Drink Up Me Hearties Yo Ho di Lione94 (/viewuser.php?uid=85472)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: L'unico amore. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1: Pirati dei Caraibi ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2: L'Olandese Volante ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3: Mezze tempeste e mezze rivelazioni ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4: Il prezzo da pagare ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5: L'Albatros Grigio ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6: Conoscenti e ammutinati ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7: Tempeste all'orizzonte ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8: Segnali sbagliati ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9: Ragioni e sentimenti ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10: Tortuga ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11: Intenzioni piratesche ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12: Pazzia o genialità? ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13: Gioco di menzogne ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14: La Fratellanza riunita a consiglio ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15: Lo Schiavo traditore ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16: La furia di Calipso ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17: La Mano del Destino ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18: Liberi Pirati ***
Capitolo 1 *** Prologo: L'unico amore. ***
Ciao a tutti!
Questa è la prima
fanfiction che scrivo sui Pirati dei Caraibi. Mi è venuta l'ispirazione
leggendo la bellissima storia scritta da FannySparrow e ho voluto
subito postarla.
I personaggi sono tutti gli
stessi con qualche nuovo personaggio inventato da me ed è ambietata
circa vent'anni dopo la fine del terzo film.
Spero che vi piaccia,
ringrazio in anticipo chi commenterà, seguirà o metterà questa
fanfiction tra le sue preferite.
Drink Up Me Hearties Yo Ho
Prologo: L’unico amore
- Yo ho, yo
ho, la spada, il corvo, il mare.
Rubiamo,
assaltiamo, bruciamo, arraffiamo, trinchiamo allegria yo ho.
Ci
piace aggredire, imbrogliare, rapire, trinchiamo allegria yo ho.
Yo ho,
yo ho, la spada, il corvo, il mare -.
Alle prime ore del mattino,
quando tutto era ancora addormentato, il sole nascente illuminò
fiocamente il profilo di due figure che camminavano lentamente lungo il
molo del porto di Port Royal dove erano attraccate molte navi senza
bandiera di riconoscimento. Navi di pirati.
La prima figura dai tratti
femminili, i lunghi capelli neri come la più buia delle notti senza
stelle, i vestiti da uomo e un tricorno marrone in testa smise di
cantare e prese per un braccio la seconda, un uomo dalla strana
camminata ondeggiante che ad ogni passo produceva un leggero rumore
tintinnante, e la portò dritta verso l’ultima nave del porto che si
affacciava sul Mare dei Caraibi.
I passi dei loro stivali
non risuonarono più quando si fermarono davanti alla nave dallo scafo
scuro, dalle logore vele quadre e la polena a forma di sirena. La
scritta consumata sulla poppa riportava un nome: Siren.
Sul ponte una manciata di
uomini era già al lavoro per preparare un’imminente partenza.
- Yo ho, yo ho
e una bottiglia di rum, beviamoci su! -
- Ben detto, mia cara -
disse l’uomo tracannando l’ultimo sorso dalla bottiglia di rum che
aveva in mano. Lasciò cadere la bottiglia nell’acqua scura e restò a
guardarla galleggiare per qualche secondo, preso dai pensieri che gli
passavano per la mente.
- Non preferireste quella?
- gli domandò la donna con voce perplessa, interrompendo le sue
riflessioni e additando la nave affianco alla Siren che era tre volte
più piccola di quella indicata.
- Quello che mi serve,
tesoro, è una nave tanto veloce da eguagliare Lei. Una nave imponente e pesante
non rientra nei miei piani. Comprendi? - pronunciò l’uomo lisciandosi
la barba del pizzetto.
La donna annuì sbuffando
per quel giro di parole a una sola e semplice domanda. Eppure ormai
c’era abituata, lui era fatto così.
- Siete sicuro di voler
partire subito? - aggiunse poi lanciandogli un sorriso seducente.
L’uomo puntò un indice in
alto, come per dirle di attendere, e consultò una bussola dalla
custodia marrone. Rimase a guardare l’ago che puntava un punto
imprecisato dal mare e quando ripose la bussola, rispose con un sorriso
greve a quello affascinante della donna.
- Mi dispiace cara, ma il
mare mi aspetta - affermò con tono stranamente serio.
- Vorrete dire Lei - borbottò la donna,
riprendendolo.
- Signor Gibbs! - chiamò
l’uomo con voce autoritaria, ignorando il mormorio della donna.
Un uomo robusto e dalla
barba grigia si affaccio dalla nave. - Sì, capitano? -
- Tutto pronto per la
partenza? -
- Sissignore - rispose
quello contento. - Dritti alla meta… -
- E conquista la preda -
continuò l’altro con un luccichio folle di desiderio negli occhi.
- Sarà sempre Lei il vostro unico vero amore -
osservò la donna con tono mesto. - La Perla Nera -
- Se volete potete venire
con noi, Mary-Ann - disse il capitano sfiorando con una mano il volto
della donna e ricevendo un’occhiataccia da Gibbs, sempre convinto che
le donne a bordo portavano guai.
- E poi chi guiderebbe Il
Gabbiano, Jack? - la donna scosse la testa indicando l’unica nave a tre
vele del porto con un grande uccello sulla polena. - Un capitano non
può abbandonare il suo equipaggio -.
L’uomo annuì con fare
solenne e poi guardò il cappello in testa alla donna. - I miei effetti,
cara -
Dopo che la piratessa gli
ebbe ridato il suo cappello si diresse sopra la passerella della sua
scura nave dove i suoi uomini lo stavano aspettando.
- Ricorda che hai un debito
con i Fratelli della Costa - lo ammonì lei, alludendo alla barca.
- Credevo fosse stato
pagato questa notte - ribatté l’uomo mostrando con un sorriso
provocante i suoi denti dorati.
La donna si fece schermo
con la mano contro il sole che ormai era sorto e aveva risvegliato il
porto dove s’iniziavano a svolgere le prime attività, e poi scosse la
testa lanciandogli un’occhiata divertita.
Mary-Ann osservò le vele spiegarsi al vento mentre la nave davanti a lei iniziava a
muoversi.
- Addio Capitan Margan -
disse l’uomo levandosi il capello e facendo una specie di inchino.
La donna inchinò a sua
volta il capo e osservò la nave allontanarsi lentamente dal molo
Giamaicano per prendere il largo verso il mare aperto alla ricerca di
chissà quale altra avventura.
- Addio Capitan Jack
Sparrow - sussurrò Mary-Ann Margan, capitano del Gabbiano, girandosi
per dare le spalle al mare e ripercorrere il molo a ritroso, verso la
direzione della sua nave. - Spero che tu ritrovi il tuo unico vero
amore -.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Capitolo 1: Pirati dei Caraibi ***
Ciao, ecco postato il primo
capitolo della mia fanfiction!! Spero vi piaccia!!!
Ringrazio FannySparrow che ha commentato subito la mia
storia. Sono contenta che tu la legga. Spero di riuscire a scriverne
una bella come la tua.
Grazie anche a Rein94: anche se non sei
una grande fan di PdC sono felice che tu abbia letto e recensito la mia
fanfiction. Grazie.
Buona lettura a tutti!!
Capitolo
1: Pirati dei Caraibi
Molti anni
dopo…
Il
sole era un alto disco rovente nel cielo senza nuvole. L’acqua del
limpido mare rifletteva i raggi che la colpivano, rendendo l’aria piena
di salsedine afosa, anche se una leggera brezza rinfrescava i pirati
che
lavoravano sulla nave eseguendo gli ordini del suo Capitano.
Il
giovane uomo salì agilmente sulla coffa e con una secca mossa aprì il
suo cannocchiale per scrutare il paesaggio intorno alla nave. Tutto era
calmo e il mare era piatto come una tavola. Un gruppo di gabbiani passò
sulla sua testa per poi volare verso l’orizzonte. Li seguì con il
cannocchiale finché non scorse qualcosa sull’acqua che attirò la sua
attenzione.
Si
bloccò per osservare bene le bandiere sui pennoni di quella nave che
navigava in lontananza e sentì una fitta di contentezza percorrerlo.
-
Nave a babordo! - urlò entusiasta.
I
corsari corsero tutti sopra coperta per vedere con i loro occhi ciò che
aveva appena gridato l’uomo sulla coffa e si scambiarono commenti
eccitati. Era da più di due settimane che non incrociavano un
mercantile sulla loro rotta e non potevano esercitare il loro piratesco
lavoro.
L’uomo
scese veloce sul ponte e dopo aver superato gran parte della ciurma,
raggiunse il Capitano che gli domandò: - Che tipo di nave avete visto,
James? -
-
Guardate - quello per tutta risposta gli porse il suo cannocchiale.
-
Inglesi - costatò il Capitano guardando il mare.
-
Che cosa facciamo Capitano Turner? - chiese uno degli uomini.
I
pirati aspettarono ansiosi la sua decisione mentre il capitano
richiudeva il cannocchiale con un sorriso che gli illuminava il volto
lo porgeva al giovane uomo chiamato James.
-
Rotta a babordo. Alzate il Jolly Roger - decretò tra il mormorio felice
della ciurma - Animo uomini, andiamo a derubare un mercantile! -.
-
Pirati! -
Il
grido terrorizzato della vedetta la risvegliò dal dolce torpore del
sonno, facendola sobbalzare sorpresa.
La
giovane donna saltò agilmente in piedi e velocemente indossò degli
abiti maschili che nascondevano le sue morbide forme. Dopo aver
raccolto i lunghi e ricci capelli corvini in una coda e averli nascosti
sotto un tricorno nero con una piccola piuma bianca, si poggiò sui
fianchi una cintura con delle pistole e si infilò gli stivali alti fino
al ginocchio di pelle marrone consumata dall’uso.
-
Nave di pirati dritta davanti a noi!-
Al
ripetuto urlo dell’uomo spaventato la donna uscì di soppiatto dalla
stiva dove aveva dormito e si diresse sopra coperta ed evitando alcuni
uomini che eseguivano affaccendati gli ordini dell’agitato capitano
della nave, armandosi con pistole e spade, si sporse oltre il parapetto
e osservò il mare con attenzione.
Una
fitta di odio ed eccitazione le scosse il corpo quando scorse la nave
che tanto desiderava vedere. Odio per tutto il tempo passato a cercarla
ed eccitazione perché l’aveva finalmente trovata.
Sapeva
che aveva fatto bene a imbarcarsi su un mercantile inglese che
viaggiava nelle acque dei Caraibi, nelle sue acque, nelle acque
dell’Olandese Volante. Solo in questo modo avrebbe potuto avvicinarsi a
quell’imponente nave senza troppe complicazioni.
-
Levati dai piedi ragazzo! -
Uno
dei marinai la spinse via mentre l’Olandese Volante abbassava il suo
Jolly Roger con un teschio e tre spade incrociate, e a vele spiegate si
avvicinava a grande velocità al mercantile per derubarlo degli oggetti
preziosi che trasportava. La giovane si spostò irritata e con gli occhi
socchiusi per schermirsi dalla forte luce del sole continuò ad
osservare la nave dei pirati.
L’Olandese
Volante era stata ed era ancora in parte la nave al servizio di
Calipso.
Dopo
aver compiuto per dieci anni il suo abituale compito, ovvero quello di
traghettare le anime nell’altro mare, aveva sciolto il suo legame con
la dea perché la donna che amava il capitano lo aveva aspettato per
tutti quegli anni e così Calipso lo aveva liberato dal suo grave
impegno (restituendogli anche la sua vita mortale), ma quella nave
stregata restava pur sempre sua, anche se
adesso veleggiava libera nel Mar dei Caraibi, conosciuta per la sua
fama di nave pirata riuscita a sconfiggere la Compagnia Inglese delle
Indie Orientali.
Dieci
anni erano passati da quando la nave e la sua ciurma era tornata dalle
acque dei morti e aveva terminato il suo compito, e ben venti anni
erano passati da quel giorno memorabile della vittoria dei pirati, e
della loro perdita del mare non era più degli uomini ma apparteneva a
Calipso, la volubile dea del mare.
Ma
la donna sapeva che presto tutto questo sarebbe cambiato.
-
Scappate, è meglio - disse a un gruppo di marinai che la guardarono
terrorizzati per quello che stava per accadere.
L’Olandese
Volante si avvicinò alla nave e la ghermì con degli arpioni. Si udirono
le grida di giubileo e incitazione dei pirati quando saltarono sul
ponte del mercantile. Alcuni disarmarono e colpirono velocemente gli
uomini inesperti mentre altri razziarono l’imbarcazione delle sue
merci, compreso il bottino d’oro del comandante.
Dei
pirati di avvicinarono alla giovane donna e così lei, per non farsi
ammazzare, fu costretta a sguainare la sua spada sottile e affilata, e
mandando fendenti con fare esperto, riuscì a cogliere impreparati
quelli che l’attaccavano grazie alla sua agilità e sveltezza.
In
confronto a lei il resto dei marinai del mercantile sembrava
un’accozzaglia di pesci spaventati e alcuni seguirono il suo consiglio,
buttandosi in mare per fuggire.
Sbuffò
quando rimase la sola a combattere contro più di cinque uomini. Si
trovava in difficoltà perché mentre mulinava la spada doveva tenersi
stretto il cappello sulla testa per evitare che sfuggissero delle
ciocche di capelli rivelando che era una donna. Così quando capì che
stava per essere sopraffatta rinfoderò la spada e disse con voce rude
una parola che i pirati dovevano conoscere bene e che l’avrebbe
salvata.
-
Parlay! - esclamò con le mani alzate.
Gli
uomini si scambiarono delle occhiate perplesse.
-
Che cos’ha detto questo cane indiavolato? - domandò un pirata dai
lunghi capelli scuri puntandole la spada alla gola.
-
Fallo fuori Blake - ghignarono gli altri.
-
Parlay – ripeté quella ad un tratto agitata - Invoco la protezione del
Parlay! Secondo il Codice ho il diritto di parlare con il capitano
della vostra nave - lanciò un’occhiata truce al pirata continuava a
tenere la spada poggiata sul suo collo. – Non vorrete forse disobbedire
al Codice -.
Questa
volta gli uomini, dopo aver compreso le sue parole, si guardarono
intorno timorosi. Nessun pirata disonorava le leggi del Codice
altrimenti avrebbe subito la furia di Calipso.
- E
va bene, ragazzo! - allora il pirata di nome Blake riponendo la sua
arma e prendendo la giovane donna per un braccio mentre gli altri le
puntavano le loro spade sulla schiena - Avanti, cammina -.
Spingendola
la fecero camminare sulla passerella che collegava le due navi e
dopodiché la trascinarono sul ponte. Si guardò intorno e osservò
l’Olandese Volante su cui non aveva mai messo piede e le sembrò
gigantesca. Le scale che portavano sotto coperta conducevano alla
carena, dove si trovava la cabina del comandante e i giacigli della
ciurma, alla stiva e alla cambusa dove il cuoco di bordo preparava le
vivande.
La
donna intuì che là sotto doveva essere un intricato labirinto di legno.
-
Ehi, Athony! - esclamò un pirata all’uomo che teneva la giovane per il
braccio. - Adesso si fanno prigionieri i mozzi dei mercantili? -
-
Lasciatemi, cani rognosi -
La
ragazza si liberò dagli uomini e lasciandoli indietro si diresse a
grandi passi verso un uomo poggiato con la schiena all’albero maestro
con indosso un cappello dalla lunga piuma grigia sopra dei corti
capelli castani legati in un codino dietro la nuca, una casacca marrone
sopra una camicia azzurra, gli stivali alti e un mantello poggiato
sulle spalle. Aveva la testa china e incurante della confusione intorno
a lui si rigirava tra le mani un vecchio cannocchiale di ottone.
La
donna non riusciva a vederlo in volto per via del cappello ma intuii da
com’era vestito che quello doveva essere il capitano, l’uomo che stava
cercando.
-
Siete voi William Turner? - domandò fermandosi vicino a lui, suscitando
la curiosità dei pirati che la seguivano. Probabilmente si stavano
domandando come conoscesse quel nome.
-
Sì, sono io - rispose l’uomo con una vibrante voce maschile alzando di
scatto il volto.
La
ragazza osservò meravigliato i suoi occhi neri e profondi e il suo
giovane viso, troppo giovane per essere quello di un uomo sulla
quarantina, ma piuttosto sembrava sulla ventina, con solo qualche anno
in più di lei.
- E
voi chi siete? - chiese l’uomo riponendo il cannocchiale nella tasca
dei pantaloni.
-
Sono John Wole - rispose prontamente la donna riprendendosi dallo
stupore.
-
Perché siete qui? - Turner la guardò con un filo di sospetto negli
occhi.
- Ha
invocato la protezione del Parlay – disse uno dei pirati che li aveva
accerchiati e osservava la scena.
Turner
gli lanciò un’occhiata. - E perché lo avete portata da me? -
-
Voi non siete Willam Turner, capitano dell’Olandese Volante? - esclamò
la donna ancor più confusa.
L’uomo
sorrise e la ciurma intorno a loro ride. Risate sguainate e divertite
che irritarono la donna che non capiva cosa aveva detto di così
divertente.
-
Credo che l’uomo che state cercando sia dietro di voi, John Wole -.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Capitolo 2: L'Olandese Volante ***
Capitolo
2: L’Olandese Volante
- Benvenuto a bordo
dell’Olandese Volante -
La donna, al suono di
quella voce alla sue spalle, si voltò di scatto verso la direzione che
il pirata elegante davanti a lei indicava, inciampando quasi nei suoi
stessi stivali.
La ciurma intorno a lei
rise divertita.
Quando ritrovò l’equilibrio
vide un uomo dai profondi occhi scuri così simili a quelli dell’altro.
Indossava dei pantaloni consumati come la sbottonata camicia bianca che
lasciava scoperto il petto sul quale c’era una lunga cicatrice che
segnava il punto all’altezza del cuore, e una bandana verde che
impediva ai suoi capelli castani lunghi fino alle spalle di coprire il
suo volto.
La ragazza notò che
assomigliava terribilmente all’uomo con il bel cappello solo che il suo
viso era più maturo, segnato da una riga sulla fronte e la sua barba
era un po’ più folta dell’altro che aveva solo il pizzetto.
- Che scherzo è mai questo!
- esclamò irritata mentre i suoi occhi saettavano sui due uomini così
simili.
La ciurma rise ancora,
divertita dalle sue parole e i due pirati si sorrisero.
- Basta - una voce
femminile risuonò sul ponte e una donna si fece largo tra gli uomini.
Aveva dei lunghi capelli
biondi dalle punte quasi bianche, schiarite dal sole, un viso a forma
di cuore dai tratti dolci, gli occhi castani chiari e indossava degli
abiti scuri che ricordavano dei vestiti orientali.
- Ogni volta dovete sempre
fare questo stupido gioco - sospirò esasperata con voce dolce e ferma
allo stesso tempo.
- Elizabeth Swann - disse
la donna con un filo di voce riconoscendola.
- Elizabeth Turner - la
riprese con orgoglio quella, avvicinandosi all’uomo con la bandana. - E
questo è William Turner capitano dell’Olandese Volante -
- E io sono Henry James
Turner - concluse il ragazzo togliendosi il mantello che indossava e
porgendolo al padre. - William è solo il mio secondo nome -
La giovane donna gli lanciò
un’occhiataccia furiosa per averla presa in giro alla quale l’uomo
rispose con un sorriso ironico.
- E tu invece chi sei,
ragazzo? - domandò il capitano Turner osservandolo.
- Sono John Wole, e
desidero unirmi alla vostra ciurma di pirati -
Ricevette delle occhiate
stupite dagli uomini, ma nessuno parlò, aspettando il giudizio del
capitano che continuava ad osservarla con attenzione cercando di vedere
bene sotto l’ombra del tricorno nero che indossava.
- Siete sicuro della vostra
scelta? - pronunciò infine capitan Turner poggiandosi sulle spalle il
mantello - Sicuro di voler diventare un pirata? -
- Sissignore -
- Sicuro di voler
rinunciare a una vita tranquilla per viverne una bandita dalla legge? -
- Sicurissimo - rispose la
donna con un sorriso divertito.
- Come facevate a sapere i
nostri nomi? - s’intromise la signora Turner ad un tratto indispettita.
- La vostra fama vi precede
mia signora - disse la finta John tenendosi sul vago.
Doveva continuare a
mentire, anche se sentiva che dei Turner poteva fidarsi. Ma erano pur
sempre pirati, e non si sapeva mai cosa poteva passare per la testa di
un pirata.
Non sapeva nemmeno lei cosa
passava nella sua.
E poi si ricordò anche che
l’Olandese Volante era sempre al servizio di Calipso, se avesse
rivelato chi era prima che tutto andasse secondo i piani sarebbe finita
nei guai e questo avrebbe portato altre fastidiose complicazioni, e
tutto era già abbastanza difficile.
- Bene, John Wole, adesso
fate parte della ciurma - affermò Will.
- Spero non vi dispiacerà
iniziare come semplice mozzo - continuò James Turner.
La donna cercò di
nascondere con un colpo di tosse il verso sarcastico che le era uscito
dalle labbra. Che cosa le toccava fare pur di arrivare alla sua meta…
- No, signore - esclamò con
voce atona e senza convinzione.
Il capitano scoccò
un’occhiata d’intesa alla consorte che iniziò a gridare con tono
autoritario ordini alla ciurma.
- Animo uomini! Spartite il
bottino e portate le altre merci nella stiva. Levate le ancore,
spiegate le vele! - urlò sotto gli occhi della ragazza che non
accennava a muoversi mentre gli altri uomini eseguivano già gli ordini.
- Andiamocene prima che arrivi un’altra nave -
Dopo che la nave iniziò a
navigare verso il mare, gli uomini si spartirono contenti il bottino
che avevano conquistato.
La giovane donna resto a
guardarli finché James Turner non le mise tra le mani un secchio e un
vecchio bastone con uno straccio lercio. - Forza John, non vorrete
rimanere con le mani in mano -.
La donna represse l’istinto
di dare un pugno su quella bella faccia.
- Ehi, Henry James - lo
chiamò con voce beffarda prima che quello si allontanasse. - Bel
cappello - con un colpo veloce di bastone, che colse impreparato
l’uomo, gli fece volare via dalla testa il suo copricapo.
I due rimasero ad osservare
il capello volteggiare e finire in acqua.
- Peccato - commentò la
donna ricevendo un’occhiata assassina dal giovane pirata. - Era davvero
un bel cappello -
- Voi nascondete qualcosa
John - ribatté l’uomo a denti stretti.
- Che cosa ve lo fa
pensare? - disse lei con tono incurante girandosi a guardarlo come se
stesse sproloquiando.
- Avete aspettato proprio
questa nave per diventare pirata, eppure ce ne sono moltissime altre
che navigano in questi mari - osservò James.
La donna si strinse le
spalle: - Forse ci può essere una remota possibilità che io abbia
incontrato solo questa come nave pirata -.
L’uomo le rivolse un’altra
occhiata sospettosa e prima di allontanarsi le disse: - Vi terrò
d’occhio -.
- E’ una minaccia? -
- No, è un avvertimento -
La finta John gli sorrise
beffarda e quando l’uomo si fu allontanato a grandi passi, iniziò a
lavare il ponte mentre l’Olandese Volante navigava pigramente verso il
largo.
Durante il viaggio la
giovane donna notò, mentre puliva con dovizia la nave da prua a poppa,
come gli uomini della ciurma fossero molto attaccati alla loro nave e
soprattutto al loro capitano, e quando osò farne parola con alcuni dei
filibustieri ricevette sempre un’unica e identica risposta: -
L’Olandese deve avere un capitano -.
Osservava la vita degli
uomini a bordo e a sua volta veniva osservata da James che ancora non
si fidava di quel ragazzo sconosciuto che aveva osato canzonarlo.
Eppure il figlio del capitano Turner non riusciva a controllarlo dopo
il sorgere della luna quando insieme agli altri marinai si coricava
mentre il ragazzo continuava a pulire ossessivamente il ponte rimanendo
solo. James credeva che forse stava prendendo un po’ troppo sul serio
il suo semplice compito, perché quando risaliva sul ponte lui era già
lì, sveglio e di nuovo al lavoro.
Dopotutto era pur sempre un
pirata e tutta quell’attenzione al suo compito era sbagliata. E poi
c’era qualcosa di strano nel cappello che indossava. Fino adesso non
aveva mai visto davvero i tratti del suo volto, perché sempre nascosti
dall’ombra di quel copricapo nero dalla piuma bianca. Lo teneva
sempre stretto al suo capo come se avesse qualcosa da nascondere.
James decise che presto
avrebbe scoperto il suo segreto.
Rein94:
Scusa Ila, ma interrompere i capitoli sul più bello è troppo divertente
u__U Però per evitare la rivolta xD prometto che cercherò di non farlo
tanto spesso. Grazie per le tue recensioni. Baci.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Capitolo 3: Mezze tempeste e mezze rivelazioni ***
Ecco il terzo capitolo della mia
fanfiction! So che la storia è ancora avvolta nel mistero ma in questo
capitolo inizieranno ad esserci i primi chiarimenti, e ci sarà anche il
ritorno del nostro amato Capitano Sparrow (: Spero di essere riuscita a
caratterizzare al meglio i personaggi perché non voglio finire in un
OOC.
Ringrazio moltissimo Sharry che ha messo questa
fanfiction tra le preferite, e Avis e Elly_93 tra le seguite.
Rein 94: Grazie
per la recensione. Spero che continuerai a seguire la mia storia :)
FannySparrow:
Grazie davvero per i complimenti che mi hai fatto nella recensione del
1 capitolo. Sono contenta di essere riuscita a descrivere abbastanza
bene le scene di azione e ad usare i termini correttamente (ho fatto un
corso accellerato su internet per non sbagliare xD), e grazie anche per
il consiglio: cercerò di controllare bene prima di postare i capitoli,
perchè qualche errore mi sfugge sempre. Riguardo la tua supposizione
sull'amicizia della nostra Lizzie con la falsa John, non voglio
anticiparti niente... ma chissà :D
Capitolo 3: Mezze tempeste e
mezze rivelazioni
- Capitano! - esclamò l’uomo
dalla corporatura robusta. Aveva il viso paonazzo e il respiro ansante
per la corsa che stava facendo. - Capitan Sparrow! -
Jack Sparrow ignorò il
richiamo del signor Gibbs e continuò dritto per la sua strada,
camminando a grandi falcate sulla sabbia dorata della spiaggia e
lasciando profonde orme. Sembrava stesse contando ogni passo che
compiva. A un tratto si chinò di scatto e iniziò a scavare con le mani
il terreno.
Della sabbia colpì il
signor Gibbs quando si fermò esausto vicino al suo capitano, che
continuava a scavare freneticamente come un cane che cerca di
dissotterrare il suo osso.
- Capitano? -
- Non adesso Gibbs, sciò! -
lo riproverò quello.
Jack Sparrow tirò fuori
dalla buca che aveva creato un piccolo baule e dopo averlo spolverato
dagli ultimi granelli di sabbia, lo aprì con un sorriso trionfante sul
volto che gli si congelò subito quando vide il suo contenuto.
- Rum? - domandò stupito
Gibbs guardando la bottiglia dal liquido scuro che il capitano aveva
preso tra le mani. - Siamo venuti fin qui per cercare del rum? -
- Questo - affermò Capitan
Sparrow con ardore - Non è semplice rum, ma è il Rum. Il migliore di
tutti i Caraibi, comprendi? - stappò la bottiglia e tracannò un sorso
con fare pensoso. - Dove posso averle messe? -
- Cosa Jack? - chiese
Mastro Gibbs confuso.
- Quello che stiamo
cercando - disse Jack Sparrow con ovvietà.
Chiuse il baule e lo
spinse. Quello cadde nuovamente nella buca con un sordo tonfo.
- E dove troviamo quello
che stiamo cercando? -
- Non so dove troviamo quel
che cerchiamo se quel che cerchiamo non so dove trovarlo - esclamò
agitato il capitano sorseggiando un altro sorso di Rum e alzandosi in
piedi ondeggiando. - Non ricordo più dove le ho nascoste -
Il signor Gibbs non lo
aveva mai visto così agitato nemmeno quando più di vent’anni fa era
finito nel mondo dei non-morti, nello Scrigno di Davy Jones.
- Forse, forse… potrebbe
essere che… no, eppure… - blaterava Jack Sparrow camminando avanti e
indietro, picchiandosi l’indice contro il naso. - Ricordo… ricordo un
porto, il mare, dei remi… i remi! - esclamò fermandosi e illuminandosi
ma poi si rabbuiò e riprese a camminare in tondo - I remi, e un gran
buio -
- Vi siete dato un colpo in
testa con un remo per dimenticare ciò che avevate nascosto - suggerì il
signor Gibbs senza meravigliarsi delle stranezza compiute dal suo
capitano.
- Già - asserì Jack Sparrow
fermandosi nuovamente di colpo, con espressione trasognata. - Deve
essere andata proprio così -
- La bussola non vi può
aiutare? -
Il capitano sgranò gli
occhi: - No! -
Questa volta, il signor
Gibbs restò a bocca aperta dallo stupore. Non c’era niente che la
bussola magica di Jack non potesse trovare, dato che puntava verso ciò
che più si desiderava al mondo.
- No - ripeté piano Jack
Sparrow mentre un sorriso compariva sulla sua faccia - No. E questo
vuol dire che deve trovarsi nell’unico posto in cui la bussola non
indica, ovvero nel posto dov’è stata creata -
Jack riprese a camminare
con grandi falcate, dando le spalle al mare dove vi era ormeggia tata
una nave dalle vele nere.
- Capitano, ma di preciso,
cos’è che stiamo cercando? - si azzardò a chiedere il signor Gibbs
guardandolo allontanarsi.
- Delle mappe signor Gibbs
- rispose Jack stupito che il suo uomo non l’avesse capito prima.
- Per tutti i fulmini,
Jack! - esclamò Mastro Gibbs correndo verso di lui, mentre si teneva il
cinto dei pantaloni per impedire che cascassero. - Quelle mappe? -
- Quelle, signor Gibbs! -
- Ma perché non usate la
bussola per scegliere la rotta invece di utilizzare le mappe? -
Jack si fermò, poggiò una
mano sulla spalla del suo uomo e si avvicinò al suo volto con fare
cospiratorio: - Le Carte Nautiche non indicano solo rotte, ma anche
segreti che senza di esse non potresti mai sapere -.
- Ragazzo! - una voce
maschile chiamava qualcuno insistentemente - John. John Wole -
La giovane donna si rigirò
tra le coperte cercando di ignorare quella fastidiosa voce che
continuava a chiamare quel nome.
- John Wole! -
- Peste e corna! Ma chi è
questo John Wole? - esclamò la donna irritata aprendo gli occhi e
incontrando lo sguardo castano di un uomo piuttosto anziano chinato su
di lei. - Ah, sono io - si riprese balbettando mentre l’uomo la
guardava perplesso. - E invece voi chi siete? -
- Bill Turner. Sputafuoco
Bill Turner - rispose il vecchio bucaniere.
- Turner? - domandò la
ragazza perplessa.
Quante persone su quella
nave portavano quel cognome?
- Sono il padre di William
- affermò Sputafuoco Bill sorridendo per la sua confusione.
- State bene, John? - una
voce femminile intervenne e la ragazza si accorse solo in quel momento
che dietro il pirata c’era Elizabeth Turner.
Si alzò in piedi di scatto
ignorando i muscoli che protestarono intirizziti e calcandosi bene il
capello nero in testa disse: - Sissignora -.
- Perché allora avete
dormito sul ponte? -
La donna si massaggiò la
schiena indolenzita con una mano e si poggio al timone. - Perché? -
Non poteva certo dirle
perché aveva paura che gli uomini si accorgessero di lei mentre
dormiva. - Perché è bello dormire sotto le stelle - affermò convinta
della sua risposta.
- Oh, ne sono certo -
concordò Sputafuoco Bill - Ma adesso potreste cortesemente levarvi dai
piedi? Devo aggiustare la rotta -
La giovane prese le coperte
in cui aveva dormito e si sposto imbarazzata, seguita dalla signora
Turner.
- Ma come… -
L’arrivo del Capitano
Turner interruppe le parole della sua consorte. La donna li osservò
salutarsi con amore e si ricordò uno dei motivi per cui essere
scambiata per un uomo era migliore. Nessun rischio di essere colpiti
dall’amore, quel sentimento che rammolliva anche il peggiore dei
pirati. Inutile seccatura.
Si allontanò verso poppa
sapendo che aveva evitato le domande della piratessa solo per quel
momento, e si sporse per cercare di scorgere qualcosa ma vide solamente
una distesa piatta di acqua. Si riproverò per non aver portato il suo
cannocchiale, forse avrebbe potuto rubarlo al giovane Turner.
- Ehi John! -
Come se uscisse dai suoi
pensieri James le comparve alle spalle facendola sobbalzare. Quasi
cadde oltre il parapetto e il suo cappello volò fuori bordo, finendo in
mare.
- Conosco anch’io miei
trucchi - rise l’uomo dietro di lei.
Agitata che potesse
scoprire il suo segreto si chinò di scatto a terra e si coprì con una
delle coperte che aveva in mano. Sbuffò irritata. Quello stupido di un
pirata!
- Che cosa state facendo
John? - domandò James meravigliato, osservando gli stivali di quello
strambo pirata che spuntavano da quel groviglio.
- Cerco il mio… uncino -
esclamò la donna con la voce soffocata dalla coperta, restando
acquattata per terra, sperando che l’altro se ne andasse.
- Voi non avete un uncino -
osservò lui con voce irritante.
- E’ uno piccolo. Per la
pesca - mentì con puntigliosità la donna, mettendosi in ginocchio.
-L’avranno preso i topi -
L’uomo davanti a lei la
guardò ancor più stupito sistemarsi la coperta come un turbante e
lanciargli un’occhiata infastidita. Rimasero a guardarsi per un attimo.
Un sorriso incurvò le
labbra sottili del giovane Turner mostrando i suoi denti bianchi e la
giovane donna sbuffò, riconoscendo che questa volta era stato lui a
prenderla in giro. Poi lei si alzò piedi per sporgersi nuovamente a
osservare l’acqua.
La donna vide che il suo
cappello era scomparso e pensò che quello era un brutto segno.
- Tempesta a nord-est ! -
gridò la vedetta dalla coffa - Vieni dritta verso di noi! -
- Appunto - bofonchiò la
giovane.
Tutti i pirati corsero
verso la prua per osservare il cielo nero illuminato solo dai forti
lampi che cadevano in mare, avanzare velocemente nella direzione della
nave.
James spostò con malagrazia
il falso John e si diresse verso il capitano che stava urlando sopra
l’ululato del forte vento che li aveva investiti.
- C’è modo di evitare
quell’inferno, nostromo McGrey? -
- No, capitano. Ormai ci
siamo dentro - rispose il nostromo con tono leggermente agitato.
I due coniugi Turner si
scambiarono uno sguardo preoccupato.
- Ammainate le vele, gente
- gridò allora Elizabeth - o il vento le romperà -
- Girate tutto a tribordo
mastro Turner - urlò a sua volta il capitano a Sputafuoco Bill.
La giovane donna si
avvicinò e percepì le parole preoccupate della signora Turner rivolta
al consorte. - Will, prima di adesso non era mai successo… guarda i
fulmini, e il cielo… -
- E’ il cielo di una
tempesta come un’altra, Elizabeth - cercò di tranquillizzarla il
capitano.
La ragazza non capii la
preoccupazione della signora Turner e nemmeno perché il capitano avesse
dato quella strana rotta della nave che invece di finire dritta nella
burrasca, la aggirava prendendola al largo.
L’Olandese Volante
ondeggiava terribilmente per ogni onda che colpiva la sua fincata
sinistra. Una fitta pioggia iniziò a scendere dal cielo e investì in
pieno la nave.
La donna riconobbe quel
genere di tempesta e preoccupata corse verso Sputafuoco Bill sapendo
che se avessero mantenuto quella rotta la nave si sarebbe rovesciata.
- Rotta a nord! - urlò in
faccia all’uomo. - Dritti dentro la tempesta! -
- Questi non sono i miei
ordini, John! - esclamò il capitano Turner.
- Lo so capitano ma devo
disubbidire altrimenti la nave si rovescerà - rispose quella spostando
con forza il vecchio pirata e girando il timone con una mano mentre con
l’altra continuava a tenere la coperta, che bagnata pesava molto sulla
sua testa.
Quando la nave cambiò la
rotta e le onde s’infransero sulla sua prua, l’Olandese Volante smise
di ondeggiare e affrontò la tempesta senza rollii.
La donna lasciò il comando
a Sputafuoco e dopo aver ricevuto una pacca di ringraziamento dal
capitano sulla spalla corse per dirigersi sotto coperta ma si fermò
vicino l’albero maestro.
- Siete forse matto James
Turner? - disse fermando l’uomo che tentava di risalire sulla coffa
prendendolo per la camicia.
- Non fate lo sciocco John,
devo vedere dove finisce la tempesta. Avete forse paura? - lo riprese
quello cercando di liberarsi dalla sua stretta.
- Un po’ - ammise lei
incerta.
Aveva pensato che
trovandosi su quella nave non sarebbe accaduto niente, ma purtroppo si
era sbagliata.
I fulmini, dal cielo
plumbeo cadevano nell’acqua agitata rischiando di colpire l’Olandese
Volante e i boati fragorosi dei tuoni assordavano gli uomini. La
pioggia e gli spruzzi di acqua salata che provenivano dalle alte onde
bagnavano dal capello agli stivali i marinai sulla nave, compresa la
giovane donna che si teneva stretta a sé le coperte per evitare che i
vestiti fradici che aderivano sulle sue forme mostrassero che era una
donna. Eppure era una preoccupazione inutile perché nessun pirata le
faceva caso perché troppo preso a salvare la nave.
Un fulmine colpì la coffa e
il giovane James venne sbalzato dall’albero maestro in fiamme e finì
fuori bordo, però riuscì a non cadere in mare, tenendosi stretto al
parapetto.
- Per tutti gli dei! -
imprecò cercando di tirarsi su, ma il legno della nave reso scivoloso
dalla pioggia glielo impediva.
- James! - La signora
Turner corse ad aiutare il figlio ma tutti i suoi sforzi erano vani. -
John, aiuto! -
La giovane donna rimase
incerta per un attimo: se avesse aiutato i due Turner avrebbe dovuto
rivelare il suo segreto. Si guardò intorno, disperata, ma nessuno
sembrava che potesse aiutare l’uomo attaccato al parapetto, nemmeno suo
padre che con Sputafuoco Bill e altri tre uomini cercavano di tenere
fermo il timone per impedire alla nave di cambiare rotta.
Un’onda colpì la fiancata
della nave e James quasi cadde in mare.
- Oh, al diavolo! -
La ragazza si liberò da
tutte le coperte e i capelli legati neri le ricaddero dietro la
schiena. Si diresse veloce verso il parapetto dove Elizabeth teneva suo
figlio per un braccio come suo ultimo appiglio.
- Afferra la mia mano! -
urlò tendendo la mano al giovane uomo che la guardò confuso.
- Voi siete una… - le
parole di James furono coperte dal rombo di un tuono e il fulmine
illuminò il volto meravigliato della signora Turner che si era girata a
guardarla.
- Prendi la mia mano.
Subito! -
Dopo aver tentato più volte
finalmente i due si afferrarono per mano e, la donna insieme alla
signora Turner, poggiando i piedi lungo il parapetto fecero forza per
aiutarlo a tirarsi su.
Quando James finalmente
salì sulla nave con un capitombolo che fece cadere anche le due donne,
vide la ragazza e la meraviglia si dipinse sul suo volto. In quel
momento la tempesta cessò e il vento spazzò via le nubi facendo tornare
il sole a splendere in cielo.
La ragazza sotto lo sguardo
stupito di tutti i marinai si alzò in piedi e in uno scatto rabbioso
calciò la prima cosa che le capitava vicino. Un baule che le fece
dolere il piede. - Mannaggia! - urlò a nessuno in particolare.
James Turner la guardò come
se la vedesse davvero per la prima volta. Mentre quella strizzava i
suoi lunghi capelli neri legati in una coda, il pirata osservò il suo
viso tondo, i suoi occhi marroni come la sua pelle scurita dal sole, e
i vestiti bagnati che aderivano sul suo corpo perfetto mostrando le sue
morbide forme, e si sentii uno sciocco per non aver capito prima che
era una donna. Era troppo acida e vendicativa per essere solo un uomo.
- Chi siete veramente? -
domandò il Capitano Turner avvicinandosi a lei, dopo aver aiutato la
moglie a rialzarsi.
- Le donne portano solo che
guai - disse mastro McGrey alludendo alla tempesta che aveva appena
rischiato di distruggere la nave.
Ricevette un’occhiataccia
ammonitrice dalla signora Turner. - Ponete un freno alla vostra lingua,
mastro McGrey - disse piccata.
- Stiamo aspettando una
risposta, John - disse il Capitano pronunciando con voce ironica
l’unica parola.
- Il mio vero nome è Kendra
- rispose la donna irritata.
- Che cosa ti ha spinto a
mentirci? - s’intromise James mettendosi in piedi lentamente, senza
staccare i suoi occhi da lei.
Kendra rabbrividì. - Lei -
disse con un sussurro.
- Chi? - esclamò stralunato
Sputafuoco Bill.
La giovane donna non
rispose ma abbassò lo sguardo, evitando quello di tutti.
- Credo che qualche giorno
in cella ti sciolga la lingua - disse il Capitano Turner stufo di tutto
quel mistero.
Alcuni uomini si stavano
già muovendo per imprigionarla quando la signora Turner si mise in
mezzo.
- Oppure potreste scegliere
di rimanere libera ma controllata a vista - le propose.
- Non vi basta la mia
parola? -
- La parola di un pirata? -
Kendra capì che rispondendo
a quella domanda avrebbe ammesso la sua natura di piratessa.
- Sì - ammise infine la
verità con orgoglio.
- Allora non basta -
affermò James.
Kendra gli lanciò
un’occhiataccia e poi dopo aver pensato alle proposte, scelse quella
che credeva portasse poche modifiche ai suoi piani.
- Scelgo la libertà
vigilata - rispose con una smorfia dirigendosi a poppa, e rimanendo a
guardare il mare ormai calmo.
- Forza voi, tornate al
lavoro! Sistemate i danni arrecati al ponte e riparate la coffa - disse
Elizabeth agli uomini della ciurma e poi si sporse verso suo figlio e
suo marito.
- Tienila d’occhio James -
disse con un cenno di capo rivolto verso Kendra.
- Ma… - protestò il
giovane.
- Vai - insisté la
piratessa con un sorriso.
- Sapevo che la calma non
poteva durare per sempre - sospirò William Turner osservando il figlio
avvicinarsi alla ragazza.
- Pensi che la tempesta sia
stata per causa sua? - chiese Elizabeth perplessa.
Il Capitano annuì serio.
- Oh andiamo, Will. Siamo
pirati. La calma non fa per noi - ribadì la moglie allegramente -
Questa sarà un’altra avventura - sorrise avvicinandosi a lui e gli
lasciò un leggero bacio sulle labbra.
William Turner sorrise di
rimando, anche se non ancora del tutto sicuro di voler affrontare una
nuova avventura.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Capitolo 4: Il prezzo da pagare ***
Ciao!!
Ecco un nuovo capitolo della mia fanfiction (:
Come al solito voglio ringraziare tutte le persone che
leggono la mia storia (specialmente FannySparrow,
grazie davvero) e anche Xevel
che l'ha aggiunta tra le seguite. Mi piacerebbe molto sapere che ne
pensate o se avete qualche consiglio da darmi, quindi se avete tempo
lasciate qualche recensione ^__^
Buona lettura!
Capitolo
4: Il prezzo da pagare
James salì sul ponte e
poi si arrampicò sull’albero maestro per dirigersi sulla coffa ormai
riparata dai danni che la violenta tempesta aveva causato il giorno
precedente. Osservò il paesaggio intorno con il cannocchiale donatogli
dal padre molti anni fa, quando era ancora non doveva radersi, quando
era solo un bambino.
Sperò di vedere un
mercantile da poter razziare, magari spagnolo e pieno di merci, ma
tutto era tranquillo. Alla fine pensò che forse era meglio così, perché
dopo l’incontro con l’ultimo mercantile che avevano avuto, la vita a
bordo dell’Olandese Volante era stata stravolta da una misteriosa
ragazza pirata. Tutti si interrogavano su chi fosse, l’equipaggio, lui
stesso e persino suo padre che, anche se era il Capitano, quel tempo
aveva ricevuto poche notizie sul mondo dal Mare. L’unica che sembrava
preoccuparsi poco di tutta quella strana faccenda era sua madre, forse
contenta di imbarcarsi in una nuova avventura o forse sollevata di
avere un’altra donna a bordo della nave, eppure fino adesso sembrava
non aveva scambiato molte parole con la piratessa sconosciuta.
All’improvviso un bagliore
proveniente da un luogo molto più sotto di lui quasi lo accecò. Puntò
il cannocchiale sulla poppa dove vide Kendra armeggiare con uno
specchio. Il sole si rifletteva in esso creando dei forti bagliori di
luce.
La fissò mentre si
specchiava muovendo in diverse posizioni il piccolo strumento di
bellezza, probabilmente per cercare di catturare la sua immagine al
meglio.
James notò che da quando
era stato scoperto il suo segreto, Kendra non nascondeva o legava più i
suoi capelli corvini ma li teneva sciolti, facendoli ricadere oltre le
sue spalle sottili e lasciandoli ondeggiare alla minima brezza
proveniente dal mare.
Quando fu colpito
nuovamente da un bagliore, il ragazzo decise di scendere dalla coffa e
andare da lei.
Kendra lo vide arrivare
attraverso lo specchio e restò ad osservarlo, soffermandosi a guardare
i riflessi dorati nei suoi capelli castani legati nel solito codino
dietro la nuca. Adesso che lo guardava bene, il suo volto non le
sembrava più tanto uguale a quello del padre ma piuttosto a quello
della madre, con gli zigomi alti, le labbra sottili e il taglio degli
occhi dritto.
James incrociò i suoi occhi
marroni nello specchio e le sorrise. Kendra abbassò di scatto lo
specchio, infastidita di essere colta in fallo, e si girò a guardarlo
negli occhi.
- Dove hai preso quello
specchio? - le domandò il giovane pirata.
- Dove posso aver preso? -
gli fece il verso la donna. - Sono un pirata… -
- Piratessa - la riprese
James sorridente.
- Una piratessa -
accondiscese Kendra - Quindi l’ho rubato - ammise senza vergogna e
glielo mise tra le mani - Tieni, restituiscilo a tua madre -
- Sei entrata nella sua
cabina! -
Kendra scrollò le spalle
indifferente al suo tono minaccioso. - Sì -
- Ma perché la sera non
dormi invece di ficcare il naso dove non dovresti? -
- Perché la sera tu dormi. Almeno non mi sei tra i
piedi -
Si guardarono in cagnesco,
lanciandosi occhiate fiammeggianti.
- State facendo amicizia -
rise Sputafuoco passando di lì per andare a compiere il suo turno al
timone e dando una pacca sulla spalla del giovane uomo.
Un silenzio aleggiò fra i
due che continuavano a studiarsi.
- Allora… perché sei qui? -
domandò infine James, voltandosi verso il mare e poggiandosi con i
gomiti sul parapetto. - Che cosa vuoi dall’Olandese Volante? -
Kendra si ritirò di scatto,
allontanandosi di un passo dal pirata come se quelle parole pronunciate
fossero la lama infuocata di una spada che rischiava di colpirla. Il
giovane la guardò perplesso.
- Ti ha mandato lui? -
chiese irritata indicando il capitano Turner che girava sul punto
seguito dalla moglie e assisteva al lavoro della ciurma.
- No, davvero - si affrettò
a rispondere James, sincero.
La giovane lo fissò negli
occhi e vide qualcosa che le disse che poteva fidarsi di lui, ciò
nonostante non era ancora giunto il momento giusto della verità. Per
adesso avrebbe dovuto aspettare.
- Perché hai tutti questi
nomi? - domandò all’improvviso Kendra sviando le sue domande.
- Il primo è in onore del
pirata Henry Morgan, James è in ricordo di un uomo caro a mia madre e
William è il nome di mio padre - concluse con orgoglio James.
- Ah - fece la donna per
niente colpita.
Kendra si poggio al
parapetto e scivolò lentamente fino a sedersi a terra.
James la guardò e poi,
inginocchiandosi vicino a lei, disse: - Se sei davvero un pirata perché
sembra che li odi così tanto? -
- Che cosa te lo fa
pensare? - mormorò la donna osservandolo con occhi socchiusi.
L’uomo si strinse le spalle
e si dondolò lentamente sui talloni.
- Beh… io non odio tutti i
pirati. Certo, a te non sopporto - precisò Kendra con un sorrisetto
arrogante spingendolo con una mano. Quello si sedette a terra per non
cadere. - Ma solo uno detesto -
- Perché? - domandò ancora
James curioso.
La donna fissò un punto
lontano oltre le sue spalle con occhi velati. Stava guardando
nuovamente il mare, persa nei suoi pensieri e James capì che non
avrebbe detto di più sul suo conto.
- Bada alla barca -.
Jack Sparrow scese dalla
barcaccia per salire sugli scalini di legno marcio che conducevano a
una casa che il pirata conosceva bene e che ora era diroccata perché
disabitata da quasi vent’anni.
Mastro Gibbs si rimise
seduto con uno sbuffo dentro la piccola barca, prendendo tra le mani i
due remi che aveva usato per spingerla a risalire tutto il lungo e
tortuoso corso del fiume fino a dov’erano giunti.
- Fate presto, capitano -
borbottò l’uomo con gli occhi che saettavano sul paesaggio attorno -
L’acqua di fiume non mi piace e nemmeno questo posto -.
Osservò la vecchia casa con
aria diffidente e Jack alzo un indice per farlo zittire.
- Il tempo di bere un sorso
di rum e sarò di ritorno -
Il capitano gli diede in
mano la bottiglia che prima aveva trovato e con passo sicuro si girò,
salì a due a due gli scalini evitando quelli rotti e dopo aver represso
un gemito di disgusto aprì la sudicia porta d’entrata.
L’interno della casa era
esattamente come l’aveva visto l’ultima vola, anche se adesso tutti gli
oggetti per terra e le gabbie di legno appese al soffitto erano
ricoperti da uno spesso strato di polvere.
Cercando di ricordare dove
aveva nascosto quello che stava cercando, Jack Sparrow si chinò sotto
un letto dal materasso di foglie ormai secche, poi mandò all’aria
alcune carte che narravano antiche leggende e nervoso ricominciò a
camminare avanti e indietro maledicendo il momento in cui gli era
venuta la pessima idea di darsi un colpo di remi in testa per
dimenticare. Insomma, l’aveva sempre saputo che prima o poi quelle
carte gli sarebbero tornate utili.
Si fermò quando un’asse del
pavimento impolverato scricchiolò rumorosamente sotto il suo peso dopo
esserci passato sopra con uno stivale.
Allora entusiasta si chinò
e sollevò l’asse trovando finalmente quello che voleva.
Le Carte Nautiche.
Baciò quel prezioso rotolo
e per sicurezza lo mise sotto la camicia rabbrividendo quando le carte
fredde gli toccarono la pelle.
Con passo svelto si diresse
verso l’uscita e saltando gli scalini salì subito sulla barcaccia dove
il fedele Gibbs lo stava aspettando.
- Ho avuto il tempo di bere
più di un sorso - brontolò Gibbs, buttando nell’acqua la bottiglia di
rum ormai priva del suo contenuto e imbracciando i remi.
La barca non riuscì neanche
a muoversi che dall’acqua davanti a loro, dove galleggiava la
bottiglia, comparì una figura dalle splendide fattezze femminili. Aveva
dei lunghi capelli marroni scuro dai riflessi neri che ricadevano
ondulati ai lati del suo volto dalla carnagione scura e con gli occhi
neri, da incantatrice, capaci di ammaliare qualsiasi uomo, anche il più
crudele e senza cuore. Indossava un maestoso abito di alghe azzurre e
conchiglie rosate con l’ampia gonna ornata di piccole gemme preziose
color del mare, il suo colore. Stava, stranamente, in piedi sull’acqua
come se quel liquido fosse diventato solido.
- Per tutti gli dei! -
esclamò Gibbs trasalendo e lasciando cadere i remi nel fiume per lo
spavento. - Ho le traveggole -
Jack invece sorrise
leggermente, si levò il cappello e se lo portò sul petto per salutare
la donna. - Tia Dalma -
- Con il mio vero nome
chiamami, Jack Sparrow - lo riprese quella e l’acqua sotto i suoi piedi
ribollì manifestando la sua irritazione.
- A cosa devo il piacere
della tua splendida vista, Calipso? - domandò allora Jack rimettendosi
in testa il suo tricorno.
- Oh, Jack Sparrow, tu
dovresti sapere molto bene il motivo del perché sono qui, alla tua
presenza, in questa meschina forma -
- Temo che il motivo al
momento mi sfugga, mia cara - insisté il capitano.
- La tua nave appartiene a
me - esclamò la donna con voce forte.
- Tecnicamente, la nave
appartiene al suo capitano - osservò Jack gesticolando.
Calipso sorrise con un
sorriso seducente che mise in mostra i suoi denti bianchi e splendenti
come perle.
- Che bel sorriso - disse
Jack sporgendosi verso di lei ondeggiando e dandole un buffetto su una
guancia.
La dea con una mossa veloce
afferrò il braccio del pirata prima che si potesse allontanare.
- Come sei divertente, Jack
- disse chinandosi verso il suo orecchio - Ma la Perla Nera è mia. Tu
vorrai essere mio? - chiese con voce suadente in un sussurro.
Jack si liberò dalla sua
stretta e si lisciò il pizzetto. - Immagino che questo sia il prezzo da
pagare -
Calipso lo osservò per
qualche secondo in silenzio, con gli occhi socchiusi che trapassavano
quelli del pirata come se cercasse di leggere nella sua mente.
- Jack Sparrow non sarà mai
di nessuno. Lui è inafferrabile, indomabile - mormorò infine la dea.
- Come il mare, mia cara -
aggiunse Jack chinando di poco il capo.
- In questo caso sarò
costretta a riprendermi ciò che è mio -
Il capitano si guardò
intorno agitato sperando che non si riferisse alle carte nautiche che
lei stessa aveva tracciato, ma poi capì che si riferiva alla nave, alla
sua nave.
- Suvvia Calipso, lasciami
un dono in ricordo dei bei tempi trascorsi insieme - tentò di
dissuaderla con un sorriso provocatorio.
- La bussola che ti ho dato
molto tempo fa è un dono più che sufficiente - rispose la donna con un
vago gesto di mano. - Darò la mia nave a un pirata più meritevole di
esserne il capitano -
Un nome di un odiato
corsaro per il Capitano Sparrow passò per la mente di Gibbs ma non osò
aprire bocca per continuare a essere ignorato dalla temuta dea.
Nello sguardo di Jack
balenò un lampo di folle disperazione ma non sapeva più come
controbattere. Annaspò in cerca delle parole per fermarla ma Calipso
iniziò lentamente a inabissarsi, il suo corpo a diventare parte della
stessa acqua.
- Quando cambierai idea
saprai dove trovarmi - disse alludendo alla bussola magica.
Quando scomparve, uno
schizzo bagnò il petto di Jack e un’onda anomala trascinò velocemente
la barcaccia lungo il corso del fiume, portandola verso il mare.
- Per tutti i fulmini! -
imprecò Gibbs finendo a gambe all’aria per la brusca avanzata della
barca.
Invece Jack rimase in piedi
e quando giunsero al mare, saltò agilmente sulla spiaggia dove c’erano
due uomini che osservavano stupiti una nave dalle vele nere prendere
velocemente il largo spinta da forti venti e scomparire all’orizzonte.
- Capitano! -
- Capitano Sparrow! -
I due uomini, uno basso e
tozzo dai pochi capelli e uno alto e secco con una benda nera
sull’occhio sinistro, si avvicinarono al loro capitano.
- Pintel, mastro Ragetti! -
Gibbs scese dalla barca e si girò verso di loro - Che cosa ci fate
qui?-
- Eravamo scesi dalla
Perla… - iniziò Pintel.
- E quando siamo tornati se
ne stava andando con le vele spiegate al vento - terminò Ragetti
togliendo la parola al suo compagno.
- Quei cani rognosi della
ciurma ci hanno tradito - esclamò Gibbs infervorato.
- Ma cosa sta succedendo? -
- Calipso si è portata via
la mia nave - parlò
finalmente Jack riprendendosi dal suo struggimento con cui guardava il
mare.
- Calipso? - mormorò Pintel
credendo di aver udito male le parole del capitano.
- Perché mai? - chiese
mastro Ragetti stralunato.
- Perché mai Calipso
dovrebbe riprendersi la Perla Nera? - ripeté Jack con tono misterioso
parlando più a se stesso che agli altri - Cosa spinge gli uomini a
perdere il senno? -
- La dicotomia tra il bene
e il male? - suggerì Ragetti, e ricevette uno scappellotto da Pintel.
- Ancora con questa storia
dell’anima! -
- Smettetela voi due - li
zittì Gibbs avvicinandosi a Jack - Sapevi che se la sarebbe ripresa.
Sai cosa sta succedendo - affermò con convinzione.
Il pirata annuì con aria
grave.
- Quale sarà adesso la
nostra rotta, capitano? -
Jack si sbottonò la camicia
mezza bagnata e prese le carte nautiche. Le srotolò ed emise
un’esclamazione strozzata spaventando i tre uomini che si erano riuniti
intorno a lui. Tutti osservarono le carte girevoli: sembravano le
stesse di sempre, eppure qualcosa non combaciava.
- Manca un anello, signore
- disse Ragetti accigliato.
Jack si toccò il petto
ricordando dello schizzo d’acqua che poco prima lo aveva colpito. - Se
l’è ripreso lei -
I tre pirati si scambiarono
un’occhiata perplessa.
- Calipso? -
Jack annuì: - Sì, quelle
dove c’erano scritti i suoi segreti -
- Un momento - esclamò
Pintel - Come faremo ad andare via di qui? L’unica barca che c’è
rimasta è quella - indicò la barcaccia che sostava nelle acque basse
della fine del fiume.
- I remi sono andati -
ammise Gibbs.
Il capitano Sparrow si
risistemò la camicia e tenendo strette tra le mani le carte nautiche si
diresse verso nord. - Signori. Se volete seguirmi conosco dei rimedi
che allevieranno la nostra attesa per l’arrivo di una nave salvatrice -.
I tre corsari lo seguirono
dimenticandosi per un attimo i loro problemi, sapendo che li stava
aspettando una bella bevuta di rum.
Kendra si guardò
furtivamente alle spalle per paura di essere vista dal timoniere ma
Sputafuoco Bill sonnecchiava tranquillo appoggiato al timone. Si
diresse con passo felpato a poppa tenendo alta la lanterna accesa che
aveva in mano e guardò oltre il parapetto, in un punto imprecisato in
mezzo all’oscurità del mare, dove risplendeva una piccola luce.
Kendra agitò la sua
lanterna e la luce lontana tremolò in risposta. La giovane rifletté che
avrebbe dovuto pensare prima alle lanterne invece di rubare
quell’inutile specchio, da cui aveva ricevuto come risposta solo lo
sciabordio del mare e i stridi dei gabbiani infuriati per essere stati
accecati dai suoi bagliori.
Mosse nuovamente la
lanterna, una volta, due volte e dopo la terza la spense soffiando
sulla fiammella. Poi si avvicinò a una delle scialuppe con l’intenzione
di dormirci dentro: almeno sarebbe stata più comoda che sul pavimento e
al riparo da occhiate indiscrete, soprattutto da quelle della ciurma.
- Kendra - la fermò una
voce femminile quando già si stava arrampicando sulla barcaccia - Che
cosa stai facendo? -
La giovane ridiscese sul
ponte e salutò con un cenno di capo la donna davanti a lei.
- Bella serata, non è vero?
-
Elizabeth la guardò
sospettosa. - Volevi forse scappare? -
- Nossignora -
- Vieni -
Elizabeth la condusse sotto
coperta e la portò nella cabina del capitano dove c’era un grande
tavolo di legno rotondo con delle carte e strumenti per la navigazione
sopra. Il resto della stanza era stipato da vari oggetti che dovevano
appartenere alla piratessa, c’era persino un mobile di manufatto
francese, probabilmente rubato ad un’altra nave, dov’erano conservati
tutti i suoi cappelli.
- Davvero molto bello
questo cappello mia signora - disse Kendra afferrando un tricorno
grigio scuro, quasi nero e calcandoselo in testa.
- Puoi tenerlo se vuoi -
Elizabeth accese alcune
candele sul tavolo, attenta a non far colare la cera sulle carte, e si
sedette su una delle sedie di legno. Kendra la imitò, poggiando gli
stivali sul tavolo.
- Quanti anni hai? -
domandò allora la donna bionda osservandola.
- Diciannove - rispose
Kendra con una smorfia - Tra poco ne compirò venti -
- Così giovane e già tra i
pirati? - continuò Elizabeth curiosa di ascoltare le risposte che la
giovane stava iniziando finalmente a rivelare.
- Ci sono nata tra i pirati
- disse quella con un sorriso - Come vostro figlio, d’altronde -
- Già - asserì la piratessa
e guardò per invogliarla ad andare avanti, ma quando vide che la
giovane esitava, chiese: - Da dove vieni? -
- Port Royal, mia signora -
Elizabeth rimase per un
attimo colpita di udire quel nome che tanto fa per lei era stato
sinonimo di casa.
- Pirati a Port Royal? -
- Sissignora. E’ il porto
di pirati più importante, secondo solo a Tortuga -
- A quando sento le cose
sono molto cambiate - rifletté Elizabeth poggiando un gomito su tavolo
con fare pensoso.
Kendra annuì.
- Sai che se tenti di
scappare dovrò metterti in cella? - disse poi la piratessa bionda.
- Tanto uscirò - fece la
giovane con noncuranza.
Elizabeth la guardò
perplessa.
- Per il principio della
leva. Scardinare la porta… - spiegò Kendra.
- E tu come lo conosci? -
domandò Elizabeth stupita che la giovane conoscesse quel trucco che suo
marito aveva usato tanto tempo fa per liberare un noto pirata.
- Un pirata l’ha
spiattellato ai quattro mari - rispose la giovane - Che molto tempo fa
era un fabbro.
Elzabeth sorrise al
pensiero di Will.
- Pirati - asserì - Non
sanno tenere la bocca chiusa davanti a una bottiglia di rum -
- Già -
Le due donne si sorrisero,
complici.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Capitolo 5: L'Albatros Grigio ***
Capitolo
5: L’Albatros Grigio
Kendra
di muoveva inquieta nella cambusa della nave, percorrendo la chiglia
velocemente per cercare di seminare il vecchio Sputafuoco Bill. Da
quando, la notte scorsa, l’aveva scoperta a lanciare segnali con la
lanterna ad olio, aveva deciso di non perderla d’occhio nemmeno un
istante. E mantenendo, stranamente, la sua parola da pirata aveva
iniziato a seguirla.
Kendra si ritrovò a desiderare di essere controllata dall’irritante
presenza di James, che era più facile da imbrogliare, al contrario di
suo nonno, esperto a tutti i suoi sotterfugi da pirata.
Girò l’angolo del corridoio di legno scuro e si nascose dentro la
stiva, chiudendosi la porta alle spalle con un sospiro.
- Allora vuoi dirmi a chi stavi segnalando la nostra posizione? -
chiese la voce roca di Sputafuoco proveniente da un angolo della stiva,
dove Kendra lo vide tracannare rum in mezzo ai barili contenenti del
pesce salato.
Sussultò per la sorpresa di trovarlo lì: era convinta di averlo
lasciato nella cabina del capitano, o meglio, chiuso dentro a chiave,
che poi aveva buttato via.
- Non capisco perché Elizabeth non voglia chiuderti in cella - sospirò
Sputafuoco al suo insistente silenzio.
Kendra uscì di fretta dalla stanza, cercando di allontanarsi il più
possibile dalla stiva, ma sbatté contro qualcosa. Lanciò un urlo quando
alzò lo sguardo e vide che Sputafuoco Bill era lì, fermo immobile a
osservarla, aspettando delle risposte alle sue domande.
- Ma come diavolo ci riesci? -
All’improvviso si udì un sibilo e qualcosa scosse l’Olandese Volante.
Kendra sussultò tenendosi alla parete di legno. - Che succede? -
esclamò spaventata.
Un altro boato fece tremare la nave.
- Ci stanno attaccando - rispose Sputafuoco accigliato.
Kendra si diresse di corsa per le scale e salì in coperta. Rimase
pietrificata dallo stupore quando vide chi e che cosa li stava
attaccando, e così il vecchio Sputafuoco che arrivava trafelato dietro
di lei le finì addosso. La donna cadde a terra insieme al vecchio
corsaro ed evitò di essere colpita da una sibilante palla di cannone
che passava sopra le loro teste.
- Uomini armate i cannoni! - urlò il capitano Turner superandoli con un
agile balzo - Rispondete al fuoco! -
- Fuoco! - riportò sua moglie correndo per la nave e al suo ordine i
cannoni dell’Olandese Volante attaccarono.
Kendra si alzò in piedi di scatto come se qualcosa l’avesse morsa.
- No! - urlò irritata e disperata allo stesso tempo dirigendosi verso
il parapetto di tribordo e guardando l’acqua dove navigava una nave che
conosceva molto bene. - Fermi! Così mi distruggete la nave! -
Osservò il suo veliero a tre alberi dalle quadre vele grigie e i
pennoni bianchi, le murate dello scafo marrone scuro, una piccola coffa
sull’albero di mezzana, e sotto il bompresso a prua, una polena con la
forma di grande uccello ad ali spiegate e un fazzoletto legato al suo
collo. Era molto più piccola dell’Olandese Volante ma poteva essere
molto più agile e veloce negli spostamenti: infatti, aveva raggiunto
l’imponente nave con sveltezza, sorprendendola con un attacco.
James comparì al suo fianco scendendo dall’albero maestro grazie alle
griselle.
- La tua nave? - domandò stupito quando udì le parole della donna.
- Sì! - gli urlò la donna sbracciandosi - E me la state rovinando! -
Afferrò una delle sartie attaccate ai pennoni e senza aggiungere altro
salì sul parapetto, fece per lanciarsi verso la sua nave ma James la
bloccò, impedendoglielo.
- Ferma! Dove pensi di andare? -
Allora Kendra saltò nuovamente sul ponte dell’Olandese Volante e con
una mossa veloce si portò alle spalle dell’uomo che l’aveva fermata.
Circondandolo gli puntò alla gola la sua piccola spada affilata.
- E tu che cosa credevi di fare? - sussurrò pungente poggiando le sue
labbra contro il suo orecchio.
James sentì il calore del corpo di Kendra vicino al suo e pensò che era
molto piacevole averla vicino ma forse questo era solo perché era una
donna…
Una donna che lo stava minacciando di morte, si rese conto poi
riprendendosi dai suoi pensieri che ritenne inappropriati.
- James! - urlò il Capitano Turner sopra il boato delle cannonate e
subito alcuni uomini della ciurma circondarono minacciosi la piratessa
che indietreggiò facendosi scudo contro le loro spade con l’uomo che
aveva vicino.
Forse quella di prendere il ragazzo non era stata una saggia idea ma
cercò di usare la mossa imprevista a suo vantaggio.
- Fermate i cannoni! - ordinò decisa Kendra spingendo con più forza la
spada sulla gola di James che mugolò per il dolore ma rimase immobile -
Altrimenti gli farò molto male -
- Fate come dice - strillo la signora Turner agitata quando un rivolo
di sangue bagnò la camicia del figlio.
Una bandiera bianca si alzò sull’albero di mezzana dell’Olandese
volante. Secondo il Codice Piratesco alla vista di un drappo bianco
ogni attacco doveva terminare e così dopo un po’ le cannonate cessarono
da entrambe le navi.
William Turner si sporse verso la nave avversaria e scorse una scritta
grigia lungo la sua fiancata.
- L’Albatros Grigio? - esclamò con tono più che sorpreso - Ma questa è
una nave dei Fratelli della Costa! Solo loro hanno navi con nomi di
volatili -.
- Conosco solo una piratessa che fa parte della loro confraternita di
pirati - asserì Elizabeth - Mary-Ann Margan -
- Capitano Margan - la corresse Kendra infastidita dalla mancanza di
quell’importante appellativo - Ma il mio nome è Kendra e la mia nave è
l’Albatros Grigio e non Il Gabbiano. Mary-Ann è mia madre - disse
infine rivelando finalmente la sua vera identità.
- Non sapevo che Mary-Ann avesse avuto una figlia - disse perplessa la
signora Turner.
- Oh molte cose non sapete, mia signora - la canzonò con tono
sarcastico la donna - E poi nessuno sapeva che voi avevate avuto un
figlio - disse muovendo di poco la spada sul collo del giovane Turner.
- Uno degli svantaggi del nostro scherzo - sibilò James infuriato che
la donna lo considerasse senza importanza.
- Che cosa volete da noi, Capitano Margan? - domandò dunque Will
facendo un passo verso di lei.
- Voglio che mi aiutiate a trovare una vostra vecchia conoscenza -
rispose Kendra - Jack Sparrow -
- Capitan Jack Sparrow - la corresse Elizabeth come prima l’aveva
corretta lei.
- Jack? - esclamò il Capitano Turner sgranando gli occhi - Perché lo
cercate? -
- Nobili affari di pirateria - rispose Kendra dopo un attimo
d’incertezza.
- Non credo sia solo per questo motivo. Insomma dopo quello che state
facendo per cercarlo… - osservò James cercando di liberarsi dalla sua
lama ma invano: la piratessa lo teneva stretto nella sua presa.
Kendra lo ignorò e si rivolse a suo padre: - So che voi potete
trovarlo, dopotutto siete il capitano dell’Olandese Volante, la nave
legata al mare -
William Turner la guardò irritato, sapendo quello a cui alludeva la
donna: Schiavo di Calipso.
Anche se non per sempre, ma per tutta la vita sarebbe uno schiavo ai
servizi della dea del mare.
Guardò sua moglie sperando non avesse compreso le parole della ragazza
ma Elizabeth era troppo presa a guardare suo figlio da non concentrarsi
su tutto quello che si diceva.
- D’accordo vi porterò da lui, avete la mia parola - disse infine Will
- Ma adesso lasciate andare mio figlio -
- Anche la vostra è una parola da pirata - lo riprese Kendra -
Preferisco essere più sicura. James verrà con me sull’Albatros Grigio
in modo che voi possiate mantenere la giusta rotta -.
Si riproverò per quello che aveva appena detto. Poteva chiedere a
Elizabeth o Sputafuoco di andare sulla sua nave. Perché aveva scelto
James? Così l’avrebbe avuto tra i piedi tutto il tempo. Forse perché
con lui sarebbe stata più al sicuro…
- Perché non restate voi sulla nostra nave? - suggerì la signora
Turner.
- Una nave non può rimanere a lungo senza il suo capitano - affermò
Kendra agitando una mano in direzione dell’Albatros Grigio.
Gli uomini della sua ciurma misero una passerella di solido legno per
creare un ponte tra le due navi e Kendra vi spinse sopra James che
senza lamentarsi giunse sull’Albatros Grigio seguito subito dopo dalla
donna che rinfoderò finalmente la sua spada. La passerella fu tolta e i
due capitani si guardarono dalle loro navi.
- Dopo di voi, Capitano Turner - disse Kendra con un cenno di mano -
Noi vi seguiremo -
Will annuì e la ciurma della sua nave iniziò a lavorare per ripartire
mentre quella di Kendra si accerchiò attorno al suo capitano.
- Che cosa facciamo mia signora? -
- Seguiamo la nave nostromo Elle - disse la donna risoluta e poi si
rivolse ad alcuni uomini indicando James - Tenete d’occhio il giovane
Turner e se solo osate torcergli un capello vi strappo le budella e le
do in pasto ai pesci -.
Sputafuoco affidò il timone a uno degli uomini della ciurma e superando
Elizabeth che gridava i suoi ordini alla ciurma, scese nella cambusa e
si diresse verso la cabina del capitano, dove trovò suo figlio che
studiava con espressione accigliata alcune carte.
- Qual è la rotta Will? - domandò avvicinandosi a lui e sbirciando
oltre le sue spalle.
- Non ne sono sicuro - rispose Will muovendo uno strumento per
tracciare la rotta e guardando contrariato una bussola davanti a lui -
Ma credo che sia verso sud-ovest -
- Andatura di bolina? - ripeté dubbioso Sputafuoco indicando uno
schizzo sulla mappa - In direzione di un isola? Credevo stessimo
cercando la Perla Nera -
- Non stiamo cercando la Perla Nera ma Jack - disse Will alzando
finalmente lo sguardo sul padre - E non ho la minima idea del perché lo
stiamo cercando! - esclamò dando un colpo sul tavolo.
Sputafuoco sorrise appena e gli poggiò una mano sulla spalla. - So che
sei preoccupato per James, Will. Ma non devi, saprà cavarsela benissimo
-
- Non sono tanto preoccupato per la salute di mio figlio ma più per
quello che potrebbe ascoltare dal capitano Margan - rispose cupo Will.
Sputafuoco lo guardò perplesso ma preferì non controbattere e risalì in
coperta per riferire la nuova rotta.
- Bret! - chiamò Kendra.
Un uomo del tutto privo di capelli, dalla alta e robusta statura e la
carnagione scura come il legno di mogano si girò guardando curioso la
donna con suoi occhi nerissimi.
- Nella mia cabina, subito! -
James dopo un attimo di esitazione decise di seguirli sotto coperta per
evitare gli sguardi degli uomini della ciurma che sembravano avere
tutta l’intenzione di accopparlo.
La cambusa dell’Albatros Grigio gli sembrò estremamente troppo piccola,
ma questo perché lui era abituato a quella dell’Olandese Volante.
Notò che Kendra e il corsaro erano spariti ma udii delle voci che
provenivano da una piccola porta lurida vicino la stiva. Si accostò per
origliare.
- Bret, voi siete il mio primo ufficiale, quindi la responsabilità
della nave era affidata a voi - disse Kendra sedendosi sul tavolo
rotondo della sua stanza e guardando l’uomo in piedi davanti a lei,
severa. - Perché diavolo avete attaccato? -
- Due segnali, signora - affermò sicuro l’uomo - Avete fatto due
segnali di lanterna e da come avevamo concordato prima che voi
lasciaste la nave, due segnali: attacco, tre segnali: aspettare -
- Ho fatto tre segnali Bret! - esclamò Kendra accigliata.
- Mi dispiace mia signora, ma devo dissentire - disse il corsaro con un
sorrisetto che increspava le sua labbra carnose - Erano due i segnali -
Kendra intuì che gli uomini del suo equipaggio avevano iniziato a
prendersi troppe libertà, sfuggivano al suo comando e decidevano di
testa loro senza ascoltare i suoi ordini, depistando la sua autorità.
Eppure quando li aveva arruolati a bordo dell’Albatros Grigio credeva
che avrebbe potuto contare sempre su di loro, dopotutto erano gli
uomini di sua madre. Evidentemente, rifletté con amarezza, non era in
grado di essere un buon capitano. Si ritrovò a desiderare di trovare al
più presto il pirata che stava cercando prima che gli uomini si
ammutinassero contro di lei.
- D’accordo, Bret, volevate divertirvi e questa ve la faccio passare -
disse Kendra con aria minacciosa - Ma se non ubbidirete nuovamente ai
miei ordini vi farete una breve passeggiata sull’asse o beccherete una
punizione - concluse dando un colpo alla sua cintura sopra i suoi abiti
dove c’erano la spada e la pistola.
- Sì mia signora - disse l’uomo chinando il capo senza preoccuparsi di
nascondere il suo evidente fastidio - E il ragazzo? -
- Come ho già ordinato non dovete toccarlo -
- Ma è uno dei prediletti di Calipso! - le ringhiò contro il corsaro.
- Appunto! - urlò di rimando Kendra - Ci assicurerà una navigazione
sicura! Ditemi Bret volete forse affrontare un’altra di quelle tempeste
terribili? -
L’uomo rabbrividì al solo pensiero. - No, capitano -
- Allora eseguite i miei ordini - concluse la donna con ardore - Adesso
tornate al vostro dovere -
- Sì capitano - l’uomo si girò e si diresse fuori dalla stanza con
grandi falcate.
James udì i suoi passi pesanti avvicinarsi da dietro la porta e si
ritrasse nell’ombra per non essere visto. Il pirata spalancò la porta
con un calcio e ne se andò mormorando imprecazioni. James pensò che
forse era meglio farsi notare il meno possibile, anche se non aveva
ancora capito bene il perché. Solo quando lo scuro filibustiere girò
l’angolo, il giovane osò uscire dal suo nascondiglio e guardò nella
stanza del capitano.
Vide Kendra seduta su un piccolo tavolo rotondo con le ginocchia
strette al petto e una smorfia di stanchezza sul suo viso, le
sopracciglia fini aggrottate mentre con occhi vitrei osservava il vuoto
davanti a se.
A James sembrò completamente un’altra persona, e non la piratessa che
poco tempo prima gli aveva puntato la spada alla gola. Sembrava una
bambina, affaticata dai troppi pensieri, fragile, delicata, bisognosa
di protezione.
Kendra si riprese con un sussulto dalle sue riflessioni e lo vide
appoggiato sullo stipite della porta con un gomito. Si ritrovò ad
osservare il suo corpo atletico messo in evidenza dalla camicia che
indossava quel giorno e poi quando guardò il suo volto notò che appena
sotto il mento c’era una segno rosso, quello lasciato dalla sua spada.
- James - mormorò, saltò giù dal tavolo e sfiorò la ferita con le sue
piccole dita facendolo rabbrividire - Ho dovuto farlo -
- Perché? - disse il pirata afferrandole il polso.
Kendra si liberò dalla sua stretta e un lampo d’inquietudine e rabbia
passò nel suo sguardo.
- E' quasi un anno che navigo per i quattro mari alla ricerca di Jack
Sparrow e da quando Calipso ha scoperto le mie intenzioni non ho fatto
altro che affrontare burrasche di ogni genere - esclamò con furore
riprendendo la sua grinta. Le parole scorrevano come un fiume in piena,
un mare in tempesta. - L’unico modo per riuscire a trovarlo senza
finire fuori rotta era cercare l’Olandese Volante e il suo Capitano.
Non capisci James? I Turner sono nelle grazie di Calipso. Con te a
bordo nessuna tempesta colpirà l’Albatros Grigio - diede un calcio alla
porta per chiuderla.
- Ma perché tu non dovresti essere nelle grazie di Calipso? - domandò
James perplesso.
- Tu… non sai? - balbettò Kendra impallidendo.
James sgranò gli occhi: - Cosa? -
La donna lo afferrò per il colletto della camicia e lo scosse con
forza. - Tu non puoi non sapere! Ma in che mondo vivi? -
- Per tutti i fulmini! - esclamò James riuscendo a fermarla con
facilità, tenendole le braccia lungo i fianchi - Dimmi cosa! -
- Calipso ha messo in atto la sua vendetta - strepitò con voce acuta
Kendra - Sono passati vent’anni ma la sua rabbia non si è placata, anzi
è cresciuta! Sta riprendendo quella che una volta era suo: il Mare.
Recluta pirati, li rende suoi schiavi per poi farli combattere contro
gli uomini ancora liberi e tuo padre, William Turner, è uno dei suoi
schiavi -.
James la guardò stupito, perplesso, sospettoso. Non riusciva a credere
alla sue parole e la giovane lo capì.
- Pensaci bene James - disse con voce seria poggiandogli una mano sulla
spalla - Forse ci sarà una guerra e a quel punto tu da che parte
starai? -
Lo guardò per un attimo negli occhi e poi uscì veloce dalla stanza,
lasciandolo mentre pensieri confusi ed emozioni contrastanti si
affollavano della mente di James.
Spero che questo nuovo capitolo rendi la fanfiction più
interessante ;) Diciamo che è il vero inizio della storia ^^
Finalmente si è scoperta la vera identità di Kendra e spero di riuscire
bene a caretterizzarla, è un personaggio un po' complicato. Come avete
notato la nostra cara Lizzie ancora una volta è tenuta all'oscuro sugli
avvenimenti dal marito, come la prenderà quando scoprirà la verità?? xD
FannySparrow:
Grazie per aver risposto alla mia email. Che ne pensi di questo
capitolo?? (:
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** Capitolo 6: Conoscenti e ammutinati ***
Capitolo 6: Conoscenti e ammutinati
Kendra si svegliò sbattendo la
testa contro un baule pieno di gioielli d’oro e d’argento della corona
di Francia. Si alzò in piedi di scatto massaggiandosi la testa,
contrariata.
Era nuovamente
finita a dormire nella stiva, com’era accaduto prima per il suo viaggio
nel mercantile inglese.
I suoi uomini si
erano rifiutati di far dormire James nei loro alloggi e così il
ragazzo, per la sua sicurezza, si era preso la sua cabina e lei, poiché
non si fidava più tanto della ciurma che aveva osato sfidarla, si era
portata una piccola amaca nella stiva. Rimpianse il suo comodo letto
mentre si stirava e i muscoli contratti protestavano lanciandogli delle
fitte.
Indossò una
camicia bianca e dei pantaloni neri con sopra i suo soliti stivali alti
fino al ginocchio. Infine si rimboccò le lunghe maniche della camicia,
si legò i capelli neri in una treccia, si calcò in testa il capello che
le aveva donato Elizabeth Turner e allacciò alla vita il cinturone con
la pistola e la sua fidata spada.
- Buongiorno
capitano - esclamò un pirata con in braccio del sartiame,
sorprendendola mentre usciva dalla stiva - Dormito bene? - domandò con
un sogghigno.
- Buongiorno
mastro Gellert - disse Kendra lanciandogli un’occhiataccia.
Evitò di
ribattere alla sua domanda perché qualunque cosa avrebbe detto, le sue
occhiaie bastavano come risposta.
Kendra salì in
coperta e osservò i suoi uomini sistemare le scotte, attenti a non
bruciarsi, e armeggiare con il cabestano, il piccolo argano della nave.
Nessuno accennò a salutarla ma le lanciarono qualche sporadica occhiata
di sottecchi. La piratessa intuì che stavano macchinando qualcosa ma
per il momento era solo una sua supposizione, perché la ciurma eseguiva
bene i suoi ordini. Non avrebbe potuto rimproverarli di niente.
Fece un giro
della nave cercando James ma il ragazzo non si trovava da nessuna
parte, allora si sporse verso il mare per vedere se forse si era
buttato ma scorse solo la scia bianca lasciata dall’Olandese Volante.
Poi alzò lo sguardo e finalmente lo scorse mentre camminava agilmente
su uno dei pennoni dipinti di bianco tendendosi per le sartie e
osservando l’imponente nave davanti a loro.
- James! -
Con un po’ di
fatica per i muscoli doloranti, si arrampicò sulle griselle, lo
raggiunse sul pennone che reggeva la vela di trinchetto e si sedette a
cavalcioni sulla legno con le gambe ciondolanti nel vuoto. James
continuava a tenere gli occhi puntati sull’Olandese Volante e Kendra lo
guardò mentre si trovava in piedi, appoggiato con la schiena
all’albero. Notò che aveva un fazzoletto legato al collo, esattamente
come la polena dell’Albatros Grigio.
James si girò
verso lei, notò i segni neri sotto i suoi occhi e capì che erano più di
tre giorni che non riusciva a dormire bene.
Avrebbe voluto
ridargli la sua cabina perché neanche lui la sera riusciva a dormire;
camminava inquieto per la piccola stanza pensando a ciò che la donna
gli aveva detto su suo padre: non riusciva a darsene una ragione.
Da quando avevano
avuto quella discussione, Kendra lo aveva ignorato, forse per lasciarlo
riflettere. Ma adesso che cosa voleva da lui?
- Grazie - disse
James all’improvviso - Per avermi aiutato durante la tempesta -
Kendra si strinse
le spalle, un po’ stupita di quel ringraziamento: - Non potevo
lasciarti lì, altrimenti ora non saresti qui - proferì con un sorriso.
- Cosa posso fare
per pagare il mio debito? - chiese il giovane sedendosi e incrociando
gli stivali.
- Rispondi a una
mia semplice domanda - disse Kendra.
James annuì.
- Conosci Jack
Sparrow? -
Un sorriso
involontario spuntò sul volto del pirata.
- Sì - disse
avvicinandosi alla ragazza - Anche se l’ho visto solo una volta, quando
avevo circa sei anni, e credo che al capitano Sparrow non sia rimasto
un buon ricordo di quell’incontro -
- Perché? -
domandò la piratessa guardandolo negli occhi scuri, dove si rifletteva
la sua espressione curiosa.
- Ho quasi
rischiato di farlo saltare in aria, mettendogli un candelotto di
dinamite nei calzoni - raccontò ridacchiando - Se non fosse intervenuta
mia madre… -
- Sei stato
terribile James - rise Kendra al pensiero e fece un gesto con la mano
per invogliarlo ad andare avanti.
- L’abbiamo
incontrato mentre viaggiavamo ai confini del mondo. La marina inglese
ci stava inseguendo quindi era più sicuro navigare vicino l’altro mare. E lì abbiamo incrociato
una nave dalle vele nere: era Jack Sparrow che si stava imbarcando in
una nuova avventura -.
- Cosa cercava? -
- Credo stesse
andando alla ricerca dell’immortalità - rispose James e poi aggiunse: -
Mia madre dice che è sempre stato un po’ fissato con questa storia del
vivere per sempre -.
- Tutti gli
uomini sono fissati con l’immortalità - osservò Kendra riflessiva e il
giovane ascoltò rapito le sue parole - Non capiscono che ci sono cose
per cui vale la pena morire. Perché è questo quello che siamo: vivere
per niente o morire per qualcosa -.
James sapeva bene
che cos’era quel “qualcosa” per Kendra: era la loro libertà. La loro
libertà di navigare in un mare solo loro, e non governato da esseri
mostruosi.
A un tratto, una
voce chiamò Kendra distraendola dai suoi pensieri.
- Capitano! -
esclamò la vedetta dalla coffa poco più sopra di loro - L’Olandese si
dirige verso terra -
I giovani pirati
osservarono il paesaggio davanti a loro e videro un’isola stagliarsi
contro l’orizzonte.
Tutto era
immobile.
Nel cielo azzurro
e senza nuvole splendeva rovente il sole, la terra era una distesa di
sabbia infuocata e il mare rifletteva i raggi solari rendendo calda la
temperatura.
L’unico rumore
che si udiva era il lieve sciabordio delle onde, gli stridi dei
gabbiani e il rumoroso russare di alcuni uomini.
- Gibbs! -
esclamò all’improvviso Jack Sparrow infrangendo la calma piatta.
Si alzò da sotto
la palma dove si faceva ombra, tracannò un sorso e buttò via l’ultima
bottiglia di rum che gli era rimasta e si mise gli stivali saltellando
sulla sabbia rovente. Fece qualche passo verso il mare, calcandosi in
testa il suo logoro tricorno e osservando con occhi socchiusi.
- Sì capitano? -
domandò Gibbs mentre beveva da una misera noce di cocco per placare la
sua sete. - Che cosa c’è? -
Poco più in là
Pintel e Ragetti continuavano a ronfare coperti da un’enorme foglia di
palma.
Jack scrutò
l’orizzonte con gli occhi e puntò un dito indicando un punto in mezzo
al mare. - Ho le allucinazioni oppure quelle sono due navi che stanno
venendo dritte verso l’isola? -
- Peste e Corna!
Sissignore! - asserì Gibbs correndo sulla spiaggia per sbracciarsi come
un forsennato - Ehi voi! Siamo qui! -
- Ma che succede?
- borbottò Pintel svegliandosi per le grida - Cos’è questo casino? -
- Navi! - esclamò
Ragetti per poi unirsi a mastro Gibbs, saltando e urlando per farsi
notare.
I quattro
filibustieri osservarono le due navi avvicinarsi velocemente con il
vento in poppa. Una piuttosto piccola e dai strani pennoni bianchi
navigava con le vele grigie spiegate in direzione dell’isola, era così
veloce che superò di molto l’imponente veliero che l’accompagnava e
approdò sulla spiaggia lasciando cadere nell’acqua l’ancora.
Passarono pochi
minuti e poi Jack vide due figure scendere a terra e venire verso di
loro: una era una ragazza sconosciuta e l’altra un giovane uomo dai
tratti familiari.
- Ah! - urlò il
capitano nascondendosi dietro Gibbs - Il moccioso dei Turner! -
- L’Olandese
Volante! - esclamarono meravigliati Pintel e Ragetti all’unisono,
quando anche la seconda nave si fermò nelle acque basse e scesero altre
due figure più che familiari.
Elizabeth corse
verso il figlio e lo abbracciò mentre Will rimase vicino al mare, con
l’acqua che gli lambiva gli stivali, incerto sulla possibilità di poter
mettere piede a terra.
- James, stai
bene tesoro? - disse Elizabeth stringendolo.
- Mamma, mi metti
in imbarazzo - arrossì James tra le risate di Pintel e Ragetti.
Jack pensò di
mettere in pratica una nobile arte dei pirati che conosceva molto bene:
darsela a gambe. Anche se non aveva molte possibilità di fuggire,
poiché di trovava su un maledetto sputo di terra dimenticato dagli dei
(non proprio tutti, rifletté sarcastico) e in mezzo al mare dei Caraibi.
Fece un passo in
avanti e poi con la gamba a mezz’aria, ondeggiando scioccamente, si
girò di scatto pronto a correre ma si trovò davanti la ragazza
sconosciuta, dalla pelle ambrata e i capelli neri come i suoi occhi.
Ora che la osservava da vicino non le sembra poi così estranea…
- E tu chi sei,
dolcezza? -
La ragazza
strinse gli occhi, visibilmente infastidita per quell’appellativo. - Tu
hai un debito con me -
- Beh, mettiti in
fila cara - disse Jack scocciato con un vago gesto della mano e
facendosi per girare.
- Ma questo
debito ha aspettato quasi oltre vent’anni - insisté la giovane donna
trattenendolo per una manica della camicia - I Fratelli della Costa
hanno bisogno di te -
Quel nome fece
scattare qualcosa nella mente di Jack, che si voltò nuovamente verso la
ragazza che lo osservava curiosa. - Stai forse parlando del prestito di
una nave? -
- Che cosa state
dicendo voi due? - disse Elizabeth intromettendosi tra i due e
abbracciò jack con forza.
- Occhio ai
gioielli, cara - fece Jack allontanandosi veloce da lei.
Elizabeth sorrise
e scrutò il suo volto con attenzione. - Ce l’hai fatta Jack. L’hai
trovata la Fonte della Giovinezza? -
- Sì - rispose
Gibbs, entusiasta di raccontare le avventure del suo capitano ma Jack
lo interruppe prima che potesse mettere in mostra le sue doti di buon
narratore: - L’ho trovata, ho bevuto un sorso e sono ringiovanito di
molti anni. Davvero una fregatura. Niente immortalità ho solo
guadagnato qualche anno in più di vita - terminò con amarezza.
- Avresti potuto
prendere una scorta e berne un po’ ogni volta - osservò James.
- E’ vero! Perché
non ci ha pensato, capitano? - asserì Ragetti e ricevette uno
scappellotto sulla nuca da Pintel che borbottò: - Idiota -.
- Non si può
portare via l’acqua dalla sua sorgente - spiegò Gibbs - Puoi berla solo
direttamente da lì e, a meno che tu non voglia ritornare marmocchio o
fare una brutta fine se tenti di prenderla - si passò un dito lungo il
collo in un gesto molto eloquente - ti devi accontentare di campare
qualche anno in più -
- A quanto vedo
ne avete bevuta tutti un sorso - disse Elizabeth guardando Gibbs,
Pintel e mastro Ragetti che annuì.
Will poco più
dietro ascoltava tutto con attenzione. Azzardò a fare qualche passo
verso terra ma una voce proveniente dal mare lo fermò sibilando
suadente: - Non oserai abbandonarmi -.
Odiava quella
condizione: era il suo prezzo per non traghettare più le anime
nell’altro mare e vivere accanto a sua moglie e suo figlio. Erano quasi
dieci anni che non scendeva a terra ma Elizabeth non si era mai
lamentata della vita di mare e quindi non ce n’era stato bisogno. Non
aveva mentito alla sua consorte ma semplicemente si era limitato a non
accennare l’argomento poiché lei non se n’era accorta. In quel momento
non seppe bene il perché di non averne mai parlato con la consorte…
Ma adesso che
questa nuova avventura li aveva letteralmente travolti doveva mentire e questo
rendeva le cose difficili. Avrebbe voluto scendere a terra, abbandonare
il mare per solo qualche momento, ma avrebbe significato rompere il
patto con Calipso, essere un traditore, e i traditori fanno sempre una
brutta fine.
- Elizabeth,
James! - chiamò allora con voce irritata. Stare così vicino alla terra
era un rischio. - Dobbiamo andare -
- Ma Will… -
iniziò la piratessa bionda perplessa.
- Niente giorno a
terra, eh collega? - la interruppe il capitano Sparrow con un
sorrisetto sul volto mentre si lisciava il pizzetto.
Will gli lanciò
un’occhiataccia e qualcosa nella sua mente gli disse che forse Jack era
a conoscenza del suo segreto.
All’improvviso un
forte scricchiolio fece trasalire tutti i pirati e le due piratesse,
soprattutto quella dai capelli neri, che conosceva bene quel suono: era
il rumore che faceva la sua nave prima di salpare. Con un brutto
presentimento si voltò verso l’Albatros Grigio e vide che stava
prendendo lentamente il largo.
- Bastardi cani
rognosi! - urlò infuriata lanciandosi all’inseguimento della nave - Che
cosa state facendo con la mia
nave? -
- Cambio di rotta
mia signora - gli rispose Bret affacciandosi dal parapetto - Non
abbiamo nessuna intenzione di finire in guai ben più grossi di noi.
Spenderemo il vostro bottino a Tortuga! -
- Fate come
volete ma lasciatemi la mia nave! - insiste con un filo di disperazione
e di supplica nella voce.
- Portate i
nostri ossequi a vostra madre - disse Bret ridendo sguaiatamente e poi
si ritirò.
- Brutti… -
- Capisco come ci
si sente, dolcezza - disse Jack con ardore interrompendo l’imprecazione
poco femminile della piratessa.
James cercò
d’intervenire, ma prima che potesse fermarla, Kendra si lanciò
all’inseguimento della nave e presa da una furia assassina si arrampicò
su una delle corde riuscendo a salire a bordo dell’Albatros Grigio.
- Così la
ammazzeranno - disse James stupito dal grande coraggio della donna.
- Quella
bambolina ha fegato - osservò Pintel dando il gomito a Ragetti.
- Jack perché
quando Barbossa si è ammutinato contro di te non hai fatto anche tu
così, invece di ubriacarti tutto il tempo? - lo canzonò Elizabeth.
- Io avevo le
mani legate, tesoro - rispose Jack agitando le mani.
All’improvviso si
sentirono tre colpi di pistola e i presenti ammutolirono, rimanendo a
guardare l’Albatros Grigio. Dalla nave, che ormai si era fermata,
caddero tre corpi in mare e James li riconobbe come Bret, mastro
Gellert e un altro pirata della ciurma che doveva essere il timoniere.
- Se solo osate
di nuovo riprovarci invece di lasciarvi a Port Royal vi butto in mezzo
al mare, schifose carogne - sbraitò la voce di Kendra e poi la
piratessa si affacciò dal parapetto della nave. Non scese dalla nave
per controllare meglio i suoi uomini, tenendoli sotto il tiro della sua
pistola.
- Dov’è la Perla
Nera, Capitano Sparrow? - chiese Will rompendo il silenzio stupito che
era sceso sui pirati. Pronunciò in modo sarcastico le due ultime parole.
- Andata -
rispose quello con amarezza - Come stava per andare la suddetta nave
qui davanti -
- Che faremo ora
Will? - domandò Elizabeth avvicinandosi al consorte.
- Niente
Elizabeth - rispose Will adirato - Torneremo alla nostra vita di
sempre. Addio Jack, addio… -
- Ma non
possiamo… - protestò James, ma fu bloccato nuovamente dal padre.
- Le nostre
strade si sono incrociate ma ora si ridivideranno - Elizabeth lo guardò
preoccupata: cosa stava succedendo a suo marito? - Non abbiamo più
nessun obbligo con il capitano Margan -
Jack scattò
all’ascolto di quel nome: ecco perché la ragazza gli era familiare!
- Margan! - corse
verso l’Albatros Grigio schizzando Will - Tu sei Mary-Ann Margan? -
domandò trattenendo il suo stupore, quando arrivò sotto la fiancata
della nave.
Kendra scosse la
testa in segno di diniego e disse: - Ho bisogno di te per combattere
Calipso - continuò, ignorando il sussulto del capitano Turner - Devi
venire con me a Port Royal dai Fratelli della Costa -
Jack la guardò
come se avesse davanti, o meglio sopra di lui, una pazza furiosa: -
Combattere Calipso? - ripeté con voce strozzata - Credo che dopotutto
aspetterò l’arrivo di un'altra nave -
- Non può tirarti
indietro, Jack Sparrow - disse Kendra - Hai un debito con me! E ora è
giunto il tempo di pagarlo! -
- Ma tu chi sei?
- chiese il capitano irritato che la ragazza gli parlasse in quel modo.
- Vent’anni fa
avete incontrato mia madre, Mary-Ann Margan, e lei vi ha concesso una
nave e anche qualcosa di più - aggiunse contrariata - Dovreste
ricordarlo bene, e dovreste anche sapere che io ho quasi vent’anni -
Elizabeth, come
gli altri, guardarono meravigliati Jack che fece un salto, sgranò gli
occhi e si allontanò scuotendo la testa. - No, non può essere. Tu non
puoi essere… -
Kendra, muovendo
lentamente la testa, annuì osservandolo attentamente. Stava utilizzando
quel fattore per costringerlo ad aiutarla eppure era fin da quando
aveva scoperto che Sparrow era suo padre che desiderava vivere questo
momento, ma mai si era aspettata una reazione così esagerata come
quella che ebbe Jack.
William Turner
scoppiò a ridere e diede una pacca sulla schiena del pirata: - Jack sei
padre anche tu! -.
Il
Capitan Jack Sparrow svenne, cadendo con il volto nella sabbia.
Ciao a tutti!!!
...Spero di non avervi scioccato con questa
rivelazione e di avervi incuriosito ancora di più a leggere la
fanfiction ;) Voglio ringraziare voi lettrici, che seguite o avete
messo tra i preferiti o semplicemente leggete la mia fanfiction perchè
mi spingete a continuare a scriverla: per una scrittrice è molto
importante che la sua storia venga letta. Grazie!!
Napy__xx.
Ciao Napy! Grazie davvero per la tua recensione e per i complimenti che
mi hai fatto. Sono davvero contenta. Spero che continuerai a seguirmi e
a lasciare altre recensioni =)
Rein94.
Ila, davvero non preoccuparti se non hai recensito alcuni capitoli, non
mi arrabbio. Tanto sai sempre come farti perdonare lasciando bellissime
recensioni piene di complimenti (:
FannySparrow.
...Ormai, per scrivere questa storia, sto diventando un'esperta di
terminologia nautica xD
Vorrei concordare con te su un pensiero riguardo James: beh certo che è
molto bello d'altronde sappiamo bene chi è suo padre *.* A proposito
del padre, in questo capitolo ho cercato di dare più spazio anche ai
pensieri del nostro caro capitano Turner, come al solito travagliato e
combattuto tra menzogne e amore. Spero di averli descritti bene e non
essere andata in OOC.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** Capitolo 7: Tempeste all'orizzonte ***
Capitolo 7: Tempeste all’orizzonte
Jack Sparrow si
ritrovò ad ascoltare il brusio concitato di voci e il rumore di passi
frettolosi sopra di sé. Si trovava in una stanza buia illuminata
solamente da una candela vicino la porta e il letto su cui era steso
seguiva il rollio della nave muovendosi impercettibilmente da una parte
all’altra.
Cercò di
ricordarsi di com’era finito lì ma nella sua testa non c’era niente.
Buio totale.
Si mosse per
cercare di alzarsi e sentì qualcosa di duro sotto di lui. Si tastò la
schiena e tirandole fuori dalla camicia vide le Carte Nautiche un po’
schiacciate ma per fortuna ancora integre.
Allora i
ricordi gli tornarono alla mente come un fulmine a ciel sereno.
L’Isola, le
Carte Nautiche, Calipso, l’Olandese Volante, i Turner, il Capitano
Margan.
La ragazza
che affermava di essere sua
figlia.
Gli sembrava
di trovarsi in uno di quei strani sogni da cui è difficile svegliarsi,
in cui è facile confondere la realtà e la fantasia.
Lui, il
capitan Jack Sparrow, non poteva avere dei figli.
Lui non
aveva legami. Era indomabile.
I suoi unici
veri amori erano la Perla Nera, il mare, la libertà.
- Siamo nei
guai compare - osservò una voce da un angolo buio della stanza. Un Jack
senza camicia era seduto a terra con la schiena poggiata al muro di
legno e le gambe incrociate, e lo osservava con occhi socchiusi - Non
potremo scappare questa volta -.
Il capitano
Sparrow si mise a sedere di scatto sul letto - Tu credi? -
L’allucinazione
annuì.
- Ho voglia
di noccioline! - strepitò un altro Jack camminando avanti e indietro
per la stanza.
- Io
propongo di scappare prima che questa storia diventi un’altra scomoda
complicazione - disse una terza allucinazione sedendosi sul letto,
vicino al capitano.
- Ci
troveranno - ribatté perentorio il Jack senza camicia. - Se non vai
incontro ai guai, i guai troveranno te -
-
Noccioline! -
- No, non lo
faranno -
- Sì, lo
faranno -
- No -
- Sì -
-
Noccioline! -
- Sta zitto!
- esclamarono i due Jack contrati contro il terzo, che offeso fermò la
sua camminata ondeggiante e sgranocchiò una nocciolina trovata sul
pavimento.
- Ha ragione
lui - disse il capitano Sparrow indicando l’allucinazione seduta
accanto a lui che applaudì entusiasta.
- Amico, la
verità è che sei un codardo - lo riproverò un Jack la cui voce
assomigliava terribilmente a quella di suo padre: il capitano Teague
Sparrow. - Dov’è finita la tua coscienza? -
Il capitano
Sparrow si trattenne dal sparare alla sua allucinazione e si massaggiò
le tempie sdraiandosi lentamente.
- Sentite:
mi state facendo venire un terribile mal di testa. Quindi evaporate,
sparite. Scio, scio! -
Kendra si
avvicinò alla sua cabina dove, davanti la porta, sostavano tre figure
ormai a lei familiari.
- Come sta?
- domandò a Gibbs, agitata per il fatto che Jack Sparrow non si fosse
ancora svegliato.
- Non
preoccuparti bambolina - rispose Pintel - Il capitano sopravvivrà anche
a questa -
Ragetti
scoppiò a ridere e ricevette un’occhiataccia fulminante dalla donna.
- Quando si
sveglierà vi chiameremo - disse Gibbs con un sorriso, cercando di
rassicurarla - Grazie per averci preso a bordo, Turner non sembrava
molto propenso a farlo -
- Credo sia
meglio per voi che non lo abbia fatto -
Gibbs si
rabbuiò: - Già -.
Il capitano
Margan si voltò per allontanarsi e notò che James la stava osservando
dalle scale di legno che portavano in coperta, con un braccio poggiato
al corrimano logorato.
- Sorpreso?
- gli domandò Kendra quando lo ebbe raggiunto, fermandosi sullo scalino
più basso del suo e guardandolo con il volto reclinato verso di lui.
- Un po’ -
acconsentì James chinando il capo con un sorriso - Ma più che sorpreso
mi ritengo soddisfatto di aver scoperto finalmente chi sei -.
Kendra
ricambiò il suo sorriso con uno misterioso.
- Perché hai
deciso di venire con noi? - gli chiese poi.
- Non avevi
detto di essere stanca di affrontare tempeste? - disse in risposta
James.
Kendra annuì
e poi lo studiò attentamente, fissando il suo sguardo scuro in quello
del ragazzo: - Questo che cosa vuol dire? -
- Credo di
aver trovato anch’io qualcosa per cui vale la pena combattere… -
- No - la
donna con un balzo gli poggiò un dito sulle labbra per zittirlo ma si
allontanò di scatto quando si accorse di essere troppo vicina al
giovane. Un lieve rossore le imporporò le guance ma riuscì a
nasconderlo con l’ombra del tricorno che aveva in testa e salì
velocemente le scale superandolo. Che cosa le succedeva? Da quando la
sua presenza non la infastidiva più? Da quando stare vicina a James le
provocava quel brivido lungo la schiena?
James non si
mosse, sorpreso dal suo tocco leggero e osservando la sua schiena
irrigidita e le sue spalle sottili desiderò che quel contatto fosse
durato più a lungo.
- Non dirlo.
Se davvero vuoi renderti utile rimani nelle sue grazie - lo avvertì la donna e
poi salì in coperta.
- Per tutti
i lupi di mare! Kendra avrebbe potuto dirlo in un modo più delicato -
osservò Elizabeth entrando nella cabina, seguita dal consorte.
Si diresse
dietro un paravento per cambiarsi per la notte.
- In
effetti, un po’ si somigliano. Hai visto come Kendra è attaccata alla
sua nave? E’ identica a Jack con la Perla Nera - continuò ridacchiando
la piratessa togliendosi i suoi abiti e indossando una vestaglia di
raso azzurra, presa da uno dei tanti bottini rubati - Povero Jack.
Scoprirà che non è così brutto essere padre, non è vero Will? -
Non
ricevette nessuna risposta.
- Will? -
Si affacciò
confusa e lo vide seduto sul bordo del loro letto con le mani sul volto
in un gesto di stanchezza o forse preoccupazione. Elizabeth si avvicinò
e si sedette accanto a lui.
- Will che
cosa c’è? - domandò sussurrando agitata, poggiando una mano sulle sue.
Il capitano
Turner strinse la mano e la guardò nei suoi occhi nocciola, turbato dai
suoi pensieri.
Doveva dirle
la verità ma non ne aveva il coraggio. Le stava mentendo e questo non
gli piaceva, l’ultima volta che l’aveva tenuta all’oscuro dei suoi
piani aveva rischiato di perderla. Non voleva accadesse di nuovo, ma
come avrebbe reagito Elizabeth se gli avrebbe rivelato la verità?
Doveva farlo
al più presto, altrimenti l’avrebbe scoperta da sola.
- Will? -
ripeté Elizabeth con gli occhi lucidi poggiandogli una mano sul volto.
Sentiva che qualcosa che non andava e stava turbando suo marito.
- Perché
James è tornato sull’Albatros Grigio? - le domandò il capitano.
- Ha detto
di voler proteggere Kendra - rispose sua moglie con un sorriso che le
incurvava le labbra sottili - Li accompagneremo fino a Port Royal -
Will capì
che James sapeva. Kendra gli aveva raccontato tutto.
Calipso non
avrebbe mai colpito James, era suo figlio, figlio di uno Schiavo.
Preoccupato
si ritrovo a pensare che lo stava perdendo, aveva mentito anche a lui.
- Will sei
sicuro di stare bene? -
- Sì, scusa
tesoro, sono solo un po’ stanco -
- Will, lo
sai che ti amo, vero? -
Will sorrise
e la strinse a se, passandole una mano fra i suoi lunghi capelli
biondi. Elizabeth avvicinò il suo volto a quello del marito che la
baciò con dolcezza, riuscendo per un attimo a dimenticarsi dei suoi
problemi.
All’improvviso
un boato lontano scosse l’aria e i due si guardarono preoccupati.
Salirono di
corsa in coperta, dove trovarono gli uomini dell’equipaggio radunati
verso poppa.
Elizabeth si
fece largo a spintoni e osservò il mare. Dov’era l’Albatros Grigio?
- Guarda -
Will le
passò il suo cannocchiale e vide che stagliata contro l’orizzonte dove
il sole stava tramontando, la piccola nave bianca stava cercando di
scampare da un veliero dalle vele cremisi e dalla bandiera nera con uno
scheletro rosso al centro.
- Dobbiamo
tornare indietro! -
Un sibilo e
poi un forte boato preannunciarono una nuova bordata. James si nascose
dietro l’albero maestro quando una palla di cannone colpì l’Albatros
Grigio facendolo ondeggiare pericolosamente. Il forte scricchiolio
assordì James per un attimo e delle schegge di legno volarono per aria,
una colpì di striscio il suo braccio sinistro sebbene si fosse riparato.
- Capitano,
che cosa facciamo? - domandò un pirata a Kendra che stava osservando la
nave che li inseguiva con il suo cannocchiale.
- Non
possiamo combatterli - disse il capitano Margan riponendo lo strumento,
preoccupata - Braccia in trinchetto, issate le gabbie! - urlò allora
correndo a impartire i suoi ordini da una parte all’altra del ponte -
Spiegate ogni singola vela al vento, dobbiamo distaccarli! Mastro
Oliver, in caso di abbordaggio, chiudete i boccaporti non devo arrivare
al deposito munizioni -
- Sì
capitano - rispose un corsaro dai riccioluti capelli neri che allentava
i nodi delle corde che tenevano chiuse le vele di poppa.
James si
fasciò il braccio ferito alla meglio, strappandosi un pezzo di stoffa
dalla sua stessa camicia e seguì Kendra, evitando alcuni uomini che
lavoravano per far navigare la nave più veloce.
- Ma da dove
è spuntata? - urlò sopra il boato di un’altra cannonata che prese di
striscio la murata di tribordo.
- Sud-est -
rispose Kendra afferrando il timone che vorticava impazzito senza
nessuno che lo guidasse. Gemette quando la forza del suo movimento la
fece cadere a terra.
James corse
ad aiutarla ma fu anticipato da Gibbs, Pintel e Ragetti che riuscirono
finalmente a fermare il timone e a sistemare la rotta.
Jack Sparrow
comparì accanto al giovane Turner che si accorse aveva una sporgenza
dietro la schiena. Chissà cosa stava nascondendo.
- Sud-est? -
domandò a Kendra.
- Sì -
rispose la donna rialzandosi - Ma credo venisse da Port Royal, ci ha
girato intorno per colpirci da dietro -
Jack
strabuzzò gli occhi: conosceva una sola nave che assaliva in quel modo
le sue vittime. - La Fancy? - esclamò sorpreso.
- Già, anche
il capitano Chevalle è passato dalla parte sbagliata - asserì cupa
Kendra.
- Capitano!
La nave nemica acquista velocità, non riusciremo a sfuggirle - riferì
mastro Oliver.
-
Preparatevi a combattere! Armate i cannoni di tribordo! Fuoco al mio
segnale -
L’Albatros
Grigio rallentò impercettibilmente la sua andatura e si lasciò
avvicinare dalla nave dalle vele scarlatte.
Vele rosse
come il sangue, pensò con un brivido James, osservando il mare vuoto
davanti a loro. Dov’era L’olandese Volante? Perché suo padre non era lì
ad aiutarli?
-
Interessante - mormorò Jack tenendosi al parapetto quando un’onda
provocata da una bordata non andata a segno scosse la nave.
- Calipso vi
reputa pericoloso in compagnia del vostro sangue - rifletté Gibbs dietro
di lui.
- Mai una
cosa sensata tu? - esclamò irritato Jack - Credo che questo attacco sia
dovuto al nostro caro Turner -
James si
voltò di scatto verso di lui: - Che cosa vuoi dire? -
Con un forte
rumore la Fancy si affiancò del tutto all’Albatros Grigio e una voce
che urlava a squarciagola interruppe le parole del giovane.
- Fuoco! -
I cannoni di
tribordo attaccarono all’ordine di Kendra riuscendo a colpire la nave
nemica che rispose prontamente al fuoco.
Come temeva
il capitano Margan la potenza dei cannoni della Fancy era superiore a
quella della sua nave di almeno tre volte. Dalla cambusa ormai
danneggiata irreparabilmente iniziò a imbarcare acqua.
Si udirono
delle urla provenire dal fumo che avvolgeva la nave e i corsari
dell’equipaggio nemico saltarono sul ponte dell’Abatros Grigio.
Jack si
trovò costretto a combattere, schivando agilmente fendenti e le schegge
di legno.
- Gibbs -
corse dall’uomo che lottava con un po’ di fatica contro due
filibustieri più forti di lui. Jack gli sparò contro e trascinò via
Gibbs - Propongo di seguire quei due -
Si
avvicinarono a Pintel e Ragetti che dopo aver abbandonato il timone,
stavano cercando di scappare con una scialuppa. Il capitano Sparrow vi
buttò sopra il povero mastro e si girò a guardare per un attimo la
battaglia che infuriava ma inciampò su una corda e la sua spinta fece
finire la scialuppa in mare.
Kendra udì
la voce di un uomo dietro di lei.
- Lasciatela
a me -
I corsari
contro cui stava combattendo si fermarono e lei si girò verso la fonte
da dove proveniva quella voce. Vide un giovane uomo sulla trentina da
corti capelli biondi, così biondi che sembravano bianchi e dal fisico
alto e slanciato. Aveva gli occhi grigi, un accenno di barba sul volto
dagli zigomi alti e sull’orecchio destro un orecchino di diamante.
Intuì dai suoi abiti così eleganti e puliti, dagli stivali di pelle
nera lucida, dalle maniche merlettate della camicia chi fosse quel
corsaro.
- Capitano
Chevalle - constatò con disprezzo stringendo forte la spada.
- Capitano
Margan - salutò l’uomo con un frivolo inchino - Finalmente conosco il
pirata che sta che sta causando così tanti problemi alla mia padrona -
- Vostro
padre, il nobile pirata del Mar Mediterraneo, sa che state distruggendo
quello per cui lui aveva combattuto? -
- Mio padre
è morto, adesso sono io il capitano della Fancy e ho deciso di unirmi a
Calipso. Il parere di mio padre è ormai nell’oblio - rispose il
capitano Chevalle con durezza.
- Siete un
vigliacco - lo insultò Kendra - Vi siete unito alla dea solo per
salvare la vostra pelle, perché non avete il fegato di combatterla -
Negli occhi
grigi del pirata balenò un lampo di rabbia, ma poi sorrise: - Perché
combatterla quando Calipso mi ha dato tutto quello che desidero
unendomi a lei -.
- Il mare
da, il mare toglie - ribatté Kendra.
- Vi
toglierà la vita se starete contro di lui -
- Correrò il
rischio -
- Siete
molto coraggiosa capitano Margan, ma forse questo vostro coraggio si
confonde con la pazzia - disse a denti stretti il capitano Chevalle
dopo aver perso la pazienza - Siete così brava a combattere come quanto
usate le parole? -
- Perché non
giudicate voi stesso? -
Kendra si
lanciò contro di lui, ma quello parò il colpo e attaccò. La donna
indietreggiò sotto la sua forza e schivò i colpi.
- L’Albatros
Grigio non resisterà a lungo - disse il capitano Chevalle - Il Gabbiano
è caduto, come la stessa Port Royal. I Fratelli della Costa sono stati
sconfitti, siete rimasta sola capitano Margan -
Le parole
dell’uomo colpirono Kendra più dolorosamente di un colpo di spada. -
Non vi credo! -
Il pirata la
bloccò afferrandola per un braccio e la costrinse a guardarlo nei suoi
freddi occhi grigi. - E’ la verità. Arrendetevi a noi e avrete salva la
vita -.
Un’improvvisa
bordata proveniente dalla Fancy colpì l’albero maestro e James riuscì
finalmente a liberarsi, spingendolo fuori bordo, del corsaro che gli
aveva impedito di aiutare Kendra. Corse dalla donna che per il colpo
era finita a terra sbalzata lontano dal capitano Chevalle e la portò
via prima che l’enorme asta di legno le cadesse addosso. Il timone fu
messo fuori uso, la nave era ormai persa.
- Dobbiamo
andare via! - disse stringendo a lui la donna mentre correvano.
Kendra annuì
e si lasciò trascinare. - Si salvi chi può!-
Si tuffarono
in acqua dove una scialuppa navigava allontanandosi dalla nave con
sopra Jack, Gibbs, Pintel e Ragetti. James salì a bordò e poi aiutò la
piratessa che era senza forze.
- Grazie per
averci aiutato - disse con sarcasmo il giovane Turner mentre Kendra si
sedeva vicino a lui e poggiava stancamente la testa contro il suo petto.
Le parole
del capitano Chevalle le risuonavano nella mente: Il Gabbiano è caduto, i Fratelli Costa
sono stati sconfitti. Ma non poteva essere. Sua madre non poteva
essere morta…
- Obbligati
ragazzo - rispose Jack per niente impressionato dalla rabbia del pirata.
Il boato di
un’altra bordata risuonò cupo nell’aria e Kendra rimase ad osservare
l’Albatros Grigio colare a picco ed essere sommerso dal mare.
- La mia
nave - si lamentò con voce tremula.
James le
carezzò i lunghi capelli neri in un gesto di protezione e osservò una
grande nave navigare verso di loro.
-
Raggiungiamo l’Olandese Volante -.
Salve a tutte mie
carissime lettrici ^^
Ormai la storia
si sta evolvendo sempre di più.
Il capitano
Chevalle (figlio del pirata francese che, per chi non lo sapesse,
compare insieme alla sua nave nel terzo film come uno dei pirati nobili
della fratellanza) avrà detto la verità a Kendra? Lo scoprirete solo
leggendo (;
Piccola nota: Il
titolo Tempeste fa riferimento ai pensieri che
animano le menti dei nostri protagonisti, quelli confusi di Jack,
quelli preoccupati di Elizabeth, quelli combattuti di Will e quelli del
rapporto tra James e Kendra. Spero di essere riuscita a caratterizzarli
tutti al meglio.
Come al solito
voglio ringraziare tutte voi che leggete la mia storia!!
Rein94: Ahahah Ila credo che questa
faccia O____O sia stata la stessa del nostro Jack :D
FannySparrow: Ops non sapevo che c'era già
una fanfiction in cui Jack ha una figlia, ma avrei dovuto aspettarmelo.
Comunque grazie mille per i complimenti *-* Sono contenta che ti sia
piaciuto il dettaglio dell'incontro di Jack e James, mi sono immaginata
un pestifero Turner Jr. xD
Un abbraccio la
vostra Chiara (:
|
Ritorna all'indice
Capitolo 9 *** Capitolo 8: Segnali sbagliati ***
Capitolo 8: Segnali sbagliati
Kendra era rimasta
tutto il tempo appoggiata al parapetto di poppa, osservando il punto
ormai lontano dov’era affondata la sua nave. Aspettava con ansia di
udire la voce della vedetta che urlava per l’avvistamento del porto di
Port Royal.
La sua casa
era sempre più vicina.
Da quando
era tornata a bordo dell’Olandese Volante aveva cercato di evitare
tutti, soprattutto il capitano Turner, anche se lui era l’unico che
avrebbe potuto informarla sulla sorte del Gabbiano e di sua madre.
Nutriva troppi dubbi verso di lui: quando l’Albatros Grigio era stato
attaccato dalla Fancy, William non era intervenuto. Probabilmente era
più attaccato al suo patto con Calipso e alla sua vita che a quella di
suo figlio.
James.
Kendra si
era tenuta anche lontano da lui. Non voleva provare nuovamente quella
strana ma allo stesso tempo bella sensazione causata dalla sua
vicinanza. Non poteva rischiare di provare qualcosa di più per
il giovane Turner o alla fine ne sarebbe uscita sconfitta.
- Mi
dispiace per l’Albatros Grigio - disse una voce alle sue spalle,
prendendola di sorpresa - Era gran bella nave -
Kendra si
voltò a guardare quel pirata che aveva cercato per più di un anno e che
detestava. Sì, questo era l’unico sentimento che riusciva a provare
verso di lui: l’odio.
Odio perché
aveva abbandonato sua madre. Perché non era più tornato da lei.
Aveva
scoperto che era suo padre da qualche anno quando i Fratelli della
Costa avevano iniziato a mobilitarsi contro gli schiavi di Calipso,
mentre origliava una conversazione tra sua madre e il pirata Sebastian
Domique, l’uomo che era stato con loro fin da quando era piccola, che
l’aveva cresciuta e che era il padre della sua sorellina Kristin.
Ricordò le
loro parole come se le avesse ascoltate solo pochi attimi fa invece che
una sera di molti anni addietro.
- Calipso ha
deciso di riprendersi il mare Sebastian, cosa faremo? - domandò
Mary-Ann inquieta stringendo al suo petto una piccola bambina che
dormiva tranquilla, ignara di ciò che la circondava.
-
Combatteremo - rispose il pirata infervorato dando un colpo alla sua
spada.
- Potremo
chiedere il suo
aiuto… -
- Mary-Ann!
- esclamò Sebastian con durezza, interrompendo le sue parole
sussurrate.
Quella nota
aspra nella sua voce aveva fatto sobbalzare Kendra che li stava
ascoltando dietro la porta socchiusa della loro stanza.
- Lui ti ha
abbandonata! Non tornerà e tu lo sai. Non tornerà nemmeno per aiutare
Kendra, sua figlia. Perché continui a pensare a lui? -
- Jack
Sparrow… - balbettò il capitano Margan.
- Quel
pirata da quattro soldi non ci sarà di molto aiuto, non è nemmeno stato
capace di tenersi la sua nave e te ne deve ancora una - continuò
Sebastian con rancore - Combattere è l’unica possibilità -.
Kendra aveva
ripensato molto alle parole di sua madre, e quando aveva capito che
combattere solo non bastava più, aveva radunato una ciurma e salpando
con l’Albatros Grigio aveva navigato alla ricerca di Jack Sparrow, il
suo vero padre.
- Dispiace
anche a me - ribatté Kendra con voce atona, mascherando le sue emozioni
dietro una maschera di distaccata indifferenza.
Jack osservò
il volto della piratessa, trovandolo molto somigliante a quello di
Mary-Ann che aveva visto vent’anni fa. Notò che i suoi occhi scuri
leggermente allungati erano simili ai suoi.
Si domandò
perché solo adesso, dopo tutti quegli anni, la ragazza era venuta a
rivendicare il suo legame con lui. Perché Mary-Ann non lo aveva mai
avvertito prima di allora?
Dei passi
affrettati si avvicinarono e James si fermò vicino a Jack, il quale
ondeggiò verso destra, allontanandosi da lui. Era incredibile quanto
gli ricordasse William.
James
osservò Kendra, ma quella evitava il suo sguardo, continuando ad
osservare Jack. Gli sembrò come se fosse di nuovo diventata il
misterioso pirata John Wole che aveva conosciuto prima di scoprire la
sua reale identità, pieno di segreti nascosti, e non la vera Kendra.
Credeva di essere riuscito a conquistare la sua fiducia ma sapeva che
non era così: Kendra non si fidava di lui per via di suo padre.
- Tra
qualche ora arriveremo a Port Royal - riferì quando lo sguardo della
piratessa si posò finalmente su di lui, indecifrabile.
Quando
l’Olandese Volante entrò lentamente nel porto per attraccare al molo,
Kendra capì subito che qualcosa non andava.
Tutto era
silenzioso.
Per la
strada si aggiravano solo che alcune persone che camminavano
frettolosamente con lo sguardo basso, desiderose di tornare al più
presto alla propria casa.
Un filo di
fumo nero si alzava a spirale da un punto poco lontano dal porto.
Le parole
del capitano Chevalle risuonarono per l’ennesima volta nella mente
della piratessa con un tono macabro di amara verità.
James vide
sul volto di Kendra dipinto il terrore e scambiò un’occhiata inquieta
con sua madre mentre Will osservava il paesaggio scuro in volto.
- Peste e
corna! - disse mastro Gibbs in un sussurro - E’ un’atmosfera davvero
inquietante -
Pintel e
Ragetti annuirono; il loro capitano rimase impassibile rimuginando sui
suoi ricordi: erano passati molti anni da quando era stato a Port
Royal, tutto era sempre iniziato da lì.
Kendra
sentiva la paura artigliarle il petto in una morsa soffocante,
dolorosa. Non aspettò nemmeno che gli uomini finissero di legare gli
ormeggi e sistemassero la passerella di legno per scendere. Saltò a
terra e iniziò a correre veloce verso le vie deserte.
- Kendra! -
James senza
esitare nemmeno un momento, scese dall’Olandese Volante e la seguì.
Con il cuore
che batteva così forte e il respiro ansante che rendeva la sua corsa
ancora più difficile, Kendra svoltò per una stradina in salita che
conduceva a un gruppo di case. Da una di quelle usciva del fumo,
provocato dalle fiamme che la stavano consumando.
La ragazza
si avvicinò alla prima casa e notò con orrore che la porta era
scardinata. Entrò con in pugno la spada e vide che l’ingresso era stato
messo a soqquadro, sembrava che un ciclone fosse passato di lì.
Si diresse
rapida verso una stanza e vide, stesa sul pavimento, una bambina di
sette anni dai ricci capelli neri che indossava una camicia da notte
sporca di terra e sangue. Si chinò sul piccolo corpo che si trovava in
una posizione innaturale lasciando cadere a terra la spada e osservò il
volto così simile al suo.
- Kristin -
mormorò dolcemente il nome della sorellina.
Udì dei
passi avvicinarsi ma non le importava chi fosse. Continuava ad
osservare gli occhi vitrei della bambina, non più accesi dalla loro
solita luce.
- Kristin -
sussurrò prendendola tra le braccia e scuotendola delicatamente -
Kristin! -
- Kendra… -
James entrò nella stanza, abbassò la spada che teneva alta e dopo
essersi avvicinato a lei, le poggiò una mano sulla spalla - Non può
sentirti -
Kendra lo
ignorò mentre stringeva spasmodicamente al suo petto il corpo della
sorellina, macchiandosi le mani del sangue che contornava una ferita da
arma da fuoco sulla sua piccola schiena.
- Kristin! -
esclamò con voce tremante - Svegliati! -
- Kendra
basta! - James l’afferrò per la vita e la allontanò dalla bambina per
impedirle di continuare a scuoterla.
Kendra si
ribellò scalciando e cercando di liberarsi dalle sue forti braccia: -
No! -.
- Calmati -
James
continuò a tenerla stretta a sé e finalmente la giovane piratessa smise
di divincolarsi, lo abbracciò nascondendo il volto nel suo petto e
scoppiò a piangere.
- Li hanno
uccisi tutti - singhiozzò mentre le lacrime calde bagnavano la camicia
di James - Kristin era solo una bambina -
- Lo so -
mormorò il giovane piano.
Si
separarono. James le asciugò le guance con il pollice e Kendra
incontrando il suo sguardo si sentì al sicuro, come se nulla potesse
toccarla, ma quando abbassò lo sguardo la dura realtà la travolse di
nuovo.
Si chinò
un'altra volta per prendere Kristin tra le braccia e le chiuse
delicatamente gli occhi. - Dobbiamo portarla via di qui -.
Uscirono
lentamente dalla casa evitando di guardare con attenzione di chi
fossero quegli occhi che li osservavano con espressione vuota.
Kendra
rabbrividiva ad ogni passo, quando il gelido corpo di Kristin le
sfiorava la pelle.
Doveva
esserci stata una battaglia ed era sicura che questa era stata opera
del capitano Chevalle.
- Attento
James, dietro di te! - strillò una voce femminile preoccupata,
facendoli voltare di scatto.
I due
ragazzi videro un gruppo di pirati dalle spade sguainate avvicinarsi a
loro mentre dalla direzione del porto giungevano correndo trafelati i
coniugi Turner, il capitano Sparrow, Gibb e alcuni uomini della ciurma
tra cui Pintel e mastro Ragetti.
Un clangore
metallico si sparse nell’aria quando la spada di James cozzò contro
quelle di più pirati dalle facce losche.
Elizabeth si
tuffò nella mischia di corpi per proteggere suo figlio e Will fu
costretto a seguirla combattendo contro gli uomini legati al suo stesso
patto con Calipso.
Sperò che il
suo gesto fosse passato inosservato alla dea perché temeva la sua furia.
- Scappa
Kendra! - urlò James mentre mandava fendenti a destra e manca.
Il capitano
Margan sembrò risvegliarsi dallo stato di paura che l’aveva
pietrificata e iniziò a correre faticosamente verso l’Olandese Volante.
Cerco di scappare ma sapeva che alcuni uomini la stavano seguendo,
sentiva i loro passi pesanti e le loro risate sguaiate.
Tre pirati
la raggiunsero, circondandola e Kendra strinse il corpo di Kristin
mentre ira e terrore invadevano il suo corpo facendolo tremare.
All’improvviso
si udì un tonfo sordo e due pirati caddero svenuti a terra.
- Signori -
esclamò Jack dando un remo in testa anche al terzo - Minacciare una
donna e per di più disarmata non vi fa onore -.
Gibbs si
avvicinò a Kendra: - Datela a me -.
La donna
anche se un po’ titubante decise di affidargli la piccola Kristin: non
aveva abbastanza forze per tenerla così a lungo tra le braccia.
Insieme
corsero al molo e salirono sull’Olandese Volante, seguiti da James,
Elizabeth, Will e il resto della ciurma.
- Levate le
ancore, spiegate le vele! - urlò il capitano con voce roca e affannata
mentre del sangue brillava sulla sua spada - Salpiamo da questo luogo
maledetto -
- Mary-Ann?
Mia madre? - gli domandò Kendra ansiosa.
Il capitano
abbassò lo sguardo e indicò il mare.
La nave
stazionava nelle acque basse del mare aperto mentre una piccola
barcaccia con a bordo una bambina adagiata sul fondo si allontanava
verso l’orizzonte sospinta da una leggera brezza.
- Il re la
colpì,
quella dama
rapì,
nel mare si
rianimò.
Il cielo più
intenso
nel mare
immenso,
quei ladri
qui guidò
Yo oh, la
gloria
corre
nell'aldilà -
James si
avvicinò a Kendra desideroso di abbracciarla, di confortarla, di
impedire che la sua voce dolce tremasse ancora mentre cantava quella
canzone, ma una mano si posò con gentilezza sul suo braccio, fermandolo.
- No,
lasciala sola- gli mormorò Elizabeth.
- Nel volto,
vivo o morto,
lei ti
seguirà.
Yo oh, non
c'è tregua,
quella
gloria vivrà.
Nel volto,
vivo o morto
lei ti
seguirà -
La barcaccia
sparì all’orizzonte, un verde baleno illuminò il cielo e Kendra seppe
con certezza che Kristin si era nuovamente unita a sua madre. Un’ultima
lacrima argentata le rigò il volto e cadde nel mare stranamente quieto.
Ciao
a tutte!!
Spero
che questo capitolo non sia troppo maliconico. Povera Kendra ç_ç ma
d'altronde la vita dei pirati non può essere tutta "rosa e fiori", no?
(;
Grazie
alle lettrici che hanno messo la storia tra le seguite e grazie anche
anche a chi la messa tra le preferite e come al solito un grazie
speciale a chi la commenta.
Un
abbraccio, Chiara ^^
|
Ritorna all'indice
Capitolo 10 *** Capitolo 9: Ragioni e sentimenti ***
Capitolo
9: Ragioni e sentimenti
Il corsaro camminava
affannosamente lungo il corridoio: era stato convocato e non poteva
attardarsi.
In quell’oscura
grotta negli abissi marini l’unico suono che sentiva, oltre quello del
suo passo accompagnato da un tonfo sordo del legno che sbatte contro la
dura roccia, era il sussurrio di una voce suadente, melodiosa,
incantatrice.
- Siete stato
davvero bravo, mio adorato capitano. Avete adempito al vostro compito
alla perfezione. I Fratelli della Costa sono stati sconfitti. Adesso
solo pochi pirati non sono sotto il mio controllo ma presto lo saranno -
La voce
all’improvviso stridula rimbombò lungo il corridoio e la piccola
scimmia maledetta sulla spalla dell’uomo si lamentò.
- Sta buono
Jack -
Capitan
Barbossa, il famoso pirata nobile del Mar Caspio, fece la sua entrata
in un androne illuminato da luci soffuse dal colore azzurrognolo. Dal
soffitto pendevano lunghe alghe violette e in un angolo c’era un
imponente e maestoso trono di conchiglie su cui sedeva una meravigliosa
dea dai profondi occhi neri e i lunghi e ondeggianti capelli marroni
con indosso un abito cangiante. Inginocchiato davanti a lei c’era un
uomo dai capelli biondi e gli abiti eleganti, da damerino come lo
considerava Barbossa.
- Al ritorno da
Port Royal ho attaccato l’Albatros Grigio, la nave della figlia di
Mary-Ann, mentre si dirigeva proprio verso il porto -
Calipso squittì
deliziata: - Mio caro Chevalle, a quanto vedo l’Albatros e caduto -.
- Sì mia
signora, ma il capitano Margan è riuscita disgraziatamente a sfuggirmi
- continuò contrito Chevalle - Con lei c’era il figlio dei Turner e
Jack Sparrow -
- Jack Sparrow?
E’ ancora vivo? - tuonò Barbossa avvicinandosi e inginocchiandosi con
un po’ di fatica reggendosi al bastone di legno davanti a Calipso e a
fianco del giovane capitano.
- Credevo non
sarebbe riuscito a scappare dall’isola in cui lo avevo relegato - disse
la dea accigliata.
- Vi stupirete
degli infiniti modi che Jack può trovare per scappare da un’isola in
cui è relegato - ribatté Barbossa rammendando la volta in cui aveva
lasciato il capitano Sparrow su un’isola deserta dopo essersi
ammutinato contro di lui.
Calipso annuì,
pensosa.
- Potete
tornare alla Fancy capitano Chevalle. Lì attenderete i miei ordini
riguardo a un nuovo incarico che presto dovrete compiere -
- Sì mia
signora -
Il pirata si
alzò, chinò il capo e voltandosi uscì dalla grotta.
Calipso aspettò
finché l’eco dei suoi passi non fosse svanito per rivolgersi a
Barbossa: - Sai perché ti ho convocato, Barbossa? -.
- La canzone è
stata cantata, la fratellanza riunita a consiglio -
- Andrete anche
voi Barbossa. Li convincerete ad uscire allo scoperto, li convincerete
a venire da me - sibilò con furia la dea e le alghe pendenti dal
soffitto si mossero come spinte da un forte vento.
- Ma, mia
signora, sapranno che sono dalla vostra parte - obbiettò il corsaro.
- Convinceteli
del contrario, siete un buon oratore Barbossa - ammiccò Calipso
lisciandosi i capelli con un tono che non ammetteva repliche.
Barbossa
abbassò lo sguardo. - Sì, mia signora -
- Prendete la
Perla Nera e andate -
Barbossa si
alzò lentamente mentre la sua schiena protestava. Pensò che forse era
troppo vecchio per tutto quel trambusto.
- Ah Hector -
lo richiamò Calipso, fermandolo prima che si addentrasse nuovamente nel
corridoio - Custodite ancora quel che vi ho dato? -
Il corsaro
annuì portandosi una mano sul petto dov’era riposto quel segreto.
- Sì, mia
signora -
- Custoditelo
anche a costo della vita. Se lo perderete non vi resusciterò una
seconda volta -
Barbossa
osservò lo sguardo fiammeggiante della dea e rabbrividendo si voltò per
tornare sui suoi passi, nell’oscurità degli abissi.
Il cielo era
nuvoloso, nemmeno una stella s’intravedeva tra le nubi e la luna non si
specchiava nel mare. L’oscurità circondava ogni cosa.
Poi delle
piccole luci si accesero nell’buio.
L’Olandese era
ancora fermo nelle acque profonde; quelle in cui si era fermato da
quando era salpato dal porto di Port Royal.
Jack Sparrow
spense con un soffio il fiammifero con cui aveva acceso le lanterne ad
olio, ignorando l’ordine del capitano Turner. Non gli piaceva
l’oscurità che li circondava, lo rendeva inquieto. Un po’ di luce non
avrebbe certo recato alcuni danno: tanto Calipso sapeva sicuramente
dove si trovavano e avrebbe potuto attaccarli in qualunque momento
quindi era inutile tutta quella precauzione.
Sputafuoco
Bill, che si trovava al timone per il suo turno, lo guardò, seguendo
con gli occhi ogni suo movimento.
- Perché sei
ancora qui Jack? - gli chiese con la sua voce roca.
- Per lo stesso
motivo per cui tu sei ancora qui - rispose facendo un leggero inchino.
Sputafuoco
roteò gli occhi e sbuffò. Non lo sopportava quando parlava per enigmi.
Che cosa intendeva? I motivi per cui lui si trovava sull’Olandese
Volante erano più di uno. Qual’era quello di Jack?
- Credo che tu
sappia quello che hai intenzione di fare - disse infine sistemandosi il
tricorno che aveva in testa.
Jack non
rispose e si allontanò da lui.
Cosa ne sapeva
quel vecchio filibustiere dei pensieri che animavano la sua mente?
Sentì qualcuno
alle sue spalle schiarirsi leggermente la voce, si girò e vide il
capitano Margan.
- Credo che un
grazie sia d’obbligo Jack - disse la ragazza e tese la mano verso di
lui per ringraziarlo.
Jack la osservò
per un momento incerto e poi le strinse la mano, o meglio la sua fu
stritolata da quella di Kendra.
Sentì qualcosa
di umido bagnargli il dorso e rialzando lo sguardo si accorse che la
donna stava piangendo. Lasciò la sua mano di scatto e scrocchiandosi le
dita indolenzite, la osservò sentendosi impotente come non mai.
Come ci si
comportava in quella situazione?
Non aveva mai
confortato una donna piangente soprattutto mai una piratessa, che per
giunta era anche sua figlia.
- Scusa, io non
dovrei… - singhiozzò la donna asciugandosi il volto ma nuove lacrime
salate tornavano a rigarle le guance sfuggendo al suo controllo.
Kendra non
sapeva perché si stava comportando come una sciocca donnicciola ma
doveva ringraziarlo e allora la ferita dentro il suo cuore si era
riaperta. Dopotutto le aveva salvato la vita; il sentimento d’odio
verso di lui si era attenuato per lasciare un po’ di spazio alla
riconoscenza.
Sì, era
riconoscente verso il capitano Sparrow ed era in debito con lui.
Kendra si
avvicinò lentamente, Jack non disse nulla e lasciò che la ragazza si
stringesse a lui, singhiozzando sulla sua spalla.
- Su, su -
disse imbarazzato dandole delle pacche sulla schiena e sperando che
finisse al più presto di piangere perché gli stava bagnando tutta la
camicia.
La giovane si
asciugò gli occhi che finalmente avevano smesso di versare lacrime.
Ormai si sentiva svuotata, prosciugata da ogni emozione. - Grazie -
sussurrò infine sorridendo appena.
- Un buon
pirata non abbandona mai una donzella in pericolo - disse Jack chinando
il capo.
In realtà
salvarla era stato un gesto istintivo. Vederla lì,
accerchiata da quei brutti ceffi era corso in suo aiuto senza nemmeno
pensarci.
- Hai salvato
il tuo stesso sangue - gli sussurrò una vocina nell’orecchio.
- Scio - con un
colpo di mano scacciò quel piccolo Jack seduto sulla sua spalla
sinistra.
- Sei stato un
buon pirata allora - fece Kendra guardandolo per un attimo perplessa
mentre quello agitava a vuoto la mano.
- Un buon
pirata? - rise una voce vicino a loro - Non ti starai per caso
rovinando la reputazione Jack? -
Will si accostò
a loro, seguito da Elizabeth e James che, come notò Kendra, era scuro
in volto.
- Quali
sarebbero i buoni pirati, allora? - sbottò mettendosi contro suo padre,
alzando il tono di voce e ricevendo un’occhiataccia ammonitrice: -
James! -.
Il giovane la
ignorò e continuò con astio a guardare il padre: - Sarebbero i pirati
con cui combatti? Gli Schiavi? -
A quelle parole
Will s’irrigidì e strinse le labbra rendendole più sottili che mai,
lanciando un’occhiata minacciosa al figlio.
- Combatti per
i pirati che hanno distrutto Port Royal, ucciso la famiglia di Kendra!
- urlò James.
- James! Che
cosa stai dicendo? - esclamò Elizabeth agitata.
Jack s’illuminò
sorridendo sornione. - A quanto vedo non sei cambiato William, tieni
ancora la tua signora all’oscuro dei tuoi piani? -
- Avanti
diglielo - lo aggredì James - Non vorrai continuare a mentire come hai
fatto con me -
La piratessa
bionda guardò suo marito impallidire alla fioca luce delle lanterne.
- Will, che
cosa stanno dicendo? -
- James ha
ragione - disse il capitano Turner - Sono anch’io uno Schiavo di
Calipso -
Perse per un
attimo il respiro quando lesse sul volto della consorte rabbia,
tristezza, delusione.
- Ma questo era
il prezzo da pagare per stare con te. Con James. Non avrei sopportato
di stare lontano da voi e vedervi solo una volta ogni dieci anni -
nella sua voce risuonò una voce di amarezza.
- Avresti
potuto ribellarti! - ribadì James ancora combattivo, anche se le parole
del padre lo avevano colpito. Credeva che essere Schiavo era una sua
scelta libera e non un compromesso.
- James,
credimi: è una causa persa - mormorò Will - Calipso è il Mare -
- Nessuna causa
è persa finché ci sarà un solo folle a combattere per essa - il giovane
Turner poggiò una mano sulla spalla del padre - Questo è quello che mi
hai sempre insegnato, tutto quello in cui credere, oppure erano solo
vuote parole, erano solo una menzogna? -
- No! - esclamò
Kendra.
Tutti si
voltarono stupiti a guardarla: era la prima volta che interveniva in
quella discussione.
- No James, non
è una menzogna! E’ la verità, deve essere la verità! -
continuò infervorata avvicinandosi al giovane pirata. James si perse
nel suo sguardo profondo ammirando il suo grande coraggio. Kendra gli
restituì lo sguardo e lentamente poggiò una mano sulla sua e la
strinse. - Io continuerò a lottare, non mi arrenderò -
- Anch’io
lotterò Kendra - disse James ricambiando la sua stretta senza riuscire
a trattenersi dal fargli un sorriso - Siamo pirati liberi. Combatterò
con te per riprenderci il mare -
- James, io non
ti aiuterò - disse il capitano Turner - Io sono uno Schiavo -
- Will - disse
Elizabeth con le lacrime agli occhi, mentre il suo sguardo saettava da
quello del marito a quello dei due ragazzi - Non combatterai? -
Il capitano
sospirò: - No, questa volta non lo farò -.
- Saggia
scelta, compare - s’intromise Jack, ricevendo un’occhiataccia da James
e Kendra.
- Combatteremo
con Lei? - domandò la
piratessa bionda con voce flebile.
Will mosse
appena il capo in un cenno affermativo, le labbra strette, lo sguardo
indecifrabile.
- Capisco se
deciderai di non seguirmi -
La consorte
capì quando dolore gli costasse pronunciare quelle parole. Lei non
voleva lasciarlo, ma combattere dalla parte di Calipso gli sembrava
sbagliato, troppo sbagliato. Era contro i suoi ideali: aveva sempre
creduto che il mare fosse degli uomini che lo navigassero e non di
mostruose divinità.
- Io… non lo so
- pronunciò infine.
Un silenzio
pieno di parole non dette, dubbi e rimorsi scese sul gruppo.
- Bene -
esclamò a un tratto Jack che sembrava l’unico senza pensieri - Ora che
vi siete chiariti con chiarimenti di chiare parole, un ultimo
chiarimento rimane non chiarito: cosa faremo adesso? -
Non aveva
nessunissima intenzione di rimanere sull’Olandese Volante. Non sarebbe
stato utile ai suoi piani.
- Navigheremo
fino a Tortuga, dove lascerò li te, i tuoi uomini, il capitano Margan
e… James - disse il capitano Turner pronunciando l’ultimo nome con voce
atona, cercando di nascondere il suo turbamento.
Come aveva
previsto, con le sue menzogne, aveva perso suo figlio.
Si voltò per
dargli le spalle e s’incamminò verso poppa. - Li seguirete la mano del
vostro Destino - pronunciò - E spero che non si debba nuovamente
incontrare con la mia -.
Ecco,
finalmente, il nuovo capitolo! ^^ Scusate se non ho aggiornato presto
ma sono molto impegnata con la scuola, non fanno altro che riempirci di
compiti in classe... così passo tutto il tempo a studiare e non ho
nemmeno un minuto per scrivere >.<
Comuque sperò
che questo nuovo capitolo vi piaccia. Finalmente compare Barbossa *-*
Non vedevo l'ora di scrivere anche di lui, anche se non gli ho dato
molto spazio in questa parte...
Come al solito
ringrazio tutte le mie lettrici: grazie di cuoreeee =)
FannySparrow: Eggià per Jack
dire "mi dispiace" è stato un grande e difficile passo da compiere, ma
non preoccuparti presto compirà anche lui un buon gesto... Shh però non
voglio anticipare niente ^^ Sono molto contenta di leggere dalla tua
recensione che sono riuscita a far capire anche il lato oscuro della
diffice vita dei pirati :)
Rebecca
Lupin:
Uaaa che bello! Finalmente una nuova lettrice! :D Grazie tantissime per
la tua recensione *-* La Guerra Civile tra pirati è appena iniziata,
spero che continuerai a seguire tutti gli sviluppi ^^ Grazie ancora!
Rein94: Ilaaa grazie per
tutti i complimenti! Li accetto volentieri da una scrittrice brava come
te *-* Grazie e non preoccuparti di scusarti se non commenti subito xP
Un abbraccio a
tutte (:
Chiara.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 11 *** Capitolo 10: Tortuga ***
Capitolo
10: Tortuga
Elizabeth
osservò, insofferente, gli uomini seduti a gambe incrociate sul ponte
mentre agitavano dei piccoli bicchieri contenenti dei dadi.
- Io dico
sette! -
- Nove! -
- Io scommetto
su undici! -
Con un sordo
tonfo i pirati sbatterono i bicchieri sul basso tavolino e osservarono
curiosi i dadi. Molti esultarono mentre uno borbottò un’imprecazione.
- Sarete voi a
sistemare la stiva e a districare il sartiame Dorian - sghignazzò un
pirata.
- Vi ricordo
che io sono il dottore di bordo - cercò di svincolare quello tra le
risate degli altri.
Elizabeth
cambiò la posizione di com’era seduta sul barile dove si era poggiata e
sospirò piano.
Quel giorno non
aveva scommesso, non riusciva a divertirsi come faceva la ciurma.
Sembrava
assente.
Da quando
avevano lasciato James a Tortuga non riusciva a pensare ad altro se non
a lui. Era la prima volta che si separava da suo figlio e chissà quando
l’avrebbe rincontrato. Una parte del suo cuore sarebbe voluta andare
con lui ma aveva ascoltato l’altra parte, quella che le diceva di
rimanere al fianco dell’uomo che amava.
Will aveva
fatto tanti sacrifici per stare con lei, aveva accettato di perdere la
sua libertà per diventare uno Schiavo.
Si asciugò una
lacrima solitaria che le era scesa al pensiero imminente della guerra,
al pensiero di Calipso.
Era colpa di
quella maledetta dea che con la sua Mano si era intromessa nei loro
Destini cambiandoli a suo piacimento.
A un tratto
sentì una leggera pressione sulla sua spalla e alzando lo sguardo vide
Sputafuoco con una mano poggiata su di lei, lo sguardo attento.
Si scambiarono
un’occhiata in cui Sputafuoco le trasmise fiducia e la donna si sentì
sollevata.
- Andrà tutto
bene - le mormorò con voce roca il vecchio pirata.
La piratessa
bionda annuì.
- Vado da Will
- disse alzandosi di scatto.
Sputafuoco le
sorrise e si sedette al suo posto sul barile e agitando dei dadi si
sporse verso gli uomini che scommettevano su chi dovesse pulire il
ponte.
- Dieci! -
Elizabeth si
diresse al timone dove il suo consorte poggiava le mani per guidarlo,
osservando con aria turbata il mare davanti a loro.
- Mi dispiace
Elizabeth - disse il capitano Turner quando la moglie si affiancò a lui
- Avrei capito se avessi deciso di restare con James -
- Will, il mio
posto è dove sei tu - disse Elizabeth abbracciandolo da dietro e
poggiando la fronte sulla sua schiena - James ormai ha vent’anni,
sapevamo che prima o poi avrebbe lasciato l’Olandese Volante -
- Ma non
adesso, non così - replicò cupo Will.
Elizabeth
sospirò: - Lo so, ma non potevi farci niente. Quello è il suo destino,
la sua vita, la sua scelta - gli diede bacio sul collo e sussurrò al
suo orecchio: - E’ in gamba Will, saprà cavarsela -.
William annuì
pensando che quelle parole le aveva già sentite da suo padre pochi
giorni prima. Sapeva che suo figlio era in gamba eppure sembrava che
dovessero ripeterglielo sempre.
- E poi stiamo
parlando di Henry James William Turner, nostro figlio - disse Elizabeth
con orgoglio - Ci scommetto tutte le mie budella che saprà cavarsela -
La sera era
scesa velocemente a Tortuga e l’allegro porto di mare si animato
d’individui della peggior specie, filibustieri senza regole e donne
libertine. Le luci provenienti dalle case occupate illuminavano le
strade dove bazzicavano ubriachi gli uomini.
Nella taverna
del “Corsaro Maciullato”, seduti in un angolo appartato della stanza
chiassosa, c’erano Kendra e la piccola compagnia di uomini. Cercavano
di non farsi notare per paura di incontrare qualche Schiavo di Calipso
che si trovava al porto, anche se con il capitano Sparrow che doveva
soldi a quasi più della metà dei pirati presenti sull’isola era molto
difficile passare inosservati.
- Ehi tu! -
biascicò Kendra a una donna poco vestita che passava di lì, agitando
una bottiglia che aveva tra le mani - E’ finito! Portane altro! -
James la guardò
preoccupato. Era evidente che Kendra non era abituata a bere tutto quel
Rum, d’altronde a bordo non si avvicinava neanche a una bottiglia
perché doveva rimanere lucida per comandare la ciurma.
Quando la donna
le portò una nuova bottiglia, la piratessa travasò quel liquido bruno
nel suo bicchiere e lo scolò in un sorso. Sentì la gola bruciare ma non
le importava. Bere la faceva stare uno stato di torpore: tutti i
pensieri svanivano. La sua mente era calma come il mare piatto dopo una
tempesta.
Bevve un altro
sorso e cercò di concentrarsi su quello che stavano dicendo gli altri,
anche se le parole le giungevano alle orecchie ovattate, distanti.
- Qui a Tortuga
il capitano Villanueva tiene alcune navi della sua flotta - stava
dicendo il capitano Sparrow mentre osservava corrucciato la sua bussola
che non punta a Nord - Faremo passare Kendra per una delle sue due
figlie e così prenderemo una nave -
Intanto, alla
stessa tavola, Pintel e Ragetti mangiavano con ingordigia il loro pasto
e mastro Gibbs ronfava sulla sua sedia già da un bel po’.
- Ruberemo - lo
corresse James.
- Prenderemo in
prestito - ribatté Jack scuotendo la bussola.
- Quale sarà la
nostra prossima mossa capitano? - domandò poi Pintel ingoiando un
boccone.
- La cansone è
stata canta… cantata - pronunciò Kendra a fatica sentendosi la lingua
pesante e la bocca pastosa. Si schiarì la voce: - Dobbiamo raggiungere
la Città dei Relitti, la Fratellansa è stata chiamata a consiglio -.
James capì
finalmente il motivo del perché sua madre prima di congedarsi da lui lo
aveva nominato al suo posto Nobile Pirata del Mar Cinese Meridionale e
del Mare delle Andamane.
Jack chiuse la
bussola di scatto e roteò gli occhi: - Perché sono tutti fissati con
questa storia della Fratellanza? - chiese a nessuno in particolare.
Per tutta
risposta mastro Ragetti ruttò rumorosamente e Pintel si sganasciò dalle
risate rischiando di svegliare Gibbs che grugnì infastidito nel sonno.
- Sei un Pirata
Nobile Jack Sparrow, non puoi tirarti indietro. Se non sono dei
vigliacchi, la vedova Ching, Sree Sumbhajee e Ammand do… dovrebbero
venire - replicò Kendra finendo l’ennesima bottiglia di rum.
Jack borbottò
qualcosa fra i denti che alla ragazza sfuggì mentre a James parve di
sentire qualcosa come: - E va bene -. Prima sarebbe finita questa
storia e prima avrebbe potuto riprendersi la sua Perla Nera.
Kendra sentì la
testa girare ma vide benissimo quelle agili ed esperte mani che si
posarono sul petto di James.
- Ehi bellezza,
cerchi compagnia? - chiese una donna pesantemente truccata con voce
sensuale a James, che cercò di ritirarsi.
Kendra sentì
una fitta allo stomaco, non tanto sicura che fosse causata dal troppo
rum ingurgitato. Gli sembrò di udire nella sua mente più volte quella
parola: bellezza, bellezza, bellezza…
Alzò lo sguardo
sul volto di James e si rese conto che quella era la verità. Era bello,
ma si domandò perché prima di allora non se n’era mai accorta. Osservò
le sue sopracciglia fini, gli occhi scuri, così profondi che sembrava
di poterci annegare, e le labbra rosee diventate all’improvviso così
attraenti.
Si alzò di
scatto in piedi, facendo cadere la sedia su cui era seduta, e ondeggiò
pericolosamente verso la donna libertina.
- Sciò, vai via
tu! -
James riuscì a
prenderla in tempo, prima che cadesse a terra e la ragazza se ne andò
offesa.
- Rubatele un
vestito - disse Jack ai suoi due uomini - Ci servirà per domani -
Pintel e
Ragetti assentirono all’ordine del capitano e seguirono la donna con
risate sguainate: - Aspetta, noi cerchiamo compagnia! -.
- Credo che sia
meglio che la porti a riposare, ragazzo - disse Jack guardando
attentamente Kendra che cercava di rialzarsi barcollando.
James annuì,
prese tra le braccia la figlia del pirata, e si avviò passando tra i
tavoli, facendo attenzione a non colpire nessuno per non provocare una
rissa.
- Guarda come
ti sei conciata - disse James salendo le scale.
- Shh - fece
Kendra chiudendo gli occhi. Strinse le braccia intorno al suo collo e
sfiorò con un leggero bacio la sua guancia. - Grasie di essere rimasto -
Quelle labbra
candide lasciarono una scia di fuoco sulla pelle di James.
Il giovane aprì
con un calcio una delle stanze vuote della taverna e dopo aver acceso
con difficoltà la lanterna ad olio per fare luce, adagiò delicatamente
Kendra sul letto, le tolse gli stivali e le poggiò sul corpo una
leggera coperta per proteggerla dal freddo che scendeva la notte.
- Controlla
quei quattro - disse Kendra prima che uscisse - James -
Rimase sulla
soglia della porta a guardare il suo viso della ragazza mentre
mormorava piano il suo nome e poi si chiuse la porta alle spalle,
cercando di capire quel guazzabuglio di emozioni che agitavano il suo
cuore.
- Non capisco
il perché di quest’orribile travestimento - borbottò contrariata Kendra
agitando l’ombrellino che aveva in mano per coprirsi dal sole.
Camminava lungo
la banchina del molo, sottobraccio a Jack che sorrideva sornione,
soddisfatto della riuscita del suo piano. Poco più dietro camminavano
James, Pintel, Ragetti e mastro Gibbs che osservando i due gli sembrò
di vedere una vera coppia di padre e figlia.
- Le figlie di
Villanueva sono conosciute per la loro fama di eleganti piratesse -
disse Jack in un sussurro lisciandosi il pizzetto.
Kendra annuì ma
non si sentiva affatto a suo agio stretta in quel corsetto, con indosso
un vestito scarlatto dalla lunga gonna fino a terra che serviva a
coprire bene i suoi stivali che si era rifiutata di togliersi. L’abito
aderiva contro le sue morbide forme e lasciava scoperte le spalle. I
capelli erano sciolti e le labbra fine erano di uno sgargiante colore
rosso.
Non sopportava
gli occhi pieni di cupidigia dei filibustieri che si posavano sul suo
corpo, non si era però accorta dello sguardo pieno di ammirazione del
giovane pirata dietro di lei.
- Fermi! Dove
pensate di andare? -
Due loschi
figuri che stazionavano davanti la passerella che portava a una piccola
nave dalle vele quadre che rispondeva al nome di “Opulesia” gli bloccarono il passo
incrociando le loro grosse sciabole quando il gruppetto si avvicinò. I
pirati lì intorno, che prima sorridevano giulivi alla vista di Kendra,
li circondarono sospettosi.
- Oh oh -
bisbigliò Ragetti e il suo piede fu pestato da Pintel che lo ammonì
mormorando: - Sta zitto! -
- Amico - disse
Jack lanciando un’occhiataccia di rimprovero a quello che aveva parlato
- Forse non avete idea a chi state bloccando la strada. Ritengo giusto
che voi considerate sbagliato farci passare ma - fece un silenzio
carico di solennità alzando un indice dall’unghia poco pulita - Ma
ritengo che dobbiate considerare l’idea di farci passare perché dovete
sapere che con noi c’è la persona giusta
- sottolineò l’ultima parola gesticolando verso Kendra.
I due pirati si
scambiarono un’occhiata perplessa mentre gli sguardi degli altri si
concentrarono nuovamente sulla piratessa mora.
- Questa è
Carmensita - intervenne Gibbs con ostentazione - Carmensita Villanueva
in carne ed ossa, la figlia del nobile capitano -
- Credo sia
meglio che abbassiate le sciabole, non vorrete che il capitano
Villanueva vanga a sapere della vostra condotta nei confronti di una
delle sue figlie - suggerì James.
Dei bisbigli
percorsero la piccola folla e i due corsari abbassarono, anche se
ancora un po’ incerti, le sciabole e chinarono il capo.
- Mia signora,
perdonate la nostra ignoranza -
- La reverenza
- sussurrò Ragetti all’orecchi di Kendra.
- Con deferenza
- aggiunse Pintel spingendole in avanti la schiena.
La ragazza si
chinò in un frivolo inchino e sorrise seducente ai due uomini.
- Grazie,
lasciate passare anche i miei accompagnatori -.
Salirono sulla
nave e subito gli uomini si misero a lavorare per far salpare la nave,
mentre Kendra e Jack si sporsero dal parapetto.
- Porterò i
vostri ossequi a mio padre - disse la piratessa.
- Credevo
sarebbe stato più difficile convincere questi eunuchi - commentò Jack.
All’improvviso
però, quando gli ormeggi erano stati rilasciati e la nave aveva
iniziato a muoversi, un urlo acuto echeggiò per il porto. I due
capitani videro una donna dalle piene forme e la bassa statura con il
volto incipriato, i capelli boccolosi nerissimi e con indosso un
vestito di pizzi e lustrini, correre verso il molo, affiancata da tre
grossi omoni che brandivano delle spade enormi.
- Necios! Sciocchi! - urlò la vera
Carmensita Villanueva ai pirati - Fermateli! Mi stanno rubando la nave!
Adelante! Adelante! Fermateli o giuro che vi
farò tagliare la cabeza da
mio padre in persona -
I filibustieri
si buttarono subito verso la nave che ormai si era già distanziata di
molto dalla banchina e così molti finirono in acqua.
- Jack Sparrow!
- strillò Carmensita quando riconobbe il pirata che la stava derubando.
- Capitan Jack
Sparrow - strillo quello a sua volta più forte, con indignazione -
Perché tutti si dimenticano che sono Capitano? -
- Mio padre
verrà avvertito del tuo furto y allor…
- la tarchiata piratessa fece un gesto eloquente segnando il suo collo.
- Non è un
furto, è un prestito! - urlò
James ma ormai erano lontani.
Il porto si era
allontanato e la nave navigava a vele spiegate, con il vento in poppa.
I sei pirati si
guardarono per un momento e poi Kendra si rivolse a Jack: - Trova la
rotta -.
Il capitano
Sparrow annuì, anche se un po’ contrariato per l’ordine ricevuto, aprì
la bussola e fissò l’ago. Vorticava impazzito e si fermava una volta in
una direzione Nord e un’altra a Sud-Est: indicava una volta la Perla
Nera e l’altra Kendra.
Delle parole
udite tanti anni prima gli tornarono alla mente.
“Oh Jack
Sparrow che non sai quel che tu vuoi, o... forse lo sai… ma sei restio
a rivendicarlo come tuo”
Mille dubbi,
mille domande affollarono nuovamente i suoi pensieri come animali
braccati.
Lui era il
capitan Jack Sparrow, non aveva mai voluto avere figli. Era unico nel
suo genere.
Ma con Kendra
era diverso… Anche la sera precedente la bussola aveva indicato lei. Ma
credeva solo di essere in pena per lei perché si stava ubriacando
vergognosamente anche per un pirata.
L’ago della
bussola continuava a vorticare impazzito a causa della vicinanza della
ragazza, così con uno scatto d’irritazione, la mise in mano a James.
- Trova la
rotta -
James lo guardò
perplesso e poi aprì la bussola. Jack si sporse oltre le sue spalle per
osservare l’ago che questa volta, senza incertezza, puntò dritto verso
Kendra.
- Interessante
- mormorò assorto con un sorrisetto sulle labbra.
James arrossì a
quel commento, chiuse di scatto la bussola e la lanciò al capitano
Margan.
- Attento! -
strillò Jack ma la donna la prese al volo.
- Trova la
rotta - esclamarono i due uomini all’unisono.
Kendra pensò
che a volte erano proprio strani.
Si concentrò e
la bussola fu aperta per l’ennesima volta. La donna girò per un attimo
su se stessa e poi si fermò indicando l’Est. - Credo sia di qua… James
spostati - disse quando si trovò davanti il ragazzo.
Il giovane
pirata, confuso, si allontanò di qualche passo e Kendra osservò
perplessa l’ago cambiare nuovamente direzione verso Nord-Est: il punto
dove si era fermato James.
Sentì il cuore
palpitarle in gola e avvampò leggermente ma riuscì a nascondere il suo
volto arrossato agli altri facendosi ombra con l’ombrellino.
Era davvero
James tutto quello che desiderava?
Passò la
bussola a Gibbs che aveva assistito a tutti quegli scambi più
stralunato che mai. - Controlli la rotta, mastro Gibbs -
Finalmente il
pirata indicò il posto in cui desideravano andare, il timone fu
sistemato e la nave iniziò a navigare sicura verso la Città dei Relitti.
Un buonasera a
tutte le mie care lettrici! *w*
Ecco finalmente
un nuovo capitolo (uffa ormai mi sto riducendo ad aggiornare solo il
week-end ç_ç)!
Nella prima
parte mi sono concentrata a scrivere i pensieri della nostra Lizzie
cercando di caratterizzarla al meglio nel suo ruolo di madre-moglie
piratessa mentre nella seconda mi sono divertita a narrare di Tortuga e
delle avventure del nostro gruppetto :)
Non so voi ma
io mi sto innamorando dei personaggi di Kendra e James *-* Sì, lo so
che sono miei personaggi però mi ci sto affezionando :D (chissà di chi
era l'unico sguardo ammirato verso Kendra eh eh eh...)
E pensare che
all'inizio in questo capitolo avevo pensare di dare spazio ai pensieri
di mastro Gibbs, ma poi non ho resistito a scrivere sui due giovani
pirati.
Allour...
passiamo ai ringraziamenti: Grazie a tutte le lettrici che seguono la
mia fanfiction e che l'hanno messa tra i preferiti!!
Fannysparrow:
Carissima!! Sono contentissima per la tua recensione! Sono lieta di
trasmettere emozioni con la mia fanfiction. Hai proprio usato la parola
giusta riguardo alla liberazione di Will: apparente. Già la sua non è
una vera e propria liberazione dato che rimane uno Schiavo... grazie
per avermi avvertita sugli errori, anche se rileggo mille volte prima
di postare qualche parola sbagliata mi scappa sempre :S Sono ansiosa di
sentire il tuo parere su questo capitolo (;
Yunie992: Cara,
benvenutissima nelle avventure di Kendra & Co! xD Grazie mille per
i complimenti! I miei ossequi anche a te :D
P.s. Grazie a
tutte e due per i complimenti che mi avete fatto sulle frasi che
pronuncia Jack! ^^ Quando scrivo su di lui mi vengono spontanee
pensando al suo personaggio nel film, quasi come lampi di genio *-*
Rebecca Lupin:
Ciao! Spero che questo capitolo in cui ho parlato del rapporto
James/Kendra e anche un po' di Jack/Kendra, ti sia piaciuto =]
Un bacio
grandissimo, Chiara.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 12 *** Capitolo 11: Intenzioni piratesche ***
Capitolo 11:
Intenzioni piratesche
Il
capitano Turner, dopo averla cercata sottocoperta, la trovò finalmente
sul ponte, seduta sul parapetto di tribordo, persa nei suoi pensieri.
- Elizabeth -
Si avvicinò
alla moglie che lo guardò interrogativa.
- Will, credevo
fossi nella tua cabina. E’ successo qualcosa? -
Il capitano
scosse la testa e poi disse: - Sentivo la tua mancanza -.
Elizabeth scese
dal parapetto e sorrise maliziosamente. - Nostalgia della sera? -
Will annuì e le
prese il volto tra le mani per portarlo vicino al suo.
- Potrebbero
vederci - ridacchiò Elizabeth alludendo agli uomini della ciurma.
Il consorte si
guardò intorno e vide che sul ponte c’erano solo tre corsari intenti a
sistemare il sartiame e suo padre al timone, mentre il resto degli
uomini lavorava sotto coperta, così scrollo le spalle. - Che importa?
Siamo pirati -
La piratessa
bionda gli lanciò un’occhiata divertita e lui rimase per un attimo
incantato dalla bellezza di quello sguardo profondo, poi sentì le
braccia della consorte stringersi intorno al suo corpo e la baciò con
passione.
Elizabeth ebbe
un fremito quando le labbra di Will abbandonarono la sua bocca e
sfiorarono il suo collo. - Ricordi i primi giorni a bordo
dell’Olandese? - gli domando passandogli una mano fra i capelli -
All’inizio non potevamo neanche sfiorarci in presenza di James -
Will sorrise e
le diede un veloce bacio sulla spalla facendo scivolare le mani sui
suoi fianchi. - Era geloso, d’altronde doveva abituarsi all’idea di
dividere la sua splendida mamma con un altro uomo -
Elizabeth
ridacchiò: - Per fortuna gli è passata… Will?! - esclamò a un tratto
preoccupata.
Il capitano
Turner si era staccato da lei e con un fremito aveva poggiato una mano
sul petto, proprio all’altezza della cicatrice che lambiva il suo cuore.
- Calipso -
mormorò impallidendo mentre guardava alle spalle della consorte - Mia
signora - disse inginocchiandosi.
Elizabeth si
girò di scatto e la vide seduta sul parapetto dove poco prima si
trovava lei. Era nella forma umana di Tia Dalma e indossava un maestoso
vestito bianco che faceva contrasto con i suoi lunghi e mossi capelli
neri.
Sentì l’odio
crescere nei confronti di quella dea mentre rimaneva in piedi,
immobile, sfidando il suo potere.
- Capitano
Turner, Elizabeth - li salutò Calipso con voce annoiata lisciandosi i
capelli - Mi dispiace avervi interrotti in un momento così intimo -
disse poi con falso dispiacere - Ma devo comunicare un nuovo compito
che voi dovete svolgere per me -
- Quale
sarebbe, mia signora? - domandò Will rimanendo, come al solito, turbato
dalla sua presenza e dai suoi repentini cambiamenti di umore.
- Quella
ragazza - esclamò la dea con furia - Quella ragazza figlia dei Fratelli
della Costa mi sta dando troppi problemi. Trovatela. Trovate la nave su
cui naviga e distruggetela. Non voglio sopravvissuti -
Elizabeth si
portò una mano alla bocca, orripilata: gli stava chiedendo di colpire
loro figlio!
Guardò Will che
ricambiò il suo sguardo. Scuotendo piano la testa il consorte sillabò
un “no” deciso ma la donna capì, quando lui abbassò lo sguardo, che il
marito non avrebbe ribattuto l’ordine della dea.
- Non potete
chiederci questo! - sbottò allora la piratessa contro la dea.
Will cercò di
trattenerla per un braccio, lanciandole un’occhiata allarmata: -
Elizabeth, no! -
- Lasciami! -
la donna si liberò dalla stretta del marito, ignorando il suo tono
supplice e si avventò sulla dea - Non torcerò un solo capello a mio
figlio per soddisfare la tua smania di potere! - urlò furiosa e stanca
di tutto quello che stava accadendo. Con una mano cercò di colpirla ma
la trapassò come se fosse semplice e pura acqua, eppure sentì bene la
forte stretta con cui l’afferrò Calipso.
- Mia signora!
- esclamò il capitano Turner più preoccupato che mai.
- Gli uomini
sono liberi e libertà è ciò che simboleggia il Mare - terminò Elizabeth
guardando con occhi fiammeggianti la dea che la teneva stretta.
Calipso corrugò
la fronte, la osservò per un momento con un sopracciglio alzato e poi,
dopo averla lasciata, schioccò le dita.
Per alcuni
minuti il silenzio calò fra di loro ma poi un fragore proveniente dal
mare lo ruppe e un’onda si alzò dal mare e investì la nave. Will vide
l’acqua passagli accanto senza neanche sfiorarlo mentre Elizabeth venne
trascinata lungo il ponte e poi, spinta fuori bordo, cadde in acqua.
- Elizabeth! -
urlò il capitano correndo al parapetto, fece per buttarsi in mare ma
Calipso lo trattenne poggiando una mano sul suo petto.
- Non è dalla
nostra parte capitano Turner, e se l’andrai ad aiutare sarai un
rinnegato anche tu - la dea sorrise malevola - E sai qual è la
punizione che colpisce l’Olandese Volante quando il suo capitano e la
sua ciurma non adempiono al compito che gli è stato assegnato -
Il pirata
abbassò lo sguardo trattenendo la sua rabbia e il suo sgomento.
- Capitano
Turner - disse Calipso muovendo la mano sul suo petto e poggiandola sul
suo volto per costringerlo a incontrare i suoi occhi - Datemi ciò che
più bramo, datemi il vostro cuore -
Will sostenne
il suo sguardo, poi indietreggiò per scansarsi dal suo tocco e
s’inginocchiò nuovamente. - Sarò vostro Schiavo ma quello apparterrà
per sempre a lei - disse con voce ferma, anche se dentro di sé temeva
per ciò che avrebbero causato le sue parole.
- Non solo il
vostro cuore sarà chiuso in un forziere - osservò Calipso con voce
profonda, assorta nei suoi più remoti pensieri - Raggiungete i confini
della Fratellanza, questo è il mio ordine -
Un forte vento
animò il mare e quando il pirata alzò lo sguardo vide che Calipso
scomparsa, tornata nel suo elemento.
- Capitano, che
cosa faremo? - domandò uno degli uomini sul ponte che aveva assistito a
tutta la scena.
Will incrociò
lo sguardo profondo del padre e disse: - Fate vela verso la Città dei
Relitti, mastro Turner -.
Elizabeth
annaspava nuotando con tutte le sue forze per sfuggire alla corrente,
ma ogni suo tentativo era vano così rimaneva in balia delle agitate
onde che la trascinavano chissà dove lontano dall’Olandese Volante,
lontano da Will.
L’acqua fredda
le gelava le ossa e il vento freddo le sferzava il volto ogni volta che
lottava contro la marea e riemergeva in superficie per prendere il
respiro.
I polmoni le
bruciavano, nella gola il sapore del sale.
Si sentiva
stanca, smise di lottare e chiuse gli occhi, abbandonandosi. Sentì
l’acqua lambirla e lentamente si lasciò trasportare verso il fondo.
Mastro Gibbs
osservò il mare dall’oblò della nave, sbattendo le palpebre più volte,
confuso. Gli sembrava appena di aver visto Elizabeth Turner tra le onde.
Ma poi
guardando la bottiglia di Rum che aveva in mano, si accorse che era
quasi vuota e non fu più certo di quello che aveva potuto vedere o non
vedere nel mare agitato dal vento forte che soffiava dall’Est.
Sembrava si
stesse preparando una tempesta, ma in realtà la tempesta era tra di
loro, nei loro cuori, era una battaglia per la loro libertà.
- Quindici uomini sulla cassa del morto, yo
ho, yo ho, e una bottiglia di Rum! -
- Stai pulendo
troppo forte! - una voce contrariata interruppe la sua canzone.
- E tu troppo
piano! Non capisco perché siamo sempre noi quelli che finiscono a
pulire la nave - borbottò Ragetti passando sul pavimento lo straccio.
- Non vorrai
farlo lavare al capitano o a sua figlia - lo riprese Gibbs pronunciando
a fatica l’ultima parola. Ancora gli sembrava incredibile che Jack
fosse padre.
- C’è sempre il
moccioso dei Turner - disse Pintel che agitando la scopa che aveva fra
le mani.
- Smettete di
lamentarvi, piuttosto finite di lavare la cambusa! -
Gibbs bevve
l’ultimo sorso di Rum e salì in coperta dove vide Jack al timone,
affiancato da James mentre di Kendra nessuna traccia. Si avvicinò ai
due uomini silenziosi.
- E’ giusta la
rotta, Gibbs? - gli domando allora il capitano Sparrow.
Gibbs controllò
la bussola ormai affidata a lui e annuì: - Sì capitano, siete davvero
intenzionato ad andare alla Città dei Relitti? -
- Sono uno dei
Pirati Nobili - rispose Jack indecifrabile.
Gibbs lo guardò
pensando che il suo capitano fosse diventato meno strampalato del
solito.
Cosa spingeva
Jack a seguire quella rotta?
Sicuramente due
cose: l’amore per la Perla Nera e la paura della Morte.
Ancora non
riusciva a capire cosa c’entrasse però seguire il Consiglio della
Fratellanza.
- Rincontreremo
l’Olandese Volante - osservò il pirata e Gibbs ricordò con un brivido
le parole pronunciate dal capitano Turner con tono mortifero -
Dopotutto Elizabeth è uno dei Pirati Nobili -
- Errato -
s’intromise James scuotendo la testa.
- Ti ha
nominato Pirata Nobile? - domandò Jack ad occhi sgranati.
James annuì
mostrando un vecchio pugnale dal manico ricoperto di macchie verdi.
- Lo regalano
questo titolo al giorno d’oggi! - s’intromise una voce femminile.
Kendra si
avvicinò velocemente a loro osservando quello che James aveva per le
mani. Si era cambiata nuovamente gli abiti, indossava dei pantaloni
scuri con sopra i suoi soliti stivali, una camicia bianca e i capelli
erano legati in una coda con una bandana rossa.
James le
sorrise. - Anche il titolo di capitano -
- Mannaggia! -
sbraitò Jack riprendendosi dalla sorpresa e i due ragazzi si voltarono
a guardarlo stupiti - Quella piratessa! Che cosa diavolo ha nella
testa? - rifletté il capitano pensieroso.
- Sicuramente
qualcosa che James non ha - rise Kendra - Il cervello -
Gibbs, insieme
al capitano, osservarono i due giovani allontanarsi verso la poppa,
punzecchiandosi e sorridendosi: era chiaro che quei due provavano
qualcosa l’uno per l’altra.
Ah, quanto
mancava a mastro Gibbs sentire vicino al suo corpo il calore di una
donna.
Da quando Jack
era tornato misteriosamente a Tortuga insieme alla Perla Nera e alla
sua ciurma (compresi Pitel e Ragetti ma escluso il capitan Barbossa)
era stata una sorpresa per tutti, tranne che per lui, vecchio lupo di
mare, che non si stupiva più delle imprese compiute dal suo capitano. E
così si era lasciato trascinare nuovamente per mare e da quella volta
non aveva più toccato terra, fatta eccezione l’isola dimenticata dagli
dei in cui avevano rischiato di rimanere finché non sarebbero morti di
fame e Tortuga in cui però, a causa del troppo rum ingollato, non aveva
fatto altro che russare.
Per fortuna
aveva bevuto un bel sorso dalla Fonte della Giovinezza altrimenti non
sarebbe stato in grado di affrontare anche questa nuova avventura.
- Mastro Gibbs
- la voce di Jack lo risvegliò dai suoi pensieri. Si voltò per vederlo
sporgersi verso di lui con aria cospiratrice - Ha inizio il nuovo piano
-
- Quale
signore? -
Jack roteò gli
occhi: - Possibile che nessuno mi faccia mai le giuste domande a cui io
possa rispondere? Il piano! Il Forziere di William Turner non era
sull’Olandese Volante. Sicuramente James saprà dov’è -
- Che cosa
avete intenzione di fare con il Forziere Fantasma? - domandò una voce
alle loro spalle.
Colti di
sorpresa si voltarono per vedere Kendra osservarli con sospetto.
- Mia cara,
questa si che è una domanda interessante - disse il capitano Sparrow
dopo essersi assicurato che James fosse lontano (era salito sulla
coffa) e avvicinandosi alla figlia le poggiò un braccio intorno alle
spalle - Se Calipso s’impossesserà del Forziere controllerà tutto il
Mare -
- Questo è
male, per ogni pirata libero - aggiunse Gibbs, annuendo solenne.
- Il Capitano
Turner è suo Schiavo - osservò Kendra liberandosi dalla stretta del
pirata - Come sapete che Calipso non ha già il suo cuore? -
- Perché è
ovvio che William l’ha donato alla sua amata Elizabeth, comprendi? -
esclamò Jack, e senza aspettare una risposta dalla ragazza continuò: -
Nel mio piano rientri pure tu, carina. Convincerai James a farti dire
dov’è il Forziere? -
- Sembri così
sicuro che io sia dalla tua parte -
- Perché lo
sei. Non vuoi forse sconfiggere Calipso? -
Il capitano
Sparrow tese una mano e Kendra la osservò dubbiosa, senza accennare a
stringerla. Certo che era dalla sua parte! Era stata lei a convincerlo
per seguirla, eppure in quel patto che le stava proponendo c’era
qualcosa che le sfuggiva.
- Perché non lo
chiedete direttamente voi a James? - chiese ai due pirati.
Jack sorrise
sornione. - Credi forse che James riveli al primo pirata che glielo
domandi dove sia il mezzo più facile per togliere di mezzo suo padre e
l’Olandese Volante? Ci vuole persuasione e tu sei la persona più adatta
a persuadere -.
Il pirata agitò
la mano e Kendra la strinse, suggellando così la loro alleanza.
Era ancora viva.
Una dolce nenia
aleggiava nell’aria, quasi sembrava giungesse dall’oscurità. Tutto
intorno a lei si muoveva leggermente e una tenue luce le trapassò le
palpebre.
Mosse piano le
braccia ma gli arti protestarono lanciandogli una fitta di dolore e
stanchezza. Prese un profondo respiro e sentì i polmoni e la gola
bruciare.
Aprì gli occhi
mentre la nenia continuava a ronzarle nelle orecchie e mise a fuoco il
volto di una giovane donna dagli occhi allungati, la carnagione
olivastra e i capelli raccolti in una treccia.
- Vi siete
svegliata finalmente, mia signora - disse la giovane levandole dalla
fronte una pezza bagnata - Avete dormito quasi un giorno -
- Dove sono? -
chiese Elizabeth con voce roca mettendosi a sedere sulla piccola branda
dove era stata sdraiata per tutto quel tempo.
- Siete a bordo
del Dragone Giallo - rispose
la donna guardandola curiosa - La nave al servizio della Vedova Ching -
Elizabeth
s’illuminò a quel nome, felice di essere capitata su una nave amica,
anche se ancora non riusciva a capire perché Calipso l’avesse lasciata
in vita dopo che si era messa contro di lei. Una fitta le strinse il
petto al pensiero di Will, chissà dove si trovava adesso.
- Venite mia
signora, il capitano mi ha dato ordine di portarvi da lei appena vi
sareste svegliata -
Seguì la
giovane fuori dalla cabina, lungo uno stretto corridoio di legno,
ignorando gli sguardi poco rassicuranti di alcuni uomini della ciurma
si lasciò condurre fino ad una porta nera: la cabina del capitano.
Quando entrò,
invece di trovarsi davanti la donna che aveva visto più di venti anni
fa nel terzo Consiglio della Fratellanza, vide una giovane dal volto
dipinto di bianco, le labbra rosse, gli occhi a mandorla contornati di
nero, che indossava un kimono nero stretto in vita da una cintura
dov’erano attaccati una spada e delle pistole. I capelli erano legati
in una cipolla con due bastoncini.
- Benvenuta a
bordo del Dragone Giallo,
Mrs Turner - disse la donna chinando il capo - Io sono l’erede della
Vedova Ching -
Elizabeth la
guardo sospettosa. - Come sapete chi sono? -
- Mrs Turner,
chi non conosce il luogotenente dell’Olandese Volante? - ribatté la
Vedova Ching sorridendo mentre agitava un ventaglio color lavanda che
aveva fra le mani. - Siete stata davvero fortunata che i miei uomini vi
abbiano visto in mezzo a quell’inferno, altrimenti adesso sareste cibo
per i pesci in fondo al mare -
- Ho un debito
con voi - disse la piratessa bionda chinando a sua volta il capo.
- E’ per me un
onere avervi a bordo della mia nave, Mrs Turner -
- Se posso
chiederlo dov’è che state facendo vela? -
- Alla città
dei Relitti… -
All’improvviso
si udì un boato e la nave fu scossa da un forte tremore. Elizabeth per
non cadere a terra si resse al tavolo che si trovava nella cabina.
- Cos’era? Una
secca? - domandò preoccupata.
- No - la donna
cinese affilò lo sguardo - E’ una nave che ci chiama a combattere -.
Ciao a tutte!!
^^
Chiedo
umilmente perdono per il ritardo mostruoso *s'inginocchia umilmente* ma
sono stata davvero impegnata e non ho avuto un momento di tempo per
postare ç_ç Ci ho messo tanto anche perchè ero indecisa su come
impostare questo capitolo che all'inizio era venuto davvero troppo
lungo, così ho deciso di dividerlo in due parti. Spero che questa parte
non sia troppo lunga, sono 5 pagine di Word.
Diciamo che
questo è un capitolo di "passaggio" nel prossimo vedremo finalmente un
po' di azione *-*
Voglio
ringraziare tutte le persone che hanno messo tra le seguite e le
preferite la mia fanfiction... wow! Sono contenta che sta avendo
"successo" :D
Yunie992: Ciaoo! Beh io ho
immaginato una Lizzie davvero intraprendente con il marito, dopotutto è
sempre una piratessa. Sono contenta che ti sia piaciuta (; Per quanto
riguarda Carmensita... sì in effetti è un personaggio un po' grottesco
xD I miei ossequi ^^
Rebecca
Lupin:
Waa grazie per i complimenti!! *-* A quanto vedo dalle recensioni la
parte in cui i pirati scelgono la rotta è piaciuta a tutte ;)
FannySparrow: Ciao cara! Sono
felice che l'idea di coinvolgere gli eredi dei Pirati Nobili ti piaccia
:D Spero che ti piaceranno i pensieri di Mastro Gibbs... in questo
capitolo non ci sono combattimenti ma prometto che nel prossimo ci
saranno ù.ù Parola di piratessa! (:
Un abbraccio
grande,
Chiara.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 13 *** Capitolo 12: Pazzia o genialità? ***
Capitolo 12: Pazzia
o genialità?
James si voltò
e sobbalzò di stupore quando vide Kendra: non l’aveva sentita arrivare.
S’irrigidì
quando notò che il suo volto era così vicino che riusciva a sentire il
suo fresco profumo invaderlo. Provò ad indietreggiare ma rimase
immobile, incantato dalle sue labbra rosse che desiderava sentire sulle
proprie.
- Kendra? - la
chiamò osservando gli splendidi occhi scuri persi in pensieri remoti.
- James - disse
Kendra in un sospiro - Se tu… -
Si bloccò,
incerta. Un martellante senso di colpa le artigliava il petto: non
riusciva a credere che lo stava per ingannare. Non riusciva a trovare
le parole giuste e poi, si rese conto che averlo così vicino non la
aiutava molto a mantenersi lucida.
- Se… se avessi
un qualcosa da mantenere segreto dove lo custodiresti? - gli domandò
infine in un sussurro.
James la guardò
per un attimo, confuso: Kendra aveva un segreto da nascondere?
Le sorrise e si
chinò su di lei, i loro volti si sfiorarono. - Lo nasconderei in un
posto molto lontano -
Kendra
trattenne il respiro quando il suo cuore perse un battito e si
concentrò a guardare gli occhi dell’uomo per evitare di fissare le sue
labbra così vicine con desiderio. - Quanto lontano? -
- Un’isola nel
Mare dei Caraibi nascosta a chiunque non conosca la giusta rotta per
arrivarci - rispose il giovane sposandole una ciocca di capelli che le
copriva il volto - Un’isola che può custodire anche i segreti più profondi di un uomo -
La donna capì
che stava parlando del posto dov’era nascosto il Forziere Fantasma!
- Che isola? -
domandò ancora sfiorandogli il viso con una mano.
James la fissò
per un istante e poi avvicinò le labbra al suo orecchio e sussurrò: -
Isla de Muerta -.
Un boato li
fece sobbalzare e udirono un urlo provenire sopra di loro: -
Combattimento a prua! -
Si lanciarono
un’occhiata preoccupata e salirono veloci lungo le scale che
conducevano in coperta per raggiungere il capitano Sparrow.
- Jack, è la
nave della Vedova Ching: il Dragone Giallo! - esclamò Kendra osservando
il mare davanti a loro dove due navi stavano aprendo il fuoco l’una
contro l’altra.
- Ma di chi è
l’altra nave? - domandò James affiancando mastro Gibbs che aveva urlato
poco prima.
- E’ la Medusa:
la nave di Jucard - rispose Jack stingendo forte il parapetto - Quel… pirata! Si è venduto a Calipso -
La nave
ondeggiò scricchiolando mentre virava bruscamente verso babordo e i
pirati dovettero reggersi per non finire in acqua.
- Che cosa stai
facendo? - strepitò Jack correndo al timone dove Kendra guidava la nave
dopo aver spostato Ragetti con malagrazia: - Ehi! Sta attenta -.
- Dobbiamo
andare ad aiutare il Dragone Giallo -
- E come? Siamo
solo in cinque! - osservò il capitano Sparrow leggermente irritato.
- In qualche
modo faremo - rispose a tono Kendra - Mastro Gibbs, Pintel, Ragetti
aiutatemi ad armare i cannoni sul ponte; James prendi il timone -
- Fino a prova
contraria sono io il capitano - borbottò Jack ma non si oppose agli
ordini dettati dalla donna.
L’Opulensia si
avvicinò con il vento in poppa alle navi che combattevano. I rombi dei
cannoni si fecero più forti e udirono le grida degli uomini.
- Affiancati al
Dragone Giallo o i cannoni della Medusa ci distruggeranno - disse Jack
al giovane Turner.
La nave di
Jucard era tre volte più grande di quella della Vedova Ching e
dell’Opulensia e quindi la sua potenza di cannoni era più forte. Se una
delle sue bordate avesse colpito la loro nave sarebbero colati a picco
come stava facendo il Dragone Giallo.
- Alzate il
tiro dei cannoni. Fuoco al mio segnale - urlò Kendra.
James virò il
timone e fece accostare la nave lungo la fiancata destra di quella
cinese.
- Fuoco! -
La piratessa e
i tre uomini si mossero veloci lungo il ponte per azionare i cannoni.
Le bordate volarono oltre il Dragone Giallo e colpirono la nave nemica
scalfendola solamente.
- Per mille
palle di cannone con la barba! - esclamò Gibbs fermandosi basito ad
osservare il ponte della nave a cui si erano accostati - Quella è
Elizabeth Turner! -
Al suono di
quel nome James si voltò di scatto dove il filibustiere stava indicando
e vide sua madre che combatteva animatamente contro gli uomini di
Jucard. Che cosa ci faceva su quella nave?
- Attento! -
Kendra lo
spinse a terra di colpo salvandolo da una bordata che passò sibilando
sopra di loro per poi mancare la nave e finire in acqua. Kendra arrossì
quando si ritrovò stesa sul suo corpo.
- Grazie -
disse il giovane mentre si rialzavano - Dobbiamo andare ad aiutare mia
madre. Come facciamo a raggiungere il Dragone Giallo? -
- Possiamo
mettere una passerella - propose Gibbs.
- Impiegheremo
troppo tempo - s’intromise Jack - Conosco un modo molto più veloce -
aggiunse poi con uno scintillio di follia negli occhi.
- Mrs Turner,
dietro di voi! -
La Vedova Ching
lanciò con una repentina mossa un ventaglio affilato oltre le spalle di
Elizabeth colpendo un corsaro che minacciava di colpirla. A sua volta
la piratessa bionda si sporse in avanti per trafiggere con la spada un
uomo dietro la Vedova Ching con in mano un grande martello.
Ad un tratto
udirono un boato vicino che fece tremare tutto e si accorsero che una
terza nave si era affiancata alla loro. Per un attimo temettero il
peggio, credendo che fosse un altro Schiavo di Calipso ma poi la Vedova
Ching esultò mentre colpiva l’ennesimo filibustiere: - E’ Carmensita
Villanueva! -.
Elizabeth
scrutò con attenzione oltre il fumo e i pennoni delle navi, evitò una
spada aguzza dritta alla sua gola e si poggiò al parapetto sventolando
una mano.
- No, è Jack! -
- Jack
Sparrow?! - esclamò stralunata la Vedova Ching voltandosi a guardare -
Ma cosa diavolo hanno intenzione di fare? -
Elizabeth vide
Jack e gli altri, tra cui - notò preoccupata - suo figlio, salire in
piedi sul parapetto dell’Opulensia con in mano ciascuno una spessa
corda legata ad un cannone del ponte e capì cosa stavano per fare.
- Giù! -
Si buttò a
terra per evitare, appena in tempo, sei bordate che andarono a vuoto e
i sei pirati atterrarono sul ponte del Dragone Giallo mettendo fuori
gioco alcuni uomini.
- James! -
- Mamma, che
cosa ci fai qui? Dov’è l’Olandese Volante? - urlò James correndo verso
di lei.
- Non mi pare
il momento più adatto per le spiegazioni - rispose la donna dando un
calcio negli stinchi a un nemico.
Un mozzo della
nave cinese corse trafelato verso il suo capitano evitando pallottole e
lame affilate.
- Mia signora,
mia signora! La nave sta colando a picco! Le bordate hanno danneggiato
irreparabilmente la cambusa e stiamo imbarcando acqua! -
Un lampo di
preoccupazione balenò sul volto della piratessa mora: - Dobbiamo
liberarci di Jucard altrimenti la nave sarà perduta e noi con lei -
- Capitano
Ching dite ai vostri uomini di stare pronti a saltare a bordo della
Medusa - intervenne Kendra e senza dare ulteriori spiegazioni sparì
nella cambusa.
Jack combatteva
affianco a James contro un pirata dalla pelle scura e le grandi
dimensioni quando la scorse nuovamente sul ponte intenta ad annodare a
un cannone una serie di corde legate ai pennoni.
- E’ forse
impazzita? - ululò James schivando un colpo.
- No! E’ un
genio - esclamò Jack con gli occhi luccicanti - Quella si che è mia
figlia - esclamò entusiasta per poi rendersi conto meravigliato delle
parole che erano uscite di getto dalla sua bocca.
- Ora! - urlò
Kendra.
Al suo segnale
gli uomini del Dragone Giallo insieme al loro capitano, Elizabeth,
Pintel, Ragetti e Gibbs si buttarono fuori bordo per raggiungere la
Medusa grazie alle scotte e Kendra accese la miccia con un colpo di
pistola.
Il cannone
esplose una bordata proprio contro la poppa della nave e per via del
rinculo causato dal colpo si mosse rapido lungo il ponte travolgendo i
nemici grazie alle corde a cui era stato legato.
La nave iniziò
a imbarcare velocemente acqua sul ponte.
- Kendra
andiamo! -
Jack prese per
la vita la piratessa caduta a terra, stordita dal forte rumore e
afferrando una scotta salì a bordo della Medusa dove gli uomini della
Vedova Ching avevano sconfitto i nemici rimasti e imprigionato il
capitano Enrique Jucard, figlio del Nobile Pirata Jucard.
- Calipso vi
troverà! - strepitava legato e impaurito - Vi troverà e si vendicherà -
La Vedova Ching
lo imbavagliò.
La nave si
stava già muovendo quando un urlo risuonò sul ponte.
- James? -
esclamò Elizabeth correndo tra gli uomini - Dov’è mio figlio? -
- E’ rimasto
indietro - disse mastro Gibbs con aria cupa indicando il Dragone
Giallo, la cui punta era già affondata.
- Cosa? No! -
strillò Kendra sentendo una fitta di paura stringerle lo stomaco - Jack
dobbiamo tornare! -
- Una nave
dalle vele rosse! - esclamò Pintel indicando a poppa.
- Una nave
dalle vele nere! - urlò all’unisono con l’altro pirata Ragetti,
indicando un punto lontano a babordo, sulla linea dell’orizzonte.
- La Fancy -
mormorò Elizabeth atterrita guardando la nave dalla bandiera con uno
scheletro rosso sopra avvicinarsi all’Opulensia e quindi anche al
Dragone Giallo dove si trovava ancora suo figlio.
Il capitano
Sparrow osservò incantato la nave senza bandiera: - La Perla Nera -.
Per un momento
dimenticò tutto quello che aveva intorno e si ritrovò a desiderare di
prendere il comando della nave su cui si trovava per raggiungere il suo
unico amore perduto da quello che gli sembrava ormai troppo tempo.
- Jack! -
esclamò Kendra aggrappandosi al braccio del pirata, riscuotendolo dai
suoi pensieri.
Il capitano
ricambiò il suo sguardo preoccupato con uno indecifrabile: - Ti ha
detto dove? -.
La donna lo
fissò con il cuore che le batteva forte e poi scosse la testa con forza.
- Animo uomini,
torniamo indietro! C’è un uomo da recuperare -
Salve a tutte
mie care lettrici! Eccomi qui ad aggiornare con un nuovo capitolo la
mia fanfiction! ^^
Avrei postato
pure prima (italiano correggiuto) ma siccome sono dovuta andare in un
paesino di montagna dove ho casa e lì non c'è internet non ho proprio
potuto, comunque mi sono portata avanti a scrivere la storia così ora
che ricomincia la scuola cercherò di non aggiornare più con troppi
giorni di ritardo. Che stress questa scuola *disse con un tono
d'amarezza* :D
Tornando alla
storia, forse vi sarete chiesti: James è così imprudente da rivelare
subito il nascondiglio del Cuore del padre? Ebbene sì u.u e
l'amorrrrr... Poi avete capito di quale Isla de Muerta stiamo parlando?
Eggià, è proprio di quella di potc1 in cui Barbossa aveva nascosto il
tesoro maledetto ;)
Piccola Nota:
Come Fannysparrow mi ha fatto notare nel capitolo precedente avevo
commesso una piccola imprecisione chiamando Elizabeth, Miss Turner
invece che Mrs Turner. Il capitolo precedente è stato corretto. Mi ero
confusa perchè nel film Barbossa chiamava la nostra Lizzie Miss... però
lì ancora non era sposata. Pardon.
Come al solito
voglio ringraziare tutte quelle che hanno messo la fic tra le
preferite/seguite e anche solo chi la legge.
Rebecca Lupin:
Ahah già hai proprio capito com'è la Vedova Ching, donna spietata e
pure pirata, certo che non si scompone mai ;) Genio è proprio la parola
adatta per il nostro caro Jack eh! Un bacio, spero che questo chap ti
piaccia ^^
Fannysparrow:
Già... amore o opportunismo? In questo capitolo sono ancora alla pari,
ma chissà cosa succederà poi *-* Nono, non preoccuparti, altro che
pignola, sono contenta che noti anche le piccole cose... vuol dire che
la storia ti prende, no? :D
Yunie992:
Ciuuuuu! Tranquilla non abbandonerò mai questa storia finché non
arriverà alla conclusione u.u Ti stupisci se ti dico che tutta la
storia fino adesso sono circa 55 pagine?! xD Sono contenta che la frase
ti sia piaciuta è davvero ad effetto ^^
Un bacione,
Chiara.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 14 *** Capitolo 13: Gioco di menzogne ***
Capitolo 13: Gioco
di menzogne
La
nave imbarcava acqua da tutte le parti e ondeggiando pericolosamente la
sua prua si stava già inabissando. James con il sudore che gli
imperlava la fronte e il cuore che batteva forte per l’adrenalina e la
paura cercò di liberarsi dalle corde del pennone caduto in cui era
rimasta incastrata la sua gamba destra ormai insensibile al dolore.
Osservò
il mare e agitato notò che la Medusa si stava allontanando senza di lui.
-
Forza, andiamo! -
Con
uno strattone spinse via la pensante vela dai disegni cinesi e districò
il sartiame mentre l’acqua iniziava a lambirlo. Il mare intorno a lui
si macchiò del sangue che usciva dal lungo taglio che solcava il suo
polpaccio.
Imprecò
e alzò lo sguardo quando il sole fu oscurato da delle vele scarlatte
con sopra dipinto uno scheletro.
Doveva
sbrigarsi!
Gemette
quando, finalmente, con un ultimo sforzo liberò la gamba e cercò di
alzarsi in piedi.
Rimase
per un attimo incantato da un volto sorridente di una splendida donna
dagli occhi scuri che sembravano osservare con desiderio il suo petto
ma si riscosse quando delle mani lo afferrarono bruscamente per le
braccia, strattonandolo e alzandolo del tutto da terra.
-
Il signor Turner, suppongo - disse una voce strascicata.
James
vide degli occhi grigi e freddi come il ghiaccio scrutarlo con
indifferenza mentre due uomini lo tenevano fermo ed altri lo
circondavano con aria minacciosa.
-
Chevalle! - sputò il nome con un tono di disprezzo.
-
Immagino che quello sia un sì - disse annoiato il capitano francese
sfregandosi i polsi e poi fece un cenno imperioso ai suoi: - Portatelo
sulla nave, prima che questa bagnarola affondi -
James
si ribellò sferrando calci con la gamba sana e tirando un pugno a uno
dei pirati che lo teneva ma fu di nuovo bloccato.
-
Parbleu! Sta fermo cane
indiavolato! - ringhiò un corsaro dall’accento strano dandogli una
botta dietro la schiena con il manico della sua spada.
James
cadde a bocconi per terra, schizzando acqua, ma non si arrese: - Che
cosa volete da me? -
Il
rumore di una forte bordata interruppe le parole di Chevalle e una
figura minuta atterrò sul ponte, colpendo proprio il pirata nemico.
-
Kendra! -
La
donna si rialzò impugnando con forza la spada e dopo aver lanciato uno
sguardo attento a James per esaminare le sue condizioni, guardò con
odio il pirata che aveva ucciso la sua famiglia, distrutto la sua casa.
Sentì l’odio ribollirle nel sangue.
-
Capitano Chevalle - pronunciò gelida.
-
Capitano Margan, è un piacere rincontrarvi - disse Chevalle alzandosi e
facendo una reverenza con un ghigno sulla faccia.
-
Non posso dire altrettanto di voi -
Kendra
si scagliò contro il pirata e tentò di colpirlo ma quello parò il colpo
con maestria e la spinse in avanti facendole sbattere la schiena contro
l’argano semidistrutto della nave. La giovane si chinò in avanti per
schivare un colpo e corse sotto coperta ritrovandosi a combattere
l’odiato nemico tra le scale della cambusa, facendo attenzione a non
scivolare per via dell’acqua che scorreva lungo di esse.
-
Dite ai vostri uomini di liberare James - pronunciò a fatica le parole,
alternandole con dei grossi respiri. L’uomo era più forte di lei: già
aveva il fiatone e le braccia e la schiena le dolevano, eppure
continuava a combattere.
-
Perché mai dovrei disobbedire agli ordini della mia signora? - ribatté
Chevalle che sembrava non fosse per niente affaticato -Il giovane
Turner è prezioso -
-
Perché? - domandò Kendra, lo sguardo fiammeggiante d’odio.
Il
corsaro le sfiorò un fianco con la spada e sorrise sornione. - Se
Calipso non può avere il cuore del padre allora prendere quello del
figlio -
La
piratessa sgranò gli occhi e indietreggiò. Quelle parole gli mozzarono
il fiato come se la lama di ferro del nemico l’avesse trapassata
proprio all’altezza del petto. - Vuole strappargli il cuore e metterlo
in un forziere? -
-
Siete molto perspicace, capitano Margan - osservò Chevalle poggiandole
la spada alla gola dopo averle levato la sua di mano approfittando
della sua distrazione.
Elizabeth,
grazie a una delle funi spesse dell’ancora, saliva rapida lungo la
fiancata del Dragone Giallo dopo aver nuotato fino a lì dalla Medusa
che si era affiancata alla nave che stava affondando. L’arrivo a
sorpresa di Kendra aveva distratto e confuso i nemici così salì con un
agile salto sul ponte senza essere notata. Si avvicinò con la Vedova
Ching che la seguiva alle spalle degli uomini che tenevano imprigionato
suo figlio e li colpirono tramortendoli.
-
Mamma! -
Le
due donne presero di scatto James prima che cadesse di nuovo a terra
per via del forte dolore che aveva attraversato la sua gamba ferita
quando erano mancati gli uomini che lo sostenevano.
Elizabeth
guardò preoccupata il lungo e profondo taglio che attraversava il
polpaccio del giovane. - James, stai bene? -
-
Dov’è Kendra? - domandò il pirata preoccupato senza sentire nemmeno le
parole della donna.
Da
quando, combattendo con il capitano Chevalle, Kendra era finita nella
cambusa l’aveva persa di vista e temeva che le fosse successo qualcosa.
E se quel qualcosa fosse successo non se lo sarebbe mai perdonato. Lei
era tornata indietro per salvarlo, mettendo a rischio la sua stessa
vita per lui. La colpa era solo sua, perché non era stato abbastanza
veloce e la sua gamba si era incastrata in quell’inutile pennone caduto.
-
Non lo so - rispose Elizabeth guardandosi intorno.
-
Mrs Turner dobbiamo andare via! -
La
Vedova Ching li trascinò via ma furono fermati da altri uomini della
ciurma francese.
Chevalle
spinse più forte la lama sulla gola di Kendra facendola fremere di
dolore.
-
Il Mare vi reclama, mia cara. Calipso sarà così orgogliosa quando
scoprirà che ho ucciso anche l’ultima dei Fratelli della Costa -
-
Aspettate - disse Kendra dando finalmente voce ai pensieri che le
turbinavano nella testa da quando aveva udito ciò che la malefica dea
aveva intenzione di fare a James, il suo
James - Ho un patto da proporvi -
Chevalle
affilò lo sguardo ma si fermo: - Avanti. Parlate, vi ascolto -
-
Lasciate andare James, vi porterò il forziere di William Turner - disse
la giovane tutto d’un fiato senza riuscire davvero ad immaginare le
conseguenze che avrebbero causato le sue parole.
-
Sapete dove si trova il Forziere Fantasma? - domandò Chevalle
sospettoso e meravigliato allo stesso tempo - Ho la vostra parola? -
Kendra
annuì, combattendo contro l’incertezza che si era affacciata nei suoi
pensieri: Sapeva che stava facendo il doppio gioco, un gioco
pericoloso. Ma doveva farlo, doveva farlo per salvare James.
-
Va bene, portatemi il Forziere -
Kendra
allontanò la spada del pirata, quello la rinfoderò e le porse la mano.
Con
un brivido la giovane donna strinse la mano al pirata francese,
pensando che quel periodo si era ritrovata a stringere troppe mani,
troppe promesse che non sapeva se sarebbe stata in grado di mantenere.
Stava
diventato uguale a suo padre ma forse lei non era in grado di riuscire
a salvarsi da tutte quelle menzogne e sotterfugi.
Ritirò
la mano di scatto e corse sul ponte dove Elizabeth e la Vedova Ching
combattevano ormai allo stremo delle forze per difendere James dagli
uomini di Chevalle. A un richiamo silenzioso del loro capitano che era giunto anch'esso in coperta si
allontanarono.
-
Ricordate il vostro patto, attenderò il vostro ritorno ai confini della
Città dei Relitti - le sussurrò alle spalle il corsaro prima di tornare
alla Fancy e richiamare i suoi uomini: - Andiamo! -
Le
tre piratesse e il giovane riuscirono a salire sulla Medusa appena in
tempo, prima che il Dragone Giallo affondasse del tutto.
Elizabeth,
dopo aver ricevuto l’aiuto di Pintel e Ragetti per sistema James sul
ponte, fasciò con bende la ferita sulla gamba del figlio mentre Kendra
li osservava di sottecchi con i pensieri che la vorticavano nella
mente.
Gli
avrebbe mentito ma per una giusta causa. Però cosa avrebbe fatto dopo
aver preso il Forziere? Lo avrebbe dato davvero a Calipso? Oppure a suo
padre come aveva promesso tempo prima? Non poteva pugnalare il cuore,
James non l’avrebbe mai perdonata per la perdita del padre e poi lei
non voleva diventare una Schiava. Allora che fare? La prima ipotesi le
sembrava la più giusta per salvare James ma anche la più sbagliata per
tutti i pirati liberi.
Il
gemito di James la riscosse dai suoi pensieri e si avvicinò a lui per
controllare il bendaggio. Quando il pirata si districò dalle mani
premurose della madre alzò lo sguardo su Kendra e si accorse che lo
stava guardando con un espressione tormentata sul volto. Allora, anche
se con fatica, si alzò in piedi e tirandola a sé la abbracciò. Kendra
s’irrigidì meravigliata dal suo gesto ma poi ricambiò la stretta,
allacciando le sue braccia alle spalle di James e, beandosi del calore
della sua pelle e del suo profumo di salsedine, capì che avrebbe fatto
di tutto per salvarlo, anche fare finire il suo stesso cuore in quel
maledetto forziere.
-
La mia nave - si lamentò con tono struggente la Vedova Ching attirando
su di sé gli sguardi che fino a poco prima erano posati curiosi sui due
giovani pirati e poi, quando i due si erano abbracciati, erano rimasti
imbarazzati a guardare il mare.
-
Andiamo dolcezza ne troverete una migliore - cercò di consolarla Jack
ormai abituato a vedere navi affondate o rubate.
-
E voi me ne dovete proprio una! -
Il
capitano Sparrow roteò gli occhi: - Già, beh… prendete quella! - indicò
l’Opulensia abbandonata in mezzo al mare.
La
signora cinese rifletté sulla proposta e poi s’illuminò: - D’accordo -.
Buon
pomeriggioooo!!!
Questo
è un capitolo più corto degli altri eppure pieno di pensieri,
specialmente quelli della nostra Kendra... però spero vi sia piaciuto
ugualmente ^^
Povero
James! che crudeltà mettere in mezzo pure lui con questa storia dei
cuori. Ma purtroppo l'animo crudele di Calipso, da come avrete notato,
non ha mai fine... e nemmeno la mia immaginazione ahah *-*
Piccola
nota: Il titolo del capitolo forse vi risulterà familiare (; E' ripreso
da uno dei titoli delle scene del Dvd di potc2 che ho rivisto qualche
tempo fa. Mi sembrava azzeccatissimo per questo chap così l'ho "preso
in prestito" :D
Fannysparrow:
Grazie mille per i complimenti ai due personaggi inventati *-* Wow sono
davvero contenta di averli resi Ic per la nostra amata saga ^^ Si James
ha preso proprio il carattere di William, infatti descrivendolo nel
chap precedente mi è venuta in mente una frase dell'uomo di cui porta
proprio il nome: "Avventato signor Turner" (; Anche se direi che una
parte della sua impulsività è presa anche dalla mamma. Comunque io,
conoscendo il carattere, non mi fiderei più di tanto di ciò che dice
Jack. Un bacio anche a te ^^
Yunie992: Ahahah
davvero carina la scena dei pupazzi uccisi a sciabolate xD Eggià, Jack
ci stupisce sempre *-*
Rebecca Lupin:
Hai proprio ragione! Però non diamo proprio del fesso al povero James,
fosse ingenuo xD Dovevo trovare un modo veloce per fargli rivelare
dov'era il cuore altrimenti avooooja a scrivere capitoli ahah :D
Un
abbraccio a tutte le mie lettrici!
Chiara.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 15 *** Capitolo 14: La Fratellanza riunita a consiglio ***
Capitolo 14: La Fratellanza riunita a
consiglio
Dalla nave
s’intravedeva un paesaggio molto familiare per alcuni dei pirati a
bordo della Medusa. Mastro Gibbs, Pintel e Ragetti poggiati al
parapetto osservavano con occhi velati quella Città fatta di Relitti di
navi che conoscevano così bene mentre Elizabeth si muoveva inquieta sul
ponte pensando a dove fosse Will, non sapendo che era molto più vicino
di quanto lei credesse.
La Medusa
attraccò al molo della Città vicino all’Opulensia la nave spagnola che
ormai apparteneva alla Vedova Ching. Era già sera inoltrata quando i
pirati buttarono in acqua gli ormeggi della nave. La luna e le stelle
si riflettevano nel mare e la città dei Relitti era illuminata da tanti
piccoli fuochi di torce che brillavano nell’oscurità.
Tutti scesero
dalla nave. Per prima Elizabeth affiancata da James (che si guardava
intorno con aria meravigliata) e seguita dalla ciurma. Infine scesero i
due capitani senza la loro nave.
Kendra, presa
dai suoi pensieri non si accorse dei gesti che il pirata dietro di lei
le faceva così Jack fu costretto a bloccarla sul molo, trascinandola
lontano da orecchie indiscrete.
- Te l’ha
detto? -
La piratessa
capì immediatamente a cosa si riferiva e annuì: - Sono brava a persuadere -.
Jack le sorrise
sornione mettendo in mostra i denti dorati. - Tale padre, tale figlia -
ancora una volta le parole gli erano sfuggite dalle labbra senza che
riuscisse a controllarle eppure quella volta non se ne stupì più di
tanto. Si schiarì la voce con un colpetto di tosse e disse: -
Prenderemo una nave -.
- No - lo
interruppe Kendra - Andrò solo io. Tu devi restare, sei uno dei Pirati
Nobili - la sua voce tremò appena - Prenderò io il Forziere Fantasma -
Stava mentendo
anche a suo padre: desiderava venisse con lei, ma Jack non avrebbe
capito.
Il corsaro la
guardò attento per un momento e poi annuì. Aveva ragione: doveva
restare.
- Partirò
subito - aggiunse Kendra - Tornerò presto, prima che Calipso scateni la
sua furia -
La piratessa
abbracciò di slancio Jack, che dopo un attimo d’incertezza ricambiò la
sua stretta.
- Ehi cosa
state facendo? Se non vi sbrigate rimarrete indietro… -
Si voltarono
per vedere James tornare indietro sul molo, verso di loro.
Jack fece un
passo indietro e sorrise a Kendra che però -notò il capitano- aveva
occhi solo per James. Finse di osservare con cura le nervature delle
assi di legno sotto i suoi stivali.
- Kendra? -
James osservò gli occhi arrossati della ragazza: sembrava molto stanca.
- Stai bene? -
La piratessa si
riprese e sorrise, un sorriso falso. - Certo, io… avevo dimenticato la
mia… bandana sulla nave e sono tornata indietro a riprenderla. Voi
andate avanti poi io vi raggiungerò - si sporse verso il giovane pirata
e gli lasciò un bacio sulle labbra sfiorandole delicatamente.
James la guardò
stupito ma non ebbe il tempo di fare niente che Jack lo trascinò via
lungo il molo, lontano dalla ragazza.
- Andiamo
Rubacuori. La Fratellanza è riunita a consiglio! -
Kendra rimase a
guardarli immobile finché non uscirono dal porto scomparendo dalla sua
vista. Sentì una fitta al cuore al pensiero di separarsi dai due uomini
a cui era più affezionata, che ormai rappresentavano la sua famiglia.
Soprattutto James, ora che aveva capito di amarlo.
Poi si
raddrizzò, asciugò una lacrima che era scesa a rigarle la guancia
destra e si voltò alla ricerca di una nuova nave e di una nuova ciurma.
James, con la
testa tra le nuvole che ritornava a quello che era successo pochi
attimi prima, seguì il capitano Sparrow oltre il grande portone di
legno massiccio che conduceva in una stanza piena di gente… o meglio
pirati affollati attorno ad un imponente tavolo di legno scuro, segnato
da colpi di spade e di pistola.
Vide il vecchio
pirata Sree Sumbhajee affiancato da un pirata ancor più decrepito di
lui che faceva le sue veci e dagli uomini della sua ciurma; il
nerboruto Villanueva affiancato dalle sue due eleganti figlie tra cui
Carmensita che alla vista di Jack strepitò indignata di un suddetto
furto della sua nave che ora era di proprietà cinese; e infine la
Vedova Ching con la sua ciurma malconcia e decimata.
- James da
questa parte! -
Sua madre era
circondata da Pintel, Ragetti e mastro Gibbs e li stava chiamava da un
punto in cui il tavolo era ancora libero.
I due pirati
conficcarono le proprie spade in un vecchio mappamondo dove si
trovavano le altre e si sistemarono ai loro posti.
Un silenzio
calò sui presenti mentre si scrutavano con aria perplessa.
- Beh tutto
qui? -
La Vedova Ching
ruppe il silenzio con la sua voce squillante piena di un tono scettico.
Jack annuì e un
mormorio si diffuse tra i corsari.
- No aspettate,
c’è anche il capitano Marg… -
- Ragazzo! -
sibilò Jack interrompendolo e afferrandolo per il colletto tra le
proteste di Elizabeth: - Jack! -
- Ragazzo tieni
la bocca chiusa. Kendra non è più qui -
- Cosa? -
sbottò James con voce soffocata cercando di liberarsi dalla sua stretta
- Perché? -
- Nobili affari
tra pirati - svincolò Jack lasciandolo - Se vuoi seguirla, accomodati…
anche se credo che a quest’ora abbia già preso il largo -
James gli
lanciò un’occhiataccia fulminante mentre il suo stomaco si stingeva in
una morsa dolorosa: cosa aveva spinto Kendra a partire così? Perché non
gli aveva detto niente? Capì il perché di quel bacio e sperò fortemente
che non fosse uno d’addio.
All’improvviso
si udirono dei passi pesanti accompagnati da un tonfo sordo per il
corridoio e un pirata dalla barba bianca striata di rosso con abiti
neri, un maestoso cappello scuro con un piuma bianca e una scimmia
maledetta sulla spalla fece la sua comparsa nella stanza del consiglio.
- Barbossa! -
mormorò Elizabeth meravigliata.
Jack ondeggiò
pericolosamente all’indietro per la sorpresa. - Tu sei uno Schiavo! Che
cosa ci fai qui? - strepitò gesticolando.
- Sono un
Pirata Nobile, Jack! - ribatté Barbossa sbattendo il bastone a cui si
reggeva e lanciandogli un’occhiataccia - A quanto vedo le Carte ti sono
servite. Ti volevo ringraziare Jack, se fosse per te adesso sarei morto
di fame su un’isola -
- Non c’è di
che - sibilò il capitano Sparrow - Si può sapere come hai fatto a
fuggire? -
- Tartarughe
marine - confidò Barbossa con tono solenne.
Elizabeth
scoppiò a ridere: - A quanto pare il tuo trucco è molto usato Jack -.
- Ah,
smettetela di cincischiare - s’intromise il capitano Villanueva -
Adesso che la Fratellanza è riunita dobbiamo decidere un piano per
resistere alla malefica dea Calipso - le figlie al suo fianco annuirono.
- Qualcuno ha
qualche idea? - domandò Elizabeth ai pirati pensosi.
- Amici… -
iniziò il capitano Sparrow con tono cospiratorio sporgendosi sul tavolo
- Non dobbiamo dimenticare le care amiche seppie… -
- Per favore,
non ricominciare con questa ridicola storia delle seppie! - lo
interruppe Barbossa irritato.
- Vorrei
ricordare a Pirati Nobili che è stata una tua idea liberare la Signora
Pescheria
-
Tutti i corsari
presenti si voltarono astiosi verso il Nobile pirata del Mar Caspio.
- E’ vero! -
- Ha ragione! -
- Devo
ricordarvi in quale situazione ci trovavamo? - rispose Barbossa alle
accuse, estraendo la sua spada.
Una miriade di
voci esplosero in un’accesa discussione che si placò solo ad uno sparo
di pistola di Elizabeth.
- Basta! Mentre
là fuori infuria la tempesta noi stiamo qui dentro a discutere
inutilmente - esclamò contrariata.
All’improvviso
la Città dei Relitti fu scossa e una voce si udì nella stanza.
- Bene, bene.
Tutti i pirati rinnegati sono riuniti - la voce esplose in una risata
che assomigliata terribilmente a quella di Calipso - Invece di starvene
nascosti come topi nella vostra tana, uscite. Uscite a combattere!
Dimostratemi che gli uomini sono ancora in grado di lottare -
La voce svanì e
i pirati rimasero pietrificati, scrutandosi in volto per trovare un
lampo di paura nei loro occhi.
Barbossa
sospirò pensando che ora toccava a lui: avrebbe dovuto convincere i
pirati ad uscire allo scoperto.
L’unico che
sembrava indifferente a tutto ciò che accadeva intorno a lui era James,
che guardava con occhi cupidi la bussola di Jack: se fosse riuscito ad
entrare in suo possesso avrebbe potuto raggiungere Kendra.
Non si accorse
che però lo sguardo del capitano Sparrow era posato su di lui e che
aveva intuito i pensieri che gli vorticavano nella mente. Non glielo
avrebbe permesso. Amore o no, scoperto dove Kendra era diretta avrebbe
cercato di fermarla.
Non poteva
permettere a quel giovane avventato di rovinare i suoi piani.
- Sree
Sumbhajee domanda: cosa faremo adesso? - disse con voce tremula il
pirata decrepito dalla lunga barba bianca facendo le veci del suo
capitano.
- Dobbiamo
eleggere il Re della Fratellanza - rispose Barbossa.
- Che cosa? E
perché? - domandò Villanueva accigliato.
- Per la
dichiarazione di guerra - gli ricordò Elizabeth.
- Ah già -
- Propongo una
votazione! - s’illuminò allora Jack.
Un mormorio
percorse i corsari intorno al tavolo.
- Capitano
Villanueva! - esplose il pirata nerboruto.
- Sree
Sumbhajee vota per Sree Sumbajee -
- Vedova Ching!
-
- Barbossa -
James rimase
per un attimo in silenzio. Se avesse nominato un altro pirata sarebbe
stato in grado di mettere in atto il suo piano, forse doveva nominare
proprio Jack… ma la sua avventatezza e il suo orgoglio alla fine lo
portarono a votare se stesso: - Henry James William Turner -.
Allora tutti
gli occhi si voltarono verso Jack che fino a quel momento era rimasto
immobile con un sorriso giulivo stampato sulla faccia. Barbossa lo
guardò con uno sguardo allucinato ricordando ciò che era successo
l’ultima volta: chi avrebbe votato per mettere in atto le contorte
congetture che arrovellavano il suo cervello bacato?
- Henry James
William Turner - pronunciò il capitano Sparrow con tono soddisfatto.
Così il giovane
non si sarebbe potuto ritirare dal suo compito e non sarebbe andato
alla ricerca di Kendra… e poi mettendo in conto la sua sventatezza Jack
avrebbe potuto rigirare la situazione a suo vantaggio.
- Kendra
tornerà presto alla Città dei Relitti - gli sussurrò in un orecchio.
- Allora re, il
vostro verdetto? - domandò la Vedova Ching accigliata.
James lanciò
uno sguardo interrogativo e speranzoso a Jack che annuì e poi a sua
madre che gli sorrise incoraggiandolo a prendere la sua decisione.
- Resisteremo -.
Ciao a tutti!!
Scusate davvero il ritardo... imperdonabile ç____ç e meno male che
avevo detto che avrei aggiornato più spesso >.< Purtroppo sono
stata davvero molto occupata e se riesco a postare adesso è solo perchè
sabato c'è stato il ponte del primo maggio... la scuola in questo
periodo mi distrugge... è il peggiore!!! Sono sommersa di compiti e
interrogazioni, e quasi non riesco a venirne a galla (i termini
marinareschi mi stanno contagiando xD) Non riesco nemmeno a trovare un
po' di tempo per scrivere due righe... ç___ç Infatti vi comunico da
subito che il prossimo aggiornamento non avverrà tanto presto ma non
preoccupatevi, la storia non sarà abbandonata u__u
Ringrazio
davvero tutti quelli che hanno messo la storia tra le seguite, le
preferite o le ricordate e anche semplicemente a chi la legge. Se non
ci foste voi a darmi la forza per continuare... :D Ringrazio anche le
tre carissime lettrici che commentano sempre Rebecca Lupin, Fannysparrow e Yunie992!!! Ora
non ho tempo per rispondere alle vostre recensioni ma non mancherò di
farlo nel prossimo capitolo ;D Spero che questo chap vi sia piaciuto ^^
Un bacione a
tutti, Chiara.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 16 *** Capitolo 15: Lo Schiavo traditore ***
Capitolo 15: Lo Schiavo traditore
Barbossa
avanzava tra i pirati sbattendo a terra il suo bastone, mentre la
scimmietta Jack si muoveva irrequieta sulla sua spalla, probabilmente
influenzata dall’umore nero del suo padrone, nero come il cappello che
portava in testa.
In quei giorni
aveva cercato in tutti i modi di convincere i pirati ad uscire alla
scoperto. La pazienza di Calipso stava diminuendo e Barbossa temeva che
presto si sarebbe stancata di aspettare. A causa dei suoi discorsi che
andavano contro la volontà del re della Fratellanza, i pirati avevano
iniziato a sospettare di lui. In quel momento si sentiva perfino
seguito e dal movimento di passi barcollante e un tintinnante rumore
familiare, aveva intuito chi fosse quel fellone.
Ignorandolo si
avviò dritto verso il molo dove James stava consultando delle carte,
affiancato da Elizabeth e due vecchie conoscenze della Perla Nera:
Pintel e mastro Ragetti, ma prima che potesse raggiungerli, il pirata
inseguitore lo fermò piombando davanti a lui.
<<
Barbossa! >> esclamò Jack Sparrow trovandosi a faccia a faccia
con l’antico nemico.
<< Jack,
non hai nient’altro di meglio da fare che inseguirmi? >> domandò
Hector cercando di liberarsi dalla sua fastidiosa presenza.
<< Oh,
non sai che sofferenza è stata averti davanti agli occhi per tutto il
tempo ma la curiosità è davvero una brutta bestia… >> Barbossa
credé di vedere balenare negli occhi di Jack un lampo di follia d’amore
<< Allora dove l’hai lasciata? Dove hai nascosto la Perla Nera?
>>
<< La mia nave? Sicuramente molto lontano
da te >> rispose Barbossa dopo un attimo d’incertezza optando per
una mezza verità. Non poteva certo rivelargli che la Perla Nera e il
suo equipaggio di Schiavi si trovava appena fuori la baia della Città
dei Relitti, affiancata dalle altre navi della flotta di Calipso in
attesa di sferrare un attacco alla Fratellanza.
Sul volto di
Jack apparve un’espressione ancor più folle quando udì l’aggettivo
possessivo con cui l’altro pirata aveva definito la sua nave. << Prima o poi
tornerà dal suo vero capitano >>.
<< E tu
saresti un vero capitano? >> lo schernì Barbossa ghignando.
<<
Barbossa, Jack! >> Elizabeth si accorse di loro e gli fece cenno
di avvicinarsi. << Venite >>.
I due corsari
avanzarono lungo il molo, verso la piratessa e il figlio, guardandosi
in cagnesco.
James alzò lo
sguardo su di loro. << Allora qualche novità? >> chiese a
Jack che scosse la testa indecifrabile.
<< Come
posso aver anch’io la suddetta novità se son rinchiuso qua? >>
cantilenò con tono irritante.
James digrignò
i denti e ritornò a guardare le carte. Sapeva benissimo che Jack
conosceva il luogo per dov’era partita Kendra in tutta fretta
mentendogli, ma come al solito il pirata si rifiutava di fargli sapere
anche la più piccola cosa. Aveva cercato perfino di convincerlo a
lasciarlo andare ad aspettarla fuori dalla Città, cosa che ovviamente
James gli aveva proibito.
Elizabeth
lanciò un’occhiata perplessa ai due e poi riprese a parlare: <<
Non capisco perché Calipso non si decida a fare qualcosa… il mare là
fuori è calmo ma non quanto gli uomini qui. Vogliono… vogliamo tutti riprenderci la
nostra libertà >>.
Barbossa
ascoltò le parole della piratessa accarezzando distrattamente il pelo
di Jack, cercando di ricordare cosa fosse la libertà, quella
meravigliosa condizione per cui tutti gli uomini presenti alla Città
dei Relitti erano disposi a rischiare la propria vita per conquistarla.
Non era mai
stato veramente libero, prima a causa della maledizione del tesoro
maledetto di Cortés e ora per via di Calipso.
Eppure molti
anni prima quando i suoi capelli e la sua barba erano ancora del tutto
rossi aveva lottato in suo nome contro Davy Jones e ricordava ancora la
meravigliosa sensazione che aveva provato quando aveva combattuto come
un uomo libero.
E sentendo i
discorsi degli uomini, il desiderio di riprovare quella sensazione si
riaccendeva ogni volta più forte nel suo cuore, animandolo di una nuova
forza.
Forse non era
troppo tardi per cambiare rotta. Dopotutto ormai, data la sua età
avanzata, non aveva più paura della morte e la minaccia di Calipso non
poteva più toccarlo. Non valeva la pena resuscitare un’altra volta e
vivere una vita che aveva già vissuto.
<< Forse
dovremo attaccare noi per primi >> disse infine a Elizabeth
<< Un attacco a sorpresa aumenterebbe la nostra forza >>.
<< Una
dichiarazione di guerra spetterebbe al re >> gli rispose lei
incerta, guardando suo figlio.
James,
sentendosi chiamare in causa, alzò nuovamente gli occhi dalle carte per
vedere Jack dietro i due scuotere piano la testa e gesticolare
animatamente ondeggiando. Smise immediatamente quando Barbossa si voltò
a guardarlo accigliato.
Il giovane
rifletté sulle parole appena ascoltate e capì che non poteva aspettare
ancora. Non poteva trattenere gli uomini alla Città per un solo
sentimento che si era impossessato del suo cuore e aveva cambiato la
sua vita. Prima di allora si era sempre chiesto come i suoi genitori
fossero riusciti a superare tutte le difficoltà rimanendo insieme
grazie all’amore e solo adesso riusciva a capirlo provandolo lui stesso
per Kendra, ed era l’amore della libertà che provavano gli uomini che
lo spinse ad approvare la decisione di Barbossa.
Sì, avrebbero
combattuto e forse al ritorno di Kendra tutto sarebbe già finito.
<< Mastro
Gibbs! >> chiamò il pirata che si trovava lì vicino e camminava
lungo il molo con una bottiglia in mano. Vivere poca avventura non gli
faceva bene. << Avvertite i pirati, preparate la nave. Si va a
combattere >>.
Gibbs
s’illuminò, scolò l’ultimo sorso della bottiglia per poi lanciarla
allegramente in mare e corse animato verso la città esclamando:
<< Per tutte le palle di cannone con la barba! Era ora! >>.
Il capitano
Sparrow guardò stralunato il giovane Turner, pensando contrariato che
fosse molto più simile alla madre che al padre, decisamente più
difficile da ingannare.
Quando il
crepuscolo giungeva ormai al termine e il cielo si stava oscurando,
Barbossa salì finalmente a bordo della Perla Nera che da tanto era in
attesa del suo capitano.
William Turner
lo vide comparire sul ponte della nave accanto all’Olandese Volante
mentre contemplava con occhi spenti la Città dei Relitti dove dovevano
trovarsi sua moglie e suo figlio, ignari del pericolo che stavano
correndo ad affidare la loro vita nelle mani di Barbossa… di quel
traditore!
Sobbalzò quando
Calipso comparve seduta sul parapetto della sua nave, vicino a lui. La
dea, vestita come una piratessa con tanto di tricorno poggiato sui
capelli lunghi e neri legati in una treccia, guardava la Perla Nera con
gli occhi fiammeggianti di vendetta, tanto che sembravano carboni
ardenti, osservò inquieto il capitano Turner.
<< Mio
adorato capitano Turner a quanto pare Barbossa ci ha finalmente degnato
della sua presenza >> disse Calipso indicando il pirata vestito
di nero.
Barbossa si
sporse verso il parapetto e si levò il cappello per salutare la sua
padrona. << Mia signora, è stato davvero un compito assai arduo
convincere i pirati ad uscire allo scoperto >> assunse una faccia
contrita che poco si addiceva alla sua figura.
Will capì che
aveva in mente qualcosa, ma non aveva idea di quello che stava
organizzando il corsaro.
<<
Sparrow è davvero una spina nel fianco >>.
<< Allora
lui sarà il primo a cadere >> sibilò Calipso alterandosi al suono
di quel famoso nome.
Will guardò
Barbossa indeciso se ridere o odiarlo. Stava aizzando Calipso contro
Jack di proposito. Con quei due si ripeteva sempre la stessa storia:
ognuno cercava di fare fuori l’altro in qualsiasi situazione.
<< I
pirati vi attaccheranno domani all’alba da Sud-Ovest con andatura di
bolina >>.
Calipso
sorrise, deliziata. << Come farei senza di voi, mio caro Barbossa
>>.
Barbossa fece
un cenno d’assenso e si rimise in testa il suo amato cappello.
<< Domani
all’alba preparatevi alla battaglia miei cari capitani. Barbossa voi
tornerete alla Città per far sì che i pirati non sospettino di nulla
>> e detto questo Calipso si tuffò nel mare sparendo alla vista
dei due pirati, anche se sapevano che sarebbe stata sempre presente.
<<
Barbossa! >> lo chiamò Will prima che il capitano si voltasse per
ritornare da dov’era venuto. << Hai visto Elizabeth e James?
>> domandò all’improvviso agitato.
Barbossa lo
guardò negli occhi per qualche attimo prima di rispondere: <<
James è il Re della Fratellanza >>.
Turner sentì un
sorriso involontario illuminargli il volto: suo figlio Re della
Fratellanza! Era orgoglioso, anche se sospettava che ancora una volta
ci fosse lo zampino di Jack nella votazione.
<< Dimmi,
capitano Turner >> disse il corsaro sporgendosi nuovamente oltre
il parapetto, risvegliandolo dai suoi pensieri. << Perché non sei
con loro? >>.
William si
rabbuiò: << Sai benissimo che, anche se Calipso non ha il mio
cuore, è lei che controlla l’Olandese Volante. Non ho altra scelta
>>.
<< Gli
uomini sono sempre liberi di scegliere >> continuò Hector
indecifrabile e Will non riuscì a capire il perché di quel discorso.
<< Gli
uomini liberi lo sono, Barbossa, ed io sono uno Schiavo >>.
Barbossa
assunse un’aria pensosa e annuì, poi senza aggiungere altro si voltò e
iniziò a gridare gli ordini alla ciurma che oziava sul ponte.
<< Forza
branco di luridi cani rognosi! Muovetevi, dobbiamo raggiungere la Città
dei Relitti >>.
Will rimase a
guardare la Perla Nera levare le ancore e allontanarsi nella notte nera
come le sue vele.
La nave
navigava lenta per il mare dei caraibi sotto un cielo stellato.
Kendra dopo
aver dato gli ultimi ordini alla ciurma dell’Aurora, un piccolo brigantino al
servizio di Sree Sumbhajee che aveva concesso favorevolmente la sua
nave sapendo che quella della piratessa era una missione per conto
della Fratellanza, si ritirò nella cabina del capitano.
Lentamente si
avvicinò al suo letto e tirò via da sotto il letto il tesoro più
prezioso che aveva trovato nel più remoto anfratto dell’Isla de Muerta
tra oro, diamanti e il leggendario forziere di monete azteche maledette
da Cortés.
Poggiò
l’orecchio sul piccolo forziere che aveva tra le mani e ascoltò i
battiti del cuore al suo interno che risuonavano amplificati nel
silenzio della stanza. Kendra rimase in ascolto riflettendo sul cuore
di Turner. Chi lo avrebbe avuto tra le mani, avrebbe avuto il controllo
del capitano dell’Olandese Volante, quindi a sua volta della nave e
della sua ciurma. Eppure Elizabeth e James non avevano mai pensato a
questo aspetto essendo le prime due persone che lo amavano.
Jack lo voleva
sicuramente per controllare la nave e a sua volta i movimenti di
Calipso. Ma sarebbe stato in grado di fare questo a un suo amico?
Kendra non lo credeva possibile.
Invece Calipso
voleva il cuore per controllare a tutti gli effetti il suo Schiavo più
potente, altrimenti avrebbe avuto la sua vendetta strappando quello dal
petto del figlio.
Kendra si prese
la testa tra le mani. La scelta più giusta le sembrava dannatamente
sbagliata, eppure si stava addentrando verso quella direzione e non
avrebbe più cambiato la rotta.
La mattina
all’alba la flotta di Calipso era già allestita, i cannoni erano
carichi, le vele spiegate insieme ai Jolly Roger e gli Schiavi-Capitani
pronti alla battaglia.
All’orizzonte
apparvero la Medusa affiancata dalla Perla Nera.
<< Che
diavolo succede? >> domandò Sputafuoco a Will, perplesso per il
numero assai esiguo delle navi davanti a loro.
Will scrollò le
spalle confuso quasi senza sentire le parole del padre. La sua
attenzione era concentrata sulla Medusa: era la nave ammiraglia della
Fratellanza e quindi lì sopra dovevano esserci Elizabeth e James.
Un improvviso
sibilo proveniente da dietro fece voltare tutti i pirati.
<< Navi a
poppa si dirigono dritte verso di noi! >>.
L’urlo risuonò
di nave in nave, fino ad arrivare all’Olandese Volante dove era apparsa
Calipso schiumante di rabbia. Il cielo si annuvolò di colpo e un forte
vento iniziò a soffiare agitando il mare.
<< Sapete
questo cosa vuol dire capitano Turner? >> esclamò la dea rabbiosa
mentre Will sorrideva soddisfatto. In fondo sapeva che Barbossa era un brav’uomo. E finalmente il pirata
capì il significato delle parole che gli aveva detto Hector la scorsa
notte. Lui aveva scelto: aveva scelto la libertà.
<<
Barbossa è uno Schiavo traditore >>.
Ciao a tutti!!
Immagino sarete molto sorpresi di trovare finalmente un capitolo. In
effetti lo sono anch'io. Non so come ho fatto a trovare un po' di tempo
per scrivere ma eccomi qui a postare il continuo di questa fanfiction.
Spero che vi
sia piaciuto davvero. Ho cercato di descrivere i sentimenti dei
personaggi poco prima dello scoppio della guerra, non manca nessuno
all'appello questa volta. Nemmeno il nostro amato capitano Turner.
Spero di essere
riuscita a scrivere bene le intenzioni di Barbossa e di aver creato un
po' di effetto sorpresa sul suo piano, anche se in fondo sappiamo tutto
che Barbossa è un brav'uomo ù.ù Forse sono sconfinata un po' nel'OOC ma
dopotutto i pensieri delle persone cambiano, quindi è normale
che un personaggio sia diverso da com'era molti anni prima (per essere
precisi nel film).
Sono davvero
curiosa di sentire le vostre opinioni, mi rimetto ai vostri giudizi :D
E come al
solito passiamo a ringraziare le persone che mi seguono in questa
fanfiction! Un bacione a tutte e grazie
davvero!
Rebecca Lupin:
Ciao! Sì, hai proprio ragione: l'unico posto al sicuro da Calipso è la
terra ferma, quindi chissà se Kendra ce la farà. Ti lascio con questa
curiosità che sarà soddisfatta nei prossimi capitoli anche se ho messo
qualche indizio rigurdo la sua decisione in questo. Un bacio.
Fannysparrow:
Ciao cara! In questo capitolo è tornato anche Will *-* Non ti voglio
anticipare niente, ma nel prossimo chap ci sarà un incontro che penso
ti piacerà :D Sono curiosa di sentire la tua opinione su Barbossa ^^
Yunie992: Yeee
ciao! Wow la tua è la trentacinquesima recensione :D Mi dispiace
davvero molto di farvi penare tanto ma con la scuola e tutto il resto
trovo davvero difficile prendere la penna e mettermi a scrivere. Il
cervello è Off-line xD Comunque sono contenta che la scena precedente
(cioè quella del Consiglio della Fratellanza) ti sia piaciuta, temeno
di essere ripetitiva ma per fortuna non è stato così C:
Non perdetevi
il prossimo capitolo in cui i nostri pirati passeranno all'azione!
Un abbraccio a tutti, Chiara.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 17 *** Capitolo 16: La furia di Calipso ***
Capitolo 16: La furia di Calipso
- Braccia in
trinchetto, issate le gabbie! Pronti a fare fuoco! -
James correva
sul ponte della Medusa urlando gli ultimi ordini prima di entrare nella
battaglia che infuriava davanti a loro. Mancava solo la nave ammiraglia
e la Perla Nera per completare la flotta della Fratellanza contro gli
schiavi di Calipso.
- Capitano! -
lo chiamò un uomo dall’aria molto preoccupata - Le vele si stanno per
strappare! Calipso ci sta mandando contro la sua furia! -
James notò che
il vento, da quando il cielo era si era oscurato, era cambiato e non
era più in loro favore anzi soffiava più forte che mai contro la loro
direzione. Era sicuramente opera della malefica dea.
- Ammainate le
vele! La battaglia ci raggiungerà presto - urlò allora il giovane
Turner osservando alcune navi che venivano verso di loro tra cui c’era
anche la nave del francese Chevalle.
Sentì montare
la rabbia. - Dirigetevi verso la Fancy, nostromo Boot! - ordinò ansioso
di scontrare la sua lama con quella del corsaro che la volta prima lo
aveva sconfitto e aveva osato minacciare Kendra.
- Attento
ragazzo, l’orgoglio rende gli uomini poco prudenti - gli disse Jack
vicino.
James stupito
lo vide toccarsi preoccupato il petto dove nascondeva chissà quale
segreto.
Intanto la
Perla Nera dove si trovavano Barbossa ed Elizabeth si era scontrata con
una nave nemica contro la quale l’equipaggio stava già combattendo.
- Barbossa!
Dietro di te! - Elizabeth si lanciò in un affondo oltre Barbossa per
uccidere un corsaro alle sue spalle.
Un’altra
bordata colpì la fiancata di tribordo. Il fumo oscurava la vista e le
schegge di legno volavano dappertutto mentre il colpo scuoteva il ponte
e faceva ondeggiare pericolosamente l’albero maestro la cui vela era
già strappata in più punti per via dei colpi. Le navi combattevano
molto vicine tanto che sembravano toccarsi e scricchiolavano
rumorosamente.
All’improvviso
una terza nave spinta dalle onde sbatté contro la Medusa danneggiandole
la cambusa.
Elizabeth si
rialzò in piedi dopo essere caduta a causa dello scontro e il suo cuore
perse un battito quando osservò la nave che li avevano colpiti più
grande della Medusa: l’Olandese Volante. La sua nave. Strinse
spasmodicamente la spada combattuta tra la voglia di correre tra le
braccia di Will o quella di affrontarlo perché era uno Schiavo.
Dal fumo si udì
un fruscio e diversi arpioni con delle corde si attaccarono alla
fiancata. Dei pirati saltarono sul ponte ed Elizabeth schivò per un
soffio le loro spade affilate. Per scappare usò uno dei stessi arpioni
dei nemici e finì sull’Olandese Volante.
Nella
confusione generale nessuno fece caso a lei, anche se intercettò lo
sguardo meravigliato del vecchio Sputafuoco Bill. Probabilmente si
stava chiedendo come riuscisse ad essere ancora viva.
Corse lungo il
ponte diretta verso poppa da dove riusciva a vedere la Medusa che si
scontrava contro un brigantino ma una spada oltre l’albero di mezzana
la fermò ostruendole il cammino. Parò il colpo, saltò per schivare la
lama e stava per attaccare quando il suo nemico si fermò all’improvviso.
- Elizabeth! -
Alzò lo sguardo
e incontrò quello caldo e familiare di William Turner, suo marito.
- Will -
sussurrò immobilizzandosi.
- Dov’è James?
- le domandò Will senza staccare lo sguardo dal suo nemmeno per un
istante. Elizabeth percepì il suo tono preoccupato.
- E’ sulla nave
ammiraglia, sulla Medusa - rispose la piratessa mentre le loro spade si
abbassavano sempre di più.
Una bordata
scosse la nave ed Elizabeth finì addosso a Will. Da quanto non erano
così vicini?
- Che cosa
aspetti, capitano Turner? Colpiscila - sussurrò una voce suadente
nell’orecchio dell’uomo.
Will accarezzò
il volto di Elizabeth con la mano libera dalla spada e la rimise in
piedi. I due si guardarono attenti: sapevano che nessuno avrebbe
colpito l’altro senza ferire prima se stesso.
Il pirata non
avrebbe mai colpito Elizabeth, sarebbe stato come pugnalare il suo
stesso cuore. Come in risposta dei suoi pensieri il cielo tuonò
infuriato. Calipso aveva perso due dei suoi migliori capitani, i suoi
Schiavi si stavano riprendendo la libertà.
- Capitano! Una
nave si avvicina da Nord! - esclamò Sputafuoco correndo con un po’ di
fatica e l’andatura zoppicante verso la fiancata.
-E’ l’Aurora! -
Kendra scese
dalla coffa stringendo forte al petto il Forziere Fantasma, così tanto
che le sembrava che l’organo che aveva nel petto battesse come quello
rinchiuso del capitano Turner, quasi come un solo cuore.
- Nostromo
Sang, rotta 25 gradi Sud-Ovest! -
- Ma capitano,
è dritto davanti a noi! - protestò il corsaro strabuzzando gli occhi
per la paura.
- Sì, nostromo
Sang. Al centro della battaglia -.
Kendra si voltò
a guardare verso il mare dove due navi erano sormontate da un cielo
plumbeo da cui cadevano in acqua dei potenti fulmini che illuminavano
le vele scure e quelle scarlatte dei due brigantini.
- Bordata
proveniente da est! - urlò un corsaro correndo al riparo.
Il sibilo
precedette il colpo che colpi la murata di babordo facendo ondeggiare
pericolosamente la nave, ma quella continuò imperterrita la sua
avanzata raggiungendo la battaglia ed affiancandosi alla Fancy.
- Fuoco al mio
segnale! -
Quando l’Aurora
fu perfettamente allineata alla nave francese, Kendra urlò il segnale e
i cannoni colpirono la nave nemica sorprendendo i corsari nemici.
Kendra artigliò
il forziere per impedire che lo perdesse di mano ad ogni scossa che
faceva tremare la nave. Afferrò una sartia decisa a raggiungere la
Fancy: doveva arrivare a James prima di Calipso!
Attraversò il
fumo denso mentre le urla degli uomini che combattevano e i boati dei
tuoni le martellavano le orecchie e atterrò sul ponte della Fancy. Le
schegge di legno provenienti dai pennoni spezzati volavano dappertutto
confondendosi con i colpi di pistola. Uno ferì Kendra all’avambraccio
facendola gemere dal dolore e facendole cadere di mano il forziere. Si
tuffò a terra senza esitazione e lo raggiunse a carponi provando un
enorme sollievo ma quando alzò lo scuro sguardo e impallidì per la
scena che si presentava davanti ai suoi occhi.
James
combatteva furiosamente contro il capitano Chevalle che sembrava avere
la meglio su di lui.
Il cuore iniziò
a battere veloce a causa della ritrovata vicinanza con il ragazzo e la
paura che potesse essere preso dallo Schiavo di Calipso.
Poi accadde
tutto in un attimo.
Qualcuno tentò
di colpirla ma delle braccia l’afferrarono e la tirano in piedi. Lanciò
un urlo per la sorpresa e per il dolore al braccio facendo voltare
James verso di lei che così fu disarmato e si ritrovò la spada di
Chevalle alla gola.
La piratessa si
districò dalle braccia che l’avevano stretta e vide Jack osservare con
cupidigia ciò che aveva tra le braccia insanguinate. Ma fu solo un
lampo nel suo sguardo perché poi, dopo averle lanciato uno sguardo
insieme agitato e preoccupato, riprese a combattere contro i nemici per
proteggerla dalle loro spade.
- Kendra! -
Il capitano
Chevalle udendo il suo nome si voltò seguendo lo sguardo di James e
puntò i suoi grigi e freddi occhi sulla giovane piratessa.
- Ah, capitano
Margan - esordì con la sua voce strascicata - Finalmente ci
rincontriamo e a quanto pare avete qualcosa che le appartiene -
Kendra capì che
era arrivato il momento decisivo.
- Kendra? -
sussurrò James guardando confuso quello che aveva tra le mani - Ma
quello è il forziere di mio padre! -
La ragazza lo
guardò spaventata mentre Chevalle spingeva la punta sella sua lama
sulla gola dl giovane. - Acuto signor Turner - ghignò il pirata.
- Kendra dammi
il forziere - le disse Jack avvicinandosi ma la piratessa si allontanò
tornando a guardare James mentre un lampo di delusione animava il suo
sguardo.
Il cielo già
scuro divenne ancora più nero quando un’ennesima nave si affiancò alla
Fancy. Le vele nere resero ancora più buio il ponte della nave francese
e una voce familiare echeggiò nel fumo denso.
- Avanti luridi
cani! Fatevi sotto, vi appenderò tutti all’albero maestro! -
Barbossa
comparve insieme al suo equipaggio sulla Fancy e incurante dei dolori
che lo perseguitavano iniziò a combattere per dare man forte agli
uomini dell’ammiraglia della Fratellanza.
- Avanti
capitano Margan rispettate il vostro patto o strapperò il mare dal
petto del vostro amato giovane - la minacciò Chevalle glaciale puntando
la spada al petto di James.
- NO! -
Kendra corse
verso il nemico evitando Jack che cercò di fermarla e lanciò il
forziere a Chevalle. Il pirata lo prese e lasciò andare James, Kendra
si gettò tra le sue braccia piangendo silenziosamente.
- Finalmente la
mia padrona avrà il controllo incontrastato di tutti i mari -
Chevalle lasciò
cadere il forziere nell’acqua agitata e si udì un suono terribile.
Wham.
L’Olandese
Volante fu maledetto insieme al suo equipaggio per aver disubbidito
alle leggi di Calipso.
- Will! -
sussurrò Elizabeth osservando incredula il consorte.
Poggiò una mano
sul volto ricoperto di squame, la barba e i capelli erano alghe marine,
le mani maledette come quelle che un tempo erano state di Davy Jones.
- Elizabeth -
una lacrima salata rigò la guancia del capitano - Ha il mio cuore, sono
sotto il suo comando -
Barbossa si
avvicinò a Jack evitando gli Schiavi ormai più forti e affiancati dai
triplicannoni dell’Olandese Volante. I pirati erano in difficoltà è
poiché Calipso adesso possedeva il Forziere Fantasma niente l’avrebbe
fermata, tranne una cosa.
- Sono la
nostra ultima speranza - Barbossa si aprì la camicia e diede a Jack il
segreto affidatogli da Calipso che aveva custodito da prima dello
scontro. - Andate! -
I due pirati si
guardarono almeno per una volta non come nemici, ma come alleati.
Jack abbassò lo
sguardo su ciò che Hector gli aveva affidato, gli s’illuminarono gli
occhi e poi annuì solennemente al pirata. Sparando ad un nemico e
parando un colpo con la sua spada raggiunse i due giovani e grazie ad
una grisella li portò sulla Perla Nera.
Quando
raggiunsero il ponte prese le Carte Nautiche che custodiva da tanto
tempo tra il petto e la camicia e le completò grazie ai due anelli
mancanti che Barbossa gli aveva dato. Girò e rigirò le mappe sotto gli
occhi stupiti dei due pirati e quelli soddisfatti degli altri Jack e
trovò quel che cercava.
Compose il
disegno di un cuore con sotto una scritta: Custode del Cuore.
Il Verde Baleno
investì la Perla Nera e la nave scomparve ai Confini del Mondo.
Ciao a tutti!! Eccomi qui, sono tornata con un nuovo capitolo!
:D Spero che vi piaccia anche se la scrittura è molto veloce, ma
d'altronde in una guerra non c'è molto tempo per riflettere quindi non
mi sono soffermata a scrivere molto i pensieri dei personaggi.
Purtroppo stiamo arrivando alla fine ç_ç Mi ero affezionata a Kendra e
James ;D Mancano più o meno due o tre capitoli, dipende
dall'ispirazione. Comunque spero che questo capitolo vi sia piaciuto e
che mi lascerete qualche recensione C:
Un ringraziamento speciale a chi ha aggiunto la storia tra le seguite,
le ricordate e le preferite e un grazie anche a chi mi segue
silenziosamente.
Fannysparrow:
Ciao carissima! Wow Grazie Davvero per i complimenti che mi hai fatto
al precedente capitolo! Sono commossa *___* I tuoi per me valgono
moltissimo dato che ho letto le tue splendide fanfiction e so quando
sei brava a scrivere :D Spero che l'incontro tra Will ed Elizabeth ti
sia piaciuto, mi piace molto scrivere sui loro sentimenti che non
dimostrano quasi mai a parole ma con gesti e sguardi... o almeno così
sembra a me C: Spero però di essere riuscita nell'intento. Con questo
capitolo ho anche risposto alla tua domanda: Will ribellandosi si è
beccato la maledizione stile Davy Jones. Però non riesco ad immaginarlo
bene così brutto xD Un bacione. Sono ansiosa di sentire il tuo commento.
Rebecca Lupin:
Eggià. Sinceramente nemmeno io mi fiderei di Barbossa, è pur sempre un Pirata u.u Eppure questa volta la
scelta giusta coincide con ciò che è più conveniente per lui quindi
puoi stare tranquilla. Kendra può aver fatto sia la scelta giusta
aiutando James o quella sbagliata condannando Will. Boh sono punti di
vista :D
Yunie992:
Grazieee! Sì, in effetti non so nemmeno io come ho fatto a mettere
tutti i personaggi xD Mmm come premio ti meriti questo nuovo capitolo!
Ahah sempre meglio di niente, no? :D Oddio si è brav'uoMo e non
brav'uoVo ahahaha quando me lo hai fatto notare ho riso per mezz'ora e
poi lo cambiato subito. Povero Barbossa diventato Uovo xD Spero che
questo capitolo ti sia piaciuto.
Un abbraccio a tutti e al prossimo capitolo! *___*
Chiara.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 18 *** Capitolo 17: La Mano del Destino ***
Capitolo 17: La Mano
del Destino
Kendra
era seduta sulle scale che conducevano in coperta con testa poggiata
stancamente ad uno dei bastoni del corrimano e lanciava ogni tanto dei
sospiri, afflitta.
Non
aveva idea di come avevano fatto ad arrivare lì, a navigare nell’altro Mare, eppure l’unica cosa
certa era che la Perla Nera era l’unica speranza per la Fratellanza.
Ironico destino avere fra le mani la salvezza dei pirati liberi quando
era lei stessa che li aveva condannati alla prigionia.
Era
stata egoista. Per salvare il
destino di un solo uomo aveva sacrificato quello di molti altri.
Calipso l’aveva ingannata giocando con i suoi sentimenti e per questo
la odiava ancora di più.
Strinse
forte i pugni, cosi tanto che le sue nocche sbiancarono. Sì, la odiava con tutto il suo cuore. E avrebbe
fatto qualsiasi cosa per sconfiggerla.
Presa
com’era dai suoi pensieri non si accorse del rumore di passi e notò la
presenza di James solo quando si sedette accanto a lei.
Kendra
evitò i suoi occhi marroni per paura di rivedere lo stesso sguardo
deluso che il pirata le aveva rivolto quando aveva scoperto che lo
aveva ingannato.
-
Guardami -.
Era
una richiesta ma la piratessa non lo ascoltò.
-
Kendra guardami -.
Al
suo tono imperioso la giovane si voltò e incontrò il suo sguardo
indecifrabile, imperscrutabile, che non lasciava trasparire alcuna
emozione.
-
Perché? - James sospirò. - Perché non mi hai detto del piano di
Calipso? -
-
Non potevo. Era il mio peso da portare - mormorò lei abbassando gli
occhi ma James la costrinse a guardarlo prendendo il suo mento tra il
pollice e l’indice.
-
E’ il mio cuore - ribatté lento e poi aggiunse: - Come posso aiutarti,
come posso fidarmi di te se non mi dici la verità? -
-
Non puoi - rispose Kendra in un sussurro.
Si
osservarono per alcuni istanti in silenzio, ascoltando i loro veloci
respiri.
-
Forse avrei dovuto dirtelo ma già il cuore di tuo padre bastava a
renderti Schiavo e avevo paura - la giovane gli poggiò una mano sulla
guancia - Avevo paura che ti saresti allontanato da me. Ti amo James -.
James
la guardò meraviglio ma poi, ripresosi dalla sorpresa che quelle parole
gli avevano causato facendogli battere il cuore più forte, le sorrise e
si avvicinò per baciarla.
Un
bacio disperato.
Un
bacio passionale.
Un
bacio da tanto agognato.
-
Anch’io ti amo Kendra - disse abbracciandola. - Vedrai, andrà tutto
bene - le sussurrò poi all’orecchio.
Jack
sfiorò piano il timore per aggiustare la rotta accarezzando quasi il
legno della sua amata nave. Finalmente era tornato ad essere il
capitano della Perla Nera eppure quell’evento non poteva essere che
accaduto in una circostanza più funesta… quando la sua libertà era
quasi scomparsa.
E
poi la nave gli era stata ceduta,
davvero un duro colpo per l’orgoglio del capitano Sparrow.
Osservò
con occhio vigile il mare attento a non urtare contro quelle tante
barche che portavano lentamente i passeggeri verso il loro ultimo
viaggio e il suo sguardo si fermò sorpreso su una barcaccia con a bordo
una donna familiare che stringeva tra le braccia una bambina.
Corse
al parapetto.
-
Mary-Ann!? -
La
donna come risvegliata da quel richiamo sobbalzò appena e posò lo
sguardo su di lui. - Il capitano Jack Sparrow - lo salutò levandosi il
capello dalla testa mentre la bambina restava placidamente tra le sue
braccia, come addormentata.
Jack
fece lo stesso con il suo tricorno, portandoselo al petto. - Capitano
Margan -
-
Ti ha trovato Jack? - domandò la donna e Jack capì che il suo pensiero
era rivolto a sua figlia Kendra.
Annuii
e si sporse ancora mentre la Perla Nera superava quel gruppo di barche.
Una domanda premeva sulla sua bocca: - Perché non mi avevi mai detto
che Kendra era mia figlia? -
Un
barlume di sorpresa scosse quel volto spento e poi la donna sospirò. -
Kendra non è tua figlia -
rispose facendolo rimanere basito - Sapevo che la mia bambina lo
sospettava ma non le ho mai negato questa possibilità -
-
Perché? - domandò Jack riprendendosi e indossando una maschera di quasi
indifferenza. Eppure credeva davvero che Kendra fosse sua figlia, gli
rassomigliava tantissimo.
-
Non è che ti stai rimbambendo, mio caro capitano? - gli sussurrò
all’orecchio un piccolo Jack seduto sulla sua spalla - Affezionarsi
davvero a qualcuno non è da te -
Jack
lo ignorò e si concentrò sulle parole della donna.
-
Sempre meglio un pirata che un’Ammiraglio della flotta spagnola -
rispose il capitano Margan con un tono d’amarezza nella voce persa nei
ricordi remoti e ormai persi nell’oblio.
La
nave si stava ormai allontanando e le barche quasi sparirono alla sua
vista, inghiottite da una nebbia sottile eppure a Jack parve di udire
delle parole: - Prenditi cura di lei, Jack -.
Il
capitano Sparrow mosse il capo con un cenno d’assenso quasi
impercettibile e dopo aver inforcato il tricorno, mormorò: - Lo farò -.
Poi
alzò lo sguardo davanti a prua e un luccichio balenò nei suoi occhi.
-
Il Custode del Cuore! -
Kendra
udì la voce eccitata di Jack e corse sul ponte seguita da James.
Vide
che la nave si era fermata vicino un piccolo isolotto solitario in
mezzo ad un mare piatto senza vento e un cielo senza nuvole ma con un
sole abbagliante. Sull’isolotto poggiato una secca palma sghemba c’era
un uomo con un capello tirato sul volto, dalla barba rossiccia e un
pezzo di legno al posto di una gamba.
Jack
scese dalla nave con in mano le Carte Nautiche mentre i due giovani
pirati lo fissavano attenti sporgendosi dal parapetto del ponte della
Perla Nera.
-
Davy Jones -
Il
famigerato pirata tanto temuto in passato alzò piano la testa e punto
il suo sguardo azzurro come il ghiaccio su di lui e una lampo di rabbia
attraversò i suoi occhi freddi.
-
Jack Sparrow -
-
Capitan Jack Sparrow - lo riprese Jack indignato, indicando con scatti
agitati la nave dietro di lui.
Davy
Jones scoppiò in una cupa risata e uscì dall’ombra della palma,
strascicando la sua gamba finta fino davanti al pirata. - Venuto a
tormentarmi anche all’Inferno -
-
In verità - esordì Jack, aprendo con un colpo secco le carte nautiche e
indicando la scritta che li aveva condotti fin lì - Essendo tu il
suddetto Custode del Cuore penso che dovrai dirmi come sbarazzarmi
della suddetta dea di cui tu custodi il Tum-Tum -
-
E cosa ti fa pensare che io ti aiuti? - sbraitò Jones sputacchiando
rabbioso.
-
Perché è Calipso che ti ha mandato qui - gli ricordò Sparrow per niente
impressionato dalla sua ira - E perché così avrai finalmente la tua
vendetta -
Davy
Jones assottigliò lo sguardo socchiudendo le palpebre e lo posò su
Kendra. La giovane impallidì e sentii un brivido percorrerle la
schiena. James le poggiò un braccio intorno alle spalle per
rassicurarla gesto che non passò inosservato al corsaro maledetto che
ghignò scocciato. - Ah l’amore
- sputò l’ultima parola a denti stretti.
-
Allora? - incalzò Jack sventolandogli davanti gli occhi le Carte
Nautiche.
-
La ragazza - disse infine Jones indicandola con la mano con le due dita
mancanti - La ragazza è la chiave per sconfiggere Calipso. E’ la Mano
del Destino -.
-
Perché proprio lei? - domandò James sbalordito e confuso allo stesso
tempo.
-
Il suo cuore è pieno d’amore e d’odio nello stesso equilibrio. Ci
sarebbe anche un’altra piratessa che potrebbe essere la Mano del
Destino, ma possiede già il cuore del suo amato e quindi non può donare
il proprio -.
James
capì subito che si stava riferendo a sua madre, Elizabeth Turner.
Davy
Jones fece alcuni passi indietro per tornare nell’ombra da dov’era
uscito e poi puntò i nuovamente i suoi occhi lampeggianti in quelli di
Kendra. - Dona il tuo cuore a qualcuno… - il suo sguardo saettò per un
attimo sul giovane Turner - …a qualcuno che ami nel mare, davanti
Calipso e allora io sarò libero di poter prendere il suo ed avere la
mia vendetta - un basso ringhio accompagnò le sue ultime parole - Ma
ricorda: una volta donato il cuore quello sarà donato in eterno, anche
dopo la morte. Adesso andate -.
Jack
capì che il tempo delle spiegazioni era terminato. Corse veloce verso
la nave, risalì a bordo e un forte vento, prima inesistente in quel
luogo dimenticato, iniziò a soffiare a un gesto di Davy Jones per
portare la nave nuovamente nel Mare da dov’era venuta.
-
E’ la nostra unica possibilità di distruggere Calipso - gridò allora il
capitano Sparrow sopra l’ululato del vento, correndo al timone, per
seguire la giusta rotta - Ma non sei costretta a farlo - aggiunse poi
guardando la piratessa con un lampo d’inquietudine negli occhi.
Kendra
scosse la testa, si voltò a guardare James e quando incontrò il suo
scuro sguardo gli strinse una mano nelle sue. - Lo farò -.
Jack
a quelle parole ricordò la promessa che aveva fatto solo pochi attimi
prima al capitano Margan e allora capì che Kendra avrebbe adempito il
compito che l’attendeva, come lui avrebbe mantenuto la sua parola.
Ad
un altro cenno di mano di Davy Jones, la nave navigò veloce fino
all’orizzonte dove fu investita d’un Verde Baleno e poi sparì.
Il
pirata maledetto rimase a guardare la bianca scia lasciata nel mare
dalla Perla Nera, sicuro di compiere presto la sua vendetta e si
riuscire a prendere finalmente in custodia quel cuore tanto bramato che
la sua amata gli aveva celato per tutti quegli anni.
Salve
a tutti!
Eccomi qui con un nuovo capitolo! Anche se un po' più corto rispetto
agli altri ed è solo di passaggio, annuncio con malinconia che questo è
il penultimo capitolo della storia. Poi ci sarà un'ultimo capitolo e
l'epilogo.
Vi ho
stupiti/e, eh? Ebbene sì, Kendra non è la vera figlia di Jack! Era
dall'inzio della storia che avevo in mente questo particolare, ma ho
deciso di svelarlo solo alla fine. Spero che la reazione di Jack non
sia risultata OOC, ma sapendo che nel terzo film della saga non ha
abbandonato Will anche al termine di questa storia decide di non
abbandonare Kendra.
Riguardo
al Custode del Cuore: sì forse Davy Jones può risultare il personaggio
più scontato a ricoprire questo ruolo, ed è proprio per questo che l'ho
scelto. Insomma nella saga si dice che Calipso lo amava e non si parla
di nessun altro quindi non volevo inventare un nuovo corsaro che
ricoprisse quel ruolo.
Comunque,
anche se ho messo per un attimo la parte la battaglia e ho reso il
capitolo lento, spero che vi sia piaciuto! ;D
Come
al solito voglio ringraziare chi ha messo la fanfiction tra le seguite,
le ricordate e le preferite. Poi un ringraziamento speciale a Fannysparrow e Rebecca Lupin: Grazieeeee! Senza le vostre
recensioni non avrei la forza di andare avanti a scrivere questa storia
:D
Un
bacione,
Chiara.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 19 *** Capitolo 18: Liberi Pirati ***
Capitolo 18: Liberi Pirati
Un rombo scosse le acque facendo
tremare convulsamente le navi che si scontravano nel Mare dei Caraibi.
Una pioggia di schegge provenienti dalla coffa dell’albero maestro si
abbatté sul ponte dell’Olandese Volante ed Elizabeth fu trascinata
prontamente al riparo da Sputafuoco Bill che, anche se troppo stanco
per combattere, riuscì a portarla in salvo. Solo quando si fermarono
ansanti vicino a un cannone la piratessa si accorse della macchia di
sangue che si allargava sul petto dell’anziano Turner.
- Sputafuoco! Sei
ferito! - Elizabeth esaminò febbrile la ferita e si strappò una manica
della camicia cercando di tamponare il sangue che le stava sporcando le
mani. Le lacrime le annebbiarono la vista quando capì che quel colpo di
sciabolata era troppo grave. - Vedrai che te la caverai. Presto finirà
tutto. Arriverà… -
- Elizabeth -
sussurrò Sputafuoco con tono deciso sebbene la sua voce suonasse fioca,
posando una viscida e maledetta mano sul suo braccio per fermare la sua
improvvisa medicazione - Non sono io che ho bisogno d’aiuto… -
Elizabeth osservò
con crescente apprensione il punto che il vecchio pirata indicava tra
il tumulto di corpi che si agitavano.
- Will! - urlò
allora la piratessa preoccupata vedendo il marito immobile.
Il corpo del
capitano Turner tremava per l’enorme sforzo di resistere alla volontà
di Calipso che gli aveva ordinato di impugnare la sua spada per alzarla
contro la moglie. Ma lui non avrebbe ucciso la sua Elizabeth… no,
eppure resistere stava diventando sempre più difficile.
I suoi uomini lo
occhieggiarono attendendo un suo ordine, sconsolati e rabbiosi per
essere stati di nuovo colpiti dalla maledizione ma per quanto infuriati
potessero essere non avrebbero mai abbandonato il loro capitano e la
loro nave.
- Will! - l’urlo
disperato di Elizabeth lo riscosse. William si voltò e con un sussulto
notò la moglie vicino al corpo del padre morente. Corse da loro
muovendosi agilmente nonostante il corpo da mezzo pesce coperto da
licheni.
- Padre! -
esclamò il capitano Turner fissando allibito il vecchio pirata.
Sputafuoco
afferrò con le sue ultime forze la mano del figlio e gli disse: -
Calipso avrà anche il tuo cuore ma non il tuo corpo, non la tua mente.
Tu sei libero Will, sei
libero di scegliere se ascoltare il tuo cuore -.
Una bordata
scosse la nave e i corsari si ritrovarono a combattere contro nuovi
Schiavi che avevano attaccato la nave. Era il caos, e l’Olandese
Volante stava soccombendo.
La mano di
Sputafuoco scivolò da quella del figlio fredda come gli occhi ormai
spenti del vecchio corsaro. I due coniugi si guardarono senza parlare:
i volti stanchi e tirati esprimevano tutte le loro emozioni. Il
capitano Turner si alzò sotto lo sguardo timoroso di Elizabeth e prese
la sua spada per affondarla con un rapido scatto nel petto di un uomo
che stava cercando di colpire la moglie alle spalle.
- Forza uomini,
rispondete al fuoco dei nemici! - ordinò ai suoi, schierandosi
definitivamente con la Fratellanza.
Un forte dolore
gli schiacciò il petto in una morsa, all’altezza del cuore ma quando
intercettò il sorriso sollevato della consorte, seppe che avrebbe
potuto resistere e combattere ancora, per lei, per James, per
Sputafuoco, per tutti loro.
Un nuovo colpo di
cannone scosse la Medusa e Barbossa si chinò malamente sulla gamba già
irrigidita quando quella sana fu ferita da una lama affilata. Con il
respiro ansante si guardò intorno per vedere i pirati piegarsi sotto la
potenza della furia di Calipso, anche se sembrava che il capitano
Turner avesse finalmente deciso la parte giusta con cui stare. I
triplicannoni dell’Olandese Volante, prima contro la Fratellanza adesso
erano dalla loro parte e colpivano con ferocia inaudita le navi che
intralciavano il suo cammino.
Ma la furia di
Calipso era la forza più potente di tutte e ogni suo nemico soccombeva
alle sue onde agitate.
Barbossa osservò
il nero orizzonte e si domandò dove fosse la Perla Nera, dove fosse la
loro salvezza e sperò che arrivasse al più presto.
Seppe che il suo
desiderio era stato esaudito quando un Verde Baleno squarciò il plumbeo
cielo e si raddrizzò per combattere con rinomata energia.
- Forza luride
canaglie, cani! Fatevi sotto, vi appenderò tutti all’albero maestro! -
Mastro Gibbs gli
diede man forte per rincuorare la ciurma: - Avete sentito il capitano?
Forza, uomini! E’ il giorno della morte che dà alla vita il suo valore!
-.
Ragetti dopo aver
sparato al braccio di un corsaro, rivolse un’occhiata rassegnata al suo
fido compagno Pintel: - Un giorno scopriremo la ragione del nostro
soffrire - borbottò dando una botta in testa allo stesso pirata che
aveva colpito precedentemente con il cane della pistola.
- Guarda la Perla
Nera è tornata! - urlò Will sventolando il capello con un sorriso di
speranza che gli illuminava il volto. Aveva capito che i rinforzi erano
arrivati.
Elizabeth
socchiuse per un attimo gli occhi a quell’improvviso lampo accecante e
quando li riaprì vide davanti a loro la Perla Nera con a bordo Jack,
Kendra e suo figlio James. Sospirò sollevata: quand’erano spariti aveva
temuto il peggio, anche se sapeva che non li avevano abbandonati.
Stupita si fermò
a guardare James e Kendra camminare veloci sulla passerella di solito
destinata ai prigionieri o ai nemici per darli in pasto ai pesci cani e
poi li vide, dopo essersi presi per mano, tuffarsi in nel mare agitato
con un salto.
- James! -
Sembrò che al suo
urlo tutti i pirati, sia Schiavi che i compagni della Fratellanza, si
fossero fermati a vedere cosa stesse succedendo. Un silenzio
inquietante era sceso sulle navi, sintomo che qualcosa di nuovo stava
per accadere.
Kendra aprì gli
occhi nell’acqua cercando d’ignorare il lieve bruciore che gli
provocava quel gesto e si voltò a guardare James, stringendogli più
forte la mano, mentre lottavano contro le correnti infuriate che li
respingevano verso l’alto.
Tu-Tum.
A quel dolce
suono amplificato i loro sguardi s’incatenarono, pieni d’amore. James
le strinse la mano di ricambio e sembrò quasi che il suo sorriso
brillasse nell’oscurità degli abissi.
Kendra lo amò e
odiò Calipso con tutto il suo cuore.
Tu-Tum.
Le bolle che
rappresentavano il loro respiro divennero più frequenti tanto che i due
giovani sentirono le forze mancare. Un urlo di rabbia li raggiunse
mentre dal petto di Kendra usciva una luce dorata e Calipso, con il
volto trasfigurato da un’antica ira, comparve davanti a loro cercando
di spezzare il loro legame.
Tu-Tum.
La luce divenne
sempre più intensa finché non esplose intorno a loro, avvolgendo i due
pirati e dagli abissi marini comparve Davy Jones finalmente libero di
compiere la vendetta a lungo desiderata.
Un grido
agghiacciante simboleggiò la sconfitta di Calipso.
I Pirati erano
finalmente Liberi.
I battiti dei
giovani cuori di Kendra e James si affievolirono mentre gli ultimi
resti d’ossigeno abbandonavano i loro polmoni. La piratessa senti delle
forti mani afferrarla per la vita e trascinarla verso l’alto, poi i
suoi occhi si chiusero e tutto divenne buio.
Quando riaprii
gli occhi incontrò quelli scuri di Jack che si era tuffato a
riprenderli prima che affogassero nel mare.
Il cielo plumbeo, carico di
cattivi presagi che oscurava il mare fu trafitto dai raggi del sole. Un
forte vento da Est scacciò via le nuvole grigie e il sole tornò a
brillare sui caraibi.
James afferrò il
braccio di Mastro Gibbs e s’issò a bordo dell’Olandese Volante dove
tutti li stavo attendendo con trepidazione. Subito fu travolto
dall’abbraccio di Elizabeth.
- James, tesoro,
stai bene? -
- Mamma, così mi
soffochi! -
I presenti risero
sollevati. Will si avvicinò a James e gli diede una pacca sulla spalla.
- Sono fiero di te, James. E anche tuo nonno lo sarebbe stato! - affermò con orgoglio seguendo con gli occhi una piccola barca che spariva in un verde orizzonte.
Dietro di loro,
annunciata da una stanca tosse, salì Kendra aiutata da Jack.
- Non so come ci
sei riuscita ma grazie - l’accolse Will.
Kendra di sedette
affianco a James che le strinse la mano. - E’ stato un giochetto -
smentì con un sorrisetto e la voce flebile.
Era felice.
Finalmente aveva vendicato sua madre, i fratelli della costa e la
piccola Kristin e finalmente i pirati avrebbero potuto tornare a
navigare liberi.
Guardò il
capitano Sparrow: - Grazie Jack! -
- Di nulla
figliola - replicò quello dondolando sul posto e schizzando d’acqua il
capitano Turner. - Ma non lo dire troppo in giro o la mia reputazione
da temibile pirata sarà rovinata -
- E quando mai è
stata così brutta - lo prese in giro Barbossa ridendo, ma ben presto la
sua risata si trasformò in una tosse secca che lo fece sobbalzare. -
Per mille balene sono troppo vecchio per queste cose. Credo che mi
prenderò una nave e mi ritirerò a Tortuga -.
James e Kendra si
scambiarono un’occhiata complice e il giovane Turner disse: - Credo che
prima di separarci rimanga una cosa da fare -.
Kendra sorrise e
gli occhi di Elizabeth s’illuminarono e la piratessa diede un colpo al
marito quando sospirò secco lanciando un’occhiata obliqua al capitano
Sparrow.
Jack li guardò
confuso, poi un lampo di comprensione balenò nel suo sguardo: - Cosa…?
Oh no! Credo che mi sentirò terribilmente vecchio per colpa vostra.
Sapevo che i Turner sarebbero tornati a tormentarmi! - ammutolì quando
notò gli occhi di Kendra intristirsi - Oh d’accordo! -.
- Grazie, papà -.
Epilogo
Nel cielo splendeva un sole abbagliante che si rifletteva nel mare
cristallino, mosso solo da una leggera brezza proveniente dal Sud. Tre
navi di differente dimensione si stagliavano nell’immobile paesaggio.
Le vele dei velieri si muovevano piano producendo un leggero fruscio
che erano l’unico suono che si udiva sulle tre imbarcazioni affiancate.
Su quella più
grande, un imponente veliero dalle vele bianche stavano radunati tutti
gli uomini tra cui alcuni noti corsari dalla fama di essere riusciti a
sfuggire dalla compagnia delle Indie e di aver sconfitto dalle ire di
Calipso rendendo liberi i pirati da ogni controllo.
Will strinse con
un sorriso la mano ad Elizabeth che si asciugava le lacrime di
commozione che le sfuggivano dagli occhi castani mentre Jack li
guardava sconvolto.
- Per tutti i
fulmini, come vi siete rammolliti! -.
Molte paia di
occhi si voltarono a fulminarlo, specialmente uno sguardo scuro.
- Grazie per il
tuo intervento Jack, allora questa è la motivazione del perché i due
giovani qui presenti non dovrebbero unirsi in matrimonio? -
Kendra e James,
splendidi nei loro vestiti bianchi, scoppiarono a ridere alle parole
del vecchio capitano Barbossa.
Mastro Gibbs
sgranò gli occhi e buttò a mare la bottiglia di Rhum che stava bevendo
per festeggiare, sicuro di aver già bevuto decisamente troppo quando
gli sembrò di scorgere Jack arrossire sotto l’ombra del capello.
- Uhm, no. Non
credo sia una ragione ragionevole sebbene suddetta ragione sia… -
- Jack! - lo
riprese Elizabeth.
- Potete
continuare - bofonchiò infine il capitano Sparrow.
- Bene - Barbossa
si girò verso i due giovani pirati e sorrise mostrando una fila di
denti neri quanto lo scuro vestito che indossava. Fece per aprire bocca
e terminare la cerimonia ma fu interrotto una bordata cadde a pochi
metri dalle navi facendole tremare per il boato.
- Che altro c’è
adesso? - esclamò scocciato James riprendendo le piume bianche volate
via dal capello.
- James, guarda!
- lo chiamò Kendra indicando l’orizzonte dove una nave incedeva dalla
loro parte con i cannoni fumanti e il Jolly Roger alzato.
- Peste e corna!
Con voi non c’è mai un attimo di pace! - commentò Barbossa osservando
altre quattro navi comparire al seguito della prima.
Jack sussultò
quando vide il simbolo della nave e mormorò: - I bucanieri delle
Antille! -.
William si voltò
verso esasperato verso di lui: - Perché ho l’impressione che tu centri
qualcosa con questa storia? -
Il capitano
Sparrow sorrise sorniore e alzo in alto le mani. - Se vuoi guardare il
vero artefice di questa storia non devi guardare me, vero piccioncini?
-.
Kendra e James si
scambiarono un’occhiata complice e la piratessa disse: - E’ probabile
che abbiamo sottratto a loro qualcosa di molto prezioso e credo che
adesso siano venuti a rivendicarne la propria appartenenza -.
Elizabeth rise e
poi iniziò a dare ordini agli ordini agli uomini che si sistemarono
sulle tre navi pronti alla battaglia.
Barbossa borbottò
che la sua vecchiaia era d’intralcio e mentre tornava alla sua nave
zoppicando sulla gamba di legno, si avvicinò a James e gli diede una
spinta: - E baciala la signora Turner, ragazzo! -.
- Uomini ai
cannoni, mastro Gibbs aiutate ad issate quelle gabbie! … James al
timone! - Kendra gli urlò nelle orecchie, autorevole.
James si chinò
verso di lei e le rubò un bacio. - Siete pronta a combattere, signora
Turner? -
Kendra sorrise e
sguainò la spada. - Al vostro fianco sempre, signor Turner! -.
Una voce li
interruppe: - E se invece mettessimo in pratica la più nobile arte dei
pirati? -.
- Jack! -.
Fine
...o forse è solo l’inizio di
una nuova avventura
Eccoci finalmente alla fine di Drink Up Me Hearties Yo Oh! ç___ç Che
sofferenza scrivere la parola fine infatti non ho resistito ad
aggiungere la seconda nota, mi ero affezionata moltissimo ai personaggi
di Potc :D
Vi chiedo scusa se quest'ultimo capitolo è arrivato dopo ben 5 mesi
(o_O) ma sono stata impegnatissima, e poi ammetto che che ogni volta
che rileggevo il capitolo scritto lo trovavo inadeguato e lo cancellavo
per riscriverlo... spero che la fine ricompensi la vostra luuuunga
attesa.
Voglio dedicare il capitolo finale in particolare a FannySparrow, RebeccaLupin e Yunie992 che mi hanno
sempre seguito e lasciato recensioni, ma anche a voi lettrici
silenziose che avete messo tra
le seguite, le preferite e le ricordate la mia storia.
Un bacione a tutti... e come come dice in nostro amato capitano Yo Ho
beviamoci su!
Chiara
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=459038
|