La nostra Seconda Stagione - Ep.17 - Only for Love

di Mick St John
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ep.17 - Only for Love ***
Capitolo 2: *** seconda parte ***
Capitolo 3: *** terza parte ***
Capitolo 4: *** quarta parte ***



Capitolo 1
*** Ep.17 - Only for Love ***




Come primo episodio, è stato di rodaggio. Avendo lavorato su questa seconda stagione per un intero anno, posso dire che lo sviluppo delle storie è migliorato, man mano che andavamo avanti nella stesura. Speriamo di tenervi con il fiato sospeso da un episodio all'altro, di modo che possiate essere stimolati a leggere l'intera "serie" composta in tutto da 8 episodi. Li abbiamo numerati dopo la 16, come se fossero un'unica stagione, perchè esiste solo un'unica vera stagione di Moonlight e riteniamo che questa sia soltanto una continuazione doverosa, per dare un senso maggiore alla trama della prima.
Grazie per il vostro tempo e buona lettura...


Only for Love.
(Solo per Amore)

Episodio 17

***
1.

"Oggi è il compleanno di Josef... compie 408 anni."

Eravamo ancora a letto a coccolarci tra le lenzuola.
Beth sollevò il capo per incrociare il mio sguardo e assicurarsi che fossi veramente ancora lì, tra le sue braccia.
"Wow... Se li porta bene, devo dire."
"Già... Sono 378 anni che ne festeggia 30. E non sembra annoiato." Precisai con un sorriso.
"Anche quest'anno non ho idea di cosa regalargli..."
"Puoi portargli una bottiglia di quello buono. Di sangue, intendo." Mi propose con innocenza.
"Stai scherzando, Beth? E' banale... e Josef è come i bambini, vuole stupore per la sorpresa."
"Ah, allora, buona fortuna, Mick!"
Mi augurò e riappoggiò la guancia sul mio petto.
"Grazie... Mi sei stata di grande aiuto."
In realtà non era a Josef che pensavo.
I miei occhi ingrigiti dalla penombra della stanza non potevano fare a meno di scorrere sul suo splendido corpo nudo, steso su di me.
Accarezzavo con le dita i suoi capelli profumati che mi facevano un piacevole solletico sulla pelle ad ogni suo piccolo movimento, mentre ci godevamo quell'istante di pura gioia.
Era stato più bello del previsto e le mie previsioni erano già ottime.
Non ero mai stato tanto felice da diverso tempo. Da quella notte del 1952, per la precisione, prima che la mia "mogliettina" mi rendesse ciò che sono.

Quando la felicità diventa troppo grande per le dimensioni del tuo cuore, ti senti stordito ed è come se una strana inquietudine ti opprimesse il petto.
Già una volta mi era successo. Perdere di colpo quella felicità intensa... No, non avrei potuto sopportare di nuovo un dolore tanto grande.
E Beth ora rappresentava tutto ciò che volevo, tutto ciò che desideravo. Era in grado di farmi sentire di nuovo vivo.
Era lei la vera "cura" di cui avevo bisogno.
E Coraline... Coraline era solo il triste ricordo di una vita sbagliata.
Anche se bruciava forte dentro, come un fuoco ancora non del tutto spento che attende una piccola folata di vento per riprendere vigore.
Ma amavo Beth e le appartenevo. Lei aveva la capacità di leggermi in volto ciò che avevo nel cuore.
Ormai lo capiva al volo quando pensavo al mio passato, con nostalgia e rammarico.
E anche in quel momento, si accigliò e sollevò la testa dal mio petto per mettersi seduta a cavalcioni su di me.
I capelli biondi, un po' spettinati, facevano da cornice al suo viso dolce, provato dalla stanchezza, ma i suoi occhi erano vigili e lucidi, come sempre.
La fissai con sguardo interrogativo, anche se sapevo perfettamente per cosa fosse contrariata.
"Che c'è?" Domandai con finta curiosità. E lei aggrottò le sopracciglia, stranita.
"Che c'è? C'è che non sei qui, Mick! Certe volte ci sei, e si sente... Ma altre volte no. E la cosa che più mi innervosisce è che SO perfettamente con chi sei!"
Quando ti rendi conto che una persona ti piace anche quando si arrabbia con te, è quello il momento in cui capisci che una storia diventa importante e ci sei davvero dentro in maniera irrecuperabile.
E io adoravo Beth quando faceva la gelosa e mi sgridava.
Questo mi faceva sorridere dispettosamente. Reazione mia che ovviamente faceva innervosire ancora di più lei e impazzire d'amore ancora di più me.
Ero sempre colpevole e non ero mai pentito.
"Sei incredibile, Mick... Io non credo di poter sopportare di vivere così , con un uomo affascinante che è anche un vampiro supersexy, sposato..."
"Sssh..."

La zittii, passandole l'indice sulle labbra morbide che avevo tentato di consumare di baci. Poi aprii la mano per accarezzarle il mento e la guancia, in modo più protettivo. Il contatto con la sua pelle delicata mi dava la sensazione di poterle sfiorare l'anima. Incrociavo il suo sguardo, sperando che potesse guardare la mia, al di là di tutte le sue paure.
"Potresti vivere senza?"
Beth mi guardò intensamente per diversi secondi, mentre mi sollevavo per avvicinare il mio viso al suo.
"Io no... ma tu si." Rispose con un sussurro leggero, dal tono triste.
Era spaventata da quanto potesse essere vero.
La mia immortalità si era improvvisamente incastrata nella sua vita.
"Potrei..." Replicai dolcemente. "Ma non voglio."
Ed ero così sicuro di quello che dicevo in quel momento che anche io mi spaventai di quelle parole.
Lei, senza dire altro, mi gettò le braccia al collo e la strinsi forte a me, sperando che quel momento di malinconia svanisse velocemente così come era arrivato. Poi mormorò appena, al mio orecchio, ma io non potevo non sentirla.
"Come potrei non crederti, Mick? Sei irresistibile per me..."
E mentre tornava a guardarmi negli occhi, si fermò come pietrificata e si portò le mani sulle guance.
"O mio DIO!"
Seguendo il suo sguardo, capii che stava guardando la sua immagine riflessa sulla specchiera.
Aveva visto i suoi capelli arruffati, gli occhi un po' gonfi e le labbra arrossate, spiccare sul viso candido.
"Che distastro... Ecco vedi? Tu non hai un capello fuori posto e sei splendido come sempre! Io invece ho un aspetto ORRIBILE!"
A quel punto tentai di rassicurarla, inutilmente.
"Mpf... Sei stupenda, credimi."
Lo era, per me. Fin dalla prima volta che l'avevo vista, Beth era la mia più bella emozione.
Lei si fermò a pensare un istante e scherzando, mi provocò con un'espressione più distesa, fingendo di respingermi.
"Questo è il motivo per cui detesto i vampiri... SOPRATTUTTO MICK ST. JOHN!"
"Ah, davvero?"

La afferrai, costringendola a tornare su di me e la baciai con prepotenza.
Lei si sciolse in un sorriso luminoso e tenero, di quelli che confondono gli uomini romantici come me.
"Io invece ti amo, Beth Turner." Confessai in un soffio sulle sue labbra.
"Ma io di più, Mick St. John..."
E ricambiò il mio bacio.
"Perciò, resta con me."
"Io sono con te... Sono sempre stato con te."

In quel momento Beth annuì e sgusciò a malincuore fuori dal mio abbraccio, prima che gli occhi le si riempissero di lacrime.
Con riluttanza, fui costretto a lasciarla andare e lei si alzò, mentre il mio sguardo la accarezzava, accompagnandola nei suoi lenti movimenti.
Era bellissima. E come tutte le cose belle volevo goderne in eterno.
Invece, come tutte le cose belle, avrebbe avuto una fine. E proprio questo paradossalmente mi faceva godere con incredibile entusiasmo ogni istante passato con lei, come se fosse l'ultimo. Ringraziavo Dio di poterla amare ogni minuto di più per tutto il tempo che ci avrebbe concesso.
"Vado a farmi una doccia, o potrei restare qui a letto con te tutto il giorno...ma TU, non sparire come tuo solito!" Si raccomandò, ammiccando, prima di entrare in bagno.
Nell'attesa, mi sollevai per mettermi seduto e mi sistemai il cuscino dietro alla testa per guardare la tv.
Presi il telecomando e alzai il volume per sentire il notiziario.
Breaking News, ovviamente.
Sbuffai, gettando stancamente uno sguardo alla porta aperta del bagno. Potevo sentire l'acqua della doccia scrosciare sul corpo caldo di Beth.
Ero quasi felice che non potesse sentire. Il risveglio di quella nostra prima notte, volevo che fosse sereno, almeno per lei, ma io dovevo ascoltare.

Tv news

"Questa notte villa McLow a Pasadena è stata divorata dalle fiamme.
L'incendio, divampato durante le prime ore del giorno, ha avvolto in poco tempo l'intero edificio, al cui interno sono stati rinvenuti i corpi carbonizzati e ormai irriconoscibili di Jack e Lisa McLow. Come potete vedere dalle immagini del nostro servizio, il fuoco non è stato ancora del tutto domato, anche se i vigili del fuoco assicurano di avere la situazione sotto controllo."

La casa fumante, alle spalle della giornalista, era ancora tempestata dal getto potente degli idranti che venivano seguiti dalle telecamere della CDS, ma ad un tratto l'obiettivo tornò a spostarsi sul volto dell'inviata, segnato dalla tensione nel rilasciare le notizie di aggiornamento.
Se fosse successo qualche mese fa, avrei visto sicuramente Beth al suo posto.
"Ma quello che apparentemente era sembrata la scena devastante di un terribile incidente, si è rivelato agli inquirenti il luogo in cui sono stati consumati due efferati delitti. Infatti la polizia ha comunicato proprio in questo momento l'arresto di Juliet McLow con l'accusa di duplice omicidio dei genitori. Sembra sia stata proprio la figlia delle due vittime a confessare di aver appiccato l'incendio che ha distrutto la sua famiglia e la sua casa. Siamo in attesa di sviluppi... ma... Ecco... Eccola! Juliet! JULIET! Vuoi dirci perchè hai assassinato i tuoi genitori?"

"Ehi Mick? mi stai ascoltando? MICK!"

No. Non potevo sentirla. Il mio cervello era congelato davanti allo sguardo micidiale di Juliet.
Certamente ancora minorenne, bruna, dalla pelle bianchissima.
Alzò il viso sbarazzino e fissò la telecamera con occhi di sfida taglienti come lame, mentre gli agenti le si paravano intorno, contenendo a fatica la folla di giornalisti.
In quell'istante le sue labbra di schiusero per pronunciare parole che il mondo non avrebbe mai dovuto sentire.
"Perchè erano VAMPIRI!"

I muscoli dello stomaco mi si contrassero convulsamente per la tensione, come se mi avessero tirato un pugno.
"Erano DUE VAMPIRI! E io li odiavo! LI ODIAVO! Dovevano MORIRE! BRUCIARE ORA E TRA LE FIAMME DELL'INFERNO PER SEMPRE!"
La freddezza con cui urlava tutto il suo odio mentre la trascinavano via, mi scioccò. Ma ancora di più scioccò Beth.
Era accanto a me. Mi voltai giusto in tempo per leggere nei suoi occhi il panico di quella affermazione.
Lei non era un vampiro. Io avrei fatto qualunque cosa fosse in mio potere per evitare che lo diventasse mai, ma a quel punto era somigliante a noi come tutti gli altri mortali che vivono condividendo un segreto grande come il nostro.
Aveva la consapevolezza di amare qualcuno con un terribile scheletro nell'armadio e la determinazione nel volerlo mantenere sotto chiave, quell'armadio.
Lontano da chiunque potesse, anche solo per curiosità, tentare di posarci lo sguardo sopra.
Chi frequenta a lungo un vampiro, per quanto gli sia possibile, comincia a ragionare come lui.
E Beth sapeva bene quanto timore avessimo di essere scoperti, di essere cacciati.
Era anche la più grande paura di Josef.
Con effetto transfert ora era anche la sua paura.
"Che sta dicendo? Non può essere... Non dice sul serio, vero Mick?"
Si strinse forte nell'asciugamano rosa, sedendosi accanto a me.
Entrambi ci guardammo intensamente negli occhi, tentando di leggere i pensieri l'uno dell'altra e di trovare una qualche rassicurazione.
Poteva essere che Juliet avesse usato quel termine come sinonimo di "creature spietate senza cuore".
Ma a quel tono di voce, il nostro brivido comune ci aveva fatto dare un'altra interpretazione.
Quella che più rifletteva le nostre paure.
Fui io a rompere il silenzio. Non potevo sopportarlo a lungo.
"Abbiamo sicuramente pensato male..."
"Mick..."
Cominciò Beth sospettosa. La sua mente sveglia stava già indagando per trovare prove e movente ai suoi sospetti.
"Ha dato fuoco alla sua casa... I suoi genitori sono morti bruciati! Avrebbe potuto usare una pistola, o avvelenarli... perchè arderli vivi?"
Serrai i denti a quelle parole di verità, contraendo la mascella. Aveva maledettamente ragione.
"Si, dobbiamo vederci chiaro. Speriamo che i nostri dubbi siano solo delle paranoie..."

Quando non eravamo noi a cercare il lavoro, era il lavoro a cercare noi. Ma questo caso si prospettava un affare personale e senza attendere oltre mi alzai in piedi e la abbracciai forte, stringendola a me per un po'.
Beth si aggrappò letteralmente a me, come suo estremo sostegno.
Il suo tepore mi tranquillizzava sempre, ma sentivo il suo cuore battere forte per me.
Era ancora fresco il ricordo di quanto era successo ad Emma e Jackson. Le fiamme che avvolgevano i loro corpi abbracciati aveva lasciato un segno indelebile in me.
Presi giusto il tempo di rientrare nei vestiti e afferrare camicia e giacca, poi corsi fuori dall'appartamento di Beth con il cellulare all'orecchio.
Avevo chiamato in ascensore, ma era caduta la linea e lui mi aveva appena richiamato.
"Certo che ho visto il notiziario... Vado subito con Beth alla centrale e ti richiamo appena so qualcosa. Ah, Josef... Buon Compleanno!"

******
2.
"Auguri Josef..."
La sera prima, quando lui le aveva aperto la porta con la vestaglia di seta poggiata di fretta sulle spalle,
Simone gli si era buttata al collo per dargli un bacio schioccante.
Lo aveva accarezzato sulla nuca prima di scostarsi gentilmente, senza smettere di guardarlo con espressione maliziosa da gatta.
Indossava un soprabito color avorio che lasciò delicatamente scivolare giù fino ai piedi.
Non aveva altro sulla sua pelle che profumo e un nastrino rosso legato al collo.
Niente di più invitante per lui che già ardeva di passione per una donna sensualissima come lei.
"E' mezzanotte ormai... Vieni a scartare il tuo regalo?"
Le labbra di Josef si erano inarcate in uno dei suoi soliti sorrisi soddisfatti, rivelando le fossette sulle guance ben rasate, mentre una scintilla di desiderio gli accendeva di fuoco lo sguardo.
Peccato che il suo risveglio all'alba fosse stato traumatico non meno del mio.
In fondo era il suo compleanno e in 408 anni non credo che ne abbia passato uno solo senza pensieri ansiosi.
Questa idea di un'eternità vissuta nell'angoscia mi spaventava davvero.
Josef aveva saputo di Juliet McLow e delle sue dichiarazioni pericolose prima di me.
Anche lui aveva avvertito il nostro noto "brivido" e mi aveva tempestivamente chiamato almeno quattro volte prima che riaccendessi il cellulare.
Ma c'era qualcosa che non mi aveva ancora detto.

*******
3.
Io e Beth raggiungemmo il luogo di detenzione di Juliet e ottenemmo il permesso per un colloquio. O meglio Beth lo ottenne per me.
Anche se Talbot non perdeva occasione di fulminarmi col suo sguardo indagatore e di studiare le mie mosse, avevamo entrambi bisogno del suo aiuto.
Quando ero in sua presenza avvertivo un'ostilità a pelle. Mi sentivo preda. Questo forse è il termine giusto. Avvertivo il suo fiato sul collo. I suoi occhi mi parlavano ripetendomi in continuazione "So cosa sei, e ti tengo d'occhio... fai solo una mossa falsa e sei fuori dal gioco. Game over."
In realtà avrebbe dovuto essere l'opposto. Ero io ad essere in cima alla catena alimentare... Invece quella sua espressione sicura mi destabilizzava.
Però quella sensazione di disagio in me cresceva ogni volta che le nostre strade si incrociavano.
E quello che mi irritava davvero era che più la mia e la sua energia si respingevano, più lui attraeva con la sua, quella di Beth.
Si, la attraeva. Lo capivo da come si guardavano, da come lavoravano insieme. Non ho mai creduto che Beth potesse invaghirsi o flirtare con lui, ma ne era affascinata.
Non so se fosse gelosia, perchè sapevo benissimo quanto Beth preferisse me, eppure mi rendevo conto di cosa avesse passato Josh. Mi domandavo quanto fastidio avesse provato per colpa mia e mi rispondevo che doveva essere molto più del mio, considerando quante attenzioni Beth avesse riservato a me.

Quando Talbot aprì la porta della stanza e mi trovai di fronte Juliet, restai di sasso per qualche secondo.
"Vorrei parlarle da solo, se possibile." Dissi senza esitazione, con tono fermo.
"Cosa? Mick... Perchè?" Domandò Beth incredula. E d'altronde non poteva sapere perchè volessi escluderla.
"Beth ti prego... ti spiegherò tutto più tardi."
I miei occhi le parlavano, specchiandosi nei suoi e lei capì che doveva fare come dicevo.
Beth si fidò ciecamente di me, come sempre, e si ritirò a testa bassa. Rimase a guardarci dall'altra parte del vetro della sala d'interrogatorio con il viceprocuratore.

"Parlano così piano che il microfono non percepisce nulla..."
Ben non sembrava nemmeno troppo impressionato. Era più che altro una constatazione stizzosa, ma non c'era incredulità nella sua voce.
Beth era stupita molto più di lui. La sua mente connetteva ogni pezzo del puzzle, collocandola al giusto posto.
Stanno parlando con un livello di voce che non è percepibile ad orecchio umano... Quindi lei è... una vampira.
ODIA i Vampiri, ma è una di loro! Mick... che vuol dire tutto questo? Credevo non esistesse un altro vampiro che rinnegasse la sua condizione più di te
.

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Capitolo 2
*** seconda parte ***


*****
4.

"Ho confessato, dannazione! Che altro volete da me? Lasciatemi in pace..."
La ragazza aveva un aspetto diverso da quando l'avevo vista in TV. Aveva il viso stanco e sembrava psicologicamente provata, ma soddisfatta, sebbene non avesse perso la sua combattività.
Quando chiesi di restare solo con lei, le si accese una strana scintilla nello sguardo diffidente ed ebbi tutta la sua attenzione.
"Ciao Juliet... Almeno a me, vuoi dire il vero motivo per cui hai ucciso i tuoi genitori?"
Juliet si voltò a guardarmi per nulla scomposta.
"Li hai accusati di essere vampiri, quando anche tu lo sei. Perchè ci vuoi tradire?"
Fredda e tranquilla, invece di rispondermi, mi interrogò a sua volta, sostenendo il mio sguardo penetrante.
"Come ti chiami?"
Non era affatto turbata dal mio tono serioso e decisi di stare al suo gioco e mantenere la calma.
"Sono io che faccio le domande, Juliet..."
Avevo cominicato protestando, ma sospirai e capitolai.
"Sono Mick St. John e sono un investigatore privato... Ora tocca a te rispondere."
I suoi profondi occhi scuri brillarono alla luce dei neon.
"Mick St. John? Curioso! Anche tu sei sulla lista..."
Sorpreso da quella sua risposta senza senso, i miei occhi si restrinsero a due piccole fessure, cercando di capire a che gioco Juliet volesse giocare.
"Quale lista? Di che stai parlando?"
"Hai detto che dovevo rispondere alla domanda. Una cosa per volta, Mick."

Mi sorrideva appena, ma nei suoi occhi non vedevo più la rabbia, vedevo dolore e questo mi incuriosiva tantissimo.
Quella ragazzina ribelle sarebbe stato un osso difficile da spolpare, ma il mio compito era proprio quello.
Voleva dettare lei le regole, ma a me interessava solo che si spiegasse, non mi interessava più di tanto il modus operandi, solo perchè non sapevo di cosa stessimo realmente parlando.
"Okay." Mi morsi le labbra per nascondere una smorfia di insofferenza. "Ti ascolto."
"Li ho uccisi perchè mi hanno fatto questo. Tu sei come me, puoi capirlo, Mick St. John? Io non volevo essere una vampira. Mi hanno costretto, perchè quando volevano, potevano impedirmi di uscire, di vedere le persone, di "vivere"! Per farmi stare buona mi impalavano o mi lasciavano per giorni chiusa in cantina... Ero stanca di loro e soprattutto di me."
Fece una breve pausa per guardarsi i palmi delle mani, mentre la guardavo profondamente impressionato dalla sua espressione di sofferenza, durante quel racconto terribile di un'adolescente molestata dai suoi stessi genitori.
"Mi hanno esasperata... Erano pur sempre la mia famiglia e io sarei dovuta morire con loro. Era questo, quello che volevo... Ma non me lo hanno permesso."
"Che vuoi dire?" Cercavo di fare meno domande possibile perchè mi rendevo conto che Juliet aveva bisogno di tirare fuori tutto quel rancore.
"Il destino ha voluto che mi salvassi." Soffiò via le parole con voce leggerissima e piena di rimpianto. A diciassette anni il suo mondo era diventato un girone infernale.
"Mi dispiace che ti abbiano fatto del male, Juliet... Ma perchè hai rivelato alle telecamere con tanta disinvoltura che i tuoi genitori erano vampiri? Lo sai che è contrario alle nostre regole! Se i mortali scoprono la verità su noi vampiri, noi..."
"Scompariremo, si lo so."
Mi anticipò lei.
Il suo sguardo si posò nuovamente sul mio volto. Cercava il mio consenso, come se sapesse che in fondo al cuore condividevo i suoi pensieri.
"Sarebbe la cosa migliore, non ti pare? Invece di andare in giro ad "abbracciare" gli umani che non vogliono essere trasformati... Ma stai tranquillo, come vedi nessuno mi crede. E io morirò presto di fame..."
Ero inebetito. Quelle parole mi descrivevano perfettamente. Anche io ero stato "abbracciato" senza possibilità di scelta.
In più la mia mente era paralizzata dalla determinazione di quella ragazzina.
E provai una sensazione strana, di partecipazione a quel suo dolore.
"Juliet... io..."
Sono come te. Questo volevo dirle.
Ho tentato di uccidere mia moglie per salvare una bambina dai suoi oscuri propositi, e anche io gli ho dato fuoco dopo averla impalata. Anche perchè non potevo perdonarla per ciò che mi aveva fatto.
Juliet sembrava percepire il flusso dei miei pensieri, la mia incertezza, e mi incalzò di nuovo.
"Mick, ci sono molti umani che sanno di noi, tu lo saprai bene. Alcuni vorrebbero essere come noi, alcuni vogliono stare con noi.
Ma io non voglio essere la causa dell'infelicità di qualcun altro. Specialmente qualcuno cui voglio bene. Perciò, l'ho fatto solo per me! Per essere libera! Io volevo vivere una vita normale, ma non mi è stato possibile. Volevo essere come tutte le altre ragazze, diventare donna, avere dei figli... invece che restare intrappolata in questo corpo da adolescente per l'eternità!"
"Si Juliet... io posso capire. Ma dobbiamo proteggerci reciprocamente, proprio per evitare altre morti e altra violenza..."
"No. E' troppo tardi ormai, Mick. E' un percorso obbligato. Il mondo deve sapere che esistiamo e lo saprà. Non da me, forse, ma attraverso la lista..."
Mi accigliai ancora di più sentendogliela nominare di nuovo.
"Che cos'è questa lista di cui parli?"

Juliet mi fissò incerta, per essere sicura che davvero non ne sapessi nulla, poi i suoi occhi vagarono smarriti per la stanza in cerca di qualcosa di non ben definito.
Per un istante mi sembrò in dubbio se parlarmene o meno. Sembrava spaventata dai suoi pensieri.
"Esiste una lista con i nomi di tutti i vampiri della città, forse di tutto il mondo. Non so chi l'abbia scritta, ma so che questa lista è in circolazione.
Lo so perchè ho sentito mio padre parlarne in modo molto preoccupato al telefono. A causa di essa voleva portarci via, voleva che ci trasferissimo lontano da qui, che cambiassimo identità... e io non potevo e non volevo farlo."

Gli occhi di ossidiana di Juliet si fecero lucidi di pianto. Forse ora conoscevo il vero motivo per cui aveva deciso di uccidere e di condannarsi a morte.
"Una lista di nomi..."
E c'è anche il mio.
Una volta ero stato anche io messo alle strette. Per nascondere il segreto della mia vera natura, sarei dovuto fuggire dalla mia vita e vestire i panni di qualcun altro, lontano da L.A. Mi ero rifiutato di farlo ed ero pronto a qualunque gesto disperato per evitarlo. Fortunatamente mi aveva aiutato Beth. E Josh.
Mi avvicinai e le accarezzai la spalla cercando di consolarla. Sentivo in quella ragazzina tutta la rabbia che avevo provato tanti anni fa sulla mia pelle quando mi ero risvegliato un mostro.
"Mi dispiace..."
"Amavo i miei genitori prima che diventassero dei mostri. Erano già morti, in fondo, e io li ho liberati. Amavo la mia vita da mortale..."
Continuò lei, ma non le serviva giustificarsi più di quanto avesse già fatto.
"Lo so, lo so... E' difficile. Ma ti prego."
La implorai.
"Ti prego, Juliet, dobbiamo proteggere le persone che amiamo, come dici tu. Perciò non scoprirti più di quanto tu abbia già fatto. Me lo prometti?" Annuì con poca convinzione, ma era già qualcosa per me e prima di uscire, richiamò la mia attenzione.
"Mick... puoi fare anche tu una cosa per me?"
La guardai dritta in quegli occhi languidi in attesa di sapere cosa volesse. Non era in mio potere garantirle nulla, ma era così giovane e così bella che sentivo di volerla accontentare, qualunque cosa mi avesse chiesto.
" Vorrei delle rose... Oggi è il mio compleanno."
Annuii lentamente.
"Auguri Juliet... Di che colore ti piacciono?"
"Bianche."
Rispose con la voce tremante. Io mi voltai per uscire e raggiunsi Beth che smaniava di conoscere nei dettagli la nostra conversazione.
Fu in grado di capire dal mio viso affranto che mi sentivo decisamente provato.
"Voglio vedere quella casa, Beth." Le confidai.
"Ho bisogno di andare laggiù."
***********
5.

Così io e Beth decidemmo di fare immediatamente un sopralluogo per esaminare la scena del disastro e raggiungemmo Pasadena.
La villa su due piani di proprietà dei McLow era una reggia quasi principesca. Doveva essere molto antica, ma ormai ne era rimasto solo un cumulo di macerie fumanti.
Beth mi seguiva in rigoroso silenzio nella mia perlustrazione, sussultando ad ogni mia piccola reazione.
Mi concentrai, annusando a fondo e riuscii a sentire l'odore dei tre vampiri, ma inaspettatamente, anche l'odore di un umano. E utilizzando il mio potere, rividi i momenti salienti di quella notte.
"Dovevamo venirci prima qui, Beth..."
Lei mi fissò incuriosita con i suoi occhi azzurri spalancati.
"Perchè, Mick? Che cosa hai sentito?"
"C'è stato un ragazzo qui ieri notte.
Un umano"
"Forse qualcuno della servitù."
Provò lei. " Con una casa così grande..."
"No. Sul rapporto c'era scritto che quella sera erano tutti congedati. E lui... Ha passato la notte con Juliet."

Beth trattenne il fiato per lo stupore, aspettandosi altre rivelazioni dalle mie parole.
Feci qualche passo tra le macerie, intimandole di non seguirmi e a naso come facevo sempre, individuai il punto in cui erano inceneriti i corpi dei due vampiri. Non erano vicini e in mezzo ai detriti c'era qualcosa che saltò subito ai miei occhi. Una punta di metallo, che raccolsi e rigirai tra le mani quasi incredulo. "Ha combattuto con i genitori di lei e li ha impalati con i dardi di una balestra."
"Una balestra? E dove ha preso una balestra?"
"Questo non lo so. So solo che è stato lui ad appiccare il fuoco. Juliet è innocente."
"Lo sta coprendo, per amore..."
Beth era sempre più sconvolta.
"Credo proprio di si."
"Ok allora... Bisogna scoprire chi è. Mick, tu vai a casa a mangiare qualcosa, è tutto il giorno che sei in giro e ti vedo stanco..."

Il motivo era presto detto. Non avevo passato la notte nel mio freezer e soprattutto avevo ancora lo stomaco vuoto.
E Beth non mi stava consigliando, mi stava dando un ordine senza darmi permesso di replica.
"Sto bene..." La rassicurai, ma lei fu irremovibile.
"Stasera c'è il party per Josef, non dimenticartelo. Io faccio un salto dai vicini a vedere se scopro qualcosa... ci vediamo dopo a casa tua. Vai."
Le nostre labbra si accarezzarono in un morbido ma rapidissimo bacio e lei fece per allontanarsi, ma la trattenni per un braccio un ultimo istante.
"Beth, fai attenzione. E non preoccuparti per me, cerca invece di non mostrare il collo a nessuno. Questa storia non mi piace per niente." Ma lei sfoderò uno dei suoi sorrisi disarmanti e replicò a tono.
"Io mi preoccupo sempre per te... Tu sei il mio fiore delicato, Mick St. John! Non te lo dimenticare."


*********
6.

Tornai al mio appartamento e appena varcata la soglia, i miei movimenti furono meccanici e del tutto impossibili da controllare.
Presi ciò di cui avevo bisogno e mi accomodai nello studio con un foglio di carta bianca sulla scrivania e una penna.
Avevo cominciato a scrivere man mano che la mia mente scorreva i ricordi di 55 anni di vita e non sapevo che qualcun altro, nello stesso momento, alla propria scrivania, sulla propria poltrona, stava scorrendo con lo sguardo curioso quegli stessi nomi, su una lista già accuratamente stesa da una mano ancora anonima.
Talbot si massaggiava di tanto in tanto il mento con la mano libera, mentre con l'altra girava i fogli.
" ... Jack McLow
Lisa McLow
Juliet McLow..."

Con una penna Ben tracciò una riga sui primi due nomi.
Ed era impossibile non ricordare quelli che chiudevano quella lista.

"Josef Kostan
Mick St. John."

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Capitolo 3
*** terza parte ***


**********
7.

Quando Beth mi raggiunse nel mio appartamento, era raggiante.
Aveva trovato abbastanza informazioni per sentirsi soddisfatta e piena di propositi per l'indomani.
"Ecco qua il mio vampiro preferito... Come stai? Va meglio?"
"Si, Beth... Grazie. Te l'ho detto di non preoccuparti."
"Ma io sento che tu sei preoccupato... Che hai fatto mentre non c'ero?"
Poggiò la borsa sul divano e si tolse il soprabito.
Mi sono seduto alla scrivania del mio studio e sorseggiando il mio A positivo ho steso la mia "lista" personale con tutti i nomi di vampiri di mia conoscenza.
Decisi di omettere quella parte. Mi massaggiai la guancia per tentare di nasconderle il mio turbamento e la abbracciai.
"Niente di particolare... Ho sbrigato le ultime pratiche per la festa di stasera e ho mangiato qualcosa... Tu piuttosto, che novità hai?"
"Dunque... Ho chiesto un po' in giro e ho scoperto il nome del suo Romeo."

Gli occhi di Beth brillarono d'emozione.
"ROMEO?"
"Si Mick... letteralmente. Tony Romeo, era il suo fidanzatino."

Non credevo alle mie orecchie. Davvero una coincidenza incredibile, se così si poteva chiamare.
"Hai visto come è brava, la tua Beth?"
"E molto bella, anche! Vai avanti..."

Sorrise soddisfatta e proseguì.
"Anche se è vero, non mi adulare... Comunque i due si sono frequentati per qualche mese e..."
"Fammi indovinare. Le loro famiglie non erano d'accordo?"
"A quanto pare."
Confermò, stringendosi nelle spalle.
"Allora dobbiamo parlare con questo Romeo."
"Si, ma prima dobbiamo trovarlo, Mick... sembra essersi volatilizzato. Sono stata a casa sua, ma la cameriera mi ha liquidata immediatamente dicendo che la famiglia intera era fuori città. La sua ragazza confessa l'omicidio dei suoi genitori pur essendo innocente, per coprirlo, e lui si dilegua... Che eroe!"

"Riconoscenza umana." Commentai, mentre Beth rifletteva.
"Mick... Non trovi pazzesco quanto questa storia somigli al dramma di Shakespeare? Romeo uccide Tebaldo, cugino di Giulietta, e per questo è costretto a fuggire da Verona. Il nostro Tony Romeo uccide i genitori vampiri di lei e poi è costretto a scappare da L.A..."
"Si ma, non mi sembra che si nominino vampiri in quella storia."
Precisai.
"Deve esserci sfuggito...." Replicò Beth. "Però ricordo una Giulietta che si finge morta per fuggire col suo Romeo..."
"Esattamente come la nostra Juliet si sta sacrificando in carcere per il suo Romeo. Se non troviamo il modo di scagionarla, non cambieremo nemmeno il finale tragico. Lei pagherà per le colpe del suo Romeo e morirà per il suo amore. Stavolta, di fame."

Lo sguardo di Beth perse tutto il suo splendore, alle mie parole dure.
"Incredibile quanto a volte sia potente e terribile l'amore, vero?"
Annuii decisamente, tornando ad abbracciarla.
"Ho quasi ucciso Coraline per salvare te..."
"Anche io Mick, ho quasi ucciso Coraline per salvare te. Non dimenticartelo. E... sai una cosa? Non esiterei a rifarlo."

Sapevo che diceva la verità. Anche io lo avrei fatto.
"Per salvare me... e anche per gelosia. Questi discorsi mi turbano." Le sussurrai all'orecchio, stringendola più forte e non avevo davvero voglia di lasciarla.
"Ma c'è ancora qualcosa che vorrei capire..." Mi sfuggì.
"Cosa?"
"La lista di cui parla... Non ne avevo mai sentito parlare. La cosa più preoccupante è che nemmeno Josef ne sa nulla."

Beth posò di nuovo i suoi occhi profondi nei miei.
"E tu sei proprio sicuro, che Josef non lo sappia? Glielo hai chiesto?" Ricambiai il suo sguardo corrucciato a quel pensiero.
Josef era il mio migliore amico e anche se aveva dei segreti, con me non ne aveva mai avuti riguardo alla nostra condizione di non morti.
Da certi affari, non poteva tenermi fuori più di tanto.
"Si Beth, sono sicuro. Perchè credi che Josef dovrebbe tenermi nascosta una cosa del genere?"
"Perchè ti vuole bene, Mick... e ti vuole proteggere. Anche io lo avrei fatto. Certamente ci sono diverse cose che non sai affinchè tu non ne soffra... o per evitare che ti metti nei guai."

Le parole di Beth mi ferirono più di quanto potessi immaginare.
"E da cosa potrebbe proteggermi, in questo modo?"
"Per esempio... dall'angoscia di sapere che il tuo nome potrebbe essere sulla lista di proscrizione di un potenziale Van Helsing!Ti avrebbe solo messo in allarme, Mick, e tu non avresti potuto farci niente! Forse sapendo di questa lista, non ti saresti lasciato andare nemmeno con me. Tu sei fatto così... E noi ti conosciamo bene ormai."

Non potevo credere a quanto Beth mi avesse fatto notare. Secondo lei Josef mi proteggeva dall'ansia di sentirmi cacciato.
Stando alla sua teoria, gli sarei dovuto essere grato, se mi avesse tenuto all'oscuro di un particolare così importante, ma al contrario, mi sentivo frustrato e stupido. La cosa peggiorò quando, guardando al di là del divano, scorsi il volto di Josef e Simone in tv.
Il mio amico aveva la mano sulla spalla di un ragazzo ed entrambi erano sommersi dai giornalisti che li affliggevano di flash.

"Tony Romeo! E' vero che sei stato tu a salvare Juliet dall'incendio?"
Tony fissava un punto non ben definito di fronte a sè. Gli occhi assenti, sul viso pallidissimo e la sciarpa ben avvolta intorno al collo.
Josef, dietro di lui, lo incoraggiava ad accelerare il passo a volto basso.
Mentre guardavo senza capire, Beth mi cinse il collo e mi baciò teneramente sulla guancia, accarezzandomi l'altra per riportarmi da lei.
"Mick... Non te la prendere con Josef. Lui mi ha promesso di vegliare su di te. Se non altro... Romeo è tornato."
Non ce l'avevo con lui. Ma ora sapevo che effettivamente non mi aveva detto tutto quello che c'era da sapere.

*********
8.

Passai dal suo ufficio, ma lui non c'era, così telefonai.
Il cellulare era staccato e non mi aveva ancora richiamato sebbene avessi perso il conto dei messaggi che gli avevo lasciato in segreteria.
Infastidito da ciò che avevo visto, decisi allora di tornare da Juliet.
Tony Romeo era stato a trovarla insieme a Josef e ora sapevo come erano andate veramente le cose.
Appena entrai nella sua cella, vidi in un angolo le rose bianche che le avevo fatto portare, ma ora, dopo che Tony era stato a trovarla insieme a Josef, tra di esse c'era una rosa rossa. Una Scarlet grande e vellutata.
"Juliet... Perchè non mi hai detto che avevi un fidanzato? E' stato lui ad ucciderli, perchè volevano dividervi?"
Si alzò di scatto e affondò il viso umido sulla mia camicia, all'inizio senza rispondere. La lontananza forzata dal suo amore era forse l'unica cosa che le stesse facendo davvero male, ma da quella distanza ridotta sentivo benissimo addosso a lei l'odore del sangue.
Tony e Josef dovevano averle portato da mangiare. Poi mi ricordai la sciarpa intorno al collo di Tony e il biancore cadaverico del suo viso. Ripensandoci non faceva poi così tanto freddo... Capii allora che Josef aveva portato da mangiare a Juliet il suo Romeo.
In un flash back ricordai Beth in quel motel nel deserto, quando mi aveva permesso di nutrirmi di lei.
Ricordai il sapore del suo sangue che mi aveva salvato da morte certa.
"No... No, Mick... TONY è innocente. Sono stata io, solo IO!"
Provò disperatamente a difenderlo, ma subito capì quanto fosse inutile mentirmi.
"Tony era con te quella sera, so che è stato lui ad impalare i tuoi genitori e ad appiccare il fuoco."
"Io lo amo, Mick... E lui ama me, ma io non ho voluto abbracciarlo! Non lo farei MAI."

Alzò la testa per guardarmi negli occhi, lo sguardo stanco di fingersi invincibile.
"Lui... Si, eravamo insieme. Ha passato la notte con me, ma la mattina mia madre ci ha scoperti e mio padre lo ha aggredito.
Li ha uccisi solo per autodifesa..."
"Autodifesa?"
Si, poteva anche essere possibile ma c'era ancora qualcosa che stonava.
"Perchè allora Tony aveva con sè quella balestra? Non è un oggetto che ci si porta dietro solitamente, non ti pare?"
"Già, solitamente no, ma se sai di entrare in territorio vampirico e sei solo un comune mortale, essere armato ti fa sentire un po' più sicuro, non ti pare?"
Replicò a tono. Era commuovente il modo in cui lo difendeva ciecamente.
"Tony sapeva di me e dei miei genitori. Aveva paura di una loro aggressione e la portava con sè tutte le volte che veniva a trovarmi... Scavalcava il muro e arrampicandosi raggiungeva la mia stanza. Quella sera, se non la avesse avuta con sè, non so cosa sarebbe successo... Non volevo che quella guerra continuasse! Ero stanca, stanca, stanca! Avevo deciso di farla finita, ma lui mi ha salvata e poi si è nascosto... Allora io ho deciso di fare quella dichiarazione perchè i miei parenti capissero che, se gli avessero fatto del male, ero pronta a rivelare al mondo tutto del nostro segreto. Volevo spaventarli, perchè lo lasciassero in pace... ma non credo sia servito a molto. Ho paura che vogliano vendicarsi."
In quel momento mi squillò il telefono.
"Mick..."
Pausa. Giusto il tempo di deglutire per calmarmi i nervi.
"Ho trovato le tue chiamate. Lo so, avrei dovuto dirtelo prima che mi vedessi in TV ma Simone mi ha chiesto aiuto e mi ha pregato di mantenere la questione riservata... Tony è suo cugino e la loro è una famiglia d'affari molto nota... Il ragazzo mi ha raccontato tutto e immagino tu sappia come sono andate veramente le cose."
"Si, Josef. Li ha uccisi lui. Deve costituirsi o il clan McLow troverà il modo di farsi giustizia da solo."
"Lo so. E' stato già minacciato con diverse telefonate anonime. Mi ha detto Simone che domani andrà alla polizia."

"Ma dimmi della lista...ne sapevi niente?"
Potevo chiederglielo, invece mi ricacciai in gola quelle parole. Dovevo farlo guardandolo dritto negli occhi per poter capire la verità.
"A stasera."

******
9.

Quando riuscii finalmente a vedere Josef, quella sera al party organizzato in suo onore, fu lui ad abbracciarmi in uno slancio di affetto.
"Beth! Sei splendida... E tu Mick, finalmente ti fai vedere! Lo so, il caso McLow ti ha completamente assorbito oggi... E' stato devastante, ma domani si risolverà tutto. Contiamo di farlo uscire presto su cauzione." Mi rivelò con un sussurro, avvicinandosi per un istante.
"Perciò cerchiamo di non pensarci e di divertirci! Il tempo è denaro!"
"Ehi, di che ti lagni, Josef? Tu ne hai in abbondanza! Sia di tempo, che di denaro!"
Replicai a voce alta, per sovrastare la musica.
Simone e Beth risero di fronte all'espressione ferita di Josef alla mia battuta.
"Potrebbe non essere abbastanza, invece. Non puoi saperlo, Mick. Non puoi saperlo! E comunque non cambiare discorso... sai perfettamente di che cosa parlo...avanti, tiralo fuori!" Mi incitò con la mano.
"Josef... Non mi sembra questo il momento adatto..." Lo provocai, con falso imbarazzo.
"Non fare il finto tonto con me, Mick St. John! Che cosa mi hai regalato?"
Aggrottai le sopracciglia, meravigliato dalla sua sfacciata aspettativa. Cosa potevo regalare ad un uomo, anzi, un vampiro, che ha TUTTO?
"Dunque..." Aggiunsi un sospiro. "Ero indeciso se regalarti una fornitura di argento liquido per le emergenze o un giubbotto di salvataggio per il tuo yacht privato... Poi mi sono reso conto che anche queste cose ce le avevi già, così ho pensato a qualcosa di più modesto ma di grande effetto scenico, che ti porto con tutto il mio amore..."
Josef mi fissò preoccupato per qualche secondo. Poi sbottò, ridendo.
"Se vuoi baciarmi, sappi che non sono ancora pronto per questo passo..."
Risi di gusto e lo rassicurai.
"D'accordo allora! Piano B..."
"Di solito tu non hai un piano B, Mick..."
Affermò lui desolato, infilandosi le mani nelle tasche e roteando gli occhi.
"Invece stavolta ce l'ho." Replicai sorridendo e tirai fuori un pacchetto dalla tasca della mia giacca.
Apparentemente sembrava un libro. Allungò il braccio per farlo suo e se lo passò tra le mani, soppesandolo.
"Ma che sarà mai? Un manuale con DVD del Bravo Vampiro?" Domandò, sospettoso.
"Ehi... Aprilo, forza."
Era davvero emozionato come uno scolaretto. Quando lo scartò, non lessi la delusione sul suo volto, ma diventò serio, terribilmente serio.
Tirò fuori la cornice dalla scatola in modo un po' imbranato.
Aveva molte cose bellissime, ma non aveva cornici da tavolo. Sulla sua scrivania non poteva mettere la foto di una donna, perchè ce n'era sempre più di una nella sua vita e non aveva una famiglia.
Io gli avevo regalato una semplice cornice con dentro una nostra foto. Solo io e lui.
Ce l'aveva scattata Beth, ma nessuno dei due se n' era ricordato.
Quando Beth me l'aveva mostrata, mi era venuta questa idea, un po' stramba, a dire il vero, per un vampiro.
" Ma tu guarda... Due vampiri in fotografia! Sembriamo felici, come due idioti, eh? Tu pensa che un giorno, magari tra altri 400 anni, guardando questa foto diremo: "Ehi, guarda come eravamo giovani e belli!"
"Josef..."
"Mick?"
"So che non era ciò che ti aspettavi..."
"A dire il vero non so cosa mi aspettassi, ma grazie Mick... grazie fratello!"
"E' stato un piacere, amico. "

Fece per rimetterla nella scatola, ma poi scotendo la testa, la poggiò sul suo tavolino preferito fissandola ancora qualche secondo.
Non sono sicuro, ma per un attimo credo di avere visto i suoi occhi farsi rossi per la commozione.
E Simone e Beth, sorridendo, si scambiarono un'occhiata complice.

Quando trovai un momento per avvicinare Josef in disparte, in terrazza, trovai anche il coraggio di parlargli.
Dovevo chiarire, perchè forse, tra migliori amici, certi segreti fanno troppo male.
Cercai di restare calmo, naturale. E decisi di andare dritto al sodo senza indorare la pillola.
"Josef... Tu sapevi qualcosa della lista?"
Il mio sguardo fermo cercò di interpretare la sua espressione a quella mia domanda inattesa e improvvisamente capii. Non serviva che mi rispondesse. Vedevo chiaramente ciò che volevo sapere e istintivamente voltai lo sguardo il più lontano possibile dai suoi occhi.
E lui tentò di giustificarsi con tono colpevole.
"Mi dispiace Mick... mi dispiace. Scusami... L'ho saputo anche io da poco. E' stato Tony a dirmelo. Te ne avrei parlato presto, te lo assicuro."
Potevi anche dirmelo. Ma anche no. Perchè forse, ha ragione Beth...
Mi scappò una risata nervosa.
"Quante altre cose non so, Josef?"
Gli domandai con tono più duro di quanto in realtà volessi usare. E me ne pentii quasi subito.
Josef ne fu letteralmente pugnalato.
"Nessuna!" Mi rispose con rabbia, piantando gli occhi dritti nei miei con lo sguardo rovente.
"Andiamo Mick! Stai parlando sul serio? Non ti sembra di esagerare?"
"Io pensavo di conoscerti davvero bene, Josef... Al di là dei nostri piccoli segreti. Va bene nascondermi Sarah, per non ammettere le tue debolezze... Ma la lista, Josef! La lista col MIO nome, maledizione!"

Gli voltai le spalle vergognandomi di quanta amarezza stessi provando. E lui era perfettamente in grado di capirmi.
"Mick, devi credermi... Ho sbagliato, lo so. Forse non merito la tua amicizia, ma ci tengo tantissimo, perchè tu sei migliore di me, e di molto. Per questo sono sempre stato dalla tua parte. E se credi che io ti stia dicendo la verità, devi fidarti di me. Questo sarebbe davvero il regalo di compleanno che vorrei..."
Non lo avevo mai sentito parlarmi in quel modo, prima di allora. Gli credevo. Forse perchè l'affetto che ci legava era più forte di quanto sembrasse. Quando vivi per sempre è difficile tenersi stretti gli amici.
E forse io me la stavo prendendo troppo.
"Non preoccuparti... Va tutto bene, Josef, cerchiamo di non pensarci."
Perchè ora come ora, mi sento ancora più stupido a rompere un'amicizia di mezzo secolo con una persona che mente per proteggermi. E mi fa stare malissimo solo pensarci.
Feci un profondo sospiro per rilassarmi i nervi e sentii la sua mano battermi sulla spalla. Lo guardai quasi mortificato e lui fece altrettanto.
"Dì la verità... Quella foto è un'idea tua o di Beth?" Chiese per strapparmi un sorriso. E ci riuscì.
"Di Simone." Ribattei io, facendo sorridere lui.
E la sua freshie preferita nel frattempo ne aveva approfittato per raggiungere Beth e per farsi la sua solita piccola confessione testa a testa con un'altra umana in amore con vampiro. Ma l'argomento era stato deviato inaspettatamente su Juliet e sul suo Romeo.
"Beth, domani vorrei che incontrassi Tony, prima di andare alla polizia. Io e Josef abbiamo un importante impegno e non possiamo accompagnarlo. Mi faresti questo favore? Però sarebbe meglio che tu andassi da sola...Credo che tu sia la persona più indicata, date le circostanze." Beth, ovviamente, accettò subito.
Sono sicuro che lì per lì non capì il vero significato delle parole di Simone.

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Capitolo 4
*** quarta parte ***


***********
10.

Il giorno dopo, Beth era pronta a mettere in atto il suo piano, anche se in realtà avrebbe dovuto improvvisare molto.
Quando mi svegliai, non era accanto a me e mi aveva lasciato sul cuscino un biglietto in cui mi informava dei suoi spostamenti, rassicurandomi di non preoccuparmi e di riposare tranquillamente a casa, nel mio freezer.
Per un po' mi ero rigirato nel suo letto sperando di riaddormentarmi, ma era risultato inutile a causa del caldo eccessivo. Un vampiro, in un letto comune, può solo sonnecchiare, ma non riposare come si deve.
Beth intanto era appena arrivata davanti alla villa di proprietà dei Romeo per parlare con Tony.
La cameriera l'aveva squadrata di nuovo da capo a piedi e fissata con molta attenzione, poi l'aveva fatta gentilmente accomodare nell'ampio salone con le pareti ricoperte di quadri antichi.
I lampadari di cristallo riflettevano i loro barlumi multicolori per tutta la sala, filtrando i raggi solari di un timido mattino di primavera.
E dopo qualche minuto una signora riccamente vestita si era affacciata alla soglia, per poi farglisi incontro a passo deciso.
"Signorina Beth Turner, mio figlio mi ha avvisato poco fa e dovrebbe rincasare a momenti dalla sua passeggiata mattutina... la pregherei di pazientare ancora un po'. Nel frattempo spero possa gradire del buon tè inglese."
"La ringrazio, Signora, è molto gentile..."

Mrs Romeo sorrise soddisfatta. Non aveva mai smesso di fissarla intensamente, in un modo che la metteva decisamente in soggezione.
A Beth era parsa una pessima idea anche solo tentare di rifiutare quel tè, considerando l'espressione algida con cui la aveva accolta in un primo momento quella scostante padrona di casa.
Le sembrava che ad un suo "no" avesse potuto tirare fuori improvvisamente un paletto dalla tasca per inchiodarla al divano.
Forse per un istante diede ragione a me, pensando di essere diventata paranoica, ma quell'invito a bere del tè le era parso una sorta di prova del nove.
Era abbastanza sicura che la signora volesse una conferma che si trattasse di un'umana e non di un vampiro.
Aveva accettato, ma aveva afferrato immediatamente il telefono e, cercando di mantenere l'autocontrollo, aveva scritto un sms frettoloso a me.
"NON VENIRE QUI, MICK! QUESTA GENTE E' STRANA E A MIO PARERE ODIA I VAMPIRI. PER UNA VOLTA FAI TU COME TI DICO E RESTANE FUORI. IO STO BENE E A ME NON ACCADRA' NULLA. TI AMO!"
Sospirò a fondo per farsi un po' di coraggio nella speranza, seppur remota, che io seguissi il suo consiglio.
"Sa, signorina Turner... Tony è il nostro preziosissimo tesoro. E' il nostro unico figlio e non vogliamo che si montino strane storie sul suo conto.
Ha frequentato per qualche tempo quella ragazza... Juliet. Ma la sua famiglia..."

Aveva preso la teiera e, versata l'acqua calda nella tazzina, un inebriante e piacevole aroma si era sprigionato dalla bustina.
"Non era gente con cui fosse il caso di intrecciare relazioni. Non gente onesta, come noi. E una madre vuole sempre il meglio per suo figlio, lei capisce, non è vero?"
Beth annuì, ma d'altronde non avrebbe mai avuto il coraggio di contraddirla in quel momento.
"Io e mio marito non avevamo nulla contro Juliet. Lei non aveva grandi colpe, povera figliola, se non la sfortuna di essere nata in una famiglia disdicevole come quella. Era inevitabile che anche lei facesse una triste fine..."
Beth tremò di disgusto a quella affermazione. Parlava di Juliet al passato, come se fosse ormai un fastidioso problema morto e sepolto in fondo alla sua memoria. Juliet invece stava soffrendo moltissimo e soprattutto si stava sacrificando per salvare suo figlio. In cambio non stava ricevendo alcuna parola gentile di pietà.
"Signora Romeo..." Cominciò con voce un po' incerta. "Juliet potrebbe essere innocente e la polizia potrebbe trovare delle prove che la scagionino. Abbiamo ragione di credere che abbia coperto il vero colpevole del duplice omicidio."
Beth aveva appena raccolto il coraggio per pronunciare quella frase, che la porta d'ingresso si era aperta di botto.
Temeva potesse trattarsi di me, del mio arrivo e provò un intenso brivido, avvertendo una voce maschile rimbombare nell'atrio fino alle sue orecchie.
Beth riprese a respirare regolarmente solo quando Tony entrò finalmente nella sala, annunciato dalla cameriera.
Era un ragazzo dal sorriso smagliante e gli occhi chiari, quasi trasparenti.
Salutò la madre con un bacio e poi si presentò educatamente a lei.
"Mi dispiace di averla fatta attendere molto, Miss Turner, ma ho avuto un piccolo incidente..."
Le mostrò la mano fasciata in modo approssimativo con una garza.
"Santo cielo! Che cosa ti è successo?"
La madre era sbiancata in volto e sembrava molto preoccupata.
"Nulla di grave, mamma... E' solo un graffio, per fortuna... Stavo riparando la bici e mi sono ferito con uno dei ferri."
Lo sguardo allarmato di sua madre rivelò a Beth quanto sincero affetto provasse realmente per il figlio, probabilmente l'unica cosa di cui le importasse davvero.
"Ora mamma, ti prego, lasciaci soli. Devo parlare con la Signorina Turner da solo."
Mrs Romeo si accigliò a quella richiesta, ma anche se contrariata, accontentò il figlio e si richiuse la porta alle spalle lasciandoli, non prima di avere fulminato un'ultima volta Beth col suo sguardo ammonitore. E una volta soli Tony cercò di spiegarsi.
"Signorina Turner... Mia cugina Simone mi ha parlato molto di lei, è stata molto gentile a rendersi disponibile. Io mi costituirò oggi stesso se lei mi vorrà accompagnare." Non sorrideva più. Era serio e molto sereno, ma non triste.
"Non voglio che Juliet resti in carcere un solo giorno di più. La mia famiglia non capirà, ma io devo farlo per lei. Juliet mi ha protetto abbastanza. E' giunto il momento di prendermi le mie responsabilità."
"Sono d'accordo con te Tony, è la cosa più giusta... So cosa vuol dire amare una persona con un grande segreto e desiderare di proteggerla ad ogni costo."
Mai Beth si era ritrovata a parlarne con tanta naturalezza in circostanze tanto particolari, con un perfetto estraneo. Ma Tony era sincero e le aveva ispirato un senso di immediata fiducia, proprio come Simone. Tony dal canto suo, la ascoltava assorto, poi si toccò la ferita con una smorfia e Beth vide che stava sanguinando, macchiando la garza.
Probabilmente era abbastanza profonda da necessitare dei punti.
"Sei sicuro di stare bene, Tony?"
Il ragazzo la fissò confuso per un attimo, poi rispose. "Si grazie... Ma... E' molto strano... Ma credo di avere già visto il suo volto."
"Probabilmente si, Tony! Ho lavorato per BuzzWire..."
Gli ricordò, con un sorriso.
"No... no, lei non capisce. E' incredibile, ma... Lei somiglia in modo sorprendente ad una donna ritratta in un dipinto di proprietà della mia famiglia."

Beth era senza parole, ma un tonfo sordo e un rumore di passi provenienti dal piano di sopra li interruppero, facendoli sobbalzare.
Un tizio alto quasi due metri spalancò la porta di colpo ed entrò a grandi passi nella stanza. Aveva lo sguardo vitreo dall'iride di ghiaccio e la bocca aperta in un ghigno diabolico a mostrare l'intera dentatura affilata.
"Voi due adesso verrete con noi!" Urlò con tono perentorio.
Dietro di lui un altro vampiro barbuto e robusto come un vichingo, serrava nella sua stretta la signora Romeo e con una mano le tappava la bocca impedendole di urlare.
"Come avete fatto ad entrare? Maledetti!" Tony non sembrava affatto spaventato come Beth, vedendoli. Era solo molto adirato.
"Dannati succhiasangue!" Imprecò e si diresse alla scrivania dove afferrò un tagliacarte e iniziò a minacciarli
"Lasciatela! Lasciateci liberi! O giuro che mi taglio la gola e non avrete una sola goccia del mio sangue!"
"Ehi, eroe... hai coraggio da vendere ma non ti servirà a niente. Forse non ti è chiaro che se tu non vieni con noi, la tua mammina farà una brutta... bruttissima fine."

Si voltò verso la signora, immobilizzata dal compagno, e le passò un dito unghiato sulla guancia.
"Non vuoi che accada qualcosa di brutto alla tua mamma, vero?"
"Non le accadrà nulla... Fossi in te mi preoccuperei di voi."
Quella voce intervenuta improvvisamente, Beth la conosceva bene. La stessa voce da vampiro che le aveva sussurrato quella notte da incubo "Va tutto bene... brava bambina...Ora ti porto a casa."
"MICK! Dio ti ringrazio!"

Ero lì. Avevo ricevuto l'sms, ma ero rimasto fuori dalla villa. E quando avevo visto entrare quei tizi, una volta assunto il mio aspetto da vampiro, ero entrato.
Ero solo contro due vampiri abituati al combattimento, due balordi. Perciò saltai sul tizio che teneva in ostaggio Mrs Romeo e Tony ne approfittò per avventarsi sull'altro vampiro, armato di tagliacarte.
Con un po' di fatica, afferrai l'attizzatoio del camino e dopo una breve colluttazione, infilzai il mio primo avversario inchiodandolo al pavimento.
Quando mi rialzai, intimai a Beth di restare in disparte e mi dedicai al secondo vampiro.
Tony non poteva essere abbastanza forte nemmeno per tentare di ferire un immortale e quella che aveva a portata di mano, non era nemmeno l'arma giusta.
Nonostante questo, il vampiro non lo aveva ancora ucciso, saltandogli alla gola.
Era la seconda volta che accadeva.
Anche quando quel chirurgo estetico aveva rapito Beth, non le aveva fatto alcun male, sebbene avesse potuto eliminarla in un istante.
E anche ora era come se il vampiro facesse attenzione alle proprie mosse per evitare di ferire il ragazzo in maniera grave.
Lo voleva vivo.
Tuttavia, con un pugno ben assestato lo aveva messo k.o. facendogli perdere i sensi. Questo mi permise di intervenire, prendendolo di sorpresa, ma con me non si risparmiò di colpi. Distruggemmo metà della stanza, scaraventandoci a vicenda su cristalliere e mobili intarsiati, facendo danni per cifre impronunciabili. Ma ad un tratto, finii vicino al camino acceso e quel bastardo tentò di infilarmi la testa nel bracere.
Nel momento in cui già sentivo il calore bruciarmi le guance, il mio nemico mollò inaspettatamente la presa, cadendomi addosso inerte.
Mrs Romeo lo aveva impalato con una balestra di cui riconobbi immediatamente i dardi.
"Mio figlio non andrà in prigione! Ora si alzi, Mr. St. John!"
Mi ordinò mantenendo la balestra puntata su di me, mentre la guardavo sbigottito.
"E lei smetta di puntare quell'arma sul mio fidanzato, signora!" Intimò Beth. La teneva sotto tiro con la sua pistola.
"Le giuro che sono pronta a sparare."
"Io devo andare, mamma."
Intervenne allora Tony con un filo di voce, massaggiandosi la testa.
"O Juliet morirà. E io la amo. Non posso permetterlo. Dammi la balestra e facciamola finita."

E Tony raccontò a Talbot e i suoi agenti di quella notte. Raccontò loro una storia complicata.
Un ragazzo ed una ragazza, Tony e Juliet, si innamorarono, ma i loro genitori non vollero che si frequentassero.
Tuttavia i due giovani erano pronti a qualunque pericolo pur di stare insieme. Continuarono a vedersi di nascosto fino a che una maledetta notte vennero scoperti. I genitori di lei persero la testa, minacciarono lui, volarono parole grosse e il padre della ragazza afferrò il collo di lui e tentò di strangolarlo in un impeto d'ira. Il ragazzo cercò di liberarsi, afferrò una bottiglia di whisky e la ruppe sulla testa di Jack McLow.
Juliet fuggì spaventata, rincorsa dalla madre irata. Ebbero un diverbio sul parapetto del secondo piano e lui, per proteggerla, spinse Lisa McLow, provocandone la caduta dalle scale. Nessuno era ancora morto, c'erano soltanto due feriti.
Tuttavia Tony fu preso dal panico e per far sembrare tutto un grosso incidente prese una tanica di benzina ed incendiò la casa. Anche Juliet e Tony volevano morire nell'incendio, perchè se non potevano stare insieme, non volevano vivere affatto.
Ma all'ultimo istante, prima che tutto fosse perduto, Tony prese in braccio Juliet e la portò in salvo dalle fiamme, poi fuggì con il pensiero di tornare quando le acque si fossero calmate.
Non immaginava che Juliet non avrebbe sopportato il rimorso dell'assassinio dei suoi e che avrebbe confessato, prendendosi la colpa di tutto.

L'avvocato di Tony era Simone Walker e fu più che brava a convincere le autorità sulla veridicità della storia narrata dal giovane rampollo di casa Romeo. La realtà era ben diversa, ma nessuno l'avrebbe saputo a parte noi.
Quando Juliet lo incrociò, prima di lasciargli il suo posto in carcere, lo abbracciò tanto forte da lasciarlo senza respiro e lui pianse di gioia.
"Ti amo, Juliet...Starò al sicuro qui. Non preoccuparti per me."
"Lo so... Anche io ti amo Tony... Ti tirerò presto fuori di qui, te lo prometto." Gli sussurrava lei tra i singhiozzi.
Tutti sarebbero stati più felici se fossero rimasti insieme.

*****
11.

"Mick?"
"Ciao Josef!"
"Sei arrivato appena in tempo, come sempre. Juliet ora vive da Simone."
"Spero che possa stare meglio..."
"Ah, Mick? Ho letto la tua dedica. Quella dietro la foto."
Non potevo vederlo ma sapevo che sghignazzava divertito.
Non credevo che avrebbe mai pensato al fatto che potessi scrivergli una dedica.
"Mi ero dimenticato di dirtelo..."
In realtà all'ultimo minuto mi ero vergognato.
"Mi piace questa foto. E' stato il regalo più bello che abbia ricevuto in 408 anni..."
"Ma dai, Josef!"
Lo rimproverai con una risata. "Tu non sei un sentimentale!"
"E' vero... E' tutta colpa tua. Starti vicino mi sta rammollendo...
"
Eppure era lì, la cornice, campeggiava sulla sua scrivania e lui continuava a guardarla.
Dietro la foto avevo scritto questo.

"Sono caduto mille volte nella polvere, e mille volte mi sono rialzato.
Perchè ogni volta ho avuto la tua spalla sicura cui aggrapparmi
e il tuo sorriso a scaldarmi il cuore.
Grazie perchè so che potrò sempre contare su di te.
Tuo amico per sempre
Mick"


"Allora stammi bene fratello... e goditi la tua bella!"
Mi disse prima di riattaccare.
"Era Josef?"

Annuii con decisione, mentre facevo posto a Beth sul divano accanto a me.
"Quindi lo hai perdonato..."
"Certamente."

Accoccolato accanto a lei, ragionavo su quanto era accaduto in quelle 48 ore.
Avevo imparato molte cose e avevo ancora molti punti interrogativi. Ma anche lei stava ripercorrendo gli eventi e aveva le sue rivelazioni da farmi.
"Tu non ci crederai, Mick, ma Tony mi ha spiegato di avere visto una certa somiglianza tra me e una donna ritratta in un quadro di casa sua. Ecco perchè gli abitanti di quella villa mi fissavano in modo così strano... Mi vengono i brividi al solo pensarci!"
"Questo spiegherebbe perchè sua madre ti credeva una vampira. Avrà pensato che quella nel quadro fossi tu." Ipotizzai.
"Non ci avevo pensato... Credo che tu abbia ragione."
"In realtà questo caso ci ha stravolto un po' tutti, coinvolgendoci molto. Il mondo degli umani sta intersecando sempre di più quello dei vampiri e questo non è bene. Sai Beth, Juliet mi ha confidato che non avrebbe mai abbracciato Tony, neanche se glielo avesse chiesto... Io penso di avere molto in comune con quella ragazza."
"Ah si? Beh ... Non è molto fortunata. Soprattutto con la futura suocera! Quella donna è un'ammazza-vampiri! E sapeva il tuo nome... Ho avuto davvero paura che ti impalasse con quel dardo!"
Affermò con una smorfia di disappunto.
"Già...in fondo anche lei voleva proteggere suo figlio. Ma tu, sei stata grandiosa, alla villa! Non sapevo di essere ufficialmente il tuo fidanzato..."
Non riuscii a trattenere un sorriso compiaciuto, che Beth ricambiò.
"Non lo sei?"
"Suppongo di si...a buon diritto, credo. Ma sai... anche tu hai una cosa in comune con Tony, anche se non lo potevi sapere..."
"Stai dicendo, oltre al fatto che anche io amo un vampiro alla follia?"
"Si"
Confermai, ridendo.

"E che cos'è?"
"Anche lui è A0-. Avete lo stesso gruppo sanguigno."

La lasciai con i suoi pensieri, mentre mi concentravo sui miei, stringendola al mio petto.

Ci sono cose inimmaginabili che si possono fare per amore: si può mentire, si può rischiare la vita. Si può persino uccidere. E si deve anche perdonare.
Io sono addirittura "rinato".
Solo per amore.

******
12.

Tony si era costituito, per amore, e stava passando la sua prima interminabile notte in cella.
La luna si intravvedeva dalla finestra con la sua pallida luce cerulea.
Ancora non aveva sonno e con carta e penna, stava traducendo i suoi pensieri in parole da dedicare alla sua Juliet, quando ad un tratto la porta della cella si aprì alle sue spalle.
Tony si voltò con lo sguardo tra lo stupito e il curioso, riconoscendo l'agente e l'uomo dietro di lui, ancora nell'ombra del corridoio.
"Ciao Tony... Scusami se ti disturbo a quest'ora ma la tranquillità della notte mi è sembrata la migliore compagna che potessimo desiderare per una conversazione confidenziale."
Il viceprocuratore Talbot entrò, sforzandosi di sorridere in modo rassicurante e congedò l'agente.
"Io e te dobbiamo farci una lunga chiacchierata."
Il ragazzo abbassò lo sguardo e i suoi occhi si spalancarono mentre tentava di deglutire a fatica.
Talbot alzò il braccio e un raggio di luna illuminò la sua mano destra.
Stringeva una busta nera.


Continua...

Stay Tuned!

Fine episodio 17

CAST:

image Mick St. John: Alex O’Loughlin
image Beth Turner: Sophia Myles
image Josef Kostan: Jason Dohring
image Benjamin Talbot: Eric Winter
image Jack McLow : Matthew Broderick / Lisa McLow : Sarah Jessica Parker
image Juliet McLow : Shiri Appleby
image Tony (Anthony) Romeo: Jason Behr
image Mrs Romeo: Kristin Davis

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