Ascia e Spada di dragoargento (/viewuser.php?uid=71714)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** il drago nero ***
Capitolo 2: *** l'esercito di Malefor ***
Capitolo 3: *** alla corte della Foresta d'Estate ***
Capitolo 4: *** l'assedio ***
Capitolo 5: *** ascia contro spada ***
Capitolo 6: *** il duello ***
Capitolo 7: *** l'attacco del golem ***
Capitolo 8: *** la sfera ***
Capitolo 9: *** bufera di neve ***
Capitolo 10: *** Ember e Flame ***
Capitolo 11: *** Nasty Norc e la misteriosa Bianca ***
Capitolo 12: *** draghi di cristallo ***
Capitolo 13: *** l'arena di Gulp ***
Capitolo 14: *** lo scherzetto di Spyro e Nasty Norc ***
Capitolo 1 *** il drago nero ***
Ascia e Spada
Ascia e Spada
Come
tutte le sere un grande chiasso proveniva dai modesti ambienti del
“Cinghiale Sorridente”, una piccola taverna che occupava
l'intero
pianterreno di un cottage di città, rinomato per il suo idromele
e
carne di cinghiale arrosto.
Gli
ambienti fumosi, tappezzati di legno e cuoio lisi, erano colmati da
una folla di avventori che si accalcavano in ogni spazio disponibile,
tranne che per un piccolo posticino all'angolo della taverna, dove
una gigantesca figura nera sedeva (o meglio: “stava
sdraiata”) al
tavolo accanto alla finestra.
Ogni
cosa sembrava troppo piccina per l'inconsueto avventore, la cui testa
per poco non sfiorava i tronchi possenti che costituivano le
travature del soffitto.
Cinerea
non si sarebbe mai aspettata altrimenti, visto che i draghi erano
creature veramente rare in quella regione centrale del Mondo
Conosciuto e lei era stata lontana così tanto tempo dalle
regioni
del Sud, dove abitava la sua gente, che ormai si era abituata alla
diffidenza della gente ed agli arredi fuori misura.
Il suo
vagabondare l'aveva condotta in una terra di boschi, vallate ed
occasionali fortezze, abitate da esseri silvani, per metà uomo e
per
metà bestia, come la gente che ora la circondava.
Cinerea
appoggiò il boccale alle labbra e bevve un altro sorso di
idromele
finendo per intero il contenuto del recipiente di latta che presto
era stato aggiunto alla folta schiera di boccali vuoti appoggiati sul
tavolo.
Mentre
l'alcol della bevanda ancora le bruciava in gola, la dragonessa aveva
tratto un rotolo di pergamena dalla voluminosa bisaccia da viaggio
posata accanto a lei.
Per
l'ennesima volta lesse e rilesse il contenuto della locandina.
Poi,
con un gesto impaziente, aveva scaraventato il foglio sul piano del
tavolo e con altrettanta velocità sguainò una lama da uno
dei due
foderi che teneva assicurato alla vita da un pesante cinturone.
Il
suono vibrante dell'acciaio aveva di colpo dissipato il chiasso della
taverna; ogni attività si era fermata.
Un
centauro pezzato era rimasto bloccato nel gesto di lanciare una
freccetta contro un bersaglio di sughero fissato alla parete, un
satiro teneva sospesi dei dadi mentre una ninfa dagli occhi
sbigottiti gli cingeva con voluttà il collo, il padrone della
taverna, un fauno alquanto grassoccio e rubicondo, aveva cessato di
lucidare i boccali con uno straccio... tutti tenevano gli occhi fissi
sulla gigantesca e lucente lama, aspettandosi il peggio.
Poi,
accorgendosi che il drago nero era rimasto immobile in contemplazione
della propria arma, avevano liquidato la paura con una scrollata di
spalle, rituffandosi nei propri affari o svaghi.
Cinerea
fissava il suo riflesso nel metallo senza vederlo veramente, la sua
mente galoppava lontana rincorrendo le innumerevoli volte nelle quali
aveva fatto mulinare le sue spade nel fragore di una battaglia.
Ogni
volta era stata come la prima, esaltante e terribile: un sublime
miscuglio di adrenalina, calcolo e sete sanguinaria dove ogni attimo
poteva essere l'ultimo prima che una lama nemica le squarciasse
l'armatura e la carne, portando via con sé la luce e la vita.
Aveva
accettato anche questa realtà e sapeva a cosa sarebbe andata
incontro una volta scelta la carriera del mercenario.
Dopotutto
la sua vita le piaceva, sempre diversa ed imprevedibile, ma spesso si
domandava come sarebbe stato se fosse rimasta una giovane dragonessa
come tante: avrebbe condotto una vita tranquilla, avrebbe messo su
famiglia e secolo dopo secolo sarebbe invecchiata nella sicurezza
della propria casa.
Un'esistenza
del genere la disgustava ma in un angolo remoto della sua ormai
temprata anima la desiderava....
…..desiderava...
-Un
altro boccale d'idromele-
Un
allampanato uomo-felino con una pannella grigia di fuliggine avvolta
intorno alla vita le posò la bevanda sul tavolo stracolmo.
Cinerea
aveva afferrato il manico con un grugnito cacciando via le sue
sciocche malinconie con l'idromele.
Soppesò
nuovamente la spada tra le sue grinfie, saggiandone il peso e la
comodità dell'impugnatura.
Sarebbe
nuovamente stata all'altezza della situazione.
Radunò
le sue cose, si sistemò la bisaccia sul dorso e pagò il
conto ad un
pingue fauno desideroso di liberarsi il prima possibile di un cliente
così ingombrante.
Cinerea
constatò con disappunto che la sua sacca del denaro si era
notevolmente svuotata, confermando ancora di più la decisione
appena
presa.
Avrebbe
risposto al messaggio della pergamena; si sarebbe unita alle truppe
che il re della città stava radunando per fronteggiare la
minaccia
proveniente dal profondo Nord.
Un
flagello che da qualche tempo minacciava la tranquillità di
quelle
terre fertili e temperate da quando un misterioso capo tribale aveva
riunito sotto la sua bandiera le innumerevoli piccole tribù di
draghi che abitavano quella terra di tundre e ghiacci.
Lui se
ne stava seduto sulla cima di una scogliera dove si infrangevano le
onde di un freddo oceano perennemente in tempesta.
Il
vento frustava con forza il mantello di pelliccia di lupo gigante che
sventolava furiosamente alle sue spalle, portando con sé
salsedine e
freddo.
Chiuse
gli occhi, gonfiando il poderoso torace e riempendosi i polmoni di
quell'aria rigida e spietata nella quale era cresciuto e che sola
aveva il potere di calmarlo, di regalargli serenità.
Percepì
uno sbattere di ali che man mano si avvicinava, ma lui non se ne
curò
e rimase ad occhi chiusi anche quando lo raggiunse il suono
graffiante di artigli sopra lo scoglio accanto.
-Il
nostro capo vuole parlarti-
E
senza
aspettare risposta, il nuovo arrivato se ne era andato, con la stessa
disinvoltura con cui era giunto.
Con un
sospiro, lui riaprì gli occhi viola, e con possente calma si
rimise
in piedi sulle quattro zampe, per poi spiccare il volo e seguire il
messaggero.
P.S.
Sono tornata all'attacco! Premetto che questa ff è un vero e
proprio esperimento... e non ho idea di come andrà a
finire (se lo finirò mai...). Ho voluto effettuare una fusione
tra l'universo di Spyro ( nel quale sono imbrigliata fin
dall'età di 8 anni! ai tempi del primissimo episodio sviluppato
da Insomniac) e le mie passioni più recenti quali i romanzi
fantasy eroico/barbarici (Conan il barbaro e Dragonlance, tanto per
citare qualche esempio) e gli esaltanti brani dei Rhapsody of Fire,
Manowar e Doomsword. In poche parole: un grandissimo insalatone!
Fatemi
sapere, ciao a tutti!
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Capitolo 2 *** l'esercito di Malefor ***
l'esercito di malefor
L'esercito di Malefor
Malefor
tracciò ancora un segno sulla mappa che aveva abbozzato sul
terreno
della propria tenda, basandosi sui resoconti degli esploratori che
aveva inviato a sorvolare le zone interne del continente.
Stava
ancora ponderando il prossimo obbiettivo da razziare con il suo
esercito, quando un giovane drago viola, da poco entrato
nell'età
adulta, si era introdotto nella tenda.
Spyro
attese paziente che il proprio signore si accorgesse di lui, nel
frattempo lasciò che lo sguardo vagasse tutto attorno.
Si
trattava di una sistemazione molto spartana, ricavata da tronchi di
albero e costole di balena o mammut ricoperti di pelli, come la quasi
totalità delle tende dell'accampamento che riuniva le
tribù barbare dei draghi del Nord.
Il
suolo era stato ricoperto di pellicce tranne uno spazio quadrato dove
affiorava la nuda terra.
Un
catino d'acciaio, dove bruciava del grasso animale, riscaldava
l'ambiente ; nient'altro occupava lo spazio interno, tranne un ampio
scudo circolare ed una gigantesca ascia.
-Vieni,
avvicinati figlio mio...-
Disse
il capo senza nemmeno alzare lo sguardo dalla mappa e facendo appena
un cenno con la zampa artigliata.
-...
padre...-
Il
giovane fece un profondo inchino prima di raggiungere il fianco del
più anziano drago viola.
-La
prossima volta penetreremo con il nostro esercito nei territori
interni di Avalar e sferreremo l'attacco alla capitale della Foresta
d'Estate...-
-Perdonatemi
padre, ma credo sia opportuno continuare a concentrare le nostre
razzie lungo la costa, dove le difese sono più blande ed i
villaggi
più vicini alle nostre terre.-
-Ma
dove sono anche molto meno ricchi trattandosi di soli popoli di
pescatori o agricoltori-
-...ma
padre...-
il
giovane soffocò in gola le obiezioni quando Malefor gli
ordinò di
tacere con un solo gesto stizzito della zampa.
-Ascoltami
molto bene Spyro, ora non si tratta più di provvedere al solo
sostentamento del nostro clan, ora sotto la mia ascia ci sono
svariate migliaia di draghi... sai cosa significa? Che per placare la
loro fame abbiamo bisogno delle ricchezze e risorse di città
popolose e di flaccidi ed imbellettati mercanti-
Il
capo
si allontanò dalla mappa per camminare in circolo lungo il
perimetro
della tenda con il lungo mantello di orso polare che frusciava ad
ogni passo.
Quando
parlò sembrava che si rivolgesse più a sé stesso
che al figlio che
lo seguiva con lo sguardo.
-Al
contrario dei nostri viziati cugini del Sud, deboli ed inetti, la
nostra razza sta lentamente morendo. Nonostante tutta la nostra forza
e abilità, l'avarizia dei ghiacci sta pian piano avendo la
meglio su
noi tutti... per questo, quando ho conquistato il ruolo di capo del
clan, mi sono adoperato, con guerre ed alleanze, a riunire tutti i
popoli del nord. Noi abbiamo le potenzialità per dominare
qualsiasi
razza, l'intero mondo conosciuto ci appartiene; ma per realizzare
questo non basta sottomettere solo qualche misero villaggio
costiero... no! Intere città devono cadere nei nostri artigli!
Ed
ora siamo abbastanza numerosi da poter sostenere e vincere un assedio
ad una vera e propria fortezza, comprendi ciò che ti dico?-
-Comprendo,
padre-
Malefor
annuì compiaciuto.
-Va e
comunica agli altri capi tribù la mia decisione, mi aspetto
l'intero
esercito pronto a partire entro tre giorni...-
-Sì
padre-
Spyro
fece un inchino di congedo prima di uscire dalle tenda preoccupato e
con l'umore completamente a pezzi.
Disapprovava
del tutto la troppa sicurezza che il padre stava sempre di più
acquisendo: certo, il loro popolo non aveva eguali per resistenza e
ferocia, ed era passato a passo di danza da una vittoria all'altra,
ma avevano sempre combattuto contro truppe inesperte, frettolosamente
raffazzonata tra la popolazione locale.
Questa
volta sarebbe stato diverso.
Ad
attenderli sui bastioni ci sarebbero stati guerrieri addestrati e
disciplinati per non parlare delle macchine da guerra che mai aveva
visto e di cui aveva spesso sentito parlare con timore reverenziale
dai pochi che avevano viaggiato per il Continente ed erano tornati
con meraviglie da raccontare attorno ai fuochi.
Il
giovane si aggirava a passi sostenuti per la tortuosa accozzaglia
delle tende del campo, guardando con preoccupazione ed un po' di
disgusto la disorganizzazione vigente che suo malgrado rifletteva lo
stato dell'esercito di suo padre in battaglia: un ammasso di draghi
furiosi ed urlanti.
Un
brutto presentimento gli attanagliò le viscere, torcendole e
rigirandole a suo piacimento.
Era
così immerso nei suoi pensieri che andò a cozzare contro
qualche
cosa di duro e pungente che tintinnò non appena toccato. Si
trattava
di un teschio di tricheco vivacemente dipinto e decorato che pendeva
da una collana formata da svariati crani, ognuno appartenete ad una
specie diversa e differentemente colorati.
La
proprietaria del monile lo fulminò momentaneamente con lo
sguardo ma
Spyro sostenne senza resa il peso di quegli occhi azzurri e duri.
Si
trattava di un membro di un singolare clan dove, caso unico in tutta
la genia dei draghi, le femmine erano assai più forti e massicce
dei maschi, tant'era vero che avevano un ruolo di primaria importanza
nella scala sociale in qualità di cacciatrici e guerriere.
L'intero
popolo sembrava scolpito da un blocco di ghiaccio bagnato dai pallidi
raggi dell'alba: tutti possedevano scaglie minute e di un rosa
talmente tenue da apparire diafane, altrettanto chiari erano gli
occhi.
Un po'
di colore era però conferito dall'usanza di confezionarsi
vistose
collane con i teschi delle prede o dei vinti: più lunga era la
fila
dei trofei esibiti, più si dimostrava il proprio valore e quindi
l'importanza all'interno del gruppo.
Ember
esibiva ben cinque giri di collana, cosa alquanto precoce per la sua
età, eppure non si avvicinava minimamente all'impressionante
collezione della madre: il capo del clan.
Spyro
ricordava perfettamente la prima volta che aveva visto la leader
delle amazzoni e doveva ammettere che si era trattato di uno
spettacolo davvero impressionante in quanto l'intero corpo della
dragonessa era completamente seppellito dai teschi variopinti, tanto
da farla sembrare un totem.
Non
era
stato facile per suo padre riuscire a trattare con lei e tanto meno
stringere un alleanza.
Alla
fine, sia Spyro che Ember erano state le merci di scambio di
un'incerta diplomazia che si era conclusa con il matrimonio combinato
dei due.
L'unione
era stata suggellata il giorno stesso in cui i due anziani avevano
fuso i rispettivi clan.
La
questione non era per niente piaciuta ai novelli sposi, ma
l'obbedienza dovuta ai propri genitori, nonché signori, li aveva
spinti ad accettare comunque la loro sorte.
Si
trattava tuttavia di una coppia veramente male assortita.
Il
matrimonio non venne mai consumato, anzi, durante la prima notte di
nozze il loro nido d'amore si era trasformato in un vero e proprio
campo di battaglia dove entrambi avevano tentato di far valere la
propria supremazia sul l'altro, ricorrendo persino alle armi.
Il
mattino seguente li ritrovarono mezzi morti e dissanguati, sfigurati
dagli innumerevoli tagli, graffi e morsi più o meno profondi e
con
diverse ossa fratturate.
Da
quella burrascosa notte, dalla quale si ripresero completamente
svariati mesi più tardi, era nato un mutuo accordo di
indifferenza
reciproca che aveva permesso loro di sopportare la convivenza
forzata.
In
seguito il tempo li aveva in qualche modo avvicinati, facendo
sbocciare un affetto reciproco che mai però li fece considerare
come
coniugi, bensì come fratelli.
-Ummm...
Cosa c'è che non va? E' inutile che fingi con me, è
troppo tempo
che siamo costretti a starcene ala contro ala... ormai ti conosco
molto bene...-
Ember
lo sovrastava, era più alta di lui di svariate spanne ed assai
più
massiccia; Spyro aveva ormai imparato quanto potesse essere
sconveniente contrariarla...
-E'
per
via di mio padre...-
Disse
infine con aria stanca.
-Ha
deciso di attaccare la Foresta d'Estate in maniera troppo repentina,
senza ponderare bene la situazione...-
-Sai,
la notizia di una battaglia imminente mi ha sempre rallegrata (credi
che qualche teschio di fauno starebbe bene sulla mia collana?), ma
questa volta sono d'accordo con te... la cosa puzza di marcio...
senza considerare che il tuo paparino ne ha già commessi di
errori,
tra i quali il più colossale è stato quello di
appiopparmi te come
compagno...-
Sentenziò
il gigante rosa con un mezzo sorriso, dando un buffetto in testa ad
uno Spyro piuttosto irritato, così come sono solite fare le
madri
con o propri piccoli.
-Dannazione!
Smettila di trattarmi come se fossi un cucciolo!-
Disse
quest'ultimo scostando di malo modo la zampa protesa di lei.
-Ok...ok...
non ti piccare! Vado subito a dare la notizia alla mia gente, ci
vedremo sul campo di battaglia, piccoletto!-
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Capitolo 3 *** alla corte della Foresta d'Estate ***
alla corte
Alla corte della
Foresta d'Estate
-Ho
capito! Vuoi fissare i termini del contratto direttamente con il
re... ma torno a ripeterti per l'ennesima volta che ora sua
Maestà
Hunter è molto occupato, perciò sarò io a parlare
in sua vece!-
Disse
in maniera piuttosto sgarbata il ciambellano, mentre percorreva
nervosamente i corridoi e le scale del castello che conducevano
all'armeria.
Cinerea
rivolse una smorfia furiosa alle spalle del ciambellano; dovette
impiegare ogni briciolo della sua volontà per tenere a freno
l'impulso di afferrare quella boriosa libellula per schiacciarla
stringendo semplicemente il pugno attorno al corpicino luminoso.
Sparx
continuò a fare strada alla nuova venuta, ignaro di aver
seriamente
rischiato la pelle, con il cappello amaranto a sbuffo che ostentava
pomposamente una voluminosa piuma celestina e che ben si sposava con
il resto dell'abbigliamento da paggetto, tutto svolazzi e ricami
d'oro.
Si
stavano addentrando da parecchio nei sotterranei del castello quando
l'attenzione di Cinerea era stata richiamata da un portone
leggermente discosto, decisamente più ampio degli altri, che per
le
sue dimensioni le ricordava quelli utilizzati dalla sua gente.
Mentre
il ciambellano continuava a ronzare per la sua strada, completamente
ignaro del fatto di non essere più seguito da nessuno, Cinerea
decise di dare un'occhiata alla stanza che tanto l'aveva incuriosita.
L'interno
dell'ambiente era così illuminato dagli ampi lucernari che la
mercenaria dovette ammiccare più volte per abituare gli occhi.
Quando
il bianco accecante si era finalmente tradotto in nitide immagini,
Cinerea rimase affascinata a contemplare l'immensa quantità di
ampolle, alambicchi, provette ed altri strumenti da alchimista che
affollavano i massicci scaffali in noce; ma la cosa che più la
stupì
erano le dimensioni di ogni cosa: enormemente più grandi degli
oggetti comunemente presenti ad Avalar e della scala perfetta per
essere fruiti da un drago.
-Ecco!
Finalmente sta bollendo... abbi ancora un po' di pazienza sire, tra
breve tutto sarà pronto!-
-Sì,
Red... ma non vedo perché mi hai fatto portare i miei
stivali
da caccia migliori...-
-…
una sorpresa... una sorpresa....-
Le
voci
provenivano da qualche parte oltre la foresta di scaffali.
Con
cautela Cinerea si avvicinò, si appiattì contro un mobile
e sporse
la testa per sbirciare la scena.
Sopra
un tavolo assai lungo si articolava un percorso tortuoso di vetro
dove svariate sostanze colorate correvano avanti e indietro senza
sosta.
Un
anziano drago rosso, curvato dagli anni e con corna gigantesche,
presidiava il complesso circuito, mentre un giovane uomo-felino
aspettava paziente la fine dell'esperimento.
Era
abbigliato con indumenti semplici e comodi ma di ottima qualità,
mentre un sobrio cerchio d'oro gli cingeva il capo a mo di corona.
Perlomeno
Cinerea era riuscita a trovare il re che tanto cercava; ma prima di
pensare al lavoro, avrebbe voluto assistere all'esperimento del
vecchio alchimista.
Red
tolse dal fuoco il bollitore con la sostanza che borbottava, prese un
foglio d'oro da uno dei tanti cassetti del tavolo e lo immerse dentro
il liquido.
Poi
tirò fuori uno strano marchingegno che sembrava un cilindro
fornito
di due antenne terminanti con delle mollette metalliche, applicò
le
due pinze ai bordi del calderone e si fece consegnare gli stivali che
finirono anch'essi dentro l'intruglio.
-Ora
faccia molta attenzione a ciò che sta per accadere, mio re...-
L'alchimista
iniziò a girare una manovella che spuntava lateralmente al
cilindro
ed una cascata di scariche elettriche si riversò dentro il
calderone.
Cinerea
spalancò gli occhi verdi per lo stupore; non aveva mai visto una
macchina capace di sprigionare fulmini come una nuvola temporalesca,
non volendo, si lasciò sfuggire un fischio di ammirazione.
Re e
alchimista si accorsero allora della sua presenza.
-Ah!
Una ospite!-
Osservò
compiaciuto il drago rosso, continuando comunque a girare la
manovella
-Vieni
pure avanti bambina, mi fa sempre piacere avere un pubblico durante i
miei esperimenti... ecco, forse ci siamo...-
Prese
un paio di pinze, del genere di quelle che vengono utilizzate per
governare il fuoco nei camini, che utilizzò per afferrare i due
stivali, che una volta tratti fuori dal calderone rifletterono la
luce come specchi: erano diventati completamente d'oro.
Sia la
mercenaria che il re rimasero increduli e gli occhi di Red, tondi per
natura, sembrarono schizzar fuori dalle orbite per la soddisfazione.
-Et
Voilà! Belli vero? Bè, non saranno più tanto
comodi come prima,
forse un po' troppo rigidi, ma finora nessuno si è potuto
vantare di
possedere un paio di stivali d'oro zecchino!-
-Red,
sono senza parole...-
Rispose
Hunter senza convinzione, più per cortesia che per altro; lui
avrebbe preferito un buon paio di stivali di cuoio utili ad uno d'oro
ma inservibile, tuttavia l'entusiasmo del vecchio erano tali che
preferì non smontarglielo.
-Sire-
Si
presentò Cinerea con un mezzo inchino, grata di poter finalmente
trattare con chi di dovere e non con una libellula bisbetica.
-E' la
prima volta che ti vedo a corte, fammi indovinare, dovresti essere un
mercenario, o sbaglio-
-Esattamente...-
-Fantastico,
un drago tra le nostre file ci farà sicuramente comodo...-
-Vorrei...-
-...Recati
all'armeria del castello e chiedi di Elora, è il generale delle
mie
truppe...-
-Vorrei
prima parlare con la vostra signoria delle modalità del
contratto,
pretendo un anticipo della metà della somma complessiva di
denaro
che mi spetta, prendere o lasciare-
-E' un
poco sfacciato il tuo modo di contrattare... pensandoci bene te lo
puoi permettere: dalle nostre parti sono così pochi i draghi che
la
possibilità di averne almeno uno tra le file delle tue truppe
non
deve assolutamente essere persa... e va bene, nel frattempo prendi
questi-
Detto
questo, il re le porse gli stivali d'oro, che vennero accettati con
perplessità.
Era un
anticipo bizzarro, tuttavia quei due stivali erano d'oro massiccio e
pesavano pure parecchio...
-Eccoti
qua finalmente, ma dove eri finita? Credevo mi stessi seguendo,
invece ficcanasavi in giro senza alcuna autorizzazione!-
Strillò
indignato sulla sogli Sparx il ciambellano, gesticolando con le
zampette come un ossesso; assai più tranquilla era l'altra
figura
che si appoggiava allo stipite.
Si
trattava di un fauno, una donna per la precisione, dalla pelliccia
rossiccia e dai folti capelli a caschetto del medesimo colore.
La
pelle olivastra delle breccia ricopriva le forme definite di chi era
avvezzo all'esercizio delle armi; il suo stesso abbigliamento,
completato da bracciali e giustacuore di cuoio brunito, la
identificavano come una guerriera.
Nonostante
Cinerea fosse assai più grande di lei, Elora la trapassò
severamente con lo sguardo: amava la disciplina e l'insubordinazione
non era da lei minimamente tollerata, anche se chi se ne era
macchiato era un drago di svariati quintali.
-Non
mi
sono mai fidata dei mercenari: viscidi succhia soldi che promettono e
promettono completa devozione e poi tagliano la corda alla prima
difficoltà-
Sentenziò
il fauno tra i rimbombi degli zoccoli che battevano sul lastricato di
travertino mentre si avvicinava a Cinerea con passi svelti e precisi
di un soldato.
-Voglio
mettere in chiaro una cosa, specie di lucertola nera troppo
cresciuta, questa volta chiuderò un occhio, ma la prossima la
pagherai assai cara-
Una
risatina gutturale scosse le spalle di Cinerea, che sghignazzando
abbassò la testa fino a trovarsi faccia a faccia con il
generale,
con gli occhi verdi del fauno che si specchiavano nelle enormi iridi
della dragonessa, il cui capo era grande quanto la metà di Elora.
-Dimmi,
cosa vorresti mai fare..-
Elora
digrignò i denti e avrebbe astratto l'alabarda per sanare
l'affronto
sfidando in duello la rivale se Red non si fosse fatto avanti
stringendo tra gli artigli due ampolle.
Il
vecchio sembrava non accorgersi della tensione che aleggiava
nell'aria; durante lo scambio di parole si era allontanato dal
gruppo, come se nulla stesse accadendo, e con altrettanta calma e
serenità era tornato nel gruppo.
-Parlavate
di guerra, vero? Ho qui una mia ultima invenzione che potrebbe
aiutarci a respingere l'assedio: in queste due ampolle ci sono due
sostanze completamente innocue, ma se dovessero venire in contatto
tra di loro... ora vi faccio vedere...-
Concluse
infine con gli occhi scintillanti, mentre si accingeva a versare il
liquido di un recipiente nell'altro.
-NO!-
Gridarono
i presenti all'unisono, ma ormai era troppo tardi.
L'esplosione
fece tremare il castello fin dalle fondamenta, la massiccia porta del
laboratorio venne divelta dai cardini mentre un denso fumo bianco si
riversava fuori per ammorbare i sotterranei con il suo olezzo di
zolfo.
Schiacciato
da uno scaffale ed inondato dal misterioso contenuto di decine di
provette, Hunter si chiese il perché mai continuasse a tollerare
la
presenza nel castello di un povero pazzo, disgraziatamente alchimista,
di nome Red.
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Capitolo 4 *** l'assedio ***
l'assedio
Finora
ho scritto una storia da bollino verde, ma adesso è giunto il
momento di far scorrere fiumi di sangue! Uha-ha-ha!... scherzo! ;-p
Da
questo punto vi saranno dei combattimenti veri e propri che
cercherò
di descrivere imitando lo stile di R.E.Howard.
-
Scusa
Howard, dai.. non prendertela tanto a male... pertanto cerca di non
agitarti più del dovuto nella tomba e di non venirmi a visitare
durante la notte per vendicarti: ci penseranno i fans di Spyro a
spaccarmi le ossa, per aver trasformato un bonario draghetto in un
macellaio...-
CHE LA
BATTAGLIA ABBIA INIZIO!
Si
raccontava, nelle lunghe sere invernali, che nei minuti che precedono
l'alba il mondo si fermi, pietrificato dagli agghiaccianti lamenti
dei morti che si ritirano nelle proprie fosse, rifuggendo con
ripianto alla luce del sole.
Quel
mattino tutto si fece immobile e rimase silenzioso... in attesa... ma
non erano stati i defunti la causa di una così pesante paura.
La
tenebra si stava pian piano trasformando in una coltre di argento
liquido quando i primi raggi dell'aurora avevano svelato la presenza
di innumerevoli ombre che scivolavano veloci e silenziose nel cielo.
Malefor
atterrò sull'orlo di un dirupo, che cingeva a conca le terre
della
Foresta d'Estate, seguito a ruota dal resto dello stormo che si
distribuì a ventaglio dietro le sue spalle: un'immane massa di
grottesche sagome che si alternavano per tutto il perimetro
dell'altura, terrificanti come i gargouille posti a guardia delle
cattedrali gotiche.
Spyro
gli fu subito al fianco.
I
raggi
dorati del sole nascente facevano brillare come diamanti le
goccioline di rugiada che si erano condensate sulle borchie dei
pesanti bracciali da guerra e sulle fibbie che fermavano le due ampie
fasce di cuoio che, incrociandosi sul petto, gli assicuravano tra le
ali lo scudo e la gigantesca ascia a doppia lama.
Non
indossava armature: bastava la benedizione che lo sciamano della sua
tribù aveva lasciato a tutti loro, svolazzando attorno i fuochi
del
campo sotto l'effetto dei funghi allucinogeni e marchiando ogni
guerriero con della pittura blu.
Il
giovane drago viola si era così ritrovato ad avere la
metà destra
del muso completamente ricoperta dalla preziosa mistura di
lapislazzuli finemente macinati e grasso di balena.
Tra le
brume vorticanti che si innalzavano a batuffoli dalle olivastre
chiome degli alberi della foresta, la fortezza della capitale si
intravedeva a stento, se non fosse per i fuochi non ancora spenti
delle sentinelle.
Malefor
ringhiò sommessamente prima di lanciare un possente ruggito di
guerra, subito ripreso ed ampliato dal resto del suo esercito, che
prese a percuotere le armi sugli scudi circolari dando luogo ad un
frastuono infernale che travolse l'intera valle prima della carica
dei barbari.
Quella
mattina l'intera città venne scaraventata fuori dai caldi
giacigli
da un terrificante boato.
Le
guardie si infilarono in fretta e furia le armature, impugnarono le
armi e si precipitarono a capofitto tra i merli delle mura per
fronteggiare quella grottesca marea che si stava abbattendo su di
loro.
Con
mirabile efficienza, le catapulte, le balestre giganti e le altre
potenti macchine da difesa erano pronte all'utilizzo: la fortezza
della Foresta d'Estate non sarebbe capitolata tanto facilmente...
Era
ormai pomeriggio inoltrato e le orde barbariche continuavano ad
essere respinte inesorabilmente.
Non
c'era alcuna possibilità di raggiungere le mura senza essere
colpiti da un proiettile scagliato dalle infallibili macchine da
guerra degli avversari, e precipitare al suolo infilzati come
cacciagione.
Spyro
si aggirava freneticamente tra quell'inferno di ali e dardi,
piroettando senza sosta da una parte all'altra delle mura alla
ricerca disperata di qualche varco; per poi tornare indietro con una
rapida cabrata.
Non
c'era possibilità di vittoria.
L'esercito
assediante stava man mano perdendo entusiasmo e la bestiale ferocia
iniziale si stava velocemente mutando in frustrazione; al contrario,
i musi pelosi dei soldati arroccati tra i merli, si facevano sempre
più spavaldi ed euforici.
Il
giovane si rendeva pienamente conto che perpetuare l'assedio non era
altro che un'inutile follia.
Nel
bel
mezzo del caos aveva tentato di persuadere suo padre a lasciar
perdere, urlando a squarciagola le sue motivazioni per farsi udire al
di sopra del frastuono della battaglia.
In
tutta riposta, Malefor aveva scagliato rabbiosamente l'ascia contro
di lui e sarebbe stato direttamente decapitato se non avesse
sottratto la testa alla traiettoria della lama, con un fulmineo
guizzo del collo.
-Lascia
perdere! O non sarà il tuo nemico a darti la morte oggi...-
Gli
aveva urlato una possente voce femminile da sopra la testa.
Ember
si librava sopra di lui: una spigolosa massa che oscurava il disco
del sole, vestita solamente dagli innumerevoli arabeschi verde scuro
che le ornavano come edera il corpo.
Del
sangue rappreso le imbrattava la spalla, là dove era stata
colpita
di striscio da una freccia.
-Per
le
scaglie degli antenati! Non possiamo continuare così...-
-Questo
lo vedo da sola, ma cosa vorresti mai farci?-
Spyro
ringhiò la sua frustrazione mentre lo sguardo gli cadde sulle
scure
acque del fossato che circondava la fortezza... e seppe cosa andava
fatto.
Il
drago viola strinse le ali contro il corpo, lasciandosi cadere a
picco verso lo specchio d'acqua sottostante, sperando che fosse
piuttosto profondo...
-Spyro!
Dove stai andando!-
-Non
mi
seguire! Ci ritroveremo nuovamente a brindare nella sala del trono o
nel Valhalla!-
Spyro
entrò nell'acqua come una lancia, trasformandosi in una specie
di
cometa fatta di miliardi di bolle prima che lo slancio irresistibile
della picchiata venisse frenato dalla massa del liquido.
Subito
si mise a scandagliare le mura della fortezza, alla ricerca di una
qualche via d'accesso.
La
fortuna gli sorrise in quanto trovò subito un canale di scolo.
Con un
potente strattone delle massicce zampe anteriori, divelse di netto la
grata che impediva l'accesso al tunnel.
Tornò
in superficie, fece un paio di profondi respiri per riempirsi i
polmoni e subito si inabissò per imboccare il passaggio,
impedendosi
di pensare a cosa sarebbe successo se non fosse riuscito a trovare
l'uscita prima che la riserva d'ossigeno finisse.
I
sotterranei della fortezza vantavano la presenza di un incantevole
gioiello architettonico, intarsiato di colonne basse e tozze, dai
capitelli differentemente scolpiti, che reggevano le massicce volte a
crociera sulle quale gravava l'enorme peso della città.
Quel
luogo era vitale per la fortezza, in quanto da lì si poteva
attingere alle acque del fiume che alimentavano il fossato.
L'intera
estensione degli ambienti presentava innumerevoli vasche, i cui
riflessi animavano le pareti di roccia con bellissimi giochi
filamentosi in perenne agitazione.
Un
fragoroso sciabordio aveva disturbato la calma gocciolante del luogo,
subito seguito da un respiro famelico e da violenti colpi di tosse.
Una
gigantesca creatura uscì fuori da una delle tante vasche,
lasciandosi pesantemente cadere al suolo per giacere ansimante a
terra per alcuni istanti.
Spyro
se l'era veramente vista brutta, ma fortunatamente era riuscito
appena in tempo a intravedere una luce rischiarare il buio liquido
nel quale si era smarrito.
Una
volta ripresosi, sguainò lascia e iniziò ad aggirarsi per
i
sotterranei, silenzioso e discreto come un'ombra, alla ricerca di una
via che lo avrebbe condotto in superficie.
Non
sarebbe poi stato così difficile per un drago fare strage degli
assai più deboli fauni e uomini-felino; ora che il lupo era
entrato
nell'ovile, ci sarebbe stata una qualche possibilità di vittoria.
Un
rumore di passi ed uno sferragliare metallico lo indussero ad
appiattirsi contro una cisterna per sbirciare il manipolo di soldati
che era giunto, con in mano i soli secchi, ignari della morte che li
stava attendendo qualche passo più in là.
Spyro
tese i muscoli preparandosi a balzare su di loro, i denti digrignati
in un sorriso demoniaco mentre pregustava il sangue delle proprie
vittime colare copioso dalla sua ascia.
Colpì
veloce, massacrando i malcapitati prima che questi potessero
comprendere che cosa stesse succedendo.
Il
drago li investì come una folata di vento, e altrettanto rapido
si
precipitò su per le strette scale che lo avrebbero condotto in
superficie, lasciandosi alle spalle una massa gelatinosa e
sanguinante di teste spaccate ed arti contorti.
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Capitolo 5 *** ascia contro spada ***
ascia contro spada
Cinerea
seguì con lo sguardo la traiettoria del proiettile lanciato
dalla
catapulta e represse l'ennesimo sbadiglio.
Era
stata strappata via dal sonno, costretta ad indossare frettolosamente
l'armatura ed a capitolarsi fuori mezza assonnata, per cosa? Solo per
osservare un isterico vorticare di ali, talmente variopinto da darle
la nausea, mentre rischiava seriamente di slogarsi la mascella a
furia di sbadigli, che man mano si facevano sempre più violenti
e
poco aggraziati.
Nelle
prime ore della battaglia, aveva tentato diverse volte di gettarsi
nel bel mezzo della mischia area; era persino riuscita ad abbattere
un paio di nemici con pochi ed esperti fendenti delle sue veloci
lame; ma alla fine era stata costretta a rimanere a terra tra i
bastioni, dopo che l'ennesimo masso sibilante le era passato accanto,
sfiorandole pericolosamente le bianche corna curavate all'indietro.
“Be,
almeno incasserò i soldi della paga senza lavorare...”
Considerò
tra sé e sé, tanto per consolarsi, mentre con la coda
cercava di
sistemare la spada in perfetto equilibrio con la punta poggiante
sulle pietre del lastricato.
Un
urlo
d'allarme la distolse dal suo delicato gioco di equilibrio, quando un
soldato comune, con l'armatura di cuoio macchiata di rosso, era
salito correndo sulle scale per afferrare l'ufficiale in carica e
scuoterlo istericamente mentre gli vomitava sul muso una valanga
balbettante di parole.
Cinerea
sorrise divertita: a quanto pareva qualche drago era riuscito ad
entrare nelle mura seminando il panico.
Senza
un commento, la dragonessa corse smaniosa verso la tanto desiderata
azione che l'aspettava.
Elora
camminava per i corridoi di pietra del castello, osservando
distrattamente gli stendardi colorati che si susseguivano per le
pareti, appesantiti dalla polvere e resi quasi cupi dalla malinconica
luce ambrata delle torce.
Il
fragore dell'assedio giungeva ovattato attraverso le spesse mura,
conferendo all'intera atmosfera un qualche cosa di surreale, come se
il tempo si fosse fermato.
L'unica
cosa tangibile era lo scalpitare dei suoi zoccoli sul pavimento ed il
tintinnare dell'acciaio della cotta di maglia che indossava.
Si
stava dirigendo dal lato opposto degli spalti, tanto per verificare
l'efficienza quasi scontata delle difese, quando un “chi va
là?”
seguito dal rumore nauseabondo di ossa frantumate la bloccarono.
Seguirono
urla di guerra ed un ruggito, lo stridere di acciaio contro acciaio,
i tonfi dei colpi andati a segno e poi ancora il silenzio, un respiro
pesante ad il raschiare di piedi artigliati sulla roccia.
Quella
cosa si stava avvicinando...
Il
fauno digrignò i denti sentendo il sudore freddo imperlarle la
fronte di gocce salate che bruciavano a contatto degli occhi; con una
mossa silenziosa estrasse l'alabarda dal fodero, mentre, con passo
felpato, andava incontro al suo nemico.
Incrociò
l'avversario in una stanza di lettura, tra i robusti leggii di faggio
che sfilavano avanti alla cavernosa bocca del camino, ampia anch'essa
come una stanza, tanto che delle poltroncine erano state sistemate a
semicerchio al suo interno.
Sentì
cedere una corda dei suoi nervi d'acciaio mentre contemplava il
mostro che era comparso nel vano della porta opposta.
Il
drago dovette stringere le possenti spalle per riuscire ad entrare
nella stanza, macchiando i tappeti che ne foderavano il pavimento con
del sangue che molto probabilmente non era suo, e che chiazzava quasi
per intero la dura sagoma del corpo scaglioso, facendolo somigliare
ad un demone vomitato fuori dalla bocca dell'inferno.
Gli
occhi viola del colosso si fissarono sulla figuretta tesa del fauno,
mentre un guizzo di divertimento ne accendeva le iridi.
Scosse
la testa cornuta con ilarità, rivolgendo scherzosamente lo
sguardo
al soffitto e simulando un sospiro di rassegnazione, come se si
trovasse costretto ad assecondare i capricci di una bambina che
insista per giocare.
Era la
seconda volta , nell'arco di poco tempo, che un drago metteva in
discussione il proprio valore di combattente: per Elora questo era
semplicemente troppo!
L'orgoglio
ferito le fece dimenticare il terrore, alzò la lama e con un
urlo di
battaglia caricò il drago.
Spyro
non prese l'ascia né fece una mossa, rimase placidamente ad
attendere il fauno infuriato per poi schivare all'ultimo momento
l'attacco con disarmante facilità.
Elora
venne quasi scaraventata a terra dallo slancio, riuscì a
mantenere
l'equilibrio e subito si rituffò verso l'avversario, gli occhi
accecati dal rosso velo della furia.
Il
drago scartò di lato, evitando il colpo e così fece
innumerevoli
volte, conducendo il fauno attraverso il labirinto di panche,
svolazzando qua e là per la stanza e ridendo a crepapelle dei
vani
sforzi del suo buffo giocattolo.
Trovando
infine il passatempo un po' troppo monotono, Spyro decise di cambiar
leggermente il copione: piantò le quattro zampe a terra e con un
movimento guizzante della coda fece lo sgambetto alla creaturina che
rovinò a terra come un sacco di patate, con un penoso
sferragliare
d'acciaio.
-Basta
giocare! Combatti! Lurido bastardo!-
-uh-uh!
Come vuoi... stavo cominciando ad annoiarmi, in effetti...-
L'attacco
del drago la raggiunse.
La
rapidità con cui Spyro aveva impugnato l'ascia e le si era
gettato
contro non le aveva dato il tempo di reagire adeguatamente, ma solo
di alzare l'alabarda in un disperato tentativo di farsi scudo.
L'impatto
violento del colpo si rivelò devastante: la forza che aveva
guidato
l'ascia era tale che Elora sentì l'acuto dolore delle
articolazioni
del braccio che uscivano dalle loro sedi, lacerando carne, pelle e
legamenti.
Un
urlo
terribile di dolore le fuoriuscì dalle labbra, mentre si
accasciava
al suolo rannicchiandosi intorno a quello che ne era rimasto del suo
braccio.
L'ascia
si alzò per colpire ancora... era la fine, ed Elora rimpianse
con
odio che dovesse essere tanto ignobile.
Il
fauno serrò le palpebre ma invece della lama della scure che le
lacerava le carni, udì lo stridere dell'acciaio contro acciaio.
Azzardò
una sbirciata verso l'alto e vide una gigantesca spada che si era
frapposta tra lei e l'arma nemica; un po' per il sollievo, un po' per
le fitte al braccio che si erano fatte insopportabili, il fauno venne
inghiottito dall'oscurità dell'incoscienza.
-Sono
una vera e propria carogna..-
Si
stava ripetendo Cinerea mentre assisteva al maligno gioco del drago
viola con la sua preda; ma in cuor suo sapeva che un po' di
umiliazione non avrebbe che giovato a quella boriosa di un fauno.
Quando
però la situazione era precipitata, il drago nero era entrato in
scena senza esitazione.
Parò
l'ascia con velocità e forza pari a quella del barbaro, colpendo
a
sua volta con la spada che impugnava nella sinistra.
Il
maschio riuscì miracolosamente a schivare un colpo che gli
avrebbe
spaccato il due il cranio, ma la lama lo colpì ugualmente di
striscio alla guancia, tracciando una sottilissima linea cremisi.
Sorpreso,
Spyro si toccò la ferita contemplando la nuova venuta con un
ghigno
furioso e divertito allo stesso tempo.
Chi
avrebbe mai detto che un drago combattesse tre le file di quelle
inutili bestioline pelose... tanto meglio, una scaramuccia con un
avversario al suo pari non avrebbe fatto altro che rendere più
saporita quella giornata.
Prese
lo scudo da dietro la schiena ed aggiustò meglio la presa sul
manico
dell'ascia.
Dal
canto suo, cinerea si accovacciò sui posteriori alzando entrambe
le
spade avanti a lei: due civiltà, una partorita dai ghiacci del
Nord
e l'altra nata sotto il caldo sole del Sud, stavano per scontrarsi
tra le mura del castello della Foresta d'Estate.
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Capitolo 6 *** il duello ***
il duello
Elora
se ne stava scompostamente riversa sui resti del fuoco del camino,
dopo essere stata frettolosamente spinta sotto la cappa dalla coda di
Cinerea, nel tentativo di trarla fuori dal pandemonio che di lì
a
poco si sarebbe scatenato.
Per
fortuna era talmente stordita che nemmeno il chiasso assordante del
feroce duello riuscì a farla tornare in sé,
risparmiandole di
assistere ad un cruento spettacolo.
I due
draghi si battevano come furie, non lasciando nemmeno un momento di
tregua all'avversario.
Entrambi
erano temibili e letali per quanto il loro modo di combattere fosse
divergente.
Lei
non
brandiva scudi: ci pensavano le due spade e l'armatura a proteggerla
dalla lama nemica, mentre balzava con agilità a destra e a
manca, in
un aggraziato balletto di tecnica e destrezza.
Sembrava che l'acciaio che le ricopriva quasi per intero il corpo,
facendola somigliare ad un drago dalle scaglie d'argento, non ci
fosse o avesse il peso di una piuma.
Per
contro, i movimenti di Spyro non erano guidati da chissà quale
arte
millenaria, essi non contenevano nulla di armonioso; ma la precisione
e la potenza muscolare con i quali venivano inferti, li rendevano
ugualmente letali.
La
mercenaria faticava non poco per resistere a quel modo di battersi
istintivo e privo di logica, appreso durante la dura vita quotidiana
dei cacciatori e non nelle arene d'allenamento.
Vide
per un istante un varco nella guardia del drago viola e subito le sue
spade balenarono per colpire.
Lo
scudo le fermò, saettando improvvisamente verso l'alto e
colpendola
dolorosamente sotto la mascella, laddove l'elmo non offriva alcuna
protezione.
-Ecco,
così siamo pari...-
Cinerea
si sottrasse immediatamente ai colpi che erano seguiti allo scudo
traditore, svolazzando fuori dalla loro portata per il tempo
necessario affinché la testa cessasse di risuonarle come una
campana
impazzita.
Spyro
cercò di approfittare del prezioso vantaggio ottenuto:
afferrò uno
dei tanti banchi di legno massello e grugnendo per lo sforzo lo
scaraventò contro l'avversaria.
Cinerea
si salvò, così come riuscì ad evitare lo scudo e
l'ascia che le
volarono contro; ma non riuscì a sottrarsi alla carica
dell'altro
drago.
L'impatto
con quell'ammasso di scaglie viola fu devastante, talmente violento
che la dragonessa nera avvertì il pettorale della corazza
incurvarsi
dolorosamente verso l'interno, mentre il muro alle sue spalle cedeva.
Precipitarono
entrambi all'esterno della stanza, abbattendosi goffamente tra le
aiuole diligentemente coltivate del giardino sottostante, sradicando
un salice piangente e facendo strage di alcune panchine di ferro
battuto.
Questa
volta anche il barbaro sembrò risentire dell'urto.
Barcollando,
Cinerea si affrettò a tagliare le cinghie della corazza
ammaccata
che le stava impedendo di respirare; una volta libera, la cotta di
maglia sottostante le penzolò informe attorno al corpo,
innervosendola oltremodo.
Spyro
maledisse il fatto di aver smarrito sia lo scudo che l'ascia; ora
l'unica maniera di cavarsela era di trovare uno stratagemma per
sottrarre le armi all'antagonista.
Un
laghetto che lambiva le sponde del prato deturpato in cui si
trovavano, gli diede l'ispirazione che tanto cercava... si librò
così in volo, lanciandosi dall'alto sulla mercenaria.
Cinerea
reagì d'istinto, balzando nell'aria anch'essa e coinvolgendo il
barbaro in un volo vorticoso, dove entrambi tentavano di intrappolare
l'altro tra sé ed il terreno sottostante.
Spyro
ebbe la meglio... avvinghiò cinerea tra le grinfie e si
lasciò
precipitare, mentre questa tentava di frenare la caduta battendo
inutilmente le ali.
Il
peso
dell'avversario, unito a quello dell'armatura, era troppo e lei non
potette far altro che assistere esterrefatta alla superficie del lago
che le stava venendo addosso.
All'ultimo
momento, il barbaro liberò la sua vittima, lasciando che
affondasse
indisturbata nell'acqua: ormai era quasi sicuro di aver vinto.
L'impatto
con l'acqua gelata tolse completamente il fiato a Cinerea, rendendo
ancora più insopportabile l'apnea alla quale era costretta.
Tentò
di scalciare l'acqua per tornare in superficie, ma subito si accorse
con orrore che il peso della corazza la stava trascinando verso il
fondo.
Colta
dal panico, il drago sfoderò gli artigli recidendo di netto le
cinghie di cuoio e liberandosi di ogni cosa, persino delle sue due
spade; ma lei era troppo ansiosa di prendere una boccata d'aria per
accorgersi di essere completamente disarmata.
Spyro
accolse con un ringhio contrariato la massa nera che uscì fuori
dal
lago come un missile; colto dall'impazienza, le si scagliò
direttamente contro con le zanne snudate.
Entrambi
rotolarono in un turbine di zolle divelte, artigliandosi e mordendosi
a vicenda.
Durante
quella lotta cruenta, dove la mediazione delle armi era completamente
assente, la superiorità fisica dell'avversario stava mettendo in
grave pericolo l'incolumità di Cinerea ; tanto che ora lei si
stava
battendo per scampare a quella furia viola più che per la
vittoria.
Riuscì
miracolosamente a sfuggire dalla presa del barbaro e subito corse a
perdifiato lontano da lui.
-Che
fai? Scappi lurida codarda?-
Non
gli
importava più niente dell'assedio e del suo compito di eliminare
le
guardie sui bastioni, Spyro non avrebbe trovato più pace
finché non
si sarebbe tolto la soddisfazione di sbranare quella maledetta
dragonessa del Sud.
Messosi
sulle quattro zampe, si lanciò subito all'inseguimento.
-Aspettate,
dannazione! Non ho ancora finito! Uff, quanta fretta! Come se
l'ebollizione delle sostanze si potessero anticipare!-
Stava
strillando Red, l'alchimista, indignato del fatto che là fuori
si
stesse combattendo senza che le sue strabilianti invenzioni potessero
apportare il loro prezioso contributo.
Poi
una
marmitta fischiò, con la sua nuvoletta di vapore che fuoriusciva
dalla valvola.
-Siiiiii!
Era ora...-
Red
versò con cautela il contenuto in un'ampolla, sigillando il
tutto
con un tappo di sughero; poi afferrò una gigantesca padella, a
cui
aveva praticato dei fori, e se la mise in testa a mo di elmetto,
completando così la sua raffazzonata corazza di suppellettili di
rame.
-Hunter!
Mio re! Non temere! Sto arrivando!-
Urlò
eccitato il vecchio alchimista mentre si precipitava fuori dal
laboratorio in uno sferragliare assordante di pentole.
Percorse
alcuni corridoi fino a che non si ritrovò sotto i portici che
circondavano il giardino interno.
Una
veloce massa nera ansimante gli tagliò la strada, sfiorandolo.
-Ehi,
Cinerea! Perché tanto di fretta, ragazza mia?-
Disse
l'ignaro drago rosso, mentre si metteva sulla scia della mercenaria
in fuga.
Poi un
rumore alle sue spalle lo indusse a voltarsi appena in tempo per
vedersi venire in contro un truce guerriero viola infuriato.
Spyro
prese Red in pieno, e nella violenza dell'impatto, l'ampolla si
ruppe, facendo esplodere la sostanza in essa contenuta.
Un
boato immane arrestò la corsa di Cinerea.
La
mercenaria si voltò con cautela solo per vedere parte del
porticato
crollare in una nuvola di polvere.
-Oh
no!
Red!-
Quando
raggiunse le macerie, vide il vecchio drago aggirarsi tra i detriti
in stato confusionale, ma perlomeno illeso.
A
quanto pareva quella ridicola accozzaglia di stoviglie si era
rivelata utile, dopotutto...
Poi i
suoi occhi smeraldini si fissarono su di un'ala dalla falange ocra e
dalla membrana rosso scuro, che spuntava tra le pietre ed i laterizi.
L'arto
era immobile.
Un po'
timorosa, Cinerea scostò qualche detrito e sollevò una
trave fino a
liberare il corpo privo di sensi del barbaro.
La
mercenaria si lasciò sfuggire un sospiro di gratitudine, mentre
si
accasciava al suolo sopraffatta dalla stanchezza, ora che
l'adrenalina aveva smesso di circolarle in corpo.
Attorno
a lei l'aria si riempì di ovazioni di giubilo:
-Se ne
stanno andando! Vittoria! Vittoria!
Gridavano
ovunque, mentre Cinerea scivolava dolcemente nel buio: era salva!
|
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Capitolo 7 *** l'attacco del golem ***
l'attacco del golem
L'attacco del golem
Nota:
è
ora giunto il momento di entrare nel pieno della storia, anche se il
preludio è già di suo veramente vasto.
Da qui
in poi ho intenzione di mischiare le carte, vediamo un po' che cosa
ne verrà fuori...
Il
pomeriggio stava giungendo al termine ed il sole si avviava verso le
lontane montagne, trasformando in oro colato quello che in pieno
giorno sarebbe stato verde e fresco.
Cinerea
aspettava la notte tra i merli delle mura completamente intatte,
sembrava quasi che la fortezza non avesse appena dovuto resistere ad
un attacco.
Erano
passati tre giorni dallo scontro con il barbaro, dal quale si stava
lentamente riprendendo e che le avrebbe sicuramente lasciato diverse
cicatrici.
Aveva
trascorso altrettanto tempo persa in un profondo e vuoto sonno;
quando si era svegliata, alcune ore prima, si era ritrovata adagiata
su un mucchio di coperte con le ferite medicate e fasciate.
Avrebbe
dovuto starsene a riposo fino a che ogni parte del corpo avesse
cessato di urlare ad ogni movimento, ma l'irrequietezza del suo
animo non poteva sopportare le pareti dell'infermeria e la compagnia
degli altri feriti.
Così
si era rifugiata in quel solitario cantuccio, respirando ingordamente
la brezza e lasciando la mente libera di galoppare.
Le
immagini della lotta contro il barbaro le ritornavano spesso, per
quanto cercasse di scacciarle...
Ricordava
ancora con timore la forza di quell'ascia e la consapevolezza di
essersi salvata per pura fortuna le feriva l'orgoglio.
Eppure,
mentre rimuginava tali amarezze, altri pensieri si intrufolavano
indiscreti.
Rivide
la forma dei un tendini che guizzavano sotto le scaglie viola delle
spalle, la proporzione e l'agilità di quel corpo giovane e
stupendo... ne ricordava il contatto, il calore, l'odore, il fiato
sul proprio collo...
Appena
accortasi di ciò che stava pensando, Cinerea si sentì
avvampare
d'imbarazzo e si diede uno schiaffo sulla guancia per rimproverasi.
Il suo
umore si fece assai più nero di prima, mentre appoggiava il
mento
tra le zampe anteriori, borbottando come una pentola di fagioli.
“Tanto
tra breve sarà giustiziato” disse tra sé con un
sorrisetto
maligno “e riderò, certo che riderò, fino a
scoppiare... pietà?”
e qui sputò a terra in segno di disprezzo “Quel rozzo
cavernicolo
troglodita non avrebbe minimamente esitato a massacrarmi
quindi...”
-Salve
Cinerea! Bella serata, vero?-
-Umm...?-
Era
talmente assorta nelle sue riflessioni, che il drago nero non si era
minimamente accorto della presenza del fauno.
Si
lasciò sfuggire uno scortese grugnito di protesta: non voleva la
compagnia di nessuno, specialmente di quella comandante altezzosa.
Ma
quando diede una sbirciatina alla sua figura dismessa, con tanto di
braccio steccato appeso al collo, Cinerea si accorse che qualche cosa
era cambiato in lei.
-Volevo
ringraziarti per avermi salvato la vita... mi ero sbagliata sul tuo
conto, mi dispiace...-
La
dragonessa guardò la sua interlocutrice con rinnovato interesse,
delle parole del genere non potevano provenire dalla bocca di Elora,
eppure era proprio lei a starle vicina e a parlarle con tanta
umiltà... a quanto pareva quel braccio rotto le aveva insegnato
molto.
-Non
c'è bisogno di ringraziarmi-
Altro
non aggiunse, ricordando, non senza sensi di colpa, di essersene
stata in disparte a godersi la scena del barbaro che si trastullava
con lei.
Così
rimasero in silenzio, aspettando che la notte calasse sull'immensa
quiete del paesaggio.
Qualche
cosa accadde prima che il sole scomparisse dalla vista.
Un
fenomeno che sembrava partorito dalla perversa mente di un folle!
Mentre
drago e fauno si godevano il tramonto, l'aria dell'orizzonte
tremolò
per poi iniziare a roteare su se stessa, deformando l'immagine delle
montagne retrostanti.
-Ma...
cosa sta succedendo laggiù!?-
La
realtà si stava tramutando in incubo, mentre il cielo si
riempiva di
elettricità e saette nere ed il vortice si faceva solido e
metallico, spalancandosi come una finestra su di un mondo di lava.
Una
gigantesca mano di roccia si protese ed una creatura colossale e
orribile venne fuori dal portale.
-Elora,
sto avendo un'allucinazione o vedi anche tu quello che vedo io?-
-No
purtroppo... stento a credere ai miei occhi! Tutto questo è
assurdo!
Praticamente impossibile! Cos'è quella roba?-
Si
trattava di un golem di pietra, dalla testa aquilina, la coda a
frusta, zampe da crostaceo e due lunghe braccia con rivoli di lava
che fuoriuscivano dalle giunture.
Il
mostro si guardava attorno confuso, mentre il portale alle sue spalle
si rimpiccioliva fino a sparire del tutto.
Poi
quello sguardo di fuoco si posò sul castello della Foresta
d'Estate
ed un desiderio di distruzione fece scivolare il golem verso l'ambita
preda.
Cinerea
fu la prima a riaversi, dando l'allarme.
I
soldati accorsero prontamente, convinti del ritorno dell'orda
barbarica: mai avrebbero potuto immaginare quello che li attendeva...
Spyro
aveva perso la cognizione del tempo, rinchiuso com'era
nell'oscurità,
completamente immobilizzato da pesanti catene che non accennavano a
cedere, per quanto lui avesse provato a forzarle prima di rinunciare.
Era
finito.
Aveva
udito i secondini sghignazzare tra di loro riguardo la sua esecuzione
capitale, che a quanto pareva sarebbe stato un ghiotto spettacolo.
Nonostante
la situazione fosse disperata, lo stoico fatalismo tipico dei draghi
del Nord gli stava permettendo di trascorrere le ultime sue ore in
nella calma più assoluta, sonnecchiando per la maggior parte del
tempo.
Che
strano modo di porre la parola fine alla storia, mai si era
immaginato che i fatti avessero dovuto prendere una tale piega...
pazienza... ma l'idea degli occhi verdi della dragonessa del Sud che
avrebbero assisto divertiti al lavoro del boia, gli scottava.
Le ore
si stavano così susseguendo quando un fragoroso boato lo
strapparono
dallo stato di torpore nel quale si era nuovamente lasciato cadere.
Spalancò
gli occhi nel buio, ascoltando immobile i suoni che gli giungevano
dall'esterno: rumore di battaglia, ne era sicuro, forse l'esercito di
suo padre stava nuovamente tentando la conquista della fortezza.
Poteva
facilmente riconoscere il fragore di mura che crollavano al suolo in
grandi porzioni.
La
cosa
lo mise in allarme, quella devastazione aveva in sé qualche cosa
di
sbagliato, di innaturale.
Un
boato vicinissimo gli bombardò le orecchie, mentre diversi
calcinacci lo colpirono.
Il
muro
esterno della cella crollò come una costruzione di stuzzicadenti.
Tentò
di sbirciare, ma la fievole luce del crepuscolo gli ferì gli
occhi
rimasti al buio per troppo tempo.
Quando
finalmente recuperò la vista, si ritrovò a tu per tu con
un
mastodontico ed orrido volto di pietra che lo osservava con occhi
abissali di fiamma, mentre faceva scoccare la bocca puntuta.
Non
potendo far altro, Spyro si limitò contorcere il muso in un
ringhio.
Avrebbe
potuto battersi, difendersi, se solo quei maledetti ceppi non lo
tenessero alla mercé del mostro come un coniglio in trappola.
La
rabbia bestiale che lo invase scacciò ogni briciola di paura,
mentre
quelle fauci calavano su di lui...
Qualche
cosa di molto piccolo attraversò balenante l'aria, andando a
colpire
l'occhio del colosso.
Il
golem ruggì di dolore estraendo dall'orbita oculare la cosa che
lo
aveva trafitto: si trattava di una spada che a Spyro parve assai
familiare.
Il
barbaro scorse una macchia nera che si librava in aria.
Lo
sguardo dei due draghi si incrociò per un istante, prima che la
furia vendicativa del golem costrinse Cinerea a fuggire, con il
colosso di pietra alle spalle.
-Dannazione,
dannazione, dannazione! Che stupida!-
Stava
urlandosi contro il drago nero mentre volteggiava nell'aria per
schivare i pugni di roccia che tentavano di ghermirla e schiacciarla.
Troppo
tardi si era accorta che il mostro stava minacciando il suo acerrimo
nemico; avrebbe potuto aspettare che quel becco sbranasse il drago
viola e poi attaccare, se solo lo avesse saputo prima!
La
gigantesca mano la colpì, scagliandola lontana nel cielo come
una
palla da tennis.
Quando
il mondo smise di vorticare e l'orizzonte tornò al proprio
posto,
l'attenzione del golem era ormai stata attirata dalle pietre lanciate
dalle catapulte.
Cinerea
osservò con gratitudine il colosso che si allontanava da lei;
poi
l'incubo finì altrettanto rapidamente come era giunto.
Di
nuovo l'aria si era squarciata, spalancando un passaggio proprio
sotto il mostro che venne risucchiato dentro, svanendo nel nulla
senza lasciare alcuna traccia, tranne la devastazione del castello.
Ormai
era calata la notte, e gli abitanti della fortezza si aggiravano come
spettri allucinati tra le macerie.
Parlavano
dell'attacco come se non fossero poi tanto sicuri del suo reale
accaduto, molti infatti asserivano ridendo che tra breve si sarebbero
svegliati per ritrovarsi al sicuro tra le coperte del letto.
Cinerea
aveva l'impressione di trovarsi fuori dal mondo, mentre sorvolava la
zona con le stelle che ammiccavano sopra di lei.
Un
luccichio verde attirò la sua attenzione, facendola atterrare
nei
pressi di una montagna di detriti.
Rivide
ancora una volta quella sommessa luce e subito si mise a scavare
spinta dalla curiosità.
Poco
dopo i suoi artigli stringevano quello che poteva sembrare un
comunissimo gioiello, se non fosse per il bagliore intrinseco che
emanava.
Cinerea
aprì il palmo della mano per osservare meglio il piccolo tesoro
ed
un'esclamazione incredula e meravigliata le sfuggì dalle fauci,
mentre contemplava quella cosa che le fluttuava sopra gli artigli,
rimbalzando lentamente con un grazioso tintinnio.
Si
trattava di una sfera di cristallo verde, fittamente sfaccettata,
circondata da due massicci anelli d'oro che ne disegnavano attorno
delle orbite incrociate ad angolo retto.
Quell'oggetto
aveva la stessa e sinistra perversità innaturale del golem che
aveva
devastato il castello.
Stava
succedendo qualche cosa di grosso, ne era certa ed era altrettanto
convinta a fare qualche cosa per evitare il peggio.
Al
diavolo la paga! Avrebbe abbandonato immediatamente la Foresta
d'Estate per scoprire la vera natura della sfera, del golem, dei
varchi che attraversavano all'improvviso l'aria e di tutte le altre
assurdità alle quali aveva assistito.
Ma non
sarebbe partita da sola...
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Capitolo 8 *** la sfera ***
la sfera
La
sfera
Spyro
avvertì uno uno svolazzo di ali e lo spostamento d'aria che gli
investì il fianco, purtuttavia continuò a rivolgere la
propria
attenzione al cielo stellato senza degnarsi nemmeno di dare uno
sguardo alla nuova venuta.
Ora
che
la cella era stata semidistrutta, i resti che non erano crollati
formavano una specie di terrazza dalla quale si poteva godere una
splendida panoramica sul castello.
Cinerea
era atterrata al suo fianco e lui ne poteva avvertire la silenziosa
presenza e la fastidiosa consapevolezza di due occhi verdi a mandorla
che lo scrutavano.
-Cosa
vuoi? Vattene e lasciami in pace-
-Non
hai nient'altro da fare che crogiolarti nella tua solitudine-
Gli
rispose la dragonessa nera, accomodandosi sul pavimento.
-Dovrebbe
essere assai noioso, non trovi? Tanto vale starmi a sentire, almeno
per spezzare la monotonia con qualche cosa di diverso, non trovi?-
Il
barbaro dovette ammettere che la mercenaria non aveva poi tutti i
torti.
-Parla-
Si
limitò a grugnire bruscamente.
-Bene...
ho una proposta allettante da farti, prendere o lasciare, lo s..-
-E
cosa
sarebbe così allettante?-
-Dannazione!
Mi fai finire di parlare o no? Poi giudicherai... dicevo: sai che la
tua situazione è senza via di scampo, no? Allora, ti offro
l'opportunità di sfuggire alle attenzioni del boia, in cambio
dovrai
aiutarmi a scoprire qualche cosa su quello che è appena
accaduto.-
Per la
prima volta, Spyro distolse lo sguardo dalle stelle per scrutarla
attentamente in muso.
-Dimmi,
è stato il re a mandarti qui-
-No,
è
stata tutta un'idea mia...-
Spyro
alzò un sopracciglio per chiedere maggiori spiegazioni.
-Sono
una mercenaria, non ho obblighi verso nessuno, dopotutto... ma non si
tratta solamente della Foresta d'Estate, quella cosa potrebbe
accadere ovunque... persino le tue dannate terre del Nord potrebbero
essere colpite, che tu ci voglia credere o no l'intero
nostro mondo è in pericolo! Ho sentito in giro delle storie...-
-Ti
credo-
Cinerea
sobbalzò e guardò sorpresa il barbaro...
-Come?-
-Anch'io
ho sentito delle storie..-
Cominciò
a dire il drago viola con uno stanco sospiro.
-Storie
che parlano di strane creature che escono fuori dal nulla, di cerchi
di aria vorticante che attraversano cielo e terra, inghiottendo ogni
cosa o facendo apparire strani oggetti...-
-Tipo
questo?-
Cinerea
tirò fuori la sfera verde fluttuante dalle bisacce da viaggio.
-Per
gli antenati! Ho già visto un gingillo del genere!-
-Veramente?-
-Sì,
lo aveva esibito il nomade che era giunto al nostro villaggio
farfugliando queste storie di mostri e vortici... al tempo non gli
avevo minimamente creduto; ma ora...-
-Questo
vale anche per me.-
Rimasero
entrambi in silenzio per lungo tempo, gli sguardi persi nel paesaggio
fagocitato dalla notte.
-Accetto
la tua offerta-
Disse
lentamente Spyro, scandendo per bene le parole e rompendo
quell'inquietudine che si era posata su di loro come un pesante
sudario.
-Ma
che
sia chiaro: non è la paura della morte a farmi prendere tale
decisione ma l'occasione di poter difendere le mie terre da esseri
mostruosi.-
Cinerea
annuì seriamente, mentre trafficava con il mazzo di chiavi che
aveva
sottratto ai secondini, dopo averli addormentati con della birra
drogata, offerta con la cordiale scusa di voler festeggiare la
scomparsa del mostro.
Sapeva
che una volta liberato dalle catene, il barbaro avrebbe benissimo
potuto attaccarla e fuggire; ma aveva sentito molte storie sui draghi
del Nord e sul loro modo di attenersi ciecamente ad un rigido codice
d'onore.
Un
patto era un patto, un vincolo che una volta stretto nessun barbaro
avrebbe mai osato infrangere.
Così,
una volta libero, Spyro si limitò semplicemente a massaggiarsi
gli
arti indolenziti, nel tentativo di riavviare la circolazione
sanguigna.
-Dimmi,
perché hai scelto me per aiutarti?-
-Che
alternativa avevo? Sei l'unico nel raggio di miglia che possa
aiutarmi senza essere una palla al piede... purtroppo: mi sarebbe
piaciuto vederti morto-
Spyro
ridacchiò
-E
già...-
Cinerea
gli porse un fagotto che una volta sciolto si rivelò contenere
le
sue armi e tutto il resto dell'equipaggiamento di cui l'avevano
spogliato prima di imprigionarlo.
-Dove
inizieremo a cercare, hai qualche idea?-
-Visto
che stiamo combattendo contro delle favole, direi di fidarci delle
dicerie: hai presente i troll di palude? Bene, esiste un capo
tribù
che dicono faccia accadere delle cose incredibili attorno a lui.-
-Un
troll di palude?-
Spyro
non potette fare a meno di storcere il muso in una espressione
disgustata.
-Non
piace nemmeno a me l'idea, ma se questo Nasty Norc, o come si chiama,
dovesse saperne qualche cosa, sarei pronta a rotolarmi nella melma di
palude...-
-Parla
per te!-
Così
diedero inizio alla loro ricerca, abbandonando in volo la Foresta
d'Estate senza destare alcuna attenzione, tranne quella di una
figura solitaria che li vide sparire nel cielo: Elora sorrise tra
sé
e tornò al proprio giaciglio come se nulla fosse successo.
Avrebbe
pagato il debito verso Cinerea con il silenzio.
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Capitolo 9 *** bufera di neve ***
bufera di neve
Bufera di neve
Note: ci
sono giorni dove la trama della storia prende forma nella mia mente
con una velocità assurda, guarda caso quando ho altro da fare
(come
ad esempio prepararmi per l'esame di Storia del Design...); ma quando
finalmente ho tutto il tempo per scrivere, subentra il vuoto più
assoluto!
Mi
sono
così ritrovata in una difficile situazione, dove sapevo cosa
sarebbe
successo da un certo punto della trama in poi, ma non avevo idea di
come riempire il buco tra gli eventi precedenti e quelli successivi.
Così
ho deciso di andare subito al dunque, liquidando le vicende
“ponte”
con poche frasi.
Questo
capitolo è in parte ispirato ad un episodio contenuto nel primo
romanzo che ho comprato di mia iniziativa quando ero bambina e che
ancora adoro: “La regina dei Fani, una leggenda delle
Dolomiti”
di Amanda Prantera.
Nella
speranza di non macchiarmi di plagio, vorrei ringraziare l'autrice
del libro per avermi prestato la sua tempesta di ghiaccio.
-Dannazione,
ci hanno circondati!-
Due
draghi, uno viola e possente e l'altro nero dalla corporatura
longilinea, se ne stavano sospesi in aria, schiena contro schiena,
accerchiati dalle bianche vette delle aspre montagne note con il nome
di Denti Ghiacciati.
Ma
altre sagome fluttuavano tra le gelide raffiche dei venti d'alta
quota.
Quelle
nere figure li avevano incalzati ed inseguiti, spingendoli
inesorabilmente in una trappola naturale, costituita da pietre brulle
e ghiacciai.
Non
avendo alcuna via d'uscita, Spyro e Cinerea erano stati presto
circondati dallo stormo di pipistrelli giganteschi muniti di corna e
zanne, che da sempre erano i predatori più temuti delle vette
innevate dei Denti Ghiacciati.
Entrambi
avevano sfoderato le armi aspettando che il nemico facesse la prima
mossa: anche se non fossero riusciti a superare la situazione,
avrebbero comunque venduto la pelle a caro prezzo...
Era
ormai trascorso un mese e poco più da quando avevano lasciato il
castello della Foresta d'Estate nel cuore della notte.
Erano
stati poi costretti a fermarsi una settimana presso un villaggio di
armaioli, in quanto Cinerea era più che decisa a dotarsi di una
nuova armatura per il viaggio, visto che la sua era andata smarrita
nelle profondità del lago dei giardini del castello.
La
questione aveva irritato il barbaro che viaggiava con lei, ma a conti
fatti quella manciata di giorni non vennero del tutto sprecati, in
quanto nelle taverne si potevano trovare viaggiatori più che
lieti
di snocciolare ingorde notizie.
Accantonando
qualche sporadico pettegolezzo, la maggior parte delle storie narrate
tra i tavoli colmi di birra o carne arrosto, riguardavano i vortici
che stavano devastando il continente, di sparizioni ed apparizioni
improvvise.
Spesso,
quando l'attenzione di tutti i presenti era ormai rapita dal
narratore di turno, questi metteva mano alle proprie bisacce e con un
gesto teatrale ne estraeva una bizzarra sfera verde ed oro trovata
nel luogo dove si era manifestato il fenomeno.
Quando
infine si erano rimessi in viaggio verso le Paludi, non avevano
trovato alcun ostacolo, tranne forse qualche maldestro gruppo di
banditi, per la maggior parte centauri, che confidando stoltamente
nella propria abilità avevano tentato invano di sorprendere i
due
viaggiatori nel sonno, dimenticando che i draghi possedessero un
sottilissimo udito.
La
strada li aveva costretti a valicare le montagne, sorvolando le terre
dove le nevi perenni erano le regine.
I
pipistrelli giravano in cerchio attorno alla preda, sarebbero stati
all'incirca una trentina, poi passarono all'attacco da un momento
all'altro.
Subito
l'acciaio saettò ed i primi cadaveri mutilati non tardarono a
precipitare verso le vallate sottostanti ricoperte di aghifoglie.
Guardandosi
le spalle l'uno dall'altra, i due draghi avevano formato una sorta di
barriera impenetrabile costituita dalle proprie lame.
Sistemato
lo scudo avanti al corpo, Spyro faceva roteare l'ascia attorno ad
esso, non lasciando scoperto alcun varco nella sua difesa.
Cinera
aveva invece intessuto attorno a lei una ragnatela di spade e di
morte, muovendosi veloce ed aggraziata nonostante le numerose
bisacce contenenti l'armatura, che le sobbalzavano lungo il dorso.
Poi
la
bestia al capo dello stormo si fermò, fiutando
l'aria
con le narici dilatate in preda ad una strana agitazione, per poi
lanciare un richiamo allarmato a cui i compagni ubbidirono
interrompendo l'attacco ed unendosi a lui in una fuga precipitosa
verso le rocce.
-Cosa
sta succedendo? Perché se ne vanno così all'improvviso?
Forse
avranno capito che non siamo poi una preda tanto facile e che-
-Shh..-
Cinerea
troncò la frase a metà, vedendo che Spyro stava imitando
l'atteggiamento del pipistrello, scrutando guardingo il cielo ed
annusando l'aria.
Una
folata di vento più violenta del consueto li investì come
un muro,
inducendoli a ripararsi gli occhi e facendo vorticare come un qualche
cosa permeato di folle vita, il mantello di lupo gigante indossato
dal drago viola.
Una
violenta imprecazione uscì dalle labbra del barbaro quando
questi si
accorse di una massa di nubi nere come la pece che stavano correndo
verso la loro direzione.
-Presto!
Dobbiamo scendere di quota e trovare un riparo o saremo spacciati!-
-Ma
dai, cosa vuoi che ci faccia una semplice tempesta-
Con
sua
grande sorpresa, Cinerea si era ritrovata le grinfie di Spyro serrate
attorno alla gola con fare minaccioso.
-Ascoltami
bene donna! QUI non ci sono le graziose pioggiarelle del Sud! Sono
nato e cresciuto in una terra di ghiacci assai simile a queste
maledette montagne e so cosa possono significare le tempeste di neve!
Ora, se tieni alle tue dannatissime scaglie nere, ti consiglio di
seguirmi ed aiutarmi a trovare un riparo-
Detto
questo la lasciò libera, gettandosi subito verso il fianco della
montagna senza curarsi che lei lo seguisse o meno.
Trovarono
riparo in una stretta fenditura formata da colossali massi crollati
in tempi immemori.
Non
era
un gran che, ma le violente raffiche di vento che li avevano subito
assaliti li costrinsero ad accontentarsi.
Cinera
venne letteralmente spinta verso la parete rocciosa di fondo e con
sua grande sorpresa e sgomento, si ritrovò a giacere in
posizione
fetale contro il petto del drago viola, che nel frattempo le si era
raggomitolato attorno come una palla di scaglie e pelo di lupo.
-Che
diavolo stai facendo? Lasciami subito o ti sbudello!-
-Eh-eh!
Certo che sei proprio una emerita ignorante! La nostra sola speranza
è quella di mantenerci caldi il più a lungo possibile-
Cinerea
tentò di divincolarsi ma non ci riuscì
-Per
ora sto soffocando!-
Il
commento strappò un'altra risata sommessa a Spyro, che
sembrò
rimbombare nell'ampio torace.
-Lo
rimpiangerai presto, molto, troppo presto, credimi...non è raro
che
qualche membro della nostre tribù venga sorpreso da una tempesta
di
neve come questa, mentre sta cacciando. Talvolta riescono a salvarsi,
se la bufera dura solamente qualche giorno; in caso contrario li
ritroviamo con l'arrivo della bella stagione, talmente rattrappiti e
gelati fino al midollo che non si riesce a districarli senza che i
loro arti si spezzino di netto... sai, non sono proprio un bel
vedere: sembra che dormano ma al tocco sono duri come le pietre e-
-Non
è
il momento giusto per parlare di queste cose, grazie-
-Uh!
Come vuoi... era giusto per passare il tempo, tutto qui...-
-Ma
chiudi il becco!-
Rimasero
così in un silenzio che aveva assunto due diverse tonalità a
seconda
che si trattasse dell'uno o dell'altro viaggiatore: calmo e paziente
quello di Spyro … al contrario Cinerea si faceva sempre
più
irrequieta ed ansiosa mentre ascoltava il boato del vento che
sembrava fagocitarli, torturandole l'udito.
Non
avendo altro con cui impedirsi di pensare alla tormenta,
concentrò
l'attenzione sulle piastre cornee che rivestivano il petto del
barbaro, avvertendone la durezza ed il calore contro la guancia.
Poteva
sentirle alzarsi ed abbassarsi in sintonia con il respiro, calmo e
disteso come il battito cardiaco che ben poteva udire, con la sua
rilassante regolarità.
Presto
si lasciò cullare da quelle sensazioni, mentre gli occhi le si
chiudevano lentamente, lasciandola placidamente scivolare nel sonno.
Un
dolore acuto la riportò alla realtà, quando gli artigli
di Spyro le
affondarono nella spalla.
-Non
devi appisolarti, MAI! C'è la morte se ti addormenti! Stampalo
bene
in testa..-
-Dannazione!
Dovevi proprio artigliarmi a sangue per svegliarmi?-
-E
sono
pronto anche a mordere-
Un
ringhio esasperato di protesta uscì dalla gola della dragonessa
nera; se c'era l'inferno, sarebbe stato sicuramente tale e quale alla
situazione in cui si era ritrovata.
Quando
poi Spyro cominciò a parlare, Cinera non fece niente per
zittirlo,
rimanendo placidamente ad ascoltarlo raccontare della sua terra e del
suo popolo, con una loquacità che mai avrebbe attribuito a
quell'ombroso e brusco barbaro.
Con
sua
grande sorpresa, cominciò a trovare interessanti le battute di
caccia ed i riti propiziatori di quelle lontane tribù, porgendo
ben
presto domande e raccontando lei stessa delle città che
sorgevano al
Sud, dei floridi mercati delle zone costiere e dei verdi declivi
delle campagne.
Conversarono
a lungo, fino a perdere del tutto la cognizione del tempo.
Poi
Cinerea non ricordò più nulla, sentendosi nuovamente
rapire dalla
sonnolenza senza che nessuno intervenisse per riportarla bruscamente
alla realtà.
Un
freddo diffuso e pungente, doloroso come mai aveva sentito, la
strapparono dal vuoto per scaraventarla dentro un corpo in preda a
violenti tremiti.
Si
premette contro il corpo di Spyro nel tentativo di scaldarsi ma si
accorse con sgomento che le scaglie di lui non erano più calde
come
fornaci ma leggermente tiepide.
La
disperazione le attanagliò le viscere.
-La
tempesta non accenna a placarsi...-
Osservò
lui con una calma talmente inappropriata che suonò irritante
alle
orecchie della mercenaria.
-...
si
sta mettendo veramente male-
Aggiunse
poi, mentre un brivido di freddo gli attraversava il corpo che meglio
aveva resistito alle condizioni estreme dell'ambiente rispetto alla
longilinea costituzione di Cinerea.
Cinerea
fece per parlare, ma lui le bloccò le parole ponendole
delicatamente
un artiglio sulle labbra, le cui scaglie erano incrostate di
cristalli di ghiaccio.
-Ascoltami,
ora... smetti di lottare e lasciati scivolare nel torpore: non
sentirai più il freddo e tutto questo sarà presto finito,
te lo
prometto...-
-Che
vorrai mai promettere?-
Cercò
di sbeffeggiarlo Cinerea, tra i battiti impazziti delle zanne.
-Certo
che sarà così! Idiota di un barbaro... saremo entrambi
morti
assiderati!-
-Non
possiamo di certo cambiare la situazione con le lamentele, o
sbaglio?-
Le
rispose l'altro, con voce severa ed autoritaria.
-Ora
dammi retta e cerca di rilassarti...-
Aggiunse
poi passando ad un registro dolce e suadente, mentre la cullava tra
le braccia come una cucciola.
-Io
cercherò di fare altrettanto-
Cinerea
cercò di resistere con tutte le proprie forze alla tentazione di
arrendersi così miseramente, ma presto la sua forza di
volontà andò
in frantumi lasciandola felicemente concedersi all'oblio più
assoluto.
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Capitolo 10 *** Ember e Flame ***
ember e flame
Ember e Flame
Note:
Da qui in poi tutto si farà assai più chiaro, o almeno lo
spero...
Le
prime sensazioni che Spyro avvertì furono il caratteristico
odore
aromatico del fieno, la sua frusciante morbidezza sotto il corpo e la
calda umidità di un panno che gli accarezzava ripetutamente la
fronte.
Erano
dunque questi gli inferi?
-Flame,
credo si stia riprendendo...-
-Se
è
come lo Spyro del mondo da cui proveniamo, dovrebbe avere la stessa
dura corteccia-
-Ma
cosa...-
Quando
gli occhi riuscirono a mettere e fuoco l'immagine, il suo campo
visivo era interamente colmato dal muso di una dragonessa rosa, che
lo stava scrutando con limpidi occhioni azzurri.
-Ember?-
Cosa
ci
faceva mai la sua sposa tra i picchi dei Denti Ghiacciati?
-Uh! A
quanto pare ho anch'io una sosia in questo mondo...-
Spyro
non capì un accidente, ma la graziosa vocetta della dragonessa
lo
indusse a scrutarla con maggiore attenzione ed a considerare che nel
suo aspetto vi fosse un qualche cosa di decisamente sbagliato.
La
Ember che sedeva sui posteriori, accanto al giaciglio in cui si
trovava, era differente ed identica alla Ember appartenete alla
tribù
di femmine guerriere.
Aveva
gli stessi occhi, le stesse scaglie, lineamenti, colori, forma delle
corna e della cresta ed altre cose ancora, ma non aveva nulla della
possente corporatura da combattente dell'altra.
La
creatura ora presente era minuta e fragilmente femminile, gli
occhioni sbattevano in continuazioni le lunghe ciglia ed il collo era
adorno da una collanina d'oro con pendente di rubino a forma di
cuore, invece dei variopinti teschi ghignanti.
-Perché
mi guardi così? Forse perché sono bella ed adorabile, non
trovi
Spyro?-
Gli
disse con voce mielata, muovendosi come una gatta.
Colto
completamente alla sprovvista, il barbaro non riuscì ad
articolare
altro che maldestri suoni borbottati, mentre una confusione
indescrivibile gli paralizzava la mente.
-Smettila
Ember! Non vedi con che occhi spalancati ci sta guardando? È
già confuso di suo..-
-Oh!
Hai ragione Flame... vado a vedere in che condizioni si trova l'altra
ed a ravvivare un po' il fuoco...-
Ember
lo salutò con un occhiolino, prima di dirigersi dall'altro capo
della stanza dove si poteva vedere chiaramente la sagoma di una
montagna di coperte stagliarsi contro la luce rossiccia delle braci.
-Devi
perdonarla..-
Un
drago rosso, dal muso puntuto, gli si avvicinò accomodandosi
accanto
a lui.
Anche
in lui c'era un qualche cosa di non convenzionale, con quel viso
pulito e bonaccione da personaggio delle favole.
-Non
fa che parlare di te da quando siamo piombati in questo Mondo. Be,
non parlava proprio di te ma dello Spyro del Mondo da cui proveniamo
e dal quale manchiamo ormai da svariati decenni... dopo tutto questo
tempo mi ha letteralmente assillato, lo puoi ben immaginare...-
-Non
capisci un bel niente di ciò che ti sto dicendo, vero?-
aggiunse
poi, notando con divertimento l'espressione confusa dell'altro, con
il caratteristico sopracciglio alzato mentre l'altro era tenuto
abbassato, tanto simile a quella che era solito assumere il suo
vecchio amico che non vedeva più da tanto tempo.
-Devi
sapere che io ed Ember non siamo di questa Dimensione, apparteniamo
ad un altro Mondo, situato chissà dove, noto con il nome di
Regni
dei Draghi.. siamo capitati qui per puro caso, quando un portale si
è
accidentalmente spalancato sotto i nostri piedi... eravamo cuccioli
all'epoca e da allora non siamo più riusciti a far ritorno a
casa...-
Mentre
Flame parlava, Ember aveva aggiunto altra legna sopra i tizzoni che
si stavano spegnendo.
Non
prese né esca né pietra focaia, come persino i draghi
erano soliti
fare per accendere un fuoco, ma avvicinò il muso alla pira
emettendo
un vivido getto di fiamme dalle fauci spalancate.
Un
sibilo minaccioso la indusse ad interrompere di botto il torrente di
fuoco per girarsi a guardare, con aria interrogativa, il drago viola
che ora si era rizzato sulle quattro zampe e che stava ferocemente
ringhiando verso la sua direzione, con le scaglie dritte come aculei
d'istrice.
-Spyro...
che ti prende?-
Flame
rise di gusto alla scena.
-Ember,
ci siamo di nuovo dimenticati che i draghi di questo Mondo non
possono sputare fuoco!-
-Ops!
Hai ragione... scusami-
-Draghi
che emettono fiamme dalla bocca?-
Ringhiò
Spyro, scostandosi quando il drago rosso tentò di dargli
un'amichevole pacca sulle spalle per rassicurarlo.
-Per
gli antenati! Che razza di maledetta stregoneria è mai questa?-
Flame
si lasciò sfuggire un sospiro di esasperazione, si diresse verso
le
bisacce di Cinerea, addossate contro le pareti della caverna naturale
in cui si trovavano, e ne estrasse la sfera verde che aveva dato
inizio al viaggio di ricerca.
-Sai
che cos'è questa?-
Lo
apostrofò, lanciandogli l'oggetto che venne prontamente
afferrato al
volo.
-Immagino
di no, ovviamente... io so esattamente di cosa si tratta. Facciamo un
patto: se vuoi che ti dica quello che conosco, devi fidarti di noi e
non guardarci con l'intenzione di volerci ridurre in brandelli alla
prima occasione... dopotutto vi abbiamo salvato, dovresti avere
almeno un briciolo di riconoscenza!-
-E
va bene-
Spyro
smise di mandare ripetute occhiate di desiderio verso la propria
ascia a doppia lama, acquattandosi comodamente sul fieno.
-Ottimo!
Questi meravigliosi oggetti vengono semplicemente chiamati Sfere,
provengono dalla terra spirituale di Avalar ed hanno il potere di
squarciare le barriere dello spazio e di permettere la comunicazione
tra Mondi differenti-
-Furono
questi oggetti, molto tempo addietro, a deviare il passaggio del
portale per le Spiagge del Drago verso le terre di Barlume ed a
scaraventare il tuo omonimo e sosia ad Avalar, affinché
liberasse
quelle terre dalla tirannia di Ripto e dei suoi scagnozzi-
-Una
talpa chiamata Professore aveva trovato il modo di far funzionare le
Sfere e controllarne il potere, dall'avventura di Spyro (non te,
l'altro ovviamente) ad Avalar, il Professore ha sempre condotto studi
nel suo laboratorio segreto, sulla maniera di impiegare le sfere...
queste ricerche non sono mai state innocue, anzi... hanno sempre
causato un sacco di guai! Dalla venuta di Ripto ed un tizio di nome
Neo Cortex nei Regni dei Draghi, fino al fortunatamente sventato
tentativo di presa del potere da parte di Red...-
Nonostante
le grandi lacune, Spyro ponderò con attenzione il racconto del
drago
rosso prima di arrivare ad una plausibile soluzione del problema.
-Io
e Cinerea stiamo indagando su questi vortici che compaiono
improvvisamente nel nostro Mondo, causando grande scompiglio...
allora, se dovessimo trovare questo Professore ed interrompere le sue
ricerche, forse tutto questo caos scomparirà all'istante.-
-Esattamente-
Si
intromise Ember, accucciandosi al fianco di Flame.
-L'unico
problema è che non sappiamo come attivare il potere delle Sfere
e
tornare a casa, quindi siamo ancora al punto di partenza...-
Un
silenzio meditabondo calò sul trio, interrotto dallo
scoppiettare
vivace del fuoco e dal sibilare del respiro di Cinerea, profondamente
addormentata sotto una montagna di coperte e pelli.
Flame
si schiarì la gola, un po' per spezzare l'atmosfera deprimente
che
si stava creando, prima di aggiungere:
-Passiamo
ad altro: come siete finiti tra queste montagne? Noi ci siamo
ritirati a vivere qui per sfuggire alla perversità di un Mondo
che
non ci appartiene, ma voi due? Cosa vi ha spinto?-
Da
qui Spyro narrò l'intera vicenda, descrisse l'assedio al
castello,
raccontò dell'accordo con Cinerea e del loro viaggio per
raggiungere le Paludi abitate dai troll-
-Umm...
forse questo Nasty Norc conosce veramente la maniera di utilizzare le
sfere...-
-Quindi
tu e Cinerea non siete fidanzati?!-
Esordì
inopportunamente Ember da un momento all'altro, con l'entusiasmo che
le faceva brillare gli occhi come stelle; mentre Flame si portava gli
artigli alla fronte e scuoteva il capo cornuto con fare sconsolato ed
incredulo.
-Che
bello!-
Squittì
la dragonessa rosa gettando le zampe anteriori attorno alle spalle
del barbaro.
-Oh
Spyro! Vorresti sposarmi?-
Il
drago viola la scostò prontamente da sé borbottando
cupamente un
qualche cosa sul fatto che già era maritato e che la Ember alla
quale era stato legato, per quanto violenta, mascolina e lunatica,
era assai meglio di un coniglio frignante.
-Cheeee?-
Ember
guardò Flame con fare interrogativo e questi si limitò a
scrollare
le spalle.
-Come
sta Cinerea?-
-Non
tanto bene...-
Gli
rispose la dragonessa rosa, mentre gettava un'occhiata verso il
mucchio di coltri.
-Per
ora è fuori pericolo di vita; ma devo ammettere che è
stata dura,
l'abbiamo riacciuffata proprio per le penne: era diventata un blocco
di ghiaccio!-
Spyro
rimase a fissare le nere palpebre abbassate della dormiente e la sua
bocca leggermente aperta dalla quale il respiro fuoriusciva profondo
e regolare; si sentiva enormemente sollevato del fatto che anche lei
si fosse salvata, cosa che non avrebbe mai pensato fosse possibile.
-Verremo
con voi alle Paludi, una volta che Cinerea e te sarete nelle
condizioni di viaggiare... la possibilità di poter tornare a
casa è
il prezzo per avervi salvato la vita, mi sembra equo, no?-
-Giusto,
spero solo non ci rallenterete più di tanto...-
|
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Capitolo 11 *** Nasty Norc e la misteriosa Bianca ***
Nasty Norc e la misteriosa Bianca
Nasty Norc e la
misteriosa Bianca
Contrariamente
ai timori di Spyro, Flame ed Ember si rivelarono degli ottimi e
resistenti volatori e apportarono addirittura dei contributi preziosi
con la loro dettagliata conoscenza dei Denti Ghiacciati.
Una
volta riavutasi, Cinerea aveva accolto le ultime novità senza
discutere ma palesando al contempo una notevole incredulità e
scetticismo nei confronti della vera identità dei loro nuovi
compagni: altri noi stessi, magia?... semplicemente assurdo!
Fermandosi
solo per cacciare e dormire, il quartetto raggiunse il limitare della
catena montuosa in appena tre giorni.
Sotto
le loro ali si estendeva l'immenso e piatto territorio delle Pianure
d'Autunno, con i suoi boschetti di betulle e risaie.
Man
mano che il viaggio proseguiva verso la costa, le rade chiazze di
acquitrini si facevano sempre più estese e fitte, fino ad
occupare
l'intera zona.
I
quattro draghi proseguirono in volo finché la fitta volta
arborea
non li costrinse ad atterrare e ad avanzare faticosamente nella
penombra, tra vegetazione e fango.
Non
era
il modo migliore di attraversare le paludi, ma se avessero voluto
trovare i troll dovevano per forza scendere sotto la copertura degli
alberi.
Alla
fine non furono i draghi a trovare i troll, ma i troll a trovare i
draghi...
Si
muovevano dondolandosi da un tronco e l'altro come scimmie e
silenziosamente accerchiarono i quattro intrusi, troppo grandi e
maldestri per avanzare agilmente tra gli acquitrini.
Quando
infine i troll decisero di attaccare, la penombra venne scacciata
dalla rossa luce delle torce, mentre i quattro draghi, completamente
colti alla sprovvista ed accecati, si ritrovarono intrappolati dentro
una grossolana gabbia di rete in canapa.
Un
gutturale urlo di giubilo, seguito da altri suoni inarticolati,
esplose tra l'accozzaglia dei troll che saltellava attorno ai
prigionieri.
Spyro
e
Cinerea tentarono di estrarre le lame, ma più si muovevano
più
quella dannata rete rudimentale si ingarbugliava attorno le loro
membra.
-Forse
io e Flame potremmo bruciare le corde...-
-Buona
idea!-
-Aspettate...-
Un
troll assai più corpulento degli altri, con la bitorzoluta pelle
di
un giallo acceso, si era avvicinato alla dragonessa nera e la stava
scrutando pensieroso, mentre si grattava la nuca con le tozze dita.
Dalle
piume e dalle collane d'ossa e corteccia che indossava, doveva
sicuramente essere il capo del gruppo.
Un
subordinato, tutto ossa e tendini, gli si avvicinò trepidante,
sussurrandogli qualche cosa all'orecchio.
Il
troll giallo esplose come una furia, colpendo la testa del
malcapitato con la rudimentale clava.
-Tu
stupido!-
Urlò
tra gli schizzi di saliva.
-Drago
non buono da mangiare! Carne cattiva! Noi portare loro da nostro
capo. Nasty Norc contento!-
E
detto
questo pungolò la corazza di scaglie viola che sporgeva tra le
maglie della rete.
Spyro
sibilò con violenza, ma potette fare ben poco, intrappolato
com'era.
-Bruciate
queste maledette reti, voi due! Voglio infilzare quel dannato rospo
giallo con la sua stessa clava!-
-Calmati
Spyro, le cose non potevano mettersi meglio...-
Disse
Cinerea con un radioso sorriso, sostenendo lo sguardo perplesso dei
compagni.
-È
quello che volevamo o sbaglio? Senza sapere dove andare, avremmo
potuto girane in tondo in eterno, senza trovare un bel niente!
Così
almeno le cose si sveltiranno-
Seguendo
le istruzioni di Cinerea, i draghi si lasciarono docilmente condurre
dai troll lungo un tortuoso percorso che li fece ben presto perdere
il senso dell'orientamento.
Il
capo del chiassoso gruppo aveva preso gusto nel pungolare
ripetutamente il fianco del drago viola ed il barbaro dovette fare
appello a tutto il suo autocontrollo per rimanere impassibile.
Dopo
un viaggio che sembrò durare un'eternità, i prigionieri
arrivarono
al villaggio stanchi, imbrattati di fango ed alquanto irritati.
Tuttavia,
dovettero constatare che senza delle guide non sarebbero mai riusciti
ad individuare la dimora dei troll, in quanto le loro rozze capanne
di frasche e canne erano costruite tra i rami degli alberi e da essi
ben camuffate.
Li
condussero al centro di una radura, fortunatamente asciutta, alla cui
estremità si ergevano gli imponenti resti di un albero secolare,
del
quale non rimaneva altro che un tronco cavo e fatiscente.
Ridacchiando,
i troll si sparpagliarono tra la vegetazione, abbandonando i draghi
al centro dell'arena.
Si
poteva saggiare nell'aria un gran senso d'attesa, mentre innumerevoli
occhi luccicavano tra le ombre dei rami e delle foglie.
I
prigionieri si irrigidirono, scrutando il buio con crescente
apprensione.
Una
folata di vento li investì mentre un suono balenante
attirò la loro
attenzione verso l'alto.
Un
meraviglioso nastro di luce arcobaleno stava saettando tra le chiome
degli alberi per poi gettarsi in volo radente sulla radura, sfiorando
le teste dei draghi increduli e lanciandosi con decisione verso il
tronco cavo.
Ci
fu un lampo di luce ed un possente troll dalle spalle larghe e la
pelle verdastra, fece la sua comparsa tra il legno marcio.
Un'ovazione
si levò allora attorno alla radura, mentre innumerevoli torce
vennero accese per rischiarare a giorno la perenne penombra delle
paludi.
L'intero
popolo era stato radunato, ed ora aspettava trepidante le parole del
loro capo, che gonfiava il petto come un tacchino ed esibiva con
baldanza i suoi paramenti di pelliccia e corna.
-Troll!
Io Nasty Norc, io grande capo! Io più grosso e forte, io piacere
voi?-
Chi
esultando e chi ruttando, tutti espressero la loro approvazione.
-Perché
tu sempre capo?-
Disse
una vocetta da qualche parte, camuffata dalla folla.
-Io
già detto!-
Rispose
Nasty Norc infuriato, alzandosi in piedi e pestando il terreno con
tigna.
-Io
più grosso, io avere scettro!-
E
dalla rabbia, si diede quest'ultimo in testa, facendo risuonare
l'elmetto cornuto che a stento lasciava intravedere i piccoli occhi.
Spyro
diede una bottarella al fianco di Cinerea per richiamare la sua
attenzione.
-E
questo sarebbe il troll al quale dobbiamo chiedere aiuto? Guardalo!
È
completamente demente!-
La
mercenaria non seppe cosa rispondere, mentre guardava attonita il
capo dei troll che si accomodava nuovamente nel tronco cavo,
rosicchiando lo scettro di legno e malachite con evidente
soddisfazione.
-C'è
qualche cosa di familiare in quell'arcobaleno... non trovi anche tu
Ember?-
-Sì,
Falme... è quello che penso anch'io...-
-Cosa
fare con draghi?-
Chiese
il troll giallo che li aveva catturati.
-Loro
non buoni da mangiare, carne veleno-
Nasty
Norc sputò la scheggia di legno che aveva staccato
dall'impugnatura
dello scettro, sbattendo più volte gli occhi mentre guardava
sorpreso le grandi creature avvolte nella rete, come se le avesse
notate solo in quel momento.
-Loro
pelle bella!-
Disse
infine con una vena di orgoglio per la sua scoperta.
-Bei
colori! Brilla come stagno con luce di torcia! Noi uccidere loro e
prendere pelle!-
L'idea
piacque tantissimo alla folla, che si agitò in preda ad
un'assurda
frenesia.
Qualcuno
si stava perfino avvicinando, brandendo un rudimentale coltellaccio
di selce.
-Oh
Flame! Ho paura...-
Ember
si stava avvinghiando a lui, non avendo Spyro a disposizione, visto
che si trovava dal lato opposto della rete.
-Ember
stai calma!-
Disse
Flame, con il fumo che gli usciva dalle narici dilatate.
-Non
possono niente contro di noi; appena tenteranno di assalirci,
brucerò
la corda e noi ci difenderemo...-
Un ruggito di Nasty Norc, che a dire il
vero sembrava più un rutto,
zittì i troll.
Ora
una nuova figura era comparsa accanto al capo, chinandosi sulle sue
orecchie a punta per bisbigliargli qualche cosa.
Una
palese delusione si dipinse sul grugno verde del troll, purtuttavia
Nasty Norc ubbidì alle parole dell'esile essere incappucciato,
avvolto in una tunica amaranto, che non aveva nulla della rozzezza
tipica dei troll.
-Niente
pelle, sciamano dire così-
-Bianca?-
Ember
si agitò nella rete nella speranza di avere una visuale
migliore..
-Bianca!-
urlò -Sei veramente tu?-
La
figura, che stava scivolando nuovamente nell'ombra, si arrestò
di
botto, scrutando confusa il groviglio di rete e squame diversamente
colorate.
Con
mani tremanti si tolse il cappuccio, rivelando un grazioso muso da
coniglia dalla pelliccia chiara e due grandi ed intelligenti occhi
azzurri sui quali ricadeva un ciuffo biondo, striato di grigio.
-Spyro,
Ember, Flame... anche voi qui?-
Una
mezz'ora dopo i quattro draghi erano finalmente liberi dalla rete,
mentre sedevano ancora nella radura ormai completamente sgombera.
Nasty
Norc ed il resto dei troll se ne erano tornati tra il fitto della
vegetazione al minimo comando di Bianca, lasciandola libera di
conversare in privato con gli stranieri.
La
coniglietta antropomorfa aveva schioccato le dita, facendo scomparire
la rete e tramutando le zolle di terra in morbidi cuscini.
Spyro
e Cinerea rimasero enormemente sbalorditi, mentre Ember e Flame
accettarono la cosa come se si trattasse della normalità
più ovvia.
I
due guerrieri si ritrassero, preferendo stendersi sul nudo terreno e
rifiutando testardamente ogni invito della maga ad accomodarsi sul
morbido.
Alla
perplessità di Bianca, Flame rispose con un “sono di
questo Mondo,
non del nostro”.
Bianca
annuì semplicemente con il capo, afferrando al volo il concetto.
-Mi
limiterò a non praticare la magia in loro presenza, tanto per
non
infastidirli...-
Parlarono
a lungo, raccontando ognuno la sua storia.
-Dopo
che eravate scomparsi...-
Disse
infine la maga, giocherellando con l'orlo della tunica.
-Io,
Hunter e Spyro non sapevamo cosa fare fino a quando non ho trovato un
vecchio libro di incantesimi che parlava appunto del teletrasporto da
un Mondo all'altro-
-Per
eseguire le magie del libro c'era sempre bisogno di una Sfera,
così
me ne sono procurata una e mi sono messa subito all'opera... qualche
cosa deve essere andato storto, perché invece di trovare voi due
sono piombata a capofitto in questa palude; quando poi ho tentato
nuovamente, la Sfera era scomparsa! Lasciandomi completamente
intrappolata qui!-
-Fortunatamente
i troll che popolano questi acquitrini sono dei grandissimi
superstiziosi e creduloni, così è stato facile
abbindolarli e
sistemarmi qui. Ora sono il vero capo della tribù: Nasty Norc
è
solamente un comodo fantoccio... Sono passati così tanti anni ed
anche voi due siete ormai diventati adulti...-
Aggiunse
infine, mentre una lacrimuccia di malinconia le si formava all'angolo
degli occhi.
-Ok,
ok... basta con i sentimentalismi, prima che la situazione
precipiti!-
Cinerea
si era fatta avanti, con una soddisfatta espressione di trionfo
dipinta sul muso.
Dopo
tante peripezie, non le sembrava vero che la fortuna potesse volgere
a loro favore in modo così repentino.
-Abbiamo
la soluzione a tutti i nostri problemi, ora: noi facciamo un favore a
voi, e voi lo fate a noi...allora, Bianca, tu sai come utilizzare le
Sfere... e noi abbiamo una Sfera!-
-Giusto!-
Lo
stesso entusiasmo si poteva leggere negli occhi del drago viola, era
arcistufo di magie ed altre cose incomprensibili!
-Noi
terminiamo qui questo assurdo viaggio, vi diamo la Sfera, ve ne
tornate al vostro dannato Mondo e fermate gli esperimenti del
Professore. Fine. Che ne dite?-
-Ottimo!-
-Si
torna a casa! Spero solo che Spyro non si sia dimenticato di me e che
sia diventato forte e bello come lui...-
Il
barbaro si fece sfuggire un mugolio di esasperazione, con gran
divertimento di Cinerea.
-Cosa
aspettiamo allora? Si parte subito!-
Bianca
fece apparire un libro trasandato e cominciò a sfogliarlo.
-Dunque,
dov'era quell'incantesimo... ah! Eccolo qui! Datemi la Sfera-
Tenendo
l'oggetto sopra il proprio capo, Bianca recitò le parole magiche
con
buffi “Avracadabra” e “Sinsalabin” che mal si
accordavano a
ciò che nel mentre stava accadendo.
Le
luci delle torce si spensero e l'aria sembrò frizzare di
elettricità
mentre un vortice d'argento si formava accanto a loro.
Il
portale era stato aperto e dietro di esso si poteva scorgere un mondo
di prati ed isole fluttuanti in un cielo rosato.
-Ecco
fatto!-
Ember
e Flame si gettarono rapidamente nel passaggio, troppo timorosi di
perdere quell'occasione tanto sperata per fermarsi a salutare.
Bianca
si dimostrò assai più cortese, dicendo qualche parola di
circostanza prima di attraversare il portale.
-Bene,
è fatta! Andiamocene via Cinerea...-
Ma
l'incantesimo non cessò ed il varco rimase aperto.
I
due draghi guerrieri stavano per spiccare il volo quando, con grande
sgomento, si sentirono risucchiare verso la porta magica.
Subito
si acquattarono sul terreno, artigliando qualunque cosa gli capitasse
a tiro, lottando disperati contro quella immane forza magica.
In
poco tempo vennero fagocitati dal passaggio, e quando la punta delle
loro code svanì oltre la soglia, la porta si chiuse, non
lasciando
alcuna traccia.
|
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Capitolo 12 *** draghi di cristallo ***
draghi di cristallo
Draghi di cristallo
La
prima cosa che avvertì fu il fresco odore dell'erba rigogliosa e
l'aromatico profumo della resina, che tanto le ricordavano le fertili
terre del Sud, della sua patria, della sua casa...
Aprendo
gli occhi, Cinerea si rese conto che non si trattava di una fantasia:
sopra di lei il cielo era terso, a malapena maculato da qualche
nuvoletta bianca, il prato sul quale giaceva supina era folto e
morbido mentre le fronde di una siepe le proiettavano piacevoli ombre
sul muso.
Era
felice, e la serenità che emanava quel luogo le bastava.
Poi si
ricordò del vortice che l'aveva inghiottita e subito ogni cosa
perse
bellezza.
La
dragonessa nera si mise subito sulle quattro zampe, in un concitato
tintinnare di placche e maglie metalliche:
-Spyro!
Ember! Flame! Bianca! Rispondete!-
Chiamò
più volte, guardandosi freneticamente attorno; dove diavolo era
mai
finita?
L'unica
cosa che comprese, era che si trovava in un labirinto, del genere di
quelli che vengono fatti crescere nei giardini pubblici per scopi
ludici.
Trovò
qualche cosa di stano là dentro, mentre ne percorreva il
semplice
percorso circolare alla ricerca dell'uscita: si trattava di un arco
di pietra, diligentemente scolpito e levigato, che si levava dal
prato senza sostenere alcuna architettura e senza un'apparente
utilità.
Ma la
cosa che più di tutte la turbò fu il cosa conteneva
la costruzione, proprio sotto l'arcata.
Era un paesaggio notturno, le cui lontananze si perdevano nella
foschia.
Sembrava
proprio di affacciarsi ad una finestra, ma quando Cinerea si sporse
di lato, per sbirciare che cosa ci fosse dietro l'arco, non
trovò
nulla tranne dell'altro prato.
Fu
allora che la propria perplessità si accrebbe ulteriormente
mentre
l'occhio le cadde su dei caratteri dorati che oscillavano sospesi
nell'aria: “Antro Notturno”.
Dannazione! Come poteva mai essere possibile far lievitare una
scritta metallica in quel modo?
Sospettosa, ma anche incuriosita, Cinerea intromise timidamente la
zampa anteriore destra sotto la volta dell'arco e la sentì
risucchiare verso le nebbie... una sensazione maledettamente identica
a quella che aveva avvertito quando il vortice l'aveva rapita dalla
sua terra per scaraventarla in quel posto sconosciuto.
Non aveva mai provato troppa paura durante i duelli o nel pieno di
una battaglia, ma quella cosa che non riusciva a capire la gettò
nel
panico più totale.
Urlando istericamente si gettò contro la siepe, squarciandone i
rami
con le lame che aveva estratto dai foderi, poi inciampò, cadendo
pesantemente su un attonito cameraman e rovinando così il set
per
l'intervista ad un drago anziano che se ne stava tutto curvo sui
posteriori.
-STOP! STOOOP!-
-Ma cosa...-
-Vuoi toglierti da lì o vuoi continuare a schiacciare il mio
collega?-
-mmm...-
Goffamente la dragonessa rotolò di lato, liberando una
telecamera
malmessa ed un operatore dall'aria spaventata e confusa, che
paradossalmente rifletteva alla perfezione lo stesso stato d'animo in
cui si trovava ora Cinerea, mentre subiva passiva le invettive di un
umano alquanto infuriato.
-Cosa mai ti è saltato in mente? Pazza furiosa! Stiamo
lavorando,
qui, mica giocando!-
-Io...-
Un esserino di un metro e settanta stava mettendo in difficoltà
un
possente drago, in completa tenuta da guerra, che lo sovrastava...
-... Ma guarda come ti sei conciata... hai forse intenzione di farti
ingaggiare come comparsa in un colossal cinematografico?-
Cinerea lo fissò senza capire, ogni parola che usciva dalla
bocca
dell'essere umano aveva per lei un significato oscuro: comparsa?...
colossal cinematografico?...
-Va bene, va bene, è tutto apposto, ricominciamo da capo
ragazzi!
Rimpiazzate la telecamera guasta e ricominciamo a girare!-
-Sì capo!-
La mercenaria restò a guardare affascinata quel pullulare di
attività, con tutta la complessa e bizzarra attrezzatura che
veniva
tirata fuori o riposta, pali con lanterne che emettevano un a luce
tale che nessuna lampada ad olio o candela avrebbe saputo
eguagliare...
-Potresti gentilmente svegliarti e toglierti dai piedi? Ma pensa te
con che soggetti bisogna avere a che fare..-
-MOTORE!-
-Cosa? Umpf... che pace qui nei cinque mondi... o sono sei?-
Cinerea perse interesse per lo strano teatrino di pali, fili e luci
per spiccare il volo e fare un piccolo giro di ricognizione.
Se ci fosse stato un paradiso in terra, avrebbe sicuramente avuto
quell'aspetto.
Si trattava di una soleggiata vallata, punteggiata da boschetti di
latifoglie e piccoli castelli di bianco travertino, finemente ornati
da fregi variopinti e guglie dalle tegole verdi e blu.
Svolazzando come una falena ansiosa di divorare con gli occhi ogni
cosa, Cinerea si lasciava scorrere sotto di lei innumerevoli pascoli,
dove pacifici draghi variopinti erano intenti a chiacchierare o a
svolgere le più disparate attività artigianali,
fischiettando o
cantando.
Tutto era calma e tranquillità... o quasi.
Proprio quando tanta perfezione stava per darle la nausea, la
dragonessa nera avvertì un assordante rumore di rimbalzi sotto
di
lei.
Abbassò lo sguardo e vide lo spettacolo più assurdo mai
immaginabile.
Un gregge di pecore stava attraversando di corsa il prato, urtandosi
l'une con le altre per la foga.
Be, più che correre, come qualsiasi pecora normale avrebbe
dovuto
fare, stavano saltellando come molle! Rimbalzando a piedi uniti sul
prato!
-Fuggite! Fuggite pure! Tanto vi prendo!-
Strillò divertita la voce bianca e squillante di un cucciolo.
-Vieni Sparx! Non farti aspettare...-
Cinerea corrugò dubbiosa la fronte: “Sparx? Cosa c'entra
quel
borioso di un ciambellano qui?”
Sotto di lei un piccolo drago viola, seguito a ruota da una
libellula, stava caricando una sfortunata pecora che si era isolata
dal gregge.
L'animale terrorizzato era fuggito attraverso la bottega di un
vasaio, rovesciando anfore e vasi.
La fiammata che partì dalle fauci del cucciolo di drago
completò il
disastro, facendo prendere fuoco a della paglia dove erano stati
deposti dei manufatti smaltati in attesa della cottura.
Il vasaio infuriato lasciò il suo lavoro al tornio
precipitandosi
furibondo nel prato:
-Piccola peste... Spyro, sei nei guai ragazzo! Torna qui piccolo
delinquente!-
-Tanto non mi acchiappi! Na na nana na!-
-Grrrr... se solo riuscissi a metterti le zampe addosso, io...-
Cinerea si fermò a mezz'aria sorpresa... Spyro? Aveva capito
bene?
Ripiegò le ali contro i fianchi e si tuffò a capofitto
verso la
macchiolina viola che saettava nel prato.
Atterrò proprio difronte a lui, interrompendone la corsa e
squadrandolo con aria stupefatta.
Quella cosuccia dagli occhioni spalancati era in tutto e per tutto
uguale allo Spyro che conosceva lei; ma il cucciolo minuto non aveva
niente a che spartire con la possente e taurina corporatura del
barbaro del Nord, con il quale stava viaggiando e che aveva smarrito
nel vortice.
-Wow! Non ho mai visto nessuno volare come te! E così in alto!
Tranne che nei circuiti, ovviamente...-
Esclamò eccitato il draghetto.
-Me lo insegni? Ti prego!-
-Be, io...-
Il sole continuava a brillare mentre dal cielo iniziarono a piovere
meteore verdastre che si rovesciarono a capofitto su ogni drago
presente, inseguendo addirittura chi tentava di scappare.
Gli sfortunati che venivano colpiti da quegli strani globi, si
tramutavano in statue di cristallo.
Una sfera stregata saettò verso Cinerea, la quale afferrò
per la
vita il cucciolo e si tuffò di lato, lasciando che il proiettile
si
schiantasse al suolo, innocuo come una brezza per erba e fiori.
Subito un altro globo si mise sulle sue tracce, costringendola a
prendere il volo nel tentativo di schivarlo; ma la cosa era troppo
veloce e lei dovette estrarre la spada e ad usarla come una mazza.
La sfera luminosa schizzò via come una palla, ma quasi subito
riprese il controllo della propria traiettoria e unendosi ad altre
compagne, si gettò nuovamente a capofitto verso la dragonessa.
La mercenaria era in trappola.
Solo la velocità maturata in anni ed anni di pratica le aveva
permesso di resistere a quegli attacchi che l'aggredivano da tutte le
parti, ma ormai le sue energie andavano esaurendosi mentre i globi
stregati non accennavano a scomparire.
Vide sotto di lei una graziosa vasca, punteggiata da pietre piatte ed
alimentata da due cascate che sbucavano dalla collina sovrastante.
-Spyro, trattieni il fiato...-
-Cosa? Non vorrai gettarti in acqua, annegheremo, io non so nuotare!-
-Trattieni il fiato, ho detto!-
Sfuggendo all'ultimo secondo all'incantesimo che la braccava, la
dragonessa si lasciò cadere in acqua, aggrappandosi alla parte
sommersa delle rocce per evitare che il peso dell'armatura la
trascinasse a fondo.
Rimase così fino a quando i suoi polmoni non ebbero fame d'aria.
Quando riemerse tutto si era ormai concluso.
Spyro saltò fuori dalla vasca come se si fosse trattata di una
conca
pullulante di scorpioni velenosi, scuotendosi come un cane nel
tentativo di asciugarsi.
Cinerea lo seguì poco dopo, impacciata dal peso dell'armatura
che
aveva imbarcato abbondante acqua.
-cos'erano quelle... quelle cose?-
Aveva chiesto, mentre si dava da fare con le fibbie per liberarsi
dalla corazza e lasciarla scolare.
-Nasty Norc! È stato lui a combinare tutto questo!-
-Nasty Norc? Ma dai! Quell'ottuso troll delle paludi non è
nemmeno
capace di mettere in fila le parole per una frase coerente! Come
potrebbe mai creare delle diavolerie del genere?-
-Sì, è puzzolente, brutto ed ignorante, ma rimane sempre
un mago
potente...
-Mago?
Vorrai forse dirmi che si è trattato di magia?-
Rispose la
mercenaria, venuta da un mondo dove la realtà era governata da
leggi
concrete e non dalle favole, mentre guardava il suo improbabile
compagno di disavventura con uno sguardo accondiscendente.
-Ma va! Tutti sanno
che la magia non esiste!-
Questa volta fu
Spyro a sobbalzare e a guardarla come se fosse fuggita da un
manicomio.
-Bene, ora ti devo
salutare, ho un mondo da salvare, io-
Così dicendo,
il
draghetto la lasciò presso la vasca mentre si gettava senza
esitazione su un ranocchio troppo cresciuto con tanto di elmetto ( ma
da dove saranno mai spuntati fuori?), che venne prontamente eliminato
dall'alito infuocato del cucciolo.
“A quanto
pare,
anche qui i draghi sputano fuoco, un po' come Flame e Ember...”
ma
i suoi pensieri vennero interrotti quando il mostriciattolo verde
esplose in una manciata di pagliuzze dorate, lasciando di sé
solo un
gigantesco rubino che venne prontamente afferrato dalla libellula e
lanciato addosso a Spyro: la gemma scomparve appena toccò il
drago,
lasciando un “1” dorato a fluttuare nell'aria.
Cinerea assistette
a questa ed ad altre bizzarrie, completamente incapace di muovere un
muscolo, quanto era rimasta di stucco.
A quanto pare era
piombata nel regno dell'assurdo e sarebbe stato fondamentale, per la
sua stessa integrità mentale, abbandonare quel luogo il
più presto
possibile... forse il Nasty Norc di questo mondo avrebbe potuto
aiutarla... c'era una sola cosa da fare...
-Ehi! Cucciolo!
Vengo con te!-
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Capitolo 13 *** l'arena di Gulp ***
l'arena di Gulp
L'arena
di Gulp
Lo scontro tra i due avversari si stava portando per le lunghe, tanto
da urtare i nervi del basso Ripto, sempre più sprofondato nel
trono
mentre le dita ne tamburellavano i braccioli con impazienza.
Gulp, un ottuso ed obeso lucertolone corazzato, era un avversario
forte, e avrebbe schiacciato quel fastidioso drago viola in un
battito di ciglia, se non fosse per le munizioni di cui veniva
costantemente rifornito da Elora... quella ribelle di un fauno!
Poi qualche cosa spezzò il copione: mentre Gulp spiccava un
salto
per schiacciare l'avversario, un lampo gigantesco fagocitò la
scena
e avvenne qualche cosa che mai aveva avuto precedenti in tutta la
storia di Avalar.
Sballottato dagli oscuri venti del vortice, Spyro era certo di
rigurgitare fuori le budella da un momento all'altro; poi tutto si
fermò e lui si ritrovò abbandonato su un terreno
sabbioso, stordito
ed ansimante.
Con la coda dell'occhio avvertì una sagoma nera che si stava per
schiantare su di lui.
Fu più l'istinto a guidarlo che un lucido ragionamento: estrasse
lo
scudo dalla bardatura e lo mise tra sè e il corpo che gli stava
cadendo addosso.
Il
peso della creatura era enorme tanto che lo inchiodò al suolo,
eppure, con uno sforzo poderoso dei muscoli d'acciaio, il drago
riuscì ad alzarsi e ad assestare una spinta immane allo scudo,
tanto
che il lucertolone (ormai poteva vederlo), venne sospinto in alto e
lanciato in aria.
Nel mentre, il barbaro non perse tempo.
Con un movimento fluido e veloce impugnò l'ascia con entrambe le
zampe anteriori e abbattette la lama contro il ventre del mostro con
un montante.
Il corpo di Gulp si divise in due come una mela colpita da una
freccia, schizzando sangue in ogni dove e riversando le interiora sul
terreno dell'arena.
L'acre odore della bile ammorbò l'aria.
Il gigantesco drago viola guardò per alcuni istanti la
carneficina,
prima di rivolgere la sua attenzione verso due piccole figure
abbracciate, che lo osservavano con orrore e paura.
Sangue?
Chi lo aveva mai visto?
Da sempre, quando un nemico moriva, il suo corpo si limitava a
sparire con un “puf”!
La situazione era così orrenda da indurre due acerrimi nemici a
gettarsi l'uno nelle braccia dell'altro e a stringersi a vicenda per
non lasciarsi sopraffare dalla follia dell'accaduto.
Così Spyro e Ripto se ne stavano avvinghiati, entrambi con gli
occhi
spalancati e le membra tremanti, le bocche contorte in un urlo che
non voleva uscire fuori.
Erano terrorizzati, mentre lo straniero li soppesava con lo sguardo,
immobile e terribile, con quelle chiazze cremisi che ne rigavano le
scaglie e gli macchiavano la grigia pelliccia di lupo gigante, che
indossava come mantello.
-State calmi bambini, non voglio farvi del male-
Aveva detto il gigante, riponendo l'ascia e lo scudo dietro la
schiena.
-Non avevo intenzione di spaventarvi... mi sono sentito minacciato ed
ho reagito d'impulso... tutto qui...-
Tutto qui?!
Quale essere perverso potrebbe mai liquidare una carneficina con un
semplice “tutto qui”?
Queste ed altre considerazioni, unito all'accento pesante con cui
l'essere aveva parlato, sconvolgevano le menti del ranocchio rosso e
del draghetto.
Poi quella figura parve farsi meno minacciosa, mentre si accovacciava
al suolo stancamente e si guardava attorno confusa.
-Dove sono finito?-
Parte della paura si dissipò ed i due si resero finalmente conto
di
starsene abbracciati come due innamorati; subito si scostarono con
uno spintone energico , mettendo parecchi metri di distanza tra di
loro mentre si guardavano in cagnesco con odio rinnovato.
Riavutasi, la mente opportunista di Ripto ricominciò a lavorare
a
dovere, trovando nel nuovo venuto un più che utile sostituto dei
suoi scagnozzi, entrambi deceduti.
-Nel mio regno, Riptonia-
Si era così fatto avanti, mascherando la fifa dietro un
sorrisetto
altezzoso ed un portamento regale che male si accoppiavano con la
buffa figura tozza con tanto di testone dal quale spuntava un solo e
storto corno.
Il barbaro alzò un sopracciglio e ne abbassò l'altro, a
metà
strada tra il perplesso e il divertito.
-Ma quale re e re, usurpatore! Tu sei solo un parassita che si è
stabilito qui con la prepotenza!-
Aveva risposto il cucciolo di drago, con le narici fumanti per la
furia.
-Non dare ascolto a Spyro, è lui il vero traditore!-
-A sì, fatti avanti piccoletto!-
-Arrg! Come osi darmi del piccoletto!-
Dimentichi del minaccioso nuovo venuto, i due ingaggiarono battaglia
tra pugni, morsi e fiammate.
-Basta con questa pagliacciata!-
Spyro adulto aveva separato i due litiganti; uno ghermendolo con la
coda e l'altro afferrandolo con le gigantesche grinfie degli arti
superiori.
Ora li teneva entrambi avanti al suo sguardo stizzito, con i piedi
sospesi dal suolo e gli arti bloccati, incapaci di difendersi, mentre
il terrore faceva nascere tra di loro una nuova e muta alleanza.
Avrebbero collaborato per salvarsi la pelle, la resa dei conti poteva
benissimo aspettare...
-Così va bene, mocciosi!-
-Per prima cosa, non ho ancora ricevuto una risposta adeguata alla
mia domanda: dove sono? Seconda cosa, sbaglio o tu ti chiami Spyro-
Il draghetto deglutì e sarebbe diventato lilla se i draghi
avessero
potuto impallidire, mentre Ripto ringraziava il cielo di non essere
lui al centro dell'attenzione.
-S-sì.. C'è qualche cosa c-che non v-va?
Aveva balbettato con voce tremante.
Due enormi occhi viola, tale e quali ai suoi lo squadrarono, con
un'espressione uguale a quella che era solito assumere nei momenti di
confusione.
Questa volta toccò al gigante essere sconvolto.
Con un breve urlo li lasciò cadere a terra, quasi fossero stati
dei
serpenti velenosi.
-Per le scaglie degli antenati! No! Non è possibile! Sei me in
miniatura ed hai anche il mio stesso nome!-
Spyro cucciolo ebbe un moto di repulsione quando un'idea atroce gli
si fece largo nella mente...
-Dio! Non dirmi che tu sei me da adulto!-
-Per gli antenati! No! Io da cucciolo non sono mai stato un ammasso
molliccio e frignante come te...-
Spyro ringhiò il proprio ego offeso, mentre Ripto se la stava
spassando alla grande.
-Tu, ranocchio!-
-Ranocchio....?-
-Sì ranocchio, in quale infernale posto sono capitato, che fine
hanno fatto Cinerea, Ember, Flame e Bianca?-
-Be...-
Cominciò a dire, tormentandosi la base dell'ampio colletto alla
conte Dracula del mantello, mentre gocce di sudore freddo gli
imperlavano la fronte rossiccia.... da rospo...
-Siamo ad Avalar, nei sotterranei del Castello delle Pianure
d'Autunno-
-Ah, finalmente qualche cosa di coerente, ho sentito parlare di
queste terre... si trovano all'estremo Ovest delle paludi abitate dai
troll, oltre i confini dei Denti Ghiacciati: quelle maledette
montagne...-
-Cheeeeeeeee!? In quanto a quei tizi che hai nominato, non ho la
benché minima idea di chi possano essere...-
Il barbaro diede uno sguardo al di là del trono di pietra che si
ergeva nel mezzo di un'ampia finestra che dava su di un cielo tinto
dai colori del tramonto che si stava avvicinando.
-Torno subito, voi aspettatemi qui, ho altre cose da chiedervi-
Detto questo si lanciò oltre la finestra, e sfoggiando la
ragguardevole apertura alare, cabrò verso l'alto e poi verso il
basso, sfrecciando nel vuoto come un gigantesco pipistrello, mentre
esplorava i dintorni.
Spyro e Ripto rimasero a guardarlo per qualche istante, quasi
ipnotizzati dai guizzi aerei del gigante.
-Che si fa?-
Aveva chiesto il draghetto al nemico.
-Ovvio, scappiamo finché siamo in tempo!-
Entrambi si voltarono e si precipitarono sull'arena verso l'uscita.
Disgrazia volle che un fauno facesse il suo ingresso proprio in quel
momento.
È
difficile descrivere lo stupore di Elora quando si vide correre
incontro Spyro, il paladino della giustizia, al fianco di quel lurido
furfante di un Ripto.
-Cosa sta succedendo?-
-Scappa Elora! Te lo
spiegherò
più tardi, quando saremo al sicuro e ben nascosti...-
-Aspetta un momento...-
Elora aveva afferrato Spyro per
un'ala e Ripto per la manica della camicia.
-Cosa sta succedendo qui? Da cosa
dobbiamo metterci al sicuro?-
-Aaaarg! Sta tornando!-
I due nemici afferrarono a loro
volta il fauno e tentarono di trascinarla via mentre questa si
opponeva ai loro sforzi puntando gli zoccoli sul terreno ed esigendo
immediatamente una risposta.
-Non è il momento di fare la
testarda, stupido fauno! Se ci prende... aaaaaah!-
Il barbaro li aveva visti ed ora
stava divorando la distanza che li separava con possenti falcate; in
men che non si dica gli fu addosso, li scavalcò con un agile
balzo
e gli bloccò l'unica via di fuga con la propria ragguardevole
mole.
-Queste non sono le Pianure
d'Autunno, nessuna terra di Avalar o del mondo se ne sta sospesa in
aria! Questo è praticamente impossibile!-
Poi si accorse della presenza del
fauno, le spalle gli sobbalzarono appena mentre una sinistra luce
malevola gli fece brillare le iridi.
-Tu!-
-I-io?-
-Già! Cosa ci fai qui
soldatessa
dei miei stivali … e vedo anche che il tuo braccio è
completamente
guarito... non lo avrei mai detto...-
Elora guardò gli altri due
compagni con aria interrogativa e questi le risposero con uno sguardo
di rimprovero; se solo gli avesse prestato ascolto, ora si sarebbero
già tratti fuori dalla portata di quello svitato.
-Forse quello che farfugliavano
Ember e Flame corrispondeva a verità, dopotutto... per quanto
paradossale e difficile da credere...-
Ora erano in tre ad avvinghiarsi:
un drago, un rospo ed un fauno nel mezzo, mentre si chiedevano quale
cosa passasse mai nella mente contorta del gigante, mentre
farfugliava frasi assurde.
-Altri mondi, innumerevoli! Altri
noi stessi...-
Parlando tra sé e sé,
il barbaro si diresse verso la finestra e spiccò il volo,
lasciando
finalmente soli i tre.
-Se n'è andato?-
Disse con voce speranzosa il
fauno.
-Credo di sì-
Le rispose Ripto.
-Ragazzi, dobbiamo sbarazzarci di
lui! Non possiamo lasciare quella macchina da guerra a vagare libera
per Avalar!-
-Povera la mia patria!-
-Povero il mio futuro regno! Su
cosa governerò?-
-Quando riuscirò a
raggiungere
le Spiagge del Drago e farmi questa benedetta vacanza?-
I tre se ne stavano in circolo,
le spalle afflosciate e le menti intrise di scontento e malinconia,
fu Elora a rompere l'atmosfera pesante con una schiarita di voce:
-Ok, uniremo le nostre forze per
far fronte alla nuova minaccia-
-Già, ma cosa potremo mai
fare?-
-Per prima cosa rechiamoci dal
Professore, lui saprà sicuramente darci degli utili consigli...-
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Capitolo 14 *** lo scherzetto di Spyro e Nasty Norc ***
lo scherzetto
Lo
scherzetto di Spyro e Nasty Norc
Nasty Norc era paralizzato dalla
paura e dalla incredulità dopo che era stato sbattuto
pressato contro il muro.
Non osava neppure respirare e
teneva alzato il mento per il timore che la sua prolassata
pappagorgia potesse sfiorare l'affilata lama che gli minacciava la
gola.
Sapeva che prima o poi si sarebbe
dovuto scontrare con il cucciolo di drago che era sfuggito
all'incantesimo ma mai si sarebbe immaginato di ritrovarsi alla
mercé
di una terribile dragonessa nera, completamente rivestita di acciaio,
che era balzata su di lui con un nonnulla e con altrettanta
facilità
lo aveva disarmato, afferrato per il pettorale della corazza, e
appeso al muro come un salame!
Spyro era rimasto sulla
piattaforma sottostante poiché non riusciva a saltare abbastanza
in
alto per raggiungere gli altri.
Invece di gioire per la sconfitta
dell'acerrimo nemico, si era messo a protestare e sbraitare come un
demente del fatto che Nasty Norc non dovesse essere battuto in quella
maniera.
-I ladri! Prima dobbiamo
inseguire i ladri e prendere le chiavi! Poi possiamo inseguire Nasty
Norc e colpirlo tre volte! Non puoi assalirlo direttamente senza le
chiavi!-
Dal canto loro, i ladri in
questione facevano capolino dalle nicchie che si aprivano nelle
pareti della sala circolare; avevano posato a terra le chiavi in
questione mentre con le loro vocette stridule davano man forte al
draghetto.
-È
vero! Dovete prima inseguirci! Sennò cosa ci stiamo a fare qui!-
-Aaaaaaaargh! Chiudete il becco
cani!-
Spyro abbandonò ogni
desiderio
di ribalta quando una gigantesca spada andò a conficcarsi nel
terreno, tremendamente vicino alla sua zampa, rimanendo lì a
molleggiare .
Era chiaro che il prossimo lancio
lo avrebbe centrato in pieno.
I ladri si ritirarono prontamente
nelle gallerie, lasciando il cucciolo viola a tu per tu con la lama.
Cinerea ne aveva veramente
abbastanza!
Le vicissitudini che aveva
trascorso durante quel breve viaggio erano state talmente tante che
ora stentava quasi a credere di essere riuscita a mettere le grinfie
sull'essere che avrebbe potuto rimandarla a casa.
Le difficoltà si erano
palesate
fin dal primo momento.
Non si trattavano dei
convenzionali ostacoli che si dovrebbero incontrare nel corso di
un'avventura, come le intemperie nei territori selvaggi o gli
attacchi di belve feroci e banditi... magari fossero stati questi!
Ma di una miriade di assurde regole e vincoli a cui attenersi.
Il primo gli fu comunicato con
noncuranza dalla bella statuina che avevano scongelato sul ponte
vicino al labirinto di siepi.
-... trovate dieci draghi e poi
la mongolfiera che vi porterà nel prossimo mondo...-
Sfortuna volle che si imbatterono
nella mongolfiera prima ancora che avessero trovato il numero
necessario di draghi.
Cinerea aveva tentato di far
ragionare l'ottuso aviatore che si rifiutava di guidarli altrove; ma
alla fine fu costretta a minacciarlo con la spada per farsi
accontentare.
Lo stesso copione si era
immancabilmente presentato ogni volta che approdavano in una nuova
isola fluttuante, che con le altre costituivano quel dannato Regno
dei Draghi.
Cinerea avrebbe preferito
chiamarlo Regno degli Idioti!
Come se non bastasse, quel
fastidioso cucciolo viola univa le sue proteste a quelle degli
aviatori o degli altri mostriciattoli che popolavano quelle terre.
Erano così arrivati al
metallico
regno di Nasty Norc con i nervi a fior di pelle.
La pazienza della guerriera era
letteralmente esplosa, e ciò si poteva chiaramente leggere negli
occhi dalle pupille dilatate, che come zanne affilate stavano
rendendo a brandelli l'animo del povero Nasty Norc.
-Ascoltami bene troll delle
paludi, o quello che diavolo sei: non mi interessa un bel niente
delle vostre scaramucce, gemme da trovare e draghi da liberare!
Voglio solamente cacciarmi fuori da questo macello il prima possibile
e te sei l'unico che possa aiutarmi con la tua “magia” o
quel che cavolo è!-
-E se mi rifiutassi di
collaborare? Cosa faresti?-
Rispose il troll, con una
fastidiosa nota di derisione
-Mi uccideresti, per caso?
Ah-ah-ah! Umpf!-
La risata era stata sedata da un
forte pugno che lo aveva raggiunto allo stomaco, piegandolo
letteralmente in due.
-No, non ti ucciderò... ma
posso
farti mooolto male, fidati...-
Nasty Norc faticò non poco
per
ritrovare quel poco di fiato per latrare una risposta affermativa:
quella botta, che per poco non gli aveva spappolato le viscere, era
più che sufficiente.
-F-fammi soltanto andare a
prendere il libro degli incantesimi di teletrasporto e ti accontento
subito...-
-Alt!-
Cinrea lo inchiodò
nuovamente al
suolo quando questi tentò di alzarsi.
-Credi che ti lascerò
scappare
indisturbato? Verremo con te, così potrò tenerti d'occhio-
I tre camminavano in fila indiana
lungo uno stretto e muffoso corridoio che era stato addobbato con un
cattivo ed opulento gusto vittoriano,lercio e
malsano.
In testa al gruppo stava Nasti
Norc, che illuminava il cammino con la verdastra luce del tozzo
scettro, mentre al seguito marciava la mercenaria, che con la coda
puntava la spada alla schiena del troll.
Spyro chiudeva la fila.
Il draghetto zampettava afflitto
dietro alla secondina nera che teneva in scacco tutti quanti, quando
la voce del troll lo chiamò.
Subito aveva guardato verso di
lui, solo per accorgersi che Nasty Norc stava solamente continuando a
camminare come se niente fosse.
“Spyro...”
Il cucciolo si fermò un
istante
per guardarsi attorno, tentando di localizzare quella voce roca e
pesante che sembrava provenisse da ogni dove.
“Fai
finta di niente e continua a camminare,imbecille! Vuoi che questo
mostro si accorga che stiamo comunicando? Per rispondermi, pensa a
quello che devi dire e non azzardarti a fiatare mezza parola!”
“Sai
utilizzare la telepatia?”
Considerò Spyro palesando la
sua
incredulità.
“Credi
che un grande mago del mio calibro non sappia fare questa cosuccia da
nulla? Orbene, andiamo al dunque: da dove spunta questa qui?”
“Cosa
vuoi che ne sappia? Mi è atterrata davanti da un momento
all'altro!”
“Dice
di voler tornare nel suo mondo... dove la mando?”
“Dove
la mandi? Dove ti pare! Dove capita! L'importante e che ce ne
sbarazziamo, no?”
“Giusto!”
“Così
almeno potremo dedicarci indisturbati alla nostra lotta, io
ritornerò
alla Terre dell'Artigiano e ricomincerò tutto come deve
essere”
“Ih-ih!
Ed io che credevo che tu non avessi nemmeno un briciolo di
bastardaggine!”
Le
figure di Spyro e Nasty Norc iniziarono a tremolare e distorcersi,
così come il resto della sala dove erano custoditi i libri di
magia.
La
nausea non tardò ad arrivare, ma la dragonessa l'accolse con
gioia
perché finalmente stava tornando a casa.
Si
stava domandando che fine avesse fatto il barbaro e se fosse riuscito
anche lui a tirarsi fuori dai guai, quando tutto si fece talmente
confuso che Cinerea non riuscì a pensare a nulla, mentre
avvertiva
il suo corpo smaterializzarsi atomo per atomo.
Finalmente
un liscio lastricato di ossidiana l'accolse.
Appena
ritrovata la propria consistenza, la dragonessa non potette
trattenersi dal vomitare.
Subito
si sentì meglio ed in quel momento staccò lo sguardo
dalle
piastrelle del pavimento per dare un'occhiata attorno.
La
sua iniziale felicità svanì di colpo come una bolla di
sapone.
Si
trovava in prossimità della cima di un'aspra e appuntita
montagna,
sulla quale era stato costruito un palazzo dall'aspetto decisamente
sinistro.
Attorno
il buio inghiottiva il paesaggio come catrame, mentre il cielo era
tormentato da una miriade di fulmini.
Tutto
era carico di sfrigolante elettricità, che si mischiava alla
nera ed
aguzza architettura del palazzo, dalle cui guglie spuntavano malevoli
cristalli blu e viola, come denti di una tagliola.
-...No...-
Ansimò
sottovoce Cinerea, in quanto quel luogo non poteva appartenere al suo
mondo.
-...No...-
Ripetette
a voce leggermente più alta, tremante di rabbia.
Un
profondo respiro la indusse a voltarsi per scrutare verso il fondo
della loggia in cui si trovava, dove una massa nera si stagliava fra
le colonne.
Si
trattava di una dragonessa profondamente addormentata, che nonostante
riposasse acciambellata su se stessa, era palesemente evidente come
somigliasse alla guerriera, anzi... era la sua copia identica!
-...No...-
Disse
nuovamente Cinerea costernata, a voce un po' troppo alta.
L'altra
Cinerea aprì gli occhi di botto, puntando le due malevoli
fessure
verdi verso la nuova venuta.
-E
tu chi sei?-
Chiese
con freddezza, mentre tratteneva un fiotto di veleno corrosivo che le
si stava radunando dentro la gola, pronto per colpire.
La
mercenaria rispose con una valanga di parolacce ed imprecazioni,
pronunciate con così tanta veemenza da lasciare di stucco la
marionetta al servizio di Malefor.
Mai
come in quel momento, la dragonessa nera delle terre civilizzate de
Sud era stata così simile ad un perfetto barbaro.
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