Le missioni sotto copertura possono nascondere tante cose di beat (/viewuser.php?uid=40068)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 1 *** Capitolo I ***
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa
fiction
non è stata scritta a scopo di lucro.
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Le missioni
sotto copertura possono nascondere tante cose
Capitolo I
Hijikata fissò padron Matsudaira.
Spostò lo sguardo sul fascicolo che aveva davanti a
sé – incapace anche solo di toccarlo.
E poi tornò di nuovo a fissare il vecchio.
“Stai scherzando, vero?” chiese il ragazzo,
cercando di contenersi.
“No.” fu la risposta secca del vecchiaccio, mentre
indifferente si accendeva una sigaretta.
“Ma sei rincretinito del tutto?! Credi davvero che io possa
fare una cosa del genere?!” urlò il ragazzo a
pieni polmoni, dopo una risposta così inconcepibilmente
assurda, sbattendo anche le mani sul tavolo.
Matsudaira ignorò il suo scatto d'ira mentre con tutta calma
prendeva una boccata di fumo dalla sigaretta.
Hijikata avrebbe volentieri fatto lo stesso, visto il nervoso che gli
era salito alla gola, ma in quel momento un qualunque movimento avrebbe
compromesso la sua aura di serietà. E di terrore, anche se
non era poi sicuro che il vecchiaccio lo temesse poi così
tanto.
Soffiandogli praticamente in faccia una boccata di fumo, Matsudaira
riprese a parlare, sempre ostentando quella pacifica calma che stava
mandando in bestia Hijikata.
“Non avrei affidato a te l'incarico se non fosse stato un
problema tanto difficoltoso!”
“Risparmia le tue lusinghe per qualcun altro! Io non ci
casco! E non accetto questo incarico!” rimarcò,
sempre furioso.
“E invece lo accetti. Non hai scelta!”
“Io protesto!”
“Prendo nota e me ne frego. Questi sono gli ordini,
Hijikata!”
“Vecchiaccio!”
“Inutile che protesti. Ormai ho deciso!”
Hijikata ricacciò giù tutti gli insulti che gli
stavano ballando sulla punta della lingua. Non poteva cominciare ad
insultare a tutto spiano il suo superiore. O forse sì.
Magari poi si sentiva talmente offeso da licenziarlo in tronco.
Sì, così non avrebbe dovuto affrontare quella
missione! Anzi, no. Probabilmente l'avrebbe costretto a completare
l'incarico e poi
l'avrebbe licenziato. Capace di tutto quel vecchio bastardo.
Hijikata guardò di nuovo con schifo il fascicolo della
missione che doveva affrontare.
Tremava al solo pensiero.
Ci pensò su qualche istante, poi ritornò a
puntare gli occhi affilati in quelli del suo capo.
“D'accordo. Ma ho due condizioni.”
“Non sei nella condizione di trattare.”
“Invece si, se non vuoi che accidentalmente mi dimentichi di
tenere a bada Sogo e le sue uscite poco salutari!”
Matsudaira si figurò l'immagine di una Edo in balia di un
Okita senza il guinzaglio morale che era Toshi.
Rabbrividì al solo pensiero.
“D'accordo, sentiamo le due condizioni.”
“Niente più incarichi idioti per i prossimi sei
mesi!”
“Tre mesi.”
“Sei!”
“Quattro e mezzo?”
“Ho detto sei! Non accetto sconti!”
“D'accordo.” acconsentì di malavoglia
l'altro.
“E poi...voglio un altro agente di supporto per la missione.
E voglio essere io a sceglierlo!”
Matsudaira ci pensò un attimo, ma alla fine
annuì. In fondo erano richieste ragionevoli, le sue.
Accordò tutti i permessi vari che occorrevano, e mezz'ora
dopo Hijikata era già sulla strada di ritorno per la sede
della Shinsengumi.
Oddio, che brutta prospettiva gli si parava davanti!
Nella stanza c'erano solo loro tre, ma le risate erano talmente
fragorose che si sentivano addirittura a qualche centinaio di metri di
distanza.
Kondo era piegato in due dalle risate, e nemmeno Okita era riuscito a
trattenersi.
Hijikata li fissava entrambi, una vena ballerina sulla guancia e
un'espressione a dir poco demoniaca dipinta in viso.
“Avete finito di ridere come due idioti?” chiese al
limite della sopportazione.
Kondo provò ad esprimersi, ma le risa erano così
pressanti da soffocargli la voce in gola.
Dovette passare qualche altro minuto prima che fosse di nuovo in grado
di esprimersi coerentemente. E in tutto questo Sogo si era limitato a
fissare Hijikata con il suo tipico sorrisetto strafottente con
palesemente dipinta in volto l'espressione “oh, ma questa la
racconterò a tutta Edo, Hijikata! Il tuo onore non
sarà più lo stesso!”
Hijikata aveva deciso di ignorare le velate minacce di Sogo e di
concentrarsi su di Kondo. Tanto a quel cretino di Okita gliela avrebbe
fatta pagare poi.
“Fammi...fammi capire bene, Toshi...”
“Non c'è niente da capire, dannazione! E se
provate a ridere di nuovo vi faccio a fette!”
“Vergogna, Hijikata! Non si minaccia di morte il proprio
capo! Kondo, dovresti fare qualche cosa per prevenire questi
atteggiamenti violenti!”
“Si, certo!” rispose sarcastico Hijikata
all'indirizzo del ragazzo “Magari facendomi destituire e
nominando te Vicecomandante!”
“Hijikata, ma lo sai che a volte hai davvero delle idee
geniali?!”
“Sogo, io ti ammazzo!”
“Ragazzi, ragazzi!” li richiamò
all'ordine Kondo “Su, non litigate. Non è il
momento. La faccenda è davvero...eheheh...seria!” e
dovette tapparsi la bocca per non scoppiare di nuovo a ridere.
“Kondo, ti prego, smettila di fare l'idiota!” lo
redarguì Toshi.
“Si, si, scusami. È che la cosa mi fa ridere, non
ci posso fare niente!”
“Beh, fai uno sforzo!”
Kondo prese un respiro profondo e dopo un paio di attimi di meditazioni
sembrò ritornare alla serietà di Comandante della
Shinsengumi.
“Allora, Toshi, la missione è questa?”
Hijikata borbottò un assenso masticato.
Kondo rilesse il fascicolo che il suo braccio destro aveva portato
– cercando di trattenersi dal ridere. Che, a ben pensarci,
riguardo quella questione non c'era davvero niente da ridere.
In effetti la situazione si era fatta piuttosto pesante negli ultimi
tempi. Durante le due settimane che erano appena trascorse, c'erano
state ben cinque aggressioni a sfondo omofobo. L'ultima in particolare
aveva attirata l'attenzione di tutti, in quanto l'obiettivo non era
stato un singolo individuo – o una coppia, come era accaduto
in un paio di occasioni -, ma addirittura un intero locale.
L'attentatore aveva appiccato il fuoco sul retro del locale, ed era
stato solo per il tempestivo intervento dei vigli del fuoco che
l'incendio non si era propagato più di tanto. I danni non
erano stati consistenti e per fortuna anche i feriti non erano stati
né tanti né fortunatamente gravi. Solo che il
gesto aveva scatenato molte proteste e la polizia si era trovata
pressata dall'opinione pubblica. Sebbene avessero avviato le indagini
già al tempo del primo episodio di violenza, per il momento
non erano ancora riusciti ad avere dei risultati concreti.
Per questo, dopo questo ennesimo e grave episodio, Matsudaira si era
trovato costretto ad inviare sul campo il miglior agente di cui
disponeva.
E se Toshi poteva dirsi anche onorato della fiducia che gli si
riponeva, non poteva essere altrettanto felice per la modalità
con cui veniva mandato in campo. No, proprio per niente era felice!
Quell'idiota di Matsudaira aveva deciso – senza consultarsi
con nessuno, tanto meno con lui che era il diretto interessato
– che il metodo migliore per venire a capo di quella spinosa
situazione era di infiltrare un agente nell'ambiente.
E più precisamente aveva ordinato a Hijikata di farsi
passare per un travestito appena trasferito dal Osaka ad Edo, il cui
più grande sogno nella vita era quello di diventare
ballerina nel più noto locale di Drag Queen della capitale
– visto che probabilmente sarebbe stato uno dei possibili
prossimi obiettivi dell'aggressore.
Da qui le risate isteriche di Kondo e Okita.
Lui, il glorioso Vicecomandante demoniaco della Shinsengumi costretto a
camuffarsi da travestito per scovare un maledettissimo criminale da
quattro soldi.
Non fosse stato per le “attenuanti” del suo
incarico, Hijikata avrebbe avuto il morale sotto i tacchi. E avrebbe
cominciato ad affettare il primo che gli capitava a tiro.
In ogni caso Kondo continuò a parlare con Toshi della sua
missione ancora per una buona mezz'ora. E per le successive tre ore fu
Hijikata a fare il cazziatone al suo capo perché non
combinasse casini mentre lui non c'era. Lo inquietava non poco dover
lasciare la Shinsengumi a se stessa per un tempo di durata non
definita.
Quando entrambi ebbero finito di fare uno le assicurazioni all'altro,
venne infine il momento del commiato. La missione di Hijikata doveva
prendere avvio il prima possibile.
I tre si alzarono in piedi e Kondo posò paternalmente la
mano sulla spalla di Hijikata.
“Mi raccomando Toshi, buona fortuna!”
“Grazie Kondo!”
Anche Okita imitò il loro capo, poggiando la propria mano
sulla spalla libera di Hijikata.
“Sì, Hijikata, mi raccomando, svolgi un buon
lavoro. E non farti problemi a restare là, se l'ambiente
dovesse piacerti! Ricorda che per noi non sarebbe un problema! Sarei
più che felice di prendere il tuo posto come
Vicecomandante!”
Hijikata fissò negli occhi Sogo per qualche lungo,
lunghissimo attimo. Alla fine non si trattenne e sul suo volto si
disegnò un sorriso ampio, sfacciato e decisamente poco
rassicurante.
“Oh, non ne dubito Sogo. Ma vedi, ora che ci penso su un
attimo, mi sono dimenticato di dirvi una cosa riguardo la missione.
Matsudaira mi ha concesso di prendere con me un agente di
supporto...”
Il ghigno di Hijikata si allargò ancora di più e,
per un attimo, Okita percepì più che chiaramente
un brivido percorrergli tutta la schiena.
“Sogo, indovina un po' chi verrà con me in
missione sotto copertura..?!”
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Angolo dell'Autrice:
Sentivate la mia mancanza?!
Ta-ta-ta-daaaaan!
Sono tornata! *o*
Eccomi qui con una nuova storia.
Questa volta avremo come protagonista Hijikata che, come potete vedere
già da questo primo capitolo, non se la passerà
tanto bene! XD
Spero di avervi interessato, e che continuerete a seguire.
Fatemi sapere i vostri commenti, pareri o
critiche!
Grazie a chi vorrà lasciare una recensione e a quanti
leggeranno e basta.
Beat
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Capitolo 2 *** Capitolo II ***
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa
fiction
non è stata scritta a scopo di lucro.
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Capitolo II
Hijikata odiava quella situazione. Era in missione ufficialmente da
meno di mezz'ora e già stava odiando profondamente quella
situazione. Per l'ennesima volta in poco meno di un centinaio di metri
di strada rischiò di perdere l'equilibrio.
Dannazione a quel kimono
così dannatamente stretto!
Imprecando in maniera troppo poco fine per il suo attuale aspetto,
Hijikata si trovò costretto a fare l'ennesima pausa in quel
difficile tragitto. Il colorato abito da donna che l'avevano costretto
ad indossare rendeva molto difficoltoso anche solo il camminare
– non ci era abituato, lui, per la miseria! - e come se non
bastasse, anche i geta
che portava come calzatura non aiutavano proprio per niente!
E se Hijikata non riuscì ad esprimere a parole il suo
profondo disappunto, fu solo perché il suo compagno di avventura
precedette il suo lamentarsi.
“Via, Hijikata, non puoi fermarti ogni tre metri!”
“Zitto tu! Questo maledettissimo vestito è
scomodo!”
“Lo sto indossando anche io, e come puoi vedere non ho tutti
questi problemi!” sogghignò l'altro, come sempre
felice di poter dimostrare l'inettitudine di Hijikata.
Dal canto suo, il Vicecomandante evitò di ribattere a tono,
perché sapeva che ne sarebbe nata solo una lunga ed
estenuante discussione, senza capo né coda. E lui in quel
momento era già stanco di suo.
Sospirando, riprese a camminare, affiancato quasi immediatamente dal
sorridente Okita.
Hijikata scoccò l'ennesima occhiata perplessa al suo
compagno d'avventura. Sogo sembrava stranamente a suo agio, anche se
era vestito e acconciato come una ragazza.
Si poteva benissimo dire che buona parte del nervosismo di Hijikata
derivava proprio da quest'apparente mancanza di problemi di Sogo. E lui
che aveva sperato di fargli abbassare la cresta costringendolo ad
accompagnarlo in quella missione così assurda!
Purtroppo i suoi propositi di sbeffeggiare Sogo era miseramente finiti
in pezzi giusto pochi minuti dopo che aveva dato al ragazzo la notizia.
Okita, per un attimo, era rimasto perplesso, forse anche un po'
sconvolto, nello scoprire che anche lui doveva fingersi un travestito.
Ma in meno di due minuti aveva riassunto il suo tipico sorriso storto,
e con la sua solita strafottenza aveva accettato di buon grado.
Ah, come non lo capiva quel ragazzo!
Perso nei suoi torbi pensieri, Hijikata quasi non si accorse che erano
infine giunti a destinazione.
Un'insegna esageratamente colorata campeggiava sul locale che avrebbero
dovuto frequentare da lì in poi.
“Chez
Mademoiselle Saigo” diceva il cartello
“Drag Queen
Club”.
Hijikata tremò visibilmente.
“Hijikata, faresti meglio a darti una calmata.
Così si capisce al volo che non sei convinto di essere un
travestito!”
“Ma io non sono un travestito, Sogo! Come faccio ad esserne
convinto se non lo sono?!”
“Uhm, tu ti fai troppi problemi, Hijikata.”
“E tu te ne fai troppo pochi! Perché sei
così tranquillo?!”
“Perché io sono molto professionale nel mio
lavoro!”
“Stai forse insinuando che io non lo sono?!”
“Ovvio che non lo sei, Hijiko.”
“Come osi?! E poi, chi diavolo sarebbe Hijiko?!”
“Ma ovviamente tu, Hijikata. È il tuo nuovo nome!
Ricordati che siamo sotto copertura. E poi ti serviva un nome
d'arte!”
“Ma perché proprio Hijiko?!”
Sogo assunse un'aria meditabonda, leggermente corrucciata.
“Forse preferisci Toshiko?!”
“No, non mi piace! Non mi piace nessuno dei due! E non mi
piace questa situazione!”
“Dovrai fartela piacere, Hijiko!”
“Ma tu ci pensi la notte a queste cazzate?! E poi: smettila
di chiamarmi così, Sogo!”
“No, no!” lo ammonì il ragazzo
“Non mi chiamo Sogo!”
Hijikata non poteva crederci.
Sogo aveva davvero preso sul serio quella cosa!
“E sentiamo, come ti chiameresti? Soko? Sogoko?!”
Okita gli scoccò un sorriso dolcissimo, talmente
carino da fargli venire i brividi per tutta la colonna vertebrale.
Faceva paura!
“Chiamami pure Sadiko!”
“Sai, Sogo, a volte mi chiedo se tu sia un idiota o un
cretino.”
“Perché? Che ho detto di male?!”
“Ma come si fa una ballerina a chiamarsi 'Sadico'?!”
“No, lo pronunci male. Non è Sadico. È
Sadìko. Con l'accento sulla 'i'. E poi si pronuncia con la
'k'.”
“Cambia molto?!”
“Moltissimo, Hijikata. È per questa tua
approssimazione di fare che verrai radiato dalla Shinsengumi. Ah, e
visto che non ti piacciono né Hijiko né Toshiko
come nomi, spero almeno che non avrai nulla da ridire su
Mayoko!”
Era in momenti come questi che Hijikata desiderava spasmodicamente
afferrare la propria katana, sguainarla e avventarsi con ferocia contro
Okita. E fargli tanto, ma
proprio tanto male.
Sogo doveva ringraziare il cielo che al momento lui non avesse spade a
portata di mano. Purtroppo sarebbe sembrato molto strano per delle
ballerine andarsene in giro con le spade al fianco, per cui i due
agenti sotto copertura avevano dovuto lasciare le fidate armi. Al
momento disponevano solamente di qualche pugnale abilmente nascosto tra
le vesti, e l'immancabile bazooka. Il loro modello
“Shinsengumi-approved” era fenomenale: si riusciva
a nascondere anche nei posti più improbabili.
Per cui, in mancanza di katana, Hijikata pensò di risolvere
la questione alla vecchia maniera. Afferrò Sogo per il
bavero del kimono e si preparò a colpirlo con un sonoro
pugno sul naso.
Ma, fortunatamente per Okita, la porta del locale si
aprì proprio mentre Hijikata stava caricando il colpo. Sulla
soglia comparve una...persona
che cominciò a fissarli in maniera piuttosto perplessa.
Anche i nostri due eroi la fissarono abbastanza perplessa.
E dopo qualche attimo di perplessità generale, la ragazza si
lasciò andare ad un'esclamazione di gioiosa sorpresa.
“Ma voi...” praticamente si era fiondata loro
addosso, abbracciandoli “...voi dovete essere le nuove
ballerine! Vi stavamo aspettando care! Che piacere conoscervi! Oh, ma
come siete carine!”
Hijikata sentì un altro brivido freddo lungo la schiena.
E di nuovo l'impulso di affettare tutto quello che gli si parava
davanti.
E di prendere a pugni Matsudaira. Solo lui poteva aver avvertito il
locale che sarebbero arrivate delle nuovo intrattenitrici. Doveva
essersi messo d'accordo con la proprietaria. Maledetto vecchiaccio!
Hijikata e Okita vennero praticamente trascinati di peso
all'interno del locale. La ragazza che li aveva così
calorosamente accolti intanto aveva preso a strillare a gran voce,
richiamando l'attenzione di tutte le altre ragazze che lavoravano nel
locale. In meno di mezzo minuto, erano spuntata almeno una dozzina di ragazze.
I due non avevano fatto in tempo a dire, fare o pensare nulla, che
erano stati presi d'assalto dai commenti e dalle lusinghe delle loro
nuove colleghe.
“Oh, ma che carini!”
“Vero? Sono così giovani! Accidenti, ci ruberanno
tutti i clienti così!”
“Ma sono davvero carine, non trovate? Quella giovane poi
è davvero carinissima!”
“Sì, l'altra ha bisogno di qualche ritocco, mi sa.
Ha il trucco tutto asimmetrico!”
“Sì, e poi i capelli! Ragazze, bisogna decisamente
fare qualche cosa per quei capelli! Sono così
scialbi!”
“Questa qui invece è così carina con
quei codini così sbarazzini! Ah, che amore!”
“E che bel vestito! Si, si, proprio un buon gusto nel
vestire!”
“Oh, sono così felice! Delle nuove
amiche!”
“Si, che bello! Ragazze, andremo molto d'accordo, ne sono
più che certa!”
E in tutto questo Sogo si era limitato a sorridere, mentre Hijikata
cercava di reprimere ora i conati ora gli impulsi omicidi.
La sua sopportazione era al limite e ancora non si erano presentati!
“Ragazze, insomma! Che cos'è tutto questo
baccano?!”
Dalla stanza a fianco emerse quella che doveva essere la proprietaria
del locale.
Hijikata deglutì.
Era un gigante, alto quasi due metri, largo come un armadio. E vestito
di rosa.
L'accostamento era decisamente terribile, ma anche conciato in quella
maniera Hijikata non poté non percepire l'aura di forza che
quella persona emanava. Doveva essere qualcuno di molto, molto
pericoloso quando si arrabbiava. Lo diceva chiaramente anche il
cipiglio che aveva dipinto in faccia.
“Maman! Sono arrivate le ragazze nuove!”
A quella notizia, l'omaccione si illuminò, e ciò
lo rese ancor più spaventoso agli occhi di Hijikata.
Sorrideva in maniera esageratamente allegra, ma il cipiglio terribile
non se ne era andato dal suo viso, e questo non fece altro che
terrorizzare ancora di più il ragazzo.
E fu solo per la sua grande forza di volontà che
riuscì a rimanere immobile, mentre il gigante gli andava
incontro per abbracciarlo – o meglio, stritolarlo.
“Ma che piacere conoscervi ragazze! Io sono Mademoiselle
Saigo, ma voi potete chiamarmi Maman! Sono sicura che andremo d'amore e
d'accordo!” e di nuovo quel sorriso a trentadue denti con
cipiglio pauroso.
Sogo, apparentemente per nulla impressionato, rispose con un sorriso
gentile e presentò se stesso e la sua amica.
“Molto piacere! Io mi chiamo Sadiko! Mentre lei è
Mayoko!”
“Ma che nomi deliziosi!”
Hijikata sorrise meccanicamente.
E dentro la sua testa stavano proiettando un bellissimo film su come
ammazzare il più dolorosamente possibile il vecchio
Matsudaira.
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Note del testo:
- geta:
sandali di una scomodità immane. Vi rimando a Google
immagini, che non so bene come spiegarveli.
- Hijiko, Toshiko,
Sadiko, Mayoko: il modo più semplice per
convertire un nome maschile in uno femminile è di sostituire
l'ultima sillaba con il suffisso "-ko". Naturalmente è una
regola generale, i casi particolari purtroppo non mi sono noti.
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Angolo
dell'Autrice:
Premetto che questa storia sto facendo molta fatica a scriverla. Per
cui mi scuso già da ora se gli aggiornamenti non saranno
molto rapidi e la storia non molto brillante. Abbiate pazienza, ma ho
parecchio da fare con l'università, e ciò
prosciuga le mie energie psico-fisiche .___.
In ogni caso, volevo ringraziare tutte le persone che hanno messo
questa storia tra i preferiti e tra le seguite.
Omaggio grafico a tutte/i voi! ^o^
E un ringraziamento in più per coloro che hanno commentato:
- mizukage:
Assolutamente! Ci sarà profusione di fiocchi! XD Come puoi
benissimo vedere dall'immagine qui sopra! XD
- Gintokina:
Le missione peggiori toccano a Toshi per il semplice motivo che
è lui il personaggio serio della storia. Ad umiliare Gintoki
non ci sarebbe gusto, visto che lui è il primo che non se la
prende più di tanto! XD
- Sayoko_Hattori:
Matsudaira si diverte particolarmente a causare guai alla Shinsengumi!
XD Maledetto adorabile vecchiaccio! Mi fa ridere un sacco!
- asuka_excel:
Ti devo ringraziare immensamente per il nome di Toshi. Davvero, non mi
era proprio venuto in mente che potevo utilizzare una storpiatura di
'maionese'! XD Decisamente più azzeccato di quelli a cui
avevo pensato io! Purtroppo per Sogo ho tenuto il nome che avevo
pensato io, ma per il semplice motivo che in italiano è
più divertente ed evocativo Sadiko rispetto a Sadoko. In
ogni caso ti ringrazio di nuovo per il suggerimento! ^o^
Fatemi sapere i vostri commenti, pareri o
critiche!
Grazie a chi vorrà lasciare una recensione e a quanti
leggeranno e basta.
Beat
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