Mobile Suit Gundam: Galaxy

di Bel Riose
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Episodio 1: il corso di una guerra ***
Capitolo 2: *** Episodio 2: Il Gundam Galaxy ***
Capitolo 3: *** Episodio 3: Battaglia ***
Capitolo 4: *** Episodio 4: Verso l'Unione ***
Capitolo 5: *** Episodio 5: Lord Sorian ***



Capitolo 1
*** Episodio 1: il corso di una guerra ***


Siamo nell'anno 912 dell'Era del Secondo Impero.
La Galassia è per la maggior parte divisa in due blocchi: da un lato l'Unione, formata da numerosi stati di una certa potenza, affiliati con l'Impero Terrestre, tanto antico quanto potente, e che di fatto controlla la coalizione a proprio piacimento. Sostanzialmente una monarchia assoluta, l'Impero, e con lui gli altri stati dell'Unione, sono caratterizzati da un forte autoritarismo, anche se attuano una politica di relativa tolleranza.
L'Unione è dotata di una potenza militare spaventosa, grazie anche alle ingenti risorse che può mettere in campo, che le procurano una certa superiorità numerica.
Dall'altro lato, invece, la Confederazione: uno Stato formalmente democratico, anche se di fatto controllato da una oligarchia mercantile xenofoba. Fondata da un leggendario personaggio noto con il solo nome di Principe, la Confederazione è notevolmente avanzata dal punto di vista tecnologico.
In mezzo, la Coalizione degli Stati Neutrali, un disomogeneo agglomerato di staterelli che tenta di mantenersi in precario equilibrio tra le due fazioni.
Lo scatenarsi di una guerra tra l'Unione e la Confederazione, perennemente ostili tra loro, a causa delle reciproche ambizioni di dominio universale ed alle differenze ideologiche,è solo questione di tempo.
L'Unione, in particolare, forte della propria preponderanza numerica, ritiene indispensabile per la prosecuzione del proprio status di superpotenza galattica un conflitto contro il blocco contrapposto. Un conflitto che nelle intenzioni doveva restare limitato, e con il solo scopo di indebolire il prestigio della Confederazione e di mostrare le sue carenze sul lato militare.

L'occasione per attuare questo piano viene fornita da una crisi politica scoppiata nel sistema stellare Sabah, al confine tra l'Unione e la Confederazione stessa. Già nell'899 II E.Y., il sistema, in ottimi rapporti con l'Unione, che vi aveva installato una base militare, era stato occupato dalle forze confederate, ufficialmente per stanare un forte gruppo di pirati che ne minacciava gli interessi commerciali.
L'Unione aveva così perso la sua posizione su Sabah, ed era stata costretta ad evacuare la base ed il suo personale.
Dodici anni dopo, il governo di Sabah, sottomesso alla Confederazione, decide di avvicinarsi politicamente all'Unione, nel tentativo di liberarsi dall'oppressiva presenza dei mercanti confederati i quali, per ovvie ragioni, non vedono di buon occhio il nuovo cambio politico.
La Confederazione occupa Sabah, rovesciando il governo e sostituendolo con uno ad essa più favorevole.
Per l'Unione i tempi sono ormai maturi per scendere in campo.
Cedendo alle pressioni dei grandi industriali dell'Impero e degli Stati alleati, l'Imperatore ed il Consiglio dell'Unione dichiarano guerra alla Confederazione.
Ma presto l'Unione perde il controllo sugli eventi, ed il conflitto si allarga, finendo per trasformarsi in una guerra totale.
La Confederazione inizia una serie di folgoranti campagne che prima fermano l'offensiva inizialmente lanciata a Sabah dall'Impero, e poi penetrano nel territorio dell'Unione stessa.
La guerra si fa sempre più difficile per i terrestri, complici anche alcune rivoluzionarie tecnologie militari messe in campo dagli avversari.
Nel tentativo di arrestare l'avanzata nemica, l'Unione raduna una possente flotta nel Settore Hieronymous. La battaglia che ne consegue dura un intero mese, e termina con una schiacciante vittoria della Confederazione, che può giungere fino all'Impero di Arakhos, uno degli Stati più potenti dell'Unione, mettendone sotto assedio il pianeta capitale.
Tuttavia, la Confederazione subisce numerose perdite, e ben presto la guerra si avvia verso una situazione di relativo stallo.
Approfittando di ciò, la GreyTech Corporation e la Morningstar Company, le due maggiori produttrici di armi dell'Impero, sviluppano i primi prototipi di Mobile Suits in una installazione segreta nel Settore delle Stelle Rosse, unitamente ad un nuovo modello di nave, appositamente costruita per alloggiarli, la Elkeryon.
Mentre la Confederazione prepara una nuova offensiva, anche l'Unione inizia i preparativi per la riscossa.
Il conflitto è quanto mai lontano dal finire.

Il velivolo sfrecciava alla massima velocità, nel disperato tentativo di sfuggire al missile che aveva alle calcagna. Per tre volte ffettuò le manovre evasive, e per tre volte il missile, dopo un iniziale momento in cui sembrava essersi disorientato, riprese puntuale il suo inseguimento.
Nella cabina di pilotaggio, il maggiore Terence Vetrill aveva i nervi a fior di pelle, ma continuava a mantenere, almeno esteriormente, una calma sovrumana.
Non era certo la prima volta che si trovava in una situazione del genere e, almeno lui così sperava, non sarebbe stata l'ultima.
Ma, a differenza delle altre, quella volta il suo intero squadrone era stato abbattuto. Ben tredici Mobile Armor classe Egida erano andati in mille pezzi, quando si erano trovati faccia a faccia con un cacciatorpediniere stellare della Confederazione, e con le sue batterie missilistiche.
Li avevano colti di sopresa, mentre tentavano di coprire la ritirata del grosso della flotta colpendo gli incrociatori più grandi, e più vulnerabili al fuoco dei veloci e sfuggenti velivoli.
Il maggiore era concentrato al massimo, nel tentativo di escogitare un nuovo metodo per sfuggire al suo inseguitore.
Continuò a sfrecciare tra i rottami delle navi distrutte, nella direzione della flotta in ritirata.
Ma alla frustrazione per il non riuscire a seminare il missile si era da tempo unita la rabbia per la perdita di tanti suoi compagni.
Le sue manovre si erano quindi fatte più brische, violente, ed in più di una occasione rischiò di mandare in pezzi il suo Mobile Armor.
In condizioni normali, sarebbe bastata la torretta posteriore, o una salva dei lanciamissili centrali, per risolvere il problema, ma entrambi i sistemi erano o distrutti o danneggiati. Era già gran cosa se quel velivolo era ancora in grado di manovrare a quelle velocità.
Poi, d'un tratto, la fortuna arrise al maggiore: davanti a lui vide stendersi il relitto, in parte ancora intatto, di un incrociatorie imperiale classe Venus.
Si lanciò verso la carcasse, nel tentativo di trovare il foro provocato dalle armi confederate ed entrarvi.
Lo trovò, proprio accanto alla scritta che recava il nome della nave.
"I.S.S. Terra Nova", lesse il maggiore mentre entrava nel foro. La conosceva, pensò tra sè. Qualche mese addietro aveva avuto una tempestosa relazione con un pilota della nave, una bella venticinquenne bruna, di soli tre anni più grandi di lui.
Ora, con tutta probabilità, lei era morta, insieme al resto dell'equipaggio. L'ennesima vittima di una guerra senza senso.
Ma questi pensieri durarono un attimo, prima che Vetrill si lanciasse in una ardita serie di manovre tra gli squarci nello scafo dell'incrociatore.
Uno, due, tre, quattro volte.
E finalmente ce la fece.
Il missile, ormai messo in difficoltà, andò a schiantarsi contro una paratia.
Il maggiore sorrise tra sè, quindi uscì dal relitto.
Poco più avanti, localizzò il segnale di ritirata della flotta.
La sua nave d'appoggio, la I.S.S. Lisar, era lì ad attenderlo, ancora una volta.

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Capitolo 2
*** Episodio 2: Il Gundam Galaxy ***


Uno strettissimo corridoio, illuminato fiocamente dalla sola, quasi inquietante, luce rossa degli allarmi, si stendeva dinanzi alla bambina, i cui occhi esprimevano chiaramente la durezza delle prove che stava affrontando, e la paura nell’affrontare il nuovo ostacolo.
L’uomo accanto a lei, alto, in uniforme di servizio della Flotta Imperiale, pose la mano sui lunghi capelli castano scuro, accarezzandola:- Ce la possiamo fare, manca poco, ormai.-
La bambina lo guardò per un attimo con gli occhini di un azzurro scuro e penetrante, e annuì appena.
Lui la prese per mano, quindi la condusse velocemente lungo il corridoio.
In lontananza si potevano udire urla di terrore, di sofferenza, sghignazzi, ed il continuo suono prodotto dai fucili laser.
I due udirono un tonfo improvviso alle loro spalle. L’uomo si girò, scrutò nella penombra.
Nulla.
Ripresero il cammino, stavolta più speditamente di prima.
Raggiunsero un piccolo portello a tenuta stagna, il soldato lo aprì e fece entrare la bambina, seguendola poco dopo.
Per un po’, i rumori tutt’attorno cessarono: niente più urla, niente più spari.
La calma più assoluta.
Poi, dopo un po’, un tremito sempre più forte li fece barcollare, quasi cadere.
Accelerarono il passo, attraversando diversi corridoi deserti.
Infine, giunsero in un hangar, anch’esso deserto, anch’esso immerso in quella oppressiva penombra striata di rosso.
Al centro dell’hangar, un piccolo caccia.
Lo raggiunsero, il soldato aprì l’abitacolo, quindi vi salirono.
Lui accese il velivolo, preparò i comandi, inserì i dati nel computer di navigazione.
Un altro fremito, molto più forte del precedente, li colpì.
-Abbiamo poco tempo.- sussurrò il soldato, tra sé e sé.
Accese il motore, quindi il velivolo si librò per qualche attimo.
I portelli dell’hangar erano chiusi.
Il pilota attivò il cannone principale del caccia, e sparò tre colpi.
I portelli andarono in frantumi, e l’hangar fu come sconvolto da un uragano. Il pilota accelerò al massimo, e pochissimi istanti dopo, erano fuori.
La bambina si volse indietro, a guardare l’astronave sconquassata dalle esplosioni.
Poco più in là, seminascosta alla vista dalla mole della prima, una seconda nave, un po’ più piccola, che sparava.
La bambina potè vedere sulla sua fiancata il simbolo inconfondibile della Confederazione: una stella circondata da tre anelli concentrici.
Tre puntini luminosi poco distanti, invece, rappresentavano altrettanti velivoli confederati in rotta di intercettazione.
- Stanno arrivando!-urlò la bambina al pilota.
- Non ti preoccupare.- fu la risposta:- Non ci prenderanno, te lo posso garantire.-
L’accelerazione del caccia aumentò, mentre il pilota si preparava il più celermente possibile alla velocità iperluce.
I sensori, nel frattempo, avevano anch’essi individuato gli inseguitori. Erano sempre più vicini.
- Ci siamo quasi…- il pilota digrignò i denti, mentre si reggeva forte per l’accelerazione.
- Tre- iniziò a contare:- Due…-
La bambina guardò davanti a sé. Il caccia stava come venendo avvolto da un sottilissimo strato di energia.
- Uno….-
Lo strato si fece più denso, come una cappa luminosa.
- Partenza!-
L’urlo del pilota si confuso con il rombo prodotto dal caccia che entrava in propulsione iperluce.
Per un attimo, un brevissimo istante, la bambina fu come avvolta dalla luce.

Sakura Ajiin si mise a sedere sul letto.
Respirava affannosamente. Si passò una mano sulla fronte: il sudore era freddo.
Stette qualche attimo così, immobile, cercando di recuperare la calma, quindi scese dal letto ed uscì dalla piccola camera.
In dodici anni passati ad essere tormentata da quell’incubo ricorrente, Ajiin aveva imparato che poteva solo fare una cosa, una volta svegliatasi: mettersi a passeggiare, per allentare la tensione.
E così fece.
Mentre attraversava i corridoio deserti dei quartieri residenziali dell’installazione, ripensò a ciò che aveva visto.
Quel sogno era il ricordo più vivido del suo passato. Le ricordava come aveva perso tutto: una casa, i propri genitori, gli amici.
Tutto.
Era accaduto durante l’evacuazione della base militare dell’Unione nel sistema Sabah.
Suo padre, un ufficiale dell’Unione, era stato uno dei primi ad essere inviato lì. E, come spesso accade quando si è distaccati troppo a lungo nello stesso luogo, lo aveva eletto a propria nuova casa.
Lì aveva conosciuto sua moglie, lì si era sposato, ed aveva avuto una figlia.
E da lì fu l’ultimo ad andarsene, con l’ultima nave di evacuazione, quando la Confederazione occupò Sabah.
Ma qualcosa era andato storto: una delle navi confederate di pattuglia attaccò il vascello dell’Unione, lo abbordò, e fece un massacro. L’equipaggio resistette eroicamente, ma inutilmente.
Vennero tutti quanti uccisi, militari e civili.
Lei venne portata in salvo da un pilota di caccia che era riuscito fortunosamente a scampare all’abbordaggio.
Loro due erano gli unici sopravvissuti.
Quando si venne a sapere di quanto era accaduto, per un po’ si credette che l’Unione avrebbe dichiarato guerra alla Confederazione. Ma ciò non avvenne.
L’Unione non si sentiva pronta, e la Confederazione, da parte sua, si limitò a dire che quella nave in realtà trasportava membri di una organizzazione terroristica.
Il massacro fu presto dimenticato.
Lei, però, non dimenticò, come non lo dimenticò il suo salvatore.
Lui la adottò, la allevò come fosse sua figlia, e la indusse a scegliere la carriera militare.
E lei aveva accettato di buon grado. La vita del militare ben si addiceva al suo temperamento forte, e soprattutto al suo desiderio di vendetta sulla Confederazione.
Anche se in effetti non si era ancora scatenata la guerra, all’epoca, non era un mistero che da anni l’Unione si andava preparando ad un conflitto.
Come il suo padre adottivo, Ajiin si arruolò come pilota. Le incredibili capacità che rivelò in seguito le permisero di scalare più rapidamente del previsto la carriera, e a soli diciannove anni era già tenente.
Per questo la scelta del comando su chi dovesse essere il primo pilota collaudatore dei nuovissimi Mobile Suits era scontata.
Ajiin venne inviata nel Settore delle Stelle Rosse poco dopo la sua promozione a tenente, ed assegnata alla I.S.S. Elkeryon, la prima nave, anch’essa un prototipo, destinata al trasporto ed al supporto dei Mobile Suits dell’Unione.
Tutto questo era accaduto circa una settimana dopo la dichiarazione di guerra alla Confederazione.
Per questo motivo Ajiin non fu per nulla soddisfatta della sua nuova assegnazione, desiderosa com’era di combattere in prima linea.
Ma lei era un ufficiale estremamente disciplinato, e sapeva come tenere a bada il suo proprio temperamento. Così, pur riluttante, aveva accettato ed era partita.
Nel Settore delle Stelle Rosse, in quella installazione segreta gestita dall’esercito e dalla Morningstar Company, produttrice dei Mobile Suits e fornitrice di armi dell’Unione, la giovane aveva fatto conoscenza dell’equipaggio della Elkeryon, e soprattutto del suo capitano, Daniel Tristan, che, come scoprì in seguito con suo grande stupore, era di soli cinque anni più grande di lei.
Sakura Ajiin era senza ombra di dubbio una splendida ragazza: i capelli castano scuro che le ricadevano sulle spalle incorniciavano un volto dai lineamenti eleganti, e gli occhi nerissimi, penetranti oltre ogni immaginazione, esprimevano tutta la forza d’animo, e anche la tristezza, di quella giovanissima ufficiale.
Ajiin raggiunse in poco tempo la sua destinazione: l’hangar di deposito dei Mobile Suits.
Usò la sua autorizzazione sul computer, ed entrò.
Si trovò su di una passerella, in alto, dalla quale poteva ammirare tutto il deposito.
Ma, soprattutto, poteva vedere il suo Mobile Suits, primo del lotto di cinque destinato ai test ad essere stato completato.
La ragazza ne osservò la mole: quello era l’YRI-73 Galaxy, definito dai più come Gundam Galaxy.
In quel Mobile Suit era condensata la potenza di fuoco di un intero incrociatore da battaglia dell’Unione, grazie all’immenso arsenale di cui era equipaggiato. All’occorrenza, esso poteva essere dotato di un equipaggiamento “specializzato” per determinate missioni: intercettazione, distruzione di bersagli di una certa entità(quali navi, o stazioni spaziali), ecc…
In pratica, teoricamente il Galaxy era capace di adempiere a qualsiasi missione di cui fosse stato incaricato.
Era quasi un mese che Ajiin lavorava sul Galaxy, testandone le capacità in ogni campo, e collaborando con l’equipe tecnica per metterlo a punto.
Ormai, il tenente conosceva bene quella macchina, ed aveva capito l’importanza del suo incarico, all’inizio tanto disprezzato.
Finalmente, aveva preso piena consapevolezza, specie dopo i rovesci militari subiti dall’Unione di recente, che solo il Galaxy le avrebbe permesso di raggiungere il suo scopo.

Il comandante Hermann Yalina si aggiustò il colletto dell’uniforme poco prima di entrare nel centro tattico.
Al suo ingresso, le guardie davanti la porta scattarono sull’attenti. I tre uomini che invece sedevano attorno al tavolo circolare posto al centro della stanza quasi completamente buia, illuminata dalla pallida luce del proiettore olografico sospeso sopra il tavolo, si limitarono a guardare il nuovo venuto.
- Scusate il ritardo.- disse freddamente il comandante:- Spero che la riunione non sia già iniziata.-
- Si figuri, comandante Yalina.- rispose uno dei tre uomini:- Stavamo giusto aspettandola.-
- Bene.-
Il comandante li raggiunse, si schiarì appena la voce, quindi iniziò:- Come sapete bene, signori, le nostre forze sono riuscite a penetrare piuttosto in profondità le linee dell’Unione. Attualmente, la 7° e l’8° flotta sono impegnate nell’assedio di Arakhos. Le forze dell’Impero Arakhosiano hanno subito ingenti perdite, e dalle nostre stime prevediamo non siano in grado, da sole perlomeno, di lanciare un qualsivoglia tipo di contrattacco.-
- Si…ma gli arakhosiani non mi pare combattano da soli, no?- dal tono di voce si evinceva un certo sarcasmi:- Qual è la situazione globale dell’Unione?-
Yalina non si scompose, ed il suo tono rimase freddo:- Dalle informazioni in nostro possesso, possiamo desumere che l’Unione è tutt’altro che sul punto di cadere definitivamente. Stanno disponendo le loro forze con la chiara intenzione di lanciare una nuova controffensiva. E sono abbastanza sicuri da non nascondere neppure i loro piani.-
- Inaudito!- esclamò un altro dei tre, come chi viene punto nel suo orgoglio:- Abbiamo inflitto una sconfitta dopo l’altra all’Unione. Non è possibile che pensino ancora di potercela fare.-
- Invece è tutt’altro che improbabile, generale Gheraz- replicò il comandante:- L’Unione rimane una potenza di tutto rispetto. Le nostre vittorie non devono condurci a commettere l’errore di sottovalutarla, o per noi la guerra si risolverà in una catastrofe.-
- Dunque, cosa ha intenzione di fare, comandante?- chiese l’uomo seduto alla destra di Gheraz.
- Dobbiamo colpire l’Unione con forze dove pensa di essere al sicuro. Un principio strategico antico quanto indiscutibilmente efficace, ammiraglio Losarga.-
- E quale sarà l’obiettivo di questa offensiva?- intervenne nuovamente Gheraz.
- Ritengo che la cosa più opportuna da fare sia dirigerci verso il Regno di Oceen, che in questo momento è sguarnito, dato che quasi tutte le sue forze armate stanno affiancando gli imperiali nel tentativo di difendere le colonie del sistema Therx.-
- Ma per arrivare ad Oceen, dovrà passare per il cuore dei territori dell’Impero Terrestre.- osservò Losarga.
- Non necessariamente.- Yalina attivò un comando del proiettore, e subito comparve a mezz’aria una mappa dettagliata dell’Unione.
- Passerò per il Settore delle Stelle Rosse.- disse , poi.
I tre uomini si guardarono l’un l’altro, quindi Gheraz si rivolse al comandante, quasi grugnendo:- Lei è consapevole del fatto che il Settore delle Stelle Rosse non fa parte dell’Unione? E’ solo un protettorato imperiale, ma è membro della Coalizione degli Stati Neutrali. Quindi, non possiamo attraversarne il territorio.-
- Si, generale, sono perfettamente a conoscenza di ciò. Ma so anche che le Stelle Rosse non posseggono forze armate capaci di contrastarci. Il nostro passaggio, gliel’assicuro, sarà rapido, e senza alcuna conseguenza che non sia lo stringersi attorno all’Unione di una tenaglia per essa potenzialmente mortale.-

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Capitolo 3
*** Episodio 3: Battaglia ***


Daniel Tristan guardò per un attimo il suo orologio da taschino dorato, un cimelio di famiglia risalente a molti secoli, come prima di lui avevano fatto chissà quanti altri Tristan, capitani a bordo della proprio nave stellare, prima di un evento importante.
Ripose l’orologio in una tasca dell’uniforme, quindi volse lo sguardo all’ufficiale timoniere, un ragazzo fresco di Accademia che aveva preso servizio appena due mesi prima:- Tenente,che velocità massima possiamo raggiungere durante le operazioni di lancio e recupero dei Mobile Suits?- chiese.
-Stando alle ultime simulazioni, signore, tre quarti della nostra velocità di crociera. Anche se il margine di errore a tali velocità aumenta sensibilmente, ovviamente.-
- Ovviamente, si- ripetè il capitano, annuendo appena.
Negli ultimi tempi l’equipaggio della Elkeryon si era sottoposto a dei durissimi regimi di addestramento per quanto concerneva le operazioni con i Mobile Suits. Il tenente Ajiin, in particolare, il pilota dell’unica unità al momento completa, non si era data un solo attimo di riposo.
Tutto questo era più che comprensibile, e purtroppo necessario, considerato che il comando voleva al più presto una dimostrazione pratica del potere del nuovo Gundam sul campo di battaglia. La Confederazione, anche se molto più lentamente rispetto all’inizio della guerra, continuava ad avanzare. Per i vertici delle forze armate dell’Unione, Tristan lo sapeva, era solo questione di tempo prima che i confederati lanciassero una offensiva su larga scala. E se lo avessero fatto nella situazione attuale, vi erano ben poche probabilità che l’Unione sarebbe riuscita a mantenere le sue posizioni.
I Mobile Suits servivano, e servivano subito.
Le forze della Confederazione erano dotate di armi micidiali. La più micidiale di tutte erano le loro navette d’assalto classe Sciaman: più grandi di un caccia, ma molto più piccole di una astronave da battaglia, erano oltremodo agili e dotate di un potere di fuoco spaventoso. Una squadriglia di quelle navette poteva distruggere un intero battaglione di Mobile Armor dell’Unione senza troppi problemi.
Lo stesso Tristan ne aveva avuto una dolorosa esperienza quando, poco prima di essere promosso capitano ed essere assegnato alla Elkeryon, aveva prestato servizio come primo ufficiale a bordo di un incrociatore da battaglia durante le battaglie nel Settore Hieronymous.
In quell’occasione, la sua nave era andata distrutta, e proprio ad opera di un gruppo di Sciaman. Se lui si era salvato, era stato veramente per un miracolo.
Il capitano si guardò brevemente attorno: tutti, a bordo della sua nave, erano ben consci dell’importanza di quello che stavano facendo, e questo pensiero li motivava ancor più.
Il flusso dei pensieri di Tristan venne bruscamente interrotto dal sottotenente Seize, una bella ragazza dai capelli rossicci lisci che le ricadevano liberamente sulle spalle:- Signore, i sensori del perimetro esterno dell’installazione hanno rilevato undici tracce di energia.-
Il capitano si voltò quasi di scatto:- Identificazione?-
- Nessuna, signore. Tuttavia, sembrano volare in formazione. A giudicare dall’entità delle tracce, si tratterebbe di vascelli di medie dimensioni.-
Tristan rimase qualche attimo completamente immobile: possibile che fossero delle navi confederate? In territorio neutrale? I confederati non si sarebbero mai azzardati a violare così apertamente la neutralità delle Stelle Rosse. O forse si?
Comunque fosse, il giovane non ebbe il tempo di rifletterci ulteriormente sopra, giacché Seize, dopo aver brevemente parlato attraverso i ricevitori, si rivolse nuovamente a lui, con tono ostentatamente calmo:- Signore, le tracce hanno cambiato rotta.-
- Direzione?- chiese istintivamente Tristan.
- Sembra che ci abbiano individuati, capitano. Si stanno dirigendo verso la nostra posizione.-

Il comandante Yalina si riprese subito dallo stupore provocato dalle strane letture degli strumenti di bordo del suo vascello, la C.S.S. Terentius. Era fin troppo evidente, ormai, cosa significassero.
- Quindi l’Unione ha una installazione in questo settore.- aveva concluso, quasi compiaciuto della nuova scoperta.
- Non c’è altra spiegazione, comandante. Le letture dei sensori non lasciano spazio a dubbi.- confermò il suo primo ufficiale.
- Benissimo, allora. I terrestri sono così arroganti dal ritenersi al sicuro solo perché sono in territorio neutrale, che non hanno neppure pensato di tenere più nascosta la loro base. Vorrà dire che dovremo dare loro una piccola lezioncina.- disse, sorridendo leggermente, Yalina:- Quali sono le difese del nemico?-
- Da quello che ci è possibile dedurre, difese perimetrali di tipo standard, e tre vascelli di piccola stazza. Fregate di scorta.- fu la risposta dell’ufficiale:- E’ sicuro signore di voler procedere? Sembra un avamposto di poco conto. Suggerisco di proseguire con la nostra tabella di marcia.-
- Se ci fossimo trovati in territorio dell’Unione sarei stato d’accordissimo con lei. Ma questa non è l’Unione, è territorio neutrale. Se i terrestri hanno un avamposto qui, e hanno schierato dei vascelli per difenderlo, anche se pochi, significa che hanno qualcosa lì che valga la pena difendere.-
Fece una breve pausa, un respiro profondo, quindi, sempre sorridendo, riprese:- Ordini alle navi di cambiare rotta. Tutti ai posti di combattimento, e prepari le Sciaman per il decollo. Si va a cacca.-

Il tenente Ajiin si sistemò i guanti della tuta da pilota, prese il casco, quindi iniziò a percorrere velocemente gli hangar della base, mentre tutt’attorno a lei risuonavano le sirene di allarme.
Salì sulla passerella che conduceva al Galaxy, dove un tecnico la aiutò a sistemarsi nell’abitacolo, prima che lei lo chiudesse ed attivasse i sistemi di bordo.
Dopo un rapido check-up di routine, Ajiin preparò il Gundam al decollo, e si collegò con la plancia della Elkeryon.
Il viso del sottotenente Seize comparve su di un piccolo monitor:- L’identificazione delle tracce di energia è confermata. Si tratta di undici vascelli della Confederazione. A giudicare dai rilevamenti, almeno la metà trasportano navette di classe Sciaman. Saranno a portata delle difese perimetrali tra quattro minuti e trenta secondi esatti.-
- Le navi di difesa?- chiese Ajiin.
- Si sono già mosse per intercettare il nemico, ma potranno ben poco. La Elkeryon sta completando i preparativi per il lancio.-
- Ricevuto. Allora mi preparo per il decollo. Passo e chiudo.-
Seize scomparve, mentre al suo posto comparve un addetto al controllo volo della installazione:- YRI-73 Galaxy, caricamento equipaggiamento completato, catapulta pronta al lancio.-
La ragazza annuì appena:- YRI-73 Galaxy pronto al decollo.-
La passerella si staccò dal Mobile Suit,mentre un braccio meccanico lo condusse sulla catapulta di lancio.
Pochi istanti più tardi, Sakura Ajiin attivava i propulsori del Gundam, e veniva scagliata fuori della installazione, pronta al combattimento.

Il comandante Yalina osservò attraverso i monitor la sua flotta mentre sfondava rapidamente le difese perimetrali della base dell’Unione, iniziando a penetrare in profondità, pronte ad intercettare i vascelli nemici.
Vide lo sciamare dei caccia dell’Unione in direzione delle forze Confederate, ed i luccichio dei primi missili lanciati.
Scosse leggermente il capo: l’Unione stava perdendo la guerra, pure non aveva ancora perso il vizio di essere troppo precipitosa nelle sue azioni.
I terrestri erano stati precipitosi nel dichiarare guerra, erano stati precipitosi nel lanciare la loro offensiva iniziale, ed ora erano nuovamente precipitosi nell’attaccare i vascelli confederati.
La cosa peggiore che può capitare quando si pensa di essere nascosti ed al sicuro non è il venire scoperti, pensò ancora tra sé Yalina, quanto il reagire impulsivamente quando ci si rende conto della proprio vulnerabilità. E’ questo era propriamente quello che stavano facendo i terrestri.
- L’Unione non imparerà mai- sussurrò al suo co-pilota, mentre manovrava i comandi della sua Sciaman:- Ordina al gruppo B di seguirci, gli altri restino in attesa.-
Il co-pilota annuì e trasmise gli ordini.
- Purtroppo per loro, si renderanno conto troppo tardi che, mentre la nostra flotta attaccava, i loro sistemi sensori più periferici sono stati disturbati per permettere a poche Sciaman di entrare indisturbate nel loro avamposto.-
- E quando se ne accorgeranno….-disse, compiaciuto, il co-pilota.
- ….sarà troppo tardi.- concluse Yalina.

Sakura Ajiin vide in lontananza i bagliori delle esplosioni, mano a mano che le navi confederate si avvicinavano ai vascelli di difesa.
Fece per aumentare al massimo la potenza dei propulsori e raggiungere così il prima possibile il campo di battaglia, quando venne distolta da un rilevamento dei sensori.
Guardò lo schermo: sei oggetti non identificati si trovavano nel perimetro interno, e continuavano ad avanzare verso la base. Avevano attivato degli emettitori per il disturbo del loro segnale, dato che non erano stati rilevati prima. Ma il Galaxy, per loro sfortuna, era dotato di un nuovo modello di sensori progettato appositamente per contrastare gli effetti degli emettitori di disturbo.
Ajiin aveva ora una scelta delicata davanti a sé: aiutare le navi di difesa, che altrimenti sarebbero state sopraffatte sicuramente, alla lunga, dai confederati, o fermare i nemici più vicini? Dai rilevamenti non c’era dubbio trattarsi di sei Sciaman. E sei Sciaman, Ajiin lo sapeva bene, avrebbero potuto compromettere definitivamente la base.
La ragazza non ebbe più dubbi: comandi alla mano, mosse il Gundam verso i nuovi arrivati, caricò il fucile, e si preparò a fare fuoco.

Poco dopo, il Gundam Galaxy sparò contro la navetta più vicina, distruggendola all’istante.
Yalina guardò i monitor, stupito: non avevano neppure fatto in tempo ad individuare il nemico, che questi già li aveva attaccati.
- E’ un Mobile Armor?- chiese al co-pilota.
Questi scosse la testa:- Nossignore. Non ho la più pallida idea di cosa sia.-
Il comandante osservò lo schermo, allibito:- Sembrerebbe essere la nuova arma dell’Unione di cui i servizi di intelligence ci avevano informato. Non pensavo fosse già completa!- esclamò.
Il co-pilota, ancora impressionato, rimase qualche istante immobile.
Yalina, al contrario, si riprese subito, da buon soldato:- Tutte le navette si disperdano immediatamente! Dobbiamo attaccarlo da più lati.- ordinò:- E che la seconda formazione entri in azione ed attacchi quella maledetta base. A questo qui ci penso io. Se non sbaglio, l’intelligence afferma che li chiamano Mobile Suits. In tal caso- sorrise:- A noi due, Mobile Suit.-

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Capitolo 4
*** Episodio 4: Verso l'Unione ***


Il comandante Yalina tentò una manovra per portarsi al fianco dello sconosciuto Mobile Suit, ma il tenente Ajiin se ne accorse, e con straordinaria rapidità voltò il fucile verso la navetta nemica, aprendo il fuoco.
Furono gli incredibili riflessi del comandante confederato a salvare lui ed il suo co-pilota da morte certa. Ma non si salvarono invece le altre navette dello squadrone.
Proseguirono così, Yalina cercando di realizzare manovre in grado di disorientare il suo nemico, e Ajiin vanificando ogni tentativo, per circa cinque minuti. In lontananza, improvvisi lampi di luce segnalavano la distruzione delle navi di difesa dell’Unione, o di qualche Sciaman confederata.
Ajiin si rese conto che stava sprecando tempo prezioso.
Con un movimento improvviso, voltò di scatto il Gundam e sparò quattro, rapidissimi, colpi verso la Sciaman di Yalina.
Questi sparò una selva di micro-missili da intercettazione, parando i colpi.
Approfittando di quell’attimo di distrazione, Ajiin puntò verso la flottiglia di difesa, accelerando al massimo, inseguito a ruota da Yalina, che tuttavia non riuscì a starle dietro. Seize comparve sul monitor di comunicazione dell’abitacolo:- Le navi confederate hanno sfondato il perimetro difensivo. Due delle nostre navi sono state distrutte, e gran parte dei sistemi difensivi della base sono fuori uso o distrutti. Stiamo evacuando il possibile sulla Elkeryon, ma non ce la faremo se non rallenterai i confederati.-
La voce della ragazza lasciava trasparire profonda preoccupazione.
Ajiin annuì:- Ricevuto. Farò il possibile.-, quindi chiuse la comunicazione.
Guardò sul radar: la Sciaman nemica la stava ancora inseguendo. La ragazza pregò che continuasse a farlo. Finché sarebbe stata dietro di lei, non avrebbe potuto nuocere ulteriormente alla base.
Le navi confederate nel frattempo si facevano sempre più vicine.
- Forse è giunta l’ora di testare tutto l’armamento di questo Gundam.- disse a denti stretti la pilota.
Premette un pulsante sulla consolle di comando olografica, e comparve un’altra consolle, più piccola, sulla quale la ragazza operò velocemente.
Una luce rossa lampeggiò nell’abitacolo, accompagnata subito dopo dalla scritta “Nano Weapons System activated”.
Ajiin trasse un profondo respiro: aveva appena attivato il sistema d’arma definitivo del Gundam.
Grazie ad un prodigioso lavoro di nanotecnologia, l’arma principale del Mobile Suit si sarebbe in pochi minuti trasformata in un temibile lanciatore anti-nave.
Era il vero segreto dietro il nuovo progetto dell’Unione: un intero arsenale, modificabile a piacimento ed in pochi attimi, senza la necessità di tornare alla nave appoggio per le sostituzioni.
Le navi confederate erano ormai in vista.
La ragazza fermò i propulsori, ed il Gundam assunse una posizione stazionaria.
Quindi, puntò alla nave più vicina: aveva appena forzato il perimetro, e stava accelerando verso la base.
Non appena il sistema tattico di bordo le diede la conferma che il bersaglio era stato agganciato, senza alcuna esitazione, Ajiin sparò il colpo.

Yalina osservò incredulo la C.S.S. Numa disintegrarsi con una enorme conflagrazione.
- Signore, non è possibile.- disse il co-pilota:- E’ stato quel…Mobile Suit!-
Il comandante digrignò i denti: “Se l’Unione ha sviluppato un’arma dal potere così terrificante, la guerra potrebbe avere i giorni contati, insieme alla Confederazione.”
- Non possiamo resistere a lungo. Trasmetti alle altre navi l’ordine di ritirarsi. E ordina al secondo squadrone di usare contro la base i missili d’attacco pesanti. Devono distruggere quell’avamposto. Noi ci occuperemo di trattenere questo qui.-

Le navi della Confederazione iniziarono immediatamente le manovre per la ritirata, mentre Ajiin si preparava a sparare il secondo colpo.
Una sola nave dell’Unione restava a difendere il perimetro.
Il tenente stava per premere il grilletto,quando i sensori individuarono la Sciaman di Yalina che si dirigeva a tutta velocità verso di lei.
Immediatamente la ragazza voltò il Mobile Suit.
Si accorse di non avere il tempo per modificare nuovamente la sua arma, che come lanciatore sarebbe stato inutile: la Sciaman era troppo veloce.
Sganciò l’arma e impugnò la Beam Saber, lanciandosi contro la navetta.
Dietro di lei, colpita da una selva di missili, l’ultima nave dell’Unione veniva distrutta.
Ajiin fu per un attimo distratta dall’esplosione, e Yalina ne approfittò per schivare l’attacco, aggirandola e aprendo il fuoco con il cannoncino principale contro di lei, alle spalle.
- Sei veloce.- commentò, visibilmente alterata, la ragazza.
Armeggiò con i comandi, evitando i proiettili, quindi lanciò un fendente contro la navetta proprio mentre le passava dinanzi.
Yalina tentò una manovra disperata per sganciarsi, ma ci riuscì solo in parte: uno dei due propulsori della navetta si staccò dallo scafo, esplodendo.
Una nuova comunicazione dall’Elkeryon interruppe il combattimento:- Una selva di missili d’attacco pesanti sono in arrivo verso di noi. Stiamo partendo, non possiamo fermarli.-
Ajiin rimase come pietrificata: un’altra selva!
Ce n’erano degli altri!
Senza frapporre indugi, si lanciò a massima potenza verso l’avamposto.
Doveva fermare quei missili, subito.
Un lampo accecante colpì gli occhi della ragazza, seguito subito dopo da un’esplosione terrificante. L’onda d’urto colpì in pieno il Gundam. Ajiin batté la testa violentemente. Il suo sguardo si offuscò rapidamente, mentre perdeva i sensi.

Quando riaprì gli occhi, la prima cosa che vide furono le bianche luci di una infermeria.
Istintivamente, cercò di guardarsi attorno, ma si accorse che la testa le faceva troppo male per permetterle di voltarsi.
- Dove….dove mi trovo?- disse, con voce fioca, sperando che qualcuno l’ascoltasse.
Un volto si stagliò poco dopo contro la luce, senza che la ragazza riuscisse a definirne bene i particolari. Era un uomo.
- Ti sei svegliata quindi.- disse, nella sua voce si poteva leggere una nota di compiacimento:- Il dolore alla testa dovrebbe passarti tra poco, tranquilla.-
La ragazza ripeté:- Dove mi trovo?-
-Sei nell’infermeria dell’Elkeryon - rispose l’uomo- Io sono il medico di bordo, il dottor Oki. Non credo che ci abbiano mai presentati.-
Lentamente, il dolore iniziò a scemare, e Ajiin poté mettere a fuoco il viso rugoso del medico dinanzi a sé:- La nave si è salvata quindi?-
- Si, siamo riusciti fortunosamente a scappare. Credo però che il capitano potrà darti maggiori dettagli. Quello che posso dirti io è che abbiamo avuto parecchie perdite, durante l’evacuazione. Gran parte del personale della base non c’è l’ha fatta ad evacuare. E anche diversi dei nostri sono morti.-
- Le altre navi?-
- Nessun superstite.-
La ragazza raggelò.
- E i confederati?-
- Sono stati più fortunati. Credo siano fuggiti tutti. Ma dubito che ci seguiranno. Ora siamo diretti verso l’Unione. Non penso ci vorrà molto prima di arrivare.-

Il giorno seguente, la ragazza venne dimessa dall’infermeria.
Immediatamente, fu convocata dal capitano Tristan.
- Vedo che si è ripresa in fretta, tenente.- disse.
- Merito dell’ufficiale medico, signore.-
Il capitano abbozzò appena un sorriso, e indicò la sedia dinanzi alla sua scrivania:- Prego, si sieda.-
Ajiin obbedì.
- Il motivo per cui l’ho convocata, è per congratularmi con lei, tenente.-
- Congratularsi?- la ragazza aggrottò la fronte.
- Per come ha guidato il nuovo Gundam.-
- Con tutto il rispetto, capitano, non credo che ci si debba congratulare con me. L’avamposto è stato distrutto, unitamente alla nostra forza di difesa e a tutti gli altri prototipi. Per non parlare di tutti coloro che sono morti.-
Il capitano annuì, fissando lo sguardo penetrante negli occhi della ragazza, che quasi si sentì a disagio:- Vero. Ma siamo in guerra, e in guerra la gente muore. Non è stata colpa sua, i confederati ci hanno attaccato di sorpresa, con una netta superiorità. Lei ha fatto tutto quello che poteva fare. E questo è il secondo motivo per cui l’ho fatta venire qui.-
Il tenente tacque.-
- Non si faccia inutili sensi di colpa.- riprese il capitano:- Non si lasci travolgere da questa, come da qualunque altra tragedia. Prima ancora di combattere i nostri nemici, combatta se stessa. Solo così trionferà sempre. Solo così riuscirà a vivere, e non solo a sopravvivere.-
La ragazza sospirò, osservando come dagli occhi del capitano trapelasse una profonda tristezza:- Perché mi dice questo, proprio ora, capitano?-
- Perché quello che abbiamo appena vissuto è solo l’inizio. Entreremo nello spazio dell’Unione tra poco meno di mezz’ora. Ho parlato con il Comando, e lì hanno intenzione di usare al massimo le potenzialità del nuovo Gundam. La guerra sta arrivando ad un punto critico.-
- Saremo mandati in missione?-
- Immediatamente, temo. Prenderemo contatto con la 15° Flotta Imperiale, e con il suo comandante, Lord Sorian, che sta cercando di contenere l’assedio confederato ad Arakhos. Poi, si vedrà, ma credo che sia facilmente immaginabile quale sarà il piano di battaglia. Pensi a riposarsi, adesso. E non ci pensi troppo su. Quando sarà il momento di combattere, combatteremo. Tutti.-

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Capitolo 5
*** Episodio 5: Lord Sorian ***


- I confederati non oseranno più tentare di aggirarci. Tra pochissimo, saranno fin troppo impegnati sul fronte principale per organizzare una qualsivoglia offensiva.-
- Ne è proprio sicuro, Lord Sorian?-
I due uomini si fissarono negli occhi, uno sguardo che lasciava trasparire la gelida determinazione dell’uno e la prudenza calcolatrice dell’altro, nonostante i migliaia di anni luce che li separavano. Attraverso il sistema di comunicazione olografico militare, i due sembravano davvero essere faccia a faccia.
Lord Sorian fece un eloquente gesto con la mano sinistra, e mentre lo faceva la luce della stanza in cui si trovava fece scintillare per un attimo le ornamentazioni e le mostrine dorate della splendida ed elegantissima uniforme blu notte.
Gli occhi verdissimi risaltavano sui lineamenti aristocratici del viso, incorniciato da capelli nerissimi perfettamente curati, come tutto nella figura di quell’uomo quasi trentenne ma già dotato di straordinario carisma e prestigio.
Dall’altra parte della piccola stanza, stava la proiezione olografica di un uomo che aveva sicuramente superato la cinquantina, i capelli brizzolati leggermente in disordine.
- Sicurissimo.- e in questa parola sembrò condensarsi tutta la determinazione dell’ufficiale.
- Allora, archiviato questo “incidente” avvenuto nelle Stelle Rosse, il resto procederà come previsto?-
- Di più, Vostra Maestà. Grazie all’attacco confederato, ora l’Elkeryon ed il Gundam saranno qui in anticipo sui tempi, pronti per essere utilizzati. Con il loro aiuto, e quello del nostro primo battaglione di Mobile Suits, spezzeremo l’assedio confederato una volta per tutte.-
L’Imperatore annuì impercettibilmente:- Si, siamo al corrente del completamento del nuovo battaglione. Non pensavo avesse intenzione di usarlo così presto, tuttavia.-
- Non lo farei, se non fosse strettamente necessario.-
- L’Everongaarn, ed io, ci aspettiamo grandi risultati da lei, e dalla sua offensiva. E, soprattutto, dall’utilizzo bellico dei Mobile Suits.-
- Entro una settimana da adesso, Maestà, sarò pronto per mostrare al Senato e al Consiglio dell’Unione i risultati più sbalorditivi che si siano registrati dall’inizio della guerra.-
A Lord Sorian sembrò che l’Imperatore avesse tratto un sospiro:- Bene. Allora, dato che è così fiducioso, e dato anche che non possiamo permetterci esitazioni di sorta, ha una settimana per scacciare i confederati da Arakhos. Una settimana, non un nanosecondo di più. Chiaro?-
Lord Sorian assunse un atteggiamento più marziale:- Certo, signore.-
L’Imperatore si lasciò sfuggire un sorriso, che disegnò delle vaghe rughe sul suo volto:- Ci stupisca, Ammiraglio.-
Detto questo, chiuse la comunicazione.
Lord Sorian socchiuse appena gli occhi, ed abbozzò un sorriso.
Dentro di sé, sentiva che era giunto il momento.
Il momento di prendere nelle sue mani il destino della Galassia.

- Trasmissione in arrivo dalla base H.E.L.E.N., capitano. Dice: “Il comando della base H.E.L.E.N. e della 15° Flotta Imperiale, insieme alle autorità planetarie di Septh e alla Casa Mjornl, in nome dell’Imperatore, dell’Everongaarn e del Consiglio dell’Unione danno il benvenuto alla I.S.S. Elkeryon.-
Il sottotenente Seize pronunciò queste parole con una nota di felicità nella voce. Felicità condivisa da tutto l’equipaggio, d’altronde. Tutti erano lieti di essersi ricongiunti con le forze alleate.
Era pur vero che non vi erano stati altri scontri dopo l’attacco all’installazione, né i confederati erano stati in grado di seguirli. Tuttavia, la sensazione di essere soli, nelle vastità dello spazio, non era certo confortante.
Sakura Ajiin in quel momento era anche lei in plancia, accanto al capitano Tristan.
- Ci riservano così tante attenzioni?- disse, vagamente ironica.
Tristan si voltò a guardarla:- Il progetto del Gundam e dei Mobile Suits, e la Elkeryon stessa, sono fondamentali per l’Unione. Lord Sorian, poi, è stato uno dei principali promotori del progetto.-
- Lo so. - la ragazza annuì:- Così come so che ha fama di essere un uomo estremamente determinato.-
Stavolta toccò a Tristan annuire:- Si. E la sua fama direi che è ben meritata. Ha condotto più offensive di chiunque altro contro la Confederazione nel corso della guerra. Fu l’unico a riportare vittorie significative nel corso della Campagna di Hieronymous, permettendo a parte delle nostre forze di disingaggiare.-
Al tenente Ajiin non sfuggì una nota di ammirazione nella voce del capitano.
Questi si voltò verso il timoniere:- Iniziare le procedure per l’entrata nell’atmosfera. Stabilire rotta di avvicinamento per la base H.E.L.E.N. - poi, verso Seize:- Comunicazione a tutto l’equipaggio: prepararsi per procedure di atterraggio.-
Entrambi gli ufficiali confermarono gli ordini e si misero subito al lavoro.
Dopo pochi minuti sullo schermo della plancia comparve il pianeta Septh, con le vaste pianure in gran parte ancora incontaminate, e l’oceano interno, una enorme massa d’acqua racchiusa nel continente principale.
In orbita attorno al pianeta si potevano vedere numerose astronavi, provenienti, ad occhio e croce, da tutti gli Stati dell’Unione.
L’Elkeryon si avvicinò rapidamente al pianeta, ben presto le stelle scomparvero, e l’aria attorno alla nave iniziò ad assumere un colorito rossastro. Stavano entrando nell’atmosfera.
Poco dopo, la nave dell’Unione si trovò a sorvolare la superficie del pianeta.
Oltrepassarono un paio di piccole città, una bassa catena montuosa, quindi raggiunsero l’Oceano Continentale, al centro del quale, su di un gruppo di isole, sorgeva la base H.E.L.E.N.
Ajiin riuscì a stento a trattenere lo stupore, quando vide il complesso militare: un immenso agglomerato di hangar, piste di atterraggio ed edifici che si stendeva per chilometri.
- E’ la prima volta che visita la base H.E.L.E.N., tenente?- le chiese il capitano Tristan, che aveva notato l’espressione sul volto della ragazza.
- Sissignore.-
Il capitano sorrise:- E’ letteralmente la copia della Base Hawaii della Terra: l’arcipelago che la compone è stato costruito artificialmente. Ogni isola è deputata ad un particolare ruolo, e sono collegate con canali sottomarini, aerovie, e ponti sospesi, come può vedere. Possiede un sistema difensivo di prim’ordine, ovviamente, ed è capace di ospitare e supportare l’azione di tre flotte di medie dimensioni. Un caposaldo strategico di inestimabile importanza, punto nodale delle nostre forze.-
- Non pensavo potessero esistere cose simili fuori dalla Terra.-
Il sorriso del capitano si allargò:- Neppure io, fino a quando non sono stato qui la prima volta, in effetti.-

Mezz’ora più tardi, Ajiin ed il capitano Tristan erano nell’ufficio personale di Lord Sorian, seduti su due comode poltrone dalla foggia antica.
L’ammiraglio era in piedi, intento a versare del liquore in due tre calici, per poi porgerli con fare elegante ai due ospiti, prima ad Ajiin e poi a Tristan.
Quindi, si sedette dietro la sua scrivania.
Ajiin fece una veloce panoramica dello studio: tutto era di una raffinatezza e di una eleganza quasi maniacale. Lampadari di cristallo, pareti rivestite con pannelli di legno finemente decorato, riproduzioni di famosi quadri, e persino un busto, in un angolo dietro la scrivania, probabilmente ritraente uno degli avi dell’Ammiraglio.
- E’ un piacere incontrarla di persona, capitano Tristan.- prese a dire Lord Sorian:- E ovviamente, anche lei, tenente.- disse poi ad Ajiin, con un sorriso cordiale.
- La ringrazio signore per la sua ospitalità.- rispose il capitano.
Il lord fece un cenno d’assenso con il capo:- Spero che il vostro soggiorno qui sia piacevole. La base H.E.L.E.N. è per nostra fortuna dotata di tutti i comfort immaginabili in un ambiente militare. - - Signore, con tutto il rispetto, ma non credo che lei ci abbia convocati qui per parlare di questo.- a parlare era stata Ajiin.
Lord Sorian la guardò, ed il suo sguardo sembrò penetrarla fin nel più profondo recesso dell’animo.
Impercettibilmente, il tenente rabbrividì.
L’ammiraglio sfoderò un altro sorriso:- Infatti è così.- si alzò:- Vi ho convocati per rendervi partecipi dell’attuale nostra situazione strategica.- disse, facendo una pausa durante la quale bevve un piccolo sorso dal calice che teneva in mano.
Riprese:- L’assedio di Arakhos da parte delle forze confederate continua inesorabile. Per il momento, li stiamo contenendo, tuttavia….-
- Tuttavia?- incalzò il capitano.
- Tuttavia il pianeta non potrà resistere ancora a lungo. Le fonti ufficiali dell’Unione affermano che la resistenza sarà possibile per altri sei, sette mesi. Ma personalmente mi sono fatto un’altra idea.-
- Sta dicendo che mentono, signore?-
- Dico che il politicamente corretto non è qualcosa che abbia a che fare con il mestiere del militare. La realtà è ben diversa da quella che ci propinano, capitano. Ed è che Arakhos non potrà resistere ancora tre settimane, un mese al massimo, prima di cadere.-
Tristan e Ajiin restarono muti.
- So cosa vi starete chiedendo: com’è possibile evitare tutto ciò? Ebbene, la risposta è semplice. Contrattaccando.-
Ajiin riprese la parola:- Signore, erro o al momento non abbiamo forze sufficienti per contrattaccare? Le forze confederate possiedono un consistente gruppo di Sciaman ad Arakhos, e la nostra flotta subirebbe perdite troppo pesanti. Per non parlare del notevole dispiegamento di navi da battaglia.-
Lord Sorian sembrò compiaciuto delle parole della ragazza:- Oltre ad essere una splendida fanciulla, lei è anche un ufficiale con i fiocchi, tenente Ajiin. Almeno, un ufficiale come lo intendo io, e non come pensano debba esserlo quei politicanti del Consiglio. Ebbene, lei ha perfettamente ragione.-
La ragazza arrossì al complimento dell’ammiraglio, tuttavia cercando di nascondere l’emozione. Quell’uomo stava esercitando su di lei un fascino che non riusciva a spiegarsi.
- Ha esposto queste sue idee al Consiglio dell’Unione, o all’Everongaarn?- chiese Tristan, apparentemente non notando Ajiin.
- Ho fatto molto più di questo, capitano Tristan. Ho riferito all’Imperatore in persona.-
Tristan deglutì:- Il responso?-
Lord Sorian dispiegò il suo sorriso migliore:- Sua Maestà ha fiducia in me, e nelle nostre coraggiose truppe. Nonché, ovviamente, nel potere dei Mobile Suits. Ho avuto l’autorizzazione per la controffensiva.-
Il capitano lo fissò:- Gli ordini quali sono, signore?-
Aveva assunto un’aria estremamente formale, marziale.
- L’Elkeryon farà rifornimento qui alla base, dopodiché vi unirete alla Nona e Settima Flotta. A bordo delle due flotte, così come della vostra nave, saliranno diverse delle mie squadre speciali D.E.E.P.-
- Non credevo che le D.E.E.P. fossero già operative.- disse il capitano.
Ajiin guardò i due uomini, non nascondendo la curiosità.
Lord Sorian lo notò:- Tenente, i reparti D.E.E.P. sono, non per vantarmi, una mia personale invenzione: gruppi scelti, sia della flotta che delle forze terrestri, incaricati di un ampio spettro di missioni, con i nostri nuovissimi Mobile Suits. Il meglio del meglio, sia in fatto di uomini, che di tecnologia. Non una novità assoluta, certo, ma sicuramente utili.- poi si rivolse al capitano:- Alcune squadre sono già pronte. Il vostro obiettivo sarà semplice: colpire di sorpresa i confederati una volta che li avremo attirati allo scoperto dalle loro posizioni. Riceverete ulteriori dettagli più avanti, ovviamente.-
L’ammiraglio poggiò il bicchiere sulla scrivania: la conversazione era finita.
Ajiin e Tristan si alzarono, salutarono militarmente, e si diressero all’uscita, silenziosamente, ma non prima che il tenente e l’aristocratico terrestre si lanciassero un rapido sguardo.
Quando Ajiin ebbe varcato la soglia, si sentì improvvisamente colta da una sensazione di inesprimibile leggerezza. Il suo battito cardiaco era accelerato, e non accennava a fermarsi.
Era una stranissima sensazione, la sua; ma le piaceva.
Sorrise.
All’interno del suo studio, Lord Sorian bevve un ultimo sorso dal suo bicchiere, e sorrise anche lui.

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