Drink Up Me Hearties Yo Ho

di Lione94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: L'unico amore. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1: Pirati dei Caraibi ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2: L'Olandese Volante ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3: Mezze tempeste e mezze rivelazioni ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4: Il prezzo da pagare ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5: L'Albatros Grigio ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6: Conoscenti e ammutinati ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7: Tempeste all'orizzonte ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8: Segnali sbagliati ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9: Ragioni e sentimenti ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10: Tortuga ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11: Intenzioni piratesche ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12: Pazzia o genialità? ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13: Gioco di menzogne ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14: La Fratellanza riunita a consiglio ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15: Lo Schiavo traditore ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16: La furia di Calipso ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17: La Mano del Destino ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18: Liberi Pirati ***



Capitolo 1
*** Prologo: L'unico amore. ***



Ciao a tutti!

Questa è la prima fanfiction che scrivo sui Pirati dei Caraibi. Mi è venuta l'ispirazione leggendo la bellissima storia scritta da FannySparrow e ho voluto subito postarla.
I personaggi sono tutti gli stessi con qualche nuovo personaggio inventato da me ed è ambietata circa vent'anni dopo la fine del terzo film.
Spero che vi piaccia, ringrazio in anticipo chi commenterà, seguirà o metterà questa fanfiction tra le sue preferite.



Drink Up Me Hearties Yo Ho


Prologo: L’unico amore

- Yo ho, yo ho, la spada, il corvo, il mare.
Rubiamo, assaltiamo, bruciamo, arraffiamo, trinchiamo allegria yo ho.
Ci piace aggredire, imbrogliare, rapire, trinchiamo allegria yo ho.
Yo ho, yo ho, la spada, il corvo, il mare -.
Alle prime ore del mattino, quando tutto era ancora addormentato, il sole nascente illuminò fiocamente il profilo di due figure che camminavano lentamente lungo il molo del porto di Port Royal dove erano attraccate molte navi senza bandiera di riconoscimento. Navi di pirati.
La prima figura dai tratti femminili, i lunghi capelli neri come la più buia delle notti senza stelle, i vestiti da uomo e un tricorno marrone in testa smise di cantare e prese per un braccio la seconda, un uomo dalla strana camminata ondeggiante che ad ogni passo produceva un leggero rumore tintinnante, e la portò dritta verso l’ultima nave del porto che si affacciava sul Mare dei Caraibi.
I passi dei loro stivali non risuonarono più quando si fermarono davanti alla nave dallo scafo scuro, dalle logore vele quadre e la polena a forma di sirena. La scritta consumata sulla poppa riportava un nome: Siren.
Sul ponte una manciata di uomini era già al lavoro per preparare un’imminente partenza.
- Yo ho, yo ho e una bottiglia di rum, beviamoci su! -
- Ben detto, mia cara - disse l’uomo tracannando l’ultimo sorso dalla bottiglia di rum che aveva in mano. Lasciò cadere la bottiglia nell’acqua scura e restò a guardarla galleggiare per qualche secondo, preso dai pensieri che gli passavano per la mente.
- Non preferireste quella? - gli domandò la donna con voce perplessa, interrompendo le sue riflessioni e additando la nave affianco alla Siren che era tre volte più piccola di quella indicata.
- Quello che mi serve, tesoro, è una nave tanto veloce da eguagliare Lei. Una nave imponente e pesante non rientra nei miei piani. Comprendi? - pronunciò l’uomo lisciandosi la barba del pizzetto.
La donna annuì sbuffando per quel giro di parole a una sola e semplice domanda. Eppure ormai c’era abituata, lui era fatto così.
- Siete sicuro di voler partire subito? - aggiunse poi lanciandogli un sorriso seducente.
L’uomo puntò un indice in alto, come per dirle di attendere, e consultò una bussola dalla custodia marrone. Rimase a guardare l’ago che puntava un punto imprecisato dal mare e quando ripose la bussola, rispose con un sorriso greve a quello affascinante della donna.
- Mi dispiace cara, ma il mare mi aspetta - affermò con tono stranamente serio.
- Vorrete dire Lei - borbottò la donna, riprendendolo.
- Signor Gibbs! - chiamò l’uomo con voce autoritaria, ignorando il mormorio della donna.
Un uomo robusto e dalla barba grigia si affaccio dalla nave. - Sì, capitano? -
- Tutto pronto per la partenza? -
- Sissignore - rispose quello contento. - Dritti alla meta… -
- E conquista la preda - continuò l’altro con un luccichio folle di desiderio negli occhi.
- Sarà sempre Lei il vostro unico vero amore - osservò la donna con tono mesto. - La Perla Nera -
- Se volete potete venire con noi, Mary-Ann - disse il capitano sfiorando con una mano il volto della donna e ricevendo un’occhiataccia da Gibbs, sempre convinto che le donne a bordo portavano guai.
- E poi chi guiderebbe Il Gabbiano, Jack? - la donna scosse la testa indicando l’unica nave a tre vele del porto con un grande uccello sulla polena. - Un capitano non può abbandonare il suo equipaggio -.
L’uomo annuì con fare solenne e poi guardò il cappello in testa alla donna. - I miei effetti, cara -
Dopo che la piratessa gli ebbe ridato il suo cappello si diresse sopra la passerella della sua scura nave dove i suoi uomini lo stavano aspettando.
- Ricorda che hai un debito con i Fratelli della Costa - lo ammonì lei, alludendo alla barca.
- Credevo fosse stato pagato questa notte - ribatté l’uomo mostrando con un sorriso provocante i suoi denti dorati.
La donna si fece schermo con la mano contro il sole che ormai era sorto e aveva risvegliato il porto dove s’iniziavano a svolgere le prime attività, e poi scosse la testa lanciandogli un’occhiata divertita.
Mary-Ann osservò le vele spiegarsi al vento mentre la nave davanti a lei iniziava a muoversi.
- Addio Capitan Margan - disse l’uomo levandosi il capello e facendo una specie di inchino.
La donna inchinò a sua volta il capo e osservò la nave allontanarsi lentamente dal molo Giamaicano per prendere il largo verso il mare aperto alla ricerca di chissà quale altra avventura.
- Addio Capitan Jack Sparrow - sussurrò Mary-Ann Margan, capitano del Gabbiano, girandosi per dare le spalle al mare e ripercorrere il molo a ritroso, verso la direzione della sua nave. - Spero che tu ritrovi il tuo unico vero amore -.


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Capitolo 2
*** Capitolo 1: Pirati dei Caraibi ***


Ciao, ecco postato il primo capitolo della mia fanfiction!! Spero vi piaccia!!!

Ringrazio
FannySparrow che ha commentato subito la mia storia. Sono contenta che tu la legga. Spero di riuscire a scriverne una bella come la tua.
Grazie anche a Rein94
: anche se non sei una grande fan di PdC sono felice che tu abbia letto e recensito la mia fanfiction. Grazie.
Buona  lettura a tutti!!

 


Capitolo 1: Pirati dei Caraibi

Molti anni dopo…

Il sole era un alto disco rovente nel cielo senza nuvole. L’acqua del limpido mare rifletteva i raggi che la colpivano, rendendo l’aria piena di salsedine afosa, anche se una leggera brezza rinfrescava i pirati che lavoravano sulla nave eseguendo gli ordini del suo Capitano.
Il giovane uomo salì agilmente sulla coffa e con una secca mossa aprì il suo cannocchiale per scrutare il paesaggio intorno alla nave. Tutto era calmo e il mare era piatto come una tavola. Un gruppo di gabbiani passò sulla sua testa per poi volare verso l’orizzonte. Li seguì con il cannocchiale finché non scorse qualcosa sull’acqua che attirò la sua attenzione.
Si bloccò per osservare bene le bandiere sui pennoni di quella nave che navigava in lontananza e sentì una fitta di contentezza percorrerlo.
- Nave a babordo! - urlò entusiasta.
I corsari corsero tutti sopra coperta per vedere con i loro occhi ciò che aveva appena gridato l’uomo sulla coffa e si scambiarono commenti eccitati. Era da più di due settimane che non incrociavano un mercantile sulla loro rotta e non potevano esercitare il loro piratesco lavoro.
L’uomo scese veloce sul ponte e dopo aver superato gran parte della ciurma, raggiunse il Capitano che gli domandò: - Che tipo di nave avete visto, James? -
- Guardate - quello per tutta risposta gli porse il suo cannocchiale.
- Inglesi - costatò il Capitano guardando il mare.
- Che cosa facciamo Capitano Turner? - chiese uno degli uomini.
I pirati aspettarono ansiosi la sua decisione mentre il capitano richiudeva il cannocchiale con un sorriso che gli illuminava il volto lo porgeva al giovane uomo chiamato James.
- Rotta a babordo. Alzate il Jolly Roger - decretò tra il mormorio felice della ciurma - Animo uomini, andiamo a derubare un mercantile! -.

- Pirati! -
Il grido terrorizzato della vedetta la risvegliò dal dolce torpore del sonno, facendola sobbalzare sorpresa.
La giovane donna saltò agilmente in piedi e velocemente indossò degli abiti maschili che nascondevano le sue morbide forme. Dopo aver raccolto i lunghi e ricci capelli corvini in una coda e averli nascosti sotto un tricorno nero con una piccola piuma bianca, si poggiò sui fianchi una cintura con delle pistole e si infilò gli stivali alti fino al ginocchio di pelle marrone consumata dall’uso.
- Nave di pirati dritta davanti a noi!-
Al ripetuto urlo dell’uomo spaventato la donna uscì di soppiatto dalla stiva dove aveva dormito e si diresse sopra coperta ed evitando alcuni uomini che eseguivano affaccendati gli ordini dell’agitato capitano della nave, armandosi con pistole e spade, si sporse oltre il parapetto e osservò il mare con attenzione.
Una fitta di odio ed eccitazione le scosse il corpo quando scorse la nave che tanto desiderava vedere. Odio per tutto il tempo passato a cercarla ed eccitazione perché l’aveva finalmente trovata.
Sapeva che aveva fatto bene a imbarcarsi su un mercantile inglese che viaggiava nelle acque dei Caraibi, nelle sue acque, nelle acque dell’Olandese Volante. Solo in questo modo avrebbe potuto avvicinarsi a quell’imponente nave senza troppe complicazioni.
- Levati dai piedi ragazzo! -
Uno dei marinai la spinse via mentre l’Olandese Volante abbassava il suo Jolly Roger con un teschio e tre spade incrociate, e a vele spiegate si avvicinava a grande velocità al mercantile per derubarlo degli oggetti preziosi che trasportava. La giovane si spostò irritata e con gli occhi socchiusi per schermirsi dalla forte luce del sole continuò ad osservare la nave dei pirati.
L’Olandese Volante era stata ed era ancora in parte la nave al servizio di Calipso.
Dopo aver compiuto per dieci anni il suo abituale compito, ovvero quello di traghettare le anime nell’altro mare, aveva sciolto il suo legame con la dea perché la donna che amava il capitano lo aveva aspettato per tutti quegli anni e così Calipso lo aveva liberato dal suo grave impegno (restituendogli anche la sua vita mortale), ma quella nave stregata restava pur sempre sua, anche se adesso veleggiava libera nel Mar dei Caraibi, conosciuta per la sua fama di nave pirata riuscita a sconfiggere la Compagnia Inglese delle Indie Orientali.
Dieci anni erano passati da quando la nave e la sua ciurma era tornata dalle acque dei morti e aveva terminato il suo compito, e ben venti anni erano passati da quel giorno memorabile della vittoria dei pirati, e della loro perdita del mare non era più degli uomini ma apparteneva a Calipso, la volubile dea del mare.
Ma la donna sapeva che presto tutto questo sarebbe cambiato.
- Scappate, è meglio - disse a un gruppo di marinai che la guardarono terrorizzati per quello che stava per accadere.
L’Olandese Volante si avvicinò alla nave e la ghermì con degli arpioni. Si udirono le grida di giubileo e incitazione dei pirati quando saltarono sul ponte del mercantile. Alcuni disarmarono e colpirono velocemente gli uomini inesperti mentre altri razziarono l’imbarcazione delle sue merci, compreso il bottino d’oro del comandante.
Dei pirati di avvicinarono alla giovane donna e così lei, per non farsi ammazzare, fu costretta a sguainare la sua spada sottile e affilata, e mandando fendenti con fare esperto, riuscì a cogliere impreparati quelli che l’attaccavano grazie alla sua agilità e sveltezza.
In confronto a lei il resto dei marinai del mercantile sembrava un’accozzaglia di pesci spaventati e alcuni seguirono il suo consiglio, buttandosi in mare per fuggire.
Sbuffò quando rimase la sola a combattere contro più di cinque uomini. Si trovava in difficoltà perché mentre mulinava la spada doveva tenersi stretto il cappello sulla testa per evitare che sfuggissero delle ciocche di capelli rivelando che era una donna. Così quando capì che stava per essere sopraffatta rinfoderò la spada e disse con voce rude una parola che i pirati dovevano conoscere bene e che l’avrebbe salvata.
- Parlay! - esclamò con le mani alzate.
Gli uomini si scambiarono delle occhiate perplesse.
- Che cos’ha detto questo cane indiavolato? - domandò un pirata dai lunghi capelli scuri puntandole la spada alla gola.  
- Fallo fuori Blake - ghignarono gli altri.
- Parlay – ripeté quella ad un tratto agitata - Invoco la protezione del Parlay! Secondo il Codice ho il diritto di parlare con il capitano della vostra nave - lanciò un’occhiata truce al pirata continuava a tenere la spada poggiata sul suo collo. – Non vorrete forse disobbedire al Codice -.
Questa volta gli uomini, dopo aver compreso le sue parole, si guardarono intorno timorosi. Nessun pirata disonorava le leggi del Codice altrimenti avrebbe subito la furia di Calipso.
- E va bene, ragazzo! - allora il pirata di nome Blake riponendo la sua arma e prendendo la giovane donna per un braccio mentre gli altri le puntavano le loro spade sulla schiena - Avanti, cammina -.
Spingendola la fecero camminare sulla passerella che collegava le due navi e dopodiché la trascinarono sul ponte. Si guardò intorno e osservò l’Olandese Volante su cui non aveva mai messo piede e le sembrò gigantesca. Le scale che portavano sotto coperta conducevano alla carena, dove si trovava la cabina del comandante e i giacigli della ciurma, alla stiva e alla cambusa dove il cuoco di bordo preparava le vivande.
La donna intuì che là sotto doveva essere un intricato labirinto di legno.
- Ehi, Athony! - esclamò un pirata all’uomo che teneva la giovane per il braccio. - Adesso si fanno prigionieri i mozzi dei mercantili? -
- Lasciatemi, cani rognosi -
La ragazza si liberò dagli uomini e lasciandoli indietro si diresse a grandi passi verso un uomo poggiato con la schiena all’albero maestro con indosso un cappello dalla lunga piuma grigia sopra dei corti capelli castani legati in un codino dietro la nuca, una casacca marrone sopra una camicia azzurra, gli stivali alti e un mantello poggiato sulle spalle. Aveva la testa china e incurante della confusione intorno a lui si rigirava tra le mani un vecchio cannocchiale di ottone.
La donna non riusciva a vederlo in volto per via del cappello ma intuii da com’era vestito che quello doveva essere il capitano, l’uomo che stava cercando.
- Siete voi William Turner? - domandò fermandosi vicino a lui, suscitando la curiosità dei pirati che la seguivano. Probabilmente si stavano domandando come conoscesse quel nome.
- Sì, sono io - rispose l’uomo con una vibrante voce maschile alzando di scatto il volto.
La ragazza osservò meravigliato i suoi occhi neri e profondi e il suo giovane viso, troppo giovane per essere quello di un uomo sulla quarantina, ma piuttosto sembrava sulla ventina, con solo qualche anno in più di lei.
- E voi chi siete? - chiese l’uomo riponendo il cannocchiale nella tasca dei pantaloni.
- Sono John Wole - rispose prontamente la donna riprendendosi dallo stupore.
- Perché siete qui? - Turner la guardò con un filo di sospetto negli occhi.
- Ha invocato la protezione del Parlay – disse uno dei pirati che li aveva accerchiati e osservava la scena.
Turner gli lanciò un’occhiata. - E perché lo avete portata da me? -
- Voi non siete Willam Turner, capitano dell’Olandese Volante? - esclamò la donna ancor più confusa.
L’uomo sorrise e la ciurma intorno a loro ride. Risate sguainate e divertite che irritarono la donna che non capiva cosa aveva detto di così divertente.
- Credo che l’uomo che state cercando sia dietro di voi, John Wole -.


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Capitolo 3
*** Capitolo 2: L'Olandese Volante ***


Capitolo 2: L’Olandese Volante

- Benvenuto a bordo dell’Olandese Volante -
La donna, al suono di quella voce alla sue spalle, si voltò di scatto verso la direzione che il pirata elegante davanti a lei indicava, inciampando quasi nei suoi stessi stivali.
La ciurma intorno a lei rise divertita.
Quando ritrovò l’equilibrio vide un uomo dai profondi occhi scuri così simili a quelli dell’altro. Indossava dei pantaloni consumati come la sbottonata camicia bianca che lasciava scoperto il petto sul quale c’era una lunga cicatrice che segnava il punto all’altezza del cuore, e una bandana verde che impediva ai suoi capelli castani lunghi fino alle spalle di coprire il suo volto.
La ragazza notò che assomigliava terribilmente all’uomo con il bel cappello solo che il suo viso era più maturo, segnato da una riga sulla fronte e la sua barba era un po’ più folta dell’altro che aveva solo il pizzetto.
- Che scherzo è mai questo! - esclamò irritata mentre i suoi occhi saettavano sui due uomini così simili.
La ciurma rise ancora, divertita dalle sue parole e i due pirati si sorrisero.
- Basta - una voce femminile risuonò sul ponte e una donna si fece largo tra gli uomini.
Aveva dei lunghi capelli biondi dalle punte quasi bianche, schiarite dal sole, un viso a forma di cuore dai tratti dolci, gli occhi castani chiari e indossava degli abiti scuri che ricordavano dei vestiti orientali.
- Ogni volta dovete sempre fare questo stupido gioco - sospirò esasperata con voce dolce e ferma allo stesso tempo.
- Elizabeth Swann - disse la donna con un filo di voce riconoscendola.
- Elizabeth Turner - la riprese con orgoglio quella, avvicinandosi all’uomo con la bandana. - E questo è William Turner capitano dell’Olandese Volante -
- E io sono Henry James Turner - concluse il ragazzo togliendosi il mantello che indossava e porgendolo al padre. - William è solo il mio secondo nome -
La giovane donna gli lanciò un’occhiataccia furiosa per averla presa in giro alla quale l’uomo rispose con un sorriso ironico.
- E tu invece chi sei, ragazzo? - domandò il capitano Turner osservandolo.
- Sono John Wole, e desidero unirmi alla vostra ciurma di pirati -
Ricevette delle occhiate stupite dagli uomini, ma nessuno parlò, aspettando il giudizio del capitano che continuava ad osservarla con attenzione cercando di vedere bene sotto l’ombra del tricorno nero che indossava.
- Siete sicuro della vostra scelta? - pronunciò infine capitan Turner poggiandosi sulle spalle il mantello - Sicuro di voler diventare un pirata? -
- Sissignore -
- Sicuro di voler rinunciare a una vita tranquilla per viverne una bandita dalla legge? -
- Sicurissimo - rispose la donna con un sorriso divertito.
- Come facevate a sapere i nostri nomi? - s’intromise la signora Turner ad un tratto indispettita.
- La vostra fama vi precede mia signora - disse la finta John tenendosi sul vago.
Doveva continuare a mentire, anche se sentiva che dei Turner poteva fidarsi. Ma erano pur sempre pirati, e non si sapeva mai cosa poteva passare per la testa di un pirata.
Non sapeva nemmeno lei cosa passava nella sua.
E poi si ricordò anche che l’Olandese Volante era sempre al servizio di Calipso, se avesse rivelato chi era prima che tutto andasse secondo i piani sarebbe finita nei guai e questo avrebbe portato altre fastidiose complicazioni, e tutto era già abbastanza difficile.
- Bene, John Wole, adesso fate parte della ciurma - affermò Will.
- Spero non vi dispiacerà iniziare come semplice mozzo - continuò James Turner.
La donna cercò di nascondere con un colpo di tosse il verso sarcastico che le era uscito dalle labbra. Che cosa le toccava fare pur di arrivare alla sua meta…
- No, signore - esclamò con voce atona e senza convinzione.
Il capitano scoccò un’occhiata d’intesa alla consorte che iniziò a gridare con tono autoritario ordini alla ciurma.
- Animo uomini! Spartite il bottino e portate le altre merci nella stiva. Levate le ancore, spiegate le vele! - urlò sotto gli occhi della ragazza che non accennava a muoversi mentre gli altri uomini eseguivano già gli ordini. - Andiamocene prima che arrivi un’altra nave -
Dopo che la nave iniziò a navigare verso il mare, gli uomini si spartirono contenti il bottino che avevano conquistato.
La giovane donna resto a guardarli finché James Turner non le mise tra le mani un secchio e un vecchio bastone con uno straccio lercio. - Forza John, non vorrete rimanere con le mani in mano -.
La donna represse l’istinto di dare un pugno su quella bella faccia.
- Ehi, Henry James - lo chiamò con voce beffarda prima che quello si allontanasse. - Bel cappello - con un colpo veloce di bastone, che colse impreparato l’uomo, gli fece volare via dalla testa il suo copricapo.
I due rimasero ad osservare il capello volteggiare e finire in acqua.
- Peccato - commentò la donna ricevendo un’occhiata assassina dal giovane pirata. - Era davvero un bel cappello -
- Voi nascondete qualcosa John - ribatté l’uomo a denti stretti.
- Che cosa ve lo fa pensare? - disse lei con tono incurante girandosi a guardarlo come se stesse sproloquiando.
- Avete aspettato proprio questa nave per diventare pirata, eppure ce ne sono moltissime altre che navigano in questi mari - osservò James.
La donna si strinse le spalle: - Forse ci può essere una remota possibilità che io abbia incontrato solo questa come nave pirata -.
L’uomo le rivolse un’altra occhiata sospettosa e prima di allontanarsi le disse: - Vi terrò d’occhio -.
- E’ una minaccia? -
- No, è un avvertimento -
La finta John gli sorrise beffarda e quando l’uomo si fu allontanato a grandi passi, iniziò a lavare il ponte mentre l’Olandese Volante navigava pigramente verso il largo.

Durante il viaggio la giovane donna notò, mentre puliva con dovizia la nave da prua a poppa, come gli uomini della ciurma fossero molto attaccati alla loro nave e soprattutto al loro capitano, e quando osò farne parola con alcuni dei filibustieri ricevette sempre un’unica e identica risposta: - L’Olandese deve avere un capitano -.
Osservava la vita degli uomini a bordo e a sua volta veniva osservata da James che ancora non si fidava di quel ragazzo sconosciuto che aveva osato canzonarlo. Eppure il figlio del capitano Turner non riusciva a controllarlo dopo il sorgere della luna quando insieme agli altri marinai si coricava mentre il ragazzo continuava a pulire ossessivamente il ponte rimanendo solo. James credeva che forse stava prendendo un po’ troppo sul serio il suo semplice compito, perché quando risaliva sul ponte lui era già lì, sveglio e di nuovo al lavoro.
Dopotutto era pur sempre un pirata e tutta quell’attenzione al suo compito era sbagliata. E poi c’era qualcosa di strano nel cappello che indossava. Fino adesso non aveva mai visto davvero i tratti del suo volto, perché sempre nascosti dall’ombra di quel copricapo nero dalla piuma  bianca. Lo teneva sempre stretto al suo capo come se avesse qualcosa da nascondere.
James decise che presto avrebbe scoperto il suo segreto.


Rein94: Scusa Ila, ma interrompere i capitoli sul più bello è troppo divertente u__U Però per evitare la rivolta xD prometto che cercherò di non farlo tanto spesso. Grazie per le tue recensioni. Baci.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3: Mezze tempeste e mezze rivelazioni ***


Ecco il terzo capitolo della mia fanfiction! So che la storia è ancora avvolta nel mistero ma in questo capitolo inizieranno ad esserci i primi chiarimenti, e ci sarà anche il ritorno del nostro amato Capitano Sparrow (: Spero di essere riuscita a caratterizzare al meglio i personaggi perché non voglio finire in un OOC.
Ringrazio moltissimo Sharry che ha messo questa fanfiction tra le preferite, e Avis e Elly_93 tra le seguite.
Rein 94: Grazie per la recensione. Spero che continuerai a seguire la mia storia :)
FannySparrow:  Grazie davvero per i complimenti che mi hai fatto nella recensione del 1 capitolo. Sono contenta di essere riuscita a descrivere abbastanza bene le scene di azione e ad usare i termini correttamente (ho fatto un corso accellerato su internet per non sbagliare xD), e grazie anche per il consiglio: cercerò di controllare bene prima di postare i capitoli, perchè qualche errore mi sfugge sempre. Riguardo la tua supposizione sull'amicizia della nostra Lizzie con la falsa John, non voglio anticiparti niente... ma chissà :D




Capitolo 3: Mezze tempeste e mezze rivelazioni


- Capitano! - esclamò l’uomo dalla corporatura robusta. Aveva il viso paonazzo e il respiro ansante per la corsa che stava facendo. - Capitan Sparrow! -
Jack Sparrow ignorò il richiamo del signor Gibbs e continuò dritto per la sua strada, camminando a grandi falcate sulla sabbia dorata della spiaggia e lasciando profonde orme. Sembrava stesse contando ogni passo che compiva. A un tratto si chinò di scatto e iniziò a scavare con le mani il terreno.
Della sabbia colpì il signor Gibbs quando si fermò esausto vicino al suo capitano, che continuava a scavare freneticamente come un cane che cerca di dissotterrare il suo osso.
- Capitano? -
- Non adesso Gibbs, sciò! - lo riproverò quello.
Jack Sparrow tirò fuori dalla buca che aveva creato un piccolo baule e dopo averlo spolverato dagli ultimi granelli di sabbia, lo aprì con un sorriso trionfante sul volto che gli si congelò subito quando vide il suo contenuto.
- Rum? - domandò stupito Gibbs guardando la bottiglia dal liquido scuro che il capitano aveva preso tra le mani. - Siamo venuti fin qui per cercare del rum? -
- Questo - affermò Capitan Sparrow con ardore - Non è semplice rum, ma è il Rum. Il migliore di tutti i Caraibi, comprendi? - stappò la bottiglia e tracannò un sorso con fare pensoso. - Dove posso averle messe? -
- Cosa Jack? - chiese Mastro Gibbs confuso.
- Quello che stiamo cercando - disse Jack Sparrow con ovvietà.
Chiuse il baule e lo spinse. Quello cadde nuovamente nella buca con un sordo tonfo.
- E dove troviamo quello che stiamo cercando? -
- Non so dove troviamo quel che cerchiamo se quel che cerchiamo non so dove trovarlo - esclamò agitato il capitano sorseggiando un altro sorso di Rum e alzandosi in piedi ondeggiando. - Non ricordo più dove le ho nascoste -
Il signor Gibbs non lo aveva mai visto così agitato nemmeno quando più di vent’anni fa era finito nel mondo dei non-morti, nello Scrigno di Davy Jones.
- Forse, forse… potrebbe essere che… no, eppure… - blaterava Jack Sparrow camminando avanti e indietro, picchiandosi l’indice contro il naso. - Ricordo… ricordo un porto, il mare, dei remi… i remi! - esclamò fermandosi e illuminandosi ma poi si rabbuiò e riprese a camminare in tondo - I remi, e un gran buio -
- Vi siete dato un colpo in testa con un remo per dimenticare ciò che avevate nascosto - suggerì il signor Gibbs senza meravigliarsi delle stranezza compiute dal suo capitano.
- Già - asserì Jack Sparrow fermandosi nuovamente di colpo, con espressione trasognata. - Deve essere andata proprio così -
- La bussola non vi può aiutare? -
Il capitano sgranò gli occhi: - No! -
Questa volta, il signor Gibbs restò a bocca aperta dallo stupore. Non c’era niente che la bussola magica di Jack non potesse trovare, dato che puntava verso ciò che più si desiderava al mondo.
- No - ripeté piano Jack Sparrow mentre un sorriso compariva sulla sua faccia - No. E questo vuol dire che deve trovarsi nell’unico posto in cui la bussola non indica, ovvero nel posto dov’è stata creata -
Jack riprese a camminare con grandi falcate, dando le spalle al mare dove vi era ormeggia tata una nave dalle vele nere.
- Capitano, ma di preciso, cos’è che stiamo cercando? - si azzardò a chiedere il signor Gibbs guardandolo allontanarsi.
- Delle mappe signor Gibbs - rispose Jack stupito che il suo uomo non l’avesse capito prima.
- Per tutti i fulmini, Jack! - esclamò Mastro Gibbs correndo verso di lui, mentre si teneva il cinto dei pantaloni per impedire che cascassero. - Quelle mappe? -
- Quelle, signor Gibbs! -
- Ma perché non usate la bussola per scegliere la rotta invece di utilizzare le mappe? -
Jack si fermò, poggiò una mano sulla spalla del suo uomo e si avvicinò al suo volto con fare cospiratorio: - Le Carte Nautiche non indicano solo rotte, ma anche segreti che senza di esse non potresti mai sapere -.

- Ragazzo! - una voce maschile chiamava qualcuno insistentemente - John. John Wole -
La giovane donna si rigirò tra le coperte cercando di ignorare quella fastidiosa voce che continuava a chiamare quel nome.
- John Wole! -
- Peste e corna! Ma chi è questo John Wole? - esclamò la donna irritata aprendo gli occhi e incontrando lo sguardo castano di un uomo piuttosto anziano chinato su di lei. - Ah, sono io - si riprese balbettando mentre l’uomo la guardava perplesso. - E invece voi chi siete? -
- Bill Turner. Sputafuoco Bill Turner - rispose il vecchio bucaniere.
- Turner? - domandò la ragazza perplessa.
Quante persone su quella nave portavano quel cognome?
- Sono il padre di William - affermò Sputafuoco Bill sorridendo per la sua confusione.
- State bene, John? - una voce femminile intervenne e la ragazza si accorse solo in quel momento che dietro il pirata c’era Elizabeth Turner.
Si alzò in piedi di scatto ignorando i muscoli che protestarono intirizziti e calcandosi bene il capello nero in testa disse: - Sissignora -.
- Perché allora avete dormito sul ponte? -
La donna si massaggiò la schiena indolenzita con una mano e si poggio al timone. - Perché? -
Non poteva certo dirle perché aveva paura che gli uomini si accorgessero di lei mentre dormiva. - Perché è bello dormire sotto le stelle - affermò convinta della sua risposta.
- Oh, ne sono certo - concordò Sputafuoco Bill - Ma adesso potreste cortesemente levarvi dai piedi? Devo aggiustare la rotta -
La giovane prese le coperte in cui aveva dormito e si sposto imbarazzata, seguita dalla signora Turner.
- Ma come… -
L’arrivo del Capitano Turner interruppe le parole della sua consorte. La donna li osservò salutarsi con amore e si ricordò uno dei motivi per cui essere scambiata per un uomo era migliore. Nessun rischio di essere colpiti dall’amore, quel sentimento che rammolliva anche il peggiore dei pirati. Inutile seccatura.
Si allontanò verso poppa sapendo che aveva evitato le domande della piratessa solo per quel momento, e si sporse per cercare di scorgere qualcosa ma vide solamente una distesa piatta di acqua. Si riproverò per non aver portato il suo cannocchiale, forse avrebbe potuto rubarlo al giovane Turner.
- Ehi John! -
Come se uscisse dai suoi pensieri James le comparve alle spalle facendola sobbalzare. Quasi cadde oltre il parapetto e il suo cappello volò fuori bordo, finendo in mare.
- Conosco anch’io miei trucchi - rise l’uomo dietro di lei.
Agitata che potesse scoprire il suo segreto si chinò di scatto a terra e si coprì con una delle coperte che aveva in mano. Sbuffò irritata. Quello stupido di un pirata!
- Che cosa state facendo John? - domandò James meravigliato, osservando gli stivali di quello strambo pirata che spuntavano da quel groviglio.
- Cerco il mio… uncino - esclamò la donna con la voce soffocata dalla coperta, restando acquattata per terra, sperando che l’altro se ne andasse.
- Voi non avete un uncino - osservò lui con voce irritante.
- E’ uno piccolo. Per la pesca - mentì con puntigliosità la donna, mettendosi in ginocchio. -L’avranno preso i topi -
L’uomo davanti a lei la guardò ancor più stupito sistemarsi la coperta come un turbante e lanciargli un’occhiata infastidita. Rimasero a guardarsi per un attimo.
Un sorriso incurvò le labbra sottili del giovane Turner mostrando i suoi denti bianchi e la giovane donna sbuffò, riconoscendo che questa volta era stato lui a prenderla in giro. Poi lei si alzò piedi per sporgersi nuovamente a osservare l’acqua.
La donna vide che il suo cappello era scomparso e pensò che quello era un brutto segno.
- Tempesta a nord-est ! - gridò la vedetta dalla coffa - Vieni dritta verso di noi! -
- Appunto - bofonchiò la giovane.
Tutti i pirati corsero verso la prua per osservare il cielo nero illuminato solo dai forti lampi che cadevano in mare, avanzare velocemente nella direzione della nave.
James spostò con malagrazia il falso John e si diresse verso il capitano che stava urlando sopra l’ululato del forte vento che li aveva investiti.
- C’è modo di evitare quell’inferno, nostromo McGrey? -
- No, capitano. Ormai ci siamo dentro - rispose il nostromo con tono leggermente agitato.
I due coniugi Turner si scambiarono uno sguardo preoccupato.
- Ammainate le vele, gente - gridò allora Elizabeth - o il vento le romperà -
- Girate tutto a tribordo mastro Turner - urlò a sua volta il capitano a Sputafuoco Bill.
La giovane donna si avvicinò e percepì le parole preoccupate della signora Turner rivolta al consorte. - Will, prima di adesso non era mai successo… guarda i fulmini, e il cielo… -
- E’ il cielo di una tempesta come un’altra, Elizabeth - cercò di tranquillizzarla il capitano.
La ragazza non capii la preoccupazione della signora Turner e nemmeno perché il capitano avesse dato quella strana rotta della nave che invece di finire dritta nella burrasca, la aggirava prendendola al largo.
L’Olandese Volante ondeggiava terribilmente per ogni onda che colpiva la sua fincata sinistra. Una fitta pioggia iniziò a scendere dal cielo e investì in pieno la nave.
La donna riconobbe quel genere di tempesta e preoccupata corse verso Sputafuoco Bill sapendo che se avessero mantenuto quella rotta la nave si sarebbe rovesciata.
- Rotta a nord! - urlò in faccia all’uomo. - Dritti dentro la tempesta! -
- Questi non sono i miei ordini, John! - esclamò il capitano Turner.
- Lo so capitano ma devo disubbidire altrimenti la nave si rovescerà - rispose quella spostando con forza il vecchio pirata e girando il timone con una mano mentre con l’altra continuava a tenere la coperta, che bagnata pesava molto sulla sua testa.
Quando la nave cambiò la rotta e le onde s’infransero sulla sua prua, l’Olandese Volante smise di ondeggiare e affrontò la tempesta senza rollii.
La donna lasciò il comando a Sputafuoco e dopo aver ricevuto una pacca di ringraziamento dal capitano sulla spalla corse per dirigersi sotto coperta ma si fermò vicino l’albero maestro.
- Siete forse matto James Turner? - disse fermando l’uomo che tentava di risalire sulla coffa prendendolo per la camicia.
- Non fate lo sciocco John, devo vedere dove finisce la tempesta. Avete forse paura? - lo riprese quello cercando di liberarsi dalla sua stretta.
- Un po’ - ammise lei incerta.
Aveva pensato che trovandosi su quella nave non sarebbe accaduto niente, ma purtroppo si era sbagliata.
I fulmini, dal cielo plumbeo cadevano nell’acqua agitata rischiando di colpire l’Olandese Volante e i boati fragorosi dei tuoni assordavano gli uomini. La pioggia e gli spruzzi di acqua salata che provenivano dalle alte onde bagnavano dal capello agli stivali i marinai sulla nave, compresa la giovane donna che si teneva stretta a sé le coperte per evitare che i vestiti fradici che aderivano sulle sue forme mostrassero che era una donna. Eppure era una preoccupazione inutile perché nessun pirata le faceva caso perché troppo preso a salvare la nave.
Un fulmine colpì la coffa e il giovane James venne sbalzato dall’albero maestro in fiamme e finì fuori bordo, però riuscì a non cadere in mare, tenendosi stretto al parapetto.
- Per tutti gli dei! - imprecò cercando di tirarsi su, ma il legno della nave reso scivoloso dalla pioggia glielo impediva.
- James! - La signora Turner corse ad aiutare il figlio ma tutti i suoi sforzi erano vani. - John, aiuto! -
La giovane donna rimase incerta per un attimo: se avesse aiutato i due Turner avrebbe dovuto rivelare il suo segreto. Si guardò intorno, disperata, ma nessuno sembrava che potesse aiutare l’uomo attaccato al parapetto, nemmeno suo padre che con Sputafuoco Bill e altri tre uomini cercavano di tenere fermo il timone per impedire alla nave di cambiare rotta.
Un’onda colpì la fiancata della nave e James quasi cadde in mare.
- Oh, al diavolo! -
La ragazza si liberò da tutte le coperte e i capelli legati neri le ricaddero dietro la schiena. Si diresse veloce verso il parapetto dove Elizabeth teneva suo figlio per un braccio come suo ultimo appiglio.
- Afferra la mia mano! - urlò tendendo la mano al giovane uomo che la guardò confuso.
- Voi siete una… - le parole di James furono coperte dal rombo di un tuono e il fulmine illuminò il volto meravigliato della signora Turner che si era girata a guardarla.
 - Prendi la mia mano. Subito! -
Dopo aver tentato più volte finalmente i due si afferrarono per mano e, la donna insieme alla signora Turner, poggiando i piedi lungo il parapetto fecero forza per aiutarlo a tirarsi su.
Quando James finalmente salì sulla nave con un capitombolo che fece cadere anche le due donne, vide la ragazza e la meraviglia si dipinse sul suo volto. In quel momento la tempesta cessò e il vento spazzò via le nubi facendo tornare il sole a splendere in cielo.
La ragazza sotto lo sguardo stupito di tutti i marinai si alzò in piedi e in uno scatto rabbioso calciò la prima cosa che le capitava vicino. Un baule che le fece dolere il piede. - Mannaggia! - urlò a nessuno in particolare.
James Turner la guardò come se la vedesse davvero per la prima volta. Mentre quella strizzava i suoi lunghi capelli neri legati in una coda, il pirata osservò il suo viso tondo, i suoi occhi marroni come la sua pelle scurita dal sole, e i vestiti bagnati che aderivano sul suo corpo perfetto mostrando le sue morbide forme, e si sentii uno sciocco per non aver capito prima che era una donna. Era troppo acida e vendicativa per essere solo un uomo.
- Chi siete veramente? - domandò il Capitano Turner avvicinandosi a lei, dopo aver aiutato la moglie a rialzarsi.
- Le donne portano solo che guai - disse mastro McGrey alludendo alla tempesta che aveva appena rischiato di distruggere la nave.
Ricevette un’occhiataccia ammonitrice dalla signora Turner. - Ponete un freno alla vostra lingua, mastro McGrey - disse piccata.
- Stiamo aspettando una risposta, John - disse il Capitano pronunciando con voce ironica l’unica parola.
- Il mio vero nome è Kendra - rispose la donna irritata.
- Che cosa ti ha spinto a mentirci? - s’intromise James mettendosi in piedi lentamente, senza staccare i suoi occhi da lei.
Kendra rabbrividì. - Lei - disse con un sussurro.
- Chi? - esclamò stralunato Sputafuoco Bill.
La giovane donna non rispose ma abbassò lo sguardo, evitando quello di tutti.
- Credo che qualche giorno in cella ti sciolga la lingua - disse il Capitano Turner stufo di tutto quel mistero.
Alcuni uomini si stavano già muovendo per imprigionarla quando la signora Turner si mise in mezzo.
- Oppure potreste scegliere di rimanere libera ma controllata a vista - le propose.
- Non vi basta la mia parola? -
- La parola di un pirata? -
Kendra capì che rispondendo a quella domanda avrebbe ammesso la sua natura di piratessa.
- Sì - ammise infine la verità con orgoglio.
- Allora non basta - affermò James.
Kendra gli lanciò un’occhiataccia e poi dopo aver pensato alle proposte, scelse quella che credeva portasse poche modifiche ai suoi piani.
- Scelgo la libertà vigilata - rispose con una smorfia dirigendosi a poppa, e rimanendo a guardare il mare ormai calmo.
- Forza voi, tornate al lavoro! Sistemate i danni arrecati al ponte e riparate la coffa - disse Elizabeth agli uomini della ciurma e poi si sporse verso suo figlio e suo marito.  
- Tienila d’occhio James - disse con un cenno di capo rivolto verso Kendra.  
- Ma… - protestò il giovane.
- Vai - insisté la piratessa con un sorriso.
- Sapevo che la calma non poteva durare per sempre - sospirò William Turner osservando il figlio avvicinarsi alla ragazza.
- Pensi che la tempesta sia stata per causa sua? - chiese Elizabeth perplessa.
Il Capitano annuì serio.
- Oh andiamo, Will. Siamo pirati. La calma non fa per noi - ribadì la moglie allegramente - Questa sarà un’altra avventura - sorrise avvicinandosi a lui e gli lasciò un leggero bacio sulle labbra.
William Turner sorrise di rimando, anche se non ancora del tutto sicuro di voler affrontare una nuova avventura.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4: Il prezzo da pagare ***


Ciao!! Ecco un nuovo capitolo della mia fanfiction (:
Come al solito voglio ringraziare tutte le persone che leggono la mia storia (specialmente FannySparrow, grazie davvero) e anche Xevel che l'ha aggiunta tra le seguite. Mi piacerebbe molto sapere che ne pensate o se avete qualche consiglio da darmi, quindi se avete tempo lasciate qualche recensione ^__^
Buona lettura!




Capitolo 4: Il prezzo da pagare


James salì sul ponte e poi si arrampicò sull’albero maestro per dirigersi sulla coffa ormai riparata dai danni che la violenta tempesta aveva causato il giorno precedente. Osservò il paesaggio intorno con il cannocchiale donatogli dal padre molti anni fa, quando era ancora non doveva radersi, quando era solo un bambino.
Sperò di vedere un mercantile da poter razziare, magari spagnolo e pieno di merci, ma tutto era tranquillo. Alla fine pensò che forse era meglio così, perché dopo l’incontro con l’ultimo mercantile che avevano avuto, la vita a bordo dell’Olandese Volante era stata stravolta da una misteriosa ragazza pirata. Tutti si interrogavano su chi fosse, l’equipaggio, lui stesso e persino suo padre che, anche se era il Capitano, quel tempo aveva ricevuto poche notizie sul mondo dal Mare. L’unica che sembrava preoccuparsi poco di tutta quella strana faccenda era sua madre, forse contenta di imbarcarsi in una nuova avventura o forse sollevata di avere un’altra donna a bordo della nave, eppure fino adesso sembrava non aveva scambiato molte parole con la piratessa sconosciuta.   
All’improvviso un bagliore proveniente da un luogo molto più sotto di lui quasi lo accecò. Puntò il cannocchiale sulla poppa dove vide Kendra armeggiare con uno specchio. Il sole si rifletteva in esso creando dei forti bagliori di luce.
La fissò mentre si specchiava muovendo in diverse posizioni il piccolo strumento di bellezza, probabilmente per cercare di catturare la sua immagine al meglio.
James notò che da quando era stato scoperto il suo segreto, Kendra non nascondeva o legava più i suoi capelli corvini ma li teneva sciolti, facendoli ricadere oltre le sue spalle sottili e lasciandoli ondeggiare alla minima brezza proveniente dal mare.  
Quando fu colpito nuovamente da un bagliore, il ragazzo decise di scendere dalla coffa e andare da lei.
Kendra lo vide arrivare attraverso lo specchio e restò ad osservarlo, soffermandosi a guardare i riflessi dorati nei suoi capelli castani legati nel solito codino dietro la nuca. Adesso che lo guardava bene, il suo volto non le sembrava più tanto uguale a quello del padre ma piuttosto a quello della madre, con gli zigomi alti, le labbra sottili e il taglio degli occhi dritto.
James incrociò i suoi occhi marroni nello specchio e le sorrise. Kendra abbassò di scatto lo specchio, infastidita di essere colta in fallo, e si girò a guardarlo negli occhi.
- Dove hai preso quello specchio? - le domandò il giovane pirata.
- Dove posso aver preso? - gli fece il verso la donna. - Sono un pirata… -
- Piratessa - la riprese James sorridente.
- Una piratessa - accondiscese Kendra - Quindi l’ho rubato - ammise senza vergogna e glielo mise tra le mani - Tieni, restituiscilo a tua madre -
- Sei entrata nella sua cabina! -
Kendra scrollò le spalle indifferente al suo tono minaccioso. - Sì -
- Ma perché la sera non dormi invece di ficcare il naso dove non dovresti? -
- Perché la sera tu dormi. Almeno non mi sei tra i piedi -
Si guardarono in cagnesco, lanciandosi occhiate fiammeggianti.
- State facendo amicizia - rise Sputafuoco passando di lì per andare a compiere il suo turno al timone e dando una pacca sulla spalla del giovane uomo.
Un silenzio aleggiò fra i due che continuavano a studiarsi.
- Allora… perché sei qui? - domandò infine James, voltandosi verso il mare e poggiandosi con i gomiti sul parapetto. - Che cosa vuoi dall’Olandese Volante? -
Kendra si ritirò di scatto, allontanandosi di un passo dal pirata come se quelle parole pronunciate fossero la lama infuocata di una spada che rischiava di colpirla. Il giovane la guardò perplesso.
- Ti ha mandato lui? - chiese irritata indicando il capitano Turner che girava sul punto seguito dalla moglie e assisteva al lavoro della ciurma.
- No, davvero - si affrettò a rispondere James, sincero.
La giovane lo fissò negli occhi e vide qualcosa che le disse che poteva fidarsi di lui, ciò nonostante non era ancora giunto il momento giusto della verità. Per adesso avrebbe dovuto aspettare.  
- Perché hai tutti questi nomi? - domandò all’improvviso Kendra sviando le sue domande.
- Il primo è in onore del pirata Henry Morgan, James è in ricordo di un uomo caro a mia madre e William è il nome di mio padre - concluse con orgoglio James.
- Ah - fece la donna per niente colpita.
Kendra si poggio al parapetto e scivolò lentamente fino a sedersi a terra.  
James la guardò e poi, inginocchiandosi vicino a lei, disse: - Se sei davvero un pirata perché sembra che li odi così tanto? -
- Che cosa te lo fa pensare? - mormorò la donna osservandolo con occhi socchiusi.
L’uomo si strinse le spalle e si dondolò lentamente sui talloni.
- Beh… io non odio tutti i pirati. Certo, a te non sopporto - precisò Kendra con un sorrisetto arrogante spingendolo con una mano. Quello si sedette a terra per non cadere. - Ma solo uno detesto -
- Perché? - domandò ancora James curioso.
La donna fissò un punto lontano oltre le sue spalle con occhi velati. Stava guardando nuovamente il mare, persa nei suoi pensieri e James capì che non avrebbe detto di più sul suo conto.

- Bada alla barca -.
Jack Sparrow scese dalla barcaccia per salire sugli scalini di legno marcio che conducevano a una casa che il pirata conosceva bene e che ora era diroccata perché disabitata da quasi vent’anni.
Mastro Gibbs si rimise seduto con uno sbuffo dentro la piccola barca, prendendo tra le mani i due remi che aveva usato per spingerla a risalire tutto il lungo e tortuoso corso del fiume fino a dov’erano giunti.
- Fate presto, capitano - borbottò l’uomo con gli occhi che saettavano sul paesaggio attorno - L’acqua di fiume non mi piace e nemmeno questo posto -.
Osservò la vecchia casa con aria diffidente e Jack alzo un indice per farlo zittire.
- Il tempo di bere un sorso di rum e sarò di ritorno -
Il capitano gli diede in mano la bottiglia che prima aveva trovato e con passo sicuro si girò, salì a due a due gli scalini evitando quelli rotti e dopo aver represso un gemito di disgusto aprì la sudicia porta d’entrata.
L’interno della casa era esattamente come l’aveva visto l’ultima vola, anche se adesso tutti gli oggetti per terra e le gabbie di legno appese al soffitto erano ricoperti da uno spesso strato di polvere.
Cercando di ricordare dove aveva nascosto quello che stava cercando, Jack Sparrow si chinò sotto un letto dal materasso di foglie ormai secche, poi mandò all’aria alcune carte che narravano antiche leggende e nervoso ricominciò a camminare avanti e indietro maledicendo il momento in cui gli era venuta la pessima idea di darsi un colpo di remi in testa per dimenticare. Insomma, l’aveva sempre saputo che prima o poi quelle carte gli sarebbero tornate utili.
Si fermò quando un’asse del pavimento impolverato scricchiolò rumorosamente sotto il suo peso dopo esserci passato sopra con uno stivale.
Allora entusiasta si chinò e sollevò l’asse trovando finalmente quello che voleva.
Le Carte Nautiche.
Baciò quel prezioso rotolo e per sicurezza lo mise sotto la camicia rabbrividendo quando le carte fredde gli toccarono la pelle.
Con passo svelto si diresse verso l’uscita e saltando gli scalini salì subito sulla barcaccia dove il fedele Gibbs lo stava aspettando.
- Ho avuto il tempo di bere più di un sorso - brontolò Gibbs, buttando nell’acqua la bottiglia di rum ormai priva del suo contenuto e imbracciando i remi.
La barca non riuscì neanche a muoversi che dall’acqua davanti a loro, dove galleggiava la bottiglia, comparì una figura dalle splendide fattezze femminili. Aveva dei lunghi capelli marroni scuro dai riflessi neri che ricadevano ondulati ai lati del suo volto dalla carnagione scura e con gli occhi neri, da incantatrice, capaci di ammaliare qualsiasi uomo, anche il più crudele e senza cuore. Indossava un maestoso abito di alghe azzurre e conchiglie rosate con l’ampia gonna ornata di piccole gemme preziose color del mare, il suo colore. Stava, stranamente, in piedi sull’acqua come se quel liquido fosse diventato solido.
- Per tutti gli dei! - esclamò Gibbs trasalendo e lasciando cadere i remi nel fiume per lo spavento. - Ho le traveggole -
Jack invece sorrise leggermente, si levò il cappello e se lo portò sul petto per salutare la donna. - Tia Dalma -
- Con il mio vero nome chiamami, Jack Sparrow - lo riprese quella e l’acqua sotto i suoi piedi ribollì manifestando la sua irritazione.
- A cosa devo il piacere della tua splendida vista, Calipso? - domandò allora Jack rimettendosi in testa il suo tricorno.
- Oh, Jack Sparrow, tu dovresti sapere molto bene il motivo del perché sono qui, alla tua presenza, in questa meschina forma -
- Temo che il motivo al momento mi sfugga, mia cara - insisté il capitano.
- La tua nave appartiene a me - esclamò la donna con voce forte.
- Tecnicamente, la nave appartiene al suo capitano - osservò Jack gesticolando.
Calipso sorrise con un sorriso seducente che mise in mostra i suoi denti bianchi e splendenti come perle.
- Che bel sorriso - disse Jack sporgendosi verso di lei ondeggiando e dandole un buffetto su una guancia.
La dea con una mossa veloce afferrò il braccio del pirata prima che si potesse allontanare.
- Come sei divertente, Jack - disse chinandosi verso il suo orecchio - Ma la Perla Nera è mia. Tu vorrai essere mio? - chiese con voce suadente in un sussurro.
Jack si liberò dalla sua stretta e si lisciò il pizzetto. - Immagino che questo sia il prezzo da pagare -
Calipso lo osservò per qualche secondo in silenzio, con gli occhi socchiusi che trapassavano quelli del pirata come se cercasse di leggere nella sua mente.
- Jack Sparrow non sarà mai di nessuno. Lui è inafferrabile, indomabile - mormorò infine la dea.
- Come il mare, mia cara - aggiunse Jack chinando di poco il capo.
- In questo caso sarò costretta a riprendermi ciò che è mio -
Il capitano si guardò intorno agitato sperando che non si riferisse alle carte nautiche che lei stessa aveva tracciato, ma poi capì che si riferiva alla nave, alla sua nave.
- Suvvia Calipso, lasciami un dono in ricordo dei bei tempi trascorsi insieme - tentò di dissuaderla con un sorriso provocatorio.
- La bussola che ti ho dato molto tempo fa è un dono più che sufficiente - rispose la donna con un vago gesto di mano. - Darò la mia nave a un pirata più meritevole di esserne il capitano -
Un nome di un odiato corsaro per il Capitano Sparrow passò per la mente di Gibbs ma non osò aprire bocca per continuare a essere ignorato dalla temuta dea.
Nello sguardo di Jack balenò un lampo di folle disperazione ma non sapeva più come controbattere. Annaspò in cerca delle parole per fermarla ma Calipso iniziò lentamente a inabissarsi, il suo corpo a diventare parte della stessa acqua.
- Quando cambierai idea saprai dove trovarmi - disse alludendo alla bussola magica.
Quando scomparve, uno schizzo bagnò il petto di Jack e un’onda anomala trascinò velocemente la barcaccia lungo il corso del fiume, portandola verso il mare.
- Per tutti i fulmini! - imprecò Gibbs finendo a gambe all’aria per la brusca avanzata della barca.
Invece Jack rimase in piedi e quando giunsero al mare, saltò agilmente sulla spiaggia dove c’erano due uomini che osservavano stupiti una nave dalle vele nere prendere velocemente il largo spinta da forti venti e scomparire all’orizzonte.
- Capitano! -
- Capitano Sparrow! -
I due uomini, uno basso e tozzo dai pochi capelli e uno alto e secco con una benda nera sull’occhio sinistro, si avvicinarono al loro capitano.
- Pintel, mastro Ragetti! - Gibbs scese dalla barca e si girò verso di loro - Che cosa ci fate qui?-
- Eravamo scesi dalla Perla… - iniziò Pintel.
- E quando siamo tornati se ne stava andando con le vele spiegate al vento - terminò Ragetti togliendo la parola al suo compagno.
- Quei cani rognosi della ciurma ci hanno tradito - esclamò Gibbs infervorato.
- Ma cosa sta succedendo? -
- Calipso si è portata via la mia nave - parlò finalmente Jack riprendendosi dal suo struggimento con cui guardava il mare.
- Calipso? - mormorò Pintel credendo di aver udito male le parole del capitano.
- Perché mai? - chiese mastro Ragetti stralunato.
- Perché mai Calipso dovrebbe riprendersi la Perla Nera? - ripeté Jack con tono misterioso parlando più a se stesso che agli altri - Cosa spinge gli uomini a perdere il senno? -
- La dicotomia tra il bene e il male? - suggerì Ragetti, e ricevette uno scappellotto da Pintel.
- Ancora con questa storia dell’anima! -
- Smettetela voi due - li zittì Gibbs avvicinandosi a Jack - Sapevi che se la sarebbe ripresa. Sai cosa sta succedendo - affermò con convinzione.
Il pirata annuì con aria grave.
- Quale sarà adesso la nostra rotta, capitano? -
Jack si sbottonò la camicia mezza bagnata e prese le carte nautiche. Le srotolò ed emise un’esclamazione strozzata spaventando i tre uomini che si erano riuniti intorno a lui. Tutti osservarono le carte girevoli: sembravano le stesse di sempre, eppure qualcosa non combaciava.
- Manca un anello, signore - disse Ragetti accigliato.
Jack si toccò il petto ricordando dello schizzo d’acqua che poco prima lo aveva colpito. - Se l’è ripreso lei -
I tre pirati si scambiarono un’occhiata perplessa.
- Calipso? -
Jack annuì: - Sì, quelle dove c’erano scritti i suoi segreti -
- Un momento - esclamò Pintel - Come faremo ad andare via di qui? L’unica barca che c’è rimasta è quella - indicò la barcaccia che sostava nelle acque basse della fine del fiume.
- I remi sono andati - ammise Gibbs.
Il capitano Sparrow si risistemò la camicia e tenendo strette tra le mani le carte nautiche si diresse verso nord. - Signori. Se volete seguirmi conosco dei rimedi che allevieranno la nostra attesa per l’arrivo di una nave salvatrice -.
I tre corsari lo seguirono dimenticandosi per un attimo i loro problemi, sapendo che li stava aspettando una bella bevuta di rum.

Kendra si guardò furtivamente alle spalle per paura di essere vista dal timoniere ma Sputafuoco Bill sonnecchiava tranquillo appoggiato al timone. Si diresse con passo felpato a poppa tenendo alta la lanterna accesa che aveva in mano e guardò oltre il parapetto, in un punto imprecisato in mezzo all’oscurità del mare, dove risplendeva una piccola luce.
Kendra agitò la sua lanterna e la luce lontana tremolò in risposta. La giovane rifletté che avrebbe dovuto pensare prima alle lanterne invece di rubare quell’inutile specchio, da cui aveva ricevuto come risposta solo lo sciabordio del mare e i stridi dei gabbiani infuriati per essere stati accecati dai suoi bagliori.
Mosse nuovamente la lanterna, una volta, due volte e dopo la terza la spense soffiando sulla fiammella. Poi si avvicinò a una delle scialuppe con l’intenzione di dormirci dentro: almeno sarebbe stata più comoda che sul pavimento e al riparo da occhiate indiscrete, soprattutto da quelle della ciurma.
- Kendra - la fermò una voce femminile quando già si stava arrampicando sulla barcaccia - Che cosa stai facendo? -
La giovane ridiscese sul ponte e salutò con un cenno di capo la donna davanti a lei.
- Bella serata, non è vero? -
Elizabeth la guardò sospettosa. - Volevi forse scappare? -
- Nossignora -
- Vieni -
Elizabeth la condusse sotto coperta e la portò nella cabina del capitano dove c’era un grande tavolo di legno rotondo con delle carte e strumenti per la navigazione sopra. Il resto della stanza era stipato da vari oggetti che dovevano appartenere alla piratessa, c’era persino un mobile di manufatto francese, probabilmente rubato ad un’altra nave, dov’erano conservati tutti i suoi cappelli.
- Davvero molto bello questo cappello mia signora - disse Kendra afferrando un tricorno grigio scuro, quasi nero e calcandoselo in testa.
- Puoi tenerlo se vuoi -
Elizabeth accese alcune candele sul tavolo, attenta a non far colare la cera sulle carte, e si sedette su una delle sedie di legno. Kendra la imitò, poggiando gli stivali sul tavolo.
- Quanti anni hai? - domandò allora la donna bionda osservandola.
- Diciannove - rispose Kendra con una smorfia - Tra poco ne compirò venti -
- Così giovane e già tra i pirati? - continuò Elizabeth curiosa di ascoltare le risposte che la giovane stava iniziando finalmente a rivelare.
- Ci sono nata tra i pirati - disse quella con un sorriso - Come vostro figlio, d’altronde -
- Già - asserì la piratessa e guardò per invogliarla ad andare avanti, ma quando vide che la giovane esitava, chiese: - Da dove vieni? -
- Port Royal, mia signora -
Elizabeth rimase per un attimo colpita di udire quel nome che tanto fa per lei era stato sinonimo di casa.
- Pirati a Port Royal? -
- Sissignora. E’ il porto di pirati più importante, secondo solo a Tortuga -
- A quando sento le cose sono molto cambiate - rifletté Elizabeth poggiando un gomito su tavolo con fare pensoso.
Kendra annuì.
- Sai che se tenti di scappare dovrò metterti in cella? - disse poi la piratessa bionda.
- Tanto uscirò - fece la giovane con noncuranza.
Elizabeth la guardò perplessa.
- Per il principio della leva. Scardinare la porta… - spiegò Kendra.
- E tu come lo conosci? - domandò Elizabeth stupita che la giovane conoscesse quel trucco che suo marito aveva usato tanto tempo fa per liberare un noto pirata.
- Un pirata l’ha spiattellato ai quattro mari - rispose la giovane - Che molto tempo fa era un fabbro.
Elzabeth sorrise al pensiero di Will.
- Pirati - asserì - Non sanno tenere la bocca chiusa davanti a una bottiglia di rum -
- Già -
Le due donne si sorrisero, complici.


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Capitolo 6
*** Capitolo 5: L'Albatros Grigio ***


Capitolo 5: L’Albatros Grigio



Kendra di muoveva inquieta nella cambusa della nave, percorrendo la chiglia velocemente per cercare di seminare il vecchio Sputafuoco Bill. Da quando, la notte scorsa, l’aveva scoperta a lanciare segnali con la lanterna ad olio, aveva deciso di non perderla d’occhio nemmeno un istante. E mantenendo, stranamente, la sua parola da pirata aveva iniziato a seguirla.
Kendra si ritrovò a desiderare di essere controllata dall’irritante presenza di James, che era più facile da imbrogliare, al contrario di suo nonno, esperto a tutti i suoi sotterfugi da pirata.
Girò l’angolo del corridoio di legno scuro e si nascose dentro la stiva, chiudendosi la porta alle spalle con un sospiro.
- Allora vuoi dirmi a chi stavi segnalando la nostra posizione? - chiese la voce roca di Sputafuoco proveniente da un angolo della stiva, dove Kendra lo vide tracannare rum in mezzo ai barili contenenti del pesce salato.
Sussultò per la sorpresa di trovarlo lì: era convinta di averlo lasciato nella cabina del capitano, o meglio, chiuso dentro a chiave, che poi aveva buttato via.
- Non capisco perché Elizabeth non voglia chiuderti in cella - sospirò Sputafuoco al suo insistente silenzio.
Kendra uscì di fretta dalla stanza, cercando di allontanarsi il più possibile dalla stiva, ma sbatté contro qualcosa. Lanciò un urlo quando alzò lo sguardo e vide che Sputafuoco Bill era lì, fermo immobile a osservarla, aspettando delle risposte alle sue domande.
- Ma come diavolo ci riesci? -
All’improvviso si udì un sibilo e qualcosa scosse l’Olandese Volante.
Kendra sussultò tenendosi alla parete di legno. - Che succede? - esclamò spaventata.
Un altro boato fece tremare la nave.
- Ci stanno attaccando - rispose Sputafuoco accigliato.
Kendra si diresse di corsa per le scale e salì in coperta. Rimase pietrificata dallo stupore quando vide chi e che cosa li stava attaccando, e così il vecchio Sputafuoco che arrivava trafelato dietro di lei le finì addosso. La donna cadde a terra insieme al vecchio corsaro ed evitò di essere colpita da una sibilante palla di cannone che passava sopra le loro teste.
- Uomini armate i cannoni! - urlò il capitano Turner superandoli con un agile balzo - Rispondete al fuoco! -
- Fuoco! - riportò sua moglie correndo per la nave e al suo ordine i cannoni dell’Olandese Volante attaccarono.  
Kendra si alzò in piedi di scatto come se qualcosa l’avesse morsa.
- No! - urlò irritata e disperata allo stesso tempo dirigendosi verso il parapetto di tribordo e guardando l’acqua dove navigava una nave che conosceva molto bene. - Fermi! Così mi distruggete la nave! -
Osservò il suo veliero a tre alberi dalle quadre vele grigie e i pennoni bianchi, le murate dello scafo marrone scuro, una piccola coffa sull’albero di mezzana, e sotto il bompresso a prua, una polena con la forma di grande uccello ad ali spiegate e un fazzoletto legato al suo collo. Era molto più piccola dell’Olandese Volante ma poteva essere molto più agile e veloce negli spostamenti: infatti, aveva raggiunto l’imponente nave con sveltezza, sorprendendola con un attacco.
James comparì al suo fianco scendendo dall’albero maestro grazie alle griselle.
- La tua nave? - domandò stupito quando udì le parole della donna.
- Sì! - gli urlò la donna sbracciandosi - E me la state rovinando! -
Afferrò una delle sartie attaccate ai pennoni e senza aggiungere altro salì sul parapetto, fece per lanciarsi verso la sua nave ma James la bloccò, impedendoglielo.
- Ferma! Dove pensi di andare? -
Allora Kendra saltò nuovamente sul ponte dell’Olandese Volante e con una mossa veloce si portò alle spalle dell’uomo che l’aveva fermata. Circondandolo gli puntò alla gola la sua piccola spada affilata.
- E tu che cosa credevi di fare? - sussurrò pungente poggiando le sue labbra contro il suo orecchio.
James sentì il calore del corpo di Kendra vicino al suo e pensò che era molto piacevole averla vicino ma forse questo era solo perché era una donna…
Una donna che lo stava minacciando di morte, si rese conto poi riprendendosi dai suoi pensieri che ritenne inappropriati.
- James! - urlò il Capitano Turner sopra il boato delle cannonate e subito alcuni uomini della ciurma circondarono minacciosi la piratessa che indietreggiò facendosi scudo contro le loro spade con l’uomo che aveva vicino.
Forse quella di prendere il ragazzo non era stata una saggia idea ma cercò di usare la mossa imprevista a suo vantaggio.
- Fermate i cannoni! - ordinò decisa Kendra spingendo con più forza la spada sulla gola di James che mugolò per il dolore ma rimase immobile - Altrimenti gli farò molto male -
- Fate come dice - strillo la signora Turner agitata quando un rivolo di sangue bagnò la camicia del figlio.
Una bandiera bianca si alzò sull’albero di mezzana dell’Olandese volante. Secondo il Codice Piratesco alla vista di un drappo bianco ogni attacco doveva terminare e così dopo un po’ le cannonate cessarono da entrambe le navi.
William Turner si sporse verso la nave avversaria e scorse una scritta grigia lungo la sua fiancata.
- L’Albatros Grigio? - esclamò con tono più che sorpreso - Ma questa è una nave dei Fratelli della Costa! Solo loro hanno navi con nomi di volatili -.
- Conosco solo una piratessa che fa parte della loro confraternita di pirati - asserì Elizabeth - Mary-Ann Margan -
- Capitano Margan - la corresse Kendra infastidita dalla mancanza di quell’importante appellativo - Ma il mio nome è Kendra e la mia nave è l’Albatros Grigio e non Il Gabbiano. Mary-Ann è mia madre - disse infine rivelando finalmente la sua vera identità.
- Non sapevo che Mary-Ann avesse avuto una figlia - disse perplessa la signora Turner.
- Oh molte cose non sapete, mia signora - la canzonò con tono sarcastico la donna - E poi nessuno sapeva che voi avevate avuto un figlio - disse muovendo di poco la spada sul collo del giovane Turner.
- Uno degli svantaggi del nostro scherzo - sibilò James infuriato che la donna lo considerasse senza importanza.
- Che cosa volete da noi, Capitano Margan? - domandò dunque Will facendo un passo verso di lei.
- Voglio che mi aiutiate a trovare una vostra vecchia conoscenza - rispose Kendra - Jack Sparrow -
- Capitan Jack Sparrow - la corresse Elizabeth come prima l’aveva corretta lei.
- Jack? - esclamò il Capitano Turner sgranando gli occhi - Perché lo cercate? -
- Nobili affari di pirateria - rispose Kendra dopo un attimo d’incertezza.
- Non credo sia solo per questo motivo. Insomma dopo quello che state facendo per cercarlo… - osservò James cercando di liberarsi dalla sua lama ma invano: la piratessa lo teneva stretto nella sua presa.
Kendra lo ignorò e si rivolse a suo padre: - So che voi potete trovarlo, dopotutto siete il capitano dell’Olandese Volante, la nave legata al mare -
William Turner la guardò irritato, sapendo quello a cui alludeva la donna: Schiavo di Calipso.
Anche se non per sempre, ma per tutta la vita sarebbe uno schiavo ai servizi della dea del mare.
Guardò sua moglie sperando non avesse compreso le parole della ragazza ma Elizabeth era troppo presa a guardare suo figlio da non concentrarsi su tutto quello che si diceva.
- D’accordo vi porterò da lui, avete la mia parola - disse infine Will - Ma adesso lasciate andare mio figlio -
- Anche la vostra è una parola da pirata - lo riprese Kendra - Preferisco essere più sicura. James verrà con me sull’Albatros Grigio in modo che voi possiate mantenere la giusta rotta -.
Si riproverò per quello che aveva appena detto. Poteva chiedere a Elizabeth o Sputafuoco di andare sulla sua nave. Perché aveva scelto James? Così l’avrebbe avuto tra i piedi tutto il tempo. Forse perché con lui sarebbe stata più al sicuro…
- Perché non restate voi sulla nostra nave? - suggerì la signora Turner.
- Una nave non può rimanere a lungo senza il suo capitano - affermò Kendra agitando una mano in direzione dell’Albatros Grigio.
Gli uomini della sua ciurma misero una passerella di solido legno per creare un ponte tra le due navi e Kendra vi spinse sopra James che senza lamentarsi giunse sull’Albatros Grigio seguito subito dopo dalla donna che rinfoderò finalmente la sua spada. La passerella fu tolta e i due capitani si guardarono dalle loro navi.
- Dopo di voi, Capitano Turner - disse Kendra con un cenno di mano - Noi vi seguiremo -
Will annuì e la ciurma della sua nave iniziò a lavorare per ripartire mentre quella di Kendra si accerchiò attorno al suo capitano.
- Che cosa facciamo mia signora? -
- Seguiamo la nave nostromo Elle - disse la donna risoluta e poi si rivolse ad alcuni uomini indicando James - Tenete d’occhio il giovane Turner e se solo osate torcergli un capello vi strappo le budella e le do in pasto ai pesci -.

Sputafuoco affidò il timone a uno degli uomini della ciurma e superando Elizabeth che gridava i suoi ordini alla ciurma, scese nella cambusa e si diresse verso la cabina del capitano, dove trovò suo figlio che studiava con espressione accigliata alcune carte.
- Qual è la rotta Will? - domandò avvicinandosi a lui e sbirciando oltre le sue spalle.
- Non ne sono sicuro - rispose Will muovendo uno strumento per tracciare la rotta e guardando contrariato una bussola davanti a lui - Ma credo che sia verso sud-ovest -
- Andatura di bolina? - ripeté dubbioso Sputafuoco indicando uno schizzo sulla mappa - In direzione di un isola? Credevo stessimo cercando la Perla Nera -
- Non stiamo cercando la Perla Nera ma Jack - disse Will alzando finalmente lo sguardo sul padre - E non ho la minima idea del perché lo stiamo cercando! - esclamò dando un colpo sul tavolo.
Sputafuoco sorrise appena e gli poggiò una mano sulla spalla. - So che sei preoccupato per James, Will. Ma non devi, saprà cavarsela benissimo -
- Non sono tanto preoccupato per la salute di mio figlio ma più per quello che potrebbe ascoltare dal capitano Margan - rispose cupo Will.
Sputafuoco lo guardò perplesso ma preferì non controbattere e risalì in coperta per riferire la nuova rotta.
    
- Bret! - chiamò Kendra.
Un uomo del tutto privo di capelli, dalla alta e robusta statura e la carnagione scura come il legno di mogano si girò guardando curioso la donna con suoi occhi nerissimi.
- Nella mia cabina, subito! -
James dopo un attimo di esitazione decise di seguirli sotto coperta per evitare gli sguardi degli uomini della ciurma che sembravano avere tutta l’intenzione di accopparlo.
La cambusa dell’Albatros Grigio gli sembrò estremamente troppo piccola, ma questo perché lui era abituato a quella dell’Olandese Volante.
Notò che Kendra e il corsaro erano spariti ma udii delle voci che provenivano da una piccola porta lurida vicino la stiva. Si accostò per origliare.
- Bret, voi siete il mio primo ufficiale, quindi la responsabilità della nave era affidata a voi - disse Kendra sedendosi sul tavolo rotondo della sua stanza e guardando l’uomo in piedi davanti a lei, severa. - Perché diavolo avete attaccato? -
- Due segnali, signora - affermò sicuro l’uomo - Avete fatto due segnali di lanterna e da come avevamo concordato prima che voi lasciaste la nave,  due segnali: attacco, tre segnali: aspettare -
- Ho fatto tre segnali Bret! - esclamò Kendra accigliata.
- Mi dispiace mia signora, ma devo dissentire - disse il corsaro con un sorrisetto che increspava le sua labbra carnose - Erano due i segnali -
Kendra intuì che gli uomini del suo equipaggio avevano iniziato a prendersi troppe libertà, sfuggivano al suo comando e decidevano di testa loro senza ascoltare i suoi ordini, depistando la sua autorità. Eppure quando li aveva arruolati a bordo dell’Albatros Grigio credeva che avrebbe potuto contare sempre su di loro, dopotutto erano gli uomini di sua madre. Evidentemente, rifletté con amarezza, non era in grado di essere un buon capitano. Si ritrovò a desiderare di trovare al più presto il pirata che stava cercando prima che gli uomini si ammutinassero contro di lei.
- D’accordo, Bret, volevate divertirvi e questa ve la faccio passare - disse Kendra con aria minacciosa - Ma se non ubbidirete nuovamente ai miei ordini vi farete una breve passeggiata sull’asse o beccherete una punizione - concluse dando un colpo alla sua cintura sopra i suoi abiti dove c’erano la spada e la pistola.
- Sì mia signora - disse l’uomo chinando il capo senza preoccuparsi di nascondere il suo evidente fastidio - E il ragazzo? -
- Come ho già ordinato non dovete toccarlo -
- Ma è uno dei prediletti di Calipso! - le ringhiò contro il corsaro.
- Appunto! - urlò di rimando Kendra - Ci assicurerà una navigazione sicura! Ditemi Bret volete forse affrontare un’altra di quelle tempeste terribili? -
L’uomo rabbrividì al solo pensiero. - No, capitano -
- Allora eseguite i miei ordini - concluse la donna con ardore - Adesso tornate al vostro dovere -
- Sì capitano - l’uomo si girò e si diresse fuori dalla stanza con grandi falcate.
James udì i suoi passi pesanti avvicinarsi da dietro la porta e si ritrasse nell’ombra per non essere visto. Il pirata spalancò la porta con un calcio e ne se andò mormorando imprecazioni. James pensò che forse era meglio farsi notare il meno possibile, anche se non aveva ancora capito bene il perché. Solo quando lo scuro filibustiere girò l’angolo, il giovane osò uscire dal suo nascondiglio e guardò nella stanza del capitano.
Vide Kendra seduta su un piccolo tavolo rotondo con le ginocchia strette al petto e una smorfia di stanchezza sul suo viso, le sopracciglia fini aggrottate mentre con occhi vitrei osservava il vuoto davanti a se.  
A James sembrò completamente un’altra persona, e non la piratessa che poco tempo prima gli aveva puntato la spada alla gola. Sembrava una bambina, affaticata dai troppi pensieri, fragile, delicata, bisognosa di protezione.
Kendra si riprese con un sussulto dalle sue riflessioni e lo vide appoggiato sullo stipite della porta con un gomito. Si ritrovò ad osservare il suo corpo atletico messo in evidenza dalla camicia che indossava quel giorno e poi quando guardò il suo volto notò che appena sotto il mento c’era una segno rosso, quello lasciato dalla sua spada.
- James - mormorò, saltò giù dal tavolo e sfiorò la ferita con le sue piccole dita facendolo rabbrividire - Ho dovuto farlo -
- Perché? - disse il pirata afferrandole il polso.
Kendra si liberò dalla sua stretta e un lampo d’inquietudine e rabbia passò nel suo sguardo.
- E' quasi un anno che navigo per i quattro mari alla ricerca di Jack Sparrow e da quando Calipso ha scoperto le mie intenzioni non ho fatto altro che affrontare burrasche di ogni genere - esclamò con furore riprendendo la sua grinta. Le parole scorrevano come un fiume in piena, un mare in tempesta. - L’unico modo per riuscire a trovarlo senza finire fuori rotta era cercare l’Olandese Volante e il suo Capitano. Non capisci James? I Turner sono nelle grazie di Calipso. Con te a bordo nessuna tempesta colpirà l’Albatros Grigio - diede un calcio alla porta per chiuderla.
- Ma perché tu non dovresti essere nelle grazie di Calipso? - domandò James perplesso.
- Tu… non sai? - balbettò Kendra impallidendo.
James sgranò gli occhi: - Cosa? -
La donna lo afferrò per il colletto della camicia e lo scosse con forza. - Tu non puoi non sapere! Ma in che mondo vivi? -
- Per tutti i fulmini! - esclamò James riuscendo a fermarla con facilità, tenendole le braccia lungo i fianchi - Dimmi cosa! -
- Calipso ha messo in atto la sua vendetta - strepitò con voce acuta Kendra - Sono passati vent’anni ma la sua rabbia non si è placata, anzi è cresciuta! Sta riprendendo quella che una volta era suo: il Mare. Recluta pirati, li rende suoi schiavi per poi farli combattere contro gli uomini ancora liberi e tuo padre, William Turner, è uno dei suoi schiavi -.
James la guardò stupito, perplesso, sospettoso. Non riusciva a credere alla sue parole e la giovane lo capì.
- Pensaci bene James - disse con voce seria poggiandogli una mano sulla spalla - Forse ci sarà una guerra e a quel punto tu da che parte starai? -
Lo guardò per un attimo negli occhi e poi uscì veloce dalla stanza, lasciandolo mentre pensieri confusi ed emozioni contrastanti si affollavano della mente di James.

Spero che questo nuovo capitolo rendi la fanfiction più interessante ;) Diciamo che è il vero inizio della storia ^^
Finalmente si è scoperta la vera identità di Kendra e spero di riuscire bene a caretterizzarla, è un personaggio un po' complicato. Come avete notato la nostra cara Lizzie ancora una volta è tenuta all'oscuro sugli avvenimenti dal marito, come la prenderà quando scoprirà la verità?? xD
FannySparrow: Grazie per aver risposto alla mia email. Che ne pensi di questo capitolo?? (:


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Capitolo 7
*** Capitolo 6: Conoscenti e ammutinati ***



Capitolo 6: Conoscenti e ammutinati



Kendra si svegliò sbattendo la testa contro un baule pieno di gioielli d’oro e d’argento della corona di Francia. Si alzò in piedi di scatto massaggiandosi la testa, contrariata.
Era nuovamente finita a dormire nella stiva, com’era accaduto prima per il suo viaggio nel mercantile inglese.
I suoi uomini si erano rifiutati di far dormire James nei loro alloggi e così il ragazzo, per la sua sicurezza, si era preso la sua cabina e lei, poiché non si fidava più tanto della ciurma che aveva osato sfidarla, si era portata una piccola amaca nella stiva. Rimpianse il suo comodo letto mentre si stirava e i muscoli contratti protestavano lanciandogli delle fitte.
Indossò una camicia bianca e dei pantaloni neri con sopra i suo soliti stivali alti fino al ginocchio. Infine si rimboccò le lunghe maniche della camicia, si legò i capelli neri in una treccia, si calcò in testa il capello che le aveva donato Elizabeth Turner e allacciò alla vita il cinturone con la pistola e la sua fidata spada.
- Buongiorno capitano - esclamò un pirata con in braccio del sartiame, sorprendendola mentre usciva dalla stiva - Dormito bene? - domandò con un sogghigno.
- Buongiorno mastro Gellert - disse Kendra lanciandogli un’occhiataccia.
Evitò di ribattere alla sua domanda perché qualunque cosa avrebbe detto, le sue occhiaie bastavano come risposta.
Kendra salì in coperta e osservò i suoi uomini sistemare le scotte, attenti a non bruciarsi, e armeggiare con il cabestano, il piccolo argano della nave. Nessuno accennò a salutarla ma le lanciarono qualche sporadica occhiata di sottecchi. La piratessa intuì che stavano macchinando qualcosa ma per il momento era solo una sua supposizione, perché la ciurma eseguiva bene i suoi ordini. Non avrebbe potuto rimproverarli di niente.
Fece un giro della nave cercando James ma il ragazzo non si trovava da nessuna parte, allora si sporse verso il mare per vedere se forse si era buttato ma scorse solo la scia bianca lasciata dall’Olandese Volante. Poi alzò lo sguardo e finalmente lo scorse mentre camminava agilmente su uno dei pennoni dipinti di bianco tendendosi per le sartie e osservando l’imponente nave davanti a loro.
- James! -
Con un po’ di fatica per i muscoli doloranti, si arrampicò sulle griselle, lo raggiunse sul pennone che reggeva la vela di trinchetto e si sedette a cavalcioni sulla legno con le gambe ciondolanti nel vuoto. James continuava a tenere gli occhi puntati sull’Olandese Volante e Kendra lo guardò mentre si trovava in piedi, appoggiato con la schiena all’albero. Notò che aveva un fazzoletto legato al collo, esattamente come la polena dell’Albatros Grigio.
James si girò verso lei, notò i segni neri sotto i suoi occhi e capì che erano più di tre giorni che non riusciva a dormire bene.
Avrebbe voluto ridargli la sua cabina perché neanche lui la sera riusciva a dormire; camminava inquieto per la piccola stanza pensando a ciò che la donna gli aveva detto su suo padre: non riusciva a darsene una ragione.
Da quando avevano avuto quella discussione, Kendra lo aveva ignorato, forse per lasciarlo riflettere. Ma adesso che cosa voleva da lui?
- Grazie - disse James all’improvviso - Per avermi aiutato durante la tempesta -
Kendra si strinse le spalle, un po’ stupita di quel ringraziamento: - Non potevo lasciarti lì, altrimenti ora non saresti qui - proferì con un sorriso.  
- Cosa posso fare per pagare il mio debito? - chiese il giovane sedendosi e incrociando gli stivali.
- Rispondi a una mia semplice domanda - disse Kendra.
James annuì.
- Conosci Jack Sparrow? -
Un sorriso involontario spuntò sul volto del pirata.
- Sì - disse avvicinandosi alla ragazza - Anche se l’ho visto solo una volta, quando avevo circa sei anni, e credo che al capitano Sparrow non sia rimasto un buon ricordo di quell’incontro -
- Perché? - domandò la piratessa guardandolo negli occhi scuri, dove si rifletteva la sua espressione curiosa.
- Ho quasi rischiato di farlo saltare in aria, mettendogli un candelotto di dinamite nei calzoni - raccontò ridacchiando - Se non fosse intervenuta mia madre… -
- Sei stato terribile James - rise Kendra al pensiero e fece un gesto con la mano per invogliarlo ad andare avanti.
- L’abbiamo incontrato mentre viaggiavamo ai confini del mondo. La marina inglese ci stava inseguendo quindi era più sicuro navigare vicino l’altro mare. E lì abbiamo incrociato una nave dalle vele nere: era Jack Sparrow che si stava imbarcando in una nuova avventura -.
- Cosa cercava? -
- Credo stesse andando alla ricerca dell’immortalità - rispose James e poi aggiunse: - Mia madre dice che è sempre stato un po’ fissato con questa storia del vivere per sempre -.
- Tutti gli uomini sono fissati con l’immortalità - osservò Kendra riflessiva e il giovane ascoltò rapito le sue parole - Non capiscono che ci sono cose per cui vale la pena morire. Perché è questo quello che siamo: vivere per niente o morire per qualcosa -.
James sapeva bene che cos’era quel “qualcosa” per Kendra: era la loro libertà. La loro libertà di navigare in un mare solo loro, e non governato da esseri mostruosi.
A un tratto, una voce chiamò Kendra distraendola dai suoi pensieri.
- Capitano! - esclamò la vedetta dalla coffa poco più sopra di loro - L’Olandese si dirige verso terra -
I giovani pirati osservarono il paesaggio davanti a loro e videro un’isola stagliarsi contro l’orizzonte.

Tutto era immobile.
Nel cielo azzurro e senza nuvole splendeva rovente il sole, la terra era una distesa di sabbia infuocata e il mare rifletteva i raggi solari rendendo calda la temperatura.
L’unico rumore che si udiva era il lieve sciabordio delle onde, gli stridi dei gabbiani e il rumoroso russare di alcuni uomini.
- Gibbs! - esclamò all’improvviso Jack Sparrow infrangendo la calma piatta.
Si alzò da sotto la palma dove si faceva ombra, tracannò un sorso e buttò via l’ultima bottiglia di rum che gli era rimasta e si mise gli stivali saltellando sulla sabbia rovente. Fece qualche passo verso il mare, calcandosi in testa il suo logoro tricorno e osservando con occhi socchiusi.
- Sì capitano? - domandò Gibbs mentre beveva da una misera noce di cocco per placare la sua sete. - Che cosa c’è? -
Poco più in là Pintel e Ragetti continuavano a ronfare coperti da un’enorme foglia di palma.
Jack scrutò l’orizzonte con gli occhi e puntò un dito indicando un punto in mezzo al mare. - Ho le allucinazioni oppure quelle sono due navi che stanno venendo dritte verso l’isola? -
- Peste e Corna! Sissignore! - asserì Gibbs correndo sulla spiaggia per sbracciarsi come un forsennato - Ehi voi! Siamo qui! -
- Ma che succede? - borbottò Pintel svegliandosi per le grida - Cos’è questo casino? -
- Navi! - esclamò Ragetti per poi unirsi a mastro Gibbs, saltando e urlando per farsi notare.
I quattro filibustieri osservarono le due navi avvicinarsi velocemente con il vento in poppa. Una piuttosto piccola e dai strani pennoni bianchi navigava con le vele grigie spiegate in direzione dell’isola, era così veloce che superò di molto l’imponente veliero che l’accompagnava e approdò sulla spiaggia lasciando cadere nell’acqua l’ancora.
Passarono pochi minuti e poi Jack vide due figure scendere a terra e venire verso di loro: una era una ragazza sconosciuta e l’altra un giovane uomo dai tratti familiari.
- Ah! - urlò il capitano nascondendosi dietro Gibbs - Il moccioso dei Turner! -
- L’Olandese Volante! - esclamarono meravigliati Pintel e Ragetti all’unisono, quando anche la seconda nave si fermò nelle acque basse e scesero altre due figure più che familiari.
Elizabeth corse verso il figlio e lo abbracciò mentre Will rimase vicino al mare, con l’acqua che gli lambiva gli stivali, incerto sulla possibilità di poter mettere piede a terra.
- James, stai bene tesoro? - disse Elizabeth stringendolo.
- Mamma, mi metti in imbarazzo - arrossì James tra le risate di Pintel e Ragetti.
Jack pensò di mettere in pratica una nobile arte dei pirati che conosceva molto bene: darsela a gambe. Anche se non aveva molte possibilità di fuggire, poiché di trovava su un maledetto sputo di terra dimenticato dagli dei (non proprio tutti, rifletté sarcastico) e in mezzo al mare dei Caraibi.
Fece un passo in avanti e poi con la gamba a mezz’aria, ondeggiando scioccamente, si girò di scatto pronto a correre ma si trovò davanti la ragazza sconosciuta, dalla pelle ambrata e i capelli neri come i suoi occhi. Ora che la osservava da vicino non le sembra poi così estranea…
- E tu chi sei, dolcezza? -
La ragazza strinse gli occhi, visibilmente infastidita per quell’appellativo. - Tu hai un debito con me -
- Beh, mettiti in fila cara - disse Jack scocciato con un vago gesto della mano e facendosi per girare.
- Ma questo debito ha aspettato quasi oltre vent’anni - insisté la giovane donna trattenendolo per una manica della camicia - I Fratelli della Costa hanno bisogno di te -
Quel nome fece scattare qualcosa nella mente di Jack, che si voltò nuovamente verso la ragazza che lo osservava curiosa. - Stai forse parlando del prestito di una nave? -
- Che cosa state dicendo voi due? - disse Elizabeth intromettendosi tra i due e abbracciò jack con forza.
- Occhio ai gioielli, cara - fece Jack allontanandosi veloce da lei.
Elizabeth sorrise e scrutò il suo volto con attenzione. - Ce l’hai fatta Jack. L’hai trovata la Fonte della Giovinezza? -
- Sì - rispose Gibbs, entusiasta di raccontare le avventure del suo capitano ma Jack lo interruppe prima che potesse mettere in mostra le sue doti di buon narratore: - L’ho trovata, ho bevuto un sorso e sono ringiovanito di molti anni. Davvero una fregatura. Niente immortalità ho solo guadagnato qualche anno in più di vita - terminò con amarezza.
- Avresti potuto prendere una scorta e berne un po’ ogni volta - osservò James.
- E’ vero! Perché non ci ha pensato, capitano? - asserì Ragetti e ricevette uno scappellotto sulla nuca da Pintel che borbottò: - Idiota -.
- Non si può portare via l’acqua dalla sua sorgente - spiegò Gibbs - Puoi berla solo direttamente da lì e, a meno che tu non voglia ritornare marmocchio o fare una brutta fine se tenti di prenderla - si passò un dito lungo il collo in un gesto molto eloquente - ti devi accontentare di campare qualche anno in più -
- A quanto vedo ne avete bevuta tutti un sorso - disse Elizabeth guardando Gibbs, Pintel e mastro Ragetti che annuì.
Will poco più dietro ascoltava tutto con attenzione. Azzardò a fare qualche passo verso terra ma una voce proveniente dal mare lo fermò sibilando suadente: - Non oserai abbandonarmi -.
Odiava quella condizione: era il suo prezzo per non traghettare più le anime nell’altro mare e vivere accanto a sua moglie e suo figlio. Erano quasi dieci anni che non scendeva a terra ma Elizabeth non si era mai lamentata della vita di mare e quindi non ce n’era stato bisogno. Non aveva mentito alla sua consorte ma semplicemente si era limitato a non accennare l’argomento poiché lei non se n’era accorta. In quel momento non seppe bene il perché di non averne mai parlato con la consorte…
Ma adesso che questa nuova avventura li aveva letteralmente travolti doveva mentire e questo rendeva le cose difficili. Avrebbe voluto scendere a terra, abbandonare il mare per solo qualche momento, ma avrebbe significato rompere il patto con Calipso, essere un traditore, e i traditori fanno sempre una brutta fine.
- Elizabeth, James! - chiamò allora con voce irritata. Stare così vicino alla terra era un rischio. - Dobbiamo andare -
- Ma Will… - iniziò la piratessa bionda perplessa.
- Niente giorno a terra, eh collega? - la interruppe il capitano Sparrow con un sorrisetto sul volto mentre si lisciava il pizzetto.
Will gli lanciò un’occhiataccia e qualcosa nella sua mente gli disse che forse Jack era a conoscenza del suo segreto.
All’improvviso un forte scricchiolio fece trasalire tutti i pirati e le due piratesse, soprattutto quella dai capelli neri, che conosceva bene quel suono: era il rumore che faceva la sua nave prima di salpare. Con un brutto presentimento si voltò verso l’Albatros Grigio e vide che stava prendendo lentamente il largo.
- Bastardi cani rognosi! - urlò infuriata lanciandosi all’inseguimento della nave - Che cosa state facendo con la mia nave? -
- Cambio di rotta mia signora - gli rispose Bret affacciandosi dal parapetto - Non abbiamo nessuna intenzione di finire in guai ben più grossi di noi. Spenderemo il vostro bottino a Tortuga! -
- Fate come volete ma lasciatemi la mia nave! - insiste con un filo di disperazione e di supplica nella voce.
- Portate i nostri ossequi a vostra madre - disse Bret ridendo sguaiatamente e poi si ritirò.
- Brutti… -
- Capisco come ci si sente, dolcezza - disse Jack con ardore interrompendo l’imprecazione poco femminile della piratessa.
James cercò d’intervenire, ma prima che potesse fermarla, Kendra si lanciò all’inseguimento della nave e presa da una furia assassina si arrampicò su una delle corde riuscendo a salire a bordo dell’Albatros Grigio.
- Così la ammazzeranno - disse James stupito dal grande coraggio della donna.
- Quella bambolina ha fegato - osservò Pintel dando il gomito a Ragetti.
- Jack perché quando Barbossa si è ammutinato contro di te non hai fatto anche tu così, invece di ubriacarti tutto il tempo? - lo canzonò Elizabeth.
- Io avevo le mani legate, tesoro - rispose Jack agitando le mani.
All’improvviso si sentirono tre colpi di pistola e i presenti ammutolirono, rimanendo a guardare l’Albatros Grigio. Dalla nave, che ormai si era fermata, caddero tre corpi in mare e James li riconobbe come Bret, mastro Gellert e un altro pirata della ciurma che doveva essere il timoniere.
- Se solo osate di nuovo riprovarci invece di lasciarvi a Port Royal vi butto in mezzo al mare, schifose carogne - sbraitò la voce di Kendra e poi la piratessa si affacciò dal parapetto della nave. Non scese dalla nave per controllare meglio i suoi uomini, tenendoli sotto il tiro della sua pistola.
- Dov’è la Perla Nera, Capitano Sparrow? - chiese Will rompendo il silenzio stupito che era sceso sui pirati. Pronunciò in modo sarcastico le due ultime parole.
- Andata - rispose quello con amarezza - Come stava per andare la suddetta nave qui davanti -
- Che faremo ora Will? - domandò Elizabeth avvicinandosi al consorte.
- Niente Elizabeth - rispose Will adirato - Torneremo alla nostra vita di sempre. Addio Jack, addio… -
- Ma non possiamo… - protestò James, ma fu bloccato nuovamente dal padre.
- Le nostre strade si sono incrociate ma ora si ridivideranno - Elizabeth lo guardò preoccupata: cosa stava succedendo a suo marito? - Non abbiamo più nessun obbligo con il capitano Margan -
Jack scattò all’ascolto di quel nome: ecco perché la ragazza gli era familiare!  
- Margan! - corse verso l’Albatros Grigio schizzando Will - Tu sei Mary-Ann Margan? - domandò trattenendo il suo stupore, quando arrivò sotto la fiancata della nave.
Kendra scosse la testa in segno di diniego e disse: - Ho bisogno di te per combattere Calipso - continuò, ignorando il sussulto del capitano Turner - Devi venire con me a Port Royal dai Fratelli della Costa -
Jack la guardò come se avesse davanti, o meglio sopra di lui, una pazza furiosa: - Combattere Calipso? - ripeté con voce strozzata - Credo che dopotutto aspetterò l’arrivo di un'altra nave -
- Non può tirarti indietro, Jack Sparrow - disse Kendra - Hai un debito con me! E ora è giunto il tempo di pagarlo! -
- Ma tu chi sei? - chiese il capitano irritato che la ragazza gli parlasse in quel modo.
- Vent’anni fa avete incontrato mia madre, Mary-Ann Margan, e lei vi ha concesso una nave e anche qualcosa di più - aggiunse contrariata - Dovreste ricordarlo bene, e dovreste anche sapere che io ho quasi vent’anni -
Elizabeth, come gli altri, guardarono meravigliati Jack che fece un salto, sgranò gli occhi e si allontanò scuotendo la testa. - No, non può essere. Tu non puoi essere… -
Kendra, muovendo lentamente la testa, annuì osservandolo attentamente. Stava utilizzando quel fattore per costringerlo ad aiutarla eppure era fin da quando aveva scoperto che Sparrow era suo padre che desiderava vivere questo momento, ma mai si era aspettata una reazione così esagerata come quella che ebbe Jack.
William Turner scoppiò a ridere e diede una pacca sulla schiena del pirata: - Jack sei padre anche tu! -.
Il Capitan Jack Sparrow svenne, cadendo con il volto nella sabbia.



Ciao a tutti!!!
...Spero di non avervi scioccato con questa rivelazione e di avervi incuriosito ancora di più a leggere la fanfiction ;) Voglio ringraziare voi lettrici, che seguite o avete messo tra i preferiti o semplicemente leggete la mia fanfiction perchè mi spingete a continuare a scriverla: per una scrittrice è molto importante che la sua storia venga letta. Grazie!!

Napy__xx.
Ciao Napy! Grazie davvero per la tua recensione e per i complimenti che mi hai fatto. Sono davvero contenta. Spero che continuerai a seguirmi e a lasciare altre recensioni =)

Rein94.
Ila, davvero non preoccuparti se non hai recensito alcuni capitoli, non mi arrabbio. Tanto sai sempre come farti perdonare lasciando bellissime recensioni piene di complimenti (:

FannySparrow.
...Ormai, per scrivere questa storia, sto diventando un'esperta di terminologia nautica xD
Vorrei concordare con te su un pensiero riguardo James: beh certo che è molto bello d'altronde sappiamo bene chi è suo padre *.* A proposito del padre, in questo capitolo ho cercato di dare più spazio anche ai pensieri del nostro caro capitano Turner, come al solito travagliato e combattuto tra menzogne e amore. Spero di averli descritti bene e non essere andata in OOC.


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Capitolo 8
*** Capitolo 7: Tempeste all'orizzonte ***



Capitolo 7: Tempeste all’orizzonte



Jack Sparrow si ritrovò ad ascoltare il brusio concitato di voci e il rumore di passi frettolosi sopra di sé. Si trovava in una stanza buia illuminata solamente da una candela vicino la porta e il letto su cui era steso seguiva il rollio della nave muovendosi impercettibilmente da una parte all’altra.
Cercò di ricordarsi di com’era finito lì ma nella sua testa non c’era niente. Buio totale.
Si mosse per cercare di alzarsi e sentì qualcosa di duro sotto di lui. Si tastò la schiena e tirandole fuori dalla camicia vide le Carte Nautiche un po’ schiacciate ma per fortuna ancora integre.
Allora i ricordi gli tornarono alla mente come un fulmine a ciel sereno.
L’Isola, le Carte Nautiche, Calipso, l’Olandese Volante, i Turner, il Capitano Margan.
La ragazza che affermava di essere sua figlia.
Gli sembrava di trovarsi in uno di quei strani sogni da cui è difficile svegliarsi, in cui è facile confondere la realtà e la fantasia.
Lui, il capitan Jack Sparrow, non poteva avere dei figli.
Lui non aveva legami. Era indomabile.
I suoi unici veri amori erano la Perla Nera, il mare, la libertà.
- Siamo nei guai compare - osservò una voce da un angolo buio della stanza. Un Jack senza camicia era seduto a terra con la schiena poggiata al muro di legno e le gambe incrociate, e lo osservava con occhi socchiusi - Non potremo scappare questa volta -.
Il capitano Sparrow si mise a sedere di scatto sul letto - Tu credi? -
L’allucinazione annuì.
- Ho voglia di noccioline! - strepitò un altro Jack camminando avanti e indietro per la stanza.
- Io propongo di scappare prima che questa storia diventi un’altra scomoda complicazione - disse una terza allucinazione sedendosi sul letto, vicino al capitano.
- Ci troveranno - ribatté perentorio il Jack senza camicia. - Se non vai incontro ai guai, i guai troveranno te -
- Noccioline! -
- No, non lo faranno -
- Sì, lo faranno -
- No -
- Sì -
- Noccioline! -
- Sta zitto! - esclamarono i due Jack contrati contro il terzo, che offeso fermò la sua camminata ondeggiante e sgranocchiò una nocciolina trovata sul pavimento.
- Ha ragione lui - disse il capitano Sparrow indicando l’allucinazione seduta accanto a lui che applaudì entusiasta.
- Amico, la verità è che sei un codardo - lo riproverò un Jack la cui voce assomigliava terribilmente a quella di suo padre: il capitano Teague Sparrow. - Dov’è finita la tua coscienza? -
Il capitano Sparrow si trattenne dal sparare alla sua allucinazione e si massaggiò le tempie sdraiandosi lentamente.
- Sentite: mi state facendo venire un terribile mal di testa. Quindi evaporate, sparite. Scio, scio! -

Kendra si avvicinò alla sua cabina dove, davanti la porta, sostavano tre figure ormai a lei familiari.
- Come sta? - domandò a Gibbs, agitata per il fatto che Jack Sparrow non si fosse ancora svegliato.
- Non preoccuparti bambolina - rispose Pintel - Il capitano sopravvivrà anche a questa -
Ragetti scoppiò a ridere e ricevette un’occhiataccia fulminante dalla donna.
- Quando si sveglierà vi chiameremo - disse Gibbs con un sorriso, cercando di rassicurarla - Grazie per averci preso a bordo, Turner non sembrava molto propenso a farlo -
- Credo sia meglio per voi che non lo abbia fatto -
Gibbs si rabbuiò: - Già -.
Il capitano Margan si voltò per allontanarsi e notò che James la stava osservando dalle scale di legno che portavano in coperta, con un braccio poggiato al corrimano logorato.
- Sorpreso? - gli domandò Kendra quando lo ebbe raggiunto, fermandosi sullo scalino più basso del suo e guardandolo con il volto reclinato verso di lui.
- Un po’ - acconsentì James chinando il capo con un sorriso - Ma più che sorpreso mi ritengo soddisfatto di aver scoperto finalmente chi sei -.
Kendra ricambiò il suo sorriso con uno misterioso.
- Perché hai deciso di venire con noi? - gli chiese poi.
- Non avevi detto di essere stanca di affrontare tempeste? - disse in risposta James.
Kendra annuì e poi lo studiò attentamente, fissando il suo sguardo scuro in quello del ragazzo: - Questo che cosa vuol dire? -
- Credo di aver trovato anch’io qualcosa per cui vale la pena combattere… -
- No - la donna con un balzo gli poggiò un dito sulle labbra per zittirlo ma si allontanò di scatto quando si accorse di essere troppo vicina al giovane. Un lieve rossore le imporporò le guance ma riuscì a nasconderlo con l’ombra del tricorno che aveva in testa e salì velocemente le scale superandolo. Che cosa le succedeva? Da quando la sua presenza non la infastidiva più? Da quando stare vicina a James le provocava quel brivido lungo la schiena?
James non si mosse, sorpreso dal suo tocco leggero e osservando la sua schiena irrigidita e le sue spalle sottili desiderò che quel contatto fosse durato più a lungo.
- Non dirlo. Se davvero vuoi renderti utile rimani nelle sue grazie - lo avvertì la donna e poi salì in coperta.

- Per tutti i lupi di mare! Kendra avrebbe potuto dirlo in un modo più delicato - osservò Elizabeth entrando nella cabina, seguita dal consorte.
Si diresse dietro un paravento per cambiarsi per la notte.
- In effetti, un po’ si somigliano. Hai visto come Kendra è attaccata alla sua nave? E’ identica a Jack con la Perla Nera - continuò ridacchiando la piratessa togliendosi i suoi abiti e indossando una vestaglia di raso azzurra, presa da uno dei tanti bottini rubati - Povero Jack. Scoprirà che non è così brutto essere padre, non è vero Will? -
Non ricevette nessuna risposta.
- Will? -
Si affacciò confusa e lo vide seduto sul bordo del loro letto con le mani sul volto in un gesto di stanchezza o forse preoccupazione. Elizabeth si avvicinò e si sedette accanto a lui.
- Will che cosa c’è? - domandò sussurrando agitata, poggiando una mano sulle sue.
Il capitano Turner strinse la mano e la guardò nei suoi occhi nocciola, turbato dai suoi pensieri.
Doveva dirle la verità ma non ne aveva il coraggio. Le stava mentendo e questo non gli piaceva, l’ultima volta che l’aveva tenuta all’oscuro dei suoi piani aveva rischiato di perderla. Non voleva accadesse di nuovo, ma come avrebbe reagito Elizabeth se gli avrebbe rivelato la verità?
Doveva farlo al più presto, altrimenti l’avrebbe scoperta da sola.
- Will? - ripeté Elizabeth con gli occhi lucidi poggiandogli una mano sul volto. Sentiva che qualcosa che non andava e stava turbando suo marito.
- Perché James è tornato sull’Albatros Grigio? - le domandò il capitano.
- Ha detto di voler proteggere Kendra - rispose sua moglie con un sorriso che le incurvava le labbra sottili - Li accompagneremo fino a Port Royal -
Will capì che James sapeva. Kendra gli aveva raccontato tutto.
Calipso non avrebbe mai colpito James, era suo figlio, figlio di uno Schiavo.
Preoccupato si ritrovo a pensare che lo stava perdendo, aveva mentito anche a lui.
- Will sei sicuro di stare bene? -
- Sì, scusa tesoro, sono solo un po’ stanco -
- Will, lo sai che ti amo, vero? -
Will sorrise e la strinse a se, passandole una mano fra i suoi lunghi capelli biondi. Elizabeth avvicinò il suo volto a quello del marito che la baciò con dolcezza, riuscendo per un attimo a dimenticarsi dei suoi problemi.
All’improvviso un boato lontano scosse l’aria e i due si guardarono preoccupati.
Salirono di corsa in coperta, dove trovarono gli uomini dell’equipaggio radunati verso poppa.
Elizabeth si fece largo a spintoni e osservò il mare. Dov’era l’Albatros Grigio?
- Guarda -
Will le passò il suo cannocchiale e vide che stagliata contro l’orizzonte dove il sole stava tramontando, la piccola nave bianca stava cercando di scampare da un veliero dalle vele cremisi e dalla bandiera nera con uno scheletro rosso al centro.
- Dobbiamo tornare indietro! -

Un sibilo e poi un forte boato preannunciarono una nuova bordata. James si nascose dietro l’albero maestro quando una palla di cannone colpì l’Albatros Grigio facendolo ondeggiare pericolosamente. Il forte scricchiolio assordì James per un attimo e delle schegge di legno volarono per aria, una colpì di striscio il suo braccio sinistro sebbene si fosse riparato.
- Capitano, che cosa facciamo? - domandò un pirata a Kendra che stava osservando la nave che li inseguiva con il suo cannocchiale.
- Non possiamo combatterli - disse il capitano Margan riponendo lo strumento, preoccupata - Braccia in trinchetto, issate le gabbie! - urlò allora correndo a impartire i suoi ordini da una parte all’altra del ponte - Spiegate ogni singola vela al vento, dobbiamo distaccarli! Mastro Oliver, in caso di abbordaggio, chiudete i boccaporti non devo arrivare al deposito munizioni -
- Sì capitano - rispose un corsaro dai riccioluti capelli neri che allentava i nodi delle corde che tenevano chiuse le vele di poppa.
James si fasciò il braccio ferito alla meglio, strappandosi un pezzo di stoffa dalla sua stessa camicia e seguì Kendra, evitando alcuni uomini che lavoravano per far navigare la nave più veloce.
- Ma da dove è spuntata? - urlò sopra il boato di un’altra cannonata che prese di striscio la murata di tribordo.
- Sud-est - rispose Kendra afferrando il timone che vorticava impazzito senza nessuno che lo guidasse. Gemette quando la forza del suo movimento la fece cadere a terra.
James corse ad aiutarla ma fu anticipato da Gibbs, Pintel e Ragetti che riuscirono finalmente a fermare il timone e a sistemare la rotta.
Jack Sparrow comparì accanto al giovane Turner che si accorse aveva una sporgenza dietro la schiena. Chissà cosa stava nascondendo.
- Sud-est? - domandò a Kendra.
- Sì - rispose la donna rialzandosi - Ma credo venisse da Port Royal, ci ha girato intorno per colpirci da dietro -
Jack strabuzzò gli occhi: conosceva una sola nave che assaliva in quel modo le sue vittime. - La Fancy? - esclamò sorpreso.
- Già, anche il capitano Chevalle è passato dalla parte sbagliata - asserì cupa Kendra.
- Capitano! La nave nemica acquista velocità, non riusciremo a sfuggirle - riferì mastro Oliver.
- Preparatevi a combattere! Armate i cannoni di tribordo! Fuoco al mio segnale -
L’Albatros Grigio rallentò impercettibilmente la sua andatura e si lasciò avvicinare dalla nave dalle vele scarlatte.
Vele rosse come il sangue, pensò con un brivido James, osservando il mare vuoto davanti a loro. Dov’era L’olandese Volante? Perché suo padre non era lì ad aiutarli?
- Interessante - mormorò Jack tenendosi al parapetto quando un’onda provocata da una bordata non andata a segno scosse la nave.
- Calipso vi reputa pericoloso in compagnia del vostro sangue - rifletté Gibbs dietro di lui.
- Mai una cosa sensata tu? - esclamò irritato Jack - Credo che questo attacco sia dovuto al nostro caro Turner -
James si voltò di scatto verso di lui: - Che cosa vuoi dire? -
Con un forte rumore la Fancy si affiancò del tutto all’Albatros Grigio e una voce che urlava a squarciagola interruppe le parole del giovane.
- Fuoco! -
I cannoni di tribordo attaccarono all’ordine di Kendra riuscendo a colpire la nave nemica che rispose prontamente al fuoco.
Come temeva il capitano Margan la potenza dei cannoni della Fancy era superiore a quella della sua nave di almeno tre volte. Dalla cambusa ormai danneggiata irreparabilmente iniziò a imbarcare acqua.
Si udirono delle urla provenire dal fumo che avvolgeva la nave e i corsari dell’equipaggio nemico saltarono sul ponte dell’Abatros Grigio.
Jack si trovò costretto a combattere, schivando agilmente fendenti e le schegge di legno.
- Gibbs - corse dall’uomo che lottava con un po’ di fatica contro due filibustieri più forti di lui. Jack gli sparò contro e trascinò via Gibbs - Propongo di seguire quei due -
Si avvicinarono a Pintel e Ragetti che dopo aver abbandonato il timone, stavano cercando di scappare con una scialuppa. Il capitano Sparrow vi buttò sopra il povero mastro e si girò a guardare per un attimo la battaglia che infuriava ma inciampò su una corda e la sua spinta fece finire la scialuppa in mare.

Kendra udì la voce di un uomo dietro di lei.
- Lasciatela a me -
I corsari contro cui stava combattendo si fermarono e lei si girò verso la fonte da dove proveniva quella voce. Vide un giovane uomo sulla trentina da corti capelli biondi, così biondi che sembravano bianchi e dal fisico alto e slanciato. Aveva gli occhi grigi, un accenno di barba sul volto dagli zigomi alti e sull’orecchio destro un orecchino di diamante. Intuì dai suoi abiti così eleganti e puliti, dagli stivali di pelle nera lucida, dalle maniche merlettate della camicia chi fosse quel corsaro.
- Capitano Chevalle - constatò con disprezzo stringendo forte la spada.
- Capitano Margan - salutò l’uomo con un frivolo inchino - Finalmente conosco il pirata che sta che sta causando così tanti problemi alla mia padrona -
- Vostro padre, il nobile pirata del Mar Mediterraneo, sa che state distruggendo quello per cui lui aveva combattuto? -
- Mio padre è morto, adesso sono io il capitano della Fancy e ho deciso di unirmi a Calipso. Il parere di mio padre è ormai nell’oblio - rispose il capitano Chevalle con durezza.
- Siete un vigliacco - lo insultò Kendra - Vi siete unito alla dea solo per salvare la vostra pelle, perché non avete il fegato di combatterla -
Negli occhi grigi del pirata balenò un lampo di rabbia, ma poi sorrise: - Perché combatterla quando Calipso mi ha dato tutto quello che desidero unendomi a lei -.
- Il mare da, il mare toglie - ribatté Kendra.
- Vi toglierà la vita se starete contro di lui -
- Correrò il rischio -
- Siete molto coraggiosa capitano Margan, ma forse questo vostro coraggio si confonde con la pazzia - disse a denti stretti il capitano Chevalle dopo aver perso la pazienza - Siete così brava a combattere come quanto usate le parole? -
- Perché non giudicate voi stesso? -
Kendra si lanciò contro di lui, ma quello parò il colpo e attaccò. La donna indietreggiò sotto la sua forza e schivò i colpi.
- L’Albatros Grigio non resisterà a lungo - disse il capitano Chevalle - Il Gabbiano è caduto, come la stessa Port Royal. I Fratelli della Costa sono stati sconfitti, siete rimasta sola capitano Margan -
Le parole dell’uomo colpirono Kendra più dolorosamente di un colpo di spada. - Non vi credo! -
Il pirata la bloccò afferrandola per un braccio e la costrinse a guardarlo nei suoi freddi occhi grigi. - E’ la verità. Arrendetevi a noi e avrete salva la vita -.
Un’improvvisa bordata proveniente dalla Fancy colpì l’albero maestro e James riuscì finalmente a liberarsi, spingendolo fuori bordo, del corsaro che gli aveva impedito di aiutare Kendra. Corse dalla donna che per il colpo era finita a terra sbalzata lontano dal capitano Chevalle e la portò via prima che l’enorme asta di legno le cadesse addosso. Il timone fu messo fuori uso, la nave era ormai persa.
- Dobbiamo andare via! - disse stringendo a lui la donna mentre correvano.
Kendra annuì e si lasciò trascinare. - Si salvi chi può!-
Si tuffarono in acqua dove una scialuppa navigava allontanandosi dalla nave con sopra Jack, Gibbs, Pintel e Ragetti. James salì a bordò e poi aiutò la piratessa che era senza forze.
- Grazie per averci aiutato - disse con sarcasmo il giovane Turner mentre Kendra si sedeva vicino a lui e poggiava stancamente la testa contro il suo petto.
Le parole del capitano Chevalle le risuonavano nella mente: Il Gabbiano è caduto, i Fratelli Costa sono stati sconfitti. Ma non poteva essere. Sua madre non poteva essere morta…
- Obbligati ragazzo - rispose Jack per niente impressionato dalla rabbia del pirata.
Il boato di un’altra bordata risuonò cupo nell’aria e Kendra rimase ad osservare l’Albatros Grigio colare a picco ed essere sommerso dal mare.
- La mia nave - si lamentò con voce tremula.
James le carezzò i lunghi capelli neri in un gesto di protezione e osservò una grande nave navigare verso di loro.
- Raggiungiamo l’Olandese Volante -.
 



Salve a tutte mie carissime lettrici ^^
Ormai la storia si sta evolvendo sempre di più.
Il capitano Chevalle (figlio del pirata francese che, per chi non lo sapesse, compare insieme alla sua nave nel terzo film come uno dei pirati nobili della fratellanza) avrà detto la verità a Kendra? Lo scoprirete solo leggendo (;
Piccola nota: Il titolo Tempeste fa riferimento ai pensieri che animano le menti dei nostri protagonisti, quelli confusi di Jack, quelli preoccupati di Elizabeth, quelli combattuti di Will e quelli del rapporto tra James e Kendra. Spero di essere riuscita a caratterizzarli tutti al meglio.
Come al solito voglio ringraziare tutte voi che leggete la mia storia!!
Rein94: Ahahah Ila credo che questa faccia O____O sia stata la stessa del nostro Jack :D
FannySparrow: Ops non sapevo che c'era già una fanfiction in cui Jack ha una figlia, ma avrei dovuto aspettarmelo. Comunque grazie mille per i complimenti *-* Sono contenta che ti sia piaciuto il dettaglio dell'incontro di Jack e James, mi sono immaginata un pestifero Turner Jr. xD

Un abbraccio la vostra Chiara (:

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Capitolo 9
*** Capitolo 8: Segnali sbagliati ***



Capitolo 8: Segnali sbagliati



Kendra era rimasta tutto il tempo appoggiata al parapetto di poppa, osservando il punto ormai lontano dov’era affondata la sua nave. Aspettava con ansia di udire la voce della vedetta che urlava per l’avvistamento del porto di Port Royal.
La sua casa era sempre più vicina.
Da quando era tornata a bordo dell’Olandese Volante aveva cercato di evitare tutti, soprattutto il capitano Turner, anche se lui era l’unico che avrebbe potuto informarla sulla sorte del Gabbiano e di sua madre. Nutriva troppi dubbi verso di lui: quando l’Albatros Grigio era stato attaccato dalla Fancy, William non era intervenuto. Probabilmente era più attaccato al suo patto con Calipso e alla sua vita che a quella di suo figlio.
James.
Kendra si era tenuta anche lontano da lui. Non voleva provare nuovamente quella strana ma allo stesso tempo bella sensazione causata dalla sua vicinanza. Non poteva rischiare di provare qualcosa di più per il giovane Turner o alla fine ne sarebbe uscita sconfitta.
- Mi dispiace per l’Albatros Grigio - disse una voce alle sue spalle, prendendola di sorpresa - Era gran bella nave -
Kendra si voltò a guardare quel pirata che aveva cercato per più di un anno e che detestava. Sì, questo era l’unico sentimento che riusciva a provare verso di lui: l’odio.
Odio perché aveva abbandonato sua madre. Perché non era più tornato da lei.
Aveva scoperto che era suo padre da qualche anno quando i Fratelli della Costa avevano iniziato a mobilitarsi contro gli schiavi di Calipso, mentre origliava una conversazione tra sua madre e il pirata Sebastian Domique, l’uomo che era stato con loro fin da quando era piccola, che l’aveva cresciuta e che era il padre della sua sorellina Kristin.
Ricordò le loro parole come se le avesse ascoltate solo pochi attimi fa invece che una sera di molti anni addietro.

- Calipso ha deciso di riprendersi il mare Sebastian, cosa faremo? - domandò Mary-Ann inquieta stringendo al suo petto una piccola bambina che dormiva tranquilla, ignara di ciò che la circondava.
- Combatteremo - rispose il pirata infervorato dando un colpo alla sua spada.
- Potremo chiedere il suo aiuto… -
- Mary-Ann! - esclamò Sebastian con durezza, interrompendo le sue parole sussurrate.
Quella nota aspra nella sua voce aveva fatto sobbalzare Kendra che li stava ascoltando dietro la porta socchiusa della loro stanza.
- Lui ti ha abbandonata! Non tornerà e tu lo sai. Non tornerà nemmeno per aiutare Kendra, sua figlia. Perché continui a pensare a lui? -
- Jack Sparrow… - balbettò il capitano Margan.
- Quel pirata da quattro soldi non ci sarà di molto aiuto, non è nemmeno stato capace di tenersi la sua nave e te ne deve ancora una - continuò Sebastian con rancore - Combattere è l’unica possibilità -.

Kendra aveva ripensato molto alle parole di sua madre, e quando aveva capito che combattere solo non bastava più, aveva radunato una ciurma e salpando con l’Albatros Grigio aveva navigato alla ricerca di Jack Sparrow, il suo vero padre.
- Dispiace anche a me - ribatté Kendra con voce atona, mascherando le sue emozioni dietro una maschera di distaccata indifferenza.
Jack osservò il volto della piratessa, trovandolo molto somigliante a quello di Mary-Ann che aveva visto vent’anni fa. Notò che i suoi occhi scuri leggermente allungati erano simili ai suoi.
Si domandò perché solo adesso, dopo tutti quegli anni, la ragazza era venuta a rivendicare il suo legame con lui. Perché Mary-Ann non lo aveva mai avvertito prima di allora?
Dei passi affrettati si avvicinarono e James si fermò vicino a Jack, il quale ondeggiò verso destra, allontanandosi da lui. Era incredibile quanto gli ricordasse William.
James osservò Kendra, ma quella evitava il suo sguardo, continuando ad osservare Jack. Gli sembrò come se fosse di nuovo diventata il misterioso pirata John Wole che aveva conosciuto prima di scoprire la sua reale identità, pieno di segreti nascosti, e non la vera Kendra. Credeva di essere riuscito a conquistare la sua fiducia ma sapeva che non era così: Kendra non si fidava di lui per via di suo padre.
- Tra qualche ora arriveremo a Port Royal - riferì quando lo sguardo della piratessa si posò finalmente su di lui, indecifrabile.

Quando l’Olandese Volante entrò lentamente nel porto per attraccare al molo, Kendra capì subito che qualcosa non andava.
Tutto era silenzioso.
Per la strada si aggiravano solo che alcune persone che camminavano frettolosamente con lo sguardo basso, desiderose di tornare al più presto alla propria casa.
Un filo di fumo nero si alzava a spirale da un punto poco lontano dal porto.
Le parole del capitano Chevalle risuonarono per l’ennesima volta nella mente della piratessa con un tono macabro di amara verità.
James vide sul volto di Kendra dipinto il terrore e scambiò un’occhiata inquieta con sua madre mentre Will osservava il paesaggio scuro in volto.
- Peste e corna! - disse mastro Gibbs in un sussurro - E’ un’atmosfera davvero inquietante -
Pintel e Ragetti annuirono; il loro capitano rimase impassibile rimuginando sui suoi ricordi: erano passati molti anni da quando era stato a Port Royal, tutto era sempre iniziato da lì.
Kendra sentiva la paura artigliarle il petto in una morsa soffocante, dolorosa. Non aspettò nemmeno che gli uomini finissero di legare gli ormeggi e sistemassero la passerella di legno per scendere. Saltò a terra e iniziò a correre veloce verso le vie deserte.
- Kendra! -
James senza esitare nemmeno un momento, scese dall’Olandese Volante e la seguì.

Con il cuore che batteva così forte e il respiro ansante che rendeva la sua corsa ancora più difficile, Kendra svoltò per una stradina in salita che conduceva a un gruppo di case. Da una di quelle usciva del fumo, provocato dalle fiamme che la stavano consumando.
La ragazza si avvicinò alla prima casa e notò con orrore che la porta era scardinata. Entrò con in pugno la spada e vide che l’ingresso era stato messo a soqquadro, sembrava che un ciclone fosse passato di lì.
Si diresse rapida verso una stanza e vide, stesa sul pavimento, una bambina di sette anni dai ricci capelli neri che indossava una camicia da notte sporca di terra e sangue. Si chinò sul piccolo corpo che si trovava in una posizione innaturale lasciando cadere a terra la spada e osservò il volto così simile al suo.
- Kristin - mormorò dolcemente il nome della sorellina.
Udì dei passi avvicinarsi ma non le importava chi fosse. Continuava ad osservare gli occhi vitrei della bambina, non più accesi dalla loro solita luce.
- Kristin - sussurrò prendendola tra le braccia e scuotendola delicatamente - Kristin! -
- Kendra… - James entrò nella stanza, abbassò la spada che teneva alta e dopo essersi avvicinato a lei, le poggiò una mano sulla spalla - Non può sentirti -
Kendra lo ignorò mentre stringeva spasmodicamente al suo petto il corpo della sorellina, macchiandosi le mani del sangue che contornava una ferita da arma da fuoco sulla sua piccola schiena.
- Kristin! - esclamò con voce tremante - Svegliati! -
- Kendra basta! - James l’afferrò per la vita e la allontanò dalla bambina per impedirle di continuare a scuoterla.
Kendra si ribellò scalciando e cercando di liberarsi dalle sue forti braccia: - No! -.
- Calmati -
James continuò a tenerla stretta a sé e finalmente la giovane piratessa smise di divincolarsi, lo abbracciò nascondendo il volto nel suo petto e scoppiò a piangere.
- Li hanno uccisi tutti - singhiozzò mentre le lacrime calde bagnavano la camicia di James - Kristin era solo una bambina -
- Lo so - mormorò il giovane piano.
Si separarono. James le asciugò le guance con il pollice e Kendra incontrando il suo sguardo si sentì al sicuro, come se nulla potesse toccarla, ma quando abbassò lo sguardo la dura realtà la travolse di nuovo.
Si chinò un'altra volta per prendere Kristin tra le braccia e le chiuse delicatamente gli occhi. - Dobbiamo portarla via di qui -.

Uscirono lentamente dalla casa evitando di guardare con attenzione di chi fossero quegli occhi che li osservavano con espressione vuota.
Kendra rabbrividiva ad ogni passo, quando il gelido corpo di Kristin le sfiorava la pelle.
Doveva esserci stata una battaglia ed era sicura che questa era stata opera del capitano Chevalle.
- Attento James, dietro di te! - strillò una voce femminile preoccupata, facendoli voltare di scatto.
I due ragazzi videro un gruppo di pirati dalle spade sguainate avvicinarsi a loro mentre dalla direzione del porto giungevano correndo trafelati i coniugi Turner, il capitano Sparrow, Gibb e alcuni uomini della ciurma tra cui Pintel e mastro Ragetti.
Un clangore metallico si sparse nell’aria quando la spada di James cozzò contro quelle di più pirati dalle facce losche.
Elizabeth si tuffò nella mischia di corpi per proteggere suo figlio e Will fu costretto a seguirla combattendo contro gli uomini legati al suo stesso patto con Calipso.
Sperò che il suo gesto fosse passato inosservato alla dea perché temeva la sua furia.
- Scappa Kendra! - urlò James mentre mandava fendenti a destra e manca.
Il capitano Margan sembrò risvegliarsi dallo stato di paura che l’aveva pietrificata e iniziò a correre faticosamente verso l’Olandese Volante. Cerco di scappare ma sapeva che alcuni uomini la stavano seguendo, sentiva i loro passi pesanti e le loro risate sguaiate.
Tre pirati la raggiunsero, circondandola e Kendra strinse il corpo di Kristin mentre ira e terrore invadevano il suo corpo facendolo tremare.
All’improvviso si udì un tonfo sordo e due pirati caddero svenuti a terra.
- Signori - esclamò Jack dando un remo in testa anche al terzo - Minacciare una donna e per di più disarmata non vi fa onore -.
Gibbs si avvicinò a Kendra: - Datela a me -.
La donna anche se un po’ titubante decise di affidargli la piccola Kristin: non aveva abbastanza forze per tenerla così a lungo tra le braccia.
Insieme corsero al molo e salirono sull’Olandese Volante, seguiti da James, Elizabeth, Will e il resto della ciurma.
- Levate le ancore, spiegate le vele! - urlò il capitano con voce roca e affannata mentre del sangue brillava sulla sua spada - Salpiamo da questo luogo maledetto -
- Mary-Ann? Mia madre? - gli domandò Kendra ansiosa.
Il capitano abbassò lo sguardo e indicò il mare.

La nave stazionava nelle acque basse del mare aperto mentre una piccola barcaccia con a bordo una bambina adagiata sul fondo si allontanava verso l’orizzonte sospinta da una leggera brezza.

- Il re la colpì,
quella dama rapì,
nel mare si rianimò.
Il cielo più intenso
nel mare immenso,
quei ladri qui guidò
Yo oh, la gloria
corre nell'aldilà -

James si avvicinò a Kendra desideroso di abbracciarla, di confortarla, di impedire che la sua voce dolce tremasse ancora mentre cantava quella canzone, ma una mano si posò con gentilezza sul suo braccio, fermandolo.
- No, lasciala sola- gli mormorò Elizabeth.

- Nel volto, vivo o morto,
lei ti seguirà.
Yo oh, non c'è tregua,
quella gloria vivrà.
Nel volto, vivo o morto
lei ti seguirà -

La barcaccia sparì all’orizzonte, un verde baleno illuminò il cielo e Kendra seppe con certezza che Kristin si era nuovamente unita a sua madre. Un’ultima lacrima argentata le rigò il volto e cadde nel mare stranamente quieto.



Ciao a tutte!!
Spero che questo capitolo non sia troppo maliconico. Povera Kendra ç_ç ma d'altronde la vita dei pirati non può essere tutta "rosa e fiori", no? (;
Grazie alle lettrici che hanno messo la storia tra le seguite e grazie anche anche a chi la messa tra le preferite e come al solito un grazie speciale a chi la commenta.
Un abbraccio, Chiara ^^

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Capitolo 10
*** Capitolo 9: Ragioni e sentimenti ***


Capitolo 9: Ragioni e sentimenti


Il corsaro camminava affannosamente lungo il corridoio: era stato convocato e non poteva attardarsi.
In quell’oscura grotta negli abissi marini l’unico suono che sentiva, oltre quello del suo passo accompagnato da un tonfo sordo del legno che sbatte contro la dura roccia, era il sussurrio di una voce suadente, melodiosa, incantatrice.
- Siete stato davvero bravo, mio adorato capitano. Avete adempito al vostro compito alla perfezione. I Fratelli della Costa sono stati sconfitti. Adesso solo pochi pirati non sono sotto il mio controllo ma presto lo saranno -
La voce all’improvviso stridula rimbombò lungo il corridoio e la piccola scimmia maledetta sulla spalla dell’uomo si lamentò.
- Sta buono Jack -
Capitan Barbossa, il famoso pirata nobile del Mar Caspio, fece la sua entrata in un androne illuminato da luci soffuse dal colore azzurrognolo. Dal soffitto pendevano lunghe alghe violette e in un angolo c’era un imponente e maestoso trono di conchiglie su cui sedeva una meravigliosa dea dai profondi occhi neri e i lunghi e ondeggianti capelli marroni con indosso un abito cangiante. Inginocchiato davanti a lei c’era un uomo dai capelli biondi e gli abiti eleganti, da damerino come lo considerava Barbossa.
- Al ritorno da Port Royal ho attaccato l’Albatros Grigio, la nave della figlia di Mary-Ann, mentre si dirigeva proprio verso il porto -
Calipso squittì deliziata: - Mio caro Chevalle, a quanto vedo l’Albatros e caduto -.
- Sì mia signora, ma il capitano Margan è riuscita disgraziatamente a sfuggirmi - continuò contrito Chevalle - Con lei c’era il figlio dei Turner e Jack Sparrow -
- Jack Sparrow? E’ ancora vivo? - tuonò Barbossa avvicinandosi e inginocchiandosi con un po’ di fatica reggendosi al bastone di legno davanti a Calipso e a fianco del giovane capitano.
- Credevo non sarebbe riuscito a scappare dall’isola in cui lo avevo relegato - disse la dea accigliata.
- Vi stupirete degli infiniti modi che Jack può trovare per scappare da un’isola in cui è relegato - ribatté Barbossa rammendando la volta in cui aveva lasciato il capitano Sparrow su un’isola deserta dopo essersi ammutinato contro di lui.
Calipso annuì, pensosa.
- Potete tornare alla Fancy capitano Chevalle. Lì attenderete i miei ordini riguardo a un nuovo incarico che presto dovrete compiere -
- Sì mia signora -
Il pirata si alzò, chinò il capo e voltandosi uscì dalla grotta.
Calipso aspettò finché l’eco dei suoi passi non fosse svanito per rivolgersi a Barbossa: - Sai perché ti ho convocato, Barbossa? -.
- La canzone è stata cantata, la fratellanza riunita a consiglio -
- Andrete anche voi Barbossa. Li convincerete ad uscire allo scoperto, li convincerete a venire da me - sibilò con furia la dea e le alghe pendenti dal soffitto si mossero come spinte da un forte vento.
- Ma, mia signora, sapranno che sono dalla vostra parte - obbiettò il corsaro.
- Convinceteli del contrario, siete un buon oratore Barbossa - ammiccò Calipso lisciandosi i capelli con un tono che non ammetteva repliche.
Barbossa abbassò lo sguardo. - Sì, mia signora -
- Prendete la Perla Nera e andate -
Barbossa si alzò lentamente mentre la sua schiena protestava. Pensò che forse era troppo vecchio per tutto quel trambusto.
- Ah Hector - lo richiamò Calipso, fermandolo prima che si addentrasse nuovamente nel corridoio - Custodite ancora quel che vi ho dato? -
Il corsaro annuì portandosi una mano sul petto dov’era riposto quel segreto.
- Sì, mia signora -
- Custoditelo anche a costo della vita. Se lo perderete non vi resusciterò una seconda volta -
Barbossa osservò lo sguardo fiammeggiante della dea e rabbrividendo si voltò per tornare sui suoi passi, nell’oscurità degli abissi.

Il cielo era nuvoloso, nemmeno una stella s’intravedeva tra le nubi e la luna non si specchiava nel mare. L’oscurità circondava ogni cosa.
Poi delle piccole luci si accesero nell’buio.
L’Olandese era ancora fermo nelle acque profonde; quelle in cui si era fermato da quando era salpato dal porto di Port Royal.
Jack Sparrow spense con un soffio il fiammifero con cui aveva acceso le lanterne ad olio, ignorando l’ordine del capitano Turner. Non gli piaceva l’oscurità che li circondava, lo rendeva inquieto. Un po’ di luce non avrebbe certo recato alcuni danno: tanto Calipso sapeva sicuramente dove si trovavano e avrebbe potuto attaccarli in qualunque momento quindi era inutile tutta quella precauzione.
Sputafuoco Bill, che si trovava al timone per il suo turno, lo guardò, seguendo con gli occhi ogni suo movimento.
- Perché sei ancora qui Jack? - gli chiese con la sua voce roca.
- Per lo stesso motivo per cui tu sei ancora qui - rispose facendo un leggero inchino.
Sputafuoco roteò gli occhi e sbuffò. Non lo sopportava quando parlava per enigmi. Che cosa intendeva? I motivi per cui lui si trovava sull’Olandese Volante erano più di uno. Qual’era quello di Jack?
- Credo che tu sappia quello che hai intenzione di fare - disse infine sistemandosi il tricorno che aveva in testa.
Jack non rispose e si allontanò da lui.
Cosa ne sapeva quel vecchio filibustiere dei pensieri che animavano la sua mente?
Sentì qualcuno alle sue spalle schiarirsi leggermente la voce, si girò e vide il capitano Margan.
- Credo che un grazie sia d’obbligo Jack - disse la ragazza e tese la mano verso di lui per ringraziarlo.
Jack la osservò per un momento incerto e poi le strinse la mano, o meglio la sua fu stritolata da quella di Kendra.
Sentì qualcosa di umido bagnargli il dorso e rialzando lo sguardo si accorse che la donna stava piangendo. Lasciò la sua mano di scatto e scrocchiandosi le dita indolenzite, la osservò sentendosi impotente come non mai.
Come ci si comportava in quella situazione?
Non aveva mai confortato una donna piangente soprattutto mai una piratessa, che per giunta era anche sua figlia.
- Scusa, io non dovrei… - singhiozzò la donna asciugandosi il volto ma nuove lacrime salate tornavano a rigarle le guance sfuggendo al suo controllo.
Kendra non sapeva perché si stava comportando come una sciocca donnicciola ma doveva ringraziarlo e allora la ferita dentro il suo cuore si era riaperta. Dopotutto le aveva salvato la vita; il sentimento d’odio verso di lui si era attenuato per lasciare un po’ di spazio alla riconoscenza.
Sì, era riconoscente verso il capitano Sparrow ed era in debito con lui.
Kendra si avvicinò lentamente, Jack non disse nulla e lasciò che la ragazza si stringesse a lui, singhiozzando sulla sua spalla.
- Su, su - disse imbarazzato dandole delle pacche sulla schiena e sperando che finisse al più presto di piangere perché gli stava bagnando tutta la camicia.
La giovane si asciugò gli occhi che finalmente avevano smesso di versare lacrime. Ormai si sentiva svuotata, prosciugata da ogni emozione. - Grazie - sussurrò infine sorridendo appena.
- Un buon pirata non abbandona mai una donzella in pericolo - disse Jack chinando il capo.
In realtà salvarla era stato un gesto istintivo. Vederla lì, accerchiata da quei brutti ceffi era corso in suo aiuto senza nemmeno pensarci.
- Hai salvato il tuo stesso sangue - gli sussurrò una vocina nell’orecchio.
- Scio - con un colpo di mano scacciò quel piccolo Jack seduto sulla sua spalla sinistra.
- Sei stato un buon pirata allora - fece Kendra guardandolo per un attimo perplessa mentre quello agitava a vuoto la mano.
- Un buon pirata? - rise una voce vicino a loro - Non ti starai per caso rovinando la reputazione Jack? -
Will si accostò a loro, seguito da Elizabeth e James che, come notò Kendra, era scuro in volto.
- Quali sarebbero i buoni pirati, allora? - sbottò mettendosi contro suo padre, alzando il tono di voce e ricevendo un’occhiataccia ammonitrice: - James! -.
Il giovane la ignorò e continuò con astio a guardare il padre: - Sarebbero i pirati con cui combatti? Gli Schiavi? -
A quelle parole Will s’irrigidì e strinse le labbra rendendole più sottili che mai, lanciando un’occhiata minacciosa al figlio.
- Combatti per i pirati che hanno distrutto Port Royal, ucciso la famiglia di Kendra! - urlò James.
- James! Che cosa stai dicendo? - esclamò Elizabeth agitata.
Jack s’illuminò sorridendo sornione. - A quanto vedo non sei cambiato William, tieni ancora la tua signora all’oscuro dei tuoi piani? -
- Avanti diglielo - lo aggredì James - Non vorrai continuare a mentire come hai fatto con me -
La piratessa bionda guardò suo marito impallidire alla fioca luce delle lanterne.
- Will, che cosa stanno dicendo? -
- James ha ragione - disse il capitano Turner - Sono anch’io uno Schiavo di Calipso -
Perse per un attimo il respiro quando lesse sul volto della consorte rabbia, tristezza, delusione.
- Ma questo era il prezzo da pagare per stare con te. Con James. Non avrei sopportato di stare lontano da voi e vedervi solo una volta ogni dieci anni - nella sua voce risuonò una voce di amarezza.
- Avresti potuto ribellarti! - ribadì James ancora combattivo, anche se le parole del padre lo avevano colpito. Credeva che essere Schiavo era una sua scelta libera e non un compromesso.
- James, credimi: è una causa persa - mormorò Will - Calipso è il Mare -
- Nessuna causa è persa finché ci sarà un solo folle a combattere per essa - il giovane Turner poggiò una mano sulla spalla del padre - Questo è quello che mi hai sempre insegnato, tutto quello in cui credere, oppure erano solo vuote parole, erano solo una menzogna? -
- No! - esclamò Kendra.
Tutti si voltarono stupiti a guardarla: era la prima volta che interveniva in quella discussione.
- No James, non è una menzogna! E’ la verità, deve essere la verità! - continuò infervorata avvicinandosi al giovane pirata. James si perse nel suo sguardo profondo ammirando il suo grande coraggio. Kendra gli restituì lo sguardo e lentamente poggiò una mano sulla sua e la strinse. - Io continuerò a lottare, non mi arrenderò -
- Anch’io lotterò Kendra - disse James ricambiando la sua stretta senza riuscire a trattenersi dal fargli un sorriso - Siamo pirati liberi. Combatterò con te per riprenderci il mare -
- James, io non ti aiuterò - disse il capitano Turner - Io sono uno Schiavo -
- Will - disse Elizabeth con le lacrime agli occhi, mentre il suo sguardo saettava da quello del marito a quello dei due ragazzi - Non combatterai? -
Il capitano sospirò: - No, questa volta non lo farò -.
- Saggia scelta, compare - s’intromise Jack, ricevendo un’occhiataccia da James e Kendra.
- Combatteremo con Lei? - domandò la piratessa bionda con voce flebile.
Will mosse appena il capo in un cenno affermativo, le labbra strette, lo sguardo indecifrabile.
- Capisco se deciderai di non seguirmi -
La consorte capì quando dolore gli costasse pronunciare quelle parole. Lei non voleva lasciarlo, ma combattere dalla parte di Calipso gli sembrava sbagliato, troppo sbagliato. Era contro i suoi ideali: aveva sempre creduto che il mare fosse degli uomini che lo navigassero e non di mostruose divinità.
- Io… non lo so - pronunciò infine.
Un silenzio pieno di parole non dette, dubbi e rimorsi scese sul gruppo.
- Bene - esclamò a un tratto Jack che sembrava l’unico senza pensieri - Ora che vi siete chiariti con chiarimenti di chiare parole, un ultimo chiarimento rimane non chiarito: cosa faremo adesso? -
Non aveva nessunissima intenzione di rimanere sull’Olandese Volante. Non sarebbe stato utile ai suoi piani.
- Navigheremo fino a Tortuga, dove lascerò li te, i tuoi uomini, il capitano Margan e… James - disse il capitano Turner pronunciando l’ultimo nome con voce atona, cercando di nascondere il suo turbamento.
Come aveva previsto, con le sue menzogne, aveva perso suo figlio.
Si voltò per dargli le spalle e s’incamminò verso poppa. - Li seguirete la mano del vostro Destino - pronunciò - E spero che non si debba nuovamente incontrare con la mia -.



Ecco, finalmente, il nuovo capitolo! ^^ Scusate se non ho aggiornato presto ma sono molto impegnata con la scuola, non fanno altro che riempirci di compiti in classe... così passo tutto il tempo a studiare e non ho nemmeno un minuto per scrivere >.<
Comuque sperò che questo nuovo capitolo vi piaccia. Finalmente compare Barbossa *-* Non vedevo l'ora di scrivere anche di lui, anche se non gli ho dato molto spazio in questa parte...
Come al solito ringrazio tutte le mie lettrici: grazie di cuoreeee =)
FannySparrow: Eggià per Jack dire "mi dispiace" è stato un grande e difficile passo da compiere, ma non preoccuparti presto compirà anche lui un buon gesto... Shh però non voglio anticipare niente ^^ Sono molto contenta di leggere dalla tua recensione che sono riuscita a far capire anche il lato oscuro della diffice vita dei pirati :)
Rebecca Lupin: Uaaa che bello! Finalmente una nuova lettrice! :D Grazie tantissime per la tua recensione *-* La Guerra Civile tra pirati è appena iniziata, spero che continuerai a seguire tutti gli sviluppi ^^ Grazie ancora!
Rein94: Ilaaa grazie per tutti i complimenti! Li accetto volentieri da una scrittrice brava come te *-* Grazie e non preoccuparti di scusarti se non commenti subito xP
Un abbraccio a tutte (:
Chiara.

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Capitolo 11
*** Capitolo 10: Tortuga ***


Capitolo 10: Tortuga


Elizabeth osservò, insofferente, gli uomini seduti a gambe incrociate sul ponte mentre agitavano dei piccoli bicchieri contenenti dei dadi.
- Io dico sette! -
- Nove! -
- Io scommetto su undici! -
Con un sordo tonfo i pirati sbatterono i bicchieri sul basso tavolino e osservarono curiosi i dadi. Molti esultarono mentre uno borbottò un’imprecazione.
- Sarete voi a sistemare la stiva e a districare il sartiame Dorian - sghignazzò un pirata.
- Vi ricordo che io sono il dottore di bordo - cercò di svincolare quello tra le risate degli altri.
Elizabeth cambiò la posizione di com’era seduta sul barile dove si era poggiata e sospirò piano.
Quel giorno non aveva scommesso, non riusciva a divertirsi come faceva la ciurma.
Sembrava assente.
Da quando avevano lasciato James a Tortuga non riusciva a pensare ad altro se non a lui. Era la prima volta che si separava da suo figlio e chissà quando l’avrebbe rincontrato. Una parte del suo cuore sarebbe voluta andare con lui ma aveva ascoltato l’altra parte, quella che le diceva di rimanere al fianco dell’uomo che amava.
Will aveva fatto tanti sacrifici per stare con lei, aveva accettato di perdere la sua libertà per diventare uno Schiavo.
Si asciugò una lacrima solitaria che le era scesa al pensiero imminente della guerra, al pensiero di Calipso.
Era colpa di quella maledetta dea che con la sua Mano si era intromessa nei loro Destini cambiandoli a suo piacimento.
A un tratto sentì una leggera pressione sulla sua spalla e alzando lo sguardo vide Sputafuoco con una mano poggiata su di lei, lo sguardo attento.
Si scambiarono un’occhiata in cui Sputafuoco le trasmise fiducia e la donna si sentì sollevata.
- Andrà tutto bene - le mormorò con voce roca il vecchio pirata.
La piratessa bionda annuì.
- Vado da Will - disse alzandosi di scatto.
Sputafuoco le sorrise e si sedette al suo posto sul barile e agitando dei dadi si sporse verso gli uomini che scommettevano su chi dovesse pulire il ponte.
- Dieci! -
Elizabeth si diresse al timone dove il suo consorte poggiava le mani per guidarlo, osservando con aria turbata il mare davanti a loro.
- Mi dispiace Elizabeth - disse il capitano Turner quando la moglie si affiancò a lui - Avrei capito se avessi deciso di restare con James -
- Will, il mio posto è dove sei tu - disse Elizabeth abbracciandolo da dietro e poggiando la fronte sulla sua schiena - James ormai ha vent’anni, sapevamo che prima o poi avrebbe lasciato l’Olandese Volante -
- Ma non adesso, non così - replicò cupo Will.
Elizabeth sospirò: - Lo so, ma non potevi farci niente. Quello è il suo destino, la sua vita, la sua scelta - gli diede bacio sul collo e sussurrò al suo orecchio: - E’ in gamba Will, saprà cavarsela -.
William annuì pensando che quelle parole le aveva già sentite da suo padre pochi giorni prima. Sapeva che suo figlio era in gamba eppure sembrava che dovessero ripeterglielo sempre.
- E poi stiamo parlando di Henry James William Turner, nostro figlio - disse Elizabeth con orgoglio - Ci scommetto tutte le mie budella che saprà cavarsela -

La sera era scesa velocemente a Tortuga e l’allegro porto di mare si animato d’individui della peggior specie, filibustieri senza regole e donne libertine. Le luci provenienti dalle case occupate illuminavano le strade dove bazzicavano ubriachi gli uomini.
Nella taverna del “Corsaro Maciullato”, seduti in un angolo appartato della stanza chiassosa, c’erano Kendra e la piccola compagnia di uomini. Cercavano di non farsi notare per paura di incontrare qualche Schiavo di Calipso che si trovava al porto, anche se con il capitano Sparrow che doveva soldi a quasi più della metà dei pirati presenti sull’isola era molto difficile passare inosservati.
- Ehi tu! - biascicò Kendra a una donna poco vestita che passava di lì, agitando una bottiglia che aveva tra le mani - E’ finito! Portane altro! -
James la guardò preoccupato. Era evidente che Kendra non era abituata a bere tutto quel Rum, d’altronde a bordo non si avvicinava neanche a una bottiglia perché doveva rimanere lucida per comandare la ciurma.
Quando la donna le portò una nuova bottiglia, la piratessa travasò quel liquido bruno nel suo bicchiere e lo scolò in un sorso. Sentì la gola bruciare ma non le importava. Bere la faceva stare uno stato di torpore: tutti i pensieri svanivano. La sua mente era calma come il mare piatto dopo una tempesta.
Bevve un altro sorso e cercò di concentrarsi su quello che stavano dicendo gli altri, anche se le parole le giungevano alle orecchie ovattate, distanti.
- Qui a Tortuga il capitano Villanueva tiene alcune navi della sua flotta - stava dicendo il capitano Sparrow mentre osservava corrucciato la sua bussola che non punta a Nord - Faremo passare Kendra per una delle sue due figlie e così prenderemo una nave -
Intanto, alla stessa tavola, Pintel e Ragetti mangiavano con ingordigia il loro pasto e mastro Gibbs ronfava sulla sua sedia già da un bel po’.
- Ruberemo - lo corresse James.
- Prenderemo in prestito - ribatté Jack scuotendo la bussola.
- Quale sarà la nostra prossima mossa capitano? - domandò poi Pintel ingoiando un boccone.
- La cansone è stata canta… cantata - pronunciò Kendra a fatica sentendosi la lingua pesante e la bocca pastosa. Si schiarì la voce: - Dobbiamo raggiungere la Città dei Relitti, la Fratellansa è stata chiamata a consiglio -.
James capì finalmente il motivo del perché sua madre prima di congedarsi da lui lo aveva nominato al suo posto Nobile Pirata del Mar Cinese Meridionale e del Mare delle Andamane.
Jack chiuse la bussola di scatto e roteò gli occhi: - Perché sono tutti fissati con questa storia della Fratellanza? - chiese a nessuno in particolare.
Per tutta risposta mastro Ragetti ruttò rumorosamente e Pintel si sganasciò dalle risate rischiando di svegliare Gibbs che grugnì infastidito nel sonno.
- Sei un Pirata Nobile Jack Sparrow, non puoi tirarti indietro. Se non sono dei vigliacchi, la vedova Ching, Sree Sumbhajee e Ammand do… dovrebbero venire - replicò Kendra finendo l’ennesima bottiglia di rum.
Jack borbottò qualcosa fra i denti che alla ragazza sfuggì mentre a James parve di sentire qualcosa come: - E va bene -. Prima sarebbe finita questa storia e prima avrebbe potuto riprendersi la sua Perla Nera.
Kendra sentì la testa girare ma vide benissimo quelle agili ed esperte mani che si posarono sul petto di James.
- Ehi bellezza, cerchi compagnia? - chiese una donna pesantemente truccata con voce sensuale a James, che cercò di ritirarsi.
Kendra sentì una fitta allo stomaco, non tanto sicura che fosse causata dal troppo rum ingurgitato. Gli sembrò di udire nella sua mente più volte quella parola: bellezza, bellezza, bellezza
Alzò lo sguardo sul volto di James e si rese conto che quella era la verità. Era bello, ma si domandò perché prima di allora non se n’era mai accorta. Osservò le sue sopracciglia fini, gli occhi scuri, così profondi che sembrava di poterci annegare, e le labbra rosee diventate all’improvviso così attraenti.
Si alzò di scatto in piedi, facendo cadere la sedia su cui era seduta, e ondeggiò pericolosamente verso la donna libertina.
- Sciò, vai via tu! -
James riuscì a prenderla in tempo, prima che cadesse a terra e la ragazza se ne andò offesa.
- Rubatele un vestito - disse Jack ai suoi due uomini - Ci servirà per domani -
Pintel e Ragetti assentirono all’ordine del capitano e seguirono la donna con risate sguainate: - Aspetta, noi cerchiamo compagnia! -.
- Credo che sia meglio che la porti a riposare, ragazzo - disse Jack guardando attentamente Kendra che cercava di rialzarsi barcollando.
James annuì, prese tra le braccia la figlia del pirata, e si avviò passando tra i tavoli, facendo attenzione a non colpire nessuno per non provocare una rissa.
- Guarda come ti sei conciata - disse James salendo le scale.
- Shh - fece Kendra chiudendo gli occhi. Strinse le braccia intorno al suo collo e sfiorò con un leggero bacio la sua guancia. - Grasie di essere rimasto -
Quelle labbra candide lasciarono una scia di fuoco sulla pelle di James.
Il giovane aprì con un calcio una delle stanze vuote della taverna e dopo aver acceso con difficoltà la lanterna ad olio per fare luce, adagiò delicatamente Kendra sul letto, le tolse gli stivali e le poggiò sul corpo una leggera coperta per proteggerla dal freddo che scendeva la notte.
- Controlla quei quattro - disse Kendra prima che uscisse - James -
Rimase sulla soglia della porta a guardare il suo viso della ragazza mentre mormorava piano il suo nome e poi si chiuse la porta alle spalle, cercando di capire quel guazzabuglio di emozioni che agitavano il suo cuore.

- Non capisco il perché di quest’orribile travestimento - borbottò contrariata Kendra agitando l’ombrellino che aveva in mano per coprirsi dal sole.
Camminava lungo la banchina del molo, sottobraccio a Jack che sorrideva sornione, soddisfatto della riuscita del suo piano. Poco più dietro camminavano James, Pintel, Ragetti e mastro Gibbs che osservando i due gli sembrò di vedere una vera coppia di padre e figlia.
- Le figlie di Villanueva sono conosciute per la loro fama di eleganti piratesse - disse Jack in un sussurro lisciandosi il pizzetto.
Kendra annuì ma non si sentiva affatto a suo agio stretta in quel corsetto, con indosso un vestito scarlatto dalla lunga gonna fino a terra che serviva a coprire bene i suoi stivali che si era rifiutata di togliersi. L’abito aderiva contro le sue morbide forme e lasciava scoperte le spalle. I capelli erano sciolti e le labbra fine erano di uno sgargiante colore rosso.
Non sopportava gli occhi pieni di cupidigia dei filibustieri che si posavano sul suo corpo, non si era però accorta dello sguardo pieno di ammirazione del giovane pirata dietro di lei.
- Fermi! Dove pensate di andare? -
Due loschi figuri che stazionavano davanti la passerella che portava a una piccola nave dalle vele quadre che rispondeva al nome di “Opulesia” gli bloccarono il passo incrociando le loro grosse sciabole quando il gruppetto si avvicinò. I pirati lì intorno, che prima sorridevano giulivi alla vista di Kendra, li circondarono sospettosi.
- Oh oh - bisbigliò Ragetti e il suo piede fu pestato da Pintel che lo ammonì mormorando: - Sta zitto! -
- Amico - disse Jack lanciando un’occhiataccia di rimprovero a quello che aveva parlato - Forse non avete idea a chi state bloccando la strada. Ritengo giusto che voi considerate sbagliato farci passare ma - fece un silenzio carico di solennità alzando un indice dall’unghia poco pulita - Ma ritengo che dobbiate considerare l’idea di farci passare perché dovete sapere che con noi c’è la persona giusta - sottolineò l’ultima parola gesticolando verso Kendra.
I due pirati si scambiarono un’occhiata perplessa mentre gli sguardi degli altri si concentrarono nuovamente sulla piratessa mora.
- Questa è Carmensita - intervenne Gibbs con ostentazione - Carmensita Villanueva in carne ed ossa, la figlia del nobile capitano -
- Credo sia meglio che abbassiate le sciabole, non vorrete che il capitano Villanueva vanga a sapere della vostra condotta nei confronti di una delle sue figlie - suggerì James.
Dei bisbigli percorsero la piccola folla e i due corsari abbassarono, anche se ancora un po’ incerti, le sciabole e chinarono il capo.
- Mia signora, perdonate la nostra ignoranza -
- La reverenza - sussurrò Ragetti all’orecchi di Kendra.
- Con deferenza - aggiunse Pintel spingendole in avanti la schiena.
La ragazza si chinò in un frivolo inchino e sorrise seducente ai due uomini.
- Grazie, lasciate passare anche i miei accompagnatori -.
Salirono sulla nave e subito gli uomini si misero a lavorare per far salpare la nave, mentre Kendra e Jack si sporsero dal parapetto.
- Porterò i vostri ossequi a mio padre - disse la piratessa.
- Credevo sarebbe stato più difficile convincere questi eunuchi - commentò Jack.
All’improvviso però, quando gli ormeggi erano stati rilasciati e la nave aveva iniziato a muoversi, un urlo acuto echeggiò per il porto. I due capitani videro una donna dalle piene forme e la bassa statura con il volto incipriato, i capelli boccolosi nerissimi e con indosso un vestito di pizzi e lustrini, correre verso il molo, affiancata da tre grossi omoni che brandivano delle spade enormi.
- Necios! Sciocchi! - urlò la vera Carmensita Villanueva ai pirati - Fermateli! Mi stanno rubando la nave! Adelante! Adelante! Fermateli o giuro che vi farò tagliare la cabeza da mio padre in persona -
I filibustieri si buttarono subito verso la nave che ormai si era già distanziata di molto dalla banchina e così molti finirono in acqua.
- Jack Sparrow! - strillò Carmensita quando riconobbe il pirata che la stava derubando.
- Capitan Jack Sparrow - strillo quello a sua volta più forte, con indignazione - Perché tutti si dimenticano che sono Capitano? -
- Mio padre verrà avvertito del tuo furto y allor… - la tarchiata piratessa fece un gesto eloquente segnando il suo collo.
- Non è un furto, è un prestito! - urlò James ma ormai erano lontani.
Il porto si era allontanato e la nave navigava a vele spiegate, con il vento in poppa.
I sei pirati si guardarono per un momento e poi Kendra si rivolse a Jack: - Trova la rotta -.
Il capitano Sparrow annuì, anche se un po’ contrariato per l’ordine ricevuto, aprì la bussola e fissò l’ago. Vorticava impazzito e si fermava una volta in una direzione Nord e un’altra a Sud-Est: indicava una volta la Perla Nera e l’altra Kendra.
Delle parole udite tanti anni prima gli tornarono alla mente.
“Oh Jack Sparrow che non sai quel che tu vuoi, o... forse lo sai… ma sei restio a rivendicarlo come tuo”
Mille dubbi, mille domande affollarono nuovamente i suoi pensieri come animali braccati.
Lui era il capitan Jack Sparrow, non aveva mai voluto avere figli. Era unico nel suo genere.
Ma con Kendra era diverso… Anche la sera precedente la bussola aveva indicato lei. Ma credeva solo di essere in pena per lei perché si stava ubriacando vergognosamente anche per un pirata.
L’ago della bussola continuava a vorticare impazzito a causa della vicinanza della ragazza, così con uno scatto d’irritazione, la mise in mano a James.
- Trova la rotta -
James lo guardò perplesso e poi aprì la bussola. Jack si sporse oltre le sue spalle per osservare l’ago che questa volta, senza incertezza, puntò dritto verso Kendra.
- Interessante - mormorò assorto con un sorrisetto sulle labbra.
James arrossì a quel commento, chiuse di scatto la bussola e la lanciò al capitano Margan.
- Attento! - strillò Jack ma la donna la prese al volo.
- Trova la rotta - esclamarono i due uomini all’unisono.
Kendra pensò che a volte erano proprio strani.
Si concentrò e la bussola fu aperta per l’ennesima volta. La donna girò per un attimo su se stessa e poi si fermò indicando l’Est. - Credo sia di qua… James spostati - disse quando si trovò davanti il ragazzo.
Il giovane pirata, confuso, si allontanò di qualche passo e Kendra osservò perplessa l’ago cambiare nuovamente direzione verso Nord-Est: il punto dove si era fermato James.
Sentì il cuore palpitarle in gola e avvampò leggermente ma riuscì a nascondere il suo volto arrossato agli altri facendosi ombra con l’ombrellino.
Era davvero James tutto quello che desiderava?
Passò la bussola a Gibbs che aveva assistito a tutti quegli scambi più stralunato che mai. - Controlli la rotta, mastro Gibbs -
Finalmente il pirata indicò il posto in cui desideravano andare, il timone fu sistemato e la nave iniziò a navigare sicura verso la Città dei Relitti.




Un buonasera a tutte le mie care lettrici! *w*
Ecco finalmente un nuovo capitolo (uffa ormai mi sto riducendo ad aggiornare solo il week-end ç_ç)!
Nella prima parte mi sono concentrata a scrivere i pensieri della nostra Lizzie cercando di caratterizzarla al meglio nel suo ruolo di madre-moglie piratessa mentre nella seconda mi sono divertita a narrare di Tortuga e delle avventure del nostro gruppetto :)
Non so voi ma io mi sto innamorando dei personaggi di Kendra e James *-* Sì, lo so che sono miei personaggi però mi ci sto affezionando :D (chissà di chi era l'unico sguardo ammirato verso Kendra eh eh eh...)
E pensare che all'inizio in questo capitolo avevo pensare di dare spazio ai pensieri di mastro Gibbs, ma poi non ho resistito a scrivere sui due giovani pirati.
Allour... passiamo ai ringraziamenti: Grazie a tutte le lettrici che seguono la mia fanfiction e che l'hanno messa tra i preferiti!!
Fannysparrow: Carissima!! Sono contentissima per la tua recensione! Sono lieta di trasmettere emozioni con la mia fanfiction. Hai proprio usato la parola giusta riguardo alla liberazione di Will: apparente. Già la sua non è una vera e propria liberazione dato che rimane uno Schiavo... grazie per avermi avvertita sugli errori, anche se rileggo mille volte prima di postare qualche parola sbagliata mi scappa sempre :S Sono ansiosa di sentire il tuo parere su questo capitolo (;
Yunie992: Cara, benvenutissima nelle avventure di Kendra & Co! xD Grazie mille per i complimenti! I miei ossequi anche a te :D
P.s. Grazie a tutte e due per i complimenti che mi avete fatto sulle frasi che pronuncia Jack! ^^ Quando scrivo su di lui mi vengono spontanee pensando al suo personaggio nel film, quasi come lampi di genio *-*
Rebecca Lupin: Ciao! Spero che questo capitolo in cui ho parlato del rapporto James/Kendra e anche un po' di Jack/Kendra, ti sia piaciuto =]
Un bacio grandissimo, Chiara.

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Capitolo 12
*** Capitolo 11: Intenzioni piratesche ***


Capitolo 11: Intenzioni piratesche



Il capitano Turner, dopo averla cercata sottocoperta, la trovò finalmente sul ponte, seduta sul parapetto di tribordo, persa nei suoi pensieri.
- Elizabeth -
Si avvicinò alla moglie che lo guardò interrogativa.
- Will, credevo fossi nella tua cabina. E’ successo qualcosa? -
Il capitano scosse la testa e poi disse: - Sentivo la tua mancanza -.
Elizabeth scese dal parapetto e sorrise maliziosamente. - Nostalgia della sera? -
Will annuì e le prese il volto tra le mani per portarlo vicino al suo.
- Potrebbero vederci - ridacchiò Elizabeth alludendo agli uomini della ciurma.
Il consorte si guardò intorno e vide che sul ponte c’erano solo tre corsari intenti a sistemare il sartiame e suo padre al timone, mentre il resto degli uomini lavorava sotto coperta, così scrollo le spalle. - Che importa? Siamo pirati -
La piratessa bionda gli lanciò un’occhiata divertita e lui rimase per un attimo incantato dalla bellezza di quello sguardo profondo, poi sentì le braccia della consorte stringersi intorno al suo corpo e la baciò con passione.
Elizabeth ebbe un fremito quando le labbra di Will abbandonarono la sua bocca e sfiorarono il suo collo. - Ricordi i primi giorni a bordo dell’Olandese? - gli domando passandogli una mano fra i capelli - All’inizio non potevamo neanche sfiorarci in presenza di James -
Will sorrise e le diede un veloce bacio sulla spalla facendo scivolare le mani sui suoi fianchi. - Era geloso, d’altronde doveva abituarsi all’idea di dividere la sua splendida mamma con un altro uomo -
Elizabeth ridacchiò: - Per fortuna gli è passata… Will?! - esclamò a un tratto preoccupata.
Il capitano Turner si era staccato da lei e con un fremito aveva poggiato una mano sul petto, proprio all’altezza della cicatrice che lambiva il suo cuore.
- Calipso - mormorò impallidendo mentre guardava alle spalle della consorte - Mia signora - disse inginocchiandosi.
Elizabeth si girò di scatto e la vide seduta sul parapetto dove poco prima si trovava lei. Era nella forma umana di Tia Dalma e indossava un maestoso vestito bianco che faceva contrasto con i suoi lunghi e mossi capelli neri.
Sentì l’odio crescere nei confronti di quella dea mentre rimaneva in piedi, immobile, sfidando il suo potere.
- Capitano Turner, Elizabeth - li salutò Calipso con voce annoiata lisciandosi i capelli - Mi dispiace avervi interrotti in un momento così intimo - disse poi con falso dispiacere - Ma devo comunicare un nuovo compito che voi dovete svolgere per me -
- Quale sarebbe, mia signora? - domandò Will rimanendo, come al solito, turbato dalla sua presenza e dai suoi repentini cambiamenti di umore.
- Quella ragazza - esclamò la dea con furia - Quella ragazza figlia dei Fratelli della Costa mi sta dando troppi problemi. Trovatela. Trovate la nave su cui naviga e distruggetela. Non voglio sopravvissuti -
Elizabeth si portò una mano alla bocca, orripilata: gli stava chiedendo di colpire loro figlio!
Guardò Will che ricambiò il suo sguardo. Scuotendo piano la testa il consorte sillabò un “no” deciso ma la donna capì, quando lui abbassò lo sguardo, che il marito non avrebbe ribattuto l’ordine della dea.
- Non potete chiederci questo! - sbottò allora la piratessa contro la dea.
Will cercò di trattenerla per un braccio, lanciandole un’occhiata allarmata: - Elizabeth, no! -
- Lasciami! - la donna si liberò dalla stretta del marito, ignorando il suo tono supplice e si avventò sulla dea - Non torcerò un solo capello a mio figlio per soddisfare la tua smania di potere! - urlò furiosa e stanca di tutto quello che stava accadendo. Con una mano cercò di colpirla ma la trapassò come se fosse semplice e pura acqua, eppure sentì bene la forte stretta con cui l’afferrò Calipso.
- Mia signora! - esclamò il capitano Turner più preoccupato che mai.
- Gli uomini sono liberi e libertà è ciò che simboleggia il Mare - terminò Elizabeth guardando con occhi fiammeggianti la dea che la teneva stretta.
Calipso corrugò la fronte, la osservò per un momento con un sopracciglio alzato e poi, dopo averla lasciata, schioccò le dita.
Per alcuni minuti il silenzio calò fra di loro ma poi un fragore proveniente dal mare lo ruppe e un’onda si alzò dal mare e investì la nave. Will vide l’acqua passagli accanto senza neanche sfiorarlo mentre Elizabeth venne trascinata lungo il ponte e poi, spinta fuori bordo, cadde in acqua.
- Elizabeth! - urlò il capitano correndo al parapetto, fece per buttarsi in mare ma Calipso lo trattenne poggiando una mano sul suo petto.
- Non è dalla nostra parte capitano Turner, e se l’andrai ad aiutare sarai un rinnegato anche tu - la dea sorrise malevola - E sai qual è la punizione che colpisce l’Olandese Volante quando il suo capitano e la sua ciurma non adempiono al compito che gli è stato assegnato -
Il pirata abbassò lo sguardo trattenendo la sua rabbia e il suo sgomento.
- Capitano Turner - disse Calipso muovendo la mano sul suo petto e poggiandola sul suo volto per costringerlo a incontrare i suoi occhi - Datemi ciò che più bramo, datemi il vostro cuore -
Will sostenne il suo sguardo, poi indietreggiò per scansarsi dal suo tocco e s’inginocchiò nuovamente. - Sarò vostro Schiavo ma quello apparterrà per sempre a lei - disse con voce ferma, anche se dentro di sé temeva per ciò che avrebbero causato le sue parole.
- Non solo il vostro cuore sarà chiuso in un forziere - osservò Calipso con voce profonda, assorta nei suoi più remoti pensieri - Raggiungete i confini della Fratellanza, questo è il mio ordine -
Un forte vento animò il mare e quando il pirata alzò lo sguardo vide che Calipso scomparsa, tornata nel suo elemento.
- Capitano, che cosa faremo? - domandò uno degli uomini sul ponte che aveva assistito a tutta la scena.
Will incrociò lo sguardo profondo del padre e disse: - Fate vela verso la Città dei Relitti, mastro Turner -.

Elizabeth annaspava nuotando con tutte le sue forze per sfuggire alla corrente, ma ogni suo tentativo era vano così rimaneva in balia delle agitate onde che la trascinavano chissà dove lontano dall’Olandese Volante, lontano da Will.
L’acqua fredda le gelava le ossa e il vento freddo le sferzava il volto ogni volta che lottava contro la marea e riemergeva in superficie per prendere il respiro.
I polmoni le bruciavano, nella gola il sapore del sale.
Si sentiva stanca, smise di lottare e chiuse gli occhi, abbandonandosi. Sentì l’acqua lambirla e lentamente si lasciò trasportare verso il fondo.

Mastro Gibbs osservò il mare dall’oblò della nave, sbattendo le palpebre più volte, confuso. Gli sembrava appena di aver visto Elizabeth Turner tra le onde.
Ma poi guardando la bottiglia di Rum che aveva in mano, si accorse che era quasi vuota e non fu più certo di quello che aveva potuto vedere o non vedere nel mare agitato dal vento forte che soffiava dall’Est.
Sembrava si stesse preparando una tempesta, ma in realtà la tempesta era tra di loro, nei loro cuori, era una battaglia per la loro libertà.
- Quindici uomini sulla cassa del morto, yo ho, yo ho, e una bottiglia di Rum! -
- Stai pulendo troppo forte! - una voce contrariata interruppe la sua canzone.
- E tu troppo piano! Non capisco perché siamo sempre noi quelli che finiscono a pulire la nave - borbottò Ragetti passando sul pavimento lo straccio.
- Non vorrai farlo lavare al capitano o a sua figlia - lo riprese Gibbs pronunciando a fatica l’ultima parola. Ancora gli sembrava incredibile che Jack fosse padre.
- C’è sempre il moccioso dei Turner - disse Pintel che agitando la scopa che aveva fra le mani.
- Smettete di lamentarvi, piuttosto finite di lavare la cambusa! -
Gibbs bevve l’ultimo sorso di Rum e salì in coperta dove vide Jack al timone, affiancato da James mentre di Kendra nessuna traccia. Si avvicinò ai due uomini silenziosi.
- E’ giusta la rotta, Gibbs? - gli domando allora il capitano Sparrow.
Gibbs controllò la bussola ormai affidata a lui e annuì: - Sì capitano, siete davvero intenzionato ad andare alla Città dei Relitti? -
- Sono uno dei Pirati Nobili - rispose Jack indecifrabile.
Gibbs lo guardò pensando che il suo capitano fosse diventato meno strampalato del solito.
Cosa spingeva Jack a seguire quella rotta?
Sicuramente due cose: l’amore per la Perla Nera e la paura della Morte.
Ancora non riusciva a capire cosa c’entrasse però seguire il Consiglio della Fratellanza.
- Rincontreremo l’Olandese Volante - osservò il pirata e Gibbs ricordò con un brivido le parole pronunciate dal capitano Turner con tono mortifero - Dopotutto Elizabeth è uno dei Pirati Nobili -
- Errato - s’intromise James scuotendo la testa.
- Ti ha nominato Pirata Nobile? - domandò Jack ad occhi sgranati.
James annuì mostrando un vecchio pugnale dal manico ricoperto di macchie verdi.
- Lo regalano questo titolo al giorno d’oggi! - s’intromise una voce femminile.
Kendra si avvicinò velocemente a loro osservando quello che James aveva per le mani. Si era cambiata nuovamente gli abiti, indossava dei pantaloni scuri con sopra i suoi soliti stivali, una camicia bianca e i capelli erano legati in una coda con una bandana rossa.
James le sorrise. - Anche il titolo di capitano -
- Mannaggia! - sbraitò Jack riprendendosi dalla sorpresa e i due ragazzi si voltarono a guardarlo stupiti - Quella piratessa! Che cosa diavolo ha nella testa? - rifletté il capitano pensieroso.
- Sicuramente qualcosa che James non ha - rise Kendra - Il cervello -
Gibbs, insieme al capitano, osservarono i due giovani allontanarsi verso la poppa, punzecchiandosi e sorridendosi: era chiaro che quei due provavano qualcosa l’uno per l’altra.
Ah, quanto mancava a mastro Gibbs sentire vicino al suo corpo il calore di una donna.
Da quando Jack era tornato misteriosamente a Tortuga insieme alla Perla Nera e alla sua ciurma (compresi Pitel e Ragetti ma escluso il capitan Barbossa) era stata una sorpresa per tutti, tranne che per lui, vecchio lupo di mare, che non si stupiva più delle imprese compiute dal suo capitano. E così si era lasciato trascinare nuovamente per mare e da quella volta non aveva più toccato terra, fatta eccezione l’isola dimenticata dagli dei in cui avevano rischiato di rimanere finché non sarebbero morti di fame e Tortuga in cui però, a causa del troppo rum ingollato, non aveva fatto altro che russare.
Per fortuna aveva bevuto un bel sorso dalla Fonte della Giovinezza altrimenti non sarebbe stato in grado di affrontare anche questa nuova avventura.
- Mastro Gibbs - la voce di Jack lo risvegliò dai suoi pensieri. Si voltò per vederlo sporgersi verso di lui con aria cospiratrice - Ha inizio il nuovo piano -
- Quale signore? -
Jack roteò gli occhi: - Possibile che nessuno mi faccia mai le giuste domande a cui io possa rispondere? Il piano! Il Forziere di William Turner non era sull’Olandese Volante. Sicuramente James saprà dov’è -
- Che cosa avete intenzione di fare con il Forziere Fantasma? - domandò una voce alle loro spalle.
Colti di sorpresa si voltarono per vedere Kendra osservarli con sospetto.
- Mia cara, questa si che è una domanda interessante - disse il capitano Sparrow dopo essersi assicurato che James fosse lontano (era salito sulla coffa) e avvicinandosi alla figlia le poggiò un braccio intorno alle spalle - Se Calipso s’impossesserà del Forziere controllerà tutto il Mare -
- Questo è male, per ogni pirata libero - aggiunse Gibbs, annuendo solenne.
- Il Capitano Turner è suo Schiavo - osservò Kendra liberandosi dalla stretta del pirata - Come sapete che Calipso non ha già il suo cuore? -
- Perché è ovvio che William l’ha donato alla sua amata Elizabeth, comprendi? - esclamò Jack, e senza aspettare una risposta dalla ragazza continuò: - Nel mio piano rientri pure tu, carina. Convincerai James a farti dire dov’è il Forziere? -
- Sembri così sicuro che io sia dalla tua parte -
- Perché lo sei. Non vuoi forse sconfiggere Calipso? -
Il capitano Sparrow tese una mano e Kendra la osservò dubbiosa, senza accennare a stringerla. Certo che era dalla sua parte! Era stata lei a convincerlo per seguirla, eppure in quel patto che le stava proponendo c’era qualcosa che le sfuggiva.
- Perché non lo chiedete direttamente voi a James? - chiese ai due pirati.
Jack sorrise sornione. - Credi forse che James riveli al primo pirata che glielo domandi dove sia il mezzo più facile per togliere di mezzo suo padre e l’Olandese Volante? Ci vuole persuasione e tu sei la persona più adatta a persuadere -.
Il pirata agitò la mano e Kendra la strinse, suggellando così la loro alleanza.

Era ancora viva.
Una dolce nenia aleggiava nell’aria, quasi sembrava giungesse dall’oscurità. Tutto intorno a lei si muoveva leggermente e una tenue luce le trapassò le palpebre.
Mosse piano le braccia ma gli arti protestarono lanciandogli una fitta di dolore e stanchezza.  Prese un profondo respiro e sentì i polmoni e la gola bruciare.
Aprì gli occhi mentre la nenia continuava a ronzarle nelle orecchie e mise a fuoco il volto di una giovane donna dagli occhi allungati, la carnagione olivastra e i capelli raccolti in una treccia.
- Vi siete svegliata finalmente, mia signora - disse la giovane levandole dalla fronte una pezza bagnata - Avete dormito quasi un giorno -
- Dove sono? - chiese Elizabeth con voce roca mettendosi a sedere sulla piccola branda dove era stata sdraiata per tutto quel tempo.
- Siete a bordo del Dragone Giallo - rispose la donna guardandola curiosa - La nave al servizio della Vedova Ching -
Elizabeth s’illuminò a quel nome, felice di essere capitata su una nave amica, anche se ancora non riusciva a capire perché Calipso l’avesse lasciata in vita dopo che si era messa contro di lei. Una fitta le strinse il petto al pensiero di Will, chissà dove si trovava adesso.
- Venite mia signora, il capitano mi ha dato ordine di portarvi da lei appena vi sareste svegliata -
Seguì la giovane fuori dalla cabina, lungo uno stretto corridoio di legno, ignorando gli sguardi poco rassicuranti di alcuni uomini della ciurma si lasciò condurre fino ad una porta nera: la cabina del capitano.
Quando entrò, invece di trovarsi davanti la donna che aveva visto più di venti anni fa nel terzo Consiglio della Fratellanza, vide una giovane dal volto dipinto di bianco, le labbra rosse, gli occhi a mandorla contornati di nero, che indossava un kimono nero stretto in vita da una cintura dov’erano attaccati una spada e delle pistole. I capelli erano legati in una cipolla con due bastoncini.
- Benvenuta a bordo del Dragone Giallo, Mrs Turner - disse la donna chinando il capo - Io sono l’erede della Vedova Ching -
Elizabeth la guardo sospettosa. - Come sapete chi sono? -
- Mrs Turner, chi non conosce il luogotenente dell’Olandese Volante? - ribatté la Vedova Ching sorridendo mentre agitava un ventaglio color lavanda che aveva fra le mani. - Siete stata davvero fortunata che i miei uomini vi abbiano visto in mezzo a quell’inferno, altrimenti adesso sareste cibo per i pesci in fondo al mare -
- Ho un debito con voi - disse la piratessa bionda chinando a sua volta il capo.
- E’ per me un onere avervi a bordo della mia nave, Mrs Turner -
- Se posso chiederlo dov’è che state facendo vela? -
- Alla città dei Relitti… -
All’improvviso si udì un boato e la nave fu scossa da un forte tremore. Elizabeth per non cadere a terra si resse al tavolo che si trovava nella cabina.
- Cos’era? Una secca? - domandò preoccupata.
- No - la donna cinese affilò lo sguardo - E’ una nave che ci chiama a combattere -.







Ciao a tutte!! ^^
Chiedo umilmente perdono per il ritardo mostruoso *s'inginocchia umilmente* ma sono stata davvero impegnata e non ho avuto un momento di tempo per postare ç_ç Ci ho messo tanto anche perchè ero indecisa su come impostare questo capitolo che all'inizio era venuto davvero troppo lungo, così ho deciso di dividerlo in due parti. Spero che questa parte non sia troppo lunga, sono 5 pagine di Word.
Diciamo che questo è un capitolo di "passaggio" nel prossimo vedremo finalmente un po' di azione *-*
Voglio ringraziare tutte le persone che hanno messo tra le seguite e le preferite la mia fanfiction... wow! Sono contenta che sta avendo "successo" :D
Yunie992: Ciaoo! Beh io ho immaginato una Lizzie davvero intraprendente con il marito, dopotutto è sempre una piratessa. Sono contenta che ti sia piaciuta (; Per quanto riguarda Carmensita... sì in effetti è un personaggio un po' grottesco xD I miei ossequi ^^
Rebecca Lupin: Waa grazie per i complimenti!! *-* A quanto vedo dalle recensioni la parte in cui i pirati scelgono la rotta è piaciuta a tutte ;)
FannySparrow: Ciao cara! Sono felice che l'idea di coinvolgere gli eredi dei Pirati Nobili ti piaccia :D Spero che ti piaceranno i pensieri di Mastro Gibbs... in questo capitolo non ci sono combattimenti ma prometto che nel prossimo ci saranno ù.ù Parola di piratessa! (:
Un abbraccio grande,
Chiara.

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Capitolo 13
*** Capitolo 12: Pazzia o genialità? ***


Capitolo 12: Pazzia o genialità?




James si voltò e sobbalzò di stupore quando vide Kendra: non l’aveva sentita arrivare.
S’irrigidì quando notò che il suo volto era così vicino che riusciva a sentire il suo fresco profumo invaderlo. Provò ad indietreggiare ma rimase immobile, incantato dalle sue labbra rosse che desiderava sentire sulle proprie.
- Kendra? - la chiamò osservando gli splendidi occhi scuri persi in pensieri remoti.
- James - disse Kendra in un sospiro - Se tu… -
Si bloccò, incerta. Un martellante senso di colpa le artigliava il petto: non riusciva a credere che lo stava per ingannare. Non riusciva a trovare le parole giuste e poi, si rese conto che averlo così vicino non la aiutava molto a mantenersi lucida.
- Se… se avessi un qualcosa da mantenere segreto dove lo custodiresti? - gli domandò infine in un sussurro.
James la guardò per un attimo, confuso: Kendra aveva un segreto da nascondere?
Le sorrise e si chinò su di lei, i loro volti si sfiorarono. - Lo nasconderei in un posto molto lontano -
Kendra trattenne il respiro quando il suo cuore perse un battito e si concentrò a guardare gli occhi dell’uomo per evitare di fissare le sue labbra così vicine con desiderio. - Quanto lontano? -
- Un’isola nel Mare dei Caraibi nascosta a chiunque non conosca la giusta rotta per arrivarci - rispose il giovane sposandole una ciocca di capelli che le copriva il volto - Un’isola che può custodire anche i segreti più profondi di un uomo -
La donna capì che stava parlando del posto dov’era nascosto il Forziere Fantasma!
- Che isola? - domandò ancora sfiorandogli il viso con una mano.
James la fissò per un istante e poi avvicinò le labbra al suo orecchio e sussurrò: - Isla de Muerta -.
Un boato li fece sobbalzare e udirono un urlo provenire sopra di loro: - Combattimento a prua! -
Si lanciarono un’occhiata preoccupata e salirono veloci lungo le scale che conducevano in coperta per raggiungere il capitano Sparrow.
- Jack, è la nave della Vedova Ching: il Dragone Giallo! - esclamò Kendra osservando il mare davanti a loro dove due navi stavano aprendo il fuoco l’una contro l’altra.
- Ma di chi è l’altra nave? - domandò James affiancando mastro Gibbs che aveva urlato poco prima.
- E’ la Medusa: la nave di Jucard - rispose Jack stingendo forte il parapetto - Quel… pirata! Si è venduto a Calipso -
La nave ondeggiò scricchiolando mentre virava bruscamente verso babordo e i pirati dovettero reggersi per non finire in acqua.
- Che cosa stai facendo? - strepitò Jack correndo al timone dove Kendra guidava la nave dopo aver spostato Ragetti con malagrazia: - Ehi! Sta attenta -.
- Dobbiamo andare ad aiutare il Dragone Giallo -
- E come? Siamo solo in cinque! - osservò il capitano Sparrow leggermente irritato.
- In qualche modo faremo - rispose a tono Kendra - Mastro Gibbs, Pintel, Ragetti aiutatemi ad armare i cannoni sul ponte; James prendi il timone -
- Fino a prova contraria sono io il capitano - borbottò Jack ma non si oppose agli ordini dettati dalla donna.
L’Opulensia si avvicinò con il vento in poppa alle navi che combattevano. I rombi dei cannoni si fecero più forti e udirono le grida degli uomini.
- Affiancati al Dragone Giallo o i cannoni della Medusa ci distruggeranno - disse Jack al giovane Turner.
La nave di Jucard era tre volte più grande di quella della Vedova Ching e dell’Opulensia e quindi la sua potenza di cannoni era più forte. Se una delle sue bordate avesse colpito la loro nave sarebbero colati a picco come stava facendo il Dragone Giallo.
- Alzate il tiro dei cannoni. Fuoco al mio segnale - urlò Kendra.
James virò il timone e fece accostare la nave lungo la fiancata destra di quella cinese.
- Fuoco! -
La piratessa e i tre uomini si mossero veloci lungo il ponte per azionare i cannoni. Le bordate volarono oltre il Dragone Giallo e colpirono la nave nemica scalfendola solamente.
- Per mille palle di cannone con la barba! - esclamò Gibbs fermandosi basito ad osservare il ponte della nave a cui si erano accostati - Quella è Elizabeth Turner! -
Al suono di quel nome James si voltò di scatto dove il filibustiere stava indicando e vide sua madre che combatteva animatamente contro gli uomini di Jucard. Che cosa ci faceva su quella nave?
- Attento! -
Kendra lo spinse a terra di colpo salvandolo da una bordata che passò sibilando sopra di loro per poi mancare la nave e finire in acqua. Kendra arrossì quando si ritrovò stesa sul suo corpo.
- Grazie - disse il giovane mentre si rialzavano - Dobbiamo andare ad aiutare mia madre. Come facciamo a raggiungere il Dragone Giallo? -
- Possiamo mettere una passerella - propose Gibbs.
- Impiegheremo troppo tempo - s’intromise Jack - Conosco un modo molto più veloce - aggiunse poi con uno scintillio di follia negli occhi.

- Mrs Turner, dietro di voi! -
La Vedova Ching lanciò con una repentina mossa un ventaglio affilato oltre le spalle di Elizabeth colpendo un corsaro che minacciava di colpirla. A sua volta la piratessa bionda si sporse in avanti per trafiggere con la spada un uomo dietro la Vedova Ching con in mano un grande martello.
Ad un tratto udirono un boato vicino che fece tremare tutto e si accorsero che una terza nave si era affiancata alla loro. Per un attimo temettero il peggio, credendo che fosse un altro Schiavo di Calipso ma poi la Vedova Ching esultò mentre colpiva l’ennesimo filibustiere: - E’ Carmensita Villanueva! -.
Elizabeth scrutò con attenzione oltre il fumo e i pennoni delle navi, evitò una spada aguzza dritta alla sua gola e si poggiò al parapetto sventolando una mano.
- No, è Jack! -
- Jack Sparrow?! - esclamò stralunata la Vedova Ching voltandosi a guardare - Ma cosa diavolo hanno intenzione di fare? -
Elizabeth vide Jack e gli altri, tra cui - notò preoccupata - suo figlio, salire in piedi sul parapetto dell’Opulensia con in mano ciascuno una spessa corda legata ad un cannone del ponte e capì cosa stavano per fare.
- Giù! -
Si buttò a terra per evitare, appena in tempo, sei bordate che andarono a vuoto e i sei pirati atterrarono sul ponte del Dragone Giallo mettendo fuori gioco alcuni uomini.
- James! -
- Mamma, che cosa ci fai qui? Dov’è l’Olandese Volante? - urlò James correndo verso di lei.
- Non mi pare il momento più adatto per le spiegazioni - rispose la donna dando un calcio negli stinchi a un nemico.
Un mozzo della nave cinese corse trafelato verso il suo capitano evitando pallottole e lame affilate.
- Mia signora, mia signora! La nave sta colando a picco! Le bordate hanno danneggiato irreparabilmente la cambusa e stiamo imbarcando acqua! -
Un lampo di preoccupazione balenò sul volto della piratessa mora: - Dobbiamo liberarci di Jucard altrimenti la nave sarà perduta e noi con lei -
- Capitano Ching dite ai vostri uomini di stare pronti a saltare a bordo della Medusa - intervenne Kendra e senza dare ulteriori spiegazioni sparì nella cambusa.
Jack combatteva affianco a James contro un pirata dalla pelle scura e le grandi dimensioni quando la scorse nuovamente sul ponte intenta ad annodare a un cannone una serie di corde legate ai pennoni.
- E’ forse impazzita? - ululò James schivando un colpo.
- No! E’ un genio - esclamò Jack con gli occhi luccicanti - Quella si che è mia figlia - esclamò entusiasta per poi rendersi conto meravigliato delle parole che erano uscite di getto dalla sua bocca.
- Ora! - urlò Kendra.
Al suo segnale gli uomini del Dragone Giallo insieme al loro capitano, Elizabeth, Pintel, Ragetti e Gibbs si buttarono fuori bordo per raggiungere la Medusa grazie alle scotte e Kendra accese la miccia con un colpo di pistola.
Il cannone esplose una bordata proprio contro la poppa della nave e per via del rinculo causato dal colpo si mosse rapido lungo il ponte travolgendo i nemici grazie alle corde a cui era stato legato.
La nave iniziò a imbarcare velocemente acqua sul ponte.
- Kendra andiamo! -
Jack prese per la vita la piratessa caduta a terra, stordita dal forte rumore e afferrando una scotta salì a bordo della Medusa dove gli uomini della Vedova Ching avevano sconfitto i nemici rimasti e imprigionato il capitano Enrique Jucard, figlio del Nobile Pirata Jucard.
- Calipso vi troverà! - strepitava legato e impaurito - Vi troverà e si vendicherà -
La Vedova Ching lo imbavagliò.
La nave si stava già muovendo quando un urlo risuonò sul ponte.
- James? - esclamò Elizabeth correndo tra gli uomini - Dov’è mio figlio? -
- E’ rimasto indietro - disse mastro Gibbs con aria cupa indicando il Dragone Giallo, la cui punta era già affondata.
- Cosa? No! - strillò Kendra sentendo una fitta di paura stringerle lo stomaco - Jack dobbiamo tornare! -
- Una nave dalle vele rosse! - esclamò Pintel indicando a poppa.
- Una nave dalle vele nere! - urlò all’unisono con l’altro pirata Ragetti, indicando un punto lontano a babordo, sulla linea dell’orizzonte.
- La Fancy - mormorò Elizabeth atterrita guardando la nave dalla bandiera con uno scheletro rosso sopra avvicinarsi all’Opulensia e quindi anche al Dragone Giallo dove si trovava ancora suo figlio.
Il capitano Sparrow osservò incantato la nave senza bandiera: - La Perla Nera -.
Per un momento dimenticò tutto quello che aveva intorno e si ritrovò a desiderare di prendere il comando della nave su cui si trovava per raggiungere il suo unico amore perduto da quello che gli sembrava ormai troppo tempo.
- Jack! - esclamò Kendra aggrappandosi al braccio del pirata, riscuotendolo dai suoi pensieri.
Il capitano ricambiò il suo sguardo preoccupato con uno indecifrabile: - Ti ha detto dove? -.
La donna lo fissò con il cuore che le batteva forte e poi scosse la testa con forza.
- Animo uomini, torniamo indietro! C’è un uomo da recuperare -








Salve a tutte mie care lettrici! Eccomi qui ad aggiornare con un nuovo capitolo la mia fanfiction! ^^
Avrei postato pure prima (italiano correggiuto) ma siccome sono dovuta andare in un paesino di montagna dove ho casa e lì non c'è internet non ho proprio potuto, comunque mi sono portata avanti a scrivere la storia così ora che ricomincia la scuola cercherò di non aggiornare più con troppi giorni di ritardo. Che stress questa scuola *disse con un tono d'amarezza* :D
Tornando alla storia, forse vi sarete chiesti: James è così imprudente da rivelare subito il nascondiglio del Cuore del padre? Ebbene sì u.u e l'amorrrrr... Poi avete capito di quale Isla de Muerta stiamo parlando? Eggià, è proprio di quella di potc1 in cui Barbossa aveva nascosto il tesoro maledetto ;)
Piccola Nota: Come Fannysparrow mi ha fatto notare nel capitolo precedente avevo commesso una piccola imprecisione chiamando Elizabeth, Miss Turner invece che Mrs Turner. Il capitolo precedente è stato corretto. Mi ero confusa perchè nel film Barbossa chiamava la nostra Lizzie Miss... però lì ancora non era sposata. Pardon.
Come al solito voglio ringraziare tutte quelle che hanno messo la fic tra le preferite/seguite e anche solo chi la legge.
Rebecca Lupin: Ahah già hai proprio capito com'è la Vedova Ching, donna spietata e pure pirata, certo che non si scompone mai ;) Genio è proprio la parola adatta per il nostro caro Jack eh! Un bacio, spero che questo chap ti piaccia ^^
Fannysparrow: Già... amore o opportunismo? In questo capitolo sono ancora alla pari, ma chissà cosa succederà poi *-* Nono, non preoccuparti, altro che pignola, sono contenta che noti anche le piccole cose... vuol dire che la storia ti prende, no? :D
Yunie992: Ciuuuuu! Tranquilla non abbandonerò mai questa storia finché non arriverà alla conclusione u.u Ti stupisci se ti dico che tutta la storia fino adesso sono circa 55 pagine?! xD Sono contenta che la frase ti sia piaciuta è davvero ad effetto ^^
Un bacione, Chiara.


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Capitolo 14
*** Capitolo 13: Gioco di menzogne ***



Capitolo 13: Gioco di menzogne



La nave imbarcava acqua da tutte le parti e ondeggiando pericolosamente la sua prua si stava già inabissando. James con il sudore che gli imperlava la fronte e il cuore che batteva forte per l’adrenalina e la paura cercò di liberarsi dalle corde del pennone caduto in cui era rimasta incastrata la sua gamba destra ormai insensibile al dolore.
Osservò il mare e agitato notò che la Medusa si stava allontanando senza di lui.
- Forza, andiamo! -
Con uno strattone spinse via la pensante vela dai disegni cinesi e districò il sartiame mentre l’acqua iniziava a lambirlo. Il mare intorno a lui si macchiò del sangue che usciva dal lungo taglio che solcava il suo polpaccio.
Imprecò e alzò lo sguardo quando il sole fu oscurato da delle vele scarlatte con sopra dipinto uno scheletro.
Doveva sbrigarsi!
Gemette quando, finalmente, con un ultimo sforzo liberò la gamba e cercò di alzarsi in piedi.
Rimase per un attimo incantato da un volto sorridente di una splendida donna dagli occhi scuri che sembravano osservare con desiderio il suo petto ma si riscosse quando delle mani lo afferrarono bruscamente per le braccia, strattonandolo e alzandolo del tutto da terra.
- Il signor Turner, suppongo - disse una voce strascicata.
James vide degli occhi grigi e freddi come il ghiaccio scrutarlo con indifferenza mentre due uomini lo tenevano fermo ed altri lo circondavano con aria minacciosa.
- Chevalle! - sputò il nome con un tono di disprezzo.
- Immagino che quello sia un sì - disse annoiato il capitano francese sfregandosi i polsi e poi fece un cenno imperioso ai suoi: - Portatelo sulla nave, prima che questa bagnarola affondi -
James si ribellò sferrando calci con la gamba sana e tirando un pugno a uno dei pirati che lo teneva ma fu di nuovo bloccato.
- Parbleu! Sta fermo cane indiavolato! - ringhiò un corsaro dall’accento strano dandogli una botta dietro la schiena con il manico della sua spada.
James cadde a bocconi per terra, schizzando acqua, ma non si arrese: - Che cosa volete da me? -
Il rumore di una forte bordata interruppe le parole di Chevalle e una figura minuta atterrò sul ponte, colpendo proprio il pirata nemico.
- Kendra! -
La donna si rialzò impugnando con forza la spada e dopo aver lanciato uno sguardo attento a James per esaminare le sue condizioni, guardò con odio il pirata che aveva ucciso la sua famiglia, distrutto la sua casa. Sentì l’odio ribollirle nel sangue.
- Capitano Chevalle - pronunciò gelida.
- Capitano Margan, è un piacere rincontrarvi - disse Chevalle alzandosi e facendo una reverenza con un ghigno sulla faccia.
- Non posso dire altrettanto di voi -
Kendra si scagliò contro il pirata e tentò di colpirlo ma quello parò il colpo con maestria e la spinse in avanti facendole sbattere la schiena contro l’argano semidistrutto della nave. La giovane si chinò in avanti per schivare un colpo e corse sotto coperta ritrovandosi a combattere l’odiato nemico tra le scale della cambusa, facendo attenzione a non scivolare per via dell’acqua che scorreva lungo di esse.
- Dite ai vostri uomini di liberare James - pronunciò a fatica le parole, alternandole con dei grossi respiri. L’uomo era più forte di lei: già aveva il fiatone e le braccia e la schiena le dolevano, eppure continuava a combattere.
- Perché mai dovrei disobbedire agli ordini della mia signora? - ribatté Chevalle che sembrava non fosse per niente affaticato -Il giovane Turner è prezioso -
- Perché? - domandò Kendra, lo sguardo fiammeggiante d’odio.
Il corsaro le sfiorò un fianco con la spada e sorrise sornione. - Se Calipso non può avere il cuore del padre allora prendere quello del figlio -
La piratessa sgranò gli occhi e indietreggiò. Quelle parole gli mozzarono il fiato come se la lama di ferro del nemico l’avesse trapassata proprio all’altezza del petto. - Vuole strappargli il cuore e metterlo in un forziere? -
- Siete molto perspicace, capitano Margan - osservò Chevalle poggiandole la spada alla gola dopo averle levato la sua di mano approfittando della sua distrazione.

Elizabeth, grazie a una delle funi spesse dell’ancora, saliva rapida lungo la fiancata del Dragone Giallo dopo aver nuotato fino a lì dalla Medusa che si era affiancata alla nave che stava affondando. L’arrivo a sorpresa di Kendra aveva distratto e confuso i nemici così salì con un agile salto sul ponte senza essere notata. Si avvicinò con la Vedova Ching che la seguiva alle spalle degli uomini che tenevano imprigionato suo figlio e li colpirono tramortendoli.
- Mamma! -
Le due donne presero di scatto James prima che cadesse di nuovo a terra per via del forte dolore che aveva attraversato la sua gamba ferita quando erano mancati gli uomini che lo sostenevano.
Elizabeth guardò preoccupata il lungo e profondo taglio che attraversava il polpaccio del giovane. - James, stai bene? -
- Dov’è Kendra? - domandò il pirata preoccupato senza sentire nemmeno le parole della donna.
Da quando, combattendo con il capitano Chevalle, Kendra era finita nella cambusa l’aveva persa di vista e temeva che le fosse successo qualcosa. E se quel qualcosa fosse successo non se lo sarebbe mai perdonato. Lei era tornata indietro per salvarlo, mettendo a rischio la sua stessa vita per lui. La colpa era solo sua, perché non era stato abbastanza veloce e la sua gamba si era incastrata in quell’inutile pennone caduto.
- Non lo so - rispose Elizabeth guardandosi intorno.
- Mrs Turner dobbiamo andare via! -
La Vedova Ching li trascinò via ma furono fermati da altri uomini della ciurma francese.

Chevalle spinse più forte la lama sulla gola di Kendra facendola fremere di dolore.
- Il Mare vi reclama, mia cara. Calipso sarà così orgogliosa quando scoprirà che ho ucciso anche l’ultima dei Fratelli della Costa -
- Aspettate - disse Kendra dando finalmente voce ai pensieri che le turbinavano nella testa da quando aveva udito ciò che la malefica dea aveva intenzione di fare a James, il suo James - Ho un patto da proporvi -
Chevalle affilò lo sguardo ma si fermo: - Avanti. Parlate, vi ascolto -
- Lasciate andare James, vi porterò il forziere di William Turner - disse la giovane tutto d’un fiato senza riuscire davvero ad immaginare le conseguenze che avrebbero causato le sue parole.
- Sapete dove si trova il Forziere Fantasma? - domandò Chevalle sospettoso e meravigliato allo stesso tempo - Ho la vostra parola? -
Kendra annuì, combattendo contro l’incertezza che si era affacciata nei suoi pensieri: Sapeva che stava facendo il doppio gioco, un gioco pericoloso. Ma doveva farlo, doveva farlo per salvare James.
- Va bene, portatemi il Forziere -
Kendra allontanò la spada del pirata, quello la rinfoderò e le porse la mano.
Con un brivido la giovane donna strinse la mano al pirata francese, pensando che quel periodo si era ritrovata a stringere troppe mani, troppe promesse che non sapeva se sarebbe stata in grado di mantenere.
Stava diventato uguale a suo padre ma forse lei non era in grado di riuscire a salvarsi da tutte quelle menzogne e sotterfugi.
Ritirò la mano di scatto e corse sul ponte dove Elizabeth e la Vedova Ching combattevano ormai allo stremo delle forze per difendere James dagli uomini di Chevalle. A un richiamo silenzioso del loro capitano che era giunto anch'esso in coperta si allontanarono.
- Ricordate il vostro patto, attenderò il vostro ritorno ai confini della Città dei Relitti - le sussurrò alle spalle il corsaro prima di tornare alla Fancy e richiamare i suoi uomini: - Andiamo! -
Le tre piratesse e il giovane riuscirono a salire sulla Medusa appena in tempo, prima che il Dragone Giallo affondasse del tutto.
Elizabeth, dopo aver ricevuto l’aiuto di Pintel e Ragetti per sistema James sul ponte, fasciò con bende la ferita sulla gamba del figlio mentre Kendra li osservava di sottecchi con i pensieri che la vorticavano nella mente.
Gli avrebbe mentito ma per una giusta causa. Però cosa avrebbe fatto dopo aver preso il Forziere? Lo avrebbe dato davvero a Calipso? Oppure a suo padre come aveva promesso tempo prima? Non poteva pugnalare il cuore, James non l’avrebbe mai perdonata per la perdita del padre e poi lei non voleva diventare una Schiava. Allora che fare? La prima ipotesi le sembrava la più giusta per salvare James ma anche la più sbagliata per tutti i pirati liberi.
Il gemito di James la riscosse dai suoi pensieri e si avvicinò a lui per controllare il bendaggio. Quando il pirata si districò dalle mani premurose della madre alzò lo sguardo su Kendra e si accorse che lo stava guardando con un espressione tormentata sul volto. Allora, anche se con fatica, si alzò in piedi e tirandola a sé la abbracciò. Kendra s’irrigidì meravigliata dal suo gesto ma poi ricambiò la stretta, allacciando le sue braccia alle spalle di James e, beandosi del calore della sua pelle e del suo profumo di salsedine, capì che avrebbe fatto di tutto per salvarlo, anche fare finire il suo stesso cuore in quel maledetto forziere.
- La mia nave - si lamentò con tono struggente la Vedova Ching attirando su di sé gli sguardi che fino a poco prima erano posati curiosi sui due giovani pirati e poi, quando i due si erano abbracciati, erano rimasti imbarazzati a guardare il mare.
- Andiamo dolcezza ne troverete una migliore - cercò di consolarla Jack ormai abituato a vedere navi affondate o rubate.
- E voi me ne dovete proprio una! -
Il capitano Sparrow roteò gli occhi: - Già, beh… prendete quella! - indicò l’Opulensia abbandonata in mezzo al mare.
La signora cinese rifletté sulla proposta e poi s’illuminò: - D’accordo -.





Buon pomeriggioooo!!!
Questo è un capitolo più corto degli altri eppure pieno di pensieri, specialmente quelli della nostra Kendra... però spero vi sia piaciuto ugualmente ^^
Povero James! che crudeltà mettere in mezzo pure lui con questa storia dei cuori. Ma purtroppo l'animo crudele di Calipso, da come avrete notato, non ha mai fine... e nemmeno la mia immaginazione ahah *-*
Piccola nota: Il titolo del capitolo forse vi risulterà familiare (; E' ripreso da uno dei titoli delle scene del Dvd di potc2 che ho rivisto qualche tempo fa. Mi sembrava azzeccatissimo per questo chap così l'ho "preso in prestito" :D
Fannysparrow: Grazie mille per i complimenti ai due personaggi inventati *-* Wow sono davvero contenta di averli resi Ic per la nostra amata saga ^^ Si James ha preso proprio il carattere di William, infatti descrivendolo nel chap precedente mi è venuta in mente una frase dell'uomo di cui porta proprio il nome: "Avventato signor Turner" (; Anche se direi che una parte della sua impulsività è presa anche dalla mamma. Comunque io, conoscendo il carattere, non mi fiderei più di tanto di ciò che dice Jack. Un bacio anche a te ^^
Yunie992: Ahahah davvero carina la scena dei pupazzi uccisi a sciabolate xD Eggià, Jack ci stupisce sempre *-*
Rebecca Lupin: Hai proprio ragione! Però non diamo proprio del fesso al povero James, fosse ingenuo xD Dovevo trovare un modo veloce per fargli rivelare dov'era il cuore altrimenti avooooja a scrivere capitoli ahah :D
Un abbraccio a tutte le mie lettrici!
Chiara.

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Capitolo 15
*** Capitolo 14: La Fratellanza riunita a consiglio ***





Capitolo 14: La Fratellanza riunita a consiglio





Dalla nave s’intravedeva un paesaggio molto familiare per alcuni dei pirati a bordo della Medusa. Mastro Gibbs, Pintel e Ragetti poggiati al parapetto osservavano con occhi velati quella Città fatta di Relitti di navi che conoscevano così bene mentre Elizabeth si muoveva inquieta sul ponte pensando a dove fosse Will, non sapendo che era molto più vicino di quanto lei credesse.
La Medusa attraccò al molo della Città vicino all’Opulensia la nave spagnola che ormai apparteneva alla Vedova Ching. Era già sera inoltrata quando i pirati buttarono in acqua gli ormeggi della nave. La luna e le stelle si riflettevano nel mare e la città dei Relitti era illuminata da tanti piccoli fuochi di torce che brillavano nell’oscurità.
Tutti scesero dalla nave. Per prima Elizabeth affiancata da James (che si guardava intorno con aria meravigliata) e seguita dalla ciurma. Infine scesero i due capitani senza la loro nave.
Kendra, presa dai suoi pensieri non si accorse dei gesti che il pirata dietro di lei le faceva così Jack fu costretto a bloccarla sul molo, trascinandola lontano da orecchie indiscrete.
- Te l’ha detto? -  
La piratessa capì immediatamente a cosa si riferiva e annuì: - Sono brava a persuadere -.
Jack le sorrise sornione mettendo in mostra i denti dorati. - Tale padre, tale figlia - ancora una volta le parole gli erano sfuggite dalle labbra senza che riuscisse a controllarle eppure quella volta non se ne stupì più di tanto. Si schiarì la voce con un colpetto di tosse e disse: - Prenderemo una nave -.
- No - lo interruppe Kendra - Andrò solo io. Tu devi restare, sei uno dei Pirati Nobili - la sua voce tremò appena - Prenderò io il Forziere Fantasma -
Stava mentendo anche a suo padre: desiderava venisse con lei, ma Jack non avrebbe capito.
Il corsaro la guardò attento per un momento e poi annuì. Aveva ragione: doveva restare.
- Partirò subito - aggiunse Kendra - Tornerò presto, prima che Calipso scateni la sua furia -
La piratessa abbracciò di slancio Jack, che dopo un attimo d’incertezza ricambiò la sua stretta.
- Ehi cosa state facendo? Se non vi sbrigate rimarrete indietro… -
Si voltarono per vedere James tornare indietro sul molo, verso di loro.
Jack fece un passo indietro e sorrise a Kendra che però -notò il capitano- aveva occhi solo per James. Finse di osservare con cura le nervature delle assi di legno sotto i suoi stivali.
- Kendra? - James osservò gli occhi arrossati della ragazza: sembrava molto stanca. - Stai bene? -
La piratessa si riprese e sorrise, un sorriso falso. - Certo, io… avevo dimenticato la mia… bandana sulla nave e sono tornata indietro a riprenderla. Voi andate avanti poi io vi raggiungerò - si sporse verso il giovane pirata e gli lasciò un bacio sulle labbra sfiorandole delicatamente.
James la guardò stupito ma non ebbe il tempo di fare niente che Jack lo trascinò via lungo il molo, lontano dalla ragazza.
- Andiamo Rubacuori. La Fratellanza è riunita a consiglio! -
Kendra rimase a guardarli immobile finché non uscirono dal porto scomparendo dalla sua vista. Sentì una fitta al cuore al pensiero di separarsi dai due uomini a cui era più affezionata, che ormai rappresentavano la sua famiglia. Soprattutto James, ora che aveva capito di amarlo.
Poi si raddrizzò, asciugò una lacrima che era scesa a rigarle la guancia destra e si voltò alla ricerca di una nuova nave e di una nuova ciurma.

James, con la testa tra le nuvole che ritornava a quello che era successo pochi attimi prima, seguì il capitano Sparrow oltre il grande portone di legno massiccio che conduceva in una stanza piena di gente… o meglio pirati affollati attorno ad un imponente tavolo di legno scuro, segnato da colpi di spade e di pistola.
Vide il vecchio pirata Sree Sumbhajee affiancato da un pirata ancor più decrepito di lui che faceva le sue veci e dagli uomini della sua ciurma; il nerboruto Villanueva affiancato dalle sue due eleganti figlie tra cui Carmensita che alla vista di Jack strepitò indignata di un suddetto furto della sua nave che ora era di proprietà cinese; e infine la Vedova Ching con la sua ciurma malconcia e decimata.
- James da questa parte! -
Sua madre era circondata da Pintel, Ragetti e mastro Gibbs e li stava chiamava da un punto in cui il tavolo era ancora libero.
I due pirati conficcarono le proprie spade in un vecchio mappamondo dove si trovavano le altre e si sistemarono ai loro posti.
Un silenzio calò sui presenti mentre si scrutavano con aria perplessa.
- Beh tutto qui? -
La Vedova Ching ruppe il silenzio con la sua voce squillante piena di un tono scettico.
Jack annuì e un mormorio si diffuse tra i corsari.
- No aspettate, c’è anche il capitano Marg… -
- Ragazzo! - sibilò Jack interrompendolo e afferrandolo per il colletto tra le proteste di Elizabeth: - Jack! -
- Ragazzo tieni la bocca chiusa. Kendra non è più qui -
- Cosa? - sbottò James con voce soffocata cercando di liberarsi dalla sua stretta - Perché? -
- Nobili affari tra pirati - svincolò Jack lasciandolo - Se vuoi seguirla, accomodati… anche se credo che a quest’ora abbia già preso il largo -
James gli lanciò un’occhiataccia fulminante mentre il suo stomaco si stingeva in una morsa dolorosa: cosa aveva spinto Kendra a partire così? Perché non gli aveva detto niente? Capì il perché di quel bacio e sperò fortemente che non fosse uno d’addio.
All’improvviso si udirono dei passi pesanti accompagnati da un tonfo sordo per il corridoio e un pirata dalla barba bianca striata di rosso con abiti neri, un maestoso cappello scuro con un piuma bianca e una scimmia maledetta sulla spalla fece la sua comparsa nella stanza del consiglio.
- Barbossa! - mormorò Elizabeth meravigliata.
Jack ondeggiò pericolosamente all’indietro per la sorpresa. - Tu sei uno Schiavo! Che cosa ci fai qui? - strepitò gesticolando.
- Sono un Pirata Nobile, Jack! - ribatté Barbossa sbattendo il bastone a cui si reggeva e lanciandogli un’occhiataccia - A quanto vedo le Carte ti sono servite. Ti volevo ringraziare Jack, se fosse per te adesso sarei morto di fame su un’isola -
- Non c’è di che - sibilò il capitano Sparrow - Si può sapere come hai fatto a fuggire? -
- Tartarughe marine - confidò Barbossa con tono solenne.
Elizabeth scoppiò a ridere: - A quanto pare il tuo trucco è molto usato Jack -.
- Ah, smettetela di cincischiare - s’intromise il capitano Villanueva - Adesso che la Fratellanza è riunita dobbiamo decidere un piano per resistere alla malefica dea Calipso - le figlie al suo fianco annuirono.
- Qualcuno ha qualche idea? - domandò Elizabeth ai pirati pensosi.
- Amici… - iniziò il capitano Sparrow con tono cospiratorio sporgendosi sul tavolo - Non dobbiamo dimenticare le care amiche seppie… -
- Per favore, non ricominciare con questa ridicola storia delle seppie! - lo interruppe Barbossa irritato.
- Vorrei ricordare a Pirati Nobili che è stata una tua idea liberare la Signora Pescheria -
Tutti i corsari presenti si voltarono astiosi verso il Nobile pirata del Mar Caspio.
- E’ vero! -
- Ha ragione! -
- Devo ricordarvi in quale situazione ci trovavamo? - rispose Barbossa alle accuse, estraendo la sua spada.
Una miriade di voci esplosero in un’accesa discussione che si placò solo ad uno sparo di pistola di Elizabeth.
- Basta! Mentre là fuori infuria la tempesta noi stiamo qui dentro a discutere inutilmente - esclamò contrariata.
All’improvviso la Città dei Relitti fu scossa e una voce si udì nella stanza.
- Bene, bene. Tutti i pirati rinnegati sono riuniti - la voce esplose in una risata che assomigliata terribilmente a quella di Calipso - Invece di starvene nascosti come topi nella vostra tana, uscite. Uscite a combattere! Dimostratemi che gli uomini sono ancora in grado di lottare -
La voce svanì e i pirati rimasero pietrificati, scrutandosi in volto per trovare un lampo di paura nei loro occhi.
Barbossa sospirò pensando che ora toccava a lui: avrebbe dovuto convincere i pirati ad uscire allo scoperto.
L’unico che sembrava indifferente a tutto ciò che accadeva intorno a lui era James, che guardava con occhi cupidi la bussola di Jack: se fosse riuscito ad entrare in suo possesso avrebbe potuto raggiungere Kendra.
Non si accorse che però lo sguardo del capitano Sparrow era posato su di lui e che aveva intuito i pensieri che gli vorticavano nella mente. Non glielo avrebbe permesso. Amore o no, scoperto dove Kendra era diretta avrebbe cercato di fermarla.
Non poteva permettere a quel giovane avventato di rovinare i suoi piani.
- Sree Sumbhajee domanda: cosa faremo adesso? - disse con voce tremula il pirata decrepito dalla lunga barba bianca facendo le veci del suo capitano.
- Dobbiamo eleggere il Re della Fratellanza - rispose Barbossa.
- Che cosa? E perché? - domandò Villanueva accigliato.
- Per la dichiarazione di guerra - gli ricordò Elizabeth.
- Ah già -
- Propongo una votazione! - s’illuminò allora Jack.
Un mormorio percorse i corsari intorno al tavolo.
- Capitano Villanueva! - esplose il pirata nerboruto.
- Sree Sumbhajee vota per Sree Sumbajee -
- Vedova Ching! -
- Barbossa -
James rimase per un attimo in silenzio. Se avesse nominato un altro pirata sarebbe stato in grado di mettere in atto il suo piano, forse doveva nominare proprio Jack… ma la sua avventatezza e il suo orgoglio alla fine lo portarono a votare se stesso: - Henry James William Turner -.
Allora tutti gli occhi si voltarono verso Jack che fino a quel momento era rimasto immobile con un sorriso giulivo stampato sulla faccia. Barbossa lo guardò con uno sguardo allucinato ricordando ciò che era successo l’ultima volta: chi avrebbe votato per mettere in atto le contorte congetture che arrovellavano il suo cervello bacato?
- Henry James William Turner - pronunciò il capitano Sparrow con tono soddisfatto.
Così il giovane non si sarebbe potuto ritirare dal suo compito e non sarebbe andato alla ricerca di Kendra… e poi mettendo in conto la sua sventatezza Jack avrebbe potuto rigirare la situazione a suo vantaggio.
- Kendra tornerà presto alla Città dei Relitti - gli sussurrò in un orecchio.
- Allora re, il vostro verdetto? - domandò la Vedova Ching accigliata.
James lanciò uno sguardo interrogativo e speranzoso a Jack che annuì e poi a sua madre che gli sorrise incoraggiandolo a prendere la sua decisione.
- Resisteremo -.








Ciao a tutti!! Scusate davvero il ritardo... imperdonabile ç____ç e meno male che avevo detto che avrei aggiornato più spesso >.< Purtroppo sono stata davvero molto occupata e se riesco a postare adesso è solo perchè sabato c'è stato il ponte del primo maggio... la scuola in questo periodo mi distrugge... è il peggiore!!! Sono sommersa di compiti e interrogazioni, e quasi non riesco a venirne a galla (i termini marinareschi mi stanno contagiando xD) Non riesco nemmeno a trovare un po' di tempo per scrivere due righe... ç___ç Infatti vi comunico da subito che il prossimo aggiornamento non avverrà tanto presto ma non preoccupatevi, la storia non sarà abbandonata u__u
Ringrazio davvero tutti quelli che hanno messo la storia tra le seguite, le preferite o le ricordate e anche semplicemente a chi la legge. Se non ci foste voi a darmi la forza per continuare... :D Ringrazio anche le tre carissime lettrici che commentano sempre Rebecca Lupin, Fannysparrow e Yunie992!!! Ora non ho tempo per rispondere alle vostre recensioni ma non mancherò di farlo nel prossimo capitolo ;D Spero che questo chap vi sia piaciuto ^^
Un bacione a tutti, Chiara.


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Capitolo 16
*** Capitolo 15: Lo Schiavo traditore ***



Capitolo 15: Lo Schiavo traditore







Barbossa avanzava tra i pirati sbattendo a terra il suo bastone, mentre la scimmietta Jack si muoveva irrequieta sulla sua spalla, probabilmente influenzata dall’umore nero del suo padrone, nero come il cappello che portava in testa.
In quei giorni aveva cercato in tutti i modi di convincere i pirati ad uscire alla scoperto. La pazienza di Calipso stava diminuendo e Barbossa temeva che presto si sarebbe stancata di aspettare. A causa dei suoi discorsi che andavano contro la volontà del re della Fratellanza, i pirati avevano iniziato a sospettare di lui. In quel momento si sentiva perfino seguito e dal movimento di passi barcollante e un tintinnante rumore familiare, aveva intuito chi fosse quel fellone.
Ignorandolo si avviò dritto verso il molo dove James stava consultando delle carte, affiancato da Elizabeth e due vecchie conoscenze della Perla Nera: Pintel e mastro Ragetti, ma prima che potesse raggiungerli, il pirata inseguitore lo fermò piombando davanti a lui.
<< Barbossa! >> esclamò Jack Sparrow trovandosi a faccia a faccia con l’antico nemico.
<< Jack, non hai nient’altro di meglio da fare che inseguirmi? >> domandò Hector cercando di liberarsi dalla sua fastidiosa presenza.
<< Oh, non sai che sofferenza è stata averti davanti agli occhi per tutto il tempo ma la curiosità è davvero una brutta bestia… >> Barbossa credé di vedere balenare negli occhi di Jack un lampo di follia d’amore << Allora dove l’hai lasciata? Dove hai nascosto la Perla Nera? >>
<< La mia nave? Sicuramente molto lontano da te >> rispose Barbossa dopo un attimo d’incertezza optando per una mezza verità. Non poteva certo rivelargli che la Perla Nera e il suo equipaggio di Schiavi si trovava appena fuori la baia della Città dei Relitti, affiancata dalle altre navi della flotta di Calipso in attesa di sferrare un attacco alla Fratellanza.
Sul volto di Jack apparve un’espressione ancor più folle quando udì l’aggettivo possessivo con cui l’altro pirata aveva definito la sua nave. << Prima o poi tornerà dal suo vero capitano >>.
<< E tu saresti un vero capitano? >> lo schernì Barbossa ghignando.
<< Barbossa, Jack! >> Elizabeth si accorse di loro e gli fece cenno di avvicinarsi. << Venite >>.
I due corsari avanzarono lungo il molo, verso la piratessa e il figlio, guardandosi in cagnesco.
James alzò lo sguardo su di loro. << Allora qualche novità? >> chiese a Jack che scosse la testa indecifrabile.
<< Come posso aver anch’io la suddetta novità se son rinchiuso qua? >> cantilenò con tono irritante.
James digrignò i denti e ritornò a guardare le carte. Sapeva benissimo che Jack conosceva il luogo per dov’era partita Kendra in tutta fretta mentendogli, ma come al solito il pirata si rifiutava di fargli sapere anche la più piccola cosa. Aveva cercato perfino di convincerlo a lasciarlo andare ad aspettarla fuori dalla Città, cosa che ovviamente James gli aveva proibito.
Elizabeth lanciò un’occhiata perplessa ai due e poi riprese a parlare: << Non capisco perché Calipso non si decida a fare qualcosa… il mare là fuori è calmo ma non quanto gli uomini qui. Vogliono… vogliamo tutti riprenderci la nostra libertà >>.
Barbossa ascoltò le parole della piratessa accarezzando distrattamente il pelo di Jack, cercando di ricordare cosa fosse la libertà, quella meravigliosa condizione per cui tutti gli uomini presenti alla Città dei Relitti erano disposi a rischiare la propria vita per conquistarla.
Non era mai stato veramente libero, prima a causa della maledizione del tesoro maledetto di Cortés e ora per via di Calipso.
Eppure molti anni prima quando i suoi capelli e la sua barba erano ancora del tutto rossi aveva lottato in suo nome contro Davy Jones e ricordava ancora la meravigliosa sensazione che aveva provato quando aveva combattuto come un uomo libero.
E sentendo i discorsi degli uomini, il desiderio di riprovare quella sensazione si riaccendeva ogni volta più forte nel suo cuore, animandolo di una nuova forza.
Forse non era troppo tardi per cambiare rotta. Dopotutto ormai, data la sua età avanzata, non aveva più paura della morte e la minaccia di Calipso non poteva più toccarlo. Non valeva la pena resuscitare un’altra volta e vivere una vita che aveva già vissuto.
<< Forse dovremo attaccare noi per primi >> disse infine a Elizabeth << Un attacco a sorpresa aumenterebbe la nostra forza >>.
<< Una dichiarazione di guerra spetterebbe al re >> gli rispose lei incerta, guardando suo figlio.
James, sentendosi chiamare in causa, alzò nuovamente gli occhi dalle carte per vedere Jack dietro i due scuotere piano la testa e gesticolare animatamente ondeggiando. Smise immediatamente quando Barbossa si voltò a guardarlo accigliato.
Il giovane rifletté sulle parole appena ascoltate e capì che non poteva aspettare ancora. Non poteva trattenere gli uomini alla Città per un solo sentimento che si era impossessato del suo cuore e aveva cambiato la sua vita. Prima di allora si era sempre chiesto come i suoi genitori fossero riusciti a superare tutte le difficoltà rimanendo insieme grazie all’amore e solo adesso riusciva a capirlo provandolo lui stesso per Kendra, ed era l’amore della libertà che provavano gli uomini che lo spinse ad approvare la decisione di Barbossa.
Sì, avrebbero combattuto e forse al ritorno di Kendra tutto sarebbe già finito.
<< Mastro Gibbs! >> chiamò il pirata che si trovava lì vicino e camminava lungo il molo con una bottiglia in mano. Vivere poca avventura non gli faceva bene. << Avvertite i pirati, preparate la nave. Si va a combattere >>.
Gibbs s’illuminò, scolò l’ultimo sorso della bottiglia per poi lanciarla allegramente in mare e corse animato verso la città esclamando: << Per tutte le palle di cannone con la barba! Era ora! >>.
Il capitano Sparrow guardò stralunato il giovane Turner, pensando contrariato che fosse molto più simile alla madre che al padre, decisamente più difficile da ingannare.

Quando il crepuscolo giungeva ormai al termine e il cielo si stava oscurando, Barbossa salì finalmente a bordo della Perla Nera che da tanto era in attesa del suo capitano.
William Turner lo vide comparire sul ponte della nave accanto all’Olandese Volante mentre contemplava con occhi spenti la Città dei Relitti dove dovevano trovarsi sua moglie e suo figlio, ignari del pericolo che stavano correndo ad affidare la loro vita nelle mani di Barbossa… di quel traditore!
Sobbalzò quando Calipso comparve seduta sul parapetto della sua nave, vicino a lui. La dea, vestita come una piratessa con tanto di tricorno poggiato sui capelli lunghi e neri legati in una treccia, guardava la Perla Nera con gli occhi fiammeggianti di vendetta, tanto che sembravano carboni ardenti, osservò inquieto il capitano Turner.
<< Mio adorato capitano Turner a quanto pare Barbossa ci ha finalmente degnato della sua presenza >> disse Calipso indicando il pirata vestito di nero.
Barbossa si sporse verso il parapetto e si levò il cappello per salutare la sua padrona. << Mia signora, è stato davvero un compito assai arduo convincere i pirati ad uscire allo scoperto >> assunse una faccia contrita che poco si addiceva alla sua figura.
Will capì che aveva in mente qualcosa, ma non aveva idea di quello che stava organizzando il corsaro.
<< Sparrow è davvero una spina nel fianco >>.
<< Allora lui sarà il primo a cadere >> sibilò Calipso alterandosi al suono di quel famoso nome.
Will guardò Barbossa indeciso se ridere o odiarlo. Stava aizzando Calipso contro Jack di proposito. Con quei due si ripeteva sempre la stessa storia: ognuno cercava di fare fuori l’altro in qualsiasi situazione.
<< I pirati vi attaccheranno domani all’alba da Sud-Ovest con andatura di bolina >>.
Calipso sorrise, deliziata. << Come farei senza di voi, mio caro Barbossa >>.
Barbossa fece un cenno d’assenso e si rimise in testa il suo amato cappello.
<< Domani all’alba preparatevi alla battaglia miei cari capitani. Barbossa voi tornerete alla Città per far sì che i pirati non sospettino di nulla >> e detto questo Calipso si tuffò nel mare sparendo alla vista dei due pirati, anche se sapevano che sarebbe stata sempre presente.
<< Barbossa! >> lo chiamò Will prima che il capitano si voltasse per ritornare da dov’era venuto. << Hai visto Elizabeth e James? >> domandò all’improvviso agitato.
Barbossa lo guardò negli occhi per qualche attimo prima di rispondere: << James è il Re della Fratellanza >>.
Turner sentì un sorriso involontario illuminargli il volto: suo figlio Re della Fratellanza! Era orgoglioso, anche se sospettava che ancora una volta ci fosse lo zampino di Jack nella votazione.
<< Dimmi, capitano Turner >> disse il corsaro sporgendosi nuovamente oltre il parapetto, risvegliandolo dai suoi pensieri. << Perché non sei con loro? >>.
William si rabbuiò: << Sai benissimo che, anche se Calipso non ha il mio cuore, è lei che controlla l’Olandese Volante. Non ho altra scelta >>.
<< Gli uomini sono sempre liberi di scegliere >> continuò Hector indecifrabile e Will non riuscì a capire il perché di quel discorso.
<< Gli uomini liberi lo sono, Barbossa, ed io sono uno Schiavo >>.
Barbossa assunse un’aria pensosa e annuì, poi senza aggiungere altro si voltò e iniziò a gridare gli ordini alla ciurma che oziava sul ponte.
<< Forza branco di luridi cani rognosi! Muovetevi, dobbiamo raggiungere la Città dei Relitti >>.
Will rimase a guardare la Perla Nera levare le ancore e allontanarsi nella notte nera come le sue vele.

La nave navigava lenta per il mare dei caraibi sotto un cielo stellato.
Kendra dopo aver dato gli ultimi ordini alla ciurma dell’Aurora, un piccolo brigantino al servizio di Sree Sumbhajee che aveva concesso favorevolmente la sua nave sapendo che quella della piratessa era una missione per conto della Fratellanza, si ritirò nella cabina del capitano.
Lentamente si avvicinò al suo letto e tirò via da sotto il letto il tesoro più prezioso che aveva trovato nel più remoto anfratto dell’Isla de Muerta tra oro, diamanti e il leggendario forziere di monete azteche maledette da Cortés.
Poggiò l’orecchio sul piccolo forziere che aveva tra le mani e ascoltò i battiti del cuore al suo interno che risuonavano amplificati nel silenzio della stanza. Kendra rimase in ascolto riflettendo sul cuore di Turner. Chi lo avrebbe avuto tra le mani, avrebbe avuto il controllo del capitano dell’Olandese Volante, quindi a sua volta della nave e della sua ciurma. Eppure Elizabeth e James non avevano mai pensato a questo aspetto essendo le prime due persone che lo amavano.
Jack lo voleva sicuramente per controllare la nave e a sua volta i movimenti di Calipso. Ma sarebbe stato in grado di fare questo a un suo amico? Kendra non lo credeva possibile.
Invece Calipso voleva il cuore per controllare a tutti gli effetti il suo Schiavo più potente, altrimenti avrebbe avuto la sua vendetta strappando quello dal petto del figlio.
Kendra si prese la testa tra le mani. La scelta più giusta le sembrava dannatamente sbagliata, eppure si stava addentrando verso quella direzione e non avrebbe più cambiato la rotta.

La mattina all’alba la flotta di Calipso era già allestita, i cannoni erano carichi, le vele spiegate insieme ai Jolly Roger e gli Schiavi-Capitani pronti alla battaglia.
All’orizzonte apparvero la Medusa affiancata dalla Perla Nera.
<< Che diavolo succede? >> domandò Sputafuoco a Will, perplesso per il numero assai esiguo delle navi davanti a loro.
Will scrollò le spalle confuso quasi senza sentire le parole del padre. La sua attenzione era concentrata sulla Medusa: era la nave ammiraglia della Fratellanza e quindi lì sopra dovevano esserci Elizabeth e James.
Un improvviso sibilo proveniente da dietro fece voltare tutti i pirati.
<< Navi a poppa si dirigono dritte verso di noi! >>.
L’urlo risuonò di nave in nave, fino ad arrivare all’Olandese Volante dove era apparsa Calipso schiumante di rabbia. Il cielo si annuvolò di colpo e un forte vento iniziò a soffiare agitando il mare.
<< Sapete questo cosa vuol dire capitano Turner? >> esclamò la dea rabbiosa mentre Will sorrideva soddisfatto. In fondo sapeva che Barbossa era un brav’uomo. E finalmente il pirata capì il significato delle parole che gli aveva detto Hector la scorsa notte. Lui aveva scelto: aveva scelto la libertà.
<< Barbossa è uno Schiavo traditore >>.





Ciao a tutti!! Immagino sarete molto sorpresi di trovare finalmente un capitolo. In effetti lo sono anch'io. Non so come ho fatto a trovare un po' di tempo per scrivere ma eccomi qui a postare il continuo di questa fanfiction.
Spero che vi sia piaciuto davvero. Ho cercato di descrivere i sentimenti dei personaggi poco prima dello scoppio della guerra, non manca nessuno all'appello questa volta. Nemmeno il nostro amato capitano Turner.
Spero di essere riuscita a scrivere bene le intenzioni di Barbossa e di aver creato un po' di effetto sorpresa sul suo piano, anche se in fondo sappiamo tutto che Barbossa è un brav'uomo ù.ù Forse sono sconfinata un po' nel'OOC ma dopotutto i pensieri delle persone cambiano, quindi è normale che un personaggio sia diverso da com'era molti anni prima (per essere precisi nel film).
Sono davvero curiosa di sentire le vostre opinioni, mi rimetto ai vostri giudizi :D
E come al solito passiamo a ringraziare le persone che mi seguono in questa fanfiction! Un bacione a tutte e grazie davvero!
Rebecca Lupin: Ciao! Sì, hai proprio ragione: l'unico posto al sicuro da Calipso è la terra ferma, quindi chissà se Kendra ce la farà. Ti lascio con questa curiosità che sarà soddisfatta nei prossimi capitoli anche se ho messo qualche indizio rigurdo la sua decisione in questo. Un bacio.
Fannysparrow: Ciao cara! In questo capitolo è tornato anche Will *-* Non ti voglio anticipare niente, ma nel prossimo chap ci sarà un incontro che penso ti piacerà :D Sono curiosa di sentire la tua opinione su Barbossa ^^
Yunie992: Yeee ciao! Wow la tua è la trentacinquesima recensione :D Mi dispiace davvero molto di farvi penare tanto ma con la scuola e tutto il resto trovo davvero difficile prendere la penna e mettermi a scrivere. Il cervello è Off-line xD Comunque sono contenta che la scena precedente (cioè quella del Consiglio della Fratellanza) ti sia piaciuta, temeno di essere ripetitiva ma per fortuna non è stato così C:
Non perdetevi il prossimo capitolo in cui i nostri pirati passeranno all'azione!
Un abbraccio a tutti, Chiara.

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Capitolo 17
*** Capitolo 16: La furia di Calipso ***



Capitolo 16: La furia di Calipso








- Braccia in trinchetto, issate le gabbie! Pronti a fare fuoco! -
James correva sul ponte della Medusa urlando gli ultimi ordini prima di entrare nella battaglia che infuriava davanti a loro. Mancava solo la nave ammiraglia e la Perla Nera per completare la flotta della Fratellanza contro gli schiavi di Calipso.
- Capitano! - lo chiamò un uomo dall’aria molto preoccupata - Le vele si stanno per strappare! Calipso ci sta mandando contro la sua furia! -
James notò che il vento, da quando il cielo era si era oscurato, era cambiato e non era più in loro favore anzi soffiava più forte che mai contro la loro direzione. Era sicuramente opera della malefica dea.
- Ammainate le vele! La battaglia ci raggiungerà presto - urlò allora il giovane Turner osservando alcune navi che venivano verso di loro tra cui c’era anche la nave del francese Chevalle.
Sentì montare la rabbia. - Dirigetevi verso la Fancy, nostromo Boot! - ordinò ansioso di scontrare la sua lama con quella del corsaro che la volta prima lo aveva sconfitto e aveva osato minacciare Kendra.
- Attento ragazzo, l’orgoglio rende gli uomini poco prudenti - gli disse Jack vicino.
James stupito lo vide toccarsi preoccupato il petto dove nascondeva chissà quale segreto.

Intanto la Perla Nera dove si trovavano Barbossa ed Elizabeth si era scontrata con una nave nemica contro la quale l’equipaggio stava già combattendo.
- Barbossa! Dietro di te! - Elizabeth si lanciò in un affondo oltre Barbossa per uccidere un corsaro alle sue spalle.
Un’altra bordata colpì la fiancata di tribordo. Il fumo oscurava la vista e le schegge di legno volavano dappertutto mentre il colpo scuoteva il ponte e faceva ondeggiare pericolosamente l’albero maestro la cui vela era già strappata in più punti per via dei colpi. Le navi combattevano molto vicine tanto che sembravano toccarsi e scricchiolavano rumorosamente.
All’improvviso una terza nave spinta dalle onde sbatté contro la Medusa danneggiandole la cambusa.
Elizabeth si rialzò in piedi dopo essere caduta a causa dello scontro e il suo cuore perse un battito quando osservò la nave che li avevano colpiti più grande della Medusa: l’Olandese Volante. La sua nave. Strinse spasmodicamente la spada combattuta tra la voglia di correre tra le braccia di Will o quella di affrontarlo perché era uno Schiavo.
Dal fumo si udì un fruscio e diversi arpioni con delle corde si attaccarono alla fiancata. Dei pirati saltarono sul ponte ed Elizabeth schivò per un soffio le loro spade affilate. Per scappare usò uno dei stessi arpioni dei nemici e finì sull’Olandese Volante.
Nella confusione generale nessuno fece caso a lei, anche se intercettò lo sguardo meravigliato del vecchio Sputafuoco Bill. Probabilmente si stava chiedendo come riuscisse ad essere ancora viva.
Corse lungo il ponte diretta verso poppa da dove riusciva a vedere la Medusa che si scontrava contro un brigantino ma una spada oltre l’albero di mezzana la fermò ostruendole il cammino. Parò il colpo, saltò per schivare la lama e stava per attaccare quando il suo nemico si fermò all’improvviso.
- Elizabeth! -
Alzò lo sguardo e incontrò quello caldo e familiare di William Turner, suo marito.
- Will - sussurrò immobilizzandosi.
- Dov’è James? - le domandò Will senza staccare lo sguardo dal suo nemmeno per un istante. Elizabeth percepì il suo tono preoccupato.
- E’ sulla nave ammiraglia, sulla Medusa - rispose la piratessa mentre le loro spade si abbassavano sempre di più.
Una bordata scosse la nave ed Elizabeth finì addosso a Will. Da quanto non erano così vicini?
- Che cosa aspetti, capitano Turner? Colpiscila - sussurrò una voce suadente nell’orecchio dell’uomo.
Will accarezzò il volto di Elizabeth con la mano libera dalla spada e la rimise in piedi. I due si guardarono attenti: sapevano che nessuno avrebbe colpito l’altro senza ferire prima se stesso.
Il pirata non avrebbe mai colpito Elizabeth, sarebbe stato come pugnalare il suo stesso cuore. Come in risposta dei suoi pensieri il cielo tuonò infuriato. Calipso aveva perso due dei suoi migliori capitani, i suoi Schiavi si stavano riprendendo la libertà.
- Capitano! Una nave si avvicina da Nord! - esclamò Sputafuoco correndo con un po’ di fatica e l’andatura zoppicante verso la fiancata.
-E’ l’Aurora! -

Kendra scese dalla coffa stringendo forte al petto il Forziere Fantasma, così tanto che le sembrava che l’organo che aveva nel petto battesse come quello rinchiuso del capitano Turner, quasi come un solo cuore.
- Nostromo Sang, rotta 25 gradi Sud-Ovest! -
- Ma capitano, è dritto davanti a noi! - protestò il corsaro strabuzzando gli occhi per la paura.
- Sì, nostromo Sang. Al centro della battaglia -.
Kendra si voltò a guardare verso il mare dove due navi erano sormontate da un cielo plumbeo da cui cadevano in acqua dei potenti fulmini che illuminavano le vele scure e quelle scarlatte dei due brigantini.
- Bordata proveniente da est! - urlò un corsaro correndo al riparo.
Il sibilo precedette il colpo che colpi la murata di babordo facendo ondeggiare pericolosamente la nave, ma quella continuò imperterrita la sua avanzata raggiungendo la battaglia ed affiancandosi alla Fancy.
- Fuoco al mio segnale! -
Quando l’Aurora fu perfettamente allineata alla nave francese, Kendra urlò il segnale e i cannoni colpirono la nave nemica sorprendendo i corsari nemici.
Kendra artigliò il forziere per impedire che lo perdesse di mano ad ogni scossa che faceva tremare la nave. Afferrò una sartia decisa a raggiungere la Fancy: doveva arrivare a James prima di Calipso!
Attraversò il fumo denso mentre le urla degli uomini che combattevano e i boati dei tuoni le martellavano le orecchie e atterrò sul ponte della Fancy. Le schegge di legno provenienti dai pennoni spezzati volavano dappertutto confondendosi con i colpi di pistola. Uno ferì Kendra all’avambraccio facendola gemere dal dolore e facendole cadere di mano il forziere. Si tuffò a terra senza esitazione e lo raggiunse a carponi provando un enorme sollievo ma quando alzò lo scuro sguardo e impallidì per la scena che si presentava davanti ai suoi occhi.
James combatteva furiosamente contro il capitano Chevalle che sembrava avere la meglio su di lui.
Il cuore iniziò a battere veloce a causa della ritrovata vicinanza con il ragazzo e la paura che potesse essere preso dallo Schiavo di Calipso.
Poi accadde tutto in un attimo.
Qualcuno tentò di colpirla ma delle braccia l’afferrarono e la tirano in piedi. Lanciò un urlo per la sorpresa e per il dolore al braccio facendo voltare James verso di lei che così fu disarmato e si ritrovò la spada di Chevalle alla gola.
La piratessa si districò dalle braccia che l’avevano stretta e vide Jack osservare con cupidigia ciò che aveva tra le braccia insanguinate. Ma fu solo un lampo nel suo sguardo perché poi, dopo averle lanciato uno sguardo insieme agitato e preoccupato, riprese a combattere contro i nemici per proteggerla dalle loro spade.
- Kendra! -
Il capitano Chevalle udendo il suo nome si voltò seguendo lo sguardo di James e puntò i suoi grigi e freddi occhi sulla giovane piratessa.
- Ah, capitano Margan - esordì con la sua voce strascicata - Finalmente ci rincontriamo e a quanto pare avete qualcosa che le appartiene -
Kendra capì che era arrivato il momento decisivo.
- Kendra? - sussurrò James guardando confuso quello che aveva tra le mani - Ma quello è il forziere di mio padre! -
La ragazza lo guardò spaventata mentre Chevalle spingeva la punta sella sua lama sulla gola dl giovane. - Acuto signor Turner - ghignò il pirata.
- Kendra dammi il forziere - le disse Jack avvicinandosi ma la piratessa si allontanò tornando a guardare James mentre un lampo di delusione animava il suo sguardo.
Il cielo già scuro divenne ancora più nero quando un’ennesima nave si affiancò alla Fancy. Le vele nere resero ancora più buio il ponte della nave francese e una voce familiare echeggiò nel fumo denso.
- Avanti luridi cani! Fatevi sotto, vi appenderò tutti all’albero maestro! -
Barbossa comparve insieme al suo equipaggio sulla Fancy e incurante dei dolori che lo perseguitavano iniziò a combattere per dare man forte agli uomini dell’ammiraglia della Fratellanza.
- Avanti capitano Margan rispettate il vostro patto o strapperò il mare dal petto del vostro amato giovane - la minacciò Chevalle glaciale puntando la spada al petto di James.
- NO! -
Kendra corse verso il nemico evitando Jack che cercò di fermarla e lanciò il forziere a Chevalle. Il pirata lo prese e lasciò andare James, Kendra si gettò tra le sue braccia piangendo silenziosamente.
- Finalmente la mia padrona avrà il controllo incontrastato di tutti i mari -
Chevalle lasciò cadere il forziere nell’acqua agitata e si udì un suono terribile.

Wham.

L’Olandese Volante fu maledetto insieme al suo equipaggio per aver disubbidito alle leggi di Calipso.
- Will! - sussurrò Elizabeth osservando incredula il consorte.
Poggiò una mano sul volto ricoperto di squame, la barba e i capelli erano alghe marine, le mani maledette come quelle che un tempo erano state di Davy Jones.
- Elizabeth - una lacrima salata rigò la guancia del capitano - Ha il mio cuore, sono sotto il suo comando -

Barbossa si avvicinò a Jack evitando gli Schiavi ormai più forti e affiancati dai triplicannoni dell’Olandese Volante. I pirati erano in difficoltà è poiché Calipso adesso possedeva il Forziere Fantasma niente l’avrebbe fermata, tranne una cosa.
- Sono la nostra ultima speranza - Barbossa si aprì la camicia e diede a Jack il segreto affidatogli da Calipso che aveva custodito da prima dello scontro. - Andate! -
I due pirati si guardarono almeno per una volta non come nemici, ma come alleati.
Jack abbassò lo sguardo su ciò che Hector gli aveva affidato, gli s’illuminarono gli occhi e poi annuì solennemente al pirata. Sparando ad un nemico e parando un colpo con la sua spada raggiunse i due giovani e grazie ad una grisella li portò sulla Perla Nera.
Quando raggiunsero il ponte prese le Carte Nautiche che custodiva da tanto tempo tra il petto e la camicia e le completò grazie ai due anelli mancanti che Barbossa gli aveva dato. Girò e rigirò le mappe sotto gli occhi stupiti dei due pirati e quelli soddisfatti degli altri Jack e trovò quel che cercava.
Compose il disegno di un cuore con sotto una scritta: Custode del Cuore.
Il Verde Baleno investì la Perla Nera e la nave scomparve ai Confini del Mondo.



Ciao a tutti!! Eccomi qui, sono tornata con un nuovo capitolo! :D Spero che vi piaccia anche se la scrittura è molto veloce, ma d'altronde in una guerra non c'è molto tempo per riflettere quindi non mi sono soffermata a scrivere molto i pensieri dei personaggi. Purtroppo stiamo arrivando alla fine ç_ç Mi ero affezionata a Kendra e James ;D Mancano più o meno due o tre capitoli, dipende dall'ispirazione. Comunque spero che questo capitolo vi sia piaciuto e che mi lascerete qualche recensione C:
Un ringraziamento speciale a chi ha aggiunto la storia tra le seguite, le ricordate  e le preferite e un grazie anche a chi mi segue silenziosamente.
Fannysparrow: Ciao carissima! Wow Grazie Davvero per i complimenti che mi hai fatto al precedente capitolo! Sono commossa *___* I tuoi per me valgono moltissimo dato che ho letto le tue splendide fanfiction e so quando sei brava a scrivere :D Spero che l'incontro tra Will ed Elizabeth ti sia piaciuto, mi piace molto scrivere sui loro sentimenti che non dimostrano quasi mai a parole ma con gesti e sguardi... o almeno così sembra a me C: Spero però di essere riuscita nell'intento. Con questo capitolo ho anche risposto alla tua domanda: Will ribellandosi si è beccato la maledizione stile Davy Jones. Però non riesco ad immaginarlo bene così brutto xD Un bacione. Sono ansiosa di sentire il tuo commento.
Rebecca Lupin: Eggià. Sinceramente nemmeno io mi fiderei di Barbossa, è pur sempre un Pirata u.u Eppure questa volta la scelta giusta coincide con ciò che è più conveniente per lui quindi puoi stare tranquilla. Kendra può aver fatto sia la scelta giusta aiutando James o quella sbagliata condannando Will. Boh sono punti di vista :D
Yunie992: Grazieee! Sì, in effetti non so nemmeno io come ho fatto a mettere tutti i personaggi xD Mmm come premio ti meriti questo nuovo capitolo! Ahah sempre meglio di niente, no? :D Oddio si è brav'uoMo e non brav'uoVo ahahaha quando me lo hai fatto notare ho riso per mezz'ora e poi lo cambiato subito. Povero Barbossa diventato Uovo xD Spero che questo capitolo ti sia piaciuto.
Un abbraccio a tutti e al prossimo capitolo! *___*
Chiara.


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Capitolo 18
*** Capitolo 17: La Mano del Destino ***




Capitolo 17: La Mano del Destino





Kendra era seduta sulle scale che conducevano in coperta con testa poggiata stancamente ad uno dei bastoni del corrimano e lanciava ogni tanto dei sospiri, afflitta.
Non aveva idea di come avevano fatto ad arrivare lì, a navigare nell’altro Mare, eppure l’unica cosa certa era che la Perla Nera era l’unica speranza per la Fratellanza. Ironico destino avere fra le mani la salvezza dei pirati liberi quando era lei stessa che li aveva condannati alla prigionia.
Era stata egoista. Per salvare il destino di un solo uomo aveva sacrificato quello di molti altri. Calipso l’aveva ingannata giocando con i suoi sentimenti e per questo la odiava ancora di più.
Strinse forte i pugni, cosi tanto che le sue nocche sbiancarono. Sì, la odiava con tutto il suo cuore. E avrebbe fatto qualsiasi cosa per sconfiggerla.
Presa com’era dai suoi pensieri non si accorse del rumore di passi e notò la presenza di James solo quando si sedette accanto a lei.
Kendra evitò i suoi occhi marroni per paura di rivedere lo stesso sguardo deluso che il pirata le aveva rivolto quando aveva scoperto che lo aveva ingannato.
- Guardami -.
Era una richiesta ma la piratessa non lo ascoltò.
- Kendra guardami -.
Al suo tono imperioso la giovane si voltò e incontrò il suo sguardo indecifrabile, imperscrutabile, che non lasciava trasparire alcuna emozione.
- Perché? - James sospirò. - Perché non mi hai detto del piano di Calipso? -
- Non potevo. Era il mio peso da portare - mormorò lei abbassando gli occhi ma James la costrinse a guardarlo prendendo il suo mento tra il pollice e l’indice.
- E’ il mio cuore - ribatté lento e poi aggiunse: - Come posso aiutarti, come posso fidarmi di te se non mi dici la verità? -
- Non puoi - rispose Kendra in un sussurro.
Si osservarono per alcuni istanti in silenzio, ascoltando i loro veloci respiri.
- Forse avrei dovuto dirtelo ma già il cuore di tuo padre bastava a renderti Schiavo e avevo paura - la giovane gli poggiò una mano sulla guancia - Avevo paura che ti saresti allontanato da me. Ti amo James -.
James la guardò meraviglio ma poi, ripresosi dalla sorpresa che quelle parole gli avevano causato facendogli battere il cuore più forte, le sorrise e si avvicinò per baciarla.
Un bacio disperato.
Un bacio passionale.
Un bacio da tanto agognato.
- Anch’io ti amo Kendra - disse abbracciandola. - Vedrai, andrà tutto bene - le sussurrò poi all’orecchio.

Jack sfiorò piano il timore per aggiustare la rotta accarezzando quasi il legno della sua amata nave. Finalmente era tornato ad essere il capitano della Perla Nera eppure quell’evento non poteva essere che accaduto in una circostanza più funesta… quando la sua libertà era quasi scomparsa.
E poi la nave gli era stata ceduta, davvero un duro colpo per l’orgoglio del capitano Sparrow.
Osservò con occhio vigile il mare attento a non urtare contro quelle tante barche che portavano lentamente i passeggeri verso il loro ultimo viaggio e il suo sguardo si fermò sorpreso su una barcaccia con a bordo una donna familiare che stringeva tra le braccia una bambina.
Corse al parapetto.
- Mary-Ann!? -
La donna come risvegliata da quel richiamo sobbalzò appena e posò lo sguardo su di lui. - Il capitano Jack Sparrow - lo salutò levandosi il capello dalla testa mentre la bambina restava placidamente tra le sue braccia, come addormentata.
Jack fece lo stesso con il suo tricorno, portandoselo al petto. - Capitano Margan -
- Ti ha trovato Jack? - domandò la donna e Jack capì che il suo pensiero era rivolto a sua figlia Kendra.
Annuii e si sporse ancora mentre la Perla Nera superava quel gruppo di barche. Una domanda premeva sulla sua bocca: - Perché non mi avevi mai detto che Kendra era mia figlia? -
Un barlume di sorpresa scosse quel volto spento e poi la donna sospirò. - Kendra non è tua figlia - rispose facendolo rimanere basito - Sapevo che la mia bambina lo sospettava ma non le ho mai negato questa possibilità -
- Perché? - domandò Jack riprendendosi e indossando una maschera di quasi indifferenza. Eppure credeva davvero che Kendra fosse sua figlia, gli rassomigliava tantissimo.
- Non è che ti stai rimbambendo, mio caro capitano? - gli sussurrò all’orecchio un piccolo Jack seduto sulla sua spalla - Affezionarsi davvero a qualcuno non è da te -
Jack lo ignorò e si concentrò sulle parole della donna.
- Sempre meglio un pirata che un’Ammiraglio della flotta spagnola - rispose il capitano Margan con un tono d’amarezza nella voce persa nei ricordi remoti e ormai persi nell’oblio.
La nave si stava ormai allontanando e le barche quasi sparirono alla sua vista, inghiottite da una nebbia sottile eppure a Jack parve di udire delle parole: - Prenditi cura di lei, Jack -.
Il capitano Sparrow mosse il capo con un cenno d’assenso quasi impercettibile e dopo aver inforcato il tricorno, mormorò: - Lo farò -.
Poi alzò lo sguardo davanti a prua e un luccichio balenò nei suoi occhi.

- Il Custode del Cuore! -
Kendra udì la voce eccitata di Jack e corse sul ponte seguita da James.
Vide che la nave si era fermata vicino un piccolo isolotto solitario in mezzo ad un mare piatto senza vento e un cielo senza nuvole ma con un sole abbagliante. Sull’isolotto poggiato una secca palma sghemba c’era un uomo con un capello tirato sul volto, dalla barba rossiccia e un pezzo di legno al posto di una gamba.

Jack scese dalla nave con in mano le Carte Nautiche mentre i due giovani pirati lo fissavano attenti sporgendosi dal parapetto del ponte della Perla Nera.
- Davy Jones -
Il famigerato pirata tanto temuto in passato alzò piano la testa e punto il suo sguardo azzurro come il ghiaccio su di lui e una lampo di rabbia attraversò i suoi occhi freddi.
- Jack Sparrow -
- Capitan Jack Sparrow - lo riprese Jack indignato, indicando con scatti agitati la nave dietro di lui.
Davy Jones scoppiò in una cupa risata e uscì dall’ombra della palma, strascicando la sua gamba finta fino davanti al pirata. - Venuto a tormentarmi anche all’Inferno -
- In verità - esordì Jack, aprendo con un colpo secco le carte nautiche e indicando la scritta che li aveva condotti fin lì - Essendo tu il suddetto Custode del Cuore penso che dovrai dirmi come sbarazzarmi della suddetta dea di cui tu custodi il Tum-Tum -
- E cosa ti fa pensare che io ti aiuti? - sbraitò Jones sputacchiando rabbioso.
- Perché è Calipso che ti ha mandato qui - gli ricordò Sparrow per niente impressionato dalla sua ira - E perché così avrai finalmente la tua vendetta -
Davy Jones assottigliò lo sguardo socchiudendo le palpebre e lo posò su Kendra. La giovane impallidì e sentii un brivido percorrerle la schiena. James le poggiò un braccio intorno alle spalle per rassicurarla gesto che non passò inosservato al corsaro maledetto che ghignò scocciato. - Ah l’amore - sputò l’ultima parola a denti stretti.
- Allora? - incalzò Jack sventolandogli davanti gli occhi le Carte Nautiche.
- La ragazza - disse infine Jones indicandola con la mano con le due dita mancanti - La ragazza è la chiave per sconfiggere Calipso. E’ la Mano del Destino -.
- Perché proprio lei? - domandò James sbalordito e confuso allo stesso tempo.
- Il suo cuore è pieno d’amore e d’odio nello stesso equilibrio. Ci sarebbe anche un’altra piratessa che potrebbe essere la Mano del Destino, ma possiede già il cuore del suo amato e quindi non può donare il proprio -.
James capì subito che si stava riferendo a sua madre, Elizabeth Turner.
Davy Jones fece alcuni passi indietro per tornare nell’ombra da dov’era uscito e poi puntò i nuovamente i suoi occhi lampeggianti in quelli di Kendra. - Dona il tuo cuore a qualcuno… - il suo sguardo saettò per un attimo sul giovane Turner - …a qualcuno che ami nel mare, davanti Calipso e allora io sarò libero di poter prendere il suo ed avere la mia vendetta - un basso ringhio accompagnò le sue ultime parole - Ma ricorda: una volta donato il cuore quello sarà donato in eterno, anche dopo la morte. Adesso andate -.
Jack capì che il tempo delle spiegazioni era terminato. Corse veloce verso la nave, risalì a bordo e un forte vento, prima inesistente in quel luogo dimenticato, iniziò a soffiare a un gesto di Davy Jones per portare la nave nuovamente nel Mare da dov’era venuta.
- E’ la nostra unica possibilità di distruggere Calipso - gridò allora il capitano Sparrow sopra l’ululato del vento, correndo al timone, per seguire la giusta rotta - Ma non sei costretta a farlo - aggiunse poi guardando la piratessa con un lampo d’inquietudine negli occhi.
Kendra scosse la testa, si voltò a guardare James e quando incontrò il suo scuro sguardo gli strinse una mano nelle sue. - Lo farò -.
Jack a quelle parole ricordò la promessa che aveva fatto solo pochi attimi prima al capitano Margan e allora capì che Kendra avrebbe adempito il compito che l’attendeva, come lui avrebbe mantenuto la sua parola.
Ad un altro cenno di mano di Davy Jones, la nave navigò veloce fino all’orizzonte dove fu investita d’un Verde Baleno e poi sparì.
Il pirata maledetto rimase a guardare la bianca scia lasciata nel mare dalla Perla Nera, sicuro di compiere presto la sua vendetta e si riuscire a prendere finalmente in custodia quel cuore tanto bramato che la sua amata gli aveva celato per tutti quegli anni.





Salve a tutti!
Eccomi qui con un nuovo capitolo! Anche se un po' più corto rispetto agli altri ed è solo di passaggio, annuncio con malinconia che questo è il penultimo capitolo della storia. Poi ci sarà un'ultimo capitolo e l'epilogo.

Vi ho stupiti/e, eh? Ebbene sì, Kendra non è la vera figlia di Jack! Era dall'inzio della storia che avevo in mente questo particolare, ma ho deciso di svelarlo solo alla fine. Spero che la reazione di Jack non sia risultata OOC, ma sapendo che nel terzo film della saga non ha abbandonato Will anche al termine di questa storia decide di non abbandonare Kendra.
Riguardo al Custode del Cuore: sì forse Davy Jones può risultare il personaggio più scontato a ricoprire questo ruolo, ed è proprio per questo che l'ho scelto. Insomma nella saga si dice che Calipso lo amava e non si parla di nessun altro quindi non volevo inventare un nuovo corsaro che ricoprisse quel ruolo.
Comunque, anche se ho messo per un attimo la parte la battaglia e ho reso il capitolo lento, spero che vi sia piaciuto! ;D
Come al solito voglio ringraziare chi ha messo la fanfiction tra le seguite, le ricordate e le preferite. Poi un ringraziamento speciale a Fannysparrow e Rebecca Lupin: Grazieeeee! Senza le vostre recensioni non avrei la forza di andare avanti a scrivere questa storia :D
Un bacione,
Chiara.

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Capitolo 19
*** Capitolo 18: Liberi Pirati ***



Capitolo 18: Liberi Pirati









Un rombo scosse le acque facendo tremare convulsamente le navi che si scontravano nel Mare dei Caraibi. Una pioggia di schegge provenienti dalla coffa dell’albero maestro si abbatté sul ponte dell’Olandese Volante ed Elizabeth fu trascinata prontamente al riparo da Sputafuoco Bill che, anche se troppo stanco per combattere, riuscì a portarla in salvo. Solo quando si fermarono ansanti vicino a un cannone la piratessa si accorse della macchia di sangue che si allargava sul petto dell’anziano Turner.
- Sputafuoco! Sei ferito! - Elizabeth esaminò febbrile la ferita e si strappò una manica della camicia cercando di tamponare il sangue che le stava sporcando le mani. Le lacrime le annebbiarono la vista quando capì che quel colpo di sciabolata era troppo grave. - Vedrai che te la caverai. Presto finirà tutto. Arriverà… -
- Elizabeth - sussurrò Sputafuoco con tono deciso sebbene la sua voce suonasse fioca, posando una viscida e maledetta mano sul suo braccio per fermare la sua improvvisa medicazione - Non sono io che ho bisogno d’aiuto… -
Elizabeth osservò con crescente apprensione il punto che il vecchio pirata indicava tra il tumulto di corpi che si agitavano.
- Will! - urlò allora la piratessa preoccupata vedendo il marito immobile.
Il corpo del capitano Turner tremava per l’enorme sforzo di resistere alla volontà di Calipso che gli aveva ordinato di impugnare la sua spada per alzarla contro la moglie. Ma lui non avrebbe ucciso la sua Elizabeth… no, eppure resistere stava diventando sempre più difficile.
I suoi uomini lo occhieggiarono attendendo un suo ordine, sconsolati e rabbiosi per essere stati di nuovo colpiti dalla maledizione ma per quanto infuriati potessero essere non avrebbero mai abbandonato il loro capitano e la loro nave.
- Will! - l’urlo disperato di Elizabeth lo riscosse. William si voltò e con un sussulto notò la moglie vicino al corpo del padre morente. Corse da loro muovendosi agilmente nonostante il corpo da mezzo pesce coperto da licheni.
- Padre! - esclamò il capitano Turner fissando allibito il vecchio pirata.
Sputafuoco afferrò con le sue ultime forze la mano del figlio e gli disse: - Calipso avrà anche il tuo cuore ma non il tuo corpo, non la tua mente. Tu sei libero Will, sei libero di scegliere se ascoltare il tuo cuore -.
Una bordata scosse la nave e i corsari si ritrovarono a combattere contro nuovi Schiavi che avevano attaccato la nave. Era il caos, e l’Olandese Volante stava soccombendo.
La mano di Sputafuoco scivolò da quella del figlio fredda come gli occhi ormai spenti del vecchio corsaro. I due coniugi si guardarono senza parlare: i volti stanchi e tirati esprimevano tutte le loro emozioni. Il capitano Turner si alzò sotto lo sguardo timoroso di Elizabeth e prese la sua spada per affondarla con un rapido scatto nel petto di un uomo che stava cercando di colpire la moglie alle spalle.
- Forza uomini, rispondete al fuoco dei nemici! - ordinò ai suoi, schierandosi definitivamente con la Fratellanza.
Un forte dolore gli schiacciò il petto in una morsa, all’altezza del cuore ma quando intercettò il sorriso sollevato della consorte, seppe che avrebbe potuto resistere e combattere ancora, per lei, per James, per Sputafuoco, per tutti loro.


Un nuovo colpo di cannone scosse la Medusa e Barbossa si chinò malamente sulla gamba già irrigidita quando quella sana fu ferita da una lama affilata. Con il respiro ansante si guardò intorno per vedere i pirati piegarsi sotto la potenza della furia di Calipso, anche se sembrava che il capitano Turner avesse finalmente deciso la parte giusta con cui stare. I triplicannoni dell’Olandese Volante, prima contro la Fratellanza adesso erano dalla loro parte e colpivano con ferocia inaudita le navi che intralciavano il suo cammino.
Ma la furia di Calipso era la forza più potente di tutte e ogni suo nemico soccombeva alle sue onde agitate.  
Barbossa osservò il nero orizzonte e si domandò dove fosse la Perla Nera, dove fosse la loro salvezza e sperò che arrivasse al più presto.
Seppe che il suo desiderio era stato esaudito quando un Verde Baleno squarciò il plumbeo cielo e si raddrizzò per combattere con rinomata energia.
- Forza luride canaglie, cani! Fatevi sotto, vi appenderò tutti all’albero maestro! -
Mastro Gibbs gli diede man forte per rincuorare la ciurma: - Avete sentito il capitano? Forza, uomini! E’ il giorno della morte che dà alla vita il suo valore! -.
Ragetti dopo aver sparato al braccio di un corsaro, rivolse un’occhiata rassegnata al suo fido compagno Pintel: - Un giorno scopriremo la ragione del nostro soffrire - borbottò dando una botta in testa allo stesso pirata che aveva colpito precedentemente con il cane della pistola.


- Guarda la Perla Nera è tornata! - urlò Will sventolando il capello con un sorriso di speranza che gli illuminava il volto. Aveva capito che i rinforzi erano arrivati.
Elizabeth socchiuse per un attimo gli occhi a quell’improvviso lampo accecante e quando li riaprì vide davanti a loro la Perla Nera con a bordo Jack, Kendra e suo figlio James. Sospirò sollevata: quand’erano spariti aveva temuto il peggio, anche se sapeva che non li avevano abbandonati.
Stupita si fermò a guardare James e Kendra camminare veloci sulla passerella di solito destinata ai prigionieri o ai nemici per darli in pasto ai pesci cani e poi li vide, dopo essersi presi per mano, tuffarsi in nel mare agitato con un salto.
- James! -
Sembrò che al suo urlo tutti i pirati, sia Schiavi che i compagni della Fratellanza, si fossero fermati a vedere cosa stesse succedendo. Un silenzio inquietante era sceso sulle navi, sintomo che qualcosa di nuovo stava per accadere.


Kendra aprì gli occhi nell’acqua cercando d’ignorare il lieve bruciore che gli provocava quel gesto e si voltò a guardare James, stringendogli più forte la mano, mentre lottavano contro le correnti infuriate che li respingevano verso l’alto.
Tu-Tum.
A quel dolce suono amplificato i loro sguardi s’incatenarono, pieni d’amore. James le strinse la mano di ricambio e sembrò quasi che il suo sorriso brillasse nell’oscurità degli abissi.
Kendra lo amò e odiò Calipso con tutto il suo cuore.
Tu-Tum.
Le bolle che rappresentavano il loro respiro divennero più frequenti tanto che i due giovani sentirono le forze mancare. Un urlo di rabbia li raggiunse mentre dal petto di Kendra usciva una luce dorata e Calipso, con il volto trasfigurato da un’antica ira, comparve davanti a loro cercando di spezzare il loro legame.
Tu-Tum.
La luce divenne sempre più intensa finché non esplose intorno a loro, avvolgendo i due pirati e dagli abissi marini comparve Davy Jones finalmente libero di compiere la vendetta a lungo desiderata.
Un grido agghiacciante simboleggiò la sconfitta di Calipso.
I Pirati erano finalmente Liberi.
I battiti dei giovani cuori di Kendra e James si affievolirono mentre gli ultimi resti d’ossigeno abbandonavano i loro polmoni. La piratessa senti delle forti mani afferrarla per la vita e trascinarla verso l’alto, poi i suoi occhi si chiusero e tutto divenne buio.


Quando riaprii gli occhi incontrò quelli scuri di Jack che si era tuffato a riprenderli prima che affogassero nel mare.

Il cielo plumbeo, carico di cattivi presagi che oscurava il mare fu trafitto dai raggi del sole. Un forte vento da Est scacciò via le nuvole grigie e il sole tornò a brillare sui caraibi.

James afferrò il braccio di Mastro Gibbs e s’issò a bordo dell’Olandese Volante dove tutti li stavo attendendo con trepidazione. Subito fu travolto dall’abbraccio di Elizabeth.
- James, tesoro, stai bene? -
- Mamma, così mi soffochi! -
I presenti risero sollevati. Will si avvicinò a James e gli diede una pacca sulla spalla. - Sono fiero di te, James. E anche tuo nonno lo sarebbe stato! - affermò con orgoglio seguendo con gli occhi una piccola barca che spariva in un verde orizzonte.
Dietro di loro, annunciata da una stanca tosse, salì Kendra aiutata da Jack.
- Non so come ci sei riuscita ma grazie - l’accolse Will.
Kendra di sedette affianco a James che le strinse la mano. - E’ stato un giochetto - smentì con un sorrisetto e la voce flebile.
Era felice. Finalmente aveva vendicato sua madre, i fratelli della costa e la piccola Kristin e finalmente i pirati avrebbero potuto tornare a navigare liberi.
Guardò il capitano Sparrow: - Grazie Jack! -
- Di nulla figliola - replicò quello dondolando sul posto e schizzando d’acqua il capitano Turner. - Ma non lo dire troppo in giro o la mia reputazione da temibile pirata sarà rovinata -
- E quando mai è stata così brutta - lo prese in giro Barbossa ridendo, ma ben presto la sua risata si trasformò in una tosse secca che lo fece sobbalzare. - Per mille balene sono troppo vecchio per queste cose. Credo che mi prenderò una nave e mi ritirerò a Tortuga -.
James e Kendra si scambiarono un’occhiata complice e il giovane Turner disse: - Credo che prima di separarci rimanga una cosa da fare -.
Kendra sorrise e gli occhi di Elizabeth s’illuminarono e la piratessa diede un colpo al marito quando sospirò secco lanciando un’occhiata obliqua al capitano Sparrow.
Jack li guardò confuso, poi un lampo di comprensione balenò nel suo sguardo: - Cosa…? Oh no! Credo che mi sentirò terribilmente vecchio per colpa vostra. Sapevo che i Turner sarebbero tornati a tormentarmi! - ammutolì quando notò gli occhi di Kendra intristirsi - Oh d’accordo! -.
- Grazie, papà -.













Epilogo


Nel cielo splendeva un sole abbagliante che si rifletteva nel mare cristallino, mosso solo da una leggera brezza proveniente dal Sud. Tre navi di differente dimensione si stagliavano nell’immobile paesaggio. Le vele dei velieri si muovevano piano producendo un leggero fruscio che erano l’unico suono che si udiva sulle tre imbarcazioni affiancate.

Su quella più grande, un imponente veliero dalle vele bianche stavano radunati tutti gli uomini tra cui alcuni noti corsari dalla fama di essere riusciti a sfuggire dalla compagnia delle Indie e di aver sconfitto dalle ire di Calipso rendendo liberi i pirati da ogni controllo.
Will strinse con un sorriso la mano ad Elizabeth che si asciugava le lacrime di commozione che le sfuggivano dagli occhi castani mentre Jack li guardava sconvolto.
- Per tutti i fulmini, come vi siete rammolliti! -.
Molte paia di occhi si voltarono a fulminarlo, specialmente uno sguardo scuro.
- Grazie per il tuo intervento Jack, allora questa è la motivazione del perché i due giovani qui presenti non dovrebbero unirsi in matrimonio? -
Kendra e James, splendidi nei loro vestiti bianchi, scoppiarono a ridere alle parole del vecchio capitano Barbossa.
Mastro Gibbs sgranò gli occhi e buttò a mare la bottiglia di Rhum che stava bevendo per festeggiare, sicuro di aver già bevuto decisamente troppo quando gli sembrò di scorgere Jack arrossire sotto l’ombra del capello.
- Uhm, no. Non credo sia una ragione ragionevole sebbene suddetta ragione sia… -
- Jack! - lo riprese Elizabeth.
- Potete continuare - bofonchiò infine il capitano Sparrow.
- Bene - Barbossa si girò verso i due giovani pirati e sorrise mostrando una fila di denti neri quanto lo scuro vestito che indossava. Fece per aprire bocca e terminare la cerimonia ma fu interrotto una bordata cadde a pochi metri dalle navi facendole tremare per il boato.
- Che altro c’è adesso? - esclamò scocciato James riprendendo le piume bianche volate via dal capello.
- James, guarda! - lo chiamò Kendra indicando l’orizzonte dove una nave incedeva dalla loro parte con i cannoni fumanti e il Jolly Roger alzato.
- Peste e corna! Con voi non c’è mai un attimo di pace! - commentò Barbossa osservando altre quattro navi comparire al seguito della prima.
Jack sussultò quando vide il simbolo della nave e mormorò: - I bucanieri delle Antille! -.
William si voltò verso esasperato verso di lui: - Perché ho l’impressione che tu centri qualcosa con questa storia? -
Il capitano Sparrow sorrise sorniore e alzo in alto le mani. - Se vuoi guardare il vero artefice di questa storia non devi guardare me, vero piccioncini? -.
Kendra e James si scambiarono un’occhiata complice e la piratessa disse: - E’ probabile che abbiamo sottratto a loro qualcosa di molto prezioso e credo che adesso siano venuti a rivendicarne la propria appartenenza -.
Elizabeth rise e poi iniziò a dare ordini agli ordini agli uomini che si sistemarono sulle tre navi pronti alla battaglia.
Barbossa borbottò che la sua vecchiaia era d’intralcio e mentre tornava alla sua nave zoppicando sulla gamba di legno, si avvicinò a James e gli diede una spinta: - E baciala la signora Turner, ragazzo! -.
- Uomini ai cannoni, mastro Gibbs aiutate ad issate quelle gabbie! … James al timone! - Kendra gli urlò nelle orecchie, autorevole.
James si chinò verso di lei e le rubò un bacio. - Siete pronta a combattere, signora Turner? -
Kendra sorrise e sguainò la spada. - Al vostro fianco sempre, signor Turner! -.
Una voce li interruppe: - E se invece mettessimo in pratica la più nobile arte dei pirati? -.
- Jack! -.




Fine
...o forse è solo l’inizio di una nuova avventura









Eccoci finalmente alla fine di Drink Up Me Hearties Yo Oh! ç___ç Che sofferenza scrivere la parola fine infatti non ho resistito ad aggiungere la seconda nota, mi ero affezionata moltissimo ai personaggi di Potc  :D
Vi chiedo scusa se quest'ultimo capitolo è arrivato dopo ben 5 mesi (o_O) ma sono stata impegnatissima, e poi ammetto che che ogni volta che rileggevo il capitolo scritto lo trovavo inadeguato e lo cancellavo per riscriverlo... spero che la fine ricompensi la vostra luuuunga attesa.
Voglio dedicare il capitolo finale in particolare a FannySparrow, RebeccaLupin e Yunie992 che mi hanno sempre seguito e lasciato recensioni, ma anche a voi lettrici silenziose che avete messo tra le seguite, le preferite e le ricordate la mia storia.
Un bacione a tutti... e come come dice in nostro amato capitano Yo Ho beviamoci su!
   Chiara




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