A causa del mio migliore amico di Youko (/viewuser.php?uid=86149)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01 ***
Capitolo 2: *** 02 ***
Capitolo 3: *** 03 ***
Capitolo 4: *** 04 ***
Capitolo 5: *** 05 ***
Capitolo 6: *** extra 01 ***
Capitolo 7: *** 06 ***
Capitolo 8: *** 07 ***
Capitolo 9: *** 08 ***
Capitolo 10: *** Extra 02 ***
Capitolo 1 *** 01 ***
a causa del mio migliore amico 01
Questa è la prima fan fiction che scrivo, dopo averci riflettuto
a lungo ho deciso di creare questa storia per portare avanti la
campagna “non abbandonare un personaggio secondario, anche loro
hanno un’anima”. Se leggo o vedo un anime/manga state pur
certi che io mi innamorerò perdutamente del personaggio che o
muore dopo tre puntate oppure dice in totale tre battute e appare per
sole 4 vignette, NON è GIUSTO. In slum dunk il mio preferito
è Yohei Mito quindi questa fanfic riguarda principalmente lui,
spero di far felice qualche altra amante del teppista riflessivo XD
I personaggi non sono miei ecc…, è completa ma ne
posterò un capitolo a settimana per completare le correzioni,
tenete a mente che è ambientata nel secondo anno( quindi il
proseguo del manga/anime) ho seguito il calendario scolastico
giapponese (aprile-marzo).
NOTA: riposto il primo capitolo, dopo un’estenuante lotta con
l’html ( perdonatemi ma è la prima volta che uso
questo programma) ne ho approfittato per sistemare come dai
suggerimenti avuti ( vi ringrazio tantissimo ^^) spero che risulti
più leggibile.
A causa del mio migliore amico
1
-Ehi Tensai … allora? – domandò Noma con aria interrogativa stampata in faccia
-Eh?- Sakuragi non aveva ascoltato una sola parola, troppo preso a
seguire i propri pensieri si era estraniato dalle chiacchiere del guntai
- Ho detto – ripetè il ragazzo con uno sbuffo – se
sei dei nostri sabato, solito giro in sala giochi e poi a bere qualcosa
-
- Ah certo – rispose con la sua solita risata travolgente –
il tensai vi farà l’onore di poter stare in sua compagnia
- mentre Takamiya , Noma e Okusu rispondevano per le rime a
questa sua uscita, Mito puntò lo sguardo sul suo migliore amico
domandandosi che cosa gli stesse succedendo in quel periodo.
Da quando il nuovo anno scolastico era iniziato sentiva che qualcosa
stava turbando l’animo di Hanamichi, troppo spesso lo sorprendeva
con un aria corrucciata soprapensiero, per non parlare del fatto che
spesso e volentieri l’amico accampava scuse per non pranzare
insieme o addirittura evitava di uscire con loro preferendo rimanere a
casa o , come sempre più di frequente accadeva, rintanarsi al
campetto da basket nel parco vicino a giocare in solitudine.
Lo conosceva troppo bene per non intuire che qualcosa di grave lo
stesse preoccupando. Il suono della campanella decretò la
fine della pausa pranzo, mentre il guntai li salutava per ritornare
nelle loro classi Hanamichi e Yohei s’incamminarono per far
ritorno nella loro. Erano stati fortunati quel semestre avrebbero
diviso la stessa aula, anche se la gioia del Tensai era stata un
po’ rabbuiata alla scoperta che anche Rukawa sarebbe stato loro
compagno
- Hana – ne richiamò l’attenzione il moro –
dopo gli allenamenti ti aspetto così facciamo la strada di casa
insieme - lo informò tranquillo della sua decisione
– ok Yo- si arrese l’altro con un sorriso allegro,
conosceva bene quell’espressione e la determinazione di quello
sguardo, Mito aveva capito che qualcosa non andava e visto che lui non
si decideva a parlargliene stava passando al contrattacco. Si
preannunciava un lungo e sofferto ritorno a casa quel giorno, non che
la preoccupazione dell’amico non gli facesse piacere
tutt’altro, lui per primo avrebbe voluto confidarsi con lui.
Conosceva Yohei da quando qualche anno prima si era trasferito nel suo
quartiere ed erano subito andati d’accordo, non era solo il suo
migliore amico era un fratello per lui e proprio per questo loro legame
questa volta non poteva raccontargli nulla di quanto gli stava
capitando, principalmente perché proprio lui ancora non aveva
capito che diamine gli stava succedendo. L’unica cosa certa era
che da quando aveva capito che la sua dolce Harukina cara mai e poi mai
in questo universo l’avrebbe corrisposto , aveva iniziato a
passare le notti insonni mentre una strana angoscia mista ad
inquietudine lo assaliva sempre più spesso , chiunque lo
avrebbe ricondotto al fatto che avesse il cuore spezzato, ma in
realtà questo stato d’animo era scaturito proprio quando
aveva compreso che a lui in effetti non gliene importava niente. Era
stata proprio la presa di coscienza che andasse dietro alla sorella di
Akagi più per abitudine , come un riflesso incondizionato, che
per un reale interesse a gettarlo nello sconforto totale, in
realtà era stato il secondo pensiero che aveva formulato a
lasciarlo perplesso e confuso a interrogarsi su quanto sentiva
realmente.
-do’hao - Sakuragi rivolse lo sguardo a Rukawa, che come il
resto della classe si stava avviando all’uscita, perso
com’era non si era neanche accorto che le lezioni erano terminate
– baka Kitsune che ti credi che il tensai si fosse addormentato?-
gli urlò sbrigandosi a riporre le proprie cose e a inseguirlo
nei corridoi per dirigersi, verso la palestra, strepitando e chiarendo
che quella narcolettica era la volpe.
Yohei Mito osservava l’ennesima rissa in campo , scaturita
proprio dall’amico tra questi e Rukawa e sedata solo
dall’intervento del ventaglio di Ayako, senza il consueto sorriso
che solitamente una situazione del genere avrebbe causato.
Aspettò pazientemente che gli allenamenti si concludessero e
quando Myagi che quell’anno era subentrato nel ruolo di
capitano aveva concesso, magnanimamente a suo dire, a tutti di fermarsi
per quel giorno, attese all’esterno della palestra l’arrivo
dell’amico e così venti minuti dopo si ritrovavano uno di
fianco all’altro a varcare il cancello della scuola diretti a
casa.
Mito ascoltava in silenzio le chiacchiere allegre e le risate
dell’altro, loquace e spensierato come sempre quando a un certo
punto si bloccò fermandosi e costringendo anche l’amico a
fare altrettanto
– non credi che sia ora di finirla ? – esordì guardandolo dritto negli occhi
- ma di che diamine parli Yo?-
- Hana credi davvero che non abbia capito che c’è qualcosa
che ti preoccupa? Lo sai che con me puoi parlare no?- lo esortò
a sbottonarsi , Sakuragi per tutta risposta scoppiò in una
sonora risata
– Yohei non so che ti sei messo in testa ma guarda che il tensai
non ha altro in mente se non vincere il campionato – e un nuovo
scroscio di risa a seguire , si bloccò quando udì le
nuove parole di Mito
– non capisco proprio perché tu non voglia confidarti con
me – ammise con un sospiro iniziando a camminare nuovamente, si
fermò solo quando gli arrivò accanto e puntando gli occhi
in quelli dell’altro continuò – eppure mi sembra di
averti dimostrato più di una volta che puoi contare su di me
–
“lo so Yo” pensò Hanamichi colpito dalle parole e
dal tono dell’amico ma continuò a rassicurarlo
confermandogli che non aveva nulla e che fosse tutto frutto della sua
fantasia
– sai che non ti forzerei mai a confidarti con me se non vuoi ,
però ricordarti che io ci sono sempre – e facendo un gesto
di saluto con la mano procedette svoltando a destra lasciando
l’amico ancora fermo dove si trovava. Sakuragi aspettò che
l’altro non fosse più in vista per far scomparire il
sorriso e l’aria allegra che per la prima volta nella sua vita
aveva dovuto costruire per non impensierire oltre l’altro
“ sapevo che non avrei potuto fingere troppo a lungo con te Yo,
riesci sempre a leggermi dentro. Perdonami amico mio ma come posso
dirti quello che nemmeno io capisco?” pensò prima di
avviarsi per la sua strada.
*********************
Il resto della settimana passò tranquillamente, beh più o
meno , visto che Sakuragi ormai dormiva si e no tre ore a notte e
questo non solo iniziava a causargli problemi di ricettività a
scuola, più di una volta era stato ripreso dai professori
perché continuava a sbadigliare in classe oppure dovevano
ripetergli più volte una domanda prima che lui riuscisse a
rispondere , ma anche in campo non era più energico e vitale
come prima ,cosa per cui si era meritato le sgridate di un malefico
tappo, che sentiva forse un po’ troppo la responsabilità
affidatagli da Akagi , e per cui più di una volta gli
allenamenti si erano alternati fra i continui battibecchi dei due.
Alla fine tra alti e bassi il fine settimana era giunto e così
anche l’uscita con il guntai al completo, cosa che non avveniva
da un paio di mesi . Il numero dieci dello shohoku però,
benché avesse cercato di essere l’anima della serata, non
era riuscito completamente ad accantonare i pensieri che ormai da tempo
avevano iniziato ad assillarlo, così dopo aver trascorso due ore
a giocare a pachinko il gruppo ora si trovava seduto a un tavolino a
bere birra in uno dei soliti locali che frequentavano spesso.
Hana stava bevendo in silenzio sorridendo o scoppiando a ridere per
questa o quella battuta dei ragazzi ma spesso Mito, che tra
l’altro era il più taciturno di tutti quella sera, aveva
visto il suo sguardo estraniarsi come sovente capitava - che ne
dite andiamo a mangiare qualcosa?- propose Takamiya
-ancora?? – tuonarono in coro Noma e Okusu dato che l’amico
non solo aveva cenato a casa prima di uscire ma si era anche fermato a
un distributore
- per me no ragazzi è ora che torni a casa – esordì Hanamichi lasciando tutti stupiti
– ma oggi è sabato e non sono neanche le dieci – gli fece notare infatti Noma
- lo so, ma domani io e altri della squadra abbiamo promesso ad Akagi e
Kogure d’incontrarci al campetto sulla spiaggia per una
partitella – si giustificò
- Ah ecco … - esordì Okusu scambiandosi una eloquente
occhiata con gli altri, vedere il loro capo appassionarsi a quello
sport non gli era mai dispiaciuto, ma in quegli ultimi mesi avevano
notato che Sakuragi tendeva a preferire la compagnia dei compagni
di squadra alla loro e visto che dopo due mesi finalmente il grande
Tensai si era deciso a uscire di nuovo con loro, il fatto che ora
dovesse far ritorno a casa così presto per gli impegni del
giorno dopo decisamente non gli andava molto giù
– Hana sicuro che sia solo questo il motivo?- cercò d’indagare Takamiya
- certo che altro motivo potrebbe esserci ?– scattò subito
sulla difensiva il rosso a cui sentirsi sotto esame non piaceva per
nulla
- è che ultimamente sei un po’ diciamo –
continuò l’altro non sapendo bene che parola usare,
più che altro non volendo scatenare una reazione violenta da
parte di Sakuragi e quindi evitare di ritornare a casa con un
bernoccolo in fronte
- assente o almeno con noi – gli venne incontro Noma al quale
evidentemente le testate del Tensai mancavano molto -
all’inizio pensavamo che fossi giù di corda per via
dell’Akagi – continuò imperterrito
– in effetti ricevere il cinquantesimo due di picche non è piacevole – valutò Okusu
- volete cinquanta testate dal Tensai per caso?-
s’inalberò il rosso che era un po’ suscettibile su
quell’argomento
-No vorrei solo capire se ce l’hai con noi o cosa – dichiarò Noma
- ma che cavolo dici? ti sei rincretinito del tutto?-
- dico che per passare una serata con noi dobbiamo trascinarti a forza
mentre per correre dietro a una palla con i tuoi amichetti in
pantaloncini corti, hai sempre tempo – sputò tutto
d’un fiato il biondino
- è perché io faccio qualcosa a differenza vostra-
scattò adirato Hana – e poi che c’entra che hanno i
pantaloncini corti?- chiese senza logica sbattendo i pugni sul
tavolo
- allora avevamo ragione – scattò a sua volta Noma – è con noi che hai dei problemi –
-non ho nessun problema- urlò furioso scattando in piedi e
facendo cadere la sedia a terra e rovesciando il bicchiere di birra sul
tavolo, attirandosi così gli sguardi dei clienti del locale
– che accidenti vi prende a voi vorrei sapere –
continuò ancora più adirato – non ho nessun
problema capito nessuno, sono il tensai io mettetevelo in testa, sono
sempre io non è cambiato niente , niente- urlò ancora
prima di dirigersi a passò di marcia all’uscita, Mito
seguito dagli altri gli corse dietro cercando di richiamarlo e capire
che cosa gli fosse preso, certo i ragazzi avevano esagerato,
però era anche vero che si erano giustamente sentiti messi da
parte e volevano solo una spiegazione. All’ennesimo richiamo
Hanamichi si voltò ancora furente verso di loro – sapete
che vi dico?Andate al diavolo- urlò lasciandoli sbigottiti in
mezzo alla strada a fissarlo mentre si allontanava incavolato
nero - ma che diamine gli prende si può sapere?- chiese
Okusu perplesso da quella sfuriata – certo che anche voi due
però – intervenne Takamiya - ricordargli che
è stato scaricato 50 volte-
- prima d’ora non è mai stato un problema l’abbiamo
sempre preso in giro per il fatto che sia uno sfigato con le donne
– gli ricordò l’altro
- beh penso che ormai sia chiaro a tutti no – fece Noma alquanto
indispettito da quella discussione – ormai il Tensai non
vuole più avere niente a che fare con noi –
- non essere così tragico – ne frenò le conclusioni il biondo
– che altro volete per capirlo? – continuò ancora il liceale coi baffi ficcandosi le mani in tasca con rabbia
– l’avevamo già capito l’anno scorso, da
quando si è appassionato al basket non è più stata
la stessa cosa, ormai l’armata Sakuragi è morta, deceduta,
finita, estinta –
- si abbiamo capito- intervenne Mito a frenare l’amico in versione dizionario dei sinonimi
- comunque Noma ha ragione – intervenne Okusu – credevamo
fosse depresso per via di Haruko ma agli allenamenti è sempre il
solito Hana , certo un po’ più scorbutico e attaccabrighe
visto che non fa altro che picchiarsi con Rukawa - anche Yohei
aveva notato come l’amico cercasse sempre il minimo pretesto per
azzuffarsi con l’altro e anche lui aveva creduto inizialmente che
il motivo fosse riconducibile all’antipatia che il rosso provava
per il giocatore, in quanto da sempre unico e grande amore della
manager .
Ma da quando Haruko si era messa insieme ad un suo compagno di classe ,
motivo per cui Hanamichi aveva capito che non aveva speranze su quel
fronte, dopo che la ragazza gli aveva non solo detto che stava
frequentando qualcuno ma anche che per lei Hana sarebbe stato sempre e
solo un amico, non se ne spiegava il comportamento. Certo
l’amico non aveva mai fatto mistero dei suoi sentimenti per la
ragazza, come del resto era successo per le precedenti 49, ed era
proprio perché lo conosceva bene che sapeva che il fatto non
poteva averlo scosso più di tanto, proprio perché lui
aveva sempre saputo che in realtà non ne era innamorato .
No Hana si stava isolando da loro, da lui e quando il suo migliore
amico si comportava così c’era un’unica spiegazione
possibile, il motivo del suo disagio era serio ma finché quella
testa matta non si apriva non sapeva come aiutarlo sospirò
pesantemente, in più ora ci si mettevano anche questi altri tre
idioti in vena bellica a complicargli la vita - non so quale sia
il problema – ammise ottenendo l’attenzione del guntai
– non ne vuole parlare neanche con me –
- oh cavolo allora è grave- ammise Takamiya mentre gli
altri due si dicevano d’accordo, non solo perché i due
fossero grandi amici ma conoscevano bene quanto per Hanamichi
contassero le opinioni del ragazzo.
– in un certo senso si comporta come quando morì suo padre
– ricordò Noma – neanche allora voleva parlare con
nessuno vuoi prenderlo di nuovi a pugni Yo?- domandò
rivolto al ragazzo, ricordando che dopo mesi l’unico modo per far
reagire il rosso e farlo sfogare era stata proprio una rissa avuta con
il suo migliore amico – non lo so non credo otterrei
qualche risultato, allora aveva bisogno di un modo per buttar fuori la
rabbia e la frustrazione – ammise – in un certo senso
è quello che fa con il basket gioca finché non si
sfinisce, ma a quanto pare non risolve un granché –
- Beh comunque sia io non lo vado di certo a cercare, ci ha mandato al
diavolo quindi finché non si scusa io non gli parlo –
esordì Noma avviandosi per ritornare dentro il locale, Mito
sospirò pesantemente per l’ennesima volta quella sera
avviandosi dietro ai tre, sapendo di doversi sorbire come minimo un
paio d’ore delle loro lamentele.
Quando arrivò a casa Hanamichi era ancora scuro in volto, si
ritrovò da solo ,visto che sua madre sarebbe rientrata tardi
avendo alcune colleghe di lavoro organizzato una piccola serata fra
donne. Decise di cambiarsi e andare al campetto nel parco per sfogarsi
nell’unico modo che in quei giorni gli era stato utile, ossia
tirare a canestro , mentre finiva di infilarsi la tuta però
capì che non avrebbe risolto nulla non era arrabbiato non
più almeno , dopo i primi minuti di conversazione un’altra
sensazione ne aveva preso il posto gettandolo in uno stato di
confusione totale , la paura.
Era quella la sensazione che gli stava stringendo lo stomaco da quando
era uscito dal locale e la causa principale per cui aveva reagito in
quel modo , possibile che se ne fossero accorti? Si domandava
incessantemente da quando le parole pantaloncini corti erano saltate
fuori, sprofondò nel letto chiudendo gli occhi e cercando di
capire che diamine gli stesse capitando, anche se la risposta che gli
saltava in testa come logica soluzione veniva subito scacciata
con un “ non può succedere a me , impossibile, ma
perché proprio a me?”
Mito decise di passare per il parco, dopo due ore abbondanti di
lamentele, sproloqui e birra consumata da quei tre deficienti che si
ritrovava come amici, decise di averne avuto abbastanza, così
aveva salutato tutti e si era diretto sulla via di casa. Però
prima voleva passare per il campetto da basket, sperava che Hanamichi
si trovasse lì magari più calmo e che forse questa volta
gli avrebbe parlato, ovviamente era una vana speranza e quando lo vide
vuoto si rassegnò ad andare a letto, però un rumore
attrasse la sua attenzione, sembrava che qualcuno stesse prendendo a
calci il distributore poco più avanti.
Poteva anche essere l’amico ancora arrabbiato così decise
di andare a dare un’occhiata, percorse il viale principale e
quando fu in vista della macchina in effetti vide un ragazzo, per altro
vagamente familiare forse un suo compagno di scuola rifletté,
che la stava prendendo a calci rivolgendole epiteti non proprio
affettuosi. Stava per girare e tornarsene indietro quando vide il
ragazzo in questione tirare un cazzotto alla distributrice di bibite,
cosa di nessuna utilità se non quella di farsi male e infatti lo
vide massaggiarsi le nocche doloranti, ciò che colpì la
sua attenzione fu che lo aveva riconosciuto e non era un suo compagno
di scuola, tutt’altro frequentava il Ryonan ed era un componente
della squadra di basket .
Lo aveva visto più di una volta l’anno precedente dato che
aveva seguito tutte le partite di Sakuragi, si domandò che ci
facesse da quelle parti visto che dubitava abitasse in quel quartiere e
che ogni mattina, con spirito di sacrificio degno solo di un martire,
attraversasse l’intera città per frequentare l’altro
istituto. In più stava piangendo, aveva visto chiaramente
le lacrime che gli scendevano sulle guance e dubitava che il motivo
potesse essere la mano dolorante o la frustrazione di non aver avuto la
lattina. Lo seguì con lo sguardo, lo vide allontanarsi e
sedersi a una panchina poco distante, aveva appoggiato le braccia sulle
ginocchia e teneva il capo chino non vi era un lamento ne un movimento
delle spalle scosse dai singhiozzi, eppure Yohei era certo che stesse
piangendo.
Con un sospiro maledicendo la sua natura da crocerossina si
avviò alla macchinetta, come aveva supposto una lattina di the
anche se acquistata era rimasta incastrata, più di una volta
quell’aggeggio infernale si era bloccato, ma sia lui che gli
amici avevano scoperto il trucco per ottenere ciò per cui
avevano pagato, così dando un ‘occhiata veloce alla
panchina prese una monetina dalla tasca, il senpai non si era ancora
accorto della sua presenza, acquistò una seconda bevanda e sia
la prima che la successiva vennero prelevate con successo . Si
avviò verso l’altro ragazzo e come aveva previsto solo
quando la sua mano che gli porgeva la bibita entrò nel suo campo
visivo, Koshino alzò il viso stupito guardandolo , durò
solo una frazione di secondo poi ricordandosi dello stato in cui
era Hiroaki raddrizzò la schiena asciugandosi veloce le
lacrime con la manica della maglia – A volte s’inceppa
- esordì Mito spezzando il silenzio, gli mise la lattina
in mano e come nulla fosse si sedette anche lui aprendo la sua e
bevendo tranquillo.
Il senpai lo fissò incerto e perplesso sul da farsi quando
lo vide voltarsi nella sua direzione distolse lo sguardo fissandolo
testardamente sulla bibita.
Ora una persona comune in una situazione simile avrebbe agito in due
modi, uno chiedergli direttamente il motivo del suo stato d’animo
e accettarne le conseguenze oppure vedendo che l’altro non
gradiva intavolare nessun tipo di discussione si sarebbe alzata e si
sarebbe diretta per la sua strada, ma Yohei Mito non era una persona
comune lo sapeva bene altrimenti non sarebbe mai potuto diventare il
miglior amico di quella testa matta di Sakuragi - Oggi ho
avuto una giornata schifosa – esordì con calma guardando
il cielo – stamani sono andato al negozio di video giochi, doveva
essere messo in vendita l’ultimo numero di un gioco che aspettavo
da un anno e che mi dice il tizio quando arrivo? Che a causa di
problemi con il distributore arriverà solo fra un mese, beh poco
male almeno l’ho ordinato, poi mi si è spezzata la chiave
dentro il lucchetto della catena del motorino ovviamente chiusa intorno
alla ruota. Non ti dico un’ora buona a convincere il
ferramenta più vicino a darmi in prestito una sega,
praticamente ho passato l’intera giornata a liberarlo per tornare
a casa e per finire, stasera ho litigato col mio migliore amico
- con la coda dell’occhio vide il ragazzo alzare la testa
di scatto e fissarlo - veramente non è che ci ho litigato
io, ha fatto tutto da solo – chiarì, diede una lunga
sorsata aspettando in silenzio
– perché avete litigato?- s’informò
l’altro, che a dire il vero sulle prime voleva dirgli che diamine
poteva fregargliene a lui della giornata del cavolo che aveva avuto e
quindi di starsene zitto, ma visto che non era in vena di litigare
aveva preferito rimanere in silenzio sperando che si scocciasse e se ne
andasse, poi la situazione era cambiata con quella notizia
- di preciso non l’ho capito bene – ammise – è
strano da un po’ di tempo, gli altri miei amici gliel’hanno
fatto notare si sta allontanando dalla vecchia compagnia, in fondo
credo sia normale, quando si cresce si hanno altri interessi e ognuno
prende la propria strada - rimasero in silenzio a lungo
– anche io ho litigato col mio migliore amico –
esordì d’un tratto Koshino - più precisamente
è il mio unico amico – continuò in un sussurro ma
che l’altro udì perfettamente, aspettò in silenzio
che continuasse, non voleva imporgli domande a cui forse non avrebbe
voluto rispondere, aveva iniziato a parlargli per primo della sua
giornata proprio per metterlo a suo agio – la colpa è
stata mia ho iniziato a trattarlo male, non che in genere sia molto
diverso solo che questa volta ho detto davvero delle cose
orribili,volevo ferirlo perciò ho tirato fuori tutto quello che
sapevo gli avrebbe fatto male – le dita strinsero la lamiera
sottile della lattina con foga – sono una persona orribile
– una constatazione semplice e lineare
- quando si è incavolati spesso capita – fece Mito non per consolarlo ma perché ne era convinto
- volevo farlo star male e ci sono riuscito e ora non posso più
tornare indietro, non che cambierebbe poi molto comunque l’avevo
già perso –
“Sendo” pensò Yohei se non ricordava male
aveva sentito dire che Koshino era il suo migliore amico quindi si
stava riferendo a lui
– Vi conoscete da molto ?- s’informò
- dalle elementari –
- all’ora vedrai che vi chiarirete un amicizia non si perde per
qualche parola cattiva - lo sentì ridere e si voltò
a guardarlo perplesso
– si vede che non mi conosci – esordì Hiroaki,
ignaro che lo avesse riconosciuto convinto invece di essere un totale
estraneo come lo era per lui l’altro – se sapessi quello
che dicono di me non ti saresti neanche avvicinato - Mito
accennò un sorriso lo aveva visto giocare molte partite non lo
conosceva direttamente era vero, però aveva sentito le parole
che si era scambiato più di una volta con Hana. A quanto
sembrava aveva un bel caratterino, però dato che quella era una
serata strana e soprattutto l’aveva visto prima piangere e ora
ridere non gli disse nulla – cos’è sei un teppista
per caso?- gli domandò invece
- no quello no, però ho un pessimo carattere anche se qualche
cazzotto lo tiro anch’io ogni tanto – dichiarò
ripensando che l’unico ad averne fatto le spese era sempre e solo
Akira, si decise ad aprire la bibita - per questo mi evitano
tutti, non che la cosa mi dispiaccia –
Su quello Yohei aveva i suoi dubbi ma li tenne per se - Beh io
non sono il tipo che si spaventa facilmente – “anche
perché sono io il teppista fra i due” pensò Mito -
e comunque mi piace farmi un opinione propria delle persone e non
basandomi su quello che si dice in giro –
Hiroaki lo guardò di nuovo per un istante prima di dire - comunque non credo che faremo pace –
- da tempo al tempo – gli consigliò, in fondo era quello
che sperava anche lui con Hanamichi - hai detto che tutti ti
stanno alla larga ma lui no, non mi sembra il tipo che si faccia
impressionare per qualche parola di troppo altrimenti non avrebbe retto
fino ad ora, no?- gli fece notare, Koshino rimase perplesso per un
po’
– ora ha qualcun altro però – esordì con una
tristezza che colpì Yohei, intuì ci fosse molto di
più sotto che una semplice litigata, non finì neanche di
formulare quel pensiero che vide scorrere nuove lacrime - ho
sempre pensato che almeno lui sarebbe rimasto per sempre, ha sempre
avuto un sacco di storie ma niente di serio sai quelle che durano una
settimana al massimo, ora è diverso è davvero preso
e io non lo sopporto così oggi quando mi ha dato buca per andare
da lui sono scattato - “lui” pensò
distrattamente Mito - gli ho detto che il suo ragazzo è
peggio di lui, che appena si stancherà di scoparci lo
mollerà e che non venisse a piangere da me, perché
è quello che si merita visto che è un idiota bravo solo a
letto ma per il resto è una nullità -
“ragazzo?” pensò ancora - non che lo pensi
davvero, però lui ha sempre avuto paura che la gente lo
giudicasse solo per il suo aspetto visto che è un bel ragazzo,
uno con cui passare una bella notte ma fuori dalle lenzuola niente
–
- glielo hai detto perché sapevi di ferirlo – concluse Yohei
- gli ho fatto male lo avevo capito benissimo ma non ho
ritrattato, mi ha detto che lo avevo deluso, allora abbiamo litigato di
brutto ci siamo buttati addosso un sacco di cattiveria, ma tu guarda
che scemo non capisco che diavolo mi prende stasera –finì
il proprio sfogo Hiroaki asciugandosi il volto con un gesto rabbioso
“hai detto che nessuno ti si avvicina questo mi fa dedurre che
lui sia l’unico a farlo, in più hai detto che prima
d’ora non era mai stato seriamente innamorato, hai avvertito il
pericolo, hai avuto paura di perderlo e hai agito istintivamente”
pensò Yohei - hai detto che l’hai ferito –
fece – quindi vedrai che prima o poi vi chiarirete, magari
se iniziassi ad essere un po’ più sincero le cose
andrebbero meglio –
- che vuoi dire ? – gli chiese guardandolo poco convinto
- di ammettere che hai paura di perderlo –
- questa è una cretinata come se a me importasse –
- se non fosse così non staresti qui a piangere ti pare?- gli rivolse un sorriso
- tu non mi conosci –
- è vero non ti conosco – ammise Mito
- è facile parlare con te – fece Koshino dopo molto rompendo il lungo silenzio che era venuto a crearsi
- perché con gli estranei è più semplice, tutto qui – convenne Mito.
L’altro ragazzo non ne era del tutto convinto non era mai stato
un tipo molto propenso ad aprirsi con nessuno neanche con Akira ,
chissà forse quella sera lo doveva alla
particolarità della situazione, in realtà più di
una volta Yohei aveva pensato che avrebbe fatto successo come
confessore, visto che non solo Hana ma anche i ragazzi del guntai se
avevano qualche problema andavano a parlargliene volentieri
l’unico intoppo era che lui era buddista e non cristiano, sorrise
alzandosi e stiracchiandosi - casa mia è qui vicino vieni
prendo il motorino e ti accompagno,non abiti in zona vero? –
domandò intuendo già la risposta
- No – ammise Koshino perplesso
– lo sospettavo dato che mi sembrava di averti visto giocare
nella squadra di Basket del Ryonan- continuò avviandosi
seguito dall’altro che ora era stupito – ho seguito qualche
partita – ammise – giochi anche quest’anno?-
- si ma non c’è bisogno che mi accompagni prendo il treno
– disse imbarazzato che l’altro lo conoscesse se pur di
vista - ma sai che ore sono?- gli domandò di
rimando, Hiroaki guardò l’orologio prima di esclamare ad
alta voce – porca miseria ma è l’una
- Yohei rise di gusto soprattutto quando lo vide lanciargli
un’occhiataccia, gli fece cenno di seguirlo, dopo poco arrivarono
nel condominio dove abitava. Dopo avergli detto di aspettarlo in strada
andò a prendere il suo fedele mezzo di trasporto, visto che non
voleva svegliare nessuno dei condomini lo spinse a mano fino a
raggiungere l’altro e non gli passò inosservata la sua
faccia e la frase che gli rivolse una volta giunto – sicuro che
funzioni?-
- ovvio- esclamò era vero che l’aspetto non era il massimo ma aveva cambiato personalmente tutti i pezzi
– malfidato – fece subito dopo con un sorriso, si
accomodò in sella aspettando che l’altro salisse, ma dallo
strano modo in cui stava fissando lo scooter gli sorse un dubbio
– sei mai salito su un motorino?- non servì che gli
rispondesse quando lo vide arrossire un poco, gli indicò dove
mettere i piedi e gli suggerì di tenersi a lui, dato che non si
fidava a farlo tenere al sellino – mi raccomando rimani fermo se
mi fai perdere l’equilibrio cadiamo – finì di dire
prima di avviare il motore
- preferisco andare a piedi - gli arrivò alle orecchie un attimo prima di partire.
Giunsero in breve tempo, data l’ora non c’era quasi nessuno
per strada, in più Yohei aveva usato qualche scorciatoia,
Koshino lo fece fermare all’inizio di una via residenziale
dato che casa sua era poco più avanti e poteva arrivarci a
piedi - beh allora … grazie – fece questo una volta
sceso, ringraziando il cielo di essere ancora vivo dopo essere salito
su quel mezzo poco affidabile e visto come correva l’altro
– figurati allora ci si vede ciao – esclamò mettendo
in moto e partendo.
Hiro rimase a fissarlo sparire – cavolo non gli ho neanche
chiesto il nome – sussurrò, aveva parlato per più
di un ora con l’altro e non si erano neanche presentati non che
pensasse di rivederlo, visto che frequentavano scuole e distretti
differenti, però gli sarebbe piaciuto sapere come si chiamava.
*******************
Erano passate due settimane da quando Sakuragi aveva discusso con il
Guntai, perfino Kogure il giorno dopo aveva intuito che gli fosse
successo qualcosa dato il suo malumore e le occhiaie segno che non
aveva dormito affatto.
Mitsui e Myagi lo avevano preso in giro immaginando avesse fatto le ore
piccole con i suoi amici, ma quando la settimana dopo nessuno di loro
si era presentato in palestra ad assisterlo ai suoi allenamenti avevano
iniziato a sospettare qualcosa, perfino Rukawa aveva capito che il
do’hao doveva aver litigato con Mito e gli altri, seppur il primo
continuava a salutarlo ogni giorno Hanamichi non ricambiava affatto
mentre gli altri tre appena lo incrociavano in corridoio facevano finta
di niente, decisamente anomalo.
Per non parlare che era diventato una vera e propria impresa fargli il
minimo appunto, scattava per un nonnulla specialmente con la volpe, in
più dava scarsi risultati in campo e in vista della prima
partita, sebbene amichevole, Myagi si stava esaurendo
- secondo voi che può essere capitato al rosso?-
s’informò quel mercoledì pomeriggio Mitsui,
avvicinandosi a un isterico Ryota e ad Ayako – non ne ho la
minima idea però è deconcentrato, si perde dietro
passaggi semplici per non parlare del fatto che sia meno …
vitale si è il termine esatto – riassunse la manager
osservando il numero dieci esercitarsi in dei tiri a canestro,
dei quali non ne imbroccava uno per giunta
- me lo sta facendo apposta – esplose il neo capitano – ce
l’ha con me ne sono sicuro – gli altri due decisero di
ignorare i suoi deliri e ripresero a parlare fra loro lasciando che
l’altro borbottasse fra se le sue manie di persecuzione
– Mito e gli altri sono ormai due settimane che non si fanno
vedere – constatò ancora la ragazza – in più
sembra che abbiano litigato ho notato alcuni comportamenti freddini fra
loro, ho provato a parlarne con Sakuragi ma oltre che ridere declamando
che il tensai anche quest’anno farà vincere lo
Shohoku di più non ho ottenuto – riferì
- domani provo a parlarne con Mito – prese la sua decisione il
tiratore da tre avviandosi a centro campo per completare
l’allenamento.
Come promesso aveva intercettato il teppista fuori dal corridoio della
propria aula, prima che si avviasse a raggiungere a pranzo gli amici
Mitsui lo prese per un braccio dicendogli che doveva parlargli,
cosa che stupì e insospettì di gran lunga Yohei, ma che
comunque accettò di seguirlo, si appartarono in un angolo del
corridoio ormai quasi del tutto deserto.
I due non avevano mai scambiato molte parole se non qualche saluto
quando la banda Sakuragi faceva la sua apparizione in palestra, per
questo non sapeva bene come affrontare il discorso Hisashi ma dato che
anche l’andamento della squadra ne stava risentendo non si fece
troppi scrupoli e andò dritto al punto.
- proverò a parlare con Hana – promise Mito, più
che altro preoccupato che stesse dando scarsi risultati anche nel
Basket, segno che qualsiasi problema lo angosciasse non lo avesse
ancora risolto ma anzi il suo stato d’animo sembrava
peggiorare - come hai potuto capire non siamo proprio in buoni
rapporti in questo periodo –
- si lo avevo intuito, senti il rosso è sempre stata una testa
calda ma in campo ci sa fare e sarebbe un peccato se sprecasse
l’opportunità per dimostrarlo anche
quest’anno, non ti dico che rischia il posto di titolare ma se
continua così accadrà proprio questo – a Mitsui
vennero in mente brutti ricordi che scacciò subito non volendo
ripensarci - quindi vedete di risolvere la faccenda io,
Ayako,Ryota abbiamo provato a parlargli perfino Rukawa, ed
è tutto dire, ma con noi il rosso non si sbottona. Ma è
chiaro che sta così perché è successo qualcosa fra
voi vedete di risolverla alla svelta – terminò in tono
minaccioso
- ho capito – fece Mito prima di andarsene, quindi nessuno di
loro aveva notato lo strano comportamento di Hanamichi, se non ora
attribuendolo ai rapporti tesi fra lui e il guntai, rifletté
ancora mentre si avviava.
Quando quella sera Hanamichi fece ritorno a casa oltre a sua madre che
l’aspettava, rientrata poco prima di lui, vi trovò anche
il suo migliore amico. Senza far capire nulla al genitore si
avviò nella sua stanza seguito dall’altro – che
vuoi?- lo apostrofò chiudendo la porta
- sapere che succede , e non accetto un và tutto bene come
risposta – il numero dieci dello Shohoku poggiò il borsone
a terra poi con un enorme sospiro alla fine disse – non posso Yo,
per favore non chiedermi niente –
- Hana mi stai facendo preoccupare ma che succede?-
- è una faccenda che devo risolvere io per piacere – fu
interrotto dalla voce della madre che lo avvertiva che stava uscendo a
fare la spesa
– Yohei rimani a cena?- chiese la donna che si stava infilando le scarpe nel corridoio
- con piacere signora – esordì il ragazzo prima che
l’amico potesse dire di no, quando sentirono la porta di casa
chiudersi riprese il discorso - si può sapere in che
guaio ti sei cacciato?-
- ma in nessuno Yo –
- allora parlamene –
- non posso maledizione, lo capisci? – esclamò
mentre si sedeva a terra tenendosi la testa fra le mani
- ok facciamo così io faccio le domande e tu rispondi solo si o
no – concordò Mito ottenendo il suo sguardo
- Kami Yo non siamo mica ragazzini dell’asilo –
- avrei i miei dubbi –sussurrò prima di porre la
prima domanda – per caso c’entra qualche banda di
teppisti?- al suo cenno di diniego proseguì –
sei indebitato con qualcuno?-
- certo che no- sospirò per l’assurdità della situazione – Yo ti prego lascia –
- no che non lascio stare – alzò la voce l’altro
– tu lasceresti stare se fossi al mio posto? – Hanamichi
non rispose, non lo avrebbe fatto lo sapevano entrambi - sei il
mio migliore amico e so che hai un problema, ma non vuoi parlarmene, ok
Hana se non ti fidi di me lo posso accettare ma con qualcuno devi
parlarne, hai visto in che stato ti sei ridotto? Da
quant’è che non dormi ? Perfino in campo fai pena, Mitsui
è venuto a chiedermi di parlarti –
- che cosa? – s’inalbero subito il numero dieci
– rischi il posto in squadra Hana, sei deconcentrato non so che
diamine ti passa per la testa ma è certo che con qualcuno devi
sfogarti se non sono io allora-
- Dannazione Yo, se non ce la faccio a dirlo a te non posso farlo con nessun altro – scattò l’altro
- Hana io sono qui forza parlamene –
- non posso Yo io… non mi capisco più e non voglio che … lascia stare ti prego –
- kami, Hana non sarai finito in qualche giro di droga? –
- che cavolo dici Yo non le prendo quelle schifezze –
- allora che succede hai ammazzato qualcuno?-
- peggio –
- peggio? Che diamine hai fatto?- si stava preoccupando oltre ogni dire
- io credo di …. Insomma … forse …. Ma è impossibile …. Cioè io-
- quando e perché non ce li metti?-
- Cavolo Yo, sto cercando di dirti che forse sono gay e tu mi prendi in
giro?- il silenzio più totale scese nella stanza
,Hanamichi osservò atterrito il suo ex migliore amico guardarlo
fissò senza avere alcuna reazione apparente – Yo?- lo
chiamò esitante sicuro che da un momento all’altro Mito
sarebbe esploso insultandolo pesantemente, infatti lo fece ma non per
il motivo che credeva lui
- e tu saresti il tensai? Degli idioti anzi sei il re degli imbecilli e
questo lo ritieni peggio di ammazzare una persona? Mi hai fatto stare
in ansia mesi per questo?-
- ehi per me è una cosa grave va bene? Sono andato dietro
a 50 ragazze, 50 Yo e poi sono un teppista non è possibile non
posso esserlo se qualcuno lo sapesse sarei finito, a mia madre
prenderebbe un colpo, Kami- - Hana sei un
do’hao ha ragione Rukawa-
- che c’entra quella volpe malefica adesso eh ? io non l’ho nominata capito, la odio chiaro?-
Yohei fissò il suo migliore amico prima di scattare in piedi
– non ci posso credere Rukawa tu- non finì la frase
perché la testata dell’altro arrivò prima
- non lo pensare nemmeno capito?-
- va bene ora calmati – disse il moro massaggiandosi la fronte
dolorante – si può sapere perché ti sei tenuto
tutto dentro e non me ne hai parlato prima?- Hanamichi sembrava
in difficoltà ma parlò ugualmente una spiegazione gliela
doveva – è che non capivo neanche io, tutt’ora non
ci capisco niente, quando Haruko si è messa con quel suo
compagno ho realizzato che in fondo –
- non te ne fregava niente si lo avevo capito – s’intromise Mito
- beh per me è stato un colpo più che altro perché
insomma l’ho paragonata a qualcun’altro che non è
una ragazza – fece evasivo – Rukawa – finì
l’altro a cui ora molte cose apparivano chiare,
l’incredibile inimicizia dei due, le continue sfide, risse,
evidentemente Sakuragi ne era inconsciamente attratto da tempo ma ne
rifiutava l’idea, era proprio vero il detto che spesso
l’odio è un’altra forma di amore
- si, ma a me sono sempre piaciute le ragazze Yo, insomma potrebbe essere una fase adolescenziale non credi?- chiese speranzoso
– non so tu intanto racconta –
- mi sentivo confuso così ho iniziato a guardare tutte le
ragazze della scuola, tutte quelle che mi passavano accanto per strada,
qualsiasi donna di qualsiasi età e niente, in più non
facevo altro che paragonarle alla kitsune non sapevo che pensare,
volevo parlartene, davvero ma ho avuto paura Yo che ti facessi schifo e
allora-
- hai così poca fiducia in me Hana? Pensavi davvero che dopo
tutto quello che abbiamo passato insieme in questi anni io - non
riuscì a continuare il pensiero che l’amico lo conoscesse
così poco lo aveva ferito più di quel che poteva
immaginare
- cavolo no Yo, io ho fiducia in te ma cerca di metterti nei miei panni
se scoprissi una cosa del genere non ti prenderebbe il panico? Come
dovrei dirlo a mia madre? Quella non vede l’ora che metta la
testa a posto, trovi un lavoro, mi sposi e le faccia dei nipotini.
Cavolo Yo ci vivi anche tu in questo mondo sai quanto è bigotta
la gente, se lo venissero a sapere a scuola ad esempio o in squadra
credi che rimarrebbe tutto uguale? Sai le battute che mi farebbero? E
poi c’è il lato pratico della cosa insomma non posso Yo
– lo vide arrossire furiosamente per quanto fosse forte, energico
e vitale, pronto ad affrontare una banda di teppisti senza paura in
realtà era tremendamente timido e certi argomenti lo
imbarazzavano a morte
- se me ne avessi parlato prima ti avrei detto questo –
iniziò Mito capendo che il suo amico aveva vissuto dei mesi
d’angoscia tremendi, rinchiuso nelle sue paure senza potersi
confidare con nessuno. Per quanto ci fosse rimasto male per la sua
mancanza di fiducia, non era il momento di prenderla in considerazione
– primo chi ti ama Hana e questo riguarda tua madre ma anche tuo
padre, perché anche se non me lo dici so che hai pensato anche a
lui - lo vide sfuggire il suo sguardo e capì di averci
visto giusto – chi ti ama sarà felice se tu sarai felice e
credo che preferisca saperti contento con un ragazzo che ti ama al tuo
fianco, che in galera perché hai ammazzato qualcuno e questo
giusto per rivedere la lista delle cose gravi –lo vide
sorridere se pur controvoglia
– lo so ma essendo un teppista sarebbe logico fare quella fine Yo –
-non siamo mai stati veri teppisti Hana, anche se ci chiamano
così e non disdegniamo una bella rissa, in realtà siamo
una banda buona diciamo così e poi da quando tu sei entrato in
squadra non lo sei più, non solo perché ti butterebbero
fuori se fossi coinvolto in qualche scazzottata è che ormai hai
trovato la tua strada, cavolo Hana tua madre non è più
preoccupata a morte da quando giochi a Basket, sei la sua vita, credi
davvero che non ti supporterebbe? – ancora una volta Hanamichi
non rispose - e chi non ti accetta può andare a quel paese
non sei mai stato il tipo di persona che si fa problemi per quel che la
gente pensa di te o sbaglio? Tu sei il Tensai, e so che se qualcuno
oserebbe fare qualche battuta di cattivo gusto l’ultima cosa che
si ricorderebbe sarebbe la tua testata, lo so che è difficile lo
posso solo immaginare ma ci sono io Hana e chi ti vuole bene, se
dovessi esserlo non devi fartene ne una colpa ne buttarti giù
così –
- grazie Yo – disse di slancio trovando un po’ di
forza in quelle parole, se l’amico non avesse reagito in quel
modo per lui sarebbe stata dura d’affrontare come situazione ma
aveva ragione lui non si sarebbe fatto abbattere, non del tutto almeno
- comunque da quel che ho capito non ne sei sicuro al cento per cento – proseguì l’amico
– non lo so Yo non ci capisco niente –
- facciamo un passo per volta prima di tutto vedi di ritornare il
Tensai di sempre e di far pace con il guntai, poi vedremo di capirci
qualcosa - per Yohei la situazione era abbastanza chiara ma
l’amico si rifiutava di accettarla non ancora almeno, quindi
doveva agire con cautela anche perché aveva capito cosa
nascondeva Hanamichi, la paura di ammettere di essere innamorato del
suo peggior nemico
– mi dispiace di essermi comportato in quel modo ma avevo paura che si, insomma –
-che lo capissi e quindi hai preferito evitarci a me e il guntai,
tranquillo nessun problema e vedrai Hana per quanto quei tre siano dei
deficienti –
- no Yo- urlò il rosso afferrandolo per le spalle – non lo deve sapere nessuno me lo devi promettere-
- cavolo ti ricordi che parli con me? – s’indispettì
alquanto, andava bene avere paura ma ora si esagerava era sempre lui
Yohei Mito -ho mantenuto fino ad oggi il segreto di come si
è rotto il prezioso vaso di tua madre rammenti?-
- cavolo me l’ero scordato l’avevo rotto io facendolo
cadere, ma tu mi hai retto il gioco quando le ho raccontato che era
stato un gatto entrato dalla finestra aperta – Sakuragi
scoppiò a ridere sentendo l’angoscia di quei mesi
attenuarsi.
Non solo Mito resto a cena dall’amico ma passò anche la
notte da lui, andò solo un attimo a casa a prendere la divisa e
lo zaino,anche se del secondo avrebbe fatto a meno, trascorsero la
notte a chiacchierare come facevano quando uno dei due restava a
dormire dall’altro, quasi sempre Yohei visto che Hana aveva
più spazio a disposizione.
Quella serata fu ristoratrice per il giocatore, anche se non
recuperò ore di sonno aveva riacquistato serenità e
fiducia che tutto si sarebbe risolto per il meglio, certo ancora
sperava che fosse solo uno sbalzo ormonale, una qualche crisi
adolescenziale, o magari le troppe testate date nel corso degli anni,
ma iniziava anche a capire che in fondo non era questa grande tragedia
anche se evitava accuratamente il tasto Rukawa.
Il giorno seguente Sakuragi s’incontrò con il gundai
al completo chiese scusa del suo comportamento, adducendolo al
fatto che sentiva la pressione di dimostrare alla squadra e a se stesso
di saper raggiungere dei risultati ancora migliori quell’anno,
dato che ormai non si poteva più definire a digiuno del basket.
Se i ragazzi crebbero a quella scialba scusa oppure no non lo capirono,
infatti quei tre erano più intelligenti di quel che sembrava,
comunque visto che si era scusato ed era tornato il solito di
sempre non trovarono nulla da ridire, anche perché il Tensai li
aveva minacciati di prenderli a testate.
Anche nella sessione degli allenamenti diede il meglio di
sé sprizzando allegria e vitalità da tutti i pori, per la
gioia di Miyagi e delle matricole, il guntai assistette alla
sessione come faceva una volta e quindi tutti pensarono che il suo
strano comportamento fosse stato scaturito da quel famoso litigio.
Strano a dirsi quel giorno Hanamichi non si picchiò neanche con
Rukawa facendo scorrere gli allenamenti in tranquillità, tranne
qualche piccola frase urlata a gran voce sulla bravura del tensai , il
do’hao dell’asso dello shohoku e un baka kitsune non
arrivarono mai alle mani.
Quella sera dopo cena Yohei ritornò a casa del rosso con somma
gioia della madre di questo, che non si spiegava come mai il ragazzo
non andasse più a trovarli frequentemente come faceva prima.
I due si chiusero in camera dopo aver preso una bottiglia d’acqua
e un sacchetto di patatine giganti, Mito posò a terra una busta
di plastica che aveva portato con se, aveva informato l’amico
curioso che voleva verificare alcune cose,tirò fuori un pacco di
riviste.
Prese la prima, una rivista di moda da cui spuntavano dei pezzi
di post it coloratati in cima, aprì il primo mostrando
all’altro la figura di un giovane modello, che sfoggiava un
paio di pantaloni scuri, una camicia bianca di cui i primi tre bottoni
erano lasciati aperti e un paio di occhiali da sole all’ultimo
grido
–dimmi che ne pensi – lo interrogò guardandolo
fisso, Hana per quanto quella richiesta gli sembrasse assurda fece come
detto – non è il mio genere – esclamò mentre
l’amico alzava un sopracciglio – sai che preferisco di
più la roba sportiva –
- il modello non i vestiti – chiarì il ragazzo che stava
rivalutando l’intelligenza dell’amico, lo vide arrossire
furiosamente quando comprese quella semplice verità – che
… che … devo darti una testata?- esclamò
- ma tu guarda lo faccio per te e tu vuoi pure massacrarmi –
- scusa hai ragione- deglutì e in imbarazzo riportò lo sguardo sul ragazzo fotografato sul giornale
- che devo dirti ? – chiese dopo un attimo
- è il tuo tipo oppure no? Ti piace? Cose di questo genere Hana- spiegò pazientemente l’altro
- no- affermò sicuro , Yohei aprì la rivista al secondo
segno, era un giocatore di basket intento a saltare a canestro –
bellissime queste scarpe – esclamò Sakuragi
- Hana- lo richiamò l’amico
– scusa, scusa emh non so, carino?- tentò sempre più paonazzo
- lo chiedi a me?- s’irritò Mito girò la
pagina mostrando quella precedente – questo non ti piaceva
sicuro, perché?- indagò anche se lui un vago sospetto
l’aveva
– non so sembra così … biondo – esalò dopo un attimo
– e questo che è moro?- chiese mostrando la foto del giocatore di Basket
- mah si è carino- “ok stavano facendo dei
progressi “ pensò Yohei, girò ancora
mostrando questa volta un ragazzo dai capelli corvini e gli occhi
azzurri, in boxer neri di una nota casa di biancheria intima, vide lo
sguardo dell’amico ipnotizzato dagli occhi del modello ma quando
spostò la visuale, notando la sua quasi totale nudità
richiuse la rivista di scatto raggiungendo la tonalità della
propria capigliatura
– non voglio vederle certe cose- esclamò imbarazzato ,Mito lo guardò perplesso
– scusa la domanda- iniziò – ma quando sei negli spogliatoi come diamine fai –
- che c’entra quello è diverso – esclamò
sicuro anche se sempre rosso – e poi evito di guardare –
ammise
– ah ecco mi sembrava strano- conoscendo l’amico se
lo immaginava con lo sguardo fisso a terra –quindi credo non sia
il caso di mostrarti le riviste porno che ho comprato -
valutò invece
- che hai fatto?- urlò Hanamichi a squarciagola tanto che sua madre dalla stanza a fianco dovette ricordargli l’ora
- aspetta ti faccio vedere solo questa – girò la pagina
mostrando la foto di una modella dalle curve generose che indossava un
sexy quanto sensualissimo completino intimo di pizzo bianco, Hanamichi
arrossi ancora e chiuse la rivista di nuovo – Non è che
sei bisex?- domandò Mito perplesso
- bi che?- domandò preoccupato
- ti piacciono sia le donne che gli uomini – spiegò con noncuranza
– non lo so è meno peggio che essere solo gay ?- chiese
speranzoso , Yohei sospirò pesantemente riportando la rivista
alla sua attenzione – non lo so– fece lapidario per
troncare quell’assurdo discorso
– allora forza guardali e dimmi che provi a guardare un uomo e una donna in mutande –
- vergogna, imbarazzo,mi sembra di essere in mutande anch’io
– snocciolò tutto d’un fiato trovando il pacchetto
di snack favolosamente invitante
– no Hana, volevo sapere chi ti sconvolge nel senso chi ti eccita
- ecco lo aveva detto – e non guardarmi così, tu hai
un grosso problema col sesso, ma in generale sai Hana-
- che diavolo vuoi dire ? –
- niente lascia stare e rispondi –
- non lo so a te chi piace?- domandò a sua volta, Yohei lo fulminò con lo sguardo -Hana-
- ho capito Yo ma se lo dico solo io mi sembra hai capito no-
“ no ma ormai ci ho rinunciato da tempo” pensò ma
invece Mito disse – ok allora – guardò attentamente
entrambi i modelli – nessuno dei due ora tu-
- non ci credo – esclamò per nulla convinto Hanamichi, ma
osservò di nuovo entrambe le foto dopo un lungo momento, e
una lotta interiore non indifferente, puntò il dito sul
modello maschile – Yo ma allora lo sono davvero?- chiese ancora
paonazzo in viso
– penso di si, ma tu non deprimerti dobbiamo ancora fare una cosa
– ripose le riviste nel sacchetto evitando che
all’amico potesse prendere un colpo, quando lo vide ritornare ad
una colorazione normale disse – pensa a tutti i ragazzi che
conosci e dimmi chi secondo te è carino, nel senso con cui ti
piacerebbe uscire- appena lo vide tornare nuovamente color aragosta e
non fiatare, ma con uno sguardo disperato negli occhi comprese e
parlò ancora - pensavo di fare un test sul campo
– lo vide strabuzzare gli occhi ma continuò
indifferente – che tu abbia un’attrazione per Rukawa
è chiaro, non ti azzardare a darmi una testata – lo
bloccò appena lo vide sporgersi in avanti
– è chiaro Hana, quel modello ti piaceva perché
assomiglia a lui e non provare a negare che è inutile- ma
Sakuragi non voleva farlo lo aveva capito anche lui, quando ne aveva
visto gli occhi aveva pensato alla Kitsune ed era arrossito
immaginandola in quella posa sensuale- perciò andrai in un
locale gay e vediamo che effetto ti fa –
- che cosaaaaaaaaaaaa???-
- Hanaaaaaaaaaaa-
- scusa mamma-
- dicevo- riprese Mito indifferente a quella scena
- no tu sei impazzito, io non ci vado chiaro?? E se qualcuno mi vede no ,no e no-
-È necessario- esalò ancora Mito – e poi non sarà in zona quindi tranquillo-
- non ci vado –
- ti accompagno- chiarì dato che sapeva che fosse quello il reale motivo
- va bene – accettò infatti dopo molto, ma molto averci riflettuto.
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Capitolo 2 *** 02 ***
a causa del mio migliore amico 02
RINGRAZIAMENTI:
Grazie a Camus, Aury,_Ichigo_ 85 e Fliss90 per le recensioni. Mi avete
reso veramente felice con i vostri commenti e consigli che ho
cercato di seguire in questo secondo capitolo. Spero che sia venuto
più leggibile del primo ( che ho ripostato) e che non vi deluda.
Inoltre ringrazio tutte le persone che hanno messo questa fic tra le
preferite e le seguite e a tutti coloro che l’hanno letta.
I personaggi non mi appartengo e questa storia non è a scopo di lucro.
Grazie e buona lettura a tutti ^^
2
Il sabato successivo era una giornata importante per lo Shohoku e non
solo, la prima partita di allenamento dopo il precedente campionato per
la squadra della scuola di Sakuaragi sarebbe avvenuta contro il Kaynan
proprio nella loro sede scolastica, inoltre quella sera stessa Mito
aveva organizzato il famoso test sul campo.
L’amico aveva organizzato tutto nei minimi dettagli,
si era recato il sabato precedente in un internet point, dato che
lui non aveva un computer e visto che non poteva usare quello di
Takamyia, l’unico che lo possedesse fra di loro.
Una volta giunto aveva fatto una rapida ricerca per trovare una
lista dei locali che interessavano la loro uscita, di questi ne aveva
selezionati alcuni fuori zona, da eventuali conoscenze del rosso,
compagni di scuola, amici ecc.. poi un ulteriore sfoltita era stata
data quando cercando notizie più particolareggiate aveva escluso
i locali che necessitavano di un documento d’identità per
entrarvi.
Dato che loro erano ancora minorenni inoltre, voleva evitare di portare
Hana in un locale dove avrebbe potuto incontrare gente che copulava
allegramente, magari in qualche stanza adibita proprio a
quell’uso, ve n’erano un paio che riportavano anche la foto
di alcune camere da letto messe a disposizione per i clienti abituali,
ecco magari sarebbe stato meglio evitare certi posti, conoscendo
la timidezza dell’amico e soprattutto la sua aggressività
quando si trovava in momenti di estremo imbarazzo.
Quindi aveva trovato un locale niente male un semplice e
comunissimo pub con una grande pista da ballo il Dark Fire, Hanamichi
non era stato molto entusiasta nel ricevere questa notizia ma ormai
aveva dato la sua parola, così decisero di recarvisi il sabato
sera successivo.
Yohei avrebbe dormito dall’amico così dopo la
partita avrebbero avuto il tempo di prepararsi con calma e
psicologicamente per quanto riguardava il giocatore, poi sarebbero
partiti.
Quel giorno anche qualcun altro stava organizzando la propria
serata, Akira Sendo neo capitano della squadra del Ryonan era dalla
sera prima che non sentiva il proprio ragazzo.
Forse chiamarlo in quel modo era un po’ eccessivo si disse ma
infondo si frequentavano ormai da un paio di mesi assiduamente e per il
momento questo gli bastava.
Ora aveva un piccolo problema da risolvere, i contrasti fra il suo migliore amico e il suo koibito.
Koshino non aveva un carattere semplice e questo l’aveva
sempre saputo, fin da quel primo giorno in prima elementare in cui gli
aveva proposto di giocare insieme e Hiro-chan prima lo aveva guardato
in un modo che neanche uno youkai avrebbe retto un simile effetto
terrificante, dopo di che gli aveva versato in testa tutto il
succo d’arancia che stava bevendo.
Ma ad Akira quel bambino piaceva a discapito di tutto, così
tanto aveva detto e fatto che alla fine erano diventati amici, Hiroaki
era una parte importante della sua vita forse perché entrambi
erano figli unici lo considerava la sua famiglia, per questo quando
Koshino gli aveva detto quelle cose poche settimane prima non
solo ne era rimasto ferito ma addirittura sconvolto, tanto da passare
in lacrime tutta la notte fra le braccia del suo ragazzo, di cui tra
l’altro aveva avuto una grande prova di quanto tenesse a lui,
dato che lo aveva ascoltato e confortato pazientemente.
Quando una settimana dopo erano riusciti a parlare e a chiarirsi
aveva giurato a se stesso che non avrebbe perso nessuno dei due.
Inaspettatamente era stato proprio Koshino ad avvicinarsi per cercare
un chiarimento, Sendo si era ormai rassegnato ,dopo le frasi al
vetriolo che si erano scambiati, ad aver perso l’amico
trattandosi con fredda cortesia, invece un pomeriggio dopo gli
allenamenti Hiroaki gli aveva chiesto di parlare e miracolo dei
miracoli l’orgoglioso Koshino gli aveva chiesto scusa di quanto
detto.
Anche Akira dopo un iniziale momento di stupore, dieci minuti
abbondanti in cui Hiro-chan stava per perdere la calma, aveva fatto
altrettanto dichiarando che quando l’aveva accusato di essere
geloso del rapporto che stava costruendo con il suo ragazzo solamente
perché lui era incapace di averne uno proprio, lo aveva fatto
solo per ferirlo, come era stato ferito lui poco prima dalla sua frase.
Per questo Akira compose il numero del suo ragazzo –
ciao stallone – esordì con voce roca che sapeva mandare in
estasi l’altro – si so che sei impegnato –
continuò subito – volevo solo avvertirti che stasera porto
anche Hiro chan - sapeva che all’altro non sarebbe
andata a genio quella idea e infatti
– no ascoltami, lo so che pensi che Kosh sia geloso perché
è innamorato di me ma non è così te lo assicuro,
non vuole fare il terzo in comodo infatti non lo sa che ci sei anche
tu, ci vediamo dentro – continuò a spiegare – voglio
trovargli un ragazzo sono sicuro che – Sendo mantenne il
sorriso ma alzò un sopracciglio perplesso – che
c’entra l’accalappiacani non ha la rabbia, si va bene ci
vediamo stasera ciao e diverti – chiuse la comunicazione con un
sorriso estatico, diciamo più estatico di quello che sfoggiava
sempre.
-Yohei – chiamò Okusu l’amico seduto al suo fianco mentre osservava la partita in corso
– tu e Hana avete discusso per caso?-
- no che io sappia- affermò questo perplesso
– allora perché ogni tanto guarda verso di te come
se volesse ucciderti e soprattutto perché è così
rosso?- continuò il biondo sempre più confuso
- non ne ho la minima idea –
Hanamichi Sakuragi giurò durante tutto il primo tempo che avrebbe ucciso il suo migliore amico.
Grazie ai suoi assurdi test, non solo ogni volta che vedeva la Kitsune
la immaginava con indosso un paio di boxer neri ma quel giorno,
proprio poco prima nello spogliatoio, aveva intravisto sul serio la
biancheria incriminata addosso a Rukawa e stava quasi per sentirsi
male, e ora ogni volta che si trovava un giocatore del Kaynan di fronte
si poneva la stessa domanda “è il mio tipo?”
- si può sapere che hai da fissare?- chiese Nobunaga
Kyota impensierendosi quando lo vide arrossire e trasalire
- che ti straccio nobu-scimmia – urlò il Tensai prima di
partire in avanti deciso a dedicarsi al gioco solo ed esclusivamente a
quello, possibilmente per il resto della sua vita.
-Hana allora sei pronto?- chiese Mito alla porta del bagno di casa Sakuragi
- non mi sento bene Yo … forse è il caso di rimandare –
Yohei sospirò per l’ennesima volta - esci fuori o
dico del vaso – lo minacciò in un sussurro per non farsi
sentire dalla madre di Hana intenta a seguire un programma alla
tivù, la porta si aprì
- infame – ringhiò Hanamichi.
Mito ammirò il ragazzo meravigliato, aveva fatto proprio bene a
convincerlo a vestirsi a quel modo, indossava un paio di Jeans
piuttosto aderenti color chiaro con la parte delle cosce ad effetto
sbiadito, in realtà era il paio più vecchio che possedeva
ma dato che gli stavano bene e il gioco di colore sembrava fatto
apposta Sakuragi non li aveva ancora buttati, uno spacco, naturale per
altro, sopra il ginocchio destro dava un tocco in più, indossava
scarpe da ginnastica bianche con due bande laterali rosse che
richiamavano la camicia anch’essa bianca con delle fiamme
scarlatte che partivano dal basso, tenuta rigorosamente fuori dei
pantaloni e i primi tre bottoni slacciati – sei perfetto –
decretò l’amico.
– Yo perché io sono vestito da rimorchio e tu no?-
chiese il numero dieci osservando i semplici jeans neri e la maglia
dello stesso colore a manica lunga
– perché sei tu che devi far colpo non io- gli ricordò questo
- ah no o ti vesti da rimorchio anche tu oppure mi metto la tuta
– lo minacciò, l’idea di essere l’unico ad
andare in giro agghindato non gli piaceva proprio, dato che doveva
soffrire che si sacrificasse anche il suo migliore amico
– ma piantala- lo rimproverò Yohei
- sono serio – lo avvertì
- ho portato solo questo –
Hana gli alzò il bordo della maglia – i pantaloni
vanno bene almeno sono a vita bassa – constatò prima di
tuffarsi nel proprio armadio, ne uscì dopo poco con una maglia
nera – metti questa – esordì
- Non mi sta la tua roba Hana - gli ricordò, non solo il
rosso era più alto di lui ma era anche più muscoloso
- tranquillo questa si è stretta in lavatrice – lo rassicurò.
Mito acconsentì indossando la maglia a v senza maniche
dove un drago blu elettrico partiva dallo stomaco e si arrampicava fino
al lato sinistro del petto – vuoi che mi prenda una
polmonite? - lo accusò, in oltre la maglia si era
così ristretta non solo da aderirgli al corpo ma anche da
lasciare un pezzo dello stomaco scoperto
- stai benissimo Yo- constatò Hanamichi pensando che
l’amico avrebbe dovuto vestirsi più spesso in quel modo,
in oltre gli anfibi militari neri gli davano un aria un po’ metal
che a Mito non stava niente male
– sono ridicolo rimetto la mia- esordì facendo per sfilarla
– ma che dici, sei davvero carino anzi sei davvero niente male,
bisogna solo aggiustare i capelli con questo abbigliamento ci và
un'altra pettinatura - in effetti anche Hana aveva lasciato un
ciuffo ribelle ricadere a regola d’arte sulla fronte
– che hanno i miei capelli?- si lamentò Mito mentre veniva trascinato in bagno
– niente solo che a vederti vestito così mi è
venuta in mente una pettinatura e voglio vedere come ti sta
– spiegò prendendo a frugare fra i prodotti per capelli
- Hana ti ricordo che io non devo rimorchiare e poi non sono te quindi –
- cavolo Yo ma la finisci?- sapeva che sarebbe andata a finire
così – non fai altro che sminuirti, quando invece sei un
ragazzo niente male io sono solo più alto tutto qui-
- va bene sono uno strafico- fece molto poco convinto l’altro
– diamine Yo dico sul serio sei davvero carino, non capisco perché devi buttarti giù così-
- forse perché ci vedo?-
- ahah spiritoso- Sakuragi si fermo di colpo fissando l’amico ad
occhi sgranati – oh kami, mica ci stavo provando, lo penso sul
serio ma mica – la risata dell’altro interruppe la sua
crisi isterica – ma allora vuoi proprio una testata del Tensai,
sei salvo che ormai ti ho messo il gel – esclamò con un
sorriso.
A lavoro ultimato convennero che se Hanamichi non avesse trovato un
occupazione che lo soddisfaceva poteva sempre tentare come
parrucchiere, aveva ricreato un effetto bagnato e trasandato che in
realtà era studiato.
I capelli gli ricadevano sparati in tutte le direzioni resi
ancora più lucidi dal gel – ragazzi ma siete favolosi
– si complimentò la signora Sakuragi, una bella donna di
quarant’anni, dal viso gioviale e il sorriso identico a quello di
Hana – Yohei dovresti vestirti più spesso così
– continuò meritandosi l’occhiata adorante del
figlio - grazie signora – sorrise Mito anche se convinto
che avrebbe preso un malanno, fortuna che avrebbe indossato il
giubbotto. La donna nel frattempo raccomandò ai ragazzi di non
fare troppo tardi, tenere il cellulare acceso e soprattutto di andare
piano col motorino erano già sulla porta quando il figlio
l’abbraccio forte – ricordati che ti voglio bene mamma- la
signora Sakuragi rimase un po’ perplessa mentre Yohei alzava gli
occhi al cielo – Certo che sei proprio strano tesoro a volte
– gli fece lei sospingendolo ad uscire.
Arrivarono al Dark Fire alle nove di sera riuscirono a trovarlo
facilmente, per quanto si trovasse in una stradina laterale era ben
segnalato dal grande cartellone e dalla fila di gente che aspettava il
proprio turno per entrare.
– cavolo Yo non è che bisogna stare in lista o qualcosa
del genere?- domandò Hanamichi osservando la coda
- sul sito non c’era scritto niente – fece mettendo la catena, nuova di zecca, al motorino.
Si avvicinarono alle persone in attesa intenzionati a chiedere
informazioni – Sakuragi?- al numero dieci dello Shohoku si
ghiacciò il sangue, lentamente, molto lentamente, si girò
verso la voce di Mitsui
- ma all’ora sei proprio tu- esordì la guardia, si
avvicinò al rosso rimasto senza parole più che altro per
la silenziosa figura che accompagnava il compagno di squadra,
Kaede Rukawa - che ci fai qui?- chiese ancora il tiratore da tre
con una certa nota minacciosa nella voce
– do’hao ma lo sai che locale è?- fece Rukawa
- certo che lo so baka kitsune- si morse la lingua appena pronunciate
quelle parole, voleva fargli credere che fossero capitati lì per
errore invece aveva risposto di getto ferito nel suo orgoglio,
sentì Yohei al suo fianco sospirare pesantemente
- e allora che ci fai qui?- chiese ancora la volpe, stranamente anche lei sembrava molto arrabbiata
– ecco…- prima che potesse inventare qualcosa,
qualsiasi cosa pur di non dire la verità, gli venne in soccorso
la voce dell’amico – ha accompagnato me, perché
c’è qualche problema forse?-
A Mito non piaceva fare a botte se non proprio quando era costretto
Hanamichi lo sapeva bene, per questo l’amico aveva un
particolare sguardo che usava solo quando si trovavano d’innanzi
a qualche tipo senza buone intenzioni , che più o meno gli
faceva capire che era un tipo molto pericoloso anche se non lo
dimostrava e che era meglio che gli stessero alla larga e ora stava
rivolgendo quello stesso sguardo ai due giocatori.
– Mito?- fece Mitsui fissandolo allibito – cavolo sembri un altro –
- nh- convenne Rukawa come sempre molto loquace
- ma sei gay?- chiese ancora la guardia
- si perché hai qualcosa in contrario?- ringhiò
Yohei, prima che l’altro potesse rispondere un gruppo di ragazzi
appena sopraggiunti si frappose fra loro dividendoli momentaneamente
– Yo ma che cavolo ti è saltato in testa e se lo
dicono in giro?- fece Sakuragi preoccupato – e poi non dovevi
coprirmi – continuò alterato, Mito gli sorrise tranquillo
– non sono io che devo dividerci lo spogliatoio- gli
ricordò – inoltre io con loro non ho niente a che
spartire tu si, quindi tranquillo e reggimi il gioco-
Hana voleva protestare ancora, non gli andava giù che
l’amico potesse passare qualche guaio a causa sua, anche se
chiunque avesse osato dire qualcosa contro di lui se la sarebbe dovuta
vedere con il tensai , ma ormai i ragazzi erano passati e si
ritrovarono di nuovo faccia a faccia con gli altri due –allora
avete qualche problema forse?- li sfidò a dire qualcosa Sakuragi
– ma che figurati – fece Mitsui – solo che non
pensavo fossi gay anche tu Mito tutto qua, mi ha sorpreso –
- come anche- chiese il diretto interessato mentre un dubbio gli si affacciava in mente
- si intendo io e Kaede, non avevate capito che stavamo venendo
al locale anche noi?- continuò la guardia “ no, non
l’avevamo capito” pensò Yo, diede uno sguardo
all’amico, dalla sua faccia che fissava Rukawa poteva intuirne lo
stato di shock - kitsune tu sei … sei –
- do’hao-
- baka kitsune come osi offendere il Tensai –
- Hana controllati – gli sussurrò Mito per poi rivolgersi
agli altri – è la prima volta che veniamo qui come
funziona abbiamo visto che c’è la fila –
- si il sabato sera c’è sempre parecchia gente ma in
genere non ci mettono mai molto a far entrare – riferì la
guardia per poi puntare lo sguardo sul rosso – allora Sakuragi
hai accompagnato solo Mito o hai deciso di provarci con qualche ragazzo
visto che con le donne ti è andata male?-
- ma io ti distruggo- urlò furioso il tensai
- do’hao – ripeté Kaede sbuffando, prima che
l’amico si mettesse a fare a pugni con i due Mito decise
d’intervenire, quei due non avevano capito che rischiavano
grosso, Hana era ancora troppo sconvolto su quanto appreso da
Rukawa per poter capire che era stata una battuta innocente di Mitsui
anche se infelice - non mi andava di venirci da solo così
Hana da buon amico mi ha accompagnato –
- allora entrate con noi, così ti facciamo conoscere il locale
- si offrì il tiratore da tre andando avanti seguito
dall’altro
– Yo- chiamò Hanamichi mentre un dubbio lo assillava
– ma perché sono venuti insieme? Non mi sembrava fossero
amici, non è che –
-non saltare a conclusioni Hana- cercò di farlo ragionare, vide
l’amico annuire ma capiva quello che doveva provare, prima Rukawa
e Mitsui stavano per scoprire quello che lo stava angosciando da mesi e
che stava faticando a comprendere, poi che lo stesso Kaede tanto
irraggiungibile forse non era, poi ancora il dubbio che i due stessero
insieme , decisamente per il suo amico non era stato un bel quarto
d’ora.
Mentre i due li precedevano cercando di attirare lo sguardo
dell’uomo posto alla porta, l’amico ne attirò di
nuovo l’attenzione - se loro sono, hai capito no - fece
Sakuragi – allora non serve più che menti per me
Yohei-
Mito lo fissò un attimo – Hana primo davvero non mi
costa nessuno sforzo, secondo non riesci neanche a dire gay senza
sentirti male sei sicuro di volerti dichiarare, soprattutto visto che
c’è Rukawa , quando ancora non lo hai accettato tu?-
il giocatore abbassò lo sguardo – non mi và che fai
qualcosa del genere per me Yo non è giusto, magari possiamo dire
che eravamo curiosi, che ne so-
- Hana siamo venuti qui per un motivo e ti ricordi che ti ho promesso
di aiutarti? Loro non diranno niente stai tranquillo e poi dopo questa
sera, con loro non ho niente a che vedere ma tu si. Proviamo a
divertirci ok?-
- con la kitsune impossibile –
- come se ti dispiacesse- l’occhiataccia di Hana gli fece capire
che rischiava una testata quindi preferì riunirsi agli altri due.
Yohei aveva buoni motivi per continuare quella bugia, sperava di aiutare Hanamichi.
Sapeva che passare un po’ di tempo con Rukawa non lo
infastidisse più di tanto, voleva cercare di fargli accettare
quei sentimenti se lo avesse fatto era sicuro che anche le sue
rimostranze avrebbero ceduto.
Il problema fondamentale era che Sakuragi aveva il suo orgoglio
da Tensai con cui fare i conti, cosa di per se non facile per questo
non aveva ancora capito che se cercava lo scontro continuo con Kaede
era solo perché era l’unico modo che conosceva per
comunicare con l’altro, dopo un anno passato a dichiarare il suo
odio per l’altro giocatore di punto in bianco se ne scopriva
attratto e non lo trovava più così odioso, impossibile da
digerire per il Tensai doveva farlo abituare.
Inoltre doveva scoprire una cosa, quando Kaede Rukawa lo aveva trovato
qui gli era sembrato che in quelle iridi azzurre ci fosse …
speranza? Possibile che fosse quello? Yohei aveva iniziato ad
avere dei dubbi anche sul comportamento della volpe stessa,
generalmente apatica e narcolettica con tutto e tutti tranne che in un
campo da basket, l’unica cosa che riuscisse a calamitarne
l’attenzione, ma in realtà non era la sola anche
l’amico, che ne fosse consapevole o no, aveva lo stesso effetto
su Rukawa e lui era intenzionato a scoprirne il reale motivo.
Quando entrarono al Dark fire vennero inghiottiti da una folla di
gente a fatica riuscirono a farsi strada e a seguire gli altri due
giocatori, un po’ spaesati e colti di sorpresa da quanto caos ci
fosse e un po’ perché persi ad ammirare il locale
sconosciuto.
Si accomodarono a un tavolino libero una semplice tavola quadrata, un
divanetto a forma di elle ne chiudeva due lati e poi due sedie erano
poste su gli altri due, questo schema si ripeteva per il resto della
zona mentre nel fondo della sala c’era la zona ballo, un grosso
spiazzo gremito di gente che seguiva il ritmo della musica. Alla destra
del tavolo poterono osservare l’isola bar che si ergeva immensa
al centro della zona mentre tre o quattro barman si affaccendavano a
servire i clienti.
Mitsui e Rukawa si tolsero le giacche poggiandole in un angolo
del divanetto una sopra l’altra prima di accomodarsi , Hisashi
era vestito completamente di nero, dai pantaloni che lo fasciavano alla
camicia che praticamente aveva solo i due bottoni centrali chiusi,
lasciando bene in vista allo sguardo la porzione di petto e stomaco
scoperti,un predatore in caccia fu quella l’impressione che ne
ebbe Hanamichi dell’ex teppista, Rukawa invece indossava un paio
di jeans blu scuri e una maglia nera a maniche corte con
dei ricami bianchi, si infossò nel suo angolo di divanetto
fissando Sakuragi – do’hao spogliati –
il rosso lo fissò a bocca aperta - qui fa sempre caldo –
intervenne Mitsui - per il fatto che c’è sempre
tanta gente – spiegò.
Il numero dieci imitò i compagni di squadra andando a sedersi
accanto alla kitsune , o meglio accanto agli indumenti tolti che lo
separavano dalla volpe, si arrotolò le maniche della camicia
fino agli avambracci in effetti iniziava a sentire caldo, Yohei
si lasciò addosso il giubbotto non perdendosi gli sguardi dei
due giocatori nell’ammirare la bellezza dell’amico, per
altro del tutto ignaro delle loro occhiate
– Yo togliti la giacca – gli fece l’amico
– fra un po’ sento ancora il gelo del motorino, se mi
prendo un malanno sarà colpa tua- lo rimproverò
–Hn?- chiese Rukawa
- per via della maglietta che gli ho fatto mettere kitsune- gli
spiegò Hana brevemente, la volpe non indagò oltre
-voi venite spesso qui?- chiese Mito intenzionato a scoprire qualcosa riguardo i due
- abbastanza – fece Mitsui poi indicò il
bancone - se volete da bere dovete andare al bar a prenderlo, non
servono ai tavoli – li avvertì – però
aspettiamo che arrivino gli altri- continuò mentre Rukawa faceva
un cenno affermativo
–gli altri?- chiese Yohei, Mitsui per tutta risposta rivolse ai due un sorrisetto enigmatico.
Dalla sua posizione il tiratore da tre punti poteva vedere
l’ingresso e non distoglieva mai lo sguardo da lì, a un
certo punto lo videro sorridere e fare un cenno col capo l’attimo
dopo rabbuiarsi ma solo per un istante, due figure si avvicinarono al
loro tavolo e una macchia bianca si fiondò a mettersi cavalcioni
sulla sedia di Hisashi per poi gettarsi in un bacio mozzafiato con lui,
videro le mani del giocatore dello Shohoku spostarsi sui glutei del
compagno e tastarglieli vogliosamente, sia Hana che Mito erano intenti
ad osservare la scena, il primo paonazzo, il secondo catturato dai
capelli dello sconosciuto familiari, troppo, erano inquietanti,
sparati in alto in aculei che sfidavano la forza di gravità
– sembra il porcospino – sussurrò ad Hanamichi che si riscosse dalle mani del compagno di squadra
- la pianti di dare spettacolo Sendo?-trillò una voce alquanto
incazzata al loro fianco, si spostarono a guardare il nuovo venuto
– Koshino?- fece Hanamichi scattando in piedi – oh
Kami il porcospino e Mitchy- ricadde sul divanetto mentre Akira si
volgeva al suono della sua voce con un grosso sorriso
- Hana chan – esclamò – sei anche tu dei nostri non
lo sapevo- si alzò in piedi, anche se a malincuore, dalla sua
posizione per togliersi la giacca bianca come il resto, rimanendo con
un paio di pantaloni chiari e una canotta dello stesso colore che non
lasciava nulla alla fantasia, per quanto era aderente, per poi sedersi
di nuovo sulle gambe di Mitsui
– no tesoro – lo corresse Hisashi – Hanamichi ha
accompagnato un suo amico, ci siamo incontrati fuori per caso -
nel frattempo Yohei, che ora era sotto lo sguardo di Sendo, stava
sorridendo a Koshino rimasto immobile a fissarlo dall’alto.
All’inizio quando Sakuragi aveva urlato non aveva riconosciuto
chi gli sedeva accanto ma dopo un attimo ricordò dove lo avesse
incontrato e ora lo fissava a bocca aperta – ciao – fece
tranquillamente Mito per poi rivolgersi ad Akira – Yohei Mito
piacere – si presentò
-Koshino hai intenzione di restare in piedi tutta la sera?- fece
nel frattempo Mitsui non celando una certa rudezza nel tono della voce.
Il giocatore del Ryonan si tolse a sua volta la giacca riacquistando la
solita faccia scontenta e burbera, porse il capo a Rukawa che lo
mise insieme agli altri, Hiroaki era vestito come lui per certi versi
un paio di jeans azzurro chiaro e una maglietta bianca a maniche corte
con un disegno azzurro, indeciso se sedersi sulla sedia lasciata libera
da Akira o accanto a Mito sul divano, rimase un secondo in piedi quando
si avvicino alla sedia però, Sendo ci scivolò sopra
prendendone possesso mentre gli rivolgeva un sorriso a trentadue denti,
Hiroaki gli scoccò un’occhiata agghiacciante ma senza dire
nulla si sedette sul divano
- allora fatemi capire – fece Sendo sporgendosi sul tavolino e fissando Hanamichi – sei gay o no?-
- no – rispose Mito
- peccato - ribattè Akira - tu invece si?- chiese ancora verso Mito
– esatto – rispose questo contraccambiando il suo sorriso, seppur non mostrando nessun dente
-e perché tu sei venuto con lui?- chiese ancora a Sakuragi che
però fissava lui e Mitsui incapace di rispondere, fu sempre
Yohei a parlare – perché non me la sentivo di venire da
solo e dato che Hana è il mio migliore amico si è offerto
di accompagnarmi – chiarì
- ma voi due state insieme ?- parlò finalmente il numero dieci dello shohoku
- si – confermò Mitsui che non capiva che avesse il compagno di squadra
- Mitchy ma io dico ti sei messo con uno del Ryonan, ma sei
scemo?- urlò attirando l’attenzione di quelli del
tavolo accanto
- Ma che ti prende testa rossa? E non chiamarmi Mitchy – urlò a sua volta il tiratore da tre
- se perdiamo so di chi è la colpa- esclamò incrociando le braccia al petto, Sendo scoppiò a ridere
– do’hao- sbuffò Rukawa
- baka kitsune se la fa con il nemico-
- la pianti di urlare idiota? - intervenne Koshino
- prendiamo da bere? – propose Mito sperando di distrarre l’amico, che fortunatamente accolse la sua proposta
- ok visto che siamo in sei direi tre vanno e tre restano che ne dite?- propose Akira tutti si dissero d’accordo
– resto – esclamò Rukawa
- sei proprio pigra kitsune- lo prese in giro Hanamichi con dolcezza,
Mito lo guardò di sfuggita. Il fatto di sapere che non stesse
con Mitsui doveva avergli tolto un gran peso dallo stomaco
– perché non andate voi tre? – propose Akira guardando Sakuragi,Mito e Koshino
- ok che prendete ?- fece Hanamichi , prese le ordinazioni il primo ad alzarsi fu Hiroaki, seguito dagli altri due.
Si avvicinarono al bancone facendosi largo fra quanti vi erano davanti
trovato uno spazio, fu Hana a bloccare il primo barman libero e a
riportargli i loro ordini, una volta che i bicchieri furono pronti ne
presero due ognuno ritornando al tavolo in meno di dieci minuti
– siete stati veloci- notò Akira con un sorriso
- merito di Hana – fece Mito a cui non era sfuggito, sia il
sorriso del barrista, ne gli sguardi di alcuni clienti alla vista
dell’amico
– allora manderemo sempre te rosso – decretò Mitsui
scambiandosi uno sguardo con Sendo, neanche a loro erano sfuggiti
quegli sguardi
– Yo togliti quella dannata giacca si muore di caldo qui dentro – gli fece notare l’amico ignaro di tutto
– si sta calmo – esordì alzandosi in piedi e
slacciandosi il giubbotto , per poco a Koshino non prese un colpo.
Già ritrovarselo lì gli sembrava impossibile, aveva
pensato tanto alle sue parole che alla fine era stato merito suo se
aveva ricucito la situazione con Akira ma non era solo quello, avrebbe
voluto ritornare in quel parco sperando d’incontrarlo casualmente
una seconda volta, ma poi qualcosa l’aveva sempre frenato e ora
eccolo lì, un sogno che diventa realtà e che sogno.
Mitsui fischiò ammirato attirandosi lo sguardo sia di Sakuragi
che di Hiroaki ma non disse nulla, Yohei si mise seduto a bere la sua
aranciata – ti stanno bene i capelli – fece Koshino dopo un
attimo, Mito si voltò sorridendogli – grazie è
stata un idea di Hana, io non mi ci so vedere molto – quello
scambio di battute non era sfuggito a nessuno – ma voi vi
conoscete Yo?- chiese il rosso, prima di rispondere il ragazzo
lanciò un’occhiata all’altro che faceva finta di
niente bevendo la sua bibita
– gli ho dato un passaggio una volta – rispose
sibillino – sul mio fantastico motorino – continuò.
Hiroaki non poté fare a meno di sghignazzare, Sendo
fissò Mito con gli occhi sgranati poi gli rivolse un sorriso
furbo e chiese
- visto che sei venuto con un tuo amico, etero per giunta, suppongo tu sia single-
- diciamo che ho scoperto i miei gusti da poco - “ molto
poco davvero” pensò gettando un’occhiata
all’amico, Akira continuò a sorridere guardando il suo
migliore amico che per tutta risposta lo stava minacciando con lo
sguardo
– voi invece venite qui da molto?- chiese Hanamichi curioso
di sapere da quanto la Kitsune frequentava quel locale e con chi
– mah io e Kosh ci veniamo da un anno circa – fece Sendo
- tu ci vieni da un anno – chiarì Hiroaki – a me non piace mi dà la nausea –
- potevi anche restare a casa allora- gli fece notare Mitsui, i due si
soppesarono con lo sguardo per alcuni lunghi momenti - Hisa chan
viene da quest’estate mi sembra – continuò Akira
volendo smorzare la tensione fra quei due - infatti ci siamo
diciamo conosciuti meglio qui- chiarì rivolgendo un sorriso
malizioso al tiratore da tre punti
- oh Kami il diabete – fece in sottofondo Hiroaki
- hn- approvò Rukawa
- e tu Kitsune?- gli chiese Sakuragi
– ci è venuto una volta il mese scorso – disse
Mitsui – ci siamo incontrati per caso come con voi stasera, ma a
lui i posti affollati non piacciono, è venuto oggi solo
perché ho insistito –
- troppo rumore – chiarì Rukawa
- beh sei una volpetta narcolettica in fondo – constatò Sakuragi
- hn- approvò Kaede per la prima volta non si erano insultati
- e voi che ne dite del locale?- chiese Akira
- sembra un bel posto – ammise Hanamichi
- io ve lo dico fra un paio d’ore – fece Mito che
voleva studiare attentamente il posto prima di emettere un
giudizio, Koshino gli diede una lunga occhiata era sempre così
riflessivo su tutto? Si domandò.
- oh cavolo – esalò Sendo verso la porta a uno
sguardo interrogativo del compagno e degli altri, sorrise con
indifferenza poi si rivolse a Hiroaki – Hiro chan non ti
arrabbiare ma è appena arrivato Kyosuke- Koshino gli diede
uno sguardo che prometteva sofferenza e dolore
– me ne vado- fece poggiando il bicchiere sul tavolo con molta poca grazia
– che succede Aki?- chiese Mitsui
– ecco diciamo che ho fatto un piccolo guaio e –
- altro che piccolo guaio deficiente che non sei altro – scattò Hiroaki
- ehi – s’inalberò Hisashi
– sta venendo qui – sussurrò Akira sempre sorridente
- ma porca – fece Koshino abbassando lo sguardo carico d’odio e affossandosi di più nella poltrona
- Sendo – trillò una voce allegra
– oh kyosuke- esclamò questo come se lo vedesse solo
adesso – pensavo non ti permettessero più di entrare al
Dark - sorrise come sempre a un ragazzo di una bellezza divina, capelli
castani quasi biondi tanto erano chiari, lineamenti perfetti e
dolci quasi quanto quelli della kitsune si ritrovò a pensare
Hanamichi, eppure in quel ragazzo tanto bello c’era qualcosa che
non gli piaceva, la stessa sensazione che provava quando si
ritrovava davanti un gruppo di teppisti intenzionati ad attaccare
briga, dando uno sguardo a Yohei capì che aveva avuto la stessa
sensazione
- un piccolo disguido tutto risolto e tu che mi dici?Ormai devi aver passato i letti di tutti qui dentro –
- tranne il tuo – gli fece notare Sendo senza scomporsi di una virgola
- si è vero, mi volevi far uscire con quel tuo amico
insignificante oh ma guarda è qui- fece guardando Koshino
che per tutta risposta lo premiò con un occhiata gelida –
cerchi sempre di rimediargli un ragazzo?- chiese rivolto ad Akira il
cui sorriso si era impercettibilmente ridotto – sai dovresti
aumentare la posta Sendo, insomma se uno deve sopportare di uscire con
lui e farci pure qualcosa, solo per dei biglietti di un concerto non
troverai mai nessuno – Koshino strinse gli occhi e i pugni
– Yo posso?- fece Hanamichi catalizzando l’attenzione
di tutti compreso quello del nuovo venuto che infatti
esclamò
– ma guarda che perla rara –
- sparisci – era stato Rukawa a minacciarlo e ora lo stava
squadrando con uno sguardo tagliente pari a quello di Sakuragi e Mitsui
proprio questo infatti disse – ti conviene farlo o ti
accompagno io e non sarò molto gentile – gli
assicurò
- ti sei fatto dei nuovi amichetti vedo, bene vado tranquilli –
detto questo si allontanò verso il bar, dopo qualche minuto
Koshino si alzò e si diresse verso i bagni,Akira provò a
richiamarlo ma fu inutile.
– si può sapere chi era quello?- chiese Hisashi ancora molto nervoso
– un idiota – riferì il ragazzo dai capelli a
punta - solo che la colpa è mia, non avevo capito che tipo
fosse sapevo che cercava dei biglietti per un concerto ormai
introvabili, mia madre lavora in una rivendita – chiarì
per gli altri – era un tipo carino e insomma gli dissi che glieli
potevo procurare se a lui faceva piacere conoscere un mio amico, solo
che l’ha messa su un piano sbagliato, cerco di trovare un ragazzo
ad Hiro ma non in quel modo, fatto sta che comunque non solo lo dice a
Kosh ma anche a tutti quelli del locale –
- per questo non gli piace venire qui- riflettè Mito, Akira annuì
-meglio se vai da lui allora- fece Hanamichi, Sendo sparì in
direzione del bagno – io volevo dargliela una testata del Tensai
facevo bene accidenti- riflettè Sakuragi
- troppi testimoni – disse Yohei che non aveva smesso di guardare verso il bar
– però sai che soddisfazione – replicò Mitsui
– accidenti Mitchy ti ha dato proprio fastidio- notò Hanamichi - ti piace proprio Akira eh –
Hisashi sorrise prima di rabbuiarsi e dire – non chiamarmi Mitchy – Mito si alzò dal tavolo
– dove vai Yo?- gli chiese Hana l’amico gli mostrò il bicchiere ormai vuoto
- aranciata- chiese Rukawa
- che volpe pigra, ti accompagno – ma quando Sakuragi si
voltò Yohei era già sparito inghiottito dalla folla
intorno all’isola.
Dopo dieci minuti fecero ritorno Akira e Hiroaki il primo anche
se sorridente si massaggiava lo stomaco, il secondo ancora scuro in
volto.
Di lì a poco ritornò Mito senza bicchieri, teneva la mano destra infilata nella tasca dei Jeans
- aranciata?- domandò Kaede
- Oh me ne sono dimenticato scusa c’era tanta di quella gente-
- vado io – fece Hanamichi alzandosi e andando al bar, quando
ritornò una decina di minuti più tardi porse il bicchiere
a Rukawa senza dire nulla fissando il migliore amico con aria bellicosa
–sei stato tu vero?- gli domandò a bruciapelo attirando
l’attenzione di tutti, Yohei per tutta risposta gli sorrise
perplesso
– al bar stavano girando la voce che quel tipo Kyosuke è
stato pestato nel vicolo qui dietro – riferì – non
è giusto Yo volevo partecipare anch’io – si
lamentò
- l’hai fatto davvero ?- chiese Akira mentre Mitsui assumeva un aria molto soddisfatta
- la mano – riferì Kaede, aveva notato che il
ragazzo la teneva ancora in tasca, Sakuragi gliela strattonò di
forza -fa piano – si lamentò l’amico, in
effetti riportava le ferite di chi ha tirato parecchi pugni
– ma tu sei deficiente – scattò Koshino
- sei un egoista Yo – fece ancora Hanamichi offeso di
non aver potuto partecipare – ricordati che sono sempre un
teppista –
- no, non lo sei più- contravvenne l’amico mentre Hiroaki
preso il fazzoletto che gli porgeva Sendo gli ripuliva i tagli –
e neanche tu – ricordò Mito a Mitsui
- e perché tu le sei? – scattò Hiroaki che non capiva un’accidenti di quel che si stavano dicendo
– in effetti lo è, e picchia anche duro – riferì Hisashi massaggiandosi la mascella
– te le ricordi ancora eh Mitchy- sghignazzò Sakuragi alla sua faccia e al suo – non chiamarmi Mitchy-
Dopo quella piccola parentesi Sendo e Mitsui si gettarono in
pista seguiti da un entusiasta Sakuragi , il quale dopo pochi minuti
era stato avvicinato da parecchi ragazzi e stava ridendo e scherzando
con alcuni di loro mentre ballavano, tutto sotto lo sguardo di un
accigliatissima Kitsune notò Mito.
Non aveva più dubbi ormai, anche il gelido Rukawa non era
indifferente al suo migliore amico doveva soltanto capire come avrebbe
dovuto agire, già prima che avevano passato un po’ di
tempo insieme Hana aveva preso a parlare alla volpe artica con un tono
affettuoso e gentile e Kaede non ne era stato indifferente –
certo che Hanamichi ha fatto proprio colpo- notò
distrattamente, dopo una decina di minuti Rukawa si alzava per
dirigersi alla pista da ballo, come se si trovasse lì per caso
prese a ballare vicino al rosso fino a quando evidentemente non gli
disse do’hao, perché da come si sbracciava l’amico
nella sua direzione doveva essere successo proprio quello, poi presero
a ballare vicini, Hanamichi era del tutto inconsapevole
dell’innata sensualità che aveva, la volpe aveva
vita dura pensò Yohei
- perché lo hai fatto?- gli arrivò la domanda di Hiroaki che lo distrasse un attimo
– cosa?- chiese voltandosi al suo indirizzo e perdendo di vista i ballerini
– perché lo hai picchiato?- chiese ancora lo sguardo fisso davanti a se
– non mi piaceva, non c’è un perché
particolare – in effetti non era da lui comportarsi in quella
maniera, solitamente era Hanamichi che aveva quei colpi di testa ,
forse lo aveva fatto proprio perché sapeva che altrimenti lo
avrebbe fatto Sakuragi o Mitsui, il solito complesso della
crocerossina, non voleva che finissero nei guai rischiando un
espulsione per un balordo simile.
Rimasero in silenzio così a lungo sorseggiando le loro bibite ed
osservando i ragazzi in pista ogni tanto s’intravedevano Akira e
Hiasashi che stavano dando notevole spettacolo, possedevano entrambi
una carica erotica elevatissima, aveva scorto Hanamichi arrossire
quando li aveva visti avvinghiati per poi distogliere lo sguardo e
puntarlo da un’altra parte.
Sendo e Mitsui ritornarono al tavolo dopo venti minuti sudati e
accaldati, in effetti la pista si era riempita parecchio – sembra
ti abbiano puntato Mito- gli fece notare il tiratore da tre
indicandogli con un gesto del capo un ragazzo sui vent’anni che
lo stava fissando intensamente dal tavolo a fianco.
“oh Kami” pensò Yohei ma ce
l’aveva proprio con lui? Distolse lo sguardo puntandolo sugli
amici, se non gli avesse dato confidenza si sarebbe arreso, mai
speranza fu più vana . Il ragazzo si alzò dirigendosi
proprio al loro tavolo - ciao- salutò allegramente un bel
sorriso sincero, schietto, non era un cattivo soggetto
– ciao – salutò Mitsui seguito da Akira, che in
realtà non era molto contento della cosa, aveva notato lo
sguardo di Hiroaki, il modo in cui fissava Mito quando pensava di non
essere visto e come avesse riso alla sua battuta
– scusami – esordì il ragazzo verso Yohei
– mi chiamo Shin Hayude – si presentò educatamente
– mi chiedevo se potessi offrirti qualcosa-
- sono in compagnia di amici a dire il vero – si scusò Yohei
- ma no vai pure Mito tranquillo ahio- Hisashi rivolse uno sguardo di
rimprovero ad Akira, non capiva perché gli aveva dato un pestone
“ sei un uomo morto Mitsui” pensò Mito per poi
sorridere al ragazzo ancora in attesa, non poteva rifiutare o avrebbe
potuto insospettire qualcuno – ok un’aranciata
grazie- esordì lasciando tutti perplessi, sperò che
la sua idea funzionasse – emh veramente - Shin non sapeva
che dirgli
- vai al bar con lui – gli fece Hiroaki alzandosi per lasciarlo
passare, Mito non poté far altro che seguirlo all’isola
principale.
–hai capito Mito ha fatto già colpo – sghignazzo Hisashi ignaro dello sguardo assassino del compagno
– certo non avevo mai pensato fosse gay, però a
pensarci bene non ha mai avuto nessuna storia che io sappia
–continuò tranquillo
-è dello stesso anno di Sakuragi?- s’informò
Akira cercando di capire che passasse per la testa di Koshino,
perché diamine l’aveva lasciato andare?
- si quest’anno sono anche in classe insieme con Rukawa,
lui e altri tre scalmanati fanno parte dell’armata Sakuragi si
fanno chiamare così, prima di entrare nel club di basket la
testa rossa era un teppista e da quel che ho sentito dire Mito è
il suo braccio destro nonché amico da tempo, ora che Hanamichi
è in squadra ovviamente se non vuole essere squalificato non
può partecipare a risse ma ovviamente questo non riguarda Mito e
gli altri, sembra il più tranquillo del gruppo. Quando
giocherete contro di noi non sarà difficile riconoscerli fanno
un gran tifo per la testa rossa –
- si forse ricordo qualcosa dello scorso anno - ammise Sendo
- accidenti che folla- esclamò Sakuragi di ritorno con Kaede
– però Rukawa non credevo ti piacesse ballare – lo prese in giro Mitsui
- Yohei? – domandò il rosso
- ha fatto colpo- l’informò Hisashi raccontandogli
del ragazzo che lo aveva invitato a bere al bar, Hanamichi si mise
seduto sul divanetto cercando di scorgere l’amico, quando lo vide
iniziò a sbracciarsi per farsi vedere
– Do’hao- lo richiamò Rukawa
- baka kitsune vado a salvarlo – esordì cercando di uscire
– testa rossa ma che dici – lo fermò Mitsui –
è venuto per conoscere qualcuno no, lascialo in pace Mito si sa
difendere da solo - si era vero ma lui si sentiva responsabile
che doveva fare? Non fece nulla perché lo vide di ritorno
accompagnato dal ragazzo in questione, lo vide salutarlo e ritornare al
loro tavolo
– beh allora?- volle sapere Mitsui – come è andata?-
-andiamo a ballare Hana?- domandò invece all’amico che accettò entusiasta .
Quando arrivarono in pista Sakuragi prese a implorare il suo perdono
– mi ha solo offerto da bere niente di che, solo mi
dispiaceva illuderlo è un tipo a posto, ti piacerebbe sai-
gli riferì l’amico –arrivano Rukawa, Sendo e Mitsui
– gli disse ancora, quando i tre si avvicinarono si misero a
ballare tutti insieme.
Mito osservò un tizio cercare di coinvolgere Hanamichi in
una danza a due, cosa che fece imbarazzare il ragazzo visto che
l’altro si muoveva con cadenze sensuali vicino, sempre più
vicino, stava per intervenire prima che l’amico decidesse di
riportare ordine nelle giuste distanze a suo modo e quindi per evitare
che il malcapitato, venisse pestato a sangue ma il suo intervento non
fu necessario, Rukawa che a quanto sembrava era un po’ geloso,
afferrò Hanamichi per la vita e prese a condurlo in una danza
lenta e avvolgente lanciando oltre la spalla del ragazzo occhiate
intimidatorie al tizio che aveva osato avvicinarsi al do’hao.
Mito dovette voltarsi per non rischiare di scoppiare a ridere in
faccia alla kitsune, Sakuragi sembrava non trovare niente
d’imbarazzante nel contatto col compagno di squadra.
Yohei stava decidendo di ritornare a sedersi al tavolo quando un
ragazzo prese a ballargli vicino, rivolgendogli un sorrisino
ammaliatore
“ oh Kami ma che è sta storia? Per 17 anni non ho mai,
dico mai neanche per sbaglio attratto una ragazza e stasera ben due
ragazzi? Ma cos’è mi odi?”
– ciao è da un po’ che ti guardo – gli fece
quello, notò con la coda dell’occhio Hisashi sorridergli
incoraggiante “ è un uomo morto tanto è già
deciso”
- bene ciao – gli disse voltandosi per uscire da quel caos, il ragazzo lo prese per un braccio
– aspetta è un peccato che non balli ancora ti muovi molto
bene ed è uno spettacolo per gli occhi- lo sguardo che fece
scorrere su tutta la sua figura non gli piaceva per niente, quando
l’altro riportò i suoi occhi in quelli di Mito vi
trovò uno sguardo per nulla tranquillizzante, Yohei
approfittò della sua confusione per afferrargli il polso e porre
fine a quel contatto – sparisci – disse soltanto
avviandosi verso il tavolo.
Con uno sguardo per nulla rassicurante, si sedette di fianco a
Koshino che lo guardava curioso ma non gli chiese nulla, bevve un
lungo sorso della sua bibita fresca non sembrava ma faceva davvero
caldo, specialmente in pista non capiva come facessero a resistere gli
altri.
- perché sei scappato così?- Yohei e Hiroaki fissarono il ragazzo che aveva seguito il primo fino al tavolo
- mi sembrava di essere stato chiaro – gli sussurrò
– spiacente ma quando vedo una cosa che mi piace, voglio che sia mia –
“cosa? Sarei un oggetto ora?” pensò Mito
- di un po’ ma sei scemo?- intervenne Koshino - vai a cercarti qualcun altro –
-e a te che interessa, è un discorso fra me e il tuo amico
– controbatté con un sorrisetto soddisfatto, Yohei
si sporse un poco in avanti sul tavolino incatenando il suo sguardo a
quello dell’altro
-ti assicuro che non ci metto neanche un minuto a spaccarti la faccia
– gli sussurrò glaciale, usò tutta la sua
esperienza di teppista per minacciarlo con voce e sguardo.
Funzionò alla grande visto che fece dietro front
all’istante e a Mito venne da sorridere.
– fai davvero paura – esalò Hiroaki ma dal
tono e dall’occhiata che gli rivolse, Yohei capì che lo
stava prendendo in giro
– ehi guarda che ho una reputazione da tenere salda sai
– finse d’indignarsi , dovette fare una faccia proprio
buffa perché Koshino scoppiò a ridere di gusto
– mi stai prendendo in giro per caso?- s’informò l’altro
– no è la reazione al terrore- esclamò ancora, Yohei decise di fargliela pagare
- soffri il solletico per caso?- gli domandò a bruciapelo,
dal suo sguardo capì che era un sì, Koshino tentò
di alzarsi e scappare fuori della sua portata ma non fece in tempo
- ma che diamine fate?- chiese Sakuragi di ritorno con gli altri
trovando Hiroaki in lacrime bloccato sul divano da Mito che gli
era cavalcioni – una piccola punizione – chiarì
questo con grande soddisfazione, Koshino una volta tornato libero
prese ad asciugarsi gli occhi sotto lo sguardo allibito di Mitsui
e quello estasiato di Sendo – voi due andate proprio
d’accordo – esordì il porcospino aggiudicandosi
l’occhiataccia del compagno di squadra , preferì cambiare
argomento
- andiamo a prendere da bere Hisa –
Chiacchierarono del campionato di basket che quell’anno li
attendeva valutando anche la partita svolta proprio quel giorno, Mito
prese parte alla conversazione lo stretto necessario era più
interessato ad ascoltarli e soprattutto ad osservare l’amico con
Kaede Rukawa, che quando si parlava di basket tornava vigile, un buon
parlatore mai quello no, ma almeno seguiva il discorso e ogni tanto
dava la sua opinione striminzita ma buona , la stessa cosa valeva per
Koshino dopo quelle poche chiacchiere con Yohei lui e il ragazzo non si
dissero più nient’altro.
Ogni tanto partecipava alla discussione sul gioco che praticavano, in
genere commentava con qualche battuta acida e quando questo avveniva,
spesso Mitsui lo attaccava oppure era lo stesso Hiroaki a commentare
con sufficienza una frase del tiratore da tre punti o di Hanamichi,
visto che neanche con il numero dieci dello Shohoku correva buon
sangue, dato i loro battibecchi in campo.
Arrogante, saccente, burbero, permaloso,attaccabrighe questo gli
aveva sempre detto Sakuragi riguardo a Hiroaki Koshino e neanche
Mitsui lo sopportava ben volentieri anche se per motivi diversi, Akira
intervenne più di una volta a far da paciere fra i due ma
sembrava proprio che le cose fra loro non andassero con suo grande
dispiacere.
Mito aveva detto che lui si faceva una propria opinione sulle
persone, Koshino avrebbe voluto chiedergli cosa ne pensasse di
lui dopo aver trascorso quelle ore insieme ma non lo fece,
semplicemente perché capiva che dopo quella sera, già una
eventualità fortuita , non lo avrebbe incontrato , forse in
qualche partita lui sul campo e l’altro sugli spalti di sicuro
non a incitare lui.
Aveva già intuito dopo quel primo incontro che quel ragazzo
che
sapeva ascoltare e leggerti dentro con una facilità
impressionante, che parlava senza bisogno di parole ma solo con quegli
specchi di onice che si ritrovava per occhi, gli era entrato dentro
come mai era successo prima. Aveva passato ore, giorni a rievocarlo
nella sua memoria, rimpiangendo di non sapere il suo nome. Quel
piccolo desiderio in qualche modo era stato esaudito quella sera e
aveva potuto conoscerlo e apprezzarlo un po’ di più.
Ma Hiroaki Koshino non era tipo da illudersi, nello sperare in sogni
irrealizzabili, aveva capito tanti anni prima che nessuno lo avrebbe
amato e per quanto Akira si incaponisse a trovargli una persona che
potesse stare al suo fianco, lui sapeva che non c’era e non
doveva sperarci troppo.
Ci soffriva? No, non più se n’era fatta una ragione, per
questo quando quel ragazzo aveva chiesto a Yohei di andare al bar lui
lo aveva spronato. Era come se avesse intuito appena incontrato che mai
e poi mai Mito avrebbe provato un qualche tipo d’interesse
per lui e per la stessa ragione non voleva che Akira continuasse
con le sue domande.
– questo sabato c’è la nostra partita con lo shoyo
– ricordò Sendo -venite al Ryonan se avete
possibilità-
- io ci sarò anche se tu oggi non sei venuto a vedermi – affermò Hisashi
- hai ragione stallone ma sai che avevo quell’impegno con i miei, prometto di farmi perdonare –
-stallone?- sussurrò Hanamichi a Mito che gli fece cenno di soprassedere .
Sembrava davvero felice pensò Koshino osservando il suo
migliore amico e il giocatore scambiarsi piccoli baci a fior di labbra,
entrambi non erano certo famosi per essere tipi fedeli eppure da quando
si frequentavano non avevano visto altre persone, Akira aveva
ragione era geloso del loro rapporto perché lui non
l’avrebbe mai avuto - se siete in calore affittate una
stanza - esordì, gli davano veramente sui nervi - tu il
romanticismo non sai proprio cos’è vero?- fece Mitsui,
Hiroaki si limitò ad un ‘alzata di spalle
– non ti ho ancora chiesto una cosa Mito- esordì Akira come se si fosse ricordato qualcosa di vitale
– com’è il tuo tipo ideale?- il ragazzo restò un attimo pensieroso
- non credo di avere un tipo di persona ben precisa in mente-
fece dopo un secondo - semplicemente perché non ci ho mai
pensato –
Hisashi scoppiò a ridere – insomma qualsiasi cosa va bene , sei un tipo che vuole godersi la vita eh-
- non hai capito è proprio il contrario- lo interruppe Mito
- non ho capito – ammise Sendo.
Fu Hanamichi a intervenire - aspetta la persona che abbia quel
qualcosa di speciale, quindi non ha mai pensato a cose tipo
l’aspetto o altro per questo non sa che tipo è , è
un discorso complesso io lo sento da anni e ancora non l’ho
capito - ammise
- per questo sei andato dietro a 50 ragazze diverse – lo
punzecchiò l’amico, l’urlo di frustrazione di
Hana lo fece sorridere – ma non è colpa tua è che
tu sei innamorato dell’amore ti piace innamorarti tutto qui
–
- do’hao – fece Rukawa
- sentiamo Kitsune tu che dici invece eh? Tu sei innamorato solo di una palla arancione –
- io lo so qual è il tipo di Rukawa – esordì Koshino
- cioè? – chiese Sakuragi
- Michael Jordan – a quella battuta scoppiarono tutti a ridere e perfino la volpe incurvò appena le labbra.
Chiacchierarono un’altra mezz’ora poi si avviarono
all’uscita Yohei e Hanamichi dopo aver salutato si diressero al
motorino, con grande sorpresa se li trovarono tutti e quattro dietro
- scusate ero curioso di vedere la caffettiera - ammise Akira con un sorriso
- aaaaaaaaaahhhhh Amuro non li ascoltare tesoro – piagnucolò Mito abbracciandosi al suo mezzo di trasporto
- Amuro?- domandò Sendo perplesso
- il protagonista di Gundam, Amuro Rey lo ha chiamato alla stessa
maniera - chiarì Sakuragi, gli altri quattro si diressero
in strada ad attendere i due taxi che avevano chiamato dato che per il
treno si era fatto troppo tardi, mentre gli altri due salirono sul
bolide o quasi e sfrecciarono verso casa.
Una volta giunti trovarono la madre di Hanamichi quasi assopita
davanti alla tivù – Mamma non dovevi aspettarci – la
sgridò il ragazzo
- e chi vi ha aspettato stavo guardando un programma interessantissimo
–mentì spudoratamente - com’è andata vi
siete divertiti?- chiese subito
- oh si tantissimo, abbiamo anche incontrato due miei compagni di
squadra e due che giocano al Ryonan, così abbiamo passato la
serata insieme – Hanamichi si fiondò in una descrizione
del locale e della serata trascorsa con gli altri
– sembra un bel locale poi devi dirmi dove si trova magari ci
vado con le mie colleghe – a queste parole della madre Hana
andò in crisi e trascinandosi dietro l’amico fra grandi
sbadigli disse che andavano a letto
–sembra proprio che ti sei divertito Hana – constatò Yohei
- si molto, tu no vero?- chiese immaginando che si dovesse essere annoiato
- no è stato divertente e anche il locale è molto carino,
poi stare con Mitsui e Sendo sono simpatici, anche Rukawa ci sono
state un paio di occasioni divertenti – scoppiò a ridere
ripensando alla gelosia della volpe
- Yo grazie anche per la bugia che hai dovuto dire –
- non dirlo nemmeno l’importante è che tu stia bene,
com’è stato ballare con Rukawa? – gli domandò
sbadigliando
- ah beh carino non si è addormentata- rispose un po’ incerto
- ne parliamo domani – lo rassicurò l’amico.
|
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Capitolo 3 *** 03 ***
A causa del mio migliore amico 3
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà
di T. Inoue; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro
RINGRAZIAMENTI:
Camus: Hai ragione le cose iniziano a muoversi, sono contenta
che ti lo trovi divertente.Grazie anche per il commento di "voglio
legarti a me" povero Kosh, riuscirò a fartelo amare prometto Xd
Fliss90: E' vero magari fossero tutti come Yo sulla bugia
non dico nulla ... se sia una bugia o no lo sapremo più avanti
XD l'idea di lui e Koshino ti aggrada vedo e io che pensavo mi
avreste linciato lol Hana è la classica persona con gli occhi
foderati di prosciutto chissà se Kaede riuscirà ad
aprirglieli xd
Aury : Sono contenta che
ti sia piaciuto il capitolo e che ti abbia divertita, si Rukawa
ballerino è un po' inquietante in effetti ma si sà
l'amore smuove anche ...i bradibi Xd Storie su Mito e Koshino non
ne ho mai lette.
Trovare una beta non è molto facile sono andata anche a vedere
nel sito apposito, ma non mi arrendo per ora ho adottato il metodo di
leggere ad alta voce Lol, in più ho chiesto al mio compagno di
correggermi i capitoli ( anche comoda come soluzione, se vedo che si
distrae vado di frusta)
Redcomet : Grazie per la
recensione, ispirano molta tenerezza anche a me ed è vero, Yohei
è un santo. Probabilmente riuscirebbe a sopportare il
caratterino dolce e affetuoso ... a no scusate parlavamo di Hiroaki XD
( si è capito che Koshino mi piace?)
Mistica: o////o sono
rimasta immobile a fissare lo schermo leggendo il tuo commento oltre
che dire troppo buona e grazie non so che altro aggiungere.Spero di non
deluderti. Non preoccuparti non ci sono allori a casa mia Xd Hai
ragione su Yohei si trova molto poco ( purtroppo) ma se non mi linciate
prima proverò a riempire questo vuoto.
Misako90 : Grazie infinite anche a te sono contenta di aver trovato un altro menbro del Mito fan club ^^
Ringrazio inoltre tutte le persone che hanno aggiunto la storia nei
preferiti o nelle seguite e a quanti hanno letto il secondo capitolo.
Sinceramente non pensavo che questa storia sarebbe stata tanto seguita.
Spero che non vi deluda.
NOTA : I capitoli sono in tutto 8 più due extra che inserirò nella storia.
3
Kaede Rukawa si era convinto di aver vissuto un sogno quando si era svegliato la domenica mattina.
Il giorno prima era andato al Dark Fire, un locale che lui odiava,
troppa gente, troppe chiacchiere, troppa musica; insomma troppo rumore.
Eppure chissà perché si era fatto convincere da Mitsui ad
accompagnarlo, sapeva che il senpai stava con Sendo, quindi, non
pensando a un’uscita a scopo affettivo aveva accettato. Tanto in
tivù partite dell’NBA quella sera non ce n’erano in
programma.
Non aveva mai pensato all’amore, era una cosa che non lo
interessava, era andato una sola volta in quel locale quando, capito il
proprio orientamento sessuale, un po’ per curiosità aveva
voluto scoprire se gli sarebbe successo qualcosa. Ma, oltre a
incontrare Mitsui e Sendo, aveva solo trovato il posto troppo caotico,
per cui il basket rimaneva sempre il suo primo e unico amore.
“E allora che diamine era successo la sera prima?? “
Non se lo spiegava, aveva trovato Sakuragi all’entrata del
locale, doveva ammettere che era un bravo giocatore ma lo aveva sempre
reputato insopportabile: troppo rumoroso e casinista.
Allora perché, credendo a prima vista fosse gay, era stato felice?
Poi, una volta capita la situazione, era arrabbiato e deluso; ma perché?
“La serata è stata
così strana, diversa dall’altra volta, proprio
perché c’era lui è stata divertente, è
sembrato anche che a un certo punto gli parlasse con gentilezza,
l’ha chiamato volpetta e … gli è piaciuto.
L’ha trovato affettuoso“ .
Poi quando gli altri uomini si avvicinavano al do’hao era stato geloso; ma perché?
Che la stupidità si attaccasse come l’influenza e ora lui fosse irrimediabilmente un do’hao?
Alla fine si era convinto di aver vissuto un sogno, strano e folle
senza dubbio, il do’hao che ballava con lui, ma quando mai? Che
gli andava a prendere da bere senza insultarlo e picchiarlo, il
do’hao che gli sorrideva, che sorrideva solo per lui…,
impossibile!...
Allora perché non vedeva l’ora che fosse lunedì?
Non per gli allenamenti ma per vederlo e scoprire se era un sogno oppure no.
Quando Hisashi Mitsui quel
lunedì mattina varcò la soglia dell’istituto
Shohoku sospirò per l’ennesima volta , non
perché dovesse passare interminabili ore ad ascoltare di nuovo
le stesse cose, beh non di nuovo, visto che il motivo per cui era
stato bocciato, era proprio che non le aveva né sentite
né studiate l’anno prima; ma perché aveva compreso
di essere innamorato perdutamente di un pazzo.
Akira Sendo non aveva tutte le rotelle a posto, è vero
all’inizio proprio per questo era stato attirato da lui come da
una calamita, ma non aveva compreso la gravità della cosa. Quel
folle del suo ragazzo voleva assolutamente che lui convincesse Yohei
Mito, ad assistere alla partita del Ryonan contro lo Shoyo questo
sabato.
Ora se avesse detto Rukawa, Sakuragi o altri membri della squadra
avrebbe potuto capire e avere qualche speranza , ma lo sapevano tutti
che Mito e il Guntai assistevano alle partite solo per incitare
Hanamichi , ma ovviamente questo non aveva scalfito la sicurezza del
suo caro dolcissimo Akira che quando voleva sapeva essere un gran
rompiballe. Alchimia la sua parolina magica, secondo lui tra Mito e
Koshino c’era alchimia, ora dove l’avesse vista sta
alchimia non si sapeva.
Era palpabile nell’aria come elettricità statica
così gli aveva detto, lui oltre a palpare il suo sedere non
aveva sentito nient’altro, comunque gli aveva fatto presente che
secondo il suo modesto parere quei due non avevano niente in comune e
lui di nuovo alchimia e va bene.
“Gli ho fatto notare che
secondo me Mito non è stato attratto da nessuno la sera prima
anche perché è stato per due volte rimorchiato, oltre
tutto da due tipini niente male , e nisba e lui “appunto Hisa
chan alchimia”. Ora o io questa alchimia l’ho persa per
strada o è più probabile che tutto quello che ha visto il
mio caro, tenero, dolce Aki è nella sua mente bacata.
Come cavolo pretende che io convinca
Mito a venire a vedere una partita di cui sicuramente non gliene frega
niente, solo perché c’è alchimia?
Però come facevo a dirgli di no se mi guardava con quegli occhioni grandi e speranzosi?
Il problema reale è che il mio
Aki è troppo buono con quel cane idrofobo di Koshino, secondo
lui è innamorato, ma chi quello?? Si tesoro mio di te, ma tu non
vuoi credermi , dice che non è così, che Hiro
è un carattere un po’ difficile ma solo perché
è timido, si e io sono l’imperatore, ma che devo fare io
lo amo sul serio, farei di tutto per vederlo felice.
E così oggi mi appresto a fare
quest’opera di convinzione, che poi oltretutto devo stare anche
attento al rosso, da come ha reagito l’altra sera mi sembra
troppo protettivo con Mito, quindi guai a far trapelare qualcosa su
questa alchimia”.
Hanamichi Sakuragi non si
capiva davvero più. Quando aveva capito che cosa gli stava
capitando era caduto preda della paura e si perché per quanto
uno si sforzi di voler essere ottimista, c’è anche chi ti
fa vedere solo i lati negativi e lui solo quello aveva scorto. Ora
invece si sentiva così confuso, aveva sempre odiato Rukawa o
almeno era quello che credeva e ora invece? Perché era stato
così bene al locale tanto da desiderare che non finisse mai?
“ Una notte eterna”, era una bella frase, l’ aveva
sentita da qualche parte e ora sapeva anche che sensazione portava.
E domani che sarebbe successo? Se l’avesse chiamasse
volpetta invece di baka kitsune l’avrebbe guardato
male? O sarebbe stato ancora come nella notte eterna quando lo
stringeva e si sentivi bene, al sicuro. Per quanto fosse forte, per
quanto sapesse cavartela da se, non pensava potesse sentirsi
così fragile e ora aveva di nuovo paura, ma questa volta era la
paura di cadere in un buio senza luce
.
Koshino aveva un espessione terribile, sembrava volesse sbranare qualcuno, in classe non provavano neanche ad avvicinarglisi.
“Questa cosa mi preoccupa e
anche molto, avevo già capito che qualcosa frullava in quella
testa bacata che si ritrova da quando al locale non faceva altro che
guardarmi in quella maniera, poi mi telefona domenica mattina alle sei,
no dico alle sei per chiedermi se avevo fatto bei sogni, ma è
scemo?
Si lo è, per questo
appena lo vedo a scuola un pugno nello stomaco non glielo toglie
nessuno, ora solo perché lui è tutto cuoricini rosa e
altre cavolate simili secondo lui, tutto il mondo deve trovare
l’anima gemella.
Non ha fatto altro che parlarmi
di Mito e questo è molto pericoloso perché vuol dire che
si è accorto di qualcosa, se ha capito che mi piace è la
fine. Farà di tutto per farmici uscire assieme, non che la cosa
mi dispiaccia se ci riuscisse, è che primo so che non
accadrà, secondo quando ci si mette di mezzo Akira allora
è sicuro al cento per cento che non accadrà mai.
Come per quella storia di Kyosuke,
l’ho capito che ha agito con le migliori intenzioni, le sue, ma
chi ci ha rimesso sono stato io.
Quello voleva solo portarsi a letto
Akira, io non gliel’ho mai detto ma quando è venuto per
dirmi dell’accordo per l’appuntamento mi ha detto
chiaro in faccia che voleva il numero di Sendo, che di me non gliene
fregava niente ecc…
Insomma la solita storia non che mi
aspettassi altro, però sentirselo dire, capire che è il
tuo migliore amico che guardano, che vogliono e non te ,fa male, fa
davvero male, non mi venissero a raccontare la storia prima o poi lo
troverai , sei ancora giovane, hai tanto tempo, questo può
valere per gli altri ma non per me, perché io lo so, nessuno
rimane con me. Quindi perché sperare se ti porta solo dolore.
Devo fermare quell’idiota di
Sendo crede sul serio che se mi dovesse organizzare un
appuntamento solo perché chissà cosa ha fatto sotto io
sarei felice?
È veramente idiota”.
Mito stava appoggiato tranquillamente alla porta della palestra.
“Certo che oggi è una
giornata proprio strana, io e Hana abbiamo fatto il primo pezzo di
strada verso scuola da soli, l’ho osservato attentamente è
ritornato il solito di sempre, allegro, spensierato e folle Tensai .
Sono contento che
l’uscita di sabato sia andata così bene, certo non
è merito mio o del locale, ma solo di Rukawa. E’
così chiaro e anche il mio amico lo ha capito, meno male, certo
che è stata proprio una bella coincidenza riunirci in quel posto
tutti insieme, soprattutto, se anche la volpe siderale prova quello che
prova lui allora non devo preoccuparmi.
Stavo già in ansia
all’idea che il sentimento di Hana non fosse corrisposto ma non
solo Rukawa non è etero, gran bel passo avanti, ma da quello che
ho osservato ieri sera non è poi così freddo come appare.
Già questi pensieri e
l’allegria di Hanamichi mi hanno messo il buon umore, certo il
mio migliore amico deve ancora accettare tutto il resto ma sono sicuro
che ci riuscirà, ora ha la sua bella volpe che l’attende
alla fine del sentiero.
Quando abbiamo incontrato il resto
del guntai è stato come tornare indietro nel tempo che bella
sensazione, certo è inevitabile più vai avanti con la
vita e più le cose cambiano, solo due anni prima eravamo sempre
noi cinque inseparabili, poi Hana ha trovato nel Basket una nuova vita.
Takamyia non fa altro che parlare del
ristorante dello zio, una volta finito il liceo andrà da lui a
studiare e lavorare, ha sempre voluto farlo solo che si
trasferirà lontano, si sono solo due ore di treno ma è
sempre un viaggio. Noma vuole tentare di entrare
all’università però è indeciso su quale
facoltà scegliere, ha ancora un anno quindi ha tempo, Okusu
aiuterà nel negozio di famiglia che poi passerà a lui,
l’ha sempre saputo ma non gli pesa, per fortuna gli piace. Anche
io farò quello che ho sempre voluto non continuerò a
studiare, per me sarebbero soldi sprecati.
Appena ho potuto ho fatto quanti
lavori part time potevo per comprarmi il motorino, adoro i motori, sono
così semplici, per questo dopo il diploma andrò a
lavorare nell’officina di Tazeku , già l’estate
scorsa ci ho passato un po’ di tempo ed è stato un periodo
bellissimo.
Quando arriviamo in classe Rukawa
è già arrivato e fatto più unico che raro non sta
dormendo, lui e Hana si sono guardati ed è stato come se il
tempo si fermasse . Poi si sono comportati come al solito do’hao
e baka kitsune, ma stavolta è stato diverso e se ne sono
accorti anche loro, era come se si dicessero mi sei mancato. Ho visto
la volpe artica arrossire, ok non è arrossita ma un leggero
colorito l’ha preso per una frazione di secondo, peccato che non
posso ridere sono così buffi.
Certo però che Hana è
la mia disperazione ora fa di tutto per evitare lo sguardo di
Rukawa, per una volta che la volpe non dorme ma si sta
sforzando di rimanere sveglia, da una parte lo capisco.
Il mio amico ha ancora paura,
poi il fatto che sia estremamente timido per queste cose non lo aiuta,
l’ho visto gettarsi in situazioni assurde senza riflettere ma se
gli dici di affrontare il proprio cuore si chiude a riccio, fortuna che
anche la volpe sembra spaesata. Forse non se n’era
accorta neanche lei, ma di Rukawa non mi preoccupo ha già
accettato la sua sessualità o per meglio dire non le interessa
non è che le cambi qualcosa, quello a cui devo dare una
svegliata è Hana.
Ho fatto una cosa fuori dal comune,
in effetti mi hanno guardato tutti male, ho proposto alla
volpe di pranzare con noi e il guntai, Sakuragi mi ha subito dato
man forte scherzando sul fatto che il tensai si sentiva magnanimo e
quello e quell’altro, e ora Kaede Rukawa sta mangiando con noi.
I ragazzi lo hanno guardato un attimo
perplessi ma poi non hanno detto niente, si sono messi a parlare delle
loro solite cretinate con Hana.
Kaede ascoltava e quando ha
finito il bento si è steso a schiacciare un pisolino, tutto
nelle norma della kitsune, il bello è che il tensai ha anche
abbassato la voce non se ne è accorto ovviamente e quando
Noma gliel’ha fatto notare ha fatto una faccia e poi è
partita la testata.
Sono andato anche agli
allenamenti per tenerli d’occhio, solo che quando sono
finiti Mitsui ha detto che doveva chiedermi una cosa e mi ha chiesto di
aspettarlo, Hisashi mi sta simpatico ma questi colloqui privati mi
inquietano un po’.
Nel frattempo Kaede, che rimane
sempre più degli altri in palestra, oggi ha chiesto ad Hanamichi
se voleva restare per aiutarlo con alcuni schemi ovviamente una cosa
mai sentita prima. Myagi e Ayako sono rimasti fermi per venti minuti
buoni, solo quando la volpe ha fatto intendere che gli serviva solo un
do’hao che capisse che doveva fare si sono un attimo
ripresi.
Mi stupirei anche io se non
sapessi cosa si nasconde dietro queste richieste, Rukawa non conosce i
veri sentimenti di Hana eppure anche così sta cercando di
stargli vicino, dopo che ha capito che possono andare un po’
d’accordo, in un certo senso mi fa tenerezza.
Certo insultarsi è
all’ordine del giorno ma almeno non si picchiano più,
soprattutto Sakuragi tende a rimanere abbastanza aggressivo e
capisco anche il perché.
Si sta frenando ha capito che
tenderebbe ad essere troppo gentile con la volpe e non vuole scoprirsi,
quanta paura ti fanno i tuoi sentimenti Hanamichi”.
– ehi – fece Mitsui uscendo dagli spogliatoi e
richiamando l’attenzione dei due giocatori – che dite
sabato siete liberi per andare a vedere la partita del Ryonan ?
- certo il tensai deve rendersi conto degli avversari che si
troverà davanti ma che comunque non saranno mai al suo livello
ovvio-
- do’hao , vengo- fece Rukawa rivolto a Hisashi mentre Hana sbraitava in sottofondo
- allora magari domani o nei prossimi giorni ci mettiamo
d’accordo per andare insieme – fini Mitsui andando verso
Mito
- contaci Mitchy-
- non chiamarmi Mitchy – esplose il tiratore, lo odiava proprio
quel nomignolo– devi aspettare Hana ?- chiese a Yohei
- no aspettavo te – rispose, voleva dare un po’ di spazio al Tensai. Si incamminarono verso l’uscita
- l’invito per sabato ovviamente è anche per te – disse Mitsui
- forse organizziamo qualcosa con il guntai –non sapeva se i
ragazzi sarebbero stati liberi ma sinceramente non aveva molta voglia
di stare tra i piedi di Hana e Rukawa .
- No sai è che magari dopo potevamo andare a mangiare qualcosa,
il fatto di me e Akira non sono in molti a saperlo, intendo di amici ci
siamo trovati bene sabato e pensavamo che si potesse ripetere –
- quindi saremmo noi sei come sabato scorso giusto? –
- certo – Yohei era un po’ indeciso, con il guntai non
avevano organizzato niente ancora e non avrebbe rotto le scatole
ad Hana, ci sarebbe andato anche Mitsui alla partita e poi
Sendo e Koshino dopo
-beh se non do disturbo allora consideratemi dei vostri –
- ma quale disturbo non dirlo neanche , dovrebbe essere qualcun altro a sparire –
- eh?- possibile che non lo sopportasse fino a questo punto?
- no niente, allora poi dico ad Hana se in caso non ci vediamo questa
settimana – Hisashi si allontanò di corsa e Mito mi
avviò verso casa.
*************
La settimana era trascorsa velocemente Hanamichi e Kaede
avevano iniziato a rapportarsi in maniera diversa fra loro, non solo ne
stavano beneficiando loro ma anche la squadra.
I due titolari riuscivano ad eseguire giocate più fluide e
spesso stupivano per la loro sincronia, avevano preso l’abitudine
di allenarsi insieme anche dopo che tutti gli altri erano tornati a
casa, non sempre ma spesso, inoltre Rukawa pranzava quasi sempre con
Hanamichi e il guntai, l’equilibrio dello Shohoku dopo i primi
mesi sembrava aver raggiunto un buon punto di arrivo.
Il sabato arrivò presto e come si erano messi
d’accordo i tre giocatori e Mito s’incontrarono alla
stazione.
Il viaggio trascorre tranquillo tra le battute di Sakuragi e Mitsui,
mentre Rukawa ne ha approfittò per fare un pisolino come
suo solito.
Il liceo Ryonan era come se lo ricordavano si diressero in
palestra e c’era già un sacco di gente sia studenti delle
due scuole ma anche altri. Tra la folla riconobbero Kyota e
Maki e i tre giocatori andarono a salutarli.
Mito osservò il campo, le squadre erano appena entrate e
stavano effettuando il riscaldamento, Sendo lo vide e lo salutò
e Yohei gli indicò dove si trovavano gli altri.
Questo seguì la direzione del suo braccio e lo ringraziò,
lo vide allontanarsi e ritornare poco dopo trascinandosi dietro
un incavolato Koshino, gli indicò il punto dove si trovava Mito
sugli spalti poi quello dove stavano gli altri, ma Yo vide che Hiroaki
rimaneva a fissarlo ancora per qualche minuto.
Si domandò come mai quello stupore, così quando gli altri lo raggiunsero si sedette vicino a Mitsui
- Ma Koshino non sapeva niente di oggi? – gli domandò diretto a bruciapelo, Hisashi sembrava sorpreso
- credo di si, Akira lo sapeva di sicuro, l’abbiamo organizzata insieme questa giornata perché?-
- era sorpreso come non se lo aspettasse – il discorso morì così.
In campo nella panchina del Ryonan, il teppista osservava
Sendo e Koshino in disparte stavano discutendo e anche animatamente o
almeno Hiroaki, sembrava davvero furioso con l’amico,
s’incupì, quella faccenda non gli piaceva inoltre stavano
litigando prima della partita e questa non era una buona idea.
Il Ryonan aveva ottimi elementi e sotto la guida di Sendo era
migliorato molto però non stavano dando il meglio di loro, il
problema era uno dei titolari Koshino per la precisione. Sembrava
piuttosto intrattabile e non smetteva un attimo di attaccare
verbalmente sia avversari che compagni di squadra, ed era proprio la
sua squadra a risentirne.
Durante la pausa non si sa bene cosa fosse accaduto ma il mister lo
aveva sostituito, il giocatore ora era seduto in panchina e Yohei lo
osservò tutto il tempo, c’era qualcosa che non andava.
Alla fine il Ryonan recuperò lo svantaggio iniziale e riuscì a vincere.
Hiroaki appena sentì il fischio finale fu il primo a recarsi nello spogliatoio.
Mito per tutto il tempo aveva osservato il bordo campo non la partita,
che a lui comunque non interessava più di tanto, aveva
visto quegli sguardi freddi e rabbiosi che i compagni di squadra
avevano lanciato al titolare seduto fra loro, Koshino non ci
aveva fatto caso, normalmente avrebbe ringhiato qualcosa ma non quel
giorno
- andiamo è meglio farci trovare all’entrata- disse
Hisashi arrabbiato, si intuiva chiaramente che era letteralmente
furioso e non era difficile immaginare il perché, anche
Hanamichi non aveva trovato corretto e sopportabile il comportamento di
Hiroaki.
Gli spettatori e i giocatori pian piano lasciarono la palestra e
la scuola, stavano aspettando da un bel po’ e Mitsui iniziava a
innervosirsi, sapeva che Akira non perdeva tempo inutilmente quindi
pensò fosse successo qualcosa, vedendo uscire i giocatori del
Ryonan tranne Il suo ragazzo e Koshino.
Hisashi chiamò Fukuda che lo salutò mentre gli si
avvicinava, alla sua domanda se sapesse che stesse facendo Akira rispose
- se cercate Sendo avrete un bel po’ da aspettare lui e Kosh stanno litigando di brutto –
- perché stanno litigando? – domandarono Sakuragi e Mitsui all’unisono
- non è che si è capito bene, hanno aspettato che fossero
andati via tutti beh Akira almeno, Kosh voleva andarsene da un pezzo ma
sai com’è Aki quando si mette in testa una cosa –
guardò direttamente Mitsui con fare complice,
evidentemente lui sapeva cosa li legava
- si lo so – ringhiò Hisashi
– se volete entrare la palestra è aperta – sembrava teso, forse era preoccupato.
- Sei un grande Fuku verme – esclamò Hanamichi
- piantala di chiamarmi così – fece un cenno di saluto e se ne andò.
Mitsui entrò in palestra senza neanche aspettare gli altri
era preoccupato e si capiva benissimo, dagli spogliatoi
giungevano le voci di Koshino e Sendo, il primo stava urlando era
veramente fuori di se
- ti conosco Sendo quindi vedi di risparmiarmi le tue stronzate –
- ti ho detto la verità maledizione perché diamine non
vuoi credermi si può sapere ?– anche Akira stava urlando,
non come l’altro, si sentiva che si stava trattenendo ma tra un
po’ sarebbe scoppiato anche lui.
- Allora dimmi perché-
- che cazzo succede?- Mitsui era entrato dentro visibilmente
arrabbiato, lanciò uno sguardo carico di accuse a Koshino
- ah Hisa scusa – iniziò Sendo – non è niente, potete aspettare fuori per piacere? –
- non c’è bisogno che aspettino noi abbiamo finito –
sbottò Hiroaki prendendo la borsa e avviandosi per uscire, lui
si era già cambiato ma Akira lo bloccò per un braccio.
- no Hiro - si voltò nuovamente verso gli altri
– scusate se vi abbiamo fatto aspettare – il sorriso era
sempre il solito -finiamo di prepararci e siamo subito da voi –
lo disse in maniera allegra ma era teso
- sicuro di star bene Aki?- chiese Hisashi
- certamente, su andate facciamo in due minuti vero Hiro?-
Koshino tenne la testa bassa, per la prima volta in vita sua avrebbe
voluto essere diverso, non avere quel carattere, ma non si può
cambiare anche se si vuole.
“ hai detto che vuoi conoscere le persone per farti una tua idea, ora lo sai io sono questo”
- allora vi aspettiamo in palestra – esordì Mito, cercando
con lo sguardo Hanamichi, sapeva che avrebbe capito e infatti
sbottò allegro
– il tensai non vede l’ora di provare questo
ristorante sono stato a dieta tre giorni visto che tanto paga Mitchy
–
- eh? E non chiamarmi Mitchy testa rossa –
- do’hao – era il contributo di Rukawa mentre si avviava in palestra per primo seguito subito dagli altri.
Quando rimasero soli i quattro non poterono fare a meno di notare
il viso di Mitsui, era arrabbiato e preoccupato al tempo stesso.
Passarono dieci minuti e arrivò un sorridente Sendo
- si può sapere che è successo ?- iniziò Hisashi, il capitano del Ryonan sembrava a disagio
- andiamo fuori – esclamò ancora il tiratore da tre afferrandolo per una mano e trascinandolo all’esterno.
Passarono altri dieci minuti prima che Koshino uscisse, teneva la testa
bassa e stringeva la cinghia della sacca talmente forte che si vedevano
le nocche sbiancate.
- Nh andiamo- esordì Rukawa avviandosi, lo imitarono ma HIroaki rimase più dietro, in disparte.
Sendo e Mitsui sembrava avessero smesso di discutere di qualcosa appena
il resto del gruppo era uscito dalla palestra , Akira aveva di nuovo il
suo sorriso sul volto e Hisashi sembrava più tranquillo anche se
posò uno sguardo furente su Koshino.
– il ristorante che voglio farvi conoscere non è
molto distante vedrete che specialità – disse allegro il
capitano del Ryonan
- non vedo l’ora ovviamente paga.. – iniziò Hanamichi
- io non pago testa rossa – intervenne subito Mitsui,
che sapeva dove il numero dieci dello Shohoku volesse andare a parare.
S’incamminarono mentre Sendo e Sakuragi chiacchieravano delle specialità del ristorante.
Mito percepì la presenza di Koshino, che chiudeva il
gruppo e maledì la sua natura da crocerossina , si sentiva di
doversi voltare e cercare di tirargli su il morale, ma non lo fece.
Gli altri stavano tutti chiacchierando allegramente più avanti
anzi non tutti solo due, uno dormiva camminando e l’altro
sembrava arrabbiato.
Ma perché doveva farlo proprio lui?
Solo perché lo aveva fatto una volta non voleva dire che fosse
diventata una sua responsabilità, non era mai stato così
altruista quindi perché dovrebbe diventarlo ora .
Il fatto è che non riusciva a togliersi dalla mente che forse il
litigio era scaturito per causa sua, ma non sapeva perché.
Avrebbe dovuto parlarne con Sendo , ma intanto Hiroaki continuava a restarsene lì dietro.
Così Yohei si trovò a rallentare il passo e a maledire nuovamente tutte le crocerossine del mondo.
Koshino non voleva parlare lo si capiva benissimo e forse questa volta
avrebbe dovuto sul serio ritornare avanti e lasciarlo da solo,
però non lo fece
- ma tu che ti porti nella borsa della palestra?-
aveva notato che si era voltato un poco verso di lui per poi
riprendere subito a fissare avanti
– lasciami in pace Mito, non voglio parlare – erano parole
dette con tono duro, ma allora perché ci sentiva solo tanta
tristezza?
- posso dare una sbirciata alla borsa?- domandò ancora parlando dell’argomento più stupido di questo mondo
- ma che ti frega di sapere che c’è dentro, lasciami
in pace – non aveva urlato ma alzato uno sguardo duro verso
l’altro, il teppista sorrise
– perché hai gli occhi rossi – un secondo di
stupore attraversò l’altro ma riprese subito il controllo
– hai visto la pubblicità in tivù ?–
riprese a parlare ancora Mito tranquillo – sicuramente è
colpa dello shampoo , troppo aggressivo –
Koshino sospirò pesantemente – ma di che cavolo stai
parlando?- lo aveva detto con tono stanco forse dopo la litigata
era spossato, intanto Yohei gli descriveva la
pubblicità a cui si riferiva
– ma quello è per bambini – sussurrò
Hiroaki capendo che prodotto pubblicizzavano nello spot,
Mito lo sapeva bene che non era colpa dello shampoo.
Erano arrivati al locale non avevano impiegato molto a
raggiungerlo, il posto era carino e confortevole il tipico ristorante
tradizionale.
Una donna sui cinquant’anni in kimono si avvicinò loro.
– Akira sono felice di vederti, i tuoi genitori stanno bene?- chiese sorridente, diventando ancora più bella.
– Benissimo Mayuri san – rispose Sendo tirando fuori dalla borsa una busta bianca e porgendogliela
– mamma ha detto di darle questo appena ha saputo che venivo da
lei - ora fra le mani la signora teneva dei biglietti e sembrava
ancora più raggiante
– Ichiko è sempre così carina – esclamò
– perché sa che adora quell’opera Mayuri san –spiegò il porcospino sempre sorridente.
Seguirono la donna che era la proprietaria del locale, li fece accomodare in una saletta privata
– qui starete più comodi – esordì facendo entrare i ragazzi
–non doveva disturbarsi tanto – disse il ragazzo dai capelli a punta ringraziandola per la cortesia
– sono sempre felice quando mi vieni a trovare Akira , su
sedetevi ora vi porto da bere – così dicendo richiuse la
parete scorrevole alle sue spalle, i ragazzi si accomodarono intorno al
grande tavolo basso prendendo posto ognuno sui cuscini.
Mitsui, Sendo e Koshino da un lato, Rukawa, Sakuragi e Mito dall’altro
– è davvero un bel posto – esclamò Hanamichi
- Mayuri san è molto amica di mia madre la conosco da quando
sono piccolo, inoltre il suo ristorante è uno dei più
rinomati di Kanegawa - spiegò Akira.
La proprietaria arrivò dopo un secondo portando le bibite
fresche, dopo una consultazione fra lei e Sendo decisero di affidarsi
alla donna per la cena, avrebbe portato il meglio, chiarì
strizzando un occhio.
L’argomento inevitabilmente andò a finire sul basket
e sulla partita appena vista, Koshino s’irrigidì
istintivamente - certo porcospino sei un buon capitano ma non ci
batterete mai – esclamò Hanamichi scoppiando a ridere.
Fortunatamente passò a declamare le sue doti da grande Tensai
del basket ricevendo il solito do’hao da Rukawa e così
l’argomento partita scivolò via con sollievo di entrambi i
giocatori del Ryonan.
Quando una mezz’ora dopo la proprietaria tornò portando
piatti di squisite prelibatezze la cena ebbe inizio. Sakuragi , che era
secondo solo a Takamyia in fatto di appetito, fece onore a tutto quello
che si trovava sul tavolo ottenendo gli sguardi perplessi di tutti,
tranne del suo migliore amico che conosceva questo suo lato.
– Hey testa rossa quello era mio- esclamò piccato Mitsui
dopo che il compagno di squadra gli aveva rubato l’ultimo pezzo
di sushi
– su Hisa apri la boccuccia- intervenne Sendo tenendo fra
le bacchette quello del proprio piatto e porgendolo al ragazzo, Hisashi
fece quanto detto con una luce maliziosa negli occhi.
Mayuri stava entrando proprio in quel momento e osservando divertita il
tiratore da tre che si scostava imbarazzato, poggiò un nuovo
piatto sul tavolo per poi allungare una mano a prendere il viso di
Mitsui.
Lo osservò attentamente poi sorrise ad Akira
– hai buon gusto – lo apostrofò, lasciando tutti sconvolti tranne Sendo, Koshino e Rukawa.
Uscì tranquilla come nulla fosse – scusa ma lei non
è amica di tua madre?- domandò Hanamichi, Sendo gli
rivolse un sorriso ancora più ampio – tranquillo i miei lo
sanno -
Mito intuì cosa passava nella testa dell’amico e infatti dopo un attimo lo sentì chiedere
– e gli va bene? cioè volevo dire... – Akira scoppiò a ridere quando lo vide arrossire
– gliel’ho detto tre anni fa, con mio padre per un
po’ i rapporti sono stati tesi solo perché non sapeva come
comportarsi con me, quando ha capito che non cambiava niente è
tornato tutto come prima –
Sakuragi sembrò riflettere a quella notizia, poi la sua attenzione si spostò quando Mitsui iniziò a parlare
– il mio invece mi ha buttato fuori di casa, non che mi
aspettassi un'altra reazione, infatti gliel’ho detto proprio per
quello – assieme a quelle parole uscì anche la
sua rabbia, Akira gli si fece più vicino avvolgendo il braccio
del tiratore da tre, sapeva cosa provava Hisashi e conosceva la sua
situazione familiare.
– In che senso?- chiese ancora Hanamichi confuso e
spaventato per quelle parole, ma questo lo aveva capito solo Mito
- col mio vecchio non vado d’accordo, cioè andavo,
visto che ormai non ci parliamo più. Successe quando ancora ero
un teppista e credevo di non poter più giocare –
ricordò volgendo un sorriso al suo ragazzo, che sapeva quanto
fosse stato duro per lui a quel tempo e aveva accentuato la stretta per
trasmettergli il suo affetto.
–Litigavamo in continuazione, finché un giorno
glielo gridai in faccia credevo ci restasse secco –
sghignazzò al ricordo della faccia sconvolta del genitore anche
se gli faceva ancora male – così mi ha cacciato di casa
- riferì terminando il discorso
- non sapevo vivessi da solo – esclamò Mito
chiedendosi come facesse, visto che era risaputo che Mitsui non aveva
neanche un lavoro part time
- inizialmente mi sono accampato da Tetsuo, ma ora vivo con mia madre – chiarì
– ma scusa non hai detto che tuo padre ti ha cacciato? – domandò Hanamichi perplesso
– do’hao- sbuffò Rukawa
– sono separati – li informò Mitsui frenando
la protesta del ragazzo – non la vedevo da parecchio
perché è stata lei ad andarsene di casa con un altro
uomo, credevo avesse tradito mio padre e insomma non volevo più
saperne, in realtà è stato il contrario. È
sempre stata mia madre quella tradita ma l’ho saputo solo da poco
- Akira gli toccò la guancia con un bacio delicato.
– Ma ora avete recuperato il rapporto – gli sorrise incoraggiante
– si e anche il suo compagno è un brav’uomo
– rispose allegro Hisashi, era stato proprio quell’uomo che
lui aveva sempre detestato, incolpandolo di essere il responsabile
della divisione famigliare, a trovarlo.
Quando la madre aveva saputo quello che era successo non poteva darsi
pace di non sapere dove fosse il figlio, così si era assunto lui
il compito di cercarlo riuscendoci successivamente. Era stato proprio
lui, che non si era fatto spaventare dall’aria minacciosa del
ragazzo, a convincerlo a trasferirsi da loro
- adesso ho capito- esclamò Sakuragi, non aveva pensato ad una
situazione simile, lui che era cresciuto con davanti il rapporto saldo,
forte e pieno d’amore dei genitori
- tu Mito?- chiese Akira rivolgendogli un sorrisone
- lo sa solo Hana e voi per ovvi motivi, visto che l’ho capito da
poco sono ancora alquanto confuso – rispose trasportando la
situazione dell’amico
– Beh se vuoi una mano per fare chiarezza sono a tua
disposizione per sverginare qualsiasi argomento t’interessi
– continuò Sendo ricevendo un’occhiataccia perplessa
del suo koibito
– Sendo- urlò Hiroaki riconoscendo quel tono malizioso della voce
- porcospino pervertito, non osare avvicinarti – scattò Sakuragi rosso in viso
– do’hao- lo richiamò Kaede indispettito dalla sua reazione
– kitsune silenzio – si rivolse al suo migliore amico – non preoccuparti Yo ti difende il tensai-
Sendo scoppiò a ridere – mi avete frainteso, certo se Mito
fosse interessato a una cosa a tre - finse di riflettere
– piantala Aki – lo rimproverò bonariamente Hisashi,
conosceva abbastanza bene il suo ragazzo stava scherzando divertito
dalle reazioni di Sakuragi, mentre lui ne era preoccupato, il rosso non
era noto per essere una persona tranquilla e pacifica
– va bene la finisco – fece rivolgendo al suo ragazzo un sorriso
- ti ringrazio dell’offerta ma credo di sapermela cavare da solo
– rispose Yohei cercando di deviare lo sguardo assassino di
Hanamichi
– si non ne dubito – continuò Sendo - comunque
visto che siamo finiti a parlare di sesso non so come – ricevendo
un’occhiataccia dal numero dieci e dal compagno di squadra che
significava che era colpa sua
– chi è ancora vergine? – trillò passando lo
sguardo su tutti, all’occhio attento di Mito non passò
inosservato che il suo migliore amico si era irrigidito nel sentire la
domanda
– su avanti è tanto per chiacchierare, allora io e
Hisa ovviamente no, Kosh lo è ancora – non terminò
la frase perché gli arrivò la gomitata nello stomaco da
Koshino
- piantala di dire cretinate – urlò come un ossesso
– vorrei sapere che ti passa in quella testa, sono affari miei se
non l’ho mai – s’interruppe prendendo a mangiare
nervosamente
- non ti scaldare troppo – intervenne Mitsui con uno
sguardo affilato– con quel carattere che ti ritrovi rimarrai
vergine a vita- quando vide il ragazzo arrossire si sentì
soddisfatto, non gli piaceva che picchiasse il suo ragazzo a dire il
vero non gli piaceva neanche che lo sfiorasse o gli stesse vicino,
preferibilmente neanche che gli parlasse.
Koshino rivolse un’occhiata adirata a Sendo coma ad accusarlo di aver parlato.
– Si capisce lontano un miglio che non l’hai mai fatto – chiarì Mitsui
- mica c’è niente di male neanche io l’ho mai fatto – chiarì Mito per distendere gli animi
– hn esatto – approvò Rukawa, fissando Sakuragi stranamente silenzioso.
L’arrivo di Mayuri che portava altre bibite pose fine all’argomento.
Il resto della serata passò tranquillamente fino a che non arrivò il momento del dessert.
La donna aveva portato un piccolo vassoio con alcuni dolci, si
scoprì che sia Rukawa che Koshino erano veramente golosi quando
si litigarono l’ultimo, fu Hanamichi a riportare ordine quando
porse il suo che non aveva ancora toccato a Kaede – che volpetta
golosa –esclamò sghignazzando.
Quella sera si separarono alla stazione lasciando i due giocatori del Ryonan che li avevano accompagnati all’esterno.
Mito non aveva avuto modo di chiedere nulla a Sendo, domandandosi che
cosa avesse fatto salì con gli altri sul treno, Koshino era
stato taciturno e scuro tutto il tempo e lui dopo quell’iniziale
avvicinamento lo aveva lasciato stare, con una scrollata di spalle si
dimenticò dell’episodio, almeno fino al giovedì
successivo.
Quel giorno come sempre stava per recarsi con gli altri del guntai ad
assistere agli allenamenti dell’amico, varcata la porta della
palestra vide Sendo che parlava con il signor Anzai . Immaginando che
dovesse riguardare qualcosa inerente al club e a qualche partita non si
stupì più di tanto, lo fece quando il ragazzo dai capelli
a punta e il perenne sorriso, sotto gli occhi di tutti gli chiese se
potevano andare a parlare un attimo fuori. Non solo il guntai ne rimase
perplesso ma a Yohei non sfuggì l’occhiata di Mitsui.
Visto che l’altro non si decideva a parlare fu Mito a iniziare
– riguarda il motivo per cui tu e Koshino avete litigato
sabato scorso?- vedendo la faccia titubante dell’altro, infatti
appariva un numero minore di denti, continuò – allora
è così avete discusso a causa mia- ora lo stupore era
chiaro – non c’è problema – iniziò
Yohei che si era fatto una sua personale idea in proposito – non
so che abbia fatto ma visto che non gli fa piacere vedermi non dovete
invitarmi ogni volta che uscite –
- il problema è proprio il contrario- lo interruppe Sendo sembrava indeciso ma poi si risolse a parlare
– gli piaci – esclamò, quelle parole per Mito ebbero l’effetto di una secchiata di acqua gelida
– Hiro si è arrabbiato perché quando ti ha visto
alla partita, mi ha accusato di averti convinto a venire chissà
come. Vedi in passato ho sempre cercato di combinargli un appuntamento
sempre con esiti negativi –
- Kyosuke- rifletté ad alta voce Yohei
- non solo lui, diciamo che ho fatto parecchi sbagli – sorrise
imbarazzato l’altro - Hiro non ha un carattere semplice ed
è difficile capirlo davvero, però questa volta è
diverso, sei la sua prima cotta anche se preferirebbe essere
torturato che ammetterlo e come è andata a finire lo sai -
Mito annuì quelle due parole gli rimbombavano in testa“
gli piaci”, ripensando alle frasi di Sendo si diede mentalmente
del cretino, era ovvio dove il porcospino volesse andare a finire.
Lui che era sempre stato orgoglioso di afferrare immediatamente tutto
non aveva capito niente, c’era da dire a sua discolpa che era
stato distratto dalla situazione di Hanamichi.
- Quella sera al locale – stava dicendo Akira – mi sembrava che fra te e Hiro potesse esserci qualcosa-
“che cosa?” pensò Yohei
- si insomma non credi che potrebbe nascere qualcosa? –
- no assolutamente – chiarì subito la situazione Mito, rendendosi conto di aver esagerato si spiegò meglio
- non è il mio tipo - vide Sendo restarci visibilmente male
– mi era sembrato di capire che lui ti piacesse – lo sentì dire
- cosa?- non lo pensò solo lo aveva detto anche a voce
– evidentemente mi sono sbagliato – continuò il porcospino
“ si e alla grande” pensò Yo
– Kosh si è lasciato scappare che tu sei il
tipo di persona che si fa una propria idea sugli altri, senza badare
alle apparenze o a quello che si dice ma a quanto pare non è
così – a Mito non piaceva quel tono e soprattutto che si
usassero le sue stesse parole contro di lui - Hiro è
convinto che dopo averlo visto comportarsi in quel modo alla partita tu
non voglia avere niente a che fare con lui – Sendo sorrise come
sempre – evidentemente ha ragione credevo non ti facessi
spaventare per così poco – concluse
- non è per quello – affermò Yohei, non doveva
certo dare spiegazioni ma non gli andava che pensassero una cosa simile
– allora per cosa – intervenne Sendo – non mi
sembri il tipo per cui l’aspetto fisico sia importante visto come
ti sei liberato di quei tipi al locale e comunque Hiroaki è un
bel ragazzo, se lo conoscessi meglio sono sicuro che –
- no Sendo – lo bloccò di nuovo, era vero a lui
l’aspetto fisico non era mai importato, non aveva mai sbavato
come gli altri dietro una ragazza solo perché bella. Stava
valutando di dirgli la verità, però svelando la sua bugia
avrebbe dovuto spiegarne il motivo o comunque l’altro lo avrebbe
intuito, non era difficile da capire perché avesse
mentito.
Poteva chiedergli di mantenere il segreto ma non era sicuro che lo
avrebbe fatto, era sicuro che poi lo avrebbe saputo anche Mitsui e non
poteva rischiare che lo dicesse a Rukawa, non doveva saperlo, non
ancora almeno, non poteva dire niente, non poteva tradire la fiducia di
Hana
- allora ho capito – esordì Sendo – sei innamorato di Sakuragi – esalò tranquillo
- ma sei idiota ? Siamo come fratelli – chiarì la situazione
- volevo sapere che cosa provassi per Hiro perché da sabato non
è più lo stesso, speravo potessi tirargli su il morale
con una bella notizia e invece è proprio il contrario -
riprese a parlare Sendo - non credo abbia bisogno di chiederti di
non farne parola con Hiro di quanto ti ho detto - Mito
annuì osservando Sendo che rientrava in palestra.
Si sentì chiamare da Noma che uscito sulla soglia con gli altri gli chiedeva se fosse tutto a posto
– si tranquilli, io vado a casa – gli riferì avviandosi al cancello.
INFORMAZIONI REPERITE IN RETE.
Koibito : Significa persona amata, da Koi “essere
innamorati” e Bito “persona” <------ mi ero
dimenticata di metterlo nel cap. precedente^^
Bento (Obento): Pasto da asporto, costituito da riso bianco, pesce o
carne, verdure cotte o in salamoia. Si trova dappertutto dai
ristoranti, ai supermercati, ai convenience store o alle stazioni
ferroviarie. I contenitori possono essere di varie forme e materiali.
Molto diffuso è il bento fatto in casa. In Giappone si dice che
una ragazza che sappia preparare uno ottimo, anche a livello estetico,
sarà una perfetta moglie.
Il disporre i cibi creando varie forme si chiama Kyraben.
Le origini del bento si fanno risalire al periodo Heien (794-1182) con
i primi Onigiri e L’hoshii .(Fonte Wikipedia)
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Capitolo 4 *** 04 ***
a causa del mio migliore amico 04
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di T.
Inoue; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro
Ripostato il capitolo 3. Mi sono sentita come Hana quando convinto di
fare una delle sue famose schiacciate finisce che la palla colpisce il
cerchio e gli finisce in faccia … Ahahahahah la genialata mi si
è ritorta contro XD
Ho modificato, spero che ora sia più capibile
Ringraziamenti:
Fliss90: Sono morta dalle risate leggendo che volevi dare una scarpata a Yo LOL
Zi Koshy è tanto tenero alla sua prima cotta, chi lo avrebbe mai detto?
Non dico altro per non spoilerare.
Misako90 : chi lo sa se saranno sviluppi positivi … ho la bocca cucita ( mi sento molto malvagia )
War : Grazie per la recensione, ma che maledizioni, anzi ho apprezzato le tue dritte e spero di aver corretto bene.
Sul fatto di non trattare troppo male Aki, siccome piace molto anche
alla sottoscritta ( anche se non come Mito) ho cercato di dargli un
giusto ruolo. P.S. ti arriverà un pacco regalo il 25 dicembre
Akira vestito da Babbo Natale tranquilla Hisa lo distraggo io XD
Camus: Continuerò
a perseverare nel farti amare Hiro, non mi arrendo facilmente. Come
dici tu Akira vestito da cupido starebbe un amore ( ma ancor meglio
starebbe Yo *.*)
Mito demente è fortissimo XD
Broken dreams : Grazie della recensione, sono molto contenta che ti piaccia.
Riguardo a quello che succederà più avanti, come detto per le altre, non ti anticipo nulla. Mhuahhahahahahah.
Nebbiolina: Anche a te grazie
per la recensione, ripostato il precedente capitolo seguendo i vari
consigli ( spero ^^’ sia più chiaro) Sono contenta
che la storia t’incuriosisca spero di non deluderti.
Aury : Spero ti sia arrivata la mail di risposta, grazie mille.
Ringrazio come sempre chi continua a seguire questa storia e tutti
quelli che l’hanno aggiunta tra i preferiti e le seguite.
Buona lettura .
4
Mito aveva passato il resto della settimana a rimuginare su quanto saputo.
Il fatto che qualcuno, anche se indirettamente certo, gli si fosse dichiarato lo aveva lusingato.
Aveva sempre creduto di essere un tipo che passasse inosservato, uno di quelli che non si notano.
Nessuna ragazza gli si era mai dichiarata o perlomeno nessuna aveva
fatto intendere che potesse interessargli, sicuramente la fama che lui
e gli altri fossero tipi pericolosi non giovava.
Hanamichi gli aveva sempre detto che lui aveva poca autostima ma
non era questo, semplicemente lui ci vedeva benissimo. Si
guardava ogni giorno allo specchio sapeva di non colpire come
l’amico, non era solo per il fatto che fosse basso o meglio nella
media per i normali standard, basso se confrontato con l’amico e
i componenti della squadra.
Era tutto l’insieme, ma non se n’era mai fatto un problema
visto che non era mai corso dietro a nessuna, quella era una
prerogativa di Sakuragi o degli altri membri del guntai, non era il
classico adolescente con gli ormoni in subbuglio, ma vista la sua
natura riflessiva non se n’era mai preoccupato prima.
Si riscosse da quei pensieri che scivolarono del tutto nel
dimenticatoio quando varcò la soglia del negozio di videogiochi,
ne uscì un quarto d’ora dopo felice come non mai.
Finalmente era riuscito ad impossessarsi del gioco che aspettava tanto.
Deciso ad andare direttamente a casa e a provarlo subito si
avvicinò al motorino, parcheggiato contro una ringhiera.
Stava prendendo le chiavi dalla tasca quando l’occhio gli cadde
sul ragazzo che veniva dalla direzione opposta, quando anche Koshino lo
scorse si arrestò sul posto evidentemente sorpreso.
Non si erano più visti da quella volta, Mito era imbarazzato
perché conosceva cosa provava l’altro per lui,
Hiroaki perché troppo consapevole di aver mostrato il lato
peggiore di sé proprio alla persona a cui avrebbe voluto tenerla
nascosta, ma fu proprio quest’ultimo a far finta di nulla e ad
avvicinarsi.
Con aria annoiata lo salutò, Yohei fece altrettanto chiedendogli come mai fosse in centro
– libreria- rispose indicando con un cenno distratto la porta
poco distante – ho ordinato un libro e stavo andando a prenderlo,
tu?- domandò di rimando
- ho comprato un gioco – esordì alzando la busta che
teneva in mano e che riportava il gigantesco stemma del negozio
- quello che aspettavi?- chiese pentendosene subito, Koshino non voleva
fargli capire che ricordasse ogni singola parola che gli aveva detto
l’altro
– si proprio quello, non vedo l’ora d’iniziarlo –
Rimasero in silenzio non sapendo che altro dire
- allora ciao – fece il giocatore avviandosi nella sua direzione,
Mito salutò a sua volta e si chinò per liberare il mezzo.
Hiroaki si stava rivolgendo mentalmente tutti i peggiori insulti
che conosceva, non erano pochi, per la figura da idiota appena fatta.
Era chiaro che l’altro non volesse parlargli eppure lui era
andato lì a salutarlo. Che si aspettava che lo invitasse a
prendere un caffè? Ci aveva sperato ovviamente e per quel motivo
si stava insultando. Si fermò quando si rese conto di aver
superato la libreria e ritornando in dietro ne varcò la soglia,
ancora più arrabbiato con se stesso ignaro che Mito aveva
seguito tutta la scena.
*************
Lunedì mattina quando Hanamichi e Mito varcarono la soglia
scolastica si accorsero distrattamente che c’era una strana
agitazione, ma non ci diedero molto peso e si diressero nella loro
classe.
Nella pausa pranzo si incontrarono con gli altri del guntai in compagnia del silenzioso Rukawa.
– Avete saputo? – chiese loro Okusu
- che cosa?- domandò Sakuragi
- di Mitsui e Sendo li hanno visti baciarsi, tra di loro intendo-
riferì ancora il biondino, il numero dieci dello Shohoku era
sbiancato
– Hana tranquillo non credo ci proverà con te – lo prese in giro Noma
- certo però che è stato un colpo pure per me, non
credevo proprio che Mitsui fosse quel tipo e io non devo spogliarmi
davanti a lui – continuò il ragazzo, ignaro
dell’occhiataccia di Kaede o del fatto che la reazione di
Hanamichi non fosse dettata dal fatto di aver appreso quella notizia
- già però anche Sendo so che aveva anche più fan di te Rukawa – fece Takamyia
- tante belle ragazze da consolare – trillò entusiasta Okusu a quella prospettiva
– ma se non ti guardano quelle della nostra scuola non credo lo
faranno quelle del Ryonan – lo sfotté Noma - e poi
non so, alle ragazze queste cose piacciono, sicuro a mia sorella, non
sapete che manga mi fa trovare in giro per casa se ci penso mi passa la
fame –
- certo che d’ora in poi per voi sarà imbarazzante
dividerci lo spogliatoio - fece Okusu rivolto ai due giocatori
con un sorrisetto
- e perché dovrebbe? - s’intromise Mito preoccupato
per il silenzio dell’amico, sapeva perfettamente a che stesse
pensando – era gay anche prima e non mi sembra sia successo
chissà cosa - aprì il suo pranzo osservando
l’amico.
– C’è una cosa che volevo dirvi –
esordì dopo un po’ Yohei, pensando mentalmente o la
và o la spacca
- anch’io sono gay-
i tre lo fissarono in silenzio mentre Sakuragi si era limitato a
richiamarne il nomignolo, non capiva perché lo avesse detto
- ok – fece Takamyia prendendo a mangiare con gusto
- ma tanto lo sospettavamo – fece indifferente il biondino
– come?- chiesero in coro Sakuragi e Mito
– si, insomma Yo non sei mai andato dietro a nessuna, non facevi mai commenti – chiarì Noma
- e solo perché non mi comportavo come un cane in calore come
voi avete pensato che … lasciamo stare – Yohei era
allibito, sapeva che erano tre deficienti ma doveva esserci un
limite o no?
I ragazzi ripresero a mangiare come niente fosse e intanto Okusu prese
a informarsi con Noma se avesse fatto progressi con la ragazza alla
quale faceva il filo da un po’ di tempo. Poco prima che
suonasse la campanella si avviarono in classe.
Sakuragi rallentò il passo lasciando che Rukawa li precedesse,
così appena poté bisbigliò furente all’amico
– mi spieghi perché hai detto – le parole dell’altro lo bloccarono
– ora sai che quei tre rimarrebbero sempre tuoi amici –
chiarì – certo ti sfotterebbero a vita per averlo capito
dopo 50 rifiuti ma penso che puoi starci – gli sorrise
– Yo, ma allora – Sakuragi si blocco nel corridoio –
per me, non dovevi farlo … mi dispiace –
affermò convinto
– non è un problema a quanto pare si erano già
fatti la loro bella idea – affermò con uno sguardo
pericoloso
- lascia stare quei tre cretini e poi non vuol dire niente, guarda me,
sono andato dietro a così tante ragazze e poi … hai
capito no – Mito sorrise alla dichiarazione dell’altro
– si tranquillo- lo rassicurò. Un gruppetto di studenti li
superò e dalle poche frasi che udirono al loro passaggio
Sakuragi sbiancò ancora. L’argomento di discorso di tutta
la scuola era Mitsui, come poterono capire dai brandelli di frasi uditi
da quanti si attardavano nei corridoi, alcune delle quali per nulla
simpatiche.
Ma mai paragonato alla situazione che riscontrarono in palestra.
Mitsui era arrivato per primo ed era già in campo ad allenarsi
nei tiri da tre, la sua specialità, quando arrivarono gli altri.
I commenti negli spogliatoi delle matricole fecero innervosire oltre
ogni dire Sakuragi, che cambiatosi in tempo record corse in campo
desideroso solamente di scaricare la frustrazione.
“ lo direbbero anche di me, mi chiamerebbero in quel modo ,
userebbero la stessa voce disgustata , mi guarderebbero di soppiatto
proprio come fanno con Mitchy, eviterebbero di starmi vicino, Kami no
ti prego” pensò durante tutto il tempo.
Anzai decise per una partita di allenamento, anche lui aveva notato lo
strano comportamento dei suoi ragazzi nei confronti di Mitsui e ne ebbe
conferma quando notò che i compagni con cui lo aveva messo in
squadra evitavano di passargli la palla anche se era libero.
Chiamò Ayako chiedendole cosa stesse succedendo, la ragazza
sembrò titubante ma di fronte al sorriso gentile e incoraggiante
del Mister gli raccontò delle voci che si erano sparse quel
giorno.
L’uomo ascoltò tutto e poi pose fine a quella partita
decretando anche la fine degli allenamenti, il giocatore da tre fu il
primo a dirigersi agli spogliatoi desideroso di mettere più
distanza possibile tra se e quel posto.
Non che si aspettasse che i compagni di classe gli evitassero certe
battutine o i commenti che udiva nei corridoi al suo passaggio ma dai
compagni di squadra no, quello non se lo aspettava .
In più voleva parlare con Akira, maledì di aver lasciato
a casa il cellulare, sperava solo che a lui fosse andata meglio.
Sakuragi finì di riporre il pallone nella cesta e avviatosi
verso gli spogliatoi vide gli altri fermi lì davanti senza
muovere un passo per entrare, fu Myagi sopraggiunto dietro di lui a
domandare che facessero fermi come statue
– c’è Mitsui dentro – affermò Yasuda
- e allora? – chiese Ryota, gli altri erano evidentemente perplessi su come continuare
– levatevi di mezzo razza di idioti prima che il Tensai vi prenda
a testate – esordì Sakuragi avanzando come una furia
– per una volta non hai parlato a sproposito – intervenne
Myagi - e voi se non volete cambiarvi allora forse dovrei farvi
fare venti giri di campo- urlò a sua volta
- ben detto nano – esclamò ancora il numero dieci varcando la soglia
– sono il tuo capitano maledizione – gli disse Ryota seguendolo.
Continuarono a battibeccare mentre Hisashi usciva dalla doccia e si
rivestiva, gli altri membri del club continuavano a dargli le spalle, a
un rumore sordo si voltarono nella sua direzione aveva preso a pugni
uno degli armadietti
- se avete qualcosa da dire ditemelo in faccia- urlò furioso
– penso siano affari miei chi mi scopo - rimase in silenzio
passando lo sguardo da uno all’altro, sfidandoli a dire qualcosa
– Mitsui – tuonò Myagi salendo sopra una delle
panchine e portandosi le mani ai fianchi – basta che giochi come
l’anno scorso per me ti puoi portare a letto chi ti pare –
esordì. Prima di scendere però, sembrò ricordarsi
qualcosa – tranne Ayako, chi si avvicina a lei è un
uomo morto- urlò ancora più forte minacciando tutti con i
pugni
- ma finiscila tappo che neanche ti guarda – esalò Hisashi prendendo la borsa
– Mitchy ha ragione devi proprio rassegnarti- esclamò
Hanamichi mentre Ryota continuava a urlare il nome della sua dolce
Manager
– non chiamarmi Mitchy- si udì dire mentre il giocatore varcava la soglia.
Quando rimasero soli il neo capitano smise di piagnucolare e si rivolse
a tutti – ascoltatemi bene teste di cavolo- esordì con la
sua peggior aria da duro – Mitsui vale cento volte più di
ognuno di voi, se a qualcuno non va giù che sia gay faccia a
meno di presentarsi domani e non sto scherzando- finì
minaccioso
– bravo nano – approvò Sakuragi
- capitano, devi chiamarmi capitano-
Quando Hanamichi uscì dagli spogliatoi, oltre a trovare la
Kitsune intenta come sempre a tirare a canestro vide Mitsui e Anzai in
un angolo a parlare. Il nonnetto stava dicendo qualcosa poggiando la
mano sulla spalla del giocatore, poi scoppiò a ridere prima di
congedarsi.
Sakuragi si affrettò all’uscita dietro i due, non aveva
voglia di rimanere ad allenarsi con Rukawa non quel giorno,
dall’ora di pranzo aveva lo stomaco stretto e quella sensazione
non era sparita per niente.
Il club di basket non perse nemmeno uno dei suoi membri e il giorno
seguente gli allenamenti ripresero fluentemente, certo c’era un
po’ d’imbarazzo negli spogliatoi ma anche quello nel giro
di una settimana si attenuò, le cose a scuola però non
andarono allo stesso modo.
Mitsui continuò ad essere oggetto di tutte le discussioni degli studenti, di occhiate e sguardi persistenti.
Il giocatore decise di non dargli peso, finché poteva giocare andava tutto bene, si ripeteva.
Per un attimo quando i suoi compagni lo avevano snobbato in campo,
aveva temuto di dover lasciare il club ma il giorno dopo era andato
tutto come al solito. In più era stato contento delle parole
d’incoraggiamento del mister che gli aveva chiesto di tener duro,
finché la situazione non si fosse normalizzata e di non
lasciarsi andare a colpi di testa.
A Sendo era andata meglio, molti compagni di squadra erano già a
conoscenza delle sue tendenze e quindi non si sconvolsero per nulla,
nei corridoi era stato oggetto di sguardi, specialmente delle ragazze
alcune che vedevano svanire per sempre la possibilità di
conquistarlo, altre come aveva detto Noma infervorate ancor di
più immaginando il loro idolo in una struggente storia
d’amore con l’altro giocatore.
Alla fine dell’allenamento Sakuragi si avviò in compagnia
di Mito verso casa, non si era più fermato ad allenarsi con
Rukawa, inoltre aveva anche ripreso a trattarlo con odio, cosa che
aveva portato la volpe a non andare più a pranzo con loro.
Yohei aveva cercato di scoprire il motivo di quella inaspettata marcia
indietro e aveva concluso che fosse stato tutto dettato dalla paura
dell’amico di esporsi troppo, la situazione non piacevole che
stava passando a scuola Mitsui confermava i timori che aveva Sakuragi.
“Fortunatamente il senpai dovrà resistere fino alla
conclusione dell’anno” questo gli aveva detto Hana il
mercoledì di quella settimana, quando avevano saputo che il
giocatore alla sua entrata in classe, aveva trovato la lavagna piena di
frasi in cui era il soggetto di scherno e beffe, chi ne fosse
l’artefice non fu scoperto.
Hisashi aveva pestato i piedi a parecchie persone soprattutto quando
era un teppista non c’era da stupirsi che qualcuno stesse
approfittando della situazione, ma lui era forte e risoluto e stava
tenendo testa alla situazione.
– Domani giocheremo contro il Ryonan, speriamo bene- esalò Hanamichi preoccupato per i due amici
– adesso che mi ricordo, Yo – si rivolse all’amico
– mi sono sempre dimenticato di chiederti cosa volesse Sendo da
te, non ti avrà mica fatto qualche proposta indecente? no
perché io lo ammazzo- Mito rise davanti alla faccia
bellicosa dell’altro
– no mamma tranquilla il mio onore è salvo –
scherzò e poi gli raccontò di quanto saputo, sicuro che
non ne avrebbe fatto parola con nessuno
- cavolo Yo mi dispiace se non avessi mentito, insomma è colpa mia – Mito sospirò
– non è successo niente e poi ad essere sinceri mi ha
fatto piacere, nessuno mi aveva mai detto che gli piaccio, beh
tecnicamente neanche lui - Yohei si riflesse nello specchio posto
in cima al palo
dell’ incrocio – ancora devo capire perché io,
insomma chissà che gli piace di me- valutò la sua
immagine. Era quella la cosa a cui continuava a pensare.
- Ma sei scemo allora – intervenne Sakuragi
- primo sei il migliore amico del tensai e non è cosa da poco- scherzò strappandogli un sorriso
- secondo sei un bel ragazzo e non fare quella faccia è
vero , cavolo in quel locale ti mangiavano con gli occhi –
ricordò inconsapevole che anche lui era stato oggetto di molti
sguardi
– terzo sei unico e non lo dico tanto per dire, io ti conosco Yo,
nessuno farebbe quello che stai facendo tu per un amico. Hai
mentito per coprirmi – lui invece era da biasimare
pensò, perché glielo aveva lasciato fare – ci sei
sempre stato per me Yo ogni volta che ho avuto bisogno di te –
ricordò i giorni che avevano seguito la morte del padre che lui
adorava. Era stato un trauma per lui e l’amico gli era stato
accanto, si riscosse con forza – è logico che abbia scelto
te insomma sei il meglio, dopo il tensai ovviamente, mi viene da ridere
però al pensiero che Akira pensasse davvero che tu potessi
uscire con Koshino –
- beh non sa che sono etero quindi - spiegò Yohei ma la risata del rosso lo incuriosì
– non dico per quello, anche se insomma un appuntamento con un
altro ragazzo è strano ma diamine pensa sul serio che qualcuno
sano di mente uscirebbe mai con Koshino? Dai Yo è impensabile
è scorbutico, irascibile, con quella sua perenne aria di
superiorità, arrogante, freddo e scostante, apre bocca solo per
insultarti, si crede un genio ma non è nessuno in realtà
–
- Hana sicuro che stai parlando di Koshino?- lo interruppe l’altro
– e di chi dovrei parlare –
- mancava che dicessi che dorme in piedi e sono le stesse identiche
cose, che ti ho sentito dire per mesi a proposito di Rukawa- ricordava
troppo bene i giorni trascorsi a sentire l’amico lamentarsi della
Kitsune
- beh perché sono uguali, anche se almeno la volpe ha il buon
gusto di stare zitta e Koshino no, comunque è lo stesso insomma
ci pensi che uscita sarebbe? Un disastro e Sendo voleva affibbiare
quella piattola proprio a te, il porcospino è rincretinito del
tutto –
- quindi tu non usciresti mai con Rukawa?- gli chiese ottenendo la sua occhiata omicida
– certo che no –
- però quando siamo stati al locale e al ristorante sei stato bene con lui – gli ricordò l’amico
– che c’entra quella era un’uscita di gruppo, io
stavo parlando di appuntamenti e poi stavo parlando di Koshino che
c’entra la kitsune – s’indispettì
- perché hai detto che sono uguali caratterialmente – gli rinfrescò la memoria
- si infatti è così due soggetti da cui stare alla larga
e comunque ripeto che quello che intendeva Sendo è un
appuntamento romantico – Mito lo vide arrossire ma non si
preoccupò del suo imbarazzo
– Hana non pensi che dovrai uscire prima o poi con un
ragazzo?- gli domandò, vedendolo sgranare gli occhi si disse
mentalmente di no, evidentemente non ci aveva pensato
– sbrighiamoci mia madre mi aspetta – troncò
il discorso Sakuragi aumentando la velocità, Mito alzò
gli occhi al cielo.
Hanamichi non stava facendo nessun progresso anzi sembrava che quella
settimana lo avesse reso ancora più restio ad affrontare la
cosa, ma non poteva relegarla in un angolo della sua mente,
nasconderla come niente fosse, soprattutto visto che provava qualcosa
per Rukawa e anche a costo di doverlo prendere a pugni non glielo
avrebbe permesso.
*********
La palestra era gremita e la partita si svolse tranquillamente.
Sendo era sempre l’idolo del Ryonan , i cori per Mitsui anima
ardente era un po’ più fiacchi del solito ma comunque
erano presenti anche quel giorno .
I giocatori di entrambe le squadre erano intenzionati a vincere ed era quello che contava.
Koshino si era imposto di non guardare mai nella direzione dove
Mito ed altri tre scalmanati facevano il tifo per Sakuragi e
riuscì a mantenere il suo proposito concentrandosi su quanto
avveniva in campo.
Hanamichi d’altro canto non era tranquillo, dopo la conversazione
del giorno prima con l’amico si sentiva irritabile, perciò
quando gli arrivò alle orecchie un commento di Hiroaki riferito
a un suo passaggio inesatto si ritrovò a litigare con
l’altro. Sarebbero arrivati alle mani se non fossero intervenuti
i compagni di squadra a dividerli, anche Rukawa aveva tentato di
riportare alla partita il compagno di squadra e per poco non ci era
finito lui a menarsi col rosso dato il modo in cui gli aveva detto di
farsi gli affari propri.
Kaede si diede dell’imbecille per l’ennesima volta,
aveva creduto che lui e il do’hao potessero diventare amici,
invece l’altro continuava ad odiarlo come sempre .
Yohei aveva seguito tutto dagli spalti, accigliato per il comportamento
dell’amico ma quello sguardo fra Rukawa e Sakuragi lo aveva
convinto ad agire.
Così appena la partita si concluse si diresse ad appostarsi alla porta della palestra.
Quando Koshino uscì all’esterno dell’edificio si
sentì chiamare da una voce che gli era rimasta impressa dentro
– ciao – lo salutò cercando di mantenere un
comportamento distaccato, anche se il fatto che fosse stato il ragazzo
ad avvicinarlo lo aveva stupito e felicemente meravigliato.
– Ti dovrei parlare – esordì Mito – ci
spostiamo un po’ ?- chiese indicando la zona delle fontanelle
poco distante, ma abbastanza fuori mano per il percorso di quanti
stavano uscendo.
Il giocatore del Ryonan lo seguì in silenzio.
– Che guardate?- chiese Sakuragi al guntai immobile fuori della palestra
– Mito che chiacchiera con uno del Ryonan, Koshino mi pare
che si chiami – riferì Noma, anche il tensai prese a
seguirne lo sguardo e quando Mitsui e Sendo uscirono a loro volta dopo
qualche istante li trovarono tutti e quattro impalati sulla soglia
– imbecilli spostatevi siete in mezzo – li apostrofò
gentilmente Hisashi , Sendo per curiosità seguì gli
sguardi di quei quattro e sbiancò osservando Yohei e Hiroaki
parlare poco distante.
Mito non sapeva come iniziare il discorso, più guardava
l’altro e più si pentiva della decisione che aveva preso,
voleva chiedergli di uscire per far capire ad Hana che non ci fosse
niente di cui dovesse aver paura. L’altro era rimasto stupito del
suo saluto, lo aveva notato e ora intravedeva un velo di speranza nei
suoi occhi.
“ Sono un verme” pensò “ no peggio non esiste
niente peggio di me, so che gli piaccio e voglio sfruttarlo per il mio
tornaconto ma che razza di persona sono?”
- Volevo dirti – parlò infine – quel giorno la
partita contro lo Shoyo, eri nervoso per qualcosa si capiva benissimo,
quindi non preoccuparti – non poteva farlo, avrebbe trovato un
altro modo per aiutare Hana ma non poteva coinvolgere Koshino,
non era giusto – ecco tutto qui scusa ma devo andare, coi ragazzi
abbiamo organizzato un uscita e asp –
- hai parlato con Sendo vero? – gli chiese invece l’altro
- no – mentì e capì subito che non ci era cascato
– si l’ho fatto – vide Hiroaki sfuggire il suo sguardo
– allora lo sai, te lo ha detto vero?- aveva un espressione furiosa e ferita al tempo stesso
- mi ha detto solo che pensavi che io potessi giudicarti in base
a quello che- cercò d’imbastire un discorso coerente su
due piedi
- lo so che te l’ha detto, lo conosco troppo bene
quell’idiota, quindi vedi di non prendermi in giro-scattò
scalciando un sasso.
Mito restò in silenzio, si era pentito dell’idea avuta, ma
dato che aveva detto al ragazzo che aveva bisogno di parlargli non
poteva intavolare una discussione sul tempo, così ne aveva
approfittato per chiarire quella cosa e aveva combinato un guaio.
– Hai un buon amico- esordì – non prendertela con
lui. Per quanto mi riguarda non pensare che ti detesti o pensi male di
te – rimase in silenzio per un attimo – allora ciao –
esordì ma non si mosse perché le parole di Koshino lo
gelarono sul posto
- mi piaci –
“ cavolo sentirselo dire è così strano” pensò Yohei
- già lo sapevi te lo ha detto già lui no?-
continuò il ragazzo con lo sguardo puntato sulle sue scarpe da
ginnastica
– Hn- rispose il teppista
- quindi se te lo dico non cambia molto – continuò il giocatore
-hn- mugugnò ancora l’altro
- e suppongo che ti abbia chiesto se fosse lo stesso per te – indovinò ancora
-hn- ripeté l’altro, che improvvisamente aveva la
sindrome da monosillabo di Rukawa ma proprio non sapeva che altro dire
- e che tu abbia risposto di no- Mito restò in silenzio questa
volta, Hiroaki puntò lo sguardo nel suo e quello che vi lesse lo
portò a dirgli un sentito
– mi dispiace-
L’altro alzò le spalle con fare indifferente e si mise ad osservare una delle fontanelle.
- esci con me- gli chiese prima che potesse pentirsene, vide Yohei
perplesso e subito riprese – solo una volta, ti prego- si stava
umiliando, Hiroaki Koshino si odiò come mai prima d’ora,
fu Yohei a sfuggire il suo sguardo questa volta.
– Koshino mi dispiace ma non posso ricambiare – non voleva ferirlo ma neanche illuderlo
- lo so – lo stupì l’altro – so che non potrai
mai farlo – Mito capì che diceva la verità
- ma voglio che tu mi dia lo stesso una possibilità, non ti
chiedo altro solo di poter tentare di dimostrarti che posso essere
diverso - lo sguardo di Hiroaki era determinato e anche lucido,
Yohei osservò le mani che stringevano la cinghia del borsone ,
le nocche erano sbiancate per quanta forza ci stesse mettendo
- solo una volta anche se so che è inutile, ma almeno
potrò dirmi di aver tentato , mi piaci troppo non mi ero mai
sentito così prima, per favore, ti prego Mito solo una volta,
poi non ti –
- va bene – esalò Yohei
- davvero?- Koshino non poteva crederci aveva accettato, lo vide sorridere
– si davvero - Mito aveva osservato i suoi occhi sgranarsi
di stupore e incredulità e aveva capito quanto fosse importante
per lui, perciò gli aveva sorriso.
Il teppista si grattò la testa imbarazzato, era calato il
silenzio tra loro e non si capiva se il giocatore stesse per
mettersi a piangere o se sarebbe scoppiato in un eccesso
d’ira.
Non gli era sfuggito quel lampo di rabbia mentre Koshino lo implorava per un appuntamento.
Guardò distrattamente verso la palestra e rimase sorpreso dalla piccola folla che li stava guardando da lontano.
– Io ora dovrei andare- esordì indicandogli Hanamichi e il
guntai affiancati da Sendo e Mitsui – è il compleanno di
uno dei ragazzi – spiegò
- certo capisco mica sono scemo –fece Koshino mettendo su uno
sguardo duro rivolto al compagno di squadra, a Yohei venne da ridere
quando si voltò verso di lui resosi improvvisamente conto del
tono permaloso che aveva usato.
– Come ci mettiamo d’accordo?- chiese per fargli capire che andasse tutto bene
– non lo so – ammise Hiroaki, era la prima volta che usciva con qualcuno
– facciamo così ti do il mio numero, ci sentiamo in
settimana così ci mettiamo d’accordo sul giorno e
l’ora ok?- prese l’iniziativa Mito vedendo Noma che gli
faceva segno che era tardi, avevano prenotato in un locale e non
avrebbero fatto in tempo se non si muovevano subito
- hai una penna qualcosa per – l’altro tirò fuori il
cellulare dalla tasca e glielo porse. Yohei prese il telefono di ultima
generazione, il modello su cui lui e gli altri sbavavano ma che costava
troppo per loro, lui si era accontentato di uno scarto, segnò il
suo numero e glielo diede
– allora ora vado aspetto che mi chiami ciao- corse via affiancandosi al gruppo.
– Scusate andiamo – riferì avviandosi al cancello senza dare spiegazioni
– prima Sendo ora quello, com’è che frequenti la
gente del Ryonan?- chiese Okusu quando lui e gli altri lo ebbero
affiancato
– affari miei- riferì con uno sguardo che non ammetteva
repliche e tutti cambiarono argomento. Hanamichi lo guardò
perplesso ma non chiese nulla avrebbe avuto tempo per farlo.
************
-che cosa? Ma dico sei impazzito?- urlò Sakuragi incredulo su quanto udito.
Il numero dieci dello shohoku non aveva potuto chiedere nulla al suo
migliore amico quel sabato sera, era la serata di Noma che compiva
diciassette anni e quindi si divertirono, mangiarono e presero
bellamente per i fondelli il ragazzo ma si era ripromesso di affrontare
il discorso il giorno dopo.
La domenica anche se si era svegliato tardi era intenzionato a
telefonare all’amico per chiedergli di vedersi, ma sua madre
aveva altri progetti così era dovuto rimanere fino al pomeriggio
in sua compagnia e della zia che non faceva altro che dargli pizzicotti
sulle guance come quando aveva sei anni. C’era da dire che la
parente aveva anche una certa età e quindi il tensai si
trattenne dal protestare e sopportò stoicamente.
Quando si liberò del parentame provò a chiamarlo al
cellulare ma lo trovò spento, così tentò col
numero di casa ma gli fu detto che era fuori, riprovò anche
più tardi ma gli fu ripetuta sempre la stessa frase.
L’indomani mattina aveva chiamato Yohei al telefonino per
chiedergli dove fosse, visto che lo aspettava al solito incrocio da
dieci minuti buoni e quello gli aveva risposto che era già
arrivato a scuola, gli disse di non fare tardi e mise giù.
Sakuragi furente come non mai si precipitò di corsa, appena
varcata l’aula aveva afferrato il ragazzo e sotto lo sguardo
interdetto della scolaresca lo aveva trascinato sulla terrazza della
scuola.
Una volta giunti lì gli aveva detto che lui era il tensai
e aveva capito che lo stesse evitando per non dirgli cosa fosse
successo, ma che era meglio per lui che iniziasse a parlare prima che
lo prendesse a testate.
Così Mito gli aveva detto che sarebbe uscito con Koshino e si
era arrivati alla fatidica esplosione per nulla terminata dato che il
rosso continuò
- mi stai dicendo che tu Yohei Mito hai un appuntamento con un ragazzo?- chiese ancora
– si esatto- rispose l’amico
– non era una domanda- si alterò di più il numero
dieci – cavolo Yo con un ragazzo?- ripeté ancora
– che sia un ragazzo è abbastanza chiaro Hana- chiarì Yohei
- ma perché?- domandò ancora non capendo perché avesse accettato
– non ho mai avuto un appuntamento, voglio vedere che … -
- e esci con Koshino?-
- me l’ha chiesto –
-ma tu non sei gay, vero?- domandò visto che gli stava sorgendo il dubbio
– sono etero tranquillo – lo rassicurò
– ma allora perché esci con un maschio? – Mito chiuse gli occhi un secondo poi parlò con tutta calma
- perché non c’è niente di male in due uomini
che hanno un appuntamento e forse ti entrerà in testa –
- no Yo, non dirmi che lo fai per me – chiese Hanamichi –
hai già dovuto mentire questo non te lo lascio fare-
-Non ho accettato per te ma per me – esplose Mito –
mi ha detto che gli piaccio e mi ha chiesto un appuntamento, non sono
mai uscito con nessuno e non ci vedo niente di male ad aver accettato
–
- niente di male? Ma sei rincretinito del tutto? Devi cercarti una ragazza e –
- cazzo Hana, usciamo solo insieme mica dobbiamo fare qualcosa
- s ‘infuriò l’altro e continuò nel suo
sfogo –ho diciassette anni e non sono mai andato dietro a
nessuna, non ho mai trovato qualcuna che mi facesse battere il cuore,
non ho mai provato niente, io non sono capace di amare, non ho
sentimenti e non li avrò mai se non li ho ora che ho gli ormoni
in subbuglio –
- ma che cavolo dici Yo?-
- dico che tu che potresti vivere non lo fai ecco cosa,
dico che per provare quello che senti tu per Rukawa mi starebbe bene
diventare gay, ma non è così. Non sento niente per
nessuno e tu che invece potresti non riesci neanche ad ammetterlo con
te stesso –Mito riprese fiato aveva snocciolato tutto insieme per
non essere interrotto, vide lo sguardo di Sakuragi da stupefatto
diventare furioso
-io odio Rukawa, lo odio e questa cosa è solo una fase perché sono andato dietro a troppe ragazze –
- ma ti senti quando parli? Cos’è questa la nuova teoria
di Freud per i tensai? - lo interruppe l’altro
– ammettilo almeno con me dillo –
– io… io… non lo sono – esplose prima di spalancare la porta e precipitarsi via.
Una volta solo Yohei si lasciò scivolare contro il muro. Non gli
aveva spiegato che Koshino lo aveva pregato per
quell’appuntamento e che aveva accettato perché aveva
visto quanto fosse importante per l’altro, però quello che
aveva detto era vero.
Hana poteva amare e ne aveva paura, lui che non si sarebbe fatto
problemi aveva capito che non avrebbe mai provato tutto quel subbuglio
di emozioni che sentiva l’amico. Aveva iniziato a rifletterci da
un po’ e aveva capito che questa sua assenza di sentimenti in
un’età in cui si doveva vivere per loro non era normale.
Si voltò di scattò quando vide una figura uscire da
dietro l’angolo del muro, qualcuno li aveva sentiti e non una
persona comune –Rukawa- esordì mentre l’altro gli si
avvicinava
- hai sentito tutto immagino- chiese giusto per forma
– hn- affermò
– a te Hana piace vero?- visto che sapeva tutto meglio
approfittarne per togliersi quel dubbio, Kaede rimase impassibile ma
osservò attentamente l’altro
– si- ammise alla fine - ma tanto lui mi odia- disse sedendogli accanto
– non è così – spiegò Mito -
vedi Hana è cresciuto con l’idea che un vero uomo non
mangia dolci, non sente dolore, non piange e non esprime i suoi
sentimenti. Lui adorava suo padre è stato proprio lui a
insegnargli a difendersi a pugni, praticava la box e anche con una
certa bravura a scuola, avevano un rapporto magnifico e voleva che suo
padre fosse fiero di lui, però poi un giorno è
morto. Hana si sente in colpa per la sua morte stava facendo a
pugni in quel momento così ha tardato nel chiamare i soccorsi,
l’infarto è stato fulminante non poteva farci niente ma
ugualmente se ne accusa. Ora scopre che le ragazze non fanno per lui ma
le volpi si – guardò l’altro trasalire un poco a
quelle parole – è difficile d’accettare non
solo perché è il tensai, ma anche perché –
- non vuole deludere suo padre- finì Rukawa - per questo hai mentito?-
- Non potevamo dirvi la verità e poi speravo di fargli capire
che non è poi così grave, ma hai visto la sua reazione
–
- do’hao- esalò la kitsune - uscire con Koshino – chiese ancora - lo fai per Sakuragi?-
- no, ho i miei motivi - spiegò solamente, all’altro
sembrò bastasse come risposta perché poi chiese
ancora -ora che farai?-
Mito non sapeva proprio che fare ma non voleva arrendersi di questo era convinto
– continuerò ad aiutarlo – esclamò, poi
rivolse un sorriso al giocatore –ci tieni davvero a lui?- gli
chiese e dal suo sguardo capì quanto fosse importante
l’amico
– si, anche se è un do’hao –
Yohei sorrise - allora potresti aiutarmi anche tu -Sentirono la
campanella dell’inizio della prima ora, ma nessuno dei due si
alzò.
Rukawa quel giorno entrò nel cambio dell’ora, Mito invece
arrivò con una scusa per il professore, che tanto ci era
abituato, a lezione inoltrata.
Sakuragi era ancora furente e scosso per la discussione appena avvenuta
poi nel corso dell’ora di matematica, osservando il banco vuoto
dell’amico, prese a riflettere con calma alle sue parole, lo
sguardo gli cadde anche su un altro posto vacante.
Yohei aveva ragione, gli batteva forte il cuore, lo stomaco gli si
chiudeva, la bocca diventava secca, gli sudavano le mani, la kitsune
gli piaceva e proprio per quello era così difficile da
accettare.
Mito stava facendo di tutto per aiutarlo e lui come un idiota ci aveva appena discusso, poggiò la fronte sul banco
– sono proprio un do’hao- esclamò a bassa voce.
Koshino quel lunedì era ancora più nero del solito aveva
passato le precedenti notti in bianco, indeciso se telefonare o mandare
un messaggino. Alla fine si era risolto per il secondo, una volta
risolto aveva passato due ore a fissare il cellulare non sapendo che
scrivere ed era ancora intento a pensarci, quando Sendo gli si
affiancò per pranzare insieme.
– Allora – chiese raggiante – lo hai chiamato?-
Aveva dovuto dirgli tutto visto che non lo lasciava uscire dallo
Shohoku altrimenti e la sua irritazione era aumentata, non solo ai suoi
inni all’amore ma soprattutto per lo sguardo dubbioso di Mitsui
,così si era diretto all’uscita dicendo ai due di andarsi
a cercare un posto dove accoppiarsi come conigli e di lasciarlo in
pace.
– Gli mando un messaggio – riferì – ma non so che scrivere- chiarì subito dopo
- vediamo, mi manchi tanto non vedo l’ora di vederti tuo per
sempre – il pugno nello stomaco interruppe il vaneggiamento di
Akira – va bene come non detto- esalò prendendo a
mangiare.
- Potreste uscire sabato – propose dopo un po’ sempre
l’amico -gli altri giorni ci sono gli allenamenti–
Hiroaki ci aveva già pensato e sperava che l’altro fosse
libero, ma poi?
Dove incontrarsi?
Dove andare?
– voglio che sia un’uscita piacevole per lui – esordì esponendogli i suoi dubbi
- scrivigli che sei libero sabato e che ti và bene qualsiasi ora
- lo incitò Sendo richiudendo il proprio porta pranzo
ormai vuoto – poi in base alla risposta che ti dà
vedi che altro scrivere – Koshino si avviò con lui
in classe, la stessa come l’anno prima, così si fece
condurre dall’amico e prese a digitare sui tasti, poi dopo aver
riletto due volte premette invio.
Quando la campanella aveva decretato la fine dell’ora e
l’inizio del pranzo, Sakuragi aveva dato un pugno nella spalla di
Mito decretando così la fine delle ostilità.
Si erano diretti a mangiare con il guntai e una volta ritornati in
classe avevano scoperto di avere un’ora di buco, dato che
l’insegnante stava poco bene e non c’erano supplenti
disponibili.
Hanamichi prese la propria sedia e l’avvicinò al banco
dell’amico, presero a sfogliare una rivista portata dal rosso che
trattava di video giochi quando il cellulare di Yohei vibrò,
l’aprì e lesse il messaggio
<< Sabato sono libero, va bene qualsiasi ora decidi tu, Koshino>>
Girò il telefono all’amico che lesse a sua volta
– però telegrafico – sghignazzò Hana a
cui quella idea non piaceva però aveva deciso di non dire
più nulla, anche perché era preoccupato per le parole che
gli aveva detto l’altro.
Mito iniziò a pensare a un punto dove incontrarsi e l’ora,
la stazione sembrava la scelta più ovvia ma a quale delle due?
Riflettendo colse frammenti della conversazione di due compagne di
classe che ricordavano in estasi i dolci di una nuova pasticceria del
centro, poi prese a digitare sotto lo sguardo curioso dell’altro.
- Secondo te che ora sarebbe giusta?- chiese all’amico
- che vuoi che ne sappia – esclamò forte dei suoi 50 rifiuti.
Yohei decise di cancellare il messaggio che stava scrivendo
doveva riflettere con calma – ci penso poi vediamo –
chiarì per l’amico e prese a leggere l’articolo su
un nuovo gioco.
– Senti Yo – bisbigliò il numero dieci –
quello che hai detto, che tu non sei capace di amare era una
stupidaggine vero?- ottenuta la sua attenzione non gli diede modo
di rispondere e riprese – insomma tu stai solo aspettando la
persona giusta quando te la troverai davanti vedrai che cambierà
tutto – lo rassicurò – e tu l’hai trovata?-
gli chiese l’amico con un sorriso.
Sakuragi si trincerò dietro la rivista, così non vide lo
sguardo che si scambiarono il suo migliore amico e Rukawa intento a
fingere di dormire ma in realtà attento a fissare il compagno di
squadra.
Mito aveva deciso che aveva bisogno di un parere esperto, di sicuro non
poteva chiedere aiuto ai ragazzi del guntai, poteva chiedere a Mitsui
ma poi questo lo avrebbe detto a Sendo e quello a Koshino e non gli
andava l’idea.
Koshino aveva messo la decisione nelle sue mani e lui avrebbe deciso,
perciò gli serviva una ragazza, in fatto di appuntamenti
sapevano tutto, così mentre assisteva agli allenamenti di
quel giorno si avvicinò ad Ayako . Avrebbe potuto chiederlo
anche ad Haruko o ad una delle compagne di classe ma preferiva
l’altra, gli dava maggiore sicurezza e affidabilità.
– L’ora per un appuntamento?- chiese perplessa per la
domanda e per chi gliel’aveva rivolta, quei quattro non
erano cattivi soggetti a conoscerli meglio ma non avevano mai scambiato
più di quattro parole
– dipende, che giorno?- saputolo prese a riflettere
– è il primo appuntamento suppongo – avuto ricevuto cenno affermativo riprese
– dato che è il primo rimarrete a Kanegawa , se fosse
stato già il terzo ad esempio potevi proporre una gita fuori
– spiegò pratica
– e non è di questo distretto- le riferì il ragazzo capendo che doveva darle anche quella informazione
– allora le undici senz’altro così avrà il
tempo di prepararsi e prendere il treno,ma dipende da quanto tempo vuoi
passare con lei – disse subito – se pensi di trascorrere
tutta la giornata insieme le undici, se invece solo un paio d’ore
nel primo pomeriggio e poi dipende anche da cosa farete, Si insomma da
dove vuoi portarla - Mito era confuso aspettò che
smettesse di sbraitare contro una matricola, rea di aver rallentato il
tempo della corsa e le chiese per lei quale sarebbe stata la
scelta più logica.
– Mah non saprei se il ragazzo che mi piace m’invita ad uscire -
“diciamo che è un po’ il contrario” pensò Yohei
- vorrei trascorrere più tempo con lui per conoscerlo meglio
– asserì prima di ringhiare contro Myagi che era
rimasto immobile con la bocca spalancata a fissarla parlare con Mito
– muoviti sei il capitano dà il buon esempio-
- mah Aya chan- pigolò il ragazzo, poi visto che non aveva
più la sua attenzione si sfogò con i compagni
urlando ordini.
– Allora vada per le undici, dove le dico d’incontrarci?- chiese ancora il teppista
- il centro dato che siete di due distretti differenti, la stazione
dovrebbe andare bene – Yohei annuì ,poi le chiese qualche
altra informazione.
Alla fine quando ebbe saputo ciò che gli interessava la
ringraziò e si appoggiò con indolenza alla porta della
palestra, prese il telefonino dalla tasca e iniziò a comporre il
messaggio, una volta completato lo inviò.
Koshino aveva guardato per tutto il giorno il cellulare in attesa di
una risposta dandosi ogni volta dell’idiota, si comportava come
una delle ragazzine sceme che andavano dietro ad Akira.
Quando si recò agli allenamenti lasciò il telefono
nell’armadietto anche se avrebbe voluto tenerlo, ma dubitava che
il mister avrebbe approvato felice.
Appena terminato di allenarsi andò subito a prenderlo per
guardarne il display. Rimase con il cellulare in mano a fissarlo come
un ebete mentre una letterina gli annunciava la posta.
– Leggi no- fece Sendo alle sue spalle. Con un moto di
stizza, perché non si era accorto che era lì, lesse il
messaggio
<>
- beh rispondi che aspetti – lo incitò l’avvoltoio sulla sua spalla, sbuffando Hiroaki digitò
<>
e lo inviò.
– Nooooooo- urlò Sendo direttamente nel suo padiglione
auricolare – ma che risposta Hiro – si lamentò,
senza dire altro gli afferrò il cellulare.
– Akira ridammelo - urlò Koshino cercando di riprenderlo
- tenetelo fermo – chiese l’altro ai compagni di squadra,
Fukuda ed altri tre titolari presero a tener fermo la belva
mentre questa chiamava e inveiva contro il loro capitano.
Questo una volta inviato un altro messaggio porse di nuovo il telefono all’amico di nuovo libero
– ti ammazzo Sendo che hai scritto?- chiese temendo la risposta
-niente di che tranquillo-
Dall’altra parte di Kanegawa, Yohei stava aspettando Hanamichi
per poter tornare a casa quando il telefono lo avvertì di un
messaggio
<< ok >>
lesse, stava per rimetterlo via quando un secondo avviso arrivò.
<< Scusa ero di fretta , non vedo l’ora di poterti vedere. Tuo Hiro chan >>
lo rilesse due volte e poi con un sorriso prese a digitare sulla tastiera .
-Tu !Io ti detesto non parlarmi mai più- inveiva Koshino quando
il telefono che agitava come un ossesso contro l’amico
vibrò, guardando furioso l’altro lo aprì
<< perfetto allora a sabato, Mito. P.S. ricorda a Sendo che non si prendono i telefoni altrui >>
Koshino iniziò a sghignazzare girandosi verso il suo armadietto
e prendendo l’occorrente per la doccia, Akira lo osservava con
uno sguardo felice e trasportato dalla gioia lo abbracciò di
slancio
- lasciami scemo- si divincolò l’altro
– sono felice per te Hiro – sussurrò prima di avviarsi alla sua borsa.
Hiroaki non disse nulla ma ripensò alla conversazione con Yohei
e alla sua faccia, non sarebbe mai stato ricambiato ne aveva avuto la
certezza però almeno aveva quell’ appuntamento, un bel
ricordo da custodire gelosamente, avrebbero passato delle belle ore
insieme si sarebbe impegnato per far si che accadesse.
Mitsui prima di uscire dalla palestra si avvicinò a Mito
– davvero uscirai con Koshino?- gli sussurrò dopo il saluto iniziale, al cenno di conferma dell’altro fece
– sei davvero coraggioso, buona fortuna- finì imboccando l’uscita.
Yohei non ebbe il tempo di rifletterci che gli si parò d’innanzi Myagi alquanto incazzato
– sta lontano da Aya- chiarì alzando i pugni verso di lui
prima di seguire lo stesso percorso dell’altro giocatore
– andiamo Yo- lo chiamò Hanamichi, uscendo dagli spogliatoi.
Percorsero la strada verso casa Mito informò l’amico che
l’uscita era stata fissata dandogli ora, giorno e luogo
dell’appuntamento , Sakuragi accettò il tutto con un
– se ne sei convinto fatti tuoi –
Yohei non replicò nulla e invece gli chiese – che
è successo prima in palestra? – alla sua occhiata
sfuggente continuò – a un certo punto tu e Rukawa vi siete
scontrati e invece di picchiarvi non so, mi sei sembrato strano –
lo vide arrossire prima di esplodere
– è un baka kitsune-
L’amico non chiese nient’altro ma un sorriso gli apparve sulle labbra.
********
Rukawa stava seguendo i consigli di Mito, aveva iniziato quello stesso lunedì.
Agli allenamenti si era scontrato appositamente con il do’hao
fingendo di perdere l’equilibrio, si era appoggiato a lui e ne
aveva sfiorato il braccio casualmente un semplice contatto, nulla di
più non doveva spaventarlo. Il teppista gli aveva riferito della
timidezza del numero dieci e di come s’imbarazzasse facilmente.
Quindi doveva procedere con calma e tranquillità senza mettergli
fretta, quando aveva visto il compagno di squadra arrossire aveva
deciso che avrebbe aspettato anche tutta la vita se necessario.
Il martedì, giunta l’ora di pranzo, aveva atteso che il
do’hao e l’altro uscissero dall’aula, poi preso il
suo bento si era diretto in giardino nel luogo dove solitamente si
riunivano con gli altri.
Una volta arrivatoci li aveva trovati al solito posto e passandogli
accanto Mito lo aveva invitato ad unirsi a loro. Così avevano
pranzato insieme.
Poi più tardi al termine degli allenamenti aveva chiesto al
numero dieci di restare per allenarsi un po’ con lui, Sakuragi
aveva rifiutato dicendo che non aveva tempo, prima che si allontanasse
Kaede gli aveva
detto
– giocare con te è più divertente-
l’altro si era fermato e poi con un sorriso aveva esclamato che
gli avrebbe fatto l’onore di un one on one con il Tensai ,
avevano giocato per un’ora.
Quel giorno appena arrivato in classe si era avvicinato ad Hanamichi
– do’hao compiti- l’altro lo aveva guardato strano
– baka kitsune si può sapere che hai fatto ieri? –
esclamò, dandogli però il quaderno di giapponese, il
consiglio di Mito si era rivelato esatto.
Era vero che l’amico non amasse molto lo studio però,
quella materia faceva eccezione i compiti li eseguiva sempre,
più di una volta lui o gli altri del guntai gli avevano chiesto
aiuto
Anche quel pomeriggio gli aveva chiesto un one on one che l’altro
aveva accettato. Avevano finito da poco e ora si stavano dirigendo agli
spogliatoi.
– No smettila non lo faccio è inutile – quella era
la voce di Mitsui, anche lui era rimasto un po’ di più per
eseguire una serie di tiri da tre e aveva terminato poco prima di loro.
– Akira no, non voglio pedinare quello sfigato di Koshino al suo
appuntamento, se Mito lo scopre, no non mi và di prendermi i
suoi cazzotti te lo vuoi mettere in testa che picchia duro?
–
I due entrarono negli spogliatoi osservando il giocatore già
pronto, ma seduto su una panchina cellulare all’orecchio e mano
nei capelli
– perché quel maniaco di porcospino vuole pedinare Yo?- esclamò parandosi di fronte all’ex teppista
– si ok – senza dire altro questo passò il telefonino a Sakuragi
– porcospino che … si ti ascolto- Mitsui si avvicinò a Rukawa
– rimani libero non ti innamorare mai – gli consigliò
– nh, che è successo?- s’informò per curiosità
- Koshino ha un appuntamento con Mito e Akira vuole seguirli e io con lui- riferì stancamente.
Sakuragi gli passo il cellulare – Aki che … cosa?... co
… aspet … ciao- salutò il display la conversazione
ormai terminata – che è questa storia che
sabato li pediniamo tutti insieme?- s’informò allora con
Sakuragi
- secondo te Mitchy io lascio che il porcospino maniaco segua il mio
migliore amico? Ovvio che no, vengo per tenerlo d’occhio e se fa
qualcosa parte la testata – chiarì un soddisfatto numero
dieci terminando con la sua solita risata. Appena Hisashi infuriato
abbandonò lo spogliatoio Rukawa si rivolse distrattamente
all’altro
– do’hao sabato vengo anch’io - riferì ottenendo il suo sguardo
– perché?- chiese sgranando gli occhi
-sarà divertente- esalò ancora Kaede, Hanamichi scoppiò a ridere
– volpe curiosa vuoi vedere il grande Tensai che picchia i
porcospini maniaci eh? Va bene Sabato alle dieci alla stazione centrale
–chiarì. Rukawa si era girato ripensando come nella bocca
dell’altro volpe assumesse un suono tanto gradevole
– Se vuoi possiamo incontrarci prima e fare la strada insieme-
gli propose il rosso, al suo “hn” affermativo
continuò decretando che l’indomani lo avrebbe chiesto
anche a Mitsui.
Rukawa era felice della piega assunta dagli eventi aveva fatto bene a
sbilanciarsi e ad autoinvitarsi per Sabato, aveva rischiato un rifiuto
diretto, ma non era accaduto e questo voleva dire pur qualcosa no?
Valutò se avvertire Mito del pedinamento oppure no, era grazie
al ragazzo che si stava avvicinando al do’hao, in più
l’altro stava facendo di tutto per aiutarlo ma rischiava di
mandare tutto all’aria se lo avvertiva. Dubitava che Mito avrebbe
accettato un pedinamento volentieri e niente pedinamento niente
uscita col suo do’hao, “suo, che bella parola”
pensò Kaede .
Inoltre come faceva ad avvertirlo se stava sempre con Sakuragi?
Impossibile.
Rischiava di farsi scoprire dal rosso e voleva che l’altro
restasse all’oscuro su quanto lui sapeva, per ora almeno, quando
il do’hao sarebbe stato pronto solo allora si sarebbe fatto
avanti.
Rukawa decise, Mito si sarebbe sacrificato ancora una volta.
NOTA: So che il cellulare non
era molto in uso fra gli adolescenti al tempo della creazione di
Slam Dunk. Ma mi serviva perciò chiudete un occhio. XD
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Capitolo 5 *** 05 ***
a causa del mio migliore amico 05
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di T.
Inoue; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro
Ringraziamenti:
Nebbiolina: Siamo in due a sentirci in colpa LOL.
Assolutamente non mi sono offesa anzi ringrazio te e tutte le persone
che nei loro commenti mi fanno notare come potrei rendere al meglio la
storia. Perciò mi raccomando se noti qualcosa che non và
sentiti liberissima di dirmelo.
Misako90: Grazie per il tuo entusiasmo che m’infonde sempre tanta fiducia. Spero continui a piacerti.
War: Hana struzzo/
gambero è carinissimo chissà se riuscirà a darsi
una svegliata, ma soprattutto se sarà il bel volpacchiotto a
riuscire in questa ardua impresa.
Hai ragione anch’io credevo che Yo e Hiro come possibile coppia
non sarebbero stati graditi, che bello invece scoprire che in molte
tifate per loro XD
Evviva il teacher corner non lo trovo affatto antipatico.
Lucy6 : Che bello incontrare
un’altra fan di Mito, siamo davvero tante. Sono contenta che tu
abbia notato proprio la tematica che mi ha ispirato questo racconto,
anche se non l’ho trattata in maniera approfondita come
meriterebbe.
Kosh ispira tanta tenerezza anche a me *-* non lo amo come Yo ma il secondo posto è tutto suo XD
Sheerelen: Anch’io
adoro le SenKosh ne ho lette alcune davvero belle. È
difficile vedere i propri beniamini con “altri” fuori dal
pairing che ci piace, sono proprio contenta che questa FF abbia
catturato il tuo interesse.
Camus: Hip hip urrà dalla tenerezza all’amore il passo è breve Xd ( vabbè io ci spero sempre lol)
Le tue recensioni mi danno sempre una grande carica, per quanto
riguarda Mito in veste di furbone … dico solo che è il
degno compare di Hana XD . Ne riparliamo a fine capitolo.
Hai ragione mi sono trattenuta perché come dici tu in realtà succede di peggio.
Eccomi con il nuovo capitolo.
È in assoluto il più lungo di tutti, ero indecisa se
dividerlo o meno. Alla fine ho deciso per il no dato che è tutta
una situazione consequenziale e mi sarebbe dispiaciuto lasciarvi a
metà.
Quindi beccatevi questo mattone XD
Prima di lasciarvi alla lettura volevo avvertirvi che il prossimo
aggiornamento non riguarderà il procedere della storia, ma
sarà il primo extra di cui vi ho accennato e avrà come
protagonisti Ayako e Ryota.
Buona lettura .
5
Il sabato era giunto troppo in fretta per i gusti di Koshino, la sera
prima dopo tre telefonate isteriche sul fatto chenon sapeve che
indossare, Sendo si era presentato a casa sua armato di borsone e
trolley. Fortunatamente abitavano nella stessa via, aveva frugato nel
suo armadio trovando i jeans a sua detta adatti, chiari e a sigaretta,
senza proferire parola aveva afferrato un paio di forbici tirate
fuori dalla borsa e aveva creato un taglio proprio sotto la natica
destra e un altro sul ginocchio sinistro, ne aveva sfilacciato i bordi
e poi glieli aveva fatti indossare.
Dopo di che lo aveva costretto a indossare tutte le maglie che si era
portato da casa, valutando l’effetto di ognuna, due ore dopo ne
era stata scelta una nera con la parola terra scritta in kanji
verde smeraldo. Koshino aveva sopportato tutto pur di apparire decente
agli occhi di Mito.
Successivamente Akira gli aveva fatto indossare tutti i giacchetti che
possedeva, optando per quello in felpa grigia con cappuccio, quando
però aveva aperto il borsone rivelando una gran quantità
di biancheria intima, tra cui aveva visto un perizoma leopardato, gli
aveva rifilato un cazzotto, decretando la fine della sfilata.
In qualche modo era riuscito a buttarlo fuori di casa, si era rinchiuso
in bagno concedendosi un lungo bagno rilassante che però non
aveva sortito alcun effetto, tre ore dopo si stava ancora rigirando nel
letto.
Alla fine era riuscito ad addormentarsi solo dopo molte e molte tazze di camomilla.
E ora era arrivato alla stazione centrale con un ora d’anticipo,
morto di sonno e con lo stomaco sotto sopra. Si mise in un angolo sulle
scale dell’entrata in paziente attesa
.
Quattro individui dall’aspetto poco raccomandabile,
osservavano dalla finestra l’ingresso della stazione lì
davanti, Sakuragi aveva scovato un vecchio capello da baseball e
lo aveva usato per nascondere i capelli rossi troppo riconoscibili,
indossava anche un paio di occhiali da sole anche se erano
all’interno di un locale e quindi inutili, stessa cosa valeva per
Sendo differiva solo per la scelta del capello di tela marrone.
Mitsui anche lui occhiali da sole indosso osservava il suo ragazzo e il
compagno di squadra con i nasi spiaccicati contro il vetro, girando
pigramente lo zucchero del suo caffè, Rukawa l’unico
senza quell’accessorio dormiva della grossa con la testa
appoggiata alla spalla del numero dieci.
In treno seduto di fianco al rosso si era assopito data
l’ora assurda, per i suoi standard, a cui si era svegliato e il
dondolio ritmico del vagone aveva favorito un sonnellino.
Veramente lui dormiva ovunque fatta eccezione del campo.
Al suo risveglio si era accorto che si era appoggiato al do’hao e
che questo non lo aveva scansato ma che anzi lo aveva lasciato fare per
svegliarlo all’arrivo e ora ne stava approfittando di nuovo
– come facevi a sapere che sarebbe arrivato un’ora
prima?- domandò Sakuragi a Sendo che gli rivolse un sorriso
smagliante – Hiro chan arriva sempre prima agli appuntamenti
- riferì allegro
– e per quel deficiente noi ci siamo dovuti alzare
all’alba – chiarì Hisashi – e che cavolo
un’ora prima è esagerato – sbottò nervoso per
la mancanza di sonno
- era così nervoso, il piccolo Kosh è davvero
innamorato di Mito, come sono felice per lui- trillò entusiasta
Akira , Rukawa sentì il numero dieci irrigidirsi e aprì
un occhio per fissarlo – do’hao?- sussurrò piano
– baka kitsune dormi- arrivò puntuale il suo grido,
Kaede si riappisolò sentendolo più rilassato.
Un ora e un quarto piu tardi ordinavano l’ennesimo caffè
– è un tipo ritardatario Mito?- chiese Sendo
mordicchiandosi un unghia
- di solito no – rispose Hanamichi
- è solo un quarto d’ora tranquillo Aki- cercò di rasserenarlo Mitsui.
Koshino guardò l’orologio undici e trenta, il
display del cellulare stessa ora, si girò e guardò
l’orologio a muro della stazione idem.
Avrebbe aspettato ancora un po’ decise anche se il cuore aveva
iniziato a dolergli, eppure non credeva che Mito fosse il tipo da
scaricarlo in quel modo, non lo avrebbe lasciato lì impalato ad
aspettarlo eppure stava succedendo proprio quello.
Undici e trentacinque e nessuna chiamata per avvertirlo di un
contrattempo o chi lo sa che ci avesse ripensato, undici e quaranta ,
iniziò a passeggiare avanti e indietro sulla soglia, undici e
quarantacinque si appoggiò al muro fissò i jeans, la
maglia e si diede dell’idiota, si era dato tanta pena solo
per farsi scaricare. Guardò di nuovo l’ora undici e
cinquanta e il petto prese a fargli ancora più male
– Koshino- alzò il viso in direzione del richiamo, Mito
era arrivato di corsa, gli si fermò di fronte e si piegò
in avanti prendendo fiato gli porse il cellulare che era spento,
facendogli cenno con la mano che era andato
– non ti capisco idiota- scattò Hiroaki alquanto nervoso, Yohei si accasciò seduto a terra.
Appena riprese fiato gli raccontò che il motorino lo aveva
lasciato a piedi a metà strada, lo aveva parcheggiato dopo che
aveva capito che non sarebbe ripartito e aveva iniziato a correre.
Visto che stava facendo tardi voleva avvisarlo del ritardo ma il
telefono si era messo d’accordo con lo scooter e non c’era
verso di accenderlo, lui lo aveva messo sotto carica come sempre quindi
non capiva, aveva pensato di prendere il treno ma in stazione aveva
visto che sarebbe passato troppo tardi così aveva ripreso a
correre. Koshino aveva ascoltato tutto notando il sudore sulla maglia
bianca e sul viso dell’altro, aveva davvero corso per tutta la
città – mi dispiace ti ho fatto aspettare un’ora,
meno male che non sei andato via- riprese il teppista alzandosi
- no ero arrivato da poco, ho fatto tardi anch’io- mentì l’altro
– che fortuna, scusa vado a darmi una lavata alla faccia almeno
– fece Yohei sparendo all’interno della stazione in
direzione dei bagni.
Hiroaki rispose al cellulare era Sendo - che vuoi- lo apostrofò gentilmente
- sapere come andava beh come va?- chiese allegro Akira
- bene – rispose attaccando, Mito arrivò dopo poco sciacquato e più fresco
– senti se non ti spiace prima vorrei passare da un negozio
per capire che ha il cellulare- gli chiese il teppista, Koshino non
aveva nessun problema così si avviarono per la strada trovandone
uno dopo poco.
- al telefono mi è sembrato tranquillo- riferì il
giocatore del Ryonan - è arrivato questo è
ciò che conta no?- esclamò dopo poco
- Yo è venuto a piedi – valutò Sakuragi – mi sa che Amuro ha deciso di passare a miglior vita-
Venti minuti dopo erano usciti dal negozio.
Mito aveva acquistato una nuova batteria, dato che il gestore aveva
dichiarato la sua defunta, a dire il vero gli aveva anche consigliato
un nuovo modello ma lui non aveva i soldi, il telefono ripartì
con un trillo allegro – se non chiama nessuno dovrebbe reggere
qualche ora- esclamò indicando il livello di autonomia sul
display , il venditore gli aveva detto che avrebbe dovuto tenerla in
carica un paio d’ore almeno ma anche così andava bene in
fondo era un emergenza, slacciò il giubbino di jeans che aveva
legato in vita nella corsa e lo rinfilò, iniziava ad avere
freddo ora, Koshino era restato silenzioso tutto il tempo e
osservandolo meglio gli sembrava teso – mi dispiace ancora del
ritardo- ripeté sinceramente – vuoi andare da qualche
parte in particolare?- chiese ancora
– dove vuoi tu per me va bene – esclamò infilandosi le mani nelle tasche della felpa
– allora andiamo di qua, vorrei portarti in un locale carino-
esordì Yohei avviandosi, camminarono in silenzio uno di fianco
all’altro, ogni tanto Mito si fermava a guardare qualche vetrina
e poi ripartivano, Hiroaki non voleva aprire bocca temeva di uscirsene
in maniera sbagliata in più cercava un argomento intelligente di
cui parlare ma non gli veniva in mente nulla.
Venti minuti dopo si fermarono di fronte a una porta a vetri.
– eccoci mi hanno parlato bene di questo posto – chiarì Mito, Koshino fissò sconvolto il locale
– ma è una pasticceria- fece notare l’evidenza
- si l’hanno aperta da poco ma tutte le ragazze a scuola dicono
che è la migliore, a te piacciono i dolci così ho pensato
potesse farti piacere venirci- chiarì il teppista, Hiroaki lo
fissò un attimo distogliendolo subito,aveva pensato a lui,
qualcosa per renderlo felice, il cuore gli batteva furioso mentre lo
stomaco si era stretto – è stata un’idea scema mi sa
– esclamò Mito
– no anzi è … carina – chiarì
seguendolo all’interno, una giovane cameriera li fece accomodare
nella sala accanto, sia i tavolini che le sedie erano in ferro battuto,
separati gli uni dagli altri da piante alte e ricche di foglie, gli
lasciò due menù e si allontanò per dargli il tempo
di scegliere; a parte loro c’erano due studentesse e una signora
con la nipotina.
- entriamo – propose Sakuragi
– do’hao – lo sgridò la kitsune perché si stava agitando
– è una pasticceria io non ci entro- decretò Hisashi
- hn? Andiamo- fece Rukawa avviandosi
– aspettate – li fermò Sendo correndogli dietro e trascinandosi di peso il tiratore da tre.
Appena la cameriera li vide li soppesò decretandoli dei maniaci
ma quando Sendo, si tolse gli occhiali come solo un attore
sa fare e le rivolse un sorriso smagliante si sciolse come neve al sole.
Ottennero così di sbirciare nella sala, trovata la posizione dei
due si consultarono velocemente o meglio Sendo e Sakuragi si
consultarono, gli altri due assistevano impassibili – una volta
seduti non possono vederci grazie a queste meravigliose piante-
notò Akira – ma il problema è arrivarci –
chiarì subito dopo
- se entriamo Koshino che è seduto a guardare la porta ci vede
subito – Hanamichi valutò, la posizione dei due e come
raggiungere il tavolino vuoto subito prima del loro
- ci serve un diversivo- così dicendo Akira aumentò il
sorriso e si avvicinò alla ragazza iniziando a parlarle
sommessamente, dopo alcuni minuti questa gli porse alcuni menù
,prese un vassoio vi poggiò sopra alcuni vasetti di
plastica bianca ricolmi di bustine di the e si avviò al tavolo
dei loro amici.
Neanche un minuto dopo la ragazza non si sa come rovesciò il
contenuto del vassoio sul piano, più precisamente dalla parte di
Koshino ,e parecchie bustine multicolore finirono a terra, chiedendo
più volte scusa raccolse tutto aiutata dai due, coprendo
volontariamente la visuale di Hiroaki che successivamente si
piegò per raccogliere anche ciò che era finito sul
pavimento, quando la ragazza si allontanò chiedendo ancora
scusa, nel tavolo successivo i quattro ragazzi erano seduti intenti a
leggere il menù e lei ricevette in dono un altro magnifico
sorriso.
- mah … dovrebbero sceglierla meglio la gente che
assumono– esalò inviperito Koshino rivolgendo uno sguardo
furioso alla schiena della cameriera
– magari è nuova, fortuna che erano solo bustine-
cercò di rabbonirlo Mito, Hiroaki rituffò lo sguardo al
menù - hai deciso che prendere?- chiese il teppista
chiudendo il suo e poggiandolo di lato
– non so, sono indeciso – dichiarò il giocatore
visto che l’altro aspettava chiarimenti continuò –
ci sono molti dolci che vorrei assaggiare la sacher, il trionfo di
cioccolato mi attira però anche il tortino di crema e nocciole,
non so che scegliere – ammise imbarazzato, Mito gli sorrise ma
non disse nulla perché la ragazza ritornò nuovamente con
un taccuino e una matita in mano – allora una fetta di pan di
spagna multicolore- iniziò a ordinare Yohei, non impazziva per i
dolci e aveva scelto la cosa che lo ispirava di più – poi
una sacher, un trionfo al cioccolato e – si voltò verso il
giocatore – qual’era l’altro?- Hiro lo fissò a
bocca aperta poi arrossendo e in tono duro disse – tortino di
creme e nocciole – la ragazza segnò tutto senza fare
nessuna faccia particolare
– bene vi porto subito per il the – si allontanò con un sorriso
- non capisco perché hai dovuto ordinare tutta quella roba-
esordì, una volta rimasti soli, il giocatore del Ryonan
– così puoi assaggiarli tutti, tu adori i dolci mi pare di
aver capito- Mito gli sorrise poggiando le braccia sul piano
– si però – Koshino non continuò
– se non ce la fai a mangiarli li lasci ma se ti vanno
perché devi trattenerti, è anche ora di pranzo – il
teppista s’interruppe quando la ragazza porto un vassoio con
delle tazze di porcellana bianca e una teiera di acqua calda, poi si
diresse al tavolo accanto.
Yohei osservò le varie bustine di the poi ne scelse uno al
ginseng, l’altro ragazzo ne prese una al the verde , nel
frattempo la cameriera si era allontanata dopo aver preso la
nuova ordinazione.
Rukawa non era stato da meno di Koshino e aveva indicato tre tipi
diversi di dolce, Mitsui non aveva ordinato nulla, Sendo aveva preso un
gelato al cocco e Sakuragi ciambelline all’uvetta.
Quando rimasero soli Akira si allungò sul tavolo e
bisbigliò - Hiro chan moriva dalla voglia di provare
questa pasticceria le ragazze della scuola non fanno che parlarne
–
-è un bel locale – tentò di rompere il ghiaccio Koshino ma dopo quello non seppe che dire.
Ogni volta che poteva fissava l’altro ma appena Yohei lo guardava
ne sfuggiva lo sguardo, tolse la bustina dalla tazza e la poggiò
sul piattino lasciato appositamente – è proprio un locale
da ragazze – esordì notando la cura dei particolari, il
servizio delicato
- è la prima volta che entro in un posto simile- fece Mito
– di solito con Hana e il guntai frequentiamo banchetti di ramen,
o locali alla buona -
il giocatore lo guardò – se vuoi andiamo via-
chiarì non voleva costringerlo a stare dove non voleva,
desiderava che stesse bene, Yohei gli sorrise e pregò di non
arrossire come il personaggio di un manga
– no è un bel posto è vero che un tipo come me
stona qui dentro, però ci sto bene- Hiroaki annuì,
la ragazza giunse nuovamente portando le loro ordinazioni e con un buon
appetito e annesso sorriso sparì nuovamente.
-certo che Koshino potrebbe anche spiaccicarla una parola in
più- bisbiglio Hisashi che già non sopportava
l’altro e ora si ritrovava in quella situazione stramba a causa
sua
– Hiro chan è un ragazzo molto timido –
chiarì Sendo ottenendo le occhiate dubbiose di Mitsui e
Sakuragi, la cameriera arrivò anche da loro portando il vassoio
carico per la gioia della volpe che si svegliò immediatamente.
Koshino stava andando in estasi, affondava la forchetta con calma nel
dolce e poi lo portava in bocca, assaporava ogni ingrediente
chiudendo gli occhi e lasciando che si sciogliesse lentamente.
Mito lo fissava in silenzio, ogni tanto lo sentiva mugolare, al terzo
affondo il giocatore sembrò ricordarsi dove ma soprattutto
con chi fosse, imbarazzato cercò di contenersi
- vuoi assaggiare?- offrì Yohei avvicinando il proprio dolce, Hiroaki era indeciso fissava il piatto e poi Mito
– forza – lo incitò ancora e così affondò la forchetta
– delizioso - esclamò felice e sorrise tranquillo, riprese a mangiare i propri terminandoli tutti
– ce la fai a mangiare anche questo?- gli chiese il teppista indicando il proprio piatto che non aveva ancora toccato
- non l’hai neanche assaggiato – gli fece notare
- non mi piacciono le cose dolci – chiarì
– perché l’hai ordinato allora è… – Koshino s’interruppe prendendo il piatto
– si hai ragione –Mito gli sorrise osservandolo gustare ogni boccone
- che dici è buona questa pasticceria?- gli chiese Yohei
– meravigliosa-
- allora sei contento di essere venuto?- domandò ancora
- si da morire-
Quando terminò si lasciò cadere nella sedia era
soddisfatto e lo dimostrava il sorriso che aveva sulle labbra,
l’altro lo fissava finendo il suo the – vuoi
qualcos’altro?- gli domandò
- no sono pieno credo che neanche con una settimana di allenamento intensivo riuscirò a smaltirli-
Mito sorrise – non dirmi che ti fai problemi di linea?- lo vide sfuggire il suo sguardo
– era così per dire – chiarì subito il
giocatore, prese la tazza di the e finì di berlo con calma,
troppa forse, si era chiesto se una volta usciti di lì si
sarebbero salutati oppure no, non avevano parlato della durata
dell’appuntamento quindi poteva anche essere che ora sarebbe
giunta la fine, quel pensiero lo intristì ed evidentemente
doveva averlo trasposto anche sul viso perché Mito gli
chiese cosa avesse.
Lui scosse il capo e cercò di assumere un aria non curante, la
cameriera si avvicinò chiedendo se gradissero altro a una
risposta negativa chiese se doveva portare il conto – si
grazie- quando si fu allontanata Mito parlò ancora –
cosa vuoi fare ora?- Hiroaki sgranò gli occhi
– come?-
- ti ho chiesto cosa vorresti fare ora – ripeté il teppista
-si l’ho capito, è che tu vuoi, insomma – il
giocatore chiuse la bocca dato che stava dicendo già troppe
cretinate, Yohei lo fissò intensamente e quegli occhi misero
Koshino in agitazione
– forse devi tornare a casa non te l’ho neanche chiesto- domandò un attimo dopo il teppista
– no ,non ho problemi di orario o altro – spiegò
chiedendosi perché continuasse a guardarlo così
seriamente, forse aspettava che lo congedasse lui, ma certo che scemo a
non averci pensato prima, era stato lui a volere
quell’appuntamento quindi era logico che dovesse decretarne la
fine a Mito non era mai interessato stare con lui – possiamo
salutarci anche qui- annunciò con l’aria di chi non gliene
importa niente, visto che l’altro non rispondeva continuò
– è più che sufficiente- sentendo che il
disagio aumentava prese la felpa che aveva appeso alla sedia e la
infilò
– i negozi sono aperti tutto il giorno pensavo potessimo andare a curiosare un po’ –
Yohei ottenne lo sguardo stupito dell’altro ma non una risposta.
La ragazza era ritornata portando il conto, tirò fuori dal portafoglio alcune banconote e gliele diede
– aspetta la mia parte – intervenne Hiroaki
- ora offro io dopo ci pensi tu- decise Mito
– dopo?- sussurrò Koshino, non ci stava capendo niente
– allora giro per i negozi o vuoi andare da qualche altra parte?- domandò ancora Mito
– devo andare in bagno- esordì il giocatore alzandosi e
dirigendosi verso la ragazza dopo poco sparì dietro una porta.
Yohei si mise a fissare le bustine di The colorato, per Koshino
quell’appuntamento era importante, lo aveva capito subito.
Quando era arrivato in ritardo aveva visto il sollievo nel suo sguardo,
doveva aver pensato che non sarebbe arrivato eppure era lì ad
aspettarlo e ora si aspettava che dovesse finire così, non
poteva ricambiare quello che provava l’altro e oltretutto gli
stava mentendo, se avesse saputo la verità con buone
probabilità, non gli sarebbe interessato o comunque non si
sarebbe incolpato se non era corrisposto, voleva farlo felice almeno
per quel giorno, visto che si sentiva in colpa.
“ Se sapessi la verità non ti piacerei
più” pensò con amarezza, domandandosi per
l’ennesima volta che ci trovasse in lui.
Hiroaki si asciugò il viso, aveva sentito gli occhi pizzicare ed
era scappato subito, dopo un paio di lacrime sfuggite al suo controllo
ed essersi lavato il viso ora si sentiva meglio, non riusciva a capire
quello che stava succedendo ma una cosa era certa si stava
rimbecillendo.
Da quando scoppiava a piangere come un neonato?
Per non parlare del fatto che arrossiva come una verginella, doveva
darsi una regolata, era pure un suo senpai ma il fatto di stare
con Mito lo sconvolgeva troppo, sarebbe ritornato di là e se
l’altro voleva proseguire bene, agguantò un tovagliolo di
carta e si tamponò gli occhi nuovamente umidi.
Akira fissava in ansia la porta dietro cui già da un po’
era scomparso Koshino, Sakuragi non era da meno, Mitsui speravo solo di
potersi alzare da lì, Kaede ronfava sul tavolo nascosto dal
menù.
Quando il giocatore uscì i tre alzarono i listini nascondendosi.
-eccomi – esordì Hiroaki sedendosi nuovamente, a Yohei non
sfuggirono gli occhi lucidi ma fece finta di nulla –il giro per
negozi va bene – dichiarò calmo – ti serve
qualcosa in particolare?- continuò con indifferenza
- no, era così per curiosare se non ti annoia – Koshino
alzò le spalle con sufficienza - allora andiamo –
Mito si alzò seguito dall’altro.
Dopo un attimo i quattro sentirono la porta aprirsi e poi chiudersi,
immediatamente scattarono in piedi, pagarono e si gettarono in strada
al loro inseguimento.
Passeggiarono per la via fianco a fianco in silenzio osservando alcune
vetrine, Hiroaki seguiva docilmente l’altro in tutti i suoi
spostamenti come un cagnolino,quando arrivarono a un negozio di
abbigliamento maschile Mito prese a soffermarsi più a lungo,
senza dire niente afferrò il giocatore per il polso e lo
trascinò dentro .
Lo lasciò solo quando si mise a spulciare nelle maglie appese in
uno stand ne afferrò una prese a guardarla con attenzione, la
ripose e tirò fuori una camicia nera lucida con dei ricami blu
– ti starebbe bene- gli disse Koshino ricordando la maglia che
indossava al locale, quel contrasto di colori gli piaceva su lui, Yo
gli sorrise – bene ma allora tu provi … questa
- tirò fuori dal mucchio una maglietta bianca dove sopra
vi era applicata una canotta nera le cui spalline erano in maglia
d’acciaio, Koshino la guardò con orrore quelle erano il
genere di cose che piaceva ad Akira.
Possibile che Mito volesse vederlo con una cosa simile indosso?
Lo stava prendendo in giro?
Quando lo vide sghignazzare capì che era così e gli lanciò uno sguardo irritato
- è divertente – gli spiegò questo – si
cercano le cose che non metteresti mai e le provi – Koshino stava
per dirgli che era un passatempo idiota ma si frenò non voleva
rischiare di offenderlo, quindi annuì semplicemente
- dillo-
– cosa?- domandò il giocatore
– quello che pensi dillo-chiese ancora
– non penso niente- Mito gli lanciò una lunga
occhiata posò i capi dove li aveva presi e si avviò
all’uscita, fece qualche passò poi si voltò verso
l’altro
– non mi spavento per qualche brutta frase o un insulto –
esordì - voglio che ti comporti come ti senti –
Hiroaki sfuggì ancora una volta quei pozzi neri.
Presero a camminare, di nuovo si fermarono in un negozio di elettronica gironzolando fra i nuovi arrivi
– questa la cercava Takamyia- fece il teppista prendendo in mano
una macchinetta fotografica, gli spiegò chi fosse l’amico
e che era, oltre che un buongustaio, un appassionato di oggetti
elettronici.
Conosceva tutte le ultime novità sul mercato, quando si
ritrovarono in strada Mito gli aveva descritto anche gli altri
componenti del guntai, il giocatore beveva ogni sua parola felice di
sentirlo parlare tanto, adorava il tono della sua voce.
Arrivarono nei pressi di una libreria Koshino osservò i
testi esposti continuando a seguire l’altro, tanto da non
accorgersi che si era fermato se non quando ci sbatté contro
– vuoi entrare ?- gli domandò accennando col capo verso la
vetrina, Hiro non pensava che all’altro potesse interessare
perciò scosse il capo e proseguì dritto ma di nuovo la
mano di Mito gi afferrò il polso e lo trascinò dentro,
prese a gironzolare fra gli scaffali incitato dall’altro e dopo
un po’ prese a visionare alcuni volumi, ben presto la sua
attenzione ne fu del tutto catturata.
- sono già venti minuti che sono lì dentro- sbuffò Hanamichi che si stava spazientendo
- do’hao?- Sakuragi sospinse la testa di Rukawa sulla sua spalla
– dormi kitsune – ordinò sotto lo sguardo curioso degli altri due
– non ci credo dorme in piedi- affermò colpito Mitsui
- quando Hiro entra in una libreria ci sta le ore- affermò Sendo
- stai scherzando vero?- gli domandò il ragazzo, vedendolo scrollare il capo gli si fiondò fra le braccia
– andiamo via allora, ti prego –
- silenzio Mitchy- ordinò il rosso
– anch’io voglio chiamarti Mitchy- gongolò Akira
– non ci provare, nessuno deve chiamarmi in quel modo-
Quando chiuse il libro e lo posò per scorrere gli altri titoli,
si ricordò del suo accompagnatore, Hiroaki si guardò
intorno trovandolo dietro di lui appoggiato a uno scaffale che
sfogliava un romanzo, accortosi del suo sguardo gli sorrise – mi
ero distratto – riferì asciutto il giocatore
– si, ho notato che ti piacciono i libri- Mito gli sorrise
sfilandogli uno dei libri che teneva ancora – roba tosta mi sa
che sei un secchione- Hiroaki riprese il volume di scatto
– i test per l’università – spiegò posando il mucchio e avviandosi all’uscita
– non li prendi?- domandò Yohei raggiungendolo
– no si trovano ovunque- chiarì
– allora ho indovinato sei un secchione- Hiroaki non gli rispose e aumentò il passo
– dai dimmi la media – lo pungolò ancora
l’altro visto che taceva prese a ripetergli la domanda e a
solleticargli un fianco, Hiro iniziò a dimenarsi come un folle,
sghignazzando e insultandolo al tempo stesso, finché la
proprietaria non li cacciò fuori.
– che figura, imbecille è tutta colpa tua – fece Koshino
– mia? È tua che non mi hai detto la media, forza rispondi
secchione- Hiroaki lo guardò furioso – forza la
media- il pugnò andò diretto allo stomaco, quando
si rese conto di quel che aveva fatto sbarrò gli occhi. Mito era
rimasto impassibile si portò una mano allo stomaco
massaggiandolo – niente male ma si vede che sei un secchione-
prima che potesse fare altro gli afferrò i polsi, lo fece
voltare, lo costrinse ad adagiare la schiena al suo petto, fermandogli
le braccia sul petto – allora la media? –chiese
cocciutamente
– lasciami andare Mito- strepitò agitandosi Hiroaki il
fiato sul collo dell’altro era intossicante che diamine gli era
preso?
– dimmi la media- ripeté
– fottiti Mito – lo sentì sghignazzare nel suo orecchio
– ma senti che paroloni dal secchione, non ti lascio andare se non mi dici la media- insistette nuovamente
– cazzo siamo per strada ci stanno guardando e mollami- gridò l’ultima parola
– Mito? – domandò una voce femminile
– che ci fai con Koshino?- Ryota era allibito, “che cavolo facevano quei due in mezzo al marciapiede?”
Hiroaki fissò il capitano dello shohoku e la manager -
ciao – salutò tranquillo il teppista non mollando la presa
– emh ciao ragazzi che coincidenza incontrarvi-
salutò Ayako interdetta ricordando il discorso avuto
proprio con il ragazzo in palestra.
-Oh Kami ora lo ha fatto- esclamò Sendo portandosi una mano sugli occhi ma tenendo le dita aperte per vedere
– ecco ora Mito lo fa fuori – esalò Hisashi quando
vide il giocatore del Ryonan tirare un pugno in pancia all’altro,
pregustandosi il momento in cui il teppista gliele avrebbe suonate e
invece -che cavolo combina?- domandò stupito. Hanamichi
vide il suo migliore amico tenere quell’anguilla di Koshino
stretta che continuava a sbraitare e a insultarlo – porca miseria
quello è il nano e c’è pure Ayako?- li vide
avvicinarsi nella direzione dell’amico e rimanere allibiti di
fronte quella scena.
- Siete in giro per negozi?- domandò Yohei mantenendo quella posizione
– mollami- ringhiò furioso Koshino fra i denti cercando di liberarsi
– si stavamo facendo una passeggiata – esclamò la manager
– è un appuntamento – esordì gonfiando il
petto Myagi, la sventagliata arrivò precisa e implacabile,
Hiroaki rimase immobile domandandosi da dove lo avesse tirato fuori
l’arisen
- ma Aya…- pigolò il capitano dello shohoku
– chiudi il becco – esalò funerea la ragazza, Ryota si ricompose subito puntando lo sguardo sugli altri
-che diamine fate si può sapere?- domandò ai due ancora intenti a lottare
– non vuole dirmi la sua media scolastica – riferì candidamente Mito come a spiegare ogni cosa
– ah – fu il commento del nano
– se non mi sbaglio Koshino – iniziò la manager
– sei risultato al primo posto fra gli studenti lo scorso anno
quindi… – la risata di Mito che lasciando Hiroaki prese a
saltellare allegro sul posto la interruppe
– lo sapevo sei un secchione – enunciò con un sorriso
– impiccati - gridò di rimando l’altro
incavolato nero per la figura che gli stava facendo fare per la strada,
dopo un po’ Yohei ritornò calmo
– beh allora noi proseguiamo – esclamò la ragazza un
po’ perplessa – vieni Ryo chan- chiamò
l’attenzione del capitano che a quel richiamo corse da lei, prima
di superarli però Ayako si rivolse a Mito
– com’era la pasticceria?-
Yo le sorrise – proprio un bel posto grazie della dritta - dopo l’ultimo saluto si avviarono a continuare.
Koshino era furibondo – si può sapere che cavolo ti
è preso?- gli domandò trattenendosi dall’urlare
- semplice ti ho fatto rilassare- alla sua faccia interrogativa
spiegò – non facevi altro che trattenerti nel parlare e
nel rapportarti con me, ora sei più tranquillo? - gli
domandò, Koshino abbassò lo sguardo sul polso che si
stava massaggiando più per fare qualcosa visto che la presa
dell’altro era si salda ma non forte da causargli dolore,
sentì le dita di Mito scompigliargli i capelli e si
scansò subito
– non sono un bambino sono un tuo senpai dannazione –
esclamò irascibile, vide l’altro girarsi con uno scatto di
lato e ne seguì lo sguardo, la manager stava fissando verso un
vicolo poi si voltò verso di loro e li salutò
allegramente
– andiamo dai- lo richiamò il teppista avviandosi.
- che ci fate nascoaaaaaaa- Ryota era stato afferrato da Sakuragi e
Mitsui e tirato dentro il vicolo, Sendo nel frattempo faceva segno alla
ragazza di non dire nulla – Aya stanno guardando?- chiese
il numero dieci, la videro voltarsi intuendo chi dovesse
cercare,sorridere e salutare con la mano – stanno andando via-
riferì fra i denti
– che cavolo combinate si può sapere?- fece Myagi appena libero
- hn pedinamento- riferì Rukawa
- stiamo seguendo Koshino e Mito- specificò Hisashi
– oh Kami- esalò Ayako – ma non vi vergognate?
Spiarli al loro appuntamento – mostrò il ventaglio
bellicosa – non è come credi- s’intromise Akira
– sono preoccupato per Hiro diciamo che ha un carattere un
po’ difficile –
- altro che difficile è una iena – specificò il suo ragazzo
– Ayako tu che ne sai che quello era un appuntamento?- domandò Sakuragi
– Mito mi aveva chiesto delle informazioni, mi sembrava un
po’ diverso in effetti prima, per non dire un'altra
persona- anche Hanamichi ne era rimasto colpito
– oh cavolo li abbiamo persi – esalò Sendo, si precipitarono fuori cercandoli con lo sguardo
– trovati – trillò Sakuragi indicando un punto,
veloci si misero a correre al loro inseguimento, salutando
distrattamente i due che li videro acquattarsi dietro ai muri,
nascondersi tra i tra i cassoni della spazzatura o dietro agli alberi
il tutto sotto lo sguardo attonito dei passanti.
– ma proprio quest’anno che sono io il capitano dovevano impazzire? – si lamento Myagi , Ayako sorrise
– su Ryo chan andiamo a prendere un bel the- il ragazzo la seguì estasiato dimentico di ogni congiura del destino.
- ci credo che la vostra squadra è formata da pazzi, con quella
manager- disse Koshino dopo che Yohei gli aveva raccontato della
bellicosità di Ayako e dell’amore viscerale per lei di
Myagi
- certo che ci sono voluti due anni al nano per convincerla ad accettare ad uscire con lui – rifletté Mito
– la costanza del suo amore è stata premiata, è una
bella cosa – rifletté Hiroaki rivolto più a se
stesso in realtà. Quando si accorse dello sguardo
dell’altro domandò – che c’è?- lo
vide sorridere e scuotere il capo, una musichetta prese a fuoriuscire
dalla tasca della giacca del teppista che tirò fuori il
cellulare e rispose
– ciao Noma … no sono in centro … non so
dov’è Hana … affari miei con chi sto –
Hiroaki lo fissò ma non disse nulla – no ora no
… non lo so quando mi libero … capito
… si allora tra un po’ vi incrocio, forse … va bene
ciao – riattaccò e ripose il telefono
- se devi vederti con i tuoi amici possiamo anche –
- se non ti scoccia incontrarli ci aspettano più avanti –
lo interruppe Yohei - se non vuoi passiamo da un'altra parte
– Koshino decise di parlare chiaro
– non sei obbligato a restare ancora con me, va bene anche così –
- si va bene flagellati dopo – lo interruppe ancora afferrandogli
il polso e portandolo avanti, Koshino nascose lo sguardo triste che
quel gesto gli faceva venire
“ smettila di essere così o non riuscirò a dimenticarti” lo implorò mentalmente.
- Lo ha ripreso per mano – gongolò Sendo ormai al settimo cielo
– non ti esaltare porcospino- lo riportò con i piedi per
terra Sakuragi, quando il telefono squillò rispose subito
– Noma cavolo vuoi? .... no sono in giro …. Dove siete?...
sta venendo anche Yo?... non lo so con chi è uscito,
perché?... no sto da un’altra parte, molto lontano
… si ok ciao- riattaccò e fissò gli altri
– che succede? Do’hao?- domandò Kaede che lo aveva visto strano
– Yo sta andando a incontrare gli altri e ci porta pure Koshino- riferì .
Koshino non era tipo da sale giochi perciò quando arrivarono
fissò l’entrata e le macchine che si vedevano dopo la
porta poco convinto, quando i tre tizi intravisti lo scorso sabato allo
Shohoku si avvicinarono capì che fossero il famoso guntai, Mito
aveva infilato le mani in tasca e li guardava
– mi tocca vedere le vostre brutte facce pure oggi – esordì sorridente
- Non dirlo a me- esclamò un ragazzo moro coi baffi, i tre
osservarono Koshino e poi l’amico interrogativamente -
Koshino gioca al Ryonan- lo presentò il teppista i ragazzi
continuavano a fissarlo e gli stava dando molto sui nervi ,mise su il
solito sguardo scorbutico e tagliente quello che aveva tutti i
giorni
– questo coi baffi è Noma – esordì Yohei
– il finto biondo Okusu – un piccolo cenno del capo a mo di
saluto – il ciccione Takamyia- il ragazzo teneva un sacchetto di
patatine in mano che continuò a mangiucchiare tranquillo
– ho chiamato anche Hana – riferì Noma- ma a quanto
pare sta dall’atra parte della città - Yo
alzò le spalle e si rivolse a Koshino -che giochi ti
piacciono?- domandò, Hiroaki cercò di rammentarsi almeno
un nome ma niente così alla fine ammise la verità
– ci sono stato una volta sola quindi non lo so – I tre lo
fissarono stupiti, Mito si limitò a quelle sue occhiate profonde
– ok e quella volta a che hai giocato?- chiese Okusu
– come una volta sola? Ma quanti anni hai?- domandò Noma
– ma in genere dove vai il sabato con gli amici?- domandò ancora Takamiya.
Koshino sperò di non dover rispondere ma quando capì che
la situazione sarebbe stata immobile finché non avesse parlato
aprì nuovamente bocca - non ho giocato a niente mi sono
annoiato e sono andato via subito, frequento il terzo anno quindi sono
un vostro senpai, in genere non esco il sabato sera e durante il giorno
faccio altro- taglio corto
– non dirmi che passi i sabati a studiare – s’informò Mito
– certo che no- si risentì ma non disse altro, anche
perché quando Akira non lo portava per negozi lui in effetti
stava a casa a studiare.
I tre ragazzi fissarono Yohei in silenzio, Hiroaki si sentì
fuori luogo voleva solo andarsene. Con Mito e con quei tre lui non
aveva niente in comune ma prima che potesse salutare e tornarsene
indietro i tre ragazzi scoppiarono a ridere
– allora giro completo- trillò Okusu
- iniziamo dagli sparatutto, in genere piacciono a tutti – riflette Takamiya
– si va bene andiamo- convenne Noma mettendo un braccio intorno alla spalle del giocatore e trascinandolo dentro
– ehi mollami- cercò di sottrarsi a quel contatto
– tranquillo senpai, sei col guntai- trillò Okusu facendo
ridere gli altri per la rima, Mito gli stava vicino ridendo e
scherzando con quei tre scalmanati.
Lo portarono al secondo piano e si avvicinarono a una macchina libera
Okusu e Noma si sfidarono a chi colpiva più bersagli prima
che il tempo finisse, presero le pistole e aspettarono che Takamyia e
Mito tornassero con i gettoni, nel frattempo avevano preso a spiegare
il gioco a Koshino, una volta riuniti iniziarono a giocare. Hiroaki
seguiva attentamente i movimenti sul display e quando la partita fu
conclusa con la vittoria di Noma, toccò al giocatore cimentarsi.
Prese posto e il suo sfidante risultò essere il vincitore della
partita precedente, era più difficile di quanto si aspettasse
– destra , sinistra, destra, destra- lo incitavano in sottofondo presto perse la pazienza urlando
– chiudete quelle fogne idioti- i ragazzi si zittirono ma lui non
ci fece caso, ben presto prese a insultare, gli omini a cui doveva
sparare, la macchinetta, la pistola insomma tutto usando un vocabolario
degno di uno scaricatore di porto, per la gioia dei ragazzi che presero
a ridere alla grande.
Quando comparve game over sullo schermo Hiroaki era livido per la rabbia.
Lasciò il posto a Mito, osservò la bravura del ragazzo,
il suo sguardo serio e calmo, i lineamenti del viso e la concentrazione
che esprimevano senza forzature. Si sentì lo sguardo di qualcuno
addosso e con orrore si accorse che Takamyia e Okusu lo fissavano,
finse indifferenza sperando che non avessero capito nulla.
Non che Yohei non lo sapesse ma non gli andava che gli raccontassero
che lo guardava con gli occhi a cuore, era imbarazzante anche
perché sapeva che sarebbe finito tutto una volta ritornato a
casa.
Noma venne sconfitto e fu il turno di Takamyia il quale vinse per un
punto di differenza. Passarono a visionare altri giochi poi dopo aver
ripetuto quella stessa sequenza si spostarono in una saletta adiacente
priva della confusione che pervadeva l’altra.
Takamyia prese uno sgabello e si posizionò a una
macchinetta, Okusu si accomodo in quella libera che simulava la guida
di un auto, Yohei prese il posto a quella che fingeva la guida della
moto, Noma era sparito ma nessuno sembrava preoccuparsene.
Koshino rimase in mezzo alla stanza non sapendo che fare e quando Mito lo chiamò gli si mise accanto
– ti do i gettoni così scegli il gioco che ti piace-
sentenziò cacciandogli in mano 5 monete di acciaio lucido
– se vuoi farmi compagnia magari facciamo una gara – continuò indicandogli la postazione affianco libera
– non so andare in moto scemo, perderei subito- gli rispose
evitando di guardare il suo corpo spalmato su quel piccolo veicolo
giocattolo, si era tolto la giacca, in effetti faceva caldo e
oltretutto stava iniziando il periodo estivo, la maglietta gli aderiva
alla schiena mettendone in risalto i muscoli e soprattutto il
sedere che era ben in mostra nei jeans aderenti, guardò lo
schermo
– è facile, prova- lo incitò mentre si piegava di
lato a destra poi a sinistra, Hiroaki preferì osservarlo un
altro po’
– senpai vieni- la voce di Okusu lo riscosse e andò a
vedere che volesse, il biondino gli mostrò il gioco chiedendogli
se volesse fare una partita al suo posto, il giocatore
rifiutò e si diresse ad osservare Takamiya che gli spiegò
che doveva distruggere le navicelle nemiche prima che diventassero
troppe e si avvicinassero alla base, osservò a lungo poi prese a
girellare fra i giochi liberi cercando di capire se qualcuno potesse
andare per lui.
Noma arrivò portando delle lattine fresche ne porse una a
ognuno, poi andò a prendere posto a un gioco di combattimenti di
arti marziali. Yohei che aveva terminato la partita e beveva il
the osservò Hiroaki che guardava le due combattenti in abiti
striminziti darsele di brutto sullo schermo, andò ad afferrarlo
per il colletto della maglia e lo trascinò alle moto
– dai prova – gli disse, dopo un’occhiata poco
convinta si accomodò nel bolide libero, Mito si mise seduto sul
suo ma non inserì il gettone, Koshino diede start e mai errore
fu più tragico. Non riusciva controllare quell’affare
infernale senza schiantarsi contro il muro, per fortuna non aveva dato
gas altrimenti sarebbe già finito tutto, prese a imprecare ben
udibile da tutti, Mito posizionò la mano sulla sua indicandogli
la giusta pressione
- così bravo- la luce del monitor si rifletteva nei suoi occhi
in maniera favolosa, appunto lo schermo, si ricordò di guardarlo
giusto in tempo per vedersi spiaccicare
– odio sta frase del cavolo – mugugnò riferito a game over comparso a lettere cubitali
- riproviamo?- tentò Mito
– no, gioca tu io ti guardo – si prese uno sgabello libero e si mise seduto
– cerchiamo qualcosa che ti piaccia- decretò Mito facendogli segno di seguirlo
– no non serve – le proteste di Hiroaki furono fermate con
un sorriso, al giocatore dispiaceva per quella fine, a Mito piaceva
quel gioco e si sentì in colpa di essere così impedito
tanto da doverlo distogliere, però era anche felice delle sue
attenzioni
- la prima volta è sempre così – fece Yohei che
sapeva sempre quello a cui pensava - devi prenderci la
mano, ora cerchiamo qualcosa che ti attiri – lo rassicurò.
Fecero il giro degli altri giochi e alla fine Hiroaki optò per
provare quello di Noma, una volta capiti i tasti per le mosse
inserì il gettone.
-Stanno di sopra- fece Hanamichi agli altri, Rukawa odiava i posti
rumorosi ma strinse i denti – attenti a non farvi vedere dagli
altri-
Furono fortunati a schivare Noma con le bibite, in fondo il Tensai
conosceva le loro abitudini, era sempre così: Takamyia e
Yo scambiavano i gettoni ,Noma prendeva le bibite, poi andava Okusu e
infine lui.
Si affacciarono alla saletta più piccola e Sakuragi li
trovò ai loro soliti posti poi tornarono subito a nascondersi,
Takamyia poteva vederli – tocca restare qua – esordì
–speriamo escano in fretta, di solito giocano per ore- Sendo
sapeva che Hiro odiava le sale giochi quindi suppose che presto li
avrebbe visti saltare fuori.
Aspettarono pazientemente e alla fine Mitsui andò a cambiare un
po’ di soldi, visto che c’era tanto valeva approfittarne,
lui e Akira si sfidarono allo sparatutto provato proprio da Koshino ,
mentre Rukawa e Sakuragi si sfidavano a mortal combat .
Neanche quello era andato – ti và di provare
quello?- Mito gli indicò due macchine poste
nell’angolo
– servono per ballare, è divertente - Koshino
sbiancò – Tranquillo, devi seguire le frecce sullo schermo
e muovere i piedi allo stesso modo, e poi se sbagli è più
divertente- gli sorrise incoraggiante e lo portò alla macchina.
- Hisa ma che cannone – fece allusivamente Sendo
– quali dei due?- domandò il ragazzo innocentemente
– piantatela pervertiti- strillò Hanamichi
– do’hao- lo richiamò al gioco Rukawa che non perdeva una partita
– baka kitsune piantala di bloccare la mossa del tensai- prese a
premere i pulsanti con rabbia, di solito vinceva sempre contro Noma
– vai senpai … grande Kosh – le urla del guntai lo
immobilizzarono, si girò verso Akira e insieme si affacciarono
alla sala - non ci credo- esclamò Sendo
Hiroaki Koshino aveva trovato qualcosa di divertente, lui che non
sapeva ballare, prese a dimenarsi sopra quella pedana incurante se i
piedi non seguivano le frecce e Mito faceva altrettanto in quella
affianco.
I tre ragazzi richiamati dalla musica e incuriositi si erano avvicinati
prendendo poco dopo a saltellare e a incitare Hiroaki, terminata la
partita il giocatore si ritrovò sudato e si tolse la felpa
– posso farlo ancora?- chiese al teppista, Yohei gli disse che
poteva giocare quanto voleva , domandosi perché quel ragazzo che
era un suo senpai gli stesse chiedendo il permesso come un bambino con
il genitore, Koshino diede il via a una nuova partita, al posto di Mito
era subentrato Okusu grande amante del “basta che
c’è musica e mi muovo” i due si scatenarono,
quando il biondo prese anche a urlare a squarciagola il giocatore gli
andò dietro
– vado a prendere da bere – riferì agli altri due
Yo, si avviò per uscire dalla saletta , poi giù per le
scale e raggiunse il piano terra.
Koshino sembrava divertirsi valutò, ne era felice, era un
peccato che non potessero essere amici ,che non ci sarebbero stati
altri giorni come quello in futuro, se non ci fosse stato di mezzo
l’amore sarebbe stato tutto diverso fra loro, ma i sentimenti
complicavano tutto, era così che doveva andare in fondo era lui
che non era capace di provarne.
- Cavolo c’è mancato poco – sibilò Sakuragi,
appena aveva visto Yohei muoversi aveva spinto Sendo dietro il modello
di un camion di plastica, fortunatamente l’amico non aveva notato
ne Mitsui ne Rukawa ancora presi dalle partite – Hiro chan stava
ridendo- ripeté per l’ennesima volta Sendo con un sorriso
smagliante
– lo sapevo che c’era alchimia fra lui e Mito, come
sono felice – Hanamichi rimase a sentire Akira finché
l’amico non ritornò con le bibite, poi si riaffacciarono
cauti alla piccola sala.
Koshino aveva finito i gettoni e a malincuore aveva dovuto decretare la
fine di quel gioco, prese la lattina che gli porgeva Mito appena
tornato prendendo a bere tutto d’un fiato
– piano o ti verrà la congestione – lo
rimproverò bonariamente il teppista che gli passò le mani
sulla nuca sollevandogli i capelli sudati dal collo – hai finito
i gettoni ?- gli chiese, il giocatore annuì col fiatone si
ficcò una mano in tasca tirandone fuori altri tre e dandoglieli,
ma Hiroaki protestò prontamente
– ne ho usati più di te sono tuoi, anzi devi dirmi quanto
– Mito gli tolse la bibita ormai vuota dalle mani e lo sospinse
sulla pedana – è il tuo turno- esordì infilando il
primo gettone, si rimise seduto ad osservarlo muoversi scoordinato
eppure sorridente
“oh Kami sembro tanto un padre premuroso “
pensò sorridendo di se stesso, Okusu si precipitò al
fianco del giocatore e presto presero a imbastire una strana danza,
Yohei iniziò a ridere con gli altri due teppisti alle loro
follie.
Quando i tre gettoni furono finiti Okusu e Koshino andarono in bagno
per sciacquarsi il viso e usufruire delle salviette di carta per
detergere il sudore. Ritornarono dopo dieci minuti sghignazzando come
due bambini il biondino infatti raccontò che si erano messi a
schizzarsi con l’acqua, “come due idioti” ci tenne a
precisare Hiroaki.
Mezz’ora dopo il piccolo gruppo si avviò all’uscita
della sala giochi decidendo di separarsi. Noma, Okusu e Takamyia
avevano appuntamento con una ragazza, che aveva catturato
l’interesse del primo già da qualche mese, e due sue
compagne di scuola per andare al Karaoke, l’invitarono a unirsi a
loro ma il teppista declinò l’offerta
– mi raccomando Yo- fece Noma sibillino strizzando un occhio
– la prossima volta che organizziamo per andare a ballare
Hiro senpai non deve mancare- affermò Okusu felice di aver
trovato un suo simile, il giocatore del Ryonan sorrise semplicemente,
non dissene disse ne fece trasparire che non ci sarebbe stata una
seconda volta
– fate i bravi – raccomandò Takamyia prima di allontanarsi e seguire gli amici.
Mito osservò con la coda dell’occhio l’altro, era
ancora accaldato, gli tirò la cerniera della felpa fino alla
gola – dove vorresti andare ora?- chiese ignaro del rimescolio di
sentimenti che presero ad agitarsi dentro l’altro a quel gesto di
premura
– dove vuoi è uguale per me- rispose ficcando le mani in tasca
– vuoi andare a casa?- Koshino alzò le spalle
indifferente, celando il dolore che quelle quattro parole gli avevano
procurato – va bene – asserì con non curanza, le
labbra di Mito s’incresparono in un sorriso mentre se lo
trascinava dietro afferratogli un orecchio
– anche se sei un secchione in genere sei proprio tonto
- a quelle parole il giocatore prese a infuriarsi imprecando e
ordinandogli di lasciarlo libero, lo lasciò andare solo dopo un
bel pezzo di strada.
Il teppista camminava dritto guardando davanti a se, anche senza
voltarsi sapeva che l’altro lo seguiva, si fermò davanti
la fumetteria che visitava di solito, Koshino non era mai stato un
amante di manga quindi lasciò che il ragazzo vagasse fra gli
scaffali sfogliando ogni tanto un volume, per poi rimetterlo
puntualmente a posto.
Preso dalla curiosità iniziò ad imitarlo scoprendo una
varietà di generi e i diversi stili degli autori, intento
a sfogliarne uno perse la concezione del tempo, quando lo rimise a
posto e cercò il punto in cui si trovava l’altro, si rese
conto che nel negozio non c’era, si recò all’esterno
e fermo sull’uscio fece vagare lo sguardo sui passanti dai visi
sconosciuti ma di Mito non v’era traccia.
Rimase immobile e incerto sul da farsi, se si allontanava rischiava di
non trovarlo più nella folla sempre più numerosa che
gremiva la strada, quindi si risolse a mettersi in un angolo
dell’entrata aspettando il suo ritorno, mentre una sgradevole
sensazione di abbandono lo sopraffaceva.
Lo conosceva da così poco tempo, praticamente l’altro per
lui era uno sconosciuto, eppure già da quella prima e strana
sera al parco aveva capito di non poterne più fare a meno,
si era aspettato di non incontrarlo mai più e invece il fato lo
aveva favorito. Quel giorno era stato prezioso per lui, ne avrebbe
custodito il ricordo gelosamente, così preso a rimuginare non si
accorse della mano che apparve di fronte al suo viso porgendogli il
takoyaki se non all’ultimo.
Mito soffiava comicamente sul suo ancora troppo caldo
– pensavo fossi sparito – non voleva essere un rimprovero
eppure suonò proprio così alle sue orecchie, Yohei lo
fissò prendere lo spiedino e addentare la prima pallina –
scusa non ci ho pensato –ammise sinceramente – ti ho visto
così assorto come in libreria che ho pensato che avrei fatto
subito – si grattò la testa imbarazzato – non volevo
preoccuparti –
Hiroaki lo guardò con aria di sufficienza – i bambini non dovrebbero andare in giro senza gli adulti-
gli occhi di Mito brillarono – ma infatti sapevo che da bravo
bimbo mi avresti aspettato – Koshino quasi si strozzò per
l’indignazione
– portami rispetto sono più grande di te accidenti- continuò a guardarlo furioso
– mi sembrava di averti sentito sbraitare – Fukuda era
fermo poco distante da loro e li fissava con un sorriso sarcastico,
aveva una ragazza sotto braccio o sarebbe stato meglio dire che gli era
abbarbicata stile Koala
– Koshino senpai che bella coincidenza – trillò lei felice inchinandosi
- in effetti Kosh è raro vederti in giro, stai sempre a
sgobbare sui libri – fece l’altro giocatore per nulla
intimorito dal suo sguardo astioso – Aki
dov’è?- domandò guardandosi in giro
- che vuoi che ne sappia io - rispose piccato, Fukuda sgranò gli occhi
– cioè tu stai in giro senza che Sendo ti abbia trascinato
fuori casa?- esclamò stupefatto – incredibile , e come mai
questo evento?- chiese ancora , prima che Hiroaki potesse mandarlo a
quel paese fu il teppista a rispondere – ora stavamo mangiando
dei takoyaki, facevamo una piccola pausa – Il giocatore lo
notò solo in quel momento
– sono quelli del chiosco di Takashi san vero? Sono ottimi
– esordì la ragazza la quale si rivolse a Mito e con un
inchino si presentò – Yumi piacere- Yohei le
rivolse un sorriso presentandosi a sua volta
- però Kosh che antipatico hai un ragazzo e non ce lo hai detto
– esclamò ancora Fukuda con un sorrisetto per nulla
amichevole
– Koshino senpai ma che bella notizia – urlò dalla
gioia Yumi unendo le mani, come una bimba di fronte a un banco di
caramelle multicolori
– non è il mio … è solo un amico – chiarì Hiroaki
– oh si certo, certo – replicò il compagno di
squadra – lasciamo soli gli amici Yumi – continuò
avvolgendo il braccio intorno alla vita della ragazza che salutò
allegramente i due augurandogli buona passeggiata.
- Fukuda- chiamò Sendo
- Fuku verme- fece altrettanto Sakuragi , il ragazzo notato lo
strano quartetto che appostato in un angolo lo chiamava si
avvicinò con la ragazza
– Sendo senpai – salutò allegra ed educata come sempre
– Mitsui senpai – sono felice d’incontrarti, si
rivolse agli altri due con un sorriso - Rukawa , Sakuragi lieta di
conoscervi sono Yumi, complimenti per la splendida partita
d’esordio- si congratulò
– ehi Yumi tutto bene?- le chiese Hisashi
– si senpai grazie dell’interessamento-
Fukuda sospirò – non essere così rispettosa, non con loro almeno –
lei sorrise – Fukuda Kun sei sempre così giocoso –
la frase di Yumi lasciò perplessi sia Hanamichi che Kaede
- abbiamo incontrato Kosh proprio ora – riferì il
giocatore al suo capitano –in dolce compagnia –
chiarì
- hai visto quanto è carino Mito?- domandò Akira lanciando un occhiata proprio al ragazzo in questione
– è carino Yumi?- rivoltò la domanda Fukuda
– molto, ha anche un animo gentile e affettuoso sono così
contenta per Koshino senpai – snocciolò la ragazza che in
quanto a sorrisi faceva concorrenza al porcospino, anche se non
raggiungeva la sua perfezione – hai capito che è gentile e
affettuoso solo dopo due parole?- domandò Mitsui dubbioso
– si ha degli occhi meravigliosi – confermò la
ragazza, il numero dieci dello Shohoku pensò che in effetti
erano proprio due qualità dell’amico
– comunque- continuò Fukuda – appena Kosh
mostrerà il suo caratteraccio addio begli occhi –
profetizzò
- non c’è problema , è un teppista non si spaventa
così facilmente, Hiro chan gli ha pure dato un pugno e non ha
fatto una piega – raccontò Akira
- impossibile- si stupì l’altro – beh allora sembra
che Kosh abbia trovato un ragazzo finalmente – Sakuragi
s’irrigidì all’istante
– Yo non è il ragazzo di Koshino sono solo usciti insieme
– chiarì la situazione, non desiderava che circolassero
voci sull’amico che non erano neanche vere oltre tutto
– anche Kosh ha detto che sono solo amici – riferì
il ragazzo - ma comunque voi che ci fate dietro quest’insegna?-
domandò alla fine vedendo che non si spostavano di un millimetro
– pedinamento – sorrise Sendo.
-è in squadra con te vero?- chiese Mito
– si lei è la sua ragazza frequenta il secondo anno- spiegò Hiroaki
- è molto gentile e a modo, è simpatica –
riportò la sua opinione Yohei gettando il bastoncino ormai
ripulito nel cestino - Fukuda non ti sta molto simpatico vero?-
chiese ancora , Hiroaki alzò le spalle gli era indifferente,
terminò a sua volta il suo spuntino decisamente controvoglia le
parole del teppista rivolte alla ragazza gli avevano lasciato
l’amaro in bocca.
Il giocatore vide l’altro controllare l’ora sul cellulare
– si è fatto tardi dovremmo salutarci ora- affrontò l’argomento Koshino
– devi andare a casa?- domandò il teppista
- no, non ho problemi – rispose perplesso
– allora andiamo a mangiare ti porto in un posto carino anche se semplice- riferì staccandosi dal muro
– io non capisco – sussurrò Hiroaki gli stava dando
la possibilità di concludere la giornata e ancora voleva andare
in giro con lui?
– come? Hai detto qualcosa?- chiese Mito, il giocatore negò energicamente seguendolo.
Il locale dove Mito voleva portarlo, gli spiegò strada
facendo, era il preferito da tutto il guntai. Ci andavano sempre
appena potevano, si mangiavano gli okonomiyaki che si
cucinavano i clienti stessi, era frequentato soprattutto da studenti
visto che aveva dei prezzi economici e offriva porzioni generose.
Si trovava in una stradina laterale dell’arteria principale quindi arrivarono poco dopo.
Il ristorante era grazioso, appena entrati c’era un lungo bancone
dove già alcuni clienti stavano mangiando, bevendo e conversando
con il gestore, l’uomo fece cenno a Mito di accomodarsi nella
sala accanto, era un cliente abituale e lo conosceva bene, infatti gli
disse che gli altri erano già arrivati, a quella frase Mito
s’incupì un attimo.
La stanza affianco era lunga e profonda, presentava due file di tavoli,
ognuna per ciascun lato, divisi da ampia e comoda passatoia al centro.
I tavoli erano racchiusi in quadrati formati da due pannelli e dei
semplici cuscini indicavano le sedute ma molti clienti, per lo
più liceali, erano adagiati scompostamente sui tatami.
Mito si fermò posando le mani sui fianchi e troneggiò sui
tre ragazzi conosciuti da Hiroaki quel pomeriggio in compagnia di tre
ragazze
– Mito – tuonarono in coro i tre, poi scorto anche l’altro alle sue spalle
– senpai- gridarono ancora più forte
– dovevo immaginarlo che vi avrei trovato qui- esordì
sbuffando, dando ad intendere che la cosa lo infastidisse mentre era il
contrario
– Yohei ti presento Sakura – esordì Noma presentando
la ragazza al suo fianco raggiante come non mai, lei salutò
l’altro con un bel sorriso
– finalmente t’incontro, Noma mi ha parlato molto di te e di Hanamichi – riferì
– Il tensai non si sa che fine ha fatto oggi –
spiegò Okusu che poi continuò presentando la ragazza
seduta accanto a sé come Yukina e quella accanto all’altro
amico che si chiamava Miyu , le quali salutarono cordiali
– e lui è il senpai – terminò Okusu saltando
in piedi e sospingendo il ragazzo in avanti, dato che era rimasto in
disparte, salutò a sua volta mentre il biondo riprendeva il suo
posto
– vi chiederemmo di restare con noi ma non c’è molto posto – esordì Noma
– ma che dici?- lo riprese la ragazza, dato che il tavolo che occupavano era per più di sei persone
– no Sakura, staremmo tutti stretti con altre due persone –
le disse girandosi dalla sua parte, la ragazza s’illuminò
in volto
– si hai ragione chissà a che pensavo, organizzeremo
un’altra uscita tutti insieme che dite? – guardò le
amiche che annuirono entusiaste
– eh si un vero peccato Yo, dovrete sedervi soli soletti in qualche angolino-fece Okusu .
Hiroaki a cui non era sfuggito il senso di quelle battute
abbassò lo sguardo, non per imbarazzo, ma perché si
aspettava la rettifica di Mito da un momento all’altro
– infatti volevamo mangiare in pace senza voi tre casinisti-
chiarì invece questo – ragazze quando vi stancate di
sentire le loro cretinate venite pure da noi – invitò
cordiale con un sorriso, fece correre lo sguardo nel resto della sala,
poi preso Hiroaki per il polso salutò con un -a dopo- la
comitiva e lo condusse verso l’ultimo tavolo di sinistra, sotto
lo sguardo dei tre amici.
Appena intravista la strada presa da Mito, Sakuragi aveva capito dove
si stesse dirigendo il suo migliore amico e ne aveva parlato con gli
altri, favorevoli all’idea di mangiare anche loro qualcosa,
arrivati al locale il gestore lo guardò perplesso
– oggi siete arrivati tutti divisi – esclamò, a
quella frase il numero dieci aveva intuito la situazione ma ne
chiese ugualmente conferma all’uomo. Dopo uno scambio di battute
prese il cellulare e chiamò Noma, il guntai arrivò dopo
un attimo
– che succede Hana?- chiese Okusu preoccupato visto che gli aveva detto di non far capire a Mito che lui era lì
– ecco è un po’ complicato da spiegare- iniziò il tensai
- stiamo pedinando Koshino e Mito – riferì Sendo
– da questa mattina – precisò Hisashi stanco per tutto quel nascondersi e correre
– nh- diede man forte Rukawa
– ma senti questa eravate anche in sala giochi?- domandò
Takamyia, alla risposta affermativa i tre si guardarono un attimo prima
di scoppiare a ridere
– sei sempre il solito tensai – esclamò Noma, poi ricordandosi qualcosa corse dentro
– dove stanno Yo e Koshino?- s’informò Hanamichi, il
biondo gli diede la sua posizione facendogli sapere che il tavolo prima
del loro fosse ancora libero
- si ma come ci arrivate scusa?- chiese Takamiya perplesso
– eh eh sono il tensai io, voi ci farete da diversivo, dovete
solo distrarli un po’, il tempo di farci sgattaiolare dentro, non
vorrei che si affacciasse mentre stiamo strisciando al tavolo-
chiarì
- Nh?- domandò perplesso Kaede
– tranquilla Kitsune devi solo abbassarti un po’, i
separé sono molti alti – lo rassicurò, Noma
sopraggiunse con Sakura presentandola all’amico e agli altri
successivamente
– cavoli ma sei uno splendore – si complimentò Sakuragi ignaro dell’occhiataccia della volpe
– devi conoscere anche le sue amiche – esclamò Takamyia
- ora non c’è tempo- dichiarò Noma messo al
corrente dal biondo- se vuoi spiare Mito devi sbrigarti ad entrare
–un sorrisetto gli si dipinse sul volto – se vi scopre noi
ce ne tiriamo fuori – dichiarò mentre gli amici annuivano
– io voglio che mi racconti tutte le smielature con cui se ne esce Yo- fece Takamyia
–così poi possiamo prenderlo in giro- finì Okusu
- Yo non è il tipo per queste cose- assicurò Sakuragi
– non ci metterei la mano sul fuoco fossi in te- rifletté
Noma - noi lo distraiamo voi passate –tagliò corto
-Vi siete presi un bel tavolo- esclamò Noma avvicinandosi con gli altri due
- sapete che mi piacciono i posti tranquilli- tagliò corto Mito
intimandogli con un’occhiataccia a non continuare oltre
– la prossima volta organizziamo tutti insieme anche con le ragazze e Hanamichi- propose Takamyia
- sbaglio o mi sembra che voi due siate piuttosto felici stasera?- domandò Yo avendo intuito la situazione
– puoi dirlo, abbiamo passato un bel pomeriggio e sia Yukina che
Miyu non sono fuggite – chiarì Okusu con una risata
– certo che no, sono amiche della mia Sakura, ma hai visto quanto
è bella Yo?- domandò Noma, l’amico rise affermando
che fossero tutte e tre molto carine
– per questo non capisco che ci trovano in voi- li prese in giro
– ma tu senti da che pulpito- scattò Okusu indispettito
– senpai tu che ci trovi in Mito?- Hiroaki che stava bevendo
della birra , portata poco prima dal gestore , prese a tossire di
brutto visto che gli era andata di traverso – ma
siete deficienti allora- tuonò Yohei raggelando i tre con
uno sguardo
– scusa non credevo fosse così timido- si giustificò il biondino
– ma che timido, imbecilli- tuonò Hiroaki appena poté
– ah ecco ora si che ti riconosco –Noma scoppiò a ridere seguito dagli altri
– sparite o le vostre belle potrebbero essere insidiate –
gli fece notare l’amico ottenendo l’effetto voluto, i tre
si precipitarono al loro tavolo in men che non si dica
– scusa sono abbastanza scemi – esordì Yohei
– no tranquillo, sono simpatici- ammise – però
è meglio che gli spieghi che non c’è niente –
continuò sistemandosi meglio a sedere.
Il proprietario arrivò portando le ciotole con tutti gli
ingredienti – stasera avete portato gente nuova bravi ragazzi-
esclamò gioviale, poi accennando al tavolo dove si trovavano i
tre amici con le ragazze esclamò
– sono piuttosto euforici - rise di gusto – bene e tu che mi racconti?- chiese ancora
– oggi Amuro ha deciso di lasciarmi a piedi – riferì
il ragazzo storcendo il naso, l’uomo scoppiò a ridere
fragorosamente – è già tanto che quel rottame
abbia camminato fino ad oggi - Hiroaiki sghignazzò
evidentemente era un opinione comune – non ridere tu- lo
redarguì Mito.
Il gestore li lasciò alla loro cena , Yohei prese a preparare il
proprio okonomiyaki da vero esperto , il giocatore
l’osservò attentamente e poi prese a imitarne i passaggi
ma con esiti disastrosi
– Koshino – lo chiamò il teppista
osservando il macello che stava combinando – non l’hai mai
fatto prima vero?- allo sguardo offeso e allo stesso tempo
mortificato che ricevette gli tolse dalle mani le spatole e prese a
contenere il danno – dimmi che ci vuoi mettere che te lo preparo
io- gli fece, dopo un attimo Hiroaki snocciolò tutti gli
ingrediente che desiderava, il proprietario tornò nuovamente ma
questa volta si fermò al tavolo prima lasciando altre ciotole -
visto che non ho il motorino- iniziò Yohei posando le
spatole in un lato – credo che dopo sarebbe meglio prendere il
treno - Koshino annuì
- grazie per oggi- esclamò fissando il cibo intensamente
– sei.. stato bene?- gli domandò stringendo il bordo del
cuscino sotto il tavolo – si mi sono divertito tanto –
ammise sinceramente Yohei, il giocatore sorrise felice
nell’apprendere quella notizia, il silenzio scese tra loro
così fu Mito a romperlo domandando
– tu e Akira avete risolto tutto?- l’altro
annuì ma non disse nulla – sono contento – aveva
intuito avessero riallacciato il rapporto con successo –
fra te e Mitsui però non scorre buon sangue –
notò l’evidenza della cosa
– è un idiota – sbuffò in risposta
– non è tanto male se lo si conosce e poi mi sembra che ci
tenga davvero a Sendo - provò ad appianare le cose
– non è per quello, pensa che io – Hiroaki non
sapeva come dirlo quindi lo fece e basta – è convinto che
mi piaccia Aki e allora c’è l’ha sempre con me e
visto che è così scemo io ce l’ho con lui-
spiegò ignaro di chi stesse ascoltando dall’altra parte
– non conosco benissimo Mitsui- iniziò a parlare
Mito – ma da quel che ho capito, ha sempre dovuto lottare molto
nella vita per le cose che ama, Sendo è davvero importante
per lui, ha capito la profondità del legame che vi lega e teme
che tu possa portarglielo via, se guardi la cosa dal suo punto di vista
è abbastanza logico- gli sorrise osservando la sua faccia
contrariata – il mio rapporto con Hana mi permette di capire che
fra te e Akira non potrà mai esserci quel tipo di relazione, ma
in qualche maniera è anche più forte e Mitsui lo sa,
è come essere gelosi del fratellino del proprio innamorato una
cosa ridicola di per se, ma proprio perché fra voi non esistono
legami di sangue Mitsui non può semplicemente accantonarla.
Dovresti cercare di rassicurarlo sono sicuro che le cose
migliorerebbero- gli consigliò alla fine, prendendo a girare
l’okonomiyaki
- visto che l’ultimo consiglio che mi hai dato si è
rivelato utile magari ti do ascolto anche questa volta- sbuffò
Hiroaki – non vorrei ripetermi ma parlare con te è davvero
facile – ripeté il giocatore
- è solo perché mi piace osservare l’insieme della
situazione, capirne tutte le sfaccettature, guardarla dalle varie
angolazioni, forse è per questo che mi piacciono tanto i motori
– esclamò calmo Mito, fu così che Koshino venne a
scoprire che il ragazzo dopo il diploma era intenzionato a lavorare
come meccanico, il giocatore dal canto suo gli raccontò che si
stava preparando per affrontare i test di ammissione universitari, dato
che la sua prospettiva era di laurearsi ed entrare a lavorare in
qualche società
- ma non è un po’ presto per iniziare a studiare per i
test?- domandò Yohei ricordando distrattamente il periodo
dell’anno precedente in cui Kogure e Akagi avessero
affrontato la stessa preparazione scolastica
- voglio essere pronto - spiegò solo l’altro, il
sorrisetto di Mito non gli piacque e infatti gli arrivò subito
la battuta – sei proprio un secchione- Hiroaki
s’indispettì molto
– non siamo mica tutti dei lavativi come te-esordì, l’altro sghignazzò un poco
– si hai ragione io e lo studio non andiamo d’accordo sono
troppo pigro e non ti dico per la matematica, lasciamo stare – se
nelle altre materie riusciva a barcamenarsi in quella non c’era
proprio verso
– dovresti almeno sforzarti d’impegnarti- ricevette la predica del giocatore
– tu invece sei troppo suscettibile quando ti dico secchione,
scommetto ti prendono in giro perché sei uno in gamba –
Hiroaki arrossì lievemente aveva fatto centro, in più il
fatto che gli dicesse che era in gamba lo aveva lusingato
– me la cavo tutto qui- ridimensionò di molto la cosa
– risultare il primo della scuola non è cavarsela, hai
degli strani parametri di misura sai – lo prese in giro
bonariamente l’altro infatti gli arrivò l’ordine di
fare silenzio.
Yohei decretò pronti gli okonomiyaki e presero a mangiare di
gusto. Alla fine del pasto mentre stavano finendo la birra
arrivò il gestore ad informarsi se andasse tutto bene
così quando Yohei decretò che dovevano andare
l’uomo tirò fuori un taccuino e prese a stilargli il
conto, Koshino tirò fuori il portafogli
- possiamo fare come al solito?- domandò Mito all’uomo
– certo ragazzo nessun problema – esordì mettendo via il blocco e prendendo a sparecchiare
– allora ci vediamo domani – continuò il ragazzo
alzandosi e chiamando l’altro perché facesse altrettanto,
Koshino stava per chiedere spiegazioni quando Okusu prese a chiamarlo a
gran voce – senpai, senpai – lui e gli altri due scattarono
in piedi per scortarli, in una strana formazione compatta, al loro
tavolo
– andate già via?- domandò Noma, Mito
annuì osservandoli tutti e tre a lungo, poi si rivolse
alle ragazze salutandole con la promessa di vedersi presto Koshino
salutò a sua volta e seguì l’altro
– mi spieghi cosa vuol dire il solito?- iniziò
afferrandogli un braccio per farlo voltare – dovevo pagare io mi
sembra, no?- Mito si liberò senza nessuna
difficoltà e si affrettò fuori, il giocatore gli fu
subito dietro
– allora? dannazione mi vuoi rispondere?- urlò poco dopo
nel bel mezzo della strada,il teppista si voltò verso di lui e
prese a spiegare – lavoro sempre d’estate, qualche
lavoretto niente di che, e un anno l’ho fatto anche in quel
locale da allora il gestore se ha bisogno mi chiama, in genere la
domenica, in cambio a volte invece di farmi pagare in contanti
preferisco ricevere il saldo delle cene tutto qui - Hiroaki era
sconvolto
– non mi sembra giusto, perché devi rimetterci tu se ho
mangiato anch’io? non è corretto – Mito alzò
gli occhi al cielo – non è solo a te che l’ho
offerta quindi tranquillo – chiarì riavviandosi ,con il
guntai avevano sempre fatto così dall’anno prima, se
capitava che potesse risarcire col lavoro le loro cene gli altri gli
pagavano da bere nei locali, in sala giochi o al Pachinko fino a
ritornare pari
– allora ti do la mia parte per quello che hai speso oggi, ecco – esordì il giocatore
– non voglio soldi ho offerto io oggi e basta - ribatté il teppista
- guarda che non sono una ragazza a cui devi pagare tutto –
s’inalbero il giocatore prendendo a urlare di nuovo – e poi
dato che ti ho costretto a uscire mi sembra anche il minimo, se non mi
sdebito ora non avrò altre occasioni per farlo quindi –
- Koshino piantala- Mito non aveva avuto bisogno di urlare per imporre
il silenzio gli era bastato il tono della voce –andiamo-
continuò avviandosi alla stazione, Hiroaki lo seguì in
silenzio conscio che l’altro si fosse arrabbiato con
lui.
- Che vuol dire che lo ha costretto lui?- domandarono in coro Sakuragi
e Sendo guardandosi stupiti, lo sentivano per la prima volta
– sapevo che era stato Koshino a proporlo ma non a costringerlo
– s’incavolò Hanamichi pensando all’amico
costretto a quell’uscita ora si spiegava perché avesse
dovuto accettare
– do’hao- intervenne Rukawa capendo che stesse pensando
– Mito non è il tipo che si può costringere a fare
qualcosa – gli ricordò
- è vero- intervenne Mitsui – e poi parliamo di Koshino,
come avrebbe potuto? si spiegherebbe solo se lo avesse minacciato di
fargli sentire le sue urla tutti i giorni sotto casa- scherzò
provando ad alleggerire la tensione
– si hai ragione deve esserci un malinteso, Hiro chissà
che si è messo in testa, è così complicato –
intervenne Sendo
- nh li perdiamo- gli fece notare Rukawa
Non si erano detti più nulla e così in silenzio erano
giunti alla stazione, dato che andavano in due direzioni diverse
dovevano prendere un diverso treno, Mito si fermò poco dopo
l’entrata
– ti accompagno a casa – riferì
– non serve sono adulto e non sono una ragazza indifesa – chiarì Hiroaki irritato da prima
-non l’ho fatto perché ti tratto come una ragazza, mi
andava e basta tutto qui – lo fissò in viso – e ora
mi andrebbe di accompagnarti a casa – il giocatore scosse il capo
– meglio separarci qui, hai … ti ringrazio
davvero per oggi hai fatto anche troppo, non ti darò più
fastidio, neanche Akira te lo prometto non ti starò
più tra i piedi – esalò
– mi dispiace vorrei potesse essere differente, davvero –
disse,e per che valeva era la verità, il teppista. Hiroaki
si passò un braccio sugli occhi non doveva piangere, non ora,
non lì, non con lui
– mi comporto sempre come un imbecille quando ci sei tu in giro
– tentò di scherzare ma era davvero difficile, quei
momenti passati insieme rendevano la fine molto più triste
– potrei cambiare, per te potrei farlo, ne sono sicuro –
esclamò incontrando i suoi occhi – oggi non mi sono
comportato benissimo ma non è andata tanto male, potrei
diventare come piace a te – Mito scosse il capo non gli andava
che pensasse fosse colpa del suo carattere
– non vorrei che fossi diverso, anche se sei burbero o
scostante è solo una parte di quello che fai vedere agli altri
– il giocatore chinò il capo
– solo perché tu non puoi amare me non vuol dire che
io non possa amare te – lo sentì ridere una risata bassa,
amara – sembra una frase dei cioccolatini–
Anche se gli avesse detto la verità non lo avrebbe
aiutato, amare qualcuno che non ti corrisponde, in qualsiasi modo
potesse vederla faceva male – hai solo bisogno di tempo, presto
ti dimenticherai di tutto – gli disse
– ora è meglio che vada – fece il giocatore.
Si avviò alla sua banchina non era ancora molto tardi eppure non
c’era quasi nessuno in stazione, dall’altra parte
c’era Mito, quando vide il treno del teppista arrivare lo
guardò per imprimersi la sua figura nella mente e quando
il mezzo si fermò sui binari aprendo le porte si voltò
dall’altra parte.
Gli occhi gli pizzicavano, non voleva vederlo salire, così
rimase in quel modo anche quando il treno riprese la sua corsa, non
voleva vedere lo spazio, occupato fino a pochi istanti prima
dall’altro, vuoto.
Sakuragi assieme agli altri aveva ascoltato tutto nascosto dietro uno
dei grossi pilastri, gli si era stretto il cuore al pensiero di quello
che provasse Koshino e il suo sguardo per un secondo era corso a
Rukawa, era stato divertente quel giorno con la volpe, aveva osservato
il giocatore del Ryonan allontanarsi e l’amico aspettare sulla
banchina uno di fronte all’altro e poi invece di salire nel
vagone, Yohei si era incamminato verso il sottopassaggio e ora si stava
avvicinando all’altro – me che succede?- domandò
Mitsui
Hiroaki non si era accorto di nulla, solo quando una mano gli
scompigliò i capelli si voltò di scatto, non sapendo chi
fosse si ritrovò Mito che l’osservava triste, si
asciugò le guance
– non guardarmi- impose imbarazzato che dovesse sempre vederlo in
quello stato – che diamine ci fai qui si può
sapere?- domandò con voce che non riusciva proprio ad essere
minacciosa dato che era ancora rotta dal pianto appena terminato
- non posso accompagnarti a casa ma almeno posso aspettare che prendi il treno – gli chiarì la situazione
- tu sei completamente scemo – decretò
- sarà colpa di tutte le testate di Hana che ho ricevuto nel corso degli anni –
Koshino sorrise – si probabile-
Restarono in silenzio uno accanto all’altro a fissare i binari,
anche quando giunse il treno non si dissero nulla si guardarono
finché le porte non si chiusero e il mezzo ripartì.
Poi Mito ritornò dall’altra parte – potete uscire
fuori ora- decretò al nulla, i quattro dopo un momento di
sorpresa palesarono la loro presenza, il teppista li guardava con le
braccia conserte
– da quanto lo sapevi?- domandò Mitsui
- stamattina ho riconosciuto quei due- indicò l’amico e
Sendo – con le facce premute a fissare la stazione – loro
non l’avevano scoperto perché era arrivato dalla parte
opposta
– andiamo Hisa – fece Akira, mogio per la conclusione della
giornata e lui che si era aspettato il lieto evento, lanciò uno
sguardo indefinito a Mito e salutando si avviò alla
banchina
– ci vediamo lunedì- fece a sua volta Hisashi che avrebbe passato la notte a casa dell’altro.
Gli altri tre si misero ad aspettare in silenzio – spero vi siate divertiti a giocare alle spie- esordì Mito
– nh- fece Rukawa attirando l’attenzione di Sakuragi
– ma se hai sempre dormito- gli fece notare questo, si rivolse
all’amico – scusa – l’altro non replicò
nulla e così rimasero in silenzio quando salirono sul vagone si
accomodarono tutti nelle stessa fila di posti, il numero dieci in
mezzo. Kaede appoggiò la testa sulla spalla del compagno di
squadra come aveva fatto per tutto il giorno, Yohei lo notò
distrattamente – Hana posso stare da te stasera?- gli chiese
– certo rimaniamo svegli a guardare film tutta la notte come
facevano sempre – annunciò Sakuragi aveva capito che Mito
aveva bisogno di stare con lui perché triste, probabilmente si
sentiva in colpa per Koshino oppure riguardava quella frase che gli
aveva detto tempo fa, non lo sapeva ma lo avrebbe scoperto, non quel
giorno, Yo aveva bisogno di stare un po’ tranquillo
ora.
P.S.
Lo so ora me ne darete tante, ma tante, ma tante … non fatemi troppo male XD
|
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Capitolo 6 *** extra 01 ***
A causa del mio migliore amico extra 01
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di T.
Inoue; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro
Ringraziamenti:
Drake33: Mi spiace che hai
pianto, però da una parte sono contenta perché vuol dire
che i sentimenti di Koshino ti hanno raggiunto. Suscitare una semplice
emozione in chi legge è qualcosa che mi gratifica enormemente.
Nebbiolina: Ho scritto quella
scena perché la tua reazione è esattamente quella che ho
avuto io la prima volta che ho visto una persona ballare su quella
pedana, e poi subito mi son detta “vorrei farlo anch’io ma
mi vergogno troppo” perciò al mio posto l’hanno
fatto Kosh e Okusu.
Eh si hai ragione Mito è davvero un casino,Hana e Ru …
Yuyu: Grazie per i complimenti.
Sei una grande perché hai rischiato un calo di vista o almeno
è quello che succede a me quando leggo tanto al pc.
Aury: Il ritardo non esiste uno
legge quando ha tempo, soprattutto in questo periodo lo shopping
natalizio è molto impegnativo, se in più ci mettiamo
impegni, studio o lavoro siamo al limite della vivibilità.
Sono molto contenta che tu abbia notato un miglioramento, mi sto
impegnando per cercare di seguire tutti i vostri consigli. Mi sono
divertita molto a descrivere un po’ tutta la giornata, ma
particolarmente la sala giochi, quindi sono contenta che sia riuscita.
Per tutto il resto ovviamente non ti do nessuna anticipazione XD
Lucy6: Ecco qui un piccolo extra tutto su Ayako e Ryota mi faceva piacere scriverlo.
Per quanto riguarda Hiro sono felicissima che ti abbia dato
quell’immagine del suo carattere era esattamente l’idea che
volevo trasmettere. Per quanto riguarda il “tipico pomeriggio di
libertà dei giovani giapponesi” ho provato a immaginarlo
in base a quel poco che ho di conoscenza del Giappone derivante da
anime, manga , dorama e film. Per chi ha visto “wasabi” la
sala giochi è esattamente la stessa XD
RedComet: Quando scrivo provo a
fare del mio meglio, come dicevo a Drake33 suscitare anche un semplice
sorriso o trasmettere una leggera malinconia in chi legge mi rende
felice. Mi sono appassionata nel descrivere le azioni di tutti e sei XD
Per quanto riguarda Rukawa che usa Hana come suo cuscino non per nulla
il tensai da grande genio quale è lo ha capito subito che
è una volpe XD
Mitsui è una testa dura e credo che questo sia abbastanza ovvio chissà se l’avrà capito LOL
Nami78: Evvai un'altra fan del grandissimo Yohei, prima o poi dovremo fondare un fan club XD
Come poteva Hiro non rimanere folgorato e perdere la testa per un tipo come lui? Neanche da chiederselo.
Hai ragione ci sono troppe poche FF su Yo ed è stato proprio
questo il motivo che mi ha spinto a scrivere questa prima storia. Spero
di colmare in parte questo vuoto e di invogliare qualcun altro a
scrivere su questo magnifico personaggio.
Fliss90: Non c’è
bisogno di scusarsi ( il problema al pc derivava dalla scarpata di cui
mi accennavi nell’altra recensione? XD) Come sempre sono contenta
che ti sia piaciuto. Hana e Kaede stanno cominciando a interagire,
vedremo come và.
Misako90 : Con un appuntamento tra quei due e gli altri quattro all’inseguimento, come poteva mancare il grande guntai?
Se tra Yo e Hiro qualcosa succederà … chi lo sa? ( mmm
… forse dovrei saperlo io dato che l’ho scrittaXD)
Approfitto di questo spazio per rispondere anche a Mistica sulla recensione lasciata in “il mare d’inverno” dato che segui anche questa.
Grazie della splendida recensione.
Che dirti se non che mi sento il laser di un fucile di precisione puntato alla nuca? LOL
Tranquilla ti do una piccola anticipazione dopo questa longfic ne seguirà un’altra già pronta da postare.
Ovviamente Yohei è sempre presente XD
Per quanto riguarda il lieto fine io volevo scriverlo, dato che sono la
prima a non volere che Mito soffra, però il mio betareader mi ha
“convinto”( leggi obbligata) a non modificare il finale e
con sua somma gioia e gaudio la tua recensione gli ha dato ragione. Da
parte mia ti dico solo che avevo il magone mentre la postavo, sono
scema lo so l’ho scritta io.
Ovviamente ringrazio sempre tutti coloro che leggono le mie storie.
Ecco qui il primo extra di cui vi parlavo e spero domani o venerdì in caso di postare anche il 6 capitolo.
Buona lettura ^^
Extra 01
Inizialmente era rimasto basito a fissare la scena.
Ayako, la sua adorata Ayakuccia stava tranquillamente chiacchierando con Mito.
Il primo pensiero che gli era saltato alla mente era stato quello di
scagliarsi sul ragazzo e pestarlo di santa ragione. Si era trattenuto
con grande sforzo, non poteva causare una rissa in palestra davanti a
tutti, soprattutto con Anzai presente. Inoltre ricordava il primo
incontro con Hanamichi, non voleva rischiare di prendere un secondo
granchio. Però quando la sua Ayakuccia gli ricordò a
brutto muso di darsi una svegliata per poi riprendere a discorrere del
tutto indifferente con l’altro, una brutta sensazione
continuò a tormentarlo.
Si sfogò con gli allenamenti e le matricole, continuando a
lanciare occhiatacce ai due, o meglio sognanti alla manager e forviere
di morte al teppista. Rimase indispettito e pensieroso anche quando
vide il ragazzo ritornare verso la porta della palestra. Si sarebbe
subito diretto dalla sua adorata Ayako a chiederle che avesse tanto da
palare con lei quel buzzurro di Mito, ma il suo ruolo di capitano
glielo impedì .
- Ecco a voi la schiacciata del grande Hanamichi Sakuragi indiscusso
genio del Basket- urlò in quel momento il numero dieci saltando
a canestro. Venne stoppato da Rukawa che perse l’equilibrio e per
non finire a terra si appoggiò al compagno di squadra, un errore
decisamente non da lui pensò Myagi.
– Baka kitsune come hai osato impedire al tensai di fare uno slam
dunk?- domandò furioso Sakuragi prima di ammutolirsi e arrossire
– do’hao ho perso l’equilibrio – chiarì
Kaede scostandosi – e poi non era un gran tiro –
specificò allontanandosi a riprendere la palla. Hanamichi rimase
a borbottare fra se per qualche minuto ancora sotto canestro, prima che
il mister li richiamasse per parlargli.
Ryota ascoltò il discorso di Anzai con parziale attenzione
fissando tutto il tempo la manager e quando il coach
decretò che potessero ritirarsi negli spogliatoi si diresse
mogio a seguire i compagni di squadra. Ayako era intenta a mostrare
all’uomo il registro e non lo aveva degnato di un solo sguardo.
Quando uscì cambiato e con la sacca in spalla scoprì che la ragazza era già andata via.
Stringendo i pugni si avviò a passò di marcia verso Mito.
– Stai lontano da Aya – lo minacciò con uno sguardo
tremendo alzando i pugni per sottintendere la chiara minaccia. Lo
sorpassò e si diresse a casa, rimuginando sul perché i
due avessero parlato.
Non chiuse occhio quella notte e l’indomani mattina si fermò all’entrata della classe della ragazza
– Ayakuccia cara – trillò avvicinandosi al suo banco
– oh Ryota che c’è?- gli domandò subito
- posso parlarti un secondo Ayakuccia?- la ragazza alzò un sopraciglio ma lo seguì nel corridoio.
– Allora?- gli domandò incrociando le braccia
– Ayakuccia cosa voleva da te Mito ieri?- chiese arrossendo come
sempre quando si trovava in sua presenza. La manager lo fissò un
secondo – non credo siano affari che ti riguardino e poi
perché t’interessa sapere cosa voleva Mito? - Myagi
strinse i pugni
– semplice perché io ti amo Ayako è logico che voglia sapere cosa volesse quel tipo da te -
- Myagi ti ho già detto tante volte che… -
- lo so che tu non provi niente per me – la interruppe subito con
uno sguardo triste – non posso cambiare questa cosa, se Mito ti
piace non posso farci niente però Aya mi preoccupo per te
– scattò alzando il viso a incontrare i suoi occhi colmi
di stupore. Non era mai stato così diretto certo sapeva bene
cosa provasse per lei ma Myagi non le aveva mai detto di amarla –
ho cercato di farmene una ragione e dimenticarti ma non ci riesco Ayako
perciò anche se capisco bene che non ho possibilità
voglio continuare a proteggerti per quanto mi sia possibile. Mito non
ha una buona reputazione, come il resto degli amici di Sakuragi, hai
visto cosa ha fatto in palestra no? -
- e tu allora? Non sei finito in ospedale proprio perché ti sei
picchiato con Mitsui e la sua banda? – gli ricordò.
Vide lo sguardo del ragazzo tremare e capì che le sue parole
potevano essere fraintese, non stava certo difendendo Mito
- ascoltami Ryota – disse dopo un sospirò – voleva
solo qualche informazione. Ha un appuntamento e voleva chiedermi
qualche dritta per non sfigurare con la sua ragazza tutto qui –
chiarì pensando che il neo capitano era davvero un’idiota.
Eccolo lì a fissarla estasiato contornato da una marea di
cuoricini
– Ayakuccia come sono felice – trillò non contenendo
la gioia e il sollievo, a discapito di quanto detto avrebbe spaccato la
faccia all’altro se avesse scoperto che ci provava con la manager.
– Sei davvero un buffone – disse ancora la ragazza
increspando le labbra in un sorriso, in fondo non era poi così
male
– mah Ayakuccia perché mi dici queste cose cattive –
pigolò l’altro con una pericolosa lacrimuccia sul bordo
dell’occhio destro – non capisci come ero distrutto al
pensiero che tu preferissi lui a me? – la sventagliata
arrivò puntuale e inesorabile
– ma di che diamine parli imbecille – lo redarguì in mezzo al corridoio
– Aya ma perché non vuoi capire che ti amo?- si
immobilizzò col braccio in aria, già pronta a colpire
nuovamente, a quelle parole.
Ryota si accorse di quell’attimo di titubanza e un’idea folgorante lo attraversò
– esci con me Ayakuccia -
- che … che cosa?- balbettò incredula, mai gli aveva proposto un appuntamento
– esci con me Ayako – ripeté ancor più
convinto. Lei lo fissò riacquistando la sua aria sicura e
tranquilla
– neanche per idea- decretò osservando lo sconforto
invadere il ragazzo – non avrò un appuntamento con te-
continuò implacabile mentre all’altro gli si spezzava il
cuore – però sabato devo andare in un negozio di articoli
sportivi – disse osservando un angolo di cielo che si apriva
all’esterno della finestra alle spalle di Ryota – per delle
forniture, in quanto capitano dello Shohoku è tuo dovere
accompagnarmi. Perciò – fissò lo sguardo in quello
incredulo dell’altro distendendo il sorriso –vedi di non
fare tardi – detto questo girò i tacchi e si avviò
in classe prima che il professore entrasse.
Myagi corse allegro nella propria sezione con un sorriso ebete ed idiota stampato sul volto che gli rimase per tutto il giorno.
Ayako decise che una seconda sventagliata si rendeva necessaria. Quel
pagliaccio del loro nuovo capitano non faceva altro, che sorriderle
arrossendo ogni qual volta le passava davanti durante i giri di corsa.
Non capiva ancora perché gli avesse proposto di accompagnarla.
In realtà lo sapeva bene, ma la verità era più difficile da assimilare di quanto credesse.
Myagi, erano ormai tre anni che non nascondeva cosa provava per lei ma
oltre a dimostrarle di essere un completo idiota, che entrava nel
pallone quando la vedeva, non si era mai sbilanciato.
Lei non gli aveva mai dato false speranze credendo che il ragazzo si sarebbe arreso ben presto di fronte all’evidenza.
Invece Myagi era un grande testardo, non solo era determinato in campo
di fronte un valido avversario, manteneva la lucidità e la
calma non arrendendosi facilmente, ma anche con i propri sentimenti si
era dimostrato un tipo perseverante.
Lo aveva rivalutato molto in quegli anni soprattutto durante quello
precedente. Era rimasto immobile e impassibile d’innanzi a
Mitsui e alla sua banda, si sarebbe fatto picchiare pur di non far
squalificare la squadra. Lui che era un tipo orgoglioso e fiero peggio
di Rukawa e Sakuragi aveva chinato il capo per poi rialzarlo e reagire,
quando lei si era trovata in pericolo.
Forse era stato in quel momento che aveva compreso quanto ci tenesse a
lei eppure oltre che spronarlo e sostenerlo, fiduciosa delle sue
capacità in campo, non aveva mai detto altro. Pian piano aveva
iniziato a guardarlo con occhi differenti e quando quella mattina lo
aveva sentito ammettere di amarla, il cuore di Ayako aveva perso un
battito.
Perciò gli aveva concesso di accompagnarla, non era un vero
appuntamento si disse pensierosa osservando Hanamichi effettuare i suoi
fondamentali, eppure si sentiva felice ed eccitata come se lo fosse.
Le parole dette a Mito pochi giorni prima le risuonarono
prepotentemente nella mente. Quando aveva parlato del ragazzo che le
piaceva perché il suo pensiero era corso a Myagi invece che ad
Akagi? Era sempre stata convinta che l’ammirazione e la stima per
l’ex capitano nascondesse molto di più, non si era mai
sbilanciata con Takenori, troppo consapevole che per lui esistesse solo
il basket e il suo sogno che lei aveva fatto proprio. Non aveva mai
approfittato della sua qualifica di manager per stargli vicina
più del necessario, come invece poche ore prima aveva fatto con
l’ex compagno di classe.
Perché? Si domandò ancora corrucciando la fronte pensierosa.
Possibile che provasse molto di più per quel buffone
attaccabrighe che non nei confronti del senpai? Possibile che avesse
finito per confondere la pura e semplice ammirazione per la forza e la
incrollabile determinazione di Akagi con qualcosa di più?
Abbatté l’harisen sulla testa di Hanamichi reo di essersi
distratto durante il palleggio più per scrollarsi dalla testa
quella confusione che per reale necessità.
Ryota era al settimo cielo la sua adorata Ayakuccia gli aveva concesso
un appuntamento, certo lei poteva anche aver specificato che non fosse
tale ma non era affatto vero.
Negli anni passati non aveva mai chiesto la presenza di Akagi o Kogure
per accompagnarla nell’ordinare le divise o le attrezzature
necessaria alla squadra. La ragazza si era sempre destreggiata
perfettamente da sola in quelle mansioni di poca difficoltà,
Ayako era sia competente che abile come manager.
Non solo, grazie alla sua grinta e al suo carattere vivace riusciva a
tenere a bada perfino un tipo come Hanamichi. Era stata proprio
l’incrollabile forza ed energia della ragazza a fargli perdere la
testa irrimediabilmente. Se Ayako non fosse stata così, ma
una comune gallina urlante come le tante ragazze della sua scuola che
gridavano come delle invasate dietro a Rukawa, non se ne sarebbe
innamorato in quel modo. L’avrebbe dimenticata nel giro di pochi
giorni capendo che non avrebbe ottenuto niente da lei e invece ogni
minuto che passava scopriva quanto la presenza della ragazza gli fosse
necessaria e stimolante per andare avanti. Non solo nel basket ma in
qualsiasi cosa facesse. Non avrebbe mai potuto dimenticarla, anche se
ci aveva provato. Questa cosa era ormai nota anche al resto della
scuola dato che ogni ragazza a cui aveva chiesto di uscire gli
rispondeva di non prenderle in giro e di non usarle come rimpiazzo.
Che Miyagi avesse un debole per una sua compagna di classe era ormai risaputo da tutti.
Aveva perso da tempo la speranza di far breccia nel cuore della manager
eppure una piccola fiammella aveva ripreso ad ardere con maggior vigore
dopo quella svolta inaspettata.
S’incontrarono di fronte alla scuola e si diressero insieme al negozio in centro.
Ryota non aveva occhi se non per lei, aveva sempre sostenuto che fosse
bella sia che indossasse la divisa scolastica o una maglietta e i
pantaloncini per la palestra, ma quel giorno era strepitosa. Anche lui
si era vestito con cura proprio per conquistarla, ovviamente Ayako non
ne era rimasta colpita ma questo non lo scoraggiò.
Sbrigata l’incombenza per il club di basket si ritrovarono nuovamente nella via principale.
– Ayakuccia ti andrebbe di andare al cinema? –
propose il ragazzo con un certo imbarazzo, figurandosi già la
scena. Lui e la sua adorata in una sala buia parzialmente illuminata
dalle scene del film, avrebbe timidamente allungato una mano e …
- a che stai pensando razza di pervertito?-lo redarguì lei, dopo
averlo fatto tornare alla realtà con un colpo di ventaglio ben
assestato
- ma a nulla Aya – pigolò massaggiandosi il bernoccolo
mentre gli ricompariva il sorriso ebete sul volto. Ayako smise di
ticchettare con il piede sul marciapiede, era inutile infuriarsi con
quel pagliaccio di Ryota
– andiamo – decretò avviandosi seguita a ruota dal ragazzo in aperta adorazione
- dove vuoi andare allora Ayakuccia mia – domandò fra un turbinio di cuoricini rosa.
Una venuzza della fronte della ragazza prese a pulsare in maniera
vistosa – quando sarei diventata una tua proprietà?
– domandò minacciosa ottenendo una risata isterica in
risposta.
– A pensarci bene – riprese a dire già dimentica
dell’uscita del ragazzo – qui vicino c’è un
ottima pasticciera che hanno aperto da poco – rifletté
portandosi l’indice al mento – me ne hanno parlato alcune
ragazze della mia classe. Sembra facciano dei dolci meravigliosi avevo
intenzione di andarci – era stata così impegnata con il
club e la scuola che non ne aveva avuto occasione.
-Una pasticceria?- ripeté con un tono lievemente perplesso il
regista dello Shohoku, resosi immediatamente conto
dell’occhiataccia della ragazza riprese enfatico – ma certo
Aya andiamoci subito. Il tuo Ryota ti farà mangiare tutti i
dolci che vuoi –
Ayako alzò gli occhi al cielo “è veramente un imbecille” pensò, però sorrise.
C’era da dire che era molto galante e poi non era così
tanto stupido come sembrava, inoltre perché avrebbe dovuto
rifiutare una tazza di the e una fetta di torta che arrivavano gratis?
Pensò portandosi una mano alle labbra
-Aya perché stai ridendo?- domandò perplesso Myagi, lei si ricompose all’istante
– nulla andiamo forza-
Si misero a camminare osservando le vetrine e le insegne dei vari
negozi, quando la loro attenzione fu attratta da una scena bizzarra e
anomala
– cazzo siamo per strada e mollami – ringhiò
inviperito Hiroaki Koshino mentre era trattenuto dalla presa di
–Mito?- domandò incredula Ayako.
“Che diamine ci fa qui con lui? Non doveva uscire con
…” la manager bloccò quel pensiero osservando i due
mantenere quella strana posizione –che cavolo ci fai con
Koshino?- domandò Ryota perplesso quanto e più di lei,
non sapeva che l’amico di Sakuragi conoscesse il giocatore del
Ryonan.
Il teppista gli rivolse un sorriso e li salutò per nulla
imbarazzato continuando a trattenere l’altro, che dal modo in cui
borbottava sottovoce sembrava lo stesse minacciando di una morte lenta
e dolorosa.
- Siete in giro per negozi?-
- si stiamo facendo una passeggiata- rispose Ayako
– abbiamo un appuntamento – quella dichiarazione di Myagi
fece scattare Ayako immediatamente. L’harisen si trovò
nelle sue mani come apparso dal nulla e venne calato immediatamente
sulla testa del playmaker
- chiudi il becco – lo redarguì, poi poggiando una mano
sul fianco e puntando l’arma di carta verso gli altri due chiese
– che diamine fate si può sapere?-
Mito rispose tranquillamente che stava torturando Koshino per farsi
dire la sua media scolastica,lasciandola maggiormente perplessa
– se non mi sbaglio Koshino – iniziò a dire lei,
ricordando le informazioni generali che aveva raccolto su ogni
giocatore delle squadre avversarie – sei risultato al primo posto
fra gli studenti lo scorso anno quindi… – la risata di
Mito che lasciando Hiroaki prese a saltellare allegro sul posto la
interruppe. Fissò il volto sorridente di Yohei e quello
imbufalito di Koshino ripercorrendo con la mente il dialogo avuto con
il teppista in palestra.
“Possibile che la ragazza con cui aveva appuntamento in
realtà fosse lui?” si domandò osservandoli meglio.
C’era anche la remota possibilità che Mito fosse stato
scaricato “in fondo è un amico di Sakuragi” si
ricordò rammentando la sfiga del loro giocatore, poteva aver
incontrato Koshino e … però non le risultava che i due si
conoscessero tanto meno che fossero amici.
“No, decisamente c’è qualcosa che non torna” decise alla fine incrociando le braccia al petto.
Koshino continuava a insultare pesantemente l’altro che per tutta
risposta si stava spanciando ottenendo di farlo incavolare
maggiormente.
Yohei era sempre apparso il tipo più tranquillo di quel gruppo
scalmanato di cui Hanamichi era il capo indiscusso continuò a
riflettere pensierosa, evidentemente si era sbagliata
“possibile che la sua uscita fosse davvero con Koshino?”
Ayako non poteva crederci e non perché fosse con un ragazzo
invece che con una ragazza, non era certo di idee ristrette o bigotte e
lo aveva dimostrato prendendo le difese di Mitsui, ma
perché semplicemente erano loro due. Mito e Koshino erano
completamente diversi, agli antipodi, acqua e fuoco, non avevano nulla
in comune proprio come lei e Myagi.
“Già Ryota” pensò lanciando uno sguardo al
ragazzo al suo fianco il sorriso le si delineò sul volto –
allora noi proseguiamo – esclamò quando vide il teppista
ritornato calmo – vieni Ryo chan – chiamò il
capitano che la seguì completamente in estasi –
com’era la pasticceria?- domandò prima di superarli.
Myagi non aveva sentito nemmeno una parola dopo il “vieni Ryo
chan” la sua adorata, la sua preziosa, la sua magnifica Ayako lo
aveva chiamato con il diminutivo e con il chan.
Era completamente partito ormai, si riscosse quando quattro sagome ben
note, troppo purtroppo, colsero la sua attenzione, non fece neanche in
tempo a chiedere a quei pazzi scatenati che ci facessero dietro il muro
che venne trascinato nel vicolo e gli fu tappata la bocca.
Continuò a scalciare e a protestare finché le parole
“spiare- appuntamento” non colsero la sua attenzione,
dedusse facilmente il resto.
Quel pazzo scatenato di Sakuragi stava pedinando Mito al suo
appuntamento con il giocatore del Ryonan e non da solo ma accompagnato
da Mitsui, Sendo e Rukawa.
“ Che cavolo ci fa Rukawa con loro?” si domandò
perplesso prima di osservare il quartetto partire
all’inseguimento degli altri
due.
– Quest’anno che sono io il capitano dovevano impazzire?
– si lamentò incrociando le braccia e fulminando con lo
sguardo la schiena dei giocatori dello Shohoku. Che Sendo si fosse
rimbecillito era una fortuna ma non gli altri tre, avrebbe dovuto
pensare lui a vincere ogni partita, sospirò affranto e
già dimentico di ogni cosa seguì Ayako.
-Fossi in loro starei attento a non farmi scoprire – esordì dopo un attimo
– si hai ragione è una cosa inammissibile spiare qualcuno
al primo appuntamento – ringhiò la manager, lunedì
avrebbe pensato lei a punirli come meritavano. Si ripromise di far
eseguire ai tre debosciati un allenamento supplementare molto faticoso.
- Più che altro mi riferivo a chi stanno pedinando-
specificò il ragazzo spiegandosi subito – ricordo ancora
la prima volta che incontrai Mito e il resto dell’armata. Non
avvenne in palestra ma al parco mi presero in giro per aver ricevuto il
decimo rifiuto, non lo scorderò mai – borbottò
incupendosi al ricordo e ficcando le mani in tasca con aria battagliera
– ero deciso a fargliela pagare anche se ero uscito da poco
dall’ospedale ma quando vidi Mito capii che sarebbe stata dura
– si bloccò osservando la schiena della manager resosi
conto di quanto detto poco prima – Aya … Ayakuccia lascia
che ti spieghi – l’harisen calò inesorabile
– non m’interessa a quante ragazze sei andato dietro
– chiarì lei – ma ti avverto Ryota non osare fare il
cascamorto con nessun’ altra d’ora in poi – Myagi la
fissò a bocca aperta mentre assimilava quelle parole
– Ayako ma allora – chiuse la bocca e tirò su
col naso. La gioia lo stava sopraffacendo finalmente Ayako sarebbe
stata sua, era commosso la manager gli stava dicendo indirettamente che
lo corrispondeva.
– Che hai da frignare imbecille – lo redarguì
– Aya ma allora noi stiamo insieme? – chiese timidamente e incredulo di fronte a quel sogno appena realizzatosi
– ovviamente, ma se non ti sta bene puoi anche sparire – disse scansandosi una ciocca di capelli
– Aya ma che dici certo che si. Sono l’uomo più
felice della terra – urlò spiccando un balzo con il
braccio teso verso il cielo.
Ayako ridacchiò un istante osservando la sua felicità
incontenibile “non abbiamo niente in comune, ma forse non
è così importante per amarsi” pensò
decidendo di richiamarlo alla normalità con il fidato
harisen.
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Capitolo 7 *** 06 ***
a causa del mio migliore amico 06
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di T.
Inoue; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro
Ringraziamenti:
Nebbiolina: Nuuu non
l’ho fatto apposta ma che dici? ( fischietta con finta aria
innocente) XD comunque dai hai aspettato poco, spero che questo
capitolo ti soddisfi ihihihihih ( risatina malefica)
È vero almeno Myagi ce l’ha fatta ( e parte la ola ) che
la smetta di vedere spasimanti di Aya ovunque ho i miei dubbi, ma
per fortuna c’è sempre l’harisen in agguato.
Approfitto sempre di questo spazio per ringraziare RedComet per la recensione di “il mare d’inverno”.
Ziiiiiiii Mito forever XD . Credo che ormai sia abbastanza chiaro che
è il personaggio che mi ispira maggiormente, concordo hai
perfettamente ragione, quando dici che molti dei personaggi di Inoue
hanno delle grandi potenzialità, non per nulla li ha creati il
grande sensei.
Nel mio piccolo scriverò il più possibile su Yo, me lo
coccolo finché è ancora “piccolino” e mi
permette di farlo. LOL
Grazie delle splendide parole, giuro non lo faccio apposta ad essere malinconica XD
Per quanto riguarda la punteggiatura, assolutamente ti ringrazio
di avermi fatto notare la tua difficoltà, sto cercando di capire
quali sono le parti poco chiare e cercherò di sistemarle quanto
prima.
Ti ringrazio ancora per il sostegno ^^.
Come sempre grazie a tutti quelli che continuano a leggere questa storia.
Buona lettura.
6
Era trascorsa già una settimana ormai, eppure Mito continuava a
pensare a quello che aveva scorto nello sguardo di Koshino, la
consapevolezza del fatto che Yohei non avrebbe potuto ricambiare i suoi
sentimenti, per questo non gli aveva domandato se ci sarebbe stato un
successivo incontro, lo sapeva ancor prima che quel sabato iniziasse.
Il teppista sapeva che doveva dimenticare quanto successo. Non era
colpa sua se piaceva al ragazzo, era vero però, che si sentiva
in colpa per la bugia che aveva raccontato per coprire Hanamichi, ma
era anche consapevole che se l’altro avesse saputo che era etero,
la cosa non gli avrebbe portato sollievo.
Si passò le mani nei capelli per scacciare quei pensieri e
si concentrò ad ascoltare la voce dell’insegnante.
Gettando un veloce sguardo a Rukawa addormentato sul banco e
all’amico intento a scarabocchiare su un foglio, almeno quel
pedinamento di cui era stato vittima aveva portato a una distensione
nel rapporto fra i due giocatori.
Il numero dieci dello Shohoku trovava difficile seguire le lezioni, il
caldo stava diventando insopportabile. Anche gli allenamenti
risultavano più stancanti del solito, non vedeva l’ora che
arrivassero le vacanze estive, le nuotate e i tuffi in piscina o al
mare stavano diventando un pensiero fisso. Lanciò uno sguardo al
suo migliore amico aveva lo sguardo puntato sul professore, ma si
capiva chiaramente che non lo stava ascoltando, avevano bisogno di una
pausa rifletté fissando brevemente il viso della volpe
addormentata.
Aveva ammesso, almeno con se stesso, di non provare antipatia ne odio
nei confronti del suo antagonista anzi tutt’altro, una sensazione
di piacevole calore lo invadeva quando si ritrovava in sua
compagnia, il che succedeva sempre più spesso negli ultimi tempi
e allenarsi con la Kitsune era diventato il momento della giornata che
aspettava con più ansia. Sospirò distogliendo lo sguardo,
non poteva farci proprio niente gli piacevano i ragazzi, o meglio un
ragazzo, quello che aveva dichiarato a gran voce lo scorso anno essere
il suo peggior nemico. Aveva ragione Yo si disse, non era una cosa
così grave in fondo, Rukawa e Mitsui non si facevano problemi
perché avrebbe dovuto farsene lui che era il tensai?
Forse proprio per quello, prese a scarabocchiare sul quaderno, aveva
deciso, avrebbe convinto l’amico a non lavorare in quelle
settimane di pausa estiva, avevano bisogno di una vacanza, però
erano due studenti che non disponevano di molti soldi. Doveva cercare
un posto economico, molto economico rifletté, ormai era deciso,
costi quel che costi almeno una settimana al mare voleva farsela, anzi
doveva.
Sendo era sempre più preoccupato per Koshino era diventato
più scorbutico del solito, in campo era demotivato e non si
concentrava, perfino Taoka aveva capito che qualcosa non andava
nell’amico. Aveva provato a parlargli ma senza alcun risultato,
neanche cercava di pressarlo più di tanto come invece avrebbe
fatto solitamente.
Neanche ad Akira permetteva di aiutarlo ne di stargli vicino, in
qualche modo si stava isolando maggiormente e questo non andava bene,
si era gettato a capofitto nello studio ma visto che negli ultimi due
test aveva preso un voto nettamente inferiore per i suoi
standard, Sendo aveva capito che neanche quello riusciva ad
aiutarlo a non pensare a Mito.
Aveva finto di non sapere nulla riguardo l’appuntamento, se
Hiroaki avesse scoperto di essere stato seguito avrebbe dato i numeri e
la loro amicizia avrebbe rischiato sul serio di terminare, più
che altro era ben conscio del fatto che l’altro non avrebbe
sopportato di essere visto da nessuno in quel modo e non riguardava il
fatto di averlo visto piangere alla stazione.
Era vulnerabile, era quella la parola che gli era balzata subito alla
mente vedendo quel manesco e insensibile del suo migliore amico in
compagnia del teppista.
Aumentando il sorriso sulle labbra, Sendo si riscosse da quei
pensieri e decise di dare la giusta attenzione agli allenamenti,
era il capitano doveva dare il buon esempio.
- dannazione Yo vuoi degnarti di ascoltarmi?-sbottò Hanamichi
quando si accorse che l’altro non aveva sentito nemmeno una
parola sui progetti estivi che stavano facendo, o meglio che lui faceva
visto che l’amico appena arrivato a casa sua si era steso sul
pavimento della sua camera a fissare il nulla.
Mito si stese su un fianco e afferrò uno dei volantini che
il numero dieci aveva preso da un agenzia viaggi vicino alla scuola.
Mentre lo guardava leggere le varie offerte, al tensai venne in mente
la pausa pranzo che avevano trascorso con il resto del guntai quel
giorno a scuola.
Noma stava organizzando un uscita con tutti loro e la sua
ufficiale ragazza Sakura e le amiche di lei, proprio per festeggiare il
fatto che i due si fossero messi insieme, quando se ne era uscito
chiedendo a Mito d’invitare anche Koshino , non era sfuggito a
nessuno la faccia del ragazzo
– è successo qualcosa?- chiese Okusu.
I tre ragazzi non sapevano nulla di come stessero in realtà le
cose, ne che quella fosse stata la prima ed ultima volta che i due si
frequentavano, dato che quando si erano rivisti a scuola avevano
accuratamente evitato di fare qualsiasi battuta ricordando bene lo
sguardo minaccioso che Mito gli aveva rivolto al ristorante
– diciamo che non capiterà più occasione che si unisca a noi – rispose il teppista
– che significa?- insistette Noma
– mi sembrava che gli piacessi cavolo, ti guardava in un modo- rifletté ancora il biondo
- avete litigato per caso?- s’informò
Takamyia nessuna risposta venne data, Sakuragi avrebbe voluto
chiarire le cose, almeno con quei tre, ma visto che c’era Rukawa
che pranzava con loro, cosa che succedeva tutti i giorni ultimamente,
cambiò discorso e l’argomento non era più stato
toccato
– ci ho pensato su Yo – continuò a parlare, con calma questa volta
– non è giusto che tu stia così a causa mia –
dichiarò lasciando l’altro confuso e infatti gli chiese
immediatamente di che stesse parlando
– sei troppo gentile, sei fatto così, vuoi sempre
aiutare gli altri- affermò il tensai – ti senti in colpa
per quello che prova Koshino perciò ho deciso gli
dirò tutto della menzogna e del resto -
Mito lo interruppe subito
– primo anche gli altri lo verrebbero a sapere, sei pronto a
questa eventualità?- lo vide sobbalzare non ci aveva neanche
pensato, ma non era un vigliacco e ora era il suo turno di aiutare
l’amico – secondo non cambierebbe niente anzi peggiorerebbe
solo le cose, mi odierebbe perché gli ho mentito ma starebbe
ugualmente male – chiarì
– non capisco perché sarebbe peggio – ammise
l’amico, pensava che almeno odiandolo l’altro si sarebbe
sentito meglio o almeno questo è quello che avrebbe preferito
fare lui per dimenticare un sentimento non corrisposto
– perché non mi va che mi odi –ammise Yohei –
comunque questi posti sono tutti troppo cari – osservò
indicandogli le pensioni sponsorizzate nei depliant.
Hanamichi capì che l’amico non voleva continuare
quel discorso così lo accontento iniziando a valutare il
complessivo ammontare delle loro finanze.
*********
Il preside del Kainan, da sempre un grande promotore di eventi
sportivi, aveva dato il permesso all’allenatore della squadra di
Basket di organizzare un piccolo torneo di una giornata fra la loro
squadra e quelle del Ryonan, Shoyo e Shohoku.
Così quella domenica, prima che iniziasse l’ultima
settimana di scuola e iniziassero le vacanze estive con relativa
chiusura delle attività dei club per le successive settimane, i
giocatori e molti studenti delle quattro scuole si diressero alla
palestra dell’istituto Kainan con grande entusiasmo.
Mito aveva da lavorare quel giorno perciò Sakuragi si
ritrovò senza il solito tifo a sostenerlo, infatti anche gli
altri tre si erano trovati dei lavoretti part time, visto che
quell’estate volevano portare Sakura e le sue amiche molto spesso
fuori e dato che non volevano passare per pezzenti avevano
necessità di soldi.
Hanamichi fu sollevato che l’amico non ci fosse quando intravide
Koshino con il resto della sua squadra, aveva le occhiaie, segno che
non dormiva tranquillamente, ed era anche piuttosto pallido.
Anche Mitsui notò l’aspetto del giocatore del Ryonan.
Ogni volta che Akira gli esternava le sue preoccupazioni per
l’altro non gli aveva mai dato peso, credendo che fosse solo un
esagerazione del suo apprensivo ragazzo non avendo avuto modo
d’incontrarlo se non quel giorno, ammise che l’altro non
aveva esagerato affatto.
Gli allenatori delle quattro squadre avevano deciso per un torneo
ad eliminazione, avrebbero estratto a sorte i nomi delle prime due
squadre che si sarebbero affrontate, il vincitore avrebbe passato il
turno, poi sarebbe toccato alle due restanti scontrarsi e dopo una
piccola pausa per far riprendere fiato ai giocatori, avrebbero
assistito all’ultima sfida.
Sakuragi approfittò della partita Ryonan –Shoyo per
consultare le informazioni su alcune pensioni economiche sui depliant
avuti da una collega di sua madre
– ehi Sakuragi – esordì Kyota avvicinandosi a lui
– ciao Nobu scimmia – il giocatore del Kainan
storse la bocca per quel soprannome ma non si arrabbiò, anche se
in campo la competizione si faceva sempre sentire andavano piuttosto
d’accordo.
Si erano incontrati spesso al campetto della spiaggia sfidandosi spesso.
Kyota si lasciò scivolare sul parquet accanto al rosso
– che fai ti organizzi l’estate? – chiese osservando quanto teneva in mano
- magari – sospirò Hanamichi – io e un mio amico
volevamo trovare un posto carino, ma a quanto pare dovremo trascorrere
l’estate a litigarci un posto sulla spiaggia di Kanegawa, ma
perché devo essere uno studente sfigato..? non pretendo tanto
solo una settimana – sbraitò teatralmente facendo ridere
l’altro che a un certo punto lo fissò illuminandosi
– e se io ti proponessi tre settimane di sole e mare spendendo
solo per il vitto in compagnia mia e di Maki?- esclamò ottenendo
la sua attenzione - una sua zia ha una casa al mare che cede
spesso ai nipoti d’estate visto che lei non ci và da anni.
Quest’anno Shinichi ce l’ha per le prime tre settimane di
vacanza potete venire con noi se a te e il tuo amico va bene –
esordì
- direi che sarebbe favoloso ma però dovremmo sentire Maki non
credi? In fondo è casa sua – notò giustamente il
numero dieci, sapeva che i due erano rimasti amici anche dopo che il
più grande era andato all’università, visto che li
beccava sempre in giro insieme.
Infatti anche quel giorno l’ex capitano era lì ad
assistere alle partite, sicuramente avvertito dagli ex compagni di
squadra
– tranquillo, Maki non ha nessun problema, tu gli stai simpatico
lo sai, inoltre non ci sono locali per ragazzi in zona quindi
più siamo meglio è, in più il capitano ha ricavato
un piccolo campo da basket nel giardino dietro la casa quindi possiamo
anche giocare- esordì allegro
–ma è grandioso – si esaltò Sakuragi che
aveva appena risolto tutti i suoi problemi – se non è un
problema allora io e Yo accettiamo – decretò con la sua
risata travolgente
- hn- chiamò l’attenzione su di sé Rukawa, che era
seduto accanto a loro e come il resto della squadra sembrava stesse
osservando la partita mentre in realtà non si perdeva un
movimento del do’hao
– che c’è? – chiese Kyota
- posso venire?- domandò direttamente la volpe mentre il compagno di squadra lo guardava
- certo, più siamo meglio è – ripeté il
rookie contento, pregustandosi già le partite che avrebbero
fatto insieme. Maki ne sarebbe stato felice, era vero che era
entrato nella squadra dell’università ma gli aveva detto
che gli mancava giocare con i vecchi compagni e i loro avversari .
Sakuragi d’altro canto si ritrovò combattuto, certo
passare tre settimane con la volpe gli sarebbe piaciuto , ma anche no.
– Allora facciamo così – stava dicendo Nobunaga
– abbiamo deciso di partire sabato prossimo per sfruttare tutti i
giorni di vacanza , quindi incontriamoci alla stazione centrale alle
dieci di mattina , visto che ci vogliono due ore di treno per
arrivare- organizzò immediatamente
– nh- approvò Kaede
- si nessun problema- affermò Sakuragi.
-Ciao Sendo- salutò Maki avvicinandosi allegro,la pausa indetta
dagli organizzatori stava terminando e lui aveva scorto il giocatore
alle fontanelle
– Maki da quanto tempo – ne ricambiò il saluto con
un enorme sorriso, aspettò che gli fosse vicino e poi gli
sussurrò per non farsi udire da alcune ragazze poco lontano
– è da tanto che non ti vedo al Dark devo supporre che fra
te e il cucciolo stia andando alla grande – lo vide arrossire,
erano piuttosto in confidenza con l’ex capitano del Kainan
sopratutto dopo che una sera si erano incontrati al Dark fire
– si infatti, non potrebbe andare meglio e per favore non te ne
uscire con quel nomignolo con Kyoga, mi ucciderebbe se sapesse che lo
chiamo in quel modo con altri – gli chiese conoscendo quanto il
ragazzo fosse facilmente imbarazzabile
– figurati, bacia la terra su cui cammini- gli fece notare con un sorriso
- tu e Mitsui come và? Ho saputo che ci sono state delle
voci, tutto bene?- anche al Kainan era circolata la notizia era stato
Nobunaga a dirglielo
– Hisa ha avuto qualche problema all’inizio ma ormai
non ci fa caso più nessuno,invece a me è andata piuttosto
bene, poi mi basta stare con lui lo sai- era vero, Maki non riusciva
ancora a crederci, Sendo aveva trovato finalmente qualcuno che lo
capiva, che aveva compreso che non era solo un tipo compiacente
con cui passare una notte e di questo ne era felice. Anche
perché sapeva che al giocatore del Ryonan Mitsui piaceva
già prima di scoprire che fosse gay
– mi fa piacere sentirlo, complimenti sei un ottimo capitano
– si complimentò per la sua nomina, con somma gioia
dell’altro che stimava Maki per la sua bravura in quel ruolo che
aveva ricoperto – però mi è sembrato che Koshino
non fosse in gran forma – Sendo si rabbuiò
– non sta passando un bel periodo diciamo e io non so come
aiutarlo. Sai com’è difficile, Kosh si sta buttando anima
e corpo nello studio, esce di casa solo per venire a scuola ,
sono davvero in pensiero per lui –
Maki si accigliò a quelle notizie – se non sono indiscreto posso chiedere cosa gli è successo? –
- un amore non corrisposto –Shinichi annuì, capiva
cosa stesse provando l’altro, aveva passato il precedente anno a
struggersi in silenzio per il sentimento che provava verso la matricola
e che sapeva irrealizzabile, solo l’ultimo giorno si era
dichiarato, voleva fargli sapere cosa provava ed era avvenuto
l’impensabile
– non so che fare per distrarlo – Akira era davvero preoccupato
– forse non servirà a molto ma io avrei una proposta, ho
la disponibilità per una casa al mare, un posto tranquillo e
discreto a me e Nobu farebbe piacere un po’ di compagnia, quindi
perché tu, Koshino e ovviamente Mitsui non venite con noi?-
propose desideroso di aiutarlo come aveva fatto Sendo più
di una volta ascoltando i suoi sfoghi
– sarebbe bello, anche perché con Hisa non abbiamo
programmato nulla, sai non mi andava di lasciare Hiro a casa,
però non saprei come convincerlo mi direbbe sicuramente che deve
studiare per l’esame di ammissione all’università e
cose del genere –come del resto gli diceva ogni volta che gli
proponeva anche di andare a prendere un caffè da qualche parte
-sono sicuro che riuscirai a convincerlo, in fondo hai convinto me a
parlare con Kyota – Sendo sorrise, avrebbe inventato qualcosa.
Nobunaga si avviò verso casa in compagnia del suo ex capitano,
anche se lui si ostinava a chiamarlo sempre così, deciso a non
dirgli nulla sull’invito che aveva allargato a Sakuragi e poi
Rukawa, sarebbe stata una sorpresa.
– Nobu devo dirti una cosa – iniziò Maki
ottenendo tutta la sua attenzione – non preoccuparti cucciolo
– lo rassicurò, avendo visto la sua espressione, Kyota
temeva sempre che volesse lasciarlo, non riusciva a fargli
entrare in testa che non ci pensava nemmeno – ho invitato degli
amici a stare con noi al mare,Sendo, Mitsui e Koshino per la
precisione, vedi Kyo non so i particolari ma sembra che Koshino abbia
problemi di cuore e non la sta prendendo bene, perciò ho pensato
che si sarebbe svagato almeno un po’, spero non ti dispiaccia se
non saremo solo noi due – la risata dell’altro gli fece
inarcare un sopracciglio
– scusami Shini mi dispiace per Koshino e ovviamente hai fatto
benissimo, rido perché volevo farti una sorpresa e ho invitato
Sakuragi , un suo amico e Rukawa quindi credo che saremo in tanti
–Maki sorrise
– fortunatamente la casa è piuttosto grande –
rifletté, altrimenti avrebbero dovuto disdire con qualcuno e non
gli andava molto - e io che pensavo ti sarebbe dispiaciuto di non stare
noi due da soli – continuò l’ex capitano –
evidentemente non ti andava l’idea di una vacanza romantica
– la sua intenzione era quella di scherzare ma ebbe un effetto
disastroso. Nobunaga gli rivolse uno sguardo sull’orlo
delle lacrime
– mi dici sempre che ti mancano le partite con noi e gli altri
così ho creduto di farti felice invitando qualcuno con cui poter
giocare, credi che non voglia stare con te? Lo sai quanto mi manchi? Da
impazzire – Maki lo strinse forte – stavo solo scherzando
cucciolo e sono felice che tu abbia pensato a me, sul serio –
Kyota si calmò subito, l’altro tirò un sospiro di
sollievo quando lo vide sorridere
– gli ho dato appuntamento alle dieci in stazione –
riferì Kyota quando ripresero a camminare, questa volta fu il
turno di Shinichi di scoppiare a ridere
– anch’io ho detto a Sendo la stessa cosa, sai che vuol dire questo Nobu?- gli chiese fissandolo negli occhi
– che siamo fatti l’uno per l’altra – Nobunaga
annuì e velocemente gli sfiorò le labbra con le proprie
arrossendo furiosamente, Maki sbarrò gli occhi a quello slancio
inatteso, il suo bel rookie non era tipo da prendere l’iniziativa
quanto meno in pubblico.
**********
Quando Sakuragi e Mito arrivarono alla stazione del loro distretto quel
sabato mattina intravidero Rukawa che sopraggiungeva nello stesso
istante
– però, ce l’hai fatta a svegliarti e io che pensavo
che avremmo dovuto aspettarti per ore – lo salutò
Hanamichi prendendolo in giro
– hn- salutò a sua volta Kaede , ricevendo da Yohei
un sorriso soddisfatto, Rukawa aveva colto la palla al balzo e ne aveva
approfittato per poter trascorrere tre settimane con il suo migliore
amico, non poteva che esserne più che contento.
Entrarono in stazione e scorto il treno già in attesa sulla
banchina con le porte aperte, fecero una corsa per prenderlo al volo.
Un secondo dopo che si erano fiondati all’interno del primo
vagone capitato a tiro si complimentarono con loro stessi, sarebbero
anche arrivati in anticipo.
Mitsui scese alla stazione centrale sbadigliando vistosamente, non gli
piaceva alzarsi presto la mattina e poi cavolo era il suo primo giorno
di vacanze e avrebbe voluto dormire, però l’idea di poter
stare con Akira per tre settimane giorno e notte valeva bene quel
piccolo sacrificio
– Baka kitsune non offendere il tensai – Sakuragi che
fuoriusciva strepitando dal vagone a fianco andò letteralmente a
sbatergli addosso
– ciao Mitchy - lo salutò appena riconosciuto
– partite per le vacanze vedo- notò Hisashi dopo un saluto
e il solito rimprovero a non chiamarlo in quel modo notando i borsoni
dei tre
- già anche tu a quanto pare- notò la stessa
identica cosa il rosso, quando il tiratore da tre vide il suo ragazzo e
Koshino in un angolo vicino alla biglietteria, salutò i tre e
gli andò incontro sperando dentro di sé che gli altri si
allontanassero prima di essere visti da Hiroaki. Mai speranza fu
più vana, quando la stazione si svuotò delle persone
scese con lui dal mezzo vide che anche i tre si erano fermati poco
distante, in attesa di qualcuno evidentemente
.
Mito non riusciva a staccare gli occhi dalla figura di Koshino, aveva
notato che aveva finto di non vederlo e ora stava guardando da
tutt’altra parte
– Yo- lo chiamò Hana con uno sguardo triste –
mettiamoci qui vieni – fece incamminandosi in un angolo dove
aspettare gli altri
- perché non mi hai detto niente?- gli chiese di getto
quasi rimproverandolo, era chiaro che il giocatore stava male e il suo
migliore amico non poteva non averlo visto
– che dovevo dirti Yo, che Koshino sembra un fantasma?
Così staresti stato anche peggio, non puoi farci niente e non
è colpa tua mettitelo in testa – chiarì, il
teppista andò ad appoggiarsi al muro in
silenzio.
-Eccoli- esordì Sakuragi prendendo la propria borsa e avviandosi
verso i due che stavano arrivando imitato dagli altri e non solo,
perché anche Sendo, Koshino e Mitsui stavano facendo altrettanto
-siete arrivati tutti, meno male – esordì Maki
osservando i due gruppi, che ora si guardavano fra loro in modo strano
e poi fissavano lui e Nobu
“oh Kami “pensò sperando che non ci fossero liti in corso di cui lui e il suo ragazzo non sapevano nulla
– vuoi dire che anche loro...? –chiese Akira indicando gli altri tre, Hanamichi e Mito si fissavano indecisi
– domenica scorsa io ho invitato voi e Kyota gli altri entrambi
senza che l’altro lo sapesse, è stata una buffa
coincidenza in effetti, ma non c’è nessun problema, la
casa è grande e…- li osservò un secondo
c’era una strana tensione nell’aria –
c’è qualche problema forse?- chiese
-no nessuno- intervenne inaspettatamente Koshino attirando gli sguardi
di tutti su di se – io non ho nessun problema e voi?- nel dire
questo si era voltato verso l’amico di Hanamichi, nessuno rispose
– bene allora visto che anche per il padrone di casa non
c’è problema, andiamo a fare i biglietti, mi sono stufato
di stare qui- continuò Hiroaki voltandosi verso la biglietteria
– sempre simpatico- osservò Nobunaga
– tu devi essere l’amico di Sakuragi, piacere Maki –
si presentò questo, ugualmente fecero Kyota e Mito, presi i
biglietti videro che avevano quaranta minuti di tempo prima
dell’arrivo del treno. Decisero di comprare il bento, qualche
snack e delle bibite da consumare in viaggio.
Mito appena vide Koshino uscire all’esterno del negozio dopo aver
acquistato solo una bottiglia d’acqua lo seguì
–ciao- gli si avvicinò salutandolo,l’altro
replicò al saluto sfuggendo il suo sguardo – sembri
dimagrito – notò
– ho avuto l’influenza – mentì il giocatore
– stai bene ora?- Hiroaki avrebbe voluto chiedergli cosa gl’importasse saperlo ma non lo fece annuì soltanto
– credo sia meglio che torni a casa- gli disse Mito
– perché? ti da cosi fastidio che ci sia io? Se è cosi me ne torno a casa io – intervenne Hiroaki
- no, non voglio farti star male –
- allora non te ne andare- perché doveva sempre apparire
così patetico? Si chiese dandosi dell’imbecille stava per
spiegargli la frase di poco prima, dicendo che si sarebbe sentito in
colpa se l’altro fosse tornato a casa per lui, chiarendo
anche che a lui non importava niente, quando arrivò Sendo
– Hiro ti stavo cercando- sorrise mettendosi accanto
all’amico – hai preso solo l’acqua?- domandò
notando l’assenza d’altro, Mito nel frattempo si era
scostato da loro
– non ho fame – Akira sospirò a quelle parole
– io ho preso un sacco di roba – decretò alzando la busta piena – il viaggio è lungo –
Yohei nel frattempo era ritornato al negozio
– è successo qualcosa Hiro?- quando li aveva scorti dalla
vetrina si era affrettato a raggiungerli, Kami doveva proprio avercela
con lui dopo che aveva faticato tanto a convincerlo, ecco che venivano
a sapere della bella notizia
– non è successo nulla e piantala di fare la chioccia con
me, non ti sopporto, sei irritante, non me ne frega niente capito?
– si alterò
– si ho capito non ti arrabbiare- cercò di calmarlo l’altro ottenendo l’ effetto opposto.
In attesa del treno Maki diede qualche delucidazione ai ragazzi –
una volta arrivati dovremo prendere la corriera –
l’informò -il paesino è molto tranquillo
perché non essendoci locali notturni o altre attrattive non
è meta di vacanze, però vi assicuro che il mare è
splendido e i negozi principali ci sono.
La casa di mia zia è una villetta su due piani è chiusa
da un paio d’anni perché ne io ne i miei cugini ci siamo
andati, ci sarà da fare qualche pulizia –
- praticamente ci hai portato per lavorare, non preoccuparti il tensai
metterà a posto tutto in un baleno- esordì Sakuragi
scoppiando a ridere e attirando l’attenzione di alcune persone
- se ci mettiamo tutti e otto in un paio d’ore dovrebbe essere
tutto sistemato – confermò Kyota energico quanto
l’altro
– visto che dovremo convivere per tre settimane credo sia
il caso di organizzarci, si per i soldi e il resto –
intervenne Mitsui , su suggerimento di Maki stabilirono di
istituire una cassa comune tassando ognuno di loro di un tot. Con quei
soldi avrebbero acquistato il cibo per i pasti principali, questo per
non creare eventuali conflitti. Sempre su questo ragionamento Maki
propose di stabilire dei turni per la cucina, la spesa e le pulizie,
tutti si dissero d’accordo
– organizzato come sempre, si vede che sei un grande
capitano – notò Akira imbarazzandolo un poco, Kyota gli
lanciò un occhiataccia che non passò inosservata al
porcospino
– tranquillo non te lo tocco cucciolo – Sendo sorrise
imbarazzato – ops - esclamò notando il rookie avvampare e
fissare Maki
- tu gli hai detto che mi chiami … - iniziò puntandogli un dito tremante contro
- mi è scappato non agitarti non è successo niente - cercò di tranquillizzarlo
– si infatti mica mi ha detto che posizioni ti piacciono- il
pugno di Koshino arrivò puntuale mentre Mitsui urlava il suo
nome per farlo tacere, Sakuragi fissò ad occhi sbarrati Nobunaga
rosso come non mai e Maki che cercava di valutare in che stato di shock
si trovasse
– stai col nonnetto?- chiese indicandoli, Kyota si riprese immediatamente
– si perché qualche problema? e non chiamarlo così-
disse battagliero sfidandolo a dire qualcosa al suo adorato capitano,
l’arrivo del treno impedì ad Hanamichi e Nobunaga di
continuare oltre la discussione.
Nel vagone in cui salirono trovarono solo posti singoli, cosi Mitsui
procedette a guardare nel successivo seguito da Akira e dagli altri.
Furono fortunati, il secondo era quasi deserto, occuparono quattro
posti di entrambi i lati in modo da poter trascorrere il viaggio
chiacchierando fra loro. Via via che riponevano i borsoni, presero a
sedersi per lasciare spazio agli altri così Mitsui, Sendo,
Kyota e Maki occuparono i quattro posti di destra lasciando al
resto della compagnia quelli affianco.
Rukawa che si era tenuto sempre dietro al do’hao
approfittò ancora della situazione, sedendogli accanto
già sognando di potergli mettere la testa sulla spalla, Koshino
prese a mettere il suo bagaglio sulla cappelliera incontrando qualche
difficoltà fu così che quando il treno ripartì si
ritrovò sbilanciato indietro, e andò a sbattere contro il
petto di Mito che lo sostenne mentre con le mani afferrava anche il suo
borsone tenendolo in bilico sopra il vano portaoggetti , impedendo che
gli finisse addosso.
Hiroaki si sentì in imbarazzo mentre Yohei facendo leva riuscì a mettere la sacca a posto
– grazie- esclamò il giocatore scivolando a sedere
accanto al finestrino, Maki che aveva osservato la scena cercò
lo sguardo di Akira, si sporse in avanti chiedendogli conferma o meno
alla sua intuizione
– non mi dire che - al cenno affermativo
dell’altro non dovette procedere oltre, poggiò la testa
contro il finestrino, lui era stato motivato dalle migliori intenzioni
– che succede Shini?- gli chiese il suo ragazzo preoccupato
– te lo spiego dopo Nobu- sospirò.
Koshino aveva tirato fuori un libro dallo zaino e si era messo subito a
leggere, Rukawa si era addormentato sulla spalla di Hanamichi tempo tre
secondi, gli altri quattro ragazzi avevano preso a chiacchierare
fra loro. Sakuragi si mise a discorrere col suo migliore amico
scambiando ogni tanto una battuta con Nobunaga e Mitsui, dieci minuti
dopo Kaede dandogli del do’hao si era alzato e aveva scambiato il
posto col rosso, che dato che sedeva accanto al finestrino non faceva
altro che spostarsi per sporgersi a guardare gli altri disturbando il
suo riposo.
Il numero dieci aveva strepitato a gran voce contro la baka kitsune
narcolettica attirando l’attenzione di tutti i passeggeri,
però aveva fatto sedere la volpe al suo posto e quando quello
gli aveva riappoggiato la testa sulla spalla non aveva fiatato, il
tutto sotto lo sguardo stupito degli altri e quello divertito di Mito.
Mezz’ora dopo vennero aperti i primi pacchetti si patatine e
dolciumi vari, il via lo aveva dato Sendo, imitato subito da Nobunaga e
Sakuragi, presto vi fu un passaggio di buste colorate tra uno o
l’altro dei ragazzi.
Gli unici a non prendere nulla furono Koshino e Mito, il secondo
ascoltava i discorsi degli altri partecipando solo ogni tanto
attivamente o rispondendo alle domande di Maki e Nobunaga che non
sapevano nulla di lui. Fu così che scoprirono che era il
migliore amico di Sakuragi e membro della sua banda e quando Hanamichi
urlò declamando che era il suo braccio destro, Yohei si
trovò oggetto dello sguardo di rimprovero di una signora anziana
seduta due posti più avanti,l’unico a trattarlo con una
certa freddezza era Akira.
Il quale anche se sorrideva sembrava rimproverarlo e infatti evitava di
parlargli, cosa che non era sfuggita ad Hisashi. Mito non se la prese,
anzi lo capiva, si sarebbe comportato allo stesso modo se qualcuno
avesse fatto soffrire Hana.
Venti minuti dopo l’eccitazione per il viaggio era scemata, Kyota
stava ascoltando Maki che descriveva l’università e
i corsi che seguiva a Sendo e Mitsui,finendo per appisolarsi subito
dopo. Hana stava leggendo un articolo di una rivista sportiva datogli
proprio dal rookie, così Yohei fece vagare lo sguardo oltre il
finestrino osservando Koshino intento nella lettura, notò le
occhiaie, il pallore e quando gli era finito contro aveva capito che
aveva perso peso, troppo, si disse.
Hiroaki poggiò il libro e quando si voltò per
chiedere a Mito di farlo uscire scoprì che lo stava guardando
– devo andare in bagno – fece celando l’imbarazzo, il teppista si alzò per lasciarlo passare.
Una volta arrivato scoprì che aveva tre persone davanti, si appoggiò alla parete aspettando il proprio turno.
Dieci minuti dopo si stava già spazientendo, venti minuti dopo
tornò imprecando sotto i denti , trovò Yohei che
sfogliava il suo volume, una volta ripreso libro e posto,
continuò la lettura come niente fosse.
Kyota, svegliatosi pochi minuti dopo mezzogiorno, propose di
mangiare i bento acquistati alla stazione, tutti approvarono e
così ci fu nuovamente un movimento generale di sacchetti di
carta che si aprivano, Sendo aveva comprato dei panini oltre al pranzo
e dato che sapeva che l’amico era senza si sporse per darglieli
ma quello che vide gli impedì di parlare.
Mito aveva tirato fuori due scatole e ne aveva messo una sopra il
libro aperto del compagno di viaggio, il quale guardandolo con aria
interrogativa ottenne una frase che lui dalla sua posizione non poteva
udire ma Sakuragi e Rukawa si e infatti stavano osservando la scena,
con suo sommo stupore Akira vide Hiro aprire il pranzo al sacco e
mangiare in silenzio.
– L’importante è che mangi – gli aveva sussurrato Hisashi.
Hanamichi fissava Yohei davanti a lui “è sempre il
solito” pensò , quando aveva capito che l’altro era
senza pranzo ne aveva preso uno in più, poi come se fosse la
cosa più naturale del mondo gli aveva detto che se non lo
mangiava da solo lo avrebbe costretto lui, e ora l’altro stava
mangiando in silenzio con aria truce, Avrebbero dovuto tornarsene a
casa, non era stata per niente una buona idea.
Un’ora più tardi arrivati in stazione si erano diretti
alla fermata della corriera, che dovettero attendere solo venti minuti
e dopo altri quaranta di viaggio arrivarono finalmente a destinazione.
Come gli aveva detto Maki il mare era stupendo, lo avevano scorto
già dal mezzo ma quando questo li fece scendere proprio
davanti alla spiaggia ne rimasero affascinati .
S’incamminarono seguendo l’ex giocatore del Kainan, che
felice mostrava a Nobunaga vari luogo dove da piccolo aveva combinato
questa o quella marachella, scoprirono che il ragazzo aveva passato
molte estati lì con la madre e la zia.
Dopo aver superato un piccolo supermarket arrivarono in quella che sarebbe diventata la loro dimora per le prossime settimane.
Passato un cancelletto piuttosto cigolante si ritrovarono di fronte la
porta d’entrata, il ragazzo aprì in un minuto, decisero di
poggiare borse e zaini all’ingresso sulla pedana di legno da cui
partiva il corridoio, mentre le scarpe le lasciarono nel genkan*
. Si avviarono dietro il loro ospite che li portò
all’interno di in una grande stanza dopo aver superato il grande
fusuma* su cui era dipinto una classica scena marina. Nel centro
della grande stanza, che fungeva da fulcro principale della vita
quotidiana, si trovava un basso ma lungo tavolino, abbastanza
grande per starci tutti.
Maki si assentò un attimo per togliere gli amado* e
successivamente facendo scorrere gli shoji* inondò la stanza di
luce, rivelando l’engawa* che si affacciava sul giardino da
cui potevano godere della vista del mare.
– Questa è la sala principale – prese a
spiegare l’ex capitano, dopo un tempo che reputò
sufficiente perché ammirassero il panorama e lo stato per nulla
idilliaco della zona verde – di qua c’è la cucina,
piccola ma accessoriata - si avviò di nuovo nel corridoio
varcando questa volta una porta in stile occidentale.
Il cucinino era ben attrezzato e sufficientemente grande per le
loro esigenze, anche qui aprì le finestre attraverso cui
scorsero altro verde – devo sistemare il giardino, qui in genere
gioco a basket poi vi faccio vedere da fuori – chiarì
– ora il bagno- esclamò andando ad aprire una nuova
porta che si trovava accanto alle scale, l’antibagno era piccolo
ma accogliente, superata una porta scorrevole di vetro opaco si
ritrovarono nell’ yokushitsu*, mentre Maki provvedeva ad
aprire la grande finestra posta sulla parete dietro la vasca.
– Ci si può stare dentro in due- gli giunse la voce di
Mitsui, che dopo un attimo guardò Sendo il quale gli rivolse uno
sguardo allusivo. Infine gli mostrò la toilette andando ad
aprire una porta, l’ultima su quel piano, nella parete di fondo
alle scale.
– Le camere sono di sopra – dichiarò prendendo a salire i gradini di legno.
A differenza del pianoterra al secondo non trovarono porte occidentali
ma bensì le classiche pareti di legno e carta di riso.
Il piano era suddiviso in tre stanze, due più piccole sul lato
sinistro e una più grande a destra, Maki si recò alla
prima delle piccole – qui due persone ci stanno comode –
affermò aprendo la finestra munita anche di un piccolo
balconcino, da cui si poteva godere la vista del mare in tutta la sua
bellezza.
Si recò anche nella successiva identica alla prima e infine
nell’ultima, la più grande di tutte, che invece si
affacciava sul giardino e da cui poterono osservare
l’improvvisato campo da basket.
Furono di nuovo nel corridoio, mentre Maki apriva la finestra alla fine di questo
– quindi due in quelle piccole e quattro in questa – tirò le somme Sendo
– come ci organizziamo?- domandò a sua volta
l’universitario, desiderava stare in camera da solo col suo Nobu
ma non voleva imbarazzarlo, proponendo lui una cosa simile di fronte a
tutti, ma il ragazzo lo stupì
– noi ci prendiamo questa, voi arrangiatevi –
esclamò indicando la stanza piccola di fondo entrandovi subito
dopo e aprendo l’armadio a muro, Maki lo seguì a sua
volta, regalando un bacio al suo cucciolo.
– allora noi ci prendiamo l’altra – decretò
Mitsui e non volendo sentire storie afferrò Akira e lo
trascinò in quella.
I quattro rimasti nel corridoio si fissarono un attimo – meglio
stendere i Futon e le coperte ad arieggiare- prese l’iniziativa
Mito
- hn – approvò Rukawa
– certo- fece Hanamichi per sciogliere l’imbarazzo
che sentiva, una volta sistemata quella incombenza furono raggiunti da
Maki e Kyota
– meglio iniziare a pulire così finiremo in fretta – affermò allegro il rookie
- la piantate voi due?- urlò Koshino affacciandosi
nell’altra camera, dove gli altri due si stavano
evidentemente allenando per una gara di apnea.
Una volta riuniti tutti scesero nuovamente al piano inferiore e mentre
poi i ragazzi portavano i bagagli nelle camere Shinichi
tirò fuori aspirapolvere, scope, stracci e quant’altro
servisse, poggiando il tutto davanti la porta della sala. Riunitisi
nuovamente, Sakuragi decretò che avrebbe pensato alla cucina,
seguendolo subito Kyota esclamò che avrebbe pensato alle camere
arraffando l’aspirapolvere, piumini ed altro e avviandosi alle
scale, Sendo andò con lui per aiutarlo
– ingresso- affermò lapidario Rukawa, appuntandosi
mentalmente di sbrigarsi così poi poteva andare in aiuto del
do’hao, Maki avrebbe pensato al bagno e gli altri tre alla
sala e alla veranda esterna
– se vuoi penso al giardino, se mi dici dove trovare gli
attrezzi- si offrì Mito, dato che due persone erano
più che sufficienti
- è un lavoro duro, non preoccuparti, finito qui ci vado io
– iniziò l’ex capitano che non voleva sfruttare
l’ospite
– ho fatto il giardiniere- gli spiegò l’altro
– solo quello Yo?- domandò sarcastico Hanamichi, Maki acconsentì mostrandogli dove recuperare gli attrezzi.
Mezz’ora dopo Mitsui andò a prendere
l’aspirapolvere per terminare la pulizia della sala, Rukawa che
aveva finito andò in cucina trovando l’altro intento a
terminare di pulire il vetro della finestra
– do’hao- lo richiamò
– brava volpetta hai finito- lo elogiò, ignaro che
l’altro stesse esultando, soprattutto perché esteriormente
non si poteva intuire.
Il numero dieci lo informò che lui aveva quasi fatto, dato che
la casa era solo impolverata e nulla di più – forse gli
altri hanno bisogno – lo spronò ad andare
– nh- Kaede mal volentieri si recò al piano di sopra
,visto che Maki aveva quasi terminato e idem per gli altri due,
Nobunaga scoppiettante gioia e adrenalina gli mise in mano un panno e
uno spruzzino indicandogli la finestra del corridoio.
Koshino, terminato di passare lo straccio sulla veranda, andò a
recuperare le scarpe lasciate all’ingresso e ritornato sul
portico le infilò avviandosi da Mito
– che faccio?- gli domandò evitando di guardare come il
sudore gli scivolasse addosso, il ragazzo gli indicò il
rastrello e gli chiese di accumulare tutta l’erba che stava
tagliando in un angolo, che poi avrebbero infilato in un sacco. Cinque
minuti dopo Mitsui, che aveva terminato a sua volta ,si unì a a
loro e prese a riempire un sacco di plastica nera.
Quando Sakuragi e Maki arrivarono quella parte di giardino era ormai
pulita e aveva riacquistato l’antico splendore, Yohei era passato
all’altro lato lasciando che gli altri finissero le ultime cose,
fu lì che lo raggiunsero i due
– do’hao- Hanamichi guardando in alto vide la kitsune
intenta a strofinare il vetro e scoppiò a ridere.
Un’ora dopo Maki, Sakuragi e Mito terminato di eliminare le ultime erbacce, ritornarono in casa.
Trovarono Kyota che appuntava su un foglio di carta quanto Sendo
e Mitsui gli suggerivano, Rukawa stava pisolando con la schiena
appoggiata alla parete ascoltando distrattamente,mentre Koshino era
seduto con le braccia conserte e indifferente
– ci siamo sbrigati in fretta – esordì Maki
–stavamo stilando la lista della spesa – sorrise Akira,
Yohei si recò in bagno per darsi una sistemata, data l’ora
e il sole che splendeva su quel lato della casa era madido di sudore.
Salì al piano di sopra per prendere una maglia e successivamente si chiuse in bagno.
Una volta rinfrescato si unì agli altri che avevano deciso di
andare ad acquistare quanto mancava per riempire il frigo e la dispensa
desolatamente vuota.
Si autotassarono della cifra stabilita eleggendo Maki tesoriere, dato
che tutti lo ritenevano il piu adatto grazie alla sua esperienza
nell’ organizzare i ritiri per la squadra.
Si volsero ad uscire andando tutti insieme approfittandone anche per conoscere il paesino.
Quella sera fu l’universitario aiutato dal compagno a
improvvisarsi cuoco, avevano bighellonato per tutto il resto pomeriggio
prima di recarsi al supermarket a riempire numerosi sacchetti con
quanto mancava.
Visto che erano tutti alquanto stanchi quel giorno, finita la cena e
riordinato, iniziarono a recarsi a turno in bagno prima di andare a
letto.
Per velocizzare le cose andarono in coppia, con evidente gioia di Sendo
e Mitsui ai cui sguardi lascivi Sakuragi prese a sbraitare e a
minacciarli di non fare porcherie, non gli andava di immergersi nella
vasca dove loro potevano aver fatto chissà cosa.
Quando Maki tamponando con un asciugamano i capelli ancora umidi
di Nobu chiese chi fossero i prossimi Hanamichi si alzò
decretando il suo turno e quello dell’amico, Rukawa
intercettò lo sguardo e il sorrisetto divertito di Mito
“amico del do’hao” pensò.
Il mattino successivo Sakuragi si svegliò presto stiracchiandosi
pigramente e osservò l’amico, che gli stava accanto, fare
altrettanto nel proprio futon
– giorno- lo salutò in un bisbiglio il rosso
– ‘orno- borbottò l’altro
Girandosi a pancia sotto e poggiandosi sui gomiti il numero dieci
osservò le teste degli altri due ancora profondamente
addormentati, Koshino teneva le coperte tirate fin sopra il collo e con
quel caldo non capiva proprio come facesse. Kaede invece era scoperto,
indossava pantaloncini e maglietta come gli altri e vicino si teneva la
palla da basket che si era portato da casa, Hanamichi sorrise al
pensiero che la kitsune sembrava un bimbo con il pupazzo preferito. Si
accorse del sorrisetto che Yohei gli rivolse e arrossendo si
alzò imitato dall’altro.
Cercando di fare meno rumore possibile diressero in cucina.
Erano ancora tutti addormentati, Sakuragi aprì le porte della
sala aspirando a pieni polmoni l’aria fresca e pulita
– preparo la colazione- esordì pieno di allegria, fu così che Maki e Nobunaga lo trovarono, affaccendato.
Aiutato dall’amico preparò tutto velocemente
imbandendo il tavolo dove avevano cenato la sera prima. Akira e
Mitsui li raggiunsero poco dopo che avevano finito di preparare,
facendo i complimenti al ragazzo per la sua bravura in cucina e
ammirando i piatti
– dovremmo andare a svegliare gli altri – affermò
Kyota che sentiva un certo appetito e non voleva aspettare ancora
– se non vuoi morire giovane è meglio che non svegli
Rukawa – affermò Hisashi conoscendo bene la reazione del
compagno di squadra
– anche Hiro chan diventa di malumore se viene svegliato –
affermò Akira ottenendo un’occhiata dal suo ragazzo
– ma chi quell’angioletto? – gli chiese sarcastico questo
- ci pensa il tensai – scattò in piedi Hanamici dirigendosi alle scale.
Dopo qualche minuto, e dopo parecchie promesse urlate ai due dormienti
di prenderli a testate se non si alzavano immediatamente, si riunirono
tutti e mangiarono il lauto pasto.
– Non vedo l’ora di andare in spiaggia-esordì il rookie con entusiasmo
– il tempo di prepararci e andiamo cucc… Nobu- si coresse
subito Shinichi fra lo sguardo di rimprovero del suo Koi e quello
divertito di Sendo.
Una volta preparati, seguirono Maki che invece di dirigersi alla
spiaggia che avevano visto al loro arrivo in paese, li condusse
atraverso una stradina sterrata a un insenatura
- qui non viene quasi mai nessuno – spiegò agli amici
– dato che solo chi abita nelle case da queste parti conosce la
strada – Mitsui studiò subito la zona, trovando più
di un posticino dove avrebbe potuto appartarsi col compagno, a cui
bastò rivolgere uno sguardo per capire che stavano pensando la
stessa cosa. - Mi fate venire il mal di stomaco- sbuffò
Koshino notando le loro facce.
Stesero gli asciugamani e Hanamichi si tolse subito la maglietta per la gioia di Rukawa
– andiamo a fare il bagno – propose, Kyota anch’egli
già pronto corse in acqua sfidandolo a chi arrivasse prima.
Osservando gli spruzzi e gli insulti che bellamente i due giocatori si rivolgevano, Maki, Sendo e Mitsui li raggiunsero.
Koshino si stese al sole aprendo il libro e mettendosi a studiare,
Rukawa si sedette sul proprio asciugamano fingendo disinteresse ma
ammirando l’acqua scivolare sul corpo del do’hao, i capelli
zuppi che gli ricadevano sulla fronte, il sorriso luminoso
– Hana si diverte sempre al mare- esordì al suo fianco
Mito che si stava spalmando la crema protettiva – però a
Kanegawa c’è sempre troppa gente e deve contenersi
… diciamo che ci prova – concluse dato che inefetti
all’amico risultava difficile non esprimersi in maniera plateale
– hn- convenne l’altro
– mi sembra vadano bene le cose- gli sussurrò il teppista
non volendo farsi udire dall’altro giocatore che seppur distante
rischiava di udirli
– è sempre do’hao- bisbigliò a sua volta l’altro
– già però ti piace per questo no?- al suo
cenno affermativo Mito gli sorrise – comunque sembra più
…- cercò la parola adatta – tranquillo ora e sta
iniziando ad ascoltare il suo cuore – gli riferì ottenendo
la sua totale attenzione, si voltò verso l’amico che lo
chiamava a gran voce dal bagnasciuga chiedendogli di venire a fare il
bagno
– si arrivo- esclamò il teppista alzandosi e raggiungendolo, ignaro dello sguardo di Hiroaki.
Koshino aveva ceracato di non guardarlo eppure gli occhi non si decidevano a restare fissi sulle parole stampate.
Osservò la schiena solida e ben delineata dai muscoli e quella
mano dalle dita lunghe e affusolate scivolare sulla pelle chiara, porca
miseria era un diavolo tentatore, un demone della lussuria con
quell’atteggiamento sensuale, perché sorrideva a Rukawa in
quel modo? E che avevano da stare così vicino? Troppo vicino per
i suoi gusti, ma soprattutto che avevano da dirsi?
Non che il giocatore parlasse ma lo ascoltava attentamente, quando vide
Yohei alzarsi e dirigersi dagli altri non gli sfuggì
l’ultimo sguardo che aveva lanciato a Kaede.
Con la certezza che fra i due ci fosse qualcosa Hiro voltò
nervosamente il capo dedicandosi alla lettura, era uno stupido si
disse, che altro si aspettava? che a Mito non piacesse nessuno?
Era ovvio che ci stesse provando con quelle movenze sensuali, Rukawa
non solo era bello, ma anche un giocatore di talento, certo apatico e
privo del dono della parola, ma evidentemente a Yohei interessava. Non
poteva competere con lui, a dire il vero non poteva competere con
nessuno, gli era chiaro, fin troppo. Dopo una mezz’ora Sakauragi
e l’amico ritornarono agli asciugamani, Maki aveva proposto una
passeggiata a Nobunaga che aveva accettato e si erano allontanati
parlando fra loro –non è che il porcospino e Mitchy sono
affogati ?- si preoccupò il numero dieci dato che Sendo e Mitsui
erano spariti dopo dieci minuti nuotando verso gli scogli poco lontano
e non erano ancora tornati
– staranno copulando come conigli assatanati da qualche parte-
asserì Koshino non staccando gli occhi dalle lettere, Hanamichi
arrossì e per distogliersi dall’imbarazzo
dell’immagine che gli era apparsa in mente afferrò lo
zaino tirando fuori due racchettoni e una pallina colorata
– Yo facciamo una partita? – esordì
– non ne ho voglia ora Hana - Hanamichi rimase visibilmente deluso
– magari chiedilo a Rukawa- propose l’amico.
Kaede non era proprio il tipo di persona che amava praticare qualsiasi
sport da spiaggia o fare movimento in genere, la sua sonnolenza cronica
veniva dimenticata solo di fronte a una sfera arancione
– figurati se la kitsune… – le parole del numero
dieci vennero interrotte dal compagno di squadra che afferrata una
racchetta si avviò verso la riva esclamando –
do’hao, preparati ad essere umiliato - l’altro
scattò in piedi immediatamente
– baka kitsune pensi di poter battere il tensai dei giochi
da spiaggia?- Mito rimase ad osservarli sorridendo mentre si sfidavano.
Rukawa non se la cavò proprio male e anche se perse parecchie
volte, la risata entusiasta dell’amico riuscì a cancellare
qualsiasi malumore.
Quando tornarono Maki e Kyota dalla passeggiata e il rookie vide cosa
stavano facendo dichiarò il suo desiderio di partecipare,
Hanamichi gli porse la propria paletta mentre la volpe faceva la stessa
cosa con l’universitario
– do’hao facciamo il bagno- gli disse prima che si avviasse
agli asciugamani, il numero dieci accettò volentieri. Nuotarono
sfidandosi anche in una gara di velocità, Sakuragi era davvero
felice e rideva in continuazione, passare quella vacanza con
l’altro si stava rivelando davvero piacevole, sembrava che anche
Kaede si stesse divertendo .
“Kaede? Da quando chiamo la kitsune per nome?” si
ritrovò a pensare fissando l’altro, i capelli bagnati
erano ancora più lucidi e gocce birichine correvano sul collo,
poi sul petto fino allo stomaco dove l’acqua del mare
s’infrangeva lambendogli i fianchi
– do’hao?- si riscosse, Rukawa lo stava fissando immobile
– andiamo – fece avanzando veloce per nascondere l’imbarazzo.
– Che bella giornata – esordì Akira quella sera a
cena – non è vero Hiro chan?- domandò cercando di
coinvolgere l’amico in una conversazione con risultato nullo,
sorridendo si mise ad ascoltare distrattamente la descrizione del
rookie sul panorama che si vedeva dalla cima della scogliere.
Koshino era rimasto a leggere tutto il giorno non parlando mai
con nessuno, cosa che stava continuando a fare anche quella sera, fu il
primo inoltre ad andare a letto.
Decisamente la sua idea di farlo distrarre non stava funzionando e
capiva anche bene la ragione, Mito, forse doveva inventarsi qualche
scusa e andarsene con Hiroaki. Ne parlò quella sera con Hisashi
stretto fra le sue braccia dopo aver fatto l’amore.
– Vorrei rimanere– chiarì –
è meraviglioso poter stare con te, però Kosh – il
tiratore da tre gli accarezzò la schiena nuda in una lenta
carezza facendolo rabbrividire
– non mi sembra che stia soffrendo più di tanto, è
sempre il solito scorbutico – gli disse, certo capiva cosa stesse
passando però era furente, Akira ancora una volta poneva
dinnanzi l’altro al loro rapporto e questa era una cosa che lo
irritava, capiva di essere stupidamente geloso ma non poteva farne a
meno
– è triste Hisa, volevo aiutarlo ma invece l’ho
cacciato in una situazione ancora più complicata –
sussurrò sul suo petto – restiamo qualche altro giorno, in
fondo deve solo farsene una ragione, vedrai che gli passerà. Non
può certo evitarlo a vita, in fondo non viviamo mica a Tokyo,
Kanegawa è piccola - lo afferrò per i fianchi
adagiandolo sul futon e stendendoglisi sopra, iniziò a passargli
le labbra e la lingua sul collo e il petto
– ti prego Aki- gli chiese direttamente sulle labbra prima di coinvolgerlo in un bacio appassionato
– va bene- ansimò Sendo.
Trascorsero i primi tre giorni in tranquillità, si recavano al
mare,giocavano a basket e si alternavano per i turni in cucina, anche
se tutti preferivano quando era Sakuragi a vestire i panni del cuoco.
Il tensai aveva una gande abilità e passione, tutto merito di
sua madre spiegò, che aveva sempre voluto che il figlio sapesse
arrangiarsi dato che spesso a causa dei turni del suo lavoro
d’infermiera non poteva preparargli i pasti.
Koshino era sempre di pessimo umore, cosa che poi lo portava a
scambiarsi battute acide con Mitsui visto che il tiratore da tre non
sopportava i suoi scatti nei confronti di Akira che sembrava la sua
vittima sacrificale.
Dal canto suo Sendo cercava di fare da paciere più che poteva ma
quella situazione inizava a stancarlo. Maki osservava il tutto con uno
sguardo dispiaciuto, Nobunaga e Hanamichi spesso si ritrovavano a
battibeccare proprio con Hiroaki per via del suo pessimo carattere e
per le frasi al vetriolo che esalava rovinando l’umore di Hisashi
e i pasti a tutti loro, Rukawa era indifferente a tutto mentre Mito non
diceva nulla. Era proprio questo suo atteggiamento a rendere Koshino
instabile e furente perché quando il giocatore si rendeva conto
di deprimersi per l’assenza di un qualsiasi contatto da parte del
teppista nei suoi confronti si imbestialiva contro se stesso e se
la prendeva con Akira che lo guardava con ansia e preoccupazione e da
lì partiva la catena di discussioni anche con gli altri due
idoti urlanti.
Il quarto giorno, mentre Sakuragi stava preparando il pranzo con
l’ausilio di Rukawa, che stranamente diventava molto interessato
ad apprendere qualche ricetta quando il rosso era di turno, Mitsui,
armato di cacciavite e ampollina d’olio, prese a cercare
d’impedire al cancello di emettere quel rumore da brivido ogni
volta che si muoveva, il tutto sotto lo sguardo attento di Mito che
suggeriva di svitare quella o l’altra vite.
Nobunaga e Maki stavano dividendo le lattine e le bottiglie dal
resto dei rifiuti per poi andarli a gettare e Sendo iniziò a
spazzare il vialetto d’entrata sorridendo quando il ragazzo
imprecava contro il dannato cancelletto ancora più cigolante.
Koshino notando la scala e il pacco di lampadine nuove acquistate per
sostituire quella fulminata del lucernario sopra la porta
d’entrata, con uno sbuffò s’inerpicò sulla
scala
– Shinichi kun sei proprio tu?- domandò una signora con al
fianco un bambino di non più di sette anni, avvicinandosi al
ragazzo appena rientrato dalla raccolta dei rifiuti
– Mabe san quanto tempo che non ci vediamo- esclamò salutandola
- si è vero sono contenta di rivederti- esclamò sorridente la signora
– Eiji ma come sei cresciuto- si rivolse l’ex
capitano al bambino che alzando le spalle prese a palleggiare col
pallone da calcio che aveva dietro
– scusa la maleducazione di mio figlio- si scusò
imbarazzata per poi riprendere a parlare - comunque sono contenta di
vedere questa casa di nuovo aperta e … Eiji - urlò,
lasciando cadere a terra la busta della spesa si precipitò di
corsa dal bambino, il figlio aveva inseguito il pallone sfuggito al suo
controllo in mezzo alla strada e lo aveva recuperato quando una
macchina stava sopraggiungendo.
Fra l’urlo della madre e il rumore di freni che stridevano si
sentì avvolgere dalle braccia materne che lo separarono dalla
vista del mezzo in avvicinamento
– oh Kami – esalò Sendo avvicinandosi al
compagno – meno male, non è successo niente-
sospirò felice quando sia la donna che il bambino risultarono
illesi, l’autista, che ora tremante era sceso a sincerarsi delle
condizioni dei due, fortunatamente non stava correndo e quindi era
riuscito a fermarsi prima di colpirli.
– Che spavento che mi sono preso – affermò Akira
mentre il ragazzo gli avvolgeva le spalle con un braccio osservando
Shinichi e Nobunaga accanto alla donna, al figlio e all’uomo.
Il ragazzo si voltò quando udì il suono di vetri rotti e
vide Hiroaki cadere dalla scala, che lo seguì schiantandosi con
un rumore secco,accasciarsi inerme a terra svenuto.
Senza rendersi conto di urlare come un matto gli corse accanto.
Osservò immobile, non riuscendo a fare nulla, il giocatore
da tre punti che lo voltava rivelando una ferita alla testa da cui
usciva sangue.
–Non muoverlo, chiamo un ambulanza- fece Mito scattando dentro casa a recuperare il cellulare.
Note:
Genkan: L’ingresso
dove si lasciano le scarpe poiché non si cammina con queste ai
piedi nelle abitazioni giapponesi. Il genkan è generalmente
posto in un piano inferiore rispetto il pavimento della casa stessa ed
è generalmente costituito da piastrelle, in passato era semplice
terra battuta.
Fusuma : Porte scorrevoli, sono
composte da due ante che scorrendo ( ci sono dei binari appositi) una
su l’altra vanno a sovrapporsi. I fusuma sono generalmente molto
grandi e occupano un’intera parete, possono essere tolti
facilmente così da creare un effetto di continuità fra i
vari ambienti della casa. La struttura è composta da pannelli di
legno rivestiti da carta o stoffa e spesso vengono dipinti o decorati
con motivi che richiamano i paesaggi.
Shoji: Anche queste sono porte
scorrevoli e sono una variante dei Fusuma ma a differenza di questi
vengono usati per dividere la casa ( ossia l’interno) dal
giardino o dalla veranda. Hanno una struttura di legno e carta
traslucida.
Sia Fusuma che Sholi scorrono attraverso binari.
Engawa: la classica veranda che
circonda la casa tradizionale giapponese. Composta da assi di legno
è sempre rialzata tramite pali o sostegni dal terreno, in questo
spazio vuoto si conservano le scarpe per andare in giardino, gli
attrezzi per la manutenzione di questo o altro.
Qui si trascorre gran parte del tempo a prendere il the o a godere dei raggi del sole.
Amado: strutture di
legno,grandi pannelli che si fissano agli shoji per proteggerli in caso
di forti tempeste o quando la casa viene chiusa per lunghi periodi.
Zanbuton : cuscini sul quale
sedersi, non molto spessi e ampi, possono essere usati anche come base
per poggiarvi sopra gli Zafu cuscini più rigidi. Lo zanbuton
deriva dall’enza il cuscino utilizzato dai monaci durante le
preghiere nei templi.
La pratica di radunarsi intorno a un tavolo per condividere i pasti
è subentrata alla fine del periodo Meji. Dato che i tavoli sono
costituiti da corte gambe, invece che sedersi direttamente sui tatami
si utilizzano i cuscini.
Tatami : Stuoie di paglia di riso pressata rivestite di giunco
Yokushitsu : i giapponesi dividono la stanza da bagno, ossia questo, dove ci si lava dalla toilette vera e propria posta in un'altra zona.
La stanza da bagno è interamente piastrellate con annesso
scarico a terra, poiché sfruttano tutto il bagno come doccia,
lavandosi seduti su sgabelli. Successivamente ci si infila nella vasca
per godere dei benefici rilassanti dell’acqua calda,
quest’acqua verrà usata da tutti i componenti della
famiglia perciò chi ci si immerge deve essersi lavato prima
usando la doccia.
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Capitolo 8 *** 07 ***
a causa del mio migliore amico 7
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di T.
Inoue; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro
Ringraziamenti:
Drake33: Concordo appieno e nel leggere le tue parole mi è
venuta l’idea per una storia XD Ti ringrazio delle tue parole per
aunto riguarda Mito e Kosh hiihhihihi tra poco lo saprai dato che manca
un solo capitolo alla conclusione.
Camus: Tranquilla non devi scusarti le recensioni sono benvenute ma non
obbligatorie. Brava scrivi, scrivi che io ne sto seguendo due delle tue
fic XD ovviamente fai con calma, la vita è già troppo
complessa e questo è un Hobby ( però non farmi aspettare
troppo LOL scherzo)
Yo è davvero complesso e contorto come ragazzo ma mi piace
proprio per questo. Hana e Ru eheheheh chissà se si sveglieranno
presto
Yuyu: evvai un’altra Fan di Yo un po’ alla volta vi sto
conducendo sulla cattiva strada, chissà se le tue speranze
saranno condivise dal suo cervellino bacato XD
Lucy6: Eh già Hiro è davvero sfigato povera creatura, hai
ragione Mito si comporta in maniera differente con lui e sono contenta
che il loro unico appuntamento ti sia rimasto impresso.
L’amicizia fra Aki e Hiro è una delle cose che ritengo
fondamentali in questa fic e hai colto appieno l’idea del
perché Koshino ha questo carattere.
Non preoccuparti per non aver commentato l’extra ( vi ho dato
anche pochissimo tempo per farlo)era una cosettina leggera, che avevo
piacere ad inserire per non lasciare in sospeso quei due.
Sheerelen: E io che pensavo di essere già stata troppo
sdolcinata fin ora. Speriamo che questo capitolo non ti deluda, grazie
per i complimenti e per amare la coppia Hiro/Yo
Misako90: Eheheheh io ho postato e tu commentavi
l’extra Xd Grazie per i complimenti e il sostegno che non mi fai
mai mancare, sviluppi ce ne saranno se sono interessanti o meno
… a voi l’ardua sentenza.
Ringrazio come sempre chi legge.
Chiedo umilmente scusa a tutto l’ordine dei medici, non so se
quello che ho scritto possa avere più o meno fondamento,spero di
non aver fatto troppo figuracce in caso chiudete un occhio (se servisse
anche tutti e due). Mi sono basata sulle poche conoscenze scolastiche,
ormai pallido ricordo, e sui miliardi di anime e telefilm che da sempre
mi diletto a seguire.
Aggiorno un giorno prima e ne approfitto per farvi gli auguri di un
sereno e felice Natale, spero di fare in tempo a postare l’ultimo
capitolo (ma in realtà manca un extra) per capodanno, se riesco
a sfuggire alla mia famiglia e a tornare a casa in tempo XD.
7
Akira non faceva che passeggiare avanti e indietro nella sala
d’attesa dell’ospedale, Hisashi l’osservava impotente
come gli altri, delle condizioni di Koshino non sapevano ancora nulla,
non aveva ripreso i sensi questa era l’unica cosa che conoscevano.
– Perché non ti siedi Sendo?- gli chiese Maki cercando di calmarlo
– non capisco, ormai è tanto che aspettiamo
perché non ci dicono nulla? È caduto dalla scala mica
chissà cosa, non è niente di grave no? È che al
giorno d’oggi nessuno vuole più lavorare, ecco magari Hiro
sta da qualche parte a sbraitare come al solito e… –
interruppe quel suo sparlare quando le braccia di Mitsui
l’avvolsero
– sta tranquillo andrà tutto bene è un
tipetto tosto – cercò di rassicurarlo con scarso successo.
Dopo un quarto d’ora finalmente giunsero due medici, uno era
quello che aveva preso Hiroaki all’arrivo dell’ambulanza e
subito era sparito con lui dietro una porta
- siete gli amici del ragazzo ferito? Hiroaki…–
esordì guardando la cartellina che teneva in mano non
rammentando il cognome
– Hiro come stà?- chiese Sendo non potendo trattenere l’ansia
– abbiamo subito eseguito una tac ed escluso qualsiasi danno , la
ferita non è molto grave, abbiamo solo dovuto applicare dei
punti – a quelle parole il sospiro di sollievo fu unanime
– e ora dov’è?- chiese Sakuragi
- ora non potete vederlo, vorrei sapere quando arriveranno i genitori – continuò il medico
– che vuol dire che non possiamo vederlo? sta bene ha detto-
prese a protestare Nobunaga subito riportato alla calma da Maki
– il padre di Hiro – iniziò Akira che si stava
preoccupando di nuovo – è in Francia ora, viaggia molto
per lavoro – chiarì
- e la madre?- chiese l’altro dottore che era rimasto in silenzio fino ad ora
– è morta – lo informò
– quando?- chiese ancora l’uomo attirandosi più di uno sguardo
– non so di preciso, era piccolo – affermò Sendo
– sai come possiamo rintracciare il padre o un parente, insomma qualcuno della famiglia? – fece l’altro
– io sono della famiglia- scattò Akira – non proprio
però insomma perché non mi dite cos’ha? Voglio
vederlo capito? – Hisashi gli poggiò le mani sulle spalle
per tranquillizzarlo
– mi dispiace – continuò il medico – abbiamo
bisogno di contattare un parente – affermò ancora mentre
anche il collega annuiva
– ha solo il padre, ora chiamo i miei genitori così mi
faccio dare il numero – iniziò Sendo prendendo il
cellulare con mano tremante, si fece condurre docilmente da Mitsui ai
divanetti mentre il secondo dottore porgeva al tiratore da tre un
blocco e una penna.
Akira spiegò la situazione al padre, scrisse dei numeri e
promettendo di chiamarli appena avute notizie riagganciò –
questo è il numero del cellulare aziendale ma se
c’è la segreteria allora telefonate qui e chiedete
di parlare con il signor Koshino – riferì, li
osservò scomparire dietro una porta bianca abbandonandosi a
sedere - mio padre lavora nella stessa azienda di quello di Hiro-
prese a dire, anche se nessuno glielo aveva chiesto – in
realtà è uno dei soci, viaggia sempre, non
c’è mai a casa- Sakuragi gli mise in mano una tazza di
thè presa dal distributore poco lontano e rimasero ad aspettare
in silenzio, finché non ritornò il primo medico chiedendo
che Akira gli desse il suo numero di cellulare.
Appena avuto sparì nuovamente lasciando i ragazzi perplessi e ancora più agitati.
Hanamichi osservava Yohei affossato in una delle poltroncine, era
preoccupato, tutti lo erano notò, osservando che perfino Rukawa
gettava spesso lo sguardo nella direzione in cui il dottore era
sparito.
Ci volle un altro quarto d’ora prima che il secondo medico
tornasse da loro -i paramedici ci hanno detto che è caduto
mentre sostituiva una lampadina è successo qualcosa di
particolare prima o nei giorni precedenti?- domandò ai
ragazzi
– solo l’incidente del figlio della Signora Mabe – riferì Kyota.
Maki prese a descrivere cosa fosse successo e che non si fosse fatto
male nessuno, il medico rifletté pensieroso poi si rivolse ad
Akira – sei tu Sendo? – ricevendo risposta
affermativa continuò spiegando anche come fosse a conoscenza del
suo nome dato che nessuno glielo aveva detto e tantomeno il ragazzo gli
si erapresentato.
– Ho finito di parlare poco fa con il padre del ragazzo, mi
ha detto di chiederti di prenderti cura delle formalità, era nel
mezzo di una riunione importante– a nessuno sfuggì il tono
di rimprovero nella sua voce tranquilla – mi ha detto che ti
chiamerà appena potrà – non aveva neanche finito di
parlare che il cellulare del ragazzo squillò
– pronto … sinor Koshino … Si sono in ospe
… Si proprio ora … no siamo in vacanza a casa
di amici … Ho capito certo, posso riempire io i moduli
… Perché un infermiera?... no, mi ha detto che la
ferita non è grave … Ma perché cosa succede?
… - si volse perfino verso il dottore che rimase in silenzio non
interrompendo la telefonata
– scusi aspetti … Va bene attenderò che mi richiami – con quelle parole riagganciò
– che succede? perché il padre di Hiro mi ha detto che
avrebbe pensato a un’infermiera? Mi ha detto che stava bene
– le sue parole furono interrotte dall’uomo che gli
poggiò una mano sulla spalla
– ora ti spiegherò tutto quindi per favore calmati
– appena lo vide annuire e scusarsi prese a parlare – il
ragazzo non ha subito ferite se non quella alla fronte per altro
guaribile nel giro di una settimana, il fatto è che quando si
è svegliato era in chiaro stato confusionale, così il mio
collega il dottor Tosho mi ha chiamato. Sono il primario del reparto di
psichiatria, il tuo amico da quel che ho capito ha subito uno shock e
da quel che mi ha detto suo padre e voi so di cosa si tratta – si
fermò quando sentì il suono del suo cerca persone
- scusatemi –esordì sparendo nuovamente, Sendo cadde a sedere
– Aki sta tranquillo ora ci spiega tutto vedrai – lo rassicurò Mitsui
– sono sicuro che non è niente di grave vero? –
affermò Sakuragi cercando conferma in quegli sguardi che
però erano preoccupati quanto i suoi.
Quando una decina di minuti più tardi il dottore ritornò
era evidentemente furente – dicevo – esclamò
passandosi una mano sugli occhi – il tuo amico quando aveva
quattro anni ha vissuto un’esperienza traumatica, sembra che
abbia attraversato la strada e sua madre per evitargli di essere
investito da un automobile si è lanciata su di lui scansandolo,
lui ha riportato solo qualche abrasione lei è morta sul colpo.
La mente umana è molto complessa e per proteggersi dalle cose
che ci fanno soffrire innesca dei meccanismi difensivi ed è
quello che è successo a lui quando oggi ha assistito alla stessa
scena – di fronte alle loro facce attonite provò a
spiegarlo semplicemente
- come ho detto non è solamente confuso, non ha aperto
bocca alle varie domande postegli. È rimasto per tutto il tempo
della visita a fissare un punto senza dare segno di aver sentito quello
che gli dicevamo. È in una specie di stato catatonico in cui
apparentemente sembra non rendersi conto di quello che gli accade
attorno – Quelle parole gettarono nella preoccupazione i ragazzi,
soprattutto Akira
– ma lui si riprenderà vero?- chiese Mitsui
– non posso affermarlo con sicurezza è troppo presto per
valutare le sue condizioni, generalmente si ristabilisce tutto nel giro
di poco tempo - commentò il medico che non poteva esporsi
più di tanto
– Hiro tornerà come prima – affermò Sendo con
una sicurezza invidiabile- voglio vederlo – fece ancora.
Il medico sembrò rifletterci su poi annuì
– si va bene, in questi casi è sempre preferibile che
abbiano la famiglia vicino o degli amici – esclamò andando
a prendere dei moduli – riempi questi prima, poi vi accompagno da
lui –.
Il ragazzo li prese in mano con sicurezza, la stessa che
usò per dire – mi occuperò io di lui –
esordì prendendo a compilarli – finché non
arriverà suo padre poi… - il cellulare
squillò e lui depositando il plico nelle mani di Mitsui rispose
– signor Koshino … si mi ha appena detto tutto
… Si … cosa? - scattò in piedi – che vuol
dire che non torna?... che significa? … ma si rende conto?
stiamo parlando di suo figlio – ora stava urlando tanto da
attirarsi gli sguardi di infermiere, medici e pazienti – vorrebbe
dirmi che il lavoro è più importante di Hiro?- la mano
chiusa a pugno lungo il fianco prese a tremare violentemente ma
quando parlò la sua voce era tornata calma– il dottore
dice che è importante che stia con la famiglia ….
Un’infermiera non può … certo capisco, la capisco
benissimo …. Mi occuperò io di lui … non ho detto
i miei genitori ma io … Hiro si riprenderà nel giro di
poco ne sono convinto …. Ho detto che lo farò ….
Si bene – senza dire nulla diede il telefono al dottore
rimettendosi a sedere.
– Aki – lo chiamò Hisashi quando l’altro riprese i fogli con un gesto brusco e risoluto
– me ne occuperò quindi risparmiati dal dire che è –ma Mitsui lo interruppe subito
– ti aiuterò anch’io puoi contare su di me, inoltre
i tuoi non sono a casa no?- gli rammentò con un sorriso
– grazie Hisa – e in quel grazie aveva racchiuso tutto. Il
fatto di aver soccorso l’amico per primo quando lui non ci era
riuscito, di aver discusso coi paramedici per permettergli di salire in
ambulanza, il fatto che gli fosse accanto anche ora e l’altro lo
sapeva.
-Il padre ha acconsentito a lasciarlo con te per ora –
chiarì il medico con uno sbuffò, lo avevano sentito
discutere molto animatamente al telefono, evidentemente anche per
l’uomo era inconcepibile che il genitore non fosse corso
all’aeroporto. Si allontanò quando venne chiamato da un
suo collega.
Sendo riprese a compilare i moduli ma il nuovo squillo del telefono lo
interruppe, era suo padre questa volta e lo informò della
situazione e della telefonata avuta col genitore dell’amico
– no, non serve che torniate … ma si è da tanto che
non vi prendete una vacanza … mi occuperò io di tutto
… Hiro si riprenderà nel giro di qualche giorno –il
telefono gli fu sottratto dal giocatore da tre punti
– pronto sono Hisashi Mitsui … ah- fece arrossendo
– bene allora visto che sa chi sono, aiuterò io Akira con Koshino –
L’ universitario ne richiamò l’attenzione
chiedendogli il telefono, dopo essersi scusato col padre del suo
ragazzo porse il cellulare all’altro
– pronto sono Shinichi Maki lieto di conoscerla … si sono
miei ospiti infatti, Akira ci ha detto che state festeggiando
l’anniversario di matrimonio in Italia non credo che se voi
tornaste la situazione cambierebbe, inoltre qui ci saremo io e gli
altri ragazzi ad aiutarli – ad un suo sguardo sia Nobunaga che
Hanamichi presero ad urlare che sarebbero rimasti tutti insieme –
il dottore è una persona molto capace e già conosce le
condizioni di Koshino, a Kanegawa dovrebbe trovare un altro medico
… si non si preoccupi … certo la saluto –
sorridendo porse nuovamente il telefono a Sendo.
Alla fine avevano deciso di rimanere nella casa di vacanze e tutti
insieme si sarebbero presi cura di Koshino certi che si sarebbe
ristabilito in poco tempo.
Il dottore una volta tornato li condusse lungo un corridoio, arrivato
ad una porta simile alle altre l’aprì facendoli entrare.
Koshino dormiva profondamente, con una fasciatura bianca sulla fronte li dove aveva la ferita
– se non dovesse riconoscervi non ci rimanete male– li avvertì l’uomo
– come dobbiamo comportarci con lui?- domandò Mito al
medico mentre Akira si sedeva accanto al letto dell’amico
–cercate di non farlo agitare, tentate di farlo interagire con
voi un po’ alla volta. In questo momento il vostro amico si
è rinchiuso in una sorta di limbo protettivo, un bozzolo caldo e
confortevole in cui si sta proteggendo dai ricordi troppo dolorosi che
deve affrontare. –
In quel momento Hiroaki riprese conoscenza prendendo a sbattere gli occhi
-vedo che ti sei svegliato, bene- esordì il dottore con un
sorriso gentile e affettuoso mosse qualche passo affiancandosi al letto
– i tuoi amici erano preoccupati per te- compì un
gesto ampio del braccio indicando i ragazzi presenti nella stanza.
Koshino si tirò a sedere osservando i visi dei ragazzi con una
chiara espressione vacua, era palese che non riconosceva nessuno di
loro. Le mani dell’infortunato giocatore del Ryonan si avvolsero
con forza intorno al candido lenzuolo
– Hiro chan stai tranquillo – cercò di calmarlo
Sendo con scarso successo, dato che l’amico si ritirò
ancor di più contro la testiera di metallo. Cercò di
avvicinarsi allungando le mani, ma Hiroaki alzò le braccia e la
stoffa bianca al petto dilatando le iridi scure.
-Hiro lo sai chi sono vero?- chiese titubante un istante dopo non
ottenendo nessuna risposta. Akira non sapeva che fare, il compagno di
squadra non solo non sapeva chi fosse ma era chiaro che lo temesse in
quanto sconosciuto, guardò il medico che parlava in
maniera calma al paziente quando una risata attirò
l’attenzione di tutti.
Sakuragi si ritrovò i loro occhi addosso - lasciate fare
al tensai – esordì incrociando le braccia al petto e
accentuando il sorriso
– il solito imbecille – sussurrò Mitsui
-già – convenne Rukawa.
Hanamichi allungò i pugni –state zittì, siete
soltanto invidiosi delle capacità del genio –
puntualizzò prima di portarsi con passo belligerante al fianco
di Sendo - state a guardare, basterà una mia semplice
testata e Koshino tornerà come nuovo – prima che
potesse mettere in pratica la sua cura infallibile venne afferrato dai
compagni di squadra – lasciatemi andare lo sistemo in due secondi
–sbraitò scalciando
– Hana non essere così drastico – lo implorò Yohei
–do’hao, sempre il solito do’hao –
sussurrò Rukawa lasciando la presa e sospirando teatralmente di
fronte alla sua imbecillità
–maledetta kitsune è tutta invidia la tua –.
Sendo rivolse un sorriso imbarazzato al medico che osservava la scena
con sguardo inizialmente preoccupato poi attento e professionale
“ forse dovrei visitare anche loro” si disse
mentalmente.
– ciao Hiro- salutò Mito rivolgendogli un sorriso, quando
la calma ritornò nuovamente – io sono Yohei, lui è
Hanamichi- spiegò indicandogli l’amico, che borbottava
come una pentola in ebollizione lanciando occhiatacce al numero undici
– conosciuto come il tensai- esclamò questo
incrociando le braccia e riacquistando prontamente la sua aria di
sicurezza incrollabile
– lui è Kaede- continuò il teppista indicando il ragazzo che gli era vicino
– detto Kitsune – specificò il rosso
- lui èHisashi - Mito indicò il tiratore da tre –
detto Mitchy- fece ancora l’amico con un sorriso, al suo scoppio
“non chiamarmi Mitchy”
Koshino continuò a fissarli per nulla interessato ai loro
battibecchi , a dire il vero niente di quello che stava accadendo
sembrava catturare la sua attenzione, si era ritratto maggiormente
indietro quando l’imponente figura di Hanamichi si era avvicinato
a lui, per poi ritornare apatico e indifferente a tutto.
- lui è Nobunaga- indicò subito Yohei cercando di attirarne l’attenzione
– detto Nobu scimmia- non perse tempo il numero dieci
– questo è Shinichi- l’ex capitano gli rivolse un sorriso gentile e rassicurante
- nonnetto- ricordò il soprannome Hana ottenendo un’occhiataccia dal rookie, mentre Maki sussurrava
– non sono così vecchio –
- e lui è Akira –Sendo gli rivolse un sorriso smagliante
-porcospino – finì Hanamichi annuendo col capo ad occhi chiusi, ignaro degli sguardi rassegnati degli altri.
Hiroaki rimase in silenzio fissando un punto indefinito continuando a
stringersi contro le lenzuola. Il dottore si sfilò gli occhiali
strofinandosi un secondo il setto nasale, quando li rimise al suo posto
rivolse un sorriso incoraggiante a quei vivaci liceali – forza
ragazzi ora lasciate riposare il vostro amico – mosse le mani a
sospingerli verso l’uscita della stanza come fossero un branco di
galline anziché un gruppo di adolescenti quasi tutti più
alti di lui.
Una volta giunti nel corridoio mantenne l’espressione serena
finché non chiuse la porta –lo terrò in
osservazione in ospedale per qualche giorno – prese a dire
– la situazione potrebbe sistemarsi già fra qualche ora
oppure no – continuò puntando lo sguardo su Akira , in cui
poteva chiaramente riscontrare agitazione, preoccupazione e timore
– non voglio certo spaventarvi ma neanche darvi false
speranze - Terminò il medico osservando i visi confusi e
spauriti di quei ragazzi
– io non capisco, perché non ci ha riconosciuti?
Perché non ha detto neanche una parola?- domandò Sakuragi
che per quanto avesse fatto il buffone poco prima, era seriamente
preoccupato per le condizioni di Koshino.
-Lo shock subito è stato davvero traumatizzante per lui, era
troppo piccolo per affrontarlo e metabolizzarlo nella giusta maniera ,
ora è stato riportato a galla quando si è trovato
d’innanzi una situazione analoga e il suo subconscio ha deciso di
affrontarlo in questa maniera. In questo momento si è chiuso in
una sorta di barriera protettiva – chiarì l’uomo
lasciando che il silenzio cadesse fra loro. Li scortò nuovamente
all’ingresso lasciandoli poco dopo, quando i ragazzi gli dissero
che sarebbero tornati l’indomani.
Il ritorno a casa fu silenzioso e carico di tensione, erano tutti
preoccupati per quanto accaduto, Hanamichi passò lo sguardo su
ognuno di loro prima di soffermarlo su Sendo
– vedrai che domani troveremo Koshino furioso e insopportabile
come sempre – prese a dire con un sorriso convinto, Akira
annuì ma l’eterno sorriso che aveva dipinto in volto
questa volta non c’era.
In cuor suo albergava la paura e la tristezza. Evitò
d’incrociare lo sguardo di Hisashi, consapevole di come il
ragazzo continuasse a scrutarlo, come se cercasse di carpire i pensieri
che gli percorrevano la mente.
I ragazzi rimasero in casa per il resto del pomeriggio cercando di distrarsi, parlando o giocando a basket.
Sendo non sopportando più di dover fingere un’allegria e
una positività che non sentiva si avviò all’uscita
decretando che sarebbe andato a fare una passeggiata, rifiutò
con un sorriso l’offerta di Mitsui di accompagnarlo e respirando
a pieni polmoni l’aria salmastra si avviò alla spiaggia.
Il giorno successivo tornarono all’ospedale della piccola
cittadina ma le condizioni di Koshino non erano mutate. Akira gli
sedette accanto cercando d’intavolare un discorso ma ben presto
si arrese restando in silenzio, Koshino non l’ascoltava e non
aveva dato segno d’interessarsi al loro arrivo continuando a
tenere lo sguardo puntato sul soffitto bianco.
–Aki vieni andiamo a cercare il dottore – gli
sussurrò all’orecchio Mitsui poggiandogli una mano sulla
spalla. Il giocatore e neo capitano del Ryonan si alzò seguendo
gli altri nel corridoio – eccolo laggiù – fece
Hanamichi indicando e si avviò con gli altri in quella direzione
arrestandosi subito e volgendo lo sguardo a Mito fermo davanti
all’uscio – vado alla macchinetta a prendere qualcosa, ci
vediamo dopo – lo avvertì l’amico prima
d’incamminarsi nella direzione opposta. Il numero dieci si
voltò incrociando lo sguardo blu del compagno di squadra –
andiamo kitsune – lo spronò superandolo.
*********
Erano passati già due giorni dall’incidente accorso
a Koshino e il ragazzo si trovava ancora in ospedale in quello stato di
apatia e indifferenza verso tutto e tutti, Akira mosse il braccio
veloce e con un gesto secco gettò in acqua l’amo. Aveva
bisogno di estraniarsi dal resto del gruppo ma soprattutto da Hisashi,
il suo ragazzo continuava a guardarlo senza dirgli nulla non
c’era bisogno di parole sapeva bene cosa volesse dirgli
“smettila di sentirti in colpa”, sembrava gridarglielo ogni
volta che ne incontrava lo sguardo, si passò una mano sugli
occhi cercando di scacciare ogni pensiero.
-Sapevo che ti avrei trovato qui – esordì proprio la voce
di Mitsui poco distante da lui, gli rivolse un sorriso aspettando che
lo raggiungesse sulla banchina di cemento –sai bene come mi
piaccia pescare – rispose riportando lo sguardo
sull’azzurro del mare
– so che ti rilassa – lo corresse piegandosi sulle
ginocchia – ti va di parlare Aki?- Sendo rilassò le labbra
non distogliendo la sua attenzione dal galleggiante colorato
– cosa vuoi che ti dica Hisa? – il tiratore da tre rimase
in silenzio per alcuni minuti osservando un paio di signori che si
salutavano sul ciglio della strada poco lontano – quello che ti
passa per la testa da un paio di giorni – rispose alla fine
– lo ha capito perfino quel testone di Sakuragi che sei
preoccupato per Koshino – piegò un angolo della bocca
ottenendo di vederlo sorridere
– ho paura Hisa, paura che non si riprenda più – ammise con un filo di voce
– non è solo questo non è vero?- gli domandò
sedendosi e lasciando che le lunghe gambe sporgessero oltre il
perimetro
– non sapevo niente, lo conosco da una vita praticamente e non ho
mai saputo come fosse morta sua madre e di quanto soffrisse –
Akira strinse le mani aumentando la presa sull’impugnatura della
sua canna da pesca – sono il suo migliore amico Hisa, ma non so
se posso più definirmi tale -
- sapevo che ti frullava qualcosa di simile in testa –
esordì Mitsui piegando una gamba e appoggiando il braccio sul
ginocchio – ricordi quando il mister Anzai decise che Myagi
sarebbe stato il nuovo capitano dello Shohoku? – gli
domandò attirando la sua attenzione
– si ci rimanesti molto male – fece arcuando un
sopracciglio e fissando il ragazzo confuso per l’argomento che
stava trattando e che non aveva nessuna attinenza con il discorso fatto
fino ad ora
– credevo che il coach non mi avesse preso in considerazione per
punirmi di aver abbandonato il basket per due anni –
continuò Hisahi incurvando le labbra in un sorriso amaro –
non gli dissi nulla ma lui lo capì ugualmente così mi
prese da parte e mi spiegò il motivo della sua decisione. Non
era una punizione come avevo creduto. Sarei stato adatto a rivestire il
ruolo di capitano mi disse, sapevo trascinare la squadra e coinvolgere
i compagni, avevo un buon occhio, esperienza, abilità e
determinazione, ma c’era una cosa che Myagi aveva dimostrato di
avere e io no. – puntò lo sguardo sul compagno – la
stessa cosa che hai tu Aki, calma e attenzione per i compagni e i loro
stati d’animo. Koshino non ti ha mai detto nulla perché
non voleva farlo, non è colpa tua se non ne sapevi niente. Gli
sei rimasto a fianco per anni benché sia un tipo scontroso e
burbero questo basta e avanza per definirti suo amico – Akira
scoppiò a ridere per la faccia di Hisashi per quanto le sue
parole gli fossero risultate di conforto non aveva potuto non notare la
sua espressione truce mentre descriveva il carattere dell’amico
– grazie tesoro – gli disse poggiando la canna a terra e
mettendogli le braccia al collo – sei un ragazzo favoloso, sono
proprio fortunato – disse prima di catturargli le labbra in un
tenero bacio
– non voglio essere il tuo ragazzo – si sentì
dire quando quel contatto terminò, Akira dilatò
leggermente gli occhi staccando gli arti dal corpo dell’altro
– cosa?- chiese incerto mentre il cuore prendeva a battergli
forte in petto. Definire il suo rapporto con Mitsui come una vera e
propria relazione amorosa forse era un po’ troppo, ma in fondo
era quello che era. Certo erano solo dei ragazzi e sapeva benissimo che
tipo fosse l’altro eppure in quei mesi aveva creduto di aver
costruito qualcosa insieme, un legame profondo che li univa
inesorabilmente uno all’altro.
Mitsui lo fissava altrettanto seriamente e disse – voglio essere
il tuo compagno non il tuo ragazzo – allungò le mani per
poggiargliele sulle guance – voglio essere un punto di
riferimento per te, qualcuno su cui poter contare sempre, qualcuno a
cui poter aprire il cuore, qualcuno con cui dividere i momenti buoni e
quelli cattive, le gioie e i dolori – le mani di Sendo
raggiunsero quelle dell’altro giocatore fermandosi sopra di esse
con una delicatezza infinita, come la dolcezza e la tenerezza che
quella ammissione gli aveva riversato dentro
– non finirai mai di stupirmi Hisashi Mitsui –
sussurrò prima di chiudere gli occhi e perdersi nel calore che
quelle dita gli stavano trasmettendo
– lo spero bene – ridacchiò l’altro
direttamente sulle sue labbra – tu sei un tipo forte, calmo,
maturo e sicuro di te. Non hai bisogno di me però a volte
vacilli e hai bisogno di appoggiarti a qualcuno. Lasciami essere il tuo
sostegno - continuò lasciando che i loro respiri si
mescolassero insieme. Due centimetri separavano le loro labbra dal
fondersi insieme per l’ennesima volta ma il tiratore da tre non
ridusse quella distanza, stava aspettando una risposta
– se ti dico che mi sei necessario come l’aria che respiro
lo riterreste troppo sdolcinato?- domandò Akira con un
sorrisetto furbo
– no perché è quello che rappresenti per me Aki
– rispose prima di rendere quella distanza inesistente.
Quello stesso pomeriggio Mito si era recato alla fermata del bus e
senza avvisare gli altri si era diretto in ospedale. Sceso nella
piccola cittadina aveva percorso con calma la strada osservando la
gente allegra e spensierata intorno a se.
Il fatto che Koshino si trovasse in quella situazione lo aveva colpito
profondamente. Passeggiando lo sguardo gli cadde sulla vetrina colorata
di un negozio, si fermò ad osservarla qualche minuto e poi si
decise a varcarne la soglia con un sorriso allegro.
-Ciao come stai?- domandò varcando la soglia della camera.
Hiroaki era seduto fra le candide lenzuola fissando un punto indefinito
come ogni volta che andavano a trovarlo. Yohei si avvicinò al
letto depositandogli sulle ginocchia un peluche a forma di gatto
- l’ho visto in una vetrina mentre venivo qui –
affermò con un sorriso allegro – ho pensato che ti avrebbe
tenuto compagnia – esalò ancora d’innanzi al mutismo
dell’altro, rendendosi conto che il dono portato non era soltanto
fuori luogo ma anche sciocco. Si sedette sulla sedia lì accanto
poggiando le braccia sulle gambe - magari i gatti neanche
ti piacciono – sussurrò fissando il viso inespressivo del
ragazzo.
-Ehi Koshino – chiamò dopo qualche minuto – non hai
voglia di parlare o davvero non ti ricordi di me?- rimase in attesa di
una risposta che come nei giorni precedenti non arrivò,
chinò il capo lasciando che il silenzio alleggiasse fra loro. Si
domandò per l’ennesima volta cosa sperasse di ottenere
andando lì, in realtà non si era aspettato nulla. I piedi
si erano mossi da soli conducendolo di nuovo all’ospedale. Si
mise dritto quando udì la porta aprirsi si voltò a
salutare il dottore come aveva fatto poche ore prima quella mattina con
il resto del gruppo – vedo che sei tornato, solo questa volta?
– domandò l’uomo avvicinandosi
–già gli altri avevano da fare – mentì in
parte, non aveva chiesto a nessuno di loro di fargli compagnia.
- non ci sono cambiamenti – lo avvertì ancora il medico appuntando qualcosa su una cartellina
– me ne sono reso conto – sussurrò flebile alzandosi
– è ora che vada – esordì a voce più
alta cacciandosi le mani nelle tasche dei jeans, salutò i due e
si voltò per procedere verso l’uscio quando si
arrestò abbassando il capo a fissare la mano che gli aveva
afferrato il braccio.
Koshino rimaneva immobile, questa volta fissando il peluche in grembo,
con l’arto proteso oltre il bordo e poggiato sulla pelle scoperta
dell’avambraccio di Mito. Il teppista lanciò uno sguardo
interrogativo all’uomo, lo vide assottigliare le iridi scure
sotto le lenti scrutando attentamente il paziente. Yohei non ebbe il
tempo di dire o fare nulla che le dita scivolarono via, ne seguì
il percorso finché non le vide adagiarsi ad accarezzare il
tessuto morbido fra le orecchie del gattino
– vuoi che rimanga un altro po’ con te?- domandò voltandosi nella sua direzione.
Hiroaki continuò a rimanere in silenzio come se neanche si fosse
accorto che l’altro ragazzo aveva detto qualcosa. Yohei rimase
fermo in piedi accanto a lui aspettando una risposta che non giunse. Un
istante ancora e poi le labbra di Yohei si curvarono leggermente
– ho capito resto un altro poco – affermò sedendosi
nuovamente.
– Credo che domani lo dimetterò – affermò l’uomo prima di uscire soprapensiero.
Quando rincasò quella sera Yohei diede la notizia agli altri che
l’accolsero festanti prendendola come un buon segno sulle
condizioni dell’amico.
-ma cosa ha detto esattamente il dottore?- chiese per la quarta volta
Akira meritandosi l’occhiata sfinita del teppista e quella
esasperata degli altri
– cerca di tranquillizzarti porcospino – intervenì Hanamichi
– il dottore mi sembra una persona molto competente, sono certo
che abbia ritenuto giusto dimetterlo – fece Maki rassicurante
– esatto quindi non preoccuparti – sussurrò Hisashi avvolgendogli il braccio intorno alla vita
– avete ragione, domani andiamo a prenderlo tutti insieme che ne
dite?- domandò ottenendo le grida entusiaste di Sakuragi e
Kyota.
-Senti Yo perché non mi hai detto che saresti andato in
ospedale? – domandò Hana appoggiando le braccia sul bordo
della vasca e fissando l’amico seduto sullo sgabello intento a
frizionare i capelli con lo shampoo
- te l’ho detto, ero uscito a fare una passeggiata, sono arrivato
giù in paese e in quel momento è passata la corriera,
l’ho presa e via. Non era niente di programmato - allungò
la mano a impossessarsi della doccia per sciacquarsi
– sarà – bofonchiò poco convinto
l’altro appoggiando il mento sulla pelle umida – non
è che ti senti in colpa o qualche cretinata simile vero? –
domandò una volta che l’ebbe raggiunto immergendosi
nell’acqua calda –e perché dovrei? –
domandò perplesso e stupito da una simile idea
- chi lo sa, a volte è difficile capirti Yo – ammise continuando a fissarlo con la coda dell’occhio
– questa si che è bella io sono complicato da capire e tu allora?- chiese a sua volta ridacchiando
-ecco vedi come sei? ogni volta che si cerca di parlare un po’ di te cambi discorso –
-Hana non sto cambiando discorso, semplicemente non c’è
nulla di cui parlare – l’occhiata dell’altro
affermava tutto il contrario ma non replicò oltre.
Sakuragi conosceva abbastanza bene Yohei da sapere che non sarebbero
giunti a nulla –piuttosto come è andata in spiaggia oggi
pomeriggio?- domandò distrattamente Mito chiudendo gli occhi e
lasciando che il calore dell’acqua rilassasse ogni muscolo, la
risata dell’amico lo costrinse ad aprirli
– il grande Hanamichi Sakuragi ha dato prova di essere un genio
eccelso – esordì estremamente soddisfatto –
cioè?- chiese curioso
- ho stracciato l’insolente nobu scimmia rea di avermi
sfidato in una partita a racchettoni – esalò prima di
scoppiare in un nuovo scroscio di risa, Yohei puntò gli occhi
oltre la finestra. Quei due erano impossibili, immaginava già il
seguito prima ancora che l’altro dicesse – ovviamente dopo
si è battuta con la volpe, la stupida scimmia si è fatta
battere come un pivello – lo sentì borbottare
- ah – gli mise un braccio intorno alle spalle – e
ovviamente poi tu hai sfidato la volpe giusto?- domandò subito
– certo che l’ho fatto dovevo togliere quell’espressione superba dal viso di Rukawa -
- eh?-
- mi ha battuto – Yohei scoppiò a ridere allontanandosi
per schivare la testata dell’amico che però strano a dirsi
non aveva nessuna intenzione di punirlo
– che è successo Hana? – chiese dubbioso, vedendolo
arrossire suppose qualcosa di imbarazzante, almeno per i canoni del
numero dieci
– quella kitsune maledetta – urlò alzando le braccia
al cielo schizzando acqua dappertutto – non faceva altro che
sudare, la odio, lo faceva apposta per deconcentrarmi ne sono
sicuro– continuò a inveire per nulla preoccupato dello
sguardo dubbioso di Mito che dopo averci riflettuto qualche secondo
scoppiò a ridere più forte
–che cavolo ti ridi si può sapere? –
– non ci posso credere – esalò tra le lacrime
– stai dicendo che hai perso perché non facevi altro che
fissare il corpo di Rukawa imperlato di sudore? – gli
puntò un dito contro sorridendo malizioso – a che pensavi
Hana? lo sai che sei un mania … – non terminò la
parola colto improvvisamente da un lancinante mal di testa, conseguenza
ovvia della testata ricevuta.
-Ho già informato il padre del vostro amico che ha accettato di
lasciarlo alla vostra custodia finché non tornerà in
Giappone – esordì il medico rivolto principalmente ad
Akira – ritengo che tenerlo oltre in ospedale non gli porterebbe
nessun giovamento, anzi sono fermamente convinto che con voi potrebbe
sbloccarsi – continuò incrociando le braccia dietro la
schiena e osservando distrattamente Koshino seduto sul bordo del letto
accarezzare distrattamente il peluche indifferente alla loro presenza .
Hanamichi e Nobunaga stavano litigando animatamente mentre procedevano
a chiudere il borsone con gli effetti personali dell’altro
giocatore.
– Ovviamente voglio che mi teniate aggiornato sulle sue
condizioni e ho fissato delle visite, inoltre se per quando tornerete a
Kanegawa non si sarà rimesso provvederò a metterlo in
contatto con un collego del luogo – fece un cenno distratto ai
ragazzi pregandoli di seguirlo all’esterno per esplicare le
ultime formalità burocratiche. Come il giorno precedente vide
Hiroaki allungare la mano e intrecciare le dita questa volta con quelle
di Yohei poco distante da lui
– ah ecco … magari io resto, tanto non vi servo no?
– esalò con un certo nervosismo il giovane teppista quando
si ritrovò oggetto dello sguardo di tutti
– ovviamente rimani pure, andiamo ragazzi – intervenne
l’uomo sospingendo gli altri nel corridoio e chiudendosi la porta
alle spalle.
Si allontanò di qualche passo prima di fermarsi e chiedere
– In che rapporti siete con Koshino? Mi spiego, amici
d’infanzia, vicini di casa, compagni di scuola …–
rimase in attesa fissandoli, fu Sendo a parlare per primo spiegando il
suo rapporto con l’amico
– e voi? – chiese spostando lo sguardo sugli altri visi
–frequentiamo altre scuole ma tutti facciamo parte del club di
basket, cioè ora io vado all’università ecco
– chiarì Maki ricordandosi per l’ennesima volta che
non giocava più nel Kainan
– tutti sportivi, ecco perché siete così alti
– ridacchiò l’uomo fissando l’altezza di
Sakuragi, Rukawa e Sendo - tranne Yo – fece Hanamichi
indicando col capo la porta, chiarendo che era solo un suo amico e
compagno di scuola.
L’attenzione dell’uomo fu totale – loro due quindi mi
sembra di capire che non si conoscono da molto – dedusse trovando
il consenso del giocatore
– relativamente poco avranno parlato si e no quattro volte in
tutto – lo informò lasciandolo visibilmente stupito
– strano davvero – sussurrò il dottore picchiettandosi il mento con due dita
– che intende dire?- chiese Mitsui
– vedete il vostro amico è come se si trovasse bloccato in
una sorta di rifugio, creato dalla sua mente, che non lo fa interagire
con il mondo esterno correttamente, sembra che non abbia
coscienza di chi sia lui stesso o voi. In realtà tutte queste
informazioni sono perfettamente custodite in un angolo del suo
cervello, immaginatela come una sorta di scatola che stiamo cercando di
aprire con delicatezza. Per questo ritengo che passare del tempo con
voi, che in questo istante siete le persone che gli sono più
vicine, lo aiuterebbe. Certo mi sarei aspettato che cercasse la
vicinanza del suo migliore amico e invece ha allungato a fermare la
persona con cui anzi ha il legame minore o più superficiale se
volete – arrestò le dita osservando i loro volti perplessi
– sono negato per l’insegnamento – bofonchiò
prima di scusarsi per averli confusi con la sua spiegazione
-non è questo – lo interruppe Akira ma non dando altre
spiegazioni, principalmente perché scosso da quanto appreso. Il
dottore non si era sbagliato Hiroaki stava cercando un contatto con la
persona che più gli era cara. Compilò i moduli nel
silenzio assoluto e una volta terminata quella incombenza
ritornò con gli altri nella piccola stanza.
Trovarono Koshino già pronto con le scarpe ai piedi seduto sul
bordo del letto al fianco di Mito, si diressero all’uscita dopo
aver salutato il dottore, il quale prima gli lasciò la ricetta
per un farmaco, un antibiotico, che il giocatore doveva prendere per
altri tre giorni. Hiroaki si lasciò condurre docilmente
facendosi sospingere per un gomito da Sendo.
Una volta all’esterno decisero di avviarsi a prendere il pullman,
se avessero trovato una farmacia strada facendo avrebbero subito
acquistato il medicinale, altrimenti sarebbero andati in quella del
paese.
Akira abbassò il braccio lungo il corpo quando capì che l’amico lo avrebbe seguito senza problemi.
Camminarono tenendolo tutti d’occhio. Silenzioso procedeva al suo
fianco senza nessuna curiosità particolare per la cittadina.
Sendo si accorse che continuava a cercare con lo sguardo la figura di
Mito poco più avanti di loro che chiacchierava tranquillo
con Hanamichi.
Giunti alla stazione degli autobus acquistarono i biglietti e aspettarono l’arrivo del mezzo.
I ragazzi non sapevano che dirgli o di che parlare con lui, ma quanto
meno tentavano di farlo, quella situazione era davvero strana.
Si guardavano fra loro incerti e indecisi tranne Mito che fissava
Koshino poggiato contro la struttura della fermata tranquillo, ogni
volta che questo girava lo sguardo su di lui gli sorrideva senza
però ottenere che ricambiasse.
Quando giunse la corriera occuparono i quattro posti finali e i due a
destra e a sinistra subito avanti, Akira chiese a Mito di sedersi
vicino ad Hiroaki insieme a lui e Mitsui, il teppista acconsentì
senza dire nulla prendendo posto alla sinistra del ragazzo. Hisashi non
chiese nulla al suo ragazzo, aveva capito che stava cercando di
tranquillizzare e rendere felice l’amico, anche a lui non era
sfuggito come guardasse sempre in direzione di Mito, come temesse che
potesse sparire da un momento all’altro e questo ugualmente non
era sfuggito nemmeno agli altri.
Non molto tempo dopo il mezzo li fece scendere nel paese di vacanza,
Maki si recò in farmacia con Nobunaga lasciando le chiavi
dell’abitazione agli altri, li avrebbero raggiunti dopo aver
acquistato il medicinale.
Una volta arrivati alla villetta Hanamichi si precipitò in
cucina promettendo a gran voce a Hiroaki di fare il più presto
possibile nel preparare il pranzo, come se il giocatore stesse morendo
di fame e non aspettasse altro. In realtà Hanamichi stava
cercando un modo per liberarsi della tensione che sentiva serpeggiare
fra tutti.
Il ragazzo fu portato nella sala principale e con gli altri si mise ad
aspettare pazientemente, Rukawa si unì a loro dopo che il
do’hao lo aveva cacciato a furia di urla dalla cucina, dato che
lui non sapeva cucinare gli avrebbe fatto perdere tempo se avesse
dovuto stargli dietro.
Era evidente infatti che la volpe fosse talmente negata che spesso
combinava solo guai, il numero dieci si chiedeva perché si
ostinasse a provarci dato che non capiva neanche la differenza fra un
cibo cotto o carbonizzato, almeno quando era in fase di preparazione.
Koshino aveva osservato la grande casa con noncuranza e ora stava
studiando la sala e il giardino, gli sarebbe piaciuto andare a sedersi
sulla veranda a guardare il mare, però non disse nulla.
Fissò i ragazzi di sottecchi. Uno dormiva alla parete, un altro
sorrideva sempre lo trovava un po’ inquietante e quello che gli
stava a fianco lo guardava male, solo Yohei non lo fissava
intento a sfogliare una rivista.
Maki e Kyota arrivarono giusto in tempo per il pranzo, mangiarono in
silenzio più che altro fissando Hiroaki che sbocconcellava il
cibo con calma
– che ne dici il tensai non è il migliore ai
fornelli ?- esclamò Sakuragi scoppiando a ridere, ma quietandosi
quasi subito.
Una volta finito si trovarono con l’indecisione su cosa fare
– andare in spiaggia non credo sia una buona idea – bisbigliò Maki
- bisogna solo stare attenti che non bagni la fasciatura – osservò Nobunaga
– io dico di restare a casa – fece Mitsui
– ma si tanto ci sono solo poche ore ancora di luce- sussurrò Hanamichi
– hn- convenne Kaede
– va bene ma che si fa?- chiese Mito
– basket- propose Akira . Si voltarono tutti verso Koshino, dato che si era appartati a bisbigliare in un angolo
–certo che è così strano- fece il rookie
– puoi dirlo forte, è così calmo, non ha
quell’espressione saccente, insomma è diverso –
convenne Hisashi
– forza andiamo- troncò il discorso Yohei.
Lui e Hiroaki si misero seduti a terra a guardare i sei ragazzi che
giocavano nella parte posteriore della casa. A suo tempo Shinichi vi
aveva attaccato un canestro sulla parete e da allora quello era
diventato il suo campo personale quando passava lì le vacanze.
Maki,Kyota e Sakuragi da una parte Sendo, Mitsui e Rukawa
dall’altra, Mito spiegava all’altro i ruoli e le fasi del
gioco cercando anche di cogliere qualche bagliore nel suo sguardo, ma
Hiroaki fissava il tutto in silenzio senza scomporsi per le urla di
Hanamichi o Nobunaga o per il gioco stesso.
Passarono due ore in allegria poi rientrarono in casa, l’ex
capitano e il giocatore del Kainan andarono subito a lavarsi, Sendo
andò a iniziare la preparazione della cena dato che era il suo
turno, affacciandosi in continuazione alla sala chiedendo a Hiro se
andasse tutto bene, ma il ragazzo non alzava il capo ne rispondeva in
alcun modo continuando a rigirarsi fra le dita il peluche.
Quella sera con grande irritazione di Mitsui il suo ragazzo decise di
fare il bagno con l’amico, il giocatore da tre comprendeva la
situazione e si rendeva conto che il fatto di essere geloso per le
attenzioni che Sendo riversava sull’altro fosse un
comportamento insensato non che fuori luogo in quel momento,
eppure non poteva che chiedersi se il suo Aki, avrebbe avuto la stessa
ansia per lui, se gli avrebbe visto lo stesso sguardo perso, se avrebbe
parlato con la stessa foga e determinazione con il dottore chiedendogli
di vederlo. Non aveva compreso fino a quel giorno quanto forte fosse il
legame che univa gli altri due e per la prima volta in vita sua Hisashi
Mitsui ebbe paura.
Paura di perdere la persona che era diventata così importante e
centrale nella sua vita senza che se ne rendesse conto, lui che da
sempre usava ragazze e ragazzi solo per divertirsi, annoiandosi subito
della preda di turno. Akira lo aveva attirato perché era simile
a lui, perché era divertente provare a farlo capitolare, legarlo
e farlo dipendere totalmente da lui, invece quel gioco gli si era
ritorto contro. Per questo attese il suo ragazzo in corridoio,
aspettando di vederlo ridiscendere le scale, dove si era recato per
prendere l’occorrente per lavarsi e un cambio per lui e
l’amico
– te lo dico chiaro e tondo- esordì burbero
–capisco, non sono un‘idiota ma se hai intenzione di
dormirci anche insieme scordati di me – detto questo lo
fissò sentendosi un enorme imbecille, l’altro lo guardava
con un sorriso enigmatico
– Hisa forse non ti è ancora chiaro, colpa mia che
non te l’ho mai detto ma io ti amo – si avvicinò
appoggiandosi a lui a sussurrargli direttamente sulle labbra –
non preoccuparti non ho intenzione di lasciarti neanche per un solo
istante – si scambiarono un bacio passionale, poi come niente
fosse Akira lo lasciò lì in mezzo al corridoio.
Mito non riusciva a prendere sonno, già da quando lo aveva visto
alla stazione il suo senso di colpa si era riacutizzato, per questo
aveva evitato di parlargli perfino di guardarlo, dovevano convivere per
quelle settimane e mostrarsi gentile avrebbe solo fatto star peggio
l’altro.
Hiroaki gli piaceva, come amico s’intende, ma non potevano
esserlo, anzi doveva stargli il più lontano possibile
così il giocatore lo avrebbe dimenticato, ma ora la situazione
era cambiata. Vederlo in quel letto d’ospedale, intuire il dolore
che si portava dentro da anni per la morte della madre, lo aveva
colpito, come un pugno dritto allo stomaco. Il suo primo istinto era
stato quello di abbracciarlo ma non si era mosso di un centimetro,
voleva proteggerlo, farlo sentire al sicuro, per questo quel giorno per
quanto avesse cercato di stargli lontano, aveva voluto renderlo felice
almeno un po’, quando aveva visto quel pupazzo non ci aveva
neanche riflettuto, voleva vedere il suo sorriso, sentire la sua risata
ancora una volta, rimettere tutto a posto.
Era sempre stato così, Hana lo aveva anche sgridato in
qualche occasione rimproverandogli il fatto che era sempre disposto a
tutto per gli amici, per lui, anche quella bugia e tutta la situazione
assurda che ne era scaturita.
Almeno per Hanamichi non doveva più preoccuparsi, l’amico
non solo era ritornato il solito di sempre ma aveva anche accettato
quella verità, per lui fino a qualche mese prima
impossibile,certo lo aveva ammesso soltanto con lui ma a Yohei per ora
andava bene, non pretendeva certo che l’amico affiggesse
manifesti per tutta Kanegawa ma almeno che riuscisse a parlarne con
altri con serenità. Aveva visto la reazione dei ragazzi del
guntai ed era sicuro che anche la madre del numero dieci avrebbe voluto
solo la felicità del figlio. Si portò una mano alla
fronte, doveva smetterla di pensare e dormire, ma proprio quando era
deciso ad arrendersi a Morfeo il suono di un singhiozzo sommesso
catturò la sua attenzione, il rumore proveniva dal futon di
Koshino, si voltò e in quel momento anche Sakuragi si mise a
sedere, svegliato a sua volta. L’amico accese la luce si
fissarono un secondo indecisi sul da farsi, notando che il ragazzo si
era rintanato sotto le coperte tirandole fin oltre la testa e si stava
trattenendo cercando di non emettere nessun rumore, sperando
così forse di non essere disturbato.
Yohei gli gattonò affianco poggiandogli una mano sulla schiena al di sopra del cumulo di stoffe
– che succede Hiro?- gli chiese gentilmente non ricevendo
risposta anche Hana cerco di farsi dire dal ragazzo cosa avesse, ma
inutilmente. Se Koshino si rifiutasse di comunicare per scelta o a
causa di quello stato apatico non sapevano dirlo.
Rukawa si svegliò a sua volta puntando uno sguardo omicida ai
due che stavano facendo tutto quel baccano, benché stessero
parlando a bassa voce
–non vuoi proprio dirlo al tensai che cosa succede?- provò ancora il giocatore
– forse ha avuto un incubo, magari ha sognato l’incidente -
propose il numero undici poggiandosi su un gomito sbuffando.
Hanamichi si sentì stringere il cuore a quella frase ma fu Yohei
ad agire prima di lui, scostò le coperte rivelando la figura
dell’altro raccolto a bozzolo con le mani a celare il viso
bagnato, gli si stese accanto attirandolo e abbracciandolo stretto,
prendendo ad accarezzargli la schiena
– lei è sempre con te qui dentro – fece Mito
poggiandogli una mano sul petto – so che ti manca tanto –
Hiroaki assimilò quelle parole
– ora il tensai và a prepararti una bella tazza di latte,
vedrai che poi ti addormenterai subito –esordì
scompigliando i capelli all’altro giocatore ancora rintanato
contro il petto del teppista
– do’hao – sbuffò il compagno di squadra infastidito da quel gesto affettuoso rivolto ad un altro
– che c’è kitsune la vuoi anche tu una tazza di
latte?- chiese, Rukawa annuì avrebbe voluto altro ma poteva
accontentarsi, per ora almeno.
Hanamichi si alzò diretto alla porta, dall’altra parte per
poco non andò a sbattere contro Sendo e Mitsui che avevano
sentito le loro voci, anche Maki e Nobunaga si erano affacciati
sull’uscio della loro camera. Akira si avvicinò
all’amico, mentre Kaede progettava di mandarli tutti
all’altro mondo, tranne il do’hao per ovvie ragioni.
Hiroaki smise di singhiozzare ma rimase stretto
nell’abbracciò di Mito, da cui si staccò solo per
mettersi seduto e bere il latte, tenendo comunque stretta fra le dita
un lembo della canotta che usava come pigiama. Quando fu evidente che
tutto fosse passato Shinichi e Nobunaga rinnovando la buonanotte a
tutti tornarono a letto anche Akira si volse per tornare al fianco di
Hisashi appoggiato allo stipite della porta
– che dici ti và se dormo con te?- quella offerta
pronunciata da Mito fece voltare Sendo,ovviamente Hiroaki non rispose
ma si rannicchiò contro di lui accettando mutamente quella
situazione, il ragazzo dai capelli a punta salutò e richiuse la
porta dietro di se.
La mattina seguente Hanamichi come sempre si svegliò presto e
rimase lunghi minuti ad osservare il suo migliore amico che teneva un
braccio intorno alla vita di Koshino il quale dormiva profondamente
appoggiato al suo petto con tanto di peluche accanto, quella vista gli
aveva strappato un sorriso.
Spostò lo sguardo per fissare la chioma scura del compagno di
squadra,non avrebbe mai pensato che Rukawa potesse essere tanto
intuitivo e accorto con qualcuno.
Aveva perfettamente compreso il trauma psicologico subito
dall’altro giocatore e ne aveva capito il disagio la sera prima.
La kitsune non era fredda e menefreghista come appariva
all’esterno, ne aveva avuto prova in passato lui stesso,
però a causa del suo illogico comportamento nei confronti del
compagno di squadra non l’aveva compreso prima.
Non poteva solo definirlo il suo atteggiamento naturale era qualcosa di più.
Quando Yohei si svegliò a sua volta richiamò l’attenzione dell’altro accantonando quei pensieri
– pensi di riuscire ad alzarti?- gli aveva domandato
trattenendosi dallo sghignazzare, l’amico che aveva iniziato ad
accarezzare la schiena e i capelli di chi gli dormiva spalmato addosso
inconsciamente, riuscì a sgusciare fuori dalle coperte con non
poche difficoltà.
Scesero in cucina iniziando a preparare la colazione, avevano quasi
terminato quando li raggiunse Koshino affacciandosi in cucina con il
gattino stretto fra le braccia – andiamo a lavare la faccia e poi
facciamo colazione – esordì Mito conducendolo via,
Sakuragi rimase a fissare il vano vuoto della porta incredulo per
quanto sentito dire dal suo migliore amico.
Quando più tardi andarono in spiaggia Akira prese Hiroaki per
mano e lo condusse sul bagnasciuga indicandogli l’acqua
cristallina, parlando e sorridendo senza sosta, non sortendo
però nessun effetto. Nobunaga gli si affiancò e prese a
dargli man forte, più che altro spinto dalla tristezza che
leggeva nello sguardo della stella del Ryonan dal giorno
dell’incidente.
– Yo- chiamò Hanamichi in un bisbiglio per non farsi
sentire dalla kitsune che sonnecchiava accanto a loro e Maki e Mitsui
che poco distante chiacchieravano – Koshino non è un
bambino – l’amico lo stava fissando con attenzione
– ma no? – domandò fingendosi enormemente stupito cosa che fece infuriare Sakuragi
– razza di deficiente – gli ringhiò fra i denti cercando di non urlare, come invece avrebbe voluto
–è come se lo fosse – gli rispose alzandosi
decidendo di fare il bagno e troncando il discorso, il numero dieci
dello Shohoku l’osservò, ignaro dello sguardo di Rukawa
fisso su di se.
Per tutto il tempo che trascorsero in spiaggia lo sguardo di Koshino
non si smise di cercare l’esatta posizione di Mito come per
assicurarsi che fosse sempre presente con loro, dopo un paio
d’ore si accorsero che cercava di restargli sempre a fianco.
Akira ma non solo tutti i ragazzi capirono da quel primo giorno che
Hiroaki preferiva stare in sua compagnia, se pur rimanesse in silenzio
e non desse segno di interessarsi a quanto gli accadeva intorno in
qualche modo il suo sguardo era sempre attento e vigile quando si
puntava sul teppista. Nessuno si stupì quando nei successivi
prese a seguirlo dappertutto, come fosse un
anatroccolo che segue mamma oca ritenendosi al sicuro solo in sua compagnia.
La cosa che invece stupì tutti i ragazzi era che il padre di
Koshino non avesse ancora chiamato per informarsi sulle condizioni del
figlio, erano trascorsi già quattro giorni da quando aveva
lasciato l’ospedale e l’uomo non si era ancora fatto
sentire.
Al contrario i genitori di Sendo chiamavano ogni giorno e perfino la
madre di Sakuragi saputo cosa era successo, dato che era un infermiera
il figlio le aveva chiesto di chiedere un parere ai medici con cui
lavorava, faceva altrettanto informandosi su come procedesse.
Non chiesero spiegazioni ad Akira dei rapporti fra l’amico
e il padre almeno fino al venerdì sera, Sendo aveva ricevuto
la prima chiamata dell’uomo, Hiroaki era seduto fuori in
veranda, Akira lo aveva informato delle condizioni di Koshino poi
appena gli aveva riferito che stava per portare il cellulare al ragazzo
perché l’uomo potesse tentare di stabile un contatto con
lui, lo sguardo del capitano del Ryonan si era fatto duro e dopo poco
la chiamata era terminata
– non ha voluto parlare col figlio?- non poté trattenersi dal chiedere Sakuragi
- no - gli riferì l’altro con voce dura
– forse non ce la fa, non è facile per un genitore – prese a ipotizzare Maki
– non credo sia per quello - intervenne il ragazzo dai
capelli a punta – da quando lo conosco avrò visto suo
padre si e no quattro volte in tutto. Ha sempre viaggiato molto per
lavoro anteponendo la carriera alla famiglia, quando era piccolo Hiro
viveva con una governante, sempre diversa dato che in genere non durava
più di qualche mese visto che era un po’ difficile come
bambino.
Il signor Koshino tornava a casa solo quando concludeva un affare
riuscendo ad ottenere un contratto con qualche nuovo cliente e
ripartiva subito dopo. Nelle occasioni in cui l’ho incontrato ho
capito che lui e il figlio non avevano nessun rapporto, per la maggior
parte del tempo rimaneva nel suo studio e quando gli parlava era freddo
e distaccato, Hiro non mi ha mai detto nulla – rimasero in
silenzio a rimuginare su quanto saputo osservando il ragazzo che stava
seduto tranquillo in veranda.
Quando il mercoledì successivo Koshino dovette recarsi in
ospedale, Sendo pregò Mito di accompagnare lui e Mitsui, infatti
i ragazzi avevano deciso di non andare con loro dato che avrebbero
soltanto fatto confusione, ma Akira aveva compreso forse meglio di
chiunque altro quanto Yohei potesse essere importante per
l’amico.
Il teppista acconsentì con un alzata di spalle approfittando dell’occasione per fare una passeggiata.
Il dottor Anashi, questo era il nome del primario, aveva personalmente
tolto i punti di sutura al giocatore chiacchierando con lui
tranquillamente o almeno provandoci, una volta finito li aveva
accompagnati fino all’entrata. Aveva chiesto a
un’infermiera di portare il ragazzo a prendere una bibita al
distributore mentre lui faceva quattro chiacchiere con gli altri tre
– mi sembra stia bene, portatemelo fra una settimana – aveva esclamato
–ma quanto ci vorrà, voglio dire quando Hiro
tornerà come prima – gli domandò Sendo non celando
l’ansia -non lo so a volte capita il giorno dopo, a volte ci
vogliono giorni, mesi perfino anni, altre volte non succede e non
è possibile intervenire in alcun modo, almeno per ora– con
quella rivelazione si erano avviati a tornare indietro.
Rukawa nel frattempo aveva deciso di attuare un piano di assedio
lungo e paziente, iniziato durante la scuola e portato avanti in quei
giorni di vacanza.
Ogni volta che era il turno di Hanamichi di cucinare lui era con lui,
stendeva casualmente il suo asciugamano accanto al suo, ogni volta che
il do’hao faceva il bagno anche lui faceva altrettanto, proponeva
all’altro di giocare qualche partita a basket quando tutti gli
altri erano impegnati in altre attività,lasciando addirittura
che facesse qualche canestro, non troppi ma un paio giusto per tenerlo
di buon umore.
La cosa importante era che sempre in ogni momento della giornata Sakuragi fosse in sua compagnia.
Il compagno di squadra non sospettava nulla e per giunta non ne era
infastidito tutt’altro era sempre allegro e sorridente quando si
trovavano insieme e questo lo rendeva pieno di gioia. Mito gli aveva
riferito che l’amico finalmente non trovava più
così spaventosa l’idea di essere gay, il teppista aveva
affermato che presto o tardi sarebbe stato pronto anche ad
affrontare i suoi sentimenti per l’altro, ecco era quel tardi che
alla volpe non piaceva. Fosse stato per Kaede avrebbe detto chiaro e
tondo al numero dieci che gli piaceva e che sapeva che anche a lui non
era indifferente, non vedeva che problema ci fosse, ma Mito lo
conosceva bene quindi avrebbe aspettato.
Guardò il do’hao che mescolava gli ingredienti per la
torta, sapeva anche fare i dolci, doveva averlo a qualsiasi costo si
disse andando a sbirciare da sopra la sua spalla quell’impasto
morbido e cremoso
– kitsune ti prometto che dopo ti lascio leccare il cucchiaio
– asserì il compagno di squadra ben sapendo quanto fosse
goloso di dolci
– do’hao- sussurrò Kaede sul suo collo, il brivido
che lo percorse e il rossore che gli coloravano le guance non
passò inosservato all’attenta volpe che appoggiò il
mento sulla sua spalla diminuendo la distanza fra i loro corpi,
Hanamichi odorava di mare e dolci un mix irresistibile
– kitsune và a dormire di là –
cercò di mandarlo via l’altro tentando di non trasmettere
alla voce il turbamento che quel contatto gli stava procurando, finendo
in fretta versò il composto nello stampo e diede il mestolo al
ragazzo, infornato il dolce prese a pulire la cucina, quando si fu
calmato rivolse nuovamente lo sguardo a Rukawa e se ne pentì,
quella volpe malefica stava leccando lentamente e vogliosamente la
crema dall’utensile fissandolo intensamente in una maniera
così sensuale e provocante da farlo arrossire
– basta così kitsune, fuori – esordì o meglio
urlò, strappandogli il cucchiaio dalle mani e spingendolo fuori.
Si appoggiò contro la porta che aveva chiuso, cercando di
calmare il battito furioso del cuore, il mal di stomaco e il calore che
gli aveva invaso il corpo.
Quella sera, come avveniva spesso, Yohei non riuscì a prendere
sonno girandosi e rigirandosi senza sosta fra le lenzuola. Voltò
il capo ad osservare il viso di Koshino, nella flebile luce lunare che
entrava dalla finestra si accorse che teneva gli occhi aperti. Non ci
pensò su due volte e alzandosi si diresse a stendersi accanto a
lui –Ehi Hiro anche tu non riesci a dormire?- gli domandò
in un sussurro per non rischiare di destare l’amico e Rukawa.
Poggiò una guancia sul braccio piegato sotto il capo e
puntò i propri occhi in quelli dell’altro che rimase in
silenzio –pensi che sia colpa tua non è così?-
chiese scrutando quelle iridi scure – sei convinto che tua madre
sia morta a causa tua vero? – continuò osservando un lampo
di stupore attraversare quegli occhi apatici e inespressivi da troppo
tempo - so che dirti che non devi pensarlo suona come qualcosa di
banale, ma è così. Tu non ne hai colpa e sono convinto
che se lei, tua madre, sapesse quanto tu ne soffra credendoti
responsabile ne sarebbe dispiaciuta. Forse quello che ti dico è
un presuntuoso da parte mia, in fondo non ci conosciamo da molto e non
ho nessun diritto di intromettermi in una faccenda così
delicata, però ti considero un amico prezioso
–allungò due dita a spostargli una ciocca di capelli che
gli ricadevano sul volto – non credo però di sbagliare se
dico che ti senti in colpa e che forse non dipende solo da ciò
che accadde quel giorno di tanti anni fa. Fra te e tuo padre non sembra
esistere il classico rapporto idilliaco – s’interruppe
osservando Koshino scorrere sul futon e rannicchiarsi contro di lui.
Gli avvolse il braccio a circondargli la vita e lo tenne stretto a se,
finché non sentì il suo respiro farsi regolare e
profondo,segno che si era addormentato. Avrebbe voluto dirgli che non
lo avrebbe abbandonato, che non lo avrebbe mai lasciato eppure
l’unica cosa che fu capace di sussurrare nel buio e nel silenzio
fu – ti proteggerò sempre te lo prometto – credendo
di non essere udito da nessuno ma si sbagliava.
Quando aprì gli occhi ci volle un po’ perché
mettesse a fuoco la stanza e ricordasse dove e con chi fosse, si
tirò a sedere stroppicciandosi gli occhi, notando che Rukawa
stava ancora dormendo, gli altri due futon erano vuoti quindi dedusse
che Sakuragi e Mito fossero già svegli, si alzò
avviandosi fuori mentre scendeva le scale diretto ai servizi, Sendo e
Mitsui scesero a loro volta
– Buongiorno Hiro chan dormito bene?- trillò pieno di
allegria il suo migliore amico, possibile che avesse così tanta
energia di primo mattino? Si domandò distrattamente il ragazzo,
stiracchiandosi si diresse al bagno, lasciando gli altri due andare
avanti. Li raggiunse nella sala principale dove Maki e Kyota erano
seduti a terra intorno al tavolo quasi del tutto apparecchiato, anche
loro lo salutarono allegramente , lui poggiò un gomito sul piano
sbadigliando, possibile che fossero tutti così energici? Lui
odiava svegliarsi presto
– Hiro oggi il tensai ha dato il meglio di se –
esclamò Sakuragi poggiando sul tavolo un piatto prima di
ritornare in cucina, il giocatore osservò la sua schiena
finché non scomparve, ma a lui che importava che si fosse
affannato tanto? Se sperava in un grazie cascava male mica glielo aveva
chiesto lui
– Hiro oggi faremo il castello di sabbia più bello del
mondo- lo informò Nobunaga, lo fissò attonito non ebbe il
tempo di dire nulla perché Mito, arrivato con l’ultimo
piatto, gli sedette accanto e scompigliandogli i capelli con un sorriso
dolcissimo gli disse – buongiorno piccolo ora facciamo colazione
e poi laviamo il faccino – Koshino rimase a bocca spalancata a
guardarlo come un ebete
– Hiro tutto bene?- chiese Maki preoccupato
– se c’è qualcosa che non và dillo pure– intervenne Akira
“piccolo, faccino e poi perché sono tutti
così esageratamente gentili?” decise che fossero tutti
impazziti non c’era altra soluzione
– ma vi siete tutti rincretiniti?- scattò urlando –
e tu ricordati che sono un tuo senpai vedi di portarmi rispetto-
continuò verso Yohei - e che è questa storia del
castello di sabbia si può sapere?- avrebbe volentieri
continuato a inveire ma Akira lo atterrò saltandogli
letteralmente in braccio e ripetendo il suo nome fra le lacrime –
razza di scemo alzati, perché cavolo piangi imbecille e togliti
– mezz’ora dopo sfiorandosi la ferita su la fronte finiva
di ascoltare il resoconto di quello che gli era successo
– ho avuto così paura – esclamò
Sendo cercando di riabbracciarlo ma a uno sguardo dell’altro
decise di evitare
– non mi ricordo niente – ammise
– è meglio portarlo dal dottore – affermò Maki.
Così Koshino accompagnato dall’amico e da Mitsui si avviò alla fermata del pullman.
Il dottore aveva constatato che il giocatore stava bene, disse che non
era insolito che avesse dimenticato quanto accaduto forse avrebbe
recuperato quei ricordi o forse no, non lo sapeva con certezza.
Non era il fatto di aver dimenticato due settimane a sconvolgere
Koshino era ciò che gli aveva raccontato Akira e quel
bastardissimo del suo ragazzo che sorridendo soddisfatto gli aveva
descritto di come si appoggiasse sul petto di Mito la sera dopo cena, o
di come lo seguisse ovunque come un cagnolino, si era fermato solo
quando Hiroaki sembrava stesse per svenire.
E ora che doveva fare? Come poteva guardarlo ancora in faccia? Si
domandò durante tutto il tragitto per tornare a casa.
Semplicemente lo evitò, questa fu la sua soluzione, evitare di
guardarlo,evitare di parlarci, evitare assolutamente di restare da solo
con lui nella stessa stanza e via così , non gli fu molto
difficile. Dopo essere ritornati dall’ospedale aveva fatto ben
intendere di essere tornato il solito di sempre, un paio di battute
acide risolsero il problema, ripreso il suo libro si trincerò
dietro le nozioni scolastiche per isolarsi da tutto.
Lo lasciarono tutti in pace, gli giunse solo un “era più
simpatico prima” alle orecchie ma se lo avesse detto Sakuragi o
Kyota non ne era sicuro. Mito afferrò il messaggio prima degli
altri ed evitò di stargli attorno. Così trascorsero i
restanti giorni di vacanze, l’ultima sera prima della partenza
festeggiarono sulla spiaggia con un falò e dei fuochi
d’artificio comprati appositamente, Koshino approfittò
della confusione e del buio della notte per fissare il teppista.
S’impresse nella mente ogni lineamento, la piega delle labbra, la
profondità dello sguardo e il peluche che gli era stato regalato
era finito nel suo borsone quando nessuno guardava.
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Capitolo 9 *** 08 ***
a causa del mio migliore amico 8
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di T.
Inoue; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro
Scusate il ritardo le feste, i parenti e il traffico sono stati devastanti.
Ringraziamenti:
Fliss90: Si Hiro si è ripreso anche troppo direi XD
Eheheh Ru ci prova velatamente forse fin troppo, chissà se si darà una bella svegliata LOL
Aki è un grande io lo adoro, anche quando fa il buffone in
realtà ha uno scopo preciso in mente, siii Hisa è
stracotto. Tenerone *o*
Drake33: No grazie a te per
l’ispirazione, sto pensando a come farla evolvere è ancora
tutta in fase di costruzione, spero venga fuori qualcosa di gradevole.
Che dire drake le tue parole mi hanno imbarazzata, non le merito e tu
mi sopravvaluti, essendo la prima ff che ho scritto i tuoi commenti mi
hanno incoraggiata e spronata grazie di cuore. Eccoti l’ultimo
capitolo spero ti piaccia ^^
Misako90: Che bello sapere che
l’evolversi degli eventi ti ha appassionata fino
all’ultimo, rendere al meglio (o al meno provarci) i caratteri di
tutti i personaggi credo sia la cosa più difficile, sono
contenta di non averli stravolti troppo. Tranquilla ho già
scritto un’altra long fic con gli stessi protagonisti.
Comincerò a postarla finita questa , spero ti piaccia.
Un abbraccio anche a te.
Yuyu: Eheheheh Mito è sempre il migliore XD
Sono felice di sapere che i sentimenti sono stati resi bene^^
Ihihihihih ho riso anch’io come una matta mentre pensavo al castello di sabbia.
Lucy6: Non ho dato nessuna
spiegazione in merito a come mai proprio quelle parole abbiano fatto
sbloccare Hiro, proprio perché così ognuno può
ipotizzare ciò che più preferisce. La tua idea è
dolcissima e potrebbe essere giustissima.
Già il comportamento di Yohei è alquanto anomalo e quella sua frase, ha colpito anche qualcun altro Xd
Grazie per gli auguri spero tu abbia passato delle buone feste e sia sfuggita indenne al parentame LOL.
Ho aggiornato prima dato che il 24 sono partita per tornare a casa dei
miei e non avendo lì la connessione a disposizione non avrei
potuto postare, motivo del ritardo di questi giorni ^^”
Mistica: LOL mi fai paura Miss
… ^^” scusami tanto, ti prego non scatenare la belva verde
che è in te XD Sono tornata oggi e mentre svuotavo la
valigia, riempivo la lavatrice ecc.. mi sono messa a guardare tutti i
capitoli (tanti) delle storie che seguo e che devo leggere e poi ho
letto il tuo commento. Prima ho riso, poi ho iniziato a sudare freddo,
spiando fuori dalla finestra in caso avvistassi un montagna verde XD
Eccoti l’aggiornamento.
Ti capisco è brutto essere lasciati a sospirare in attesa del continuo di una storia che ci piace.
Ringrazio come sempre tutti quelli che leggono questa storia .
Buona lettura ^^
8
Il resto delle vacanze Sakuragi le aveva trascorse con gli amici del
guntai, in giro per locali, approfondendo la conoscenza delle tre
ragazze.
Noma e Sakura stavano benissimo insieme e sembrava che anche le sue
amiche non fossero del tutto indifferenti ad Okusu e Takamyia, cosa che
aveva lasciato sconvolto il tensai, a quanto sembrava era lui ad essere
l’unico sfigato del gruppo, a parte Yohei, ma lui non faceva
testo.
Non era mai andato dietro a nessuna quindi non aveva cinquanta rifiuti secchi a pesargli sul groppone.
La scuola riprese normalmente e anche gli allenamenti, non aveva
più visto la kitsune e gli era mancata, perciò quando
arrivò in palestra era ben contento di potersi nuovamente
allenare con lei.
La prima settimana passò tranquillamente, Rukawa pranzava
regolarmente con loro e poi dopo le sedute di allenamento quotidiano
trascorrevano un’altra ora abbondante in palestra.
Tutto scorse tranquillamente fino a quel pomeriggio.
Si erano fermati come sempre sfidandosi ad una partita quando Sakuragi
saltando per impedire a Rukawa di fare il canestro decisivo si era
sbilanciato troppo, i due si ritrovarono a terra il numero dieci
intrappolato tra il lucido parquet e il corpo dell’altro
che lo fissava con il fiato corto a causa del lungo allenamento.
– Kitsune togliti sei pesante- disse dissimulando
l’imbarazzo crescente per quel contatto, ma la voce non gli
uscì ferma e sicura come avrebbe voluto.
Fissava l’altro non riuscendo a distogliere l’attenzione
dal sudore che gli scivolava sul collo, sulla pelle candida come la
neve che intravedeva dallo scollo della maglia, quel petto che si
alzava e abbassa ad ogni respiro e quegli occhi così intensi da
bucargli l’anima.
Il respirò gli si mozzò mentre il cuore gli saltava in
gola, osservando Kaede farsi sempre più vicino
finché le loro labbra non s’incontrarono. Rimase
immobile stregato da quel contatto, dalla morbidezza di quella bocca,
dal calore di quel corpo, il profumo dei suoi capelli che gli
carezzavano il viso.
Dopo l’iniziale irrigidimento si rilassò, ma quando
sentì la punta della lingua dell’altro lambire il labbro
superiore si riscosse di colpo.
Gli puntò le mani al petto e sollevandolo lo gettò di
lato, non riuscì a dire nulla solo a correre verso gli
spogliatoi, afferrò la borsa e sarebbe schizzato via se Rukawa
non gli si fosse parato di fronte.
- Do’hao – lo apostrofò questo, più per riscuoterlo dato che continuava a fissarlo come uno spiritato
– che ti è saltato in mente baka kitsune? -
- Mi piaci do’hao - ecco glielo aveva detto, “tanto
visto come erano andate le cose” pensò, l’altro
continuava a fissarlo ad occhi sgranati incredulo per quanto stava
succedendo
- che… che stai … dicendo – farfugliò dopo qualche secondo di silenzio il numero dieci
- che mi piaci do’hao – ripeté più gentilmente avvicinandosi
– stammi lontano- scattò Hanamichi urlando e facendo un
passo indietro - non so che ti è saltato in testa kitsune,
non è divertente capito e poi a me tu non interessi, al tensai
non interessano i ragazzi capito? –
Rukawa strinse gli occhi bloccandosi – piantala do’hao, so
tutto – esordì osservando gli occhi dell’altro
sgranarsi – so che Mito è etero e che quella sera è
venuto al locale per accompagnare te, che ha finto tutto questo tempo
per proteggere te e il tuo segreto e so che io ti piaccio –
terminò il discorso più lungo che avesse mai fatto con
l’altro
- che stai dicendo, che diavolo , come fai a … –
- Mito mi ha dato dei consigli – disse per fargli capire
che non poteva più sfuggirgli, ma Sakuragi non era dello stesso
avviso. Quando cercò di oltrepassarlo per varcare la porta degli
spogliatoi e andarsene, Kaede lo bloccò per un braccio, doveva
fargli capire assolutamente che non aveva nulla da temere con lui, ma
il pugno dell’altro era un chiaro segno che lui non voleva
ascoltare nulla.
Rukawa rimase seduto sul pavimento passandosi una mano nei capelli, non
era riuscito a trattenersi quando lo aveva visto così vicino e
ora aveva rovinato tutto, quando la porta si aprì di nuovo si
voltò veloce chiamando il do’hao ma non era lui, Mitsui lo
fissava con uno sguardo che non gli piaceva
– che è questa storia? – sibilò infatti
rabbioso, la volpe per la seconda volta in quel giorno stava per
pronunciare un discorso molto lungo per i suoi standard.
Quando Yohei aveva ricevuto la chiamata dell’amico che gli diceva
d’incontrarsi al solito posto al parco, aveva subito capito che
qualcosa non andava. Hana era furioso e quando lo vide ne ebbe la
conferma.
Lo fissava con uno sguardo da far paura ed era evidente che si stesse sforzando di controllare la rabbia.
– E’ vero che hai raccontato a Rukawa della bugia? di me?-
chiese subito appena l’altro lo raggiunse, Mito si mise le mani
in tasca
– si è vero- confermò, vide lo sguardo
dell’altro farsi sbigottito e perplesso, dato che non si era
aspettato una simile risposta
– che cosa è successo?- chiese Yohei visto che il
giocatore era rimasto immobile a fissarlo, vide i suoi occhi
infiammarsi nuovamente d’ira
- succede che mi ha baciato ecco cosa, che lui sapeva perfettamente cosa provavo per lui – buttò fuori tutto
– beh era ora – esclamò Mito lasciandolo attonito
– era ora? ERA ORA?- ripetè urlando – MI HA
BACIATO,UN MASCHIO MI HA BACIATO, QUELLA BAKA KITSUNE OLTRETUTTO E TU
DICI ERA ORA? – l’amico sospirò pesantemente
– calmati Hana è Rukawa, lui ti piace e tu piaci a lui quindi non vedo quale sia il problema -
- come fai a sapere che piaccio alla kitsune?- chiese subito arrossendo
– perché me lo ha detto –Hanamichi lo afferrò per la maglia
– tu e la kitsune vi siete coalizzati contro di me? È così Yo?- chiese ringhiandogli in faccia
– maledizione calmati, forse non mi sono comportato nel modo
più corretto lo ammetto- era vero, aveva confabulato con la
volpe alle sue spalle – ma è stato solo per il tuo bene,
per farti accettare i tuoi sentimenti, tu ami Kaede Rukawa e lui ama
te, non c’è niente di male in questo, quindi accetta una
buona volta la cosa- Hanamichi lo lasciò andare
- accettarlo? Non devo accettare niente chiaro? Non è come … –
- piantala Hana, perché sei così testardo? Guardati
dentro e ascolta il tuo cuore dannazione,affronta i tuoi sentimenti,
smettila di nasconderti dietro i “non è vero”,
smettila di scappare Hana – urlò a sua volta
- sei sempre così bravo non è vero Yohei?- gli
domandò con sarcasmo Sakuragi – sempre pronto ad
analizzare tutto e tutti, mi scruti dentro e sai quello che provo e
sento non è così? Ti senti così superiore –
continuò – forse quello che si nasconde non sono io ma tu,
perché non guardi dentro te stesso invece d’intrometterti
sempre nella mia vita –
Mito alzò un sopracciglio - che diavolo stai dicendo Hana, io ho solo voluto aiutarti –
- sto dicendo che io mi fidavo di te e tu mi hai tradito – lo accusò in un sibilo, era davvero fuori di se
– pensi davvero che ti abbia tradito?- domandò di rimando,
le parole dell’altro gli bruciavano, forse non si era comportato
correttamente ma non meritava tutto quell’astio
- sto dicendo che se è questo il tuo aiuto preferivo non averlo
– sputò ancora, sapeva di essere ingiusto eppure il
pensiero che Rukawa sapesse da chissà quanto cosa provasse, cosa
si agitasse nel suo animo e che fosse stato proprio l’amico ad
informarlo a tramare alle sue spalle era una cosa che non sopportava.
Mito senza dire altro si girò andandosene e Hanamichi dopo un
ultimo sguardo se ne andò a casa.
Sakuragi il giorno seguente rimase a casa, non aveva chiuso occhio
ripensando a quello che era successo in palestra e alle parole che
aveva detto a Yohei, ma quello che lo faceva stare peggio di tutto era
che non voleva vedere Rukawa.
Non voleva affrontarlo, si aveva ragione l’amico, era un
vigliacco, ma preferiva nascondersi che affrontare quello che gli
gridava il suo cuore, non sarebbe corso da Mito a chiedergli scusa, non
sarebbe andato a cercare la volpe dicendogli che era vero che gli
piaceva, preferì rintanarsi sotto le coperte rimuginando a come
quei due avessero tramato contro di lui.
Quando il giorno dopo andò a scuola evitò di incrociare
lo sguardo di Rukawa sempre fisso su di lui e anche nei cambi
dell’ora o durante la pausa pranzo cercò di stare sempre
in mezzo agli altri studenti per non doversi ritrovare solo con
l’altro. Di Mito non dovette preoccuparsi, il teppista si era
comportato come lui del resto, come se non esistesse, non si
recò neanche a incontrare il guntai per mangiare insieme, una
volta finite le lezioni aveva preso la propria cartella e se
n’era andato senza dire una parola o voltarsi nella sua
direzione.
Agli allenamenti Hanamichi aveva fatto di tutto per evitare il compagno
di squadra si era anche sbrigato a cambiarsi decidendo di fare la
doccia a casa, quello che non si era aspettato però era Mitsui,
il tiratore da tre gli era corso dietro bloccandolo all’esterno
della palestra.
- Non hai niente da dire?- aveva esordito lasciando il numero dieci
perplesso, gli aveva chiesto di che stesse parlando, infatti Hana due
giorni prima, troppo sconvolto da quanto successo con la Kitsune, non
si era accorto della presenza dell’altro, tornato indietro a
recuperare il cellulare dimenticato, all’esterno degli spogliatoi
che aveva udito quanto si erano detti.
- Vi siete divertiti a prenderci in giro?- aveva tuonato dopo avergli spiegato come fosse a conoscenza di tutto
– non è così – Sakuragi abbassò un
attimo il capo – non volevamo mentire, solo che è
complicato per me – ammise guardandolo dritto negli occhi
–quando vi abbiamo incontrato ci è sfuggita la situazione
di mano ecco – terminò non volendo dargli spiegazioni ,
Mitsui lo fissava con le braccia incrociate poi sembrò
rilassarsi
- non è facile – parlò in tono calmo quasi gentile
–in fondo non sono affari miei e non è che mi avete fatto
un torto – si allontanò con un’alzata di spalle, ma
si fermò voltandosi e richiamandone l’attenzione –
testa rossa sono due giorni che Rukawa gioca da schifo –
rientrò in palestra prima che l’altro potesse sbraitargli
contro.
Per un’intera settimana era riuscito ad evitare di parlare alla
volpe cercando quando possibile di sfuggire anche il suo piu semplice
sguardo, non che l’altro ci avesse provato più di tanto
dopo quel primo giorno in cui si erano rivisti e lui lo aveva evitato
in tutti i modi, Kaede Rukawa non aveva più tentato in nessun
modo di avvicinarlo.
Sakuragi si diceva che era meglio così eppure faceva male, gli
aveva detto che gli piaceva, lo aveva baciato e ora gli stava lontano.
Era tutto qui il suo amore?
Non aveva contraccambiato subito e si era già stufato di lui?
Forse non era vero niente, non aveva
mai provato nulla per lui, era quella la verità si era divertito
a prenderlo in giro.
Quando formulò quei pensieri rimuginandoci sopra quel
venerdì sera si sentì andare in pezzi, quello che
Sakuragi non sapeva ancora era che la sua volpe aspettava
l’occasione per metterlo all’angolo in modo che lui non
potesse sfuggirgli finché non gli avesse fatto entrare in quella
testa da do’hao ciò che provava.
Fu così che Hanamichi il giorno dopo rimase senza parole nel ritrovarsi la Kitsune nel salotto di casa.
Sua madre era venuto a svegliarlo, erano già le undici e lui non
si decideva ad alzarsi, dicendogli che un suo compagno di classe era
venuto a fargli visita.
Si alzò domandandosi chi potesse essere , la signora Sakuragi
conosceva bene i membri del guntai quindi non poteva essere nessuno di
loro.
Arrivato all’ingresso si ritrovò faccia a faccia con la volpe.
- Hana ma che maleducato fai accomodare il tuo ospite ed offrigli
qualcosa – lo sgridò sua madre, vedendolo immobile, mentre
riempiva la borsa con la divisa del lavoro fresca di bucato e appena
stirata
– io vado, ho il doppio turno quindi tornerò tardi. Se
esci stai attento, mi raccomando tesoro, non farmi preoccupare- dando
un bacio sulla guancia del figlio e salutando l’altro ragazzo si
avviò ad uscire.
Quando sentì la porta chiudersi Hanamichi sentì la voce della kitsune
– do’hao – fece un passo verso di lui
– vattene, va via hai capito?- urlò arretrando
– do’hao- urlò a sua volta Kaede – ti
amo, vuoi capirlo si o no?- il numero dieci lo fissò immobile -
ti ho sentito parlare con Mito sul tetto della scuola - prese a dire
Rukawa –così ho scoperto che tu sei attratto da me, quando
sei andato via Mito mi ha visto, mi ha chiesto se ti amavo ma lo aveva
già scoperto, mi ha raccontato di tuo padre – quelle
parole lo fecero sobbalzare
– che c’entra mio padre?non nominarlo, tu non sai niente -
- do’hao mi ha detto che ti senti in colpa per la sua morte, mi
ha detto che non ti accetti perché non vuoi deluderlo ora che
lui non c’è più – si avvicinò in
fretta afferrandolo per le spalle – non potevi salvarlo anche se
fossi stato con lui e non puoi deluderlo solo perché sei felice
con chi ami – lo strinse fra le braccia e l’altro glielo
lasciò fare, aveva bisogno di lui, aveva bisogno di sentirsi
dire quelle parole, aveva bisogno di sentire il suo calore, non si
accorse di piangere se non quando Kaede gli asciugò le lacrime
con una mano
- Mito mi ha detto tutto questo perché voleva che capissi
perché negavi quello che provi, quello che senti dentro, ho
cercato di starti accanto sperando che i miei sentimenti ti
raggiungessero, ma ho rovinato tutto, quando ti ho avuto così
vicino ti ho spaventato –
Sakuragi si scostò da lui fissando il pavimento
– ti amo, ti amo davvero – continuò Rukawa cercando
di attirarlo ancora a se ma l’altro lo bloccò
– va via ti prego – chiese in un sussurro - per favore io ho bisogno di stare da solo ora –
Rukawa lo fissò ancora a lungo prima di decidersi ad avviarsi alla porta
– ti amo e non ho intenzione di perderti – gli chiarì prima di uscire.
Quando sua madre tornò a casa quella sera lo trovò sul
divano a guardare un documentario gli si mise seduta accanto
accarezzandogli i capelli – non sei uscito questa sera –
gli fece notare l’ovvietà della cosa
– non mi andava – rispose sincero, era rimasto rinchiuso in
casa tutto il giorno ripensando a Kaede al suo sguardo e a tutte quelle
frasi che gli aveva detto ma soprattutto a quel “ti amo”
che continuava a ritornargli in testa, come il ritornello di una
canzone e ogni volta lo stomaco gli si chiudeva, si sentiva tremare e
il cuore prendeva a battergli forte nel petto
- c’è qualcosa che ti preoccupa Hana?- scosse il capo
assicurandole con un sorriso che andava tutto bene, lei lo fissò
intensamente – tuo padre sarebbe molto orgoglioso di te –
esordì mentre il figlio cadeva nel panico – era sempre
così fiero qualsiasi cosa facessi – Hanamichi
abbassò il capo non potendo sopportare di reggere il suo sguardo
– la cosa che più di tutto al mondo voleva è che tu
fossi felice, non sarebbe contento di saperti triste e in ansia o
più di tutto che stai soffrendo per lui –
- ma che dici mamma- intervenne alzando il capo di scatto
- nessuno poteva salvarlo Hana non sarebbe cambiato nulla se tu fossi
stato in casa, perciò smettila di sentirti in colpa per questo e
smettila anche … – fece una pausa prima di sorridere
– devi essere felice con chiunque vorrai avere accanto, solo
questo avrebbe voluto tuo padre ed è questo che io voglio per il
mio bambino – strinse quel gigante del figlio mentre questi
assimilava le sue parole
– che vuoi dire? – gli domandò lui non capendo ne volendo supporre a cosa si riferisse
– voglio dire Hanamichi Sakuragi – esordì in
tono serio, lo stesso che usava quando voleva imporre
l’autorità materna – che voglio che
inviti a cena il tuo ragazzo, così lo presenti alla tua mamma
come si deve – esordì allegra
– che … che – iniziò a balbettare
– fai un bel respiro su – gli consigliò lei
– come lo sai cioè io non ho il ragazzo però tu – la madre rise scompigliandogli i capelli
– sono tua madre ricordatelo, qualcosa avevo intuito
qualche mese fa – spiegò – ti vedevo così
assente, distratto, non dormivi la notte e mi stavo preoccupando ma tu
sei così difficile, se non vuoi parlare non c’è
verso, ti chiudi come un riccio. Poi ti ho visto più sereno
avevi ripreso a frequentare Yohei e mi sono un po’
tranquillizzata, ho sentito qualche frase qua e là e ho iniziato
a fare alcune ipotesi, poi oggi ne ho avuto la conferma – ad uno
sguardo del figlio gli raccontò che stava rientrando in casa,
aveva dimenticato di avvertirlo che la cena era nel frigo, quando aveva
sentito cosa si stava dicendo con Rukawa.
- Mamma io … – tentennò un attimo, che dirle?
L’abbracciò di slancio – ho fatto un casino –
esordì.
Lei lo strinse a sua volta massaggiandogli la schiena come quando da
piccolo stava male, ascoltando tutto quello che era successo in quei
mesi. quando finì di raccontare Hanamichi sentì il
macigno che gli gravava dentro scomparire
all’istante.
La prima cosa che voleva fare era chiarirsi con Mito, si rendeva conto di avere esagerato con lui.
L’amico non si meritava un simile trattamento. Dopo tutto quello
che Yohei aveva sempre fatto, aiutandolo ogni volta che ne aveva
bisogno, dirgli quelle cose era stato ingiusto ed ingrato da parte sua,
la rabbia gli aveva offuscato il cervello, se fosse stato più
calmo e ci avesse ragionato su non avrebbe dubitato di lui, avrebbe
capito che c’era un valido motivo sotto per dire tutto alla
Kitsune.
Aveva sbagliato ad aggredirlo in quel modo. Perciò il giorno
dopo lo aspettò al solito angolo dove regolarmente
s’incontravano per fare la strada insieme. Lo vide sopraggiungere
con il solito passo indolente, attese che arrivasse e gli si
affiancò dicendogli che doveva parlargli, Yohei finse di non
averlo visto e proseguì senza rispondergli. Hanamichi non si
scoraggiò, sapeva che non sarebbe stato facile farsi perdonare
quel comportamento, quindi gli si affiancò prendendo a parlare
tranquillamente.
- La kitsune è venuta a casa mia sabato, mi ha detto che ci ha
sentito discutere sul tetto, che tu lo hai scoperto, che gli hai
raccontato di mio padre e che mi ama – quella informazione non
era inerente al discorso ma voleva farglielo sapere, l’altro non
batté ciglio e lui continuò
- inoltre anche mia madre ha saputo tutto ed era come mi dicevi tu Yo
mi ha appoggiato, insomma sono stato un vero idiota, un deficiente di
prima classe,non dovevo dirti quelle cose, tu mi hai sempre e solo
aiutato, hai fatto quello che nessun’altro avrebbe mai fatto in
una situazione simile, mi dispiace Yo sul serio, non dovevo
reagire in quel modo ma ero sconvolto ecco –
Mito continuava a camminare come non avesse ascoltato una sola parola
– maledizione Yohei ti sto chiedendo scusa – sbottò
Hanamichi, l’altro ragazzo si fermò di botto, con calma si
voltò verso di lui, impassibile e freddo
– sono contento per te, sono felice che tua madre lo sappia e ti
appoggi, sono contento che tu e Rukawa stiate insieme –
- non stiamo insieme, insomma noi – intervenne subito il tensai
prima di arrossire, il teppista continuò calmo e glaciale
– non so cos’altro dirti quindi ora andrei che si sta
facendo tardi – detto questo riprese la sua strada, il giocatore
dopo un secondo di stupore gli corse al fianco
– Yo voglio sistemare le cose fra noi, tornare come prima,
insomma tu che non mi parli non mi piace – si bloccò
quando l’amico si voltò a guardarlo
– spiacente ma evidentemente non ti è chiaro che sono io a
non essere più interessato – Hanamichi ci mise qualche
istante a comprendere quelle parole
– so che sei arrabbiato, non avevo intenzione di dire quelle
cose, ma avanti Yo cerca di capirmi ero confuso, credevo che tu e la
kitsune insomma … mi sentivo preso in giro –
- appunto Sakuragi – lo guardò dritto negli occhi, lo
aveva chiamato per cognome - hai creduto quello che hai voluto, hai
pensato che ti avessi tradito, l’unico che è stato tradito
qui sono io quindi preferisco non avere niente a che fare con te per il
resto della mia vita, perciò vedi di starmi alla larga –
lo superò continuando verso scuola lasciando l’altro
interdetto, incapace di credere a quanto gli aveva detto.
Mai Mito si era arrabbiato in quel modo con lui, era sempre Hanamichi
che scattava, s’incendiava e litigava con tutti, ma Yohei lo
aveva sempre capito e anzi cercava di farlo ragionare, questa volta
aveva davvero esagerato, aveva parlato a sproposito e ora il suo
migliore amico non voleva più avere niente a che fare con lui,
aveva davvero fatto centro si disse.
Rukawa per la prima volta nella sua vita aveva avuto difficoltà
ad addormentarsi, credeva che tutto si sarebbe risolto andando a casa
del do’hao, invece niente, lo aveva mandato via, forse avrebbe
dovuto usare altre parole eppure gli aveva detto di amarlo e aveva
cercato di rassicurarlo.
Poggiò la testa sul banco, quando lo vide entrare in aula si
scambiarono un fugace sguardo, Hanamichi era imbarazzato e si
affrettò a sedersi evitando di voltarsi dalla sua parte.
Solo quando suonò l’inizio della pausa pranzo il numero
dieci gli si avvicinò chiedendogli di parlargli- Andarono sulla
terrazza e la trovarono vuota, Kaede aspettò pazientemente che
l’altro iniziasse a parlare
– ecco io ci ho pensato – fece il rosso fissando oltre la
ringhiera – è vero mi piaci – esalò, poi
rimase in silenzio, tanto che l’altro decise di accostarglisi.
– Sei un do’hao – sbuffò ottenendo che il compagno di squadra si girasse inviperito dalla sua parte
– baka kitsune credi che non lo sappia? Ma non è facile
per me, anche perché sei tu – terminò abbassando lo
sguardo e la voce, Kaede gli avvolse le braccia intorno alla vita
attirandolo a se, lo vide arrossire e sgranare gli occhi – che
diamine fai siamo a scuola – fece imbarazzato
– do’hao vuol dire che fuori di qui va bene?- gli
domandò sperando che fosse un si, con lui non si sapeva mai
aveva ammesso di provare qualcosa ma ancora non gli aveva detto se
accettava i suoi sentimenti o meno
– com’è che adesso parli così tanto volpe?-
gli chiese a sua volta rilassandosi fra le sue braccia, Rukawa lo prese
per un si e si abbassò per sfiorare le labbra dell’altro,
un piccolo tocco leggero, non avrebbe corso, non voleva rischiare di
spaventarlo ancora. Quando lo guardò in viso capì di aver
fatto bene, le guance dell’altro avevano superato la
tonalità dei suoi capelli e gli si era aggrappato alla divisa.
Passarono così l’ora della pausa, tenendosi stretti,
sfiorandosi con teneri e lunghi baci e quel pomeriggio dopo gli
allenamenti tornarono a casa insieme.
Che fra Sakuragi e Mito fosse accaduto qualcosa lo avevano capito un
po’ tutti fu così che il giorno dopo il guntai andò
a parlarne con il loro capo, lo trovarono al campetto del parco con
Rukawa e senza perdere tempo gli chiesero che stesse succedendo,
avevano chiesto a Mito e lui gli aveva detto di chiedere
direttamente al tensai, Hanamichi spiegò tutta la situazione
chiarendo anche la bugia
– ma perché hai mentito anche con noi?- domandò Noma alquanto risentito
– non era facile – rispose semplicemente Hana, i tre annuirono accentando quelle scuse indirette
– certo però che ti ci sono voluti 50 rifiuti per capire
che le ragazze non fanno per te – fece Okusu pensieroso
- forse è un effetto collaterale – propose Takamyia
- no si sa, è il tensai che è lento di comprendonio – continuò Noma
– do’hao?- domandò Rukawa dato che l’altro non stava sbraitando reagendo a quelle prese in giro
– non posso dirgli niente volpe – chiarì incrociando le braccia e subendo, almeno per quella volta si disse.
- Quindi voi due state insieme ora e pensare che l’anno
scorso avete fatto disperare Akagi, se lo sapesse –fece dopo un
po’ Takamyia scoppiando a ridere seguito dagli altri, Sakuragi
arrossì
– noi non … ecco noi non stiamo … insieme – balbettò
– do’hao - lo richiamò arrabbiato il compagno
– stiamo insieme Kitsune?- Kaede sbuffò un
“ovvio” mentre gli altri tre si spanciavano dalle risate
prendendo in giro il ragazzo che non lo sapeva, quando gli urli
d’indignazione del tensai e le risate degli altri si furono
placate Noma chiese –quindi tu e Mito non vi parlate più
d’allora?- ricevendo un cenno affermativo triste si volse verso
gli altri – c’era sembrato strano negli ultimi tempi
– riferì
– vedrai che si aggiusterà tutto – lo
incoraggiò Takamyia, Hanamichi non lo credeva, Yo era davvero
deluso da lui era questo il peggio
– quindi è etero e tra lui e quello del Ryonan non
c’è niente?- domandò Okusu deluso per la cosa, il
numero dieci spiegò come fossero andate le cose – eppure
avrei detto che gli piacesse sul serio – continuò il
biondo – sapete com’è Yo, gentile con tutti –
intervenne Takamyia
– non era solo gentile - affermò Hanamichi.
Ci aveva riflettuto tanto, il comportamento dell’amico non lo
convinceva del tutto, per questo gli aveva detto di guardarsi dentro
– è convinto di non saper amare – sussurrò
talmente piano che solo il compagno di squadra lo udì.
Gli aveva mentito questo fu il primo pensiero che passò nella
mente di Koshino quando Sendo gli riferì quanto scoperto da
Mitsui, eppure in qualche modo sapeva che non era così, certo
Mito non gli aveva mai detto la verità però non
l’aveva mai illuso, tutt’altro, gli aveva detto che non
avrebbe potuto ricambiare i suoi sentimenti. Si strinse il peluche al
petto, in qualche modo capiva le ragioni del teppista e ora si spiegava
quegli sguardi con Rukawa. Hanamichi era davvero fortunato ad avere un
amico come, lui si disse strofinando la guancia contro l’oggetto.
-Kae … Kae aspe … ti ho dettoooo- Hanamichi cercò
di sottrarre il collo dalla lingua volpina con scarso successo –
aspet … kitsune pervertita dove stai infilando le mani-
scattò allontanando il compagno da se e riabbassandosi la
maglietta, quella maledetta volpe aveva approfittato della sua
confusione per accarezzargli il petto e i fianchi, non che gli stesse
dispiacendo, ma lui non si sentiva ancora pronto per certe cose
– hn – sbuffò Rukawa mettendosi seduto e riprendendo
il libro di storia in mano, qualche passo avanti lo stavano facendo,
avrebbe aspettato si disse
– maledetta kitsune – stava sbraitando il do’hao
ancora rosso in viso – non posso distrarmi un attimo che mi salti
addosso, se non volevi studiare per il test di storia mi spieghi che
sei venuto a fare? Il Tensai deve prendere almeno la sufficienza
– chiarì riprendendo quaderno e penna finiti sotto il
tavolino, Kaede lo placò dandogli un bacio sulla guancia.
– Hana sono tornata- esordì una voce femminile
dall’ingresso, il ragazzo andò ad aprire la porta della
sua stanza – ciao mamma c’è anche la kitsune –
la informò lisciandosi la maglietta
– tesoro lo so, mi hai detto di andare a comprare il dolce
proprio perché veniva Kaede – rivelò la signora
Sakuragi entrando in camera e posando sul tavolino, dove il figlio e
l’altro stavano studiando, la scatola della pasticceria dove si
era recata
- preparo il thè - fece allegra uscendo, il numero dieci si rimise seduto in silenzio rosso e imbarazzato
– do’hao – sbuffò l’altro mentre le sue
labbra s’increspavano in un sorriso, il suo do’hao aveva
pensato a lui, che tenero
- mettiti a studiare e non farti strane idee baka kitsune –
esplose per nascondere la gioia che provava nel vedere il sorriso
dell’altro, anche se effettivamente chiamarlo sorriso forse era
un po’ troppo data l’assenza totale di mimica facciale
dell’altro.
Rukawa si mise a sbirciare nel pacchetto mentre l’altro faceva
spazio fra i quaderni e i libri, quando la madre ritornò con le
tazze di the, prima di lasciarli nuovamente soli, gli disse di studiare
almeno un poco strizzando l’occhio a Kaede e facendo arrossire il
figlio.
– Questa settimana c’è la partita del Ryonan contro
il Kainan – ricordò Hanamichi, il campionato era
già iniziato e loro stavano dando il massimo come lo scorso anno
- parlerai con loro?- chiese il compagno riferendosi a Sendo e
Koshino, infatti Hanamichi gli aveva proposto di andare ad assistere
non solo per valutare l’effettiva forza delle due squadre, ma
anche perché voleva chiarire
– si non ci siamo più incontrati dalle vacanze al mare,
con Nobu mi sono visto al campetto sulla spiaggia e gli ho detto tutto,
non ci sono stati problemi ma con gli altri, spero che capiscano non mi
và di litigarci, insomma siamo amici almeno un po’
- esalò un po’ abbattuto, Rukawa andando ad
avvolgergli le spalle con un abbraccio sapeva cosa lo avesse intristito
– Mito- esclamò vedendo l’altro scuotere il capo – non mi vuole parlare –
Erano trascorsi due mesi dall’ultima volta che si erano parlati,
il giocatore aveva cercato di riappacificarsi ma l’altro aveva
sempre finto di non vederlo o gli aveva detto che non poteva parlare
perché di fretta, lanciandogli sempre uno sguardo freddo e
distaccato. Era quello che gli faceva più male, alla fine ci
aveva rinunciato. Perfino il guntai aveva provato a farli riavvicinare
con esiti nulli, le pause pranzo erano sempre il momento peggiore, il
guntai a volte pranzava con uno o con l’altro dato che si
tenevano a distanza.
Agli allenamenti o alle prime partite non si era mai fatto vedere
benché gli altri tre avessero provato qualche volta a
convincerlo a partecipare, eppure Sakuragi sperava ogni volta di
vederlo varcare la porta della palestra. Nascose il viso contro il
collo dell’altro, grazie al suo migliore amico era riuscito ad
accettarsi e ad affrontare quello che sentiva per Rukawa, ma a
causa del suo stupido orgoglio ferito aveva finito per litigarci e
perderne l’amicizia .
Yohei sapeva di stare esagerando eppure non se la sentiva di andare
dall’amico e perdonarlo, non quella volta, era passato sopra il
fatto che non si fosse confidato con lui temendo la sua reazione , ma
che lo accusasse di averlo tradito no, quello non poteva accettarlo.
Come aveva potuto Hanamichi dirgli una cosa del genere?
Possibile che avesse così poca stima e considerazione di lui?
Che non avesse ancora capito come fosse fatto?
Era stato un colpo basso capire che il tuo migliore amico non si fidava
di te, che aveva preferito credere quello che voleva, che non gli aveva
dato neanche la possibilità di spiegarsi, lo aveva attaccato,
dicendogli con rabbia che s’intrometteva nella sua vita quando
lui voleva solo aiutarlo e non vederlo in quello stato. Poi quando
Rukawa gli aveva spiegato come stavano le cose, quando la madre aveva
saputo tutto era tornato da lui a chiedergli scusa. No troppo facile Hana si disse con rabbia e delusione per l’ennesima volta.
“Sei sempre così
bravo non è vero Yohei? sempre pronto ad analizzare tutto e
tutti, mi scruti dentro e sai quello che provo e sento non è
così? Ti senti così superiore “
Il suo migliore amico ecco cosa pensava di lui, quelle parole continuavano a girargli in testa ad assillarlo.
Si strinse di più nel giacchetto continuando a fissare il mare,
anche se a quell’ora della sera vista la scarsa luce dei
lampioni, non riusciva a distinguere un bel niente.
Il suono della risacca però riusciva a tranquillizzarlo.
– Che ci fai qui?- si voltò verso Koshino fermo accanto a lui che lo guardava dall’alto
– è un bel posto – disse semplicemente, lo vide
sedergli accanto e la cosa lo stupì non poco, era sicuro che
ormai l’altro sapesse ogni cosa.
Il giorno dopo aver discusso con Hanamichi, Mitsu alquanto infuriato lo
aveva cercato chiedendogli spiegazioni, aveva ascoltato per caso
parlare l’amico con Rukawa e aveva scoperto tutto.
Gli aveva detto che non erano affari del giocatore e si era anche beccato un pugno senza fiatare.
Se era arrabbiato lui Hiroaki doveva essere furioso.
- Fa freddo- ruppe il silenzio il senpai – facciamo una
passeggiata, almeno mi scaldo un po’- esordì alzandosi in
piedi e avviandosi sulla spiaggia, Mito lo seguì - Akira
mi ha costretto ad andare fuori con lui e quel demente di Mitsui, tu
invece perché sei in giro a quest’ora? –
domandò mentre camminavano fianco a fianco
– passeggiata – spiegò brevemente – ti ho
mentito- disse dopo qualche minuto di silenzio, pronto a sentirsi
rivolgere parole d’accusa, ma lui, lui soltanto, ne aveva il
diritto.
Hiroaki invece dopo un attimo di silenzio parlò con calma
– capisco perché l’hai fatto, volevi aiutare Sakuragi – fece comprensivo
– di sicuro ora mi odi e a ragione – continuò il teppista
- no non posso farlo, è vero, hai detto di essere quello che non
sei, però, non l’hai fatto per divertirti o prenderci in
giro – ammise Koshino –anche se non potevi dirmi la
verità, mi hai sempre detto che non potevi provare nulla per me,
quindi in qualche modo non mi hai mentito – voleva fargli capire
che non ce l’aveva con lui, anche volendo non avrebbe mai potuto
– grazie, per quel che vale avrei davvero voluto che le cose
andassero diversamente - allo sguardo perplesso dell’altro
si spiegò – essere amici intendo, ma a quanto sembra non
ci avresti fatto un affare – le labbra di Mito si piegarono in un
sorriso amaro e triste – a quanto sembra sono solo uno che mette
bocca negli affari degli altri senza permesso –
- hai litigato con Hanamichi – lo sapeva perfettamente Mitsui lo
aveva detto anche quella sera a cena che i due non si parlavano da mesi
- già ma in fondo è meglio così –
- non lo pensi sul serio- Hiroaki ne era certo, Yohei gli
raccontò della discussione avuta con il numero dieci e delle
accuse che questo gli aveva rivolto
– non si può tornare indietro- aveva terminato
- un’amicizia non si rovina solo per delle parole cattive – Hiroaki gli rammentò la sua stessa frase
– questa volta non me la sento, comunque ora lui ha Rukawa
e il basket quindi non sentirà la mia mancanza -
- ho i miei dubbi, tu sei importante e speciale – “per me
lo sei” avrebbe voluto dirgli il giocatore, ma non lo fece.
Lo vide fermarsi voltandosi a guardare il mare.
Forse a causa della lattina di birra che aveva bevuto a cena, cosa che
non faceva mai non solo perché minorenne e uno sportivo, ma
soprattutto perché non gli piaceva, gli si avvicinò.
Fu un attimo, sfiorò le labbra del teppista con le proprie, un
leggero contatto niente di più, non poteva definirsi un bacio
vero e proprio, Akira lo avrebbe preso in giro gli avrebbe detto che
neanche all’asilo ci si baciava così, ma a lui non
importava.
– Scusa io … è che volevo fossi tu … volevo
darlo a te il mio primo bacio – senza dire altro si voltò
e se ne andò, Yohei rimase immobile ad osservarlo allontanarsi
“era anche il mio primo bacio” pensò toccandosi le
labbra.
“Forse quello che si nasconde
non sono io ma tu, perché non guardi dentro te stesso invece
d’intrometterti sempre nella mia vita”
Continuava a pensarci, per quanto si sforzasse di tenere la mente
sgombra non riuscì ad evitare di riportare a galla le parole
dette da Hanamichi e poi c’era quel contatto. Si portò le
dita alle labbra li dove erano state toccate dall’altro,non
capiva, lì per lì non aveva sentito nulla, era stato
tutto così veloce, troppo breve e rapido per cogliere qualsiasi
altra emozione che non fosse la sorpresa.
Si alzò trascinando la sedia sul pavimento e si avviò
all’uscita del piccolo caffè in cui si era rifugiato,
ricordava la via anche se erano passati mesi. S’infilò le
mani in tasca cercando di tirare fuori le chiavi del motorino, risoluto
e concentrato nella decisione appena presa, così non vide i due
uomini che svoltarono l’angolo finché uno dei due non gli
finì addosso.
Giunto nella zona residenziale Mito diminuì la velocità
del mezzo, passò in rassegna tutti i cognomi degli edifici
finché non lo trovò, parcheggiato si diresse oltre il
cancelletto d’entrata, suonò il campanello più
volte finché non vide accendersi la luce del corridoio.
Con uno scatto furioso e parole poche gentili per chi fosse venuto a
disturbare a quell’ora, Koshino spalancò la porta
ritrovandosi di fronte Yohei.
– Perché?- gli chiese questo subito a bruciapelo –
perché lo hai fatto, perché proprio io-
domandò ancora non dandogli tempo di dire nulla, avanzò
di un passo per poi appoggiarsi subito contro lo stipite
– ma sei ubriaco- valutò il giocatore notando che
puzzava di birra da far schifo – ma sei deficiente?- urlò
questa volta notando il mezzo posteggiato di fronte
l’entrata -hai guidato quel ferro vecchio in questo stato
ma sei scemo? Cos’è volevi ammazzarti forse?-
Lo fece entrare in casa e sedere su uno dei divani del grande salone
– vado a farti un caffè - ringhiò ancora prima di scomparire attraverso una porta.
Mito si portò le mani alla fronte non era ubriaco, ma non era
riuscito a dirgli niente, a spiegargli che in realtà era sobrio
e l’odore di alcool che gli inzuppava i vestiti non era suo.
Si era scontrato con un ubriaco che gli aveva versato addosso un intera
bottiglia di birra, cosa per cui l’altro si era anche infuriato,
per poco non erano venuti alle mani .
Osservò il grande televisore in un angolo e l’arredamento
ricercato, era così differente da casa sua, non solo per il
lusso dei mobili, ma anche perché non c’erano foto
pensò distrattamente.
Koshino ritornò con una tazza bollente, gliela mise in mano poco gentilmente a dire il vero
– rispondimi- chiese il teppista osservando il liquido scuro
– senti – sbottò irritato l’altro – mi
dispiace di averti baciato, anzi no, non è vero, non mi è
dispiaciuto – si corresse ammirando con attenzione un quadro
appeso alla parete – però se avessi saputo che ti saresti
ridotto così, insomma non pensavo ti avrebbe fatto così
schifo quindi se sei venuto per insultarmi sbrigati che voglio andare a
letto, porca miseria è mezzanotte – finì alzando il
tono della voce.
Mito si rigirò la tazza fra le mani a lungo, poteva percepire il
nervosismo dell’altro in attesa dei suoi insulti, la
poggiò sul tavolino di cristallo, con calma si alzò e gli
si mise d’innanzi.
Quando Hiroaki vide la mano dell’altro alzarsi chiuse gli occhi
aspettando il pugno che non arrivò mai, Yohei gliel’aveva
poggiata sulla guancia, poi delicatamente gli avvolse il braccio libero
attorno alla vita attirandolo contro di lui continuando a fissarlo, poi
unì le loro labbra.
Koshino strinse le dita intorno alla maglia del teppista quando il
bacio iniziò a diventare profondo e le lingue iniziarono a
toccarsi, dapprima timidamente poi sempre più voraci e
desiderose di un maggior contatto. Prese a respirare profondamente e a
gemere, i gemiti divennero più frequenti quando lo spinse contro
il divano e prese a baciargli, leccargli e suggergli il collo
- fermo – esclamò in un attimo di ritrovata lucidità
- non vuoi?- chiese Mito fissando il suo volto arrossato, le labbra
umide e gli occhi resi lucidi dall’eccitazione – sei
ubriaco non sai quello che… – provò a dire il
giocatore ma la lingua dell’altro di nuovo in bocca lo fece
tacere
- per la prima volta in vita mia c’è qualcosa che voglio
disperatamente e sei tu – gli sussurrò direttamente
all’orecchio Yohei cercando di sfilargli la maglia, gliela tolse
senza troppe cerimonie dopo un secondo approfittando dello smarrimento
dell’altro per le sue parole – la tua camera
dov’è – gli chiese passandogli le mani sulla pelle
del petto in lente carezze, continuando a baciargli il collo e il viso
ora reso ancor più rosso dall’imbarazzo e dai brividi
- Mito smettila se è il tuo modo per vendicarti non
è … - si fermò sgranando gli occhi quando il
teppista afferratagli la mano gliela fece poggiare sul proprio membro,
che anche attraverso la stoffa dei pantaloni riuscì a sentire
duro e teso per l’eccitazione
– mi va bene anche il divano ma preferisco –
continuò Yohei premendo per far aumentare il contatto
–stare comodo - terminò passandogli le labbra sul petto.
Il giocatore perse il controllo a quella voce bassa e roca, a quelle
mani che lo accarezzavano, a quella bocca che assaggiava il suo corpo e
gli indicò le scale, fermarono i baci il tempo necessario per
alzarsi e salirle velocemente.
Mito prese a togliersi la felpa e la maglietta lungo la strada
lasciandole cadere dove capitava, appena ebbe varcato la porta della
stanza slacciò la cintura e i bottoni dei jeans che il giocatore
indossava, preso da una smania mai provata gli premette una mano sul
petto sottile e lo fece cadere sul letto, sfatto segno che il suo
arrivo doveva averlo svegliato, gli sfilò l’indumento e
mentre l’osservava steso con solo i boxer grigi indosso si
liberò a sua volta dei pantaloni, con indosso la biancheria
intima nera salì sul letto, puntando le mani sul materasso
continuò a suggere ogni centimetro di pelle della gola, del
torace e dello stomaco. Risalì a leccare con devozione i
capezzoli strappandogli nuovi gemiti e quando succhiando con forza quel
pezzetto di pelle prese a far strusciare fra loro i membri ancora
intrappolati nella stoffa, Hiroaki gli affondò una mano nei
capelli arcuando la schiena e ansimando pesantemente.
– Mi … Mito – lo chiamò incapace di formulare
un pensiero coerente oltre il nome dell’altro, il teppista prese
a baciargli la linea del mento, fino a raggiungere l’orecchio
– Yohei- gli sussurrò con il respiro accelerato prese a
mordicchiargli il lobo staccando un attimo le mani dal suo corpo, si
abbassò i Boxer poi infilò le dita nell’elastico
dei suoi, lo sentì irrigidirsi e trattenere il fiato quando
glieli calò sulle cosce, allungò le dita ad accarezzargli
il membro mentre lo baciava poi condusse la mano del compagno sul
proprio perché facesse altrettanto, timidamente Koshino prese a
seguire il ritmo della masturbazione che il teppista stava dettando sul
suo corpo, quando Mito si sollevò un poco per guardarlo negli
occhi si coprì il viso con il braccio libero
– no, voglio guardarti – chiese scostandoglielo, fu
così che vennero guardando reciprocamente le espressioni dei
loro volti.
Respirando a fondo per l’orgasmo appena avuto il teppista si
stese al suo fianco, dopo un lasso di tempo che gli parve infinito
Hiroaki, ripreso il controllo, si voltò vero l’altro
scoprendolo profondamente addormentato, gli scivolò accanto
coprendo se stesso e il compagno con le coperte.
Quando Yohei si svegliò si accorse che il cellulare stava
squillando insistentemente, si mise a sedere passandosi la mano sugli
occhi era da solo nel grande letto occidentale dalle lenzuola gialle,
si sporse fino a recuperare il telefonino poggiato su una mensola
lì accanto, di fianco a una sveglia, una lampada e un peluche a
forma di gatto
– pronto – rispose con voce roca, allontanò da
sé un poco il ricevitore per le urla che giungevano
dall’altra parte – calmati sto bene … no non ho
bevuto … mi sono dimenticato di avvertire … l’ho
sentito solo ora … da un amico … non lo conosci– in
quel momento osservò la figura di Koshino far capolino nella
stanza era vestito, evidentemente già sveglio da molto.
Il giocatore sfuggì il suo sguardo e lui decise di concludere la
telefonata – senti ti chiamo dopo … che cosa hai
fatto?.... Jouta ma che ti è saltato in testa di chiamare mezza
città, non sono un ragazzino - esclamò irritato –
si va bene – chiuse la comunicazione sbattendo irritato lo
sportellino, si passò le mani fra i capelli
– il bagno è la seconda stanza in fondo –
esclamò Hiroaki rompendo il silenzio – ti ho messo gli
asciugamani puliti – detto questo uscì velocemente.
Yohei si fece una doccia veloce poi non trovando l’altro in
camera lo cercò al piano di sotto, in salone non c’era ma
vide la sacca sportiva pronta accanto all’entrata, cercando
trovò la cucina e qui anche il ragazzo intento a preparare la
colazione
– se ti và di mangiare qualcosa prima di andare – esordì il giocatore indicandogli una sedia
- per ieri sera mi dispiace - esordì il teppista ancora sulla soglia
– non preoccuparti eri ubriaco e non sapevi quello che facevi,
anzi è stata colpa mia dov … – si irrigidì
ammutolendo quando il ragazzo gli fece poggiare la schiena contro il
petto, abbracciandogli la vita
– intendevo scusarmi per essermi addormentato – gli chiarì affondando il naso nei suoi capelli.
Koshino rimase immobile non sapeva che dire ne che pensare, aveva
creduto che l’altro fosse troppo ubriaco per essere consapevole
di quel che faceva invece non era così, ma allora questo che
significava? Si chiese – non capisco – ammise – tu
sei … insomma perché hai …. Capito no?- lo
sentì ridacchiare piano
– perché ti ho baciato, toccato, leccato?- lo vide
arrossire – perché volevo farlo e mi è piaciuto da
impazzire, sei così carino –
- carino? Carino si dice ai neonati ricordati che io so .. – le
labbra di Mito premute sulle sue interruppero qualsiasi protesta e
quando l’altro lo lasciò libero rimase a fissarlo
– Mito io non capisco sul serio- ripeté ancora confuso
– a quanto pare sono gay anch’io – gli spiegò
spostandogli i capelli dalla fronte – e a quanto pare tu mi piaci
tanto, davvero tanto – continuò baciandogli le labbra
– e un’altra cosa, Yohei chiamami Yohei ti prego. Voglio
sentire il mio nome pronunciato dalla tua voce – lo pregò
leccandogli un punto nel collo che aveva capito lo faceva tremare
–Yo… Yohei – esalò Hiroaki trattenendosi dal
gemere, dato che l’altro non la smetteva con quelle attenzioni ma
anzi si faceva più insistente lo scansò da se con
decisione.
–La colazione e poi devo uscire ho una partita oggi quindi
sono di fretta- gli fece cenno di sedersi voltandosi subito.
Il teppista fece come ordinato e prese a scorrere le telefonate, numerose, che comparivano sul display
– ha squillato parecchio stamane, ma tu dormivi –
riferì Hiro sedendosi e versando il caffè ad entrambi
- si mio fratello ha visto che non sono rientrato ed è andato in
paranoia – spiegò mettendo da parte il cellulare e
prendendo lo zucchero
– ha telefonato perfino ai ragazzi del guntai- infatti aveva
riconosciuto anche i loro numeri e quello di Sakuragi, evidentemente
allertato anche lui.
- I tuoi devono essere stati in pensiero per te, avranno pensato a un
incidente visto con che scassone vai in giro – gli fece notare
l’altro afferrando una brioche
– primo ai miei non frega niente di me, secondo Amuro non
è uno scassone e se non la smetti di offenderlo vai a piedi
– minacciò svitando il tappo dal barattolo della
marmellata-
Afferrando delle fette di pane osservò Hiroaki fissarlo a bocca
aperta,così continuò a dire –io e mio
fratello abbiamo padri diversi, mia madre è sempre stata poco
accorta nello scegliersi gli uomini – prese a spiegare capendo
che l’altro era curioso ma non osava chiedere - ebbe una
relazione con un uomo sposato da cui nacque Jouta, lui si
dileguò appena saputo che lei era incinta. Io invece sono il
frutto dell’amore con un suo capoufficio, tranne questo non so
niente di mio padre. Dato che non è mai stata un tipo materno
siamo cresciuti con i nostri nonni finchè, qualche anno fa,
Jouta si è trasferito a Kanegawa. Io sono venuto a stare con lui
poco dopo - prese a spalmare una dose generosa di composto sul
pane fragrante – nostra madre vive a Tokyo col suo nuovo amante,
sembra che forse gli sia andata bene questa volta –
terminò addentando quanto si era preparato. Koshino lo
fissò ancora a lungo, aveva ascoltato tutto in silenzio
guardando il teppista parlare tranquillo della sua situazione
familiare.
– Ho sempre avuto i miei nonni e Jouta quindi non è un
problema, però mio fratello ha davvero esagerato. Quando lui
decide di andare tre giorni alle terme con la ragazza del momento senza
avvertire io non chiamo mezzo mondo – puntualizzò piccato
ricordando un episodio successo un anno prima.
Hiroaki sorrise nel vedere la sua faccia alterata.
- Senti Hiro – ne richiamò l’attenzione il teppista
dopo un pò che non si dicevano nulla – ti accompagno io
alla partita – lo informò
- non c’è bisogno, è al Ryonan e poi avrai i tuoi
impegni - si alzò iniziando a mettere via quanto
utilizzato per il pasto mattutino.
- Hiro io voglio stare con te – il rumore delle stoviglie
cessò di colpo, Koshino rimase a guardare il lavello senza
riuscire a voltarsi
- che vuoi dire?- chiese mentre il cuore iniziava a battergli forte nel petto
– voglio dire – continuò l’altro alle sue
spalle facendolo voltare perché il giocatore lo guardasse in
viso
– che vorrei che provassimo a stare insieme, come coppia intendo,
se tu mi vuoi ancora – Mito lo fissò attentamente, gli
aveva detto di non poterlo ricambiare,lasciando che soffrisse, poi la
notte scorsa si era presentato a casa sua e gli era praticamente
saltato addosso era logico che Hiroaki non volesse più saperne
di lui, però sperava che non fosse così.
Koshino gli allacciò le braccia al collo prima di scoccargli un
bacio a fior di labbra – ovvio che non ti lascio più
scappare idiota- gli disse felice con gli occhi lucidi.
La palestra del Ryonan era già affollata di gente perciò
quando Sakuragi e Rukawa intravidero Maki seduto accanto a Mitsui
fargli cenno di unirsi a loro i due accettarono ben volentieri.
Hisashi dopo quel giorno si era comportato come sempre, anzi, quando
aveva saputo che i due si frequentavano gli era solamente sfuggito un
sorrisetto divertito e un – lo sapevo – per il quale la
volpe aveva alzato un sopracciglio senza commentare.
Koshino quando era entrato in campo sembrò agli occhi di tutti
piuttosto incavolato, soprattutto con Sendo e Fukuda, ma non si
stupirono più di tanto, rientrava tutto nella norma. Quello che
li stupì fu che quando il giocatore mise a segno un
canestro rivolse un sorriso in un punto preciso della tribuna,
indicando con le dita il numero tre, seguendo la traiettoria del suo
sguardo Sakuragi e gli altri videro Mito.
Il teppista stava assistendo allo scontro con attenzione
– che ci fa Mito qui?- domandò Mitsui sorpreso come gli altri
– non ne ho idea –ammise il numero dieci.
Quando la palestra iniziò a svuotarsi, Sakuragi vide
l’amico dirigersi all’esterno come il resto del pubblico,
cercare di parlarci sarebbe stato inutile come sempre. Poche ore prima,
quella mattina, aveva provato a telefonargli dopo che Jouta lo aveva
chiamato chiedendogli se il fratello fosse rimasto a dormire da lui
quella notte, dato che non era rincasato. Neanche i membri del guntai
sapevano dove fosse, si era preoccupato, ma quando aveva sentito il
cellulare squillare a vuoto, la madre lo aveva rassicurato dicendogli
che in caso gli fosse successo qualcosa un dottore o qualcuno avrebbe
risposto.
Rassegnato che l’amico non volesse parlargli si avviò dietro Rukawa e gli altri.
Fuori dell’edificio però trovò Yohei seduto sul
sellino del suo motorino in evidente attesa, si fissarono un secondo
tra il flusso della folla, quando Hana vide l’altro rivolgergli
un cenno di saluto col capo gli si accostò. - Tuo fratello mi ha
chiamato – lo informò ficcando le mani in tasca
– non l’ho avvertito – fece rivolgendo poi un saluto anche in direzione degli altri tre poco distanti
- tu tutto bene?- gli chiese inaspettatamente
- insomma – esalò Sakuragi cogliendo al balzo la
possibilità di riappacificarsi che l’altro gli stava dando
- mi sono comportato da imbecille e il mio migliore amico non mi vuole
più parlare – Yohei lo fissò un secondo prima di
piegare le labbra in un sorriso
– anche il tuo amico è un’idiota – gli
riferì, il giocatore sorrise a sua volta – sai quel
consiglio sul guardarmi dentro? – continuò domandando e
osservando un Koshino sbraitante e rosso dirigersi nella sua direzione
– si e allora?- chiese a sua volta Sakuragi notando il giocatore del Ryonan sopraggiungere incavolato nero
– l’ho seguito – gli rivelò criptico alzandosi dallo scooter
- che hai da essere così furioso?- si rivolse a Hiroaki prendendogli la borsa e poggiandola sulla pedana
– sta zitto è tutta colpa tua animale- rispose questo urlando ancora più arrabbiato
- Hiro chan- chiamò Sendo avvicinandosi con gli altri
– metti in moto questo scassone – incitò subito il
giocatore spingendolo a salire in sella e non degnando il capitano di
un solo sguardo, ma fu inutile Akira lo afferrò abbracciandolo
per le spalle
– Hiro ma perché sei scappato in quel modo uffa –
sorrise agli altri due salutandoli con la mano – andiamo a
festeggiare tutti insieme?- propose allegro prima di continuare –
così Hiro chan ci dice come mai ha quel suchiot …
– la gomitata nello stomaco e il “chiudi il becco
Sendo” di Koshino lo fecero tacere all’istante
– Hiro sei ingiusto io ti dico tutto quello che faccio con Hisa
– gli ricordò il ragazzo dai capelli a punta in tono
lamentoso
– che cosa?- urlò Hisashi, mentre Akira cercava di calmare
il suo ragazzo Koshino montò in sella dietro a Mito
– allora andiamo a prendere qualcosa da bere tutti insieme?- propose nuovamente il porcospino
– al solito bar, chi arriva ultimo paga per tutti- decretò Hiroaki
– ma non vale se andate in motorino- protestò Hanamichi
decisamente allegro dopo aver appianato le cose con l’amico
– non è colpa mia se io non ho il ragazzo appiedato come
voi sfigati- continuò Koshino lasciando tutti di stucco per
quelle parole, tranne Yohei che sorrise verso Hana
– vedete di sbrigarvi che al mio amore ho promesso tre fette di
torta se mi faceva un canestro e non ama aspettare –
esordì mettendo in moto e schizzando verso l’uscita.
- Ragazzo?- domandò allibito Mitsui
– te lo avevo detto Hisa – iniziò a saltellare come
un grillo Akira – c’era alchimia, alchimia –
continuò a urlare in estasi.
Sakuragi sorrise intrecciando le dita con quelle di Rukawa, alla fine
Yo aveva scoperto di poter amare, bastava solo che si cacciasse in
quell’assurda situazione a causa del suo migliore amico per
trovare la persona che aspettava.
Yuyu: Ahahahah ci hai preso in
pieno XD anche se non era un cavallo bianco ma uno scassatissimo
scooter e non era vestito da principe azzurro e puzzava leggermente di
birra XD
Bene manca solo un piccolo extra che per la felicità delle fan
di Hanamichi e Rukawa riguarderà proprio loro due LOL
|
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Capitolo 10 *** Extra 02 ***
a causad
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di T.
Inoue; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro
Ringraziamenti:
Drake33: Sono contenta che il
finale ti sia piaciuto, tranquilla di Sendo / Ru credo di non aver mai
letto FF qualche Dj si, ma ti dirò carine ma preferisco quando
la volpetta è infatuata del rossino XD
Un bacione e grazie di tutto l’entusiasmo.
Fliss90: LEMON???? Oh mamma,
già quello che ho scritto mi sembra troppo esplicito LOL, in
questa storia non mi è venuto di meglio, perdonami. Eh si hai
visto giusto. Baci
Lucy6: Anche tu innamorata di
Hiro e Yo, ma che bello non credevo che questi due avrebbero riscosso
tanto sostegno. Eheheheh Mito zitto zitto, calmo calmo, ma sotto sotto
è un gran maniaco XD.
Yuyu: Grazie contenta che ti sia piaciuto, spero che questo ti faccia sorridere LOL
Misako90: Eccoti l’extra e brava nel non aver perso la fiducia in Yo.
Saruz 1986: Grazie dei complimenti, che bello sapere che ti abbia appassionato e coinvolto tanto.
^^zi ho già un’altra storiella pronta e non sei stata affatto sfacciata tranquilla.
Un sentito GRAZIE a tutte le persone che hanno messo la storia nelle
preferite o seguite e che hanno letto fino alla fine. Devo dire che non
mi aspettavo che foste così numerosi o che in così tanti
avreste apprezzato la coppia Hiro/Mito.
Un abbraccione a tutti e ancora tante grazie.
Extra 02
- Non posso crederci – esordì Yohei strappando i fogli di
mano all’amico – ma si può sapere come hai fatto a
collezionare tutte queste insufficienze?- chiese abbassandosi a fissare
il volto di Hanamichi, che scoccò un’occhiata omicida al
banco dove Kaede Rukawa stava ronfando beatamente ignaro.
– Tutta colpa di quella volpaccia malefica - esalò ringhiando
– eh? Ma come? non studiate spesso insieme? e poi Rukawa non ha preso tutte queste insufficienze -
- lo so, il maledetto lo fa apposta, finisce sempre che mi salta
addosso e mi deconcentra. Lo odio, ora vado lì e gliele suono di
santa ragione – si alzò facendo stridere la sedia sul
pavimento, ma prima che potesse raggiungere il compagno l’amico
gli si parò d’innanzi
– ora non ti scaldare subito, piuttosto – gli avvolse un
braccio intorno al collo bisbigliando piano – non mi hai detto
che voi due aveste concluso. E bravo Hana sei diventato un uomo ormai
– si complimentò dandogli leggere pacche sulla spalla.
Sakuragi lo fissò interdetto un secondo prima di arrossire
furiosamente, lo afferrò per il collo e lo trascinò fuori
nel corridoio, sotto lo sguardo perplesso di molti studenti. Si
precipitò con l’amico, indifferente al fatto che lo stesse
soffocando, a raggiungere il terrazzo.
– Io e la kitsune non abbiamo … non che non voglia sia
chiaro però … cioè è la volpe che vorrebbe,
anche io certo, però ogni volta che stiamo sul punto di…
insomma hai capito no? – sputò tutto d’un fiato.
Yohei lo fissò continuando a massaggiarsi il collo sospirando
pesantemente, gli era sembrato strano conoscendolo, eppure aveva
sperato in cuor suo che Rukawa fosse riuscito ad abbattere
l’ostacolo “timidezza cronica” del suo migliore
amico, ma a quanto sembrava la volpe non ci era ancora riuscita –
si ho capito – lo rassicurò appoggiandosi alla parete e
incrociando le braccia – e fino a dove siete arrivati? –
gli domandò ottenendo di vederlo arrossire nuovamente
– che razza di domanda, tu e Koshino dove siete arrivati? –
gli chiese a sua volta sfidandolo con lo sguardo, in fondo anche per
l’amico era la prima relazione quindi era sicuro che fosse nella
sua stessa situazione
– oh beh lo facciamo già da un po’ – quelle
parole per Hanamichi ebbero l’effetto di un macigno calato sulla
testa – ma come è possibile? io e la kitsune ci siamo
messi insieme prima di voi due come … ho capito –
dichiarò battendo un pugno sul palmo della mano con aria furba
– Koshino in realtà ha avuto delle esperienze precedenti -
- veramente è stata la prima volta per entrambi –
l’urlo di frustrazione di Sakuragi fece sobbalzare e ridacchiare
Yohei – su cerca di calmarti Hana in fondo quando ci siamo messi
insieme io sono praticamente saltato addosso ad Hiro per cui non puoi
paragonare le nostre situazioni – il giocatore di basket
poggiò una mano sul muro vicinissimo a lui e lo fulminò
con lo sguardo
- stai forse dicendo che il tensai è imbranato? – domandò minaccioso
– no, solo che siamo due tipi differenti tutto qui -
- esatto tu sei un pervertito maniaco come la kitsune – decretò annuendo convinto
– o forse più semplicemente tu hai paura – Yohei schivò la testata per un soffio
– dove scappi deficiente –
- vedi di calmarti o resterai vergine a vita – Mito gli si
avvicinò di nuovo quando lo vide spalle basse, sguardo triste e
sconfortato, tirare su col naso – tranquillo Hana non è
mica qualcosa di così tragico sai – lo rassicurò
– tu dici? –
- certo il tuo problema è che pensi troppo – lo conosceva
fin troppo bene, tanto da immaginarsi le mille paranoie che dovevano
assalirlo ogni volta
- che vuoi dire? -
- semplice, la prossima volta che rimani solo con Rukawa non pensare a
niente. Che la volpe ti ami è abbastanza chiaro no?
Perciò non aver paura e buttati – Sakuragi ci
rifletté qualche minuto prima di annuire e drizzarsi scoppiando
a ridere
– sono il tensai dopotutto, non c’è niente che mi
spaventi o che non riesca a fare. Farò vedere io alla kitsune
quello di cui sono capace – continuò a ridere per un altro
quarto d’ora sotto gli incitamenti dell’altro.
Hanamichi Sakuragi giocò come non mai, fu chiaro
all’intero club di basket che il loro numero dieci quel giorno
non solo aveva energie da vendere ma era animato da una carica
esplosiva. Correva, saltava a canestro e ogni rimbalzo era di sua
proprietà, fu alquanto difficile per i compagni di squadra
stargli dietro quel giorno. L’unico che vi riusciva era Rukawa
che non si era mai fatto intimidire dalla vivacità di gioco del
do’hao, anzi segretamente l’aveva sempre ammirato.
L’indiscusso numero uno però rimaneva sempre e soltanto
lui e lo dimostrò anche quel giorno, riuscendo a sottrarre la
palla al suo avversario e compiendo eleganti e precisi centri, facendo
aumentare la fiamma di rivalsa del suo ragazzo.
Anzai decretò la fine degli allenamenti e prima di congedare i
ragazzi augurò loro di passare delle felici vacanze, infatti
quello sarebbe stato l’ultimo allenamento che il club dello
Shohoku avrebbe effettuato per una settimana. Il capodanno era vicino e
gli studenti avrebbero goduto di un intera settimana di libertà
dalla scuola come dai club – mi raccomando ragazzi – stava
dicendo il mister con sguardo benevolo – riposatevi, ma non
dimenticate che il campionato è ancora in corso, inoltre vorrei
consigliare agli studenti che hanno qualche insufficienza di
approfittare di questi giorni per recuperare. La squadra conta su
ognuno di voi – lasciò cadere lo sguardo su Mitsui e
Sakuragi rei di avere ben tre insufficienze il primo e ben cinque il
secondo
– maledetta volpe – ringhiò Hanamichi ottenendo che Kaede alzasse un sopracciglio
– non è colpa mia se sei idiota do’hao –
bisbigliò ottenendo di farlo infuriare maggiormente. Rukawa si
diresse agli spogliatoi lasciando l’altro sbraitare a gran voce
trattenuto dalle matricole. Le reazioni spropositate di Hanamichi erano
sempre un bel vedere e anche se non l’avrebbe mai ammesso si
divertiva un mondo, non si preoccupava minimamente del fatto che
s’infuriasse con lui aveva un metodo collaudato per fargli
passare ogni malumore, piegò leggermente le labbra osservando i
compagni andare ad infilarsi dentro le docce.
Sakuragi era appena entrato borbottando e inveendo ancora a bassa
voce, lo spogliatoio era deserto perciò la volpe si
avvicinò lentamente alle spalle dell’altro giocatore
– do’hao – gli sussurrò direttamente
all’orecchio – ti aiuto io a studiare tranquillo – lo
rassicurò premuroso avvolgendo le braccia intorno alla sua vita
e poggiandogli il mento sulla spalla
– eh no – scattò l’altro allontanandosi
velocemente – stai lontana da me e dai miei libri malefica
kitsune – esordì frugando veloce nella sacca sportiva e
tirandone fuori il *gohei, prese a muovere l’oggetto usato dai
monaci e dalle miko e a intonare una litania – io ti scaccio
spirito malefico – urlò puntando l’arnese contro
Kaede che per risposta gli disse un semplice – idiota –
prima di avviarsi sotto l’acqua calda.
- do’hao hai finito?- domandò chiudendo la sacca tre buoni
quarti d’ora dopo, non ottenendo risposta si voltò a
fissare il compagno immobile d’innanzi al proprio armadietto,
sguardo fisso e concentrato a terra
– do’hao ?- lo chiamò poggiandogli una mano sulla spalla ottenendo finalmente la sua attenzione
– che vuoi kitsune?-
- muoviti o ti lascio qui – decretò assicurandosi la borsa
alla spalla seguito silenziosamente dall’altro.
Si avviarono all’uscita della scuola, Kaede sospingeva la
bicicletta lanciando occhiate indagatrici verso il compagno che era
stranamente silenzioso, qualcosa gli vorticava per la testa era chiaro
“possibile che se la sia presa per le insufficienze?” si
domandò assottigliando lo sguardo
– senti kitsune – aprì finalmente bocca hanamichi
fermandosi di botto e facendo arrestare anche il passo dell’altro
– mia madre domani ha il doppio turno così pensavo si
insomma se ti và di venire a casa da me – Rukawa lo
fissò un istante prima di rispondere, il do’hao anche se
teneva una mano cacciata nella tasca del giaccone e aveva assunto
quella sua aria da duro era chiaramente teso e a disagio, fuggiva il
suo sguardo e torturava la cinghia della borsa senza sosta
- certo, avverto a casa e rimango a dormire da te – lo
informò non perdendosi l’irrigidimento del ragazzo a
quelle parole – passo in videoteca e affitto qualche film, vedi
di andare al supermercato do’hao – continuò subito
riprendendo la strada “ è pur sempre un
do’hao” pensò sorridendo dentro di se,
nell’udirlo sbraitare perché a lui toccava spendere
più soldi – sei tu che mi hai invitato e poi per qualche
pacco di patatine non diventerai certo povero – lo sgridò
accomodandosi sul sellino, allungò una mano e afferrò
Sakuragi per il bavero del piumino – ti chiamo stasera
do’hao – esalò ancora prima di chiudergli la bocca
con la propria, Hanamichi rispose prontamente al bacio rimanendo
immobile ad occhi chiusi per qualche istante ancora. Quando li
riaprì scoprì di essere rimasto solo come un’idiota
in mezzo alla strada, voltandosi velocemente a destra e a sinistra
appurò di essere l’unico essere umano.
Digrignando i denti e imprecando contro la malefica volpaccia che lo
lasciava piantato come un palo della luce si avviò con passo
belligerante verso casa.
Ogni giorno al ritorno dagli allenamenti riusciva a spuntarla, gli dava
un bacio che lo sconvolgeva completamente e lo abbandonava come un
imbecille. Ogni volta Hanamichi affermava dentro di se che sarebbe
stata l’ultima volta che accadeva e puntualmente il giorno dopo
la scena si ripeteva.
Ma l’indomani si sarebbe preso la sua meritata vendetta
pensò sghignazzando, entrando in casa e annunciando il suo
ritorno. Salutò la madre scambiando con lei un paio di frasi e
poi si chiuse in camera, fece un profondo respiro e afferrò il
cellulare, mentre il ghigno diabolico aumentava.
Kaede suonò per la seconda volta il campanello di casa Sakuragi
aspettando impaziente che il do’hao si degnasse di aprirgli.
Scostò la manica per osservare l’orologio al polso, la sei
del pomeriggio, la madre del suo ragazzo doveva essere uscita
già da una mezz’ora rifletté poggiando nuovamente
il polpastrello al bottoncino di plastica.
“Possibile che il do’hao fosse ancora a letto? … Si
possibilissimo ” si domandò e si rispose nel giro di una
frazione di secondo, conosceva abbastanza quella testa matta per
immaginare che avesse praticamente passato l’intera notte in
bianco.
Anche se era stata un’idea di Hana invitarlo a trascorrere
la notte da lui, sicuramente il suo ragazzo si era rigirato nel letto
immaginando chissà cosa, Kaede sospirò pesantemente, che
Hana fosse timido gli era fin troppo chiaro. Era già un miracolo
che riuscisse a infilargli una mano sotto la t-shirt dopo tutti quei
mesi, ma in fondo al volpino non dispiaceva affatto vedere le sue
guance rosse e quegli occhi nocciola lucidi dibattersi fra il desiderio
e l’imbarazzo, era appagante, immensamente appagante.
Avrebbero avuto tempo per portare il loro rapporto a un livello
più alto, Kaede sapeva essere un tipo paziente se voleva ,
teneva ad Hanamichi più di quanto lui stesso avrebbe mai potuto
immaginare.
Poter stare con lui, sentirlo ridere e parlare, assaggiare le sue
labbra era già più di quanto avrebbe mai immaginato di
ottenere dall’altro qualche mese prima, quando l’unica cosa
che sapeva che Sakuragi provasse per lui fosse odio. Ma il suo
do’hao invece lo amava. Premette il campanello per la quarta
volta lasciando il dito poggiato più a lungo “si lo amava
però lo lasciava a ghiacciare al freddo” si disse
promettendo di dargli un pugno, leggero, tanto per dimostrargli quanto
gli voleva bene.
Sakuragi aprì la porta di casa con un sorriso caldo e
accogliente, per nulla turbato e alquanto indifferente
all’occhiataccia dell’altro allungò un braccio a
indicargli l’interno – Bravo Kae sei arrivato
puntuale- Rukawa socchiuse maggiormente le iridi blu scrutando
l’abbigliamento del do’hao, le gambe erano fasciate in
jeans chiari , portava un maglioncino bianco e la zip era lasciata
aperta per mostrare così la maglietta di un eguale candore
aderente, molto aderente.
Il suo proposito di rifilargli un pugno sul naso venne
accantonato definitivamente quando Hana si avviò precedendolo in
casa e mostrandogli così la visione dei glutei strizzati nella
stoffa azzurra.
- Che film hai preso kitsune?- domandò indicandogli il divano e
il video registratore, Kaede lo seguì con lo sguardo
finché non sparì in cucina solo allora si liberò
della sciarpa, giaccone e scarpe e poggiò il sacchetto di
plastica sul tavolino della sala – da casa ho portato un video
sulle partite del Nba, in videoteca ho preso Space Jam –
disse poggiando la borsa che si era portato da casa con quanto gli
serviva per passare la notte da lui
- che film è? Non l’ho mai visto- gli giunse alle orecchie la voce del do’hao
- un film con Jordan sulla pallacanestro – chiarì
semplicemente osservando il suo ragazzo avanzare portando un paio di
bicchieri e una bottiglia di aranciata e un pacchetto di patatine
– ok mettilo dentro volpetta io prendo gli altri stuzzichini
– gli disse direttamente sulle labbra prima di scoccargli un
bacio leggero e dileguarsi in cucina.
- Do’hao?- chiamò incerto
– che c’è?-
Kaede scosse la testa – niente- disse avvicinandosi al televisore
“Impossibile, ma che vado a pensare? Il do’hao che fa una
battuta allusiva a sfondo sessuale? No inimmaginabile, però mi
sembrava che fosse arrossito e poi il tono basso della voce così
sensuale … Naaa è sempre il do’hao” giunse
alla conclusione l’asso dello Shohoku afferrando il telecomando.
Nel frattempo le mani di Hanamichi tremavano per l’agitazione,
fortuna aveva sempre posseduto uno scatto invidiabile. Era
letteralmente fuggito in cucina dopo essersene uscito in quel modo, si
era dovuto forzare a dire quella frase. Respiro a fondo più
volte, “calma Hana, calma, ricordati che devi sconfiggere una
volta per tutte la kitsune” lo sguardo s’infiammò
subito “maledetta volpe ti farò impazzire, ti
dimostrerò che il tensai non è un agnellino
indifeso”. Scoppiò a ridere fragorosamente immaginandosi
che avrebbe lasciato Kaede rosso e imbarazzato davanti la sua audacia,
avrebbe dimostrato al volpino che non era così ingenuo,
imbranato e facilmente imbarazzabile come credeva.
Rukawa aveva messo in pausa il video e stava pazientemente aspettando
il ritorno di Hanamichi quando gli giunse alle orecchie il suono della
sua risata isterica, inarcò un sopracciglio perplesso ma non
disse nulla.
Hana si sedette al suo fianco poggiando sul tavolino un piatto con una
serie di invitanti e colorate tartine tipicamente occidentali
-stuzzichino?- offrì indicando il cibo. Kaede osservò le
fettine di pane, tagliate a rombo, triangolo o addirittura a forma di
fiore, indeciso su quale prendere. Alla fine optò per
ingurgitare quello quadrato spalmato di maionese con dei funghetti
posto al centro
– fai i complimenti a tua madre – disse leccandosi un dito sporco della mousse bianca e scegliendone un secondo.
Sakuragi lo fulminò con lo sguardo ma rimase in silenzio, non
poteva negare l’evidenza della cosa, seppur indispettito di non
essere riuscito a far passare per propria opera la preparazione
allungò la mano e prese un fiorellino cosparso di una generosa
dose di salsa rosata e un gamberetto posto al centro.
Lo portò alla bocca e invece che infilarselo tutto intero, come
avrebbe fatto normalmente, lo addentò leggermente mugolando come
preda di un estasi suprema e passando la punta della lingua sul labbro
superiore per leccare la crema in eccesso
– è davvero squisito – esordì spiando la
reazione dell’altro o per meglio dire il suo cenno distratto.
Rukawa aveva spinto il pulsante del play e mangiucchiando
distrattamente una tartina dopo l’altra era preso a seguire il
film. Sakuragi per nulla sconfortato prese a leccarsi lascivamente le
labbra con la lingua aumentando il tono dei gemiti tanto da meritarsi
una gomitata tra le costole della volpe e un suo
– fa silenzio do’hao – alquanto inviperito dato che gli impediva di sentire le battute del suo idolo.
Hanamichi si ficcò in bocca il restante pezzo di pane bianco e
incrociando le braccia si decise a guardare per la prima volta lo
schermo del video.
Rimase un attimo sconcertato nel vedere Bugs Bunny e compagnia, dopo
aver appurato che in effetti non si trattasse solo di un film animato
ma che vi fosse anche la presenza del giocatore di basket, idolo
incontrastato del suo ragazzo, decise di andare avanti con il suo piano.
Afferrò una seconda tartina e lanciando un’occhiata veloce
a Kaede appurando che non stesse guardando dalla sua parte, cosa del
tutto inutile si disse dato che la volpe aveva occhi solo per lo
schermo, se lo spiaccicò sul maglioncino candido – ma tu
guarda che pasticcio – esordì mettendo su un tovagliolo
quello che rimaneva del delizioso cibo e indicando la macchia, forse un
po’ troppo grande, sul golf
- il solito sbadato, tua madre ti ucciderà – gli fece notare l’altro
– hai ragione – convenne Hanamichi dicendosi che una
sgridata materna valeva ben la pena di subirla se poteva demolire la
sicurezza della volpe mentre si sfilava il capo sporco.
Rukawa si dimenticò del tutto del film, del coniglio dalle
lunghe orecchie e di Michael Jordan quando osservò le braccia
muscolose e scolpite del do’hao lasciate scoperte dalla canotta
bianca che indossava e di come lo striminzito pezzo di cotone fasciasse
in maniera seducente il torace dell’altro. Hanamichi trattenne un
sorrisetto e allungò le braccia sopra la testa inarcando la
schiena e stiracchiandosi, in modo da offrire una bella visuale del suo
corpo alla kitsune.
Come neanche avesse notato lo sguardo colmo di desiderio del compagno
si piegò in avanti a studiare il vassoietto di antipasti, finse
di essere indeciso per alcuni secondi e poi casualmente le sue dita
maldestre spinsero il bordo di ceramica del piatto, che andò a
colpire il sacchetto di patatine adagiato lì davanti che
volò a terra d’innanzi al televisore
– oh che sbadato – sussurrò allungandosi sul
tavolino per recuperare lo snach facendo ben attenzione di far finire i
glutei strizzati nei jeans proprio davanti alla visuale degli occhi
volpini. Finse per alcuni secondi di non riuscire ad afferrare la
bustina sentendo il viso che andava letteralmente a fuoco mentre nella
sua mente si rendeva conto della posizione imbarazzante in cui si era
messo consapevolmente, si agitò maggiormente sentendo Kaede
muoversi sul divano tanto che perse l’appoggiò sul piano e
finì faccia a terra sul pavimento – do’hao –
lo sgridò l’altro afferrando la bottiglia di bibita prima
che finisse a terra. Sakuragi si sollevò in piedi in un nano
secondo portandosi dietro le restanti tartine spiaccicate sulla maglia
– mia madre mi ucciderà – esalò notando le
macchie, gialle, rosa e avorio che gli tappezzavano petto e pancia
– il solito combina guai – sbuffò l’altro
rimettendo a posto la bibita. Hana si defilò in camera propria
con passo di guerra “tutta colpa tua volpe maledetta” si
ripeteva mentalmente sentendosi invadere dal sacro fuoco della
vendetta.
Kaede nel frattempo riprese tranquillo la visione del film anche se
avrebbe preferito continuare ad osservare la “visione” del
fondo schiena del numero dieci.
Sakuragi si tolse la canotta inveendo a bassa voce contro
l’altro, reo di non essere minimamente arrossito di fronte ai
suoi chiari approcci “possibile che debba essere solo io
l’unico a sentirsi impacciato?” si domandò frugando
nei cassetti.
Aveva passato ore a cercare il giusto abbigliamento, sarebbe comunque
arrivato a togliersi la maglia, ma non in quel modo pensò,
spalancando l’anta dell’armadio con troppa foga.
Dopo una decina di minuti ritornò a sedersi sul sofà con
indosso una maglietta azzurra, non era quella più indicata per
suo scopo, ma si accontentò. Grazie al fatto che era vecchia di
un paio d’anni risultava aderente quanto la
prima.
Si riempì un bel bicchiere colmo di aranciata notando che Kaede
aveva raccolto e pulito lo scempio fatto poco prima alle tartine
– è un bel film – disse per spezzare il silenzio
venutosi a creare fra loro
– hn – convenne il volpino.
Hana non perse altro tempo e “distrattamente” si versò accidentalmente la bibita addosso
– ma porca miseria è gelata - urlò schizzando in
piedi e facendo sobbalzare l’altro – do’hao –
fece Kaede bloccandosi un secondo dopo ad ammirare i capezzoli del
numero dieci che sporgevano impunemente dalla maglia bagnata. Sakuragi
non ci fece nemmeno caso troppo impegnato a darsi dell’idiota per
aver tenuto la bottiglia in frigo tanto a lungo, avrebbe dovuto
pensarci che sarebbe risultata dannatamente fredda quando se la sarebbe
versata addosso. Raccattò un paio di tovagliolini di carta e
prese a tamponarsi alla belle meglio, Rukawa continuava a fissare la
stoffa che indecorosa gli si appiccicava sul petto rivelando ogni
muscolo del suo petto iniziando a sentire una gran sete – meglio
toglierla – fece afferrando i bordi e tirandogliela sulla testa.
Hanamichi preso in contropiedi si ritrovò la maglia umida
premuta sulla faccia senza aver tempo di sfilarla e udì le nuove
parole del ragazzo raggiungergli le orecchie – meglio asciugarti
subito – detto questo Kaede valutò che i tovaglioli non
sarebbero stati sufficienti e iniziò ad asciugarlo passando le
labbra e la lingua su ogni centimetro di pelle scoperta.
- kitsune pervertita che stai faceaaa … - ansimò
l’altro smettendo di agitarsi e ansimando quando l’altro
prese a lambirgli un capezzolo eretto, le mani di Kaede si spostarono
sulle sue braccia e lo liberarono dall’ingombro di stoffa, non
smettendo la sua opera di suzione fissò i capelli arruffati del
do’hao, il suo sguardo imbarazzato farsi liquido e i denti
candidi che si mordevano un angolo del labbro inferiore per non
permettere ad altri suoni inopportuni di uscire
– do’hao non farlo o finirai col ferirti – gli
sussurrò prendendo a leccargli la bocca che appena si socchiuse
conquistò con un bacio passionale.
– Stupida kitsune non doveva finire così –
spiegò Hana appena si ritrovò nuovamente libero di
parlare afferrando i polsi dell’altro e bloccandogli le mani sui
fianchi
– cioè?- chiese incuriosito Kaede, Hana
sfuggì un istante il suo sguardo ma poi lo puntò
determinato nei suoi specchi blu
– doveva finire con te che arrossivi e tremavi e con me che … che … hai capito no?-
- do’hao allora è per questo che ti comportavi in quel
modo strano?- gli domandò alzando un angolo della bocca -
se ci tieni così tanto, per me va bene – esalò
sulle sue labbra prima di scostarsi da lui e sfilarsi la felpa e
maglietta insieme. Sakuragi deglutì a vuoto arrossendo
maggiormente catturato dalla visione di quel petto sottile, dalla pelle
candida e delicata, allungò le dita e prese a fargliele scorrere
leggere in lente spirali, si accorse del tremore che percorse
l’altro e alzò lo sguardo per guardarlo in viso
– non così piano do’hao – lo sgridò con voce roca.
In quell’istante Hanamichi comprese che non importava chi
prendesse l’iniziativa, non importava dimostrarsi sicuri di
sé, non importava se faceva trapelare il suo timore per quello
che sarebbe successo fra loro, l’unica cosa importante erano loro
due e l’amore che sentivano l’uno per l’altro.
Hanamichi si accostò a baciare la volpe e poi scese a lambirgli
e vezzeggiargli il collo, le dita affusolate di Kaede gli carezzarono
il collo e si persero nelle fiamme scarlatte dei suoi capelli, come il
fuoco che prese a bruciargli dentro. Le fece scendere fino ai jeans del
compagno che prese a sbottonare con cautela, aspettandosi che lo
fermasse da un momento all’altro ma quando liberò
l’ultimo bottone senza una protesta, rimase indeciso sul da farsi
– Hana – lo chiamò piano ottenendo che alzasse il
viso dal suo petto che stava devotamente baciando – vuoi farlo?
– chiese titubante e pregando che rispondesse con un si o sarebbe
dovuto andare a rifugiarsi in bagno e farsi una doccia gelata, per
placare il desiderio che aveva dell’altro. Sakuragi non rispose e
invece si stese adagiando la schiena sui cuscini del divano e
allungando le braccia verso di lui in una muta quanto imbarazzata
accettazione – ti senti davvero pronto? – chiese ancora
Rukawa appoggiando le mani all’altezza del suo viso – non
credo che riuscirei a fermarmi – gli spiegò con una certa
urgenza nella voce, Hana arrossì ancora capendo a cosa si
riferisse
– certo che sono pronto, sono il tensai io – chiarì
con una punta di orgoglio, ma quando il corpo di Kaede si stese sul
proprio e sentì la sua chiara erezione sfiorare la propria disse
ancora – facciamo le cose con calma però –
- te lo prometto – assicurò baciandogli gli angoli della
bocca e aumentando il contatto fra di loro. Hanamichi dimenticò
qualsiasi timore e ansia per la loro prima volta quando le dita del
numero undici s’infilarono sotto l’elastico dei boxer. Con
urgenza catturò la bocca della volpe e quando le carezze della
sua mano si fecero più ritmate prese a liberarlo a suo volta di
quell’ingombrante indumento per potergli restituire quelle
attenzioni meravigliose.
Il telefono squillò un paio di volte prima che Yohei rispondesse
– pronto – fece assonnato tirandosi le coperte sulla testa
– davvero? – domandò chiaramente titubante
allontanando subito l’apparecchio quando gli giunsero le urla di
protesta del tensai – ma che dici Hana figurati se avevo
dei dubbi sulle tue capacità seduttive. Beh sono contento che
sia andato tutto bene … Pronto? – poggiò il
cellulare sulla mensola - ma tu guarda che razza di tipo –
si lamentò rigirandosi nel piumone avvicinandosi a Hiroaki e
nascondendo il naso gelato contro il suo collo caldo e accogliente,
strappandogli un brivido.
– Allora l’hanno fatto?- domandò il giocatore abbracciandolo
– a quanto pare. Hana mi ha detto di aver stracciato Rukawa e di
aver dimostrato di non essere un imbranato cronico –
- però da quello che mi hai raccontato di lui credevo che ci
avrebbe messo anni per riuscire a fare l’amore con Rukawa –
disse sbadigliando
- ma figurati, se lo conosco, e ti assicuro che è così,
avrà combinato un casino pazzesco. Comunque l’importante
è che abbia superato l’ansia della “prima
volta”. Mi spiace solo di non aver potuto vedere le sue figuracce
vabbè poco male tanto mi racconterà tutto Rukawa –
ammise con un sorrisetto furbo
– se fossi in Sakuragi e venissi a scoprire che vi siete
coalizzati un’altra volta contro di lui, questa volta chiuderei i
rapporti con entrambi – assicurò Koshino, sapendo che i
due avevano passato una buona ora al telefono a discutere del fatidico
incontro a casa del numero dieci dello Shohoku
– tranquillo amore – lo rassicurò baciandogli una
guancia – io non parlo di certo e nemmeno Rukawa –
- potrei dirglielo io – fece Hiro sorridendo e avvicinando il
corpo nudo a quello dell’altro – sempre che tu non riesca a
convincermi a tenere la bocca chiusa –
Yohei fu rapido a schiacciarlo al materasso – allora dovrò
impegnarmi parecchio – disse prima di tirare coperte e lenzuola
sopra le loro teste, mentre la risata di Koshino si spandeva allegra
nel silenzio della stanza.
*Gohei: è un oggetto
cerimoniale del culto scintoista, esso consiste in una bacchetta o
bastone da cui pendono strisce di carta bianca. Il gohei è un
tipico strumento sciamanico usato dai sacerdoti per evocare gli spiriti
attraverso danze, gesti e formule magiche. Agitando il gohei si poteva
guarire cacciando gli spiriti maligni oppure praticare la divinazione.
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