Albion

di Spensieratezza
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Vederti ***
Capitolo 2: *** Guardarti ***
Capitolo 3: *** Scacco matto al re ***
Capitolo 4: *** Studiarti ***
Capitolo 5: *** Proteggerti ***
Capitolo 6: *** Il bagno fuori programma nel fiume! ***
Capitolo 7: *** L'ingresso alla villa ***



Capitolo 1
*** Vederti ***


Colin si era svegliato tutto dolorante. Il corpo gli faceva male e non ricordava cosa aveva sognato, anche se certamente doveva essere stato davvero un brutto sogno.
Ovviamente doveva capitare proprio il primo giorno di scuola del suo terzo anno di liceo!

Sospirò e cercò di essere felice del suo primo giorno di scuola. Avrebbe imparato nuove cose, fatto nuove esperienze, incontrato nuovo compagni e forse si sarebbe fatto anche dei nuovi amici.
 

Non che pensava di averne bisogno. Si trovava benissimo con quelli che aveva già. Cionostante aveva sempre trovato affascinante le persone e come esse potevano cambiare nella mente e nel corpo, fuori e dentro.
Colin era convinto che un giorno non lontano, questa trasformazione non sarebbe stata più silente e silenziosa per scoppiare d'un tratto palese dinanzi a noi, rivelatrice come poteva esserlo la verità. Un giorno sarebbe stata visibile da subito e tutti avrebbero potuto vederla, subito e perfino da lontano. Ma non era il momento per indugiare in discorsi filoso-spirituali.
 

"Allora, hai intenzione di restare a poltrire tutto il giorno anche oggi?" lo richiamò la voce di Gaius.
Colin sbuffò e corse in salotto per andare a dare un bacio sulla guancia a suo padre Gaius.
 
"Tu guarda che cosa fa una torta al cioccolato oggigiorno. L'hai vista attraverso i muri, dì la verità."
Colin strillò. "Quando l'hai fatta??"
 

"Ieri sera. Come se tu non lo sapessi già. Hai spiato, dì la verità."
"Giuro di no!! Posso mangiarla con il latte??"
"Tieni giù le mani, razza di ingordo." disse l'anziano, dandogli una pacca sulla mano. "È per la merenda, questa. Così la offri anche ai tuoi compagni nuovi."
"Preferirei mangiarla tutta io."
 
"Sei il solito ingordo e avresti davvero bisogno di qualche amico in più."
Colin sbuffò. Voleva bene a suo padre, ma spesso dava l'idea di voler decidere sempre per lui e l'idea non gli piaceva.
Non lo aveva mai conosciuto. Aveva sempre vissuto con sua madre, fino a quando un giorno lontanissimo, aveva deciso di conoscerlo. Da allora erano diventati inseparabili e si era trasferito da lui.
 

"Colin..tu sei il figlio che ho sempre desiderato avere. Non mi aspettavo una benedizione del genere alla mia età."

Quella frase gliel'aveva detta dopo tre mesi che avevano passato sempre a stretto contatto. Infatti lui non sapeva di avere un figlio. Sua madre gliel'aveva nascosto fino a quando Colin non si era messo a cercarlo.

Colin lo aveva abbracciato e si erano messi a piangere insieme. Aveva solo 12 anni.
"Avanti, vai adesso, e divertiti." gli disse lui.
 
Non era successo granché durante il suo primo giorno di scuola, eccetto che lui era quello nuovo e c'era un gruppetto che faceva un gran chiasso, tra cui un biondino che si stava già pavoneggiando all'interno dell'aula con tutti, credendosi mister Universo. Doveva essere il capobanda.

All'inizio Colin rimase abbagliato dal suo aspetto, da come si muoveva, dai suoi capelli..tutto di lui sembrava uscito da un servizio di copertina..era incredulo che ragazzi del genere potessero anche solo "pensare" di desiderare comportarsi da bulli, figurarsi farlo davvero. Cos'aveva che non andava? Ma siccome quelle considerazioni non portavano a nulla, decise di ignorarlo bellamente, ma arrivato all'intervallo, gli fu impossibile continuare a farlo.
 
"Dai, fai il bravo, vogliamo solo sperimentare l'efficacia dei nostri razzi." disse proprio costui, in cortile, mentre lui e gli altri suoi scagnozzi, due individui anonimi, stavano giocando a lanciare getti d'acqua con pistole giocattolo, addosso a un loro compagno.
 

"Gli anni duemila sono finiti da un pezzo e voi mi sembrare troppo cresciuti per potervi spacciare per dei duemila, o mi sbaglio??"
Il ragazzo biondo si girò costernato, come se non potesse capacitarsi di essere stato interrotto nel suo divertimento da un ragazzino qualunque.
"E tu chi sei?"
 
"Mi chiamo Colin e voi dovreste lasciare in pace quel ragazzo." disse con quanto più coraggio avesse in corpo.
"Io mi chiamo Arthur ed è evidente che non sai con chi stai parlando.."
"Credo di saperlo molto bene invece...con un asino."

I ragazzi con lui risero e il ragazzo chiamato Arthur fece una risatina di circostanza.

"Sono il figlio del miliardario Uther Pendragon e faresti meglio ad avere più rispetto.."

Merlin fece del suo meglio per non boccheggiare.

"Mi scusi, non avevo capito..di avere a che fare con un asino reale, vostra altezza!"
"Questo è troppo, vattene prima che io..."
"Prima che tu CHE COSA??" lo sfidò Colin.
 
Negli occhi di Arthur qualcosa brillò. Una specie di indecisione e Colin cercò di lottare contro la sensazione di avere esagerato, ma durò solo un secondo.
"Che succede? Non vogliamo risse il primo giorno di scuola." disse la professoressa.
 
"No, professoressa..ha frainteso..io e .."
"COLIN.." disse lui.

"Colin..ci stavamo solo conoscendo MEGLIO." disse lui a denti stretti.
"Sì..è così.." concordò Colin guardandolo storto.
"Certo. Immagino i tuoi simpatici modi di fare amicizia, Pendragon. Ti voglio nel mio studio fra cinque minuti."
"Non abbiamo finito!!" disse Arthur guardando Colin con uno sguardo omicida.
 
 
 
 
"Ti ringrazio per avermi difeso ma non avresti dovuto.." diceva il ragazzo seduto sui gradini con lui.
 

"Ma cosa stai dicendo?? Ti stava maltrattando!! Come può starti bene??"
Il ragazzo sorrise mesto.
"Magari me lo merito, non credi??"
"Tu?? Ma non dire sciocchezze?? Con quella faccia??"
 
"Sbagli a giudicare le persone dal loro aspetto..tu non mi conosci e non puoi basarti su quello che pensi di vedere dal mio viso."
 
"Io POSSO."
"Davvero?? E che cos'hai più degli altri??"

"Io?? Niente..però...però io sento che è così."
 
Cedric sbuffò.
"Beh, cos'hai fatto per spingerlo a essere così idiota??"
"Io..sono ossessionato dal medioevo. "

"Tra tutto quello che mi aspettavo di sentire.."
 
"Sono letteralmente OSSESSIONATO. Cavalieri, lotte, tornei..Re, regine e principesse. Mi piace tutto quello che riguarda l'argomento e ingenuamente mi sono messo a parlarne anche qui a scuola...e Arthur ha saputo di questa mia passione e da allora.. ha iniziato a prendermi in giro."
 

"Perché ti piace il medioevo e i cavalieri."
 
"Lo trova irritante e non vuole che continuo a parlarne ma io ho continuato e.."
"Ti ha preso di mira per questo?? Amico, non so più se sei più asino tu che lo giustifichi o lui.."
 

"Tu non capisci!! Condivido questa passione con SUA SORELLA!"
 
"CHE COSA??"

"Anzi, diciamo che è stata lei a farmi venire questa passione!"

Colin scoppiò a ridere.

"Ehi, non c'è niente da ridere!!"

"Forse non può digerire il fatto che c'è almeno una donna con cui non può esercitare il suo fascino...qualunque faccia abbia!! Ci tiene ad avere il primato."
Cedric rise.
 
"Sei uno forte."
"Grazie. Ci ho indovinato eh? E per quanto riguarda lei, lui ha ragione?"
"Su cosa??"
"A te piace la biondina eh??"
 
"Guarda che Anya è mora. E poi no, siamo solo amici."

"Certo certo dicono sempre così prima che diventi una storia d'amore.."
"Se continui così mi rimangio quello che ho detto."
 
"Va beeene, mister permalosone! Se preferisci, parliamo di come tu lasci che quel babbeo e la sua banda ti umiliano!!"
"Sei quello nuovo. Non puoi giudicare."

"Io no ma altri sì!! Devi denunciare tutto agli insegnanti!!"
 
"Sembri uno abituato a comandare!" disse Cedric sbocconcellando il suo panino.
"Ohh, scusami. Mi dispiace di non essere regale come sua altezza!"

"Andiamo, non è così terribile."
 
"È BULLISMO."
 
"Non ha mai esagerato. Quello che hai visto..non è niente. In realtà il bulletto vero lo fa più con altri."
In quel momento arrivò una ragazza con dei capelli lunghi che volavano al vento.
"Oh-oh tempesta in arrivo."
"Ti ha di nuovo buttato della frutta marcia in faccia, non è vero??" disse la ragazzina.
 

"Ciao Anya..no, stavolta ha deciso di soprassedere..ha detto che era il primo giorno di scuola e si sentiva generoso."
"Non mentire!! Alyssa mi ha detto tutto. Ero in bagno, altrimenti.."
"Dice la verità. Gli ha solo buttato dell'acqua in faccia dimostrando di essere rimasto bloccato nel passato." chiese Colin basito.
Anya sospirò come se avesse visto mille volte quelle scene.

"Lo fa sempre."

"E a tutti voi sta bene? Nessuno che osa dirgli il fatto suo? Magari te che sei sua.."
 
"Se stai per dirmi che sono in grado di farlo rigare dritto solo perchè sono sua sorella..ti correggo subito. Nessuno riesce ad ammansirlo..nostro padre diventa matto."

"Beh, adesso ci sono qui io..chiamerò gli insegnanti e..."

"Suo padre è un uomo ricchissimo..è uno dei miliardari più influenti..se tenti di creare uno scandalo su suo figlio, non finirà bene per te." gli disse Cedric.
"Ma...da quanto dura questa storia?"

"Cedric, hai tutti i capelli bagnati, vieni con me, ti aiuto ad asciugarli.."

" No! Voglio stare così..aumenta il mio fascino." disse lui.
Colin ridacchió e Anya spostó lo sguardo su di lui.
"Scusami, tu sei...ehm.."
"Colin.."
"Scusa..ma sai, sei quello.."
 
"Nuovo. Lo so, non preoccuparti. Insomma sono consapevole che non ho un nome famoso come quello di quell'asino reale."
Anya ridacchiò e Colin decise all'istante che quella ragazza gli era simpatica. Ma non avrebbe mai avuto delle mire su di lei. No. Aveva capito che tra quei due ragazzi c'era qualcosa in ballo.
 
"Meglio che impari ad andarci d'accordo, altrimenti ti renderà la vita un inferno." disse Cedric.
Colin si sentì offeso ma prima che potesse replicare, Anya spinse via il suo nuovo amico.
 

"Scusa, Colin, devo parlargli di quel prepotente di mio fratello..non ti dispiace rimanere solo per qualche minuto, vero?"

"No, figurati." Sembrava una ragazza deliziosa ma chiedeva scusa un po' troppo spesso.

"E non permetterti tu di fare la morale a quel ragazzo!! Proprio tu!"
Colin rimase seduto a rimuginare su quello che era successo. Tutto quel pensare al cibo marcio inaspettatamente non gli aveva tolto l'appetito.
 
"Oddio..ho dimenticato la mia torta." disse ad alta voce.
"Intendi questa?"

Colin fece appena in tempo a voltare lo sguardo che si ritrovò la torta spiaccicata sulla faccia.
 
"Sai, non c'era bisogno di arrivare a tanto!! Se eri geloso perché volevi ricevere anche tu qualcosa in faccia, bastava chiederlo!"
 

Ma che bel primo giorno di scuola. Mi sono fatto già un amico
















Note dell'autrice: Allora lo so che questo capitolo è abbastanza vago e so anche che non ho dato molte indicazioni per la trama ma l'ho fatto di proposito perché preferirei che si capisse quello che succede man mano insieme ai protagonisti della storia!! Inoltre avrete notato la peculiarità di far chiamare il nostro protagonista Colin e non Merlin. Non è una scelta casuale, Infatti nonostante io amo tantissimo le au in cui ci sono Merlin e Arthur, devo confessare che faccio fatica ad immaginare che a meno che non si parli di un universo parallelo, uno possa chiamarsi Merlin così senza che nessuno commenti la questione o ancora che non sembra strano che ci siano sia un Merlin che è un Arthur xd Insomma il mio assolutamente non è un criticare le altre fanfiction anche perché le amo tutte però io non riesco proprio a immaginarmi questa cosa e quindi siccome questa è la mia prima Long su Merlin e Arthur, Io desidero che sia tutto molto diciamo quasi credibile, verosimile almeno ed è anche per questo motivo che nonostante ero molto tentata di mettere tutti i personaggi di Camelot, ho preferito non farlo per una ragione che adesso non posso svelare ma comunque sia, c'è una spiegazione dietro e per la stessa ragione, c'è questa sorella di Arthur che non è Morgana e anche qui c'è una spiegazione dietro che ora non posso rivelare. Detto questo se da una parte cerco di essere più verosimile al massimo dall'altra mi rendo conto che ho uno stile di scrittura un po' alla buona diciamo, Infatti non volevo rendere Arthur troppo cattivo e per questo non l'ho fatto essere troppo teppista xd Qui si vede che sparano con delle pistole ad acqua !!! Lol l'anno della storia diciamo che è il nostro 2024 anche se lo immagino come un'epoca leggermente diverso dalla nostra con dei ragazzi nonostante tutto più ingenui

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Capitolo 2
*** Guardarti ***


Colin era rimasto angosciato per tutto il giorno e la notte l'aveva passata male. Non ricordava di aver sognato, ma sicuramente l'aveva fatto. Al risveglio si sentiva turbato e anche senza ricordare di aver sognato, sapeva che la colpa era sua, di quel ragazzo biondo.

Si strofinó la faccia, ripensando agli accadimenti di quella giornata. Era assurdo. Non poteva lasciare che un ragazzo sconosciuto un po' arrogantello, gli scuotesse così il cuore e lo facesse sentire con lo stomaco rovesciato. Nessuno aveva questo potere e non lo avrebbe concesso a nessuno.
Nessuno.

Perlomeno aveva degli amici, si disse mentre si avviava per il bagno e quando si avvicinó al lavandino sentì una strana sensazione di angoscia.
Aprì il rubinetto e il rumore dell'acqua che scorreva, lo faceva sentire in angoscia.

Non essere ridicolo, Colin, è soltanto acqua..

"Sembra che ti è morto un gatto. Stai bene?" gli chiese suo padre davanti alla tivù.
"Tutto bene, papà..."
"È ancora per via di quel teppistello che hai conosciuto ieri?"
"Ma va. Non ci pensavo neanche più."

"Comunque sono fiero di come hai tenuto testa a quell'Alain.."
"Si chiama ARTHUR."
"A-ah. Non hai detto che non ci pensavi più? Ricordi il suo nome."
Colin rimase per un attimo paralizzato.
"Un nome non significa niente."

"Non sono d'accordo. Dare il nome sbagliato a qualcosa rende tutto irreale. C'è un nome giusto per ogni cosa."
"E lui ha un nome proprio da ASINO." disse, poi si bloccó. "Come mi avresti chiamato se fossi cresciuto con te?"

"Fortunato, perché saresti cresciuto insieme a me."
"Mamma mia. E io ti avrei chiamato Narciso."
"Che bel nome."
"Ti voglio bene, vanesio."disse Colin dandogli un bacio prima di andare via.

Quando uscì, Colin si sentì come se suo padre non fosse stato del tutto sincero con lui riguardo al suo nome, ma in ogni caso non poteva mica fargli un terzo grado per una cosa così sciocca.




*

A scuola, il biondino Arthur non smetteva di fissarlo, quasi come per sfidarlo. Quel giorno aveva i capelli particolarmente arruffati e spettinati come se si fosse alzato e venuto lì senza pettinarsi.
Colin distolse lo sguardo. Se voleva intimidirlo, non ci sarebbe riuscito.

A pranzo Lui sembrava sparito e le chiacchiere di Anya e Cedric, seppur piacevoli non riuscivano a distrarlo del tutto.
"'Ehi, amico, ti si raffredda il pollo." disse Cedric.
"Ah sì.."
"Qualche problema?"
"No..io...non è niente."
"Stai cercando mio fratello, vero??"

Colin la guardò come se gli fosse spuntata una doppia testa.
Lei rise.
"Sì, é evidente. Ma non preoccuparti. Ti ha dato noia il primo giorno. È ovvio che ti preoccupi."
"Io NON mi preoccupo per me...ma per chi darà fastidio. Voglio solo essere sicuro che non dia fastidio a qualcun altro..ehm..scusa, in fondo è tuo fratello.."

"No, problem. Glielo dico anche io che è un idiota..comunque tranquillo, ha trovato un altro modo di sfogarsi..diciamo un passatempo."
"Gioca a scacchi??"
"No."
"E allora.."

"Anya, non fare l'antipatica. Diglielo."
"No. Voglio vedere se lo scopre da solo."
"Io?? Guarda che a me non interessa quello che fa!"
Cedric gli rubó il pezzetto di pane e lei per par condicio spezzó a metà il biscotto che stava mangiando.

Quella scena fece venire a Colin un gran mal di testa.
"Ti senti bene?"
"Sì, certo."




*
Dopo pranzo, Colin aveva deciso di esplorare la scuola e non si era reso conto che era finito così lontano, in una parte della scuola che non aveva ancora visto. Pensó a come fare per tornare indietro, quando sentì degli schiamazzi dietro una porta chiusa.
Incuriosito, aprì la porta e vide Arthur che...
Faceva karatè??

Rimase allibito nel vedere quella scena. Quella palestra era un vero e proprio corso per karate e Arthur in bianco sembrava darsi molto da fare..
La campanella suonó è Colin trasalì. Che fare?? Uscire adesso e rischiare di farsi beccare a gironzolare da solo nella scuola o stare lì e farsi prendere una sonora rimproverata appena l'avrebbero scoperto?

In fondo non aveva mai visto una lezione di karate.
Arthur era già sudato e la sua maglietta bianca aveva solo un alone bagnato sul petto, per il resto a parte la gocciolina di sudore non tradiva alcuna fatica.
I suoi muscoli erano sodi, sembrava agile, la sua espressione...
Sembrava FREDDO.
Arrabbiato.

Si chiese cosa avesse passato quel ragazzo per avercela così con il mondo, da cosa dovesse difendersi. Era lui il bullo, perché frequentava in corso di karate!?
Arthur ne mise al tappeto tre. Il maestro lo elogió e lui SORRISE.
Allora era capace anche lui di sorridere!!
Aveva anche un bel sorriso.

Alzó i propri avversari con una gentilezza inaspettata. Ma quando si accorse di Colin, il suo sorriso sembró gelarsi.
Oh no..
Arthur non notó l'avversario che gli rifiló un gancio destro, e un altro ancora.

Poi si riprese e riuscì ad avere la meglio per poi rifilare a Colin quello che sembrava uno sguardo pieno di odio misto a confusione e sospetto.

Che faccio?? Me ne vado e gliela do vinta?? Ma no, siamo su un suolo pubblico..e poi non sono di certo venuto qui per guardare LUI.
Mancava mezz'ora alla fine, quando Colin venne scosso inaspettatamente da Cedric.
"Ma che.."

"Finalmente ti abbiamo trovato..non capivamo dove ti fossi cacciato."
"Io..mi sono perso e sono finito qui."
"E non hai pensato di tornare in classe per circa due ore!" disse lui.
"Beh..non ho mai visto una lezione di karate.."
"Mio fratello ti sta fissando.." disse Anya.

"Ohhh..io non sono venuto per vedere lui! Non sapevo che lui era qui." disse Colin imbarazzato.

Quando il corso finì, i due amici di Colin, si alzarono velocemente.

"Meglio andare, potrebbe pensare che sei venuto qui per sfidarlo." disse lui.
"Sfidarlo??"
Lo sguardo di Arthur lo percorse per tutta l'uscita dalla palestra.





*

"Lezione di creatività??" chiese Colin, dopo che lo trascinarono in un'aula a parte molto più spaziosa, dove alunni di più classi si riunivano per quella materia.

"Abbiamo temuto che te la saresti persa. È una delle nostre materie preferite." disse Cedric.
"Il mentalismo è un'arte ma siccome tu sei un nuovo alunno, oggi inizieremo con qualcosa di più semplice, come la giocoleria." disse la professoressa Susanna.
Colin sentì tutti i peli del corpo drizzarsi. Era sempre stato così goffo, scoordinato.
"Professoressa non credo sia una buona idea.."
"Non essere timido, guarda com'è facile."

Colin assistette a bocca aperta a come la prof faceva ruotare le sfere prima in ordine verticale e poi zigzagando tra di loro.
"È tutta una questione di emozioni. Le emozioni abitano in noi e riescono a fuoriuscire da noi andando anche a intaccare gli oggetti che ci circondano e che teniamo in mano. In base a un buon equilibrio e il cuore sereno, possiamo essere in grado di comandare gli oggetti a fare ciò che vogliamo. Nella preistoria la chiamavano MAGIA."
Magia..

Colin sentì una strana emozione farsi strada dentro di lui, abitare per un po' nella sua testa e poi lasciarlo svuotato.
"Prova, Colin."
Colin riuscì a prendere due palline ma poi vide Arthur fissarlo e le fece cadere.
Risero e Colin raccolse le palline, sentendosi umiliato.
Fece volare in aria le palline e questa volta le fece cadere tutte.

Arthur lo guardava con un sorrisino malizioso. Desideró attraversare l'aula per dirgli il fatto suo.

"Sei arrabbiato. Per questi esercizi ci vuole il cuore sereno."
Colin ripetè l'esercizio e stavolta le palline caddero ancora prima di alzarsi.

"Riprova! Non devi dimostrare di essere capace. Devi essere capace e basta."

All'improvviso Colin sentì un'irradiazione di calore attraversargli il sangue per fluire fin nelle sue viscere. Si sentì come posseduto da una forza più grande di lui. Riuscì a far girare le palline verticalmente e una grande gioia si irradió dentro di lui.
Sbirció di nascosto Arthur e vide che era basito.
Incoraggiato dagli applausi dei compagni e dalla professoressa che lo incitava con "Ancora." le fece volare diagonalmente, per ben tre volte, notó Arthur guardare le palline a bocca aperta e ora sentiva una giostra nello stomaco, prima di decidere di farle finire direttamente nel canestro.
Applaudirono e Susanna guardava sbigottita.

"Mai in un esercizio di mentalismo...il primo studente..complimenti!! Tu farai una grande strada. Lo sapevo."
"Ma come accidenti ci sei riuscito amico? Dì la verità, ti alleni da anni e quella era tutta scena."
"Lascialo in pace, non vedi che sta tremando?"

"Non sto tremando. È che non sono abituato a ..a giochi del genere. "
Arthur lo stava ancora guardando con sguardo indecifrabile.

Pochi minuti dopo Colin stava uscendo dal bagno ma stava ancora tremando. Era stata una sensazione davvero troppo spiacevole quella che aveva provato. Come se non fosse padrone del suo stesso corpo. Forse gli stava per venire una brutta malattia? All'improvviso vide Arthur che gli fece un gestaccio sorridendo.

Ci mancava solo lui adesso. Non aveva neanche la forza per ricambiare. Le gambe gli tremavano ancora, vide tutto nero e...
Delle braccia gli avvolsero il corpo, impedendogli di cadere.
"Ehi, è tutto a posto?"
"Ma che fai???" disse Colin divincolandosi.
"Ti impedisco di fonderti con il pavimento?"
"Io sto bene. È stato solo un..giramento di testa."

"Mmm..a quanto pare quel numero di prima, ti ha prosciugato le energie."
"E se anche fosse, a te che ti frega eh? Perché sei qui? Perché diavolo mi stai parlando??"
"Woww siamo nervosetti stamattina eh??"
"Ho motivo di non esserlo? Mi hai buttato la torta in faccia."
"Beh, era divertente."

"Era la MIA torta. Oh, lascia perdere. Anzi no, stavi bullizzando il mio amico!!"
"Cedric? Lo conosci da un giorno. Ma mi fa piacere. Mi fa capire che valore da uno come te all'amicizia!!"

"C-che cosa intendi dire?"
"Nah, lascia perdere."
"Ahhh. Le persone che lasciano le frasi a metà, non le sopporto."
Arthur sorrise in modo ambiguo.

"Non mi sopporti, però mi stalkerizzi, come ti comporti allora con quelli che ritieni amici?"
"S-stalkerizzare?? Io non ti ho stalkerizzato."

"Non prendermi per il culo, Morgan, non lo sopporto. Ti ho visto sulla gradinata a lezione di karate."
"Io non...ohhh hai pensato che seguissi te? Sei molto egocentrico." disse Colin con un sorrisetto.
"Ti ho visto..."
"Ti ripeto che io non.."

"Mi hai fatto perdere." disse con uno sguardo arrabbiato.
Colin lo fissó con sgomento.
"Cosa? Non dici sul serio.."
"Mi stavi fissando e io per guardare te...mi fai fatto distrarre, maledizione."

"Non l'ho fatto apposta....io..aspetta...è per questo che stavi fissando me a lezione di prestigio e magia?"
"Io fissarti? Pfff..Che corbelleria. Chi mai vorrebbe guardarti?"
"L'hai fatto apposta!"

"Se non sei capace di reggere gli sguardi altrui, come puoi pensare di avere la meglio con dei bulli come me?"
"Io non penso di.."
"Poi non potresti più fare il paladino dei più deboli.."
"AHHH. ADESSO MI HAI PROPRIO STANCATO!"

"E cosa farai, sentiamo??"
"Io...io..." Colin si premette un dito indice sulla tempia. "Scusami.. Io non so perché sono così arrabbiato..di solito non sono così.."

"Dev'essere la lezione di magia. Ho visto che ti ha scombussolato."
Colin lo guardó senza fiato.
"Come...l'hai capito?"

"È bastato guardarti. Non sei bravo solo te a fissare le persone, sai?"
"E perché mi stavi...guardando?"
"Forse perché speravo di restituirti il favore."
"Volevi farmi perdere?"

"Ci sono riuscito alla grande no?"
"No...stai..stai MENTENDO.."
"Ma davvero.."
"Sembravi...assorto.."

"La magia.."
"Eh?"
"È una cosa che mi provoca inquietudine.."
Colin sbattè gli occhi sorpreso .
"inquietudine?"

"Una forza sconosciuta che muove il tuo corpo e ti esplode dentro come un uragano. Se esistesse, come potrebbe mai essere una cosa bella?"
"SE esistesse, sarebbe meraviglioso. Verrebbe usata per fare del bene, guarire le persone, salvare gli innocenti.."

"Uccidere, devastare, costringere le persone a fare quello che desideri.."
Colin sentì un groppo in gola scendere giù fino nello stomaco.

"È questo che tu vedi nella magia? Perché non vedi il buono?"
"Perché non esiste buono nelle persone."

Aveva uno sguardo così triste che Colin si sentì stringere il cuore.

"Ma in ogni buon conto stiamo parlando di qualcosa che non esiste, e in fin dei conti è meglio che così sia."
Arthur fece per andarsene, ma Colin lo fermó, toccandogli un braccio.

"Ti ho dato il permesso di toccarmi?"
"Ma se tu prima l'hai fatto con me?"
"Beh, ma vuoi mettere TU con ME?" chiese Arthur con un sorriso.
"Mi perdoni, sua altezza, volevo solo farle un'umile domanda."
"Se è davvero umile puoi farla."

"In me, che cos'hai visto in me quando facevo il giocoliere? Qualcosa di malvagio?"
Arthur sbattè gli occhi, sorpreso.
"Come hai detto?"

"Hai detto che pensare alla magia ti fa pensare a qualcosa di malvagio..e io stavo facendo un numero magico."
"MAGICO?? Perfino Cedric potrebbe superarti!!"
"Strano, credevo di averti impressionato." disse Colin stringendo gli occhi.

"IMPRESSIONATO??" chiese Arthur allegro. " Vuoi che ti dica cosa ho visto in te quindi facevi quel numero??"
SÌ avvicinó e finse un tono confidenziale.
"Ho visto un impiastro che gioca a fare il mago."
"Stai mentendo."

"E tu non sei bravo come credi a leggere nella mente."
"Ma.."
"Faremo meglio a tornare in classe. I tuoi amici ti aspettano."
















Note dell'autrice: sicuramente avrete notato tante similitudini con la serie tivù xd a certe cose avrei voluto arrivare più avanti, ma vabbè...ho un po' di difficoltà nel farli diventare amici perchè in Merlin le cose accadono un po' per caso ahhah non voglio che la storia sia troppo banale, e non ce lo vedo proprio Arthur come bullo, infatti vedremo qualcosa di diverso già nel prossimo capitolo..se avete visto entra anche qui in ballo la magia. Vi piace l'idea?? :ppp non posso dire altro!!

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Capitolo 3
*** Scacco matto al re ***


“ARTHUUUUUUUR!”
“COLIN!”

Gaius si era svegliato di soprassalto sentendo Colin gridare e si era precipitato da lui, temendo una tragedia, trovandolo infreddolito e tutto bagnato.
“Colin!! Che diavolo è successo?”
“Arthur!! Arthur! È in pericolo!”

“Ehi, ehi, ehi! Va tutto bene, Colin, GUARDAMI!! Sei nella tua stanza adesso e Arthur non è qui. Mi capisci? Riesci a capirmi?”
Colin fece un cenno di assenso.
“Molto bene. Adesso aspettami qui, vado a prenderti un asciugamano.”

Gaius entrò nel bagno e trovò la vasca allagata.
“Colin. Hai allagato il bagno.”
“N-no…io non..sì..io..stavo cercando..Arthur..io credo..”
“Arthur??? Il tuo compagno di scuola? Lo cercavi nella vasca da bagno??”

“Sì..io..” Gaius gli frizionò bene i capelli. “Lo stavo cercando nel sogno. Forse sono sonnambulo.”
“E lo cercavi nell’acqua?”
“Sì.”

“Tu domani non vai a scuola.”
“Papà…”

“Non dire papà così, è già tanto se non ti lego al letto. Potevi prenderti un malanno. Ma che ti è saltato in mente di gridare in quel modo?”
“Io…io non lo so.”
 
 
 
 
*

Quel giorno Colin si sentiva febbricitante ma decise di andare lo stesso a scuola, si presentò nel pomeriggio, durante la lezione di SCACCHI.
“Il principino si è degnato di farci visita.” Disse Arthur.

“Fossi in te non farei lo spiritoso, Arthur, anche perché si è appena liberato un posto per gli scacchi.” Disse Roger.
“Ma…questo non è giusto.”
“È la vita, amico.”
“Devo giocare con Arthur?”
“Guarda che non piace neanche a me.”

Colin si sedette piuttosto di malumore, ma Arthur lo sembrava di più.
“Perché non sei rimasto a letto? Sembri uno affetto da peste bubbonica.”
“Pensa per le tue pedine. Sei distratto.”
“Pfff posso batterti come voglio.”

Ma non fu così…le pedine furono le prime a cadere e stranamente Arthur  acquisiva sempre di più una postura insofferente, come se…
Come se fosse  preoccupato per loro! Ma no, che cosa sto dicendo?
Poi quando Arthur andò molto vicino a mangiare il SUO ALFIERE, fu il suo turno di mostrarsi nervoso.

Come se l’alfiere fosse LUI STESSO.

Poi successe una cosa strana. Un paio di volte Colin sentì di essere molto vicino a dare scacco matto al re.
E lo evitò.
Entrambe le volte.
“Colin, che diavolo combini??”
“Io?? NIENTE!!”

“Balle! Potevi dare scacco matto al re e non l’hai fatto! Perché??”
“Ti sbagli, Arthur.”
“Pensi che puoi battermi quando vuoi??”
Arthur aveva mangiato una pedina.
“Oppure che ho BISOGNO della tua compassione??”

Gli aveva mangiato il suo cavallo.
“Allora, Colin, che cosa vuoi fare??

Le provocazioni di Arthur lo fecero scattare e con un paio di mosse, Colin fece SCACCO MATTO AL RE.

Arthur guardò con orrore la scacchiera, poi gridò come se avesse ricevuto una scarica elettrica.
“ARTHUR!!” Non era possibile. No.
Gridava proprio come nel suo sogno.

Ed era così straziante.
Oh, qualcuno lo faccia smettere.
“Via. Devo andare via.” Si alzò, tenendosi la testa tra le mani.
“Signor Pendragon!”
“Arthur!!”
“Via..bagno…via.”

“NO!!!” aveva gridato Colin. Doveva impedirgli a tutti i costi di avvicinarsi ALL’ACQUA.
“Signor Morgan!!”
“Ci penso io, professoressa!”
 

Colin si mise a correre come un ossesso. Arthur era in pericolo. Non doveva avvicinarsi all’acqua.
“AAAAAAAAAAAAAHHH.”
No. È troppo tardi!
“Arthur!!”

Colin spalancò la porta e trovò Arthur seduto davanti al lavandino aperto, che schizzava acqua per terra.
Resosi conto che non c’era alcun pericolo all’orizzonte, si avvicinò a lui.
“Arthur..va..tutto bene?”
“No.”

Gli posò una mano sulla spalla.
“Posso sedermi vicino a te?”
“No!”
“Okay.” Sorrise e lo fece.
Arthur lo guardò storto, ma a Colin non interessava. Si sedette al suo fianco, spalla contro spalla, in una posizione forse fin troppo intima per un rapporto che in fin dei conti era ancora superficiale, ma Arthur non protestó e non si spostó. Dopo due minuti circa, il biondo ruppe il silenzio.

“Penserai che sono un matto isterico.”

“No, penso solo che sei un asino figlio di papà bulletto. E pure isterico.”
Arthur fece una risatina.
“Hai voglia di dirmi cosa ti è successo?”

“Un…credo un attacco di…”
“Panico?”
“No!" disse Arthur guardandolo come se lo avesse insultato. "Un..un attacco di emicrania. È strano, non mi era mai successo prima d’ora. Credevo..oddio, credevo di morire.” disse il biondo, passandosi una mano sulla faccia.

Colin avvertì dei brividi attorno al suo corpo.
“Mi hai spaventato molto.”
“Perché?”
“Come?”
“Perché?? Non mi conosci nemmeno, anzi, fin da quando ti ho visto, sono stato odioso con te.”
“Non lo nego.”

“Allora perché sei così gentile con me?” chiese in un tono che addolcì il cuore di Colin.
“Beh..diciamo che…sono un tipo strano. Come reagisco in base a quello che mi fanno o che mi dicono..non è omologato a come di solito reagisce la gente...questi cliché di comportamento non riguardano me...."

"Perché tu sei diverso.

"Se la cosa ti disturba.." disse Colin guardandolo male.

"Non mi disturba, no! Dico solo che dovresti renderti un po' più leggibile...altrimenti le persone non sapranno mai come comportarsi con te."

Colin lo guardó basito e a bocca aperta.

"Non voglio che le persone si comportino con me in base a come pensano che dovrebbero fare..preferisco la spontaneità. Così come non mi faccio certo dire come devo trattare le persone e ..soprattutto i palloni gonfiati asini come te.”
“Ehi, sta attento a non esagerare.”

Colin lo guardó con un sorriso di scuse.

“Altrimenti? Mi butti la frutta marcia addosso?”

“Potrei farlo. Dio..sto ancora pensando a prima..che vergogna.”
“Non pensare più a prima..in bagno..hai urlato di nuovo..di nuovo l’emicrania?”
Arthur gli lanciò una strana occhiata obliqua.
“Sì..forse..”
“È accaduto quando hai toccato.. l’acqua..”
Vide Arthur rabbrividire.

“Ho ragione? È stato quando hai aperto il rubinetto.”
“No..non dire sciocchezze..è stata una coincidenza..ho avuto un altro attacco di emicrania..hai ragione..ma per fortuna adesso è passato.”
“Arthur..io sono sicuro che stai MENTENDO.”

“Cosa?? Come ti permetti di dire una cosa del genere?? E poi cosa sarebbe dovuto accadere? Ci siamo solo io e te qui!"
"Vedi, io..ho fatto un sogno..ieri notte,”
“Sogno???” Arthur era allibito.
“Tu..stavi affogando, Arthur!!”
Ecco, l’aveva detto. Decise di soprassedere sul fatto di essersi svegliato bagnato fradicio dopo aver allagato la vasca. E dal suo sguardo pieno di terrore capì di aver fatto bene.
Ma durò poco, Arthur scoppiò a ridere in men che non si dica.
“Evidentemente le emicranie rendono tutto più divertente.”

“Sei tu che mi fai ridere. Mi conosci da neanche una settimana e già mi sogni. Mi sento oltremodo lusingato.”
Colin arrossì violentemente.
“Guarda che non…se non hai capito, non era niente di ROMANTICO.”

“Lo so..lo so..il sogno in cui io perderei la vita. E scommetto che hai pensato che la mia emicrania..io e te..avessimo una qualche sorta di collegamento, eh?"disse indicando Colin e lui. "Un legame, magari? Ahahahahahhah!”
Colin si alzò rabbioso guardandolo dall’alto in basso.
“Non so perché ancora ti do retta, non avrei mai dovuto seguirti qui! Sei arrogante, borioso e…”

“E tu sei tenero.
“Eh???”
“Mai nessuno si era preoccupato così per me..neanche in un sogno. E di certo non per un grido.”
“Era un grido davvero straziante.” Borbottò Colin in imbarazzo.
“M-mh..e nel tuo sogno gridavo di più o di meno?”

“Di più..ma non..non farmici pensare.” disse Colin prendendosi la testa tra le mani.
“E tu mi salvavi?
“No.” disse, dandogli le spalle.

Si sentiva così in colpa. Era così triste.
“Ehi..non vorrai mica dirmi che mi hai ucciso tu??”chiese in tono allegro.

"ARTHUR!!"

“Mi dispiace. Colin…ma tu sembri così MISTICO…”
“Ed è un MALE?”

“No..è tenero..ma vedi..io non credo alla magia. “ disse tornando immediatamente serio.
Colin lo guardò boccheggiando per alcuni istanti.
“Credevo che…il discorso di ieri..”
“Hai creduto male. Buona giornata, Colin..e grazie.”
E se ne andò dal bagno, senza aggiungere altro, dando l’impressione a Colin che non avesse detto la verità su quanto successo. Non del tutto.

Colin uscì dal bagno poco dopo di lui, aspettando che lui fosse sparito.
Non voleva che lo vedesse. Non voleva che capisse come le sue parole l’avevano ANNIENTATO.

Sì appoggió al muro in corridoio, respirando con affanno.

Quando lui aveva detto che non credeva alla magia, lui si era sentito…SCONFITTO.

Si era sentito BRUCIARE.
Gli veniva da piangere, gli veniva da chiudere gli occhi e chiedere aiuto a qualcuno.
Non sapeva chi.

Abbracciare qualcosa o qualcuno di invisible.
Qualcuno mi aiuti..vi prego..qualcuno mi aiuti..mi sto disintegrando pensó, abbracciandosi da solo.
















Note dell'autrice: Allora ragazzi Finalmente ho aggiornato O.O Questa volta ci ho messo quasi due settimane x___X spero davvero di non metterci così tanto anche nei prossimi capitoli e chiedo scusa ma questo capitolo era particolarmente difficile.. il rischio di incorrere in banalità piuttosto ovvie è sempre dietro l'angolo e non volevo che questo capitolo fosse banale, però non volevo neanche che sembrasse troppo astruso, ecco. Non vi preoccupate per la mancanza di introspezione perché comunque durante il proseguo della fanfiction, ce ne saranno davvero in grosse quantità e vedrete un Colin anche parecchio introspettivo!! *_* nella speranza che il carattere di Arthur e Colin non sembrano troppo campati in aria, vi do la buonanotte e spero davvero di poter tornare presto

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Capitolo 4
*** Studiarti ***


Colin si sentiva come se stesse camminando sott'acqua. Non pensava che gli sarebbe mai capitata una cosa del genere. Capitare in una scuola, incontrare un ragazzo sconosciuto e sentirsi fulminato da esso fin dal primo momento.
Arthur aveva "qualcosa." Fin dal primo istante che lo aveva visto, gli aveva scatenato delle emozioni. Quando lo aveva visto fare il "bulletto" con quei ragazzini, gli aveva scatenato una profonda sensazione di fastidio. Non antipatia vera e propria. Quello no. Quando aveva "soccorso" il suo nuovo amico, Cedric, si era sentito come se gli mancasse un tassello. Una ridda di domande a esplodergli nella mente. Quando gli aveva tirato quella torta in faccia, si era sentito arrabbiato, ma anche VIVO in un certo senso.
 
Quando Arthur lo aveva guardato a lezione di magia e prestigio, aveva sentito una sensazione di SFIDA. Una sensazione che lo aveva spaventato ma lo aveva fatto anche sentire incredibilmente VIVO fino a fargli perdere il controllo del suo stesso corpo.
 
Quella discussione sulla magia...era stato di più di una discussione. L'aveva vissuto come un risuonare di melodie lontane, come ascoltare una favola che non ricordava di aver mai sentito ma che in qualche modo gli risuonava familiare.
 
Quello che aveva detto Arthur a tal proposito lo aveva FERITO. Non ne comprendeva la ragione, ma non era la prima volta che si sentiva ferito da cose che non era in grado di comprendere. Soprattutto se si trattava del mondo in cui abitava.
 
Poi era accaduto il SOGNO ed era stato troppo occupato a essere spaventato per quello che era accaduto a Arthur, per riuscire a capire fino in fondo che riguardava forse anche sé stesso.
 
Non ci aveva dato peso, non ricordava che c'erano stati altri sogni che lo avevano sconvolto e che non ricordava. Piccoli frammenti di immagini di un verde stupefacente, un paesaggio di una terra lontana di chissà quale paese. Camminare, camminare in quelle radure sperdute come se le conoscesse.
Il sogno con Arthur lo aveva devastato a tal punto che si era dimenticato di soffrire di sogni e incubi fin dal primo giorno che aveva messo piede in quella scuola.
 
Aveva dato così tanto peso a quel sogno che aveva inseguito Arthur fino in bagno e aveva addirittura pensato che stesse mentendo. Forse dentro di sé CREDEVA nella magia. Ci credeva a tal punto da aver davvero pensato che Arthur avesse sognato la stessa cosa, che quando aveva gridato in quel modo era perché avesse captato qualcosa.
Si era ILLUSO davvero per un momento che erano CONNESSI.
Perché? Cosa giustificava cotanta arroganza? Non era niente per Arthur e viceversa.
 
Ora però quello che era successo aveva gettato nuove ombre su sé stesso. Sì, ora poteva dirlo. Lui CREDEVA nella magia. Forse ci aveva sempre creduto. Non ci credeva nel senso più lato del termine. Sapeva benissimo che non esisteva. Ci credeva allo stesso modo in cui ci credeva un bambino. Sapendo che era scomparsa del mondo o che era preclusa al genere umano.
Gli sembrava di averla perfino sentita negli strati della pelle. O forse era il suo desiderio a fargli sentire cose che non esistevano.
Forse non era come nelle favole.
 
Quella sensazione bruciante, quel fuoco che ti attraversa le viscere e che ti fa sentire bruciore..non era esattamente piacevole. Era come avere un vulcano sotto la pelle che faceva quello che voleva e ti attraversava il sangue anche contro il tuo volere. Poteva capire l'astio di Arthur. Una simile forza che ti governa poteva annichilirti se non riuscivi a gestirla.
Tuttavia non credeva di essere diventato un mago all'improvviso. Quello no.
Era certo di essere stato suggestionato. Quel giorno a lezione di magia...tutti quei discorsi su di essa, l'hanno come ipnotizzato e si era convinto che fosse REALE. Al punto da sentire addirittura davvero qualcosa.
 
Era possibile che l'auto ipnosi che aveva subito, fosse riuscita in qualche modo a passare attraverso anche la mente di Arthur e fargli rivivere l'orrore di quel sogno?
Cos'altro era questo se non MAGIA?
 
Legge della risonanza...
 
Una forma di magia...un individuo sprigiona un pensiero e questo pensiero è così potente che può attraversare anche un individuo e forse addirittura..
"Colin!!"
La voce di Cedric lo colse di sorpresa a tavola. Si accorse di aver rotto UNA FORCHETTA.
Colin guardó con orrore la forchette spezzata.
"No...come ho fatto...non posso essere stato io..non posso..."
 
"Wow!! E pensare che sei così mingherlino e invece hai la forza di Hulk!" disse Anya.
"No...non posso essere stato io.."
 
"Amico, stai tranquillo..non sei stato tu. Evidentemente la forchetta era già difettosa." intervenne prontamente Cedric.
Colin lo guardò male. Il fatto che pensasse che ci fosse per forza un'altra spiegazione più razionale, lo infastidiva. Era stato lui. Era stato il suo pensiero a rompere la forchetta! Perché cercava altre spiegazioni?
 
"Sì. Di sicuro è così."
La forchetta che agitava a mezz'aria, venne fermata da Arthur che lo prese per un polso.
"Sei una miniera di sorprese, tu."
"Ma che fai, lasciami!"
"Volentieri." Disse, prendendogli la forchetta.
 
"Ehi, ridammela."
"No, credo che la terrò. Voglio fare una collezione di tutti gli oggetti che riesci a rompere prima della fine dell'anno. Mi servirà per farmi tornare il buonumore in una giornata storta."
"Se ti diverti così stupidamente.."
 
"L'importante è farlo. Stupido non è chi si diverte ma chi non lo fa." disse Arthur portando via la forchetta rotta.
Anya e Cedric lo guardavano sgranando gli occhi.
"Lo so. È stupido, vero??"
"Non è questo..hai notato come ti guarda?" chiese Anya raggiante.
"Come un asino che prende costantemente in giro. È il suo mood."
 
"No, amico...come qualcuno che ha una cotta." disse lei.
"Stai scherzando vero??"
"Per niente. Ha addirittura preso la tua forchetta."
"Era solo uno stupido scherzo. Non crederai che lui.."
 
"Amico, più avanti passerà a rubarti la camicia." disse Cedric.
"Anya, stai dicendo che tuo fratello è gay??"
 
Anya sembrò presa in contropiede.
"No..ma nella vita si è anche versatili."
Colin la guardò scettico.
"Io non sono gay e neanche lui"
"Ma se vi fate gli occhi dolci tutto il tempo.." disse ancora Cedric.
 
Colin sputò fuori l'aranciata che stava bevendo e Arthur si girò a fissarlo.
"Dico che a voi servono un paio di occhiali. E comunque se mai dovessi decidere di passare dall'altro cancello, non sceglierei Arthur come prova."
"Se vuoi farlo ingelosire posso accettare di darti spago, se mi paghi." disse Cedric.
"Oh sì, fatelo. Sarebbe uno spettacolo vedere mio fratello geloso." disse Anya.
"Che stupidi." disse Colin ridacchiando, buttando loro molliche di pane sui capelli.
















Note dell'autrice: l'episodio della forchetta è un fatto realmente accaduto e io ne sono la protagonista! Xd Sì lo so magari qualcuno di voi non ci crederà però assicuro che è vero xd ovviamente non credo proprio per nulla che fosse magia però su internet di recente ho letto che i pensieri e le nostre energie si caricano di emozioni negative o positive per cui queste energie possono essere anche trasportate negli oggetti ed è questo il motivo per cui spesso gli oggetti si perdono si rompono o cadono. In pratica la nostra energia in quel momento fa succedere qualcosa e in effetti in quel giorno lì in particolare ero piuttosto arrabbiata e triste e le cose sono andate proprio in quel modo lì! Mi si è rotta la forchetta tra le mani xd non vi so dire quanto ero mortificata della cosa ovviamente i miei familiari hanno pensato che la forchetta fosse già difettosa.. in realtà era solidissima prima che si rompesse xd ovviamente non ho trovato alcuna spiegazione per quello che è successo fino a quando di recente su internet ho letto per caso che le energie possono fare anche questo e io credo che l'energia che abbiamo nel nostro corpo è a suo modo una forma di magia e questo è meraviglioso perché vorrebbe dire che siamo potenzialmente tutti maghi xd <3

Bene, tornando alla fanfiction, mi è piaciuta molto l'idea che Arthur tenesse la forchetta rotta di Colin, se questo lo fa solo perché si è preso una cotta o perché sospetta qualcosa..beh questo non lo rivelo di certo :pp per il resto il capitolo non sarebbe neanche finito ma ho deciso di dividerlo perché il prossimo segna una svolta e volevo dividerlo dal resto!

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Capitolo 5
*** Proteggerti ***


Erano passati diversi giorni e il rapporto tra Colin e Arthur era cresciuto. Arthur continuava sempre a creare casini, ma si limitava a creare disastri e il suo passatempo preferito era a quanto pareva, allagare i bagni della scuola e rompere i lavandini.
 
Colin soprassedeva, anche perché pochi giorni dopo si presentava Arthur di sua spontanea volontà a offrirsi volontario per mettere dei rubinetti nuovi.
Colin era rimasto spiazzato da questo comportamento, soprattutto quando aveva sentito casualmente Arthur parlare con i suoi amici e dire "Lo faccio perché così nessuno sospetta di me e poi è un modo per non studiare." e scoppiava in una sonora risata.
Colin era rimasto sbalordito di sentire questo e non faceva che chiedersi come abbiano potuto bersi una cosa così stupida. Ma forse i suoi amici erano stupidi quanto lui.
 
Mano a mano che passavano i giorni non faceva che sorprenderlo da solo a riaggiustare i casini che lui stesso aveva combinato. Lo spiava di nascosto.

Come hanno potuto bersi una cosa del genere? Forse i suoi amici sono stupidi quanto lui.
Ma poi aveva notato che i suoi amici sembravano aver deciso di seguirlo in quella strana operazione e il suo cuore si era stretto in una morsa.
Lo aiutano perché vogliono..forse sanno benissimo che è una cosa senza senso ma lo seguono...è il loro leader.
 
LO AMANO..

 
Questa consapevolezza lo faceva sentire strano. Arthur non era un bulletto come gli altri. Era molto di più. Era un trascinatore delle masse.
Perché sprecava così questo potere decidendo di comportarsi così?
Che senso aveva rompere tutto e poi aggiustarlo?
 
Non lo sapeva e questa cosa lo faceva impazzire. Una volta aveva addirittura provato a chiederglielo e Arthur l'aveva guardato sorpreso per poi dirgli: "Ma che film ti sei fatto? Dovresti scrivere delle sceneggiature, sai?"
Colin non si capacitava del fatto che dopo quell'incidente, dopo quel sogno..Arthur volesse ancora avere a che fare con l'acqua che scorre. Era come se fosse una cosa catartica per lui.
L'acqua rappresentava la vita..
Ma poteva essere anche la morte...
 
Ma cosa vado a pensare alla mia età..alla morte..pfff..vabbè che mi hanno sempre detto che sembro molto più vecchio di quello che sembro...ma..

Colin stava camminando sovrappensiero e non si era reso conto di essere arrivati proprio nella piazza dove Arthur e suo padre stavano tenendo una manifestazione pubblica. Proprio quello che aveva cercato di evitare sapendo che ci sarebbe stata proprio quel giorno. E ci era finito proprio in mezzo!
Fottuto destino...  
Qualcosa calamitó la sua attenzione da lontano. Dei funzionari stavano tirando su un'enorme cassapanca in legno, ma uno scintillio sospetto che sembrava illuminare qualcosa..e poi la notò. La corda che stava per spezzarsi e la cassapanca sospesa era proprio sulla testa di Arthur.
"No!!!"
"E come stavo dicendo al mio più caro amico Andreas, sono onorato di devolvere il 35 per cento dei guadagni della mia azienda, per aiutare i bambini poveri a..."
 
CRAAAAAAAASSSSSH
 
Si girarono tutti e i loro occhi variarono dall'enorme cassapanca caduta da almeno due piani che avrebbe fracassato la testa di Arthur se quel ragazzo non si fosse messo in mezzo.
Ragazzo che in quel momento era steso a terra a pochi metri di distanza dal figlio del celebre milionario Uther Pendragon.
 
Uther ci mise alcuni secondi per ritrovare le parole.
"Arthur. Arthur. Figliolo. Figliolo!!"
 
Andó da lui. Lo scosse. Capì che stava bene e lo abbracció. Arthur era ancora stordito ma cercó imbarazzato di levarsi di dosso il padre, soprattutto quando notó il flash dei fotografi.

"Quel..quel maledetto coso..hai rischiato di morire."
 
Colin cercó di allontanarsi senza farsi vedere.
"E tu. Tu l'hai salvato!! Hai salvato mio figlio!!"
 
Aveva afferrato le mani di Colin e continuava a stringergliele con grande imbarazzo di Colin e dello stesso Arthur che lo guardava come se gli fossero spuntati due limoni in testa. I flash cominciarono subito a invadere anche lui.
"Subito a quel piano. Voglio sapere chi ha attentato alla vita di mio figlio!! SUBITO!!!"
Colin vede che c'era anche la tivù e sperò che suo padre non stesse guardando la televisione.
"Sei un eroe. E per questo sarai ampiamente ricompensato." disse Uther.
 
"La prego, non é necessario. L'avrebbe fatto chiunque..e poi Arthur é un mio compagno di scuola..e un amico."
Uther lo guardò come se lo avesse visto sfoggiare un piccolo tesoretto tra le mani. Arthur lo guardava ancora più allibito.
"É bello. Proteggilo." disse, mettendogli le mani sulle spalle e poi sparendo con il figlio non appena venivano richiamati dalle guardie del corpo.
 
Colin voleva scomparire e quindi decise che avrebbe fatto proprio quello. Camminó per due ore, fino a quando non si maledisse per la propria stupidità. La batteria era scarica e suo padre doveva essere preoccupatissimo, quindi tornó a casa preparandosi alla sfuriata.
 
"COLIN. TI HO CHIAMATO PER ORE!"
 
"Lo so, mi dispiace, papà..io..batteria scarica. Immagino che tu..abbia...ehm..visto la tivù. Senti...io..."

Non sapeva cosa dire. NON VOLEVA dispiacersi in realtà. Non era dispiaciuto di aver salvato la vita ad Arthur.

Per fortuna Gaius si limitò ad abbracciarlo e a stringerlo forte.

"Hai IDEA di quanto sia stato in pena?"

"Papà..scusami..ma ero frastornato..io..scusami."

"Mi ha chiamato Uther Pendragon."

Colin trasecoló. Non era possibile. Cosa voleva ancora?
 
"Gli hai detto che non accettiamo nessuna ricompensa??"
"Non vuole ricompense...vuole che andiamo a vivere a casa sua."
"COSA??"
"Ha detto che hai salvato suo figlio e da questo momento sei il suo..ehm...servitore."
 
"COOOOOOOOOSAAAAAA??"
















Note dell'autrice: raccontare questo momento è un'emozione per me perché mi rimanda alla 1 x 1!! Ero un po' indecisa su cosa fare cadere in testa ad Arthur , avevo pensato anche a un pianoforte lol ma poi non volevo che il piano fosse un trauma per lui dal momento che voglio scrivere capitoli di lui in cui suona il piano lol in versione pianista sexy e tenebroso <3333 ero indecisa se inserire o no anche i giornalisti ma se non li inserivo non avrei saputo come giustificare la manifestazione lol e poi può tornare utile per capitoli futuri xd anche voi non vedevate l'ora di vedere Colin e Arthur vivere insieme vero?? Ahahah xd e non sapete che sofferenza non poterlo chiamare Merlin T___T

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Capitolo 6
*** Il bagno fuori programma nel fiume! ***


Colin era scioccato oltre ogni dire. In che senso e in quale mondo salvi la vita a qualcuno e diventi il suo servitore?
 
“Non succederà MAI NELLA VITA che io serva Arthur Pendragon!! E poi quale razza di ricompensa sarebbe???”
 
“La ricompensa sarebbe vivere a casa sua, che è una reggia. Il padre di Arthur è miliardario.”
 
Vivere con Arthur??? Sembra sempre più simile a una punizione!!”
 
“Andiamo. Non può essere così terribile!”
 
“Papà, ma tu, da che parte stai, eh? E poi..no, non è così terribile, ma..”
 
Ma che sto dicendo??
 
“Ma io non voglio! Ecco tutto.
 
“Perché??”
 
“C-come perché? Tu andresti a vivere con questi sconosciuti, solo perché sono miliardari?”
 
“Io direi che sono molto curioso di conoscere questo Arthur. Ti fa agitare e finire in sogni mistici la notte, poi ti adoperi addirittura in un mistico salvataggio. Sono curioso di vedere che faccia ha..per fargli le mie congratulazioni. Ti ha trasformato in un eroe.” Detto questo, Gaius lo abbracciò.
 
“Sono molto fiero di te.”
 
“Papà…” Colin si districò dolcemente da lui. “Non c’è niente di cui essere fieri..anzi, quello che è successo, mi da i brividi ancora adesso..un mio compagno..Arthur..ha rischiato oggi di..”
 
Chiuse gli occhi e si rivide quella cassapanca venirgli addosso.
 
“Ma che sto dicendo? Non è merito mio..Arthur non l’avrebbe certamente preso e voi tutti pensate che io sia un eroe, per niente.”
 
“Ma Colin..”
 
“Adesso scusami, ma voglio andarmene a dormire!! Se arrivano quelli delle tivù, cacciali via!”
 
 
 
 
 
 
*
Quando arrivò a scuola, quella mattina, sperò che il suo exploit di ieri, fosse passato inosservato. Ovviamente non fu così, e la prima cosa che sentì, fu l’abbraccio di Anya, e le fu grato, perché riuscì a distrarlo dalle decine di occhi che lo guardavano a scuola.
 
“Amico, sei un eroe.” Disse Cedric, dandogli una calorosa stretta di mano. “Non riesco a crederci. Sono amico di un eroe.” Disse Cedric vantandosi.
 
“Piantala di chiamarmi così! Non sono un eroe! La tivù l’ha fatta un po’ troppo grossa di quello che è stato.”
 
“Ma è stato Arthur a dire che sei un eroe!” disse Hannah, una ragazza della loro classe.
 
“E poi la tua presa è stata FENOMENALE. Come l’hai acchiappato. La tivù ha fatto il rallenting fino a TRE VOLTE.” Disse Marcus esaltato.
 
Colin aprì la bocca allibito, ma prima che potesse dire qualcosa, Arthur fece sbattere forte il suo armadietto.
Tutti si girarono a guardarlo.
 
“Forse è invidioso che adesso sei più popolare di lui.” Disse Katie al suo orecchio.
 
“Lo sai che sei proprio una cretina, Katie???” sbottò Anya.
 
Colin e Cedric la guardarono. Era così dolce che a volte rimanevi interdetto davanti ai suoi scoppi di rabbia ma nel caso suo, Colin poteva capirla.
 
“Ehi, sta tranquilla, tuo fratello sta bene. L’ho preso con la mia presa e supervelocità da Clark Kent e l’ho portato in salvo.” Disse Colin stringendosela addosso. Non era da lui avere gesti così affettuosi con le donne, ma Anya gli ispirava una tenerezza naturale. Era davvero un peccato che fosse sorella di un tale asino.
 
Cedric dovette capire visto che le allungò un fazzoletto, mentre lei si lasciava andare a un pianto di sfogo.
 
“Grazie..e grazie anche a te per aver salvato mio fratello. “
 
Colin intercettò lo sguardo di Arthur che lo gelò con un’occhiata fulminante. Doveva proprio passare in quel momento?
Gentilmente la lasciò andare. Non aveva proprio bisogno di altre sceneggiate di gelosie fraterne.
 
“La..campanella..ci vediamo dopo?”
 
“Sì…a dopo.” E continuò ad andare via singhiozzando mentre Arthur la fissava preoccupato.
 
 
 
 
Colin si trovava a mensa e per tutto il resto delle lezioni, Arthur lo aveva guardato con disprezzo. Non sapeva se era a conoscenza della proposta di suo padre e fosse di cattivo umore per quel motivo, ma era solo un atteggiamento che gli dava ancora più dimostrazione del fatto che andare a vivere da lui era una cattiva idea! Certo, non era che ci fosse stato molto dubbio in merito.
Appena tornato a casa avrebbe telefonato direttamente a Uther, declinando l’offerta.
Sì, mancavano solo poche ore.
 
Vivere con Arthur sarebbe stato di sicuro un incubo. Non era già una punizione sufficiente averlo intorno per mezza giornata? Forse Uther odiava suo figlio e la punizione per lui era proprio questa! Come aveva fatto a non capirlo subito? Era proprio una mente machiavellica e d’altrocanto buon sangue non ment…
 
FLAP.
 
Ma che….
 
Un aeroplanino.
 
Arthur guardava nella sua direzione.
 
NO!!
LUI??
Srotolò l’aeroplanino con crescente anticipazione e una strana adrenalina nel petto, ma quello che lesse lo lasciò senza fiato.
 
 
Caro Colin,
mio padre ha uno strano senso delle ricompense e non tutte hanno una sua logica
per questo ci sono io
Per ristabilire il giusto senso di quest’ultima.
Non dovete trasferirvi da noi, accetta quindi questa ricompensa per dimenticare lo spiacevole incidente che ci ha visti protagonisti ieri.
 
Colin lasciò andare il biglietto come fosse pelle morta. Guardò dritto davanti a sé senza capacitarsi.
 
“Colin, stai bene, amico?” chiese Cedric.
“Colin, ma che hai?” chiese Anya.
 
Colin non riusciva neanche a parlare. Gli tremavano le gambe e anche le mani. Era stato lui il primo a rifiutare quella strana proposta e allora perché adesso che Arthur l’aveva rassicurato, faceva così?
Forse perché in realtà qualcosa secondo lui era cambiato davvero e il fatto che Arthur lo rifiutasse, peggio, che lo respingesse, che non lo accettasse, lo faceva sentire rifiutato, respinto…e…
 
Cosa diavolo stava facendo? Perché stava andando al suo tavolo??
 
Arthur stava ancora parlando con i suoi compagni, ma all’arrivo di Colin, gli rivolse un’espressione nervosa.
“Ah, sei tu. Che vuoi?”
“Ho ricevuto il tuo strano pacchetto…cosa significherebbe?”
“Mi sembra chiaro..sono la tua ricompensa, no?”
“Stai scherzando, vero?? Ma non ti vergogni??”
 
Arthur sembrò agitarsi sulla sedia.
 
“Che cosa c’è?? Sono pochi? Se ne vuoi di più, dirò a mio padre di..”
 
Colin con uno scatto repentino glieli buttò tutti sul tavolo.
 
NON VOGLIO I TUOI SOLDI, IDIOTA!!”
 
“No..devi concedermi di ripagare il debito!!” disse Arthur agitato, alzandosi, i soldi praticamente dimenticati.
 
“Avevi già un modo per farlo!! Ma evidentemente mi odi così tanto, che pensare di condividere lo stesso tetto con me in una villa lussuosissima è troppo per il tuo fragile equilibrio mentale, vero??”
 
“Ma che stai dicendo..io..non ti odiol!”
 
“Ma io sì!! Ti odio e non verrei mai a vivere da te! Non hai bisogno di corrompermi con i tuoi soldi. Puoi tenerteli!”
 
Si era voltato e si lasciò scappare una lacrima, che gli altri non videro, ma Arthur sì. Le sue sopracciglia ebbero un fremito.
 
“Arthur, se lui non li vuole, li prendiamo noi!” disse uno dei suoi compagni.
 
“Provaci e ti taglio le mani.”
 
 
“Colin, ma dove vai?? Non mangi??” chiese Cedric.
“NO!!”
Anya lo bloccò per un braccio.
 
“Che ti ha detto mio fratello??”
“Dire?? Non ha detto niente, ha ragliato solamente, perché è un asino.”
“Colin..gli hai buttato i soldi per terra!” disse Cedric basito.
“Ti ha offerto dei soldi per non venire da noi, vero?? Vero??” chiese Anya disperata.
“Sì, ma non devi preoccuparti..mi ha fatto solo un favore così ho potuto sbatterglieli sul tavolo. Perché mi guardi così? Credevi che volessi davvero essere il suo SERVITORE?? Scusatemi ma voglio andare a farmi una passeggiata prima dell’inizio delle lezioni.”
 
 
 
Non si curò dei richiami di Anya e Cedric.
Voleva solo andare via. Lontano. Lontano da loro. Da tutti.
Che cosa credeva?
 
Che avrebbero stabilito un LEGAME?
Arthur era così. Tutte le volte che si sono parlati..quella connessione che gli era sembrata di sentire..
 
Lo stava solo prendendo in giro.
In realtà non lo sopportava.
E lui si era illuso che..che potessero diventare..
 
Amici??
E suo padre invece lo vedeva come un SERVO.
 
Arthur neanche quello. Non lo voleva in casa sua. Preferiva offrirgli dei soldi pur di non averlo vicino e lui era anche stato male..in pensiero per lui..
 
Che vergogna. Si sarebbe sotterrato se avesse potuto.
 
Camminò fino al fiume, consapevole che sarebbe tornato troppo tardi per le lezioni e che ormai probabilmente era visto come disagiato da tutta la scolaresca.
Anya e Cedric erano gli unici amici che aveva trovato e ora non vorranno a che fare con lui nemmeno loro.
Forse avrebbe dovuto tenere i soldi di Arthur..una giusta ricompensa per averlo illuso, per avergli provocato degli incubi e uno spavento mica male, era giusto averla.
 
Si sdraiò su un masso a guardare l’aria trasparente che gli dava una sensazione di pace e l’altra notte lo aveva spaventato a morte.
 
L’acqua che paragonava ad Arthur che quel giorno era scappato in bagno e piangeva chissà preda di quali fantasmi che non voleva condividere.
 
E che non avrebbe mai conosciuto.
 
Una lacrima traditrice scivolò dalla sua guancia e si addormentò senza pensarci.
 
Cadde.
 
Giù,
Giù.
Giù.
 
Come preda di un sogno.
 
Volando su un drago.
 
Guidato da un incantesimo.
 
Mosso da un sortilegio.
 
Trainato da un incubo.
 
Lei, che c’era sempre a Salvarlo.
 
 
SPLASH.
 
Qualcuno urlò il suo nome, storpiandolo, ma sapeva che chiamava proprio lui.  
Ci mise un po’ per svegliarsi.
Per accorgersi che il freddo e il bagnato lo aveva avvolto con delle braccia gelate e crudeli ed estranianti.
 
E poi vennero sostituite da altre braccia.
Più comode, accoglienti, gentili..muscolose..
 
Muscolose???
 
“No…anf…anf…anf…”
 
“Tranquillo, ti ho preso. Ti ho preso!”
 
“NO. LUI NO!”
 
“Stai calmo. Ci sono io con te.”
 
Proprio quello che temeva.
 
Tuttavia si abbandonò a quelle braccia così gentili e protettive.
Una beffa del destino che ora era Arthur a salvare lui.
 
 
Nel giro di pochi minuti lo riportò sulla riva.
 
“Stai…ufff…bene??”
 
“Non c’era bisogno che tu..insomma..” lo guardò meglio e qualcosa si sciolse dentro di lui.
 
Sorrideva.
 
“Grazie!”
“Sì..beh..io…ma cosa ti è saltato in mente di dormire su quel masso??”
“Questi non sarebbero affari tuoi..”
“Sì che lo sono visto che sono stato io a tirarti fuori..hai rischiato di morire!!”
 
“Se vuoi posso chiedere a mio padre di darti dei soldi..”
 
Quella frase lasciò Arthur senza fiato e Colin si sentì un po’ in colpa. Dopotutto aveva appena salvato un idiota che ha rischiato di morire affogato in un catino d’acqua.
 
“Sì..ecco…a proposito..di prima..io…mi dispiace…”
“Ti dispiace? E per cosa?”
“Lo sai..per i soldi…per l’aeroplanino..”
“Quella era l’unica cosa carina di tutta quella sceneggiata.”
 
Il viso di Arthur si aprì in un sorriso.
 
“Trovi che sia bello?”
“Adesso non montarti la testa..era un aeroplanino nornale..molto più bello fuori che dentro, devo esser sincero.”
“Credevo che…insomma..tu trovassi insopportabile l’idea di essere pagato per essere il mio servitore. Non voglio questo per un mio compagno di classe.”
 
“E non credi che avresti dovuto lasciare la scelta a me??”
Arthur si torturò i pollici prima di fissarlo.
 
“In cosa consiste comunque?? Il..ehm..servitore.”
 
“Oh, beh… tu dovresti prepararmi i vestiti, lavarli..prepararmi il bagno, rifare la mia stanza..essere a mia disposizione se ho bisogno di qualcosa, cose così.”
 
“Insomma, come un maggiordomo.” Brontolò Colin.
 
“No! Un maggiordomo è diverso..e lo so perché ne abbiamo due a casa!”
 
“Ma tu ne vuoi uno personale.
 
“Sempre se tu vuoi..hai detto che mi odiavi, prima.”
 
Colin trasalì.
 
“Se ti avessi odiato veramente, non ti avrei salvato..”
 
Fu il turno di Arthur di trasalire.
 
“Possiamo smettere di parlare di salvataggi? Mi sembra di essere dentro uno di quei telefilm dei supereroi E poi avremmo davvero bisogno di asciugare i nostri vestiti!”
 
“Già..” disse Colin e si preoccupò. “Oddio, e adesso cosa facciamo?”
 
“E che facciamo? Torniamo a scuola così...”
 
“Stai scherzando??
 
“Sì, Sherlock!”
“Aspetta, che fai?”
“Chiamo Bob, il mio autista. Porterà per entrambi dei vestiti puliti e ASCIUTTI.”
 
“Aspetta, non farlo!!”
 
“Pronto, Bob?? C’è un problema. Devi portare subito due cambi, uno per me e uno per un mio amico a causa di un bagno fuori programma nel fiume Arsi. No, non sto scherzando. Quando scherzo sono molto più divertente. Per quanto pensi di essere qui? D’accordo ti aspetto.”
 
“Non puoi averlo fatto sul serio. Che imbarazzo!”
 
“Se preferivi sfilare tutto bagnato davanti alla scolaresca..” disse Arthur malizioso.
 
“Ma che…che gli racconto..”
 
“Oh, a Bob non importa. È abituato a tante stranezze, vivendo con noi.”
 
“Quindi siete molto stretti..” disse Colin con una strana enfasi.
 
Arthur si voltò.
 
“Nah. Non come un servitore.” Disse Arthur con un sorrisino.
 
 
 
Bob arrivò mezz’ora dopo, agitato nel vedere Arthur con i vestiti bagnati.
 
“Ho fatto più presto che ho potuto…ma signorino!! Dovresti sapere che non è stagione per i bagni vestiti!”
 
Colin stette zitto. Non aveva il coraggio di ammettere la verità.
 
“Grazie per la tua gentilezza e la tua DISCREZIONE, Bob!” disse Arthur a denti stretti. “Tieni. Puoi lasciarci un po’ di privacy??”
 
“Oh, fortunato che tuo padre è a lavoro.”
 
“Certo, certo!”
 
Colin vide Arthur dirigersi verso un cespuglio e d’istinto si avviò in quello di fronte. Notò le spalle nude di Arthur e la sua schiena attraverso il verde e si sentì imbarazzato.
 
È solo un maschio.
 
Finì di vestirsi a disagio, ma sentendosi poi a suo agio. I vestiti di Arthur, una flanella bianca e pantaloni della tuta blu, erano così MORBIDI.
 
Lui indossava una maglia di flanella azzurra che era simile ai suoi occhi celesti e un paio di pantaloni verdi della tuta.
 
Era tenero.
 
“Grazie per..ehm..non aver..detto..cosa è successo..”
 
Arthur gli sorrise.
 
“Avrai modo di sdebitarti anche per questo.”
 
Aspetta, cosa???

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Capitolo 7
*** L'ingresso alla villa ***


Era notte e Colin si trovava davanti a un castello. La luna splendeva alta nel cielo, faceva molto freddo e lui indossava vestiti molto leggeri. Decise così di entrare. Era un ambiente freddo e molto grande e non l'aveva mai visto prima ma sembrava come se sapesse esattamente dove andare.
 
Quel posto era ENORME, pieno di corridoi e scale che sembravano non finire mai e non sembrava fornire più di tanto riparo rispetto alla notte ma era meglio della notte gelida.
 
Una sensazione stranissima lo avvolgeva. La sensazione che ti pervade come quando stai tornando a casa dopo tantissimo tempo.
Una scala, poi un'altra, un'altra, un'altra ancora.
Doveva incontrare una persona. Era URGENTE.
Poi si sentì quasi mancare.
 
Una figura spettrale e trasparente lo stava osservando in cima alla scalinata. Sembrava BRILLARE e la luce che avvolgeva la figura metteva in ombra il suo viso.
 
"Tuuuu non puoiiiiii passare!!"
 
"FATTI DA PARTE!!!" gridó con più coraggio di quello che se ne sentiva in corpo.
"TU NON PUOI PASSARE!!"
 
"LUI MI STA ASPETTANDO. HA BISOGNO DI ME!!"
 
"Tu non passerai. Non ne hai più diritto!"
 
"Non osare!!" per qualche motivo quella frase lo colpì in pugno petto. Lui ne aveva diritto eccome. Aveva tutti i diritti del mondo, lui più di tutti. Caricó prendendo la rincorsa e lo spettro si dissolse contro di lui. Aprì il grande portone ed entró dentro una sala immensa, trovandosi davanti un uomo alto con un lungo mantello rosso, regale.
 
"Emrys. Sei tornato."
"Sì, sono qui, mio signore!! Sono tornato."
"Dov'eri, Emrys?? Dove sei stato?"
 
"Perdonatemi, mio Signore. Mi ero perso. Ho fatto un lungo viaggio per tornare da voi."

Ma il re davanti a lui continuava a guardarlo, triste, apparentemente senza ascoltarlo. La sua faccia era illuminata dalla luce della luna e rendeva impossibile guardare il suo viso, ma era lui. Era chiaramente LUI.
 
"Dov'eri, Emrys, dove sei stato? Mi hai lasciato solo."
Emrys cominció a commuoversi. Non voleva farsi vedere piangere ma non poteva farne a meno.

"Mi dispiace di avervi lasciato solo. Prometto di non farlo mai più."

"Ti piace fare promesse che non puoi mantenere!!" disse una voce femminile sarcastica e derisoria.
 
"Ma che.."
"Vattene via." di nuovo la voce maschile di prima.
 
"Vattene tu!! Lui è il MIO RE. IL MIO CASTELLO."
La figura sembró diventare più irosa che mai.

"Tuuuu. Lurido inetto. NON APPARTIENI PIÙ A QUESTO LUOGOOOOO."
 
Dette queste parole, lo spettro si alzó, levitó velocemente verso di lui e lo attraversó, strappandogli un lungo grido di dolore.
 
"AAAH." Colin si sveglió, sudato e ansimante da quell'incubo angoscioso e subito si coprì la bocca ma fortunatamente sembrava che Gaius non avesse sentito nulla e non si fosse svegliato.
Il re...il castello....lo spettro...si riaddormentó quasi subito con il cuore che gli batteva forte.
 
 
 
 
 
 
 
*  
 
"Ufff...Colin, benedetto ragazzo, sei ancora lì???" gli disse Gaius mentre camminavano verso il giardino.
"Sì, sono ancora qui!! Sei tu che non dovresti essere già lì. Sono o non sono più giovane di te??"

"Ma io sono anche più muscoloso. Te lo dico sempre che dovresti mangiare di più." disse Gaius mentre entravano nell'enorme salone della villa di casa Pendragon.
"Benvenuti nella mia umile dimora. Spero che la villa sia di vostro gradimento." disse Uther facendo il suo ingresso in quel momento.
 
Colin, che si era fermato a guardare un grosso vaso di rubino rosso su un tavolino di cristallo, rimase a bocca aperta. Uther gli dava una certa soggezione, ora come allora.
 
"Oh, di certo lo è, ma lo sarà di meno quando occorrerà pulirla." disse Colin.
Uther alzó le sopracciglia e Gaius gli diede una pacca sulla testa.
"Ahi!"
"Chiedo scusa, il mio figliolo ha un senso dell'umorismo tutto suo."
"Andrà d'accordo con l'altro mio figlio che sembra non averne affatto. Chissà, magari riuscirà a raddrizzarlo."
"Io sono simpaticissimo!!" si udì dai piani alti.

"Allora potresti anche essere galante e venire a salutare il tuo salvatore!" disse Uther guardando dalle scale.
"Non sono mica una principessa!!"
"Su questo avrei da ridire!" disse lui.

Colin si trattenne dal ridere. Non credeva che il grande Uther sarebbe stato così simpatico. Le sue riflessioni vennero però interrotte in quel momento da una nuvola di capelli che lo abbracciò e quasi lo fece cadere.
"Ma che..."
"Anya! Da un estremo all'altro. Vogliate perdonare la mia irriverente figlia."
"Perché parli sempre come un barone dell'800, papà??"
 
"Qualcuno in questa famiglia deve dare l'aristocratico e ora se vogliate scusarmi, ho delle pratiche da finire nel mio studio. Non aiutare il tuo amico con i bagagli. È suo lavoro dopotutto e dovrà abituarsi."
 
Ok, forse Colin era stato troppo generoso nei suoi giudizi, accecato dal troppo lusso. Però c'era Anya e questo bastava a dargli venire il buonumore. Avrebbe convissuto con la sua nuova amica. A volte quasi dimenticava che era la sorella di Arthur.
 
“Gaius, non si preoccupi, suo figlio avrà certamente dei giorni liberi in cui potrà tornare a casa.” Disse Uther.
 
“Non mi ha dato una buona notizia!”
 
“Papà!!”
 
Uther ridacchiò mentre si dirigeva verso il suo studio.
 
"Venite!! Vi mostro la casa!" disse Anya.
 
Poggiarono le loro robe e Anya cominció a guidarli per le stanze.
"Ok, venite con me. Quella è la cucina. Dove i domestici si dilettano per i pranzi più stravaganti che Arthur si diverte a chiedere. Ogni volta ne inventa uno diverso."
"Abbiamo trovato il tuo nuovo hobby, Colin."
"Io non so cucinare." borbottó Colin. Il pensiero di cucinare per Arthur gli faceva venire il mal di stomaco.
A uno a uno i servitori li salutarono.
Una donna grassottella di nome Marisa e un uomo con i baffi di nome Monsè, simpatico, strinsero loro la mano.
"Questa è la sala tivù. Spesso io, Arthur e papà ci trascorriamo le serate." disse Anya con un gran sorriso. Si capiva che era per lei fonte di bei ricordi. Era una stanza enorme con un maxischermo come fosse una sala cinema e un divano enorme di velluto rosso. Le tende erano di velluto blu e si aprivano sotto un paesaggio stupendo.
Il tour proseguì con la sala biliardo, la palestra, la soffitta, e i piani superiori,. C'erano anche tre bagni, uno al pianterreno ed era di un tenue arancione, al piano di sopra il bagno era violetto e poi c'era la soffitta.
"Qui non vi porto. C'è Arthur in questo momento e non vuole essere disturbato." disse Anya a disagio. "Scusatemi, quando ha i suoi momenti è meglio lasciarlo solo."
Anya guardò l'amico come a chiedergli scusa, ma Colin era troppo concentrato sull'informazione e sulla melodia che veniva da quella stanza per farci caso. Fece in tempo a vedere Arthur suonare il flauto. Non sapeva che lo suonava. E sembrava assurdamente triste.
 
 
"Ti aspetto fuori per un giro panoramico del parco." disse Anya, facendogli l'occhiolino e precipitandosi fuori con una piroetta.
 
Colin guardò suo padre e istintivamente lo abbracciò.
 
“Questo è ridicolo…insomma non è mica un addio!”
“Certo che no, sciocco!”
“E verrò a casa per il weekend!”
“Per mia sfortuna!”
“E poi mi sa che non resisterò tanto. Sicuramente mi licenzieranno prima che possa finire la settimana!”
“A volte mi domando se l’ottimismo l’hai ereditato da me o viceversa.”
 
Colin rise e si staccò da lui.
 
“Dai, ti aiuto a sistemare i bagagli.”
 
In dieci minuti sistemarono i vestiti di Colin dentro il sontuoso armadio di legno. Colin si trovò a tracciarne i contorni con le dita sorridendo.
 
Gaius sorrise.
 
“Sei sempre andato pazzo per gli alberi.”
“A volte sento come se potessero parlare..”
Dopo un po’, Colin si voltò verso Gaius.
 
“Papà…senti…”
“Mmm..”
“In questa casa c’è già chi si occupa della casa…a che gli servo io?”
Gaius lo guardò attentamente.
 
“Hai osservato bene la casa, Colin?”
“Sì..”
“Questa è l’unica cosa che hai notato?”
Colin abbassò lo sguardo.
 
“Non c’è la madre di Arthur…”
Gaius annuì.
“Pensi davvero che abbia bisogno di un altro servitore, Colin? Forse di un amico..”
 
 
Colin uscì dieci minuti dopo trovando Anya che lo aspettava su una panchina.
Il parco sembrava una distesa infinita. Bastava guardarlo per sentirsi a proprio agio. Ma il suo umore non riusciva ad acquietarsi.
 
"E questi gigli abbiamo deciso di piantarli per far compagnia alle rose e alle violette...Colin mi stai ascoltando???"
 
"Ehhh?? Scusami, mi ero perso!"
"Se non ti piace stare qui..".disse lei.
 
Accidenti..In quei frangenti sembrava proprio simile al fratello.
"Ma no. Che cosa stai dicendo?? Ero solo.."
"Sembravi solo uno che desiderava stare in un altro posto tranne che qui." disse lei dispiaciuta.
 
Non voleva che si facesse un'idea sbagliata.
 
“Stanotte ho fatto un sogno…”
 
“Davvero? Che tipo di sogno?”
 
Colin si strinse nelle spalle.
 
“Ero dentro un castello..cercavo qualcuno, ma un fantasma voleva impedirmelo..mi ha colpito. Non è divertente!” disse perché Anya ridacchiò.
 
“Oh sì, invece. Pensi che ci troverai qualche fantasma qui?”
“Non è quello che intendevo!”
“In soffitta ogni tanto sentiamo dei rumori molesti…oltre ad Arthur che suona!”
 
“Dai!!” cercò di rincorrerla ma lei scappò dalla sua presa.
 
“Colin…dopo quel giorno a scuola…perché hai cambiato idea?”
“Tuo fratello…è una persona sorprendente, Anya..e non sono molte le persone che riescono a sorprendermi, ultimamente.”
“E noi le persone che possiamo reputare amiche…”
“Anya…”
 
Ma Anya era già salita dalla sua stanza salendo sulla scaletta.
 
 
Colin si guardò intorno. Era come se fosse tutto sbagliato. Non era come se lo era immaginato.
Si sdraiò sul prato, chiedendosi perché avesse detto di sì. Quella famiglia non era nessuno per lui.
 
Delle farfalle bianche si posarono su di lui e lui si divincolò alzando lo sguardo e notando Arthur..  
Tantomeno il ragazzo biondo che lo snobbava dalla soffitta intonando una canzone triste e dolcissima.

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