01 - Aileen

di Grindellaik
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Aileen ***
Capitolo 2: *** 02 - Incontro casuale ***
Capitolo 3: *** 03 - Sul Danubio ***
Capitolo 4: *** 04 - Betram ***
Capitolo 5: *** 05 - Piccole rivelazioni ***
Capitolo 6: *** 06 – Scontro con gli Agenti di Morte ***
Capitolo 7: *** 07 - Inaspettato non indesiderato ***



Capitolo 1
*** Aileen ***


Quando Aileen riprese i sensi non aveva idea di dove si trovasse. Cercando di alzarsi si accorse di avere mani e piedi legati, si guardò intorno; era distesa sui sedili posteriori di quella che sembrava un’auto d’epoca ristrutturata come nuova. Poco dopo si accorse che l’auto era in movimento. Ascoltò il debole rombo del motore in funzione, “quest’auto va a benzina” pensò accigliata, non pensava che ne esistessero ancora di funzionanti.
Le girava la testa come se fosse appena scesa da un ottovolante e la nuca le doleva come se fosse stata colpita… Ma era stata colpita. Ricordò di essere andata alla stazione di servizio a comprare qualcosa da mangiare perché aveva trovato il frigo vuoto e poi… qualcuno l’aveva seguita, e colpita. La stessa persona che in quel momento era al volante e la stava portando chissà dove? Aileen non ne aveva idea. Con un piccolo sforzo si tirò su a sedere.
- Ah, finalmente ti sei svegliata!- disse l’uomo al volante
- Che cosa mi hai fatto? Dove mi stai portando?-
- Non ti ho fatto niente, diciamo che ti sto solo “consegnando”-
- A chi? - chiese Aileen sempre più inquieta
- Questo non posso dirtelo, dolcezza -
“La vedo male…” pensò la ragazza. Guardò fuori dal finestrino sperando di riconoscere il luogo: stavano percorrendo una via molto ampia, illuminata dai regolari lampioni posti ai suoi lati, non c’era un’anima viva per la strada. Abbassò lo sguardo sul suo orologio da polso e si stupì notando che segnava le 2 del pomeriggio, forse si era rotto... Tornò a guardare attraverso il vetro, a giudicare dalla luce doveva essere notte fonda; quella via le sembrava stranamente familiare, ma non la riconobbe.
- Dove siamo? -
- Via Roham, Budapest -
“Via Roham?” Aileen guardò con più attenzione la strada. Conosceva bene Via Roham, ma non era certo così; come struttura le sembrava esattamente come la ricordava, ma non aveva mai visto gli edifici che la delimitavano, né portoni di palazzi, negozi chiusi… quasi niente le sembrava al suo posto. “Ma che sta succedendo?”
Il guidatore parlò di nuovo: - Budapest, 9 aprile 2001 -
Ad Aileen sfuggì un sorriso amaro: si stava prendendo gioco di lei. Non erano a Budapest, quella non era Via Roham, solo una strada che le somigliava, tuttavia… Una parte di lei considerò la possibilità che le parole di quell’uomo fossero vere. “Che cosa succede nel 2001?” si chiese sforzando la memoria, cercò di ricordare i libri di storia che aveva studiato, “L’11 settembre… le torri gemelle…” le sembrava quella la cosa più rilevante, ma non vedeva come potesse riguardarla, visto che non si trovava neanche in quel continente. Però nel 2002… “nel 2002 sì che c’è stato un bel putiferio…” non nella comunità umana ovviamente, gli umani non avevano mai saputo nulla di quello che accadde realmente nel 2002: la fine della sanguinaria guerra tra i vampiri e i lycan. A quanto ne sapeva non ci fu un vincitore, ci fu uno scontro decisivo e i vertici di entrambe le fazioni morirono ma ci furono molti sopravvissuti da entrambe le parti, solo che… questa era una pazzia! Semplicemente non poteva essere tornata indietro nel tempo, “queste cose non sono possibili” si disse. Cercò inutilmente di liberare le mani, quella corda era robusta e molto ben legata. Ricordò che aveva una pistola sotto la giacca prima di essere colpita; la cercò, ma senza risultato, ovviamente gliel’avevano tolta. Non aveva altre armi con se, dopotutto non si aspettava certo di venire rapita. La situazione le piaceva sempre di meno, ogni minuto diventava più inquieta e per di più l’ultima risposta di quel tipo cominciava a preoccuparla davvero. “Ok” pensò “è il momento di prendere in mano la situazione”. Scattò in avanti, passò le mani legate sopra la testa dell’autista per poi stringergliele sulla gola, l’uomo emise un verso di sorpresa e frenò bruscamente.
- Adesso spiegami che diavolo sta succedendo - gli disse all’orecchio
L’uomo si portò le mani alla gola cercando di liberarsi della stretta, ma Aileen non mollò la presa e il malcapitato iniziò a boccheggiare
- Dove siamo? - ripeté allentando leggermente la morsa per permettergli di parlare
- Te l’ho detto, a Budapest, ma non quella che conosci, siamo nel 2001… - la voce gli si strozzò in gola appena Aileen riprese a stringere più forte
- Te lo ripeto per l’ultima volta, dimmi la verità - gli intimò ancora
- E’ la verità, ti hanno rapita per via del tuo sangue, sei una discendente di Corvinus, è esattamente quello che serve ai lycan in questo tempo… -
Purtroppo tutto cominciava ad avere senso: in quegli anni Lucian, il capo dei lycan, conduceva davvero esperimenti sul sangue per poter diventare una creatura potentissima. E in effetti lei era davvero ciò di cui aveva bisogno per riuscire nel suo intento, e poi… l’auto a benzina, gli edifici che non conosceva in una inconfondibile Via Roham… la realizzazione di una spaventosa verità stava ormai prendendo forma.
- E come avreste fatto? Come sareste riusciti a viaggiare nel tempo? -
- Non lo so, io dovevo solo portarti a Lucian e spiegargli quanto eri potenzialmente utile…-
- Fammi tornare indietro - lo interruppe Aileen - portami da dove siamo venuti-
- Non è possibile, mi è stato ordinato di distruggere il congegno e l’ho fatto appena siamo arrivati - concluse l’uomo.
- No… - Aileen sentì lo stomaco chiudersi come in una morsa, cosa avrebbe fatto ora? Certo, sempre che fosse tutto vero… Di una cosa era certa: di sicuro non si sarebbe fatta portare da Lucian come una cavia da laboratorio. Guardò il viso dell’autista nello specchietto retrovisore appena in tempo per notare i suoi occhi diventare di un uniforme azzurro scuro, sentì i suoi artigli affondare nel dorso della mano con cui gli stringeva la gola, ritrasse la mano di scatto, “accidenti! Un lycan!” e stava anche iniziando a mutare! Doveva agire i fretta se voleva scappare, ma ce l’avrebbe fatta? Quello era un lycan adulto e lei solo un’umana e anche abbastanza giovane… Almeno doveva provarci, ma alla svelta! Afferrò la testa del lycan con entrambe le mani, raccolse tutta la forza che poté e la girò di scatto con uno strattone riuscendo a spezzargli il collo. Il corpo smise di mutare e si afflosciò senza vita sul sedile. Aileen tirò un sospiro di sollievo, poggio la testa sul sedile concedendosi qualche momento per calmarsi. Dopo pochi minuti decise che doveva fare qualcosa, liberarsi, tanto per cominciare. Frugò nelle tasche della giacca del lycan in cerca di una qualche arma o un coltello. In una tasca interna trovò un coltellino a serramanico: “perfetto”. Tagliò le corde che le legavano i polsi e le caviglie e uscì nella notte. Pensò rapidamente al da farsi: doveva accertarsi del luogo e soprattutto del tempo in cui si trovava. Se quella era davvero Via Roham, il palazzo reale non doveva essere lontano da lì. Se c’era si trovava davvero a Budapest, e se si trovava davvero a Budapest… probabilmente si trovava anche in un bel guaio.
L’aria era fredda e il cielo coperto non prometteva niente di buono. Mentre camminava a passo svelto si ricordò di avere la mano ferita dagli artigli del lycan; avrebbe dovuto farsela medicare, ma in quel momento le sembrava la minore delle sue preoccupazioni. Continuò a camminare cercando di ignorare tutti gli edifici a lei sconosciuti sulla strada, le mancavano ancora molti metri per raggiungere la sua meta, ma già riconobbe il profilo dell’imponente edificio che non poteva esser altro che il palazzo reale del 21esimo secolo. Si bloccò a quella vista, si guardò intorno, cercò indizi: cartelloni pubblicitari, manifesti che le confermassero in che anno si trovava. Finalmente trovò ciò che cercava: una locandina, faceva da pubblicità a un film che non aveva mai sentito. Ma non era quello che le interessava: in basso all’immagine che raffigurava una strana creatura dall’aria tutt’altro che amichevole appariva una scritta. Nei cinema dal 14/04/01. Allora era vero. Era tutto vero… si sentì completamente svuotata: tutto quello che aveva, tutto quello che conosceva da un momento all’altro non esisteva più, o meglio, non esisteva ancora. Sentì il mondo crollarle addosso, come poteva essere accaduta una cosa del genere? E come poteva essere accaduta a lei? Si sedette pesantemente sui gradini di un portone, e poggiò le braccia sulle ginocchia, stava iniziando a piovere, il tempo esprimeva perfettamente il suo stato d’animo. Non cercò riparo, rimase seduta lì, lasciò che la pioggia gelida si unisse alle calde lacrime a bagnarle il volto. Lasciò che il panico e la paura l’avvolgessero come una fitta nebbia. Ma poi la pioggia smise di cadere, così come le lacrime smisero di scendere e la nebbia di disperazione si disperse, lasciando un vuoto anonimo e tacito. Non sapeva quanto tempo fosse passato, probabilmente una dozzina di minuti. Rimase a fissare la strada come in trance, poi d’improvviso alzò lo sguardo verso l’imponente palazzo che torreggiava sull’altro lato della via, “ora basta” si disse, si era pianta addosso a sufficienza, doveva riprendere il controllo. Promise a se stessa che non si sarebbe arresa finché non sarebbe tornata a casa, che avrebbe cercato, indagato e fatto tutto il necessario per riavere la sua vita. Si alzò in piedi determinata come non mai “è ora di iniziare”.


Aileen Corvin entrò nel suo appartamento chiudendosi la porta alle spalle, non accese la luce, non le andava di vedere lo stato dell’ingresso-cucina, posò la giacca e le chiavi sul tavolo e andò nel bagno per sciacquarsi il graffio che aveva sulla fronte. L’acqua fredda le suscitò una sensazione gradevole sul viso, guardò il suo riflesso nello specchio, la sottile ferita aveva già smesso di sanguinare, per fortuna non era niente di serio.
“Solo un graffio per fortuna” si disse; aveva l’aria stanca, sfuggire all’attacco di quel lycan l’aveva sfinita, non le capitava spesso di imbattersi nei lycan mentre era di pattuglia e questa per fortuna era l’ultima notte di luna piena del mese. Si trascinò stancamente in camera da letto dove entrava la luce della luna illuminando fiocamente la stanza, mancavano poco più di due ore all’alba.
Esausta si stese sul letto e rimase a guardare le crepe sul soffitto, pensò alla sua situazione, ormai era quasi un anno che si trovava lì. Aileen sentiva di non appartenere a quel luogo, il suo posto era ad Ordoghaz, nel 2125 e soprattutto accanto alle persone che amava.
Il sangue dei discendenti di Alexander Corvinus, come aveva scoperto, aveva una parte fondamentale nel piano dei lycan per conquistare la supremazia sui vampiri agli inizi del ventunesimo secolo. Suo padre, discendente di Corvinus e ibrido vampiro-licantropo, aveva trasmesso questa peculiarità a lei e a suo fratello Betram. Betram, tredicenne vivace ma ancora troppo sorvegliato, non era un bersaglio facile da rapire, così la scelta era caduta automaticamente su di lei, una semplice umana con nessuna capacità particolare se non gli insegnamenti ricevuti dai suoi genitori, Selene e Michael. Come avesse fatto ad uccidere il lycan che avrebbe dovuto portarla da Lucian era ancora un mistero anche per lei, che una volta fuggita si era ritrovata sola e indifesa in un luogo e un tempo che non conosceva. Nessuno era al corrente della sua reale identità né della sua storia. Entrata nella polizia per guadagnarsi da vivere, aveva preso in affitto quel piccolo appartamento e aveva iniziato a cercare un modo per tornare indietro. A casa. Ma era passato tempo e, nonostante i suoi sforzi, non aveva ancora trovato una soluzione. E ora era lì, stanca e assonnata, a guardare il soffitto mentre un nuovo giorno stava per nascere; dentro si sentiva vuota, incompleta in quel mondo che non era il suo.

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Capitolo 2
*** 02 - Incontro casuale ***


Demetrius colpì il lycan dritto in mezzo agli occhi con il calcio del fucile, l’animale indietreggiò di qualche passo per il colpo e lui approfittò della distanza per scaricargli una bella raffica di proiettili d’argento nel petto. Guardò con soddisfazione il corpo del nemico cadere al suolo senza vita e riprendere lentamente le sue sembianze umane. Riconobbe il volto di uno dei ricercati, quello si chiamava Karl se non andava errato. Eliminata la minaccia, rivolse la sua attenzione alla poliziotta ancora a terra che aveva appena salvato dalla bestia.
- Tutto bene? - le chiese
- Sì, credo di sì. - rispose lei rimettendosi in piedi - grazie per essere intervenuto –
- Figurati, ho sentito gli spari e sono venuto a controllare se ci fosse bisogno di aiuto. Deve essere... un animale fuggito dallo zoo... - improvvisò Demetrius sperando che la sconosciuta abboccasse. Il lycan era caduto molto all’ombra, con un po’ di fortuna la poliziotta non avrebbe mai saputo con cosa aveva avuto a che fare.
- Già - disse lei distrattamente e con poca convinzione, - tu sei un guardiano? -
- Uhm non proprio... – iniziò a dire lui, ma, sapendo di dover dire qualcos’altro, aggiunse:
- Però diciamo che... do una mano a recuperare queste bestie –
Non sapeva bene cosa dire, sperò che bastasse tanto. Si sorprese a notare che la ragazza non volesse indagare oltre sull’identità o soprattutto sulla natura del suo salvatore.
“E su cosa dovrebbe indagare? E’ solo un’umana...” rifletté.
Cadde un silenzio imbarazzante così, anche per evitare che la poliziotta si avvicinasse al lycan per vederlo meglio, le porse la mano e si presentò:
- Io comunque sono Demetrius -
- Aileen - disse lei stringendogli la mano
“Aileen” ripeté mentalmente senza pensarci. Anche se la luce era poca, Demetrius non poté fare a meno di notare che la poliziotta era davvero carina: di poco più bassa di lui, aveva i capelli neri e lunghi oltre le spalle e un viso regolare e attraente. Ricordò di averla vista sferrare al lycan tre calci tanto veloci quanto precisi e tutt’altro che comuni, prima che la belva la colpisse e la facesse cadere. “Gli umani comuni sono capaci di farlo?” si chiese; non era completamente cosciente dei livelli che la forza umana poteva raggiungere.
- Bel lavoro con quei calci - si complimentò
- Non abbastanza buoni comunque, come hai potuto vedere -
Non aveva tutti i torti dopotutto, il lycan poco dopo l’aveva messa KO con un solo colpo...
- Ehm, credo che bisognerebbe fare qualcosa per quella carcassa, prima di tutto toglierla da lì... - disse Aileen
- Non preoccuparti, ci penso io - si affrettò a dire il vampiro notando che la ragazza si stava avvicinando al lycan quasi a portata di vista
- Ok. - l’agente si fermò - Beh, anche io devo continuare a lavorare... - si iniziò ad incamminare quando incrociò di nuovo lo sguardo di Demetrius e dimostrò la sua gratitudine abbozzando un mezzo sorriso: - grazie ancora per il tuo aiuto -
- E’ stato un piacere... -

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Capitolo 3
*** 03 - Sul Danubio ***


L’acqua del fiume scorreva mite come sempre, la mezzaluna decorava le increspature della corrente con riflessi scintillanti. Le strade erano deserte e la notte avvolgeva ogni cosa in un quieto silenzio. L’unico suono era lo sciabordio dell’acqua.
Demetrius amava quell’atmosfera: in quel momento riusciva a liberare la mente da ogni cosa. Sedeva sulla ringhiera del ponte Széchenyi, il Danubio scorreva incessante qualche metro sotto i suoi piedi sospesi. Teneva gli occhi chiusi ed era concentrato ad ascoltare i rumori della corrente.
Inizialmente non fece caso ai passi che si avvicinavano: non potevano essere di un lycan, ne avrebbe sentito l’odore, probabilmente era solo un passante.
- Sarebbe meglio se scendessi da lì... – disse la passante.
Si voltò a guardarla e vide che era una poliziotta, forse aveva pensato che seduto lì, così assorto, volesse suicidarsi?
- Non ho intenzione di buttarmi -
- Ah lo spero bene, sarebbe un gran peccato, Demetrius... – disse la ragazza sorridendo: - ma è pericoloso, potresti cadere –
Ora che si era avvicinata, Demetrius la riconobbe: era la ragazza che aveva salvato da Karl qualche sera prima.
- Aileen? –
- Già –
- Sei di pattuglia? –
- Sì... dovrei –
- Dovresti? – le fece eco aggrottando la fronte
- Beh sì. Stanotte non succedeva niente e allora il mio collega se n’è andato prima perché non si sentiva tanto bene... –
- E ti ha lasciata da sola? – chiese Demetrius esterrefatto
Aileen scrollò le spalle: - Tanto non c’è nessuno in giro... E poi so badare a me stessa, cosa credi? – aggiunse ridendo
Rise anche lui: - Oh ti credo, ti credo! Se fai sempre come l’altra notte... –
- Quella è stata un’eccezione! – esclamò Aileen puntandogli l’indice, ma senza smettere di sorridere
- Va bene. Come preferisci... –
Aileen si poggiò con i gomiti, sulla ringhiera vicino a Demetrius e lui spostò lo sguardo sul fiume.
- E poi stanotte non c’è pericolo – aggiunse lei
Non l’aveva esattamente vista, ma Demetrius avrebbe giurato che la ragazza accennasse alla luna con la testa. “Intende perché non è luna piena? Si riferisce ai licantropi?” si chiese.
- E’ tutto così tranquillo... – proseguì la ragazza, - trovo che sia bellissimo –
Demetrius si voltò verso di lei, stava guardando le increspature della corrente. Continuò a guardarla senza dire niente, lei probabilmente non se ne accorse, così tornò a parlare: - il silenzio... i riflessi sull’acqua... – sorrise vedendo che lui la osservava, - insomma... nell’insieme tutto questo mi trasmette un certo senso di pace. E’... poetico –
Demetrius non sapeva cosa dire, era colpito da quelle parole. In poche frasi Aileen aveva espresso gran parte dei suoi pensieri. Lei aveva evitato il suo sguardo tornando a osservare il fiume, ma lui rimase a guardarla: qualcosa nella sua espressione e nel suo modo di parlare la rendeva simile a lui. Come se lei potesse capirlo meglio della maggior parte dei suoi stessi simili.
Distolse lo sguardo per non metterla in imbarazzo. In quel momento quella semplice ragazza gli sembrò più vicina di tutti i suoi compagni vampiri.
- Già... -

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Capitolo 4
*** 04 - Betram ***


La tavola calda all’ora di pranzo era mediamente affollata, la gente ai tavoli mangiava e chiacchierava conferendo all’ambiente un’atmosfera apparentemente rilassata. Aileen buttò giù l’ultimo boccone di lasagne e si poggiò soddisfatta allo schienale della panca; cucina italiana quel giorno: adorava la cucina italiana.
Con la coda dell’occhio notò che al bancone era ancora seduto un tizio che la fissava. La stava scrutando, Aileen se n’era accorta, da quando era arrivato; la guardava credendo di non essere visto e distoglieva lo sguardo appena lei si girava. All’inizio aveva cercato di non farci caso, come si dice, “guardare ma non toccare”, ma ora iniziava davvero ad innervosirla, aveva voglia di andargli vicino e sbottare: “si può sapere che diavolo hai da fissare così?”.
Come se le avesse letto nel pensiero, il tipo si allontanò dal bancone e passò oltre il tavolo di Aileen senza degnarla di uno sguardo. Sollevata dal comportamento dello sconosciuto, la ragazza tirò un sospiro di sollievo e fece segno al ragazzo che serviva i tavoli di portarle il conto, meglio levare le tende in ogni caso. Ma poco dopo si accorse che era troppo presto per sentirsi al sicuro.
- Aileen Corvin? – chiese una voce al suo orecchio
Il solo sentir pronunciare il suo vero nome le fece raggelare il sangue nelle vene. Si voltò per vedere lo sconosciuto in faccia, ma lui evitò lo sguardo spostandosi fuori dal campo visivo.
- Mi spiace, hai sbagliato persona – rispose dissimulando la sua paura
- Strano, perché tu le somigli molto. Sai, io la conosco molto bene… -
- Ripeto, devi aver… -
- … sono suo fratello –
Quell’affermazione lasciò Aileen a bocca aperta. Suo fratello? Possibile che Betram fosse lì? Eppure… quando lei era stata rapita suo fratello aveva undici anni…
- Sei sicura di non essere Aileen Corvin? – incalzò il ragazzo
- Come ti chiami? –
- Betram Corvin. Nato ad Ordoghaz, nel 2114. Mia madre si chiama Selene, mio padre… -
- Ok, ok – lo interruppe. Le bastava così, la valanga di emozioni che l’aveva appena travolta era già abbastanza sconvolgente. – Posso vederti? –
Il ragazzo si alzò dalla panca alle spalle di Aileen e si andò a sedere di fronte a lei. Era strano vederlo: il Betram che ricordava era un ragazzino di undici anni; il ragazzo che aveva avanti ne dimostrava più di venti. Ma nonostante l’età, non fece nessuna fatica a riconoscerlo: i lineamenti e l’espressione del viso erano proprio quelli di suo fratello; gli occhi azzurri così simili ai suoi ma più chiari, i capelli castani e arruffati proprio come li ricordava...
- Ma quanti anni hai? – gli chiese sorpresa del suo aspetto
- Venticinque. Sono stato rapito molti anni dopo di te, a quanto pare con te non aveva funzionato –
- Non riesco a crederci… hanno rapito anche te… -
- Sono felice di averti trovata e che stai bene. Sei esattamente come ti ricordavo… -
- Per me non è passato neanche un anno… Cos’è successo dopo che sono stata rapita? Come stavano mamma e papà l’ultima volta che li hai visti? –
- Aileen… in teoria non potrei dirtelo, insomma se vogliamo che torni tutto come prima… -
- Hai ragione. Dimmi solo se mamma e papà stavano bene, solo questo –
- Sì - Betram abbassò lo sguardo sul tavolo – stavano bene –
- Non mi sembri molto convinto –
- Stavano bene – il ragazzo sorrise rassicurante - non preoccuparti –
- Ok – sorrise anche lei, - mi ci vorrà un po’ per abituarmi all’idea… ma sono felice che mi hai trovata –
Il cameriere arrivò da loro e posò il conto sul tavolo sorridendo alla ragazza per poi allontanarsi per continuare il suo lavoro. Aileen guardò distrattamente il conto
- Sei impegnata? Hai da fare? – chiese Betram
Nella confusione del momento, Aileen aveva completamente dimenticato il resto,
- Sono di turno in centrale tra un’ora… - ricordò dopo averci pensato per qualche secondo
- Centrale? Sei una poliziotta? –
- Sì –
- Certo che lo sei! Cos’altro potevi fare – sghignazzò Betram
Aileen scrollò le spalle, - carriera militare – rispose ridendo. Pagò il conto e uscì dal locale seguita dal fratello.
- Da quanto tempo sei qui? – esordì Aileen mentre camminavano
- Intendi nel 2002? –
- Sì –
- Credo circa due mesi, ho perso la cognizione del tempo da quando sono arrivato –
- Ma ora uso un altro cognome, come hai fatto a trovarmi? –
Il ragazzo le sorrise: - semplice: ti ho cercata -
Aileen si fermò e lo guardò finalmente negli occhi, dopo averlo scrutato di sottecchi per tutta la strada; aveva davvero bisogno di qualche giorno per abituarsi all’idea che anche suo fratello fosse lì. Le dispiaceva da morire che lui avesse avuto la sua stessa sorte, ma una parte di lei non poteva fare a meno di sentirsi egoisticamente felice di averlo di nuovo accanto. Ora non era più sola, aveva di nuovo una famiglia; certo non al completo, solo una parte, ma ce l’aveva. Si voltò completamente verso di lui e lo abbracciò forte affondando il viso nella sua spalla. Betram fu colto inizialmente alla sprovvista, ma dopo qualche istante le restituì l’abbraccio e le accarezzo affettuosamente la testa,
- Mi sei mancata anche tu, Aily -

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Capitolo 5
*** 05 - Piccole rivelazioni ***


Il sole era tramontato già da un pezzo ormai. Aileen si era trattenuta un po’ di più in centrale per esercitarsi al poligono di tiro. Esaurì il caricatore spedendo anche l’ultimo proiettile dritto nel bersaglio. Un ottimo punteggio. Era molto orgogliosa della sua mira, sua madre le aveva insegnato bene e lei si era allenata tantissimo per raggiungere quel livello, e ora se ne sentiva soddisfatta.
- Complimenti! – disse qualcuno alle sue spalle
Aileen si voltò e vide che era Demetrius. Alto e atletico, con i capelli neri corti e gli occhi grigio scuro leggermente a mandorla. Indossava abiti comuni: jeans scuri e una giacca di pelle. Ricordò il loro ultimo incontro sul ponte Széchenyi. Quanto tempo era passato da allora? Pochi giorni, forse una settimana. L’ultima volta le era sembrato quasi un ragazzo normale: nulla le avrebbe fatto sospettare ciò che le era parso così evidente già dal loro primo incontro.
- Grazie – disse lei
- Sai non è stato per niente facile trovarti. Sono venuto qui e quando ho chiesto di te mi sono reso conto che non sapevo neanche il tuo cognome –
- E’ Cormak, sono Aileen Cormak – sorrise chiarendogli il suo nome falso
- Sì, me l’hanno detto – disse lui ricambiando il sorriso. Poi tornando serio:
- Posso parlarti? -
- Sì - rispose Aileen un po’ sorpresa, - ma ti spiace se usciamo? Magari facciamo due passi -
- Ok -
Aileen si tolse le cuffie e gli occhiali protettivi e li rimise a posto con la pistola. Dopodichè uscirono dalla stazione e iniziarono a camminare. Guardò con aria interrogativa il volto di Demetrius, anche se credeva di sapere di cosa volesse parlare.
- Ricordi quando quel... uhm, quell’animale che ti aveva attaccato, un paio di settimane fa, e tu gli avevi sparato… -
- Sì, anche se i miei proiettili di piombo non sarebbero serviti a nulla con… - Aileen si interruppe, “ma che diavolo sto dicendo?” pensò. Guardò quasi spaventata Demetrius, non voleva pronunciare quella parola, ma ormai aveva già detto troppo, e l’espressione indecifrabile del ragazzo confermò il suo timore, - un Lycan… -
Si rimproverò per aver risposto così in fretta, cosa le era preso? “Beh, ormai è fatta…” pensò.
Demetrius la guardava incerto:
- Immaginavo che lo sapessi… Cosa sai precisamente riguardo i lycan? -
“Già… cosa so?” Aileen non sapeva cosa dire, cosa avrebbe potuto rispondere? Di certo non la verità. Lo guardò dritto negli occhi pensando intensamente a cosa dirgli.
- Tu sei un vampiro, vero? -
- Sì. Sono un vampiro - rispose - E tu? -
- No - la ragazza scosse lentamente la testa
“Un vampiro…” pensò. Un Agente di Morte ad essere precisi, aveva notato subito l’abbigliamento di pelle tipico di quell’ordine. Era il primo che incontrava da dopo il suo arrivò lì.
- Mi spieghi come fai a sapere queste cose? - la domanda insistente di Demetrius la riportò alla realtà.
- Non può essere per il tuo lavoro: nessun poliziotto ne è al corrente - aggiunse impaziente
Qualcosa doveva pur rispondere; decise di dire almeno una parte della verità:
- Le sapevo già da prima: i miei genitori erano dei vampiri – mentì
- I tuoi genitori erano vampiri? Sei figlia umana di due vampiri? -
- Sì, non erano purosangue, né molto anziani… -
- E chi sono? Non ricordo di averti mai vista, anche se in effetti i tuoi lineamenti... mi sembrano familiari... -
- Loro non erano... di queste parti - rispose Aileen abbassando lo sguardo
- Oh. Capisco… -
La ragazza fu lieta che il vampiro non volesse indagare oltre, non voleva dilungarsi più del necessario sull’argomento. Camminarono ancora un po’ insieme, ognuno immerso nei propri pensieri. Poi fu Aileen a rompere il silenzio:
- Sarà meglio che vada ora: tra un’ora sono di turno e non posso fare tardi… -
- Ok - annuì Demetrius - Ci vediamo in giro -

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Capitolo 6
*** 06 – Scontro con gli Agenti di Morte ***


Aileen pattugliava ancora quelle strade buie. Il suo turno era quasi finito e ne era molto lieta: era stanca e l’aria della notte era più umida che mai; tra meno di un’ora sarebbe tornata a casa a riposare. Pensava e ripensava alla conversazione che aveva avuto con Demetrius alcune ore prima. Si chiedeva se avesse sbagliato a svelargli quel che sapeva e la sua identità, o almeno una parte di ciò. Eppure prima di dire quelle cose non l’aveva neppure sfiorata l’idea che non potesse fidarsi di lui, ci aveva pensato solo dopo, quando ormai aveva già detto troppo.
Girò un altro angolo e l’odore penetrante di muffa proveniente da un cassonetto le riempì le narici. “Che schifo questo quartiere…” pensò. Improvvisamente, come di punto in bianco, sentì dei passi rapidi, qualcuno si stava avvicinando molto velocemente. Aileen non ebbe neanche il tempo di girarsi che lo sconosciuto l’assalì alle spalle. Senza riflettere cercò di liberarsene scagliandolo in avanti; l’assalitore cadde pesantemente a terra ma si rialzò in fretta, pronto ad attaccare di nuovo. Fu in quel momento, vedendolo confusamente nel buio, che Aileen riconobbe il suo abbigliamento: un Agente di Morte. Ma cosa voleva da lei? Perché la stava attaccando?
Ci avrebbe pensato dopo: ora riusciva a malapena a parare i suoi attacchi. Non avrebbe resistito ancora a lungo: anche se non era molto abile nel combattimento, il vampiro era nettamente più forte di lei, e le aveva già inferto molti fendenti piuttosto dolorosi. Senza riflettere, indietreggiando sotto i colpi del soldato, Aileen parò l’ennesimo attacco e, approfittando della momentanea posizione di vantaggio, afferrò la pistola e gli sparò in pieno viso. Il vampiro indietreggiò, Aileen non sapeva se un proiettile in testa fosse sufficiente a uccidere un immortale, ma lo vide cadere a terra inerte e sperò che fosse bastato.
Fissò il corpo immobile sull’asfalto senza riuscire a capacitarsi di ciò che aveva appena fatto, non aveva mai ucciso vampiri prima di allora, e tantomeno aveva pensato che l’avrebbe mai fatto.
“Che diavolo sta succedendo stavolta?” pensò. Ancora scossa dall'accaduto alzò lo sguardo all'imbocco di quel vicolo cieco e capì che, al contrario di quanto pensava, non era ancora finita: a circa dieci metri da lei, un altro Agente di Morte, che aveva assistito alla scena, afferrò la pistola per poi puntarla su di lei pronto a sparare.
- No! - urlò Aileen in preda al panico - non sono un lycan!-
Ma sapeva che le sue parole sarebbero state inutili: era spacciata. Dopo tutti gli sforzi che aveva compiuto per adattarsi a quella nuova vita e per cercare trovare un modo per tornare a casa sarebbe morta lì, uccisa da un Agente di Morte e senza neanche sapere perché. Il vampiro fece fuoco, riuscì a sparare due proiettili, ma fu interrotto da un altro vampiro, che gli piombò addosso da un tetto e lo disarmò con una velocità sorprendente.
- Vattene: c’è stato un equivoco - gli ordinò. Sembrava la voce di Demetrius.
- Ha ucciso Logan! - obiettò l’altro Agente irato.
- E’ un ordine - concluse secco Demetrius
- Sì, signore - accettò l’altro vampiro, che subito dopo si voltò e andò via a passo svelto.
Aileen non riusciva a crederci. Da dove era spuntato Demetrius? Dubitava che si trovasse da quelle parti per una semplice coincidenza, l’aveva seguita? La stava spiando? Si sentiva distrutta; un proiettile l'aveva mancata di un soffio, ma l'altro le aveva preso in pieno il braccio destro, che ora sanguinava imbrattandole i vestiti. Guardò Demetrius dirigersi verso di lei: l’aveva salvata. Di nuovo…
Quando le arrivò vicino la scrutò attentamente:
- Stai bene? -
- Te lo giuro, non intendevo ucciderlo… mi ha attaccata, mi avrebbe uccisa…- farfugliò agitata. Riusciva a stento a tenersi in piedi per quanto le tremavano le gambe, si poggiò con le spalle al muro dietro di lei.
- Calmati ora - la rassicurò lui.
- Mi dispiace... -
Demetrius le si avvicinò e le poggiò una mano sulla spalla:
- Non preoccuparti, è finita. Stai bene? - Il suo sguardo era preoccupato, la sua voce dolce come non lo era mai stata fino ad allora.
- Mi ha colpito solo al braccio - rispose, - grazie -
Fu la cosa più sensata che le venne da dire, “grazie”. Non solo l’aveva salvata, ma si stava anche preoccupando per lei nonostante avesse ucciso un suo compagno!
- Non preoccuparti… vieni, ti accompagno all’ospedale -

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Capitolo 7
*** 07 - Inaspettato non indesiderato ***


- Aileen Cormak -
Aileen alzò lo sguardo dal fascicolo che teneva tra le mani, ma sapeva già chi l’aveva chiamata:
- Demetrius! - disse
Era felice di vederlo, anche se la situazione tra loro era rimasta in sospeso dall’ultima volta che si erano visti.
- Come va il braccio? - le chiese Demetrius indicando la fasciatura che spuntava sotto la manica corta della maglietta di Aileen
- Meglio… grazie - rispose. Passò qualche istante di silenzio, poi chiese seria: - Sei venuto a parlare dell’altra sera? -
Demetrius la guardò negli occhi: - Ho pensato volessi parlare. E’ così? -
- Mi credi? -
- Sì -
- Perché? -
La domanda evidentemente colse di sorpresa il vampiro, che rimase qualche istante in silenzio prima di ammettere:
- Non so spiegartelo... ti credo e basta. Il mio istinto mi dice così  –
Questa volta fu Aileen a rimanere senza parole. Il suo istinto gli diceva di fidarsi di lei? Si chiese come fosse possibile che un Agente di Morte si fidasse così tanto di un’umana. Ma d’altro canto quella stima le faceva piacere.
- Grazie di quello che hai fatto, e… di avermi creduto - disse, poi aggiunse: - Ma perché quell’Agente di Morte mi aveva attaccato? -
- C’è stato un equivoco, mi dispiace ma non posso dirti altro. Come sai degli Agenti di Morte? - le chiese sorpreso ancora una volta delle conoscenze di una apparentemente semplice umana.
Aileen ripose il fascicolo in un cassetto dell’archivio: - I miei erano dei vampiri, te l’ho detto... - tagliò corto. Poi, temendo di esser stata più brusca del necessario, aggiunse: - Scusa, è che non mi va di parlare di questo argomento -
- Come vuoi tu - la rassicurò Demetrius. Le andò vicino:
- Sei in servizio? -
- Sì, lavorerò qui in archivio per un po'. Non posso essere di pattuglia per via del braccio ferito – disse lei accennando con la testa alle cartelle sparse sulla scrivania su cui era poggiata
- Ti fa ancora male? - le chiese lui sfiorandole lievemente il braccio. Aileen fu colpita dalla delicatezza e dolcezza di quel gesto
- Non più... – rispose
Si avvicinò ancora di più, Aileen capì non senza stupore che Demetrius voleva baciarla. A lei piaceva molto Demetrius, e non c’era da stupirsi: era molto attraente, e poi era un vampiro, un Agente di Morte per la precisione. Piuttosto era sorpresa che proprio un Agente di Morte si interessasse a lei!
Avrebbe voluto rallentare il tempo per poter assaporare a pieno ogni istante di quella situazione, ma... proprio allora squillò il cellulare di Demetrius. Si allontanò di poco da lei deluso: - scusa, devo rispondere –
Aileen scrollò le spalle, come a dire “non devi certo rendere conto a me...”, e lui rispose. La telefonata fu breve, iniziata con un “sì?” e finita presto con un “arrivo subito”. Appena chiuse la telefonata si rivolse subito a lei per spiegarle:
- Devo scappare, c’è un’emergenza con una missione – disse, - ti chiamo, ok? –
- Ok – rispose Aileen, che non riuscì a nascondere completamente la delusione
- Cosa c’è? – disse lui sorridendo, - non mi credi? –
- Non l’ho detto – sorrise anche lei
Demetrius la guardò intensamente, le si avvicinò per accarezzarle una guancia e la baciò. Le sue labbra erano fresche e il bacio durò poco, ma a Aileen sembrò comunque bellissimo.
- Ti chiamo appena torno – disse Demetrius. Poi, vedendo le labbra di Aileen incresparsi in un sorriso:
- Cercherò di fare presto -

PS. Ben accetti i commenti (e domande qualora ce ne fossero), specialmente se li fate nel forum dove anche pubblico gli episodi: http://underworld.forumcommunity.net

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