Prefazione
Una storia che
scrissi per un contest indetto da ValyChan, ovvero colei che mi ha
contagiato con lo Tserith e col porno!
Adoro questa veramente questa ragazza lei adora lo Tserith almeno
tanto quanto io adoro il Reffie, quindi è veramente tanto così
*allarga le braccia finché può* anche io amo
semplicemente questa coppia perciò ho messo tutta me stessa a
scrivere questa storia ! Anima e copro, l'avrò riscritta
centinaia di volte. Anche se purtroppo mi sapeva fiacca correggere la
fict e nessuno mi ha fatto da Beta, e quindi ho fatto degli errori
tremendi (che poi grazie a Valy sono riuscita a correggere!) che una
seconda lettura avrebbe potuto evitare. Ma vabbè i risultati
mi hanno veramente commossa! Insomma sì sono un idiota! Però
ho messo tutta me stessa in questa fict e quello che mi premeva
maggiormente non era il risultato ma l'opera in sé, che
secondo me é una delle migliori che abbia fatto, e il fatto
(oddio scusate la ripetizione) che a Valy sia piaciuta tantissimo! E complimenti alle/al podiste/a ^^
Reputo
che sia meglio postare il commento di Valy, che dice tutto sulla
storia anche molto meglio di me *si commuove*
Risultati
e commento by ValyChan
SETTIMA CLASSIFICATA (PARI MERITO):
Piece of memories ~ Perché tu mi hai sempre guardata da
lontano, di Stuck93
8,2/10 sull'Originalità 8,8/10
sull'IC dei personaggi 7,55/10 sulla Correzione grammaticale,
sintattica e stilistica 10/10 sulla Trattazione della coppia
Totale: 34,55
Tre atti, tre capitoli, che racchiudono
tutta la storia del Turk e della fioraia, partendo dagli albori fino
ad arrivare ai giorni dell'Advent Children. Questa è l'unica
fanfiction con l'io narrante che ha come punti di vista sia quello di
Aeris e quello di Tseng. Ho apprezzato molto questo stile narrativo,
è originale e si sofferma molto sull'introspezione dei due
personaggi. Infatti la fanfiction non va avanti a descrizioni, ma
come seguendo un ipotetico dialogo tra i due, fatto di confidenze e
ricordi, che alla fine scopriremo trarre origine da una situazione
ben precisa. Parlando singolarmente dei personaggi, c'è
una frase detta da Aeris che descrive Tseng in modo favoloso: ti è
stata privata l'infanzia, eri già uomo mentre tutti gli altri
correvano a piangere dalla mamma perché si erano sbucciati un
ginocchio. Oppure, un'altra, stavolta di lui: Se potessi
farlo, ti farei scappare. Ma in tutta la mia vita non ho mai fatto
quello che volevo. Costretto dalle catene della ShinRa, presto dovrò
legare anche te. C'è uno studio molto accurato sui
due, però ho dovuto un po' abbassare l'IC perché certi
dialoghi o reazioni li ho visti poco inerenti ai loro caratteri... ma
come base sono loro. C'è stata solo una scena che ha stonato
con la storia, che non ha a che fare coi due personaggi, ma in
generale con le reazioni di chiunque: quella dell'elicottero, quando
Tseng fa saltare in aria tutto, proprio come nel gioco. Poco dopo, in
seguito ad una determinata situazione, Aeris sorride al Turk e lo
ringrazia dicendo che ha un cuore d'oro. E' un po' strano, in fondo
un intero settore è stato raso al suolo, gli amici di Aeris
sono probabilmente morti e se mi trovassi al posto di quest'ultima
avrei reagito in modo un po' diverso, magari con emozioni più
contrastanti, non così bonariamente. Ma è solo questo,
per il resto la storia si regge in piedi benissimo! Originalità
abbastanza alta. Ci sono dei punti, in special modo, che mi sono
piaciuti moltissimo, per esempio il fatto che i due si sono sempre
guardati da lontano e che non hanno mai parlato. E' qualcosa che
contesta un po' la frase di Aeris del gioco secondo cui Tseng è
uno dei pochi a conoscerla veramente, e credo che per diventare ciò
il Turk abbia dovuto avere soprattutto molto dialogo con la ragazza,
ma è una sottigliezza che viene di soverchiata da questa idea
che io trovo unica e molto poetica sotto certi aspetti, soprattutto
leggendo alcuni passaggi della storia. E' un amore fatto di sguardi,
silenzioso, misterioso e segreto (questo è un punto a favore
per l'originalità!). Altra bellissima trovata è
quella avvenuta nell'elicottero, non quella di cui ho parlato sopra,
ma quella che segue, che voi cari lettori scoprirete da soli leggendo
questa fanfiction. E' una bella pensata proprio perché è
inaspettata e nonostante ciò costruita su fondamenta
abbastanza solide. Da rivedere un po' la grammatica: alcuni verbi
in terza persona anziché in prima o in seconda e viceversa
(rispondesti, non risposti; facesti, non feci; arrossii, non arrossì;
chiedesti, non chiesi). In più, poiché si parlano tra
loro, è sbagliato far dire a Tseng “infatuazione per
lei”, ma “per te”. Qualche errore di battitura
(ribeccò anziché rimbeccò, giudata anziché
guidata,) qualche perché con l'accento verso il basso anziché
verso l'alto e una frase che, sintatticamente, si capiva poco:
“Aerith... non... è stata uccisa da Sephiroth...”.
So che volevi intendere dell'indecisione nella frase di Reno, ma
letta così sembrava che Aeris non fosse stata uccisa da
Sephiroth xD. Se invece mettevi “è” maiuscolo, si
capiva già che era finito un periodo e ne iniziava un altro,
non collegato al primo. Infine, ma questa è una piccolezza che
non ha a che vedere con la grammatica o la sintassi, Barret si scrive
con una sola T. Per il resto, la punteggiatura è perfetta e la
narrazione è lineare e scorrevole; leggendola sono andata
avanti senza intoppi, grazie anche allo stile semplice ma allo stesso
tempo raffinato di Stuck. Una fanfiction che mi ha toccata e
penso anche molto sentita dall'autrice. Brava!
Pieces
of Memories Perchè tu mi hai sempre
guardata da lontano
Capitolo 1.
Ricordi la prima
volta che ci siamo incontrati? Probabilmente no, eri solo una
bambina. Una mocciosa viziata e petulante, minuta, solare e rinchiusa
in un vestito rosso che ti faceva sembrare una bomboniera. Una
bambina che si rifugiava sotto la sottana della donna che chiamava
madre e si stringeva al suo grembiule per paura che l'uomo cattivo le
potesse fare male. Forse non te lo ricorderai, ma io tengo nella mia
memoria ogni singolo istante passato insieme a te. Eri così
piccola, fragile che se non ci fosse stata quella donna forte a
proteggerti, probabilmente ti avrei presa molto tempo fa. Con quegli
occhi grandi simili a smeraldi inumidite da lacrime che non versasti
mai, perché forse avevi paura che ti avrei portata via, ma eri
forte nonostante l'età. In quel momento ti odiai. Perché
eri una mocciosa viziata e petulante, protetta dall'abbraccio di tua
madre, e ricevevi affetto. Una cosa che fino a quel momento ritenevo
inutile.
Perchè non hai mai conosciuto
l'amore materno, ti è stata privata l'infanzia, eri già
uomo mentre tutti gli altri correvano a piangere dalla mamma perché
si erano sbucciati un ginocchio. Tu non sei mai corso in lacrime da
nessuno, non ti davano il permesso per farlo, anche se hai pianto
sangue per raggiungere un posto migliore di quello in cui ti trovavi.
Per diventare Turk hai sofferto come soldato, ma non mostravi mai il
tuo dolore. Mi chiedo se hai mai pianto per me, per la mia morte.
Ti continuai ad
osservare anche se ti detestavo. Ti guardavo da lontano giocare coi
tuoi amici dei bassifondi e ti vedevo diventare grande sempre di più.
Anche io crescevo, anche se i miei cambiamenti erano meno visibili
dei tuoi. Un po' di peli sul mento, la voce diversa, i capelli più
lunghi del solito, tanto che me li dovetti legare in un codino, forse
un po' buffo. Tu sei diventata una ragazza bellissima, sempre
sorridente. Col tuo viso solare illuminavi i bassifondi, non c'era
mai un velo di tristezza sul tuo volto, non ricordo di averti mai
vista piangere. Ti guardavo da lontano camminare spensieratamente nei
quartieri in rovina, piena di immondizia che noi del piatto ci
preoccupavamo di buttare al di sotto, da voi. Ti guardavo da lontano
camminare fino alla chiesa abbandonata, distrutta, in rovina, come
ogni altra cosa nei dintorni. Ma continuavi a sorridere, sempre. E
più ridevi, più il mio astio per te si trasformava in
qualcosa di più...
Sorridevo perché non avevo
nulla per cui essere triste. Avevo una bellissima casa lontano dal
resto dei bassifondi, un ultimo ricordo del marito della mia madre
adottiva. Avevo amici, avevo la salute, e mi é stata anche
donata la bellezza, anche se mi vedevo sempre allo specchio brutta e
grassa. Non importava se il tenore di vita non era alto come sul
piatto, se la spazzatura inondava le strade o se gli edifici non
erano niente di lussuoso. Non mi importava niente di come fosse
migliore il mondo si sopra, la felicità era ciò di cui
avevo bisogno, e me la donavano le persone attorno a me. E poi arrivo
lui...
E poi arrivò
lui. Come se ce lo avessi portato io da te. Un SOLDIER di
bell'aspetto precipitò nella chiesa, sui fiori che tu stavi
amabilmente coltivando sul terreno. Li avevi trovati poco tempo
prima, e ti eri sorpresa. Ricordo come se fosse ieri l'espressione
meravigliata che avevi sul tuo volto. Credevo che, come una normale
bambina viziata, avresti strappato quei gigli dorati e li avresti
portati in dono a tua madre. Ma superai tutte le mie aspettative, e
fui io quello sorpreso.
I fiori che tanto
amavi e di cui ti prendevi cura come se fossero tue creature vennero
brutalmente schiacciati dal corpo del SOLDIER. Ma tu non ti
arrabbiasti, anche se sono sicuro, se fosse stata un altra persona al
suo posto, l'avresti riempita di calci. Tu ti preoccupasti subito per
la salute di quello sconosciuto, e lo chiamasti per farlo rinvenire.
Non conoscevo a fondo quel sentimento chiamato amore, ma dal rossore
che le tue guance presero quando lui ti parlò, intuii che
forse, anzi molto probabilmente eri innamorata di lui. E per un
attimo il mio stomaco si strinse e si contorse. Ti guardai da
lontano, ti guardavo sempre da lontano, perché se mi fossi
avvicinato tu saresti scappata via. Avrei voluto essere io il
destinatario di tutte quelle attenzioni, di quelle parole affettuose,
ma soprattutto dei tuoi sorrisi. Perché non te lo dissi mai,
ma la tua felicità non illuminava solo i bassifondi, ma anche
il mio cuore e la mia anima nera di assassino.
Mi innamorai a prima vista di Zack,
e penso sia stato lui il mio primo amore. Primo ma non unico. Ero
felice ogni volta che mi veniva a trovare, anche se non mi accorsi
mai che c'eri tu prima che arrivasse lui. Ero troppo impegnata ad
occuparmi dei fiori prima che arrivasse lui, troppo concentrata per
distogliere lo sguardo. Poi mi misi a fantasticare, a sognare ad
occhi aperti e ad osservare ogni minimo dettaglio di quella chiesa
che mi faceva da casa. Fu allora che ti vidi. Mi ricordai di te,
anche se facevi solamente parte delle memorie della mia infanzia. Eri
l'uomo cattivo che mi voleva portare via. Appoggiato a quella colonna
seminascosta dalla mia vista, non ti accorgesti che ti guardavo. Non
mi sembravi neanche tu. Eri cresciuto, in quel momento mi sembravi
veramente un vero uomo, non un ragazzino che fingeva di esserlo. Alto
nella tua figura statuaria e rigida, gli occhi a mandorla marroni,
tristi e malinconici fissavano un punto perso nel pavimento
malridotto della chiesa. I capelli corvini, legati un uno strano
codino. Un fisico bilanciato, forse troppo magro, in quel momento
arrossì di nuovo, lievemente, e mi girai di scatto appena vidi
il tuo volto girarsi lentamente verso di me. A braccia incrociate,
sembrava che stessi aspettando qualcuno, aspettavi me? Perché
non mi hai mai presa con te, non mi hai mai portata alla ShinRa
nonostante fossi sola ed indifesa?
Era mio compito
tenerti d'occhio ed aspettare il momento opportuno per rapirti, e
nonostante i momenti opportuni furono molteplici, li lasciai scorrere
tutti davanti ai miei occhi. Perchè ritenni che la gelosia era
una cosa futile, soprattutto verso di te, che eri solamente un
obbiettivo, lo scopo della mia missione. Sapevo che comunque tra di
noi le cose non sarebbero mai potute funzionare, eravamo troppo
diversi, l'età poi non ci era favorevole, e nemmeno i nostri
stati sociali. Io ero un Turks, un assassino, un ricattatore,
dirigevo loschi traffici, mi occupavo di cose che tu non ti saresti
mai nemmeno potuta immaginare. Tu eri un Antica, una Cetra, qualcosa
di sacro, di magico e di puro. Il mio compito era di portarti via.
Una missione banale rispetto a tutte quelle che ho svolto. Non potevo
sognare nemmeno di amarti, perché con la mia anima nera tinta
di questo colore dal peccato avrei macchiato indelebilmente la tua
purezza che non avrei mai voluto toglierti. Avrei spento il tuo
sorriso, e con esso anche la fonte della mia felicità.
E poi il tuo cuore apparteneva a Zack, così simile a te,
ingenuo e senza l'ombra dell'omicidio su di sé. Lo conoscevo,
era un mio amico, è stato un mio compagno in battaglia, un
collega. Una persona che dovetti imparare a proteggere. Era come se
fosse diventato il mio protetto, anche se devo ammettere che quando
lo vidi all'entrata della tua chiesa, ansimante preoccupato per te,
la delusione, l'angoscia, l'invidia e la gelosia prevalsero su di me.
Litigammo per la prima volta io e Zack, litigammo per te, lo ricordo
come se fosse ieri, e come sempre, ero lontano da te, mentre lui era
sempre più vicino.
Se avessi saputo che stavate
litigando per me, forse vi avrei fermati, se avessi saputo che stavi
soffrendo per me... avrei fatto qualcosa, non so cosa. Non mi
importava quello che volevi farmi, avrei fatto di tutto per
alleviarti il dolore. Penso che anche questo sia amore... non un
amore platonico e reciproco come quello che esisteva tra Zack e me,
un amore proibito, che non potrà mai essere corrisposto. E
poi... tu mi amavi?
“Sei
l'unico di cui mi possa fidare!” mi disse Zack prima di
partire, nonostante la precedente litigata. Ancora una volta, mentre
voi eravate al parco giochi a vendere fiori, io ero lontano,
nascosto, ad osservarti. Faceva parte del mio lavoro, ma se
all'inizio era una noia, in quei momenti diventava un piacere
vederti, sempre felice, anche se accanto a lui. Io sogghignai
divertito alla sua frase. Perché lui non sapeva ciò che
la ShinRa, che lui stesso rappresentava, cosa avrebbe fatto a te,
quando ti avrei arrestata. Come poteva fidarsi di me. Fidarsi di un
Turk era come consegnare la propria anima ad un diavolo. “Conto
su di te” mi disse prima di correre al Quartier Generale. Mi
aveva affidato la tua vita, gli sorrisi, stavolta senza malizia, ma
poi mi soffermai a guardare il vuoto. Lui non conosceva i miei
sentimenti verso di te, non sapeva che con quel gesto protettivo
aveva messo ancora più a soqquadro la mia esistenza già
contorta. Avrei voluto proteggerti, ma non per un suo ordine o
consiglio. Perchè ogni volta che ti vedevo da lontano, mi
batteva il cuore, perché ogni volta che sorridevi la mia anima
si rasserenava. Ma Zack dopotutto era un mio amico, non gli avrei
negato quest'ultimo favore. Non sapevo che non sarebbe più
tornato.
Non lo rividi mai più. Col
tempo smisi anche di aspettarlo. Il mio amore si spense. I Turks mi
furono sempre più addosso, a casa, alla chiesa, in paese... ma
fu in quel momento che mi accorsi che la persona più vicina a
me eri tu. Mi guardavi da lontano, e mi sorridevi, consolatore e
comprensivo. Tu sapevi cose che non immaginavo nemmeno, ma non ti
chiesi mai nulla. Eri la mia unica compagnia alla chiesa, eri quasi
una presenza che non doveva mai mancare, per risollevarmi l'animo. Mi
sentivo coccolata, ma allo stesso tempo la tua distanza mi
rattristava. Anche solo per una volta, mi sarebbe piaciuto poterti
avere accanto e abbracciarti. Quei metri che ci separavano, come se
tu fossi un mio nemico... non lo sei mai stato.
Non sono riuscito a
salvare Zack, e il tuo destino era ormai prossimo alla conclusione.
Ti avrebbero arrestata, e io non avrei fatto nulla per impedirlo,
anzi... La mia mano, sporca di sangue, finalmente avrebbe potuto
toccarti, ma non sarebbero state carezze quelle che avrebbero
accarezzato il tuo viso . Se potessi farlo, ti farei scappare. Ma in
tutta la mia vita non ho mai fatto quello che volevo. Costretto dalle
catene della ShinRa, presto dovrò legare anche te.
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