buck. “Ne sono immensamente felice Lou”, esclamò D.J. Lou decise insieme a Jimmy di recarsi alla Chiesa subito il giorno dopo, era stanca di aspettare, ma precisò con Jimmy che dopo le nozze si sarebbe trovata un’altra occupazione e lui non fu contrario. Una volta rivelata la sua identità, i cittadini di Sweetwater rimasero sorpresi ma le fecero le congratulazioni. Finalmente potè recarsi con le sue due amiche in un negozio in città ed acquistare un bellissimo vestito per il matrimonio di D.J. La sera prima delle nozze, ovviamente Buck rimase a dormire alla stazione, mentre Rachel e Lou passarono la notte da D.J., così da essere più comode la mattina successiva. Teaspoon sarebbe passato a prenderla con il carro e con lui sarebbe andato anche Jimmy con il compito di scortare le due damigelle. Buck non riusciva a dormire e si recò sul portico della baracca: era molto agitato perché sposare D.J. era la cosa più importante e bella della sua vita e non voleva che qualcosa andasse storto. Ormai era stato accettato in città dopo la vicenda della miniera, nessuno più gli aveva mancato di rispetto o aveva avuto da ridire sul suo rapporto con D.J., ma rimaneva comunque teso. Ike se ne accorse e lo raggiunse e cercò di tranquillizzarlo dicendo che stava facendo la cosa migliore che avesse mai fatto in vita sua e che avrebbe avuto una vita meravigliosa e poi lo convinse almeno a stendersi sulla branda. Buck lo ringraziò e lo ascoltò. La mattina dopo, prima di recarsi dalle donne, Teaspoon lo aiutò a prepararsi e gli disse: “ Figliolo, sono orgoglioso di te. Sei cresciuto molto da quando sei arrivato qui alla stazione e non avrei mai scommesso sul fatto che saresti stato il primo a farti una famiglia. Sono felice per te, stai facendo la cosa giusta” Buck lo ringraziò e lo abbracciò come un padre. Quando D.J. arrivò sulla soglia della Chiesa, venne suonata la marcia nuziale ed appena Buck la vide rimase a bocca aperta, ma anche D.J. si sciolse nel vedere quanto fosse bello il suo promesso sposo. Teaspoon la accompagnò con orgoglio all’altare e quando la consegnò a Buck disse: “ Buona fortuna ragazzi, ve lo meritate”. Il reverendo iniziò la funzione e quando arrivò il momento dello scambio delle promesse e dell’anello chiese a D.J. il suo vero nome. Lei lo pronunciò ma poi scherzosamente disse a tutti: “ Però voi continuerete sempre a chiamarmi D.J., ormai questa è la mia terra ed il mio vero nome è troppo italiano!”. Tutti risero e poi la cerimonia proseguì. Quando le promesse e gli anelli furono scambiati, Buck e D.J. si baciarono teneramente per al prima volta da marito e moglie. All’uscita tutti si congratularono con loro e poi si trasferirono al saloon per il ricevimento dove si ballò e si mangiò per tutto il tempo. Durante un ballo, Jimmy chiese a Lou di fissare la data delle loro nozze e Lou decise che sarebbero state due settimane dopo, al ritorno della luna di miele di Buck e D.J. che sarebbero andati sulle spiagge della California a trascorrere il loro viaggio di nozze per una decina di giorni. Lou però fece notare a Jimmy: “ Ma non abbiamo mai parlato di dove andremo a vivere” Jimmy sorrise e le rispose: “Ricordi quella casetta vicino a D.J. che ti piace tanto?” “Sì, la ricordo bene” “Ecco, andremo a vivere proprio lì. Sono riuscito a convincere la proprietaria a vendercela. E’ una signora anziana rimasta sola che fa fatica a gestire tutta la tenuta e quindi è stata ben felice di vendercela. Lei si trasferirà in un alloggio più comodo e piccolo in città”. “Oh amore, grazie. La adoro ed è vicina ai ragazzi ed a Buck e D.J. Ti amo Jimmy” “Anch’io ti amo Lou” e si baciarono. Arrivata sera, Buck e D.J. salutarono tutti e si recarono a casa. Quando Buck la prese in braccio per farle attraversare la soglia come da tradizione ricordarono la prima volta che lo aveva fatto, quando la loro storia era cominciata. Quanta strada avevano percorso da allora e come erano cambiate le loro vite! Andarono in camera da letto, si spogliarono a vicenda e fecero l’amore tutta la notte, celebrando l’inizio della loro nuova vita insieme. Due giorni dopo partirono per il loro viaggio di nozze che trascorsero tra lunghe passeggiate e pic nic sulle spiagge della California e facendo l’amore tutte le volte che potevano e volevano, mettendo in pratica il progetto di avere presto un bambino. Quando tornarono, distribuirono i regali che avevano portato per i loro amici ed annunciarono loro che avevano deciso per Natale di andare finalmente in Italia, così Buck avrebbe conosciuto la famiglia di D.J. Intanto fervevano i preparativi per il matrimonio di Jimmy e Lou: ovviamente D.J. e Rachel sarebbero state le damigelle, mentre Noah il testimone. Buck avrebbe accompagnato Lou all’altare e la cerimonia sarebbe stata officiata da Teaspoon. Lou era molto bella nel suo abito bianco, sembrava una bambola di porcellana e Kid provò un forte dolore quando la vide, non aveva ancora smesso di amarla. La cerimonia fu emozionante ed anche il banchetto fu molto divertente, ma ad un tratto un ufficiale entrò nel saloon chiedendo di Teaspoon, il quale uscì immediatamente con lui. Quando rientrò il suo volto era scuro. Rachel lo raggiunse e gli chiese: “Cosa succede Teaspoon?” “Niente di buono, Rachel, niente di buono. La guerra si avvicina e presto dovremo fare i conti con questa realtà. Non so cosa succederà del pony express a causa dell’uso sempre più incalzante del telegrafo. Per fortuna questi ragazzi hanno la loro miniera, altrimenti sarebbe stata una tragedia nella tragedia. Ma ora non pensiamoci, festeggiamo Lou e Jimmy” I giorni successivi, Teaspoon informò i ragazzi della notizia riportatagli dal suo amico ufficiale ed essi rimasero sconvolti, capivano che presto le cose sarebbero cambiate drasticamente. Durante i mesi successivi la situazione peggiorò sempre di più finchè lo scoppio della guerra fu ufficiale e ad ottobre le corse del pony express furono sospese. Cody si arruolò nell’esercito, Kid tornò in Virginia a combattere per la sua patria, tra le lacrime di tutti. Anche Jimmy dovette partire per la guerra, straziando il cuore di Lou che aveva scoperto da poco di essere incinta. Jesse si unì al fratello Frank ed anche lui partì. Buck e Noah non erano benvoluti nell’esercito, a causa della loro razza, così si impegnarono ugualmente dando il loro contributo attraverso la miniera: con i soldi ricavati dall’estrazione dell’oro finanziarono un ospedale da campo per aiutare i feriti e si presero cura delle famiglie che avevano avuto delle perdite in guerra, soprattutto donne e bambini rimasti soli. D.J., che ormai aveva terminato il suo libro da qualche mese e che stava godendo dei frutti della vendita, contribuì al sostentamento dell’ospedale, consapevole che il viaggio in Italia che lei e Buck avevano programmato non si sarebbe potuto svolgere : chissà quando sarebbe riuscita a riabbracciare i suoi genitori! L’unica nota positiva in tutta questa tragedia fu che di lì a poco anche lei scoprì di essere incinta. Non avrebbero mai voluto che il loro primo figlio nascesse in un contesto simile, ma si sentivano fortunati perché lei e Buck erano comunque insieme, stavano facendo del bene e presto avrebbero stretto tra le loro braccia il primo di una lunga serie di bambini. Le loro vite erano state completamente stravolte: lei aveva creduto di condurre una vita tranquilla nel West come giornalista, lui era sicuro che avrebbe continuato a lavorare come pony express e che avrebbe dovuto lottare in solitudine per tutta la vita contro i pregiudizi della gente nei suoi confronti. Il destino invece aveva giocato diversamente le loro carte, le aveva mescolate, li aveva fatti incontrare e li aveva trasformati in persone nuove, più forti e più felici, anche se immersi nella tragedia della guerra di secessione americana. Non avrebbero cambiato il loro nuovo destino per nulla al mondo.

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