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Ciao! Ecco qui la mia raccolta di fanfictionuscite dalla sfida del Mugiwara
no Usagi.
Per chi non sapesse di cosa si tratta,
la sfida consiste nello scrivere una fanfic su un doujinshi stabilito in precedenza dal giudice della gara.
Ecco qui, dunque, la raccolta delle fanfiction
che ho scritto per questa sfida!
Come sempre, fatemi sapere cosa ne pensate!
Buona lettura
1° Doujinshi
Lo spadaccino non riuscì proprio a
prendere sonno, troppo era il caldo e troppo forte il russare dei
compagni. Decise bene di andarsi a fare una bella doccia
rinfrescante, e di ritentare più tardi a dormire, senza sapere che anche
qualcun altro aveva avuto la stessa idea.
Aprì la porta di scatto, e si infilò
dentro alla stanza con le luci spente.
Sussultò, quando sentì la voce di Nami che lo sgridava.
“Deficiente, non vedi che è occupato?!”
gli disse la ragazza, cercando di coprirsi con un asciugamano.
Sfortunatamente, o fortunatamente, la luce della luna piena che filtrava
dall’oblò bastava a far vedere ogni cosa, seppur debolmente,
all’interno della stanza.
Zoro non considerò Nami più di tanto, più che altro per
rispetto nei suoi confronti, e, senza incrociare i suoi
occhi con quelli della ragazza, entrò nella doccia ed aprì
l’acqua.
“Cretino” fu il commento colorito della navigatrice.
“Strega, fa caldo” le rispose a quel punto “lasciami in pace,
non ho voglia di litigare”.
Nami aprì con un gesto secco la tenda della doccia, poi si rivolse a lui
con lo sguardo fisso nei suoi occhi.
“Ti senti bene?” gli chiese, con una nota di sarcasmo “di
solito non ti fai tanti scrupoli a bisticciare con me” concluse la bella
ragazza con una risata.
Zoro arrossì, per essere rimasto completamente nudo davanti ai suoi
occhi.
“Sì” le rispose seccato “e lasciami in pace!!” con un gesto stizzito richiuse la tenda davanti a
sé.
“Eh no caro mio!” replicò allora la rossa.
Entrò nella doccia con lui, e gli diede un gran pungo
in testa.
Stava per dargliene un altro, quando la mano grande di Zoro fermò la
sua.
Magicamente i loro occhi si persero gli uni negli altri, incatenandosi fino a
smarrirsi. E l’altra mano di Zoro si mosse,
accarezzò piano una guancia della navigatrice.
Un secondo dopo, i due si stavano divorando di baci.
Troppa era stata la tensione tra loro, data dall’attrazione che provavano
per l’altro.
Era troppa, e finalmente era straripata.
Qualche minuto dopo, la stanza era già piena dei loro gemiti, coperti
solo dal rumore dell’acqua che usciva dalla doccia e che li bagnava
rinfrescandoli.
La brezza fresca che spirava da Ovest era una vera benedizione.
La navigatrice si incamminò a passo spedito
verso i suoi mandarini, sicura di trovare Zoro addormentato all’ombra
degli stessi. E quando lo vide, non riuscì a reprimere un
ghigno divertito.
Per colpa sua aveva dormito pochissimo, ed era tutta indolenzita. Tutte balle, si rispose da sola, in realtà voglio
solo sapere che ne pensa.
“Svegliati spadaccino sfaticato!” gli urlò contro.
Per tutta risposta, Zoro sbadigliò.
“Imbecille, svegliati!” Nami, incavolata per non essere riuscita ad
attirare la sua attenzione, gli tirò un bel pugno.
Il ragazzo aprì gli occhi, stanco, e mugugnò qualcosa per
lamentarsi.
“Dannazione Nami…” cominciò “sono
stanco! Lasciami dormire…”
“Non credi che dovremmo parlare?” gli chiese Nami.
“E di cosa?” replicò Zoro “Del fatto che mi hai tenuto
sveglio tutta notte sotto quella doccia?”
Zoro si aprì in un ghigno e, vedendo Nami arrossire furiosamente, si
aprì in una risata.
Improvvisamente, la ragazza si era pentita di essere arrivata lì e di
averlo svegliato.
Si vergognava, e il suo carattere orgoglioso che la contraddistingueva sembrava
sparito da qualche parte.
No, non poteva dargliela vinta così.
“Cretino!!!” gli urlò, prima di
sparire verso la cucina della nave, lasciandolo solo tra i suoi mandarini.
Nami spalancò gli occhi, squadrando Zoro dal basso
all’alto.
Quel ghigno strafottente la mandava in bestia.
Ok, lo amava. E
aveva pure avuto il coraggio di dirglielo.
Ma questo gli dava forse il diritto
di fare lo stronzo?
No, assolutamente.
Gliel’avrebbe fatta pagare. Oh, eccome se
gliel’avrebbe fatta pagare.
Che fare dunque?
La povera navigatrice ci rimurginava sopra tutto il giorno, senza trovare tregua.
Aveva pensato all’astinenza, ma sapeva che non sarebbe servito a niente. Troppa, la voglia di stare con
lui.
Farlo ingelosire?
Sì, forse avrebbe funzionato.
“Dove pensi di andare
mocciosa?” la voce di Zoro la interpellò suadente.
Nami non rispose, si limitò
a guardare il mare, appoggiandosi al parapetto della nave.
Zoro, con un sospiro, la abbracciò da dietro.
Inspirò profondamente il profumo dei suoi capelli, e
cominciò a tracciarle una scia di baci sul collo.
I brividi si succedevano rapidamente nel corpo della
ragazza.
Inutile dire che dopo pochi minuti,
le labbra dei due si scontrarono e si divorarono ferocemente, lasciandoli
febbricitanti e completamente persi nella passione.
Ecco, era successo di nuovo.
Nami si era lasciata andare troppo, era
finita nuovamente a letto con lui.
E non era riuscita a vincere la sua sfida personale: fargli dire che la amava.
Perché di questo ne era
certa, eccome.
Solo che la sventurata navigatrice aveva
avuto la stupida idea di dire al partner la tanto amara frase prima che
fosse lui a dirlo a lei.
E mai in un rapporto dovrebbe
essere la ragazza a fare i primi passi.
Dichiararsi, chiedere il primo appuntamento, dare il primo
bacio – ma anche il secondo e il terzo, chiedere di “convogliare a
giuste nozze”… sono tutte azione che deve
fare un uomo, non una donna.
E lei aveva infranto questa sacra
legge.
E lui ne stava approfittando,
bastardo.
Vada per la tecnica della gelosia.
“Sanji…” Nami
parlò con la voce più dolce e sensuale che riuscì a
trovare “…avrei bisogno di parlarti più tardi…”
continuò, sbattendo anche le ciglia.
Lo spadaccino si strangolò con il sorso d’acqua
che stava bevendo.
Tossendo, la guardò male, molto male.
E Nami sorrise, strafottente.
“Cosa vuoi dal cuoco?”
le chiese, con apparente strafottenza.
“Cavoli miei” gli rispose, altrettanto
strafottente.
“Anche cavoli miei se
permetti” replicò lo spadaccino, sempre più arrabbiato. Era
addirittura arrossito per la rabbia, il nervoso, la vergogna,
l’imbarazzo.
“Ah sì? E da quando?
Sentiamo…” la navigatrice sapeva che la
vittoria era vicina, doveva tirare la corda ancora solo qualche minuto. Poi la
dichiarazione sarebbe giunta. Dentro di sé rise.
“Da quando…” lo sguardo di Zoro si
corrucciò per un istante “…bah, lasciamo
perdere”.
Con calma, prese e le diede le spalle, incamminandosi verso
la sua cabina.
“Dannazione! Dove credi di andartene??”
gli urlò contro la navigatrice, senza ottenere risposta.
La notte era calata, finalmente.
Zoro sedeva appoggiato al parapetto della nave, come sempre
immerso nei suoi pensieri, quando un profumo familiare e lievemente nostalgico
gli arrivò alle narici. Nami era lì, davanti a lui, pietrificata.
Non pensava di trovarlo lì, a quell’ora
tarda.
“Ho una domanda” dicendo questo, Zoro si
avvicinò a lei, prendendo una mano della rossa nelle sue.
“Sarebbe?” Nami chiese, in
attesa.
“Vieni a letto con me stanotte?” Zoro si
aprì in un sorriso, sicuro di sé.
Nami spalancò gli occhi, sconvolta.
“No” sussurrò, e nel momento stesso
sentì qualcosa di molto doloroso colpirle il petto.
“C-come no?” chiese lo
spadaccino, confuso.
“Sono solo questo per te,
Zoro? Una con cui sfogare gli istinti sessuali?” le lacrime minacciavano
di uscire, ma Nami riuscì a trattenerle.
“Non sono una puttana” gli disse, guardandolo
negli occhi. Subito dopo gli diede le spalle e se ne
andò verso la cabina.
Un minuto dopo, era sdraiata sul suo letto singhiozzante.
I giorni si susseguirono lenti, e da quel discorso i nostri
protagonisti non si rivolsero più la parola.
Tutto restava immutato, a parte qualche frecciatina
rivolta con lo sguardo all’altro quando questi
era distratto.
Nami soffriva, ma non dava a vederlo.
Zoro pure. Quest’ultimo,
però, sapeva che era colpa sua in fondo.
Casualmente, si rincontrarono sul ponte della nave, come era successo qualche sera prima.
Nami lo guardò attentamente, accorgendosi solo in
quel momento di quanto fosse realmente bello.
E per un secondo tutti i suoi
propositi di ignorarlo crollarono miseramente. Un secondo solo, poiché
all’istante successivo il cervello aveva già inviato
l’ordine di andarsene da lì, e Nami gli aveva voltato le spalle diretta ai suoi mandarini.
“Aspetta” un sussurro, lieve e pronunciato a occhi chiusi, la pietrificò. “Rimani”
continuò la voce roca.
“Perché dovrei?”
chiese la rossa, amareggiata.
“Dobbiamo parlare” concluse
lo spadaccino, attendendo una mossa della navigatrice.
Nami si rigirò verso di lui, squadrandolo
mentre si alzava dal pavimento della nave.
Sospirando, decise di ascoltare quello che aveva da dirle.
Si avvicinò a lui, che rimase appoggiato al parapetto
ad attenderla.
“Parla, allora…” gli rispose Nami, con
voce ferma.
“Ho capito” cominciò Zoro “una cosa
importante” le si avvicinò.
“E sarebbe?” chiese la
ragazza titubante.
Non voleva illudersi, ormai aveva capito che Zoro non era
innamorato di lei. Tuttavia il suo cuore non potè fare a meno di fantasticare su una possibile
dichiarazione da parte dello spadaccino.
Stupida, non accadrà niente di simile si
disse Nami fra sé.
“Sono dannatamente orgoglioso, lo sai…”
cominciò “quindi ti prego, non mi interrompere.”
Nami annuì, il cuore le batteva
velocemente nel petto.
“Sono stato un idiota… ti
chiedo scusa!”
“Io…
Nami lo vide arrossire appena, e grattarsi distrattamente
una tempia, segno che era agitato.
“…Non ho mai pensato a te come a una ragazza facile, o roba simile, né volevo
approfittare di te”
“Mi hai ferita” rispose Nami “ti avevo detto che ti amavo… non capisco
perché…”
Si interruppe perché lo vide
trasecolare e Zoro distolse lo sguardo, punto sul vivo.
“E’ solo che per me è più facile prendere una spada in mano che parlare, lo sai”
Prese un sospiro, e continuò “ho sempre pensato
a te come alla mia compagna, nient’altro; ho dato per scontato che mi
saresti stata vicina, a me basta, ma forse a te no e ti
faccio soffrire”
Passarono un paio di secondi, immersi nel più completo
silenzio.
“L’ho detto che sono
stato un idiota, no?” concluse infine lo spadaccino.
Zoro tentò di guardarla negli occhi. Nami si chiese
che cosa volesse dirle con quel discorso.
Il cuore le stava martellando nel petto.
“Io ti…” sospirò.
“Ti amo, Nami… davvero”
Finalmente, glielo aveva detto.
Finalmente, Nami aveva avuto la sua vittoria, consapevole
che la situazione sarebbe rimasta quella per sempre.
ANGOLO DELL’AUTRICE
Ringrazio infinitamente kyo250, dubhe93, jemanuele8891, ny152 per aver recensito
e/o aver aggiunto la raccolta tra i preferiti!
Come sempre ringrazio tutti
quelli che recensiscono, aggiungono la mia raccolta tra le preferite e le
seguite, e anche chi solamente legge.
Buona Lettura!
3° Doujinshi
La fresca brezza notturna la accarezzò, procurandole
una lieve sensazione di pace. In realtà, la navigatrice sapeva bene che
quella brezza era tutt’altro che
pacifica…
Si prospettava una tempesta, di quelle belle pericolose e in
grado di devastare enormi navi, e lei aveva sempre più paura di non
riuscire a governare la Sunny.
Certo, era una splendida nave, costruita da uno dei migliori
carpentieri del Grande Blu, tuttavia… le tempeste a cui andavano incontro
erano sempre più grosse, più pericolose.
E Nami non aveva la certezza che sarebbe riuscita a farne
uscire tutti indenni come era accaduto fino a quel
momento.
Decise bene di andare sul punto di
vedetta, ad osservare meglio le nuvole e svolgere i calcoli necessari. Non
poteva permettersi di sbagliare.
Controllò più volte la
direzione del Logpose, osservò le nubi
muoversi veloci e unirsi in nuvolosi sempre più grandi.
“Chissà quanto tempo abbiamo per
prepararci” si domandò Nami, in preda allo sconforto. A quell’ora i suoi compagni
erano tutti a dormire, non sarebbe riuscita a svegliarli.
Sperò ardentemente che la tempesta fosse abbastanza
lontana da loro, da permettere almeno alla notte di
tramontare e di sorgere al sole.
Provò a scrivere qualche calcolo su un blocchetto per
appunti, ed era tanto concentrata da non essersi accorta di una presenza dietro
di lei.
Lo spadaccino, silenzioso come suo solito,si era incantato ad osservare
Nami per qualche istante.
Era bella, bella da mozzare il
fiato.
Ma questo, lui, lo sapeva bene.
Ormai si era rassegnato a quel calore che gli scaldava il petto quando Nami era presente.
Si era rassegnato all’amore.
Ma quella sera, aveva scorto
qualcosa di diverso negli occhi e negli atteggiamenti della compagna,
insicurezza, e paura forse.
Lei, col carattere sempre così forte, orgoglioso e
fiero, che quando era sola si lasciava andare allo sconforto e
all’incertezza? No, si disse Zoro. Non era possibile.
Naturalmente, decise di indagare.
La vide osservare ripetutamente il cielo terso di nuvole e
scrivere qualcosa in un foglio, appunti forse.
E quando Nami, per lo sconforto, si
prese la testa tra le mani, Zoro decise che era giunto il momento di
intervenire.
Si avvicinò a lei, muovendo qualche passo impacciato,
e le afferrò saldamente un polso.
Sapeva di coglierla di sorpresa, Nami era
parecchio distratta alle volte.
Un secondo dopo, la rossa era stretta tra le sue braccia, in
un abbraccio che sapeva di conforto, di sicurezza, di sentimento.
“Sei preoccupata” le disse Zoro “si
vede” aggiunse, prima che lei potesse ribattere con qualche assurda
bugia.
Lentamente, le accarezzò i capelli. L’aroma
dolciastro che la caratterizzava gli riempiva le narici, e aveva su di lui un
effetto totalmente rilassante.
Amava quel profumo, come amava la
ragazza che lo possedeva.
Nami sorrise, sciogliendosi nell’abbraccio e
perdendosi a guardarlo negli occhi.
“Perchéridi?” le domandò allora lo spadaccino.
Nami gli scompigliò giocosa i capelli, mentre lui
arrossiva impercettibilmente.
“Perché è
buffo” rispose lei, tornando tra le sue braccia.
“Cosa?” Zoro era sempre
più curioso. E dire che era convinto di averla
vista davvero preoccupata prima…
“Sembra…” cominciò lei, cercando le
parole giuste “..che ti piaccia spuntare
all’improvviso quando meno me lo aspetto… e quando ne ho più
bisogno” Nami si lasciò andare a una risatina, stringendosi a lui
debolmente.
Dopo qualche secondo, Zoro la riprese.
“Per cosa eri preoccupata prima?”
Nami lo guardò, e con una mano indicò il cielo
senza stelle.
“Guarda il cielo, Zoro” rispose lei. Lo
spadaccino fece una faccia perplessa, così Nami si
affrettò a spiegargli meglio la situazione.
Gli prese una mano grande e ruvida tra le sue piccole e di
seta, e indicò nuovamente il cielo.
“La vedi quella nuvola laggiù? Domani mattina
incontreremo una tempesta…”
Zoro inarcò un sopracciglio.
“E ti preoccupi solo per una
tempesta? Ne abbiamo passate…” venne
interrotto da un pugno alla testa della navigatrice.
“Cretino! Se fosse una
tempesta normale non sarei così preoccupata, ti pare?”
Zoro non sapeva che rispondere.
Nami sospirò, quello zotico non
avrebbe mai imparato.
“Le tempeste qui nel Grande Blu sono sempre più
pericolose… ho paura di non farcela” si strinse leggermente a lui,
che ricambiò pienamente l’abbraccio “E’ il mio
compito, mantenervi sulla rotta giusta, ho paura di non farcela” concluse, con un sospiro, abbassando gli occhi alle assi di
legno del pavimento.
Zoro le accarezzò una guancia, rassicurandola.
“Noi abbiamo piena fiducia nelle tue capacità,
Nami” le disse dopo qualche istante.
“E sbagliate!!” si
infervorò lei. “Potrei sbagliare qualcosa da un momento
all’altro, e tutti voi ci rimettereste la vita!” Nami si morse un
labbro, preoccupata per quell’eventualità.
Zoro la scostò da sé, e rimase a guardarla per
un attimo.
Poi, velocemente, posò le sue labbra su quelle di
lei. Un bacio lieve, veloce, ma pieno di sentimento.
“Nami” le disse infine
“Diventerò lo spadaccino migliore del mondo, sai?”
“Ne sono certa… ma che c’entra
con…”
“Non posso sprecare la mia vita,
devo realizzare il mio sogno. E’ per questo che
ho deciso di mettermi nelle tue mani e di fidarmi completamente di ciò
che dici, ciò che fai”
Nami lo guardò, dritto negli occhi, e si aprì
in un sorriso.
Si chinò a baciarlo, lentamente, e quando si
staccò dalle sue labbra si accoccolò meglio contro il suo collo.
Zoro aveva ragione.
“Grazie” gli sussurrò, stringendosi a lui
e lasciandosi andare ad un lungo sbadiglio.
Ciao a tutti!
Ecco qui la quarta shot della raccolta…spero vi piaccia!
Fatemi sapere cosa ne pensate!
Buona Lettura
4° Doujinshi
Camminavano tranquillamente da una decina buona di minuti,
parlando e scherzando, come buoni amici.
Eppure la ragazza non riuscì a fare a meno di pensare
che era un vero peccato.
Un uomo era proprio ciò di cui aveva bisogno, in un
momento come quello.
Necessitava di affetto, protezione,
amore, fiducia… tutte sensazioni che riusciva a provare con lui.
Zoro.
Lo amava da una vita, ma sapeva che il suo era un amore a
senso unico. Lui pensava ancora a Kuina, la sua ex,
morta tragicamente in un incidente. E dopo quell’episodio lo spadaccino non si era mai
più impegnato con nessuna, forse per paura che anche a questa nuova
compagna potesse succedere qualcosa.
Così Nami si limitava a frequentarlo come amico,
migliore amico, covando segretamente dentro di
sé quell’amore profondo che provava.
Improvvisamente, una frase la fece pietrificare.
“Sai Nami?” domandò Zoro, con voce roca.
“Domani c’è la semifinale…Kuina
sarebbe fiera di me”
La rossa, che era già persa per
vaneggiamenti ancor prima di sentire il ragazzo pronunciare questa frase, prese
il suo discorso come una conferma di ciò che aveva pensato sin da subito.
Zoro pensava ancora a lei, e non aveva altro per la testa.
Rimasero in silenzio per qualche istante, Nami persa nei
suoi pensieri amari, Zoro a guardarla preoccupato. Cos’aveva detto di
tanto sconvolgente da farla pietrificare?
“Nami?” provò a chiamarla, sperando di
riuscire in qualche modo a farla uscire da quello stato di profonda tristezza
che le vedeva dipinta sul volto.
“Nami…” la richiamò, senza
risultato.
Lo spadaccino decise allora di prendere in mano la
situazione.
Si avvicinò a lei, sicuro,e la afferrò per un
braccio dirigendola verso casa sua. Era sicuro di non potersi perdere, la sua abitazione era solo a 100 metri da lì.
E mentre camminavano, o meglio lui
la tirava e lei lo seguiva come un peso morto, la mano del ragazzo,
involontariamente, scese su quella della ragazza, stringendola piano e dandole
conforto.
Arrivati alla porta dell’abitazione – ebbene
sì, l’aveva trovata – Zoro si prese qualche secondo per
guardarla negli occhi.
Era bella, da togliere il fiato.
Anche così con gli occhi
tristi e spenti, rassegnati quasi…
“Entra” le disse. Non era una richiesta, o forse
sì. Sperava solo di poter alleviare il dolore della giovine
che, dopotutto, si era ritrovato ad amare oltre se stesso.
Qualche minuto dopo, i due ragazzi erano all’interno
dell’appartamento. Era carino, arredato con gusto, provvisto addirittura
di caminetto. Zoro l’aveva ereditato dal primo maestro dell’arte
della spada che lo avesse mai allenato, morto per
vecchiaia pochi anni dopo averlo conosciuto.
E Zoro andava fiero di quella sua
piccola “tana”, la accudiva come un tesoro prezioso.
Non aveva mai fatto entrare nessuno a casa sua, nessuno
tranne lei.
Nami, a detta dello spadaccino, era l’unica che meritasse di conoscere tutto di lui.
Si accomodarono sul divano, davanti al caminetto spento, e
Zoro aspettò pazientemente che fosse lei a parlare.
Succedeva sempre così tra loro.
Se Nami aveva qualche problema,
Zoro la portava a casa sua e aspettava pazientemente che fosse lei a dirgli
cosa le era successo. Quando era Zoro a stare male,
invece, si ritrovavano a casa della ragazza. Era sempre stato così,
anche prima e durante la relazione con Kuina.
Il suo rapporto con Nami era speciale.
“Ho paura” disse Nami titubante, volgendo infine
lo sguardo in quello dello spadaccino. Durante tutto il tragitto aveva pensato
e pensato, ed era giunta alla conclusione di dovergli
confessare quello che provava per lui, perché era certa che non avrebbe
provato niente di simile con nessun altro.
“Di cosa?” intervenne lui, parlando a bassa
voce. Non voleva turbarla o interromperla nel suo discorso.
“Di rimanere sola” rispose spiccia lei,
abbassando gli occhi. Zoro provò l’irrefrenabile impulso di prenderla tra le braccia e baciarla, ma si frenò con
una gran forza d’animo.
“La mamma se n’è andata, Nojiko sta male…” Gli occhi di Nami pizzicavano, bruciavano insistenti la loro voglia di
esplodere in lacrime. Una lacrima, veloce, sfuggì dalle ciglia lunghe
della rossa, e rotolò senza sosta lungo la sua guancia.
A Zoro si spezzò il cuore. Mosse una mano, grande e
calda, ad asciugarle la lacrima, e già che c’era la
abbracciò. Doveva essere un abbraccio fraterno, consolatore, ma non vi
riuscì molto bene. Era troppa, troppa la voglia di tenerla stretta a
sédi
fare l’amore con lei.
“Zoro…” continuò Nami, con voce
rotta. “…ho bisogno di qualcuno che stia con me, che mi protegga e
mi sostenga ” la ragazza tremò appena, al contatto della mano
ruvida di lui che le faceva una carezza sulla guancia.
“Ma per questo ci sono
sempre, lo sai…” rispose tranquillo lui. Vide Nami scuotere
vigorosamente la testa, facendo segno di no.
“Quello che intendevo” lo interruppe
“…è che ho bisogno di un compagno,
Zoro. Di qualcuno che mi ami…” Nami
alzò gli occhi leggermente rossi su di lui, ed entrambi non trovarono
niente da dire.
Rimasero qualche secondo in
silenzio, abbracciati, a guardarsi negli occhi.
Zoro avrebbe voluto rispondere che la amava, e che lo faceva
da una vita, ma aveva il timore che Nami volesse stare
con qualcun altro, che lui non la meritasse, che potesse ripetersi il dolore
che aveva provato alla perdita di Kuina.
In realtà lo sapeva, se mai avesse dovuto perdere
Nami sarebbe morto dal dolore. Era
molto più importante di Kuina, lo era
sempre stata.
E improvvisamente, Zoro
capì.
Nami era lì per lui, non poteva
farsela sfuggire.
Non poteva aspettare che qualcun altro, attirato dalla
bellezza della ragazza, gliela portasse via per dirle
che la amava.
Così, lo spadaccino passò ai fatti.
Si avvicinò cauto a lei, al suo viso, chiedendo
leggermente gli occhi e dandole la possibilità di rifiutarlo, se lo
avesse voluto.
Ma dopo poco, lo schiaffo che si era immaginato non era
ancora arrivato, così decise bene di
avvicinarsi ancora a lei, e di baciarla.
Un bacio lento, desiderato da tanto.
Non le aveva detto che la amava,
certo, ma l’avrebbe fatto in futuro.
Era una splendida giornata, dal clima tipicamente
primaverile.
I raggi di sole scaldavano docili e la brezza che saliva dal
mare allietava dal calore di quella giornata, inondando tutto col suo profumo
salmastro.
L’erba verde e gli alberi di mandarino sembravano
festeggiare per quell’improvviso clima benevolo accentuando i loro toni di
verde brillante.
Le due ragazze a bordo della Sunny decisero di godersi
quella splendida giornata senza nuvole, dedicandosi alla lettura sedute a un
tavolino sul ponte della nave.
La navigatrice, coi capelli che brillavano di un riflesso
arancio intenso, si limitava a sfogliare qualche rivista di moda, giusto per
dare l’impressione di stare facendo qualcosa che non fosse ciò che realmente
faceva.
E cioè guardare qualcuno.
Qualcuno i cui capelli brillavano come fili d’erba al sole,
qualcuno che le aveva rapito anima e corpo, qualcuno per cui sentiva di aver
perso la ragione.
“Smettila di guardarlo, Nami” irruppe la mora.
“Non lo sto guardando, Robin, davvero…” provò a ribattere la
navigatrice, senza risultato.
Nico Robin la sapeva lunga, e quando intuiva qualcosa non
sbagliava mai.
“Mah, se lo dici tu” sospirò appunto l’archeologa, girando
distrattamente la pagina ingiallita del voluminoso libro che stava leggendo.
Nami ripose la sua attenzione sulla rivista, notando in quel
momento che l’aveva tenuta al contrario per tutto quel tempo. Sospirò, alzando
gli occhi al cielo, e la raddrizzò.
Buttò lo sguardo un’ultima volta verso lo spadaccino, che si
stava allenando indisturbato.
Era così bello…
“Uh uh” cantilenò Robin, togliendo dalle mani della
navigatrice la rivista d’alta moda, rimasta ancora senza un lettore.
Nico Robin prese a scribacchiarci sopra qualcosa, poi
strappò delicatamente la parte di foglio scritta, e la ripiegò su se stessa,
infilandosela infine in una pagina del libro.
Il tutto mentre la navigatrice sospirava e guardava ammirata
lo spadaccino che faceva bella mostra dei suoi muscoli.
Nico Robin la guardò sconsolata, chiedendosi come fosse
possibile che l’amica fosse arrivata a quel punto.
Sembrava un’adolescente alla sua prima cotta, un vegetale,
semplicemente patetica.
Doveva fare qualcosa.
“Nami, ascolta” la ‘sorellona’ provò ad attirare la
concentrazione della rossa, a modo suo l’avrebbe aiutata. Nami si voltò verso
di lei, recuperando un minimo di lucidità.
“Non so che mi sia preso, Robin…scusa” rispose subito la
navigatrice, consapevole di aver fatto l’ennesima figura del cavolo.
“In che modo posso aiutarti?” le chiese, guardandola
intensamente.
“Portami da qualche parte, in cabina o sottocoperta, in modo
che io non lo veda, ti prego” rispose allora quella, sospirando frustrata.
“Seguimi” mormorò l’archeologa, prendendola per mano.
Ancora si chiedeva come fosse possibile, come l’amore
potesse aver ridotto Nami in quel modo. Era assurdo, inconcepibile.
La sera era appena calata sul ponte della Sunny, la luce
della luna illuminava appena le due losche figure.
“Cerca dentro quel libro, e troverai la risposta” parlò la
donna.
“D’accordo, grazie Robin” rispose il ragazzo.
Nami, ben nascosta dietro a uno dei suoi mandarini assieme
ad Usopp, li stava spiando.
Si ritrovò a sospirare, pensando a quanto fosse bello il suo
spadaccino alla luce lunare.
Anche Usopp doveva essersi accorto del precario stato
mentale della compagna, perché si era limitato ad alzare gli occhi al cielo per
un momento.
“Secondo te…” chiese lei, bisbigliando “che cosa si staranno
dicendo?”
Usopp sembrò rifletterci per qualche istante, poi ammise
“Non ne ho davvero idea”.
E, intanto, Zoro e Robin così come erano arrivati se n’erano
andati.
La navigatrice si aggirava per la nave, indecisa sul da
farsi.
Aveva sentito distintamente Robin che suggeriva a Zoro di
cercare in quel libro, ma non sapeva se fosse il caso di entrare nella
biblioteca o restarsene zitta col rimorso e la curiosità.
Alla fine aveva optato per la prima possibilità, e si era
diretta alla stanza con passo spedito, per poi fermarsi di nuovo davanti alla
porta, preda a un attacco di panico.
“Oh, basta!” si scrollò, e con uno scatto aprì la porta.
Fu molto stupita di trovarci dentro Zoro che, con sguardo
discreto, cercava tra i molti volumi della libreria.
Ma il vero panico si impadronì di lei quando vide che lo
spadaccino aveva trovato ciò che cercava…un angolo di pagina della rivista che
la ragazza “stava leggendo” quella mattina stessa.
Al di sopra, distintamente, si poteva notare l’elegante
calligrafia di Robin.
La scritta conteneva solo tre parole: “Nami è cotta”.
A nulla servì agitarsi e correre addosso allo spadaccino,
ormai anche lui aveva decifrato il misterioso messaggio.
“Nami…” la guardò lui, porgendoleil foglio. “E’ vero?”
Nami non sapeva che rispondere. Era già giunto il momento di
uscire allo scoperto e confessare allo spadaccino il suo amore per lui?
Preferì fare quello che le riusciva meglio: farlo
arrabbiare.
“Non sono affari tuoi, ominide!” urlò, prima di uscire dalla
stanza e andarsene come una furia.
La navigatrice dai capelli rossi passò la notte insonne.
Era agitata, irrequieta… e aveva paura che Zoro potesse non
ricambiare i suoi sentimenti…
In special modo visto che ormai sapeva che lei era
innamorata di qualcuno.
Stava giusto per addormentarsi, quando un lieve bussare alla
porta la destò del tutto.
Guardò fuori dall’oblò e vide Zoro alla debole luce
dell’alba.
“Che ci fai qui a quest’ora?” lo sgridò lei sottovoce “sei
impazzito?”
Zoro la guardò negli occhi, lo sguardo fiero e deciso.
Si avvicinò a lei, lesto, e la baciò.
Labbra su labbra, le lingue che si sfioravano timide…
Il paradiso insomma.
Si staccarono, con lentezza e tristezza e si persero negli
occhi dell’altro.
Non servivano parole tra loro, solo certezze.
Ed entrambi sapevano che avevano trovato nell’altro la propria
certezza.
Ringrazio tantissimo Rolo, dubhe
e kyo per i commenti!
Scusate se aggiorno a lumaca, ma
il tempo per scrivere è davvero poco…