Un uomo difficile

di Buckette
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Un uomo difficile
Capitolo 1
Rock Creek 1868
Era un caldo pomeriggio di giugno e Jane ( così aveva deciso di farsi chiamare appena sbarcata in America, in fuga dall’Italia) stava tornando verso casa con il suo carro dopo aver ritirato in città il lavoro settimanale. Appena arrivata a Rock Creek aveva visto un annuncio di un negozio di abbigliamento che cercava una ragazza per i ricami e Jane aveva colto l’occasione al volo. Aveva imparato a ricamare molto bene ed a lavorare a maglia dalla nonna materna ed amava farlo, quindi quando aveva visto quell’annuncio non se lo era fatto scappare. Era in città da sole due settimane e non conosceva ancora nessuno, se non il signor Thompkins dell’emporio, la famiglia Stevenson che abitava poco lontano da lei ed il reverendo Hills. Era un po’ abbattuta per questo ma era fiduciosa che le cose sarebbero cambiate con il tempo.
Era immersa nei suoi pensieri quando, ad un tratto, sentì delle urla, dei colpi e dei lamenti provenire da alcuni cespugli. Si fermò di scatto, scese dal carro e si nascose dietro uno dei cespugli per vedere cosa stesse accadendo.
La scena che le si presentò le tolse il fiato: degli uomini stavano picchiando a sangue ed insultando un ragazzo che non aveva più la forza di reagire. I colpi erano così violenti che le sembrava di riceverli lei. Sapeva di non poter intervenire e sperava che non lo uccidessero e che la smettessero al più presto. Istintivamente iniziò a pregare per quel ragazzo dai lunghi capelli scuri che ormai sembrava privo di sensi e forse quella fu la sua fortuna perché di lì a qualche minuto l’uomo che sembrava il capo, un brutto ceffo dai capelli rossicci con barba e baffi dello stesso colore disse: “Bene, credo che finalmente ci siamo liberati di questo sporco mezzosangue, non ci darà più fastidio” e scoppiò in una grassa risata che la fece rabbrividire.
Gli uomini lasciarono andare il ragazzo che era in una pozza di sangue e fango e se ne andarono al galoppo.
Jane rimase nascosta ancora per qualche minuto, per assicurarsi che quei brutti ceffi se ne fossero andati davvero e poi sbucò dal suo nascondiglio correndo verso il ragazzo che giaceva a terra.
Lo sollevò delicatamente, lo guardò in volto, provò a scuoterlo e gli chiese: “Ehi, riesci a sentirmi? Voglio aiutarti, non voglio farti del male, ma ho bisogno che tu sia sveglio”.
Il ragazzo sembrò non sentirla e lei avvicinò l’orecchio al suo petto per sentire se fosse ancora vivo e per fortuna sentì dei battiti anche se lievi. Provò a scuoterlo di nuovo e lui a fatica aprì gli occhi facendo una smorfia di dolore. Jane sorrise e gli disse: “Cerca di fare uno sforzo e di stare in piedi, ti porto sul mio carro. Riesci a sentirmi?”.
Lui sembrava guardare nel vuoto ma fece un leggero cenno col capo. Jane gli passò il braccio intorno alla vita e si mise il suo intorno alle sue spalle ma notò che il braccio destro penzolava in modo strano, forse era rotto, così cercò di passare dall’altra parte e ripetè lo stesso gesto. A fatica riuscì a trascinarlo sul suo carro e lo adagiò lentamente provocando però dei suoi grugniti di dolore.
“Ti copro con questa coperta nel caso dovessimo incontrare quei brutti ceffi, cosa che spero caldamente che non avvenga. Ti porto a casa mia e poi cercherò di far venire il dottore, non mi fido a portarti in città visto che loro si sono diretti proprio in quella direzione, ok?”.
Il ragazzo però aveva già perso i sensi e lei pregò che fosse ancora vivo. Cercò di evitare il più possibile le buche ed in poco tempo arrivò a casa. Tolse la coperta e si assicurò che lui respirasse ancora e fu sollevata quando sentì il suo respiro. Il problema ora era trascinarlo sui gradini dell’entrata e soprattutto per le scale che portavano al piano di sopra dove si trovavano le camere. Lo avrebbe sistemato nella stanza degli ospiti accanto alla sua.
Non sapeva chi fosse quel ragazzo, aveva solo sentito che era un mezzosangue e non sapeva se fosse un delinquente o una brava persona, ma l’istinto le diceva che doveva aiutarlo. Certo quegli uomini non le avevano fatto una bella impressione quindi ipotizzava che quel ragazzo fosse una loro vittima e non il contrario, o almeno sperava di non sbagliarsi, non sarebbe stato piacevole ospitare in casa un delinquente.
Provò a svegliarlo senza successo ed allora prese una decisione. Cercò di appoggiarlo a sé come poteva e gli fece fare almeno i gradini dell’entrata. Lo fece poi sedere sul primo gradino della scala e disse: “Ora ti trascinerò su. So che non è una soluzione ottimale, ma non credo di fare più danni di quello che hanno fatto quegli uomini. Scusami se ti farò male”.
Con fatica lo trascinò su e riuscì a portarlo nella stanza degli ospiti dove lo adagiò sul letto, gli tolse gli stivali, tirò indietro le coperte e lo sdraiò sul lenzuolo.
“Bene”, disse, quasi parlando al ragazzo anche se non poteva sentirla,” ora ti toglierò i vestiti, ti laverò e cercherò di medicarti come potrò. Spero solo che tu riesca a sopravvivere”.
Andò a prendere dell’acqua, degli asciugamani puliti ed il necessario per la medicazione. Iniziò a togliergli il gilet e la camicia e fece molta fatica perché sangue e fango si erano incrostati ed attaccati alle ferite ed alla pelle. Cercò di essere il più delicata possibile e piano piano gli lavò il volto tumefatto: i suoi occhi erano gonfi per le percosse ed era ricoperto di tagli. Tra sé e sé disse: “ E’ un vero peccato, dai lineamenti devi essere un bel ragazzo” ed arrossì a quel pensiero. Gli lavò poi il petto e la schiena sollevandolo delicatamente e medicandolo con cura. Si confermò nell’idea che il braccio destro fosse rotto perché penzolava in un modo non naturale. A quel punto doveva passare alla parte bassa del corpo. Tirò un sospiro e si disse: “ Spero che tu non ti svegli proprio ora…”.
Lentamente e con cautela gli abbassò i pantaloni tutti strappati come il resto dei vestiti e quando vide le sue parti intime si lasciò sfuggire un “ Wow”, arrossendo e sperando davvero che non potesse sentirla. Prese un asciugamano umido e lo coprì, poi passò a lavare e medicare le gambe.
Gli restavano da lavare i capelli. Prese un pettine bagnato e provò con attenzione a liberarli dai grumi di fango e sangue. Capì che era impossibile pulirli e prese una decisone drastica: “ So che mi odierai, ma non posso lasciarti così sporco finchè ti sveglierai, non vorrei che ti provocassero qualche infezione.”. Prese poi delle forbici e gli tagliò i suoi lunghi capelli fino alle spalle, lasciandoglieli ancora un po’ lunghi ma eliminando le parti che non riusciva a pulire, poi con cura ed attenzione e con un asciugamano bagnato gli lavò la parte alta della testa. Quando fu tutto in ordine, gli mise una mano sulla fronte e sentì che scottava.
Si precipitò a prendere degli altri panni e dell’acqua fresca e gli tamponò la fronte. Provava una gran pietà per quel ragazzo e pregò che si salvasse. Doveva trovare un modo per fare venire il dottore senza andare in città, non se la sentiva di lasciarlo da solo a casa sua. L’indomani avrebbe pensato ad una soluzione.
Lasciò la porta aperta e scese in cucina a preparare un po’ di  brodo caldo e quando fu pronto, cercò di farglielo scivolare in gola sperando che gli facesse bene. Lo coprì poi con una coperta e scese a mangiare un boccone.
Decise di rimanere nella sua stanza quella notte, per paura che morisse all’improvviso. Si stese un po’ accanto a lui e di tanto in tanto gli sostituiva il panno bagnato sulla fronte. Dopo un po’ si addormentò.
Quando si svegliò la mattina dopo, la febbre non era ancora scesa. Scaldò ancora un po’ di brodo della sera prima e glielo diede e ad intervalli regolari cercava di fargli scendere in gola anche un po’ d’acqua. Doveva assolutamente far venire il medico.
Sentì improvvisamente in lontananza lo scalpiccio di un cavallo e le venne un’idea. Indossò velocemente la vestaglia ed uscì di casa. Fu felice quando vide che era il signor Stevenson, il suo vicino. Uscì dal cancelletto e si fece vedere da lui.
“Buongiorno signorina Jane, c’è qualcosa che non va?”
“Buongiorno signor Stevenson, mi chiedevo se per caso stesse andando in città”
“Sì, ha bisogno di qualcosa?”
“Mi farebbe la cortesia di chiedere al dottor Pearson se può passare in giornata da me? Mi sento un po’ indisposta e non vorrei andare in città nel suo studio”
“Certo. Tutto bene signorina?Posso aiutarla in qualcosa?”
“O no, grazie, credo sia solo una leggera indigestione ma preferisco che il dottore mi dia un’occhiata. La ringrazio immensamente”
“ Ma si immagini, lo avviserò appena arriverò in città”
“Grazie, è molto gentile da parte sua”
“Si riguardi” e partì al galoppo.
Jane corse in casa ed andò a vedere come stesse il ragazzo. Sembrava tranquillo ma la febbre era ancora alta. Prese i suoi ricami e si sedette su una poltrona accanto a lui. Pensò anche che avrebbe dovuto informare lo sceriffo dell’accaduto. Ne avrebbe parlato con il medico ed avrebbero  deciso come comportarsi.
Qualche ora dopo, sentì bussare alla porta: era il signor Pearson.
“Buongiorno signorina, il signor Stevenson mi ha fatto avere il suo messaggio. Come posso aiutarla? Cosa si sente?”
Jane lo invitò ad entrare e gli spiegò la situazione, poi condusse il dottore nella stanza degli ospiti.
Quando il signor Pearson lo vide, esclamò:” Ma è il maresciallo Cross, è scomparso da ieri e nessuno sa che fine abbia fatto. Dove lo ha trovato signorina?”
Jane spiegò meglio l’accaduto al dottore che esclamò: “ Sarebbe in grado di riconoscere gli aggressori? “
“Direi di sì, li ho stampati qui nella mia mente, è stato terribile. Ma se lui è il maresciallo, chi si occuperà della cosa?”
“Oh di questo non deve preoccuparsi, il signor Gibson che lo sta sostituendo aiuterà a scoprire chi ha conciato così Buck”
“Che nome ha detto dottore?”
“Buck”
“No, non il nome del ragazzo, l’altro”
“Signor Gibson: lui e Buck erano in concorrenza per il posto di maresciallo ma Teaspoon Hunter, il precedente maresciallo ha scelto Buck di cui si fida ciecamente e ha nominato come vice il suo amico Kid. Cosa c’è che non va?”
“Oh mio Dio dottore, incomincio a capire cosa sia successo. Uno degli uomini che stava massacrando Buck si è rivolto al loro capo chiamandolo signor Gibson: ha per caso capelli, barba e baffi rossicci?”
“Sì, ma non capisco cosa...”
“Dottore il signor Gibson lo ha chiamato sporco mezzosangue, incomincio a pensare che non abbia digerito il fatto che gli sia stato preferito un mezzo indiano nella carica di maresciallo di Rock Creek”
“Ma il signor Gibson è un uomo rispettabile, non posso credere che..”
“Mi dia retta dottore, è meglio non dire nulla a lui ma informare il signor Hunter e l’altro ragazzo, Kid”
“D’accordo, ma ora vediamo in che stato è Buck”
“Sono qui fuori dottore se ha bisogno di qualcosa”
Dopo un po’ di tempo il dottore aprì la porta e la fece entrare. “ Ha fatto un ottimo lavoro signorina. Ha un braccio rotto, la febbre alta e molte ferite e contusioni ma se la caverà. L’unica cosa che le chiedo è di tenerlo qui da lei e di non muoverlo. Gli ho sistemato la spalla ma qualsiasi movimento brusco potrebbe essere dannoso, trasportarlo metterebbe a rischio la guarigione”
“Oh dottore, se lei mi garantisce che non avrò problemi con lui e che la mia reputazione non sarà intaccata… sa, sono appena arrivata in città e non vorrei che la gente mi giudicasse male perché ospito in casa un uomo”
“Oh di questo non si preoccupi. Informerò personalmente il reverendo e le signore della parrocchia mostrando quanto lei sia caritatevole e poi credo che gli amici di Buck saranno spesso qui. Se ancora non conosceva nessuno a Rock Creek, d’ora in poi avrà la casa affollata, mi creda”
“Grazie dottore, cosa devo fare per curarlo?”
“Le lascio la lista delle medicine che deve prendere ed un unguento per i massaggi. Vado subito da Teaspoon ad informarlo dell’accaduto e si precipiterà qui con il necessario. Passerò ogni giorno a visitarlo. La prima cosa da fare è fargli scendere la febbre. Gli dia tanta acqua e brodo caldo”.
“Sì dottore, questo l’ho già fatto. Quanto le devo per il suo disturbo?”
“Ma si figuri signorina, ha fatto lei la parte più difficile. Ah un’altra cosa, Buck è un ragazzo d’oro ma un po’ burbero e particolare, quando si sveglierà potrà non essere molto amichevole, deve avere molta pazienza”
“Grazie dottore, a domani”
Jane chiuse la porta e tirò un sospiro di sollievo: Buck, così allora si chiamava il suo ospite, sarebbe stato bene. Era solo preoccupata della scoperta che aveva fatto e sperava di non avere guai. Il pensiero della cattiveria del signor Gibson la faceva rabbrividire.
Andò al piano di sopra per tamponare un po’ la fronte di Buck e per farlo bere e provò una strana sensazione allo stomaco. Si disse che probabilmente era fame, non aveva mandato giù niente dalla sera prima.
Mentre sgranocchiava qualcosa in cucina, non riusciva a scacciare dalla mente quegli occhi marroni profondi che il giorno prima la avevano guardata per un attimo prima di chiudersi a causa della sofferenza che provava….
 
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Un uomo difficile Capitolo 2 Rock Creek 1868 Dopo aver mangiato qualcosa, Jane tornò nella stanza di Buck e dopo averlo controllato riprese i suoi ricami in attesa dell’arrivo di Teaspoon Hunter. Passò circa un’ora quando sentì bussare alla porta. Scese ad aprire e si trovò davanti un omuncolo dai lunghi capelli grigi, con la barba incolta e gli occhi un po’ socchiusi. “Desidera?”, chiese Jane. “Buongiorno signorina, sono Teaspoon Hunter, l’ex maresciallo. Il dottor Pearson mi ha detto che Buck Cross è qui da lei” “Buongiorno signor Hunter, entri pure. Mi chiami pure Jane. Buck è al piano di sopra, non è ancora cosciente e continua ad avere la febbre alta. Mi segua.” “Aspetta un attimo Jane, voglio prima parlare con te. Cosa è successo? Il dottore mi ha raccontato ma voglio sentirlo direttamente da te. A proposito, ecco le medicine per Buck” “Grazie signor Hunter” “Teaspoon per favore e dammi del tu, credo che trascorreremo molto tempo insieme se Buck dovrà rimanere qui a lungo come mi ha detto il dottore” “Bene Teaspoon, piacere di conoscerti allora” e gli raccontò dove e come aveva trovato Buck, gli descrisse le persone che aveva visto e cosa gli aveva detto il dottore. “Saresti quindi in grado di identificarli?” “Certo, come ho già detto al dottore stamattina e sono pronta a farlo. Chi compie azioni di questo tipo merita la forca”. “Bene, poi ne parleremo. Posso vederlo?” “Ma certo, seguimi”. Jane condusse Teaspoon al piano di sopra nella stanza dove si trovava Buck. Quando l’uomo lo vide, esclamò:”Dannazione figliolo, è un miracolo che tu sia ancora con noi. Non so come ringraziarti Jane”. “E’ stata una fortuna che passassi di lì, se fosse rimasto per qualche ora a terra senza soccorsi forse non ce l’avrebbe fatta. Il destino ha voluto così. Vi lascio soli, ti aspetto giù, prenditi tutto il tempo che vuoi” “Grazie” Jane scese al piano di sotto ed incominciò a preparare ancora del brodo per Buck e qualcosa per la sua cena e poi guardò tra le medicine che le aveva fatto recapitare il medico per capire cosa dovesse fare. Dopo un po’ Teaspoon scese e le disse: “Le ferite esteriori guariranno, ma quelle interiori credo che rimarranno a lungo. Non è facile tollerare un affronto simile e soprattutto non lo è per uno spirito kiowa come lui”. “E’ kiowa dunque?”, chiese Jane. Teaspoon annuì. “E’ un problema?”, chiese. “Per nulla, io vedo solo un povero ragazzo che ha subito un’atroce ingiustizia e spero che i responsabili paghino al più presto”. “A proposito, credo che la cosa migliore da fare sia che tu venga in città ad identificare i responsabili. Una volta che l’avrai fatto, andrò a Fort Laramie dal governatore territoriale e gli spiegherò l’accaduto. Se nel frattempo Buck dovesse riprendersi, confermerà la tua deposizione, in caso contrario sarai l’unica testimone. E’ un problema?” “No, voglio vederli sulla forca”. Teaspoon rimase stupito dalla determinazione della ragazza e si chiese da dove le venisse tutta quella rabbia. Jane stessa fu stupita dalle sue affermazioni, ma sentiva che lo doveva a Buck, provava una gran tenerezza per quel ragazzo che non poteva vivere la sua vita in pace solo a causa del suo sangue e dell’ottusità delle persone. Teaspoon le disse che a breve sarebbero arrivate Rachel, la donna che viveva con lui e che si era presa cura di Buck e dei ragazzi quando correvano per il Pony Express, e Louise, la moglie di Kid, il vice maresciallo. Quando sarebbero arrivate, lei avrebbe potuto andare in città con Kid ed identificare Gibson ed i suoi uomini. Lui nel frattempo sarebbe andato ad organizzare il viaggio ed avrebbe telegrafato all’amico Jimmy Hichock per chiedere il suo aiuto. “Hichock? Il famoso Billy Hichock?” “Il suo vero nome è James in realtà, la fama che ha è stata costruita da uno scrittore da quattro soldi, è un brav’uomo e tiene molto a Buck. Andrà su tutte le furie quando saprà dell’accaduto”. Jane salutò Teaspoon ed attese l’arrivo di Rachel, Kid e Louise che non tardarono ad arrivare. “Benvenuti, io sono Jane, vi accompagno subito da Buck”. “Ciao Jane, io sono Rachel, lei è Louise e lui suo marito Kid” “Piacere di conoscervi, anche se avrei preferito fare la vostra conoscenza in una circostanza diversa”. “Anche noi, ma ti siamo molto grati per esserti presa cura di Buck ed averlo salvato, senza di te sarebbe morto”. “E’ stato il destino credo a farmi passare di lì al momento giusto Louise” “Per favore, chiamami Lou” “D’accordo. Come ho detto a Teaspoon, è molto debole ed ha la febbre alta. Ha una spalla rotta ed una ferita vicino all’inguine molto grave. Il dottore ha detto che se fosse stata un millimetro più in là sarebbe morto dissanguato o nella migliore delle ipotesi non avrebbe più potuto avere figli e credo che questi due fossero gli obiettivi di Gibson” “Maledetto”, esclamò Kid. Jane li accompagnò al piano di sopra e li lasciò soli. Poco dopo scesero Kid e Lou e l’uomo le disse: “ Se per te va bene, Rachel e Lou possono rimanere qui con Buck, noi andremo separatamente in città e con una scusa verrai nel mio ufficio, così da identificare Gibson. Poi parleremo con Teaspoon che partirà per Fort Laramie. Te la senti?” “Assolutamente sì”, disse Jane. “Lou, il dottore si è raccomandato di farlo bere molto, poi tornerò io per le medicine ed i massaggi. A dopo” “Grazie Jane”, sorrise Lou. I due uscirono e Kid galoppò avanti, mentre Jane andò in città con il carro. Pensò di approfittarne per andare da Tompkins a comprare dei vestiti nuovi per Buck visto che aveva buttato i suoi sporchi e strappati e le venne un’idea per entrare senza sospetti nell’ufficio di Kid e Gibson. Quando arrivò in città, passò davanti all’ufficio del maresciallo in modo da essere vista e poi si diresse da Tompkins. Acquistò quello che le serviva e poi lasciò i pacchi incustoditi nel carro ed andò a guardare casualmente una vetrina. Tornò dopo un po’ al carro ed incominciò a gridare: “ Oh mio Dio, sono stata derubata, manca un pacco dal mio carro” e si diresse verso l’ufficio di Gibson. Entrò come una furia, si rivolse a Gibson e gli disse: “Maresciallo Cross, deve aiutarmi, sono stata derubata!”. “Si calmi signorina”, rispose Gibson accigliato ” e non sono il maresciallo Cross ma il maresciallo Gibson, le sembro forse un indiano?”. Pronunciò le ultime parole con tono sprezzante. “Oh mi scusi signore, ma devono avermi dato un’informazione sbagliata, sono da poco in città.” “Non si preoccupi, il maresciallo Cross è sparito da due giorni e probabilmente non tornerà più, forse, essendo un mezzosangue, non se l’è sentita di svolgere questo importante incarico, ma ci sono qui io ad aiutarla, vuole dirmi cos’è accaduto?” “Avevo tre pacchi nel mio carro, poi mi sono allontanata un momento per guardare una vetrina ed ora ce ne sono solo due, qualcuno deve avermi rubato quello delle provviste”. “Stia tranquilla, i miei uomini usciranno a dare un’occhiata ed intanto il mio vice Kid raccoglierà la denuncia, va bene?” “Grazie maresciallo, è così gentile, non so come ringraziarla” “Ma le pare, è un piacere aiutare una bella donna come lei. Kid, aiuta la signorina con la denuncia” “Certo signor Gibson”, rispose Kid. Prese Jane per un braccio e l’accompagnò alla scrivania mentre Gibson si affacciava alla porta dell’ufficio. “Alllora?”, le chiese Kid. “Sono loro, ne sono sicura, non potrei dimenticare i loro brutti visi ed il tono sprezzante che Gibson usa quando parla di Buck” e le salì una rabbia incontrollabile che non sapeva spiegare. “Bene, ora non ci resta che informare Teaspoon”, affermò Kid. “Vado io, se dovessi accompagnarmi fuori potremmo destare dei sospetti. Ci vediamo Kid” “Grazie Jane”. Jane gli sorrise e poi andò da Teaspoon nel saloon come da accordi. “Sono sicura Teaspoon, è lui. Ti chiedo però un favore. Il dottore, quando gli ho espresso la mia preoccupazione nel tenere un uomo a casa, seppur per curarlo, per quanto riguarda la mia reputazione, mi ha promesso che avrebbe parlato con il reverendo Hills e le signore della parrocchia. Se devo denunciare Gibson, forse sarebbe meglio che nessuno sapesse che Buck sta da me, potrebbero cercare di completare il lavoro” “Hai ragione. Vado subito a parlare con Pearson e poi, prima di partire, voglio vedere il luogo dell’aggressione per essere più preciso con il Governatore Territoriale. Aspettami appena fuori città, ti raggiungerò e mi accompagnerai” “D’accordo. A dopo Teaspoon”. Jane uscì dalla città e quando Teaspoon la raggiunse, lo accompagnò dove aveva trovato Buck. Teaspoon si guardò intorno e trovò il coltello e la pistola di Buck tra i cespugli. “E’ meglio che questi li tenga io, se Buck dovesse averli a portata di mano quando si sveglierà e ricorderà l’accaduto, ho paura che faccia qualche sciocchezza” “Sarà dura per lui digerire la cosa vero?” “Come ti ho già detto, mi preoccupa questa ferita all’orgoglio ed all’animo di Buck. Ha sempre cercato di non affezionarsi alle persone, a parte noi della famiglia, per paura di far soffrire chi gli vuole bene a causa della sua origine. Questo episodio indurirà ancora di più il suo cuore ed è un vero peccato perché se Buck ti dà il suo cuore, puoi essere sicuro che è per sempre. Ora non so se potrà mai più lasciarsi andare con qualcuno, che sia un amico o una donna” Queste parole di Teaspoon furono come un pugno nello stomaco per Jane. Si stava affezionando a quel ragazzo anche se lo aveva a casa sua solo da due giorni e si sentiva molto protettiva nei suoi confronti. Il dottore le aveva già anticipato che sarebbe stata dura la convivenza con lui quando si sarebbe ripreso ed ora, sentendo le parole di Teaspoon, temeva di non essere all’altezza della situazione e di soffrire per il suo comportamento. Si disse che avrebbe fatto di tutto per fargli cambiare idea e per convincerlo che non tutte le persone sono cattive come Gibson ed i suoi uomini. Non sapeva perché voleva farlo, ma si sentiva in dovere di provare, voleva restituire la speranza a quel ragazzo così indifeso che giaceva esanime a casa sua. Salutò Teaspoon e si diresse a casa con questo pensiero fisso.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Un uomo difficile Capitolo 3 Rock Creek 1868 Jane tornò a casa e trovò ancora lì sia Rachel che Lou e raccontò loro come erano andate le cose in città con Gibson e che Teaspoon era già partito per andare dal Governatore Territoriale. Le due donne le dissero che avevano dato a Buck del brodo ma era ancora incosciente. Jane rilesse le istruzioni del dottor Pearson e chiese a Lou e Rachel se la potevano aiutare con i massaggi perché non sarebbe riuscita a sollevare da sola il corpo morto di Buck per massaggiargli la schiena. Le due donne acconsentirono volentieri e Jane prese il balsamo fornitole dal medico. Iniziò a massaggiare tutto il corpo di Buck insistendo maggiormente sulle ferite e quando arrivò a quella all’inguine, si sentì molto a disagio ma cercò di non darlo a vedere. Rachel la aiutò poi tenendo sollevato il busto di Buck e Jane gli massaggiò anche la schiena. Le ferite sembravano migliorare ma la febbre era ancora alta. Le tre donne stabilirono dei turni per i giorni successivi, in modo che una tra Lou e Rachel fosse sempre presente per aiutare Jane a sollevare Buck. “Grazie per la tua disponibilità Jane, sei una cara ragazza”, disse Rachel. “Chiunque al mio posto farebbe la stessa cosa, non si può abbandonare un uomo in queste condizioni” “Credimi, non tutte sarebbero disposte a farlo, soprattutto dopo aver saputo che è un kiowa”, sottolineò Lou. “ Io vedo solo un uomo che ha subito una profonda ingiustizia, che sia bianco, nero o kiowa non importa” “Sono sicura che diventeremo buone amiche”, aggiunse Rachel. Le tre donne si salutarono e Jane tornò nella stanza di Buck a vegliarlo mentre svolgeva il suo lavoro. La mattina dopo tornò il medico e disse che non c’erano miglioramenti né positivi né negativi. La febbre avrebbe dovuto iniziare a scendere nei giorni successivi. Jane lo ringraziò e continuò la sua routine. Nel pomeriggio e la sera vennero ad aiutarla Rachel e Lou secondo i turni stabiliti e ricevette anche la visita di Kid. Le tre donne, mentre accudivano Buck, chiacchieravano e cominciavano a conoscersi. Rachel e Lou raccontarono le loro storie e Jane confessò perché si era trasferita a Rock Creek: era fuggita dall’Italia perché la sua famiglia voleva farle sposare un uomo che lei non amava. Aveva provato a convincere i suoi genitori a non costringerla, ma erano stati irremovibili, così si era armata di coraggio, aveva preso il denaro della sua eredità e le sue cose ed era fuggita in America. Si faceva chiamare Jane, la forma americanizzata del suo secondo nome, per evitare che i suoi genitori la rintracciassero. “Caspita, che coraggio hai avuto!”, esclamò Rachel. “Non potevo accettare di sposare un uomo che non amavo e di fare una vita da reclusa senza aspirazioni. Mi piace leggere, studiare, scrivere, ricamare, lavorare a maglia e fare tante altre cose. Mi sarei ridotta a fare la schiava per un uomo che non avrei mai amato”. “Posso capirti”, notò Lou, “ anch’io ho fatto fatica a rinunciare al mio lavoro per il Pony Express quando ho sposato Kid, ma per me è stato diverso, io lo amavo e lo amo tuttora”. “Vi chiedo di non raccontare a nessuno quello che vi ho detto, ogni indiscrezione potrebbe essere dannosa per me” “Non preoccuparti, il tuo segreto è al sicuro con noi”, disse Rachel. Lou tornò a casa con Kid e Rachel rimase ancora per aiutare Jane con i massaggi e notò la dedizione con cui la ragazza accudiva lo sfortunato giovane. Incominciò ad intuire che forse Jane provava qualcosa per Buck e ne fu felice. I giorni successivi trascorsero nello stesso modo finchè una sera, Jane notò che la fronte di Buck non scottava più come prima e vide anche qualche impercettibile movimento delle sue dita. Ne fu molto felice e sperò che questo fosse un sintomo della sua ripresa. La mattina successiva il dottore confermò le sue speranze e le disse che presto Buck si sarebbe svegliato. Jane non vedeva l’ora che accadesse, anche se era un po’ timorosa di come avrebbe reagito e di come l’avrebbe trattata. Quel pomeriggio, mentre era sola in casa, sentì bussare alla porta. Andò ad aprire e vide un uomo alto, ben piantato, con lunghi capelli castani e una pistola portata molto in basso rispetto agli altri uomini che conosceva. “Buongiorno signorina, sono Jimmy Hichock, un amico di Buck e Teaspoon” “Oh buongiorno, mi hanno avvisato del fatto che sarebbe arrivato. Entri pure, mi chiamo Jane” “Piacere di conoscerti Jane, posso darti del tu?” “Certo, gli amici di Buck sono anche miei amici. Ti accompagno subito da lui. Il dottore è stato qui stamattina e ha detto che presto si sveglierà, la febbre per fortuna sta scendendo”. “Sono contento. Questa è proprio una bella notizia” “Vieni, saliamo al piano di sopra”. Jimmy seguì Jane che lo condusse nella stanza di Buck. Gli aprì la porta e gli disse: “Entra, vi lascio soli, se hai bisogno di me sono giù. A breve dovrebbe arrivare Lou” “Grazie Jane” Jane scese di sotto ed iniziò a preparare il balsamo per Buck e le verdure per cucinare ancora del brodo. Dopo poco, Jimmy scese e le chiese di raccontargli dettagliatamente l’accaduto. Jane ripeté quello che aveva già detto a Teaspoon cercando di inserire più dettagli possibili perché sapeva che Jimmy avrebbe aiutato il vecchio maresciallo nel processo contro Gibson. Una mezzora dopo arrivò Lou che appena vide Jimmy gli gettò le braccia la collo e gli disse: “ Bentornato fratello, ci sei mancato molto! Peccato che tu sia dovuto tornare per una faccenda così spiacevole!” “E’ bello anche per me rivederti Lou, come state tu e Kid?” “Stiamo bene e speriamo di averti a cena da noi una di queste sere” “Solo se mi assicuri che la tua cucina è migliorata”, rise Jimmy. “Jimmy Hichock, non ti permettere sai?”, rispose Lou con tono scherzoso. Jane li osservava con invidia, le sarebbe piaciuto avere degli amici anche lì, le mancavano molto le sue amiche in Italia ma non poteva scrivere loro, rischiando di svelare alla sua famiglia dove si trovava. Sperava che prima o poi sarebbe riuscita a diventare amica di queste belle persone. Ad un tratto ebbe un’idea: “Cosa ne dite di fermarvi a cena? Potreste andare a chiamare Kid e Rachel, così potreste stare un po’ di più anche con Buck, anche se è incosciente. Sono sicura che sentire le vostre voci gli farà bene” “Per me è una bellissima idea! La tua cucina non potrà di sicuro essere peggio di quella di Lou”, disse Jimmy continuando a prendere in giro l’amica. “Hichock, stai rischiando grosso!”, reagì Lou “Aspetta di assaggiare il mio cibo prima di esprimerti!”, scherzò Jane. “Oh oh, ma cosa avete voi donne giovani? Non amate più cucinare per i vostri uomini?”, chiese scherzosamente Jimmy. “Beh, abbiamo altre virtù, vero Lou?” “Sì e Jane è bravissima a ricamare, lo fa come lavoro per mantenersi”, precisò Lou. “Oh, finalmente qualcuno che svolge delle attività femminili!” e questa volta si meritò un pugno nello stomaco da Lou. Jimmy si offrì di andare a chiamare Kid e Rachel per far loro una sorpresa, mentre Lou aiutò Jane nella cena. Andarono poi nella stanza di Buck per i massaggi e notarono con piacere che la febbre era scesa ancora. All’ora di cena arrivarono Kid, Rachel e Jimmy e dopo essere andati a salutare Buck, si misero tutti a tavola. La serata fu piacevole. Jimmy raccontò le sue avventure e di aver trascorso un po’ di tempo con Cody e ricordarono alcuni degli episodi più divertenti della loro vita al tempo del Pony Express, divertendo Jane ed includendo anche racconti su Ike, Noah, morti troppo giovani, e Buck. Jane ascoltava con piacere tutte quelle storie ed era attirata soprattutto da quelle che coinvolgevano Buck perché potevano aiutarla a capire meglio il suo carattere e come comportarsi con lui al suo risveglio. Fecero molto tardi e quando se ne furono andati, Jane riordinò la stanza ed i piatti e salì a controllare Buck prima di andare a dormire. Le sembrò ancora che si muovesse un po’ e sperava in un suo repentino risveglio. La mattina dopo, si alzò, si preparò e prima di fare colazione passò ancora nella stanza di Buck. Gli toccò la fronte e gli sembrò completamente privo di febbre. Ne fu felice e scese a fare colazione, lasciando qualche biscotto da parte, come se avesse la sensazione che Buck potesse svegliarsi da un momento all’altro dato che non aveva più febbre. Tornò di sopra per scostare le tende dalla finestra della stanza di Buck, per far entrare un po’ di sole, poi gli si avvicinò per sedersi accanto a lui come sua consuetudine a lavorare. Passò qualche minuto e sentì un movimento. Smise di cucire e guardò Buck con attenzione e vide che stava muovendo le dita delle mani. Lo guardò in volto e vide dei movimenti anche sulle sue palpebre: probabilmente si stava svegliando. Lasciò cadere il lavoro dal grembo, si alzò e si sedette accanto a lui prendendogli d’istinto la mano. Forse per il calore del contatto, Buck aprì gli occhi sbattendoli ripetutamente. Jane sentì le lacrime salirle agli occhi. Lo guardò ed aspettò che lui posasse gli occhi su di lei e quando accadde dopo qualche istante, gli si rivolse con un sussurro e gli disse: “ Ciao! Bentornato tra noi Buck, che gioia vederti sveglio” e le lacrime le rigarono le guance per la felicità. Buck la guardò stordito e cercò di parlare e di alzarsi ma lei lo fermò mettendogli un dito sulle labbra e spingendolo dolcemente sul cuscino. “Non sforzarti Buck, sei stato incosciente per molti giorni a causa della febbre alta, fai piano e non tentare di alzarti, potresti sentire dolore”, gli disse con dolcezza. “Acqua per favore”, disse lui con un filo di voce. “Certo, te la porto subito” e prese un bicchiere di acqua che accostò piano alle labbra dell’uomo. Lui fece fatica a bere e tossì quando il liquido scese nello stomaco. “Piano, devi riabituarti a nutrirti ed a bere, prendi piccoli sorsi” e gli sollevò delicatamente la testa aiutandolo a prendere piccoli sorsi d’acqua. Lui si lasciò aiutare e poi con estrema fatica le disse: “ Grazie. Dove sono, chi sei? Cosa ci faccio qui?” “Calmati Buck, stai tranquillo, c’è tempo per le spiegazioni, prima devi rimetterti un po’. Puoi chiamarmi Jane e ti trovi a casa mia, sei stato malato nei giorni scorsi ed il medico ha suggerito di non spostarti da qui per il tuo bene”. Decise di non fare riferimento all’aggressione che aveva subito, nel caso lui non se ne ricordasse. Buck provò a muoversi e gemette per il dolore. Jane lo guardò con dolcezza e lo aiutò ad alzarsi un po’, poi gli disse: “Hai delle ferite sul corpo, ecco perché sei così dolorante. Tra poco passerà il medico e ti dirà di più”. “Cosa è successo?” “Ora non preoccuparti di cosa è accaduto, pensa a rimetterti in forze” “Grazie, sei molto gentile” ed ebbe un flash degli occhi verdi di quella ragazza che probabilmente erano l’ultima cosa che aveva visto prima di cadere incosciente, ma non ricordava altro. “Hai fame, vuoi provare a mangiare qualche biscotto?” “Sì, grazie, se non è di troppo disturbo”. Stava provando a mettere insieme cosa fosse accaduto ma non ci riusciva, forse era davvero ancora troppo presto. “Scendo subito a prenderteli” Jane andò in cucina e prese i biscotti che aveva lasciato da parte e riscaldò anche un po’ di acqua per preparare del thè nel caso ne avesse voluto. Mise tutto su un vassoio e glielo portò. Buck provò a mangiare un pezzetto di biscotto ma sentiva male alla bocca. Jane lo aiutò un po’ e piano piano riuscì a mangiarne uno ed a bere un po’ di thè. “Grazie per il tuo aiuto, non so come ricambiare” “Il tuo risveglio è la migliore ricompensa. Sono stata molto in pena per te. Io ed anche i tuoi amici. Nel pomeriggio credo proprio che riceverai la visita di Rachel, Lou e Kid e …Jimmy”. “Come li conosci? Ci siamo già incontrati prima?” “Non ti agitare, ogni cosa a suo tempo”. Sentì poi bussare e gli disse: “ Credo che sia il dottore, vado ad aprire” Jane scese le scale ed accolse il dottor Pearson con la notizia del risveglio di Buck. Lo informò del suo stato e delle sue condizioni e poi salirono da lui. “Buongiorno Buck, sono felice di vederti sveglio, era ora” “Buongiorno dottore, ma cosa è successo?” “Non preoccupiamoci di questo ora, voglio visitarti e vedere le tue condizioni”. Buck provò ad alzarsi un po’ di più, seppur con grande dolore, e si accorse di essere nudo sotto le coperte. Arrossì e Jane se ne accorse, quindi gli disse: “ Non ti preoccupare, la tua privacy non è stata violata. Ora vi lascio, così il dottore potrà visitarti completamente. A dopo”. Il dottore fece una visita molto approfondita e poi chiamò Jane. “Le cose vanno molto bene. La febbre è scomparsa ed anche le ferite si stanno cicatrizzando. Ha ancora molti lividi ma anche quelli passeranno. Jane, continui con i massaggi e le medicine, tranne quelle contro la febbre, ormai non sono più necessarie. Tornerò domani mattina come di consueto. Buck, devi ringraziare questa ragazza se sei ancora qui e se stai guarendo così in fretta, le sue cure sono state provvidenziali. Jane, eviterei di muoverlo ancora, finchè non sarà in grado di alzarsi da solo e di riprendere a camminare, quando la ferita all’inguine sarà guarita, se per te non è un enorme peso” “Oh no dottore, non si preoccupi. Buck può rimanere tutto il tempo necessario per guarire. Grazie di tutto e a domani” “Grazie dottore”, aggiunse Buck. Jane lo accompagnò alla porta e poi tornò da Buck. “Come ti senti?” “Frastornato. Credo di doverti ringraziare per un’infinità di cose anche se non ricordo cosa sia accaduto” “Hai sentito il medico, ora non è importante, cerca solo di pensare a guarire” “I miei vestiti…” “Li ho buttati perché erano inutilizzabili. Mi sono permessa di comprarti delle camicie e dei pantaloni e poi i tuoi amici porteranno qualcosa dei tuoi vestiti. Ah, non odiarmi, ma ho dovuto accorciare i tuoi capelli perché erano impossibili da districare e lavare e temevo che potessero infettare le ferite” “Oh, grazie, non è un problema, ricresceranno. Quindi mi hai lavato e curato…” “Sì, ma come ti dicevo prima, non devi preoccuparti, come vedi la tua virtù non è stata violata…” Buck si accorse di avere un asciugamano sulle parti intime ed arrossì. “Mi dispiace che tu debba farti carico di me e che debba invadere la tua casa” “Non preoccuparti, non mi dispiace avere un po’ di compagnia” “Anche se sono un kiowa?” “E che problema c’è? Mi piace conoscere nuove culture, anzi, adesso che ti sei svegliato potrai raccontarmi un po’ di cose sulle tue tradizioni, così il tempo di convalescenza passerà più velocemente, se vuoi” “Grazie” e le rivolse un sorriso timido che le scaldò il cuore. Jane era felice che si fosse svegliato e non lo trovava così scontroso come gli avevano detto, ma sapeva che era questione di tempo: ora non ricordava nulla dell’aggressione, ma appena tutto sarebbe tornato alla sua mante, i problemi sarebbero arrivati. Ci avrebbe pensato al momento opportuno. “Ora scendo di sotto a svolgere un po’ di faccende, così puoi riposare. Chiamami se hai bisogno” “Grazie ancora” Jane gli sorrise e lasciò la stanza; Buck cercò di ricordare cosa fosse accaduto ma la testa gli faceva male e decise di ascoltare i consigli del medico e di Jane. I ricordi sarebbero tornati. Nel pomeriggio arrivò Rachel e quando seppe che Buck si era svegliato, corse di sopra ad abbracciarlo, cercando di non fargli male. Jane le aveva detto che non ricordava nulla e quindi non affrontò l’argomento. Rachel andò poi a comunicare la notizia agli altri che a turno andarono a salutare l’amico. Decisero che ormai, visto che Buck riusciva a sollevarsi, non era più necessario l’impegno fisso di Lou e Rachel per i massaggi, sarebbero passate quando avessero potuto. La sera, Jane cenò in camera con Buck per non lasciarlo solo. Erano molto imbarazzati e non parlarono molto, ma Jane capiva la gratitudine che Buck provava nei suoi confronti dalla sua gentilezza e da come la guardava. Il suo cuore batteva forte quando si avvicinava a lui e Jane dovette ammettere con se stessa che stava iniziando a provare qualcosa per lui. Decise di non pensarci per il momento e di concentrarsi sulla sua guarigione e sulla sua reazione quando avrebbe ricordato tutto. Dopo cena gli chiese se avesse bisogno di qualcosa e gli disse che anche durante la notte poteva chiamarla per qualunque necessità. Buck la ringraziò e si misero a dormire. Durante la notte Jane venne svegliata da un urlo atroce e quasi disumano. Si precipitò immediatamente nella stanza di Buck e lo trovò sollevato e con il viso stravolto. “Buck cosa succede, stai male?” “Vattene”, le urlò ferocemente. “Buck mi spaventi, cosa è successo?” “Lasciami da solo per favore, vattene, ho ricordato tutto. Mi trovo in queste condizioni a causa dell’aggressione di Gibson e dei suoi uomini e non devo spiegarti perché mi hanno conciato così!” “Buck, mi dispiace, io..” e cercò di avvicinarsi a lui. “Vattene via, non ho bisogno della pietà di nessuno, so cavarmela da solo, l’ho sempre fatto e dovrò farlo per il resto della mia vita. Appena riuscirò a mettermi in piedi ti libererò di questo peso” “Non è un peso Buck e non è pietà la mia, voglio aiutarti” “Ti ho detto che non ne ho bisogno, voglio stare solo” “D’accordo, torno nella mia stanza, ci vediamo domattina, ma sappi che io sono qui se cambi idea” Buck non le rispose e voltò il viso. Quando Jane chiuse la porta, si accasciò sul letto e si mise a piangere come non faceva da anni. Era stato umiliato come mai nella vita e sapeva che questo era il suo destino, doveva rimanere solo e non stringere rapporti, non avrebbe avuto senso. Era estremamente grato a quella ragazza per il suo aiuto e la sua gentilezza, ricordava che i suoi occhi erano l’ultima cosa che aveva visto prima di svenire e la prima al suo risveglio, occhi che lo avevano fatto sentire al sicuro e quasi amato, ma non poteva e non doveva affezionarsi a lei, assolutamente. Jane chiuse la porta e rimase ad ascoltare il pianto disperato di Buck. Il cuore le sanguinava e pianse anche lei. Rimase lì finchè lo sentì smettere e si accorse che si era addormentato. Tornò nella sua stanza e non dormì. La scena a cui aveva assistito le aveva spezzato il cuore.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Un uomo difficile Capitolo 4 La mattina dopo, Jane si alzò e dopo essersi lavata e vestita, andò alla stanza di Buck ed accostò l’orecchio alla porta per sentire se provenisse qualche suono. Non sentendo nulla, decise di scendere a preparare la colazione. Mangiò velocemente qualcosa, poi prese il vassoio ed andò da Buck. Aprì la porta con cautela, per non svegliarlo nel caso dormisse ancora. Lo trovò sdraiato ma con gli occhi aperti. “Buongiorno Buck. Come stai stamattina?” Non ricevette risposta. Avanzò ed appoggiò il vassoio sul comodino. Si avvicinò a lui e gli pose una mano sulla fronte per sentire se fosse sfebbrato. Buck non si ritrasse ma continuò a non dire nulla. “Ti ho portato la colazione. Purtroppo non ho pensato che potessi desiderare qualcosa di più consistente di caffè, thè o biscotti, non ero pronta ad un tuo improvviso risveglio. Se mi dici cosa preferisci mangiare al mattino, mi procurerò del cibo più adatto. Non ho pensato al fatto che potessi avere delle abitudini diverse dalle mie, scusa.”. Di nuovo il silenzio. Andò a scostare le tende e poi si sedette accanto a lui sul letto e dolcemente gli disse: “ So che è difficile per te accettare quanto è successo e so che vuoi stare solo. Rispetterò il tuo desiderio ma ho bisogno che tu comunichi con me almeno per le cose essenziali. Non dobbiamo conversare per forza, ma ti prego, rispondi a quello che ho bisogno di sapere per aiutarti a guarire. Hai detto anche tu che hai fretta di riprendere le tue forze. Non mi fraintendere, non voglio dire che non vedo l’ora che tu te ne vada, anzi, sono contenta che tu sia qui e di avere compagnia, ma so che rimetterti in piedi è una tua priorità e voglio aiutarti. Quindi, per favore, dimmi cosa preferisci” Buck la guardò per un momento e poi rispose: “ Vanno bene uova e caffè, grazie” e poi ripiombò nel silenzio. Jane annuì e poi decise di affrontare subito l’argomento. “Mentre fai colazione e prima che arrivi il dottore, dato che hai ricordato tutto, vorrei informarti di una cosa che ancora non sai. Teaspoon è andato dal Governatore Territoriale a raccontare l’accaduto”. Buck si girò di scatto verso di lei. “Presto tornerà per intentare un processo a Gibson ed io testimonierò a tuo favore e contro di lui. Io, te e Gibson con i suoi uomini siamo gli unici a sapere cosa sia accaduto. Ho identificato Gibson con l’aiuto di Kid e Teaspoon ha potuto partire prima del tuo risveglio. Gibson e tutta la città ignorano il fatto che tu sia qui. Vogliamo tenerlo nascosto per evitare che tenti di portare a termine il lavoro approfittando della tua debolezza. Quando Teaspoon sarà tornato, con la tua e la mia testimonianza, lo incastreremo e pagherà per quello che ha fatto”. Buck per un momento non disse nulla, poi appoggiò la tazza di the e le disse con un tono così freddo che la fece rabbrividire: “Non ho intenzione di denunciare nessuno, quando starò bene me ne andrò e non mi rivedrà più nessuno. Tu fai come vuoi”. “Ma Buck…” “Non ho intenzione di parlare oltre di questo. Lasciami solo per favore” “Va bene. Ti lascio le medicine. Ti ho portato anche un campanello da suonare nel caso tu abbia bisogno di qualcosa, anche se, sì, insomma, dovessi fare i tuoi bisogni…con un braccio immobilizzato non so se puoi farcela da solo. Ora che sei sveglio, forse potrai indossare anche qualcosa per sentirti più a tuo agio. Non voglio forzarti, quando hai bisogno di me suona ed io arriverò subito. A dopo” Buck non le rispose. Quando Jane ebbe chiuso la porta, Buck si immerse nei suoi pensieri: apprezzava davvero molto la gentilezza di quella ragazza che non lo conosceva ma si stava prendendo cura amorevolmente di lui ed era attenta a tutti i suoi bisogni, nonostante la stesse trattando con tanta freddezza. D’altra parte, non voleva più illudersi di poter condurre una vita normale, sapeva che l’unica soluzione, una volta guarito, era quella di andarsene e provare a vivere in solitudine, magari poteva unirsi di nuovo a suo fratello Orso Rosso e provare a vivere ancora con i kiowa. Certo non avrebbero potuto essere più crudeli dei bianchi. Jane scese di sotto molto abbattuta, le avevano detto che sarebbe stata dura con Buck, ma non si aspettava di trovare davanti a sé un vero e proprio muro. Decise di lasciarlo tranquillo e di vedere come sarebbero andate avanti le cose. Quando arrivò il dottore, si fece aiutare, dopo la visita, a far indossare a Buck dei mutandoni che gli aveva tagliato in modo tale che le gambe rimanessero scoperte per poter fargli i messaggi senza doverlo muovere tutte le volte per toglierglieli. Buck provò anche a fare i suoi bisogni in un vaso che Jane gli aveva portato e anche se con fatica, riusciva a fare da solo dopo che qualcuno lo aveva aiutato almeno a scendere dal letto. Questo fu di conforto per entrambi perché avrebbe reso le cose sicuramente meno imbarazzanti. Il medico disse che Buck stava migliorando e che non era necessario che tornasse tutti i giorni, d’ora in poi sarebbe venuto a visitarlo una volta alla settimana. Il braccio ci avrebbe messo ancora una ventina di giorni a guarire, ma le altre ferite e lividi erano a buon punto, compresa la ferita all’inguine che era la più grave. Presto avrebbe potuto provare a fare piccoli passi sorretto da qualcuno. Jane ne fu felice e salutò il dottor Pearson dopo averlo ringraziato. Tornò poi da Buck e provò ad instaurare un dialogo con lui: “Hai sentito cos’ha detto il dottore? E’ una buona notizia no?” Non ricevette risposta. “Ora preparati per il massaggio” Buck si sdraiò senza proferire parola e con lo sguardo perso nel vuoto. Jane eseguì i massaggi e poi gli chiese: “Come mi devo comportare con i tuoi amici che verranno a trovarti? Posso farli salire?” Buck senza guardarla disse: “ Non voglio vedere nessuno” “Ma Buck, sono in pena per te” “Ho detto che non voglio avere nessuno tra i piedi, devo già tollerare di interagire con te, non voglio altri fastidi, chiaro?”, ringhiò contro di lei. Le vennero le lacrime agli occhi ma riuscì per il momento a ricacciarle indietro, non voleva fargli vedere che l’aveva ferita. Si limitò a dirgli: “ Come vuoi” e se ne andò. Appena fuori dalla stanza, lasciò scorrere le lacrime sulle guance: sapeva che non doveva aspettarsi niente da lui, praticamente non la conosceva ed era pieno di rabbia e di problemi, ma sentirsi dire che la tollerava a fatica era troppo per lei. Più tardi, come previsto, vennero a trovare Buck Lou e Rachel, ma Jane dovette comunicare loro che l’uomo non voleva vederle. “Ha ricordato tutto stanotte, mi ha svegliato con un urlo agghiacciante e da allora mi parla a malapena. Ha detto che vuole restare solo e che appena potrà se ne andrà per non tornare più”. Jane disse questo con gli occhi che si riempivano di lacrime. Si voltò così che le due donne non se ne accorgessero ma Rachel aveva intuito il dolore che stava provando e senza dire niente, le strinse un braccio in segno di conforto e comprensione. “Non importa Jane, portagli i nostri saluti. Probabilmente verso sera verranno Kid e Jimmy per discutere del processo”, disse Lou. “E’ inutile Lou, l’ho informato di quello che sta organizzando Teaspoon, ma ha detto che non ha intenzione di testimoniare e non credo voglia vedere nemmeno Kid e Jimmy”. Rachel aggiunse: “ Loro verranno lo stesso e se li conosco bene, entreranno a forza” “Per me possono provare, ma dubito che otterranno qualcosa”, concluse Jane. Le ragazze si salutarono e Jane tornò a svolgere le sue faccende. Buck non si fece sentire tutto il giorno e lei ogni tanto saliva al piano di sopra e porgeva l’orecchio attento alla porta ma sentiva solo immensi sospiri. Il suo cuore sanguinava. Come aveva anticipato Lou, verso sera Jimmy e Kid bussarono alla sua porta. “Ciao ragazzi, entrate. Se volete provare a salire fatelo pure, ma vi avviso che vi caccerà”. “Un tentativo lo facciamo comunque, grazie Jane”, disse Jimmy, stringendole il braccio in segno di gratitudine, mentre Kid le rivolse un sorriso comprensivo. I due uomini salirono da Buck, aprirono la porta dopo aver bussato senza ricevere risposta. “Ciao Buck, possiamo entrare?”, chiese Kid. “Fuori!”, urlò Buck. “Vogliamo solo parlare un po’ con te”, sottolineò Jimmy. “Ho detto fuori! Non voglio sentire le vostre chiacchiere, andatevene immediatamente” ed incominciò a tossire forte dallo sforzo. I due ragazzi rimasero impietriti di fronte alla sofferenza dell’amico mentre Jane, che aveva sentito le urla e poi i colpi di tosse, si precipitò nella stanza di Buck e si rivolse ai due uomini: “Ragazzi, è meglio che torniate un’altra volta, ha bisogno di riposare” e si precipitò al capezzale di Buck per aiutarlo a riprendere un respiro regolare. Jimmy e Kid scesero e Jane scostò dolcemente i capelli di Buck dal suo viso mentre lo faceva sdraiare. Non si aspettava di essere investita dalle sue ingiurie. “Cos’è, sei dura di orecchio o sei semplicemente ritardata? Ti ho detto che non voglio vedere nessuno, mi capisci quando parlo? Sei stupida?” Jane si allontanò di scatto impaurita dalla furia di Buck e si limitò a dirgli: “Scusa, mi dispiace” e poi scappò fuori in lacrime. Buck si sentì malissimo per aver trattato male i suoi amici e soprattutto per aver inveito contro quella dolce ragazza che gli aveva salvato la vita, ma doveva tenerla a distanza per non farle del male. Jane rimase per un momento fuori dalla porta di Buck in silenzio tentando di ricomporsi, non voleva che Kid e Jimmy vedessero la sua sofferenza. Quando si fu ricomposta, scese e si scusò con loro. “Non sei tu a doverti scusare Jane, è lui che si sta comportando come un idiota, non ascoltare le sue parole e non lasciare che ti ferisca”, disse Jimmy che aveva visto i suoi occhi rossi. “Grazie Jimmy, me lo dovevo aspettare, mi avevate avvertita. Non preoccupatevi per me, vi terrò informati sugli sviluppi. A proposito, Teaspoon non dovrebbe essere di ritorno?” “Sì, scusa, mi sono dimenticato di dirtelo”, intervenne Kid,”ha mandato una lettera in cui dice che ci vorrà qualche giorno in più perché il Governatore Territoriale era fuori per un’importante faccenda. Dovrebbe tornare entro la settimana” “Forse così potremmo tentare di convincere Buck a cambiare idea” “Lo spero”, rispose Jimmy. I tre si salutarono. Jane mangiò qualcosa e poi andò da Buck per portargli la cena. Aveva il cuore pesante e non sapeva cosa dirgli, pertanto si limitò ad appoggiare il vassoio sul comodino ed a chiedergli se avesse bisogno di qualcosa. “Avrei bisogno del vaso ma non riesco a scendere da solo dal letto”, disse Buck imbarazzato per come l’aveva trattata prima e ferito nell’orgoglio perché doveva dipendere da lei per i suoi bisogni. Jane non disse nulla e si limitò ad aiutarlo. Quando il suo volto si avvicinò a quello di Buck, sentì le sue gambe cedere ma si fece forza per non farlo cadere. Quando Buck fu in grado di farcela da solo, senza dire nulla chiuse la porta ed andò nella sua stanza. Tornò dopo una mezzora per ritirare il vassoio e per il massaggio. Si limitò a ricordargli di non esitare a chiamarla in caso di necessità. Passarono due o tre giorni senza cambiamenti. Buck era sempre silenzioso e scostante e Jane cercava di lasciarlo stare per evitare episodi spiacevoli come quelli in occasione della visita di Kid e Jimmy. I ragazzi e le due donne andavano da lei tutti i giorni, ma senza risultato. Ad un certo punto, Jane decise che era ora di smuovere la situazione, non si poteva continuare in quel modo e decise di affrontare Buck. Andò un mattino nella sua stanza per portargli la colazione e preso coraggio gli disse: “Buck, sono passati giorni da quando ti sei svegliato e non vuoi vedere nessuno, passi tutto il giorno in silenzio e vivi come un eremita. Non credi che sia ora di reagire? Capisco che è difficile accettare quello che ti è capitato, ma non puoi trascorrere la tua vita in questo modo allontanando tutti” Buck reagì con violenza: “ Capisci? Cosa vuoi capire tu di quello che provo? Non sai nulla di me, non mi conosci e vieni a dirmi come mi devo comportare? Ti ho detto più volte che voglio stare solo e non voglio vedere nessuno, ma forse sei davvero troppo stupida per comprenderlo o forse hai problemi con la lingua, non lo so. Chi sei tu per dirmi come devo comportarmi?” Jane rimase basita di fronte alla violenta reazione di Buck e le lacrime le riempirono gli occhi. Si sentiva una stupida ma stavolta non fuggì. Lasciò che lui vedesse quanto le stava facendo male e gli rispose: “Hai ragione, non sono nessuno per te e sì, ho qualche problema con la lingua perché non sono di qui, ma come fai a saperlo tu che non ti sei preoccupato minimamente di chiederti chi sono e cosa ci faccio qui? Sai a malapena il mio nome perché te l’ho detto io il giorno in cui ti sei svegliato, ma non ti sei preoccupato di chiedermi altro. Non sei obbligato, hai ragione, non sono niente per te,” e mentre diceva queste parole, le lacrime scendevano più fitte sulle guance perché provava un immenso dolore “ ma io, al contrario, so molte cose su di te. I tuoi amici, che ti considerano come un fratello, mi hanno raccontato molto sul tuo conto, per aiutarmi a gestire meglio il rapporto con te e per venire incontro ai tuoi bisogni e tu li ripaghi tenendoli lontano. Hai ragione, non so cosa si prova a subire quello che hai subito tu, ma questo non ti dà il diritto di offendermi o di trattarmi come una nullità. Se ti dà fastidio la mia presenza e ti urta il fatto che sia io ad aiutarti, non hai che da dirlo, parlerò con il dottor Pearson e ti farò mandare un’infermiera più competente di me. Se non lo abbiamo fatto è per la tua sicurezza, meno persone sanno che sei qui e meglio sarà per te. Volevo solo rendermi utile, ma ho evidentemente sbagliato. Ti chiedo scusa. Prendi la tua decisione in merito. Per quel che mi riguarda, nel frattempo parlerò a monosillabi, lo stretto necessario per le cose essenziali. Ora ti libero dalla mia presenza. Tornerò dopo per portare via il vassoio e per farti il massaggio e poi non mi vedrai fino all’ora di cena, a meno che non mi chiami tu. Buona colazione Buck”. Uscì dalla stanza e corse di sotto. Non riusciva a smettere di piangere. Si era sentita ferita ed umiliata. Aveva fatto di tutto per curarlo e per cercare di sbloccarlo, ma aveva guadagnato solo il suo disprezzo e fastidio. Soffriva molto perché si accorgeva di provare qualcosa per quell’uomo ma era evidente che lui non aveva la minima considerazione di lei. Buck, da parte sua, quando Jane se ne andò in lacrime e quasi sbattendo la porta, si sentì malissimo. Si pentì di essere stato così duro e delle cose cattive che le aveva detto di nuovo. Riflettè sul fatto che quella ragazza glia aveva salvato la vita, mettendo anche in percolo la sua perché se Gibson avesse saputo che lei lo ospitava, avrebbe potuto farle del male. Era stata dolce e gentile ed aveva sopportato il suo malumore ed il suo carattere. Si pentì di essersi comportato così e per la prima volta pensò che forse avrebbe potuto essere un po’ più conciliante e parlare con lei. Dopo tutto essere educati non significava stringere relazioni e su questo doveva essere chiaro. Decise di scusarsi non appena fosse salita a riprendere il vassoio della colazione. Nel frattempo, Rachel si presentò a casa di Jane per vedere se le cose fossero cambiate e la trovò in lacrime e con gli occhi gonfi. “Che succede tesoro? “, le chiese gentilmente. “Niente, non ti preoccupare” “Non essere sciocca Jane, siamo amiche ormai, puoi parlare con me. E’ colpa di Buck?” Jane annuì. “Cos’ha fatto o detto?” “Ho provato a parlargli per cercare di scuoterlo dal suo rancore e convincerlo a vedere almeno voi ma ha inveito contro di me dicendo che sono stupida perché non capisco che vuole stare solo e che non sono nessuno per lui. E’ vero questo, ma sentirlo dire con quella durezza mi ha fatto stare male. Gli ho detto che se vorrà, potrà chiedere di aver un’infermiera che lo curi al posto mio” “Mi dispiace tesoro, Buck sta soffrendo molto ma non ha diritto di trattarti così. Ora salgo e chiarirò la situazione” “No, Rachel, ti prego, peggioreresti le cose, ti ringrazio ma non devi farlo” “Tu provi qualcosa per lui vero?” “Non lo so Rachel, non lo so. Forse sì, ma è inutile parlarne, io non sono nulla per lui” “Vedrai che presto capirà che sta sbagliando. Abbi pazienza e ricordati che con me ed anche con Lou puoi sempre parlare. Ora ti lascio, ci vediamo domani” “Grazie Rachel, sei un’amica” Rachel le sorrise e se ne andò. Jane sapeva che era ora di salire da Buck per ritirare il vassoio e fargli il suo massaggio mattutino, ma temeva di entrare di nuovo in quella stanza. Si fece coraggio e salì. Bussò ed aprì la porta. Lui non parlò e lei neppure. Prese il balsamo, lo massaggiò senza proferire parola, poi prese il vassoio e fece per andarsene, quando sentì pronunciare il suo nome: “ Jane, aspetta” Era la prima volta che lui la chiamava per nome e sentì come un vertigine. Si voltò senza parlare e lo guardò negli occhi. Vide un’enorme sofferenza che le spezzò il cuore. “Scusa, perdonami, non avrei dovuto trattarti così né questa mattina né l’altro giorno. Sono un uomo orribile. Le tue parole di prima mi hanno come scosso da un incubo e mi hanno fatto riflettere. Non ho diritto di dirti che sei stupida, perché non lo sei e non sei neppure una nullità. Sei una donna gentile e caritatevole che si sta prendendo cura di un idiota che non è nemmeno in grado di essere educato e riconoscente” “Non voglio la tua riconoscenza, Buck, voglio solo che tu stia bene e da solo non ce la puoi fare” “Puoi sederti qui un momento accanto a me per parlare?” Jane annuì ed appoggiò il vassoio, poi si sedette accanto a lui sul letto. “Hai ragione, forse parlare mi farà stare meglio, ma ho paura, ho paura di legarmi alle persone e poi di farle soffrire a causa mia. Non hai idea di quante volte sono stato trattato così e la mia famiglia, i miei amici hanno sofferto per me. Ho pensato che se avessi tagliato i rapporti li avrei fatti soffrire meno, ma poi ho visto la sofferenza nei tuoi occhi stamattina e ho riflettuto che se tu che praticamente non mi conosci soffri così, i miei amici stavano soffrendo di più. Mi dispiace davvero molto Jane, sei stata così amorevole con me e non so che fare per farmi perdonare” e gli scesero le lacrime sulle guance. Jane ne ebbe il cuore gonfio e gli asciugò le lacrime, poi gli disse: “Buck, è comprensibile che tu ti senta così, non oso immaginare cosa tu provi nella tua anima ma fidati di chi ti vuole bene. I tuoi amici sono venuti qui ogni giorno, Jimmy è tornato apposta per te e vogliono aiutarti ma tu devi aprirti, non chiuderti in te stesso. Fallo per loro ma fallo soprattutto per te. Incontrerai sempre persone come Gibson, è vero, ma incontrerai anche tante persone che ti ameranno e ti vorranno bene. Mi hanno detto che hai un cuore grande, dimostralo con i tuoi amici” “Come fai ad essere così dolce? Ti ho insultata da quando mi sono svegliato” “Mi avevano avvisato che sei un uomo difficile, sono stata preparata”, disse Jane sorridendo. Buck ricambiò il sorriso. “Credo che potrei vedere qualcuno oggi, se verranno” “Certo che verranno e saranno felici di parlare con te. Un’altra cosa: il processo. Devi testimoniare contro di loro, non puoi lasciargliela passare liscia. Se l’hanno fatto con te, potrebbero farlo anche con molti altri per diversi motivi, devono pagare” “D’accordo”, disse Buck con un filo di voce “Cosa? Non ho sentito bene”, disse Jane per sottolineare la sua risposta. “Ho detto di sì. Ottieni sempre quello che vuoi?”, le disse sorridendo. Quel sorriso le scaldò il cuore. “in realtà no e la mia presenza qui lo dimostra, ma se so di essere nel giusto, non mi lascio scoraggiare” “Grazie. Se vorrai tenermi ancora qui, nei prossimi giorni potremmo conoscerci di più”, disse timidamente. “E dove vorresti andare? Mi dovrai sopportare fino alla tua guarigione” “Credo che lo farò volentieri” Jane sorrise e poi gli disse: “Ora scendo, ho delle faccende da sbrigare. A dopo Buck. Sono felice di aver conosciuto l’uomo di cui avevo tanto sentito parlare” “Sono felice anch’io. Grazie e scusa ancora” “Perdonato”. Jane chiuse la porta e scese con un largo sorriso sulle labbra ed il cuore pieno di gioia.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Un uomo difficile Capitolo 5 Jane sistemò la casa allegramente e fece la lista della spesa. Cercava di andare in città il meno possibile per evitare Gibson e per non farsi notare molto, per paura che qualcuno scoprisse che stava ospitando Buck, ma ormai aveva dato fondo a tutte le sue provviste ed aveva proprio bisogno di fare rifornimento. Doveva inoltre riconsegnare i ricami e portare a casa quelli nuovi. Decise di aspettare nel pomeriggio quando qualcuno sarebbe venuto a fare visita a Buck. Sistemate un po’ di faccende, si mise a cucinare e mentre era intenta a tagliare le verdure, sentì suonare il campanello dalla stanza di Buck. Si precipitò di corsa al piano di sopra, timorosa che fosse accaduto qualcosa, ma quando entrò nella stanza, vide che lui stava bene. “Scusa se ti chiamo mentre stai sbrigando le tue faccende, ma ho bisogno del vaso”, disse Buck imbarazzato come sempre quando doveva affidarsi a lei per quel motivo. “Non c’è problema Buck, ti ho lasciato apposta il campanello. So che per te è un peso dover dipendere da me anche per questo, ma vedrai che a breve potrai farcela da solo” e lo aiutò delicatamente a scendere dal letto. Mentre lo sorreggeva e lo aiutava, lui le chiese timidamente ed imbarazzato: “ Mi stavo chiedendo se ti andrebbe di pranzare in camera con me” Jane sentì il suo cuore aprirsi e con un enorme sorriso stampato in viso rispose: “Mi farebbe molto piacere Buck, non amo molto mangiare da sola”. Lui le rispose con un sorriso che le aprì le ali del cuore e poi lo lasciò ai suoi bisogni. “Chiamami quando hai bisogno di rimetterti a letto se non ce la fai” “Grazie, di tutto Jane” “Non devi ringraziarmi ogni volta, vedere che hai cambiato atteggiamento è già di per sé un ringraziamento” Poco dopo Buck la richiamò. Lo aiutò a salire sul letto e prese il vaso per svuotarlo. All’ora di pranzo, andò da Buck con il vassoio apparecchiato per due. Aveva provato a cucinare dello stufato con le patate oltre al brodo, per vedere se Buck sarebbe riuscito a mandare giù un pasto completo. Bussò ed entrò. Posizionò il vassoio sul comodino e poi avvicinò la sedia al letto per stare vicino a lui mentre pranzavano. Buck piano piano mandò giù tutto ed apprezzò la cucina di Jane. “Sei brava a cucinare” “Insomma, faccio giusto il necessario, non è proprio la mia passione la cucina” “E quali sono le tue passioni?” “Ti interessa davvero ?” “Certo. Scusa, sto cercando di rimediare al mio comportamento dei giorni scorsi ma forse sono stato un po’ invadente” “No, assolutamente. È solo che mi sembra strano che tu mi faccia delle domande che mi riguardano, non lo avevi mai fatto prima” “Lo so, sono stato un uomo orribile, scusami ancora” Buck sentiva che, nonostante i suoi propositi di non intrecciare relazioni umane, provava piacere a stare in compagnia di Jane ed a conversare con lei e trovava che in fondo non c’era nulla di male. Jane da parte sua era felice che lui si stesse un po’ sciogliendo e quando era in sua compagnia avrebbe voluto che il tempo non passasse mai. “Lasciamoci tutto alle spalle e ricominciamo da capo. Vuoi?” Buck annuì. “Beh, ecco, le mie passioni sono la lettura, il canto, l’avventura ed il ricamo e mi piace stare all’aria aperta e con gli amici” “Hai detto che non sei di qui, giusto?” “Sì, sono italiana” “Parli bene la nostra lingua però” “Ho ancora qualche difficoltà ma diciamo che me la cavo” “Come mai qui in America?” “E’ una storia lunga ed anche dolorosa” “Oh, mi dispiace, non volevo farti tornare brutti ricordi” “No, va bene, se hai voglia posso raccontartela” “Il tempo non mi manca, credo”, scherzò lui. “Già!” e cominciò il suo racconto. “Hai avuto coraggio” “Non sopportavo che gli altri decidessero per me. Mi raccomando Buck, non una parola, potrebbero rintracciarmi” “Stai tranquilla, se decido di non parlare sai che sono molto bravo” “Purtroppo l’ho sperimentato sulla mia pelle…” “Touchè…. Qual è il tuo vero nome? ” “Non ha importanza, non mi è mai piaciuto in realtà” “Mi piacerebbe saperlo se ti va” Jane glielo disse ma poi puntualizzò: “ Mi raccomando, io sono solo Jane, è molto importante” “Stai tranquilla” “Che bello poter chiacchierare così spensieratamente” Buck sorrise così dolcemente che Jane si sentì quasi svenire. Era così bello quando sorrideva e non era triste ed angosciato. “Sai, non riesco a dimenticare quello che mi è accaduto, mi brucia moltissimo, ma ammetto che aprirmi un po’ mi aiuta a non avere il pensiero fisso su Gibson. Grazie Jane, ti devo tutto” “Vederti sereno è la ricompensa più bella”. Si guardarono per un attimo negli occhi e poi entrambi distolsero lo sguardo. Buck sentì un tuffo al cuore e si preoccupò. Stava iniziando ad affezionarsi a quella ragazza? Non avrebbe dovuto farlo, non doveva far soffrire altre persone e sapeva che una donna non avrebbe potuto accettare uno come lui, però non riusciva a scacciare le sensazioni che provava. Pensò che quando se ne sarebbe potuto andare, tutto sarebbe stato più semplice. Terminato il pranzo, Jane disse a Buck: “Ora riposati un po’, nel pomeriggio riceverai delle visite e devi essere in forze. Io ne approfitterò per andare a fare la spesa. Hai bisogno di qualcosa o desideri che ti prepari qualche piatto in particolare?” “Non ho bisogno nulla, grazie. Ti ringrazio infinitamente di nuovo per la tua gentilezza e pazienza” Jane sorrise, lo salutò e scese a lavorare un po’. Era così felice che le cose stessero andando molto meglio e non le sembrava vero di aver trascorso così tanto tempo in compagnia di Buck. Nel pomeriggio vennero Lou e Rachel. “Buongiorno ragazze, sono felice di vedervi”, le accolse con un immenso sorriso. “Come siamo allegre oggi, è successo qualcosa?”, chiese Lou. “Beh, salite di sopra e lo scoprirete da sole”, rispose Jane. “Possiamo davvero vederlo?”, chiese Rachel incredula. Jane annuì e le due donne la abbracciarono. “Io devo andare a fare la spesa, vi lascio con Buck, ci vediamo più tardi” Jane prese il calesse ed andò al negozio di Tompkins. Incontrò Kid e Jimmy e comunicò loro la bella notizia. Le venne in mente di invitarli a cena il giorno dopo e prima di entrare all’emporio passò un momento dal dottore. “Buongiorno Jane, Buck sta bene, è successo qualcosa?”, chiese il dottor Pearson. “Va tutto bene dottore, grazie, volevo chiedere se posso provare a fare alzare Buck dal letto per mangiare a tavola. Si sente meglio e con il mio aiuto potrebbe provare a scendere” “Beh, le ferite si stanno rimarginando, quindi se la sente non vedo perché no” “Grazie dottore, ci vediamo presto”. Jane era felicissima e si recò poi da Tompkins per prendere tutto il necessario. Passò in seguito a lasciare i ricami ed a prendere il nuovo lavoro ed infine tornò a casa. Trovò Rachel e Lou ancora nella stanza di Buck e le raggiunse. “Allora ragazzi, avete fatto una bella chiacchierata in mia assenza?” “Sì, finalmente abbiamo ritrovato il nostro caro Buck e dobbiamo ringraziare te a quanto pare, di nuovo”, affermò Rachel. “Non dovete ringraziare me, Buck ha capito che è meglio contare sugli amici che fare tutto da solo, giusto?” Buck sorrise. “A proposito, ho incontrato Jimmy e Kid ed abbiamo organizzato una cena qui domani sera. Sono passata dal dottor Pearson ed ha detto che puoi iniziare a muoverti dal letto e fare qualche passo, così potrai venire a tavola anche tu, che ne dici Buck?” “Sarebbe fantastico, grazie Jane” e la guardò pieno di riconoscenza. Lo sguardo non sfuggì né a Rachel né a Lou, che si guardarono a loro volta con uno sguardo d’intesa, felici per i due ragazzi. Quando Lou e Rachel se ne furono andate, Buck volle provare subito ad alzarsi dal letto. Jane lo sorresse e lui fece un po’ fatica, ma poi si affidò a lei e riuscì a fare qualche passo. “Bravissimo Buck, sono orgogliosa di te, vedrai che presto ti rimetterai del tutto, almeno fisicamente. Devi lavorare ancora un po’ sul tuo intimo e la tua autostima” “Spero che mi aiuterai anche in questo”. Queste parole gli uscirono d’istinto ma se ne pentì subito, stava combattendo nel suo animo per non affezionarsi a lei. “Certo che lo farò, ne sarei felice. Ora torna a letto, devi fare un passo alla volta”. “Grazie Jane, di tutto” “Sono felice di aiutarti” “Senti, mi chiedevo se questa sera a cena potessi provare a scendere o credi che sia troppo presto?” “Possiamo provare e vedere come va” “Però avrò bisogno di vestirmi e di farmi un bagno” “Per i vestiti non c’è problema, ma per il bagno aspetterei ancora un momento, non vorrei che ti sforzassi troppo. Posso lavarti io come abbiamo sempre fatto e magari domani provare con il bagno, cosa ne dici? Dobbiamo fare piccoli passi alla volta per non vanificare tutti i tuoi progressi” “Hai ragione, è che sono così stanco di stare immobilizzato in questo letto” “Lo capisco. Potrei portarti qualche libro da leggere” “E’ un’ottima idea, grazie” “Oh, dimenticavo che ho solo libri in italiano, non ho nulla in inglese. Posso portarteli comunque e domani chiederò a Rachel di prestartene qualcuno dei suoi, d’accordo?” “Va bene, grazie ancora” “Ora scendo a prendere i libri ed a preparare la cena, poi ti aiuto a lavarti e facciamo già il massaggio, così poi potrai stare tranquillo. “ “Ok”. Quando Jane se ne fu andata, Buck si appoggiò al cuscino e sospirò. Perché doveva essere tutto così difficile? Se non fosse stato un mezzosangue avrebbe sicuramente corteggiato quella bella e dolce ragazza, ma non poteva farlo, non doveva avere false speranze, non poteva offrire niente né a lei né a chiunque altra, solo sofferenza, e non voleva che accadesse. Jane era veramente felice per i progressi di Buck e per come stavano andando le cose con lui. Prese alcuni libri, glieli portò e poi iniziò a preparare la cena. Quando ebbe finito, mise tutto in caldo, preparò la tavola e salì da Buck. Lo lavò come era abituata, lo aiutò ad indossare i pantaloni e la camicia blu che gli aveva comprato da Tompkins, gli sistemò con cura i capelli e poi lo fece appoggiare a lei. “Sei sicura di farcela?” “Certo, non avere paura, appoggiati a me e facciamo piccoli passi, non aver paura di farmi male. Se non dovessi farcela, te lo dirò” Buck si affidò completamente a lei. Jane sentì il suo profumo ed il suo respiro su di lei e si sentì immensamente felice. Incominciava ad ammettere con sé stessa che si stava innamorando di quell’uomo difficile, problematico, ma estremamente attraente ed interessante, che sapeva essere scorbutico ma anche molto dolce. Non osava sperare che anche lui provasse qualcosa per lei, sapeva che voleva tenerla lontana e che non voleva implicazioni sentimentali, ma non riusciva a fare a meno di provare dei sentimenti forti per lui. Piano piano scesero in soggiorno e Jane aiutò Buck a sistemarsi su una sedia su cui aveva appoggiato dei cuscini per farlo stare più comodo. Lui la ringraziò e poi Jane andò a prendere il pollo che aveva preparato. All’inizio rimasero entrambi in silenzio, ma poi lei prese coraggio e gli chiese: “Buck, ti andrebbe di raccontarmi qualcosa di te?” Lui si scurì un po’ in volto e rispose: “Non c’è molto da dire, non ho avuto una vita interessante” “Non volevo essere invadente, mi farebbe solo piacere conoscerti un po’ meglio” Buck le sorrise e decise che qualcosa poteva anche raccontargliela, non avrebbe fatto male a nessuno. Incominciò a narrare la sua vita tra i kiowa e la condizione di sua madre e come e perché se ne fosse andato dall’accampamento. Le parole piano piano gli uscirono spontaneamente dalla bocca e si ritrovò a raccontarle anche di come avesse conosciuto Ike, della loro vita alla missione, della loro amicizia e di come fossero finiti a lavorare per il Pony Express. Le raccontò della morte dell’amico e del dolore che aveva provato e di cosa avesse fatto durante la guerra. Jane ascoltava incantata la voce suadente di quell’uomo che contro ogni aspettativa si stava aprendo con lei. Non gli fece domande e lo lasciò parlare, come se lui avesse bisogno di sfogarsi. Quando ebbe finito, Buck fece un enorme sorriso che quasi la paralizzò e le disse: “ Non posso credere di averti raccontato tutte queste cose, sono passato dallo scacciarti via in malo modo e dal non voler parlarti al raccontarti tutta la mia vita. Ma come ci riesci?” “Oh io non ho fatto proprio niente, forse eri tu ad avere bisogno di parlare con qualcuno. Sappi che io sarò sempre qui pronta ad ascoltarti, per lo meno finchè vivrai qui, poi starà a te decidere”. Mentre pronunciava queste ultime parole, si pentì di averle dette, temeva di avergli fatto capire che le avrebbe fatto piacere continuare a frequentarlo anche dopo la convalescenza. “Grazie, me lo ricorderò”, si limitò a dire lui. “Bene, si è fatto un po’ tardi, vuoi tornare di sopra?” “In realtà mi piacerebbe stare ancora un po’ qui se non ti dà fastidio” “Assolutamente no, ti aiuto a sederti sulla poltrona” “Grazie, tu sbriga pure le tue faccende, non ti preoccupare di me, fai come se non ci fossi”. Jane riordinò il soggiorno e la cucina e poi si sedette anche lei su una poltrona. Buck le fece qualche domanda su di lei e sulla sua vita e rimasero per più di un’ora a chiacchierare. Poi Jane notò che Buck incominciava a dare segni di stanchezza e lo aiutò a tornare a letto ed a spogliarsi e mentre lo faceva fantasticò su come sarebbe stato bello se lui fosse stato il suo uomo ed arrossì un po’, ma per fortuna Buck non se ne accorse, perché stava pensando esattamente la stessa cosa e cercò di scacciare quell’idea dalla sua testa. “Buonanotte Buck, a domani. Chiamami se hai bisogno” “Lo farò, grazie. Buonanotte Jane” Si guardarono per un attimo negli occhi e poi lei si chiuse la porta dietro di sé. Quella notte entrambi faticarono a prendere sonno, ripensando alla bellissima serata che avevano trascorso insieme e sperando che ce ne fossero molte altre.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Un uomo difficile Capitolo 6 La mattina dopo, Jane si alzò felice e non appena fu pronta la colazione, andò da Buck e lo trovò sorridente. “Buongiorno Buck, vuoi fare colazione qui o preferisci scendere?” “Buongiorno a te, Jane. Hai dormito bene?” “Sì, grazie” e gli sorrise. Non era abituata alla sua gentilezza e rimase un po’ stordita. “Se per te non è un problema, preferirei fare colazione qui, voglio risparmiare le forze per il bagno e la cena di stasera. Mi fai compagnia lo stesso?” “Certo, con piacere. Scendo a prendere il vassoio e le medicine”. Buck la aspettò e si accorse che era ansioso che tornasse, voleva trascorrere più tempo possibile con lei, ma d’altra parte aveva davvero paura di lasciarsi andare, gli bruciava ancora parecchio quello che era accaduto e non aveva cambiato idea sulle relazioni. I due fecero colazione insieme e poi Jane andò a svolgere alcune faccende, mentre Buck si dedicò a sfogliare i libri che Jane gli aveva portato, cercando di comprendere qualche parola della lingua italiana. La giornata trascorse tranquilla e nel pomeriggio, dopo aver preparato la tavola ed il necessario per la cena, a base di piatti italiani, così da mostrare le sue tradizioni ai suoi nuovi amici, preparò la vasca e l’acqua calda ed andò da Buck. “Sei pronto a farti bello per i tuoi amici’” “Perché, non lo sono già? “, rispose lui scherzando. “Certo, sei bellissimo, ma possiamo fare ancora qualcosa di meglio”, rispose stando al gioco, ma in realtà pensando davvero che fosse molto bello. I segni erano scomparsi quasi del tutto ed i suoi lineamenti erano davvero carini e fini. Amava il taglio dei suoi occhi e della sua bocca e si trovò ad indugiare un po’ troppo sui dettagli del suo viso e del suo corpo che grazie ai massaggi che gli faceva, conosceva quasi in ogni centimetro. Lo accompagnò piano alla vasca e lo aiutò a sedersi con indosso solo le mutande che continuava a tagliargli per essere più comodo. “Posso fare da solo, grazie” “Davvero? Con quel braccio ancora appeso al collo? Non credo proprio, devi avere ancora un po’ di pazienza e guarirà anche quello. Hai sentito il dottore. Lascia fare a me, tu rilassati” Buck si adagiò nella vasca senza protestare e lasciò che lei lo lavasse dolcemente e con cura. Gli piaceva il suo tocco delicato e per questo non protestò molto quando lei gli disse che non poteva fare da solo. Pensò tra sé e sé: “Non devo affezionarmi, non devo provare queste sensazioni, è inutile, non potrà mai esserci nulla tra di noi, non posso farle del male e costringerla ad una vita con me, con tutti i rischi che comporta. Però è così bella e dolce, come posso staccarmi da lei?” Mentre nella sua mente scorrevano questi pensieri, Jane finì di lavargli il corpo e passò ai capelli. Glieli massaggiò con cura e li pettinò delicatamente, tanto che Buck si rilassò a tal punto da quasi addormentarsi. Jane se ne accorse ed indugiò ancora un po’ nel massaggio della testa, così da farlo rilassare totalmente. Quando ebbe finito, lo aiutò ad uscire e gli avvolse un asciugamano intorno al corpo, lo asciugò e poi lo aiutò a sedersi. Gli passò un altro paio di mutande pulite e quando con fatica Buck le ebbe indossate, lo aiutò a vestirsi. Gli fece indossare gli stessi pantaloni della sera prima ed una camicia bianca, gli asciugò i capelli e lo accompagnò al piano di sotto. Di lì a poco arrivarono tutti i suoi amici che lo abbracciarono con cautela e gli fecero una grande festa. Rachel aveva preparato il suo dolce migliore, Jimmy aveva portato una bottiglia di buon vino e Lou e Kid dei biscotti. Si misero a tavola e la serata fu molto piacevole, tanto che Buck riuscì quasi a non pensare per tutto il tempo al suo “incidente”. Chiacchierarono un po’ di tutto, evitando accuratamente di fare riferimenti a Gibson ed ai suoi uomini. Jane era molto felice, aveva trovato quasi una nuova famiglia che le faceva mancare meno quella che aveva lasciato in Italia. Quando si fece un po’ tardi, si salutarono tutti e Jane chiese a Rachel se poteva portare dei libri a Buck per passare il tempo e Rachel disse che glieli avrebbe portati il giorno dopo. Salutati gli amici, Buck fu accompagnato da Jane in camera e prima che lei se ne andasse, le disse: “Grazie, mi hai letteralmente fatto rinascere. Sei una donna fantastica e sarà fortunato l’uomo a cui donerai il tuo amore”. “Grazie Buck, credo che sarà fortunata anche la donna a cui consegnerai il tuo cuore e non permettere a nessuno di farti credere che non hai nulla da offrire, credi in te stesso, credi nelle tue qualità e nel tuo grande cuore e renderai quella donna una regina. Buonanotte” e chiuse la porta. Si appoggiò ad essa e sospirò: come avrebbe voluto dirgli che voleva essere lei quella donna, che si era a poco a poco innamorata di lui, ma non poteva farlo, doveva celare i suoi sentimenti per non rendere le cose difficili e rischiare che si richiudesse di nuovo in se stesso. Buck, da parte sua, restò molto colpito dalle parole di Jane. Come poteva dire che una donna sarebbe stata fortunata ad essere al suo fianco? Anche se lui la avesse amata con tutto il suo cuore, questo non sarebbe stato sufficiente, il suo amore non avrebbe potuto proteggerla dalla cattiveria della gente. In quel momento capì che avrebbe voluto scendere dal letto, correre da lei e dirle che voleva lei nella sua vita, ma non poteva farlo, non poteva trascinare nel baratro una donna così piena di vita e di qualità, non era giusto. Pensò che magari avrebbero potuto essere solo amici e continuare a frequentarsi quando lui avrebbe potuto tornare a casa, ma poi si disse di nuovo che prima si sarebbe staccato da lei e meglio sarebbe stato per entrambi. I suoi occhi si riempirono di lacrime, si distese e si addormentò con tanta sofferenza nel cuore. La mattina dopo Jane bussò timidamente alla porta di Buck per vedere se fosse sveglio e lo trovò che stava cercando di alzarsi dal letto da solo. “Buck Cross, cosa stai facendo?” “Sto cercando di essere autonomo, mi sento sempre più un peso” “Il medico ha detto poco alla volta, non devi sforzarti troppo o rischierai di vanificare i progressi. Lascia che ti aiuti” “D’accordo” e si lasciò aiutare a prepararsi. “Vuoi scendere a fare colazione o preferisci farla qui?” “Se per te va bene vorrei provare a fare tutti i pasti giù” “Certo, poi magari potrai sederti un po’ in poltrona e tornare qui quando sarai stanco. Se non dovessi rimanere nascosto ti porterei anche fuori in veranda ma per ora non è prudente”. I due scesero pian piano e mentre stavano facendo colazione Buck le disse: “ Posso farti una domanda?” “Certo” “Pensavi davvero quello che hai detto ieri sera?” “Oh mio Dio, cosa ho detto, non avrò pronunciato parole compromettenti vero?” Buck fece una grande risata e lei esclamò.”Oh oh, cosa abbiamo qui? Un immenso sorriso. Missione compiuta!” “Quale missione?” chiese lui confuso. “Beh, quella di strapparti finalmente un bellissimo sorriso. Era ora. Hai un sorriso così bello!” Buck arrossì un po’ e poi rispose: “Sei incredibile, ma come ci riesci?” “Frutto di un duro lavoro con te” e sorrise. “Scherzi a parte, a cosa ti riferivi?” “A quello che hai detto sulla donna che amerò. Credi davvero che potrei mai rendere felice qualcuna?” “Te l’ho detto Buck, devi solo volerlo. Chissà quante ragazze vorrebbero conoscerti di più e passare del tempo con te ma il tuo carattere le tiene lontane” “Oh non credo proprio che ci sia la fila in città” “Allora le ragazze di qui sono sciocche e non capiscono nulla di uomini. Possibile che non ti interessi nessuna?” “Beh, in realtà una c’è, ma non voglio coinvolgerla nei miei problemi” Jane sentì una stretta al cuore, ma continuò: “Ci risiamo. Diglielo, falle sapere che la ami e non decidere tu per lei, lascia che sia lei a scegliere se vale la pena o no di affrontare questa sfida” “E se non volesse?” “Sarebbe una stupida e non degna del tuo amore” “Lo pensi davvero?” “Sì” “Le donne di cui mi sono innamorato non la pensavano così” “Ed infatti non erano quelle giuste. Quando la incontrerai la riconoscerai. Anzi, magari è proprio questa donna misteriosa” Buck la guardò negli occhi e lei si sentì morire, aveva capito di non avere speranze. Lui decise di sondare il terreno. “E tu? Sei mai stata innamorata, se posso chiedertelo?” “In realtà credo di no, ma provo dei sentimenti per una persona che sicuramente non ricambia”. Anche Buck provò una stretta allo stomaco ed una punta di gelosia. “Lo sai per certo?” “No, ma so che mi considera poco o nulla” “E’ un idiota allora perché tu sei tutto tranne che una donna da nulla”. A sentire queste parole, Jane avrebbe voluto urlargli che era lui l’uomo a cui pensava giorno e notte e Buck stava per andare contro tutti i suoi principi. “Jane, forse…”, ma sentirono bussare alla porta. Jane andò ad aprire e vide Teaspoon. “Bentornato Teaspoon, entra, Buck è qui che fa colazione” “Figliolo!”, esclamò Teaspoon e lo strinse in un lungo abbraccio che Buck ricambiò di cuore. “Che bello vederti di nuovo in piedi. Come stai?” “Il braccio ha bisogno ancora di un po’ di tempo, ma pian piano sto tornando a camminare” “Fantastico” “Com’è andata Teaspoon?” “Bene ragazzi, il Governatore è qui, al sicuro dagli occhi di Gibson. Appena rilascerete la vostra testimonianza, potremo procedere all’arresto ed al processo e Buck sarai libero” “E’ meraviglioso!”, esclamò Jane. “Sei pronto Buck?”, chiese Teaspoon. “Non lo ero, ma Jane mi ha convinto. Quando ci sarà il confronto?” “Anche oggi pomeriggio se ve la sentite” “Per me va bene. Cosa ne dici Buck?” Buck annuì. “Bene, appena Kid riuscirà a liberarsi con una scusa, ci troveremo qui se non è un problema per te Jane, così saremo più riparati da occhi indiscreti” “Assolutamente sì, anche perché Buck non può ancora muoversi” “Perfetto allora.” “Vuoi restare a fare colazione Teaspoon? “ “Volentieri, grazie figliola. Non ti dispiace se ti chiamo così, vero? Ormai ti considero una della famiglia dato quello che hai fatto per Buck, non è vero figliolo?” Buck annuì imbarazzato. “Grazie Teaspoon, è un onore per me”, disse Jane con le lacrime agli occhi. “Accomodati dunque”. Teaspoon e Buck parlarono un po’ mentre Jane sistemava alcune cose e poi si diedero appuntamento per il pomeriggio. Buck era molto nervoso ed a pranzo non toccò quasi nulla, ma Jane cercò di rassicurarlo. Quando gli uomini arrivarono, Jane li accolse nel salotto e portò loro un po’ di thè e biscotti. “Allora Buck, vuoi raccontarmi cos’è accaduto, anche se so che per te è difficile? Poi sentirò la versione della signorina Jane, costruiremo l’accusa e potrò andare ad arrestare quel farabutto”, disse il Governatore. Buck raccontò a fatica l’accaduto e Jane completò la parte mancante. Il Governatore segnò tutto e disse a Kid: “Andiamo a prenderli. Non diremo chi sono i testimoni fino al processo. Ho bisogno di un paio di giorni per organizzarlo e poi potremo cominciare” “D’accordo Governatore, grazie”, disse Buck e Jane gli fece eco. Si salutarono e Jane disse a Buck quando se ne furono andati: “ Vedrai che andrà tutto bene e presto potrai lasciarti alle spalle questa brutta storia, anche se so che rimarrà sempre dentro di te come un segno indelebile” “Sì”, disse Buck sospirando e Jane gli prese la mano. Il loro tocco li fece quasi sobbalzare, ma non dissero nulla per non complicare le cose. Durante la cena Jane cercò di distrarre Buck con dei racconti della sua vita in Italia e poi lo accompagnò a letto. Nessuno dei due riuscì a dormire, le loro teste erano piene di pensieri relativi all’imminente processo ma anche di quello che si erano detti la mattina, o meglio di quello che non si erano detti ma avrebbero voluto urlarsi.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Un uomo difficile Capitolo 7 Teaspoon e Kid si recarono con il Governatore territoriale direttamente all’ufficio di Gibson. Appena entrati, quest’ultimo si accorse subito che qualcosa non andava, ma cercò di mantenere la calma. “Buon pomeriggio signori? Cosa succede per richiedere addirittura la presenza del Governatore?” Quest’ultimo disse: “Signor Gibson, dichiaro in arresto lei ed i suoi uomini per l’aggressione ed il tentato omicidio del maresciallo Buck Cross. Il suo incarico di maresciallo decade da questo istante. Resterete in carcere un paio di giorni, il tempo di preparare il processo. Ogni tentativo di negare l’accaduto è inutile. Ci sono due testimoni” Gibson rimase basito ascoltando le dichiarazioni del Governatore e non riuscì a proferire parola. Non si aspettava che qualcuno venisse a conoscenza di quello che lui ed i suoi uomini avevano fatto. Evidentemente l’indiano era sopravvissuto ed era stato ben nascosto dai suoi amici. Non si era mai fidato di Kid e capiva ora di aver avuto ragione. I suoi uomini tentarono di fuggire ma furono immediatamente fermati da Kid e Teaspoon. Nel frattempo, a causa della confusione, si era radunata molta folla intorno all’ufficio del maresciallo. Teaspoon, dopo aver gettato in carcere quei farabutti, uscì per informare che il giorno dopo si sarebbe tenuta un’assemblea cittadina in cui sarebbe stato spiegato tutto. “Gibson ed i suoi uomini non esercitano più la giustizia. In attesa del ritorno del maresciallo Cross, aiuterò io Kid riprendendo il mio vecchio ruolo”, disse Teaspoon ai cittadini. “Quindi Buck tornerà, non se n’è andato?”, chiese Tompkins. “La situazione è complicata Tompkins, domani vi spiegheremo tutto”. La folla, seppur incuriosita, si disperse. ----------------------------------------------------------------------------------------------------------- La mattina dopo, Jane e Buck cercarono di comportarsi con naturalezza, anche se era difficile per entrambi viste le sensazioni che provavano. In tarda mattinata passarono Rachel a portare i libri promessi e Teaspoon che informò i due ragazzi di come si fosse svolto l’arresto di Gibson e per annunciare lo svolgimento dell’assemblea cittadina. “Posso partecipare Teaspoon?”, chiese Buck. “No figliolo, sarebbe meglio che nessuno sapesse dove sei fino al processo, per evitare problemi e poi non sei ancora in forze. Dovrai già presenziare al processo e questo ti affaticherà molto. Devi pensare a riposarti”, rispose l’uomo. “Ma non dovremo concordare la nostra versione con il Governatore?”, chiese Jane. “Non credo che sia necessario. Più sarete spontanei e più il giudice ascolterà le vostre dichiarazioni”, rispose Teaspoon. Rachel e Teaspoon li lasciarono e Jane accompagnò Buck in camera, notando che era un po’ stanco. “Buck, non devi sforzarti troppo, stai un po’ qui a letto a riposarti, magari leggendo uno dei libri che ti ha portato Rachel. Questa mattina dovrebbe passare il dottor Pearson e sentiremo il suo parere” “Va bene” e le sorrise dolcemente. Jane scese in soggiorno a ricamare e poco dopo arrivò il dottore che visitò Buck e gli disse che poteva alzarsi un po’ di più dal letto e nel giro di una settimana gli avrebbe anche tolto il tutore al braccio. Ormai era vicino alla completa guarigione ma era fondamentale che riposasse. Gli permetteva di presenziare al processo, ma poi avrebbe dovuto aspettare ancora un po’ prima di uscire, sarebbe stato meglio rimanere da Jane per riprendersi del tutto. Buck e Jane lo ringraziarono. I due giorni successivi sembravano non passare mai, entrambi i ragazzi erano nervosi per il processo ed anche per i sentimenti che provavano ma che non avevano il coraggio di confessarsi. Jane cercava di essere il più dolce possibile con Buck ma era evidente che c’era molta tensione. Arrivò il giorno del processo. Buck e Jane non si fecero vedere fino a quando vennero chiamati i testimoni. Quando Buck salì sul banco per testimoniare, Gibson ed i suoi uomini sbiancarono in volto. Buck fece il giuramento e con estrema difficoltà e sofferenza raccontò quello che gli avevano fatto. Jane sentiva tutto il dolore e l’umiliazione che Buck stava provando ed avrebbe voluto correre ad abbracciarlo. Gibson contestò la testimonianza di Buck in maniera molto aggressiva, tanto che il giudice fu quasi sul punto di allontanarlo. Quando le parole di Buck furono messe in discussione dall’avvocato dell’ex maresciallo, venne chiamata Jane per rilasciare la sua testimonianza. La donna raccontò come avesse trovato Buck, le sue condizioni disperate e la convalescenza trascorsa a casa sua. Jane venne accusata dall’avvocato di Gibson di avere una relazione con Buck e di aver organizzato tutto a suo danno, ma venne ascoltata anche la testimonianza del dottor Pearson che confermò quanto detto dai due ragazzi. Dopo un’attenta valutazione, Gibson ed i suoi uomini vennero dichiarati colpevoli e condannati al carcere a vita. Jane abbracciò Buck senza pensarci e lasciandosi guidare dal suo istinto e tutti i suoi amici si congratularono con lui. Venne deciso che Buck sarebbe restato da Jane fino alla completa guarigione e che per il momento Teaspoon avrebbe aiutato Kid. La sera si recarono tutti a casa di Jane a festeggiare e quando rimasero soli, Buck la ringraziò di nuovo per tutto il suo appoggio e la dedizione con cui lo curava. Andarono poi a dormire, stanchi ma felici. I giorni successivi Jane si fece vedere un po’ di più in città. Ora che Gibson non era più un pericolo poteva muoversi liberamente e spesso portava a Buck qualche nuovo libro o qualche giornale per aiutarlo a distrarsi. Con l’approvazione del dottore, provò anche ad uscire in cortile ed a fare sempre più strada aiutato da Jane. Spesso i due si sedevano sulla veranda e chiacchierare: lei gli raccontava le tradizioni italiane e lui quelle kiowa. Sembravano una vecchia coppia affiatata che amava trascorrere il tempo insieme. Alcuni giorni dopo, il dottor Pearson tolse il tutore al braccio di Buck e gli disse che nel giro di un paio di settimane avrebbe potuto riprendere in mano la sua vita, seppur con cautela. La notizia venne accolta con gioia da Buck e Jane, ma anche con un po’ di malinconia. Entrambi sapevano che avrebbero dovuto separarsi e che le cose sarebbero state molto diverse. Un pomeriggio, i due erano seduti in veranda a chiacchierare e Buck le disse: “A quanto pare presto ti libererai di me. Credo che tu non veda l’ora” “Ti sbagli, mi ero abituata ad averti qui a casa. Mi sembrerà tutto così vuoto e triste senza di te. Spero che Rachel e Lou continuino a venire a trovarmi qualche volta anche quando non ci sarai” “Beh credo proprio di sì, siete amiche ormai, non è forse così?” “Sì, certo, però non so, è come se mi apprestassi a subire una perdita” “Beh, se vorrai potremmo sempre vederci qualche volta e non mancheranno le occasioni di cene da Rachel o da Lou” “E anche qui da me magari” “Sarebbe bello. Sai, mi ero quasi abituato ad avere una donna che si prende cura di me e che mi coccola curando i miei bisogni. Questo tempo trascorso qui con te è stato la cosa più vicina ad una famiglia che abbia mai avuto. Mi mancherà” “Io non vado da nessuna parte, sono sempre qui. E poi magari presto ti costruirai una famiglia tua con quella ragazza di cui mi parlavi” Jane voleva capire se Buck provasse qualcosa per lei. Ora che stava per andarsene doveva sapere se poteva sperare o se fosse meglio dimenticarsi di lui e staccarsene a poco a poco. “Oh, sai come la penso, non so se sarò mai in grado di farlo” “Buck, ti prego, promettimi che cercherai di avere più stima di te stesso. Tante volte mi hai detto che non sai come fare per sdebitarti con me: ebbene voglio una promessa, appena tornerai alla tua vita, vai da quella ragazza, confessale il tuo amore, non rinunciare alla tua felicità. Per favore, promettimelo” “Solo se tu mi prometti che farai lo stesso” “Oh, io non credo proprio che lo farò. Non è necessario. Sono convinta che l’uomo per cui provo dei sentimenti sappia in fondo in fondo cosa provo per lui, ma che non provi interesse per me o forse ritiene che non valga la pena stare con me” “Come fai ad essere sicura che lui conosca i tuoi sentimenti?” “Perché non posso credere che guardandomi negli occhi come fa spesso non lo legga” e guardò Buck fisso negli occhi. Buck distolse lo sguardo. Sentiva che forse quell’uomo poteva essere lui, ma aveva paura di ingannarsi in balia dei sentimenti che provava. Non riusciva a decidersi a lasciarsi andare. “Comunque non stavamo parlando di me”, riprese Jane, “allora, me lo prometti?”. Buck decise di credere in se stesso per una volta e le rispose: “ Te lo prometto. Potrei farlo anche ora” “Ora?” gli chiese stupita ma anche speranzosa che lui finalmente avesse capito i suoi sentimenti e volesse provare a lasciarsi andare. “Sì, ora” e la guardò dritto negli occhi. I loro visi si avvicinarono e le loro bocche stavano per sfiorarsi, quando sentirono urlare: “Ma che diamine! Che accidenti di posto è mai questo?”. Buck si bloccò all’improvviso e si ritrasse, con immenso dolore di Jane. “No, non può essere”, esclamò lui. “Cosa succede Buck? Chi è?” Buck si alzò e si diresse verso il cancelletto d’entrata. Jane corse subito al suo fianco per aiutarlo. Mentre si avviavano verso il cancello, videro una donna molto elegante, con un buffo ombrellino in mano per proteggersi dal sole, scendere da un calesse. La donna, sempre brontolando, si avviò verso la casa di Jane e quando vide Buck che si dirigeva verso di lei, gli corse incontro e gli buttò le braccia al collo, quasi travolgendo Jane che dovette spostarsi. “Oh Buck, grazie a Dio stai bene! Che paura ho avuto quando mi hanno raccontato quello che ti è successo. Per fortuna stai bene, stai bene, vero tesoro?” e lo baciò calorosamente sulla guancia. Jane rimase pietrificata. Era forse lei la donna di cui aveva parlato Buck? Aveva frainteso i suoi sentimenti e si era illusa? “Kathleen, cosa ci fai qui? Come mi hai trovato?” “Oh scusa, mi sono lasciata prendere dalle emozioni, che maleducata. Sono venuta in città per trattare degli affari per conto di mio padre che è ormai molto anziano. Ho subito un piccolo furto, sono andata nell’ufficio del maresciallo ed ho trovato Kid. Lui non mi ha riconosciuta, ma io sì, non è cambiato per nulla. Gli ho subito chiesto di te, non ti ho mai dimenticato, sai, e mi ha raccontato tutto quello che ti è accaduto. Mi sono subito precipitata qui. Come stai tesoro?” “Sto bene, grazie Kathleen e devo tutto a Jane. E’ lei che mi ha trovato, mi ha salvato e mi ha curato”. Buck si voltò verso Jane molto imbarazzato e notò una vena di dolore nei suoi occhi. Si sentì stringere il cuore. “Oh sì, scusami cara, che maleducata, non mi sono nemmeno presentata. Sono Kathleen Devlin, una vecchia amica di Buck. Piacere di conoscerti e grazie per averlo salvato” “Piacere mio Kathleen. Ora Buck sta molto meglio, ma se l’è vista brutta. Il dottore ha detto che tra un paio di settimane potrà riprendere la sua vita” “Benissimo Buck, sono felice per te. Ma devi assolutamente venire in albergo con me. Ti farò avere tutte le comodità di cui hai bisogno per il tuo ultimo periodo di convalescenza, vedrai che ti sentirai rinato” “Non è necessario Kathleen sto bene qui, non devi disturbarti” “Oh, forse sono stata inopportuna, siete fidanzati o sposati?” “No”, rispose Buck, “ non siamo una coppia, siamo amici”. Queste parole bruciarono nel cuore di Jane ma in fondo erano vere, lei non era niente per lui. “Bene, allora non c’è nulla che ti trattenga qui, se non la gratitudine, è chiaro. Non accetto rifiuti, ricordi? E’ innegabile che starai meglio in una suite dell’hotel” “Ma…”, provò a protestare Buck. “Nessun ma, vero Jane? Ti rendi conto anche tu che con me starà meglio” Buck guardò Jane e vide che il suo cuore era sofferente e si malediceva per averla messa, anche se involontariamente, in quella situazione. Stava per dire qualcosa ma Jane lo precedette: “ Ha ragione lei, Buck, potrai sicuramente avere delle cure migliori con lei e potrai guarire più in fretta. Potrei venire a trovarti qualche volta, se vorrai” “Ma Jane…” “Vedi, anche lei è d’accordo con me. Allora è deciso. Raccogli le tue cose e vieni con me” “Ora?” “Sì certo, non ho una gran voglia di ripercorrere di nuovo questa strada orribile” “Se non è troppo fastidio entrare nella mia umile casa, potrei prepararvi un the mentre raccolgo le cose di Buck” “Oh grazie cara, ne ho davvero bisogno. Vieni Buck, ti aiuto” e prese Buck sotto braccio. Jane, con il cuore gonfio, li precedette. Buck non disse una parola. Entrati in casa, Jane li fece accomodare, preparò loro del the con dei biscotti e poi andò a liberare la stanza di Buck con il cuore che le sanguinava. Intanto sentiva provenire da sotto la voce allegra di Kathleen che parlava e parlava e parlava. Quando scese, Kathleen le chiese di portare tutto sul calesse. Accompagnò Buck e lo aiutò a salire. Jane gli si avvicinò, gli prese la mano e gliela strinse, poi gli disse: “Buona guarigione Buck, verrò a trovarti. Ricordati la promessa che mi hai fatto. Non deludermi”. Disse queste parole senza farsi sentire da Kathleen. Buck riuscì solo a pronunciare il suo nome con un sospiro: “Jane…”. Lei gli mise un dito sulle labbra e gli augurò buona fortuna. Il calesse si allontanò mentre Buck si voltava indietro a guardarla. Jane si fece forza e lo salutò con un largo sorriso ma appena il calesse ebbe svoltato e non fu più visibile, cadde a terra e pianse, pianse come non aveva mai fatto in vita sua. Il suo cuore si era spezzato e non sapeva se sarebbe mai guarito.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Un uomo difficile Capitolo 8 Esausta, Jane si sollevò da terra ed andò a sedersi in veranda, dove poche ore prima stava quasi per realizzare il suo sogno. Non l’aveva sognato, lei e Buck stavano per baciarsi. Allora come avevano potuto precipitare così le cose? Era vero che era stata lei a spingerlo ad andare con quella donna, nel suo cuore sapeva che era vero che avrebbe potuto offrirgli sicuramente delle cure migliori, non poteva essere egoista. Però pensava che se Buck avesse voluto rimanere con lei si sarebbe opposto con più forza. Probabilmente amava da tempo quella donna e questo amore era più forte di quello che forse provava per lei. Mentre era immersa in questi pensieri e le lacrime le rigavano il volto, venne a trovarla Lou che quando la vide in quelle condizioni, preoccupata esclamò: “ Cosa succede Jane, dov’è Buck, sta bene?” Jane sussultò quando sentì le parole di Lou perché non si era nemmeno accorta che fosse arrivata. “Ciao Lou, non ti ho sentita arrivare. Sì, Buck sta bene, ma non è più qui, se n’è andato” “Come se n’è andato? Cos’è successo?” “E’ venuta a prenderlo una certa Kathleen Devlin e l’ha portato in città con lei, sicuramente sarà in grado di curarlo meglio di me” “Kathleen? Oh no” “Chi è quella donna Lou, cosa significa per Buck?” “E’ una lunga storia, Buck era innamorato di lei ma lei gli ha spezzato il cuore, ha giocato con lui per fare un dispetto a suo padre. Non posso credere che Buck sia andato via con lei” Jane spiegò a Lou com’erano andate le cose, omettendo la parte in cui lei e Buck stavano quasi per baciarsi perché si vergognava e si sentiva una stupida. “Non avresti dovuto lasciarlo andare Jane, lo farà soffrire di nuovo. Ma tu come stai? I tuoi occhi sono gonfi” “Sto bene, è solo un po’ di malinconia” “Non fingere con me Jane, so che sei innamorata di lui ed avrei giurato che anche lui provasse dei sentimenti per te” “Non ha più importanza ora, Lou. Starà bene e si rimetterà presto. Magari qualche giorno andrò a trovarlo”. “Io ci andrò ora, voglio proprio vedere cosa mi dirà quella strega. Non abbatterti Jane, andrà tutto bene” “Grazie Lou, ma la cosa importante è che Buck abbia le migliori cure” Lou la salutò ed andò in città. Incontrò Kid che le disse: “Lou, aspetta, dove stai andando così di fretta, devo dirti una cosa” “Oh Kid, è successa una cosa assurda, Kathleen è tornata ed ha portato Buck in albergo con lei” “Cosa? Oh no. Come sta Jane?” “Te ne sei accorto anche tu vero? E’ distrutta ma lo ha lasciato andare perché convinta che con Kathleen Buck starà meglio. Non sa quanto si sbaglia. Sto andando da loro per parlare con Buck” “Lou, per favore, non immischiarti come fai di solito” “Non posso permettere a quella donna di far soffrire ancora Buck, non dopo quello che ha passato ultimamente” Kid scosse la testa mentre Lou si avviava con passo deciso all’albergo. Chiese di Buck alla reception e le dissero che era in una stanza che comunicava con quella della signorina Devlin e che quest’ultima aveva lasciato detto che non volevano essere disturbati. Lou se ne infischiò delle parole dell’uomo e salì nonostante le proteste del povero impiegato. Bussò alla porta di Buck ma venne ad aprire Kathleen: “ Avevo detto che non volgiamo essere disturbati…Oh, Lou, che piacere rivederti dopo tutto questo tempo” “Kathleen dov’è Buck, devo parlare con lui” “Sta riposando ora, ti prego di tornare in un altro momento” “Ti ho detto che voglio vederlo” “E io ti ho detto che sta riposando. Te ne vai da sola o devo chiamare qualcuno per accompagnarti fuori?” “D’accordo, ma tornerò presto” Kathleen non rispose e chiuse la porta. Lou se ne andò furiosa e si recò da Rachel per discutere degli ultimi avvenimenti. Rachel fu sconvolta tanto quanto lei. Nel frattempo Kathleen si assicurò che Buck stesse ancora dormendo. Si era procurata del sonnifero e glielo aveva somministrato perché sapeva che avrebbe avuto visite sgradevoli e non voleva che gli amici di Buck sconvolgessero i suoi piani. I giorni seguenti, Lou, Rachel, Kid, Jimmy, che era ancora in città e voleva restare finchè Buck si fosse rimesso, per dare una mano a Teaspoon, andarono da Buck ma la risposta di Kathleen fu sempre la stessa: stava riposando. Jane, dopo qualche giorno e dopo aver parlato con i suoi amici, decise di andare da Buck come gli aveva promesso. Come tutti gli altri fu accolta da Kathleen che le impedì di vederlo. Tornò ancora altre volte ma le fu sempre detto che Buck preferiva restare solo. Jane si confrontò con i suoi amici e tutti furono d’accordo sul fatto che Kathleen stava architettando qualcosa. Decisero che avrebbe provato ad andare di nuovo. Se non fossero riusciti a vedere Buck, Teaspoon sarebbe intervenuto. Buck, quando era vigile e non in preda al sonnifero, chiedeva a Kathleen se fosse venuto qualcuno a trovarlo e lei rispondeva che succedeva sempre quando stava riposando. Kathleen però capì che non poteva continuare così ed un giorno permise a Rachel di entrare. “Ciao Buck, che piacere vederti, come stai?” “Ciao Rachel, sto bene, grazie. Kathleen mi ha detto che siete venuti a trovarmi altre volte ma ho dormito parecchio in questi giorni” “Siamo venuti tutti, anche Jane, ma non abbiamo potuto parlarti. Sei sicuro di stare bene?” “Sì, domani verrà il medico e mi dirà come vanno le cose” “Senti Buck, devo parlarti di una cosa” Kathleen temette che l’argomento del discorso fosse Jane e fece irruzione “ casualmente” nella stanza per portare del the. “Scusate il disturbo, gradite un po’ di the?” “No, grazie, io e Buck stavamo discutendo di cose importanti” “Oh, se volete me ne vado, scusate” Rachel capì che sarebbe stato scortese cacciarla ed accettò suo malgrado il the pregandola di restare. “Beh, dopotutto una tazza di the non si rifiuta mai, grazie Kathleen”. Rachel non riuscì a parlare a Buck di Jane perché Kathleen rimase tutto il tempo con loro nella stanza. Quando Rachel se ne fu andata, Kathleen capì che doveva affrettare le cose se non voleva che Jane si intromettesse tra lei e Buck. “Sai Buck”, gli disse, ”mi sei mancato così tanto. Non hai idea di quante volte mi sono pentita di averti lasciato in quel modo. Non ragionavo, avevo paura per mio padre ed ho sacrificato il nostro amore. Quando ho saputo che vivevi qui, ho pensato che fosse un segno del destino, che il fato ci stava dando un’altra possibilità. So di averti fatto soffrire molto, ma ti chiedo di perdonarmi e se provi ancora qualcosa per me, non buttiamo via questa seconda occasione” “Kathleen non credo sia il caso di rivangare il passato, quello che è stato è stato. Ho sofferto molto quando te ne sei andata e credo che le cose debbano restare così” “Sei forse innamorato di un’altra?C’è qualcuna nella tua vita?” Buck non voleva parlare a Kathleen dei suoi sentimenti, quindi non rispose. Kathleen aveva capito che tra lui e Jane c’era qualcosa ma si era anche accorta che probabilmente non si erano ancora confessati quello che provavano e volle approfittarne. “Beh, se non c’è nessun’altra, perché non provare? Io ti amo davvero, sei speciale e non voglio perderti ora che ti ho ritrovato” Gli si avvicinò e lo baciò appassionatamente. Buck rimase turbato da quel bacio e gli tornarono in mente i sentimenti che aveva provato per lei. Era combattuto: da un lato c’era una donna che aveva amato molto, che l’aveva fatto soffrire ma ora diceva di amarlo; dall’altra c’era Jane, una ventata d’aria fresca che lo aveva salvato fisicamente ed emotivamente, ma non sapeva se lei provava davvero dei sentimenti per lui, dopo tutto aveva detto che sarebbe passata a trovarlo ma non l’aveva più vista. Forse si era sbagliato e lei provava solo amicizia per lui, o forse nemmeno quella. Si era illuso di essere l’uomo che lei amava ma forse non era così. Poco dopo arrivò il dottore che vistò Buck e gli disse che stava molto bene. Doveva restare a riposo ancora almeno una settimana e poi poteva considerarsi guarito e tornare alla sua vita normale. Buck ne fu felice. Quando Kathleen accompagnò fuori il dottor Pearson gli chiese : “ Dottore, scusi la domanda imbarazzante, ma io e Buck ci siamo avvicinati molto, oserei dire che siamo una coppia e vorrei sapere se, sì, insomma, visto che potrà tornare alla sua vita normale, potrà anche, ecco…” “Fare sesso intende signorina?” “Sì…”, rispose Kathleen fingendo imbarazzo. “Beh, tecnicamente sì, dipende però dal suo stato d’animo. La ferita all’inguine è completamente guarita” “Grazie mille dottore. A presto” “Arrivederci signorina, abbia cura di lui” “Certamente dottore e grazie ancora” Kathleen era felice della risposta avuta dal dottore. Decise di lasciare passare qualche giorno e poi di provare a sedurre Buck. Nel frattempo, Rachel, tornata dalla visita a Buck, andò da Lou dove trovò anche Jane che la aspettava. “Allora?”, chiesero le due donne. “C’è qualcosa di strano. Mi ha fatto entrare ma mi ha lasciato pochissimo tempo da sola con Buck. Stavo per parlargli di te, Jane, dopo avergli detto che tutti noi eravamo passati a trovarlo più volte ma ci era sempre stato detto che riposava, quando Kathleen è entrata con la scusa del the, ci ha interrotti e non ci ha lasciati più soli. Buck sta bene, mi sembrava un po’ assonnato ma fisicamente sta bene. Kathleen ha detto che nel pomeriggio sarebbe passato il dottore” “Domani andrò dal dottor Pearson, scusate ma non mi fido di quella donna. Niente da ridere sul fronte sentimentale, se Buck vuole stare con lei è una sua scelta, ma voglio sapere se sta davvero bene” “Lo farà soffrire di nuovo, lo sento”, affermò Lou. L’indomani Jane andò nello studio di Pearson. “Buongiorno dottore, scusi se mi permetto, ma vorrei avere notizie di Buck. Non sono più riuscita a vederlo da quando è andato via e sono un po’ preoccupata” “Buongiorno Jane. Sono stato da lui ieri e sta bene. L’ho trovato un po’ assonnato ma la signorina Devlin mi ha detto che dorme molto. Tra una settimana circa potrà tornare completamente alla sua vita. Ormai è del tutto guarito e questo grazie a lei” “Oh no, io ho fatto solo il mio dovere. Grazie ancora dottore. Buona giornata”. Jane, nonostante soffrisse per la lontananza di Buck e per la situazione, era felice che almeno stesse bene e che l’incubo per lui fosse finito. Provò a tornare di nuovo a trovarlo, ma la risposta fu sempre la stessa: stava risposando. Incominciò a credere che fosse lui a non volerla vedere, ma non riusciva a spiegarsi il perché. I giorni successivi, Kid e Lou andarono a trovarlo, ma Kathleen in qualche modo era sempre presente, quindi non potevano parlare liberamente. “Questa situazione è molto strana Kid”, esclamò Lou, “non riusciamo a parlare da soli con lui. Vorrei dirgli quanto sta soffrendo Jane ma con quell’arpia sempre fra i piedi…” “Lou, lascia perdere, non immischiarti in affari che non ti riguardano, te l’ho ripetuto molte volte. Non sai come stanno davvero le cose fra di loro, rischieresti solo di creare incomprensioni” “So che Jane lo ama, Kid, e che l’ha affidato a Kathleen credendo che fosse la cosa giusta ma a quanto pare non lo è” “E perché? Solo perché lui non la cerca? Cosa ne sai di cosa prova lui? Magari ha scoperto che prova ancora dei sentimenti per Kathleen e sta bene così. Dopo tutto il dottore ha detto che la prossima settimana potrà riprendere la sua vita e questo vuol dire che Kathleen lo sta accudendo bene” “Sarà come dici tu, Kid, ma io non mi fido”. Kathleen, dopo aver saputo dal dottore che Buck poteva riprendere anche la sua vita sessuale, gli stava sempre più vicino e gli manifestava in ogni occasione i suoi sentimenti, baciandolo appassionatamente ogni volta che ne aveva l’occasione. Voleva sedurlo il prima possibile. Una sera, si accoccolò accanto a lui sul letto, iniziò a baciarlo e ad accarezzarlo ed a poco a poco incominciò a sbottonargli la camicia. Buck era confuso, non sapeva cosa fare, era indeciso se fidarsi di nuovo di lei o no e se dimenticarsi per sempre di Jane che sembrava sparita nel nulla. Kathleen si faceva sempre più audace e Buck provò a fermarla, non sentendosi in realtà ancora pronto a quel passo. Per lui era la prima volta e voleva che fosse con la persona giusta. “Kathleen, non so se dovremmo…” “Perché no Buck, io ti amo e so che in fondo al tuo cuore tu mi ami ancora. Ti desidero, ti ho sempre desiderato ed ora non voglio che più nulla si metta tra di noi” e gli sbottonò i pantaloni. Buck si lasciò trasportare dalle carezze e dai baci di Kathleen e finirono per fare l’amore. Buck non si sentiva come aveva immaginato, continuava a provare una strana sensazione, ma non voleva che Kathleen se ne accorgesse, quindi cercò di non pensarci. Kathleen, i giorni successivi, continuò nella sua opera di seduzione: voleva portare Buck a chiederle di sposarlo, il prima possibile. La settimana passò veloce e Buck riprese piano piano a farsi vedere in città, tra le congratulazioni di tutti i cittadini, felici che la sua brutta avventura fosse finita. Riprese anche per poche ore al giorno il suo lavoro di sceriffo ma continuò a farsi aiutare da Teaspoon. Non appena Rachel e Lou vennero a sapere che Buck era tornato al lavoro, lo comunicarono a Jane e decisero di andare in ufficio a trovarlo. Jane però non se la sentiva, voleva aspettare ancora qualche giorno per non farlo sentire perseguitato. Rachel e Lou la capirono ma loro si diressero di lì a poco dall’uomo. “Buongiorno Buck, che bello rivederti al lavoro!”, esclamò Lou. “Buongiorno ragazze, come state?” “Noi bene tesoro e tu? Ti sei ripreso completamente?”, domandò Rachel. “Sì, sto bene, grazie. A poco a poco mi riprendo la mia vita” “Devi ringraziare Jane per questo, lo sai vero?” “Lo so” e si scurì in volto. Rachel non desistette: “ Sai, è venuta in hotel anche lei come noi molte volte, ma stavi sempre riposando e non è riuscita a vederti. Ne era molto dispiaciuta. Ha perfino pensato che la evitassi di proposito” “Oh no, io non sapevo che fosse venuta così tante volte. Ecco…”, ma non riuscì a terminare la frase perché Kathleen fece irruzione in ufficio e si precipitò da Buck: “Buongiorno tesoro” e lo baciò sulla bocca,” sono venuta ad invitarti a pranzo. Buongiorno ragazze, ci fate compagnia?” “No, grazie, abbiamo delle faccende da sbrigare. Magari un’altra volta”, rispose Lou. “Certo, adesso che io e Buck stiamo insieme potremmo vederci a cena qualche volta, cosa ne dite?” “D’accordo. A presto Buck. Buona giornata Kid”, salutò Rachel. Le due donne non potevano credere alle loro orecchie: Buck si era fatto incastrare di nuovo. Come avrebbero fatto a dirlo a Jane? Decisero di aspettare di vedere come sarebbero andate le cose prima di darle un dolore così grande. Purtroppo però, Jane aveva dovuto recarsi con urgenza dalla signora Smith a causa di un ricamo che doveva consegnare un paio di giorni dopo ma si era accorta che la stoffa era strappata. Arrivò in città proprio nel momento in cui Kathleen e Buck stavano rientrando dopo il pranzo nell’ufficio del maresciallo e vide Kathleen baciarlo prima di andarsene. Le sembrò di ricevere un pugno dritto nello stomaco. Stava per cambiare strada in fretta per non essere vista, ma Buck la notò con la coda dell’occhio mentre se ne andava e sentì l’impulso di correre da lei per parlarle. “Ciao Jane” “Oh ciao Buck. Come stai?” Buck imbarazzato perché non sapeva se lei lo avesse visto baciare Kathleen, le rispose: “Sto bene, grazie, e tu? Non ci vediamo da molto tempo” “Già”, rispose lei cercando di trattenere le lacrime e di non farsi notare da lui. “Rachel e Lou mi hanno detto che sei passata molte volte per vedere come stavo ma io stavo sempre riposando, mi dispiace” “Non importa Buck, sono solo felice che tu stia bene. Scusami ora ma devo risolvere un problema con un ricamo e sono in ritardo. Ci vediamo presto. Buona giornata” “Buona giornata a te” Buck non aveva osato dirle che lei e Kathleen stavano insieme, voleva prendersi ancora un po’ di tempo, ma gli era sembrato di notare una gran sofferenza negli occhi di Jane. L’aveva forse visto e ci era rimasta male? Cosa provava per lui realmente? E lui era davvero sicuro che la donna giusta fosse Kathleen? Non riusciva a risolvere questo dilemma. Kathleen aveva assistito da lontano alla scena e prese una decisione. Quella sera, andò a casa di Buck, cenarono insieme, fecero l’amore e poi lei gli disse: “Buck, mi ami?” Lui non sapeva cosa rispondere ma non volendo ferirla le disse: “Certo” “Allora perché non ci sposiamo? Ci siamo ritrovati, mio padre non è più un problema, stiamo bene insieme, non vedo perché non celebrare il nostro amore con il sacro rito del matrimonio! Cosa ne dici? So che non è convenzionale che sia la donna a fare la proposta, ma sai che io non ho mai amato troppo le convenzioni…”. Buck era rimasto esterrefatto. Non si aspettava certo una proposta di matrimonio e soprattutto non così presto. Non voleva affrettare le cose, voleva fare prima chiarezza nel suo cuore, ma come poteva adesso dire di no? Incominciò a credere fermamente che quello fosse il suo destino e quindi rispose: “Oh beh, mi cogli alla sprovvista Kathleen, però…sì, direi che non ci sono ostacoli” “Oh sì”, urlò lei per la gioia. “Domani andremo insieme in gioielleria e ti comprerò un anello” “E domani sera organizzeremo una cena da te con la tua famiglia per dare l’annuncio. D’accordo? Non dire nulla prima di domani sera” “Va bene. Chi pensavi di invitare?” “Beh, Teaspoon, Rachel, Jimmy, Lou e Kid ovviamente, sono loro la tua famiglia no?” “E Jane?” “Mi hai detto che lei è solo un’amica, giusto? Quindi potremo dirglielo in un secondo momento, magari dopo aver dato l’annuncio alla tua famiglia andremo a trovarla e le comunicheremo la bella notizia. Io domani scriverò subito a mio padre, voglio che sia presente al matrimonio” “Pensi che verrà e che non si opporrà?” “No, è cambiato molto, vedrai che sarà felice” “Bene, allora tutto è deciso”. “Manca la data. Che ne dici fra due settimane?” “Così presto? Non riusciremo ad organizzare una cerimonia in grande in così poco tempo” “Oh è finito il tempo delle cerimonie pompose, voglio solo sposarti, quindi andrà bene anche una cerimonia intima con amici e parenti” “D’accordo” Kathleen si rivestì e Buck le chiese come mai non restasse per la notte. Lei gli disse che doveva pensare ai preparativi e se ne andò. Buck non riuscì a dormire e non per l’emozione. Sentiva dentro una strana sensazione, come se si stesse infilando in una vita non sua, ma ormai aveva fatto troppi passi in avanti per tornare indietro. Sperava solo che questa volta le cose andassero bene e che potesse davvero essere felice con quella donna. Non ne era così sicuro ma cercò di non ascoltare questa voce nel suo cuore.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Un uomo difficile Capitolo 9 Il giorno dopo, come promesso a Kathleen, Buck la accompagnò a comprare un anello di fidanzamento, poi andarono dal reverendo a fissare la cerimonia: si sarebbero sposati tra due sabati. Buck sembrava subire la situazione, ma non osava dire nulla contro i progetti di Kathleen, ormai doveva andare così. Buck andò poi in ufficio e disse a Kid e Teaspoon che li aspettava quella sera a cena a casa sua con Rachel e Jimmy per festeggiare un avvenimento importante. “Cosa stai combinando figliolo?”, gli chiese Teaspoon. “Stasera lo saprai. Avvisi tu Jimmy? Grazie” ed andò a svolgere i suoi incarichi. Kid guardò Teaspoon e gli disse: “Spero non sia quello che penso”. “Lo spero anch’io ragazzo…” Jane, dopo il colpo ricevuto il giorno prima e dopo che Buck non le aveva detto nulla su lui e Kathleen, si convinse di non contare nulla per lui e di essersi sbagliata sul suo conto. Non le restava che dimenticarlo, ma non sapeva come fare, lo amava troppo. Cercò di pensarci il meno possibile ed evitò di entrare nella stanza dove lo aveva ospitato. Nel pomeriggio Kathleen era stata a casa di Buck per organizzare la cena. Quando lui tornò a casa trovò tutto preparato alla perfezione. Kathleen stava davvero facendo le cose in grande. Appena Buck si fu lavato e sistemato, arrivarono tutti. Kathleen li accolse e quando furono tutti in salotto, disse: “Beh, c’è tutta la famiglia ormai. Buck, a te l’onore di dare la notizia” “Ma non dobbiamo aspettare Jane?”, notò Rachel. “Beh, lei non fa parte della famiglia, quindi non è stata invitata”, rispose Kathleen con stizza. “Ma Buck, pensavo che la considerassi una della famiglia dopo quello che ha fatto per te, almeno per tutti noi è così”, disse Lou. “Andremo da lei domani Lou, stasera va bene così”, rispose Buck. “Allora questa notizia?”, provò a cambiare discorso Jimmy, vedendo che le cose stavano prendendo una brutta piega. “Oh sì, vi abbiamo riuniti tutti qui per annunciarvi che tra sue sabati ci sposeremo” “Cosa?”, esclamarono insieme Lou e Rachel. Gli uomini rimasero senza parole. Intervenne Kathleen: “Sì, abbiamo scoperto di amarci ancora e vogliamo recuperare il tempo perso” “Perso a causa tua se non ricordo male”, disse Lou. “Lou, per favore, modera i toni”, chiese Buck. “Oh scusa se ho offeso la tua fidanzata Buck, ma ho detto solo la verità” “Le cose sono cambiate ed io sono felice così. Se mi consideri come un fratello dovresti essere felice per me” “Proprio perché sei come un fratello non voglio vederti soffrire” “Non soffrirò stavolta, Kathleen è cambiata. Saremo felici” “Lo spero davvero. Congratulazioni”, disse Lou a denti stretti. Anche gli altri si congratularono con i due fidanzati e poi si misero tutti a tavola e parlarono delle future nozze e dei preparativi. Buck era molto silenzioso e questo non sfuggì ai suoi amici. Dopo cena, mentre le donne erano in cucina, gli uomini si avvicinarono a Buck e Teaspoon gli chiese: “Buck, sei sicuro di quello che stai facendo? Lou non aveva torto prima” “Sì Teaspoon, sono sicuro. Va bene così. Lei è cambiata e mi ama” “E tu?”, chiese Jimmy. “Non la sposerei altrimenti”. “Non hai risposto comunque”, notò Teaspoon. Buck non disse nulla. Il giorno dopo, in tarda mattinata, mentre era fuori ad innaffiare i fiori del giardinetto, Jane vide arrivare un elegante calesse. Quando si fece più vicino, riconobbe Kathleen e Buck su quel carro e si sentì male. I due scesero e si avvicinarono a lei. “Buongiorno Jane”, la salutò Buck, seguito da Kathleen. “Buongiorno. A cosa devo questa visita? Stai bene Buck?”, si preoccupò Jane. “Sì, sì, sto bene, non preoccuparti” Kathleen prese la parola: “Siamo venuti per portarti un invito” “Oh, davvero? Volete entrare un momento in casa?” “Oh no, grazie, non è necessario. Ci vorrà solo un momento. Buck, glielo dici tu?” “Beh, sì, ecco Jane, siamo venuti per invitarti al nostro matrimonio tra due sabati. Ci farebbe piacere se venissi” Jane ricevette come uno schiaffo in volto. Dovette faticare per non dimostrare quello che provava davvero. Venne travolta da Kathleen che aggiunse: “ Io e Buck ci siamo ritrovati e non vogliamo sprecare altro tempo. Devi assolutamente essere presente, dopo tutto è grazie a te se Buck e vivo e non puoi mancare”. Buck notò il dolore negli occhi di Jane e si sentì morire, in quel momento capì che lei lo amava, che era davvero lui l’uomo per cui provava dei sentimenti e che l’aveva profondamente delusa. Non sapeva che fare: a questo punto non poteva rompere il fidanzamento con Kathleen ma capì che se solo avesse avuto il coraggio di fidarsi dei suoi sentimenti, le cose sarebbero andate diversamente. Probabilmente non era destino. Sperava che lei lo avrebbe dimenticato presto. Jane, facendo appello a tutte le sue forze, disse: “ Congratulazioni allora. Sarò felice di presenziare al vostro matrimonio. Finalmente sarai felice Buck, te lo meriti. Davvero non volete entrare un momento?” “Oh no, grazie cara, abbiamo tante cose da organizzare. Ci vediamo presto e grazie ancora per aver salvato Buck ed averlo riportato da me” “Kathleen”, esclamò Buck. “Che c’è amore mio, sto solo dicendo la verità” “Sono felice di aver contribuito alla vostra gioia, buona fortuna allora” “Ciao Jane”, disse Buck e la guardò negli occhi ma lei distolse lo sguardo. Se lo avesse sostenuto, sarebbe scoppiata in lacrime e non poteva permetterselo. Quando il calesse fu scomparso, le lacrime sgorgarono incessantemente sulle guance di Jane e si sentì quasi morire, le mancava il respiro e non si reggeva in piedi. Capì che aveva bisogno di aiuto. Montò a cavallo ed andò da Rachel. Bussò alla porta e quando la donna aprì, si gettò tra le sue braccia. “Oh tesoro, hai saputo, vero? Mi dispiace tanto, vieni qui” e la abbracciò. Jane si rifugiò tra le braccia di Rachel e si sciolse in lacrime. Non riusciva a smettere e la donna la lasciò sfogare. Quando si fu tranquillizzata un po’, Jane le disse: “Grazie Rachel, sei un’amica. Non potevo restare in quella casa, mi mancava il respiro” “Tesoro, ti andrebbe di passare qualche giorno qui da me? Io e Teaspoon abbiamo una stanza in più e saremmo felici di ospitarti” “Grazie Rachel, accetto volentieri. Ho bisogno di stare lontana qualche giorno dai ricordi” “Benissimo. Se per te va bene, vado a casa tua a prenderti alcune cose per la tua permanenza qui, così non dovrai andarci tu” Jane annuì e ringraziò ancora Rachel. Nel pomeriggio passò anche Lou e cercò di consolare anche lei Jane come potè, ma fu del tutto inutile. Jane pregò le due donne di non dire nulla a Buck sul perché fosse da Rachel se lo fosse venuto a sapere, avrebbero dovuto inventare una scusa. “Non preoccuparti di questo Jane”, disse Lou, “ vedrai che andrà tutto bene” e la abbracciò. Rachel nei giorni successivi fece di tutto per distrarre la ragazza, coinvolgendola in molte attività e faccende. Jane le era immensamente grata. Ad una settimana dal matrimonio, Kathleen disse a Buck che sarebbe andata dal medico per un controllo, per accertarsi che stesse bene e che potesse avere dei figli sani, perché voleva una famiglia con lui. Buck le disse: “ Posso accompagnarti se vuoi”. “Oh no, tesoro, non disturbarti, farò solo un controllo di routine, grazie”. Kathleen andò dal dottor Pearson che dopo la visita le disse: “Signorina Devlin, credo che lei sappia di essere incinta di tre mesi” “Certo dottore, ma vorrei che non si sapesse per ora. Almeno fin dopo il matrimonio, mi raccomando” “Signorina Devlin, Buck lo sa?” “Certo dottore ed anche se il figlio non è suo, lo amerà come se fosse sangue del suo sangue. Conosce anche lei il suo grande cuore” “Bene allora, congratulazioni per la nascita del bambino e per il vostro matrimonio” “Grazie dottore e mi raccomando, discrezione…” “Non si preoccupi. Buona giornata signorina” Kathleen andò a casa di Buck e preparò una cena romantica. Quando lui tornò, fu compiaciuto della sorpresa di Kathleen ed incominciò a pensare che forse le cose dovevano andare così e che aveva fatto la cosa giusta. Cercava di cancellare dalla sua mente il dolore che aveva letto negli occhi di Jane. “Come mai questa sorpresa Kathleen?”, le chiese. “Perché dobbiamo festeggiare” “Mi sono perso qualcosa?” Lei gli si avvicinò provocante e gli sussurrò all’orecchio: “Siediti e lo saprai”. Buck si sedette a tavola, lei si posizionò sulle sue ginocchia e gli disse: “Sai che oggi sono andata dal dottore vero?” “Sì, certo, com’è andata? Tutto bene?” “Direi più che bene! Il dottore ha detto che sono incinta di tre settimane. Avremo un bambino tesoro!” Buck rimase a bocca aperta. Non si aspettava proprio anche questa novità. La testa incominciò a girargli, stava succedendo tutto così velocemente e si sentiva travolto dagli avvenimenti. “Beh. Non dici niente? Non sei contento di diventare papà?” “Oh sì, scusa, è che non me lo aspettavo, mi hai preso alla sprovvista” “Beh, sai, non ci siamo comportati proprio come fratello e sorella ultimamente….”, sussurrò maliziosa. “Sì, ecco, è che non lo avevo messo in conto” “Ma non sei felice di avere un figlio da me?” “Certamente, è una notizia meravigliosa!” Lei lo baciò avidamente e dopo cena fecero l’amore. La testa di Buck era però da un’altra parte: come avrebbe fatto a dare questo nuovo dolore a Jane? Un paio di giorni dopo, mentre Buck e Kathleen uscivano da un negozio in cui lei aveva voluto acquistare qualcosa per il bambino anche se secondo Buck era ancora presto, incontrarono Jane. Buck non aveva ancora detto a nessuno della novità ed aveva chiesto a Kathleen di aspettare almeno dopo il matrimonio, per salvare le apparenze. Kathleen aveva acconsentito. In realtà Buck aveva voluto temporeggiare per cercare un modo per dare la notizia nel modo più indolore possibile, anche se sapeva che non sarebbe stato facile. Kathleen non perse l’occasione di fermare e tormentare Jane. “Ciao Jane, che bello vederti” “Kathleen, Buck” e fece loro un cenno di saluto. “Abbiamo saputo che ti sei trasferita da Rachel”, aggiunse Kathleen. “Oh sì, solo per qualche giorno. Ho avuto un problema con delle perdite di acqua ma Jimmy e Kid mi stanno aiutando a risolvere il guasto. Presto tornerò a casa” “Oh bene, sono contenta”, rispose Kathleen. Sapeva che Buck non intendeva dire nulla del bambino, ma lei voleva che Jane lo sapesse, quindi fece finta di far cadere inavvertitamente la busta con le scarpine che aveva comprato nel negozio. Caddero a terra e lei esclamò: “Oh no! Doveva essere un segreto! Mi dispiace Buck!” Gli occhi di Jane si posarono sulle scarpine cadute a terra e capì tutto in un istante. Il respiro le si fermò e lo stesso quello di Buck che cercò di risolvere al meglio la situazione. “Non volevamo che nessuno lo sapesse fin dopo il matrimonio, Kathleen è incinta solo di tre settimane. “ La guardò negli occhi e vide il suo cuore spezzarsi. “E’ una notizia meravigliosa Buck. Finalmente avrai la famiglia che hai sempre desiderato. Sono molto felice per voi. Non preoccupatevi, custodirò il vostro segreto. Congratulazioni Kathleen” “Grazie cara, vedrai che presto troverai anche tu l’uomo giusto per te e ti costruirai una bellissima famiglia come la nostra” “Kathleen!”, la richiamò Buck. “Mi dispiace davvero che le cose siano andate così, avremmo voluto fare una bella festa per annunciarlo ma possiamo ancora farlo dopo il matrimonio, vero tesoro?” e si rivolse a Buck come per scusarsi di aver sconvolto i piani. “Sì Kathleen, certo. Jane ti ha già detto che non dirà nulla”, le rispose quasi stizzito. Kathleen capì di aver esagerato e tacque. Fu Jane a rompere il silenzio: “ Scusatemi ora, ho promesso a Rachel di fare il bucato mentre lei è fuori e devo proprio scappare. Congratulazioni ancora. Ci vediamo sabato al matrimonio. Buon pomeriggio” “Ciao”, disse Buck, mentre Kathleen le fece un cenno con la mano. Buck era furioso ed addolorato, ma non voleva far capire alla sua futura moglie che era infastidito dal suo comportamento, perciò fece finta di nulla e tornò al suo ufficio dopo averla salutata. Jane entrò in casa di Rachel, chiuse la porta, vi si appoggiò e si mise le mani al petto. Sentiva un dolore insopportabile. Tutt’ad un tratto si sentì mancare il respiro, vide tutto nero e svenne. La trovò così Rachel, accasciata davanti alla porta. “Oh mio Dio, Jane, Jane, rispondimi!” Rachel sentì subito il battito della ragazza e si tranquillizzò quando lo sentì ma questo non fece diminuire la sua preoccupazione. Andò in cucina dove teneva dei sali e li fece inalare a Jane che piano piano riprese conoscenza. “Dove sono, cos’è successo?”, chiese appena aprì gli occhi. “Ti ho trovata svenuta davanti alla porta, cos’ è successo tesoro?” Ad un tratto Jane ricordò tutto e scoppiò in singhiozzi. “Jane, parla, cosa succede?Mi fai spaventare” “Oh Rachel, aspettano un bambino” ed incominciò di nuovo a mancarle il respiro. Per fortuna in quel momento entrò Teaspoon che aveva voglia di un po’ di tranquillità visto che Buck aveva ripreso il suo lavoro a pieno ritmo e così aveva deciso di tornare a casa per fare un riposino. Quando Rachel lo vide gli urlò: “Teaspoon, corri a chiamare il dottor Pearson, Jane sta male” Teaspoon senza fare domande, sentendo l’angoscia di Rachel, si precipitò dal dottore, mentre la donna cercava di tranquillizzare l’amica facendole fare lunghi respiri. Quando il dottore arrivò, visitò Jane e disse che aveva avuto un attacco di panico dovuto ad un forte schock e che aveva bisogno di assoluto riposo. “Grazie dottore, ma in un paio di giorni tornerò a casa mia. Ho bisogno di riprendere in mano la mia vita” “No Jane, deve riposarsi e deve stare tranquilla, le darò delle medicine e dovrà stare qui da Rachel a riposo” “Non si preoccupi dottore, la terrò d’occhio io. Grazie” “Dottore, Rachel, so qual è la mia cura. Devo andarmene da qui. Devo partire e ricominciare di nuovo da capo. Il mio male è qui e finchè rimarrò non potrò vivere” “Parta pure se la farà stare meglio, ma prima deve riposarsi, mi raccomando” “Va bene, dottore, grazie” Quando Pearson se ne fu andato, Jane si rivolse a Rachel: “Domani tornerò a casa mia ed organizzerò la mia partenza, andrò in California dove proverò a fare la maestra o altro. Non posso più stare qui. Partirò appena dopo il matrimonio. Rachel, giurami che non dirai nulla a Buck dell’accaduto” “Jane, devo parlare con lui, deve sapere che sta facendo la cosa sbagliata, è ora che qualcuno lo faccia ragionare” “No Rachel, ti prego. Se sei mia amica non lo fare, lasciami andare. Ora c’è di mezzo un bambino innocente che non deve pagare per le colpe di altri. Andremo al matrimonio e lunedì partirò. Grazie per avermi accolto nel tuo cuore e nella tua casa, mi mancherai molto, mi mancherete tutti, ma non posso più stare qui” Rachel la abbracciò piangendo ed annuì. Teaspoon aveva assistito alla scena. Entrò e disse: “ Dannazione Jane, non deve finire così, Buck ha combinato un disastro” “Non è colpa sua Teaspoon, doveva andare così” e lo abbracciò come un padre, come per fargli capire quanto fosse stato importante per lei e che non lo avrebbe mai dimenticato. Doveva di nuovo lasciare tutto e ricominciare da capo, ancora una volta.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Un uomo difficile Capitolo 10 Rachel riuscì a convincere Jane a rimanere almeno due giorni da lei per riprendersi ed insieme a Lou, che fu informata dell’accaduto, cercarono di alleviare il più possibile la sofferenza della ragazza, che però era ormai diventata quasi apatica e non mangiava molto. “Tesoro, devi reagire, se davvero vuoi partire lunedì devi essere in forze, altrimenti rischi di ammalarti davvero e di non farcela”, le disse dolcemente Lou. “Ho lo stomaco chiuso, Lou, non riesco a mandar giù niente. Voglio solo lasciarmi tutto questo alle spalle” “Ucciderei Buck per quello che ha fatto”, imprecò Lou. “Non ha colpe Lou, si è solo innamorato e l’amore non è mai una colpa” “Non sono convinta che si tratti di amore, tu non conosci bene Kathleen!” “Forse no, ma se Buck l’ha scelta vuol dire che pensa che ne valga la pena e questo basta. Non avrebbe concepito un figlio con lei se non ne fosse stato sicuro” “Oppure lei lo ha incastrato, è bravissima a farlo” “Lou, per favore, non parliamone più. Doveva andare così. Soffro solo all’idea di lasciare te e gli altri, ormai vi consideravo una famiglia” “Ci mancherai molto tesoro” “Anche voi” Teaspoon, Kid e Jimmy trattavano Buck con molta freddezza e Buck temeva di affrontare con loro l’argomento. Aveva paura di sollevare alcune questioni che non avrebbe saputo gestire, perciò fingeva di non accorgersene, sperando che dopo il matrimonio le cose si sarebbero sistemate. Era però preoccupato per il fatto che da quando si erano incontrati ed aveva saputo del bambino, non aveva più visto in giro Jane. Forse era tornata a casa sua ed aveva da fare. A due giorni dal matrimonio, Buck incrociò per strada casualmente il dottor Pearson che lo avvicinò per chiedergli come stesse. “Sto molto bene, grazie dottore, le sono debitore” “Sei stato un bravo paziente e sei stato fortunato con le cure di Jane” “Già…” “A proposito, congratulazioni per sabato e per il bambino. Hai veramente un gran cuore a prenderti cura di un figlio non tuo, ma non avevo dubbi in proposito conoscendoti” “Che cosa ha detto?” “Ti sto facendo i complimenti per il tuo buon cuore, non molti uomini avrebbero accettato di crescere un figlio non loro” “Mi sta dicendo che il figlio che Kathleen aspetta non è mio????” “Buck, pensavo lo sapessi, o almeno così mi ha detto la signorina Devlin quando è venuta nel mio studio. E’ incinta di tre mesi, quindi il bambino non può essere tuo” Buck sentì che il suo corpo ed il suo cuore si stavano riempiendo di una rabbia feroce. Senza nemmeno salutare il dottore, si precipitò come una furia da Kathleen. “Buck, aspetta, dove vai? Non agire d’impulso, ricordati che aspetta comunque un bambino!”, gli urlò il dottor Pearson ma non ricevette risposta. Il dottore scosse la testa e se ne andò. Buck salì nella stanza di Kathleen e quasi sfondò la porta. “Come hai potuto farlo? Fino a che punto arriva la tua malvagità?” Kathleen sobbalzò. Non lo aveva mai visto così furioso ed ebbe paura ma cercò di mantenere la calma. “A cosa ti riferisci, cosa succede? Sei sconvolto” “Certo che sono sconvolto, ho appena saputo la verità sul bambino che porti in grembo. Di chi è se non è mio? Come ho fatto ad essere così stupido?” Kathleen provò a negare ed a continuare con il suo gioco. “Buck stai delirando, calmati, cosa stai dicendo? Certo che è tuo figlio! Chi ti ha messo in testa queste assurdità? I tuoi amici forse?” “Lascia stare i miei amici, non sei degna di nominarli. Sei un demonio, non una donna. Sai quanto sia importante la famiglia per me ed hai giocato con i miei sentimenti. Ho incontrato il dottor Pearson che credeva che sapessi la verità e mi ha svelato tutto. E’ finita Kathleen, di chi è quel bambino? Ho diritto di saperlo!” “Quell’idiota, gli avevo detto di tenere la bocca chiusa!” “Sei disgustosa! Parla!” “E va bene. Ho avuto una relazione con un indiano per qualche mese. Mio padre l’ha scoperto e senza sapere che ero incinta l’ha fatto eliminare dai suoi scagnozzi. Quando ha saputo che aspettavo un bambini mi ha detto che mi avrebbe diseredata se non me ne fossi sbarazzata. Non ho avuto il coraggio di abortire, avevo paura di finire nelle mani sbagliate e così mi sei venuto in mente tu. Se ti avessi sedotto avrei potuto far passare questo bambino come tuo, così nessuno si sarebbe stupito del colore della sua pelle. Credevi davvero che avessi pensato a te tutto questo tempo e che desiderassi realmente sposarti? Era tutto un piano. Una volta nato il bambino, avrei trovato il modo di divorziare e mi sarei sbarazzata di te lasciandoti anche il marmocchio” “Sei un mostro, non sei una donna. Come ho fatto a cascarci di nuovo? Sono un idiota. Ti do un giorno per trovare una scusa onorevole per far saltare il matrimonio, una giustificazione che non infanghi il mio nome e nessuno deve sapere del bambino. Dopo aver disdetto il matrimonio e comunicato a tutti la notizia, te ne andrai immediatamente o tutta la città saprà chi sei e cosa stavi tentando di fare. Non so nemmeno io perché ti sto dando l’opportunità di uscirne pulita, forse solo per proteggere quell’innocente che porti in grembo e che avrà la disgrazia di averti come madre” “Non puoi farmi questo Buck, cosa farò con il bambino se non mi sposi?” “Non mi riguarda. Ricordatelo: entro domani le nozze devono essere annullate. Sii convincente se non vuoi perdere la reputazione. Addio” “Buck, aspetta per favore, possiamo ancora sistemare le cose”. Buck non si voltò nemmeno, sbattè la porta ed improvvisamente, anche se devastato nel’animo, si sentì più leggero. Gli bruciava da morire quello che Kathleen gli aveva fatto, il modo in cui lo aveva preso in giro, di nuovo, a causa della sua razza, ma si sentì libero. All’improvviso capì: montò sul suo cavallo e quasi volò da lei. Jane era tornata a casa sua, dopo aver acquistato un biglietto di sola andata per Sacramento. Aveva già impacchettato la maggior parte delle sue cose ed aspettava con ansia il lunedì successivo per andarsene da tutto quel dolore che la stava uccidendo. Rachel, Lou, Teaspoon ed i ragazzi avevano provato di nuovo a dissuaderla, ma non poteva restare. Stava stendendo i panni al sole, quando sentì un cavallo che correva al galoppo verso casa sua. Guardò incuriosita verso il cancello e lo vide. Buck aveva corso come un forsennato verso casa sua. Scese quasi al volo dal cavallo, corse dentro al cancelletto perdendo il cappello per strada e si fermò ansante davanti a lei. Jane si sentì morire e si preoccupò: cosa ci faceva lì due giorni prima del matrimonio? “Ciao Buck, cosa succede?” Lui non rispose, la guardò negli occhi, poi la strinse forte a sé e la baciò. Trovò per un attimo resistenza, ma poi la bocca di Jane si aprì e lui fece scivolare la sua lingua nella bocca della donna che amava più della sua stessa vita. Era esigente e quasi violento e Jane si staccò, guardandolo basita e confusa, con il cuore che le stava uscendo dal petto. Lui si scostò un poco e in lacrime le disse: “Perdonami Jane, perdonami di non aver avuto il coraggio di credere in noi e per averti provocato tanta sofferenza. Io ti amo più di ogni altra cosa al mondo. Dammi un’altra possibilità, ti prego, non dirmi di no, anche se non ho il diritto di chiedertelo”. Jane si sentì svenire, le lacrime le sgorgarono dagli occhi e non riuscì a dire nulla se non: “Kathleen?” “Non pensare a lei, non esiste più per me, pensiamo a noi due, ti prego” “Ma il bambino?” “Non c’è nessuno bambino, o meglio c’è ma non è mio” “Cosa?” “Ti prego, non parliamone ora, c’è tempo per spiegare” Jane svuotò tutto il suo dolore. Piangeva e non riusciva a fermarsi. Buck la prese tra le braccia e le disse: “Scusami, perdonami. Capisco se non vuoi più aver niente a che fare con me” Lei si staccò dall’abbraccio, lo guardò dritto negli occhi e gli disse: “Oh Buck, ho sognato questo momento ogni istante da quando te ne sei andato. Ti amo da sempre, da quando ancora eri incosciente sdraiato in quel letto. Giurami che non sto sognando e che i tuoi sentimenti sono sinceri”. Lui la prese di nuovo tra le braccia e la baciò togliendole il respiro. Quel bacio significò più di mille parole. “Ti giuro che se mi vorrai non ti farò mai più soffrire. Dio mio quanto dolore ti ho causato!” Jane lo prese per mano e gli disse: “Vieni, sediamoci in veranda”. Lui la seguì tenendole la mano e senza parlare. Quando si furono seduti, Jane, ancora scossa ed incredula gli disse: “Prima di ogni cosa, spiegami cos’è successo con Kathleen” “Non adesso” “Adesso, ho diritto di sapere” Buck le raccontò tutto e Jane inorridì. “Ma che razza di donna è?” “Non so come ho fatto a non vederlo. Sentivo in fondo al mio cuore che qualcosa non andava, ma non avevo il coraggio di ammetterlo. Ti prego, dimmi che c’è ancora una speranza per noi” “Oh Buck. Io ti amo così tanto, ma mi hai spezzato il cuore. Sapere che stavi per sposarti mi ha fatto impazzire, ma quando ho saputo del bambino e ho capito che eri stato con lei, che l’avevi toccata, accarezzata, amata, mi ha distrutto. Quando pensavo a voi due insieme mi mancava il respiro. Non so se posso superare tutto questo” “Oh Jane, mi dispiace, sono mortificato per averti spezzato il cuore, sono stato un codardo, ancora una volta non ho avuto fiducia nei miei veri sentimenti ed ora ti ho perso” e le lacrime gli rigarono copiosamente il volto. Jane sentì spezzarsi di nuovo qualcosa dentro quando lo vide in quello stato. Era così disperato per lei, la amava davvero. Le aveva spezzato il cuore più volte ma non poteva rinunciare a lui. Con il suo amore avrebbe superato la sua sofferenza, potevano ancora essere felici. Gli prese il volto tra le mani, lo guardò dritto negli occhi e vi lesse un amore profondo che non sperava più di vedere negli occhi di qualcuno che fosse interessato a lei. Lo baciò prima teneramente e poi avidamente, lasciandolo senza fiato e poi gli disse: “Ricominciamo da qui, dal giorno in cui è arrivata Kathleen e ci ha interrotto. Cancelliamola dalle nostre vite, anche se per te sarà dura. Torniamo a quel giorno sulla veranda” “Jane, mi hai chiesto di dire alla donna che amo quello che provo: lo farò ora. Sei tu la donna con cui voglio passare la mia vita e spero che nel tuo cuore ci sia spazio per me. Vuoi?” Jane gli prese le mani e gli rispose: “ Buck, sei tu l’uomo che amo e voglio stare con te, affrontare gioie e dolori con te, insieme nel bene e nel male” I loro volti si avvicinarono lentamente, le loro bocche si toccarono e le loro lingue si fusero in un lungo bacio liberatore. Le mani di Buck diventarono sempre più audaci nell’accarezzare Jane e lei non si ritrasse. Sentiva che voleva quell’uomo con tutte le sue forze e che lui era quello giusto. Dopo tutta la sofferenza che aveva provato, era pronta a lasciarsi andare completamente. Incoraggiata dalle carezze di Buck, iniziò a sbottonargli la camicia. Ad un tratto lui si irrigidì, si fermò e le disse, ansimando dopo essersi staccato da un bacio profondo ed appassionato: “Non dobbiamo farlo per forza” Jane arrossì, credendo di essersi spinta troppo oltre e di aver urtato la sensibilità di Buck che aveva appena ricevuto un brutto colpo a livello emotivo e sentimentale. Piena di vergogna e con un filo di voce, tenendo la testa bassa, gli disse: “ Scusami Buck, sono stata indelicata. Credevo che lo volessi anche tu ma non ho pensato alla sofferenza che hai appena provato con Kathleen. Se non sei pronto non importa, ti aspetterò finchè vorrai. Tu sei il primo per me e vorrei che fosse tutto perfetto”. Buck rimase sbalordito da queste parole e capì di essere stato frainteso. “Oh Jane, intendevo esattamente il contrario. Pensavo che fossi tu a non essere pronta. Non voglio forzarti a fare nulla che tu non voglia. Io ti desidero da morire e voglio fare l’amore con te, ma non voglio che tu ti senta obbligata solo per competere con Kathleen. Prenditi il tuo tempo, proprio perché sarà la tua prima volta e sarei felice se fossi io il tuo primo uomo” “Oh Buck, non mi stai forzando a fare nulla. Ti desidero e voglio fare l’amore con te ora. Abbiamo perso fin troppo tempo. Io sono pronta se tu lo vuoi” Lui la guardò con i suoi profondi occhi scuri, la prese per mano e l’accompagnò in casa. Salirono quelle scale che tante volte lei lo aveva aiutato a salire quando era convalescente e furono entrambi invasi dai ricordi. Non dissero nulla finchè lei stava dirigendosi verso la sua stanza. Buck la trattenne un momento e le disse: “No, andiamo nella stanza in cui mi ospitavi, dove tutto è cominciato”. Jane assentì con la testa ed entrarono. Lui la baciò teneramente ed incominciò a sbottonarle il vestito. Quando glielo ebbe fatto scivolare ai piedi, lei gli tolse il gilet nero e la camicia ed iniziò a slacciargli i pantaloni. Lui allora le tolse il corpetto e poi si chinò per slacciarle gli stivaletti. Lei provò un brivido quando lui le fu così vicino ed il suo corpo lo reclamava in ogni sua fibra . Buck si tolse gli stivali e si rialzò, lasciando che lei gli sfilasse i pantaloni. Lui poi fece altrettanto con la sua biancheria intima. Quando furono entrambi nudi, Buck le chiese di nuovo: “Sei sicura?”. Per tutta risposta, lei lo attirò a sé e lo coinvolse in un bacio appassionato. Buck allora la prese in braccio e la adagiò sul letto. Iniziò a baciarla ed accarezzarla e lei fece altrettanto con lui. Quando Buck capì che era pronta, la penetrò dolcemente, cercando di provocarle meno dolore possibile. Lei si abbandonò completamente tra le sue braccia e credette di essere in Paradiso. Buck fu molto attento ai suoi bisogni e finalmente provò quelle sensazioni che aveva sempre immaginato di provare ma che non aveva sentito con Kathleen. Capì che Jane era davvero la donna giusta. Buck uscì da lei e si adagiò al suo fianco. “Va tutto bene? Ho fatto qualcosa di sbagliato?”, le chiese notando che i suoi occhi erano umidi. “E’ stato meraviglioso, come avevo sempre sognato. Le mie sono lacrime di felicità perché non posso ancora credere di essere qui con te” “E’ stato meraviglioso. Ho provato delle emozioni mai provate prima, è come se anche per me fosse la prima volta. Queste erano le emozioni che avevo sempre immaginato di provare” “E con Kathleen non le hai provate?” “Non mi va di parlare di lei in questo momento, ma no, non le ho provate perché non era la donna giusta” “Mi dispiace di non essere…sì, insomma….molto brava” “Jane è stato meraviglioso e non cambierei nulla” “Mi piacerebbe che mi dicessi cosa ti piace e cosa vuoi che faccia per farti stare bene” “E’ stato perfetto e piano piano impareremo a conoscerci meglio anche sotto questo punto di vista e le cose verranno da sé. Ti amo Jane” “Anch’io ti amo Buck” e si strinse tra le sue braccia. Fecero di nuovo l’amore e poi Buck le disse: “Odio dirlo tesoro, ma devo tornare al lavoro. Si staranno chiedendo dove sono finito” “Capisco. Hai intenzione di dirlo a Kid e Teaspoon?” “Ho un’idea migliore. Dubito che Kathleen abbia fatto quello che le ho chiesto. Per oggi teniamo la cosa per noi finchè non sarà tutto risolto. Domani sera organizzerò una cena a casa mia con tutta la nostra famiglia e lo diremo insieme. Nel caso Kathleen non abbia disdetto il matrimonio, dovrò occuparmi anche di questo” “D’accordo, cercherò di non incontrare Rachel e Lou perché dal mio sguardo capirebbero tutto” “Credo proprio di sì, hai gli occhi che brillano” “Come può non essere così! Si è realizzato il mio sogno” “E sarei io il tuo sogno?”, scherzò un po’ Buck. “Beh, tu che ne dici?” “Dico che entrambi abbiamo realizzato i nostri sogni” e la baciò teneramente. Si alzò poi dal letto e quando vide che lei lo fissava, le chiese: “Che c’è?” “Oh beh, ho finalmente completato l’esplorazione del tuo corpo. Mi mancava solo un dettaglio e devo dire che non è niente male, anzi, ricordavo proprio bene” “Cosa?”, esclamò Buck visibilmente imbarazzato. “Beh, quando ti ho spogliato la prima volta, una sbirciatina l’ho inevitabilmente data, ma ti giuro che è stata l’unica volta”, disse Jane divertita per l’imbarazzo del suo uomo. “Sai che mi vendicherò vero?” “Non vedo l’ora”, gli rispose maliziosa. Buck si sedette di nuovo sul letto e la baciò appassionatamente. Era così felice. “Devo proprio andare adesso” “Torni qui dopo il lavoro?” “Speravo me lo chiedessi. A stasera” “A stasera tesoro” Quando Buck uscì dopo essersi rivestito, Jane rimase distesa nel letto abbracciata al cuscino dove si era disteso Buck, assaporando il suo odore. Non riusciva a credere che fosse accaduto veramente. Qualche ora prima era disperata e distrutta perché credeva di aver perso per sempre l’uomo che amava ed ora era nel letto che aveva appena condiviso con lui. Non poteva essere più felice. Dopo un po’ si alzò, si rivestì e riprese le sue faccende, con stampato uno stupendo sorriso sulle labbra e programmando una cenetta a lume di candela con l’uomo della sua vita.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Un uomo difficile Capitolo 11 Buck si diresse verso il suo ufficio felice come non lo era mai stato in tutta la sua vita. Sperava che Kathleen avesse fatto quello che le aveva chiesto, ma dubitava che lo avesse ascoltato. Probabilmente stava tramando qualcosa per tentare di incastrarlo di nuovo. Decise di andare prima di tutto dal reverendo. Quando entrò in Chiesa, ebbe conferma del fatto che la donna non aveva detto ancora nulla. Buck non volle rimandare oltre. Spiegò la situazione al reverendo e lui cercò di consolarlo ma Buck gli confessò che in realtà aveva capito che la donna della sua vita era un’altra e che era meglio così. Il reverendo gli chiese se stesse parlando di Jane e lui annuì. Il reverendo gli diede una pacca sulla spalla e gli disse: “So che è dura digerire anche questo affronto, ma Jane è quella giusta” “Lo so reverendo e per fortuna non l’ho persa. Ci rivedremo presto credo” Il reverendo sorrise complice e lo salutò. Buck tornò in ufficio dove Kid gli chiese che fine avesse fatto. “Non avete visto Kathleen suppongo”, chiese Buck. “No, perché, avremmo dovuto?”, chiese Jimmy che era lì con loro. “Non importa”, disse Buck. Quando ebbe sbrigato tutte le faccende, disse ai suoi amici: “So che non siete d’accordo con me e che nell’ultimo periodo siete molto contrariati dal mio comportamento, ma vi chiedo ancora una cosa: venite a cena da me domani sera per favore, con Rachel e Lou. Non vi chiederò altro. Vi prego” “Cosa stai combinando ancora figliolo?”, chiese Teaspoon preoccupato. “Fidati Teaspoon”. Gli uomini si guardarono, sospirarono ed annuirono. Buck uscì ed andò in albergo per parlare con Kathleen. Alla reception gli fu detto che aveva fatto i bagagli e se nera andata senza dare spiegazioni. Buck decise di non proteggerla più. Spiegò tutto al ragazzo della reception e poi gli chiese un favore. Scrisse velocemente un biglietto e gli chiese di diffondere la comunicazione all’elenco di persone che gli stava per lasciare. Il ragazzo lesse il biglietto e gli chiese: “Sei sicuro Buck?” Lui annuì. Aveva fatto recapitare un biglietto inviato a nome di Kathleen in cui confessava di aver ingannato Buck, di aspettare un bambino non suo e che Buck l’aveva scoperto, annullando così le nozze. Le aveva dato l’opportunità di andarsene da signora, ma nonostante le apparenze, Kathleen non lo era affatto. Gli unici che non ricevettero il biglietto furono I suoi amici e Teaspoon. Meritavano di saperlo da lui l’indomani. Organizzò la giornata in modo da mandare fuori città tutti, così che nessuno li informasse della novità. Chiese poi aiuto al reverendo per tenere impegnate Lou e Rachel per lo stesso motivo e lui fu felice di aiutarlo. Dopo aver sistemato tutto, Buck andò a casa sua a lavarsi e prepararsi. Voleva essere impeccabile per la cena da Jane. Quando arrivò, lei lo accolse con un bacio appassionato e lo invitò ad entrare. Buck rimase stupito dalla tavola preparata come per un’occasione speciale, con le candele che rendevano tutto più romantico. Jane lo fece sedere ed incominciò a portare in tavola la cena. Lo servì come un principe. Durante la cena, Buck spiegò a Jane cosa aveva fatto per annullare le nozze . Poi, mentre parlava, vide che in un angolo c’erano degli scatoloni. Buck si voltò a guardarla preoccupato e le disse: “Jane, cosa sono quegli scatoloni?” “Oh, non li ho ancora sistemati. Avevo già impacchettato quasi tutto per la mia partenza. Lunedì sarei andata a Sacramento per non tornare più. Non potevo restare” e gli raccontò anche del suo malessere. Buck si alzò, le si avvicinò e la abbracciò con tutte le forze che aveva: “Oh mio Dio, stavo per perderti per sempre” “Va tutto bene tesoro, sono qui e non ho intenzione di andare da nessuna parte se non con te” e lo baciò appassionatamente. Lasciarono tutto com’era a tavola e si trasferirono nella camera “ di Buck “ dove fecero l’amore appassionatamente. Jane si addormentò tra le sue braccia. Si svegliò in piena notte e non lo trovò. Si preoccupò, indossò la vestaglia e scese. Trovò la porta socchiusa, guardò fuori e lo vide appoggiato alla ringhiera del portico con le mani tra i capelli. Stava piangendo. Le si strinse il cuore. Solo allora capì quanto dolore avesse provato per il comportamento di Kathleen. E’ vero che la amava e che era felice di iniziare una vita con lei, glielo leggeva negli occhi, ma era innegabile che aveva ricevuto un duro colpo che lo aveva di nuovo destabilizzato. Chiunque sarebbe stato distrutto da una scoperta simile. Uscì sul portico e si avvicinò a lui. Lo abbracciò da dietro facendolo sobbalzare perché era immerso nel suo dolore e non l’aveva sentita. Era a torso nudo, con indosso solo i pantaloni ed a piedi nudi. Gli fece sentire tutto il suo calore ed il suo amore e gli disse: “Andrà tutto bene, Buck, saremo felici ed avremo la famiglia che abbiamo sempre sognato se lo vorrai. So che è stato un duro colpo per te ma sono qui. Sfogati, piangi, non trattenere dentro il dolore. Puoi contare su di me, non temere di farmi soffrire perché stai male per quello che Kathleen ti ha fatto. E’ stata orribile ed hai tutto il diritto di essere devastato. Sono qui con te e per te”. Lui rimase per un momento di spalle, poi si voltò, nascose il volto sul suo petto e pianse come un bambino. “Perché la gente si comporta così con me, non è colpa mia se sono mezzo kiowa, non è colpa mia se quell’uomo ha violentato mia madre, non devo pagare io per lui” “Lo so, tesoro, lo so, ma la gente è crudele. D’ora in poi però lo affronteremo insieme, mi credi? Vuoi condividere il tuo dolore con me?” Buck alzò il volto, la guardò negli occhi ed annuì. Poi la baciò quasi violentemente, la prese in braccio e la riportò in camera da letto. Fecero l’amore e lui continuò a piangere mentre lo faceva, come se avesse bisogno di liberarsi di tutto il dolore che aveva in corpo. Lei accettò il suo dolore e poi lo accolse tra le sue braccia dove Buck si addormentò esausto. Jane continuò ad accarezzargli la testa finchè si addormentò anche lei. La mattina dopo si svegliarono abbracciati l’uno all’altra. “Buongiorno angelo mio”, le disse lei per salutarlo. “Buongiorno”, rispose Buck e rimase in silenzio. “Come stai stamattina?” Buck continuò a rimanere in silenzio, come se si vergognasse del suo comportamento della sera prima. “Apriti con me, Buck, cosa c’è che non va?” “Mi dispiace per ieri notte” “Per cosa, per aver fatto l’amore con me?” “Sai che non intendo quello” “Buck, non devi scusarti con me, è naturale che tu abbia avuto un momento di sconforto dopo quello che hai passato. Sono mesi che non hai un attimo di tranquillità ed appena credi di averla raggiunta, succede qualcosa che ti destabilizza di nuovo, ma ora è finita, siamo insieme e questa sarà una costante, non uno sporadico episodio. Avevi bisogno di sfogarti e di liberarti ed io sono qui anche per questo. Sono stata felice di averti aiutato a sfogare la tua rabbia ed il tuo dolore, io ci sarò sempre, nei momenti buoni ed in quelli meno belli” “Grazie, dopo tutta la sofferenza che ti ho provocato, ci sei sempre per me” “E ci sarò sempre, non dimenticarlo mai, finchè non ti stancherai di avermi intorno” “Non accadrà mai” e la baciò teneramente. Fecero di nuovo l’amore e poi lei gli disse: “Allora signor Cross, stasera daremo la notizia agli altri?” “Sì, ho organizzato la giornata di tutti in modo tale che nessuno abbia l’occasione di scoprire che il matrimonio con Kathleen è saltato, sarà una bellissima sorpresa” “Sì e non vedo l’ora” “Arriverai un po’ dopo gli altri, così la sorpresa sarà più grande” “Ma non vuoi che ti aiuti a preparare la cena?” “Stasera non dovrai preoccuparti di niente, sarai la regina della mia casa, come accadrà per il resto della mia vita” Jane lo attirò a sé e lo baciò avidamente. “Ora devo andare. Grazie Jane, ti amo” “Anch’io ti amo Buck” Scesero a far colazione dopo essersi rivestiti e poi Buck la salutò dandole appuntamento per la sera. Aveva in mente una sorpresa anche per lei, non solo per la sua famiglia. Jane trascorse la giornata disfacendo gli scatoloni che aveva preparato per la partenza ed evitò di andare in città per non incontrare Lou e Rachel e tradirsi. Nel caso remoto fossero passate a casa sua, avrebbe finto di non esserci. Buck andò al lavoro e si fece aiutare dal vice che di solito faceva il turno di notte perché, secondo i piani, aveva mandato tutti fuori città con una scusa. Quando ebbe un attimo di calma, uscì per preparare la sorpresa che aveva in mente per Jane. Terminato il lavoro, andò a casa sua, si lavò, si preparò con il completo elegante delle grandi occasioni e preparò una cena a base di piatti kiowa, dopo aver allestito elegantemente la tavola in soggiorno. Voleva che tutto fosse perfetto. All’ora di cena, arrivarono i suoi amici. Buck li accolse con grande agitazione ma cercò di non tradirsi. “Allora figliolo, vuoi svelarci il motivo di questa riunione? Hai in serbo ancora qualche sorpresa sconvolgente a due giorni dal matrimonio?”, disse sarcasticamente Teaspoon. “Quando ci saremo tutti lo saprete”, rispose Buck. “Oh già, manca la sposa…”, notò con una smorfia Lou prendendosi una gomitata da Rachel. Dopo qualche istante sentirono bussare. “Bussa? Strano che non entri da padrona”, commentò di nuovo Lou. “Lou, basta”, la redarguì Kid e per tutta risposta la donna sbuffò. Buck andò ad aprire e rimasero tutti a bocca aperta quando invece di Kathleen videro entrare Jane. “Vieni, accomodati, ci sono tutti” “Ma cosa diavolo sta succedendo qui?”, chiese Jimmy. “Un istante e lo saprete”, rispose Buck. Prese la borsa di Jane, la mise sulla cassapanca vicina alla porta e poi la accompagnò in mezzo agli altri. Jane era tesissima e molto imbarazzata. “Vi ho chiesto di venire tutti qui, perché devo darvi una notizia: il matrimonio con Kathleen non ci sarà più, avevate ragione di nuovo su di lei, è una donna orribile, ma per fortuna l’ho capito in tempo. Sono stato così stupido da non capire subito che il mio futuro non era con lei ma con questa donna meravigliosa che ha accettato di darmi un’altra possibilità. Io e Jane stiamo ufficialmente insieme” “Ma il bambino?”, chiese Rachel che però era felicissima per quello che aveva appena sentito. “Il bambino non è mio, vi spiegherò tutto con calma più tardi. Ora devo dire una cosa e vi prego di non interrompermi perché per me è molto difficile. Come vi accennavo prima, appena ho scoperto l’inganno di Kathleen, ho capito che l’unica cosa che volevo era cercare di recuperare la fiducia di Jane. Sono corso da lei sperando che mi desse una possibilità nonostante il dolore che le avevo provocato e di cui ero consapevole, anche se cercavo di non pensarci. Quando ho capito che lei mi amava era troppo tardi, le cose con Kathleen erano già andate oltre e pensavo di non poter tornare indietro. Le ho chiesto perdono e l’ho implorata di perdonarmi. Con il suo infinito buon cuore ha deciso di farlo e di accettare il mio amore e così eccoci qui”. Dopo aver pronunciato queste parole, prese Jane per mano, la guardò negli occhi e le disse: “Jane, non so come ho fatto a meritarmi il tuo perdono ed il tuo amore, ma so che voglio trascorrere il resto della mia vita con te. Sei stata per settimane la mia roccia e la mia fortezza e con te ho capito che posso sperare di avere finalmente una vita felice, nonostante le difficoltà che ci saranno inevitabilmente a causa della mia condizione. So che può sembrare avventato, ma io non ho alcun dubbio in proposito”. Detto questo, si inginocchiò davanti a lei, prese dalla tasca un sacchettino di velluto da cui estrasse un anello con una pietra verde che si intonava ai suoi occhi e le chiese: “Vuoi diventare mia moglie Jane, vuoi trascorrere il resto dei tuoi giorni con me e rendermi l’uomo più fortunato del mondo?” Tutti rimasero a bocca aperta, Rachel e Lou si commossero, ma nessuno rimase più sorpreso di Jane: le lacrime le salirono agli occhi e restò immobile per un istante per elaborare le parole di Buck. Quest’ultimo stava con il fiato sospeso in attesa di un suo cenno ed il fatto che lei non parlasse lo preoccupò non poco. Quando Jane ebbe elaborato quello che stava accadendo, si gettò in ginocchio, abbracciò l’uomo che amava più della sua stessa vita ed urlò: “Sì Buck, oh sì, voglio essere tua moglie, lo voglio con tutte le mie forze” e lo baciò appassionatamente. Rachel e Lou scoppiarono in lacrime ed iniziarono ad applaudire ed anche Kid, Jimmy e Teaspoon sfoderarono un sorriso pieno di affetto. I due neofidanzati si rialzarono e Buck infilò l’anello al dito di Jane, mentre Teaspoon diceva: “Era ora figliolo che facessi una cosa giusta dopo le tante sciocchezze degli ultimi tempi, congratulazioni” e gli diede una pacca sulla spalla prima di abbracciarlo. Seguirono le congratulazioni da parte di tutti e Rachel disse a Jane: “Visto, te l’avevo detto, io ho sempre ragione”. Jane la abbracciò più forte che potè e poi strinse a sé anche Lou. Buck invitò poi tutti a mettersi a tavola e quando Jane si offrì di aiutarlo, lui fu categorico: quella sera non avrebbe dovuto alzare un dito. Mentre cenavano, Buck dovette raccontare quanto era accaduto con Kathleen e tutti furono disgustati dal suo comportamento. “Per fortuna ora è fuori dalla tua vita”, commentò Lou con sollievo. Jane, a fine serata, volle dire due parole per ringraziare tutti. “Ci tenevo a ringraziare tutti voi per il supporto che mi avete dato in quest’ultimo periodo. Il mio sogno si è realizzato e presto sposerò quest’uomo meraviglioso. E’ un uomo difficile, molto difficile, riservato, guardingo e spesso diffidente, anche se non a torto visti i suoi trascorsi, ma se ti apre il suo cuore, è in grado di mostrare tutto l’amore che c’è dentro di lui e tutte le qualità che ha e che riserva solo per le persone a cui tiene veramente ed io sto avendo la fortuna di apprezzarle e di amarle. Se Buck ti apre il suo cuore sei la donna più fortunata al mondo perché sai che non potrà mai accaderti nulla di brutto, lui sarà sempre lì a proteggerti ed a inondarti di amore. Grazie Buck per avermi scelta e per avermi permesso di leggere nella tua meravigliosa anima” e lo baciò. Rachel e Lou si commossero ascoltando queste parole. “E’ la dichiarazione d’amore più bella che abbia mai ascoltato tesoro”, le disse Rachel. A Buck vennero le lacrime agli occhi e dopo essersi ripreso, le rispose: “So di essere un uomo difficile e di essere stato orribile con te, ma ti giuro che d’ora in poi ti amerò e ti proteggerò e niente potrà più mettersi tra di noi. Ti amo mia Jane, grazie di voler essere mia moglie”. Seguì un lungo ed appassionato bacio tra gli applausi di tutti. Finalmente in quella casa regnavano pace, felicità e serenità. Quando tutti se ne furono andati, Jane aiutò Buck a sistemare le cose e poi lui la portò in camera da letto. Fecero l’amore teneramente ed appassionatamente e poi lui la prese tra le sue braccia e le chiese: “Allora, quando vuoi sposarmi?” “Se fosse possibile anche domani, ma credo che dovremo aspettare almeno un mesetto per poter preparare tutto. Dove vivremo? Chi inviteremo?” “Per la cerimonia hai carta bianca ed anche per la luna di miele. Per la casa, scegli tu. La mia è più grande ed ho altre due stanze che potrebbero diventare le camerette dei bambini e fuori c’è molto spazio per loro e per un bel giardino, ma se vuoi vivere nella tua casa per me va bene. L’importante è stare insieme” “Bambini? Non siamo ancora sposati e già pensi ai bambini?” “Oh sì, ne voglio tantissimi, delle belle signorine che assomigliano a te e dei forti giovanotti” “Che saranno bellissimi come il loro papà” Sorrisero a questo pensiero. “Va bene, in effetti la tua casa è più grande e fuori potremo allestire un bel giardino e dei bei giochi per i bimbi. Potremmo vendere la mia ed usare il denaro per fare un po’ di lavori” “Come vuoi tu tesoro. Allora è deciso, da lunedì inizierò i lavori e domenica andremo dal reverendo a fissare la data, tra quattro settimane esatte” “Avrei un’ide anche per la luna di miele…” “Sentiamo” “Perché non trascorriamo una settimana o due nell’accampamento di tuo fratello? Mi hai detto che non lo vedi da parecchio tempo e così io avrò l’occasione di conoscerlo e di vivere per un po’ secondo le tue tradizioni” “Stai parlando seriamente?” “Certo, perché no?” “Beh, è strana come luna di miele” “Strana ma romantica e…economica” “Se è quello che desideri va bene” “Aggiudicato allora!” Jane lo baciò dolcemente e finirono di nuovo l’uno nella braccia dell’altro. Il giorno dopo, Jane decise di scrivere una lettera ad una sua amica, voleva che le persone a lei più care in Italia sapessero che stava per sposarsi. Avrebbe usato il suo falso nome ed avrebbe indirizzato la lettera alla sua amica che era già sposata, così che i suoi genitori o quelli delle altre amiche non potessero intercettarla e rivelare alla sua famiglia dov’era. Purtroppo questo fu un errore fatale…

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Un uomo difficile Capitolo 12 I giorni successivi Jane e Buck passarono tutto il tempo che avevano libero insieme, pianificando il loro matrimonio, fantasticando sulla loro vita insieme e facendo progetti per la loro casa. Buck, come promesso, incominciò a sistemare le due stanze in più preparandole per i futuri bambini e Jane si dedicò ad organizzare il giardino esterno. Piantò dei fiori e degli alberi da frutto e riservò una parte ampia alla semina del prato, pensando che lì un giorno avrebbero potuto mettere dei giochi per i bambini. Quando non lavorava alla casa, si ritrovava con Lou e Rachel per pianificare i dettagli della cerimonia e preparare il corredo: dall’Italia non si era portata nulla. Un pomeriggio della settimana successiva decisero di andare tutte e tre in un negozio di abiti da sposa. Fu molto divertente ed alla fine Jane trovò quello più adatto a lei. Semplice ma elegante allo stesso tempo, non troppo sfarzoso ma meraviglioso nel suo insieme. “Sono felicissima per voi, tesoro”, disse Rachel, “ era ora che entrambi trovaste un po’ di felicità. Nel profondo del mio cuore sapevo che eravate fatti l’uno per l’altra”. “Siete una coppia molto affiatata”, aggiunse Lou. “Grazie ragazze, siete per me come due sorelle” e si abbracciarono. Buck e Jane decisero che Teaspoon avrebbe accompagnato all’altare Jane, Rachel e Lou sarebbero state le due damigelle d’onore e Kid e Jimmy i testimoni di Buck. Jimmy aveva deciso di restare fino al matrimonio e poi sarebbe ripartito per raggiungere Cody ed il suo show. Jane trasformò in maniera più femminile la casa di Buck, appendendo tende a tutte le finestre, aggiungendo centrini e quadri ed incominciò a portare le cose che sapeva che non avrebbe usato di lì a poco, per trasferire pochi giorni prima del matrimonio solo gli oggetti e gli indumenti necessari. Buck la lasciava fare senza problemi, era felice che Jane si stesse ambientando in quello che sarebbe diventato il loro nido d’amore. Jane aveva anche messo in vendita la sua casa, come avevano progettato. Buck restava a dormire da lei ormai tutte le sere cercando di non farsi sorprendere insieme la mattina dopo dai vicini di Jane che spesso passavano di lì per curiosare, da quando avevano saputo del matrimonio. Buck si alzava sempre di buon’ora la mattina e tornava a casa sua, anche se immaginavano che la gente sospettasse la verità, ma non se ne curavano. Mancava ormai poco al matrimonio ed anche se Jane fosse rimasta incinta, non sarebbe stato un problema. La settimana precedente le nozze, Lou e Kid decisero di organizzare una cena a casa loro con la scusa di festeggiare l’imminente matrimonio, ma in realtà, durante la serata, ad un certo punto Lou richiamò l’attenzione di tutti e disse: “Io e Kid volevamo rendervi partecipi di una bellissima notizia: aspettiamo un bambino”. “Ma è fantastico!”, esclamarono in coro Rachel e Jane e corsero ad abbracciare la futura mamma. Le donne parlarono tutta sera del nascituro e quando tornarono a casa, dopo aver fatto l’amore, Jane disse a Buck: “ lou e Kid ci hanno dato una notizia meravigliosa. Spero che anche noi avremo presto un bambino dopo il matrimonio”. “Beh, con la frequenza con cui stiamo insieme sarà molto probabile”, scherzò Buck. “Sciocco”, gli disse Jane dandogli un colpetto sul petto,” sto parlando seriamente” “Anch’io”, rispose lui prendendola in giro. “Davvero, Buck, voglio avere dei figli da te, quindi ho deciso che domani andrò dal dottor Pearson per verificare che sia tutto a posto e che potremo avere una famiglia”. “Se ti fa stare più tranquilla va bene. Vuoi che ti accompagni?”, le chiese premuroso. “Non è necessario amore, grazie, è solo un controllo di routine”. Si abbracciarono e fecero di nuovo l’amore. La mattina dopo, mentre Buck era nel suo ufficio, Jane si recò dal dottore. “Oh buongiorno Jane, che piacere vederla” “Buongiorno dottore, anche a me fa piacere e non l’ho ancora ringraziata per aver svelato a Buck l’inganno di Kathleen” “Non è stata una cosa volontaria, credevo davvero che Buck ne fosse informato. Comunque è stato meglio così a quanto pare. Ma come mai qui? Non si sente bene?” “Oh no, dottore, va tutto bene, volevo solo fare un controllo per essere certa che potrò costruirmi presto una famiglia con Buck. Lo desideriamo tanto entrambi” “Capisco, venga pure e vediamo se va tutto bene” Dopo averla visitata, il dottore le disse: “ Ha avuto qualche malessere negli ultimi giorni?” “No, dottore, perché? C’è qualcosa che non va?”, chiese Jane allarmata. “No Jane, anzi, lei sta benissimo, è in perfetta forma per una neomamma!” “Cosa?” “Sì Jane, è incinta di quasi 3 settimane” “Oh mio Dio dottore, ma è meraviglioso!” “Sono felice per voi e non dovrete nemmeno mettere a tacere le malelingue, il primo figlio può tranquillamente nascere un po’ prematuro…” “Grazie dottor Pearson , lei è un angelo. E’ sicuro che sia io che il bambino stiamo bene?” “Sicurissimo, deve stare tranquilla e godersi il momento. Ci vediamo per i prossimi controlli” “Grazie dottore, buona giornata” “Buona giornata a lei, Jane”. Jane non stava più nella pelle, si stavano realizzando tutti i suoi sogni. Decise di andare subito da Buck per dargli la bella notizia e quella sera avrebbero festeggiato. Mentre stava pensando a come comunicare il lieto evento, venne raggiunta da delle parole che le gelarono il sangue nelle vene: “Finalmente ti abbiamo trovata ingrata che non sei altro. Ti riporteremo immediatamente a casa e vedrai se non farai quello che ti diremo di fare!” Era la voce di suo padre. Jane rimase pietrificata. Come diavolo aveva fatto a trovarla? Poi le venne in mente che invece di inviare una lettera alla sua amica aveva deciso di telegrafarle la notizia del suo matrimonio e probabilmente suo padre in un modo o nell’altro l’aveva intercettata. Come poi fosse arrivato così velocemente dall’Italia restava un mistero. Quando si fu ripresa, mentre suo padre le si avvicinava minaccioso, riprese l’uso della parola e gli disse: “Non riuscirai a riportarmi indietro, ormai la mia vita è qui” “Vogliamo scommettere?” e le prese con forza il braccio per trascinarla sul suo calesse. Jane sentì un forte dolore ed urlò:”Lasciami, mi stai facendo male” “Oh non è niente in confronto a quello che sentirai se non vieni immediatamente con me” “Non verrò mai con te, lasciamo ti ho detto” Le urla attirarono fuori Kid e Buck. Quando quest’ultimo vide Jane strattonata da quell’uomo che non conosceva, si precipitò verso di lei e gli sferrò un pugno. Il padre di Jane rimase per un momento stordito e poi urlò: “Chi diavolo sei tu? Cosa vuoi da mia figlia?”. Buck rimase gelato: il padre di Jane: come aveva fatto a trovarla? “E’ il mio futuro marito, ci sposeremo il prossimo sabato”, urlò Jane a sua volta. “Cosa? Un mezzosangue? Non te lo permetterò mai! Adesso verrai con me in albergo a prendere tua madre e torneremo all’istante in Italia e sposerai chi ti dirò io, non certo questo miserabile”. Queste parole colpirono allo stomaco Buck più di un violento pugno. Doveva di nuovo fare i conti con la sua razza e proprio con la famiglia della donna che amava. “Scordatelo papà! Non verrò mai con te”. Per tutta risposta l’uomo le diede uno schiaffo che la fece quasi cadere a terra. “Signore, per favore, entriamo un momento nel mio ufficio, sta dando spettacolo davanti a tutti”, suggerì Buck. Il padre di Jane si rese conto che almeno su questo il ragazzo aveva ragione. Strattonò la figlia e lo seguì nell’ufficio di Buck e Kid. Non appena furono entrati, Kid, che sembrava essere il più lucido, prese in mano la situazione e chiese: “Signore, per favore, vuole spiegarci con calma e senza gridare la situazione? In caso contrario sarò costretto ad arrestarla” “Cosa? Arrestarmi? Stai scherzando ragazzo?” “Non sto scherzando”, rispose Kid, “sono il vice maresciallo di Buck e posso arrestarla per violenza ed oltraggio a pubblico ufficiale”. “Oh bene, il mezzosangue è anche maresciallo”, esclamò il padre di Jane. Buck strinse i pugni ma non reagì. Si era già pentito di aver sferrato un pugno al padre della sua donna. Kid intervenne di nuovo: “Signore, glielo ripeto, moderi i toni o finirà in cella” “D’accordo, d’accordo. Sono il padre di questa svergognata che è scappata di casa per non sposarsi ed adesso la ritrovo fidanzata con un indiano. E’ mio diritto riportarla a casa e nessuno può impedirmelo, tanto più che per scappare mi ha sottratto del denaro” “Papà, per favore, io amo Buck e lui ama me, perché non possiamo sposarci ed essere felici? Io non voglio sposare un uomo che avete deciso voi e che non amo. Non ti sta a cuore la felicità di tua figlia?” “Certo che voglio la tua felicità ed è per questo che non puoi sposarlo. Quanti problemi avrete a causa della sua razza? Hai pensato ai figli che avrete? Saranno mal giudicati e messi da parte, se non peggio e tu “ e si rivolse verso Buck, ”non dirmi che non ne sei consapevole. Se la ami come dici, lasciala andare ed evitale una serie infinita di sofferenze. A lei ed ai vostri figli. Non li accetteranno mai come dei bianchi”. Buck si sentì morire, quello che aveva sempre pensato e temuto gli veniva sbattuto in faccia proprio dal padre della donna che amava. Si convinse che quell’uomo aveva ragione. Jane provò a protestare: “Papà, sappiamo che non sarà tutto un idillio e che avremo delle difficoltà, ne siamo consapevoli, ma ci amiamo e le supereremo insieme, vero Buck?” e si volse speranzosa verso di lui. Buck la spiazzò: “Jane, ha ragione tuo padre, se mi sposi andrai incontro solo a sofferenze e non voglio che i tuoi figli patiscano questo a causa mia. Non sono l’uomo giusto per te. Torna con lui in Italia”. Jane rimase pietrificata mentre Buck se ne andava dal suo ufficio. Si riprese vedendolo uscire e gli gridò: “No, Buck, non rinunciare a noi, non farlo di nuovo, possiamo farcela, non buttare via tutto il nostro amore”. Buck aveva gli occhi pieni di lacrime e non si voltò. Salì sul suo cavallo e corse via veloce. Jane cadde in ginocchio ed in quel momento arrivarono Teaspoon, Jimmy, Rachel e Lou che erano state avvisate dal Reverendo circa quello che stava accadendo. Si precipitarono verso di lei e le chiesero cosa stesse accadendo. Jane riuscì solo a dire: “Ha rinunciato di nuovo a noi” e poi le sue parole si trasformarono in violenti singhiozzi. “Mettiamo fine a questa pagliacciata per favore ed andiamocene di qui. Passiamo a prendere le tue cose, raggiungiamo tua madre e partiamo immediatamente”. Rachel, immaginando da quello che le aveva detto il Reverendo, che quello fosse il padre di Jane, gli disse: “Non vede che sta male? Le dia qualche momento per riprendersi almeno” “Va bene, ma solo 5 minuti. La aspetterò qui fuori ma non fate scherzi o ve ne pentirete” Quando fu uscito, Jane si aggrappò a Rachel e le disse: “Non posso andare con lui, quando scoprirà la verità mi chiuderà in convento o peggio” “Jane, non agitarti così, vedrai che tutto si risolverà”, disse Rachel. “No, non capisci, sono incinta, l’ho appena scoperto e stavo per venire a dirlo a Buck quando ho incontrato mio padre. Quando lo scoprirà mi costringerà ad abortire e mi chiuderà in convento. Non voglio perdere il mio bambino, non lo sopporterei, è l’unico ricordo di Buck che mi rimane dopo che lui mi ha abbandonata” “Oh Signore che disastro. Sarebbe stata una notizia meravigliosa, ma in questo frangente complica le cose.” “Non posso partire con lui, me lo toglierà e ne morirò” “Vedrai che troveremo una soluzione. Prima di tutto dobbiamo informare Buck e poi escogiteremo qualcosa per fermare tuo padre. Abbi fede” Jane continuava a singhiozzare e non riusciva a smettere. Poco dopo entrò di nuovo suo padre che le intimò di salire sul calesse con lui. Jane lo supplicò, ma lui fu irremovibile. La trascinò sul calesse e la portò via. Appena si furono allontanati, Lou si rivolse a Teaspoon e gli chiese: “Cosa possiamo fare Teaspoon? Dobbiamo aiutarla” “Purtroppo se Jane è davvero scappata di casa con il denaro del padre non c’è nulla che possiamo fare. Lui potrebbe denunciarla e finirebbe in carcere. A meno che… aspettate un attimo, se Jane fosse sposata con Buck, il padre non potrebbe più fare nulla se lei gli restituisse il denaro. Potrebbe denunciarla ma lei avrebbe la protezione di un uomo di legge e giocando bene le sue carte potrebbe dimostrare di essere stata costretta a farlo dalle imposizioni della famiglia. Dobbiamo trovare Buck e spiegargli la situazione, soprattutto deve sapere che sta per diventare padre” “Come facciamo a trovarlo?”, chiese Kid. “Seguitemi”, disse Jimmy, “ci scommetterei la testa che è andato dove è sepolto Ike. Va sempre lì quando vuole pensare e chiedere un consiglio allo spirito di Ike” “Hai ragione figliolo, andiamo. Lou, tu resta qui, nelle tue condizioni può essere pericoloso”, disse Teaspoon. “Mah…”, provò a protestare lei ma fu zittita da Kid. “Buona fortuna, ragazzi, riportate indietro entrambi”, li salutò Lou. Rachel andò con loro, perché se il piano di Teaspoon fosse andato in porto, avrebbero avuto bisogno anche di una donna. Kid andò dal Reverendo a spiegare la situazione e lui si offrì di accompagnarli per celebrare un matrimonio di emergenza. Si diressero al luogo di sepoltura di Ike ed infatti trovarono lì Buck. Aveva cavalcato senza sosta fino a quel punto, piangendo e maledicendo se stesso per essersi convinto di poter essere felice. Si era accasciato sul luogo che conservava le ceneri dell’amico ed era rimasto lì in silenzio per un po’. Poi si era rivolto al suo spirito: “Ike, cosa devo fare? Amo quella donna più di me stesso ma suo padre ha ragione, che futuro posso garantire a lei ed ai nostri figli? Ma perché deve essere sempre tutto così difficile?” e tornò a piangere. I suoi amici lo trovarono così. Teaspoon gli mise una mano sulla spalla e gli disse: “Fatti coraggio figliolo e reagisci. Dobbiamo riportare a casa Jane” “No, Teaspoon, è giusto così, non posso condannarla ad una vita di infelicità” “Con la tua fuga l’hai appena fatto”, gli disse l’uomo. “Mi dimenticherà, avrà una vita felice con un uomo adatto a lei e dei bellissimi figli. Non penserà più a me” “Oh sì che lo farà e ti odierà perché ti riterrà responsabile della perdita di vostro figlio” “Cosa? Un figlio? Mah…” Intervenne Rachel a spiegare: “Jane oggi era andata dal medico per un controllo ed aveva saputo di essere incinta. Stava venendo da te per condividere insieme questa gioia, ma ha incontrato suo padre e non è riuscita a dirtelo. Ora è disperata perché teme che quando lui lo scoprirà la farà abortire e la chiuderà in convento. Dobbiamo riportarla a casa” “Oh mio Dio, sono stato un idiota di nuovo. Non mi perdonerà mai questa volta. L’ho abbandonata nel momento del bisogno. Questo cambia tutto, dobbiamo inseguirli, muoviamoci” “Aspetta figliolo, dobbiamo spiegarti delle cose. Se cercherai di portarla via dal padre con la forza, verrai accusato di rapimento e lui la denuncerà per furto. Dobbiamo invece raggiungerli, convincere Jane a sposarti immediatamente e così suo padre non potrà più rivendicare alcun diritto e se la denuncerà, dimostreremo che è fuggita per non sottostare ad un ricatto” “Non vorrà mai sposarmi ora, Teaspoon, non dopo che l’ho abbandonata” “Lo farà, deve proteggere vostro figlio e capirà che è l’unica soluzione. Poi avrete tempo per risolvere i vostri problemi” “Spero con tutto il cuore che tu abbia ragione, non voglio perdere la mia famiglia!” “Andiamo figliolo”. Si misero in viaggio per raggiungere Jane e la sua famiglia. Questi ultimi, dopo essere velocemente passati a casa di Jane per prendere il necessario per il viaggio, si erano diretti in città ed avevano preso la prima diligenza. Quando Buck ed i suoi amici partirono per raggiungerli, la diligenza aveva già un buon vantaggio. Teaspoon, dopo aver cavalcato tutto il giorno, voleva accamparsi per la notte, considerando che con loro viaggiavano anche il Reverendo e Rachel, non abituati a quei ritmi, ma Buck fu irremovibile. Si sarebbero fermati solo il tempo di mangiare qualcosa e di far riposare i cavalli e poi sarebbero ripartiti. Jane, in diligenza con sua madre e suo padre, non smetteva di piangere, suscitando l’ira del padre e della madre che non smetteva di rimproverarla per il suo comportamento sconsiderato. La diligenza fece tappa per la notte in una cittadina dove il padre di Jane pagò due stanze: una per lui ed una per Jane e la madre: non voleva lasciare la figlia sola durante la notte, per timore che tentasse di nuovo la fuga. Jane fu guardata a vista dalla madre che rinunciò a dormire pur di controllarla. Anche Jane non riuscì a chiudere occhio, preoccupata ed angosciata per la sua sorte e per quella del suo bambino. La mattina dopo, la diligenza ripartì ma in tarda mattinata, i viaggiatori si accorsero che qualcosa non andava: sentirono un rumore di zoccoli di cavalli che si avvicinavano sempre di più e ad un tratto sentirono delle grida che intimarono al guidatore di fermare il veicolo. Il padre di Jane stava per sporgersi per vedere cosa stesse accadendo, ma non fece in tempo, perché all’improvviso fu aperta la porta della diligenza e comparve Buck. Jane credette di sognare ed esclamò: “Buck!” “Scendi dalla diligenza, Jane, ti devo parlare”, disse lui. “Non te lo permetterò ragazzo, non hai alcun diritto su di lei”, replicò il padre. “Non può impedirmi di parlarle almeno per 5 minuti, anche solo per salutarla definitivamente. Vuole forse che scoppi uno scandalo e che tutti sappiano le vostre faccende private?”, gli disse Buck a bassa voce. La madre di Jane, terrorizzata dalla minaccia di Buck, disse al marito di permettere alla figlia di parlare con quell’indiano per qualche minuto. Il disprezzo che provava per lui era evidente, ma Buck al momento non se ne curò. Jane scese dalla diligenza ed i due si appartarono, mentre Teaspoon e gli altri tenevano la situazione sotto controllo, tranquillizzando anche gli altri passeggeri. “Cosa vuoi Buck, quello che dovevi dirmi l’hai già detto. Hai rinunciato a noi di nuovo e mi hai spezzato il cuore” “Lo so Jane, perdonami. So cosa stavi venendo a dirmi. Ti prego, abbi di nuovo fiducia in me ed andrà tutto bene” “Dunque sei tornato solo per questo, perché hai saputo che sono incinta. Se non ci fosse stato il bambino mi avresti lasciata andare” “Forse sì o forse no, forse avrei capito che stavo sbagliando e ti avrei raggiunta. Le parole di tue padre mi hanno fatto tornare indietro nel tempo, mi sono di nuovo sentito inadeguato ed inutile” “Avevamo lavorato molto sulla tua autostima, ma alla prima difficoltà sei fuggito. Come puoi pretendere che mi fidi ancora di te e che ti affidi la vita di mio figlio?” “Di nostro figlio, Jane, nostro figlio, anche se non ne sono degno” “Esatto, non ne sei degno. Cosa farai quando ci saranno delle difficoltà? Ci abbandonerai di nuovo? Io ho bisogno di un uomo che si fidi di noi e che ci protegga, non di qualcuno che fugge di fronte agli ostacoli e rinuncia a lottare”. “Hai ragione e ti prometto, ti giuro sulla vita di nostro figlio che d’ora in poi sarà così, credimi” “Non so se ne ho più la forza, Buck” “Ne parleremo più tardi e te lo dimostrerò, ma ora c’è un’unica soluzione per evitare che i tuoi genitori ti trascinino in Italia e mettano in pericolo la vita del bambino ed anche la tua. Sposami ora, Jane. Abbiamo portato con noi il Reverendo e Rachel che ti farà da testimone. Tuo padre così non avrà più nessun diritto su di te se sarai mia moglie e se dovesse denunciarti per furto, giocheremo sul disonore della famiglia e vedrai che tua madre lo convincerà a lasciare perdere. Così saremo liberi di tornare a casa e di celebrare poi con calma il matrimonio come abbiamo fissato. E’ l’unica soluzione, Jane” Jane rimase per un attimo in silenzio e considerò le parole di Buck. Non era sicura di volerlo sposare ancora, non dopo che le aveva di nuovo spezzato il cuore. Si fermò per un momento a riflettere ed a valutare se ci fosse un’altra via d’uscita e convenne che non c’era. “Va bene, ma lo faccio solo per nostro figlio, non per te” “Vedrai che tutto andrà bene e riguadagnerò la tua fiducia” Jane non rispose. Considerò solo il fatto che sposandolo avrebbe salvato il suo bambino. Una volta partiti i suoi genitori, avrebbe potuto tirarsi indietro e far annullare le nozze con qualche cavillo. Davvero non era più sicura di volere una vita con lui, avrebbe dovuto considerare il tutto con molta calma quando il pericolo fosse passato. Buck andò da Teaspoon e dal Reverendo per comunicare loro che Jane aveva accettato di sposarlo. Il padre di Jane, vedendo che i due avevano finito di parlare, scese dalla diligenza per far risalire la figlia e ripartire, ma Jane gli disse: “ Non ripartirò con voi. Sposerò Buck ora, alla presenza di testimoni e del Reverendo. Sono maggiorenne e non ti puoi opporre. Tutti sono testimoni che questa è la mia volontà, anche i passeggeri della diligenza. Non puoi fare nulla per impedirmelo”. “No, non te lo permetteremo mai”. “Provate ad impedirmelo e farò scoppiare uno scandalo qui. Non vi conviene opporvi” La madre di Jane pregò il marito di non dare spettacolo. “Non possiamo permetterglielo!”, ringhiò lui. “Troveremo un cavillo legale, vedrai, ma per ora dobbiamo cedere”. Il Reverendo si preparò per la veloce cerimonia. Vennero fatti scendere i passeggeri della diligenza come testimoni e Rachel e Jimmy furono i prescelti per i ruoli ufficiali di testimone e damigella d’onore. Il reverendo chiese a Jane il suo vero nome per rendere il matrimonio legale e poi dichiarò i due ragazzi marito e moglie. Jane, quando Buck fece per baciarla, si scostò e si fece baciare sulla guancia. Non era certo il matrimonio che aveva sempre sognato. “Troveremo un cavillo che porrà fine a questa farsa e tornerai con noi in Italia, vedrai se non lo faremo”, urlò il padre. “Mi dispiace contraddirla signore, ma il matrimonio è perfettamente legale, non è vero Reverendo?”, chiese Teaspoon. “Assolutamente sì, più legale di alcune cerimonie pompose a cui ho assistito. Jane e Buck sono a tutti gli effetti sposati e lei non ha più alcun diritto sulla ragazza”. “Potete solo accettarlo papà” “E presenziare alla cerimonia ufficiale in città sabato prossimo se vorrete vedere felice vostra figlia”, aggiunse Buck. Jane non lo contraddisse, ma appena possibile avrebbe comunicato a Buck che molto probabilmente quella cerimonia non ci sarebbe stata… ”Non lo accetteremo mai, per noi sei come morta” e risalì sulla diligenza. La madre non la salutò nemmeno. La diligenza ripartì immediatamente. Jane, nonostante il dolore di perdere suo padre e sua madre, si sentì sollevata: aveva salvato il suo bambino. Ora doveva solo fare i conti con il suo cuore che sanguinava per i suoi genitori, ma ancora di più per il comportamento di Buck. Non si era certo immaginata che le cose andassero a finire così. Decise che per ora non voleva pensarci, aveva solo bisogno di riposare. “Domani cercherò di riprendere in mano la mia vita e di trovare le parole giuste per spiegare a Buck che tra di noi si è rotto qualcosa e non sono sicura che il nostro rapporto potrà ricucirsi”, si disse tra sé e sé. Buck, da parte sua, dopo la partenza della diligenza aveva stretto Jane in un abbraccio e le aveva sussurrato : “Andrà tutto bene, tesoro”, ma Jane era rigida, aveva creato un muro tra loro due. Spettava a lui ora abbatterlo e cercare di riguadagnare il suo amore e la sua fiducia. Sapeva che sarebbe stata dura, ma non avrebbe mai più rinunciato alla sua famiglia, non ora. Ripresero tutti i cavalli, Jane montò davanti a Buck e partirono per ritornare a casa.

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Un uomo difficile Capitolo 13 Durante il viaggio di ritorno, Jane non proferì parola. Buck la lasciò tranquilla per un po’, per evitare di agitarla, ma dopo più di un’ora che non parlava, ruppe il silenzio. “Jane, tesoro, lo so che sei delusa da me ed arrabbiata, ma ti giuro che d’ora in poi potrai contare sempre su di me, non ti abbandonerò più. Tu ed il bambino siete la cosa più importante per me ed ora che siamo una famiglia, affronteremo tutto insieme”. Jane non rispose. “Per favore, parlami, non ti chiudere in te stessa”. “Cosa devo dirti Buck, sono così stanca di lottare per tutti e due. Mi hai sposata, no? Hai raggiunto il tuo obiettivo, ora lasciami riposare” “Non ho raggiunto il mio obiettivo, ma il nostro. Volevamo crearci una famiglia e questo è solo il primo passo. Se lo vuoi ancora, avremo il nostro matrimonio in Chiesa ed inizieremo la nostra nuova vita. Ti prego, perdonami” “Ho bisogno di tempo per riflettere, Buck, ora sono stordita da tutto quello che è accaduto. Vedremo cosa ci riserverà il destino”. Buck non la disturbò più. Si accamparono in una radura per mangiare qualcosa e Rachel si avvicinò a Jane: “Come stai tesoro?” “Mi sento svuotata ed apatica Rachel, ho bisogno di riposare e di riflettere”. “Ora che siete sposati, vedrai che andrà tutto bene”. “Non so se voglio più essere sua moglie, mi ha profondamente delusa e ferita. Se non fosse stato per il bambino, probabilmente non mi avrebbe più cercata. Come posso vivere con un uomo che non è abbastanza forte per lottare per la nostra famiglia?” “Jane, ci sono tante cose che non sai ancora di Buck e che potrebbero aiutarti a capire. Dovete parlare e chiarirvi”. “Ora no, Rachel, non ce la faccio. Quando saremo a casa vedremo”. Rachel non insistette. Poco dopo ripresero il viaggio e verso sera si fermarono in una città a poche ore da Rock Creek per trascorrere la notte. Quando arrivarono all’hotel, Rachel chiese una stanza singola, ma Jane la interruppe: “No, dormirò io con te, Rachel”. “Ma come Jane, è la tua prima notte come moglie di Buck!”. “Per me questo matrimonio non ha valore, è stato solo un espediente per non tornare in Italia, quindi è come se non fossi sposata”. Queste parole spezzarono il cuore di Buck che le aveva sentite. “Non preoccuparti, Rachel, va bene così, dormirò con Jimmy. Avremo tempo a casa di chiarire la nostra storia. Ha ragione, non è stato un vero matrimonio. Ci sposeremo ufficialmente sabato prossimo come previsto, voglio crederci”, la rassicurò Buck. Diede poi un bacio sulla fronte di Jane ed uscì con Jimmy sul portico. Quando furono in camera e si furono sistemate per la notte, Jane si avvicinò alla finestra della sua stanza, che sovrastava il portico, ed aprì i vetri perché le sembrava di non riuscire a respirare. Fu raggiunta dalle parole di Buck che si stava sfogando con Jimmy: “Ho paura Jimmy, ho davvero paura di averla persa questa volta. Sono stato un codardo, non ho avuto la forza di combattere per lei, di nuovo, ed ho preferito fuggire, come faccio sempre dopo Camille e Kathleen. Non posso pensare di non dividere la mia vita con lei e con mio figlio, ne morirei”. Jimmy provò a consolarlo: “Devi darle tempo, Buck, ha subito un trauma ed è come in uno stato di trance. Ha avuto paura di perdere il vostro bambino ed ha riversato tutta la sua rabbia su di te. Vedrai che col tempo, nella tranquillità della sua casa, considererà le cose sotto un’altra prospettiva ed alla fine ti perdonerà. Devi essere molto paziente, anche a costo di rimandare le nozze”. “Voglio che sia mia moglie più di ogni altra cosa al mondo, ma pur di riconquistarla, sono pronto ad aspettare quanto vorrà”. Jimmy gli diede una pacca sulla spalla e poi rientrarono. Rachel, che si era avvicinata alla finestra ed aveva sentito il discorso dei due ragazzi, disse a Jane: “Ti ama tantissimo, ha solo bisogno di credere di più in se stesso. Non prendere decisioni affrettate. Quando saremo a casa e sarai riposata, ti racconterò delle cose che potrebbero aiutarti a capirlo meglio e poi dovrai assolutamente parlarne con lui. Alla fine tutto si sistemerà” e la abbracciò. Jane la ringraziò ed andarono a letto. Jane dormì poco, le risuonavano nelle orecchie le parole di Buck. Soffriva nel vederlo così afflitto e sapeva che gli stava spezzando il cuore, ma anche il suo sanguinava. La mattina dopo, ripartirono e nel giro di qualche ora arrivarono a Rock Creek. Buck riaccompagnò a casa Jane e prima di salutarla le disse: “Ti amo Jane e troverò il modo di dimostrartelo. Tornerai a fidarti di me e saremo felici, te lo giuro”. “Vedremo, Buck, ora non me la sento di parlarne, voglio solo riposare.”. “Lo capisco. Posso venire a trovare te e nostro figlio nei prossimi giorni? Non escludermi dalle vostre vite” “Certo che non lo farò, Buck, comunque andrà a finire tra di noi, avrai sempre una parte importante nella vita di nostro figlio. Passa pure a trovarmi, ma lasciami spazio e tempo per riflettere”. “Lo farò”. La baciò sulla guancia e se ne andò. Jane si sentì morire, ma non era pronta a perdonarlo. Entrò in casa ed andò a riposarsi. Dormì per ore e poi cercò di riordinare nella sua testa gli ultimi avvenimenti e le sue sensazioni. Aveva bisogno di una prova da Buck per poterlo perdonare, qualcosa che le facesse capire che era davvero pronto ad impegnarsi per sempre. Doveva anche parlare con Rachel e capire a cosa si riferiva parlando del passato di Buck. Si ripromise che il giorno dopo sarebbe andata da lei. Non fu necessario, perché la mattina dopo, Rachel la raggiunse con Lou. “Come stai tesoro?”, chiese Lou abbracciandola. “Così e così, Lou. E tu ed il bambino?” “Oh noi stiamo bene e non vediamo l’ora di passare del tempo con te a preparare corredini e giochi per i due cuginetti”. Jane sorrise a questa idea. Le tre donne si accomodarono in salotto, Jane portò loro dei biscotti e poi chiese a Rachel: “Devo riordinare le idee. Mi hai detto che ci sono cose del passato di Buck che non so e che dovrei sapere e mi hai nominato Kathleen ed un’altra donna. A cosa ti riferivi?” Rachel raccontò a Jane come fossero andate veramente le cose con Kathleen la prima volta e l’umiliazione che Buck aveva subito a causa dello scagnozzo del padre di Kathleen. Jane rabbrividì a sentire quel racconto. Fu poi la volta di Lou che le raccontò la storia di Camille, una ragazza bianca allevata per un periodo di tempo dai Kiowa, promessa a Buck ma poi portata via dalla sua gente. Lou le raccontò che Buck si era sentito colpevole per non essere stato lì quando i bianchi l’avevano portata via e quando i due si erano rivisti, Camille, dopo che lui l’aveva salvata da un demone, gli aveva detto che non erano destinati a stare insieme. Per Buck era stato un nuovo colpo. Le due donne le raccontarono anche tutti i problemi che Buck aveva avuto a Sweetwater e Rock Creek prima della guerra e Jane si sentì morire. Ora capiva tante cose del comportamento di Buck ma si chiedeva perché lui non gliene avesse mai parlato. Si ripromise di chiarire le cose con lui quanto prima. Non dovette aspettare molto, perché mentre le due donne se ne stavano andando, lui arrivò. “Ciao Buck, come stai?”, gli chiese Lou. “Ho visto momenti migliori ma anche peggiori Lou”, le rispose. “Avete bisogno di parlare voi due ed anche di passare una serata senza pensieri. Sabato sera ci sarà un ballo in città, potreste partecipare e provare a divertirvi”, suggerì Rachel. “Oh no, non ne ho alcuna voglia, non sono certo dell’umore giusto per ballare”, replicò Jane. “Invece dovreste farlo”, intervenne Lou,” vi servirà per allentare un po’ la tensione”. “Non lo so Rachel”, disse Buck. “Non voglio sentire scuse, ci vedremo tutti là, non accetto un no come risposta”, intimò Rachel. “Se Jane è d’accordo…”, cedette Buck. “E va bene, tanto so che con te non possiamo scamparla”, acconsentì Jane. “Bene allora, è deciso. Vedrete che non ve ne pentirete”, sorrise la donna. Si salutarono e poi Jane fece entrare Buck in casa. I due erano molto in imbarazzo, ma poi Jane prese coraggio e gli disse: “Dobbiamo parlare, Buck, ma non solo di quanto è accaduto. Rachel e Lou mi hanno raccontato episodi della tua vita di cui tu non mi avevi mai parlato. Se vuoi che siamo una famiglia, devo sapere tutto di te come tu sai tutto di me. Non posso pensare di sposare un uomo di cui non so nulla se il tuo passato influenza la nostra vita. Apriti con me e fammi capire cosa ha passato il tuo cuore. Raccontami di Kathleen, di Camille, del colonnello amico di Teaspoon, di Tompkins, devo sapere tutto di te”. “Hai ragione, è ora di fare chiarezza definitivamente. Ti aprirò del tutto il mio cuore, come non ho mai fatto con nessuno, nemmeno con Ike”. Buck incominciò a raccontare a Jane tutta la sua vita, tutto quello che aveva passato alla missione ed a Sweetwater e Rock Creek prima della guerra. Raccontò dettagliatamente la storia di Camille e Kathleen e non le nascose nulla. Jane aveva le lacrime agli occhi e soffriva con lui. Stava incominciando a capire perché lui fosse così fragile, ma non poteva ancora abbassare le sue difese. Fu sincera con lui: “Buck, voglio dirti cosa provo senza mentire. Ora capisco meglio il tuo comportamento, ma ancora non riesco a fidarmi. Ho bisogno di una prova da parte tua, di qualcosa che mi faccia fidare di nuovo di te. Solo così potrò decidere cosa fare di noi”. “Lo capisco e farò di tutto per dimostrarti che sono cambiato”. Jane gli sorrise e per lui questo fu già un conforto. I giorni successivi trascorsero con tranquillità. Buck andava a trovare Jane appena poteva e la riempiva di attenzioni ed a lei faceva piacere che fosse così premuroso, ma questo non bastava, aveva bisogno di una prova più forte. La sera del ballo, lui andò a prenderla. Indossava una camicia bianca sotto la giacca nera ed aveva i capelli legati in una coda. Jane notò che era davvero bello. Lei indossava un vestito azzurro ed aveva i capelli semiraccolti. Non parlarono molto fino al loro arrivo in città e quando entrarono nel salone, Jane cercò di comportarsi come se fosse tutto normale, fingendo con chi le faceva gli auguri per il matrimonio che tutto fosse ormai deciso. Buck lo apprezzò: “Grazie per non aver annullato tutto e per non aver detto a nessuno che il matrimonio è in dubbio. Prima di sabato riuscirò a convincerti, vedrai”. “Sai di cosa ho bisogno, Buck, fino ad allora nulla è deciso”. Ballarono un po’ e poi Jane preferì riposarsi e raggiunse Lou, anche lei intenzionata a non stancarsi troppo data la sua gravidanza. “Allora Jane, hai deciso cosa fare?”, le chiese la donna. Jane sospirò: “No, Lou, non ancora. Vorrei lasciarmi tutto alle spalle e gettargli le braccia al collo, ma qualcosa dentro mi frena. Ho bisogno di una prova”. Lou la abbracciò: “ Vedrai che andrà tutto bene”. Verso la fine della serata, Buck attirò l’attenzione di tutti. Si schiarì la voce e poi, molto imbarazzato e teso, disse: “Signori e signore, scusate se interrompo il vostro divertimento, ma voglio dirvi due parole. Non ho ancora avuto occasione di parlare in pubblico di quanto mi è accaduto con Gibson e stasera, qui davanti a tutti voi, voglio ringraziare voi cittadini perché durante il processo mi avete sostenuto, ma soprattutto la mia salvatrice, la signorina Jane. Jane, per favore, puoi avvicinarti?”. Jane, molto imbarazzata, lo raggiunse. “Grazie. Come sapete, è stata lei a trovarmi ed a curarmi, andando contro tutte le convenzioni ed i pettegolezzi che potevano nascere sul suo conto: una giovane donna appena arrivata in città si mette in casa un uomo sconosciuto e per di più mezzo indiano. Non ha avuto paura di Gibson o del giudizio delle persone, ha solo seguito il suo istinto ed il suo nobile cuore, salvandomi così la vita e rubando piano piano anche il mio cuore e la mia anima. Sapete tutti che sabato prossimo sono fissate le nostre nozze. Voglio ora, qui davanti a tutti voi, esprimerle con estrema sincerità cosa provo per lei” e si voltò verso Jane. Lei arrossì violentemente e se avesse potuto, avrebbe infilato immediatamente la porta per fuggire, ma non poteva farlo, perciò si arrese alla situazione. “Jane, non finirò mai di ringraziarti per la tua infinita bontà, gentilezza e pazienza. Sono un uomo molto difficile da gestire e lo hai provato sulla tua pelle. Nonostante questo non ti sei mai scoraggiata e mi hai guidato passo passo verso la guarigione. Quando ci siamo innamorati, mi hai convinto a provare ad essere felice, anche se le mie esperienze passate e recenti mi hanno profondamente segnato e reso estremamente insicuro. Sei sempre stata la mia roccia da quando ti ho conosciuta e non posso più rinunciare a te ora che ti ho trovata”. Jane aveva le lacrime agli occhi: sapeva quanto costava a Buck parlare così a cuore aperto in pubblico. Gli aveva chiesto una prova e lui gliela stava dando, lottando contro il suo carattere e la sua natura. Questo le bastava per decidere di trascorrere la sua intera vita con lui, ma Buck aveva in serbo per lei un’altra sorpresa. Dopo aver pronunciato quelle parole, si inginocchiò davanti a lei, le prese la mano con l’anello e le disse: “Jane, ti ho già chiesto una volta di sposarmi e mi hai reso immensamente felice rispondendomi di sì. Ora voglio farlo di nuovo, qui davanti a tutti, così che la popolazione di Rock Creek possa essere testimone di tutto l’amore che provo per te. Vuoi farmi l’onore immenso di diventare mia moglie sabato e di costruirti una meravigliosa famiglia con me?”. Buck era teso come una corda di violino, perché non era sicuro che fosse questa la prova che lei voleva da lui, temeva di aver sbagliato di nuovo e di peggiorare la situazione. I suoi timori svanirono quando lei si inginocchiò accanto a lui e gli disse: “Sì, con tutte le mie forze sì” e lo baciò. Buck scoppiava di gioia e la aiutò a rialzarsi tra gli applausi e le urla di gioia di tutti. Si avvicinarono a loro tutti i conoscenti e le autorità della cittadina e poi Jane si lasciò andare in un lungo abbraccio liberatorio con Rachel, Lou e Teaspoon. Le danze ripresero e Buck portò Jane sulla pista da ballo, non osando parlare. Fu lei ad interrompere il silenzio: “Grazie Buck, so quanto ti sia costato farlo”. “Non sei arrabbiata?” “Arrabbiata? Tutt’altro, sono immensamente felice. Voglio lasciarmi alle spalle tutta questa brutta storia” “Allora mi sposerai davvero sabato? Non l’hai detto solo per salvare le apparenze? Sei convinta?” “Sì tesoro. Ora so che vuoi davvero un futuro con me e con nostro figlio, non avresti fatto quello che hai fatto altrimenti. So che è stato come forzare la tua natura e che l’hai fatto solo per noi. Sabato sarò tua moglie davanti a tutti ed inizieremo la nostra vita insieme, vedremo nascere il nostro bambino e ne faremo molti altri. Saremo felici ed affronteremo insieme le difficoltà che ci saranno, perché ce ne saranno, ma insieme possiamo farcela” “Sì, ora lo so” e la baciò teneramente. Ballarono ancora un po’ e poi Jane gli disse: “ Portami a casa, Buck, sono un po’ stanca. Ho voglia di tornare a casa tranquilla”. Lui le prese la mano, salutarono tutti ed uscirono. Buck guidava il calesse tranquillamente e Jane si attaccò al suo braccio, godendosi la sua presenza ed il suo profumo. Ad un tratto vide che prendeva la strada verso la sua casa e gli disse: “Dove stai andando?” “A casa tua, mi hai detto di portarti a casa”. “Intendevo nella nostra casa, sempre che tu non abbia cambiato idea. Dopo tutto per la legge siamo già sposati no? E ti devo ancora la nostra notte di nozze….” Buck sorrise e la baciò, poi disse: “Agli ordini, capo” e risero entrambi. Quando arrivarono a casa di Buck, lui la aiutò a scendere, lei aspettò che lui sistemasse il carro ed il cavallo e poi entrarono in casa mano nella mano. Senza dire nulla salirono al piano di sopra ed andarono nella camera da letto di Buck, quella che sarebbe stata a breve la loro camera da letto. Buck iniziò a spogliarla e lei fece altrettanto con lui. “Quanto mi sei mancata Jane” e la baciò avidamente. “Anche tu mi sei mancato, mi è mancata la tua bocca, il tuo profumo, il tuo corpo, ma dovevo essere sicura ed ora lo sono”. La adagiò sul letto e fecero l’amore ripetutamente per quasi tutta la notte e poi si addormentarono l’una tra le braccia dell’altro. Il mattino dopo, si svegliarono insieme e si guardarono negli occhi per un attimo senza parlare, incantati dall’essere di nuovo insieme. Buck poi le disse: “Allora, che piani abbiamo per oggi?”. “Beh, potremmo definire i dettagli della luna di miele ad esempio. Vuoi avvisare tuo fratello o vuoi fargli una sorpresa? Hai deciso?” “Vuoi davvero trascorrere del tempo nell’accampamento kiowa anche nelle tue condizioni?” “Certo, e perché no? Le donne kiowa non partoriscono figli? Tua madre come ha fatto allora? Se possono vivere loro in una tenda, posso farlo anch’io per un breve periodo.” “Sei incredibile, d’accordo allora. Quanto vuoi restare?” “Che ne dici di due settimane? Credo che abbiamo bisogno di staccare un po’ dalla quotidianità dopo lo stress degli ultimi tempi”. “Come vuoi tu amore mio. Voglio fare una sorpresa a Orso Rosso. Andrò però prima a controllare che il suo accampamento sia dove l’ho lasciato l’ultima volta, per non fare un viaggio a vuoto” “Bene, è deciso” Buck poi scese a preparare la colazione e gliela portò a letto. “Hai intenzione di viziarmi così per tutta la gravidanza o è solo per farti perdonare?” “Oh, non lo so, ci devo ancora pensare…”, disse con quel broncetto che lei adorava e che non potè trattenersi dal baciare. I giorni successivi furono frenetici ed il giorno delle nozze arrivò in un battibaleno. Buck venne raggiunto da Rachel, Teaspoon, Jimmy e Kid per aiutarlo a prepararsi ed a calmarsi, mentre Lou andò ad aiutare la sposa, seguita poi da Rachel che dopo aver aiutato Buck la raggiunse per gli ultimi dettagli. Quando Jane fece il suo ingresso in Chiesa al braccio di Teaspoon, Buck si sentì cedere le gambe da quanto era bella. Era presente quasi tutta la cittadinanza di Rock Creek. Il Reverendo celebrò la cerimonia e Buck e Jane si scambiarono le promesse e gli anelli tra le lacrime: anche Buck piangeva, era talmente felice di sposare quella donna che non riuscì a trattenersi. Dopo la cerimonia seguì il banchetto di nozze dove tutti si divertirono e mangiarono moltissimo. La sera, Buck condusse a casa la sua sposa, la prese in braccio e le fece varcare la soglia come da tradizione. Trascorsero tutta la notte a fare l’amore ed il giorno dopo partirono per il loro originale viaggio di nozze. Orso Rosso fu molto sorpreso di vederlo ma estremamente felice. Fece approntare all’istante un tepee per la coppia ed organizzò i festeggiamenti. Trascorsero due settimane meravigliose immersi nella natura, durante le quali Jane venne a conoscenza delle più belle cerimonie kiowa. Quando tornarono a casa, incominciarono ufficialmente la loro vita insieme. Jane scrisse una lettera ai suoi genitori comunicando loro la notizia della gravidanza ma non ricevette mai risposta. Ne fu addolorata, ma la sua nuova famiglia supplì alla mancanza dei suoi genitori. Quasi nove mesi dopo nacque una bellissima bambina, con i capelli della mamma e gli occhi profondi ed il sorriso del papà. La chiamarono Niabi, cerbiatta, per gli occhi meravigliosi che aveva. Seguirono altri figli negli anni successivi e la loro felicità non poteva essere più grande e completa.

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