Le missioni sotto copertura possono nascondere tante cose

di beat
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***



Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa fiction non è stata scritta a scopo di lucro.

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Le missioni sotto copertura possono nascondere tante cose



Capitolo I


Hijikata fissò padron Matsudaira.
Spostò lo sguardo sul fascicolo che aveva davanti a sé – incapace anche solo di toccarlo.
E poi tornò di nuovo a fissare il vecchio.

“Stai scherzando, vero?” chiese il ragazzo, cercando di contenersi.

“No.” fu la risposta secca del vecchiaccio, mentre indifferente si accendeva una sigaretta.

“Ma sei rincretinito del tutto?! Credi davvero che io possa fare una cosa del genere?!” urlò il ragazzo a pieni polmoni, dopo una risposta così inconcepibilmente assurda, sbattendo anche le mani sul tavolo.

Matsudaira ignorò il suo scatto d'ira mentre con tutta calma prendeva una boccata di fumo dalla sigaretta.
Hijikata avrebbe volentieri fatto lo stesso, visto il nervoso che gli era salito alla gola, ma in quel momento un qualunque movimento avrebbe compromesso la sua aura di serietà. E di terrore, anche se non era poi sicuro che il vecchiaccio lo temesse poi così tanto.
Soffiandogli praticamente in faccia una boccata di fumo, Matsudaira riprese a parlare, sempre ostentando quella pacifica calma che stava mandando in bestia Hijikata.

“Non avrei affidato a te l'incarico se non fosse stato un problema tanto difficoltoso!”

“Risparmia le tue lusinghe per qualcun altro! Io non ci casco! E non accetto questo incarico!” rimarcò, sempre furioso.

“E invece lo accetti. Non hai scelta!”

“Io protesto!”

“Prendo nota e me ne frego. Questi sono gli ordini, Hijikata!”

“Vecchiaccio!”

“Inutile che protesti. Ormai ho deciso!”

Hijikata ricacciò giù tutti gli insulti che gli stavano ballando sulla punta della lingua. Non poteva cominciare ad insultare a tutto spiano il suo superiore. O forse sì. Magari poi si sentiva talmente offeso da licenziarlo in tronco. Sì, così non avrebbe dovuto affrontare quella missione! Anzi, no. Probabilmente l'avrebbe costretto a completare l'incarico e poi l'avrebbe licenziato. Capace di tutto quel vecchio bastardo.

Hijikata guardò di nuovo con schifo il fascicolo della missione che doveva affrontare.
Tremava al solo pensiero.
Ci pensò su qualche istante, poi ritornò a puntare gli occhi affilati in quelli del suo capo.

“D'accordo. Ma ho due condizioni.”

“Non sei nella condizione di trattare.”

“Invece si, se non vuoi che accidentalmente mi dimentichi di tenere a bada Sogo e le sue uscite poco salutari!”

Matsudaira si figurò l'immagine di una Edo in balia di un Okita senza il guinzaglio morale che era Toshi.
Rabbrividì al solo pensiero.

“D'accordo, sentiamo le due condizioni.”

“Niente più incarichi idioti per i prossimi sei mesi!”

“Tre mesi.”

“Sei!”

“Quattro e mezzo?”

“Ho detto sei! Non accetto sconti!”

“D'accordo.” acconsentì di malavoglia l'altro.

“E poi...voglio un altro agente di supporto per la missione. E voglio essere io a sceglierlo!”

Matsudaira ci pensò un attimo, ma alla fine annuì. In fondo erano richieste ragionevoli, le sue.
Accordò tutti i permessi vari che occorrevano, e mezz'ora dopo Hijikata era già sulla strada di ritorno per la sede della Shinsengumi.
Oddio, che brutta prospettiva gli si parava davanti!




Nella stanza c'erano solo loro tre, ma le risate erano talmente fragorose che si sentivano addirittura a qualche centinaio di metri di distanza.
Kondo era piegato in due dalle risate, e nemmeno Okita era riuscito a trattenersi.
Hijikata li fissava entrambi, una vena ballerina sulla guancia e un'espressione a dir poco demoniaca dipinta in viso.

“Avete finito di ridere come due idioti?” chiese al limite della sopportazione.

Kondo provò ad esprimersi, ma le risa erano così pressanti da soffocargli la voce in gola.
Dovette passare qualche altro minuto prima che fosse di nuovo in grado di esprimersi coerentemente. E in tutto questo Sogo si era limitato a fissare Hijikata con il suo tipico sorrisetto strafottente con palesemente dipinta in volto l'espressione “oh, ma questa la racconterò a tutta Edo, Hijikata! Il tuo onore non sarà più lo stesso!”

Hijikata aveva deciso di ignorare le velate minacce di Sogo e di concentrarsi su di Kondo. Tanto a quel cretino di Okita gliela avrebbe fatta pagare poi.

“Fammi...fammi capire bene, Toshi...”

“Non c'è niente da capire, dannazione! E se provate a ridere di nuovo vi faccio a fette!”

“Vergogna, Hijikata! Non si minaccia di morte il proprio capo! Kondo, dovresti fare qualche cosa per prevenire questi atteggiamenti violenti!”

“Si, certo!” rispose sarcastico Hijikata all'indirizzo del ragazzo “Magari facendomi destituire e nominando te Vicecomandante!”

“Hijikata, ma lo sai che a volte hai davvero delle idee geniali?!”

“Sogo, io ti ammazzo!”

“Ragazzi, ragazzi!” li richiamò all'ordine Kondo “Su, non litigate. Non è il momento. La faccenda è davvero...eheheh...seria!” e dovette tapparsi la bocca per non scoppiare di nuovo a ridere.

“Kondo, ti prego, smettila di fare l'idiota!” lo redarguì Toshi.

“Si, si, scusami. È che la cosa mi fa ridere, non ci posso fare niente!”

“Beh, fai uno sforzo!”

Kondo prese un respiro profondo e dopo un paio di attimi di meditazioni sembrò ritornare alla serietà di Comandante della Shinsengumi.

“Allora, Toshi, la missione è questa?”

Hijikata borbottò un assenso masticato.
Kondo rilesse il fascicolo che il suo braccio destro aveva portato – cercando di trattenersi dal ridere. Che, a ben pensarci, riguardo quella questione non c'era davvero niente da ridere.
In effetti la situazione si era fatta piuttosto pesante negli ultimi tempi. Durante le due settimane che erano appena trascorse, c'erano state ben cinque aggressioni a sfondo omofobo. L'ultima in particolare aveva attirata l'attenzione di tutti, in quanto l'obiettivo non era stato un singolo individuo – o una coppia, come era accaduto in un paio di occasioni -, ma addirittura un intero locale. L'attentatore aveva appiccato il fuoco sul retro del locale, ed era stato solo per il tempestivo intervento dei vigli del fuoco che l'incendio non si era propagato più di tanto. I danni non erano stati consistenti e per fortuna anche i feriti non erano stati né tanti né fortunatamente gravi. Solo che il gesto aveva scatenato molte proteste e la polizia si era trovata pressata dall'opinione pubblica. Sebbene avessero avviato le indagini già al tempo del primo episodio di violenza, per il momento non erano ancora riusciti ad avere dei risultati concreti.

Per questo, dopo questo ennesimo e grave episodio, Matsudaira si era trovato costretto ad inviare sul campo il miglior agente di cui disponeva.
E se Toshi poteva dirsi anche onorato della fiducia che gli si riponeva, non poteva essere altrettanto felice per la modalità con cui veniva mandato in campo. No, proprio per niente era felice!
Quell'idiota di Matsudaira aveva deciso – senza consultarsi con nessuno, tanto meno con lui che era il diretto interessato – che il metodo migliore per venire a capo di quella spinosa situazione era di infiltrare un agente nell'ambiente.
E più precisamente aveva ordinato a Hijikata di farsi passare per un travestito appena trasferito dal Osaka ad Edo, il cui più grande sogno nella vita era quello di diventare ballerina nel più noto locale di Drag Queen della capitale – visto che probabilmente sarebbe stato uno dei possibili prossimi obiettivi dell'aggressore.

Da qui le risate isteriche di Kondo e Okita.
Lui, il glorioso Vicecomandante demoniaco della Shinsengumi costretto a camuffarsi da travestito per scovare un maledettissimo criminale da quattro soldi.
Non fosse stato per le “attenuanti” del suo incarico, Hijikata avrebbe avuto il morale sotto i tacchi. E avrebbe cominciato ad affettare il primo che gli capitava a tiro.

In ogni caso Kondo continuò a parlare con Toshi della sua missione ancora per una buona mezz'ora. E per le successive tre ore fu Hijikata a fare il cazziatone al suo capo perché non combinasse casini mentre lui non c'era. Lo inquietava non poco dover lasciare la Shinsengumi a se stessa per un tempo di durata non definita.
Quando entrambi ebbero finito di fare uno le assicurazioni all'altro, venne infine il momento del commiato. La missione di Hijikata doveva prendere avvio il prima possibile.
I tre si alzarono in piedi e Kondo posò paternalmente la mano sulla spalla di Hijikata.

“Mi raccomando Toshi, buona fortuna!”

“Grazie Kondo!”

Anche Okita imitò il loro capo, poggiando la propria mano sulla spalla libera di Hijikata.

“Sì, Hijikata, mi raccomando, svolgi un buon lavoro. E non farti problemi a restare là, se l'ambiente dovesse piacerti! Ricorda che per noi non sarebbe un problema! Sarei più che felice di prendere il tuo posto come Vicecomandante!”

Hijikata fissò negli occhi Sogo per qualche lungo, lunghissimo attimo. Alla fine non si trattenne e sul suo volto si disegnò un sorriso ampio, sfacciato e decisamente poco rassicurante.

“Oh, non ne dubito Sogo. Ma vedi, ora che ci penso su un attimo, mi sono dimenticato di dirvi una cosa riguardo la missione. Matsudaira mi ha concesso di prendere con me un agente di supporto...”

Il ghigno di Hijikata si allargò ancora di più e, per un attimo, Okita percepì più che chiaramente un brivido percorrergli tutta la schiena.

“Sogo, indovina un po' chi verrà con me in missione sotto copertura..?!”





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Angolo dell'Autrice:

Sentivate la mia mancanza?!
Ta-ta-ta-daaaaan!
Sono tornata! *o*

Eccomi qui con una nuova storia.
Questa volta avremo come protagonista Hijikata che, come potete vedere già da questo primo capitolo, non se la passerà tanto bene! XD
Spero di avervi interessato, e che continuerete a seguire.


Fatemi sapere i vostri commenti, pareri o critiche!

Grazie a chi vorrà lasciare una recensione e a quanti leggeranno e basta.

Beat




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Capitolo 2
*** Capitolo II ***



Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa fiction non è stata scritta a scopo di lucro.

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Capitolo II


Hijikata odiava quella situazione. Era in missione ufficialmente da meno di mezz'ora e già stava odiando profondamente quella situazione. Per l'ennesima volta in poco meno di un centinaio di metri di strada rischiò di perdere l'equilibrio.
Dannazione a quel kimono così dannatamente stretto!
Imprecando in maniera troppo poco fine per il suo attuale aspetto, Hijikata si trovò costretto a fare l'ennesima pausa in quel difficile tragitto. Il colorato abito da donna che l'avevano costretto ad indossare rendeva molto difficoltoso anche solo il camminare – non ci era abituato, lui, per la miseria! - e come se non bastasse, anche i geta che portava come calzatura non aiutavano proprio per niente!
E se Hijikata non riuscì ad esprimere a parole il suo profondo disappunto, fu solo perché il suo compagno di avventura precedette il suo lamentarsi.

“Via, Hijikata, non puoi fermarti ogni tre metri!”

“Zitto tu! Questo maledettissimo vestito è scomodo!”

“Lo sto indossando anche io, e come puoi vedere non ho tutti questi problemi!” sogghignò l'altro, come sempre felice di poter dimostrare l'inettitudine di Hijikata.

Dal canto suo, il Vicecomandante evitò di ribattere a tono, perché sapeva che ne sarebbe nata solo una lunga ed estenuante discussione, senza capo né coda. E lui in quel momento era già stanco di suo.
Sospirando, riprese a camminare, affiancato quasi immediatamente dal sorridente Okita.
Hijikata scoccò l'ennesima occhiata perplessa al suo compagno d'avventura. Sogo sembrava stranamente a suo agio, anche se era vestito e acconciato come una ragazza.
Si poteva benissimo dire che buona parte del nervosismo di Hijikata derivava proprio da quest'apparente mancanza di problemi di Sogo. E lui che aveva sperato di fargli abbassare la cresta costringendolo ad accompagnarlo in quella missione così assurda!

Purtroppo i suoi propositi di sbeffeggiare Sogo era miseramente finiti in pezzi giusto pochi minuti dopo che aveva dato al ragazzo la notizia.
Okita, per un attimo, era rimasto perplesso, forse anche un po' sconvolto, nello scoprire che anche lui doveva fingersi un travestito. Ma in meno di due minuti aveva riassunto il suo tipico sorriso storto, e con la sua solita strafottenza aveva accettato di buon grado.
Ah, come non lo capiva quel ragazzo!

Perso nei suoi torbi pensieri, Hijikata quasi non si accorse che erano infine giunti a destinazione.
Un'insegna esageratamente colorata campeggiava sul locale che avrebbero dovuto frequentare da lì in poi.
Chez Mademoiselle Saigo” diceva il cartello “Drag Queen Club”.
Hijikata tremò visibilmente.

“Hijikata, faresti meglio a darti una calmata. Così si capisce al volo che non sei convinto di essere un travestito!”

“Ma io non sono un travestito, Sogo! Come faccio ad esserne convinto se non lo sono?!”

“Uhm, tu ti fai troppi problemi, Hijikata.”

“E tu te ne fai troppo pochi! Perché sei così tranquillo?!”

“Perché io sono molto professionale nel mio lavoro!”

“Stai forse insinuando che io non lo sono?!”

“Ovvio che non lo sei, Hijiko.”

“Come osi?! E poi, chi diavolo sarebbe Hijiko?!”

“Ma ovviamente tu, Hijikata. È il tuo nuovo nome! Ricordati che siamo sotto copertura. E poi ti serviva un nome d'arte!”

“Ma perché proprio Hijiko?!”

Sogo assunse un'aria meditabonda, leggermente corrucciata.
“Forse preferisci Toshiko?!”

“No, non mi piace! Non mi piace nessuno dei due! E non mi piace questa situazione!”

“Dovrai fartela piacere, Hijiko!”

“Ma tu ci pensi la notte a queste cazzate?! E poi: smettila di chiamarmi così, Sogo!”

“No, no!” lo ammonì il ragazzo “Non mi chiamo Sogo!”

Hijikata non poteva crederci.
Sogo aveva davvero preso sul serio quella cosa!

“E sentiamo, come ti chiameresti? Soko? Sogoko?!”

Okita gli scoccò un sorriso dolcissimo, talmente carino da fargli venire i brividi per tutta la colonna vertebrale.
Faceva paura!

“Chiamami pure Sadiko!”

“Sai, Sogo, a volte mi chiedo se tu sia un idiota o un cretino.”

“Perché? Che ho detto di male?!”

“Ma come si fa una ballerina a chiamarsi 'Sadico'?!”

“No, lo pronunci male. Non è Sadico. È Sadìko. Con l'accento sulla 'i'. E poi si pronuncia con la 'k'.”

“Cambia molto?!”

“Moltissimo, Hijikata. È per questa tua approssimazione di fare che verrai radiato dalla Shinsengumi. Ah, e visto che non ti piacciono né Hijiko né Toshiko come nomi, spero almeno che non avrai nulla da ridire su Mayoko!”

Era in momenti come questi che Hijikata desiderava spasmodicamente afferrare la propria katana, sguainarla e avventarsi con ferocia contro Okita. E fargli tanto, ma proprio tanto male.
Sogo doveva ringraziare il cielo che al momento lui non avesse spade a portata di mano. Purtroppo sarebbe sembrato molto strano per delle ballerine andarsene in giro con le spade al fianco, per cui i due agenti sotto copertura avevano dovuto lasciare le fidate armi. Al momento disponevano solamente di qualche pugnale abilmente nascosto tra le vesti, e l'immancabile bazooka. Il loro modello “Shinsengumi-approved” era fenomenale: si riusciva a nascondere anche nei posti più improbabili.

Per cui, in mancanza di katana, Hijikata pensò di risolvere la questione alla vecchia maniera. Afferrò Sogo per il bavero del kimono e si preparò a colpirlo con un sonoro pugno sul naso.
Ma, fortunatamente per Okita, la porta del locale si aprì proprio mentre Hijikata stava caricando il colpo. Sulla soglia comparve una...persona che cominciò a fissarli in maniera piuttosto perplessa.
Anche i nostri due eroi la fissarono abbastanza perplessa.
E dopo qualche attimo di perplessità generale, la ragazza si lasciò andare ad un'esclamazione di gioiosa sorpresa.

“Ma voi...” praticamente si era fiondata loro addosso, abbracciandoli “...voi dovete essere le nuove ballerine! Vi stavamo aspettando care! Che piacere conoscervi! Oh, ma come siete carine!”

Hijikata sentì un altro brivido freddo lungo la schiena.
E di nuovo l'impulso di affettare tutto quello che gli si parava davanti.
E di prendere a pugni Matsudaira. Solo lui poteva aver avvertito il locale che sarebbero arrivate delle nuovo intrattenitrici. Doveva essersi messo d'accordo con la proprietaria. Maledetto vecchiaccio!

Hijikata e Okita vennero praticamente trascinati di peso all'interno del locale. La ragazza che li aveva così calorosamente accolti intanto aveva preso a strillare a gran voce, richiamando l'attenzione di tutte le altre ragazze che lavoravano nel locale. In meno di mezzo minuto, erano spuntata almeno una dozzina di ragazze.
I due non avevano fatto in tempo a dire, fare o pensare nulla, che erano stati presi d'assalto dai commenti e dalle lusinghe delle loro nuove colleghe.

“Oh, ma che carini!”

“Vero? Sono così giovani! Accidenti, ci ruberanno tutti i clienti così!”

“Ma sono davvero carine, non trovate? Quella giovane poi è davvero carinissima!”

“Sì, l'altra ha bisogno di qualche ritocco, mi sa. Ha il trucco tutto asimmetrico!”

“Sì, e poi i capelli! Ragazze, bisogna decisamente fare qualche cosa per quei capelli! Sono così scialbi!”

“Questa qui invece è così carina con quei codini così sbarazzini! Ah, che amore!”

“E che bel vestito! Si, si, proprio un buon gusto nel vestire!”

“Oh, sono così felice! Delle nuove amiche!”

“Si, che bello! Ragazze, andremo molto d'accordo, ne sono più che certa!”

E in tutto questo Sogo si era limitato a sorridere, mentre Hijikata cercava di reprimere ora i conati ora gli impulsi omicidi.
La sua sopportazione era al limite e ancora non si erano presentati!

“Ragazze, insomma! Che cos'è tutto questo baccano?!”

Dalla stanza a fianco emerse quella che doveva essere la proprietaria del locale.
Hijikata deglutì.
Era un gigante, alto quasi due metri, largo come un armadio. E vestito di rosa.
L'accostamento era decisamente terribile, ma anche conciato in quella maniera Hijikata non poté non percepire l'aura di forza che quella persona emanava. Doveva essere qualcuno di molto, molto pericoloso quando si arrabbiava. Lo diceva chiaramente anche il cipiglio che aveva dipinto in faccia.

“Maman! Sono arrivate le ragazze nuove!”

A quella notizia, l'omaccione si illuminò, e ciò lo rese ancor più spaventoso agli occhi di Hijikata. Sorrideva in maniera esageratamente allegra, ma il cipiglio terribile non se ne era andato dal suo viso, e questo non fece altro che terrorizzare ancora di più il ragazzo.
E fu solo per la sua grande forza di volontà che riuscì a rimanere immobile, mentre il gigante gli andava incontro per abbracciarlo – o meglio, stritolarlo.

“Ma che piacere conoscervi ragazze! Io sono Mademoiselle Saigo, ma voi potete chiamarmi Maman! Sono sicura che andremo d'amore e d'accordo!” e di nuovo quel sorriso a trentadue denti con cipiglio pauroso.

Sogo, apparentemente per nulla impressionato, rispose con un sorriso gentile e presentò se stesso e la sua amica.

“Molto piacere! Io mi chiamo Sadiko! Mentre lei è Mayoko!”

“Ma che nomi deliziosi!”

Hijikata sorrise meccanicamente.
E dentro la sua testa stavano proiettando un bellissimo film su come ammazzare il più dolorosamente possibile il vecchio Matsudaira.




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Note del testo:

- geta: sandali di una scomodità immane. Vi rimando a Google immagini, che non so bene come spiegarveli.

- Hijiko, Toshiko, Sadiko, Mayoko: il modo più semplice per convertire un nome maschile in uno femminile è di sostituire l'ultima sillaba con il suffisso "-ko". Naturalmente è una regola generale, i casi particolari purtroppo non mi sono noti.

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Angolo dell'Autrice:

Premetto che questa storia sto facendo molta fatica a scriverla. Per cui mi scuso già da ora se gli aggiornamenti non saranno molto rapidi e la storia non molto brillante. Abbiate pazienza, ma ho parecchio da fare con l'università, e ciò prosciuga le mie energie psico-fisiche .___.

In ogni caso, volevo ringraziare tutte le persone che hanno messo questa storia tra i preferiti e tra le seguite.
Omaggio grafico a tutte/i voi! ^o^

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E un ringraziamento in più per coloro che hanno commentato:

- mizukage: Assolutamente! Ci sarà profusione di fiocchi! XD Come puoi benissimo vedere dall'immagine qui sopra! XD

- Gintokina: Le missione peggiori toccano a Toshi per il semplice motivo che è lui il personaggio serio della storia. Ad umiliare Gintoki non ci sarebbe gusto, visto che lui è il primo che non se la prende più di tanto! XD

- Sayoko_Hattori: Matsudaira si diverte particolarmente a causare guai alla Shinsengumi! XD Maledetto adorabile vecchiaccio! Mi fa ridere un sacco!

- asuka_excel: Ti devo ringraziare immensamente per il nome di Toshi. Davvero, non mi era proprio venuto in mente che potevo utilizzare una storpiatura di 'maionese'! XD Decisamente più azzeccato di quelli a cui avevo pensato io! Purtroppo per Sogo ho tenuto il nome che avevo pensato io, ma per il semplice motivo che in italiano è più divertente ed evocativo Sadiko rispetto a Sadoko. In ogni caso ti ringrazio di nuovo per il suggerimento! ^o^



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Grazie a chi vorrà lasciare una recensione e a quanti leggeranno e basta.

Beat




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