Wings Of Happiness di francycnarf (/viewuser.php?uid=51147)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I: Awakening ***
Capitolo 2: *** Capitolo II:Dream? ***
Capitolo 3: *** Capitolo III: The Kitten Hunter ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV: Sins & Redemption ***
Capitolo 5: *** Capitolo V: Epilogue ***
Capitolo 1 *** Capitolo I: Awakening ***
Disclaimer: Questa
fan fiction attinge ad opere di Natsuki Takaya
- Furuba- e delle CLAMP - xxxHOLiC- ma non c’è
alcuna intenzione di far plagio
o lucro.
Note dell’Autore (facoltative) :
Ooooooooh yeah ♥ Eccoci con una nuova fan fiction! Questa
è un po’ più
vecchiotta, di tipo sei mesi, ma ogni volta che la rileggo la trovo una
delle
mie opere migliori ^^. Appartiene a Fruits Basket, ma onestamente non
me la sono sentita di metterla nella voce Anime/Manga Fruits Basket,
perché presente il fantastico personaggio di un'altro
anime/manga: Yuko di xxxHOLiC.
Non
ha nulla di particolare questa fan fiction, se non forse i
significati che voglio propormi di esporre: felicità,
equilibrio… Destino.
Noterete che essa si rifà molto alla trama di Furuba (
Fruits Basket). Mi piace
immaginare che sia ambientata poco prima della rottura della
Maledizione dei
Jyunishi, quindi intorno al capitolo 92, se non erro
ò.ò. Ci sono accenni di Kyo x Tohru.
Prima
di continuare, alcune piccole
informazioni sulle Volpi secondo la mitologia giapponese:
Conosciuti là anche come Kitsune o Yoko ( *fa una riverenza
alla sua amica Ulu
che le ha rivelato quest’altro nominativo*), sono considerati
dei Demoni ovvero
degli Spiriti che trascendono i confini della realtà, del
tempo e dello spazio.
Sono esseri intelligenti, longevi e hanno grandi poteri magici, come la
possessione, la materializzazione e proiezione del fuoco dalla/e
coda/e; sanno
infiltrarsi nei sogni, creare illusioni così complesse da
sembrare indistinguibili
dalla realtà. Ma il principale potere è
sicuramente quello di assumere la forme
umane di giovani fanciulle o vecchi.
Caratterialmente vengono anche considerati molto beffardi, enigmatici
e, nel
peggiore dei casi, malvagi.
Altra noticina: più uno Spirito di Volpe è antico
e potente, più aumenta il
numero code, che può raggiungere un massimo eguale a nove.
Quando arrivano a
questo stadio, hanno il potere della Visione Infinita. Il loro pelo
può essere
o argentato, o bianco, o dorato.
Buona visione ^^
Ps:
Se vi è piaciuta un commento sarebbe gradito eh? XD
Un petalo?
No,
non lo era.
Kyo
aprì un occhio e la vide: una
farfalla nera che si era poggiata sul suo
naso.
Doveva
avere le zampe molto piccole e sottili,
perché non lo solleticavano
affatto.
Ma
non si preoccupò di comprendere
l’immediata impressione che si poteva avere
quando si veniva svegliati da un coleottero, perché lo
scacciò infastidito con
una mano.
Si
mise a sedere sul letto e, tra un grugnito e un
altro, guardò l’orario.
Erano
le sette e mezzo di mattina, la sveglia
avrebbe dovuto suonare alle
cinque, affinché facesse i suoi allenamenti mattutini.
Sbuffò.
Era
tutta colpa di quel sogno su cui si era tanto
concentrato.
In
genere non era una persona che faceva sogni,
anche perché sogni
da
realizzare non riteneva di averne.
C’era
una volpe, una bellissima e flessuosa Volpe con nove code; aveva gli
occhi rosso rubino ed il pelo argentato. Kyo non l’aveva
persa di vista un solo
minuto, in quel sogno.
Ad
un certo punto la Volpe si accorse di lui, mosse repentinamente una
delle
code.
Inizialmente
sembrò uscirne una lingua infuocata, ma che non
attaccò Kyo;
compose invece una parola soltanto nel cielo: 避
けられない…
Inevitabile.
Sentì
bussare alla porta della sua camera.
-
Kyo-kun, è ora di alzarsi - fece Tohru Honda, gentile e
allegra come sempre.
La
sua gentilezza era un balsamo anche per i casi più disperati
di tristezza.
-
Arrivo - mormorò soltanto Kyo, mettendosi la maglia addosso
e andandosi a
lavare.
Mentre
apriva la porta, guardò il suo bracciale al polso sinistro,
con perline
bianche e nere.
Si
guardò poi allo specchio, con un velo di tristezza in volto.
Iniziava
così la sua QUASI “giornata tipo”:
Fa
la doccia; obbedisce a Tohru, svegliando Yuki e Shigure; attacca Yuki;
viene
picchiato da lui; mangia indispettito per la sconfitta; litiga con
Shigure;
viene stuzzicato da Yuki; si arrabbia con tutti e se ne va a scuola da
solo;
rimane quasi tutto il giorno sul tetto; quando vede Momiji lo picchia e
inveisce contro di lui per la sua seccante allegria; quando
c’è Hatsuharu lo
picchia o lo prende in giro per farlo diventare Black Haru e sfogare
così un
po’ di rabbia; Haru reagisce e si picchiano per un bel
po’; Kyo si stanca di
litigare; Haru fa imbarazzare Tohru con qualche battuta sconveniente;
Kyo e
Yuki lo picchiano assieme; esce da scuola.
Si
diresse poi verso il parco,
la via più breve per andare da Kazuma-sensei.
I
suoi pensieri si concentrarono su cos’avrebbe cucinato Tohru
quella sera, poi
ampliarono la loro visuale sulla monotonia dei giorni che passavano
lenti,
sempre uguali e… Tutti quanti sempre più vicini
ai suoi diciotto anni.
Odiava
il volto dei suoi attuali anni, diciassette, odiava sapere che la sua
vita avrebbe avuto una scadenza immediata. Odiava essere nato, almeno
così non
avrebbe mai sofferto, così non avrebbe mai saputo che la sua
vita finiva
metaforicamente il giorno dei suoi diciotto anni, si sarebbe
risparmiato molte
sofferenze. In fondo, non gli era mai stato chiesto se volesse nascere,
crescere e poi soffrire.
Strinse
un pugno.
Così
lei non sarebbe morta.
Kyo
sentì poi un breve guaito provenire dalla sua destra.
Lì
c’era soltanto un viale alberato da tanti pini.
Presunse
che quel guaito fosse stato soltanto frutto della sua immaginazione,
perciò proseguì per la sua via. Si
portò le mani in tasca, fece solo un paio di
passi, che il guaito riecheggiò di nuovo per il parco.
-
Chi è stato?- domandò il Gatto di scatto, con i
suoi occhi guardinghi.
Forse
era solo un ragazzino che si divertiva a fare scherzi dietro gli
alberi.
Eppure il suo fiuto da felino non percepiva assolutamente nulla di
anomalo.
Il
guaito proveniva da quella via alberata.
Dare
un’occhiata non gli sarebbe costato nulla.
…
Per ora.
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Capitolo 2 *** Capitolo II:Dream? ***
Chiedo scusa a chi ha visualizzato nelle ultime 6 ore questa fiction ma ero dovuto uscire urgentemente e non ho potuto continuare il lavoro di divisione dei capitoli >_<. Gomen. Continuate pure leggere ^^
Quella
fila di pini ricordava
a Kyo un corridoio, tanto che era fitta; un corridoio con tanto di
volta verde
e puntigliosa in alto.
Non aveva più sentito quel guaito, ma continuava a camminare
in quella zona
ignota, per il gusto di farlo. In fondo poteva anche ritardare un
po’ per la
cena con Tohru, Shigure e Yuki .
Stavolta sentì nuovamente quel guaito, che però
proveniva alle sue spalle.
Si voltò di scatto.
Gli sarebbe potuto venire un crepacuore nel vedere la volpe argentea
dagli
occhi rossi che aveva albergato nei suoi sogni, con tanto di lunghe e
maestose
code. Si guardarono per una frazione di secondo, poi essa
superò Kyo
rapidamente.
- Non è possibile- fece Kyo allibito.
Nel voltarsi nella direzione opposta per seguire con lo sguardo la
volpe,
sobbalzò.
- Io direi che è possibile…- disse una voce
femminile dalla tonalità
enigmatica.
Davanti a lui, ad un metro di distanza, c’era una donna,
alta, snella e con la
pelle chiara.
Indossava un lungo ed elegante kimono rosso, con sopra ricamate tante
grandi
farfalle nere splendenti. Per un attimo, forse a causa di qualche gioco
di
luce, a Kyo sembrava che esse si fossero mosse lungo la tela.
Lasciò perdere gli insetti, riportando, nell'attimo
successivo, la sua
attenzione sui capelli lunghi e corvini: le arrivavano alla vita,
mentre una
frangia pari le copriva parzialmente la fronte. I lineamenti del viso
sembravano così eterei.
E quegli occhi, così saggi e carismatici, dolci ma temibili,
belli… Ma rossi.
Li aveva già incontrati pochi secondi fa, della stessa
forma, della medesima
intensità.
Ma forse, si convinse, era soltanto una suggestione.
- Anzi…- parlò nuovamente la donna, con
enigmatico quanto affascinante sorriso
- Direi che è inevitabile-
Un flash nella memoria di Kyo lo riportò ai kanji che si
erano composti nel suo
sogno: Inevitabile.
- Ma di cosa… Non so di cosa stia parlando, signora-
dichiarò Kyo, diffidente
come sempre.
- Oh non chiamarmi signora, mi fai sentire una vecchia!-
esclamò esasperata
l’elegante figura.
In effetti, all’apparenza sembrava avere sì e no
venticinque anni, ma c’era
qualcosa in quello sguardo che tradiva quell’ultima
considerazione: sembrava
una donna che aveva vissuto per secoli.
- E’ stato un piacere- rispose piatto Kyo, evidentemente non
molto entusiasta
di fare conoscenze in quel momento.
L’ultima volta che aveva conosciuto una donna più
adulta di lui, l’aveva
lasciata morire senza poter far niente.
Perciò voltò le spalle e tornò sui
propri passi diretto fuori da quel
boschetto, verso l’aperto del parco.
E lei domandò tranquilla:
- Hai paura che io possa morire?-
Si limitò a dire quelle sei parole per frenare
all’istante i passi di Kyo,
sconvolto e allibito.
- Cosa?-
- Quello che ho detto, Kyo Sohma-kun, Portatore dello Spirito del Gatto-
Stavolta Kyo si girò di scatto verso di lei e
domandò velenoso:
- E’ una lontana parente Sohma, non è
così?-
- Direi di no - fu il responso.
- Con chi ha parlato della mia natura? Cos’è?
Un’indovina?- fece sospettoso il
Gatto.
A quella domanda, l'altra si voltò di lato, portò
un indice al mento e
rifletté.
- Beh… Una sorta. Mi chiamano in vari modi: in genere Strega
delle Dimensioni,
o Strega
dell’Estremo Oriente,
o Witch
Lady,
ma tu puoi chiamarmi semplicemente Yuko Ichihara…- fece
uscire una
lunga e raffinata pipa fuori da una manica del kimono e la
portò alle labbra.
Essa si accese da sola e ne uscì del fumo.
- Sappi però che non è quello il mio vero nome-
avvertì - Esso è troppo
importante perché sia rivelato… Troppo costoso-
Detto questo si sedette su di un tronco liscio e privato del fusto.
- Ha finito?- tagliò corto Kyo Sohma, con i capelli rossi
che ondeggiavano al
muoversi di una folata di vento che sembrava volerlo indurre ad
avvicinarsi a
Yuko.
Lui non credeva nelle utilità della chiaroveggenza.
- Sì, direi che abbiamo finito con i convenevoli-
annuì con un sorriso divertito
la "ragazza".
- Bene, perché spiacente, non ho soldi da spendere con
un’indovina che vuole
predirmi il futuro -
Tanto lo so già, pensò Kyo.
Un filo di fumo si unì ai precedenti.
Fu poi seguito da nuove parole, provenienti da quelle labbra rosse come
un
bocciolo di rosa.
- Non voglio predirti il futuro -
- Ah no?-
- Vedo che non ne hai bisogno: presumi di
conoscerlo. E poi avrebbe un prezzo troppo alto. E no, non
servirebbero i seicentosettantacinque yen che ti ritrovi nella tasca
destra del
pantalone-
- Eh?!- sussultò incredulo l’altro. Quella donna
era in gamba - Avevi previsto
che li avrei fatti uscire dalla tasca e li hai contati?-
- No. Lo so e basta- fece Yuko con un cipiglio alzato, come se
prevedere il
contenuto della tasca sarebbe stata una perdita di tempo - Ti ostini a
pensare
che io predica il futuro, ma non è così,
Kyo-kun…-
- Chi le dà la confidenza da chiamarmi col
“kun”? - sbottò l'adolescente,
irritato.
- … Io sono capace di molte cose…-
continuò, come se non fosse mai stata
interrotta -… Prima di tutto so esprimere
i desideri-
Ci fu un momento di silenzio. Yuko sembrava molto tranquilla e
rilassata,
mentre Kyo agitato e teso.
- Non tutti i desideri nascono dal nulla- profferì Kyo,
ragionevole.
- Finalmente qualcosa in cui tu ed io andiamo d’accordo. Lo
penso anch’io.
Tutto ha un prezzo equivalente alla portata del desiderio, KyonKyon-
- Non mi chiami in quel modo idiota, per la miseria!- soffiò
Kyo pestando un
piede a terra. Già lo chiamavano così a scuola.
Gli sarebbe quasi uscito del fumo dalle orecchie. Quella donna lo
faceva
imbarazzare, oltre che a metterlo a disagio.
- Bene, spiacente, Yuko-san, ma il sottoscritto non ha desideri da
voler
realizzare- le avrebbe voltato definitivamente le spalle per poi
andarsene, se
questa non avesse risposto:
- Non credo proprio-
Era così tranquilla.
- La smetta di sondarmi- tremava per l'ira.
- Non ti sto sondando. Semplicemente se non avessi desideri, non
avresti visto
né me, né sentito quel guaito, né mi
avresti sognata stanotte-
- …Eri tu…- realizzò Kyo,
dimenticandosi della formalità -… Eri tu la
Volpe- constatò
a bocca semiaperta.
In cuor suo già lo sapeva, certo, ma è
più facile per gli uomini ammettere di
essersi illusi, piuttosto che accettare qualcosa di inconcepibile.
La donna alzò lentamente un braccio verso di lui, facendogli
un silenzioso
segno di venire da lei.
Il ragazzo, sin troppo stupefatto, si avvicinò,
inginocchiandosi, cosicché Yuko
potesse carezzargli il viso.
- Te l’ho detto, Kyo-kun…Proprio perché
hai dei desideri, il nostro incontro
era inevitabile-.
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Capitolo 3 *** Capitolo III: The Kitten Hunter ***
-
Dannata donna…-
Kyo si stava rivestendo nei pressi della Tokyo Tower, in un vicolo
deserto là
vicino. Finì di coprire il suo busto dagli addominali
lievemente delineati.
Gli ribolliva ancora in sangue nella testa, per esser stato preso in
giro in
quel modo.
“Dannata Strega!”
Si assicurò di aver messo tutto, fece mente locale e
marciò seccato verso una
bancarella, chiedendo di vendergli del sale.
Ormai la luna era alta in cielo, ma Kyo sapeva che non sarebbe tornato
a casa
da Tohru, Shigure e Yuki per quella sera.
Alzò lo sguardo verso la cima della Tokyo Tower.
Sospirò.
Se non faceva attenzione, a casa non ci sarebbe mai più
tornato…
“ Yuko
carezzava gentilmente il viso affinato di Kyo, ancora scioccato.
Ormai era chiaro che quella donna fosse tutto ciò che aveva
raccontato fino a
quel momento, non c’era dubbio.
- Ma… Cioè…-
- L’hai vista la farfalla nera che ti ha svegliato?-
interruppe Yuko.
- Cosa? Ah! Sì… L’ho vista -
Improvvisamente Kyo iniziò a pensare che, in effetti, quelle
farfalle nere sul
kimono di Yuko si muovessero da sole.
- Sai che cosa rappresenta una farfalla nera?- domandò
soddisfatta l’altra.
- In genere le farfalle sono segno di cambiamento, no?-
- Giusto, KyonKyon!- si complimentò divertita Yuko, dandogli
leggere pacche
alla testa come se fosse un cane.
- NON MI CHIAMI IN QUEL MODO!- esplose nuovamente il Gatto, scostando
la sua
mano, con un movimento irritato del collo.
- Ok, micietto ♥…-
rispose zuccherosa/perfida l’altra. Prima che Kyo potesse
strangolarla, ella spiegò:
- Le farfalle nere inoltre simboleggiano tante cose, secondo
le varie culture: l’anima di una persona, la rinascita
e… Una nuova
opportunità-
Il giovane studente la guardò interrogativo.
- In parole povere… Puoi diventare una persona migliore,
Kyo-kun. Una persona
senza timori-
- Io non ho paura…-
- …E anche più sincera - esordì
annuente la Strega.
- IO...!- fece per replicare l’altro, ma rimase in silenzio.
In fondo aveva
ragione.
Non era sincero né con se stesso né con gli altri.
Tutto era silenzioso in quella foresta, non si sentiva nemmeno una
cicala che
annunciasse il calare del sole.
Dopo alcuni secondi Yuko parlò:
- Esprimi un desiderio, avanti- lo incoraggiò, come una
mamma avrebbe fatto col
suo bambino.
- Non… Non ne ho molti, ecco… Ed il primo che
vorrei realizzare, penso, è
irrealizzabile- dichiarò Kyo con quel giro di parole, triste.
- Immagino di saperlo… Levarti
questa maledizione…-
Toccò il polso sinistro di Kyo, circondato dal braccialetto
con le perline
bianche e nere, mentre questi annuiva lentamente.
- Sai cosa succede, se mi levi questo bracciale...?- fece Kyo,
guardandolo.
- …Mostri la vera natura dello Spirito del Gatto, imbruttita
dal rancore per
non essere stato invitato al Banchetto di Dio nella leggenda-
annuì la Strega -
Conosco le maledizioni della tua famiglia -
- Ed è una maledizione troppo antica per essere spezzata da
un desiderio-
dichiarò poi.
- Non ne dubitavo- fece per alzarsi Kyo, in collera con sé
stesso, col suo
corpo, la sua maledizione e col mondo intero.
Voleva andarsene da là.
Sarebbe rimasto quello che era, per sempre.
- Ma…- la mano di Yuko riprese il polso di Kyo e lo
riportò a sé - …Non per
questo è eterna…
Desideri perciò che acceleri il processo di deterioramento
della
maledizione?-
- Io… Sì! Sì!- esclamò
supplichevole Kyo - Non solo… La mia maledizione…
Anche quella
degli altri Jyunishi *-
Non era incline a supplicare le persone, perché non ne aveva
mai avuto gran
motivo.
Yuko Ichihara sorrideva soddisfatta. Lasciò il suo polso e
si alzò:
- Sai, Kyo-kun, è un peccato che non sei incline a mostrare
la parte migliore
di te agli altri-
- Mi dia la sua parola…- tagliò corto, con le
labbra tremavano lievemente. Mai
aveva sperato di ricevere al più presto una liberazione.
- Non c’è bisogno che io ti faccia una promessa.
Perché tanto dovrai pagare un
prezzo equivalente per le mie magie- fece uscire il tabacco dalla pipa
e la
ripose di nuovo dentro la manica.
- E che cosa?- incalzò Kyo di scatto. Avrebbe fatto
qualunque cosa per vedere
esaudito, almeno in parte, quel desiderio.
Chissà… Magari c’era la speranza che la
maledizione cessasse prima dei suoi
diciotto anni?
Secondo il volere di Akito, il capo della famiglia Sohma, Kyo, Spirito
del
Gatto, dopo aver avuto la sua istruzione ed esser diventato
maggiorenne,
avrebbe dovuto passare il resto dei suoi giorni in prigionia, in una
stretta e
angusta camera nella villa di Akito stesso…
Perché…
“ Sei un mostro” furono le parole di Akito, spirito
del Dio.
Yuko lo ridestò dai suoi pensieri:
- Ciò che dovrai fare è salire sulla Tokyo Tower,
affrontare uno Spirito
maligno che risiede in cima ad essa. Ah, portami anche cinque bottiglie
di sakè
quando torni qua!- fece spiccia la Strega delle Dimensioni, con una
tonalità
sognante e infantile che Kyo non aveva ancora avuto modo di conoscere,
fino a
quel momento.
- Eh?! Ma che cosa va blaterando?- avrebbe rizzato il pelo, se avesse
potuto.
Borbottò qualcosa di simile al fatto che gli Spiriti maligni
e i fantasmi erano
solo frutto dell’immaginazione, che era una richiesta assurda
e che in più non
era il suo paggio tuttofare.
- Meno male che volevi che ti esprimessi il desiderio- fece corrucciata
Yuko,
prima di tornare al suo tono di sempre.
- Sappi, però… Che sei liberissimo di non credere
nell’esistenza degli Spiriti
buoni o cattivi, ma quando andrai in cima alla Tokyo Tower, fammi
sapere cosa
troverai, mi farò quattro risate- disse dispettosa e burlona.
- Hmpf…- l’altro sbuffò qualcosa del
tipo:
- Ok, ok, ci vado…-
Ora non era nemmeno più sicuro dell’inesistenza
degli Spiriti.
Voltò corrucciato le spalle alla donna, per la terza volta,
ma fu fermato:
- Ah! Micietto ♥…-
sentì i passi di lei avvicinarsi a lui.
- NON MI CHIAMI…-
Fu abbracciato dalla strega ancor prima che potesse voltarsi e
schivarla.
In uno sbuffo di fumo, Kyo si trasformò in un gatto dal pelo
arancione non
appena fu toccato.
Sbucò
dai suoi vestiti e soffiò con la sua voce normale.
- OH NO!-
“ Dannata Maledizione!”
- O___h ♥!
E così è questa la forma che assumi quando una
ragazza ti va addosso o
sei sotto stress! Kawaii!- ora sì che era diventata
infantile.
- DANNATA MEGERA!- soffiò nuovamente, volendola quasi
tramortire con lo
sguardo.
Prese poi tra i dentini i suoi panni e partì via, indignato,
sperando di non
ricomparire umano e nudo davanti a lei.
- Bye Bye, micietto ♥!
Ci vediamo qui prima di mezzanotte! Ah! E porta con te tanto, tanto
sale, quando salirai sulla Torre!- Yuko lo salutò
entusiasta,
sapendo benissimo che se la sarebbe spassata un mondo con quel nuovo
“cliente”.”
Eccolo perciò a pagare il biglietto per salire in cima alla
Tokyo Tower.
Prese un ascensore, premette il pulsante per l’ultimo piano e
si godette il
panorama della città dall’alto.
Appoggiò una mano al vetro.
Ora che ci pensava, non c’era mai salito su quella Torre,
fino a quel momento.
Si era perso molte cose belle da fare nella sua infanzia: molti
momenti,
tumultuosi, li aveva passati con i genitori, che non facevano altro che
litigare a causa delle sua natura, del mostro che era; alcuni erano
stati
tragici, quando la madre si era suicidata, ad esempio, facendo pensare
al resto
della famiglia che l’avesse fatto per colpa di Kyo; altri li
aveva passati con
Kazuma-sensei, che l’aveva allenato nelle arti marziali,
trattandolo come un
figlio.
Tutta la vita, poi, l’aveva passata ad
odiare il Topo, Yuki, che avrebbe
dovuto/voluto battere per mostrare alla famiglia che non era un fallito.
Yuki.
“ Tutte le mie colpe, per tutto quel tempo, le ho date a lui,
troppo codardo e
orgoglioso per ammettere di essere stato io a
lasciar morire mia madre, io ad
aver portato alla morte anche
la madre di Tohru, Kyoko, senza poter fare niente.
E’ facile nascondersi dietro ad una favola per bambini, la
quale racconta che
tutte le disgrazie del Gatto sono dovute a causa del Topo.
Un giorno avrei mai smesso di odiare Yuki? Chissà”
Pensò positivo:
“ La prossima volta vorrei portare Tohru qua sopra con
me” sorrise, per non
pensare troppo in negativo.
Ora doveva pensare alla missione: quella volpe ( in qualunque senso) di
Yuko
gli dava l’opportunità di mettere una fine alla
maledizione. Probabilmente essa
sarebbe comunque durata qualche altro anno, magari anche dopo la morte
di Kyo e
gli attuali membri dello Zodiaco: forse gli Spiriti avrebbero cessato
di
trasferirsi nei corpi di altri tredici innocenti neonati Sohma nella
generazione ventura.
Sperava che fosse così.
L’ascensore giunse in cima alla torre, lungo un corridoio,
alla cui estremità
c’era una porta.
- Chiuso per lavori - lesse ad alta voce su delle fascette di plastica
gialle
che barravano la porta.
“ Come no”.
Aprì con un calcio la porta, oltrepassò la fascia
gialla e fece con le mani ai
fianchi:
- Avanti, esci fuori -
Era intimidatorio e secco. Voleva finirla presto quella pagliacciata.
Si diceva che i gatti allontanassero gli spiriti maligni.
Probabilmente Yuko gli aveva affidato quella missione per questo. Bene,
l’avrebbe svolta.
Chiuse la porta, guardando intorno a sé lo spiazzo quadrato.
Guardò poi in alto: la punta della Tokyo Tower era a pochi
metri di distanza,
ormai.
Sulla punta giurò di aver visto qualcosa di trasparente
stagliarsi contro i
raggi della luna.
Forse era quello lo Spirito? Se lo era, era davvero uno Spirito grosso.
Sembrava anche strano che la punta della torre lo tenesse in equilibrio.
" Ok, ora ci credo..."
- Avanti, palla di lardo, scollati da quella punta e vai a infestare
qualche
altro posto, ho da lavorare, io- fece scocciato il rosso, incrociando
le
braccia.
Lo Spirito si mosse leggermente indietro, per poi darsi una carica in
avanti.
Sembrava una palla gigante.
“ Che vuole fare?”
Lo vide rotolare verso lo spiazzo, diretto contro Kyo, il quale
tentò di
cambiare traiettoria, invano: lo Spirito cambiava a sua volta la
traiettoria,
facendo in modo da centrare il suo bersaglio senza pietà.
Provò a dirigersi di nuovo verso la porta, ma sarebbe stato
inutile, altri tre
secondi e lo Spirito, che accelerava sempre di più,
l'avrebbe raggiunta prima
di lui.
Kyo iniziò ad avere paura. La mole di quel bestione doveva
essere abbastanza
grande da buttarlo giù dalla torre con un unico impatto.
Aveva la mezza idea di scansare all’ultimo momento, ma non
poteva rischiare.
Non voleva rischiare.
Gli venne di nuovo in mente la macchina che correva contro la madre di
Tohru.
Doveva rimanere vivo per Tohru, per riscattarsi da quella colpa.
E poi... Non doveva permettere che la ragazza soffrisse un'altra
perdita!
Dannata Tohru, che si affezionava a tutti per una minima cosa.
Lo Spirito si avvicinava.
Panico.
Cosa fare?!
La sua mano destra si mosse da sola. Si trovò a toccare con
la mano il
barattolo del sale che aveva comperato pochi minuti fa.
Yuko aveva detto di portare tanto, tanto sale…
In genere era una persona impulsiva, ma quel pensiero stuzzicava la sua
mente
in quel momento: Yuko non avrebbe mai detto qualcosa che non avesse
avuto
senso! Una ragione c’era, se serviva il sale, e Kyo
l’avrebbe scoperta.
Ne vedeva solo una, al momento.
Perciò prese il barattolo dalla tasca del pantalone,
levò il tappo e lanciò il
contenuto direttamente addosso allo Spirito.
Chiuse gli occhi e si buttò a terra completamente, con le
braccia davanti a
coprire un impatto, che non ci fu.
Sentì solo uno sbuffo di fumo e un’esplosione di
polvere aggiunto a sale che
gli sporcò gli indumenti, gli avambracci scoperti e la
faccia.
Tossì e aprì gli occhi.
Ce l’aveva fatta allora?
Non c’era più niente. Lo Spirito era andato.
Dove? Quello sì che era un Mistero.
Si sedette un attimo a terra e fece dei respiri profondi.
Si era sentito il cuore a mille durante quell’attacco. Le
gambe non gli erano
mai tremate tanto in un combattimento.
Quanto era difficile combattere contro l’ignoto…
Nota d'autore(1)
*Jyunishi: o Junishi, intende gli Animali dello Zodiaco Cinese, che
sono: il
Topo, il Bue, la Tigre, il Coniglio, il Drago, il Serpente, il Cavallo,
la
Capra, la Scimmia, il Gallo, il Cane e il Maiale.
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Capitolo 4 *** Capitolo IV: Sins & Redemption ***
-
Mi spieghi perché proprio il
sale?- fece seccato Kyo, non appena incrociò lo sguardo di
Yuko Ichihara
proprio al limitare della foresta. Aveva portato con sé una
busta di plastica
con cinque bottiglie identiche di sakè.
Era mezzanotte meno un minuto.
- Perché il sale purifica!- fece ovvia Yuko, prima di
esclamare:
- O____HW!-
Yuko si lanciò contro Kyo, o meglio, contro la busta.
La prese e guardò dentro.
- Ma sono tutte della stessa marca!-
- Ho preso quelle più economiche! Le ho dovute far mettere
anche sul conto, poiché
non avevo abbastanza soldi, grazie!- esclamò irritato Kyo.
Non solo le prendeva le bottiglie di sakè, ma doveva anche
sorbirsi lamentele
degne di una bimba viziata.
- E comunque... E' stata lei a manipolare la
mia mano, non è così?- proseguì
sospettoso.
Aveva avuto troppa fortuna
in quello scontro, per i suoi gusti.
Ma la Strega non badò alla sua domanda e continuò
demoralizzata.
- Oh, KyonKyon, non hai proprio gusto. Se c’era il mio
compagno di bevute,
Mokona, vedevi quante te ne diceva!-
- Ma lei pensa solo a bere?! E risponda alla domanda! E non mi chiede
niente
sulla missione?-
- Se sei qui, vuol dire che la missione è andata bene-
dichiarò ragionevole,
sviando di nuovo la domanda di Kyo, con un sorrisetto astuto - E non
ritengo
che tu sia scappato dal campo di battaglia, perché sei un
uomo d’onore, e poi
sei ricoperto di polvere e sale!- gli indicò il viso.
Si sedette a terra, in modo aggraziato, e versò il contenuto
della prima
bottiglia alcolica in un bicchiere che prima Kyo non aveva visto.
Nel frattempo pensava che Yuko fosse davvero in gamba, sapeva davvero
capirle
le persone.
- Certo che a lei non sfugge mai nulla. Sembra conoscermi da una
vita…-
- Vedi, Kyo-kun, esiste una serie di correlazioni tra le cose:
così come ci può
essere una correlazione tra un bruco, un bozzolo ed una farfalla nella
metamorfosi, così come ce n’è una tra
l’erba, un’antilope ed una tigre nella
catena alimentare, così come ne esiste una tra desiderio,
sacrificio e felicità
nelle azioni umane, ne esiste anche una tra il passato, presente e
futuro nel
tempo di ogni singola persona. Tu mi hai dato dell’indovina
poco fa, ma non è
proprio così. Gli indovini, come i chiromanti, hanno dei
doni innati per
predirti passato, presente e futuro. Io semplicemente ho il dovere di
tenere in
equilibrio tutte le
correlazioni del mondo tra loro, soprattutto, come avrai capito,
quelle nelle sfere dimensionali e in quella dei desideri-
spiegò lentamente la
Strega, per poi bere sakè.
Kyo la ascoltava assorto, sedendosi con lei.
- Quindi se lei, Yuko-san, conosce una persona, è
perché ne conosce gli
equilibri, per capirci?-
- Una sorta, sì. Se trovo degli squilibri, è mio
dovere entrare in azione, un
po’ come nel tuo caso, troppo depresso e sempre
più chiuso-
Il Gatto non si offese, in fondo era vero, ma faceva sempre male
ammetterlo.
- Lei mi parli dei desideri, come fa a renderli atti?-
- Non può sempre succedere che diventino atti. Non
in questo mondo almeno.
Se qui io desiderassi qualcosa, per capirci, dovrò
sacrificarne
un’altra dello stesso valore per ottenerla, ma sempre tenendo
conto delle
“catene” che legano questo mondo: non puoi
pretendere che ti mostri un cavallo
alato, se non mi dai qualcosa di altrettanto fantasioso che riesca a
compensare
un tale desiderio, qualcosa che non è originario di questo
mondo, ma che trovi
perché viene semplicemente “importato”
da altre dimensioni. Un esempio? Quello
spirito che hai affrontato. Questi “importi” cerco
di equilibrarli portando
qualcosa di questo mondo all’Aldilà.-
spiegò brevemente, senza soffermarsi
troppo.
-Ora prendiamo il tuo caso: hai desiderato che accelerassi il processo
di
deterioramento della maledizione; hai sacrificato la tua vita
affrontando uno
spirito molto potente ed hai preso un debito per queste bottiglie; ora,
quindi,
cosa ti impedirebbe di essere felice? L’equilibrio tra
desiderio e sacrificio
c’è stato, ora sei felice?-
Rivolse un’occhiata obliqua a Kyo, assorto nei suoi pensieri.
- Beh, sono molto felice di quello che ha fatto per me… -
- Io non ho fatto nulla, Kyon, semplicemente ti ho dato le istruzioni
per
esprimere il tuo desiderio- interruppe Yuko modesta.
- Già. Eppure sono ancora insoddisfatto-
- Ah sì? Cosa desideri ancora, Kyo, dimmi -
- Che il tempo mi venga di nuovo restituito. Voglio… Vorrei
poter tornare indietro,
aver riparato un sacco di errori- strinse le mani a pugno.
Confidarsi non era la sua miglior prerogativa. C’era bisogno
di fiducia, ed era
difficile per Kyo averne in una persona. Era anche vero,
però, che sembrava
ancora più difficile NON confidarsi con una persona
armoniosa e saggia come
Yuko, per quanto, alle volte, potesse sembrare capricciosa e
insopportabile.
- C’è molta gente che vorrebbe poter tornare sui
propri passi, proprio come
vuoi tu, ma pochi capiscono che la miglior soluzione è
andare avanti - fece
Yuko- Cosa vorresti cambiare?-
- Non avrei permesso, prima di tutto, il suicidio di mia madre per
causa mia -
- Non è colpa tua, ma di tuo padre che continuava ad
opprimerla, e lo sai-
- Avrei voluto essere più grato a Kazuma-sensei per essere
stato così gentile
ad accogliermi come un figlio-
- Ma lui lo sa, Kyon! Lo sa anche ora che vai a trovarlo tanto spesso,
sebbene
tu viva in un altro luogo-
- Vorrei non dover odiare Yuki- continuò perentorio.
- Curioso, vero, come una favoletta possa condizionare un capofamiglia
e tutta
la sua gente?-
Parlava della favola secondo cui il Topo ingannò il Gatto,
dicendogli che il
Banchetto di Dio si sarebbe tenuto il giorno dopo. In questo modo, il
Gatto fu
escluso tra gli Jyunishi.
- Io… Io l’ho… Non ho potuto fare
niente per lei-
- Nessuno avrebbe potuto salvarla da quell’incidente-
incalzò Yuko, sapendo di
chi parlasse.
- STRONZATE! - urlò Kyo, calciando una bottiglia, che si
frantumò contro un
albero.
Di nuovo quelle ruote, nella sua testa, che sprizzavano sangue.
Si alzò, voltò le spalle alla Witch lady e diede
un pugno ad un altro albero,
facendo finta che fosse l'autoveicolo di anni fa, una sciocca e vana
speranza
di fermare quella macchina, stavolta.
Yuko non si scompose più di tanto, come se si aspettasse una
simile reazione.
Lo fissò con sguardo perso in chissà quali
pensieri, seria, con la testa
leggermente inclinata a sinistra.
Kyo ripeté in un gemito:
- Stronzate…- appoggiò la testa
all’albero e si morse il labbro inferiore, per
impedire alle lacrime di scendere, per impedire a
quell’antico dolore di riemergere.
Vedeva di nuovo lo sguardo di quella donna, ormai in procinto di
morire, su
quella strada asfaltata, che lo guardava con occhi fissi,
riconoscendolo come
il suo amico di chiacchierate.
“ Non ti perdonerò” aveva sussurrato.
Oh, quanto avevano chiacchierato Kyoko Honda e Kyo Sohma, nei tempi
andati.
- Con… Con che faccia dirò a Tohru…
Che ho visto sua madre, mentre moriva? Come
faccio a dirle che sua madre, in questo momento…-
tirò su col naso - potrebbe
essere ancora viva se fossi intervenuto, e a quest’ora si
starebbero scambiando
il bacio della buonanotte? Io non voglio perderla, Yuko-san…
Non voglio perdere
una persona speciale come Tohru.. Lei sa farmi stare bene, cerca di
farmi
capire che lei c’è sempre per me, ma
io… Io ora ho così poco tempo da
trascorrere fuori da quella stretta e angusta camera della villa in cui
sarò
confinato, lo capisci? Voglio passare al meglio questi
giorni… Con lei… E non
voglio che soffra ancora, non lo merita, basta; non è
già abbastanza che si
sforzi di sorridere?-
Lasciò che la corteccia dell’albero facesse
passare quelle gocce salate lungo
tutto il suo corpo legnoso.
- Kyo…- stavolta Yuko non usò nemmeno in suffisso
onorifico - … Guardami -
furono le sue parole.
L’altro fece cenno di no con la testa, vergognandosi.
- Allora guardati il polso sinistro- suggerì birichina la
Strega.
Ed egli così fece.
Mancava qualcosa al posto sinistro.
- Il rosario!- fece allarmato.
Eppure le sue mani erano le stesse di sempre, la sua voce era normale.
Non si
era trasformato in alcun demonio.
Si voltò verso Yuko, che faceva roteare il braccialetto su
di un suo indice
quasi fosse un hula-hoop.
Aveva un sorriso dolce sul volto.
- Le persone sanno davvero essere migliori, quando cercano di essere
felici
assieme agli altri -
Lo sguardo di Kyo rimase incantato sul bracciale roteante.
Gli si avvicinò e cominciò a domandare:
- Come...?-
- Nel momento in cui tu pensi a quella ragazza, qualunque male sembra
svanire,
anche quello della maledizione. Quando mostri di preoccuparti per lei,
di voler
essere al suo fianco, la qualità delle cose migliora sempre
di più. -
Gli restituì il bracciale.
- Ti conviene rimetterlo al polso però. Non è
ancora rotta la maledizione.
Questo stallo è solo temporaneo- fece seria.
Kyo obbedì, annuendo e tirando su col naso.
- Yuko-san… Io… Sono senza parole-
- Immagino che farai tesoro di quest’ultimo insegnamento.
Confido nel fatto che
cercherai di parlare con sincerità a Tohru -
- Sì… Devo dirle la verità, anche se
immagino che ne soffrirà- voltò lo sguardo
di lato.
- Ma d’altronde chi sei tu per determinare la
felicità o l’infelicità di una
persona? Deve essere un sentimento individuale. Poi chi ti dice che dal
dolore,
com’è capitato a te, non possa nascere una gemma
di felicità?- fece capire
Yuko, sentendo che ormai la loro conversazione era arrivata a termine.
- Non c’è luce senza ombra, caro mio, non
c’è desiderio senza sacrificio- si
alzò. Improvvisamente disse:
- Ah, grazie della ciocca comunque-
- Come?-
- La ciocca del tuo pelo felino- fece uscire una fialetta con dentro
dei
peletti arancioni.
- Eh?! E quando li hai presi?!- Kyo fece per acciuffarli, infastidito,
ma Yuko
muoveva pigramente la mano per non lasciargliela prendere..
- Quando ti ho abbracciato. Che vuoi che ti dica, mi sono anticipata il
pagamento per l’illuminazione che ti ho dato poco fa! E poi
questo bilancia
anche quella bottiglia di sakè che mi hai rotto. Anche se
per il sakè, a me
tanto sacro, te ne avrei fatte comprare altre cento- si
burlò di Kyo.
- Ma che faccia tosta! E mi spieghi che ci fai con una mia ciocca?!
Lascia
almeno che ti prenda qualcosa di più idoneo!-
- Ma il tuo pelo semi-felino è così richiesto
nell’Altro Mondo, mi farai
diventare ancora più famosa! - esclamò
inflessibile ma divertita.
- Tiranna egoista!- fu la risposta furibonda e offesa di Kyo, che le
voltò le
spalle, irritato, e iniziò ad andarsene:
- Io vado a casa. Se sono fortunato, Tohru ancora non avrà
chiesto aiuto all’F.B.I.
per ricercarmi; ci si vede - borbottò corrucciato, mettendo
le mani in tasca.
Superò quei pochi alberi che delimitavano il parco dalla
foresta.
- Preferivi che chiamasse il W.W.F?- fece ironica, socchiudendo
divertita i
suoi occhi vermigli.
- Spiritosa... - un nervo sulla tempia gli pulsava minaccioso. Poi
esclamò:
- Ah!- e le rivolse uno sguardo di lato: - Spiegami piuttosto
perché hai preso
le sembianze di una volpe nel sogno e quando mi hai attirato nella
foresta! Perché
la Volpe?-.
Non gliel’aveva ancora chiesto.
Vide la Strega, ferma precisamente al limitare della foresta, che ci
rifletteva
su, portando gli occhi al cielo.
Poi rispose seria:
- Perché così assomigliavamo al Gatto e alla
Volpe della favola di Collodi-.
-… Addio- fece piatto Kyo, per guardare nuovamente avanti,
incapace di
concepire una simile risposta… E poi chi era Collodi, si
chiedeva scandalizzato?!
- E inoltre… Perché le Volpi sono capaci di
creare illusioni che non lasciano
distinguere l’apparenza… Dalla realtà-
aggiunse enigmatica Yuko.
- Ma davvero..?- domandò scettico Kyo, voltandosi nuovamente
indietro.
Ma non c’era niente di niente dietro di lui, se non uno
spiazzo erboso: non
c’era né Yuko, né la sua Foresta,
né alcun guaito, nè- ci avrebbe sperato
quasi- alcuna Volpe.
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Capitolo 5 *** Capitolo V: Epilogue ***
Quando
Kyo si ritirò a casa, dopo
mezz'ora di riflessioni, Tohru tra poco gli sarebbe saltata addosso.
- Oh, Kyo-kun! Sei tornato!- gli prese saldamente una mano tra le sue e
lo
guardò con i suoi occhi verdi-azzurri.
- L’hai fatta preoccupare a morte, gattastro –
disse secco Yuki, sfogliando una
rivista, per nulla esaltato dal ritorno del Gatto.
- Stavamo anche per chiamare il W.W.F., Kyo-chan- fece Shigure, il
Cane, in
tutta tranquillità, bevendo una tazza di the fumante.
“ Anche lui con questa storia del W.W.F. Va a finire che
faccio estinguere lui
ed il topastro” alzò gli occhi al soffitto Kyo.
Evidentemente solo Tohru, tra i tre, era quella che si era realmente
preoccupata per lui.
Kyo la guardò, chinando il collo, perché Tohru
era più bassa.
Le sorrise lievemente e le portò una mano sulla testa,
carezzandogliela.
- Non sai che i Gatti sono spiriti liberi, Tohru-kun?-
Lei sorrise radiosa, sicura che Kyo stesse bene, ma prima che potesse
chiedergli dov’era stato, questi fece piatto, quasi
minaccioso:
- Allora, la mia cena?-
- Subito!- Tohru svolazzò rapida in cucina come una
gazzella, Kyo strappò la
rivista dalle mani di Yuki e si sedette a tavola, leggendo e coprendo
un
sorriso, oltre che la fame.
Ci sarebbe stato tempo, pensava Kyo, per raccontare a Tohru della
vicenda con
Yuko.
Se tutto sarebbe andato bene, magari anche un’intera vita a
disposizione,
insieme.
Perché Kyo non volle perdersi d’animo;
perché sentiva che se sapeva desiderare
e non si sarebbe scoraggiato, la Speranza sarebbe stata
l’ultima a morire.
E lui ora desiderava essere felice per sempre con Tohru, anche se la
strada che
aveva davanti a sé sembrava irta di ostacoli.
“ Abbi pazienza, Yuko, presto anche io uscirò da
questo bozzolo e diverrò una
farfalla nera, fiera di volare verso la felicità con ali
fiere”…
Sottoforma della volpe argentata, Yuko accompagnò Kyo a casa
senza farsi vedere
da lui o da altri.
Era soddisfatta di sé.
L’aveva predisposto alla felicità. Questo le
bastava.
" Chissà se la sognerai ancora una Volpe, KyonKyon.
Chissà se avrai
bisogno ancora di me"
Ma ebbe il presentimento, anzi, la certezza che avrebbe realizzato
tutti i suoi
desideri da solo.
Voltò le spalle al suo ex-cliente:
- Gli esseri umani, che meravigliose creature. Non impari mai a
conoscerle del
tutto e non ti stanchi mai di loro, tanto che sono misteriose- disse,
per poi
trottare tra gli alberi, tra altre dimensioni.
Pappapperòparà ~
Ed anche questa
è andata! XD
Ringrazio
già
adesso Nyx, il mio Drinitino beta che ogni
volta tenta di fare commenti lunghi e professionali, non capendo che lo
trovo adorabile quando si sforza di farli, non trovate? Li apprezzo
perchè so che sono sinceri,
grazie darling ^^
Ci si vede alla
prossima fic,
gente - se ne avrò voglia D=-.
Ciau! ~
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