Torna da me...Tesoruccio

di Ferngully
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione ***
Capitolo 2: *** Episodio 1: L'Ultima Chiamata ***
Capitolo 3: *** Episodio 2: Lo Spettacolo di Magia ***
Capitolo 4: *** Episodio 3: Io Vedo, Tu Vedi, Noi Vediamo ***
Capitolo 5: *** Episodio 4: Un Altro Clichè, Prego ***
Capitolo 6: *** Episodio 5 (Parte Prima): Io Non Sono Te Non Sei Me Sono ***
Capitolo 7: *** Episodio 5 (Parte Seconda): Io Non Sono Te Non Sei Me Sono ***



Capitolo 1
*** Introduzione ***


INTRODUZIONE

Buongiorno a tutti! Mi presento, mi chiamo Ludra e, come avrete notato, sotto la dicitura di autore non vi è il mio nome. Difatti quella che ho intenzione di proporvi qui non è una storia creata da me medesimo, ma una fanfiction appartenente al geniale Ferngully che mi sono proposto di tradurre. Questa fanfiction mi ha affascinato molto per la sua rara bellezza e ho pensato che sarebbe stato un vero peccato che chi, per esempio, non sapesse molto bene l'inglese non potesse godersela.

In particolare vorrei dedicare questa fanfiction, o meglio la sua traduzione appunto, a Andy Grim e alla sua grandiosa opera "La storia segreta dei S.I.S.A.S.", anteponendo alla sua fanfiction organica, questa fanfiction psicologica.

Propri così, questa fanfiction mira ad esplorare le mentalità dei protagonisti principali, ossia Lamù, Ataru, Mendo e Shinobu per metterne a nudo i più intimi e nascosti pensieri, così come le loro più oscure e spaventose paure.
Sicuramente questo è un genere di fanfiction che si distacca leggermente dalle solite avventure freneticamente folli del magico duo di Urusei Yatsura, concentrandosi su un lato più "serio" della storia, ovvero sulla riflessione di dove condurrà la via che quattro ragazzini delle superiori hanno deciso di percorrere e di crescere con essa.

Niente di eccessivamente drammatico comunque, il testo di "Torna da me ...Tesoruccio" potrebbe essere paragonato (parole dell'autore) agli ultimi due episodi di Neon Genesis Evangelion che esplorano la mente di Shinji e gli altri, ma neanche lontanamente così oscuro e complicato. Infatti il mescolarsi di situazioni reali ed irreali, confortanti e inquietanti non si discostano troppo dalle scene presenti in Beautiful Dreamer o La principessa nel ciliegio per rimanere in ambito Lamuiano, sempre con la presenza delle caratteristiche gag (le scariche elettriche di Lamù, la perversione di Ataru, le scenate colleriche di Shinobu e così via...).
La storia potrebbe sembrare ai più un tantino confusa all'inizio, soprattutto nei primi due capitoli, ma la vicenda ha un perfetto filo logico e tutti gli eventi hanno una spiegazione precisa.

Per quanto riguarda l'ubicazione cronologica, la storia che segue è ante-finale, ossia è presente in un periodo precedente al finale della serie costituito ufficialmente dal quinto film e non ne modifica la storia o la conclusione, proprio come un OAV oppure come il sesto film.

Per concludere questa lunghissima introduzione  devo avvertire i lettori che i singoli capitoli sono molto lunghi, però sono suddivisi in diversi sottocapitoli che ne rendono più facile e capibile la lettura, vi prego di avere la pazienza di leggerli, ne vale davvero la pena. Sentitevi liberi di contattarmi per eventuali chiarimenti e recensite in tanti, in modo da farmi capire si vi piace e la devo continuare.

Spero di aver reso abbastanza bene l' idea con questa introduzione, adesso sta a voi leggere e giudicare.
Buon proseguimento di lettura!!
 

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Capitolo 2
*** Episodio 1: L'Ultima Chiamata ***



Ataru era in piedi sull'orlo del precipizio, un cielo di un cupo grigio si estendeva sopra di lui mentre sotto di lui, giacevano lontanissimo fredde pietre nere. I suoi piedi erano a malapena sul margine, con le punte delle scarpe sospese nel vuoto, poche minuscole pietre si staccarono dalla parete del dirupo e precipitarono nel frastagliato abisso sottostante. Gli occhi di Ataru cercarono di seguire per quanto poterono le pietre cadere, ma in pochi secondi esse scomparvero alla vista, le loro piccole forme sopraffatte dalle tenebre. Ataru giurò di sentirle tuttavia picchiettare mentre colpivano le rocce della parete, ma ripensandoci, immaginò che si trattasse solo della sua immaginazione, o forse, solo del vento.
"Tesoruccio!" una voce amorevole lo chiamò e Ataru, con disperata speranza negli occhi sollevò di scatto lo sguardo dal suo oscuro destino in direzione del cielo plumbeo. C'era una luce là, una luce che contrastava contro la fredda cenere di quel cielo del tormento, una luce che aveva preso le sembianze di una sorridente Lamù.
"Lamù!" Ataru rispose sollevando una mano per raggiungere la brillante ombra bianca dell'aliena dai capelli verdi che fluttuava a pochi metri davanti e sopra di lui. Qualche altra pietra si staccò da sotto le sue scarpe ed il suo corpo si irrigidì mentre la luce della figura danzava negli occhi del giovane ragazzo. Ma nonostante la luce danzasse, solo tenebra vi era nei desolati occhi di Ataru, lasciò ricadere il braccio lungo il fianco, sapendo bene che la ragazza, o la luce, o qualsiasi cosa fosse esattamente, che  si trovava dinnanzi a lui, non si trattava di Lamù.
Lamù non esisteva; era solo un capriccio della sua immaginazione, proprio come tutto il resto. E anche se fosse esistita, l'abbagliante ombra davanti a lui certamente non era lei. Giusto, era un'ombra, un'ombra bellissima, ma pur sempre un'ombra; un'ombra di un ricordo di qualcosa che avrebbe potuto o non avrebbe potuto essere reale. Ma che certamente non era Lamù.
E se invece lei fosse stata un ricordo di qualcosa di reale, piuttosto che l'altra più spaventosa possibilità? Ataru gingillò con quella domanda per un po' di tempo mentre si ergeva sull'orlo del precipizio. Non c'era motivo per dare fiducia a quello che gli veniva detto, dopo tutto; Lamù avrebbe potuto benissimo esistere e poteva essere semplicemente la sua immaginazione a dirgli il contrario.

Ataru si rabbuiò e tornò a fissare il precipizio di rocce frastagliate. C'era rimasto poco da fare ormai, eccetto l'unica cosa  che lui avesse in potere di fare; sapeva che sarebbe stato l'unico modo con cui avrebbe potuto scoprire la verità su Lamù. E se avesse scoperto che lei non fosse stata reale, la morte sarebbe stata un destino molto più luminoso, piuttosto che non solo vivere una vita senza Lamù, ma vivere una vita sapendo che tutti i ricordi che lui avesse mai avuto di lei erano, in realtà, solo illusioni. Inoltre, era l'unico modo che gli venisse in mente.

Sollevando di nuovo il capo, Ataru tornò a fissare l'illustre ombra davanti a lui, poi scosse la testa con risolutezza e distolse lo sguardo dall'immagine così che i suoi occhi puntassero dritti davanti a sè. Poi Ataru fece un passo indietro, fece un profondo respiro e, con il terrore che gli attanagliava lo stomaco e una breve rincorsa, saltò dal margine verso il vuoto del precipizio.

TORNA DA ME...TESORUCCIO.

Episodio Uno: L'Ultima Chiamata, Sottotitolo: (Verità, prima parte: il problema di non sapere)

Il Carnevale Estivo di Tomobiki, Parte Prima (Il primo passo verso...)

"Coraggio Tesoruccio!" Lamù chiamò Ataru mentre quest'ultimo sbadigliò, passando i pochi metri dell'entrata della fiera annuale del Carnevale Estivo di Tomobiki. Lamù,con un sorriso eccitato sul viso e la luce del sole del mattino che le luccicava splendente sulle guance, velocemente volò dal ragazzo e gli prese il braccio, tirandolo gentilmente. "Tesoruccio!"
"Sto andando più veloce che posso," brontolò Ataru, dopo chiese,
"Devi proprio tirarmi il braccio in questo modo?"
Lamù corrucciò leggermente il viso mentre i suoi piedi toccarono terra, tuttavia il suo braccio rimase attorno a quello di Ataru. "Tesoruccio, non sei contento neanche un po'? Siamo qui per divertirci!"
"See, see..." rispose Ataru con poco entusiasmo. "Ma non vuol dire che tu debba rimanermi appiccicata tutto il tempo..."
"Ma stiamo andando ad un appuntamento, Tesoruccio!" insistette Lamù, sorridendo di nuovo e portando il braccio di Ataru vicino a sè.
"Appuntamento?!" domandò Ataru in panico mentre cercò di strappare il braccio dalla presa di lei."Chi ha mai parlato di appuntamenti?! Questa è solo un'uscita tra amici!"
Con un lampo di furore negli occhi, Lamù strillò "TESORUCCIO!" mentre piccoli lampi cominciarono a fluire dal suo corpo, facendo in modo che la gente che affollava la strada si fermasse a osservare la coppia che bisticciava con sguardi preoccupati.
Fortunatamente per Ataru, prima che avesse la possibilità di dire qualcosa di troppo stupido che avrebbe inevitabilmente avuto come conseguenza un elettroshock da parte di Lamù, Shinobu e Shutaro arrivarono, lui teneva in mano un vassoio con tre  grandi coni gelato alla ciliegia. Lamù immediatamente sorrise e liberò Ataru dalla sua stretta, volando verso i coni colorati con splendenti occhi fanciulleschi, lui la seguì con riluttanza.
Ataru però corrugò la fronte in confusione non appena vide il vassoio e contò i coni gelato.
"Ehi Mendo, ce ne sono solo tre qui. Tu non ne vuoi?"
Shutaro socchiuse gli occhi e diede ad Ataru un'occhiata di aperto disprezzo prima di sottrarre bruscamente il vassoio dalla portata dell'altro. "Chi ha mai detto che avrei offerto a TE qualcosa?"
Ad Ataru cadde la mascella ma Lamù offrì gentilmente, "Non ti preoccupare Tesoruccio, puoi averne un po' del mio." il ragazzo comunque la ignorò, avendo già iniziato ad apostrofare Shutaro in protesta, ma quest'ultimo si era ormai già rivolto alle due ragazze con il suo sorriso smagliante. "Prego, Lamù," le offrì per primo."Serviti pure."
Una vena si gonfiò sulla tempia di Shinobu mentre strinse i denti e osservò Lamù che ridendo allegramente prendeva un cono gelato dal vassoio con un dolce ed energetico "Grazie," notando seccata che il ragazzo con cui avrebbe dovuto avere un appuntamento aveva offerto per primo a Lamù piuttosto che a lei.
Tuttavia, appena Shutaro si voltò verso di lei con il suo affascinante sorriso ed un educato "Shinobu," la rabbia della ragazza svanì e gli regalò il suo sorriso più smagliante, che improvvisamente s preoccupò non fosse neanche lontanamente paragonabile al più effimero sorriso di Lamù.
A questo pensiero il sorriso di Shinobu diminuì leggermente.
"Grazie Shutaro," rispose Shinobu con le guance rosate.
Shutaro, mantenendo ancora il  galante sorriso, ripose "Non c'è di che, Shin-Ehi!" Shutaro fu interrotto da Ataru, il quale rapidamente afferrò il cono rimanente dal vassoio e gli diede un gran morso completo di risatina beffarda. Un ringhio sordo si levò dalle labbra di Shutaro che, scaraventando il vassoio vuoto a terra, strinse un pugno, serrando l'altro attorno all'impugnatura della sua katana ancora infoderata, e gridò "MOROBOSHI!"
"Diamine, Mendo, non essere così anale riguardo ad ogni cosa," obbiettò Ataru con non curanza, dando un altro morso al gelato. "Come se non potessi comprartene un altro, comunque."
Gli occhi di Shutaro fiammeggiarono di rabbia. "Anale?!" domandò, atterrito dall'insulto, e finalmente estrasse la katana dal suo fodero. Shutaro stava per fare la sua mossa quando Lamù esclamò emozionata:
"Andiamo su quello!"
I tre umani si voltarono per vedere cosa stesse indicando la Oni; si trattava di un grande carosello con tanto di unicorni colorati, luci, allegra melodia e bambini che ridevano gioiosamente mentre la struttura ruotava gentilmente e le cavalcature ondeggiavano su e giù. Appena i tre la videro, comunque, i loro sguardi si fecero perplessi.
"Non pensi che siamo un po' troppo grandi per andare sul carosello?" chiese Shinobu e Shutaro parve essere d'accordo, anche se non osò dire niente contro la proposta di Lamù.
"Lo siamo?" domandò Lamù  innocentemente, poi guardò Ataru. "Tesoruccio?"
"Non possiamo andare su una di quelle giostre che girano veloci invece? chiese Ataru in risposta.
"Beh, questo qui gira..." commentò Lamù mentre guardava il carosello, ascoltando la melodia da carillon che proveniva da esso con un sorriso malinconico.
"Non come quello là, però," Ataru replicò con un sorriso malizioso, indicando un grosso ottovolante a pochi metri dal carosello dorato.
"Oh, no; quello no," si oppose Shinobu incrociando le braccia. "Lo sai che quell'arnese è fatto apposta per far star male la gente."
"Shinobu ha assolutamente ragione," concordò Shutaro, ma aggrottando le sopracciglia e aggiunse, "Anche se penso che  si possa dire lo stesso di tutti gli ottovolanti..."
"Oh, andiamo!" esclamò Ataru. Subito dopo ridacchiò beffardo e arcuò un sopracciglio. "Non avrai mica paura, vero Mendo?"
Shutaro lo fulminò con lo sguardo, punto nell'orgoglio, ed esclamò oltraggiato, "Assolutamente no!" Afferrando la mano di Shinobu, ordinò agli altri tre "Andiamo!" e iniziò a dirigersi verso l'ottovolante.
"Ehi, aspetta un secondo! Io non ci voglio andare!" protestò invano Shinobu, infatti Shutaro era già così mortalmente deciso ad andare sull'ottovolante che a malapena udì le sue obiezioni, Ataru riprese a sghignazzare.
Subito dopo guardò Lamù e le disse "Coraggio, Lamù, andiamo anche noi," seguendo poi gli altri due in direzione dell'ottovolante.
Lamù, leggermente abbattuta, continuò a tenere lo sguardo nostalgicamente fisso sul carosello. "Ma...il carosello..." mormorò, ma non vi era più nessuno attorno a lei, Ataru era già corso via.
Ancora corrucciata Lamù fece un sospiro, dopo di che con riluttanza sollevò i piedi da terra e si alzò in volo per raggiungere gli altri.

Una volta finito il giro, i quattro in qualche modo cercarono di trascinarsi fuori dai loro sedili, non senza qualche gemito nauseato, come del resto tutti gli altri che scesero con loro. La faccia di Ataru era di un pallido verdognolo mentre barcollò fuori dall'uscita appoggiandosi pesantemente con la schiena contro la ringhiera, "Mi sento male," mugugnò prima di piazzarsi una mano sulla bocca per impedirsi di vomitare. Shutaro, tenendosi lo stomaco, si sforzò di camminare diritto, dopo pochi passi tuttavia, barcollò anche lui e con la mano libera fu costretto ad aggrapparsi alla ringhiera dove già era appoggiato Ataru per mantenere l'equilibrio. Shinobu, con entrambe le mani sullo stomaco ed il viso mortalmente pallido, si sedette pesantemente su una panchina vicino all'uscita dell'ottovolante, rimbrottando "Ve l'avevo detto che questo coso ci avrebbe fatto solo star male..." persino Lamù aveva un'aria intontita e confusa mentre fluttuò instabilmente fuori dall'uscita, leggermente curvata in avanti, con una mano si reggeva lo stomaco e con l'altra la fronte.
"Non so perchè abbiamo dato retta a Moroboshi," aggiunse acidamente Shutaro al rimprovero di Shinobu.
Facendogli una smorfia, Ataru iniziò, "Ehi! Ma non eri tu quello che-" si fermò di colpo, la sua faccia divenne ancora più verde e sbattè entrambe le mani sulla bocca. Però non fu sufficiente, il ragazzo sussultò e si girò di scatto, vomitando oltre la ringhiera. Shutaro, che gli stava di fianco, immediatamente balzò via disgustato e arrancò vicino a Shinobu sedendosi con lei mentre questa, raccapricciata, impallidì ancora di più udendo il  rumore di Ataru che vomitava.
"Tesoruccio! Ti senti bene?" domandò preoccupata Lamù volandogli accanto, non sembrò più essere affetta da alcun malore, ora che sapeva che il suo tesoruccio stava veramente male.
Intanto, Shinobu si lamentò, "Non ci posso credere. Siamo qui da meno di un'ora e ci sentiamo già troppo male per fare qualsiasi altra cosa. Non sono neanche ancora le undici!" Shutaro aggrottò le sopracciglia, ma non disse niente.
Finalmente Ataru, grazie all'aiuto di Lamù, si sollevò dalla ringhiera e riprese l'equilibrio, la sua pelle tornò finalmente di un colore normale. Poi fece un lieve ghigno ed esclamò, "Bene, mi sento meglio! Che ne dite ragazzi, vi và di andare a mangiare qualcosa?" sia Shutaro che Shinobu gemettero forte in disgusto e anche Lamù impallidì nuovamente al solo pensiero. Ataru rise e aggiunse, "O forse c'è una di quelle belle case dei fantasmi qui..."
"Noi NON andremo in una casa dei fantasmi," disse Shutaro alzando il mento con risolutezza e incrociando severamente le braccia. Entrambe le ragazze furono lievemente deluse, ma pensarono fosse meglio non discutere del delicato argomento. Ataru, però, non lo pensava.
"Ma le case dei fantasmi sono divertenti Mendo," persistette Ataru con un ghigno malizioso. "Certo, sono un po' buie e stret-"
"MOROBOSHI," lo interruppe Mendo alzandosi in piedi con un ringhio ferocemente frustrato, già pronto a perdere la pazienza.
"Che ne dite di quello?" Shinobu si affrettò a domandare, indicando un largo tendone a pochi metri davanti a loro, sul cartello vi era scritto "Madame Wazuka Nozomi Suzambo III, Premonitrice di Mestiere."
"Vuoi dire...farci predire il futuro?" domandò Shutaro dubbioso mentre adocchiava il tendone.
"Certo; perchè no?" fece Shinobu. "Potrebbe essere divertente." E Lamù annuì, d'accordo con lei.
"Sarà di sicuro una fregatura," rimarcò tuttavia Ataru e dallo sguardo scettico che aveva negli occhi, Shutaro sembrò essere d'accordo.
" Non che debba pagare io, comunque..." Fu allora che i supplichevoli occhi di Lamù e Shinobu incontrarono quelli ancora scettici di Shutaro.
Questi, sapendo che entrambe le ragazze lo stavano fissando speranzose, incrociò le braccia e sospirò. "Beh...immagino che dovremo vedere quanto costa, prima..."
Lamù e Shinobu sorrisero eccitate.

Il Carnevale Estivo di Tomobiki, Parte Seconda (La Premonitrice di Mestiere)

"Mi scusi? C'è nessuno?" Lamù chiese per prima appena i quattro raggiunsero il casuale tendone con cipigli incuriositi.
"Forse Madame Suzambo non è qui al momento?" suggerì Shinobu.
"Forse," rispose asciutto Shutaro, sempre più sospettoso della validità di questa presunta "Premonitrice di Mestiere."
"Chi c'è lì?" una voce femminile parlò all'improvviso mentre una donna balzò fuori da dietro il tendone, stava facendo qualcosa di strano accucciata a terra, ma i quattro non seppero dire esattamente cosa. Furono, tuttavia, terrorizzati dall'improvvisa apparizione di questa donna con crespi e cespugliosi capelli rossi, enormi occhiali rotondi, lunghe vesti di un grigio smorto e un'espressione perplessa ed esaurita in volto. Non appena vide il quartetto, la donna, che avrà avuto appena un anno o due più di loro, sorrise ed esclamò, "Oh! clienti!" Poi però aggrottò la fronte ed iniziò a parlare da sola. "Cavolo; avrei dovuto premonire che sarebbe arrivato qualcuno. C'è qualcosa che non va oggi. Qualche IDIOTA probabilmente ha incasinato QUALCOSA; già, dev'essere così! che siano le stelle? Mmmh...no, sembrano essere tutte al loro posto. Sicuramente non è la sfera di cristallo; lo sanno tutti che non serve a niente." fece una risata a quel pensiero. "Forse potr-"
"Ehm, mi scusi?" Shinobu la interruppe mitemente.
"Uh?" la donna tornò a fissare i ragazzi. Poi battè le mani e disse, "Oh, giusto! Mi ero quasi dimenticata!" rise un po' nervosamente mentre i quattro si scambiarono un'occhiata dubbiosa. "Bene, entrate!" li invitò ad entrare nella tenda dove si intravedeva un tavolo rotondo con cinque sedie e una sfera di cristallo al centro di esso. Il quartetto la seguì cautamente all'interno. "Permettetemi di presentarmi," incominciò lei appena prese posto dietro la Sfera di Cristallo, "Io sono Wazuka Nozomi Suzambo Terza, premonitrice - di mestiere."
"Quindi...ce ne erano altre due prima di lei? domandò Ataru, facendo un passo verso il tavolo.
"Tecnicamente," rispose Wazuka. "Una era una maestra; l'altra un'assistente di volo. Devo confessarvi che io sono l'unica premonitrice della mia famiglia."
"Che bello," disse Lamù con un sorriso incerto, non essendo ben sicura di cos'altro dire.
"Mah, che posso dire...? E' un dono!" Wazuka fece una risata vanitosa mentre gli altri continuarono ad apparire perplessi. "Sedetevi! Sedetevi! esclamò lei. "Mettetevi comodi!"
"Mi sembra un po' fuori, se vuoi la mia," sussurrò Shutaro a Shinobu mentre si sedettero.
"Beh...tu cerca di essere carino..." Shinobu gli sussurrò di rimando.
"Un vero peccato che abbia un aspetto così strambo, se no..." borbottò Ataru, prendendo posto.
"Tesoruccio!" Lamù lo sgridò silenziosamente, sedendosi per ultima.
"Ora, però," iniziò Wazuka, il malefico scintillio dell'avidità le lampeggiò negli occhi mentre con un ghigno sfregò le mani assieme. "Discutiamo prima della questione del pagamento. Vi avverto, tuttavia, che l'equilibrio delle cose è un pochino...ahem...alterato questa mattina - qualche idiota avrà incasinato qualcosa da qualche parte - quindi le premonizioni potrebbero essere leggermente...er...frammentarie."
"Frammentarie?" domandò Lamù, ma Wazuka scosse la testa.
"Niente paura. Sono sicura che non sia troppo importante...voglio dire, SO che non è troppo importante...beh...più o meno. Attualmente non mi sembra molto una buona cosa ora che ci penso..."
"Mi dica solo quanto costa," la interruppe Shutaro spazientito.
"5,500 yen. A testa."
"CHE?" Domandò Shutaro con sdegno. "Ma è ridicolo!"
"Beh, STO per rivelarvi quello che accadrà nel vostro FUTURO," disputò Wazuka.
"Già - un futruro frammentario!"
Wazuka fece un sospiro esasperato, ma alla fine si arrese.
"VA BENE. Dato che voi quattro sembrate essere ad una sorta di doppio appuntamento, e sembrate essere così due belle coppie, facciamo...datemi 11,000 yen tutti insieme. E' la metà in fondo, no?"
Shutaro, non ancora soddisfatto, brontolò "E' sempre un furto, ma..." e riluttante consegnò gli yen a Wazuka.
"Che vuoi che ti dica? Il futuro è costoso," rimarcò malignamente Wazuka mentre contò ed intascò il denaro. Successivamente gli fece un ghigno. "Poi di che ti lamenti? Tu sei Shutaro Mendo, no? Figlio dell'uomo più ricco di tutto il Giappone, ho ragione?"
"Io-" Shutaro si bloccò e socchiuse gli occhi. "Come fa a saperlo?"
"Beh, io SONO una premonitrice; voglio sperare di esser capace di poter predire una cosa COSI' semplice."
"Visto?" sussurrò Shinobu. "Potrebbe valerne davvero la pena."
"Parlando di nomi, presumo di dover presentare anche il resto di voi altri," disse Wazuka. "Vediamo...Shinobu Miyake, Ataru Moroboshi, e...mmmh...Lamù? Le premonizioni su esseri di altri pianeti sono un po' ingannevoli, soprattutto con le attuali condizioni della corrente premonitiva, ma sono quasi certa che sia Lamù."
Lamù annuì sorridendo. "Si, è giusto."
Wazuka fece un sospiro di sollievo "Oh, bene. Ora, lasciatemi scrutare nella mia sfera di cristallo..."
"Pensavo avesse detto che la sfera di cristallo non servisse a niente," commentò Ataru con un sorrisetto e Wazuka sogghignò.
"Mi stai INTERROMPENDO!" gli gridò e tutti e quattro fecero silenzio. "Bene!" espirando, si passò le mani tra i capelli e continuò, "Ora, come stavo DICENDO prima di essere BRUTALMENTE interrotta, vedo che voi quattro siete ad un doppio appuntamento - non ufficialmente però. Sembra infatti che due di voi pensino che sia un appuntamento e gli altri due no..."
"Beh, mi sembra ovvio quali siano i due che NON lo pensano," ribollì Shinobu fissando i due ragazzi con disgusto, così come fece Lamù.
"Silenzio!" sbottò seccata Wazuka e Shinobu si ritirò al suo posto. Calmatasi, la premonitrice proseguì, "Comunque, per comodità, chiamiamolo doppio appuntamento. Dunque, voi quattro siete tutti buoni amici, o almeno così sembrerebbe...Lamù è un'aliena, e voi tre siete tutti studenti del liceo Tomobiki...che Lamù ora frequenta per restare accanto al suo 'tesoruccio' che sarebbe quell'idiota lì - no, non l'idiota ricco, l'altro idiota, per essere chiari, tuttavia suppongo che voi tutto questo lo sappiate già."
Shutaro, sentendosi insultato, reclamò, " Cosa vorreste dire con-"
"Ho detto SILENZIO" abbaiò Wazuka. "E' già abbastanza difficile senza che voi continuiate ad INTERROMPERE tutto il tempo!" ci fu un lungo momento di silenzio prima che Wazuka fece un profondo respiro e decise di proseguire. "Dunque...yadda, yadda, yadda...okay, ora le cose piacevoli! Tu!" Puntò il dito verso Shinobu e lei quasi balzò fuori dalla sedia, le guance le divennero color rosa acceso.
"Si...?" chiese con cautela.
"Tu sei...molto forte...fisicamente. Mentalmente...mentalmente...tu sei...debole?" Wazuka si chiese ad alta voce. "Si! E' così! Sei debole!" sembrò che Wazuka avesse dovuto arrancare per arrivare a questa conclusione e Shinobu si accigliò, sentendosi improvvisamente a disagio. Wazuka aggiunse allora con un sorriso imbarazzato, "Sarei...ehm...più specifica, ma...uh...le premonizioni che vedo sono piuttosto confuse in questo momento..."
"No...penso...che vada bene..." rispose Shinobu cercando di sorriderle, ma invece corrucciò la fronte.
"E tu!" indicò ora Lamù. "Tu...uhm...c'è qualcosa che...aspetta! Penso di vedere qualcosa! Cerca di non...danzare...troppo."
"Danzare troppo?" domandò Lamù incrociando le braccia in lieve scetticismo. "Che razza di premonizione è?"
"Ehi, non incolpate me per i vostri insulsi futuri; non sono certo io quella che li sceglie, sappiatelo."
"Insulsi?!" esclamò Lamù, sbattendo le mani sul tavolo.
"Vi sto solo dicendo le cose come stanno," insistette Wazuka "E il tuo futuro dice qualcosa riguardo  il non danzare troppo. Potrebbe portare a delle conseguenze di...qualcosa...è come se quel qualcosa ora mancasse dalla premonizione, tuttavia...è un importante qualcosa...credo..." Wazuka, frustrata, sospirò e fece una smorfia, "Comunque, il punto è non danzare troppo, okay?"
Anche Lamù sospirò  tornando ad appoggiarsi allo schienale della sedia,  portandosi un dito sul mento con aria pensierosa. "Suppongo che potrebbe essere una metafora per indicare qualche altra cosa...che ne pensi, Tesoruccio?"
Ataru diede un'alzata di spalle. "Come ho già detto prima, penso che sia tutta una gran fregatura," e Shutaro incrociò le braccia sbuffando in segno scherno, irritato dall'idea di esser probabilmente caduto vittima di una frode.
"NON è una fregatura!" si difese Wazuka con occhi rabbiosi. "Vi avevo avvertito che era FRAMMENTARIO!"
I quattro rimpicciolirono al suono della terribile voce della furibonda Wazuka. "TU!" la premonitrice ora indicò con foga Ataru, ancora ribollendo e con occhi ridotti a fessure dietro i suoi occhiali.
"Vedo molte, molte prove da superare...MOLTE! E...un...pesce." lei aggrottò leggermente le sopracciglia e Ataru incrociò le braccia scocciato.
"Un pesce?"
"Si,"
"Che idiozia."
"Beh, non posso farci niente se il tuo futuro è un'idiozia, non ti pare?!" tuonò furiosa Wazuka, dopodichè inspirò profondamente e, dopo aver trattenuto l'aria per un lungo attimo, espirò sonoramente. "E per quanto riguarda te!" i suoi occhi ora fissi su Shutaro. "Tu sei un idiota!"
"Mi scusi?" esclamò Shutaro in shock, ovviamente insultato mentre Ataru iniziò a ridacchiare. Shutaro lo incenerì con lo sguardo "Sta' zitto Moroboshi!" ma questo fece solo ridere Ataru più forte.
"Hai capito bene!" esclamò Wazuka "Cretino! Idiota! Stupido! Ritardato! Devo andare avanti?"
"NO!" esclamò Shutaro mortalmente offeso, ma Wazuka lo ignorò e continuò lo stesso.
"Imbecille! Ignorante! Stupido!Stupido!Stupido!"
Shutaro strinse gli occhi, si alzò in piedi e sbattè forte le mani sul tavolo.
"Come osa-"
"Insultare un membro della oh-così-prestigiosa famiglia Mendo?" Si, abbiamo già stabilito chi sei! Ma questo non cambia il fatto che tu sia un patetico cretino! Patetico e stupido! Stupido! Stupido! Stupido!"
"Bene, sentiamo, e perchè mai sarei così stupido, mmh? la interrogò Shutaro di rimando.
"Io..." Wazuka tenne in sospeso quell' "Io" per un bel po'. Poi continuò: "...non lo so." Shutaro sospirò esasperato e ricadde sulla sua sedia."L'intera faccenda risulta un po' confusa anche a me...ma aspettate!" Si eccitò Wazuka, serrando le palpebre e portandosi una mano alla fronte. Lamù, Ataru, Shinobu e Shutaro si sporsero impazientemente in avanti, ansiosi di scoprire cosa avrebbe detto loro l'improvvisa premonizione.
"State attenti agli...uomini." i quattro corrugarono la fronte così come Wazuka.
"Agli uomini?" chiese Shinobu "Tutti?"
"Uh..." Wazuka esitò.
"Ma è ridicolo!" dichiarò Shutaro. "Dovremo evitare metà della popolazione terrestre incluso me stesso!" Poi, notando Ataru, aggiunse con un borbottio, "Oh, e Moroboshi..."
"Beh...di solito questo genere di premonizioni sono più dettagliate, come...uomini con capelli biondi o...uomini con grandi cicatrici sulla fronte...o, beh, quant'altro. Ma, ahimè, vi è un pezzo mancante per ogni premonizione, dato che vi è un pezzo mancante nell'equilibrio."
"Mmh?" indagò Lamù.
"Oh...non conosco bene neanch'io l'intera faccenda. VORREI, capite, ma allora immagino non ci sarebbe una faccenda da cui iniziare!" Poi Wazuka rise, una sonora risata forzata, mentre Shinobu tentennò, Lamù aggrottò le sopracciglia, Shutaro disincrociò le braccia, già incrociate da prima, e Ataru roteò gli occhi. "VEDETE," continuò Wazuka, sporgendosi in avanti con uno sguardo imperativo negli occhi, "Qualche IDIOTA ha deciso di incasinare QUALCOSA nell'equilibrio...almeno,  penso sia nell'equilibrio. Forse nel fato...o, beh, non lo so per certo. Sto solo tirando a indovinare, considerando che oggi sembra proprio esserci qualcosa che non va. Comunque a causa di questo IDIOTA, chiunque sia,che si tratti di un lui o di una lei, che ha deciso di fare casini con il fato, IO ora sono qui a premonire solo pezzi di futuri frammentari...mmmh...mi chiedo dove siano andati a finire i pezzi mancanti..." Poi squadrò sospettosamnente Shutaro. "TU non ne sai niente di questa storia, vero?"
"Io? E perchè diavolo dovrei saperne qualcosa?" sbottò Shutaro.
"Beh, la tua premonizione dice che tu SEI stupido, e incasinare l'equilibrio del tempo e del fato è INCREDIBILMENTE stupido..."
"Io non ho fatto un bel niente!" tuonò Shutaro in propria difesa.
"No, Shutaro non lo farebbe mai," intervenne Shinobu "Non saprebbe neanche come farla una cosa del genere. Inoltre, lei ha detto che le premonizioni sono molto confuse in questo momento...forse sono semplicemente sbagliate."
"Sbagliate?" Wazuka rimase scioccata da quella parola. "SBAGLIATE?!" Come può il FUTURO essere sbagliato? Sarebbe come dire che le STELLE siano sbagliate mentre non lo sono MAI! Potrebbero mancarne dei pezzi; ma i frammenti che rimangono SONO giusti! Ve lo posso assicurare!"
"Tutto ciò è ridicolo!" proclamò Shutaro alzandosi in piedi e afferrando la mano di Shinobu. "Andiamocene!"
"Ma, Shutaro-" protestò Shinobu, ma fu trascinata fuori dalla sedia.
"Benissimo!" sbraitò Wazuka in esasperazione. "In ogni caso non avresti certo avuto la capacità di esplorare qualcosa di così vasto e potente!" Shutaro semplicemente le ringhiò con ferocia e trascinò Shinobu verso l'uscita, tirandola per il braccio.
"Forse dovremmo andare anche noi, Tesoruccio," sussurrò Lamù, tenendo d'occhio preoccupatamente la rabbiosa Wazuka. Ataru annuì e i due si alzarono per dirigersi anche loro verso l'uscita, Shutaro e Shinobu avevano ormai già lasciato il tendone. "Ehm...arrivederci, signorina Wazuka!" chiamò Lamù in direzione della premonitrice mentre se ne andarono. "E' stato un piacere conoscerla...credo..."
Quando Lamù e Ataru furono fuori dal tendone, poterono subito udire Shutaro lamentarsi animatamente con Shinobu, entrambi in piedi in mezzo alla stradina e a pochi metri dal tendone, Shutaro non potè evitare di arrabbiarsi. "Che spreco di tempo e denaro!"
"Non era così male," tentò Shinobu.
"Io continuo a dire che era una pazza," puntualizzò piattamente Shutaro.
"Beh...è stata abbastanza garbata, credo," rispose Shinobu "Eccetto quando ti ha dato dell'idiota; quello non è stato molto educato."
"Umpf!" Shutaro incrociò le braccia stizzito,ancora chiaramente offeso dall'accaduto. "Era una totale mentecatta - futuri frammentari..."
"Beh, spesso se ne vedono anche di più strane, qui a Tomobiki" ricordò graziosamente Lamù, quando lei ed Ataru li raggiunsero.
"Oh, Lamù; non ti avevo vista," Shutaro disse appena la notò. "Ma suppongo tu abbia ragione, accadono anche cose più strane."
"Sfortunatamente," brontolò Shinobu in tono amaro. "Speriamo che almeno oggi vada tutto normalmente..."
"Mmh," Ataru casualmente cambiò discorso rabbrividendo. "Certo che improvvisamente fa un gran freddo."

Un Rifacimento del Carnevale Estivo di Tomobiki, Parte Terza

La neve cadde gentilmente sul carnevale estivo, accumulandosi al suolo fino a formare uno strato di qualche centimetro. "Adoro le nevicate estive!" dichiarò Lamù con una risatina eccitata mentre si alzò in volo e piroettò a mezz'aria, i fiocchi di neve la circondarono come polvere di diamanti.
"Devo confessare che sono i miei preferiti, Lamù," concordò Shutaro sorridendo, vedendo la neve scendere.
Shinobu annuì, ridendo anche lei mentre osservava i fiocchi cadere. "Quelle che vengono a Luglio sono sempre le migliori." Una palla di neve la colpì da dietro. "Ouch!" guaì lei, massaggiandosi dietro la spalla.
Subito dopo un'altra arrivò a Shutaro, colpendolo sulla nuca, e il suono della risate di Ataru si levò a sovrastare la musica del carnevale. Shutaro si voltò di scatto con un'espressione adirata. "Moroboshi!"berciò in direzione dello sghignazzante Ataru, che nel frattempo cadde in ginocchio a forza di ridere. Con un ringhio, Shutaro raccolse rapidamente un mucchietto di neve a mani nude, stranamente non gli sembrò per niente fredda, e, dopo averla compressa in una palla, socchiuse gli occhi e la tirò ad Ataru.
"Ehi!" esclamò quest'ultimo quando la palla di neve lo colpì in fronte, socchiudendo anche lui gli occhi, Ataru iniziò una battaglia di palle di neve contro Shutaro.
Shinobu sospirò, scuotendo la testa mentre i due si lanciarono palle di neve l'un l'altro, e commentò a bassa voce, "Perchè i ragazzi devono essere sempre così immaturi...? Almeno potrebbero evitare di farlo in pubblico..." Subito dopo però, vide che anche le altre persone presenti ora al carnevale estivo correvano intorno a lei, ridendo e tirandosi palle di neve, così si limitò a sospirare ancora.
"Beh, almeno si divertono..." commentò nuovamente, osservando Ataru e Shutaro che avevano già in qualche modo costruito due fortezze di ghiaccio di due metri e la cui guerra di palle di neve ora somigliava di più all'ultima battaglia delle Crociate Cristiane piuttosto che un semplice gioco infantile.
"Guardate! Da quella parte!" Lamù chiamò dal cielo, indicando alla sua destra. "Hanno la giostra con gli unicorni!" guardò poi in basso verso Shinobu, considerando Ataru e Shutaro troppo impegnati nella loro guerra per importargliene qualcosa.
Shinobu increspò le sopracciglia in un broncio. "Non pensi anche tu che siamo un po' troppo grandi per cavalcare gli unicorni, Lamù?" domandò lei. "Non vanno neanche lontanamente veloci come le giostre a forma di pesce."
"Pesce?" chiese Ataru, facendo capolino con la testa da dietro la sua fortezza, guardando verso Shinobu con speranzosa curiosità. "Ci sono giostre a forma di pesce qui?"
"No; ma a volte le hanno durante il carnevale invernale," rispose Shinobu.
"Oh," replicò Ataru con un tono deluso. "Che peccato, avevo sempre desiderato cavalcarne uno." Quindi ritornò alla sua guerra di palle di neve con Shutaro.
"Ma Tesoruccio, non vuoi cavalcare uno degli unicorni?" gli chiese Lamù con occhi disperati, unendo le mani assieme per pregarlo. "Sono così belli, e hanno anche le corna, proprio come me."
"Oh, Lamù, ma gli unicorni sono così noiosi...e poi non vedi che sono impegnato!" Ataru procedette allora a ritirarsi dietro la sua fortezza per schivare una palla di neve di Shutaro, rispondendo poi al fuoco lui stesso.
"Uomini!" esclamò Shinobu sbuffando stizzita guardando i due ragazzi,, incrociando le braccia e volgendo lo sguardo altrove.
Intanto Lamù, delusa, protestò debolmente. "Ma, Tesoruccio!" corrucciò il viso, mordendosi il labbro inferiore, e si rivolse a Shutaro. "Shutaro, vuoi venire a cavalcare uno degli unicorni?"
"Sarò da te tra un attimo, Lamù..." Shutaro le rispose frettolosamente, troppo preso dalla sua battaglia di neve per aver realmente sentito cosa lei gli avesse chiesto.
"Ehi, guardate, vendono bocce di cristallo laggiù," Shinobu indicò all'improvviso, ed entrambi i ragazzi saltarono eccitati fuori dalle loro postazioni, interrompendo di colpo la loro guerra.
"Davvero? Dove?" Ataru chiese ansiosamente.
"Là, guarda," ripetè Shinobu indicando di nuovo la bancarella che esponeva le bocce di cristallo.
"Ooh!" acclamò gioiosamente Lamù fluttuando vicino agli altri tre, scordandosi per un momento degli unicorni, e posando i piedi sulla neve. "Ho sentito dire che se si pianta una boccia di cristallo nella neve, ne cresce fuori qualcosa. Tesoruccio, ti ricordi per caso cosa?"
Ataru scosse la testa "Non riesco a ricordare."
"Neanch'io."
"Beh, c'è solo un modo per scoprirlo," dichiarò risolutamente Shutaro e s'incamminò verso la bancarella. "Vorrei acquistare una boccia di cristallo, per favore."
"Sarebbero 10,000 yen, signore" gli rispose l'uomo della bancarella. Shutaro annuì, raccolse un po' di neve e la depose sul bancone. "No, no, buon signore! E' troppo generoso da parte vostra!"
"Insisto che lei l'accetti tutta," rispose Shutaro con un sorriso prima di prendere la boccia di cristallo dall'uomo e poi tornare da Ataru, Lamù e Shinobu.
"Non avresti dovuto spendere così tanto, Shutaro" gli disse Shinobu con rammarico, ma Shutaro le fece un semplice sorriso. "Non è niente in confronto al prezzo della tua felicità e di quella di Lamù" rispose mentre lasciò cadere la boccia di cristallo nella neve. "Ora vediamo..."
Tutti e quattro si chinarono mentre Shutaro ricoprì con la neve la palla di cristallo finchè non ne fu completamente nascosta. Poi rimasero tutti e quattro inginocchiati lì, aspettando ansiosamente di vedere cosa sarebbe cresciuto. Dopo pochi secondi la neve si sollevò ed un largo alberello di ciliegio, alto circa un metro, esplose fuori dal terreno. Ad ogni modo, i quattro caddero indietro nella neve con espressioni deluse.
"Tutto qui?" domandò una disincantata Lamù.
"Gli alberi di ciliegio sono così comuni..." aggiunse Shutaro, ugualmente abbattuto.
"Forse non era di vero cristallo," ipotizzò Shinobu. "Ho sentito che dalle bocce di cristallo finto a volte vengano fuori alberi di ciliegio."
"Dici davvero?" le chiese Lamù e Shinobu annuì.
"Un vero peccato che non sapessimo che fosse finto."
"Beh, non sappiamo ancora per certo se lo fosse stato," le disse Shinobu rabbuiandosi ancora di più.
"Ma allora cosa cresce dalle bocce di cristallo vero?" ponderò Ataru, e tutti e quattro abbassarono i loro occhi demoralizzati, nessuno di loro conosceva la risposta.

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Capitolo 3
*** Episodio 2: Lo Spettacolo di Magia ***


 
Un saluto a tutti i lettori che (spero) siano riusciti ad apprezzare il primo capitolo di "Torna da me...Tesoruccio".
Immagino che molti di voi abbiano trovato alcune parti del primo capitolo un po' confuse e senza senso, ma queste parti sono solo i primi sintomi del distacco dalla realtà che i protagonisti stanno per subire. Da qui in poi, i nostri quattro eroi inizieranno a saltare da una situazione irreale all'altra, ma per darvi una dritta, sappiate che gli episodi che risiedono nella realtà sono quasi tutti contenuti nei paragrafi chiamati "Il Carnevale Estivo di Tomobiki, Parte n°...". Comunque non preoccupatevi, negli ultimi capitoli, che per la cronaca sono otto in tutto, verrà data una spiegazione a tutto. Una precisazione: a causa di un piccolo errore di traduzione da adesso in poi (ho già modificato l'errore nel capitolo precedente) la giostra sulla quale vuole andare Lamù si chiamerà "carosello" mentre utilizzerò il termine giostra in modo generico per indicare le diverse attrazioni del carnevale estivo.
Di nuovo, buon proseguimento!


Episodio 2: Lo Spettacolo di Magia, Sottotitolo: (Verità, Seconda Parte: Il Problema di Sapere)

Il Carnevale Estivo di Tomobiki, Parte Terza (Versione Originale)

"Certo che improvvisamente fa un gran caldo," brontolò Ataru mentre, tirando ripetutamente  il colletto della propria maglietta, cercò di farsi aria. Non raggiungendo lo scopo, corrugò la fronte, seccato dall'intenso calore.
"Beh, è estate Tesoruccio; è normale che faccia caldo," gli ricordò Lamù esibendo un gran sorriso. "Io adoro l'estate!" esclamò poi alzando gli occhi al cielo azzurro e splendente. "E' tutto così piacevolmente caldo e luminoso!"
"Devo confessare che è la mia stagione preferita, Lamù," concordò Shutaro con un sorriso compiaciuto.
Shinobu annuì ed aggiunse, "Luglio è il migliore; ad Agosto fa già troppo caldo." Improvvisamente, un getto d'acqua fredda le bagnò la schiena e  Shinobu strillò. "Ehi!" Il viso le si fece rosso sia per la rabbia sia per l'imbarazzo di avere ormai il retro della maglietta tutto bagnato.
Uno spruzzo d'acqua raggiunse anche la schiena di Shutaro ed il suono delle risate di Ataru si levò a sovrastare la musica del carnevale. Irritato, Shutaro si voltò di scatto e vide Ataru ridacchiare vicino al bancone di uno dei tipici giochetti del carnevale, tenendo in mano una pistola ad acqua del medesimo gioco. "Moroboshi!" imprecò lui, ma Ataru si limitò a ridere più forte e Shutaro ringhiò con sdegno, incrociando le braccia e guardando altrove disgustato.
"Ehi, Mendo! La vuoi fare una partita contro di me?" gli chiese Ataru continuando a ridere.
"E per quale motivo dovrei voler giocare con un idiota come te?" Shutaro sbottò caustico, guardando in maniera sprezzante Ataru con la coda dell'occhio.
Ataru fece spallucce e volse lo sguardo, concentrando tutta la sua attenzione sul suo gioco e puntando la pistola ad acqua, pronto a mirare il bersaglio. "Fa un po' come ti pare," replicò lui noncurante, neanche l'ombra di un sorriso sul suo volto. "In ogni caso avresti perso comunque."
Shutaro strinse gli occhi con rabbia, il suo orgoglio prevalse su di lui come al solito, e iniziò a marciare verso la bancarella di gara di tiro a bersaglio acquatico mentre Shinobu protestò, "No, aspetta! Shutaro..." la frase le morì in gola, sapendo che era fiato sprecato, ed osservò Ataru e Shutaro prepararsi per la partita mentre alcuni bambini si precipitarono alla bancarella per partecipare anche loro al gioco.
Una volta che tutte e otto le pistole ad acqua furono puntate, il gestore della bancarella esclamò, "Pronti! Al posto! Via!" Una luce verde si accese ed il gioco ebbe inizio, ogni giocatore cercò di prendere la mira e sparare con la sua pistola ad acqua al centro del bersaglio designato.
Shinobu sospirò scuotendo la testa, osservando i due ragazzi adolescenti gareggiare con fervore con sei bambini, nessuno dei quali sembrasse avere più di dieci anni. Mormorò tra sè e sè, "Perchè i ragazzi devono essere sempre così immaturi...? Non lo vedono che è un gioco per bambini...?" Poi, notando che i bambini ridevano contenti mentre giocavano, aggiunse, "Beh, almeno i bambini si stanno divertendo," notando seccata le espressioni di accanimento di Ataru e Shutaro.
"Guardate! Laggiù!" Lamù chiamò verso Shinobu, considerando Ataru e Shutaro troppo coinvolti nel loro gioco per importargliene qualcosa, mentre spiccò il volo e puntò alla sua destra. "Il carosello!"
Non essendo molto interessata al carosello, Shinobu guardò altrove con fare indifferente e, prestandole a malapena attenzione, commentò "Non pensi anche tu che siamo un po' troppo grandi per andare sui caroselli, Lamù? Ci sono un sacco di altre giostre molto più da adulti. Come la Ruota Panoramica per esempio..."
"Ruota Panoramica?" chiese Ataru, cogliendo le parole di Shinobu e sbirciando oltre la sua spalla, continuando però a sparare con la pistola ad acqua sul suo bersaglio.
"Andiamo su quella dopo?"
Shinobu gli diede un'alzata di spalle, "Non lo so, forse dovremmo..."
Ataru si corrucciò in disappunto, "Ma la Ruota Panoramica è noiosa; non possiamo andare sulle montagne russe invece?" le chiese voltandosi, realizzando che Shutaro lo aveva superato e che doveva recuperare, socchiudendo gli occhi per concentrarsi meglio.
"Ma Tesoruccio, non vuoi venire sul carosello con me?" intervenne Lamù, volando da lui con disperata speranza negli occhi. "E' così bello! E ho pensato che potremmo-"
"Ma il carosello è così lento! E poi adesso sono impegnato!" Ataru ritornò a prestare totale attenzione al suo gioco.
"Tesoruccio!" strillò arrabbiata Lamù. Ma realizzando che Ataru non la stava più ascoltando, la sua rabbia svanì e fu sostituita dalla delusione. Allora guardò verso Shutaro. "Shutaro, vuoi venire sul carosello con me?"
"Sarò da te tra un attimo Lamù..." rispose frettolosamente Shutaro, troppo coinvolto nella sua competizione con Ataru per aver sentito cosa lei gli avesse chiesto.
"Uomini!" esclamò Shinobu sbuffando stizzita, incrociando le braccia e volgendo gli occhi altrove, sentendosi sempre più in imbarazzo mentre i due si trastullavano con il gioco carnevalesco e Lamù, ardente di rabbia, concordò con lei.
In quel momento la campanella suonò, segnalando la fine del gioco. Sia Ataru che Shutaro furono esterrefatti nel constatare che nessuno di loro due aveva vinto. In compenso, a vincere era stato un bimbo di a malapena sette o otto anni di fianco a loro, che ora rideva eccitato e batteva le manine in lode a sè stesso. Vedendo ciò, Ataru e Shutaro abbassarono lo sguardo per la vergogna mentre il gestore della bancarella consegnò  al bimbo sorridente un enorme animale di peluches, un pesce rosso per la precisione, sentendosi di colpo veramente sciocchi. Tuttavia non erano sicuri se sentirsi tali perchè avevano perso contro un bimbetto o per avere, in primo luogo, partecipato ad uno stupido gioco per bambini.
"Ehi, guardate; vendono amuleti laggiù," Shinobu indicò all'improvviso, e Lamù, Ataru, e Shutaro portarono l'attenzione su di lei.
"Davvero? Dove?" chiese Ataru senza eccessivo interesse.
"Proprio là, guarda," ripetè Shinobu puntando il dito verso la bancarella che vendeva gli amuleti.
"Ooh!" esclamò gioiosamente Lamù fluttuando vicino agli altri tre, scordandosi del carosello per un momento, e posando i piedi al suolo.
"Scommetto che vendono amuleti che portano fortuna!"
"E forse anche amuleti d'amore," aggiunse Shinobu mentre un sorriso iniziò lentamente ad illuminarle il viso.
"Tesoruccio, una volta non avevi comprato anche tu un amuleto portafortuna? chiese poi Lamù ad Ataru, ma questi scosse la testa.
"Non me lo ricordo," rispose sinceramente lui.
Lamù aggrottò le sopracciglia "Neanch'io."
"Di sicuro ad Ataru ne servirebbe uno, però," Shinobu lo stuzzicò con una risatina, ed Ataru incrociò le braccia indispettito.
"Quanto mi piacerebbe comprare uno di quei magici amuleti," confidò loro Lamù. "Ovviamente ne prenderei uno anche per Tesoruccio."
"E a me piacerebbe prendere un amuleto d'amore o uno di bellezza..." Shinobu si disse a bassa voce, abbassando lo sguardo con un sorriso sognante.
"E magari hanno anche amuleti che potrebbero farmi avere decine di donne!" esclamò Ataru con un sorriso perverso e l'espressione di Lamù si fece feroce per la collera.
"Tesoruccio!" sbraitò furiosamente lei.
Fu allora che Shutaro incominciò a ridere, gli altri tre si scambiarono un'occhiata e lo fissarono perplessi.
"Che c'è da ridere, Shutaro?" gli domandò Shinobu con curiosità.
"Voi tre non crederete mica che quegli amuleti funzionino sul serio, vero?" domandò loro Shutaro iniziando a ridere più forte mentre le facce di Ataru, Lamù, e Shinobu si colorarono di un rosa acceso. "Non avete imparato niente dal nostro piccolo incontro con quella presunta 'premonitrice, di mestiere'? E' un assoluto spreco di denaro!"
"Ma Shutaro...sarebbe carino comprarne uno..." cercò debolmente di convincerlo Shinobu.
"Voi tre sapete perfettamente che quegli amuleti non servono a niente, è tutta una truffa," polemizzò lui con fermezza e i tre guardarono per terra amareggiati, sapendo bene che Shutaro aveva, sfortunatamente, ragione.
"E dato che sembra che io sia l'unico a pagare per ogni cosa in questa uscita, di sicuro non andrò a buttar via i miei soldi per dei finti portafortuna. Piuttosto che niente, preferirei di gran lunga comprare a voi due ragazze un ciondolo od un anello che valga dieci volte tanto, invece di regalarvi uno di quegli amuleti fasulli."
 "Ehi, e per quanto riguarda me?" Ataru chiese con un sorriso e Shutaro gli lanciò un'occhiata carica di disprezzo.
" A TE non avrei comprato un bel niente, in ogni caso," gli rispose Shutaro in tono gelido e Ataru roteò gli occhi. "Per farvi un esempio," continuò poi, " E' come andare ad uno spettacolo di magia; è tutta finzione. Sono solo un mucchio di trucchetti che, per vederli,  finireste solo con lo sprecare i vostri soldi senza rendervene conto. Ma io me ne rendo conto eccome, ed è per questo che non sprecherò del denaro comprando ridicoli  amuleti non funzionanti quando posso invece acquistare a voi ragazze qualcosa di molto più concreto. Ora venite. Adiamo a vedere su quali altre giostre possiamo andare."
Shutaro incominciò a fare loro strada e gli altri tre lo seguirono con riluttanza, Lamù e Shinobu avevano ancora gli occhi malinconicamente fissi sugli amuleti mentre Ataru si infilò le mani in tasca con un'espressione torva e borbottò sarcasticamente, "Già, ma uno spettacolo di magia è ancora divertente, se non decidi di rovinartelo cercando di capire a tutti i costi quali ne siano i trucchi."

Domanda Numero Uno: Dipende tutto dal Midollo Allungato?

Shutaro era in piedi a sovrastare la piccola aula scolastica di fronte alla lavagna, aveva una lunga bacchetta in mano e  la precisa raffigurazione di un cervello, suddivisa in tre sezioni dettagliatamente specificate, era stata disegnata con del gesso bianco sullo sfondo nero. Oltre alla grossa cattedra da insegnante di Shutaro, c'erano all'incirca altri quindici banchi nell'aula, dei quali solamente tre erano occupati, uno da Ataru, uno da Lamù, e uno da Shinobu, tutti disposti in prima fila con Ataru al centro, Lamù vicino alla finestra, e Shinobu presso la porta. Fuori, il sole aveva iniziato a tramontare mentre Ataru sbadigliava, Lamù guardava fuori dalla finestra, Shinobu aveva un'espressione corrucciata, e Shutaro sorrideva compiaciuto, preparandosi a parlare.
"Dunque, il cervello è diviso in tre parti" iniziò la sua lezione Shutaro. "Il cerebro," disse, poggiando la punta della sua bacchetta contro il cerebro sul suo diagramma del cervello rappresentato sulla lavagna, "Il cervelletto," disse poi loro, indicando il cervelletto, "E il midollo allungato," indicando infine il midollo allungato. Dopo di che, impugnò la bacchetta con entrambe le mani e li interrogò. "Ora ditemi, tra queste tre, quale parte del cervello scegliereste di preservare maggiormente e perchè? Lamù sorrise e alzò la mano. Shutaro le sorrise gradevolmente, "Si, Lamù?"
"Il cerebro, così posso conservare tutti i miei ricordi di Tesoruccio," spiegò entusiasta Lamù.
Shutaro, comunque, corrugò la fronte. "Mi dispiace, Lamù, ma temo che non sia corretto." E Lamù, delusa, tornò ad accasciarsi sulla sua sedia. "Qualcun altro?" Ataru alzò la mano. Riluttante, Shutaro, gli diede la parola, "Si, Moroboshi?"
"Il cervelletto, così posso continuare a correre dietro alle belle ragazze," rispose Ataru e Shutaro scosse la testa con disgusto mentre Lamù gli ringhiò minacciosamente contro, follemente gelosa.
"No, quella NON è la risposta giusta," tuonò Shutaro e Ataru si fece minuscolo. Emettendo un sospiro esasperato, Shutaro finalmente disse, "La risposta corretta è il midollo allungato." puntando nuovamente con la punta della sua bacchetta il midollo allungato sulla lavagna. "Il midollo allungato è quella parte del cervello che fa in modo che il vostro cuore batta e che i vostri polmoni respirino; senza di quello, voi non potete vivere. Potete vivere senza pensiero," e indicò il cerebro, "e potete vivere senza movimento," indicando poi il cervelletto, "ma non potete vivere senza, insomma, vita," e indicò per l'ennesima volta il midollo allungato. Tuttavia, i tre studenti apparvero confusi.
"Ma, Shutaro,con solo il midollo allungato, si vivrebbe come dei vegetali," cercò di contestare Shinobu, ma Shutaro si limitò a fare una risatina.
"Si, ma è questo il punto, no?" chiese retorico "Così, voi STATE vivendo, anche se solo come vegetali." Detto ciò, appoggiò la sua bacchetta sulla sua cattedra e prese invece un pezzo di gessetto bianco, iniziando a scrivere sulla lavagna a sinistra del disegno del cervello. "Perciò, senza midollo allungato, voi non state vivendo e non vivere equivale alla morte e questa, insomma, non è mai una buona cosa." Finì di scrivere e arretrò dalla lavagna rivelando con un sorriso orgoglioso un "Non Vivere = Morte" scritto in bianco su di essa.
Lamù, Ataru, e Shinobu , leggendo quelle parole, si demoralizzarono. "E' molto deprimente," fece notare Ataru.
"Ho paura di si," concesse Shutaro. "Ma nessuno ha mai detto che la conoscenza sia confortante; perchè pensi che si dica 'l'ignoranza è una beatitudine' altrimenti?"
"Ma non sarebbe meglio morire, piuttosto che vivere una vita senza nemmeno essere in grado di ricordare chi si è?" domandò Lamù, ma Shutaro scosse la testa.
"No, no, no," rispose lui tornando di nuovo a scrivere sulla lavagna. Quando ebbe finito, sulla lavagna vi era scritto "Morte =  ignoto" e, più in sotto, "Vita = noto".
"Vedete," incominciò a parlare Shutaro con un sorriso, "Noi non sappiamo cosa succede dopo la morte che perciò, è  considerata un male. Ma in compenso sappiamo che cos'è la vita, che è quindi considerata un bene. Perchè pensate che la gente non voglia morire, se no?"
"Sai, Mendo, tutto questo è incredibilmente macabro," rimarcò Ataru con un lieve tremito e Shinobu annuì.
"Dobbiamo proprio continuare a parlare di queste cose?" aggiunse poi lei, muovendosi a disagio sulla sua sedia.
"Sfortunatamente si, perchè ne siamo ormai a conoscenza," le spiegò Shutaro.
"Beh, io continuo a dire che preferirei morire piuttosto che non sapere chi sia Tesoruccio," si oppose ostinatamente Lamù, incrociando le braccia. "Inoltre, se non sapere è uguale alla morte, allora anche non sapere chi sia Tesoruccio lo è."
"Una morte figurata, insomma," affermò Shinobu corrucciata. "Ma immagino che ogni genere di morte sia brutta..."
"Beh...uhm..."lo stesso Shutaro si fece perplesso e aggrottò le sopracciglia. "Ammetto di non averci mai pensato sotto questo punto di vista..." Dopo un momento passato a rifletterci su, scosse la testa ed iniziò ad innervosirsi. "Questo è ridicolo! Nessuno vuole morire. Vivere è meglio di morire; è stato accertato."
"No, non è vero," disse Ataru con un espressione confusa.
"Sta' zitto, Moroboshi!" sbottò Shutaro.
"Io penso che tu abbia solo paura dalla morte," Ataru rispose noncurante, chiudendo gli occhi e sollevando la testa con risolutezza.
"Non è vero!" ruggì Shutaro sulla difensiva e gli altri tre sussultarono, poco convinti. A quel punto, la faccia di Shutaro diventò rossa, il ragazzo fece una goffa risata sfregandosi la nuca e cercò di calmarsi, "Non è che abbia PROPRIO paura..." disse guardando verso il soffitto mentre Ataru prese a ridacchiare. Shutaro ringhiò e li fulminò tutti con uno sguardo inferocito, "Beh, comunque sia nessuno di voi può dire non aver paura dalla morte!"
Sentendo questo, tutti e tre abbassarono la testa arrossendo pesantemente, sapendo che era vero. Shinobu, tuttavia, cercò di sorridere e rispose più ottimisticamente che le riuscì, "E' vero, ma tutti hanno paura di morire, quindi non è così brutto."
A queste parole, Shutaro riguadagnò vigore e con un sorriso esclamò, "Questa è un eccellente osservazione, Shinobu! E perchè questo? Perchè non sapere genera paura."
"Ma anche sapere fa paura," protestò Lamù. "Come il fatto di sapere che tutti noi dovremo morire prima o poi. Non sarebbe meglio non saperlo affatto?"
"Beh, suppongo che se non sapessimo che siamo tutti destinati a morire un giorno, a quest'ora non saremmo qui a fare questa snervante conversazione..." commentò Shinobu abbassando solennemente lo sguardo sul suo banco.
"Già, e così potremmo vivere serenamente invece di star qui a preoccuparci del nostro stupido midollo allungato, Mendo," borbottò Ataru sarcasticamente mentre si appoggiò allo schienale della sua sedia e incrociò le braccia. "Ad ogni modo, per quale motivo hai dovuto farci ricordare tutto questo? Era una cosa che eravamo quasi riusciti a dimenticare."
"Te ne dimentichi per davvero se non ci pensi su troppo," concordò Shinobu, sollevando il capo e annuendo sorridente.
"Si, ma quand'è stato esattamente il momento in cui abbiamo iniziato a dimenticarcene?" domandò allora Lamù. "Deve esserci stato un periodo nel quale non ne eravamo a conoscenza per niente, se no non ci sarebbe motivo per dover dimenticare."
Tutti loro guardarono Shutaro in attesa di una risposta, e questi aggrottò le sopracciglia costernato. "Beh...io credo sia solo una fase del processo di crescita," rispose lui coerentemente. "State semplicemente iniziando a venire a conoscenza di cose che non avreste mai voluto sapere."
"Ma allora cos'è meglio? Sapere o non sapere?" domandò Shinobu e Shutaro esitò.
"E' molto meglio sapere," decise Lamù con risolutezza.
"Io invece certe cose preferirei non saperle," rispose Shinobu.
"Penso che entrambi abbiano i loro lati positivi..." ipotizzò debolmente Shutaro.
Ed Ataru si limitò a grugnire, mormorando, "Io penso che facciano schifo tutti e due."

Il Carnevale Estivo di Tomobiki, Parte quarta (Il Cielo che Va in Alto Tanto Quanto una Ruota Panoramica)

I quattro si sistemarono all'interno di una delle cabine della ruota panoramica, Lamù e Ataru da un lato e Shinobu e Shutaro dall'altro. Rimasero tranquillamente seduti mentre, lentamente, la ruota panoramica iniziò a portarli su in alto, sollevando la cabina verso il cielo; Lamù, Shinobu, e Ataru erano ancora leggermente delusi dal fatto di non aver potuto acquistare neanche uno degli amuleti della bancarella.
Tuttavia, quando la cabina fu circa a metà dell'altezza della ruota panoramica, un sorriso incominciò a formarsi sul viso di Shinobu mentre osservò il carnevale sottostante. "Guardate! Sembra tutto così piccolo da quassù!" esclamò.
"Sono lieto che ti piaccia, Shinobu," le disse Shutaro con un sorriso smagliante e anche Shinobu sorrise, avvertendo che le sue guance si erano colorate di rosa. Dopo di che Shutaro guardò Lamù, che stava nel frattempo osservando fuori dalla finestrella con un'espressione delusa. "Cosa c'è che non va, Lamù?"
"Mmh?" Lamù si girò verso di lui e fece del suo meglio per sorridergli, grattandosi la nuca in imbarazzo. "Oh, non è niente, davvero!" Il suo sorriso comunque diminuì e aggiunse,"E' solo che mi sembra che questa ruota panoramica non vada molto in alto..."
"Beh, questo perchè tu puoi volare,"disse Shinobu. "Tu puoi andare in alto quanto vuoi; non è colpa nostra se questa è l'altezza alla quale noi umani possiamo andare."
L'espressione di Lamù si fece acida. "Non era questo quello che intendevo," mormorò aspramente incrociando le braccia e lasciandosi ricadere seccata sullo schienale del suo sedile.
Sbadigliando rumorosamente, Ataru si lamentò, "Che noia..." dunque incrociò le braccia dietro la testa, si appoggiò allo schienale e chiuse gli occhi, "Svegliatemi quando staremo per fare qualcosa di più interessante, come andare sulle montagne russe..."
Shutaro gli lanciò un'occhiataccia. "Non sei in grado di apprezzare proprio niente, Moroboshi?" gli domandò e Ataru si limitò a scrollare le spalle con noncuranza, facendo sospirare Shutaro in esasperazione.
"Il panorama è magnifico," aggiunse Shinobu mentre il suo sguardo si mosse verso il cielo, la loro cabina aveva intanto raggiunto la cima della ruota panoramica. "Guardate il cielo!"
Anche Lamù volse lo sguardo verso il cielo, ma subito aggrottò le sopracciglia a quella vista. "Non è quel gran che; specialmente quando si sa a che altezza vada realmente."
Adirata, Shinobu distolse lo sguardo e rispose altezzosamente, "Beh, sono sicura che sia meglio del carosello."
Rabbiosa, Lamù tornò a distendersi al suo posto. Dopo un momento, però, i suoi occhi incontrarono quelli chiusi di Ataru e sorrise. Dopo di che chiuse anche lei gli occhi e gli si accoccolò accanto. Ma Ataru li riaprì immediatamente e si ritrasse da lei, esclamando, "Andiamo, Lamù! Ti ho già detto che non siamo ad un appuntamento!"
Lamù ringhiò, essendo già stata seriamente irritata da Shinobu, socchiudendo gli occhi e guardandolo furiosamente. "TESORUCCIO!" gridò a squarciagola, prima di spedire un'enorme scarica elettrica attraverso la cabina, facendo urlare tutti e tre ed illuminando la cima della ruota panoramica come se fosse una stella.

Un Tributo al Defunto Pesce Rosso Parlante con le Ali   

Ataru e Shutaro erano quasi in cima alla lunga fila di partecipanti alla veglia che si stava tenendo nel tempio di oro e marmo bianco. Shutaro era in piedi d'innanzi ad Ataru e a braccia conserte attendeva impazientemente in fila, mentre Ataru se ne stava accasciato dietro di lui, sbadigliando e dando l'impressione di essere piuttosto annoiato. "Non capisco cosa ci stiamo facendo qui," brontolò Ataru. "Non sappiamo neanche chi sia questo tizio."
Shutaro sospirò esasperato. "PERCHE', Moroboshi, siamo già in fila; sarebbe scortese da parte nostra andarcene senza rendere l'ultimo omaggio."
"Già, ma per quanto ne sappiamo, il tizio per il quale si sta svolgendo la veglia potrebbe essere stato una persona orribile," contestò Ataru.
"E che importa?" rispose Shutaro "Non è questo il punto, comunque."
"E allora qual' E' il punto, Mendo?" chiese Ataru, anche lui esasperato.
" Il punto è che non importa per CHI sia la veglia; siamo qui a rendere l'ultimo omaggio perchè è questo che si fa alle veglie - è semplicemente una cosa che si deve fare," spiegò Shutaro.
"Beh, è una ragione stupida per dover pregare per un tizio morto che non conosciamo nemmeno," borbottò Ataru e Shutaro ringhiò sommessamente.
"Non ho chiesto la tua opinione," sbottò Shutaro bisbigliando gelidamente prima di volgere lo sguardo di scatto via da Ataru. "Inoltre," continuò poi, "Neanch'io vorrei essere qui, se lo vuoi sapere. Importa solamente che la gente PENSI che io voglia essere qui. E starebbe male se non ci inginocchiassimo e non pregassimo. Si chiamano buone maniere, qualcosa di cui TU sei indubbiamente privo." e fissò Moroboshi con disgusto.
"Perchè ti importa di cosa pensi questa gente, ad ogni modo?" Non sai neanche chi siano queste persone," continuò a discutere Ataru. Poi lanciò un'occhiata oltre la sua spalla osservando la lunga fila e commentò sorpreso "Cavoli, certo che ce ne è di gente qui..."
"Si, beh..." si smorzò Shutaro, guardando d'innanzi a sè. Borbottò poi ad Ataru, "Limitiamoci a fare qualche veloce preghiera generica così da potercene andare il prima possibile." Ataru, per una volta, non ebbe ragioni per obiettare.
Dopo qualche altro minuto, Ataru e Shutaro raggiunsero il principio della fila e, frettolosamente e nervosamente, si inginocchiarono insieme di fronte alla grande e dorata bara chiusa di quell'uomo deceduto di cui non conoscevano neanche il nome. Ataru corrugò la fronte, guardando goffamente in basso verso la bara, incerto su cosa avrebbe dovuto fare e incerto se gliene importava qualcosa del fatto che non era sicuro su cosa avrebbe dovuto fare. Shutaro, intanto, serrò gli occhi unendo insieme le mani in preghiera e portandole sopra la testa. Inspirò profondamente e disse velocemente espirando, "Che possa la tua anima trovare la pace." Subito dopo aprì gli occhi e si rialzò in piedi, tirando Ataru per un braccio, "Andiamo, Moroboshi."
"Aspetta, tutto lì?" disse Ataru, sbattendo le palpebre in sorpresa e confusione mentre fu tirato in piedi da Shutaro. Realizzando che era quella la sua risposta, commentò, "Beh, in effetti era veloce..."
I due uscirono dal tempio o dalla chiesa o da qualsiasi cosa fosse - nessuno dei due ragazzi si era disturbato a chiederselo - e scesero la larga scalinata di marmo bianco che riconduceva alla strada, la luce del sole brillava splendente su di loro. Entrambi inspirarono profondamente l'aria fresca ed espirarono all'unisono, sorridendo e crogiolandosi nella bella giornata.
"Certo che è bello qui," notò Ataru mentre osservava intorno a lui tutti gli sfavillanti edifici in bianco e oro che si abbinavano al tempio da cui erano appena usciti.
Shutaro annuì, la luce del sole splendeva sui bianchi e luccicanti edifici proprio come questi ultimi brillavano nei suoi affascinanti occhi. "Devo dire che lo è davvero." I due si presero ancora qualche rilassante momento mentre i loro occhi scrutarono la via di quella linda città, fiancheggiata da alberi di un verde fulgido, un cielo scintillava sopra di essi, e perfino la scalinata di marmo sulla quale stavano in piedi, era bianca e luminosa.
"Quindi...che si fa?" chiese Ataru, rompendo il silenzio, e Shutaro diede un'alzata di spalle.
"Non lo so...cosa vuoi fare?" chiese a sua volta.
"Io ho abbastanza fame; forse potremmo andare a mangiare qualcosa."
"D'accordo," concordò Shutaro facendo un passo avanti, ma si fermò con aria perplessa. "Ehi, Moroboshi, tu sai se ci sono posti dove poter mangiare, qua attorno? Ataru corrugò le sopracciglia e scosse la testa. Shutaro sospirò. "Beh, suppongo che dovremmo dare un'occhiata in giro..."
Ataru si limitò a fare spallucce e i due ragazzi passeggiarono distrattamente giù dalla scalinata di marmo fino al marciapiede. Mentre incominciarono a incamminarsi lungo la via, un suono di tamburi giunse alle loro orecchie. Ataru fu il primo a sentirlo e smise di camminare, con le orecchie tese in ascolto. "Ehi, Mendo."
"Mmh?" Shutaro si fermò e si girò a guardare Ataru. "Che c'è, Moroboshi?"
"Lo senti anche tu?" chiese Ataru. "Sembra musica..."
"Io non sento niente," rispose Shutaro senza neanche provare ad ascoltare e fece per tornare a voltarsi. Ciò nonostante, si bloccò, notando qualcosa con la coda dell'occhio, e fronteggiò un'altra volta Ataru, tuttavia guardando dietro di lui e lungo la strada. "Ehi, forse proviene da lì," disse puntando l'indice e Ataru guardò oltre la sua spalla per vedere una sgargiante parata, giusto a pochi isolati di distanza, che marciava lungo la strada perpendicolare a quella che ora stavano percorrendo loro.
"E' una parata," disse Ataru, un po' sconcertato.
"Ovviamente," rimarcò Shutaro con un sorrisetto patrocinante e Ataru gli fece un lieve ghigno sarcastico.
"Andiamo a vedere per cosa si festeggia," disse Ataru a Shutaro mentre iniziò a camminare nella direzione opposta, dirigendosi verso la parata.
"Pensavo che saremmo andati a prenderci qualcosa da mangiare, Moroboshi," iniziò a lamentarsi Shutaro, una sensazione di fame gli crebbe nello stomaco.
"Ci vorrà solo un momento," sostenne Ataru. "Dai, andiamo!" e incominciò a correre verso la parata.
"Ma, aspetta!" lo richiamò Shutaro ma, realizzando che era tutto inutile, sospirò in esasperata sconfitta. Scuotendo la testa e serrando i pugni con un espressione torva in volto, seguì con riluttanza Ataru, brontolando, "Di tutti gli immaturi, viziati, incompetenti idioti..." fino pronunciare vere e proprie blasfemie che borbottò sottovoce.
"Caspita!" esclamò Ataru con la bocca aperta in soggezione mentre i suoi occhi si posarono sui magnifici carri della parata, poi prese posto in mezzo all'immensa folla di esultanti spettatori tutti abbigliati con abiti dai colori più vivaci, che erano accorsi per vedere la festosa parata. Come un bambino lui rimase lì a guardare, i suoi occhi spenti all'improvviso si illuminarono, come se l'arcobaleno di colori che si diffondeva attraverso i carri, i coriandoli volanti, e i fuochi d'artificio che illuminava il già sfavillante cielo vi si riflettesse in essi. La banda marciante giunse alle sue orecchie e Ataru voltò la testa per vederli marciare, vestiti di rosa, porpora e blu smaglianti, con bianche e luminescenti penne sui loro cappelli e scintillanti strumenti musicali così nuovi e puliti da sembrare d'oro, suonando una gioiosa melodia e Ataru non potè fare altro che iniziare ad acclamare anche lui, unendosi agli altri.
Shutaro, ancora parecchio irritato, finalmente raggiunse la parata, e torvo in volto, cercò in qualche modo di spingersi fino al fronte della folla dove si trovava un esultante, benchè dimentico Ataru. "Moroboshi!" lo sgridò Shutaro incrociando le braccia e battendo il piede con impazienza, tuttavia Ataru non potè sentirlo a causa della forte musica e degli esuberanti applausi della folla."Moroboshi!" gridò di nuovo Shutaro, ma Ataru continuò ad ignorarlo. Sbuffando irritato, Shutaro diede ad Ataru un forte spintone sulla spalla, urlando, "Moroboshi, pezzo di idiota! Cosa diamine stai facendo?!"
Ataru si voltò con un'espressione acida sul viso e strofinandosi la spalla. "Sto guardando la parata!" urlò di rimando e Shutaro roteò gli occhi.
"Questo lo SO," disse lui ad alta voce, cercando di parlare oltre il vociare della folla "Ma perchè stai-"
"Cappellini di plastica e trombette!" una voce gridò al di sopra del clamore della folla, un sorridente uomo di mezza età camminava lungo il marciapiede con una vasta scelta di cappellini colorati e altri articoli che affioravano da uno scintillante carretto dorato che spingeva d'innanzi a lui.
"Ne voglio qualcuno!" esclamò Ataru con eccitazione.
"Stupido Moroboshi; non hai soldi per comprarli," gli disse Shutaro. "E di sicuro non li pago io, specialmente non per te."
"Non preoccuparti, giovanotto!" disse con un generoso sorriso l'uomo con i cappellini e ..., avendoli ora raggiunti. " E' tutto gratis! Dopo tutto, questa è una festa!" Egli emise allora una chiassosa risata prima di estrarre un cappellino di plastica rossa e di piazzarlo sulla testa di Ataru. Poi gli consegnò una trombetta più due raganelle e Ataru sorrise con estasi.
"Grazie signore!" esclamò lui prima di roteare le raganelle in entrambe le mani e soffiare sonoramente nella trombetta.
Shutaro si limitò a gemere, scuotendo la testa e ponendosi una mano sulla fronte. "Grandioso," brontolò, "Ora ha anche una scusa per essere ancor più un odioso e rumoroso cretino." Poi, con sua sorpresa, sentì un cappello a cilindro di plastica venirgli appoggiato contro spalla e sollevò lo sguardo per vedere l'uomo di mezza età con i cappellini sorridergli. Shutaro immediatamente si scostò, dicendo, "Oh, uhm, la ringrazio signore, ma non voglio-"
"Insisto che tu lo prenda!" lo esortò l'uomo. Poi si sporse in avanti e pose una mano sulla spalla di Shutaro, bisbigliandogli, "Sai, dovresti rallegrarti un po', piccolino; questa è una parata, dopo tutto." L'uomo allora gli fece l'occhiolino allargando il suo sorriso, e proseguì per la sua spensierata strada,  regalando generosamente cappellini e trombette al resto della grande folla.
"Piccolino?!" Shutaro sbottò allibito, ma l'uomo dei cappellini si era ormai allontanato troppo per poterlo sentire. Realizzandolo, e notando la gente che esultava gioiosamente attorno a lui, con cappellini e tutto, Shutaro si corrucciò goffamente e abbassò lo sguardo sul suo cilindro luccicante, sentendosi improvvisamente parecchio fuori posto in mezzo alla folla.
Comunque, dopo un momento,  Ataru afferrò il braccio di Shutaro e lo tirò in avanti, sputando fuori la trombetta ed esclamando "Guarda là!"
Shutaro alzò lo sguardo sulla parata e vide un gruppo di un centinaio di ragazze danzanti, vestite con abiti di lustrini sfolgoranti, tutti di differenti e vivaci colori, che si esibivano liberamente lungo la parata. Nessuna di loro eseguiva la stessa danza, ma nell'insieme erano tutti dei balli meravigliosi. Shutaro ora sorrideva pure lui mentre osservava le belle fanciulle, mentre Ataru cominciò a sorridere e sbavare loro dietro. Allora gli occhi di Shutaro si illuminarono osservando il cielo pieno di fuochi artificiali, non una scia di fumo rimaneva dietro di essi, e il suo sorriso si allargò. "Questa è davvero una parata straordinaria. Un vero peccato che Lamù e Shinobu non siano qui per vederla..."  Poi però corrugò la fronte in lieve confusione. "Mmh...mi chiedo per cosa si festeggi, tuttavia..." Shutaro guardò Ataru e sul suo viso crebbe il panico mentre notò che questi si stava dirigendo verso le fanciulle danzanti a braccia spalancate e con un sorriso di perversione sulla sua faccia da fesso. "Moroboshi!" lo richiamò e  facendo velocemente presa sul retro del suo colletto lo strattonò indietro giusto in tempo, Ataru cadde pesantemente sul suo didietro e Shutaro disse, "Controllati, idiota!"
Ataru  gemette massaggiandosi il sedere e sollevò lo sguardo. In quel momento trasalì, alzando un dito e puntandolo alle spalle di Shutaro. "Cristo Santo!"
"E ORA che c'è, Moroboshi?" interrogò Shutaro.
"Dietro di te!"
Shutaro allora si voltò a guardare. Anche lui rimase improvvisamente senza fiato e arrancò all'indietro di qualche passo mentre Ataru si alzò in piedi di fianco a lui. "Quello è...un..." balbettò Shutaro.
"Castello?" concluse per lui Ataru e Shutaro annuì. A pochi isolati da lì, dove la parata sembrava che si stesse dirigendo, era situato un immenso castello bianco e oro, immerso nella luce del sole che ne trasformava il bianco in oro e ne faceva risplendere l'oro fino a farlo sembrar bianco. Fuochi d'artificio si innalzavano tutt'intorno ad esso e alle sue eleganti torri che giungevano al cielo mentre bellissime statue di marmo bianco erano allineate sui suoi tetti e terrazzi. Le sue finestre erano enormi e create con il più lustro dei vetri, splendendo come il diamante,  e nessun cancello o muraglia circondava il palazzo; era come se fosse aperto a chiunque.
"E' un castello davvero gigantesco," disse Ataru, ancora sbalordito e impressionato mentre fissava l'imponente costruzione, dovendo sollevare la testa all'indietro fino a che non gli fece male il collo per attentare di vederla tutta, e ciò nonostante, i suoi occhi non poterono raggiungerne la cima.
"Dico anch'io," concordò Shutaro.
"E' come se fosse uscito da una fiaba o qualcosa di simile..." mormorò Ataru.
"Shutaro annuì e ripetè, "Dico anch'io."
"Mi chiedo a chi appartenga," disse Ataru  e Shutaro diede un'alzata di spalle.
"Suppongo a chiunque sia dedicata questa parata, non pensi?" suggerì Shutaro, subito dopo inquadrò uno dei membri della gioiosa folla. "Mi scusi, signora?" chiese allora Shutaro, all'indirizzo di una donna sulla quarantina o la cinquantina.  "Sa per caso a chi sia dedicata questa parata e a chi appartenga esattamente quel castello?"
La donna gli fece un sorriso. "Ma come, questa parata è per il nostro re, il Pesce Rosso Parlante con le Ali! Quello laggiù è il suo castello," spiegò lei indicando il castello davanti al quale Ataru e Shutaro erano rimasti imbambolati solo qualche momento prima.
Ataru e Shutaro si scambiarono uno sguardo di preoccupata perplessità, poi Ataru tornò a rivolgersi alla donna e domandò, "Pesce Rosso Parlante...con le Ali?"
La donna annuì e gli occhi le si illuminarono come se fosse ancora una ragazzina. "Si; il più grande re che abbia mai regnato su questa e altre terre! Lui ci ha salvato da un tiranno - un uomo dal cuore crudele - venticinque anni fa. Ricordo quanto orribili erano i tempi allora; ma ora, beh, lui ricostruì ogni cosa di questa città, usando il suo stesso oro per rivestire ogni singolo edificio, e ci portò l'educazione e così tanti meravigliosi libri da leggere, e diede vita a questa usanza di tenere la più grande delle feste anche solo per la più piccola buona azione che ogni cittadino compia, oh, e molte altre belle, bellissime cose. Nei suoi primi anni di governo, quando i tempi erano ancora duri dopo il tiranno, lui si assicurò che tutti i suoi sudditi avessero il miglior cibo prima di inghiottire una singola briciola, e fece abbattere le mura attorno al castello per accogliervi tutti noi - chiunque può entrarvi adesso. Io lo incontrai solo poche volte - lui si assicurava di conoscere ogni singolo suddito almeno una volta, e , sempre, di ricordare ognuno dei loro nomi - ed è stata la più buona, la più gentile, la più umile e la più onesta di tutte le creatura che io abbia mai conosciuto!"
"Perbacco," commentò Ataru, "sembra essere un grand'uomo," e si corresse, "o meglio, pesce rosso parlante...con le ali."
"E specialmente per un re, " notò Shutaro.
La donna annuì un'altra volta, sempre con quel luccichio negli occhi, e li osservò. "Si, ma voi due dovreste sapere tutto di lui. Tutti sanno di lui qui."
Shutaro aggrottò le sopracciglia. "A dire il vero, questo è il nostro primo giorno qui; non abbiamo mai conosciuto il Pesce Rosso Parlante con le Ali prima d'ora."
Le palpebre della donna sbatterono per la sorpresa. "Volete dire, che voi due siete dei visitatori qui?" entrambi i ragazzi annuirono. "Beh, allora voi due dovete andare al castello!" esclamò lei " E' un usanza, davvero! E specialmente oggi, tra tutti gli altri giorni - questo è quello che vorrebbe il Pesce Rosso Parlante con le Ali - vorrebbe che voi due sedeste nella sala reale per il banchetto! Accogliere i visitatori è molto importante per noi qui; il Pesce Rosso Parlante con le Ali ce lo ha insegnato. Venite, forza!"
Shutaro ed Ataru si guardarono l'un l'altro, ancora parecchio confusi, ma poi Ataru fece spallucce e Shutaro si pose in testa il suo cilindro di plastica, e i due ragazzi seguirono la donna.
Quando raggiunsero il castello, furono vigorosamente salutati con gentili e accoglienti sorrisi, tutte le persone vestivano con bellissimi tessuti lucenti e avevano occhi che brillavano allo stesso modo.
Tutti loro parlvano e facevano domande con grande entusiasmo - più di quanto Ataru e Shutaro ne avessero mai visto prima in vita loro - tutti davvero interessati in cosa Ataru e Shutaro avessero da dire, così com'erano ugualmente eccitati nel lodare il loro buon re, il Pesce Rosso Parlante con le Ali.
Furono poi entusiasticamente condotti alla sala reale del banchetto che si estendeva sulla balconata sospesa sulla  fine della strada, la parata fuori continuò a marciare come se si dovesse trattare di un festeggiamento senza fine. Ad Ataru e Shutaro venne graziosamente offerto un posto in capo al tavolo più grande, il cibo era già stato disposto per loro, mentre la gente danzava e chiacchierava in giro, una grande banda suonava nel castello, non interferendo, tuttavia, in nessun modo con la musica che veniva suonata all'esterno.
Ataru e Shutaro sorrisero osservando tutta quella gente che stava divertendosi e presero a mangiare. "Caspita, questo cibo è davvero squisito, Mendo" disse Ataru masticando e Shutaro inghiottì annuendo.
"E' persino migliore di quello che mangio io solitamente, e io esigo sempre il meglio," aggiunse Shutaro.
"Questo Pesce Rosso Parlante con le Ali dev'essere davvero un grande," Ataru disse allora, prendendo un altro boccone. "Tutti lo adorano qui, e da quanto abbiamo sentito, sembra che sia eccezionalmente buono."
"Tuttavia sono un po' confuso sul come sia potuto diventare re, essendo un pesce rosso e tutto, " rispose Shutaro."Probabilmente è stato per le ali," gli disse Ataru con praticità. "Lo sanno tutti."
Shutaro semplicemente scrollò le spalle e continuò a ponderare, "Tutti questi festeggiamenti  sono probabilmente in onore dei suoi venticinque anni di regno; quella signora ha detto che fu venticinque anni fa che il Pesce Rosso Parlante con le Ali li salvò da quel tiranno." Ataru annuì dandogli ragione.
"Salve a voi," una gentile voce femminile giunse allora alle loro orecchie ed entrambi alzarono lo sguardo per vedere d'innanzi a loro una bellissima donna dai fluenti capelli al profumo di lavanda e con un gentile sorriso sulle labbra, tutti e due i ragazzi esibirono un gran sorriso alla vista della sua bellezza. "Voi due dovete essere i visitatori di cui ho sentito parlare. Io sono la regina di questa terra, e moglie del Pesce Rosso Parlante con le Ali, grande re e adorato marito." Lei estese loro la sua elegante mano eburnea.
"LEI è sposata con il Pesce Rosso Parlante con le Ali?!" domandò scioccato Shutaro fissando la bella dama, sconcertato da come e perchè una donna stupenda come quella potesse restare con un pesce rosso.
Ma prima che lei avesse la possibilità di rispondere, Ataru saltò in piedi e afferrò la mano della regina, portando il corpo della donna vicino a se. "Mia incantevole signora, si dimentichi di suo marito! Scappiamo insieme e facciamo l'amore!"
"Moroboshi!" lo rampognò Shutaro. "Non hai proprio nessun ritegno?"
"E' tutto a posto," disse gentilmente la regina, sempre sorridendo e  lasciandosi sfuggire una lieve risatina mentre i suoi lucenti occhi splendettero come due gocce di rugiada. Prese poi posto a fianco di Ataru, il quale tornò a sedersi, anche se con le braccia ancora saldamente avvolte attorno alla vita della regina, standosene sbavante e ridacchiante in quella posa con un sorriso perverso sul viso. "Vi state godendo la festa?" chiese loro la donna.
Shutaro annuì. "Questa è davvero un'impressionante celebrazione."
"Sono lieta che sia di vostro gradimento."
Shutaro esitò un poco e poi chiese, "Se mi posso permettere, vostra maestà, ma per quale motivo una giovane donna bella come voi sposerebbe un pesce rosso parlante con le ali?"
Il sorriso di lei si ingrandì leggermente mentre gli occhi le si fecero più luminosi e rispose con semplicità, "Perchè - lo amo e lo amerò sempre. Di quali altri migliori motivi dovrei aver bisogno?"
"Beh..." Shutaro aggrottò le sopracciglia, improvvisamente sentendosi in imbarazzo, e seccato dal fatto di sentirsi in imbarazzo, rivolse lo sguardo verso il suo cibo. "Mi sembrava solo strano, tutto qui." poi sollevando la sua forchetta, continuò, "Ma, da quanto ho sentito, è davvero un buon re. Non penso di aver mai conosciuto o sentito parlare di qualcuno di così buono e generoso prima d'ora."
Abbassando gli occhi, la regina quietamente disse con un triste sorriso, "Neanche io."
La baldoria proseguì per parecchio tempo ancora, con musica e danze, mangiando e ridendo. Fu quando un sorridente Shutaro finì di prendere un lungo sorso dal suo calice dopo che tutti ebbero fragorosamente innalzato i loro bicchieri e esultato al loro quindicesimo brindisi della giornata, anche se lo fecero con lo stesso entusiasmo del primo, che finalmente chiese a nessuno in particolare, "A proposito, dov'è il re? Il Pesce Rosso Parlante con le Ali? Mi farebbe davvero piacere conoscerlo." Ataru annuì con foga, tuttavia ancora con la testa premuta contro il petto della regina, le sue braccia avvolte intorno a lei, gli occhi saldamente chiusi, e con un sorriso sognante dipinto sulla bocca.
Fu allora che tutti si zittirono, la musica e le danze cessarono all'improvviso così come cessò il ridere ed il mangiare; persino la musica che proveniva dalla parata all'esterno sembrò diminuire, come se tutta la città avesse in qualche modo avvertito la malinconia che aveva inaspettatamente pervaso la sala e la gente al suo interno. Fatta eccezione per Ataru e Shutaro, che si sentirono ora davvero confusi mentre i loro occhi vagarono per la stanza alla ricerca di una sorta di risposta - o, perlomeno, una domanda che portasse loro una risposta.
"Temo...che...non potrete incontrarlo," parlò infine la regina, le parole le uscirono lentamente.
"Perchè no?" chiese Ataru distrattamente, sollevando un po' la testa per guardarla.
"Non vedo perchè non potremmo," dissentì ostinatamente Shutaro. "Dopo tutto, questa festa è per lui, giusto? Non dovrebbe partecipare ai suoi stessi festeggiamenti?" i suoi occhi iniziarono allora a scrutare la sala reale del banchetto, come a pensare di aver mancato di vederlo in mezzo alla grande folla, tuttavia fallì, considerando il fatto che un pesce rosso parlante con le ali difficilmente sarebbe passato inosservato, indifferentemente da quanto fosse stata grande la folla. Corrugò allora la fronte con disappunto, e  sentendosi anche un po' seccato, domandò, "Per quale motivo non è alla sua stessa festa, ditemi."
"Già, se è vero che tutti lo amano così tanto, ci si aspetterebbe che lo volessero qui," aggiunse Ataru. Seguì un lungo silenzio, i partecipanti  fissavano tutti il pavimento con una sorta di colpevolezza nei loro occhi, colpevolezza alla quale ne Ataru ne Shutaro avevano mai assistito prima d'ora e che non furono in grado di spiegare.
Finalmente, la regina fece un profondo respiro e alzò temerariamente il capo per parlare. "Io...mio marito - il mio meraviglioso sposo - il Pesce Rosso Parlante con le Ali, sovrano adorato e padre di tutta la sua gente..." la voce le si spense per un momento, ma solo per un momento, come se fosse imperativo per lei trovare le parole giuste, "...è passato a miglior vita ieri notte, per andare a riposare in un posto persino migliore di questa meravigliosa città che ha creato per noi." Poi aggiunse con una dolce, ironica risata, "Anche se non riesco a immaginare un posto più grandioso di quello che ha costruito per tutti noi."
Sentendo questo, entrambi i ragazzi impallidirono di colpo, come se lo spirito allegro che possedevano solo pochi minuti prima non fosse mai stato presente , i loro occhi si fecero spenti e scuri, l'inspiegabile colpevolezza presente negli occhi dei partecipanti rimpiazzò la loro fanciullesca gaiezza e causò una fitta di dolore nello stomaco e nella gola di tutti e due. Persino i loro una volta brillanti cappellini di plastica, quello di Ataru rosso e quello di Shutaro blu, che indossavano sulla testa sembrarono perdere il loro splendore, quello di Ataru ora sembrava più color ruggine e quello di Shutaro color piombo. Ataru lentamente e pacatamente svolse le braccia dalla bella donna - la gentile regina che gli aveva permesso di restarle avvinghiato per l'ultimo paio d'ore senza un lamento - e si ritirò, spingendosi via completamente dalla regina e abbassando i suoi occhi da quelli tristi di lei con un senso di colpevolezza e di vergogna.
Ma la regina continuò, facendo del suo meglio per sorridere, "Ma il mio sposo mi disse - lo disse a tutta la sua gente - di portare lutto solo per un momento. Disse che oggi avrebbe voluto una grande festa, non solo per celebrare la sua lunga, felice vita, ma anche per celebrare la continuazione delle nostre stesse vite così come la nuova vita che avrà lui ora, qualunque essa sia. Lui ci fece promettere tutti che l'avremmo fatto - che saremmo stati felici anche dopo che se ne fosse andato; disse che la sua vita sarebbe stata priva di significato, altrimenti, se la sua gente non sarebbe stata capace di rimanere felice dopo il suo trapasso. E così oggi festeggiamo, come ci aveva chiesto di fare, dopo essere andati a portar lutto solo per un momento al tempio dorato dove ora giace il suo corpo, solo a pochi isolati dalla parata - il tempio che ha fatto costruire per tutti noi, come tutto il resto di questa città - e, dopo quel momento, recitare una lieta preghiera di gratitudine e andare a goderci i festeggiamenti alla parata. Dovrebbero esserci rimaste solo un paio di centinaia di persone ad aspettare al tempio; e presto, appena avranno terminato, si uniranno anche loro a noi e festeggeremo tutti insieme, in suo onore e in onore di noi stessi, proprio come avrebbe voluto che facessimo. Questo fu il suo ultimo desiderio - le sue ultime parole - prima di chiudere gli occhi e di addormentarsi l'ultima volta, per non svegliarsi mai più."
Fu allora che entrambi i ragazzi realizzarono che lo scintillio dei suoi occhi erano in realtà le sue lacrime, luccicanti come diamanti nei suoi solenni e bellissimi occhi, che in qualche modo era riuscita a mantenere felici solo per la pace del defunto Pesce Rosso Parlante con le Ali ed in onore del suo amore per lui. Shutaro semplicemente annuì, deglutendo sonoramente, e Ataru continuò a fissare in basso, guardando il suo cibo con aria mortificata. La regina, con triste allegria negli occhi, sollevò il suo bicchiere di vino e allora disse, "Ma basta parlare di questo, dobbiamo continuare i festeggiamenti." Dopo di che fece un discreto cenno del capo al conduttore della banda che le rispose con un compassionevole sorriso prima di tornare di nuovo a condurre, e presto tutti tornarono a danzare e a ridere nuovamente; anche la parata all'esterno sembrò in qualche modo esplodere di rinnovata vitalità mentre la sua energica musica e gioiosità ritornarono a diffondersi nella sala reale del banchetto, che si illuminò così come il cielo che tornò a essere illuminato dai fuochi d'artificio, sparati da tutt'intorno al castello.
Tuttavia ne Ataru ne Shutaro furono più in grado di godersi i festeggiamenti. Al contrario, stettero a fissare con malinconici occhi i loro piatti di cibo mangiato a metà, una pacata depressione aleggiava tra di loro mentre aggrottarono le sopracciglia, senza dirsi una parola l'un l'altro,  ma con gli stessi pensieri che attraversarono le loro menti mentre cercarono di capire come potessero tutti festeggiare sapendo che il loro re era morto; di certo loro non se la sentirono di essere felici ora che avevano appreso la verità. Ormai si erano distaccati dalla gente felice del regno del Pesce Rosso Parlante con le Ali, essendo le uniche due persone tristi in tutta la città, e mentre i cittadini erano legati tra di loro in inspiegabili e gioiosi festeggiamenti, i due ragazzi erano legati tra di loro dalla colpevolezza e dal dolore - e dal loro nuovo rimpianto.
Per tutto il tempo desiderarono di non aver mai chiesto dove si trovasse il Pesce Rosso Parlante con le Ali, e di non essere mai venuti a sapere chi ci fosse realmente nella bara davanti alla quale si erano inginocchiati offrendo solo una misera, insignificante preghiera di cinque parole tra tutti e due.


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Capitolo 4
*** Episodio 3: Io Vedo, Tu Vedi, Noi Vediamo ***



Ataru sbadigliò di fianco a Shutaro, i due ragazzi erano in piedi di fronte  ad un qualche tipo di giostra per i bimbi, un piccolo trenino rosso traboccante di eccitati e sorridenti bambini che girava allegramente attorno ad un piccolo castello posticcio. "Cavoli, sono già passati venti minuti," si lamentò Ataru, appoggiandosi alla palizzata che separava la giostra dal sentiero del carnevale. "Chissà perchè le ragazze ci mettono sempre così tanto quando vanno al bagno, poi?"
Shutaro si limitò a scrollare le spalle, troppo impegnato a cercare di pulire i suoi formalmente bianchi pantaloni dalla fuliggine venutasi a formare dall'elettroshock che Lamù aveva dato a tutti loro sulla Ruota Panoramica. "Perchè una donna meravigliosa come Lamù si sia innamorata di un idiota come te è una cosa che non capirò mai," brontolò rabbiosamente tra sè e sè facendo una smorfia alla fuliggine che non veniva via.
"Ehi, io non le ho mai chiesto niente," disse Ataru.
Shutaro tuttavia lo ignorò, emettendo un sospiro frustrato in sconfitta smettendo di provare a rimuovere la fuliggine e, sbuffando, incrociò le braccia con un ringhio irritato rinunciando completamente a cercare di pulire i suoi pantaloni. "Che ore sono?" chiese.
"Uhm...le due appena passate. Perchè?" domandò Ataru fissando il suo orologio.
"Perchè voglio sapere quanto a lungo dobbiamo ancora restare a questo stupido carnevale," Shutaro rispose a denti stretti.
"Non lo so; Lamù ha detto di voler rimanere fino a quando non spareranno i fuochi d'artificio stanotte," gli disse Ataru.
"Oh, grandioso," rispose sarcasticamente Shutaro ritornando al suo futile tentativo di far tornare pulite le gambe dei suoi pantaloni.
"Guarda che non torneranno mai puliti in quel modo," disse Ataru.
"Stai zitto Moroboshi," sbottò Shutaro. "Forse se tu sapessi comportarti come un GENTILUOMO, non avresti fatto arrabbiare Lamù e allora forse io non avrei tutta questa fuliggine sui miei pantaloni. Ma suppongo che questo implicherebbe che tu possegga qualcosa come le buone maniere, delle quali sei assolutamente privo." Ataru roteò gli occhi e guardò altrove, posando lo sguardo con semi-interesse su un gruppetto di bambini intenti a giocare e che indossavano sulla testa dei brillanti cilindri di plastica, alcuni rossi e alcuni blu. "E se proprio hai intenzione di farla arrabbiare," continuò Shutaro, "Il minimo che tu possa fare è farlo quando non sono nei paraggi, così che io non debba venir fulminato per conto della TUA stupidità."
"Già, immagino che tu possieda già abbastanza stupidità per conto tuo," rispose Ataru e Shutaro gli lanciò un'occhiataccia.
"Non vedo davvero l'ora di andarmene da qui," replicò quindi Shutaro, distogliendo lo sguardo da Ataru continuando a esibire una smorfia disgustata per la situazione. "Ogni cosa in questo carnevale è o una fregatura o troppo infantile. Per non parlare dei miei pantaloni rovinati..."
"Shutaro!" chiamò la voce di Shinobu e Shutaro immediatamente alzò la testa con un un affascinante sorriso per vedere Lamù e Shinobu camminare verso di loro con felici sorrisi e agitando calorosamente le braccia, solo a qualche metro di distanza
"Shinobu, Lamù," le salutò galantemente Shutaro, la rabbia aveva abbandonato la sua voce e la sua espressione.
"Tesoruccio!" disse allegramente Lamù, volando da Ataru e aggrappandosi al suo braccio.
"Perchè ci avete messo tanto?" chiese Ataru con voce leggermente seccata, l'espressione di Lamù si fece acida e gli fece una linguaccia.
"Ti stai divertendo, Shinobu?" domandò Shutaro con il suo cordiale sorriso, e Shinobu si imbarazzò leggermente, il suo viso si tinse di un tenue rosa.
Lei sorrise e annuì. "E tu?"
Shutaro sorrise, i suoi denti bianchi brillarono al sole così come i suoi avvenenti occhi. "Certamente, Shinobu; non potrei divertirmi di più."


Episodio 3: Io Vedo, Tu Vedi, Noi Vediamo
Sottotitolo: (Verità, Terza Parte: Il Problema delle Falsità)

Il Carnevale Estivo di Tomobiki, Parte Quinta (La Casa delle Illusioni)

"La Casa degli Specchi è davvero interessante, vero Tesoruccio?" chiese Lamù con una risatina mentre fluttuava all'interno della Casa degli Specchi, rimanendo attaccata al braccio di Ataru.
Ataru annuì, osservando i bambini correre per la casa ridendo e guardando le loro buffe e distorte immagini nei vari specchi curvati in maniera stravagante. Ad un tratto ridacchiò e, liberandosi dalla presa di Lamù, si portò dinanzi ad uno degli specchi. "Ehi, guarda questo," le disse mentre facendo una linguaccia e simulando antenne con le dita, si sporse verso lo specchio, il riflesso della sua faccia divenne enorme.
Lamù posò i piedi a terra fissò incredula l'immagine prima di iniziare a ridere. Ataru rise insieme a lei quando vide la sua sciocca faccia diventare grande come una persona. Poi, si raddrizzò e si girò verso Lamù con un ghigno malizioso. "Ehi, Lamù, perchè non provi a mettere il tuo petto davanti allo specchio?" Lui iniziò a sghignazzare, ma la faccia di Lamù si fece rossa sia per la rabbia che per l'imbarazzo.
Lei portò un braccio sul petto con un'espressione furiosa e poi gli diede un forte schiaffo sulla nuca con l'altro, facendo cadere Ataru dritto di faccia con un gemito. La collera la abbandonò presto, tuttavia, non appena notò un particolare specchio con la coda dell'occhio. Con un sorriso incuriosito, fluttuò verso lo specchio e ci atterrò davanti, studiando il proprio riflesso in esso con attenzione.. "Guarda, Tesoruccio," disse lei indicando la propria immagine riflessa., "Sono sottosopra."
"Lo vedo anch'io," disse Ataru portandosi seduto, incrociando le gambe in stile indiano sul pavimento e osservando Lamù e il suo riflesso.
"Mmh..." fece lei  inclinando la testa da un lato e portandosi una mano sul mento, ponderando il proprio riflesso come se fosse una sorta di indovinello che doveva risolvere. Poi sollevò i piedi da terra e si mise a testa in giù, i suoi verdi capelli ora penzolavano a pochi centimetri dal suolo e la sua testa stava dove sarebbero dovute stare le sue ginocchia e viceversa. Lamù aggrottò le sopracciglia con perplessità contemplando il riflesso dei propri piedi per poi portare lo sguardo verso l'alto per vedere il riflesso dei suoi occhi confusi abbassarsi ad incontrare i suoi dalla cima dello specchio.
"Di sicuro è bizzarro," disse Ataru, alzandosi in piedi e grattandosi la nuca mentre osservava il nuovo riflesso di Lamù, che appariva posizionato normalmente nonostante lei fluttuasse capovolta, specialmente notò quanto fosse strano vedere i capelli di Lamù  perfettamente stesi verso l'alto in esso.
Intanto, Shinobu e Shutaro erano rimasti piuttosto indietro, dato che quest'ultimo aveva trovato uno specchio relativamente normale e aveva considerato necessario ammirarcisi dentro. Shinobu, tuttavia, si spazientì e chiese, "Uhm...Shutaro...non pensi che dovremmo raggiungere Ataru e Lamù? E' piuttosto noioso starsene qui fermi mentre ci sono così tanti altri specchi da vedere..."
"Ci metterò solo pochi minuti..." rispose con noncuranza Shutaro, aggiustando il colletto della sua camicia e subito dopo iniziando a sistemarsi i capelli per assicurarsi che ogni ciocca fosse perfettamente in ordine.
Shinobu fece un sospiro amaro prima di decidere di andare avanti e di vagare un po' per conto suo. Camminò, osservando gli specchi intorno a sè, a destra, a sinistra o sul soffitto, volgendosi lentamente su sè stessa nel processo per poterli contemplare tutti al meglio, anche se non si fermò davanti a nessuno di essi.
Tuttavia, colse uno specchio con la coda dell'occhio e diede un ansito, fermandosi all'improvviso. Aggrottò le sopracciglia fissando lo specchio con orrore e delusione; il suo riflesso la faceva sembrare esageratamente pesante, la zona della sua vita era enorme, rotonda e curvata fino alle estremità laterali dello specchio. Sul suo viso crebbe il panico mentre continuava a fissare l'immagine e si morse il labbro inferiore con preoccupazione. Esitante, portò le proprie mani ai due lati dello specchio, dove il riflesso della sua pancia disgraziatamente terminava, cercando di stimare una misura. Poi fece qualche passo indietro, accertandosi di non muovere le mani dalla loro posizione, e se le portò all'altezza degli occhi senza sostarle in dentro o in fuori. "Eek!" urlò Shinobu alla vista della distanza tra le sue due mani, misurante almeno un metro e mezzo, per poi sbattersele sulla bocca, sperando di non aver attirato su di lei l'attenzione di nessuno. Guardandosi in giro per assicurarsi che nessuno l'avesse notata, lasciò ricadere le mani lungo i fianchi  e riportò lo sguardo sul suo ridicolo e obeso riflesso con disappunto.
Poi si chiese ad alta voce, "Sembro davvero così grassa...?"

Mr. Fagiolo, L'Uomo Pollo, e il suo Spettacolare Circo dell'Eden

"Salve e benvenuti a tutti! Io sono Mr. Fagiolo, l'Uomo Pollo, e questo è il mio Spettacolare Circo dell'Eden!"
Ataru, Lamù, Shinobu e Shutaro applaudirono seduti a gambe incrociate sulle dune di un altrimenti desolato deserto quel pomeriggio, il calore torrido del sole ardeva sulla sabbia bianca. Intanto, Mr. Fagiolo, vestito di un brillante abito di lustrini rossi con un cappello a cilindro dello stesso colore, un lucido bastone nero, dei sottili baffi ed un pizzetto tutti curvati verso l'alto, se ne stava in piedi di fronte a loro con un  sorriso astuto.
"Ora...gli acrobati!" esclamò Mr. Fagiolo gesticolando dietro di sè mentre si scostò di lato per permetter loro di vedere. Tuttavia là non c'era niente da vedere. Nonostante questo i quattro sorrisero emozionati, esultando e applaudendo mentre fissavano la sabbia e i raggi del sole in cielo.
"Eccezionale!" sussurrò Shinobu a Shutaro e quest'ultimo annuì.
"Hai ragione Shinobu" sussurrò lui di rimando, "Questo è davvero uno show spettacolare."
"Uao, Tesoruccio! Guarda che capriole fa quella!" esclamò Lamù abbracciando Ataru, sorridendo con occhi splendenti mentre osservava, anche se non c'era, apparentemente, niente da osservare.
Ataru ghignò e iniziò a sbavare. "Già, è davvero stupenda!"
Gli occhi di Lamù si ridussero a fessure, un basso ringhio le sfuggì dalle labbra e alcuni lampi di elettricità iniziarono a fuoriuscire dal suo corpo. Tuttavia, prima che potesse dire qualcosa, ci fu uno scoppio di applausi da parte di Shutaro e Shinobu, che segnalavano la fine dell'esibizione. Rapidamente Lamù si calmò e guardò avanti per vedere Mr. Fagiolo camminare verso di loro, applaudendo anch'egli.
"Meraviglioso! Spettacolare! Stupendo!" dichiarò Mr. Fagiolo. "Un'altro applauso per i nostri acrobati dell'Eden!" I quattro applaudirono generosamente, aspettando con ansia la prossima esibizione. Una volta che ebbero finito di applaudire, il sorriso di Mr. Fagiolo si allargò e chiese, "Si sta divertendo il nostro pubblico?" Loro esultarono e Mr. Fagiolo fece allora un paio di passi avanti e si chinò leggermente all'indirizzo di Shinobu, il cui viso si fece scarlatto nel momento in cui sorrise verso di lei. "E lei, Signorina? Cosa ne pensa dello spettacolo fin'ora?"
"Oh, penso che sia adorabile," rispose Shinobu con una risatina nervosa. Poi però aggrottò le sopracciglia, si sventolò con la mano e aggiunse, "Tuttavia, fa un po' caldo qui fuori..."
Il sorriso di Mr. Fagiolo venne immediatamente sostituito da un'espressione torva, mentre raddrizzandosi incrociò le mani dietro la schiena. "Caldo? Cosa intendi per caldo?"
L'espressione di Shinobu si fece preoccupata e balbettò, "Bhe...io..."
"Come può far CALDO?!" domandò furiosamente oscillando il suo bastone verso di lei, Shinobu emise uno strillo acuto e serrò gli occhi. Quando li riaprì,  vide che il bastone era ancora a un centimetro dal suo naso, la punta di esso rivolta dritta verso di lei. "Rispondimi!"
"Ecco..." Shinobu esitò, i suoi occhi guardarono disperatamente agli altri per una risposta, tuttavia i tre si limitarono a rimanere seduti in una confusa sorta di terrore. Allora lei riportò spaventata lo sguardo su Mr. Fagiolo e disse con un fil di voce, "Perchè...lo è?"
Mr. Fagiolo grugnì e abbassò il bastone, piantandone la punta nella sabbia. "No, NON  fa caldo!" gridò. "Questo è l'EDEN, se ben ricordate - è PERFETTO. Perciò, non può far CALDO qui!"
"Quindi fa freddo?" chiese Ataru confuso e Mr. Fagiolo ringhiò, marciando verso di lui e colpendolo sulla testa con il suo bastone. "Ahio!!" esclamò Ataru, sfregandosi con sofferenza la testa sentendo formarvisi un bernoccolo.
"NO! Non fa neanche FREDDO, stupido!" esclamò Mr. Fagiolo. "Quale parte di PERFETTO, non capisci? L'Eden è un PARADISO. Per cui, il clima non è nè troppo caldo nè troppo freddo. E' PERFETTO."
"Ma-" cercò di protestare Shinobu, il torrido sole del deserto continuava a flagellare su tutti loro.
"PERFETTO!" la interruppe Mr. Fagiolo, gettando saliva dagli angoli della bocca. Poi la fulminò con lo sguardo e domandò, "E cosa ne pensa del clima qui, Signorina?"
Shinobu aggrottò goffamente la fronte, ma quello che fece fu più chiedere che rispondere, "Perfetto?"
La rabbia di Mr. Fagiolo svanì improvvisamente e sorrise con foga. "Meraviglioso!" esclamò.
"Sai, se ci pensi ha senso, Shinobu," le sussurrò nell'orecchio Shutaro. "Questo è l'Eden quindi non puoi aver caldo."
"Suppongo di no," rispose Shinobu, pian piano convincendosi che fosse quella la verità anche se potè ancora avvertire qualche gocciolina di sudore colarle da dietro il collo.
"E lei che ne pensa, giovanotto," disse allora Mr. Fagiolo, indirizzando Ataru. "Si sta divertendo questa sera?"
"Sera? Ma siamo in pieno giorno, " puntualizzò Ataru e Mr. Fagiolo fece una smorfia.
"E' sera perchè IO TI DICO che è sera!" gridò Mr. Fagiolo e Ataru si fece piccolo. "Ora rispondi alla domanda!"
"Ma c'è il sole, " persistette Ataru.
"No, non c'è," contestò Mr. Fagiolo.
"Si che c'è."
"No, non c'è."
"Si che-"
"Moroboshi!" lo interruppe Shutaro. "Non essere idiota; certo che non c'è il sole."
"E' vero, Tesoruccio," concordò Lamù. "Perchè Mr. Fagiolo dice che è così e non penso che lui ci mentirebbe, vero, Mr. Fagiolo?"
"Certo che no, Signorina," rispose Mr. Fagiolo con un sorriso caloroso. "Dopo tutto, non si può mentire nell'Eden." Gesticò poi verso la landa arida e desolata del deserto.
"Sentito, Tesoruccio?" disse Lamù regalandogli un sorriso e cingendogli ancora di più il braccio.
"Mmh...immagino che sia vero," concordò Ataru. "E non ha mentito riguardo nessun'altra cosa. Voglio dire, non fa caldo e questo è l'Eden e lui è indubbiamente un uomo pollo, quindi suppongo voglia dire che sia anche sera."
Mr. Fagiolo ghignò vittorioso e disse, "Ma basta parlare! Continuiamo con il nostro spettacolo! Che ne dite di vedere gli elefanti?" e i quattro esultarono eccitati.
Così Mr. Fagiolo, l'uomo pollo - che alla fine non era davvero un uomo pollo - si scostò di lato sotto
quel brillante sole che ipoteticamente non era là a flagellare il cielo del deserto, che di sicuro non era l'Eden, e i quattro osservarono lo spettacolare circo di Mr. Fagiolo proseguire con esulti ed applausi, tuttavia non c'era niente da vedere fatta eccezione per la sabbia incandescente e l'aria torrida.

Il Carnevale Estivo di Tomobiki, Parte Sesta (La Casa delle Cose Materiali)

Gli occhi di Lamù luccicarono di meraviglia mentre osservava tutti i differenti tipi di ninnoli e gingilli che venivano venduti quel giorno al carnevale. Si spostò di bancarella in bancarella,  i raggi del sole risplendevano su di lei e su tutti quegli scintillanti oggettini che catturavano il suo interesse, sopraffacendola in tutto il loro brillante splendore. La sua bocca si aprì in un gran sorriso e i suoi occhi rifiutarono di battere le palpebre mentre osservavano tutti i giochini meccanici muoversi, ognuno dei quali emetteva la propria piccola melodia proveniente dal suo interno. Il vento agitava  le campanelle poste sui cartelli  delle diverse bancarelle per attirare la gente, facendo godere a Lamù una loro propria melodia mentre danzavano nel vento.
Ataru, intanto, era solo qualche passo indietro da Lamù, che osservava con curiosità un gruppetto di statuine di ceramica che rappresentavano i componenti di un circo. Prese poi in mano un piccolo e luccicante mastro circense rossovestito e ridacchiò iniziando a giocarci, prendendo anche una delle statuine rappresentante un elefante ed iniziando a muoverli sul bancone, canticchiando un motivetto improvvisato durante il processo. Tuttavia, la sua mano immediatamente urtò qualcuno dei leoni e degli acrobati, e lui sussultò quando acciottolarono e caddero dal bancone. In panico, velocemente lasciò le statuine che stava tenendo, che ticchettarono entrambe quando colpirono il bancone, e cercò di raccogliere le statuine cadute, ma con l'unico risultato di farne cadere altre.
Finalmente una mano gli afferrò il polso, allontanandone la mano dai giocattoli, e Ataru impaurito alzò lo sguardo per vedere Shutaro che lo guardava in cagnesco. "Non sai leggere?" domandò animatamente Shutaro indicando bruscamente uno dei cartelli della bancarella sul quale si leggeva, "Si è Pregati di Non Toccare la Merce Esposta."
Poi Shutaro ordinò, "Non toccare più niente!" e Ataru rimpicciolì. Rilasciandogli di scatto il polso con uno spintone, Shutaro oltrepassò Ataru, quest'ultimo si incupì  sfregandosi il polso dolorante. Fece una smorfia a Shutaro, ma questi stava già camminando via da lui, con  la schiena rivolta verso Ataru così da non poter vedere l'espressione seccata sul viso del coetaneo. Allora Ataru, con riluttanza, iniziò a seguire gli altri, infilandosi le mani in tasca e trascinando i piedi sullo sporco sentiero, sempre con una smorfia sul volto mentre le statuine continuarono a giacere in disordine sul bancone. Mentre Ataru amaramente contemplò la merce esposta in qualcuna delle altre bancarelle in uno dei numerosi mercatini del Carnevale Estivo di Tomobiki, gli occhi curiosi di Lamù caddero su una piccola scatola meccanica color blu e oro, i raggi del sole la colpivano in maniera particolare, come per invitarla. Affascinata dalla sua semplice, elegante bellezza, Lamù sollevò la mano destra verso di essa accarezzandone gentilmente con le dita affusolate la superficie. Poi alzò il minuto chiavistello della scatola e ponendo le mani sui due lati del coperchio, lentamente e con attenzione lo sollevò, fino a che esso non fu completamente alzato, rivelando il contenuto della scatola.
Gli angoli della bocca di Lamù si curvarono verso l'alto in un lieve, fanciullesco sorriso e il vento le ondeggiò pacificamente i capelli mentre una piccola, benevola melodia le arrivò alle orecchie insieme con la vista di cinque coppie di eleganti ballerini in miniatura, quattro ai quattro angoli e una al centro, che piroettavano all'interno della scatola; era un carillon - un bellissimo carillon, che ispirò un infinito numero di sogni negli occhi di Lamù, la quale sollevò un dito verso le due figurine che ballavano al centro e le toccò.
"Che meraviglia," la voce di Shinobu le giunse da dietro e Lamù uscì dal suo stato d'incanto, voltando la testa alla sua destra per vedere l'altra ragazza in piedi di fianco a lei intenta a osservare il carillon. Dopo aver riacquistato piena lucidità, Lamù annuì in risposta a Shinobu e riportò lo sguardo sul carillon. Shinobu allora chiese esitante, "Tu pensi che...se glielo chiedessi...Shutaro lo comprerebbe per me?" Lamù alzò lo sguardo con un'espressione preoccupata, quel carillon le aveva ormai catturato il cuore e Shinobu, realizzandolo, si affrettò ad aggiungere, "Certo, se non lo vuoi già tu! Prendilo pure se ti piace."
Lamù, agitandosi e con le guance scarlatte, scosse la testa. "No, no; va tutto bene. Non lo volevo davvero comprare comunque, lo stavo solo guardando."
"Sei sicura?" le chiese Shinobu. Lamù fece un sorriso fasullo e annuì. "Bhe, okay, allora." Shinobu sorrise felice, fissando il carillon che sarebbe presto stato suo, prima di alzare la testa e chiamare, "Shutaro!"
Lamù si rattristò,  i suoi piedi si sollevarono da terra e indiscretamente fluttuò via da Shinobu mentre Shutaro giunse al richiamo della ragazza, un'espressione afflitta nei suoi occhi un tempo luccicanti. Le si spezzò il cuore ancora di più intanto che osservò, a distanza,  il viso di Shinobu illuminarsi di felicità quando Shutaro acquistò il carillon per lei.
"C'è qualcosa che non va, Lamù? Mi sembri un po' giù," la voce di Ataru le parlò improvvisamente e lei si voltò per vedere che lui la stava fissando con un'espressione preoccupata.
Lamù rapidamente gli fece un sorriso ed esclamò, "Oh, non è niente, Tesoruccio!"
Ataru non sembrò molto convinto, ma si limitò a corrucciare la fronte e disse, "Bhe, se lo dici tu, Lamù..." e si allontanò, Lamù alzò una mano verso di lui per chiamarlo, ma un senso di paura che avvertì nel ventre la bloccò e il braccio le ricadde subito lungo il fianco.
Allora lei appoggiò i piedi a terra, abbassando lo sguardo, e incrociò le mani dietro la schiena mentre fissava il suolo. Poi, fece un triste sorriso e con un sussurro dolce, ma anche amaro, disse a sè stessa, "Bhe, non credo che Tesoruccio me l'avrebbe comprato, comunque..."

Lo Pseudo-Premio di Mute Tartarughe Cantanti Va A...

Ataru sbattè la mano sul suo pulsante.
"Si, Signor Moroboshi!" esclamò Ryunosuke, indossando un lucente abito nero con cappello a cilindro annesso, in piedi dietro il podio di presentatore di una sorta di gioco televisivo sul quale vi era una grande scritta lampeggiante che diceva " Gioco delle Contraddizioni."
"Cento!" rispose Ataru con un sorriso.
"Risposta esatta!" dichiarò Ryunosuke mentre una campanella trillò. "Cinquanta punti per il Signor Moroboshi!" ed il pubblicò applaudì.
"Mi oppongo!" parlò Shutaro, che era uno dei quattro partecipanti al gioco di quella serata, Lamù, Shinobu e Ataru erano gli altri tre.
Ryunosuke si accasciò sul podio, appoggiandoci sopra il gomito e reggendosi il mento con la mano, con un'espressione seccata e frustrata dipinta sul volto. "Questa è l'UNDICESIMA volta che si oppone, Signor Mendo."
"Ma venti diviso cinque fa quattro, non cento," spiegò Shutaro. "Lo farebbe se i due si moltiplicassero, hai capito il contrario." Ryunosuke emise un sospiro esasperato. "Per l'ULTIMA volta, Signor Mendo - questo è il Gioco delle CONTRADDIZIONI." Poi sospirò di nuovo e presentò la domanda successiva prima che Shutaro potesse obiettare oltre. "Ora, per cinquanta punti, cosa vi è nell'immediato est del Giappone?" Ora fu Shutaro a premere il suo pulsante. "Si?"
"L'oceano Pacifico, ovvio," rispose Shutaro con un sorriso compiaciuto e Ryunosuke scosse la testa mentre un basso ronzio segnalò che la risposta non era corretta.
"Ho paura che lei abbia sbagliato DI NUOVO, Signor Mendo," disse lei mentre un deluso "Buuuu..." si alzò tra il pubblico. "Il che la fa ricadere allo scioccante punteggio di meno seicento punti, segnando un nuovo record per il punteggio più basso MAI RAGGIUNTO nel nostro piccolo gioco televisivo!"
"Ma-" Shutaro fece per protestare, ma Ataru lo interruppe con una serie di sghignazzate. Shutaro gli lanciò un'occhiataccia malevola, sbottando, "Stà zitto, Moroboshi!" che ottenne come risultato quello di far semplicemente ridere Ataru più forte.
Il pulsante di Lamù suonò e questa alzò la mano, ansiosa di avere la parola.
"Si, Signorina Lamù!" esclamò Ryunosuke, lieta di aver evitato un'altra obiezione da parte di Shutaro.
"La risposta è la Cina!" dichiarò eccitata Lamù e la campanella trillò vittoriosamente.
"Risposta esatta!" un'ovazione si sollevò dal pubblico e Lamù sorrise. "Sono altri cinquanta punti per lei, Signorina Lamù! Lei è ora seconda con trecento punti seguita dalla Signorina Miyake con duecentocinquanta punti. Il Signor Moroboshi rimane ancora in testa con un punteggio di quattrocento punti, ma siete ancora tutti in gara a questo punto!"
"Ma...a est del Giappone c'è l'Oceano Pacifico," protestò Shutaro, subito dopo si sporse di lato per poter sussurrare a Shinobu, "L'Oceano Pacifico E' a est del Giappone, vero?"
Shinobu annuì, "Si, ma questo è il Gioco delle Contraddizioni; devi per forza rispondere il contrario. Sai, rispondere sbagliato. Dato che ovest è l'opposto di est e la Cina è a ovest del Giappone, la risposta era Cina." Shutaro sembrò ancora confuso e afflitto da questo, ma cessò di interrogare shinobu in merito.
"Okay, prossima domanda!" esclamò Ryunosuke. "Cos'è-" una sirena suonò all'improvviso, interrompendola e Ryunosuke disse bruscamente, "E quel suono indica che il tempo è scaduto!" gemiti delusi provennero dal pubblico, ma Ryunosuke semplicemente sorrise. "Ma ora è il momento di annunciare il nostro vincitore e consegnare a lui - o a lei - il suo premio!" Allora il pubblico esultò con eccitazione. "Siete pronti?" il pubblico esultò ancora più forte. "Bene, allora! Lo pseudo-premio di mute tartarughe cantanti va a..."
Ataru sorrise con foga, ansioso di ricevere il suo premio. "Mute tartarughe cantanti?" sussurrò intanto in confusione Lamù a Shinobu mentre iniziò un rullo di tamburi, questa fece semplicemente spallucce e Shutaro grugnì in sdegno alla ridicola nozione di 'mute tartarughe cantanti'.
"Shutaro Mendo!" esclamò Ryunosuke, un turbinio di applausi esplose dal pubblico, e l'espressione di Shutaro cambiò da rabbiosa a sorpresa.
La bocca di Ataru, intanto, si spalancò in orrore. "Ehi, un momento!" esclamò immediatamente Ataru in protesta. "Pensavo avessi detto che io ero in testa! E che Mendo avesse il punteggio più basso di tutti!"
"Esatto!" dichiarò Ryunosuke. "Ed è per questo che è il Gioco delle Contraddizioni; il vincitore è in realtà il perdente!"
"Ma non è giusto!" protestò Ataru, ma fu ignorato, gli applausi del pubblico e la squillante e fastidiosa musichetta del gioco televisivo lo sommersero.
"Quindi...dov'è il mio premio, allora?" domandò Shutaro, ancora un po' incredulo, cercandolo con lo sguardo per il palco.
"Non c'è nessun premio," rispose Ryunosuke.
Shutaro allora aggrottò le sopracciglia. "Ma hai appena detto-"
Interrompendolo con sonoro, esasperato sospiro, Ryunosuke gridò, "Fermate la musica!" La musica  cessò all'improvviso e l'esultante pubblico svanì di colpo.
"Che fine ha fatto il pubblico?" urlò Ataru freneticamente, indicando il nulla che si trovava ora di fronte a loro con un dito tremante.
"Non c'è mai stato nessun pubblico," replicò Ryunosuke a denti stretti. "Era tutto una semplice illusione." i quattro si scambiarono occhiate confuse.
"Ma...perchè?" domandò Shinobu.
"E per quanto riguarda il mio premio?" aggiunse Shutaro.
Ryunosuke scosse la testa. "Okay, vediamo se riesco a spiegarvelo; questo è - o meglio, era - il Gioco delle Contraddizioni. Perciò, ogni qual volta io dico qualcosa, in realtà intendo l'opposto. Quindi, quando ho detto che c'era un premio, voleva dire che non c'era. E quando ho detto che questo era un gioco televisivo, non potuta essere davvero un gioco televisivo, altrimenti non sarebbe stata una contraddizione, e perciò non poteva esserci un vero pubblico. Avete capito?"
"Non proprio..." rispose onestamente Ataru per sè stesso e per gli altri confusi tre e Ryunosuke roteò gli occhi, un ringhio frustrato le sorse dalla gola.
"Siete tutti stupidi o cosa?" domandò. "Era solo un mucchio di MENZOGNE! Cribbio, quand'è che voi quattro avrete intenzione di crescere e realizzare che solo perchè qualcuno vi dice qualcosa o perchè vedete qualcosa non significa necessariamente che quel qualcosa sia reale?" I quattro ora aggrottarono lievemente le sopracciglia in disappunto, tuttavia non erano ancora sicuri di cosa stesse esattamente parlando Ryunosuke.
Ryunosuke allora si calmò un po' e disse, "Okay, prendete me, per esempio."
"Te?" chiese Shinobu.
"Si, me," confermò Ryunosuke. "Io sembro un ragazzo, giusto?" i quattro annuirono. "E parlo come un ragazzo, giusto?" i quattro annuirono di nuovo. "E mi comporto come un ragazzo, giusto?" i quattro annuirono un'altra volta. "Ma questo significa che sono un ragazzo?" Ataru, Lamù, Shinobu e Shutaro esitarono tutti a questa domanda, scambiandosi occhiate tra di loro, cercando disperatamente la risposta corretta. Ryunosuke sospirò, spazientendosi, e rispose per loro, "NO, questo NON significa che sono un ragazzo. Posso apparire, parlare e comportarmi come un ragazzo, ma TECNICAMENTE io sono una ragazza, non importa come la si veda, e non si può cambiare quello che si è veramente, anche se a volte può sembrare possibile. Giusto? Giusto."
"Quindi...è una cosa simile a quel detto di non farsi ingannare dalle apparenze...all'incirca?" domandò Lamù docilmente, ma Ryunosuke sorrise.
" Esattamente!" esclamò. "E la stessa cosa va applicata a quello che vi dicono gli altri; non potete credere a tutto. Molte delle cose che vi dicono potrebbero essere menzogne, persino le cose che vi sentite dire da voi stessi."
I quattro si imperplessirono, ancora insicuri su cosa stesse intendendo Ryunosuke, ma lei voltò semplicemente loro le spalle, aveva uno sguardo serio negli occhi mentre fissava le tenebre che ora erano al posto del pubblico. "Dovete cercare di capire quale sia la verità - la reale verità - per voi stessi," disse loro "E ricordatevi quel che ho detto, altrimenti, non penso che nessuno di voi riuscirà mai a uscire da qui."
 

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Capitolo 5
*** Episodio 4: Un Altro Clichè, Prego ***


Per Achille88: in effetti è vero Achille, i capitoli sono molto lunghi. Penso che sia una caratteristica delle fanfiction americane , dato che nei vari siti ho trovato molto raramente fanfictions nelle quali i capitoli avessero una lunghezza inferiore alle sei o sette pagine di Word. Avevo considerato la possibilità di suddividere i vari capitoli, ma ne avrebbe risentito l'impatto emotivo del passaggio da una situazione all'altra. In più, non sarei stato fedele al testo originale.

Per Kitsune no Pao: anche tu hai ragione Kitsune, il linguaggio e le reazioni utilizzate dai personaggi sono molto aulici, ma questo serve solo a sottolineare la precarietà e l'instabilità dei sentimenti che provano gli uni verso gli altri.
Per enfatizzare i sentimenti che legano i vari personaggi (soprattutto quelli negativi) che nei capitoli futuri verranno minuziosamente analizzati. In quanto "Torna da me...Tesoruccio" si tratti di una fanfiction psicologica e basata sulle emozioni che provano i quattro protagonisti.

Per gli altri che stanno leggendo la storia mi raccomando, recensite, recensite!!!XDXD


Episodio 4: Un Altro Clichè, Prego

Sottotitolo: (Relazione, Prima Parte: Il Problema del Romanticismo)

Il Carnevale Estivo di Tomobiki, Parte Settima (Coppia Uno: Shinobu e Shutaro)

Shinobu e Shutaro sedevano ad un piccolo tavolo nel cortile esterno del carnevale, che era allestito con bancarelle che vendevano cibarie, il sole del tardo pomeriggio splendeva lucente su di loro mentre aspettavano che Lamù e Ataru ritornassero con la cena per tutti e quattro. Shinobu tirò fuori il suo carillon nuovo d'acquisto e osservò con un sorriso sognante le coppie di ballerini che danzavano la suono della dolce melodia, mentre Shutaro scrutava il punto dove Lamù e Ataru stavano in  piedi in fila, annoiato e affamato.
"E' davvero adorabile," commentò Shinobu. "Non pensi, Shutaro?" Quando non ricevette risposta, guardò verso di lui e corrugò la fronte non appena notò lo sguardo apatico nei suoi occhi mentre fissava la folla circostante. Lei gli diede un colpetto e ripetè, "Shutaro?"
"Oh, si, adorabile," rispose rapidamente Shutaro voltando subito lo sguardo verso di lei, sfoggiando un affascinante sorriso. Ricomponendosi, aggiunse, "Sono lieto che ti piaccia, Shinobu."
Shinobu si sforzò di sorridergli e disse, "Grazie per avermelo comperato."
"Non c'è di che; la tua felicità è il migliore dei ringraziamenti," rispose lui sempre con il suo avvenente sorriso sul volto, poi riportò gli occhi sulla folla, brontolando, "Chissà perchè quell'idiota di Moroboshi ci sta mettendo così tanto..."
Osservando sconsolata Shutaro, il cui interesse per lei era rapidamente svanito - sempre che ce ne fosse stato - Shinobu abbassò lo sguardo nuovamente sul suo carillon con improvvisa malinconia. Seguì uno scomodo silenzio nel quale Shinobu attese che Shutaro dicesse qualcosa, ma la mente di lui sembrava essere altrove, in particolare su pensieri riguardanti il cibo, e la ragazza si ritrovò ad avvilirsi ancora di più. Tuttavia cercò di vivacizzarsi e si raddrizzò sulla sua sedia, pronta a far conversazione. "Questa sarà la nostra ultima estate tutti insieme prima del diploma; riesci a crederci, Shutaro?"
"Eh?" Shutaro si girò nuovamente verso di lei sentendosi chiamare per nome e, dopo un momento speso ad afferrare quello che gli aveva appena detto, rispose, "E' vero...me ne ero quasi dimenticato..."
"Sono terrorizzata al solo pensiero di dover affrontare quelle prove di ammissione  all'università a Gennaio; ho sentito dire che sono davvero difficili e-" Shinobu si fermò, tuttavia, constatando che Shutaro non le stava prestando attenzione. Notando l'annoiato broncio sul suo viso, Shinobu si imbronciò a sua volta e, lasciandosi ricadere sullo schienale della sua sedia, portò lo sguardo verso le proprie mani adagiate in grembo. Dopo qualche altro momento di silenzio, Shinobu domandò piano, "Shutaro?"
"Si, Shinobu?"
"Sei sicuro che ti stai divertendo?" chiese Shinobu. "Lo so che hai detto di si, ma...insomma... mi sembri piuttosto annoiato, ecco tutto."
"Bhe...Io..." balbettò Shutaro, fissandola con incertezza. Cercò tuttavia di farle un altro sorriso, e disse, "Ma certo che mi sto divertendo, Shinobu."
"Veramente?" insistette Shinobu sollevando gli occhi verso i suoi. "Perchè se non ti stai divertendo, possiamo sempre andarcene, se preferisci, Shutaro, non importa."
"Non essere sciocca, Shinobu," rispose Shutaro con una risata spensierata, un largo sorriso e occhi brillanti. "Desidero restare." Shinobu sorrise felice a questa dichiarazione. Poi, dopo una pausa, lui aggiunse, "Inoltre Lamù vuole vedere i fuochi d'artificio, e non potrei deluderla di certo." Shutaro distolse lo sguardo da lei e tornò a fissare la folla, mentre il sorriso di Shinobu cadde, il suo cuore spezzato.
"Lamù?" chiese lei con occhi disperati.
Shutaro si limitò ad annuire con aria distante, ma tornò a guardarla leggermente preoccupato. "Perchè? C'è qualcosa che non va, Shinobu?"
Le guance di Shinobu arrossirono, ma lei subito chiuse gli occhi e scosse la testa. "Oh, no, non è niente!" esclamò girandosi sulla sua sedia in modo da non doverlo guardare negli occhi. Shutaro aggrottò le sopracciglia, piuttosto confuso, ma prima che potesse domandarle qualcos'altro, Shinobu cambiò frettolosamente argomento. "Allora, in quale università stai pensando di andare? Forse in una nei pressi di Tokyo...?"
"Oh...uhm..." Shutaro sul subito esitò, preso alla sprovvista dall'improvviso cambio di topica.
"O probabilmente proprio l'Università di Tokyo, giusto?" Shinobu rispose per lui, guardandolo ora con sorriso entusiasta. "Voglio dire, tu sei così ricco e così intelligente che ti ammetteranno di sicuro; dev'essere sicuramente lì che andrai."
Shutaro sorrise e rispose, "Attualmente, stavo pensando di andare a studiare in un'università in America..."
Shinobu sentì il suo cuore fermarsi e improvvisamente trovò difficile continuare a respirare. "Oh...davvero?" Shutaro annuì. "Ma...non è...lon...tanissimo?"
Shutaro diede una scrollata di spalle. "Suppongo di si; perchè me lo chiedi?"
"Ecco, io-" Shinobu si sforzò di ridere mentre si sfregava la nuca. "E' solo che è buffo pensare a  te che te ne vai in America mentre tutto il resto di noi rimarrà qui..." La sua risata presto si spense lasciando il posto alla tristezza, Shinobu si morse il labbro. "Uhm...non ti mancheranno tutti, Shutaro, standotene così lontano?"
"Non proprio," rispose Shutaro con noncuranza.
" Nessuno NESSUNO?" insistette Shinobu sporgendosi verso di lui, fissandolo con occhi speranzosi.
"Non penso..." rispose onestamente Shutaro, smorzando la frase per ponderare la domanda con più attenzione.
Shinobu, intanto, emise un sospiro frustrato e si lasciò ricadere sullo schienale della sedia con un'espressine di amara stizza sul volto. Lanciò un'occhiataccia al carillon per qualche secondo, come se ne fosse improvvisamente disgustata, e rimarcò freddamente, "Bhe, immagino che se non altro potrai conoscere un sacco di ragazze americane là, "
Detto questo, chiuse bruscamente il coperchio del carillon.

Il Carnevale Estivo di Tomobiki, Parte Ottava (Coppia Due: Ataru e Lamù)

"Sembra che questa bancarella non venda nient'altro che ramen e sake," notò Lamù ispezionando il menù appeso alla parete della bancarella.
Ataru corrugò la fronte in disappunto. "Bhe, non possiamo certo andarcene e metterci in coda ad un'altra bancarella; abbiamo già aspettato abbastanza."
"Immagino che Shinobu e Shutaro ci stiano aspettando..." pensò ad alta voce Lamù. Subito dopo esibì un sorriso eccitato e disse, "Inoltre, ci sono così tante altre giostre che dobbiamo ancora provare! Come il carosello e-"
"Ti ho già detto che non ho intenzione di andare sul carosello," si rifiutò Ataru. "E una giostra per bimbetti e femminucce, ed è anche tremendamente noiosa."
Intristitasi leggermente, Lamù provò a insistere ancora, "Ma, Tesoruccio, sarebbe solo per pochi minuti. E io davvero-"
"E allora vacci da sola, se proprio non puoi farne a meno," la interruppe Ataru.
Lamù gli lanciò un'occhiataccia e fece per gridargli contro, ma in quel momento una voce familiare parlò, "Cosa prendete?" Allora Lamù e Ataru guardarono di fronte a loro e videro Ryunosuke in piedi dietro il bancone.
"Oh, ciao Ryunosuke!" disse Lamù, la sua rabbia venne rimpiazzata da un'espressione sorridente. "Cosa ci fai qui?"
"Papà ha deciso di aprire un'attività qui per l'estate, dato che il negozio a scuola è chiuso" rispose Ryunosuke gesticolando in direzione di suo padre che stava cucinando nel retro.
"Oh, bhe, è una bella cosa," rispose Lamù e Ryunosuke diede semplicemente un'alzata di spalle.
"Allora, posso prendere il vostro ordine o no?" chiese poi impazientemente, appoggiando il gomito sul bancone e tenendosi il mento con la mano.
"Oh...uhm...prendiamo tre scodelle di ramen e tre sake," decise Ataru, guardando il menù per un'ultima volta.
"Tesoruccio!" esclamò Lamù fissandolo severamente.
Ataru roteò gli occhi, ma sospirò e con riluttanza modificò la sua ordinazione, "E VA BENE...daccene quattro di ognuno..."
Ryunosuke annuì e poi chiamò "Quattro ramen e quattro sake!" Dopodichè si voltò verso Ataru e disse "Sono 1,800 yen."
Ataru aggrottò le sopracciglia estraendo il portafoglio, tirò fuori gli yen e brontolò, "Non capisco perchè devo pagare io per tutti...specialmente per Mendo..."
"Bhe, Tesoruccio, lui ha pagato il nostro ingresso al carnevale, e per tutti noi per vedere la signora Wazuka Nozomi Suzambo III, e per tutto il resto del cibo che abbiamo mangiato oggi. Penso che il minimo che tu possa fare sia offrire a lui e al resto di noi una cenetta economica."
"Economica?!" domandò Ataru "Per te 1,800 yen è economico?!" Sbattè poi gli yen sul bancone e Ryunosoke iniziò a contarli.
"Bhe, per tutti noi quattro assieme..." commentò Lamù con un broncio.
"Idiota! Muoviti con quell'ordine!" Ryunosuke gridò a suo padre, interrompendo momentaneamente la loro disputa, e sia Ataru che Lamù si fecero piccoli di fronte all'ira sul suo volto. Lei tornò a voltarsi verso di loro, dicendo, "La vostra ordinazione DOVREBBE essere pronta entro breve. Ecco il vostro resto."
Ataru, però, le sorrise maliziosamente e le afferrò la mano, dicendo, "Che ne dici se ti tieni il resto e io ti porto fuori stasera, dopo il carnevale?" Ridacchiò maliziosamente.
Ma Ryunosuke ringhiò con ferocia e strinse gli occhi. "Idiota!" urlò lei, dandogli un pugno in faccia, facendolo volare all'indietro, seguito immediatamente da Lamù che gli diede uno schiaffone dietro la testa, sbraitando, "Tesoruccio!" e lui venne riproiettato dolorosamente in avanti, sbattendo la fronte contro il bordo del bancone.
"Au..." gemette lui.
"Ecco la vostra ordinazione," disse allora Ryunosuke, appoggiando il vassoio con il cibo sul bancone così che Lamù lo potesse prendere. "Buona serata."
"Grazie!" rispose Lamù, il sorriso ritornatole sul viso mentre prendeva il vassoio con una mano. Dopodichè tirò su Ataru afferrandolo per il braccio con l'altra, dicendogli, "Andiamo, Tesoruccio."
Tiratosi finalmente in piedi, Ataru si tolse la polvere dai pantaloni e si affiancò a Lamù mentre iniziarono ad avviarsi attraverso la folla per ritornare al loro tavolo. Ataru si mise le mani in tasca e chiese casualmente, "Ehi, Lamù."
"Si, Tesoruccio?"
"Perchè vuoi andare a tutti i costi sul carosello?" domandò.
Lamù fece spallucce. "Non lo so, penso solo che sia bellissimo." Poi sorrise e aggiunse, "Inoltre gli unicorni hanno le corna, come me."
"Bhe, è un ragionamento stupido; non sono neanche veri unicorni," rispose il ragazzo con noncuranza e Lamù si rabbuiò, i suoi occhi colmi di tristezza. Ma subito la sua depressione si trasformò in rabbia, anche se i suoi occhi mantennero un'espressione ferita.
"Tesoruccio, perchè devi essere sempre così cattivo?" domandò Lamù, i suoi occhi feriti trafissero quelli di Ataru, prima di voltarsi bruscamente da lui, i suoi capelli frustarono l'aria, e lo lasciò indietro, volando verso il tavolo.
"Aspetta! Lamù!" Ataru la chiamò sollevando una mano verso di lei, poi fece una smorfia infilandosi di nuovo le mani in tasca. "Ma perchè deve sempre prendere tutto così sul personale?" brontolò Ataru con rabbia, insicuro però se dirigerla verso Lamù o verso sè stesso.
Intanto, Lamù raggiunse il tavolo, sbattendoci sopra il vassoio con stizza, rovesciando un paio di scodelle di ramen, e incrociando veementemente le braccia prese posto su una sedia di fronte a  Shutaro e Shinobu. Sia Shutaro che Shinobu si fecero perplessi alla vista dell'espressione irritata sul viso di Lamù.
"Lamù, ti senti bene?" domandò Shinobu.
"Sto bene," insistè Lamù, tuttavia la collera era evidente nel suo tono di voce.
"Se quell'idiota di Moroboshi ti ha fatto arrabbiare-"
"Io non ho fatto niente," Shutaro venne interrotto da Ataru non appena questi raggiunse il tavolo. "Sta solo facendo un'altra scenata per quello stupido carosello sul quale NESSUNO vuole andare." Shinobu e Shutaro aggrottarono perplessi le sopracciglia a questo e Lamù, per tutta risposta distolse il suo sguardo testardo da Ataru. Il ragazzo prese posto di fianco a lei, tuttavia Lamù si discostò intenzionalmente da lui, allontanando di un poco la propria sedia dalla sua.
"Oh," commentò Shinobu facendo del suo meglio per sorridere, sporgendosi in avanti per prendere una delle scodelle di ramen e un sake per sè. E, osservando Lamù,  la cui rabbia e disappunto erano decisamente evidenti, continuò, "Bhe...sono sicura che possiamo trovare altre giostre che ti piaceranno e sulle quali potremo andare oltre che al carosello, Lamù..."
Fu allora che, nell'atto di avvicinare il cibo verso di lei, il gomito di Shinobu urtò accidentalmente il suo carillon. Il carillon cadde lentamente dal tavolo, come se lui stesso cercasse di rimanerci attaccato, scivolando verso il suolo, non appena colpì il pavimento di pietra ci fu un forte, acuto sferragliare di corde che si scontrarono tra di loro, l'ultimo suono che il carillon avrebbe mai emesso. La ceramica si fracassò, il cardine del coperchio si ruppe e il fondo si spezzò in due, mentre le teste dei due ballerini al centro si scheggiarono e si staccarono dai corpi.
Il silenzio calò sui quattro ragazzi mentre Shutaro, Ataru e Lamù si alzarono in piedi per vedere il carillon caduto che ora giaceva ai piedi di Shinobu, l'irritazione sul viso di Lamù fu immediatamente sostituita dal suo dolore. Rimasero lì a fissare i resti del carillon con bocche aperte per l'incredulità e occhi spalancati colmi di rimorso per quello che una volta era il bel carillon.
Ma nessuno di loro ebbe il cuore spezzato come Lamù.

Il Dilemma del Carillon

I quattro ragazzi sedevano all'aperto sorseggiando tè e ridendo allegramente mentre i tiepidi raggi del sole cadevano gentilmente su di loro. Lamù e Shinobu erano abbigliate come gentildonne del sud-America, con ombrellini parasole, ricchi cappellini e sontuosi abiti abbinati ad essi, mentre Ataru e Shutaro erano abbigliati come gentiluomini del sud-America, con lunghi completi muniti di giacche, cappelli a cilindro e guanti bianchi. Le due ragazze sedevano delicatamente con le gambe incrociate alle caviglie, portando le tazze di tè alle loro labbra meravigliosamente tinte con mani d'avorio, mentre i due ragazzi sedevano con le gambe incrociate alle ginocchia, portandosi le tazze alle labbra con una mano sola, l'altra poggiata elegantemente in grembo. Sembrava come se appartenessero ad un altro tempo e luogo - in particolare al tardo 1800, in un'affluente piantagione della metà meridionale dell'America.
"Devi narrar loro la storia che mi hai raccontato," Shutaro stava dicendo a Shinobu poggiando la sua tazza sul tavolino della veranda. "Quella che mi hai detto ieri mattina." Lui poi si voltò verso Lamù ed Ataru e disse, "E' una storia così interessante; adoro sentirgliela raccontare."
"Shinobu rise poggiando anche lei la tazza sul tavolo. "Ma Shutaro, tesoro, ti ho già raccontato quella storia cinque volte! Non puoi davvero volerla sentire di nuovo." Spiegò poi ulteriormente, per Lamù e Ataru, "Vedete, mi chiede di raccontarla sempre più spesso. Non so perchè, davvero; non è tutta quella meraviglia."
"Oh, Shinobu, sei troppo modesta!" insistè Shutaro. "Io penso che sia una storia fantastica! E amerei sentirtela raccontare di nuovo!"
"Ma oramai suonerebbe noiosa per te."
"Potrei sentirtela raccontare un migliaio di volte senza esserne mai annoiato! Niente di quello che dici potrebbe mai annoiarmi," continuò Shutaro con un sorriso e Shinobu sorrise umilmente, le sue  già rosee guance si accesero ancora di più. "Ora, ti prego, raccontala di nuovo."
Shinobu fece una risatina imbarazzata. "Oh, Shutaro..."
"Ancora tè, Lamù, amore?" Ataru offrì sorridente, sollevando la teiera.
"Oh, posso versarmelo io stessa, Tesoruccio; non c'è bisogno che ti disturbi," gli disse Lamù, ma Ataru scosse la testa.
"Solo uno zoticone permetterebbe alla propria donna di versarsi il tè da sola," disse lui versando il tè nella tazza bianca di Lamù, e aggiunse, "Un gentiluomo, invece, esaudisce ogni desiderio della sua donna, specialmente se è una donna della tua squisitezza."
Lamù gli fece un sorriso, arrossendo, e disse, "Grazie, Tesoruccio," prendendo un sorso del suo tè appena versato.
"Oltretutto, Shutaro, non abbiamo ancora dato loro la buona notizia," rispose allora dolcemente Shinobu, e Ataru diede loro uno sguardo interrogativo.
"Buona notizia?" domandò e Lamù, anch'essa, voltò gli occhi verso di loro con curiosità.
"Shinobu fece una risatina mentre Shutaro ora sorrideva con orgoglio ed eccitazione circondando le spalle di Shinobu con il proprio braccio. "Glielo dico io, o lo vuoi dire tu?" chiese lui.
"Diglielo tu, caro."
Il suo sorriso si allargò guardando nuovamente Ataru e Lamù. "Shinobu e io ci sposiamo." "Vi sposate?" Lamù domandò entusiasta e Shinobu annuì, lacrime di felicità le vennero agli occhi. Lamù emise un gridolino di eccitazione, unendo le mani insieme ed esclamando, "Oh, è semplicemente meraviglioso! Quando te lo ha chiesto?"
"La scorsa notte," rispose Shinobu, tutta sorridente. "E' stato così romantico! Eravamo davanti alla fontana nel cortile. Oh, e l'anello!" porse la mano verso Ataru e Lamù per mostrar loro l'immenso anello con diamante che le luccicava al dito.
"E' magnifico!" dichiarò Lamù, unendo le mani insieme contemplando l'anello, soggiogata dalla sua brillante radianza.
"Che anello!" concordò Ataru.
"Pensiamo di sposarci ad inizio autunno," disse loro Shinobu, riuscendo con difficoltà a contenere l'eccitazione.
"Non vedo l'ora," disse Shutaro, sorridendo anch'egli e afferrando la mano libera di Shinobu, Ataru e Lamù continuarono a studiare il diamante sul dito dell'altra. "Sarà meraviglioso."
"E bambini!" esclamò Shinobu. "Non vedo l'ora di avere dei bambini dopo la cerimonia. Ne avremo come minimo due o tre!"
"Facciamo pure quattro o cinque!" aggiunse Shutaro con un'allegra risata.
"Congratulazioni a entrambi," disse allora Ataru, sollevando la sua tazza, "Credo che un brindisi sia d'obbligo, non pensi Lamù?"
"Lamù annuì e sollevò anch'ella la sua tazza. "A Shutaro e Shinobu e al loro felice fidanzamento, e ad un ancora più felice matrimonio."
"Alla salute," convenne Ataru.
"E alla mia bellissima fidanzata," disse Shutaro, sollevando la propria tazza con una mano e alzando il mento di Shinobu con l'altra così che i loro occhi potessero incontrarsi. "Che presto diverrà la mia bellissima moglie e la bellissima madre dei miei figli."
"Alla salute," ripetè Ataru e i quattro bevvero il loro tè.
Poggiando la sua tazza, Shutaro esibì un sorriso e rimarcò, "Ora l'unica domanda è, quand'è che Moroboshi avrà intenzione di proporsi, mmh?"
"Oh, si!" concordò Shinobu. "Sarebbe tempo ormai."
Sia Lamù che Ataru sorrisero timidamente, i loro visi arrossirono, e Ataru rispose, "Presto, presto," versandosi un'altra tazza di tè. "Voglio che sia una sorpresa, dopo tutto. E ora, dopo aver visto l'anello che hai regalato a Shinobu, Mendo, sarà dura trovarne uno che possa reggere il confronto." Si portò la tazza alle labbra e prese un altro sorso mentre gli altri tre risero.
Lamù allora strinse il suo braccio attorno a quello di Ataru e lo guardò sorridente e con occhi colmi d'amore. "Oh, Tesoruccio, lo sai che non ho bisogno di un anello così grande! Non ho bisogno neanche di un anello; l'unica cosa di cui ho veramente bisogno sei tu."
Ataru semplicemente le sorrise in rimando, scostandole una ciocca di capelli gentilmente dietro l'orecchio con un dito. "Lo so, cara; ma desidero fartene avere uno. E uno grande come quello." Il suo sorriso si trasformò in un ghigno giocoso e poi aggiunse, "Inoltre, che divertimento ci sarebbe se non ti facessi aspettare un poco?" Lamù gli fece una risatina e Ataru le diede un bacio sulla fronte subito prima che lei appoggiasse la testa sulla sua spalla.
"Al momento, sarebbe meglio che iniziassimo ad avviarci. Sono già le cinque passate," Shutaro disse loro alzandosi e guardando il proprio l'orologio.
"Di già?" chiese Shinobu leggermente preoccupata, guardandolo. "Faremo tardi al ballo." "Non ti preoccupare, Shinobu," le disse Shutaru prendendole il braccio e aiutandola gentilmente ad alzarsi. "E' sempre di moda arrivare in ritardo a questo genere di eventi."
E così i quattro ragazzi arrivarono con un leggero ritardo al ballo, com'era di moda, secondo il suggerimento di Shutaro, e furono calorosamente accolti dagli altri ospiti, specialmente Shutaro e Shinobu che furono coperti di congratulazioni e buoni auguri come coppia di novelli fidanzati del ballo. Intanto, mentre la felice coppia chiacchierava riguardo il loro fidanzamento novizio a circa una dozzina di ospiti che presto li circondarono, Lamù si trovava in piedi ad osservare la sala da ballo con una sorta di romantico stordimento. L'orchestra si esibiva in un'elegante sinfonia mentre gli uomini e le donne danzavano graziosamente sul pavimento di marmo, i loro abiti ondeggiavano al ritmo delle loro piroette e la luce degli immensi candelieri sopra di loro brillava come riflessi di oro e diamanti. Lamù sorrise, i suoi capelli pettinati con un'acconciatura ondulata, e canticchiò al ritmo della melodia dell'orchestra, stando a fianco del tavolo del buffet e prendendo un sorso dal suo bicchiere di vino, che reggeva nella sua mano guantata, coperta da un guanto di seta bianca. Dopo un momento, tuttavia, battè le palpebre uscendo bruscamente dalla sua trance e si guardò attorno confusa.
"Dov'è Tesoruccio?" si chiese ad alta voce e lentamente si avviò lungo il corridoio che separava la pista da ballo dal tavolo del buffet, in cerca del ragazzo. Presto lo intravide, a pochi metri di distanza, circondato da tre belle donne, il corpo di Lamù si irrigidì e il suo cuore si intorpidì.
"Gradirebbe ballare con me, Mr. Moroboshi, signore?"
"O con me, Mr. Moroboshi, signore?"
"O con me?"
La bocca di Lamù si aprì per la paura, ma non riuscì a pronunciare verbo. Tuttavia, Ataru si limitò a sorridere alle tre donne e rispose, "Mi dispiace, ma temo di aver conservato tutti i miei balli di stasera per Lady Lamù." poi si voltò ed estese la sua mano verso di lei, i suoi occhi calorosi e il suo sorriso colmo d'amore.
Lamù tirò un sospiro di sollievo. Poi ricambiò il sorriso di Ataru e posò il suo bicchiere di vino sul tavolo del buffet, appena prima di sollevare il bordo dell'abito da terra e camminare verso di lui. Quando lui la raggiunse, le circondò il braccio con il proprio e i due ragazzi si diressero elegantemente verso la pista da ballo. Una volta raggiuntone il centro, proprio al di sotto del candeliere più grande, si  separarono, Ataru si tolse il cappello esibendosi in un inchino mentre lei gli offrì una riverenza. A quel punto, entrambi sorridendo piacevolmente, si presero l'un l'altra e iniziarono a danzare insieme.
"Tesoruccio, sei un magnifico ballerino," commentò Lamù mentre volteggiavano per la pista da ballo.
"Solo perchè sto danzando con te, Lamù, mia cara," rispose Ataru con un affascinante sorriso, "La più graziosa, la più elegante, la più bella di tutte le donne della festa di stasera. Sei incantevole."
"Oh, Tesoruccio..." rispose modestamente Lamù, tuttavia sorridendo, appoggiando la testa sulla spalla di Ataru mentre danzavano.
"Lamù, mia bellissima Lamù."
"Si, Tesoruccio?"
"Ti amo."
Lamù smise di danzare e sollevò la testa con un sorriso entusiasta, pronta a ricambiare la dichiarazione. "Anch-"
Ma qualcosa dentro di lei scattò non appena guardò Ataru, che la fissava con occhi affascinanti e sorridendo gentilmente, e realizzò che c'era qualcosa di terribilmente sbagliato. Le braccia di Lamù improvvisamente si staccarono da Ataru e il sorriso le svanì di colpo dal viso mentre indietreggiò lontano da lui studiandolo in atterrita confusione. Ricordi di ataru le ritornarono alla mente - che le versava da bere, che la baciava sulla fronte, che estendeva la propria mano verso di lei - per lei - per danzare, e anche se era buono e gentile, allo stesso tempo vi era qualcosa di terrificante in tutto questo.
Ataru, con un'espressione preoccupata, fece un passo verso di lei, chiedendo, "Lamù, che ti succede?" Ma Lamù indietreggiò impaurita, scuotendo la testa e portandosi una mano chiusa sul petto per proteggersi da lui. Ataru battè le palpebre confuso e chiese nuovamente, "Lamù...?"
Gli occhi spaventati di lei incontrarono quelli confusi di lui e, rabbrividendo, Lamù deglutì nervosamente, il cuore le sprofondò nel petto mentre rispose con voce tremante, "Tu non-, tu non sei Tesoruccio."
E gli occhi di Ataru si spalancarono per il terrore, realizzando che aveva ragione.

Domanda Numero Due: Ti Conosco, Tesoruccio Mio? (La Transizione)

I quattro ragazzi si trovavano all'interno di uno scompartimento del vagone del treno, Ataru e Shutaro sedevano di fronte a Lamù e Shinobu. Ognuno di loro fissava la sua separata direzione, nessun paio di occhi incontrava quelli di un altro; semplicemente rimanevano lì a fissare il vuoto degli altri vagoni, essendo loro, al momento, gli unici passeggeri a bordo. Il sole stava tramontando mentre il treno viaggiava a tutta velocità, la sua luce rossa splendeva brillante attraverso le finestrelle dando l'impressione che stesse andando tutto a fuoco. Un fuoco privo di fiamme che splendeva sui visi dei quattro giovani mentre essi fissavano solennemente il niente, solitudine era presente in ognuno dei loro sguardi mentre l'unico conforto era portato dal rumore del treno che sfrecciava sulle rotaie. Era come se ognuno di loro non conoscesse gli altri tre lì presenti; come se loro fossero completamente soli al mondo, e come se lo fossero già da molto tempo ormai. E anche con il rumore del treno, vi era ancora un pesante silenzio che aleggiava tra di loro, un silenzio che pungeva loro gli occhi e serrava loro la gola mentre osservavano il pavimento o l'arcobaleno di colori fuori dal finestrino, un arcobaleno che corrispondeva a nient'altro che a un caotico insieme di colori, come se non fossero nemmeno in grado di trovare un amico nello scenario che regnava al di fuori del gelido treno di fuoco privo di fiamme.
All'improvviso, Lamù sollevò la testa e Ataru sollevò la sua, come se avessero finalmente notato un'altra presenza - come se avessero finalmente notato che c'era qualcun'altro su quel treno oltre che alle proprie solitarie figure. Tuttavia, quando i loro occhi si incontrarono, erano due paia di occhi sconosciuti che si incontravano per la prima volta, confusi, incerti e curiosi.
Lamù battè qualche volta le palpebre, studiando per un momento Ataru con aria interrogativa. Poi, con calma e sincerità, domandò, " Ti conosco, Tesoruccio mio?"
 


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Capitolo 6
*** Episodio 5 (Parte Prima): Io Non Sono Te Non Sei Me Sono ***


Ben ritrovati a tutti e scusate per il ritardo e per il (rispetto agli altri,) corto capitolo. Ho avuto dei problemi a tradurre certe parti della storia abbastanza complicate, tanto che ho dovuto contattare l'autore originale di "Torna da me...Tesoruccio" per farmele spiegare meglio.
Avviso i lettori di un particolare, nei prossimi due capitoli che verranno, i nostri quattro protagonisti abbandoneranno completamente il mondo reale perdendosi nel labirinto oscuro delle loro menti, da qui in poi  il susseguirsi di situazioni surreali e episodi mentali si fa frenetico e inquietante, alternando a Lamù, Ataru, Mendo e Shinobu rapidi lampi di serenità e orribili incubi che esploreranno le loro paure ed insicurezze.
Dato che i successivi due capitoli sono molto lunghi, e dato ne ho l'opportunità, ho deciso di spezzarli in due parti ciascuno. Questo posso permettermi di farlo perchè nella versione originale, nei prossimi due capitoli verranno presi in considerazione i singoli casi di ognuno dei quattro personaggi due alla volta. per semplificare le cose e per non opprimere il lettore opterò per creare un capitolo dedicato ad ogni personaggio.

Per Kitsune No Pao: hai ragione Kitsune la parte del ballo è effettivamente molto somigliante a  quella dell'episodio "Mondi paralleli" ma ovviamente vi è un perchè. In quanto fanfiction psicologica, "Torna da me...Tesoruccio" non si limita a proporre nuovi eventi, ma cerca di analizzare quelli passati. In quell'episodio, Lamù si è limitata a scegliere di continuare a stare accanto al suo brutto, stupido e infedele Tesoruccio, piuttosto che al suo alter ego premuroso e innamorato. La domanda è "perchè?". Perchè ha ascoltato il suo cuore...ma se invece quella volta avesse dato retta alla mente, piuttosto che al cuore? Se avesse usato la logica, invece delle emozioni? E soprattutto, se quella scelta dovesse presentarsi nuovamente?
Leggete e saprete.
 
Episodio 5 (Parte Prima): Io Non Sono Te Non Sei Me Sono

Sottotitolo: (Relazioni, Seconda Parte: Il Problema di Perdere Se Stessi)

Lo Scenario "Mi Ami?"

"Tesoruccio, tu mi ami?"
"Mi ami, Tesoruccio?"
"Tesoruccio! Non mi ami, Tesoruccio?"
"Tesoruccio..."
Shinobu camminava tranquillamente sotto la pioggia con Shutaro, lui teneva con una mano un ombrello nero per riparare entrambi e stringeva la mano di Shinobu con l'altra, la ragazza fissava il suolo mentre i due giovani passeggiavano tra le pozzanghere. Ad un tratto si fermarono e Shinobu con speranzosi, ma sempre desolati occhi alzò lo sguardo verso il bellissimo Shutaro. "Shutaro, tu mi ami?"
Shutaro non abbassò mai gli occhi verso di lei. Al contrario, alzò il suo sguardo solenne verso il cielo grigio, la pioggia picchiettava sul marciapiede e sul suo ombrello, e rispose con voce distante, "Penso che potrei...forse...un giorno."

Il Caso di Shinobu Miyake (Il Progetto Shinobu Miyake)

Shinobu stava volando; rise osservando Tomobiki, così in basso rispetto a lei, per poi alzare lo sguardo allo splendente cielo blu che la circondava, splendente come le due brillanti ali bianche che le spuntavano dalla schiena. Il vento le soffiava tra i capelli e le scompigliava gli abiti e la ragazza sorrise felice, inspirando profondamente l'aria fresca.
Svolazzò per un po' per conto suo, zig-zagando nel cielo, attraverso le soffici nuvole e poi giù, sorvolando i fiumi a malapena pochi centimetri sopra di essi, l'acqua sprizzava ai fianchi di Shinobu, sollevata dallo spostamento d'aria provocato dalle sue ali. Poi riprese quota piroettando, chiudendo gli occhi e ridendo felicemente.  
Ciononostante, quando li riaprì lo fece con disappunto. Il cielo era ancora tiepido e splendente, ma improvvisamente si sentì solitaria nella sua vastità, si guardò attorno sperando di trovare qualcun'altro che stesse volando in cielo, tuttavia le probabilità di trovare qualcuno erano piuttosto magre. Shinobu si portò le mani  attorno alle spalle con fare preoccupato  e volse lo sguardo in basso verso la piccola cittadella suburbana di Tomobiki, che appariva lontanissima e ancora più piccola del solito, facendo sentire Shinobu ancora più sola.
Inaspettatamente, Shinobu sentì una folata di vento soffiarle sul retro della camicetta e sollevarle leggermente le piume delle ali. Si voltò  e vide che Lamù le era arrivata volando alle spalle, come per incontrarla, con grande sollievo della terrestre. Lamù si mise le mani dietro la schiena e sorrise a Shinobu. "Coraggio! Seguimi!" disse facendole l'occhiolino prima di volare via a tutta velocità.
Shinobu rise e chiamò, "Aspettami, Lamù!" prima di iniziare a inseguirla. Tuttavia, presto aggrottò le sopracciglia, scoprendosi incapace di stare dietro a Lamù. "Aspetta, Lamù! Stai andando troppo veloce!" gridò Shinobu, ma Lamù si limitò a sorridere e accellerò. Ad un tratto, Shinobu avvertì che il vento sotto di lei non la sorreggeva più.
"Lamù!" urlò, iniziando a precipitare, le sue brillanti ali bianche si dissolsero in polvere dorata, e cadde nel vuoto verso Tomobiki, abbandonando il bellissimo cielo. Presto non riuscì più a scorgere Lamù che volava sopra di lei; tutto quello che vide fu il cielo...
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Shinobu tamburellava le dita sul suo banco, con il mento sostenuto dall'altra mano e un'espressione annoiata sul viso. Portò lo sguardo sull'orologio appeso sopra la cattedra dell'insegnante, ma non vi erano lancette sul quadrante. Sospirò e osservò l'aula. Notando che era vuota, corrugò la fronte e rabbrividì, sentendo improvvisamente freddo, e  si pose le mani a coprirsi le spalle. Fissò la porta, attendendo che qualcuno si facesse vivo. Dopo essersi guardata qualche volta alle spalle, Shinobu si alzò e si diresse verso la porta.
Uscì nel corridoio, illuminato pallidamente da una luce grigia e polverosa, e proseguì lungo di esso, sorpresa di vedere quanto fosse vuoto. "C'è nessuno?" chiamò mentre in punta di piedi sbirciava dalle porte delle aule solo per trovarle completamente deserte. "Mmh..." pensò aggrottando le sopracciglia in perplessità. "Forse sono tutti fuori..."
Quindi, si accinse a scendere le scale e uscì all'esterno, ma era deserto anche lì. "Dove sono tutti?" si chiese ad alta voce. "Forse è Domenica o qualcosa del genere..."
Shinobu allora lasciò il terreno scolastico e si diresse in città, per scoprire che anche lì non vi era anima viva. Nervosa e ansiosa di trovare qualcun'altro oltre a sè stessa in tutta Tomobiki, Shinobu iniziò a correre, gridando, "Ehi? C'è nessuno qui?"
Ad un tratto si fermò all'improvviso e voltò il capo per vedere un carnevale di fronte a lei, anche se vuoto e senza vita come il resto della città. Continuò a fissarlo con curiosità mentre si concedeva un attimo per riprendere fiato. Poi, lentamente si incamminò verso di esso. Esitò, sporgendosi in avanti per sbirciare dall'entrata, prima di addentrarvisi all'interno. Shinobu esplorò il posto, osservando tutte le bancarelle vuote, le giostre immobili e i sentieri desolati.
"Questo posto è così familiare..." pensò tra sè e sè, quasi riconoscendolo. Subito dopo i suoi occhi videro un grande cartello e Shinobu lesse voce alta, "Il Carnevale Estivo di Tomobiki...?"
Improvvisamente udì un suono di musica ed ingranaggi che giravano, sussultò, voltandosi di scatto per vedere che il carosello aveva misteriosamente preso a girare, con luci lampeggianti e una vivace musica cristallina. Shinobu sbuffò altezzosamente e incrociò le braccia. Inclinando la testa da un lato, dichiarò, "Che cosa infantile!"
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"Shutaro! Shutaro, vieni!" chiamò con irritazione Shinobu in direzione delle scale del soggiorno mentre mescolava con foga una ciotola di pasta frolla, tenendo la ciotola sotto un braccio e mescolando con l'altro. "Tra un po' è pronta la colazione!"
"Mamma! Mamma!" la chiamò il suo figlioletto di cinque anni, tirandole il grembiule.
"Non ora!" sbottò Shinobu mentre tentava di tornare in cucina con suo figlio ancora aggrappatole alla veste.
"Ma mi ha colpito, mamma!" continuò il bambino, puntando il dito contro la sorella di sette anni, che sedeva al tavolo in cucina. 
" Perchè lui mi ha colpita per primo!" contestò la sorella.
"Ho detto non ora!" gridò Shinobu. "La mamma ha da fare!" Dopo di che scosse la testa, brontolando, "Perchè mai ho scelto di sposarmi giovane...o di avere figli così presto, anche..."
"Ma mamma!" suo figlio si lamentò e Shinobu si accigliò furiosamente, pronta a sgridarlo di nuovo.
Sfortunatamente, il suo piede urtò contro una gamba di una delle sedie della cucina. Shinobu cacciò uno strillo cadendo in avanti, atterrando duramente sul pavimento di legno e sbucciandosi un gomito ed entrambe le ginocchia,  mentre la ciotola di pasta frolla che teneva in mano si frantumò al suolo, rovesciandone il contenuto in terra e contro la parete. Shinobu guaì ed emise un gemito, con i capelli in disordine sugli occhi si portò seduta quasi in lacrime mentre si strofinò il gomito sbucciato. "Oh..." Poi, chiamò rabbiosamente, "Shutaro! Vieni qui! Subito!"
"Si? Che c'è questa volta?" rispose seccata una voce familiare, tuttavia non era la voce familiare che aveva in mente lei. Alzò lo sguardo e diede un ansito quando vide Ataru Moroboshi in piedi sull'uscio, Shinobu spalancò gli occhi in orrore appena prima di emettere un urlo terrorizzato.
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"Di nuovo sola," si disse Shinobu, camminando sul lungomare deserto. "Perchè sono sempre sola?" Sospirò cupamente fissando il vasto oceano. "L'oceano...solitario come me in questo momento...probabilmente..."
"Ma suppongo che sia meglio che essere sposata con Ataru Moroboshi," decise. "O, insomma, chiunque fosse quell'uomo. Mi chiedo cosa ci trovi Lamù in lui, comunque. Mi chiedo cosa mai ci abbia trovato io..."
"Tesoruccio!" chiamò la voce di Lamù.
"Uh?" gli occhi di Shinobu si posarono sulla bianca spiaggia e fu allora che vide Lamù aggrapparsi al braccio di Ataru, ridendo felicemente nello svolgere il gesto.
Shinobu sospirò con un sorriso sognante mentre si sporse in avanti per osservare i due, la brezza dell'oceano le soffiò fra i capelli. I suoi occhi contemplarono nostalgicamente la coppia, e desiderò che lei potesse essere loro in quel momento.
"Andiamo, Lamù! Vuoi lasciarmi stare?!" protestò Ataru, cercando di sottrarsi alla presa di Lamù.
"Tesoruccio!" esclamò furiosamente Lamù e subito la sua risata cessò, venendo rimpiazzata dal suono di lei che fulminava Ataru.
Shinobu corrugò la fronte e scosse la testa con disgusto. "No, no, loro litigano troppo; non dureranno mai a lungo" disse lei con praticità, ma un'espressione confusa le si formò allora sul viso. "Mi chiedo come abbiano fatto a durare così tanto, tuttavia..." Dopo un momento passato a pensarci su, e non riuscendo a trovare una risposta, sospirò e si voltò.
Quando lo fece, si ritrovò nuovamente di fronte al carosello, anche se stavolta non in funzione. Le sue spalle si abbassarono in delusione mentre lo fissava, successivamente lasciò vagare lo sguardo lungo il vuoto carnevale. Sospirando, si sedette sulla piattaforma del carosello, non sapendo cos'altro fare. "Vorrei che Shutaro fosse nei dintorni," disse depressa guardandosi tetramente intorno. "Mi sento come se non gli parlassi da un'eternità...però questa quiete è così serena..."
Sorrise a questo pensiero, ascoltando il vento e godendosi il silenzio. "E' tutto così pacifico," ripetè prendendo un altro respiro d'aria fresca. "Forse questo carosello non è poi così male dopo tutto. Almeno non devo preoccuparmi di niente qui...posso semplicemente essere...me..."
Non appena iniziò a godersi la sua solitudine, un suono le giunse alle orecchie - risate. Shinobu sollevò speranzosamente il capo, dimenticandosi della serenità che la permeava, e saltò in piedi. Ascoltò per un altro momento, e quando fu certa che si trattava di risate, sorrise ed iniziò a scorrere nella direzione da cui arrivavano. Tuttavia, si fermò, voltandosi verso il carosello che aveva inconsciamente abbandonato. Sentendosi in colpa, lo fissò per qualche altro momento, per poi riportare lo sguardo verso l'uscita del carnevale, desiderosa di andarsene e seguire le voci delle persone. Shinobu emise un sospiro, vergognandosi della sua debolezza, ma semplicemente non potè farci niente, lanciò un ultimo sguardo al tranquillo carosello, e gli disse, "Mi dispiace, ma suppongo di non essere ancora pronta per te." Poi si voltò, dirigendosi verso l'uscita. E non appena i suoi piedi abbandonarono il suolo del carnevale e toccarono il marciapiede, il carosello riprese a funzionare, girando allegramente con la sua bella melodia e le sue luci brillanti.
Shinobu scorse tre studentesse vestite con l'uniforme scolastica del liceo Tomobiki girare l'angolo, le risate che provenivano da loro erano le stesse che aveva sentito qualche momento prima. Rapidamente, Shinobu corse loro dietro. "Ehi! Aspettate!" chiamò, ma nessuna delle tre parve notarla.
"Aspettatemi!" ripetè e fece per toccarne una sulla spalla, ma invece la sua mano la attraversò, come se la ragazza fosse una sorta di miraggio. Shinobu emise un grido nervoso e ritirò immediatamente la mano, le braccia presero a tremarle. "Cosa - cosa mi è successo?" chiese con voce tremula, poi scosse la testa con determinazione, inseguendo le tre ragazze verso il liceo Tomobiki.
"Ehi? Non riuscite a vedermi? Per favore, qualcuno si accorga di me!" gridò Shinobu correndo attraverso il cortile e attraverso tutti gli studenti, come se non si trovasse nemmeno lì in quel momento. Notando Ataru e Lamù seduti a chiacchierare sull'erba, velocemente corse loro in contro. "Ataru! Lamù! Vi prego, notatemi!" E cercò di scuoterli, ma le sue mani attraversarono anche loro.
I due continuarono semplicemente a ridacchiare, immersi in una conversazione che Shinobu, per qualche ragione, non poteva sentire, e quasi scoppiò in singhiozzi per questo. Con lacrime di rabbia agli occhi, Shinobu si rifiutò di arrendersi e fissò con astio Ataru. "Ataru! Ataru, riesci a sentirmi? Dovresti essere capace di percepire quando una ragazza è nei dintorni, giusto? E allora perchè non avverti la mia presenza ora? Perchè non puoi essere lo stupido pervertito che sei sempre?" Ma Ataru continuò semplicemente a parlare con Lamù.
Shinobu scosse la testa e spostò lo sguardo sulla Oni dai capelli verdi, piangendo, "Lamù! Tu dovresti essere qualcosa di speciale! Non riesci a vedermi? Ti scongiuro! Lamù!" Neanche da Lamù giunse una risposta e Shinobu voltò loro le spalle, lacrime di rabbia le colarono dagli occhi, e urlò, "Non c'è nessuno che riesce a vedermi?!"
Ma subito sussultò quando i suoi occhi scorsero Shutaro, in piedi sul tetto della scuola intento ad osservare il cielo. Shinobu rise, ancora con le lacrime agli occhi, e balbettò in speranzosa eccitazione, "Shu - Shutaro! Lui mi noterà! Deve notarmi!"
Si affrettò rapidamente su per le scale e poi sul tetto, dove si trovava Shutaro, in piedi sul bordo, sorridendo e osservando il cielo. "Shutaro!" esclamò Shinobu, correndo verso di lui. Tuttavia, si il suo entusiasmo si smorzò quando lui non le rispose. "Shutaro?" ripetè, le sue speranze svanirono velocemente. Ma lui non si voltò a guardarla e non si mosse nemmeno quando lei gli arrivò alle spalle.
Shinobu strinse gli occhi, dai quali scendevano lacrime di assoluta rabbia, ed esclamò furiosamente, "Questa è tutta colpa tua! Tu sei quello che dovrebbe notarmi!" E, ancora, lui non si voltò. Shinobu emise un sospiro frustrato e continuò, "E' tuo dovere notarmi! Odio quando mi ignori!" Seguì un silenzio nel quale Shinobu attese disperatamente di ricevere una risposta. Poi, marciò in avanti per portarsi di fianco a lui e fissò ferocemente il suo volto. "Non t'importa neanche? Perchè non mi rispondi?! Perchè nessuno mi risponde?!"
E Shutaro inaspettatamente si voltò verso di lei e chiese con curiosità, "Perchè hai così bisogno che qualcuno ti risponda?"
Shinobu sussultò, le guance le divennero rosse mentre fece un passo indietro, chiuse gli occhi e scosse la testa. "Io...io non sapevo che tu potevi..." balbettò, prima di riaprire gli occhi per vedere che Shutaro era tornato a fissare il cielo, come se non le avesse mai rivolto la parola. "Shutaro?" chiese, sentendo la disperazione ritornarle agli occhi. "Shutaro, ti prego, Shutaro..." priva di speranza, la frase le morì in gola. Shinobu si disperò, piangendo mentre fissava in basso. "Ho solo immaginato che mi stesse parlando...?" si chiese ad alta voce, singhiozzando piano.
Ma Shinobu scosse la testa per l'ennesima volta e la alzò per guardare Shutaro. "Shutaro, so che puoi sentirmi! Shutaro, rispondimi! Shutaro!" poi, sollevò una mano per toccarlo e, sorprendentemente, Shinobu la sentì premersi contro la spalla di Shutaro e spingerlo in avanti. Lei diede un ansito, i suoi occhi lentamente si spalancarono mentre Shutaro voltò la testa per guardarla, i suoi piedi inciamparono e presto cedettero sotto di lui, chiara confusione gli si lesse negli occhi.
"Shi...Shinobu?" domandò in terrorizzato shock mentre lentamente iniziò a cadere verso il suolo che ora sembrava più lontano che mai.
Shinobu battè incredula le sue palpebre umide, la paura le squarciò il cuore mentre fissò Shutaro cadere, scivolando dal tetto verso il vuoto. "Shu...Shutaro?" balbettò, incapace di respirare mentre lo guardava. Scosse la testa, con lacrime che le sgorgarono dagli occhi e alzò una mano verso di lui, urlando, "Shutaro!" ma le sue dita non lo raggiunsero mai e lui precipitò verso il suolo buio e crudele.
Shinobu cadde in ginocchio, singhiozzando, mentre il tetto  intorno a lei si trasformò in una bellissima vallata, il sole brillava splendente e una gentile brezza primaverile permetteva ai fiori di fluttuare nell'aria. Una piccola lapide si formò di fronte alle sue ginocchia, vi si leggeva, "Shutaro Mendo, che possa riposare in pace..."
"L'ho...l'ho ucciso?" si domandò ad alta voce Shinobu fissando la lapide, le lacrime le colavano copiose giù dalle guance.
 Una mano confortevole si posò allora sulla sua spalla e Shinobu alzò lo sguardo per vedere uno straniero in piedi dietro di lei, aveva rossi capelli ricci e un'espressione cupa negli occhi.
Shinobu fissò l'uomo con curiosità, non sapendo come reagire alla sua presenza, prima di riportare lo sguardo sulla tomba di Shutaro Mendo e sul resto della bellissima vallata...


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Capitolo 7
*** Episodio 5 (Parte Seconda): Io Non Sono Te Non Sei Me Sono ***


Eccoci arrivati alla seconda parte dell'episodio numero 5!
Devo sadicamente confessare che sono lieto che questa parte della storia impressioni, angosci e confonda, perchè è proprio il suo obiettivoXD Ringrazio di cuore i coraggiosi e pazienti lettori che si sono spinti fino a questo punto e do loro una dritta. Lo so, questa storia è molto più bizzarra e complicata delle consuete storie che vengono postate in questo sito (e comincio a pensare che non sia stata una grande idea proporla...) tuttavia non pensate, lettori, di dover essere discepoli di Freud per comprenderla.  Come ho già detto in passato nell'episodio numero 5 ed in quello numero 6 Ataru, Lamù, Shinobu e Shutaro perderanno completamente il contatto con la realtà, affrontando una serie situazioni irreali che sono la rappresentazione dei loro dubbi e delle loro paure, perciò non perdete tempo a farvi domande sull'assurdità delle situazioni, cercate piuttosto di carpirne il significato.

Per Kitsune & Achille: le vostre ipotesi sono entrambe assolutamente corrette e ne sono felice, lo scorso capitolo ha come fine quello di mettere a nudo i problemi e le insicurezze di Shinobu di essere (superforza a parte) una ragazza normale, praticamente mai al centro dell'attenzione, sempre messa involontariamente in ombra da Lamù e, di conseguenza, disperata di ricevere attenzioni, soprattutto da Shutaro.


Per Kitsune: domanda legittima la tua e probabilmente di ovvia risposta,  ma una delle tematiche principali di "Torna da me...Tesoruccio" è: nel regno della mente, potranno prevalere le emozioni provenienti dal cuore?

Leggete, leggete!

Episodio 5 (Parte Seconda): Io Non Sono Te Non Sei Me Sono

Sottotitolo: (Relazioni, Seconda Parte: Il Problema di Perdere Se Stessi)

Interludio al Diploma

"DIPLOMA - il premio o l'accettazione di un grado accademico - CERIMONIA DI CONSEGNA DEL DIPLOMA. Per alcuni...un inizio. Per altri...una fine. Molti lo vedono come un traguardo; altri, come un vero e proprio miracolo; e altri ancora, come un sogno che non potrà MAI realizzarsi! FALLIMENTO! UMILIAZIONE! EVENTUALE POVERTA' E AUTODISTRUZIONE! Si, tutte queste parole definiscono il diploma!" esclamò Megane dal podio con esagerato entusiasmo ed eccitazione quella domenica mattina, la luce del sole splendeva su di lui e veniva riflessa brillante dai suoi occhiali mentre parlava per conto della classe di diplomati del Liceo Tomobiki nelle veci di loro rappresentante di classe. Era raggiante di orgoglio, fiero di poter fare il suo discorso davanti ad una moltitudine di abitanti di Tomobiki. Tuttavia, la maggior parte del pubblico, compresi i diplomati alle sue spalle, apparvero a disagio di fronte alla maniera con la quale Megane aveva drammaticamente pronunciato ogni sillaba di ogni parola, enfatizzando particolarmente le parole, "fallimento," "umiliazione," e "autodistruzione" con un ruggito di miseria e inequivocabile sofferenza. E ancora Megane continuò, non toccato dalla reazione del suo pubblico.
"Tuttavia, per quanto riguarda me stesso e i diplomati seduti alle mie spalle, la parola 'diploma' acquisisce un nuovo significato. Certo, per alcuni, potrà continuare a rimanere un miracolo, e per coloro che non hanno passato gli esami, rimarrà il fallimento definitivo, ma per noi il vero significato del diploma ora è...PERSEVERANZA! Si, è la perseveranza che simbolizza il diploma! Noi abbiamo dedicato la maggior parte della nostra giovinezza - delle nostre giovani, patetiche vite - al tirannico sistema educativo, schiavizzandoci giorno dopo giorno, opprimendoci con il pesante dovere scolastico. Ma nonostante tutto, in qualche modo, siamo riusciti a sopravvivere - si, a sopravvivere alla tirannica oppressione del Liceo Tomobiki - una volta capaci, abbiamo spezzato le nostre catene e ora dirigeremo le nostre vite verso un ugualmente oppressivo sistema educativo che fingerà di darci più libertà. Del resto, una falsa libertà è pur sempre meglio dell'assenza di libertà! E dopo i nostri sforzi universitari, ci muoveremo verso il mondo della corporazione lavorativa, dove continueremo a essere oppressi. Tuttavia, noi continueremo a scalare verso la cima finchè non saremo vecchi uomini e vecchie donne, quasi senili, e allora NOI, NOI STESSI, potremo diventare i tiranni! Si! Un giorno, in un lontano futuro, noi, noi stessi, diventeremo i bastardi affamati di soldi e potere di una società nella quale l'umanità effettivamente vive, attraverso noi! Però, i nostri stessi giorni di tirannia non potrebbero esistere se non tramite la nostra stessa oppressione. Ed è questo rende questo giorno così significativo! Siamo sopravvissuti a questa oppressione, rappresentata dal diploma, mentre coloro che hanno miseramente fallito rimarranno indubbiamente e definitivamente schiavi per tutta la vita. Ma allora voglio porvi una domanda - PERCHE' siamo sopravvissuti? E io vi ripeto - perseveranza! E' la PERSEVERANZA  che incarna il diploma. Perchè se non avessimo lottato ostinatamente su per il sentiero del successo, saremmo caduti in un orribile, violento fato di follia e cieca schiavitù del tirannico sistema..."
"A Megane viene sempre qualche crisi isterica ogni tanto..." mormorò Ataru mentre Megane continuava con il suo discorso. Poi incrociò le braccia e si appoggiò allo schienale della sedia.
"Beh, il suo discorso è un po' deprimente," commentò Shinobu corrucciando le sopracciglia, incrociando a disagio le braccia.
Ataru fece spallucce mentre Lamù si sporse su di lui e sussurrò, "Ma questo è, effettivamente, un giorno deprimente, no?"
Ataru sollevò un sopracciglio. "E perchè mai?" chiese.
Abbassando la testa e ponendosi le mani in grembo, Lamù rispose depressa,  "Beh, questa sarà l'ultima volta che ci vedremo. Dopo di che-"
"Questo non è vero," la interruppe Ataru con praticità. "Non ci perderemo di vista più di tanto. Voglio dire, io e te andremo nella stessa scuola, Lamù, e per quanto riguarda gli altri...beh, la maggior parte di loro non lascerà nemmeno il Giappone."
"Come fai a essere così cinico, Tesoruccio?!" dichiarò Lamù in oltraggio.
"Cosa? Saremo ancora tutti vicini," contestò Ataru, "Non è chissà quale tragedia."
"Non Shutaro," disse mogia Shinobu fissando il pavimento con occhi tristi. "Lui andrà in una scuola in America..."
"Oh, già, me ne ero quasi dimenticato..." disse Ataru aggrottando le sopracciglia. Poi diede una scrollata di spalle e incrociò le mani dietro la testa. "Oh, beh; è solo Mendo, comunque."
"PARASSITI!" urlò Megane, tanto che Ataru, Lamù, Shinobu e l'intera classe di diplomati quasi saltarono fuori dalle loro sedie. "Come parassiti noi infestiamo questa terra, alla ricerca di un qualche tipo di SCOPO nella nostra pietosa esistenza. E non ne abbiamo ancora trovato nessuno! INTRAPPOLATI - INTRAPPOLATI in un infinito circolo di fato miserabile! Correndo e correndo come penosi RATTI, per non riuscire mai a fuggire! E perchè? Perchè dobbiamo soffrire così? Perchè non ci permettono di scappare?" Megane sprofondò nel podio, singhiozzando su un braccio. Gli altri lo fissavano, i loro volti distorti in orrore e confusione.
"Maledetti, ecco! Maledetti tutti!" la rimbombante voce di Megane tornò a lui mentre si raddrizzò sul podio. "Ma noi abbiamo persistito! E presto NOI metteremo LORO in gabbia! Si, gabbie con delle ruote! E loro correranno all'infinito in queste ruote schiavizzati dal sistema di oppressione! E' QUESTA la vitale essenza del diploma!"
Sollevò le mani al cielo aspettandosi  un'esplosione di applausi. Tuttavia, tutto quello che seguì fu solo un lungo, scomodo silenzio. Megane rimase pietrificato per un  momento prima di sbattere le palpebre, abbassando le braccia, e schiarendosi la gola. "Ehm, si, beh...per concludere, vorrei personalmente ringraziare qualcuno che, grazie alla sua presenza, rende tutte le cose possibili! Senza di lei, io sicuramente avrei fallito come avrebbe fallito tutto il resto del corpo studenti, condannando noi stessi ad un'eternità di dolore e umiliazione! Ma, grazie a Dio, lei è scesa nella nostra piccola, insignificante cittadina per salvarci tutti dal nostro desolato avvenire! Perciò grazie, Lamù, per averci risparmiato dal tormento e dalla sofferenza! Tu sei la ragione del mio successo e del successo di tutte le cose! E tu, Lamù, sei la ragione per la quale il diploma esiste!" Ci fu uno scoppio di applausi e ovazioni mentre Lamù sorrise con modestia.
Dopo che l'applauso terminò, lo sguardo di Megane rimase posato su Lamù per un lungo momento di nostalgia prima che decidesse di forzare se stesso a voltarsi nuovamente verso il suo pubblico. "Ora," iniziò, "Anche se siete già tutti  CHIARAMENTE  consci del vero significato del diploma - oppressione, schiavitù, tirannia, e più di tutto, perseveranza per diventare quei tiranni che opprimono e schiavizzano - vi presento lo studente incaricato a svolgere il discorso di commiato, Shutaro Mendo, che TENTERA' di dire qualcosa di altrettanto profondo e significativo che possa reggere il confronto con il mio elegante discorso. Non siate troppo duri con lui, tuttavia, se non sarà in grado di riuscire a descrivere gli orrori del sistema educativo bene quanto me." Gesticolò in direzione di Shutaro. "Mendo."
Ci fu un tripudio di applausi mentre Shutaro si alzò con orgoglio, sorridendo presuntuosamente, e avanzando deciso.
Ataru sbuffò derisorio. "Grandioso..."  brontolò sarcasticamente. "Un'altra occasione che gli permetterà di darsi delle arie."
"Su, non puoi dire che un po' non  se lo sia meritato..." contestò Shinobu e Ataru si limitò a sbuffare di nuovo.
Shutaro diede a Megane uno sguardo di aperto disgusto e perplessità quando lo incrociò e prese posto sul podio con un sorriso. "Famiglia, amici, facoltà," iniziò con aria dignitosa mentre gli applausi diminuirono. "Da parte dei diplomati alle mie spalle, vorrei ringraziare tutti voi. Non solo per la partecipazione alla cerimonia di questa mattina, ma per il supporto, la dedizione, e la forza che ci avete conferito nel corso degli anni. Senza di questi, non saremmo mai arrivati così lontano. Vorrei inoltre estendere il mio apprezzamento a quei diplomati dietro di me che sono stati sia miei amici, che miei compagni durante questo lungo cammino."
Ataru quasi scoppiò a ridere forte. "Se non è il più grosso mucchio di stronzate che abbia mai sentito!" esclamò.
"Beh...almeno lo ha detto bene," rispose Shinobu, aggrottando le sopracciglia. Poi sbirciò un po' in direzione di Shutaro e aggiunse, "E con un bel sorriso, oltretutto."
Shutaro esibì un altro sorriso bonario al pubblico. "Questa parte delle nostra vita è giunta al termine," continuò. "Ma questo non vuol dire che il nostro viaggio sia terminato. Anche se saremo costretti a separarci per percorrere strade diverse, noi proseguiremo fino a che avremo realizzato i nostri stessi destini. Tuttavia, senza i ricordi degli amici che abbiamo incontrato o delle preziose lezioni che abbiamo imparato, noi non avremmo mai-"

Il Caso di Shutaro Mendo (Il Progetto Shutaro Mendo)

E' buio! ho paura!" urlò istericamente Shutaro agitando follemente la sua katana a destra e a manca mentre correva nelle tenebre. "Ho paura del buio! Ho paura del buio! Ho paura del - uh?" Si bloccò all'improvviso, per notare che si trovava di fronte ad uno specchio, e vide il suo riflesso, con katana brandita sopra la testa e tutto il resto. Abbassò allora la katana e la reinfoderò.  Poi, con un sorriso, esaminò orgogliosamente la sua immagine riflessa nello specchio. "Non male," commentò compiaciuto.
Voltando lievemente la testa di lato per avere una buona visuale del suo profilo, scorse un altro specchio con la coda dell'occhio. Curioso, si voltò completamente per scoprire, infatti, che si trattava di un intero corridoio di specchi. "Che strano..." Riportò poi lo sguardo sul primo specchio.
Tuttavia, con sua avversa sorpresa, scoprì che il suo riflesso non era più lì. "Ma che..." domandò fissando lo specchio e ponendoci sopra entrambe le mani.
Continuando a non vedersi riflesso, strinse gli occhi e passò davanti agli altri specchi del corridoio. Ma nessuno conteneva il suo riflesso. Dopo aver percorso un buon tratto di corridoio e guardato in dozzine di specchi, Shutaro si fermò. Guardò alle sue spalle da dove era venuto per poi riportare lo sguardo verso dove era diretto. Entrambe le vie gli sembravano senza fine. E Shutaro corrugò la fronte in confusione e perplessità.
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Shutaro corse dentro la stanza per trovare riparo dalla pioggia, scrollando le braccia per cercare di asciugarle più velocemente. Poi si guardò attorno e scorse un gruppo di persone - molte delle quali di sua conoscenza - vestite di nero  mentre una bara circondata di fiori era posta in fondo alla stanza. "Mmmh...dev'essere una veglia," decise Shutaro e, con imbarazzo, abbassò lo sguardo al suo inadeguato vestito bianco. Tuttavia, si avvicinò comunque e presto scorse Lamù e Ataru seduti in seconda fila.
"Moroboshi," disse, poi fece un sorriso alla bella Oni e la salutò, "Lamù." Lei rispose al sorriso meglio che potè mentre Ataru non si degnò nemmeno di alzare lo sguardo.
"Ehi, Mendo," disse Ataru. "Sei in ritardo."
"Non sapevo che ci fosse una veglia," rispose, prendendo posto di fianco ad Ataru.
Ataru fece una risatina tagliente. "Come facevi a NON saperlo?"
"Stai zitto, Moroboshi," rombò Shutaro lanciandogli un'occhiataccia furiosa. Poi, dopo un momento, domandò, "Per chi è la veglia?"
Ataru allora scoppiò a ridere e Lamù lo guardò con un'aria di rimprovero. "Tesoruccio! Non essere così crudele!" Lamù guardò compassionevolmente Shutaro e gli disse "Mi dispiace, Shutaro. Mi dispiace tantissimo."
"Beh, io dico-che liberazione!-" dichiarò Ataru. "Non vedo davvero l'ora che questa veglia sia finita! Poi sarà finalmente reso ufficiale!"
"Tesoruccio! E' una cosa orribile da dire!" lo sgridò Lamù  e poi disse a Shutaro, "Sono sicura che Tesoruccio non parla sul serio, ma tu sai com'è fatto...anche se, devo dire che sono contenta che sia capitato a qualcun altro e non a Tesoruccio...cioè...onestamente, ora che ci penso, credo che io stessa avrei scelto quella persona come prima ad andarsene di tutti noi, considerando, insomma..."
"Insomma, cosa?" chiese Shutaro.
Ma Lamù semplicemente abbassò lo sguardo sulle proprie ginocchia, un'espressione colpevole negli occhi. "Faresti meglio ad andare a rendere l'ultimo omaggio, Shutaro, prima che sia troppo tardi..."
"Già; probabilmente sarai l'unico a farlo, in ogni caso!" aggiunse beffardo Ataru iniziando a ridere a squarciagola, tutto il resto degli ospiti della veglia si unì a lui.
Shutaro corrugò le sopracciglia, sentendosi improvvisamente davvero a disagio mentre gli altri ospiti continuavano a ridere crudelmente. Si alzò comunque in piedi, e si incamminò lentamente e con cautela verso la bara per rendere il suo ultimo omaggio come Lamù gli aveva suggerito. Ma vi era Shinobu davanti alla bara, come se stesse di proposito cercando di sbarrargli la strada. Lei aveva le braccia incrociate e lo fissava con bruciante odio; era uno sguardo che Shutaro non le aveva mai visto rivolgergli prima, e rimase sorpreso di vederlo ora. "Shinobu?" chiese " Cosa-"
"Non aspettarti che io provi compassione per te," lo interruppe bieca Shinobu deridendolo con disprezzo. "Non mi sei mai piaciuto; non sei mai piaciuto a nessuno - eccetto che a te stesso, ovviamente. Del resto che ti aspettavi? Sono stata io a buttarti di sotto, in fondo. Non che non te lo sia meritato."
"Buttarmi di sotto?" domandò in confusione mentre Shinobu  si scostò di lato per permettergli di vedere. Gli occhi di Shutaro si spalancarono e la sua bocca si aprì per parlare, ma nessun suono ne uscì. La risata degli altri ormai gli bruciava nelle orecchie e lui desiderò disperatamente che finisse, non trovando però la forza di coprirsi le orecchie. Al contrario, digrignò i denti e serrò i pugni , insicuro se arrabbiato con se stesso o con tutti gli altri intorno a lui. Lanciò un'occhiata di disprezzo alla bara dove vide se stesso giacere, così sereno, e bello - e morto.
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"Shinobu! Shinobu, ti prego, apri la porta," chiamò Shutaro, battendo il pugno contro la porta.
"Un giorno?!" giunse la feroce voce di Shinobu dall'altro lato della porta e Shutaro si fece piccolo. "Come hai potuto dire - un giorno-?!"
"Beh, io...io non intendevo nel senso che hai capito, Shinobu!" rispose disperatamente Shutaro. "Quello che intendevo era-"
Improvvisamente, Shinobu spalancò la porta e pretese furiosamente, "Dillo, allora!"
Shutaro si imperplessì nervosamente notando la rabbia negli occhi di lei ,aveva una vena gonfia sulla tempia sinistra. "Dire cosa?" chiese con esitazione.
"Dì che mi ami!"
"Ecco...uh...io..." balbettò Shutaro arrossendo, e Shinobu emise un urlo, sbattendogli nuovamente la porta in faccia. "Shinobu!" la supplicò.
"Idiota!" sbraitò Shinobu mentre l'espressione di Shutaro si fece disperata.
"Per favore, Shinobu, lo stavo per dire," insistè Shutaro. " E' solo che non mi hai dato abbastanza tempo per-"
"Non dovresti aver bisogno di tempo!" lo interruppe lei "Dovrebbe essere automatico!" Shutaro la sentì emettere un lungo gemito prima che la ragazza scoppiasse in singhiozzi.
"Shinobu..." disse piano Shutaro, poi pose la mano sulla maniglia, girandola lentamente e aprendo la porta. "Shinobu..." La vide, giaceva sul letto piangendosi sulle braccia e distolse lo sguardo da lei, colpa e vergogna lo aggredirono pungendogli gli occhi e la gola. La mano gli cadde dalla maniglia e ciondolò immobile lungo il suo fianco, i singhiozzi di Shinobu furono l'unico suono che i due condivisero.
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"Tu ami Moroboshi, non è vero Lamù?"  domandò Shutaro mentre lui e Lamù camminavano lungo la strada affollata e soleggiata.
Lamù annuì vigorosamente leccando il suo gelato. "Oh, certo! Io amo Tesoruccio!" rispose la ragazza con un sorriso gioioso. "Lo amerò sempre!"
"Sempre?" chiese lui, annuendo. " Capisco..."
"Perchè me lo chiedi?"
"Per nessuna ragione in particolare," rispose Shutaro guardando altrove. "Dove altro vorresti andare, Lamù, durante il nostro appuntamento?"
"Mmh..." ponderò Lamù per un momento per poi sorridere e suggerire, "Beh, Tesoruccio ed io a volte andiamo al parco. O in spiaggia! Oh, e lo scorso fine settimana siamo andati a vedere un bel film insieme. Tesoruccio sosteneva che era noioso, ma io l'ho trovato davvero romantico. Ma Tesoruccio è fatto così, sai com'è. O forse potremmo andare a pattinare insieme! Tesoruccio e io adoriamo andare a pattinare insieme; ci divertiamo moltissimo e lui è così buffo quando cade. Non si fa mai male sul serio, certo, perchè se così fosse impazzirei! Sei mai andato a pattinare, Shutaro? Una volta dovresti venirci con me - e Tesoruccio, ovviamente!"
"Già...e Moroboshi..." disse Shutaro con voce spenta, aggrottando le sopracciglia.
"O forse ci potresti andare con Shinobu," offrì Lamù.
"Shinobu?" domandò Shutaro alzando lo sguardo leggermente impaurito.
"Lei ti piace, non è vero?"
"Si, certo che mi piace Shinobu..."
"Oh, guarda, è Tesoruccio!" esultò Lamù, cambiando discorso, agitando la mano, scorgendo improvvisamente Ataru camminare tra la folla. Lei rise felicemente e si voltò verso Shutaro con occhi luccicanti e un sorriso allegro. "Che sorpresa! Beh, è stato divertente, Shutaro; grazie per il gelato!" Gli fece un altro sorriso prima di volare via, lasciando cadere il gelato per terra, e Shutaro emise un sospiro mentre la osservò aggrapparsi al braccio di Ataru con un'espressione felice sul viso, e sapeva che era tutto inutile, dopo tutto, e che avrebbe dovuto saperlo invece di pensare che non lo fosse.   
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Shutaro si ritrovò circondato da bellissime donne, dozzine di femmine abbigliate in abiti stravaganti e sontuose acconciature, tutte che ridevano e che discutevano e che guardavano verso di lui, disperate di ricevere anche solo uno sguardo dal ragazzo, e arrossendo selvaggiamente ogni qual volta quest'ultimo lanciasse loro un sorriso. "Oh, Shutaro, sei così meraviglioso!" disse una di loro amorevolmente.
"E così bello!" aggiunse un'altra.
"E così ricco!" si intromise un'altra ragazza, poi tutte loro risero imbarazzate.
Shutaro rise a sua volta, fingendo di apparire modesto, non riuscendoci per niente, e rispose, "Andiamo, ragazze, non sono COSI' perfetto..."
"Ma tu lo sei, Shutaro!" protestò una quarta ragazza, scuotendo la testa in orrore al solo pensiero che lui non lo fosse.
"Perfetto sotto ogni aspetto!" squittì una quinta con enfasi e di nuovo tutte le ragazze risero suadenti.
Shutaro si passò una mano tra i capelli, con occhi brillanti e un sorriso attraente. "Beh, se proprio ne siete così convinte..." Fece un'altra risata e le tutte ragazze risero unendosi a lui. Quando la sua risata lentamente si spense, i suoi occhi scorsero Shinobu camminare, passando davanti al gruppo di ragazze e a lui, sorridendo serenamente indossando una sobria gonna e una camicetta mentre guardava avanti, non sembrando notare Shutaro o la folla di belle donne. Shutaro battè gli occhi in sorpresa e poi si rivolse alle ragazze, dicendo loro, "Scusatemi solo per un secondo..."
Ci furono gemiti di protesta quando Shutaro si fece strada tra la folla mentre le ragazze lo supplicavano di non andare, piangendo, "Resta, Shutaro! Non andartene!"
Ma Shutaro le ignorò cercando in qualche modo di divincolarsi da loro, le loro mani gli artigliavano le braccia tentando di trattenerlo. Finalmente liberatosi, vide Shinobu a pochi metri di distanza che passeggiava con passo spedito. "Shinobu! la chiamò iniziando a seguirla."Shinobu, aspetta!"
Shinobu si fermò e si voltò verso di lui con curiosità, domandando, "Posso aiutarti in qualche modo?"
"Volevo solo chiederti scusa, Shinobu," iniziò Shutaro, "Per-"
"Aspetta, ci siamo già visti da qualche parte, vero?" chiese lei con un sorriso interrogativo puntandogli un dito contro. "La tua faccia mi è in qualche modo familiare."
"Uh?" Shutaro la fissò per un lungo momento, sorpreso e senza parole. Poi, realizzando cosa aveva appena detto la ragazza, la faccia gli si fece rossa per l'imbarazzo.
Facendo un passo verso di lei, cercò finalmente di dire, "Shinobu, sono-"
"No, aspetta! Lasciami indovinare!" lo interruppe con una risatina. Portandosi un dito al mento, Shinobu disse, "Vediamo...lavori qui vicino? No, non può essere...almeno, non penso. Vero?"
"No," rispose Shutaro, seriamente confuso. "Voglio dire, io-"
"O forse ti ho già visto nei pressi del parco!" ponderò con eccitazione Shinobu, ignorandolo. "Mi ricordo di aver incontrato un ragazzo carino al parco lo scorso weekend." Ma subito scosse la testa e aggrottò le sopracciglia. "No, non penso fossi tu. Il ragazzo che ho incontrato era molto più bello di te, senza offesa, ovviamente." E gli fece un innocente sorrisetto.
"Più bello? Di me?" domandò Shutaro con la voce colma di orrore al semplice pensiero.
"Sinceramente, ora che ti guardo bene, tu non sei molto bello," commentò Shinobu tranquillamente squadrandolo da capo a piedi portandosi nuovamente il dito sul mento. "Insomma, non dico che tu sia INGUARDABILE..."
Shutaro fremette di rabbia. "Cosa intendi per inguardabile?" esclamò furiosamente.
"Beh, non intendevo in senso CATTIVO," insistette Shinobu. "Non dovresti prendertela così." E Shinobu fece una benevola risata rivolgendogli un sorriso caloroso.
Ma Shutaro scosse la testa. "Non è questo il punto, comunque!" urlò lui, afferrandola per le spalle. "Come puoi non riconoscermi?! Sono io! Shutaro!"
"Shutaro...? Mmmh..." si chiese Shinobu ad alta voce. "Mi ricorda qualcosa." Poi sorrise e disse, "Lo so! Probabilmente ci siamo visti a scuola, vero? Lei sorrise speranzosa, ma Shutaro corrugò la fronte in delusione. Anche Shinobu assunse un'espressione leggermente delusa e poi chiese, "Neanche?"
"Beh...in un certo senso è così..." mormorò lasciandole le spalle.
"Okay, allora ci vediamo a scuola...uhm...come hai detto di chiamarti?" Gli domandò la ragazza e Shutaro fece un sospiro.
"Shutaro," rispose lui cupo e Shinobu sorrise.
"Giusto! Shutaro! Cercherò di ricordarmelo la prossima volta!" gli disse ridendo per l'imbarazzo. "Bene, arrivederci, Shutaro," disse lei iniziando ad allontanarsi, agitando una mano per salutarlo. "Forse potremmo, non lo so, vederci in giro qualche volta."
"Arrivederci...Shinobu..." le rispose abbattuto Shutaro mentre la osservò andarsene senza neanche voltarsi per vederlo rivolgerle un lieve saluto con la mano. Non appena Shinobu scomparve dalla sua vista, Shutaro incrociò le braccia e sbuffò accigliato, fissando seccato la strada, arrabbiato con se stesso per essersi reso ridicolo in quel modo e con Shinobu per averglielo fatto fare.
"Sai, Mendo, penso che tu stia prendendo tutta questa faccenda un po' troppo seriamente," parlò improvvisamente una voce familiare e Shutaro alzò lo sguardo per vedere Ataru in piedi a un paio di metri di distanza, appoggiato con la schiena al muro di uno degli edifici. "Guarda che nessuno qui ti odia. Almeno, io non ti odio; ho sempre pensato che fossi tu ad odiare me."
E Shutaro grugnì e distolse lo sguardo da Ataru con disgusto, replicando freddamente, "Questo perchè sei un idiota, Moroboshi."
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Shutaro guardò verso il cielo, azzurro e brillante, i raggi del sole splendevano come oro attraverso esso, per poi illuminare il resto della vallata che lo circondava. Presto scorse Shinobu, inginocchiata davanti ad una lapide insieme ad un uomo dai capelli rossi. Strinse gli occhi, cercando di identificare meglio l'uomo, ma presto vi rinunciò. I suoi occhi si posarono nuovamente su Shinobu e la lapide. "Immagino di essere morto davvero, allora...mmh." disse facendo spallucce con noncuranza. "Almeno Shinobu non mi odia più," aggiunse poi con un sorriso. Ma quel sorriso si spense poco dopo quando disse, "Tuttavia, vorrei non averla fatta piangere...ho sempre odiato vedere una donna piangere..."
Subito dopo riportò lo sguardo verso il cielo per vedere una sorridente Shinobu fluttuare sopra di lui con bianche ali luccicanti d'oro, come se fosse un angelo.Shutaro le fece un affascinante sorriso. "Bene, se insisti, mia cara," disse, inchinandosi cortesemente, "Suppongo allora di non avere altra scelta che rimanere qui con te. Dopo tutto, sono un gentiluomo, e un gentiluomo non volta mai le spalle ad una fanciulla, Shinobu, specialmente ad una fanciulla per la quale provi grandi sentimenti, anche se ancora non sa di che tipo di sentimenti si tratti."
E poi cadde all'indietro, sull'erba della bellissima, solitaria vallata.   

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