Questo è un addio di SissiCuddles (/viewuser.php?uid=78460)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dichiarazioni e Confessioni ***
Capitolo 2: *** Matrimonio. House POV ***
Capitolo 3: *** Matrimonio.Cuddy POV ***
Capitolo 4: *** Note Autore ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 - House POV ***
Capitolo 6: *** Epilogo - Quasi un anno dopo- Cuddy POV ***
Capitolo 1 *** Dichiarazioni e Confessioni ***
Dirlo a Wilson
Lisa Cuddy entrò nell’ufficio del primario di
oncologia senza bussare.
“House, quando imparerai a bussare?”
“Beh, se sei impegnato torno dopo”
Wilson alzò lo sguardo stupito.
“Scusa Cuddy, pensavo fosse House. Solitamente lui non bussa
e tu sì…”
“Non c’è problema…”
“Volevi dirmi qualcosa?”
Cuddy si avvicinò alla porta, pronta ad evadere dalle
domande dell’amico.
“Ehm, no…”
“Ok. Vuoi dirmi perché sei qui?”
“Dimenticavo che ho un impegno…”
“Lisa?”
“Sì?”
“Ti ha chiesto di sposarlo?”
Cuddy lo guardò. L’oncologo non sapeva come
interpretare l’espressione della donna: sorpresa? timore?
forse era terrore?
“Come…come fai a saperlo?”
“Forse perché tremi come una foglia? No,
aspetta…forse perché hai l’anello al
dito?”
Cuddy coprì l’anello con l’altra mano.
“Non dirglielo!”
“Dirlo a chi? Ad House? No, questo lo lascio fare a te. Io ho
smesso di fare il vostro messaggero.”
Cuddy stava per chiudersi la porta alle spalle quando si
rigirò verso il medico dietro la scrivania.
“James, credi che stia facendo la cosa giusta?”
“Lo devi sapere tu. Non sono mica io quello che si
sposa.”
“La sai una cosa? Stai iniziando a comportarti come House.
Voi due passate troppo tempo insieme…”
“Vuoi sapere come la penso veramente?”
Il decano di medicina si limitò ad un rapido cenno del capo.
“Dovresti pensarci due vote prima di dire sì. Devi
essere sicura di quello che provi veramente. Capisci quello che dico?
Tu ne sei innamorata veramente o lui è solo un rimpiazzo che
hai trovato per impedire al mio cinico e misantropo migliore amico di
saltarti addosso?”
“ Grazie Wilson... Rimango della mia opinione. Passi troppo
tempo con House”
Dirlo ad House
Lisa Cuddy entrò nell’ufficio del diagnosta. Lo
vide seduto alla sua scrivania che dormiva. Girò sui tacchi,
stava quasi per uscire quando lui la bloccò.
“Dottoressa Cuddy, quale piacere vedere il suo enorme sedere
appena sveglio!”
Cuddy sorrise prima di girarsi e ammonirlo con il suo tono da
“io ho il potere e tu no”.
“Dottor House le sembra il caso di fare questi commenti ad un
suo superiore?”
“Lo sappiamo tutti e due, che qui chi comanda sono
io!”
“Credici!”
“Comunque…bello il tuo anello”
Per l’ennesima volta la sua mano andò a coprire
l’anello al suo dito. Cuddy ritornò verso al
porta, ma fu bloccata un’altra volta dalla sua voce.
“Allora, quando si è dichiarato?”
“Il mese scorso…”
“Bene…quand’è il grande
giorno”
Oltre a disegnare le virgolette nell’aria, House disse
quest’ultima frase in modo comico. Le labbra
all’infuori e gli occhi persi a fissare il soffitto sognanti.
“Il 10 giugno, è il primo sabato che Lucas ha
libero…”
“Wow, il 10 giugno…bella data”
“Grazie…credo che adesso me ne dovrei
andare”
“Ok…”
Cuddy si avvicinò di nuovo alla porta, ma questa volta non
ci fu nessuno che la bloccò, si bloccò da sola. E
con la mano ancora sulla maniglia si girò.
“House…”
“Sono contento per te Lisa…”
“Grazie…”
Sussurrò l’ultima parola, ma non
continuò ciò che voleva dire. Avrebbero creato
troppo caos tra i due.
WILSON POV
“Si sposa e tu lo sapevi!?”
“Ciao House, ho passato una bella giornata oggi. E
tu?”
House entra sbattendo la porta e lanciando il suo zaino contro il muro.
“Perché non me lo hai detto?”
“Cuddy ha detto che lo avrebbe fatto
lei…”
“E tu…per una volta nella tua vita hai mantenuto
un segreto?”
“House…”
In quel momento la porta della camera degli ospiti sbatte ancora
più forte. Potevo sentire le ante dell’armadio
aprirsi, i passi affrettati di House e infine il rumore di qualcosa che
veniva trascinato.
“House che diamine stai facendo?”
“Pensavo fosse chiaro. Me ne torno nel mio appartamento. Non
ho più bisogno di vivere qui con il mio angioletto
custode!”
“House, non puoi reagire sempre così!”
“Così come?”
“Scappi. Davanti all’ennesimo problema che ti
riguarda da vicino, tu scappi”
“In questo momento sto scappando dalla tua cucina scadente e
dal fatto che tu la mattina ti asciughi i capelli…ma, anche
la tua conclusione, ha un qualcosa di accettabile…”
Detto questo, alza la piccola valigia e si avvia verso la porta.
“House, come pensi di arrivare fino al tuo
appartamento?”
“Sai Wilson, esistono delle vetture chiamate taxi!?”
“Aspetta! Ti accompagno”
Prendo il capotto, chiudo la porta di casa e scendo le scale verso la
macchina. Fu un viaggio silenzioso. Finalmente casa sua era visibile.
Ci era tornato solo una volta dopo Mayfield. Tutto era nello stesso
posto, un pesante strato di polvere copriva qualsiasi oggetto, compreso
il suo amato piano.
Mi limito a rimanere in macchina, mentre House sale gli scalini verso
il portone verde. Rimango a fissarlo fino a quando la porta non si
chiude alle sue spalle. Rimetto in moto il motore e me ne torno a casa.
Una casa vuota dopo mesi. Il disordine di House mi sarebbe mancato.
HOUSE POV
E’ questo ciò di cui ho veramente bisogno? Tornare
a vivere da solo in una casa con troppi ricordi? Devo chiarire tutti i
miei pensieri, tutte le sensazioni e tutti i ricordi
dell’ultimo anno. Appena appoggio la valigia i ricordi si
fanno più vividi. Quando mi avvicino al piano tutto torna
perfettamente nella mia mente, ogni singolo secondo di quel sogno
sfumato in delusione e rancore. Posso vedere Cuddy avvicinarsi a me.
Posso sentire il suo profumo. Non voglio rivivere questo incubo, ma
qualcosa mi spinge a riosservare la scena. Posso sentire il suo profumo
sempre più forte, una sensazione di calore nel petto e la
mia mente vaga in cerca di un significato. Posso vedere una luce. Ma
che diamine sta succedendo?
Qualcuno bussa alla porta e mi risveglia da questo incubo. Mi accorgo
che non stavo dormendo, ero sveglio e come tante altre volte prima,
stavo suonando quella melodia.
Mi alzo e apro la porta. Cuddy è davanti a me.
“Posso entrare?”
La lascio entrare un po’ esitante. Sono ancora scosso da quel
flashback di poco fa. Cuddy entra e si siede sul divano, io ritorno al
mio piano
“Perché sei qui?”
“Wilson mi ha detto che avete discusso riguardo
a…”
“Al fatto che lui ha mantenuto il tuo segreto? E’
passato tutto…”
“Ok…”
“Ok…”
L’unica cosa che riesco a fare in questo momento è
continuare a suonare quella melodia che mi assilla da tempo. Una
serenata lenta e veloce, dolce e pungente. Una serenata scritta solo
per lei, che le ho tenuto nascosto per mesi. E ora, senza che lei lo
sappia, la sta ascoltando ad occhi chiusi, catturando ogni singola
nota. E quando tutto termina, lei mi guarda un po’ perplessa.
“Peccato sia finita. E’
bellissima…l’hai composta tu?”
“Sì…”
Prendo lo spartito e glielo porgo.
“Puoi tenerla, anche Lucas sa suonare il
piano…”
“Grazie…”
E ora cammina verso la porta senza guardare quei fogli, varca il
portone e prima di chiudere la porta parla.
“Devi dare una bella ripulita a questo
posto…”
“Già…”
“Buona notte, House”
“Buona notte, Cuddy”
CUDDY POV
E’ passato più o meno un mese da quella sera a
casa di House e ancora non ci siamo parlati. Ci evitavamo
reciprocamente. Io mi nascondevo nella mia fortezza personale, il mio
ufficio, completando documenti che non servivano a nulla. Lui risolveva
i suoi casi nel maggior tempo possibile così da evitare di
dovermi incontrare. Non parlava con me, non veniva a chiedermi esami
strampalati o cure pericolose, aveva il suo team.
Persa nei miei pensieri non mi sono accorta che Wilson è
entrato nel mio ufficio.
“Hey, Lisa stai bene?”
“Ehm ciao! Scusa ero persa nei miei pensieri.
C’è qualche problema?”
“Problemi medici, no. Problemi personali, mi sembra ce ne
siano parecchi.”
“Già…hai parlato con House?”
“Non c’è bisogno di un’altra
discussione…ci siamo già detti
tutto…”
“A me non sembra…”
“Possiamo cambiare argomento?”
“Certo…come vanno i preparativi?”
“Bene…sono un po’ indietro. Ultimamente
ho avuto un po’ troppo lavoro per dedicarmi a tutto, ma mia
sorella mi sta dando una mano.”
“E il vestito, l’hai già
scelto?”
“Sì. Ieri ho preso il pomeriggio libero e
l’ho scelto. E’...”
“No! Non voglio rovinarmi la sorpresa”
“Ok…però
è…”
“No Lisa! Non lo voglio sapere sul serio!”
Wilson riusciva sempre a farmi tornare il sorriso, è
l’unico vero amico che ho qui.
“Credo che debba tornare al mio lavoro. Il cancro non si cura
da solo.”
“Già…buon lavoro”
Wilson stava per uscire dal mio ufficio, ma lo fermai.
“James, ti…ti andrebbe di accompagnarmi
all’altare?”
Lo sguardo sbigottito di Wilson, mi fece ridere, ma tentai di
trattenermi.
“Wow! Lisa è una cosa grossa quella che mi chiedi!
Ne sei sicura?”
“Sì, ma solo se tu vuoi. Se è troppo
impegno puoi sempre dirmi di no…”
“Certo…”
“Allora questo è un sì, tu mi
accompagnerai all’altare?”
“Sì, posso abbracciarti?”
Come è facile commuovere Wilson.
WILSON POV
Entro nel mio ufficio e House è seduto di fronte alla mia
scrivania.
“Ehy Cancer-Fighter cosa voleva la Cuddy?”
“Mi ha chiesto di…accompagnarla
all’altare”
“Ah…ok”
“Ok? Io accompagnerò la donna che ami
all’altare per sposarsi con un altro?”
“Wilson, perché devi sempre rendere tutto
così complicato. Per la prima volta in vita mia mi comporto
come un a persona matura. Mi sto lasciando gli ultimi vent’
anni alle spalle, sto cercando di accettare il fatto che lei
è con Lucas e non con me. Sono stato un idiota per
vent’anni e ne devo pagare le conseguenze”
“Wow! E’ un gran bel passo avanti…tu
dicevi che le persone non possono cambiare, ma…”
“No! Io dico che le persone non potranno mai cambiare. Solo
le situazione cambiano, le persone si limitano ad accettarle e cercare
di convivere con queste.”
House non finisce mai di stupirmi. Quando tutti i suoi paini vanno a
rotoli, ecco che lui ha subito la soluzione per riportarsi al passo.
Una cosa mi stupisce: lui non aveva mai mollato la sua presa su Cuddy,
si era sempre comportato come un bambino che vuole tenere per
sé il suo giocattolo preferito; ma ora si è
arreso, per la prima volta in vita sua si è arreso ad una
situazione da cui non poteva scappare.
“Spero non ti dispiaccia se la accompagno
all’altare.”
“No…lei ci tiene e tu sei il suo migliore amico,
oltre che ad essere anche il mio. Non puoi prendere sempre la mia
parte, Cuddy ci tiene, vuole il matrimonio perfetto e
tu…”
“Grazie…”
“Non c’è di che. Ora
vado…”
“Ok”
House sta per uscire, ma le parole di Cuddy mi tornano in mente.
“House, aspetta. Cuddy è stata a casa tua una
sera?”
“Sì, quando sono tornato nel mio appartamento.
Perché?”
“So che non vi parlate da quel momento. Dovresti
parlarle…”
“E sentiamo, cosa dovrei dirle?”
“Dille tutto!”
“Tutto? L’ultima volta che le ho detto cosa provavo
eravamo a quella conferenza e lei è scappata via. La volta
prima era un’allucinazione. Cosa dovrei dirle
ancora?”
“Scusami…”
“Scusami tu Wilson. Io ci sto provando…”
“Lo so…credo che dovresti
andare…”
“Già…Ehy Wilson, cerca di non
inciamparti mentre cammini a braccetto con Cuddy”
“Mi inciamperò solo se un pazzo mi
metterà un bastone tra le gambe”
“Non preoccuparti, non lo farò”
Detto questo uscì e chiuse la porta dietro di sé,
mentre io cercavo di mettere ordine sulla mia scrivania, pensando a
ciò che ci eravamo appena detti.
10 aprile
HOUSE POV
Gli Abba cominciarono ad echeggiare nello studio.
“Questa è la segreteria del Dr House, se sei
Wilson, lasciamo in pace, altrimenti lasciate un messaggio dopo il
bip….bip”
“House, non mi freghi più con il trucco della
segreteria telefonica.”
“Wilson, come posso renderti la vita un inferno
oggi?”
“ Dobbiamo parlare!”
“Ti sto ascoltando…”
“Non è argomento di cui possiamo parlare al
telefono!”
“Sapevo che tu avessi tendenze verso il nostro stesso sesso,
quindi ne puoi parlare al telefono…”
“Non sto scherzando, alle 5 sul tetto
dell’ospedale…”
“Wilson è tutto ok?”
“Alle 5 sul tetto.”
Che cosa ha in mente Wilson? Speriamo non sia un altro discorso
sull’etica e il fatto che uno dei suoi pazienti è
morto di nuovo.
CUDDY POV
“Cuddy, dobbiamo parlare del matrimonio.”
“Ok Wilson…dammi 5 minuti e sono nel tuo
ufficio”
“Sono sul tetto dell’ospedale…”
“Che ci fai sul tetto?”
“Almeno House non ci può sentire. Avrà
già in mente dei piani per sabotare il mio vestito o
staccare la suola alle mie scarpe…”
“Ok…sono da te tra 5 minuti ok?”
“Ok”
Che diavolo ha in mente Wilson. Incontrarci sul tetto
dell’ospedale per parlare del matrimonio. Ha ragione, House
non ci troverà mai, ma non si sta comportando onestamente
con lui.
House mi sembra abbia abbandonato l’idea di sabotare i
preparativi del mio matrimonio. E lo dovrei ringraziare per questo, ma
non credo sia una buona idea, visto che non ci parliamo da mesi.
Lancio uno sguardo all’orologio e continuo a sistemare i
documenti per il trapianto di fegato di domani. Non riesco a
concentrarmi, allora prendo il mio capotto e salgo verso il tetto.
“Wilson sono le 5.05!! Sei in ritardo!”
“House, e tu che diavolo ci fai qui?”
“Cuddy? Dovrei farti la stessa domanda…”
“Wilson ha detto che doveva parlarmi…”
“Quel piccolo manipolatore bastardo…”
“House, vuoi dirmi cosa sta succedendo?”
“Ha detto la stessa cosa ha me. House dobbiamo parlare. Alle
5 sul tetto. Mi era sembrato strano, ma non pensavo stesse progettando
una cosa del genere.”
“Già, direi che possiamo tornare al nostro
lavoro…”
“O potremmo provare a chiarire tutto…”
“Cuddy, non c’è nulla da
chiarire…”
“Invece sì…sono due mesi che non ci
parliamo e sono stati i mesi più brutti dopo il tuo
ritorno…”
“Non ho niente da dire…”
“Allora lascia parlare me.”
House non rispose, lasciò che Cuddy cominciasse il suo
discorso. Si sedettero sul cornicione interno e rimasero a fissare il
cielo finchè lei non ricominciò a parlare.
“Sono passati più di vent’anni dal
nostro incontro e non siamo mai riusciti ad andare d’accordo.
Non ho ancora capito se siamo troppo complicati l’uno per
l’altro o se siamo incapaci. Abbiamo avuto altre storie, e
quelle più o meno sembravano durare, riuscivamo a gestirle,
per poco tempo, ma ci riuscivamo. E adesso io mi sto per sposare con
una persona che ho incontrato l’anno scorso, non so se ne
sono innamorata o se lo sto facendo solo per non passare il resto della
mia vita da sola o se lo faccio per Rachel. Posso contare sulle mie
dita delle mani tutte le volte che io e lui abbiamo litigato, ma con
te, ho bisogno di un computer per registrarle tutte. Ma quando litigo
con lui non provo quello che provo quando discuto con te. Le tua
battutine, i tuoi scherzi e le tue richieste impossibili, mi riempiono
la giornata. Non è una cosa negativa, anzi…mi dai
qualcosa con cui distrarmi”
Cuddy si alzò in piedi pronta ad andarsene, ma la voce di
House la fermò.
“Ho sempre pensato di non essere capace di avere una storia
con qualcuno, specialmente dopo averti conosciuto. In questi ultimi
mesi ho cercato di stare il più possibile lontano da te, per
la paura di compiere la cazzata più grande in assoluto. Sto
cercando di comportarmi in modo maturo, ma tu e Wilson con i vostri
discorsi, mi rendete tutto più complicato. L’unica
cosa che posso fare è lasciarti andare. Superare la cotta
per te che dura una vita, e come hai detto tu, quella barca
è salpata tanto tempo fa.”
House era ormai alla porta.
“Era la mia serenata vero? Quella sera, quando mi hai dato lo
spartito, era la mia serenata?”
“Sì…”
“Grazie…”
“Non devi ringraziarmi…”
“House, verrai al mio matrimonio?”
“Non voglio rovinare il giorno più bello della tua
vita”
E dicendomi questo, hai
annullato tutte le mie certezze. Tutto ciò che credevo
solido e forte, lo hai fatto crollare.
Ragazziii aspetto i vostri commenti!! Grazie!!<3
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Capitolo 2 *** Matrimonio. House POV ***
HOUSE POV
La marcia nuziale comincia ad echeggiare per la chiesa. Gli invitati si
alzano e lentamente si girano verso il portone di legno. E quando
questo si apre, il sorriso sui loro volti, lascia lo spazio alla mia
immaginazione.
Sono nascosto nell’angolo più remoto della chiesa,
sperando che tu non mi veda, sperando di non renderti triste anche nel
giorno del tuo matrimonio.
Oggi non indosso i miei soliti jeans e la mia camicia mai stirata. Ho
uno smoking, ma tu questo non lo saprai mai. E neanche gli invitati lo
vedranno, perché me ne andrò prima che tu possa
finire tutto con un sì.
Mentre ti vedo avanzare con quel meraviglioso vestito pensa a quanto
sia fortunato quell’uomo. In parte a te, Wilson ti
accompagna. Rido perché lui è più
emozionato di te. Sembri impassibile nel tuo avanzare. Wilson invece
è incerto, come se volesse farti pensare, farti tornare
indietro. Ma tu gli dai una piccola gomitata; lui riporta lo sguardo
all’altare. Dove lui ti aspetta.
Non so se tu stia facendo la scelta giusta. Ma spero che con lui tu sia
felice. Spero che riusciate ad avere una vostra famiglia. La famiglia
che tu hai desiderato per tutta la tua vita.
E ad ogni tuo singolo passo verso l’altare, i ricordi mi
tornano alla mente, più vividi che mai.
Sono un cretino, lo so. Ho passato gli ultimi venti anni nascondendomi
da te, seguendoti segretamente, rovinando ogni tuo appuntamento. E per
tutti questi anni non abbiamo fatto altro che costruire un muro tra
noi, tra il passato e il presente e il futuro. Dobbiamo ammettere che
abbiamo fatto breccia nel muro un paio di volte. Tutte le cose che
abbiamo passato insieme, credo mi mancheranno. Beh, mi mancherai. Non
lo ammetterò mai a nessuno, ma il grande passo
l’ho fatto: l’ho ammesso a me stesso.
Ora Wilson ti sta baciando la mano e appena è sceso
dall’altare, si siede. E posso vedere le sue lacrime. E
ritorno a ridere, è troppo emotivo quell’uomo,
doveva nascere donna. Non l’avevo detto nemmeno a lui. Gli ho
tenuto nascosto tutto: gli ho detto che non sarei venuto al matrimonio,
che non sarei partito dopo averti persa. Oh dio! Sono patetico.
Mayfield mi ha reso uno schifo! Forse non uno schifo, ma ho imparato
molte cose, che gli anni di studio non mi avevano mai insegnato. Ho
capito di amare qualcuno, ho capito i miei errori, ho eliminano un
elemento della mia vita ed ora lo sto rifacendo. Sto perdendo te.
Questa volta per sempre.
Sei sull’altare e mi incanto a guardare quanto sei splendida
nel tuo vestito. Beh, anche senza quel vestito sei bellissima. Ti
osservo mentre impassibile osservi il prete e il tuo futuro marito. Non
sembri felice, non ti ho ancora vista sorridere. Dammi un segno, dimmi
che sei felice, dimmi che non stiamo commettendo il nostro
più grande sbaglio. Ho bisogno che tu faccia qualcosa. Ho
bisogno che tu mi lasci uscire da questo posto con la certezza che
sarai felice e che non hai bisogno di me.
E’ il momento degli anelli. Rachel ha appena cominciato a
camminare e, accompagnata da tua sorella vi porta gli anelli. Posso
ancora vedere Wilson confortare tua madre, che anche lei piange per
questo momento della tua vita. Ma tu non piangi e non sorridi.
Chissà cosa ti sta passando per la testa.
Rachel finalmente arriva da voi. Julia prende gli anelli e li appoggia
sul tavolino in parte a voi. Lui ti prende la mano e, mentre esprime il
suo amore, ti infila l’anello. Ora sei sua. Mi avvicino
all’uscita della chiesa, non voglio vedere la scena alle mie
spalle. Voglio uscire ed evitare questa cosa un po’
masochista da parte mia. Apro la porta ed esco, giusto in tempo per non
sentire pronunciare la tua promessa. Cammino lungo il corridoio
laterale. Lì in fondo mi sta aspettando il Dr Nolan.
Me ne vado, di nuovo. Non hai bisogno di me. Da quando ho saputo che ti
saresti sposata ho pensato a come avrei vissuto dopo questo. Ho preso
in considerazione varie opzioni: ritornare a Mayfield, andarmene in un
altro stato; ho pensato anche al suicidio. Ci ho provato, ma non ci
sono riuscito.
Cammino verso Nolan.
“Possiamo fermarci all’ospedale un
minuto?”
“Certo Greg”
“Grazie”
Saliamo in macchina e andiamo verso l’ospedale. Oltrepasso le
porte automatiche ed entro nel tuo ufficio. Ti lascio una lettera,
vorrei tanto che tu la leggessi e non la buttassi nel cestino, come
suppongo tu farai.
Lisa,
Sono finiti gli incubi,
ora comincia la tua nuova vita. A meno che questa non sia la vita che
tu vuoi.
House
P.S.: Il tuo vestito era
favoloso. Eri, sei stupenda.
Nolan si avvicina a me.
“Sei sicuro?”
“No…”
“Posso aspettare quanto vuoi…”
“Me ne devo andare”
“Perché proprio a Mayfield?”
“E’ il primo luogo che mi è venuto in
mente”
“Greg…”
“No…devo tornarci.”
“Te lo ripeto, sei sicuro?”
“No…”
“Ok…ti aspetto in macchina”
Guardo la tua scrivania. Quella che ti ho fatto portare grazie a tua
mamma. Almeno ti ricorderai di me. Guardo le foto che hai incorniciato.
Prendo la foto di te e Rachel. Spero che non ti dispiaccia.
Esco dal tuo ufficio, per l’ultima volta.
Commenti grazie!! |
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Capitolo 3 *** Matrimonio.Cuddy POV ***
CUDDY POV
Sono qui. In piedi davanti all’entrata della chiesa. Sono
sola mentre penso e ripenso a quello che sto per fare. Mentre fisso il
portone, implorando di non aprirsi, Wilson mi abbraccia. Ci guardiamo
per pochi minuti. Non diciamo niente. Ci limitiamo a guardare negli
occhi dell’altro.
Qualcuno ci viene a chiamare. Wilson si posiziona alla mia destra,
prende il mio braccio e per l’ultima volta parla.
“Lisa, sei sicura di quello che stai per fare?”
Io lo guardo, cerco di ammonirlo con il mio sguardo, ma è
inutile. Finirei solo in lacrime.
“Non farlo James…”
Ormai sto piangendo. Lui mi asciuga le lacrime e se ne sta zitto,
mentre la marcia nuziale comincia a invadere la chiesa. Sento il rumore
delle sedie spostarsi delicatamente, il fruscio dei vestiti degli
invitati e il loro bisbiglio quando metto piede sul lungo tappeto rosso
verso l’altare.
E tra i mille sguardi estasiati, non vedo il tuo. Non sei proprio
venuto eh? Speravo che avresti capito, speravo che tu saresti venuto
qui nel giorno più bello della mia vita. Speravo di vedere i
tuoi occhi, i tuoi capelli sempre spettinati, di sentire il tuo profumo
e il rumore del bastone. Sono due settimane che mi eviti. Due settimane
che ti vedo entrare in ospedale, dare un rapido sguardo nel mio
ufficio, e continuare verso il tuo senza fermarti.
Sorrido agli invitati, mentre dentro di me continuo a pensare a quello
che sto facendo. Wilson mi guarda con la coda dell’occhio.
Credo che sappia a cosa sto pensando; che sappia a chi sto pensando.
Questo dovrebbe essere il giorno migliore della mia vita. Ho il
perfetto matrimonio, quello che ogni donna vorrebbe avere. Il vestito
bianco, il marito in smoking, la propria figlia che più di
ogni altro giorno sembra un angelo. Per non parlare delle centinaia di
fiori sparsi per la chiesa. Ci sono i miei genitori. Mia madre non
riesce a trattenere e lacrime e mia sorella è lì
all’altare con la mia piccolina.
E mentre continuo a camminare, rivolgo lo sguardo verso di lui,che mi
guarda sorridente. E più lo guardo e più penso a
te. Più penso a te e più ho voglia di scappare da
questo posto. Con tutta la mia forza sto trattenendo le mie lacrime e
cerco di mantenere il controllo della mia parte irrazionale.
Ormai sono all’altare. Wilson mi lascia andare e mi bacia
sulla guancia. Mi giro verso di lui, verso il mio futuro marito e
l’impulso è quello di scappare il più
lontano da lui, il più vicino a te. Mantenere il controllo,
ecco cosa non riesco a fare. Cerco di rimanere concentrata sulla
celebrazione, ma non riesco a toglierti dalla mia mente. pure il giorno
del mio matrimonio con un’altra persona, penso a te. Immagino
come sarebbe stato tra noi due: siamo troppo complicati o siamo solo
degli stupidi. Non ci abbiamo mai provato. Beh, ci abbiamo provato, a
fasi alterne: quando io volevo una relazione tu scappavi; e dopo il tuo
ritorno da Mayfield ero io quella che scappava a nascondersi dietro una
storia campata per aria. Quando l’ho incontrato dopo un mese
dalla tua partenza, non volevo avere a niente a che fare con lui. Ma
poi abbiamo cominciato ad uscire come amici, finchè non ho
visto come si comportava con Rachel. La faceva giocare, la faceva
ridere e appena ho visto il suo comportamento ho deciso di dare una
svolta alla mia vita. Non potevo correrti dietro per tutta la mia vita.
E poi la storia è andata avanti fino a questo momento mentre
lui mi sta promettendo amore e mi da l’anello. Ed ora
è il mio turno.
Rimango zitta. Il mio sguardo fisso su di lui, i miei pensieri
però sono rivolti a te. Dopo aver recitato la classica
formula, prendo l’anello. Lo guardo, sto per mettere
l’ anello al mio futuro marito, ma le mani mi tramano e
questo cade. Non mi chino a prenderlo. Guardo l’uomo di
fronte a me e gli dico tutto. “Non ce la posso
fare”. Ebbene sì, la mia parte irrazionale ha
preso il sopravvento. Ora sto correndo lungo la navata. Corro verso
quel portone che meno di un’ora prima ho varcato. Lo chiudo
dietro di me. Mi tolgo le scarpe e comincio a correre verso la macchina
dove l’autista stava aspettando gli sposi. Mi vede arrivare e
si blocca.
“Signora…”
“Per favore, mi porti via di qui…”
L’autista mi aiuta a salire in macchina, dopo di cha sale
anche lui.
“Dove la porto?”
“Al Princeton Plainsboro”
“L’ospedale?”
“Sì…”
“Si sente male signora?”
“No…”
L’autista rimase zitto per tutto il tragitto, lasciandomi il
tempo per pensare.
Ho appena mandato all’aria il mio matrimonio, per scappare a
bordo di una macchina di lusso con un autista sulla sessantina; e sono
diretta verso l’unico posto in cui mi sento a casa, dove
riesco a sfogarmi, dove ti incontro ogni giorno.
Arriviamo al mio ospedale e ciò che vedo mi blocca. Il Dr
Nolan sta uscendo dal mio ufficio e mi guarda sorpreso.
“Dr Nolan, lei che…che ci fa qui?”
“Greg glielo potrà spiegare meglio”
In quel momento stai uscendo dal mio ufficio con una foto in mano.
Ci guardiamo per un po’, mentre Nolan cammina verso
l’uscita.
Ci avviciniamo, continuando a fissarci. Occhi negli occhi.
“Non dovresti essere ad un matrimonio?”
“Già, ma credo di aver fatto un po’ di
errori nella cerimonia.”
E in quel momento mi stai guardando nel mio vestito da sposa bianco. Il
vestito con cui avrei dovuto sposare quell’altro uomo.
“Allora, ti sei sposata?”
“Se per sposarsi intendi far cadere l’anello e
scappare su dei tacchi vertiginosi, sì, sono sposata.
Altrimenti, no, non sono sposata”
“Lo sai che passi troppo tempo con me? Questa sarebbe stata
la mia battuta…”
“Vedi? Dovremmo provarci”
“Cuddy tu hai…”
“Io sono appena scappata dal mio matrimonio,
perché non facevo altro che pensare a te. A noi. Camminavo
verso l’altare e pensavo a te. Guardavo lui e pensavo a te. E
quando lui mi giurava amore io pensavo a te. L’anello mi
è caduto, perché tremavo. Non
dall’agitazione, ma dal dispiacere. Stavo per rendere la tua
vita un inferno e anche la mia.”
“No. Sono io quello che stava per rendere la tua vita e la
mia un inferno”
“House…”
Ora mi stai abbracciando forte. Non mi sono mai sentita
così. Non mi hai mai abbracciata così. Vorrei
baciarti e dire che tutto è a posto. Ma non mi lasci muovere
tra le tue braccia.
Credevi di essere il mio
inferno, così te ne stavi per andare, lasciandomi il mio
posto in paradiso. Ma tu non lo sapevi che senza di te la mia vita
è un inferno.
Fine!!
Commenti grazie!! |
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Capitolo 4 *** Note Autore ***
Ciao,
grazie per le recensioni.
Stavo pensando di continuarla. Magari aggiungendo il punto di vista di Lucas o di Wilson. Magari anche cosa succede dopo.
Cosa ne dite?
Grazie 1000!!=) |
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Capitolo 5 *** Capitolo 4 - House POV ***
Capitolo
4
HOUSE
POV
Ho sempre pensavo che tu non avresti
mai avuto il coraggio di
fare una tale azione. Qualcosa che ti legherà sempre a me,
qualcosa che ti
porterai sempre dietro.
Tra poco i tuoi sensi di colpa
vorranno impossessarsi di te,
ma tu sarai mia. Vorranno prima sfiorarti, ma le mie mani saranno sul
tuo viso
per proteggerti. Poi vorranno prenderti tra le loro braccia spietate,
ma ci
sarò io accanto a te.
E tutto ciò che ho capito
da questo tuo gesto è che tu sei
il mio raggio di sole: quell’elemento fondamentale della mia
vita che da un pò
di tempo era coperto dalle nuvole scure, le mie paure, che ora si
stanno
lentamente dissipando, lasciandoti tornare da me per illuminarmi e
accompagnarmi. Questa volta per sempre.
E tutto ciò che voglio
fare adesso è starmene qui
abbracciato a te ancora per un pò, forse fino a quando
qualcuno non ci porterà
via, ancora una volta insieme.
Siamo ancora abbracciati l'uno
all'altro, nella hall del
nostro ospedale,mentre la porta del tuo ufficio è
spalancata. Pazienti passano
senza badare troppo a noi due, altri, invece, camminano tranquillamente
trascinandosi dietro le proprie flebo, mentre ci fissano con sguardo
prima
sorpreso, poi sognante. I medici e le infermiere superato lo stupore
iniziale,
ritornavano alle loro attività di routine, anche se ogni
tanto il loro sguardo
ricadeva su di noi, la coppia immobile e silenziosa. Una coppia strana
e complicata:
due persone troppo autoritarie e razionali; il capo e il miglior
dottore
dell'ospedale, nonostante io rompa macchine per le risonanze, faccia
esami
strampalati…tu mi hai voluto qui, e solo ora capisco
veramente il perché.
Voglio guardarti negli occhi e dirti
che finalmente tutto è
al suo posto. Cerco i tuoi occhi, ma il tuo viso è
appoggiato al mio petto e
posso sentire i singhiozzi soffocati del tuo pianto. La mia mano ti
solleva il
mento. I tuoi occhi, quei fantastici occhi azzurri che mi incantano,
ora mi
stanno osservando. Stai sorridendo mentre mi avvicino a te e ti bacio.
Un bacio
desiderato da troppo tempo, avveratosi solo nei nostri sogni, ma
nessuno lo
saprà mai.
E appena finisce quel bacio, vorrei
baciarti di nuovo, e poi
ancora e ancora, e ancora, fin quanto tu non mi chiederai d smettere;ma
già so che
tu non lo farai.
Alzo lo sguardo e posso vedere Wilson
e Rachel, mano nella
mano. Ti indico di voltarti e ti distacchi da me. E appena non ti ho
più tra le
mie braccia, una sensazione di freddo e solitudine mi assalgono. Una
sensazione
molto comune in passato, una sorta di avvertimento ora: mi dice di non
lasciarti.
Wilson sorride, mentre Rachel corre
verso di te sorridendo,
come solo un bambino può fare. Ora è in braccio a
te e stringe le sue esili
braccia intorno al tuo collo, in un abbraccio che avrei voluto anch'io.
Ora ti
giri verso di me con la piccola.
"Ehi amore mio…Questo
è il nuovo amico della mamma...Greg…"
La bambina ora mi sta scrutando,
tende un braccio e si
spinge verso di me. Ora mi guardi come per chiedere un permesso. Ti
sorrido, mi
sorridi e prendo in braccio Rachel.
"Foto?"
E’ tutto ciò la
bambina riesce a dire.
"Sì, è il
dottore della foto"
"Quale foto?"
Adesso stai guardando Wilson che si
era avvicinato a me. Lui
è diventato tutto rosso, ma continua a sorridere.
“Ok, lasciamo stare i
dettagli. Wilson io e te dobbiamo
parlare uno di questi giorni!”
Rachel mi sta scrutando. I suoi
piccoli occhi percorrono
ogni minimo dettaglio del mio volto teso nella concentrazione. I
bambini mi
avevano sempre fatto questo effetto. Troppo piccoli per poter
raccontare bugie,
dicono siano la voce della verità.
“Greg?”
“Sì, amore. Si chiama Greg”
Ora stai ridendo insieme a Rachel. Mentre lei continua a fissarmi
divertita.
“Hai visto Wilson? Io le
donne le faccio ridere!”
“Già, la sai una
cosa? Solo loro sanno farti ridere
veramente, House”
Non me ne ero accorto, ma stavo
ridendo. Una risata che non
avevo da mesi.
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Capitolo 6 *** Epilogo - Quasi un anno dopo- Cuddy POV ***
Epilogo:
Quasi un anno dopo
CUDDY
POV
“Mamma! Greg mi ha rubato
tutte le caramelle!!”
Rachel entrò nel mio ufficio.
“Rach, sai come
è Greg…”
“Ma mamma!! Mi ha rubato tutte le caramelle!!
“Ok…”
Prendo il cellulare e ti chiamo in
ufficio.
“House…”
“House! Perché
diamine rubi sempre le caramelle a Rachel!?”
“Perché mi accusi sempre?”
“Perché solitamente sei tu quello che fa i casini
qui!”
“Questa volta mi sono comportato in modo maturo e tu
mi…”
“Modo maturo? Hai rubato le caramelle ad una
bambina!”
“Ne aveva già
mangiate troppe, sarebbe stata male
altrimenti!”
Sembri sincero, metto una mano sul
ricevitore e mi rivolgo a
Rachel.
“Tesoro, è vero
che avevi già mangiato tante caramelle?”
“No…”
“Mi stai dicendo la verità?”
“Sì…”
Detto questo, mia figlia
uscì chiudendosi la porta alle
spalle.
“Ha quasi 2 anni ed ha
già imparato a mentire a sua madre…”
“Tale madre…tale figlia!”
“House!”
“Scusa…”
“Torna al
lavoro…”
“Non preoccuparti, ho mandato Tredici a fare il mio turno in
clinica…”
“House, dovresti fare tu il
tuo turno…”
“Ma io ho anche salvato i denti e lo stomaco della
piccola…non dovrei avere un
premio?”
“Di questo ne discuteremo più
tardi…”
“Ok, allora scendo nel tuo
ufficio tra 5 minuti….preparati!”
“No Greg! Ne
parleremo a casa…”
“Ma mamma!! Uffa…”
“Niente ma…”
“Uffa…”
“Torna al lavoro, e con questo intendo anche la
clinica!”
“Non ci penso
neanch…”
“Subito House!”
“Ok…vado…”
“E…House…grazie!”
“mmmm…non c’è di
che…”
Tornai al mio lavoro, continuando ad osservare la rosa rossa appoggiata
sopra
la mia scrivania.
***
"Mamma!”
Rachel entrò di nuovo nel
mio ufficio, brandendo in una mano
un leca-lecca alla fragola e nell’altra una banconota
stropicciata da 1$.
“Rachel, che c’è adesso!?”
“Io so una cosa che tu non sai!”
“Ok, ma la vuoi
raccontare?”
“Greg ha detto: non dirlo a nessuno, né alla
mamma, né allo zio Jimmy!”
“Ah davvero ha detto
così?”
“Sì. E mi ha
anche dato 1$ per le mie caramelle!”
“Tesoro, se è
una cosa importante, la dovresti dire a mamma…”
“Ma se io te lo dico, poi
tu non lo dici a nessuno?”
“Certo che non lo racconto a nessuno!”
“Prometti”
“Ok, io prometto che non
dirò a nessuno il tuo segreto”
“Greg mi ha detto che vuole farti una
sorpresa…”
“Davvero ti ha detto questo?”
“Sì!! Beh, prima l’ho scoperto da
sola.”
“Ah…e come?”
“Ho trovato una scatola nel suo ufficio…”
“Che cosa? Rachel non devi girare per tutto
l’ospedale da sola…hai capito?”
“Sì, scusa…”
“Allora, che cosa hai trovato?”
“Ha trovato questo…”
Proprio in quel momento entri nel mio ufficio con una
grande scatola blu. Il tuo sguardo è fisso su
di me. Rachel, seduta sul divanetto con me, comincia a ridere. Si alza
e
cammina verso di te. Ti prese la mano e ti fa sedere in parte a me.
“Greg, che
cos’è?”
“E’ tutto”
“Tutto che?”
“Tutto ciò che mi fa ricordare le nostre
avventure”
“Le nostre avventure eh?”
“Già…dalla nostra storia nel Michigan,
passando al mio infarto, continuando
verso quel cretino di Lucas…”
“Quel cretino di Lucas?”
Rachel ti guardava sorridendo, mentre con quel suo sguardo curioso
indagava le
facce di noi adulti di fronte a lei
“Ti ricordi Lucas? Il
vecchio amico della mamma?”
“Sì…quello più
giovane…”
“Hey sgorbietto, io sarei vecchio?”
“Sì, ma sei più bello!”
Stavo ridendo come non avevo fatto mai. Mia figlia che ti prende in
giro!
“Ha proprio preso da te tua
figlia!”
“Eh già…”
“Comunque…per poi finire con oggi.”
“Oggi?”
“Sì, oggi…”
“Perché?”
“Perché oggi sono ben 22 anni che ci
conosciamo”
Ti guardavo stupita. Dopo tutto questo tempo di scherzi e battute siamo
nel mio
ufficio, in un giorno che potrebbe rappresentare la
normalità, ma no per noi, e
stiamo festeggiando 22 anni insieme.
Una relazione strana, fatta di alti e
bassi, giorni in cui ci amavamo e giorni in cui ci odiavamo; giorni in
cui tu
rappresentavi tutto per me, giorni in cui avrei voluto staccarti la
testa; e
infine giorni in cui volevo fare il primo passo e giorni in cui tu lo
avresti
voluto fare. Siamo incapaci di avere una relazione normale,
perché noi, noi non
siamo persone qualsiasi. Siamo Lisa e Greg. Ci conosciamo da una vita.
Io ti
amo da una vita.
Aspetto i vostri commenti!!
Grazie 1000!! <3 |
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