Infinite

di SnowDra1609
(/viewuser.php?uid=68944)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Red Planent, Black Suit ***
Capitolo 2: *** Principe ***
Capitolo 3: *** L3 ***



Capitolo 1
*** Red Planent, Black Suit ***


Molto probabilmente alcuni di voi lettori si aspettavano che io finissi prima la mia fanfiction Scandinavia Conflict. Non sono ancora giunto in crisi di ispirazione, ma durante questi giorni non ho avuto la possibilità di radunare tutte le idee e continuare quella fanfiction. Ho avuto però l’ispirazione per iniziare questa.
Come è tipico di me ci saranno delle grosse novità all’interno del mondo di Gundam SEED, ma questa volta sarà un fattore esterno alla Terra, e non sono gli alieni. Molti potranno avvertire delle somiglianze di fondo, tra cui nomi, fatti storici (fittizi si intende) e altri dettagli simili con la fanfiction Mobile Suit Gundam Galaxy e mi pareva giusto avvertirvi che queste similitudini vi sono perché il suo autore ed io siamo fratelli, e molte idee le sviluppiamo appunto insieme.
Augurandovi una buona lettura, e sperando in un vostro commento dopo aver finito il capitolo, vi dico arrivederci ^^

Nella CE 65 la Terra attraversava un periodo di inquietudine. Le lotte tra Natural e Coordinator andavano sempre di più inasprendosi, con la maggior parte dei secondi che lasciavano la Terra per andare nell’unico luogo relativamente sicuro per loro, le colonie di PLANT. I leader della Terra, assieme ai spaziali tentavano di mettere fine alle controversie, ma per ovvie ragioni economiche, la cosa risultava molto difficile.
Quello che molti non sapevano era vicino il pianeta rosso, relativamente vicino alla perla blu del sistema solare, comparve qualcosa. Nell’orbita, vicino a una delle due lune di Marte, si apriva una porta, la fine di un condotto quantico, iniziato lontano, sia nel tempo che nello spazio. Una tecnologia sconosciuta alla Terra e alle sue colonie, e che probabilmente non sarebbe mai stata scoperta. Da quella porta uscì una nave, una nave sporca, semidistrutta, del cui antico splendore non rimanevano che ceneri. Molti ponti danneggiati, i motori che emettevano solo deboli fasci di luci, la prua semi spezzata. Nella zona dove un tempo sorgevano gli hangar non rimanevano che enormi buchi nello scafo.
Sotto quella parte di scafo che un tempo era nota come plancia, vi si poteva leggere a malapena il nome dell’incrociatore: Alexander Nevskij. E vicino uno stemma, uno stemma quasi non visibile, che raffigurava tre mondi, circondati da una corona di alloro, una corona dorata che si trovava sopra di essi, e due spade incrociate sullo sfondo. Lo stemma della Confederazione, l’orgogliosa e potente Confederazione dei Sistemi Esterni, e di cui la Alexander era il principale esempio di tecnologia bellica. Due ponti di lancio per battle suit, con una capienza di circa otto squadre da sei. Su ogni lato vi erano circa otto cannoni a fusione, accompagnati da una coppia ciascuno di torrette a impulsi, utili sia contro i caccia che per la difesa dai missili. Sia nella zona anteriore che posteriore vi erano i siti lanciamissili, con alcune torrette. A prua sorgevano invece le armi principali. Il cannone a onde quantiche, accompagnato da quattro cannoni a fusione binati, e vicino cui si trovavano torrette, lancia-siluri quantici e cannoni laser binati. Un mostro di potenza distruttiva, come veniva definita dalle alte cariche militari della confederazione.
Ma tutta quella potenza di fuoco non era stata sufficiente a fermare l’avanzata dei loro nemici, nemici ben più spietati di chiunque fosse stato incontrato in precedenza. Temibili al punto da unire in un’unica alleanza due nemici: l’Unione Terrestre e la CSE. Ma neanche quello era stato sufficiente. Niente lo era stato. Nessuna nuova tecnologia, nessuna nuova arma era riuscita a fermare l’avanzata nemica. Tranne, si sperava, il loro sacrificio. Il sacrificio di oltre 2000 persone, sicure che quella loro ultima manovra disperata riuscisse quanto meno a distruggere la nave nemica.

Il capitano Hoolstein sedeva sul ponte di comando. Era molto giovane, sulla trentina., Possedeva splendidi occhi bianchi, rarissimi, che avevano fatto cadere più di una splendida fanciulla ai suoi piedi. Questo prima dell’inizio della guerra. Si mise una mano nei capelli, scompigliandoli leggermente mentre leggeva i primi rapporti. Secondo i satelliti del sistema Kaledonia la flotta nemica era circa tre volte più grande del previsto. Questo significava nove volte più di loro, un vantaggio schiacciante.
Aveva diramato oramai da un’ora l’ultimo bollettino, che era riuscito a sollevare il morale delle sue truppe. Non era sicuro di volerli aggiornare adesso. Nella plancia le attività si stavano svolgendo normali, come al solito. Il timoniere stava svolgendo le ultime simulazioni di volo, in collaborazione con il comando di tiro. Dovevano coordinare perfettamente le loro azioni, per un rendimento più che ottimo. Il primo ufficiale si avvicinò al capitano, senza fare troppo rumore
- Svegliati Daniel. C’è l’Ammiraglio Svados per te in linea -
- Chi? Senti, se è uno scherzo non è bello…. -
- Veramente ci sta chiamando l’ammiraglio Svados -
- Ma chi diamine è?!?! - rispose irato il capitano al comandante Josh McKallen
- Non lo so…però il codice è stato accettato dal computer -
- Le linee nella zona erano state precluse. Nessuna comunica zio entra o esce, erano questi gli ordini dannazione -. Il capitano si alzò rapidamente e si addentrò nel suo ufficio. Si sedette dietro la scrivania presente ed accese il terminale.
- Capitano Daniel Hoolstein a rapporto, ammiraglio -
- Mi dispiace aver violato gli ordini, capitano - cominciò placido il graduato - ma ho delle importanti informazioni per voi. Mi è stato comunicato che la Alexander prenderà il comando della Flotta di Difesa Globale di Kaledonia. A voi sono stati trasferiti tutti i codici di comando dell’anello difensivo, dei satelliti e dei sistemi globali. Non è tutto - l’ammiraglio trasse un leggero sospiro prima di continuare - Caricheremo delle testate trans quantiche sulle vostra nave. Usatele solo in caso di estrema necessità -
- Non ne ho mai sentito parlare signore… -
- Ed infatti non l’ha mai fatto capitano. Quelle testate sono TOP SECRET, anche per molti dei nostri uomini. Classificate come testate a protoni KM34, le lanci come ultima risorsa. Il codice da lancio permesso sarà solo il vostro ed il mio, sono stato chiaro?
- Si signore, qualcos’altro? -
- Sarà trasferito un nuovo membro da voi. Nome in codice “Black Dragon”, pilota il nostro unico mobile suit, il CSO - MBX004 Black Sazabi (notate come ci sia sempre il Sazabi in mezzo XD XD XD). E’ il nostro unico mobile suit ed il suo pilota è un po’…come dire, eccentrico. Ma è un ottimo soldato. Credo sia tutto…buona fortuna capitano -. La comunicazione si interruppe subito dopo, senza dare tempo al capitano di chiedere quanto meno altre informazioni al pilota del Sazabi. Non era neanche riuscito a capire chi diamine fosse quell’ammiraglio. Sbuffò leggermente prima di venire richiamato in plancia.
- Signore, un mezzo sconosciuto si sta avvicinando a noi -
- Cos’è? - chiese Hoolstein una volta arrivato
- Mobile suit non identificato -
- Apri un canale -
- Non risponde…sta trasmettendo un codice identificativo confederato -
- Fammi vedere… - il capitano si avvicinò alla console comunicazione ed osservò rapidamente i dati - fatelo atterrare nell’hangar 8 e niente domande - concluse prima di allontanarsi - a lei la plancia primo ufficiale -

La nave si stabilizzò entro l’orbita del pianeta rosso non molto velocemente. Pareva inanimata, poiché tutte le manovre furono eseguite dal computer di bordo, in modo automatico. In effetti all’interno della nave non vi era più nessuno. Negli hangar vi erano si e no otto battle suit e il Black Sazabi, in ricarica. Molti corridoio erano bloccati dalle macerie, qualche incendio sparso per la nave, la zona motori isolata e i comandi bloccati.
Le uniche forme di vita erano situate dentro il magazzino dei KM34. La sala, ove un tempo si trovavano i missili speciali, era stata convertita per contenere delle capsule criogeniche, per i pochi membri dell’equipaggio ancora vivi. Il capitano aveva capito che non era possibile capire quando sarebbero usciti dal condotto, non avendo i motori funzionanti. Il nucleo quantico principale era esploso durante la “manovra” per cui erano in balia del tempo. Avevano creato delle capsule criogeniche, utilizzando come sala principale il sito dei missili, che erano sempre tenuti in stanze del genere per sicurezza. Ovviamente quei missili non c’erano più, per cui era stato possibile.
Nel piano di sopravvivenza del capitano non era stato però calcolato un solo piccolo particolare, un pilota.

Il capitano entrò nell’hangar a passo rapido mentre il Black Sazabi si agganciava nel pod riservatogli. Secondo le statistiche quel possente mobile suit era molto veloce. Possedeva un motore fusione, uno scudo energetico con l’aggiunta di uno scudo per una doppia protezione, un’armatura migliorata e delle nuove armi molto potenti.
Dalla cabina di pilotaggio scese il pilota, nella classica tuta spaziale, solo che di colore nero. Appena messo piede a terra si tolse il casco, mostrando un viso giovane, ma che stranamente emanava un profondo senso di antichità. Il capitano cercò di non pensare alle proprie impressioni mentre si avvicinava a quello che fisicamente era un sedicenne.
- Benvenuto a bordo…. -
- Maggiore Della Croce -
- Maggiore, sono il cap… -
- Capitano Hoolstein, mi sono già informato su di lei capitano - il giovane guardò diritto negli occhi il capitano - non sono necessarie altre domande sul mio conto. Il mio fascicolo personale è riservato, come potrà ben capire se tenterà di accedervi e rispondo unicamente all’ammiraglio Svados, sono stato chiaro? -
- Si Maggiore -
- Il Black Sazabi esce quando lo dico io, entra quando lo dico io, e lo ripara chi dico io. A meno che non vi sia un mio ordine quel mezzo non viene toccato o scansionato, sono stato chiaro, capitano? -
- Certo maggiore -. Gli occhi blu oceano del pilota continuarono a fissare quelli bianchi del comandante - bene, quindi credo che ora possiamo anche chiamarci per nome. Mi chiamo Abelard -
- Daniel - si strinsero la mano, il capitano più sorpreso dal repentino cambiamento nell’atteggiamento dell’altro
- Bella nave…veramente bella. Posso vedere i miei alloggi…vorrei riposarmi -. Daniel annuì leggermente, incamminandosi verso la zona abitativa. Come in tutte le navi da li ad oltre otto millenni non esisteva più il problema della mancanza di gravità, né tantomeno c’era bisogno che le navi girassero su loro stesse per crearla. Per convenzione si utilizzava la gravità del pianeta principale della confederazione, leggermente più alta rispetto a quella terrestre.

Il computer era stato programmato per aprire le capsule degli ufficiali superiori assieme a quella del pilota del Sazabi per prima, per controllare lo stato della nave e verificarne lo status. Una capsula era stata però modificata, quella del pilota. Non che durante l’anno di viaggi subito egli fosse cambiato, anzi. Era identico a come lo era alla partenza, al suo arrivo sulla nave e probabilmente alla sua promozione a maggiore, se mai c’era stata. Durante quell’anno aveva vissuto in solitudine, rimettendo a posto i sistemi principali della nave, sfruttando le sue avanzate conoscenze in materia, molto avanzate. Si era rimesso dentro la capsula giusto poco prima dell’accensione di quelle dei suoi compagni, per dare l’impressione che avesse dormito con loro tutto il tempo.
Il primo a svegliarsi fu il capitano, che si alzò rapidamente, riscaldando i muscoli atrofizzati da tutto quel tempo di immobilità e di freddo. Poco alla volta il comandante, il timoniere ed il capo ingegnere si svegliarono dopo di lui. Quando i quattro con il pilota furono completamente svegli si riunirono in una stanza adiacente.
- Qual è la nostra situazione attuale Dominic? - chiese il capitano al capo ingegnere
- Non buona - rispose questi. Il capo Dominic Santiago era tra gli ufficiali la persona con più esperienza a bordo di quella nave, avendo partecipato anche alla sua costruzione - il motore quantico è andato, funzioniamo grazie a quelli ad impulsi e l’energia la ricaviamo dal motore a fusione di emergenza. I cannoni, eccetto quello ad Onde, sono a metà potenza. Niente missili, scudi dimezzati, sistemi di sopravvivenza attivi. Danni gravi nello scafo esterno ed in quell’interno. Hangar da 1 a 7 distrutti, da 8 a 10 danneggiati. Quasi tutti i ponti hanno ricevuto danni e non credo che vi sia più ossigeno in buona parte della nave, i campi si sono scaricati e non hanno più contenuto le falle -
- Perfetto, siamo proprio a posto quindi….Alex, tu che mi dici? - chiese al medico
- Dei nostri 2100 membri dell’equipaggio compresi noi, non sono rimasti che ottanta persone, compresi i tre piloti del team Jupiter e il maggiore della Croce. Quanto meno i loro mobile suit sono in funzione, per i casi di emergenza -
- Le capsule sono integre? -
- Si, sono tutti vivi i superstiti -
- Bene…ora dobbiamo capire dove siamo. In che epoca, e in quale dimensione -
- Credi che abbiamo fatto un balzo dimensionale? - chiese Josh
- Non è da escludersi. In fondo i portali quantici servono anche a questo. Potremmo aver imboccato una via che conduce a una realtà alternativa oppure siamo nel nostro mondo, nel passato -
- Non credevo ci riuscimmo a viaggiare nel tempo -
- Non senza gravi rischi, ovvio. Allora, cosa dice il computer Josh? -
- I sensori funzionano a malapena ma dovremmo essere in orbita a Marte. La datazione quantica di da in un universo diverso. Non classificato -
- Perfetto....dobbiamo andare sulla Terra, sarà la nostra prima destinazione. Dobbiamo poterci orientare per capire cosa fare. Svegliate il resto dell’equipaggio, e preparatevi alla partenza -
- Ci impiegheremo cinque anni ad arrivare, lo sa vero? - chiese il maggiore
- Certo, ma non credo abbiamo altra scelta. Josh, tu ti occupi di coordinare le riparazioni nei ponti superiori, Dominic, a te il comando dei team operativi. Alex, tu controllerai lo stato di salute dei nostri uomini e ti terrai occupato. Abelard, a te il comando delle difese, potete andare - si congedarono rapidamente, uscendo e andando verso le proprie occupazioni. Erano tutti preoccupato, tutti tranne Abelard, perché lui non ha paura. La paura è un sentimento che con il tempo scompare, lentamente, ma scompare. Ed in lui è successo, tempo prima, molto tempo prima.

Allora, spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto.
Come notate sono molto avanzati tecnologicamente, spero non sia un problema per voi ^^
Riguardo Abelard si scoprirà pian piano chi sia veramente. Così come si verranno a sapere tante cose.
Il Sazabi è ovviamente presente, come sempre. Cercherò prima o poi di postare una immagine della nave, quando la completerò. Spero vi sia piaciuto e che non siate resti a lasciare un commentino. Notte a tutti ^^

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Principe ***


Allora, ringrazio per prima cosa i miei primi lettori e Gufo_Tave per la recensione dello scorso capitolo. Spero questo secondo possa piacerti.
Vi auguro una piacevole lettura, a più tardi ^^.

Abelard radunò i tre piloti rimasti nella sala osservazione. La nave era quasi priva di energia, e secondo il primo parare dei tecnici ci sarebbe voluto un po’ di tempo per rimetterla in funzione almeno in parte.
I tre piloti del team Jupiter erano l’elitè dell’aviazione confederata. Il capo squadra si chiamava Kingart McBrack, sulla trentina. Era molto conosciuto per le sue eroiche azioni in battaglia, in cui più volte era riuscito a risollevare le sorti di una flotta o di un esercito, con il suo Battle Suit completamente bianco e giallo.
Il secondo pilota era l’unica donna del gruppo. Yoanna Milikova, prima della sua classe, aveva solo 20 anni. Possedeva splendidi occhi neri, accompagnati da lunghi capelli castani, che le arrivavano alle spalle. Aveva visto il suo mondo natale esplodere sotto i colpi delle forze sconosciute, ed una volta arruolatasi erano state notate subito le sue abilità in volo, che la fecero subito conoscere come l’Asso di Kaledonia.
L’ultimo pilota era Michele Drosin. Di passato sconosciuto a tutti, se non al Maggiore della Croce, che pareva conoscere anche prima che egli entrasse in team, era il vero campione del team. Abbattuto solo una volta in oltre otto anni di guerra, vantava una preparazione tattica e strategica senza limiti. Dal carattere molto aperto, era definito il giocoliere del team.
In totale della squadra, che un tempo era composta da 20 elementi, ne rimanevano tre con l’aggiunta del maggiore. I loro battle suit erano i più avanzati della confederazione. Vantavano i migliori strumenti bellici a disposizione dell’esercito, e una carriera brillante alle spalle. Erano i migliori, ma come molti altri, erano morti anche loro.
Abelard non li conosceva molto bene, eccezione fatta per Michele , ma sapeva di poter contare su di loro in battaglia. E questo per lui contava molto.
- Bene pargoli – cominciò il soldato – come ben sapete siamo in una pessima situazione. La nave è priva di difese per cui ci tocca uscire e farle la guardia –
- Dove stiamo andando? –
- Terra. Dobbiamo trovare tutte le informazioni possibili per poter scegliere la linea di condotta da utilizzare - gli rispose Della Croce prima di riprendere – usciremo a coppie, come di norma. Io vado con King, mentre Yoanna e Michele usciranno dopo di noi. Turni di dodici ore. I primi saremo noi, ora sbrigarsi -. I tre annuirono, e mentre Michele e la ragazza uscirono parlottando in direzione degli alloggi, Kingart e Abelard andavano a infilarsi le tute spaziali
- Possibilità di incontrare forze nemiche –
- Vicine allo zero – rispose il maggiore al suo uomo – non credo che sia di che preoccuparsi ma non si sa mai. Quando le difese poi saranno riattivate ci dedicheremo agli addestramenti. Non vorrei che ci trovassero indifesi in caso di una battaglia –
- Ok – si limitò a rispondere McBrack entrando nell’hangar e salendo sul suo battle suit, mentre il maggiore entrava nel Black Sazabi (i battle suit confederati non sono altro che Armature da Combattimento Crysis dei Tau in Warhammer 40k ^^ lo so, in materia la mia fantasia scarseggia ghghgh ).
Subito dopo il decollo i due mezzi adeguarono la velocità a quella della nave e continuarono il loro volo, senza muoversi ed affidando tutti i principali compiti al computer. Al maggiore era sempre piaciuto lo spazio, fin da quando era piccolo. Fissava le stelle, che scorrevano molto lentamente davanti a lui, nominandole una per una. Gli piacevano le notti del suo mondo natale, quando non vi erano nuvole e si potevano ammirare le costellazioni e le nebulose, così come le due lune del mondo, colorate di un tenue giallo.

Nella nave nel contempo si svolgevano le normali attività di riparazione. I principali sforzi del capitano andavano alla navigazione ed ai sistemi di difesa, quali gli scudi e le corazze. Avevano una media potenza di fuoco e l’esperienza dei suoi pochi piloti era di certo più che sufficiente a fronteggiare qualsiasi pericolo. Sedeva adesso alla sua scrivania, mentre attendeva che la plancia fosse rimessa in ordine. Ne avevano bisogno per riorganizzarsi e di certo l’alloggio del capitano non era il luogo migliore. Leggeva svogliatamente i rapporti preliminari sulla situazione generale: scansioni interne ed esterne, lancio di sode da ricognizione, e altre faccende di routine. Per sua fortuna sembrava che non stesse succedendo niente di niente. Controllò l’orologio mentre attendeva il suo primo ufficiale, che sarebbe dovuto giungere in pochi istanti. Infatti poco dopo giunse Josh
- Daniel. Allora, che ti serviva? –
- Ti volevo parlare, e so che con te lo posso fare liberamente, siediti – rispose mentre osservava il primo ufficiale gettarsi su una delle poltrone dell’alloggio e distendersi placidamente
- Dimmi pure –
- Riguarda il maggiore della Croce –
- Che dubbi hai su di lui –
- Non lo so, ed è questo che mi turba. Hai visto come combatte, no? Ha letteralmente travolto da solo le forze nemiche e non è solo merito del suo Sazabi. Il mezzo non centra secondo me, è lui, il pilota, che sembra quasi imbattibile, così come anche Michele –
- In effetti sono incredibili quei due. Senza offesa, ma sono ben superiori ai loro compagni, c’è qualcosa in loro…qualcosa di diverso –
- Allora lo hai notato anche tu –
- Certo, solo un cieco non capirebbe che c’è qualcosa che non Va. Il maggiore sembra mostrare molti più anni di quelli che ha, di lui non si sa nulla, così come di Michele. Niente di niente, curriculum riservati –
- Già, niente di niente – annuì il comandante per niente soddisfatto

La battaglia era cominciata oramai da due ore. Il cannone ad onde quantiche aveva ben fatto il proprio lavoro, tartassando le linee nemiche, seppur con danni modesti, da lunga distanza. La linea di difesa era sotto forte pressione, considerando anche la differenza di truppe.
- Io esco – la voce calma del maggiore sembrò quasi un’esplosione nel silenzio che regnava sulla plancia
- Come vuole Abelard, buona fortuna – rispose il capitano mentre dal fianco della nave il Black Sazabi cominciava la sua corsa contro le truppe nemiche. L’Alexander si stava tenendo a media distanza dal combattimento, sparando pochi colpi e molti pochi missili. Era l’ammiraglia e nessuno voleva rischiare di perderla. Era il simbolo della difesa del pianeta, se esplodeva il morale sarebbe letteralmente crollato, una cosa ben saputa dal comando. Per cui il capitano aveva avuto l’ordine tassativo di non entrare in combattimento, rimanendo con la 7° e l’8° flotta di difesa nei pressi dell’anello orbitale di Kaledonia IV.
- E’ uno spreco farci rimanere qui…nessuna nave ha la nostra potenza di fuoco – disse Josh
- Lo so…ma vuoi andare contro gli ordini del comando? – gli rispose il superiore
- No…ma le cose non vanno molto bene. Le truppe nemiche sono troppe, ed anche se la nostra tecnologia è più avanzata non possiamo continuare così –
- Dobbiamo attendere, sperando che la prima ondata passi presto -. Il maggiore nel contempo si era unito ai combattimenti in prima linea. Il fucile laser che montava stava abbattendo più di un mobile suit nemico, mentre i funnel erano destinati alla distruzione delle navi nemiche più deboli, come le corvette. Intorno al suo mobile suit, il maggiore poteva osservare le navi esplodere ed andare alla deriva, i missili partire contro i loro bersagli, i mobile suit esplodere in nuvole rossastre.
Posato il fucile, decidendo di limitare il consumo di energia, il maggiore impugnò la spada e si lanciò contro i suoi nemici. Tagliò rapidamente la plancia a due navi, prima di scontrarsi contro un team di mobile suit nemici. Velocemente, con fendenti letali e precisi, li spezzava prima di passare ai prossimi. I funnel si occupavano di proteggerlo dagli attacchi posteriori, mentre con i missili caricati dietro lo scudo danneggiava le navi nemiche. Aveva oramai terminato l’energia quando nello battaglia entrò anche la nave madre nemica…


- Qualche idea sulla loro provenienza allora? –
- Una sola…ma è molto stupida, tutto considerata –
- E qual è? – chiese il capitano leggermente curioso
- Ti ricordi le leggende che narrano di quel mistico personaggio….accompagnato sempre da una sua guardia fidata, poi scomparsi nel nulla? –
- Fantasie….almeno secondo me. Non ci sono prove certe della loro esistenza, così come dei loro compagni in generale –
- Però ci somigliano leggermente –
- Come hai detto tu…un’idea stupida, senza vero fondamento. Pensiamo alle concretezze invece. Come va con i cannoni e le difese? –
- Male, se vogliamo essere sinceri – rispose il primo – lascia perdere i rapporti e stammi a sentire. Anche se li ripariamo l’efficienza dei cannoni a fusione sarà solo di un quarto rispetto al livello massimo –
- Quasi a livello del cannone laser –
- Già…e quelli per nostra fortuna funzionano mediamente bene. Le torrette a impulsi invece, saranno in ottima forma. Senza il motore quantico attivo molti sistemi saranno più deboli. Possiamo riparare i generatori a fusione, ma senza dei veri pezzi di rifornimento, o un vero cantiere possiamo fare ben poco –
- Comprendo – rispose il capitano sbuffando leggermente – in poche parole, niente motore quantico, niente potenza. Siamo come una tigre senza unghie, ma quanto meno abbiamo le zanne –
- Zanne che possono fare ben poco se incontriamo nemici veri. Le falle sono state riempite, gli incendi spenti e i corridoi sgombrati. Le macerie sono state convertite in pezzi utili, non molto, ma utili. Speriamo solo di arrivare alla Terra tutti di un pezzo –
- Cosa ti preoccupa –
- Molte cose…ma una delle mie paure principali sarà quella di trovare un mondo vuoto…o non molto tecnologico. La nostra priorità è tornare a casa –
- Se è rimasta una casa in cui tornare ovviamente – rispose il capitano molto seriamente
- Non essere pessimista…continuando, se ci troviamo un modo che del nostro livello tecnologico non ha niente, mi dici come ritorniamo indietro ? –
- Non potremmo – rispose il capitano – cosa ti fa nascere questi dubbi? –
- La mancanza assoluta di onde elettromagnetiche in tutto il sistema che per il momento abbiamo esplorato. Normalmente, l’esplorazione spaziale va a tappe. Dopo la luna, viene tutta l’orbita terrestre, poi Marte. A seguire i pianeti interni, la fascia d’asteroidi e poi tutto il sistema Solare. La mancanza di onde elettromagnetiche nel sistema di Marte, così come nella fascia di Asteroidi, mi fa presumere che la Terra non sia giunta ancora al livello tecnologico necessario per l’iperspazio. E se non hanno neanche l’iperspazio di certo non potranno aiutare noi –
- Capisco le tue ragioni, ma questo per me non è un motivo valido per disperare. Potrebbero avere avuto altri tipi di problemi, oppure non si sono espansi. Mio padre faceva parte di un reparto scelto della Marina – continuò il capitano – comandava una delle flotte d’esplorazione. Andavano in universi paralleli, esplorando alla ricerca di materiale utile. Una cosa che ho letto molto nei suoi diari era il fatto che l’evoluzione umana spesso continua uguale in molti universi, a meno che eventi catastrofici o straordinari non intervengano in proposito. In uno di questi universi la Terra aveva una avanzata tecnologia, di certo necessaria per il volo spaziale, ma non la utilizzava perché tempo addietro una nave aliena era scesa diffondendo un male misterioso poi guarito. Capito che l’oggetto veniva dallo spazio tutto il pianeta si rifiutò di espandersi ulteriormente, chiudendosi in se. La storia umana prosegue uguale, sempre, a meno che non succedano fatti imprevisti. Per cui non disperare e concentrati sul tuo lavoro. Ora vai Josh, ed avvertimi quando avrete finito di mettere a posto la plancia -. L’ufficiale annuì non molto convinto per poi alzarsi dalla poltrona e congedarsi con un cenno rapido della mano, prima di uscire.
Il capitano invece restò seduto alla sua poltrona, senza neanche rispondere al cenno del suo primo ufficiale. Quello che aveva detto era pura fantasia, qualcosa di impossibile, ma che, nel remotissimo caso fosse corrisposto alla verità, avrebbe spiegato molte cose. Curioso accese il terminale
- Computer, accedere agli archivi Confederati, ricerca biografia: Principe –

Bene, capitolo finito.
Spero sia di vostro gradimento, ricordate di lasciare un commentino con le vostre idee, grazie anticipatamente a chi leggerà ^^
Alla prossima.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** L3 ***


Ringrazio per prima cosa Atlantislux per la recensione dello scorso capitolo. Riguardo il fatto delle colonie, non sono ben sicuro di quando fondano la colonia per cui non sono riuscito a inserirlo, spero non ti dispiaccia ^^
Ringrazio anche gli altri lettori. Vi lascio al nuovo capitolo ^^

Il Black Sazabi rientrò rapidamente nell’hangar, collegandosi al suo pod e cominciando la ricarica dei sistemi. Uscito dalla cabina il maggiore si avvicinò ad un terminale e contattò rapidamente la plancia
- Capitano, cosa sta succedendo? –
- La nave madre nemica si sta avvicinando alla prima linea. Contro quella abbiamo ben poche speranze –
- Non crede sia ora di lanciare le KM34? –
- Ma come diamine… -
- Lasci perdere e lanci quelle cose…ci servono ora, meglio non perdere tempo –. Il capitano annuì debolmente mentre Abelard chiuse la comunicazione e tornò al suo mobile suit. Intorno a lui le squadre delle nave decollavano ed atterravano, in numero sempre minore. “Vittime…e non poche” pensò il soldato mentre entrava nella cabina
- Maggiore, l’energia dovrebbe essere al massimo, ma stia attento alla gamba destra. L’abbiamo riparata al meglio… -
- Me la caverò – rispose secco Della Croce avvicinandosi all’uscita, per poi aumentare la forza dei generatori e decollare, dirigendosi verso lo schieramento nemico. Accelerò rapidamente, scontrandosi con un team di mobile sui nemici. Ne tagliò due a metà, prima di colpire un terzo alla testa e poi alla cabina con il fucile. Il quarto nemico invece tentò di aggirarlo, piombandogli alle spalle. Il maggiore rallentò e si scansò, per poi distruggere il mezzo nemico con un colpo secco.
Si guardò rapidamente intorno, cercando altre team nemici, quando la sua attenzione fu catturata da tre veicoli nemici, leggermente diverse. “Quei tre maledetti” pensò il comandante dando energia ai propulsori e mirando contro il gruppo nemico “Oggi non mi sfuggirete” alzò la canna del fucile e cominciò a sparare dalla distanza, costringendo i tre a disperdersi. Si avvicinò a uno di essi tentando di colpirlo con la spada. Prima che questi potesse allontanarsi lanciò tre micro-missili. Un altro del gruppo si lanciò alle spalle del maggiore, che fu costretto a parare il colpo ed ad allontanarsi. Alzò di nuovo il fucile, impostandolo sulla modalità a corto raggio, diminuendo il raggio d’azione ma amplificandone la potenza distruttiva. Sparò in rapida successione due colpi prima di sferrare un calcio al mobile suit nemico e tentare un affondo con la spada, parato repentinamente dal terzo. Il maggiore osservò i suoi avversari: ora c’erano tutti e tre…

Abelard si svegliò di colpo, appena sentito lo squillare della sveglia. Velocemente accese le luci e si alzò dal letto, dirigendosi in bagno. Erano passati quasi cinque anni dalla loro presenza lì, ma come notò dallo specchio, il suo viso era sempre lo stesso. Oramai sulla nave avrebbero iniziato a fare domande, nel caso se ne fossero accorti. Sia su di lui che su Michele. Una cosa più che normale, secondo il suo ragionamento. Dopo essersi lavato e reso presentabile uscì dalla sua cabina, cominciando a muoversi in direzione dell’hangar. Oramai i corridoio erano stati tutti riparati, la nave non presentava più evidenti danni esterni o interni, ma come tutti ben sapevano, della sua vera potenza distruttrice era rimasto ben poco.
Entrato, si avvicinò al pod del suo mobile suit
- Allora, qual è la situazione? – chiese ad un tecnico vicino
- Tutto a posto signore…niente da segnalare. Mancano due ore all’inizio del suo turno –
- Facevo solo un giretto sergente – rispose cordiale prima di allontanarsi in direzione plancia. Incrociò poche persone, che salutò amichevolmente. Non era tipo da socializzare, ma passando quattro anni con le stesse persone, prima o poi te le facevi amiche.
Nella plancia dell’Alexander Nevskij vi erano si e no otto persone, più il primo ufficiale che placidamente leggeva un libro.
- Josh, non è che ti addormenti anche tu? –
- Ciao Abelard…no, stavo leggendo un po’. Per nostra fortuna non ci sono stati problemi – rispose il comandante, salutando il maggiore con un cenno della mano. I capelli erano leggermente scombinati ma la barba del tutto fatta.
- Sai dove siamo di preciso? –
- Chiedi al timoniere –
- Che comandante preciso – rispose sarcastico il giovane pilota mentre si avvicinava al timone
- Quanto manca alla Terra –
- Poco signore…presumo una, due settimane se tutto va bene –
- Come previsto…speravo andassimo più veloci ma fa niente –
- Comprendo signore…ma siamo stati molto fortunati a non aver avuto ritardi –
- Ci stiamo avvicinando ai punti di Lagrange esatto? –
- Si, L2 se usiamo come massa di riferimento la Terra ed il Sole…in pratica una settimana massimo per arrivare alla Luna, quattro giorni per andare sulla Terra –
- Rilevato qualcosa? –
- I radar non funzionano bene, ma abbiamo rilevato delle onde elettromagnetiche e qualche altro segno di calore dall’orbita –
- Monitorate ancora l’area –
- Che cosa teme signore? Sono molto deboli…potrebbero provenire dal sole –
- Lei faccia il suo dovere, timoniere, al resto ci penso io – concluse il maggiore allontanandosi dalla console e uscendo dalla plancia, dirigendosi negli hangar. Appena dentro si avvicinò al suo mezzo, e chiamò uno dei tecnici
- Contatti Yoanna e Michele e gli dica di passare alla fase di allarme rosso. Armi pronte. Dove diamine è Kingart? –
- Cosa ha da sbraitare maggiore – rispose questi uscendo dal suo battle suit – sono anche in anticipo –
- Usciamo adesso –
- E si può sapere perché? –
- Problemi forse – nel contempo Abelard era già entrato nello spogliatoio, uscendone poco dopo con la tuta e il caso.
- Muovetevi. Il tempo stringe, come sempre – urlò ai tecnici ed al pilota mentre entrava dentro il Sazabi e si connetteva alla plancia – io esco - . Si avvicinò al portellone dell’hangar e uscì rapidamente, affiancandosi alla nave.

Nella plancia il comandante aveva leggermente sbuffato notando il comportamento irrequieto del maggiore, ma non vi aveva fatto molto caso. Quel maggiore per lui si era sempre comportato in modo buffo, ma oramai vi era abituato.
- Rapporto da tutte le postazione – chiese placido
- Tattica, niente da segnalare –
- Ingegneria, niente da segnalare –
- Scientifica, rilevate deboli emissioni elettromagnetiche, origine e tipo sconosciuto –
- Monitorate l’area – comandò Josh
- Timone, rilevate anche qui le onde elettromagnetiche. Presumo vengano dall’orbita Terrestre, ma non ho rilevato navi o colonie per il momento, o almeno non le riesco a rilevare da qui –
- Dove ci troviamo di preciso? –
Punto di Lagrange L2, non siamo distanti. Dovremmo impiegare tra una e due settimane per arrivare nei pressi della Terra, un altro giorno nel caso volessimo entrare in orbita –
- Bene, stili un rapporto. Lo voglio tra un’ora sulla scrivania del capitano. Per il momento restiamo in Condizione Verde, se rileva una qualsiasi cosa che possa essere una minaccia, metta la nave in condizione Gialla –
- Come vuole comandante –
- Bene – rispose il comandante ritornando a leggere il suo libro placidamente.


- Si può sapere perché si è allarmato così tanto maggiore? – chiese Kingart curioso
- Ho le mie ragioni, capitano. Non si preoccupi, so quel che faccio –
- Lo spero vivamente -

Bene, capitolo completato.
Spero vi sia piaciuto. Come al solito, ricordate un commentino ^^
Alla prossima.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=465687