A Characher study about Hamato Yoshi

di Raphaelgirl87
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Entry 1 ***
Capitolo 2: *** Entry 2 ***
Capitolo 3: *** Entry 3 ***
Capitolo 4: *** Entry 4 ***



Capitolo 1
*** Entry 1 ***




"Yame!"

I due ragazzi chini l uno verso l altro al centro del dojo sapevano bene cosa volesse dire quel comando detto dal Sensei dall alto della kamiza*....era il monito per ritornare in posizione eretta e iniziare la sfida.

Yoshi Hamato alzò lentamente lo sguardo da terra per agganciare visualmente lo sguardo del compagno che avrebbe sfidato. 

Sota Nakamura.

Non proprio un incapace, ma neanche uno eccelso. Poteva farcela a batterlo.

Doveva batterlo.

Era periodo di esami nella scuola gestita dal Sensei Tanaka, una delle scuole di arti marziali più importanti in tutto il Giappone, famosa per la sua ottima preparazione e per i suoi metodi rigorosi.

Sensei Tanaka era un maestro intimamente buono ma severissimo, che pretendeva il massimo del rigore e dell' impegno nel suo dojo. Scansafatiche e fannulloni venivano accompagnati regolarmente alla porta senza troppi giri di parole, poco importava la famiglia dove provenissero.

"Il samurai avanza giorno dopo giorno: oggi diventa più abile di ieri, domani più abile di oggi. L’addestramento non finisce mai." amava ripetere Tanaka durante i loro allenamenti, citando un certo Tsunetomo, e decisamente quella frase racchiudeva tutta la sua idea rispetto alla loro preparazione.

E Yoshi era tra gli studenti più brillanti e ambiziosi del corso. Ogni sua azione era tesa a dare il meglio di se.

In parte perché voleva rendere onore alla sua famiglia, gli Hamato appunto, abili combattenti di katana da generazioni.... Era da quando aveva iniziato a muovere i suoi primi passi che Yoshi amava seguire il padre, Kosami Hamato, durante i suoi allenamenti, rimanendo incantato a osservare quelle sue movenze perfette con quelle spade che sembravano rifulgere di luce propria tra le sue mani. Il giorno in cui ricevette la sua prima piccola katana pianse di gioia, tanto gli sembrava meraviglioso essere finalmente come il suo amato padre.

"Ricorda, figlio mio, la spada è l'anima.Il colpo è inflitto dalla coscienza che tira la spada dietro.Nella spada metti la tua coscienza e tutta la tua anima.Alla fine della spada, la decisione è tua" 

Gli ripeteva Kosami ogni mattina, quando dopo colazione, Yoshi raggiungeva il dojo.per gli allenamenti e, siccome la sua decisione era eccellere negli studi, ogni suo colpo era ben assestato e rigoroso.

Quindi, doveva essere il miglior allievo non solo per onorare la sua famiglia, ma soprattutto perché Yoshi desiderava con tutto il cuore fare parte del Clan del Piede, il clan di samurai più benvisto e famoso del Giappone; il Piede infatti, raccoglieva tutti i samurai più valorosi e coraggiosi del paese, il fiore all'occhiello di ogni dojo, per continuare l addestramento e diventare dei guerrieri abili e onorevoli.

Per questo ora doveva battere Sota. Aveva già sulle spalle due vittorie, quindi era certo di non ripetere l anno, ma se avesse vinto avrebbe ottenuto un voto eccellente, la sua pagella praticamente perfetta sarebbe stata un biglietto di presentazione perfetto un giorno per domandare la grazia di entrare nel Piede..... E soprattutto sarebbe diventato un Senpai, un allievo di grado superiore. Dall alto dei suoi tredici anni, Yoshi pensò che era un qualcosa che avrebbe potuto tranquillamente meritarsi.

I due contendenti quindi, dopo il comando di Sensei, si squadrarono molto.lentamente....Yoshi afferrò con una mano il tzuka* della sua katana, sfilandola con destrezza dalla tsuba** legata al suo keikogi***  e la mulinò nell'aria un paio di volte, neanche sapeva il perché forse chissà sperava di impressionare il suo avversario, che, però, si limitò a sguainare serenamente anch esso la sua katana.

Con un urlo, i due contendenti si lanciarono l uno contro l altro e iniziarono il combattimento....i primi affondi andarono a vantaggio di Yoshi, che non esitò più e più volte a mettere in difficoltà l avversario, senza però usargli.violenza, assolutamente bandita nel dojo, in quanto le arti marziali enfatizzano la forza mentale e non quella fisica....Il coraggio, la gentilezza, il reciproco aiuto, il rispetto di se stessi e degli altri erano i dettami principali ai quali venivano educati gli allievi, nessuno veniva meno, neppure in combattimento....

Difatti la sfida tra i due allievi continuò a svolgersi in maniera leale a più riprese, finché Yoshi non venne distratto da un ragazzo fuori dalla porta a vetri del dojo che non smetteva di osservare il suo combattimento con Sota.

Oroku Saki.

Era un ragazzo suo coetaneo della scuola avversaria a quella del maestro Tanaka e tra i due non correva buon sangue da veramente molto tempo. In realtà neppure Yoshi sapeva il perché, non aveva memoria di nessun comportamento sbagliato ai danni di quel ragazzo, eppure Saki non poteva non provare un antipatia quasi bruciante per la sua persona.

In realtà non C era niente di eclatante, non avevano mai litigato, ne peggio arrivati a risse o qualcosa di disonorevole....ma era il suo atteggiamento, la mancanza di saluto, gli sguardi che gli lanciava di continuo quando si incrociavano per strada....

Era innegabile, non poteva vederlo e onestamente Yoshi se ne era fatta una ragione, viveva benissimo anche senza la sua approvazione.

Ma quel giorno....

Quel giorno, mentre durante il combattimento, Yoshi si stava riprendendo da un affondo di Sota, non poté non notare quegli occhi di ghiaccio su di sé....

"Cosa vuoi? Vattene!" Gli disse col solo labiale, per non dare spettacolo.... 

Ma il ragazzo dall uniforme nera, in contrasto con la sua, blu e bianca, non gli rivolse la parola.

Anzi meglio, gliene rivolse tre molto ben precise

"Vedrai, un giorno...."

E con il pollice si passò una linea su tutto il collo.

Yoshi sentì il sangue raggelarsi. 

Va bene stare antipatico a Oroku Saki.

Ma perché quel gesto?

Cosa intendeva?

Perché ora.....voleva ucciderlo?

Ma tutti quei pensieri vennero interrotti dal suo avversario che, approfittando della distrazione che aveva avuto, lo atterrò al suolo. 

Il Sensei decretò la fine dell incontro, cosa che fece più male a Yoshi della fredda punta della katana sulla sua gola da parte di Sota:

"Il vincitore dell incontro è Sota Nakamura....complimenti. I due contendenti liberino il dojo.... Yoshi Hamato, puoi tornare a casa. Torna domani per le pagelle e gli esercizi da svolgere per l estate...."

"Ma....Sensei...." Tentò debolmente di protestare Yoshi, ma quando ricevette su di sé lo sguardo raggelante del maestro, si zittí subito.

Non aveva niente da protestare, era colpa sua.  Sì era distratto e aveva perso la possibilità di diventare Senpai per quell' anno.

Era solo colpa sua. 

"Niente....bravo Sota, i miei complimenti...." Disse Yoshi educatamente inchinandosi davanti all avversario che ricambiò

"Sei stato bravo anche tu, Yoshi" gli rispose Sota gentilmente, mentre Yoshi, inchinandosi anche verso il maestro, lasciò il dojo quasi correndo.

Fuori dalla scuola, Oroku Saki sembrava essersi volatilizzato.

E onestamente Yoshi ne fu quasi felice.

Non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di fargli vedere che stava piangendo per colpa sua.


*Manico

**Fodera

*** Uniforme da allenamento


*Zona rialzata del dojo dove sedevano i maestri



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Capitolo 2
*** Entry 2 ***




Kosami Hamato era andato a colpo sicuro nella ricerca di suo figlio. Gli era giunta voce dalla scuola che il combattimento per il passaggio da allievo normale a Senpai non era andato bene e, se conosceva un po' Yoshi, sicuramente era devastato dalla sconfitta e la sua riservatezza innata lo aveva spinto a recarsi lontano dal loro piccolo paese nell'unico posto dove amava andare per ritrovare la pace.

Il lago vicino al tempio.

Solo vicino al silenzio sempre presente li attorno, davanti a quelle acque calmissime e nella natura, il suo ambizioso tredicenne avrebbe ritrovato la serenità.

Difatti, come volevasi dimostrare, lo trovò li seduto sulla sponda del lago, ancora vestito con la divisa della scuola, i capelli neri che iniziavano a uscire fuori ribelli dallo chignon sul capo, mentre singhiozzava silenziosamente tenendo sulle gambe un libro di arte. La sua passione più grande, dopo la katana.

Kosami sapeva solo lui quante ore perdeva il suo ragazzo dentro quelle pagine, ammirando i colori e la tecnica dei quadri dipinti li e di come provasse a riprodurli in camera sua, con discreti risultati anche.... 

In particolare si soffermava sempre sulle opere di quattro pittori, davanti ai loro dipinti restava imbambolato per ore, tanto li amava: Leonardo Da Vinci, Raffaello Sanzio, Donato di Niccolò di Betto Bardi anche detto Donatello e Michelangelo Buonarroti.

Erano i suoi pittori preferiti, lo diceva sempre, decantandone i meravigliosi dipinti a chiunque incontrasse, innamorato perso, come lo si è delle cose belle....

Due figli aveva avuto dalla defunta moglie Hinata, due anime completamente diverse....Il primo, Arinori, ormai ventiduenne, era sempre stato una personalità molto tranquilla, gli era bastato ottenere la sufficienza negli studi, trovare un buon posto di lavoro come contabile e sposare la moglie Yui, donando due eredi alla discendenza Hamato e facendo sospirare di sollievo Yoshi, in quanto lui aveva sempre ammesso di non volere in futuro ne una famiglia ne tanto meno figli....il suo unico obiettivo era studiare alacremente, fare carriera nel clan del Piede e diventare un samurai onorevole,non voleva altro:

"Musuko*, non dire mai:'quest acqua non la berrò.... Perché il cammino è lungo, e potrebbe venirti sete'...." Lo riprendeva amorevolmente il padre, ma il piccolo Yoshi restava imperterrito nella sua spavalderia....

Non era quindi sorprendente che quella sconfitta gli bruciasse così tanto....

"Yoshi...."

Gli disse amorevolmente Kosami avvicinandosi a lui sulla sponda del lago....Yoshi vide il padre e tirò su col naso, asciugandosi le lacrime alla bene e meglio con la manica della divisa:

" Hanarete, otōsan**, sono una delusione per te...."

"Perché dovresti essere una delusione per me, Yoshi?- gli rispose gentilmente il padre, sedendosi vicino a lui- Hai combattuto mancando di rispetto al tuo avversario?"

"No, otosan...."

"Hai usato violenza nei suoi riguardi?"

"No, otosan, assolutamente!!!!"

"Sei stato sleale in qualche maniera contravvenendo alle regole del tuo dojo?"

"No, mai, otosan...."

"E allora, non sei una delusione per me, musuko....hai solo perso un incontro....Può capitare.... Meglio una sconfitta leale che una vittoria sporca...."

"Sì, ma.... Otosan....era un incontro importante....sarei potuto diventare Senpai....invece mi sono fatto distrarre da Oroku Saki, vedendolo alla finestra e...."

"E cosa c entra Oroku Saki in tutto ciò? Sai bene che anche se ci fosse stato un Kami in persona, tu sei chiamato a mantenere la concentrazione durante lo scontro....ora era solo un piccolo incontro per gli esami finali della tua scuola....Un domani potrebbe essere un combattimento sul campo di battaglia....Restare concentrati può fare la differenza tra la morte e la vita....ricordatelo!"

Yoshi si morse un labbro.....suo padre aveva ragione,su tutti i fronti....eppure quel gesto del suo nemico lo aveva sconvolto più di quanto non avrebbe forse dovuto....alla fine era solo una sciocca bambinata tra allievi.....

"Yurushitekudasai, otōsan, anata wa tadashīdesu***" disse il ragazzo a bassa voce, rivolto al padre che lo tenne stretto tra le braccia:

"Yoku yatta****, figlio mio.... Ricorda, ci sono cose che semplicemente accadono, non possiamo avere il controllo su tutto....Guarda l arte che tanto ami..... innanzitutto, un dipinto non si fa in un solo giorno, e tu che ami dipingere lo sai bene, e soprattutto se noti bene, ci sono sbavature e pennellate storte in ognuno dei dipinti che ami.... Questa è la prova che la Bellezza è fatta anche di attimi di imperfezione e dobbiamo accettarlo...."

Yoshi sorrise, pensando che in effetti il padre avesse ragione.... Solo una cosa lo turbava ancora molto:

"Otosan?"

"Sì, musuko?"

"Perché Oroku Saki c'è l ha tanto con me? Non gli ho mai fatto niente e lui mi odia, senza motivo...."

A quelle parole, Kosami sospirò profondamente, prendendo un sasso da vicino a lui....Era un passato molto doloroso, ma era giusto che il figlio lo sapesse:

"Vedi.... Pare che molti anni fa uno degli antenati della casata Hamato abbia denunciato per gravi crimini al Daimyo del tempo uno degli antenati di casa Oroku e che questo è stato poi giustiziato a causa di questa denuncia.... Io....non so dirti se la cosa sia vera o meno....non era nato neanche mio nonno.... So solo che è così che nascono le guerre...." 

E così dicendo, Kosami lancio con un colpo preciso il sasso nel lago, che si increspò, accogliendo quella pietruzza con sé

"Una persona lancia una pietra.in un lago, questa pietra inizialmente crea delle onde sempre più grandi, sempre più ampie....finché vedi? Esse piano piano spariscono ....Ma la pietra è rimasta la, sul fondo.... E niente sarà più come prima....Sai....non è giusto causare le guerre per primo, ma difendersi da esse si, strenuamente e difendere i propri cari anche....bisogna sempre combattere per il bene.... Ora andiamo, figlio mio, andiamo al tempio a dire una preghiera per tua madre e poi andiamo a casa, fra poco è ora di cena e ci saranno anche tuo fratello e la sua famiglia...."

Yoshi annuì felicemente....Voleva bene ad Arinori, anche se essendo più grande di lui, non avevano condiviso giochi e tanti momenti insieme....ma il fratello si prendeva cura di lui come un secondo padre .... Inoltre bazzicava i grandi ranghi del Piede e per lui era motivo di sogno sapere che aveva a che fare con quelle personalità che tanto amava.....

Anche lui un giorno avrebbe raggiunto quegli incarichi.

E la sua vita sarebbe stata completa.

Si alzò in piedi e insieme al padre entrò nel tempio.... 

In silenzio, a piedi scalzi, padre e figlio si purificarono bocca e mani alla temizuya dell' acqua, per poi recarsi sempre in silenzio all altare delle divinità , mentre il padre faceva scivolare una moneta nella cassetta delle offerte....

Yoshi guardò con affetto il padre accanto a lui pregare con devozione come aveva sempre fatto.... Lui non sapeva ancora bene a quali divinità donare la sua vita....

A onor del vero, non gli importava di averne una specifica.

Gli importava solo di una cosa, che la sua preghiera venisse ascoltata

Alla fine era sempre la stessa.

La pace eterna per sua madre, che gli era stata strappata via troppo presto.

E diventare una punta di diamante del Piede.

Nient altro voleva, pensò Yoshi, battendo le mani alla fine della preghiera e recandosi col padre all uscita del tempio.


*figlio mio 

**Vattene via, papà 

***Perdonami papà hai ragione

**** Ben fatto

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Capitolo 3
*** Entry 3 ***




Premessa doverosa: Splinter in realtà è eterosessuale nei fumetti IDW, in quanto è stato sposato fino alla morte di quest' ultima con la mamma dei suoi ragazzi che compare ogni tanto come spettro .....Ma siccome il mio character study segue la trama della serie TV del 1987 dove li la sessualità di Splinter non è assolutamente specificata e soprattutto si immola felicemente nel ruolo di padre senza avere altre relazioni, mi piace pensare come headcanon che possa essere anche solo bisessuale e che possa aver avuto una relazione con un uomo, nulla toglie ne al maestro ne al padre che sarà! Oltretutto l omosessualità in Giappone è documentata dai tempi antichi e non è considerata un peccato neanche per la religione shintoista.

Altra nota: il Genpuku, la cerimonia per diventare guerrieri samurai ed entrare nel mondo adulto, avviene a tredici anni....ho voluto fare si che in questa storia giungesse a venticinque solo per condurre meglio il mio headcanon, niente altro.


*************************


"Sei pronto, otuto*?" Domandò Arinori sorridendo fiero a un eccitatissimo Yoshi, che cavalcava al suo fianco nella strada battuta tra due fianchi di boscaglia in direzione Shimara, il paese dove risiedeva la sede del Clan del Piede.

Era giunto il momento.

Il suo fratellino aveva ormai vent anni compiuti, aveva superato tutte le prove e tutti gli esami del dojo del maestro Tanaka brillantemente e con risultati eccellenti e vi si era diplomato con ottimi voti....da lì, con un lettera di raccomandazione del maestro in mano e tantissima impazienza, Yoshi aveva fatto armi e bagagli, salutato il loro caro padre e lasciato il suo paese natale, per proseguire il suo addestramento nella sede del Piede.

Il suo sogno di diventare uno dei capi di quel clan stava finalmente mettendo radici e il piccolo Hamato non stava nella pelle:

"Se sono pronto? Ani** ,sono nato pronto! Non vedo l ora giunga finalmente il giorno del mio Genpuku***...." Disse pieno di frenesia il ragazzo, venendo però affettuosamente rimbeccato dal fratello maggiore:

"Quanto corri, fratello, non siamo neanche arrivati al Piede e tu già vuoi diventare samurai? Presentiamoci prima al Daimyo Jurobei, in modo che tu possa iniziare subito l addestramento...."

"Hai ragione, Arinori-san- rispose Yoshi arrossendo leggermente e sorridendo- ma è tutta la vita che mi preparo a questo momento e non mi sembra ancora vero...."

Arinori sorrise, come dargli torto....Il Genpuku era la cerimonia che ogni aspirante samurai sognava....davanti al Daimyo e alle autorità più importanti, gli allievi della scuola ricevevano la katana persona del signore che servivano e acquistavano un nome nuovo, un nome da guerriero che gli avrebbe accompagnati per sempre.... Morivano come allievi per rinascere come guerrieri valorosi, fino alla morte.

"Te lo meriti, Yoshi-san, ti sei allenato così duramente, hai tutto il diritto di entrare nel Clan più famoso di tutto il Giappone.... Renderai molto onore alla nostra famiglia, ne sono certo, è il tuo destino...... Ma ora guarda, otuto, siamo arrivati....."

La boscaglia davanti a loro infatti si aprì su una radura dove, affiancata a un lago al centro di essa e distaccata dal piccolo borgo di Shimara, si apriva una grossa casa bassa di legno con ampie vetrate e porte scorrevoli.

La sede del Clan del Piede.

Yoshi si accorse di tremare leggermente, mentre gli occhi gli si inumidirono dalla gioia quando scese da cavallo, legandolo al suo posto nella loro scuderia, poco distante dalla casa.

Era giunto finalmente dove aveva sempre desiderato essere. Le sue lunghe preghiere nel tempio e il suo duro lavoro aveva dato i suoi frutti

"Arigatò, okasan****...." Pensò il giovane Hamato commosso, rivolgendo un pensiero alla mamma defunta, sapendo che di sicuro c era anche il suo zampino, mentre col fratello si recò dal Daiymo Jurobei, presente nella scuola eccezionalmente per accogliere le nuove leve.

Alla vista di quell' imponente samurai, con la divisa del Piede e la lunga katana appesa alla cinghia, Yoshi restò senza fiato e dovette fare uno sforzo enorme su se stesso per chinarsi davanti a lui come voleva l usanza:

"Daimyo Jurobei, sono onorato di presentarle mio fratello Yoshi, uno dei migliori allievi del Sensei Tanaka, se non il migliore...." Disse Arinori inchinandosi anche lui davanti al Daimyo che sorrise benevolmente al nuovo arrivato

"So bene chi è tuo fratello, Arinori-san, le lodi del suo maestro sono state innumerevoli nei suoi riguardi.... Siamo lieti di averti nella nostra scuola, ragazzo....sei pronto a seguire un duro addestramento per poter diventare finalmente un Samurai del Piede?"

"Se....lo voglio? Oh signore, non..... desidero....altro ...." Balbettò Yoshi ancora chino davanti a Jurobei che continuo a guardarlo con simpatia:

"Bene, allora alzati ragazzo, ti presento al tuo Sensei! Subito dopo ti faremo vedere dov è la tua camera....Yi, prendi il bagaglio del nostro nuovo allievo e portalo nella sua stanza! Mentre tu, ragazzo, vieni con me!"

Il giovane Hamato ubbidì al comando del Daimyo e, dando il bagaglio alla cameriera accorsa a quel comando e seguendo la sua imponente figura, il ragazzo con il fratello a fianco percorse il lungo corridoio che dall ingresso portava nel grande dojo, dove si stava svolgendo un allenamento intensivo sotto la guida di un signore di mezza età col kimono bianco e lo stemma del Piede appuntato sopra

"Sensei Genni?" lo chiamò Jurobei e il maestro, con un comando invitò gli allievi al riposo e si chinò verso il Daimyo

"Ditemi, mio signore"

"Desidero presentarvi il vostro nuovo allievo, Sensei, Hamato Yoshi della casata Hamato, una punta di diamante della scuola del Sensei Tanaka" disse il Daimyo presentando Yoshi che si chinò rispettosamente davanti al maestro che rispose all inchino con stima

"Per i Kami, un Hamato nella mia classe! La fama di combattenti di katana precede di molto la tua famiglia, ragazzo....tuo fratello può confermare....."

Arinori annuì compiaciuto alle parole del Sensei, mentre Yoshi, pieno di orgoglio, balbettò con commozione:" Si, Sensei, porto il mio.nome. con onore e mi impegnerò a fondo per essere degno della mia famiglia"

"Non ho alcun dubbio, figliolo, se sei qui è perché lo meriti....Benvenuto nella mia classe, domani stesso inizierai le lezioni...."

"Yoshi! Yoshi-san! Non posso crederci!"

Una voce allegra squillò lieta dal fondo del dojo e senza quasi accorgersene, il ragazzo si trovò travolto dall abbraccio di un ragazzo....sorpreso, lo scostò un poco da lui per capire chi era, salvo poi sorridere con gioia e ricambiare l.abbraccio:

"Sota!!!!! Sota Nakamura!!!! Non posso crederci! Anche tu qui?"

"Esatto....quanto tempo Yoshi, non ti vedo da quanto ti ho battuto a fine anno sette anni fa orsono...."

"Ah non ricordarmi quella bruciante sconfitta...." Disse il giovane Hamato al suo amico, felice di rivederlo.... Paradossalmente, nonostante fosse stato proprio battuto da Sota, non ebbe lui come Senpai, in quanto il suo avversario si dovette trasferite per affari di suo padre quella stessa estate, proseguendo il suo addestramento in un altra scuola....Non si erano mai più rivisti da allora è Yoshi fu felice di vedere una faccia amica in mezzo a tanti volti sconosciuti.

"Ah, ti ho battuto proprio per un soffio, sei sempre stato il migliore, Yoshi.....ah.... Gomenasai, Daimyo Jurobei e Sensei.... Ma io e Yoshi siamo amici da tanto tempo....l emozione di rivederlo ha prevalso sul mio controllo....domando scusa....." Disse Sota inchinandosi profondamente davanti al maestro e a Jurobei che lo stavano guardando perplessi, salvo poi sorridere davanti alle sue scuse:

"Sota Nakamura, un cuore lieto per la presenza di un amico è un balsamo per l anima,non c e bisogno di scuse" gli disse il Daimyo benevolmente, seguito dal maestro

"Ora però torna a posto, figliolo, o devo prendere provvedimenti"

"Si, Sensei, subito...."

E Sota tornò al suo posto sorridendo ancora all amico, mentre il Sensei salutò il suo nuovo allievo e riprese l allenamento.

Fuori dal dojo, Jurobei stava per congedarsi dai due fratelli Hamato, quando una voce sorpresa giunse alle spalle del trio:

"Yoshi, che sorpresa!"

Il ragazzo si girò e rabbrividì alla vista di Oroku Saki vicino a lui. Non aveva dubbi che anche lui sarebbe stato accettato nel Piede, era abilissimo, forse il più abile della sua scuola. Ma davvero aveva vivamente sperato di non averci più a che fare, una volta trasferitosi li:

"Oroku, che ci fai in giro? Non hai lezione con Sensei Genni?" Gli domandò incuriosito il Daimyo, mentre Saki si inchinò profondamente:

"Ho avuto necessità della toiletta, signore.... E se permette, davanti a voi, desidero porgere le mie scuse a Yoshi qui presente"

Yoshi restò interdetto davanti alle parole di quel suo avversario, mentre Jurobei incalzò

"Scuse? Per quale motivo?"

"Ho.....offeso molto in passato questo mio compagno, ero uno ragazzino e ho creduto a delle dicerie sulle nostre casate, in odio da generazioni, ma non desidero sia più così, desidero che tra noi ci sia la pace.... Yoshi perdona questo tuo sciocco amico...."

Il giovane Hamato rimase senza parole....dopo tutto quello che aveva passato per colpa sua, le cattiverie, l indifferenza, quel gesto che gli era costato il posto di Senpai.... Ora tutto era cancellato cosi? Con un colpo di spugna?

Quanto avrebbe voluto dirgli di no e sbattergli in faccia tutto ciò che aveva dovuto subire....

Ma era davanti al Daimyo della scuola, doveva mantenere il controllo....non doveva giocarsi tutto per una sciocca ragione....

Arinori lo guardò intensamente e capì perfettamente cosa voleva dirgli.

La stessa cosa che gli aveva detto suo padre, tempo fa.

Non si comincia mai una guerra per primo.

Yoshi sospirò

"Scuse accettate, Saki....Ricominciamo da capo" disse il ragazzo chinandosi a sua volta verso l avversario che stranamente sorrise, non glielo aveva mai visto fare:

"Grazie, Yoshi, significa molto per me" ribatté Saki con un tono che pareva davvero sincero.... Il Daimyo vicino a loro, sorrise a sua volta

"Molto bene, è sempre bello quando l.intelligenza dei ragazzi fa finire una contesa secolare, sono molto fiero di entrambi....ma ora Oroku, torna ai tuoi allenamenti e Hamato, accompagna tuo fratello a recuperare il cavallo, salutalo e corri a preparare la tua stanza e a vestirti per la cena....Benvenuto ancora,ragazzo! Che il tuo soggiorno qui sia proficuo e che sia l inizio di una lunga permanenza nel Piede!"

Yoshi ringraziò ancora e il gruppo si divise, Saki tornò ai suoi allenamenti e Yoshi accompagnò Arinori alla scuderia

"Non.mi fido di Saki, ani, quelle scuse mi sono suonate false....me le ha fatte solo perché C era il Daimyo li presente...." Sussurrò il ragazzo al fratello, mentre Arinori sellava il cavallo

"Forse, otuto, ma non crucciarti....Tu e Saki siete solo tenuti a condividere degli spazi in pace, niente altro....sei qui per proseguire il tuo cammino di addestramento, tuo e di nessun altro.... Continua a mantenere l autocontrollo che hai mostrato ora e vedrai che andrà sempre tutto bene....Punta sempre gli occhi sul tuo Ikigai, fratello, e ogni ombra cadrà alle spalle....verrò presto a trovarti con nostro padre, stammi bene Yoshi e sii felice!"

Dopo quelle parole, i due fratelli Hamato si abbracciarono e Arinori si allontanò a cavallo per tornare dalla sua famiglia, mentre Yoshi rimase un attimo a guardarlo dal sentiero salutandolo con la.mano.

Suo fratello aveva ragione, chi se ne importava di Saki. Era il tempo di mostrare il suo valore e chi c era con lui era irrilevante. Era il suo destino. Il suo addestramento era appena iniziato.

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E fu così che i cinque anni di addestramento a Shimara volarono in un battito di ciglia e furono anni incredibilmente felici per Yoshi, anche se decisamente intensi e laboriosi.

L addestramento infatti di un samurai è lungo e intriso di arduo lavoro e intenso studio.

Le giornate iniziavano all alba, dove ogni allievo, dopo aver rifatto il proprio futon ed essersi lavato per bene, si vestiva con l uniforme da allievi e si recava nella sala comune per la colazione.

Subito dopo era il tempo dello studio: gli allievi ordinatamente si recavano nell' aula adibita a scuola, dove il Sensei istruiva i suoi giovani guerrieri sulle nozioni del Kendo, anche detto “La via della Spada”, il codice morale dei Samurai, sulla loro religione shintoista e sul Bushido, anche detto:"La strada del Guerriero”, il rigido codice etico a cui il samurai donava tutta la sua vita.

Dopo il pranzo e un breve momento di riposo, il pomeriggio era dedicato a diverse attività, che si alternavano tra loro, in modo che i guerrieri samurai non solo apprendessero la giusta arte del combattimento, ma anche e soprattutto la saggezza, l eticità, la moralità, il controllo dei propri impulsi e l armonia spirituale che dovevano avere.

Quattro pomeriggi a settimana erano dedicati ad allenamenti intensivi di combattimento con tutte le armi, non solo la nobile katana, in quanto, secondo la classe guerriera, non esistevano armi onorevoli e disonorevoli, ma solo efficaci e non efficaci. Yoshi imparò ben presto perciò a padroneggiare, oltre alla sua sempre amatissima katana, anche l uso dell arco, del Bo, dei Sai e dei nunchaku, cavandosela molto bene in tutte quante quelle discipline, migliorando inoltre nell combattimento corpo a corpo e in quello a cavallo durante le lezioni di equitazione. Era meno abile, lo doveva riconoscere, con la lancia e la.naginata, ma capì ben presto che non era richiesta la perfezione, quanto l.impegno costante e continuo nel miglioramento di se stesso.

I pomeriggi non dedicati all addestramento erano dedicati ad attività volte a migliorare il proprio equilibrio e il proprio benessere spirituale: si andava dallo studio della bella calligrafia, all ikebana, ovvero l arte di disporre in bella composizione i fiori recisi alla poesia.

Un giorno la settimana si partecipava tutti insieme, con addosso il kimono della festa, alla cerimonia del tè chiamata “cha-no-yu”. L’ambiente circostante, la sala in cui avveniva la cerimonia del tè, i movimenti, i gesti e i modi di porsi erano legati a rigide regole che sarebbero servite a tutti loro per sapersi comportare davanti al Daimyo e alle varie autorità che avrebbero incontrato nella loro vita e tutti loro allievi erano tenuti a rispettarle scrupolosamente.

I rari momenti di tempo libero non passavano nell' ozio, che era bandito nella scuola del Daimyo Jurobei, ma venivano spesi nella pulizia del dojo e dei locali comuni, nello studio e nella meditazione e nella contemplazione della lussureggiante natura tutt attorno alla scuola, composta da montagne verdissime, boscaglia fitta e silenziosa e il lago calmissimo che troneggiava proprio davanti alla porta del loro dojo.

L esercizio fisico dell' addestramento, l alimentazione sana e la cura della sua persona fecero si che Yoshi si sentisse davvero bene, fisicamente e mentalmente, nel corso di quegli anni. Ogni volta che riceveva le felici visite del padre o del fratello, i suoi cari non potevano non.notare come il suoi incarnato fosse sano, come il suo corpo si fosse irrobustito e il suo colorito fosse acceso. Soprattutto come i suoi occhi brillassero di gioia al pensiero di essere lì.

Si, Yoshi era realizzato, lì a Shimara si sentiva a casa, gli sembrava che niente potesse andare storto. Era felice di dare il massimo per ciò in cui credeva e il suo sogno di diventare un Sensei e un samurai del Piede era sempre più vicino....a fine anno ci sarebbe stato il suo Genpuku, si era allenato così tanto per quello.....

Persino i rapporti con Oroku Saki sembravano davvero migliorati da quella riconciliazione davanti al Daimyo Jurobei cinque anni prima. Non erano assolutamente amici, le sue amicizie li dentro erano altre, e Yoshi continuava a non fidarsi di lui ma il rapporto tra i due era finalmente cordiale, forse un po' freddo, ma non C erano stati più accenni di odio o simili.

Soprattutto tra lui e Sota il legame nel corso di quegli anni si era rinforzato.... I due passavano molto tempo insieme nei rari momenti di tempo libero, pulendo insieme il dojo, passeggiando per le montagne attorno a loro o meditando insieme lungo il lago, discutendo di arte, musica,tecniche di combattimento, sentendo che tra loro era nato un affetto sincero e che amavano la compagnia l uno dell altro.... Insomma, il ragazzino che aveva lasciato sette anni fa era diventato un uomo anche lui, colto, gentile, generoso e piacevole alla vista.

Molto piacevole in realtà, con i lunghi capelli neri e gli occhi verdissimi come l acqua del lago dove non si buttava mai.

"Sono terrorizzato dall' acqua- gli aveva confidato un giorno, mentre meditavano proprio sulla riva del lago stesso- la mia sorellina ha rischiato di morire per essersi addentrata troppo a largo in un lago come questo.... L hanno salvata per un soffio....ma mi è rimasta la paura dell' acqua dopo quell episodio.... Ci sono cose che non si dimenticano....."

In quel momento, mentre erano lì da soli, Yoshi si era girato a guardare quel suo viso di porcellana e si accorse che lo trovava semplicemente perfetto, ogni lineamento era disposto con grazia e gli occhi verdi brillavano alla luce del sole.... Senza quasi accorgersene, quasi a ringraziarlo di quella confessione, la sua mano scivolò ad afferrare la sua.

Non seppe neanche il perché lo fece, non vedendo reazione stava anche per toglierla, ma improvvisamente senti le dita di Sota intrecciarsi nelle sue.

"Grazie...." Gli mormorò Sota sorridendogli e per la prima volta Yoshi sentì una sensazione di profondo calore avvolgerlo, mentre semplicemente restava in silenzio con quel suo amico li, seduti vicino a un lago a tenersi la mano in silenzio.

Fino a quel momento il giovane Hamato era stato convinto di essere attratto dalle donne, anche se, talmente era teso al raggiungimento del suo scopo che non aveva mai intrecciato nessuna relazione.

Ma ora, li seduto vicino a Sota, si accorse di provare un emozione decisamente diversa, un emozione forte che lo faceva sentire vivo e protetto, che lo faceva sentire a casa.

Poteva essere quello l amore?

Poteva essere davvero quello il filo rosso che, secondo la leggenda,unisce indissolubilmente una persona all altra fin dalla nascita?

E soprattutto, Sota ricambiava quel suo sentimento?


*Fratello minore

** Fratello maggiore

*** Cerimonia solenne per diventare samurai a tutti gli effetti

****Grazie mamma

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Capitolo 4
*** Entry 4 ***


"Woooow! Oij* Yoshi, sembri veramente un guerriero!!!!!" Dissero i nipotini del giovane Hamato a vedere lo zio sfolgorante nella sua uniforme nuova da samurai, un kimono nero e bianco, riccamente decorato con ricami rossi sui bordi e sui polsi, mentre, aiutato dalla cognata Yui a vestirsi, si rimirava davanti allo specchio della sua camera....Yoshi era pieno di gioia e impaziente come un bambino in attesa del Kodomo no hi**....il suo Genpuku, la cerimonia dove sarebbe diventato un samurai a tutti gli effetti, era sempre più vicina, ormai mancava meno di una settimana e il giovane Hamato non stava più nella pelle..... Finalmente avrebbe avuto un nome nuovo, per indicare il suo status nuovo di guerriero e avrebbe potuto scegliere un compagno con cui partire per la sede dove poi avrebbero preso servizio come emissari del Piede.

E se fino a qualche settimana fa, il giovane Yoshi non aveva dubbi su chi avrebbe scelto come alleato, ora da quando aveva preso coscienza di nutrire un sentimento per Sota più forte dell' amicizia, non ne era più così convinto.... 

Aveva cercato di mantenere un rapporto sereno con l amico, di non fare trapelare assolutamente nulla, ma non poteva non pensare che, se avesse scelto Sota, il loro rapporto sarebbe sicuramente cambiato. 

E lui non poteva permettersi debolezze di nessun tipo.

Non doveva cedere alla trappola dell' amore.

Era a tanto così da diventare un guerriero del Piede.

Era il suo sogno da sempre.

Doveva mantenersi concentrato li.

"Avete visto? È meravigliosa....non posso crederci....il mio sogno si sta....ahi, Yui!"

"Scusami Yoshi, ma non stai fermo un attimo e non mi permetti di rifinire il colletto!" Gli disse la cognata ridendo, appuntando uno spillo nel colletto del kimono per sistemarlo, mentre Yoshi sospirò:

"Hai ragione, Yui, gomenasai, ma sono la persona più felice del mondo! Il mio sogno finalmente si sta per avverare!"

"Devi essere felice, otuto, te lo meriti- gli disse Arinori, entrando in quel momento nella camera, accogliendo i figli tra le braccia- hai lavorato sodo,.... ma ora, moglie e figli miei amati, lasciatemi solo un momento col mio fratellino....."

"Certo, marito mio....Kodomo***, andiamo...." E così dicendo, Yui prese i figli uno per mano e uscirono fuori, lasciando i due fratelli Hamato soli in stanza:

"Per i Kami, otuto,sembri così grande vestito così....mi ricordo quando eri un bambino e ti facevo volare sopra la mia testa.... Otosan impazzirà quando ti vedrà....e non voglio immaginare se okasan fosse stata in vita..... Fatti abbracciare....."

E i due fratelli si strinsero in un lungo abbraccio affettuoso, mentre Yoshi tirò su col naso e si asciugò due lacrime che gli stavano facendo capitolino dagli occhi:

"Ti devo tutto, ani, grazie per aver creduto in me, sempre...."

"Hai fatto tutto da te, hai perseguito il tuo sogno con le unghie e con i denti e te lo sei meritato questo traguardo....a tal proposito, tieni.....il dono mio e di otosan per te..... Una ti sarà donata al Genpuku dal Daimyo Jurobei, ma questa te la doniamo noi"

E così dicendo, Arinori donò al fratello una katana meravigliosa e lucente, col fodero riccamente decorato con lo stemma della loro famiglia.

A quella vista, Yoshi si emozionò particolarmente:

"Arinori.... è meravigliosa.... Arigatò.....grazie, grazie infinite....."

"Nessuno più di te la merita, Yoshi-san" gli disse il fratello maggiore, tenendogli una mano sulla spalla, finché in stanza non entrò Sota, senza sapere che era già occupata dai fratelli Hamato....il giovane ragazzo si bloccò sulla porta, rimirando estasiato Yoshi e balbettando un:"Scu....scusate non....volevo disturbare....."

"Nessun disturbo, Sota, entra pure...." Disse Yoshi, avvampando leggermente, ma l amico declinò l offerta:

"N....no, tranquillo, torno dopo....non cercavo niente di urgente.... S....stai benissimo, Yoshi...."

E così dicendo Sota scappò via, mentre Yoshi era rimasto a guardarlo a lungo, lo sguardo perso nella figura del suo amico, finché fu proprio il fratello a richiamarlo.

"Yoshi????"

"Uhm....si, Arinori?"

"Ti sei innamorato di Sota, per caso?"

A quell' allusione affettuosa del fratello, Yoshi avvampò brutalmente

"Ehm....ecco.... è meglio che mi tolga l uniforme....sai .....non vorrei rovinarla, prima del Genpuku....."

E mentre il giovane Hamato si stava sciogliendo le vesti, per rivestirsi del uniforme da allenamento, Arinori, sedendosi su uno sgabello vicino a lui, lo guardò sorridendo:

"Yoshi.....non ci sarebbe niente di male....."

Yoshi deglutì forte, mentre, in intimo, appese l uniforme a una gruccia e si rivestì senza guardare il fratello in viso.

"Io....io....non è quello....."

"E allora cos è? Otuto, sei innamorato....si vede benissimo .... E secondo me, anche Sota ricambia il tuo amore...." 

A quelle parole, Yoshi si girò verso il fratello.

"Tu....tu....dici?"

"Certo! Per me dovresti parlargli, fratellino..... È una cosa bella l.amore, non privarti di questo....Capisco che vuoi fare carriera nel Piede, ma avere una persona da amare non ti toglie niente, anzi....."

Già l amore era sicuramente una bella cosa, ma Yoshi non voleva impegnarsi in nessuna relazione, non aveva tempo per essere innamorato, per dedicarsi a qualcuno.

La sua unica speranza era passare l ultimo esame di katana per poter finalmente diventare un Samurai è continuare la sua carriera nel Piede. Nient'altro voleva.

Ne amore, ne figli, ne una famiglia.

Però .....il pensiero che Sota potesse essere innamorato di lui non gli dava pace. E non gli dava pace non riuscire a dare un nome ai suoi sentimenti.

Il giovane Hamato decise che suo fratello avesse ragione. Doveva parlare con Sota.

Lo avrebbe fatto quella sera stessa.




La luna piena, alta nel cielo, spandeva i suoi raggi lucenti lungo tutta la superficie del lago, dove Yoshi si stava recando lentamente, dopo aver cenato e aver svolto la sua parte di compiti di pulizia.

Sapeva che li ci avrebbe trovato Yoshi, andava spesso li di sera per meditare in silenzio.

E difatti lo trovò, li seduto a gambe incrociate, in un punto lontano dalla sede del Piede. C erano solo loro due, nel silenzio della notte vicini al bosco.

Era profondamente concentrato, nel suo kimono bianco, i lunghi capelli neri che gli incorniciavano il volto, quel suo viso diafano.

"Per i Kami, lo amo...." pensò tra sé e sé il giovane Hamato, incantato da quella visione, finché Sota davanti a lui non lo udi e gli sorrise dolcemente:

"Yoshi....."

"Po.....posso sedermi?"

"Certo che puoi"

E Yoshi si sedette vicino a Sota, cercando di non dare ascolto al suo cuore che batteva così forte nel suo petto da udirlo rimbombare nelle sue orecchie.

"E così....siamo quasi alla fine di questo periodo meraviglioso....Il nostro Genpuku si avvicina....." Disse Sota, mentre il giovane Hamato annuì.

"Vero, sono stati anni intensi ma sono passati in un lampo.... Sai....sei stato bravissimo ieri, durante l ultimo esame....Sōta, yoku yatta, homekotoba****"

"Arigatò Yoshi.... mi ricordo una sfida di tanti anni fa, con un mio caro amico.....ho preso esempio da lì..... Anche se....in tutta onestà.....non so se possiamo considerarci....beh proprio amici...."

In quel preciso momento, a quelle precise parole, i due ragazzi si guardarono. Fu un attimo, le labbra di entrambi si sfiorarono, prima con timore, poi con desiderio.

No, pensò Yoshi, non puoi considerare tuo amico una persona che stai baciando con passione, alla quale stai sfilando il kimono, preso dalla bramosia.

Non puoi considerare tuo amico la persona con la quale stai facendo l amore, li, su quell' erba vicino al lago, lontano da tutti e tutto, solo voi due, la luna su nel cielo e i vostri gemiti di piacere a riecheggiare nel silenzio della.boscaglia.

Non puoi davvero considerare tuo amico la persona alla quale hai appena detto Ti amo proprio mentre stai venendo dentro di lei e subito dopo siete sempre e solo voi due, li sdraiati vicini, l aria fresca della notte che accarezza i vostri corpi nudi

Non puoi considerare amico la persona che hai appena scelto come compagno per andare via insieme,dopo il Genpuku....

Era il punto di non ritorno.



Ed era stato un errore. Un errore.

Un bellissimo, meraviglioso, tremendo, madornale errore.

Cosa aveva fatto, pensò Yoshi, uscendo dal suo ultimo esame di katana... L aveva anche superato, non sapeva come onestamente, perché il suo pensiero era ancora alla notte prima, agli occhi di Sota, alla sua pelle profumata.

No, non potevano stare insieme.

Era a tanto così, a tanto così da una brillante carriera nel Piede. 

L aveva sognata da tutta la vita.

Era da quando aveva i suoi primi bokken che sognava un opportunità simile.

Non poteva e non doveva sprecarla, per nessun motivo al mondo.

Non doveva perdere tempo dietro a sciocchi sentimenti....

"Yoshi! Ehi, Yoshi!"

Prima ancora che si accorgesse di chi lo stava chiamando, il giovane Hamato si ritrovò sulle sue le labbra del suo amico....e solo i Kami sapevano quanto avrebbe indugiato su di esse.

Ma non poteva.

Così, con dolcezza ma anche con fermezza allontani Sota da sé

"Ma che....." Gli domandò il ragazzo, guardandolo sconcertato ma Yoshi gli fece un cenno con una mano:

"Sota, non posso sceglierti come compagno"

A quelle parole, lo sconcerto del suo amico divenne sempre più grande, resto immobile a guardarlo, chiedendogli solo :"P.....Perché?"

"Perché è stato uno sbaglio, ieri sera. Un tremendo sbaglio, Sota. Non posso amarti. Mi devi perdonare....."

Il tono di Yoshi era gelido, e al giovane Hamato fece male al cuore vedere il viso di Sota diventare sempre più bianco

"Perché.....perché allora mi hai mentito, Yoshi? Perché mi hai detto di amarmi?"

"Non è una menzogna....Ti amo. Ma non posso amarti....io....voglio solo entrare nei ranghi del Piede e fare carriera....non posso avere una relazione. Non posso avere nessun tipo di famiglia...."

Sota davanti a lui apri ancora la bocca, ma la richiuse subito dopo. Yoshi provò un dolore sordo dentro nel vedere gli occhi di quel ragazzo che amava diventare due fessure dal dolore....Sota iniziò a iperventilare dalla pena, sibilando un unica frase al giovane Hamato

"Te ne pentirai, Hamato Yoshi. Chi getta via l amore avrà solo disgrazia nella sua vita"

E detto ciò, si girò e se ne andò, lasciando Yoshi solo con i suoi tormenti.



Una settimana dopo.

Yoshi era seduto sulla riva del lago, in quella pallida mattina di autunno, intento a fissare quell' acqua calma e traditrice.

Era il giorno del suo Genpuku.

Aveva indosso l uniforme nuova nera e rossa del Piede, come aveva sempre desiderato.

Doveva essere felice.

Doveva.

E non lo era.

Dentro il suo cuore c era il lutto più totale

Un dolore che neanche le parole di suo padre e suo fratello avevano lenito:

"Yoshi-san, ormai per Sota non puoi più fare niente, non tormentarti. Oggi è il giorno che tanto hai atteso, il giorno della tua gioia. Sii fiero di te, fallo anche per lui....."

Le lacrime corsero rapide sulle sue guance, senza che potesse fermarle per nessun motivo.

Non poteva più fare niente per Sota, vero.

Non poteva.

Perché Sota era morto in quel lago, inghiottito dal suo personale Nukekubi. Il demone della paura.

Sono così i Nukekubi, o li combatti o ti pugnalano al cuore e ti portano via con sé per sempre.

Il momento in cui era venuto a conoscenza del fatto che Sota era finito nel lago era stato come precipitare in un abisso.

Era nella foresta ad allenarsi.....era tornato indietro a rotta di collo, quasi ignorando le parole del compagno che era venuto a chiamarlo.

È stato ritrovato....non respirava.... Hanno provato a rianimarlo.....

No, non voleva ascoltare, non poteva crederci che Sota non ci fosse più.

Invece.

Invece, giunto sul posto, vide che lo portavano via su una barella, coperto da un lenzuolo bianco, un lungo graffio sul petto, segno inequivocabile del Nukekubi.

Era colpa sua, era inequivocabilmente colpa sua.

Se solo non avessero litigato.

Se solo non gli avesse detto....che non poteva amarlo....

"Hamato Yoshi....."

Yoshi si voltò e vide davanti a lui la figura snella di Oroku Saki, vestito anche lui con l uniforme del Piede, era anche per lui la giornata del Genpuku.

"Ciao Saki...." Lo salutò cordialmente, anche se i rapporti tra di loro non erano molto stretti....ma il ragazzo continuò:

"Senti.... So cosa è successo al tuo amico, mi dispiace....Mi.... hanno proposto un posto come maestro di arti marziali a Okinawa, vicino al mare. E mi hanno chiesto di pensare a un compagno da portare, e io ho scelto te, Yoshi. Sei in assoluto il più valido tra tutti noi, il più abile e il guerriero migliore. Non potrei essere più felice di averti con me. Naturalmente .....solo se vuoi ......"

A quelle parole Yoshi rimase un attimo in silenzio, osservando quel ragazzo che per un po' era stato suo acerrimo nemico.

Non aveva mai scordato l odio che aveva avuto per la sua persona, né quel gesto di sfida durante gli esami alla scuola del maestro Tanaka.

Ma vero anche che in quegli anni alla sede del Piede non gli aveva mai fatto niente, anzi.

E dopo la morte di Sota, Yoshi non desiderava altro che andarsene via, ricominciare tutto da capo e lasciarsi tutto alle spalle

"Accetto, Saki.... verrò con te...." Gli disse quindi, alzandosi in piedi e inchinandosi davanti a lui, che ricambiò quel gesto.

"Arigatò Yoshi, mi rendi davvero felice.....ma ora andiamo, il nostro Genpuku ci aspetta...."




Nel grande dojo, illuminato dalla luce di pallido sole autunnale, alla presenza del Daimyo Jurobei e delle più alte autorità del Piede, il sogno di Yoshi si avverò.

In ginocchio, al centro della sala, ricevette la katana del Piede appunto, che avrebbe sempre portato insieme a quella della sua famiglia, e come da tradizione ricevette un nome nuovo, il suo nome da guerriero, da Samurai.

Ora non era più Yoshi.

Ma era Hahen.

Scheggia.

Accanto a lui, in ginocchio, Saki ricevette lo stesso trattamento: la spada del Piede e un nome nuovo.

Yūwaku-sha.

Il seduttore.

Il giovane Hamato si domandò solo per un istante il perché di quel nome, anche se doveva essere sincero, gli era appropriato.

Saki-Yūwaku-sha era decisamente abile nel convincerti a fare qualcosa.

Non sapeva ancora se poteva fidarsi di lui, ma sapeva che gli era stata donata un occasione per andare avanti.

E lo avrebbe fatto.

Anche in memoria di Sota, sperando che ovunque fosse, lo avesse perdonato.














*Zio

**festa dei bambini in Giappone

***Bambini 

****Bravo Sota, i miei complimenti

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