Tra l'odio e l'amore c'è la distanza di un bacio

di _Bec_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** La nuova scuola ***
Capitolo 3: *** Piccola vendetta ***
Capitolo 4: *** Punzecchiarsi ***
Capitolo 5: *** Chi la fa l'aspetti ***
Capitolo 6: *** Confronto ***
Capitolo 7: *** Incidente fuori luogo ***
Capitolo 8: *** Tutto come prima? ***
Capitolo 9: *** Qualunque cosa ***
Capitolo 10: *** Solo...sesso? ***
Capitolo 11: *** Lasciarsi andare? ***
Capitolo 12: *** Attrazione innegabile ***
Capitolo 13: *** Patto suggellato ***
Capitolo 14: *** Patto inaugurato ***
Capitolo 15: *** Cambiamenti improvvisi ***
Capitolo 16: *** Amore e Rivalità ***
Capitolo 17: *** Gelosia ***
Capitolo 18: *** Festa con sorprese ***
Capitolo 19: *** Complicazioni varie ***
Capitolo 20: *** Lo scontro ***
Capitolo 21: *** Rivelazioni ***
Capitolo 22: *** Amore che va...amore che viene? ***
Capitolo 23: *** Domande senza risposta ***
Capitolo 24: *** L'ultima volta ***
Capitolo 25: *** Tanti auguri! ***
Capitolo 26: *** Confusione ***
Capitolo 27: *** Exeter! ***
Capitolo 28: *** Vicinanza forzata ***
Capitolo 29: *** Tutta la verità ***
Capitolo 30: *** Epilogo: La Nana Isterica e Lo Stronzo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***




In seguito a spiacevoli avvenimenti sono costretta a scrivere questo avviso:
E' assolutamente VIETATA la riproduzione, anche parziale, di questa o di qualsiasi altra storia presente nel mio account autrice "_Bec_", così come è vietato "prendere ispirazione", ricopiare nomi, situazioni o frasi intere e riportarle altrove. La storia è stata pubblicata solo ed esclusivamente qui: doveste vederla in qualche altro sito vi prego di avvisarmi tramite i contatti presenti nella mia pagina autrice.
Grazie.


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Tra l'odio e l'amore c'è la distanza di un bacio by Rebecca S. is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 3.0 Italy License.
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Prologo</center>

 

                    

Prologo

 

 

 

 

Ti odio. Sì, proprio così, ti odio. Il mio cuore potrà pensarla diversamente, ma il mio cervello riesce ancora a ragionare in maniera lucida…più o meno.

Non sto capendo un cavolo della lezione - sulla mia materia preferita tra l’altro - per colpa tua.

Ti sto fissando da mezz’ora, forse anche di più, eppure tu sembri immerso in un mondo completamente tuo e non te ne accorgi…o meglio, fingi di non accorgertene.

Mentre ti passi una mano fra i capelli per spettinarli, mi viene spontanea una domanda; chi ti credi di essere? Chi sei tu per farmi stare così male?

Non ti capisco. Giuro, non riesco a capirti. Prima mi insulti e fai lo stronzo, poi improvvisamente cambi e diventi gentile, per poi ritornare come prima.

Deciditi insomma, vuoi essere buono o stronzo? Non puoi essere entrambe le cose!

Sto male, sto maledettamente male ogni volta che ripenso a quanto sei stato dolce con me mentre facevamo l’amore…ma poi penso anche a quando hai detto che fra di noi si trattava solo di quello, niente di serio, e la rabbia e il dolore tornano, più insopportabili che mai.

E adesso tu fai l’arrabbiato…tu! Tu che dovresti solo inginocchiarti e chiedermi scusa per tutto il male che mi hai fatto, osi fare scenate perché sono uscita con un altro?! Sei geloso? Ora che il tuo giocattolino, come mi avevi definito tu quella volta, ha trovato qualcun altro, ti dà fastidio?

Perché non mi guardi, perché? Affrontami, guardami in faccia maledizione, dimmi che sei geloso, dimmi che il fatto che io esca con un altro ti dà fastidio perché a me ci tieni e non perché mi consideri solo una tua proprietà!

Ti fa paura dirlo? Non hai il coraggio di farlo? E allora dimmi ancora che sono il tuo giocattolino, fai aumentare questo mio odio ti prego, perché non ne posso più di questa situazione, non ne posso più di stare così in bilico fra odio e amore…perché sì, nonostante tutto io non riesco ad odiarti davvero, non come dovrei almeno.

Sono assurdamente patetica, lo so…rideresti di me se sentissi i miei pensieri.

Continuo ad essere combattuta fra la voglia di riaverti -mettendo da parte la mia dignità dopo quello che hai detto- e la voglia di cancellarti, per quanto difficile e doloroso.

Dentro di me sono ancora impressi a fuoco tutti i momenti che abbiamo passato insieme, tutti i tuoi sorrisi, le tue carezze, i tuoi baci…e mi mancano, mi mancano sì, da impazzire.

È come se tu avessi inciso il tuo nome a forza sul mio cuore e ora tutto il sangue che lui pompa finisce per ribollire nelle vene e mi colora le guance in modo assurdo ogni volta che ti vedo…

Vorrei tanto che il mio cuore fosse come una lavagnetta, un colpo di spugna e via il tuo nome scritto in gesso! E invece il tuo nome c’è ancora e non so proprio come toglierlo…

Anche se in fondo, stupida come sono, non sono nemmeno sicura di volerlo fare.

Ti odio. MI odio. Mi odio perché ti amo.

 

 

 

*Note dell’autrice*

 

 

Eccomi qua con quest’altro delirio xD Da cestinare direttamente a parer mio….>.<

Ci tengo a ringraziare Laura (FragolChups nel forum) per aver trovato questo titolo perfetto alla storia, che altrimenti si chiamerebbe ancora SSN (Storia Senza Nome xD)

Ringrazio tantissimo anche tutte le altre ragazze del forum che io adoro indiscutibilmente e che sono sempre troppo gentili con tutti i loro complimenti :P

Questo è il prologo, il primo capitolo lo posterò il prima possibile con eventuali risposte alle recensioni^^ (se ce ne saranno, ma non credo xD)

Spero che vi piaccia e che vi ispiri almeno un po’ a leggere il resto ;)


EDIT: Ringrazio inoltre di cuore Sharon (vampistrella) per aver realizzato la bellissima copertina che vedete in cima :)

 

 

 

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Capitolo 2
*** La nuova scuola ***


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<center>Capitolo 1: La nuova scuola</center>

        

Capitolo 1: La nuova scuola

 

 

Quello era il mio primo giorno in una nuova scuola. Ero abbastanza nervosa e mia madre mi aveva preparato una bella camomilla come ogni inizio anno scolastico per tranquillizzarmi.

Avevo deciso di cambiare scuola per un motivo molto semplice; alla Manzoni i professori erano sì impeccabili e professionali, ma decisamente troppo severi.

Anche con le mie compagne di classe mi ero trovata molto male; invidiose com’erano del fatto che stessi simpatica ai due ragazzi della classe e dei miei bei voti, sparlavano in continuazione alle spalle. Così avevo convinto mia madre che non riuscivo a concentrarmi nello studio in una classe del genere e con dei professori troppo pretenziosi.

Quest'ultima si avvicinò e mi baciò affettuosa sulla fronte.

-Mamma!- Sbottai tesa, allontanandola. Se c’era una cosa che non sopportavo, era che qualcuno cercasse di tranquillizzarmi quando ero agitata, mi metteva ancora più ansia.
Mi sistemai stizzita i capelli che quella rompiscatole aveva leggermente spettinato e le lanciai un’occhiataccia.

-Scusa tesoro.- Fece un mezzo sorriso dispiaciuta, sapendo benissimo che le coccole quando ero nervosa mi infastidivano.

Mi alzai, sciacquai di corsa la tazza e presi in mano la borsa con i libri per uscire.

-Io vado!- Gridai all'ingresso, richiudendomi veloce la porta alle spalle per evitare di ricevere altri baci.

Fortunatamente lei non mi seguì fuori sulle scale, aveva capito che un altro saluto caloroso mi avrebbe fatto sclerare definitivamente. Ero decisamente nevrotica a volte…ma solo a volte…

Pessima mossa comunque la mia. Mi ritrovai davanti al mio simpaticissimo vicino di casa che si degnava di salutarmi solo quando andava a lui.

Di solito, quando non ero in ritardo, guardavo sempre dal buco della serratura se ci fosse qualcuno sul pianerottolo, odiavo andare in ascensore con qualcuno e chissà come mai la sfiga voleva che ci andassi quasi sempre con lui.

Restava sempre in silenzio oltretutto, cosa alquanto inquietante…

-Ciao.- Abbozzai, piuttosto seccata, un sorriso falso quanto una moneta da tre euro, facendo poi un piccolo cenno di sufficienza con la testa. Per educazione, ero abituata sempre e comunque a salutare, ma evidentemente la cosa non era stata insegnata anche a lui dai suoi genitori, visto che, se non lo salutavo io, lui faceva finta di non vedermi.

-Ciao.- Rispose con la sua innaturale simpatia, senza nemmeno guardarmi e continuando a messaggiare al cellulare. Chissà che aveva poi di così importante da scrivere!
Scese per le scale prima dell'arrivo dell'ascensore, cosa di cui gli fui segretamente grata.

Ed ecco comunque un’altra dimostrazione del fatto che mi odiasse. Anzi, non che mi odiasse, ma che mi ignorasse.
Lui non sembrava mai accorgersi della mia presenza…e quello in fondo mi irritava parecchio. Non ero abituata ad essere ignorata da un ragazzo, mi ritenevo abbastanza carina da poter essere notata e da potermi permettere di fare la cretina con i miei coetanei maschi.

Mah, come se me ne fosse importato qualcosa in fondo di quello. Era mia madre che mi diceva di fare amicizia con lui dato che avevamo la stessa età. Diceva addirittura di parlarci e di fare la strada insieme la mattina per andare a scuola. Già, certo, così poi ci saremmo potuti sedere a bere un tè al bar da bravi amichetti. Ma per favore! Non sapevo nemmeno che scuola frequentasse, né avevo intenzione di chiederglielo.

Aprii la porta dell’ascensore, controllando un’ultima volta allo specchio di esso la situazione dei capelli e del trucco; tutto in ordine per fortuna. Il mio eye-liner non era sbavato per niente e contornava ancora perfettamente i miei meravigliosi occhi verdi, la situazione “occhiaie mattutine” era tenuta d’occhio dal correttore e i miei liscissimi capelli biondo miele erano ancora…lisci. Perfetto quindi. Sorrisi soddisfatta alla mia immagine riflessa, prima di voltarle le spalle per uscire da quell’irritante scatola meccanica una volta arrivata al pian terreno.

Percorsi la strada del cortile interno del palazzo ed uscii dal cancelletto secondario.

Mi misi istintivamente il golfino prima di attraversare, non perché facesse freddo –a Milano a settembre capitavano ancora giornate con quasi 40°-, più che altro per coprire la scollatura della mia canotta: la mattina in quella zona passavano parecchie macchine e più volte mi era capitato di essere infastidita da dei passanti. Se c’era una cosa che proprio non sopportavo, era ricevere avance da uomini adulti, mi nauseavano.

Sbuffai di nuovo e alzai gli occhi al cielo: purtroppo il mio vicino di casa era una persecuzione perché me lo ritrovavo anche alla fermata dell’autobus che collegava la nostra zona alla metropolitana.

Non mi sprecai in altri saluti e lo sorpassai, mettendomi poi ad aspettare l’autobus a qualche metro di distanza.

Frugai nella borsa per tirar fuori il solo e unico tranquillante che riusciva ad anestetizzare la mia isteria la mattina, l’I-pod. La musica aveva un potere benefico su di me. Senz’altro più della voce squillante di mia madre.

Feci subito partire Wonderwall degli Oasis, una delle mie canzoni preferite, mentre con la coda dell’occhio lo guardavo studiandolo.

Peccato. E dire che non era affatto un brutto ragazzo, anzi…era un gran bel pezzo di figo.

Capelli neri perennemente spettinati che lo rendevano davvero sexy e occhi verdi da far perdere la testa. Anche il suo modo di vestirsi mi piaceva parecchio; jeans a vita bassa di marca e camicia all’infuori con maniche arrotolate sui gomiti.

Arricciai il naso. Peccato davvero, non fosse stato così antipatico non sarebbe stato male.

Il rumore dell’autobus mi distrasse: vi salii e presi posto dietro al conducente.

Avevo deciso di frequentare l’istituto tecnico Molinari che si trovava precisamente a Cimiano, il capolinea dell’autobus che prendevo tutte le mattine l’anno precedente per arrivare alla metropolitana.

La cosa che mi rendeva abbastanza nervosa era che il Molinari era un istituto prevalentemente maschile: solo 1 decimo della scuola probabilmente era femminile, o addirittura meno. Questo significava che, se mi andava bene ed ero fortunata, potevo avere una compagna di classe femmina su 24. Era già qualcosa, no?

Avevo scelto quell’istituto proprio per quel motivo però: di classi piene di ragazze ne avevo fin sopra i capelli, le femmine erano più stronze e false, si poteva star certi che in una classe solo femminile prima o poi ci si sarebbe scannate.

Per questo speravo che in una classe maschile ci fossero meno voci alle mie spalle. O meglio, speravo che di voci ce ne fossero, ma che fossero complimenti. Anche perché i maschi non avevano motivo di sparlare invidiosi per i miei buoni voti come facevano le mie vecchie compagne.

La mia scelta di iscrivermi a quell’istituto tecnico, ovviamente, aveva lasciato molto perplessa mia madre che avrebbe preferito sopra ogni altra cosa che la sua adorata e studiosa “bambina” si diplomasse in una scuola prestigiosa come la Manzoni.

Alla fine, con molta fatica, aveva accettato e compreso la mia decisione.

L’avviso dell’autobus –Prossima fermata: capolinea, Cimiano M2.- mi distrasse dai miei pensieri e mi fece alzare dal sedile per prepararmi a scendere.

Con non poco fastidio, notai che anche Mister Simpatia scendeva a quella fermata. Fantastico. Speravo solo che mia madre non lo venisse a sapere, altrimenti sarebbe andata avanti con la sua stupida teoria di farci fare la strada insieme.

Salutò alcuni suoi amici, che si davano un sacco di arie solo dal modo di fare, con una stretta di mano in stile hip hop; la massima dimostrazione d’affetto maschile ovviamente.

Distolsi lo sguardo infastidita e mi guardai intorno per cercare di capire da che parte dovessi andare.

Quella zona era decisamente desolante, non aveva nessuna residenza, era solo piena di uffici e scuole e si popolava la mattina grazie ai lavoratori e agli studenti.

La massa di gente scesa dall’autobus si dirigeva verso l’altra parte della strada, quindi dedussi che fosse quella la direzione da prendere.

Superata la metropolitana di Cimiano, mi accorsi aggrottando la fronte che il gruppo di studenti che stavo seguendo si divideva, così come la strada che puntava in due direzioni diverse. 

Non mi fu difficile fare due più due e capire quale delle due strade dovessi seguire: da una parte erano tutte studentesse, mentre dall’altra parte erano quasi tutti studenti.

Percorsi la stradina imboccata dai ragazzi e da Mister Simpatia –ci mancava solo che fosse pure lui del Molinari-, sentendomi forse per la prima volta un po’ a disagio in mezzo a loro. Ero l’unica ragazza nel raggio di una decina di metri, solo più avanti riuscivo ad intravederne qualcun'altra.

Finalmente, dopo aver seguito un cancello grigio che contornava un’altra scuola, vidi l’insegna del Molinari e vi entrai, cercando subito sul cartello appeso alla colonna all’ingresso dove fosse la mia classe.

Tutto quell’ammasso di ragazzi che si accalcava e spingeva mi stava facendo andare completamente in panico, odiavo essere spintonata in spazi ristretti, avrei voluto far capire gentilmente a tutti di farsi da parte. La cavalleria non sapevano proprio cosa fosse, specie il tipo che involontariamente mi aveva dato una gomitata in pieno stomaco scusandosi con un “Scusa piccola” strascicato.

Una volta smaltita per i corridoi la gran parte della massa, riuscii finalmente ad avvicinarmi ai cartelli con le collocazioni delle classi.

La preside al telefono mi aveva detto che ero nella 4B, quindi feci scorrere pensierosa la mia unghia smaltata di rosa sul foglio appeso. Quando trovai la classe, tolsi il dito compiaciuta, ma il mio compiacimento durò ben poco perché mi bastò sentire una frase per far gelare completamente il sangue nelle mie vene:

-Siamo nell’aula 37.- Mi girai di scatto e mi accorsi che nella colonna accanto alla mia, dove erano appesi altri cartelloni, c’erano Mister Simpatia & Friends.

Gli amici annuirono, incominciando a lamentarsi ed emettendo versi grotteschi peggio di un uomo cavernicolo.

-Oh no! Siamo al secondo piano, che sbatti non c’ho voglia di fare tutte quelle scale, cazzo!-

-Minchia serio! Che palle!-

Io quasi non li sentivo. Aula 37?! La mia stessa aula?! Ma perché fra tutte le aule che c’erano, proprio in quella dovevano essere maledizione?!

Mentre mi dirigevo al secondo piano, cercando di ignorare gli sguardi dei ragazzi intorno a me, sentivo che quella sarebbe stata una giornata molto lunga…





******
 

 

 

 

Una volta entrata in aula, sentii distintamente gli sguardi di una decina di ragazzi posarsi curiosi su di me. Nel giro di un secondo riuscii a distinguere malizia, fastidio e sorpresa –a seconda del ragazzo- nei loro occhi.

Mi sedetti nel banco in prima fila ed ignorai il loro borbottare incessante, anzi, il loro gridare da uomini del paleolitico.

-Che figa, oh!- Fischiò apprezzante un ragazzo alto almeno 2 metri dall’altra parte della classe.

Che ci provasse solo quel gigante ad avvicinarsi, lo avrei preso a pugni, a costo di spezzarmi un’unghia!

Feci finta di non sentire, tenendo le cuffiette dell’ipod nell’orecchio e guardandomi in giro come se niente fosse.

Sentivo che le guance sarebbero potute andare a fuoco da un momento all’altro per l’imbarazzo, ma continuai pacata a restare seduta e a fissare il prof -che se ne stava stravaccato comodamente sulla sedia dietro la cattedra- quasi in cerca di aiuto.

Quando vidi entrare in classe una ragazza, rischiai di morire dalla gioia, non avrei retto ancora per molto quegli sguardi.

-Ciao ragazzi!- Sorrise entusiasta, sporgendosi per baciare tutti quanti sulla guancia con un trasporto che non credevo possibile.

In genere anche io tendevo ad essere disinvolta ed espansiva con i ragazzi, ma solo con quelli che conoscevo bene. In quella classe mi sentivo troppo estranea per poter anche solo sorridere a qualcuno.

La tipa mi guardò incuriosita, prima di illuminarsi in un altro sorriso.

-Ciao, io sono Melanie.- Si sporse e poggiò la sua guancia sulla mia, schioccando con le labbra un bacio e lasciandomi un po’ perplessa per la sua confidenza.

-Ciao, Alice.- Ricambiai il sorriso, trovandola però fin da subito decisamente simpatica.

Aveva dei meravigliosi capelli ricci castani che le arrivavano fino a metà schiena e delle lentiggini sul viso che non la imbruttivano affatto, anzi, la rendevano molto graziosa.

I pantaloni a cavallo basso, il cappellino con la visiera storta che indossava e la maglietta larga, mi fecero intuire fin da subito che fosse un’appassionata di musica rap.

Beh, di moda non se ne intendeva proprio, ma era senza alcun dubbio il massimo che potevo avere e sperare, era meglio accontentarsi…

-Finalmente un’altra ragazza in questa classe di idioti, credevo di impazzire da un momento all’altro.- Rise, e ben presto mi unii anch'io alla sua risata particolarmente contagiosa.

Aveva uno strano modo di parlare, mi sembrava avesse un po’ di accento romano mischiato a qualche altro accento che la rendeva piuttosto buffa.

-Ci credo.- Però era davvero semplice parlare con lei.

-Ragazzi, sedetevi.-

La voce tonante del prof ci distrasse e la ragazza poggiò la sua cartella sul banco vicino al mio, riempiendomi così di gioia.

-Ti spiace se mi siedo qui?-

-No no, figurati.- Ero sicura che gli occhi mi si stessero illuminando per l’entusiasmo. Non era stato difficile come pensavo trovare qualcuno con cui parlare.

Lei si sedette e sistemò le sue cose sul banco, mentre il prof iniziava con voce spenta e svogliata a leggere i nomi presenti in ordine alfabetico sul registro:

-Armandi.-

Stavo molto attenta ai ragazzi che alzavano la mano, volevo imparare a riconoscerli entro breve.

-Giannina.-

L’appello scorreva tranquillo, anche se i ragazzi sembravano più intenzionati a fare casino che a sentire quello che stava dicendo il prof.

-Latini.-

Sobbalzai sentendo quel cognome; ero più che certa che fosse il cognome della famiglia che abitava di fronte a me e infatti fu proprio il mio vicino di casa ad alzare la mano.

In diciassette anni che vivevo lì non avevo mai capito come si chiamasse, perciò mi limitavo a chiamarlo Mister Simpatia anche con mia madre per il riferimento ovvio alla sua scarsa gentilezza con gli altri.

Chissà se si era accorto che ero nella sua stessa classe.

-Puccio.-

E come era prevedibile tutti si voltarono verso di me, Latini compreso, che incrociò il mio sguardo per meno di un secondo.

Mi voltai in fretta ed alzai la mano tutta sorridente.

-Benvenuta nella classe Puccio.- Il professore sorrise appena, sistemandosi meglio gli occhiali, prima di riprendere con l’appello senza lasciarmi nemmeno il tempo di ringraziare. Molto simpatico.

Finito di leggere i nomi sull'elenco, quel nanerottolo baffuto incominciò a farsi i fatti suoi, sfogliando un libro e lasciandomi abbastanza basita.

-Ma non fa lezione?-

Chiesi alla mia vicina di banco, Melanie Zorzi, che mi sorrise compassionevole.

-Certo che no. Ormai si è rassegnato a spiegare, nessuno lo ascolta.-

Si voltò di scatto verso il resto della classe, guardando uno ad uno i ragazzi presenti.

-C’è chi fa il cretino facendo scherzi al telefono, chi messaggia col cellulare per i fatti suoi, chi ascolta la musica e chi fuma.- Indicò, per ultimo e ridacchiando, Latini che fumava tranquillamente mentre parlava con gli amici, incurante del fatto che ci fosse il professore in classe.

-Ma il professore non dice niente?- Sgranai gli occhi per la sorpresa, ma in che classe ero capitata?

-Sì, ogni tanto.- Fece spallucce. –Ma non è mai serio anche quando sgrida.-

Poi fece un risolino divertita, –Una volta era di cattivo umore e ha rimproverato Lore perché stava fumando.-

Sorrisi senza avere la minima idea di chi stesse parlando. Lei sembrò capirlo dalla mia espressione e si affrettò a precisare.

-Latini, il ragazzo laggiù.- Indicò con un cenno della testa il ragazzo moro della seconda fila alla nostra destra. Oh, il mio carissimo amico quindi (il sarcasmo abbondava). Lorenzo Latini. Ecco dunque svelato come si chiamava.

-Dicevo, l’ha rimproverato chiedendogli se stesse fumando e minacciando di chiamare il preside, no?Allora Lore fa: “No prof, non sto fumando.” E si è messo la sigaretta in tasca per nasconderla!-

Scoppiò a ridere, finendo con l'appoggiarsi al banco per le risate. –Si è praticamente bruciato tutta la tasca dei pantaloni, c’era un odore di bruciato in classe!-

Non potei trattenere una risatina pure io, anche perché immaginare il tutto era piuttosto comico.

Lanciai una veloce occhiata a Latini che spense la sigaretta sulla gamba del banco prima di buttarla a terra come se niente fosse.

-Peccato che non l’abbia rimproverato anche questa volta.- Mormorai, increspando le labbra delusa.

Non mi sarebbe dispiaciuto vedere una scena del genere, ma soprattutto mi avrebbe fatto piacere vedere rovinati i pantaloni di quel cretino.

-Già. Oggi il prof è di buon umore, per questo ci fa fare quello che vogliamo.-

-Mi sembra ingiusto però…noi siamo qui per studiare.- Una maniaca dello studio come me una cosa del genere proprio non poteva concepirla!

-In effetti…ma tanto anche quando spiega, la maggior parte dei ragazzi esce dalla classe e se ne va in giro per la scuola.-

-Cosa?- La guardai stupita.

-Sì, alcuni prof non se ne accorgono nemmeno se esci dalla classe.-

Che razza di scuola avevo scelto. Molto seria e professionale, davvero. Ma cos’era una classe in stile Rossana? Con i bulletti che impedivano le lezioni? Che bello…

Passai l'ora a parlare con Melanie del più e del meno, scoprendo così che avevamo gusti completamente diversi, anche se l’avevo capito fin da subito.

Mi stupì vedere alcuni ragazzi porgermi la mano per presentarsi. Non erano maleducati come pensavo in fondo…

-Jacopo.- Mi disse un ragazzo biondo, piuttosto basso, allungando la mano e sorridendo gentile.

-Alice.- Ricambiare il sorriso stava diventando pesante, quasi mi faceva male la faccia per via di tutti quei sorrisi forzati.

Della classe conobbi Giulio, Andrea, Nicolò, Alberto, Stefano e Matteo. E poi…beh poi conobbi uno che di vista conoscevo già.

-Non sapevo frequentassi questa scuola.- Mi disse Latini, appoggiandosi con il fianco al mio banco e guardandomi dall’alto in basso.

Tipico della sua gentilezza non porgermi nemmeno la sua mano e presentarsi visto che comunque non ci eravamo praticamente mai rivolti la parola.

-Non l’ho mai frequentata. È solo da quest’anno che sono iscritta qui.- Soffiai sprezzante, abbozzando appena un sorriso gelido.

Lo sguardo di Melanie corse velocemente da me a lui.

-Vi conoscete?- Domandò curiosa.

-Più o meno.-

La sua risposta mi fece spalancare la bocca dalla sorpresa. Mi aspettavo di sentire da un momento all’altro lo schianto della mia mascella sul banco.

Non avevamo mai nemmeno parlato, come poteva definirmi una conoscente?!

-Non direi.- Lo corressi senza farmi troppi scrupoli. –Visto che il qui presente signorino non si degna mai di salutare.- Spostai il mio sguardo da Mel a Latini distendendo le labbra in un ghigno soddisfatto.

-Di che stai parlando? Io saluto sempre.- Si difese, facendomi andare fuori dai gangheri. Lui salutava? Ma quando mai!
-Ma se sono sempre io a salutare e non dire cazzate va!- Sbottai, incrociando le braccia al petto furiosa.

-Non è assolutamente vero, tesoro. Sei tu quella maleducata che va sempre di corsa e che mi spia dal buco della serratura per evitarmi.-

Mi sentii sprofondare dall’imbarazzo. Come faceva a saperlo, cazzo?

Sembrava quasi che stesse rigirando la frittata per far passare me per la maleducata dalla parte del torto.

-Co…non è assolutamente vero!- Ero sicura al cento per cento di essere arrossita, soprattutto per le occhiatine maliziose che mi stava lanciando Mel. Dannazione, non potevo permettermi una simile debolezza, non davanti a quel cretino!

-Nelle scale c’è silenzio e non è difficile sentire dei passi e dei rumori dietro alla tua porta dato che è appiccicata all’ascensore.- Ghignò, beffandosi della mia espressione sbigottita.

-È vero, lo faccio, ma solo perché non voglio andare con te in ascensore.- Ammisi altezzosa.

-Allora vedi che sei tu la maleducata?- Il suo sorriso si allargò, facendomi ribollire il sangue nelle vene. Era riuscito a zittirmi.

Non attese nessuna risposta da parte mia e si allontanò lasciandomi con un diavolo per capello. Il nostro primo “discorso” non era stato di certo civile.

L’ora passò in fretta grazie a Dio e la seconda prof che arrivò mi sembrava più seria e disciplinata. La mia buona opinione su di lei sparì in un nano secondo, quando mi chiamò alla lavagna a risolvere una semplicissima –a detta sua- equazione per mettere alla prova il mio livello.

La dolcissima prof non sapeva proprio che con la matematica io ero rimasta quasi a livelli elementari, neanche sapevo cos’era a momenti un’equazione, quella stupida materia era proprio il mio punto debole.

Incominciai incerta a risolverla, girandomi ogni due secondi verso di lei per chiedere conferma di quello che stessi facendo.

Sentivo delle risatine divertite provenire dalla classe e non mi risultava particolarmente difficile immaginare chi fosse l’artefice principale di quel brusio.

Mi bloccai su un passaggio anche piuttosto semplice a dirla tutta, ma l'ansia mi mandò in panne il cervello che si spense e smise di collaborare. Osservai attentamente e più volte quella maledetta moltiplicazione, ma ogni volta che mi sforzavo per calcolarne il risultato, il mormorio dei ragazzi mi distraeva e mi faceva andare in tilt.

-Puccio.- Mi richiamò la prof, facendomi girare di scatto verso di lei. –Qual è il risultato di quell’operazione?- Chiese gentile, forse un po’ stufa della mia lentezza.

Mi morsi il labbro e fissai di nuovo la lavagna tesa come una corda di violino. Oddio, non lo sapevo. Mi avrebbe messo un 2 alla mia prima interrogazione, il primo giorno di scuola. Una tragedia!

Presa da una vera e propria crisi di panico, feci l’errore più stupido della mia vita: mi girai verso la seconda fila di banchi, incrociando lo sguardo di Latini. Era seduto scompostamente sulla sua sedia; la gamba accavallata con la caviglia poggiata sul ginocchio, le mani in tasca e un’espressione divertita sul volto. In un attimo, senza abbandonare quel sorriso strafottente, mi fece un gesto che inizialmente non capii. Sembrava stesse dicendo…due…terzi? Due terzi?

-Puccio?- Mi richiamò la prof impaziente.

Mi feci forza e, dandomi della povera cretina che si appellava al suggerimento di una scimmia del paleolitico, scrissi sulla lavagna quel risultato suggeritomi da Latini.

La prof aggrottò la fronte guardandomi come se avesse avuto davanti una povera pazza, –Due terzi? Puccio, ci arriva anche un bambino delle elementari che quattro sedicesimi per ventisette primi non può dare due terzi.-

Effettivamente anche un bambino avrebbe capito che il risultato non c’entrava niente…

Dalla classe si levò una fragorosa risata e il primo fra tutti a sbellicarsi dalle risate era…guarda caso, un nome a sorte, Lorenzo Latini. Quel…quel…non mi veniva un insulto abbastanza brutto.

Diventai rossa di rabbia per l’umiliazione subita davanti alla mia nuova classe, avevo fatto in meno di due ore la figura dell’idiota, un vero record.

-È evidente che sei un tantino indietro con il programma di matematica…- Osservò lei pensierosa, rigirandosi la penna fra le mani. –Credo che tu debba essere seguita da qualcuno dei tuoi compagni finché non ti rimetterai in pari.- Annuì fra sé e sé.

-Nessun problema, mi faccio prestare il quaderno da Zorzi e…-

-La Zorzi non è molto brava in matematica.- Mi interruppe, facendo scorrere il suo sguardo fra i ragazzi della classe.

Nel frattempo, rivolsi una veloce occhiata a Melanie che annuì, come a conferma della frase appena detta dalla prof. Mannaggia, non poteva essere un genio della matematica?

–Latini, aiuterai Puccio a mettersi in pari con il programma.- E quella frase bastò a rovinarmi ulteriormente la giornata… -Tu hai la media del nove con me, non sarà un problema aiutarla.-

Aveva la media del nove?!Bastardo, l’aveva fatto più che apposta a suggerirmi sbagliato!

Volevo protestare, ma non sapevo minimamente che dire. Ringraziai il cielo e tutti i miei Santi protettori quando incominciò lui a farlo:

-Prof, mi scusi, quest’anno abbiamo diritto in più come materia, non ho il tempo di stare dietro anche a Puccio.- E detto quello mi lanciò uno sguardo che definire d’odio era poco. Sostenni lo sguardo con tutta l’acidità di cui ero capace. Se pensava che a me potesse anche solo lontanamente far piacere la sua compagnia si sbagliava di grosso.

-Latini, diritto è una materia che avranno anche tutti gli altri tuoi compagni…- Commentò la prof socchiudendo appena gli occhi, -Da coordinatrice di classe, però, posso provare a parlare con il professor Crescentini e chiedergli di interrogare per ultimi te e la Puccio nella sua materia.-

Quello sembrò bastare a far cedere l’occhiata sprezzante dello stronzo che distolse immediatamente lo sguardo da me. Si illuminò in un sorriso che definire ruffiano era poco. –Sarebbe davvero un angelo se lo facesse prof.-

La prof sembrò gradire quel complimento. Sorrise, segnandosi probabilmente sul registro l’appunto di parlare con il prof di diritto e di intercedere per noi.

Tornai a posto e cercai di seguire, con il poco di dignità che mi era rimasta, le altre lezioni.

Nell’intervallo la visuale e il rumore sordo di alcuni libri buttati di scatto sul mio banco mi spaventarono.

-Questi sono gli appunti, gli esercizi e i libri di matematica tesoro, divertiti.-

Alzai lo sguardo e mi ritrovai davanti –anche se l’avevo già capito dal tono bastardo di voce- Latini accompagnato dal suo fido ghigno malefico.

-E che ci dovrei fare?- Socchiusi gli occhi seccata anche solo per la sua vicinanza. Meno ci parlavo e meglio era, per la mia salute mentale.

-Arrangiarti.- Scrollò le spalle e si girò lasciandomi con la bocca spalancata per la sorpresa.

-Fermo, fermo, fermo.- Lo seguii immediatamente alla velocità di Speedy Gonzales, dove credeva di andare?

-Che c’è?- Soffiò sprezzante, piuttosto irritato dalla mia presenza; beh poteva starne pur certo, il fastidio era reciproco!

-Senti, se la tua voglia di passare del tempo con me è paragonabile a quella che ho io di passarlo con te, posso assicurarti che ti capisco.- Presi fiato dopo quel discorso apparentemente illogico. –Ma la sufficienza in matematica la voglio e a me sembra troppo comodo servirsi così della mia totale incompetenza per le materie scientifiche per non essere interrogato in diritto mio caro. Quindi o tu mi aiuti come si deve in matematica, o ci metto un attimo a chiedere alla professoressa di cambiarmi “tutor”, ok?- Mi feci un piccolo applauso mentalmente, mi adoravo quando facevo così! E che cavolo, non poteva servirsi di me a suo piacimento, io non mi facevo usare!

Il suo sopracciglio scattò sempre più in su, segno che probabilmente il mio discorso non doveva essergli piaciuto più di tanto.

Incrociò le braccia sbuffando. –A casa mia non ci puoi venire.- Disse in automatico guardandomi male.

Fantastico, rimaneva solo…casa mia. Ma proprio non me ne andava una giusta, eh?

-Va bene, le faremo a casa mia le ripetizioni.- Acconsentii, alzando le braccia al cielo esasperata e rilasciandole cadere sui fianchi in segno di resa. –Mercoledì?- Mi costò uno sforzo immenso fare quella domanda.

-Ok.- Il mio sforzo impallidì di fronte al suo nel dare quella risposta.

–Bene. Tanto ti basta attraversare il pianerottolo, non mi sembra ti servano ulteriori spiegazioni.- I miei occhi diventarono due fessure ed incominciarono a fissarlo in tralice.

-No, infatti.- Confermò lui guardandomi con altrettanto fastidio.

Non riuscendo a tollerare oltre la sua presenza, mi voltai e me ne andai. Dio quanto lo odiavo! Parlarci non aveva fatto altro che confermare la mia opinione iniziale su di lui; era solo un immaturo, viziato e arrogante ragazzetto stupido. Di sicuro con un carattere del genere non avrebbe mai potuto avere una ragazza fissa, quale povera disgraziata avrebbe potuto sopportarlo? Nessuna.

 

 

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Capitolo 3
*** Piccola vendetta ***


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Capitolo 2: Piccola Vendetta

        

Capitolo 2: Piccola Vendetta

 

 

 

La mattina dopo feci tutto con molta lentezza e calma…

Guardai l’orologio soddisfatta: le sette e quaranta, di sicuro era già uscito di casa.

Corsi in sala ed incominciai a saltellare come una bambina il giorno di Natale.

-Papi, papi, sono in ritardo, mi accompagni in macchina?-

Implorai, facendo gli occhioni dolci e congiungendo le mani in un gesto implorante.

Mio padre usciva sempre poco dopo di me, quindi accompagnarmi significava deviare la strada e tardare di qualche minuto al lavoro.

-Alice, tesoro, lo sai che Paolo si arrabbia se tardo.-  Increspò le labbra e mi guardò dispiaciuto.

Se sperava che cedessi si sbagliava di grosso…avrei ottenuto quel passaggio, a qualunque costo.

-Ti prego!- Piagnucolai di nuovo sbarrando gli occhi.

Sospirò rassegnato: in genere cedeva sempre al primo "ti prego", bastava veramente poco per farlo impietosire. –D’accordo, va bene, ma usciamo subito!-

Annuii, aprendo la porta e mettendomi lo zaino in spalla.
Quello che vidi, però, non mi piacque per niente: nello stesso identico millesimo di secondo in cui stavo aprendo la mia porta, si stava aprendo anche quella di fronte.
Oh cazzo…Game Over.

Lui sembrò addirittura più seccato di me nel vedermi ma, sbalordendomi, salutò per primo.

-Ciao. Salve.- Fece poi un cenno a mio padre sorridendo gentile.

Tutta scena. Solo per far vedere che era educato! Per forza poi i miei lo adoravano, era un ruffiano!

-Lorenzo, ciao.- Mio padre sembrò ricambiare più che volentieri il suo sorriso.

Wow, l’unica che fino al giorno prima non conosceva il suo nome ero io.

Subito dopo di lui uscì una ragazza mora dai capelli corti e spettinati alla Alice Cullen che si aprì in un luminoso e piacevole sorriso non appena ci vide.

-‘Giorno.- Disse rivolta a noi mentre giocava con un mazzo di chiavi…di una macchina.

A quanto pareva l’idea di far tardi e di farsi accompagnare in macchina non era venuta solo a me. Sorrisi per ricambiare il saluto, pensando che in fondo la mente contorta di Latini non era poi tanto diversa dalla mia.

-Rossella! Buongiorno!- Tuonò mio padre entusiasta. Che strana riunione si era formata lì nel pianerottolo. Ma quando cavolo arrivava l’ascensore?!

-Veramente sono Glenda.- Lo corresse lei educata.

Ci avevo messo anni a capire quale delle due gemelle diciannovenni fosse Glenda e quale Rossella. Fortunatamente da poco la prima si era tagliata i capelli a caschetto distinguendosi meglio dall’altra con i capelli lunghi e lisci.

Glenda era anche più facile da riconoscere perché era sempre gentilissima e sorrideva in continuazione. Rossella, invece, era molto più snob e somigliante al fratello in quanto a simpatia; se non salutavo io, lei faceva finta di non vedermi.

-Oh Glenda scusa…- Mio padre si grattò la testa divertito, –Dopo tutto questo tempo fatico ancora a riconoscervi.-

-Non si preoccupi.- Glenda sorrise di nuovo aprendo per tutti l’ascensore e aspettando che entrassimo.

Era il mio idolo quella ragazza; si vestiva in modo semplice e per nulla vistoso, eppure riusciva ad essere ugualmente stupenda e alla moda.

C’era da ringraziare quel gene sano che l’aveva creata, gli altri dovevano essere difettosi visto i cretini che aveva per fratelli.

Entrammo nell’ascensore e mio padre incominciò nuovamente contento –per mia sfortuna- una conversazione:

-Allora, Glenda, stai andando all’università?-

-No, sto accompagnando mio fratello a scuola perché è in ritardo.- Spiegò, facendomi lanciare uno sguardo d’odio al diretto interessato per rimproverarlo di aver avuto la mia stessa idea.

-Davvero? Tu in che scuola vai Lorenzo?-

Oh no. No, no, no, no, no!

-Il Molinari.- Incurvò le labbra in un largo sorriso rivolto a mio padre e quel bel –dovevo ammetterlo, lo era- sorriso si storpiò in un ghigno diabolico quando il suo sguardo si spostò per poco su di me.

Lanciai una rapida occhiata shockata a mio padre, ma lui non sembrava averlo notato. Maledizione!

-Davvero?- Quell’idiota di mio padre sbatté le palpebre sorpreso, –Anche mia figlia va lì adesso!- Rise della coincidenza, non immaginando minimamente quante maledizioni gli stessi lanciando contro. Maledizioni che poi avrei ritirato non appena mi avrebbe comprato un vestito nuovo, ovvio.

-La sto accompagnando perché è in ritardo anche lei, vuoi che te lo dia io uno strappo?-

Ecco la domanda che non doveva assolutamente fare! Perché mio padre non notava le mie occhiate contrarie?!

Tanto ero più che sicura che Latini non avrebbe mai accettato un passaggio da…

-Certo, grazie.- Si girò verso la sorella –Così risparmio il disturbo a mia sorella che deve studiare per un esame.-

Lo guardai spalancando la bocca incredula. Cosa?! Ma…ma…ma…Non sapevo che dire, ero troppo sbalordita. Lo stava facendo apposta per irritarmi quello stronzo, ne ero certa!

Glenda guardò mio padre piena di gratitudine, -Mi farebbe davvero un grandissimo favore, grazie.-

Mio padre le sorrise e ripeté di non preoccuparsi, poiché non era affatto un problema accompagnare suo fratello. Poteva parlare per sé, ma non per me!

Uscimmo finalmente dall’ascensore ed incominciai a pensare che quello stupido apparecchio elettronico portasse sfiga. Dovevo ricordarmi di scenderle a piedi le scale…

Glenda rimase su e schiacciò subito il tasto 6 per ritornare a casa.

Il viaggio in macchina fu a dir poco imbarazzante. Mio padre e Latini mi ignorarono per tutto il tempo, parlando di quegli stupidi omini in pantaloni che correvano dietro una palla…come si chiamava? Ah, calcio.

A quanto pareva Latini era un interista sfegatato, punto di sicuro a sfavore agli occhi di mio padre che era milanista.

Ero tentata di girarmi verso di loro e di gridare che esistevo anche io, invece continuai a guardare fuori dal finestrino furiosa, imprecando contro il cretino che stava seduto dietro che in un modo o nell’altro me l’avrebbe pagata.

Una volta arrivati, scendemmo dalla macchina, salutando mio padre con la mano da fuori ed incominciando poi a dirigerci verso la scuola.

-Come diavolo ti è venuto in mente di accettare la proposta di mio padre?! Credi che non l’abbia capito che stai cercando di irritarmi a morte, eh?!- Sbraitai contro Mister Simpatia –il nomignolo rimaneva valido- mentre cercavo di stare al suo passo.

-Ero in ritardo e mi serviva un passaggio…- Scrollò le spalle senza rallentare minimamente il passo, –Non pensare che il mondo ruoti intorno a te, mia cara.- Aggiunse sorridendo di sbieco.

La rabbia che sentivo crescere dentro servì da carburante per far aumentare ulteriormente il mio passo decisamente corto visto la mia scarsa altezza. Dannatissimi uomini! Perchè loro dovevano avere l’altezza già radicata nel DNA? Se non tutti, quasi tutti.

-Io non penso che il mondo giri intorno a me. Sei tu l’arrogante che lo pensa.- Incredibile quanto fosse uscita calma e ferma la mia voce. Forse inconsciamente sentivo che dovevo darmi una calmata se non volevo avere le rughe già a diciassette anni.

-Non mi conosci nemmeno, come fai a dirlo?- Insinuò arrogante.

-Quel poco che conosco mi basta credimi, non mi serve altro per capire di che pasta sei fatto.- Feci una smorfia con aria di sufficienza.

-È molto stupido da parte tua giudicare quello che non conosci bene.- Il ghigno vittorioso che fece mi infuriò ancora di più, fino alla punta dei capelli sentivo pura rabbia. Da quando Latini faceva discorsi così intelligenti?

Non mi diede il tempo di rispondere; corse a salutare alcuni suoi amici all’ingresso, lasciandomi sola e sconfitta per la seconda volta davanti al cancello.

In classe sentivo ancora quella rabbia rombare dentro di me decisamente fastidiosa.

Nemmeno aprire e chiudere il tappo dell’evidenziatore –mio antistress preferito- servì a calmarmi quella volta.

Era soprattutto il pensiero di avere Latini a casa mia il pomeriggio seguente ad infastidirmi. Solo escogitare una vendetta per la figura che mi aveva fatto fare il giorno prima mi tranquillizzava e mi soddisfava. Avevo in mente un paio di idee niente male…forse un po’ troppo crudeli, ma occhio per occhio, dente per dente, no?

Una volta finito il discorso noioso della prof di Geografia, Claudia Rettino, sulle sue vacanze in Cina, piombò il gelo nella classe.

Mel mi informò che di sicuro avrebbe interrogato su quello che aveva dato da studiare per l’estate. Meglio così, a me tanto non avrebbe chiesto nulla.

Nel momento in cui vidi Latini scrivere qualcosa sul banco, le labbra mi si rischiararono in un sorriso. Trovata la mia vendetta. Non era nemmeno tanto crudele dai.

La prof chiamò in ordine alfabetico, facendo qualche semplice domanda ad ognuno.

Scoprii dalla mia vicina di banco che la Rettino chiedeva sempre in ordine le domande che c’erano alla fine dei capitoli del libro di testo, così lei si scrisse sulla mano la sua risposta, avendo tutto il tempo necessario per farlo visto che era l’ultima.

Quando fu il turno di Latini, alzai la mano sorridendo soddisfatta.

Dopo aver sentito la sua risposta, la prof mi guardò curiosa. –Sì, Puccio?-

-Mi scusi professoressa,- Dissi in tono odiosamente saccente, –Ma mi sembra giusto informarla che Latini si era scritto la risposta sul banco. Insomma, mi sembra una mancanza di rispetto nei suoi confronti.- Mi intrecciai una ciocca di capelli con le dita, abbozzando uno smielato sorriso zuccheroso.

Non mi girai a vedere lo sguardo d’odio che di sicuro mi aveva lanciato Mister Simpatia, sentii solo un malcelato –Oh cazzo!- sussurrato dalle labbra di un suo vicino di banco, seguito da un –Cancella, cancella!- dell’altro.

La prof intanto si era alzata e, aggrottando la fronte perplessa, si era diretta a passo spedito verso il banco di Latini che…oh, che peccato, stava cancellando tutto trafelato qualcosa con la gomma.

-Latini è scrivendoti le cose sul banco che speri poi di passare l’esame di maturità?- Chiese inarcando il sopracciglio la donna che iniziavo già ad adorare per il fatto che lo stesse rimproverando.

-Perché no?- Era incredibile come riusciva a sorridere ironico nonostante la prof lo avesse beccato in pieno.

Le labbra della donna si arricciarono in una smorfia di disappunto.

-Per stavolta ti prendi un impreparato sul registro Latini. La prossima volta scatta il 2.-

Il moretto odioso annuì continuando a sorridere.

Non appena la prof si girò per tornare a posto, il suo sorriso si spense e le sue labbra digrignarono un insulto.

-Come?- La Rettino si girò e lo guardò minacciosa.

-Dicevo stronza.- Scandì bene le parole, facendo così scoppiare a ridere tutta la classe.

Spalancai la bocca incredula; che razza di sfrontato!

La donna diventò rossa di rabbia –a quanto pareva non ero l’unica ad andare su tutte le furie parlando con quel cretino- e boccheggiò un qualcosa tipo: -Co…cosa?!-

-Ma non dicevo a lei prof, ci mancherebbe.- Latini mosse la mano davanti al viso come per scacciare una mosca fastidiosa, gesto che mi sembrò abbastanza derisorio. –Dicevo per la Puccio.- E detto quello mi lanciò uno sguardo di sfida. Sostenni lo sguardo con altrettanto odio; lo avevo solo ripagato con la stessa moneta.

La Rettino fece un respiro profondo per cercare di calmarsi. –La Puccio ha fatto più che bene ad avvisarmi. E per questo tuo comportamento Latini ti prendi anche una bella nota sul diario che voglio vedere firmata da tua madre domani.-

Lui sembrò del tutto indifferente alla cosa. –Va bene.- Alzò le spalle e tirò fuori il diario dalla cartella porgendolo poi alla prof, sempre mostrando il suo solito sorriso beffardo.

Per sua fortuna la professoressa sembrò non notare il suo prenderla per i fondelli con quel continuo sorriso e si limitò a scrivere a penna qualcosa sulla pagina di quel giorno.

Mi ritenni più che soddisfatta della mia missione, fregandomene del fatto che probabilmente tutta la classe mi odiava per aver fatto l’odiosa spia cocca della prof.

-Non glielo dirai anche per me, vero?- Mi chiese timorosa Mel, mostrandomi la sua mano.

Scossi la testa sorridendo. –Ma no. La mia era solo una vendetta nei suoi confronti per ieri.- Spiegai tranquilla.

-Ah…ok- Ricambiò il sorriso e continuò a scrivere altro su quella mano che sembrava non potesse essere più scritta di quanto non lo fosse già.

La campanella suonò proprio dopo che Melanie finì la sua brillante risposta.

Mi alzai per sgranchirmi le gambe e aspettare la “sfida” imminente.

-Ehi stronzetta, ti sei divertita a guardare mentre mi metteva quella cazzo di nota, eh?-

Alzai lo sguardo con decisione, incrociando gli occhi del ragazzo che mi stava di fronte. Stranamente mi trovai un attimino disorientata nel momento in cui lo feci. Era davvero…incazzato cavolo…i suoi occhi erano belli, ma furiosi…

-Ehm…- Ehm? Ehm, cosa? Perché diavolo non riuscivo a parlare?!

-Hai perso la parola?- Chiese lui con un sorriso provocatorio l’attimo dopo. I suoi occhi però non lasciavano andare i miei…sembrava quasi che avessero una calamita ed impedissero ai miei di cambiare direzione.

-No.- Fu l’unica cosa che riuscii a dire. Scossi la testa impercettibilmente per riprendere un po’ di lucidità. –La mia era solo una piccola vendetta per quello che hai fatto ieri.- Spiegai, riacquistando finalmente la mia sicurezza di sempre.

Schioccò la lingua seccato, –Oh andiamo, non dirmi che te la sei presa per ieri Puccio. Era solo una cazzata e sinceramente non credevo nemmeno che avresti scritto quello che ti avevo detto, era così ovvio che due terzi fosse sbagliato.- Ridacchiò, probabilmente ripensando alla mia figuraccia e quello ribaltò la situazione facendo infuriare me e divertire lui...di nuovo.

-Non ho riflettuto prima di scrivere, ma lo sapevo che era sbagliato!- E che cavolo, non ero mica così scema!

-E allora perché l’hai scritto?- Inarcò il sopracciglio in modo insinuante.

-Perché ero alla disperata ricerca di un suggerimento e avrei accettato persino l’aiuto di un opossum siberiano se fosse servito a qualcosa.- Ribattei, socchiudendo gli occhi irritata.

A volte tendevo a tirar fuori animali e ad associarli con i vari paesi senza un motivo preciso, tipo un pinguino messicano.

-Un opossum siberiano?- Domandò trattenendo a stento una risata.

-Sì.- Annuii per dare enfasi alla frase.

-Immagino. Comunque sappi che ti sei tirata addosso tutta l’antipatia della classe e soprattutto…- Si avvicinò a me con il viso e mi fece involontariamente arretrare.

-Soprattutto...?- Riuscii a dire dopo aver deglutito.

-Ti sei messa contro di me…e non ti conviene avermi come nemico.- Soffiò divertito a pochi centimetri dalla mia faccia, mandando a fuoco le mie guance per la rabbia.

-Capirai…credi di spaventarmi? A te non conviene avermi come nemica!- Replicai, incrociando le braccia in un gesto che voleva essere intimidatorio, ma che doveva sembrare parecchio ridicolo visto che rise. Eh già….lui era alto e io parecchio bassa, dovevo sembrargli Brontolo dei sette nani visto quanto ero rossa e bassa. Il mio metro e cinquantacinque non mi rendeva giustizia, uffa!

-Sto davvero tremando dalla paura.- Disse fra una risata e l’altra, allontanandosi dal banco e lasciandomi per l’ennesima volta interdetta.

Okay, voleva la guerra?E la guerra avrebbe avuto…

 

 

 

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Capitolo 4
*** Punzecchiarsi ***


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Capitolo 3: Punzecchiarsi

        

Capitolo 3: Punzecchiarsi

 

 

 

Quel pomeriggio ero parecchio nervosa e suscettibile, soprattutto inevitabilmente seccata per le ripetizioni che mi aspettavano con Mister Simpatia

La giornata era stata abbastanza tranquilla; avevo evitato il più possibile Latini, rischiando quasi di arrivare in ritardo a scuola pur di non uscire di casa con lui.

Avevo appena deciso di andarmi a fare una doccia per scaricare i nervi, quando il suono del campanello rovinò definitivamente i miei piani e quel briciolo di buon umore rimasto.

Corsi ad aprire in preda ad una vera e propria angoscia.

Istintivamente mi sistemai con la mano i capelli e la camicetta: volevo essere sempre e comunque impeccabile, nonostante il mio ospite fosse un cretino.

Dalla faccia tetra che aveva Latini si capiva benissimo che quella vicinanza momentanea non faceva piacere nemmeno a lui. Meglio così, avremmo fatto più in fretta.

Alzai gli occhi al cielo. -Entra.- Secca e diretta, senza nemmeno salutare.

Obbedì di malavoglia e varcò la soglia di casa mia con lo sguardo di uno che stava per addentrarsi nella famosa porta dell’Inferno di Dante.

-In sala.- Con un cenno di mano gli indicai la stanza in cui avremmo studiato e lui vi entrò di nuovo senza fare storie. Wow, come era collaborativo. 

-Qualcosa da bere?- Conversazione arguta.

-No.-

Bene, meglio ancora perché non avevo niente oltre all’acqua in frigo.

-Ok, iniziamo allora.- Mi diressi a passo spedito verso la sedia prima di bloccarmi e di arricciare involontariamente il naso. –Se per te va bene.-  L’educazione prima di tutto.

Alzò le spalle indifferente. -Certo.- Splendido. Prima iniziavamo, prima finivamo.

-Ok.-

Ci sedemmo e dopo qualche minuto di indecisione, ci accordammo per incominciare un ripasso sulle disequazioni fratte. Sapevo a malapena cos’era un’equazione, figuriamoci una disequazione. Per non parlare della parola “fratta”, che c’entrava con la disequazione?E che cos’era quest’ultima? La mia ignoranza matematica era imbarazzante.

Latini aveva davvero pochissima pazienza nel spiegare e con me per la matematica ce ne voleva tanta. Si arrabbiava ogni due secondi, dandomi della scema perché non capivo. Ovviamente io ribattevo come potevo, ma in fin dei conti non aveva del tutto torto.

Quando capì che io non sapevo nemmeno risolvere un’equazione, decise di partire dall’inizio, spiegandomi pure quelle.

Fu un pomeriggio massacrante e Latini era un pessimo insegnante; intelligente sì, ma non aveva un briciolo di pazienza, si scocciava subito, non era proprio tagliato per quel ruolo.

Finimmo alle sei e mezza, quando rientrò mia madre dal lavoro.

-Sei una pessima allieva.- Borbottò Latini non appena mia madre andò in camera a cambiarsi.

-E tu un pessimo insegnante.- Socchiusi gli occhi irritata. Nessuno poteva sminuirmi così.

-Non sono io l’ignorante dei due.- Insinuò con un sorrisetto provocatorio.

-Io non sono ignorante!La matematica è l’unica materia in cui ho qualche lacuna.- Spiegai arrogante.

-Qualche?!Ragazza mia, tu te la devi ristudiare tutta, partendo dalle tabelline.- Stava trattenendo una risata e quello mi mandò ancora di più in bestia. –Ma come hai fatto ad essere promossa l’anno scorso?- Domanda sbagliata la sua. Stronzo.

-Di sicuro non bigiando e fumando in classe.- Risposi con un sorriso tiratissimo.

Mia madre entrò proprio in quel momento in salotto, interrompendo il battibecco con una proposta che mi lasciò basita.

-Lorenzo, perché non ti fermi a cena?- Il sorrisone a trentadue denti che aveva era a dir poco patetico. Perché tanto entusiasmo nell’invitare un cretino?

-No grazie, magari un’altra volta.- Ma quale altra volta?! Avrei avvisato mia madre di non fare più inviti del genere, non ci sarebbe stata un’altra volta!

Tirai un sospiro di sollievo non appena se ne andò, ero stanchissima fisicamente e psicologicamente.

-Non ti venga mai più in mente di invitarlo mamma!- Gridai dall’ingresso per tutta la casa.

-Ma perché?- Mia mamma uscì dalla cucina strabuzzando gli occhi.

-Lo odio.- Semplice e plausibile risposta. Fortunatamente ero riuscita più o meno a capire quello che mi aveva spiegato, quindi per un po’ non avrei avuto bisogno del suo aiuto.

-O dai, non dire così.- Fece un gesto annoiato con la mano. –È stato carino da parte sua darti ripetizioni senza farti pagare.-

-Ci mancava solo quello!- La mia voce si alzò di un’ottava. -È pessimo ad insegnare.-

-Ma è carino.- Disse con un sorrisetto malizioso. Tipica osservazione da mamma.

La guardai truce. –Non dirlo proprio…-

-Eh dai, non puoi dire che non sia un bel ragazzo.-

-Sì che posso dirlo, c’è di meglio.- Mentii distogliendo lo sguardo.

-Tipo?-

-Matteo.- Arrossii nominando il mio ex ragazzo: con lui era stato un tira e molla continuo, un lasciarsi e riprendersi. L’ultima volta era stato lui a lasciarmi e io ci ero rimasta parecchio male…

-Oh tesoro, ma Matteo è solo un ragazzino confuso che non sa nemmeno cosa vuole. A te non serve un bambino, ma un ragazzo.- Sorrise dolce e premurosa, abbracciandomi e stampandomi un bacio in fronte. 

Sorrisi ricambiando l’abbraccio e lasciandomi cullare dalle braccia di mia madre. Quando non ero nervosa, le coccole mi facevano sempre bene.

 

 

I giorni seguenti furono abbastanza tranquilli, Latini a parte ovviamente.

Con lui era un litigare continuo su tutto, non eravamo riusciti a sostenere nemmeno una conversazione civile, finivamo sempre per insultarci.

La colpa era sempre sua, ovvio. L’ultima cazzata che aveva fatto, risaliva alla verifica di fisica di martedì -che prof deliziosa, eh? Non perdeva tempo con le verifiche-,  io e Latini eravamo, purtroppo, abbastanza vicini con il banco, seppur staccati.

La prof ci aveva sparsi per l’aula per impedirci di copiare ovviamente ed io ero finita vicino al banco di quel cretino beota. La mia fortuna…

Latini non faceva che passare dei biglietti al suo vicino di banco, Gabriele –per tutti Lele- con scritte probabilmente le soluzioni ai vari problemi.

Io li ignoravo bellamente, facendo finta di non vederli. Certo, avrei potuto fare la stronza e parlare, ma ero troppo concentrata su quella diabolica materia per potermi permettere di distrarmi, per quegli idioti poi.

Casualmente, un biglietto finì ai piedi del mio banco.

-Puccio?- La voce bassa di Mister Simpatia mi distrasse dai miei calcoli.

Irritata, strinsi convulsamente la penna ignorandolo e continuando a scrivere. Mi chiamò di nuovo, facendo iniziare a macchinare piani omicidi al mio cervello.

-Non ti passerò quell’inutile e sudicio pezzo di carta Latini.- Soffiai acida, senza staccare lo sguardo dal foglio.

Sbatté più volte la penna sul banco irritato, prima di sporgersi di nuovo di poco. –Se me lo passi, ti lascio copiare.- Cercò di trattare.

Feci un risolino, che uscì più come il sibilo di un serpente. –Non mi interessa copiare, non sono come voi.- Mi stava deconcentrando e basta porca miseria!

-Dio Puccio, quanto sei stronza!- Esclamò incredulo, sforzandosi di non alzare troppo la voce.

Le labbra mi si incurvarono in un sorrisetto sadico mentre con la penna tracciavo cerchi sul foglio di brutta come antistress.

Quello che non mi aspettavo minimamente era sentire la voce alta di Latini rompere il silenzio che regnava in classe.

-Mi scusi prof, ma la Puccio continua a stressarmi per copiare.-

Alzai lo sguardo dal foglio spalancando la bocca più che potei. Cosa?!

La prof si diresse a passo svelto verso di me aggrottando la fronte perplessa.

-Non è assolutamente vero!- Mi difesi lanciando un’occhiata di puro e autentico odio allo stronzo.

-Ah no?E quello cos’è?- Insinuò passandosi la lingua sul labbro divertito –gesto che inspiegabilmente mi fece rabbrividire- e indicando il foglietto ai miei piedi.

La prof fu più svelta di me e lo raccolse esaminandolo con uno sguardo basito.

-Puccio!- Mi riprese incredula.

Oh-oh. –Non è mio!- Dalla mia faccia paonazza sembravo proprio una colta in flagrante però.

-No infatti, questa è la scrittura di Latini.- La prof annuì, esaminando attentamente il foglietto.

Stavo per sospirare di sollievo, ma non appena la prof si girò nuovamente verso di me, capii che non me l’avrebbe fatta passare liscia.

-Latini, Puccio, vi ritiro il compito e vi beccate entrambi un due sul registro.- Comunicò fredda, prendendo i nostri fogli e camminando spedita alla cattedra.

Un due?! Io avevo preso un due?! Ma non era possibile! Io non avevo mai preso un due, prendevo sempre otto e nove! Mi veniva da piangere e nemmeno il fatto che quello stronzo si fosse preso un due come me mi consolava.

-Ben ti sta, Puccio.- Cantilenò soddisfatto.

Mi girai a guardarlo furiosa. –Anche tu hai preso un due.- Gli ricordai con un tono di voce che voleva essere spavaldo, ma che uscì tremolante.

-Sì, ma io un due in fisica lo recupero come niente, per te invece, che fai fatica a prendere il sei nelle materie scientifiche, sarà una vera e propria impresa.- Sentenziò con un’insopportabile faccia da schiaffi.

Gli occhi mi si inumidirono involontariamente. Aveva ragione quel grandissimo figlio di…no sua madre non c’entrava, quel gran pezzo di sterco siberiano, ecco. Un due non sarei mai riuscita a recuperarlo, ero nella cacca.

-Alla fine vinco sempre io Puccio, te lo dicevo che non ti conveniva metterti contro di me.- Scrollò le spalle increspando le labbra compiaciuto.

Strinsi con forza le mani a pugno, ripetendomi mentalmente che saltargli addosso per prendere a pugni il suo bel faccino non sarebbe stata una cosa giusta da fare. Sarebbe stata piacevole e liberatoria certo, ma non giusta. E io facevo sempre la cosa giusta.

Mi spostai vanitosa una ciocca di capelli fingendo di non averlo sentito, mentre dentro stavo ribollendo dalla rabbia.

-Puccio quanto fa 6x4?- Mi provocò soffocando una risata.

Ignorarlo. Dovevo ignorarlo, punto. Era la cosa più giusta da fare.

-Puccio?Puccio,Puccio,Puccio,Puccio..-

-Ho sentito!- Lo bloccai seccata, girandomi di scatto verso i suoi occhi che mi guardavano canzonatori.

I ragazzi seduti intorno a noi che avevano finito la verifica ci guardavano divertiti, mentre quelli che ancora stavano finendo il compito borbottavano qualcosa infastiditi.

-Allora?Quanto fa?-

Non gli avrei dato la soddisfazione di rispondere 24, era come abbassarmi al suo livello, se non peggio.

-Fa Vaffanquattro.- Replicai acida alzandomi di scatto dal banco per chiedere alla prof se potevo andare in bagno. Non sopportavo più quel deficiente, mi avrebbe fatta impazzire un giorno.

Una cosa era certa; mi avrebbe pagato anche quel due, parola mia.

 

 

Nell’intervallo decisi di agire: in classe eravamo rimasti solo io, Mel e lo sfigato di turno Jacopo.

Ad un mio cenno, Mel scattò in piedi e, iniziando a conversare allegramente con Jacopo, lo portò fuori dalla classe.

Mi diressi svelta al banco di Latini e tirai fuori dalla custodia i suoi preziosi occhiali da sole di Gucci. Li ammirai per un po’, lasciandoli poi accidentalmente cadere per terra. Ops, me lo diceva sempre mia madre che avevo le mani di pastafrolla.

Si erano scheggiati? Boh, forse. Nel dubbio ci misi sopra una delle mie bellissime ballerine nuove e schiacciai fino a sentire un crack che mi fece distendere le labbra in un sorriso soddisfatto. Perfetto.

Uscii di fretta dall’aula e, accertandomi che non ci fosse nessuno della mia classe intorno, mi diressi di corsa nel bagno delle ragazze per raccontare tutto a Mel che incominciò a ridere come una forsennata non appena seppe la cosa.

A quanto pareva lei era una sostenitrice accanita delle mie vendette contro Latini e la cosa era di gran lunga un vantaggio per me.

Rientrata in classe, mi accorsi subito del piccolo gruppetto che si era creato intorno al banco di Mister Simpatia. Maliziosamente, mi domandai che cosa fosse successo, sapendo già benissimo la risposta.

Latini sembrava proprio incazzato nero per come erano ridotti gli occhiali ed inveiva contro il branco di scimmie che aveva per amici chiedendo chi cazzo fosse stato a ridurli così. Mah, chissà…

Nel momento esatto in cui i suoi occhi furiosi incontrarono i miei divertiti, ci mise un attimo a fare due più due.

-Tu!- Boccheggiò sbalordito.

-Chi…io?- Domandai con un’insopportabile vocetta da bambina.

-Fai poco la spiritosa.- Si avvicinò a me minaccioso, ma io non indietreggiai, rimasi a fronteggiarlo spavalda; ci voleva ben più di quel deficiente per intimorirmi.

-Sei stata tu!Hai solo anche lontanamente idea di quanto mi siano costati questi occhiali?!- Sbraitò indicandomi quel che era rimasto dell'oggetto appena citato.

Roteai gli occhi annoiata. –No. Quanto?- Come se la cosa mi fosse importata!

-300 euro carina, che ora tu, prontamente, provvederai a risarcirmi.-

Strabuzzai gli occhi scandalizzata. –Stai scherzando spero. Non ci sono prove che sia stata io, potrebbe benissimo essere stato qualcun altro, di sicuro ci sarà un sacco di gente in questa scuola che ti odia.- Replicai sprezzante. Jacopo provò a parlare, ma gli lanciai un’occhiata più che eloquente che lo zittì. Patetico sfigato, pensai altezzosa.

-L’unica stronza che avrebbe potuto fare una cosa del genere indisturbata nella nostra classe sei tu.- Ribatté assottigliando lo sguardo.

-Beh io non sono stata.- I suoi occhi erano a dir poco furenti, eppure, per via della nostra vicinanza, non potei fare a meno di notare ancora di più la loro bellezza, nonostante la rabbia.

-La cosa non finisce qui Puccio, pagherai anche questa.- Soffiò sul mio viso con una vena minacciosa nella voce.

-Non.Sono.Stata.Io.- Sillabai seccata. –E comunque non mi fai paura Latini.- Quelle nostre sfide, sebbene ammetterlo a me stessa mi costasse non poco, mi elettrizzavano da morire.

-Meglio così.- Le sue labbra si distesero in un sorriso che non prometteva nulla di buono.

Se ne uscì dalla classe, seguito dal suo piccolo corteo di schiavetti. Ecco: Lele, Andre, Chri e Anto sembravano più schiavetti al suo servizio che amici.

 

 

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Capitolo 5
*** Chi la fa l'aspetti ***


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Capitolo 4: Chi la fa l’aspetti

        

Capitolo 4: Chi la fa l’aspetti

 

 

Il pomeriggio lo avevo passato interamente con le mie migliori amiche di sempre:

Ilaria, la punk del gruppo: una nanerottola piena di energie con una massa di lunghi capelli castani, addobbati con cura ogni mattina da meches rosa shocking in stile Avril Lavigne. Si vestiva quasi sempre di rosa e nero, ornandosi la vita con tante cinture diverse ogni giorno; da quelle con le borchiette a quelle con i teschietti disegnati sopra.

Il suo visino era molto carino e grazioso, nonostante la sua fissa eccessiva nel truccarsi troppo di nero.

Aveva una grinta invidiabile, ma sapeva essere anche terribilmente dolce e tenera quando voleva. Certo, aveva un ragazzo che definire Dracula –visto che si vestiva sempre di nero ed era pallidissimo- era poco e che aveva la faccia multitatuata e piena di piercing, ma quello era il suo unico difetto.

Poi c’era Angelica: una ragazza all’apparenza adatta a portare quell’appellativo, ma in realtà tutt’altro che ingenua e innocente come faceva credere il nome.

Aveva vissuto nella bambagia fino alle medie, sua madre non faceva che trattarla come una cretina incapace di fare qualsiasi cosa e di camminare con le sue gambe. E si sa che in genere per ribellione poi si tende a staccarsi in modo drastico dalla gonna di mamma…Angie fuori da casa sua era una persona completamente diversa dal bradipo mogio e privo di interessi in cui la trasformava sua madre. Non faceva che andare alle feste e in discopub, con l’unico scopo di conoscere ragazzi; nonostante non fosse bellissima, era una che aveva parecchio charme e sicurezza, le bastava scuotere i suoi bellissimi capelli lunghi neri e sbattere le ciglia per far colpo. Non era una che si faceva più di tanti scrupoli ad andare con un ragazzo, si può dire che fosse una sciupamaschi, una mangiatrice di uomini ecco. Nessuna di noi però l’aveva mai giudicata, nessuna di noi la considerava una troia; perché un ragazzo che si faceva tante ragazze era un figo e una ragazza che si faceva tanti ragazzi una zoccola?Ecco, lei per noi non era una troia, scherzosamente la definivamo una playgirl.

A concludere il mio trio pazzo di amiche c’era Daniela, l’animalista doc. Dany era una ragazza bellissima, ma semplice, dai lunghi capelli biondi mossi –come li volevo io- e dai bellissimi occhi azzurri. Le sarebbe bastato schioccare delle dita per far cadere tutti i ragazzi ai suoi piedi. Peccato che i ragazzi e la moda non le interessassero minimamente; era troppo occupata a salvare il pianeta e gli animali riciclando di tutto ed evitando di mangiare carne e pesce per preoccuparsene. Già, era vegetariana. Fortunatamente riuscivo sempre a scampare ai suoi esperimenti culinari; l’ultima volta voleva farmi assaggiare le lasagne di soia. Mi veniva da vomitare solo ad immaginarle.

Quando parlava, non poteva fare a meno di nominare la crudeltà dell’uomo, a tavola una volta si era messa a parlare di come testassero il mascara sugli occhi degli animali; affascinante.

E mentre noi per Natale chiedevamo sempre al caro, vecchio, buon Babbo il principe azzurro, lei chiedeva che sua madre le regalasse un cucciolo di cane. Tolto questo suo difetto dell’essere fissata con gli animali -tanto da indurla a non uccidere nemmeno una zanzara o una mosca- Dany era un’amica fantastica e la persona più dolce in assoluto. Quando si arrabbiava però –specie se veniva fatto del male a noi o ad un animale- diventava una vera e propria furia.

Infine c’ero io, definita scherzosamente Sua Maestà per il fatto che involontariamente tendessi a squadrare tutti –tranne le mie amiche- dall’alto in basso come una regina. Fra tutte diciamo che ero la più romantica; aspettavo il principe azzurro, non un poveraccio sfigato qualsiasi, ma un principe. Un ragazzo bello, ricco ed innamorato. Chiedevo troppo? Io ero bella, meritavo una persona del genere, no?

Essendo figlia unica i miei genitori mi avevano da sempre un po’ viziata; quando volevo qualcosa me la compravano, il mio armadio straripava di vestiti!

Adoravo fare shopping e comprarmi vestiti di marca, andare alle feste e, come ogni ragazza tolta Dany, conoscere ragazzi. Ultimamente però il mio ex, Matteo, occupava tutti i miei pensieri; da quando mi aveva lasciata mi era risultato difficile concentrarmi su qualcuno che non fosse lui, tendevo sempre a paragonargli qualsiasi altro ragazzo e la cosa non era per niente piacevole.

Quel pomeriggio però i miei pensieri erano diversi dai soliti malinconici e tristi su di lui; ero con le mie migliori amiche in camera di Angie a sganasciarmi dalle risate sul suo letto insieme a loro.

-Oddio!Sei troppo forte Ali, solo tu potevi fare una cosa del genere!- Commentò la proprietaria del letto tenendosi la pancia per le risate.

-Sei stata proprio una stronza!- Confermò la Ila con un risolino divertito dalla sedia della scrivania mentre si pettinava con le dita le sue ciocche rosa.

-Poveretto…- Di chi poteva essere quel commento se non di Daniela? –Ok che se l’è cercata, ma secondo me un po’ hai esagerato.- Osservò pensierosa scrollando poi le spalle.

-Io?E lui facendomi fare figure pietose con la prof di matematica?- Protestai accigliata.

-Ha ragione cazzo, se l’è meritata.- La Ila incrociò le braccia al petto increspando poi le labbra in un’espressione seria.

-Altroché.- Angie fece un fischio d’apprezzamento. –Brava così tesoro, sei stata grande come sempre.-

-Lo so.- Feci spallucce con una smorfia altezzosa facendole ridere.

-Ehi Maestà, non fare la smorfiosa.- Ridacchiò Ilaria lanciandomi il cuscino dello schienale della sedia.

E da quel semplice gesto si passò ad una vera e propria lotta con i cuscini.

 

 

Il giorno dopo a scuola ero pronta a qualsiasi vendetta di Latini; da delle biglie per scivolare, lanciate all’improvviso mentre camminavo, ad un secchio d’acqua messo sopra la porta della classe pronto a rovesciarsi non appena io fossi entrata in classe.

La strada fino all’aula mi sembrava relativamente tranquilla, ma gli sguardi languidi e maliziosi che mi lanciavano i ragazzi del mio corridoio non mi piacquero per niente.

-A questo punto tesoro, fatti anche me che sono meglio no?- Mi disse divertito un ragazzo che non conoscevo minimamente, facendomi strabuzzare gli occhi per la sorpresa; ma di che stava parlando?

Quando entrai in classe –con immensa cautela e stando attenta che non ci fosse nessun secchio sopra la porta- gli occhi dei miei compagni si posarono tutti su di me.

Oddio. Che diavolo avevano da guardare, avevo qualcosa sulla faccia? Perchè Latini rideva? Dio che nervi, doveva aver raccontato qualche cazzata su di me, non c’era altra spiegazione.

Mel mi venne incontro dispiaciuta. –Ali mi dispiace, non sono riuscita ad impedire che la voce si diffondesse.-

Sgranai gli occhi; quale voce?

-C-Che si dice in giro su di me?- Chiesi timorosa della sua risposta.

-Che hai fatto sesso con Jacopo Garbatelli.- Mi informò mordendosi le labbra.

Spalancai la bocca. –Cooosa?!- Ma che schifo!Solo se avessi voluto prendermi la Sifilide ci sarei stata!

-Già. Lore&Co hanno messo in giro la notizia e purtroppo Jacopo ha confermato la cosa.-

-Jacopo che?!- Come aveva osato quello sgorbio della natura confermare la cosa?!

-Non è tutto.- La guardai disperata e furiosa; che altro c’era? –Latini ha detto di avervi visto in bidelleria…se la voce arriva alle orecchie dei prof rischi di finire in vicepresidenza…-

Lasciai ricadere la cartella a terra in mezzo alla classe dirigendomi a passo spedito verso lo stronzo numero uno.

-Sei uno schifoso!- Lo aggredii prendendolo per il colletto della maglietta e fissandolo dal basso in quegli occhi schifosamente divertiti.

Lui non si scompose minimamente. -Io?Per aver fatto cosa scusa?Per aver svelato la vostra storia?- Ammiccò, prima di rivolgere un cenno verso Jacopo che se ne stava rannicchiato in un angolo timoroso. Ci misi un attimo a capire che era me che temeva. Ah già, prima dovevo sistemare il viscido sfigato, poi avrei pensato a Latini.

Lasciai la maglietta a quel cretino con una terribile voglia di picchiare qualcuno e mi diressi verso Jacopo ancora più furiosa.

-Sfigato del cazzo, come ti sei permesso di dire che noi due siamo stati insieme?!- Strillai senza più ritegno, fregandomene delle risatine smorzate dei miei compagni di classe.

Jacopo indietreggiò ancora di più fino ad arrivare quasi ad essere tutt’uno con il muro.

-Allora?- Schioccai la lingua sul palato in attesa di risposta.

-M-Mi dispiace...- Abbassò lo sguardo colpevole, facendo aumentare l’odio e il disprezzo che sentivo per Latini.

-Pensavo…di essere considerato un po’ meno…sfigato…se fosse circolata la voce che io e te fossimo stati insieme.- Giocò con la punta delle scarpe incominciando a mordicchiarsi le labbra. In fondo, mooolto in fondo, mi faceva pena. Sospirai rassegnata. Insomma, non c’era da biasimarlo se volesse che la voce su di noi circolassi, quale ragazzo non avrebbe voluto avere una storia con me anche per finta?

-Va bene Garbatelli, ti perdono, ora però fai sparire immediatamente questa voce, ok?- Assottigliai lo sguardo scrutandolo attentamente.

-Va bene.- Cedette infine prima di fare un respiro profondo e dirigersi fuori dalla classe.

Sorrisi compiaciuta. Non ci era voluto molto a smontare il piano di Latini.

Mi diressi di nuovo verso il diretto interessato che però continuava a sorridere soddisfatto.

Non riuscivo a capire che diavolo avesse da sorridere…

-Beh, la tua vendetta ha avuto vita breve.- Commentai fregandomene della sua faccia da schiaffi che sembrava incoraggiarmi a picchiarlo.

-A quanto pare…- Confermò distogliendo lo sguardo, ma senza abbandonare quel piccolo ghigno. Dio, quanto lo odiavo!

Lo lasciai perdere, un deficiente del genere non meritava le mie attenzioni. La faccenda era risolta: Jacopo avrebbe smentito qualsiasi voce raccontata in giro e Latini aveva i suoi stupidissimi occhiali rotti. Avevo vinto, punto. Quindi potevo anche evitare di prendermela con un cretino la cui unica colpa era esistere.

La campanella suonò, informando gli studenti che erano le 8.10. Un’altra giornata di scuola iniziava…male. Ci dissero infatti che il prof di filosofia era assente. Cioè, ma allora erano dei veri e propri cretini, perché non ci avevano fatto entrare alla seconda ora?! Stupida scuola, era organizzata malissimo. Non venne nemmeno un supplente a farci lezione, Rosa, la bidella, si scusò per non averci avvisato il giorno precedente che saremmo potuti entrare alle nove. Stupida anche la bidella, perché non la licenziavano?!

Passai l’ora accasciata sul banco in stato quasi vegetativo. Mel era andata fuori in cortile a fumare e io non avevo minimamente voglia di insozzarmi i vestiti e i capelli di quella puzza di fumo nauseante.

Senza nemmeno accorgermene, mi addormentai, finendo in un sonno profondo che solo la campanella delle nove riuscì a spezzare.

Quando aprii gli occhi mi ritrovai un attimo disorientata a chiedermi dove fossi; non c’erano le calde coperte del mio letto e non era un morbido cuscino la cosa su cui stavo appoggiando la testa.

Mi tirai su sentendo intorno a me altre risatine fastidiose. Che avevano da ridere?La voce su di me e Jacopo era stata smentita no?

Appoggiai la mano al mento, non accorgendomi di una cosa particolarmente evidente agli occhi degli altri.

Quando Mel rientrò in classe, spalancò la bocca terrorizzata, come se avesse visto un fantasma. –Oddio, i tuoi capelli…- Fu l’unica cosa che sussurrò.

I.Miei.Capelli. Che avevano i miei capelli?!? Mi irrigidii sentendomi la testa improvvisamente più leggera.

Poggiai la mano sulla radice dei miei capelli, seguendo una ciocca con le dita fino alla fine. Ok, sembrava tutto a posto, la ciocca c’era. Quando si interruppe poco sotto la guancia il sangue mi si gelò nelle vene. Corti. Erano corti.

Balzai in piedi in un attimo, correndo nel bagno delle ragazze ed ignorando la voce del prof di geografia che stava entrando in quel momento in classe.

Quando finalmente mi ritrovai davanti uno specchio non potei fare a meno di spalancare la bocca in un’espressione molto simile a quella di Mel. I miei capelli erano…corti!

Poco sotto il mento, a caschetto!Oddio che schifo!I miei bellissimi capelli lunghi fino alla schiena erano stati malamente tagliati!!!Sembrava che me li avessero strappati da quanto era storto e sregolato il taglio.

Gli occhi mi si inumidirono e alcune piccole gocce bagnate incominciarono a sgorgare dagli occhi. I miei capelli…

Piansi per almeno mezz’ora, poi, facendomi forza, mi diressi a passo spedito verso la classe: qualcuno l’avrebbe pagata.

 

Quel depravato schifoso maniaco! Come aveva osato tagliarmi i capelli senza il mio consenso?!L’avrebbe pagata, anche a costo di denunciarlo!

Entrai in classe come una furia, spalancando la porta e facendo strabuzzare gli occhi sorpreso al prof; forse per i miei capelli o forse per il mio atteggiamento, non mi importava.

-Puccio ci degni della tua presenza…- Sibilò il prof una volta ripresosi dallo shock. Lo ignorai dirigendomi in fretta verso il banco di Latini.

-Sei uno stronzo!- Lo odiavo, lo odiavo, lo odiavo!

-Chi…io?- Imitò il mio modo di dirlo con un sorrisetto insopportabilmente sadico.

-Sì tu!- Lo accusai sotto gli occhi sbalorditi del prof che cercava inutilmente di richiamare la nostra attenzione.

-Non hai prove che sia stato io.- Affermò con nonchalance.

-Ti odio.- Dissi furiosa fra i denti.

-Addirittura?- Ridacchiò beffeggiatorio. Bastò quella sua risatina odiosa a farmi scattare. Mi avventai contro di lui afferrandolo per la maglietta e strattonandolo verso di me con una forza che non credevo di avere. Poi la mia mano partì e gli colpì con forza la guancia.

Lui non sembrò gradire particolarmente la mia reazione; poggiò la mano aperta sulla parte lesa guardandomi con un misto di sorpresa e rabbia. –Ma brutta stronza!- Sembrava anche lui prossimo ad alzare le mani su di me, si vedeva che stava facendo uno sforzo immenso a trattenersi, probabilmente solo perché ero una ragazza.

Poteva anche evitare di trattenersi, l’unica cosa che volevo in quel momento era un confronto diretto, una rissa. E dire che non ero mai stata violenta, solo lui riusciva a farmi perdere completamente il controllo.

Il prof intervenne appena in tempo: -Puccio, Latini, che diavolo succede?-

Mi girai verso di lui con sguardo assassino. Aprii la bocca per spiegare a quell’insulso nonnetto la situazione, ma lui mi bloccò prima che potessi iniziare.

-Non mi interessa. Finite tutti e due in presidenza.-

Mi cadde la mascella. Coosa?!Io in presidenza?!Io?!

Non c’erano più dubbi, quella era la giornata più brutta della mia vita.

 

Il preside sembrava essere perdutamente, totalmente e incondizionatamente dell’altra sponda, oltre che viscido. Altrimenti come spiegare i sorrisini che rivolgeva a Latini –particolarmente disgustato- e le occhiate di rimprovero che riservava a me?

Non fu particolarmente severo comunque; sembrava il classico buffo ometto che si sforzava di andare d’accordo con gli studenti ed essere loro amico.

Ci impose di restare a scuola ogni pomeriggio fino alle tre per pulire la classe e gli spogliatoi maschili e femminili della scuola. Poteva andare peggio dai. Pensavo ad una sospensione, anche se pulire i cessi degli spogliatoi non mi entusiasmava di certo.

Ci scrisse l’avviso sul diario per comunicare la cosa ai nostri genitori; dal giorno dopo iniziava il nostro castigo.

-Potrei denunciarti per quello che hai fatto.- Lo minacciai nel corridoio, mentre camminavamo per tornare in classe.

-Come ho già detto non hai nessuna prova che sia stato io. E comunque se tu accennassi a quello, io parlerei per gli occhiali.- Fece spallucce continuando a guardare avanti a sé.

-Degli stupidi occhiali rotti sono una cosa meno grave! E comunque stamattina mi hanno vista con i capelli lunghi, ci sono dei testimoni!- Strinsi le mani a pugno per evitare di picchiarlo di nuovo; stavo ribollendo dalla rabbia.

-Nessuno testimonierà in tuo favore Puccio. Hai tutta la classe contro…forse solo Mel ti sosterrebbe, ma la vostra parola contro quella di tutta la classe non vale molto…- Spiegò sadicamente soddisfatto, -Per tutti tu avevi già i capelli corti da stamattina, quando sei arrivata.- Concluse con un sorrisetto derisorio prima di entrare di nuovo in aula.

Poteva esistere un essere più odioso e rivoltante di quello?No, sicuramente no.

Non potei replicare perché andò subito a sedersi al suo posto, ma fu piuttosto difficile rimangiarsi la serie di insulti che stavano per uscire dalla mia bocca

I miei capelli…cercai con tutte le mie forze di non pensarci, altrimenti mi sarebbe venuto di nuovo da piangere; in fondo sarebbero ricresciuti.

Quello che non riuscivo a capire era dove cavolo avessero messo i capelli tagliati, nel cestino in classe non c’erano! Avevano eliminato ogni possibile prova quegli stronzi.

Il professore non disse più niente, segnò semplicemente sul registro che eravamo andati un attimo in presidenza e basta.

Fortunatamente quel giorno sarei uscita normalmente all’una e mezza.

La strada di ritorno purtroppo la dovetti fare con Latini, discutevamo più o meno su come dividerci i lavori: la classe insieme e gli spogliatoi…

-Io quello maschile, tu quello femminile, non voglio assolutamente avere niente a che fare con assorbenti usati.-  Sentenziò Latini gesticolando con un tono di voce schifato.

-Mi sembra giusto.- Alzai le spalle indifferente. Nemmeno io volevo avere niente a che fare con il bagno maschile…chissà quanti schizzi fuori dai cessi…bleah!

Dopo esserci messi d’accordo su quello, il resto del viaggio in autobus lo passammo in completo silenzio. Evidentemente nessuno dei due aveva niente da dire.

Quella era stata la conversazione più civile che eravamo riusciti ad avere, ma dopo aver esaurito l’argomento probabilmente se avessimo parlato non avremmo fatto altro che litigare di nuovo ed io ero stufa di inutili litigi con uno che meritava solo di essere lasciato nel suo brodo, ero finita nei casini già troppe volte per colpa sua.

Ero immersa nei miei pensieri e giocavo con una ciocca di capelli, pensando che probabilmente ci sarebbe voluto qualche mese per farli ricrescere.

-Non stai male.- La voce di Latini mi fece sobbalzare sorpresa.

Tirai fuori le chiavi di casa per aprire il portone, guardandolo poi perplessa. Stava cercando di…consolarmi? No perché se era così lo avrei preso volentieri a calci, che faceva, prima mi tagliava i capelli e poi mi consolava? Cos’era, una presa per i fondelli?

Non gli risposi, entrai nel palazzo e schiacciai il bottone dell’ascensore mettendoci più energia di quanto volessi.

-Arrabbiata?- Chiese dipingendosi un insopportabile ghigno divertito in viso.

Di nuovo non risposi, attesi l’arrivo dell’ascensore in piena fase di mutismo.

-Va bene…- Sentenziò in tono quasi rassegnato.

Frugò nel suo zaino in cerca di qualcosa e subito dopo essere entrati nell’ascensore mi porse un oggetto che mi fece aggrottare le sopracciglia scettica. Mi stava porgendo delle…forbici?!

-Puoi vendicarti, hai venti secondi di tempo.- Ma diceva sul serio?Mi stava sfottendo o cosa?

Presi il manico delle forbici con la mano sinistra un po’ incerta. Era proprio matto, lasciarmi con un paio di forbici in mano non era un bene per lui, proprio per niente.

Lo avrei fatto, mi sarei vendicata sui suoi capelli, se solo lui non avesse chiuso i suoi stramaledettissimi occhi.

Mi bloccai per osservarlo bene; se ne stava davanti a me, tranquillo, con gli occhi chiusi e sempre quel sorrisetto stampato in faccia. Era…carino. Molto carino. Terribilmente carino, cazzo.

Quella consapevolezza bastò a farmi impazzire del tutto. Non capivo più che cavolo mi stesse succedendo, la mia mano destra, come dotata di vita propria, si mosse e si poggiò delicatamente sui suoi capelli. Erano morbidi, non appiccicosi e pieni di gel come immaginavo che fossero; erano spettinati naturalmente, senza gel.

Mossi di poco la mano verso il suo collo in una…carezza (?) che mi fece scuotere le spalle per i brividi.

Il sorrisetto di Latini si spense; aggrottò la fronte perplesso e schiuse le labbra, gesto che contribuì ulteriormente a farmi andare in tilt il cervello che ormai non ragionava più. Come stregata da lui, come se avesse proteso un pendolo davanti ai miei occhi per ipnotizzarmi, ordinandomi poi di fare quello che mai avrei fatto, non con Latini almeno, mi avvicinai e feci aderire le mie labbra alle sue cogliendolo di sorpresa.

Oddio che stavo facendo?! Ero impazzita, posseduta, serviva un esorcista!Non era possibile che io di mia spontanea volontà stessi baciando quell’essere lì! Di sicuro avrebbe pensato che fossi pazza, da internare; prima dicevo di odiarlo e poi lo baciavo?!

Quello che non mi aspettavo minimamente fu la sua reazione: non mi respinse, al contrario, passò le sue braccia intorno alla mia vita e la cinse con forza, schiudendo maggiormente la bocca per permettere l’accesso alla mia lingua che incominciò piacevolmente a giocare con la sua.

Strinsi la mia mano libera sui suoi capelli, attirando a me con forza il suo viso, quasi per impedirgli di allontanarsi. Pazza, ero pazza.

Non solo avevo baciato Latini, ma mi stava piacendo da morire farlo! Dio, come ci sapeva fare con la lingua…

Faceva un caldo pazzesco in quell’ascensore…o era solo una sensazione mia?

Baciarlo era proprio…wow, non trovavo nessuna parola migliore. Era qualcosa di…unico, non credevo che il mio cuore potesse battere così forte nel baciare un ragazzo che non fosse Matteo.

L’ascensore era arrivato da un pezzo, ma entrambi lo ignoravamo, continuavamo a baciarci avidi. Era quello che non capivo; perché Latini mi stava baciando?Io lo avevo fatto perché ero pazza e fin lì tutto bene, ma lui?Forse una visitina dallo psicanalista non avrebbe fatto male nemmeno a lui…

Stringendo la mano sinistra mi accorsi di un dettaglio non trascurabile: le forbici. Fu quell’oggetto a risvegliarmi inconsapevolmente.

Sollevai quella mano e la portai sui capelli che stavo stringendo con l’altra.

Staccarmi da lui fu un dolore sia fisico che psicologico, mi costò una forza di volontà che non pensavo di avere, ma che da qualche parte riuscii a racimolare.

Lo fissai di nuovo come in trance in quegli occhi verdi che ero sicura fossero lo specchio dei miei: confusi ed eccitati.

Distolsi lo sguardo per evitare di perdermi in quel verde profondo e lo puntai sulle forbici. Un piccolo zac ruppe definitivamente quel silenzio, già spezzato in parte dai nostri respiri affannati. Gli avevo tagliato la ciocca di capelli che avevo stretto spasmodicamente tra le mani mentre lo baciavo.

Lui non fece niente, continuava a fissarmi in un modo indecifrabile.

Deglutii cercando di mandare giù un nodo che si era formato a metà gola. -Questa mi basta come vendetta.- La mia voce era poco più di un sussurro, eppure ero sicura che lui mi sentisse lo stesso.

Uscii di corsa dall’ascensore e dopo aver dato tre giri di chiave aprii la porta di casa e me la richiusi alle spalle il più velocemente possibile.

 

 

Le gambe mi tremavano, credevo che da un momento all’altro avrebbero ceduto lasciandomi sul freddo pavimento e costringendomi a strisciare con le braccia fino alla mia camera. Per fortuna non fu così, resistettero fino all’attimo in cui mi sedetti sulla sedia della mia scrivania, dopo aver lanciato sul letto la cartella.

Oddio, oddio, che avevo fatto? Perché lo avevo fatto?!

Lui era lì e…era carino…e io…oddio, io mi ero sentita attratta da lui?! Stavo seriamente per vomitare.

Accesi il pc e mentre quell’aggeggio del paleolitico caricava, aprii il mio diario -che tra parentesi non usavo più da quando avevo 6 anni- incollandoci con un pezzo di scotch della Diddl la ciocca di capelli che ancora avevo in mano. Scrissi la data affianco e lo richiusi sentendomi il cuore in gola per l’ansia.

Dio, sembravo una stupida ragazzina innamorata, attaccare una ciocca dei capelli di un ragazzo sul diario…mi sembrava così mieloso…

Finalmente il pc caricò, aprendo la pagina di msn. In linea c’erano Ilaria e Daniela. Perfetto. Aprii una conversazione a tre pronta a scaricare i nervi con una luunga conversazione.

 

Alice in Wonderland scrive: Ciao ragazze, come va?

Piccola_Avril scrive: Ciao Ali!Bene bene, te?

Kittycat scrive: Ciao!^^ Benissimo dai, tu?

Alice in Wonderland scrive: Uno schifo…l’ho baciato!Ci credete?!?

Piccola_Avril scrive: Coosa?!Ma chi, il vicino di casa?!

Alice in Wonderland scrive: Sì…in ascensore.

Piccola_Avril scrive: Wow!Che sporcaccioni, che altro avete fatto? ;)

Alice in Wonderland scrive: Cretina!C’è stato solo un bacio!

Piccola_Avril scrive: E lui?Come ha reagito?

Alice in Wonderland scrive: Mi ha baciata anche lui…Oddio che schifo, se ci penso mi vien da vomitare!

Bugia. Avevo ancora i brividi per quel bacio, sentivo ancora le sue mani stringersi forti sulla mia schiena…

Piccola_Avril scrive: Ma è così brutto?Perchè l’hai baciato allora?

Alice in Wonderland scrive:Dovresti saperlo, perché sono cretina…ma Dany c’è ancora o è caduta dalla sedia?

Piccola_Avril scrive: Starà parlando con il criceto…

Kittycat scrive: Ci sono!Scusate ero un attimo di là…

Piccola_Avril scrive: La donna che sussurrava ai criceti…

Kittycat scrive: Scema…comunque, secondo me l’hai baciato perché sotto sotto ti piace.

Alice in Wonderland scrive: Ma anche no

Piccola_Avril scrive: Chi scava trova…

Kittycat scrive: Infatti

Alice in Wonderland scrive: Ma non dare corda a quella strimpellatrice mezza pazza Dany!

Piccola_Avril scrive:Oooh!Mezza pazza a chi?E poi io suono benissimo ù_ù

Alice in Wonderland scrive:Lo so tesoro, scherzavo :) Allora?consigli?

Piccola_Avril scrive: Aspetta…

 

Red Dragon partecipa ora alla conversazione

 

Piccola_Avril scrive: Ciao Ste! XD

Alice in Wonderland scrive: Ciao Ste!

Kittycat scrive: Ciao Ste!^^

 

Stefano era il nostro migliore amico. Era un burlone estroverso, ma coccoloso, specie con noi che eravamo le sue amiche di sempre. Era convinto che per far colpo su una donna bastasse la simpatia, infatti lui riusciva sempre e comunque ad avere ragazze che conquistava con la sua capacità di riuscire a farle ridere.

 

Red Dragon scrive: Ciao bamboline!Come va?

Piccola_Avril scrive: Benino dai

Kittycat scrive: Bene grazie^^

Alice in Wonderland scrive: andava meglio prima…

Red Dragon scrive: Grazie Ali sei un tesoro -.-…che vi serve?

Alice in Wonderland scrive: prego XD

Piccola_Avril scrive: La nostra Aliciosky ha baciato un ragazzo che odia e non sa come comportarsi, urge un consiglio Ste!

Alice in Wonderland scrive: Ci tengo a sottolineare il mio odio per lui

Kittycat scrive: l’odio è un sentimento passionale…

Alice in Wonderland scrive: Come un coltello in un occhio

Red Dragon scrive: Oh, qui qualcuna si sta prendendo una cotta!

Alice in Wonderland scrive: Certo, come no. Succederà quando mi butterò a testa in giù dall’Everest con un criceto in mano, cioè mai.

Kittycat scrive: Uffa, ma perché ve la prendete tutti con il mio cricetino? XD

Red Dragon scrive: Comunque secondo me devi lasciargli spazio Ali, se sei stata tu a baciarlo deve essere lui a fare la prossima mossa. Se lo presserai troppo penserà che tu sei una di quelle ochette che pretende quasi una promessa di matrimonio solo per via di un bacio e lo farai scappare.

Alice in Wonderland scrive: Credo proprio che lo presserò se servirà a farlo scappare -.-

Piccola_Avril scrive: Ecco brava, ascolta i consigli del piccolo Ste ù_ù

Red Dragon scrive: Ma cosa piccolo???

Piccola_Avril scrive: uahahah XD

Alice in Wonderland scrive: Grazie del consiglio inutile piccolo Ste, ma ora devo proprio correre a studiare XD

Kittycat scrive: Ti fanno lavorare parecchio nella nuova scuola, eh?Un bacione Ali e non ci pensare troppo a quel bacio, le risposte verranno da sole ;)

Piccola_Avril scrive:Ma cosa non ci pensare?!?Zitta tu, parla con il criceto che l’è mejo. Ali, dai retta a me, parla con lui e fai la figa facendogli capire che a te di quel bacio non te ne è importato niente. Non dargli nessuna soddisfazione, fredda e crudele, vedrai che così farai colpo.

Red Dragon scrive: Ila fai quasi paura…

Piccola_Avril scrive: lo so XD

Alice in Wonderland scrive: Ragazzi mi state confondendo e basta XD vedrò domani cosa fare, un bacio!

 

Mi disconnessi e incominciai a guardare il desktop con la foto di noi cinque come ipnotizzata. Poi entrai su facebook e scrissi il suo nome nel motore di ricerca; c’era.

Lorenzo Latini, 4 amici in comune, di sicuro i nostri compagni di classe.

Cliccai sul suo nome e rimasi imbambolata per un po’ ad osservare la sua foto; era di profilo e aveva in braccio, caricata in spalle più che altro, una ragazza bionda che rideva. Non si vedeva molto bene in faccia per via dei capelli sul viso, ma sembrava più o meno carina dai lineamenti.

Che razza di cretina che ero, lo avevo baciato senza minimamente pensare al fatto che molto probabilmente aveva già una ragazza! Certo, una povera pazza a stare con lui, ma pur sempre una ragazza! Fossi stata in lei mi sarei strozzata, che ipocrita che ero! Fortuna che si trattava solo di un bacetto insignificante, lo avrei ignorato e basta punto. Come se quel bacio non ci fosse mai stato, avrei ripreso a litigare con lui come sempre.

Il resto del pomeriggio lo passai studiando, cercando di non pensare ai miei capelli corti che avrei fatto sistemare dalla mia parrucchiera di fiducia il giorno dopo.

Quando mia madre entrò in casa e mi vide, rovinò tutto il lavoro di un pomeriggio intero boccheggiando per mezz’ora. –Che hai fatto ai capelli?-

Grazie mamma.

Alzai le mani e le portai all’altezza delle spalle con i palmi rivolti verso l’alto. –Avevo voglia di cambiare.- Feci un sorriso tiratissimo che non convinse del tutto mia madre che per fortuna non indagò oltre.

Presi il mio diario, scolastico ovviamente, e glielo portai titubante.

Non prese per niente bene la storia della punizione e dovetti usare tutto il mio carisma per convincerla del fatto che i miei capelli non c’entrassero con la mia litigata con un compagno di classe. Volevo gestire la situazione da sola, la cosa riguardava solo me e Latini, punto.

Il giorno dopo ci sarebbe stata la resa dei conti ed io lo avrei affrontato a testa alta e con coraggio!....E allora perché le gambe mi tremavano, mentre ci pensavo?

 

 

*Note dell’autrice*

 

Ta-dan xD Passata una buona Pasqua ragazze?? Spero di sì =)

Questo capitolo inizialmente non doveva essere così lungo; doveva interrompersi nel momento in cui lei ritorna dal bagno dopo aver visto i suoi capelli, ma sarebbe stato troppo corto :P Così ho aggiunto il capitolo dopo, che è quello in cui le cose si smuovono un pochino.

Il taglio dei capelli è molto grave come cosa (l’avessero fatto a me avrei pianto molto di più, soprattutto con i miei genitori, lo confesso ;P), se ne è reso conto pure lui per questo le ha dato l’occasione per vendicarsi. Occasione che lei ha sprecato…o forse no? xP

Mi rendo conto che è un po’ surreale magari, proprio da storia, però in una classe di soli ragazzi (scemi aggiungo) purtroppo può capitare che ci sia qualche atto di…vandalismo diciamo >.< specie contro una ragazza che non sta molto simpatica, i maschi sono idioti si sa -.- soprattutto quelli di questa mia storia ù_ù

La conversazione msn era molto cretina sì...e mi vergogno di ammettere che le conversazioni con le mie amiche sono altrettanto cretine xD

Comunque…passiamo alle cose importanti…il bacio? Era prematuro? Come vi è sembrato? Ve l’aspettavate? Io no sinceramente, l’idea che lui le desse la possibilità di vendicarsi mi è venuta così mentre scrivevo…

Beh, spero proprio che vi sia piaciuto**

Ringrazio tantissimo tutte le meravigliose persone che recensiscono, non scherzo quando dico che mi commuovo a leggere le vostre recensioni** GRAZIE davvero =)

Un bacione grandissimo, al prossimo venerdì, Bec ;D

 

*Sul mio blog ho messo le schede dei personaggi, se vi interessa vederli sono qui ;P

 

 

Ci tengo poi a segnalarvi il FORUM che alcune mie amiche fantastiche hanno creato per la mia storia Kidnapped by Love >.<

Iscriversi a forum community è semplicissimo; mi farebbe davvero piacere chiacchierare un po’ con voi lì! Oltretutto se state scrivendo qualcosa anche voi, potrete pubblicizzarlo^^

Dimenticavo, per essere abilitati alle sezioni protette bisogna presentarsi nella sezione Welcome =)

 

 

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Capitolo 6
*** Confronto ***



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Capitolo 5: Confronto

        

Capitolo 5: Confronto

 

 

 

Ore 7.00: alzarsi e fare colazione

Ore 7.10: lavarsi

Ore 7.15: pettinarsi, vestirsi e truccarsi

Ore 7.30: controllare la situazione fuori dalla porta….quello che stavo facendo appunto.

Mi sembrava di essere una Charlie’s Angel, o ancora peggio, uno dei pinguini di Madagascar…carina e coccolosa, ecco come dovevo essere agli occhi dei miei genitori per non insospettirli.

Appurato il fatto che la porta di fronte fosse chiusa, aprii e richiusi la mia con il massimo silenzio possibile. Quasi avevo paura di premere il tasto dell’ascensore per fare rumore.

Una volta dentro la scatola meccanica, tirai un sospiro di sollievo; se non altro non avrei dovuto sopportare la sua vicinanza in quell’aggeggio malefico che già il giorno prima mi aveva mandato in tilt il cervello.

La cosa che mi insospettii di più fu non vederlo nemmeno alla fermata dell’autobus. Codardo, probabilmente si sarebbe fatto accompagnare dalla sorella.

L’ansia vera e propria iniziò a manifestarsi in me nel corridoio a pochi passi dalla mia classe. Oddio, oddio, oddio. Come facevo a guardarlo in faccia?Ancora era vivo in me il ricordo dei suoi occhi bramosi dopo quel bacio…

Deglutii rumorosamente, prima di farmi forza per entrare in quella benedettissima classe. Non provai neanche a volgere il mio sguardo verso la fila di banchi che sapevo essere occupata da Latini, mi diressi direttamente verso il mio posto alla velocità di Speedy Gonzales tenendo lo sguardo basso. Codarda.

Con non poco fastidio notai che Mel era assente. Grandioso, come avrei fatto a sopportare un’intera giornata in quella classe senza di lei?Come?

Quando il professore iniziò con l’appello, attesi l’arrivo della lettera L trattenendo il respiro.

-Latini.-

Dio, ma si poteva diventare così ansiosi solo nel sentire un cognome?

-Non c’è prof.- Rispose il suo vicino di banco procurandomi un moto di rabbia dentro. Io avevo fatto tutto quel casino la mattina per non incontrarlo, ero irrequieta, non avevo dormito niente, per cosa? Per nulla perché Mister Codardia (ribattezzato ovviamente) se ne era rimasto a casa!

Nel momento esatto in cui il professore poggiò la penna sul registro per scrivere dell’assenza, la porta si spalancò ed il mio cuore –stupido organo vitale- perse un battito.

Lorenzo Latini, alias Mister Simpatia&Codardia, entrò proprio in quel momento, con l’aria di uno che doveva aver corso veramente tanto visto il fiatone e le guance decisamente più rosse del solito.

-Mi scusi prof.- Disse cercando di calmare il respiro affannato.

-Latini, che entrata in scena!- Il prof sorrise ironico prima di guardare l’orologio e sospirare. –Per il rotto della cuffia, non ti avevo ancora segnato assente, per questa volta ti giustifico io.-

Mister Simpatia, Codardia e Ruffianeria (aggiunto all’ultimo) fece un sorriso tiratissimo e ruffiano al professore, prima di dirigersi verso il suo posto.

In fondo il professor Ramones, di indubbie origini spagnole, sapeva essere decisamente buono e magnanimo quando voleva…salvo momenti di pazzia, come quello che lo colse quando disse quella frase:

-No, siediti qui davanti Latini, vicino alla Puccio che è sola.-

Co-co…Cosaaaaa?!?!?!! Io stavo benissimo da sola!

Latini rimase un attimo indeciso con la cartella a mezz’aria vicino al suo banco. Non sembrava che l’idea di sedersi al posto di Mel lo entusiasmasse e, di certo, non entusiasmava neanche me!

-So già che vicino ai tuoi amichetti ti distrarresti, qui al primo banco, per una volta, seguiresti la mia lezione con più attenzione.- Precisò il professore con una nota di rimprovero nella voce.

-Ma io sono sempre attento.- Ammiccò Latini divertito, con un tono di voce ed un sorriso più bugiardi di Giuda, facendo scoppiare a ridere anche i suoi vicini di banco.

-Certo, come no.- Il prof alzò gli occhi al cielo, prima di ritornare serio e di dire con un tono che non ammetteva repliche. –Vicino a Puccio, Latini.- Indicò di nuovo con il mento il banco, facendo sbuffare Mister Simpatia (E Codardia e Ruffianeria).

Che gioia. Dovevo ricordarmi di strangolare Mel, doveva venire anche con la febbre a 40 porca miseria!

Odiavo il professore per aver messo lì Latini.

Odiavo Mel per essere rimasta a casa.

Odiavo Latini per essere arrivato in ritardo.

Ma soprattutto odiavo me stessa per aver baciato Latini!

Il prof di inglese –ed era davvero una cosa contorta il fatto che uno spagnolo insegnasse inglese- finì svelto con l’appello, prima di iniziare con la sua noiosa lezione.

Giocai con il tappo dell’evidenziatore per tutto il tempo, senza girarmi nemmeno una volta a guardare il mio odioso vicino di banco e di casa purtroppo.

Fortunatamente per me, anche Latini rimase zitto…zitto, non attento alla lezione, visto che messaggiava al cellulare con chissà chi, ma se non altro non mi impediva di seguire le parole del prof.

-Bene, ora avete cinque minuti per fare l’esercizio qui sotto, il cinque. Dopo chiamerò qualcuno alla lavagna a correggerlo e metterò un voto.-

Feci scorrere il mio sguardo fino in fondo alla pagina, dove notai con sollievo di aver già svolto l’esercizio a casa per sbaglio, pensando che fosse da fare come compito.

-Ah, ma tu l’hai già fatto.- Constatò il cretino che avrei preferito stesse zitto per tutta l’ora. 

Non risposi, fingendo di non aver sentito. Quando però con la mano trascinò il mio libro verso di sé per copiare, non resistetti e incominciai a parlare.

-Non ti ho detto che puoi copiare.- Sibilai gelida riportando il libro sul mio banco.

-Dai, non fare la stronza e fai vedere!- Lui lo riprese, facendomi seriamente incavolare.

-Ma nemmeno per sogno!- Lo tirai di nuovo verso di me come una bambina indispettita.

-Ma che ti costa?!- Lui non mollò la presa e per un attimo ebbi il terrore di vedere il mio povero libro strapparsi in due.

-Mi costa. Io faccio copiare solo ai miei amici.- Lo guardai male, sperando che capisse che lui era escluso.

-Bene, fingi per due secondi che io lo sia e lasciami copiare.- Replicò sprezzante.

-D’accordo. Uno, due. Fine, ora ridammi il mio libro!-

-O lo lasci o te lo strappo!- Minacciò lui prendendo fra le dita la pagina con gli esercizi.

Lo mollai di scatto furiosa. –Tienitelo stronzo…- Digrignai fra i denti incazzata nera.

Soddisfatto e con un sorrisetto odioso dipinto in volto, incominciò a scrivere le mie risposte pari pari sul suo libro. Stronzo.

-Ti odio.- Borbottai incrociando le braccia al petto e guardando fuori dalla finestra in cagnesco.

-Non mi sembrava che mi odiassi così tanto ieri sull’ascensore…- Insinuò malizioso, senza staccare gli occhi dal libro.

Diventai più rossa dei capelli della prof di arte e boccheggiai incredula per qualche secondo. –Non l’avessi capito…- cercai di dipingermi un ghigno spavaldo e sicuro sul viso –Quello di ieri era solo un modo per farti irritare…anche se- Assunsi un tono di voce odiosamente smorfioso –Non mi è sembrato che la cosa ti irritasse più di tanto.-

La mia frase doveva averlo punto proprio sul vivo, dato che alzò lo sguardo e lo puntò su di me senza accennare minimamente a togliersi quel sorrisetto di sfida.

-Chiariamo una cosa…- Si girò verso di me con la sedia e mi fissò a lungo. –Se ho ricambiato quel bacetto insignificante, è stato solo per istinto. Per quanto mi costa ammetterlo, preferisco quel tuo modo di usare la lingua, rispetto all’altro.-

Strinsi le mani a pugno per impedirmi di picchiarlo lì davanti a tutti.

Bacetto insignificante. Per lui il mio era stato solo un bacetto insignificante!Potevo pensare io che lo fosse, ma che lui lo pensasse mi faceva infuriare da morire!

Mi feci forza, dovevo rispondergli in tono altrettanto odioso. –Sarà Latini…ma a me sembri un tantino confuso. Prima dici che è stato un bacetto insignificante e poi dici che non ti è dispiaciuto il mio lavoro di lingua…Credo tu debba riordinarti un po’ le idee…-

Distolsi lo sguardo e lo portai sul mio banco sentendo che il sorriso che avevo costruito stava per crollare.

-Ho detto che non mi è dispiaciuto certo, ma non mi sembra il caso di vantarsi tesoro, ho avuto slinguazzate migliori.-

Spalancai la bocca guardandolo indignata. Slinguazzate?! Dio quanto era squallido il suo modo di definire un bacio! E io che stavo pure a perdere tempo con un cretino del genere!

-Buon per te.- Conclusi secca, girandomi di scatto e sperando che capisse che il discorso era chiuso.

Lo capì, il cretino quando voleva ci arrivava a fare due più due.

Finì di copiare e mi restituì il libro senza dire nient’altro. Meglio così, nemmeno io avevo più voglia di parlare, o meglio, litigare come facevamo sempre.

Alla fine dell’ora si risedette al suo posto, lasciandomi libera di seguire le altre lezioni senza dover far copiare a nessuno.

Forse era solo una mia stupidissima impressione, eppure mi sembrava di sentire il suo sguardo addosso anche nelle ore successive… Era solo una mia fissa di certo, perché quando mi giravo lo beccavo sempre a parlare con gli amici.

Nell’intervallo rimasi seduta al mio banco, fingendo di studiare, mentre con la testa ero da tutt’altra parte.

-Ali?- La voce di un mio compagno mi fece sobbalzare. Da quando i ragazzi della classe erano così in confidenza con me da chiamarmi per nome?

Alzai lo sguardo ed incontrai gli occhi color cioccolato di Valenti che di nome faceva –era una persecuzione- Matteo.

-Dimmi.- Sorrisi un po’ confusa, non riuscivo a capire che cosa volesse, non ci eravamo mai parlati. Di sicuro lo aveva mandato quell’idiota di Latini, Teo doveva essere uno dei suoi scagnozzi leccapiedi.

-Senti lo so che noi non ci siamo quasi mai parlati- Ma non mi dire… -Ma mi chiedevo se fossi libera questo sabato.- Abbozzò un sorriso e mi ritrovai a pensare che tutto sommato fosse carino come ragazzo. Un campanello di allarme, mai fidarsi dei ragazzi carini.

-No.- Dissi istintivamente. Io, Ila, Dany ed Angie dovevamo andare ad un concerto dei Bastard e, anche se odiavo da morire quel gruppo, non avrei mai rinunciato ad una serata con le mie amiche per quel broccolo.

-E il sabato dopo?- Chiese senza scomporsi minimamente.

-Mmh…non credo…- Pizzata delle elementari probabilmente.

-E quello dopo ancora?- Sembrava disperato.

-Mmm…sì,- concessi impietosita -perché?- Ok se mi chiedeva di uscire sarei scoppiata a ridergli in faccia. Cos’era tutto quell’improvviso interesse nei miei confronti?Mi puzzava…

-Ti andrebbe di uscire con me?Possiamo andare al cinema…o a fare un giro in Centro.-

Ahahahahah, cooosa?!?!?!? Ma scherzava?! Trattenni l’attacco di ridarella che mi stava cogliendo guardandolo come se fosse scemo.

-Tu vorresti uscire con me?- Chiesi scettica.

-Sì.- Mi guardò confuso senza capire il perché della mia domanda.

Quando capii che era veramente serio, mi trovai in difficoltà. C’era sempre l’altro Matteo di mezzo e uscire con un altro Matteo di certo non mi aiutava a dimenticarlo. E se fossi tornata insieme al mio ex invece, come avrei spiegato la presenza di Valenti? Troppo complicato…

Ci riflettei un po’ su; l’espressione di Valenti però mi faceva tenerezza…

-Ok, va bene.- Accennai un timido sorriso che sembrò incoraggiarlo più di quanto volessi.

-Grande!- Ricambiò il mio sorriso con il triplo dell’entusiasmo. –Ti mando un messaggio poi per farti sapere l’ora e tutto, ok? Mel mi ha già dato il tuo numero non ti preoccupare.- Rimasi a boccheggiare per un bel po’ mentre spariva dalla classe alla velocità della luce. Dovevo ricordarmi di dire a Mel che il mio numero non doveva essere di dominio pubblico…

Le altre tre ore passarono in fretta, troppo in fretta. Il doposcuola non mi elettrizzava proprio per niente, anzi, mi angosciava.

Appena suonata la campanella della sesta ora notai Latini dirigersi verso l’uscita. Eh no mio caro!

-Dove credi di andare?- Socchiusi gli occhi irritata.

-A mangiare.- Rispose sprezzante guardandomi come se la cosa fosse stata ovvia. Beh, in effetti anche io stavo morendo di fame…

-Ok vai, fra dieci minuti però incominciamo a pulire, più tardi iniziamo più tardi finiamo.- Gli feci notare più acida di una vecchia zitella.

-Sissignora.- Disse sarcastico alzando gli occhi al cielo.

Stupidissimo cretino, era veramente insopportabile!

Mi diressi con un diavolo per capelli alle macchinette del primo piano per evitare di incontrarlo al secondo e pranzai con un Kinder Cereali –benedetto chi li aveva inventati- ed un sacchetto di patatine, della serie viva la cellulite!

Inserii trenta centesimi nella macchinetta delle bevande calde e con un immenso sforzo azzerai il numero delle tacchette di zucchero; la linea prima di tutto. Specie dopo le schifezze che avevo mangiato prima.

Ansiosa di bere, al bip della macchina, tirai fuori il mio caffè ancora bello fumante.

Incominciai a sorseggiarlo appena, ticchettando con i piedi sul pavimento per il nervosismo.

-Ehi Puccio!-

Dio che spavento! Lasciai cadere il caffè in terra –mani di pastafrolla del cazzo!- ed indietreggiai con un balzo per evitare di essere schizzata, finendo con l’andare a sbattere addosso al cretino.

La mia schiena fu percossa da brividi che non seppi definire nel momento esatto in cui entrò a contatto con il suo petto, ma prima che lui potesse avere il tempo di fare qualsiasi cosa, mi ritrassi come scottata.

-Ma tu sei scemo!- Gli gridai contro furiosa.

Dalla sua espressione sembrava che fosse lui a considerarmi poco normale. –Cazzo che salto, a che stavi pensando per essere così distratta da non avermi nemmeno sentito arrivare?- Sghignazzò inserendo anche lui trenta centesimi nella macchinetta e schiacciando sulla cioccolata.

Stavo per aprire bocca per dirgli che volevo un risarcimento per il mio povero caffè caduto in guerra, quando con un’altra insinuazione riuscii come al solito a farmi incavolare.

-Al mio bacio da maestro?- Si girò verso di me senza abbandonare il suo sorriso sghembo.

Ah, il mio era un bacetto insignificante e il suo era un bacio da maestro?! Ma per favore!

Accecata dalla rabbia, presi in fretta la sua cioccolata ancora prima che il distributore finisse di versargliela e, completamente fuori controllo, la rovesciai sulla sua stupidissima maglietta bianca. Ops, una bella macchia di cioccolata sarebbe stata ben visibile…

Lui indietreggiò, probabilmente scottato, guardandosi la maglietta con occhi sbarrati, cosa che feci anche io ma per un motivo diverso.

Non era stata una buona idea versargliela all’altezza della pancia, oh nono. La maglietta gli era diventata parecchio aderente, finendo per mostrare i suoi addominali che…cazzo erano davvero perfetti…

Osservai incantata una gocciolina birichina di cioccolata che arrivò rotolando fino all’orlo dei suoi jeans e per un attimo desiderai di potermi trasfigurare in essa…

Deglutii rumorosamente sentendo qualcosa all’altezza della gola che mi stava strozzando…e anche morse più o meno piacevoli allo stomaco…

Involontariamente mi passai la lingua sulle labbra, come se riuscissi a sentire il sapore della cioccolata mischiato al suo di sapore.

Oddio, mi stavo eccitando al pensiero di leccargli via la cioccolata?!? No, vero? Non ero mica così ninfomane io!

Lui mi disse qualcosa, ma non sentii nemmeno bene; alzai lo sguardo spaesata incontrando così il suo furioso. Doveva aver detto qualcosa sul fatto che fossi una cretina, ma non ne ero certa.

Ringraziai comunque tutti i miei santi protettori per il fatto che non si fosse accorto del mio sguardo da stupratrice.

Si diresse in fretta e furia verso un ragazzino –doveva essere del primo anno- che sorseggiava tranquillo la sua bevanda appoggiato ad un calorifero non molto lontano da lì.

-Scusa, te lo ripago.- Affermò Latini strappandogli praticamente il bicchiere di mano.

Il ragazzino lo guardò con la faccia stralunata di uno che avrebbe voluto obbiettare, ma che non lo fece per paura di ritorsioni.

Ero talmente smarrita che solo quando Latini bagnò la mia di maglietta con il tè del moccioso mi svegliai.

-Ma sei scemo?!- Strillai passandomi in fretta la mano sulla maglietta nella speranza vana che quella macchia potesse sparire.

-Non quanto te tesoro.- Si stampò in faccia uno di quei sorrisi che facevano venir voglia alle mie mani di strozzarlo ed esaminò più del dovuto la mia macchia. –Comunque davvero niente male Puccio…- Considerò malizioso, troppo malizioso, a che si riferiva?

Abbassai lo sguardo sul mio seno e…merda vacca!Avevo la maglietta trasparente!

Spalancai la bocca rossa di rabbia e vergogna mischiate insieme, un potente mix pericoloso per la sua incolumità.

-Schifoso porco!- Mi girai di scatto verso la macchinetta tirando fuori un’altra moneta, ma lui fu più veloce di me e mi anticipò bloccandomi il braccio e aiutandosi con quello a caricarmi in spalle.

-Mettimi giù stronzo!- Gridai scalciando come un’ossessa. Ma dove diavolo erano i professori quando servivano?!? Quel corridoio era deserto, andavano tutti a casa dopo l’una e mezza?!

-Chiama qualcuno!- Implorai il ragazzino del primo anno che ci guardava scandalizzato. Poverino, stavamo traviando pure il bimbo.

Latini si girò di scatto, impedendomi di vedere bene il bambino, e parlò con un tono schifosamente divertito di voce. –No, lascia stare. Sai come funzionano queste cose, adesso andiamo a chiuderci in uno sgabuzzino e…- Lasciò apposta la frase in sospeso e vidi il bambino annuire convinto. Fantastico, pure il depravato del primo anno dovevo incontrare io.

Scalciare fu completamente inutile, Latini sembrava riuscisse perfettamente a tenermi sulle spalle senza nessuno sforzo.

-Dove cazzo stiamo andando?- Domandai furiosa.

-A pulire i cessi ovviamente.- Aggrottò la fronte beffardo.

-Allora puoi mettermi giù, ci arrivo da sola!-

Lui fece spallucce e in modo tutt’altro che gentile mi mise a terra.

-Brutto…- Avevo una gran voglia di picchiarlo; alzai la mano e la tenni sospesa a mezz’aria.

-Oh, vuoi picchiarmi?- Mi schernì sporgendosi in avanti e mostrandomi la sua guancia. –Dai tesoro, vediamo.-

Mi stava provocando, motivo per cui non avevo nessuna intenzione di cedere e di dargli soddisfazione. Abbassai lentamente la mano facendo un respiro profondo.

-Non ne vale la pena.- Dissi girandomi senza nemmeno aspettare una sua qualsiasi reazione.

Mi diressi verso gli spogliatoi femminili e mi preparai a pulirli utilizzando il materiale che la bidella aveva lasciato fuori dalla porta.

Latini non mi infastidì più, non lo vidi proprio nemmeno all’uscita: forse stava ancora pulendo o forse aveva già finito e se n’era andato, non mi importava in fondo.

Non vedevo l’ora di arrivare a casa per togliermi quella schifosa magliettina appiccicosa…

Alla fine mi era toccato pure pulire il disastro davanti alla macchinetta del caffè per colpa di quel deficiente. Certo, ero stata io ad iniziare con la storia del lanciare bevande, ma lui non aveva contribuito di certo ad impedirmi di farlo! Stupido provocatore del cazzo…

Una volta arrivata a casa mi feci una doccia e accesi il pc per vedere se c’era qualche novità su Facebook.

Una richiesta di amicizia.

Per un attimo, mentre ticchettavo con le unghie nervosa sul mouse, avevo sperato di vedere comparire il nome Lorenzo Latini, speranza stupida e del tutto fuori luogo.

Matteo Valenti ti ha aggiunto fra i suoi amici di Facebook

Sbuffando, cliccai sul tasto Conferma, prima di uscire da tutto per prepararmi a studiare. Nel tardo pomeriggio dovevo uscire con le mie amiche, quindi mi conveniva fare subito i compiti.

Ci rinunciai quasi subito visto che non riuscivo proprio a concentrarmi su quegli inutili libri.

Mi vestii di corsa ed uscii arrivando sul luogo dell’appuntamento con un’ora di anticipo…

 

 


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Capitolo 7
*** Incidente fuori luogo ***



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Capitolo 6: Incidente fuori luogo

        

Capitolo 6: Incidente fuori luogo

 

 

I tre giorni successivi passarono molto in fretta -soprattutto la domenica purtroppo- e riprendere il lunedì fu come al solito un trauma. 

Come tutte le altre mattine, mi attenni allo schemino per evitare di incontrare Latini.

Purtroppo quella mattina, lo schemino sacro non funzionò.

Avevo da poco chiuso la porta di casa mia, quando il rumore di quella di fronte mi aveva fatto incominciare a sudare freddo.

Mi girai di scatto guardandolo male come mio solito. –Latini.- fredda e glaciale, come diceva Ilaria.

-Puccio.- Rispose lui guardandomi male come suo solito.

Pigiai il tasto dell’ascensore e mi mossi irrequieta sul posto come un animale in gabbia.

-Nervosa?- Mi fece notare con la solita strafottenza.

-Compito di geografia.- Sibilai socchiudendo gli occhi irritata.

Non appena arrivò l’ascensore, lui mi aprì la porta e fece un piccolo gesto stupidamente cavalleresco con la mano per sfottermi.

-Grazie.- Fredda e glaciale, continuavo a ripetermi a mente.

Prima che potessi rendermene conto, fece la cosa più stupida che potesse fare; schiacciò il pulsante terra, ancora prima che la porta esterna dell’ascensore si chiudesse del tutto, facendo così bloccare le porte interne.

-Deficiente l’hai bloccato!- Strillai nervosa. Non mi piaceva restare chiusa in uno spazio così piccolo, non ero claustrofobica, ma restare imprigionata in un ascensore mi metteva sì ansia.

Lui sbuffò roteando gli occhi annoiato. –Tanto fra due minuti si sblocca.-

Era vero, anche a me era capitato di bloccarlo una volta e dopo qualche minuto le porte si erano aperte da sole, ma il pensiero che avrei potuto perdere l’autobus e far tardi per colpa sua mi mandava in bestia.

Sospirai e attesi in silenzio quei due minuti, poi le porte finalmente si riaprirono e riuscimmo ad arrivare al piano terra sani e salvi.

Appena uscita dal portone schizzai alla velocità della luce per la strada; ero in ritardo, ritardo, ritardo, ritardo!

Ok, potevo sembrare una schifosa perfettina attaccata alla scuola peggio di una cozza allo scoglio, ma non era così! Ok, forse lo ero…anzi no che non lo ero, ci tenevo solo ad avere un buon voto di condotta senza ritardi segnati sul registro!

Mi bloccai di colpo non appena vidi in lontananza l’autobus. Merda, l’avrei perso!

Incominciai a correre più veloce che potevo verso la fermata per riuscire a prenderlo, sentendo Latini subito dietro di me.

Mi stupii io stessa del fatto che fossi riuscita ad accorgermi della sua presenza, visto che avevo gli occhi puntati sull’autobus.

La mia totale noncuranza di quello che mi stava intorno fu la mia rovina.

-Puccio, è rosso!-

Non compresi subito il significato di quella frase, stava succedendo tutto troppo in fretta, l’autobus si muoveva troppo in fretta!

Mi girai di scatto verso la mia sinistra e comprendere che mi trovassi in mezzo alla strada e che una macchina sbucata all’improvviso dalla curva si stava avvicinando troppo velocemente a me, fu una cosa sola.

Ero paralizzata, non sapevo che fare. Mi portai semplicemente le mani sul viso, come se quelle avessero potuto difendermi.

Qualcosa alla mia sinistra mi spinse forte a terra. No, non era una macchina, sarei morta se fosse stata una macchina a spingermi. Mi ritrovai sul freddo asfalto in un attimo, sentendo un dolore lancinante alle braccia e alle gambe che si erano praticamente grattugiate sulla strada.

Poi un rumore, quel rumore dietro di me. I freni di quella stessa macchina che stava per investirmi e qualcos’altro. Cosa c’era dietro di me, chi c’era dietro di me, chi mi aveva spinto?

Deglutii non sentendo più niente nella gola, né saliva, né aria, né ossigeno…era vuota.

Poi di nuovo un altro rumore, il rumore delle portiere di alcune macchine, la voce di quell’uomo, che non volevo sentire, non volevo ascoltare…

-Mi sono piombati davanti all’improvviso, non li ho visti.- Si giustificò con voce spezzata.

-Ti senti bene?- Mi chiese una donna correndo preoccupata verso di me.

Non le risposi, non avevo voce, non avevo nemmeno più le corde vocali nella gola, era vuota.

-Chiamate l’ambulanza!- Gridò un altro uomo assordandomi. Io stavo bene, perché chiamavano l’ambulanza?! Perchè?!

Non volevo girarmi, sapevo che mi avrebbe fatto star male quello che avrei visto. Stavo già morendo solo immaginando quello che potesse essere successo, stavo già iniziando a piangere senza che me ne rendessi conto, senza che l’avessi visto…

Poi però lo feci, in un impeto di coraggio che non sapevo nemmeno di avere, mi alzai di scatto -spaventando la signora accanto a me che probabilmente pensava che fossi in caduta in uno stato di trance perenne- e mi girai verso gli uomini intorno a quella macchina.

Corsi verso di lui spostando tutta quell’insulsa gente che ingombrava e basta e lo chiamai, come non avevo mai fatto, con una dolcezza che non credevo mi appartenesse.

-Latini!-

Parlavo…le mie corde vocali c’erano allora…Ma come riuscivo a parlare, se il mio respiro era mozzato dai singhiozzi che stavano portando le lacrime?

Mi inchinai su di lui e gli accarezzai la fronte. Dio, perché i suoi occhi non si aprivano, perché perdeva sangue dalla fronte?! Perché diavolo non apriva gli occhi e non mi prendeva in giro come faceva sempre?!?!? Se era uno scherzo lo avrei strozzato!

Alzai lo sguardo appannato dalle mie lacrime verso le persone intorno a me che mi guardavano compassionevoli e dispiaciute.

-Fate qualcosa!- Gridai come impazzita. Stupidissimi passanti, perché non facevano niente?!

-L’ambulanza sta arrivando.- Mi disse gentile una donna anziana.

Non mi importava che stesse arrivando, non mi importava per niente, doveva essere già lì quello stupido furgoncino con le luci colorate, ci stava mettendo troppo tempo!

Improvvisamente –forse per il pianto folle o per l’ansia che mi faceva tremare il corpo- la vista mi si offuscò ancora di più, fino a diventare nera e persi conoscenza.

 

 

Quando mi risvegliai, la prima cosa che saltò all’occhio fu il verde sgargiante del soffitto, riempito da tanti cagnolini che scorazzavano felici su quello che doveva essere un prato. Mi guardai intorno e notai nuovamente la carta da parati colorata che circondava tutta la stanza. Riconobbi subito il posto; l’ospedale Niguarda. Da bambina ci ero stata una volta per operarmi all’appendice, non era cambiato per niente. Ricordavo che fino ai diciotto anni si finiva al reparto pediatria in quell’ospedale.

Sentivo le risatine di qualcuno alla mia sinistra e non capii a chi appartenessero finché due buffi visini non fecero capolino nella mia visuale.

-Si è svegliata.- Disse una bambina sui dieci anni.

-Sì, te lo dicevo che non era morta.-  Affermò l’altro, più piccolo probabilmente vista la scarsa altezza.

Li guardai confusa per un attimo, poi mi tornò in mente una cosa. –Latini?!- Mi guardai intorno agitata, in cerca di qualsiasi adulto a cui potessi chiedere informazioni.

-No, io non studio il latino.- La bambina aggrottò la fronte in un’espressione piuttosto perplessa.

Quando mi resi conto che le uniche forme di vita presenti nel raggio di qualche chilometro, seppur con un cervello limitato, erano loro, tentai di chiedere ciò che mi interessava.

-No intendo…un mio amico…un ragazzo che era con me.- Non mi soffermai a pensare troppo alle mie parole, non mi accorsi nemmeno di aver definito Latini un mio amico.

-Oh.- La bambina annuì comprensiva.

-È mortooo!- Rise il bambino facendomi gelare il sangue nelle vene.

-Ma no!- L’altra gli diede una gomitata forte. –Non è vero, smettila di dire cavolate Ricky, o lo dico a tua mamma!- Poggiò le mani sui fianchi in segno di rimprovero e il bambino la guardò dispiaciuto.

Dio, se non fosse stato un bambino lo avrei strozzato per lo spavento che mi aveva fatto prendere.

-Sta bene.- La bambina mi sorrise tutta contenta ammiccando con un occhiolino. –Ne parlavano prima i tuoi genitori, Lorenzo, vero?-

La morsa che mi attanagliava lo stomaco sparì. Grazie, grazie, grazie, grazie! Dio, era salvo! Sorrisi come una deficiente senza nemmeno accorgermene.

-Perché stai piangendo?- Mi chiese il bambino guadagnandosi un’occhiataccia dell’amica.

Stavo piangendo? Mi passai la mano sugli occhi accorgendomi così delle lacrime che li bagnavano.

-È il tuo ragazzo?- Domandò la bambina su di giri.

Per quanto la domanda fosse cretina e del tutto fuori luogo, non potei fare a meno di arrossire. Immaginare Latini come il mio ragazzo era ridicolo poi!

Stavo per rispondere alla bimbetta che no, non lo era, ma lei continuò a parlare con aria sognante:

-Come sei fortunata ad avere il ragazzo! Poi lui è molto carino!-

Aggrottai le sopracciglia; Latini carino? Solo un po’, la bambina stava esagerando con gli elogi. Ma…aveva detto che era carino?!

-Ma tu come lo sai?- Le chiesi tralasciando la faccenda del ragazzo.

-Perché l’ho visto.- Fece spallucce come se fosse stato ovvio. –È nella stanza di là, ma ancora non si è svegliato. I tuoi genitori invece credo siano andati giù a prendere qualcosa da mangiare.-

Non la lasciai nemmeno finire, alla sua frase sul fatto che lui fosse lì vicino ero già balzata in piedi pronta ad uscire dalla mia stanza.

-Potresti farmi vedere quale?- Le domandai gentile abbozzando un sorriso a disagio.

Lei sembrò più che elettrizzata al pensiero di portarmi alla stanza del mio ragazzo.

Mi trascinò per un lungo corridoio e prima che potessi capire quale di quelle numerose stanze fosse, mi prese per il braccio e mi spinse dentro una.

Lui era lì, con quell’aria tranquilla e quasi divertita come sempre, nonostante stesse dormendo. Era conciato abbastanza male, ma fortunatamente meglio di quanto avessi potuto pensare.

Al collo aveva uno di quei collari bianchi per evitare che lo muovesse, il braccio sinistro era fasciato ed il viso e le braccia erano tutti pieni di lividi e graffi.

Come qualche giorno prima in ascensore, portai la mia mano sui suoi capelli per accarezzarlo e glieli spostai esaminando meglio quella ferita che gli avevo visto dopo l’incidente; aveva una garza a coprirla.

Non mi accorsi nemmeno della bambina dietro di me che continuava allegra e smaniosa a saltellare, continuai con la mano a seguire i contorni perfetti del suo viso, arrivando fino alla bocca dove riuscivo a percepire il suo respiro fresco sui polpastrelli.

-Allora?- Mi chiese la bambina impaziente.

Mi girai a guardarla confusa e disorientata. Ma era ancora lì? Che cosa voleva?

I suoi occhioni grandi e lucidi mi ricordavano quelli del gatto di Shrek. -Non lo baci?-

Rimbambita com’ero, ci misi un po’ a comprendere a pieno il significato della sua domanda e, nel momento in cui il mio cervello ci arrivò, arrossii dalla punta dei capelli fino alle dita dei piedi.

-Certo che no!- Strillai indignata. –Lui non è il mio ragazzo!- Dirlo ad alta voce mi fece uno strano effetto e, stupidamente, mi girai verso di lui terrorizzata all’idea che avesse potuto sentirmi.

-Ma come?- La bambina mi distrasse di nuovo sporgendo il labbro delusa. –Io credevo che…-

-Credevi male.- La bloccai un po’ brusca.

Proprio in quel momento dalla porta della stanza entrarono i genitori di Latini, seguiti da Glenda e Rossella.

I bambini uscirono come intimiditi dalla loro presenza e in un certo senso anche a me non sarebbe dispiaciuto scappare.

Mi salutarono tutti cordialmente, tutti, eccetto una, la dolcissima Rossella, che mi guardò con odio puro.

Normalmente avrei ricambiato la sua occhiataccia con altrettanto fastidio, ma i sensi di colpa per quello che era successo a suo fratello ebbero la meglio e mi fecero abbassare lo sguardo a disagio. Chissà se loro sapevano come erano andate le cose…

-Come stai?- Mi chiese una premurosissima Glenda.

-Bene.- Distesi le labbra in un sorriso forzato cercando di non arrossire per l’imbarazzo che tutta quella situazione portava con sé.

-I tuoi genitori ti stavano cercando.- La madre di Latini, Amelié, mi diede un buffetto affettuoso sulla guancia, prima di prendere posto sulla sedia vicino al letto del figlio.

-Grazie.- Increspai le labbra. –Penso capiranno da soli che sono qui…non vi dispiace se resto?- Ero impacciata da morire, mi sentivo completamente fuori luogo nella stanza, ma non volevo assolutamente andarmene, non prima di aver visto Latini aprire gli occhi.

Amelié si alzò dalla sedia e mi fece segno di sedermi. –Certo che no cara.-

Mossi le mani un po’ nervosa -No no, resti pure.-

-No non ti preoccupare, siediti.- Sorrise di nuovo. –Sono troppo agitata per restare seduta.- Ammise accennando di nuovo alla sedia.

Mi avvicinai un po’ titubante e mi sedetti sentendo lo sguardo di tutti quanti addosso.

-Vado a fumare.- Disse irrequieto il signor Latini, facendo con la testa un cenno di saluto.

-Io vado a chiamare Christian, oggi non ci siamo ancora sentiti.- Sentenziò invece Rossella, senza degnarmi di ulteriori attenzioni.

Rimanemmo, grazie al cielo, solo io, Amelié e Glenda.

-I medici hanno detto entro quanto si sveglierà?- Chiesi tanto per spezzare il silenzio.

-Entro breve credo. Han detto tre ore circa, ne son passate due e mezza.- Rispose Glenda prendendo nel frattempo una rivista da sfogliare.

-Più o meno…sapete che cosa è successo?- Domandai ancora, titubante.

Amelié sorrise di nuovo cortese. –No. Volevamo aspettare che foste svegli entrambi per sapere come è potuto succedere.- Mi informò facendomi sprofondare letteralmente per i sensi di colpa. Mi avrebbero odiato di sicuro non appena avrebbero saputo che era tutta colpa mia e della mia distrazione quello che era successo.

Guardai di nuovo Latini e, intenerita dalla sua espressione infantile e buffa mentre dormiva, gli presi la mano abbandonata sul letto senza pensarci troppo.

Non notai il sorriso malizioso e pieno di sottointesi che Amelié e Glenda si scambiarono, ero troppo intenta a pensare, a riflettere…Perché l’aveva fatto? Perchè Latini aveva rischiato la sua vita per salvare me? Avrei voluto essere stata nella sua testa in quel momento; che cosa era scattato, che cosa aveva pensato quando aveva visto quella macchina che mi stava per investire?

Mi veniva da piangere, avrei voluto urlargli contro che era stato un idiota, un deficiente a rischiare la vita per me, ma mi sforzai di trattenermi.

Che cos’era poi tutto quel sentimentalismo venuto fuori all’improvviso? Perchè mi faceva stare così bene stringergli la mano? Probabilmente era solo la mia gratitudine a impormi di farlo, non poteva esserci altra spiegazione.

Quando mi accorsi del movimento della sua mano e dei lineamenti del suo viso, mi ritrassi automaticamente come scottata. Che cosa avrebbe pensato non appena i suoi occhi avrebbero incontrato di nuovo i miei? Sarebbe stato arrabbiato con me? Mi avrebbe odiata?

Con la coda dell’occhio notai Glenda uscire dalla stanza per chiamare il dottore probabilmente.

Mi alzai di scatto dalla sedia, allontanandomi il più possibile dal letto per osservare la scena senza essere vista da lui.

Glenda rientrò un attimo dopo seguita da un bel gruppetto formato dal dottore, dai miei genitori, da suo padre e da Rossella.

 

 

 

 

Lorenzo’s pov

 

Quando aprii gli occhi non capii subito dove mi trovassi. Sul soffitto c’erano…dei cagnolini? Aggrottai la fronte e quel singolo gesto mi provocò un mal di testa allucinante.

Bene, non ero morto se non altro, provavo dolore. Ma dovevo aver preso una bella botta in testa se vedevo dei cani disegnati sul soffitto.

Mossi automaticamente la mano destra sul lenzuolo, in cerca di qualcosa che ero sicuro ci fosse fino ad un attimo prima.

Qualcosa…mi stava stringendo la mano prima che aprissi gli occhi, qualcosa di terribilmente piacevole. Forse era meglio dire qualcuno, ma chi? Mia madre? Glenda o Rossella? Improbabile, non avevo mai provato niente del genere per una loro stretta di mano…

Abbassai lo sguardo e notai un signore vestito di bianco che mi sorrideva gentile. Nah, decisamente non era il Paradiso, avrei trovato una bella gnocca ad accogliermi altrimenti.

Intorno a lui c’erano i miei genitori e le mie sorelle. Mia madre stava piangendo, Glenda e Rossella sorridevano e mio padre aveva l’aria di uno che si era fumato almeno cinque pacchetti di sigarette dalla preoccupazione.

-Lorenzo.- Mi chiamò con una voce fastidiosa quello che doveva essere il dottore. –Sai dove ti trovi?-

Ma che domanda stupida. Ovvio che stavo in un ospedale, avevo male dappertutto. Quel medico era davvero un cretino, ma dove aveva trovato la laurea, in un sacchetto delle patatine?

-Sì- Dalla mia risposta smorzata sembrava che qualcuno mi stesse strozzando.

-Ti ricordi cosa è successo?- Non sopportavo la sua voce melensa, sembrava stesse parlando con un bambino di quattro anni o, peggio, con un adulto con seri disturbi mentali. Oltretutto non faceva che alimentare il mio mal di testa, se non avessi avuto il braccio bloccato da qualcosa probabilmente lo avrei strozzato.

Cercai di sopprimere i miei istinti omicidi verso quell’uomo e mi concentrai sulla sua domanda. Cos’era successo?

In un attimo la scena mi tornò davanti, come se la stessi vedendo proiettata su un grande schermo. Mi ricordai dell’ascensore bloccato, di quella corsa stancante per strada, dell’autobus che arrivava…della macchina che arrivava…di lei sulla sua stessa traiettoria…

Sbattei le palpebre più volte, ricordandomi improvvisamente del mio gesto; non avevo riflettuto più di tanto, non avevo pensato a me, avevo agito d’istinto e basta spingendola via. Avevo avuto paura, ma non per me, per lei. Una paura inspiegabile e immotivata che tornò anche in quel momento prepotente.

-La…- Mi bloccai rendendomi conto che chiamarla per cognome non sarebbe stato il massimo in quella circostanza. Mi schiarì la voce. –Alice?- Chiesi con una voce talmente preoccupata da risultare strana persino a me.

Il dottore mi guardò stranito senza capire, ma mia madre e Glenda si scambiarono uno sguardo complice prima di indicarmi la mia destra.

Non capii finché, con molta fatica, non riuscii a girarmi verso la direzione indicata da loro e la vidi.

Era terribilmente rossa in faccia e si mordicchiava nervosamente le labbra facendo scorrere velocemente il suo sguardo fra me e il pavimento.

Sembrava fosse a disagio…sembrava che…si vergognasse di guardarmi in faccia…impossibile, per quale motivo la Puccio avrebbe dovuto imbarazzarsi a guardarmi? Non aveva senso…

Eppure bastava vedere la sua posizione schiacciata contro il muro nell’angolo per capire che…stava cercando di starmi il più lontano possibile. Perché? Mi chiesi stupidamente, come se mi fosse davvero importato.

Poi improvvisamente mi ricordai di una cosa, come se un lampo mi avesse trafitto in quel momento la testa portando con sé un’informazione importante. La mia destra. Lei era alla mia destra. Era lei che…mi stava stringendo la mano?

Dio, cos’era quel bip fastidioso alla mia destra che suonava sempre più veloce?

-Uhm…- Disse pensieroso il medico esaminando lo schermo. –Qui abbiamo un aumento della frequenza cardiaca.-

Come, come, come, come?! Ma quale frequenza, di che diavolo stava blaterando?!

A rompere ulteriormente i coglioni si aggiunse Glenda, che congiunse le mani tutta contenta e con un’insopportabile voce da bambina cretina disse: –Che carino il cuore del mio fratellino che batte forte, forte, forte!-

Merda! Involontariamente -della serie umiliamoci ancora di più- finii per colpa del caldo che sentivo, per arrossire.

-Oh ma che carino il mio fratellino che arrossi-

-Gle’ cazzo, finiscila!- Sbraitai guardandola con odio.

Avrei strozzato lei più che volentieri, i miei istinti omicidi si stavano spostando pericolosamente dal medico su di lei.

Grazie al cielo, probabilmente per evitare di fare altre figuracce davanti al dottore –che tra parentesi si stava trattenendo dal ridere-, mia madre intervenne.

-Glenda tesoro, basta.-

Lei si dipinse in volto un’espressione da falso angioletto innocente che aveva imparato a fare dal sottoscritto. –Va bene mamma.- Tsé, ruffiana!

Riportai il mio sguardo sulla Puccio che…ma che brava, se la stava ridendo alla grande la stronza! Nah, decisamente non poteva essere stata lei a stringermi la mano, non lo avrebbe mai fatto, non sopportava nemmeno la mia vicinanza, figuriamoci se avrebbe mai fatto una cosa del genere! E stranamente, nonostante una delusione del tutto fuori luogo che sentivo dentro per quell’ultima mia constatazione, le sorrisi anche io sinceramente divertito da tutta quella circostanza.

 

 

 

Alice’s Pov

 

Mi… Ok, respira Alice. Mi…Mi stava…Mi stava sorridendo! Lui. Lorenzo Latini stava sorridendo, a me! Se non l’avessi visto con i miei occhi non ci avrei mai e poi mai creduto.

Senza volerlo, mi ritrovai a pensare che aveva un sorriso proprio bello, molto di più dei suoi stupidi ghigni presuntuosi. E, sempre senza volerlo ovviamente, il battito del mio cuore aumentò.

Ero felice di non avere una stupida macchinetta attaccata che avrebbe potuto accorgersi della cosa come era successo a Latini.

Ok, forse era insensato da parte mia anche solo concepire un pensiero del genere, ma…il suo battito cardiaco era aumentato…dopo aver visto me…? No, impossibile. Di sicuro pensava ad altro, era stupido illudersi…illudersi?!? Stavo proprio rincretinendo alla grande!

-Allora, ci dite cosa è successo?- Mio padre interruppe, grazie al cielo, l’intensità dello sguardo di Latini che stava seriamente iniziando a farmi tremare le gambe.

-Beh…- Tossii. Porca miseria come era rauca la mia voce, come se non avessi parlato per mesi prima di quello stupido “Beh” da pecora.

Prima che potessi interloquire con un altro intelligente verso da ovino, Latini prese la parola sorprendendomi.

-Stavamo correndo per riuscire a prendere l’autobus e non ci siamo accorti della macchina.-

No. Un momento. Latini doveva aver preso proprio una bella botta in testa se non si ricordava che era per colpa mia che era successo tutto quello, che ero io a non essermi accorta della macchina.

Aprii la bocca per protestare, ma la voce proprio non voleva uscire di lì.

-Oh Santo Cielo! Siete stati degli sciocchi a non guardare se era rosso!- Strillò mia madre con un’insopportabile voce acuta.

Amelié protestò con un altrettanto irritante fervore, accompagnato da una consueta vocetta stridula da mamma.

-È stata una fortuna che quell’uomo abbia frenato in tempo! Se non l’avesse fatto…- La sua voce spezzata da madre preoccupata mi fece rabbrividire. Se le cose fossero andate diversamente…stavo male solo a pensarci.

-Sono stati proprio dei coglioni!- Intervenne Glenda facendo scoppiare a ridere mio padre.

-No, la colpa è solo mia.- Riuscii finalmente a parlare ricevendo uno sguardo seccato da parte di Latini che ignorai.

-Sono stata io ad attraversare senza guardare e Lat…Lorenzo, mi ha spinto via.- Ammisi rossa di vergogna. Era giusto che si sapesse la verità, anche se mi avrebbero odiato.

La loro reazione mi stupì parecchio. Pensavo che mi avrebbero guardata con disgusto, invece si limitarono a boccheggiare increduli per un bel po’ di tempo.

-Impossibile…- Disse Rossella a dir poco sconvolta.

-Non ci credo…- Glenda guardò il fratello con lo stesso sconcerto della sorella.

-Co-cosa?- Chiesi senza capire.

-Impossibile che mio fratello abbia fatto una cosa del genere.- Si riprese Glenda cercando di spiegarmi. –Una volta quando avevo dieci anni al mare avevo rischiato di annegare e lui se n’era rimasto tranquillo a giocare al Game Boy con un suo amico senza né tuffarsi per salvarmi, né chiamare aiuto.-

Guardai sbalordita Latini che fissava il pavimento imbronciato senza dire niente.

-Non ci credo che abbia fatto una cosa del genere, mio fratello è l’essere più egoista esistente sulla faccia della Terra.- Ridacchiò Glenda stupendomi.

-Già, probabilmente se scoppiasse un incendio a casa nostra, lui penserebbe solo a mettere in salvo se stesso ignorando noi.- Rise suo padre guadagnandosi un’occhiataccia del figlio.

Riflettei sulle loro parole, sentendo le guance andare a fuoco per gli sguardi maliziosi che mi lanciavano Glenda, sua madre e, ahimè, la mia.

Latini aveva fatto una cosa del genere solo per me…?! Non ci credevo nemmeno io. Pensavo che il suo gesto fosse stato spontaneo, un gesto che avrebbe potuto fare normalmente per salvare chiunque…

Le cose erano un po’ più chiare, evidentemente Latini aveva mentito inizialmente perché non voleva che i suoi lo sapessero.

-Vi lasciamo da soli.- Sentenziò improvvisamente mia madre facendomi sprofondare sotto le piastrelle per l’imbarazzo.

Oddio no! Da sola con lui?!? Ma che gli avrei detto?!

Gli altri sembrarono tutti più o meno d’accordo con la sua frase –persino il medico che ci informò che sarebbe passato più tardi- e uscirono fuori chiudendosi la porta alle spalle. Merda!

Mi schiarì la voce per dire qualsiasi cosa pur di rompere quel silenzio, ma lui mi anticipò: -Si può sapere Puccio come cazzo ti è venuto in mente di dire come sono andate in realtà le cose?!- Sbottò abbastanza seccato.

Lo guardai altezzosa e risposi, piuttosto pungente: –Scusami tanto se non volevo che ti prendessi una colpa che comunque non avevi!- Sbuffai seccata.

-Ok va bene, passi il fatto che tu l’abbia detto ai miei, che non ti venga in mente di dirlo a scuola però!- 

Mi avvicinai al suo letto continuando a guardarlo male. –Perché, hai forse paura che la tua reputazione venga rovinata?- I miei occhi diventarono due fessure.

-Esatto.- Ribatté incrociando le braccia al petto…o meglio, provando a farlo, visto che con un braccio ingessato e con l’altro bucato ancora dall’ago per il prelievo di sangue che gli avevano fatto, muoversi gli era quasi impossibile.

-Bene. Nessuno saprà niente se è questo che vuoi.- Sibilai altezzosa, accompagnando il mio tono odioso di voce con una scrollata indifferente di spalle.

-Perfetto.-

Mi sedetti indisponente sull’altro letto vuoto della stanza; non capivo proprio perché ci avessero lasciati da soli, non avevamo niente da dirci, se non i soliti insulti!

-Oh il tuo ragazzo si è svegliato finalmente!-

La bambina di prima entrò con un sorrisone stampato in faccia, facendo aggrottare la fronte a Latini che si girò poi verso di me guardandomi interrogativo.

Oh no. Ma che cazzo, di nuovo?! Ma i genitori di quella cazzo di mocciosetta petulante dove stavano?!

Mi voltai subito verso di lei, non riuscendo a sostenere lo sguardo stupito e sotto sotto -si vedeva- interessato del cretino. 

-Ti ho già detto che lui non è…-

-Sìsì, ok come no.- Mi interruppe svelta la bambina avvicinandosi a noi. Porca miseria, ma chi l’aveva fatta entrare, non sapeva che esisteva una cosa chiamata privacy??

-Caspita, è ancora più carino da sveglio!- Trillò saltellando come un canguro.

Lui la guardò stranito ancora per un po’, prima di fare una lieve smorfia, -Beh, modestamente…-

Non avesse avuto il braccio ingessato gli avrei tirato un bel pugno, di quelli forti e ben assestati…

-Piantala di vantarti, è solo una bambina ammaliata dal tuo essere più grande, non è nel pieno delle sue facoltà mentali!-

Borbottai incrociando le braccia al petto ed ignorando le lievi proteste della bimba.

Mi squadrò per un po’ infastidita, rivolgendosi poi di nuovo a lui -Dovevi vedere come ha chiesto subito di te!-

Oh merda…dovevo farla tacere, stava dicendo troppo. Mi alzai per impedirle di andare avanti a spifferare tutto, ma quando arrivai a tapparle la bocca aveva già detto:

-Anche se prima ha detto qualcosa sul latino…-

Oh-Oh…

Lui inclinò la testa leggermente di lato –per quanto gli fosse possibile muoversi- sfoderando un sorrisino irritante pieno di sottointesi.

-Davvero?- Chiese con un tono di voce così insinuante da non far nemmeno sembrare una domanda quella singola parola.

Mentire sarebbe stato inutile; la bambina aveva parlato del latino e lui ci aveva messo un attimo a capire.

-Solo perché ero preoccupata e mi sentivo in colpa.- Confessai con le guance più calde di una stufa. –E ora sparisci di qui o chiamo i tuoi genitori!- Sibilai gelida mentre spingevo fuori a forza la bambina. Santo Cielo quanto erano irritanti i bambini!

-Devo ammetterlo Puccio, vederti così a disagio e in difficoltà è veramente…- Si bloccò increspando le labbra in un modo dannatamente sensuale. –Allietante.-

Lo guardai in cagnesco lanciandogli contro tutte le maledizioni possibili. –Ma davvero?! Ti dirò anche a me non dispiace vederti…- Mi tappai subito la bocca mordendomi con forza le labbra; non era carino quello che stavo per dire.

-Cosa? Vedermi conciato così su un letto d’ospedale?- Incalzò senza il minimo sarcasmo nella voce.

Feci un respiro profondo andandomi a sedere sulla sedia vicino al suo letto. –Non intendevo dire questo, scusa.-

Non mi resi nemmeno conto delle mie parole, fu lui a farmele notare: -Mi hai chiesto scusa?- Domandò sorpreso sgranando gli occhi.

Oh cazzo. Beh ormai l’avevo detto, era stupido rimangiarselo. –Sì, l’ho detto e questa è una giornata davvero evento, perché voglio anche dirti grazie per quello che hai fatto.- Abbassai lo sguardo giochicchiando con la cerniera della mia felpa. In fondo, ringraziarlo non era stato umiliante come pensavo, ma…gradevole…anche se alquanto imbarazzante.

Mi stavo imbarazzando troppo a dire il vero, doveva essere per forza per il senso di colpa…!

-La Puccio che ringrazia, pensavo di veder nevicare nel Sahara prima che potesse succedere una cosa del genere.- Ridacchiò facendomi ribollire dalla rabbia; sfotteva pure, eh?

-Prego, comunque.- La sua frase bloccò tutti gli insulti che stavo per lanciargli addosso e bastò anche a farmeli dimenticare.

Mi schiarì la voce. -Davvero…sono in debito con te, qualsiasi…cosa di cui tu abbia bisogno, chiedi e…- Mi passai una mano fra i capelli a caschetto, tirandomeli tutti indietro per il caldo; si sudava lì dentro, ma cos’avevano i caloriferi puntati a quaranta gradi??

-Qualsiasi?- pressò, inchiodando i suoi occhi nei miei.

-Qualsiasi.- Confermai con un filo di voce, completamente ammaliata da quel verde brillante.

-D’accordo.- Sorrise abbastanza compiaciuto, liberandomi dal magnetismo dei suoi occhi. –Ci penserò.-

Non mi piacque per niente il modo in cui lo disse, forse avrei dovuto porre dei limiti…

Maledizione, mi aveva completamente soggiogata con i suoi occhi! Non ero stata in grado di intendere e di volere, come la bambina di prima, forse iniziavo a capire come ci si sentisse…

Mi rialzai in piedi di scatto, non riuscendo più a sopportare la tensione che aleggiava in quella stanza. –Sarà meglio che vada…- Mormorai più a me stessa che a lui. Dovevo andarmene sì, prima che potesse di nuovo ipnotizzarmi con il suo sguardo.

-Ok. Puoi mandarmi il medico?- Mi chiese, forse per la prima volta gentile da quando avevamo iniziato a parlare.

-Certo.- Sorrisi mettendoci più entusiasmo di quanto volessi, spegnendolo poi di botto nel momento in cui me ne resi conto. Merda! Ma che stavo facendo, ero impazzita? Volevo forse civettare con lui o cosa?!

-Ci vediamo a scuola.- Dissi con voce flebile.

-Ok.-

Ma mi aveva sentita? La mia voce era più bassa del miagolio di un gatto sofferente, come aveva fatto a sentirmi?

Quello che vidi prima di girarmi ad aprire la porta mi lasciò interdetta per qualche secondo; Latini stava sorridendo sì…ma non era un ghigno, né un sorriso allegro, sembrava…tirato…a disagio…come me del resto.

Mi riscossi da quei pensieri ed uscii dalla porta cercando di non pensare a quanto fosse carino con quell’ultima espressione disegnata in viso.

 

 

*Note dell’autrice*

 

Sempre presente per rompere con i miei noiosi capitoli xD

Volevo precisare alcune cose riguardo questo capitolo…

Posso capire che sia la storia dell’ascensore che si blocca sia quella dell’incidente possano sembrare tutte cose forzate, fatte capitare da una scrittrice sadica (ma dai! xD) che li vuole far mettere insieme il prima possibile, cosa vera in parte. Però sono comunque cose attendibili diciamo. Mi spiego,

 

*L’ascensore è quello del mio palazzo e si blocca davvero quando la porta esterna non è ben chiusa, non è una cosa inventata

 

** Quando si attraversa per prendere l’autobus davanti a casa mia, si può veramente rischiare di essere investiti (a me è capitato un sacco di volte) perché le auto arrivano veloci da una curva e quasi mai nessuna rallenta nonostante ci sia il semaforo -.-

 

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Capitolo 8
*** Tutto come prima? ***



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Capitolo 7: Tutto come prima

        

Capitolo 7: Tutto come prima?

 

 

Quattro giorni. Quei giorni successivi andavano classificati tra i giorni più brutti della mia vita probabilmente…senza il probabilmente, lo erano e basta.

Sbuffai chinandomi a prendere per l’ennesima volta la penna che era ruzzolata giù dal quaderno fino in terra.

-Puccio la smettiamo?- Sbottò quella stronza di una professoressa acida del cazzo. Avrei tanto voluto alzare il ditino medio in risposta, ma mi trattenni.

-Mi scusi.- E via con un altro sorrisino ipocrita, forse il centesimo di quei giorni.

Quattro giorni.

Quattro giorni che non dormivo, rivedendomi davanti quell’incidente; quattro giorni che non mangiavo quasi niente, ripensando al sangue che avevo visto scendere dalla sua fronte; quattro giorni che non riuscivo a studiare, impegnata com’ero a studiare il viso di qualcun altro nei miei ricordi; quattro giorni che non ascoltavo musica, quasi tutto mi ricordava quello che era successo; quattro giorni…che non lo vedevo…

Più volte durante quei pomeriggi ero stata ad un passo dal vestirmi e precipitarmi all’ospedale per vederlo, ma mi ero sempre trattenuta. Non volevo essere noiosa, non volevo stressarlo, ma soprattutto non volevo ammettere a me stessa che non era solo senso di gratitudine quello che mi imponeva di andare da lui. 

Odiavo ammetterlo, ma mi mancava…e tanto. Mi mancava andare di corsa la mattina per evitarlo, mi mancava spiarlo dal buco della serratura ogni volta che usciva –proprio da maniaca-, mi mancava litigare con lui, mi mancavano le sue stupide e insulse battutine, mi mancava tutto, ogni minima cosa di quell’essere rivoltante. Le giornate a scuola mi sembravano…vuote senza la sua irritante presenza.

Sospirai di nuovo, poggiando il gomito sulla pagina del libro che si mosse e…fece rotolare nuovamente la mia penna.

La lasciai per terra quella volta, ignorando gli sguardi di fuoco della prof che sembrava più che intenzionata a strangolarmi.

-Ali tutto bene?- Mi chiese Mel, preoccupata, nell’intervallo.

-Certo.- Feci un sorriso falso e tirato, per nulla convincente.

-A me non sembra…- Commentò piegando le labbra pensierosa.

-Sto bene Mel, davvero.- Infilai i miei ultimi 30 centesimi del borsellino nella macchinetta del caffè e aspettai paziente il mio thè.

Quello stesso giorno davanti alla macchinetta…Scossi appena la testa per cercare di scacciare il pensiero della sua maglietta bagnata di cioccolata e cercai di concentrarmi sulle parole della mia amica.

-Ieri sono andata a trovare Lore in ospedale…- Buttò lì con nonchalance.

Mi irrigidii di botto, sforzandomi di muovere le braccia –seppur a scatti- per prendere il bicchierino di thè.

-Sì? Come sta?- Stupide corde vocali…perché la mia voce usciva tremolante?

-Bene, si annoia più che altro.- Spiegò studiandomi con più attenzione del dovuto. –Tutti quei bambini del reparto lo innervosiscono- Ridacchiò. –Ah e ha chiesto di te.-

L’emozione che mi provocò il sentire quell’ultima frase, fece arretrare di botto le mie labbra dal bicchiere.

Mossi la mano velocemente in aria, più come antistress alternativo alla ridicola voglia di saltellare che mi aveva colto, che per altro.

-Scotta.- Mi giustificai evitando di incontrare i suoi occhi.

Lei annuì, per nulla convinta della mia motivazione; lo scetticismo dipinto sul suo volto ne era la prova.

-Che ha detto?- Mannaggia a Melanie, lo faceva apposta a tenermi così sulle spine, voleva che fossi io a domandare, non mi avrebbe detto niente altrimenti.

-Niente di che…ha chiesto come stavi e io gli ho risposto bene.- Fece spallucce.

Solo? Mi chiesi scioccamente, piuttosto delusa.

-Anche se non mi sembra affatto che tu stia bene…- considerò sarcastica. –Secondo me dovresti andarlo a trovare.-

Mi girai verso di lei scandalizzata, pronta a ribattere con la mia solita recita, ma lei mi anticipò:

-Reparto pediatria, edificio rosso, terzo piano.- Cantilenò alzando gli occhi al soffitto e sorridendo allusiva, prima di incamminarsi verso la classe a passo svelto.

Maledetta, stupida, idiota, cretina di una Mel…aveva detto terzo piano, vero?

 

 

 

Ok, stavo facendo qualcosa di veramente stupido, forse una delle cose più stupide che avevo mai fatto.

Terzo piano, edificio rosso, reparto pediatria. Ed ero lì, come una cretina a guardare due bambini che litigavano per una macchinina, un ragazzino che leggeva un libro su una sedia ed una bambina tutta intenta a pettinare la sua Barbie.

Quasi avrei voluto implorare quei bambini di giocare con loro piuttosto che dirigermi verso il bancone per parlare con l’infermiera.

-Mi scusi ehm…sto cercando un mio amico.- Mi divorai il labbro nervosa; di nuovo lo avevo definito un mio amico e non lo era affatto cavolo!

-Il nome?- Domandò gentile la signora anziana.

-Lorenzo Latini.-

Tamburellai nervosa con le dita sul bancone finché non riprese a parlare.

-Stanza 34, è con sua sorella adesso.- Mi informò gentile.

Quale sorella? La Brava o la Stronza?

-Grazie.- Sorrisi, dirigendomi poi verso la direzione da lei indicatami.

Più mi avvicinavo a quella stanza e più la tentazione di lasciar perdere e di andarmene aumentava.

Una volta arrivata davanti alla porta, la aprii abbassando la maniglia lentamente ed insinuando dentro prima la testa e poi il corpo con cautela.

Lui non mi vide subito, ma quando si girò e i suoi occhi incontrarono i miei, tutta l’ansia, tutta l’agitazione, tutto il nervosismo di quei giorni, sparirono in meno di un secondo.

Mi insultai mentalmente più volte per non essere andata prima da lui, non avrei passato quegli ultimi giorni da zombie se l’avessi visto probabilmente.

Mi era mancato…non tanto però, solo…abbastanza…anzi, poco.

Abbozzai un sorriso timido che sembrò più che…felice (?) di ricambiare e mi accorsi con rammarico che era la Stronza ad essere in sua compagnia.

 

 

 

Lorenzo’s pov

 

Era venuta. Era venuta a trovarmi alla fine…

Inarcai appena un sopracciglio; alla buon’ora!

Dio, in quei giorni relegato in quel letto e circondato da odiosissimi bambini che volevano giocare con il mio cellulare e la mia PSP e da odiosissime bambine che facevano moine maliziose e volevano che giocassi con loro alle Barbie, avevo rischiato seriamente di impazzire.

L’unica cosa che mi aveva consolato il giorno prima era stata la visita di Mel;

-Cercherò di mandartela.- Aveva detto prima di andarsene e ci era riuscita…

Non avevo voluto ammettere nemmeno a me stesso che il motivo del mio malumore in quei giorni fosse lei…lei che non avevo voglia di vedere e che non era venuta a trovarmi…perché non era venuta? Ripensai accigliandomi.

Si avvicinò incerta di poco al letto ed ogni suo singolo passo significava l’aumento inconsulto dei miei respiri.

Rossella, forse per la prima volta nella sua vita, sembrò riuscire a calcolare il risultato di 2+2. Un vero record.

-Vi lascio soli.- Disse seccata, prima di girarsi per uscire senza nemmeno salutarla.

Lei però non sembrò farci caso, guardava me. Non credevo che potesse essere così piacevole sentire gli occhi di qualcuno addosso, io di solito odiavo essere fissato. Amavo stare al centro dell’attenzione certo, ma odiavo sentire sguardi insistenti addosso. Un po’ contraddittoria forse come cosa.

-Ehi.- Sorrise abbassando lo sguardo -forse per racimolare un po’ di coraggio- prima di rialzarlo e di fare un cenno con la mano. –Come va?-

Ricambiare il sorriso mi venne quasi spontaneo, esattamente come prima. –Non mi lamento,- Il sorriso diventò un ghigno compiaciuto, -Qua è pieno di infermiere sexy.-

-Oh.- Lei non sembrò capire che stessi scherzando. -Wow.- Si sforzò di mantenere il sorriso, ma non ci riuscì più di tanto bene.

Sorrisi di sbieco, divertito da quella sua espressione delusa…le dava forse fastidio?

-Sì, non l’hai vista la ultraottantenne all’ingresso?- Ridacchiai facendo ridere più tranquilla anche lei.

-Oh, molto sexy sì.- Commentò sedendosi sulla sedia occupata da Rossella prima. Oh, la sua compagnia era decisamente più gradita di quella di mia sorella.

-Hai bisogno di qualcosa?- Chiese a disagio, ma forse era solo una mia impressione, dopo qualche secondo di silenzio.

Stavo per rispondere che stavo bene così, ma lei proseguì abbozzando un sorriso che…porca puttana a me sembrava dannatamente sensuale…

-Ho solo una mezz’oretta, ma se hai bisogno di un’infermiera, io sono qui.-

Ok, forse era solo il mio cervellino malato, accompagnato a braccetto –metaforicamente parlando ovviamente- dall’amico del piano inferiore, a macchinare pensieri così contorti, ma la sua frase mi sembrò indiscutibilmente piena di sottointesi.

Senza volerlo –o forse sì-, mi ritrovai ad immaginarla vestita da infermiera…non da infermiera di quell’ospedale, ma da infermiera sexy.

Oh cazzo. Deglutii sentendo improvvisamente la gola secca. Caldo…cazzo se faceva caldo in quel posto, avevano aumentato la temperatura dei caloriferi? Ovvio, colpa di tutti i marmocchi che giravano per il reparto!

-Ehm, mi potresti…passare…l’acqua?- Fantastico, stavo facendo la figura del cretino balbettante o peggio, del ragazzino sovraeccitato.

Lei aggrottò la fronte disorientata dal mio cambio di umore, ma annuì comunque sporgendosi per afferrare la bottiglietta dal comodino.

-Grazie.- Mi sforzai di dire strozzandomi con la mia stessa saliva, prima di buttare giù tutto d’un botto l’acqua. Avevo la gola che stava andando a fuoco…

Dio, ero davvero malato se facevo pensieri del genere sulla Puccio…mi era capitato certo, ma…solo una volta –o forse più- mentre sognavo! Dopo quello stramaledettissimo bacio del cazzo, i miei pensieri su di lei avevano assunto una piega decisamente ben poco casta.

-Stai bene?- Domandò increspando le labbra ed esaminandomi attentamente.

-Sì.- Mi sforzai di sorridere, ma doveva essermi venuta fuori quasi sicuramente una smorfia. Chissà perché mi aveva baciato…solo per irritarmi?

-Se ti disturbo…-

-No!- La mia voce si alzò di un’ottava senza che nemmeno me ne accorgessi. Cazzo…!

Cercai di darmi un contegno, ignorando volutamente il sorrisino che si dipinse sulle sue labbra. Le sue labbra…le stesse morbide, calde labbra che…eh no! E che cazzo, stava diventando una fissa!

Restammo in silenzio per un po’, secondi preziosi che adoperai per scacciare definitivamente i miei pensieri molesti sulla Puccio.

-Non mi sembra quasi vero di riuscire a parlare con te senza litigare.- Confessò lei divertita.

-Già. Questa credo sia la conversazione più civile che siamo riusciti a fare, supera di gran lunga quella sugli accordi per pulire i cessi.- Ironizzai con aria solenne.

Per la prima volta da quando le avevo rivolto la parola con quel misero “ciao”a tre anni, dopo averla incontrata al supermercato con mia madre, riuscii a conversare con lei del più e del meno, senza guardarla con odio o indifferenza, senza insultarla e senza litigare. Un miracolo insomma.

Mia madre mi aveva sempre detto quando ero piccolo di provare a parlarci visto che avevamo la stessa età, ma io testardo com’ero non le avevo mai voluto dar retta. Da quando avevo iniziato le medie e mi ero trovato la prima ragazzina –superando la fase iniziale del “io sono maschio e gioco a calcio, tu sei femmina e giochi con le bambole” delle elementari – avevo iniziato a guardarla con sufficienza, come un ragazzo figo guarda una secchiona sfigata…perché sì, ricordavo bene la fase occhiali-apparecchio della Puccio alle medie.

Dalla prima superiore era cambiata tantissimo però; gli orribili brufoli che contraddistinguevano la fase ormonale dell’adolescenza erano spariti così come occhiali ed apparecchio, lasciando posto ad un bel viso pulito, due begli occhi verdi e un sorriso perfetto.

Ovviamente non ero cieco e la cosa mi era saltata subito all’occhio, ma mi stava comunque troppo antipatica per via del suo atteggiamento da smorfiosa per poterla considerare una persona con cui parlare. E poi…che razza di figura di merda avrei fatto andando da lei e parlandoci così di punto in bianco senza nemmeno conoscerla? Avrebbe potuto benissimo umiliarmi dicendo un “e tu chi sei?”

No, grazie.

-Devo andare…- Mi disse d’un tratto, dopo aver finito di prendere in giro gli orribili capelli rossi della prof di arte.

Di già?

Ma che cazzo andavo a pensare?! Che se ne andasse pure, sprecava troppo ossigeno la nanerottola e in quella stanza già ce n’era poco!

–D’accordo.- Sorrisi falsamente, cercando di sembrare spontaneo, mentre dentro evocavo un qualsiasi intervento divino che le impedisse di uscire da quella cazzo di stanza.

Mmm, non so…un piccolo terremoto? Nah ci sarei andato pure io di mezzo e la mia vita era sacra. Avevo già rischiato una volta, ero così giovane, c’erano ancora troppe donne che avrei dovuto conoscere prima di morire!

Un allagamento? Perfetto. Potevo iniziare a sperare che i bambini rompessero i cessi del piano allagando tutto…

 

 

 

 

Alice’s pov

 

 

D’accordo. D’accordo…d’accordo..?!

Non poteva dire nient’altro porca miseria?! Chessò, dirmi di dettargli qualche compito o di spiegargli cosa era successo in classe mentre non c’era, una qualsiasi scusa per farmi restare!

Feci un sorriso tiratissimo, lanciandogli contro imprecazioni di ogni tipo; stupido, stupido Latini, era solo un cretino!

Aprii la maniglia della porta ad una lentezza esasperante, sperando fino all’ultimo di sentire la sua voce che mi bloccasse, ma niente.

Sbuffai uscendo di corsa e chiudendomela alle mie spalle con forza. Stupido, stupido, stupido!

 

 

Arrivata a casa non avevo ancora finito di insultarlo mentre mi sfilavo le scarpe.

Ripensandoci era stato strano per tutto il tempo, così gentile, amichevole, socievole…molto diverso da come era di solito con me…

Chissà che gli era preso quando aveva chiesto con urgenza l’acqua, sembrava che stesse per soffocare dopo aver inghiottito un quintale di peperoncino. Probabilmente per via di qualche medicinale strano che prendeva…

Avevamo discusso tutto il tempo dei vari professori e del libro di italiano che ci aveva costretto a leggere la Marchegiani. Per la prima volta eravamo d’accordo su una cosa; Il Nome della Rosa era il libro più noioso in assoluto! Lui aveva letto a malapena il titolo sulla copertina, io invece ero a pagina nove, ma avevo capito ben poco di quello che leggevo; se un libro non mi appassionava non ci capivo quasi niente.

Mi sedetti sul divano e accesi la televisione mentre distratta pensavo a quello che mi aveva detto…

Lunedì. Lunedì avrebbe ripreso la scuola…solo due giorni da sopportare quindi e poi lo avrei potuto rivedere ogni giorno. Il solo pensiero mi mandava in estasi più di quanto fosse lecito.

Un dubbio fastidioso si insinuò nella mia mente: come sarebbe stato rivederlo a scuola? In ospedale mi era sembrato una persona completamente diversa, ma a scuola come si sarebbe comportato con me? Di nuovo mi avrebbe dato fastidio con le sue inutili battutine cretine? Da una parte speravo di sì, dall’altra di no…

Annoiata e pensierosa, mi consolai con un po’ di nutella e qualche battuta sciocca, ma divertente, di Hannah Montana.

 

 

Il Lunedì mattina seguii lo schemino sacro al contrario, ovvero, mi vestii con calma e mi truccai con cura, mi piastrai i capelli e alle sette e mezza ero pronta per…sbirciare dallo spioncino per osservare la porta di fronte col cuore in gola. Fortunatamente mio padre era già uscito e mia madre era a letto, altrimenti avrei fatto proprio una misera figura da maniaca spiona…

Quando alle sette e quaranta –ero già in ritardo porca miseria!- vidi la porta di fronte aprirsi, trattenni il respiro emozionata.

L’entusiasmo volò via subito nel momento in cui notai che non era solo, ma con quella smorfiosa di Rossella.

Sospirai appena, delusa. Giusto, era logico che sua sorella lo accompagnasse in macchina il primo giorno dopo la storia dell’incidente, ero proprio cretina…

Sarei uscita e avrei cercato di scroccare un passaggio con sorrisini e moine se al posto di Rossella ci fosse stata Glenda, ma con la Stronza non ci volevo proprio avere niente a che fare…

Aspettai che la porta dell’ascensore si richiuse dietro a loro prima di aprire la porta di casa mia.

Nel momento in cui lo feci però, la porta dell’ascensore si spalancò di nuovo, facendomi sobbalzare.

-Cazzo, le chiavi…!- Disse fra i denti Latini bloccandosi di colpo non appena mi vide.

Bella.Figura.Di.Merda. Davvero, complimenti Alice…

-Ciao.- Mormorai imbarazzata, ma sostenendo comunque il suo sguardo.

-Ciao.- Rispose lui continuando a fissarmi con uno sguardo indecifrabile.

Avrebbe di sicuro pensato che stessi aspettando apposta che loro se ne andassero dietro la porta perché non volevo vederlo…!

-Lore muoviti che sei in ritardo!- Strillò quella befana di sua sorella dall’ascensore.

Lui sembrò riscuotersi da qualsiasi tipo di pensiero e si diresse veloce verso la porta di casa sua.

Nel frattempo, io entrai in quell’affare malefico che era l’ascensore, sentendomi gli occhi ostili di Rossella puntati addosso.

-Lore?Che cerchi?- udii da dentro casa loro la voce di Glenda che rimbombava per le scale.

-Le chiavi!- Gridò lui facendomi andare in iperventilazione solo con il suono della sua voce.

-Ma sono sul tavolo deficiente! Le ho viste ieri sera!- Glenda rimaneva sempre la migliore, mi sarebbe piaciuto averla come sorella.

-E dirlo subito no cretina?!-

-Non me le hai chieste!-

-Sé va beh, vado, chiudi tu!-

Detto quello la porta alla mia sinistra si chiuse rumorosa e nella mia visuale apparve Latini che si richiuse frettoloso la porta dell’ascensore alle spalle per poi schiacciare la T del piano terra.

-Cazzo!- Sussurrò di nuovo a bassa voce. –La Rettino mi ammazza! Se dovesse chiedere il perché del mio ritardo, ero in punto di morte, eh.- Ci squadrò ad entrambe, come a dire che eravamo testimoni del fatto.

Alzai gli occhi al cielo, divertita nonostante la situazione bizzarra. La prof Rettino non era di certo una che tollerava i ritardi, per lei nemmeno la perdita di una gamba valeva come scusa per arrivare dopo, disturbando così la sua preziosa lezione.

-Siamo sulla stessa barca.- Mi ritrovai a dire con una piccola smorfia.

Quando l’ascensore arrivò a terra, schizzarono fuori dall’ascensore alla velocità della luce, esattamente come me che non volevo assolutamente rovinare il mio record di zero ritardi!

 

Arrivai in classe per il rotto della cuffia, la Rettino mi fece una ramanzina indispettita, ma non segnò il ritardo di un minuto e mezzo sul registro per fortuna.

Mi diressi apparentemente tranquilla verso il mio banco, ignorando la stupida voglia di girarmi a guardarlo che mi aveva colto.

La lezione la passai girata verso la finestra, come se quella posizione del collo mi potesse aiutare a non girarmi dall’altra parte.

Mi sentii stupidamente triste quando notai che lui non mi guardava. Parlava con gli amici del più e del meno, ma non mi nominava mai nei suoi discorsi, nemmeno quando parlava dell’incidente.

Ufficialmente lui era stato messo sotto da un tipo che non si era accorto che il semaforo era rosso e che aveva inchiodato all’ultimo investendolo di striscio. Nessun salvataggio, nessuna corsa per riuscire a prendere l’autobus, niente. Gli faceva così schifo dire in giro che mi aveva salvato la vita?

Ogni volta che diceva di avere male alla spalla per la botta presa poi, il mio umore andava sotto le scarpe per i sensi di colpa…

Sbuffai affranta; sentivo che stava ritornando tutto esattamente come prima dell’incidente e la cosa non mi piaceva per niente per quanto fosse seccante ammetterlo…

Ebbi la conferma del mio brutto presentimento nel momento esatto in cui lui mi chiamò “Puccio” con il suo solito tono sprezzante, lo stesso che usava prima dell’incidente.

Stavo tranquillamente camminando per il corridoio quando, senza volerlo, gli ero andata addosso provocando in lui un certo fastidio.

-Puccio cazzo, sempre in mezzo sei.- Era stata la sua gentile risposta al mio “scusa”.

Non ero riuscita a rispondere a quella sua frecciata cattiva, ero rimasta troppo male e al tempo stesso perplessa per il suo modo di fare.

Mi limitai semplicemente a fare una smorfia di protesta in risposta.

Ero stata un’illusa a pensare che Latini fosse cambiato…per cosa poi? Per quell’incidente? Per la nostra chiacchierata all’ospedale? No, era troppo stupido e immaturo per poter cambiare in così poco tempo e per così poco.

-Che palle, giovedì abbiamo la gita a Torino!- Mi aveva distratta Mel con una sonora protesta.

-Ah già…beh dai, sarà interessante.- Due ore e mezza di treno per andare a vedere uno stupido e inutile museo cinematografico…a che cosa serviva visitarlo ancora non l’avevo capito…

-Sì, come no. Che spreco di tempo e di soldi…Ohi, vado fuori a fumarmi una zizza, vieni?-

Scossi la testa sorridendo. –No, grazie.- le avevo ripetuto un centinaio di volte che non fumavo e che non avevo intenzione di iniziare.

-Come vuoi.- Alzò le spalle indifferente, dirigendosi poi verso il cortile della scuola.

Ringraziai tutti gli dei dell’antico Olimpo quando finalmente la campanella dell’ultima ora suonò.

Una volta arrivata davanti alla porta di casa mia però, iniziai a desiderare che la lezione fosse durata fino alle sei del pomeriggio.

Merda, avevo dimenticato le chiavi di casa! E dire che vedere Latini che se le era dimenticate avrebbe dovuto farmi ricordare quel piccolissimo particolare…

-Mamma, ho dimenticato le chiavi!!!- Piagnucolai al telefono sedendomi sugli scalini vicino alla mia porta.

-Come le hai dimenticate?! Ah tesoro, sempre con la testa fra le nuvole sei!-

-Non puoi portarmele un attimino…?- Implorai con una vocina insopportabilmente infantile. Mi odiavo quando facevo così, ma la vocina da bambina idiota funzionava quasi sempre, specie con mio padre.

-No tesoro, Lucrezia è di là in sala riunioni e lo sai che quella stronza fa storie se lascio scoperto l’ufficio…-

Mi alzai di scatto battendo i piedi a terra come una bimbetta in procinto di piangere. –E papi?-

-È a Firenze oggi, lo sai.-

Cazzo. Proprio quando mi serviva doveva andare a Firenze…

-Maaa…- Cantilenai noiosa come una mosca. –Che faccio, non posso aspettarti fino alle sei!-

Cazzo, non potevo nemmeno andare dalle mie amiche; Ilaria era fuori con il suo ragazzo, Daniela a salvare qualche animale in giro per il mondo e Angelica mi aveva detto di dover studiare chimica per il giorno dopo!

Ci fu un attimo di silenzio, poi mia madre riprese a parlare. –Puoi sempre suonare dai Latini e farti ospitare da loro per qualche oretta.-

Spalancai la bocca guardando la porta di fronte alla mia con indignazione.  Mai!

-Ma nemmeno per sogno! Sai benissimo che li odio!-

-Ma tesoro, credevo che Glenda ti stesse simpatica, giocavate sempre con quella Barbie da bambine, come si chiamava…?-

-Era una Tanya mamma…- Borbottai socchiudendo gli occhi.

-Oh sì, Tanya con la slitta e con l’Husky! Erano così carini, dove l’ha portata tuo padre, in cantina?-

-Non lo so.- Digrignai sul l’orlo di una crisi di nervi; ma le sembrava il momento di parlare delle mie bambole?!

-Comunque, non puoi mica aspettare sulle scale, suona a Glenda e spiegale cosa è successo…- Disse come se fosse la cosa più semplice del mondo.

-Già e sai che bella figura ci faccio io?!- La cretina che era rimasta chiusa fuori casa.

-Oh, ma che te ne importa della figura! Glenda è tua amica e gli altri due non li sopporti!-

-Ma…- Provai ad obbiettare.

-Tesoro scusa devo andare, la iena ha finito la riunione, a stasera, baci, baci!-

Seee…baci, baci un corno!!!

Sbuffai mettendo via il cellulare e fissando truce la porta di fronte.

Ok Alice, muovi quelle cazzo di gambe e suona a quella cazzo di porta su!

Parlavo anche da sola, sì. Era confortante essere consigliata dal mio cervello.

In fondo non c’era niente di male nel dimenticarsi le chiavi a casa, anche a Latini stava succedendo quella mattina…

Mi feci forza e premetti l’indice sul campanello per così poco tempo che uscì un suono breve e per nulla udibile.

Ma evidentemente loro lo sentirono lo stesso perché la porta si spalancò ed una confusa Glenda iniziò a squadrarmi dalla testa ai piedi.

-Ciao Gle…Ho dimenticato le chiavi di casa, non mi prendere per una sfacciata, ma se non ti è troppo di disturbo, potresti ospitarmi per qualche oretta?- Parlai tutto d’un fiato, sperando che mi avesse capito nonostante la voce appena accennata.

La sua espressione confusa lasciò subito posto ad un luminoso sorriso. Bene, mi aveva capita.

–Ma certo!- Mi rispose tutta sorridente.

Si spostò per farmi entrare, ma il mio tragitto nell’ingresso della casa fu molto breve perché mi bloccai subito di scatto non appena vidi Latini uscire dalla cucina solo con un insignificante paio di boxer –sembravano più che altro i pantaloncini di un costume da bagno- addosso.

-Ohi Gle, chi è?- Si bloccò anche lui non appena mi vide, più che altro smise di tormentare con la bocca il cornetto Algida che aveva in mano.

Si morse con forza il labbro e deglutì rumorosamente, quasi gli fosse andato di traverso il gelato.

-E tu che ci fai qui?- Chiese arrogante, aggrottando poi la fronte.

Ci misi un po’…diciamo pure un bel po’ a riprendermi e a capire che cosa avesse detto. Il mio sguardo era troppo intento a scorrere su ogni centimetro libero della sua pelle; seguivo avida tutte quelle linee perfette dei suoi addominali, portandomi la mano alla bocca quasi a controllare che non stessi sbavando.

Era quanto di più perfetto avessi mai visto, nessun paragone gli rendeva giustizia…

Oddio. Oddio. Ero prossima ad un collasso. Ero troppo giovane per morire così! Già immaginavo il mio medico spiegare la causa della mia morte: un eccessivo aumento della frequenza cardiaca, surriscaldamento dovuto alla vista di addominali perfetti o, peggio, di Latini mezzo nudo e un’eccessiva eccitazione. Ma si poteva morire per troppa eccitazione?! Di sicuro io sarei stata la prima ad affermare una cosa del genere, perché il caldo che sentivo pulsare in tutto il corpo era insopportabilmente eccitante e…caldo…e…stavo delirando sì.

Eppure quel cretino se ne stava lì davanti a me, tranquillissimo, con quel cazzo di gelato in mano che continuava a leccare con quella lingua tentatrice…

Dio, odiavo il suo modo inconsapevole –o forse no- di tentarmi. 

Mi serviva un gelato per raffreddarmi…mi andava bene anche il suo, eh…

Vedendo che non accennavo minimamente a rispondere, Glenda –sia lodata quella ragazza- rispose al posto mio. –Lore non fare lo stronzo e sii gentile con un’ospite!-

Lui non sembrava quasi aver notato la risposta della sorella però; continuava a fissarmi divertito e a –lo faceva apposta, lo faceva apposta quello stronzo!- giocare con la sua lingua su quella cazzo di panna di quel cazzo di cornetto che d’un tratto avrei voluto avere spalmato addosso. Ok, calma, dovevo ritrovare la mia naturale regolarità nel respirare.

Non poteva leccare quel gelato in modo così evidentemente provocatorio guardandomi però! Già stavo andando a fuoco solo nel vederlo senza maglietta, era scorretto e sadico da parte sua!

-Gle, è Christian?- Un’altra voce femminile, piuttosto simile a quella di Glenda, anche se molto più irritante e strascicata, arrivò dal corridoio.

-No Ross, è Alice.- Rispose Glenda, fin troppo paziente e gentile a mio parere.

-Chi?- Domandò facendo capolino da una delle altre stanze e inarcando il sopracciglio scettica. -Ah.- Scrollò le spalle. –Che vuole?- Parlava con la sorella come se io non ci fossi stata.

-Rimarrà con noi per un po’- Annunciò con un sorrisone l’unica che sembrava contenta della cosa. Gli altri infatti storsero il naso contrariati. Alla faccia dell’educazione, potevano almeno far finta di niente davanti a me…

-In che senso?- Chiese Rossella poggiando le mani sui fianchi in un gesto che a me sembrava quasi intimidatorio.

-Ha dimenticato le chiavi di casa. Ci farà compagnia finché non torna sua madre dal lavoro.-

-Hn, che memoria del cazzo, come si fa a dimenticare le chiavi?- L’idiota numero uno per eccellenza, alias il fratellino maschio, alzò gli occhi al cielo in modo teatrale, come se lui quella mattina stessa non si fosse trovato nella mia identica situazione.

Poi si congedò con un’insopportabile risatina seguito dalla sorella stronza.

Glenda, invece, mi prese per mano e mi trascinò tutta contenta in camera sua. –Vieni, andiamo a spettegolare un po’, è tanto che non parliamo!-

In camera sua però, mi accorsi con orrore della presenza di Mister Simpatia.

-Lore esci che dobbiamo spettegolare.- Brontolò impaziente lei.

-Fate pure, tanto non vi ascolto, non me ne frega un cazzo dei vostri discorsi idioti.- Mormorò annoiato senza distogliere lo sguardo dallo schermo del computer.

-Non ti credo! E comunque hai il pc anche in camera tua!-

-Sì, ma il mio è lentissimo!- Si lamentò lui .

-È lento solo perché tu lo tratti malissimo! Lo ha detto anche lo zio!-

Seguivo il loro battibecco spostando lo sguardo da uno all’altro, come se stessi seguendo una pallina di ping pong.

-Ma non è vero!-

-Sì che è vero! Ti ho visto mentre lo prendevi a calci l’altro giorno! Per non parlare di tutte le volte che lo spegni senza andare su Start/Chiudi sessione e che gli blocchi l’aggiornamento dell’antivirus!-

-Lo prendo a calci solo perché mi irrita la sua lentezza! E poi che cazzo avrà mai da aggiornare l’antivirus ogni due secondi?!- Borbottò lui alzando gli occhi al cielo per un millesimo di secondo, prima di incollarli di nuovo al computer.

-Ah!- Sospirò lei spazientita camminando come una furia verso il suo letto –Lasciamo perdere và!-

La seguii sedendomi a mia volta sul suo letto. L’idea di “spettegolare” con lei non mi tranquillizzava, anche perché non avevo molto da dire su di me.

-Mettiti le cuffie!- lo strillo di Glenda mi fece sobbalzare. Cavoli, che voce, poteva fare la cantante lirica.

-Cosa?!- Lui si scostò un attimo dal computer per sporgersi a fissare la sorella incredulo.

-Mettiti le cuffie e la musica a tutto volume se davvero non ti interessano i nostri discorsi!-

-Oh, ma quanto cazzo rompi…- Soffiò lui inviperito, collegando delle cuffie allo schermo e mettendosele.

Poco dopo sentimmo entrambe partire da esse della musica a volume alto e Glenda si tranquillizzò.

-Allora dimmi,- Gli occhi le brillavano di curiosità, faceva quasi paura, –Come ti trovi nella classe di mio fratello?-

Sorrisi forzatamente. –Bene dai.-

-C’è qualcuno che ti piace scommetto!- Trillò saltellando sul letto da seduta.

-Beh…no.- Quasi lo dissi con un’espressione dispiaciuta, mi dispiaceva deludere le sue aspettative!

-Oh dai! Sono sicura di sì, ci sono un sacco di ragazzi carini!- Lei però non demorse.

-Ah ehm…- Iniziai a pensare che forse mi conveniva dire una bugia…Glenda era molto sveglia e non mi risultava difficile credere che lei già sospettasse qualcosa di quello che era successo fra me e suo fratello. Cioè, che poi alla fine non era successo niente di che, solo un bacetto insignificante, però era sempre meglio depistarla…

-Sì.- Dissi mangiucchiandomi il labbro.

-Lo sapevo!- Lanciò uno dei suoi cuscini dall’altra parte della stanza dalla gioia. –E chi?!Lo conosco quasi sicuramente!-

-Ehm…- Un nome, un nome. –Matteo.- Che poca fantasia davvero.

C’era qualcosa che non mi convinceva però nell’espressione di Glenda, sembrava un coniglio con le orecchie ritte e allerta, pronto a captare qualsiasi suono.

Non capii il perché di quell’espressione finché non parlò. –Lore? Perché non sento più la musica?- Domandò minacciosa.

-Ho messo un attimo in pausa, perché, non posso?- Ribatté acido il fratello.

-No che non puoi! Brutto stronzo, ci stavi ascoltando!- Glenda si alzò dal letto come una furia e si catapultò su Latini con una faccia tutt’altro che rassicurante.

-Ma figurati! Ti ho già detto che non me ne frega un cazzo dei vostri discorsi!- Incrociò le braccia al petto scocciato. 

-Fuori!Ora, o lo dirò poi alla mamma che hai infastidito Alice!-

-Cooosa?! Ma non ho fatto niente!-

-Ho detto fuori! Sono sicura che Ross ti farà usare il suo pc, ora esci, da bravo fratellino su!-

Mi venne da ridere mentre la piccola Glenda prendeva a calci e spinte il fratello per farlo uscire. Mi guadagnai un’occhiataccia dal diretto interessato poco prima della sua uscita di scena.

-Ah! Finalmente un po’ di pace.- Ridacchiò Glenda tornando a sedersi sul letto.

Non c’erano più dubbi, quella ragazza era il mio idolo!

-Ok, ora che mio fratello è uscito puoi anche essere sincera…-

La guardai confusa e spaesata; di che stava parlando?

-So che non è Matteo che ti piace…- Roteò gli occhi allusiva.

Oddio. Perché quello sguardo, dove voleva arrivare? Improvvisamente mi venne la voglia di scappare da quella stanza.

-Sì invece…- Dissi con voce flebile e per nulla credibile. Che pessima attrice che ero!

-Oh andiamo! Prima di tutto devi spiegarmi come fa a piacerti mio fratello, è così odioso!-

Mi sentii avvampare dalla punta dei capelli alle dita dei piedi. –Questo dovresti chiederlo a qualcun’altra visto che a me non piace.- Risposi cercando di mostrarmi sicura.

-Puoi darla a bere a mio fratello, ma non a me e a mia sorella.- Alzò le spalle con un sorrisino furbo dipinto in faccia.

-Vi state sbagliando, senza offesa, ma io odio vostro fratello; è irritante, infantile, idiota, arrogante, presuntuoso e…- Bello, intelligente, capace di farmi andare in tilt cuore e cervello con un solo sorriso, gentile quando voleva, tremendamente bravo a mangiare i gelati, coraggioso e altruista per avermi salvato la vita e…bello, bello come il sole, bello da morire, da restarci secchi.

Oh cazzo, da dove mi erano usciti tutti quei nauseanti pensieri su quel cretino?!

-E ti piace.- Concluse lei senza abbandonare il suo sorriso sornione. –Si capisce.-

-Da cosa?- Non provai nemmeno a ribattere, avevo ancora in testa tutti quei pensieri su di lui e sul gelato…

-Da come ci litighi, da come lo guardi, da come sbavi quando lo vedi…-

-Io non sbavo!- Sbottai rossa di vergogna e rabbia.

-Oh sì invece! Da come lo fissavi prima mi aspettavo di vederti sbavare da un momento all’altro…sembrava fossi in un mondo tutto tuo fatto solo di panna e…- Fece una smorfia schifata. –Mio fratello nudo.-

Colpita e affondata.

Oddio, ma leggeva nel pensiero?!

Boccheggiai per un attimo non sapendo bene cosa dire.

-Oh non ti preoccupare, sapessi io fin dove sono arrivata con il mio ragazzo e il cioccolato.- Mosse la mano con nonchalance facendomi spalancare ancora di più la bocca. –Non ti voglio scandalizzare troppo, alla fine è normale fare questi pensieri.-

Ah, se lo diceva lei!

-Mi sembra ancora di sentire sulle labbra il sapore del cioccolato e del suo…-

-Non mi interessa!- Strillai come un’ossessa. Non ero una verginella pudica, ma cose del genere non le avrei mai e poi mai fatte! Anche se…forse sulla panna un pensierino ce l’avrei fatto…

Rise. –Comunque, sappi che io, a differenza di mia sorella, ti voglio aiutare.- Congiunse le mani tutta contenta. –Che bello sarebbe se tu e mio fratello vi metteste insieme! Forse lui finalmente incomincerebbe a maturare!-

Certo, come no! Io con Latini? Nemmeno dopo mille anni quello sarebbe maturato! Era solo un insopportabile ragazzino odioso e non avevo nessunissima intenzione di sprecare il mio tempo con lui, potevo avere di meglio! Interiormente parlando…

Feci un sorriso più falso di una banconota da sette euro. –Mi spiace deluderti, ma a me non piace…davvero.-

Dalla sua faccia ci avrei giurato sul fatto che non mi credesse per niente. –Ok.- Si arrese infine. –Se avrai bisogno di qualsiasi aiuto con lui, io sono qui.- Si aprì in un luminoso sorriso incoraggiante.

-Ok, grazie.- Mi sforzai di nuovo di sorridere per essere gentile.

-Un consiglio.- Mi guardò maliziosa. –Mio fratello è un coglione orgoglioso, lui non fa mai il primo passo con una ragazza, lancia l’amo e aspetta sempre che siano le ragazze a corrergli dietro. Mi scoccia ammetterlo, ma la sua strategia funziona il più delle volte, visto tutte le ragazzine che gli cascano ai piedi come sacchi di patate.- Fece una smorfia disgustata, poi assunse di nuovo la stessa espressione furba di prima. –Devi essere tu a lanciargli l’amo questa volta e ad aspettare che abbocchi.-

Dalla mia espressione dovette leggere una muta domanda a cui rispose subito. –Abboccherà, ne sono sicura. Conosco abbastanza bene mio fratello da capire quando è seriamente attratto da qualcuna.-

La guardai scettica e mi venne da ridere. –Da me? Attratto da me?- Domandai per nulla convinta.

-Certo. Ricordati di non sottovalutare mai il potenziale che una ragazza ha su un ragazzo, il potenziale che tu hai su mio fratello.- Glenda con quell’espressione faceva proprio paura, sembrava una tigre pronta a mangiare la sua preda.

Non l’avevo mai vista sotto quella luce, pensavo fosse molto più…ingenua ecco. Rimaneva sempre la stessa persona con cui giocavo alle Barbie da piccola!

-Devi farlo impazzire come solo una ragazza può fare.- Rise riassumendo la sua solita espressione serena e posata di sempre.

-Perché mi dici queste cose?- La domanda uscì spontanea e incontrollata.

-Perché siamo amiche e mi piacerebbe averti come cognata e poi…perché voglio vendicarmi di mio fratello che mi tratta come una bambina, non lo sopporto!- Sbuffò incrociando le braccia al petto. In effetti per molti suoi atteggiamenti sembrava una bambina, ma evitai di dirlo.

-Come una bambina?- Chiesi compassionevole, cogliendo la palla al balzo per cambiare discorso.

-Sì! Con Rossella si comporta da amicone, la stima, le lascia fare tutto quello che vuole…invece con me fa il fratello protettivo! Non posso mettermi un vestitino scollato che mi rompe subito le scatole!- Mise il broncio offesa, facendomi sorridere.

-Magari ti vede più come una sorella minore da proteggere…- Azzardai non riuscendo comunque a pensare a Latini come ad un fratello protettivo.

-Sì, credo anche io sia per questo.- Si addolcì un po’ e sciolse le braccia lasciandole ricadere sulla gambe. –Sa che Rossella sa difendersi benissimo da sola da qualsiasi idiota, è pure cintura nera di karaté! Invece con me è diverso, mi vede come una bambina indifesa, cosa non assolutamente vera!-

-Cerca di farglielo capire.- Feci spallucce.

-Ci ho provato in tutti i modi, litighiamo sempre su questo. Ecco, per quando vi metterete insieme, ti avviso già che mio fratello è insopportabilmente geloso e possessivo…-

Oh no, eccola che ritornava sull’argomento.

-Io e tuo fratello non ci metteremo mai insieme.- Chiarii subito seria.

-Ok.- Scrollò le spalle e distolse lo sguardo pensierosa.

Decise di cambiare completamente discorso, iniziò a parlarmi del suo ragazzo Domenico, a sentire lei l’Edward Cullen di Milano. Bellissimo, perfetto, premuroso.

-Magari potremo fare un’uscita a sei quando starai con mio fratello!- Esclamò tutta contenta, ignorando come sempre il mio disappunto. –Io e Dome, Rossella e Christian e te e Lore! Sarebbe bellissimo!- Gongolava di gioia. Oddio, sembrava quasi che stesse già progettando il nostro matrimonio!

Quando arrivarono le sei non mi sembrò neanche vero, finalmente potevo andare a casa!

Essere la confidente di Glenda per un pomeriggio mi aveva completamente sfinita, peggio di cinque ore di jogging…

Così dopo aver studiato, cenato ed essermi fatta una doccia rinfrescante –in tutti i sensi, giusto per dimenticare la vista di quello stronzo quello stesso pomeriggio- me ne andai a letto esausta.

 

 

 

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Capitolo 9
*** Qualunque cosa ***



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Capitolo 8: Qualunque cosa

          

Capitolo 8: Qualunque cosa

 

 

Passò qualche giorno e le cose non cambiarono. Latini mi salutava sempre, solo ed esclusivamente con un cenno della testa, piuttosto seccato a giudicare dalla sua espressione.

Non capivo perché si comportasse così…cioè, non pensavo che dopo quella chiacchierata in ospedale fossimo diventati amici per la pelle, ma almeno…non lo so, conoscenti?

Sbuffai involontariamente continuando a guardare fuori dal finestrino.

Mancava ancora un’ora e mezza all’arrivo del treno a Torino e io mi ero già stufata di stare seduta.

Il treno era praticamente vuoto e la nostra classe occupava tutto un vagone.

I professori se ne stavano per i fatti loro in chissà quale parte del treno e i miei compagni di classe non perdevano occasione per far casino e mettere la musica a tutto volume per cantare più stonati di un branco di topi ubriachi.

Mel era partita da mezz’ora, nonostante non avesse bevuto niente, cantava con gli altri e saltava da un sedile all’altro del vagone.

Io ero l’unica sana di mente in quel treno…povera me…

-Vai, vai, spogliarello Zorzi! - Gridò un mio compagno di classe di cui ricordavo a malapena il cognome.

Ovviamente non avevo creduto nemmeno per un secondo che Mel assecondasse quell’idea…quanto mi sbagliavo.

Sotto il coro di un branco di lupi allupati, Mel si tolse la maglietta muovendosi a ritmo della musica che usciva a tutto volume dal cellulare di uno degli altri ragazzi.

-Mel, ma sei scema?!- Strillai balzando in piedi. –Cazzo se ci beccano siamo fottuti!- Già mi immaginavo se fosse entrato qualche altro passeggero o il controllore dei biglietti.

-Ma dai Ali rilassati!Chi vuoi che ci sia?- Rise lei tranquillissima sfilandosi anche i jeans.

Dio non ci credevo…io non ci volevo entrare in quella storia. Mi diressi velocemente verso la porta per accedere ad un altro vagone, ma Vergata, Rocatelli e Gubbi mi si pararono davanti incominciando a gridare:

-Vai ora tocca alla Puccio!-

-Nemmeno per sogno.- Scossi la testa incredula stupendomi nel sentire il coro che si alzò dietro di me.

-Oh sì, vogliamo la Puccio senza vestiti!-

Guardai Mel in cerca di supporto, ma lei si limitò ad una scrollata di spalle e mi lasciò da sola contro 22 ragazzi piuttosto…famelici.

-Scordatevelo.- Ribattei con voce ferma.

-Oh la Puccio fa la verginellaaa…- Mi sfotté quel cretino di Lele.

-Io non faccio la verginella, semplicemente non mi va di togliermi i vestiti in mezzo ad un branco di depravati!- Incrociai le braccia al petto seria. C’era un limite a tutto! Ci mancava solo che il prof mi beccasse mezza nuda in mezzo ai miei compagni di classe poi, un’altra visita dal preside non me l’avrebbe tolta nessuno.

-Secondo me si vergogna, perché in fondo non ha nulla di che da mostrare…- Insinuò Andrea Vergata con un ghigno strafottente.

Solo Matteo mi difese: -Dai ragazzi lasciate perdere…- Nessuno gli badò.

-Già, deve avere parecchia cellulite sulle gambe…- Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Non fu la frase in sé a farmi scoppiare, fu la voce che la pronunciò; la più stronza e bella al tempo stesso.

Mi girai a fulminare lo stronzo più furiosa che mai. Secondo lui ero piena di cellulite?! Beh si sbagliava e glielo avrei dimostrato più che volentieri.

Senza distogliere gli occhi da lui, feci un sorrisetto diabolico. –D’accordo, ma questa sarà la prima e l’ultima volta.- Una serie di fischi di approvazione fece da sottofondo al mio gesto spontaneo di afferrarmi i lembi della maglietta per sfilarmela.

La tolsi lentamente, sentendo la pelle bruciare dal caldo nonostante fossi rimasta mezza nuda a ottobre; stavo andando letteralmente a fuoco sì, perché c’era solo una persona che guardavo in mezzo a tutti quegli sguardi affamati. Solo lo sguardo bramoso di una persona mi mandava in estasi e faceva scorrere adrenalina pura nelle mie vene.

Non sentivo la musica, non sentivo i fischi degli altri, non sentivo niente, vedevo solo lui, anche mentre mi toglievo i jeans muovendomi in modo sensuale senza nemmeno rendermene conto, completamente rapita dai suoi occhi, ipnotizzata ancora una volta. Era come se fosse stato lui a dirmi come dovevo muovermi attraverso il pensiero.

Guardami. È cellulite quello che vedi?

No, a giudicare dal suo sguardo avido non era alla mia cellulite inesistente che stava pensando.

Avevo caldo. Caldo da morire, perché ripensando alle parole di Glenda, capivo quello che aveva voluto dire, capivo che non aveva tutti i torti quando diceva che Lorenzo era attratto da me.

Lo sentivo sulla mia pelle il suo sguardo, sentivo che mi voleva…esattamente come io avrei voluto lui in quel momento.

I suoi occhi erano due pozze scure di desiderio; nessun ragazzo mi aveva mai guardata in quel modo, nessun ragazzo mi aveva mai fatto venire così tanti brividi tutti insieme sulla mia pelle, calda per l’eccitazione che sentivo crescere dentro di me.

Devi farlo impazzire come solo una ragazza può fare

E lo stavo facendo…solo che stavo facendo impazzire anche me di rimando, perché ero tutta un fremito, non desideravo altro che avvicinarmi a lui e lasciare che mi sfiorasse, che mi accarezzasse, che mi facesse nemmeno io sapevo bene cosa, ero troppo drogata del suo sguardo.

Nel momento esatto in cui un emerito coglione mi palpò il fondoschiena, mi resi conto di essere salita sul sedile del treno e di essere circondata da almeno una decina di ragazzi tutti intenti a fischiare.

Fu come svegliarsi da un sogno, ritrovarsi in mezzo a tutte quelle scimmie mi fece quasi schifo.

-Leva questa cazzo di mano maniaco!- Obbiettai dando uno schiaffo secco alla mano di un mio compagno di classe non bene identificato.

Scesi dal sedile a dir poco sconvolta. Oddio. Oddio, oddio, oddio. Che avevo fatto? Ero mezza nuda in mezzo ai miei compagni di classe in un treno per andare in gita. Afferrai in fretta i miei vestiti, sentendomi scottare per l’imbarazzo.

-Cazzo Puccio come ti muovi…- Ammiccò un idiota decisamente eccitato a giudicare dai suoi pantaloni. Dio che schifo, mi era caduto lì per sbaglio lo sguardo. –Sicura di non aver lavorato come spogliarellista?!- Continuò ridendo.

-Spiritoso…- Commentai facendo fatica persino a sorridere. Avevo fatto la figura della troia spogliarellista…ma che bello.

-We vogliamo il bis!- Strillò un altro cavernicolo.

-Scordatevelo proprio, avete già visto troppo.- Borbottai risedendomi al mio posto vestita.

Dio che vergogna…non avrei più avuto il coraggio di guardarli in faccia, non avrei più avuto il coraggio di guardare Latini in faccia! Avevo fatto quello stupido spogliarello per lui…per quel cretino! Ma che diavolo mi era preso?! Mi veniva da piangere…bella figura davvero…

Nessun ragazzo mi aveva mai visto solo in mutandine e reggiseno, solo Matteo…mi sentivo come…umiliata!

-Ali tutto bene?- Mi chiese Mel sedendosi vicino a me.

-No, per niente!- Sbottai rossa in viso. Mannaggia a lei che non mi aveva difeso e aveva lasciato che mi umiliassi così!

-Ma dai, è solo uno spogliarello così, per stare in compagnia con gli amici, l’ho fatto anche io…- Rise. –Anche se non li ho mandati in estasi come te.- Commentò sorridendo amichevole. –Devi farmi vedere come si fa, mi piacerebbe sì far impazzire i ragazzi come hai fatto tu.-

Non risposi, mi limitai ad una scrollata di spalle e a guardare di nuovo fuori dal finestrino.

In fondo aveva ragione lei, era stata solo una cosa così, fra amici, per fare gli stupidi…eppure…lui mi aveva vista, lui aveva visto che lo guardavo mentre mi spogliavo…

Mi tappai gli occhi con le mani come per nascondermi. Mi vergognavo da morire.

Io avevo visto il suo sguardo però…e avevo visto che mi voleva. Per quanto fosse stronzo con me e per quanto mi odiasse, non poteva certo negare di essere stato attratto da me mentre mi spogliavo. E quella consapevolezza mi fece spuntare un sorrisino molesto sulle mie labbra.

 

 

La visita al museo fu lenta e noiosa. Un tipo ciarlava in continuazione, spiegando la nascita della prima pellicola in passato e di come venivano mosse una volta le immagini; facendone scorrere tante simili, ma diverse in piccoli particolari, una dopo l’altra velocemente.

Persi il filo del discorso quasi subito, concentrarmi sulla spiegazione non mi riuscii più nel momento esatto in cui mi accorsi che Latini mi stava fissando.

Mi mossi sul posto irrequieta facendo finta di niente. Perché continuava a fissarmi? Perché non la smetteva? Che fastidio…

Quando il tipo del museo ci diede il via libera per vedere le varie esposizioni tirai un sospiro di sollievo, ero già pronta a sottrarmi allo sguardo del cretino.

-Ali?-

Oddio no, di nuovo? Ma che palle…

-Dimmi Teo.- Sorrisi in modo forzato non riuscendo ad evitare una veloce occhiata a Latini che se ne stava appoggiato al muro dall’altra parte della sala…e ci fissava…Dio che nervi.

-Senti, per sabato, ti va bene se ti passo a prendere alle otto?- Mi chiese speranzoso.

Un momento. Che giorno era? Giovedì…Oh no! Avevo promesso a quel rompiscatole di uscirci insieme, me ne ero completamente dimenticata!

-Ah.- Il mio sorriso si allargò e per un attimo temetti che la mascella facesse crack per quanto fosse tirato.

-Ma certo, va bene.- Mica potevo dire che me ne ero dimenticata…

-Fantastico!- Si illuminò in un sorriso radioso e…sollevato.

Annuii leggermente a conferma del suo “Fantastico”, nonostante pensassi che di fantastico ci fosse ben poco in quella faccenda.

Avere un appuntamento con Matteo? Non aveva prezzo per dirla alla Master Card…Era un fottutissimo appuntamento gratis purtroppo e me l’ero guadagnato grazie alla mia scemenza.

Diedi una rapida occhiata agli altri oggetti del museo, decidendo di contare fino a duemila prima di prendere Latini a pugni per il suo squadrarmi in continuazione…ma non gliel’aveva detto nessuno che fissare le persone non era educato?!

Avrei voluto chiedergli che cavolo avesse da guardare -non sorrideva poi, era serissimo- , ma immaginavo più o meno che c’entrasse la mia performance del treno e non avevo minimamente voglia di intavolare quel discorso con lui.

Durante il viaggio di ritorno il gruppo di idioti mi implorò di nuovo di esibirmi. Se lo potevano pure scordare, che si esibissero loro con il loro fisico da pensionati!

Di nuovo mi sentii insistentemente osservata e mi ripromisi di dire al deficiente di finirla o mi sarei incazzata sul serio. E che cavolo, c’era un limite a tutto! Non aveva mai visto una ragazza in biancheria forse?! Cavoli, mi crollava un mito allora!

Sfortunatamente per me, me lo ritrovai pure sull’autobus e nell’ascensore.

Quando l’ascensore arrivò al sesto piano, non immaginai minimamente che si fosse tolto lo zaino dalle spalle per un motivo ben preciso.

Lo buttò a terra e lo poggiò proprio sulla traiettoria della porta esterna che rimase socchiusa.

Poi si girò verso di me e rimase in silenzio a fissarmi, proprio davanti alla porta per uscire.

Ok, era un tantino inquietante il fatto che se ne stesse zitto, che aveva?

-Se non ti spiace dovrei uscire.- Insinuai pungente avvicinandomi a lui e incominciando a pensare ad un modo per spostarlo di lì.

Lui non sembrava minimamente intenzionato a collaborare e a spostarsi.

Aggrottai la fronte. –Si può sapere che…- Non riuscii a finire la frase, mi prese per le spalle e senza che io potessi fare niente per impedirlo mi tappò la bocca con la sua.

Feci una strana smorfia sorpresa nel momento esatto in cui mi resi conto di quello che stava succedendo.

Sentire di nuovo le sue labbra, il suo sapore, il calore del suo corpo sul mio, mi mandò completamente in estasi.

Chiusi le palpebre sentendole improvvisamente pesantissime e mi lasciai andare a quel meraviglioso supplizio.

Stavo sognando di sicuro, a partire dallo spogliarello di quella mattina, era tutto troppo strano per essere vero. Era troppo strano che Latini mi prendesse di spalle e mi sbattesse al muro di un ascensore per poi baciarmi, roba da film porno o da mio sogno erotico.

Legai le mie braccia dietro al suo collo e passai le mie mani fra i suoi capelli per spettinarli, mentre continuavo ad assaporare l’interno della sua bocca con la mia lingua.

Un sogno…non volevo più svegliarmi.

Quando si staccò da me ansante, l’unica cosa a cui riuscii a pensare fu che il rumore del suo respiro affannato così vicino al mio viso me lo sarei ricordato per un bel po’, compresa quella mattina in cui mi sarei svegliata da quel sogno.

-Puccio…- Mormorò a due centimetri dalle mie labbra sorridendo.

-Alice…- Lo interruppi con un filo di voce perdendomi in quegli occhi stupendi che aveva.

-Cosa?- Chiese lui senza capire.

-Chiamami Alice.- Precisai. Se era un sogno, potevo anche chiederglielo, no?

-Alice.- Concesse lui baciandomi di nuovo e spegnendo il mio ultimo neurone rimasto.

Mi aggrappai letteralmente a lui con le mani, iniziando a desiderare un contatto più diretto con il suo corpo. Beh se era un sogno volevo un letto. Un grosso e comodo letto.

Mormorò qualcosa al mio orecchio che non riuscii a distinguere bene. –Come?- Domandai, chiudendo di nuovo gli occhi e reclinando la testa indietro nel momento in cui incominciò a baciarmi lentamente il collo.

-Che cosa ci trovi in quel coglione di Matteo?- Mi chiese, soffiando sulla mia pelle e facendomi venire brividi su per tutto il corpo.

Aggrottai la fronte confusa. Era un sogno. Era un sogno, no? Eppure in un mio sogno lui non mi avrebbe mai chiesto niente del genere.

Lasciai che andasse avanti a torturare il mio collo con la lingua e ben presto quelle piacevoli attenzioni mi fecero dimenticare la sua domanda.

-Vieni a letto con me.- Una richiesta. O una supplica?

Sgranai gli occhi incredula e il respiro mi si mozzò. –Co…cosa?!- Chiesi sicura di aver capito male.

Ok, era un sogno, ma in un sogno l’avremmo dovuto fare e basta, senza sue richieste.

Si staccò dal mio collo e piantò i suoi occhi nei miei. –Solo una volta.- Precisò in tono smorzato.

Non risposi. Mi limitavo a boccheggiare come un pesciolino senza acqua. Non sapevo cosa dire, se era un sogno volevo svegliarmi in quel momento.

-Ti voglio…Alice.- Soffiò a due centimetri dal mio viso incendiandomi la pelle.

-Non immagini nemmeno quanto io sia attratto da te…per quanto mi costi ammetterlo.- Parlava con un tono di voce quasi sofferente, come se per lui fosse stato un disonore dire una cosa del genere.

Per quanto mi costi ammetterlo.

Non poteva essere un sogno, non avrebbe mai detto niente del genere in un sogno. Con orrore mi accorsi di essere sveglia, avrei preferito fosse stato un sogno.

-So che è…squallida come cosa, ma te lo chiedo come favore, solo una volta per…togliermi lo sfizio diciamo.-

Togliermi lo sfizio.

Di male in peggio, quello era un incubo!

Spalancai la bocca indignata, avrei voluto dire qualcosa, ma la gola era secca e non avevo voce nemmeno per insultarlo. Ma per chi mi aveva presa?! Per una da una botta e via?! Voleva togliersi lo sfizio?! Glielo toglievo io lo sfizio con un calcio nelle parti basse a quello stronzo!

Improvvisamente la sua vicinanza iniziò a disgustarmi, era una presenza fastidiosa, non volevo averci niente a che fare.

Ero solo un’illusa, una povera e patetica illusa. Per lui ero solo una come tante, una con cui togliersi lo sfizio. Un capriccio. Lui era solo un bambino ed io un oggetto dei suoi desideri.

-So che ti piace Matteo…- La sua voce rabbiosa mi distrasse dalla serie di insulti che stava macchinando il mio cervello. –L’ho sentito ieri mentre lo dicevi a mia sorella…- Si morse il labbro con forza, troppa forza, quasi mi aspettavo iniziasse a sanguinare.

-Ma…si tratterebbe solo di una volta, te lo giuro, solo per farmi passare questa fissa per te.-

Il cuore mancò un battito, sia perché sulle scale udii il rumore di una porta che si chiudeva, sia perché la sua ultima frase mi aveva scosso.

Ero masochista, una povera e pazza masochista, perché non volevo che la sua fissa per me gli passasse.

-Io…- La mia voce? La mia voce era così roca e flebile?

Io…cosa? Cosa avrei potuto dirgli, in che modo avrei potuto fargli capire come mi sentivo? Delusa, umiliata, come se mi stesse paragonando ad un oggetto.

-Avevi detto qualsiasi cosa quel giorno all’ospedale.- Mi interruppe senza pensarci troppo. –Fammi questo favore.-

Continuava a ripetere la parola “favore” e continuava a non capire.

Avevo sbagliato a non porre dei limiti a quel “Qualunque cosa” quel giorno, le mie preoccupazioni erano fondate.

Rimasi di nuovo in silenzio, ascoltando attentamente il rumore del portone al piano terra chiudersi. A quanto pareva il poveraccio aveva deciso di farsi le scale a piedi visto che l’ascensore l’avevamo bloccato noi…

Le mie corde vocali ormai erano sparite, anzi, spezzate. Era come se qualcuno le avesse tagliate con un paio di forbici, non le sentivo proprio più, o forse avevo semplicemente dimenticato come fare per utilizzarle.

-Sarebbe d’aiuto anche per te, so che anche tu sei attratta fisicamente da me, saremo comunque pari.- Aggiunse peggiorando solo la situazione.

Mi stava venendo da vomitare, mi sentivo mancare la terra sotto i piedi. Oppure erano le mie gambe che stavano per cedere.

Io ero attratta fisicamente da lui, su quello non c’erano dubbi. Il fatto era che…non sapevo se c’entrasse solo il fisicamente. C’era dell’altro? Ma poi cos’altro ci doveva essere?

Scossi la testa per riordinarmi le idee, ma non servii a molto. La sentivo pesante e…vuota, non sapevo cosa pensare.

-Pensaci d’accordo? Fammi sapere quando hai deciso.- Si staccò da me definitivamente, mollando la presa sui miei fianchi e riprendendosi in spalla lo zaino.

Mi sentii vuota e poco stabile nel momento in cui si allontanò del tutto da me. Aspettai appoggiata alla parete dell’ascensore di sentire la porta di casa sua chiudersi, prima di uscire di lì scombussolata come se fossi appena scesa dalle montagne russe.

 

 

Quella sera la passai sdraiata sul mio letto a riflettere. Mia mamma, preoccupata, mi aveva implorato più volte di mangiare qualcosa, ma non riuscivo proprio, avevo la nausea.

Il giorno dopo l’avrei rivisto a scuola…che cosa gli avrei potuto dire? Semplicemente la verità. Io al sesso davo valore, per me doveva essere una cosa importante, non fatta così tanto per fare.

Mi avrebbe presa in giro lo sapevo…ma davvero mi importava della sua opinione? No. Non mi era mai importato delle opinioni degli altri, la sua non contava di più.

Era stato davvero squallido da parte sua chiedermi una cosa del genere, specie tirando in ballo quella promessa che gli avevo fatto all’ospedale!

Mi alzai dal letto sbuffando, diretta verso il bagno con l’intento di farmi una bella doccia rinfrescante. Mi sarebbe servita a prepararmi psicologicamente; il giorno dopo avevo un bel discorso da fare al Cretino.

 

 

La giornata a scuola fu a dir poco pessima. Latini non faceva che fissarmi, peggio del giorno prima.

Ho capito che vuoi una risposta, ma lasciami respirare cazzo! Avrei voluto gridargli.

La mia amica Angelica poi non la smetteva di scrivermi messaggi che facevano tutt’altro che tranquillizzarmi. Secondo lei dovevo rispondere di sì a Latini e farci sesso, giusto per togliermelo io lo sfizio. E, dovevo ammetterlo, la tentazione era forte.

 

Ali davvero io non ti capisco! È un gran figo e ti ha chiesto di andarci a letto insieme, che vuoi di più?? Togliti questa voglia e basta, fine, poi ognuno per la sua strada, è un’occasione d’oro!

 

Fosse stato così semplice…

Il parere di Daniela, non lo avrei mai ammesso davanti a lei, era il più saggio.

 

Devi dirgli assolutamente di no Ali, tu non sei in cerca solo di sesso, lui non va bene per te. Fare l’amore deve essere una cosa importantissima, non squallida. Devi pensare ad una cosa poi…una volta che lo avrete fatto…riuscirai a farti da parte e a dimenticarlo?

 

Aveva ragione. Io non ero il tipo di ragazza che faceva sesso per poi far finta di niente.

L’Ilaria era un po’ più grintosa nella sua risposta.

 

Ma stiamo scherzando?! Lui vuole togliersi lo sfizio?! Aaaah senti carino, vatti a fa’ un giro di notte qui a Milano e vedi che di zoccole ne trovi in abbondanza!! Ma guarda te ‘sto stronzo, ma chi si crede di essere?! Non cedere Ali, tu sei superiore, non farti trattare così da quel puttaniere del cazzo!

 

In sintesi c’era un parere positivo e due negativi. Motivo in più per dire “No, grazie”.

Sospirai nel momento in cui anche Mel mi passò un fogliettino durante la lezione di storia per dirmi la sua.

 

Secondo me dovresti accettare Ali. Dico, l’hai visto Lore che figo non è?! E poi non è detto che lui non voglia replicare, sai com’è…io lo conosco da un po’ e mi sembra piuttosto preso da te.

 

Aggrottai le sopracciglia, certo, era proprio presissimo da me, come no. Tanto da chiedermi di fargli da puttana per una volta.

Due positivi e due negativi. Giusto, proprio per confondermi ancora di più pure le mie amiche mi si mettevano involontariamente contro.

Sbuffai accasciandomi sul banco affranta. Forse quella era l’unica occasione che avevo per stare con…aaah, che cosa me ne importava di stare con lui?! Niente, era antipatico e odioso!

Mentre il mio cervello macchinava pensieri contorti, la campanella suonò avvisandomi che la sesta ora di scuola era finita e che purtroppo potevo tornare a casa.

Sapevo già più o meno cosa dirgli, come introdurre il mio discorso.

Quando suonai al campanello di casa sua però, persi ogni sicurezza.

Grazie a Zeus, Afrodite, Atena e chi più ne ha più ne metta, mi venne ad aprire vestito e senza gelato in mano.

-Ehi.- Ricacciai la mano dietro la schiena dopo aver fatto un cenno. Mannaggia a me, dovevo essere incazzata per la proposta che mi aveva fatto, non amichevole.

-Ciao.- Sorrise appena, ma il suo sorriso non arrivò ai suoi occhi che mi guardavano seri e in attesa.

-Posso entrare?- Sai com’è, dirti che non voglio venire a letto con te sulle scale non è proprio il massimo.

Sperai ardentemente che non fraintese la mia domanda pensando a chissà cosa. Quando si aveva a che fare con un rappresentante di sesso maschile non si sapeva mai.

-Certo.- Scrollò le spalle e si fece da parte per farmi passare.

Una volta varcata la soglia di casa mi sentii decisamente più nervosa, soprattutto perché non vedevo nessuna traccia della presenza di Glenda o Rossella.

-Le tue sorelle?- Chiesi con nonchalance, ma la voce mi tremava.

-Sono fuori.- Era intento a chiudere la porta mentre rispose, perciò non riuscii a vedere la sua espressione.

Oddio. Eravamo da soli in casa, potevo scegliere un momento peggiore? No.

-Ah.- Forza, dovevo farmi coraggio ed incominciare, quel silenzio era a dir poco imbarazzante, quasi più della situazione.

-Senti…- Iniziai decisa, ma incontrare il suo sguardo mi fece vacillare. Deglutii per riprendere coraggio. –Io…ti sono grata per avermi salvato la vita, veramente, se non ci fossi stato tu non so cosa mi sarebbe successo.- Distolsi lo sguardo dai suoi occhi e lo puntai su un quadro di New York appeso sul muro.

-E sono piuttosto…lusingata di questa tua…attrazione, anche se ammetto che la tua richiesta mi ha lasciata un po’…perplessa.- Ok, stavo ammorbidendo il tutto, in realtà volevo insultarlo per avermelo chiesto.

-Spero davvero che ti passi.- No, che bugiarda, questo non era vero. –Anche senza il mio aiuto. Voglio dire, ci sono altri modi per distrarsi diciamo, di sicuro troverai qualche ragazza che ti attrarrà più di me e…- Stavo andando a parare su un discorso completamente senza senso e inutile. Senza contare che dire quelle cose mi innervosiva. Il pensiero che si svagasse con un'altra era schifosamente molesto e fastidioso.

Non mi aspettavo proprio di vederlo sorridere in risposta.

Mi accigliai. –Ti fa ridere quello che sto dicendo?- Chiesi aspra.

-Un po’ sì.- Se non altro era sincero. –Quello che non hai capito Puccio- Bene, si era ritornati ai cognomi, -è che non voglio una qualsiasi, è te che voglio.-

Sobbalzai nel sentire quelle parole pronunciate con così tanta disinvoltura e la mia sicurezza iniziò nuovamente a oscillare. Non seppi come rispondere a quella frase che, odiavo ammetterlo, mi aveva fatto piacere, molto piacere.

Si avvicinò a me, ma io mi ripresi in tempo per allontanarmi e per evitare che il suo corpo mi sfiorasse.

-Mi dispiace per te, ma puoi sempre trovare una mia sosia.- Ribattei sarcastica.

Scosse la testa risoluto. –Non sarebbe lo stesso.-

-Non so che dirti, ma quando ho detto “Qualunque cosa” non intendevo affatto includere anche favori sessuali.- Mi fece venire i brividi pronunciare le ultime due parole.

-Potevi specificarlo.- Inarcò il sopracciglio, facendosi improvvisamente serio.

-Lo avrei fatto se tu non mi avessi…- Se tu non mi avessi…cosa? Se lui non mi avesse ipnotizzata con i suoi bellissimi occhi…

-Se io non ti avessi…?- Mi sollecitò curioso.

-Sai benissimo che cosa hai fatto…tu mi hai ammaliata!- Strillai paonazza.

-Io avrei fatto cosa?!- O era bravo a fare il finto tonto o era scemo davvero.

Scrollai il capo per cercare di calmarmi e di scacciare tutti gli insulti che si sarebbe meritato di ricevere.

-Ad ogni modo la risposta è no. Non verrò a letto con te Latini, mi spiace per il tuo ego, ma le cose stanno così!- Incrociai le braccia al petto furiosa.

-Bel ringraziamento per averti salvato la vita.- Insinuò perfido.

-Non sono obbligata a venire a letto con te solo per saldare un debito!- Gridai a dir poco oltraggiata. –Potevi evitarti il disturbo di salvarmi guarda se in cambio ti interessa solo un po’ di sesso!-

-Non saresti obbligata, so che anche tu lo vorresti, sei solo troppo orgogliosa e testarda per ammetterlo!- Protestò scocciato.

Ma come si permetteva di insinuare una cosa del genere?! Feci per protestare, ma lui mi interruppe brusco. –E comunque per me salvarti non è stato un disturbo. Sei proprio una scema se pensi che io l’abbia fatto solo per poi chiederti di venire a letto con me!- Mi si avvicinò e indietreggiando toccai la porta d’ingresso con la schiena; il suo corpo aderì al mio, facendomi elettrizzare e il suo viso stupendo era a pochi centimetri dalla mia bocca che improvvisamente sentivo bruciare.

-Lo rifarei anche se avessi la certezza di non poterti avere, non mi sono pentito di averlo fatto.-

Il mio respiro aumentò, così come il battito del mio cuore che tamburellava come impazzito. Avevo perso la mia grinta, il mio sarcasmo, la mia forza di volontà…mi sentivo come una bambolina…o peggio, come una marionetta, manovrata solo dall’istinto e dall’eccitazione che sentivo crescere dentro di me.

Senza pensarci oltre, senza pensare alle conseguenze, mi avvicinai ulteriormente a lui ed eliminai la distanza fra le nostre labbra.

 

 

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Capitolo 10
*** Solo...sesso? ***



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Capitolo 9: Solo…sesso

Capitolo 9: Solo…sesso?

 

 

Non avevo pensato abbastanza a quello che stavo facendo, anzi, diciamo pure che non ci avevo pensato affatto.

Pensare in quel momento era un perdita di tempo e io sentivo il mio bisogno di lui crescere a dismisura ogni secondo di più.

Non riuscivo a credere a quello che stavo facendo, se mi fossi guardata dall’esterno mi sarei sicuramente schifata. Ma dall’interno, fra le sue braccia, non me ne importava un cazzo di quello che la parte intelligente del cervello poteva pensare dell’altra.

Mi ritrovai sul suo letto in meno di un minuto, o forse di più, nemmeno io lo sapevo, avevo perso la cognizione del tempo.

Sapevo solo una cosa; lo volevo. Lo volevo da impazzire, da star male dentro al solo pensiero di interrompere quel contatto con la sua pelle. Non mi chiesi nemmeno come fosse possibile, come potessi sentirmi così attratta da un ragazzo che fino ad un mese prima avrei preso volentieri a pugni.

Lo volevo e lui voleva me. Mi bastava o almeno cercai di farmelo bastare. Io avrei avuto lui e lui avrebbe avuto me. Poteva andare bene come compromesso? Mi risposi di sì, sentendomi ronzare in testa le parole scritte da Angie e Mel. Solo sesso. Per una volta e basta. Mi sarei tolta quella voglia, quel desiderio, quel capriccio. Eppure più assaporavo la sua pelle con la mia lingua e più lui mi stringeva a sé, più lo desideravo.

Anche le parole di Daniela e Ilaria ritornarono prepotenti nella mia mente, mentre la mia maglietta abbandonava pian piano la mia pelle fino a sfilarsi del tutto dalle mie braccia che alzai per assecondarlo.

La sua bocca scese dal collo fino ad arrivare all’ombelico che torturò con la punta della lingua. Ansimai gettando la testa indietro sul suo cuscino.

Tu non sei in cerca solo di sesso

Era solo sesso? Com’era possibile che mi incendiasse così?

Lui non va bene per te

Lo sapevo. Lui era sbagliato. Dio, eppure perché mi sembrava che fosse così giusto? Le sue labbra mi stavano facendo vedere le stelle, non capivo più niente.

Fare l’amore deve essere una cosa importantissima, non squallida.

Giusto. Il mio cervello la pensava così, ma il mio corpo si rifiutava categoricamente di collaborare. Assecondò anzi la mia pazzia; le mie mani corsero veloci ad afferrare i lembi della sua maglietta per togliergliela. Si staccò solo per un millesimo di secondo da me, per aiutarmi in quel gesto, prima di rituffarsi di nuovo famelico sulla mia pelle.

Vederlo di nuovo a petto nudo ed essere libera di accarezzarlo a mio piacere fu decisamente appagante. Essere fra le sue braccia era appagante.

Mi strinsi a lui con forza, mordicchiandogli appena le spalle e il collo.

Slacciò i miei jeans in un attimo insinuando lentamente la sua mano all’interno per stuzzicarmi.

Una volta che lo avrete fatto…riuscirai a farti da parte e a dimenticarlo?

Forse.

Con la lingua seguì il percorso intrapreso dalla mano, finendo per sfilare pian piano anche le mutandine.

Oddio.

Non ero abituata a ricevere simili…carezze diciamo. Il mio ex Matteo non lo aveva mai fatto.

Era meraviglioso, ero completamente persa in un vortice di emozioni nuove per me, nonostante non fosse la mia prima volta.

Mi lasciai scappare un gemito nel momento in cui arrivò a violare la mia intimità con la sua lingua.

Completamente accecata dal piacere, lo attirai di nuovo a me per baciarlo e corsi immediatamente a slacciargli i jeans, desiderando quasi di strapparglieli di dosso per far prima, per finirla con quell’eccitante tortura.

Lui in un attimo sganciò i gancetti del mio reggiseno che cadde in terra in mezzo al resto dei vestiti.

-Lorenzo…- Soffiai con il respiro accelerato, come se avessi appena corso la maratona dei cento metri.

-Mh?- Mugugnò lui staccandosi un attimo dalla mia bocca.

-Posso chiamarti così?- Chiesi stupidamente, insinuando le mie mani fra i capelli per trattenerlo a me.

Mi sorrise. Non era un ghigno, non era una stesura delle labbra, era un sorriso. Ed era il più bello che avessi mai visto.

Non rispose, ma presi il suo meraviglioso sorriso come un sì.

Si liberò in fretta dei suoi jeans e, prima che potesse togliersi anche i boxer, decisi di ricambiare il favore azzardando qualche carezza.

Insinuai le mani nel suo intimo, sentendolo improvvisamente trattenere il respiro.

Oh cazzo. Poteva esserci esclamazione mentale migliore? No.

Mi stava piacendo da morire accarezzarlo, così come dedussi dal suo respiro accelerato che nemmeno a lui dispiaceva.

Era eccitato da morire e la consapevolezza che fossi io ad eccitarlo mi elettrizzava, mi dava una carica del tutto nuova.

Forse per soffocare i lievi gemiti che le mie carezze gli stavano provocando, incominciò di nuovo a baciarmi e ad esplorare il mio palato con la lingua.

Poi, probabilmente dopo essere arrivato al limite esattamente come me, tolse la mia mano e si posizionò velocemente fra le mie gambe.

Entrò subito in me con una spinta veloce e decisa. Mi aggrappai alle sue spalle con le unghie e assecondai i suoi movimenti con il bacino, spingendo per riuscire a sentirlo bene fino in fondo, fino alla mia anima.

La parte lucida del mio cervello era stata completamente oscurata, così come quella irrazionale, ormai il cervello si era completamente zittito, era stato dominato dal corpo…e dal cuore.

Una volta che lo avrete fatto…riuscirai a farti da parte e a dimenticarlo?

No.

Avevo appena firmato la mia condanna, ma in quel momento non me ne rendevo conto, ero troppo felice per pensare.

Raggiungemmo insieme l’orgasmo e ci accasciammo entrambi esausti sul suo letto.

 

 

 

Non sapevo se stesse dormendo, il suo respiro era regolare, a differenza di prima che era piuttosto accelerato.

Probabilmente si era addormentato, ma decisi comunque di non muovermi per non svegliarlo.

Era tutto troppo bello per essere vero, mi sembrava di essere in Paradiso. Stavo accoccolata sul suo petto, osservando le varie foto e i vari poster che decoravano le pareti della stanza.

Il primo quadro che mi saltò all’occhio fu un certificato di un esame di inglese, il KET.

Feci scorrere lo sguardo fino all’ultima foto del muro, una foto di classe delle elementari.

Il tramonto creava un’atmosfera rosea e arancione decisamente romantica nella stanza.

Erano le sei e mezza di sera e fu inevitabile per me chiedersi che cosa sarebbe successo se Glenda e Rossella o la signora e il signor Latini ci avessero visti.

Feci per alzarmi, ma una mano mi fermò.

-Dove vai?- Mi chiese tranquillo. La voce era pulita, non impastata come sarebbe dovuta essere se si fosse appena svegliato.

-A vestirmi. I tuoi potrebbero essere qui da un momento all’altro.- Spiegai aggrottando le sopracciglia.

-Arriveranno tardi.- Disse semplicemente, tirandomi per il polso in un chiaro invito a sdraiarmi di nuovo.

Non me lo feci ripetere una seconda volta ovviamente, mi sdraiai di nuovo e la sua mano libera incominciò a giocare con una mia ciocca di capelli.

Mi vennero i brividi; era come se da quella ciocca partissero tante piccole scariche elettriche che mi scuotevano le spalle.

-Hai freddo?- Non riuscivo a capire i perché di quel suo interessamento, ma mi fece comunque piacere.

-No.-

Calò il silenzio, un silenzio che durò per almeno dieci minuti.

Mi chiesi a cosa stesse pensando, se per lui ne fosse valsa la pena o no. Se gli ero piaciuta, se avesse voluto rifarlo, se…

Sbuffai alzandomi di scatto.

-Devo andare.- Dissi più brusca di quanto avessi voluto.

Non fece niente per fermarmi e quello mi ferì.

Raccolsi le mie cose da terra e mi trascinai in bagno per vestirmi. Piuttosto stupido in effetti, ma era meglio che continuare a stare nuda davanti a lui.

Stupido anche quello lo sapevo, dato che mi aveva vista nuda mentre lo facevamo, ma mi sentivo comunque a disagio.

Una volta in bagno mi sciacquai la faccia per rinfrescarmi. Mi sentivo scottare, quasi avessi avuto la febbre a 40.

Quello che vidi nello specchio mi fece paura; i miei occhi…brillavano, erano felici e le mie guance erano di un bel colorito roseo.

Oddio no. Non c’eravamo proprio.

Scossi la testa e mi diedi un leggero schiaffetto. Su, dovevo riprendermi, avevamo fatto sesso e basta. Del buon sesso e basta.

Una volta vestita, uscii dalla stanza con cautela, assicurandomi che nessuno dei suoi famigliari fosse arrivato nel frattempo. Bella figura di merda essere beccata dai suoi genitori o da Rossella. Glenda poi non mi avrebbe più mollata con la storia della cognata.

Rimasi per qualche secondo impalata in corridoio non sapendo bene cosa fare.

Avrei dovuto salutarlo? Si era rivestito? Da una parte speravo di sì, dall’altra…misi subito a tacere la parte idiota del mio cervello condizionata dagli ormoni e mi diressi verso la sua camera decisa.

Diedi un leggero colpetto alla porta socchiusa.

-Ehm…posso?- Chiesi aprendola alla velocità di 0,000000001 Km/h

Grazie al cielo era vestito, stava scrivendo qualcosa al cellulare, prima di voltare lo sguardo verso di me.

Incontrare i suoi occhi mi fece aggrovigliare lo stomaco, non potei fare a meno di ricordarmi l’eccitazione palese che vi era mentre lo stavamo facendo…

Deglutii vedendo che lui non diceva niente. Aveva assunto una delle sue solite espressioni di sufficienza, come quando mi salutava la mattina.

-Beh, io andrei.- Distolsi subito lo sguardo da lui e lo puntai involontariamente sul letto.

Oddio no, basta, dovevo smetterla di pensarci!

Si limitò a fare un sorrisino privo di qualsiasi cosa -di ironia, divertimento, dolcezza…un sorrisino vuoto e inutile a mio parere- e ad annuire. Sembrava sovrappensiero, mi aspettavo quasi che non avesse nemmeno capito quello che avevo detto.

-Ok…ciao, a domani.- Mormorai delusa e intontita per via di quella strana situazione.

Mi fiondai letteralmente verso l’uscita senza aspettare nessuna risposta.

Varcare di nuovo quella porta mi fece bene anche se sentivo ancora ogni singolo nervo del mio corpo teso.

Corsi a casa mia in meno di due secondi e vedere che i miei ancora non c’erano fu un immenso sollievo.

Di solito tornavano per le sette, quindi avevo ancora qualche minuto di silenzio in casa per riflettere.

Era successo. Alla fine era successo.

Era bastata quella sua frase così…dolce a farmi cedere. Cazzo, dovevo imparare a resistere un po’ di più, mica potevo cedere così facilmente a qualche sua moina!

Quella era stata la frase più bella che un ragazzo mi avesse detto però. Mi aveva fatto più piacere di tutti i complimenti possibili e mi aveva resa più felice del “Ti amo” di Matteo.

Sospirai buttandomi a peso morto sul letto.

Mi sentivo come se fossi andata e tornata dal Paradiso, ma quell’attimo era durato troppo poco, era già tutto finito, ero di nuovo da sola rannicchiata nel mio letto e senza di lui.

Sentivo ancora il suo odore addosso e se chiudevo gli occhi riuscivo ad immaginare di averlo ancora lì con me…

Lo sentivo lontano, eppure materialmente era solo a qualche metro di distanza, mi bastava uscire dalla porta di casa e varcare quella di fronte per vederlo.

A furia di chiudere gli occhi immaginandolo lì nel mio letto, finii con l’addormentarmi e fu solo il dolce richiamo di mia madre a svegliarmi.

Borbottai qualcosa e aprii gli occhi controvoglia.

-Tesoro, è pronta la cena.- Disse lei dolce, accarezzandomi i capelli con delicatezza.

Mi diedi un’occhiata intorno, realizzando con delusione che lui non c’era. Le mie braccia stavano solo stritolando il mio cuscino.

Sbuffai innervosita per il mio comportamento da ragazzina innamorata, era stato solo sesso. Solo sesso, continuavo a ripetermi. Di sicuro lui se n’era già dimenticato.

Una volta a tavola, mia madre sembrò provarci un sadico gusto nel farmi quasi strozzare con la pasta.

-Che cosa stavi sognando prima mentre dormivi?- Domandò improvvisamente con nonchalance.

Deglutii prendendo dell’acqua. –Non me lo ricordo, perché?-

-Stavi sorridendo e quando ti ho svegliato hai borbottato qualcosa tipo…- Si interruppe apposta e i suoi occhi brillarono maliziosi.

Mio padre smise di masticare e la guardò con la bocca piena in attesa.

Mi protesi in avanti nervosa, sperando ardentemente che non notasse il rossore sulle mie guance. –Tipo?- La sollecitai.

Fece spallucce. –Non me lo ricordo.-

Quasi caddi dalla sedia per la mancanza di coerenza di mia madre. Lo sapeva che cosa avevo detto, si vedeva. E lo sapevo anche io di aver detto il nome del mio vicino di casa purtroppo.

Andai avanti a mangiare, ignorando il suo sguardo sondante e precipitandomi in camera mia appena finito.

Decisi di farmi una doccia, giusto per togliermi quel profumo di dosso, ma mi resi presto conto che persino una cosa semplice come quella mi faceva venire in mente pensieri tutt’altro che casti.

Immaginavo di sentire le sue forti braccia stringermi sotto la doccia e…

Ok, basta, stavo esagerando. Avrei rischiato di morire per soffocamento, faceva troppo caldo in quel box doccia.

Dopo un po’ di televisione, mi misi sotto le coperte esausta, sperando di riuscire ad evitare certi pensieri.

 

Il giorno dopo, quando mi alzai, mi stiracchiai in stile principessa delle favole alla finestra. Solo che io non avevo gli uccellini che cantavano con me, sarebbero diventati sordi se avessi cantato per loro.

Sorrisi al sole mattutino un po’ più serena e tranquilla rispetto alla sera precedente.

Avrei fatto finta di niente. Lo avrei ignorato come sempre.

Sarebbe stato difficile certo, visto che il mio cervello si lasciava andare ogni due secondi a pensieri decisamente poco innocenti su di lui, ma ci sarei riuscita.

Che cavolo, aveva un bel fisico, ma non era mica Johnny Depp! Ecco, per dimenticarlo avrei pensato a Johnny Depp nel mio letto, quella era la mia brillante strategia.

Feci colazione, mi lavai e mi vestii con molta calma, ignorando l’orario. Se lo avessi incontrato, amen, se non lo avessi incontrato…amen.

Uscii di casa senza guardare come sempre dallo spioncino, mi richiusi la porta alle spalle e chiamai l’ascensore muovendomi sul posto inquieta.

Il cuore arrivò in gola non appena sentii scattare la serratura della porta di fronte.

Ok, calma, se lo avessi incontrato...amen, era così il piano.

Uscii proprio lui dalla porta di fronte e non Glenda o Rossella come avevo sperato fino all’ultimo.

Stranamente mi sorrise e…salutò. –Ciao.-

Spalancai la bocca incredula, in diciassette anni non mi aveva mai salutato per primo.

Probabilmente fu per via dello stupore che non notai minimamente la malizia presente nel suo sguardo.

-Ciao.- Ricambiai il sorriso un po’ nervosa, prima di aprire la porta dell’ascensore.

Non appena entrati, non ebbi il tempo di schiacciare la T di piano terra, fui subito afferrata per i fianchi e attirata verso di lui.

Quel contatto con il suo bacino mi mandò completamente a fuoco e, prima che potessi chiedergli che stesse facendo, le sue labbra erano già incollate alle mie.

Il cuore perse un battito, prima di accelerare il suo movimento.

Mi inchiodò nuovamente al muro -dovevo ammettere che stavo iniziando a prenderci gusto- e mi prese la gamba con la sua mano, portandosela intorno alla vita.

Era talmente…famelico ed instancabile –ma quanto fiato aveva?- che dovetti staccarmi io da lui per respirare, ansimando come se fossi stata in apnea per delle ore senza ossigeno.

Ci baciammo di nuovo subito dopo, ancora più desiderosi di prima, quasi quella piccola interruzione non ci fosse stata.

Lasciò correre la mano appoggiata alla mia gamba fino alla vita, insinuandola poi dentro la mia maglietta con una lentezza esasperante.

Sospirai sulle sue labbra nel sentire quella carezza salire pian piano fino al collo, passando per il seno, per poi ritornare giù fino all’ombelico.

Bastava il contatto con la sua pelle ad incendiarmi, sentivo le guance e tutto il resto del corpo bollenti.

Sperai ardentemente che a nessuno venisse in mente di chiamare l’ascensore o sarebbe stato piuttosto imbarazzante.

Quasi intuendo i miei pensieri, lui si sporse di poco e schiacciò il tasto terra.

Con un gesto piuttosto brusco poi, tolse l’altra mano dalla maglietta, spostando i miei capelli corti per scoprire l’orecchio.

Interruppe il bacio e lasciò scorrere le sue labbra fino ad esso che mordicchiò dolcemente.

-Ci vediamo dopo nell’intervallo. Vienimi a cercare giù negli spogliatoi.- Sussurrò facendomi rabbrividire.

Si staccò fulmineo e quel distacco così veloce mi lasciò un attimo disorientata.

Sentivo le gambe molli, senza il suo sostegno pensavo di cadere a terra.

Aprì la porta dell’ascensore e lasciò che si richiuse alle sue spalle senza degnarmi di ulteriori attenzioni.

Dopo qualche minuto, rinsavii e uscii anche io per dirigermi alla fermata dell’autobus.

Fortunatamente per me l’autobus non era ancora passato. Sfortunatamente per me, lo ritrovai alla fermata.

Non mi concesse nemmeno uno sguardo, continuava a scrivere qualcosa al cellulare.

Mi innervosii. A chi diavolo stava scrivendo a quell’ora del mattino?! Era una cosa così urgente da non poter aspettare?!

Ero una stupida, una grandissima stupida. Mi ero lasciata cogliere alla sprovvista da quel bacio e non ero riuscita a respingerlo, per chiedergli spiegazioni almeno.

Soffiai inviperita su una ciocca di capelli, mentre con la coda dell’occhio non potevo fare a meno di guardarlo.

Perché mi aveva baciata? Credevo fosse stata una cosa da…una botta e via, non sarebbe dovuto tornare tutto come prima? Così aveva detto lui…

Sarei andata negli spogliatoi nell’intervallo, ma solo per chiedergli che cavolo gli era preso nell’ascensore.

Le prime tre ore passarono velocemente, purtroppo. Non riuscivo a stare ferma sulla sedia, ero nervosa all’idea di andare da lui nell’intervallo.

Non lo capivo proprio, quel ragazzo era un mistero troppo intricato da risolvere! Prima mi odiava, poi ricambiava il mio bacio, poi mi odiava di nuovo, poi mi salvava e si comportava da persona civile, altra fase d’odio, infine, nella scala degli umori del principino, c’era quest’altro gradino; quello del sesso. Già perché non poteva rovinare il sonno a qualcun'altra!

È te che voglio.

Rabbrividii lanciando un’occhiata torva alla finestra aperta.

Durante tutta la durata delle lezioni non riuscii a non guardarlo e notai con piuttosto imbarazzo che lui faceva lo stesso con me. Solo che invece che distogliere lo sguardo infastidito come me ogni volta che lo scoprivo a guardarmi, sorrideva malizioso facendomi  inevitabilmente avvampare.

Che nervoso, che nervoso! Era umiliante arrossire davanti a lui. Odioso com’era non si meritava quella vittoria. Così come non si meritava di prendermi e baciarmi così a suo piacimento, non ero mica la sua ragazza, non doveva prendersele certe libertà!

Alimentata da quella nuova grinta, mi diressi a passo spedito verso gli spogliatoi che durante gli intervalli erano sempre deserti.

Non appena vi entrai, fui sorpresa di non trovare nessuno.

Stavo per girarmi per andarmene, quando due mani si poggiarono sui miei fianchi e una bocca sul mio collo.

Sobbalzai ancora una volta a quel contatto, non potendo evitare al mio respiro di accelerare.

Stava scendendo dal collo fino alla spalla, spostando la maglietta, quando con un gesto brusco mi staccai.

-Fermo un attimo!- Strillai, distanziandomi bene da lui che inarcò un sopracciglio in attesa.

-Che c’è?- Domandò con un tono di voce strascicato.

-Che c’è?!- Ripetei incredula. –Ti sembra normale prendermi così e…- Arrossii di poco, ma non persi la mia grinta, -sbaciucchiarmi a tuo piacimento?!-

Il sopracciglio si arcuò ancora di più. –Ti dà fastidio?- Il suo tono di voce era incolore, ma nei suoi occhi per un attimo lessi qualcosa tipo…timore?

Quella era l’ultima domanda che avrei voluto che mi ponesse, perché rispondendo mi sarei solo messa nei casini.

Mi umettai le labbra ed incominciai a sudare per l’agitazione. –No.- Ammisi sincera, cercando di essere comunque fredda con lo sguardo. Negare sarebbe stato inutile, il mio corpo mi tradiva.

Le sue labbra si mossero impercettibilmente all’insù, in un sorrisino piuttosto compiaciuto.

-Ma questo non vuol dire che tu possa farlo, non senza il mio permesso!- Ribattei incrociando le braccia al petto decisa.

Schioccò la lingua abbastanza seccato a giudicare dalla smorfia che fece. –Mi sembra alquanto stupido quello che stai dicendo Alice.-

Mandai giù un fastidioso nodo in gola, cercando di non badare all’effetto che mi faceva sentire il mio nome pronunciato da lui.

Alice.

Detto da lui sembrava quasi più bello.

-Rifletti, sia a te che a me piace, perché non dovremmo farlo?-

Spalancai la bocca basita. La richiusi, pronta per dare almeno una ventina di motivazioni, ma lui mi interruppe.

-Ci odiamo, è vero, ma non possiamo negare di essere attratti l’uno dall’altra. Inoltre per te potrà anche essere un bene, potresti far ingelosire quell’idiota di Valenti.- l’ultima frase la sputò letteralmente fuori come veleno, con una cattiveria che non pensavo di poter vedere in lui.

Avrei volentieri voluto dirgli che, per quanto mi riguardava, Teo poteva pure andarsene in quel posto, ma mi trattenni.

-Quindi secondo te dovremmo continuare a…- Non riuscivo a definire quello che aveva in mente, era troppo contorto.

-Fare sesso Puccio.- Di nuovo tornava al cognome.

-Grazie per il chiarimento Latini.- Borbottai sarcastica.

-Ci mancherebbe.- Ghignò lui. –Allora?- Domandò senza abbandonare quel sorriso odioso.

-Dunque, fammi pensare…- Iniziai ironica. –Tu vuoi che io faccia sesso con te e che soddisfi i tuoi cazzo di bisogni, giusto?- Non gli diedi il tempo di replicare. –Beh te lo puoi proprio scordare. Non sono la tua puttanella, non mi umilierò così. Perché non ti compri una bambola gonfiabile per soddisfare le tue voglie, eh?!-

Mi girai di scatto, ma qualcosa mi afferrò per il braccio e mi fece girare verso di lui.

Di nuovo il confronto diretto con i suoi occhi mi fece sciogliere. No, no e no! Non dovevo cedere.

-Lasciami Latini o giuro che urlo.-

-Oh urlerai spesso di piacere come ieri se accetterai.- Insinuò più stronzo che mai.

-Sono tentata, ma no, grazie.- Strattonai il mio braccio per liberarmi, ma lui non ne voleva proprio sapere di lasciarmi andare.

Mi lasciò di colpo dopo molte mie proteste, facendomi sbilanciare indietro.

-Come vuoi Alice. Ma sarai tu a pentirti, anche tu mi vuoi lo so.-

E detto quello se ne andò, non degnandomi più di uno sguardo.

Lo odiavo…lo odiavo perché aveva ragione.

Il suono della campanella mi risvegliò dalla sorta di trance in cui ero caduta.

Iniziai a correre verso la classe per non tardare e per non beccarmi un altro rimprovero, dimenticandomi per un attimo che in classe avrei rivisto lui…

Ora di matematica. Odiavo la matematica, odiavo la matematica, la odiavo. E odiavo ancora di più la professoressa per il suo sadismo. E odiavo ancora di più il fatto che quel giorno stessi odiando tutto per colpa sua!

Comunque, chi aveva deciso di chiamare alla lavagna la prof di matematica?

-Puccio.-

Grandioso. Mi alzai, ripetendomi mentalmente che ce la potevo fare, ce la potevo fare.

Mel mi sorrise incoraggiante e ricambiai un po’ più sicura.

Feci un respiro profondo, prendendo quel lurido pezzo di gesso in mano e poggiandolo sul verde della lavagna.

La prof mi chiese prima le equazioni normali, quelle di secondo grado, le disequazioni e le disequazioni fratte. Si era messa proprio in testa di uccidermi quella mattina…

Sorprendentemente però mi risultò abbastanza semplice risolverle, ricordavo più o meno tutto della spiegazione di Lorenzo.

Solo quasi alla fine della disequazione fratta mi bloccai. Oddio, non ricordavo quel passaggio. Ricordavo solo che proprio mentre Latini lo stava spiegando mi ero distratta…e poi avevamo iniziato di nuovo a litigare…

Guardai Mel in cerca d’aiuto che ricambiò lo sguardo dispiaciuta, scuotendo leggermente la testa. Cazzo, proprio alla fine dovevo bloccarmi?

La prof mi sorrise, ma quella volta non sembrò impaziente, attese tranquilla che io ci riflettessi su.

Mi girai alla mia destra e involontariamente l’occhio mi cadde su di lui che stava scherzando con il suo vicino di banco. Probabilmente si accorse subito di essere osservato, perché distolse lo sguardo divertito dal suo amico e lo puntò su di me, rabbuiandosi.

Feci finta di niente e riportai alla svelta i miei occhi sulla lavagna, sentendomi arrossire. Che razza di idea quella di guardare verso di lui, ero stata una cretina!

Attesi qualche altro secondo e, prima di girarmi verso la prof per dirle che non mi ricordavo il resto, la voce di Mel mi richiamò.

Alzò veloce un foglio, mimando anche con la bocca quello che dovevo scrivere, pochi numeri.

Non appena la prof si girò a guardarla, nascose tutto, facendo finta di niente.

-Zorzi se ti becco a suggerire ti prendi un 2 sul registro.- La freddò la prof.

Ma non sarebbe successo perché non avevo più bisogno di suggerimenti, avevo capito cosa fare. Velocemente scrissi quello che mi aveva detto Mel, sfoderando poi un sorrisone a trentadue denti alla prof.

-Molto bene Puccio, mi sembra tu sia migliorata.- Constatò scrivendo qualcosa di illeggibile sul registro.

-Le ripetizioni con Latini ti hanno fatto bene, suggerisco di farti spiegare anche quello che abbiamo fatto di geometria analitica e qualcosa di fisica, visto che hai un due da recuperare.- Mi ricordò aggrottando la fronte.

-Certo.- Sorrisi in modo forzato dando una veloce occhiata ai voti sul registro. Chiunque. Avrei accettato ripetizioni da chiunque, ma non da lui.

Sul registro adocchiai un sette di Lele e un otto di…Matteo. Bene, mi sarei fatta dare ripetizioni da lui.

Tornata al posto abbracciai Mel al settimo cielo; sei e mezzo. Sei e mezzo in matematica! Per me era un evento straordinario!

-Grazie!- Esultai al settimo cielo continuando a stritolarla.

-Io non ho fatto niente, non sapevo nemmeno che si risolvesse così…- Ridacchiò.

Mi staccai da lei guardandola perplessa. In effetti mi era sembrato di capire che lei non sapesse risolverla.

-Me l’ha detto Lore.- Fece spallucce.

Un brivido mi attraversò la schiena solo nel sentirlo nominare.

Quindi…era stato lui ad aiutarmi? Aggrottai le sopracciglia, girandomi istintivamente alle mie spalle.

Mi era sembrato di essere osservata, ma probabilmente era stata solo una mia sensazione visto che Latini stava parlando con Lele.

Perché mi aveva aiutato?

Mel mi distrasse dai miei pensieri, complimentandosi ancora per il mio voto e io non potei fare a meno di esultare di nuovo con patetici gridolini euforici.

Alla fine dell’ora ero già pronta con la cartella in mano per andare a casa, ma all’uscita dall’aula trovai l’ultima persona che avrei voluto vedere.

-Come mai questo cambiamento? Sei stato morso dall’insetto della magnanimità?- Sputai abbastanza acida, sorpassandolo e ignorando il suo solito ghigno.

-Può darsi. O forse, semplicemente, mi facevi pena.- Mi sfotté sarcastico.

Mi voltai a fronteggiarlo furiosa. Io facevo pena?! Lui faceva pena!

-Nessuno l’ha chiesta la tua pietà.- Io ero stata morsa da una vipera di sicuro. Anzi, io ero una vipera e non gli conveniva essere morso da me.

Un’insinuante vocettina confiscata in un angolo del cervello mi ricordò che lui era già stato morso da me sulle spalle, il giorno prima mentre…Mi mordicchiai le labbra con forza, sopprimendo quell’inutile pensiero.

-Non era pietà. Poi comunque volevo avere il mio tornaconto; la prof si è segnata tutto sul registro, di sicuro i miei voti saranno ancora più alti.- Sbatté le ciglia in un modo a dir poco canzonatorio, prima di inarcare il sopracciglio in attesa.

-Bene, ora ce l’hai, ma non serve che tu ti scomodi di nuovo, ho intenzione di chiedere a Teo di aiutarmi.- Ripresi a camminare dandogli le spalle, ma la mia traversata non durò molto perché un attimo dopo mi si parò davanti.

-Teo non sa nemmeno che cosa sia la geometria analitica e in fisica ha cinque.- Soffiò decisamente arrabbiato; il buon umore sembrava essersene andato di botto.

-Allora chiederò a qualcun altro, ma non è più un problema tuo.- Nonostante i miei vari tentativi di spostarlo, lui non si mosse di un millimetro.

-Invece sì. Dirò alla prof che ti rifiuti di collaborare. Come ha detto lei, con me sei migliorata.- Incrociò le braccia al petto spavaldo.

Rabbrividii nel sentire la sua ultima frase.

Con me sei migliorata.

Nemmeno io sapevo perché –o forse sì- ero andata a pensare al fatto che con lui fossi migliorata in un altro senso…

-Ci vediamo oggi pomeriggio.- Ignorò il mio sguardo perso nel vuoto e fece per andarsene.

Oh cazzo, sabato pomeriggio!

-Non posso!- Dovevo uscire con Matteo la sera…

Si fermò e schioccò la lingua seccato. -Cazzo avrai mai da fare?- Chiese seccato.

-Non sono cose che ti riguardano.- borbottai.

-Beh, se ti interessa un bel voto in matematica vedi di esserci tesoro.- Tirò fuori dalla tasca il cellulare, continuando ad ignorare le mie proteste.

Il vibrare del mio di cellulare mi fece sobbalzare. 

-Perfetto, quello è il mio numero, per qualsiasi problema o ritardo ti faccio sapere, dovrei venire alle quattro.- E detto quello se ne andò definitivamente, non lasciandomi nemmeno il tempo di comprendere completamente quello che aveva detto.

Mi aveva fatto uno squillo? Come diavolo aveva avuto lui il mio numero?! Probabilmente era stata Mel.

Fantastico! Prima Teo, poi Lorenzo; mezza scuola aveva il mio numero senza che nemmeno lo sapessi magari! Dovevo dire a Mel di darsi una regolata sul serio, ci mancava solo che desse il mio numero al bidello!

Sbuffai sistemandomi meglio la cartella in spalla. Come avrei gestito la “situazione Matteo”? Ok che lui sarebbe venuto alle otto e che Latini per quell’ora se ne sarebbe già dovuto andare, ma…un pomeriggio, da sola, a casa mia, con lui…Deglutii e scossi la testa per riprendermi da quell’afflusso inutile di pensieri.

Avrei resistito…era tutta questione di…forza di volontà…?

 

 

*Note dell’autrice*

Hey Guys! How are you? Ahahahah, mi sento molto English al momento :P

Parlando di questo capitolo; pareri? Come vi è sembrato? Quella scena vi è sembrata…non so, troppo alta di rating? Se l’avete trovata fastidiosa ditemelo pure, la modificherei >.<

Alla fine fra Alice e Lorenzo è successo…magari molte di voi speravano che Ali si tirasse indietro, ma una volta che son da soli in casa, in una camera da letto…eeh per Alice tirarsi indietro è stato praticamente impossibile. Non vi arrabbiate troppo con lei :P

Comunque, spero di avervi fatto emozionare almeno un po’ con questo capitolo =)

Opinioni su Lorenzo? Da uccidere? Da riempire di baci? xD Cosa credete succederà durante le prossime ripetizioni? Ce la farà Alice a resistere e ad uscire con il caro Matteo?

E a proposito di Matteo, vorrei specificare una cosa: ci sono due Matteo nella storia, uno è l’ex di Alice (e più avanti si vedrà :P), l’altro è il suo compagno di classe…Ed è con il suo compagno di classe che deve uscire. Faccio confusione pure io, avrei dovuto chiamarli in modo diverso xD

Un bacione immenso ragazze, grazie mille ancora per il vostro supporto! Bec

 

Ci tengo poi a segnalarvi:

- Il nuovo contatto facebook che ho creato appositamente per mettere spoiler sulle mie storie o per farmi contattare per qualsiasi cosa –a me farebbe piacerissimo conoscervi^^- ; non sapevo cosa fare l’altro pomeriggio e l’ho creato xD

 

- il FORUM che alcune mie amiche fantastiche hanno creato per la mia storia Kidnapped by Love >.<

Iscriversi a forum community è semplicissimo; mi farebbe davvero piacere chiacchierare un po’ con voi lì! Oltretutto se state scrivendo qualcosa anche voi, potrete pubblicizzarlo^^

Dimenticavo, per essere abilitati alle sezioni protette bisogna presentarsi nella sezione Welcome =)

 

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Capitolo 11
*** Lasciarsi andare? ***



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Capitolo 10: Lasciarsi andare

       

Capitolo 10: Lasciarsi andare?

 

 

Alle tre e mezza del pomeriggio stavo letteralmente sclerando. In cuor mio speravo che Latini si fosse preso la febbre tornando a casa da scuola, magari sui mezzi pubblici, e che stesse troppo male per darmi ripetizioni.

Speranza vana ovviamente. Proprio quando avevo deciso di farmi una bella doccia per rilassarmi, il campanello suonò.

Infastidita andai a vedere chi cazzo osasse stroncare il mio progetto di rilassamento sul nascere.

Lo stronzo sembrava avere un tempismo perfetto nell’arrivare proprio quando avevo in mente di farmi una doccia.

-Sei in anticipo di mezz’ora.- Borbottai, senza un minimo di gentilezza, una volta aperta la porta.

-Davvero?- Chiese fintamente ingenuo, sorpassandomi per entrare.

-Sì.- Marcai su quell’affermazione con non poco fastidio. 

-Non hai ricevuto il mio messaggio?- Il sorrisetto sfrontato che aveva stampato in faccia mi fece capire fin da subito che non mi aveva mandato proprio un bel niente.

-No.- Stavo per scoppiare e sarebbe stato peggio per lui.

-Ah,- Scrollò le spalle con nonchalance, -Beh finiremo prima.- Ammiccò divertito.

Roteai gli occhi seccata, prima di riportare il mio sguardo su di lui. –Devo andare a prendere i libri. Non ti muovere di qui.- Un ordine che avrebbe fatto meglio a rispettare.

Fece spallucce e si appoggiò alla porta, incrociando le braccia al petto in attesa.

Alzai gli occhi al cielo e mi diressi il più veloce possibile in camera mia per prendere quegli stupidi libri.

Quando varcai di nuovo la porta del corridoio per arrivare all’ingresso, sentii un moto di rabbia assalirmi non appena notai che l’idiota non c’era.

-Ti avevo detto di non muoverti!- Gridai per la casa, ovunque fosse andato a finire.

-Ho fatto solo dieci passi!- Mi rispose dalla sala.

Mi precipitai dentro come una furia. –Dovevi restare immobile, nemmeno un passo ti era concesso!- Obiettai poggiando le mani sui fianchi.

Mi incavolai ancora di più non appena vidi che in mano aveva una mia foto di quando avevo sei anni.

-Ridammela!- Gliela strappai letteralmente di mano e la riposi al suo posto stizzita.

Alzò le mani in segno di resa. –La stavo solo guardando.- Si difese tranquillo.

Sospirai passandomi una mano sul viso per cercare di calmarmi. Cazzo, solo lui riusciva a farmi innervosire così tanto ogni volta.

-Bene. Ora iniziamo d’accordo?- Mi sedetti al tavolo e cercai di proiettare la mia mente verso la matematica, matematica.

Inutile tentativo. Mi distrassi praticamente subito da quell’insulsa materia.

Non capii niente della spiegazione, mi persi immediatamente a studiare il suo profilo. I suoi bellissimi occhi erano concentrati sul libro che aveva davanti, su degli insulsi numeri che non meritavano la sua preziosa attenzione; la sua meravigliosa bocca si muoveva veloce e spiegava cose che non riuscivo quasi a sentire. Immaginavo di sentire di nuovo il tocco delicato delle sue labbra sul mio corpo, la sua lingua tentatrice, le sue mani avide di carezze…

Uno schiocco improvviso davanti ai miei occhi mi fece sobbalzare.

-Puccio, ci sei? Sei su questo pianeta?- Domandò sarcastico il cretino, spostando la sua mano dal mio viso dopo aver schioccato le dita.

Mi accigliai. –Certo che ci sono.- Borbottai, cercando di regolarizzare il mio respiro accelerato.

-Non sembrava…- Insinuò stendendo le labbra compiaciuto, -Comunque, saresti in grado di spiegare questo esempio?-

Adocchiai veloce l’esempio sul libro. Oh cazzissimo! Che diavolo di roba complicata era?!

-Ehm…no.- Poteva pure darmi dell’idiota, ma quella roba intricata lì era impossibile!

-Non eri attenta.- Concluse sporgendosi verso di me. –A che stavi pensando?- Nei suoi occhi vidi passare un lampo di malizia.

-Alle dimensioni di Johnny Depp junior.- Feci un mega sorrisone angelico dopo la mia brillante risposta che lo lasciò spiazzato e non gli diede modo di replicare. –Scusa, starò più attenta.- Promisi poi avvicinando il libro e fingendomi interessata.

Non disse niente, riprese a spiegare come se non avessi parlato e quella volta cercai di concentrarmi solo ed esclusivamente sulla sua voce. La sua voce…che pian piano iniziò ad arrivare sempre più ovattata e distante. Concentrarmi sulla sua voce, mi fece ripensare ai suoi gemiti…al suo modo di chiamarmi mentre facevamo l’amore…

Alice…

-Alice?-

Deglutii non appena mi accorsi che mi stava di nuovo richiamando.

-Pronto…?- Fece ironico.

Rinsavii con un profondo respiro. Era inutile; non potevo concentrarmi su quello che diceva se ogni singola cosa di lui mi ispirava sesso. Ecco, era colpa sua!

Diedi una rapida occhiata all’orologio; le sette. Avevo solo un’ora per prepararmi all’appuntamento con Matteo.

-Senti, più o meno ho capito, se ho bisogno di qualcosa ti chiamo di nuovo ok?- Dissi veloce alzandomi dalla sedia.

Inarcò il sopracciglio scettico. –Sei di fretta?- Chiese con un tono di voce…spinoso.

Verità o bugia? –Sì, devo uscire con delle mie amiche.- Entrambe mischiate assieme.

Si alzò di scatto e in meno di un secondo me lo ritrovai davanti.

-Con chi?- Insistette, avvicinando il suo viso al mio. Indietreggiai involontariamente, sforzandomi di restare impassibile nel pronunciare i nomi delle mie amiche.

-Non sarebbero affari tuoi, ma sono delle mie vecchie compagne di scuola; Ilaria, Daniela e Angelica…contento?- Ribattei acida.

Non sapevo nemmeno io il perché di quella bugia…alla fine, se gli avessi detto di Teo, che cosa sarebbe cambiato?

-No.- Avanzò nuovamente, obbligandomi ad arrivare fino alla porta della sala. –Stai dicendo una cazzata, di solito sbatti sempre un sacco di volte le palpebre quando lo fai.-

Sussultai nel sentire le sue parole; se ne era accorto?! Come cavolo aveva fatto?!

Era vero, quando ero nervosa per via di una bugia, sbattevo spesso le palpebre, come antistress…ma nessuno l’aveva mai notato.

La consapevolezza che lui si fosse accorto di quel piccolo dettaglio, fece aumentare in modo impulsivo i battiti del mio povero cuore.

-Non so cosa tu ti sia fumato, comunque penso che dovresti proprio andartene.- Distolsi lo sguardo da lui e lo puntai sulla porta d’ingresso.

Era a dir poco furioso e per un attimo pensai -sperai- che decidesse di farmi parlare lo stesso, magari baciandomi…

Invece si limitò a lanciarmi un’occhiataccia. –È assurdo che tu ti ostini con questa messinscena.- Si avvicinò alla porta d’ingresso senza distogliere lo sguardo da me.

-Tanto sarai tu stessa a cedere…- Un sorrisetto vittorioso si dipinse sulle sue labbra.

Le mie invece di labbra, erano fermamente incollate fra di loro, non riuscivo ad aprirle per parlare.

Una frase mi tornò in mente più tagliente di una lama:

Mio fratello è un coglione orgoglioso, lui non fa mai il primo passo con una ragazza, lancia l’amo e aspetta sempre che siano le ragazze a corrergli dietro. Mi scoccia ammetterlo, ma la sua strategia funziona il più delle volte, visto tutte le ragazzine che gli cascano ai piedi come sacchi di patate

Non sarei caduta ai suoi piedi come un sacco di patate, avevo una mia dignità io! Stava lanciando il suo patetico amo? Sperava che io abboccassi? Si sbagliava di grosso.

-Vedremo.- Fu l’unica parola che riuscii a dire.

Uscì da casa mia sempre con quell’aria arrogante e presuntuosa che non sopportavo.

Vedremo.

 

 

Quello non era decisamente l’appuntamento-tipo presente nei sogni di tutte le ragazze. Matteo era stato perfetto certo, su quello nulla da dire. Mi aveva portata con il motorino in un ristorante lussuosissimo e aveva addirittura insistito per pagare lui il conto! Poi eravamo andati al cinema a vedere Nemico Pubblico, il nuovo film con Johnny Depp, ma io ci avevo capito ben poco della trama, nonostante ci fosse il mio adorato Johnny. Cercare di stare attenti al film era un’impresa, esattamente come per le ripetizioni di matematica.

-Tutto bene?- Mi chiese lui premuroso una volta fuori dalla sala.

-Sì.- Mi sforzai di sorridere.

-Davvero?- Il suo tono di voce era gentile, non pressante.

Cedetti con un sospiro. –No.- Ammisi distogliendo lo sguardo da lui.

per colpa di Lore vero?-

Lo guardai spalancando la bocca come un pesce senza acqua.

-Si capisce.- Alzò le spalle.

-Da cosa?- La voce mi uscì più acida di quanto avessi voluto. Mi morsi le labbra pentita.

-Da come lo guardavi durante lo “spogliarello”- Fece proprio le virgolette con le mani sì –in treno…- Sorrideva, ma di nuovo il suo sorriso era gentile, non derisorio e per quello iniziai seriamente a trovarlo simpatico.

Wow. Era davvero evidente…

-Allora?- Chiese di nuovo tranquillo.

-Cosa?-

-Ci ho azzeccato?-

Sbuffai afflitta. –Direi di sì.- Mi sedetti su una panchina appena fuori dal cinema.

-Che ha fatto?- Aggrottò la fronte guardandomi quasi con rimprovero.

-Ehm…è complicato.- Decisamente molto complicato. Mica potevo dirgli che ci ero andata a letto e che ne volevo ancora…

-No al contrario, lui è un tipo semplice.- Inarcai un sopracciglio non tanto d’accordo. –È molto infantile, vuole tutto, anche quello che non può avere.-

Annuii concordando su quell’ultima frase. –Deve maturare un bel po’ il signorino.- Borbottai sarcastica.

-Già…ma continua a piacerti lo stesso, anche se è così infantile, vero?-

Non risposi, non sapevo nemmeno in che modo avrei potuto formulare una risposta decente. Non è che lui mi piacesse, però…lui…non lo sapevo nemmeno io che cosa ci fosse tra di noi, sapevo solo che…stare con lui mi piaceva…e tanto anche.

-Tu mi interessi Alice, immagino si sia capito.- Si passò una mano fra i capelli a disagio.

Ti voglio…Alice.

Un brivido attraversò la mia schiena ripensando alla sua voce roca ed eccitata.

Non voglio una qualsiasi, è te che voglio.

–Non ho proprio speranze.- Sospirò, interpretando il mio silenzio come un rifiuto a priori.

-M-mi dispiace.- Fu l’unica cosa che riuscii a balbettare.

Che cosa ci trovi in quel coglione di Matteo?

Gentilezza, simpatia e intelligenza…ma soprattutto era un ragazzo maturo, non un bambino. Era una bravissima persona e mi dispiaceva sul serio per lui.

-No, e di che?- Sorrise poggiandomi un braccio sulla spalla in modo amichevole.

-Sono messa male, eh?- Constatai appoggiando la mia testa sulla sua spalla. Era carino dopotutto da parte sua essere così comprensivo.

-Non più di me.- Considerò allegro.

-Vero.- Annuii divertita.

Mi riaccompagnò a casa puntualissimo, rispettando il coprifuoco stabilito dai miei genitori che lo lodarono per la sua maturità e responsabilità.

Addormentarsi quella sera fu impossibile. Non potevo andare avanti così, lo sapevo bene. Non facevo che pensare a Lorenzo, speravo che ci fosse lui lì con me nel letto a stringermi fra le sue braccia, il suo profumo e…

Mi schiacciai la faccia con il cuscino.

Rischiavo seriamente di impazzire. E lui se ne stava a dormire solo a pochi metri di distanza! Quello bastava a farmi sentire ancora più accaldata, a farmi sperare che suonasse il campanello e che fosse lui. Io sarei andata a rispondere, lui mi avrebbe baciata e spalmata sul muro d’ingresso, per poi prendermi in braccio, portarmi sul divano e…basta!

Aveva ragione lui; di quel passo avrei ceduto per prima. Ma cosa ci potevo fare se il non averlo mi stava dando alla testa?!

Cercai con tutta me stessa di evitare di pensare a lui, di pensare ad altro, ma niente. Non chiusi praticamente occhio e mi ritrovai a sudare -fra le coperte stavo letteralmente soffocando-, ansimare e rigirarmi nel letto come una povera deficiente.

Lo stesso successe anche la notte dopo. Ero consapevole del fatto che mi sarei dovuta alzare presto il giorno dopo per andare a scuola, ma non servì a niente quella consapevolezza, non riuscii a dormire.

Mi alzai alle cinque per farmi una doccia rilassante e rinfrescante. La notte peggiore della mia vita –peggio di quella di Capodanno, passata a vomitare in bagno dopo essermi lasciata convincere da Angie a bere- se non altro era giunta al termine.

Non pensavo che l’astinenza dal sesso potesse farmi così male…con il mio ex non era mai successo! Era vero che con Matteo non era stato così…passionale, ma…la notte dormivo tranquillamente anche se non lo vedevo per giorni! Stavo diventando una ninfomane forse?!

Fui quasi contenta di sentire suonare la sveglia alle sei e mezza; feci colazione, mi lavai e mi vestii con calma, sentendo un’agitazione fastidiosa scombussolarmi tutto lo stomaco. Mi sentivo in ansia come se avessi dovuto affrontare un’interrogazione senza aver studiato.

Prima di uscire di casa, feci il mio consueto respiro profondo, pronta per affrontare un eventuale incontro con il ragazzo che mi ossessionava anche mentre dormivo…

Fortunatamente non lo incontrai e la fiammella della speranza che lui non fosse andato a scuola, iniziò ad alimentarsi sempre di più man mano che mi avvicinavo in autobus. Fiammella che venne crudelmente annientata non appena misi piede in aula; c’era ed era arrivato prima di me.

Un’altra giornata di scuola fatta di pensieri destabilizzanti su di lui stava per iniziare.

Esattamente come il giorno precedente, fu quasi impossibile concentrarsi sulla lezione, soprattutto perché Ilaria, non avendo niente da fare durante quell’ora, continuava a tempestarmi di messaggi chiedendomi di lui.

 

Ma tu lo vuoi no? Allora qual è il problema? Ve la spassate e basta no? Ovviamente devi porre dei limiti e fargli capire che sei tu che comandi!

 

Sospirai, iniziando a scrivere un’altra risposta più deprimente di quella precedente.

 

Sì che lo voglio da morire Ila, ma non voglio mica dargli questa soddisfazione! Non mi piegherò in due così! Uff, aiutami, cosa posso fare? Non riesco ad andare avanti così, non riesco a dormire la notte, non faccio che pensarlo…

 

Rubrica, nomi.

Feci scorrere velocemente i vari nomi in ordine alfabetico, quando la voce del prof mi fece sobbalzare.

-Puccio, cos’hai sotto il banco?-

Oddio. Più veloce, più veloce. Stupida rubrica, ma quanti numeri avevo salvato prima della I? Sarei dovuta andare direttamente sull’opzione “Rispondi”.

-Niente prof!-

Presa dalla foga, continuai a schiacciare il tasto giù all’infinito. Quando vidi il nome Ilaria, schiacciai in fretta il tasto centrale per inviare.

Il sangue mi si gelò nelle vene non appena vidi che, avendo schiacciato il tasto giù una volta di troppo, il messaggio fu inviato a…Oddio!

-Puccio!- Mi richiamò di nuovo il prof.

Oh no. Oh no. Oh no.

Annulla, annulla! Schiacciai come un’ossessa il tasto Indietro, sperando che si l’opzione si potesse cancellare.

Messaggio inviato.

Stupido cellulare!

Lo poggiai sotto il banco, ignorando il richiamo del prof. Volevo sotterrarmi, mi sarei scavata da sola una fossa e mi sarei sotterrata dalla vergogna.

I…L…dopo Ilaria c’era la L.  Dopo la I, c’era la L. Perché cazzo c’era la L dopo la I, non potevano metterci, che ne so, la Q?!

Perché, perché non conoscevo nessun Ivan? O Ivana? O Ilenia?

-Niente, scusi prof.- Ripetei come una macchina, sfoderando uno dei sorrisi più falsi del mio repertorio.

Avevo inviato il mio messaggio a… La…ti…Oddio.

Sparatemi vi prego…

Ma come diavolo mi era venuto in mente di salvarlo il suo numero dopo il suo squillo?!

Portai velocemente il mio sguardo verso il diretto interessato e subito mi saltò all’occhio il lampeggiare di un qualcosa nel suo astuccio aperto.

Oh merda.

Mi sentii morire nel momento in cui prese in mano il suo cellulare.

Merda, merda, merda. Ero fottuta! Avrei fatto una figura di merda epica!

Brutto segno; il suo sopracciglio scattò in su, probabilmente dopo aver visto chi fosse il mittente del messaggio.

Balzai in piedi in un attimo, dimenticandomi completamente del fatto che fossi in classe e che il prof stesse cercando di spiegare la sua materia.

-Prof!- Strillai come un’ossessa, facendo girare tutti verso di me.

-Puccio, che c’è ancora?- Domandò seccato.

-Latini sta usando il cellulare!- Protestai alla velocità della luce, allungando poi il braccio per indicarlo.

Lui mi guardò sbigottito, girandosi poi verso il prof con la faccia di uno colto in flagrante.

-Latini ho già detto un sacco di volte che non voglio si usi il cellulare durante la mia ora! Portalo qui, ora!- Sembrava irremovibile.

Una serie di borbottii e insulti poco trattenuti si levò dalla classe. Lo sapevo che mi odiavano, non c’era bisogno che mi dessero della puttana per aver fatto ancora una volta la spia cocca del prof.

-Latini, ora. Lo riprenderai alla fine della lezione.- Insistette il prof con aria quasi minacciosa.

Lorenzo, dopo un sonoro sbuffo contrariato, si alzò dal suo banco e poggiò il cellulare sulla cattedra.

Abbassai lo sguardo nel momento in cui si voltò a guardarmi dopo averlo fatto. Mi sentivo quasi in colpa…dovevo ammetterlo, mi dispiaceva che lui avesse un motivo in più per odiarmi. Cosa più che assurda poi, visto e considerato che io avrei dovuto odiare lui, non viceversa.

Alla fine dell’ora dovetti osservarlo impotente mentre riprendeva in mano l’oggetto incriminato; lo infilò nella tasca inferiore del suo Eastpak nero e si diresse insieme ai suoi amici idioti verso gli spogliatoi, dato che di lì a poco sarebbe iniziata l’ora di educazione fisica.

Sospirai affranta, iniziando a dare piccoli colpi con la testa sul banco.

-Tutto bene?- Domandò Mel, trattenendo a stento una risatina nel momento in cui mi vide in quell’attimo di completa pazzia.

-No.- Bofonchiai.

-Questa improvvisa voglia di prendere a testate il banco è dovuta per caso al messaggio che hai mandato per sbaglio a Lore?-

Sollevai immediatamente la testa e la osservai a bocca aperta.

-Non mi puoi nascondere niente mia cara.- Cinguettò mettendosi lo zaino in spalla.

-Mel devi assolutamente aiutarmi a prendergli il cellulare e a cancellare quel messaggio.- Mi alzai di scatto dal banco per seguirla.

-Impossibile. Non se ne separa mai. Presente Gollum del Signore degli anelli e la sua frase “Il mio tesssorooo”? Ecco, quello è Latini con il suo cellulare.-

-Ma io devo cancellare quel messaggio!- Piagnucolai gesticolando come se mi stessero dando fuoco.

-Che gli hai scritto di così grave?- Mi domandò girandosi per guardarmi e camminando all’incontrario come un gambero.

Arrancai un po’ in cerca di qualche frase decente da dire, mentre le mie guance si coloravano di quell’insopportabile rosso imbarazzante.

-Qualcosa di porno, capito.- Disse semplicemente, entrando nello spogliatoio delle ragazze; uno schifosissimo buco di due metri quadrati.

Dato che le ragazze nella scuola erano pochissime, avevamo uno spogliatoio minuscolo, senza bagno privato oltretutto.

I maschi invece ne avevano uno grandissimo, con tanto di bagno gigante attaccato. Le ingiustizie della vita…

-Lo ha messo nello zaino…se riuscissimo…?- Iniziai ma lei mi interruppe subito,

-No Ali, prima di tutto finiremmo nei casini se entrassimo nello spogliatoio maschile. In secondo luogo, a quest’ora lo avrà già letto.-

Aprii la bocca per parlare, ma mi precedette. -E terza cosa…Se anche non lo avesse ancora letto, non credo che lo lasci nella tasca dello zaino incustodito.-

-Potremmo provare…- Mormorai, demoralizzata comunque dalle sue motivazioni.

-Dopo la lezione magari, ora ci conviene fare in fretta e cambiarci, il Macchinetti non aspetta nessuno.- 

Annuii ed iniziai svogliata a cambiarmi per indossare la tuta. Ero agitata da morire all’idea di incontrarlo di nuovo in palestra. Quasi sicuramente aveva già letto; mi avrebbe guardato con uno dei suoi soliti irritanti sorrisini compiaciuti.

Feci un respiro profondo per calmarmi, era giunto il momento della resa dei conti….più o meno.

 

 

*Note dell’autrice*

 


EDIT: Ringrazio di cuore Giada per questa splendida copertina che vedete a inizio capitolo :)

Capitolo di passaggio, sì. Serve ad arrivare al prossimo che di passaggio non lo è proprio ;)

Anticipo; partita di calcio, acqua, spogliatoio…

Beh, di questo cosa ne pensate? :D Che sfiga sbagliare a mandare il messaggio, eh? A me è successo un sacco di volte, l’opzione “Rispondi” non la uso mai, scorro sempre la rubrica -.-

Riguardo Matteo…pensavate che Lore le impedisse di uscirci insieme, vero? Invece no. Saprà comunque di questo appuntamento…come? Si scoprirà più avanti ;)

Matteo è adorabile secondo me…non lo odiate troppo, conservate l’odio per Lore e per l’altro Matteo :P

Ah, una cosa, il prossimo capitolo lo pubblicherò il prima possibile per non lasciarvi troppo sulle spine, spero vi faccia piacere…;)

Bene, ho esaurito quello che dovevo dire, rinnovo i ringraziamenti per le vostre meravigliose recensioni che divoro ogni volta con i lucciconi agli occhi*____*

Un bacione grande! Bec

 

Ci tengo poi a segnalarvi:

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*Spoiler sul prossimo capitolo*

 

-A chi ti riferisci in quel messaggio?-

La sua domanda mi spiazzò. Credevo fosse palese che era di lui che stessi parlando con Ilaria.

-Come?- Chiesi disorientata.

-Sai, come l’ho letto ho subito pensato che stessi parlando di me.- Si fece più vicino, costringendomi ad arretrare. Non poteva guardarmi con quegli occhi ipnotizzanti, no!

-Ma poi mi sono ricordato del romantico appuntamento tra te e Valenti dell’altra sera e non mi è sembrata più così certa la mia ipotesi iniziale…- Sputò fuori con rabbia, facendomi rabbrividire.

-Tu come…?- Avrei voluto fare la voce grossa, spavalda, ma mi uscì una vocina stridula, -Come lo sai? Ci hai…?-

-Spiati?- Concluse lui per me con voce cattiva. –No mia cara, ho cose più interessanti da fare il sabato sera che spiare voi due.- Fece una risatina inquietante, quasi da serial killer. –Me l’ha detto qualcun altro.-

 

 

 

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Capitolo 12
*** Attrazione innegabile ***



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Capitolo 11: Attrazione innegabile

     

Capitolo 11: Attrazione innegabile

 

 

Quando entrammo in palestra, i ragazzi iniziarono fin da subito a fare commenti su me e Mel; commentini idioti che di solito si “volgarizzavano” quando facevamo stretching…ah, che pazienza ci voleva con i ragazzi!

Stranamente Lorenzo non mi guardava, era tutto intento a parlare e ridere con Vergata. Tra idioti si andava particolarmente d’accordo evidentemente.

Il prof richiamò l’attenzione con l’appello, annunciandoci poi che quel giorno avremmo giocato a calcio.

Venti schiamazzi entusiasti si levarono alle nostre spalle, mentre i nostri due mormorii contrari vennero ampiamente ignorati.

-Bene a formare le squadre saranno…- Il prof socchiuse gli occhi, scorrendoci uno ad uno con uno sguardo poco rassicurante.

-Ma sì, Puccio e Zorzi, le due ragazze.-

Ecco. La mia solita sfiga.

Altre proteste per nulla carine si levarono dal resto della classe. Sembrava di essere tornati in prima elementare, quando i maschi non facevano giocare una bambina a calcio nemmeno sotto tortura.

Io e Mel ci alzammo da terra, una più contrariata dell’altra, pronte a formare le squadre.

Poco prima di distanziarsi da me, Mel sussurrò qualcosa di appena udibile.

-Lore lo lascio a te.-

Mi irrigidii, sperando di aver capito male.

Il sorrisino malizioso che fece però, fu un’ulteriore conferma del fatto che avessi interpretato bene le sue parole.

-Zorzi.-  La richiamò il prof, -Inizia.-

Lei guardò i ragazzi pensierosa, arricciando appena le labbra. –Vergata.-

Andrea Vergata alzò appena le spalle, segno che probabilmente gli andava bene stare in squadra con lei.

Se lo avessi chiamato io nella mia squadra –cosa che comunque non avrei mai fatto- si sarebbe di sicuro rifiutato, visto che mi odiava. Era uno dei più accaniti sostenitori del “Boicottiamo la stronza”, alias me.

-Puccio,- Il prof ticchettò impaziente il piede a terra, facendo poi un cenno rivolto agli altri compagni.

-Ehm…- Li guardai indecisa e nervosa. Sembrava che tutti mi stessero squadrando con odio; tutti tranne Jacopo Garbatelli che si era nascosto in un angolo per non giocare, Latini che mi ignorava e Teo che mi sorrideva.

-Valenti.- L’unico alleato di quella situazione.

Teo sembrò più che felice di essere nella mia squadra; si alzò e mi raggiunse con entusiasmo.

Mi voltai verso Mel in attesa di sentire la sua prossima decisione.

-Latini, Latini. Mel, Lore.- Le suggeriva a voce non così bassa Vergata.

-Rocatelli.- Chiamò invece lei, facendo protestare poco finemente Andrea.

Mi resi conto con orrore che Mel non scherzava quando diceva che lo avrebbe lasciato a me.

Riportai il mio sguardo sui ragazzi che subito riassunsero le stesse espressioni ostili di poco prima.

-Lore gioca bene?- Chiesi a bassa voce, senza pensarci, a Teo.

Lui spalancò di poco gli occhi sorpreso, prima di annuire.

Bene. Non mi restava nessun altro da scegliere, visto che tutti mi odiavano. Certo, mi odiava anche Latini, ma se non altro in quella circostanza –strano, ma vero- non lo stava dimostrando.

-Ehm…- Avanti, dì il suo cognome Alice! Cosa vuoi che sia?!

Dio se ero impedita, mi sudavano le mani come se mi stessero interrogando.

-Puccio, entro sera.- Incalzò il prof seccato. Sembrava di essersi pentito di aver lasciato la scelta delle squadre a due ragazze. Maschilista com’era, mi sembrava anche strano il fatto che avesse preso quella decisione inizialmente.

-Latini.- Mi uscii finalmente, più come una domanda che come un richiamo.

Per la prima volta dopo la storia del cellulare, distolse il suo sguardo dal suo vicino di posto e lo puntò verso di me. Il cuore accelerò di poco il suo battito, mentre i miei occhi sondavano con attenzione i suoi. Rallentò di botto deluso non appena mi accorsi che nel suo sguardo non c’era malizia, né interesse nei miei confronti; vi lessi solo indifferenza mischiata alla noia. Mi aspettavo che si mettesse a sbadigliare da un momento all’altro.

Si alzò e raggiunse me e Teo senza degnarci di un ulteriore sguardo.

Dopo la scelta di Mel, toccò di nuovo a me nominare un altro componente della squadra e mi trovai per la terza volta in difficoltà.

Mi girai automaticamente verso i due ragazzi in cerca di un consiglio che non tardò ad arrivare, da entrambi:

-Gubbi.-

-Mancini.-

Fu la loro risposta simultanea. Bene, erano inutili se non si mettevano d’accordo.

-Gubbi è bravissimo in difesa.- Aggiunse Teo, lanciando poi un’occhiataccia a Latini.

-Lele è bravissimo in attacco invece,- Lore in risposta si limitò a sorridere con aria saccente. Dal suo tono e dal suo sorriso derisorio sembrava stesse parlando con un bambino di due anni.

Teo roteò gli occhi seccato, ignorando la provocazione. –Tu vuoi Lele in squadra solo perché è tuo amico, Gubbi gioca meglio.-

Ok, stavano esagerando ed il prof iniziava seriamente a spazientirsi a giudicare dalla sua espressione.

-Oh davvero? Mi sembra di ricordare che quello sfigato di Gubbi sia l’unico essere vivente disposto a rivolgerti la parola.-

Spalancai la bocca indignata, prima di riprendermi appena in tempo per bloccare la veemente risposta di Teo. Ero quasi sicura che stesse per esplodere davanti a quell’ulteriore provocazione.

-Basta finitela! Siete due bambini!- Incrociai le braccia al petto adirata.

-Gubbi.- Dissi infine rivolta ai ragazzi del gruppo.

Teo ghignò soddisfatto, mentre Latini mi guardò incredulo e piuttosto risentito.

Cercai di ignorare il suo sguardo insistente addosso e mi concentrai su Gubbi che si aggiunse a noi senza dire niente.

-Mancini.- La scelta di Mel mi fece sobbalzare. Avevo intenzione di prenderlo il turno dopo Lele, un po’ mi dispiaceva.

-Ma bravo Valenti, sarai contento adesso,- La voce sarcastica di Latini mi fece chiudere gli occhi irritata, -Voglio proprio vederti a giocare in difesa con Mancini come attaccante. Cerca di non fare schifo come l’altra volta, o di speranze ne hai proprio zero.- Continuò sprezzante.

-Basta! Basta, ok?!- Non ne potevo più!

-Ma ha iniziato lui!- Protestò Teo con una faccia da cucciolo bastonato.

-“Ha iniziato lui”- Lo scimmiottò Latini, -Cazzo hai, tre anni?-

Qualcuno doveva assolutamente tenermi perché sarei gli sarei saltata addosso da un momento all’altro! E non sarebbe stata una buona cosa, perché non ero molto sicura del fatto che fosse la mia voglia di picchiarlo a guidarmi…

-Puccio!- Mi richiamò il prof, -C’è qualche problema?- Ci squadrò a lungo piuttosto irritato.

-No prof, scusi.- Presi un bel respiro profondo, prima di sparare un nome a caso.

Li scelsi tutti così gli altri componenti della squadra, non azzardandomi più a chiedere neanche un consiglio.

Quando finalmente riuscimmo a giocare nel campo da calcio fuori dalla palestra, l’ora era già quasi finita.

Non feci praticamente niente, corsi e basta da una parte all’altra senza toccare palla; se non altro sarei dimagrita con quella corsa.

Era seccante da ammettere, ma Latini giocava benissimo. Non passava quasi mai la palla, riusciva a superare i difensori dell’altra squadra da solo e a tirare per poi fare goal. Ne aveva fatti 5 in tutto.

-Che presuntuoso.- La voce di Teo mi distrasse dai miei pensieri.

-Cosa?- Domandai aggrottando la fronte.

Eravamo entrambi fermi poco più distanti dalla porta; la voglia di correre ci aveva abbandonato.

-Lo sta facendo solo per farsi notare da te.- Sputò fuori decisamente acido.

-Ma va.- Scossi la testa sorridendo stranita. Era impossibile che lo stesse facendo per me, perché avrebbe dovuto farlo poi?

Sbuffò. -Sveglia Ali! Quello ti spoglia con gli occhi e tu manco te ne accorgi.-

Una piccola scossa di piacere fece tremare le mie spalle. Deglutii, sperando che non se ne accorgesse.

-E tu fai lo stesso con lui…- Concluse con un tono di voce che mi sembrò rassegnato.

Colpita e affondata.

Mi sentii arrossire, mentre con lo sguardo tornavo a cercare Lorenzo. Aveva ragione, non avevo smesso un attimo di guardarlo; vederlo correre, sudare, con gli occhi eccitati per la sfida mi stava letteralmente mandando a fuoco…

Ma credevo di essere stata brava a celare i miei pensieri, non pensavo mica che Teo potesse arrivare alla conclusione che per me quel campo sarebbe stato molto più utile per farci altro con Latini che per il calcio.

Non sapevo in che modo rispondere a Teo, così, mi limitai semplicemente a correre di nuovo, scappando dal suo sguardo accusatorio.

Ringraziai il cielo quando la partita finalmente finì. Avevamo vinto 7 a 3; tutta la mia squadra era entusiasta ed elogiava Latini neanche fosse stato un Dio, ma per quanto mi riguardava potevamo pure perdere 40 a 0. Odiavo il calcio, anche se quella partita era stata decisamente più interessante per via di un giocatore…

Giocatore che sembrava provare un sadico gusto nel provocarmi; dopo aver bevuto dalla sua bottiglietta, si rovesciò appositamente l’acqua sui capelli per bagnarli e spettinarseli con le mani. Acqua che poi finì per bagnargli anche la maglietta, facendomi deglutire decisamente…assetata. Oh sì avevo una sete pazzesca…

Acqua, maglietta bagnata, acqua

Il mio cervello era leggermente andato, così come la mia bocca che era più aperta che chiusa.

E lui lo sapeva benissimo, sapeva benissimo che lo stavo guardando, lo aveva fatto apposta.

Mi sorrise malizioso e arrogante, prima di incominciare a parlare con Riccardo Lazzarini. 

-Vuoi un po’ d’acqua?-

La domanda di Mel mi fece sobbalzare.

Oh sì, voglio quell’acqua.

Avvampai. -Co-Cosa?- Possibile che avesse capito ancora una volta su cosa fossero incentrati i miei pensieri?

Mi porse la sua bottiglietta d’acqua ed il mio battito cardiaco riprese un ritmo normale.

-No, grazie.- Risposi sorridendo più tranquilla. 

Lei annuì in risposta, prima di fare un cenno con la testa molto più che eloquente; la via era libera.

Approfittai del fatto che tutti si stessero ancora riposando per avviarmi velocemente verso gli spogliatoi; era la mia occasione per cancellare quel messaggio. Speravo solo che Latini avesse lasciato il cellulare nel suo zaino, non mi era sembrato di vederglielo in mano in palestra.

Fortunatamente la sicurezza in quella scuola faceva schifo, gli spogliatoi non venivano mai chiusi, così come gli armadietti. Le porte si potevano chiudere solo dall’interno, cosa completamente inutile.

Molte volte c’erano stati casi di furto, ma il preside sembrava quasi indifferente al problema.

Aprii gli armadietti uno ad uno e quando finalmente trovai lo zaino di Latini in uno degli armadietti in basso, le voci di due ragazzi mi fecero sobbalzare.

-Cazzo, Lore non ci ha lasciato nemmeno giocare.- Protestò la voce numero uno, che riconobbi come quella di Armandi.

Proveniva dal corridoio…

-Già. Secondo me per farsi notare dalla Puccio.- Voce numero due, Lazzarini.

Oddio, erano entrati. Se non mi avevano ancora notato era solo perché la fila di armadietti mi nascondeva momentaneamente dalla vista della porta.

Dovevo nascondermi, erano sempre più vicini! Se mi avessero beccato avrei fatto la figura della maniaca!

Senza pensarci due volte, mi infilai dentro l’armadietto -che miracolosamente era abbastanza grande da contenermi rannicchiata come un contorsionista- e lo richiusi piano dopo essermi sistemata bene. Meno male che ero piccola sia in altezza che di corporatura. E meno male che quegli armadietti erano piuttosto grandi!

Che mossa stupida però, mi ero messa in trappola!

Sei una vera cretina Alice!

-No, quei due si odiano!- Andò avanti Armandi una volta paratosi proprio davanti a dove ero io, togliendosi…oddio, si era tolto i pantaloni!

-Ma va! Ma non l’hai visto come se la guarda Lore? Dai, quello non vede l’ora di scoparsela.-

Lo stomaco iniziò a contorcersi in modo fastidioso, ma cercai di non badarci.

-Sì, ma anche lei non scherza allora! Ti sei accorto di come lo fissa in classe?- Quelle due teste vuote erano più sveglie di quanto pensassi.

Chiusi gli occhi non appena anche Lazzarini si tolse i suoi sudici pantaloncini; erano uno spettacolo disgustoso.

-Oh sì! Gli fa la radiografia! Ssh che arrivano.-

Automaticamente aprii di nuovo gli occhi con il cuore a mille. Degli altri non me ne importava, ma di lui…

Lo spogliatoio si riempì con più voci maschili rumorose, una sopra l’altra.

Non riuscivo bene a vedere da quei miseri buchini che aveva l’armadietto, ma fui quasi certa che ci fosse anche Lorenzo.

L’ansia mi assalì non appena mi resi conto che mi avrebbe scoperta una volta aperto l’armadietto per prendere il suo zaino.

Ahia cazzo, il braccio!

Mi stava andando in cancrena tutto il corpo a furia di tenerlo in quella posizione scomodissima.

Mi sporsi di poco con la testa per sbirciare di nuovo fuori, ma nell’attimo in cui lo feci, lo sportellino dell’armadietto si aprì, spaventandomi a morte.

L’espressione di Latini era un misto di sorpresa e divertimento. Più sorpresa che divertimento.

Inarcò di poco il sopracciglio, trasformando la sua espressione sbigottita in un’espressione compiaciuta che non mi piacque per niente.

Istintivamente mossi veloce il mio dito indice fino al naso, pregandolo mentalmente di non essere stronzo e di stare zitto.

Non solo avrei fatto una figura di merda se beccata da tutta la classe in quell’armadietto, ma sarei anche finita nei casini per essermi intrufolata negli spogliatoi maschili durante l’ora di lezione. Ero assolutamente nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Il cuore rallentò di poco il battito, leggermente più tranquillo, nel momento in cui Latini richiuse velocemente l’anta.

-Lore, che fai, non prendi lo zaino?- Mi ritrovai a maledire Mancini più volte mentalmente.

Come cazzo avrebbe fatto Latini a prendere il suo zaino?! Ci ero praticamente stravaccata sopra con la schiena!

-No. Aspetto un attimo a cambiarmi, devo aver preso una storta mentre correvo prima, mi fa male la caviglia.-

Aveva un tono di voce così serio che arrivai a preoccuparmi che potesse essergli successa davvero una cosa del genere, non sembrava che stesse fingendo.

-Ah. Vuoi che chiami il prof?- Mancini era fin troppo bravo per i miei gusti. Non poteva essere stronzo fino al midollo come Vergata?

-Ma no, ora mi passa, incominciate pure ad andare.- La voce di Latini uscì un pelino più nervosa e la sua ultima frase si poteva tranquillamente tradurre con un “Levatevi di torno”.

-Ok.- Fece Mancini piuttosto perplesso a giudicare dal tono di voce.

-Ohi Lore, allora ci vediamo domani, ok?- Intervenne Vergata, -Grande vittoria, sei riuscito a batterci anche con quel coglione di Valenti in squadra!-

Mi accigliai; perché ce l’avevano tutti con Teo? Era meno stronzo e più simpatico di loro!

Rimasi dentro quel buco soffocante per altri cinque minuti circa, poi, quando pensavo mi si stesse per spezzare la colonna vertebrale dal male che mi provocava lo stare in quella posizione rannicchiata, un rumore cigolante mi annunciò che la via era libera.

Bene. Ero pronta….per fare l’ennesima figuraccia. 

Lui mi osservò incerto per qualche secondo, prima di parlare:

-Non so se essere più sorpreso per il fatto che tu sia qui, o per il fatto che tu sia così piccola da starci in questo buco.- Fu il suo commento ironico, accompagnato poi da un sorrisetto divertito.

Abbassai lo sguardo colpevole, sentendomi ribollire il sangue nelle vene per l’umiliazione. Facevo figure di merda su figure di merda con lui!

Uscii piano di lì e mi raddrizzai con calma la schiena, un movimento brusco mi avrebbe fatto scricchiolare come un vecchietto probabilmente!

-Immagino tu sappia già che cosa stessi cercando.- Insinuai piuttosto irritata per essere stata scoperta.

Fece spallucce, arricciando le labbra per trattenere uno dei suoi soliti ghigni. –Immagino di sì.-

-Quindi…? È nello zaino?- Lo aveva letto o no quel cavolo di messaggio poi?

-No.- Mise la mano nella tasca dei suoi pantaloni della tuta Adidas, tirando poi fuori quel dannatissimo oggetto incriminato. -Ce l’aveva Ste durante la lezione.- Spiegò soddisfatto.

Radaelli. Stefano Radaelli non aveva fatto educazione fisica, era rimasto in panchina! Cazzo, era logico che non lo avrebbe lasciato nello zaino il cellulare.

Stupida, cretina, deficiente, idiota!

Iniziai a sentire parecchio caldo nel momento in cui realizzai che era troppo tardi per cancellare il messaggio; l’aveva letto di sicuro.

-Senti, per quanto riguarda quel messaggio, io…- Non riuscii a finire la mia frase, il suo sguardo improvvisamente acceso mi fece morire le parole in bocca.

-A chi ti riferisci in quel messaggio?-

La sua domanda mi spiazzò. Credevo fosse palese che era di lui che stessi parlando con Ilaria.

-Come?- Chiesi disorientata.

-Sai, come l’ho letto ho subito pensato che stessi parlando di me.- Si fece più vicino, costringendomi ad arretrare. Non poteva guardarmi con quegli occhi ipnotizzanti, no!

-Ma poi mi sono ricordato del romantico appuntamento tra te e Valenti dell’altra sera e non mi è sembrata più così certa la mia ipotesi iniziale…- Sputò fuori con rabbia, facendomi rabbrividire.

-Tu come…?- Avrei voluto fare la voce grossa, spavalda, ma mi uscì una vocina stridula, -Come lo sai? Ci hai…?-

-Spiati?- Concluse lui per me con voce cattiva. –No mia cara, ho cose più interessanti da fare il sabato sera che spiare voi due.- Fece una risatina inquietante, quasi da serial killer. –Me l’ha detto qualcun altro.-

-Chi?- Domandai, riacquistando un po’ di voce.

-Non è importante.-

Quando con la schiena arrivai a toccare gli armadietti, lui poggiò le mani accanto al mio viso e mi fissò intensamente negli occhi. Ero in trappola.

Trattenni il respiro per evitare di essere completamente assuefatta anche dal suo odore, oltre che dai suoi occhi come stava già accadendo.

-A chi era riferito quel messaggio?- Già dal suo sguardo e dal suo tono di voce si capiva che non mi avrebbe lasciata andare finché non avrebbe avuto una risposta. Una risposta che lo avrebbe soddisfatto…

-A….a…- Stavo tremando. Non per il freddo, non per la paura, ma per il desiderio. Più che tremando l’aggettivo giusto era fremendo. Fremendo in attesa di sfiorare quelle labbra meravigliose a soli pochi centimetri da me. Era una tortura quella, una crudele tortura.

Quanto odiavo i suoi occhi! Come riuscivano i suo ad ipnotizzarmi così? Riuscivano a mettere in pausa qualsiasi mio pensiero razionale.

-A…- Forse entro sera sarei riuscita a rispondere. Se il mio cervello gentilmente avesse potuto smettere di macchinare scene erotiche in quello spogliatoio, mi avrebbe fatto un gran favore.

A te.

-A Matteo.- Dissi tutto d’un fiato, la bugia più grande della mia vita. Abbassai lo sguardo non riuscendo a sostenere l’intensità del suo, né di quella bugia detta tanto per salvarmi. Salvarmi da quel mare di emozioni in cui lui riusciva a trascinarmi ogni volta.

Apparentemente rimase impassibile, notai solo di sfuggita le sue mani aperte, poggiate vicino al mio viso, chiudersi a pugno ad una lentezza esasperante.

-Davvero?- Ecco, altri dettagli non trascurabili; la sua voce tremava di poco e i lineamenti del suo viso erano tesi.

-Sì.- La voce mi uscì ferma, al contrario delle mie gambe che quasi sicuramente avrebbero ceduto da un momento all’altro.

Si avvicinò al mio viso e per un attimo la paura –o il desiderio?- che mi stesse per baciare si fece largo in me.

Deviò di poco le attenzioni della sua bocca e la posò sul mio collo, sfregando il naso sulla guancia con delicati movimenti circolari che mi fecero trattenere il respiro estasiata.

-È a lui che pensi prima di addormentarti la sera?- Soffiò sulla mia pelle, causandomi brividi per tutto il corpo.

Strinsi le mani a pugno e mi cacciai le unghie nella carne con forza per evitare di stringerlo a me.

Le sue di mani, si scostarono dal muro e si strinsero possessive sui miei fianchi, facendomi sussultare.

-È a lui che pensi tutto il giorno?- Continuò la sua dolce tortura con il naso, depositando ogni tanto qualche piccolo bacio sul mio collo.

-Quando lui ti tocca…riesce a farti eccitare come quando lo faccio io?-

Deglutii a fatica nel momento in cui la sua mano si insinuò dentro la mia maglietta ed iniziò ad accarezzarmi la schiena.

Non risposi, non ne avevo la forza, se avessi liberato le mie labbra dalla morsa dei miei denti sarebbero usciti solo gemiti, non parole.

Avrei voluto respingerlo e scappare da lui, ma se lo avessi fatto gliel’avrei data vinta, dovevo cercare di resistergli.

Resistergli, non saltargli addosso. Pensare a quella panchinetta dietro di lui come ad una superficie piana su cui…non aiutava di certo.

-Dillo Alice…- Sussurrò con voce così flebile che faticai a sentirlo; sembrava che anche lui stesse per cedere a quel suo stesso giochino.

Appoggiò la sua fronte alla mia e mi fissò negli occhi con il fiato corto.

-Voglio che tu lo dica.-

Non capivo più niente, vedevo solo la sua bocca muoversi a pochi centimetri dalla mia. I miei propositi stavano partendo per la tangente.

-Co…Cosa?- Domandai, non riuscendo più a trattenere il movimento delle mie mani che finirono da sole fra i suoi capelli per impedirgli di allontanarsi.

Merda! Che schifo di forza di volontà!

Istintivamente lo attirai di più a me per far combaciare le nostre labbra, ma lui oppose resistenza ritraendosi di poco.

-Che mi vuoi. Ammettilo.- Parlava a scatti e quasi con rabbia, stava cedendo alla pressione delle mie mani.

Mi morsi di nuovo il labbro nel momento in cui mi baciò il mento, scendendo pian piano verso l’incavo del collo.

Lo volevo. Lo volevo. Lo volevo da star male. Ma se lo avessi ammesso che cosa sarebbe successo? Mi avrebbe deriso? Mi avrebbe umiliata? Se ne sarebbe andato, lasciandomi lì con il mio bisogno di lui ancora da soddisfare? O avrebbe finalmente posto fine a quello strazio insopportabile baciandomi? Ma poi era davvero quello che volevo? Che mi baciasse? No, non lo volevo. Se lo avesse fatto avrebbe sbaragliato in un attimo tutti i miei tentativi di non pensarlo.

Dio, quanto erano contorti e contraddittori i miei pensieri, non ci capivo più niente.

Sospirai e mi inarcai con la schiena, quando con la bocca arrivò al solco tra i miei seni.

-Mi vuoi?- La sua bocca parlava a stretto contatto con la mia pelle, incendiandola più di quanto già non lo fosse con il suo respiro fresco.

Sì, sì, sì, sì. Sì che lo volevo.

-No.- Biascicai mentre chiudevo gli occhi e gettavo la testa indietro.

I miei gesti sembravano mostrargli l’esatto contrario.

Dovevo resistere cavolo, non dovevo lasciarmi andare!

Il rumore metallico dell’armadietto dietro di me mi distrasse solo per poco, perché lui decise di aumentare la slealtà del suo “interrogatorio”.

-Davvero?- Sussurrò tornando su, fino all’orecchio che mordicchiò piano.

Spostò la mano davanti, facendola scendere piano verso…

Oh.Mio.Dio.

Sgranai gli occhi, stringendo con forza i suoi capelli e lasciandomi sfuggire un gemito roco ed eccitato.

Mi voleva morta. Stava cercando di uccidermi, per forza.

-Mi vuoi, Alice?- Richiese con voce quasi dolce.

Avevo il cuore che ormai era partito completamente per la tangente, lo sentivo pulsare in ogni punto del mio corpo.

Strinsi gli occhi con forza, sforzandomi di resistere fino all’ultimo.

-Sì.- Mi uscì poi in tono rassegnato.

Se ammetterlo mi avrebbe in un qualche modo aiutata ad uscire da quella situazione tanto meglio,  -Ti…voglio.- Cedetti con un sospiro. Non ne potevo più, stavo seriamente impazzendo.

Volevo baciarlo, volevo sentirlo di nuovo dentro me, volevo fare l’amore con lui, non ne potevo più di quelle semplici carezze.

Ero una povera e patetica cretina, illusa oltretutto. Dovevo smettere di immaginare…quelle cose!

-Il mio nome.- Disse lui aumentando il ritmo delle sue carezze in basso.

Altri sospiri, altri gemiti, altri morsi alle mie labbra che ormai stavano incominciando a sanguinare.

-Ti voglio…Lorenzo.-  Dissi in tono smorzato, non smettendo di tormentarmi il labbro inferiore.

Aveva vinto. Che cosa avrebbe detto? Che cosa avrei visto nei suoi occhi se li avessi guardati?

Vai, umiliami pure, sei solo un cretino, un bambinetto capriccioso!

Se da una parte la sconfitta mi bruciava, dall’altra l’idea che avrebbe smesso –o almeno lo speravo- di tormentarmi così crudelmente mi sollevava.

Si scostò dalla mia guancia e mi guardò dritto negli occhi; un lampo di puro compiacimento trafisse quel verde scuro e bramoso.

Prima che potessi intimargli di lasciarmi andare, mi baciò con foga, stroncando la mia protesta sul nascere.

Forse era stato il suo sguardo soddisfatto, quasi contento, e per nulla derisorio ad avermi scombussolato un po’, per quello non avevo avuto i riflessi pronti per evitarlo quel bacio.

Nel momento in cui la sua lingua iniziò a perseguitare la mia, il cervello mi si scollegò completamente e permise al mio corpo di assecondare completamente il suo.

Quando le sue mani si posarono sui miei glutei e fecero leva per prendermi in braccio, infatti, le mie gambe gli cinsero automaticamente la vita per aiutarlo nel gesto.

Credevo di essere forte, credevo di riuscire a resistere…credevo proprio male. Non ci riuscivo; come potevo respingere la fonte di tanto entusiasmo da parte del mio corpo e del mio cuore?

Era sbagliato. Era tutto dannatamente sbagliato, di nuovo. In genere commettere un errore una volta aiutava a non commetterlo nuovamente la volta dopo.

Evidentemente ero troppo stupida per considerare appieno un errore quello che stavo facendo, o forse, più semplicemente, sbagliare mi piaceva da morire. Oh sì, incredibile ma vero, ad Alice La Perfettina sbagliare piaceva. Specie sbagliare in quel modo.

Mi fece sdraiare con delicatezza –nonostante la rapidità dei suoi movimenti- sulla panchinetta al centro dello spogliatoio, alzandosi poi un attimo per sfilarsi la maglietta.

Aspettai trepidante il momento in cui si sdraiò di nuovo su di me –poggiandosi sui gomiti per non pesarmi- e riprese a baciarmi con foga.

La mia maglietta volò giù a tener compagnia alla sua in meno di un secondo e lo stesso fecero i miei pantaloni della tuta da ginnastica.

Sentivo la sua eccitazione premere contro il mio bacino e inconsapevolmente mi strinsi di più a lui per accentuare quel contatto.

Incominciò a depositare una scia bollente di baci ai lati del mio collo, per poi scendere fino al ventre che stuzzicò con la lingua.

Chissà se era riuscito a sentire il battito del mio cuore impazzito nel momento in cui aveva oltrepassato il mio seno…

Sospirai, affondando bene le mani fra i suoi capelli e accarezzandolo.

Dovevo reagire, lo sapevo bene, non potevo lasciarlo andare avanti. Dovevo fermarlo.

Dovevo, ma non volevo. Non volevo che si fermasse.

Vedevo le luci al neon del soffitto diventare sempre più sfocate per via del desiderio che appesantiva i miei occhi ed impediva loro di restare bene aperti.

Proprio quando iniziò a scendere di più con i suoi baci, un rumore cigolante ci fece sobbalzare spaventati.

Il rumore della maniglia di una porta.

Il cuore riprese un battito normale quando notai con sollievo che la porta era ancora chiusa.

-Latini?-

La voce del prof arrivò sorpresa e al tempo stesso preoccupata al di là della porta.

-Tutto bene?-

Schizzai giù dalla panchinetta -ignorando accuratamente lo sguardo di Lorenzo- e raccattai i miei vestiti per coprirmi.

Lui lanciò uno sguardo omicida alla porta, prima di iniziare a sua volta a prendere le sue cose. -Sì.- Rispose con voce roca e decisamente seccata.

-Mi ha detto prima Mancini che ti sei fatto male durante la partita, va meglio adesso?-

Una serie di insulti poco carini rivolti a Gabriele uscì dalle sue labbra. –Sì, va meglio.- Lo liquidò in due secondi con stizza.

-Sicuro? Riesci a camminare?- Il prof fortunatamente non notò affatto il tono indisponente e poco educato del suo alunno.

-Sììì.- Cantilenò infastidito, alzando poi gli occhi al cielo.

-Come mai ti sei chiuso a chiave?- Riuscivo ad immaginare l’espressione perplessa del professore anche senza vederlo.

-Dovevo cambiarmi.- Per la mia salute mentale finalmente si infilò di nuovo una maglietta.

-Ok. Ora apri però, i bidelli devono venire a pulire fra un po’.-

Lui mi lanciò un’occhiata veloce che capii al volo; mi nascosi immediatamente dietro alla fila di armadietti e mi sporsi di poco per osservare comunque la scena.

Con un gesto brusco e secco, Lore aprì la porta sorridendo arrogante al professore. Un sorriso che poteva solo significare un “Contento adesso brutto stronzo?”

Ormai avevo imparato ad interpretare i suoi sorrisi, quando sorrideva in quel modo non era per niente amichevole.

-Sicuro di star bene?- Il prof non ne sembrava così sicuro. Se avesse saputo a che cosa era dovuta la voce rauca di Latini forse se ne sarebbe convinto…

-Sì prof, tutto bene.- Avevo come l’impressione che Lore fosse ad un passo dal prenderlo a calci.

-Bene, ci vediamo la prossima settimana allora.- Un cenno di testa entrambi fu più che sufficiente come saluto.

Sgattaiolai fuori rapida nel momento in cui il professore svanì dalla mia visuale.

-Che…?- Iniziò Latini, inarcando appena un sopracciglio, ma lo bloccai subito parlando a raffica.

-Devo andare, mi spiace, sarà…- Gesticolai in fretta arrossendo appena, -Per un’altra volta, eh? Ciao.-

Speedy Gonzalez avrebbe dovuto applaudirmi, nessuno avrebbe potuto raggiungermi alla velocità con cui stavo scappando. No, non scappando, non stavo scappando, stavo…semplicemente correndo. Per fare esercizio, sì. Mi fermai solo due secondi di numero per prendere le mie cose nello spogliatoio femminile, poi ripresi la mia corsa furiosa per i corridoi. Un paio di professori mi guardarono male, ma non rallentai minimamente; come scusa, se mi avessero fermato, avrei sempre potuto usare quella di una commissione importantissima affidatami da quella pazza della prof di chimica.

Mi precipitai alla fermata dell’autobus senza guardare in faccia nessuno, salendo sul primo autobus in arrivo.

Quella giornata era andata. Per modo di dire ero riuscita a sfuggirgli, ma come avrei fatto il giorno dopo?

 

 

 

*Note dell’autrice*

 

Scusatemi per questo altro ritardo; sono un ritardo continuo ultimamente.

Purtroppo tarderò anche con l’aggiornamento di Kidnapped, questo capitolo è anche un po’ una bandiera bianca in segno di pace, per farmi perdonare…non sono riuscita a scrivere praticamente niente del primo capitolo del seguito…non so davvero come scusarmi, la scuola in questi ultimi giorni mi sta proprio uccidendo, non vedo l’ora che finisca! >.<

Mi dispiace infinitamente, farò il possibile per rimediare!

Ma tornando alla storia, opinioni su questo capitolo? Alice è un pochino contorta, vero? Sta uscendo fuori di testa per colpa di quel cretino, poverina! Però vedrete che si riprenderà, riuscirà a prendere in mano la situazione (più o meno, perché quando ci sono di mezzo i sentimenti…) più avanti =)  Di Lore che ne pensate invece? Io non posso fare a meno di adorarlo, nonostante la stronzaggine!

Comunque, con questo capitolo ci sono stata nel rating arancione, no? Credo…spero sempre di non esagerare, con questi due mi stan venendo delle idee sempre più “rosse” xD

Il prossimo capitolo è ancora in fase di stesura, come ho già detto non ho proprio avuto tempo di stare sul pc, quindi prendete con le pinze lo spoiler, potrei decidere di ribaltare tutto il prossimo capitolo all’ultimo secondo! xP Farò il possibile per recuperare e finirlo il prima possibile comunque!

Detto questo, ci tengo a fare gli auguri ad una carissima ragazza del forum dedicato alle mie storie: Emanuela (sbrodolina su efp), che ha compiuto gli anni l’altro ieri. Scusami davvero per il ritardo Manu, ti rifaccio i miei migliori auguriii!!! :D :D

Bene, ho finito, non posso che mandarvi un bacione immenso e ringraziarvi per il vostro sostegno e le vostre meravigliose recensioni che mi commuovono sempre! GRAZIE!

Un bacione grandissimissimo! Bec

 

 

Ci tengo poi a segnalarvi:

- Il nuovo contatto facebook che ho creato appositamente per mettere spoiler sulle mie storie o per farmi contattare per qualsiasi cosa –a me farebbe piacerissimo conoscervi^^- ; non sapevo cosa fare l’altro pomeriggio e l’ho creato xD

 

- il FORUM che alcune mie amiche fantastiche hanno creato per le mie storie >.<

Iscriversi a forum community è semplicissimo; mi farebbe davvero piacere chiacchierare un po’ con voi lì! Oltretutto se state scrivendo qualcosa anche voi, potrete pubblicizzarlo^^

Dimenticavo, per essere abilitati alle sezioni protette bisogna presentarsi nella sezione Welcome =)

 

 

*Spoiler sul prossimo capitolo*

 

 

-Che fai?- Chiesi sulla difensiva, quasi terrorizzata.

Ghignò, divertito probabilmente dal mio tono traumatizzato di voce.

-Mica ti mangio!- Sollevò le mani, inarcando di poco il sopracciglio; chiaro segno che per l’ennesima volta mi stesse sfottendo.

-Sei stata tu ieri a dire che avremmo continuato.- Insinuò, sempre con lo stesso sorrisino in faccia, mettendomi nuovamente con le spalle al muro.

 

 

*Risposte recensioni*

 

_deny_: Ciao carissima!!! Alice si è proprio messa nei casini con quel messaggio, alla fine la reazione di lui è stata piuttosto…focosa diciamo xD

Peccato che il prof abbia deciso di rompere proprio sul più bello! Motivo in più per odiare i prof! xD

Mi dispiace tantissimo per questo ritardo, avrei dovuto postare presto per non lasciare troppo sulle spine…invece non ci son proprio riuscita..

Non sai quanto mi rende orgogliosa sapere che tu sia riuscita ad immedesimarti in Alice; a volte mi sembra di non riuscire a renderla vera e credibile come vorrei :P

Non so più come ringraziarti per tutte le tue meravigliose parole d’incoraggiamento, sono noiosa e ripetitiva se scrivo solo un immenso GRAZIE? Non so in che altro modo esprimerti la mia immensa gratitudine, sei sempre carinissima, grazie davvero =)

Spero di meritarmi i tuoi complimenti, non vorrei aver rovinato tutto con questo capitolo >.<

Un bacione grandissimo Deny! Grazie mille per la recensione, Bec

 

 

 

crista: Ciao!!! Ci hai visto proprio bene, complimenti per l’intuito ;) Fra Lore e Ali qualcosa è successo, si è smosso qualcosa dentro ad entrambi…vedrai nel prossimo come si svilupperà questa “cosa” ;D

Un bacione grande! Grazie infinite per la recensione! Bec

 

 

sbrodolina: Ciao carissima!!! Ti chiedo di nuovo scusa per il ritardo dei miei auguri, mi spiace sempre un sacco quando non riesco a fare gli auguri in tempo =(

Comunque, sono contenta di essere riuscita a farti amare Lore, nonostante il suo modo insopportabile di comportarsi…Probabilmente anche io un ragazzo del genere lo avrei già preso a schiaffi xD

Mark di Kidnapped è un caso a parte di stronzaggine, la sua è proprio cattiveria! Lore invece è stronzo, ma non cattivo…o almeno non credo di averlo reso tale xP

Anche io cerco sempre di non essere troppo esplicita nei messaggi, maschero un po’ i nomi, anche perché ho due fratelli che curiosano parecchio nel mio cellulare -.-

Matteo, Lore e Dave arriveranno sicuramente a Natale, chiamo personalmente Babbo Natale e lo obbligo a portarteli! ;)

Matteo non sparirà dalla storia, è un personaggio chiave diciamo, sarà molto d’aiuto ad Ali come amico =)

Spero come sempre di non averti deluso con questo capitolo >.<

Un bacione grandissimo Manu! Ancora TANTISSIMI auguri di buon compleanno, spero che questi 16 anni siano meravigliosi perché te lo meriti davvero =)

Bec

 

 

Sognatrice85: Ciao!!! Grazie per le tue parole, per me è un piacere immenso rispondere alle tue recensioni =)

Non immagini quanto mi renda felice poi sapere che le mie storie ti stiano piacendo così tanto*_*

Eh sì, lei è proprio partita per lui…lui invece…per ora è un mistero, sembra sia solo attrazione, più avanti si vedrà ;) Metterò sicuramente qualche altro suo pov, ma per il momento la sua mente resta celata :P

Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo, un bacione, grazie mille per la recensione! Bec

 

 

freyja: Ciao Vale!!! Eh sì, Lore crea sentimenti contrastanti, a volte verrebbe voglia di riempirlo di baci, altre di schiaffeggiarlo (più la seconda magari xP)

Ahahahah, nemmeno io riesco mai a stare attenta durante le spiegazioni di matematica, peccato che il mio insegnante non sia un superfigo, tutt’altro u.u

Purtroppo quello di Lore era più che altro uno dei suoi giochetti subdoli, alla fine è riuscito a farle ammettere quello che voleva sentirsi dire. Non appena ha sentito il nome di Matteo ha iniziato ad infierire sulla poveretta per farla parlare…se è gelosia la sua, lo si saprà più avanti, ho intenzione di mettere altri suoi pov :D

Quando si deve inviare un messaggio compromettente bisogna fare parecchia attenzione, perché la sfiga vuole che l’ultima persona che dovrebbe leggerlo finirà per farlo =P è capitato un sacco di volte anche a me purtroppo xD

Matteo è un bravo ragazzo sì e sarà anche un bravo amico per Alice =)

Tu non mi annoi mai con le tue recensioni, me le divoro in un attimo in attesa di sapere come hai trovato il capitolo*_*

Spero che anche questo ti sia piaciuto! Un bacione, grazie mille per la recensione! Bec

 

 

Eky_87: Ciao carissima!!! Grazie mille per i complimenti, sono felicissima che lo scorso capitolo ti sia piaciuto, anche se era solo di passaggio*_*

Studiare con Lore non è stato proprio per niente semplice per Ali, ma alla fine è riuscita a sopravvivere…più o meno :P

Matteo è stato molto dolce e comprensivo e si rivelerà anche un buon amico per Ali ;)

Eh già, noi ci dobbiamo sempre complicare la vita con storie quasi impossibili purtroppo xD

Non sono riuscita ad aggiornare presto come avevo detto per dei problemi alla connessione e per dei problemi scolastici -.- Mi dispiace…non vedo l’ora che arrivi giugno, manca poco ormai! xP

Grazie ancora per le tue parole! Un bacione grande! Bec

 

 

Lucy_Scamorosina: Ciao Lu!!! Ahahahah, mi spiace di aver creato questi istinti omicidi con quelle tre paroline e con quello spoiler =P Spero di essere riuscita a farmi perdonare con questo capitolo!

Lore inizia a diventare geloso sì, come ha sentito il nome di Matteo ha deciso di iniziare con la sua “tortura”, che così spiacevole non lo è stata proprio per Ali :P

Anche io adoro alla follia i ragazzi gelosi! Sono troppo carini xD

Purtroppo i messaggi compromettenti finiscono quasi sempre per essere letti dall’ultima persona che avrebbe dovuto farlo u.u

Mamma mia, fortunatamente a me non è mai successa una cosa così! Ma alla fine come hai gestito la situazione con questo ragazzo? Scusa, sono curiosa xD

Ali è stata stronza in effetti a fare la spia, visto che fino ad un attimo prima lo stava usando lei il cellulare xD

Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto carissima! Un bacione grandissimo, grazie mille per la recensione! Bec

 

 

francy_ReMatto: Ciao!!! Ti ringrazio tantissimo per i tuoi complimenti, sono contentissima che il mio modo di scrivere ti piaccia così tanto! :D

Nono, non sei l’unica che non usa l’opzione “Rispondi”, io non la uso mai xD E dire che è anche comoda, ma io proprio non mi ci trovo :P

Ancora non si sa chi ha detto a Lore dell’appuntamento, ma più avanti si verrà a sapere ;)

Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Un bacione grande, grazie mille per la recensione! Bec

 

 

piccolinainnamora: Ciao Mery!!! La scena di Alice che sbaglia a mandare il messaggio è stata piuttosto comica in effetti, poveretta ha fatto proprio una figuraccia xD

Anche a me è capitato purtroppo, fortunatamente non ho mai mandato messaggi del genere, nulla di imbarazzante:P

Hai proprio ragione, Lore aveva già iniziato a farsi i suoi film mentali! Poi come lei ha detto il nome di Matteo, accecato dalla gelosia ha iniziato a stuzzicarla ;)

Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto carissima! Un bacione grandissimo, grazie mille per la recensione! Bec

 

 

Sabry87: Ciao tesoro!!! Sono felicissima che la storia ti stia prendendo sempre di più! :D

Spero che questo capitolo ti sia piaciuto! Un bacione grandissimo! Grazie mille per la recensione, Bec

 

 

Bella_kristen: Ciao Ale!!! Sono felicissima che anche lo scorso capitolo ti sia piaciuto, nonostante fosse solo di passaggio :P

Eh già, povera Ali alla fine ha mandato il messaggio proprio all’ultima persona che avrebbe dovuto riceverlo xD

Mi fa piacere che Matteo ti stia simpatico, sarà un buon amico per Ali ;)

Lore crea sempre reazioni contrastanti…non sei l’unica che lo adora man mano che diventa sempre più insopportabile! xD Mi associo anche io!

Per lui caratterialmente in parte mi sono ispirata al fratello della mia amica, quello del gelato…xD Anche lui è molto geloso come ragazzo a quanto ne so :P

Ancora non si sa chi ha detto a Lore di Ali e Matteo, si scoprirà più avanti però ;)

Un bacione grandissimo cara! Grazie mille per la recensione! Bec

 

 

Punk936: Ciao Gio!!! In effetti la scena di Alice che sbaglia a mandare il messaggio è quasi comica sì xD Poveretta, ha fatto proprio una figuraccia!

Matteo io lo trovo adorabile! Alla fine è stato molto comprensivo e sarà anche un buon amico per Ali ;)

Eh sì, purtroppo alla fine l’ultima persona che dovrebbe leggere finisce quasi sempre per leggere quel messaggio che parla proprio di lui xD Che sfiga veramente >.<

Alla fine Alice non è riuscita a mentire bene riguardo Matteo…Lore come ha sentito il suo nome si è ingelosito parecchio e ha deciso di provocarla come suo solito ;)

Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo!!! Un megabacione carissima, grazie mille per la recensione! Bec

 

 

silvietta_in love 4ever: Ciao carissima!!! A quanto pare allora non sono l’unica che sbaglia spesso a mandare i messaggi! Io faccio figure su figure xD

Lore è idiota a volte u.u Si è ingelosito abbastanza come ha saputo da qualcuno dell’appuntamento con Matteo…e come lei lo ha nominato, per questo ha iniziato a provocarla parecchio come suo solito ;P

Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo! Un bacione carissima! Grazie mille per la recensione, Bec

 

 

vampistrella: Ciao!!! Eh sì, povera Alice ha avuto una sfiga pazzesca! Oltretutto il fatto che in ordine alfabetico il nome dell’amica e il cognome di lui fossero così vicini non è stato affatto d’aiuto xP

Anche a me è capitato un sacco di volte di sbagliare purtroppo…fortunatamente non ho mai mandato messaggi così compromettenti!

Mi fa piacere che Matteo sia stato apprezzato*_* Anche io lo adoro, è stato molto dolce a non arrabbiarsi. Ci è rimasto male certo, ma ha reagito bene =) Chissà magari più avanti potrebbe trovare anche lui qualche ragazza adatta a lui ;)

Lore è molto contorto sì…è difficile da capire e proprio per questo sto evitando di mettere suoi pov :P Ne metterò più avanti magari per svelare qualcosa ;)

Eh già, dovrebbe ammettere prima di tutto a se stesso di essersi affezionato a lei, ma è ancora troppo orgoglioso e scemo per farlo…u.u

Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Un bacione grande, grazie infinite per la recensione! Bec

 

 

fatina93: Ciao!!! Sono felice che Lore con la sua stronzaggine ti abbia conquistato! :D Ha conquistato anche me mentre scrivevo, lo ammetto xD

Alice si è messa nei casini con quel messaggio e in questo capitolo c’è stata la reazione completa di lui ;) Come ti è sembrata? Spero ti sia piaciuta!

Un bacione grande, grazie infinite per la recensione! Bec

 

 

kiki_SeM: Ciao Sara!!! Grazie per i complimenti, mi fa piacere che lo scorso capitolo ti sia piaciuto, nonostante fosse solo di passaggio! :D

Alla fine il messaggio di Ali ha portato solo guai per lei…come ti è sembrata la reazione di Lore? Spero ti sia piaciuta!

Un bacione, grazie mille per la recensione! Bec

 

 

Ringrazio infinitamente le 110 persone che hanno aggiunto la storia alle preferite (ma siete già tantissimi!!Grazie**), le 127 che l’hanno inserita fra le seguite e le 18 che l’hanno inserita fra quella di ricordare, grazie davvero per la fiducia! =D

 

Ringrazio infine le 63 meravigliose persone che mi hanno aggiunto come autrice preferita, grazie mille siete carinissime^^ 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 13
*** Patto suggellato ***


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Capitolo 12: Patto suggellato

     

Capitolo 12: Patto suggellato

 

 

I pomeriggi dopo la scuola passavano troppo in fretta rispetto alle lezioni mattutine.

Il giorno successivo a quell’incontro ravvicinato negli spogliatoi, mi alzai sempre più agitata; ogni giorno fare finta di niente con il mio vicino di casa stava diventando sempre più difficile.

-Tesoro, dove sei? Oggi pomeriggio vedi di sistemarti un po’ la camera, abbiamo ospiti stasera a cena!- Strillò mia madre alle sette del mattino, trovandomi in cucina in stato a dir poco catatonico.  

-Oh sei qui.- Trillò tutta allegra, ignorando le mie occhiatacce.

-La nonna o gli zii?- Borbottai con voce stanca. Da quando aveva litigato con la sua amica Giorgia le alternative erano quelle.

-Nessuno dei due.- Si versò il caffè canticchiando. –Vengono i nostri vicini-ini.- Oddio, aveva iniziato a parlare come Ned Flanders dei Simpson?

Ci misi un po’ a digerire la notizia…ma fu più difficile digerire il latte che stavo bevendo, che si bloccò in gola e mi fece quasi strozzare.

-Cosa? I Latini?- Domandai sconvolta.

-Non fare quell’espressione, dai. Sembra che tu abbia appena trovato uno scarafaggio schiacciato sotto la tua scarpa…- Mi guardò con rimprovero, -E comunque i Latini sono simpatici, Amelié è deliziosa!-

-Ma se hai sempre detto che aveva la faccia da squillo di lusso.- Le feci notare socchiudendo appena gli occhi, cosa non difficile visto che per via del sonno erano già più chiusi che aperti.

-Oh, non dire sciocchezze!- Mosse la mano in aria come se avessi detto chissà quale eresia, -Piuttosto, vedi di mettere a posto la stanza tesoro, ok? Amy mi ha già detto che Glenda e Lorenzo ci saranno, non è tanto sicura della presenza di Rossella che a quanto ho capito dovrebbe uscire con il suo ragazzo…- Fece spallucce indifferente, nemmeno mia madre aveva mai sopportato la “gemella cattiva”.

Amy. Si parlavano da due giorni e già la chiamava con nomignoli! A quanto ne sapevo prima dell’incidente non avevano mai parlato seriamente, si salutavano semplicemente come due vicine in buoni rapporti.

-Vedrò cosa posso fare.- Fu la mia laconica risposta.

Sciacquai in fretta la tazza e, dopo aver salutato piuttosto freddamente mia madre, aprii la porta di casa con stizza; aveva invitato gente senza consultarmi! Gente che sapeva benissimo che a me non era gradita! Certo, il motivo del mio odio verso di Lui era leggermente cambiato, ma la mia intolleranza rimaneva!

Raggelai nel momento in cui mi accorsi che la fonte del mio odio era già li fuori ad aspettare l’ascensore.

Maledizione! Non solo popolava i miei pensieri, i miei sogni e i miei discorsi, doveva pure materializzarsi davanti a me!
-Ciao.- Salutai brusca, per via del nervosismo.

Lui ricambiò con un cenno, restando comunque serio.

Entrammo in ascensore ignorandoci l’un l’altro; o almeno così feci io.

Mi sentii arrossire, sia per il caldo che per l’imbarazzo, nel momento in cui mi accorsi di essere fissata da lui.

Quando si avvicinò, allontanarsi il più possibile fu d’obbligo per me.

-Che fai?- Chiesi sulla difensiva, quasi terrorizzata.

Ghignò, divertito probabilmente dal mio tono traumatizzato di voce.

-Mica ti mangio!- Alzò le mani inarcando di poco il sopracciglio; chiaro segno che per l’ennesima volta mi stesse sfottendo.

-Sei stata tu ieri a dire che avremmo continuato.- Insinuò, sempre con lo stesso sorrisino in faccia, mettendomi nuovamente con le spalle al muro.

Il mio respiro inevitabilmente accelerò e il cuore mandò un chiaro messaggio di aiuto al cervello. Peccato che quello fosse troppo impegnato a formulare pensieri schifosamente sdolcinati sui suoi bellissimi occhi.

-Primo; era un modo di dire. Secondo; solo perché ho ammesso di volerti, non significa che io sia disposta a venire di nuovo a letto con te.- Ribattei con voce stranamente ferma.

Fuori una leonessa, dentro un agnellino.

Scoppiò a ridere, scuotendo piano la testa. –Stai cercando di nuovo di scappare, sei una codarda.-

Spalancai la bocca indignata. –Non sono una codarda!- Protestai furiosa, finendo per avvicinarmi accidentalmente a lui.

-Ah no?- Il suo viso ormai era a solo pochi centimetri dal mio, -Dimostramelo allora.-

Non dovevo cedere. Non dovevo cedere. Non dovevo cedere!

-Io non ti devo dimostrare niente.- Non mi spostai di un millimetro, nonostante la voglia di abbassare lo sguardo e di allontanarmi.

Avanzò ulteriormente con il viso, facendomi trattenere il respiro eccitata; ora la sua fronte sfiorava appena la mia, mandando completamente in panne cuore e cervello. Bastava quel contatto lieve a farmi esplodere un fuoco nel basso ventre, bastavano i suoi occhi a farmi perdere completamente la ragione.

-Mi vuoi Alice…e io voglio te.- Sussurrò piano, -Perciò perché non la finiamo con questa situazione?- Anche il suo respiro stava accelerando, -Perché non la finiamo con questa tortura per entrambi?- La sua voce uscì smorzata, quasi sofferente. Sembrava gli stesse costando uno sforzo immane non baciarmi…

Sapevo che cosa voleva. Sapevo che era solo il sesso ad importargli. Ma io non avevo la minima intenzione di farmi sfruttare solo come un oggetto sessuale, come un oggetto di intrattenimento.

Mi feci forza per reagire, dovevo reagire.

-Perché non c’è niente.- Dissi, scansandolo di lato, -Niente di iniziato da finire.-

Uscii in fretta dall’ascensore ed iniziai a camminare sempre più veloce, fino ad arrivare a correre.

Uscire fuori dal palazzo fu un sollievo immenso per le mie guance in fiamme, ma anche per il resto del corpo decisamente accaldato, nonostante fossimo quasi ai primi di novembre.

Feci un respiro profondo mentre raggiungevo le persone ferme alla fermata dell’autobus. Dovevo stare in mezzo ad altra gente, solo in mezzo ad altre persone lui non avrebbe potuto avvicinarmi.

Non mi rivolse la parola per il resto della giornata, né sull’autobus, né in classe. Rimasi sempre incollata a Mel a scuola e sempre incollata alla signora Miletti (nostra inquilina incontrata per caso) in autobus, fino al portone.

Se da una parte ero sollevata di non averci parlato, dall’altra ero inquieta; non sapevo quale altra mossa aspettarmi da lui.

Fortunatamente quel pomeriggio sarebbero venute le mie amiche a casa mia, un vero toccasana. Dovevano assolutamente aiutarmi psicologicamente, mi sarebbe servito tutto il coraggio possibile per affrontare quella cena con i miei “deliziosi” vicini. Tra lui, la sorella stronza, quella che già mi considerava sua cognata e i suoi genitori, c’era da strapparsi i capelli.

-Se non altro non è una cenetta a lume di candela solo fra voi due.- Considerò maliziosa Angelica, guardandomi di sottecchi.

–Angie,- Incominciai massaggiandomi le tempie, -è evidente che non hai compreso appieno la gravità della situazione. Dopo quello che gli ho detto, dopo quello che…abbiamo fatto-, Diventai paonazza, -Con che faccia lo guardo stasera?-

-La tua, Aliciosky.- Mi rispose tranquilla Ilaria, addentando un biscotto fatto in casa da mia madre.

Avrei alzato gli occhi al cielo e risposto “Grazie tante!” sarcastica alla sua osservazione, se non avessi notato un luccichio serio nei suoi occhi.

-Ali, non devi mostrare nessuna faccia, sii semplicemente te stessa, comportati come ti sei sempre comportata.- Mi suggerì, dando un altro morso al biscotto.

-Ragazze, sono d’accordo con l’Ali, la cosa è più grave di quanto pensate.- Intervenne Daniela con faccia preoccupata, -Dopo che…l’hanno quasi fatto, non si può far finta di niente.-

Angie schioccò la lingua seccata, alzandosi di scatto dal mio letto, -Capirai! Per un po’ di sesso! Mica se lo deve sposare! Che pensa di avere poi, l’esclusiva?-

Aprii la bocca per parlare, ma l’intervento di Ilaria bloccò la mia protesta indignata sul nascere.

-Sapete che di solito non do mai ragione alla ninfomane assatanata, ma questa volta mi trovo d’accordo con lei.- Annuì per dare maggiore importanza alla sua frase, o forse solo per approvare i biscotti che stava mangiando. –Ali, lui ti attrae? E goditelo! Sei giovane, si vive una volta sola. Prima o poi ti stuferai di lui, incontrerai qualcuno che ti piacerà sul serio e tanti cari saluti a Lorenzo Latini.-

-Infatti!- Cinguettò Angie, entusiasta di avere finalmente qualcuno dalla sua parte. –Niente è eterno, prima che tu te ne accorga finirà tutto. Sesso, sesso, sesso. E poi, ciao ciao, lo scarichi.- Detto da lei sembrava la cosa più semplice del mondo. –È capitato anche a me di essere così attratta da un ragazzo, ma una volta che soddisfi il bisogno un po’ di volte ti stanchi.- 

Sospirai; magari le cose fossero state così semplici anche per me, invece era tutto così complicato. O forse ero solo io a vederla così.

Avevo…paura? Possibile che avessi paura di restarci male e di soffrire? E se fosse stato lui il primo a stancarsi?

Assurdo! Non potevo davvero temere di soffrire a causa di quel…quel…lattante lì! Io ero una donna fatta e finita, lui solo un ragazzino sciocco, un bambinetto idiota.

-Ragazze voi non capite che non è solo attrazione. È così palese che lui…- Daniela si morse le labbra indecisa se continuare. Poi prese coraggio e, sollecitata da noi, proseguì, -Ha un certo ascendente su di lei.-

Quella frase bruciò parecchio al mio orgoglio, semplicemente perché era la verità. Ma come faceva Daniela ad azzeccarci sempre?

Gonfiai le guance peggio di un pesce palla, offesa. –Lui non ha nessun ascendente su di me!- Protestai, rendendomi conto di quanto le mie parole risultassero false persino a me.

-Ma è ovvio che non ce l’ha!- Concordò Angie che non si accorse di nulla per mia fortuna, -Lui sfrutta il suo corpo e l’attrazione evidente che tu provi per lui per farti cedere, per metterti alle strette tesoro! Una volta che tu lo avrai il suo corpo e che ti sarai tolta lo sfizio definitivamente però, non avrà più modo di ossessionarti.-

Detto così suonava quasi bene…

-Angie non dire stronzate, è ovvio che lui ha influenza su di lei,- Non provai nemmeno a bloccare le parole di Ilaria, lei capiva sempre tutto, era impossibile mentire, -Ma quello che ora deve fare è ribaltare il “gioco”. Non può mica andare avanti così, sta impazzendo poveretta.- Socchiusi gli occhi non poco irritata; grazie tante Ila!

-Lui ti provoca e ti stuzzica?- Andò avanti incurante della mia espressione, -È arrivato il momento di provocare e stuzzicare lui. Da quello che ci hai detto, anche tu hai ascendente su di lui, di questo ne sono assolutamente certa.- La sua voce incuteva quasi timore. -Devi fargli capire che sei tu che comandi questo gioco Ali.- Lei era fissata con la cosa del “comando”, femminista ed orgogliosa al massimo, non avrebbe mai permesso ad un ragazzo di darle ordini.  -Detta le tue regole, le tue condizioni. Può essere stronzo quanto vuole, ma se una donna si mette d’impegno nell’essere stronza, può battere chiunque, forse non l’hanno spiegato al signorino.- Annuì determinata, soddisfatta della sua tesi.

-Quindi voi mi suggerite di…assecondare questo giochino pazzo?- Chiesi, anche se sapevo già la risposta. –Mi sfrutterà e basta.- Aggiunsi quasi amareggiata.

-Vi sfrutterete a vicenda, è una cosa equa.- Se Ilaria non avesse immediatamente smesso di sgranocchiare rumorosamente tutte le riserve di cibo presente in casa mia, le avrei tirato addosso una scarpa.

-Inghiottisci prima di parlare tesoro, non si parla con la bocca piena.- La rimproverò Angie, disgustata quanto me.

-Io mi dissocio da questa follia comunque.- Daniela alzò le mani in segno di resa.

I suoi discorsi erano sempre i più giusti e avrei dovuto ascoltare lei, lo sapevo bene…ma le tesi di Angie e Ila erano così contortamente allettanti…senza contare che avrei potuto soddisfare quella mia voglia di lui…

-Io ti direi di sì.- Fece Angie, accompagnata da un cenno d’assenso di Ilaria.

-E proteggetevi bene!- Commentò divertita Ila, facendo spalancare la bocca a me e Daniela.

-Esatto, le precauzioni prima di tutto!- Le diede corda Angelica ridacchiando.

-Evito di rispondervi…- Risposi stranita, scuotendo poi la testa rassegnata.

-Ma lui ce li ha? No perché MIB ha dei preservativi al melone che sono la fine del mondo!- Ilaria quando si metteva, faceva più paura di Angie.

MIB era il soprannome del suo ragazzo. Decisamente strano, vero? Stava a significare “Man in Black”, ovvero “Uomo in nero” per la sua chiara mania di vestirsi sempre di nero.

-Credo…sia attrezzato.- Mi uscii in tono soffocato ed imbarazzato.

-Bene, meglio. E…Ali?-

Osservai l’Ila in attesa ed aggrottai la fronte quando si alzò dalla sedia e si diresse verso di me.

-Mi raccomando tesoro, fatti valere, ti voglio bene lo sai.- Mi strinse forte e fu subito raggiunta dalle altre due.

-Per qualsiasi cosa, noi ci siamo. Anche per prendere a calci lo stronzo e per i consigli pazzi da ninfomani.- Ridacchiò, seguita da tutte noi.

Cosa avrei fatto senza di loro? Senza la grintosa Ilaria, la maliziosa Angelica e la dolce Daniela? Tutte così diverse, ma al tempo stesso così simili, così strane nel dare consigli, ma sempre pronte ad ascoltarmi per qualsiasi problema e ad argomentare le loro opinioni.

Erano come delle sorelle per me, non avrei saputo cosa fare senza di loro.

-E poi, ehi, se un uomo ti delude, stando alla filosofia di Daniela, puoi sempre andare in Alaska a dedicare la tua vita al salvataggio dei pinguini.-

-Ah-ah-ah.- Fece Dani, guardandola male.

-Non dite sciocchezze!- Intervenne Angie, -Senza la nostra Aliciosky, come faremo? I pinguini possono pure crepare strozzati dai pesci che mangiano per quanto mi riguarda.-

Ecco, appunto. Senza le mie amiche decisamente cretine, come avrei fatto a ridere come una scema come in quel momento?

 

 

Inspirare, espirare, inspirare, espirare. Alzavo e abbassavo le braccia lentamente, seguendo il ritmo dei miei respiri.

Bene, l’esercizio stava riuscendo. Lo avevo imparato alle elementari, me lo faceva sempre fare la mia maestra dopo una corsa.

Quando il campanello suonò, gli effetti positivi e benefici dell’esercizietto andarono letteralmente a puttane.

-Tesoro! Sono arrivati!- Trillò mia madre tutta contenta, togliendosi il grembiule che usava per cucinare.

-Luca, togli subito le scarpe dal divano Santo Cielo!- Sbraitò in direzione di mio padre, -E quella camicia? È oscena, mettitene un’altra, quella che ti ha regalato Sandro per il tuo compleanno!-

Mentre mio padre si alzava e mi guardava esasperato, mia madre corse immediatamente ad aprire.

La prima ad entrare fu Amelié, che scambiò uno zuccheroso bacio sulla guancia con mia madre. Sembravano amiche di vecchia data, non sembrava minimamente che si fossero parlare una o due volte in tutta la loro vita.

La seconda fu Glenda, meravigliosa nel suo vestitino blu a maniche lunghe, ma scollato davanti.

-Teresa, ciao!- Salutò mia madre con il suo tipico entusiasmo, per poi balenare addosso a me e baciarmi con foga sulla guancia.

-La mia cognatina preferita!- Strillò allegra, mettendomi a disagio.

Feci il sorriso più forzato del mondo ed evitai accuratamente lo sguardo interrogativo di mio padre che nel frattempo si era cambiato.

Una volta dribblata Glenda con lo sguardo, non potei fare a meno di notare lui che sorrideva gentile a mia madre e le stringeva la mano.

Mi ritrovai di nuovo a pensare che tutto sommato lo conoscevo abbastanza bene; il sorriso che le stava rivolgendo in apparenza sembrava gentile, mentre in realtà era solo ruffiano e di convenienza.

L’ultimo ad entrare in successione, dopo il sorriso più falso del mondo –più di quello della Barbie - sfoggiato da Rossella, fu Edoardo Latini che quasi superò la figlia con un sorriso decisamente plastificato. La sua faccia sembrava dire “Non vedo l’ora di tornarmene a casa”.

Ecco da chi avevano imparato i figli a sorridere in quel modo.

Ci furono degli scambi parecchio inutili di convenevoli, poi, finalmente, ci sedemmo a tavola, pronti per la terribile cena che mia madre aveva cucinato per noi. Ahimé, non era molto brava a cucinare e quando c’erano ospiti dava il peggio di sé per l’agitazione.

-Allora, Glenda, come va con Domenico?- Chiesi, giusto per iniziare una conversazione, alla mia vicina di posto.

Gli “adulti” avevano iniziato discorsi per i fatti loro, io avevo Glenda a sinistra, Rossella a destra a capotavola ed il cretino di fronte.

-Benissimo! È troppo carino il mio Dome, l’altro giorno mi ha regalato degli orecchini della Breil che sono strepitosi!- Iniziò a ciarlare all’infinito, descrivendo nei minimi dettagli gli orecchini e guadagnandosi spesso occhiate contrariate dai due fratelli.

-E a te, invece, come va con mio fratello?- Chiese a trabocchetto, con una finta faccia d’angelo.

La sua frase causò quasi lo strozzamento di ben due persone; il diretto interessato e la sorella.

Ovviamente due se si escludeva la sottoscritta. Io stavo per sputare tutta l’ acqua che stavo bevendo in faccia a lui e non avrei di certo fatto una bella figura.

La inghiottii, prima di fare un sorrisone innocente, non meno falso di quello di Rossella. –Oh benissimo. Lore,- Mi sforzai di chiamarlo per nome con voce fintamente zuccherosa, -è un ottimo compagno di classe, alla fine mi ha anche suggerito in un’interrogazione di matematica. Sai, io non sono molto brava in matematica, proprio la odio!- Evitai accuratamente di guardare lui, ma fui quasi certa che se lo avessi fatto lo avrei visto con occhi e bocca spalancati per lo stupore.

-Sì? Strano che lo abbia fatto, lui che è il Re degli Stronzi.- Commentò divertita, evitando la tosse intenzionale del fratello.

In effetti era strano…capitava anche a me di chiedermi il perché di quel gesto.

-Comunque, io intendevo dire come coppia.- Aggrottò la fronte, -Come vanno le cose?- Ripeté la domanda, impedendomi di sviarla quella volta.

Prima che potessi rispondere, una voce proveniente dal posto di fronte mi precedette.

-Gle’, finiscila di dire cazzate.- Sembrava volerla incenerire con lo sguardo.

Grazie al cielo aveva parlato. Credevo di morire strozzata con la mia stessa saliva per colpa delle domande di sua sorella.

Il modo in cui lo aveva detto però, così brusco, diretto e…infastidito…non mi aveva fatto piacere dovevo ammetterlo, proprio per niente.

-Perché? Tu ti diverti parecchio a stuzzicare il mio ragazzo, raccontandogli della volta in cui mi hai beccata sul mio letto con Marco.- Assottigliò gli occhi, imitando l’espressione di Lorenzo.

-Pff. Quella è la verità, se non chiudi mai la porta della tua stanza mica è colpa mia.- Lui roteò gli occhi annoiato.

-Se tu non bussi mai!- I battibecchi fra quei due non mancavano mai.

-È casa mia e io non busso.- Replicò lui deciso.

Lei fece un chiaro gesto di resa, prima di sospirare rassegnata.

Fortunatamente il discorso era stato sviato.

Andai avanti a mangiare per un altro po’, poi, con un profondo respiro, decisi che quello era il momento giusto per dirgli quello che gli dovevo dire. Le mie amiche erano tutte con me, avevo ancora i loro consigli in testa, non avevo motivo di temere.

Ci avevo pensato tutto il pomeriggio dopo che se n’erano andate, non potevo andare avanti ad evitarlo in eterno, né a farmi umiliare con i suoi sorrisini maliziosi ed insinuanti.

Lo volevo. Da impazzire, da star male; rischiavo seriamente di uscirne pazza da quella faccenda. Non riuscivo a dormire, a mangiare, a studiare persino! Ecco, come scusa per giustificare quel mio comportamento irrazionale a me stessa avrei potuto tirar fuori la storia dello studio! Se non lo avessi avuto non sarei più riuscita a studiare! E non studiare significava avere insufficienze! Io! Assolutamente impensabile, io non avevo mai avuto voti bassi! Ragion per cui la faccenda andava risolta. 

Restava solo un problema. Come avrei fatto a richiamare la sua attenzione per potergli parlare da sola?

Lui non mi degnava mai di uno sguardo, guardava dappertutto, tranne che nella mia direzione.

Bene. Mi snobbava? Non mi guardava? Lo avrei convinto io a farlo.

Senza pensarci due volte, portai la mia gamba destra indietro, fino a toccare quasi la sedia una volta alzata.

Pronti. Partenza. Via! 

La lasciai ricadere con forza in avanti, finché non andai a colpire…

-Ma che cazzo…?!- Sbraitò, sobbalzando appena.  Guardò prima sotto il tavolo, poi me, inarcando appena il sopracciglio sbigottito.

Ok, la delicatezza non era proprio il mio forte. Ma nemmeno il suo, davvero discreta la sua reazione.

-Che c’è Lore?- Cantilenò Glenda, con lo stesso sorrisino furbo di prima; insieme alla sorella, sembrava essere l’unica ad averci fatto caso.

Fantastico. La mia discrezione era andata a farsi fottere del tutto.

Se non altro i nostri genitori non ci stavano degnando minimamente di nessuno sguardo, presi com’erano da una conversazione.

-Niente.- Rispose immediatamente lui, riassumendo la sua solita aria di sufficienza.

Bene, era il momento. Aveva capito, no? Lo avevano capito pure le sorelle, non ci voleva molto!

Mi alzai di scatto, sentendomi arrossire. Che figura di merda.

-Devo andare in camera mia a…prendere una cosa.- Oddio, mi sembrava di essere una di quelle adolescenti idiote che comunicavano in codice per appartarsi con i ragazzi.

Senza guardare in faccia nessuno e sentendo a malapena l’ “Ok” di Glenda, mi diressi spedita in camera mia che fortunatamente non era visibile dalla sala.

Stavo morendo dal caldo per l’agitazione e mi detti mentalmente della stupida per tutta quella tensione.

Non appena mi girai, quasi mi venne un colpo quando vidi che era già lì.

-Cos’è, improvvisamente ti è venuta voglia di fare sesso sfrenato?- Chiese sarcastico, stampandosi in faccia uno dei suoi insopportabili sorrisetti maliziosi.

Il suo era solo un subdolo modo di provocarmi, di sicuro voleva farmi esplodere di rabbia come sempre.

Stavo per cascarci, stavo per ribattere pungente che se lo poteva pure sognare, poi, ricordandomi del discorso fatto con le mie amiche, stupii me stessa con la mia risposta:

-Sì.-

Lo spiazzò del tutto quella semplice parolina, lo vidi chiaramente nei suoi occhi. Non si aspettava minimamente una risposta del genere.

Per una volta, lo avevo completamente zittito, non sapeva cosa rispondermi. Sembrava indeciso, quasi boccheggiava come un pesciolino.

Non potei fare a meno di distogliere lo sguardo da lui, sentendomi arrossire; ecco, avevo sparato la cavolata del secolo, come avrei fatto a rimediare? Ero da sola con lui, nella mia camera da letto e gli avevo appena detto che volevo fare sesso. Grandioso! Ma quanto ero idiota?

Potevo sempre rimangiarmi tutto, potevo permettermi di essere codarda e dire che scherzavo. Non era quello che volevo però.

Avevo fatto 30 attirando la sua attenzione a tavola, 31 rispondendogli di sì e ora ci voleva un bel 32, già che c’ero...

Con tutto il coraggio che riuscii a racimolare, feci un respiro profondo, prima di tornare a guardarlo.

-Ok.- Dissi fra me e me, prima di avvicinarmi a lui più decisa.

Lo vidi chiaramente deglutire, ma non indietreggiò, aspettò che lo raggiunsi.

Era teso, decisamente teso, lo si vedeva lontano un miglio. Forse il fatto che per una volta fossi io la…predatrice (?) lo metteva in una posizione quasi scomoda, sembrava che non gli piacesse non avere in mano lui la situazione.

Una volta arrivatagli davanti, mi sporsi di lato per afferrare la maniglia della porta socchiusa e chiuderla definitivamente.

Avevo il cuore che batteva all’impazzata, non riuscivo a capacitarmi di quello che stavo per fare.

Desideravo solo accarezzarlo, tracciare con la punta delle dita la linea del collo e far sciogliere quel fascio di nervi con una scia di baci.

Mi avvicinai ancora di più, fino ad arrivare a pochi centimetri dal suo viso.

-Ok…- Ripetei, soffiando sulle sue labbra e socchiudendo di poco gli occhi per i brividi che mi causava il suo respiro così vicino.

Le sue braccia, in un attimo, circondarono la mia vita e mi strinsero possessivamente a lui.  -Ok…cosa?- Mi domandò, apparentemente di nuovo padrone della situazione; peccato che il tono lieve di voce lo tradì.

Rabbrividii nel sentire la sua voce così roca ed eccitata. –Ok, per me va bene…la cosa…- Mi mordicchiai il labbro e vidi i suoi occhi seguire quel gesto quasi rapiti, -del sesso…- Conclusi con il fiatone, neanche avessi appena finito di giocare a tennis contro Serena Williams a Wimbledon.

Mi scostò di poco per guardarmi meglio in viso. L’avevo sorpreso, di nuovo. Sorpreso era dire poco, lo avevo proprio sbalordito; aveva la bocca dischiusa e gli occhi dilatati per lo stupore.

-Dici sul serio?- Inarcò il sopracciglio scettico.

-Certo. Cos’è, l’Onnipotente Lorenzo Latini non è più sicuro delle sue doti da seduttore?- Ironizzai, giusto per non fargli capire quanto in realtà fossi scossa per quella mia resa.

Non prese troppo bene il mio sarcasmo ed un lampo di sdegno nei suoi occhi me lo confermò.

-Divertente Puccio.- Assottigliò gli occhi, avvicinandosi pericolosamente con il viso.

-Quindi…- Sì passò la lingua sul labbro in un gesto tremendamente sensuale che mi fece rabbrividire, -Possiamo darci alla pazza gioia già da adesso?-  Non c’era la minima traccia di ironia nelle sue parole, né di un sorriso su quelle labbra perfettamente delineate e ancora socchiuse.

Stavo perdendo il controllo. Dovevo riassumere il “comando”, per dirla alla Ilaria.

-Non ancora, ho delle condizioni da dettare.- La mia risposta gli fece arricciare il naso piuttosto infastidito.

Sorrisi di sbieco. –Primo,- Cominciai, cercando di mantenere un tono di voce neutro, -Sarò io a decidere quando e come farlo.- Arrossii da morire nel dirlo così ad alta voce, ma non distolsi lo sguardo.

Sembrò pensarci un po’ su prima di ribattere: -Vuoi prendere tu in mano la situazione, eh? Mi piace, lo trovo decisamente stuzzicante.- Considerò ghignando.

Prima che potessi rispondere seccata che il mio non voleva affatto essere un modo per stuzzicarlo, non nel modo in cui sicuramente intendeva la sua mente perversa, lui riprese a parlare: –Anche se…sono sicuro che presto ti verrà la voglia di farlo quando, ma soprattutto come, dico io.- Ammiccò, facendo aderire ulteriormente il mio corpo al suo con la mano dietro alla mia schiena.

Con tutta la forza di volontà del mondo, riuscii ad allontanarmi da lui con le braccia; per quanto fosse possibile, visto che la sua presa era sempre più salda. Avevo le guance che ormai stavano andando più a fuoco di legna cosparsa di benzina.

-Mollami o scordati di questo patto.- Lo ricattai seria, guardandolo sempre dritto negli occhi.

Mai abbassare la guardia con un nemico. Mai abbassare la guardia con gli stronzi.

Sfoderando un sorrisetto di sufficienza che poteva solo voler dire “Io sono figo e lo faccio solo perché voglio io e non perché me l’hai detto tu”, sciolse la sua presa, permettendomi finalmente di allontanarmi del tutto dal suo corpo.

-Dicevo,- Ricominciai, cercando di mantenere un tono di voce neutrale, -Secondo, niente cose a scuola o in ascensore.- Tremai, scacciando il pensiero molesto di noi due sdraiati sui banchi di scuola in atteggiamenti poco…consoni, -Terzo, quando uno dei due si stuferà di questa…cosa, l’altro dovrà accettarlo senza insistere.- Di sicuro sarebbe stato lui il primo a stufarsi…

Scossi di poco la testa; cos’era tutta quella insicurezza?

IO mi sarei stancata per prima di lui, della sua odiosa arroganza, dei suoi sorrisetti impertinenti, della sua strafottenza…avrei trovato un ragazzo molto più figo, gentile e sexy. Il mio principe azzurro insomma, prima o poi sarebbe saltato fuori, quello era solo un diversivo.

Lui continuò a fissarmi impassibile, senza ribattere, quindi dedussi che quelle ultime due regole gli andassero bene.

-Quarto, nessuno dovrà sapere questa cosa.-

-Continui a ripetere la parola “cosa”.- Mi fece notare, alzando appena un sopracciglio.

-Perché mi fa sembrare meno disgustosa questa situazione.- Lo provocai, sorridendo leggermente.

-Non mi sembra che ti abbia fatto così schifo fare sesso con me, vuoi addirittura il bis.- Ed eccolo lì il suo solito sorrisetto petulante.

Alzai gli occhi al cielo rassegnata. -Non ti rispondo neanche, non ne vale la pena. Comunque, prima che tu mi interrompessi, stavo esponendo la quinta regola, ovvero, siamo liberi di vederci con altre persone se vogliamo, non siamo impegnati in nessun modo fra di noi.- Quelle parole le digrignai; sapere che lui avrebbe comunque continuato a vedere altre ragazze mentre stava, no, mentre faceva sesso con me, mi dava fastidio e…mi faceva male…parecchio…ma volevo essere libera di conoscere altri ragazzi per cercare di lasciar perdere lui, quindi quella regola era d’obbligo.

-Te lo puoi scordare proprio.- Fu la sua secca risposta che mi stupì non poco.

Lo aveva detto decisamente irritato, quasi l’idea che potessi uscire con un altro gli fosse insopportabile. Non l’avessi conosciuto bene, avrei pensato che fosse geloso.

Alzai un sopracciglio; ma qual era allora il problema?

-Mi sembra che la seconda opzione possa andar bene, no?- Aggiunse immediatamente, come per salvarsi in corner da quella prima affermazione. -Se uno si stufa dell’altro e vuole vedersi con altre persone, interrompe la cosa e basta.- Aveva detto la parola “cosa” con il mio stesso tono di voce, chiaramente per prendermi in giro.

Beh, in effetti non aveva tutti i torti…

-Ok.- Concessi con una scrollata di spalle.

-Altre brillanti imposizioni?- Domandò sarcastico, incrociando le braccia al petto.

Lo fulminai con lo sguardo. –No, per ora.-

-Bene. Allora se sono solo queste le tue temibili “regole”- Fece proprio le virgolette con le dita sì, -Direi che ci sto.-

Si riavvicinò, quasi più cauto rispetto alla volta precedente, -Posso baciarti o rischio di infrangere una di queste regole?- Sopracciglio inarcato, labbra curvate in un sorriso sghembo, naso leggermente arricciato e fisico da stupro. Ok, l’ultima non c’entrava niente, lo sapevo, ma contribuiva a distruggere i pochi neuroni rimasti.

Mi stava sicuramente prendendo in giro, non prendeva per nulla sul serio quello che avevo detto.

Beh, peggio per lui, al suo primo errore la cosa sarebbe finita, non gli avrei permesso di infrangere nessuna di quelle regole.

-Se vuoi rischiare…- Piegai le labbra in un modo che teoricamente sarebbe dovuto essere sensuale. Praticamente era davvero pessimo, sembravo una bimbetta di tre anni alle prese con del latte sul labbro.

-Mi piace rischiare.-  Quella frase mi fece sobbalzare agitata.

Osservai le sue mani appoggiarsi al mio viso con il cuore in gola, stavo trattenendo il respiro da una quantità di tempo che mi sembrava infinita.

Il suo petto aderì al mio e i suoi occhi sembravano quasi volermi inchiodare lì, per impedirmi di fare qualsiasi movimento e sfuggire.

Ma chi voleva sfuggire? Io no di certo.

Lo faceva apposta a muoversi così lentamente, voleva che fossi io ad eliminare quella distanza insopportabile e a baciarlo.

Sentendo le palpebre appesantirsi sempre di più per il desiderio, chiusi gli occhi e mi sporsi inconsciamente più avanti con il viso.

Baciami.

Poteva l’attesa di un bacio durare più di così? Perché poi sentivo la necessità di baciarlo come se non lo facessi da una vita?

Avevo lo stomaco che si stava contorcendo e ribellando contro il cuore per quella sadica decisione di chiudere gli occhi, rendendo l’attesa una vera e propria tortura.

Proprio nel momento in cui sentii le sue labbra sfiorare le mie –forse dopo appena due secondi-, la voce dell’ultima persona che avrei voluto sentire, rimbombò per tutto il corridoio.

-Alice?-

Oddio. Mia madre.

Dischiusi immediatamente gli occhi e frenetica spinsi l’idiota –lo rimaneva sempre- dietro la porta.

-Che fai?- Chiese lui confuso, a voce fin troppo alta.

-Regola numero due; nessuno lo deve sapere.- Tantomeno mia madre! Ci mancava solo quello!

-Mi sembra che fosse la quattro questa.- Obbiettò, sistemandosi comunque dietro la porta.

-Sìsì, quello che è.- Borbottai a bassa voce, -Ora zitto.- Gli ordinai repentina.

Aprii la porta –giusto quanto bastava per non colpire lui- con un megasorriso stampato in faccia. -Eccomi qua.-

La tentazione di aprirla con forza e di dare un bel colpo in faccia al cretino c’era, ma così facendo avrei fatto insospettire mia madre.

Era davanti alla porta del bagno quando parlai; si fermò e fece qualche passo indietro, tornando davanti alla mia stanza.

-Ah eccoti! Ma che ci fai in camera?- Domandò circospetta, sporgendosi per vedere meglio dentro la stanza.

-Cercavo gli orecchini della Guess che mi ha regalato la nonna a Natale, volevo farli vedere a Glenda.- Mi giustificai, permettendole bene di assicurarsi che dentro la mia camera non ci fosse nessuno.

-Oh, che bella idea!- Si illuminò elettrizzata, -Sono meravigliosi, le piaceranno di sicuro!- Mi fece l’occhiolino gongolante.

Mia madre adorava che mi vantassi delle mie cose con le amiche, era piuttosto…spaccona diciamo.

-Ma Lorenzo che fine ha fatto?-

Quella domanda posta con quell’aria perplessa e curiosa mi fece sprofondare nel panico.

Cazzo. Ero fottuta.

Guardai il diretto interessato, spostando appena gli occhi e cercando di non farmi notare da mia madre.

Lui si portò l’indice e il medio sul labbro, gesto che compresi subito.

-Fuori.- Riportai immediatamente gli occhi su mia madre, -A fumare. Mi aveva chiesto di non dirlo perché…- Abbassai lo sguardo; ero pessima ad improvvisare, -La madre non vuole che lui fumi.- Sussurrai, portando una mano vicino alla guancia come se stessi rivelando chissà quale confidenza.

-Ah.- Annuì. –Ma fuori dove? Perché sul balcone non c’è…-

-Non lo so-, Feci la finta tonta, -Adesso arrivo comunque.-

-Ok.-

Grazie al cielo mia madre non era entrata. Le sarebbe bastato un niente per vedere Lorenzo dietro la porta e ci avrebbe messo un attimo a fare due più due.

-Fai davvero schifo a recitare.- L’idiota scoppiò a ridere senza farsi troppi problemi una volta richiusa la porta.

-Ah-ah, divertente davvero. Comunque ti sei giocato il sesso per oggi mio caro, ne riparliamo domani, ok?- La soddisfazione nel dire quella frase era davvero troppa.

La sua risata si spense immediatamente ed il suo viso si pietrificò in un’espressione shockata.  

Uscii dalla stanza sorridendo e scuotendo la testa divertita; era bello per una volta essere quella che si prendeva gioco di lui e non viceversa.

Il resto della cena andò bene, non contando gli sguardi carichi di risentimento che continuava a lanciarmi l’idiota. Sarebbe sopravvissuto per un giorno senza sesso, erano tutte scene da primadonna le sue. Così imparava a ridere.

Fortunatamente mia madre non indagò oltre quando Lore le rispose dicendo che era tornato un attimo a casa sua per prendere una cosa.

Fu molto furbo ad appoggiare la mia spiegazione; se avesse detto che era andato a fumare, quello che avevo raccontato a mia madre sul fatto che lui non volesse dirlo ad Amelié, sarebbe risultato poco credibile.

A fine serata, Lorenzo mi salutò con un rassicurante: -Ci vediamo domani a scuola Alice.-  

Difficile dire se il suo sorriso fosse più minaccioso o malizioso, in ogni caso era decisamente sexy.

-Non vedo l’ora.- E non la vedevo davvero. Per la prima volta non vedevo l’ora che arrivasse il giorno dopo per andare a scuola…ed iniziare finalmente a regolarizzare del tutto quel patto.

 

 

 

  

*Note dell’autrice*

 


EDIT: Grazie di cuore a per questa splendida copertina! :)


Scusarmi per questi immensi ritardi sta diventando quasi un’abitudine e la cosa mi fa incavolare parecchio con me stessa…siete delle lettrici meravigliose, tutti questi ritardi non ve li meritate proprio! Mi dispiace, ma quando non ho l’ispirazione, per scrivere qualcosa di decente ci metto giorni e giorni. Oltretutto anche la febbre ha deciso di rompermi e anche adesso contribuisce a farmi scrivere troppo lentamente per i miei gusti…

Comunque, questo capitolo, se devo essere sincera, non mi convince proprio per niente…Mah…spero solo non vi abbia deluse >.<

Inizialmente ci doveva essere una scena hot sul letto tra i due nel momento in cui sono in camera, ma alla fine ho deciso di non metterla, in fondo, il patto è stato appena suggellato.

Di scene hot ce ne saranno sicuramente nel corso della storia –capitolo prossimo compreso-, spero solo di riuscire a descriverle decentemente ;)

Opinioni su questo capitolo? È stato difficile da scrivere, con questo caldo non riesco a stare per troppo tempo alla scrivania, ho bisogno di muovermi per la casa xD

Spero di riuscire a scrivere più facilmente il prossimo, ho già un sacco di idee in testa da sviluppare a proposito di questo patto ;)

E a proposito del patto, come avete trovato la scelta di Alice? Alla fine lei ha ceduto pensando ingenuamente di riuscire a togliersi la “fissa” per lui…>.< Approvate? E le sue regole? Ne avreste aggiunte altre? Lui le rispetterà secondo voi?

Ed è con questi terribili dubbi amletici che vi lascio xD

Ringrazio con tutto il cuore le 25 ragazze d’oro che hanno recensito lo scorso capitolo e le persone che tramite e-mail, fb o forum mi fanno sempre sapere cosa ne pensano*___* Siete delle lettrici fantastiche!

Un bacione grandissimo! Bec

 

 

PS: Riguardo Kidnapped, non pensate che io l’abbia abbandonata, rimpiazzata con questa o cose del genere >.< L’ultimo capitolo è stato già scritto, il problema rimane il primo capitolo del seguito che purtroppo non mi convince proprio per niente…è stato scritto di fretta, in modo forzato, solo perché non volevo farvi aspettare, ma mi sono resa conto che scritto così è proprio piatto, vuoto e non ha fatto emozionare nemmeno me mentre scrivevo. Quindi non posso che scusarmi immensamente per quest’altro ritardo e chiedervi di pazientare un altro pochino…ora che ho postato questo, posso dedicarmi a riscrivere bene quel primo capitolo…

Grazie infinite per la pazienza e scusatemi ancora…

 

Ci tengo poi a segnalarvi:

- Il nuovo contatto facebook che ho creato appositamente per mettere spoiler sulle mie storie o per farmi contattare per qualsiasi cosa –a me farebbe piacerissimo conoscervi^^- ; non sapevo cosa fare l’altro pomeriggio e l’ho creato xD

-Il mio profilo Twitter che non ho la minima idea di come funzioni perché non l’ho mai usato, ma imparerò…forse xD

- il FORUM che alcune mie amiche fantastiche hanno creato per le mie storie >.<

Iscriversi a forum community è semplicissimo; mi farebbe davvero piacere chiacchierare un po’ con voi lì! Oltretutto se state scrivendo qualcosa anche voi, potrete pubblicizzarlo^^

Dimenticavo, per essere abilitati alle sezioni protette bisogna presentarsi nella sezione Welcome =)

 

 

*Spoiler sul prossimo capitolo*

 

Ignorai quel triste tentativo di non ridere di Lele e rivolsi una smorfia altezzosa a Lore.

-Che c’è?-

[…]

-Oggi pomeriggio, per le ripetizioni, va bene alle 3 a casa mia?- La parola “ripetizioni” poteva essere interpretata solo in un modo e il suo ghigno malizioso sembrava voler proprio dire “Sì, hai capito bene, in quel modo”.

 

 

*Risposte recensioni*

 

 

crista: Ciao!!! Ci hai visto proprio bene ancora una volta! ;)

Qualcosa si è smosso definitivamente tra i due, ora bisognerà vedere che conseguenze porterà poi questo patto!

Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Grazie mille per la recensione! Un bacione, Bec

 

 

_deny_: Ciao carissima!!! Nono, sono io quella che diventa rossa qua, sei troppo buona a farmi tutti questi complimenti, grazie!*_*

Sapere che i miei personaggi sembrino così reali a te mi riempie d’orgoglio! Non è mai stato il mio forte creare personaggi credibili, a mio parere quelli che creo io sono troppo paranoici :P

Alice alla fine ha accettato l’“offerta” di Lore, bisognerà vedere se è stato un bene o un male ;) Ha la possibilità di metterlo un pochino in crisi il signorino però, si spera che la sfrutti!

Hai proprio azzeccato alla perfezione il modo di fare di Lore, lui è molto impulsivo e poco riflessivo, agisce al momento, senza pensare troppo alle conseguenze in futuro u.u Ho intenzione di mettere altri suoi pov più avanti per farlo capire meglio, spero solo di riuscire ad esprimere bene i suoi pensieri!

Ti ringrazio ancora tantissimo per tutto quanto Deny, buona fortuna anche a te per la fine dell’anno scolastico! Speriamo ‘sti prof non siano troppo sadici >.<

Un bacione grandissimo! Bec

 

 

sbrodolina: Ciao Manu!!! All’inizio come ho letto che avevi pianto mi sono allarmata, perché nel capitolo non c’era niente di triste! xD Poi come ho letto che ti eri commossa per gli auguri mi sono tranquillizzata! Non ti preoccupare carissima, sono stata contentissima di farteli pubblicamente nello scorso capitolo, ci tenevo tanto, quindi sono proprio contenta che ti abbia fatto piacere! :D E non provare di nuovo a dire che la pagina è stata rovinata da un patetico compleanno come il tuo, non è assolutamente vero!

Per Alice è stato piuttosto imbarazzante essere stata beccata nell’armadietto da Lore, sì, anche io probabilmente sarei morta dall’imbarazzo se fosse successo a me xD

Sono contenta che Matteo ti piaccia! Io lo adoro, è l’unico ragazzo che per il momento sta dalla parte di Alice, tutta la classe la odia xD

E sono ancora più contenta di essere riuscita a farti adorare Lore e a farti stare simpatico il professore! Lore è difficile da adorare, visto il suo modo insopportabile di comportarsi –parlo come se anche io non lo adorassi alla follia! xD- e il professore…beh per il fatto che li abbia interrotti ha perso parecchi punti, ma se si pensa che l’ha fatto solo perché preoccupato per un suo alunno li riacquista dai xD

Alice è stata molto brava a resistere, io non avrei resistito neanche mezzo secondo probabilmente! xD In questo capitolo però alla fine ha proprio dovuto cedere, tranquilla però che si farà rispettare anche con questo “patto” di mezzo ;)

Mel è un mix di più persone che conosco, però anche a me sta troppo simpatica! È la classica ragazza che si sa far valere con i ragazzi, del resto è stata per 4 anni nella classe di Lore in cui sono praticamente tutti ragazzi ;D è abituata a metterli al loro posto gli idioti!

Mi dispiace davvero per questo ritardo =( Così come per quello di Kidnapped >.< Grazie davvero per le tue parole e per la tua pazienza =)

Un bacione grandissimissimo! Bec

 

 

Sognatrice85: Ciao!!! Eh sì, hai ragione…lei non se ne rende conto, ma ormai è seriamente presa da lui, lo dimostra il fatto che non riesce proprio a fare a meno di pensarlo. E alla fine usa questo come “scusa” per accettare quel patto.

In questo capitolo è stata decisamente contorta come personaggio, ma nel prossimo i suoi pensieri saranno un pochino più coerenti – o almeno lo spero xD-

La mente di Lore non sarà un segreto per molto, a breve scriverò sicuramente qualche altro suo pov ;)

Sono contentissima che il capitolo ti sia piaciuto comunque! Spero che questo sia stato degno dell’altro, anche se ne dubito :P

Un bacione grande! Grazie mille per la recensione, Bec

 

 

Lucy_Scamorosina: Ciao carissima!!! Ahahahah, il mio scopo era proprio quello di far andare un po’ in iperventilazione con lo scorso capitolo, sono contentissima di esserci riuscita! :D

Alice è molto piccola sì, ma anche l’armadietto era abbastanza grande, più o meno come quelli della mia scuola (pensa che ho provato ad entrarci per vedere se le cose tornavano! Io non ci sto molto, ma ho calcolato che Alice è più bassa di me xD)

Oddio! Ti sei salvata proprio all’ultimo con quel ragazzo, ma dalla sua risposta non mi sembrava molto convinto della tua spiegazione! xD Beh dai, alla fine te la sei cavata comunque bene, io avrei inventato di sicuro qualcosa di assurdo per giustificarmi! xD

Grazie mille per le tue parole e per la recensione Lu*_*

Un bacione grandissimissimo! Bec

 

 

Eky_87: Ciao Eky!!! Ti ringrazio tantissimo per le tue parole e per la tua pazienza, so di essere lenta a scrivere e a postare, ma mi fa davvero piacere e mi solleva sapere che tu mi capisca =) Hai proprio ragione, ormai è finita la scuola per fortuna e non vedo l’ora di andare al mare e in piscina! (quest’anno ancora niente, uff! >.<)

Hai capito perfettamente entrambi i personaggi! Alice è molto confusa, è veramente molto attratta da lui, come non le era mai successo di esserlo e fa fatica a resistergli. Non capisce ancora che non è solo l’attrazione a spingerla verso di lui.

Lui poi, come dicono le amiche di Ali, ha un certo ascendente su di lei, lo sa e lo usa a suo favore.

Lui è molto orgoglioso, idiota –come la maggior parte dei ragazzi purtroppo! xD-, spavaldo e presuntuoso. Ma non mente solo davanti agli amici, nasconde la verità anche a se stesso, gli dà quasi fastidio ammettere di non essere solo attratto fisicamente da lei.

Presto comunque metterò qualche altro suo pov per farlo capire meglio magari! :D

Spero che questo capitolo sia stato degno dello scorso, ma non credo >.<

Un bacione grandissimo, grazie mille per la recensione! Bec

 

 

Pastyccina: Ciao!!! Sì mi ricordo di quello che è successo in quel forum e sono contenta di sapere che tu abbia comunque continuato a seguire la mia storia =)

Ti ringrazio tantissimo per i tuoi complimenti; faccio sempre il possibile per rendere Alice e Lorenzo reali e credibili. Certo, a volte sono un pochino contorti e incoerenti magari, ma tutti gli esseri umani in fondo lo sono e sbagliano :P Spero di essere riuscita nel mio intento anche in questo capitolo!

Eh sì, ormai la scuola è finita per fortuna, finalmente si può respirare un po’! :D

Un bacione, grazie mille per la recensione e per le tue parole! Bec

 

 

freyja: Ciao Vale!!! Non sai ogni volta quanto mi rende felice sapere che tu riesca a capire Alice*_* Credo sempre di non riuscire a renderla abbastanza credibile e reale…certo, è umana, quindi un po’ di incoerenza credo sia normale, ma a volte i suoi pensieri mi mettono davvero in difficoltà!

Hai proprio ragione; Lore è esattamente come lo hai descritto e purtroppo noi siamo quasi sempre attratte da soggetti del genere. Siamo  davvero masochiste ù_ù

Poi lui come hai detto tu la sta proprio facendo impazzire, lei alla fine per la sua sanità mentale non ha potuto fare altro che accettare ingenuamente, convinta che come han suggerito le sue amiche, prima o poi la “fissa” le passerà.

Ti ringrazio tantissimo per le tue parole, spero di riuscire a sorprenderti anche con i prossimi capitoli!*_*

Un bacione grande! Bec

 

 

kiki_SeM: Ciao Sara!!! Lorenzo a modo suo sa essere dolce e man mano che si andrà avanti involontariamente lo mostrerà sempre di più ;)

Alice alla fine si è proprio dovuta lasciare andare; ingenuamente è convinta di riuscire a farsi passare la sua “fissa” per lui.

Ti ringrazio per i tuoi complimenti, Kidnapped farò il possibile per postarlo entro la fine della settimana :D

Un bacione! Bec

 

 

piccolinainnamora: Ciao Mery!!! Ahahahah eh sì, Lore andrebbe punito per il suo modo di comportarsi! Lo metterò in guardia e gli intimerò di comportarsi bene la prossima volta ;)

Lei ha voglia eccome di saltargli addosso e alla fine non resistendo più ha accettato questa sorta di “patto” convinta di riuscire a farsi passare la sua fissa per lui.

Il capitolo a cui si riferisce il prologo sarà fra poco comunque ;)

Ti ringrazio tantissimo per i tuoi complimenti tesoro, sei sempre gentilissima! Spero che anche questo capitolo non ti abbia delusa! Un bacione grande! Bec

 

 

Sabry87: Ciao tesoro!!! Grazie per i complimenti, sei sempre gentilissima! Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto, dal prossimo cap le cose si faranno interessanti! ;)

Un bacione grande! Al prossimo capitolo, Bec

 

 

silvietta_in love 4ever: Ciao carissima!!! Concordo con te, il professore io l’avrei strozzato più che volentieri! Però dai, era preoccupato per il suo alunno, li ha interrotti per quello xD

Ahahah, la storia va avanti con le figuracce di Alice, poveretta xD

Spero che questo capitolo sia stato degno dello scorso, anche se non credo :P

Un bacione tesoro, grazie mille per le tue parole! Bec

 

 

francy_ReMatto: Ciao Francy!!! In questo capitolo ho cercato di darmi un po’ una regolata, ma non posso promettere che nel prossimo le cose vadano allo stesso modo! xD

Spero non ti abbia delusa questo cap! Un bacione grande, grazie mille per i complimenti! Bec

 

 

kamyhoppus: Ciao Kamy!!! Forse mi sbaglio, ma sei la stessa Camilla che ho su fb? Solo per non confondermi e associare bene i nick xD Se non sei tu ti chiedo scusa per lo sbaglio, faccio sempre confusione :P

Non ti preoccupare se non sei riuscita a recensire gli altri capitoli, sei stata gentilissima a recensire lo scorso, mi ha fatto davvero piacere trovare la tua recensione!*_*

Sono contenta che tu abbia continuato a seguire questa storia anche dopo la faccenda del forum, così come sono contenta che tu riesca ad immedesimarti così bene in Alice! Come spero si sia capito da questo capitolo è confusa, la sua non è solo attrazione fisica, anche se lei ingenuamente pensa lo sia…crede di riuscire a togliersi la “fissa” per lui.

Lui è un idiota ed è troppo orgoglioso per ammettere di essersi affezionato a lei :P

Se ti è piaciuto lui geloso, più avanti lo sarà ancora di più! ;)

Spero di non averti delusa con questo capitolo! Il prossimo è già in fase di stesura, quindi spero di riuscire a postarlo prima dato che non avrò più niente da fare per scuola! :D

Un bacione grande! Grazie mille per la recensione e per i complimenti, Bec

 

 

DEREKKINA: Ciao!!! Sono contenta che lo scorso capitolo sia riuscito a lasciarti senza fiato! Spero che questo non sia stato da meno >.<

Ti ringrazio tantissimo per la recensione! Un bacione, Bec

 

 

ele la mitica: Ciao ele!!! Ahahahah, effettivamente sembra proprio che il mondo ce l’abbia con la povera Alice! Colpa di una scrittrice sadica, lo ammetto :P

Ti ringrazio tantissimo per i complimenti e non ti preoccupare se non riesci a recensire =) Sono comunque contentissima di sapere che la storia continui a piacerti!

Mi fa piacere che le scene “hot” ti siano piaciute, nel prossimo non ne mancheranno di certo ;)

Lorenzo è stato stronzo e lo sarà ancora di più nei prossimi capitoli purtroppo…tutto dipenderà dalle reazioni di Alice ;P

Le sue amiche alla fine vedendola così fissata con lui le hanno suggerito di accettare il patto per togliersi la “fissa”, chissà se Ali ci riuscirà =)

Lorenzo brucerà molto di gelosia più avanti, pagherà per questa sua stronzaggine xD

Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Un bacione grande, grazie mille per la recensione! Bec

 

 

__Claire__: Ciao!!! Oddio ti sei letta tutti i dodici capitoli di seguito?*_* Non so cosa dire, sono commossa! Sono contentissima che questa storia ti sia piaciuta così tanto! :D Spero con questo capitolo di non aver rovinato la tua opinione precedente! >.<

Mi fa piacere che il protagonista maschile sia stato apprezzato ;) Soprattutto nonostante il suo modo odioso di comportarsi! xD Ma alla fine Alice saprà tenergli testa, il fascino di lui ha potere ma fino ad un certo punto!

Non mi assilli mica se mi recensisci, anzi, ne sarei felicissima, mi fa sempre piacere avere opinioni sui vari capitoli! =)

Di forza di volontà ne ho pochissima anche io, specie davanti a ragazzi come Lorenzo che sembrano fatti apposta per torturarci, povere noi xD

Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Grazie mille per i complimenti e per la recensione! Un bacione, Bec

 

 

Punk936: Ciao Gio!!! Non ti preoccupare per quanto riguarda la scuola, io per prima per colpa di quella maledetta non ho avuto un attimo di tempo per respirare >.< Sei sempre gentilissima poi a recensirmi, GRAZIE =)

Le tue parole mi hanno fatto davvero gongolare di gioia! Sono contentissima di essere riuscita a farti immedesimare nella storia! Spero di esserci riuscita anche con questo capitolo che a mio parere non è degno degli altri >.<

Alla fine Lore non è stato così stronzo da fare la spia, stranamente è stato “buono”, ma solo perché intendeva restare da solo con lei ;)

Metterò presto qualche suo pov per far capire meglio i suoi pensieri!

Eh già, purtroppo noi ragazze finiamo sempre per sentirci attratte dagli stronzi che la nostra considerazione proprio non la meritano ù_ù bah…

Ti ringrazio tantissimo per i complimenti e per la recensione carissima! Un bacione grande! Bec

 

 

fallsofarc: Ciao tesoro!!! Innanzitutto devo scusarmi per non essermi più fatta sentire su fb, ma in questi giorni non sono proprio riuscita a stare molto al pc, con la febbre sono mezza rimbambita =( Sappi comunque che mi dispiace tantissimo per tutto il casino che si è creato…ti sono vicina in questo momento, ci sono sempre sul cell per qualsiasi sfogo!

Per quanto riguarda il capitolo…beh non so cosa dire, cioè…in questo momento sto decisamente dando di matto dalla gioia! Tu non ti rendi conto dell’effetto che mi fanno i tuoi complimenti, specie sulle scene come quella dello scorso capitolo! Detti da te che sei la Dea della Scrittura valgono il doppio! Le tue storie sono sempre più fonte di ispirazione per me, con Liz e Jack mi hai rovinata in senso buono xD

Ed è per questo che spero con tutto il cuore che tu riesca di nuovo a scrivere come prima e a superare questo momentaccio tesoro =’( Io ti aspetterò sempre, qualsiasi attesa varrà la pena. Sorridere, soffrire ed emozionarsi con i tuoi personaggi non ha prezzo!

Beh, tornando alla mia storiella, Teo non sta molto simpatico a Lore e ai suoi amici per un motivo ben preciso che non riguarda Alice, riguarda il passato piuttosto =) Si scoprirà più avanti, ma non è nulla di importante comunque :P

Ahahahah, il minuto di silenzio l’ho fatto davvero mentre scrivevo, ma per i miei di ormoni! xD

Hai ragione, Lore non è proprio messo meglio, tra l’uno e l’altro…si sfogheranno parecchio nel prossimo capitolo ;)

Non ti devi assolutamente scusare, per me è già una gioia grandissima il fatto che tu la stia seguendo questa storia!

Grazie infinite per tutto tesoro, un bacione grandissimissimo! Bec

 

 

MalyCullen: Ciao!!! Ti ringrazio tantissimo per i complimenti, sono contenta che questa storia ti stia piacendo!

Lorenzo è mooolto stronzo, ma proprio per questo piace –credo xP- e più avanti lo sarà ancora di più ;) è molto geloso di Matteo sì e anche la sua gelosia aumenterà…presto metterò qualche suo pov per farlo capire meglio come personaggio! :D

Alice invece…ahahahah, mi sembra di capire che non ti stia molto simpatica xD beh se ti stava antipatica già prima mi sa che adesso che ha accettato la proposta di lui sarà ancora peggio! :P

In effetti lei ha sbagliato a cedere, se n’è accorta anche lei, ma è confusa…è convinta di riuscire a farsi passare la “fissa” per lui andandoci insieme…

Sul fatto che fa la finta santarellina ti do ragione in parte; però dall’altra lei non è una che va a letto con uno così, su due piedi, o almeno non lo aveva mai fatto prima di Lorenzo, per questo è così confusa e sconvolta, non sa tanto bene come comportarsi adesso.

Beh per ora non ho ancora incontrato qualcuna che odia Lorenzo stranamente xD Non so come ma il suo modo odioso di fare sta piacendo!

Tu ringrazi me per questa storia e per Kidnapped, ma sono io che devo ringraziare te per le tue Meravigliose parole, GRAZIE davvero =)

Un bacione grande! Bec

Bella_kristen: Ciao Ale!!! Mi fa piacere che lo scorso capitolo ti sia piaciuto! Se sto migliorando o meno non lo so, a me il mio modo di scrivere sembra sempre uguale! :P

Alice è piccolissima sì…ma l’armadietto era abbastanza grande, più o meno come quello della mia scuola dove io non riesco ad entrare per poco (ho fatto la prova sì xD), ma ho calcolato che Alice essendo più bassa di me dovrebbe riuscirci xD

Matteo è adorabile sono d’accordo! È uno dei pochi ragazzi che la sostiene, gli altri ce l’han tutti con lei poverina!

Essere riuscita a farti adorare uno stronzo come Lore è per me una soddisfazione grandissima!*_*

Beh per quanto riguarda il fratello della mia amica…immaginati Dave in carne ed ossa a petto nudo e abbronzato e ci sei, gli assomiglia molto ;)

Il prof è stato proprio sadico sì! xD Poveretti, interromperli proprio così, bah ù_ù

Spero che questo capitolo sia stato degno degli scorsi!

Un bacione grande, grazie mille per la recensione! Bec

 

 

xmas: Ciao Chris!!! Sono felicissima che la storia ti sia piaciuta così tanto da spingerti a commentare, per me è sempre d’aiuto ricevere pareri!

Beh lo scorso capitolo era una specie di introduzione a questo sì…ma questo è una sorta di introduzione al prossimo ;)

Spero che questo capitolo non ti abbia fatto ricredere sulla storia!

Un bacione, grazie mille per i complimenti e per la recensione! :D Bec

 

 

Marti94: Ciao Marti!!! Sono sempre felicissima di ricevere pareri da nuove lettrici, ti ringrazio tantissimo per aver recensito lo scorso capitolo! :D

Mi fa davvero piacere che la storia ti sia piaciuta! Spero con questo capitolo di non aver rovinato la tua opinione iniziale! >.<

Eh già, i professori sembrano fatti apposta per rompere -.- Così come i genitori xD

Ma nel prossimo i due riusciranno, come dire…ad “agire” indisturbati xD

Un bacione! Grazie ancora per la recensione! Bec

 

 

Ginnylove: Ciao Elisa!!! Sono davvero contentissima che anche questi personaggi ti stiano prendendo come quelli di Kidnapped!

Mi dispiace per il ritardo nell’aggiornare, spero ne sia valsa la pena di aspettare >.<

Un bacione! Grazie mille per la recensione! Bec

 

 

cinziasaba: Ciao!!! Mi fa davvero tantissimo piacere che la storia ti sia piaciuta così tanto da metterla fra i preferiti!*_* Spero con questo capitolo di non aver deluso le aspettative >.<

Sono felice che i miei personaggi ti siano piaciuti, soprattutto mi fa piacere sapere che Alice sia stata apprezzata! :D Solitamente è Lore quello che viene sempre apprezzato xD

Un bacione! Grazie mille per la recensione! Bec

 

 

Ringrazio infinitamente le 131 persone che hanno aggiunto la storia alle preferite (ma siete già tantissimi!!Grazie**), le 144 che l’hanno inserita fra le seguite e le 19 che l’hanno inserita fra quella di ricordare, grazie davvero per la fiducia! =D

 

Ringrazio infine le 69 meravigliose persone che mi hanno aggiunto come autrice preferita, grazie mille siete carinissime^^ 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 14
*** Patto inaugurato ***


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Capitolo 13: Patto inaugurato

 

 

C’era qualcosa che non andava in me, di sicuro. Era troppo strano quello che stava succedendo, non sembrava nemmeno mia quella vita.

Io? Accettare di fare solo del sesso con un ragazzo? Se me lo avessero chiesto qualche mese prima avrei mandato all’ospedale psichiatrico qualsiasi sostenitore di una follia del genere. Forse invece ero io che avevo assoluto bisogno di uno strizzacervelli perché non ero per niente normale.

Insomma, quella era una cosa da Angelica, non da me. Io ero la classica ragazza romantica -più o meno- che al massimo si trovava un ragazzo bello e bravo solo per vantarsene con le amiche/nemiche invidiose. Ma non ero il tipo da fare sesso così, come se fosse stata una sciocchezza. Matteo era stato l’unico ragazzo con cui ero stata per amore, la mia prima volta era stata con lui per amore…forse…

Sbuffai; tutte le mie convinzioni erano state sbaragliate da un misero e squallido pomeriggio di sesso nella casa affianco, grandioso.

Come mi sarei comportata con lui? Insomma…a scuola non potevamo fare niente, ok, ma allora dove…? Oddio! L’avevo davvero pensato? No, non potevo pormi dei problemi sul dove farlo, era assurdo! Stare nello sgabuzzino in cerca delle scarpe mi stava facendo male, arrivava decisamente troppo poco ossigeno al mio cervello.

Optai per le classiche e comode All star alla fine, sperando che con la mia solita fortuna non venisse giù un acquazzone che me le inzuppasse completamente.

Oddio ti prego, fa che stia male…niente di grave, solo febbre a 40, ma fa che se ne stia a casa…

Forse non era molto carino implorare per una cosa del genere, eppure era più forte di me.

Mi ero messa in un casino più grande di me, come sempre del resto. Promettevo cose, arrivando poi quasi sempre a pentirmene. Come quando alle elementari avevo promesso alla mia migliore amica che per il compleanno le avrei regalato la mia Barbie vestita da sposa…cosa di cui poi mi ero pentita a morte e che avevo rimangiato all’ultimo, rovinando un’amicizia.

Ma quella volta non potevo rimangiarmi tutto quello che avevo detto, non ero più una bambina, non potevo più essere giustificata per le mie azioni. Dovevo assumermi le mie responsabilità.

Perciò sarei uscita e avrei affrontato a testa alta il mio vicino di casa, guardandolo come se niente fosse e ignorandolo fino a quando…fino a quello insomma.

Un po’ di coraggio su! Mi rincuorò una parte del mio cervello.

Febbre, febbre, febbre… ripeteva l’altra.

Fu già confortante non incontrarlo fuori dalla porta; al solito il mio cervello macchinò tutte le opzioni possibili, dalla febbre alla mononucleosi. Niente di grave, solo qualcosa che gli impedisse di fare…quello…che avremmo dovuto fare per un po’.

Le mie idee però finivano sempre con l’essere stroncate crudelmente perché anche quella volta arrivò in classe, un minuto prima che la campanella suonasse. Se non altro non mi guardò, mi avrebbe fatto venire ancora più ansia se lo avesse fatto.

Lezione di matematica. L’ultima volta che avevo studiato matematica era stato abbastanza difficile concentrarsi sulla materia.

La prof non mi aiutò proprio per niente, perché chi decise di chiamare alla lavagna per risolvere gli esercizi e spiegare ai compagni il nuovo argomento? No, non me, io non avrei nemmeno saputo spiegare il classico problema “Se Pierino ha cinque caramelle e ne mangia due, quante ne rimangono?”.

-Latini.-

Cazzo di prof del cavolo, ma con tutti i secchioni in matematica che c’erano proprio lui doveva chiamare?!

Aprii il quaderno e mi imposi di non distogliere assolutamente lo sguardo dai numeri scritti su di esso. La spiegazione non mi interessava, né sarei mai riuscita a seguirla se avessi alzato lo sguardo, il problema rimaneva sempre lo stesso di quel pomeriggio.

Vidi Mel spostarsi di poco verso di me. -Ali, non segui? Questa spiegazione può essere d’aiuto per te se non hai capito.- Mi disse, corrugando appena la fronte.

Aveva ragione…di sicuro quella stronza della prof avrebbe fatto una verifica di lì a poco.

Annuii appena ed alzai la testa per concentrarmi solo ed esclusivamente sui numeri segnati sulla lavagna.

La sua mano scorreva veloce su di essa –di certo non tremolante come la mia-, sembrava quasi che si ricordasse tutto il procedimento a memoria. Ma come cazzo faceva? Io scrivevo un numero ogni 20 secondi; la professoressa poteva pure andare a prendersi un caffè, non si sarebbe persa nulla perché al suo ritorno mi avrebbe ritrovata ancora immersa nei miei contorti e immensi calcoli.

Incominciai a ricopiare il procedimento sul quaderno, quando, alzando di nuovo gli occhi, mi soffermai fin troppo sulla sua mano. Impugnava il gessetto con forza e sicurezza, la stessa sicurezza con cui mi aveva accarezzata…

Immaginavo di riempirla di baci, salendo su per il suo braccio teso, fino ad arrivare alla sua spalla, al suo collo…che avrei morso e baciato all’infinito…anche davanti a tutta la classe…

Deglutii. Lo stavo rifacendo, stavo di nuovo perdendomi in pensieri che non avevano proprio niente a che fare con la matematica.

Mi mossi sul posto a disagio; avevo le guance così calde che sembravano essere state a contatto con il fuoco.

E la cosa più frustante era che lui non stava facendo assolutamente niente! Nessun sorrisino malizioso, nessun gesto fraintendibile…era solo il mio cervello impazzito a macchinare quei pensieri, ero io la pervertita della situazione!

Quanto avrei voluto anch’io essere così concentrata sulla matematica…

Il suono della campanella fu decisamente un sollievo e le due ore successive riuscii a passarle concentrandomi sulle spiegazioni, senza pensare a cose non pertinenti.

-Mi accompagni a prendere un caffè alle macchinette?- Mel mi sorrise appena, alzandosi dal suo posto.

Sia lodato l’intervallo! Finalmente mi era stata fornita una via di fuga da quella classe.

Sorrisi. –Certo!-

Dopo aver preso il caffè, incominciammo a camminare per il corridoio come di consueto, ignorando i vari tentativi dei ragazzi del piano di attirare la nostra attenzione. Assurdo, in una scuola principalmente maschile due ragazze suscitavano quasi più clamore di un goal allo stadio.

-Figa quella con le scarpe gialle!- Urlò un tipo, passandoci accanto.

Le scarpe gialle? Non potei fare a meno di guardarmi le scarpe, notando con disappunto che fossero viola. Con non poco sollievo e soddisfazione mi accorsi che nemmeno quelle di Mel erano gialle.

Insomma, non per essere cattiva, ma nessuno con un po’ di cervello avrebbe potuto considerare Mel più carina di me…

-E si guardano le scarpe!- Rise l’idiota di prima, battendo il cinque con un altro idiota.

Ahahahah. Che ridere, davvero. Ma quanto poteva essere microscopico il cervello di un ragazzo? Non finivo mai di stupirmi.

A differenza di me, Mel non si fece troppi problemi ad esporre i suoi pensieri, non così differenti dai miei.

-Coglione. Ma quanto cazzo è piccolo il tuo cervello? E non solo quello…- Osservò acida, lanciando uno sguardo in basso.

Le risate dei suoi amici coprirono la maggior parte degli insulti che il tipo rivolse come protesta, soprattutto all’ultima affermazione di Mel.

-Che poca fantasia che hanno per insultare, quando non sanno cosa dire ti danno sempre della puttana.- Mel fece spallucce, continuando a camminare.

Annuii totalmente d’accordo. Parole sagge le sue, comprese quelle precedenti.

Quando mi accorsi che dall’altra parte del corridoio ci fossero Lorenzo e Gabriele, inciampai sui miei piedi come quell’idiota di Bella di Twilight.

Ignorai le risate di un cretino appoggiato al calorifero e ripresi a camminare cercando di darmi un minimo di contegno.

Ti prego, ti prego, parlami… Implorai mentalmente nel momento in cui gli passammo accanto. Non sapevo perché lo desideravo così tanto, sapevo solo che volevo di nuovo sentire la sua voce.

Parlami…

Come se la telepatia potesse funzionare davvero.

-Ehi Puccio!-

Altra inciampata. Mi aggrappai alla maglietta di Mel che fortunatamente non commentò quella mia improvvisa goffaggine.

Mi aveva rivolto davvero la parola? Certo, mi aveva di nuovo chiamata per cognome, ma era già qualcosa.

Ignorai quel triste tentativo di non ridere di Lele e rivolsi una smorfia altezzosa a Lore.

-Che c’è?- Masticai appena, neanche avessi avuto una cicca* in bocca. Beh, faceva più figo parlare con una cicca in bocca.

-Oggi pomeriggio, per le ripetizioni, va bene alle 3 a casa mia?- La parola “ripetizioni” poteva essere interpretata solo in un modo e il suo ghigno malizioso sembrava voler proprio dire “Sì, hai capito bene, in quel modo”.

Mi ripresi dal mio stato di trance dopo qualche secondo, prima che qualcuno potesse schioccarmi le dita davanti agli occhi per “risvegliarmi”.

-Sì, ok, va bene.- Risposi semplicemente, troppo sorpresa da quella domanda improvvisa per pensare ad una risposta più articolata.

Mel mi guardò curiosa di sottecchi, di sicuro una volta in classe mi avrebbe riempita di domande.

Lui in risposta annuì solamente, riprendendo subito a parlare con Lele come se noi due fossimo completamente sparite dalla sua visuale con un “puff”.

Feci per dirigermi verso la classe piuttosto stizzita per quel suo comportamento, ma Mel mi prese per un braccio e mi trascinò in bagno.

-Racconta, ora, subito.- Sentenziò impaziente.

-Non c’è niente da raccontare. Ho bisogno di aiuto in matematica.- Sorrisi sperando di essere convincente. Speranza vana.

-E il suo aiuto in matematica te lo offre con quel sorriso da stupro e che sembra voler dire “Non vedo l’ora di saltarti addosso”?-

-Davvero?- Fu più forte di me chiederlo e, quando me ne accorsi, arrossii come una bambinetta alle prese con la sua prima cotta.

-Sì davvero, si era notato. Probabilmente di matematico in quello che farete ci saranno solo i gradi delle posizio…-

-Mel!-Sbottai incredula, guardandomi intorno per assicurarmi che nessuno sentisse le sue cavolate.

-C’era un giochino o un link su facebook che diceva che la matematica era come il sesso; aggiungi il letto, sottrai i vestiti, dividi le gambe e spera di non moltiplicare!- Me lo citò a memoria ad alta voce, facendo girare tutte le ragazze presenti.

-Oddio che vergogna, io non ti conosco.- Strabuzzai appena gli occhi, prima di abbassare la testa e di uscire dal bagno scandalizzata.

Già c’erano Angelica e Ilaria con le loro battutine maliziose, ci mancava solo Mel!

-E dai, scherzavo!- Ridacchiò seguendomi.

-Non era divertente, già mi son pentita di questa cosa del…-

-Sesso?- Mi aiutò lei, alzando poi le mani in segno di resa non appena vide il mio sguardo seccato, -Ok, scusa, sto zitta.-

-Non so cosa fare, mi sono messa nei casini.- Mi lasciai cadere affranta sulla sedia del mio banco. Fortunatamente la classe era ancora mezza vuota e nessuno mi sentì.

-Scusami, te lo devo proprio chiedere, state insieme?- Chiese cauta, sedendosi sul suo banco.

-No.- La sua domanda mi aveva fatto sentire ancora di più uno schifo. Facevo sesso con uno che non era nemmeno il mio ragazzo. Chissà come sarebbero stati orgogliosi i miei genitori se lo avessero saputo…

-Quindi è solo per divertimento?-

Annuii di poco, sforzandomi di non scoppiare a ridere in modo isterico per tutta quella situazione assurda.

-Ahia.-

Mi girai verso di lei curiosa; che cosa intendeva dire?

-Lui ti piace Ali.- Disse, mordendosi nervosa il labbro.

-No! Assolutamente no, figurati.- Com’era possibile che le mie parole risuonassero così false persino a me? Di sicuro ci doveva essere stato un errore nel mio cervello; aveva scovato una bugia inesistente.

-Ali…- Mi rimproverò lei, chinando il capo di lato.

-Davvero Mel, va tutto bene. Non mi va di parlarne, scusa.- Non volevo essere scortese, ma quando un argomento iniziava a diventare spinoso preferivo chiuderlo, specie se non ero dell’umore per riderci su. Chiamatela codardia.

-Ok, come vuoi.- Se rimase offesa per quella mia brusca risposta, non lo diede a vedere. Conversò con me durante le ore successive come se non fosse successo niente e di quello le fui davvero grata.

Al suono della campanella dell’ultima ora, il mio cuore iniziò a tamburellare frenetico. Avevo un caldo assurdo, un caldo che ai primi di novembre era assolutamente anormale.

Balzai in piedi come se qualcuno mi avesse colto alla sprovvista di spalle e, afferrata la borsa con i libri, mi diressi immediatamente verso l’uscita.

Feci appena in tempo a sentire le inutili raccomandazioni del prof:

-Mi raccomando ragazzi, ricordatevi domani la verifica di diritto.-

Certo che me la ricordavo, mica volevo prendermi un’insufficienza! Il problema era; quando avrei studiato? Il pomeriggio era già, come dire, impegnato…

Scacciai quel pensiero, scuotendo la testa e rallentai di poco quando sentii la voce di Mel chiamarmi.

Decisi di fare parte della strada di ritorno con lei, prendendo la metro che incrociava il suo percorso con l’autobus che arrivava davanti a casa; così avrei dovuto fare solo poche fermate per arrivarci.

Fortunatamente quando salii sull’autobus non lo incontrai, doveva aver preso quello prima, io con la metropolitana avevo allungato il percorso.

Arrivata a casa, mi precipitai immediatamente in bagno: necessitavo di una lunga doccia rilassante.

Una volta finito il processo di rilassamento, impiegai circa venti lunghi minuti per scegliere la biancheria. Mi resi conto forse per la prima volta che non avevo niente di abbastanza serio e quantomeno…sexy da mettere.

Completo di Minnie, di Trilly, di Hello Kitty, con i pulcini, con i cagnolini, rosa con i gattini…oddio, uno peggio dell’altro, ma cosa avevo in testa quando li avevo comprati?

Per non parlare delle mutandine orrende di Cenerentola su cui spiccava ancora la scritta “10 anni”. Ma da quanto tempo le avevo? E mi stavano ancora!

Scossi la testa, appallottolandole e lanciandole poi sul letto; sarebbero finite dritte nella spazzatura.

C’era sempre il completo rosso di pizzo di Capodanno, ma…insomma, era rosso! Un chiaro invito a saltarti addosso, troppo esagerato!

Non volevo un completo da “Saltami addosso”, ma nemmeno un completo infantile da “Guardami, ho imparato a fare i primi passi”.

Mi sforzai di ricordare quale di quei completi fosse stato testimone della mia prima volta con Matteo e il mio sguardo si spostò automaticamente su quello grigio con i pulcini…

Con lui era stata una cosa completamente diversa però; lui era più maturo e mi amava, non avevo fatto troppo caso al mio abbigliamento intimo perché sapevo che non mi avrebbe mai presa in giro, non in un momento così delicato.

Sbuffai, arraffando il primo completo nero e sobrio trovato. Inconcepibile che dovessi addirittura farmi dei problemi sulla biancheria! Tanto avrebbe dovuto…togliermela, non aveva senso sceglierla. Inoltre aveva già visto il mio completo bianco di pizzo con i cuoricini e non aveva fatto nessuna battuta idiota, forse sottovalutavo la sua maturità.

Mi alzai di scatto ed aprii l’armadio sezionando attentamente tutti i miei vestiti.

Pensare al vero motivo per cui sarei dovuta andare in quella casa mi fece rabbrividire e una domanda spontanea iniziò ad insinuarsi spinosa; ci sarei davvero andata? Avrei rinunciato ad un pomeriggio di studio per la verifica del giorno dopo…per lui? Il fatto che stessi cercando qualcosa da mettere era già una conferma, ma i battiti improvvisamente accelerati ed incontrollati del mio cuore furono un’ulteriore prova. Non ce l’avrei fatta a resistere senza quello che volevo –lui-, non ce l’avrei fatta a studiare con quella voglia di essere abbracciata –da lui-, accarezzata –da lui- e baciata –sempre da lui-.

Ero da richiudere, sì. Ma lui era così…così tutto e al tempo stesso così niente. Almeno non sarei stata la sola a parlare con lo strizzacervelli, anche lui sembrava averne un disperato bisogno. Eravamo da richiudere tutti e due…come minimo speravo ci rinchiudessero nella stessa stanza, al buio magari, avremmo potuto intrattenerci piacevolmente…

Mi diedi mentalmente della stupida, prima di iniziare a vestirmi nel modo più semplice e comodo possibile.

Non volevo mica sedurlo! Avrebbe dovuto accettarmi così com’ero.

Continuavo a ripetermi quelle due ultime frasi, ignorando la parte razionale del mio cervello che mi suggeriva il vero motivo di quella scelta di abbigliamento, ovvero la comodità nel toglierselo.

Diedi una rapida occhiata all’orologio e quasi mi venne un colpo quando vidi che erano già le tre meno dieci.

Sospirando, presi le chiavi di casa e il cellulare. Se mia madre mi avesse chiamata, la versione ufficiale –confermata dalla mia amica in caso di necessità- era che Angelica aveva avuto bisogno di aiuto in filosofia ed io ero accorsa ad aiutarla.

La mia mano tremava peggio di quella di un vecchietto, mentre, con il minimo sforzo possibile, poggiavo il mio indice sul campanello.

Ero diventata così…patetica ed insicura per colpa sua, dov’era finita la mia spavalderia? Quella che usavo per tenergli testa? Possibile che lui con un semplice sorriso o bacio riuscisse ad annullarla?

No, era impossibile.

Passò un’indeterminabile quantità di tempo dopo quell’insopportabile e dolce scampanellio, tempo che io utilizzai per fare le mie solite ipotesi.

Magari non era in casa. Magari aveva avuto un imprevisto che lo aveva costretto ad uscire. Magari doveva fare da babysitter ad un cugino piccolo improvvisamente rimasto solo. O magari sua nonna aveva avuto bisogno per un lavoro domestico…magari le si era rotto lo sciacquone del water e aveva chiamato il nipote in cerca di aiuto.

Il rumore della serratura della porta mi fece sussultare agitata e interruppe spietatamente le mie preghiere rivolte al water di sua nonna; potevo pure smettere di implorare mentalmente che si fosse rotto.

-Ciao.- Dissi lievemente, non appena vidi il suo bellissimo viso spuntare da dietro la porta.

-Sei in anticipo di cinque minuti,- Mi fece notare, schioccando la lingua con sguardo divertito, –Impaziente?- Domandò poi, sollevando un sopracciglio.

Un brivido mi percosse la schiena, ma cercai di camuffarlo rispondendogli a tono: -Sì, di andarmene.-

Scosse la testa, accennando un sorriso compiaciuto. –Una volta che avremo cominciato con le ripetizioni, dubito che la voglia di andartene arrivi così presto.-

L’aveva fatto di nuovo! Aveva di nuovo detto la parola “ripetizioni” con una malizia senza precedenti!

Arrossii involontariamente, evitando comunque di scostare lo sguardo per non concedergli la vittoria di quel piccolo dibattito.

Si spostò per farmi entrare e -testa alta, pancia in dentro e petto in fuori- con passo deciso lo sorpassai.

Il rumore della porta che si richiudeva dietro di me era il rumore della mia dolce condanna, della mia prigionia…prigionia che avevo cercato e che avevo voluto io.

Prima che potessi anche solo girarmi per fronteggiarlo, sentii le sue mani stringersi possessive sui miei fianchi.

Un gemito sfuggì alle mie labbra, che subito, per impedire che mi smascherassero di nuovo, vennero prese d’assalto dai miei denti.

Il suo petto aderì alla mia schiena –cosa che mi causò una scarica di adrenalina in tutto il corpo- e la sua bocca si poggiò sul mio collo.

-Da cosa vuoi cominciare?- Le sue labbra si distesero in un sorriso. –Dalle espressioni?- Mordicchiò appena un lembo di pelle, accarezzandomi il ventre con una mano.

Inclinai la testa indietro, ansimando in modo osceno senza quasi rendermene nemmeno conto; bastava un minimo contatto a farmi impazzire completamente.

-Mi sembra che in questo tu sia già abbastanza brava…- Commentò, staccandosi dal mio collo e alzando la testa.

Non capii il significato della sua frase finché, abbassando di poco il collo, non mi accorsi dello specchio a forma di sole presente di fronte a noi, dove incontrai i suoi occhi maliziosi ed eccitati.

Le espressioni.

Il mio cuore mancò un battito nel momento in cui compresi che era delle espressioni del mio viso che stava parlando.

Osservai attentamente il mio volto, sforzandomi di non guardare lui; avevo le guance rosse, accaldate, gli occhi lucidi…di nuovo. Non andava bene così.

Comando Alice, comando!

Non volevo essere una bambolina passiva, ero io ad aver dettato le regole ed io le avrei fatte rispettare. Io decidevo cosa fare.

Quando ritornò all’attacco con i suoi baci, mi staccai subito, spingendolo via con una gomitata ben assestata.

Mi girai a fronteggiarlo; il suo sguardo era a dir poco incredulo e incazzoso.

-Se non sbaglio dovrei essere io a dirigere.- Mi uscì, in tono più tagliente di quanto avessi voluto.

Quella mia frase sembrò levare via l’incazzatura, per lasciar posto ad un sorrisetto sghembo interessato, ma al tempo stesso incerto ed interrogativo. –Ovvero?-

Un’idea. Mi serviva un’idea.

Squadrai il suo corpo dalla testa ai piedi, mordicchiandomi appena il labbro inferiore non appena arrivai…sì, insomma, lì.

Rialzando lo sguardo, lo sorpresi a sghignazzare compiaciuto. Idiota presuntuoso.

Se non altro un’idea mi era venuta…ero una masochista del cavolo, perché dopo aver fatto quello che stavo per fare non sarei più riuscita a dormire di sicuro.

-Andiamo in camera tua.- Sì, quelle parole erano uscite dalla mia bocca.

Lui sollevò le spalle, arricciando appena le labbra evidentemente divertito da tutta quella situazione.

-Come vuoi.- Con un gesto della mano chiaramente derisorio, indicò il corridoio per invitarmi a percorrerlo.

Sempre con la stessa falsa sicurezza di quando ero entrata in casa, mi diressi verso la sua camera, salvo poi essere presa per un braccio da lui.

-Facciamo la camera dei miei, è decisamente più comoda.- Ridacchiò con un tono di voce malizioso, spingendomi senza troppi problemi verso la stanza a sinistra.

Oddio, ma quale stanza dei suoi?!

-Assolutamente no!- Protestai, impuntandomi inutilmente con i piedi. Che figura di merda se ci avessero beccati lì…

-Non togliamo il copriletto se ti fa così schifo.- Fece di nuovo spallucce, chiudendo la porta alle nostre spalle.

-Ma non è questo!- Sbottai rossa di vergogna. Ok, un pochino lo era, il pensiero che i suoi lì sopra ci avessero fatto quello che stavamo per fare noi mi creava qualche problema in effetti.

-Ah no?- Chiese con la sua solita arroganza.

-No.- Ribattei risoluta, prima di lasciarmi andare ad un profondo respiro rassegnato. Con lui era una partita persa in partenza, non aveva senso discuterci. Un letto valeva l’altro poi…

Così, posseduta dalla Dea della Sicurezza, della Malizia e, perché no, anche da quella della Pazzia, diedi inizio a quell’idea assurda balenata improvvisamente nella mia mente da ninfomane; mi avvicinai fulminea a lui ed incominciai a baciarlo con foga. La sua risposta non tardò ad arrivare: le sue braccia mi cinsero immediatamente la schiena e le sue mani si insinuarono frettolose sotto la mia camicetta.

Lo stesso feci io, ma per un motivo ben diverso dal suo. Una volta afferrati i lembi della sua maglietta, la tirai verso l’alto per sfilargliela.

Ovviamente lui non aspettava altro e sembrò più che felice di assecondarmi, alzando a sua volta le braccia e staccandosi di poco da me.

In quei pochi secondi che impiegai per togliergliela, vidi riapparire il solito sorriso indisponente e soddisfatto sulle sue meravigliose labbra. Chissà quali pensieri contorti stava macchinando il suo cervellino perverso…beh, non molto diversi dai miei in fondo…

Una volta sfilato del tutto l’indumento inutile, mi staccai nuovamente da lui –fu una vera impresa che richiese fatica fisica e psicologica-, facendolo sbuffare.

-Cazzo Puccio, cos’è, un giochetto dei tuoi?! Ti diverti a provocare?- Sibilò, socchiudendo gli occhi irritato.

Non sarai più così infastidito non appena vedrai cosa sto per farti…

-Chiamalo giochetto…ma sono sicura che sarà piacevole anche per te.- O almeno lo speravo…per me lo sarebbe stato di sicuro, visto che avrei soddisfatto una voglia repressa che lui stesso mi aveva fatto venire.

Ignorando il suo sopracciglio alzato in una muta domanda, lo spinsi delicatamente verso il letto. Stranamente lui non oppose resistenza e si lasciò guidare.

-Aspetta qui.- Ordinai decisa, nel momento in cui, arrivato al bordo, si sedette.

-Mi devo preoccupare?- Domandò fintamente turbato; si vedeva lontano un miglio quella luce divertita ed impaziente negli occhi.

-Dipende.- Fu la risposta migliore che riuscii a dare, prima di uscire svelta dalla stanza per dirigermi in cucina.

Speravo solo ci fosse l’oggetto dei miei desideri in freezer, altrimenti avrei proprio fatto una bella figura. Ormai avevo iniziato quella follia…tanto valeva continuarla.

Mi sentivo a disagio nel frugare in una cucina non mia, ma ormai la Dea della Pazzia era dentro di me perciò…amen, pazienza.

Non potei fare a meno di sorridere come un’ebete non appena vidi quella scatola in freezer; la afferrai e la nascosi immediatamente dietro la schiena.

Mi sentivo pateticamente felice come una bambina birichina intenta a preparare uno scherzo o una sorpresa particolare. Solo che non ero una bambina e non era niente di innocuo e infantile quello che avevo in mente.

Mi bloccai di colpo davanti alla porta della camera; lo stavo davvero per fare? Ma non mi vergognavo anche solo a pensare cose del genere?! Beh…ero giovane, con gli ormoni in subbuglio –come diceva mia nonna-, quindi era normale, no? Sì che lo era, mi autoconvinsi. Non c’era niente di male in quello che stavo per fare, avevo lui a disposizione e lo avrei usato.

Comando.

-Si può sapere che hai preso?- Mi domandò, sporgendosi di poco con la testa per vedere cosa avevo dietro la schiena una volta rientrata nella stanza.

Feci per rispondere, ma lui alzò le mani e mi precedette; -No, anzi, guarda non mi interessa, preferisco sapere che cazzo hai in mente.-

Sorrisi misteriosa. Presto lo saprai.

Tirai fuori la scatola incriminata, mostrandogliela e trattenendo a stento un “Ta-dan!”.

Lui la osservò per un po’ stranito, spostando il suo sguardo da lei a me e aggrottando la fronte.

Oddio, di sicuro stava pensando che fossi pazza a farmi venire idee del genere. Arrossii in attesa della sua sicura battutina ironica.

La sua risposta, invece, fu completamente differente da quella che mi aspettavo; –Se avevi fame bastava dirlo, ci sono anche dei ghiaccioli in freezer.-

Quasi mi venne da buttarmi a terra e scalciare come una bimbetta isterica. Non aveva capito niente, eppure non mi sembrava così difficile arrivarci…o forse ero solo io che da quel giorno che lo avevo visto mangiare il gelato producevo pensieri perversi.

Scossi la testa in segno di negazione, alzando poi gli occhi al cielo. Avevo fame, ma non di cibo…

Armeggiai con la scatola dei cornetti Algida per aprirla e ne estrassi uno.

-Forse tu non te lo ricordi…- Iniziai, un po’ incerta, non staccando lo sguardo dalla carta che stavo strappando –con mani tremanti- intorno alla panna, -Ma io sì.- E anche bene…

Stavo improvvisando, non avevo la minima idea di quello che avrei potuto dire per fargli capire cosa avevo in mente.

Alzai gli occhi in un impeto di coraggio: aveva la bocca leggermente dischiusa e lo sguardo pensieroso. Forse aveva capito, forse no. Dovevo comunque spiegarlo. O forse avrei potuto semplicemente farlo senza spiegare nulla…

-Tu ti sei divertito a provocarmi quel giorno.- Abbassai lo sguardo sulle mie mani, proprio dopo aver visto un ghigno spuntare sulle sue labbra. Aveva capito…Beh, era anche ora!

-Quindi…- proseguii con un tono di voce lascivo, -Mi sembra sia giusto ricambiare…-

Incominciai a mangiare le noccioline e il cioccolato sopra la panna, cercando di torturarli il più possibile con la lingua, esattamente come aveva fatto lui. Non mi sentivo per niente sensuale, anzi, a momenti mi stava venendo da ridere, la situazione era quasi comica, oltre che imbarazzante.

Eppure sembrò sortire l’effetto desiderato, l’unica cosa che mi impedì di scoppiare in una sonora risata fu il suo sguardo; i suoi occhi si muovevano bramosi e non perdevano neanche uno dei miei movimenti. Bastò l’eccitazione palese presente in essi a farmi tremare come una foglia, in attesa di un contatto diretto con il suo corpo.

Una volta rimasta solo la panna, mi avvicinai a lui lenta e titubante. Improvvisamente mi era venuta la paura che potesse respingermi e pensare che fossi pazza per quel mio comportamento.

Avanti Alice, cos’è tutta questa insicurezza?

Trattenni il respiro mentre mi fermavo a pochi centimetri da lui, desiderando solo di saltargli addosso e porre fine a quel giochetto. I suoi pensieri non dovevano essere poi tanto diversi dai miei, visto che il verde dei suoi occhi si era velato di desiderio puro.

Gli poggiai una mano sulla spalle e lo vidi sbattere le palpebre sorpreso e confuso nel momento in cui lo spinsi per farlo sdraiare.

-Lasciamelo fare.- Sussurrai. Stavo per aggiungere un “per favore”, ma già dal mio tono quasi supplichevole si capiva che era una richiesta.

Chissà che cosa stava pensando, avrei voluto più di ogni altra cosa che parlasse e che mi esponesse i suoi pensieri.

Quando aprì la bocca per parlare, il cuore a momenti mi arrivò in gola per l’agitazione, -Perché non dovrei?- Il suo solito ghigno era riapparso, ma il tono di voce mi era sembrato leggermente nervoso. Inutile che mostrasse spavalderia, si vedeva che non era affatto tranquillo. Non gli piaceva non essere a conoscenza delle mie intenzioni, lo irritava visibilmente.

Che soddisfazione per una volta avere influenza su di lui, mi sentivo così…potente!

Assaggiai nuovamente la panna come escamotage, nascondendo il sorrisetto vittorioso che lottava per spuntare sulle mie labbra.

Dopodiché, lentamente, avvicinai la parte appena toccata al suo collo.

Lo vidi rabbrividire nel momento in cui la panna sfiorò la sua pelle, ma non si ritrasse, rimase fermo.

Feci scorrere pian piano la mano verso il basso, passandomi la lingua sulle labbra più volte, immaginando di chinarmi e di seguire quella scia.

Ero assolutamente ed indiscutibilmente da rinchiudere. L’unica cosa che mi consolava era sapere che non ero l’unica ad aver avuto un’idea così malata, ricordavo ancora la storia di Glenda, il suo ragazzo e il cioccolato…avrei potuto provare anche quello magari…

Una volta arrivata all’orlo dei suoi jeans, ritrassi la mano, deglutendo nervosa. Così…poteva bastare…

Buttai il resto del gelato a terra -lo avrei pulito io dopo- e mi piegai su di lui, tirando indietro i capelli con le mani per non sporcarmeli. Titubante e insicura come non lo ero mai stata, incominciai a leccare via la panna presente sul suo collo, con una cura e dedizione che non avevo mai avuto per niente e nessuno. Né per le mie bambole quando ero piccola, né per Matteo quando ero cresciuta.

Scesi piano verso la clavicola, gustando appieno il sapore che aveva tormentato per giorni e giorni i miei sogni ed il mio palato. Un sapore che avevo immaginato di sentire già dalla prima volta che lo avevo visto a petto nudo in quella casa.

Sentire il suo respiro accelerato, vedere il suo inarcarsi contro di me, mi stava mandando completamente in estasi.

Proseguii il mio “tragitto”, passando per il petto e notando – o forse era solo una mia impressione- i battiti del suo cuore decisamente più veloci della norma. Quasi rimbombavano nelle mie orecchie, o forse erano solo i miei di battiti quelli che sentivo.

Arrivata all’ombelico, giocai parecchio con la lingua, assaggiando più volte quel tratto e non riuscendo più a staccarmene.

Un gemito strozzato sfuggì alle sue labbra e quello bastò a farmi diventare ancora più sadica in quel punto, desiderosa di sentirlo di nuovo godere per le mie attenzioni…

Solo quando anche io stavo arrivando al limite per l’eccitazione nel sentirlo gemere, continuai, arrivando finalmente all’orlo dei pantaloni. Storsi il naso infastidita per quel contatto con la stoffa e non con la sua pelle e, completamente priva di controllo e ragione, slacciai i bottoni dei jeans con l’intento di continuare.

Sentire la sua eccitazione premere contro le mie mani mi stava uccidendo velocemente, era un contatto che desideravo più di qualsiasi altra cosa, c’era solo quell’insopportabile pezzo di stoffa ad intralciarmi…

Mi alzai improvvisamente di scatto, sgranando gli occhi e mordendomi con forza le labbra; ma cosa diavolo stavo facendo?! Oh.Mio.Dio, l’avevo davvero fatto! Non avevo resistito alla dolce tentazione di seguire quella scia invitante di panna sul suo corpo stupendo…e…ne volevo ancora! Oh se ne volevo ancora…

Avrei voluto continuare, avrei voluto assaggiare tutto il suo corpo, avrei voluto sentirlo ancora gemere per me…mi facevo schifo da sola per quei pensieri, ma non potevo fare a meno di continuare a pensare al suo corpo e a quel sapore meraviglioso che mi era rimasto in bocca. Avevo il cervello completamente annebbiato...

Inghiottii un bel po’ di saliva.

-Beh, potevi pure continuare, eh. Mica mi sarei offeso.- Ironizzò lui, con voce roca e strozzata. Aveva ancora il respiro accelerato, forse persino più del mio, il che era tutto dire.

Non risposi, se avessi parlato mi sarei tradita, la voce sarebbe uscita incrinata ed affannata.

Lui si riprese prima di me; con un colpo di reni, ribaltò la posizione, sdraiandosi su di me e appoggiando il gomito vicino al mio braccio per non pesarmi.

-Ora credo sia giusto ricambiare…- Mi soffiò a due centimetri dal mio volto, sfoderando uno dei suoi sorrisi mozzafiato, giusto per uccidere definitivamente l’ultimo neurone rimastomi.

-Ti avviso già che io non mi fermerò dove ti sei fermata tu.-

Quella semplice frase, più il suo sorriso così vicino, mi provocarono una scarica di piacere lungo tutto il corpo.

Mi bagnai le labbra con il poco di saliva rimasto, prima di rispondere con un mugolio appena udibile. -No.- Scossi la testa e lo baciai, sperando ardentemente che dimenticasse l’idea che gli era balenata in testa.

Non volevo che “ricambiasse”, se lo avesse fatto sarei morta in tutti i sensi. Non avrei resistito ad un piacere così grande, non sarei più riuscita a dormire senza ricordare lui che mi assaggiava ricoperta di panna. Oddio, ecco, solo ad immaginarlo stavo morendo dalla troppa eccitazione.

Continuai a baciarlo con foga, infilando le mani fra i suoi capelli ed attirandolo il più possibile a me. Avevo un bisogno allarmante di lui, quasi disperato. Se si fosse staccato ci sarei stata davvero male, psicologicamente e fisicamente, e la cosa era a dir poco preoccupante.

Non appena si distanziò di poco, giusto per respirare, dissi una frase che mi fece ghiacciare il sangue nelle vene:

-Voglio fare l’amore con te.- Ansimai come una cretina, prima di sgranare gli occhi sorpresa per le mie stesse parole.

L’avevo davvero detto? Quella frase era partita da me? Avevo detto fare l’amore?

Sì, l’amore…

Cretina, rimangiatelo! Mi insultò la parte non annebbiata del mio cervello.

Mi irrigidii, pensando di aver detto una madornale cazzata che lo avrebbe allontanato.

Invece, contrariamente a tutti i miei giri mentali, mi sorrise nuovamente, quasi…dolce, prima di tornare a baciarmi con irruenza.

Mi tolse la camicetta in un attimo e, ripresami dallo shock di quella mia uscita fuori luogo, ricominciai a slacciargli i jeans, spingendoli poi verso il basso per sfilarglieli.

Lui fece altrettanto con i miei pantaloni, togliendoli nella metà del tempo che impiegai io, da vero esperto.

Si staccò ansante dalla mia bocca, poggiando la sua guancia contro la mia e sussurrandomi nell’orecchio; -Posso farlo anche senza panna…- Già dal tono di voce sensuale e provocatorio avevo capito che stava sorridendo.

Quello che non avevo capito, non subito, era il significato di quella frase.

Lo capii troppo tardi, quando mi strappò un sospiro mordicchiandomi il collo e scendendo a baciare il resto del corpo.

Si soffermò parecchio sui seni, facendo un gioco di bocca e lingua che mi stava procurando un biglietto di sola andata per il manicomio.

Con una mano, invece, scese a torturare -nel vero senso della parola-, un’altra parte del mio corpo.

Affondai le unghie nella sua schiena e nascosi il viso nella sua spalla per soffocare i miei gemiti ed il mio modo di ansimare osceni.

Come diavolo riusciva ad essere così dolce, brutale ed irruento al tempo stesso? Come era potuto succedere in così poco tempo che lui diventasse quasi un bisogno essenziale per me? Ero quasi…dipendente da lui…e la cosa mi spaventava. Non riuscivo a farne a meno però.

Ridicolo…avevo definito lui un bambinetto e me una donna, eppure era quel bambinetto, con le sue mani esperte ed i suoi baci infuocati, a farmi sentire donna come non lo ero mai stata nella mia breve vita.

Ti prego, non smettere mai…

Entrò in me come la volta precedente, veloce e deciso, facendo sussultare il mio corpo ed il mio cuore.

Sorrisi stupidamente felice e annebbiata dal piacere, mentre mi inarcavo per sentirlo di più dentro di me.

Ti prego, baciami ancora…

Forse proprio perché eravamo una cosa sola in quel momento, sembrò quasi sentire i miei pensieri e mi baciò, soffocando i miei sospiri.

Ti prego…non lasciarmi…

La parte orgogliosa di me avrebbe voluto sopprimere quel pensiero sdolcinato e disgustoso sul nascere, l’altra parte invece, capeggiata dal mio cuore, avrebbe voluto che lui riuscisse a sentirla e che esaudisse quella mia preghiera.

 

 

*Nota 1: Nel senso di chewing gum, gomma da masticare. So che in molte parti d’Italia viene chiamata così la sigaretta.

 

 

*Note dell’autrice*

 

Ci sono molte cose che dovrei dire, ma non me ne esce nemmeno una…

Da qualche parte devo cominciare però, la prima quindi è:

 

-Rating? Vi prego ditemi assolutamente se avete trovato questa scena troppo eccessiva e volgare rispetto al rating, la modificherei immediatamente. Non voglio che questa storia passi al rating rosso, molte di voi non potrebbero finire di leggerla e non sarebbe davvero giusto nei vostri confronti =( Io non mi so proprio orientare con i rating, se ho sbagliato posterei questo pezzo come missing moment rosso e ometterei più particolari. E ovviamente starei molto più attenta in futuro. Il pezzo della panna mi sembra l’unico un po’ eccessivo –forse mi sbaglio io, sono negata proprio con i rating >.<-, ma non sono scesa nei particolari, ho solo descritto la scena…

Non so come mi è venuta quell’idea idiota, ma mi sembrava giusto che anche Alice si togliesse i suoi “sfizi” xD

Il secondo pezzo in cui fanno l’amore l’ho tagliato molto apposta. Dopo il pezzo della panna non volevo esagerare…

Magari sono solo io che mi sto solo facendo un mucchio di paranoie inutili –tipico di me-, visto che il rating rosso non sono proprio in grado di scriverlo decentemente…

 

-Ritardo. Lo so, avete tutto il diritto di uccidermi, ma il pc portatile Toshiba è proprio definitivamente morto e pure trapassato. Mio zio non è riuscito a ripararlo, è in un posto migliore ora ù_ù

Fortunatamente, prima di venire a conoscenza della totale morte dell’altro pc da cui postavo solitamente, ho comprato un altro portatile –non disperatevi per lui, cercherò di farlo sopravvivere più dell’altro!- da cui sto postando adesso.

 

-Titolo cap. Fa schifo, sì. Ho una fantasia nei titoli preoccupante…

 

-Storia. Beh, che ne dite della piega che ha preso? Prima del lieto fine manca ancora un bel po’, i due dovranno soffrire mooolto, ho programmato un triste futuro per loro xD La colpa di questa sofferenza? Ma di Lorenzo ovviamente! Sempre colpa degli stronzi, povere noi che ce ne innamoriamo…ù_ù ma alla fine un po’ di sale in zucca gli arriverà vedrete ;) Sarà un cambiamento lento però, non voglio renderlo poco credibile.

Alice invece è completamente andata, partita, bye bye. Soprattutto quando fa l’amore con lui non capisce niente –l’avrete notato xD- ed inizia a vaneggiare. So che può sembrare una bambolina che segue solo l’istinto, ma non è così. Lei è veramente molto attratta da lui e sbaglia, sì, cedendo ogni volta. Ma non cederà in eterno, fra non molto accadrà qualcosa –si ricollegherà al prologo- e si farà rispettare davvero, tanti cari saluti quindi al patto…ho anticipato troppo??? No, vero? :D

 

 

-Kidnapped. Arriverà, arriverà. Sono ripartita con il seguito, l’ho iniziato da capo e forse ci siamo, mi ispira*_*

 

 

Ok, ho finito, non erano poi così tante cose dai :P

Vi ringrazio immensamente per la vostra pazienza e per la vostra gentilezza. Siete carinissime ogni volta a farmi sapere cosa ne pensate, grazie di cuore.

Vi mando un bacione immenso, la vostra Bec

 

Ci tengo poi a segnalarvi:

- Il nuovo contatto facebook che ho creato appositamente per mettere spoiler sulle mie storie o per farmi contattare per qualsiasi cosa –a me farebbe piacerissimo conoscervi^^- ; non sapevo cosa fare l’altro pomeriggio e l’ho creato xD

-Il mio profilo Twitter che non ho la minima idea di come funzioni perché non l’ho mai usato, ma imparerò…forse xD

- il FORUM che alcune mie amiche fantastiche hanno creato per le mie storie >.<

Iscriversi a forum community è semplicissimo; mi farebbe davvero piacere chiacchierare un po’ con voi lì! Oltretutto se state scrivendo qualcosa anche voi, potrete pubblicizzarlo^^

Dimenticavo, per essere abilitati alle sezioni protette bisogna presentarsi nella sezione Welcome =)

 

*Spoiler sul prossimo capitolo*

 

Lore’s pov:

 

La cosa che mi faceva incazzare come una belva erano proprio i miei patetici e continui sorrisi. Troppo spesso quando ero con lei mi ero lasciato andare a sorrisi…zuccherosi. Non zuccherosi come quelli che facevo a mia madre quando volevo che mi aumentasse la paghetta, zuccherosi nel senso di…dolci. Ed io non ero mai stato dolce, cazzo!

 

 

È in fase di stesura, quindi non vi posso mettere troppe frasi, ma i due andranno avanti a divertirsi parecchio ;) Non so ancora se sarà nel prossimo, ma presto vedremo Lore parecchio geloso, tanto da arrivare a prendersela con un non completamente innocente Matteo Valenti :P

 

 

*Risposte alle recensioni*

 

sbrodolina: Ciao carissima!!! Dico che è brutto perché lo penso davvero e non credo che questo cap sia molto diverso dall’altro >.< Vedo così tante ragazze che scrivono meglio di me e non sento di meritarmi tutti questi complimenti…sono un po’ paranoica e noiosa lo so :P

Sei dolcissima come sempre Manu, grazie mille*_* Beh, io non credo di scrivere niente di eccezionale, quindi non saprei dirti come faccio….diciamo che ci penso la sera prima di dormire alla trama e il giorno dopo scrivo, cercando di usare parole complesse come nei temi scolastici per rendere più interessante il testo xD

Sono felicissima di riuscire a farti appassionare con questa storia** Ma perché dici che tu non riesci ad emozionare? Scherzi?? Io e Bea siamo entrambe d’accordissimo sulla bellezza della tua OS sul primo bacio, io credo che tu sia davvero bravissima! E non lo dico solo perché sono quella “buona” teoricamente, lo dico perché lo penso davvero =)

Lore, Dave e Matteo arriveranno per forza a Natale! Altrimenti non rivolgerò più la parola a Babbo Natale, sarà peggio per lui se non te li porta eh! :D

Glenda è molto diabolica sì…in un modo o nell’altro riesce sempre a mettere in imbarazzo e in difficoltà i due, soprattutto Alice!

Lore per ora ha fatto il bravo –si fa per dire- si vedrà più avanti se le rispetterà queste regole ;)

Infatti sarà molto dura per loro, specie dopo quello successo in questo capitolo, resistere a scuola…e nel prossimo ce ne sarà una dimostrazione :P

Mi fa piacere che le amiche di Alice ti piacciano! Sono praticamente le mie migliori amiche –un po’ pazze, eh? xD-, quindi sono contenta che siano apprezzate!

La scena del calcio ha messo in imbarazzo anche me, io non avrei mai fatto una cosa del genere :P

Ahahahah, anche io avrei chiuso fuori la madre impicciona! Alla fine però direi che in questo capitolo si sono riscattati parecchio! ;D

Per la storia del compleanno, ripeto di non preoccuparti assolutamente! :D

Se sono felice di farti commuovere con le mie storie, sono ancora più felice di averti fatto commuovere per quegli auguri** A me ha fatto davvero piacere farteli!

Con Kidnapped finalmente sono riuscita a smuovermi dal vicolo cieco, mi sono sbloccata e sono riuscita a buttare giù qualcosa…spero di riuscire a pubblicare presto anche quello, sono indietrissimo con tutto >.<

Un bacione grandissimo Manu, GRAZIE infinite per la recensione. Bec

 

 

_deny_: Ciao carissima!!! Eh sì, nello scorso capitolo Alice ha preso in mano la situazione, anche se in questo un po’ le è sfuggita… Alla fine si complica sempre la vita xD Non per questo si lascerà di nuovo mettere i piedi in testa però ;)

L’ultima regola dettata da Alice che hai apprezzato creerà qualche problemino tra i due ;) Non è stata definita molto bene e per questo ci sarà un malinteso…

Hai proprio ragione; per una volta è stato Lore ad esporsi ed era anche ora! Più avanti lo farà ancora di più…anche se verrà odiato parecchio mi sa :P

Ahahahah, anche il mio di spirito femminile incita Alice! xD Anche perché Lore avrà bisogno di una bella lezione più avanti!

Adesso sto bene, grazie, la febbre è sparita fortunatamente e spero non si faccia vedere per un bel po’ di tempo! L’estate la voglio passare fra mare e piscina! xD

Con Kidnapped sono andata avanti fortunatamente, mi sono “sbloccata” dal primo capitolo del seguito e questa volta quello che ho scritto –stranamente- mi piace…poi di sicuro prima di pubblicare mi verrà comunque l’ansia xD

Ah, ho letto in forum e su fb che stai dando gli esami…come stanno andando? Spero tutto bene! :D Ti auguro un grandissimo in bocca al lupo –che crepi pure sotto un treno il lupo ù_ù- e ti mando un grande bacione! Al prossimo cap, Bec

 

 

chiara84: Ciao Chiara!!! Alice finalmente si è data una svegliata, sì, ed era anche ora! Prevedo qualche guaio per Lore ;) Soprattutto perché lei non si lascerà mettere i piedi in testa da nessuno, tantomeno da un Lore eccessivamente geloso xD

Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto comunque! :D

Un bacione grande, grazie mille per la recensione! Bec

 

Pastyccina: Ciao!!! Spero che anche questo capitolo sia stato una gradita sorpresa! :D

La tua osservazione mi ha davvero riempita di gioia, leggere impressioni come la tua mi fa sparire le mie paranoie in un attimo*_* Sono contentissima che i miei personaggi ti sembrino così reali…molte volte sono paranoici e contraddittori (Alice in primis con i suoi pensieri xD), per questo ho sempre il timore che possano sembrare “finti” ed incoerenti. :P

Alla fine sono stata abbastanza umana nei loro confronti…o almeno lo credo dai! Diciamo che ci ho provato, ho fatto divertire Alice, dovrebbe ringraziarmi, eh! xD

Grazie mille, auguro anche a te di passare delle bellissime vacanze! :D

Un bacione grande! Bec

 

Ps: La frase sulla donna vissuta ed il bamboccio è stata un po’ rimodellata in questo capitolo xD

 

 

__Claire__: Ciao!!! Ti ringrazio tantissimo per le tue parole, ogni volta cerco sempre di mettermi fretta e di scrivere anche quando non sono ispirata per postare presto e non farvi aspettare xD Così però mi sa che peggioro solo le cose, perché i capitoli non sono molto belli >.< Cioè, non lo sono quasi mai, ma quando sono forzati credo siano ancora peggio!

Ahahahah, Alice ha contagiato pure me a furia di scrivere, ogni volta viene anche a me da chiamare “idiota” i miei amici e mio fratello! xD Hai proprio ragione, fa sentire importante chiamare qualcuno così….muahahah xD

In questo capitolo direi che qualcosa è successo dai…diciamo che entrambi si sono sfogati parecchio :P

Sono d’accordissimo sulla teoria dell’uomo scarafaggio inferiore ù_ù non tutti magari, ma Lore ha ancora molta strada da fare prima di diventare un Uomo con la U maiuscola!

Alice ha preso in mano la situazione sì, ma la cosa alla fine le si ritorce sempre contro! Saprà comunque farsi rispettare ;)

Un bacione grandissimo! Grazie infinite per la recensione! Bec

 

 

cinziasaba: Ciao!!! Il tuo commento su Lorenzo mi ha riempita davvero di gioia*_* Hai compreso perfettamente tutto quello che volevo comunicare nello scorso capitolo, specie il suo reale interesse per lei. Interesse che dimostrerà –il più delle volte inconsapevolmente- sempre di più.

L’ultima regola contrattata di quel patto porterà qualche problemino tra i due, il perché si vedrà nei prossimi capitoli ;)

Sono contenta che Alice ti abbia fatto ridere con la sua trovata del calcio, a volte mi esce così involontariamente comica lei :D

Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto e non abbia deluso le tue aspettative…alla fine i bollenti spiriti dei due sono stati appagati :P

Un bacione grande, grazie infinite per la recensione! Bec

 

 

Sognatrice85: Ciao!!! Eh sì, alla fine entrambi se volevano continuare a soddisfare i propri “sfizi” han dovuto accettarlo. E direi che Alice se l’è tolto alla grande uno sfizio in questo capitolo! ;)

Lei si sta scavando da sola la fossa, perché ormai persino a lei è chiaro che non è più solo sesso –anche se a volte continua con poco entusiasmo a negarlo-, non lo era già dalla prima volta. Eppure non riesce a farne a meno, è piuttosto masochista in questo senso…

Lui invece è un po’ più problematico da comprendere, specie perché senza suoi punti di vista è difficile capire cosa gli passa per la testa…Ho intenzione di mettere il suo pov proprio nel prossimo cap, spero solo di riuscire ad esprimere bene i suoi pensieri e di non rovinare tutto xD

Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Un bacione grandissimo, grazie infinite per la recensione! Bec

 

 

freyja: Ciao Vale!!! Sono contenta che ti abbia fatto piacere leggere lo scorso capitolo! Se ti è piaciuta Ali in versione predatrice, direi che in questo capitolo è decisamente migliorata ;) A Lore ha dato parecchio filo da torcere, anche se alla fine si è un po’ scavata la fossa da sola >.<

Ormai lei stessa inizia a dubitare delle teorie delle sue amiche, quando è con lui perde molta convinzione. Eppure c’è ancora quella piccola parte di lei che cerca con tutte le sue forze di negare l’evidenza…è un po’ in una brutta situazione…

Hai proprio ragione, lei cerca di giustificare la cosa, ma qui un pochino si è lasciata andare e qualcosa ha ammesso :P

Sei in fase di esami? Oh cavoli che brutto, spero finiscano presto! E spero di essere riuscita a distrarti un po’ anche con questo capitolo :D

Un bacione grandissimo! Grazie infinite per la recensione e buona fortuna per gli esami! ;) Bec

 

 

Punk936: Ciao Gio!!! Oddio se dici così mi lusinghi tantissimo ma mi fai anche sentire in colpa! Ti chiedo scusa per questo ritardo, ma con il pc rotto non ho proprio potuto postare prima, mi dispiace =(

Ti ringrazio tantissimo per le tue parole, sei sempre gentilissima*_* Poi io mi commuovo facilmente e, già sono pessima nel ringraziare, con il lacrimoni mi mancano proprio le parole per esprimere la mia gratitudine =)

Riguardo alla storia, sono davvero contenta di averti colpito con lo scorso capitolo! Alice alla fine ha sorpreso anche se stessa, specie con l’idea della panna! Anche lei era molto incerta e a disagio, eppure su di Lore la cosa ha avuto comunque parecchio effetto ;)

La madre di Ali in effetti non è molto diversa dalla madre di Allison in fatto di tempismo xD Se non altro lei non ha iniziato ad ispezionare la stanza della figlia come Noel, anche perché non sospetta niente di questa attrazione tra i due…lei sa che la figlia lo odia il suo vicino di casa, quindi anche se era titubante ha comunque creduto alle parole di Alice :P

Io e te siamo molto simili in fatto di figuracce mi sa! :D Guarda pure io ne ho fatte tantissime e sono proprio pessima ad improvvisare, si capisce subito che racconto balle! xD Peccato…u.u

Per quanto riguarda la regola 5…Beh, ovviamente l’idea che lei possa vedersi con altri non piace molto a lui…Nel prossimo capitolo lui comunque svelerà qualcosina in più riguardo i suoi pensieri ;)

Le amiche di Ali sono le mie, quindi possiamo consolarci a vicenda; di amiche così pazze ne esistono davvero! xD

Glenda l’adoro anche io e credo che risulterà ancora più simpatica più avanti, sarà molto d’aiuto per Ali ;)

Ti ringrazio ancora per le tue parole carissima, un bacione grandissimo! Bec

 

 

kamyhoppus: Ciao Kamy!!! Ti chiedo nuovamente scusa per il malinteso, faccio sempre confusione con i nick e con i nomi su fb >.< Ti chiedo scusa anche per non essermi fatta più sentire, ma con il pc partito mi sono connessa pochissime volte e da un aggeggino idiota e primitivo come la psp di mio fratello ù_ù

Ti ringrazio per le tue parole, mi fa piacere che venga apprezzato il fatto che io risponda alle recensioni! Lo faccio perché ci tengo molto, credo sia giusto ringraziare personalmente ogni ragazza che gentilmente decide di recensirmi e di farmi sapere cosa ne pensa del capitolo…voi dedicate del tempo a me con le recensioni e io lo faccio con le risposte =) E poi quando io recensisco una storia –raramente perché ho poco tempo- mi piace leggere la risposta dell’autrice :D

Riguardo la storia, sono contenta che tu abbia apprezzato il modo di Alice di gestire la situazione! In questo capitolo le si è un po’ ritorta contro mi sa…non è stata una buona idea la sua…però su Lore ha sortito l’effetto desiderato ;)

Lui geloso lo vedrai molto presto…più che geloso direi possessivo per il momento, ma arriverà anche la gelosia vera e propria :)

Spero di non averti delusa con questo di capitolo, ho sempre il terrore di buttare giù la storia con capitoli deludenti >.<

Purtroppo con la morte del mio pc non sono riuscita a postare prima, mi dispiace…spero di riuscire a postare prima la prossima volta!

Un bacione grandissimo! Grazie infinite per la recensione! Bec

 

 

Cate1994: Ciao Cate!!! Mi fa piacerissimo sapere che lo scorso capitolo ti sia piaciuto! :D

Alice è abbastanza onesta con se stessa sì, ha già ammesso di non poter fare a meno di lui, ma per il momento pensa sia solo attrazione…Anche se già inizia a capire che non è solo quello che la lega a lui ;)

Purtroppo sì, giocando con la “fiammata Lorenzo” Ali si scotterà, ma anche lui non rimarrà completamente illeso…eh beh, è giusto che anche lui soffra! :P

Spero che questo capitolo ti sia piaciuto e non ti abbia delusa, ho sempre il terrore di demolire l’intera storia con qualche capitolo scritto male >.<

Un bacione grande cara! Grazie infinite per la recensione! Bec

 

 

Sabry87: Ciao tesoro!!! Come al solito sei sempre carinissima a recensirmi, non sai quanto mi rende felice sapere che lo scorso capitolo ti sia piaciuto! Spero con questo di non aver demolito l’intera storia >.< Le cose da adesso in poi si faranno moolto più interessanti, sì ;)

Un bacione grandissimo! Grazie mille per la recensione! Bec

 

 

LaIKa_XD: Ciao!!! Alice si è fatta valere alla fine sì, ma la situazione le si è un po’ rivoltata contro :P

Lui per il momento sta facendo il “bravo” e lascia “comandare” lei…si vedrà più avanti se durerà ;)

Un bacione grandissimo, ti ringrazio tantissimo per la recensione! Bec

 

 

Derekkina2: Ciao!!! Sono contenta di sapere che lo scorso capitolo ti sia piaciuto! :D Questo come ti sembra? Spero non ti abbia delusa!

Un bacione! Grazie mille per la recensione! Bec

 

 

dancy184: Ciao!!! Leggendo la tua recensione mi è venuta quasi una paralisi facciale, ho sorriso per almeno mezz’ora xD Ti ringrazio tantissimo per tutti i tuoi complimenti, non so davvero cosa dire, divento molto banale quando devo ringraziare :P

Non credo che questa storia abbia un futuro come libro –mi vergognerei anche a proporla a qualche casa editrice xP-, però mi ha fatto tantissimo piacere leggere le tue parole!

Sono contenta che Alice alla fine sia stata apprezzata! Inizialmente stava antipatica persino a me, poi ha abbassato un po’ le arie ;) era così smorfiosa –ed ogni tanto lo è ancora- perché è stata molto viziata, sia dai suoi genitori che dal suo ex che si conoscerà più avanti…

Sapere che sei riuscita ad immedesimarti nelle sue scelte e nei suoi pensieri è una soddisfazione grandissima, ho sempre il terrore di renderla troppo incoerente o finta…

Per quanto riguarda Lorenzo (anche io lo adoro come nome*_*)…beh non posso non dire che sono davvero felicissima che ti sia piaciuto! Nonostante sarebbe dovuto essere più volte preso a schiaffi xD

Alice sta comandando per il momento sì, anche se in questo capitolo la cosa le si è un po’ ritorta contro…se non altro su Lore ha avuto l’effetto desiderato :P

Concordo assolutamente con te sulla parte del “comando” delle donne e ti assicuro che Alice non si farà mettere i piedi in testa da Lore, saprà farsi rispettare ;)

Glenda ha già capito che tra i due c’è attrazione ;D però può anche darsi che si sia sbagliata, magari quando ti conoscerà capirà che sei tu la donna giusta per suo fratello! :P

Ti ringrazio ancora tantissimo per la recensione! Un bacione grande! Bec

 

 

piccolinainnamora: Ciao tesoro!!! Sono felicissima che ti abbia fatto così tanto piacere leggere lo scorso capitolo! :D

Sì mi avevano detto della crociera, come è andata? Ti sei divertita? Spero di sì!**

Alice ha proprio preso in mano la situazione e non mi sembra che a Lore dispiaccia poi così tanto ;)

Il tuo maritino tornerà presto dal “lavoro”, non appena la storia sarà finita tornerà a casa dalla sua vera anima gemella ovviamente! :D

La parte del prologo arriverà presto, non so dirti esattamente tra quanti capitoli perché non li ho ancora scritti, so solo che succederà quando Lore inizierà ad essere decisamente moolto geloso ;)

Grazie infinite per la recensione carissima! Un bacione grandissimo! Bec

 

 

kiki_SeM: Ciao Sara!!! Sono contentissima che lo scorso capitolo ti sia piaciuto!

Alice ha fatto bene ad accettare la proposta, ma purtroppo la situazione le si sta ritorcendo contro :P

Spero che anche questo capitolo ti abbia fatto emozionare come lo scorso!

Un bacione grandissimo! Grazie mille per la recensione! Bec

 

 

silvietta_in love 4ever: Ciao carissima!!! Ti chiedo davvero scusa per questo ritardo, ogni tanto appaio di nuovo; tra febbre e pc rotti non faccio altro che ritardare! Per fortuna ora si è tutto risolto e spero di riuscire a postare regolarmente!

Alice è stata moolto furba, perché come hai detto tu così si diverte anche lei ;) Peccato però che la situazione inizi a ritorcersi anche contro di lei >.<

Beh Lore per il momento apprezza questo “comando” di Ali, si vedrà più avanti se le cose continueranno così ;)

Un bacione grandissimo tesoro! Grazie infinite per la recensione! Bec

 

 

Bella_kristen: Ciao carissima!!! Non sai quanto mi hanno sollevato le tue parole; sembrerà sciocco, ma ho sempre una paura matta di deludere ogni volta che posto un nuovo capitolo >.<

Nono, non sei tu che devi ringraziare me per aver postato con la febbre, sono io a dover ringraziare te per avermi recensita come sempre, facendomi un sacco di complimenti che non merito :P Grazie mille davvero, sei sempre gentilissima Ale =)

Alice ha tirato fuori gli artigli, sì, e non mi sembra che a Lore la cosa dia così fastidio :P

Peccato però che la situazione stia iniziando a ritorcersi pure contro di lei…inizia a rendersi conto di un dettaglio non troppo trascurabile, ovvero che non è più solo una questione di attrazione fisica.

Glenda ricorda tanto anche a me Alice di Twilight e sono felicissima di non essere l’unica a paragonarla a lei, Alice è il mio mito! :D

Beh, stavolta non sono stata così cattiva da interromperli di nuovo dai :P Direi che Lore ed Ali sono andati avanti parecchio a divertirsi senza essere disturbati ;)

Un bacione grandissimo Ale, grazie infinite per la recensione! Bec

 

 

lampra: Ciao!!! Hai letto tutta la mia storia in così poco tempo?*_* Oddio così mi commuovo, grazie, sono contentissima di sapere che ti sia piaciuta! :D

Anche io ho come l’impressione che la regola sul dove farlo verrà presto infranta, ma chissà…;) Dipende tutto da Alice e Lorenzo :P

Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto e non ti abbia delusa!

Un bacione grande! Grazie mille per la recensione! Bec

 

 

vampistrella: Ciao!!! Eh già, da adesso in poi le cose per i due si fanno interessanti, ma si complicheranno anche un pochino ;)

Per il momento Ali è riuscita a farsi rispettare e ha “comandato” lei…bisognerà vedere se le cose andranno avanti così :P

Ali si sta innamorando sì ed inizia anche un po’ a rendersene conto…

Lore anche è molto coinvolto, ma ancora innamorato non lo è…si capirà di più come personaggio nel prossimo capitolo, in un suo pov ;)

Per il momento è solo moolto possessivo e anche un po’ gelosetto :P

Un bacione grandissimo, grazie infinite per la recensione! Bec

 

 

Penny Black: Ciao!!! Ti ringrazio tantissimo per i tuoi complimenti, ho letto anche le recensioni a Kidnapped e ho sorriso come una povera scema dalla gioia per almeno una buona mezz’ora! :D

Sono davvero contentissima di sapere che anche questa storia ti sia piaciuta!

Mi fa piacere che Alice, Glenda e Mel siano state apprezzate! Saranno molto d’aiuto per Ali, così come tutte le altre sue amiche! :D

Rossella è molto particolare come personaggio, lei è molto simile a Lorenzo in fatto di carattere, molto scontrosa un po’ con tutti…solo che Lore alla fine su Alice si è dovuto ricredere :) però chissà, magari riuscirà anche lei a trovare simpatica Ali…

Ovviamente sono al settimo cielo per il tuo commento su Lorenzo; sapere che il protagonista maschile piace è una grande soddisfazione!

Ti ringrazio davvero tantissimo per tutti i tuoi complimenti, spero di non averti delusa con questo capitolo >.<

Un bacione grande! Bec

 

 

POISONBLOODkaly: Ciao Fede!!! Sono felicissima di sapere che questa storia ti sia piaciuta così tanto! :D

L’hai letta in meno di un giorno? Cavoli, sei stata velocissima!**

Da questo capitolo si inizia ad entrare nel vivo del patto, come ti è sembrato? Spero non ti abbia delusa >.<

Ti ringrazio davvero tantissimo per le tue parole, spero di averti fatto emozionare anche con questo capitolo =)

Un bacione grande! Bec

 

 

aurelia94: Ciao!!! Deduco da questo secondo commento che Alice inizi a starti un po’ più simpatica a differenza di Lore :P

Purtroppo io sono una sostenitrice accanita del lieto fine, i finali tristi mettono tristezza anche a me…Ti assicuro comunque che Lore ci resterà molte volte di merda e in più situazioni, non la passerà certo liscia ;)

Un bacione grande! Grazie mille per le recensioni! Bec

 

 

StarsiIre: Ciao!!! Sono contentissima che la mia storia ti stia piacendo così tanto! Mi dispiace di averti fatto aspettare tanto per questo capitolo, da oggi in poi cercherò di postare più regolarmente =)

Ti ringrazio tantissimo per i tuoi complimenti, spero che Ali e Lore ti siano piaciuti anche in questo capitolo!

Un bacione grande! Grazie infinite per la recensione! Bec

 

 

 

Ringrazio infinitamente le 149 persone che hanno aggiunto la storia alle preferite (ma siete già tantissimi!!Grazie**), le 172 che l’hanno inserita fra le seguite e le 21 che l’hanno inserita fra quella di ricordare, grazie davvero per la fiducia! =D

 

Ringrazio infine le 79 meravigliose persone che mi hanno aggiunto come autrice preferita, grazie mille siete carinissime^^

 

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Capitolo 15
*** Cambiamenti improvvisi ***


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Capitolo 14: Cambiamenti improvvisi

 

Nessuna carezza, nessun abbraccio, niente di niente dopo il…sesso.

Lui si alzò praticamente subito, senza tenermi fra le sue braccia come la volta precedente, senza giocare con i miei capelli, senza trattenermi al suo fianco.

Non seppi il perché, ma la cosa mi ferì.

-Vado a farmi una doccia.- Disse semplicemente, con sguardo vuoto, pensieroso. –Non posso mica restare tutto appiccicoso.- Accennò un sorriso, allargando le braccia e guardandosi il petto.

Annuii fissando a mia volta i suoi addominali, ma senza realmente vederli. Se non mi fossi sentita così strana probabilmente avrei iniziato a farmi film porno mentali e sarei arrossita per quella visione sempre gradita, eppure non ne avevo proprio la voglia. Mi sentivo…svuotata. Forse era stato tutto quel movimento a stancarmi.

-Fai…- Lo vidi passarsi una mano fra i capelli incerto, -Come se fossi a casa tua nel frattempo.-

Annuii di nuovo, ma lui non mi vide, si era già girato.

A disagio e un po’ insicura, mi alzai, barcollando per poco sulle mie gambe.

Mi passai una mano fra i capelli spettinati per cercare di sistemarli e sospirai. Era strano. Tutta quella situazione era strana, io ero strana, lui era strano. No, lui era sempre lo stesso stronzo, era nella norma. L’anormale ero io e la colpa era solo sua. Già, perché io ero perfetta prima di incontrare lui, meno insicura e meno paranoica…La colpa era tutta di quello stronzo, attraente, arrogante e manipolatore del cazzo! Lui e i suoi sorrisini ipnotici da far perdere la testa…!

Nervosa, incominciai a vestirmi alla bell’è meglio, prima di iniziare a passeggiare per la stanza; solo osservare le foto di Rossella, Glenda e Lorenzo da piccoli al mare, presenti sul comò, riuscì a calmarmi.

Continuando a gironzolare, finii col schiacciare per sbaglio i suoi jeans, ancora abbandonati sul pavimento.

Curiosa come non mai e muovendomi furtiva come un ladro, mi inchinai ed iniziai a frugare nelle tasche, trovando il cellulare.

Schiacciai il tasto centrale con il cuore in gola, ansiosa di farmi i fatti suoi, ma la scritta “Inserire codice di protezione” smontò tutte le mie aspettative.

Lo rimisi al suo posto, sbuffando. Mi guardai intorno, ancora un po’ frastornata, prima di uscire dalla camera dei suoi. Avevo bisogno di distrarmi, di non pensare a quello che era successo o a lui…sotto la doccia…

Decisi di perlustrare per filo e per segno tutte le stanze; del resto, mi aveva detto di fare come se fossi stata a casa mia, no?

La sua camera era esattamente come la ricordavo, era solo un po’ più in disordine rispetto alla volta precedente. Era piuttosto piccola, eppure aveva tutto; letto, comodino, libreria, scrivania, televisore, pc e, ovviamente, la Playstation 3.

Avrei voluto accendere il suo pc o la sua Play –anche se non avevo la minima idea di come si facesse ad accendere quest’ultima- per vedere se aveva salvato alcune foto, documenti o anche solo per vedere che tipo di musica ascoltava, ma non volevo fare casini. Conoscendomi avrei bloccato il pc –non a caso avevo rotto il mio 14 volte in un anno- o mandato in tilt la Play, io con le cose elettroniche non andavo per niente d’accordo. L’I-pod era l’unico che si salvava, solo per la sua buona resistenza, visto che mi era caduto sì e no una decina di volte.

Non appena spostai lo sguardo su quel letto, il letto dove la scorsa volta ci eravamo “divertiti” parecchio, le immagini di lui sopra di me, dei suoi baci e di quello che avevamo appena fatto mi passarono davanti.

Deglutii, scuotendo la testa. Non dovevo pensarci, basta.

Una volta riesaminata ben bene la sua stanza –cercando di non guardare ancora il letto-, passai a quella di Rossella, più o meno simile in fatto di grandezza. La sua camera era piuttosto seria e…fredda. Non c’era un briciolo di polvere, non una cosa fuori posto, era tutto riposto ordinatamente in modo quasi maniacale.

Anche lei aveva il pc, solo che al posto della Play aveva la Wii. Però, si trattavano bene i signorini in fatto di videogiochi!

La stanza di Glenda era la più adorabile; forse anche per la posizione della casa in cui si trovava, dove arrivava più sole, era molto luminosa e metteva di buon umore.

La mia attenzione fu attirata dal portatile piccolo al centro della scrivania, leggermente inclinato verso sinistra per via dell’irregolarità della superficie su cui era poggiato.

Lo alzai delicatamente ed estrassi il quadernino rettangolare che vi era sotto.

Sembrava un…diario? Possibile? Ma chi scriveva più un diario, ormai non si usava neanche più! Io ci avevo provato da bambina, ma la cosa era durata solo due giorni. Avevo scritto solo 3 pagine, 3 pagine di cuoricini e stelline e frasi tipo “Il mio Marco è troppo bello”, “Mi fa battere il cuore”, “Oggi mi ha guardato”, “Ha preso me mentre giocavamo a palla prigioniera” e bla bla bla…

Poi lo lasciava così, senza lucchetto? E incustodito? Qualcuno avrebbe potuto leggerlo…qualcuno come me.

Lo aprii lentamente, avendo quasi paura di romperlo, e lo sfogliai pian piano.

Ok, era violazione di privacy, lo sapevo bene e un po’ mi dispiaceva, ma…la pettegola che era in me prese il sopravvento.

Era pieno di dediche al suo ragazzo, non faceva che parlare di lui, di quanto la facesse stare bene e di quanto fosse bello. Sorrisi: doveva esserne davvero innamorata, beata lei.

Una pagina catturò la mia attenzione, facendomi poi alzare un sopracciglio.

 

Caro diario,

Il progetto “L’Oreal” procede alla grande, quei due sono fatti per stare insieme!

 

L’Oreal? La marca?

Oh Santo Cazzo! L’Oreal! Lore – Ali? Ma quella era completamente scema?!

 

È successo qualcosa me lo sento. Certe cose una sorella le intuisce, Lore ha troppo la faccia da bambino che ha trafugato di nascosto la marmellata per non insospettirmi.

 

Ma di che stava parlando? Lessi la data in alto a sinistra e quasi mi venne un colpo….

Venerdì, 16 ottobre, 2009

Cazzo, la prima volta che lo avevamo fatto!

 

Quell’aria prima spaesata, poi quel sorriso da idiota, era completamente distratto anche mentre giocava alla Play! Voglio dire, STAVA PERDENDO! Lore stava perdendo, una vera tragedia per lui! Se fosse stato sulla Terra in quel momento, si sarebbe incazzato di brutto e avrebbe iniziato a parlare da solo, insultando i giocatori della squadra avversaria uno ad uno e le loro povere mogli. Invece era…tranquillo, giocava senza quasi vedere lo schermo davanti e schiacciando i tasti a caso, mi domando a cosa stesse pensando.

E la cosa incredibile è che come gliel’ho fatto notare dicendogli: “Lore stai perdendo”, lui non mi ha uccisa con lo sguardo, non ha sbraitato, non è saltato in piedi insultando Dome senza motivo –ogni scusa è buona per farlo-; mi ha semplicemente risposto: “Sì, e allora?”

Impossibile! È successo qualcosa per forza, devo indagare!

 

 

Lo stomaco iniziò a fare le capriole e il cuore perse un battito. Non era rimasto completamente indifferente dopo quel pomeriggio, anche Glenda se n’era accorta…

Ma a cosa pensava? Iniziava già a progettare la sua richiesta sul sesso?

Sfogliai il resto del diario, trovando un altro accenno a me.

 

È inutile che entrambi neghino, c’è feeling, c’è feeling. Così quando il mio fratellino sarà innamorato cotto di lei, non potrà più rompermi le scatole per la storia di Domenico. Me ne fotto se a lui Dome non piace, sono cazzi miei. Non potrà più rompermi perché capirà che cosa si prova quando si è innamorati. Inoltre, sarà troppo impegnato con la sua fidanzatina per insultare il mio amore. Chissà, magari Ali riuscirà ad addolcirlo quello stronzo. Sì, ne sono convinta, ci vuole una come Ali. È simpatica, carina, gentile, sveglia…cosa ci può essere di meglio per mio fratello di lei?

 

Non l’avrei uccisa solo per il “simpatica, carina, gentile e sveglia”. Modestamente…

 

Rossella non è d’accordo, la trova antipatica, anche se per lei chiunque non andrebbe bene. Dice che Ali le sembra una troia e da quando l’ha vista uscire con quel Matteo ne è ancora più convinta. Cazzate! Ali è perfetta!

 

Era stata lei! Rossella mi aveva vista con Teo quella sera e l’aveva riferito a lui! Brutta troia, mignotta del cazzo…A me dava della troia poi! Stronza…ma come si permetteva?

Ma come cavolo aveva fatto a vedermi con Teo poi? Al cinema? O forse dalla finestra di casa sua quando era venuto a prendermi davanti al portone?

Già mi odiava prima, dopo avermi vista con Teo il suo odio doveva essere aumentato.

Sbuffai, voltando di nuovo pagina. Arrivai dopo poco alla fine, non trovando più altri accenni a me. La cosa mi lasciò stupidamente insoddisfatta.

L’ultima pagina però, era decisamente rovinata rispetto alle altre...

Sembrava uno sfogo serio. Sedendomi sul suo letto, iniziai a leggerlo aggrottando sempre di più la fronte.

 

 

 

Lorenzo’s pov

 

Voleva uccidermi. Ne ero sempre più convinto, quella ragazza stava cercando di uccidermi con le sue idee per nulla innocue e degne dei miei migliori film porno mentali. Probabilmente ce l’aveva ancora su per la storia dei suoi fottuti capelli del cazzo e cercava vendetta. Avevo trovato pane per i miei denti perché su quel campo Alice La Perfettina ci sapeva fare. Cazzo, se ci sapeva fare…

Stavo sfregando i miei capelli da almeno dieci minuti buoni, speravo servisse a schiarirmi le idee, invece mi ritrovavo sempre al punto di partenza.

Una bella doccia per rinfrescarmi in tutti i sensi era quello che mi serviva, specie dopo la panna…

Un fremito mi scosse le spalle nel momento in cui ripensai alla sua lingua su di me e alle sue piccole mani che armeggiavano con i miei pantaloni…Dio, se avesse continuato difficilmente sarei riuscito a trattenermi, un’eccitazione del genere non la provavo da…-alzai di poco la testa, facendo finire un po’ di shampoo negli occhi-…non l’avevo mai provata, punto.

Cazzo, no, non dovevo pensarci, o l’amichetto giù avrebbe mandato a puttane tutto.

Ma come cavolo le era venuta quell’idea grandiosa della panna? Avrebbe potuto dirmelo che aveva quel desiderio in testa, l’avrei collaudato anche prima, mica avrei aspettato.

Il pensiero che lei per tutto quel tempo avesse conservato in mente l’immagine di me che mangiavo il gelato, mi fece sorridere. Come me ne accorsi, mi irrigidii di botto.

La cosa che mi faceva incazzare come una belva erano proprio i miei patetici e continui sorrisi. Troppo spesso quando ero con lei mi ero lasciato andare a sorrisi…zuccherosi. Non zuccherosi come quelli che facevo a mia madre quando volevo che mi aumentasse la paghetta, zuccherosi nel senso di…dolci. Ed io non ero mai stato dolce, cazzo! Non lo ero mai stato con nessuna delle mie amiche, non lo ero mai stato con nessuna delle mie ragazze, non lo ero mai stato nemmeno con mia madre, che mi chiedeva sempre fiduciosa come stava con i vestiti nuovi che si comprava, ricevendo come risposta solo un “Malissimo” o “Sembri una di quelle”.

Perché cazzo lo ero con lei?! Era come se…come se la mia faccia avesse una volontà propria quando c’era lei nei paraggi, sorridevo in modo incontrollato, come un coglione. Avevo pure iniziato ad insultarmi da solo quando la pensavo, che gran cosa.

Ma lei era…così…Sospirai, scuotendo la testa.

Possibile che…mi stessi affezionando a lei?

Ma no, non esiste!

Che idiota. Lei era la Puccio, la stessa odiosa vicina di casa che evitavo come la peste una volta, la stessa stronza che mi aveva schiaffeggiato di fronte alla classe, la stessa ragazza che aveva accettato di fare del sesso con me solo per attrazione.

Stavo semplicemente sbagliando tutto, stavo dando troppa importanza a quel patto, a quella storia del sesso, a lei. Erano cose superficiali, piacevoli e basta. Lei era una gran bella scopata. Un passatempo. Come la play ecco.

E poi a lei piaceva…le piaceva ancora quel cretino di Matteo? Ma come poteva piacerle se quando era con me era così…coinvolta? Sentivo che lo era; l’avevo sentito il suo cuore battere all’impazzata, avevo sentito il suo corpo fremere nel momento in cui ero entrato in lei, avevo sentito tutto. Ogni sua singola reazione. La sua voce flebile ed eccitante…

Voglio fare l’amore con te.

Cazzo no. Acqua fredda, mi serviva subito dell’acqua fredda, serviva urgentemente in basso.

Che cosa intendeva poi con il termine “fare l’amore”? Non avevo dato troppo peso a quella frase perché per me aveva lo stesso identico significato di “fare sesso” in fondo. In genere però le ragazze distinguevano i due termini…Che la Puccio avesse voluto…? Ma no, era stato un caso, non voleva intendere un bel niente.

Girai completamente il rubinetto dell’acqua fredda e cercai di pensare ad altro. A come uccidere Matteo per esempio. Pensavo ad una tortura lenta e dolorosa, di quelle Medievali, perché no.

Perché una cosa era certa: lei a lui interessava e parecchio. Brutto stronzo, sempre in mezzo ai coglioni doveva stare…Ci avrebbe anche solo dovuto provare a mettermi i bastoni fra le ruote, la Puccio non gliel’avrei ceduta finché non ne avrei avuto io abbastanza. Teo sapeva bene che non gli conveniva toccare le mie cose.

Strinsi le mani a pugno, così forte che iniziò a mancarmi l’afflusso sanguigno.

Dovevo assolutamente evitare che si parlassero, Teo avrebbe potuto mandare tutto a puttane ed io non potevo e non volevo permetterglielo.

Arricciai il naso nel momento in cui sentii bene l’odore nauseante dello shampoo, mentre ricadeva sul mio corpo insieme all’acqua.

Lo afferrai in fretta e lo osservai ad occhi sgranati:

“Shampoo all’albicocca, effetto liscio seta”.

Grandioso. Pure lo shampoo di Rossella dovevo prendere, così sarei stato profumato come una fottuta ragazza. Che bello. Forse era quello shampoo a farmi fare seghe mentali peggio di una donna. Fanculo va’.

Era tutta colpa di Alice! Di sicuro sarebbe scoppiata a ridere se avesse sentito quell’odioso e ripugnante “profumo”. Mi avrebbe sfottuto quella stronza!

Ripresi il mio shampoo e incominciai a sfregarlo con forza e con rabbia sui miei capelli.

Perché cazzo ero così arrabbiato? Perché cazzo mi importava dell’opinione che lei aveva di me?

Feci un respiro profondo per cercare di calmarmi. Lei era una buona scopata, punto. E io, avendo lei a disposizione, ne avrei approfittato. A furia di farmela mi sarei stufato, dopo un po’ la stessa ragazza avrebbe iniziato a stancarmi e, quando avrei sentito il bisogno di provare una “fessura” nuova…beh, in quel caso l’avrei pure potuta lasciare a Valenti. Erano quelli i piani e li avrei rispettati.

 

 

Alice’s pov

 

Stetti male per Glenda mentre leggevo; proprio nell’ultima pagina lei parlava di un padre completamente assente nella sua vita, soffriva parecchio per la mancanza di affetto da parte di un uomo a cui lei sembrava essere molto legata…

Che strano però; il signor Latini non mi era sembrato un padre così cattivo, solo un pochino freddo magari…

Non appena lessi il nome di Lorenzo, avvicinai il volto alla pagina, per leggere con più attenzione.

 

“So di essere l’unica che pensa a lui in questo modo, a Lore è indifferente, lui è cresciuto bene anche senza la figura di un padre. Non ne ha mai avuto bisogno, da bambino abbracciava la mamma solo per farsi comprare un giocattolo che voleva, non è mai stato uno bisognoso di affetto o di attenzioni da parte dei genitori…

 

Mi venne da sorridere involontariamente. Per quanto comunque fosse triste il fatto che un padre mancasse nella vita di suo figlio, l’idea di un Lore bambino che, ruffiano, andava ad abbracciare la mamma per dei giocattoli, mi inteneriva tantissimo.

Sembrava proprio il tipo di persona disposto a regalare un abbraccio solo per ottenere qualcosa in cambio.

Una vocina interiore mi ricordò che lui mi aveva abbracciata più volte mentre facevamo…sesso. Arrossii, lasciando cadere il diario a terra spaventata nel momento in cui sentii il rumore della porta del bagno.

Lo raccolsi velocissima, mettendolo esattamente dov’era e girandomi verso la porta nel momento in cui si spalancò piano.

Le parole mi morirono in bocca non appena vidi che indossava solo un accappatoio…slacciato davanti per giunta! Lasciava intravedere che sotto aveva soltanto i boxer…

Si stava frizionando i capelli con un asciugamano e mi stava fissando con aria divertita da sotto un ciuffo di capelli spettinati.

-Hai seguito alla lettera quello che ho detto.- Constatò, gettando l’asciugamano bagnato sul letto di Glenda senza farsi troppi problemi.

Deglutii a vuoto, cercando di guardare solo i suoi occhi.

Non guardare in basso, non guardare in basso. Oddio, ti prego, non guardare in basso, anche se da brava pervertita stai morendo dalla voglia di farlo…!

-Sì.- Feci una smorfia, -Perché, non avrei dovuto farlo?- Domandai, mostrandomi più sicura di quanto non lo fossi. Gli avevo mostrato fin troppa debolezza prima, mi ero esposta troppo…dovevo riacquistare un certo contegno.

-No, no, figurati.- C’era un qualcosa nei suoi occhi, un lampo di puro divertimento. Ma non era un divertimento buono, come spiegarmi…sembrava più un divertimento sadico.

-Devo proprio ammetterlo Puccio, mi hai piacevolmente sorpreso.- Ero troppo persa nei miei giri mentali per accorgermi del fatto che avesse fatto un passo avanti.

Mi aveva di nuovo chiamata per cognome. Ogni volta che lo faceva sembrava volesse allontanarmi, sembrava lo dicesse quasi con superiorità. Cos’era cambiato? Perché a volte mi chiamava per nome e a volte no?

-Ah sì?- Alzai di poco il mento per non farmi sminuire in nessun modo.

-Sì.- Si avvicinò a me con passo lento e studiato, come un felino prima di saltare addosso alla sua preda. Quel paragone mi fece rabbrividire.

-Hai altre fantasie tipo quella? Sono più che disponibile a soddisfarle sai.- Si passò la lingua sul labbro, prima di ritornare al suo odioso ghigno.

Trattenni il respiro per poco, prima di rispondere, cercando di essere disinvolta: -Per il momento no. Se mi verrà in mente qualcosa ti farò sapere, eh?- Si meritava proprio una risposta pungente…

Evitare di fissare le sue labbra così vicine alle mie stava diventando un’impresa però.

Non sapevo più da che parte guardare, visto che dagli addominali in giù era “territorio proibito”.

Con un altro passo, eliminò definitivamente la distanza fra di noi e le mie gambe, già tremolanti, non furono di certo aiutate a fermarsi.

La sua mano destra arrivò a toccare il mio fianco prima ancora che potessi rendermene conto.

Rimasi immobile, con il cuore a mille, quando il suo viso si avvicinò ulteriormente, permettendo alle sue labbra di sfiorare le mie.

-Ci conto.- Soffiò sulla mia bocca, mandandomi in iperventilazione.

Aspettai rigida che si allontanasse, sforzandomi di non assecondare quella mia folle voglia di toccarlo e di stringerlo a me. Il movimento dell’altra sua mano, che si poggiò a sua volta sulla mia schiena, mi allarmò, facendomi capire che non era minimamente interessato a spostarsi.

Depositò un piccolo bacio all’angolo della mia bocca, prima di dirigersi verso l’orecchio che mordicchiò piano.

Mio malgrado, sospirai, chiudendo poi gli occhi completamente rapita da quel gesto.

-L’hai fatto apposta ad allacciarla così la camicetta?- Sussurrò, quasi dolcemente. Ma come prima la sua sembrava una sadica dolcezza.

-Sembra fatta apposta per essere slacciata.-

Avvertii una lieve carezza all’altezza del seno; stava armeggiando con i bottoncini della mia camicia.

Mi lasciai scappare un mugolio di piacere, quando sentii le sue dita accarezzare il solco fra i miei seni.

Ansimai vergognosamente sul suo collo, aprendo poi di scatto gli occhi sconcertata.

Comando Alice, comando.

Non potevo permettergli di prendersi tutta quella libertà.

Rinsavii con un profondo respiro e la mia mano si mosse svelta verso la sua per allontanarla.

-Mi sembrava che avessimo deciso che fossi io a dover decidere quando e come farlo.- Lo accusai, con il fiato corto e il viso paonazzo.

Alzò un sopracciglio, senza scomporsi minimamente: -Questo lo hai deciso tu.- Ribatté con voce annoiata.

Non capivo il perché di quel suo atteggiamento indifferente, arrogante, odioso…prima che facesse quella doccia mi era sembrato quasi più…cioè…non dolce, ma più gentile. Invece in quel momento davanti a me c’era il solito stronzo, la sua gentilezza era sparita di nuovo.

Che cosa era cambiato?

-Devo ricordarti che c’eri anche tu e che hai accettato?- Replicai piccata.

-Per forza, era l’unico modo per scoparti.-

Strinsi le mani a pugno con forza, reprimendo l’istinto violento di prenderlo a schiaffi.

Boccheggiai ferita per qualche secondo, indecisa su come rispondere a quella sua affermazione squallida.

-Mi fai schifo.- Decretai infine, girandomi per andarmene.

-Oh andiamo!- Il suo tono leggermente più alto di voce fece arrestare la mia camminata, -Non fare la santarellina, ti prego! Non lo sei proprio. Devo ricordarti che sei stata tu a proporre quelle condizioni?- Impossibile non notare il sarcasmo cattivo presente nella sua voce.

Aveva ragione. C’ero anche io ed avevo accettato quella cosa del solo sesso...

Non avevo nessuna intenzione di farmi schernire in quel modo però; io ero una persona, non la sua bambolina gonfiabile da scopare.

-No, me lo ricordo. Non sto facendo la santarellina, sei tu che stai facendo lo stronzo e ti riesce anche molto bene.- Dissi gelida, senza girarmi per guardarlo in faccia.

-Ad ogni modo non preoccuparti, avrai comunque la tua scopatina quotidiana…almeno fino a quando non troverò di meglio.- Ripresi a camminare, ansiosa di uscire da quella stanza carica di tensione, ma una presa ferrea sul mio braccio mi costrinse a voltarmi.

-Ma davvero?- Era furioso; avevo distrutto la sua maschera di strafottenza.

Mi morsi con forza le labbra, per il dolore causatomi dalla sua stretta.

-Io potrei già avere di meglio, tesoro.-

I miei occhi stavano iniziando a tradirmi; si stavano inumidendo, sia per il dolore fisico che per quella frase.

Non appena le mie labbra si lasciarono sfuggire un lamento, lui mi lasciò andare immediatamente, come se la mia pelle lo avesse scottato.

Esaminai il segno rosso della sua mano rimasto sul braccio, cercando nel frattempo di ricacciare indietro le lacrime. Non avrei mai pianto davanti a lui, non per una sciocchezza del genere. Non gli avrei mai assegnato quella vittoria, non gli avrei permesso di sfottermi di nuovo.

-Allora perché perdi tempo con me?- Domandai amaramente, alzando lo sguardo per fulminarlo con odio, -Perché non te ne vai dalle tue numerose alternative ad elemosinare un po’ di sesso?-

Lui non rispose; si limitò a fissarmi con sguardo indecifrabile. I suoi occhi bruciavano sulla mia pelle più del segno rimasto sul mio braccio sinistro.

Stanca di tutta quella situazione, mi girai ed uscii. Non mi fermò più, fui libera di uscire da casa sua, rientrando poi finalmente nella mia. Mi accasciai sul pavimento freddo sospirando, una volta richiusa la porta di casa alle mie spalle.

Non ce l’avrei fatta. Non ce l’avrei fatta di sicuro ad andare avanti così, a furia di battutine, insinuazioni e provocazioni. Credevo che accettando quella cosa del sesso sarebbe andato tutto apposto, credevo che andando avanti di quel passo l’attrazione fra di noi sarebbe scemata…invece non era successo niente di quello, al contrario. Non sapevo come fosse possibile, ma la mia attrazione per lui sembrava aumentare sempre di più e mi stava portando quasi alla pazzia. Bastava vedere la malsana idea sulla panna che aveva attanagliato il mio cervello.

Sbuffai, rannicchiandomi con le gambe. D’altra parte però non volevo nemmeno porre fine a quella cosa…l’idea che lui potesse “intrattenersi” con qualcun’altra, l’idea che qualche altra ragazza avrebbe potuto entrare in casa sua e fare quello che facevamo noi...non riuscivo a considerarla quell’idea, mi tormentava lo stomaco in modo insopportabile.

Sapevo –o almeno speravo- che avrebbe rispettato la condizione del “non vedersi con nessuno” finché c’era quel patto di mezzo, scioglierlo non mi avrebbe aiutata.

Fino a quando non incontreremo qualcuno che ci attrarrà di più.

Se lui avesse incontrato qualcuna più attraente di me? O se si fosse stufato di me?

Scossi la testa; paranoia al massimo, eh? Sarei stata io la prima ad incontrare qualcuno che me lo avrebbe fatto dimenticare e sapevo anche come.

Mi alzai e mi diressi spedita in camera mia. Accesi il pc e mi connessi a Facebook, ignorando deliberatamente la scritta “A Lorenzo Latini piace questo elemento” sotto un link di Mel. Non lo avrei mai aggiunto, per orgoglio. E poi cosa mi importava vedere le sue foto ed i suoi link? Niente.

Aprii la chat e sorrisi come un’ebete. Angelica era il linea.

 

Alice scrive: Ciao Angie! Senti, per sabato, vai ancora a quella festa all’Old?

 

Saltai subito i convenevoli; noi non ci salutavamo mai troppo se eravamo di fretta o era una cosa urgente.

Angie capii subito la mia urgenza e rispose pochi secondi dopo:

 

Angelica scrive: Ciao Ali! Sìsì, ci vado. Vuoi venire?

 

In genere le feste in discoteca non erano per me, ero tipo da serate in locali più tranquilli o cinema, ma in quel caso una serata con Angie era proprio quello che mi serviva.

Insomma, in una discoteca piena di ragazzi, qualcuno adatto a me lo avrei trovato di sicuro! Oltretutto Angie andava ad una festa di compleanno di un suo amico...sicuramente quello lì qualche altro amico ce l’aveva! Se era carino tanto meglio!

 

Alice scrive: Contami ;) Ci mettiamo d’accordo per cell per l’orario, ok? Ti voglio bene tes, un bacione!

 

Mi disconnessi più tranquilla; il mio futuro stava a quella festa, ne ero certa.

Avrei conosciuto qualcuno che mi avrebbe aiutato a togliermi dalla testa quel cretino…chiodo scaccia chiodo del resto, no?

Non avrei infranto nessuna delle regole fissate; andare ad una festa mica era vietato…

 

-Papi, papi, papi…mi accompagni?- Occhi da cerbiatta, vocina da bimbaminchia e mani congiunte: mio padre non avrebbe potuto negarmi un passaggio per andare a scuola.

-Tesoro non posso, sono già in ritardo.-

Stronzo di un padre. Sempre in ritardo era, alzarsi prima no? Grr…

Non mi sarei mica arresa così facilmente però: non avevo nessuna intenzione di andare in autobus, rischiando così di incontrare l’idiota, non dopo quello che era successo il giorno prima. Non avrei saputo cosa dirgli, come affrontarlo…e scappare era più comodo e semplice, ovvio.

-Papà…per favore…ho le mie cose e ho dei dolori fortissimi…- Mi raggomitolai su me stessa, fingendo di avere dolori inesistenti, -Non ce la faccio a camminare.-

Lui mi guardò incerto e dispiaciuto per qualche secondo, -Stai a casa e riposati allora…- Azzardò, quasi impallidendo non appena vide la mia espressione incazzata.

-Non posso! C’è una verifica importantissima! Vuoi farmi perdere un giorno importante di scuola per un misero ritardo sul lavoro?! Mammaaa!-

-No ok va bene, vieni, andiamo,- Si affrettò subito ad aggiungere. La carta della mamma funzionava sempre.

Sorrisone a trentadue denti pronto per essere sfoggiato. –Grazie papi!-

Ero odiosa quando facevo così, vero. Ma era così facile lavorarsi i miei con quei sorrisini e moine.

Durante tutto il tragitto in macchina ero un fascio di nervi, mio padre non poteva nemmeno rivolgermi la parola; subito gli urlavo contro di lasciarmi in pace. La scusa delle mie cose si rivelava utile anche per giustificare la mia isteria se non altro.

-Ci vediamo stasera allora, tesoro.- Lo disse a bassa voce, temendo di farmi incavolare di nuovo.

-Va bene, grazie!- Rimase disorientato dal mio cambio repentino di umore, rappresentato da un altro sorriso zuccheroso.

Mi diressi a passo spedito verso la classe, senza guardare in faccia nessuno…nessuno tranne Gabriele Mancini, che purtroppo incontrai sulle scale.

-Ciao Puccio! Uh che brutta faccia, dormito poco?-

Gli lanciai uno sguardo carico d’odio che lo ammutolì. –No, ho dormito benissimo, grazie.- Ringhiai indisponente.

Forse era stata la sua domanda a farmi incavolare, o forse era semplicemente il fatto che lui fosse uno dei migliori amici dello stronzo.

A due passi dalla classe incrociai Mel che mi prese a braccetto e, tanto per cambiare, mi portò in bagno.

-Tanto mancano ancora due minuti, accompagnami.- Mi disse quando cercai di protestare.

Iniziò a raccontarmi di un ragazzo che aveva conosciuto al cinema, esponendomi le sue teorie sul perché secondo lei avrebbe dovuto aggiungerlo su facebook per risentirlo.

-Io gli ho dato il mio nome, lui mi ha dato il suo, ma non mi ha aggiunto ancora…dici che dovrei farlo io?- Proseguì, incurante della mia disattenzione.

-Sì.- Risposi sovrappensiero, -Mel?-

-Mmh?-

-Chi era la ragazza bionda nella foto del profilo di…lui?- Mi morsi le labbra, guardando fuori dalla finestra a disagio. Che stupida che ero stata! L’avevo chiesto così, senza pensarci troppo! Lei mi stava parlando dei suoi problemi e io la interrompevo con i miei, che stronza! Oltretutto magari non sapeva nemmeno chi fosse…!

-Ah, capito!- Si entusiasmò dopo qualche secondo di silenzio. –Anita!- Annuii fra sé e sé, senza commentare la mia mancanza di rispetto nei suoi confronti per averla interrotta.

-Anita Bianchi,- Riprese, -Era in classe con noi l’anno scorso, tutti la chiamavano Bìa per via del cognome. Ha cambiato scuola poi. Era molto amica di Lore e Andre, erano il classico trio alla Harry Potter.- Si sciacquò le mani e si aggiustò il trucco sbavato, passandoci sopra il dito per toglierlo. –Era moolto zoccola, si è praticamente fatta sbattere da tutto il Molinari. Della nostra classe solo Teo, Jacopo, Lele e Stefano non se la sono fatta…-

-Non andavate molto d’accordo.- Commentai, sentendomi una stupida per quella considerazione. La verità era che mi aveva dato molto fastidio l’idea che lei si fosse fatta “sbattere” da…

-No, infatti. Non l’ho mai sopportata. Il suo atteggiamento da finta prima donna vergine mi ha sempre dato fastidio. Faceva la finta vittima e piagnucolava se un ragazzo le slacciava il reggiseno o le leccava i capelli, quando poi si faceva scopare alla grande da tutti.-

Spalancai la bocca senza parole: le leccavano i capelli?!?

-Non fare quella faccia, abbiamo un bel branco di depravati in classe.- Ridacchiò.

Annuii, concordando mio malgrado su quell’affermazione.

Capivo alla perfezione il motivo di tanta antipatia verso quella ragazza comunque; io stessa una del genere non l’avrei mai sopportata. E non solo per quel motivo che riguardava lo stronzo, ma proprio per il suo atteggiamento.

-L’hai aggiunto su facebook?- Mi chiese di sfuggita, mentre stavamo rientrando in classe.

-No e non penso proprio di farlo.- Replicai, evitando come al solito di guardare la parte della classe occupata da lui.

-Mh..secondo me ti accetterebbe.- Si sedette al suo posto, senza zittirsi nonostante il prof appena entrato la stesse guardando male.

-Ma non mi interessa neanche averlo fra gli amici.- Sorrisi al prof, che nel frattempo si era schiarito la voce guardandoci, prima di chinare la testa sul libro di diritto ed economia.

-Se lo dici tu.- Fu la frase che chiuse quel discorso.

La lezione non fu proprio per niente interessante, come sempre del resto.

Mi limitai ad evidenziare solo parte del testo, iniziando poi a chiudere ed aprire il tappo dell’evidenziatore come antistress.

Sbuffai, portando poi la penna alla bocca per mordicchiarla, non appena il prof cominciò la sua spiegazione sui beni materiali. Non gli bastava spiegare un argomento, ne iniziava pure un altro!

La mia mano scattò in alto nel momento in cui si interruppe un attimo.

-Prof, posso andare in bagno?- Chiesi in tono disperato; avevo bisogno di una pausa, la prima ora del mattino era la peggiore in assoluto.

Fortunatamente il prof me la concesse, i miei buoni voti nella sua materia servivano a qualcosa.

Mi diressi verso quel buco puzzolente a rallenty, come nei film. Più tempo restavo fuori, meglio era per la mia salute mentale.

Sospirai alla mia immagine riflessa nello specchio una volta entrata in bagno, chinando poi lievemente la testa per lavarmi le mani.

Uffa, mi si era tolto un pezzo di smalto, merda. Non me ne andava mai una giusta!

Quando alzai lo sguardo, a momenti mi venne un infarto; ero quasi sicura che il cuore si fosse bloccato, prima di riprendere a battere furioso.

Sembrava la scena di un film horror, una di quelle in cui la vittima vedeva l’assassino riflesso dietro, nello specchio. Avrei quasi preferito si trattasse di un assassino in effetti.

-Che vuoi?- Chiesi a metà tra l’aggressivo e l’indifferente.

-Non lo immagini?- Il ragazzo dietro di me ghignò, parecchio soddisfatto della piega che stavano prendendo le cose.

Mi abbracciò da dietro, senza staccare gli occhi dai miei occhi riflessi nello specchio.

-Dio Puccio, sai essere così inconsapevolmente eccitante a volte…-

La sua frase mi fece sussultare, soprattutto perché non avevo minimamente idea di che cosa stesse parlando.

Mi fece girare ed io, immersa nelle mie congetture, lo lasciai fare.

-Alice.- Lo corressi nuovamente, poco prima di sentire la sua bocca incollarsi alla mia.

Lasciai libero accesso alla sua lingua, eccitata e disorientata dai suoi continui sbalzi d’umori; si stava comportando come se il pomeriggio prima non fosse successo niente.

-Il tuo modo di mordicchiare la penna è eccitante…- Specificò, mordicchiando il mio orecchio e spingendomi delicatamente verso il lavandino.

-Il tuo modo di toccarti i capelli…- Continuò a sussurrare, spostando i miei capelli dal collo.

Cazzo no! Non a scuola!

Ignorai la parte razionale del mio cervello, rispedita a cuccia dagli ormoni, e sospirai, immergendo la mia mano fra i suoi di capelli per avvicinarlo di più.

-Il tuo modo di accavallare le gambe…- e detto quello, insinuò il suo ginocchio fra le mie gambe decisamente poco stabili, facendomi appoggiare definitivamente al lavandino.

Oddio, ma mi avrebbe retto? E se si fosse staccato e rotto per il mio peso? Che bella figura spiegare alla bidella come era potuto succedere…

-Mi fai impazzire…- Sospirò sulla mia bocca, riprendendo poi a baciarmi con foga, senza lasciarmi quasi il tempo per respirare.

-Il tuo modo…- Tentai di parlare fra un bacio e l’altro, -Di fissarmi…durante la lezione…-

-Mmm?- Fece lui, sorridendo a due centimetri dalle mie labbra.

-È da depravato, maniaco, psicopatico, serial killer.- Riuscii a dire, tutto di seguito, allontanandolo poi con tutta la mia forza; forza che si rivelò ben poco utile purtroppo.

-Forse.- Ammiccò, senza spostarsi di un solo millimetro.

Non sopportavo il suo atteggiamento, mi dava ai nervi. E la cosa che mi innervosiva ancora di più era il fatto che io puntualmente non riuscissi a resistere al suo modo maledettamente eccitante di fare. Brutto stronzo, lo sapeva di avere quel potere su di me, sapeva come farmi diventare un debole agnellino.

-Non a scuola, Latini.- Dissi, inflessibile. –Se hai tanta voglia di sfogare i tuoi istinti sessuali repressi, vai dalla bidella! Sarà più che felice di assecondarti.-

Alzò gli occhi al cielo, visibilmente scocciato di non essere riuscito a “tenermi buona” per fare quello che voleva fare.

Approfittai di quel momento di distrazione per svicolare dalla sua presa e per togliermi da quella posizione equivoca.

-Sei davvero impossibile da capire, i tuoi cambi di atteggiamento sono allarmanti. Stevenson si dev’essere ispirato a te per scrivere “Dottor Jekyll e Mister Hyde”.- Considerai, sorridendo arrogante, prima di uscire frettolosamente dal bagno.

Scampato pericolo, per il momento. Di certo non si sarebbe arreso, per lui ogni situazione sembrava buona per saltarmi addosso. E…cazzo, non mi dava affatto fastidio, anzi! Era quella la cosa preoccupante, mi piaceva sempre di più il fatto che fosse lui a prendere l’iniziativa, lo trovavo dannatamente eccitante e…mi piaceva essere baciata, accarezzata e toccata da lui. Forse mi piaceva che prendesse lui l’iniziativa perché così potevo evitare ogni volta di espormi io, anche per avere un semplice bacio…

Sospirai, pronta fisicamente per entrare in classe. Psicologicamente ero messa male; una parte del mio cervello credeva ancora di essere in bagno a fare altro.

Dio, non c’era nessuno più contorto e contraddittorio di me.

Quando rientrai in aula, tutti gli sguardi dei presenti si spostarono su di me. Cos’erano quelle espressioni curiose ed indagatrici? E perché Mancini e Vergata avevano quei sorrisini maliziosi stampati in faccia? Che pensassero…oh merda, no!

Andai dritta dritta al mio posto, senza alzare lo sguardo.

-Come è andata in bagno? Che avete fatto?- Mi chiese infatti Mel, in tono allusivo.

-Niente!- Strillai, proprio per fare in modo che tutti sentissero.

Il prof mi guardò irritato. –Puccio, hai intenzione di disturbare ancora per molto la lezione? Se non ti interessa puoi tornare fuori.-

-No, scusi prof.- Mormorai imbarazzatissima e incazzatissima al tempo stesso.

Grr… Ti odio Lorenzo Latini.

Il destinatario di tutto quell’odio entrò proprio in quel momento, tranquillo e per nulla disturbato dall’attenzione riservatagli dalla classe. Mi aspettavo che a momenti si mettesse a saltellare e a fischiettare. Ed io stavo a corrodermi l’anima per un idiota del genere.

La prima ora, finalmente, finì, ma le altre ore furono pesanti il doppio, specie la solita, ultima ora di educazione fisica.

­Iniziammo con l’arrampicarci sul Quadro Svedese e finimmo, ovviamente, con il calcio.

Fortunatamente il prof non scelse né me né Mel per formare le squadre.

Selezionò Armandi e Teo.

Pregai fino all’ultimo di non essere nominata, nascondendomi dietro gli altri miei compagni o fingendo di cercare qualcosa di inesistente sul pavimento.

Purtroppo per me, alla fine fui scelta da un sorridente e soddisfatto Teo.

Merda! Ma perché mi aveva scelto? Io giocavo da schifo!

Ebbi l’impulso di strozzarlo per avermi chiamata nella sua squadra, ma quando notai la presenza di Lore nella squadra avversaria, l’istinto di ucciderlo svanì; se non altro eravamo in due squadre diverse!

Avrei sonnecchiato tutto il tempo in difesa, senza far niente, come la volta precedente dopotutto.

Quel pazzoide di un prof annunciò soddisfatto che avremmo giocato fuori, con appena poco più di 15 gradi.

-Piantatela di fare le femminucce su! Fuori a giocare!- Urlò con il suo vocione da cantante lirico, alla minima protesta.

Beh, io ero una femmina, ma evidentemente il prof non mi aveva nemmeno calcolata. Maschilista del cazzo.

Come la volta precedente, rimasi quasi tutto il tempo ferma senza far niente.

Il primo attaccante lo lasciai passare, fingendo con poco entusiasmo di fermarlo. Segnò, per la disperazione della mia squadra.

Passò anche il secondo; quella volta non finsi nemmeno di svolgere il mio ruolo. Mancò la porta di poco, facendo sospirare di sollievo i miei compagni.

Il terzo…beh, fu più forte di me andare contro il terzo per fermarlo. Il terzo era lui. Il mio orgoglio mi impediva di restare ferma e di lasciarlo passare. No, no. Avrei fatto di tutto per bloccarlo.

Gli corsi incontro con una grinta decisamente non da me; non avevo mai sprecato troppe energie per uno stupido sport come il calcio.

Quando gli arrivai davanti, abbassai immediatamente lo sguardo sulla palla, per evitare di lasciarmi distrarre troppo dai suoi occhi.

Subito ci misi il piede sopra, per trattenerla, per togliergliela, per vincere contro di lui.

Mi accorsi dopo poco che lui non stava minimamente reagendo, si limitava solo a tenersi la palla, ma non mi stava…come dire, dribblando.

Istintivamente, mi aggrappai alla sua maglietta per mantenere l’equilibrio e per scalciare con più forza.

Quando alzai lo sguardo per vedere la sua espressione, ebbi un tuffo al cuore. Quel sorrisetto divertito, quegli occhi eccitati; il calcio sembrava essere l’ultimo dei suoi pensieri, mi stava…mi sentivo letteralmente spogliata con gli occhi. E con il fiato corto, mi accorsi che le mie mani, poggiate sulla sua maglietta sudata, stavano trattenendo lui. Della palla me ne fregava ben poco.

In quel momento, avrei solo voluto passare le mani fra i suoi capelli per spettinarli, avrei voluto baciarlo e fare l’amore con lui, più volte, su quel sudicio campo di calcio.

Eccitata come non mai, stavo lasciando che l’istinto di alzare le braccia per spogliarlo di quell’indumento prendesse il sopravvento. Un rumore stridulo e assordante mi fece incassare la testa nelle spalle ed arricciare il naso infastidita.

-Fallo! Puccio, è fallo! Non si trattiene un giocatore per la maglietta!- Gridò il prof dall’altra parte del campo.

Oh. Era fallo. E chi cazzo lo sapeva?!

Lasciai andare immediatamente la sua maglietta, sentendo il sangue affluire nelle guance per l’imbarazzo. Che figura di merda che avevo fatto…

Evitai di guardare l’idiota che, ne ero sicura, doveva essere decisamente divertito, e mi diressi di nuovo verso la mia area.

Durante il resto della partita fui più passiva delle altre volte. Non tentai di fermare nemmeno Latini, lo lasciai passare senza guardarlo quando arrivò di nuovo nella nostra area di difesa.

L’unico movimento che mi concessi fu un salto, non appena vidi Teo segnare.

-Grande!- Gridai, sorridendo e saltellando come una scema. Ok, mi concessi più di un salto.

-Ali! Visto? L’ho dedicato a te questo!- Esultò Teo, facendomi sciogliere nonostante la temperatura bassa. Che dolce che era!

Mi abbracciò -stupendomi non poco- e mi fece girare con lui come se fossi stata una bambina.

Risi come una scema, stringendomi a lui e accarezzandogli la schiena contenta. –Era bellissimo! Sei stato davvero bravissimo!- Beh, io di goal non me ne intendevo; un complimento “è stata una bella azione” non sarebbe stato credibile.

Mi irrigidii, sentendo la mia schiena bruciare; era come se qualcuno avesse puntato la fiammella di un accendino sulla mia maglietta. Ma non c’era nessun accendino sulla mia schiena, nessun fiammifero acceso…era uno sguardo quello che mi aveva fatto rabbrividire fra le braccia di Teo, uno sguardo di fuoco che sapevo già a chi appartenesse.

Arrossii di poco; il giro era finito, eppure Teo non si era ancora staccato, le sue braccia continuavano a toccare la mia schiena.

-Ehm…Teo?- Lo chiamai con voce flebile e incerta.

Si staccò da me, guardandomi in attesa. –Cosa? Ti dà fastidio?-

-No!- Strillai immediatamente, scuotendo la testa. –Solo…la partita.- Azzardai, accennando agli altri ragazzi in attesa. Ragazzi che –tra parentesi- stavano lanciando sguardi maliziosi a tutto spiano.

Lui annuì piano, ma poco prima di allontanarsi, depositò un bacio sulla mia guancia. Un bacio che definire pornografico era poco. Armeggiò parecchio con la bocca sulla mia guancia e risalì pure fino all’orecchio, prima di staccarsi con un sonoro “smack”.

Rigida, nervosa ed anche un po’ basita, mi girai verso la nostra porta per tornare a “difenderla”, ignorando qualsiasi commento, ma soprattutto, ignorando quello sguardo che bruciava più del sole sulla mia schiena e sui miei capelli.

 

 

*Note dell’autrice*

 

Lo so, avete ragione anche questa volta…sono in ritardo…ed il capitolo fa schifo.

Stavolta però ho una motivazione per giustificare la bruttezza di questo capitolo; il pc fisso è andato –sì, pure quello- e quindi il capitolo che avevo scritto precedentemente è stato cancellato. L’ho dovuto riscrivere tutto…

Riguardo questo cap, cosa posso dire? Beh, il gesto di Teo non è passato di certo inosservato e proprio per via di questo gesto Ali e Lore inizieranno a litigare.

Lore è troppo geloso, decisamente,..e la sua gelosia esaspererà parecchio Alice che è confusa e non capisce perché a lui dia così fastidio il fatto che Teo sia…“affettuoso”. Non crede che lui sia geloso, pensa che sia solo possessivo nei suoi confronti.

Che ne pensate di Teo invece? Sembrerà strano, ma io lo adoro! L’immagine di lui che abbracciava Alice tutto contento mi ha intenerita tantissimo! Alla fine lui ad Alice ci tiene e…sì, in qualche modo è ancora interessato a lei, ma non la forza, è dolce con lei*_*

Il pov di Lore invece vi è piaciuto? È corto, lo so, ma presto ce ne saranno altri ;) Come lo avete trovato cmq? Non odiatelo troppo, alla fine è solo un idiota :P Ali gli farà aprire gli occhi…si spera xD

Nel prossimo capitolo ci sarà IL litigio, e Teo ne sarà in parte il responsabile…del resto questa situazione tra i due non potrà andare avanti all’infinito.

Mi dispiace tantissimo di non essere riuscita a rispondere alle recensioni, ma tra pc fisso andato e caldo, sono in ritardo pazzesco con tutto, Kidnapped compreso che, finalmente, posterò nei prossimi giorni.

Risponderò a TUTTE per e-mail…ovviamente se vi fa piacere, non vorrei mai disturbarvi privatamente. Magari se la cosa vi infastidisce ditemelo pure, anche per e-mail, o per fb, o in tag sul forum, o sul blog…dove volete insomma =) A me fa tantissimo piacere rispondervi; voi siete sempre gentilissime ad usare il vostro tempo per commentare ed io ci tengo veramente tanto a ricambiare!

Vi mando un bacione grosso ragazze, vi ringrazio per l’affetto immenso che mi dimostrate ogni volta, anche solo leggendo…

La vostra Bec

Ci tengo poi a segnalarvi:

- Il nuovo contatto facebook che ho creato appositamente per mettere spoiler sulle mie storie o per farmi contattare per qualsiasi cosa –a me farebbe piacerissimo conoscervi^^- ; non sapevo cosa fare l’altro pomeriggio e l’ho creato xD

-Il mio profilo Twitter che non ho la minima idea di come funzioni perché non l’ho mai usato, ma imparerò…forse xD

- il FORUM che alcune mie amiche fantastiche hanno creato per le mie storie >.<

Iscriversi a forum community è semplicissimo; mi farebbe davvero piacere chiacchierare un po’ con voi lì! Oltretutto se state scrivendo qualcosa anche voi, potrete pubblicizzarlo^^

Dimenticavo, per essere abilitati alle sezioni protette bisogna presentarsi nella sezione Welcome =)

*Spoiler sul prossimo capitolo*

 

-È stato solo un abbraccio, una dimostrazione d’affetto.- Precisai, alzando il mento determinata.

-Al diavolo, se ha tanto bisogno d’affetto che si compri un cane.-

 

Questa frase mi è venuta così, al momento, e potrebbe cambiare quando scriverò il capitolo per intero :P

 

Ringrazio infinitamente le 169 persone che hanno aggiunto la storia alle preferite (ma siete già tantissimi!!Grazie**), le 188 che l’hanno inserita fra le seguite e le 24 che l’hanno inserita fra quella di ricordare, grazie davvero per la fiducia! =D

 

Ringrazio infine le 82 meravigliose persone che mi hanno aggiunto come autrice preferita, grazie mille siete carinissime^^

 

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Capitolo 16
*** Amore e Rivalità ***


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Capitolo 15: Amore e Rivalità


Ero letteralmente fuggita dopo quell'ultima ora di lezione. Non volevo incontrarlo, non volevo parlarci...non avrei saputo cosa dirgli. Mi sentivo quasi...a disagio dopo aver abbracciato Teo davanti a lui.

Forse ero solo io la paranoica, forse era stata solo una mia impressione, forse me l'ero immaginata la sua occhiata di fuoco. Magari non era nemmeno arrabbiato per quel bacetto innocuo. Perché avrebbe dovuto esserlo poi? Insomma, non avevo infranto nessuna regola del patto, non avrebbe potuto dirmi niente.

Sbuffai più volte, facendo girare verso di me la signora seduta nel posto accanto al mio.

Era più comodo e semplice scappare, evitandolo. Il giorno dopo avrei fatto io finta di niente, come faceva sempre lui.

Annuii fra me e me, notando di sottecchi la signora alzarsi stranita; probabilmente stava dubitando della mia sanità mentale...

Fortunatamente quel pomeriggio lo avrei passato a casa di Daniela. Così, invece di scendere alla solita fermata, scesi tre fermate prima.

-Dimmi che ti piace il tofu.- Fu il saluto di Dany, nel momento in cui mi aprì la porta.

Oddio. Una delle sue solite specialità vegetariane, povera me.

-Dovrei avere la minima idea di che cos'è, di che forma ha e del sapore per risponderti...-

-Non sai cos'è il tofu?- Mi chiese divertita, facendomi entrare.

-L'ho sentito nominare.-

-Vedrai. Ti piacerà!- Enunciò entusiasta, trascinandomi in cucina senza troppi complimenti.

Aveva detto che mi sarebbe piaciuto, invece...

-Scusami Ali...non avevo la minima idea che potesse farti questo effetto.- Arricciò le labbra dispiaciuta, sedendosi sul bordo della vasca.

-Non ti preoccupare.- Era decisamente pietosa quella situazione. Di certo nemmeno io avevo mai immaginato che quel coso potesse farmi vomitare tutto il pranzo.

-Il cibo vegetariano non fa proprio per me.- Mi sciacquai abbondantemente la faccia e bevvi un po' d'acqua fresca, per cercare di togliermi quel sapore disgustoso dalla bocca.

-La prossima volta ordino una bella pizza.- Mi porse un asciugamano, sempre con un'espressione mortificata in volto.

-Non sarebbe una cattiva idea.- Concordai, prendendolo e asciugandomi il viso.

Feci un bel respiro profondo e, una volta sicura che non avrei più vomitato, mi diressi verso la camera di Dany e mi sedetti sul suo letto.

-Come va tesoro?- Mi chiese lei, sedendosi sulla sedia della sua scrivania e guardandomi preoccupata.

-Meglio.- Sorrisi, sperando di scappare alla vera domanda.

-Intendevo con Lorenzo.-

Ecco, appunto. Come andava? Se solo lo avessi saputo...

Decisi di essere onesta, con Dany non aveva senso mentire. -Non lo so. Non...- Scossi la testa; non riuscivo a spiegarmi, -Non so nemmeno io come vanno le cose. Da una parte andiamo avanti a...frequentarci in quel senso, ma...- Mi stavo incartando da sola, non sapevo più come proseguire la frase.

-Non è solo sesso, vero? Non è solo una cosa fisica, è questo che intendi?- Come riusciva Dany a sondarmi così dentro? Come riusciva a capire quello che pensavo, che provavo, che temevo?

-Io...non lo so. Non so niente Dany e la cosa mi spaventa.- Ammisi, tutto d'un fiato.

Non avevo mai ammesso nemmeno a me stessa quelle cose, avere un'amica con cui parlarne mi aiutava. Specie avere un'amica obbiettiva, che non mi spronava necessariamente a “dargliela” e a togliermi lo sfizio come Ilaria e Angelica.

-Quando...- Sbuffai, roteando gli occhi, -Quando sto con lui sto schifosamente bene.- Avevo il magone, quasi mi stessi per mettere a piangere. Mi sentivo una bambina. Una bambina spaventata, che si confidava con la mamma saggia.

-E se da una parte la cosa mi disgusta, se da una parte mi dico che è solo il suo corpo che voglio, dall'altra...- Stavo sputando tutto fuori, frenetica. Non mi ero mai resa conto di aver così tanto bisogno di sfogarmi con qualcuno per tutta quella situazione. Mi ero tenuta tutto dentro, rischiando di scoppiare.

Dany si avvicinò e mi carezzò i capelli, prima di abbracciarmi.

-Cazzo...- Piagnucolai, ricambiando l'abbraccio, -È tutto così sbagliato. Lui è sbagliato di sicuro, ma ultimamente inizio a pensare di esserlo anche io. Ed è solo colpa sua, lui mi ha fatta diventare così.- Continuai, stringendo con forza la sua maglietta.

-Ali devi interrompere questa cosa, lo sai.-

Il respiro mi si mozzò di colpo e il cuore perse un battito. Interrompere? Lasciarlo...libero di vedere altre ragazze?

-È solo sesso per lui, lo sai anche tu. Rischi di uscirne scottata.-

Lo diceva per il mio bene, eppure il mio bene mi avrebbe fatto male, ne ero certa. Che cosa contorta e strana.

-N-No.- Dissi sicura, staccandomi frettolosamente da lei. -Non voglio Dany. Va tutto bene, davvero. Devo solo riuscire a riprendere il controllo della cosa.- E io sapevo come.

Avrei dovuto mantenere intatto il patto per impedirgli di vedersi con altre e, nel frattempo, guardarmi in giro per trovare altro. Quello che avrei appunto fatto sabato con Angie. Dovevo essere distante, distaccata, cercare di essere coinvolta il meno possibile mentre ero con lui. Ed essere il più disinvolta possibile sabato, per cercare di conoscere qualche bel ragazzo, più figo, più intelligente ma, soprattutto, meno stronzo di lui. Insomma, qualcuno così l'avrei trovato in tutta Milano, no? Mi accontentavo anche di uno semplicemente più attraente, uno che avrebbe potuto farmi scordare l'attrazione per quello stronzo, uno che avrebbe potuto farmi capire che era solo attrazione quella che sentivo per lui. Ero disperata ormai.

Daniela annuì, per nulla convinta dalle mie parole a giudicare dalla sua espressione, -Va bene...mi sembri sicura di te, quindi posso solo dirti di stare attenta e di non affezionarti troppo a lui...- Si morse il labbro, probabilmente temendo che fosse già successo.

-Non preoccuparti, non succederà.- La rassicurai, con voce ferma, -Non potrei mai affezionarmi ad uno stronzo del genere.-

C'era stato un momento in cui avevo creduto potesse succedere...più di uno ad essere sincera, ma in cima alla lista stava il suo gesto altruistico quel giorno, quando quella macchina aveva rischiato di investirmi; ingenuamente, avevo pensato che fra di noi potesse nascere qualcosa, un'amicizia magari...quanto mi ero sbagliata! Appena tornato a scuola era ritornato il solito stronzo, non era cambiato niente! Non ci poteva essere niente di serio fra di noi ed era meglio così.

Tornata a casa, continuavo a ripetermelo. Era meglio così, era meglio così...Eppure c'era una schifosissima e remota parte di me che non la pensava così. Andava soppressa e subito.

Mi feci una doccia rinfrescante per schiarirmi le idee, ne avevo assoluto bisogno.

-Come è andata da Daniela, tesoro?- Mi chiese mia madre, dopo essere entrata in bagno per struccarsi allo specchio.

Non riuscivo a vederla bene in faccia, a causa delle porte opache della doccia.

-Bene.- Risposi semplicemente, insaponandomi.

-Ah, poco prima che arrivassi tu è venuto Lorenzo a cercarti.-

Il sangue mi si gelò nelle vene -nonostante l'acqua calda- e il bagnoschiuma mi scivolò dalla mano, colpendomi il piede. -Oh cazzo!- Proprio indifferente la mia reazione, che brava.

-Alice!- Mi rimproverò lei per quel linguaggio poco gradito.

-Scusa.- Sbuffai, chinandomi a raccoglierlo.

Feci un respiro profondo, poggiandomi una mano sul seno sinistro per calmare il battito del mio cuore, stupidamente accelerato. -Dicevi?- Chiesi indifferente, trattenendo il respiro in realtà, ansiosa di sentirla parlare.

-Dicevo,- Fece una pausa, -Che è venuto Lorenzo, il nostro vicino e tuo compagno di classe,- Specificò, -A cercarti una mezz'oretta fa.-

-Sì?- Cazzo, perché la voce tremava? -Che cosa voleva?- Di sicuro reclamare un po' di sesso...

-Ah non lo so, non l'ha detto. Mi sembrava piuttosto nervoso a dire il vero. Quando gli ho detto che non c'eri lui ha detto “Ancora?”- La voce di mia madre sembrava altrettanto indifferente, ma la conoscevo bene, sapevo che stava cercando di esaminare le mie reazioni e le mie domande per capirne qualcosa in più.

Ancora?

Aveva già suonato evidentemente, sapeva già che ero fuori. Forse aveva suonato quando non c'era nessuno in casa, o forse gli aveva risposto mio padre dicendogli la stessa cosa che gli aveva detto mia madre...

-Ha detto che ne parlerete domani a scuola.-

Deglutii a fatica; parlare di cosa? Che cosa voleva da me? Perché diavolo aveva suonato a casa mia poi, era forse impazzito?! Così aveva fatto insospettire mia madre!

-Tu sai di cosa?- Domandò, non riuscendo a trattenere la sua curiosità.

-Probabilmente per la storia delle ripetizioni.- Feci spallucce, pur sapendo che lei non mi avrebbe vista perché girata di spalle.

-Ah.-

Pensavo il discorso fosse finito lì, invece mi sbagliavo di grosso. Mia madre quando si trattava di ragazzi diventava un incubo.

-Certo che è davvero un bel ragazzo, eh?-

Non c'è bisogno che me lo dici tu, mamma.

Arricciai il naso, -Normale.- Mentii.

-Come normale? Non dire sciocchezze tesoro; è alto, ha un fisico perfetto ed è pure bello di faccia!- Una mamma quelle cose le notava sempre purtroppo.

Ma dai...? Vedessi come lo usa bene il suo corpo...

-Così così.- Parlavo con voce strozzata, neanche avessi avuto qualcosa incastrato in gola.

-E poi, non capita tutti i giorni di trovare un ragazzo che si fa investire da una macchina al posto tuo!- Mia madre ormai era partita per la tangente e la sua voce sognante ne era la prova.

-Pff. Neanche fosse Clark Kent.- Roteai gli occhi, infastidita da quel discorso.

-Ah, sei sempre troppo esigente tu!- Protestò, uscendo finalmente dal bagno.

Fine del discorso. Per fortuna.

Sospirai di sollievo, cercando di non pensare ad un possibile motivo per cui quel cretino fosse venuto a cercarmi a casa mia. Non poteva essere per via di quell'abbraccio di Teo. Certo, aveva già dimostrato diverse volte di non riuscire a tollerarlo, ma era una cosa fra lui e Teo, io non c'entravo.

Andai a letto continuando a ripetermelo, ma non servì a calmare l'agitazione che sentivo dentro.


La mattina dopo alzarsi dal letto fu un'impresa titanica, specie per l'imminente confronto con lo stronzo.

Sfoderando i miei soliti occhietti dolci e le mie solite moine, riuscii a convincere mia madre a farmi entrare un'ora dopo, alle nove.

Uscire di casa alle otto e venti, sapendo che non lo avrei incontrato, mi tranquillizzò per poco.

Quando arrivai nel corridoio che conduceva alla classe però, l'ansia tornò più prepotente che mai.

Ero in anticipo di venti minuti e i corridoi erano deserti, perciò mi fermai a prendere un thé caldo alle macchinette, autoconvincendomi che tornare a casa non sarebbe stata una buona idea.

Fortunatamente non c'era nessuno nei paraggi; le bidelle erano poche e durante le lezioni andavano sempre in segreteria e gli insegnanti, dopo una rissa avvenuta in corridoio durante un'ora di lezione, avevano deciso di proibire le “visite” al bagno agli studenti maschi. Solo pochissimi prof lo permettevano ancora, dei nostri solo il prof Crescentini di diritto. Tutti approfittavano sempre di lui per andarci a fare i cavoli propri.

Per questo fui sorpresa di sentire la porta della nostra classe aprirsi alle mie spalle.

-Puccio, che ci fai qui?- Chiese un Andrea Vergata decisamente divertito, -Te la bigi, eh?-

Gonfiai le guance irritata; sia per lo spavento che mi aveva fatto prendere pensando che fosse qualcun altro, sia per la sua insinuazione.

Vero, c'è diritto. Prof Crescentini, ti odio.

Proprio lui dovevamo avere alla prima ora quel giorno?

-Io non bigio Vergata, avevo una visita medica.- Sibilai indisponente. Ero già nervosa di mio, ci mancava solo lui ad indispormi ancora di più!

-Come no.- Si diresse verso il bagno dei ragazzi e poco dopo, neanche il tempo di finire il thé, ne uscì, tornandosene in classe fischiettando. Probabilmente ci era andato solo per dare due tiri alla sigaretta conoscendolo.

Finii il thé e buttai il bicchierino nel cestino, dando un'ultima occhiata all'orologio; mancavano ancora 12 minuti prima dell'inizio della seconda ora.

Sbuffai, incrociando le braccia al petto ed appoggiandomi al muro annoiata. Avrei potuto dormire un pelino di più cavoli!

-Allora è vero che te la bigi.-

Quasi persi l'equilibrio stando ferma sentendo quella voce. Ma che cazzo...?! Da dove era sbucato?! La porta della classe non l'avevo mica sentita!

Eppure lo stronzo era lì, con quell'aria divertita, ma con una luce diversa negli occhi, quasi aggressiva.

-Vergata non sa proprio farsi i cazzi suoi, eh?- Mi stupii io stessa dell'acidità presente nella mia voce ma soprattutto, del tremolio di ogni singola fibra del mio corpo.

Si stava avvicinando, pericolosamente avvicinando.

-A quanto pare tu e Valenti siete diventati...- Si bloccò, alzando di poco il mento pensieroso, -Amichetti.- Nonostante stesse sorridendo, o meglio, ghignando, mi accorsi subito del suo tono di voce irritato. La sua sembrava quasi un'accusa.

-E se anche fosse?- Incrociai le braccia al petto decisa.

-Vi scambiate pure effusioni in pubblico, ma che carini...- Ignorò la mia domanda e proseguì, sempre con quel tono di voce gelido e distaccato. Se la sua voce era ghiaccio, i suoi occhi erano fuoco. Un'antitesi allarmante, quasi più del fatto che non avesse ancora arrestato la sua camminata.

-È stato solo un abbraccio, una dimostrazione d'affetto.- Precisai, alzando il mento determinata. Evitai accuratamente di accennare al bacio sulla guancia, sperando se ne fosse dimenticato.

-Al diavolo, se ha tanto bisogno d'affetto che si compri un cane.- Sbottò d'un tratto, alterandosi di poco.

-Bell'idea, glielo dirò magari.- Sorrisi forzatamente, cercando di svicolare di lato non appena mi accorsi della sua eccessiva vicinanza.

Lui intuì la mia mossa e accelerò, inchiodandomi al muro con un unico passo.

Mi accigliai; perché cavolo finiva sempre con il mettermi con le spalle al muro?!

-Così eviti di scappare.- Mi sorrise lui, beffardo, immaginando i miei pensieri.

-Io non scappo.- Mentii con finta indignazione.

Alzò un sopracciglio scettico, -Ah no?-

Mi morsi il labbro con forza. -No. Men che meno da te.- Spavalda fuori, fifona dentro.

Si avvicinò con il viso, respirando a soli pochi centimetri dalla mia bocca. Perché, perché voleva rendermi tutto così difficile? Come potevo ragionare lucidamente con il suo lieve respiro sulla mia pelle?

-Valenti inizia a darmi sui nervi.- Fissava le mie labbra come un assetato poteva guardare l'acqua nel deserto e la cosa non faceva che infiammarmi ulteriormente.

-È un problema tuo.- Avevo la gola secca, la voce mi uscì rauca.

-No tesoro, è anche tuo il problema.- Ghignò spietatamente; sembrava si divertisse ad uccidere i miei pochi neuroni.

-Ti conviene dire a Valenti di non azzardarsi più a toccarti. Se lo farà, sarà peggio per lui.-

La sua voce assunse un tono leggermente minaccioso che mi fece rabbrividire, non c'era nessuna traccia di ironia, non stava scherzando.

Boccheggiai incredula per qualche secondo, prima di riprendermi. -Cosa? Stai scherzando? Teo è mio amico, IO decido se può abbracciarmi o no!-

-Non finché c'è questo patto di mezzo. È evidente che non è solo un'amicizia che vuole da te.- Stava chiaramente cercando di contenersi e riassumere la sua solita aria indifferente, ma più di una volta si era notata la sua irritazione in quella frase. Non riuscivo a capire che cosa potesse infastidirlo così tanto.

-Questi sono affari miei, non tuoi.- Sbattei le palpebre confusa dal suo atteggiamento.

Si avvicinò ulteriormente, schiacciandomi alla parete con il suo corpo e spaventandomi; il suo sguardo non prometteva niente di buono.

-Sono affari anche miei.-

Non sapevo se sentirmi più eccitata o più spaventata da lui. C'era qualcosa di eccitante, ma anche di pericoloso in quegli occhi.

-Forse non l'hai ancora capito Alice, ma tu sei mia.-

Fino ad un attimo prima ero decisa a ribattere, a far valere i miei diritti, ad impedirgli di “comandarmi” a bacchetta...nell'ultimo istante in cui aveva parlato però, era svanito tutto, crollato, distrutto.

Deglutii a vuoto, sentendo il cuore contorcersi e battere in modo anormale. Quelle fitte non erano normali di sicuro ed il battito era troppo, troppo veloce, quasi stesse per scoppiare. Quasi mi stesse avvisando che non avrebbe resistito ancora per molto.

Come il bip bip sempre più veloce di una bomba che stava per esplodere.

Sei mia.

Non riuscivo a respirare ed ero sicura che non fosse il suo petto così schiacciato al mio ad impedirmi di farlo.

Un doloroso piacere proveniente dal basso, molto in basso, mi avvolse tutta e mi scosse le spalle. La sua frase mi stava facendo bagnare neanche mi avesse toccata o baciata, mi aveva completamente sconvolta, eccitata.

Com'era possibile che quelle parole, invece di indignarmi com'era giusto che fosse, mi avessero fatto così piacere?

Aprii la bocca per parlare, ma non uscì niente. Solo un rantolo silenzioso.

-Finché dura questo patto.- Con quell'ultima frase aggiunta frettolosamente, distrusse definitivamente tutto quello che avevo provato in quei pochi secondi. Voleva precisare, certo. Quando il patto sarebbe finito, sarebbe finito tutto.

Che stupida. Dio, perché mi ero illusa così tanto?! Perché le sue stupide frasi riuscivano sempre a sconvolgermi? Perché le sue parole riuscivano a ferirmi? Avrei dovuto restarne indifferente!

Abbassai svelta lo sguardo per impedirgli di leggere la delusione presente nei miei occhi, per nascondergli quella lacrima solitaria che lottava per uscire.

-Io non sono di nessuno.- Mormorai assumendo un tono di voce decisamente incazzato.

Riacquistata la mia sicurezza, alzai la testa per rispondergli a tono, guidata dalla rabbia che aveva preso il posto del resto.-Teo è un mio amico e non c'è niente che possa infrangere nessuna delle regole prefissate. Quindi finiscila con queste scenate di...- Mi bloccai per qualche millesimo di secondo -Infantilità e lasciami in pace!- Poggiai le mani sul suo petto per allontanarlo, per stroncare quel contatto disgustoso -piacevole- e per guardarlo meglio in faccia.

Le sue labbra assunsero una piega pensierosa, per poi storcersi in un sogghigno.

-Come vuoi.-

Cosa? Avevo sentito bene?

Si allontanò, assecondando i miei movimenti, -Se non glielo vorrai dire tu, lo farò io.- E a quell'eventualità impallidii, -Credevo preferissi farlo tu, visto che i miei modi saranno decisamente meno...delicati.-

Si lasciò scappare una risatina sadica, prima di alzare lievemente lo sguardo verso la campanella nel momento in cui suonò.

-Ci vediamo dopo, Alice.- E, ne ero certa, la sua era quanto di più vicino ci fosse ad una minaccia.


Rientrai in classe con il fiatone, neanche avessi corso per tutta la scuola -cosa di cui il prof di Educazione Fisica sarebbe stato fiero- e consegnai la giustifica per il ritardo alla prof.

Mi lasciai scappare un mugolio sofferente quando il mio sguardo si poggiò sul banco vicino al mio, vuoto. Mel non c'era. Grandioso! Potevo pure restarmene a casa quella mattina...

Con chi avrei parlato? Con Garbatelli lo sfigato? Con Vergata che mi odiava? Con lo Stronzo, artefice dell'odio che la classe provava nei miei confronti? O magari con Teo, accorciando così la sua povera ed innocente vita per mano dello Stronzo Lorenzo Latini?

Poggiai la fronte sul banco ed iniziai a sbatterla ritmicamente; la scuola faceva schifo.

Quel giorno faceva schifo.

-Prof posso sedermi vicino alla Puccio per tenerle compagnia?-

Raggelai nel posto non appena sentii la dolce ed innocente voce di Teo porre quella domanda alla prof. Stava sfidando la sorte...

-Certo Valenti.-

Maledetta prof del cazzo.

Non mi girai a guardare quel banco, ma seppi già dai brividi sulla mia schiena che mi stava guardando.

Teo mi sorrise e ricambiare mi venne comunque spontaneo. Non riuscivo ad essere stronza con lui, perché avrei dovuto esserlo poi? Per un cretino che mi sbatteva solo per i propri piaceri sessuali? Un'amicizia sarebbe durata per sempre, il sesso con lui no.

-Come mai sei arrivata adesso?- Mi chiese mentre prendeva posto accanto a me.

Scrollai le spalle. -Visita medica.-

Sperai che il nostro dialogo finisse lì, purtroppo non fu così: durante la lezione, Teo mi passò un bigliettino, strappato probabilmente da un foglio di quaderno.


Come va? Ti vedo pensierosa...:(


Sospirai. Sembrava riuscisse a leggermi dentro, tutti i miei tentativi di mostrarmi attenta alla lezione non erano serviti a nulla.


Tutto bene. Sono solo un po' stanca :)


Lo passai in fretta, sperando ardentemente che nessuno mi avesse vista.

La risposta, che speravo non ci fosse, arrivò poco dopo.


Capito. Quindi il fatto che una certa persona sia abbastanza propensa ad ucciderci entrambi in questo momento -me per primo- non c'entra niente?


Sobbalzai nel leggere quelle parole e nascosi il biglietto sotto al quaderno nel momento in cui la prof fece un giro fra i banchi.

Quando si risedette alla cattedra lo ritirai fuori e risposi:


Te ne sei accorto, eh? Teo, tu sei mio amico, ma se hai paura di ritorsioni diciamo, puoi anche non parlarmi più, ti capirei.


Da una parte speravo mi ascoltasse, dall'altra non volevo. Non volevo rinunciare alla sua amicizia per un'imposizione, lui non era nessuno per darmi ordini.


Non dire sciocchezze :) Non ho mica paura di lui!

Anche tu sei un'amica importante per me e non rinuncerei a parlare con te per niente al mondo!


Sorrisi intenerita. Teo era un amore. Chi trovava Teo trovava un tesoro, giusto per ribattezzare il detto.


Grazie


Ci misi parecchia cura per colorarlo il cuoricino, tendevo ad essere troppo perfezionista.

Lui mi sorrise, chinandosi di nuovo sul foglio per scrivere qualcosa.

Aggrottai la fronte; che stava scrivendo ancora?


Prego ;) E per festeggiare la nostra rinomata amicizia, che ne dici di uscire questo sabato?


Storsi involontariamente il naso mentre leggevo quello che stava scrivendo e, vedendomi, si affrettò ad aggiungere:


Solo come amici, davvero.

Me lo passò di nuovo ed aspettò nervoso -lo si vedeva da come tamburellava le dita sul banco- una mia risposta.


Sabato non posso, devo uscire con una mia amica...possiamo fare venerdì? :)


Mi morsi il labbro non appena lo vidi sorridere raggiante. Speravo che per lui fosse davvero un'uscita fra amici, non volevo illuderlo.


Perfetto ;) ci mettiamo poi d'accordo per cell, ok?


Annuii e basta come ultima risposta, augurandomi mentalmente che Rossella, Glenda o lui non mi vedessero uscire quella sera.

Dopo il discorso che mi aveva fatto, ci mancava solo che mi vedesse uscire con Teo! Ci sarebbe stato un inutile spargimento di sangue.

L'ora passò e nell'intervallo mi rifugiai nel bagno delle ragazze, per evitare di incontrarlo. Di sicuro mi avrebbe fatto un'altra sceneggiata per quei bigliettini. Il perché di quella sua intolleranza alla mia amicizia con Teo non l'avevo ancora intuito.

Quando ne uscii per rientrare in classe e lo vidi venire verso di me dall'altra parte del corridoio insieme a Vergata, per un attimo fui tentata di cambiare direzione. Lui non aveva nessun diritto di dirmi cosa potevo o no fare, quindi non dovevo scappare.

Trattenni il respiro fino all'ultimo, fino a quando quel cretino del suo amico Andrea, non mi spintonò leggermente, facendomi inciampare sui miei piedi.

-Ops. Scusa Puccio,dovresti guardare dove vai!- Rise sguaiatamente, seguito, guarda caso, dall'idiota.

Ah-ah, che ridere. Cretini. Fortunatamente riuscii a mantenere l'equilibrio e la mia dignità.

-Non preoccuparti Vergata, la prossima volta mi accerterò prima della presenza di un idiota.-

Il sorrisino che fece era solo d'apparenza, l'avevo sorpreso ed irritato.

Alice; 1 – Coglioni; 0. Modestamente!

Passai la giornata più tranquilla, nell'assurda convinzione che Lore non si fosse accorto della “conversazione” silenziosa fra me e Teo. Peccato che io mi ritrovassi sempre a sperare l'impossibile.

Non evitarlo al ritorno era stato un madornale errore. Purtroppo me ne accorsi solo quando entrammo entrambi nel nostro palazzo, quando lo vidi togliersi lo zaino per bloccare l'ascensore. Di nuovo.

-Non ci provare.- Mi agitai immediatamente, cercando di scansarlo per uscire.

-Evitassi di scappare come fai sempre, sarebbe più semplice conversare, Alice.- Insinuò, bloccandomi le braccia seccato.

-Lasciami o giuro che urlo.- Il suo cercare di tenermi ferma non fece che contribuire ad aumentare la mia forza impiegata nel tentativo di fuga.

-Fai pure. Mi mancano le tue urla.-

Il suo ghigno più stronzo che mai fu la goccia che fece traboccare il vaso. Non resistetti più ed esasperata, feci scattare in avanti e con forza la mia mano per schiaffeggiarlo.

Fu quasi liberatorio colpirlo, mi tolse buona parte del macigno che da settimane mi impediva di respirare bene e mi angosciava. Un macigno che era stato lui stesso a creare, pezzo per pezzo.

La parte lesa si colorò in fretta, a causa del sangue affluito, mentre la mia mano continuava a tremare per via della rabbia.

La sua mascella rigida e le mani che si chiusero a pugno, mi fecero temere per un attimo che lui potesse reagire e colpirmi a sua volta. Invece, contrariamente alle mie paure, si limitò a parlare, il tono di voce neutro e gli occhi chiusi:

-So che venerdì sarai parecchio impegnata.-

Il cuore mancò un battito e lo stomaco venne imprigionato in una morsa fastidiosa.

-Come lo sai?- Domandai semplicemente, cercando a mia volta di essere distaccata.

Aprì gli occhi e mi fissò, prima di inspirare profondamente.

-Non ti interessa.- La sua voce fu una sferzata tagliente, -Quale parte del discorso di stamattina ti è sfuggita?-

-Nessuna. Semplicemente non ho intenzione di ascoltarti.- Mi impuntai sostenendo il suo sguardo.

La sua calma misurata andò a farsi benedire e le sue mani in un attimo artigliarono possessive i miei fianchi.

-Puoi fare quello che vuoi, Lorenzo Latini.- Pronunciare il suo nome per intero, per qualche strano motivo, mi causò un brivido di piacere, -Puoi farmi quello che vuoi, ma io non cambierò idea. Non smetterò né di parlarci, né di vederlo.-

Cazzo, ma si poteva ansimare come una povera scema solo per una mano poggiata sul mio ventre? Per la sua mano poggiata sul mio ventre? Evidentemente sì.

-Beh una soluzione a questa cosa bisognerà trovarla.- Disse fra i denti, stringendo di più la sua presa. -Non ho nessuna intenzione di dividere un mio giocattolino con Teo, che se ne trovi un altro.-

Una coltellata dritta al cuore probabilmente mi avrebbe fatto meno male.

Credo sia meglio prenderci una pausa, Alice.

Le parole che mi aveva detto Matteo il mio ex, le parole per cui avevo pianto per settimane, le parole con cui mi aveva “scaricata”, al confronto sbiadivano. Al confronto, non erano niente.

Un giocattolino.

Un giocattolino con cui giocare, con cui divertirsi, da buttare quando si rompe, quando ci si stufa di usarlo.

Sapevo di essere solo quello per lui, lo sapevo. Eppure da stupida lo avevo sempre ignorato, avevo sempre soppresso quella vocina fastidiosa dentro di me che mi faceva stare male.

Perché lui con me era sempre stato...dolce e passionale, non mi aveva mai fatto sentire un giocattolino mentre facevamo l'amore. Mi aveva illusa. Ed io mi ero lasciata illudere.

-Non...- Mollò la presa sui miei fianchi e si ravviò i capelli, -Non volevo dire questo.-

-Ma l'hai detto.- La mia voce uscì spezzata, tremolante come una fiammella su cui soffiava il vento. -Mi sembra inutile girarci attorno; è evidente che è questo che pensi di me.-

Sospirò, scuotendo la testa, ma io non lo vidi. Sentivo e basta. Sentivo qualcosa dentro di me andare in frantumi, sentivo fitte dolorose sempre più accentuate al petto, sentivo i singhiozzi che iniziavano ad uscire dalla mia bocca...e sentivo il mio respiro affannato.

-Hai detto che finché ci sarà questo patto non potrò vedere Teo.- Riuscii a dire, nel mio ultimo tentativo di trattenere le lacrime, -Bene. Non mi sembra ci sia più nulla di cui discutere, visto che questo patto finisce qui per me.-

Il naso mi si arricciò, il labbro tremò e gli occhi si inumidirono. Non sarei riuscita a trattenermi dallo scoppiare a piangere ancora per molto.

Quella mia frase sembrò colpire anche lui, ma ero troppo sconvolta per notare il lampo di sofferenza che oltrepassò i suoi occhi per meno di un nano secondo.

-Le regole erano queste.- Ricominciai a parlare a fatica, -Se uno dei due vuole porre fine al patto può. E...-

-Me lo ricordo.- Mi interruppe secco, tagliente, con un tono di voce così freddo da sembrare quasi inumano. Fece una pausa, prima di schioccare la lingua, indifferente. -Bene, se è questo che vuoi...- Senza staccare i suoi occhi dai miei, si avvicinò, -Tu mi vuoi ancora Alice.- Sorrise, ma era un sorriso diverso dai soliti, spento, -E non riuscirai a resistere per molto senza di me.- Inclinò di poco la testa, continuando a sorridere apparentemente sicuro di sé, -Ma quando te ne accorgerai, io avrò già trovato di meglio con cui...intrattenermi.- Mi sembrò di vedere le sue labbra esitare leggermente nel momento in cui il sorriso si accentuò, ma probabilmente era stata solo una mia impressione.

-Meglio per te, allora.- Fu l'ultimo mio commento incerto, prima di scappare decisamente da quell'incubo e di incominciare a salire le scale di corsa.

Lui mi lasciò andare, mi lasciò passare al suo fianco senza fare niente. Niente. Ulteriore conferma del fatto che per lui io valessi meno di zero.

Ti odio, Lorenzo Latini. Eppure non riesco a trattenere le lacrime, non riesco a fare a meno di stare male...per te.

Perché? Che cosa era cambiato? Perché pensare a lui mi faceva soffrire così tanto?

La risposta era semplice, così semplice che mi ritrovai ad odiarla e ad odiare me stessa per non essermene accorta prima...

Piansi, piansi a dirotto, singhiozzando forte nel momento in cui mi richiusi la porta di casa mia alle spalle.

Era come se qualcosa mi stesse mangiando lo stomaco, per quello mi rannicchiai su me stessa, a terra, per cercare di colmare quel vuoto. Ma le mie braccia non potevano fare niente, erano troppo piccole, troppo deboli, non erano le sue, non erano in grado di darmi il conforto che cercavo.

-T-Ti o..di..o- Singhiozzai ad alta voce, non riuscendo a fermare le lacrime.

Nascosi il viso fra le ginocchia, vergognandomi di me stessa, di quello che avevo fatto, di avergli permesso di farmi quello, di essermi ridotta in quello stato pietoso per lui, per uno stronzo.

IO ridotta così da LUI.

Ero il cliché dei cliché. Sognavo il principe azzurro che mi amasse, che mi trattasse come una principessa, che mi facesse sentire unica, che mi riempisse di attenzioni...

E mi ero innamorata di uno stronzo a cui non importava niente di me, che mi trattava come un oggetto, come una delle tante, che non mi degnava di attenzioni, che mi cercava solo per il sesso trattandomi alla stregua di una puttana.

Mi ero innamorata. Di lui. I sintomi c'erano tutti. Ero stata cieca, completamente cieca.

Le mie lacrime aumentarono in modo disperato. Non riuscivo quasi a vedere niente, vedevo tutto sfocato.

Mi ero innamorata di lui, mi ero scavata la fossa da sola andandoci a letto, permettendogli di toccarmi, di sorridermi, di fare l'amore con me, di entrare nel mio cuore.

Con ogni singola parola, ogni singolo gesto, era riuscito ad entrarmi dentro.

Ed ora non riuscivo più a fare a meno di lui, della sua voce, delle sue mani, delle sue labbra...

Perché? Che cosa avevo fatto di male? Perché proprio di lui? Perché non di un ragazzo come Teo?

Le mie mani si chiusero con forza sui miei ginocchi, graffiando la carne e facendo fuoriuscire piccoli rivoli di sangue.

Ti odio. Dovrei odiarti, ma non ci riesco.

Fui contenta di essermi trattenuta davanti a lui, sarei morta di vergogna se mi avesse visto piangere in quel modo. Sarebbe stato solo un allietante spettacolino per lui.

Piansi per un bel po', seduta lì, nell'ingresso di casa mia. Quando esaurii ogni lacrima, rimasero solo singhiozzi silenziosi e guance bagnate.

Con mani tremanti, tirai fuori dalla mia tasca il cellulare e chiamai la prima persona che mi venne in mente, l'unica delle mie amiche che lo conosceva.

-Mel?- Piagnucolai con voce flebile, -Lo odio...- E detto quello mi uscì un altro singhiozzo, che l'allarmò.

-Ali? Che succede?!-

-Mel io lo odio e...lo amo...Amo quello stronzo.- Stavo delirando e di sicuro il giorno dopo mi sarei vergognata di guardare in faccia persino lei per quella sceneggiata.

-Lo so tesoro, adesso calmati.- Mi disse con voce dolce, -Fai un bel respiro e raccontami cos'è successo.-

Le raccontai tutto, mi sfogai come un fiume in piena, sentendomi una stupida quando finii.

-Ok, mi preparo con tuutto l'occorrente, qui ci vuole una bella castrazione per quello stronzo.- Dichiarò infine, facendomi ridere fra le lacrime che avevano ripreso a scendere.

-Non ho il bisturi, dici che le forbici andranno bene lo stesso? Casomai dico a mia mamma di non usarle più in cucina...- Scossi la testa non riuscendo a trattenere un altro risolino.

-No, davvero, io non riesco a credere che possa essere stato così stronzo da dire una cosa del genere! Tranquilla che domani lo ammazzo io.-

-No, Mel, lascia stare davvero.- Mi lamentai debolmente. -Sto bene. Starò bene. Non dargli tutta quell'importanza, non se la merita. Ce la posso fare, non è la prima volta che sto male per un ragazzo.- Tirai su col naso, facendo poi un respiro profondo per calmarmi.

-Ma merita di essere preso a calci!-

Annuii involontariamente, -Era stato messo in chiaro fin da subito che si trattasse solo di...sesso. Lui è stato stronzo, sì, ma sono stata io l'ingenua, l'illusa, sono io quella che si è innamorata...-

Mi alzai, barcollando un po', -Non voglio più niente da lui, Mel. Nemmeno delle scuse. Non voglio più vederlo, ora come ora devo solo dimenticarlo.-

-Tesoro...- Stava per dire qualcosa ma si bloccò. Qualcosa di ovvio, di sicuro.

-Lo so. Lo vedrò comunque tutti i giorni a scuola e sarà dura. Ma ce la farò.-

Ce la devo fare.

-Non mi comporterò da codarda; non lo eviterò, non scapperò. Non avrà questa soddisfazione.- Aggiunsi, più decisa e con voce meno tremolante.

-Ti voglio bene Ali. Sei una persona meravigliosa, hai una forza che ammiro tantissimo.-

Le sue parole mi fecero sorridere intenerita.

-Se hai bisogno di qualsiasi cosa, sappi che io ci sono.-

Annuii nuovamente. -Grazie Mel, ti voglio bene anche io.-

Riattaccai, lasciandomi poi cadere pesantemente sul letto.

Corsi poi in bagno per sciacquarmi la faccia, evitando accuratamente di guardarmi allo specchio; avrei solo visto sofferenza e non mi avrebbe aiutata.

Chiamai le mie amiche, una ad una per spiegare l'accaduto ed ognuna di loro, a modo suo, riuscì a farmi ridere e a farmi dimenticare per quei minuti -anzi, ore- al telefono ciò che era accaduto.

Angelica propose la castrazione chimica, Ilaria quella “fisica”, perché sosteneva che non ne avrebbe avuto più bisogno senza di me e Daniela...Dany propose di scuoiarlo e di farci una pelliccia con la sua pelle. Molto macabro.

-Con gli animali lo fanno, poverini.- Si giustificò, -Quindi perché non farlo ad uno stronzo del genere?-

Ma la vera sorpresa fu trovarsele tutte quante davanti alla mia porta qualche ora dopo.

Mia madre riuscì a sistemarle a fatica dopo che le invitai a dormire da me.

La loro presenza fu essenziale però per me; il giorno dopo mi aspettava la prova più difficile di tutte: avrei dovuto affrontarlo a scuola. E avevo bisogno di tutto l'appoggio possibile.



*Note dell'autrice*


Ho fatto un po' di casino con questo capitolo; è stato tagliato, inizialmente doveva essere più lungo. Lo spoiler che ho messo su fb riguardo la presunta litigata fra Lore e Teo sarà nel prossimo capitolo, vi chiedo scusa per la confusione.

Beh...devo dire che mi delude sempre di più quello che scrivo, anche questo capitolo non mi piace, avrei voluto descrivere in modo diverso i sentimenti di Alice...ma non starò qui ad annoiarvi con le mie noiose e abituali paranoie :P

Cosa ne pensate di questo capitolo? Il prossimo si collegherà al prologo, qui c'è il famoso termine “Giocattolino” che lui utilizza per sbaglio, poi, sempre troppo tardi, se ne pente. Ma il danno è fatto e per Alice quella è una prova sufficiente a farle capire che sta sbagliando ad andare avanti con quel patto, a farle capire i suoi sentimenti...

Spero che la cosa sia sembrata realistica e che vi abbia fatto comprendere il suo punto di vista. Magari la sua sofferenza può sembrare esagerata, ma nel prossimo capitolo si tirerà già un po' su.

Per quanto riguarda Lore, presto ci sarà un altro suo punto di vista. È stato solo l'orgoglio a farlo parlare dopo che lei ha voluto chiudere il patto, immagino si sia capito più o meno. L'essere stato respinto lo ha ferito, ma lui ha cercato di non darlo a vedere... Non è stato ferito solo nell'orgoglio però...Capirete meglio poi con il suo pov ;)

Vi ringrazio infinitamente per tutte le recensioni qui, per tutti i commenti su FB e sul forum e per le letture! Non so davvero cosa dire, sono tantissime ad ogni capitolo ed i preferiti aumentano a dismisura! Non pensavo che una storia del genere, dalla trama decisamente scontata, trita e ritrita potesse avere così successo! GRAZIE di cuore per la fiducia =)

Un abbraccio, la vostra Bec.


PS: Mi manca da rispondere per e-mail alle recensioni di alcune ragazze al cap 13. Non me ne sono dimenticata, le riceverete in questi giorni, scusate per il ritardo...



Ci tengo poi a segnalarvi:

- Il nuovo contatto facebook che ho creato appositamente per mettere spoiler sulle mie storie o per farmi contattare per qualsiasi cosa –a me farebbe piacerissimo conoscervi^^- ; non sapevo cosa fare l’altro pomeriggio e l’ho creato xD

-Il mio profilo Twitter che non ho la minima idea di come funzioni perché non l’ho mai usato, ma imparerò…forse xD

- il FORUM che alcune mie amiche fantastiche hanno creato per le mie storie >.<

Iscriversi a forum community è semplicissimo; mi farebbe davvero piacere chiacchierare un po’ con voi lì! Oltretutto se state scrivendo qualcosa anche voi, potrete pubblicizzarlo^^

Dimenticavo, per essere abilitati alle sezioni protette bisogna presentarsi nella sezione Welcome =)



*Spoiler sul prossimo capitolo*



È ancora in fase di stesura, appena avrò qualche spoiler concreto da scrivere lo posterò su FB ;) Anticipo solo che ci sarà un piccolo incidente durante l'ora di educazione fisica, tanto per cambiare :P



*Risposte alle recensioni*


_deny_: Ciao carissima! Sì, lo so, sono pesante con le mie paranoie...Grazie per l'incoraggiamento, proverò a credere in po' più in quello che scrivo, anche se sarà difficile :P

Matteo è dolcissimo e Lore uno stronzo, già, come non concordare? XD Specie dopo questo capitolo!

Alice alla fine si è sentita ferita dal comportamento di Lore ed è un po' come se avesse scelto l'amicizia di Teo, cosa che a Lore ovviamente non ha fatto piacere e si vedrà nel prossimo cap ;)

Per quanto riguarda l'e-mail sono in ritardissimo con le risposte, mi dispiace >.<

Ti assicuro che arriverà il prima possibile, promesso!

Grazie mille Deny per la recensione, come sempre sei un vero tesoro a recensirmi e ad incoraggiarmi con le tue parole! =)

Un bacione grande! Al prossimo capitolo, Bec



_Claire_: Ciao cara! Ti ringrazio tantissimo per le tue parole; non credo di aver scritto così bene lo scorso capitolo, ma mi ha fatto piacerissimo leggere la tua recensione! :D

Sono contenta che Teo piaccia, nonostante sia abbastanza d'ostacolo al momento...e lo sarà anche più avanti purtroppo...però, diciamocelo, fa bene anche a Lore soffrire un po', eh! Mica sempre Ali, poveretta xD

Fra loro due difficile dire chi è il più confuso, forse Lore al momento, visto che Ali ha finalmente intuito che non è solo sesso quello che li lega.

Di Pov di Lore ne metterò altri di sicuro, ma credo che così facendo non farò che aumentare l'odio nei suoi confronti! Più avanti si riscatterà però, si farà perdonare ;)

Teo servirà, ma purtroppo nemmeno con il suo intervento Lore si renderà conto dei suoi sentimenti, è un caso disperato! È proprio lento a capire e troppo, troppo orgoglioso!

Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Grazie mille per la recensione! Bec



_Kairi90_: Ciao! Sono contenta di sapere che la storia ti stia piacendo!

Lui è stronzo, sì, ma si farà perdonare più avanti, vedrai ;)

Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!

Un bacione, grazie per la recensione! Bec



vampistrella: Ciao cara! Eh sì, Lore peggiora di capitolo in capitolo...Ali è decisamente sfortunata!

Mi fa piacere che Teo sia apprezzato ;) è un bravo ragazzo tutto sommato, anche se, come dicevo sul forum, all'inizio si è avvicinato ad Ali solo per un motivo che si scoprirà più avanti...

Per quanto riguarda i pov di Lore, pensavo di fare una raccolta di suoi pov dei pezzi più “richiesti”. Magari metterò un sondaggio, dove si deciderà quali pezzi della storia dovrò scrivere dalla parte di lui. Fosse per me li scriverei tutti, ma sarebbero troppi :P

Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! IL litigio finalmente è arrivato e da adesso in poi sarà dura per entrambi u.u

Un bacione grande! Grazie mille per la recensione ;) Bec



Penny Black: Ciao! Sono contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto! :D

Eh sì, in effetti tra Alice e Lorenzo è una bella lotta! Difficile dire chi è il più idiota/confuso/schizofrenico! Forse Lore, ma Ali gli sta dietro alla grande ;)

Mi fa piacere che il pov di Lore ti sia piaciuto! Ce ne sarà un altro nel prossimo capitolo, spero risulti altrettanto credibile! :)

Glenda è una grande anche per me! Ogni volta le sue battute mi vengono fuori al momento mentre parlo di lei xD

Sei stata una delle poche a notare l'osservazione sul padre; ne riparlerò in futuro, sì =)

Glenda adora Alice e ha già capito che tra i due c'è alchimia.

Non le sono mai piaciute le ragazze che il fratello ha frequentato, per questo con Alice ce lo vedrebbe bene, spera anche che lei possa aiutarlo a migliorare caratterialmente xD Poi, certo, a lei farebbe anche piacere che il fratello la smettesse di farsi i fatti suoi e di criticare il suo ragazzo! Tutto questo verrà spiegato da lei stessa comunque =)

Tra Teo e Lore non c'è molta simpatia e, oltre ad Alice, c'è un piccolo perché di fondo.

Lore per il momento è più “possessivo” che geloso, non sopporta che qualcuno possa stare con lei ed il termine giocattolino, purtroppo, lo ha incastrato, allontanando definitivamente Alice.

Teo non soffrirà, come hai detto tu, sta simpatico anche a me, quindi ci andrò piano con lui :P

Guarda io ed Alice in fatto di calcio ci assomigliamo molto, nemmeno io ci capisco niente! Ho dovuto chiedere a mio fratello conferma del fatto che afferrare il giocatore per la maglia fosse fallo xD

La litigata al momento c'è stata e per il momento è stata decisiva...poi ci saranno il ritorno dell'ex e la serata in disco a complicare ulteriormente le cose.

Ti ringrazio tantissimo per la recensione, spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Un bacione grande! Bec



Sognatrice85: Ciao!!! Eh sì, ormai il povero autocontrollo di Alice è andato, partito, decollato ù___ù Certo con un soggetto del genere...

Lui è furbo sì, ma non più di tanto, qui non ha saputo gestire la situazione, è stato preso in contropiede e ha nascosto il tutto con la solita faccia arrogante u.u

In discoteca Ali ci andrà e anche all'appuntamento con Teo...quel che sarà, sarà! ;)

Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Un bacione grande e grazie mille per le recensioni, mi fa sempre piacerissimo leggerle! :D

Bec



Sophie_always: Ciao! Non ti preoccupare se non sei riuscita a commentare gli scorsi capitoli, mi rende comunque felicissima sapere che ti sono piaciuti!*_*

Ti ringrazio davvero tantissimo per i complimenti, specialmente per quelli sulla scrittura, grazie! :D

Mi fa piacere che la trama ti prenda così tanto! Spero di non cadere mai nel banale e di riuscire comunque ad appassionarti anche con i prossimi capitoli!

Un bacione grande! Grazie infinite per la recensione! :) Bec


lampra: Ciao! Eh sì, “vagamente” si era capito che fossi arrabbiata xD Se Teo non ti è simpatico, dubito che la tua opinione di lui sia migliorata in questo capitolo! :P

Nel bagno alla fine non si sono lasciati andare purtroppo...alla fine Ali è rinsavita xD

Non sai quanto mi ha fatto piacere leggere che per te i pensieri di Lore sono “realistici”. Per me è difficilissimo scrivere i pensieri di un ragazzo, quindi il tuo commento mi ha resa davvero felicissima, grazie!

Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Un bacione grande e grazie mille per la recensione! Bec



francy_ReMatto: Ciao! No se mi dici così poi si fai sentire in colpa xD Spero che questo non abbia attentato alla tua vita come lo scorso, non c'è nessuna scena troppo...hot diciamo xD

Lore in questo capitolo è stato moolto geloso e nei prossimi se possibile lo sarà ancora di più ;)

Ali ha finalmente aperto gli occhi, ma per lui ci vorrà ancora un po' di tempo, è un caso disperato!

Un bacione grande! Al prossimo capitolo e grazie mille per la recensione! Bec



_Maddy_: Ciao! Sono felicissima che lo scorso cap ti sia piaciuto, così come mi ha fatto piacere che anche il pov di Lore sia stato apprezzato! Hai proprio ragione, dovrebbe abbassare un po' le difese ogni tanto u.u Anche in questo capitolo, nonostante ci sia rimasto male per la “rottura” del patto, ha preferito fare lo spavaldo piuttosto che mostrare le sue vere emozioni...è un maschio, che ci vuoi fare, è idiota :P

In questo capitolo c'è stato IL litigio, avvenuto purtroppo anche per colpa di Teo, anche se la cosa era comunque prevedibile...

Spero che ti sia piaciuto! Un bacione grande e grazie mille per la recensione! Bec



sam05: Ciao Nicole! Innanzitutto ti ringrazio per aver letto tutta Kidnapped, spero davvero che ti sia piaciuta! :D

In secondo luogo, mi ha fatto piacerissimo sapere che la mia storia ti abbia preso così tanto da leggerla tutta in tre ore!*_*

Ti assicuro che “bella” mi va benissimo come aggettivo, è un complimento grandissimo per me, grazie!

Non so davvero come ringraziarti per tutte le tue meravigliose parole riguardo il mio modo di scrivere; quando si tratta di scrivere cavolate sono brava e scrivo a raffica, quando si tratta di ringraziare divento pessima! Sono davvero lusingatissima dalle tue parole, GRAZIE infinite =) Spero continuando a scrivere di non deluderti e di riuscire a farti mantenere questa opinione positiva che hai di me :P

Per quanto riguarda i personaggi; sono contenta che tu sia riuscita ad immedesimarti in Ali ;) Riguardo Lore...beh ovviamente sono contentissima che ti piaccia xD

Spero che anche in questo capitolo ti sia piaciuto, nonostante il suo modo odioso di comportarsi!

Un bacione grande! Grazie mille per la recensione! Bec



Eky_87: Ciao cara! Ti ringrazio tantissimo per le tue parole, sono contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto! Soprattutto son contenta di sapere che il pov di Lore sia stato apprezzato! ;) Nel prossimo capitolo ne metterò un altro!

Hai proprio ragione; Ali e Lore sono due contraddizioni vivente, ma perlomeno Ali è riuscita ad aprire gli occhi in questo capitolo ;) Lore invece brancola ancora nel buio!

Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! ;) Un bacione grande! Grazie infinite per la recensione! Bec



aurelia94: Ciao! Sono contenta che ti sia piaciuto così tanto lo scorso capitolo! :D

Questa volta non mi si è rotto nessun pc, quindi è probabile che il risultato non sia così soddisfacente >.< Spero comunque che ti sia piaciuto! ;)

Un bacione! Grazie infinite per la recensione! Bec



4lb1c0cc4: Ciao! Ti ringrazio per la comprensione; sono sempre in ritardo ad aggiornare ultimamente :P

Sono contentissima che il pov di Lore ti sia piaciuto! Scriverlo è stato difficile, entrare nella mente maschile non è mai semplice per me!

Ali i suoi sentimenti li ha intuiti, ma Lore brancola ancora nel buio...è un maschio, che ci vuoi fare, è lento a capire! xD

Teo sa che Alice è attratta da Lore, però questo non è un buon motivo per rinunciare a provarci con Alice per lui. Diciamo che ci gioca parecchio su con la storia dell' ”amicizia”.

Lore prima o poi capirà...ma patirà anche un bel po', com'è giusto che sia dopo tutto quello che ha fatto passare ad Alice ;)

Un bacione grande! Grazie mille per la recensione! Bec



robertaro: Ciao! Hai proprio ragione purtroppo, i ragazzi sembrano quasi vergognarsi di ammettere di provare qualcosa per una ragazza. Quasi questo li facesse apparire “deboli”.

Prima o poi Lore ci arriverà comunque, garantisco io ;) Ti autorizzo a prenderlo a sprangate se non ci arriva! xD

Ali finalmente lo ha capito e ci sta male...rendersi conto di essere innamorata di un cretino del genere non è stato facile per lei...

Sono contenta che questa storia ti stia appassionando così tanto comunque :) Davvero hai avuto una storia simile?*___* Che bello, sono felice per te, mi fa piacere che alla fine sia andato tutto bene! Anche in questa storia le cose si sistemeranno; forse l'ho già detto ma sono una grande sostenitrice del lieto fine, i finali tristi mi angosciano...

Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto comunque! Un bacione! Grazie infinite per la recensione! Bec



Punk936: Ciao Gio! Come sempre sei gentilissima a rassicurarmi; sono decisamente paranoica lo so :P

Per quanto riguarda Teo; hai proprio ragione, è un tesoro! Io lo adoro, non ci posso fare niente, lo spupazzerei in stile nonna con nipote dalla mattina alla sera!

Ovviamente spupazzerei anche Lore, ma in modo “leggermente” diverso! xD

Eh sì, anche lui se ne fa di paranoie, quasi peggio di lei che è una ragazza! Nel prossimo dovrei metterne un altro di suo pov, spero di riuscire bene a rendere quello che la sua mente bacata da ragazzo pensa! xD

Come ti è sembrato il litigio di questo capitolo? Spero ti sia piaciuto! Purtroppo come hai detto tu questa situazione era insostenibile...

Per quanto riguarda il calcio...io ho dovuto chiedere conferma a mio fratello che quello fosse fallo, io di calcio non me ne intendo per niente xD

Glenda è un mito sì! L'idea del progetto L'Oréal mi è venuta al momento, durante la pubblicità dei cosmetici! Ho notato subito la coincidenza e l'ho sfruttata :P

Il rapporto che Lore ha con suo padre non è dei migliori, approfondirò la cosa un po' più avanti ;)

Un bacione carissima! Ti ringrazio infinitamente per la recensione e per i complimenti! Bec



kamyhoppus: Ciao Kamy! Hai proprio ragione, Lore ha bisogno di una bella svegliata! La sua mente è “leggermente” bacata xD

Ahahahah Latini che entra in classe quasi fischiettando ha fatto sorridere anche me! Il suo atteggiamento -provo ad immedesimarmi nella sua mente- voleva essere indifferente, quasi a voler dimostrare di non essere rimasto per nulla turbato da quella specie di “rifiuto” ;P

Teo è un tesoro sì, fosse per me lo spupazzerei in stile nonna con nipote dalla mattina alla sera! xD Ovviamente spupazzerei anche Lore, ma in modo diverso ;)

Eh sì, è proprio vero, sono come l'angioletto ed il diavoletto, gli opposti!

Sarà Lore a “vendicarsi” di Teo, sì e nel prossimo si vedrà come ;) Avrebbe dovuto essere in questo, ma il capitolo sarebbe stato troppo lungo >.<

La tua risposta per e-mail non mi è arrivata...dev'essere per colpa della mia mail hotmail che fa schifo -.- Ogni volta mi si blocca!

Grazie per tutte le tue parole, sei sempre gentilissima! Un bacione grande, spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!

Bec



Sabry87: Ciao carissima! Sono contentissima che ti sia piaciuto lo scorso capitolo!

Teo è molto dolce sì, a me fa tantissima tenerezza! Certo, preferisco Lore, anche se è un bel po' stronzo :P

Un bacione grande! Spero che anche questo capitolo sia stato apprezzato! Bec



Pastyccina: Ciao carissima, bentornata! :D Il progetto L'Oreal è un po' una scemenza, però mi sembrava fatto apposta per loro! :P

Se devo essere sincera anche io ho dovuto osservare il cartellone pubblicitario della marca per almeno dieci minuti buoni prima di notare una certa somiglianza con i nomi Lorenzo/Alice xD

Mi fa piacere che il pov di Lore ti sia piaciuto! Immedesimarsi nella sua mente bacata da maschio è sempre difficile per me!

Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Un bacione grande! Bec



rodney: Ciao Simona! Hai detto di non essere molto brava con le recensioni, invece non sono assolutamente d'accordo! Ti assicuro che io sono molto peggio, quando recensisco ripeto sempre le stesse cose, così come quando devo ringraziare, mi imbarazzo e divento monotona, un po' come adesso :P

Ti ringrazio tantissimo per le tue parole, sono contentissima che questa storia ti stia prendendo così tanto! :D

Lorenzo è uno stronzo sì, ma confesso di adorarlo anche io! Davanti ad un ragazzo del genere dubito resisterei! xD

Alice da una parte è fortunata, dall'altra sfortunata perché si è innamorata decisamente della persona sbagliata, non di certo del principe azzurro che sognava!

Matteo io me lo spupazzerei dalla mattina alla sera in stile nonna con nipote! Lore invece lo spupazzerei in modo “leggermente” diverso invece xD

La lite fra i due ci sarà nel prossimo capitolo; avrei dovuto inserirla in questo, ma sarebbe venuto troppo lungo il capitolo!

Alla festa Alice ci andrà, ma devo ancora decidere bene che cosa succederà, chissà ;)

Grazie mille ancora per le tue parole e per la recensione! Un bacione grande! Bec

PS: Grazie a te per avermi aggiunta, mi fa piacere averti fra gli amici! ;)



sbrodolina: Ciao Manu! Sono contenta che le mie storie ti siano mancate così tanto anche in vacanza*_*

Poveri i tuoi genitori! Spero non abbiano iniziato ad odiarmi xD

Teo è dolcissimo, hai proprio ragione, io lo adoro! Fosse per me io me lo spupazzerei dalla mattina alla sera come una nonna con il nipote! Lore invece lo spupazzerei in modo diverso, ma sorvoliamo va! xD

Purtroppo anche nella mia scuola i ragazzi sono pochi e non sono simili né a Lore, né a Matteo...sono più i classici ragazzi che passano tutto il giorno sui libri, dicasi “secchioni” :P

Babbo Natale arriverà presto, lo chiamo di nuovo per ricordargli di portarsi dietro tutti quanti! :D

Alice è stata molto grintosa a respingerlo, anche io ammetto che molto probabilmente non ci sarei riuscita xD

L'ultimo capitolo di Kidnapped alla fine sono riuscita a postarlo e mi vengono ancora i lacrimoni ripensando alla tua Meravigliosa recensione! Appena ho un attimo di tempo libero ti rispondo a dovere, anche se la mia risposta impallidirà in confronto alla tua recensione, già lo so!

Un bacione carissima! Grazie infinite per la recensione e per le tue parole che riescono sempre a farmi sorridere davanti al pc :)

Bec



LaIKa_XD: Ciao! Mi fa molto piacere che lo scorso cap ti sia piaciuto! :D

Ali era confusa sì, da questo capitolo in poi ha fatto un po' di chiarezza dentro di sé ;)

Lore è schizofrenico di brutto, cambia atteggiamento da un momento all'altro! Poverino, anche lui è confuso! :P

Sono contenta che il pezzo del diario di Glenda ti sia piaciuto! L'ho inserito per far vedere l'atteggiamento di Lore dopo quella loro prima volta :)

Un bacio grande! Grazie infinite per la recensione! Bec



freyja: Ciao carissima! Rispondere alle recensioni per me è sempre un piacere immenso; voi siete sempre troppo carine con me e vi meritate più di una risposta! Ringraziarvi e basta mi sembra anche troppo poco!

Come sempre ci avevi visto benissimo; lo scorso capitolo era un po' da tramite per questo, per la “rottura”. Teo ha provocato parecchio e provocherà ancora in futuro, per la “gioia” di Lore :P

Lore soffrirà parecchio, questo lo posso garantire ;) Quel che è giusto è giusto, ci vuole un bel po' di sofferenza anche per lui!

Un bacione grande! Grazie infinite per la recensione! Bec



piccolinainnamora: Ciao carissima! Sono io che devo ringraziare te; sei sempre un tesoro a recensirmi, risponderti era il minimo che potessi fare :)

Non ti preoccupare assolutamente per nessun ritardo, il mare d'estate è moolto più importante! Io non vedo l'ora di andarci! :D

Lore è uno stronzo sì, però non sa dei sentimenti di Alice, è sciocco perché non se ne accorge...e soprattutto perché non si accorge dei suoi di sentimenti, continua a pensare che lei sia solo sesso...u.u Maschi! Chi li capisce è bravo, povere noi ;P

Teo è molto affettuoso con Alice; si sta affezionando a lei ed è nel suo carattere essere così espansivo con una ragazza che gli interessa...

Lore soffrirà tranquilla, vedrai nei prossimi capitoli ;)

Un bacione grande! Grazie infinite per la recensione! Bec



GePo: Ciao! Glenda sarà più che felice del tuo standing ovation, ma ammetto che la sua creatrice lo è molto di più! xD La storia del progetto L'Oreal mi è venuta casualmente guardando la pubblicità della marca; solo dopo un po' mi sono accorta della coincidenza con i nomi!

Hai proprio ragione; i due sono decisamente mooolto altalenanti! Se non altro adesso Alice ha capito i suoi sentimenti, cosa da cui Lore è ancora molto lontano! Si sa che i maschi ci mettono un bel po' ad arrivarci! :P

Lore è uno stronzo sì, impossibile definirlo in un altro modo! ;D I suoi pensieri hanno fatto indignare persino me mentre scrivevo guarda! Ho cercato di immedesimarmi il più possibile nei pensieri di un ragazzo ed è stato abbastanza difficile...non so se un ragazzo possa mai pensare quello che ho scritto io >.<

Alice ha avuto una grande forza di volontà a respingerlo nel bagno! Onestamente io non so se l'avrei fatto! xD

Sono contenta di non averti disturbato con la mia e-mail...ci tenevo a ringraziarti personalmente! :)

Un bacione grande! Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Bec



heroheroine: Ciao Cris! Innanzitutto ti ringrazio tantissimo per esserti presa il disturbo di leggere il capitolo in anteprima e per avermi rassicurata. Sei stata davvero gentilissima, grazie! :)

Riguardo lo scorso capitolo...Beh, Lore purtroppo è regredito, a volte è dolce a volte no....credo che in questo capitolo abbia superato il suo livello standard di stronzaggine xD

Teo lo irrita parecchio e lo irriterà molto anche più avanti ;) Quindi il nostro Lore si ritroverà ad essere sempre più geloso, senza nemmeno rendersi bene conto del perché...eeeh i maschi! Sono così idioti a volte! :P

Della festa se ne parlerà nei prossimi capitoli, ma devo ancora bene decidere che cosa succederà =)

Un bacione grande! Grazie mille per la recensione! Bec




Ringrazio infinitamente le 192 persone che hanno aggiunto la storia alle preferite (ma siete già tantissimi!!Grazie**), le 222 che l’hanno inserita fra le seguite e le 30 che l’hanno inserita fra quella di ricordare, grazie davvero per la fiducia! =D

Ringrazio infine le 95 meravigliose persone che mi hanno aggiunto come autrice preferita, grazie mille siete carinissime^^







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Capitolo 17
*** Gelosia ***


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Capitolo 16: Gelosia


-Insisto.- Il cipiglio serio e corrucciato di Ilaria, mi fece intuire fin da subito che protestare non sarebbe servito a niente.

-Ila...- Provarci non costava niente però, -Sto bene e non sono una bambina.- Mi accigliai, trattenendo a stento uno sbadiglio; quella notte non avevo praticamente chiuso occhio.

Tra Angelica che scalciava, Ilaria che parlava nel sonno e Daniela che addirittura canticchiava, inneggiando alla morte di chi torturava gli animali, c'era da sbattere la testa al muro.

Ci eravamo addormentate tutte alle tre, dopo essere andate avanti a parlare di tutto, tranne che di quello. Lo avevo apprezzato davvero molto.

-Non si tratta di essere bambini Ali. È il minimo che possiamo fare dopo quello che ti abbiamo consigliato.- Intervenne Angie, mordendosi il labbro dispiaciuta ed abbassando lo sguardo.

-Vi ho già detto che non è colpa vostra.- Ripetei stancamente, cercando di spostare Ilaria dalla porta d'ingresso per uscire.

-Sì invece, siamo state delle amiche pessime. Piantala di agitarti, ti accompagneremo a scuola che tu lo voglia a no!- Protestò lei, continuando a sbarrarmi la strada.

Implorai Dany con lo sguardo di aiutarmi, ma lei sembrava più propensa a schierarsi dalla loro parte: -Avanti Ali...accompagneremo te e poi ce ne torneremo nelle nostre scuole, a mia madre non dispiacerà giustificarmi questo ritardo se le racconterò che era importante...- Spiegò in tono dolce.

Sbuffai, alzando le mani al cielo esasperata: -Bene! Come volete, andiamo!-

Pregai mentalmente di non incontrarlo in autobus. Non tanto per il mio desiderio lampante di non vederlo, quanto più per la paura che Ilaria, Angelica e persino Daniela potessero dare il via ad una strage. Angelica con le forcine per i capelli, Ilaria con le borchie della sua cintura e Daniela con le spille animaliste che aveva sullo zaino...erano tutte armi pericolose volendo ben vedere...

Fortunatamente non lo incontrammo, non in autobus almeno...

Mi bloccai di colpo, afferrando involontariamente il braccio di Angelica nel momento in cui lo vidi in lontananza, dall'altra parte della strada. Pessima mossa.

-È lui?- Intuì subito Angie.

Ila la spintonò di lato per vedere meglio. -Quale dei tre? Quello secchione con gli occhiali? Quello con la faccia da scimmia? O...-

-Sì.- La interruppi con un profondo respiro. Gabriele Mancini, Andrea Vergata e Lorenzo Latini.

-Oh.- Fu la risposta che diede Dany per tutti e tre.

-Non ha la faccia da scimmia!- Protestò invece Angelica, nuova fondatrice del fan club dedicato ad Andrea Vergata. Per lei bastava che un ragazzo fosse anche solo minimamente carino per perdere la testa, ne erano la prova i cuoricini che aveva al posto degli occhi.

-Una scimmia è più carina!- S'intromise nuovamente Daniela, indignata.

-Bene, lasciatelo a me.- Ilaria fece uno scatto felino in avanti, scatto che riuscii a bloccare in tempo afferrando il suo zaino.

-Ila, lascia stare!- La implorai. Ilaria non era una che scherzava; alle elementari aveva picchiato più volte i maschi che la infastidivano.

-Scherzi?! Non ho fatto un corso di kick boxing per niente!- Ribatté, cercando comunque di avanzare, mentre Daniela ed Angelica le davano manforte con un: -Rissa! Rissa!-

-Puoi sempre massacrare di botte Ste, tanto per cambiare.- Le suggerii. Quando era nervosa, senza motivo, iniziava a prendere a pugni sul braccio un nostro amico, Stefano. Lui la lasciava fare, sostenendo che i suoi pugni fossero come delle carezze.

Sbuffò, roteando gli occhi. -Ste è passivo, si lascia picchiare, non c'è gusto! E poi il mio istinto omicida al momento tende particolarmente verso quello stronzo.-

-Ila...- Sospirai, cercando di racimolare un po' di pazienza, -Ti prego.- Potevo difendermi da sola, volevo difendermi da sola. Non volevo che lui pensasse che ero andata a piagnucolare a destra e a manca.

Lei lo intuì e si fermò. Si scambiò un'occhiata d'intesa con Angelica che non mi sfuggì.

-Comunque mi spiace ammetterlo, ma Lorenzo Latini è proprio basso, MIB è più alto.- Constatò, con una smorfia di sufficienza.

-Oh sì! E poi hai visto com'è vestito? Mio nonno si vestirebbe meglio!- Concordò Angie.

-Che faccia da sfigato che ha poi! Secondo me passa il sabato sera a guardarsi le repliche dei Power Rangers e ad ascoltarsi le canzoni di Cristina D'Avena!-

Ovviamente non era vero niente di quello che stavano dicendo; però le loro congetture riuscirono a farmi ridere di cuore.

-Per non parlare dei capelli! Ma cos'ha dormito, a testa in giù?- Incalzò di nuovo Angelica.

-Avrà dormito attaccato ad un palo come una scimmia insieme all'amico!-

-Beh l'amico se non altro ha più roba, voglio dire...hai dato un'occhiata in basso?! Ti prego! Il mio cuginetto di dieci anni è messo meglio!-

E mentre loro continuavano con quello scambio acceso di opinioni, i ragazzi che passavano le osservavano neanche fossero state delle matte. Altri invece sorridevano maliziosi, ma venivano ampiamente ignorati.

Vidi la fronte di Dany aggrottarsi sempre di più, probabilmente confusa dal loro atteggiamento.

-E il naso storto?- Suggerì Ilaria, agitando la mano schifata.

-Ma non ha il naso sto...- La frase di Daniela fu bloccata da uno sguardo raggelante delle altre mie due amiche.

-Oh, sì, è vero!- Disse improvvisamente, illuminandosi nel modo più falso possibile.

-Ragazze, non ce n'è bisogno, davvero.- Le interruppi. -Grazie per il supporto, siete dei tesori. Ma da adesso in poi, spetta a me cavarmela.- Spiegai con un rinomato spirito.

-Sicura?- Domandò incerta Ilaria.

-Sicura.- Confermai.

Le salutai tutte quante affettuosamente, osservandole tornare verso la metropolitana per poter andare ognuna nella propria scuola.

Quando mi girai, ebbi un tuffo al cuore notando quel punto preciso vicino al cancello della scuola vuoto. Erano entrati.

Toccava anche a me farlo. Feci un respiro profondo, prima di ricominciare a camminare con le gambe tremanti. Ero più agitata del mio primo giorno di scuola, più di quando avevo sostenuto l'esame di terza media, più di quando andavo a scuola senza studiare.

-Ali!- Sentire la voce di Mel a metà strada, mi sollevò parecchio il morale.

-Mel!- Mi abbracciò con foga, dondolandosi pian piano con il busto.

Si staccò da me con lo stesso entusiasmo, tirando fuori qualcosa di non bene identificato dallo zaino.

-Sono attrezzata.- Mi mostrò un paio di forbici tutta gongolante.

Boccheggiai per qualche secondo, prima di essere in grado di formulare una frase di senso compiuto. -Mel, ma che cavolo...?- O quasi...

-Castrazione in arrivo.- Ghignò, in perfetto stile serial killer.

Alzai gli occhi al cielo divertita. -Lascia stare, non ce n'è bisogno! L'ho già dimenticato!- Ovviamente un criceto con una sciarpa sarebbe stato più credibile di me.

-Certo...come no.- Disse infatti, prendendomi a braccetto e trascinandomi su per le scale.

-Puccio, Mel.- La voce di Andrea Vergata alle mie spalle nel corridoio mi fece sobbalzare, specie perché sapevo già chi avrei trovato vicino a lui.

-Ciao Mel.- La sua voce, infatti, arrivò poco dopo, distante e annoiata.

Strinsi le mani a pugno con forza; non mi aveva nemmeno rivolto la parola.

Ci girammo per salutarli a nostra volta, ma quei due ci avevano già sorpassato senza degnarci di ulteriori attenzioni.

-Non salutarmi stronzo!- Sbraitò Mel, incrociando le braccia al petto imbronciata.

Oddio no. Doveva essere imbavagliata, meglio ricordarselo.

-Cosa?- Il Cretino si girò, alzando un sopracciglio in una perfetta espressione confusa.

Il suono della sua voce, i suoi occhi divertiti, quelle labbra leggermente incurvate...tutto di lui riusciva a mandarmi in tilt il cuore.

Dovevo smetterla di pensarci, da quando avevo capito di esserne innamorata i miei pensieri erano sdolcinati come quelli di una dodicenne alla sua prima cotta.

Quello stronzo non si meritava considerazioni del genere, dovevo iniziare a pensarla come Ilaria e Angelica; basso, sfigato, capelli da scimmia e naso storto. E poi c'era quell'altro particolare messo a confronto con quello del cuginetto di Angie, ma preferivo non pensarci.

Pregai Mel con lo sguardo; non dire cazzate, non dire cazzate...

-Hai capito bene!- Mi ignorò, rivolgendosi a lui a dir poco adirata, -Dopo come ti sei comportato dimenticati proprio di avere un'amica di nome Melanie! E ti conviene girarmi al largo se ci tieni ai gioiellini di famiglia!- E detto quello, sforbiciò l'aria con le dita, in modo decisamente minaccioso.

Lui strabuzzò gli occhi, dubitando visibilmente della sua sanità mentale.

-Ma che l'è preso?- Domandò Andrea, facendo un cenno in sua direzione.

-Ah cazzo ne so, avrà le sue cose.- Fu la risposta intelligente dell'Idiota, preceduta da una scrollata di spalle.

Bloccai la veemente risposta di Mel sul nascere, strattonandola dalla parte opposta a quella degli idioti e fulminandola con lo sguardo.

Si morse il labbro, abbozzando un sorrisetto dispiaciuto. -Scusa.-

La mia espressione seria durò per poco. Come facevo ad avercela con lei? La sua unica colpa era quella di essere stata una buona amica. -Mel...avevi detto che non ti saresti intromessa.- Sospirai.

-Non lo farò più...- Piegò le labbra in un'espressione da cucciolo bastonato, -E dire che mi sono anche trattenuta!-

Mi lasciai scappare una risatina. -Non oso immaginare cosa avresti fatto altrimenti...-

Sorrise, più tranquilla dopo aver constatato che non fossi arrabbiata con lei. -Pronta per una noiosissima lezione di matematica?- Domandò retoricamente.

La guardai rassegnata, -Oh sì, sto morendo dalla voglia di risolvere intricati ed impossibili problemi.-

Entrammo in classe un minuto prima dell'inizio della lezione, salutando con un mega sorrisone da leccapiedi la prof.

Mi accomodai al mio posto, facendo attenzione a non guardare nemmeno per un millesimo di secondo dall'altra parte della classe. Impresa quasi impossibile, soprattutto perché sentivo il suo sguardo su ogni centimetro di pelle. Mi sembrava che ogni mio singolo gesto fosse controllato; la mia mano che scriveva, che spostava i capelli, che giocava con il tappo della penna; la mia gamba che si accavallava, che si muoveva ritmicamente come antistress, che si intrecciava all'altra sotto al banco; il mio viso, che si alzava ed abbassava per vedere alla lavagna. Sentivo i suoi occhi su di me come una carezza, anche più in basso, sul mio seno, fra le mie gambe...e la cosa mi rendeva irrequieta ed eccitata, sentivo il respiro accelerato ed il cuore fino in gola.

La cosa più frustrante era girarsi verso di lui e vederlo tutto intento a prendere appunti. Possibile che fossi così rincretinita da immaginarmi tutto? O era lui ad essere così bravo da non farsi vedere? Stava forse cercando di farmi impazzire più di quanto non lo fossi già?

Buttai la penna sul quaderno affranta, trattenendo a stento uno sbuffo. Non mi guardava. Non mi guardava e la cosa mi stava facendo ridicolamente incazzare. Il fatto che lui mi ignorasse, che preferisse degli stupidi appunti di matematica a me, mi mandava in bestia. Ero patetica. Desideravo le attenzioni di uno stronzo che avrei dovuto ignorare. Desideravo le attenzioni del ragazzo che avevo allontanato volutamente da me. Ero una patetica mocciosa viziata ed indecisa.

Deciditi Alice! Che cosa vuoi?!

A saperlo...Non l'avevo respinto per farmi guardare da lontano da lui, se mi ignorava era meglio per me, sarebbe stato più facile da dimenticare...

Com'era? Basso, sfigato, capelli da scimmia e naso storto. Peccato che fosse tutto l'opposto...

Durante le successive ore non cambiò nulla; il suo sguardo non si posò su di me nemmeno per sbaglio. Da parte sua non arrivò neanche un'occhiata sprezzante o arrabbiata, niente! Si comportava come se fosse lui quello arrabbiato! Ridicolo! Io dovevo esserlo, non lui!

Quando poi si era avvicinato ad Alberto Stoppini, un nostro compagno di classe seduto dietro di me, per un attimo l'idea di alzarmi e di sbraitargli contro mi aveva accarezzato la mente. Avrei voluto esprimergli tutta la mia delusione, la mia rabbia ad alta voce, fregandomene degli altri.

Guardami cazzo, non fingere che io non esista!

Sentirlo così vicino -a pochi centimetri dietro di me- e non poterlo toccare, baciare, abbracciare, mi faceva star male.

Riuscivo a sentire la sua presenza come se fosse fuoco, come se ci fosse un incendio dietro di me che bruciava la mia schiena.

Allontanati...

O non sarei stata responsabile delle mie azioni.

Era una tortura in piena regola quella. Essere così vicina a lui, non essere calcolata e non poterlo guardare. Potevo solo continuare a bruciare in sua presenza, senza potermi girare, senza poter scappare da quell'incendio; Mel mi stava parlando, sarebbe stata una mancanza di rispetto nei suoi confronti alzarmi ed andarmene.

La sua risata poi, così sincera e genuina, arrivò come una stoccata dritta dritta al cuore.

Dio, come sono messa male!

Non capivo niente di quello che mi stava dicendo Mel, mi limitavo ad annuire e basta e a formulare qualche domanda in base alle poche parole che captavo del suo discorso.

-Davvero?- Chiesi fingendomi sorpresa, non avendo la minima idea dell'argomento che stessimo affrontando.

-Sì e gli ho pure detto...- Andò avanti ancora, mentre la mia mente era da tutt'altra parte.

Fui decisamente contenta di sentire il suono della campanella; Mel smise di parlare ed iniziò a sistemare le sue cose in cartella.

Altra ora di Educazione Fisica in arrivo purtroppo. Che cazzata averla due volte a settimana, era una materia inutile! Senza contare che il prof ci faceva giocare solo a calcio e ci dava pochissimo tempo per cambiarci alla fine della lezione, suscitando le ire dei suoi colleghi delle altre materie che ci vedevano entrare in classe sempre in ritardo.

Mi cambiai in silenzio e Mel fece altrettanto...grazie al cielo.

-Stoppini, Vergata, formate le squadre!- E ti pareva...ecco che si giocava a calcio.

Ovviamente fuori nel campetto, visto che 17 gradi per il prof erano tanti, quasi da mettersi in bikini al sole pallidino di Milano a fine novembre.

Non sapevo se essere contenta o no del fatto che non mi sarei ritrovata lui in squadra; Vergata mi odiava e di sicuro non mi avrebbe scelta, quindi non c'era pericolo che finissi in squadra con il suo amichetto.

Infatti fu Alberto a scegliermi. Non capivo perché tutti si ostinassero a prendermi in squadra con loro, anche prima di altri ragazzi, neanche fossi stata chissà quale promessa del calcio da accaparrarsi il prima possibile!

Era un calcolo matematico -benché io con la matematica facessi schifo-; chiunque mi prendeva in squadra era destinato a perdere. Evidentemente ad Alberto non importava.

Mi lasciai scappare un mugolio affranto non appena Andrea scelse Mel. Brutta scimmia del Niagara -esclamazione dettata dalla rabbia-, ma proprio Mel doveva scegliere?! Se non altro ero in squadra con Teo...

Iniziammo a giocare e...beh, il mio ruolo rimaneva quello di “difensore pigro”. Scollarmi dal prato su cui mi ero insistentemente incollata con i piedi era quasi impossibile.

Gli attaccanti della squadra avversaria passavano pure tranquillamente, mentre i miei compagni incitavano inutilmente: “Vai Puccio, difendi!”. Illusi.

-Puccio...- Il tono di voce con cui aveva parlato Giulio Marchesi era piuttosto seccato, sembrava si stesse trattenendo dal gridarmi contro ogni imprecazione possibile, -Potresti fare qualcosa per aiutare la squadra? Magari togliti la maglietta per distrarli, almeno serviresti a qualcosa!-

Aprii la bocca indignata per ribattere, ma lui non me ne diede il tempo e se ne andò, forse intuendo che se mi fosse rimasto ancora vicino sarebbe morto strozzato.

Ma guarda un po' te che razza di compagni insolenti che avevo!

Ripresi a “giocare”, ignorando i commenti malevoli sul mio modo di farlo. Che cavolo, ci mancava solo che dovessi mettermi a correre a destra e a manca dietro ad una stupida palla! Perché stancarsi inutilmente?!

Incrociai le braccia al petto, rabbrividendo per via del venticello che smuoveva gli alberi intorno. Alzai lo sguardo al cielo, notando una nuvola più scura delle altre avvicinarsi. Grandioso...ci mancava solo che si mettesse a piovere, il prof ci avrebbe fatto giocare pure sotto la pioggia, di certo non avrebbe interrotto la sua preziosa partita per una “misera” pioggerella!

Un grido lancinante mi fece spaventare, costringendomi ad abbassare lo sguardo verso il piccolo gruppetto che si stava riunendo intorno a qualcosa vicino al centro del campo.

Corsi veloce -unico movimento fisico durante quell'ora di ginnastica- per raggiungerli e vedere che cosa fosse successo.

Quando identificai l'artefice di quell'urlo addolorato, sgranai gli occhi incredula e preoccupata.

-Teo!- Strillai, chinandomi per constatare meglio le sue condizioni.

Era paonazzo in volto e la sua espressione sofferente riusciva a far star male anche me che non avevo niente. Si teneva la caviglia, rossa e già lievemente gonfia, dondolandosi con il fianco per poi appoggiarsi con il volto sull'erba.

-Latini!- La voce acuta ed incredula del prof mi fece distogliere lo sguardo dal suo volto agonizzante, -Si può sapere che diavolo ti è preso?!-

Spostai lo sguardo verso di lui così velocemente che la testa iniziò a girarmi.

Lui si limitò a scrollare le spalle, le labbra piegate in una lieve smorfia infantile. -Miravo alla palla.- Si giustificò tranquillo.

Ero quasi certa che gli occhi mi stessero per uscire dalle orbite: cosa?!? Era stato lui?! E dopo quello che aveva fatto a Teo osava anche giustificarsi?! Non avevo il minimo dubbio sul fatto che lo avesse fatto apposta, glielo si leggeva in faccia!

Incerta sul da farsi, mi limitai a sollevare la testa di Teo e ad appoggiarla sulle mie ginocchia, carezzandogli piano i capelli; mi faceva una pena tremenda poverino, ma non sapevo che altro fare per aiutarlo.

Alzai di nuovo lo sguardo per seguire la scena e per accusare Lorenzo-stronzo-Latini con gli occhi, ma lui, contrariamente a prima, sembrava proprio farlo apposta ad evitare di guardare in mia direzione.

-Non dire sciocchezze! Ho visto benissimo come ti sei avventato su Valenti!- Il prof non sembrava intenzionato a farsi prendere in giro tanto facilmente.

-No prof, l'ho visto anche io, mirava alla palla.- Avrei strangolato Andrea Vergata un giorno, era solo questione di tempo. Già lo odiavo, ma quel suo intervento lo aveva fatto salire in cima alla lista delle mie vittime.

-Sì prof, è stato un incidente.- Gli diede manforte il “capitano” della mia squadra Alberto.

Guardai Mel disperata e delusa; com'era possibile che nessuno prendesse le difese di Teo?! Perché nessuno parlava, perché nessuno lo difendeva? Per paura? Per amicizia nei confronti dello stronzo? Per...lealtà?

Mel non disse niente, si limitò a rimanere in silenzio e ad assistere come me.

La vera stoccata per il prof fu l'intervento di Gabriele Mancini, cocco dei cocchi di qualsiasi professore, dieci in condotta e voti altissimi in quasi tutte le materie; come poteva un prof non credere al suo pupillo?

-Prof...- Iniziò Lele con una serietà che quasi convinse anche me, -Ho visto bene anche io, non l'ha fatto apposta, mirava alla palla.-

Davanti a tutte quelle confessioni il prof fu costretto a ricredersi, -Beh...io ero lontano...può darsi che abbia visto male,- Si grattò la testa sgomento, -In ogni caso credo che sia il caso di portarlo subito in infermeria.-

-Ma è assurdo!- Mi ci volle qualche secondo per rendermi conto che quella protesta fosse uscita da me.

-Qualche problema Puccio?- Mi domandò il prof aggrottando la fronte.

-È evidente che l'ha fatto apposta!- Sbraitai alzandomi e fissando lo stronzo astiosa.

Per la prima volta dal giorno precedente, si girò a guardarmi. La sua espressione era un vero e proprio invito, un vero e proprio esorto a parlare se ne avevo il coraggio. Mi stava sfidando apertamente.

-Ah sì? Tu come lo sai, lo hai visto?- Il prof mi guardò serio, in attesa.

Inghiottii un bel po' di saliva, prima di rendermi conto del vero significato della sua domanda. No. Non lo avevo visto. Non potevo esserne comunque certa al cento per cento.

-Puccio...- Mi riprese, -Tu lo hai visto?-

Dire il falso, dire la verità, dire il falso, dire la verità...se avessi detto il falso lo avrei fatto finire nei casini con il preside e...beh...io non avevo la certezza che fosse stato lui e...Dio, stavo cercando di giustificarlo o difenderlo dopo quello che aveva fatto?!

-No...- Mi uscii in tono sconfitto.

Non notare il lieve ghignetto di vittoria che si dipinse per un millesimo di secondo sul volto dello stronzo fu impossibile.

Mi portai la mano alle labbra, mordicchiando la nocca dell'indice per impedirmi di urlargli contro insulti che avrebbero fatto diventare bianchi persino i capelli tinti del prof.

-Qualcuno lo porti in infermeria, io avviserò i genitori!- Ordinò il prof in tono perentorio.

Subito mi misi in piedi, per cercare di aiutare Teo ad alzarsi.

-Latini dalle una mano come minimo...-

Raggelai nel sentire le parole del professore; stavo già per dire al mio incubo personale di stare lontano da Teo -e da me-, quando di sfuggita notai un suo lieve cenno in direzione di Lele che subito scattò in avanti.

-Ci penso io prof.-

Ma cos'era, un soldatino che scattava all'ordine? Ridicolo!

-Oh bravo Mancini!- Oddio l'adorazione di quell'uomo per Lele era quasi preoccupante!

Mi lasciai aiutare da Lele a portarlo. Fu una fortuna averlo con me dopotutto; pensavo di poter riuscire a portare Teo da sola, ma non avevo calcolato il fatto che non riuscisse proprio a poggiarla a terra quella caviglia e che quindi era più un peso morto.

-Non riesco a credere che tu l'abbia difeso così!- Scattai di botto, dopo aver lasciato Teo nelle mani esperte dell'infermiera.

Mi aveva sorriso rassicurandomi che non era niente. Era così dolce con quell'espressione da cucciolo che ero quasi stata tentata di abbracciarlo e restare lì a coccolarlo.

-Se l'ho difeso un motivo c'è. E comunque Teo l'ha fatta molto più grossa di quello che è.- Mi rispose tranquillo Lele. Camminavamo lentamente per il corridoio, evidentemente entrambi non molto impazienti di tornare in classe.

-Cosa?- Domandai confusa. Che voleva insinuare, che Teo stesse fingendo?!

-Diciamo che prima che arrivassi tu la sua espressione era meno...accentuata.- Ridacchiò, sempre con quell'aria pacifica dipinta in volto, -Ci ha giocato parecchio su per farsi “coccolare”- Mimò le virgolette in aria, per nulla turbato dalla mia espressione da pesce lesso, -Questo ovviamente ha fatto incazzare ancora di più Lore.-

-Beh...- Dissi leggermente basita, -Lui non avrebbe comunque dovuto fare una cosa del genere...- Riacquistai la mia sicurezza, annuendo pian piano ad ogni mia parola.

-Davvero non riesci a capire perché l'ha fatto?- La sua voce si alzò di poco; era divertito ed aspettava silenziosamente una mia risposta.

-Per...- Scossi la testa, -No. Ok, mi arrendo. Spiegami tu che cosa c'è nella testa di quel cretino.-

-La sua testa faccio fatica anche io a capirla.- Rise, sistemandosi meglio gli occhiali dalla montatura rettangolare sul naso, -Però sono sicuro di una cosa. È geloso mia cara, geloso marcio.-

Strinsi le mani intorno ai fianchi, per calmare quelle fitte che come al solito avevano ripreso a tormentare il mio stomaco, -Non ci credo.- Dichiarai infine, -Credo solo che lui sia un bambinetto egoista e possessivo.- Lo guardai apertamente in faccia, sfidandolo a smentire quell'ultima mia affermazione.

-Sì è anche questo.- Beh, se non altro era onesto, -Ma sono sicuro che a te ci tenga davvero.-

Deglutii ed abbassai lo sguardo trovando improvvisamente insostenibile il suo.

Se davvero io avessi contato qualcosa per lui...non mi avrebbe mai detto quelle cose.

-Io credo che ci tenga di più a scoparmi.- Mi sfuggì, in tono acido e risentito. Quando me ne resi conto, annaspai rossa d'imbarazzo e cercai di correggermi, -No. Cioè, intendevo...-

-Tranquilla, so tutto.- Mi bloccò con un cenno della mano, sorridendomi.

Logico. Avrei dovuto immaginarlo. -Se ne sarà vantato parecchio.- Lo accusai delusa e amareggiata.

-Nah, ci ha solo accennato qualcosa...- Mi consolò.

Non risposi, decisi di porgli un'altra domanda che mi premeva, -Come mai ti fai dare ordini da lui? Mi sembri un ragazzo intelligente e onesto, troppo per essere amico di Lore e Andrea...- Alla faccia della schiettezza...beh, già che c'ero!

-Beh, ti ringrazio per il complimento!- Ammiccò pavoneggiandosi, -Comunque non prendo ordini da nessuno io...-

Feci per ribattere, ma lui mi bloccò, -Sì, lo so che sembra che lui mi abbia comandato a bacchetta prima, ma non è stato così. La sua era semplicemente una richiesta d'aiuto. La situazione sarebbe stata insostenibile per lui, con te e Valenti, per questo ho deciso di farmi avanti per aiutarlo.- Fece una pausa, studiando le mie reazioni di sottecchi, -Lore è un buon amico e non fare quella faccia!- Oh, aveva notato la mia smorfia scettica... -Dicevo, anche se non ci credi, è un buon amico. Mi ha sempre aiutato quando gli ho chiesto aiuto. Lui ha uno strano modo di farlo, ma quella era una richiesta d'aiuto, sì.- Sorrise di nuovo, quel ragazzo sembrava avere una paralisi facciale.

Sorrisi a mia volta, ma il mio di sorriso durò poco perché crollò non appena riportai lo sguardo sul corridoio davanti a noi.

Il respiro mi si mozzò di colpo e le gambe, dopo aver rallentato incerte, incominciarono a muoversi più velocemente, senza che me ne rendessi pienamente conto.

Davanti a me c'erano i due componenti mancanti di quel trio ridicolo, c'erano i due Re degli stronzi, in particolar modo c'era il responsabile della mia sofferenza psicologica e di quella fisica di Teo.

-Tu!- Lo additai, furiosa.

Sia lui che Andrea mi guardarono dall'alto in basso -non solo per via della mia scarsa altezza- con aria annoiata e scambiarono un'occhiata indifferente con Lele rimasto a debita distanza dietro di me. Forse per evitare di subire le mie ire: saggia mossa.

-Tu devi essere completamente impazzito!- Proseguii, sapendo di avere comunque la sua attenzione, nonostante stesse dimostrando il contrario.

Quella frase sembrò irritarlo più del dovuto; un lampo di...qualcosa che riconobbi come rabbia mista a...rancore trafisse per un istante i suoi occhi e mi lasciò interdetta. Sembrava attribuisse a quella frase un altro significato, un significato che a me sfuggiva.

-E perché?- Chiese riacquistando la sua stessa aria incurante di prima. Odiavo il tono di voce con cui l'aveva chiesto, assomigliava a quello di un bambino che prendeva in giro un adulto.

-Non fare il finto tonto, ti prego!- Le braccia lungo i miei fianchi erano con forza allungate verso il basso, quasi quel gesto servisse a darmi più tono e a farmi prendere più in considerazione da lui. -Quello che hai fatto a Teo è...- Mi bloccai, cercando di trovare un aggettivo abbastanza brutto che potesse descrivere il suo gesto, -Orribile!- Calcai con enfasi quella parola, sforzandomi di tenere bassa la voce per non farmi sentire dalle aule in fondo.

-Pff, capirai.- Alzò gli occhi al cielo...divertito, sì. Era divertito quello schifoso essere immondo! Ma io ero davvero innamorata di uno stronzo del genere?

Sì purtroppo e la prova inconfutabile era il battito veloce del mio cuore dovuto alla sua semplice vicinanza...per non parlare della parte irrazionale del mio cervello che si era soffermata sui primi bottoni slacciati della sua camicia ed aveva iniziato ad immaginare quanto sarebbe stato bello ed eccitante leccargli nuovamente via la panna o dargli piccoli morsi...

Deglutii, rimettendo a cuccia quella parte inutile. Insomma, un po' di contegno!

Il divertimento nei suoi occhi si diffuse in fretta ed arrivò anche alla sua bocca che si piegò in un sorrisetto soddisfatto. Che si fosse accorto del mio sguardo fugace al suo collo?

-Per una caviglia leggermente gonfia si è messo a piagnucolare come una femminuccia, non ha un minimo di dignità.- No, il suo sorriso era dovuto a quell'ultima cattiveria. Non sapevo se esserne sollevata o no.

-E si è fatto pure difendere da te. Com'è messo male.- Il sorriso diventò un vero e proprio ghigno sadico e...Dio, il mio cuore pianse nel notare quanto fosse bello anche con quell'espressione da creatura dell'Inferno. Mi facevo schifo da sola per aver pensato ad una cosa del genere, ma averlo davanti e sapere che lui...forse...non era già più mio, che era già stato con altre ragazze, mi mozzava il respiro.

Immaginare le sue mani sul corpo di un'altra ragazza, immaginare le mani di quella ragazza sul suo corpo...

Sei mia.

Ma lui era mai stato mio? Lo stomaco mi faceva male e la testa iniziava a girarmi.

-Alice?- Una mano mi afferrò saldamente il braccio da dietro, -Tutto bene?-

Ero di spalle e non potei vedere l'occhiata di rimprovero che Lele lanciò al suo amico.

-Sì,- Mi sforzai di sorridergli, -Tutto bene.- Mi voltai di nuovo a fronteggiarlo, decisa quella volta a non farmi più sopraffare dai sentimenti: -Sei solo un bambinetto viziato ed egoista! Pensi solo a te stesso e a prendere in giro gli altri, proprio come un bambino!- Il suo sopracciglio si mosse impercettibilmente, prima di ritornare al suo posto a completare nuovamente la sua espressione allietata.

-E Teo non piagnucola affatto come una femminuccia, Teo forse ha una caviglia rotta per colpa tua!- Senza volerlo, strattonai il braccio che Lele ancora stava tenendo e mi scagliai in avanti, ancora più vicina a lui, ancora più vicina alla sua bocca, ai suoi occhi, al suo respiro...

-Vorrei ben vedere te nelle sue...-

-Condizioni?- Mi interruppe lui, alzando di poco la voce.

Quella volta fu lui ad avvicinarsi, con la stessa rabbia e lo stesso risentimento di prima presenti nei suoi occhi e nella sua voce, -Sono stato investito da una macchina, Alice.-

Rabbrividii nel sentire di nuovo il mio nome pronunciato in quel modo da lui.

-Non mi sembra di aver piagnucolato come lui.- Inclinò la testa di lato, fissandomi intensamente.

Cos'era quello? Un tentativo di farmi sentire in colpa? Ci teneva a ricordarmi che quello che gli era successo era capitato per colpa mia?

-Non...- Mi allontanai da lui, per evitare di toccarlo come il mio cuore mi stava suggerendo di fare, -Non è la stessa cosa. È un paragone senza senso.-

Era come una calamita. Una calamita gigante ed io...ero un povero patetico pezzettino di metallo che tentava inutilmente di allontanarsi, di opporgli resistenza.

-Latini, Vergata...- La voce della prof di matematica alle mie spalle spezzò quella tensione, tensione che probabilmente sentivo solo io.

-Oh Puccio, Mancini...- Ci notò non appena ci raggiunse, -Si può sapere che cosa ci fate qui tutti in corridoio? Non avete l'ora di inglese adesso?- Domandò perplessa.

-Sì, stavamo giusto andando.- Lele aveva la prontezza di un attore nato.

-Ho sentito che Valenti si è fatto male durante educazione fisica, ho parlato poco fa con i suoi genitori che stanno venendo a prenderlo. Come sta adesso?- Si rivolse in generale a tutti e quattro, non sapendo bene evidentemente chi avesse visto Teo per ultimo.

-Meglio.- Fu l'unica parola che riuscii a formulare, senza guardare in faccia nessuno degli altri.

-Oh bene, andate in classe ora, su.- Sollecitò, prima di ricominciare a camminare spedita verso le scale.

Ci dirigemmo verso la classe come ci aveva detto la prof, senza proferire nessun'altra parola. Rimasi il più vicino possibile a Lele, come se lui avesse potuto farmi da scudo in caso di un altro eventuale attacco di Lore...che arrivò quando meno me l'aspettavo.

-Solo una cosa...- Mi sussurrò poco prima di entrare in classe, -Fossi in te non mi preoccuperei troppo di scegliere i vestiti per venerdì sera.-

Un moto di rabbia mi assalì nel sentire quelle parole, dette sempre con quel divertimento sadico.

-Dubito che Valenti possa venire a prenderti, mi dispiace...- La sua era una presa in giro bella e buona.

Mi sforzai di rimanere impassibile, a costo di farmi uscire sangue dai palmi delle mani che stavo infilzando con le unghie.

Entrai in classe complimentandomi mentalmente per il mio autocontrollo; non avrebbe meritato una risposta.

Per il resto della giornata rimasi con Mel, sempre armata di forbici.

Si offrì pure di accompagnarmi a casa e non accettò un no. Diciamo che più che offrirsi si era inserita a forza nell'autobus con me per riaccompagnarmi, neanche fossi stata una bambina piccola che non poteva salire sui mezzi pubblici da sola.

-Tu hai visto la scena?- Le chiesi d'un tratto, sedendomi nel posto che si era liberato vicino a lei.

-Quale scena?- Forse era stata solo una mia impressione, ma mi era sembrato di vederle alzare la guardia.

-Quella di Lore e Teo, oggi.- Precisai, guardandola attentamente in faccia.

Probabilmente aveva già capito che mentire non sarebbe servito a niente, non con me. -Sì.-

Sgranai gli occhi sdegnata, -Perché non hai detto niente allora?-

-Perché era una cosa tra loro...-

Credetti di aver capito male, così chiesi conferma, -Che cosa?-

-Ali...- Si girò a guardarmi seria, -è una cosa tra loro.-

-Ma ...Teo! Dopo quello che gli ha fatto, come hai potuto non difenderlo?!- Stavo alzando la voce. Me ne accorsi solo quando una signora si girò a guardarmi infastidita.

-Teo è un ragazzo, ha una sua dignità, non è un bambino Alice! Smettila di trattarlo come se lo fosse, sa difendersi da solo!-

Arretrai di poco con la testa risentita, -Io non lo tratto come un bambino...-

-Sì, invece. So che non lo fai apposta, Teo fa tenerezza anche a me. Ma...Ali non sono due bambini, non puoi metterti in mezzo tu, difendendo Teo e rimproverando Lore, è una cosa che riguarda loro, la risolveranno loro.- Mi spiegò, roteando gli occhi rassegnata.

-Certo, bella roba, come? A suon di pugni?- Borbottai.

-No, Teo non è tipo da risse. Si vendicherà in un altro modo, ma lo farà. Da solo, com'è giusto che sia. Senza che tu ti metta in mezzo.-

-Ma...-

-Ali ma non lo capisci che tutto questo è per te?- Scosse la testa, guardandosi poi intorno per assicurarsi che nessuno ci stesse guardando incuriosito.

-Incolpi me?- Inarcai le sopracciglia, irritata.

-No, sciocca, certo che no! Intendo dire che mettendoti in mezzo non farai che peggiorare la situazione! Lore reagisce così per il tuo modo...affettuoso di comportarti con Teo e reagirà ancora peggio se non la smetti di difenderlo!-

Schioccai la lingua, puntando lo sguardo fuori dal finestrino arrabbiata, -È un problema suo, non mio.-

Sospirò e intuii che il discorso era finito lì.

Avevo capito che cosa intendeva dire e in effetti non aveva tutti i torti. Forse avevo solo peggiorato la situazione mettendomi in mezzo, ci avrebbe pensato Teo a difendersi, non aveva bisogno di me. Però...quando lo avevo visto in quelle condizioni, per colpa mia...avevo sentito il bisogno di difenderlo, di arrabbiarmi con Lore per tutto, non solo per quello che aveva fatto a Teo...

Quando arrivammo, invitai Mel a stare almeno un po' a casa mia, ma lei declinò dicendo che aveva già un impegno e che non poteva.

Iniziai a pensare che lei potesse essere considerata a tutti gli effetti una delle mie migliori amiche...specie perché per aggiudicarsi quel titolo essere un po' matte, come tutte le altre mie amiche, era d'obbligo. Decisamente sì, Mel rientrava nella categoria.


Lorenzo's pov


-Oh, io davvero non riesco a capirti.- Fu il commento disinteressato di Andrea, troppo preso dal suo tic nervoso alla mano e dalla Playstation per girarsi a guardarmi almeno per educazione mentre parlava.

Stava perdendo di due goal e la sua disperazione era palese; continuava a dare piccoli colpetti con le dita sul controller della Play e ad asciugarsi la mano sudata sui jeans. Dovevo ricordarmi di igienizzare il Controller una volta finito di giocare...

Si alzò in piedi di scatto, non appena la palla colpì la traversa.

-Cazzo!- Disse fra i denti, risedendosi.

Sorrisi di sbieco; e dire che non mi stavo nemmeno impegnando più di tanto, se avessi voluto avrei potuto fargli un altro goal come niente...

-Voglio dire-, riprese il suo brillante discorso, -Con tutte le tipe che te la sbattono davanti anche al primo incontro, tu proprio dovevi fissarti con la rompicoglioni di turno?-

Storsi il naso, -Io non sono fissato con nessuna Andre.- Protestai irritato.

-Punto sul vivo?- Chiese allietato Lele, alzando per un attimo gli occhi dal libro che stava leggendo.

-'Fanculo.- Fu la mia breve e concitata risposta.

-Pure Valenti dovevi mettere in mezzo? Hai rischiato grosso oggi con quel coglione!- Proseguì Andrea, come se Lele non avesse nemmeno parlato.

Strinsi con più forza il telecomando, sentendo una morsa insopportabile allo stomaco.

Teo aveva superato il limite. Il solo pensiero che la toccasse, il solo vederlo mentre la baciava, mentre la abbracciava, mentre sfiorava quella pelle che a me era stata preclusa...mi faceva incazzare come una belva, sentivo il sangue ribollirmi nelle vene.

E il costante, patetico ed inutile sforzo di lei di difenderlo? Quello stronzo era riuscito ben bene ad ingraziarsela e a farle pena, facendo sembrare me il “cattivo” della situazione.

Ma lei rimaneva mia, patto o non patto, lui non poteva permettersi di toccare qualcosa di mio.

Dio, stavo seriamente rischiando di impazzire; lei era quanto di più provocante ed eccitante ci fosse ed io non potevo toccarla! Con che faccia avrei potuto farlo, ora che non c'era più la “scusa” del patto?! Non avrei fatto la figura del patetico sfigato che la implorava di ritornare sui suoi passi e di ripensarci. Quando con quelle semplici parole aveva chiuso la storia del sesso il giorno prima, per un attimo ci avevo pensato. Per un attimo ero stato tentato di baciarla, di scusarmi per aver detto quella cazzata sul “giocattolino” e di chiederle di non farlo...Mi ero insultato mentalmente più volte per quello stupido e cazzuto pensiero e le avevo risposto in un altro modo, più freddo, più distaccato, più giusto. Anche se...l'idea che non l'avrei più potuta baciare e toccare a mio piacimento mi stava uccidendo.

In classe ignorarla era diventato quanto di più difficile potesse esistere, sentivo la sua presenza a distanza; il profumo del suo balsamo, il profumo della sua pelle, riuscivo quasi a sentire persino il suo respiro. Vedere il suo collo scoperto, le sue labbra rosse per via dei suoi lievi morsi con i denti, le sue mani mentre spostavano i capelli, mi faceva eccitare come un moccioso di dodici anni alle sue prime armi. Merda...forse Andrea non aveva poi tutti i torti, ero ossessionato da lei...Ma cosa cazzo aveva lei in più di altre?!

-La figa è sempre uguale, non vedo che cos'abbia quella della Puccio di diverso.-

Ecco, appunto, detto con parole diverse. Andrea mi aveva letto nel pensiero.

-Andre sei proprio uno stronzo.- Commentò Lele, distogliendo di nuovo l'attenzione dal suo stupido libro.

-Ah per favore!- Si irritò sbagliando di nuovo un goal, -Tu hai i tuoi metodi romantici del cazzo per fartela dare Lele. Funzioneranno anche ma sono una perdita di tempo! Tempo sprecato, perché dopo una o due volte che te la sbatti ti stufi...e poi io la voglio subito, odio aspettare!-

Come non concordare anche su quello? Andrea ogni tanto diceva qualcosa di sensato.

Mi ritrovai ad annuire involontariamente, ignorando gli insulti del mio avversario alla mia amata Inter.

-Comunque...- Riprese dopo essersi sfogato sulle mogli dei miei giocatori, -La Puccio non è male, certo, ma perché aspettare che quella si decida a dartela scusa? Trovati una biondina uguale a lei e sbattitela, tanto le bionde son tutte uguali.-

Certo, sarebbe stato un bel piano, ma...come cazzo potevo spiegargli qualcosa che non riuscivo a spiegare nemmeno a me stesso? Come spiegargli che non volevo nessun'altra, bionda o non bionda, ma che volevo solo lei? Che volevo risentire il suo profumo, le sue mani sul mio corpo, i suoi baci, il suo sapore...

Deglutii ricordandomi di quel suo sapore...che tanto per cambiare, come ogni cosa di lei, mi aveva fatto impazzire.

Tu devi essere completamente impazzito!

Sì, ero completamente pazzo, ma era stata lei a ridurmi così, era stata lei a farmi diventare dipendente dal suo sapore, dal suo odore, dai suoi gemiti...e la odiavo per quello...

Non potevo spiegarlo ad Andrea, mi sarei preso per il culo io da solo se lo avessi detto ad alta voce, figuriamoci lui quanto mi avrebbe sfottuto.

Lei mi aveva rifiutato, lei mi aveva respinto...quella brutta troia mi aveva respinto, cazzo! Dovevo smetterla di pensare a lei in quel modo, dovevo smetterla di starle addosso...! Che si facesse pure scopare da Teo quella stronza, cosa me ne sarebbe importato?!

Una parte dentro di me non la pensava allo stesso modo e me lo dimostrò con dolorose fitte.

-Anche se, in genere le ragazze che fanno le preziose sono quelle che cedono per prime quando glielo metti fra le gambe.-

Ghignai maligno, segnando un altro goal, per la sua “gioia”.

-Che bell'opinione che hai delle ragazze...- Lo accusò schifato Lele.

La risposta arrivò silenziosa: una semplice scrollata di spalle.

Il mio problema era che non potevo nemmeno avvicinarmi a lei, non senza fare la figura dell'idiota...lei era stata chiara quando aveva chiuso quel patto del cazzo. Se ci avessi provato nuovamente, non solo avrei mandato a puttane il mio orgoglio, ma anche la mia dignità. Le avevo detto che avrei trovato qualcun'altra con cui rimpiazzarla e lo avrei fatto.

Andre aveva detto...una biondina che le assomigliasse?

-E bionda sia...- Dissi sovrappensiero, osservando i miei giocatori festeggiare per quella vittoria.

Anche se di nuovo, c'era quel qualcosa di insopportabile e fastidioso dentro di me si opponeva con tutte le sue forze...



*Note dell'autrice*


Altro attacco di paranoia...so già che questo capitolo non piacerà, me lo sento...O forse sono io quella anormale che si fa paranoie inutili...probabile, quindi la smetto...xP

Volevo innanzitutto ringraziare le meravigliose ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo, ho visto anche un sacco di nick nuovi*__* Le vostre parole rassicuranti mi riempiono di gioia! Non so davvero come ringraziarvi, mi sopportate sempre in questi momenti di paranoia avanzata! Non saprei cosa fare senza di voi e non esagero...>.<

Beh, per quanto riguarda questo capitolo, parto dal fondo, ovvero dal pov di Lore. I suoi pov sono volutamente corti, la trama va avanti con i pov di Alice, quelli di Lore servono solo a mostrare quanto è idiota e quanto maschilisti sono i suoi pensieri, così come i suoi discorsi con gli amici, anzi no, mi correggo, con l'amico Andrea. Con un soggetto del genere come amico...

Spero che i pensieri di Lore e che il discorso con i suoi amici siano sembrati verosimili! Andrea è da prendere a calci lo so, ma ho cercato in tutti i modi di immedesimarmi nella mente maschile per formulare le sue frasi e i suoi consigli all'amico. Per le sue reazioni durante il gioco alla Play mi sono ispirata ai miei fratelli, che ho osservato silenziosamente mentre scrivevo. Devo ammettere che i ragazzi diventano soggetti divertenti quando giocano alla Play xD

Per quanto riguarda il resto...vi avevo anticipato che per il “povero” Teo non ci sarebbe stato un lieto fine in questo capitolo e infatti direi che non gli è andata molto bene...immagino che Lore sia odiato alla follia da tutte ora. La gelosia lo ha proprio accecato e lo accecherà ancora finché si ostina a mettere davanti l'orgoglio. Solo una cosa voglio dire, spezzo una lancia a favore di un personaggio che io comunque adoro; lui non sa dei sentimenti di Alice...così come lei non sa dei sentimenti di lui. Lore sapeva che ad Ali interessava Teo e lei non ha mai smentito la cosa. Diciamo che sono due idioti entrambi, Alice un po' di meno perché ha capito di esserne innamorata.

Lui comunque non vuole essere di nuovo respinto, non vuole fare la figura dell'idiota, del “patetico sfigato” che le corre dietro. Fa il “superiore” con lei, fa vedere che non gli importa niente, quando invece è l'esatto contrario.

E a proposito di questo vorrei chiedere una cosa:

So che molte di voi sono impazienti di vedere questi due insieme...Ho in programma un'altra decina di capitoli circa -tra il ritorno dell'ex di Alice e uno stage in Inghilterra che la classe farà-, quindi mancherà ancora un po'...però mi rendo conto che tutti questi capitoli possano risultare noiosi...quindi, se vorrete che la storia venga tagliata e che i due finiscano insieme prima, io lo scriverò. Per me non cambierebbe niente alla fine :) A voi la scelta!

Detto questo, volevo dire un'altra cosa (oggi le note son lunghissime cavolo :P), venerdì pomeriggio partirò...quindi questo probabilmente sarà l'ultimo aggiornamento, mi dispiace. Posto ora, nonostante manchino alcune risposte alle recensioni (che aggiungerò entro domani pomeriggio come la volta scorsa, promesso) per cercare di portarmi avanti ed iniziare a scrivere il prossimo e per darvi il tempo di leggerlo, casomai riuscissi a postare venerdì mattina. Farò il possibile per scrivere velocemente comunque :)

Tornerò verso gli ultimi di agosto e se non posterò prima di partire, lo farò appena tornata.

Vi auguro delle buonissime vacanze e vi mando un bacione immenso!

Grazie ancora per tutto, per i commenti qui, in forum e su FB, non merito lettrici così meravigliose! >.<

Bec


*Spoiler sui prossimi capitoli*

Di nuovo, non ho spoiler concreti...Nel prossimo capitolo ci sarà il famoso sabato sera con Angelica e quel che sarà sarà :P

Nei prossimi...diciamo 2 capitoli ritornerà l'ex di Ali e ci sarà la famosa biondina che dovrebbe sostituire Alice. Tutto questo è provvisorio però, alcuno pezzi magari non riuscirò a scriverli o deciderò di cambiarli, quindi sono anticipazioni non confermate ufficialmente xD



Ci tengo poi a segnalarvi:

- Il nuovo contatto facebook che ho creato appositamente per mettere spoiler sulle mie storie o per farmi contattare per qualsiasi cosa –a me farebbe piacerissimo conoscervi^^- ; non sapevo cosa fare l’altro pomeriggio e l’ho creato xD

-Il mio profilo Twitter che non ho la minima idea di come funzioni perché non l’ho mai usato, ma imparerò…forse xD

- il FORUM che alcune mie amiche fantastiche hanno creato per le mie storie >.<

Iscriversi a forum community è semplicissimo; mi farebbe davvero piacere chiacchierare un po’ con voi lì! Oltretutto se state scrivendo qualcosa anche voi, potrete pubblicizzarlo^^

Dimenticavo, per essere abilitati alle sezioni protette bisogna presentarsi nella sezione Welcome =)







Ringrazio infinitamente le 200 persone che hanno aggiunto la storia alle preferite (ma siete già tantissimi!!Grazie**), le 239 che l’hanno inserita fra le seguite e le 33 che l’hanno inserita fra quella di ricordare, grazie davvero per la fiducia! =D

Ringrazio infine le 104 meravigliose persone che mi hanno aggiunto come autrice preferita, grazie mille siete carinissime^^



















[Scusate per il ritardo, ora le risposte ci sono tutte :) Non credo di riuscire ad aggiornare prima di partire, mi dispiace...perciò vi auguro di cuore una buonissima vacanza! :D]














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Capitolo 18
*** Festa con sorprese ***



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Capitolo 17: Festa con sorprese


Solitamente il sabato non mi piaceva. Lo trovavo triste, noioso. Per me era un giorno come un altro, in genere dedicato allo studio e a qualche uscita al cinema o in pizzeria con le amiche, cose che comunque potevo fare anche in settimana.

Andare a scuola e fare belle figure alle interrogazioni mi piaceva, mi piaceva prendere bei voti, tornare a casa e sbandierarli ai miei.

Quel sabato però era diverso. Quel sabato ci sarebbe stata la serata delle serate con Angelica, quella dove avrei potuto conoscere qualche bel ragazzo per togliermi definitivamente dalle scatole lo Stronzo! Era ora di voltare pagina.

-Tesoro allora per stasera hai bisogno che ti venga a prendere tuo padre?- Mi domandò mia madre, passandomi la tazza di caffè-latte già pronta.

Chiedersi che cosa ci facesse mia madre alzata alle sette di mattina di sabato era superfluo. Lei voleva sempre e comunque darmi il bacio del buongiorno e assicurarsi che uscissi di casa con chiavi, tessera ATM e cellulare. Poi, come uno zombie, poteva pure tornarsene a letto.

Sbuffai, borbottando poi qualcosa di simile ad un “Grazie” riferito al caffé.

Già, che bella roba farsi venire a prendere in discoteca dal padre, neanche avessi avuto cinque anni.

-No, fa niente mi arrangio.-

-Come ti arrangi? Angelica con chi torna a casa?-

Con il primo tipo che avrebbe conosciuto quasi sicuramente, dato che a quanto avevo capito, essendo quello un diciottesimo, nessuno dei presenti aveva ancora la patente.

-Chiamerò un taxi, ok? Dai ci vediamo oggi pomeriggio.- Mi alzai di corsa e sciacquai la tazza, salutandola con un bacio frettoloso sulla guancia.

Rischiavo di arrivare in ritardo se non mi davo una mossa! Mi precipitai all'ingresso, prendendo le chiavi dalla ciotolina sul mobiletto vicino alla porta per aprire.

-Buona giornata, tesoro.- Mia madre mi baciò di nuovo tutta contenta, prima di richiudere la porta alle mie spalle.

Con un sospiro chiamai l'ascensore, sistemandomi ulteriormente i capelli davanti allo specchio all'interno.

Cazzo, come ero messa male. Mi sembrava di essere dimagrita, di avere pesanti occhiaie sotto gli occhi -logico, ero andata a letto tardi e mi ero svegliata alle sei per colpa sua; non facevo che sognarlo di notte- e le guance pallide e smorte, nonostante il fard.

Non mi piacevo. Non mi piacevo proprio per niente e non mi era mai capitato prima di allora. Pure insicura del mio aspetto iniziavo a diventare, che bello!

Irritata, tirai fuori il correttore dalla borsa con i libri e ne passai un altro pesante strato sotto gli occhi per cercare di correggere quello schifo viola che avevo sotto.

Ero bellissima e perfetta, come sempre. Annuii come una scema, soddisfatta nel vedere la mia immagine riflessa fare altrettanto.

Uscii dall'ascensore, ripassando mentalmente la lezione di geografia di quel giorno. Non mi avrebbe interrogato quasi sicuramente visto che avevo già il voto, però non si sapeva mai...

Com'era prevedibile, lo vidi alla fermata dell'autobus. Tutti i miei tentativi di non pensare a lui erano andati a farsi fottere in meno di un secondo.

Durante il tragitto messaggiai con Daniela che mi proclamava entusiasta che presto sarebbe diventata vegana e che quindi, a quanto avevo capito, non avrebbe mangiato più nulla derivante dal mondo animale. Oddio.

Forse era meglio informare sua madre dei miei dubbi sulla sua sanità mentale, anche se probabilmente con tutti quei discorsi sugli animali ci doveva essere arrivata anche lei alla conclusione che la figlia non fosse tanto normale.

-Vuole sedersi?- Una voce, quella voce, quasi gentile, mi fece girare incredula.

Non credevo ai miei occhi: Lorenzo Latini stava chiedendo ad una signora anziana se voleva sedersi?! Lo stesso ragazzo che chiudeva il portone in faccia agli altri condomini del palazzo se li vedeva arrivare da lontano? Lo stesso ragazzo che correva per riuscire a sedersi nel primo posto libero disponibile sui mezzi pubblici, ghignando in direzione dei poveretti rimasti in piedi? Lo stesso ragazzo che circumnavigava le persone anziane con le borse pesanti della spesa, ignorandole? IL ragazzo più egoista al mondo stava offrendo liberamente il suo posto a sedere? Impossibile!

-Oh sì, grazie mille caro.- La signora, quasi commossa, sorrise piena di gratitudine e la mia bocca finì col spalancarsi ancora di più. Di sicuro c'era qualcosa sotto, le avrebbe dato lo zaino in testa e le avrebbe rubato la borsa scappando! Quello sarebbe stato da lui!



(Mini xD) Lorenzo's pov


Vecchia, schifosa, lurida, stronza del cazzo. Rifiutare no, vero? Schifose vecchie, non capivano più niente quando vedevano un posto a sedere. Già erano rincoglionite, sui mezzi pubblici diventavano ancora peggio.

Dovevo evitare alla mia mano dotata di volontà propria -stile famiglia Addams- di strangolarla. Impresa quasi impossibile.

Mi girai a guardare il davanti dell'autobus e distolsi indifferente lo sguardo non appena mi accorsi che lei stava assistendo.

Un sorrisetto mi si dipinse involontariamente sulle labbra.

Com'era, stronza? Io sarei un bambinetto arrogante ed egoista che pensa solo a se stesso?

-Che traffico che c'è oggi, vero?-

Storsi il naso infastidito nel constatare che la vecchiaccia di prima stesse ancora osservando me.

-Già.- Annuii, imprecando più volte mentalmente.

-Eh gioia, è normale a quest'ora.-

'Fanculo, che stronzata. Uno faceva una gentilezza ad una vecchia e si ritrovava pure a doverci conversare.

Stesi le labbra in una perfetta imitazione del sorriso di Jack in Shining. Da pazzo omicida.

-Stai andando a scuola?-

Ma cazzo, comprati un pappagallo se hai tanta voglia di parlare!

Dovevo porre fine a quella conversazione del cazzo prima che qualcuno di mia conoscenza potesse pensare che io fossi con la vecchia.

-Sì.- Se fossi andato avanti con dei monosillabi forse avrebbe smesso.

-Mi raccomando studia caro.-

No, a quanto pareva no.

Annuii di nuovo, fingendo di cercare qualcosa di inesistente nel mio zaino. Una cosa avrebbe potuto aiutarmi forse; l'Ipod.

Misi le cuffie alle orecchie e mi allontanai con nonchalance per leggere un cartello pubblicitario della quale non me ne fregava niente.

Se non altro aveva smesso di parlarmi, visto che per farlo avrebbe dovuto gridare.

Alice's pov


Strano non le avesse ancora rubato la borsa, di sicuro stava complottando qualcosa. Impossibile che potesse essere gentile di sua spontanea volontà, non conosceva nemmeno il significato della parola gentilezza! Ed era ancora più impossibile il fatto che l'avesse assecondata nella conversazione senza risponderle male!

Mi ero trattenuta dal ridere per miracolo nel vedere le sue espressioni scocciate. Era così...carino e...

Scossi la testa arrabbiata con me stessa per quei pensieri totalmente fuori luogo.

Stupida, stupida, stupida...

Decisi di ritornare ai miei messaggi e risposi a Daniela, dandole della matta con tante faccine sorridenti per non offenderla. Era decisamente moolto permalosa.


La giornata a scuola passò abbastanza in fretta per fortuna.

Teo, ovviamente, era assente come mi aveva già anticipato il pomeriggio prima per messaggio. Non riusciva molto bene a camminare, zoppicava, per quello aveva annullato molto dispiaciuto la nostra uscita prefissata per il giorno precedente. Gli avevo detto di non preoccuparsi e che saremo usciti la settimana dopo. Era anzi un sollievo per me quella posticipazione, mi sentivo in colpa per quello che era successo e rimandare un incontro fra di noi mi tranquillizzava in qualche modo.

Una volta tornata finalmente a casa, pranzai ed iniziai a prepararmi ore prima per la serata.

Angelica voleva a tutti i costi presentarmi alcuni suoi amici presenti alla festa, compreso il festeggiato che a detta sua era molto carino.

Era un po' imbarazzante dipendere così da lei, mi sentivo quasi una povera sfigata disperatamente in cerca di un ragazzo. Angie come al solito aveva riso non appena le avevo esposto i miei dubbi, sostenendo che non c'era nulla di male nel voler conoscere ragazzi per “divertirsi”. Se lo diceva lei...sicuramente avevamo due modi completamente diversi di intendere il divertimento. Per lei era solo il sesso, per me no di certo. C'erano altre cose, sicuramente non sarei andata a letto con il primo che passava. Avevo fatto una cavolata già una volta, mi ero lasciata trascinare in un patto più grande di me e non sarebbe successo di nuovo.


Alle otto e un quarto Angie passò a prendermi insieme ad un suo amico più grande. Non avevo la minima idea di chi fosse, per quello inizialmente fui abbastanza restia a salire in auto. Mi ero appellata al buon senso di Angie; dopotutto se si fidava ad andare in macchina con lui significava che era una brava persona, no?

Arrivammo davanti all'ingresso dell'Old Fashion -vive e vegete nonostante la guida da pazzo di quel suo amico- alle otto e un quarto per l'aperitivo e, ancora prima di essere stata presentata, sentivo già tutti gli occhi dei presenti su di me.

-Lei è la mia amica Alice.- Spiegò Angelica, mettendomi ancora più a disagio.

Strinsi la mano alla quindicina di ragazzi raggruppati lì in cerchio, in attesa degli altri probabilmente, e ritornai al mio posto vicino ad Angie. Al sicuro.

Mi sentivo un po' come un pesce fuor d'acqua, non riuscivo a memorizzare nessuno dei nomi dei presenti, tantomeno i loro volti.

Alcuni di loro erano carini, ma nessuno mi aveva entusiasmata più di tanto, i loro visi mi sembravano così...anonimi. Non c'era stata nessuna scintilla, nessun brivido nel stringere le loro mani. Avevo sperato ingenuamente in una sorta di colpo di fulmine, cosa non avvenuta ovviamente. Del resto, non potevo mica pensare di potermi innamorare così su due piedi.

Entrammo alle otto e mezza nel locale, dopo aver salutato gli ultimi ritardatari.

Mi accorsi di essere decisamente di troppo nel momento in cui iniziarono a parlare di persone che io non conoscevo o di cose successe in passato fra di loro.

Irritata, andai a sedermi in disparte su un divanetto vuoto, sbuffando peggio di una pentola a pressione.

Angelica aveva già trovato un bel ragazzo con cui intrattenersi e andare da lei a lamentarmi mi sembrava egoistico ed infantile.

-Tu sei Alice, vero?-

Un ragazzo si sedette nel posto vuoto accanto al mio senza farsi troppi problemi, -L'amica di Angie.- Aggiunse sorridendo.

Abbozzai un sorriso incerto, per nulla credibile, prima di rispondere con un -Sì- appena mormorato. Non ricordavo il suo nome, iniziava con la D forse, ma non mi sembrava il caso di sparare a caso quale fosse, così rimasi zitta.

-Io sono Diego.- Ecco, sulla D ci avevo azzeccato, ma io ero più propensa ad azzardare un “Dario”.

Mi girai a guardarlo bene in faccia, ringraziandolo silenziosamente con un altro sorriso per avermelo ricordato.

Non era male esteriormente. Mi sembrava piuttosto alto, i capelli castano scuro molto corti e il fisico molto asciutto. Forse un po' troppo magrolino, ma passabile. Il viso era simpatico ed il sopracciglio leggermente inarcato era un chiaro segno che fosse in attesa di una mia prossima domanda o risposta.

-Sei davvero carina, sai?-

Eccolo là. Roteai gli occhi seccata; che originalità il tipo! Aveva già perso i pochi punti guadagnati, quello era certo!

-Che scuola fai?- Chiese ancora, per nulla scoraggiato dal mio silenzio. Doveva essere uno di quei tipi appiccicosi e logorroici che non mollavano la presa tanto facilmente.

-Il Molinari.- Risposi controvoglia. Mi rendevo conto di non essere molto simpatica o di compagnia, ma ero fatta così, a volte diventavo un po' lunatica e scorbutica. Quello era decisamente uno di quei momenti.

-Ma davvero? E come ti trovi?- Sembrava entusiasta della mia risposta e la cosa mi spaventò. Oddio, ci mancava che andassimo nella stessa scuola!

-Bene.- Annuii senza sforzarmi troppo di portare avanti quella conversazione indesiderata.

-Io ho un sacco di amici lì!-

Sospirai cercando di non farmi vedere, prima di riportare il mio sguardo su di lui. -Sì?-

-Sì. Conosci...- Ed iniziò a snocciolare una serie di nomi mai sentiti in vita mia.

-No.- Alzai le spalle, increspando le labbra dispiaciuta non appena nominò un Alessandro Sfarzi. Speravo che l'elenco fosse finito, ma con l'ultimo nome distrusse crudelmente le mie speranze e mi fece quasi strozzare con la mia stessa saliva.

-Lorenzo Latini?-

Iniziai a tossire convulsamente come una cretina, -Sì,- Riuscii a dire tra un colpo di tosse e l'altro, -Vagamente.- Mi ripresi appena in tempo per fare una smorfia appena accennata.

-Ma davvero? Sai che è qui?-

Bum.

Fu come ricevere una pentola di quelle resistenti Mondial Casa dritta sulla faccia.

L'espressione che feci dovette spaventarlo parecchio, perché si avvicinò di poco e con aria preoccupata chiese, -Tutto bene?-

No, per niente.

Era solo una mia sensazione o faceva un caldo pazzesco lì dentro? Si soffocava...

Scossi la testa per sgomberare la mente, -Sì.- La mia voce roca sembrava voler dire il contrario.

Ben presto avrei avuto bisogno di un bagno comunque, la nausea non accennava a passare. Né tantomeno i brividi sulla schiena che mi avevano assalito non appena il mio cervello aveva registrato quel nome.

-Dicevi?- Mi morsi il labbro con forza: masochista al massimo a chiedergli di riprendere l'argomento di prima.

Non era possibile che anche lui fosse lì, con tutte le discoteche di Milano proprio lì doveva decidere di andare?

Lui era lì, lui era lì, lui era lì. Oh cazzo, dovevo smetterla di pensarci! Il cervello si stava fondendo e il cuore...beh quello ormai andava per i fatti suoi già da un po' di tempo.

Diego mi osservò per una manciata di secondi incerto, poi riprese -Che Lore è qui. L'ho incontrato prima. C'è la festa di compleanno del suo “adorato” cognatino.- Scherzò, tracciando le virgolette in aria.

Cognato. Quindi il fidanzato di una delle due sorelle.

-Domenico?- Tentai di indovinare. Anche perché il nome del fidanzato di Rossella non me lo ricordavo. Non ero nemmeno sicura del fatto che ce lo avesse un fidanzato.

-Sì, credo. Lo conosci?- Si informò curioso.

-No no.- Non personalmente almeno. Caratterialmente mi sembrava di conoscerlo invece, vista la descrizione dettagliata su di lui che mi aveva fatto Glenda.

-Ali!- La voce di Angie, grazie al cielo, bloccò la successiva domanda di Diego. -Vieni a prendere qualcosa da bere, dai!-

Lo sguardo che le rivolsi, pieno di gratitudine, la convinse a prendermi per un braccio per trascinarmi via di lì.

-Mi hai salvata.- Le sussurrai all'orecchio divertita.

-L'ho notato.- Ridacchiò.

-Che fine ha fatto il tipo di prima?- Sorrisi maliziosa, dopo aver ordinato un cocktail alla frutta al bancone. Fortunatamente non c'era molta gente, era ancora troppo presto.

Lei alzò le spalle indifferente. -Parlava solo di calcio, mi stavo annoiando.-

Risi scuotendo la testa. -Sei troppo esigente tu.-

Ringraziai il barman non appena mi porse il mio cocktail e tornai a guardare Angie, un po' più seria quella volta. -Indovina che cos'ho saputo dal tuo amichetto...-

-Chi, Dario?- Domandò con la stessa tonalità di voce di una bambina con la bocca piena. Angelica aveva l'abitudine di mordicchiare le cannucce dei drink e una volta che iniziava non smetteva più di farlo, nemmeno mentre parlava.

-Diego.- La corressi trattenendo a stento una risata.

Mosse la mano come per scacciare un moscerino, -Sì quello che è. Che hai saputo comunque?- Gli occhi si accesero curiosi e in attesa.

-Che Mister Simpatia è qui.- Era strano ritornare a quel vecchio nomignolo, mi faceva ripensare a quando lui per me non era altro che un maleducato vicino di casa.

Angie sgranò gli occhi incredula e -udite, udite- lasciò addirittura andare la cannuccia.

-Che cosa?!-

-Già.- Le diedi qualche pacchetta sulla spalla preoccupata che da un momento all'altro potesse venirle un collasso. La sua espressione non era per nulla rassicurante. Se assomigliava anche solo vagamente alla mia di prima, capivo perfettamente perché Diego mi avesse chiesto se stavo bene.

-Ma io lo castro!- Superata la fase iniziale di sorpresa, Angie mostrò che l'influenza di Ilaria si stava facendo sentire.

-Ma come cazzo osa venire qui?! Lo caccio fuori dal locale a calci nel culo!- Continuò paonazza in volto dalla rabbia. Fortuna che non c'era Ila a darle manforte, altrimenti a quell'ora avrebbero di sicuro già messo in pratica quella frase.

-Ma sì, lascia perdere, non ne vale la pena...è un paese libero, se voleva venire qui...- Preferii interrompermi per evitare al viso di Angie di diventare ancora più livido.

-Se ne poteva benissimo andare da un'altra parte invece! Ma guarda un po' te! Tu vieni qui per svagarti e dimenticarlo e quello lì...- Era una teiera, quasi riuscivo a vedere il fumo uscirle dalle orecchie.

-Senti se vuoi ce ne andiamo-, Propose, -Dico a Gianluca di portarci da qualche altra parte magari...-

No decisamente no. Un'altra volta in macchina con quel tipo non ci volevo andare.

-No, davvero, preferisco stare qui. C'è la festa del tuo amico ed è pieno di ragazzi carini e simpatici.- Che io non avevo minimamente notato, ma con molta cura evitai di menzionarlo quel particolare.

Bloccai appena in tempo la sua risposta con un: -Vado un attimo in bagno, ci vediamo dopo ai divanetti.- E detto quello mi defilai tra la gente.

Sapevo già che sarebbe andata avanti per almeno mezz'ora ad insultare lo Stronzo e ad escogitare modi per sopprimerlo. Preferivo evitare di parlare di lui. Il locale era grande e se mi andava bene avrei anche potuto, con un po' di fortuna, non incontrarlo. Quindi perché fasciarsi la testa prima di essersela rotta? Era così il motto, no?

Allietata dai miei soliti pensieri idioti, creati dal mio cervello al solo scopo di auto-consolarmi, non mi accorsi del ragazzo appena dietro la porta dei bagni, aperta con fin troppa forza...da me.

-Oddio, scusami!- Gli avevo dato una botta mica da ridere.

-No, figurati, non è niente.- Abbozzò un sorriso che non mi parve per nulla convinto, ma non fu quello a lasciarmi senza parole, no. Fu la sua faccia.

Oh.Mio.Dio.

-Alice?- Il mio nome, uscito dalle sue labbra, fu un'ulteriore conferma del fatto che non mi fossi affatto sbagliata.

Rimasi un attimo zitta, boccheggiando peggio di un pesce in cerca di quel nome seppellito nei meandri del mio cervello da qualche mese.

-Matteo...- Un rantolo silenzioso, più che una parola vera e propria.

-Oddio Alice, da quanto tempo!- Mi sorrise euforico, forse dimentico del fatto che solo qualche mese prima mi aveva completamente distrutta lasciandomi.

-Già, ehm...che ci fai qui?- Il fatto che fosse riuscito a sentirmi era un vero e proprio miracolo, visto che la voce mi era uscita bassa e stridula. Più simile al pigolio di un pulcino.

-È il compleanno di mio fratello! Te invece? Non ti sono mai piaciute le discoteche.- Mi sembrava quasi che l'ultima frase l'avesse detta con dolcezza e...nostalgia?

-No infatti, mi ha trascinato una mia amica.- Sorrisi alla balla più colossale del pianeta. Beh, del resto mica potevo dirgli tutta la verità.

-Come stai? Stavo pensando di chiamarti...uno di questi giorni.-

Sì, come no, frase che dicevano sempre tutti.

-Tutto bene dai, non mi lamento.- Annuii ad ogni mia parola, per fargli immaginare una realtà del tutto diversa. Non andava bene per niente, ma farglielo credere era un po' una piccola vendetta dopo quello che mi aveva fatto. Di certo non gli avrei detto: “Per colpa tua ho pianto per settimane, idiota!” Sarebbe stata una scenata troppo da film.

-Stai con qualcuno adesso?-

Piano, piano, piano...cosa?!? Me lo aveva davvero chiesto?!

Repressi l'istinto omicida di stringere le mie mani intorno alla sua gola e sorrisi forzatamente.

-No, sto bene da sola per ora.- Per un attimo ero stata tentata di dire di sì, ma all'ultimo mi ero detta che era meglio non incasinarsi con finti ragazzi inventati dal nulla.

-Anche io.- Ma che coincidenza...

Non era cambiato per niente comunque, rimaneva sempre lo stesso bellissimo ragazzo, facile al sorriso e gentile con tutti. Era di quel suo sorriso luminoso e rassicurante che mi ero innamorata. Era delle sue carezze, dei suoi baci, dei suoi modi di farmi sentire importante e speciale che mi ero innamorata. Semplicemente di lui, il principe azzurro.

Mi era piaciuto sin dalla prima volta che lo avevo visto in prima media; andavo tutti i giorni nella sala giochi sotto casa sua -fingendo di essere una fan sfegatata della NAMCO e dei suoi vedeogiochi- per vederlo. Patetico, sì.

La prima volta ero stata io a lasciarlo, quando avevo quindici anni, per una piccola incomprensione, un litigio da bambini. Poi eravamo tornati insieme, lui mi aveva lasciato, io avevo lasciato lui e poi di nuovo lui aveva lasciato me, qualche mese prima. L'ultima volta era stata la più dolorosa perché avvenuta dopo la perdita della mia verginità con lui. Era stata una cosa importante e quella separazione mi aveva fatta veramente soffrire.

Feci un respiro profondo; quel silenzio dopo quell'ultima sua affermazione stava iniziando a diventare imbarazzante...

-Beh, allora ci becchiamo in giro.- Non vedevo l'ora di svignarmela. Da lui, dai suoi sorrisi, dal suo sguardo che mi ricordava il passato.

Era strano averlo di nuovo davanti dopo tutto quello che era successo. Ma era ancora più strano il fatto che riuscissi a conversarci normalmente, come se niente fosse...

-Ok, va bene.- Non smise di fissarmi nemmeno mentre pronunciò quelle 3 parole.

Alzai la mano a disagio, prima di girarmi e sparire alla velocità della luce in cerca del posto più affollato possibile per nascondermi fra la gente. Alla fine non ci ero neppure andata in bagno. Non che dovessi andarci, avevo usato quella scusa solo per impedire ad Angie di iniziare una discussione inutile.

Uscita finalmente da lì, per un attimo fui tentata di fare dietrofront e di ritornare in quel buco puzzolente.

Poi mi dissi che non sarebbe stata una buona idea andare avanti e indietro come una biglia rimbalzante, qualcuno avrebbe potuto dubitare della mia sanità mentale. Inoltre in bagno c'era Matteo...

Tutte scuse, me ne resi subito conto. La verità era che il mio cuore non aveva potuto fare a meno di farsi sentire nel momento in cui avevo visto l'unica persona che inconsciamente avevo sempre sperato di vedere quella sera.

Era seduto su uno degli sgabelli lì al bancone, di spalle, ma era bastato solo un attimo per riconoscerlo di profilo, nel momento in cui si era girato a chiedere qualcosa da bere al barman.

Di nuovo mi sentivo come un pezzettino insignificante di metallo. Di nuovo lui era come una calamita; la voglia di avvicinarmi, di coglierlo di sorpresa alle spalle, di spettinargli i capelli e di mordicchiargli il collo, stava prendendo sempre più possesso del mio corpo.

Ma lui come avrebbe reagito se lo avessi fatto?

Conficcai le unghie nei palmi delle mie mani per impedirmi di assecondare quell'irrazionale desiderio. Mi avrebbe di sicuro rifiutata o presa in giro.

Solo dopo aver osservato la sua mano afferrare il bicchiere al rallentatore come nei film, mi accorsi del fatto che non fosse da solo. Seduta di fianco, girata verso di lui, c'era una ragazza bionda sulla ventina.

Mi sporsi un po' di lato per osservarla meglio, mandando giù un rospo che andò a torturare il mio stomaco quando mi accorsi della sua mano sulla gamba di lui.

Leva quella cazzo di mano dal mio...da lui o te la strappo a morsi insieme ai tuoi fosforescenti e ridicoli capelli da clown!

-Alice?-

Chi mi aveva interrotto nel bel mezzo delle mie imprecazioni?

-Ali! Che ci fai qui?-

Guardai sorpresa la ragazza che mi aveva quasi tramortito con un abbraccio.

-Glenda?- Già che idiota, c'era la festa del suo ragazzo.

-E chi altro?- Si spostò una ciocca di capelli sorridendo, -Come mai qui?-

-Sono con una mia amica.- Ero un “tantino” disorientata, tutti quegli incontri tutti in una volta, tutti nello stesso posto, mi stavano scombussolando parecchio.

Mi prese per mano, senza quasi lasciarmi finire la frase. -Vieni, voglio farti conoscere Domenico, il mio ragazzo!-

Ma prego, fai pure! Tanto è tutta la sera che vengo sbalzata da una parte all'altra!

Non provai nemmeno ad obiettare, non ne avevo né la forza, né la voglia. In quel momento la voglia di tornarmene a casa stava prendendo il sopravvento.

Non potevo praticamente muovermi in quella discoteca: da una parte c'era Diego -da evitare-, dall'altra Matteo -assolutamente da evitare- e poi c'era...beh lui. Dopo che lo avevo visto con quella tipa, la voglia di vederlo mi era passata del tutto, così come quella di farmi vedere.

-Amore? Questa è Alice, quella di cui ti ho parlato.- La presentazione di Glenda non mi era piaciuta per niente. Perché aveva calcato così tanto sulla parola “quella”? E perché aveva parlato di me al suo ragazzo?

-Finalmente ti conosco.- Mi disse, porgendomi la mano e sfoggiando un sorriso ammaliante alla Edward Cullen. Decisamente Glenda non scherzava quando lo aveva descritto come il vampiro di Twilight.

-Finalmente io conosco te.- Ironizzai arrossendo appena, -Glenda mi ha parlato tantissimo di te.- Sorrisi alla diretta interessata, giusto per distogliere lo sguardo da Domenico che aveva un non so ché di magnetico. Al tempo stesso però, metteva in soggezione.

Era piuttosto alto e aveva i capelli castano scuro disordinatamente pettinati. Di punti ne meritava parecchio per l'abbigliamento; camicia Abercrombie e jeans a vita bassa.

-Oh, e auguri.- Mi ricordai improvvisamente.

-Grazie.- Sorrise di nuovo. Il suo sorriso mi ricordava vagamente quello di qualcuno, ma non ricordavo chi...

-Mi sembra di averti già vista da qualche parte, sai?- Aggrottò la fronte pensieroso, sbattendo le palpebre velocemente come per cercare di ricordarsi qualcosa.

Ah ecco, quindi non era solo una mia impressione.

-Anche a me sinceramente.- Ammisi. -Hai frequentato la Quintino di Vona, la Manzoni o il Molinari per caso?-

Scosse la testa, -No.- Rispose quasi dispiaciuto, prima sgranare gli occhi come se gli fosse venuto in mente qualcosa di importante: -Mio fratello però sì, andava alla Quintino di Vona.-

Bum.

Altra pentola Mondial Casa in faccia.

Oh Santo Cazzo! Non era possibile...! Quello era un incubo!

È il compleanno di mio fratello.

-Per caso di cognome fai Ronchini?- Chiesi ormai già rassegnata al fatto che il destino ce l'avesse con me quella sera.

Arricciò il naso e spalancò la bocca sorpreso in un'espressione abbastanza buffa, -Sì, come fai a saperlo?-

Perfetto. Ne avevo avuto la conferma. Matteo aveva un fratello maggiore: ricordavo di averlo visto qualche volta quando ero andata a casa sua, ecco perché il suo volto non mi era completamente nuovo.

-Conosco tuo fratello, Matteo.- Ero più propensa a dire conoscevo, ma del resto mica era morto, non aveva senso parlare al passato.

-Ah, adesso ho capito chi sei!- Non era di certo un caso il fatto che mi avesse strizzato l'occhio dopo quella frase. Sapeva di sicuro che io e il fratello eravamo stati insieme.

Cercai di sorridere e di mostrarmi il più disinvolta possibile.

-Ma dai!- S'intromise Glenda, -Quindi vi conoscevate già?-

Assentii con la testa, mentre Domenico iniziava a raccontarle tutta la storia.

-Tu stavi con suo fratello?- Sbatté le palpebre sorpresa, nella sua voce sembrava ci fosse una lieve accusa implicita. Beh, per forza, lei era la fondatrice di quel cavolo di progetto L'Oreal!

-Già. Piccolo il mondo.- Piccola pure quella discoteca. Chi altro voleva aggiungersi? Qualcun altro sarebbe spuntato fuori dal nulla come un fungo quella sera?

-È andato un attimo in bagno, se aspetti fra poco dovrebbe ritornare.- Domenico sembrava quasi speranzoso. Il contrario di Glenda.

-No, sono di fretta, la mia amica mi starà aspettando.- Angie tornava utile anche senza saperlo.

-Aspetta, hai visto Lore?-

Cercare di scappare evitando quell'argomento con Glenda era praticamente impossibile.

Mi bloccai di colpo, smettendo per un attimo di respirare -No.-

Incrociò le braccia al petto e sbuffò, -Sarà da qualche parte a provarci con qualcuna più grande, fingendo di avere più anni di quelli che ha.- Fece una smorfia dopo aver annuito pensierosa ad ogni sua parola.

-Può darsi.- Nessuno avrebbe potuto sospettare delle mie parole, assolutamente. Del resto, la voce stridula e tremolante e gli occhi stralunati non erano prove più che sufficienti.

-Beh mi ha fatto piacere vederti Glenda. Domenico,- Feci una specie di lieve inchino con la testa a mo' di saluto.

-Piacere di averti rivista.- Altro occhiolino. Gliel'avrei fatto nero quell'occhio se non l'avesse piantata.

Per l'ennesima volta scappai tra la folla, ancora più confusa e stressata di prima.

Il fratello del mio ex ragazzo stava con la sorella del ragazzo di cui ero innamorata. Caspita, che intreccio alla Beautiful!

Mi massaggiai le tempie esausta; per quanto mi riguardava quella serata era finita ancor prima di cominciare.

I ragazzi intorno a me iniziavano solo in quel momento a ballare, mentre io volevo solo rintracciare Angie per dirle che avrei chiamato un taxi per tornare a casa.

-Dai, non fare la guastafeste!- Era bastato allontanarmi per poco e lei era già completamente andata.

-Quanto hai bevuto?- Aggrottai la fronte squadrandola con rimprovero.

-Non molto!- Trillò fin troppo allegra, -Allora? Dai rimani ancora un po'! Non hai neanche ballato!-

Non riuscii ad oppormi quando mi spinse letteralmente addosso ad un ragazzo lì vicino.

Mi sentii arrossire fino alle punte dei capelli nel momento in cui i suoi occhi incontrarono i miei.

-Scusa.- Mormorai, dandomi mentalmente della stupida per averlo detto così piano. Con quel baccano probabilmente non mi aveva nemmeno sentita.

-Figurati.- Sorrise.

Sì, mi aveva sentita.

-Lui è Marco!- Gridò Angie, senza smettere di ridere. -Sono sicura che andrete d'accordo.- Civettò maliziosa, prima di sparire tra la gente che ballava insieme ad un altro ragazzo.

Fantastico! Mi aveva pure lasciato da sola con Ken in versione umana, che bello!

-Tu sei...?- Domandò titubante. Mi guardava curioso e interessato. Fin troppo.

-Alice.- Quella era l'ennesima volta che ripetevo il mio nome, mai detto così tante volte in tutta la mia vita.

-Ti va di ballare?-

Beh dai, quel Marco mi sembrava carino...e anche abbastanza simpatico, quindi perché non buttarsi?

Alzai le spalle, -Perché no?- Provai a sorridere, ma non dovevo essere molto credibile. La mascella quasi mi faceva male a furia di sforzarmi.

Tutto sommato non era male ballare con lui. L'unico problema era il suo fissare intensamente, senza mai distogliere lo sguardo; avevo abbassato gli occhi imbarazzata dopo appena due secondi di ballo. E che cavolo, non capiva che mi metteva a disagio così?

Mi chiese della mia scuola, dei miei interessi, della mia famiglia e ad ogni domanda si avvicinava sempre di più.

Non sapevo se fargli notare o no il fatto che me ne fossi accorta. Che avrei potuto dirgli? Magari mi avrebbe dato della paranoica...

-Possi baciarti?- Sussurrò fra i miei capelli, poggiando una mano sul mio fianco.

Se non altro me lo aveva chiesto, apprezzavo lo sforzo.

Deglutii nervosa, girandomi -per quanto possibile- alla mia sinistra, in cerca di Angie. Di sicuro lei si stava già facendo con quel tipo senza troppi problemi. Forse avrei dovuto fare anche io così, lasciarmi andare.

-No...- Mi morsi le labbra, -Per adesso, no.- Precisai.

Non subito, non ero proprio il tipo da baciare così su due piedi un perfetto sconosciuto. Era carino e gentile certo, ma lo stesso non me la sentivo ancora di baciarlo, ci avevo scambiato solo due parole in croce.

-D'accordo.- Sembrò prenderla abbastanza bene, forse per la mia seconda precisazione. Di certo non aveva perso le speranze, la sua mano sempre più stretta alla mia schiena ne era la prova.

Andammo avanti a ballare per un altro po', finché quella sua mano si spostò più in basso, arrivando a toccarmi il fondoschiena...

Fu come essere scottata, sentii subito il bisogno di scostarmi, disgustata.

Con un colpo secco della mia di mano la tolsi immediatamente, -No, senti...- Ero solo all'inizio della mia brillante protesta, quando mi sentii afferrare da qualcuno per il polso.

Glenda? Matteo? Angelica? Ormai non mi sarei stupita più di niente. Tutti mi avevano presa contro la mia volontà e portata a destra e a manca in quelle ultime ore.

Doveva essere un ragazzo comunque: la presa era ferrea e salda. Troppo forte per essere quella di una ragazza.

-Ma che...?- Difficile parlare dato che quel braccio mi stava trascinando in mezzo a tutta quella calca che ballava.

Mi girai per vedere che fine avesse fatto Marco, ma in quel casino era impossibile riuscire a scovarlo.

Quando finalmente tutta quella gente finì, vidi in faccia -o meglio, di spalle- il ragazzo in questione e per poco non mi sentii mancare.

Ero quasi certa che si fosse trattato di Matteo. Perché mai Mister-Stronzo-Latini avrebbe dovuto interrompere la sua amorevole chiacchierata con la bionda tettona per me?

-Lasciami!- Strillai una volta rinsavita, cercando di puntare i piedi al pavimento. Non servì a niente ovviamente, per lui fu come se non avessi nemmeno parlato. Ed i miei piedi, per quanta forza ci stessi mettendo, continuavano inevitabilmente a muoversi nella sua direzione.

-Sei forse impazzito?! Lasciami ho detto!- Sembravo una pazza, avevo iniziato a dimenarmi come se mi avesse presa chissà quale serial killer maniaco stupratore.

La gente intorno aveva iniziato a fissarci a metà tra il divertito e lo sbalordito.

-Lasciami o giuro che mi metto ad urlare!- Tentai di minacciarlo. Naturalmente non lo avrei mai fatto; mi vergognavo da morire di tutte quelle persone curiose ed impiccione intorno a noi.

Non mi ascoltò tanto per cambiare, proseguì incurante delle mie proteste verso l'uscita del locale.

Non appena compresi che continuare a dimenarsi non sarebbe servito a nulla, se non ad attirare sguardi indiscreti, mi calmai e assecondai la sua camminata. Soprattutto per evitare al mio braccio di staccarsi dal resto del corpo nel tentativo di continuare ad opporre resistenza.

Lasciarmi trascinare come una bambolina priva di volontà fu abbastanza umiliante però, per quello non esitai a strattonare nuovamente con forza il braccio nel momento in cui ci allontanammo abbastanza dall'ingresso.

-Sì può sapere che cazzo ti è preso?!- Strillai, massaggiandomi il polso finalmente libero dalla sua stretta. Che diavolo mi aveva portata a fare fuori in strada, nel parcheggio deserto del locale?!

Per un attimo un lampo indefinibile frecciò nei suoi occhi, -Che cazzo mi è preso?!- Sussultai spaventata davanti a quella reazione furiosa.

-Che cazzo è preso a te!- Si avvicinò fulmineo, afferrandomi per le spalle e costringendomi ad indietreggiare. -Forse non te ne sei accorta, ma quel bastardo schifoso ti si stava strusciando contro da più di mezz'ora!- Sputò fra i denti, facendo poi un respiro profondo per calmarsi.

Spalancai la bocca incapace di ribattere. La mia espressione shockata esprimeva perfettamente come mi sentivo.

Calma Alice, calma. Staccare lo specchietto di qualche macchina qui intorno e lanciarglielo addosso non è una buona idea.

-Cioè tu mi hai portata fin qui solo perché quel tipo ha osato toccarmi?! Ma tu sei tutto scemo!- Sbraitai, dopo un attimo di smarrimento iniziale, agitando le braccia per scrollarmi le sue mani di dosso.

Un muscolo guizzò sulla sua guancia, segno che molto probabilmente la mia uscita non doveva essergli piaciuta più di tanto.

-Patto o non patto...- Fece qualche passo in avanti e nel tentativo di indietreggiare andai a sbattere contro qualcosa.

Merda! Ero bloccata fra di lui e il cofano di una stramaledettissima macchina! -Tu.- Le sue mani si poggiarono sui miei fianchi con una delicatezza insolita, -Resti.- Premette il suo corpo al mio e...

Oddio.

Stavo avendo vampate di calore in inverno. Non era normale, no.

-Mia.- L'ultima parola la soffiò a pochi centimetri dalla mia bocca, facendomi rabbrividire, di certo non per il freddo.

Sentii gli occhi appesantirsi per il languore, l'istinto di chiuderli e di lasciarsi andare a quel dolce contatto fisico stava prevalendo.

Dovetti mandar giù un bel po' di saliva e sforzarmi con tutta me stessa di ignorare il suo bacino a contatto con il mio, per riuscire a formulare una risposta degna di essere chiamata tale: -Tu non sei nessuno per dirmi chi può o non può toccarmi.- Grosso errore. Quella mia risposta non aveva fatto altro che dargli un motivo in più per avvicinarsi ulteriormente, sia con il viso che con il corpo. -Perché non te ne ritorni dalla bionda tettona e non mi lasci in pace?- Gemetti esasperata. La mia sembrava quasi una supplica.

Quello parve stupirlo abbastanza da farlo allontanare di poco, -Cosa?- Il suo sopracciglio si alzò, prima di ritornare al suo posto a contornare una perfetta espressione allietata, -Sei gelosa forse?- Il sorrisetto che si dipinse su quelle magnifiche labbra accese in me un forte desiderio fisico. Difficile capire se fosse la voglia di picchiarlo o di fare altro...

-Io? Ma per favore!- Negare, sempre negare, -Tu piuttosto!- E cambiare il soggetto del discorso, -Stai facendo un mucchio di storie per una cazzata che non ti riguarda!- Ero fiera di me: la voce aveva tremato leggermente solo alla fine della frase.

-Non mi riguarda?- Ripeté, fin troppo tranquillo per i miei gusti, -Io non la penso così.-

Il mio piede scattò istintivamente indietro, ma la mia fu una mossa del tutto inutile, visto che l'auto mi impediva di muovermi liberamente.

Avvertii un lieve tocco sulla gamba, fasciata solamente dalle collant. Le sue dita mi accarezzarono lentamente e delicatamente la coscia, fino a spostarsi verso l'interno.

Poggiai una mano sul suo petto, per allontanarlo. -No...- Il mio fu quasi un piagnucolio, -Non voglio.- Chiusi gli occhi e sospirai, dandogli un'idea del tutto opposta.

Con l'altra sua mano mi spinse leggermente più indietro, fino a farmi appoggiare completamente al cofano della macchina. Oddio, non osavo immaginare cosa sarebbe successo se il proprietario dell'auto ci avesse visto in quella posizione.

-Sì che lo vuoi.- Il suo tono di voce era così...dolce, come se stesse spiegando qualcosa ad una bambina piccola.

Sentivo il suo respiro sempre più accelerato sul mio viso ed il suo cuore battere all'impazzata sotto la camicia. Era impossibile capire quale dei due cuori battesse più velocemente. Forse il mio, forse il suo.

Schiusi desiderosa la bocca nel momento in cui mi baciò, rendendo tutt'uno i nostri respiri affannosi. Solo quando sentii nuovamente il suo sapore mi resi conto di quanto lui mi fosse realmente mancato. I miei sogni non gli rendevano per niente giustizia; sentire la sua lingua rincorrere la mia, le sue mani dappertutto sul mio corpo, il suo basso ventre a contatto con il mio era così...appagante ed eccitante. Una scarica pura di energia.

Mi ero chiesta qualche volta che cosa ci fosse di diverso tra Lore e Matteo, cioè, era logico che cosa ci fosse, ma...come era potuto succedere che mi innamorassi di due ragazzi così opposti?

Matteo era sicurezza e dolcezza. Lorenzo era passione e adrenalina. Ma cosa cercavo esattamente io? Davvero avrei voluto il principe azzurro?

Nessuna carezza di Matteo mi aveva mai eccitata come un semplice tocco di Lorenzo, nessun bacio mi aveva mai fatta sentire così viva. Che cos'aveva di diverso il mio amore per Lorenzo rispetto a quello che avevo provato per Matteo?

Gemetti vergognosamente nel momento in cui insinuò la sua mano sotto la gonna del mio vestito ed iniziò a sfilare la calza, sfiorando la pelle nuda della gamba con le nocche delle dita.

Anche se il mio cervello fosse stato in grado di ragionare abbastanza lucidamente da prendere la decisione di allontanarlo, il mio corpo non mi avrebbe mai assecondata. Bramava troppo il suo di corpo, si muoveva da solo ormai; le mie gambe si strinsero intorno alla sua vita e le mie braccia gli cinsero il collo in un tentativo quasi disperato di avvicinarlo ancora di più e di non farlo allontanare.

-Nessuno può toccarti.- Ansimò al mio orecchio, -Solo io...- Lo morse piano, più volte.

Solo tu.

Stavo per dirlo ad alta voce, ma all'ultimo mi ero trattenuta. Avrebbe capito quanto fossi coinvolta se lo avessi detto.

-Solo...- La voce mi uscì acuta, proprio nel momento in cui la sua mano passò sotto l'elastico dei miei slip, -Me...- Mi morsi le labbra, aggrappandomi alla sua camicia con forza.

-Puoi toccare...solo me.- Riuscii a dire infine, la mente completamente annebbiata dal piacere che stavo provando.

Mosse la mano in basso ritmicamente, uccidendo definitivamente gli ultimi neuroni sopravvissuti a quella battaglia persa già in partenza.

-Nessun'altra.- Chissà se aveva capito quello che avevo detto, le mie parole uscivano intervallate, a singhiozzi.

Sentii una risata soffocata sul mio collo: sì, aveva capito.

Sei una cretina Alice.

Mi ero esposta troppo.

Continuò a baciarmi il collo, spostandosi verso la clavicola e scendendo ad ogni piccolo morso che lasciava sulla pelle scoperta, cosa più che semplice vista la scollatura del vestito. Spostò poi la stoffa per avere pieno accesso al mio seno, dove si lasciò scappare un sospiro: -Non riuscirei nemmeno volendo...-

L'aveva detto a voce così bassa e spezzata che per un attimo credetti di aver capito male. Che cosa aveva voluto dire con quella frase?

Mi distrassi solo per pochi secondi perché il ritmo dei suoi baci e delle sue carezze cancellò quella domanda dalla mia mente prima che riuscisse a trovare una risposta.

Presa da una frenesia improvvisa, feci scorrere le mani sul suo petto, fermandole solo quando trovarono l'obbiettivo prefissato dalla parte offuscata della mia testa: la cintura dei suoi pantaloni.

-Dio, come mi è mancato il tuo corpo.- Inspirò fra i miei capelli, bloccando le mie dita a metà della loro opera.

Il mio corpo. Solo il mio corpo.

Mi irrigidii di colpo, fissando il vuoto davanti a me con occhi sgranati. -No.- La testa mi girava e sentivo lo stomaco scombussolato come se fossi appena scesa dalle montagne russe. -Lasciami.-

Un giocattolino.

-Lasciami!- Ripetei a voce più alta, notando che non sembrava minimamente intenzionato a togliermi le mani di dosso.

Lo spinsi con forza lontano da me, ma dopo il primo smarrimento iniziale, si riavvicinò fissandomi truce.

-Si può sapere che...-

-Lasciami in pace e basta!- Urlai, in tono quasi isterico, scansandolo di lato.

Mi sistemai le collant ed il vestito accaldata, rabbrividendo per il venticello fresco che mi investì non appena mi allontanai dal suo corpo caldo.

-Ma tu non sei normale!- L'incredulità nella sua voce mi offese; sembrava stesse constatando veramente la mia pazzia. -Fino ad un attimo fa...-

-Stavo facendo una cazzata.- Conclusi la frase in tono sprezzante, senza rallentare il passo, -Vatti a trovare un altro giocattolino, questo qui si è proprio rotto.-

-Si può sapere dove cazzo stai andando?!- Si stava alterando e solo una parte del mio cervello registrò il fatto che mi stesse camminando dietro. La rinnegai in un angolo non appena esultò per quel piccolo inseguimento.

Strinsi le mani a pugno con rabbia, -Ritorno a strusciarmi sul mio amichetto struscevole, stavamo ballando prima che tu ci interrompessi.-

Pensavo che avrebbe continuato a seguirmi per fermarmi -in cuor mio speravo lo facesse-, ma quella volta niente mi impedì di proseguire la mia camminata, nessuno mi afferrò per il polso.

Lacrime amare incominciarono a scendere velocemente ed incontrollate sulle mie guance: non gli importava niente di me. Non gli era mai importato niente. Ed io da stupida e patetica ragazza innamorata gli avevo permesso di avvicinarmi, di toccarmi, di ferirmi di nuovo. Io che a scuola ero sempre la migliore, quella che apprendeva tutto in poco tempo, non avevo ancora imparato quella lezione.

Mi sfregai gli occhi furibonda, ignorando le occhiate e le risatine dei ragazzi all'ingresso. Forse ridevano di me, forse no: non mi importava.

-Tesoro che è successo al tuo trucco?- Angie mi venne subito in contro, probabilmente mi stava già cercando prima che io entrassi, -Hai pianto?!- Strillò con una punta di rabbia nella voce. L'eccessiva allegria di prima, dovuta al troppo alcool bevuto, sembrava essersi dissolta nel nulla in quei pochi secondi.

-Dov'è?! Lo faccio prendere a calci da Giovanni!-

Il singhiozzo che mi uscì assomigliò di più ad una specie di risata; Angie aveva già rimpiazzato il tipo di prima con un altro.

-Andiamo a casa.- Dissi semplicemente, tremando come se fossi stata nel bel mezzo di una tormenta in Himalaya.

La mia amica si fece scura in volto e, dopo avermi abbracciata, annuì.

-Andiamo a casa.- Ripeté al mio orecchio, dondolandosi con il corpo e cullandomi come una bambina.

-Grazie.- Nascosi il viso fra i suoi capelli, trattenendo a stento un altro singhiozzo.



Lorenzo's pov


Ero un emerito e grandissimo coglione, non c'erano dubbi.

Mi passai una mano fra i capelli stressato, cercando di calmarmi con dei profondi respiri.

'Fanculo i respiri, avevo bisogno di prendere a calci qualcosa per scaricare lo stress.

La ruota di una BMW lì vicino fece proprio al caso mio. Schifoso figlio di papà, ero talmente incazzato con me stesso che gli avrei pure sfasciato l'intera macchina per sfogarmi.

Ero io l'idiota, non lei. Lei era solo una stronza puttana, ma il coglione che le stava dietro ero io. Il coglione che si faceva umiliare e respingere ogni volta...ero io. Come ero caduto in basso, dipendente da una ragazza...

Ma perché, cazzo, perché?! Perché non ero riuscito a resisterle nemmeno quella volta? Come riusciva a mandarmi completamente in tilt il cervello solo con il suo profumo ed il suo corpo?! La sua presenza mi faceva perdere il controllo più dell'alcool. Era stato impossibile ignorarla, fingere che il suo corpo ed i suoi capelli -Dio, quanto amavo i suoi capelli- non fossero lì a soli pochi centimetri da me.

Quando avevo visto quel tipo strusciarsi così contro di lei, toccarla con le sue sudice mani...mi era andato il sangue al cervello, non ci avevo capito più niente.

E lei...quella stronza gli aveva sorriso più volte, sembrava quasi compiaciuta delle attenzioni di quel coglione. Chissà che cazzo di porcate le aveva detto quel depravato.

Osservai incerto la ruota della macchina, optando per un altro calcio come ulteriore aiuto per calmare i nervi. Ogni tanto anche le BMW parcheggiate servivano a qualcosa.

Nessuna bionda sarebbe riuscita a farmela dimenticare, nessuna sarebbe riuscita ad eguagliarla.

Non c'era altra soluzione, non c'era altra via di uscita: dovevo evitarla. Ci avevo già provato altre volte e avevo miseramente fallito. Quella volta non sarebbe successo, non doveva succedere, dovevo farlo per il mio orgoglio e per la mia sanità mentale. Per dimenticarla e per ritornare a scopare a go-go come prima. Dovevo stare lontano da lei fisicamente, perché era il suo corpo a far reagire il mio, era il suo profumo ad annebbiarmi la mente. Lei non esisteva, punto. Ed io non dovevo esistere per lei.

Ero già pronto a calciare di nuovo la ruota -ormai ci avevo preso gusto-, quando i fari di un'auto lì parcheggiata mi bloccarono; stava uscendo dal parcheggio probabilmente. Forse sarebbe stato meglio che qualcuno ci avesse interrotto proprio mentre eravamo sul cofano di quella macchina, almeno mi avrebbe risparmiato l'umiliazione di essere respinto da lei. Di nuovo.

Scossi la testa: l'alcool mi faceva dire proprio delle patetiche stronzate!

Lei mi voleva, era inutile che lo negasse ed una volta finita la mia ossessione mi sarei vendicato di certo. Nessuna ragazza poteva permettersi di rifiutarmi, avrebbe provato anche lei quell'umiliazione. Solo leggermente più amplificata.



Note dell'autrice

EDIT: Grazie a A Midsummer Night'sDream per l'immagine che vedete in cima!


Non so con che coraggio ho postato, questo capitolo è in assoluto il più brutto della storia dei capitoli da me postati. E di schifosi ce ne sono stati tanti! Lo trovo noioso e monotono, scriverlo è stato peggio di un parto. L'ho scritto, riscritto, cambiato e ricambiato talmente tante volte che neanche le ricordo!

Vi chiedo scusa perché non è assolutamente questo che vi meritate dopo tutta questa attesa. Posso solo farmi perdonare cercando di scrivere come un'ossessa nei prossimi giorni per riuscire a postare presto il prossimo che dovrebbe uscire più interessante di questo.

Non so come ringraziarvi per tutte le recensioni, siete a dir poco Meravigliose, non so davvero che altro dire se non GRAZIE di cuore :)

Mi dispiace tantissimo di avervi deluse con questo capitolo, spero di riuscire a riscattarmi con i prossimi:ho già le idee chiarissime, ci saranno altre scene Ali/Lore a rating decisamente più alto di questo, tanto che pensavo di scrivere un MM a rating rosso per chi potrà leggerlo xD

Questo è un capitolo di passaggio; l'incontro con Matteo -che si farà risentire- e la decisione di Lore di ignorarla sono solo degli spunti per i prossimi capitoli.

Doveva esserci un altro pov di Lore più o meno in mezzo, avevo scritto uno spoiler in forum riguardante quello, ma all'ultimo ho sadicamente deciso di toglierlo...Lo ritroverete sicuramente quando aggiungerò alcuni pezzi della storia (e non solo) dal suo punto di vista come Missing Moments. Se vorrete ovviamente xD

Come sono andate le cose con la bionda che avrebbe dovuto rimpiazzare Alice? Anche quello si scoprirà dai suoi pov.

Per il momento, di pov di Lore non ce ne saranno molti altri...mi sto un po' lasciando andare con i suoi pensieri mi sa...

Ah ci tenevo a commentare un'altra cosa di questo capitolo: Domenico e Matteo sono fratelli. Sembrano simili ma non lo sono. Beh se siete appassionate alle vicende di Glenda come personaggio, si scopriranno cose non propriamente belle sul suo fidanzato, a Lore non piace molto, lui lo ha già inquadrato più o meno e non ha tutti i torti...

Altra cosa che ci tengo a precisare: Il parcheggio. Non pensate assolutamente che il parcheggio dell'Old Fashion -discoteca di Milano- sia così, ovviamente l'ho reso quasi deserto per esigenze di copione. xD Oltretutto non c'è neanche un vero e proprio parcheggio riservato alla discoteca, c'è quello in strada e basta. Comunque, considerato che fossero tutti dentro a ballare, non mi è sembrato così strano che non ci fosse quasi nessuno fuori al freddo fra le macchine parcheggiate...

Che altro dire? Ah sì, avete passato delle buone vacanze? Come è stato il rientro? Spero sia andato tutto bene :) Purtroppo si è ripresa la scuola ora ç___ç Che depressione...Sorvoliamo e pensiamo ad altro che è meglio!

Credo di aver finito con le note...Vi ringrazio ancora di cuore, siete delle lettrici meravigliose! :)

Un bacione immenso, la vostra ritardataria-noiosa-paranoica Bec


Spoiler sul prossimo capitolo


Non ho ancora iniziato a scriverlo...diciamo che in generale nei prossimi capitoli verrà spiegata meglio la situazione famigliare di Lore: molte di voi dopo le note nel diario di Glenda riguardanti il padre avevano chiesto se ci sarebbe stato un approfondimento. Ci sarà, sì.

Lore e Matteo (l'ex)? Si incontreranno presto. Se non nel prossimo in quello dopo, devo vedere come sviluppare bene le cose :P


Risposte recensioni:[Arriveranno tutte entro domani pomeriggio, aggiorno man mano...scusatemi davvero...]


ChibiRoby: Eh sì, Lore non si sta rendendo molto simpatico agli occhi delle amiche di Ali...e nemmeno agli occhi di voi lettrici, sarà difficile per lui farsi perdonare ;)

Hai proprio ragione Lele non è come Andre e Lore è molto più intelligente e maturo di loro...forse perché è già stato innamorato, cosa che non è successo ancora ai suoi amici...o meglio, a Lore sta succedendo, ma ancora ci vorrà un po' perché apra gli occhietti :P

Matteo qui si è visto poco, ma già dal prossimo la sua presenza si farà più insistente! La bionda da cui Lore voleva andare non è esattamente la ragazza della discoteca, quel pezzo è stato omesso in questo capitolo, ci sarà come missing moment fra i pov di Lore a fine storia =)

Mi dispiace di aver postato così tardi! Spero di riuscire a farmi perdonare con il prossimo, un bacione grandissimo, Bec



sbrodolina: Non sai come mi fa piacere che questa storia ti stia prendendo quasi come Kidnapped!

Addirittura Teo ti piace più di Lore?! Ne sono contentissima perché anche io lo adoro! Quasi tutte lo odiano, sarà felice di avere una sostenitrice ;) Non finge no...ha solo un modo tutto suo di farsi notare da Alice...lui punta sulla dolcezza e ha giocato un pochino sporco con la storia della caviglia -che comunque gli faceva davvero male- per farsi coccolare. Ma a lei ci tiene veramente, anche se all'inizio....beh sì vedrà! :P

Andrea è esattamente il tipo di ragazzo di cui il mondo è pieno purtroppo! Però anche lui lo immagino con un fondo di umanità...non si è mai innamorato alla fine, per lui le ragazze sono tutte uguali, per lui il sesso è solo divertimento. Ci vorrebbe qualcuna in grado di tenergli testa e farlo innamorare, gli starebbe proprio bene! :D

Ti ringrazio tantissimo per il complimento, per me entrare nella testa dei ragazzi è una vera e propria guerra! XD

Lore alla fine si è comportato così con Teo solo per gelosia, anche lui ha i suoi modi per farsi notare da lei, come quello di lasciare il posto ad una persona anziana solo per fare bella figura xD

Lui è molto stupido sì...ma, forse verrò lapidata per questo, un po' capisco le sue motivazioni. Forse perché so cosa pensa in ogni momento, so che ci rimane male per ogni parola cattiva di Alice o per ogni rifiuto. Nemmeno per lui è facile in fondo.

Lei dovrebbe esporsi un po' di più ma ha paura di essere respinta, quindi lui essendo un maschio -e quindi idiota e cieco- non si accorge dei suoi sentimenti. E per capire che si sta innamorando ce ne metterà di tempo il cretino -.-

Sei sempre un tesoro Manu, GRAZIE davvero per ogni recensione, per ogni meravigliosa parola o incoraggiamento. :)

Un bacione grandissimissimo! Bec



francy_ReMatto: Sì diciamo pure che sono molto paranoica xD Questa volta però ho tutti i motivi di esserlo, questo capitolo fa veramente schifo -.- Con il prossimo cercherò di rimediare!

Ti ringrazio davvero tantissimo per i complimenti, ti assicuro che non ho pensato nemmeno per un secondo che tu l'abbia fatto tanto per scrivere qualcosa, le tue parole mi hanno riempita di gioia! Anzi, mi sembra troppo poco e troppo banale dirti solo Grazie >.<

Di scene Ali/Lore non ne mancheranno, specie nel prossimo capitolo ;)

Hai proprio ragione, ce ne vuole a Lore per capire -.- Ma qualche passo avanti lo farà dai, nel suo pov del prossimo capitolo si capirà qualcosa.

Teo è ancora un po' da inquadrare. C'è il Teo dolce con Alice e quello un falso che ha fatto un po' il furbo per farsi coccolare da lei. Il suo interesse per Ali è sincero però, posso solo dire questo :P

L'ex di Ali qui si è visto poco, ma tornerà alla carica dopo questo incontro...

GRAZIE mille davvero per tutto, spero che anche tu abbia passato delle bellissime vacanze! :D

Un bacione grandissimo! Bec



Sabry87: Eh sì, povero Teo, alla fine ci è andato di mezzo lui...la gelosia di Lore non perdona! :P

Però anche Teo non è un angioletto, anche a lui Ali interessa e ha i suoi modi per farsi notare ;)

Mi dispiace per questo capitolo, spero di riuscire a scrivere qualcosa di melgio nel prossimo >.<

Un bacione grande carissima! Bec



Alessia_AshG: Ciao! Sì, ho capito chi sei, ti ringrazio per avermi aggiunta su FB! E grazie anche per la recensione, mi ha fatto davvero tantissimo piacere! :)

Teo è stato un po' falsino a fare tutta quella sceneggiata per attirare l'attenzione di Ali, ma non ha cattive intenzioni, Ali gli interessa davvero...

Tua nonna ha comunque ragione, perché c'è da preoccuparsi per Domenico che non è affatto il ragazzo perfetto che descrive Glenda...e si scoprirà prestissimo...

Lore si sta innamorando sì...però le cose sono complicate anche per lui, per quanto sia da prendere a calci e pugni io un po' lo capisco...non riesce ad inquadrare il comportamento di Alice, non capisce perché lei continui a respingerlo...Non capisce che lei è innamorata, è doppiamente cieco :P

Lele è l'unico sveglio ed intelligente del gruppo in effetti, gli altri sono due emeriti e grandissimi cretini! Farà il possibile per cercare di far aprire gli occhi a Lore, ma con risultati non molto soddisfacenti purtroppo...solo una persona potrà riuscirci ;)

Non posso che darti ragione per quanto riguarda Andrea Vergata! È il ragazzo più stronzo che mi sia mai capitato di descrivere per ora! E la cosa triste è che ne esistono davvero di ragazzi così -.- Per quanto riguarda Angelica...non ci avevo pensato, sai? Ora che me l'hai fatto notare riesco ad inquadrarli bene loro due insieme, sono anche abbastanza simili...solo che lei è più intelligente! Del resto...è una ragazza! XD

Spero davvero di non averti delusa con questo capitolo, mi dispiacerebbe troppo, sei stata carinissima a recensirmi, GRAZIE! :D

Un bacione grandissimo! Bec



saketta: Non sai che sollievo leggere che almeno lo scorso capitolo ti sia piaciuto! Con questo credo proprio di aver sbagliato tutto...>.< è troppo noioso e monotono...

Mi dispiace tantissimo di aver postato così in ritardo...è stato un periodo un po' critico questo...

Lore geloso piace moltissimo anche a me e più si andrà avanti più lo sarà! :D Il ritorno dell'altro Matteo sarà molto rilevante ;)

Mi fa piacere che il discorso fra i ragazzi ti sia piaciuto e ti sia sembrato verosimile! Anche io li immagino proprio così i discorsi fra i ragazzi :)

Mi ricordo del tuo odio per Teo, sì xD Ed in effetti non si è reso proprio simpaticissimo nello scorso capitolo, ma anche se è stato un po' falso a fare tutte quelle sceneggiate per la caviglia, ad Alice ci tiene davvero.

Sono contentissima di leggere che Lele ti piace invece!*-* Anche io lo adoro! ;D

Ti ringrazio tantissimo per la recensione, sei sempre gentilissima, Grazie davvero!

Un bacione grandissimo! Bec



Penny Black: Ti ringrazio per le tue parole: sono contenta che almeno lo scorso capitolo ti sia piaciuto! :) Con questo credo proprio di aver sbagliato alla grande invece! Sarà che da quando sono tornata dalle vacanze non mi sono ancora riabituata bene a scrivere xD

Per quanto riguarda Lore; capirà tutto, ma purtroppo con i suoi tempi. Lele gli sarebbe d'aiuto sì e anche nel prossimo capitolo cercherà un po' di aprirgli gli occhi...con risultati non molto soddisfacenti però. Finché la mentalità di Lore è quella c'è poco da fare, è un cretino ù.ù

Mi fa piacere che le amiche di Ali ti siano piaciute, così come l'intervento di Mel :) Come al solito Lore ha interpretato quello scatto di rabbia di Mel a modo suo...e un po' anche a modo di tutti i ragazzi: ancora non capisco perché si dia per scontato che abbiamo le nostre “cose” quando siamo arrabbiate -.-

Andrea ed Angie? Sai che non ci avevo proprio pensato? La battuta di Angie mi è uscita così, visto che lei è una “playgirl” ed è fissata con i ragazzi carini xD Però effettivamente hanno molto in comune, sono simili e diversi al tempo stesso, ce li vedrei bene insieme...chissà ;)

Mel sa qualcosa riguardo Teo e Lore, ma non tutto. Non reputa importante quello che sa, per questo non ha accennato niente ad Ali...comunque presto si scoprirà il motivo di quest'antipatia tra i due ;)

L'ex di Ali ha fatto la sua apparizione, ma nel prossimo inizierà già ad essere una presenza costante e piuttosto fastidiosa...

La biondina invece...quello si scoprirà dal pov di Lore, Ali ha solo intravisto una ragazza bionda in discoteca con lui, chissà che è successo poi^^

Grazie ancora per la recensione e sì, sei gentilissima :) Non ti azzardare a dire il contrario, neh! Spero di non averti annoiata con questo capitolo di passaggio! >.<

Un bacione grande! Bec



4lb1c0cc4: Grazie per i complimenti, spero che questo noioso capitolo di passaggio non ti abbia delusa troppo >.<

Lore è idiota sì, ma non riesce ad inquadrare bene Alice, non capisce perché lei continui a respingerlo e, orgoglioso e cieco com'è, fa lo “spaccone”, crede di poter riuscire ad ignorarla come fa lei con lui.

Teo ancora non ci ha rinunciato ad Ali...però purtroppo per lui ha rivali tosti; l'unica cosa che può fare è giocare un pochino sporco ;)

Sono troppo contenta che Lele ti piaccia! Non esagero se dico che è uno dei miei personaggi preferiti! :D Insieme a Lore, Andrea (lo adoro anche se è odioso, sì xD) e Teo :P

Grazie mille ancora per la recensione, sei sempre gentilissima, non merito proprio così tanto...

Un bacione grandissimo! Bec



_deny_:Eh sì, tra uno e l'altro difficile dire chi sia il più idiota e testardo! Lore è così cieco ed orgoglioso che prende i rifiuti di lei come incentivi per riuscire a dimenticarla -.- Che razza di idiota...

Anche in questo capitolo purtroppo si sono saltati addosso un po' pochino (xD), ma nel prossimo preparati ad un bel capitolo quasi rosso...spero di riuscire a scriverlo decentemente almeno!

Ovvio che mi fido di te e del tuo giudizio! :D Però...è dura combattere contro il mio di giudizio, pessimo specie per quanto riguarda questo noioso capitolo di passaggio...

Ti ringrazio per le tue parole; mi hanno rincuorata tantissimo! Non vorrei mai annoiare con troppi capitoli, per questo sto comunque cercando di togliere alcuni pezzi (principalmente pov di Lore) che inserirò come missing moments magari :P

Grazie infinite carissima per tutte le tue recensioni, le adoro alla follia! :D

Un bacione grandissimo! Bec



robertaro: Lore è un idiota sì ù.ù È talmente orgoglioso e cieco che fraintende i rifiuti di lei...e le dichiara pure vendetta! C'è proprio da mettersi le mani fra i capelli!

Hai proprio ragione: noi ragazze siamo molto più oneste con noi stesse, ci preoccupiamo meno dell'opinione degli altri. Lore non solo non riesce a mettere da parte l'orgoglio e a farsi un esame di coscienza, sembra quasi si vergogni anche ad ammettere con gli amici che lei è diversa, speciale. Perché altrimenti la “facciata” da playboy figo e duro verrebbe intaccata! Fa un po' tristezza in effetti...

Spero di non averti fatto aspettare così tanto per niente! Questo è solo un noioso capitolo di passaggio, prometto di recuperare con il prossimo! O almeno, ci proverò :)

Un bacione grandissimo! Grazie infinite per la recensione! Bec



vampistrella: Grazie mille Sharon!*___* Sono felicissima che almeno lo scorso capitolo ti sia piaciuto! Questo è solo un noioso capitolo di passaggio >.< Con il prossimo farò il possibile per recuperare!

Teo a me piace invece...poveretto, fa quello che può per conquistare Ali, in amore tutto è lecito ;)

Hai azzeccato in pieno il carattere del trio Lore/Lele/Andre: sono proprio bilanciati e mi fa piacere che tu l'abbia notato! :P

Lore è irritante lo so: verrebbe voglia di entrare nella storia, prenderlo per le spalle e scuoterlo, insultandolo in ogni lingua possibile per cercare di fargli capire qualcosa ù.ù

Lo farà Alice prima o poi, a nome nostro**

Spero di riuscire a farti appassionare anche con i prossimi capitoli! Cercherò comunque di abbreviarla un po' come storia e di tagliare pezzi inutili magari...non vorrei diventasse troppo noiosa :P

Un bacione grandissimo carissima! GRAZIE infinite per le tue parole e per la recensione! Bec



mayetta: Ti ringrazio tantissimo per l'augurio, spero che abbia passato anche tu una buona vacanza! :)

Mi dispiace di averti fatto aspettare così tanto, la tua recensione è stupenda, non ti meriti proprio un simile ritardo da parte mia >.< è stato un po' critico riprendere a scrivere dopo il mare, il sole, il caldo...Mi ero un po' troppo abituata a stare tutto il giorno al mare! :P

Alice lo desidera ancora alla follia, sì e credo che anche in questo capitolo si sia intuito...però c'è sempre quel qualcosa che la blocca, quella paura di soffrire e di lasciarsi andare, soprattutto quella parola “giocattolino” che le ha fatto male e che brucia ancora.

Lore è un irritante cretino: verrebbe voglia di entrare nella storia e di prenderlo a calci per cercare di fargli aprire gli occhi ù.ù È così cieco ed orgoglioso che interpreta i rifiuti di Ali nel modo sbagliato e le dichiara pure vendetta! XD

Hai proprio ragione! Ad Andrea servirebbe proprio una ragazza che lo faccia un attimino tribulare! XD Sì, come amica di Ali che corrisponde alle caratteristiche che hai elencato ci sarebbe Daniela...anche se io sinceramente ci vedrei meglio Angie con lui...sono molto simili, ma al tempo stesso diversi...mah, poi si vedrà che succederà, non l'ho deciso nemmeno io!

Sono davvero troppo contenta che Lele ti piaccia!*_* è in assoluto uno dei miei personaggi preferiti, dovrebbero esserci più ragazzi così a mio parere!

Di “toccate e fughe” L'Oreal (ci ho preso gusto pure io a chiamarli così xD) ce ne saranno parecchie, quella di questo capitolo era niente in confronto a quello che succederà nel prossimo ;) Tranquilla che non mancheranno momenti in cui i due ne combineranno di tutti i colori :P

Spero che questo capitolo, nonostante sia solo di passaggio, ti sia piaciuto e non ti abbia delusa! Un bacione grande! Bec




[Work in progress...]

































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Capitolo 19
*** Complicazioni varie ***



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Capitolo 18: Complicazioni varie


Niente. Niente di niente. La situazione era tornata esattamente come prima che lui mi attirasse in quel parcheggio per...fare quello. Anzi, ad essere sinceri, era anche peggiorata. Non solo non mi guardava e fingeva che non esistessi, evitava anche di starmi vicino, neanche avessi avuto la peste bubbonica! Sembrava che il suo cervello avesse un radar incorporato che scattava nel momento in cui mi avvicinavo -o viceversa- troppo. Subito faceva dietrofront come un soldatino, con una scusa qualsiasi; chiamare un amico, prendere qualcosa nello zaino, fingere di rispondere al telefono...Era frustrante -specie perché anche Mel se n'era accorta- e...faceva male. Era come se avessi tantissime piccole, fastidiose e dolorose spine di riccio nel cuore, che non mancavano di farsi sentire ogni qualvolta il mio cervello realizzasse i suoi spostamenti. Sempre e comunque opposti rispetto ai miei.

Vederlo ridere e scherzare con le ragazze delle altre classi in corridoio non faceva che aggiungere numerose spine alla mia collezione poi. Ed ogni volta, puntualmente, se mi vedeva arrivare, le congedava e se ne andava. Se non altro, per accertarsi che stessi arrivando, doveva per forza guardarmi. Magra consolazione.

Dovevo smetterla di prendermela per una stronzata del genere, non aveva senso; dovevo essere contenta del fatto che mi stesse lasciando definitivamente in pace, era quello che volevo no?

Sbuffai affranta, spostando il ciuffo ribelle di capelli ricaduto sul mio occhio; oh, ma chi volevo prendere in giro! Il fatto che non mi calcolasse minimamente, che non rispondesse al mio saluto la mattina e che scendesse le scale a piedi, pur di non andare in ascensore con me, mi feriva da morire. Ma cazzo non poteva mica evitarmi in eterno! Passava da un estremo all'altro, esagerava sempre in ogni caso.

Non riuscivo davvero a capire la sua mente contorta, quale cazzo di vocina sadica del suo cervellino poteva avergli suggerito una cosa del genere?! A quale scopo continuare ad evitarmi? Era offeso forse? Assurdo! Io dovevo esserlo dopo tutto quello che mi aveva detto!

Quel venerdì mattina, nonostante tutte le sue macchinazioni per non starmi troppo vicino, dovette per forza scendere con me al piano terra. Ero uscita di casa proprio mentre lui apriva la porta esterna dell'ascensore e, forse per fare l'indifferente, era entrato senza dire niente, aspettando che facessi lo stesso. Certo non avrebbe fatto una bellissima figura se, dopo aver fatto palesemente intendere che stesse per scendere in ascensore, si fosse fiondato giù per le scale alla mia vista. E si credeva anche furbo! Quasi mi ritenesse una povera idiota che non si era accorta di nulla di diverso nel suo modo di fare.

Entrai subito dopo apparentemente restia a quella vicinanza, mentre l'idea di restare da sola con lui in ascensore mi elettrizzava più di quanto fosse lecito; non lo avrei ammesso nemmeno sotto tortura davanti a qualcuno, ma aspettavo un momento del genere da...parecchi giorni. Solo per...poter stare con lui, per poter di nuovo sentire il suo profumo, il suo respiro...

Vidi le porte dell'ascensore chiudersi al rallentatore, mentre il mio cuore, come d'abitudine, andava a spezzare quel silenzio imbarazzante con il suo battito impazzito.

Stavo morendo dal caldo, mi sentivo sudata e appiccicaticcia come a Luglio, nonostante fosse Dicembre inoltrato. Il mio respiro era affannoso e pesante, neanche fossi stata nel bel mezzo di una crisi d'asma.

Non osai girarmi dalla sua parte, benché la sua presenza fosse l'unica cosa che i miei sensi riuscissero a captare. Mi sentivo così nervosa ed impacciata dopo quello che era successo. Che idiota, solo in quel momento mi rendevo conto di quanto fosse stato stupido quel mio desiderio di restare da sola con lui. Per dirgli cosa poi? Ehi ciao, come va?

Quando l'ascensore arrivò al piano terra -troppo presto a dire il vero-, non ebbi nemmeno il tempo di battere le ciglia che lui si era già fiondato fuori. Quasi come un claustrofobico nel momento in cui gli era stata fornita l'unica via di fuga a quella tortura.

Guardai la porta esterna dell'ascensore richiudersi dietro di lui, prima di uscire a mia volta un po' stranita. Aveva di nuovo fatto finta che non ci fossi; non mi aveva nemmeno tenuto la porta, l'aveva sbattuta alle sue spalle senza pensarci.

Sospirai rassegnata: quel giorno sarebbe stato uguale a tutti gli altri. Dovevo abituarmi al fatto che niente sarebbe più stato come prima. Ed era meglio così, dovevo andare avanti. Senza trovare rimpiazzi a casaccio, quella non era stata di certo una buona idea! Ogni cosa a suo tempo...

Che bello. Parlo come mia nonna.



-Questa domenica ti va di venire al parco a fare un giro?-

Teo sorrise raggiante, poggiando i gomiti sul mio banco e cercando accuratamente di non spostare o far cadere le mie cose.

Riprendere a parlare con lui come se niente fosse era stato difficile; specie perché mi sentivo la responsabile di quello che gli era successo.

Lui però non aveva mai minimamente accennato all' “incidente”, quindi, da brava codarda, evitavo di farlo anche io.

-A fare cosa?- Aricciai le labbra divertita, chiedendomi comunque per davvero lo scopo di quell'uscita. Girare in un parco sarebbe stato piuttosto noioso. Con quel freddo poi!

-La mia sorellina va a giocare con le sue amichette ed io devo accompagnarla...mi chiedevo se volessi venire a farmi...compagnia...- L'avevo messo in difficoltà, sembrava imbarazzato.

Scrollai le spalle: se era per fargli compagnia mentre guardava la sorellina a me andava anche bene, -Sì, certo.- Sorrisi. Glielo dovevo dopotutto.

Mi disse l'orario e il luogo d'incontro, poi fu costretto a tornare al suo posto non appena entrò in classe la prof dell'ora successiva.

Presi appunti durante la lezione, giusto per farmi vedere attenta e farmi alzare il voto, ma a metà della spiegazione mi ero già persa nei miei pensieri. Pensieri che iniziavano per L, sempre e solo quella stramaledettissima lettera.

Il vibrare del mio cellulare mi distrasse e fui costretta a lasciar ricadere la penna sul foglio per controllare all'interno del mio astuccio.


Ciao principessa :) Giornata pesante a scuola? A che ore esci oggi? Mi piacerebbe venire a prenderti se riesco! Fammi sapere, un bacione, Matt


La mia faccia scocciata e sorpresa doveva essere molto simile a quella di un bradipo, ne ero quasi certa. Negli ultimi giorni aveva iniziato a bombardarmi di messaggi nel vero senso della parola, ne ricevevo uno almeno ogni mezz'ora! Ed era decisamente asfissiante, non mi lasciava proprio respirare!

Principessa.

Giocava sporco oltretutto. Quando stavamo insieme mi chiamava sempre così...e sapeva quanto potere avesse quella parola su di me, sapeva quanto mi piacesse essere chiamata così.

Guardai per un attimo Mel, intenta anche lei a smanettare con il cellulare, poi mi decisi a rispondere:


Oggi esco piuttosto tardi e devo andare a casa di un'amica a fare i compiti...ti faccio sapere per un'altra volta magari, ok? :)


Tutte cazzate. La faccina era forzata come le mie dita che si muovevano sulla tastiera e non c'era nessuna amica con cui fare i compiti. Se sperava che bastasse qualche patetico messaggino dolce per farmi capitolare si sbagliava di grosso! Sapevo dove voleva arrivare; mi aveva riconquistata già 2 volte con messaggi smielati, ma di certo non mi sarei più lasciata agevolare come una ragazzina.


Peccato :( Va beh dai, studia piccola che la scuola è importante purtroppo! Ci vedremo un altro giorno, quando vuoi, per te ho sempre tempo lo sai ;)

Un bacione, tvb!


Quello mi fece sorridere per un attimo, intenerita da quel “piccola”. Poi, come una scema, mi diedi un colpetto sulla fronte. Dovevo smetterla di cascarci, anche se...

Le parole che scriveva erano veramente patetiche, vero, ma riuscivano sempre a smuovermi. Forse perché mi piaceva essere coccolata, o forse, più semplicemente, perché sapevo che parole del genere non sarebbero mai arrivate da...

-Latini!- Sussultai nel sentire la prof di matematica chiamarlo. Che tempismo perfetto...

-Potresti gentilmente ripetere quello che ho appena detto?- Dal cipiglio serio della prof era assolutamente chiaro il fatto che l'interpellato non fosse attento. Così come lo era dalla faccia dell'interpellato stesso.

Si appoggiò al banco con il gomito e, sopracciglio inarcato e sorrisetto di sbieco che avrebbe fatto capitolare qualsiasi ragazza, diede la risposta che nessun professore avrebbe mai voluto sentire: -Preferirei di no.-

Ovviamente la classe scoppiò a ridere, Mel compresa. Io alzai gli occhi al cielo, non riuscendo mio malgrado a trattenere un sorrisino da ebete.

Il suo sorriso avrebbe fatto capitolare qualsiasi ragazza, certo. Peccato che la prof fosse una donna, felicemente sposata oltretutto. E aveva l'aria di una che sapeva veramente trattare con quelli che ai suoi occhi erano solo ragazzini.

-Io preferirei di sì, invece.- Replicò, roteando tuttavia gli occhi divertita.

Lui sbuffò, guardando la lavagna pensieroso, -Eeh...- Esitò un attimo, mordendosi il labbro. Possibile che quel semplice ed innocuo gesto riuscisse a mandarmi in panne il cervello?

-Che la retta BC ha come coefficiente angolare 2,5...?- Rispose infine, storcendo la bocca in un'espressione che poteva solo significare: ho indovinato?

Perché, perché cazzo, perché doveva essere così maledettamente...sexy e carino al tempo stesso?!

La prof sospirò, cancellando l'esempio che aveva scritto alla lavagna, -Giusto, ma stai attento la prossima volta.- Disse semplicemente, prima di riprendere in mano il gessetto per scrivere altro.

Per un attimo, ripensando al messaggio di Matteo, la mia mente si perse in mille fantasie infantili, come per esempio immaginare la sua voce mentre mi chiamava piccola. Rabbrividii, pensando che quella parola, insieme a “principessa”, era da sempre stata il mio punto debole...detta dal ragazzo che amavo poi sarebbe stato...

Appoggiai la testa alle mie braccia incrociate sul banco sospirando; non sarebbe mai successo, tutte illusioni e sogni da bambinetta.

La campanella suonò e fortunatamente le altre ore, molto meno pesanti di coefficienti, rette e distanze dai punti (?) -non avevo ancora la minima idea di che cosa fossero-, passarono velocemente.

Non risposi più all'ultimo messaggio di Matteo, ma lui non tardò troppo a farsi sentire già da quella sera stessa.


Ehy Lucky girl, come va? ;)


Lucky era il nome del coniglietto che avevo da piccola, incredibile che si ricordasse ancora quel soprannome che mi avevano dato i miei!

Buttai il cellulare sul letto stressata e confusa. Ogni volta che vibrava speravo fosse qualcun'altro, ma non era mai così. Era sempre Matteo...che poi io non lo capivo proprio: il sabato precedente era stato più distaccato, quasi a disagio. Da quei messaggi invece sembrava che non ci fossimo mai lasciati.

Fino ad un anno prima un messaggio del genere mi avrebbe fatto sospirare al soffitto come una scema per tutta la notte, immaginando di vedere il suo volto fra le ombre. Che tristezza. Fortuna che almeno un po' ero cresciuta.

Era decisamente ridicolo il suo tentativo di riallacciare i rapporti: dopo che non si era fatto sentire per mesi, credeva che bastasse così poco per farmi sciogliere come prima?

A cena non mangiai praticamente nulla, come le sere precedenti.

-Alice o mangi qualcosa o mi arrabbio sul serio stavolta!- La voce di mia madre mi irritò non poco. Non poteva mica dare la colpa a me del fatto che quella pasta alle vongole facesse così schifo.

-Non mi va di mangiare, ok?- Mi veniva da vomitare e di certo le vongole non aiutavano.

-No, non è ok per niente!- Sgranai gli occhi stupita; mia madre che alzava la voce? Per un semplice piatto di pasta?

-Sono giorni che non mangi; a pranzo ti limiti a mangiare qualche pacchetto di crackers e a cena non ti sforzi nemmeno di assaggiare qualcosa!-

La mascella mi cadde sul tavolo dall'incredulità: aveva ragione, in quegli ultimi giorni non avevo mangiato praticamente nulla, un po' per lo stress dello studio e un po'...per colpa sua che mi evitava di giorno e mi perseguitava nei sogni. Però...stavo bene insomma, se non avevo fame non poteva mica forzarmi! Non ero una bambina piccola!

-Non.Ho.Fame.- Sillabai parola per parola, in tono scortese ed ironico. Forse avevo esagerato, ma quando ero nervosa odiavo che qualcuno si preoccupasse per me.

-E allora non ti alzerai da qui.- Mi sfidò, socchiudendo gli occhi ed ignorando i flebili tentativi di mio padre di farci smettere.

Schioccai la lingua seccata, -Bene. Allora vorrà dire che aspetterò che andrete a letto per buttare 'sto schifo!- Indicai il piatto di pasta con il mento, pentendomi quasi subito dopo per quella cattiveria. Ero stata una vera serpe...

-Alice...- Mio padre cercò di rispondere al posto di mia madre, troppo intenta a boccheggiare ferita per farlo, -Stai esagerando.-

Quell'intervento non fece che farmi ribollire ancora di più il sangue nelle vene. Ovvio che mio padre stesse dalla parte di mia madre, era la classica coalizzazione dei genitori. Patetici! -Oh per favore, adesso provi pure a parlare? Dopo che ti lasci trattare come uno zerbino da lei?- La mia voce era veleno puro; lo pensavano tutti, l'avevo detto solo io. -Stanne fuori papà.- Assottigliai gli occhi, sibilando proprio come la serpe che era in me.

-Non parlare così a tuo padre!- Si riprese l'altra serpe; eravamo uguali in tutto e per tutto.

-Io parlo così con chi voglio!- Gonfiai le guance oltraggiata. Mi stavano trattando proprio come una bimbetta scema!

-Non credo proprio carina! Ora tu mangi e chiedi scusa o puoi proprio scordarti telefono, televisione e computer! E scordati pure le uscite per la prossima settimana!-

Il mio orgoglio ne risentì parecchio per quelle punizioni: non ero mai stata trattata così, non ero mai stata messa in castigo, nemmeno da bambina. Con i miei genitori mi ero sempre comportata bene tutto sommato e loro lo avevano sempre fatto con me. Il fatto che mi stesse punendo a diciassette anni era a dir poco assurdo!

-Non puoi mettermi in punizione, ho diciott'anni!- Mi alzai di scatto, spostando bruscamente la sedia dietro di me.

-Diciassette.- Mi corresse malignamente, -E comunque finché vivrai qui farai quello che diciamo noi, chiaro?!-

Era così umiliante essere trattata in quel modo. Ormai ero completamente guidata dal mio orgoglio e dal classico spirito conflittuale che si attivava ogni qualvolta mi sentivo sull'orlo di una crisi isterica. Sindrome premestruale in atto.

-Benissimo, vuoi che mangi?!- Presi il piatto e con foga lo svuotai nella pattumiera sotto lo sguardo indignato dei miei, -Mangerò.- Afferrai rabbiosa il giubbotto appeso all'ingresso e lo infilai, dimenticandomi per un attimo che sotto avessi solo il mio ridicolo pigiama rosa con le mucche.

-Dove stai andando?!- Strillò mia madre con occhi stralunati.

-A mangiare, il Mc Donald's è qui vicino.- Grugnii, spalancando la porta e chiudendola con forza alle mie spalle.

Scesi per le scale, ignorando il richiamo stridulo e a dir poco furioso di mia madre.

Poi, una voce più debole, tranquilla e pacata: quella di mio padre. -Lascia stare tesoro, lasciale sbollire la rabbia.- Il suo sembrava più un gem,ito ferito. Ed io lo avevo ferito davvero con le mie parole...

-Ma...!- La voce di mia madre era tutt'altro che tranquilla e pacata.

-Non andrà lontano, è responsabile, lo sai...-

Dopo quell'ultima affermazione -che mi sciolse letteralmente-, non sentii più nulla, solo il rumore della porta di casa chiudersi.

Continuai a scendere fino ad arrivare al piano terra, dove mi fermai. Ma dove volevo andare in pigiama, da sola e senza soldi? La parte razionale di me stava riemergendo.

Mi sedetti sul primo scalino ed iniziai ad osservare assorta le caselle postali. Quante famiglie c'erano in quel palazzo...chissà quanti ci avevano sentiti gridare per le scale...Lui aveva sentito?

Senza neanche rendermene conto iniziai a piangere; ero proprio uscita fuori di testa e la colpa era sempre e comunque sua. Ero arrivata ad essere così stressata e tesa, che probabilmente qualsiasi frase giusta detta al momento sbagliato mi avrebbe fatta sclerare come poco prima. Avevo detto una stronzata pazzesca a mio padre...ci era rimasto malissimo, lo sapevo...

Sentendo la serratura del portone scattare, sobbalzai spaventata, sfregandomi con forza gli occhi per nascondere le lacrime a qualsiasi condomino stesse rientrando a quell'ora. Avrei fatto una figura di merda in ogni caso, ma se non altro ad occhi asciutti.

Quasi il cuore mi arrivò in gola non appena mi resi conto di chi avevo davanti. Non era possibile che il mondo ce l'avesse così con me, stava congiurando contro la mia salute mentale.

Dove era stato -mi chiesi con una morsa allo stomaco-? Perché lui doveva rientrare proprio in quel momento? Perché doveva vedermi seduta sulle scale; lo sguardo stralunato, i capelli scarmigliati ed il pigiama con le mucche? Certo, era parzialmente nascosto dal giubbotto, ma i pantaloni si vedevano eccome!

Distolsi lo sguardo dai suoi occhi sorpresi, troppo tardi per non notare il suo fare altrettanto, con indifferenza, come se lo scalino dove ero seduta io fosse vuoto.

Mi morsi il labbro, con forza, rabbia, sofferenza...e le lacrime ripresero a scendere per quell'affronto senza che io nemmeno lo volessi.

Fissai ostinatamente un punto imprecisato alla mia destra, aspettando solo di sentire l'ascensore richiudersi dopo che fosse entrato.

Il rumore che sentii però, non fu quello che mi aspettavo; un leggero ticchettio nervoso e regolare sulla porta esterna dell'ascensore mi fece corrugare la fronte dubbiosa.

Poi, un sospiro ruppe definitivamente quel silenzio insopportabile.

-Cos'è, hai litigato con il tuo ragazzo?-

Impossibile non accorgersi di quella punta di sarcasmo cattivo ed insinuante nella sua voce.

Lo stomaco incominciò di nuovo a ribellarsi e a farsi sentire in tutte le sue contorsioni, mentre gli occhi umidi di lacrime si spalancavano di poco per la sorpresa.

-Cos'è, improvvisamente hai deciso di parlarmi di nuovo?- Sbottai acida, dopo il primo smarrimento iniziale, senza voltarmi tuttavia nella sua direzione.

-O hai litigato con i tuoi genitori?- Ignorò completamente la mia frase, riprendendo i suoi tentativi di indovinare leggermente più svagato.

Prese il mio silenzio come una conferma, -Hanno rifiutato di comprarti un vestito?-

Storsi involontariamente la bocca; si stava chiaramente prendendo gioco di me! Brutto...!

-E questa sarebbe una specie di forma di ribellione?- Continuò imperterrito, sempre più divertito a giudicare dal suo tono di voce.

Non risposi, rimasi chiusa nel mio silenzio e nel mio broncio, continuando a fissare la mia destra come se lui non ci fosse stato. Come lui si era sempre comportato con me in quei giorni.

-Una manifestazione? Uno sciopero della fame?- Ero tentata di girarmi a guardarlo, più che altro per vedere il bellissimo sorriso che doveva essersi disegnato sulle sue labbra dopo quelle ultime prese in giro. Resistetti grazie a non so quale forza di volontà.

Sentire il suo sguardo insistente su di me mi metteva parecchio a disagio, ma cercai comunque di non farlo trapelare troppo.

-Beh, qualsiasi cosa sia, buona fortuna.- Fece per andarsene, sentivo che stava per farlo, così mi voltai svelta verso di lui e di getto mi uscì un -Aspetta!-

Quello che vidi mi fece sprofondare sotto terra dall'imbarazzo: lui era in piedi, a braccia conserte davanti all'ascensore, lo sguardo tremendamente provocatore e compiaciuto, il sopracciglio alzato ed una lieve inclinazione degli angoli della bocca verso l'alto. Non se ne stava affatto andando, il suo era stato solo un subdolo piano per farmi uscire allo scoperto!

Avvampai e girai bruscamente la testa da un'altra parte stizzita.

-E sentiamo, come mai avete litigato?- Chiese con studiata nonchalance, senza però avvicinarsi di un solo millimetro. Sembrava che non gli importasse sapere che cosa mi fosse successo, eppure...eppure perché stava lì a chiedermelo?

Dopo una leggera lotta interiore, optai per una risposta breve e moderata: -Non sono affari tuoi.- Perfetta per l'occasione.

-Ok.- Lo vidi alzare le spalle di sfuggita; strano non mi avesse risposto per le rime, provocata, presa in giro o altro conoscendolo, -Mi costringi a sparare a caso e ho molta fantasia nel formulare ipotesi varie.- Mi guardò di sottecchi, abbozzando un sorrisino. Non lo mettevo proprio in dubbio.

Gli lanciai uno sguardo truce, -È da un po' di giorni che non mangio niente e mi hanno gridato contro per questo.- Ammisi infine, con una punta di imbarazzo, pur di evitare altre sue tesi. Odioso da ammettere, ma avevo parlato anche perché...non volevo se ne andasse...era stupido ed insensato, ma del resto nessuno dei miei pensieri era coerente da quando lo avevo baciato per la prima volta. -Contento?- Ringhiai quasi, giusto per riacquistare un po' di contegno.

-Tutto qui?- Era chiaramente combattuto fra la voglia di scoppiare a ridere e quella di trattenersi per cercare di capirci qualcosa in più. Alla fine scelse la seconda opzione, cosa che gli costò un certo sforzo visto che gli si leggeva in faccia la sua voglia di sfottermi.

-Non avevo mai litigato con i miei...- Mi lasciai andare per un attimo a quella confessione, più che altro per difendermi dal suo sarcasmo pungente. -Ma non vedo come questo possa interessarti.- Rialzai subito la guardia, cercando di mantenere un'espressione neutra.

Fece un respiro profondo che mi sembrò di rassegnazione, poi parve ricordarsi qualcosa, -Come mai non mangi?- Un lampo indefinibile gli attraversò gli occhi, prima di dissolversi e lasciar posto alla solita espressione annoiata.

-Mi sembra ovvio, perché non ho fame.- Era così strano stare lì a parlare con lui. Strano perché era passata una settimana dall'ultima volta che lo avevo fatto. Strano soprattutto perché erano poche le volte che avevamo seriamente parlato.

-E perché non hai fame?-

Il respiro accelerò nel momento in cui fece un passo avanti. Dentro al mio stomaco si stava svolgendo una ridicola guerra civile; la voglia di averlo più vicino stava affettando la sua più acerrima rivale, quella di ignorarlo e andarmene.

-Perché...no.- Mi ricordai di rispondere. Che razza di domanda era poi? In che altro modo si poteva rispondere?

Dovetti combattere contro l'impulso di abbassare gli occhi per l'intensità dei suoi, sempre più vicini.

-Carino il pigiama.- Cambiò completamente discorso ed inarcò un sopracciglio nell'esaminare i miei pantaloni.

-Grazie.- Sostenni il suo sguardo con determinazione; nessuno poteva sfottere il mio pigiama, seppur infantile.

Sembrò riflettere per qualche secondo, poi fece una specie di smorfia, -Farete pace nel giro di poche ore.- Mi sorprese non poco con quella sua frase. Stava cercando di consolarmi? Di nuovo? Ricordavo ancora quel suo complimento ai miei capelli tagliati...aveva usato esattamente lo stesso tono di voce.

-Non credo...- Gli occhi mi si inumidirono di nuovo ripensando a mio padre, -Ho detto un sacco di stronzate...-

Si sedette vicino a me -le braccia appoggiate alle ginocchia e lo sguardo fisso davanti a sé- ed il mio corpo tremò per quella vicinanza bramata a lungo. -Si dicono un sacco di cose che non si pensano quando si è arrabbiati. Sapessi quante ne ho dette io.- Alzò gli occhi al cielo divertito, attirando completamente la mia attenzione. Non sapevo molto su di lui e sul rapporto che aveva con la sua famiglia...le uniche mie conoscenze si basavano sul diario di Glenda, dove veniva descritto un padre quasi inesistente.

-Litighi spesso con i tuoi?- La domanda mi uscì così, spontanea, e solo dopo aver visto la sua reazione mi accorsi di averla detta ad alta voce.

Lo vidi irrigidirsi e rimettere la sua maschera fredda e indifferente, -Abbastanza.- Fu l'unica risposta che mi concesse.

Incassai il colpo e cercai di non mostrarmi troppo delusa per quel tono di voce brusco. In fondo, io non ero nessuno per lui, perché avrebbe dovuto raccontarmi i fatti suoi?

Non dissi niente, non avrei saputo cosa dire per smorzare la tensione, ma fortunatamente fu di nuovo lui a parlare.

-Hai letto il diario di Glenda, vero?-

La mia faccia incredula se non altro risultò credibile: come diavolo faceva a saperlo?!

-Cosa?- Pigolai incerta, con voce soffocata.

-Il suo diario, quel pomeriggio. Lo so che lo hai letto.- Il suo sguardo su di me era talmente insistente che alla fine cedetti ed abbassai il capo dispiaciuta.

-L'ho fatto anche io.- Ammise, non senza sfoderare un sorrisetto colpevole e soddisfatto al tempo stesso, -Lo lascia sempre lì incustodito. È un invito a farlo, nemmeno Rossella ha resistito.-

Alla faccia della privacy, povera Glenda! Qualcuno avrebbe dovuto dirle di nasconderlo meglio quel diario!

-Non avrei comunque dovuto farlo.- Era stato uno sbaglio senza ombra di dubbio.

-No, infatti.- Confermò. Mi sentii più tranquilla nel constatare che non fosse comunque arrabbiato.

-Che hai detto a tuo padre di così brutto?- Si voltò verso di me, restando sempre a debita distanza dal mio corpo.

Continuava a cambiare argomento ed era piuttosto fastidiosa come cosa. Era chiaro: quando non voleva si parlasse troppo di lui, spostava di nuovo l'argomento su di me.

Avrei preferito stare zitta e non dire niente, esattamente come lui aveva fatto con me, ma la verità era che volevo parlare con lui. Volevo sfogarmi con lui, volevo stare lì con lui. La vicinanza di quello stronzo era piacevole.

-Gli ho detto che si lascia trattare come uno zerbino da mia madre...e loro mi hanno messa in punizione.- Tutto sommato detta ad alta voce la cosa non sembrava così grave.

Rimase in silenzio, forse per meditare sulle mie parole, -Pensavo peggio...Più di una volta io a Glenda e Rossella ho detto che sono delle puttane.- Ghignò quasi soddisfatto, stupendomi, -A mia madre ho detto che è una fallita e che quando cresceremo la lasceremo a marcire da sola...con nostro padre...- Aggiunse, questa volta più serio, -E a mio padre ne ho dette così tante che nemmeno le ricordo.- Mi sorrise di sbieco, ma subito riconobbi qualcosa di diverso in quel sorriso rispetto agli altri. Era così...spento e forzato. -Ma anche lui ne ha dette parecchie.-

-Si dicono un sacco di stronzate quando si è arrabbiati.- Gli ricordai, ripetendogli più o meno le sue stesse parole.

-Sì, beh...con lui è un po' diverso.- Riprese a fissare davanti a sé, congiungendo le mani sovrappensiero.

Arricciai la bocca contrariata, -Io non credo. Non è possibile che un padre pensi veramente le cattiverie che dice ad un figlio quando è arrabbiato.- Non era proprio concepibile una cosa del genere per me.

-Dovresti vedere lui allora...è proprio impossibile dubitare di quello che dice.- Scosse la testa, come per rimproverarsi di quella sua confessione.

Serrai con forza le dita sulle mie ginocchia, per impedirmi di fare quello che stavo smaniando da quando si era seduto vicino a me. Accarezzarlo, baciarlo, abbracciarlo e...chissà che altro su quelle scale schifose.

Morivo dalla voglia di risentire la sua voce, ma non sapevo che dire, la situazione era fin troppo delicata.

-Sul diario di Glenda...c'era scritto che lei soffriva molto per il modo di fare di vostro padre.- Ci avevo riflettuto e mi ero detta che spostare l'argomento su Glenda avrebbe potuto farlo sentire meno...al centro dell'attenzione.

-Lei ha una visione della realtà distorta.- Mi sarei aspettata qualsiasi risposta, ma di certo non quella. Che cosa voleva dire?

-Vuole bene a nostro padre in modo quasi morboso, come nostra madre tutto sommato.- Rifiutava insistentemente di guardarmi in faccia e aveva parlato con voce così tranquilla che quasi sembrava stesse parlando della trama di un film e non della sua stessa vita.

-Anche io sono molto legata al mio.- Mi accigliai perplessa; ogni figlia femmina solitamente lo era al padre.

-Ma tuo padre sa fare il suo dovere di genitore, il mio decisamente no.-

-Che intendi?- Non resistetti oltre, la mia curiosità aveva un limite dopotutto.

Ti prego, dimmelo.

-Niente.- Si alzò di scatto, provocandomi un senso di vuoto assoluto dentro, -Vai a chiedere scusa a tuo padre su, o crederà davvero di essere uno zerbino.- Serrò le labbra in una smorfia divertita, chiamando l'ascensore a voltandosi nuovamente a guardarmi, -Anche se, visto il carattere di tua madre, non mi riesce difficile pensarlo. Senza offesa ovviamente.- Alzò le spalle e si appoggiò al muro, in attesa che l'ascensore arrivasse.

Mi alzai a mia volta e feci qualche passo verso di lui, seria e desiderosa. Desiderosa di sapere, ma soprattutto desiderosa di lui.

-Che cosa ha fatto tuo padre? Tua madre lo sa?- Chiesi tutto d'un fiato, decisa a non lasciarlo scappare così.

Il sorriso petulante che si formò su quelle meravigliose labbra poteva essere solo derisorio, -Certo che lo sa, lei è la prima a subire.-

-Subire cosa?- Senza rendermene conto mi ero avvicinata troppo, così tanto che lui sembrò costretto ad appiattirsi contro il muro pur...di non toccarmi. Perché lo stava facendo?

-Senti Puccio,- Ancora. Voleva mettere distanza -di certo non fisica- tra di noi, -I miei genitori non vanno d'accordo, come migliaia di altre coppie sposate. Non c'è niente di strano, niente per cui tu debba rompere i coglioni, ok?- Si stava innervosendo e se da un lato il suo tono mi aveva ferita, dall'altro la voglia di saperne di più mi stava logorando.

-Senti Latini,- Lo schernii senza indietreggiare, nonostante fosse palese che la mia vicinanza non fosse desiderata, -Vedi di abbassare un po' la crestina, neh?-

Non si scompose per niente, anzi, continuò a guardarmi con quel cazzo di sorrisetto ironico stampato sulla labbra, -Sto tremando dalla paura, guarda.- Mi canzonò infatti.

-Se i tuoi non vanno d'accordo, perché non divorziano?- Finsi di non aver sentito la sua provocazione e continuai a fronteggiarlo apertamente. Per quanto fosse sciocco, volevo davvero saperne di più su di lui. Di certo non mi avrebbe fatto desistere con i suoi modi da stronzo.

Incredibile ma vero, le mie domande invadenti sembrarono sortire l'effetto desiderato.

-Perché mia madre è troppo buona, esattamente come mia sorella.- Digrignò fra i denti sprezzante, -Perché a loro un uomo del genere fa pena.- Scosse la testa incredulo.

Bene. Io mi ero persa. -In che senso?-

Lui non mi ascoltò, lanciò uno sguardo aldilà delle mie spalle, verso le scale, sbuffando seccato non appena i suoi occhi si riposarono su di me. Voleva andarsene. Senza dovermi per forza toccare. Impossibile, visto che ero solo a pochi centimetri da lui.

-È inutile che cerchi di evitarmi. L'hai fatto anche troppo in questi giorni.-

Perché lo hai fatto?

I suoi occhi sorpresi saettarono nei miei, non perché non sapesse già che io mi fossi accorta di tutto, ma perché chiaramente non pensava che avrei potuto dirlo così apertamente ad alta voce.

-E la cosa ti ha creato qualche problema?- Avrei voluto prenderlo a schiaffi solo per quel suo tono di voce strascicato e annoiato.

Mi irrigidii, -Assolutamente. Figurati.-

Socchiuse gli occhi, -Bene.-

Fece per scansarmi, ma istintivamente mi avvicinai ancora di più per incastrarlo nuovamente al muro, cosa che mi fece guadagnare uno dei suoi peggiori sguardi d'odio.

Era divertente essere padrona della situazione: per una volta sembrava essere lui la preda ed io il predatore. Tuttavia, la cosa si mostrava svantaggiosa anche per me; avevo il suo corpo così vicino che se avessi voluto toccarlo mi sarebbe bastato allungare appena una mano ed il suo profumo...quel dannato profumo continuava ad inebriarmi la mente e tutti i sensi.

-Che cosa intendevi dire prima?- Richiesi, cercando di riacquistare lucidità.

-Prima quando?-

-Quando hai detto che tua madre e Glenda sono troppo buone...-

-Ho detto così?-

Cazzo quanto lo odiavo quando faceva quella stupida faccetta ingenua.

-Bene. Senti, mi sono stufata, hai vinto.- Sbottai irritata, allontanandomi per lasciargli lo spazio necessario a fare altrettanto.

Mi girai con un diavolo per capelli, con l'intenzione di salire di nuovo le scale e di andare a chiedere scusa a mio padre. Piuttosto che stare con un idiota del genere...

-Aspetta.- Mi afferrò per il polso e fu come prendere la scossa.

Da quanto tempo non mi toccava più? Una settimana? Mi sembrava passato un secolo.

Sospirai soddisfatta nel risentire la sua pelle a contatto con la mia, una sensazione impagabile.

Rimasi ferma, in attesa di sentire che cosa avrebbe tirato fuori; quale altra cavolata per sviare l'argomento avrebbe inventato?

-Mia madre non vuole divorziare perché ha paura della sua reazione...potrebbe perseguitarla o...fare qualche altra cazzata.- Lo diceva sempre con la stessa freddezza di prima, ma se non altro apprezzavo il fatto che stesse parlando

Sbattei le palpebre più volte confusa. Qualche...cazzata?

-I miei nonni paterni sono morti, non ha amici e suo fratello non gli parla più da anni...- Compresi il significato delle sue parole con un brivido, -Lei e Glenda credono che potrebbe arrivare a fare qualche cazzata se lo lasciassimo da solo. Per questo subiscono senza far niente.-

Subiscono. Violenza? Violenza fisica?!

Tremai, incapace di trovare qualcosa di abbastanza serio o giusto da dire.

-Vostro padre...- Mi rigirai lentamente, sgranando gli occhi, -Vi ha mai picchiati?-

Anche se non mi avesse risposto, avrei preso il suo evitare il mio sguardo come una conferma.

-Capita.- Come riusciva a parlare con tutta quella disinvoltura?

La sua presa sul mio polso si fece più stretta, segno che non tutto il suo corpo riusciva a restare comunque impassibile.

Boccheggiai in cerca di aria per qualche secondo. Suo padre aveva alzato le mani su di loro e la madre non divorziava, non lo allontanava da casa per...paura? Paura di ritorsioni da parte del marito? O di un possibile tentativo di...suicidio sempre da parte di quest'ultimo?!

-Mi...dispiace.- L'unica banale parola che riuscì ad uscire dalla mia bocca. C'erano tante cose che non capivo, tante cose che avrei voluto capire, ma non domandai nulla. Avevo saputo fin troppo, mi ero intestardita fin troppo come una bambinetta per sapere cose che non mi riguardavano. Ed io mi lamentavo e piangevo per un litigio ridicolo e superficiale con mio padre...

-Contenta adesso?- Non sembrava un'accusa la sua, solo una domanda retorica, detta quasi con divertimento.

Alzai il braccio libero dalla sua presa e poggiai esitante la mano sul suo petto.

Lui non si mosse, rimase immobile e mi lasciò fare. Sentivo chiaramente che aveva smesso di respirare però.

Lentamente, la mia mano risalì -anche se avrebbe voluto scendere- fino alla sua spalla.

Non sapevo nemmeno io che cosa stavo facendo, sapevo solo che sentivo il bisogno di toccarlo, di stringerlo, baciarlo, fare l'amore con lui...Dio, da quanto tempo non facevo l'amore con lui? Da troppo tempo.

Ero talmente presa dai miei ricordi a luci rossi riguardanti la nostra ultima volta insieme, che non mi accorsi del suo scattare improvviso in avanti, non mi accorsi di niente finché non sentii le sue labbra entrare nuovamente in contatto con le mie. E in quell'istante mi sciolsi, in quell'istante tutto divenne incerto ed appannato.

Chiusi gli occhi, lasciandomi cullare da quelle meravigliose labbra che perseguitavano i miei sogni da giorni ormai.

Le sue mani strinsero possessive i miei fianchi, mentre con il suo corpo mi constringeva pian piano ad arretrare.

Quando il mio piede incontrò il primo gradino delle scale, persi l'equlibrio e caddi all'indietro. Il suo braccio però, circondò svelto la mia schiena ed assecondò la mia discesa, attutendo la caduta.

Si sdraiò dopo di me, facendo leva con l'altro braccio e con le gambe per non pesarmi.

Decisamente scomoda come posizione; ero praticamente sdraiata sulla rampa di scale, avevo i piedi, la testa e il fondoschiena appoggiati sui gradini e, se non ci fosse stato il suo braccio, avrei avuto la punta dello scalino conficcata nella schiena.

Non mi diede il tempo di dire nulla, si avventò nuovamente sulla mia bocca come un felino affamato. Un gatto ed un leone insieme, in un unico corpo. Un gatto perché ruffiano, furbo e bravo a cacciare. Un leone perché forte e affamato. E un gatto da quel punto di vista non gli avrebbe reso giustizia.

Succhiò avidamente la mia lingua, togliendomi completamente il respiro.

Mi sfilò in fretta il giubbotto, fin troppo ingombrante, ed io feci lo stesso con il suo.

Il suo braccio destro ritornò subito dietro la mia schiena dopo averlo fatto e quel gesto premuroso mi fece contorcere lo stomaco come se ci fosse stata un'altra guerra civile in atto.

Con la mano libera, alzò la maglietta del mio pigiama ed iniziò a massaggiare con foga un seno, strappandomi sospiri estasiati.

Mi morse l'orecchio più e più volte, lasciando traccia dei suoi baci anche più giù, fino al collo.

Piccola.

Immaginai, ingenuamente, di sentire la sua voce chiamarmi in quel modo e sorrisi come una scema.

Rabbrividii non appena la sua mano oltrepassò il ferretto del reggiseno ed iniziò a stuzzicare il capezzolo.

Lo strinsi più forte a me, aggrappandomi al suo maglione con foga e allargando le gambe per farlo posizionare meglio in mezzo.

Non sapevo fino a che punto volesse arrivare, non sapevo fino a che punto io volessi arrivare...sapevo solo che lo volevo, che volevo colmare quel vuoto che sentivo da settimane dentro di me.

Morse, leccò, baciò ogni mio lembo di pelle a lui accessibile, sfilando poi lentamente i pantaloni, come per farmi bene rendere conto di quello che stava succedendo.

-Aspetta...- Ansimai, gemendo forte subito dopo per via delle carezze sadiche della sua mano in basso.

Mi vergognai come una ladra nel sentire quel suono emesso dalle mie labbra rimbombare per le scale.

Dovevo fermarlo, prima che qualche vicino uscisse di casa per controllare che cosa stesse succedendo. E possibilmente dovevo cercare di farlo con un tono di voce autoritario e non uno stridulo ed orgasmico che sembrava solo voler dire: “Oh sì, ti prego, continua”.

La sua bocca abbandonò il mio collo per incominciare a dedicare attenzioni ad un altro punto, decisamente più sensibile del primo: il mio ombelico.

Oh cazzo. Di sicuro non aveva sentito il mio flebile “Aspetta” o, cosa più probabile, aveva finto di non sentirlo.

-Lore...- Evidentemtente la storia del “tono autoritario” non era stata affatto presa sul serio ed analizzata con la dovuta attenzione, visto che peggioravo anziché migliorare.

Mi inarcai con la schiena e con le mani spinsi inconsciamente la sua testa verso il mio corpo, desiderosa di sentire le sue labbra ancora più a contatto con la mia pelle.

Persi completamente la ragione non appena sentii la sua lingua scendere, smorzandomi il respiro e facendomi quasi soffocare nel tentativo di reprimere un altro gemito.

-Lore...- Riuscii a ripetere, questa volta, me ne resi conto, in tono più dolce.

Ti amo.

Avrei voluto dirlo, sussurrarlo, urlarlo e dovetti mordermi a sangue le labbra per impedirmi di dire quella madornale cazzata.

Ritornò a baciarmi mentre il suo braccio, ancora dietro la mia schiena, iniziò a stringere più forte il mio fianco per avvicinarmi ulteriormente al suo corpo in modo quasi protettivo.

Ero arrivata al limite ormai e, senza rendermente conto, firmai la mia condanna muovendo il mio bacino in modo inequivocabile contro il suo. Una muta richiesta, una preghiera silenziosa.

In risposta mi arrivò una specie di lamento soffocato e subito dopo un tintinnio di qualcosa. Non riuscivo bene a vedere che cosa stesse facendo, ma ci misi un attimo a capire di che cosa si trattasse, nonostante non fossi nel pieno delle mie facoltà mentali: stava armeggiando con i suoi jeans.

Un suspiro sfuggì alle mie labbra, un sospiro di intrepidazione, di eccitazione e...d'amore...

Sentivo lo spigolo dello scalino sempre più conficcato nella mia schiena -il suo braccio l'aveva dovuto togliere per slacciarsi cintura e jeans con entrambe le mani- e il freddo del granito su tutta la pelle rimasta scoperta, natiche comprese visto che ero solo in mutande. Se fossi stata lucida, in una situazione normale, anche solo l'idea di toccare quei sudici scalini con qualcosa che non fosse la punta delle mie scarpe mi avrebbe nauseata per giorni e giorni. In quel momento, invece, l'unico mio pensiero era lui, il mio cervello non aveva spazio per altro. Ero regredita alla Preistoria, sembravo una cavernicola scimmia che riusciva a pensare solo ad una cosa: le banane. Beh, a dirla tutta, era più o meno la cosa a cui stavo pensando, anche se al singolare...

Le sue mani, calde nonostante la temperatura bassa, si poggiarono nuovamente sulla mia schiena per sollevarmi dal gradino ed io lo assecondai circondandogli il collo con le braccia.

Non lo fermai, non ne ebbi la forza, anche se avrei dovuto. Come potevo fermare qualcosa di così giusto e che oltretutto desideravo da almeno un mese?

Un senso di appagamento mi invase nel momento in cui lo sentii di nuovo dentro di me, finalmente; il vuoto che sentivo dentro da settimane era stato colmato con una sola spinta, dall'incastro perfetto dei nostri corpi. E poco importava che che farlo lì, così, sulle scale dove ci eravamo sempre ignorati da bambini, fosse squallido. Poco importava che qualcuno avrebbe potuto vederci.

Intrecciai le gambe ai suoi fianchi per riuscire a sentirlo ancora più in profondità, mentre con le dita spostavo freneticamente il suo maglione per artigliargli la schiena con le unghie.

Dicembre inoltrato. Otto gradi ed ero mezza nuda sulle scale, otto gradi e stavo sudando come mai in vita mia.

Tremai, scossa dagli spasmi di piacere.

Ti amo Lore, ti amo.

Uscì da me troppo presto, dopo un'ultima spinta più energica in cui venimmo entrambi.

Ma a te non importa niente di me.

Una lacrima scese silenziosa ed indiscreta. Con uno studiato gesto di disattenzione, sfregai appena la mia guancia sul suo maglione prima che si staccasse definitivamente da me, cancellando ogni traccia di quella sofferenza.

Mi lasciò lì sdraiata, ancora nuda ed accaldata, ancora scossa da fremiti e ansante.

Non mi guardò nemmeno, si alzò e, dopo essersi sistemato, risalì le scale.

Sentivo ogni singolo passo come una pugnalata dritta al petto. Il rumore della porta di casa sua, fu la ferita più dolorosa e non si sarebbe rimarginata tanto facilmente.

Con un singhiozzo lasciai uscire tutte le lacrime di dolore che avevo trattenuto ed ignorato, troppo concentrata a contare gli scalini attraverso il rumore dei suoi passi.

Mi alzai lentamente, sistemandomi come potevo e ricordandomi le parole di una canzone di Tiziano Ferro che avevo sempre adorato e mai capito:

Se non uccide, fortifica.

Lo speravo davvero. Peccato che in quel momento non mi sentissi più forte, al contrario, mi sentivo a brandelli.

Mi aveva presa e mi aveva lasciata lì da sola senza una parola, senza nessuna premura. Come una puttana.

Ed io? Mi uscì un altro singhiozzo, più simile ad una risata. Io mi ero lasciata usare di nuovo. Ero stata completamente consenziente e quello mi faceva ancora più male.

Mi ero lasciata scopare e gettare via, come un oggetto. Un giocattolino.

Strinsi le mani a pugno, con forza e rabbia, ed iniziai a salire le scale tutte di corsa, guidata dall'odio che si stava annidando dentro di me.

Quella storia del padre, della madre, di Glenda...non mi sarei affatto stupita se si fosse inventato tutto solo per...incastrarmi e arrivare ad avere solo quello a cui agognava. Una viscida e triste scopata.

Rientrai in casa senza dire nulla e corsi in camera mia, sotto lo sguardo attento dei miei genitori. Avrei chiesto scusa a mio padre, sì, ma solo dopo essermi tolta di dosso quel profumo così squisitamente insopportabile con una bella doccia.

Dopo le scuse ufficiali ai miei genitori, mi buttai sul letto, contenta di poter finalmente piangere a dirotto senza essere vista.

Fra le lacrime, aprii la cartella messaggi del mio cellulare e rilessi più volte l'ultimo messaggio arrivato:


Buonanotte Stellina, ti auguro di fare tanti bei sogni...dove spero di avere un piccolo posticino...:-* Il tuo Matt



La mattina dopo, fu il fastidioso cinguettare degli uccellini fuori a svegliarmi.

-Alice...- La voce di mia madre era quanto di più irritante potesse esserci. Spaccava i timpani peggio del pianto di un bambino piccolo.

-Mamma...ti prego.- Mi massaggiai le tempie, trovando il mio modo di parlare ancora più irritante del suo. Ero così raffreddata che sembrava mi stessi tappando il naso mentre parlavo.

Lei sbuffò e mi rimboccò meglio le coperte, -Ma come ti è saltato in mente di uscire ieri sera! Con quel freddo! Sfido io che ti sei presa la febbre a 38 e mezzo!-

Parlava a raffica, senza nemmeno prendere una pausa per respirare.

-Abbiamo risolto tutto, non ne parliamo più...- La implorai, starnutendo subito dopo.

Avevo chiesto scusa ai miei genitori e loro mi avevano perdonata, non revocando tuttavia la mia punizione che mi impediva di uscire con Teo il giorno dopo. Me l'ero meritata tutto sommato...non avevo neanche provato a protestare, anche perché conciata com'ero non ne avevo nemmeno la forza.

-Va bene, va bene...- Borbottò, passandomi un altro fazzolettino, -Ma ti serva di lezione!-

-Mi spiace solo di aver perso così un giorno di scuola...- Anche se un'altra parte esultava silenziosamente sollevata per quel scampato pericolo. Non lo avrei visto. Non avrei più voluto vederlo. Mi sarebbe piaciuto partire, andare a vivere da qualche altra parte per evitarlo, ma così facendo avrei perso anche tutte le mie amicizie e per lui non ne valeva davvero la pena.

Chissà che cosa aveva pensato non vedendomi in classe...che fossi scappata come una codarda?

-Oh, ma cosa te ne frega!- S'infervorò alzando le braccia al cielo rassegnata.

Mi sarei praticamente persa gli ultimi 3 giorni di scuola prima delle vacanze di Natale. Bella roba. E avrei dovuto recuperare le lezioni perse, specie quelle di matematica, le più difficili e incomprensibili!

Sbuffando, mi appoggiai alla spalliera del letto ed incrociai le braccia stressata: che razza di casino.

Il cellulare, sul comodino accanto a me, si illuminò di nuovo e vibrò per poco. Per la terza volta in quella mattina.


Ehy piccola, come va? Ti va di vederci oggi?


Matteo non capiva proprio che il fatto che non avessi risposto ai suoi squilli significava che non avevo nessuna voglia di parlarci.


Non posso...ho la febbre.


Semplice risposta e pure veritiera. Non avrebbe potuto dirmi niente per convincermi ad uscire.

Mi sdraiai di nuovo, cercando di sgomberare la mente per riuscire ad addormentarmi.

Impresa non semplicissima, i miei pensieri vagavano indisturbati e ritornarono più volte alla sera precedente, sulle scale...

Verso le quattro e mezza fu mia madre a svegliarmi, con un bacio sulla mia fronte bollente, -Tesoro allora noi andiamo...facciamo il prima possibile, ok?-

Annuii stanca, non trovando la forza per parlare. Da quello che avevo capito dovevano andare a fare la spesa e a cena da mia nonna. Fui quasi contenta di aver evitato la cucina di quella donna, cucinava peggio di mia madre, il che era tutto dire.

Il suono del campanello mi svegliò nuovamente, intorno alle sei. Mi alzai, barcollando come se fossi stata ubriaca e maledii più volte chiunque avesse osato schiacciare quel tasto vicino alla porta di casa mia.

Lo maledii ancora di più non appena spalancai la porta con fervore e mi resi conto di chi fosse.

-Mat...- Non riuscii a finire la frase perché la sua bocca si incollò alla mia prima che potessi farlo. Era quasi piacevole sentire le sue labbra fresche muoversi dolcemente sulle mie...sempre caldissime.

Disorientata e accaldata, mi ritrovai a ricambiare quel bacio, che mi procurò solo un delizioso benessere ed un intorpidimento del corpo.

Un rumore, quasi distante ed ovattato, mi fece staccare da lui contrariata. Quando realizzai da dove fosse appena arrivato, mi congelai sul posto agitata ed iniziai a sudare freddo.

Matteo si girò a sua volta, confuso e scocciato -forse per quell'interruzione- e si ritrovò ad esaminare una ragazza dai lunghi capelli scuri e gli occhi sgranati.

-Rossella...- Gracchiai, con un filo di voce ed il cuore che batteva a mille. Prima che potessi rendermene conto, le mie labbra si aprirono per pronunciare una preghiera che sapevo non avrebbe mai esaudito...non lei, non per me, -Non dirgli niente...-

Sapevamo entrambe a chi fosse riferita quella frase, sapevamo entrambe che cosa non avrebbe mai dovuto dire al fratello...solo non sapevo come mi fosse venuta in mente una cosa del genere, come poteva starmi ancora a cuore dopo quello che mi aveva fatto la sera prima?

Lei, dopo essersi ripresa dalla sorpresa, mi lanciò un'occhiata sprezzante che avrebbe potuto benissimo riservare al peggiore degli scarafaggi. Poi, distolse lo sguardo sbattendo velocemente le palpebre ed entrò nell'ascensore, richiudendolo alle sue spalle senza dire nulla.

-Cosa non deve dire?- La voce di Matteo mi fece ritornare alla realtà, -Ma soprattutto, a chi non deve dirlo?- Le sue sopracciglia si alzarono sempre di più, sembravano muoversi in modo direttamente proporzionale alla sua curiosità.

Scossi la testa confusa, causandomi una fitta lancinante alla testa.

-Alice...- Mi prese per le spalle e mi fece indietreggiare, -A chi non deve dire niente?- Richiuse la porta con il piede e quel rumore rieccheggiò in casa per qualche secondo.

Non avrebbe lasciato perdere, ne ero perfettamente conscia. E ci sarebbe arrivato da solo a capirlo, anche di quello ne ero certa.

-Quella era...- Alzò gli occhi di poco ed aggrottò la fronte, nel tentativo di ricordare, -La sorella di Glenda.-

Ci stava arrivando, era questione di pochi secondi...

-E lì abita...- Il suo sguardo si spostò nuovamente su di me ed i suoi occhi si spalancarono increduli, -Mister Simpatia, il fratello.-

Abbassai la testa colpevole; il soprannome Mister Simpatia lo avevamo inventato insieme qualche mese prima. Quando stavamo insieme, Matt veniva spesso a casa mia e più di una volta gli era capitato di incontrare Lore sul pianerottolo o giù all'ingresso. Inutile dire che non salutasse, esattamente come faceva con me e con chiunque altro. Da lì era nato il soprannome, inventato più da lui che da me a dire il vero.

-Cos'è...- Sputò avvelenato, aumentando la pressione delle sue dita sulle mie spalle, -Improvvisamente si è accorto di te ed ha iniziato a salutare?!-

-Matt...- Provai a parlare, stanca e provata dalla febbre, ma non me ne diede modo, poiché riprese subito ad inveire.

-Qualcuno gli ha fatto un corso accelerato di educazione?!-

Cercai di fargli capire, alzando leggermente le braccia, che la sua presa iniziava a farmi male, -Siamo in classe insieme, tutto qui.-

Mi lasciò andare, ma se le sue mani si fossero ancora trovate sul mio corpo ero quasi certa che mi avrebbero sgretolato le ossa da quanto era arrabbiato.

-Tutto qui, Alice?!- Ripeté furioso, gridando come non aveva mai fatto.

-Non alzare la voce!- Cercai di difendermi, vedendo la sua sagoma appannarsi per via della febbre alta.

-Alice...- Fece un respiro profondo per calmarsi e afferrò nuovamente le mie braccia, questa volta con dolcezza, -Alice, io ti amo.-

Mandai giù un fastidioso nodo alla gola che rischiò quasi di strozzarmi. Lui mi amava. Dopo che mi aveva lasciata e fatto soffrire, veniva a dirmi che mi amava? Avrei voluto sterminare l'intera specie maschile in quel momento.

-Ho fatto una cazzata, lasciarti è stato l'errore più grande della mia vita. Credevo stessimo andando troppo velocemente, ti ho lasciato perché avevo paura di quello che provavo per te...i miei amici non facevano che dirmi che ero troppo legato a te e che avrei dovuto pensare solo a divertirmi visto che ero così giovane...- Prese fiato, incatenando poi i miei occhi ai suoi, -Non sono riuscito a stare con nessun'altra, questo te lo posso giurare sulla mia vita. Quando ti ho rivista, l'altra sera in discoteca...- Si avvicinò e spostò le sue mani sulla mia schiena, -Ho capito che non era cambiato niente per me.-

La testa mi girava come se fossi appena scesa dalle montagne russe: forse avrei dovuto avvisarlo del fatto che la sua preziosa camicia di marca sarebbe presto finita in lavatrice intaccata dal mio vomito.

-Io ti amo, Alice.- Mi fissò intensamente negli occhi, quasi stesse cercando di ipnotizzarmi, -E lui?-

Toccò maligno un tasto dolente, un tasto che mi fece involontariamente sciogliere la sua presa ed indietreggiare.

-Lui ti ama, Alice?- Avanzò; ogni suo passo in avanti, equivaleva ad un mio passo indietro.

-Sarebbe disposto a tutto pur di stare con te?-

-Basta...- Mi uscì in tono sofferente e soffocato, come il guaito di un cucciolo ferito.

-Io sì. E sono disposto a tutto pur di riconquistarti.- Socchiuse gli occhi ed arrestò la sua camminata, facendomi sospirare di sollievo.

-Pensaci.- Si girò ed aprì la porta, -So di contare ancora qualcosa per te, l'ho sentito nel bacio di prima...-

Sussultai alle sue parole e attesi con il cuore in gola che uscisse.

Mi fiondai a chiudere la porta a chiave, temendo che potesse rientrare e, con le ultime forze rimaste in corpo, mi diressi in sala e mi sdraiai a peso morto sul divano, sperando con tutta me stessa che quel senso di nausea mi abbandonasse.

Ora ero davvero confusa, il senso di confusione di prima era niente in confronto a quello che sentivo in quel momento. Grandioso. Matteo era ufficialmente ritornato, con tanto di scudo e spada per salvarmi dal mostro cattivo. E, soprattutto, mi amava. Ma io? Io l'amavo? Avrei voluto essere salvata io?



*Note dell'autrice*


Non so davvero come scusarmi. Sia per le risposte mancanti allo scorso capitolo che a questo. Vi giuro che non è assolutamente intenzionale, non ho più tempo neanche per respirare in questi giorni, fra scuola e impegni vari. Con questo non voglio assolutamente dire che non vi ringrazierò personalmente per il vostro supporto. Se non sarà un disturbo, ve la manderò per e-mail la risposta...

Ci tengo a ringraziarvi perché io amo scrivere...e se continuo a farlo, se continuo a scrivere di Lore e Ali o di Dave ed Allie è solo GRAZIE a voi che avete un ruolo fondamentale in tutto questo. Siete voi che mi sostenete e che mi aiutate ad essere meno paranoica, siete voi che mi rendete orgogliosa dei miei personaggi, anche di quelli un po' più negativi. Vorrei ringraziarvi creando una meravigliosa storia dedicata ad ognuna di voi, vorrei inserire ognuna di voi nella storia, per citarvi, per rendervi partecipi di questa specie di avventura =) Perché alla fine, non sono solo io a scrivere, ma siete anche voi ed il merito è mio quanto vostro.

Perciò grazie, anche a chi legge silenziosamente: vedere quanti sono i preferiti e i seguiti è un motivo grandissimo di orgoglio e tira un po' su la mia stima sempre abbastanza bassa XD

E dopo avervi annoiato con questo, passo alle precisazioni sul capitolo:

-Matteo è ritornato definitivamente e so già che si farà odiare parecchio. Però a me, non mi lapidate, non dispiace nemmeno tanto come personaggio. Immaginare Alice, in lacrime per colpa di Lore, che legge il messaggio dolce di Matteo mi ha intenerita mentre scrivevo.

-Lore è stato stronzissimo e a questo proposito inizierò a postare i suoi Missing Moments a breve: ho intenzione di scrivere le sue riflessioni dopo quello che è successo sulle scale, di farvi capire perché l'ha fatto.

-La situazione famigliare di Lore: è normale, diciamo. Non è che abbia chissà quale famiglia disastrata, la sua è una situazione molto frequente, credibile a mio parere e non so se qualcuna potrà rispecchiarsi in questo. Io, personalmente, mi rispecchio perché la sua situazione, è più o meno la mia. E io mi rivedo in Glenda che soffre per il carattere freddo del padre e ha paura della sua reazione in caso di divorzio. È la stessa che ho paura possa avere il mio, rimasto da solo, senza genitori e senza suo fratello.

La situazione psicologica di Glenda e di Lore riguardo questa faccenda verrà analizzata più avanti, la cosa verrà approfondita maggiormente. Credo si sia capito che Lore odia il padre, non lo tollera per il suo modo violento di fare, mentre Glenda e la madre lo giustificano quasi.

Per quanto riguarda il resto...beh non so che altro dire, se non che spero che il capitolo vi sia piaciuto... Edit: Dimenticavo, questo capitolo è dedicato alla carissima Mary (luketta93 nel forum) che oggi compie 17 anni! Auguri carissima!!!

Scusatemi ancora per le risposte mancanti...rimedierò =) e grazie per la pazienza!

Un bacione immenso, la vostra Bec


PS: Ricordo che se volete aggiungermi su FB, visitare il forum o il blog a me fa solo piacere =) I contatti sono nella pagina del mio profilo.



*Spoiler sul prossimo capitolo*


Lore e Matteo si incontreranno e non sarà un incontro pacifico.

Nei prossimi capitoli, in generale, verrà spiegato il perché Lore e Teo (il compagno di classe) non vanno molto d'accordo e, sempre nei prossimi cap, Ali farà la sua scelta fra Lore e Matt...






























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Capitolo 20
*** Lo scontro ***



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Capitolo 19: Lo scontro


Aver perso gli ultimi giorni di scuola per colpa della febbre era a dir poco irritante. Mi sentivo spaesata e spossata; stare a casa senza far niente era addirittura più stancante di andare a scuola e studiare.

Se non altro avevo perso solo due giorni e non tre, visto che una nevicata improvvisa aveva fatto chiudere le scuole proprio l'ultimo giorno prima delle vacanze, per la gioia di tutti gli studenti milanesi e dintorni.

Sbuffai, facendo zapping con il telecomando in cerca di qualcosa di decente da vedere alla TV. Digitale terrestre del cazzo, non serviva a nulla! C'erano canali in più certo, ma trasmettevano sempre le stesse stronzate anche lì.

A rallegrarmi il lunedì era stata la telefonata di Mel, che mi aveva più o meno riassunto quanto avvenuto in quelle ultime ore che mi ero persa in classe.

-Ah, Garbatelli ha preso 6.- Si ricordò improvvisamente, dopo aver preso in giro la prof di italiano per il suo tic nervoso all'occhio ed i suoi cali di voce improvvisi.

Diedi un calcio alle lenzuola divertita, -No?! Davvero?- Ridacchiai compiaciuta: quella sì che era una bella notizia! Finalmente quel secchione del cavolo non prendeva un 10!

-Già! Minchia ben gli sta a quel secchione!- Se possibile lei sembrava ancora più soddisfatta di me.

-E gli altri?- Mi morsi il labbro: era solo ed esclusivamente di una persona che volevo chiedere, ma avevo cercato di trattenermi stritolando il lenzuolo con le mani.

-Lore non sa più scrivere.- Lo disse in tono annoiato, come se si stesse esaminando distrattamente le unghie. Aveva capito subito che era lui il soggetto sottointeso di quel “altri”.

-In che senso?- Chiesi stranita, con il cuore in gola. Bastava sentire quel cazzo di nome per farmi sudare più di quanto già non lo fossi per via della febbre.

-L'ha chiamato alla lavagna la prof sabato e ha scritto malissimo i numeri, quasi alla stregua di un bambino delle elementari.-

Meditai per un attimo sulle sue parole, sobbalzando appena nel momento in cui le metabolizzai del tutto. Sabato, il mio primo giorno di assenza dopo quel venerdì. Il braccio destro. Il braccio su cui io mi ero praticamente sdraiata sopra. Doveva averlo ancora indolenzito anche per via della punta dello scalino conficcata.

-Ali, ci sei?-

Annuii, nonostante lei non mi potesse vedere, -Sì, scusa.-

Basta Alice! Tu devi odiarlo!

Andò avanti a parlare di altro, fingendo di non aver notato il mio silenzio dopo il nome dello stronzo.

Mettere giù fu un sollievo: dopo quella chiacchierata, la gola aveva iniziato nuovamente a farmi male.

Ma il vero sollievo, fu scorgere proprio il giorno dopo un qualcosa che avevo sempre odiato, ma che in quei giorni attendevo ansiosa. Non avevamo usato nessun...preservativo sulle scale e l'arrivo del mio ciclo mi fece tirare un lungo sospiro di sollievo. Come se la mia vita non fosse già stata abbastanza incasinata, mi mancava solo un pupetto...

I giorni successivi li passai un po' più spensierata, in famiglia e con le mie amiche. Matteo non si era più fatto sentire e la cosa mi spaventava: sapevo che poteva significare solo che stesse prendendo sul serio tutta la faccenda. Se non si faceva sentire e non mi stressava, era perché voleva che riflettessi a fondo su tutto quello che mi aveva detto. Parole dure, ma veritiere purtroppo.

Non vidi nessuno dei due idioti nemmeno il giorno di Natale, né ricevetti i loro auguri. Beh da parte dello Stronzo me l'aspettavo, da parte di Matteo no. Era meglio così tutto sommato, meno li vedevo entrambi, meglio era. Anche se...la tentazione di uscire fuori sulle scale con la speranza di vedere Lorenzo per fargli gli auguri c'era.

Chissà se Rossella gli aveva detto quello che aveva visto. Probabilmente se anche lo avesse fatto, di sicuro a Lore non impotava niente, altrimenti sarebbe venuto da me e...niente, non aveva fatto niente. Mi aveva presa sulle scale e basta, per lui era finito tutto lì evidentemente.

Le vacanze continuarono più serene e tranquille comunque, forse proprio per la mancata presenza di quei due. Se era vero che per Lore io contassi meno di zero -cosa che una parte di me aveva sempre saputo- era meglio per me non vederlo proprio.

Il capodanno, purtroppo, dovetti passarlo controvoglia con la mia famiglia: secondo mia madre, fino ai diciotto anni non avrei potuto passare nessuna festività da sola. Bella roba.

Inutile dire che mi stessi letteralmente logorando il fegato immaginando Lore -probabilmente ubriaco- in compagnia dei suoi amici e di qualche ragazza...che avrebbe poi baciato una volta scoccata la mezzanotte. Stritolai con forza il bicchiere sottile pieno di spumante, rischiando quasi di farlo cadere nel momento del brindisi.

-Bisogna baciare un uomo adesso!- Trillò mia madre tutta contenta una volta iniziato il nuovo anno.

Mi alzai di malavoglia e schioccai un bacio sulla guancia a mio padre. Quello che si faceva a capodanno si faceva tutto l'anno. O almeno, così dicevano ad OC.

Quindi, a rigor di logica, avrei baciato mio padre per tutto il 2010. Se non altro ero scampata al bacio appiccicoso e unticcio del nonno.

Passata la sera del 31, riuscii a sopravvivere anche al mega pranzo del primo gennaio; c'era talmente tanta roba da mangiare che avrei potuto diventare come l'omino della Michelin volendo. Del resto, secondo mia nonna, io ero così sciupata! E lo sarei sempre stata, anche se avessi preso 30 chili nel giro di pochi giorni.

Solo la mattina del 3 gennaio ebbi notizie di Matteo. Non immaginavo che si sarebbe fatto sentire quel giorno, anche perché mi era completamente passato di mente il fatto che noi ci fossimo conosciuti proprio il 3 gennaio anni prima.

Il postino aveva recapitato un enorme mazzo di rose rosse, degne delle più tristi telenovelas americane. Mi ero sentita addosso lo sguardo indagatore dei miei genitori, quando con un sorriso di scuse mi ero chiusa in camera mia per leggere il biglietto:


3 gennaio 2004, ho incontrato una stella senza bisogno di alzare gli occhi al cielo. M.


Si era trasferito a Milano intorno alla fine del 2003...ed io lo avevo incontrato, per caso, a casa di una mia amica, Tiziana, proprio il 3 gennaio del 2004. I genitori di Tizi conoscevano già quelli di Matteo, per quello lui era lì quel giorno. Poi era stato inserito nella nostra stessa classe per volontà dei suoi genitori che ne avevano discusso con il preside.

Avvicinai il viso ad una delle rose, ispirando il profumo sovrappensiero: erano da parte di Matteo. Per un attimo, vedendo il postino con quella consegna in mano, avevo sperato che fossero da parte di qualcun'altro. Che stupida. Ed illusa, sempre illusa.

Una lacrima scivolò sul viso solitaria e sparì appena sotto il mento, cadendo nel vuoto.

Non sarebbe mai arrivato niente del genere da parte sua, dovevo smetterla di farmi del male, dovevo smetterla di lagnarmi come una bimbetta capricciosa che sbatteva semplicemente i piedi a terra senza provare a far niente per cambiare le cose. Dovevo reagire.

Il cellulare, appoggiato sul mio comodino, vibrò e si illuminò per poco: un messaggio.

Quando lessi quello che vi era scritto, mi asciugai la guancia, sforzandomi di sorridere.


Ti è arrivato? Ti è piaciuto?


Composi velocemente la risposta, cercando di mostrarmi un pochino più gentile e meno fredda con lui.


Sì, molto :) Molto carina anche la frase, dove l'hai copiata?


Lui fu molto più veloce di me a rispondere.


Da nessuna parte. L'hai ispirata tu.


Nessuna faccina, nessuna frase che lasciava a intendere che si fosse offeso per la mia insinuazione di prima. Era serio, non scherzava. Se lo avessi avuto davanti, probabilmente mi avrebbe fissato negli occhi deciso, mi avrebbe fatto abbassare la testa per l'intensità del suo sguardo...


Sì, certo, come quella tedesca? ;)


Cercai di ironizzare, ripescando fra i miei vecchi messaggi quello che mi aveva mandato per il compleanno:


Heute ist der Geburstag von vielen Sternen, aber du bist der jenige dass mehr glànzt. Ich liebe dich, Matt.**


Studiavo il tedesco alle medie e lo avevo studiato anche per tre anni alla Manzoni. Sapeva che mi piaceva molto come lingua, per quello, munito di traduttore probabilmente, me l'aveva scritta.


No, anche quella sei stata tu ad ispirarmela...Sei libera questo pomeriggio?


Ero davanti ad un bivio; continuare a soffrire per Lorenzo-Stronzo-Latini, o tentare di nuovo con Matteo? Forse avrei potuto dargliela una seconda possibilità...Matteo aveva dimostrato di tenerci a me, lasciandomi anche del tempo per riflettere senza stressarmi. Non che con quei messaggini e con quelle rose si fosse del tutto riscattato, però...però aveva avuto le palle di dirmi che mi amava e che voleva stare con me, di lasciar pedere i commenti idioti degli amici...per me. Matteo era...amore. Maturità. Dolcezza. Tutte cose di cui avevo bisogno, tutte cose che non avrei mai avuto da Lore, tutte cose che mi avrebbero fatta stare meglio...Perché dovevo continuare a star male per uno che non mi meritava? Perché dargli quella soddisfazione?

L'idea di baciare Matteo davanti a quello stronzo mi elettrizzava da morire. Avrebbe significato un: “Hai visto, sono andata avanti, non mi importa più niente di te.” Che soddisfazione!

Schiacciai i tasti esitante, premendo “Invia” dopo vari secondi di meditazione.


Sì. Perché?


Classica domanda di convenienza e fintamente ingenua, sapevo benissimo perché.


Fatti trovare pronta alle tre. Voglio portarti in un posto ;)


********


Fingere di essere contenta e sorpresa era una delle cose che mi riusciva peggio. Anzi, proprio non mi riusciva per niente, ero pessima.

Come quando si riceveva in regalo qualcosa di orribile e ci si sforzava di sorridere per far trapelare tutto il nostro falso entusiasmo e la nostra gratitudine. Più o meno il mio sorriso doveva essere forzato come se mi avessero appena regalato una ciabatta rotta e consumata.

Stavo morendo dal freddo e quel finto sorriso che avevo sfoggiato da almeno mezz'ora mi si stava congelando sulla faccia. Chissà che crack si sarebbe sentito non appena fossi tornata seria.

-Non ho parole...- E non ne avevo davvero. Avevo pensato a chissà quale posto, sembrava dovesse farmi chissà quale sorpresa. Invece...mi aveva portato esattamente dove eravamo andati al nostro primo appuntamento; in cima al Duomo della città. Già la prima volta che ci eravamo andati credevo di avergli fatto capire quanto odiassi stare lì in cima, circondata da schifosi e malaticci piccioni, ma evidentemente non ci era arrivato.

Forse se non ci fossero stati 5 gradi più la pioggia, avrei anche potuto considerare il suo gesto romantico, ma in quel momento pensavo solo ad un modo per buttarlo giù di lì senza farmi condannare per omicidio. Chissà se c'era...

-Qui ci siamo baciati per la prima volta.-

Annuii senza nemmeno aver capito bene le sue parole, tremando come una foglia ed abbracciandomi per scaldarmi.

Girata di spalle, non lo sentii arrivare e mi accorsi della sua vicinanza solo quando le sue braccia mi avvolsero da dietro.

Mi irrigidii, congelandomi sul posto proprio come un ghiacciolo. -Matt...?- Dissi con un filo di voce, in tono isterico. Ero più tesa e nervosa di una corda di violino e non era affatto piacevole.

-Shh...rilassati.- Sussurrò al mio orecchio, aumentando la presa delle sue mani sulla mia pancia e avvicinandosi con il petto alla mia schiena.

Si dondolò con il busto ed il mio corpo seguì automaticamente quel movimento.

Deglutii più volte a vuoto, sentendomi a disagio per quel gesto così affettuoso. Non era normale che stessi morendo dalla voglia di tirargli una gomitata nello stomaco per allontanarlo, vero?

-Rilassati...- Ripeté, ancora più dolcemente se possibile. Più nauseante in realtà.

Cercai di seguire il suo consiglio; mi sforzai di respirare regolarmente e di sciogliermi un po', cosa che inizalmente mi riuscì...fino a quando la sua mano sulla pancia non si mosse e salì, cercando di eludere le sue reali intenzioni con qualche massaggio lento e studiato...

-No. Matt.- Mi scostai da lui con un unico gesto deciso, infastidita dalle sue mani appena giunte al mio seno. Potevo tollerare l'abbraccio, potevo tollerare -con molta fatica- il suo corpo così a stretto contatto con il mio, ma quel tocco...quel tocco sul mio seno mi aveva proprio...irritata.

-Scusa...- Abbassò la testa, sembrava essere più a disagio e mortificato di me. Un bambino rimproverato dalla madre.

Beh...visto così faceva davvero tenerezza. Forse avevo esagerato, ero stata troppo brusca. -No scusa tu...- Sospirai, sfregandomi le mani nervosa per cercare di scaldarle, -Solo...- Mi morsi il labbro; solo...cosa?

-Alice, perché hai accettato di uscire con me?- Rialzò lo sguardo e mi guardò intensamente, in attesa di una risposta che gli avrebbe definitivamente chiarito le idee.

Avevo capito il vero significato di quella frase; voleva sapere se c'era o no un'altra possibilità di tornare insieme. Voleva sapere se il fatto che avessi accettato di uscire fosse una specie di perdono concesso.

Mi tormentai il labbro con i denti per prendere tempo e rifletterci su. Avrei potuto dargliela quella seconda possibilità certo, ma...non mi sembrava giusto farlo solo per un'infantile ripicca nei confronti di un altro ragazzo, per vendetta. D'altra parte i suoi occhi così intensi e pieni di...amore, erano così...rassicuranti. Forse non sarebbe stata una cosa del tutto sbagliata perdonarlo. Forse con la sua dolcezza ed il suo amore sarebbe riuscito a farmi dimenticare Lore. Forse...troppi forse, dovevo rispondere, non potevo più tergiversare.

-Per me va bene ritornare insieme.- Esordii tutto d'un fiato, dopo aver liberato il labbro inferiore dalla morsa che lo attanagliava.

Vedere i suoi occhi illuminarsi di gioia mi causò una fitta fastidiosa allo stomaco. Era contentezza, mi dissi. Non sensi di colpa. Non lo stavo prendendo in giro; se lo avevo amato una volta, potevo amarlo di nuovo.

-Ma a patto che facciamo le cose con calma...molta calma.- Moltissima calma.

Lo vidi annuire più volte, così velocemente che mi chiesi come facesse a non girargli la testa.

-Sì sì, va benissimo.- Dalla gioia avrebbe voluto stritolarmi in un abbraccio glielo si leggeva in faccia. Si limitò invece ad avvicinarsi titubante e a...porgermi la mano?

Mi lasciai scappare una risatina divertita, -Beh un abbraccio posso concedertelo.- Feci spallucce, annullando la distanza fra di noi con un passo e gettandogli le braccia intorno al collo.

Ricambiò la stretta con molto più trasporto di me ed avvicinò il suo viso al mio collo per depositarvi un casto bacio, appena sopra la sciarpa.

Non mi scostai: al contrario di poco prima, mi ritrovai ad apprezzare quel contatto. Le sue braccia, il suo profumo, il suo respiro sulla mia guancia erano piacevoli e mi facevano ripensare davvero al nostro appuntamento di anni prima. Era come ritornare nel passato, come ritornare la quattordicenne innamorata di una volta. Il suo abbraccio era caldo, rassicurante, confortante.

L'undici Dicembre del 2005, sempre in cima al Duomo; il nostro primo bacio sapeva della cioccolata che avevamo appena finito di bere. Lo ricordavo ancora.

E per la prima volta dopo giorni e giorni di tristezza e di sofferenza a causa di un altro ragazzo...mi ritrovai a sorridere veramente per merito suo.


********


Lo avevo invitato a casa mia per prendersi una cioccolata calda -dato che in Duomo stavo morendo dal freddo- come quella volta di anni prima e per ripresentarlo a mia madre come mio ragazzo. Poteva sembrare strana forse come cosa, ma fra me e mia madre non c'erano mai stati segreti. Inoltre ultimamente la vedevo molto preoccupata per me, aveva capito che c'era qualcosa che non andava, aveva capito che c'era di mezzo un ragazzo...per quello speravo che dicendole che io e Matt stavamo di nuovo insieme l'avrebbe in qualche modo rallegrata e sollevata.

Invece reagì in maniera piuttosto strana: oltre ad essere fredda come il ghiaccio dell'Antartide con Matt, sembrava...delusa, amareggiata e nervosa. Strano.

-Tesoro mi dai una mano a portare la torta?-

Il sorriso apparentemente affabile di mia madre poteva solo significare un “Dobbiamo parlare, ora”.

Annuii e la seguii, congedandomi da Matt con un sorriso di scuse appena accennato.

-Si può sapere come ti è venuto in mente di perdonarlo dopo tutto quello che ti ha fatto?!- Mia madre non perse tempo ad assalirmi ed indicò contrariata la sala, come se già dalla sua frase e dal tono di voce non avessi capito di chi stesse parlando.

-Mamma...- Era preoccupata, lo capivo, ma il fatto che si intromettesse nella mia vita privata mi dava fastidio. -Ci ho pensato su, non è una scelta presa così su due piedi.- Ok, forse non troppo, ma...ci avevo pensato per almeno tre minuti buoni quel pomeriggio in cima al Duomo! Eccheccavolo! Tornare con Matteo mi avrebbe fatto bene di quello ne ero certa; avevo sofferto per lui, avevo sofferto -e soffrivo- per l'altro...cosa cambiava? Solo che Matt era maturato ed era seriamente innamorato di me.

Lei sospirò, inclinando di poco la schiena per prendere la torta dal forno. -Sarà...eppure...- Appoggiò la teglia al tavolo ed esitò un attimo, quasi timorosa di continuare, -Credevo che fosse un altro il ragazzo...il motivo per cui non mangiavi e non dormivi in questi giorni...-

Mi strinsi le braccia intorno ai fianchi, gesto istintivo che di certo non sarebbe servito a proteggermi da quella sua insinuazione. Si era accorta di tutto; sia del mangiare, che del dormire. Non ero mai riuscita ad ingannarla, il mio rigirarmi continuo fra le coperte fino a tardi le aveva sempre fatto intuire che fossi sveglia.

-Un altro?- Domandai con la tipica faccia di chi fosse appena caduto dalle nuvole.

Mi guardò di sottecchi e mi ritrovai a sudare freddo in attesa di sentirla di nuovo parlare.

-Sì...sai...- Scosse la testa, -No niente. Erano solo supposizioni e fantasie mie.-

La odiavo quando faceva così. La voglia di prendere la mia paffuta ciabatta e di lanciargliela dietro prendeva spesso possesso di una povera, tranquilla e pacata ragazza come me.

-No, adesso me lo dici.- Sbottai indispettita. Volevo sapere a quale considerazioni fosse arrivata e soprattutto...se ci avesse azzeccato.

-Mamma!- La ripresi, non appena cercò di sgusciare fuori dalla stanza con la torta in mano.

Sbuffò ed alzò gli occhi al cielo in risposta. -Pensavo...- Poggiò di nuovo la torta sul tavolo e finse di cercare qualcosa di inesistente -la conoscevo bene- in uno degli sportelli del mobile accanto al frigo. -Vi ho beccati in camera insieme...-

Mandai giù almeno un litro di saliva, strozzandomi con quella palla liquida troppo grande per essere semplicemente deglutita senza conseguenze. Incominciai a tossicchiare in modo convulso; avevo già intuito a cosa alludeva purtroppo.

-Per non parlare di quella storia del “Ne parleremo domani a scuola”- Mimò la frase con le dita, ignorando bellamente il fatto che la sua unica figlia stesse quasi soffocando.

Oh merda cazzuta. Lei sapeva già tutto. Quella volta che Lore si era nascosto dietro la porta della mia camera, mia madre aveva chiaramente finto di non sapere nulla. Non lo aveva visto, ma aveva sospettato. Così come aveva sospettato qualcosa quella sera...


-Ah, poco prima che arrivassi tu è venuto Lorenzo a cercarti.-

-Sì? Che cosa voleva?-

-Ah non lo so, ha detto che ne parlerete domani a scuola.-


-Di che stai parlando?- Riuscii ad articolare con occhi lacrimanti dopo essermi ripresa.

-Oh Alice! Non fare la finta tonta, vi mangiate con gli occhi!- Si stava irritando. Lei! Lei si stava irritando! Il mondo andava a rotoli...

Dopo quell'ultima sua affermazione, ebbi comunque la decenza di tacere. Io di certo lo mangiavo con gli occhi, ma non per un fattore puramente fisico...al contrario di lui, che di me voleva solo il corpo...e dopo averlo avuto se n'era andato soddisfatto lo stronzo!

Chiusi le mani a pugno, arrabbiata, ferita, delusa...e desiderosa di vendetta. E, per quanto fosse da stronza, per quanto mi odiassi per quello...non riuscivo a fare a meno di pensare che Matteo sarebbe stato sicuramente d'aiuto.

-Beh ti sei sbagliata.- Riacquistai la mia sicurezza, mossa dalla rabbia e dal risentimento, -A me piace Matteo.- Dire che ne ero innamorata sarebbe stata una madornale stronzata perché non lo ero. Non più. Non ancora.

-Va bene...- Scrollò le spalle disinteressata, -Quindi se li invito di nuovo a cena i Latini...non sarebbe un problema per te?- Una lieve scintilla si accese nei suoi occhi nello scorgere la mia reazione contrariata.

-Certo che no.- Mentii spudoratamente, nonostante la mia smorfia precedente mi avesse già tradita e smascherata.

-Benissimo.- Socchiuse gli occhi e riprese la sua schifosa torta in mano: dovevo in qualche modo avvisare Matteo e dirgli di non mangiarla se non voleva essere intossicato. Anche se forse si ricordava già da solo della pessima attitudine in cucina di mia madre.

Alle sette precise, dopo aver passato il tempo a declinare gentilmente gli inviti di mia madre ad assaggiare la torta -saggio ragazzo-, Matteo ci annunciò che doveva tornare a casa per cena. Fortunatamente per lui, mia madre non gli chiese di restare. Se da una parte la cosa mi aveva sollevata, dall'altra mi aveva fatto accigliare; aveva invitato a cena lo stronzo quando era venuto a darmi ripetizioni...e non aveva invitato il mio delizioso ragazzo? Perché? Matteo era stato impeccabile con lei, gentilissimo e molto disponibile a conversare e a spendersi in complimenti per la casa.

Mi offrii di accompagnarlo giù, visto che il cancelletto secondario sotto il nostro portone si poteva aprire solo con le chiavi e che quindi gli sarebbero servite le mie.

Mi scusai più volte in ascensore per il comportamento di mia madre, ma lui reagì piuttosto bene. -Tranquilla. La capisco, è ancora arrabbiata con me e ha ragione.- Certo non sembrava essere contento della cosa, ma se non altro non si lamentò con lagne varie.

Stavo giusto sorridendo per quella sua uscita detta sempre con quell'aria da cucciolotto bastonato, quando il mio sguardo si posò sulle caselle postali e su un ragazzo di spalle che stava chiaramente prendendo la propria posta dalla propria casella.

L'avrei riconosciuto fra mille, frontalmente, di profilo, di spalle...

Il mio sorriso si spense di botto, mentre l'ansia, la rabbia e l'eccitazione prendevano il posto di quella spensieratezza di poco prima. Mi resi conto di essermi fermata solo quando vidi Matt avanzare di qualche passo rispetto a me e fermarsi per guardarmi confuso.

Non l'aveva ancora riconosciuto lui. Non di spalle.

Quando Lore si girò, il suo sguardo non si posò subito su di noi, esaminò prima un volantino pubblicitario trovato in mezzo al resto delle cose. Poi -mi resi conto di aspettare quel momento con trepidazione- alzò lo sguardo velocemente, forse dopo essersi reso conto dei nostri -i miei più che altro- occhi puntati insistentemente su di lui. Sbatté le palpebre più volte confuso e per un attimo giurai di aver visto qualcosa di simile al...dolore...alla tristezza. Rabbia. Risentimento. Tutto nei suoi occhi, per solo un millesimo di secondo...finché la sua espressione non si fece sprezzante. Anzi, più che altro altezzosa. Identica a quella che la sorella aveva sfoggiato qualche settimana prima. E a proposito di quello...aveva davanti ai suoi occhi la conferma che quello che gli aveva detto Rossella -se lo aveva fatto- era vero.

Al mio fianco, vidi di sfuggita Matt irrigidirsi; l'aveva riconosciuto. Perfetto. C'era solo da sperare che non si dicessero niente. Si erano visti, bastava. Ora Lore sapeva che io uscivo con Matt e Matt...era il mio ragazzo, punto. E sapeva che a me di Mister Simpatia non me ne importava più niente. Avrebbe saputo e pensato il falso, ma quelli erano dettagli.

Lore distolse lo sguardo con la stessa velocità con cui lo aveva alzato verso di noi e fece per sorpassarci come se niente fosse.

Cercai di trattenere il respiro e stritolai il bordo del giubbotto con forza nel momento in cui mi passò accanto. Se avessi sentito il suo profumo, se le mie mani avessero ceduto alla tentazione di toccarlo...sarebbe stata la fine, non sarebbe cambiato niente.

-Ehi stronzo, non si saluta?-

No, no, no, no. Stava andando tutto così perfettamente bene, perché Matteo doveva parlare?!

Lo guardai implorante, ma lui mi ignorò. Il suo sguardo rabbioso era puntato su Lore che piuttosto restio e schifato si girò a guardarci di nuovo.

-Stai dicendo a me?- Alzò il sopracciglio in un'espressione quanto meno intimidatoria. Del tipo “Ti conviene dire di no se non vuoi che ti riempia di botte”. Il che non era rassicurante.

Matt, ti prego stai zitto. Preghiera inutile.

-Certo, non vedo altri maleducati che non salutano qui.- Berciò furioso.

-Nemmeno voi avete salutato.- Ci fece notare fin troppo tranquillo per non preoccuparmi.

Matt incassò quell'accusa e con un brusco e deciso gesto del braccio mi attirò a sé. Fulminai stizzita la sua mano poggiata sulla mia spalla. Che diavolo gli era preso?! Cos'era quello sfoggio di arroganza?!

-Non so se lo sai...-

Oddio, no. Matt giuro che ti ammazzo se dici una cosa del genere...

-Ma noi due stiamo insieme adesso.-

Oh cazzo no! Ma che cosa c'entrava dirglielo così?!

Stavo per dirgliene quattro, quando la mia attenzione fu attirata dalla reazione di Lore; le sue mani si chiusero a pugno con violenza e le braccia...tremavano...mentre l'arroganza sul suo viso non era stata per niente scalfita.

-Quindi? Auguri e figli maschi...? Che cosa credi me ne importi a me?- Parlò con una lentezza studiata, troppo studiata. Il mio cuore si illuse di nuovo e sussultò non appena avvertì una lieve incrinazione nella sua voce. Una lieve stonatura che mi fece sussultare.

Non ti illudere Alice, ti prego. Non di nuovo. Non gli importa niente di te.

-Era solo per avvisarti...- La vocetta di Matteo era oltremodo odiosa. Troppo odiosa in confronto a quella del ragazzo di cui, mio malgrado, continuavo ad essere innamorata.

Quest'ultimo scrollò le spalle e, poco prima che sospirassi di sollievo per quella conversazione finita, lo sentii di nuovo parlare, in tono decisamente più provocatorio di prima, -Forse mi sono perso qualcosa...o forse te la sei persa tu.- Socchiuse gli occhi minaccioso, -Non mi sembra che tu ci fossi l'altra sera quando me la sono scopata, proprio qui,- Con un cenno del mento indicò il punto, -Sulle scale.- Il ghigno che sfoderò mi inferse un'altra dolorosa coltellata al cuore che, stupido ed innamorato, si stava nuovamente lasciando prendere in giro ed ammaliare.

Non osavo credere a quelle parole, faceva troppo male. Mi aggrappai gelosamente al mio ultimo briciolo di dignità rimasto e mi rifiutai categoricamente di piangere. Non avrebbe mai visto quanto potere avessero le sue parole su di me.

Matt reagì male. Molto male. Malissimo. Sgranò gli occhi incredulo, quasi avesse visto un fantasma e non riuscisse a capacitarsi della cosa e boccheggiò per qualche secondo.

Poi serrò la mascella, con uno scatto secco e rumoroso. -Ci siamo rimessi insieme...da pochissimo.- Sibilò infine, a fatica. Sembrava stesse impiegando tutte le sue energie per mantenere l'autocontrollo...e dire che Matteo era sempre stato uno pacifico e tranquillo.

Non si girò a guardarmi, forse per paura di quello che avrebbe visto nei miei occhi, forse solo per continuare a sostenere apertamente quelli di Lore, a mo' di sfida.

-Oh beh...- Conoscevo quello sguardo, conoscevo quel tono di voce...sapevo che Lore stava per sparare qualche altra stronzata tagliente, capace di arrivare dritta al cuore e di trafiggerlo, -Se non altro non sei cornuto...non ancora.- Concluse, lanciandomi uno sguardo in tralice pieno di significati che mi fece rabbrividire.

Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso, o meglio, fu la frase che fece impazzire Matt. In un attimo scattò in avanti, non ebbi nemmeno il tempo materiale per accorgermi del suo spostamento e fermarlo.

-Matt!- Il mio richiamo non servì a nulla. Anzi, servì solo a distrarlo perché nel momento in cui si girò appena per guardarmi -braccio alzato con l'intento di colpire- fu Lore a colpirlo, dritto in faccia.

Un urletto stridulo e ridicolo uscì dalle mie labbra, attutito dalle mani che istintivamente avevo portato al viso.

-Oddio Matt!- Strillai correndo in sua direzione con l'intento di aiutarlo ad alzarsi.

Non appena la mia mano si poggiò sulla sua spalla però, Matt se la scrollò di dosso come scottato dal mio tocco e si rialzò in fretta. Emise una specie di ringhio basso e gutturale, prima di scagliarsi nuovamente contro Lore. Questa volta, senza nessuna distrazione, riuscì a colpirlo e nella colluttazione caddero entrambi a terra.

Non sapevo cosa fare, osservavo la scena ad occhi sgranati.

-Mio Dio, ma voi siete impazziti, smettetela!- Non mi ascoltarono, ovviamente.

Dopo un attimo di supremazia di Matt, Lore ribaltò le cose tirandogli un calcio ben assestato nello stomaco e, tenendolo per i capelli, riprese a colpirlo ripetutamente in faccia. Oh cazzo, cazzo, cazzo, si stavano praticamente massacrando! Che potevo fare?!

Istintivamente cercai di frappormi fra di loro, ma per poco non mi beccai io un pugno. -Smettetela, subito!- Cercai di mostrarmi sicura e autoritaria, ma il mio tono di voce tremolante tradiva la mia reale paura.

Nessuno dei due badò a me, nei loro sguardi c'era rabbia pura, incontrollata, furiosa.

-Basta!- Tentai nuovamente, terrorizzata e preoccupata; qualcuno avrebbe potuto farsi davvero del male! E per cosa? Per...me. Ero io la respondabile di tutto quello, maledizione! Da bambina, guardando film e telefilm, avevo spesso sognato di vedere due ragazzi fare a botte per me, lo trovavo romantico. Beh, mi ero ricreduta alla grande; non c'era assolutamente niente di romantico o di meraviglioso nel vedere due ragazzi massacrarsi di botte e sanguinare per una ragazza, non era per niente entusiasmante essere un oggetto conteso. Era terribile.

Ma poi perché? Perché Lore aveva provocato in quel modo Matt se non gli importava niente di me? Non avrebbe potuto lasciar perdere?

-BASTAAA!- Scalciai a terra come una bambina e le lacrime iniziarono a scendere ancor prima che me ne rendessi conto. Più che altro per la rabbia e la frustazione! Dannatissimi ragazzi, sapevano solo comunicare in quel modo, perché cazzo nessuno mi dava retta?!

Sentii un rumore provenire dal piano di sopra e, pochi secondi dopo, vidi un uomo scendere dalle scale tutto trafelato.

-Signor Masini!- Sorrisi sollevata fra le lacrime: l'amministratore del palazzo!

Tentò di mettersi in mezzo per farli smettere e, fortunatamente -visto che da solo non ce l'avrebbe mai fatta-, arrivò anche il figlio trentenne ad aiutarlo.

-Basta! Ragazzi, finitela!- Sbraitò, riuscendo finalmente a dividerli.

Li esaminai attentamente e sospirai di sollievo non appena constatai che tutto sommato, sangue, capelli arruffati e qualche taglio a parte, stavano bene. Avrebbero avuto parecchi lividi, occhi neri e magari anche gonfi, ma di certo non c'era nessun danno permanente. Anche se...forse sarebbe stato meglio che ce ne fossero stati! Sarebbe servito loro di lezione! Quei coglioni, deficienti, idioti...!

-Santo Cielo!- Sospirò il signor Masini, rivolto a Lore e Matt, -Datevi una regolata ragazzi, mi sembravate due indemoniati! Scalciavate neanche vi avessi tirato addosso l'Acqua Santa!- Guardò con rimprovero entrambi, soffermandosi poi su Matt, -Ti conviene sparire, adesso. E guai a te se rimetti piede in questo palazzo, sono stato chiaro?-

Nonostante l'evidente voglia di Matt di replicare, fece come gli era stato detto. Abbassò il capo, si morse il labbro e si voltò per andarsene senza dire niente.

-E tu...- Il signor Masini si voltò poi verso Lore, -Stai pur certo che avviserò i tuoi genitori piccolo teppistello.-

Esaminai a mia volta il ragazzo che mi stava davanti, impassibile ed estremamente...attraente come sempre purtroppo. I capelli arruffati, il colletto della maglietta strappato ed il labbro spaccato. Dio, per quante notti quella visione mi avrebbe tormentata? Per quante notti avrei sognato di finire di strappargliela quella maglietta? Di lenire quella ferita al labbro, leccandoglielo e sentendo il sapore rugginoso del suo sangue? Di spettinargli ancora e ancora i capelli...di fare l'amore con lui...?

La sua voce mi fece ridestare da quei pensieri meravigliosi, eccitanti e...dolorosi. -Faccia pure.- Alzò le spalle per nulla preoccupato da quella che voleva essere chiaramente una sorta di minaccia.

Il signor Masini borbottò qualcosa infastidito, poi si avvicinò a me titubante, quasi avesse avuto paura di spaventarmi. Solo dopo qualche secondo mi ricordai di avere ancora gli occhi umidi. Li asciugai ed aggrottai la fronte stranita.

-Mirella!- Gridò per le scale, dopo avermi guardato intenerito. Una donna bassa e minuta arrivò di corsa, stampandosi in faccia la stessa espressione del marito.

-Oh povera cara! Stellina, chissà come ti sei spaventata!- Mi abbracciò solidale, accarezzandomi la testa come si faceva ad un cagnolino.

-È evidente che questa piccolina non c'entra nulla! Quei due disgraziati hanno pure messo in mezzo questo piccolo angelo!- Protestò suo marito, guardando più che male Lore che osservava la scena apparentemente disinteressato.

-Vieni cara, vieni. Ti preparo una bella cioccolata!- Si offrì la signora Mirella, poggiandomi le mani sulle spalle temendo che non riuscissi nemmeno a camminare.

Tutti i miei tentativi di declinare la sua gentile offerta furono inutili e alla fine dovetti berla a tutti i costi la sua cioccolata.

Quando uscii da casa Masini, constatai delusa che Lore se ne fosse già andato. Erano passati dieci minuti buoni e avrei dovuto aspettarmelo certo, però...avevo voglia di parlare con lui, di spiegargli bene quello che era successo con Matt...Non lo avevo più visto dopo...quell'incontro sulle scale e mi sarebbe anche piaciuto insultarlo, sfogarmi, capire perché mi aveva trattata così...I miei sentimenti erano così contrastanti...ero decisamente confusa.

Risalii le scale sbuffando: non gli dovevo nessuna spiegazione per quanto riguardava Matt, perché continuavo a farmi tutti quei riguardi? Lui non se li era di certo fatti nei miei confronti! E poi cosa avrei potuto dirgli di noi? Ci eravamo messi insieme, punto. Di certo non potevo dirgli che lo avevo fatto per dimenticare lui.

-Come mai ci hai messo così tanto?- Indagò subito mia madre appena rimisi piede in casa.

-La chiave si era incastrata. La serratura del cancelletto dev'essersi guastata.- Spiegai, cercando di mostrarmi il più seria possibile.

Per fortuna mi credette e non chiese altro, ci mancava solo che venisse a sapere tutto!

Esausta mi buttai sul mio letto e sospirai. Di lì a poco sarebbe stata pronta la cena ed io, tanto per cambiare, non avevo per niente fame. Avrei comunque dovuto sforzarmi, di certo non volevo litigare di nuovo con lei per quella cavolata.

Nei giorni successivi Matt non si fece sentire e non ebbi nessuna notizia nemmeno del cretino di fronte a casa mia. Erano entrambi ridotti male dopo quello che era successo, forse Matt un po' di più...di sicuro aveva più di un semplice livido in faccia. Arrivai persino ad ipotizzare che si vergognasse di farsi vedere in giro in quelle condizioni; quando avevo provato a chiamarlo a casa, avevo saputo dal fratello che non era proprio più uscito in quegli ultimi giorni.

Il 4, il 5 ed il 6 gennaio passarono così “tranquillamente”.

Ed arrivò il 7. Inizio della scuola. Tragedia. Fino ad un anno prima sarei stata contenta di ricominciare la scuola, ma le cose erano decisamente cambiate in quell'anno.

Quella mattina ero nervosa ed irascibile, specie perché non c'era nessuno con cui potessi parlare in classe. Mel? Febbre alta. Teo? Non si era fatto vedere.

Rimasi seduta al mio banco senza guardare in faccia nessuno per tutta la durata della prima ora, sentendomi una povera sfigata abbandonata a sé stessa.

Stessa cosa feci nell'intervallo; mi isolai in un angolo fingendo di studiare.

-Ohi Ali?-

Sobbalzai e feci cadere il libro di inglese per terra dallo spavento. -Sì?- Guardai perplessa Lele, che mi sorrideva tutto contento. Odiavo il suo sorriso, come diavolo faceva ad essere sempre di buon umore?

-Durante inglese probabilmente ci sarà da lavorare in coppia sul compito delle vacanze...- Spostò la sedia del banco di Mel e si sedette, -Ti va di farlo con me?-

-Oh.- Risposi completamente spiazzata. Mi aveva presa in contropiede. -Beh...immagino di sì.- Piuttosto che lavorare da sola... -Ma di sicuro ai tuoi amichetti darà fastidio.- Aggiunsi piccata in direzione di Lore e Vergata, non molto distanti da lì. Ed in effetti...la cosa era sospetta, sembrava stessero vociferando alle nostre spalle. Alle mie spalle.

-No, anzi.- Il suo sorriso si allargò, -È stato proprio uno dei miei amichetti a dirmi di venire qui.-

Basita, mi voltai a guardare di nuovo quei due, improvvisamente tutti intenti a guardare da un'altra parte. Era chiarissimo a quale “amichetto” si stesse riferendo Lele, però...la cosa mi stupiva e soprattutto insinuava in me altri mille dubbi. Come ad esempio...perchè?

-Dici sul serio?- Mi pentii subito di quell'uscita, -Cioè...vi faccio così pena?- Arretrai di poco con la testa risentita.

Gli faccio così pena?

L'espressione di Lele si addolcì, -Certo che no.- Si alzò per raccogliere il mio libro e porgermelo, -Solo ho voglia di lavorare con qualcuno che ci capisce davvero qualcosa di inglese.-

Lo presi ed abbozzai a mia volta un sorriso. -Grazie.- In generale, per tutto. Lele era un vero tesoro.

L'ora di inglese la passai quindi con il mio nuovo e improvvisato vicino di banco. Dopotutto dovetti ammettere che parlare con lui era molto meglio che stare da sola.

-Latini...che hai fatto all'occhio?-

Iniziai a tossire convulsamente e nemmeno le pacche sulla schiena di Lele servirono a molto.

Ecco, quella frase aveva rovinato del tutto il buon umore appena riacquistato. Non l'aveva chiesto solo il prof di inglese Ramones, ma anche quelli di diritto e di filosofia.

Ogni volta non riuscivo a non sentirmi in colpa...chissà come gli faceva male...

Certo, se l'era cercata, aveva provocato lui Matteo, però...

Lore sorrise di sbieco in una perfetta espressione da ragazzino ingenuo, prima di rispondere candidamente: -Ho sbattuto contro una mensola.-

Ovviamente il prof non ci credette, il segno violaceo e leggermente gonfio sotto l'occhio destro sembrava tutto fuorché il danno di una semplice distrazione.

-E i tuoi genitori lo sanno?- Domandò scettico e per nulla convinto.

-Che ho avuto un incontro ravvicinato con la mensola del bagno? Sì, mi hanno visto.- Replicò in tono scherzoso.

Il prof si zittì e riprese la lezione. Io, sollevata, mi rilassai con le spalle...cosa che riuscii a fare per poco, perché il cellulare vibrò e, ancor prima di prenderlo in mano, sapevo già chi fosse.


Ci ho riflettuto, Alice. Ora tu mi dici che cazzo vuole quello da te, che cosa c'è stato fra di voi, ma soprattutto che cosa provi TU per lui. E voglio la verità.


Sapevo che mi sarebbe arrivato un messaggio del genere da parte di Matteo prima o poi.

Lele mi guardò curioso per qualche secondo, poi, dopo aver notato il mio disagio, distolse lo sguardo tranquillo e ricominciò a prendere appunti sul suo libro di inglese.

Era un tesoro. Lo avrei volentieri abbracciato e spupazzato come un bambino. Continuavo a chiedermi come facesse ad essere amico di Lore e Andrea. Mah.

Presi un bel respiro, prima di incominciare a scrivere quella che sarebbe dovuta essere la mia risposta. La cancellai diverse volte e, alla fine, venne fuori qualcosa di simile:


Siamo stati insieme Matt, credo sia inutile raccontarti cavolate. Ma voglio andare avanti, non ho nessuna intenzione di dargli retta.


Era il massimo che potevo concedergli, una risposta più esaustiva di quella non avrei saputo fornirgliela.


Non hai risposto alla domanda più importante. Cosa provi per lui? Ne sei innamorata?


C'era da aspettarselo del resto che non si sarebbe arreso così facilmente. Non avrei voluto mentirgli, ma...non avevo nessuna voglia di intavolare nessuna discussione su di Lore, volevo provare ad andare davvero avanti. Con un altro ragazzo che già in passato mi aveva fatto innamorare...e che speravo ci riuscisse di nuovo.


No.


E la risposta fu altrettanto breve ed incisiva.


Ok.


Rilasciai andare il respiro, cacciando poi in fretta il cellulare nell'astuccio, come per nascondere le prove di quell'immensa bugia. Quella piccola ed insignificante azione mi fece sentire decisamente meglio.

Le altre ore passarono un po' più in fretta, forse proprio per la presenza di Lele che per non lasciarmi da sola si era offerto di restare nel posto di Mel fino alla fine dell'ultima ora.

Mentre tornavo a casa, già pregustavo di mangiare qualcosa e di farmi in fretta una bella doccia rinfrescante prima di uscire con le mie amiche. Avevamo deciso di fare un giro in C.rso Buenos Aires, giusto per vedere i nuovi arrivi nelle vetrine dei negozi.

Proprio mentre stavo entrando dal portone, qualcuno uscì, venendomi praticamente addosso e scusandosi con una vocina flebile e incerta.

Non realizzai subito chi fosse, anche perché la ragazza si era subito coperta il viso con le mani, come per nascondersi alla mia vista. Solo quando vidi la piccola sagoma allontanarsi, sgranai gli occhi per la sorpresa: Glenda! Ero quasi certa che stesse piangendo, le sue scuse le aveva praticamente “singhiozzate”.

Turbata, entrai in ascensore ed iniziai a meditarci su; perché Glenda piangeva? Che cosa era successo? Perché andava così in fretta? Ma soprattuto, dove andava?

Mi risposi che non erano affari miei, così lasciai perdere per il momento.

Ad un passo dall'addentare il mio panino al prosciutto però, sentii il rumore della porta di fronte chiudersi.

Misi giù il panino e mi precipitai fuori, decisa a parlare con Glenda di quanto successo poco prima. Non volevo ficcanasare nei suoi affari, volevo solo farle sapere che se aveva bisogno di qualcosa io c'ero.

Suonai il campanello e attesi fuori, stranamente nervosa ed inquieta. Ed avevo anche ragione di esserlo...

Ad aprirmi non fu Glenda, ma il mio più grande incubo -o sogno?- ricorrente, suo fratello.

-Ciao.- Incrociai le braccia al petto, sentendomi così meno esposta al suo sguardo curioso ed indagatore, -Cercavo Glenda.-

Difficile concentrarsi sui suoi occhi e non sul livido violaceo che contornava uno di essi.

Che soddisfazione però vederli spalancati per la sorpresa quegli occhi! Se pensava che fossi lì per lui si era sbagliato di grosso!

-Non c'è.- Si riprese immediatamente.

Bene. Perfetto. Quindi? Che avrei dovuto fare?

Stava già per chiudermi la porta in faccia, quando all'ultimo lo bloccai mettendomi in mezzo.

-Aspetta!-

Lui si fermò e mi fissò in attesa di sentirmi di nuovo parlare, il sopracciglio inarcato in una muta domanda...o in un fastidio malcelato. Sembrava non vedesse l'ora di sbattermi fuori.

-Senti c'è una cosa che credo sia giusto tu sappia...- Esitai, abbassando lo sguardo e mordendomi il labbro inferiore.

-Cosa?-

Rialzai la testa furiosa e lo fulminai con lo sguardo. Non lo sopportavo quando usava quel tono di voce strascicato e disinteressato. Mi faceva sentire...uno schifoso ed inferiore verme. Sembrava che mi stesse concedendo l'onore di conferire con lui, che mi stesse concedendo il suo prezioso tempo. Odioso ragazzino presuntuoso e arrogante.

-Prima, quando sono ritornata a casa da scuola...cioè, poco fa...- Dopotutto erano passati solo una decina di minuti, -Ho visto Glenda piangere...-

Studiai attentamente il suo viso e mi sorpresi nel vedere che la sua espressione non mutò di una sola virgola. Possibile che gli importasse così poco della sorella?

-Mi sembrava giusto dirtelo, tutto qui.-

Avevo sbagliato forse a presentarmi lì, ma mi era sembrato giusto dirlo a qualcuno...qualcuno che di sicuro avrebbe potuto aiutare e capire Glenda più di me.

-Bene. Tutto qui?-

Non resistetti oltre e, indispettita, mi girai senza nemmeno salutarlo. Non si meritava nessun convenevole, nessun riguardo! Quello stronzo...

Sbattei la porta di casa mia alle spalle ed iniziai a camminare avanti ed indietro come un leone in gabbia dal nervoso.

Stupido stronzo! Non sarebbe mai cambiato. Mai. Sarebbe sempre rimasto il solito stronzo menefreghista! Ma li aveva quello dei sentimenti?! Ne dubitavo alla grande!

Mi sedetti -più che altro mi lasciai ricadere furiosa- di nuovo sulla sedia in cucina, osservando il mio panino come se fosse stato ricoperto di muffa. Ecco, mi era di nuovo passata la fame.

Persi parecchio tempo per cambiarmi, optando per un paio di scarpe ed un paio di jeans più carini di quelli che avevo indosso. Ero già in ritardo porca miseria, le mie amiche mi avrebbero di sicuro fatto una ramanzina!

Chiusi la porta di casa e saltellai sul posto come un canguro non appena mi accorsi che l'ascensore fosse già occupato. Un canguro incazzato e irrequieto.

-Stai scherzando spero!-

Una voce alla mia destra mi fece girare incuriosita. Qualcuno stava litigando dietro la porta di casa Latini; una voce incazzata nera ne sovrastava una più debole e pacata. E quella voce, la prima voce, era di...Lore.

Esaminandomi le unghie con noncuranza, feci qualche piccolo passo verso la porta per origliare meglio.

-Stai facendo una sceneggiata per niente!-

Quella era Glenda...! E stava piangendo! Oddio, oddio, che stava succedendo?

-Per niente?! Tu sei completamente pazza Gle'! E stai pur certa che quel bastardo non la passerà liscia!-

La sua voce si stava avvicinando sempre di più alla porta, così, spaventata, salii la prima rampa di scale per dirigermi al piano di sopra e mi nascosi sul pianerottolo, sporgendomi solo con la testa per spiare di sotto. Mossa saggia, visto che Lore uscì poco dopo di casa.

-Dome non è un bastardo!-

Mi corressi immediatamente non appena vidi Glenda uscire di casa: lei non stava solo piangendo...lei era a dir poco disperata!

Dietro di lei Rossella aveva un'espressione preoccupatissima che non le avevo mai visto in viso.

-Cazzo di ascensore...!- Imprecò Lore, ignorando i tentativi di Glenda di difendere il suo ragazzo.

Ancora non avevo capito che cosa c'entrasse Domenico, ma ero intenzionata a scoprirlo.

Con immenso dispiacere, dovetti ignorare lo squillare silenzioso del mio telefonino: era Ilaria.

-Dove stai andando?- Singhiozzò di nuovo Glenda, con voce tremolante.

-Avrei dovuto accorgermene prima, avrei dovuto farlo prima...!- Lui ormai non la stava neanche più calcolando; non l'avevo mai visto così incazzato, ero quasi certa che se l'ascensore non fosse arrivato di lì a poco, avrebbe buttato giù la porta esterna.

-Non l'ha fatto apposta, si è scusato, non succederà più!- Vedere Glenda ridotta in quelle condizioni e sentire la sua voce rotta dal pianto era straziante.

-Mio Dio...- Rabbrividii nel sentire nuovamente la voce di Lore, era così...spenta, vuota, spiritica...faceva paura, -Non ci credo.- Sorrise incredulo e sprezzante, voltandosi a guardare nuovamente la sorella, -Tu lo stai giustificando! Stai facendo la stessa cosa che fai con papà, tu stai giustificando quel maledetto figlio di puttana Glenda, te ne rendi conto?!-

Lei indietreggiò spaventata ed incassò la testa nelle spalle. Il mio cuore ormai stava per uscirmi dal petto, correva come un treno impazzito per l'agitazione. Che stava succedendo? Perché infieriva così sulla povera Glenda?

-Cos'è, hai paura che potrebbe fare anche lui qualche stronzata come papà se lo lasciassi?!- Afferrò la sorella per le spalle e per un attimo fui tentata di scendere ed intervenire.

-Ti piace essere masochista Gle?! Ti piace subire ed essere picchiata?!-

Mi portai una mano alla bocca sconvolta: picchiata? Glenda? Da Domenico? Da quel Domenico, il fratello di Matteo?

Lore fece un respiro profondo per calmarsi, poi, lentamente, lasciò andare la sorella.

-Al diavolo 'sto cazzo di ascensore...- Si girò e corse giù per le scale, ignorando i tentativi di entrambe le sorelle di richiamarlo.

-Lore! Non fare cazzate, torna qui!- Gridò Rossella, sporgendosi come me, solo dalla ringhiera del piano di sotto.

-Oddio...!- Glenda stava letteralmente tremando come una foglia. Si girò, per la prima volta da quando erano usciti di casa, verso la rampa di scale che conduceva al piano di sotto e solo allora riuscii a vederla bene in volto.

Trattenni a stento un gemito nel vedere i lividi presenti sul suo collo, appena sotto il mento, il segno viola sotto il suo occhio, non poi tanto diverso rispetto a quello di Lore e...il labbro gonfio e spaccato.

Oh cazzo! Quel bastardo di Domenico l'aveva davvero picchiata! E dire che mi era sembrato un così bravo ragazzo...

Chissà se Matteo era a conoscenza di quel lato violento del fratello. Sicuramente no, Matt odiava la violenza, prima di Lore, aveva sempre cercato di evitare le risse e non aveva mai alzato un dito su di me.

Tutto si fece improvvisamente più chiaro in un secondo; era per quello che Glenda si era coperta il viso quando mi aveva incontrata, per non farsi vedere! Ma dove stava andando? Dove stava scappando quando ero arrivata io?

-Quelli si ammazzano...- Quell'ultima sua frase, detta con un filo di voce e tanta, tanta disperazione, su di me ebbe l'effetto di uno schiaffo dritto in faccia.

Quelli si ammazzano.

Lore...-deglutii più volte, accorgendomi solo in quel momento del fatto che mi mancasse saliva da inghiottire-...stava andando...oh santo cielo! Stava andando a massacrare di botte Domenico?!

Quelli si ammazzano.

E se si fossero fatti davvero male?! Certo, quel bastardo di Domenico se lo meritava, ma Lore...?

Seguii Glenda e Rossella con lo sguardo; stavano scendendo a loro volta per cercare di fermare e far ragionare il fratello. Ma io sapevo bene, purtroppo, che non ci sarebbero riuscite. Lore era testardo...troppo testardo. Quando si metteva qualcosa in testa, fargli cambiare idea era un'impresa quasi impossibile.

Mi accasciai a terra sul primo gradino alle mie spalle...stavo iniziando a tremare anche io...dall'ansia, dalla preoccupazione e dalla paura. Che cosa potevo fare per evitare quell'inutile pestaggio?



(**)Frase in tedesco: “Oggi è il compleanno di molte stelle, ma tu sei quella che brilla di più. Ti amo. M.”



*Note dell'autrice*


Come esordire se non con un “Scusatemi immensamente per quest'altro ritardo”? Scusatemi davvero, la verità è che con la scuola sono già incasinatissima...e in caso di brutti voti il sequestro del pc da parte di mia madre è assicurato. Quindi prima lo studio -purtroppo-, poi le storie.

Non sono ancora riuscita a rispondere a tutte per e-mail, ma lo farò sicuramente nei prossimi giorni. Lentamente, lo farò, promesso!

Siete meravigliose, lo sapete? Più leggo le vostre recensioni e più mi chiedo che abbia fatto per meritarmele...a parte scrivere idiozie, ovvio.

Perciò grazie...grazie per il vostro continuo incoraggiamento, grazie per le vostre parole, grazie per tutto. Se riesco ad andare avanti a scrivere nonostante tutte le mie paranoie, è solo grazie a voi :)

Riguardo questo capitolo...beh, sono successe un po' di cose. Alice è tornata con Matteo, anche se la sua confusione mi fa girare la testa mentre scrivo! Gli vuole bene, ma non lo ama, credo si sia capito. Vuole a tutti i costi forzare la cosa, vorrebbe forzare i suoi sentimenti e innamorarsi di nuovo di Matt...è messa malino, sì.

Dubbio amletico: Rossella ha parlato? No. (non dovrei dirlo lo so, ma immagino si sia un po' intuito xD). Se lo avesse fatto Lore avrebbe dato i numeri e sarebbe andato da Alice reclamandola come sua e bla bla bla. Altro dubbio amletico: perché non ha parlato? Questo si saprà solo tramite un Missing moments, non credo lo inserirò nella storia originale. Se volete fare supposizioni però, ben venga^^

Scartate a priori però l'ipotesi che lo abbia fatto per Alice, perché la odiava prima e continua ad odiarla adesso!

Per quanto riguarda la “rissa”...oddio come l'ho scritta male, non sono proprio brava a descrivere scene del genere! Spero comunque che vi sia piaciuta come scena, Matteo si è volutamente nascosto alla vista di Alice dopo quanto accaduto, “vedeste” com'è conciato...credo di essere un po' di parte, l'ho ridotto molto peggio di Lore! xD

Per quanto riguarda Domenico...ha picchiato Glenda, sì e più volte. Solo che lei ha sempre cercato di nascondere la cosa, di difenderlo. Le parole di Lore sono state dure, ma giuste. Lei è stata picchiata dal padre diverse volte, anche da piccola, ed è...abituata. Vuole talmente bene al padre, è talmente innamorata di Domenico, da giustificare la loro violenza.

E così credo vengano anche spiegate le parole di Lore del precedente capitolo, tipo “è morbosamente attaccata a nostro padre”, o “è troppo buona con lui” (più o meno erano queste...)

Persino Alice è rimasta sconvolta dalla cosa, non avrebbe mai pensato che una ragazza così allegra come Glenda nascondesse in realtà una tale sofferenza...tutti i discorsi fatti da Glenda erano fasulli, descriveva Domenico come il principe che non era, come il ragazzo che avrebbe voluto far credere che fosse.

Non penso di essere riuscita a descrivere il suo profilo psicologico come avrei voluto, ma spero in qualche modo di avervi fatto capire il perché di tutto.

Almeno, se non si è capito qualcosa, lo preciserà Alice con i suoi pensieri nel prossimo capitolo.

Come si risolverà la cosa? Ali riuscirà ad impedire che Lore e Dome si incontrino? Vi dico subito che qualcuno ci riuscirà, ma non nel modo che credete...spero vi piaccia l'idea che mi è venuta!

Per quanto riguarda Matt, la risposta a qualsiasi domanda è no. Non è violento come il fratello, non ha mai alzato un dito su Alice e mai lo farà. E no, non sa che suo fratello picchia la sua ragazza. Da questo punto di vista ci tengo a difenderlo.

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto! Di incontri Lore/Ali non ce ne sono stati in questo capitolo, nel prossimo sì, ce ne sarà uno che ho in mente già da un bel po'.

Credo di aver finito, vi ringrazio davvero immensamente per le letture, le e-mail, i messaggi sul forum e su FB. Siete troppo carine, grazie*_*

Un bacione grandissimo! La vostra Bec


PS: Ho pubblicato una nuova storia -purtroppo per voi sì xD- l'altro giorno...non so che cosa ne verrà fuori, ma se vi interessa, è qui.



*Risposte recensioni*


ChibiRoby: Eh, alla fine Ali si è rimessa sì con Matt, più per ripicca che per altro...ma sono anche io di parte ed il suo amore per Lore non si potrà cancellare di certo così ;)

Lore dimostrerà, tutto sommato, di tenerci davvero ad Alice nei prossimi capitoli...anche se ogni volta che fa qualcosa di carino, rovina tutto con qualcosa di stupido!

Per quanto riguarda la situazione famigliare di Glenda e Lore, qui si è scoperto qualcosa in più...il rapporto che Glenda ha con suo padre alla fine ha avuto anche ripercussioni sul suo rapporto con il suo ragazzo. =(

Spero che questo capitolo ti sia piaciuto, grazie mille per la recensione carissima! Un bacione! Bec


Penny Black: Eh sì, stranamente la scorsa volta ho dimenticato di scriverlo che il capitolo faceva schifo xD E ho evitato di metterlo anche in questo, non voglio annoiare nessuno con le mie paranoie!

Non credo proprio di essere brava perché penso che la bravura sia un'altra cosa, vedo molte autrici che scrivono molto meglio di me...e forse un po' la cosa mi demoralizza ogni tanto :)

Quando leggo recensioni come la tua però, ti assicuro che le paranoie passano e lasciano posto solo ad una grande voglia di scrivere...fino al momento della pubblicazione quando l'ansia torna xD

Non è assolutamente vero che le tue parole non contano nulla per me, anzi! Sei troppo gentile, non so davvero come ringraziarti per tutto quello che hai scritto, un misero grazie è poco!

Certo che ti risponderò per e-mail, ci tengo tanto! Sei sempre carinissima a recensire, rispondere ai tuoi precedenti commenti mi sembra il minimo! :)

Per quanto riguarda lo scorso capitolo, non posso che darti ragione: essere ignorati, specie da chi si ama, è bruttissimo. Oltretutto Ali non sa più nemmeno che cosa pensare, non sa più come interpretare l'atteggiamento di Lore.

La madre ha occhio e ha già capito tutto; si è accorta sia della mancanza di appetito che della mancanza di sonno della figlia. È stata zitta però, ha dovuto pressarla Alice per farla parlare e le sue ipotesi erano più che azzeccate.

Il padre, invece, l'ho dipinto un po' più...zerbino della situazione, esattamente come ha detto Alice. Lui è una di quelle persone che si fanno mettere facilmente i piedi in testa e che cercano in ogni modo di non esporsi troppo e non litigare. So che non è una cosa molto lusinghiera per il personaggio, ma purtroppo so anche che è una cosa che avviene spesso in alcune famiglie.

Per quanto riguarda Lore...lui era preoccupato sì per lei e nel prossimo capitolo si preoccuperà ancora di più ;) Lo adoro solo per questo, anche se ci sarebbe da prenderlo a schiaffi in continuazione!

Ti ringrazio per la tua sensibilità e per non esserti soffermata troppo sulla situazione di Glenda e Lore...fortunatamente la mia non è del tutto identica, io non ho avuto nessuna ripercussione nella mia vita privata a causa del brutto rapporto che ho con mio padre, cosa che invece è successa a Glenda :(

Lore è complicato da spiegare, faccio fatica a capirlo anche io mentre scrivo a volte. Con il suo pov spero di riuscire a far capire tutti i tasselli mancanti ;) Diciamo che la sua è stata una fuga a tutti gli effetti. È idiota, cretino e paranoico. E adesso che l'ha vista con Matt lo è ancora di più -.-

Matt si è reso conto di amarla ancora non appena l'ha rivista. In effetti se non l'avesse vista forse non si sarebbe fatto vivo o forse l'avrebbe fatto più tardi chissà.

L'astio fra Lore e Teo è da un sacco che voglio inserirlo, ma in ogni capitolo aggiungo sempre altro e non riesco a parlarne xD Lo farò di sicuro, questo è certo! Solo che non riesco bene a dire quando sarà perché la storia non è già scritta...

Le tue riflessioni sono tutt'altro che insensate ed invadenti, sono molto intelligenti invece! E mi fa molto piacere sapere che cosa ne pensi dei vari capitoli :)

Un bacione grandissimo! GRAZIE infinite davvero per la recensione! Bec


Brandy_Alexander: Lore ha toccato proprio il fondo lasciandola lì sulle scale sì...se non altro, in genere, dopo aver toccato il fondo si risale! Quindi diciamo che migliorerà un pochino e certi atteggiamenti li metterà momentaneamente da parte.

Mi è piaciuto molto il tuo paragone con il braccio da amputare per quanto riguarda Alice, la situazione è poprio così in effetti! Solo che alla fine sta sbagliando di nuovo, sta cercando di attaccarsi a Matteo per staccarsi da Lore...e immagino che un po' già si intuisca che non servirà a molto.

Matt è stato idiota a lasciarla e lo ha ammesso. Si è lasciato trascinare dagli amici, dall'idea di potersi “divertire” da single come gli avevano suggerito loro...con questo non lo voglio assolutamente giustificare, anzi! Credo di essere troppo di parte, nemmeno io lo sopporto! XD

Oltretutto le sue frasi zuccherose mi faranno venire il diabete mentre scrivo un giorno o l'altro! Tra l'altro sono frasi vere, le ha scritte un ragazzo alla mia migliore amica ed io le ho riciclate :P

Ali si sente però confortata da lui, dalle sue attenzioni, dal suo amore. Lui le ricorda il passato, prima ancora che si innamorasse di Lore, stava bene con Matt ed è un po' come se volesse tornare indietro, come se volesse far tornare le cose come prima.

Lore è da prendere a calci, schiaffi e pugni ù_ù Ci hanno pensato entrambi, sia Lore che Matt, a darsi una bella lezione l'un l'altro! xD

Per quanto riguarda la sua situazione famigliare, lui ha indubbiamente sofferto per via del padre, però se n'è comunque fatto una ragione. Va avanti lo stesso, cerca di non pensarci, come Rossella. A differenza della madre e di Glenda che sono molto sensibili e continuano a soffrire.

Il pezzo in cui verrà svelato il perché dell'astio fra Lore e Teo è da un sacco che devo scriverlo, ma non riesco mai ad inserirlo xD Ci sarà, ma non so nemmeno io a questo punto quando, perché i capitoli non sono già scritti...

Ti ringrazio davvero tantissimo per i complimenti e per la recensione :D Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Un bacione grande! Bec


snail: Lore è caduto proprio in basso con quel gesto, ma tranquilla che pian piano risalirà e si farà perdonare ;)

I pensieri di Lore li posterò presto, purtroppo non ho proprio avuto tempo di scriverli, mi spiace >.<

Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Ti ringrazio tantissimo per la recensione e per i complimenti! :)

Un bacione grande! Bec


roxb: Sì in effetti Lore ha superato se stesso in fatto di stronzaggine dopo averla lasciata lì da sola sulle scale -.- Posso solo dire che pian piano si riprenderà e si farà perdonare...o almeno lo spero! :D

I suoi pensieri non ho proprio avuto tempo di scriverli purtroppo...appena riuscirò a farlo li posterò sicuramente, è giusto che si leggano i pensieri di entrambi! :P

Prima o poi Lore ci arriverà al fatto che è innamorato oh! Prima che lei sposi un altro magari xD

Il fatto che lei si sia messa con Matt non lo aiuta però. Lei da una parte non sa più cosa pensare di lui, lui dall'altra non sa cosa pensare di lei. Che razza di idioti che ho creato -.-”

Ti ringrazio tantissimo sia per la recensione che per i complimenti, spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!

Un bacione grande! Bec


_deny_: Purtroppo sì, la situazione famigliare di Lore è simile alla mia e ti ringrazio davvero per le tue parole, sei un tesoro come sempre :)...mi ritengo più fortunata di Glenda se non altro; non ho mai avuto problemi nella mia vita privata a causa di questo. Quest'idea mi è venuta solo all'ultimo, inizialmente Domenico doveva essere appena nominato, mi è venuto solo dopo in mente di farlo essere lo stronzo che in realtà è. Lore aveva ragione ad odiarlo, aveva già capito quanto fosse bugiardo e viscido ;)

Lore era da picchiare già da un bel po' di capitoli e per fortuna in questo ci ha pensato Matteo! Ci hanno fatto un favore entrambi, si sono picchiati a vicenda! XD

Una scena simile a quella che hai immaginato ci sarà nel prossimo capitolo, ovvero Lore che entrà in casa di Ali dopo averla sentita litigare con Matteo...chissà per cosa ;)

Grazie mille carissima, ormai non so davvero più cosa dire per ringraziarti di tutto :)

Un bacione grandissimo! Bec


Sayuri_14: Deduco dalla tua esclamazione che il capitolo precedente ti abbia in qualche modo sorpresa e mi fa molto piacere! :D

Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Un bacione, grazie per la recensione! Bec


robertaro: Ti capisco benissimo guarda, pure il mio di odio per Matteo è salito di molto! Specie dopo le sue frasi così zuccherose da far venire carie e diabete insieme -.-

Però questa scelta di Ali era necessaria...lei sta cercando di dimenticarlo, anche se, la teoria “chiodo scaccia chiodo” si sa che non funziona mai :P

Nei prossimi capitoli si avrà un'ulteriore prova di quanto Lore ci tiene ad Ali, se ne sono accorti tutti tranne i diretti interessati u.u

Non ci sarà bisogno che spieghi niente ad Ali, nel prossimo capirà da sola che ci vuole un po' di pepe in un rapporto, non solo zucchero! ;)

Grazie infinite per la recensione, spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!

Un bacione grande! Bec


4lb1c0cc4: Fortunatamente Lore e Matt ci hanno fatto un favore picchiandosi a vicenda, così per un po' non ci sarà bisogno di malmenare nessuno XD

Purtroppo siamo un po' in un punto morto al momento: lei non riesce a capire lui e lui non riesce a capire lei. Lore è confuso dal fatto che lei si sia messa con Matt...e lei è confusa dall'atteggiamento di lui...poveri noi, che cretini che ho creato! -.-

Per fortuna la situazione si sbloccherà già un pochino nel prossimo capitolo...

Hai proprio ragione i ragazzi ragionano sempre in gruppo e la fusione dei loro cervelli idioti non fa che formarne uno ancora più idiota -.-

Ammetto di essere di parte, Matt non mi piace, è troppo zuccheroso, ma non è un cattivo ragazzo e ad Ali ci tiene. Mi dispiacerà un po' -molto poco- per lui quando Ali capirà che non è mettendosi con lui che riuscirà a dimenticare Lore xD

Ti ringrazio tantissimo per i complimenti, spero di averti sorpreso un pochino anche con questo capitolo!

Un bacione grande! Bec


Day_Dreamer: Credo di aver fatto confusione e di aver risposto per e-mail anche a questa recensione xD

Mi sembra stupido riscriverti le stesse cose...perciò ti ringrazio ancora tantissimo per avermi recensita -i ringraziamenti non sono mai abbastanza :)- e spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!

Un bacione grande! Bec


LaIKa_XD: Ahahah, sì in effetti Alice non è la persona più fortunata al mondo xD Anche in questo capitolo le cose non le sono andate benissimo!

Alcuni messaggi di Matt sono molto dolci lo credo anche io** Però altri sono veramente patetici e troppo costruiti, tipo quello che le ha scritto con le rose.

Come hai detto tu per Ali sarebbe più semplice stare con Matt ed infatti lei ora come ora ha intenzione di stare con lui per dimenticare Lore. Purtroppo però la tecnica “chiodo scaccia chiodo” non funziona praticamente mai xD

Ti ringrazio tantissimo per la recensione, spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!

Un bacione grande! Bec


C4rm3l1nd4: Beh direi che in questo capitolo Lore e Matt ci hanno fatto un grande favore picchiandosi a vicenda! XD

Io credo di essere di parte però...Matteo proprio non lo sopporto, anche se con Ali è sincero e la ama davvero.

I pensieri di Lore arriveranno presto...purtroppo non ho avuto tempo per scriverli, ma appena potrò lo farò ;)

Sì alla fine Alice è quella messa peggio xD Anche Lore però non è che se la stia passando meglio, sono due idioti -.-

Ti ringrazio tantissimo per i complimenti e per la recensione! Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto :)

Un bacione grande! Bec


vampistrella: Quella di Lore non è stata proprio una vendetta. Diciamo che è proprio scappato, la sua è stata una fuga. Non sono ancora riuscita a scriverli i suoi pensieri per mancanza di tempo, ma appena potrò lo farò di sicuro ;)

Hai proprio ragione: è insicuro e confuso al momento, non riesce a capire Alice e adesso che l'ha vista con Matteo è messo ancora peggio! Ciò non toglie che sia un idiota ovviamente! XD

Così come Alice che a sua volta è confusa e non riesce a capire lui! Vuole dimenticarlo e cerca di farlo nel modo più stupido, inutile e vecchio possibile: la teoria del “chiodo scaccia chiodo”.

Come hai detto tu però, tra Lore e Matt non c'è paragone! ;) Sono molto di parte me ne rendo conto, ma i ragazzi così zuccherosi da far venire diabete e carie insieme non li ho mai sopportati!

Lei sta subendo troppo hai ragione...ed è stata molto, troppo passiva. Ma lui l'ha colta di sorpresa, non se lo aspettava proprio lei che dopo un momento del genere avrebbe potuto andarsene così, senza dire nulla.

Lui è un coglione, verissimo. Posso solo dire che adesso che ha toccato il fondo, pian piano risalirà...:)

Anche io amo le coppie che si massacrano a vicenda! Tutte quelle che hai citato!*_* Continuo a sperare che tra Damon ed Elena succeda qualcosa...chissà, sperem! XD

La scazzottata c'è stata, ma non credo di essere riuscita a descriverla così bene >.<

Spero comunque che il capitolo ti sia piaciuto! Un bacione grandissimo Sharon e grazie mille per la recensione! E per aver trovato il titolo alla mia nuova schifezza ;D

Un bacione grandissimo! Bec


sbrodolina: Non so davvero cosa dire, lo sai vero che mi stai mettendo in difficoltà? ;) Sei un vero tesoro Manu, grazie :)

Allie e Dave torneranno, purtroppo non avevo calcolato la scuola nei miei programmi e ora come ora, finché devo scrivere Tra l'odio e l'amore, non riuscirei a gestire anche il seguito di Kidnapped.

Non mancano molti capitoli alla fine di questa, quindi una volta finita inizierò a postare di nuovo le “avventure” di Allie e Dave (:

Non ti prendo affatto per pazza, anzi! Sono contenta che Teo ti piaccia così tanto, anche io loro adoro!*_* E alla fine quella passeggiata con la sorellina la faranno, riusciranno a vedersi finalmente al di fuori della scuola ! ;)

Sono d'accordissimo anche su quello che hai detto su Matteo l'ex! Lui è così zuccherato e teatrale...e anche un po' patetico! Anche se, a suo favore, posso solo dire che ad Alice ci tiene comunque :P

Ahahahah, a quanto pare le madri le fanno tutte con lo stampino! Tutte fissate con il mangiare, come i nonni del resto ;)

Lore cambia atteggiamento ad una velocità impressionante ed è per questo che Alice è confusa e non sa più cosa pensare. Quando cerca di dimenticarlo, lui ritorna dolce...poi di nuovo stronzo, la farà impazzire di questo passo!

Trovo anche io molto dolce il fatto che Lore si sia confidato con Ali e sì, purtroppo è stato picchiato...si saprà qualcos'altro da Glenda più avanti, poveretti, la loro non è affatto una situazione semplice...

Certo che mi ricordo la scena in cui lui la salva quando sta per essere investita*_* è una delle mie preferite! E mi fa tantissimo piacere che quella del braccio te l'abbia fatta ricordare!

Lore è stato stronzo a lasciarla lì sulle scale, sì, è praticamente scappato! Se non altro lui e Matt ci hanno fatto un favore picchiandosi a vicenda xD

Matteo ricorda anche a me Mark, solo che è meno stronzo...e ama davvero Alice :P

Ti ringrazio davvero carissima, sia per la recensione che per le tue meravigliose parole :)

Un bacione grandissimissimo! Bec


_Maddy_: Ma figurati, sono contenta che ti abbia fatto piacere la mia e-mail! :) Era il minimo che potessi fare, anzi, ringraziare è sempre troppo poco! >.<

Lore e Ali mi stanno facendo impazzire guarda! Sono così contorti che a volte devo rileggere quello che scrivo per capirci qualcosa! :P

Lore è stato doppiamente stronzo, perché si è avvicinato a lei con dolcezza tutto sommato...è stato carino, l'ha consolata e le ha parlato della sua famiglia...poi dopo tutto quanto l'ha lasciata lì da sola e lei si è sentita doppiamente uno schifo. Ogni volta si convince a lasciarlo perdere ad andare avanti ed ogni volta cede e si illude.

Per questo -non linciarmi xD- ha scelto di ritornare con Matteo. Vuole dimenticare Lore, ma si sa che la teoria “chiodo scaccia chiodo” non funziona praticamente mai! ;)

Matteo non lo sopporto nemmeno io, ma credo di essere un po' troppo di parte!

Se non altro ci hanno fatto un favore lui e Lore picchiandosi a vicenda! XD

Ti ringrazio tantissimo per la recensione, spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Un bacione grande! Bec


Eky_87: Guarda non posso che darti ragione! Lore è stato stronzissimo, se non altro Matt ci ha fatto il piacere di picchiarlo! E Lore ce lo ha fatto picchiando lui! XD

Matt è un altro cretino, Alice se ne ritrova davanti in continuazione di deficienti, spuntano fuori come funghi poveretta!

Purtroppo i maschi ragionano in gruppo e quindi Matt ha dato retta ai suoi amici cretini quando l'ha lasciata, allettato dall'idea di “divertirsi” da single -.-

Ali ha scelto Matt solo per togliersi dalla testa Lore, ma si sa che la teoria “chiodo scaccia chiodo” non funziona praticamente mai ;)

Grazie mille per i complimenti e per la recensione, sei sempre gentilissima :)

Un bacione grande! Bec


rodney: Come darti torto...! Lore è un emerito deficiente! Per non dire di peggio ovviamente...u.u

Ali è distrutta poverina, non sa più che cosa pensare, non riesce proprio a capirlo...Cambia atteggiamento alla velocità della luce, prima è dolce, poi stronzo...la sua rivincità se la prenderà poi, su questo puoi stare tranquilla ;)

Eh sì, Matt è un altro idiota che dà retta agli amici, gli uomini ragionano in sempre “branco” -.- e nemmeno tutti insieme riescono a mettere su un cervello funzionante!

Ali alla fine ha scelto Matt per cercare di togliersi Lore dalla testa...ha davvero bisogno di qualcuno che la tratti con rispetto ed amore, anche se questo, purtroppo si sa che non sarà d'aiuto come crede...non è con la teoria del “chiodo scaccia chiodo” che si dimentica qualcuno che si ama...

Spero ti sia piaciuta la rissa! Alla fine si son piacchiati a vicenda quei due idioti, quindi meglio per noi! :D

Grazie mille carissima per la recensione e per i complimenti, sei troppo gentile :)

Un bacione grande! Bec


Sabbry: Ti ringrazio tantissimo, sono troppo contenta che questa storia ti stia piacendo! :D Spero di non aver smontato la tua bella opinione con questo ultimo capitolo >.<

Mi fa piacere che Lore sia stato apprezzato, stronzaggine a parte*_* In questo con la sua gelosia si è un po' riscattato dai ;)

Un bacione! Grazie infinite davvero per la recensione! Bec


Sognatrice85: Sinceramente sto iniziando ad odiare anche io l'atteggiamento di Lore, non lo difendo proprio più! XD Si è comportato malissimo con Ali e lei alla fine, ha fatto una scelta decisamente stupida pur di dimenticarlo...

Non sono proprio riuscita a scrivere i pensieri di Lore riguardanti quel pezzo sulle scale per mancanza di tempo, ma appena potrò, lo farò di sicuro! Lore è troppo contorto, non riuscirei a spiegare il perché di tutto in poche parole...

Rossella alla fine non ha parlato, ma Lore ha scoperto comunque la cosa e non lascerà correre ;)

Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Un bacione grandissimo! Grazie mille per la recensione! Bec


Punk936: Non so se te l'ho già scritto per e-mail, ma tu non scocci MAI! Assolutamente, nella maniera più assoluta, tranquilla! ;) Anzi, mi fanno molto piacere le tue recensioni! :)

E non scusarti per nessun ritardo...io mi devo scusare per così tante cose!

Sono un po' idiota e rimbambita e credo di averti già scritto per e-mail gran parte della risposta...O almeno mi sembra, adesso farò una figuraccia di M, già lo so...:P

Mi sembra di aver capito che Matt non ti va molto a genio...nemmeno a me se devo essere sincera! È troppo zuccheroso, mi fa venire il diabete e la carie insieme con le sue frasi -.-

A suo favore posso solo dire che ad Ali ci tiene davvero purtroppo...

Come ti è sembrata la rissa? Non sono molto brava a descrivere le scene di lotta, spero sia stata quantomeno decente! XD

Ti ringrazio ancora tantissimo per tutte le tue recensioni, anche se come al solito un misero grazie è troppo poco e so che non basta...>.<

Un bacione grandissimissimo! Bec


Oo_Vanessa_oO: Lore è un cretino da prendere a pugni! Per fortuna da quel punto di vista ci ha già pensato Matt! XD

La storia avrà sì e no ancora cinque o sei capitoli, non durerà ancora per molto, quindi fra non molto Ali e Lore saranno insieme ;) Ma in questi capitoli vi farò penare non poco! :P

Purtroppo non ho avuto tempo per scrivere il Missing moments con i pensieri di Lore riguardo quello che è successo sulle scale lo scorso capitolo...appena potrò, lo farò di sicuro ;)

Ti ringrazio per quello che hai scritto, sei veramente carinissima :) Ci tengo a rispondervi però e anzi, mi sembra troppo poco dirvi solo “grazie”. Voi siete meravigliose, se scrivo il merito è solo vostro! :)

Spero davvero che questo capitolo ti sia piaciuto! Un bacione grande! Bec


ElisabethXD: Mi fa davvero tantissimo piacere che la mia storia ti sia piaciuta così tanto!*_* Davvero l'hai letta in sole tre ore?? Oddio, io non riuscirei mai a rileggerla, probabilmente mi arrenderei annoiata già al primo capitolo :P

Hai proprio ragione: tutta la faccenda è a dir poco stressante, mi innerovisco io mentre scrivo i pensieri di Ali, sono così contorti e contraddittori! XD

La tua analisi sulla mia storia mi ha fatto sorridere commossa per almeno 3 ore e non scherzo...fa piacere, davvero tantissimo piacere leggere recensioni così, grazie mille :)

Spero con questo capitolo di non aver rovinato la tua bella opinione!

Un bacione grande, grazie ancora! Bec


_Kairi90_: Lore lo stanno maledicendo in tante XD A poco a poco, si farà perdonare di certo ;)

Grazie mille per la recensione e per i complimenti!

Un bacione grande! Bec


fallsofarc: Tesoro io non so davvero cosa dire...non so cosa ho fatto per meritarmi tutte queste meravigliose parole, rileggo la mia storia e vedo solo una cozzaglia di parole incomprensibili...

Grazie infinite, il fatto che per te stia migliorando come autrice è tantissimo per me :)

Alice durante la lite con i genitori mi rispecchia molto a dire il vero xD Quando mi arrabbio divento davvero cattiva con le parole e molte volte, incavolata nera, esco sulle scale e sto lì a schiarirmi le idee! Anche perché in casa mia madre continua a sbraitare anche nei venti minuti successivi alla lite -.-

Non sai che sollievo sapere che la scena sulle scale ti è piaciuta*_* Pensavo fosse troppo strano che Lore parlasse così, di cose personali e private, con Alice...

Alla fine poi, dopo averla di nuovo confusa con la sua dolcezza, è letteralmente scappato, la sua è stata una fuga vera e propria. Non ha volutamente fatto lo stronzo. Questo però Alice non lo sa...e non ci sta capendo proprio più niente, è confusa...

Matteo è un deficiente, nemmeno io proprio lo sopporto! È così patetico e teatrale, le sue frasi sono una più costruita dell'altra! XD

Alla fine però Alice ha fatto la sua scelta, per cercare di dimenticare Lore...ma la teoria “chiodo scaccia chiodo” si sa che non funziona praticamente mai :P

Rossella non ha parlato, il motivo al momento è “oscuro”...di certo lo dirò poi il perché, in qualche pov aggiuntivo di Lore...

Grazie ancora per tutto Chia, ricevere questi complimenti da te è un vero Onore! :)

Un bacione grandissimissimo tesoro! Bec


liven: Ciao Liv! Credo che un grazie sia davvero troppo poco in questo caso, non sai quanto mi ha fatto piacere la tua recensione!

Tutto il tuo discorso sulle descrizioni e sulla psicologia dei personaggi mi ha davvero commossa! Per me è davvero importantissimo che i personaggi sembrino reali e non costruiti...credo che sia molto più facile immedesimarsi così in loro :)

La frase che ha detto Alice a Rossella è stata dettata, oltre che dalla preoccupazione per Lore, dalla paura di perderlo. Lei si è rimessa con Matteo per cercare di dimenticarlo, eppure è più forte di lei continuare a pensarlo e a preoccuparsi per lui...del resto, la teoria “chiodo schiaccia chiodo” è difficile che funzioni!

Lore è stronzo forte, probabilmente uno così mi avrebbe già fatta finire al manicomio da parecchoo tempo! Specie per i suoi continui cambi di atteggiamento...prima sembra dolce e poi, in un attimo, ritorna stronzo. Però “carino e coccoloso” non lo sarà mai, come hai detto tu, non sarebbe nel suo carattere :D

Tra Ali e Lore non so chi sia più confuso...lui è preso sì, ma è indeciso e, anche se non lo ammetterebbe, insicuro. Il fatto che l'abbia vista con Matteo non lo aiuta.

Sono contenta che il gruppo di amiche di Alice ti sia piaciuto e ti abbia ricordato il tuo! :D Eh sì, molto spesso in un gruppo si hanno gusti, idee e modi di fare diversi...non per questo l'amicizia è meno intensa, anzi!

La tua teoria su Teo e Lore è giusta per metà...c'entra anche una ragazza ma non è quella che se n'è andata...

Ad ogni modo spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Un bacione grandissimo, grazie di cuore per la recensione! Bec


GePo: Tranquilla, non ti devi scusare di nulla! Sono io quella che si deve scusare, sono sempre in ritardo su tutto! >.< E poi l'università viene assolutamente prima di questa roba!

Sono contenta che ti siano piaciuti gli scorsi capitoli!

Eh sì, l'entrata in scena di Matt è decisamente d'aiuto...e Lore lo dimostrerà nel prossimo capitolo quanto è rimasto turbato dalle parole di Matteo ;)

è anche vero che ha toccato il fondo nello scorso capitolo lasciandola lì da sola..,.però si sa, dopo che si tocca il fondo si inizia a risalire, quindi spero di riuscire a farlo perdonare pian piano, un po' alla volta :P

Ancora non è stato svelato nulla riguardo i pensieri di Lore in quel momento, ma appena potrò scriverò un bel Missing moments di certo! ;)

La verità su Lore e Teo prima o poi si saprà XD Non so esattamente quando perché i capitoli li scrivo man mano e non so bene regolarmi con precisione...però si scoprirà presto, questo è sicuro! :D

Un bacione grande carissima! E grazie mille per la recensione! :D

Bec


___Ivy___: Mi fa molto piacere che la storia ti sia piaciuta! In tante mi hanno detto che scrivo bene anche se, sarò paranoica e noiosa, non credo di essere così brava...ci sono molte autrici più brave di me :P

Però ti ringrazio davvero per le tue parole, sei davvero gentilissima! :D

Spero che alla fine la febbre si sia riabbassata, non era mia intenzione farti peggiorare l'influenza XD

Sapere di essere riuscita a farti sentire le farfalle nello stomaco è una soddisfazione grandissima!*_* Ne sono davvero felicissima!

Non è affatto vero che sei una pessima recensitrice, anzi! Dovresti vedere quanto faccio schifo io ù_ù

Grazie mille per i complimenti e per avermi aggiunta tra le autrici preferite, è un grandissimo onore!

Un bacione grande! Bec


biafin: Ciao Chiara! Ti ringrazio davvero tantissimo per i complimenti, sei troppo buona, grazie! :D

Mi fa piacere che la storia ti abbia presa così tanto, spero con questo capitolo di non aver deluso le tue aspettative!

Davvero tuo fratello va al Molinari?? No, veramente? Anche il mio ci andava!Ora si è diplomato però :P

Eeeh sì, i ragazzi lì son proprio dei maniaci, hai ragione a dire che sembra non abbiano mai visto una ragazza XD

Lore è insicuro sì. Specie dopo aver visto Ali con Matteo...Ed è confuso, non riesce a capire Alice, così come lei non riesce a capire lui.

Lei è fragile, ma davanti a lui cerca di non farlo vedere...Lore non l'ha vista piangere per lui, tranne quando le ha dato del “giocattolino”.

Beh, che altro dire...spero davvero che questo capitolo ti sia piaciuto e non abbia smontato la bella opinione che avevi della storia :P

Grazie infinite per la recensione! Un bacione grande! Bec


bettybionda: Hai letto in così poco tempo tutta la storia?*_* Sono felicissima che ti abbia preso così tanto!

Non ringrazierò Chiara mai abbastanza per la sua pubblicità, per me anche solo il fatto che stia seguendo questa storia è un onore grandissimo! Immagino si sia capito dalle mie parole che anche io sono decisamente una sua fan e dipendo dalle sue storie XD

Ti dirò, anche io sono convinta che il carattere di un personaggio sia influenzato dal nome...nel mio blog -c'è l'indirizzo nella mia pagina autrice se ti interessa- ci sono alcune schede dei personaggi di Tra l'odio e l'amore e fra i campi da completare ho messo proprio “Carattere in base al nome” :P

Tornando a noi, non sai come mi ha fatto piacere quello che hai scritto riguardo l'ascensore! XD Ahahah, non mi dispiacerebbe scrivere una raccolta di OS ambientate in ascensore!

Non ti preoccupare se non riesci a recensire, sono già stata contentissima di leggere questa di recensione e di sapere che la storia ti stia piacendo! :D

Grazie mille per la recensione e per i complimenti! Un bacione grande! Bec


PS: Certo che puoi aggiungermi su FB! Mi fa piacere :)































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Capitolo 21
*** Rivelazioni ***



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Capitolo 20: Rivelazioni


Ero nel panico più totale, non riuscivo nemmeno ad alzarmi da quello scalino e le gambe non mi rassicuravano per niente sulla loro stabilità.

Solo dopo qualche secondo di silenzio e di meditazione riuscii, una gamba per volta, a tirarmi su per rientrare in casa.

Corsi in camera mia ed afferrai il telefono con mani tremanti, tanto che sbagliai almeno tre volte a comporre il numero.

Ti prego, ti prego. Rispondimi.

-Pronto?-

Tirai un sospiro di sollievo e sorrisi al soffitto più tranquilla. -Matt!- Dissi come se stessi evocando chissà quale Santo.

-Ali? Che...-

-Zitto.- Forse non era stato molto carino da parte mia usare quel tono brusco, ma ero sull'orlo di una crisi di nervi. -Tuo fratello è lì con te?-

Passarono secondi di interminabile sofferenza, secondi in cui valutai l'ipotesi di minacciarlo pure di morte se non mi avesse risposto in tempi umani.

-Sì, è qui. Vuoi dirmi o no che succede?-

Avevo già perso la ragione dopo quel “sì, è qui”. Sentivo una di quelle stupide musichette trionfanti rieccheggiare nella mia testa. Ero impazzita? Probabile.

-Bene. Matt, ti prego, qualsiasi cosa succeda, qualsiasi...persona venga lì a citofonare o a suonare il campanello...giurami che non aprirai.- Mi spaventai io stessa del tono perentorio che usai. Più che una preghiera sembrava un ordine.

-Che cosa?- Alzò la voce di almeno un'ottava...e poi dicevano che erano le ragazze ad avere la voce acuta e stridula, -Com-cosa...ma perché?-

Stavo per sclerare seriamente, così feci un lungo respiro per calmarmi. -Non posso spiegartelo adesso Matt. Fidati di me, ti prego.- Mi morsi l'interno della guancia. Gli stavo chiedendo di fidarsi di me, quando non stavo facendo altro che ingannarlo.

-Ma...-

-Ti prego.- L'ansia stava tornando, mi sarei messa a frignare di lì a poco per lo stress.

Lo sentii sospirare rassegnato. -Va bene, d'accordo. Sei la mia ragazza, mi fido di te.-

Strinsi più forte la cornetta del telefono temendo che da un momento all'altro potesse cadermi a terra. Che razza di verme schifoso e strisciante che ero.

-Mi spiegherai tutto poi, ok?-

Annuii, schiarendomi la voce prima di rispondergli, -Sì, certo. Tieni tuo fratello lontano dal citofono e dalla porta mi raccomando. Conto su di te.-

Riattaccai con il cuore in gola, non ancora del tutto tranquilla. Sapevo che Lore non si sarebbe arreso così facilmente, non gli sarebbe bastata una porta chiusa a fermarlo. Non se era incazzato. Non dopo che quello stronzo aveva picchiato sua sorella.

Mandai un veloce messaggio ad Ilaria per spiegarle la situazione, scusandomi per non essermi presentata all'appuntamento.

Si mostrò comprensiva come sempre, così come Dany e Angie. Mi scrisse di non preoccuparmi assolutamente e di farle sapere poi come andavano le cose.

Non riuscii a stare ferma nemmeno per un secondo nei successivi minuti. Sapevo di non poter fare altro per impedire che Lore e Domenico si incontrassero. Teoricamente non avrei nemmeno dovuto sapere quello che era successo, avevo origliato tutto quanto senza che nessuno sapesse. Glenda avrebbe potuto rimanerci male se lo avesse saputo; avevo ascoltato qualcosa di molto personale che la riguardava...

Quando il telefonino squillò di nuovo, una decina di minuti dopo, lo afferrai con una tale forza da strapparlo quasi dal cavetto del caricabatterie a cui era attaccato.

-Pronto?- La mia voce era angosciata e affannata.

-Vuoi dirmi, gentilmente, che cosa ci fa lui qui?-

Non avevo nemmeno guardato chi fosse prima di rispondere, ma lo capii subito dalla voce: Matt.

-Hai aperto?!- Strillai terrorizzata.

-No. Ho la telecamera del citofono accesa. Il tuo amichetto è qua sotto.- Sputò fuori quella frase con una rabbia così controllata da farmi rabbrividire.

-Matt...- Non sapevo nemmeno io che cosa stavo per dire, che cosa avrei voluto dire...

-Ha suonato un paio di volte e quando ho alzato la cornetta ha sbraitato qualcosa del tipo “So che sei in casa bastardo e non mi muovo di qui finché non hai il coraggio di scendere”.- Proseguì lui, riacquistando un tono di voce neutro e pacato ed ignorando il mio flebile richiamo.

-Tuo fratello...ha alzato le mani su Glenda.- Spiegai titubante, sperando che mi credesse e che non difendesse Domenico a spada tratta a priori.

-Avevo immaginato che fosse una cosa grave...- Fece una pausa, -Ho visto anche lei al citofono, è ridotta male.-

Doveva essere dura anche per lui: aveva davanti agli occhi la prova di quello che il fratello aveva fatto.

Restammo in silenzio entrambi, poi fu di nuovo lui a parlare: -Mio fratello è sotto la doccia adesso, ma non ci starà in eterno, fra un'oretta deve uscire.-

Raggelai nel sentire quelle parole ed adocchiai svelta l'orologio. Un'ora. Solo un'ora.

-No...- Quel mugolio uscì da solo e incontrollato, evidenziando ancora di più la mia ansia.

-Più di questo non posso fare Alice...- Freddo. Duro. Brusco. Non cercava di consolarmi, mi stava accusando schifato.

-Va bene.- Non mi lasciò nemmeno finire di parlare, il tu tu tu del telefono aveva accompagnato l'ultima parola da me pronunciata.

Sospirai e riattaccai a mia volta; aveva ragione ad essere arrabbiato, solo...non poteva accusarmi perché ero in pensiero per Lore...era normale essere preoccupati per una cosa del genere!

Mi lasciai ricadere a peso morto sul divano e fissai la televisione spenta davanti a me per qualche minuto. Ci doveva pur essere un modo per farlo allontanare di lì...

Cercai tra la rubrica il numero di un'altra persona che forse avrebbe potuto aiutarmi e una volta trovato schiacciai veloce il tasto verde di chiamata.

-Mel?-

-Ciao Ali! Ti stavo per chiamare io! Indovina? Ti ricordi di quel ragazzo che ti avevo detto...-

Oddio, oddio, oddio. Ci mancava solo che iniziasse uno dei suoi monologhi! Non potevo mica bloccarla come avevo fatto con Matteo, lei era una ragazza, stava parlando di un ragazzo che le interessava, se le avessi di stare zitta si sarebbe giustamente offesa.

-Sì, davvero, Mel è una cosa stupenda.- La troncai dispiaciuta a metà del discorso, -Ma devo prima raccontarti io una cosa urgente...-

-Cosa? Che è successo?- Si preoccupò immediatamente. Fortunatamente non ci era rimasta male.

Avrei voluto insultarla gentilmente per non essere venuta a scuola quel giorno e chiederle come stava, ma non c'era abbastanza tempo.

Le raccontai tutto, a partire dal fatto che Matteo il mio ex e Domenico il ragazzo di Glenda fossero fratelli, dettaglio che non avevo ancora avuto modo di svelare.

-Lore sta andando dove?!- Strillò spaccandomi un timpano, una volta finito il mio discorso delirante.

-Ci è già andato.- Era piacevole essere la più tranquilla della situazione per una volta.

-Oh Santo Piripillo!-(*)

Meno male che Mel riusciva a sdrammatizzare anche le situazioni più critiche con le sue idiozie.

-Ok, lascia fare a me.-

Ero sicura di aver capito male. -Cosa?-

-Sì, so io cosa fare. Lore se ne andrà di lì solo per un'altra persona a cui tiene.-

Continuavo a non capire, ma era comunque confortante sapere che lei avesse un piano. -Quindi? Chi?-

-Tu aspetta...una mezz'oretta. Lascia fare a me, non rispondere al cellulare per nessun motivo al mondo capito?-

-Ma...-

-Chiunque sia, non rispondere altrimenti mandi tutto a puttane, detto finemente...-

Staccai il telefono dall'orecchio e lo osservai per qualche secondo basita. Non era il caso di mettersi a valutare se Mel fosse o no impazzita, non in quel momento. -Ok, d'accordo.- Replicai infine, dopo aver riavvicinato il cellulare.

Potevo solo fidarmi del piano che la mente contorta di Mel aveva escogitato del resto. Non potevo mica fare affidamento su Matteo in eterno, prima o poi Domenico sarebbe sceso di certo e ci sarebbe stato un inutile spargimento di sangue...oddio, non che mi dispiacesse così tanto immaginare Domenico in un ospedale dopo essere stato preso a calci più volte...o magari anche stirato sotto una macchina.

Scossi la testa; da quando ero diventata così sadica e violenta?


Lorenzo's pov


Se quello stronzo credeva di riuscire ad evitarmi rintanandosi in casa come un coniglio si sbagliava di grosso. Prima o poi sarebbe uscito...non mi sarei mosso di lì finché non lo avrei preso a calci in bocca a quel bastardo.

Il cellulare nella tasca dei miei jeans iniziò a vibrare, prendendomi in contropiede e facendomi sussultare.

Lo tirai fuori, ignorando l'ennesimo piagnisteo di Glenda che mi implorava di lasciar perdere.

-Pronto?- Risposi seccato senza nemmeno guardare chi fosse. Ero troppo incazzato ed impaziente; non vedevo l'ora di spaccare il naso a quel cazzo di damerino figlio di quella zoccola di sua madre.

-Lore?- Aggrottai la fronte non appena riconobbi la voce di Mel, stranamente agitata e tremolante, quasi stesse piangendo.

-Mel? Che è successo?- Chiesi portandomi una mano all'orecchio, per evitare di sentire Rossella gridarmi contro che ero un coglione e che dovevo andarmene di lì.

-Ali...- Sentire quel nome, pronunciato con quella nota di angoscia e preoccupazione, fu come ricevere un pugno dritto nello stomaco.

Che cosa c'entrava Alice? Dov'era? Che era successo?

-Non mi risponde, sono preoccupata!- Sì, stava piangendo. O almeno così mi sembrava.

-Cosa?!- Sbattei le palpebre più volte incredulo. Che voleva dire, cosa stava succedendo?

-Dovevamo vederci un'ora fa e non c'è...sai che lei è sempre puntuale, sempre...-

Sempre.

Certo che lo sapevo, aveva rischiato di farsi investire una volta pur di non arrivare in ritardo.

-È da un'ora che la chiamo e non mi risponde...- La sua voce spezzata dai singhiozzi non faceva che agitarmi ancora di più.

-Magari ha tolto la suoneria...- Azzardai, quasi speranzoso. Senza il quasi.

-No!- Starnazzò alzando la voce, -Certo che no, lei non la toglie mai!-

Beh, io quello non potevo saperlo...

-E poi...- Il resto fu solo un frignare unico; non capii praticamente nulla.

-Mel, calmati e spiegami bene che succede!- Fottute donne di minchia. Bastava un niente per farle piangere e quando succedeva non si capiva un cazzo di quello che dicevano.

-Ho provato a chiamarla più volte ed il cellulare suona a vuoto...non mi risponde nemmeno a casa. Non è da lei, dove potrebbe essere? E se le fosse successo qualcosa? E se si fosse sentita male? Sono preoccupata, stamattina poi...- Altro singhiozzo, altra vena pulsante sulla mia tempia. Stava per venirmi un attacco isterico e non sarebbe stato d'aiuto.

-Stamattina poi...?- Feci pressione, ad un passo dallo sbraitarle contro.

-Non lo so, forse mi sbaglio ma...- Tirò su con il naso, -Mi è sembrato che qualcuno la stesse seguendo...la guardava in modo strano e...-

Non ascoltai più il resto del suo discorso, ormai mi ero completamente perso.

Dove cazzo poteva essere?! Perché non rispondeva al cellulare?!

Cazzo, cazzo, cazzo. Ci mancava solo lei! L'avevo vista proprio un'ora prima, dove era andata a cacciarsi? E se qualcuno l'avesse davvero seguita? Quella sembrava essere una calamita per coglioni patentati, bastava vedere il tipo in discoteca che le si era incollato addosso e l'altro...deficiente che sosteneva di essere il suo ragazzo...

Perché non aveva chiamato lui Mel? Perché non si preoccupava il suo ragazzo di lei?

Dopo un attimo di silenzio, mi accorsi che poco mi fregava di quello che avrebbe fatto quel coglione. Non era certo di lui che mi importava, ma...di lei.

Dio, cos'era quell'ansia che sentivo crescere a dismisura addosso? Le mie gambe, quasi dotate di volontà propria, si mossero praticamente da sole, lontano da lì, più vicino -lo speravo- a lei.

-Lore! Dove stai andando?- Sentii la voce incredula di Rossella sempre più distante, mentre riprendevo ansante a parlare con Mel.

-Sto andando a casa sua adesso. Vedo se lì mi risponde, ok? Tu prova...a sentire sua madre o qualcun altro, non so...- Stavo vaneggiando pure io, non sapevo che altra soluzione trovare.

Glenda se non altro era con Rossella; ci avrebbe pensato lei a tenerla lontana da quel coglione di Domenico. L'avrei preso a calci un'altra volta, di certo non l'avrebbe scampata. In quel momento era più importante un'altra cosa però...

-D'accordo, va bene.- Se fossi stato abbastanza lucido e tranquillo, probabilmente mi sarei accorto del fatto che Mel avesse misteriosamente smesso di piangere. Così come mi sarei accorto della nota soddisfatta presente nella sua voce. Ma non ci feci caso, troppo preso com'ero a correre, correre fino a sentire i polmoni bruciare per la mancanza d'aria, fino a sentire la milza dolere, correre come non avevo mai corso in vita mia.



Alice's pov


Ero talmente inquieta ed ansiosa che per passare il tempo mi misi a giocare ad uno stupido giochino per pc che consisteva nel creare torte. Decisamente troppo pacifico come gioco, dovevo comprare qualcosa di più violento per scaricare i nervi. Tipo quei giochi di lotta per Playstation...

Il cellulare sulla scrivania riprese a vibrare e, ad un passo dal rispondere, mi ricordai delle parole di Mel.

Non potevo rispondere. Diedi comunque un'occhiata al display per vedere chi fosse e quasi mi strozzai con la saliva nel momento in cui lessi quel nome.

Latini chiamata.

Era rimasto ancora salvato così, Latini, dalla volta che mi aveva fatto lo squillo per le ripetizioni. Non si era più fatto sentire poi dopo, nessun altro squillo né messaggio.

Perché mi stava chiamando? Quando Mel aveva detto di non rispondere, intendeva anche lui? E se fosse stato importante? E se riguardava Glenda?

Tutte cazzate. La verità era che volevo rispondere e sentirlo, sentire la sua voce, sentire il suo respiro...

Scossi la testa e lo lasciai squillare: Mel aveva detto di non rispondere a nessuno e così avrei fatto. Non avrei mandato tutto “a puttane” solo per un mio capriccio.

Lui comunque non si limitò a chiamarmi una volta sola; non appena il cellulare smetteva di squillare riprendeva subito dopo.

Il pensiero di rispondere e di sentire la sua voce dall'altra parte continuava a tormentarmi, ma mi costrinsi più volte a resistere a quell'invitante tentazione.

No.

Feci forza su me stessa e lo ignorai, servendo al cliente virtuale la mia adorabile torta alla panna.

Stranamente il cellulare smise di vibrare solo quando il campanello di casa suonò. Mi alzai così in fretta che inciampai sul cavo del caricabatterie del portatile e quasi lo feci cadere in terra.

-'Fanculo!- Digrignai fra i denti, in direzione del filo.

Il campanello suonò di nuovo, questa volta ripetutamente e senza tregua. Che cazzo di fretta c'era?! Chi poteva essere così isterico da non lasciare nemmeno il tempo di arrivare alla porta?!

-Ma porca puttana, arrivo!- Sbottai esasperata.

Controllai dallo spioncino chi fosse e quasi ci restai secca. Che...che diavolo ci faceva lui lì? Ma non doveva essere sotto casa di Matteo? Che diavolo aveva combinato Mel?

Aprii lentamente la porta, quasi certa di non trovare nessuno lì fuori e di essermi immaginata tutto. No, lui era davvero lì, constatai ancora più sgomenta.

Nei suoi occhi passò un lampo di stupore e di sollievo non appena mi vide, poi il tutto lasciò posto alla rabbia.

-Si può sapere perché cazzo non mi hai risposto?!- Mi gridò contro, alzando la mano destra per mostrarmi il suo cellulare. -Allora?!- Sollecitò, lasciandomi letteralmente di stucco: ma che gli prendeva? Perché arrabbiarsi così tanto per così poco?

Non era solo arrabbiato poi, sembrava che ci fosse qualcosa di diverso nel suo tono di voce, sembrava...ansioso? Preoccupato? Ma per cosa?

Oltretutto aveva il fiatone, lo sguardo stralunato e le guance leggermente arrossate, sembrava avesse appena finito di correre.

Correre? Da casa di Matt? Ma...era un bel po' distante da casa mia!

-Ero...stavo dormendo.- Del resto poteva pure valere come scusa no? Ed il suono del campanello avrebbe potuto svegliarmi, a differenza della vibrazione del cellulare.

-Dormendo...?!- Disse fra i denti, distogliendo lo sguardo e scoccando la lingua incredulo, -Sai, vero, che Mel è preoccupata da morire?-

Dovetti trattenermi con non poca fatica per evitare di esordire con un sonoro: “Eeeh?”

-Sì, io...- Che cosa gli aveva detto Mel? Dovevo improvvisare: -Mi sono appunto addormentata...- Ribadii, sperando che quello servisse a salvarmi. Mannaggia a Mel, poteva almeno informarmi del suo piano!

-Cioè tu sei andata a dormire pur sapendo che dovevi incontrarti con Mel?-

Ok, detta così la cosa poteva sembrare stupida. Io potevo sembrare stupida e la sua faccia non mi aiutava di certo ad accantonare quel pensiero.

-No...- Aiuto! Mi stavo arrampicando sugli specchi. -Ero stanca e mi sono sdraiata per qualche minuto. Poi mi sono addormentata.- Spiegai accigliata, esultando silenziosamente per quella risposta accampata all'ultimo.

-Tu invece?- Chiesi subito, senza lasciargli il tempo di aggredirmi ancora.

-Io cosa?- Alzò subito la guardia.

-Che ci fai qui?-

Fece una specie di smorfietta altezzosa, prima di appoggiarsi allo stipite della porta con fare annoiato, -Mel era preoccupata e mi ha chiesto di accertarmi che tu stessi bene.-

Chissà perché mi sembrava che stesse omettendo qualche particolare.

-E sei venuto qui di corsa?- Fu inevitabile per me sorridere compiaciuta e vittoriosa. Poteva dire quello che voleva ma le cose stavano così.

Dopo un attimo di stupore iniziale, arretrò di poco con la testa, guardandomi come se fossi stata una povera pazza, -Scherzi? Certo che no.- Assottigliò gli occhi sicuro di sé, -Stavo facendo ginnastica in casa.-

Dovetti mordermi a sangue le labbra per non ridere, ma quello non servì ad evitare che gli angoli si piegassero all'insù per il divertimento. Logico, lui non era a conoscenza del fatto che avessi assistito a quella discussione sulle scale, quindi, teoricamente, io avrei anche potuto pensare che lui fosse rimasto a casa.

-Che hai da fare quella faccia?- Domandò risentito, probabilmente pensando che stessi ridendo di lui...e in effetti...

-Niente, niente...- Alzai le mani, voltando di poco il viso da un'altra parte; non avrei resistito per molto, gli avrei quasi sicuramente riso in faccia a breve.

Aveva corso da casa di Matt solo per vedere come stavo...io ci mettevo almeno una mezz'oretta a piedi e lui...ci aveva messo appena una decina di minuti. Quanto cavolo aveva corso...per me?

Era lecito sorridere come una cretina, era lecito sentirsi così leggera e...contenta. Nonostante si comportasse da stronzo, coglionazzo, deficiente e cretino...a me almeno un po' ci teneva, altrimenti non avrebbe corso così tanto solo per accertarsi che stessi bene.

Ma la vera domanda era...perché? Perché era sempre stato così stronzo, se a me ci teneva? O forse ero io a fare supposizioni errate?

-No, adesso me lo dici.-

Ero così persa nei miei pensieri e nel mio mondo -la mia testa ormai vagava per conto suo- che non mi accorsi del fatto che si fosse avvicinato.

-Che...fai?- Deglutii nervosa non appena me lo ritrovai a soli pochi centimetri di distanza.

-Quel coglione...- Chiuse la porta dietro di sé con un gesto secco e veloce della mano, -Ha detto la verità?-

-Cosa?- Un momento. Di che stava parlando, perché aveva cambiato radicalmente argomento?

I suoi occhi fissi nei miei erano così destabilizzanti che mi ci volle qualche altro secondo per intuire a chi si stesse riferendo: Matt.

-State davvero...insieme?- Sembrava quasi che gli costasse una fatica immensa parlare e non ero sicura del fatto che quella fosse solo una conseguenza della sua precedente corsa disperata.

Perché faceva quell'espressione? Che cosa voleva che gli dicessi? “No, non è vero, io amo te, ti ho sempre amato e sempre ti amerò”?

-Sì.- Non sapevo nemmeno io se la mia risposta fosse riferita alla sua domanda o se fosse una conferma ai miei pensieri.

La sua reazione mi sorprese, al contrario delle mie aspettative, fu positiva, troppo positiva: ci rimasi male nel constatare quanto la sua epressione fosse rimasta completamente neutra.

-Non è vero.-

Come prego? L'aveva davvero detto? E con quell'aria da odioso saputello so-tutto-io?

-Sì che è vero.- Replicai piccata. Stava mettendo in dubbio la veridicità delle mie parole quel cretino! -Lui mi ama.- Osservai petulante, non rendendomi conto dell'accusa implicita nascosta in quella frase, -Ed io amo lui.- Sperai che quell'immensa stronzata risultasse quantomeno credibile.

Avevo stravolto le cose, era tutto il contrario: avevo detto a Matt di non amare Lore e avevo detto a Lore di amare Matt. Sempre nei casini andavo a mettermi con le cazzate che dicevo.

Volevo una sua reazione? Che brava, l'avevo ottenuta: mi afferrò con forza la vita, obbligandomi ad indietreggiare fino al muro. -Poveretto...- Ghignò in modo strano ed inquietante; non era semplicemente arrabbiato, era incazzato nero e la sua presa forte sui miei fianchi doloranti ne era la prova.

Mi sforzai di restare impassibile, non gli avrei dato la soddisfazione di vedermi spaventata. -Non direi.- Sputai fuori acida, strizzando di poco gli occhi per il dolore, -Non si è mai lamentato di come faccio l'amore, anzi. Direi che...-

Non riuscii a concludere quell'ennesima bugia, mi baciò con irruenza e possessività, spostando le sue mani dai miei fianchi ai miei polsi per bloccare ogni mio tentativo di allontanarlo.

Prima che potessi valutare l'ipotesi di tirargli una bella ginocchiata in basso, immobilizzò entrambe le mie gambe con le sue. Gemetti sofferente e sconfitta sulle sue labbra, dovendo per forza sorbirmi quello sfoggio di prepotenza.

Incominciai a ricambiare il suo bacio sempre più confusa, sempre più eccitata...pian piano il suo sapore familiare si mischiò al mio e mi fece chiudere gli occhi annebbiati dal piacere.

A farmi rinsavire fu un qualcosa di bagnato che, silenzioso, iniziò a scivolare sulla mia guancia. Lacrime; stavo piangendo.

Ero stufa, stufa di dover soffrire, stufa di dovergliela sempre dare vinta, stufa dei suoi cambi di umore e dei suoi modi di fare. Io stavo con Matt e lui doveva lasciarmi in pace, doveva lasciarmi vivere la mia vita...cazzo!

Mi agitai di nuovo, decisa a non lasciargli fare quello che voleva, non quella volta. Era già successo e mi aveva ferita, come sempre.

Più lui cercava di tenermi ferma, più io mi dimenavo. Una mano, nemmeno io sapevo come, si liberò e ne approfittai per conficcargli le unghie nella carne del braccio.

Lui sussultò appena, ma non si ritrasse, anzi, continuò imperterrito, approfondendo il bacio con più aggressività di prima se possibile.

Disperata, gli morsi il labbro con forza non appena ne ebbi l'occasione, cosa che finalmente lo fece staccare da me.

-Lasciami!- Ansimai, dopo essere riuscita a respirare di nuovo lontana dal suo viso. Oddio, lontana era un eufemismo, eravamo comunque spiaccicati l'uno contro l'altra sul muro vicino alla cucina.

Tentò di nuovo di baciarmi ed io, non resistendo oltre, scoppiai proprio a piangere a dirotto.

-Basta!- Strillai con tutte le energie rimastemi in corpo. -Che c'è,- Articolai distrutta, -Ora vuoi pure prendermi contro la mia volontà?! Vuoi violentarmi forse?!-

Lasciò andare le mie mani di colpo, come se la mia pelle gli avesse dato una scossa. Una mia spinta neanche troppo forte bastò ad allontanarlo, con fin troppa facilità.

Mi guardò per qualche secondo, incredulo e ancora arrabbiato, prima di fare un respiro profondo per calmarsi. Mantenendo quella distanza impostagli dalle mie mani, diede una rapida occhiata ai miei polsi arrossati con aria strana, forse...dispiaciuta e la cosa mi lasciò a dir poco spiazzata.

Perché faceva quella faccia? Dopo quello che mi aveva fatto oltretutto...

Stavo tremando, me ne resi conto solo quando con un dito tremolante indicai la porta, -Vattene.- Il corpo non era l'unica cosa che tremava, la mia voce gli teneva testa alla grande.

No, non farlo, ti prego...

Che contraddizione vivente che ero...

Lui non disse nulla, mi fissò per qualche altro secondo in silenzio, poi si girò, aprì la porta e se la richiuse alle spalle.

Con un singhiozzo mi lasciai cadere a terra, strisciando la schiena contro il muro a cui ero ancora appoggiata. Cazzo di sfigata che ero, non me ne andava una giusta.

Era il 7 gennaio a portare sfiga, ne ero certa. Primo giorno di scuola; litigata fra Glenda e Domenico; litigata fra Glenda e Lore; litigata, più o meno, fra me e Matt e poi...quello fra me e Lore. Che bello.

Non ci stavo capendo più niente, avevo il cervello in panne. Ci teneva a me? Perché aveva corso così tanto? Perché lo aveva fatto dopo tutte le cattiverie che mi aveva detto, dopo tutte le volte che mi aveva usata e gettata, che mi aveva ignorata? Dopo quella dimostrazione di forza...?

Che cosa sarebbe successo se mi fossi lasciata andare con lui? Che cosa sarebbe cambiato? La risposta era una sola: niente.

Mi avrebbe di nuovo lasciato da sola dopo avermi avuta, mi avrebbe di nuovo ignorata, per poi riprendermi a suo piacimento quando voleva. Avevo fatto bene a fermarlo.

Mi asciugai le lacrime scombussolata e mi alzai in piedi con occhi gonfi ed un mal di testa allucinante. Ero già stanca nonostante fossero solo le cinque e mezza del pomeriggio.

Avrei dovuto chiamare Ilaria per spiegarle cosa era successo, avrei dovuto chiamare Matt per chiarire...ma non ne avevo nessuna voglia.

Mi alzai da terra e mi trascinai a fatica nel mio letto, dove mi addormentai appena pochi minuti dopo.

A svegliarmi fu mia madre per la cena, che, tanto per cambiare, toccai a malapena.

Fortunatamente lei non ne fece una tragedia e mi permise di alzarmi da tavola non appena le dissi che non mi sentivo tanto bene.

Diedi un'ultima occhiata al cellulare prima di spegnerlo: segnava 7 chiamate perse tra Ilaria, Matteo, Angelica, Mel e Daniela. E poi...c'erano due messaggi: uno di Matteo che chiedeva spiegazioni ed uno di Mel che diceva solo:


Piano riuscito ;)


Li avrei sentiti tutti il giorno dopo, con più calma e a mente, si sperava, più lucida.


L'insopportabile canzoncina della mia sveglia fu l'irritante colonna sonora del mio risveglio piuttosto tormentato.

Stavo sognando un qualcosa di brutto, anche se non ricordavo esattamente cosa, e quell'odioso oggetto malefico mi aveva fatto un gran favore per una volta a suonare.

Mi vestii e mi preparai, cercando di sgomberare la mente il più possibile; con Matt ci avrei parlato più tardi, molto più tardi, quindi niente panico per il momento.

Uscii di casa stranamente tranquilla, il mio piano di non pensare a niente stava funzionando alla grande.

Ovviamente non poteva andare tutto bene per più di qualche minuto, nella mia vita niente andava tutto bene da quando avevo iniziato ad andare in quella maledetta scuola che era il Molinari.

La porta di fronte si aprì ed il mio umore cambiò radicalmente. Solo lui riusciva a stravolgere tutto e a far impazzire il mio cuore in pochi secondi con la sua presenza.

-Ciao.-

Quasi caddi da ferma, nemmeno io sapevo come, probabilmente erano state le mie gambe ad avere una specie di mancamento e dovetti appoggiarmi al muro di fianco per non rovinare a terra. La figura della scema l'avevo fatta comunque, ma quello era solo un dettaglio.

Non era possibile: mi aveva davvero salutata e per primo! Con aria odiosa e fredda, ma lo aveva fatto! Che fine aveva fatto il suo piano di ignorarmi, che cosa stava architettando il suo cervellino?

Per una volta fui io la maleducata, per una volta fui io ad avvalermi della facoltà di non rispondere.

Incrociai le braccia al petto e spostai lo sguardo altrove con l'ultimo briciolo di dignità rimastomi. Non poteva davvero pensare che lo salutassi tranquillamente dopo quello che era successo il precedente pomeriggio!

Lui non sembrò farne una tragedia, scese per le scale come se nulla fosse, senza aspettare l'arrivo dell'ascensore. Ecco, quello era tipico di lui e del suo ignorarmi.

Tanta fretta per nulla perché ci ritrovammo entrambi sempre sullo stesso autobus.


Sei a casa oggi pomeriggio? Dobbiamo parlare...


Stavo giusto per rispondere all'ennesimo messaggio di Matteo, cercando di tergiversare e di prendere tempo per incontrarlo il più tardi possibile da brava codarda, quando una voce squillante ed irritante si diffuse per tutto l'abitacolo, facendomi girare infastidita.

-Lore!-

Una ragazza piuttosto bassa, bionda platinata e piena di piercing gli si catapultò quasi in braccio.

-Eli!- Rispose lui, ricambiando con fin troppa sorpresa e trasporto. Che cosa carina, la pazzoide aveva pure un nome.

-È da un secolo che non ci vediamo, come stai?- La tipa non sapeva proprio che cosa significasse “parlare a bassa voce”, tutti i presenti si erano girati a guardarla. Quello che diceva lei riuscivo a sentirlo purtroppo, ma non quello che diceva lui.

Mi avvicinai a loro con nonchalance, fingendo di puntare la macchinetta obliteratrice per timbrare un biglietto cartaceo che non avevo. Chissà chi era quella lì...

-Se non sbaglio te sei ancora in classe con Teo! Come sta?-

Drizzai le orecchie curiosa; ancora in classe? Poteva essere...no, quella non era Anita Bianchi, la stessa ragazza della foto su facebook, aveva i capelli troppo fosforescenti per esserlo. Inoltre lui l'aveva chiamata “Eli”. Andavano insieme alle medie probabilmente. Quindi...Teo e Lore frequentavano la stessa classe alle medie?

-Bene.- La risposta di Lore, improvvisamente fredda ed in constrasto con il suo entusiasmo precedente, non fece che insospettirmi ancora di più. Perché quel cambiamento, che era successo?

Mi avvicinai ancora, attribuendo tutta quella mia curiosità alla “faccenda Teo”. Non ero gelosa, assolutamente. Io stavo con Matteo. E poi...io ero molto più carina di quella.

La ragazza era abbastanza sveglia tutto sommato, aveva notato subito la tensione che si era creata, così cambiò argomento: -Ma come sei diventato alto!- E ne approfittò per appoggiargli le sue sudice mani sulle spalle, -E anche molto più carino!- Civettò, facendo poi l'occhiolino.

Adorabile la tipa, davvero! Quasi quanto un coltello piantato dritto dritto nella trachea.

Ticchettai con le unghie sul palo a cui mi stavo tenendo alle loro spalle, ringhiando a qualsiasi persona mi sfiorasse per passare.

Lo Stronzo ne fu molto lusingato e non si fece troppi scrupoli a complimentarsi a sua volta con la graziosa fanciulla per le sue sembianze mostruose. E lei rise in modo così acuto ed osceno da far venire la pelle d'oca: dovevano ingaggiarla per qualche film dell'orrore.

Continuarono scherzare per un po', alimentando un qualcosa che mi corrodeva profondamente dentro. 'Fanculo, dovevo ammetterlo ed era anche abbastanza ovvio...mi dava fastidio da morire vederli anche solo parlare, soprattutto perché lei lo guardava come un'assatanata pronta a saltargli addosso. E lui non la scoraggiava di certo con quei sorrisi mozzafiato.

Maledetto stronzo! Esci dalla mia testa!

Non dovevo essere gelosa di lui, io stavo con Matteo! Niente. Era una battaglia persa in partenza...

-Ohi, io oggi non c'ho sbatti di entrare a scuola...devo incontrarmi con dei miei amici a Cimiano, ci vieni a fare un giro con noi?- Ammiccò la zoccola, dandosi arie da grande solo per via di quella cicca che continuava a far roteare in bocca.

Ok, se avesse detto di sì io lo avrei detto al professore. Non mi importava di essere stronza, non mi importava di essere pazza, lo avrei messo nei casini, quello era certo.

Mi girai un attimo a guardare la strada per vedere quanto mancasse all'arrivo, non notando la fugace occhiata che lui mi lanciò.

-Sì, va bene.-

Di nuovo, voltai di scatto la testa verso di loro, sconcertata. Lo osservai impotente scendere con lei al capolinea ed andare a parlare con un gruppo di ragazzi non molto distanti dalla fermata dell'autobus.

Avrebbe trascorso tutta la giornata con quella zoccola...e con gli altri ragazzi certo, ma principalmente con lei.

Lo dovevo dire al professore! Per il suo bene! Magari dopo quello che era successo il pomeriggio precedente sarebbe andato a letto con quella solo per ripicca! Tra l'altro lei non mi piaceva proprio per niente, aveva l'aria di una drogata tossico-dipendente...con quella faccia e tutti quei piercing poi...e lui...

-Non è un bambino. Sa badare a se stesso.-

Mi ricordò Mel -fortunatamente presente quel giorno- con un sorriso dopo il mio dettagliato resoconto.

-Sì, ma quella è una mezza drogata!- Magari non lo era, ma solo il pensiero che lo fosse mi faceva preoccupare ancora di più.

Mel rise, beffandosi in soli pochi secondi di tutta l'ansia da me accomulata in quegli ultimi agonizzanti dieci minuti.

-Capirai! Si faranno qualche canna al massimo!-

-Beh, dici poco!- Mezza classe si voltò a guardarmi curiosa: avevo alzato di troppo la voce, fortuna che il prof della prima ora non era ancora arrivato.

-Beh comunque devo dirlo al professore, quella tipa non mi piace per niente.- Ripiombai nella più nera e marcia gelosia dopo essermi ripresa dallo “shock canna”.

-Secondo me esageri...-

Una lampadina si accese nella mia testa, -Tu la conosci?- Magari Mel essendo amica di Lore ne sapeva qualcosa in più di me...

Scosse la testa dispiaciuta, annientando quella speranza durata appena pochi secondi.

-No, ma Teo sì...credo...- Si mordicchiò il labbro in modo sospetto.

-Perché dici così?- Non le avevo ancora detto della mia teoria sul fatto che Teo e Lore potessero essere in classe insieme alle medie, così il mio finto stupore poteva sembrare tranquillamente reale.

-Beh...Teo era praticamente il suo migliore amico...-

Per un attimo fui certa di aver compreso male, poi battei il palmo della mia mano sulla fronte. Di quella Eli, certo! Teo doveva essere il migliore amico della zoccola.

-Ecco perché lei ha chiesto di lui...- Tutto tornava da quel punto di vista...

-Nono.- Poggiò svogliata il gomito al tavolo e sostenne il mento con la mano, -Di Lore. Era il migliore amico di Lore.-

Dopo...uno, due, tre secondi di silenzo, scoppiai a ridere istericamente, tenendomi la pancia in modo poco fine, -Oddio! Scherzi?!- Mi stava prendendo in giro per forza! Teo e Lore non avevano praticamente niente in comune, non sarebbero mai potuti essere amici! Nemmeno se avessero avuto ancora due anni ed il pannolone!

-No, è vero.- E lo diceva con tutta quella tranquillità?!

Spalancai la bocca realizzando che fosse sincera, -Perché non me lo hai mai detto?- Mi accigliai. Le occasioni in cui avrebbe potuto farlo non erano mancate di certo.

Increspò le labbra indifferente, -Non me lo hai mai chiesto.-

Troppo comodo dire così!

-Ma...quei due sono completamente diversi e...- Non mi capacitavo proprio della cosa, era impossibile!

-Anche io e te.- Mi bloccò, sorridendo dolcemente, -Eppure siamo amiche.-

Il discorso aveva una sua logica in effetti. Solo...

-Come mai non lo sono più, che è successo?- Era stupido e presuntuoso pensare che c'entrassi io, visto e considerato che loro non si erano parlati nemmeno durante i miei primi giorni di scuola.

-Dovresti chiederlo a loro, ognuno ti darà la sua versione...-

Chiederlo a Teo non sarebbe stato un problema...chiederlo a Lore invece...

Mi sporsi dal banco e mi accorsi solo in quel momento della presenza del professore fuori dall'aula; stava parlando con un'altra professoressa.

-Beh, io comunque glielo dico.- Affermai decisa e risoluta, cambiando discorso. Ben gli stava, così imparava a bigiarsela(**)!

-Ali...- Mi rimproverò lei ed il suo sguardo serio mi fece presagire il peggio, -So che ti dà fastidio, ma...devi cercare di andare avanti, non potrai controllarlo in eterno.- Si morse il labbro, forse temendo di essere stata un po' troppo dura.

Aveva ragione; dovevo smetterla di comportarmi da fidanzatina gelosa, morbosamente curiosa e preoccupata, lui non era...il mio ragazzo.

Trattenni il respiro, sforzandomi di sorridere e di non mostrarmi troppo ferita dalle sue parole, -Lo so.-

Sto con Matteo, sto con Matteo, sto con Matteo...

-Per come la vedo io state sbagliando entrambi...-

Anche se non lo amo...

Uno schiocco improvviso davanti ai miei occhi mi riportò alla realtà.

-Mi senti?-

-Sì, scusa.-

-Dicevo- Riprese lei con aria sorniona, -Che state sbagliando entrambi.-

Aggrottai la fronte. -Che intendi?-

-Che siete uno più innamorato dell'altro e che di questo passo non ve ne accorgerete mai.-

Mi ci volle qualche secondo per assimilare il significato di quelle parole e per rifletterci su.

-Io lo sono Mel...e più sfigata di me non c'è nessuno.- L'importante era riconoscerlo, era già un passo verso un futuro più schifoso.

-Anche lui lo è, ne sono sempre più convinta. Non avrebbe lasciato perdere la “faccenda Domenico” se non fosse stato così.- Mi ricordò inarcando un sopracciglio.

Scossi automaticamente la testa. Se mi avesse davvero amata -mi venne da ridere solo a pensarci- non mi avrebbe mai trattato come una puttana. Quello non era di certo amare.

-Per lui sono una specie di...“Anita due la vendetta”- Ironizzai amaramente, -Solo una ragazza da scoparsi quando vuole...e probabilmente conto anche meno di lei, che se non altro è sua amica.-

Ricordavo ancora le parole di Mel riguardo la “zoccolosità” di quella tipa, detta Bìa. Sgranai gli occhi non appena mi resi conto di quanto potesse essere crudelmente vera quella teoria saltata fuori così all'ultimo. Le cose dovevano essere andate così evidentemente, ero diventata una sorta di rimpiazzo. Lui doveva avere una specie di fissa per le ragazze bionde, dato che una volta andata via la bionda di turno da sbattersi, ero entrata in gioco io.

-Non dire stronzate.- Sbottò indispettita Mel. Ricordavo anche il suo odio per quella tipa.

-Lui non è mai stato geloso di lei, ti ricordo che se la sono fatta tutti quella.- Tirò fuori il libro di geografia con stizza, dopo aver constatato che l'ora stesse per iniziare, -E non ha mai fatto a botte con nessuno per lei.- Fece una pausa, esaminandomi pensierosa, -Non credo l'abbia mai fatto per nessuna in effetti. Tolto le sorelle.-

Stupida morsa dolorosa che stava iniziando a stritolarmi il cuore, sempre nei momenti meno opportuni doveva saltare fuori.

-Pff.- Chinai la testa sul mio libro per svignarmela dal suo sguardo, -Quello si diverte a provocare...sai quanti altri tipi avrà picchiato così, per svagarsi, con la scusa di difendere tipe della quale non gli importava neanche niente magari...-

La vidi di sfuggita inclinare il capo contrariata, -Non credo. È vero che lui si diverte a provocare, ma a che scopo mettersi a litigare con qualcuno per niente? Se lo fa, è per qualcuno a cui tiene.-

Per me.

-Possiamo...- Intervenni immediatamente, non riuscendo più ad ignorare le fitte che continuavano a scombussolarmi lo stomaco, -Cambiare argomento?-

Per mia fortuna il prof entrò proprio in quel momento, impedendoci di continuare quella scomoda conversazione.

Torturai il tappo della mia biro per tutto il tempo, valutando i pro e i contro del fare la spia. Avrei voluto dirglielo, avrei voluto farla pagare a quello stronzo per tutto quanto...ma aveva ragione Mel, quello che faceva lui non era affar mio, io non ero la sua ragazza, né una sua amica. Perciò, a malincuore, stetti zitta fino alla fine dell'ora.

Quando il prof smise di ciarlare a vanvera, mi alzai di scatto, senza nemmeno aspettare che uscisse dalla classe.

-Il nome Eli ti dice qualcosa?- Ero piombata sul banco di Teo come un falco addosso ad un povero, indifeso e patetico viscido lombrico.

Lui, dopo essersi ripreso dallo spavento, ci rifletté su per una breve frazione di tempo.

-Dovrebbe?- Chiese infine, guardandomi di sbieco come temendo di aver detto qualcosa di sbagliato che avrebbe potuto scatenare un mio improvviso attacco d'ira.

-Sì.- Mi faceva troppa tenerezza, non riuscivo ad arrabbiarmi troppo e a strillare contro di lui, -Andava alle medie con te.- Forse, non ne ero del tutto certa.

-Oh!- Si illuminò annuendo, -Sì, Elisabetta.-

-E...?- Lo sollecitai agitando le mani per spingerlo a continuare.

-Cosa?- Sbatté le palpebre confuso. Con Teo ci voleva molta pazienza, ormai l'avevo capito.

-Che sai dirmi su di lei?- Mi sedetti sul bordo del banco, dando un lieve colpo ai suoi libri con la mano per spostarli.

-Perché?-

Calma Alice, calma.

-Tu parla e basta.- Dopo un po' anche la pazienza andava a farsi benedire.

-Bassa, bionda, carina, simpatica...che vuoi sapere?- Mi guardò di traverso.

-Che rapporto avevate tu e Lore con lei?- Forse era stata troppo schietta come domanda, senza contare che bastò nominare Lore per far capire tutto a Teo.

-Perché tiri in ballo anche a me se è di lui che ti interessa sapere?-

Ottima domanda. Dimenticavo che Teo sapeva essere anche intelligente oltre che dolce e cuccioloso.

-Lui le andava dietro in terza media...-

Quella rivelazione arrivò proprio nel momento in cui mi stavo sistemando meglio sul banco: misi male la gamba destra che scivolò e cadde giù facendomi fare per la seconda volta in quella giornata una bella figura di merda, -Che cosa?!- Voce stridula: mode on.

-E lei si è messa con me.-

Oh-oh. Troppe rivelazioni tutte in una volta. Mi accomodai bene sul banco, onde evitare altre mezze cadute.

-Per questo non siete più amici?- Fu spontaneo chiedere.

Un lampo di stupore attraversò i suoi occhi, che ripresero subito la loro abituale luce intenerita.

-Anche.-

Riflettei seria sulla sua risposta, prima di farmi coraggio e chiedere: -Che...altro è successo?-

-Perché non lo chiedi a lui?- Non c'era nessuna accusa nella sua voce, solo dolcezza.

Sbuffai, portando una ciocca di capelli dietro l'orecchio, -Non credo abbia molta voglia di parlarmene.- Con che faccia avrei potuto chiederglielo poi?

-La mia versione sarà diversa dalla sua...- Mi avvisò, facendomi già intuire che fosse comunque disposto a raccontarmela.

-Saprò accettarla e analizzarla con la dovuta attenzione.-

Lui diede una rapida occhiata alla porta, dove proprio in quel momento stava entrando la prof di matematica, -Dopo.- Disse svelto.

Annuii e scesi dal banco per tornare al mio posto, ansiosa di poter continuare quel discorso più tardi.

Mandai un messaggio alle mie amiche dal cellulare nascosto nell'astuccio, tralasciando praticamente tutti i dettagli di quello che era successo il giorno prima e dicendo solo che era andato tutto bene. Capirono che non mi andava di parlarne, così mi risposero semplicemente che se avevo voglia di parlarne loro c'erano. Come sempre.

Durante quell'ora, la più noiosa e lenta del secolo, il mio cervellino si era spremuto come un limone nel tentativo di trovare almeno un motivo che avrebbe potuto essere la causa di quell'astio: che cosa aveva fatto litigare Teo e Lore, oltre a quella ragazza?

-Non c'è un vero motivo,- Mi aveva risposto Teo, passeggiando con me per il corridoio nell'intervallo, -Sono tanti motivi messi insieme, credo...dovresti chiedere a lui.-

Già non ci stavo capendo niente. Affondai le mani nelle tasche della mia felpa e mi voltai curiosa verso di lui per analizzare bene le sue espressioni, -In che senso?-

-Dalla prima superiore le cose sono cambiate...eravamo come fratelli alle medie, ma immagino che questo te l'abbia già detto Mel.- Di nuovo non c'era traccia di accusa, ma tutta quella dolcezza stava seriamente rischiando di farmi diventare diabetica.

-Ha iniziato ad ignorarmi, senza un motivo dal mio punto di vista...ha fatto amicizia con Andrea ed è...passato al “Lato Oscuro della Forza”- Ironizzò, citando una tipica frase del film Star Wars; io, Angie, Ila e Dany lo avevamo visto qualche anno prima al cinema solo per bearci della vista di quel figo di Anakin Skywalker.

-Continua.- Lo spronai apparentemente tranquilla, mentre cercavo di contenere la mia voglia di prenderlo per le spalle e di scuoterlo, gridandogli contro un “Muoviti e continua!” completamente diverso. Parlava con troppa calma e troppo lentamente, le persone così mi irritavano, specie quando ero avida di informazioni.

-Feste, fumo, alcol, sesso e rock 'n roll,- Scherzò di nuovo, -Io ero troppo...bambino e..sfigato secondo loro.-

-Cioè lui ha smesso di essere tuo amico così, da un giorno all'altro?- Domanda da un milione di dollari: perché? Non aveva senso...

-Già.- Per un attimo mi sembrò di sentire una lieve incrinazione nella sua voce, un'incrinazione che servì a far fuoriuscire gran parte della sua dolcezza nauseante.

-Non gli hai chiesto perché?- La sua espressione mi fece da subito intuire che, ovviamente, quella era stata la prima cosa che aveva fatto.

-Non mi ha dato nessuna spiegazione. Diceva che si era stancato di essere amico di uno sfigato, mi ignorava o sbeffeggiava con Andrea...ed ha ricominciato a chiamarmi per cognome, come se non fossimo mai stati amici.-

Non riuscivo a credere che Lore potesse essere stato così stronzo persino con un suo amico...con Lele e Andrea mi sembrava molto affiatato, erano così amici.

-Magari c'entra quell'Elisabetta...- Azzardai timidamente, trattenendo poi l'impulso di mangiarmi le mani non appena ricordai che quella tipa in quel preciso istante stava con Lore.

-Ci ho pensato, ma è passato troppo tempo da quando mi sono messo con lei a quando ha iniziato ad ignorarmi...poi mi aveva detto che a lui non interessava la cosa.- Alzò le spalle, sospirando poi in un modo che me lo fece apparire ancora più tenero.

Era davvero strano pensare a quella tipa insieme ad un bravo ragazzo come Teo.

Mi sarebbe piaciuto chiedere a Lore spiegazioni, mi sarebbe piaciuto chiedergli perché si era comportato così...qualcosa mi diceva che non si era alzato così, una mattina a caso e aveva deciso di troncare la sua amicizia con Teo. Era strano e lunatico, ma non fino a quel punto.

-Non credo mi faccia molto onore questa cosa, ma...- Teo arrestò la sua camminata, osservandomi con tormento, indeciso se proseguire o meno la frase, -A questo punto posso pure dirtelo, tanto con te di possibilità non ne ho.- Ridacchiò rassegnato, facendomi tuttavia arrossire colpevole, -La prima volta che ti ho parlato, l'ho fatto solo per vendetta.-

Restai a bocca aperta, mentre il mio cervello pian piano metteva a posto tutti i pezzi...

Vuoi vedere che...!

-Ti ho vista litigare con lui, vi ho visti punzecchiarvi...volevo vendicarmi, portandogli via pure te.-

Teo voleva vendicarsi?! Il ragazzo più buono ed ingenuo del mondo aveva architettato una vendetta del genere?

Nonostante la sua rivelazione, pensare a Teo come ad un ragazzo ruba-ragazze degli altri mi fece ridere.

-Che c'è?- Se poi faceva quell'espressione offesa non faceva che peggiorare la situazione! Non avrei più smesso di quel passo!

-Scusa...- Mi sforzai di restare seria, se non altro per farlo andare avanti a parlare.

-Non sei arrabbiata?- Domandò speranzoso.

Effettivamente avrei dovuto, ma proprio non ci riuscivo...

-No.- Se Teo mi fosse piaciuto seriamente, se mi fossi innamorata di lui, probabilmente mi sarei sentita presa in giro...ma dato che per me era solo un buon amico, sempre gentile e disponibile con me...no, stranamente non ero arrabbiata.

-Meno male...- Sorrise al soffitto sollevato, riprendendo a camminare, -Sono stato stronzo lo so...quando hai iniziato a piacermi sul serio, mi sono veramente sentito in colpa...-

Oh. Quindi il suo interesse successivo nei miei confronti era reale. Ed io che speravo di evitargli inutili sofferenze...

-Confesso che è stata una delusione sapere che Lore ti piacesse così tanto.-

Fu il mio turno di bloccarmi di colpo e non solo per il suono spaccatimpani della campanella.

-Piaceva.- Specificai con voce spenta, -Ora sto con un altro.- Non l'avrei data a bere a nessuno, ma Teo non avrebbe avuto motivo di non credermi.

Mi avrebbe guardato sorpreso, mi avrebbe chiesto com'era possibile e...rideva? Stava ridendo? Di me?

-Non dire scemenze Ali, dai!-

Io? Scemenze?

-Vi piacete da morire, entrambi.-

Quante fitte ancora avrebbe potuto sopportare il mio stomaco, quanti colpi al cuore ci sarebbero stati ancora?

-Non...è vero.- Perché nessuno capiva? Perché anche Teo, come Mel, insinuava cose non assolutamente vere?

-Ali...lo conosco bene, sarà cambiato, ma non fino a questo punto. È troppo orgoglioso per ammettere di essere innamorato di te, ma lo è. Si vede da come ti guarda e da come muore dalla voglia di spaccare la faccia a qualsiasi ragazzo osi anche solo guardarti.-

Basta.

-Devo andare in classe.- Lo liquidai subito, svignandomela prima che il mio cuore potesse illudersi. Lo aveva fatto troppe volte ed era uscito a brandelli, si riuscivano ancora a scorgere i pezzettini di scotch che lo tenevano insieme a malapena.

Sto con Matteo...

Accelerai ulteriormente, notando che il corridoio ormai fosse quasi deserto.

Maledizione, sarei arrivata in ritardo in classe!

-L'ha davvero fatto? Che figata!-

Mi bloccai ad un passo dallo svoltare nel corridoio che portava all'aula non appena sentii la voce di Andrea Vergata.

-No che non lo è! Quello è scemo!- Lele sembrava incredulo e a dir poco arrabbiato.

-Dopo quello che ha fatto alla sorella era il minimo che potesse fare!- Commentò Vergata.

Sorella? Sorella di chi?! Glenda?

-Gli va bene che non finisce nei casini con denunce e cazzate varie, visto e considerato che quel bastardo di denunce non ne può proprio fare dopo quello che ha fatto a Glenda.-

Avevo capito bene, parlavano di Lore...ma che aveva fatto? Le parole di Lele mi fecero già presagire il peggio.

Il pensiero di non essere riuscita a fare molto per impedirgli di prendersela con Domenico mi mise addosso un'angoscia incontrollabile.

Li sbirciai mentre rientravano in classe, combattuta tra la voglia di chiedere cos'era successo e quella di farmi, com'era giusto, i fatti miei.

Una cosa era certa: resistere ad altre quattro ore di lezione senza sapere niente sarebbe stata una vera e propria tortura.



(*) Citazione presa da Shrek

(**) So che in ogni parte d'Italia si usa un modo diverso per dire “saltare la scuola”, a Milano si dice bigiare. O almeno, io ho sempre detto così xD


*Note dell'autrice*


EDIT: Grazie a Sam per l'immagine che vedete in cima!

Ormai credo si sia capito che non sono proprio capace di essere svelta a scrivere; metterci tre settimane per scrivere un capitolo del genere è un tantino anormale...

Per scusarmi del ritardo posterò fra circa tre giorni una sorpresina, un missing moment Pov Lore, riguardante il capodanno che ha passato senza Alice...spero così di farmi perdonare almeno un pochino :)

Per quanto riguarda questo capitolo, sono sempre più convinta del fatto che faccia schifo, anche più degli altri...avrei voluto spiegare in modo diverso la fine dell'amicizia fra Lore e Teo. Ovviamente ci sarà anche la versione di Lore, molto più dettagliata e logica di quella di Teo. Forse Lore ha sbagliato a troncare l'amicizia così su due piedi senza dire nulla, ma ha avuto i suoi motivi.

La strategia di Mel per evitare il massacro con Dome ha avuto successo solo momentaneamente alla fine, Lore ha corso come un disperato solo per accertarsi che Alice stesse bene...oltretutto ha anche fatto una figuraccia con la storia della “ginnastica”, poveretto! xD

L'accusa di lei sul fatto che lui volesse violentarla era davvero molto pesante, Lore ci è rimasto male per le sue parole, soprattutto per il fatto che lei abbia anche solo potuto pensare ad una cosa del genere...

Spero di essere riuscita a far capire la confusione di Alice, è troppo contorta, persino per me...molte di voi mi han detto che sono più brava con i pov di Lore e la cosa mi lusinga moltissimo x

Matt e Ali si incontreranno di nuovo nel prossimo capitolo e non sarà un incontro piacevole per nessuno...

Non ho molto altro da dire, spero solo di non avervi deluse con questo capitolo...

Vi chiedo scusa in anticipo per la mancanza di alcune risposte alle recensioni, le aggiungerò man mano...:(

Un bacione grandissimo, grazie infinite per tutti i vostri meravigliosi commenti!

La vostra Bec


*Risposte recensioni*


micia247: Non ti preoccupare assolutamente per gli scorsi capitoli, purtroppo a causa dei miei impegni nemmeno io riesco a recensire le storie che seguo >.< sono comunque felicissima che tu abbia deciso di lasciarmi un commento, grazie! :D

Sapere che la rissa fra Matt e Lore ti sia piaciuta è un grandissimo sollievo guarda...non sono per niente brava a descrivere scene del genere, mi piacciono molto di più quelle tra Ali e Lore xD

Alice è molto bambina sì, e ancora legata all'ideale del ragazzo perfetto, del principe azzurro...e alla fine è riuscita ad innamorarsi proprio dell'opposto, come purtroppo succede spesso anche nella vita reale...

Lore genera reazioni contrastanti intorno a sé; a volte sarebbe da prenderlo proprio a calci, altre volte i suoi pensieri fanno capire quanto in realtà lui ci tenga davvero ad Alice, nonostante con le parole dimostri altro...credo sia molto più complesso come personaggio di quanto io stessa immagini...xD

Uno dei suoi missing moments lo posterò fra qualche giorno, spero davvero che possa aiutare a comprenderlo un po' meglio ;)

Mi è piaciuta molto la tua analisi sulla famiglia di Lore, hai proprio ragione su tutto; il padre di Lore se la prende principalmente con Glenda e sua madre, proprio perché sono le più “deboli” della famiglia. Non si azzarderebbe mai a stuzzicare Lore o Rossella, non gli converrebbe! Ovviamente spiegherò meglio anche questo più avanti :)

Matteo comprometterà la relazione fra 'sti due cretini ancora per poco, c'è poco da fare se Ali continua ad essere innamorata di Lore ;)

Spero che questo capitolo non ti abbia delusa! Grazie infinite per la recensione, sei stata gentilissima! Un bacione grande! Bec


Brin: Le tue parole finiscono sempre per farmi sorridere in modo inquietante davanti al pc*_* Sei un vero tesoro, grazie!

Non avrei mai pensato di poter creare qualcosa che potesse catturare qualcuno, così come non avrei mai pensato che questa storiella adolescenziale potesse avere tutto questo successo >.<

Alice cerca di far funzionare la tecnica più antica ed inutile del mondo, ovvero quella del “chiodo scaccia chiodo”. Purtroppo per lei però non può cancellare quello che prova per Lore rimpiazzandolo, il suo tentativo disperato di farlo è molto infantile.

Lei crede che lui non sia innamorato di lei per via del modo in cui la tratta e lui...beh, ora che ha visto lei con Matt è sempre più confuso e non sa che pensare. Che razza di personaggi contorti che ho creato u.u

Effettivamente se Ali gli fosse corsa dietro per fermarlo ed impedirgli di picchiare Domenico non sarebbe cambiato nulla, lui avrebbe continuato spedito con il suo intento.

L'unica cosa fattibile era quella escogitata da Mel; far pensare a Lore che Ali fosse in pericolo, solo così avrebbe potuto lasciar perdere momentaneamente la “faccenda Domenico”, anche se poi, da quello che ha capito Ali, la cosa non si è comunque evitata...

Matteo continua ad essere preso in giro, ma ormai l'ha capito...nel prossimo ci sarà un confronto tra i due, Alice non potrà tergiversare ed ignorarlo in eterno...

Sono felicissima che questa storia ti stia piacendo così tanto, spero con questo capitolo di non aver rovinato tutto >.<

Un bacione grandissimo cara, grazie infinite per la meravigliosa recensione, Bec


ChibiRoby: Alice ha fatto proprio una stupidata sì...sta prendendo solo in giro Matt e pure lui se n'è accorto adesso! Nel prossimo ci sarà un confronto fra i due...

La madre di Ali è un genio e tifa sì per Lore! Anche perché Matt ha fatto soffrire molto la figlia, mentre Lore, per quanto ne sa lei, no.

La cena non so se ci sarà, non ho ancora deciso a dire il vero xD

Sia Lore che Matt le hanno proprio cercate le botte, si sono provocati l'un l'altro pesantemente...però entrambi tengono ad Alice :)

Lore è innamorato perso di Ali, lo si capisce da ogni suo gesto, solo Alice non ci arriva...u.u

Il motivo per cui Rossella non ha detto niente a Lore lo svelerò presto, ma quello che hai detto tu è in parte esatto ;)

Spero di non averti annoiata o delusa con questo capitolo, ogni tanto riesco a dare proprio il peggio di me quando scrivo >.<

Un bacione immenso! Grazie infinite per la recensione :) Bec


gintama_: Eh sì, Lore è molto stronzo...però ad Alice ci tiene davvero ;)

Domenico invece alla povera Glenda non ci tiene per niente, mentre Alice è proprio masochista sì xD

Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Un bacione, grazie per la recensione!

Bec


roxb: Ti ringrazio per la premessa, mi sarei già preoccupata leggendo quello che hai scritto dopo altrimenti xD

Lore si è comportato proprio da stronzo già, però, anche se questo non lo giustifica, ad Ali ci tiene molto...non so ancora se lo farò, ma è probabile che aggiunga alcuni pezzi nel missing moment che posterò che farà intuire il perché si è comportato così.

È molto confuso comunque: vedere Matt con Alice lo ha fatto un po' uscire di testa e non sa più cosa pensare, stessa cosa per lei...che razza di personaggi contorti che ho creato eh? XD

Lore si farà perdonare fra non molto, mancheranno ancora quattro capitoli più o meno alla fine...

Per quanto riguarda Matt, Ali chiarirà con lui nel prossimo capitolo, ci sarà un incontro molto ravvicinato purtroppo per Lore...

Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto :) Un bacione grande, grazie infinite per la recensione!

Bec


_Maddy_: Rossella non ha detto niente per un motivo ben preciso...lo metterò nella storia originale magari, per non farvi aspettare i missing moments di Lore :)

Ali ha passato il capodanno con la famiglia fino ai diciassette anni, fortunatamente a me questa cosa è stata imposta solo fino ai sedici xD Per quanto riguarda Lore...quello si saprà nel missing moment, ma devo subito scoraggiarti dicendo che lui non si è comportato benissimo senza di lei, nonostante Ali fosse costantemente nei suoi pensieri...

Lore qualcosa di romantico lo farà per farsi perdonare, ma solo più avanti ;) E non sarà patetico e sdolcinato come Matteo!

L'avevo vagamente intuito che lui non ti piacesse, sai? XD Ali è tornata con lui per cercare di dimenticare Lore, prendersi una pausa per riflettere non le sarebbe servita a molto purtroppo...nel prossimo cap ci sarà un chiarimento fra lei ed il “povero” Matt, si vedrà come andranno le cose.. :)

Lele è un tesoro, io lo adoro, credo che al momento sia addirittura il mio personaggio preferito! XD Non potrebbe mettersi con lui per far ingelosire o per dimenticare Lore, anche perché Lele è un amico fedele e poi...pensavo di farlo mettere con qualcun'altra ;)

Lore alla fine ha risolto a modo suo la “faccenda Domenico”, o almeno Ali ha capito questo dal discorso fra Lele e Andrea...si vedrà cos'ha fatto nel prossimo capitolo :)

Un bacione grandissimo! Grazie infinite per la recensione, Bec


Eky_87: Anche io avrei strozzato Alice guarda! È molto infantile, crede di poter dimenticare Lore attaccandosi di nuovo a Matt, ma non capisce che non è così che funziona, è troppo ingenua ù.ù

Lore è confuso, non capisce che cosa passa per la testa ad Ali e come l'ha vista con Matt è proprio andato fuori di testa dalla gelosia...

A casa di Ali ci è andato e l'ha anche sbattuta al muro, ma non è servito a molto, visto che lei, per paura di soffrire di nuovo, l'ha respinto e cacciato via...

Il chiarimento fra Ali e Matt ci sarà nel prossimo capitolo, si vedrà come andranno a finire le cose da quel punto di vista ;)

Glenda è molto molto fragile...ha sempre sofferto per la mancanza d'affetto da parte del padre e nonostante tutto gli vuole molto bene. Ha sempre giustificato le sue botte, le ha considerate quasi come una forma d'affetto, l'unico contatto fisico che ha avuto con il padre freddo e scostante...la stessa cosa ha fatto con Domenico...

Alla fine Lore si è vendicato su Dome, o almeno questo ha capito Ali dal discorso fra Andrea e Lele, non si sa ancora cosa gli abbia fatto però...

Beh, spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto e non ti abbia delusa :)

Ti ringrazio tantissimo per i complimenti, sei sempre gentilissima!

Un bacione grande! Bec


_deny_: Ciao carissima! Si sente tantissimo la tua mancanza sul forum :(, spero che tu riesca a risolvere presto i problemi di connessione :)

I particolari della rissa avrebbero fatto senso pure a me, per questo non mi sono messa a descriverla troppo nei dettagli xD

Spero che questo capitolo non ti abbia deluso, credo di peggiorare di capitolo in capitolo purtroppo >.<

Un bacione grande carissima! Grazie infinite per la recensione :)

Bec


4lb1c0cc4: Grazie mille per i complimenti, sono contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto :)

Eh sì, ormai l'hanno capito praticamente tutti che c'è feeling fra quei due, gli unici che non ci arrivano sono loro ù.ù

Domenico si è rivelato una persona completamente diversa da quella che si pensava che fosse e Lore alla fine gliel'ha fatta pagare a modo suo, o almeno questo ha capito Alice dal discorso fra Lele e Andrea ;)

Il chiarimento fra Ali e Matt ci sarà nel prossimo capitolo e non sarà un incontro piacevole per nessuno dei due...

Spero che questo capitolo ti sia piaciuto, un bacione grande!

Bec


lampra: Alice sta facendo il possibile per cercare di dimenticarsi di Lore...purtroppo mettersi con Matt non è servito a molto ;)

Spero che questo capitolo ti sia piaciuto! Un bacione grande, grazie infinite per la recensione! Bec


robertaro: Se devo essere sincera anche io sono molto di parte e tifo per Lore xD Non credo ci sia proprio paragone fra lui e Matt.

Ali cercherà di cedere a Matt per dimenticare Lore, ma...beh si vedrà nel prossimo come andranno le cose al momento del “chiarimento” :P

In genere quando inizio a scrivere ho già tutta in mente la trama e quello che deve succedere, poi, aggiungo man mano altre scene che mi vengono in mente.

L'unica storia che ho iniziato a scrivere senza avere una trama precisa in testa è Time is running out...da quella non so ancora cosa ne verrà fuori :P

Un bacione grande, grazie infinite per la recensione! Bec


ElisabethXD: Sai che adoro alla follia le tue recensioni? Non riesco a fare meno di divorarle letteralmente rapita ogni volta, sono così profonde ed intelligenti, molto di più di quello che scrivo io! >.<

Non sai quanto mi hanno fatto piacere le tue parole riguardo la realisticità di questa storia. Molte volte mi capita di pensare al fatto che molte cose da me descritte, scene o reazioni dei personaggi, possano sembrare finte e costruite. Sono contenta che a te non sia sembrato così :)

Hai delineato alla perfezione Lore e Alice, i loro pensieri, le loro paure, il perché delle loro azioni...Molte volte riesco a rivedermi in tutto questo e sapere che anche altre persone ci riescano è una grande soddisfazione! Altre volte, invece, strozzerei i miei personaggi con le mie mani, ma ormai è come se loro fossero persone vere ed io, anche volendo, non credo riuscirei mai a stravolgere il loro carattere, è come se si muovessero da soli all'interno della storia :P

Probabilmente questo dev'essere un altro dei miei discorsi senza senso, quindi chiudo qui che è meglio xD

Sono stata contentissima di leggere il tuo commento anche a questo capitolo e già che ci sono ti ringrazio per entrambe le MAGNIFICHE recensioni*_*

Un bacione grande, al prossimo capitolo! Bec


___Ivy___: Mi dispiace di aver fatto aspettare così tanto per questo capitolo...la scuola purtroppo occupa gran parte della giornata, più il pomeriggio per lo studio...ç__ç

Lore è proprio come hai capito tu sì xD Ma stronzo...anche se ad Alice ci tiene e tanto ;)

Sia lui che Matt si sono meritati quei colpi però...anche se quello che si merita di più di essere preso a calci è Domenico ù.ù

Hai proprio ragione purtroppo...ci sono più ragazzi come Lore che, ad esempio, ragazzi come Teo o Lele.

Colgo l'occasione per ringraziarti sia della scorsa recensione che di questa, mi han fatto tantissimo piacere, grazie! :)

Un bacione grande! Al prossimo capitolo, Bec


rodney: Ti assicuro che anche io quando si tratta di Lore divento moolto incoerente! Passo dal volerlo prendere a schiaffi al volerlo riempire di coccole e altro xD

Il suo “non ancora” era provocatorio, in un certo senso voleva ferire entrambi, dando a lei della puttana traditrice e a lui del possibile cornuto. Purtroppo per lui però, Ali non tradirebbe Matt, non finché ci sta insieme. E a questo c'è pur sempre un rimedio che arriverà nel prossimo capitolo :P

Le madri riusciranno sempre a capire che c'è qualcosa che non va mi sa...anche un sopracciglio alzato di appena di due millimetri rispetto al normale è una prova per loro!

Non mi hai fatto assolutamente addormentare, le tue recensioni mi piacciono molto e mi fanno tantissimo piacere! :D

Scrivo perché mi piace farlo, ma la felicità e le soddisfazioni più grandi vengono dai vostri commenti, sono felicissima di riuscire a farti emozionare con le mie storie*-*

Ribadisco che il grazie è per voi, non per me ;P

Un bacione grande! Grazie infinite sia per la scorsa che per questa recensione! Al prossimo capitolo, Bec


vampistrella: Glenda, come dice Lore, è troppo buona...e pur di non perdere il suo ragazzo che nonostante tutto ama, è rimasta zitta e ha tenuto tutto nascosto...

Lore dal punto di vista fraterno è uguale a mio fratello, anche lui è molto impulsivo e protettivo...Lui è cresciuto con Glenda e Rossella, visto che hanno più o meno la stessa età, e si sono sempre fatti forza l'un l'altro, hanno sempre cercato di far forza alla madre per via di quello che è successo con il padre...questo li ha uniti moltissimo. Si ritrova quasi ad essere lui il capofamiglia, guai chi tocca le sue sorelle o sua madre.

Mi fa piacere che la rissa ti sia piaciuta! Non sai che fatica descriverla, non sono per niente brava a scrivere certe scene xD

Ali sta prendendo in giro Matt sì...ma non per molto, nel prossimo capitolo ci sarà un chiarimento ;)

Un bacione grandissimo Sharon, grazie infinite sia per la scorsa che per questa recensione! :D

Bec


liven: Ciao Liv! Posso tranquillamente dire che le tue recensioni mi mettono sempre più in difficoltà, perché rispondere con un banale grazie non renderebbe giustizia alle tue meravigliose parole*-*

Sono contentissima che anche lo scorso capitolo ti sia piaciuto! Spesso temo di rovinare tutto postando qualche capitolo noioso o scritto male...

La teoria del “vendetta sempre” l'ho adottata anche io e devo dire che è molto meglio di quella del chiodo! E più efficace oltretutto!

Mi fa piacere che Lore ti piaccia! Eh sì, ho proprio feeling con i ragazzi complessati e schizofrenici! xD

In questo capitolo si capisce ulteriormente dal suo pov quanto sia legato a lei...il fatto che, arrabbiato com'era per via di Domenico, abbia lasciato perdere tutti i suoi propositi per correre da lei credo sia già una prova da sé ;)

Matteo è esattamente come lo hai descritto tu! Sembrerebbe il ragazzo maturo della situazione, il “principe azzurro” che Ali vorrebbe, ma credo che sia ancora più bambino di Lore che se non altro non usa mezzucci come il “principessa” o le rose per ingraziarsela.

Mi sto lasciando seriamente tentare dalla tua proposta sai? In effetti ne meriterebbe molte altre di scazzottate! XD

Glenda è molto fragile...è sempre stata molto legata al padre e l'unico contatto fisico che ha avuto con lui sono state solo le botte, mai carezze o abbracci. Quindi diciamo che è cresciuta giustificando il padre ed ha imparato a farlo pure con il suo ragazzo, quasi considerando le botte come dimostrazioni d'affetto. Mi si è stretto il cuore nel parlare di questo nello scorso capitolo e mi si stringerà ancora di più quando sarà Glenda a spiegarlo...:(

Rossella è completamente diversa dalla sorella invece. È più cinica sì, meno romantica e meno affettuosa, ha reagito in modo diverso alla cattiveria del padre, lei non lo giustifica, lei, come Lore, si ritrova quasi ad odiarlo. Si è un po' chiusa in se stessa, ha imparato a difendersi e ad essere stronza quando serve. Da questo punto di vista è molto simile a suo fratello.

Anche io parlo di loro come se fossero persone reali, visto? xD Con Lore sono moolto contorta, sì! Nei prossimi capitoli però si farà perdonare vedrai ;)

Mi dispiace di aver fatto aspettare così tanto per questo capitolo >.< Spero comunque che ne sia valsa la pena e che ti sia piaciuto!

Un bacione grandissimo! Grazie infinite per la tua splendida recensione :)

Bec


Mirya: Quando ho visto il tuo nick quasi mi è venuto un colpo! Ero già pronta a tutte le critiche possibili, perché non avrei mai pensato che la mia storia, così banale e scontata, potesse piacerti! >.< Oltretutto credo di aver fatto anche parecchi errori di grammatica...

Sappi che per me essere seguita da te è un vero onore e non ti preoccupare assolutamente se non riesci a recensire, sei già stata gentilissima a lasciare un commento al capitolo scorso! Credo poi che la tua recensione mi lascerà un sorrisone da ebete stampato in faccia per un bel pezzo! :D

Alice avrebbe dovuto prenderlo a sberle Lore per quell'uscita da stronzo, sì...ma sta cercando, anche se non ci riesce granché, di mostrarsi indifferente, di fingere che di lui non le importi nulla.

Lorenzo è quello che sbaglia di più e che andrebbe preso proprio a calci, non posso che darti ragione! Sono entrambi dei bambini e sono confusi; lei non capisce il comportamento di lui e lui...è idiota e non riesce a capire lei, il fatto che l'abbia vista con Matteo non lo aiuta a farlo...dovrebbero appunto parlarsi apertamente, possibilmente senza uscite cretine e fuori luogo di lui...

Oddio, la prova più difficile di tutte allora sarà riuscire a far perdonare Lore! Sarà difficile mi sa, ma ho un incentivo in più per cercare di farlo al meglio! :)

Certe volte l'aggressività è d'obbligo guarda ;) Ad Alice ne servirebbe un bel po'!

Ti ringrazio ancora infinitamente per la recensione, spero di non aver rovinato la tua bella opinione con questo capitolo!

Un bacio!

Bec


C4rm3l1nd4: Hai proprio ragione, purtroppo capita che persone allegre come Glenda possano nascondere in realtà molto dolore :(

Mi è piaciuto molto il tuo paragone con il cucciolo di cane, Glenda è proprio così, rimane fedele ed innamorata di Domenico nonostante tutto...

Se Matteo non ti piace sarai contenta di sapere che nel prossimo capitolo ci sarà un chiarimento fra lui e Alice...un chiarimento che non sarà positivo per nessuno :P

Lore ormai è innamorato perso di lei, ma continua a non capirlo, continua a comportarsi da idiota...tipico della maggior parte dei ragazzi u.u

Alice ha sbagliato a mettersi con Matt, ma capirà ben presto che è solo un'inutile perdita di tempo stare con lui...non è mettendosi a forza con un ragazzo che ormai le è indifferente che potrà dimenticarsi di Lore...

Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Grazie infinite per la recensione!

Un bacione grande, Bec


Brandy_Alexander: Lore e Matt ci hanno fatto il favore di prendersi a pugni a vicenda, se lo meritavano proprio entrambi xD

Alice sbaglia alla grande, non capisce che non è mettendosi a forza insieme ad un ragazzo che non ama che riuscirà a dimenticarsi di Lore...u.u

Se non altro nel prossimo capitolo ci sarà un chiarimento molto significativo con Matt ;)

Lei si contiene pochissimo quando c'è Lore, hai ragione! In questo è riuscita a respingerlo almeno!

Mentre lui...beh, prima o poi la metterà da parte la sua stronzaggine, o almeno si spera! XD

Glenda è molto fragile...l'unico contatto fisico che ha avuto con il padre sono state le botte, mai carezze o abbracci...questo ha condizionato molto anche il rapporto con il suo ragazzo...Sono troppo affezionata a lei come personaggio per lasciarla crogiolare troppo nel dolore, si riprenderà più avanti ;)

Lore è troppo impulsivo sì...era arrabbiato e ha sfogato tutta la sua rabbia per quella situazione su di lei. Non sopportava proprio l'idea che Domenico potesse far del male alla sorella e che lei subisse passivamente.

Alla fine il peggio si è evitato...solo inizialmente, perché lei ha capito altro dal discorso fra Andre e Lele...

Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Un bacione, grazie infinite per la recensione! Bec


EleMasenCullen: Non sai quanto mi hanno fatto piacere le tue parole! Ti ringrazio tantissimo per i complimenti, sono contenta che la mia storia ti stia piacendo! :D

Glenda descriveva Dome come il principe azzurro che invece non era purtroppo...Ali e Mel sono riuscite ad evitare il massacro all'inizio, ma alla fine qualcosa è comunque successo, anche se Ali non ci ha capito molto dal discorso fra Andre e Lele...

Mi fa piacere che la rissa tra Lore e Matt ti sia piaciuta! Non sono molto brava a descrivere scene di lotta, quindi temevo potesse sembrare finta o costruita..>.<

Ti dirò, anche io tifo per Lore, anche se teoricamente dovrei essere imparziale! XD Credo che Matt sia troppo sdolcinato e anche un po' patetico, tutte quelle frasi costruite e dolci erano decisamente da vomito -.- Però, a suo favore, posso solo dire che ad Ali ci tiene davvero e che quindi non le farebbe mai del male :)

Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Grazie mille per la recensione! Un bacione! Bec


sbrodolina: Ormai non faccio altro che ripetermi! Sei un vero Tesoro con la T maiuscola Manu, grazie :)

Per me è sempre una grandissima gioia sapere che questa storia continui a piacerti! Ogni tanto mi vengono moolti dubbi -sono sempre la solita paranoica sì xD- e credo di aver rovinato la storia con questi ultimi capitoli...

Anche a me sarebbe piaciuto scrivere di un mini Lore*_* Magari moolti anni dopo l'epilogo, chissà...;)

Matteo è dolce, gentile e rispettoso con Alice...sembrerebbe proprio il classico principe azzurro, ma è così noioso! Secondo me di lui ci si stuferebbe a lungo andare, mentre con Lore non ci si annoia mai xD

Lui sa di certo dove colpire, Matt al confronto era un povero agnellino indifeso a parole xD Ci tiene ad Alice, è inutile che lo neghi...e anche in questo capitolo quella corsa ne è la prova ;)

Glenda è molto fragile e il rapporto che ha con il padre ha condizionato anche la sua vita privata...

Lore assomiglia molto a mio fratello maggiore; impulsivo e molto prottettivo! Anche io adoro i ragazzi così, li trovo molto dolci :)

Alla fine la “faccenda Domenico” non si è risolta del tutto, anche se Ali non ha capito molto bene cosa è successo dopo...il discorso fra Andre e Lele non era molto chiaro...

Mi lusinghi sempre con le tue parole carissima! Grazie davvero di cuore!

Un bacione grandissimo! Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Bec


Oo_Vanessa_oO: Non sai che sollievo leggere che ti è piaciuto lo scorso capitolo ;) Ogni volta credo sempre di fare un buco nell'acqua postando un nuovo capitolo...ho sempre paura di deludere e di rovinare l'intera storia >.<

Ti ringrazio tantissimo per le tue parole! Per una noiosa paranoica come me sono davvero una rassicurazione immensa! :D

Ali ha fatto bene a far ingelosire Lore sì, così come ha fatto bene a respingerlo in questo capitolo ;)

Mi dispiace di averti fatto aspettare così tanto, sia per il capitolo che per la risposta alla recensione, sono imperdonabile :(

Spero davvero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Un bacione grandissimo! Grazie infinite per la recensione!

Bec


Penny Black: Ho deciso di smetterla di scrivere che i miei capitoli fanno schifo, non voglio ripetermi né annoiare nessuno...sappi però che è sempre sottointeso! :P

Ali non ha raccontato molto alle amiche, solo che si è rimessa con Matt, ma loro non hanno indagato a fondo sulla cosa, sanno che lei non ha voglia di parlarne.

Sono state messe un po' da parte per il momento forse, ma più avanti torneranno a farsi sentire con tutta la loro saggezza e i loro consigli ;)

Matt è proprio diabetico! Uno così lo sopporterei per due giorni al massimo, poi darei di matto xD

Lore non sarebbe stato il tipo da regalarle un mazzo di rose come hai detto tu, nemmeno se fossero stati insieme ;) Anche se...mai dire mai :P

Matteo è troppo preso dall'essere schifosamente dolce e “originale” per accorgersi del fatto che ad Alice quel posto non piacesse. È una prova del fatto che lui non la conosce nemmeno così bene...

Sono contenta che la confusione di Alice sia stata compresa: spera, ingenuamente, di riuscire ad accantonare i suoi sentimenti mettendosi a forza con Matt...nonostante tutte le sue paranoie, non è scema, ci arriverà anche lei che è tutto inutile...;)

La madre parteggia per Lore proprio perché non sa tutto quello che ha fatto, all'apparenza lui può anche sembrare un innocente angioletto visto quanto sa essere ruffiano...xD

Non so ancora se lo inviterà o no a dire il vero...molti pezzi della storia li aggiungo al momento :) Però non vorrei nemmeno dilungarmi troppo e annoiare con infiniti capitoli...

Matteo non sopporta di non andare a genio alla madre di Ali, è schifosamente morboso e antipatico anche in questo, è una di quelle insopportabili persone che pretendono di piacere a tutti -.-

Mi fa piacere di aver superato la “prova rissa”! Non sono molto brava a descrivere queste scene :) Di Missing moments su Lore ne scriverò in abbodanza, ho intenzione di accettare qualsiasi vostra richiesta: se anche solo una ragazza mi chiede di scrivere un pezzo dal suo punto di vista lo farò, per me sarebbe solo divertente, mi piace scrivere i pov di Lore ;D

Lele credo sia in assoluto il mio personaggio preferito guarda! Credo proprio sia il mio tipo ideale: non è un santarellino, è carino -non bellissimo come chissà quale Dio sceso in terra-, gentile, intelligente, sa divertirsi, non è uno stronzo ed è simpatico. E sopratutto non è sdolcinato e mieloso come entrambi i Matteo xD

Matt ha già intuito che quella di Ali fosse solo una bugia...e ne avrà la conferma nella prossima puntata xD

Lore alla fine ha fatto qualcosa a Domenico...bisogna solo aspettare per scoprire cosa...xD

Nei suoi pov spiegherò bene il perché non ha mai visto di buon occhio Dome, più che altro era un po' una sensazione a pelle...

Ti ringrazio ancora qui per l'e-mail che mi hai mandato*_* mi ha tranquillizzata tantissimo prima della pubblicazione, grazie infinite*___*

Un bacione grandissimo! Al prossimo capitolo! Bec :)




[Work in progress: pian piano -alla velocità di una tartaruga fusa con una lumaca- rispondo a tutte...scusatemi tantissimo, ho un sacco da studiare in questi giorni...>.<]



























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Capitolo 22
*** Amore che va...amore che viene? ***



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Capitolo 21: Amore che va...amore che viene?


Avevo passato le successive quattro ore nel silenzio più totale. Mel aveva parlato di nuovo della gita che avremmo dovuto fare a Marzo in Inghilterra e di quel fantomatico e misterioso ragazzo che aveva conosciuto una sera e con cui ormai messaggiava da settimane, mentre io avevo annuito per tutto il tempo senza ascoltarla realmente, provocandomi un “leggero” crampo al collo.

Avrei voluto chiedere a Vergata e Lele, più a Lele a dire il vero, che cosa fosse successo, ma mi ero trattenuta dignitosamente, cercando di non far trapelare la mia curiosità e la mia ansia. Non avrei dato modo a quei due di pensare che fossi innamorata del loro migliore amico, assolutamente.

Arrivata a casa, mi sorpresi di trovare mio padre alle prese con i fornelli in cucina.

-Ciao pà!- Gli scoccai un bacio sulla guancia, -Come mai già a casa?-

-C'è sempre poco lavoro ad inizio mese-, Mi spiegò di buon umore, mescolando una strana brodaglia dal colore strano, -Oggi ce n'era pochissimo, così sono tornato prima.-

La sua ditta era in crisi già da qualche mese, il lavoro scarseggiava, così come i dipendenti dopo i numerosi tagli al personale. Ovviamente lui non aveva mai voluto parlarmene per non allarmarmi, era stata mia madre a raccontarmi tutto dopo che l'avevo implorata di farlo.

-Capisco.- Mi limitai a rispondere con una scrollata di spalle.

Aprii il frigo per frugarci dentro in cerca di qualcosa di decente e commestibile da cucinare.

-Non mangi la mia minestra?- Chiese speranzoso.

Oh Santo Cielo. Ecco cos'era quell'intruglio verde. Una sottospecie di passata di verdure.

-Mmm...ok.- Non potevo dire di no se faceva la faccia da cucciolo bastonato.

Si illuminò entusiasta, -Non te ne pentirai, la passata del tuo papi è la migliore al mondo.-

Avevo da obiettare sulla prima parte della frase, ma nascosi tutto il mio disappunto con un enorme sorrisone accondiscendente.

-Hai sentito cos'è successo in Via Mazzini?-

Mi bloccò proprio mentre cercavo di sfuggire dal consueto assaggio dal mestolo che sarebbe arrivato di lì a poco, -No, cosa?-

Non badai più di tanto al nome della via, che a me non era affatto sconosciuta.

-Roba da matti, una macchina ha preso misteriosamente fuoco. Una signora ha detto di aver visto dei ragazzi girarci attorno dalla finestra-, Scosse la testa incredulo, -I giovani al giorno d'oggi sono sempre più privi di controllo.-

Sorrisi alzando gli occhi al cielo e aspettandomi già una frase del tipo “Meno male che la mia bambina è matura e responsabile”.

-Non era mica lì che abitava quel tipo...il tuo ex...- Borbottò rabbuiandosi sempre di più al ricordo di Matteo.

Aggrottai la fronte; mia madre non aveva ancora detto nulla a mio padre sul fatto che io e Matt fossimo tornati insieme...

Solo in un secondo momento il mio cervello realizzò appieno le parole di mio padre.

Via Mazzini. Matteo abitava lì. Domenico abitava lì. Una macchina aveva preso fuoco, dei ragazzi avevano dato fuoco ad una macchina!

-Oddio...- Mi uscì, in tono soffocato.

-Scusa papà mi è passata la fame...- Non sarei riuscita a mangiare quello schifo senza vomitare, non dopo la nausea che mi era venuta nel fare quel fin troppo semplice 2+2.

-Come?- Mi guardò con il labbro tremulo e in fuori.

-Non mi sento bene...- Incassai la testa nelle spalle mortificata, sporgendo a mia volta il labbro per impietosirlo.

-E va bene, vai pure a sdraiarti.- Acconsentì infine, senza offendersi più di tanto.

Corsi in camera mia con il cuore a mille. Lore doveva essere impazzito per forza, come gli era venuto in mente di dare fuoco alla macchina -sempre che ne avesse avuto una, ma a quel punto credevo proprio di sì- di Domenico?!

Pazzo, pazzo, pazzo e...dolce.

Ma che diavolo dici Alice?!

Ero contraria a qualsiasi forma di violenza io! Eppure...lui lo aveva fatto per sua sorella...Non potevo mentire a me stessa, se un ragazzo avesse fatto una cosa del genere...se lui avesse fatto una cosa del genere solo per me, probabilmente me ne sarei innamorata ancora di più.

Che dolce pazzoide, possibile che non avesse paura di una quasi sicura denuncia da parte di Domenico? Non che lui avesse poi molto da denunciare dopo aver picchiato più volte Glenda. Forse la frase di Vergata si riferiva proprio a quello, forse Lore contava sul fatto che lui non avrebbe parlato proprio per evitare che venisse fuori quello successo con Glenda. Sarebbe finito nei casini lui stesso con la legge.

Il gesto di Lore era chiaramente intimidatorio, una minaccia, una promessa, un “stai lontano da mia sorella o a prendere fuoco sarai tu”.

Un meraviglioso stronzo, ecco cosa era.

Quanto potevo essere patetica io ad essermi così disperatamente innamorata di un ragazzo che non mi avrebbe mai considerata più di un giocattolino? Un ragazzo che per me non avrebbe mai fatto niente del genere, che mi aveva umiliata e ferita più volte...

Mi sedetti sulla sedia della scrivania sbuffando; quella Eli ed i suoi amici più grandi dovevano avergli dato una mano, quella signora aveva detto di aver visto più ragazzi dalla finestra.

Era...ancora con lei? Perché ci era andato? Aveva già programmato di vendicarsi di Domenico con lei ed i suoi amici?

Per ingannare il tempo e per non pensarci, mi misi a fare i compiti di matematica, pastrocchiando ogni due secondi i miei madornali risultati, completamente diversi da quelli dati dal libro.

Mangiai un panino al volo, senza farmi vedere da mio padre che altrimenti si sarebbe offeso e avrebbe ritirato in ballo la brodaglia.

-Tesoro io sto uscendo, vado a prendere tua madre al lavoro.-

Staccai gli occhi dal libro solo per constatare che fossero già le cinque e mezza.

-Ok.- Mormorai in direzione di mio padre, prima di riportare i miei occhi sull'ultima pagina di quaderno. Spalancai la bocca non appena mi resi conto di quello che avevo scritto sovrappensiero. Un nome. Più volte. Sempre lo stesso, sempre quell'ossessione.

Decisamente non era “Lorenzo” il risultato scritto sul libro. Per forza i conti non tornavano.

Il campanello suonò proprio in quel preciso istante, così, facendo un respiro profondo, mi alzai ed andai ad aprire. Avevo bisogno di staccare la spina, nemmeno impegolarmi in intricati ed impossibili esercizi matematici mi aveva distratta dai miei pensieri. Dal mio unico pensiero, fisso e costante.

Feci il madornale errore di aprire senza guardare dallo spioncino, convinta com'ero che fosse mio padre, magari accortosi all'ultimo di aver dimenticato qualcosa.

-Dobbiamo parlare.-

Ad interrompere il mio boccheggiare senza ritegno fu proprio lui, Matt, che mi oltrepassò senza farsi troppi riguardi.

-Di cosa?- Richiusi la porta, sperando di sembrare almeno un minimo disinvolta.

Non bisognava mai fasciarsi la testa prima di essersela rotta, magari voleva solo parlare di quello che era successo alla macchina del fratello...anche se sapevo bene che non poteva essere così.

-Lo sai di cosa.-

No, nessuna macchina.

-Perché ti sei rimessa con me, Alice?-

Stavo per rispondere come da copione che lo avevo fatto perché volevo dargli una seconda possibilità, quando lui mi interruppe con un gesto brusco della mano, -Perché ti sei rimessa con me, se non eri convinta della cosa? Per prendermi in giro?-

Incassai quell'accusa, sforzandomi di restare impassibile e non di sfoggiare la classica faccetta da cucciola perplessa che non capiva...come sarebbe stato da copione.

-No.- Non volevo prenderlo in giro, non avevo mai voluto farlo. Volevo solo...andare avanti, volevo solo dimenticarmi di Lore, volevo solo...dargli la possibilità di riconquistarmi, per davvero.

-E allora perché?!- Implorò quasi disperato. Un uomo disperato, innamorato, come un bravo marito tradito dalla moglie senza un motivo e a cui chiedeva spiegazioni.

-Io...- Mi torturai il labbro con i denti, indecisa sul da farsi. Continuare o no quella specie di messinscena?

Alzai lo sguardo per rispondere, per dirgli tutto, per cercare di spiegargli come mi sentivo, ma lui non me ne diede modo. Mi baciò, con foga, rabbia, desiderio, passione...La sua lingua si insinuò fra le mie labbra con prepotenza, una prepotenza che non gli era mai appartenuta.

-Io ti amo Alice.- Sussurrò staccandosi dalla mia bocca e guardandomi insistentemente negli occhi, -Sono il tuo ragazzo e voglio continuare ad esserlo, senza prese in giro, senza giri di parole, senza segreti.-

Rabbrividii a quella confessione così diretta. Non mi abituavo mai alla schiettezza di certe persone, da quel punto di vista Matt non era poi tanto diverso da...lui.

Poggiò una mano sul mio fianco e mi spinse leggermente indietro, facendomi cadere seduta sul divano nel momento in cui le mie ginocchia si scontrarono con il bordo morbido di uno dei cuscini.

-Matt...?- La mia voce tremava in modo anormale.

-Shh, voglio vedere una cosa.- Mi zittì con un altro bacio, sdraiandosi sopra di me -i gomiti poggiati ai lati del mio corpo- e obbligandomi a fare lo stesso.

Non sapevo che fare, non sapevo che dire, ero nel panico più totale. Non volevo ferirlo respingendolo, ma non volevo nemmeno che mi baciasse, che mi toccasse, che...provasse a fare altro.

Non era davvero normale quella reazione; Matt era il mio ragazzo, avrei dovuto avere...una certa intimità con lui, c'era sempre stata prima dell'arrivo di quello stronzo.

-Matt...- Riuscii appena a mugolare, non appena la sua lingua me lo permise.

Dovette scambiare il mio gemito di protesta per un gemito di piacere, visto che fece aderire completamente il suo corpo al mio, permettendomi di sentire quanto fosse...contento di quella situazione.

Serrai con forza le palpebre per il fastidio provato, facendo pressione con le mie mani sul suo petto per allontanarlo.

Lui non si fece per nulla scoraggiare da quello: continuò imperturbabile a baciarmi, scendendo piano verso il collo che leccò più volte, attento e con dedizione.

Era...molto dolce e al tempo stesso passionale nei suoi gesti, ma non sembrava intenzionato ad andare oltre se non me la sentivo, era arrivato solo fino alla spalla, dove poi si era fermato. Fermato nel senso che non era sceso più in giù, non nel senso che aveva smesso di baciare e mordicchiare la mia pelle.

Non mi trattava di certo come se fossi un giocattolino, si stava dedicando solo ed esclusivamente a me, per tranquillizzarmi e per...farmi rilassare con i suoi baci.

Era pur sempre il mio ragazzo dopotutto...

Mi sforzai di far accettare quelle carezze al mio corpo, ma fu difficile, molto difficile. Primo perché non riconosceva praticamente più il suo tocco, secondo perché mi sembrava di tradire...no, non stavo tradendo proprio nessuno! Non dovevo pensare a lui, Matt era il mio ragazzo! Chissà poi lui con quante altre ragazze era stato senza farsi tutti quei problemi!

Devi andare avanti Alice, avanti...

Circondai il collo di Matteo con le mie braccia, in un tacito invito a continuare.

Lui non se lo fece ripetere due volte ed iniziò ad accarezzarmi piano e delicatamente il ventre.

Strizzai con ancora più forza i miei occhi per sgomberare la mente e per impedirmi di piangere. Le sue mani, così lente, leggere e rispettose, stavano iniziando a darmi la nausea.

Quel tocco era...strano, diverso. Insopportabile.

Gli presi una mano senza pensarci e la guidai più in basso, dove lo obbligai ad accarezzarmi, con più foga ed energia. Ecco, così andava decisamente meglio.

Gemetti finalmente appagata, contenta di risentire quelle mani lavorare sul mio corpo.

Dopo un attimo di smarrimento, lui proseguì da solo con quelle carezze, mentre sentivo la sua erezione crescere a dismisura sulla mia gamba.

Seguì il percorso intrapreso dalle dita con la lingua, fermandosi all'elastico delle mie mutande nel momento in cui, in preda al piacere, mi feci scappare la prova delle mie bugie, l'unico motivo che mi spingeva ad accettare quelle carezze.

Un nome. Strappato con forza al mio cuore. -Lore...-

Sentii il suo corpo irrigidirsi in simultanea con il mio. Mi ero resa subito conto della stronzata che avevo detto, mi ero resa subito conto del fatto che non fosse Lore a toccarmi, che ci fosse Matt lì con me. Fu come risvegliarsi da un incubo, compresi tutto in una volta sola e troppo in fretta.

-No...- Non fu difficile spingerlo via, era diventato una statua di pietra da quanto era rigido, -Non posso.-

Il mio cuore non poteva, la mia mente non poteva, la mia...pelle, marchiata a fuoco dai suoi baci e dalle sue carezze, non poteva. Non finché tutto portava il suo nome.

Mi sfregai le braccia tremando ed iniziando a camminare avanti e indietro per la stanza come una povera pazza.

Mi ero lasciata toccare da Matt...oddio, mi ero lasciata toccare da Matt! Non riuscivo a crederci, come avevo potuto?! Solo a pensarci, solo a pensare che fossero state le mani di Matt ad accarezzarmi così intimamente e non quelle di Lore, stavo male, mi sentivo uno schifo...

Era inutile. Inutile che ci provassi, stavo prendendo in giro entrambi.

Mi girai verso Matt per fronteggiarlo, per dirgli quello che avrei dovuto dirgli da subito.

Sbattei le palpebre più volte, lasciando ricadere sulle guance le lacrime della mia colpevolezza: -Io...sono innamorata di lui...- Mormorai più a me stessa che a lui, come a rimproverarmi di aver anche solo potuto pensare di dimenticarlo a forza in quel modo.

Non ci sarei mai riuscita, non potevo obbligare il mio cuore a provare qualcosa per Matt...Non potevo obbligare il mio corpo a subire quelle carezze, mentre il mio cervello si perdeva in fantasie di tutt'altro genere.

-Mi dispiace Matt...- Chinai il capo per nascondere il rossore spuntato sulle mie guance, mi vergognavo come una ladra. Avevo ammesso di essere innamorata di un altro davanti a lui, a quello che sarebbe dovuto essere il mio ragazzo. Lo avevo preso in giro e avevo preso in giro me stessa.

-Ti dispiace...-

Lo guardai confusa e leggermente frastornata per via della calma che stava dimostrando. Mi aspettavo una reazione molto, molto diversa.

Sfoggiò un sorriso carico di dolcezza e commiserazione, come se si stesse rivolgendo ad una bambina piccola da consolare. -Ti piace essere toccata così da lui?- La voce sadica stonava con la sua espressione quasi angelica.

Le spalle furono scosse da un fremito di paura. -Co...cosa?-

Il suo sorriso, unica magra rassicurazione, si spense di botto; labbra perfettamente dritte, assottigliate. Esprimevano il nulla, al contrario dei suoi occhi che stavano a dir poco bruciando di rabbia.

-Ti piace che lui ti tocchi in quel modo, vero? Ti piace essere trattata come una puttana.-

Aprii e riuchiusi la bocca più volte, in cerca di qualcosa che avrebbe potuto difendermi da quell'accusa. Dove voleva arrivare? Perché mi stava dicendo quello? Non lo avevo mai tradito, non mi meritavo un insulto del genere! L'unica mia colpa era stata quella di essermi innamorata di un altro e di avergli detto tutto quanto così tardi. Potevo capire una sceneggiata, qualsiasi altro insulto, ma non quello.

-Siete proprio fatti per stare insieme, la puttana e il puttaniere.- Sibilò fra i denti, facendo un passo in mia direzione.

-Scommetto che lui, a differenza di te che sei fedele al tuo cliente, si diverte a scoparsene altre di zoccole.-

Sussultai a quelle parole, come se una lama mi avesse appena trafitto il petto. Difficile definire il punto esatto da cui provenisse il dolore, difficile dire dove mi avesse accoltellata, il dolore era dappertutto. Probabilmente partiva da sinistra e si espandeva a destra, fino ad arrivare al mio stomaco.

Mi passai febbrilmente una mano sulla guancia per asciugare le lacrime che non volevano proprio saperne di smettere di scendere, -Matt ti ho già detto che mi dispiace...- Tentai di ribadire, decisa ad interrompere quel suo discorso privo di logica, ma mi bloccò a metà della mia opera.

-NON ME NE FOTTE UN CAZZO SE TI DISPIACE!- Urlò, lo sguardo annebbiato da pazzo, mentre mi afferrava per le spalle e mi scuoteva con forza.

Rimasi zitta, ammutolita e spaventata come non lo ero mai stata in vita mia. Non lo avevo mai visto in quello stato, così arrabbiato da essere completamente fuori di sé.

E se...se mi avesse fatto quello che Domenico aveva fatto a Glenda?

No. Rispose automaticamente il mio cuore. Matteo non era un ragazzo violento, non lo era mai stato.

Mi schiarii la voce leggermente rassicurata da quei pensieri, -Abbassa la voce prima di tutto.- Cercai di dire, in tono fermo e autoritario. Peccato che il mio sembrò più il debole miagolio di un gattino ferito.

Non mi ascoltò. -MI FAI SCHIFO ALICE!- Mi sputò addosso tutto il suo disprezzo, aumentando la pressione delle sue mani sulle mie braccia e facendomi gemere dal dolore.

Non mi farà del male, non mi farà del male...

La sua presa, sebbene all'incirca ugualmente forte a quella di Lore, era completamente diversa dalla sua. Quando era Lore a stringermi e a farmi male, lo faceva sempre inconsciamente, preso dalle emozioni che provava, che gli attraversavano velocemente il viso o che nascondeva dietro ad una maschera di freddezza. Quando era Lore a farmi male...il dolore era quasi sopportabile, riuscivo a non piangere, riuscivo a mostrarmi più forte di quello che ero, per orgoglio. La verità era che con lui era tutto più semplice perché non avevo mai avuto realmente paura dei suoi gesti. Inconsciamente sapevo che non mi avrebbe fatto male, lo avevo sempre saputo.

Con Matt era diverso. Di Matt, nonostante cercassi di convincermi del contrario, avevo davvero paura in quel momento.

-Lasciami...!- La voce uscì strozzata, tremolante ed insicura mentre cercavo di divincolarmi. Era giustificata la sua rabbia, non era giustificato quello che mi stava facendo.

Proprio quando stava per urlarmi addosso qualche altro insulto, il campanello suonò, spaventando entrambi.

Dapprima suonò dolcemente, seguendo con calma il suo regolare “dlin dlon”. Poi, la seconda e le successive volte, il rumore fu completamente diverso. Veloce, irregolare, isterico. Conoscevo solo una persona che suonava così il campanello, solo una persona non aveva la pazienza di aspettare che qualcuno andasse ad aprirgli, possibile che...?

Matt mi lasciò andare, -Chi cazzo rompe?- Ringhiò, girandosi verso la porta.

Svelta e senza guardarlo in faccia, mi diressi all'ingresso, ansiosa di guardare dallo spioncino per vedere chi fosse.

-La smetti?!- Una voce femminile, irritata e melodiosa, annunciò la sua presenza da dietro la porta ancor prima che mi accertassi della sua identità. O meglio, della loro identità.

Glenda lanciò un'occhiata di fuoco al fratello, prima di incrociare le braccia al petto visibilmente scocciata.

Non vi erano dubbi sul fatto che fosse stata lei a suonare per prima il campanello, così come non vi erano dubbi sul fatto che la seconda volta fosse stato il fratello a farlo. Ci sarebbe stata di certo una terza volta, se Glenda non lo avesse rimproverato.

Stetti zitta, voltandomi a sinistra per implorare Matt di fare altrettanto. Avevo paura di restare ancora da sola con lui, ma non avevo nessuna intenzione di aprire, non volevo coinvolgere altre persone in quella faccenda, né volevo litigi. Avrei finto di non essere in casa e poi avrei mandato via Matt, dicendogli che era definitivamente finita e ribadendo, nonostante tutto, che mi dispiaceva di avergli mentito.

Chissà che cosa volevano e perché erano lì però...

-Ali?- Glenda non demorse, mi chiamò titubante, dondolandosi di poco sulle gambe a disagio.

Rimasi incollata alla porta, cercando di non fare il minimo rumore per non farmi sentire. Fu un sollievo constatare di sfuggita che Matt non si fosse mosso dalla sala. Restava immobile al centro della stanza, i pugni serrati con forza e rabbia, lo sguardo furioso puntato a terra.

-Dai cazzo, sappiamo che sei in casa!- Il secondo intervento, per nulla garbato e discreto come quello della sorella, poteva solo essere del ragazzo che le era accanto. Di quel ragazzo che avevo immaginato spalmato addosso a me fino a qualche minuto prima...

Deglutii nervosa: come facevano a sapere che ero in casa? Mi avevano sentita?

-Alice?- Chiamò di nuovo Glenda.

Asciugai frettolosamente le ultime lacrime rimaste, prima di sospirare rassegnata. Lanciando uno sguardo intriso di significati a Matt, aprii la porta.

-Ciao.- Glenda sorrise, il labbro ancora gonfio, così come l'occhio sinistro.

Cercai di non fissarla troppo per non metterla in imbarazzo ed evitai accuratamente di guardare il ragazzo accanto a lei e -troppo vicino perché ogni fibra del mio corpo non ne avvertisse la presenza- a me.

-Ciao Glenda.- Ricambiai il sorriso, apparentemente tranquilla e per nulla turbata. Se ero riuscita nel mio intento di nascondere la mia reale inquietudine, non mi era dato saperlo.

-Scusaci se abbiamo insistito. Lui...- Indicò il ragazzo che con tutte le mie forze stavo cercando di dimenticare, -Dice di aver sentito qualcuno gridare poco fa...-

-Oh.- Di nuovo non guardai in sua direzione; sapevo che sarebbe bastato che i suoi occhi incontrassero i miei per smontare definitivamente ogni mio tentativo di mentire. Lui mi avrebbe fatta capitolare, avrebbe visto quelle lacrime invisibili stroncate poco prima, ma ancora lì, all'angolo degli occhi, in attesa di scendere.

-Dev'essere la televisione.- Scusa più banale e stupida del mondo, l'unica che mi era venuta in mente.

Glenda annuì, prima di iniziare a torcersi le mani, -Sono venuta perché...volevo chiederti scusa per come mi sono comportata ieri...me ne sono andata piangendo, senza...dire nulla e...- Mi guardò quasi in cerca d'aiuto.

-Non ti preoccupare.- La rassicurai, abbozzando un altro sorriso per tranquillizzarla.

-È una cosa un po' privata e...non me la sento di parlarne, scusa.- Aggiunse, sbattendo le palpebre mortificata.

Mi sentivo una merda in effetti. Avevo origliato tutto quanto contro la sua volontà, lei non avrebbe voluto dirmi niente.

-Tranquilla, davvero.- Fu ancora più difficile sorridere, ma era necessario per far risultare credibile quella sceneggiata.

Speravo che la cosa si fosse conclusa lì, stavo già per salutarli e tirare un sospiro di sollievo, quando lui si decise a parlare di nuovo:

-Possiamo entrare?-

Non potei a fare a meno di lanciargli una fugace occhiata, sorpresa più che altro dal tono brusco ed impaziente con cui l'aveva chiesto.

Valutai in pochi secondi tutte le possibili risposte che avrei potuto dargli, optando alla fine per la più logica e credibile.

-No, scusate. La casa è in disordine e...stavo studiando.- Piegai le labbra fintamente dispiaciuta, alzando poi le spalle per incassare la testa fra di esse.

-Chi c'è con te?- Lui assottigliò gli occhi, ignorando volutamente il colpetto sul braccio che Glenda gli aveva appena assestato a mo' di rimprovero.

Maledizione! Come diavolo riusciva a capire sempre tutto quel cretino?!

-Nessuno.- Impossibile non notare quella nota isterica nella mia voce, dovevano essersene accorti entrambi.

-Non dirmi stronzate.- La sua voce era quanto di più tagliente potesse esistere, al confronto la voce di Matt sembrava quella di un agnellino.

Dirmi. Non aveva detto dire.

E tu? Quante ne hai dette a me di stronzate?

-Non sono mai stata più sincera.- Acida e risentita, senza che nemmeno lo volessi. Lo guardai apertamente in faccia, sperando con tutta me stessa che se la bevesse...

Quello che non avevo calcolato, o meglio, lo avevo fatto ma in precedenza, era il suo fare altrettanto, scoprendo così quello che avevo cercato di nascondere fin dall'inizio.

Strabuzzò gli occhi sorpreso, -Ma tu...hai pianto.- Forse involontariamente, forse no, si avvicinò, facendomi arretrare di riflesso.

-N-No...- Spostai il mio sguardo su Glenda ed invocai silenziosamente un suo intervento.

Lei sembrò trovarsi veramente in difficoltà davanti a quella muta richiesta; mi fece chiaramente capire, mordendosi il labbro, che non sapeva come aiutarmi. O forse, più semplicemente, non voleva farlo.

Perché?

Ad interrompere quella silenziosa conversazione, fu di nuovo lui, -Ti ho detto di non dirmi stronzate.- Non si fece scrupoli a poggiarmi una mano sul braccio -ancora dolorante per via della stretta precedente di Matt- e a spostarmi di lato senza nessuna fatica.

Entrò prima che potessi protestare e richiamarlo con un “No, fermo!”

Glenda lo seguì subito dopo e cercò in tutti i modi, esattamente come me, di bloccarlo.

-Avevo ragione, la voce di questo coglione l'avevo davvero sentita...- Soffiò, più minaccioso di un gatto dal pelo ritto, non appena vide Matteo.

Merda!

Matt schioccò la lingua incredulo, -Mancavi solo tu guarda per completare la fiction “La puttana e il puttaniere”.- Mimò il titolo sprezzante, inchiodandomi sul posto con i suoi occhi di fuoco.

Lore, forse per la prima volta da quando lo conoscevo, si ritrovò spiazzato da quella risposta e boccheggiò confuso, -Che cosa?- Lo guardò diffidente e scettico, come se dubitasse della sua sanità mentale.

-Lascia stare, non puoi capire.- Il lento avanzare di Matteo non era per niente rassicurante. Il suo sguardo si posò su Glenda e, stranamente, si addolcì. -Mi dispiace per quello che ti ha fatto mio fratello.-

Lei annuì e mi sembrò di vedere i suoi occhi inumidirsi al ricordo di quanto successo. Chissà come si era risolta la cosa, se si erano lasciati, se lei sapeva di quello che il fratello aveva fatto alla macchina di Domenico...Non potevo nemmeno chiederlo, io non dovevo sapere nulla.

-Cosa?- Lore si voltò verso la sorella a dir poco sbalordito, -Aspetta, tu conosci questo qui? Ma soprattutto...questo coglione è il fratello di...quell'altro coglione?-

Lei si accigliò, -Lo avresti conosciuto anche tu se alla festa di compleanno di Domenico fossi almeno venuto a fargli gli auguri o a mangiare la torta invece che startene per i fatti tuoi.- Spiegò, riacquistando la sua solita aria tranquilla e spensierata.

-Certo...e perché no, magari a cantargli tanti auguri...- Ironizzò con sarcasmo pungente, prima di scuotere la testa come a voler mettere da parte la questione.

-Se non vi dispiace io e Alice stavamo discutendo di cose private...- Matt lasciò in sospeso la frase proprio per far capire ai miei “ospiti” -si erano praticamente autoinvitati- che fossero di troppo.

Al solo pensiero di restare di nuovo da sola con lui mi sentii male, ma non dissi nulla che potesse lasciarlo intendere.

-'Fanculo.-

Non mi aspettavo una risposta poi tanto diversa da parte di Lore e, nonostante stessi cercando di mandarlo via, non potei negare che quella frase mi aveva fatta gongolare speranzosa; una parte di me voleva prepotentemente che lui restasse.

Contorta e contraddittoria, ero proprio io. Cercavo di cacciarlo e al tempo stesso desideravo che rimanesse.

-Te lo scordi che io me ne vada. Sono sicuro che questa vostra inutile conversazione si possa pure rimandare.- L'aggettivo minaccioso non rendeva giustizia al sorriso di Lore, era da...brividi, -Per non dire cancellare.-

Un muscolo guizzò pericolosamente sulla guancia di Matt che si stava seriamente spazientendo; sapevo che di lì a poco la voglia di provocarsi sarebbe sparita e avrebbe lasciato posto a quella di malmenarsi.

-Non credo.- Un altro passo in avanti di Matt.

Mi misi subito in mezzo senza pensarci, prevedendo già la prossima mossa di entrambi. Ne avevo già avuto abbastanza di risse, ci mancava solo che finissero il “discorso” della volta precedente! -Stavamo davvero parlando di cose importanti.- Guardai storto Lore, augurandomi che almeno quello servisse a farlo desistere dal continuare.

Sostenere quegli occhi era un'impresa a dir poco titanica però, tranquillamente paragonabile ad una delle dodici fatiche di Ercole. O anche a tutte e dodici insieme.

Lore era bravo a nascondere ciò che provava; era bravo a far assumere alle sue labbra la piega che voleva, necessaria a farlo sembrare sicuro di sé o freddo ed impassibile, era bravo ad alzare il sopracciglio a mo' di presa in giro o sfida, ma...i suoi occhi non erano in grado di nascondere poi tanto bene la rabbia che stava provando in quel momento. Erano così...ostili.

Nonostante il mento leggermente alzato, come quello di un nobile altezzoso che disprezzava i suoi sudditi, e le labbra assottigliate, si capiva perfettamente quanto fosse adirato solo dai suoi occhi, unico punto debole di quella maschera innalzata con tanta cura.

-Perciò...- Proseguii distogliendo vigliaccamente lo sguardo e puntandolo di nuovo sulla mia ancora di salvezza Glenda, -Vi prego...- La implorai con voce bassa. Volevo solo che se ne andassero e mi togliessero in parte da quel casino.

-Lore...- Lei richiamò il fratello con un tono di voce troppo rassegnato per non insospettirmi; sembrava che, proprio come lui, non avesse nessuna intenzione di andarsene, ma perché? Non voleva lasciarmi da sola con Matteo forse? Era preoccupata?

-Col cazzo.- Fu l'adorabile risposta che lui le propinò. Sentivo su ogni singolo centimetro della mia pelle il suo sguardo di fuoco...sguardo di fuoco che mi fece rabbrividire più volte.

-Non c'entriamo niente qui, stavano parlando di cose loro.- Glenda parlava in modo così serio e autoritario da farla sembrare molto più grande di noi. La vedevo per la prima volta nelle vesti di “sorella maggiore”.

-Esattamente. Andate, sciò.- Matt mosse la mano in aria come per scacciare un fastidioso insetto e quello non fece che peggiorare la situazione, già critica di suo.

Bloccai Lore appena in tempo, poggiandogli una mano sul petto e facendolo sussultare lievemente a quel contatto.

Mi morsi il labbro ancora più scombussolata di lui probabilmente. La tentazione di risalire e di accarezzargli con le dita la pelle scoperta del collo era stuzzicante ed eccitante.

Matt mi aveva criticata, aveva condannato il modo di Lore di toccarmi, troppo passionale, troppo brusco, troppo impaziente, troppo sporco forse.

Ti piace essere toccata come una puttana.

No. Solo le parole di Lore mi avevano ferita e fatta sentire sporca, solo i suoi gesti ed il suo modo di fare mi avevano fatta star male. Non il suo tocco. Non mi ero mai sentita una puttana mentre facevo l'amore con lui, mi ero sempre sentita, nonostante tutto, rispettata e...amata.

-Matt...- Riuscii a riprendermi in tempo da quella miriade di sensazioni e ricordi in cui il suo corpo mi stava trascinando, per voltarmi verso Matt e rimproverarlo.

-Che c'è? Qual è il problema?- Domandò risentito e aggressivo, infastidito dal mio intervento.

Stavo per rabbonirlo e calmarlo con qualche frasetta di convenienza, ma a rispondergli fu una voce secca e scocciata.

-Credevo si fosse già capito che il problema sei tu, idiota.- Lore non aiutava di certo a sventare una possibile rissa.

Qualcuno mi passi una pistola. O mi sarei sparata io da sola alla tempia, o li avrei ammazzati entrambi. Erano così idioti, ingestibili ed immaturi! Mi stavano facendo seriamente incazzare! Perché Lore non se ne andava e mi lasciava concludere il discorso con Matt? Perché Matt non la smetteva di provocare e lasciava che fossi io a salutarli e a mandarli via?

-Ma tu che cazzo vuoi?!- Il cambiamento di Matteo spaventò sia me che Glenda, che sobbalzò e si girò verso di me allarmata.

-Non ti basta sapere che la tua puttana ti è fedele?!- Ringhiò ancora esasperato. Ovviamente la puttana in questione ero io, l'avevano capito tutti.

Dopo un attimo di smarrimento, Lore riuscii a scattare in avanti nonostante la mia mano non si fosse ancora mossa. La scostò semplicemente con un gesto brusco della sua di mano, dettato più che altro dalla rabbia incontrollata che lampeggiava nei suoi occhi.

Lo vidi afferrare Matt per il colletto della camicia e spingerlo con forza contro il muro. -Puttana sarà tua madre, stronzo.-

Matt se lo scrollò di dosso con un'altra spinta e, quando entrambi erano già pronti a colpire, sbottai con un istintivo: -No, ha ragione!-

Si bloccarono e mi osservarono confusi e sconcertati. L'unica soluzione era quella di parteggiare per uno dei due. E la scelta ricadeva su Matteo purtroppo.

-Sono una puttana, Matteo ha ragione.-

Una puttana che ti è fedele.

Mi sentii arrossire fino alla punta dei capelli nel dire una cosa del genere ad alta voce. Se non altro li avevo distratti sorprendendoli con quell'affermazione.

Era inutile continuare a mentire e a negarlo a me stessa. Avevo comunque tradito Matt alla grande, in quasi tutti i modi possibili. Ne mancava solo uno di tradimento, quello fisico.

Certo non mi reputavo affatto una puttana, ma dirlo era senz'altro servito alla causa.

-Ho sbagliato, ho mentito a Matteo.- Confessai, afferrando i bordi della mia felpa per rigirarli agitata, -E stavamo discutendo per questo, ma è una cosa fra noi, che riguarda noi.-

E te.

Mi girai verso Glenda per non vedere la reazione della persona impegolata in quella faccenda almeno quanto me e Matteo. Peccato che non lo sapesse e che non avessi nessuna intenzione di dirglielo.

-Lasciateci finire di parlare, lasciateci da soli.- Glenda non poteva fare molto, lo sapevo, l'unica persona che avrei dovuto convincere era un'altra. La stessa citata prima. La stessa che non riuscivo a guardare in faccia e a cui stavo dando le spalle.

-Per favore...- Deglutii, facendo poi un passo indietro e voltandomi di nuovo per incatenare i miei occhi ai suoi.

Non l'avrei mai creduto possibile, ma...i suoi erano così feriti e rassegnati...da far star male anche me. Una forte fitta colpì a tradimento il mio stomaco, costringendomi ad avvolgerlo con le mie braccia per cercare di lenire quel dolore.

Possibile che quella mia semplice richiesta l'avesse ferito così tanto? Possibile che l'idea di lasciarmi da sola con Matteo lo facesse soffrire? Perché?

-Bene. Ma aspetto comunque qui fuori che esca.-

Sgranai gli occhi incredula: cosa? L'aveva davvero detto?

-Il coglione qui mi sembra un po' troppo esagitato e se è davvero fratello di quell'altro deficiente la cosa non è per niente tranquillizzante.-

Lasciai perdere la smorfia che si dipinse sul volto di Matteo ed il suo commento “IO non le farei mai del male” molto insinuante e provocatorio, per esordire con un intelligente: -Ma...!-

-Aspetto anch'io.- Fece Glenda, improvvisamente più tranquilla e sollevata.

La mia mascella ormai toccava il pavimento da quanto avevo spalancato la bocca, -Che cosa?-

-Non sono tranquilla a saperti da sola con lui.- Confessò lei, abbassando la testa come a scusarsi di quella schiettezza. Era per quello che non voleva convincere Lore ad andarsene all'inizio? Perché aveva paura che restassi con Matt? Temeva che fosse violento come il fratello?

Mi venne da sorridere, mentre commossa, sentivo gli occhi inumidirsi. Che adorabili pazzi che erano -tale fratello, tale sorella- a preoccuparsi così per me.

Si diressero verso la porta ed uscirono senza dire nulla. Dallo spioncino, notai che erano rimasti davvero lì fuori ad aspettare, seduti sugli scalini della rampa di scale successiva.

-Che carini i tuoi amichetti...- La voce sprezzante di Matteo mi colse impreparata alle mie spalle.

Sospirai. -Non credo ci sia poi molto altro da dire.- Ruotai su me stessa per arrivare a guardarlo in faccia, restando con la schiena incollata alla porta, quasi l'idea che loro fossero lì fuori per me potesse darmi coraggio.

-È finita Matt, mi...-

-NON- Mi interruppe gridando, -Dire che ti dispiace, perché non è così.- Strinse i pugni, mordendosi il labbro con foga.

-Mi dispiace, sì.- Non sussultai, non indietreggiai, non gridai, non sbattei nemmeno le palpebre. -Non avrei dovuto rimettermi con te, di questo mi dispiace, di averti illuso.-

Si avvicinò lentamente, -Sei una sciocca Alice...- Socchiuse gli occhi, passandosi una mano fra i capelli, -Tu che volevi il principe azzurro...tutto queste tue stronzate che ho cercato di assecondare....-

Di nuovo, mi sforzai di restare impassibile, seppur con una certà difficoltà.

-E alla fine vai ad innamorarti di quello stronzo...- Poggiò le mani sulle mie spalle, senza forza questa volta, il suo sembrava più un modo di fare confidenziale. -Se mi fossi comportato anche io da stronzo, dici che sarebbe servito a qualcosa?-

Non risposi. Speravo che restando zitta la sua rabbia si potesse in qualche modo spegnere da sola, di certo se avessi risposto non avrei fatto che alimentarla.

-Spero con tutto il cuore che ti faccia soffrire.- Un lampo di pura pazzia attraversò i suoi occhi, -Che si innamori di un'altra.-

Quello, senza che nemmeno me ne resi conto, fece ricominciare a scendere le lacrime interrotte bruscamente prima.

-E spero che a sua volta questa ragazza lo faccia soffrire.- Un sadico ghigno spuntò sulle sue labbra.

Mi spinse di lato con una forza tale da farmi cadere a terra, solo per poter passare ed uscire.

Rimasi ferma sul freddo pavimento di marmo per qualche secondo, prima di sentire due mani calde poggiarsi sul mio polso. Sussultai a quel contatto, dandomi dell'idiota nel momento in cui il viso di Glenda fece capolino davanti ai miei occhi.

-Ali, tutto bene?-

No. Per un attimo avevo creduto che a toccarmi fosse stato qualcun altro. Ma le mani di Glenda erano decisamente troppo piccole, avrei dovuto capirlo subito che non fosse suo fratello.

Gettai la testa indietro per vedere se fuori ci fosse ancora Lore ed il mio cuore rallentò il battito deluso non appena notai lo scalino vuoto. Doveva già essere rientrato a casa.

Illusa.

-Sì...grazie.- Mandai giù un pesante e fastidioso nodo che mi si era formato in gola, piegando le labbra in quello che doveva essere un sorriso.

Se non altro con Matteo era davvero finita. Potevo definitivamente chiudere quel capitolo della mia vita, sperando di poterne iniziare un altro migliore.


***************************


Ancora non riuscivo a credere che le mie amiche, Ilaria e Angelica più che altro, mi avessero convinto ad andare al cinema a vedere quel film. Proprio il film che avevo giurato che non sarei mai andata a vedere, visto e considerato quanto fossi fifona. Paranormal Activity, già il nome mi spaventava e mi faceva rabbrividire. Oltretutto una mia amica -sicuramente più coraggiosa di me- lo aveva già visto e mi aveva detto che lei non era riuscita a dormire per giorni dopo averlo fatto. Molto rassicurante.

Così eccoci lì, quel sabato sera piovoso, nel cinema del centro commerciale vicino a casa mia.

Le mie amiche sostenevano che, dopo una settimana stressante come quella, meritavo di distrarmi un pochettino...magari lanciando qualche urlo agghiacciante.

Se non altro non avrei pensato a Lore, al suo trattarmi normalmente sospetto, ai suoi occhi, alla sua voce e alle sue carezze...quella notte ci sarebbe stato posto per la paura.

Nell'ultima settimana non aveva ripreso ad ignorarmi come sempre stranamente. Pensavo non volesse più rivolgermi la parola, sia per il fatto che l'avessi respinto sul muro dell'ingresso di casa mia, dopo che era corso per vedere come stavo, sia per la storia di Matteo. Invece mi salutava, anche se non per primo, mi guardava in faccia quando parlavo e mi rispondeva se gli chiedevo qualcosa, sempre di scuola, visto che il professore di diritto mi aveva messo in gruppo con lui, Lele e Andrea -che fortuna, eh?- per una ricerca. Il fatto che si comportasse in quel modo non mi piaceva proprio per niente. Ero incontentabile, vero, era già qualcosa il fatto che mi parlasse, ma...non volevo che mi trattasse come una semplice conoscente. Volevo...uff, non sapevo nemmeno io cosa aspettarmi da lui. Quello che volevo era mettermi con lui, essere la sua ragazza, farci l'amore e...tutte le altre cose che comportava lo stare insieme. Quello che voleva lui a me era ignoto. A lui bastava parlarmi e basta? Non...mi desiderava già più? Che fosse ancora arrabbiato per la storia di Matteo? Che cosa gli passava per la testa?

Fortunatamente Matt nei giorni successivi non si era proprio più fatto sentire e speravo che le cose andassero avanti così a vita. Mi dispiaceva, certo, che fosse finita così male, mi sarebbe piaciuto restare almeno in rapporti civili, senza rancori. Ma mi rendevo conto che era piuttosto impossibile come cosa.

Sbuffai affranta. -Ali non fare quella faccia! Ti ho già detto che puoi stritolare il mio braccio se hai paura!- Mi rimproverò Ilaria, ad un passo dalle casse mezze vuote: era ancora presto per prendere i biglietti, il film iniziava due ore e mezza dopo.

Confortante. Ilaria faceva tanto la coraggiosa, ma strillava peggio di me in realtà.

-Sì ma ragazze è tristissima questa cosa...- Sbottò Angie per l'ennesima volta, -Siamo solo noi, da sole...non si va a vedere un film horror senza un ragazzo su cui spalmarsi fingendo di avere paura!- Per lei il maschio di turno era proprio d'obbligo quando si andava a vedere un film del genere.

-Non dire stronzate! Siamo donne grandi e vissute, non abbiamo bisogno di nessun uomo!- A Ilaria rodeva semplicemente il fatto che il suo fidanzato le avesse dato buca e non fosse venuto. Evitai di dirlo, mi avrebbe strozzato se lo avessi fatto.

Stavo per mettermi a ridacchiare, divertita da quei pensieri un po' cattivelli, quando voltandomi verso la cassa mi bloccai di colpo. Si formò un qualcosa in gola che mi impedì di deglutire normalmente, mentre lo stomaco riprendeva le consuete ed inutili capriole. Mi sentivo come sulle montagne russe. Male, per essere precisi.

Dei ragazzi proprio in quel momento stavano parlando con la ragazza al bancone, per comprare dei biglietti ovviamente. Quello che mi fece emettere il verso strozzato di un gatto a cui avevano appena schiacciato la coda, fu vedere la faccia di quei ragazzi.

Lele, Andrea, e...Lore. Il trio idiota al completo, più Giulio -sempre in classe con me-, un ragazzo e altre due ragazze che non conoscevo.

Oddio, no!

-Ali? Che c'è?- Daniela mi guardò allarmata, seguendo come Ilaria e Angelica la traiettoria del mio sguardo.

-Ma quei ragazzi...?- Fece Ilaria incerta.

-Sì.- Mi nascosi fra di loro terrorizzata, -Dovete coprirmi!- Ci mancava solo che mi vedessero!

-Ma no dai!- Gli occhi di Angie brillarono pericolosamente, -Magari anche loro guardano il nostro stesso film! Senza contare che ne ho addocchiati un paio carini!- Sporse in fuori il labbro come una bambina piccola che chiedeva qualcosa alla mamma.

-Non se ne parla...- Avevo già capito a che cosa fosse dovuta quell'espressione.

-Dai Ali, ti preeego!- Sbatté le palpebre in modo così ridicolo da farmi ridere, -Ti ho fatto anche ridere, visto? Ti prego!-

-Faranno finta di non vedermi poi, figurati!- Non ero in buoni rapporti con nessuno di loro...di certo quelli con Lore erano tutt'altro che amichevoli.

-Ma tu prova a salutarli!-

-Angie come sei insistente!- Ilaria roteò gli occhi seccata, anche se si vedeva lontano un miglio che anche lei moriva dalla voglia di unirsi a loro. Probabilmente sempre per via del suo ragazzo, sarebbe stata una specie di vendetta quella.

Dicevano di distrarmi dalla “faccenda Lore” e poi mi chiedevano pure di salutarlo! Quello non sarebbe stato affatto d'aiuto!

-Non li saluterò, è fuori discussione!- Ci mancava solo che dovessi farlo io poi, dopo quanto erano stati stronzi loro! -Magari poi vanno a vedere...Coraline e la porta magica.- Azzardai, per quanto la cosa fosse inverosimile.

-Sì certo, come no!- Alzarono entrambe gli occhi al cielo.

Incrociai le braccia al petto decisa a far valere la mia decisione e convinta che avrebbero fatto finta di non vedermi non appena fossero passati vicino a noi. Non avevo calcolato una certa persona nel mio ragionamento perfetto però...

-Alice!Ciao!- Grr, dannatissimo Lele! Lui e la sua gentilezza!

-Ciao!- Mi finsi sorpresa, aprendo la bocca stranita quando mi baciò sulla guancia. Non mi accorsi del suo sghignazzare, così come non mi accorsi dello sguardo di fuoco che Lore gli lanciò.

-Che ci fate qui?- Domandò affondando le mani nelle tasche dei jeans tranquillo.

-Cinema.-

-Davvero? Anche voi?-

-Già.-

-Che film vedete?-

-Paranormal Activity.- Parlavo come un robot deficiente, tesa e nervosa per via di quegli occhi che sentivo addosso e che esaminavano ogni mia singola espressione.

-Ma dai!- L'entusiasmo di Lele mi preoccupò, -Anche noi!-

Era proprio il destino ad avercela con me. Forse avrei dovuto dire io “Coraline e la porta magica”, magari avrei potuto evitarli successivamente, una volta in sala.

-Andate a vederlo tutte da sole?- Il nome Andrea Vergata era da scrivere sulla lista del Death Note, mi sarei occupata io stessa della faccenda! Sapevo che Ilaria sarebbe subito sbottata per quel tono canzonatorio...e in effetti...

-Sì, perché scusa?!- Ila arricciò le labbra indisponente, -Cos'è, credete forse che una ragazza non possa vedere un film horror da sola, senza accanto il braccio muscoloso di un carvernicolo uomo della preistoria?!-

Lele scosse la testa affascinato dalla sua grinta, -Certo che no.-

Dalla faccia degli idioti dietro di lui si percepiva l'esatto contrario. Specie dal sorrisetto molesto e dal sopracciglio alzato di Lore.

-A che ore lo vedete voi?- A quell'altra domanda di Lele, una delle due ragazze sbuffò annoiata. Aveva dei liscissimi capelli biondi, due occhi azzurri più freddi del ghiaccio ed una faccia da smorfiosa antipatica. I lineamenti del suo viso erano delicatissimi, mi ricordava tantissimo un'attrice...Kirsten Dunst, ecco! Era identica!

-Undici e mezza.- Speravo con tutta me stessa che loro vedessero quello prima.

-Anche noi!- Fantastico. -Se prendete subito i biglietti avrete di sicuro i posti vicino ai nostri!-

Ecco, ero proprio fottuta. Angelica non lo lasciò nemmeno finire di parlare, si precipitò alla cassa per prendere i biglietti, chiamandoci a distanza e facendoci cenno con il braccio di andare anche noi.

-Noi andiamo a mangiare una pizza...raggiungeteci lì.- Dovetti per forza annuire a quella proposta, ero da sola contro tutti.


-Vi odio.- Borbottai proprio nel momento in cui Angie si sbracciò nuovamente per farsi notare e per raggiungerli al tavolo dove erano seduti.

Avevamo avuto i posti attaccati a quelli “dei ragazzi che sono venuti prima”, così aveva chiesto esplicitamente Angelica alla ragazza al bancone, indicando il gruppetto.

-Se non altro non passiamo una tristissima serata da sole!- Daniela da quel punto di vista sembrava pensarla come Angie.

-Tranquilla Ali. Lo terremo d'occhio per tutta la sera.- Ila socchiuse minacciosamente gli occhi facendomi scoppiare a ridere.

-Mi fido...se proprio devo.- Alzai gli occhi al cielo, prima di seguirle tutte verso il tavolo della Morte.

-E non ci presenti le tue belle amiche?- Vergata si sarebbe trovato presto con un coltello in un occhio, ma non ero stata io di certo a pensarlo, si deduceva dallo sguardo di Ilaria.

Angelica aveva alzato la testa divertita, come a dire un “Banale e scontato”, mentre Daniela era arrossita.

Dovetti così presentarle, mentre Lele faceva lo stesso con Riccardo, Anna e Karolina con la K, così aveva precisato l'odiosa bionda.

Ci sedemmo al tavolo ed ordinammo. Dany si ritrovò quasi per caso a parlare del suo essere vegana, affascinando Lele per tutto il tempo, lo si capiva dalla faccia strabiliata che aveva.

-Anche io non riesco a capire chi maltratta gli animali...- Lele scosse la testa serio, -Io ho un gatto sai? Lo adoro, non riuscirei mai a fargli del male, è così piccolo ed indifeso...-

Mentre Daniela si stava letteralmente sciogliendo a quella confessione, qualcuno decise che il momento di gloria di Lele doveva finire lì. Qualcuno di nome Lore: -Ma non dire stronzate solo per fare il figo, che il tuo gatto l'hai preso a calci un sacco di volte!-

Ilaria quasi si strozzò dal ridere, così come Giulio e Andrea, mentre il povero Lele diventava rosso, -Sì beh...solo quando sale sui letti, mia madre non vuole...- Si giustificò muovendosi sulla sedia a disagio e guardando poi truce l'amico. Un calcio gliel'avrebbe assestato di certo in quel momento se lo avesse avuto a portata di gambe.

Daniela annuì comprensiva. Dal brillare dei suoi occhi si capiva che Lele avrebbe anche potuto dirle di aver dato fuoco al suo gatto che poco le sarebbe importato, non l'avevo mai vista così presa. Probabilmente Lele aveva fatto colpo per il suo essere uno dei pochi ragazzi carini, sensibili, gentili ed intelligenti rimasti in giro e doveva essersene accorta anche lei.

Andò avanti a parlare del suo amore per gli animali, guadagnandosi parecchie occhiate basite da parte di tutti. Aveva praticamente monopolizzato l'attenzione con i suoi discorsi strambi, discorsi che non condividevo nemmeno io.

-Io non mangio niente che provenga dal mondo animale. È come se nel mio corpo non entrasse la Morte, capite?- Dany finì la frase con aria sognante.

-Tu sei malata, ma fatti curare.- Fu il commento di Lore e capii dall'annuire degli altri ragazzi che gli dessero ragione. L'unico ammaliato e d'accordo era Lele.

Daniela non se la prese, era abituata a commenti del genere. -Tipico commento da ragazzo.- Fece altezzosa.

-E da Ilaria.- Ila alzò l'indice, come a dire “presente”. -Anche io la penso così.-

-Ma quindi tu non uccidi nemmeno zanzare, mosche, ragni...?- Chiese Giulio, sporgendosi ed appoggiando il mento al braccio. Per una volta la sua espressione sembrava quasi intelligente.

-No. Perché sono esseri viventi.-

-Ma sono esseri viventi inutili.- Lore storse la bocca stranito.

-Perché, l'uomo a cosa serve? Solo a rovinare il pianeta.-

Eccola che ricominciava con i suoi discorsi contro la specie umana. Poveri noi.

Fortunatamente non proseguì per molto, Andrea la interruppe quasi subito con un “Se, se, interessante. Parliamo d'altro?”.

La cena tutto sommato era stata piacevole, fu scoprire che l'unico posto rimasto dopo la mia visitina al bagno era quello tra Ila e Lore a traumatizzarmi.

-Mi dispiace...- Mormorò Ila mentre mi sedevo rigida come un manico di scopa, -Dany voleva stare vicino al tipo con gli occhiali, Angie vicino alla scimmia, quindi...-

Annuii, come a farle capire che andava bene così. Andava bene un corno cazzo! Come avrei fatto a resistere con Lore così vicino senza far niente? Senza appoggiarmi alla sua spalla, senza stringere il suo braccio, senza appoliparmi in braccio a lui. Resistere a quelle tentazioni se non altro mi avrebbe fatto distrarre di sicuro dalle scene più spaventose del film.

Diedi una rapida occhiata alla mia sinistra, senza soffermarmi su Lore; accanto a lui c'era quella...Anna, la ragazza mora, e accanto a lei Giulio, Lele, Daniela, Angelica, Andrea, Riccardo e Karolina.

Aggrottai la fronte; perché Ila si era messa vicino ad un perfetto estraneo? Per lasciarmi vicino a Lore? No, non ci avrebbe mai pensato, sapeva quanto ero restia a stargli vicino. Probabilmente era stato un caso.

Quando i trailer finirono, mi aggrappai al braccio di Ilaria, mentre lei faceva lo stesso con l'altra mia mano libera. Fifone entrambe, avevamo bisogno di qualcosa da stritolare per scaricare la tensione.

Il film iniziò e man mano le scene ambientate di giorno si susseguirono piuttosto velocemente, lasciando spazio a quelle ambientate di notte, in cui la telecamera puntava fissa la camera da letto dei due protagonisti.

L'ansia crebbe di notte in notte, fino a quando la porta della stanza si mosse da sola, proprio mentre i due stavano dormendo.

Deglutii, avvicinandomi ancora di più ad Ila terrorizzata. Un qualcosa di leggero e strano mi arrivò sulla guancia sinistra, cadendomi poi proprio dentro la maglietta e nel reggiseno.

Lanciai un urlo tremendo e lo stesso fece Ilaria, sobbalzando sul posto e facendo morir dal ridere i ragazzi dietro e davanti a noi. Altri borbottarono semplicemente un “Shh!” infastidito.

-Ali, che c'è?- Fece Ilaria, assestando un calcio alla poltrona davanti dove quei tipi non avevano ancora smesso di ridere.

-Qualcosa mi ha toccato.- Risposi sottovoce, ignorando infastidita il leggero tremolio della poltrona accanto alla mia. Il coglione stava ridendo, ma bene! Si divertiva, eh?

Senza farmi vedere, aiutata dal buio, scossi a disagio la maglietta ed il reggiseno per far scivolare cautamente quella cosa sulle mie gambe. Era...feci uscire dalla mia gola il peggior ringhio felino possibile...era un pop corn! E la tipa vicino a Lore, Anna, guarda caso, li stava mangiando. E ogni tanto anche lui ne fregava qualcuno.

L'avrei ammazzato, quello era certo! Mi sporsi di poco alla mia sinistra, sentendo ogni singola parte del mio corpo tendersi per quella vicinanza e bramare un contatto diretto. -Molto divertente.- Dissi in tono aspro, socchiudendo gli occhi ed ignorando una scena piuttosto importante del film.

Potei notare, di sbieco, il suo sorriso compiaciuto accentuarsi. Stronzo.

Mi sedetti nuovamente composta al centro, combattendo contro quel senso di vuoto e di delusione che mi aveva colto nel momento in cui l'avevo fatto. Allontanarmi da lui era sempre e comunque un fottutissimo dolore, sia fisico che mentale.

Il resto del film lo passai avvinghiata ad Ilaria, le scene diventavano sempre peggiori e i brividi alla schiena abbondavano.

-Oddio! Oddio, oddio!- Riuscii solo a dire nel momento in cui la protagonista, Katie, si alzò dal letto posseduta dal demone. Il modo in cui guardava il suo ragazzo dormire per ore e ore era a dir poco inquietante. Per non parlare del suo strano e lento avanzare per la stanza.

Sia io che Ilaria stavamo tremando come due pulcini bagnati. -Oh mamma! Cosa fa?- Mormorò Ila a mezza voce, nel momento in cui la coperta del fidanzato, Micah, si scostò da sola, controllata dal demone ancora nel corpo di Katie probabilmente.

Molti strilli e sussulti dopo, il film finalmente finì, lasciandomi un senso di inquietudine e paura. Ogni tanto sentivo qualche rumore di notte io, ma non mi sarei mai e poi mai sognata di mettere delle telecamere! Se anche c'era qualcosa, meglio non saperlo! Oltretutto io non sarei mai stata coraggiosa come i due protagonisti, sarei scappata a casa di un'amica a dormire, o sarei corsa in strada dalla paura, chiedendo aiuto a destra e a manca.

-La versione che ho visto io era diversa...e migliore.- Commentò durante i titoli di coda Il Cretino vicino a me. -Lei alla fine veniva uccisa dai poliziotti ancora posseduta e con il coltello in mano.-

-Ma l'avevi già visto?- Chiese Ilaria, sporgendosi dal suo posto.

-Sì, in inglese. L'aveva scaricato mio zio da internet. Mi hanno praticamente trascinato a rivederlo. Era e rimane una stronzata, non fa paura per niente.-

Io ero ancora lì che cercavo di riprendermi dallo shock e lui diceva che non faceva paura per niente? -Come no? È stato terribile!- Squittii, maledicendo le mie amiche per avermi trascinato fin lì. Ilaria annuì come in trance, pure per lei non era stata un'esperienza bellissima...

-Pff, questa è una minchiata per bambini, così come The Ring. Guardatevi L'Esorcista, quello sì che è un film horror!-

-Mai.- Scossi la testa traumatizzata. Ci mancava solo che andassi a vedermi film che mi avrebbero fatto morire d'infarto così, alla mia tenera età!

Ci alzammo ed uscimmo dalla sala. Solo in quel momento mi resi conto di un particolare non trascurabile: io e Lore avremmo dovuto fare la strada insieme. Teoricamente avrei potuto chiamare mio padre che, a piedi, sarebbe venuto a prendermi e avrebbe fatto quei cinque minuti di strada con me, ma...

-Voi allora andate di là?- Una volta fuori in strada, Lele indicò sornione la via che portava a casa nostra. Oddio. Casa nostra. Sembrava una cosa da sposini.

Lore alzò le spalle con indifferenza, -Sì.- Rispose infine senza guardarmi. Parlava per sé? Parlava per me? Parlava per...noi?

Angelica era troppo presa dal ridere per qualsiasi idiozia dicesse Andrea, Daniela aveva gli occhi a cuoricino per Lele, l'unica sana e lucida rimasta era Ila che mi guardò in attesa di un mio cenno d'assenso. Voleva sapere se per me andasse bene restare da sola con lui, sapevo che se avessi negato con la testa lei sarebbe accorsa in mio aiuto.

Annuii senza pensarci; per quanto l'idea di stare con lui da una parte mi spaventasse, dall'altra mi elettrizzava da morire, non aspettavo altro.

-Puccio tranquilla che la tua amica è in buone mani con me!- Chissà perché la frase di Andrea mi sembrava tutt'altro che rassicurante.

Angelica rise divertita, lasciando che lui le passasse un braccio intorno alle spalle. Sarebbe stato il caso di avvisarla della stronzaggine di Vergata? Sarebbe stato il caso di informare lui della ninfomania di lei? Mmm...forse no, magari un'altra volta, c'era tempo. Anche se...il fatto che quei due insieme fossero un concentrato di depravazione esplosiva era un po' preoccupante.

-Allora ci vediamo lunedì!- L'allegria di Lele ogni tanto diventava seriamente insopportabile!

Ci salutammo ed io restai, con il cuore in gola e le gambe che tremavano, da sola con lui.


*Note dell'autrice*


Ormai vado avanti con i “Mi dispiace” e i “Scusate per il ritardo” me ne rendo conto...Non starò a farvi un dettagliato resoconto delle mie giornate, anche perché non credo proprio che vi interessi. La verità è che non ce la faccio: non ce la faccio a gestire tutto, vita sociale, vita scolastica, vita sul web. I miei voti stanno drasticamente abbassandosi, questo perché molte volte la tentazione di scrivere supera, di gran lunga, il senso di responsabilità e quindi mi ritrovo sul pc invece che sui libri. Certo questo succede a molti adolescenti, il problema è che a me succede troppo spesso e, tenendo conto delle uscite con le amiche, mi resta davvero poco per studiare >.< Senza contare che studio pensando alle battute di Lore, quindi non è che stia poi così tanto concentrata sui libri! XD

Non so perché vi scrivo questo...forse per spiegarvi il perché di tanta “crudeltà” da parte mia, perché mi rendo conto che farvi aspettare così tanto, dopo che mi scrivete tutti questi commenti meravigliosi, è davvero crudele e, lo ripeterò all'infinito se necessario, mi dispiace. Sono solo parole lo so, ma sono sentite.

Non ho nessuna intenzione di sospendere la storia ma, come avrete già notato, gli aggiornamenti non arriveranno nel giro di pochi giorni perché per scrivere mi ci vuole un bel po' di tempo. Non mi va di scrivere capitoli affrettati o corti, ci metto tutta me stessa in ogni capitolo che è sempre di almeno 20 pagine, mai più corto. Non sarebbe giusto nei vostri confronti postare un capitoletto scritto così, tanto per scriverlo, dopo che avete aspettato tanto. Che poi ogni capitolo mi faccia più schifo dell'altro è un altro discorso xD Io comunque ce la metto davvero tutta per scrivere qualcosa di decente :)

Mi sarebbe piaciuto rispondere alle recensioni...purtroppo non ci sono riuscita, per lo stesso motivo per cui prima di oggi non ho postato e per lo stesso motivo per cui mancano ancora alcune risposte al capitolo precedente che -ripeto- aggiungerò, dovessi prendere un'insufficienza in letteratura.

So che sto sempre promettendo di fare il prima possibile, di rispondervi per e-mail, ecc...e devo ancora farlo, devo ancora rispondere a chi ha commentato l'extra della storia scritto dal pov di Lore. E lo farò, non è una promessa, lo giuro proprio.

Non so se le risposte allo scorso capitolo le aggiungerò nei giorni prossimi qui o se vi risponderò per e-mail -se la cosa vi disturba ditemelo pure-, quel che è certo è che vi ringrazierò una ad una personalmente, è una cosa che ho sempre fatto e che ci tengo a fare.

Parlando, finalmente, del capitolo, che dire? Ali ha aperto gli occhi ed era ora! Ha capito che non è sforzandosi di stare con Matt che dimenticherà Lore.

Lore invece...beh, lui è più enigmatico. Vorrei mettervi suoi pov per farvi capire cosa pensa, ma...sono sadica, dovrete arrovellarvi il cervello come Alice per sapere che cosa gli passa per la testa :)

Per quanto riguarda la reazione di Matteo...come vi è sembrata? So che non dev'essere stata molto verosimile, non sono brava a descrivere scene del genere...

Lore non avrebbe voluto lasciarli da soli perché era preoccupato che Matt potesse alzare le mani su Ali e perché era geloso marcio all'idea che lei stesse con lui da sola ;) Sicuramente -e vi do uno scorcio sui suoi pensieri- se Matt non fosse uscito di lì a poco, sarebbe rientrato in casa con la forza per cacciarlo fuori lui a calci.

Ovviamente lui non sa che Ali lo ha lasciato, crede stiano ancora insieme...e questo sarà uno degli argomenti del discorso fra i due nel prossimo capitolo, sono rimasti da soli no? ;) Di cosa parleranno? Ma soprattutto, parleranno? O faranno altro? Chi lo sa :)

Spero di non aver spoilerato troppo il film Paranormal Activity, il finale descritto da Lore non è quello originale, quindi non credo di aver svelato poi molto sulla trama per chi non l'avesse visto.

Per quanto riguarda i film...so che Coraline e la porta magica è uscito quasi due anni fa, così come so che Paranormal era uscito a febbraio, non a gennaio...ma va beh, non avevo voglia di mettermi a cercare i film usciti in quel periodo, concedetemelo xD

Come spoiler sui prossimi capitoli anticipo: la verità sulla fine dell'amicizia con Teo raccontata da Lore, una festa di compleanno -il 12 febbraio sarà il compleanno di Lore, lo sapevate? ;)-, un Lore MOLTO geloso, un Andrea Vergata più idiota del solito che, ubriaco, ci proverà molto con Alice...e non dico altro :P

Spero che questo capitolo vi sia davvero piaciuto, ripeto che mi dispiace infinitamente per aver postato così tanto =(


Intanto, in attesa delle risposte e dei ringraziamenti completi che arriveranno, ci tengo a ringraziare di cuore: ChibiRoby, _Maddy_, roxb, vampistrella, nennella87, mariquita, Enchanted.Dream, Adaliah, ElisabethXD, piccolinainnamora, gintama_, Eky_87, Twilighterina, lampra, Un NuOvO MOndO Mio E TuO, _AndromacA_, rodney, snail, Kryptonite, gioconda, marypao, _Zuzzu, chiara84, paperacullen, _Kairi90_, sbrodolina, 4lb1c0cc4, liven, freyja, JosephineWhite, babymicia, EnergyAir, Punk936, momob, Penny Black, Antonya, JessikinaCullen, AnnaBella chiara, tweety1793, namina89, lady snow.

Spero di non aver dimenticato nessuno...nel caso l'abbia fatto, siete autorizzate a linciarmi e a richiedere un mega spoiler :D


Vi lascio un lieve spoiler uscitomi così di getto sul prossimo capitolo nel frattempo:


-Quel pop corn è finito proprio dove avrei voluto essere io per tutta la durata del film...e anche dopo.-

-Nel mio reggiseno?- Chiesi stranita, arrossendo di botto dopo essermi resa conto di averlo detto ad alta voce.”


Altra cosa, poi la smetto di rompere e vi lascio agli insulti contro di me, volevo avvisare, per chi non lo sapesse ancora, che ho postato, come regalino per farmi perdonare -spero in parte di esserci riuscita- dei miei ritardi, un missing moments pov Lore riguardante il suo capodanno senza Alice QUI. Spero vi piaccia :)

Un bacione grandissimo, grazie per le vostre meravigliose recensioni, che leggo e rileggo sempre avidamente e attentamente*____*

La vostra Bec


PS: Per qualsiasi cosa, se volete contattarmi, vi ricordo il mio profilo facebook “Bec Swan” e quello Twitter (ancora non ho capitolo bene come funziona XD) BecSwan92...sì, lo so, che fantasia eh?




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Capitolo 23
*** Domande senza risposta ***



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Capitolo 22: Domande senza risposta


Avevo guardato le sagome degli altri allontanarsi quasi con la speranza che si girassero e che mi salvassero da quella situazione imbarazzante. Ma come diavolo mi era venuto in mente di acconsentire ad una cosa del genere, di restare da sola con lui?

Mi strinsi nelle spalle a disagio e mi abbracciai per cercare di calmare un attimo l'agitazione che cresceva a dismisura di secondo in secondo.

-Freddo?- L'aveva chiesto di sfuggita, annoiato e disinteressato, mentre incominciava a percorrere la strada senza aspettarmi.

-No.- Lo raggiunsi indispettita. Non lo sopportavo quando faceva così! Si interessava a me con la solita strafottenza, fingendo che non gli importasse, e poi ritornava ad ignorarmi come se non lo avesse fatto. Era la persona più contorta che conoscevo!

-Potresti aspettarmi?- Sbottai dopo aver necessariamente accelerato il passo. Non riuscivo a seguire il suo ritmo, avevo pur sempre le gambe più corte!

Lui rallentò quel poco che bastava a farmi camminare senza avere il fiatone, il minimo indispensabile insomma.

Restammo zitti per qualche secondo, poi, non tollerando oltre quella situazione e già nervosa di mio per via della sua vicinanza, spezzai quel silenzio con un: -Senti, se non vuoi aspettarmi e vuoi andare avanti, mi faccio venire a prendere da mio padre...-

Piuttosto che correre dietro ad un cretino del genere...

Mi sarei aspettata di tutto in risposta, di certo non quell'espressione irritata e risentita, -Ti dà così fastidio la mia presenza?-

Mi bloccai di colpo incredula. Come, come, come? Avevo capito bene? Ma se era lui che era partito in quarta e mi aveva lasciata indietro!

Grazie al cielo non commentò il mio arresto improvviso in mezzo alla strada, si fermò semplicemente a sua volta senza smettere di guardarmi in faccia in attesa di una risposta.

-No.- Arricciai il naso, -Quello che non sopporta la mia presenza evidentemente sei tu.- Alzai di poco il mento altezzosa, senza scompormi più di tanto.

I lineamenti del suo viso si rilassarono, -Solo perché sei lenta a camminare.- Fece qualche passo indietro per riavvicinarsi a me, -Ma immagino che questo sia dovuto alla tua scarsa altezza...- Cos'era quella luce divertita negli occhi?

Prima che potessi insultarlo con un meritatissimo e delizioso “stronzo”, lui riprese a camminare e a parlare come se nulla fosse, -Piaciuto allora il film?-

Mi stava chiaramente sfottendo, di lì a poco sarebbe scoppiato a ridere si vedeva.

-Molto.- Incrociai le braccia al petto stizzita, senza sforzarmi di andare troppo veloce; si sarebbe dovuto adattare lui alla mia camminata, non il contrario!

-Oh sì, infatti. Si è visto come ti è piaciuto.- Sghignazzò.

-Mi è piaciuto, sì.- Ribadii orgogliosa...e bugiarda, -Se sono saltata sulla poltrona è stato solo per via del tuo infantile quanto stupido bisogno di lanciare pop-corn alla gente!- Ero fiera del mio tono di voce autoritario e sicuro.

-Non alla gente. A te.- Si voltò per sorridermi come non faceva più da tempo.

Spalancai la bocca disorientata e con il cuore che batteva a mille. Che voleva dire? Che significava quel meraviglioso sorriso divertito? Che cosa gli passava per la testa?

Lo stomaco brontolò nel tentativo di trovare una risposta a quelle domande. Non sapevo cosa dire ed il silenzio iniziava a diventare piuttosto imbarazzante. Fu un sollievo sentire nuovamente la sua voce.

-Eri così tesa che proprio non ho resistito all'idea di spaventarti...-

Che carino. Troppo. -E tu sei stato così stronzo e divertente che è stato proprio difficile resistere all'idea di prenderti a calci...- Mi era mancata la mia acidità. La stessa che usavo costantemente i primi giorni di scuola. La stessa che troppo spesso ultimamente era stata sotterrata dai sentimenti in sua presenza.

-Ma davvero? Mi avresti preso a calci?-

Ti avrei fatto ben altro e sarebbe stato piacevole per entrambi...

Meglio non soffermarsi troppo su quel pensiero, la mente di una ragazza volendo poteva diventare più perversa di quella di un ragazzo...ed era tutto dire!

-Ovviamente. Ma sono una persona pacifica, quindi...- Scrollai le spalle nel tentativo di sembrare seriamente dispiaciuta.

-Certo...- Storse la bocca in una smorfia che di innocente aveva ben poco, -Immagino di dovermi ritenere fortunato quindi.-

Era strano...scherzare così, quasi...amichevolmente. Da quanto tempo non lo facevamo? O meglio, quando lo avevamo mai fatto? Anche i primi giorni di scuola ci eravamo punzecchiati, ma in modo completamente diverso.

-Esatto.- Annuii, sorridendo come una povera deficiente. Tutto sommato era bello parlare civilmente con lui e, soprattutto, era bello vedere che non fosse in qualche modo offeso per la storia di Matteo. In quella settimana non mi aveva considerata molto ed era stato inevitabile pensare che ce l'avesse con me dopo che lo avevo “cacciato” da casa mia per stare da sola con Matt. O forse...per l'accusa da me rivoltagli in un momento di rabbia, quella riguardante la violenza fisica.

Vuoi violentarmi forse?!

Mi era sembrato che ci fosse rimasto...male. Anche se poi la mattina dopo mi aveva salutato come se non fosse successo niente.

-Sai, stavo pensando che...- Alzò di poco la testa apparentemente pensieroso...in realtà, lo conoscevo bene, stava per sparare una delle sue solite stronzate, meglio prepararsi.

-Cosa?- Lo sollecitai impaziente. Lo odiavo quando interrompeva le frasi!

-Quel pop corn è finito proprio dove avrei voluto essere io per tutta la durata del film...e anche dopo.-

-Nel mio reggiseno?- Chiesi stranita, arrossendo di botto dopo essermi resa conto di averlo detto ad alta voce.

Che cretina che ero! E meno male che mi ero pure messa in guardia, non si era mai preparati al peggio invece! Per fortuna non avevo posto la reale domanda che mi era belenata in testa inizialmente, ovvero “Fra le mie tette”? Un minimo di dignità mi era ancora rimasto...forse.

Non osai guardarlo in faccia dopo quell'ennesima e stupidissima figuraccia.

Altra stronzata in arrivo quasi sicuramente...

-Veramente?- Sembrava sorpreso. Strano, sorpreso per cosa? -Ho davvero fatto canestro?-

Mi voltai verso di lui incredula; poteva una persona stupire due volte con le sue cazzate nel giro di pochi secondi? Evidentemente sì.

-Ero sicuro di aver centrato la maglietta, ma pure il reggiseno...!- Si stava pavoneggiando il cretino! Come un bambino che aveva vinto il suo giocattolo preferito!

-Ma che bravo! Vuoi il peluche forse?- Mi uscì in tono più acido che sarcastico.

-Due.- La sua espressione vittoriosa lasciò posto ad un sorriso malizioso e sfrontato, -Decisamente morbide e piacevoli al tatto...-

Rabbrividii, ritrovandomi inevitabilmente ad immaginare le sue mani e la sua bocca tentatrice sul mio seno. Oddio. Non potevo eccitarmi solo per una cosa del genere, cazzo!

Aprii la bocca pronta a ribattere, prima di richiuderla sconcertata. Avevo capito bene l'allusione, nessun fraintendimento, di quello ne ero certa. Solo non trovavo un insulto abbastanza brutto per rispondergli.

-Pervertito.- Girai la testa di scatto per nascondere l'involontario rossore che si stava espandendo vergognosamente sulle mie guance.

In risposta arrivò una risata soffocata che mi scombussolò come sempre nel profondo. Una parte di me avrebbe voluto incominciare a correre e a scappare da lui, l'altra invece, era completamente paralizzata ed ipnotizzata da quel suono, da quel viso così...spensierato, svagato, meraviglioso.

Forse sarebbe stato il caso di ficcarsi due dita in bocca e vomitare per quei pensieri così sdolcinati, almeno quell'atmosfera insopportabilmente romantica -noi due, da soli, al buio, a scherzare...- sarebbe stata completamente distrutta, annientata, disintegrata, disciolta nel mio vomito. Ecco, pensare al mio vomito aiutava a distrarmi, mi sentivo meno...a disagio.

Mi chiusi nel mio mutismo per altri cinquanta passi, fino a quando non mi accorsi di un piccolo dettaglio: stava volutamente allungando la strada. Aggrottai la fronte; l'avevo seguito sovrappensiero senza accorgermene.

-Ho voglia di camminare...- Spiegò tranquillo, indicando il vialetto del parco sotto casa nostra.

Annuii senza dire nulla. Non che stessi morendo dalla voglia di continuare a camminare con quel freddo, ma...inutile dire che la sua compagnia fosse più desiderata di qualsiasi altra cosa in quel momento. Sarebbe stato preferibile trovarsi in una stanzetta, al caldo magari...ma andava bene anche così, ci si doveva accontentare.

Oh Alice, che dici?! Te lo devi dimenticare!

Ma come potevo riuscirci se lui da stronzo diventava così...adorabile? Certo, sempre pervertito era, ma non potevo negare che le sue battute mi avessero fatta accaldare parecchio...e non solo per via dell'imbarazzo.

-Posso chiederti una cosa?- Oh merda no. Avevo aperto la bocca proprio un millesimo di secondo prima che lo facesse lui e lo avevo costretto a rimangiarsi quello che stava per dire.

-Sì, certo.-

Che cosa volevi dirmi in realtà?

Aveva risposto in fretta e piuttosto spiazzato dalla velocità con cui avevo parlato. Per quello, in un secondo momento, aveva assunto un'espressione contrariata per via di quella sua risposta concessa con fin troppa magnanimità e senza pensarci.

Grandioso! Avevo perso la mia occasione di chiedergli che cosa mi volesse dire prima che lo interrompessi io. Ero proprio un genio! E se fosse stato qualcosa di importante? Maledizione!

-Perché tu e Teo non siete più amici?- Ormai tanto valeva proseguire quello che avevo iniziato.

Dovevo in qualche modo distrarmi dalla nuvoletta di respiro che usciva dalla sua bocca -e che attirava pericolosamente la mia attenzione su quest'ultima- per via del freddo, dovevo in qualche modo evitare di pensare ai suoi baci sul mio seno...no?

Lui strabuzzò gli occhi sorpreso, non si aspettava che io fossi a conoscenza di tutto.

-Come fai a sapere che io e Teo eravamo amici?- Riacquistò la sua espressione neutra, quella che odiavo di più e che mi impediva di capire che cosa stesse realmente provando.

-Me l'ha detto lui. E Mel.- Era giusto coinvolgere entrambi, non volevo che se la prendesse solo con Teo...lo avrebbe fatto conoscendolo.

Alzò gli occhi al cielo, forse un po' meno sulla difensiva, -Avrei dovuto immaginarlo...- Rallentò il passo pensieroso, -Perché me lo chiedi? Teo ti avrà già raccontato di quanto io sia stato stronzo e crudele.- Qualcosa in quel suo ghigno arrogante non mi convinse.

-Non mi ha detto niente di tutto questo. Mi ha detto solo che hai iniziato ad ignorarlo senza un motivo...- Teo rimaneva comunque un bravo ragazzo, non avrebbe mai parlato male alle spalle di nessuno.

Si fermò del tutto, senza distogliere lo sguardo dalla strada. Sembrava stesse valutando se fosse o no il caso di dirmelo.

-Se non vuoi parlarne...- Iniziai incerta, pentendomi di averglielo chiesto. Del resto, che mi aspettavo? Che mi raccontasse così i fatti suoi? Che mi considerasse una persona con cui...

-Non c'è solo un motivo, sono tanti motivi messi assieme.-

Lo stupore sul mio viso lo divertì parecchio a giudicare da quel sopracciglio sollevato.

Mi ricomposi alla svelta e ripresi a camminare lentamente in attesa che lui facesse lo stesso. Non vedevo l'ora di arrivare a casa, freddo a parte, non mi piaceva sentirmi così esposta e fragile in sua presenza.

Aspettai in silenzio che riprese il discorso, sempre che con quella frase non avesse voluto farmi capire che non avrebbe raccontato nulla.

-Prova a spiegarmene almeno uno...- Azzardai, la gola secca e lo stomaco in subbuglio. Avevo osato troppo forse, sollecitarlo non mi avrebbe aiutato nel mio intento di farlo parlare.

-Ti sembreranno stupidi...- Aveva scosso la testa, le labbra piegate in un sorriso quasi...era quasi...imbarazzato! Lui! Ed era così...fottutamente carino e...adorabile.

Mi sfregai le mani nervosa, nel vano tentativo di scaldarmele, -Non credo...se non lo sono per te, non possono esserlo per me.-

Oh sì, che brava che ero! Uscirmene con quelle frasi da leccaculo innamorata, proprio intelligente!

Si girò svelto a guardarmi, colto alla sprovvista da quell'affermazione, riacquistando poi subito il suo solito ghigno sicuro di sé.

Oh no. No, no, no, no. Non guardarmi così, eh! Cos'è, un invito a stuprarti?!

E tanti saluti al suo imbarazzo...e un bel bentornato al mio.

Da brava idiota, riuscii a farmi andare di traverso la saliva, ma fortunatamente riuscii anche a camuffare la cosa con qualche lieve colpo di tosse non troppo pronunciato.

-Era completamente privo di personalità.-

La mascella mi cadde per lo sbalordimento; e quello che c'entrava?

-Qualsiasi cosa...facevo io...lui la doveva assolutamente copiare. Qualsiasi cosa piaceva a me...qualche giorno dopo iniziava a piacere anche a lui ed era...snervante.- Sembrava veramente difficile per lui parlare, sembrava non sapesse come spiegarsi, ma sopra ogni altra cosa...sembrava realmente interessato alle mie reazioni, quasi avesse il timore che potessi considerarlo davvero stupido. -E non parlo solo di ragazze...- Si mordicchiò le labbra ed i miei occhi seguirono rapiti quel gesto.

Concentrati su quello che sta dicendo!

-Ti riferisci ad Elisabetta?- Ecco, meglio parlare per non lasciargli interpretare i miei pensieri.

-Sei informata bene...- Non era arrabbiato, solo divertito. -Comunque no, non mi riferisco solo a lei. Mi riferisco a Beatrice, Gaia, Maria, Irene, Sara, Lidia, Sharon...-

I miei occhi si spalancarono sempre di più ad ogni nome...voleva dire che...?

-Mi riferisco ad ogni ragazza che mi è piaciuta dalle elementari alla terza media.- Mi guardò tranquillo, l'espressione immutata. -E che iniziava a piacere anche a lui guarda caso...- Scrollò le spalle, ma quello non servì ad impedirmi di notare il tono questa volta irritato. -Andava avanti a dirmi “Non ti dispiace vero?” e io...- Arretrò di poco con la testa sbattendo velocemente le palpebre, -Che cazzo avrei potuto dire da ingenuo migliore amico se non “Figurati”?-

Si scompigliò i capelli con una mano, mentre nei suoi occhi passava un lampo di soddisfazione preoccupante, -Certo, da quel punto di vista mi sono vendicato...-

-Vendicato?- Domandai senza pensarci, -In che senso?- Già pensavo al peggio, vendette di tutti i tipi. Aveva bruciato la macchina del padre di Teo forse? Era parecchio bravo a dar fuoco alle cose...me compresa.

Si voltò per un attimo indietro, fingendo di guardare qualcosa di inesistente alle nostre spalle; probabilmente lo fece come diversivo per sviare la mia attenzione dal suo viso, -È una lunga storia...-, rispose seccamente, lasciandomi intendere che non avrebbe aggiunto altro riguardo quella faccenda.

-Quindi hai smesso di parlargli per questo?- Stavo solo cercando di capire, non lo stavo criticando per le sue motivazioni. Certo, era da criticare per il modo in cui aveva troncato quell'amicizia, senza dire nulla e comportandosi male con Teo che alla fine non aveva fatto nulla, non volontariamente almeno.

-Sì e no.- Schioccò la lingua annoiato, -Diciamo che oltre ad essere appiccicoso come la colla, geloso come una fidanzatina, noioso come mio nonno e privo di personalità...era anche parecchio petulante e si è appropriato più volte di idee mie, spacciandole per sue e...- Si bloccò sospirando, -Venivo sempre messo a confronto con lui da mia madre, i miei voti venivano spesso confrontati con i suoi nettamente superiori. Credo che la nostra amicizia sia nata solo grazie al fatto che le nostre madri si conoscevano dal liceo.- Si avvicinò di poco e, per quanto innocenti potessero essere le sue intenzioni, la cosa mi fece irrigidire. Smisi di respirare per qualche secondo, temendo che la mia mente potesse essere influenzata dal suo profumo.

-Ma dai!- Dissi tutto d'un fiato, ansimando per via del respiro trattenuto troppo a lungo. Sì, ero una pippa, avevo pochissima resistenza. -Davvero le vostre madri già si conoscevano?- Cercavo disperatamente di non fargli capire quanto la sua vicinanza mi rendesse ansiosa, peccato che la voce era uscita troppo acuta per non insospettirlo.

Lui annuii, non commentando fortunatamente il mio tono stridulo.

-Forse ho sbagliato a...ignorarlo così da un giorno all'altro, ma...pian piano, facendo amicizia con Andrea e Lele...mi sono reso conto che Teo non era affatto un amico per me...ero arrivato quasi ad odiarlo, è stata una liberazione smettere di frequentarlo.-

Fremetti nel momento in cui fece un ulteriore passo verso di me e quella volta, lo lessi nei suoi occhi, non c'era niente di innocente in quello che faceva, avrei dovuto pensarci anche prima in effetti.

-A quanto pare...- Mi trattenne per un polso non appena mi vide accelerare il passo in cerca di una via di fuga, -non ha ancora perso il vizio...- Mi attirò a sé senza nessuna fatica, nonostante cercassi invano di sfuggirgli, -di interessarsi alle cose che interessano a me.-

Avrei voluto abbassare la testa e sfuggire ai suoi occhi, ma...era praticamente impossibile, mi avevano inchiodato sul posto, furenti ed eccitati.

Io gli interessavo, certo, ma in che senso? Solo dal punto di vista fisico? Voleva solo continuare a scoparmi quando gli faceva più comodo?

Le cose. Mi aveva paragonato di nuovo ad un oggetto? L'aveva fatto di proposito? Non c'era cattiveria nel suo sguardo, né l'intento di ferirmi. C'erano solo rabbia e voglia di...me.

Non potei nemmeno finire le mie solite paranoie mentali che mi ritrovai la sua bocca sulla mia e le sue mani dappertutto, prima sui capelli, poi sulla schiena, poi suoi fianchi...sembrava non riuscisse a stare fermo, sembrava voler toccare ogni singola parte del mio corpo, come se...gli fosse mancata da morire.

-Credevo di impazzire...- Sussurrò roco, mordicchiandomi il labbro per farmi schiudere bene la bocca. Con un gemito mi arresi e ricambiai del tutto il bacio, circondandogli a mia volta il collo sconfitta.

Mi era mancato, risentire quel sapore era come tornare a casa dopo anni di anni di assenza, era come riprendere a respirare dopo aver trattenuto il respiro. Lui era...-tanto per pensare a qualcosa di sdolcinato e bimbominchioso stile Moccia- come il cibo che da troppi giorni non mangiavo. Lui era il cibo di cui avevo bisogno per sfamarmi. Riusciva a togliermi l'appetito e a ridarmelo con un solo bacio. La cosa era preoccupante...

-Tu ed il tuo eccitante modo di morderti le labbra...- Imprecò staccandosi da me giusto il tempo di dire quella frase, per poi baciarmi di nuovo.

Per capire di che stesse parlando ci misi qualche secondo, la mia mente era ancora in stand-by e fu difficile riattivarla. Si riferiva...al cinema forse...mi ero morsa più volte le labbra nelle scene in cui avevo avuto più paura, ma...era una cosa che facevo inconsciamente, non ci riflettevo mai più di tanto. E soprattutto non pensavo che lui lo avesse notato.

Indietreggiai senza nemmeno accorgermene, trascinata solo dalla sua passione e dal mio desiderio.

Quando avvertii il bordo di un qualcosa di indefinito dietro le ginocchia, persi l'equilibrio e caddi su una superficie fredda e dura. Era...una panchina. Non ebbi il tempo di esaminarla troppo, perché lui fu subito su di me, più famelico di prima. -Non ci sei andata a letto, vero?- Mi costrinse a sdraiarmi completamente di schiena, mentre lui mi imprigiova poggiando i gomiti ai lati del mio corpo.

-Di che...- Fui zittita da un altro bacio, -Per questo ti ha dato della puttana fedele?- Slacciò i bottoni del mio cappotto ingombrante in un attimo.

Pur essendo ancora mezza rimbambita per via di quei meravigliosi baci, bastarono quelle due paroline a farmi capire di che cosa stesse parlando. Si riferiva a Matteo.

Non risposi, le sue carezze sotto la stoffa pesante avevano iniziato a risalire lungo il mio ventre, annebbiando definitivamente quella piccola parte di cervello rimasta attiva.

Possibile che stessi sudando a metà gennaio? Possibile che con quel freddo mi sentissi ribollire il sangue nelle vene? Di certo mi sarebbe venuta la febbre a quaranta, tanto per cambiare...sempre per colpa sua, come quella volta sulle scale...

-Dimmi che non ci sei andata a letto.- Strinse un seno senza un minimo di delicatezza, facendomi mugolare in segno di protesta.

-Dimmelo.- L'altra sua mano andò ad artigliare con forza una delle assi in legno che costituivano il sedile della panchina. Solo la mia mente confusa aveva registrato una nota di disperazione nella sua voce probabilmente, solo il mio cuore innamorato aveva sentito un “Ti prego” inesistente.

Non si sarebbe arreso tanto facilmente, quello mi fu subito chiaro. I suoi baci ben presto si spostarono più in basso, arrivando fino allo scollo a V del mio maglione.

Un flebile e disperato -No- si dissolse nell'aria gelida insieme alla nuvoletta di fiato da esso causata. Nelle mie orecchie, continuavano a rimbombare i nostri ansiti ed il rumore delle foglie degli alberi intorno, unici spettatori silenziosi di quello che stava succedendo. Unici testimoni di quel delitto, dell'omicidio del mio cuore.

-No cosa? Non ci sei andata a letto?- Soffiò sul seno sinistro, quasi a volersi beffare di quell'organo che ancora pompava sangue. Il suo respiro era caldo ed affannoso, un delizioso e stuzzicante solletichio sulla mia pelle arrossata a causa dei suoi continui morsi e baci.

Inarcai la schiena e con le mani spinsi ulteriormente il suo viso nella mia scollatura.

Che senso aveva tutto quello? Che senso aveva mentire ancora?

-No.- Confermai reclinando la testa indietro sull'asse fredda della panchina. A quel movimento, seguii uno scricchiolio, il rumore di piccoli frammenti di qualcosa che si stavano sgretolando. Ghiaccio probabilmente.

Nonostante le mie mani stessero trattenendo il suo viso con tutta la forza di cui ero capace, ci mise un attimo lui ad alzare la testa per incontrare i miei occhi.

Non mi diede molto tempo per esaminarli, perché catturò nuovamente le mie labbra l'attimo dopo, con più slancio, ma anche più...dolcezza. Eppure quello che vidi per quel quarto di secondo riuscii lo stesso a spiazzarmi del tutto.

Era felice. No, la parola felice non rendeva nemmeno un po' l'idea, lui era molto più che felice. Tralasciando il fattore fisico che premeva sulle mie gambe, i suoi occhi mi erano sembrati così...gioiosi.

Rischiò quasi di strapparmi i jeans di dosso nel tentativo di slacciarmeli, mentre con la bocca mi stava lasciando una scia di baci bollenti lungo tutto il collo fino alla spalla.

Era contento. Più attento e meno brusco di prima.

E tutto perché ti ho detto che non sono stata con Matteo?

Fui io a sollevargli la testa quella volta, desiderosa di guardarlo bene in faccia mentre gli chiedevo ciò che più mi premeva sapere.

-Perchè?- Mi umettai le labbra per godere appieno del suo sapore rimastomi ancora dal bacio precedente.

-Perchè cosa?- Chiese disorientato, gli occhi annebbiati dal piacere.

Non mi sarei lasciata distrarre di nuovo dalle sue carezza sempre più ardite, -Perché me lo hai chiesto?- Lo sentii irrigidirsi.

-Perché ti interessa così tanto sapere se ci sono andata a letto o no?-

Volevo saperlo, non mi avrebbe più presa in giro con scuse accampate in aria. Come quella della ginnastica in casa ad esempio.

Dalla sua espressione sorpresa, capii di aver toccato il tasto giusto. Lo avevo messo in difficoltà, era evidente che non sapesse cosa rispondermi, né tantomeno come prendere tempo o cambiare discorso.

Decisi di essere io quella sleale per una volta e, senza pensarci su troppo, avvicinai il suo viso al mio e lo baciai con foga. Gli allacciai le gambe alla schiena, sfregando lascivamente il mio bacino contro il suo. Fu tremendamente appagante ed eccitante sentirlo gemere sommessamente. Peccato che mettere in difficoltà lui, significava mettere in difficoltà anche me di rimando. Stavo stringendo con talmente tanta forza le mie gambe contro la sua schiena -desiderosa di un contatto sempre più intimo-, da sentire un leggero formicolio fastidioso nei polpacci.

Mi ritrovai a gemere a mia volta, frustrata e consapevole che quel bruciore in mezzo alle mie gambe non si sarebbe affievolito nemmeno un po'. Dovevo seguire il mio piano.

Lui più volte aveva ottenuto slealmente alcune risposte da me, portandomi allo stremo con le sue carezze. Toccava a me ora.

-Perché?- Richiesi, il tono di voce molto simile a quello di una delle “graziose” signorine dei canali porno, mandati in onda ad una certa ora, che invitavano “gentilmente” il pubblico maschile a telefonare.

No, non ero brava come lui a strusciarmi per ottenere ciò che volevo, ero troppo coinvolta.

-Perché?-

Già che c'ero, approfittai della situazione per giocare con la chiusura dei suoi jeans, infilando una mano fra i nostri bacini e trattenendo il respiro quando le mie dita finirono per sfiorare inevitabilmente qualcos'altro.

Stava...fremendo il signorino. Stava ansimando, sudando, impazzendo. E tutto per quelle carezze lievi che avevo iniziato ad azzardare, sul rigonfiamento dei suoi jeans.

Qui va a finire che finisco io al manicomio...

Io ero più pazza di lui, ero messa molto peggio. Si poteva dire che...nelle mie mutandine ci fosse un vero e proprio Oceano Atlantico.

Sempre che non finisca all'ospedale per sovraeccitazione...come i vecchietti...

Lo vidi deglutire più volte e, per distrarmi, seguii il suo pomo d'adamo muoversi velocemente.

Mi stava venendo voglia di infilarla dentro i jeans la mano e di accarezzare lentamente...oddio, sono più pervertita di lui!

Pomo d'adamo. Pomo d'adamo. Pomo d'adamo. Dovevo distrarmi.

Aprì la bocca, gli occhi stralunati ed appannati dal desiderio. Una piccolissima fiammella di speranza si accese dentro di me; forse stava per vuotare il sacco, forse le mie carezze avevano funzionato, forse il sacrificio dei miei neuroni non era stato invano, forse non stavo morendo dalla troppa eccitazione per niente...

La richiuse di colpo, scuotendo la testa come a rimproverarsi per ciò che stava per dire.

-E tu...allora?-

Mio Dio, ero stata davvero io a ridurlo così? La sua voce roca era un singhiozzo unico...

La mia risposta non fu che un degradante verso primitivo, dovuto a quel contatto non ancora interrotto con il suo basso ventre.

-Io cosa?- Non avevo un filo di saliva in gola, era secca, stavo deglutendo a vuoto...

Tolse bruscamente la mia mano dalla cerniera dei suoi pantaloni -che fosse arrivato al limite?-, gettandola con la stessa poca gentilezza dietro alla sua schiena. -Perché...non ci sei andata...a letto?- Affondò il suo viso fra i miei capelli, ispirando il mio profumo e riprendendo a mordere piano il mio collo. Che fosse o no un diversivo per cercare di calmare il suo amichetto non mi era dato saperlo.

-Cheee...?- Aggrottai la fronte schockata. Prima mi implorava quasi di dirgli che non ero stata con Matteo e poi mi chiedeva perché non ci avevo scopato? Ma era normale?!

La rabbia iniziava a farsi strada fra la nebbiosa foschia del piacere, permettendomi di ragionare un attimino più lucidamente.

-Questi non sono affari tuoi!- Afferrai le sue spalle con entrambe le mani, tentando inutilmente di spingerlo via.

Lui non demorse, anzi, si aiutò aggrappandosi di nuovo alla panchina, potendo così continuare indisturbato a torturare di baci i miei seni.

-Lasciami...- La frase che avevo ripetuto più volte da quando lo avevo conosciuto.

-No...Prima rispondimi.-

Strabuzzai gli occhi basita. Io? IO avrei dovuto rispondere a LUI? Evidentemente il signorino non sapeva come funzionasse il mondo.

-Prima rispondi tu a me...-

Avrei voluto aggiungere qualche altra frase più aspra, dettata dalla sofferenza che mi stava causando da settimane ormai.

Aveva fortunatamente -per la mia sanità mentale- lasciato perdere il mio seno, concentrandosi solo ed esclusivamente sui miei occhi. Sollevò appena un sopracciglio. -Tu non lo ami.-

Ok, forse era già il caso di chiamare la polizia per costituirmi...avrei detto qualcosa del tipo “Venite, ho ucciso un ragazzo”. L'arma del delitto era ancora da decidere...forse la matita per gli occhi che avevo in borsa, forse avrei potuto tagliargli la gola con la lima per le unghie o con le unghie stesse, piuttosto affilate...o forse potevo far partire -collegando fili e robe varie- la moto parcheggiata lì vicino e investirlo...peccato che non avessi idea di come farla partire, né sapevo guidarla.

Hai scoperto l'acqua calda, idiota.

-Tu.Sei.Un.Cretino.- Riuscii a divincolarmi a fatica e ad alzarmi.

Come diavolo si permetteva di dire una cosa del genere?! Che cosa c'entrava poi con la domanda che gli avevo fatto io?!

Lui non si scompose, continuò a guardarmi con la stessa faccia enigmatica e sicura di sé del Detective Conan. Sì, quella di un odioso saputello che aveva capito tutto, anche l'impossibile.

-Quando ti ha messo un braccio intorno al collo, quel giorno, davanti all'ascensore...-

Sobbalzai a quel ricordo. Quando Matt gli aveva detto che stavamo insieme...

-Ti sei irrigidita.-

Stavo già aprendo bocca per protestare con un “Questo non vuol dire niente”, ma lui riprese a parlare.

-Era chiaro che la sua vicinanza ti infastidisse.- Non mi stava canzonando, stava solo analizzando i fatti...quello che mi dava più fastidio era che lo stesse facendo da persona estranea alla vicenda. Neanche fosse stato il mio psicologo.

Non sapevo cosa rispondere. Come potevo farlo del resto? Aveva ragione da vendere e i fatti parlavano chiaro.

-Quando ti tocco io...-

Ri-ciao sorrisetto odioso, arrogante e presuntuoso, non mi eri affatto mancato.

-reagisci in tutt'altro modo...- Finì la frase con una certa ed evidente soddisfazione nello sguardo.

-Sai cos'è l'attrazione? Ecco, si tratta solo di questo.- Un'altra madornale cazzata, tanto per cambiare. Magari se la ripetevo più volte potevo convincermene...chissà.

Lui scosse la testa divertito. -Lo so cos'è, sì. E a maggior ragione dico che tu non sei minimamente attratta da lui, per questo non ci sei andata a letto...non ne sei nemmeno innamorata, si capisce anche dal tuo sguardo.-

-Dal mio sguardo?- Stavo tremando; troppe emozioni si stavano affollando e spingendo per farsi posto dentro di me. Rabbia, frustrazione, sofferenza, tutte forti e difficili da tenere a bada. -Perché, tu capisci se sono innamorata dal mio sguardo?-

Allora dovresti capire che lo sono di te.

Stavamo portando la conversazione verso un territorio spinoso...ma ormai, non potevamo più tornare a scherzare come prima.

-Capisco che di lui non lo sei di certo. Dal tuo sguardo...- Riprese, girando intorno alla vera domanda che gli avevo posto, -Si vedeva che eri tesa, infastidita...-

Ancora con la storia dello sguardo. Come se lui fosse stato davvero in grado di capirmi dai miei sguardi. Se fosse stato così, allora sarebbe riuscito a capire che il suo modo di fare tante volte mi aveva ferita, avrebbe capito che avevo mentito, che non era solo l'attrazione a spingermi verso di lui, che ne ero innamorata.

-Visto che sai leggere tanto bene i miei occhi...- La voce mi uscì bassa, leggermente spezzata da un pianto molto più prossimo di quanto pensassi, -Che cosa ti dicono in questo momento?- Lo sfidai, esternando una tranquillità in contrasto con ciò che sentivo dentro.

Lo sorpresi con quella richiesta, ma finsi di non notarlo, mi limitai a fissarlo intensamente negli occhi, sperando che per una volta nella vita, fosse davvero in grado di capirmi.

Ti amo, idiota.

Mi fissò di rimando, seriamente, non accennando a parlare per alcuni secondi. Quando aprì la bocca per rispondermi, sentii il cuore schizzarmi fino in gola per l'ansia.

Poi però, distolse lo sguardo disorientato, puntandolo verso qualcosa dietro di me.

Ecco, era un codardo, di nuovo mi ero illusa per niente.

-Alice?-

Ohssantissimosignoredeicieli, che spavento!

Mi girai di scatto su me stessa, guardando ad occhi sgranati la persona che mi stava osservando crucciata da dietro.

-Papà?- Che ci faceva lì?

-Tesoro che ci fai qui?- Fece confuso, -Io aspettavo che tu mi chiamassi per venirti a prendere al cinema...dato che non chiamavi, sono uscito lo stesso per venire a controllare che fosse tutto apposto...- Spiegò grattandosi la testa e lanciando una fugace occhiata a Lore.

-Sì, beh...eravamo al cinema insieme e...- Era difficile mettere su un discorso coerente dopo quello che era appena successo. Fui salvata in corner dal mio “nemico” subito dopo i miei balbettamenti per fortuna.

-Ci siamo incontrati là.- Lui non era per niente scosso, ovviamente. Perché avrebbe dovuto esserlo? Ero io quella innamorata e ferita. Quella che stava soffrendo e che si illudeva che lui potesse capirlo in qualche modo. -Così mi sono offerto di accompagnarla a casa, dato che dovevamo comunque fare la stessa strada.-

Mio padre annuì, ma spostò ugualmente lo sguardo su di me in attesa, la fronte aggrottata. Voleva che confermassi, non si fidava totalmente di quello che aveva detto Lore.

-Sì, infatti.- Fu il massimo che il mio cervello riuscì ad elaborare.

Impossibile capire se fosse stato un sollievo o no l'arrivo di mio padre. Chissà che cosa mi avrebbe detto Lore, chissà che cosa aveva visto nei miei occhi...

Amareggiata, camminai al fianco di mio padre in silenzio.

Una volta arrivati al sesto piano del nostro palazzo, mio padre ringraziò Lore che si limitò ad abbozzare un forzato sorriso in risposta.

E a me? Non mi saluti? Non mi sorridi nemmeno? Va bene anche un sorriso forzato, ma almeno guardarmi...

Niente. Entrò in casa sua senza girarsi nemmeno per sbaglio verso di me.

Ti odio.

Magari fosse stato davvero così...

Mi buttai sul mio letto appena varcata la soglia di casa, affondando il viso e le lacrime nel cuscino.

Perché continuavano a venirmi pensieri del genere, perché continuavo a farmi del male? Dopo tutto quello che ci eravamo detti quella sera...

Sapevo di dovermi comunque fare forza. La sfortuna aveva voluto che io, lui, Andrea e Lele, fossimo scelti per lavorare lunedì pomeriggio ad un compito di diritto. Quindi lo avrei di nuovo incontrato, lo avrei di nuovo avuto vicino, avrei dovuto parlarci per scuola...e dovevo fare di nuovo finta di niente...per quanto tempo sarei riuscita ad andare avanti ancora? Quante volte potevo crollare e rimettermi in piedi? Speravo quella fosse l'ultima, ma non ne ero poi tanto certa. Perché da quando c'era di mezzo quel sentimento tanto odiato, ero diventata una masochista cronica.



Odiavo il lunedì mattina, ma odiavo ancora di più il pomeriggio. Ero sopravvissuta alla mattina, sperando che durasse il più a lungo possibile, sperando che la prof di filosofia ci tenesse prigionieri in classe alla fine dell'ultima ora, e tutto per non andare a casa di Lele nel pomeriggio. E pure a pranzo. Già, perché la madre di Lele era stata così gentile da invitare anche me, impaziente di farmi assaggiare le sue favolose lasagne fatte in casa.

Durante il tragitto scuola/casa di Lele, il mio amico -ormai lo potevo pure considerare così- occhialuto fu l'unico a rivolgermi la parola. Non che mi aspettassi che Lore e Vergata si abbassassero a tanto, ovviamente.

Lui non mi aveva ancora rivolto la parola, di nuovo, fingeva che non fosse successo niente. Forse era meglio così, non avrei avuto la forza di riprendere il discorso di quella sera.

Lele mi aveva fatto sorridere quando, tutto entusiasta, mi aveva detto di aver chiesto il numero di telefono a Daniela. Anche lei lo era molto, l'avevo sentita il giorno prima e gongolava dalla gioia.

Ero un po' meno e contenta per quello che mi aveva detto Angie...


-Ti ha riaccompagnato fino al portone di casa?- Chiesi sorpresa. Beh, tutto sommato non era così idiota, era stato gentile in fondo.

-Sì!- Aveva strillato lei al settimo cielo, -Anche se sarebbe più corretto dire che mi ha spalmata sul portone di casa!-

-Oh, ma...- Aggrottai la fronte schifata ed incredula al tempo stesso, -Ma che pervertito!-

-A me mica è dispiaciuto eh! Sapessi come lavora con la lingua Aliciosky...per non parlare del suo...-

-Non mi interessa!- Ci mancava solo che mi descrivesse nei dettagli Andrea Junior.

-Lo sentivo sulla gamba ed era...oddio, avrei voluto sentirlo...-

-Angie!- La interruppi di nuovo. Mi avesse parlato di un ragazzo che non conoscevo avrei ascoltato i pettegolezzi interessata. Ma se mi parlava di uno che conoscevo e che avevo davanti agli occhi tutti i giorni, la cosa mi infastidiva! Poi, conoscendomi, la prima volta che avrei visto Vergata mi sarebbe tornata in mente quella conversazione riguardante il suo...coso.

-È una tigre affamata Ali, non ha perso un secondo!-

-Sono davvero piacevolmente sorpresa!- Ovviamente l'avevo detto ironicamente, ma lei non ci aveva minimamente fatto caso, troppo contenta di quel suo nuovo elemento nella schiera dei “ragazzi scopabili”.

-Anch'io! Sai quanto mi piacciono i ragazzi così! Quelli che non si perdono in chiacchiere e passano subito all'azione!- Oddio, stava tratteggiando Andrea come l'uomo della sua vita!

-Lo voglio rivedere, devi assolutamente procurarmi il suo numero!-

-Ma perché non glielo hai chiesto tu?- Così avrebbe risparmiato a me l'ingrato compito. Purtroppo dovevo farlo, lei aveva chiesto il numero di Matteo per me alle medie...

-Eravamo troppo presi! La foga del momento, sai...poi è arrivato il portinaio,- Sbuffò, -E allora se n'è dovuto andare...c'erano pure i miei a casa, non avrei potuto invitarlo su.-

Scossi la testa rassegnata. Sapevo già che mi avrebbe tartassato finché non avrebbe avuto quel numero nella sua rubrica...perciò...


-Vergata?- Accidenti, detto ad alta voce e con quel tono, quel cognome sembrava quasi un insulto!

Mi sedetti su un posto liberatosi alla fermata prima, mentre sentivo gli sguardi curiosi e sorpresi di Lele e Lore addosso; effettivamente non era mai capitato che io per prima di mia iniziativa rivolgessi la parola a quella scimmia del loro amico.

-Puccio?- Rispose lui, con lo stesso mio tono di voce, solo più divertito.

-La mia amica Angelica...- Iniziai, osservando i suoi occhi lampeggiare non appena sentì quel nome. Se la ricordava. E anche molto bene, -Vorrebbe avere il tuo numero.-

-Stavo per chiedertelo io!- Pazzesco! Si era illuminato come l'albero di Natale in Duomo!

Me lo segnò sulla rubrica non appena gli passai il cellulare, -Dille di farsi sentire subito, appena glielo puoi dare.-

Non avevano proprio intenzione di perdere tempo eh. Beh, in fondo Angie si era dimostrata così entusiasta ed impaziente di andarci a letto, specie dopo aver sentito il suo...Oddio! Ecco, lo sapevo che sarei arrivata a pensarci!

Arrossii involontariamente, sperando con tutto il cuore che nessuno se ne accorgesse.

-Puccio, ma...!- Andrea sbatteva le palpebre neanche avesse appena scoperto che gli asini avevano acquisito la super capacità di illuminarsi e volare come lucciole, -Se lo vuoi usare anche tu non c'è problema!- Fece tutto compiaciuto. Ci misi qualche secondo a realizzare che stesse parlando del suo numero e non di...altro.

-Io sono disponibile a qualsiasi ora!- Si pavoneggiò passandosi una mano fra i capelli.

Oddio. Cos'era, un gigolò a tempo pieno?

-Tranne nel pomeriggio quando dormi nel letto matrimoniale insieme a tua nonna.- Ed il premio nobel per la frase più acida del mondo veniva vinta da...Lorenzo Latini!

-Ma...- Andrea boccheggiò incredulo e con sguardo fintamente ferito per qualche secondo, -Solo perché le manca mio nonno! E poi mi dà pure venti euro se le faccio compagnia!-

Nessuno dei tre riuscì a trattenere una risata, specie dopo che una signora seduta lì vicino si era schiarita la voce scandalizzata.

-Cioè...- Sgranò gli occhi, -No cazzo, non in quel senso!-

-Ah guarda, se ti piace far compagnia alle persone anziane non è affar nostro.- Scherzò Lele, fra una risata e l'altra.

Arrivammo a casa di Lele qualche minuto dopo, mentre Andrea cercava ancora inutilmente di spiegarsi riguardo il suo dormire con la nonna. Peccato che ogni frase sembrasse ambigua...

Pranzammo con le favolose lasagne di sua madre, che favolose lo erano davvero! Cavoli, ero abituata alla cucina schifosa dei miei, quelle lasagne erano un piacere divino per il mio palato! Non fui l'unica a chiedere un bel bis, anche gli altri tre lo fecero, spazzolando del tutto il piatto solo pochi minuti dopo.

Iniziammo a lavorare al compito alle tre e mezza. Stupido compito che consisteva nel riassumere la trama di un film che avevamo visto, farne la recensione costruttiva e scrivere infine un parere personale a testa.

Come poco prima a pranzo, mi sedetti a capotavola, Lore alla mia sinistra e Andrea alla mia destra. Alla fine avevo deciso così, pensando che avere Lele di fronte e guardare lui negli occhi fosse molto più semplice.

Non passò neanche un'ora, che la madre di Lele arrivò a portarci thé, biscotti fatti in casa e pasticcini come merenda.

-Lasciali pure qua mamma. Siamo ancora pieni, abbiamo finito da poco di mangiare.- Spiegò Lele sorridendole come solo un figlio premuroso poteva fare.

Magari anche mia madre cucinasse così!

Dopo aver visto quelle meraviglie era inevitabile pensarlo!

-Iniziamo dalla trama e poi facciamo la recensione...il commento personale lo possiamo fare anche più tardi, ognuno a casa sua.- Propose Lele, prendendo il suo portatile dalla scrivania, nel caso ci servisse andare in internet per qualsiasi cosa.

Iniziai ad abbozzare qualcosa sul foglio che mi aveva passato, scrivendo data, i nomi dei componenti del gruppo e una piccola scaletta di ciò che avremmo fatto.

Non fu semplice lavorare seriamente, gli unici a fare qualcosa eravamo io e Lele...Lore continuava a scrivere qualcosa di infinito al cellulare, mentre Andrea...beh lui ormai era partito per la tangente con battute cretine e patetiche. Distraeva e basta.

-Puccio ma lo sai che non sei così male?-

-Grazie Vergata, non posso dire lo stesso di te purtroppo.- Mi finsi dispiaciuta, prima di alzare gli occhi al cielo scocciata.

-Come no?- Si alzò, mostrando i muscoli neanche fosse stato Hercules, -Guarda qua che roba.-

-Idiota siediti.- Oh, Il Cretino per eccellenza aveva deciso di farci sapere che era ancora fra noi, lasciando perdere quel cavolo di cellulare.

Vergata si sedette con una scrollata di spalle, prima di ritornare a giocare al pc di Lele.

Mi consultai con Lele e parlammo per un po' di quello che avremmo dovuto scrivere. Fortuna che c'era lui, non sarei riuscita a sopravvivere altrimenti!

-Ehy Puccio, perché non pucci un biscotto nel thé?- Rise sguaiatamente quel cretino di Vergata. Cavoli, quoziente intellettivo pari a...-10.

-Ok, bene, quindi la recensione al film la lasciamo per ultima.- Ignorai il suo ennesimo commento idiota e continuai a scrivere sotto l'occhio vigile e attento di Lele.

-Saprei io cosa pucciare dentro di te, sai? Ma non mi limiterei solo a pucciarlo, andrei in fondo...-

-Andre!- Sbottò finalmente Lele, salvandomi da quella situazione che, oltre che snervante, stava diventando anche imbarazzante.

Ero troppo presa a sorridere grata a lui, per accorgermi del calcio che arrivò dalla parte sinistra del tavolo a Vergata.

-Ah, cazzo...!- Protestò inutilmente, senza che nessuno lo considerasse. Del resto, non serviva a niente se non a distrarre con le sue scemenze.

Dopo qualche minuto di silenzio -grazie al cielo!-, Vergata purtroppo riprese a parlare; per una volta sembrava realmente interessato ad imparare qualcosa, peccato che quel qualcosa fosse un verbo inerente al mio cognome.

-Qui sul Wikizionario sul verbo pucciare dice: “Immergere un oggetto, in genere molle,- Alzò lo sguardo dal pc per fissarmi con aria quasi solenne -E ti assicuro che il mio non lo è,- Ammiccò soddisfatto, prima di ritornare alla lettura, -In una sostanza liquida o fluida, in modo che lo stesso, riestratto, risulti bagnato.- I suoi occhi brillavano di entusiasmo, come quelli di un bambino che aveva l'occasione di fare ad un altro il suo scherzo preferito.

Oh poveri noi. Avrebbe di sicuro detto porcate come suo solito.

-Non dirlo.- Lore socchiuse gli occhi a metà fra il minaccioso ed il seccato.

-Andre...- Lo rimproverò anche Lele sospirando, -Siamo qui per fare questo benedetto compito!-

-Ma questa frase è un invito a nozze!- Si giustificò lui risentito.

-Vergata...- Poggiai la penna per massaggiarmi le tempie, -Ti tranquillizzo subito dicendo che non puccerai proprio un bel niente dentro di me.- Cosa mi toccava dire ad alta voce per colpa di quell'idiota! -Perciò non ha senso porsi questi problemi. Ora, gentilmente, potresti stare zitto e lasciarci lavorare?-

-Pff, quanto sei acida Puccio. Secondo me poi sei una di quelle che a letto si scioglie di brutto, di sicuro di bagnato...-

-ANDRE!- Lore e Lele lo dissero praticamente in simultanea, con l'unica differenza che lo sguardo di Lele poteva persino considerarsi rassegnato e giocoso, mentre quello di Lore...proprio no. Se avesse avuto un coltello o qualsiasi altra possibile arma -anche una matita appuntita probabilmente- a portata di mano, Andrea avrebbe quasi sicuramente fatto una brutta fine.

-Mamma ma quanto rompete!- Sbuffò più capriccioso che mai, girandosi verso Lore con la fronte sempre aggrottata, -E solo perché vuoi che la dia solo a t- La “e” finale si dissolse nell'aria, coperta dal rumore di una sedia che veniva bruscamente spostata.

Osservai la scena ad occhi sbarrati; oddio, perché Lore si era alzato, che voleva fare?

-Lore...- La faccia di Lele era preoccupatissima, la sua voce bassa ed implorante.

Vergata, invece, rimaneva tranquillissimo, lo sguardo di un bambino beato che nessuno avrebbe potuto far crollare.

-Andre...- Il modo in cui lo disse era da brividi...minaccioso e...per me dannatamente eccitante. La sua voce lo era, da morire. -Vieni fuori a fumare?-

Andrea fortunatamente non obiettò, si limitò ad alzare le spalle e a rispondere con un “Va beeene!”

-Oddio e se si ammazzano di botte?- Domandai non appena uscirono dalla stanza.

-Naah!- Lele sorrise più tranquillo, -Lore gli romperà i coglioni e gli farà un bel discorsetto...probabilmente ad Andre farà male la testa quando torneranno.- Rise divertito, aggrottando poi la fronte, -Del resto, era stato avvisato.-

Avvisato? In che senso? Stavo per chiederglielo, quando lui mi confuse ulteriormente con un'altra frase ancora più strana, -Invece lo ha fatto apposta, è proprio incorreggibile.-

Cosa aveva fatto apposta? Lo aveva fatto nonostante fosse stato avvisato? Da chi e perché?

-Torniamo al compito?- Mi chiese sfoderando il suo sorriso di sempre.

-Ehm...- No, prima volevo sapere che cosa significava quello che aveva detto e...perché Lore continuasse a reagire così, a comportarsi da “fidanzato geloso” quando non lo era affatto! Se lo avessi chiesto a lui non mi avrebbe risposto, così come non aveva risposto alla domanda che gli avevo fatto l'altra sera. Quindi meglio provare a far parlare Lele...

-Perché si comporta così?- Chiesi tutto d'un fiato, senza specificare di chi stessi parlando, visto che era implicito.

-Tu e lui siete gli unici a non averlo capito.- Mi rispose sviando il mio sguardo.

-E Andre stava aiutandolo a capire.-

Mi stava confondendo ancora di più. Capire cosa? Perché faceva quell'odiosa faccetta enigmatica?

-Prima o poi ci arriverete.- Concluse sospirando. Chinò il capo sul compito e ci scrisse su qualcosa. Stava sicuramente evitando di guardarmi in faccia, di nuovo.

Non ebbi modo di proseguire con altre domande, perché il diretto interessato e l'amico idiota rientrarono in quel momento.

Corrugai le labbra sospettosa; durata poco la sigaretta...

A farmi insospettire ancora di più fu la totale mancanza di battute da parte di Andrea dopo quella “sigaretta”, non mi rivolse quasi più la parola. Che diavolo gli aveva detto Lore?

Alle cinque decidemmo di fare una piccola pausa, prima di finire di sistemare l'ultimo pezzettino della recensione.

-No? Minchia, davvero?-

Mi ero persa metà del loro discorso, presa com'ero da quei meravigliosi biscotti ricoperti di zucchero a velo.

-Sì, la Fabi sta con uno di dodici anni...- Fece Lele, con fare quasi cospiratorio.

Erano più pettegoli di noi ragazze, che cavolo gliene fregava a loro di questa Fabi?

-Cazzo, ma è una pedofila...!-

Annuii di riflesso alle parole di Andrea. Effettivamente...stare con uno di dodici anni...ma quanti anni aveva questa Fabi?

-E l'hanno pure fatto, lei ha chiesto dei preservativi alla Bìa...- Lele era in assoluto la pettegola numero uno del gruppo...non l'avrei mai detto...

-È pure carina poi. Cazzo ci trova in un bambino?- Lore allungò una mano per prendere un biscotto proprio nel momento in cui lo feci anche io.

Ritrassi la mano alla svelta, guardandomi intorno come se non fosse successo nulla.

-Minchia veramente...a diciassette anni vai a scoparti un bambino...che mente malata.- Proprio Vergata parlava di mente malata, curioso...

-Ma...può farlo lui?- Avevo posto la mia domanda ad alta voce, sopraffatta dalla curiosità. Quando mi appassionavo ad una vicenda...ero anch'io una bella pettegola.

Tre paia d'occhi mi fissarono immedatamente, a metà fra il confuso ed il divertito.

-Sì, insomma...- Cercai di spiegarmi, -Lui a dodici anni può...?- In sintesi, poteva un dodicenne usare la sua “arma”? Non era troppo presto?

Scoppiarono a ridere tutti insieme, fino ad arrivare alle lacrime. Non la smettevano più, che stronzi! Insomma, io cosa ne potevo sapere di come funzionava il corpo di un dodicenne! Se fosse già in grado di...

-Beh dipende...- Lele era stato il primo a sforzarsi di restare serio per non offendermi ulteriormente.

-Io a dodici anni già potevo, sì.- Lore scrollò le spalle, mordendosi le labbra per non rimettersi a ridere.

-Puccio...- Ecco che arrivava la spiegazione illuminante di Vergata, -È tutto un lavoro di mani.-

Ci misi qualche secondo a capire, poi spalancai la bocca schifata, -Oddio!- Ma che schifo!

-Ed io a dodici anni sai quanto ci giocavo...-

Oddio! Schifoso pervertito! I maschi erano dei pervertiti già a dodici anni! Non sarei più riuscita a guardare il fratellino undicenne di Ilaria...insomma, andava in quinta elementare, era così piccolo! Non riuscivo a credere che potesse già...

-Beh Ali è normale.- Tentò di spiegarmi Lele, la sua solita aria da maestro dipinta in volto, -Contando che alcune ragazzine hanno il ciclo a undici, dodici anni...-

-Oh.- Fu la mia risposta intelligente. Giusto. Per i maschi era decisamente diverso. Ma faceva impressione lo stesso!

-Riprendiamo il compito?- Proposi con voce stridula subito dopo. Ne avevo avuto abbastanza di quei discorsi.

Alle sei finalmente me ne tornai a casa. Con mio padre. Lo avevo chiamato chiedendogli di venirmi a prendere in macchina proprio per non fare la strada in autobus con Lore. Ci mancava solo una replica di quello che era successo la scorsa sera!

La vibrazione del mio cellulare mi prese in contropiede mentre scendevo dall'auto per entrare nel portone.


Ali, la festa di mia cugina è stata anticipata a stasera, il suo ragazzo ha avuto un imprevisto e domani non può...Riesci ad essere sotto casa mia per le otto? Fammi sapere, baciotti, Angie.

PS: Il numero?? ;)


Oh cazzo! Me ne ero completamente dimenticata! La festa della cugina di Angie, che idiota patentata! Fortuna che me lo aveva ricordato lei.


Certo! Ci vediamo dopo allora ;)

Ps: Il numero ce l'ho, è questo...


Lo allegai al messaggio cercandolo dalla rubrica e lo mandai. Dovevo farmi una doccia veloce e vestirmi in fretta se volevo arrivare puntuale. Il commento personale per diritto lo avrei fatto appena tornata, anche a mezzanotte, di certo non sarei andata a scuola senza averlo finito!

A farmi raggelare il sangue nelle vene fu quello che mi scrisse un'oretta dopo.


Ali! Grazie, grazie, grazie, ti adoro! L'ho sentito poco fa e l'ho invitato alla festa di stasera! C'è solo un piccolo probemino...


No.


Su consiglio di Dani che vuole rivedere Mister Occhiali, gli ho detto che può portare i suoi amici...quindi non so se porterà anche Tu-Sai-Chi...


'Fanculo. Ero nella merda. Non potevo nemmeno mancare alla festa di Sharon, eravamo amiche, si sarebbe offesa. E io che speravo di svagarmi a quella festa! Perché dovevo sempre e comunque trovarmelo davanti?! Perché? Non potevo passare una serata in santa pace?

Sbuffando, incominciai a vestirmi, sperando ardentemente che lui avesse già un impegno quella sera. Ma purtroppo, nell'ultimo periodo, le cose si erano sempre avverate al contrario, alla faccia delle mie inuili speranze.


*Note dell'autrice*


Lo so, volete uccidermi. La festa di Lore non c'è stata alla fine, sarà nel prossimo capitolo insieme a quella di questa Sharon, dove ci sarà una svolta abbastanza importante...

Vi chiedo scusa per non aver ancora risposto alle recensioni, provvederò a farlo adesso con il nuovo e utilissimo metodo :)

Mi dispiace sia per il ritardo, che per avervi deluse con il pezzo iniziale...molte speravano che Ali e Lore lo facessero (me per prima!), ma del resto...ci sono ancora troppe cose da chiarire e Ali ha giustamente paura di lasciarsi andare. Lore non le dà nessuna risposta, è lunatico e l'ha ferita tante volte. Quindi le cose non potevano andare diversamente...nel prossimo come ho già detto succederà qualcosina che li farà avvicinare...

Per quanto riguarda la dichiarazione (so che tutte la aspettate ;D), ci sarà nel capitolo finale, il 25 (o 26, devo ancora decidere). Poi ci saranno dei piccoli extra su di loro come coppia se vi farà piacere! Infine, se qualcuna dovesse chiedermi di scrivere pov di Lore su qualsiasi scena in particolare, sarò felicissima di farlo! :D Se, ad esempio, a fine storia, vi interessasse ancora sapere che cosa ha pensato Lore quando Matt gli ha detto che sta con Ali...beh, basta chiedere e io scriverò! :)

Immagino vi ritroverete ad odiarla questa coppia con tutti questi tira e molla e tutti questi extra! :P

Per quanto riguarda questo capitolo, alla fine è stato svelato il motivo per cui Lore ha smesso di essere amico di Teo. Non è un motivo così tremendo, non c'è stata nessuna rissa all'ultimo sangue, sarebbe stato troppo da film secondo me. Il motivo che ha fatto finire l'amicizia fra di loro è lo stesso che ha fatto finire una lunga amiciza fra due ragazze che conosco, per questo mi è sembrato piuttosto credibile e reale.

Per quanto riguarda il discorso finale fra i ragazzi...purtroppo è un discorso in cui sono incappata io...u.u Ho posto la stessa domanda di Alice e mi hanno presa in giro i miei amici, che maleducati >.<

Diciamo che la seconda parte del capitolo è stata messa un po' come svago dopo il primo pezzo un po' più pesante...nel prossimo succederanno un bel po' di cose, credo sarà il capitolo più lungo dell'intera storia...

Prima di chiudere, ci tengo a ringraziare di cuore tutte le ragazze che hanno recensito e che nelle recensioni mi hanno intimato di non trascurare assolutamente lo studio per scrivere...grazie mille ragazze per la comprensione e per le vostre parole, mi hanno fatto molto piacere :)

Un bacione immenso! Scusatemi per questo capitolo osceno >.<

Bec


*Spoiler sul prossimo capitolo*


-Tu devi essere Matteo!- Sharon strinse entusiasta la mano di Lore, che si irrigidì non appena sentì quel nome.

-Mi avevano detto che eri carino, ma non pensavo lo fossi così tanto!-

Lore storse la bocca in una smorfia, chiaramente irritato dal fatto che lei lo avesse scambiato per Matteo, ma compiaciuto per via del complimento. Forse solo per quello non sbraitò furioso contro Sharon.

-Ehm...no.- Dissi flebilmente, -Lui è Lorenzo.- Spiegai con gentilezza, prima che potesse farlo lui con il suo solito modo di fare sgarbato.

-Oh!- Sharon sgranò gli occhi dispiaciuta, -Scusami! Che gaffe! Non sapevo che tu e Matteo vi foste lasciati!-

No, un momento, cosa? Come faceva a dedurre che ci fossimo lasciati se io non avevo detto nulla?

-Piacere Lorenzo!- Agitò il braccio con enfasi, lasciandogli poi la mano per portare le sue alla bocca contenta, -Siete così belli insieme!-


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Capitolo 24
*** L'ultima volta ***



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Capitolo 23: L'ultima volta


A tutte le meravigliose ragazze che continuano a seguire questa storia, nonostante i ritardi, i noiosi tira e molla infiniti dei due protagonisti e l'incapacità dell'autrice di rispondere in tempi decenti alle recensioni.

Vi adoro, grazie di cuore per tutto.

Auguro a tutte voi un felice e sereno Natale.


In genere le feste di compleanno mi erano sempre piaciute. Le torte, la musica, i regali, la canzone “Tanti auguri a te” cantata da tutti quanti, mentre il festeggiato arrossiva e sorrideva grato, chiedendosi in realtà quando quello strazio sarebbe finito...o almeno, per me era sempre stato così, odiavo quel momento.

Quella sera, quella festa...stava già per essere rovinata da una presenza indesiderata.

Alle otto esatte ero sotto casa di Angie, pronta per essere accompagnata a casa di sua cugina.

Mi ero vestita in modo piuttosto sobrio; un tubino nero, scarpe con tacco non troppo alto, lieve trucco e capelli sciolti. In pratica avevo cercato di vestirmi nel modo più anonimo possibile e non era affatto da me. In genere mi piaceva farmi notare, vestirmi bene e sistemarmi i capelli...ma le cose, almeno per quella sera e sempre per colpa di Lore, erano cambiate. Non volevo mettere niente di...provocante, niente che avrebbe potuto attirare il suo sguardo su di me.

Mi agitava parecchio il fatto che sarei rimasta praticamente sola per tutta la durata della festa, senza l'appoggio di nessuna delle mie amiche...cioè, avrei potuto averlo, ma non lo volevo di mia spontanea volontà. Angie sarebbe stata con Andrea, Dany con Lele e Ila con il suo ragazzo...e a me fare la terza incomoda non era mai piaciuto.

Non ero stata capace di reprimere un ringhio quando, aprendo la portiera della macchina del padre di Angie, avevo visto quel cretino di Vergata seduto sul sedile anteriore. Si era girato e mi aveva sorriso, ritornando poi a smanettare con la radio in cerca di una canzone che gli interessasse.

-Che ci fa lui qui?- Digrignai fra i denti, sedendomi dietro, vicino ad Angie, più cupa che mai. Che cavolo, manco un cavolo di passaggio era riuscito a scroccare Vergata, pure in macchina dovevo sorbirmelo?

Vedendo quanto fosse tranquillo suo padre, dedussi che lei doveva avergli mentito di nuovo; di solito giustificava la presenza di un ragazzo dicendo che era amico mio o di Ilaria, per tenere i genitori all'oscuro di tutto e continuare a recitare la parte della figlioletta perfetta.

Non avrebbe potuto nemmeno avere un ragazzo, i suoi si sarebbero arrabbiati, non facevano che ripeterle “Tesoro, prima la scuola. Quando l'avrai finita avrai tutto il tempo per pensare ai ragazzi!”

Sarebbero a dir poco impazziti e le avrebbero impedito di uscire se avessero saputo che lei il sabato sera, invece che andare a “mangiare una pizza e dormire a casa di un'amica”, trascorreva quasi sempre l'intera notte a...fare altro con ragazzi anche conosciuti poco prima. E tutto per “ribellione”, tutto perché loro le erano sempre stati addosso, con la loro iperprotezione soffocante e tarpandole le ali. Avevano deciso della sua vita ancor prima che nascesse, già da quando era nella pancia di sua madre.

In prima media veniva sempre accompagnata e ripresa come un pacco, fino alla prima superiore non aveva avuto un briciolo di libertà, nemmeno per andare a casa di un'amica.

Noi non l'avevamo mai giudicata, ma non avevamo mai nemmeno approvato troppo il suo comportamento. Era stato comunque invano cercare di farle capire che così rischiava di rovinarsi la vita...lei ci aveva sempre risposto con una scrollata di spalle “Mi diverto così”.

-Non sapeva come arrivare a casa di Sharon.- Aveva sussurrato in risposta alla mia domanda, tranquilla e per nulla turbata dal mio tono sgarbato.

-Poteva prendere un taxi.- Bofonchiai stizzita, senza preoccuparmi troppo di essere sentita dal diretto interessato.

-Sempre acida Puccio.- Commentò infatti lui, sporgendosi verso di noi, -Mi chiedo come faccia a sopportarti Lore.-

Qualcuno avrebbe dovuto trattenermi perché quella volta avrei sì chiamato la polizia per costituirmi dopo aver sgozzato qualcuno. Vergata era secondo nella lista, ma dato che Lore non c'era...

Avrei poi fatto ripulire la macchina dal sangue, il padre di Angie non c'entrava nulla in fondo, né la sua auto.

-Oddio...- Oh no, quel sorriso non presagiva niente di buono, stava per dire una delle sue minchiate...e davanti al padre di Angie! -Un po' lo capisco, in fondo è stato abbondantemente...ricompensato. Non sono un tipo troppo paziente, ma ti sopporterei anche io se poi...-

-NIENTE!- Lo bloccai trucidandolo con gli occhi ed ignorando lo sguardo schockato del signor Trussardi riflesso nello specchietto. -Se poi niente.- Affondai nel sedile scocciata ed irritata soprattutto dalla risata di Angelica. Non era per niente infastidita dalle frecciatine che Vergata mi stava lanciando, assurdo!

-Ehi, le dispiace girare un attimo qui? I miei amici ci aspettano alla fermata della metro.-

S'impicchino! Avrei voluto rispondere ad alta voce, ma all'ultimo mi ero trattenuta mordendomi l'interno guancia.

Il padre di Angie aveva gli occhi fuori dalle orbite per l'incredulità; era stato preso in contropiede poveretto, -Come?- Chiese sbattendo le palpebre disorientato.

-Non ci stiamo in macchina.- Sputai fuori velenosa.

-Lo so Puccio,- Si voltò a guardarmi con la sua abituale espressione da pesce lesso stampata in faccia, -Faccio schifo in matematica, ma se persino tu riesci a fare un calcolo del genere, credi non lo sappia fare io?-

-Almeno io non ho bisogno di copiare durante le verifiche!- Sbottai assordando il signor Trussardi che incassò la testa nelle spalle infastidito.

-Solo perché nessuno te lo lascerebbe fare.-

Tormentai il labbro inferiore con i denti ferita; non avevo mai voluto copiare, non aveva senso per me un voto regalato, ma...aveva ragione, nessuno tranne Mel o Teo mi avrebbe lasciato il suo foglio. Forse Lele, ma per gentilezza.

-Solo Mel che in matematica fa schifo o Valenti...certo anche Lore magari, se riprendessi a dargliel-

-Andare a letto con qualcuno per ottenere un voto alto sarebbe una tua prerogativa, ne sono certa.- Lo interruppi secca, quasi diplomatica. Davanti ad un'affermazione del genere era anche stupido arrossire, sarebbe stato come concedergli una vittoria.

-Papi, calma, scherzano.- La mia amica si sporse in avanti per accarezzargli una spalla rassicurante. Oddio, pover'uomo, stava per venirgli un infarto.

-Eccoli! Qui, si fermi qui.- A momenti quel cretino ci fece uscire fuori di strada, aveva iniziato a strattonare il volante come un pazzoide suicida.

Una volta ferma la macchina, tutti noi superstiti vittime di quello squilibrato sospirammo di sollievo.

-Alice, cara, ma questo...ragazzo è davvero tuo amico?- Il padre di Angie mi guardò preoccupato, goccioline piuttosto evidenti di sudore gli imperlavano la fronte. Non lo avevo mai visto così agitato, era proprio in difficoltà. Avere a che fare con Andrea in effetti stremava.

La mia intuizione era giusta comunque: Angelica aveva davvero detto che Vergata era amico mio ed io non potevo far altro che assecondare quella farsa. Non l'avrei di certo smascherata davanti a lui, ci avrei pensato più tardi a strozzarla.

Alzai le spalle e sfoggiai la mia migliore espressione da cerbiatta svampita, -Temo di sì.-

-Certo che siamo amici, io e la Puccio siamo più intimi che mai!- Ovviamente l'intervento di Vergata era desiderato tanto quanto lo sputo di una vecchia nel piatto in cui si stava mangiando. Brutta esperienza: mi era successo davvero alle elementari, la mia maestra mi aveva obbligata a mangiare l'insalata nonostante ci avesse sputato dentro per sbaglio mentre parlava.

Ero così intenta a focalizzare bene la sua faccia per poter poi creare in futuro una bambolina vodoo il più possibile somigliante a lui, che non mi accorsi della presenza di qualcun altro nelle vicinanze. Sobbalzai solo quando la portiera alla mia sinistra si aprì.

-Ehi ragazze!- Salutò Lele, cordiale come sempre. Un po' meno cordiale e più brusco fu il Capo dei Cretini Lorenzo Latini -e faceva pure rima!- che commentò la situazione con un ovvio: -Non ci stiamo.-

Ma dai! Fortunatamente era arrivato lui a farcelo notare, cavolo! Come avremmo fatto senza?

Decisamente, quella serata era iniziata male in partenza ed io ero già ad un livello di acidità cosmico, se avessi di nuovo aperto bocca li avrei contaminati e uccisi con il mio veleno.

-Mi sembra ovvio che la Puccio, essendo la più piccola, debba andare in braccio a qualcuno.- Oh. Sarebbe stato così bello vedere l'occhio di Vergata diventare nero e gonfio!

Un barlume di speranza si accese quando vidi il padre di Angie opporsi ad una sicura multa se beccati dalla polizia municipale. Peccato che qualcuno decise di spegnerla all'istante.

-Oh su, non faccia così! È solo per poca strada, stia tranquillo.- Andrea diede una pacca sulla spalla al signor Trussardi, neanche stesse parlando con un amico di vecchia data, e lo mise a tacere allibito. Angelica, al contrario del padre, scoppiò a ridere di gusto, piacevolmente sorpresa. Effettivamente, nessun ragazzo si era preso mai quella confidenza con suo padre, nessuno degli “amici miei o di Ilaria” che gli aveva presentato, nemmeno nessuno dei suoi cugini. Al signor Trussardi veniva spontaneo dare del lei, non era una di quelle persone che ti metteva subito a tuo agio, al contrario.

Di certo Vergata non era uno che aveva problemi di timidezza, prendeva confidenza con le persone alla velocità della luce.

-Allora Puccio?- Sollecitò impaziente.

-Perché io?- Sbuffai. Anche Angie era piccola, poteva sacrificarsi lei per me e andare in braccio al suo pervertito preferito.

-Perché sei la più piccola Ali! E poi io soffro la macchina...-

Traditrice! Angelica era Giuda! Non poteva parlarmi con quel sorrisetto divertito in volto!

Andrea riprese a parlare, dopo aver scambiato una veloce occhiata incomprensibile con Angie, -In braccio a chi? Se vuoi io ho tanto spazio qui davant-

-Lele.- Dissi meccanicamente, senza voltarmi alla mia sinistra. Non ero poi tanto curiosa di esaminare le reazioni dei due ragazzi che aspettavano ancora in piedi di prendere posto.

Più rigido di un manico di scopa, Lele si sedette così al mio posto e appoggiò nervoso le mani sul sedile davanti nel momento in cui mi sedetti sulle sue gambe. Ancora non avevo avuto il coraggio di guardare alla mia destra dove, seduto vicino ad Angie che era in mezzo, c'era il mio peggiore incubo. Sentivo il suo sguardo addosso, lo sentivo eccome. Ed era incazzato, molto incazzato a giudicare dall'insistenza con cui mi stava guardando.

Avevo dovuto scegliere per forza Lele; sedersi in braccio a quel maniaco di Vergata era fuori discussione! Angie soffriva davvero la macchina e aveva sempre bisogno o dell'aria condizionata o di un finestrino aperto per respirare aria fresca; non sarebbe stata proprio una buona idea sedermi in braccio a lei, a meno che non volessi beccarmi il suo vomito.

Rimaneva solo...Lore. C'era da ammetterlo, per un attimo ero stata tentata di assecondare quel mio folle desiderio di sedermi in braccio a lui, ma all'ultimo ero riuscita a resistere. Mi avrebbe solo fatto male, sia fisicamente che dal punto di vista mentale. Solo a immaginare le sue mani poggiate sui miei fianchi, il suo fiato sul mio collo e...beh, qualcos'altro un po' più indietro che avrebbe potuto accidentalmente entrare in contatto con...se non mi fossi seduta ben davanti sulle ginocchia...insomma, solo a pensarlo stavo sudando e andando a fuoco neanche avessi avuto una lampada abbrozzante puntata addosso al massimo.

La macchina ripartì e a parlare, borbottando un qualcosa di incomprensibile, fu solo il padre di Angie. Per il resto, Vergata stava sghignazzando da solo senza un motivo -lo dicevo io che era un maniaco psicopatico fuori di testa-, Lele era sempre rigido, fermo e imbarazzato, Angie si dondolava sul sedile annoiata, mentre Lore...potevo solo intuire che mi stesse ancora trucidando con lo sguardo, visto e considerato che non mi ero del tutto girata in sua direzione.

-“Prova solo ad allungare una mano e sei un uomo morto Lele”-, la voce divertita di Vergata spezzò quel silenzio a dir poco imbarazzante, -O almeno questo è quello che sta dicendo lo sguardo di...-

-Chiudi quella cazzo di bocca Andre.- La sua voce tagliente, indisposta e minacciosa, mi fece fremere scossa. Perché la trovavo così dannatamente eccitante? Specie quando era bassa ed incazzata.

Non fui comunque l'unica a reagire in quel modo, anche se ero certa del fatto che Lele avesse sussultato per un motivo ben diverso dal mio; si mosse sul posto inquieto, prima di portare le mani...dietro la schiena? Perché? Non voleva toccarmi?

-Ehi, ma cos'è questo linguaggio sboccato?- Il signor Trussardi fece finalmente valere la sua autorità di persona adulta.

-Avantiii! Non ci credo che lei non abbia mai detto una parolaccia!- Lieve spintarella sul braccio e risata insopportabile: Andrea Vergata voleva proprio morire per mano del padre di Angie.

-Siamo arrivati!- Angie si sporse in avanti ed indicò il palazzo dove abitava Sharon per distrarre il padre, rosso quanto un completo natalizio da Babbo Natale.

-Oh, grazie al cielo!- Nessuno fece caso alla sua esclamazione esasperata, uscimmo tutti svelti dalla macchina senza nemmeno salutarlo; io non vedevo l'ora di scendere dalle gambe di Lele -posizione scomoda e comunque imbarazzante-, Andrea di sicuro non vedeva l'ora di bere qualcosa di alcolico, Lele non vedeva l'ora di togliersi a sua volta da quella situazione e Lore...probabilmente non vedeva l'ora di ammazzare Lele, cosa per cui mi sentivo leggermente in colpa.

Ma insomma, perché diavolo faceva così? Non ne potevo più di quel suo modo di fare da fidanzato...geloso, io non ero una sua proprietà. Non dopo tutte le volte che mi aveva ferita, non dopo che mi aveva fatto capire di non considerarmi più di una soddisfacente scopata, non dopo tutte le cattiverie gratuite che mi aveva lanciato addosso.

-Sharon! Tesoro!- La voce della mia amica mi distrasse dai miei pensieri e quasi mi spaccò un timpano. Ad aprirci la porta era stata sua cugina, più elegante e stupenda che mai.

-Cucciolaa!- Strinse Angie talmente forte che quasi temetti per le sue piccole ossa, -Vieni, entra! Siete in ritardo, gli altri sono già qui!-

-Uuh! Arriva l'animo della festa!- Con un colpo di fianchi e qualche bracciata, Vergata si fece spazio e oltrepassò tutti per entrare per primo, -Via i vestiti ragazze!-

Oh Santo Cielo. Poveri noi. Ma da dove era uscito uno del genere, da Puffolandia?

Fortuna che Sharon aveva gli stessi gusti stravaganti della cugina e sembrò trovarlo addirittura divertente.

Sorrisi timidamente ed entrai a piccoli e modesti passi dentro l'abitazione; il fatto che non conoscessi nessuno degli altri ragazzi, più grandi oltretutto, mi metteva un po' in soggezione.

Salutai Daniela, Ilaria e il suo silenzioso ragazzo spilungone e pallido quanto la Morte che, tanto per cambiare, si limitò a ricambiare il saluto con un cenno della testa. Mio Dio, quanto faceva paura, ma che ci trovava Ila in uno così? Non ricordavo di averlo mai sentito parlare, faceva sempre e solo gesti con la testa o con le mani. A dire il vero non mi ricordavo nemmeno come si chiamasse, persino Ila non lo chiamava con il suo vero nome. Per tutte noi e forse anche per gli amici -se ne aveva- era MIB (Man in black). Beh...del resto, l'amore era o no cieco? Magari con Ilaria diventava molto...dolce e...loquace.

Feci qualche passo per la sala -meglio dire il salone!- di casa sua, cercando di tenermi il più possibile distante dalle varie coppiette felici per evitare di fare la rompiballe terza incomoda.

-Alice!-

Mi girai sorridente, -Sharon! Auguri!- Non l'avevo ancora salutata e fatto gli auguri come si doveva. Colpa della ridicola entrata in scena di Vergata.

-Cara, diventi sempre più bella!- Mi abbracciò di slancio per poi staccarsi e fissarmi con la fronte aggrottata, -Devo iniziare a temerti come rivale signorina.- Scherzò.

-Fortuna che sei già fidanzata!- Capii il senso della sua frase solo quando, seguendo la traiettoria del suo sguardo, non mi accorsi della presenza di Lore alle mie spalle.

Sussultai involontariamente; da quanto tempo era lì? Mi stava...seguendo già da prima che Sharon mi rivolgesse la parola?

Gli si avvicinò alla velocità della luce, tempo di sbattere le palpebre e gli era già davanti.

-Tu devi essere Matteo!- Strinse entusiasta la sua mano -gliel'aveva praticamente strappata dalla tasca dei jeans-, sfoderando un megasorrisone piuttosto inqueitante.

Vidi lui irrigidirsi, ma non ebbe il tempo di dire nulla perché lei, da brava donna di famiglia Trussardi, aveva ripreso a parlare a raffica, -Mi avevano detto che eri carino, ma non pensavo lo fossi così tanto!-

Lore storse la bocca in una smorfia, chiaramente irritato dal fatto che lo avesse scambiato per Matteo, ma compiaciuto per via del complimento. Forse solo per quello non aveva ancora sbraitato furioso contro Sharon per l'equivoco.

-Ehm...no,- Dissi flebilmente, -Lui è Lorenzo.- Spiegai con gentilezza, prima che potesse farlo lui con il suo solito modo sgarbato di fare.

-Oh!- Sharon sgranò gli occhi dispiaciuta, -Scusami! Che gaffe! Non sapevo che tu e Matteo vi foste lasciati!-

No, un momento, cosa? Come faceva a dedurre che ci fossimo lasciati se io non avevo detto nulla?

-Piacere Lorenzo!- Agitò il suo braccio -ancora non gliel'aveva resituito- con enfasi, lasciandogli poi finalmente la mano per portare le sue alla bocca contenta, -Siete così belli insieme!-

Chee?! Ma belli dove? Oh no, lei pensava...? Ma non aveva capito un tubo!

-No, lui non è il mio ragazzo.- Mi morsi il labbro, scacciando malamente dal mio cervello un'insopportabile frasetta da deficiente innamorata.

Magari lo fosse...

-Lui è solo...-

Cosa?

Tenni i miei occhi saldamente puntati sulla faccia di Sharon, mentre di sfuggita lo avevo visto girarso verso di me in attesa.

Perché mi guardi? Cosa vuoi che dica? Che vuoi sentire?

Cazzo ma non poteva smentire lui la cosa, non poteva darmi una mano?

Non era il mio ragazzo, ma non era nemmeno un mio amico. Eravamo...scopa-nemici?

-Un...- Arrossii vistosamente, maledicendo il suo sguardo su di me ed il caldo soffocante di quell'appartamento, -Compagno...di classe.- Sputai fuori a fatica, esitando come se mi stessero interrogando su un argomento non conosciuto.

Risposta esatta?

Ed in effetti lui lo era, un argomento sconosciuto, non sapevo mai che dire o che pensare quando c'era lui di mezzo.

L'espressione di Sharon mi preoccupò, sembrava...anzi, era troppo sorpresa, -Non ci credo! Sembrate proprio...- Scosse la testa sorridendo.

Sembriamo proprio...?

-Seconda gaffe.- Ridacchiò, -Scusatemi.-

Di nuovo, più rigida di un palo, non osai voltarmi verso di lui, ma dedussi dall'espressione più tranquilla di Sharon che le avesse sorriso.

-Può darsi che sia già ubriaca senza aver bevuto nulla. Meglio rimediare, vado a bere qualcosina, a dopo.- Si congedò divertita, con una strizzata d'occhio.

Dopo aver deglutito a fatica quel poco che restava della mia saliva, mi allontanai da lui con nonchalance e senza dire nulla.

Una volta recuperato il mio spazio personale -che vedeva lui ad almeno quattro metri di distanza- sbuffai di sollievo, liberandomi così in parte della tensione e dello stress accumulati in quei pochi secondi di vicinanza.

-Solo compagni di classe, eh?-

La gomitata improvvisa di Sharon mi aveva fatto quasi inciampare dallo spavento.

-Ma non dovevi bere qualcosa, te? Già fatto?- Chiesi, più acida e sarcastica di quanto avrei voluto.

-Le tue guance hanno la stessa tonalità di rosso delle mutandone extra large che mia madre indossa a capodanno,- Fece con vocetta carezzevole, -E lui ti stava letteralmente spogliando e scopando con gli occhi. Temevo per la tua incolumità.- Si posò una mano sul cuore, stessa espressione più falsa di Giuda sfoggiata poco prima in macchina dalla cugina.

-Anche se...- Si riprese in fretta dalla sua finta preoccupazione, -Con uno del genere non si può non essere consenziente...-

Scossi la testa rassegnata, mentre il mio cervello difettoso concordava su ogni sua parola. Traditore pure lui. Insieme all'altro coso pompatore di sangue.

-Anche con quell'altro però, il ragazzo che è entrato prima.- I suoi occhi si illuminarono come quelli di un felino al buio.

-Ci pensa già tua cugina a lui.- Con un cenno le indicai Andrea e Angelica, ad un passo dallo spogliarsi lì davanti a tutti e mettersi a farlo sul tavolo della torta. Loro si stavano sì spogliando con gli occhi e di lì a poco sarebbero passati alle mani.

-Oh peccato!- Erano proprio cugine...

Approfittai della sua distrazione per dileguarmi e nascondermi nella camera da letto dei suoi genitori, deserta per mia fortuna. Se qualcuno mi avesse beccato lì, avrei detto che dovevo prendere qualcosa dalla mia borsa, poggiata insieme al mio cappotto e a quello di altri sulla poltrona vicino al letto.

Tirai un sospiro di sollievo e mi lasciai ricadere sul letto già stanca di tutto e di tutti per quella sera. Il padre di Angie sarebbe tornato a prenderci due ore dopo, dovevo resistere ancora per tutto quel tempo, dovevo fare la solitaria zitella per ancora centoventi minuti. Troppi.

Chiusi gli occhi e mi massaggiai le tempie con lenti e circolari movimenti delle dita. Iniziava pure a venirmi il mal di testa, ero peggio di una vecchietta bacchettona che aveva da ridire su tutto.

Quando dischiusi le palpebre, con l'intento di aprire la borsa per prendere la mia fidata Tachipirina, realizzai di non essere più da sola.

Dallo spavento mi sfuggì un ridicolo singhiozzo ed il cuore arrivò in gola nel momento in cui mi resi pienamente conto di chi avessi davanti. All'inizio avevo solo fatto caso alla sagoma senza riconoscerla, solamente dopo aver ripreso a respirare regolarmente -più o meno- e aver poggiato una mano sul seno sinistro per calmare il battito, avevo riconosciuto il suo volto.

Lore. Perché era lì? Da quanto tempo? Mi aveva di nuovo seguita?

-Che...che ci fai qui?- Mi alzai di scatto, intenzionata a fuggire da quella stanza troppo piccola per impedirmi di sentire il suo profumo ed il calore che emanava...o forse ero io ad emanarlo, ma sempre a causa sua.

-Solo un compagno di classe?- Le parole erano le stesse pronunciate da Sharon, il tono era completamente diverso. La sua era un'accusa bella e buona, nonostante sembrasse calmo, si vedeva lontano un miglio quanto fosse teso ed incazzato.

-Certo, sentiamo, che volevi che dicessi?- Il coniglietto codardo che era in me era stato dignitosamente divorato da una leonessa feroce. I miei propositi di fuga erano stati, per il momento, accantonati.

-Ah, non lo so...- Si avvicinò cautamente, gli occhi scuri come il mare in un giorno senza sole, -Ma non mi sembra una definizione adatta visto e considerato che preferisci farti scopare da me che dal tuo ragazzo...- Un lampo di malizia e soddisfazione illuminò di nuovo il suo sguardo, intriso di mille significati. Fossi riuscita a coglierne almeno uno.

Conficcai le unghie nei palmi delle mani furiosa, mandando giù almeno una decina di risposte tutt'altro che calme e pacate come invece avrei dovuto essere. Non si meritava nessuna scenata isterica, nessuna soddisfazione.

-Io non ci giurerei.- La buttai lì, scansandolo e dirigendomi spedita verso la porta socchiusa. L'unica via di fuga, l'unica salvezza. Dal salotto era partita la musica e i brusii causati dagli ospiti erano stati quasi completamente coperti.

Ad un passo dalla meta, qualcosa mi circondò la vita da dietro e mi costrinse ad allontanare la mano dalla maniglia.

-Lasciami!- Sbraitai dimenandomi inutilmente. Il fatto che fosse più alto e più forte di me era un fattore determinante purtroppo.

Lo osservai impotente mentre svelto chiudeva del tutto la porta con il piede, continuando a tenermi stretta a sé.

-Dovresti cercare di essere più convincente quando lo dici...- Le sue labbra sfiorarono il mio orecchio e la reazione del mio corpo fu immediata; le spalle furono scosse da violenti brividi e le gambe rischiarono seriamente di cedere e di lasciarmi a terra se non fosse stato per la sua presa.

Una mano mi accarezzò delicatamente la base del collo, scese in modo insopportabilmente lento fino all'orlo del mio vestito ed esitò sadicamente in quel punto, nel solco iniziale fra i miei seni, senza spingersi oltre.

Ingoiai un bel po' di saliva, irrigidendo ogni muscolo per impedirmi di assecondare quell'insensato desiderio di gettare la testa indietro. Avrei solo incoraggiato le sue carezze così.

-Io lo sono abbastanza...- Possibile che avessi il fiato corto? -Sei tu che non ne capisci il significato esatto.-

Si era anche solo vagamente intuito quello che intendevo dire? Avevo detto qualcosa di sensato? No perché il mio cervello pian piano si stava spegnendo come la luce di una torcia dalle pile sempre più scariche.

-Oh io capisco benissimo.- Il suo braccio mi strinse maggiormente contro il suo petto, -Solo che ti ho sentito ripetere la stessa cosa più volte...- Dovette fare necessariamente una pausa, la sua voce al mio orecchio arrivava sempre più affannata, -E nemmeno una volta mi sei sembrata credibile.-

Grandioso. Confortante sapere che non ero l'unica ad aver interpretato i miei “Lasciami” come dei “Saltami addosso, ti prego”.

Poggiai la mia mano sulla sua, ancora vagante nella mia scollatura, -Lo sono invece.- La tolsi con rabbia e stizza, divincolandomi per scrollarmi di dosso anche l'altra sul fianco. -Perciò, lasciami.- Per una volta forse ero riuscita a dirlo con un minimo di autorità.

-Perché?- Chiese strafottente dopo avermi finalmente concesso un po' di spazio, -Tu mi vuoi, è inutile che lo neghi. Il Principino Azzurro non è in grado di soddisfarti a dovere forse?-

Avrei voluto dirgli di me e Matteo, raccontargli tutto, che ci eravamo lasciati dopo quella litigata, che lui non era più il mio ragazzo, che ero libera. Probabilmente lo avrei fatto, se lui mi avesse aspettata fuori dalla porta quel giorno, se lui non avesse continuato a tirare fuori sprezzante e cattivo quell'argomento, quel rapporto ormai inesistente.

Perché concedergli quella vittoria? Perché dirgli che con Matt era finita per colpa sua? Avrebbe solo contribuito a gonfiare maggiormente il suo ego una confessione del genere.

-Al contrario...mi soddisfa anche troppo, per questo sono stanca.- Alzai il mento per enfatizzare quel falso tono arrogante e compiaciuto.

Fece una smorfia, -Certo...- Ironico, scettico, tagliente. -Sei stata tu stessa a dirmi che non ci sei andata a letto...in che modo ti avrebbe soddisfatto, sentiamo...- Mi provocò, incrociando le braccia al petto in attesa. Non mi avrebbe lasciato uscire di lì finché quello scontro verbale non sarebbe finito, di quello ne ero certa.

-Chi ti dice che non ci siano stati dei piacevoli...preliminari?- Stavo scrivendo al momento e dal nulla un intero copione, speravo solo mi credesse visto che improvvisare non era mai stato il mio forte.

Funzionava; appresi con una certa soddisfazione. Come attrice non facevo così schifo come pensavo.

Si stava letteralmente divorando l'interno guancia e la mascella era rigida, così come i muscoli del collo non completamente coperti dal colletto della camicia.

E gli occhi...Oh, gli occhi erano la vera vittoria. Così furiosi, sembravano volermi uccidere...o saltarmi addosso ed inchiodarmi a quel letto.

Fallo. Saltami addosso.

Quella maledetta stanza calda -ma il riscaldamento quanto cazzo era alto? Cosa c'erano, quaranta gradi?!-, quel mio maledetto cuore traditore, quel suo maledetto corpo invitante, quei maledetti tre bottoni della sua camicia slacciati, quei maledetti occhi bramosi e quei capelli spettinati...tutto mi stava dando alla testa, quello spazio era troppo ristretto, mi sembrava di sentire il rumore del suo respiro pesante nel mio orecchio nonostante il sottofondo musicale proveniente dall'altra stanza.

Lo volevo. Ancora, ancora e ancora. Volevo che mi baciasse, che mi stringesse di nuovo a sé, che entrasse dentro di me, che facesse, ancora una volta, l'amore con me. Solo con me.

-Pff...a lui un misero antipasto e a me tutto il dessert?- Camuffò ancora una volta piuttosto bene e in fretta la sua reale rabbia, peccato per lui che la voce era uscita troppo sadica perché il suo potesse sembrare solo del sarcasmo disinteressato.

-Chi si accontenta gode.- Non mi era uscito nient'altro, solo quello stupido ed inutile detto. Non ci avevo mai creduto, viziata com'ero, raramente mi ero accontentata di qualcosa. E di certo avrei goduto di più non accontentandomi e basta di lui.

-Io non mi sono accontentato...-

Dio, non ti avvicinare, ti prego. Il mio cuore non reggerà per molto...

-E ho comunque goduto...e parecchio.- Le mie preghiere non vennero esaudite, mi ritrovai con le spalle al muro e le sue mani appoggiate ai lati del mio viso in soli pochi secondi, -E anche tu mi sembra.- Si morse il labbro malizioso, gli occhi eccitati e giocosi, di nuovo, molto simili a quelli di un felino che si divertiva a cacciare un povero e indifeso topolino.

-Fingevo.- Stavo letteralmente soffocando, le guance ormai erano così calde che un'intera palla di neve si sarebbe sciolta se messa a contatto con la mia pelle.

Non si sforzò troppo a lungo di trattenere una fragorosa risata. Una risata di scherno, in grado di farmi sentire una stupida, in grado di farmi aggrovigliare lo stomaco come succedeva spesso ai fili delle cuffie del mio Ipod. Solo che il paragone era un tantino diverso, districare fili intrecciati era piuttosto semplice dopotutto.

-Sei una bugiarda,- Affermò, risultando quasi intenerito -di certo non lo era, non se era lui a parlare- e poggiando la sua fronte sulla mia, -Dimmi qualcosa che sia vero.-

La sua bocca era talmente vicina da permettere ai nostri respiri di mischiarsi ed i suoi occhi socchiusi mi fissavano con un'intensità tale da farmi quasi rotolare rovinosamente a terra come un sacco di patate.

Mi stava provocando. Voleva che gli dicessi qualcosa di vero? Mi stava sfidando a farlo?

Ti amo.

-Ti odio.- Sussurrai a mezza voce. Una mezza verità in fondo, mischiata all'altra ancora gelosamente custodita nella mia mente e nel mio cuore.

Mi scrutò a lungo, serio e silenzioso. Proprio quando stavo per cedere ed abbassare lo sguardo sconfitta e paonazza, scosse la testa e ghignò, soddisfatto per un dettaglio che a me sfuggiva, -Niente da fare. Riprovaci.-

Cercai di spingerlo via, riuscendo se non altro a staccare la sua fronte dalla mia, cosa che mi permise di ragionare un attimo più razionalmente. -Sei libero di non credermi, ma se non ti dispiace le mie amiche mi aspettano e qualcuno potrebbe...-

-Le tue amiche sono piacevolmente impegnate.- Mi aspettavo quasi che aggiungesse qualcosa tipo “Tu invece sei da sola”, anzi, sarebbe stato più da lui dire “Tu saresti da sola se non ci fossi io” -E nessuno verrà a cercarci, Andre e Lele sanno intrattenere molto bene gli ospiti, abbiamo tutto il tempo che vogliamo.-

Assorta com'ero da quelle ipotetiche frasi che avrebbe potuto pronunciare, mi feci cogliere del tutto impreparata dal suo bacio.

Abbiamo tutto il tempo che vogliamo.

Un mugolio molto poco simile ad un “no” fuoriuscì dalle mie labbra prigioniere delle sue, mentre per l'ennesima volta, senza troppa convinzione e rassegnata, cercavo di liberarmi delle sue mani.

-Perché non mi lasci in pace, perché?- Sbraitai con voce bassa e spezzata.

Ti diverti a torturarmi così? A sbandierarmi in faccia quello che posso avere e che sto cercando di evitare?

-Perché voglio quello che vuoi tu.- Le sue mani si bloccarono nel punto esatto in cui erano mentre aveva pronunciato quelle parole: una fra i capelli e l'altra dietro la mia schiena.

Dissentii con la testa, in disaccordo con la sua affermazione. Io non volevo solo il suo corpo, io volevo anche il suo cuore. Lui voleva solo scoparmi fino a quando non ne avrebbe avuto abbastanza, fino a quando l'ossessione per me non gli sarebbe passata.

-Come fai a sapere quello che voglio io?- Ritornavamo sullo stesso territorio di quella sera, ormai non c'era più via di uscita.

-I tuoi...le tue reazioni parlano chiaro...- Si era corretto subito, pensando che a me la cosa fosse sfuggita.

I tuoi...occhi.

Non voleva riaffrontare quel discorso, era chiaro.

-Lasciati andare...- Sospirò implorante, spostando i capelli con le labbra per arrivare all'orecchio e mordicchiarlo.

Era solo uno stronzo, uno schifoso bastardo che mi avrebbe di nuovo scopata, lasciata perdere e poi di nuovo provocata finché non avrebbe avuto di nuovo il suo dannatissimo dessert. Quel giochino sarebbe terminato non appena lui ne avrebbe avuto abbastanza e l'unica a soffrire sarei stata io.

-Perché? Così potrai ancora vantarti del fatto che io abbia preferito farmi scopare da te piuttosto che dal mio ragazzo?!- Odiavo la mia eccessiva emotività, la mia voce aveva tremato come quella di una bimbetta in procinto di piangere.

-No.- La nota ansiosa nella sua voce mi disorientò, sembrava che...anche lui avesse un bisogno quasi disperato di me -Non dirò più nulla, te lo giuro.- Rabbrividii nel sentire quel sussurro dolce fra i miei capelli.

Te lo giuro.

Dio, come suonavano bene quelle parole. Come era facile cedere davanti ad un giuramento. Un giuramento che da solo, però, non mi bastava.

-Lascerai perdere battutine e allusioni varie? La smetterai di essere così stronzo?-

Alice...che stai facendo?

Aprì la bocca per ribattere contrariato, ma una mia occhiataccia bastò a farlo desistere dal farlo. Sul fatto che fosse uno stronzo non poteva proprio contestare nulla.

-Sì.- Sembrò costargli un certo sforzo dirlo, la smorfia che aveva preso forma sul suo viso ne era la prova lampante.

Non aveva perso troppo tempo però, era subito sceso a leccare e baciare il mio collo, già convinto di averla avuta vinta probabilmente.

Ed è così?

-Giurami...- Articolai a fatica, la gola sempre più secca, -Che mi lascerai in pace dopo.- Ansimai vergognosamente quando il suo viso affondò -per poco- nella scollatura del mio vestito.

Alzò la testa di colpo ed i suoi occhi appannati dal desiderio mi fissarono sgranati, -Che cosa?- Fece stranito.

-Voglio che tu la smetta di provocarmi in questo modo e di avvicinarmi. Voglio che tu mi lasci in pace.- Ogni frase era una pugnalata sempre più dolorosa e profonda, un suicidio sarebbe stato molto meno doloroso forse. -Questa sarebbe...-

Non posso dirlo davvero...

-L'ultima volta.-

L'avevo detto, davvero.

Non sapevo se odiare me stessa per il fatto di avergliela concessa quell'ultima volta, o per aver pronunciato proprio quelle ultime parole famose.

L'ultima volta.

Era una specie di...addio fisico? Sarei riuscita a resistere lontano da lui, senza le sue battutine, i suoi sorrisini, i suoi baci, le sue carezze...?

Per la mia salute mentale sì, avrei dovuto farcela. L'ultima botta e via, poi sarei andata definitivamente avanti.

-Io sto con Matteo ed ho intenzione di stare seriamente e in tutti i sensi con lui da adesso in poi.- Dissi risoluta, -Lo amo, che tu ci creda o no.-

Non era difficile mentire, al posto del nome Matteo avevo pensato ad un possibile futuro ragazzo che avrebbe potuto farmi innamorare e che mi avrebbe trattata con rispetto. Come una principessa. Sarebbe arrivato prima o poi, no?

Le mie parole lo turbarono più di quanto avessi potuto immaginare: mi sarei aspettata una scenata, un marcamento di territorio con tanto di “Tu sei mia” ripetuto all'ennesima potenza...non mi aspettavo quello che lessi nei suoi occhi; rabbia e pura sofferenza si scorgevano distintamente, nonostante fossero mischiate assieme in un unico velo.

Le mie parole...lo avevano davvero ferito. Lui?

Bastava solo una sua risposta, un suo cenno. E quell'addio ci sarebbe definitivamente stato. Lo aspettavo e lo temevo.

Alzò un sopracciglio, gli occhi questa volta abilmente velati di un qualcosa che non riuscivo ad identificare, forse...uno scudo, che mi impediva di leggerli come era successo poco prima. -È questo che vuoi?- Domandò, strascicando la voce quasi annoiato.

Non poteva cazzo, non poteva chiedermelo così, a soli due centimetri dalla mia bocca, con il suo corpo caldo schiacciato al mio ed il suo profumo nelle mie narici. Arrivava fino al cervello e lo rincoglioniva più del fumo di una canna. Non che ne avessi mai provata una, eh.

Avevo le corde vocali completamente paralizzate, non mi ricordavo più come si facesse a parlare, così mi limitai ad annuire, diffondendo il piacevole profumo del mio balsamo. Grazie al cielo, mi serviva qualcosa che mi distraesse dal suo odore afrodisiaco.

Dovevo dare un taglio netto a tutto, finirla in un modo o nell'altra, chiudere una porta ed aprirne un'altra.

Lui voleva solo sesso? Bene, per quell'ultima volta lo avrebbe avuto e se lo sarebbe fatto bastare. Io volevo fare l'amore con lui? Bene, per quell'ultima volta lo avrei fatto e me lo sarei fatto bastare. Fine della storia, nessun lieto fine per la sognatrice di Principi Azzurri.

Del resto, quando ci si innamorava di uno stronzo, era piuttosto difficile che ci fosse, quello succedeva solo nei film, con tanto di bacio romantico riappacificatore sotto la neve o la pioggia.

Mi spinse lentamente verso il letto al centro della stanza, sdraiandosi poi sopra di me con delicatezza. Il volto sempre impassibile, distante, come se non si fosse trovato con me in quella stanza. -Bene.-

No. Non c'era nulla che andasse bene, niente che mi facesse sentire anche solo inimamente bene. Quella era in assoluto la parola più fuori luogo di tutte.

Non stavo bene mentre le sue mani vagavano esperte sulle mie gambe

Per l'ultima volta

Non stavo bene nel sentire i suoi baci e la sua lingua su tutto il corpo, nessun centimetro di pelle escluso

Per l'ultima volta

Non stavo bene nel sentire i suoi sospiri, i suoi gemiti fra i miei capelli

Per l'ultima volta

Le sue braccia che mi stringevano, la sua voce che mi chiamava ansimando

Per l'ultima volta

-Stai...piangendo?- Mi stava guardando a metà fra il confuso ed il preoccupato.

Per la prima volta

Si era fermato. Le sue dita avevano smesso di stuzzicare la mia intimità, le sue labbra avevano smesso di baciare i miei seni nudi, i suoi denti avevano smesso di mordicchiare la mia pelle.

-N-No.- Mi asciugai svelta la lacrima fresca scivolata sulla mia guancia bollente, -Vai avanti.-

Ti prego. Ne ho bisogno. Di te.

-Sicura?- Era combattuto, si leggeva sul suo viso quella sua lotta interiore: da una parte avrebbe voluto farsi i fatti miei e chiedermi cosa fosse successo, dall'altra l'eccitazione lo esortava solo a proseguire e far finta di nulla.

Speravo optasse per la seconda parte, anche perché non avevo nessuna voglia di pensare ad una risposta, non avrei saputo dire niente di logico.

-Sì.-

Per l'ultima volta

Lo vidi annuire incerto mentre, molto più cauto e lento, si rituffava sulla mia pelle.

Lo odiavo. Odiavo il fatto che avesse accettato quella mia richiesta, odiavo il fatto che non si fosse opposto, arrabbiato, indignato. Avrei voluto che mi dicesse che una volta non gli sarebbe bastata, avrei voluto che mi dicesse che non era solo quella scopata che voleva da me, che avrebbe voluto altro. Illusa. Illusa e innamorata.

Mi morse un seno, come a volermi castigare e punire per quei pensieri ridicoli da ragazza innamorata.

Ecco, Alice, non ci devi proprio pensare.

Soffocai un gemito sulla sua spalla e conficcai le unghie -con odio, amore, passione,- nella sua schiena quando entrò in me. Con odio, amore, passione. No, con amore no. Solo con odio e passione. E forse...un po' di disperazione. Come se fosse...

L'ultima volta

E lo era. E pensarlo faceva male, dannatamente male, più del segno di quei morsi rimasti sulla pelle arrossata.

Mi baciò, ancora, ancora e ancora. Ogni suo gemito ed ogni suo ansito morivano sulle mie labbra, umide dei suoi baci.

Ti amo.

Codarda, frignona e rompiballe. Mai e poi mai mi sarei permessa di fare uscire quelle due paroline, rimanevano prigioniere, ingabbiate ed incatenate al mio cuore. La chiave? Dispersa da qualche parte dentro di me ed era meglio così.

Incrociai le gambe dietro la sua schiena, per sentirlo più in profondità, per godere appieno della sua presenza dentro il mio corpo.

Per l'ultima volta.

Per non urlare, dovetti mordermi le labbra con talmente tanta forza da sentire il sapore rugginoso del sangue. Probabilmente non mi avrebbero sentito nelle altre stanze per via della musica, ma era comunque meglio non rischiare.

Strinsi i suoi capelli fra le dita, avvicinando la sua testa alla mia per reclamare un altro bacio.

Ne ho bisogno.

Sorrisi fra le lacrime che avevano ripreso a scendere, ripensando al nostro primo bacio in quell'ascensore, il nostro ascensore. Avrei avuto la possibilità di tagliarglieli quei meravigliosi capelli, di vendicarmi per quello che lui aveva fatto ai miei. Mai come in quel momento mi ero ritrovata a pensare di aver fatto bene a non averle usate subito quelle forbici. Avevo fatto bene a baciarlo e lo avrei rifatto. Non avevo nessun rimpianto da quel punto di vista. Anche innamorarsi di uno stronzo poteva essere un'esperienza, mi avrebbe aiutata a crescere. Soffrivo, ma prima o poi quella sofferenza sarebbe passata...

Maturità? No, il cervello stava solo cercando di autoconvincermi che sarebbe andata così, per alleviare il dolore del cuore.

Non fece altri commenti sulle mie lacrime, finse di non vederle, così come io finsi che non ci fossero.

Sfregai le mie guance sul copriletto dei genitori di Sharon, sperando che si asciugasse in fretta e che non riportasse altre...tracce del nostro passaggio.

Un po' mi aveva schifata l'idea di farlo su un letto non mio, di gente che non conoscevo poi tanto bene, e di sicuro la cosa avrebbe schifato anche i proprietari del letto se lo avessero saputo.

Sarebbe potuto entrare chiunque da un momento all'altro...o forse no, forse Vergata e Lele avrebbero trattenuto gli ospiti lontani da quella porta con qualche escamotage.

Poco mi importava di essere scoperta a dire il vero, ero troppo concentrata sul suo respiro accelerato, sul battito impazzito del mio cuore, del suo cuore.

E, per qualche assurdo motivo, sentirlo quel battito, sentire che c'era ed era così in sintonia con il mio, mi faceva stare bene.



Fu di parola, non mi avvicinò più, né fece nulla quando, una mattina, ci ritrovammo di nuovo da soli in ascensore.

Non mi aveva più parlato da quella volta, a casa di Sharon. Si era sistemato in fretta, prima di uscire e di andarsene dalla festa inventando un'improvvisa emergenza che lo costringeva a tornare a casa.

Le mie amiche avevano cercato, con tatto e pazienza, di chiedermi che cosa fosse successo -lo immaginavano certo, ma non volevano trarre conclusioni affrettate- e che cosa ci fossimo detti. Avevo spiegato il tutto monosillabicamente; loro chiedevano e supponevano, io rispondevo “sì” o “no”.

La cosa che mi faceva stare male era sapere che mi stava davvero ignorando, ne avevo avuto la prova il giorno prima, nel bel mezzo del corridoio, quando Teo si era fermato per salutarmi e baciarmi sulla guancia.

Ci aveva visti perché era dietro di noi, insieme ad altri nostri compagni di classe, eppure...non aveva detto nulla, nessuno sguardo di fuoco, nessuna frase minatoria a Teo, nessun tentativo di avvicinamento. Aveva distolto lo sguardo -sempre che ci avesse degnato di qualche attenzione- senza dire o fare niente. Così come non aveva commentato l'improvvisa e sospetta confidenza di Lele in quei giorni.

Da un certo punto di vista, si poteva persino pensare che stesse dalla mia parte perché era evidente che avesse iniziato a baciarmi sulla guancia, ad abbracciarmi e ad accarezzarmi i capelli -sì, lo aveva fatto!- solo per scatenare una qualche reazione nell'amico, che guarda caso era sempre nei paraggi durante quello sfoggio di affettuosità. Non era servito a niente neppure quello, Lore non aveva rimproverato Lele -a quanto ne sapevo-, non gli aveva intimato di smetterla, né lo aveva guardato male quando si comportava da grande amicone con me.

Che mi aspettavo del resto? Aveva giurato che non si sarebbe più messo in mezzo con il suo modo di fare da stronzo, IO glielo avevo fatto giurare. E avevo ottenuto quello che volevo...o che non volevo?

Forse in cuor mio speravo che lui non fosse così avvezzo a rispettare un giuramento, che infrangesse quella promessa, che non esaudisse quella mia richiesta disperata. Speranza vana.

-Tu sai già cosa regalargli?- Mi aveva chiesto Mel, una mattina dei primi di febbraio.

-Cosa? A chi?- Aggrottai la fronte, girando il cucchiaino di plastica nel bicchiere del thé delle macchinette.

-Come a chi? A Lore, no?- Mi aveva guardata come se fossi stata una povera deficiente. Sapeva tutto quanto anche lei e in quei giorni si era comportata da vera stronza...o da vera amica, questione di punti di vista: non faceva che mettermi in situazioni imbarazzanti con altri ragazzi quando c'era il sopracitato Lorenzo nei dintorni. Mi spingeva addosso a tipi di altre classi nei corridoi, mi presentava ad alcuni suoi amici, chiedeva ad alcuni ragazzi di abbracciarmi, salutarmi e parlarmi come se mi conoscessero. Un incubo.

-Perché dovrei regalargli qualcosa?- Domandai stranita. Non c'erano festività particolari a febbraio, forse intendeva...Oddio, San Valentino?

Roteò gli occhi sbuffando, -Forse perché venerdì prossimo è il suo compleanno?-

Oh. Non lo sapevo. Come avrei potuto del resto? Non avevamo mai parlato di quel genere di cose.

-E che ne sapevo io! Sai, non è che parliamo molto ultimamente.- Mi uscì in tono triste e con una punta di acidità.

-Ma quindi...- Strabuzzò gli occhi allibita, -Non ti ha invitata?-

-Invitata dov...?- Ri-Oh. Diciotto anni. Avrebbe di sicuro festeggiato.

Non ti ha invitata?

Boccheggiai ferita per qualche secondo, prima di scuotere la testa rammaricata. No, non mi aveva invitata.

-Non ci credo...- Borbottò, gli occhi inquietantemente spiritati, -Ma è impazzito? Perché non ti ha invitata?!- Sbraitò dopo essersi ripresa dallo stato di trance.

-Non vorrà persone sgradite alla sua festa.- Ironizzai, sforzandomi di sorridere.

-Tu saresti l'unica gradita, ne sono certa. Devo conferire in privato con quegli idioti dei suoi amici, la cosa non mi torna. Con permesso.-

Un sorriso divertito, più spontaneo di quello precedente, spuntò sulle mie labbra; quando si innervosiva, Mel incominciava a parlare in tono quasi formale, ai limiti dell'assurdo.

Ci ero rimasta male per il fatto che non mi avesse invitata ovviamente. Aveva invitato tutti...e quando dicevo tutti indendevo proprio tutti. Teo e Jacopo Garbatelli compresi. Mancavo solo io della classe. Mi sentivo così arrabbiata, delusa ed umiliata...

Nei giorni seguenti andai avanti ad autoconvincermi che non mi importava andarci, che lui avrebbe potuto fare quello che voleva, strafogarsi di Vodka e Gin fino a vomitare l'anima e scoparsi pure tutte le zoccole della discoteca. Non mi importava.

-Ali?-

-Che c'èè?!- Ringhiai in direzione di Mel non appena mi distrasse dai miei pensieri.

-Solo...- Arricciò le labbra nel tentativo evidente di non ridere, -Potresti smetterla di stringere in quel modo la mia...-

Un sonoro crack interruppe la sua richiesta proprio sull'ultima parola. Guardai incredula i due pezzi di legno colorato che mi erano rimasti in mano, chiedendomi da dove cavolo mi fosse uscita tutta quella forza.

-Oddio...scusa.- Le avevo spezzato in due la matita poveretta.

-Non fa niente.- Meno male, l'aveva presa bene a giudicare dal suo sorriso.

-A che stavi pensando per sfogare così tanta rabbia sulla mia povera compagna di tante scritture?-

-Mmm...- Non avevo tanta voglia di parlarne, -Sono un po' agitata per la verifica di storia di domani.- Scrollai le spalle imbarazzata.

-Ali...- Mi poggiò una mano sulla spalla, -Non ci pensare.- Sapevo che non era della verifica che stava parlando, mi stava rassicurando per il vero motivo di tutta quella aggressività.

Le sorrisi sinceramente grata. -Grazie. Sei una vera amica.-

Mi fece l'occhiolino in risposta, ridacchiando quando la prof ci chiese di renderci partecipi di quel discorso.

-Niente, scusi prof.- Era la mia risposta standard ad ogni rimprovero.

Mel -avrei dovuto imbavagliarla- preferì farsi odiare ulteriormente da me esordendo ad alta voce con un: -Parlavamo della festa di compleanno di Latini prof. Lo sa che domani è il suo compleanno?-

Merda! Così lui avrebbe pensato che io passavo le lezioni a parlarne con Mel, magari sfogandomi con lei e piagnucolando per non essere stata invitata!

-Oh, davvero?- La prof lo guardò tutta contenta, mentre il quasi-diciottenne in questione, dopo aver deglutito a vuoto, azzardò un sorrisetto. -Sì prof, ma non si preoccupi per il regalo, eh.-

-Oh no no, così come ho interrogato la Zorzi il giorno del suo compleanno, non posso non interrogare te mio caro Latini!-

Intuii dal sogghigno soddisfatto di Mel che avesse ottenuto proprio quello che voleva: una piccola vendetta.

Ben gli stava in effetti; a giudicare dall'espressione di Lore, avrebbe dovuto studiare parecchio quel pomeriggio...

****


Restare a casa il sabato sera era quanto di più deprimente potesse esserci. Restare a casa, sapendo che lui avrebbe bevuto a go-go per festeggiare i suoi diciotto anni -senza di me- era doloroso. Restare a casa, immaginandolo lì a fare il cretino con qualcun'altra era...

Cambiai canale per l'ennesima volta, sbuffando annoiata non appena ritrovai la voce irritante e falsa della Toffanin a Verissimo.

Sarei dovuta andare con i miei a fare la spesa, almeno non mi sarei dovuta sorbire quei programmi da zitelle avide di pettegolezzi alla televisione. Come se me ne fosse fregato qualcosa poi dell'ultimo flirt di qualche concorrente della casa del Grande Fratello!

Fortuna che i miei sarebbero tornati a casa con una bella pizza più tardi, unica consolazione della serata.

Daniela non poteva uscire quel sabato sera, dei parenti erano venuti a trovare lei e la sua famiglia dalla Svizzera; Ilaria era fuori con il suo ragazzo ed Angie aveva la febbre. Quindi, in conclusione, ero sola come un cane. Mi scocciava rintracciare altre amiche così, all'ultimo, dopo che era comunque passato qualche giorno dall'ultima volta che le avevo sentite.

Diedi una rapida occhiata all'orologio: le sei. Era già...fuori casa? A che ore sarebbe iniziata la festa?

Istintivamente e senza pensarci, presi il telefono e composi un numero di cellulare che conoscevo a memoria ormai... Avevo cambiato le opzioni e scelto di non mandare il mio numero, ovviamente.

Quanto sono scema...

Ogni squillo era la causa dell'aumento spropositato dei miei battiti cardiaci. A fare compagnia all'insopportabile tu tu del telefono, il mio respiro affannato e veloce.

Stavo per mettere giù, quando arrivò la botta finale per il mio cuore già impazzito:

-Pronto?-

Mi strozzai con la saliva e trattenere un improvviso attacco di tosse quasi mi fece soffocare.

Nello stomaco sentivo...qualcosa muoversi. Era come se ci fossero tanti piccoli bruchini che, al posto dell'erba, brucavano il mio stomaco. Di lì a poco sarebbero diventate farfalle, era questione di minuti.

-Proonto?- Si stava spazientendo. Sorrisi; tipico di Lore.

Schiacciai il tasto rosso del cellulare per chiudere la chiamata, fissando la televisione accesa -ma silenziosa- davanti a me.

Oh, ma che diavolo stavo facendo? Ero ridicola! Chiamarlo solo per sentire la sua voce, patetico!

Evidentemente il mio cuore non la pensava affatto così, perché un attimo dopo la mia mano stava schiacciando il tasto verde per richiamare l'ultimo numero.

Rispose subito questa volta: -Pronto?-

Mi morsi il labbro agitata: i bozzoli si erano schiusi e le farfalle svolazzavano indisturbate.

-Oh senti, ma che cazzo vuoi?!-

A stento riuscii a non ridere. Anche quando si incazzava era stupendo. Ed io patetica, di nuovo.

Te. Voglio te, mi manchi.

Magari avessi avuto il coraggio di dirla una cosa del genere. Se solo avessi avuto la certezza che lui non fosse scoppiato a ridere subito dopo.

-Sette giorni...-

Era la voce di Vergata quella! Seguirono alcune risate subito dopo e, con un nodo alla gola, riuscii a distinguerne una femminile.

-Secondo me è una ragazza.- Era stata proprio la tipa a parlare, in tono divertito e malizioso, -A chiamare e a stare in silenzio siamo solo noi, di certo non è un ragazzo.-

-Secondo me è la Puccio.-

Vergata era troppo intelligente per i miei gusti, peccato che ancora non mi fosse stata fornita l'occasione perfetta per ucciderlo.

Schiacciai talmente tante volte il tasto rosso e con talmente tanta foga che quasi temetti di averlo rotto.

Merda! Mi buttai sul divano e affondai la mia faccia nel cuscino, colpendo ripetutamente il tessuto in camoscio con la fronte.

-Merda!- Ripetei ad alta voce, le guance sempre più rosse ed il cuore che pulsava maledettamente forte in ogni vena.

Mi aveva scoperta, bellissima figura che avevo fatto! Tanto valeva che dicessi qualcosa, giusto per non fare quella figura da patetica ragazzina innamorata!

Mi odiavo! Così tanto che le lacrime sopraggiunsero poco dopo. Non me ne andava bene una. Continuavo a soffrire, sempre per lo stesso dannatissimo ragazzo che avrei dovuto dimenticare.

Non ci riesco.

Singhiozzai, vergognandomi di essere tanto debole. Fortunatamente nessuno stava assistendo a quella scena, me ne sarei vergognata ancora di più.

Il campanello suonò, prendendomi in contropiede e spaventandomi. Balzai a sedere e mi asciugai velocemente le guance: chi poteva essere? Non aspettavo nessuno...

Sgranai gli occhi arrossati quando vidi dallo spioncino chi attendeva di essere accolto davanti alla mia porta di casa.

-Ciao.- Feci un po' confusa e spossata, abbozzando un sorriso.

-Ciao Ali!- Glenda si distingueva sempre con il suo entusiasmo, -Che ci fai conciata così?- Sbatté ingenuamente le palpebre.

-Sono in casa.- Spiegai, indicando il mio pigiamone con un Gatto Silvestro sorridente.

Storse il naso, -Lo vedo...ma non dovresti essere pronta per andare alla festa di Lore?-

Mi mossi sul posto nervosa, -No, beh, ecco- Come spiegarglielo? -Non sono stata invitata.- Non c'era poi molto da dire, il nocciolo della questione era quello. Strano però che lei non lo sapesse già.

-Sciocchezze!- Si intrufolò in casa mia, muovendosi abile come un felino. Tale sorella, tale fratello.

-Sì che sei stata invitata! Da me!- Fece tutta contenta, battendosi una mano sul petto.

Spalancai la bocca sorpresa, prima di richiuderla. -Non capisco.-

-Lore mi ha detto che posso portare un'amica con me...e dato che la mia migliore amica Veronica ha la febbre e non può venire, io decido di portare te!-

Continuavo a non capire. Voleva davvero portare me? Perché?

-No, credo sia meglio che rimanga a casa.- Non volevo creare casini, magari lui si sarebbe incazzato se mi avesse vista, avrebbe pensato che mi fossi imbucata o altro. Non ero stata invitata e non ci sarei andata, gli avrei lasciato pensare -sempre che lo avesse fatto poi- che avevo altro di più importante da fare quella sera.

-Oh beh...- Fece qualche passo per la stanza, guardandomi poi allusivamente, -Se preferisci startene qui a piagnucolare, guardare Maria De Filippi o a giocare a tombola con i tuoi...mentre Lore si diverte...fai pure.- Era schietta, andava dritta al punto, sapeva dove colpire. Anche lei, tutto sommato, assomigliava a Lore, proprio come la scorbutica Rossella.

-O altrimenti potresti andare lì,- Sorrise maliziosa, -Divertirti davanti ai suoi occhi, conoscere gente e ballare con qualche bel pezzo di figo...a te la scelta.-

Puntellai le mani suoi fianchi alzando appena un sopracciglio. Fra quelle due possibilità la seconda era di sicuro la più allettante.

-Perché mi dici questo?- Perché mi aiutava in quel modo, rischiando di mettersi seriamente contro il fratello?

-Perché voglio che entrambi apriate gli occhi. Tu sei già più sveglia di lui e lo hai capito.- Esaminò attentamente, vittoriosa e soddisfatta, la mia espressione sorpresa, -Ora tocca a lui. E purtroppo Lore capisce qualcosa solo quando prende una bella batosta e ci sbatte il muso. Perciò...verrai con me, ti divertirai e ballerai fino a non poterne più?-

Inclinai la testa di poco e provai ad immaginare la faccia di Lore non appena mi avrebbe vista...magari con qualche bel ragazzo conosciuto al momento. Sarebbe stata una mia rivincita, piuttosto che stare a casa a strafogarmi di pizza e gelato.

-Perché no?- Sfoggiai il migliore ghigno del mio repertorio, subito ricambiato da Glenda.

-Preparati, perché stasera uscirai di qui più bella che mai.- Mi mostrò una valigetta contenente qualcosa...probabilmente...trucchi. -Gli verrà un infarto quando ti vedrà!- Saltellò sul posto trascinandomi verso la mia camera.

Spero di no. Pensai divertita e con un sorrisetto sognante dipinto sulle labbra. Deve prima bruciare d'invidia.



*Note dell'autrice*


EDIT: Grazie a Dark magic per la copertina che vedete in cima!

No, non sono sparita, ogni tanto rispunto fuori come i funghi in autunno...ù.ù oddio, che paragone brutto, chissà da dove cavolo mi è uscito xD

Coomunque, mi starete odiando di sicuro lo so, sia per il ritardo che per aver ulteriormente rimandato 'sta benedetta festa di Lore...il problema è che mi sono bloccata, non riesco a descriverla come vorrei e la fretta di aggiornare non ha fatto che peggiorare la situazione, mi ha messo ansia e l'ho scritta veramente da schifo...Per questo, per non ritardare ulteriormente l'aggiornamento, ho deciso di pubblicare questo capitolo così com'è, anche perché se avessi pubblicato il resto che ho scritto sarebbero venute fuori 37 pagine di roba insopportabilmente noiosa, quindi vi risparmio e vi lascio solo queste 21 xD

In questi giorni non avrò nulla da fare (solo sopportare i discorsi dei miei parenti a tavola!), quindi potrò con calma ripensare alla prossima scena come l'avevo inizialmente immaginata e scriverla, spero, in modo decente.

Ora, passiamo ad un tasto dolente -per me, perché mi dispiace troppo-: le recensioni. Alla velocità di una lumaca viscida e bavosa (sono stanca, non fate caso a queste similitudini >.<), sto rispondendo...e andrò avanti a rispondere non appena tornerò dalla montagna (parto questo week end, sì) il 27. Ripeto che mi dispiace tantissimo, sono solo parole lo so, ma mi dispiace davvero, scusatemi...

Recupererò anche le recensioni alle storie che seguo, promesso. Sono indietro con tutto, regali da incartare compresi...e anzi, credo sia meglio che mi dia una mossa xD

Detto questo, chi mi segue su facebook sa che ho promesso un piccolo Missing moments pov Lore, non l'ho dimenticato. Spero mi scusiate per il ritardo -anche di questo, sono un disastro-, ma arriverà.

Parlando del capitolo, mi hanno intimato di non provare a dire che fa schifo...perciò mi limiterò a dire che non mi piace, è stupido e confuso. Spero almeno sia piaciuto a voi, come minimo, dopo quanto vi ho fatto ingiustamente attendere.

Colgo l'occasione per augurare a tutte uno splendido, felicissimo, supercalifragilistichespilaridoso (sono fissata con 'sta “parola” ultimamente xD), Natale! Spero davvero che Babbo Natale vi porti quello che desiderate ;)

Un immenso bacione, grazie per la pazienza e scusatemi ancora per il ritardo, la vostra Bec

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Capitolo 25
*** Tanti auguri! ***



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Capitolo 24: Tanti auguri!



-C'eri anche tu, vero?- La frase di Glenda mi fece alzare lo sguardo sorpresa per incontrare il suo nello specchio.

Aveva smesso di pettinarmi i capelli e mi stava fissando con un sorriso birichino e consapevole.

-Quel giorno...sulle scale, quando ho litigato con Lore. Ti ho vista.-

Boccheggiai in imbarazzo, mentre le mie guance si tingevano di rosso colpevoli, -Io no, cioè...- Bella figura di merda.

-Ho fatto finta di nulla perché non ne ero certa, ho visto solo una sagoma di sfuggita.- Ammise divertita, -Ma ora ne ho avuto la conferma, c'eri tu lì sopra.-

Grandioso! Mi ero pure incastrata con le mie stesse mani! Troppo furba...

-Mi dispiace.- Abbassai la testa colpevole ed alcune ciocche di capelli andarono a coprire e nascondere il mio viso.

-Non ti preoccupare.- Mi tranquillizzò, perdendo tuttavia il sorriso, -Immagino tu abbia capito a grandi linee quello che è successo...-

Annuii nervosa, non sapendo bene cosa dire. La mia mancanza di tatto avrebbe rovinato tutto se avessi parlato. Oltretutto io facevo sempre figure pietose quando si trattava di affrontare discorsi seri, peggioravo solo le cose.

La mia prima bella figura l'avevo fatta alle medie, quando avevo chiesto ad una mia amica come stava il suo gatto, dimenticandomi che fosse morto appena una settimana prima. La poveretta era corsa in bagno a piangere. La poveretta era Daniela. Voleva più bene a quel gatto che a sua nonna.

Glenda sospirò, riprendendo a pettinarmi con aria assente.

-Ne vuoi parlare?- Mi morsi la lingua subito dopo: che idiota patentata che ero! Ovviamente non aveva voglia di parlarne, tantomeno con me! Come mi era venuto in mente di chiederglielo?

-Scusa, non volevo essere invadente, solo...-

-È stata dura.- Mi interruppe, senza staccare lo sguardo dai miei capelli, -Impedirmi di chiamarlo...sono stata tentata di farlo tante di quelle volte...-

Silenzio. Cavoli, cosa si poteva dire in situazioni del genere?

-Ancora adesso...mi manca.- Ammise, gli occhi leggermente lucidi, ma sempre concentrati su quello che stava facendo.

-Glenda, non ti amava davvero.- Tatto zero, ma era la verità. -Non ti meritava, non ti avrebbe dovuto fare del male.- Mi morsi il labbro; non sapevo se avevo osato troppo o no, avevo detto istintivamente ciò che pensavo.

-Lo so...è quello che mi dico ogni volta, ma...- Gli occhi incominciarono a pizzicarle, -Mi chiedo spesso se magari...sono stata io a sbagliare qualcosa, magari...non sono riuscita bene a farmi amare...-

-No! Assolutamente no, che dici?- Mi alzai e l'abbracciai di slancio non appena la sentii singhiozzare alle mie spalle. -Glenda tu non hai fatto nulla e comunque niente potrebbe giustificare quello che ti ha fatto, è un mostro.- Non sapevo se le mie parole avrebbero o no migliorato la situazione, sapevo solo che dovevo cercare di toglierle quegli stupidi dubbi; non era colpa sua se Domenico l'aveva picchiata, lei non aveva nessuna colpa, era lui che aveva sbagliato. Quello schifoso...!

-Sbaglio sempre e con tutti, perché? Prima mio padre e adesso Domenico...- Si era stretta di più a me senza smettere di piangere.

Oddio, stava venendo da piangere anche a me...vederla in quelle condizioni era straziante...chissà da quanto tempo non si sfogava con qualcuno.

-Non hai sbagliato niente Glenda, capito?-Le accarezzai i capelli intristita.

-Sì invece...dove sbaglio? Come figlia, come fidanzata...ottengo sempre lo stesso risultato.- Un altro singhiozzo le sfuggì.

-Non puoi paragonare Domenico a tuo padre. Domenico è uno stronzo schifoso, mentre tuo padre, nonostante tutto, sono sicura che ti voglia bene.- Forse ero io che, cocca di papà, non riuscivo a concepire l'idea che un padre non volesse bene ad una figlia, sangue del suo sangue, una parte di lui. Di sicuro il signor Latini voleva bene ai suoi figli, li aveva voluti, cresciuti e mantenuti. A modo suo certo, la violenza non era affatto giustificata, da quel punto di vista non era poi tanto meno mostro di Domenico.

-Tu sei una persona meravigliosa, non devi rimproverarti nulla. Sono le persone che ti hanno fatto del male che non lo capiscono e non ti meritano.-

Mugugnò un qualcosa di incomprensibile, prima di lasciarsi sfuggire un'altra confessione: -Ho paura Alice...Mia madre è sempre più vicina alla depressione per via di questa situazione, non potrà sopportare questa convivenza in eterno...e se divorziassero?- Mi strattonò il braccio, -Cosa farebbe mio padre? Non possiamo abbandonarlo, io lo so che lui ci vuole bene, l'ho visto piangere quando è morta la nonna, l'ho visto. Lui sta male, è un uomo solo.-

Mi stava venendo un groppo in gola che avrebbe fatto straripare tante di quelle lacrime da rovinare il duro lavoro di Glenda. Il trucco stava per andarsi a far benedire.

-Io...- Non sapevo cosa dire, cosa fare...Non potevo sapere come stava, non avevo mai provato niente del genere. Ricordavo ancora il discorso di Lore sul fatto che Glenda e sua madre temessero che se lasciato dalla sua famiglia, il signor Latini avrebbe potuto fare qualche sciocchezza. Era per quello che Amelié sopportava, per compassione. Ma era un essere umano anche e lei e avrebbe potuto benissimo crollare, i suoi figli soffrivano ed erano stati picchiati più di una volta dal padre...oltretutto, la depressione non era affatto una cosa da prendere sotto gamba.

-Anche se tua madre decidesse di divorziare, e sarebbe solo un bene per lei e per voi, tu potresti sempre andare a trovare tuo padre, non vuol mica dire che resterà solo.- Cercai di convincerla con tono rassicurante.

Scosse la testa senza staccarsi da me, -La mia psicologa dice...che deve avere avuto un qualche trama da piccolo e che quello lo abbia reso così. I suoi genitori erano severi e violenti. Avrebbe bisogno di una consulenza psichiatrica, ma orgoglioso com'è non accetterebbe mai di fare una cosa del genere...-

Beh in quel caso le cose cambiavano...mi veniva da dire “Stategli vicino”, ma stare vicino ad una persona del genere non doveva essere affatto semplice.

-Io gli voglio bene...è pur sempre mio padre...- Sembrava quasi che lei si vergognasse di quella confessione.

-Ma certo Glenda, ed è giusto che sia così.- Però...restava sempre quel però, quel nodo in gola, quelle lacrime che punzecchiavano i miei occhi per chiedere di poter uscire...Non era facile la situazione, capivo il punto di vista di Glenda, ma non sarebbero riusciti per molto a convivere con quell'uomo.

-Mia madre...lo ha sposato perché era innamorata e sperava che cambiasse...e lo spera ancora. Lore e Rossy non ci capiscono...loro lo odiano, loro vorrebbero liberarsene e basta. Hanno sofferto tanto e li capisco, ma...io non voglio.-

Lore.

Si spiegava di nuovo il perché di quell'odio. Vedere la propria madre e la propria sorella in quelle condizioni non doveva affatto essere bello.

Si asciugò le lacrime un po' imbarazzata e, dopo essersi staccata da me, si sforzò di sorridere, -Scusami, io...-

-Ma figurati...ti fa bene sfogarti, se vorrai parlarne ancora, io ci sono.- Per esperienza sapevo che era sempre più semplice e d'aiuto sfogarsi con qualcuno estraneo alla vicenda. Non ero una psicologa certo, ma ero pronta ad ascoltarla se aveva bisogno. Mi faceva tenerezza e sentivo il bisogno di aiutarla come se fosse una mia cara amica. Ed in effetti lo era diventata.

-Grazie...- Si torturò il labbro impacciata, -Parlarne con te mi ha fatto bene...preferisco non parlarne con mia madre o con i miei fratelli, li farei stare ancora peggio...- Scosse la testa per scacciare un pensiero probabilmente molto poco piacevole. -Lore ti aveva già detto tutto, vero?-

Quella ragazza finiva sempre per stupirmi...come cavolo faceva ad accorgersi così di tutto?

-Ci tiene a te se ti ha raccontato una cosa tanto privata.- Mi sorrise intenerita, -Forza! Dobbiamo finire di sistemarci, vedrai che sarai così bella da farlo capitolare ai tuoi piedi in un attimo!-

In una sola ora mi aveva trasformata in una top model e, per distrarmi durante i “preparativi”, mi aveva raccontato tante di quelle cose sull'infanzia di Lore da farmi ridere come una deficiente.

-Ah, odia le albicocche! Da quando aveva quattro anni e gli si è incastrato il nocciolo in gola, sai, è bello grosso poi...- anche Glenda parlava fra una risata e l'altra, -Nostro zio l'ha dovuto mettere a testa in giù e scuoterlo per evitare che si strozzasse!-

Non c'era molto da ridere in effetti, eppure il modo in cui lo raccontava Glenda rendeva il tutto comico. -Da piccolo poi era terrorizzato dai ragni, il film Aracnofobia lo aveva reso paranoico!-

L'avevo pregata di continuare, mi piaceva sentire quelle cose su di lui, mi aiutavano a conoscerlo meglio. Ero masochista, sì.

-E i capelli! Come è fissato con quelli! Alle medie c'era stata la fase del gel, fortunatamente ha smesso di metterselo, li rendeva tutti appiccicosi.- Glenda arretrò di botto con la testa inorridita e schifata, facendomi scoppiare nuovamente a ridere, -Ah e poi ha un fastidiosissimo tic nervoso alla mano quando gioca alla Play, specie quando perde. Non lo sopporta proprio, sarebbe capace di litigare e sbraitare contro qualcuno solo perché interrotto mentre è in un punto cruciale e difficile di un videogioco! Diventa isterico quando gioca a quella roba lì, non che non lo sia già eh.-

Ogni cosa da lei raccontata mi aveva fatta sciogliere e battere il cuore come se lui fosse stato lì con noi. Riuscivo ad immaginarlo; le braccia incrociate, il sopracciglio alzato, quella smorfia infastidita che prendeva sempre più forma sulla sua faccia man mano che andavamo avanti a parlare di lui. Ero pazza. Pazza e innamorata, due binomi che potevano pure coesistere nel mio caso.



Mi ero pentita della mia decisione nel momento esatto in cui avevo messo piede al Planet 50, discopub molto carino che si affacciava direttamente sui Navigli di Milano, una delle zone più in e frequentate della città.

Nonostante Glenda mi avesse resa quasi irriconoscibile, truccata e vestita come una modella, mi sentivo una perfetta cretina completamente fuori posto.

L'aria calda e viziata del locale mi aveva investita appena entrata, facendomi venire un'irrefrenabile voglia di correre in bagno a vomitare.

-Nono, io non posso.- Feci per tornare indietro ed uscire, ma il braccio di Glenda me lo impedì.

-Ali, non puoi andartene così!- Mi rimproverò lei, cercando comunque di infondermi coraggio con un sorriso.

Non ce la potevo fare, mi stava per venire un attacco di qualcosa, avevo le vampate di calore come una donna in menopausa.

Mi mossi frenetica sul posto, spostandomi ripetutamente i capelli con una mano. -Che cosa dirà?- Ero ridicola, patetica. Una bambina che aveva paura dell'Uomo Nero tanto descritto nelle storie raccontate dalle mamme.

Una parola circolava velenosa in ogni fibra del mio corpo e venne registrata velocemente anche dal cervello.

Codarda.

'Fanculo. Solo perché le gambe tremavano non voleva dire che avevo paura! Di lui poi!

-Nulla. Non può dire niente, tu sei con me.- Mi sorrise nuovamente, come si poteva sorridere ad una bambina piccola per rassicurarla che nessun mostro sarebbe uscito dall'armadio quella notte.

Annuii, grata per le sue parole. -Ok, bene. Andiamo, prima che cambi di nuovo idea.- Sbuffai per scaricare la tensione ed iniziai a camminare fra la gente del locale senza curarmi troppo dei miei pensieri contrastanti.

Non ci sarei dovuta andare, punto. Avrei potuto passare una tranquilla serata in pantofole, mangiare una pizza e andare a letto presto per far trascorrere alla svelta quell'orribile sabato sera. Invece no, io dovevo complicarmi la vita ed imbucarmi alla festa del mio odioso ex scopa-nemico, altrimenti non ero contenta. Ah, piccolo dettaglio degli ultimi mesi: ne ero innamorata.

Fortuna che c'era Glenda con me, era la mia ancora di salvezza.

-Leva le mani da mia sorella Chri!- Mi prese per mano e mi trascinò ridendo verso una coppia appartata in un angolino.

-Cazzo, beccato!- Una risata maschile coprì lo sbuffo seccato della persona che gli era accanto.

-Alice, lui è Christian, il ragazzo di mia sorella. Christian, Alice.- Glenda non perse tempo con le presentazioni e subito indicò il ragazzo con un cenno della mano.

Ragazzo che...beh, come si suoldire, era decisamente tanta roba. Alto, biondo, capelli lunghetti, fino al mento, piercing al lobo sinistro, barba appena accennata e sguardo che avrebbe fatto incendiare chiunque. Aveva un'aria trasandata terribilmente sexy e attizzante...

Hai capito Rossella...

Mi esaminò attentamente per qualche secondo, senza perdersi nemmeno un dettaglio del mio corpo, cosa che stranamente non sembrò dar fastidio alla sua ragazza.

-Ciao.- Allungai una mano per stringere la sua, leggermente a disagio per via di quella sua indagine fin troppo invadente.

La strinse subito dopo, illuminandosi in un sorriso che di casto aveva ben poco, -Sempre detto io che Lore ha buon gusto.-

Già dal tono scherzoso con cui l'aveva detto e dal modo in cui aveva nominato Lore, capii che i due dovevano essere amici. E che quindi a Christian il mio nome non doveva essere nuovo, qualcuno doveva avergli per forza parlato di me. Che fosse stato proprio Lore? O forse era stata Glenda?

Arrossii per quel complimento, limitandomi a sorridere come un'idiota e scacciando malamente quella voglia di rispondergli: “Beh, anche i gusti di Rossella non sono male.” Ci mancava solo che quella mi odiasse ancora di più...

-Sai che si incazzerà di brutto quando la vedrà, vero?- Rossella si mise in mezzo e parlò per la prima volta, senza, ovviamente, salutarmi come avrebbe dovuto fare per educazione. Ma di che mi stupivo, stavo parlando della sorella di Mister Simpatia, quando mai lui aveva salutato?

-Sai che il mio hobby preferito è quello di farlo incazzare, vero?- Rispose candidamente Glenda.

Rossella scosse la testa e sorrise divertita, mentre Christian si lasciava scappare una leggera risata.

C'era un qualcosa nel loro modo di fare...erano così in sintonia, perfetti. Con una punta di invidia, li osservai meglio; stavano benissimo insieme. Lui alto, lei bassa. Lui biondo, lei mora. Lui simpatico e allegro, lei scorbutica e sempre incazzosa.

Nonostante Christian mi avesse spogliato letteralmente con gli occhi poco prima -e la cosa non aveva minimamente toccato, né fatto ingelosire Rossella-, quando si voltava a guardare lei il suo sguardo cambiava completamente. La guardava divertito, intenerito, innamorato.

Ma dove cavolo si trovavano i ragazzi così? Come cavolo aveva fatto una serpe come Rossella a farlo innamorare di sé?

-Lore è già arrivato?- Si informò Glenda, distraendomi dalla mia analisi.

Ecco, io non ero decisamente capace di far innamorare qualcuno di me. Forse avevo sbagliato tutto dal principio, forse avevo sbagliato a concedermi a lui così, lasciandogli quello a cui agognava senza impormi troppo.

-No, credo sia ancora in giro con quei coglioni.- Rossella scrollò le spalle e assecondò il gesto affettuoso di Christian che nel frattempo aveva allungato un braccio per cingerle la vita.

In giro con quei coglioni? Di chi parlava? Dov'era Lore, come mai non era alla sua festa?

Guardai Glenda in cerca di una risposta a quelle domande, ma lei si limitò a farmi un cenno con la mano per rimandare la cosa a dopo.

Andò avanti a parlare un altro po' con loro, prima di congedarsi con un “Ti tengo d'occhio”, riferito alle mani lunghe di Christian.

-Come mai Lore non c'è ancora?- Chiesi, indecisa se sentirmi sollevata o inquieta.

Lei soffiò divertita su un ciuffo di capelli che le copriva l'occhio, -È un'idea di Andrea, voleva farlo da quando era un marmocchio.-

Corrugai la fronte stranita, -Cosa?-

-Un giro in limousine.- Si voltò ed esaminò la mia espressione sorpresa, -Ne hanno noleggiata una e si sono portati dietro qualche amica.- Spiegò tranquilla. Troppo, contando che io stavo per avere un attacco di rabbia piuttosto pericoloso e violento. Avrei preso volentieri quelle amiche che si erano portati dietro per i capelli e le avrei a scaraventate a distanza, in un altro continente possibilmente.

Così, passai il tempo a corrodermi lo stomaco immaginando cosa stesse facendo lui su quella benedetta macchina con quelle ragazze.

-Non dovevo venire.- Continuavo a ripetere a me stessa, anche dopo aver salutato Mel, sorpresa e contenta di vedermi.

Lui di sicuro aveva programmato una bella seratina a base di sesso con qualsiasi essere di sesso femminile gli si fosse presentato davanti, per quello non mi aveva invitata. Io sarei stata...d'intralcio. Avrei rovinato i suoi progetti.

Mi sentivo come un pesce fuor d'acqua, oltre a Mel e Glenda non conoscevo nessuno. I nostri compagni di classe non mi rivolgevano la parola, mentre gli altri invitati parlavano fra di loro.

Teo mi aveva già detto che non ci sarebbe andato per lealtà nei miei confronti.

-È chiaro che abbia invitato tutti tranne te solo per farti un torto ed io non mi abbasserò a tanto, non lo asseconderò affatto. Per chi mi hai preso? La tua amicizia è importante.- Mi aveva risposto, dolcissimo come sempre, quando gli avevo chiesto se era intenzionato ad andarci.

Lo strillo esaltato di una ragazza mi spaventò e mi costrinse a guardare verso l'ingresso del locale, dove si stava formando un piccolo gruppetto intorno ai nuovi arrivati.

-Bìa, tesoro!- Glenda mi sorpassò per correre ad abbracciare la pazza che aveva gridato poco prima e che, a giudicare dal soprannome con cui era stata chiamata, altri non doveva essere che Anita Bianchi. La stessa ragazza bionda nella foto del profilo di Lore su facebook.

Mi sporsi in avanti per esaminarla meglio, inclinando di poco la testa per sviare Glenda.

Era alta, aveva dei bei capelli biondi ricci e selvaggi, un vestitino dorato di pailettes aderente ed inguinale e dei tacchi spaventosamente alti.

Provai una fitta d'invidia per quel fisico perfetto, che poco aveva a che fare con il mio. Io ero bassa e poco prosperosa, a differenza di lei. E dire che non mi ero mai sentita così a disagio ed imperfetta, avevo sempre trovato delizioso il mio fisico: ero piccola, minuta e graziosa come una bambolina. Solo che...Lore sembrava più il tipo da prediligere corpi come quello di Bìa.

Eppure è venuto a letto con te, mi suggeriva insistente una vocina dentro di me.

Sì, ma si era scopato anche lei.

Il cuore schizzò in gola non appena mi accorsi dei ragazzi dietro di lei. Tre ragazzi e tre ragazze. Lui, Lele, Andrea e tre zoccole.

Si fecero avanti subito dopo la pazzoide e gli invitati corsero a salutarlo e a fargli gli auguri molto probabilmente.

Aveva un sorriso troppo pronunciato, le guance troppo accaldate, i capelli troppo spettinati, la camicia troppo abbottonata male, gli occhi troppo euforici. Che avesse bevuto già un po' era chiaro, che qualcuna gli avesse passato una mano fra quei capelli lo era ancora di più.

Stritolai il bicchiere di Coca Cola gentilmente offertomi da Glenda, desiderando ardentemente di poterglielo lanciare addosso e colpirlo.

Lo misi giù per evitare che quell'istinto violento prendesse il sopravvento.

Che cosa ci faccio io qui?

Ero andata solo per star male? Solo per vederlo ridere e fare il cretino con tutte quelle zoccolette? A quel punto potevo starmene a casa ad immaginarlo con altre...sarebbe stato meno doloroso che vederlo in quello stato.

Mi alzai di scatto dal divanetto su cui mi ero seduta e mi diressi spedita al bancone per prendere qualcos'altro da bere, la Coca Cola era diventata improvvisamente troppo nauseante.

Non avevo nessuna intenzione di andargli incontro e di fargli gli auguri come facevano tutti gli altri, mi sarei mimetizzata e nascosta fra la gente per tutta la durata della serata se necessario.

-Un...mmm...una Piña Colada.- Non ero esperta di drink, odiavo quelli alcolici, ne avevo preso sì e no tre in tutta la mia vita, così ne avevo sparato uno a caso che avevo sentito nominare qualche volta da Angie.

Il barista me lo servì subito, senza tralasciare un sorriso smagliante e malizioso decisamente poco professionale.

-Grazie.- Lo presi fra le mani e, contrariamente a come bevevo di solito, a piccoli sorsi, ne bevvi un bel po' tutto di colpo, sentendo girare pericolosamente la testa.

Mi umettai le labbra e cercai di capire se mi fosse o no piaciuto.

Mmm...buono.

Decretai infine. Bruciava forse un po' troppo alla gola.

-Ah eccoti!-

Era stata Glenda a parlare, ad urlare piuttosto.

-Meno male che mio fratello ancora non ti ha vista! Ho intenzione di farti fare un'entrata in scena con i fiocchi!- Esultò saltellando sul posto e guadagnandosi un'occhiata stranita da parte di un tipo lì vicino.

-Non ho intenzione di farmi vedere.- Feci ruotare lentamente il polso ed osservai il liquido all'interno del bicchiere ondeggiare a quel movimento, -Finisco questo coso e me ne torno a casa.- Avevo ancora un briciolo di dignità dopotutto e se mi avesse visto sarebbe andato a farsi fottere pure quello.

-Non dire scemenze! Abbiamo pure un'alleata!-

Alleata? Di che stava parlando?

Non ebbi il tempo di girarmi a guardarla che un qualcosa -probabilmente umano- mi avvolse con i suoi tentacoli e mi stritolò a sé.

-Tu devi essere Alice, oddio!- Un urletto stridulo da parte di quell'essere mi fece rabbrividire, -Posso chiamarti Ali, vero?-

Si staccò per guardarmi in faccia ed io feci lo stesso con lei, rischiando quasi di rigettare fuori tutto il liquido appena bevuto.

-Io sono Bìa!- Mi porse la mano tutta contenta, non sospettando minimamente che il desiderio di staccargliela quella mano era saettato al primo posto. Insieme a quello di prendere il mio drink e rovesciarglielo fra i suoi capelli biondi. Gli stessi che accarezzavano la spalla e la schiena di Lore nella sua foto del profilo.

Con molta fatica, mi costrinsi a ricambiare il sorriso e a stringere quella schifosa e viscida mano.

-Sì, ciao.- Guardai Glenda un po' seccata. Perché diavolo non interveniva per scollarmela di dosso quella piovra?

-Sei proprio come ti immaginavo.- Mi esaminò dalla testa ai piedi, più o meno come aveva fatto prima Christian, -Mmm...direi di sì, qui la materia c'è. Forse le tette...- Storse la bocca, -Ma si potrà rimediare, insomma, ho visto di peggio.-

Dilatai così tanto le pupille degli occhi che dovetti sembrare spiritata, -Cosa?-

-Mi meraviglia che ad un porco come Lore piacciano, ma potrebbe anche trovarle eccitanti proprio per questa forma...- Stava davvero inclinando la testa per esaminarmi meglio le tette?! -graziosa.- Concluse serafica.

-No, scusa...- Stavo per esplodere e strozzarla, quando lei mi interruppe con un cenno veloce della mano, -Tesoro, tranquilla. Non è me che devi temere, io sono dalla tua parte.-

Boccheggiai incredula e feci scorrere velocemente il mio sguardo fra lei e Glenda che sembrava addirittura divertita da tutta quella situazione.

Dalla mia parte?!

Certo. Si scopava Lore e stava dalla mia parte, più che logico.

Tranquilla un cazzo, stronza!

-Lore è stato solo una piacevole scopata come un'altra.-

Mi morsi con talmente tanta forza il labbro da farmi seriamente male. Brutta troia. Lo diceva come se stesse raccontando una storiella qualunque del suo passato, una gita in barca.

-È lei che devi temere, non so se mi spiego...- Con un cenno della testa indicò dietro di sé e, irritata, sconvolta, ma curiosa, seguii con attenzione la traiettoria di quel gesto.

Sussultai come se fossi stata colta di sorpresa dal mio peggiore nemico alle spalle, peccato che il mio peggiore nemico in quel momento stesse tranquillamente ballando e strusciandosi addosso ad una ragazza mora più o meno carina al centro della pista da ballo.

Bastò che la tipa si girasse un attimo, per spostarsi maliziosa e sorridente una ciocca di capelli, subito la riconobbi; Anna! La stessa ragazza che era al cinema e che si era seduta vicino a lui!

Ed ecco che salta fuori anche il perché della sua presenza quella sera.

Ci provava di brutto la troia. Cazzo, poi? Qualcun'altra voleva farsi sbattere da Lore? Una alla volta prego, lui sarà felice di soddisfarvi tutte.

'Fanculo! Stavo pure dando i numeri.

Presi il mio bicchiere incazzata nera e bevvi ancora un sorso di quella brodaglia lì.

-Che bevi?- Mi chiese Glenda avvicinandosi incuriosita.

-Un coso analcolico.- Pessima ad improvvisare. Non ero riuscita nemmeno a trattenere una smorfia infastidita una volta finito di bere. Il drink era buono, ma fra me e l'alcool c'era ancora un rapporto piuttosto contrastante e burrascoso.

-Vedo.- Fece per nulla convinta, sfilandomi il bicchiere mezzo vuoto dalle mani e poggiandolo sul bancone.

-Brava cara, è così che si fa!- L'irritante bionda mi diede una pacca amichevole sulla spalla, -Vendetta!-

Ma era ancora lì quella? La guardai stranita e un po' scocciata: -Vendetta per cosa?-

-Devi bere per te stessa, per divertirti! Forza, andiamo!- Mi prese per mano, neanche fossimo state amiche da una vita, e mi trascinò verso un tavolino sul lato destro del locale.

-Ehi, un momento, dove stiamo andando?- Chiesi irritata, cercando di sottrarmi alla sua presa.

-Oh, lo vedrai.- Più agguerrita che mai, mi riafferrò quando la mia mano sfuggì alla sua e riprese a camminare.

Stavo per richiedere che diavolo volesse fare, quando le parole del DJ mi anticiparono:

-Ricordo che solo le ragazze possono salire sui tavoli! Su ragazze, non siate timide!-

Tavolo. Ragazze. Lei mi stava trascinando verso un caspita di tavolo!

Oh no no no no! Mio Dio, quella era pazza, non voleva mica...?

-No, io lì non ci salgo.- Precisai, alzando la voce per farmi sentire bene da lei.

-Oh sì, lo farai!- Avevo intuito bene, voleva farmi salire lì sopra! -La tua entrata in scena sarà epica!-

Ma di che stava parlando? Sembrava una pazza delirante!

-No!- Mi impuntai con i piedi riuscendo fortunatamente a bloccarla. Poteva essere più alta di me, ma non poteva essere tanto più forte.

Lei sbuffò sconfitta, prima di illuminarsi alla vista di qualcuno alle mie spalle, -Oh Andre! Dammi una mano su!-

Mi voltai di scatto per verificare la veridicità delle sue parole e, purtroppo, mi accorsi con orrore della presenza di Vergata.

-Puccio? Ma guarda chi si vede!- Sfoderò un sorriso da ebete a trentasei denti.

-Andre, deve salire su quel tavolo, dammi una mano a portarla!-

Portarla?! E che ero, un pacco?!
-Volentieri signorina!- Si mise sull'attenti come un soldato, prima di prendermi per le spalle e spingermi da dietro verso quella superficie piana tanto odiata.

Ringhiai furiosa in direzione di quei due idioti, tentando in tutti i modi di liberarmi, -Vergata te ne farò pentire!- Nemmeno quella minaccia bastò a farlo fermare.

-Capirai...ci penserà già Lore, tranquilla tesoro.-

Una volta arrivati a destinazione, mi prese in braccio e, senza tralasciare una toccatina al sedere, mi mise sopra a forza.

-Brutto porco!-

Dove cazzo erano gli altri quando servivano? Mel? Glenda? Lore? Ah già, stava ballando con la zoccola.

Promemoria: prendere la lima per le unghie dalla borsa e ficcarla nell'occhio di Vergata per avermi volutamente palpato il culo e aver reso possibile la mia umiliazione pubblica mettendomi su quel tavolino.

Io, che volevo solo nascondermi ed andarmene per non farmi vedere da Lore, ero stata messa sopra un tavolo dove tutti -e sottolineo il tutti- potevano osservarmi, anche da lontano. Specie per colpa della luce che mi era stata puntata contro.

-Oh finalmente! Avanti, bionda!-

Già che c'ero avrei ucciso anche il DJ. Omicidio in più, omicidio in meno...

Mi sentivo letteralmente morire, la musica proseguiva, mentre io mi limitavo a stare ferma ed impalata come una cretina. Mi sforzai di non guardare nella direzione dove poco prima avevo visto Lore insieme a quella stronza, a costo di guardare invece i ragazzi che sbavavano sotto di me.

Ero nel panico più totale, stavo grondando sudore dal nervosismo, avevo perso di vista sia Bìa che Andrea ed ero da sola, in pasto ad una folla impazzita e depravata che allungava le mani per cercare di toccarmi le gambe.

Beh a questo punto...

Provare a scendere era impensabile, avrei conficcato il tacco nella testa di qualcuno -cosa allettante, ma non fattibile- visto quanta gente si era improvvisamente accalcata intorno.

Aiutata sicuramente dal drink che avevo bevuto, incominciai a muovermi al ritmo di Tik Tok di Kesha, prima come un robot difettoso, poi più come un essere umano, ed infine come una ragazza vagamente sexy. O almeno a me sembrava così.

Mi accorsi di non essere più la sola a ballare su un tavolo; incoraggiate forse da me, altre ragazze avevano iniziato a salire sui tavolini liberi e a ballare a loro volta.

-Uuh! Brave così, tenete i ragazzi ai vostri piedi!-

Il DJ era un pervertito a tutti gli effetti, aveva già precedentemente espresso il suo desiderio di vedere qualche vestito a terra mentre le ragazze saltavano al ritmo di I gotta feeling dei Black Eyed Peas.

Spronata dalla musica, dall'alcool, dai ragazzi che mi ballavano intorno e da una cosa chiamata adrenalina, mi stampai in faccia il miglior sorriso malizioso del repertorio, sollevai i capelli con le mani e mi girai a guardare il punto in cui ero certa avrei trovato Anna e -soprattutto- Lore. Li lasciai ricadere sulle spalle delusa nel momento in cui mi accorsi che non c'erano più. Dove erano andati? Si erano forse appartati da qualche parte? Quel pensiero fu soffocante e doloroso e mi mise addosso un'angoscia insopportabile.

Alcune immagini si affollavano violente nella mia testa e si depositarono come macigni sul mio petto, impedendomi di respirare regolarmente.

Lui. Le sue mani. Sui capelli e sul corpo di lei, mentre la baciava.

No.

Dovevo assolutamente scendere, non sarei riuscita a mantenere l'equilibrio ancora per molto, la testa mi girava. Mi accucciai per cercare con lo sguardo un buco dove potessi mettere giù un piede per fuggire di lì.

-Bisogno di aiuto, bella?- Un tipo mi porse la mano ammiccante, offrendomi tuttavia una via di fuga.

Colsi l'occasione e accettai la sua offerta senza rispondere. Aiutata da lui, riuscii così finalmente a scendere e a farmi spazio fra la gente per passare.

-Io sono Mauro.-

Oddio, quello si aspettava di sicuro che gli dicessi il mio di nome.

-Francesca.- Inventai su due piedi, sorridendo più per gentilezza che per altro.

-Posso offrirti qualcosa da bere?-

Ero già sul punto di rifiutare, quando il pensiero di Lore e Anna insieme stuzzicò di nuovo sadicamente la mia mente.

-Sì, certo.- Ballare mi aveva fatto venire sete, quindi che male faceva bere qualcosa?

Il tipo dietro al bancone parve riconoscermi immediatamente, -Altra Piña Colada, bionda?-

Il prossimo che mi avrebbe chiamato bionda con quel modo di fare arrogante si sarebbe beccato un bel calcio nei coglioni.

-Sì, grazie.- Risposi un po' seccata.

Mauro prese un Sex on the Beach che purtroppo per lui non riuscì a gustare perché fu malamente tolto dalle scatole da Glenda.

-Levati cocco.- Lo spostò per mettersi in mezzo e gli fregò senza troppi complimenti il drink, ammiccando con un “Grazie”.

-Sei stata grandiosa Ali!-

Mauro aprì la bocca sorpreso e compresi solo in un secondo momento il perché: il mio nome sarebbe dovuto essere Francesca e Glenda mi aveva appena chiamata “Ali”.

-Ancora qui? Sciò!- Fece lei irritata.

Dopo averci guardato male -anzi, malissimo-, Mauro girò finalmente i tacchi e se ne andò, lasciandoci sole.

Chissà se Glenda sapeva che fine aveva fatto Lore, magari nemmeno mi aveva vista, troppo preso com'era da Anna...o dalle altre ragazze sui tavoli.

-Non ti ha tolto gli occhi di dosso nemmeno per un attimo!-

Solo dopo aver tracannato metà bicchiere tutto in una volta, assetata per via del ballo, metabolizzai appieno le sue parole -Cosa?- Dovevo avere gli occhi fuori dalle orbite.

-Hai capito, hai capito...- Sorrise allusivamente, -Ero vicina a lui. Di sicuro si ricorderà la faccia di chiunque abbia anche solo osato sfiorarti la punta della scarpa; li massacrerà di botte nel parcheggio o darà fuoco alle loro macchine,- Ridacchiò sorseggiando appena il suo drink, -Ormai ci ha preso gusto mi sa...-

Mi aveva vista quindi. Perché non era venuto a salutarmi? O ad allontanare quei maniaci pervertiti che mi ballavano vicino?

Forse perché gli ho fatto giurare che non si sarebbe più intromesso in quello che faccio?

Forse. La frase di Glenda mi aveva comunque fatto sorridere sotto i baffi che non avevo.

Non si era appartato da qualche parte con Anna...saperlo era un sollievo.

-E cosa...?-

-Ha detto?- Mi anticipò, -Gli è quasi venuto un colpo quando ti ha vista, ma non ha detto nulla...avrebbe voluto venire lì, prenderti di peso e portarti via da quel branco di depravati.- Rise di nuovo, poggiando il bicchiere dopo aver appena toccato la bevanda al suo interno.

-Sì, certo...- Alzai gli occhi al cielo scettica e bevvi un altro po' della mia Piña Colada.

-È vero. Sono stata io ad impedirgli di venire lì da te. Gli ho detto che non ha nessun diritto di impedirti di ballare con chi vuoi.- La mente di Glenda era quanto di più contorto potesse esistere. Perché aveva fatto una cosa del genere? Non che avesse fatto male, non avrei saputo cosa fare o dire se mi fossi ritrovata Lore davanti...o forse avrei saputo cosa fare, sì, ma avrei fatto una cavolata.

-Sexy, sensuale, perfetta!- La voce assordante di quella Bìa bastò a spaccarmi un timpano.

-Complimenti cara! Ora ti manca solo un passo, l'ultimo, perché quel cretino si accorga di amarti!-

-E di aver bisogno di te!- Concordò Glenda fin troppo contenta e convinta di quello che diceva.

-Voi siete pazze.- Avrei voluto strozzare Bìa per avermi lasciata su quel tavolo, ma la verità era che non ne ero proprio in vena. Non ero più poi tanto arrabbiata dopotutto.

-Devi colpirlo al cuore.- E detto quello la pazza indicò con l'indice il mio seno sinistro senza farsi nessun problema, -Devi essere stronza se vuoi che apra gli occhi.-

Se volevo che aprisse gli occhi?

-Perché mi dici questo?- Aggrottai la fronte diffidente, non riuscendo a trovare un valido motivo che potesse giustificare il suo volermi aiutare a tutti i costi.

Si spostò una ciocca di capelli dal viso con una mano e mi guardò di sottecchi divertita, -Perché Lore è un mio carissimo amico e sono stufa di vederlo star male per colpa della sua scemenza.- Mi rispose tranquillamente, in tono ovvio.

-A me sembrava che stesse benissimo prima.- Insinuai acida, buttando giù il resto del drink per addolcire la mia lingua velenosa.

Arricciò il naso in un'espressione molto infantile e birichina, -Non esattamente...-

Stordita e convinta di aver bevuto già troppo, mi girai verso Glenda per chiederle di portarmi a casa, ma solo in quel momento mi accorsi che non c'era più...dove cavolo era andata?

-Lui ti ha fatto soffrire parecchio, vero?- La voce di Bìa mi fece voltare nuovamente dalla sua parte, -Tu ora puoi fare lo stesso...Andre potrebbe esserti d'aiuto.- Il suo sguardo si accese improvvisamente di una nuova luce

Andre? Vergata? Ma che diavolo stava dicendo quella?

Mi passai le mani fra i capelli confusa, -Ma che dici?- Era la domanda migliore che fossi riuscita a formulare. Non avevo nemmeno capito che cavolo c'entrasse Andrea.

-Lele è troppo sobrio, non tradirebbe mai Lore ora come ora. Quindi io ti consiglio di puntare direttamente su Andrea. Non è un brutto ragazzo...fattelo e...stai a guardare che succede.-

Quella Bìa era una Zoccola con la Z maiuscola. Non riuscivo a credere a quello che sentivo.

Fattelo e stai a vedere che succede?

Ma diceva sul serio? E che avrei dovuto vedere poi, che sarebbe dovuto succedere?

Boccheggiai in cerca di qualcosa da dire, ma non trovavo proprio le parole. Non sapevo se chiedere delucidazioni in merito, se insultarla, se arrabbiarmi. La testa si era svuotata. E girava...e faceva male. Sempre di più.

-Questo ti aiuterà nel tuo intento.- Mi porse un altro bicchiere pieno di un qualcosa. Molto probabilmente alcolico. -Se vuoi averlo per te, se vuoi vendicarti...devi essere stronza.-

C'era stata un'agguerrita e combattuta guerra civile dentro di me.

Ero divisa in due; da una parte avrei voluto fare quello che per la solita, matura, intelligente e responsabile Alice, era giusto, tornarmene a casa e mettermi a letto, alzandomi presto la mattina dopo per ripassare Diritto e prepararmi al meglio per la verifica del lunedì. Ma...era davvero quello che volevo? Lasciare le cose così come stavano? Tornarmene nella mia buia cameretta e soffrire in silenzio? No.

C'era anche l'Alice stufa, l'Alice -sicuramente condizionata da una cosetta chiamata alcool- elettrizzata all'idea di sbagliare e, perché no, all'idea di far incavolare e strillare i suoi genitori. Quella che trovava tremendamente allettante l'idea di fare qualcosa per ripicca, quella che pensava che tutto sommato sbagliare le sarebbe come sempre servito di lezione... c'era o no un detto famoso che citava: “Sbagliando si impara?”

Quanto poteva esserci di sbagliato poi in quello che stavo per fare? Se anche avessi bevuto troppo...ero con Glenda, mi avrebbe accompagnata lei a casa in macchina. Bastava solo cercarla, ma quello era un dettaglio.

Non so quale vocina interiore mi convinse definitivamente a prenderlo e a bere alla fine, forse quella di Bìa, che ripeteva in continuazione e a manetta:

Se vuoi averlo per te...se vuoi vendicarti...

Sì, volevo averlo per me. Sì, volevo vendicarmi. E sì, volevo sbagliare.

Quel terzo drink iniziò già a mandarmi su di giri, così come quello dopo.

-Vediamo chi lo finisce prima?- Quella Bea-Bìa o come cavolo si chiamava, non era così male come compagna di bevute.

Ero scoppiata a ridere senza nemmeno sapere il perché. Non avevo nessun motivo di ridere e trovavo la cosa stranamente divertente.

Esultai vittoriosa una volta svuotato il bicchiere, ancora appannato per via del freddo della bevanda che poco prima lo aveva riempito. Appannato come il mio cervello.

Volevo solo vendicarmi.

Per avermi chiamata “giocattolino”, per avermi ferita più volte con le sue insinuzioni crudeli, per avermi fatto capire che era solo il mio corpo ad interessargli.

Una risata famigliare mi fece ghignare e alzare dal mio posto come un automa.

Bene. Ora guarda questo stesso corpo nelle mani di un tuo caro amico.

In quel momento non c'erano amici, non c'erano conoscenti, c'era solo un nemico. Gli altri, per la mia mente poco lucida, erano solo pedine per colpire l'avversario.

Lele era la mia pedina. Far cedere lui sarebbe stata una grandissima vittoria.

-Indovina chi sono?- La mia voce risultò irriconoscibile persino alle mie orecchie, infantile e cantilenante...in una parola sola: odiosa.

Al contatto con le mie fredde mani sugli occhi, Lele sobbalzò sorpreso, -Ali?-

-Indovinatoo!- Ridere fu nuovamente spontaneo, anche così, senza una motivazione, -Balli con me?- Sembravo tanto una di quelle bambine indemoniate dei film, il mio tono assomigliava a quello delle figlie di Mr.Grady in Shining, il loro “Vieni a giocare con noi?” non faceva per niente venire i brividi in confronto a me.

-C-Certo.- Fece lui, un po' spiazzato.

Mi accorsi ben presto del fatto che Lele fosse inutile per i miei scopi, ogni volta che cercavo di avvicinarmi di più, lui si allontanava a disagio.

-Come mai sei qui?- Gridò per sovrastare la musica e farsi sentire.

Mi accigliai indispettita, -Non posso starci?-

-Nono!- Si affrettò a rispondere, sempre mantenendo una certa distanza, -Solo...mi chiedevo se c'entrasse Lo...-

-Oh come sei noioso, mi sono stufata!- Sbottai punta sul vivo ed immaginando già a chi stesse alludendo.

Lo piantai in asso e mi feci largo fra la gente che ballava a suon di spinte. In testa, avevo ancora il suggerimento di Bìa: Andrea.

Non fu difficile trovarlo, non era poi tanto distante rispetto a dove ero prima.

-Eccoti qui!- Sorrisi come una scema, abbracciandolo di slancio.

Maledizione. La sua altezza e corporatura erano molto simili a quelle di...

Chiudere gli occhi fu un errore, inevitabile immaginare di essere abbracciata a qualcun altro...di cui ricordavo solo il volto a dire il vero, il nome era solo un pallido ricordo.

Ce l'avevo sulla punta della lingua, com'era? Lo...? Lo Stronzo, certo.

-Balliamo?- Sussurrai con malizia al suo orecchio. L'avevo detto a Vergata o a...Lore? Chi credevo di avere davanti? Non lo sapevo nemmeno io.

Non sapevo cosa stavo per fare, cosa provavo, cosa pensavo. Avevo la testa svuotata, ma comunque pesante.

-Ohoh, non si dice mai di no ad una...signorina.- Gettò la testa indietro e scoppiò a ridere dopo l'ultima parola, rischiando quasi di rotolare a terra per il suo scarso equilibrio.

Contagiata da lui, mi ritrovai a ridere a mia volta, mentre poggiavo le sue mani sui miei fianchi.

-Andrea. Lo sai che mi piace molto Andrea come nome?- Lui non sembrava poi tanto interessato a quello che dicevo, sembrava più preso dalle mie gambe e dal mio collo.

-Anche se Lorenzo è sempre stato il mio preferito!- Mi lasciai scappare un urletto stridulo simile ad una risata quando arrivò -di nuovo- a toccarmi il culo.

-Solo che non potrò chiamare mio figlio così eh! Non posso, no.- Cantilenavo come una scema, -Perché...perché...- Mi bloccai confusa. Già, perché?

-Puccio...ma tu credi che me ne freghi qualcosa?-

Rabbrividii nel sentire le sue labbra sul mio collo. Non di piacere. Puzzava terribilmente di alcool e...di sudore...e...no.

Feci pressione sul suo petto per allontanarlo nauseata e fortunatamente non ci mise poi molto a staccarsi da me. Lo guardai disorientata e convinta che mi dicesse qualcosa, che mi rimproverasse, invece si limitò a scansarmi per dirigersi infuriato verso un qualcosa alle mie spalle.

Mi girai a mia volta e, nonostante lo stordimento iniziale, riuscii a riconoscere il ragazzo che, proprio dietro di me, stava baciando una ragazza.

Nemmeno l'alcool bevuto servì a lenire e curare l'ennesima ferita infertami da lui, il cuore bruciava da morire, sanguinava.

-Brutto bastardo, CAZZO FAI?!- Vergata sembrava proprio incavolato.

Frastornata, con la testa molto simile ad una mongolfiera e prossima ad una crisi di pianto che cercavo con tutte le forze di evitare, lo seguii . Volevo andarmene, volevo rannicchiarmi e lasciarmi andare al pianto e al sonno nel mio letto sicuro, ero stufa di stare così male.

Speravo che qualcuno di loro sapesse dove si trovava Glenda o...la mia borsa, oddio la mia borsa dove l'avevo lasciata?

-Glenda...- Dissi fra me e me a bassa voce, in tono lamentoso e sofferente. Mi aveva accompagnata lei in macchina e speravo potesse riaccompagnarmi anche a casa. O almeno che potesse chiamare mio padre per farmi venire a prendere...

Traballante, raggiunsi Vergata e...Lore. Non avevo la minima idea di quello che stesse succedendo, né avevo la voglia di applicarmi per capirci qualcosa.

Diedi una rapida occhiata alla ragazza vicino a Lore, la vedevo sfocata e...lacrimante. Forse. O erano mie le lacrime? Boh.

Ad ogni modo sembrava più piccola, doveva avere sui quindici o sedici anni...

-È stata lei a provarci...è proprio identica a vostra madre.-

Un battito di palpebre bastò a farmi perdere la scena; Andrea aveva appena colpito Lore in viso, o almeno così sembrava.

La stessa sorte la rischiò Vergata, se in mezzo non si fosse messo Lele.

-Ma siete impazziti?!- Bloccò Lore un secondo prima che la sua mano potesse colpire la faccia del suo amico.

Intorno a noi, si stava radunando una piccola folla di curiosi che fu malamente scacciata dall'arrivo improvviso di Mel.

-Sparite! Che avete da guardare?!- Sbottò inviperita.

Totalmente fuori luogo invece, fu la mia reazione, che se non altro servì a calmare un po' le acque: mi misi a ridere e ad applaudire come una cretina, -Ooh Vergata! Grazie, volevo farlo io!-

Mi guardarono tutti e quattro basiti e più le loro sopracciglia si inarcavano, più io non riuscivo a fare a meno di ridere.

-Andre andiamo, hai bevuto un po' troppo...- Lele fu il primo a riprendersi dall'espressione “Questa è pazza” e a trascinare fuori un Vergata piuttosto adirato e delirante che insultava Lore, la madre, la sorella, il padre e pure la governante.

Mel lo seguì a ruota purtroppo, lasciandomi ancora in preda ad un attacco di ridarella isterica.

Presi un bel respiro profondo per cercare di calmarmi e, a piccoli passi, mi diressi verso il tavolo dove ricordavo ci fosse la festa e dove quindi speravo di trovare Glenda.

Mi sarei buttata ai suoi piedi e l'avrei implorata di portarmi a casa...e di far sparire quell'odioso ed insopportabile mal di testa...e magari anche la nausea.

-Dove credi di andare?-

Guardai prima la sua mano sul mio braccio, poi lentamente risalii fino al suo volto che focalizzai del tutto solo dopo qualche secondo.

-A casa.- Borbottai, la voce bassa ed impastata.

Piegò le labbra in un sorriso condiscendente e scosse piano la testa, -Domanda sbagliata: che cazzo credi di fare?-

-La risposta è la stessa.- Mi sforzai di guardarlo male. Ce l'avevo con lui, anche se non ricordavo nemmeno bene perché.

-Sai di cosa parlo...- La sua presa si fece più forte, lo sguardo più duro, -Si può sapere che cazzo vuoi da me?!- Sbraitò furioso, esasperato, -Che ci fai qui? Che cazzo pretendi da me?! Mi chiedi di lasciarti in pace e poi...- Si interruppe e digrigrò qualcosa fra i denti, distogliendo lo sguardo per cercare di calmarsi.

Improvvisamente avevo perso la parola. Fossi stata completamente lucida avrei di sicuro risposto per le rime, ma in quel momento anche solo pensare a cosa dire era troppo faticoso.

Le sue parole martellavano le mie tempie e rimbombavano nella mia testa, al punto da farmi aumentare ancora di più l'emicrania.

-Senti, voglio solo...- Non potei finire la mia lamentela, le gambe cedettero e se lui non avesse avuto la prontezza di passarmi un braccio intorno alla schiena per sorreggermi, probabilmente mi sarei ritrovata a terra.

...andare a casa.

Lo sentii sospirare rassegnato sulla mia bocca, -Ma quanto hai bevuto?- Poggiò la sua fronte sulla mia e fissò i suoi occhi nei miei.

Destabilizzante.

Era destabilizzante sentire il suo corpo così a stretto contatto con il mio, il suo respiro fresco sulle mie labbra, i suoi occhi così profondi che mi scrutavano con un misto di rimprovero e divertimento.

-Non...- Mi schiarii la gola, le palpebre sempre più pesanti, -Non più di te.-

Una bassa risata bastò a demolire definitivamente il mio povero e già provato cuore.

Gli occhi si chiusero per il languore e, desiderosa di sentire di nuovo la consistenza di quelle labbra sulle mie, staccai di poco la mia fronte dalla sua ed alzai il mento per strappargli un bacio.

Ad accogliere la mia bocca però, ci fu solo aria. Tempo un secondo ed i miei piedi ebbero la stessa...“accoglienza”.

Li mossi nel vuoto confusa e mi aggrappai a lui con entrambe le braccia. Mi ritrovai così a sfiorare i suoi capelli con l'avambraccio che gli passava dietro il collo, mentre l'altro sostava comodamente sul suo petto e poteva sentire il battito del suo cuore.

-Cosa...? Come...?- Balbettai intontita. Mi aveva...presa in braccio? Lui? A me? Stavo sognando?

-Andiamo, ti porto a casa.-

Ti porto a casa.

A casa. Quelle parole mi avevano rincuorata parecchio, pensare alla mia casa, al mio letto, ai miei genitori...era un sollievo.

Certo non lo era essere portata in braccio quando si aveva la nausea e la testa girava, ma...essere portata in braccio da lui poteva valere quella tortura.

-Oh, come un principe...!- Fossi stata sobria mi sarei vergognata da morire di quel tono e di quella risatina da idiota che mi erano usciti, fortuna che ero andata fuori di testa e quindi giustificabile.

-Sì, certo.-

Non potevo vederlo per via degli occhi chiusi e stanchi, ma ero quasi certa che stesse sorridendo.

Mi addormentai anche io sorridente, non ricordai nulla del resto, pian piano i rumori intorno si affievolirono sempre di più fino a diventare inesistenti.


**********


A svegliarmi fu una luce bianca, accecante ed insopportabile. Ero in ospedale forse? Beh, visto il mal di testa forte, poteva anche essere. Oppure...stavo morendo? Ero morta?

-Mettila a letto e basta, capito?-

Chi aveva parlato? Era una voce femminile...un angelo?

-Ma sì cazzo, per chi mi hai preso?-

Impossibile confondere o non riconoscere quella seconda voce.

Lore.

Mossi la bocca per chiamarlo, ma la voce non sembrava voler uscire.

Volevo chiedergli di spegnere quella luce, volevo dirgli che avevo detto una cazzata, che non volevo che mi evitasse, che lo amavo, che...volevo dirgli così tante cose, ma le corde vocali non volevano collaborare.

La mia richiesta iniziale fu esaudita, mi ritrovai immersa completamente nel buio subito dopo, mentre un odore famigliare e nauseante arrivava dritto dritto alle mie narici.

L'odore di casa mia. L'odore di quello schifoso deodorante ambientale che piaceva tanto a mia madre.

Solo una silenziosa imprecazione ruppe quel silenzio, -Cazzo...!-

Un sorrisino molesto si dipinse sulle mie labbra: per chi non conosceva bene casa mia era facile inciampare in quell'orribile mobiletto contenente le preziose statuette di Swarovski di mia madre e le bottiglie di vino invecchiato di mio padre.

Al contatto con il freddo e morbido materasso del mio letto, mi risvegliai del tutto. -No!- Strillai come un'aquila, aumentando la stretta delle mie braccia intorno al suo collo per impedirgli di allontanarsi.

-Lore non te ne andare!-

-Ssh! Zitta o i tuoi mi uccidono se mi beccano!-

Risi come una scema, -Allora rimani...dormi con me, ti prego!- Sembravo una povera disperata.

Sorrise sul mio collo -ancora non lo avevo mollato-, -Sopravvaluti il mio autocontrollo...-

Era una situazione strana, eravamo praticamente abbracciati sul mio letto. Strana, ma piacevole. Forse per entrambi, visto che non aveva dato segno nemmeno lui di volersi staccare.

-Rimani...- Ripetei semplicemente, questa volta a voce più bassa e flebile.

Fece un respiro più profondo degli altri, -Perché?- Il suo sussurro al mio orecchio era quanto di più dolce avessi mai sentito.

-Perché mi sei mancato e...mi manchi...- Ed era la pura e semplice verità, -Non voglio più che mi eviti, basta.-

Mi sembrò di sentirlo irrigidirsi ed esitare sul da farsi per un attimo. Proprio quando stavo per rimangiarmi quanto detto imbarazzata, depositò un bacio sul mio collo e mi strinse più forte, -Posso mandare al diavolo il giuramento fatto allora?- Che bello sentire le sue labbra ancora a contatto con la mia pelle distendersi in un sorriso.

Le spalle furono scosse da un fremito violento, -Sì.-

Si sdraiò in silenzio accanto a me, senza smettere di stringermi a sé. Se era un sogno non volevo essere svegliata, mi sarei tenuta il mal di testa a vita.

Mi rannicchiai con la schiena contro di lui e con le dita accarezzai il suo braccio stretto intorno alla mia vita, fino ad arrivare al polso.

Sorrisi compiaciuta quando lo sentii rabbrividire. Giocai con il suo braccialetto per tutto il tempo, fino ad arrivare a sganciarglielo e sfilarglielo dal polso. Lui me lo lasciò fare, non disse nulla.

-Mi piacciono le tue braccia sai?- Stavo già entrando in coma, mancava poco e sarei crollata.

Dovevo risultare molto patetica ai suoi occhi, la risata soffocata che arrivò in risposta ne era la prova.

-E anche i tuoi capelli...- Mormorai esausta.

Mi accarezzò lui i capelli dopo quella frase, spostandomeli dal viso e respirando fra di essi.

-E il tuo profumo...- Stop, stavo esagerando. Quando mi sarei finalmente addormentata? Quando avrei smesso di rendermi ridicola?

-Lore?-

-Mmh?- Mi strinse leggermente più forte.

-Tanti auguri.-

Persi i sensi e mi addormentai subito dopo, fra le sue braccia...nel buio della mia camera ed immersa nel suo profumo che mi piaceva tanto.



*Note dell'autrice più ritardataria e cretina di EFP...sì, io*


Credo che a questo punto abbiate molti motivi per prendermi a calci, sono imperdonabile. Oltretutto sto rispondendo alle recensioni (sempre lenta come una viscida lumaca, sì) di tre capitoli, non vi spaventate quindi se vedete arrivare più di una risposta, non sono impazzita, non ancora xD

Riguardo questo capitolo...è una vera delusione lo so...e mi dispiace. Lo avevo tutto in mente ed era perfetto, mettendolo giù si è persa tutta quella perfezione. Ho intenzione di scrivere come extra questa festa dal punto di vista di Lore, così da spiegare molte cose, come la sua reazione alla vista di Ali e i suoi pensieri in quel letto a fine del capitolo.

Per quanto riguarda Alice...oddio, è scema c'è poco da fare o dire, più che ubriaca è proprio scema! Ho cercato di farla essere il meno coerente possibile e di farla pensare poco, ma non credo di essere riuscita a renderla credibile come ubriaca xD

Per quanto riguarda la parte iniziale con Glenda...ho pensato che fosse d'obbligo parlare ancora di lei, non è stato semplice staccarsi da Domenico per lei, non volevo che si pensasse che lo fosse stato.

Per quanto riguarda il pezzo finale invece...Beh, sono entrambi ubriachi, chi più chi meno -immagino si sia capito chi dei due è messo peggio-, quindi mi è sembrato plausibile questo riavvicinamento. Così come lo slancio affettuoso e le frasi di Ali.

Per chi non l'avesse capito -verrà spiegato meglio nel prossimo capitolo questo-, la ragazza che stava baciando Lore era la sorella di Andrea, sì. L'ha fatto apposta ovviamente, non potendo intromettersi in quello che faceva Ali per via di quel giuramento si è vendicato su di lui.

Il Planet 50 è un locale realmente esistente sui navigli e dove le ragazze possono davvero salire sui tavoli...l'esperienza di Ali è la mia, le mie amiche idiote mi hanno spinta a salire sopra ad un tavolino e a ballare -.- Però mi sono divertita nonostante l'imbarazzo iniziale u.u

Il giro in limousine per una festa di compleanno è piuttosto ricorrente a Milano...o almeno, a me è capitato già 3 volte di salirci in occasione di feste di amici, non so se sia o no ricorrente a dire il vero xD

Che ne pensate invece di Christian e Rossella? Potrà sembrare strano, ma a me piacciono :)

Nonostante tutto...spero che il capitolo vi sia piaciuto e non vi abbia fatto troppo schifo...al prossimo capitolo, dove assisteremo al risveglio di Ali ;) Come sarà? Lore ci sarà? Lei si ricorderà quello che è successo?

Un bacione grandissimo, grazie di cuore a tutte le meravigliose ragazze che commentano o commenteranno e a chi legge :)

Bec



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Capitolo 26
*** Confusione ***



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Capitolo 25: Confusione


Un raggio di sole filtrato dalle tapparelle mi aveva colpito in pieno gli occhi, costringendomi a rannicchiarmi infreddolita sotto le coperte per sfuggirgli.

Mugugnai un qualcosa di incomprensibile e mi rigirai su un fianco, sperando che quell'insopportabile mal di testa cessasse e mi permettesse di riprendere sonno.

Le lenzuola ed il mio cuscino avevano un profumo strano, diverso, ma così...piacevole, buono e...famigliare. Non volevo separarmene.

Ci misi la bellezza di...tre, due, uno...secondi per sbarrare gli occhi incredula e rendermi pienamente conto di dove fossi. Come diavolo ci ero arrivata in camera mia?! Chi diavolo mi ci aveva portato?

Mi alzai sui gomiti stranita, facendo scorrere lo sguardo sul mio corpo e quindi sui vestiti sgualciti e stropicciati che avevo ancora indosso dalla sera prima.

Bene. Il fatto che fossi ancora vestita mi sembrava una cosa molto, molto positiva.

Feci per massaggiarmi le tempie con le mani, quando un qualcosa di non identificato ricadde con un tonfo sul materasso.

Un braccialetto?

Lo presi in mano confusa e lo esaminai rigirandomelo fra le dita. Sì, un braccialetto della Fossil, indubbiamente maschile a giudicare dal modello e dalla grandezza. Non ne ero certa, ma mi sembrava di averlo già visto da qualche parte. Ma...come ci era arrivato lì?

Poteva essere una specie di...indizio? Possibile che appartenesse a chi mi aveva riportata a casa? Cenerentola aveva perso la scarpetta?

Mi misi seduta, mi alzai e barcollai pericolosamente fino alla sedia della scrivania. La radiosveglia segnava le otto e mezza, quasi sicuramente i miei genitori erano ancora a letto...per fortuna.

Nella stanza continuava ad aleggiare lo stesso profumo presente nel mio letto, ma le fitte alla testa mi impedivano di analizzarlo con la dovuta attenzione per cercare di capire a chi o a che cosa appartenesse.

Chi poteva sapere dove abitavo? Qualcuno che mi conosceva. A meno che non avessi dato il mio indirizzo ad un perfetto estraneo...

No, Mel e Glenda non mi avrebbero mai lasciata nelle mani di uno sconosciuto con possibili cattive intenzioni.

Dai Ali ricorda, ricorda...stavi bevendo qualcosa con Bìa e poi?

Sgranai gli occhi: Lele! Ricordavo il viso di Lele, lo avevo visto e...oh.Mio.Dio, lo avevo...colto di sorpresa alle spalle, avevamo ballato e io...oddio.

Stavo ancora più da schifo, ci avevo provato con Lele, con il ragazzo che interessava a Daniela! Con che faccia li avrei guardati?

Mi spostai i capelli dal viso e sospirai, mentre una smorfia sofferente prendeva sempre più forma sul mio viso. Dio, che schifo di sapore di vomito che sentivo in bocca...per non parlare del mal di testa allucinante...non avrei più bevuto nemmeno un sorso di spumante, quello era certo.

Un terribile dubbio si insinuò nella mia mente e i miei sospetti si rivelarono fondati quando, frugando nella mia pochette, non trovai le mie chiavi di casa.

Oh cazzo, chiunque mi aveva riaccompagnata mi aveva fottuto le chiavi!

Passeggiai nervosamente per la stanza, rischiando quasi un collasso seduta stante.

Oddio, oddio, oddio!

Ok, calma. L'ultimo mio ricordo -sempre che fosse reale e non frutto della mia immaginazione- portava a Lele, quindi era quasi certo che mi avesse portata lui a casa. Insomma, non mi avrebbe mai lasciata da sola in quelle condizioni! Magari con un taxi, mi aveva accompagnata e si era dovuto per forza tenere le chiavi per richiudere la porta di casa una volta uscito. Me le avrebbe restituite lunedì sicuramente.

Mi presi la testa fra le mani cercando di convincermi che le cose fossero andate così. Del resto, il braccialetto mi era famigliare, quindi non era da escludere che lo avessi visto addosso a Lele.

L'importante era che non avessi incontrato Lore...chissà quante stronzate avrei detto e che figura ci avrei fatto se fosse successo. Mi ero già resa abbastanza ridicola ballando su quel tavolo oltretutto.

Presi in mano il cellulare, con la speranza di trovarci un qualche messaggio che mi aiutasse a ricordare quanto successo la sera prima, ma...niente. Mi aveva scritto solo Stefano, un mio caro amico in classe con me alle medie.


Ohi bella, che fai questo pomeriggio? È da un secolo che non ci vediamo, usciamo? ;)


I miei progetti per la giornata erano: dormire, dormire e...dormire. Avevo la testa che stava scoppiando ed il corpo a pezzi.

Decisi di mettermi una tuta per stare in casa e di struccarmi, visto che il trucco mi era sbavato a tal punto da farmi sembrare un grazioso panda.

Risposi al messaggio fra un indumento e l'altro.


Mmm...possiamo fare domani? Sono esausta oggi...:(


Controllai ogni cassetto contenente soldi o oggetti di valore nella casa, constatando sollevata che non mancasse nulla. Persino il mio portafoglio era ancora come lo avevo lasciato. La cosa mi fece stare molto più tranquilla ed il pensiero che fosse stato qualcuno di conosciuto e fidato a riaccompagnarmi si fece sempre più strada nella mia mente.


Domani non posso...


Stava cercando di convincermi ad uscire lo stesso, i puntini di sospensione erano stati messi proprio per quello. Sospirai; in un modo o nell'altro l'aveva sempre vinta.


Facciamo questo pomeriggio allora ;) Mi prenderò un bel caffé per restare sveglia! :P


Di sicuro mi avrebbe chiesto di andare al parco, non era tipo da fare giri in posti affollati e pieni di negozi. Era da sempre cotto di Daniela -che non lo aveva mai calcolato poveretto-, per quello aveva iniziato ad interessarsi all'ambiente e agli animali per compiacerla. Poi aveva scoperto che quelle cose gli interessavano davvero e...era rimasto così, preferiva girare per i parchi piuttosto che per la città.


Sicura? ;) Non voglio mica parlare ad uno zombie eh!


Mi sforzai di mangiare qualche biscotto per togliermi quell'orribile saporaccio che avevo in bocca e presi un Moment, nella speranza di neutralizzare in parte il mal di testa.


Sicura. Parco? Dimmi l'ora e ci sarò! :)


Mi rispose poco dopo dicendomi l'orario e il parco, quello dietro casa mia per facilitarmi le cose.

Mi buttai sul letto distrutta e, cuscino stretto al petto, mi rilassai e riaddormentai. Al resto -come ad esempio contattare Lele su facebook per ringraziarlo e per scusarmi del mio comportamento-, ci avrei pensato dopo.


*************************

Parlare con Stefano era sempre un piacere, mi ero dimenticata di quanto fossero intelligenti le sue osservazioni.

Mi raccontò della scuola, dei suoi professori, delle materie in cui era insufficiente e delle materie in cui invece riusciva meglio. Poi mi raccontò di una ragazza che aveva conosciuto a scuola e con cui aveva iniziato ad uscire, cosa che mi aveva fatto immensamente piacere.

Ogni tanto non potevo trattenere uno sbadiglio, mia madre aveva dovuto buttarmi giù dal letto a forza alle undici, fosse stato per me non mi sarei alzata fino alle due del pomeriggio.

-Ah Ali...innamorata di uno stronzo. Che destino crudele.- Cercava evidentemente di sdrammatizzare con il suo solito fare ironico, ma non ci era riuscito un granché.

-Già.- Sorrisi con poca convinzione.

Non avevo dovuto raccontare nulla, Ilaria -non sapeva proprio stare zitta- gli aveva già detto praticamente tutto riguardo Lore.

-Toglimi una curiosità.-

Mi voltai a guardarlo, in attesa di sentirlo parlare di nuovo. Fissava con sguardo assente qualcosa alle mie spalle, probabilmente si era incantato a guardare i passanti come suo solito.

-Per caso questo Lorenzo è moro?-

Aggrottai la fronte stranita, annuendo involontariamente, -Sì, perché?-

-Lo hai mai visto indossare dei pantaloni di una tuta neri...una felpa bianca...?-

-Ma che razza di domande sono?- Mi accigliai. Che cavolo ne sapevo io di quello che aveva Lore nell'armadio? Ok, sì, mi ricordavo di avergli visto indossare qualche volta a scuola dei pantaloni neri e una felpa bianca, ma quello non c'entrava nulla.

Spostò i suoi occhi su di me, ignorando la mia precedente risposta. -E solitamente va a correre?-

-Boh, ma che ne so!- Gonfiai le guance indispettita; ma che gli era preso?

-Non ti agitare e non ti girare, ma credo...- Si morse il labbro ed inclinò di poco la testa, -Che sia proprio lui.-

Lui?

Spalancai così tanto la bocca che un intero sciame di api ci sarebbe potuto entrare tranquillamente, -Mi prendi in giro? Non è divertente.- Contrassi la mascella irritata.

-Ti giuro che non sto scherzando,- Alzò le mani arrendevole, -Non lo farei mai.-

Sì, certo, come no. Il Re degli scherzi non stava scherzando, a chi voleva darla a bere?

Schioccai la lingua seccata, -Sai quanti ragazzi mori ci saranno in giro a correre la domenica pomeriggio?- E detto quello indicai un ragazzo che stava passando davanti alla nostra panchina proprio in quel momento, -Ti stai sbagliando di sicuro.- Incrociai le braccia al petto risoluta. Volevo sembrare sicura di me, quando la verità era che non avevo nemmeno il coraggio di voltarmi per verificare se alle mie spalle ci fosse davvero chi diceva lui. Insomma, perché sprecare energie per farlo poi? Era assolutamente impossibile che fosse Lore!

-Certo...ma quanti ragazzi mori MI fisserebbero male per almeno dieci minuti buoni?- Le sue sopracciglia si erano arcuate sempre di più man mano che era andato avanti con la frase.

Solo uno.

Si lasciò scappare una leggera risata, -Posso provare una cosa?-

Stavo per dirgli di smetterla di fare l'idiota, ma la sua mano, scattata in avanti per sistemarmi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, mi aveva zittita allibita.

-Credo voglia uccidermi.- Ridacchiò e presi quella sua frase come una conferma a ciò che aveva detto prima. Era davvero Lore. Dietro di me.

Stupido cuore, non smettere di battere ora, ti prego.

-Ce n'è un altro adesso.-

-Smettila di guardare!- Sbottai rossa di vergogna ed incassando la testa nelle spalle. Bella figura di merda se fosse stato lui.

-Capelli castani...ha gli occhiali, ti dice niente?-

Ovviamente pettegolo com'era non mi aveva dato minimamente ascolto. Aspetta...occhiali? Castano? Lele?

Mi irrigidii, -Dimmi quando posso girarmi.- La curiosità aveva avuto la meglio anche su di me.

Si sporse per guardarli; non era per niente capace di mostrare un minimo di discrezione, -Oh, ma Quattrocchi ci sta salutando.- Fece divertito, agitando a sua volta la mano per ricambiare.

-Ma sei scemo?!- Tirai un pugno sul suo braccio stizzita.

-Ah! Manesca, ha incominciato lui!- Mi criticò, massaggiandosi il punto leso. -Comunque se ne stanno andando.-

Alzai un sopracciglio diffidente.

-Davvero!-

Con nonchalance, spostai i capelli da una spalla e, lentamente, mi voltai per verificare che avesse detto la verità. Sarebbe stata la prima volta.

La mascella mi cadde non appena mi accorsi di quanto Lore e Lele fossero effettivamente stati vicini a me poco prima che ricominciassero a correre.

Si stavano allontanando per fortuna, per un attimo avevo temuto che si avvicinassero a noi ed iniziassero a conversare come se la sera prima non fosse successo nulla.

Come se non avessi bevuto e fatto la figura della deficiente per divertirmi e far ingelosire uno. Come se non ci avessi provato con l'altro...!

Chissà che cosa aveva pensato Lore vedendomi con Stefano...gli aveva dato fastidio di sicuro il fatto che fossi con lui. Però non si era avvicinato, probabilmente per via di quel dannato giuramento...

Quanto avrei voluto poter andare da lui e parlargli normalmente, senza temere di essere umiliata o ferita come sempre.

Lo guardai di nuovo ed aguzzai la vista. Certo che...deglutii, le guance bollenti e la testa fra le nuvole.

Lore ha proprio un bel...

-Bel culo.-

Possibile che la gente dovesse sempre leggere ciò che pensavo?!

Tirai un sospiro di sollievo quando mi accorsi della direzione presa dallo sguardo di Ste; una ragazza passata davanti a noi. O meglio, il culo di una ragazza passata davanti a noi. Sempre il solito.

-Potrei quasi offendermi, non è carino fare apprezzamenti su un'altra donna quando sei con un'amica.- Mi finsi offesa, non riuscendo tuttavia a trattenere un sorrisino.

-Chiedo venia.- Fece un piccolo inchino, -Non ho potuto fare a meno di apprezzare le grazie di quella dama.- Scherzò, idiota come sempre.

-Perdonato.-

Il cellulare vibrò nella tasca: Mel mi aveva risposto. Quella mattina le avevo mandato un messaggio chiedendole se lei si ricordava qualcosa della sera prima.


Ma come non ti ricordi niente? Cavoli, eri proprio andata! Comunque tranquilla, eri in buonissime mani ;)


Tutto lì? Che voleva dire con quell'ultima frase, nelle mani di chi? Provai a chiederglielo, ma lei sviò in modo enigmatico dicendo che aveva finito il credito e che non poteva più rispondere...

Mi alzai in piedi sbuffando, -Andiamo? Credo di star per vomitare.- Urgeva un cespuglio se il senso di nausea non fosse passato.

-Uhuh, controllati che ho i sedili della macchina nuovi.-

Stefano era di un anno più grande di me -era stato bocciato in prima media per le troppe assenze dovute a gravi problemi famigliari-, per quello aveva già preso la patente ed era prossimo ai diciannove anni.

-Non ti prometto nulla.-


Lorenzo's pov


-Allora era una scusa la tua!- Lele mi diede una lieve pacca sulla spalla, -Mi sembrava strano che fossi già stanco!-

Sapevo esattamente a cosa stava alludendo, mi ero fermato non appena il mio sguardo si era posato su quella panchina.

L'avevo riconosciuta subito, anche di spalle, impossibile non notare quelle gambe perfette accavallate, quel modo di spostarsi i capelli dal viso quando le ricadevano sugli occhi, quel modo di torturarsi le mani sovrappensiero quando parlava...

Mi ero bloccato di colpo dicendo a Lele di proseguire, che ero stanco e che avrei ripreso dopo essermi riposato un po'.

In realtà mi ero fermato ad esaminare insospettito quel coglione che era con lei. Nulla di preoccupante; faccia da idiota, basso, un po' corpulento...però cazzo, a me chi lo diceva che a lei un tipo così non poteva piacere? Magari quello era il suo fottuto ed eccitante sogno erotico.

Valli a capire i desideri più perversi delle donne.

Ero rimasto fermo come un cretino indeciso sul da farsi. Tecnicamente quell'inutile giuramento era stato sciolto, tecnicamente avrei potuto andare da lei ed intromettermi in quella discussione. Però...era parecchio sbronza la sera prima, l'avevo vista bere un bel po', poteva anche essere che non si ricordasse nulla. Poteva anche mandarmi a quel paese se mi fossi avvicinato.

Cazzo, la situazione era davvero avvilente; dopo un passo in avanti ce n'erano dieci indietro.

Avrei dovuto fermarla subito, mentre ballava su quel tavolo, mentre parlava con Bìa, mandando al diavolo quel giuramento e le varie seghe mentali...Logico che quella cretina di Bìa avesse in mente un piano, il messaggio che mi aveva mandato quella mattina stessa ne era la prova.


Ehi bello, dove sei finito poi ieri sera? Guarda che ti ho visto andare via con la tua principessina confettosa, non credere che non me ne sia accorta! Voglio un resoconto poi e no, non mi ringraziare ;) Lo sai che essere stronza mi viene naturale quasi quanto aiutarti, nessuna fatica!


Quello per lei era aiutarmi, certo, secondo il suo cervellino malato.

C'era però da ammettere che il merito di quello che era successo dopo la mezza scazzottata con Andre era suo. Non le avrei mai e poi mai dato quella soddisfazione ovviamente, sarebbe andata avanti a pavoneggiarsi per mesi.

Risvegli piacevoli come quello non ce n'erano stati da...nemmeno lo ricordavo, forse da quando ero piccolo e mi svegliavo la mattina di Natale trovando tutto quello che avevo chiesto nella fantomatica “letterina”.

No, nemmeno quel paragone andava bene. Decisamente quella mattina era stata molto diversa da tutte le altre, non mi sarei mai voluto alzare da quel letto, non avrei mai voluto togliere il mio braccio dalla sua vita, la mia mano dai suoi morbidi e profumati capelli.

Gli stessi capelli che avevo tagliato quella mattina a scuola, per vendicarmi di quello che lei aveva fatto ai miei occhiali da sole, pagati una fortuna e con risparmi sudati. Avevo saggiato la loro morbidezza già quel giorno, quando li avevo buttati nei cessi dei bagni per nascondere le prove e quando poi mi aveva baciato in ascensore.

Le avevo dato, a malincuore, la possibilità di vendicarsi porgendole quelle forbici. Avevo messo da parte l'orgoglio e l'amore verso i miei capelli per via di quella cosa insopportabile e assillante chiamata “senso di colpa”. Una rottura di coglioni insomma.

Sapevo di aver esagerato, anche se mi ero ripetuto per tutta la giornata che non era così.

Mi aspettavo qualsiasi tipo di taglio ed ero pronto a girare con il cappello per i prossimi mesi per nascondere la cosa. Una parte di me temeva persino che lei potesse sfregiarmi la faccia; sapevo che una donna incazzata poteva essere pericolosa.

Tutto mi aspettavo, tranne il contatto con quelle morbide labbra, dapprima incerte ed esitanti, poi sempre più sicure e decise.

Una scarica di brividi mi aveva attraversato violentemente la schiena, mentre le mie braccia dotate di volontà propria l'avevano stretta forte a me per sentire la consistenza di quel corpo caldo contro il mio.

Non ci avevo capito più nulla, il mio cervello ed il mio odio verso di lei erano stati messi da parte in un attimo, avevo completamente perso il controllo delle mie azioni e non mi era mai successo. La cosa non mi piaceva affatto e, odiavo ammetterlo, mi spaventava. Come diavolo era riuscita a monopolizzarmi così?

Per i giorni seguenti avevo davvero considerato quel bacio come una sorta di sua vendetta per la storia dei capelli: non riuscivo a pensare ad altro, risentivo in continuazione il suo sapore in bocca ed il suo profumo sui miei vestiti. Stavo impazzendo e forse alla fine era veramente quello il suo scopo. Piccola stronza, che mi aveva fatto?

Quando poi l'avevo vista spogliarsi in quel treno e muoversi in modo così dannatamente sensuale -Dio, come poteva quella ragazzina bionda con la faccia da Barbie essere così eccitante?-, avevo dovuto definitivamente salutare il mio autocontrollo. Le sarei saltato addosso di lì a poco se non si fosse poi fermata, la presenza dei nostri compagni di classe non mi avrebbe minimamente turbato.

Era un'ossessione, una continua ossessione, anche a distanza di mesi.

-Non so di cosa stai parlando, sono solo fuori allenamento.- Risposi a Lele, distogliendo mio malgrado lo sguardo da quei due.

Lui aggrottò la fronte palesemente divertito, -Piuttosto che mettere da parte l'orgoglio e dire che ti sei fermato a guardare lei, ammetti di essere una pippa, lodevole.-

Beh, semplicemente perché ammettere la seconda cosa mi rendeva meno coglione.

-Non dire stronzate come tuo solito.- Socchiusi gli occhi infastidito, intimandogli così di non proseguire oltre. Peccato che lui le mie minacce silenziose non le coglieva mai...o meglio, faceva finta di non coglierle.

-Ah no? Quindi neghi ancora una volta di essere geloso?-

-Ovviamente.- Stavo iniziando a spazientirmi.

-Non c'è niente di male ad essere geloso,- Sfoderò un sorrisone da ebete, -Anche io sono geloso quando il mio gatto preferisce giocare con mia madre piuttosto che con me.-

Scossi la testa e gli diedi una spinta neanche troppo debole, -Ma vai a cagareee!-

Lui scoppiò a ridere, sfottendomi così per l'ennesima volta. Ci stava prendendo gusto ultimamente lo stronzo.

-Oh, ci sta guardando!- Alzò la mano e la sventolò in aria per salutare.

-Ma che cazzo fai?!- Lo colpii sul braccio. Si faceva pure notare il cretino! Ma come cazzo faceva ad essere mio amico, chi me lo aveva fatto fare poi di andare a correre con lui?

-Ahi! Ma era maleducazione non salutarlo!- Si massaggiò il punto leso stizzito, -Sei proprio stronzo.-

-Sé sé, corri va!-

Arcuò un sopracciglio scettico, -Ma non eri stanco?-

-Prima.- Ripresi a correre e mi accertai che mi stesse dietro.

-E certo, adesso ti sei riposato ben bene...- Insinuò malizioso.

Indicai con il mento una vecchia lì vicino ed il suo adorabile, quanto pulcioso e puzzolente barboncino, -Ancora una parola e ti strozzo con il guinzaglio di quel cane, giuro.- E sapeva che non era un giuramento innocuo, i miei non lo erano mai, mantenevo sempre la parola data.

-Va bene, va bene.- Alzò le mani arrendevole.

-Coomunque...- Ricominciò subito dopo, obbligandomi ad alzare gli occhi al cielo, -Guarda che bel paesaggio...correre con quest'aria fresca, gli uccellini che cinguettano...-

-I bambini che strillano, le vecchie che rompono i coglioni...- Proseguii per lui, nervoso ed irritato. Non mi piaceva l'idea di quei due seduti ancora lì da soli su quella panchina. Certo, era anche vero che quello aveva la faccia da emerito idiota e probabilmente non sapeva manco com'era fatta una donna e dove infilarlo, però...

-Di buon umore come sempre, eh?- Scherzò il mio ex migliore amico. Stavo pensando di prenderlo a calci, era da un po' che non mi dilettavo con del sano e liberatorio sport.

-Hai intenzione di dirmi poi cos'è successo ieri sera dopo che ve ne siete andati? Dopo che...- Stava per scoppiare in una fragorosa risata, -Ti ha dato del principe?- Ero quasi certo che avesse voluto aggiungere un “Proprio a te poi”.

Qualcuno doveva darmi la forza di non correre davvero dietro la vecchia di prima per rubare il guinzaglio del suo cane ed impiccare il mio amico...

Lo guardai in modo più che eloquente e, per una volta, riuscì ad intuire la mia risposta: -No, capito.-

Sarebbe stato più semplice dirgli che non era successo assolutamente nulla -nulla di fisico almeno-, ma se lo avessi fatto non avrebbe più smesso di farmi domande per sapere il resto.

Ripensare a quel resto, a quello che lei mi aveva detto dopo, mi fece sorridere di sbieco.

Mi sei mancato e mi manchi.

Solo sapere che era ubriaca mi aveva fermato dal prenderla lì, seduta stante, su quel letto che sapeva di lei. Farle ripetere il mio nome per tutta la notte, farla gemere con le mie carezze, entrare dentro di lei e sentirla urlare di nuovo, ancora e ancora, che le ero mancato e che mi voleva. E Dio, anche lei mi era mancata da morire.

Mi piacciono le tue braccia, sai?

-Hai intenzione di perdonare Andre almeno?-

E anche i tuoi capelli...

-Lore?-

E il tuo profumo...

-Loreee?-

Lore?

-Lore...Sono tuo padre, ascoltami o scatenerò la mia temibile spada laser...(*)-

Tanti auguri.

Me n'ero dovuto andare per forza quella mattina -eccitato e desideroso di svegliarla, toccarla e fare l'amore con lei-, a mia madre sarebbe venuto un colpo se non mi avesse trovato nel mio letto, sarebbe stata capace di chiamare polizia e carabinieri dalla preoccupazione.

Per non parlare poi del colpo che sarebbe venuto ai genitori di lei se mi avessero trovato nel letto della loro adorata ed unica figlia.

Avrei potuto svegliarla, ma...se lo avessi fatto...non avrei saputo cosa dirle sinceramente. Senza contare la mancanza di tempo, mia madre si alzava sempre presto la domenica mattina e mi sarei dovuto sorbire una strigliata lunga almeno un'ora se non mi fossi affrettato a rientrare.

-Loreeee!-

-Che c'è?!- Sbraitai isterico voltandomi verso di lui.

Fece un balzo indietro spaventato e perse il passo, -Oh, calmino! Non mi rispondevi, eri in un mondo tutto tuo!-

-Non ti rispondevo perché sei una rottura di coglioni.- Mi avrebbe mandato al manicomio e rughe e capelli bianchi sarebbero spuntati prima del previsto.

Si accigliò, -Ti ho semplicemente chiesto se hai intenzione di perdonare Andre...-

Ah già, l'altro mio ex migliore amico. Quel bastardo figlio di quella puttana di sua madre.

-Non ci penso nemmeno.- Doveva pensarci prima di provarci con la mia...con Alice.

-Andiamo...era ubriaco, si farebbe persino sua nonna in quelle condizioni...-

Lo stava pure giustificando! Bell'amico, ma da che parte stava?

-Me ne fotto, che si faccia sua nonna allora, non doveva toccare lei!-

-Ma non è successo nulla! Sei tu che ti sei fatto sua sorella, sai che è l'unica persona a cui tiene...-

Strabuzzai gli occhi indignato, fermandomi di botto, -Stai dalla sua parte?-

Sbuffò esasperato ed indietreggiò di qualche passo per raggiungermi, -No! Solo...povera Ele, non c'entrava nulla. Sai che ti muore dietro dalla prima volta che ti ha visto, potevi evitare di illuderla e trattarla così.-

Certo, Elena non c'entrava nulla e forse non mi ero comportato esattamente bene, ma volevo vendicarmi di Andre e l'unico modo per farlo era coinvolgere una persona a cui lui teneva molto.

-Lui non si è fatto nessuno scrupolo a provarci con Alice,- Fece per parlare, ma lo interruppi, -e non me ne frega un cazzo se aveva bevuto.-

Schioccò la lingua divertito, incrociò le braccia al petto e si appoggiò al muretto dietro di lui, -Lore, Lore...quando ammetterai di essere geloso ed innamorato?-

Cercai di ignorare quella fitta insistente che aveva iniziato ad attanagliare il mio stomaco. Innamorato io? Di Alice Puccio? Certo, come no. Già ammettere che lei fosse riuscita ad entrarmi così dentro e a condizionare i miei pensieri ed il mio modo di agire era un'impresa. Nessuno ci era mai riuscito. Che cos'aveva lei di diverso?

-Lore...lo sai anche tu che è inutile aggrapparsi così ostinatamente ad una bugia.-

Una bugia. Mi stavo aggrappando ad una bugia secondo lui.

Perché continuava a mettermi in testa strane idee, che cavolo stava dicendo?

-Perché non provi a parlarle? Perché non le dici...come ti senti?- Propose addolcendosi.

Lo guardai come se fosse impazzito, -Ti ho già detto che non ci penso nemmeno, sai che bella risata si farebbe?- Dirle cosa poi? Che lei era continuamente nei miei pensieri? Che la desideravo più di qualsiasi altra cosa? Che mi svegliavo eccitato come un cretino ogni mattina dopo averla sognata? Che vederla anche solo parlare con un altro mi mandava il sangue al cervello? In altre parole, rendermi un idiota e farmi umiliare da lei davanti a tutti?

Mi avrebbe considerato un pazzo maniaco e sarebbe scappata a gambe levate.

Io davvero non riuscivo a capire la sua mente contorta...voleva che le stessi lontano e poi mi chiedeva di non evitarla più. Non mi sarei sorpreso se una volta che mi fossi riavvicinato mi avrebbe respinto di nuovo.

-Insomma...vi piacete, questo è evidente. Mettetevi insieme come tutte le coppie normali.-

Ma sì, detto da Lele sembrava tutto così semplice. Per forza, lui non aveva a che fare con un'isterica bionda dalla molteplice personalità.

-Non...- Scossi la testa in cerca delle parole giuste da usare, -Non dire stronzate, non è così che funziona. Prima di tutto lei sta ancora con quel cretino,- Già, che fine aveva fatto quel Matteo? L'aveva rinchiuso nell'armadio? -Secondo; non mi interessa mettermi con lei, ci piacciamo solo fisicamente, capirai per un po' di sesso...-

-Piantala di dirlo, sei patetico.- S'incupì serio, -Lo sai anche tu che non è più solo una questione fisica.-

Sì, ero patetico. Ma solo perché avevo permesso ad una cazzo di ragazza di farmi stare così di merda, com'era potuto succedere? Come avevo fatto ad affezionarmi a lei?

-Patetico sarai tu che stai progettando di diventare vegetariano solo per far colpo su quella.- Replicai, punto sul vivo.

-QUELLA ha un nome!- Si stava anche incazzando! -E non cambiare argomento come fai sempre, con me non attacca!-

-Ma senti, si può sapere cosa frega a te?! Sono cazzi miei, ok?- Mi massaggiai le tempie: stavo litigando pure con lui per colpa di Alice, sempre per colpa sua.

Esci dalla mia vita, cazzo.

Non avevo nemmeno voglia di correre, non sarei dovuto uscire e basta.

-Va bene, come vuoi. Cercavo solo di aiutarti.- Borbottò risentito.

-Evita di farlo d'ora in poi.- Quella frase concluse il discorso, fino alla fine della corsa che avevamo ripreso.

Mi dispiaceva litigare con Lele, ma proprio non lo sopportavo quando si impicciava negli affari miei; non sapeva nulla e pretendeva di dirmi che cosa fare o non fare.

-Ho fame.- Ruppe il silenzio e si guardò intorno con fare quasi cospiratorio, -Mc Donald's?- Propose ammiccando. Stava cercando di far pace, sapeva che io per primo non l'avrei mai fatto.

Finsi di pensarci su, prima di sorridere convinto, -Ci sto. Ho perso troppi chili oggi, devo recuperarli.-

Ridacchiò. -Il primo che arriva alla fermata dell'autobus?-

Pff, sapeva di non potermi battere, io ero molto più veloce. Lui poteva anche essere più resistente -era più allenato, correva tutte le domeniche mattine con suo padre, un Colonnello dei carabinieri-, ma persino mia nonna sarebbe stata più veloce di lui.

-Ti straccio tanto.- Affermai sicuro e arrogante.

-Vedremo.-

Avrei dovuto scommettere soldi sulla vittoria, ci avrei guadagnato, ma eravamo pur sempre amici, non potevo fargli una cosa del genere poveretto...o forse sì.

-Ah, chi arriva ultimo paga da mangiare all'altro,- Aggiunsi, prima di scattare in avanti e di partire senza aspettare il suo “via”.

-Ma che bastardo!-

Risi al vento per quell'imprecazione, gustandomi già il sapore della vittoria.



Alice's pov


Lunedì mattina entrai in classe con la stessa grazia di una ballerina di danza classica, in punta di piedi. Non volevo farmi notare né da Lele, né tantomeno da Lore.

Una volta accortami dell'assenza dei soggetti sopracitati, camminai spedita verso il mio banco, impaziente di parlare con Mel riguardo ciò che era successo quel sabato sera.

Non avevo considerato un piccolissimissimo dettaglio purtroppo; il mazzo di rose rosse presente sulla cattedra. Il giorno prima era San Valentino. La mia vita sentimentale era talmente vuota e triste da avermelo fatto dimenticare.

-Ali!- Mi salutò Lele sempre con lo stesso entusiasmo, baciandomi sulla guancia amichevole. Mi aveva colta di sorpresa alle spalle ed insieme a lui c'era proprio lo stronzo che volevo evitare di vedere.

Lore si diresse senza salutarmi al suo banco, cosa che mi fece irrigidire nervosa. Era incazzato con me per come mi ero comportata sabato? Gli aveva dato fastidio il fatto che avessi ballato in mezzo a tutti quei ragazzi? Una parte di me gioì inconsapevolmente a quell'eventualità.

-Allora?- Lele mi guardò in attesa.

Oh cavolo, che mi aveva detto? Cosa avrei potuto dirgli? Avrei dovuto scusarmi? Avrei dovuto ringraziarlo per avermi accompagnata a casa? Ma poi era davvero stato lui?

-Cosa?- Domandai titubante.

-Non hai visto?- Indicò le rose tutto contento, -Idea mia, ho raccolto io i soldi per l'iniziativa.- Si pavoneggiò prendendo fra le mani il biglietto abbandonato vicino ai fiori, me lo porse e mi incitò a leggerlo.


Alle ragazze più belle della scuola, Buon San Valentino (anche se in ritardo), la classe.


-Che...carini.- Mi venne da sorridere piacevolmente sorpresa, di certo non mi sarei aspettata una cosa del genere da parte di quel branco di scimmie primitive.

Ovvio che ci fosse lo zampino di Lele, il rappresentante di classe oltretutto.

-Hanno contribuito tutti, incredibile vero?-

-Già...- Mi morsi il labbro a disagio. Era davvero troppo buono a fare finta di nulla dopo come mi ero comportata...da stronza, contando che fra lui e Daniela stava nascendo qualcosa.

-Ah, senti,- Lo bloccai quando fu in procinto di andare a sedersi al suo banco, -Volevo ringraziarti per...sabato sera.- Oddio, l'avevo detto. Ma sì, via il dente via il dolore. Ringraziarlo era il minimo, era stato molto gentile.

-Per cosa?- Arricciò naso e labbra curioso.

-Per...avermi accompagnata a casa.- Spiegai esitante. Errore: avrei dovuto stare zitta.

Dalla sua faccia era assolutamente chiaro che lui non c'entrasse nulla con quella faccenda.

-Per quanto mi sarebbe piaciuto accompagnarti a casa tra le mie nobili braccia come un principe,- E per qualche strana ragione ammiccò nel dire quell'ultima frase, -Non sono stato io a farlo,- Disse divertito, i lineamenti improvvisamente rilassati, -Dovrai ringraziare qualcun altro.- Fece girare allusivamente gli occhi per la classe, prima di congedarsi con un altro sorriso.

No, un momento, qualcun altro? Qualcun altro chi? Oddio, non si stava mica riferendo a Vergata vero?! No, calma, era impossibile, quello mi avrebbe strappato i vestiti di dosso pervertito com'era, ne avrebbe approfittato.

Ma allora chi?

-Ti dice nulla questo?-

Dopo lo svogliato e insonnolito saluto di Mel, le mostrai il fantomatico braccialetto che mi ero trovata in mano la mattina prima.

Ero decisa a restituirlo a Lele, convinta che fosse suo, invece avrei fatto un altro buco nell'acqua se lo avessi fatto.

-Mmm...- Lo prese in mano e lo rigirò fra le dita, -Lore.- Fu la sua risposta, o meglio, il suo mugolio assonnato.

-Cosa?- Avevo sicuramente capito male.

-È di Lore. Ne sono sicura al cento per cento, eravamo io, lui, Lele, Giu e Ste in Duomo quando l'ha comprato. Manifestazione.- Scrollò le spalle e me lo restituì. O meglio, cercò di restituirmelo visto che le mie mani sudate e tremolanti non ne volevano sapere di riprenderlo.

-Quindi...- Deglutii, riuscendo finalmente a fermare il tremolio delle dita, -Lui...?-

-Io e Lele ti abbiamo lasciata con lui.- Mi informò, leggermente più sveglia.

-Che cosa?!- Strillai balzando a sedere; fortuna che il prof non era ancora arrivato.

-Calmati, eri in buone mani,- Ripeté come un'automa le parole che mi aveva scritto per messaggio. Lei sapeva tutto e non mi aveva detto niente il giorno prima! Che stronza!

La guardai allibita, le guance rosse e bollenti come un termosifone, -Perché?! Lo sai che avrei potuto dirgli qualche stronzata, ero completamente fuori!- Impallidii di botto, -Oddio...- Mi lasciai ricadere sulla sedia, -E se lo avessi fatto?- Forse mi evitava perché gli avevo confessato tutto e non ne voleva sapere niente...

-Questo lo dovrai chiedere a lui.- Mi rispose, senza scomporsi minimamente.

Le lanciai un'occhiata risentita, -Non ci penso nemmeno...- Stavo pensando di scappare in Congo e di crearmi una nuova identità...o perché no, in Australia, i canguri erano così carini!

-Ali...- Sospirò; prima reazione che dimostrasse che fosse quantomeno partecipe a quella discussione, -Ma non capisci che finalmente la situazione si è un po' sbloccata dopo sabato sera? Odio Bìa, lo sai, ma per una volta credo che abbia fatto bene a mettersi in mezzo.-

Solo a pensare quella pazzoide bionda mi saliva un nervoso...! Non avrei dovuto dar retta alle sue idee cretine ed infantili, mi meravigliavo di me stessa, io che ero sempre così matura e responsabile.

-Tu e Lore dovete chiarirvi...e forse, finalmente, la smetterete entrambi di assillare tutti con i vostri problemi, sia io che Lele siamo un pochino stufi, sai?-

Lele? Lore parlava di me con Lele?

Ma è ovvio Ali, sono amici!

Giusto. Solo che trovavo strano che lui potesse parlare di me con i suoi amici.

-Vai. Fatti forza e parlagli.- Poggiò una mano sulla mia per incoraggiarmi.

-Nononono, non posso!- E se mi avesse respinta? Ci sarei stata male e non avrei proprio più potuto guardarlo in faccia...

-Ali, stai soffrendo comunque...- Mi lesse nel pensiero, -Che senso ha lasciare le cose così? Chiarisci tutto e mettiti il cuore in pace, per te stessa.-

Il solo pensiero di rendermi ridicola, sofferente, innamorata e fragile, mentre gli confidavo ciò che gli provavo era logorante, e lo era ancora di più immaginare lui che sprezzante rideva di me.

-Non reggerei un rifiuto,- Ammisi con sincerità, gli occhi velati.

-Non puoi sapere che cosa ti dirà, io sono ottimista e lo è anche Lele,- Mi sorrise dolce, -Lore ti ama, ne sono sicura. Non l'ho mai visto così preso da una ragazza e non lo dico solo per farti piacere, non ti illuderei mai e poi mai.-

Lore ti ama.

Bastava così poco per farmi sorridere come una scema, fra le lacrime che -stronze- avevano iniziato a traboccare per la paura e l'insicurezza. Bastava così poco per distruggermi, condizionarmi la giornata, farmi abbassare le difese...un ragazzo. Non uno qualunque, no. Lorenzo-stronzo-Mister Simpatia-Latini, il mio odioso vicino di casa evitato e odiato per anni.

Odiavo essere debole, tentavo sempre di non farmi abbattere o ferire, avevo sopportato una classe di stronze alla Manzoni prima di arrivare al Molinari e non avevo versato una lacrima nonostante tutte le cattiverie gratuite dette sul mio conto.

-Non ci crederei nemmeno se lo vedessi.- Mi asciugai svelta le guance, nascondendomi fra i capelli per non farmi vedere dagli altri.

Perché avrebbe dovuto innamorarsi di me? Conoscevo i ragazzi come Lore, ne avevo incontrati di stronzi, pervertiti, cretini, interessati solo a scoparsi le ragazze. E sapevo anche che illudersi che lui mi considerasse diversa non avrebbe portato a nulla. Ero solo una buona -forse- scopata per lui, come tutte le altre.

Le altre.

Conficcai le unghie nella carne del braccio senza rendermene conto.

-Tu sei bellissima, intelligente, spiritosa, divertente, acida al punto giusto ed ispiri sesso selvaggio, cazzo!-

Mi lasciai scappare una risatina e mi voltai verso Mel grata per le sue parole.

-E no, non sono lesbica,- Alzò un dito per precisarlo, -Ma...cavolo! Sapessi muovermi io come te! Attiravi ragazzi come una luce con le falene l'altra sera su quel tavolo!-

Attiravo pervertiti belli e buoni piuttosto, cosa non molto difficile in una discoteca.

-Non c'è motivo per cui Lore non possa essersi innamorato di te, capito?-

Annuii meccanicamente, per nulla convinta. La mia mente stava vagliando centinaia di ipotesi riguardo quello che poteva essere successo quel sabato sera e nessuna di quelle mi sembrava vagamente rassicurante.

La lezione incominciò, ma nemmeno il lento e pacato ciarlare del prof servì a strapparmi da quei pensieri.

Come avrei potuto iniziare una conversazione con lui? Dicendogli cosa? Senza alcun dubbio di dimenticarsi qualsiasi cosa gli abbia detto, visto che avevo bevuto.

Poi?

Poi...non ne avevo la più pallida idea. Mi aveva riportata a casa, se n'era dovuto andare prima per colpa mia, gli avevo rovinato la festa di compleanno...forse era arrabbiato per quello. Per il mio essermi imbucata.

Sospirai e mi tirai indietro i capelli sconsolata; avrei dovuto ringraziarlo, chissà in che modo tagliente mi avrebbe risposto.

Nemmeno mi resi conto dell'inizio dell'intervallo, fu la mano di Mel, passatami davanti agli occhi più volte, a farmi tornare a scuola in quell'aula.

-Ali? Tutto bene?-

Mi schiarii la voce, -Sì, tutto bene. Più o meno.-

-Vai, fatti coraggio!- Voleva incoraggiarmi ovviamente, eppure mi fece sentire ancora peggio ricordandomi cosa mi aspettava.

Via il dente, via il dolore. Continuavo a ripetermelo mentre camminavo verso il banco di Lore, inspiegabilmente staccato e distante da quello di Vergata.

Lui si accorse della mia presenza prima ancora che parlassi; alzò un sopracciglio a metà fra il consapevole ed il divertito. Mi aspettava e forse sapeva già che cosa gli avrei dovuto dire.

-Possiamo parlare?- Oddio, l'avevo detto. A voce così bassa e roca da risultare quasi imbarazzante, neanche gli stessi proponendo maliziosa di chiuderci in uno sgabuzzino a fare chissà cosa...prospettiva allettante oltretutto.

Non è il momento di pensare a quello! Parla e basta!

-Sì, certo.- Avevo respirato in base alle sue parole: il respiro, da lento e accelerato, si era calmato un po' dopo quel sì.

Per un attimo, quando aveva aperto bocca -quella meravigliosa bocca che tormentava i miei sogni-, avevo temuto che dicesse di no.

-Ok.- Risposta intelligente, da perfetta idiota. Non ebbi bisogno di voltarmi verso Lele e Giulio, capirono immediatamente di essere di troppo.

-Vado a prendermi qualcosa al bar.- Lele mi sorrise dolce e gentile come sempre, prima di schiarirsi la voce.

-Ah, sì, io...fumo.- Il progresso di Giulio era quasi commovente, era riuscito a dire qualcosa che non comprendesse le parole “sesso”, “cazzo” e “figa”, un vero record. Si capiva perché era amico di Vergata.

Li guardai andare via angosciata, riportando lentamente il mio sguardo su di lui che, caviglie incrociate sul banco e mani in tasca, non si era ancora mosso dalla sua sedia.

Sai, vero, che messo in quella posizione inviti inconsapevolmente -o forse no- qualsiasi essere di sesso femminile a stuprarti?

Per non parlare poi dello sguardo scazzato che aveva, sembrava proprio voler dire “Ma sì, fai pure, saltami addosso”, cosa voleva, farmi morire d'infarto? Una parte di me avrebbe pure voluto sedersi a cavalcioni su di lui e...

Deglutii più volte a vuoto. No, no e no. Dovevo controllarmi.

-Allora?- Mi sollecitò, evidentemente impaziente nonostante cercasse di dimostrare il contrario.

Allora se non la pianti rischi seriamente di venire trascinato in uno stanzino al buio...

-Volevo semplicemente ringraziarti.- Probabilmente era stata proprio quella sollecitazione indifferente a darmi la forza di rispondere a tono e alzare il mento.

Tirai fuori il braccialetto dalla tasca, sentendomi stupidamente triste all'idea di restituirglielo. Era pur sempre...suo. Ed io non avevo niente di suo.

Smettila di fare la sentimentale!

-E ridarti questo.- Lo feci penzolare nel vuoto, aspettando che lui mettesse la mano sotto per riprenderselo, cosa che non fece.

-Ti sei ricordata qualcosa?- Forse aveva capito che con quell'atteggiamento strafottente non avrebbe ottenuto molto, per quello tolse la maschera e mostrò un'espressione quasi interessata.

-No.- Ritrassi la mano sulla difensiva, stringendo inconsapevolmente il bracciale al petto, -E a proposito di questo volevo chiederti di dimenticare qualsiasi cosa io possa aver detto, ero ubriaca.- Specificai, non riuscendo tuttavia a sostenere il suo sguardo.

Si alzò in piedi, ma lo intuii solo dal rumore che fecero le gambe della sedia sul pavimento.

-Eri abbastanza in te da riconoscermi e ricordarti un paio di cosette.- La sua insinuazione era pungente, risentita.

A che cavolo si stava riferendo? Come avrei voluto chiederglielo...

-Sì, ma...- Mi bloccai impacciata; a dividerci c'era solo il banco, solo un banco mi divideva dal suo corpo invitante. Un banco. Un banco.

Stavo impazzendo e la testa mi girava, dovevo smetterla di pensare al banco come ad una superficie su cui poter fare determinate cose, cazzo!

-Non ricordo comunque nulla,- Ponderai bene le parole, per evitare una reazione che avrebbe potuto portare ad un suo ulteriore avvicinamento; non lo avrei sopportato, -Per questo volevo scusarmi per qualsiasi cavolata mi possa essere sfuggita.- Ecco, detto così suonava meglio, anche se scusarsi bruciava parecchio all'orgoglio.

Gli porsi di nuovo il braccialetto, come diversivo che speravo servisse a distrarlo da ciò che avevo detto.

Lo osservò per qualche secondo, poi scosse appena la testa, -Puoi tenerlo.-

Aggrottai la fronte, -Non mi sta.- La vera domanda che avrei voluto porgli era “Perché?” Perché avrei dovuto tenerlo, lui non era mica il mio ragazzo.

-Lo puoi regolare, si può stringere.- Disse semplicemente, senza perdere di vista i miei occhi.

-Non vedo perché dovrei tenerlo poi...- Mormorai, cercando di non farmi intimidire dal suo sguardo.

Scrollò le spalle e sorrise allusivamente, -Mi era sembrato che ti piacesse l'altra sera.-

Il fatto che lui sapesse qualcosa che io non ricordavo mi indisponeva. Era vero, mi piaceva quel braccialetto, nonostante fosse palesemente da uomo. Mi piaceva perché era suo, perché mi ricordava lui, perché immaginarlo sul suo polso, immaginare che avesse il suo profumo...mi faceva impazzire.

-Sì, non è male.- Ammisi con aria di sufficienza, -Ma non posso comunque accettarlo.-

Era tutto così strano, surreale...lui che mi voleva regalare il suo braccialetto, sembrava una cosa da coppietta. E noi non eravamo affatto una coppietta, tutt'altro.

-Come vuoi.- Portò in avanti la mano destra, a palmo aperto, in attesa che glielo riconsegnassi. Mi maledii più volte per averlo rifiutato e, a malincuore, fui costretta a ridarglielo.

Era meglio così, non mi avrebbe fatto bene tenere qualcosa che me lo avrebbe ricordato in continuazione. E poi quel bracciale non si addiceva di certo a me!

Continua ad autoconvincerti...

Lo osservai in silenzio mentre se lo riallacciava al polso e, non sapendo bene cosa dire, optai per la frase più sentita e spontanea che il mio cervello riuscì a partorire, -Mi dispiace di averti rovinato la festa, non era mia intenzione.- Mi morsi il labbro colpevole.

Si appoggiò al banco con le braccia e si sporse in avanti; il sorrisetto che aveva sulle labbra non mi piaceva proprio per niente, -Sì che era tua intenzione, non fare l'angioletto.-

Sgranai gli occhi allibita, -Come?- Che stava dicendo?

-Il bere, il ballare sul tavolo, il provarci con Andrea...vuoi forse dire che era tutto casuale?-

Un momento, mi ero persa un piccolo passo, provarci con chi?! Vergata?! Io avevo...?! Con...Oh.Mio.Dio, che schifo, non riuscivo a crederci! E la mia faccia dovette dimostrarglielo alla grande.

-Non ricordi nemmeno questo?- Si stava divertendo a stuzzicarmi lo stronzo.

-Per questo...?- Mi voltai a guardare Vergata dall'altra parte della classe ed in compagnia di altri ragazzi, -Avete litigato?- Azzardai ancora più sbalordita.

Lui s'incupì all'improvviso, -Non sono affari tuoi.-

Oh-oh, toccato tasto dolente. Avevano davvero litigato! Perché non ricordavo niente, perché ero così sfigata?

-Tu...- Aveva litigato con uno dei suoi migliori amici per me? Poteva anche essere -vista la sua possessività- che avesse spaccato una caviglia a Teo, poteva anche essere che avesse picchiato Matteo, ma...Andrea era un suo amico!

-Non abbiamo litigato.- Mi interruppe brusco, arretrando di poco.

Voleva negare? Bene, che continuasse pure con la sua sceneggiata da quattro soldi da uomo delle caverne orgoglioso, che mi importava.

-Bene io avrei finito, quello che dovevo dire l'ho detto, grazie.- Sbottai, con la stessa gentilezza usata da lui poco prima.

-Tutto qui? Grazie?- Socchiuse gli occhi e mi fissò di sbieco non convinto.

-Sì.- Attesi qualche secondo prima di aggiungere, -Che cosa ti aspettavi che ti dicessi?- Volevo saperlo, per quanto fosse spinosa come domanda.

-Niente.- Risposta troppo frettolosa per non insospettirmi, -Solo...- Solo? Di nuovo il mio respiro dipendeva dalle sue parole, -Perché.- Sospirò in attesa; mi sembrava il prof di geografia quando interrogava, mi stava quasi mettendo sotto esame. Senza il quasi.

-Perché cosa?- Mai abbassare la guardia.

-Perché hai dato retta a Bìa, ti sei ubriacata e...cazzo, con Andrea!- L'ultima cosa sembrava essere quella che lo indisponeva di più, l'aveva detto come se il solo pensiero gli fosse insopportabile. La calma di prima era stata spazzata via dalla rabbia che quel nome e quel ricordo portavano con sé. Peccato che io a quel ricordo non potessi darci una sbirciata.

-Io...- Non ero tenuta a dargli spiegazioni, lo sapevo, ma d'altro canto era anche giusto che lui capisse il motivo del mio gesto. E poi ero stufa di rispondergli a tono e litigare con lui.

-Per divertirmi.- Risposi flebilmente, ma tenendo alta la testa, -Volevo solo divertirmi, mi dispiace di aver combinato tutto quel casino, ho esagerato.- Speravo solo che le mie scuse servissero a farlo desistere dal tirare fuori altre insinuazioni che mi avrebbero messa definitivamente in difficoltà.

Volevo divertirmi, sì...ma anche fartela pagare.

Lui annuì pensieroso, sembrava indeciso se aggiungere qualcosa o starsene zitto.

-Quindi...dato che non ti ricordi nulla, dovrei far finta di niente riguardo quello che è successo?- Ed ecco di nuovo la sua maschera di perfetta tranquillità.

-Perché, che è successo?- Non pensai nemmeno per un secondo, quella frase era uscita fuori alla velocità della luce.

Scansò il banco e si fece avanti, mentre le labbra si piegavano in quello che doveva essere un mezzo sorriso...piuttosto malizioso oltretutto.

Mi paralizzai sul posto e tremai, incapace di parlare, quando si sporse ed affondò la sua bocca fra i miei capelli, sfiorando il mio orecchio.

-Mi hai chiesto di dormire con te...-

Rabbrividii, completamente stregata dalla sua voce e dal suo fiato caldo sulla mia pelle: le risatine ed i commenti dei nostri compagni non mi toccavano minimamente.

-Mi hai detto che ti mancavo...- Sospirò teatralmente, facendo così aumentare in modo spropositato i battiti del mio cuore.

Oddio ma che stava facendo? Davanti a tutti i nostri compagni rimasti in classe poi! Si stava prendendo gioco di me? Voleva mettermi in difficoltà?

Non riuscivo a capirlo e la cosa mi spaventava da morire.

-Ed io ti ho spogliata...-

-Lore...- Doveva essere un rimprovero, ovviamente non ci assomigliava per niente. Era quanto di più vicino ad un gemito di piacere potesse esserci.

Deglutii avvampando. Temperatura esterna: boh. Temperatura corporea: alta, molto alta. Il sangue stava ribollendo come l'acqua quando la si metteva sul fuoco per cucinare.

Una gocciolina di sudore scivolò lenta sulla mia fronte, così bollente che se fosse caduta su del ghiaccio lo avrebbe potuto sciogliere seduta stante.

-Abbiamo fatto l'amore così tante volte...- La sua mano mi ancorò un fianco, facendomi sussultare eccitata. Aveva detto fare l'amore...

-Come non lo facevamo da troppo tempo.-

Qualcosa era cambiato nel suo tono; la voce era roca, bassa, eccitata e quasi...disperata. Come se per lui trattenersi dal prendermi e toccarmi anche lì, davanti a tutti, fosse doloroso.

-Hai detto il mio nome così tante volte che ho perso il conto...- Sorrise, mordendomi piano l'orecchio e annientando quel poco di autocontrollo rimastomi.

Sgabuzzino. Buio. Lore.

Quelli erano i pensieri più o meno coerenti del mio cervello. Un po' fuso, eh? Colpa del caldo.

-Ho dovuto tapparti la bocca con la mia prima che i tuoi potessero sentirti urlare...-

Mi irrigidii, sforzandomi di trattenere il respiro il più a lungo possibile per non lasciarmi assuefare da quel profumo. Lo stesso che era rimasto nella mia stanza, sulle mie lenzuola e che tormentava le mie notti. L'avevo riconosciuto, per quello mi era risultato fin da subito famigliare.

Tappamela anche adesso, ti prego.

Mi distanzai da lui per riacquistare un po' di lucidità, -Ero...- Che vocina stridula e vacillante, -Vestita domenica mattina.- Quindi le cose non potevano essere andate come diceva lui.

-Ti ho rivestita per non farti scoprire dai tuoi genitori.- Con che razza di tono lo diceva, neanche stesse parlando di qualcosa di noioso e irrilevante.

-Tu...- Mi scostai da lui, guardandolo ferita e allibita, -È come se avessi approfittato di me...-

Quell'accusa lo irritò, -Eri consenziente.- Tagliò corto, con freddezza.

-Lo sarei stata anche con quell'armadio pervertito che voleva offrirmi da bere al bar se è per questo. Avevo bevuto, non mi ricordo nulla e tu...non ti sei fatto nessuno scrupolo!- La cosa mi faceva male, da morire. Pensare che lui avesse così poco rispetto del mio corpo da prenderselo anche così, senza il mio permesso e...oddio. Non riuscivo a fare un ragionamento decente, ero troppo sconvolta.

-Piantala di fare Madre Teresa di Calcutta, di certo tu non mi hai scoraggiato. E non è stata la prima volta.-

Morsi l'interno della mia guancia con forza, cercando di ricacciare indietro le lacrime, -Sì, ma le altre volte...!-

-Senti,- Mi bloccò adirato, -A me sinceramente questa cazzo di situazione ha stancato.- Alzò troppo la voce ed attirò nuovamente l'attenzione dei nostri compagni che ripresero a confabulare qualcosa.

Pettegoli. Molto più delle donne. Mi sforzai di ignorarli e mi concentrai solo ed esclusivamente su di lui.

-Si può sapere che cosa vuoi Alice?- Era sempre un colpo al cuore sentirlo chiamarmi per nome, -Vuoi che ti eviti, che ti stia lontano, e alla fine sei sempre tu che mi tenti e che...- Si bloccò, arrancando un po' con le parole quando si rese conto di quell'ammissione. Si passò una mano fra i capelli e sbuffò; il mio pensiero era completamente fuori luogo, ma così agitato e teso non potevo fare a meno di trovarlo ancora più bello.

Vederlo così vulnerabile -a causa mia?- mi stritolò il cuore ed insinuò un bisogno quasi disperato di abbracciarlo e baciarlo.

Aveva c'entrato perfettamente il punto. Ero io il problema alla fine; dicevo di volerlo lontano e poi ero io ad avvicinarmi e a stuzzicarlo.

Cercai di sviare la sua domanda, -Non capisco che cosa c'entri questo con il fatto che tu...l'altra sera abbia...insomma...- Arrossii. Ok, forse stavo esagerando io ad accusarlo in quel modo di aver approfittato di me. Ero innamorata di lui e lo desideravo...non era difficile credere che l'alcol mi avesse tolto ogni freno inibitore e che lo avessi, come dire, incoraggiato parecchio.

-Non cambiare discorso.- Mi fulminò con lo sguardo, facendomi fremere, -Vuoi che le cose restino così?- Schioccò la lingua secco, -Anche tu dovrai fare lo stesso però, sono stufo di questa situazione...-

Fu il mio turno di guardarlo male, -Tu?- Aveva appena acceso una miccia, -Tu sei stufo?! E non pensi minimamente che anche io possa esserlo?!-

-Allora smettila di tormentarmi, cazzo!- Digrignò fra i denti esasperato.

Scossi la testa sull'orlo delle lacrime; non saremmo mai arrivati da nessuna parte, dal mio punto di vista era lui a tormentare me.

-Non hai risposto e sii chiara stavolta: vuoi che le cose restino così?-

-Così come?- La campanella era suonata proprio in quel momento e, facendo un casino pazzesco, i miei compagni stavano tornando ai loro posti.

-Vuoi che io continui ad evitarti?- Eccola lì LA domanda, quella che avrebbe determinato il futuro del nostro rapporto, sempre che rapporto si potesse chiamare quella cosa che c'era fra di noi.

Vuoi tu, Alice Puccio, che il ragazzo di cui sei follemente innamorata continui ad evitarti?

-No.-

Non voglio che mi eviti, non voglio che tu faccia finta che io non esista.

Voglio che tu mi guardi, mi stia vicino, voglio parlarti, toccarti, fare l'amore con te, essere tua...

Purtroppo il mio fu solo un sussurro non udibile, visto il rumore che si era creato intorno.

-Beh pensaci e fammi sapere.- Rispose seccamente, girandosi e sedendosi al suo posto nel momento in cui il prof fece il suo ingresso.

Andai a sedermi al mio banco sconsolata; non avevo concluso nulla alla fine ed ero diventata lo zimbello della classe visto tutte le occhiatine che mi stavano lanciando gli altri.

-Allora?- Mi sollecitò Mel, sperando evidentemente in chissà quale cambiamento, -Vi siete messi...?- Si zittì subito non appena vide la mia espressione abbattuta e sofferente.

-Oh, cazzo! Quello è proprio un coglione!- Mi abbracciò, nonostante il prof ci avesse appena guardato infastidito, -Mi dispiace Ali.- Il prof si schiarì la voce: nessuno gli badò.

-Grazie.- Mi sforzai di sorridere, ma non venne fuori niente di vagamente credibile.

-Lì in prima fila, la smettiamo?- Il prof Ramones ci lanciò un'occhiata scocciata, prima di incominciare la lezione.

Ci parlò dello stage previsto per l'inizio del mese prossimo in Inghilterra, precisamente ad Exeter, -Chi non ha ancora consegnato l'ultima ricevuta del bollettino postale è pregato di farlo entro domani o resterà qui, intesi?-

Io sarei stata, ovviamente, in camera con Mel. Nonostante il nostro non fosse un liceo linguistico, il prof aveva voluto a tutti i costi che per migliorare il nostro inglese alloggiassimo presso alcune famiglie e non in albergo.

-Questo è l'elenco delle famiglie, con indirizzo e numeri di telefono, da consegnare ai vostri genitori.- Li distribuì ad ognuno, riprendendo a parlare subito dopo.

-Mi raccomando ragazzi,- sembrava si stesse riferendo in particolar modo al gruppetto in fondo alla classe, composto da Vergata, Giulio Marchesi, Lore, Lele e Alberto Stoppini, -Non voglio ritrovarmi dietro ragazze estranee al gruppo come durante la gita dell'anno scorso.- Poi spostò lo sguardo su di me e Mel, -E lo stesso vale per voi signorine, il tempo libero per abbordare i ragazzi lo avrete, ma durante le escursioni faremo pur sempre lezione, ricordatevelo. Un po' di serietà.-

Diedi un'occhiata alla lista delle famiglie, troppo entusiasta per risentirmi del rimprovero del prof, neanche fossi stata un'ochetta che ammiccava a tutti i tipi che passavano per invitarli a seguirmi.

-Susan e Rod Abbott!- Indicai i componenti della nostra famiglia a Mel che si affrettò a leggere a sua volta dal suo foglio.

-Sue and Rod are very popular, experienced hosts, who love spending time together as a family. Che palle, siamo con due vecchi mi sa.-

Finii di leggere la loro presentazione ed in effetti non si parlava di bambini, quindi probabilmente dovevano essere due persone anziane. O una coppia appena sposata.

-Che peccato, mi sarebbe piaciuto avere bambini in casa.- Due piccoli, adorabili pargoletti affettuosi.

-No, meglio che non ci siano poppanti, sai che rottura altrimenti.-

Diedi una sbirciata alle altre famiglie e sospirai di sollievo dopo aver letto la presentazione di quella di Lore e Lele.

Emma and David Watkins have two children, Jacob (14) and Emily (5) who are lively and playful. They also live with Emma's parents, Audrey and Ed.

L'unico esemplare femmina sotto i quaranta in quella casa aveva cinque anni, nulla di preoccupante.

Non potevo dire lo stesso di Vergata, che era finito in casa con due ragazze di diciassette e quindici anni, cosa di cui Angie non sarebbe stata entusiasta.

Nella classe si diffusero ben presto mormorii, dovuti ai fogli appena consegnati.

-Cazzo di culo che hai Andre, hai ben due tipe da sbatterti.-

E quello era il commento più intelligente che avevo sentito, c'era pure di peggio.

-L'ultimo giorno visiteremo Londra, ma per quanto riguarda gli altri, la mattina frequenterete le lezioni all'IPC college, mentre il pomeriggio visiteremo le cittadine intorno.-

Se non altro avremmo visto Londra, andare in Inghilterra e visitare solo Exeter (chi l'aveva mai sentita oltretutto?) non sarebbe stato il massimo.

Dopo l'ora di inglese -ora per nulla pesante visto che il prof aveva semplicemente esposto il programma di quella settimana e mezza-, ci fu la più odiosa di tutte, quella di educazione fisica.

-Prof che facciamo oggi?-

Che cosa glielo aveva chiesto a fare Marco Lazzarini, tanto era ovvio che ci facesse giocare a calcio...tanto per cambiare.

-Pallavolo.-

Io e Mel ci guardammo incredule, mentre un dolce coro di “Alleluia” si levava nelle nostre teste.

Inutile dire che i ragazzi non la presero altrettanto bene e protestarono parecchio e ad alta voce.

-Silenzio!- Tuonò forte il prof, facendo zittire tutti in un attimo, -Si farà pallavolo. Forza, a due a due voglio vedervi alzare e schiacciare la palla dall'altra parte della rete. Metto il voto.-

Niente di più facile, la schiacciata era una delle poche cose che riuscivo a fare. Era in campo come giocatrice che facevo schifo, non sapevo ricevere.

-Pronta Ali?- Mel mi sorrise e mi alzò la palla. Saltai e la colpii senza alcuna fatica, facendola finire dentro al campo dall'altra parte della rete.

Dalla soddisfazione sorrisi, mentre il mio sguardo si posava involontariamente sulla coppia di ragazzi poco più distante da me.

Lele stava alzando e sarebbe toccato a Lore schiacciare. Non mi persi un attimo della sua azione; il modo in cui aveva saltato, il modo in cui aveva alzato il braccio, ma soprattutto il modo in cui la sua maglietta si era sollevata a quel movimento, mostrando una generosa parte dei suoi addominali. Un momento troppo breve, non sarebbe potuto restare in aria tre ore come Mila nell'omonimo cartone animato Mila e Shiro due cuori nella pallavolo?

-Ali?- Mel stava inutilmente cercando di riportarmi alla realtà e di salvarmi dal possibile annegamento nella mia stessa bava.

Lore stava sorridendo per una qualche battuta fatta da Lele e toccava a lui alzare. Inutile dire che non mi persi nemmeno quel movimento, per quanto potessi sembrare una maniaca fissa-addominali.

Dio, che figo...

-Ali!-

Mi voltai appena in tempo per evitare una pallonata che mi sarebbe arrivata dritta in faccia altrimenti.

-Scusa Ali!- Teo si grattò la testa mortificato con aria da cucciolo bastonato.

Strano che proprio la palla colpita da lui mi stesse arrivando addosso nel momento in cui mi ero fermata a fissare Lore. Che fosse stata intenzionale la cosa?

Ma no, che razza di ipotesi ridicole.

-Non ti preoccupare!- Gli rilanciai la palla sorridendo amichevole, prima di ritornare ai miei esercizi con Mel.

-Dovrete far finire la palla dentro al campo dall'altra parte della rete, avete solo un tentativo ovviamente.- Spiegò il prof, prendendo in mano il registro per chiamarci a turno ed eseguire il compito.

Il fatto che avessimo un solo tentativo mi innervosiva, ma fortunatamente mi andò bene.

-Puccio, Zorzi, fate le squadre. Partita di pallavolo.- Finì di scrivere qualcosa su dei fogli, poi alzò lo sguardo e attese che eseguissimo le sue istruzioni.

Mi sembrava di essere ritornata indietro nel tempo, quando Mel mi aveva sussurrato quelle famose parole.

Lore lo lascio a te.

Avevo dovuto prenderlo nella mia squadra di calcio alla fine e si era creata quella discussione con Teo per decidere chi altri dovessi scegliere.

-Puccio inizia.-

Ovviamente scelsi Teo, non potevo rinunciare a lui.

Mel -per un attimo trattenni il respiro, temendo che scegliesse lei Lore- chiamò Giulio Marchesi. Io Lele. Ero un controsenso unico sì; volevo Lore ma non avevo il coraggio di sceglierlo, come la prima volta.

Mel non lo scelse e al turno dopo, mi fece il favore Lele di sceglierlo per me.

-Lore.- Disse, senza consultarmi e sbalordendomi.

-Tanto lo so che volevi dire lui.- Ammiccò subito dopo in mia direzione.

Ormai Mel e Lele mi conoscevano meglio di me, riuscivano a leggermi dentro e a capirmi.

Giocammo per il resto dell'ora e vincemmo -stranamente, contando che c'ero io che giocavo da schifo e portavo sfiga-, poi fu il turno della lezione di chimica.

Avevo più o meno pensato alle parole da dire a Lore; non volevo che mi evitasse, ma non volevo nemmeno espormi troppo facendogli capire quanto tenessi a lui. Perciò gli avrei parlato abbastanza freddamente, puntando tutto sulla nostra maturità.

-Ci ho pensato su.- Avevo esordito in autobus, andandogli direttamente incontro.

Non avevamo mai parlato in autobus, facevamo sempre la strada separatamente nonostante fossimo sullo stesso mezzo pubblico sia durante l'andata che durante il ritorno.

Alzò appena le sopracciglia indifferente, -Sentiamo.-

Se ne stava seduto abbastanza scompostamente vicino al finestrino, il mento poggiato sulla mano e una scarpa sullo schienale del sedile avanti.

-Io...non voglio che tu mi eviti.- Riuscii a dire, tutto d'un fiato e rossa in viso. Volevo sembrare fredda e distaccata, invece mi stavo mostrando ancora una volta troppo coinvolta.

-Insomma...- Mi assicurai che la ragazza seduta davanti a lui non stesse ascoltando; aveva le cuffie dell'Ipod all'orecchio ed il volume era altissimo, -Siamo due persone mature...- Ed ecco il mio asso nella manica, la maturità, -Non ha senso evitarci e comportarci in questo modo.- Non faceva una piega quello che stavo dicendo, no? Qualcuno mi assecondi e mi dica di sì.

Lui mi ascoltò non troppo convinto a giudicare dalla sua espressione, ma non mi interruppe, -Possiamo anche...provare ad andare d'accordo e parlare normalmente come persone civili...come due compagni di classe.-

Questa era la più grande stronzata del secolo e lo stava di sicuro pensando anche lui. Era come se gli stessi chiedendo di restare amici, nonostante l'attrazione fosse ancora palesemente presente fra di noi. O almeno, da parte mia c'era eccome.

-Come amici?- Ero quasi certa che volesse aggiungere un “Stai scherzando?”

-No...beh, non potremmo mai essere amici, è chiaro, ma solo...- Mi stavo ingarbugliando, non sapevo più che dire, la storia della maturità non era stata affatto una buona idea.

La verità era che volevo che mi parlasse, che mi guardasse, che mi sorridesse, avevo bisogno di lui, volevo averlo vicino, stavo troppo male quando mi evitava e fingeva che non esistessi.

Ma volevo anche dimenticarlo e andare avanti, con una storia di solo sesso non sarebbe stato possibile, ne sarei uscita distrutta.

Perché cavolo dovevo incasinarmi con discorsi e pensieri contorti e contraddittori? Più indecisa ed incasinata di me non c'era nessuno.

-Voglio solo...che tu la smetta di evitarmi.- Ammisi a fatica e sofferente, tenendo sempre lo sguardo basso per non incontrare i suoi occhi, -Ma anche di...- Mi torturai il labbro con i denti, -Niente.- Sospirai, portandomi i capelli dietro le orecchie, -Solo questo. Vorrei che provassimo a comportarci da persone civili. Da compagni di classe in buoni rapporti.-

Lo guardai preoccupata, in attesa di sentirlo parlare. Chissà poi se mi aveva sentita, avevo cercato di parlare il più piano possibile per non farmi sentire da nessuno.

Esitò un attimo nel rispondere, le labbra leggermente piegate in una smorfia pensierosa e gli occhi fissi nei miei. Poi finalmente scrollò le spalle e schioccò la lingua, -Ok.-

-Ok?- Feci scettica e diffidente. Non mi sembrava vero, aveva davvero capito che cosa intendessi dire? Nemmeno io a momenti avevo compreso il mio discorso.

-Sì, per me va bene.- Il suo sguardo era così intenso da distrarmi. Sembrava volesse leggermi dentro.

-Ah.- Cavoli, non me lo aspettavo. Mi avrebbe quindi parlato normalmente? Senza stuzzicarmi, insultarmi o prendermi in giro? Avevo davvero ottenuto un risultato del genere e così facilmente? -Ok.- Ripetei spiazzata, notando solo in quel momento che la prossima fermata sarebbe stata la nostra.

-Quindi...a domani.- Gesticolai come una scema nel salutarlo, rigida come un robot e più nervosa che mai.

-A domani.- Lui fece un mezzo sorriso, completamente a suo agio. Evidentemente per lui non cambiava nulla, cosa gli importava che avessi posto dei paletti così rigidi?

Io stavo male al pensiero di comportarmi come se fosse solo un semplice compagno di classe, al pensiero di non poterlo baciare e toccare. Ero un'illusa se pensavo che per lui fosse un problema.

-Aspetta.-

Mi girai al rallentatore, come nei film, spostandomi i capelli con una manata neanche troppo delicata, -Sì?-

Si alzò e mi raggiunse, sorridendo sornione. Quasi mi venne un infarto quando mi prese la mano fra le sue.

Sto sognando.

Fremetti emozionata e lo osservai speranzosa. Aveva capito che lo amavo e ricambiava?

-Come speri di rientrare a casa senza queste?- Il sorriso diventò un ghigno, uno dei soliti usati per sfottermi.

Guardai le mie mani delusa; le mie chiavi di casa, già. Le aveva ancora lui.

Borbottai un “grazie”, delusa e ancora scossa per via di quel contatto e scesi velocemente dall'autobus. Peccato che feci la figura della cretina inciampando su un tombino lì vicino.

Imprecai fra i denti irritata ed iniziai a camminare più velocemente per seminarlo. Ero una stupida, una grandissima stupida; mi ero fatta del male da sola per l'ennesima volta.



Lorenzo's pov


-Tu.Sei.Un.Emerito.Coglione.-

Lo so.

Alzai lo sguardo al cielo, senza tuttavia distrarmi troppo dal risultato della partita.

Ero andato a casa di Lele per studiare -ufficialmente-, mentre in realtà stavo semplicemente approfittando del fatto che lui avesse Sky per seguire la mia amata Inter in tv.

-Le hai detto che ti sta bene, ma sei impazzito?!-

Incrociai le braccia al petto infastidito, cercando di dirottare tutti i miei pensieri sull'azione appena compiuta da Milito.

-E non fare quell'espressione da bambino imbronciato, non credere di risparmiarti i miei rimproveri! Questa volta hai proprio superato te stesso!-

-Hai finito di rompere?- Lo guardai apparentemente indifferente, -Starei seguendo la partita.-

-Tu sogni di fartela ogni benedetta notte e le dici che ti va bene!- La voce gli uscì stridula come quella di una donna isterica in piena fase pre-mestruale.

Ok, ero stato un coglione. Ma che cosa avrei potuto dirle? Lei voleva quello? Bene, sarebbe stata lei a piagnucolare per quella sua scelta, non io di certo.

Aveva già fatto dietrofront per la storia del giuramento, poteva anche darsi che ci ripensasse anche su quello visto quanto era incerta e contraddittoria. E a quel punto a me sarebbe passata la fissa così come era passata quella per Assassin's Creed(**) che era durata mesi e mesi. Avrei incontrato un'altra ragazza più figa, capace di farmela dimenticare e stop.

-Lascia che ti dica una piccolissima cosa,- Passeggiò per la stanza con l'aria corrucciata di un attoruncolo nel bel mezzo di una scena drammatica, -Non puoi essere amico di una ragazza che non solo desideri fisicamente, ma di cui sei pure innamorato.-

-Finiscila con questa storia, inizi ad essere monotono.- Seguii il pallone con lo sguardo, ma ormai, per quanto cercassi di distrarmi, i miei pensieri erano tutti inevitabilmente concentrati su di lei.

Per un attimo, mentre parlava e si spostava nervosamente i capelli con la mano, mi era sembrato che stesse per dirmi qualcos'altro, qualcosa che andasse ben oltre la semplice richiesta di comportarci da persone civili. Sembrava che avesse gli occhi lucidi, sembrava che...mi stesse implorando di non evitarla più, di...starle vicino. Come l'altra sera...

Ovviamente mi ero immaginato tutto, il suo discorso per lei non faceva una piega. Era una ragazza intelligente e matura -inutile negarlo-, voleva solo che anche io mi comportassi allo stesso modo, voleva solo che la smettessimo di stuzzicarci come due bambini. Peccato solo che, come aveva detto Lele, per me era un tantino più difficile comportarmi da persona matura quando c'era lei di mezzo. La volevo, la sognavo, la pensavo in continuazione ed ogni mio gesto dipendeva da lei. Ero un povero e patetico coglione, ma per fortuna una confessione del genere restava solamente tra me e me, l'unico che poteva permettersi di sfottermi era il mio cervello.

-Devi dirglielo che a te questa cosa non sta bene, devi dirglielo che tu non vuoi solo essere un compagno di classe!-

-Non ci penso nemmeno!- Era uscito fuori di testa, l'avevo sempre detto io, -Senti, sono felice per te e la vegetariana, ok? Ma le cose fra me e Alice stanno diversamente, non andranno allo stesso modo, è inutile che continui con i tuoi consigli del cazzo.-

-Non andranno allo stesso modo solo perché tu non metti da parte il tuo orgoglio. Devi parlarle, lei non lo farà mai perché ha paura di essere respinta.-

Mi venne da sorridere nonostante non ci fosse nulla di divertente in quella faccenda, -Ma per favore!- Cos'era diventato, il suo psicologo?

-Beh, devi ammettere che fra i due sei sempre stato tu lo stronzo.-

Io? Certo, lo ero stato, ma anche lei non era di certo una santarellina.

-Sai una cosa?- Mi alzai e presi il mio giubbotto, -Mi sono stufato di starti a sentire, perché non fai un discorso del genere al suo ragazzo?- Me lo infilai sorridendo beffardo, -Ah già, perché forse ti eri dimenticato del fatto che lei ne avesse uno.- La furbetta col piede in due scarpe. Non mi sarebbe dispiaciuto provocare di nuovo quel coglione raccontandogli di come la sua ragazza gemeva fra le mie braccia.

-No, affatto.- Sospirò e sembrò sul punto di dire qualcos'altro, prima di scuotere la testa.

-Ecco. Spiega a lui come soddisfarla, sono sicuro che anche la tua cara amichetta te ne sarà grata.- Insinuai sprezzante, voltandomi per uscire.

Borbottò qualcosa, ma non lo stetti a sentire, mi ero veramente stancato delle sue stronzate, così come mi ero stufato dei continui cambiamenti di lei.



(*) La frase originale sarebbe “Luke, sono tuo padre”, detta da Darth Vener nel film Star Wars

(**) Gioco per la PlayStation 3


Note dell'autrice


Eccomi qua...ta da da daan! Ok, ironia a parte, non posso che scusarmi per l'ennesima volta per avervi fatto aspettare così tanto.

A mia difesa posso solo dire che ho avuto problemi...la mia situazione famigliare non è delle migliori e per questo ne risente molto il mio umore mentre scrivo e rileggo...scusatemi quindi per averci messo così tanto, so io per prima che è brutto aspettare un capitolo per così tanto tempo.

Questo è più un capitolo di passaggio comunque, nel prossimo ci sarà un piccolo salto temporale e finalmente il viaggio in Inghilterra, dove si concluderà la storia.

Molte di voi speravano che fra i due testoni succedesse qualcosa...purtroppo Ali non ricorda nulla di quel sabato sera e quindi con le sue paranoie e con la sua richiesta assurda di essere semplici compagni di classe (oddio, da dove mi è uscita quest'idea non lo so) ha un po' complicato la situazione. Quanto sono idioti e paranoici 'sti due, fanno esasperare pure me!

Non temete che presto ci sarà IL chiarimento, in Inghilterra appunto.

I nomi dei due signori che ospiteranno Ali e Mel sono un piccolo omaggio ai veri, meravigliosi e premurosi Susan e Rod che hanno ospitato me quando sono andata in stage e che porto ancora nel cuore.

Le rose in classe per San Valentino sono arrivate davvero a me e alle mie compagne...sembrerà strano, ma non è una cosa inventata xD

Per quanto riguarda la storia di Elena, la sorella di Andrea...ci sarà un ulteriore spiegazione nel prossimo capitolo, dove si accennerà un pochino anche alla famiglia del caro e idiota Vergata -vi è mancata la sua idiozia in questo capitolo? ;)- e dove i due amici faranno pace.

Che altro dire, se non che Lore è un idiota? Ma quanti giri mentali si fa? Sì, lo so, qui c'è il mio zampino di donna, mea culpa.

Ultimo tasto dolente poi la finisco di rompere...le recensioni. Risponderò, lo giuro. A costo di recuperare TUTTE le risposte una volta finita la storia, mi sto organizzando, risponderò, ci tengo davvero. Siete meravigliose a commentare, credo mi sia venuto un infarto leggendo le recensioni dello scorso capitolo.

Sappiate che vi leggo tutte quante e che vi adoro allo stesso e maniacale modo, grazie, grazie, grazie. E mi sembra sempre troppo poco ringraziarvi rispetto a quello che voi fate per me :)

Sparisco, potete lanciarmi i pomodori ora. Sia per il ritardo che per questo noioso e lungo capitolo di passaggio...ma vedrete nel prossimo capitolo che bella scenetta tra Lore e Ali in aereoporto ;)

Un bacione immenso!

La vostra Bec


ps: Se siete interessate a contattarmi o ad avere spoiler sul prossimo capitolo vi ricordo che sul mio profilo troverete il link al mio il forum, al mio account facebook ed al gruppo dedicato alle mie storie :)

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Capitolo 27
*** Exeter! ***



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Capitolo 26: Exeter!


-Spazzolino?- La voce di mia madre mi raggiunse dal soggiorno, mentre quelle di Brooke e Ridge si sovrapponevano alla sua; Beautiful time.

-Preso!- Dissi, infilando il beauty case in valigia.

-E...-

-Pure il dentifricio!- Alzai gli occhi al cielo divertita. Avevo stilato una lista completa di tutto quello che avrei dovuto portare già una settimana prima, di certo non mi sarei dimenticata cose essenziali come quelle!

Ero elettrizzata all'idea di partire, non ero mai stata così distante da casa. Certo, ero già andata alle medie in Austria, ma quella volta sarebbe stata decisamente diversa, ci sarebbero state diverse nazioni ed il mare a dividerci!

Il telefono squillò ed io corsi a rispondere in un baleno sapendo già chi fosse:

-Ti porti il phon te? E la piastra?-

Mel non salutò, non ce n'era neanche bisogno, quella era la quattordicesima volta che ci sentivamo per telefono.

-Il phon c'è già, me l'ha scritto Susan per e-mail. Mi porto la piastra.- Risposi immediatamente, ricordandomi appunto di mettere la mia mini-piastra per capelli fra i vestiti.

-Ok e lo shampoo?-

-Lo porto comunque per sicurezza.- Di sicuro Sue e Rod avevano shampoo e bagnoschiuma in casa, ma non avrei mai e poi mai chiesto di poterli usare, mi sarei sentita una sfacciata.

-E come regalo cosa porti?-

Il prof ci aveva detto che sarebbe stato carino da parte nostra portare un regalino dall'Italia alla nostra famiglia, così avevo già optato per un adorabile piattino raffigurante Milano e un pezzo di parmigiano.

-Ok perfetto, io allora porterò il salame e la pasta. Ultima cosa!-

-Dimmi.- Sospirai divertita, mettendo il telefono fra la spalla e la guancia.

-Come va con Lore?- Lo chiese a voce bassa, quasi cospiratoria, neanche mi stesse chiedendo a che punto ero con il complotto contro il prof Ramones.

Con un piede chiusi la porta della mia camera per evitare che mia madre captasse qualche stralcio di quella conversazione, -Come sempre Mel, siamo amici, ricordi?- Feci vagamente annoiata, sperando che non mi chiedesse altro.

-Vuoi dire che non ha ancora provato a saltarti addosso in questi giorni?-

Mel era stata assente l'ultima settimana; era stata poco bene e non sapeva gli ultimi “sviluppi” riguardo la faccenda. Che poi di sviluppi non ce n'erano proprio stati.

Da quando gli avevo chiesto di essere semplici compagni di classe non era successo nulla. Avevamo parlato solo una volta, in autobus, una mattina. La mattina subito dopo quell'accordo.

L'avevo raggiunto e salutato incerta, temendo di disturbarlo o di farlo sbuffare infastidito.

Lui aveva invece risposto con un mezzo sorriso, una lieve inclinazione delle labbra verso sinistra, che non voleva dire “levati di torno”, ma non sembrava nemmeno voler dire “che bello parlare con te”.

-Come va?- Mi ero a tutti i costi imposta di chiederglielo, da brava conoscente.

-Così e così.- Il modo in cui lo disse mi fece intuire che non avesse poi tanta voglia di parlare.

-Oh, anche io.- Annuii come una scema, lui non aiutava di certo a mandare avanti la conversazione.

-Pronto per la verifica di chimica?- Se aveva sperato di snobbarmi si sbagliava di grosso; stavo mettendomi alla prova, volevo riuscire a comportarmi da persona matura senza farmi toccare dal suo atteggiamento idiota.

Come volevasi dimostrare, non sembrò troppo contento della mia insistenza, -No, ma lo sarà di sicuro Lele.-

E quello che voleva dire? Annuii di nuovo, arrivandoci solo dopo poco al fatto che intendesse copiare dal suo compagno di banco.

Sorrisi forzatamente e spostai la borsa sulla spalla sinistra, per dar modo a quella destra di riposarsi.

Lui seguì il mio gesto ed aggrottò la fronte, -Ma quanta roba hai messo lì dentro?-

Miracolo. Aveva posto lui una domanda, stava involontariamente incoraggiando la conversazione.

-Non molto. Solo i libri da portare.- Alzai la spalla libera dalla morsa pressante dei manici della borsa, sentendola formicolare un po' indolenzita.

-Sì certo, dai qua.- Me l'aveva strappata di dosso senza che io potessi fare nulla, non me l'ero nemmeno aspettato.

-Vuoi portarmi la borsa?- Avevo spalancato la bocca allibita.

Storse le labbra in una smorfia divertita, mentre afferrava la cerniera, -Naah. Ti pare?- La stava aprendo e...

Arcuai un sopracciglio, -Vuoi derubarmi?- Non avevo soldi tanto lì dentro, solo libri e non credevo affatto che potessero interessargli.

-Potrebbe essere...- Ne afferrò alcuni e li infilò malamente nel suo zaino Eastpack nero.

-Attento, me li rovini!- Protestai, imbarazzata e confusa per via di quel suo gesto carino.

-Sopravvivrai.- Guardò stranito il libro di storia, per poi spostare il suo sguardo lunatico su di me, -E questo che te lo sei portata a fare?-

-Il prof ha detto di portarlo.- Feci altezzosa e sicura di me.

-Sei proprio una secchiona.- Scosse la testa sorridente, -Lo sanno tutti che spiegherà letteratura e che l'ora suonerà proprio quando deciderà di iniziare con storia.-

Socchiusi gli occhi, -Beh io l'ho portato per sicurezza.- Sibilai risentita.

-In pratica per niente.- Ribadì svogliato, richiudendo il suo zaino e restituendomi la borsa.

La ripresi stizzita e sgranai gli occhi non appena mi resi conto di quanto fosse stato facile alzarla. Non pesava più un cavolo, sarei riuscita a tenerla con un mignolo.

-Grazie,- Mormorai, mentre la rabbia di poco prima scemava, -Però adesso è il tuo zaino a pesare...- Inutile scacciare i sensi di colpa, c'erano eccome e si sentivano anche nel mio tono di voce.

Fece spallucce e sorrise lievemente, -Tanto era mezzo vuoto prima.-

Chissà perché la cosa non mi sorprendeva più di tanto. -Fare la cartella alla sera, no?- Eravamo quasi arrivati e lo osservai corrucciata mentre si alzava dal sedile.

-La sera? Scherzi?- Ghignò divertito, -E togliermi il divertimento di infilare due libri a casaccio la mattina prima di uscire?-

Avevo scosso la testa rassegnata, non potendo impedire ad un sorrisino molesto di spuntare sulle mie labbra.

Da quella mattina però, non ci eravamo più detti nulla, se non “Ciao” ogni volta che ci incontravamo.

Lui non aveva neanche mai cercato di parlarmi e la cosa mi aveva fatto stare abbastanza male. Non gli interessava avermi come amica evidentemente. A lui interessava solo una cosa, come a tutti i ragazzi del resto.

Ad ogni modo, per ripicca, non gli avevo più parlato nemmeno io. La figura del patetico cagnolino scodinzolante che cercava in tutti i modi di attaccare bottone non l'avrei fatta. Non un'altra volta.

-Ah, come siete orgogliosi e testardi tutti e due!- La voce di Mel mi distrasse dai miei ricordi riguardanti IL cretino per eccellenza.

-Colpa sua. Lo stronzo è lui.- Arrotolai la mia felpa Abercrombie e la buttai con stizza fra gli altri vestiti; parlare di lui mi faceva persino diventare aggressiva con gli oggetti che mi capitavano a tiro.

-Certo, ma anche tu potresti dirgli tutta la verità riguardo Matteo...-

Mi spiace maglioncino nero, carino, morbido e coccoloso, ma adesso tocca a te.

Parlavo pure con gli oggetti, sì. Non era normale, no.

-Perché?- Presi il maglioncino in questione e lo appallottolai, -Presuntuoso com'è penserà di essere in qualche modo il motivo di questa rottura fra me e Matt,- A suon di pugni cercai di farlo stare fra gli altri vestiti che già rendevano la valigia abbondantemente piena, -E se ne vanterà. E mi metterà di nuovo le mani addosso con quel sorrisetto odioso e arrogante, ribadirà di nuovo che sono sua e...- Mi lasciai ricadere sul letto con il magone. Stupidi sentimenti, sarebbe stato bello poterli mettere da parte a comando.

-Ribadirà che sei sua perché è geloso, geloso marcio.- Capii che Mel stava sorridendo dal tono di voce, -E perché ti ama.-

-Sì, certo.- Roteai gli occhi per la stanza, -E mi porterà in giro per Exeter sul suo cavallo bianco, con un mazzo di rose rosse in mano e una in bocca.- Il pensiero mi fece quasi scappare una risatina divertita, che coprii all'ultimo con la mano.

-Non dire cavolate dai!- Sbuffò.

Increspai la fronte, -Non dirle tu le cavolate.-

-Non sono cavolate, so da fonti attendibili che lui nell'ultimo periodo non è stato con nessuna. Spiegami questo!- Mi sfidò con arroganza.

Per quanto la cosa mi facesse piacere e gongolare, era da escludere che io c'entrassi in qualche modo. Anche perché dall'ultima volta che eravamo stati insieme -la famosa ultima volta- era passato più di un mese. Quindi poteva anche darsi che fosse stato con qualcuna anche il giorno dopo e che poi non fosse più andato con nessuna solo nell'ultimo mese per problemi a me sconosciuti.

-Mmm...non gli si è più alzato? Ha già bisogno del Viagra alla sua età?- Ironizzai facendola ridere.

-Ma no! Scema! Logico che pensa solo a te! Non è schifosamente romantico?-

Se fosse stato vero sì, ma non ci credevo neanche un po', chissà la sua “fonte attendibile” che si era fumata.

-Tesorooo!- Oh no.

Feci un bel respiro profondo, nel tentativo di racimolare un po' di pazienza -Scusa, devo andare; Beautiful è finito.- Spiegai di fretta. Mia madre tornava a rompere.

-Ok, ok. A domani!-

Raggiunsi mia madre rassegnata; aveva la testa infilata in un cassetto del suo comodino. Quasi sicuramente ne avrebbe tirato fuori qualcosa di inutile.

-Che c'è?- Chiesi impaziente di tornarmene in camera mia.

-Non ti dimenticare queste!- Tirò fuori una scatola, la scatola delle pillole prescritte dal mio ginecologo la settimana prima per regolarizzare il mio ciclo mestruale e ammiccò neanche le stesse pubblicizzando in tv.

Arrossii involontariamente, mentre le afferravo e le nascondevo dentro il bagaglio a mano.

-Una ogni sera, ti chiamerò io per ricordartelo!-

-Mamma non sono una deficiente, me ne ricordo da sola!- Non la sopportavo quando mi trattava come una bambinetta idiota, che cavolo! Mi sarei messa la sveglia sul cellulare al massimo per ricordarmene, non avevo certo bisogno della chiamata di mammina.

-Va bene, va bene! Non ti arrabbiare!-

Stavo già per tornarmene in camera mia, con il passo delicato di un gorilla incavolato, quando mi bloccò di nuovo.

-Ti ricordi quando da piccola dicevi pinnola, invece di pillola?- Gli occhi le brillavano al solo ricordo. Oh no, ricominciava a rivangare aneddoti ridicoli ed imbarazzanti della mia infanzia per farmi capire che le sarei mancata in quelle due settimane.

-Sì, mamma.- Alzai gli occhi al cielo.

-Quanto tempo è passato e come sei cresciuta.-

La dovetti abbracciare e rassicurare, conoscendola di lì a poco sarebbe scoppiata a piangere.

Quel suo momento da madre apprensiva mi mise addosso un po' di nostalgia ed ansia che decisi di scacciare con una bella doccia. Peccato che mi vennero in mente altri pensieri, che negli ultimi dieci minuti avevo cercato di tenere a debita distanza.

Lore non era stato con nessuna nell'ultimo periodo.

Perché?

Ed ecco che una delle più insopportabili e dolorose morse liberavano il mio cuore innamorato ed insicuro. Che c'entrassi davvero io?

-Ma no.- Dissi ad alta voce, incavolata con me stessa per averci anche solo pensato.

Era di sicuro da escludere l'ipotesi detta poco prima a Mel per scherzo, sapevo bene quanto quel...particolare gli funzionasse bene. Che gli fossero mancati voglia e tempo? No, la voglia quello ce l'aveva sempre -ed io lo sapevo bene-, così come il tempo, lo avrebbe di sicuro trovato se avesse voluto.

Sciacquai con cura i capelli, liberandoli con le dita dagli ultimi residui di shampoo.

Non era stato con nessuna. Nessuna ragazza era stata con lui nell'ultimo periodo, stando a quello che diceva Mel. Solo -il cuore perse un battito-...io?

Forse era stato Lele a dirlo e in quel caso sarebbe stato attendibile come informatore.

Restava solo da capire che lasso di tempo coprisse quel “nell'ultimo periodo”. Una settimana? Due? Tre?

Sbuffai inviperita, non avevo motivo di pensarci su, dovevo smetterla.

Dovevo concentrarmi su quel viaggio: due settimane in Inghilterra erano un sogno! E non me lo sarei di certo fatta rovinare da uno stupido cretino-barra-animale come quello!



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-La carta d'identità l'hai presa?-

Ricominciavamo con l'elenco delle cose.

-Sì, mamma.- Salutai Mel con la mano, già in fila insieme al resto della classe e ai professori per fare il check-in.

-Soldi? Ne hai abbastanza?- Oh ecco una frase che mi avrebbe fatto adorare mio padre per il resto della mia vita.

-Non so...- Feci vagamente pensierosa, -Devo prendere un regalo per la nonna, per voi, per gli zii e cugini...e la piccola Sara!- Sguardo da cucciolo pronto per essere sfoderato.

-Ok, bene.- Quel Santo di mio padre aprì il portafoglio e ne tirò fuori tre banconote da cinquanta, -Falli cambiare lì poi piccola.-

-Grazie papi.- Lo abbracciai con trasporto, ma solo dopo aver messo al sicuro nella mia borsa i soldi. Soldi che sarebbero stati spesi per lo shopping più selvaggio del mese.

-Hai anche la carta Postepay con te, no? Se te ne servissero altri dicci pure che li mettiamo noi sul conto.- Aggiunse mia madre; unica cosa sensata detta in quelle ultime settimane.

-Ok, grazie.- Li abbracciai entrambi ancora una volta, prima di salutarli, non senza gli occhi lucidi. Mi sarebbero mancati ovviamente e già non vedevo l'ora di chiamarli quella sera per raccontare com'era andato il viaggio.

-Anche i tuoi ti hanno fatto mille raccomandazioni?- Mi salutò così Mel, dopo aver schioccato un bacio sulla mia guancia.

Sospirai abbattuta. -Già. Stasera vogliono che li chiami a tutti i costi.- Beh, davanti ad un'amica non potevo mica dire che io ero così mammona da voler sentire mia madre tutte le sere.

-Ti capisco anche troppo bene.- Scherzò lei.

-Che posti avete?- Ci interruppe Lele raggiungendoci di corsa. Cavoli, che impazienza dimostrava. Era così importante per lui sapere dove poggiassero i nostri regali fondoschiena durante il viaggio?

-18 B. Dovrei essere in mezzo.- Chissà chi c'era vicino a me.

-14 A. Che figata, sono vicino al finestrino!- Esultò Mel, facendo caso solo in quel momento alla disposizione dei posti.

-18 B?- Lele sghignazzò in modo fin troppo sospetto per i miei gusti, -Ah Mel, tu sei vicino a Daviddi della 4 C.-

La vidi impallidire e per un attimo temetti di vederla ruzzolare a terra priva di sensi.

-Mel? Tutto bene?- Le chiesi per sicurezza.

-Oh Santissimo cazzo Erectus!- Diventò rossa tutto d'un botto e mi strattonò per il braccio esaltata, -Quel figo di Daviddi, Ali! Sono vicina a quel gran pezzo di manzo!-

-Ah sì? Wow!- Peccato che...-Ehm...ma non so chi sia.-

-Quello con i capelli biondo cenere, no castano chiaro, insomma...quel colore stupendo! E gli occhi! E il culo!- Stava vaneggiando, Mel stava vaneggiando! Non era cosa da tutti i giorni, eh. -Quello lì, alto.- Me lo indicò. Era di spalle e dovetti ammettere in effetti che il suo lato B da stupro era la prima cosa che saltava all'occhio.

Lasciai Mel ai suoi sguardi sognanti e alla sua bava, -Sai chi c'è vicino a me Lele?-

-Mmm...no.- Troppo vago, troppo vago. Lele stava volutamente mentendo da schifo per lasciarmi intuire che in realtà sapesse qualcosa, -Io sono vicino alla Fabi. Sono davanti a te Ali, 19 B!- Aveva cambiato discorso, stava cercando di farmi insospettire ancora di più.

-Lele.- Voce ferma, tono che non ammetteva repliche, -Tu sai chi c'è vicino a me. Parla.- O ti castro. Pazienza, Daniela sarebbe andata comunque avanti. In fondo, lei non aveva mai discriminato gli animali domestici castrati, anzi, li compativa. Al massimo si sarebbe arrabbiata con me per un po'.

-Io? No, ti ho detto di no.- La sua di voce era troppo acuta e stridula. Stronzo, poteva almeno sforzarsi di mentire bene!

-Lele.- E la minaccia implicita riguardante il suo coso avrebbe dovuto coglierla da solo, -Non mi ripeterò, muoviti e parla.-

Si grattò la testa distrattamente, -Beh...in effetti ora che mi ci fai pensare credo di sapere chi c'è vicino a te.-

Bene, aveva capito che gli conveniva collaborare.

-Quindi...?-

-Il 18 C ce l'ha Cassina della 4C.-

Sospirai di sollievo; non lo conoscevo, quindi non sarebbe stato un problema mettersi le cuffie, la musica ed ignorarlo.

Certo, se fosse stato un figo pazzesco avrei pure potuto mettere l'Ipod da parte e cercare di fare conversazione.

-Il 18 A ce l'aveva Giulio.-

Fiù, Marchesi. Era un cretino, ma si poteva sopportare. Pensavo di aver avuto così tanta sfiga da capitare proprio nel posto accanto all'ultima persona che avrei desiderato avere vicino.

Un momento...ma perché aveva?

-Ma soffre di vertigini e gli dava fastidio stare vicino al finestrino, così l'ha scambiato con...-

-Con...?!- Sembravo un'ossessa, stavo trattenendomi dal prenderlo per le spalle e scuoterlo con violenza.

Rimase zitto per un bel po' e sorrise lentamente.

Non dirlo, non dirlo.

-Lore. Lui voleva stare vicino al finestrino e...-

Non lo lasciai finire di parlare, ero già corsa fra i nostri compagni di classe disposta a tutto pur di far cambio di posto con qualsiasi di loro. A costo di finire nel posto più sfigato e temuto di tutti; quello vicino ai prof.

-Scordatelo.- Mi aveva risposto Mel sporgendo le labbra come una bambina sull'orlo di una crisi isterica, -Sono vicina a Daviddi e non lo cedo.- Bell'amica!

Chiedere a Teo era fuori discussione: non era in buoni rapporti con Lore e sarebbe stata una pessima idea farli sedere vicino.

Mi restava Vergata! Insomma, pur di stare vicino al suo amico idiota avrebbe fatto di tutto, no?

-No Puccio.-

Brutto stronzo, come osava negarmi un favore del genere?!

-Perché no?- Cantilenai disperata.

-Perché sono d'accordo con un amico di non cedere il mio posto a nessuna nanerottola bionda che venga a reclamarlo.- E detto quello, quasi dispiaciuto, indicò Lele con il mento.

Maledetto Quattrocchi! Stavo improvvisamente iniziando ad odiarlo! Qualcosa mi diceva che c'entrava lui in quella sfortunata “coincidenza”.

-Ragazzi su!- Ci richiamò il prof, ricordandoci di tenere in mano il documento d'identità per oltrepassare i controlli.

Quel dannato metal detector decise di farmi incavolare più di quanto già non lo fossi, sembrava avercela con me, fui costretta a togliere persino gli stivali.

Sospirai di sollievo quando, finalmente, dopo essermi tolta tutto il toglibile, al mio passaggio non suonò.

-Ok, vai.- La bionda rugosa che controllava mi fece finalmente passare ed io dovetti mordermi la lingua per non insultarla.

Brutta stronza dalla faccia plastificata.

Quasi tutti ebbero lo stesso problema, cosa che mi rincuorò. Se non altro non ero l'unica che aveva qualcosa che urtava quelle cazzo di macchine. .

-Mo' s'incazza di brutto, oh.- Marchesi stava ridacchiando con Lele e solo in quel momento mi accorsi di chi ci fosse sotto il metal detector.

Solo in maglietta, una visione; la vecchia rugosa aveva fatto togliere pure la felpa a Lore. Dalla faccia che aveva sembrava sul punto di prenderla per i capelli e sbatterle la faccia a terra.

-Non ha proprio pazienza.- Lele scosse la testa svagato.

Alla fine lo fecero passare ed i suoi insulti arrivarono chiaramente alle nostre orecchie nonostante li stesse sibilando.

-Brutta vecchia, stronza, succhia-cazzi...-

-Lore...!- Solo Lele era scandalizzato, gli altri idioti si stavano tenendo la pancia dal ridere.

-Non rompere con i tuoi rimproveri tu.- Lo zittì subito con un cenno della mano e sorpassandolo svelto.

Avrei dovuto averlo vicino pure incavolato, grandioso! Il solo ricordò mi provocò una vampata insopportabile di calore lungo tutto il corpo.

I controlli successivi furono più svelti; si limitarono a guardare i nostri documenti e a frugare nel nostro bagaglio a mano, cosa inutile a mio avviso, visto e considerato che avevano controllato il contenuto ai metal detector.

-Ognuno si sieda al suo posto, non voglio sentirvi litigare per queste cavolate, chiaro?-

La frase del prof mi fece quasi sperare che Lore si sedesse al posto assegnatogli in precedenza, ma quando vidi Marchesi seduto lontano da me, una decina di file più avanti, la speranza venne annientata nel più crudele dei modi.

Vicino a me, alla mia destra, si era già seduto quello che Lele aveva chiamato Cassina; biondino, basso e pieno di brufoli.

Quando sentii la voce di Lore farsi sempre più vicina, abbassai lo sguardo indifferente sul mio cellulare e finsi di scrivere un messaggio in realtà senza senso.

Smise improvvisamente di parlare una volta arrivato alla fila 18 e vidi di sbieco le sue gambe ferme vicino al sedile di Cassina.

Stavo sudando nonostante l'aria condizionata al massimo puntata sulla mia testa; Lore non sapeva nulla, non sapeva che avrebbe trovato me lì, altrimenti perché si era fermato così di botto e stava aspettando così tanto per prendere posto?

-Oh, 18 e 19 eccoci qua.- Lele arrivò subito dopo; il suo sorriso da ebete mutò in un secondo e lasciò posto ad una finta espressione stupita. -Alice! Ma guarda, sei dietro di me!- Non avrebbe potuto fingere peggio di così, si vedeva lontano un miglio quanto mi stesse sfottendo.

Mi sforzai di sorridere, ma venne fuori qualcosa di più simile ad un ghigno assassino.

Lore lo guardò di traverso, prima di oltrepassare Cassina e me con l'intento di sedersi.

Le sue gambe sfiorarono accidentalmente le mie ginocchia e la reazione del mio corpo fu inevitabile ed immediata. Rabbrividii, mentre lo stomaco pian piano si contorceva e lanciava scariche di piacere più in basso, fra le mie di gambe.

-Tu sei nuova della 4B, vero?- La voce dell'altro tipo accanto a me, Cassina, servì a togliermi di dosso quella voglia di stuprare l'altro vicino di posto appena arrivato.

Quando sorrideva quel Cassina era pure peggio, aveva brufoli anche sul mento.

-L'anno scorso non c'eri.- Proseguì incurante dei miei pensieri da maniaca pervertita di poco prima.

-Sì, sono arrivata solo quest'anno.- Mi imposi di smetterla di fissare quell'enorme porro che aveva in fronte e che non avevo notato in precedenza.

Lui annuì e le sue labbra si piegarono in una smorfia quasi maliziosa, -Cosa sei, una specie di nuova Bìa?-

Lo guardai disorientata e confusa, -Cosa?- Di sicuro avevo colto sottointesi inesistenti.

-Ma sì...- Mi diede una lieve gomitata fin troppo confidenziale, -In una classe di soli ragazzi...ci siamo capiti.- Rise sguaiatamente, risultandomi così ancora più antipatico e sgradevole. No, i sottointesi c'erano eccome.

-Occhio Cassi che rischi di ritrovarti il motorino bruciato se continui.- Lele si sporse dal suo sedile e scoppiò a ridere dopo aver dirottato il suo sguardo alla mia sinistra.

-O rischi un taglio di capelli drastico.- Riprese a scherzare ignorando le occhiatacce di Lore.

-Tu Lele rischi di ritrovarti i capelli bruciati se non la pianti. Mentre dormi. Posso sempre spruzzare il deodorante sul fuoco dell'accendino, sai qual è il risultato...-

Io sì, lo sapevo. Il deodorante era infiammabile, sarebbe venuta fuori una fiammata degna di un lanciafiamme; ricordavo che un mio amico idiota era stato sospeso dopo averlo utilizzato in classe ed aver quasi dato fuoco al suo banco.

Evidentemente doveva saperlo anche Lele, visto che alzò le mani e si risedette composto zittendosi.

-Ah quindi sei amica di Bìa?- Contai fino a dieci per non assalire il suo vicino di posto, che si affacciò subito dopo più pettegolo che mai, -Grande! Non ci annoieremo di certo in queste due settimane!- Mi fece l'occhiolino e si passò la sua viscida lingua sul labbro.

-No di certo, avremo il nostro passatempo personale.- Concordò Cassina, soprannominato mentalmente Mister Brufolo.

Non riuscivo a credere alle mie orecchie...stavano scherzando o cosa? Credevano davvero che io fossi come Bìa? Che fossi una che passava il suo tempo a farsi sbattere dal primo che passava?

-Ahia,- Lele decise che i suoi capelli potevano pure essere sacrificati, -Ragazzi andateci piano, è proprietà privata.-

Lo guardai stizzita ed irritata, ma così facendo mi persi la reazione di Lore che si passò un dito sulla gola per intimare Quattrocchi di stare al suo posto se non voleva essere sgozzato.

-Ma dai!- Stava diventando una specie di riunione quella, a sporsi adesso era stata la ragazza dai corti capelli castani seduta davanti a Cassina, -Voi due state insieme?-

Stava guardando me e Lore con occhi quasi sognanti.

-No!- Risposi io per entrambi, con le guance più rosse dei brufoli schiacciati di Cassina.

-Davvero?- Fu come se non avessi parlato, l'amico di Mister Brufolo seduto vicino a Lele guardò Lore vagamente dispiaciuto, -Lore avresti potuto dircelo. Avremmo evitato di esprimere la nostra approvazione ad alta voce, mi sarei limitato a farci un pensierino solo a mente.-

Ma...come cavolo si permetteva! Come se io fossi stata invisibile poi!

-Scusa, ma...- Fui interrotta bruscamente da Lore un secondo dopo.

-Preferirei tu evitassi di farlo anche a mente.- La sua risposta, per chi non lo conosceva bene, poteva quasi sembrare amichevole e scherzosa. Quasi. Lo sembrò infatti per quel tizio che rispose con una risata; non pensava minimamente che quella fosse in realtà una vera e propria minaccia.

-Eh vorrà dire che noi ci accontenteremo di Federica in queste due lunghe settimane...- Concluse quello a metà fra il divertito e il rassegnato.

Ma cosa mi toccava sentire! Se non l'avessero subito piantata avrei chiesto un altro posto al prof spiegandogli la situazione insostenibile.

-Oppure potremmo fare a turno con la tipa che ha Andre in casa.-

A turno? Oddio, non c'era limite al peggio.

Ad interrompere quella surreale discussione, fu la voce dell'hostess che ci chiese di allacciarci le cinture per il decollo.

Restai zitta durante la partenza e più nessuno mi rivolse la parola per fortuna.

Certo era difficile concentrarmi su qualcosa che non fosse Lore. I miei occhi ricadevano più volte sulle sue gambe fasciate dai jeans, sul -deglutii accaldata- cavallo dei suoi pantaloni, sul suo gomito poggiato al bracciolo, sul bracciale che avevo ritrovato quella mattina nel mio letto...

Era così vicino che mi sarebbe bastato muovere un braccio o una gamba per toccarlo...Ero rimasta immobile per tutto il tempo per evitare che accadesse, avevo i muscoli rigidi e indolenziti.

Mi alzai di scatto con l'intenzione di andare in bagno: avevo bisogno di far riposare sia il corpo che la mente.

-Dove vai?- Mister Brufolo distolse lo sguardo dal suo libro e mi fissò curioso. Troppo curioso.

-In bagno, ok?!- Alzai la voce di un'ottava stizzita. Che cavolo, pure ogni mia mossa voleva sapere?

-Ohoh!- Perché stava ghignando in quel modo? -Vai in bagno!- Sempre con lo stesso sogghigno malizioso si voltò verso Lore e gli fece l'occhiolino. Lui, inorridito, si tolse le cuffiette dell'Ipod, -Sei improvvisamente andato fuori di testa Cassi?- Fece stranito, riferendosi alla faccia ebete di Mister Brufolo.

-No.- Cassina mi indicò sornione, -Sta andando in bagno.-

Non capivo dove volesse andare a parare e nemmeno Lore sembrava capirlo a giudicare dalla sua espressione confusa. Perché gliel'aveva detto? Voleva forse renderla un'informazione di dominio pubblico?

-Cos'è, una specie di vostro codice segreto, eh? In bagno...- Calcò parecchio su quelle due ultime parole e solo allora intuii a che cosa stesse alludendo.

Oh mio Dio, Mister Brufolo era un pervertito. Doveva essere uno di quei poveri sfigati deficienti che passavano il tempo a farsi le seghe davanti ai giornaletti porno, vedeva perversione e malizia ovunque, anche dove non c'era!

-NO!- Il mio errore fu quello di guardare Lore, prima ancora di finire il mio strillo d'aquila che si affievolì nel momento in cui i miei occhi incrociarono i suoi.

Chiusa in bagno. Con lui.

Sì.

Impossibile non pensarlo, lo desideravo troppo.

Non guardarmi così intensamente, cazzo. Mi uccidi.

Non riuscivo più a distogliere lo sguardo, i suoi occhi erano diventati magnetici e non sembravano intenzionati a rilasciare i miei tanto presto. Forse per via di quel “no” così poco credibile.

-Non dovevi andare in bagno?-

Mister Brufolo mi fissò con la faccia di un bimbetto furbo e l'aria di chi la sapeva lunga.

-Sì.- Abbassai la testa disorientata, per cercare di riprendere un certo contegno dopo l'ondata di emozioni che mi aveva trasmesso Lore solo guardandomi. Non riuscivo ad uscirne da quella faccenda, restavo sempre troppo coinvolta. Amici...come no. 'Sto cazzo.

Pancia in dentro, petto in fuori e testa alta -assomigliavo vagamente ad una gallina- mi diressi in bagno, sforzandomi di non girarmi più verso di lui.

Una volta entrata nella toilette di quel volo di linea della British Airways -che poco aveva a che fare con i buchi puzzolenti degli aerei italiani-, richiusi la porta alle mie spalle con un sospiro.

Mi passai le dita fra i capelli sudaticci e mi feci aria con l'altra mano; che schifo, stavo sudando come un procione -paragone volutamente insensato- solo per via di quell'inutile idiota, colpevole di aver mandato in tilt il mio corpo solo stando fermo...solo con la sua presenza! E più di lui odiavo me stessa per la mia debolezza!

Ma perché avevo proposto quella stronzata dell'essere amici? Cazzo, solo in quel momento mi rendevo veramente conto di quanto fosse stata assurda quell'idea! Che situazione di merda: avrei dovuto passare i successivi giorni con Lore davanti al naso, senza poterlo toccare e dovendo far finta di essere una semplice “amica”. Un'amica pervertita, innamorata e psicopatica che avrebbe voluto mettergli le mani addosso in ogni momento e in ogni posto.

Sobbalzai spaventata quando sentii la maniglia della porta abbassarsi. Cavolo, non l'avevo chiusa a chiave!

Stavo per gridare a gran voce che fosse occupato, ma non ne ebbi il tempo. Il mio corpo si immobilizzò di colpo non appena lo specchio davanti a me rifletté l'immagine alle mie spalle, non appena mi svelò chi fosse entrato proprio in quel momento.

I capelli spettinati, il respiro affannato, gli occhi scuri e affamati.

Che ci faceva lì Lore? Che l'avessi involontariamente invitato io a seguirmi poco prima, con quella risposta incerta?

Aprii la bocca di scatto, forse per urlare, forse per dire qualcosa, forse semplicemente per la sorpresa, non lo sapevo nemmeno io che cosa volessi fare, avevo il cervello impallato.

-Che...?- l'unico verso strozzato che uscì dalle mie labbra, spento un attimo dopo da una bocca vorace e famelica che si avventò sulla mia alla velocità di un falco sulla sua preda.

Fui colta alla sprovvista e per lo stupore indietreggiai fino ad arrivare a toccare la fredda ceramica del lavandino.

In quei pochi secondi in cui le sue mani presero ad accarezzare il mio ventre sotto il maglioncino, la mia mente riacquistò un decimo di razionalità, giusto il necessario per sospirare un “Cosa...?” fra un bacio e l'altro.

Lui non mi rispose e, sinceramente, al mio corpo scosso da un brivido d'eccitazione dopo l'altro, una risposta non interessava. Il decimo di razionalità era morto per la patria, minuto di silenzio...

Negativo, impossibile da ottenere, i nostri ansiti e gli schiocchi dei nostri baci non si interrompevano nemmeno per un secondo.

Cinsi il suo collo con le braccia e la sua vita con le gambe, appoggiandomi del tutto al lavandino, completamente dimentica del fatto che fossimo in un bagno pubblico e che se fossimo stati scoperti una bella denuncia -oltre ad una bella sospensione scolastica- non ce l'avrebbe tolta nessuno. Oltre poi alla figura di merda ovviamente.

Con dita sicure e decise, desiderose solo di sentire di nuovo ciò che da troppo tempo mi mancava, percorsi la linea perfetta dei suoi addominali sotto la sua felpa e la sua t-shirt, per poi arrivare all'obiettivo puntato durante tutto il viaggio.

Sospirai e sorrisi sulle sue labbra, la testa fra le nuvole ed il cuore...andato.

Lo sentii gemere quando arrivai all'elastico dei suoi boxer e le sue mani corsero subito ai miei jeans, rischiando quasi di strapparmi la cerniera per la troppa foga.

Fu il mio turno di gemere, in modo vergognosamente rumoroso, tanto che temetti per un attimo che qualcuno potesse avermi sentita.

Oh, al diavolo le hostess e i professori!

-Lore...- Ansimai mentre mi aggrappavo alle sue spalle, già consapevole di quello che stesse per succedere, -Che stiamo...?- Singhiozzai quando entrò in me, soffocando altri gemiti sul suo collo.

Lo spazio era poco, scomodo e per assecondare meglio i suoi movimenti avevo dovuto chinare la testa all'indietro, contro lo specchio, mentre lui mi teneva sollevate le gambe con le mani.

Respirai sempre più affannosamente, mordendomi le labbra con i denti per evitare di farmi scoprire.

Quando parecchi minuti dopo fui sicura di non essere più sul punto di gridare se avessi aperto bocca, finii la frase. O meglio, ci provai. -...facendo?- Qualcosa si doveva essere incastrato in gola, perché la voce si era sentita appena.

Fissai i miei occhi nei suoi, -Che...stiamo facendo?- Richiesi a fatica.

Lui fece qualche respiro profondo, prima di un'ultima spinta che fece venire entrambi. Uscì da me, facendomi sentire...vuota, sola, incompleta.

-Quello che entrambi volevamo fare...da più di un mese.- Si stava sistemando in fretta, quasi si fosse pentito di quanto appena successo e volesse andarsene il prima possibile.

Perché?

A farmi ridestare da quello stato di trance fu un rumore alle sue spalle. La porta; qualcuno aveva bussato.

-Occupato!- Strillai isterica, sistemando quel disastro a mia volta, nervosa e col cuore a mille. Ci ero ricascata. Mi aveva di nuovo scopata senza darmi una spiegazione decente e adesso se ne stava andando come sempre, per tornarsene a scherzare con il resto della classe come se non fosse successo nulla.

Perché Lore?

Lo guardai impotente mentre si voltava per uscire. -Aspetta qualche secondo tu.- Fece scattare la serratura -aveva chiuso a chiave prima- e se ne uscì senza dire altro.

Dimmi che volevi toglierti solo una voglia, che avevi bisogno di sfogarti...

Le gambe cedettero e mi ritrovai a singhiozzare col culo a terra sullo schifoso -era pur sempre un bagno pubblico- pavimento color senape.

Preferirei sentirtelo dire...così potrei odiarti definitivamente e smetterla di illudermi e farmi domande.

Avevo fatto sesso nel bagno di un aereo...su un lavandino che puzzava di candeggina al limone, con uno stronzo che avrei dovuto considerare un amico. Non mi riconoscevo più, che fine aveva fatto Alice? Quella ragazza controllata e smorfiosa che odiava mostrarsi debole in pubblico, che si considerava superiore a tutti, che aveva solo una preoccupazione nella vita, massimo due: arrivare puntuale a scuola e prendere bei voti.

I pianti per Matt erano solo pallidi e lontani ricordi, i pianti di una bambina che aveva perso un giocattolo che le piaceva tanto, niente in confronto a quello che provavo in quel momento.

Patetica. Triste. Illusa. Debole. In una parola sola, innamorata. Ma non per questo giustificabile. Stavo sbagliando di continuo ed ogni volta mi ritrovavo sempre nella merda. Mentre lui ne usciva illeso, per nulla scalfito.

Mi feci forza e a fatica mi rialzai. Non avevo idea di chi avrei trovato fuori, se qualcuno si fosse insospettito, o se i prof si fossero accorti della mia assenza.

Avrei inventato una scusa all'ultimo, dicendo magari che ero stata poco bene e che Lore era venuto a controllare che fosse tutto apposto. Poco credibile, ma contavo sulle mie lacrime per rendere plausibile quella spiegazione.

Fortunatamente non ci fu nessuno ad accogliere quel disastro che era diventata la mia faccia, arena di una battaglia fra phard e mascara.

Le hostess non erano nei paraggi e nemmeno la persona che aveva bussato precedentemente alla porta a quanto pareva.

Doveva aver compreso che il bagno fosse occupato dopo il mio strillo, indipendentemente dal fatto che fosse un passeggero inglese o italiano.

Negli sguardi dei signori che mi avevano notata aleggiavano, a seconda della persona, malizia e divertimento, disgusto e rimprovero. Quasi tutti quelli dell'ultima fila avevano intuito qualcosa, ma non mi dissero niente grazie al cielo. Stavo già morendo di imbarazzo per via delle loro occhiate.

Mi ricomposi giusto in tempo, arrivai alla fila 18 con le guance asciutte e con i capelli e i vestiti al loro posto se non altro.

Cassina stranamente non disse nulla; mi aspettavo occhiatine, sorrisini, sogghigni...niente di tutto quello, era rimasto chino sul suo libro e non mi aveva nemmeno guardata. Decisi che per quello si meritava almeno un punto, dopo i dieci che aveva perso.

Mi risedetti al mio posto con nonchalance, decisa a non mostrare allo stronzo quanto mi avesse ferita per l'ennesima volta. A quello poi ci pensava già il mio trucco sbavato sistemato alla meno peggio.

Si mosse sul sedile quando la mia gamba sfiorò la sua per sbaglio, spostandosi quel tanto che bastava per impedire che succedesse di nuovo. Praticamente si era allontanato il più possibile, era attaccato al finestrino.

Gli faceva così schifo anche solo toccarmi dopo che mi aveva scopata? In bagno poco prima mi era sembrato che fosse quasi disposto a vendersi l'anima al Diavolo pur di potermi toccare, lo aveva fatto con così tanta disperazione, voglia, passione e...fame.

Dovevo smetterla, cazzo! Mi stavo solo facendo del male e deprimendo! Per cosa poi? Per niente, lui era il nulla. Non ne valeva la pena, dovevo smetterla. Dovevo e volevo ritornare la bambina che piangeva per il suo giocattolo perso.

L'hostess passò per chiederci di allacciarci nuovamente le cinture, poiché nel giro di dieci minuti saremmo arrivati a Londra.

Finalmente! Quelle due ore mi erano sembrate infinite!

Ritirammo i nostri bagagli e ci preparammo per salire sul pullman che ci avrebbe portato a Exeter nel giro di poche ore.

-Ho il numero!- Mi tolsi le cuffie dell'ipod confusa quando Mel si catapultò quasi in braccio a me, -Ho il numero di Riccardo!-

Corrugai la fronte perplessa: e mo' chi era quel Riccardo?

-Daviddi.- Mi ricordò, senza perdere la sua euforia.

-Oh! Wow Mel, che figata!- Poco credibile. Avevo ancora gli occhi gonfi e provati per il pianto di prima, -Racconta, di che avete parlato?- Fortuna che lei era troppo presa dal suo racconto per accorgersene.

Andò avanti a parlare di quello anche durante il viaggio, elencando in ordine le varie espressione che Daviddi le aveva mostrato mentre conversavano.

-Secondo me gli piaci.- Decretai senza alcun dubbio, dopo aver meditato a lungo sul suo resoconto.

-Dici? Cioè lui è un gran figo e...abbiamo solo parlato e...oh mamma!- Rise come una scema, agitandosi sul sedile come se avesse le pulci.

-Mel stai ferma!- Protestò Lele che, chissà per quale motivo, si era seduto dietro di noi proprio insieme a Lore. Una persecuzione.

-Scusa.- Fece lei tranquilla e sempre di buon umore, prima di riprendere a parlare del suo nuovo amore. Ero quasi certa che nel giro di un mese quel tipo sarebbe finito nel dimenticatoio, Mel si innamorava e cambiava idea piuttosto frequentemente.

-Oh, ma cambia 'sta cazzo di canzone.-

Bastò sentire la voce di quel coglione di Lore per farmi ricordare ciò che cercavo invano di rimuovere.

Quello che entrambi volevamo fare...da più di un mese.

Non avevo riflettuto molto su quelle parole, le scacciavo tutte le volte che mi ritornavano in mente, ma...non ci riuscivo mai del tutto, erano sempre lì, più prepotenti che mai, secondo dopo secondo.

Entrambi. Anche lui desiderava farlo da più di un mese.

-Sto andando a Exeter, non a farmi ammazzare.-

-Ancora canzoni deprimenti, Lele?- Mel poggiò i gomiti sulla spalliera del suo sedile divertita.

-Non è deprimente!- Gli acuti di Lele quando si indignava erano comici.

-Pff, ti prego. Evita di farla sentire all'autista, potrebbe improvvisamente decidere di suicidarsi.-

-Ti portavi il tuo ipod allora!- A dire il vero erano entrambi comici, anche se il mio odio per Lore mi impediva di trovare il tutto divertente.

-How to save a life?- Chiese Mel curvando un sopracciglio.

-No, Mad World.-

Parlarono per un po' di musica in generale, quando Vergata -seduto alla nostra destra insieme a Marchesi- ci interruppe con la domanda più cretina del secolo. E dire che ne avevo sentite...

-Mel, preferiresti scoparti Lele o Giu?-

La cosa che mi lasciò ancora più basita fu sentire Mel rispondere come se la sua fosse stata una domanda del tutto normale, sembrava una specie di gioco quello, andò avanti così per la successiva ora. E lei gli dava pure retta e rispondeva!

-Puccio ora tocca a te.-

-Passo, cedo volentieri il turno.- Mi rimisi le cuffie e lo ignorai come sempre.

Lui scosse la testa dispiaciuto, prima di ghignare, -Allora Puccio...preferiresti scoparti Lore o Valenti?-

Non fui l'unica a tossire così forte e convulsamente da rischiare un collasso, anche alle mie spalle c'era stata una reazione simile.

-Nessuno dei due.- Riuscii a rispondere, dopo essermi ripresa.

-No, cara, “nessuno dei due” per me vale come un “tutti e due”.- Si alzò dal suo sedile e si rivolse anche al resto dei ragazzi, -Ehi, la Puccio vorrebbe farsi sia Lore che Teo!-

Qualche spiritosone ebbe pure il coraggio di rispondere: -Ma lo sapevamo già!- facendo ridere tutti.

-Andre piantala, ricordati che ho il tuo Iphone nuovo in mano.- Lore si avvicinò al finestrino ed alzò il braccio destro per mostrare l'oggetto in questione. Quello sembrò far rinsavire Vergata che si risedette al suo posto allarmato e leggermente pallido, -Oh, non fare cazzate.-

Il suo cambiamento repentino di atteggiamento mi fece quasi scoppiare a ridere; era ritornato “a cuccia” in un attimo e con la coda fra le gambe.

Nelle ultime settimane Lore e Andrea non si erano neanche rivolti la parola, solo in quegli ultimi giorni avevano ripreso a parlarsi, seppur piuttosto freddamente.

-Ascoltiamo un po' di musica?- Fece Mel per distrarli. Tirò fuori il cellulare e fece partire una canzone degli 883 che incominciò a canticchiare poco dopo.

-Chi le ha inventate le fotografie, chi mi ha convinto a portar qui le mie, che poi lo sappiamo...scattan le paranoie.-

Pian piano quasi tutti si aggregarono ed incominciarono a cantare a squarciagola, roba da far venire un mal di testa cronico. Quarantacinque ragazzi che cantavano “La dura legge del gol” e che quindi ululavano come se fossero allo stadio: un vero e proprio inferno, la musica proveniente dal cellulare di Mel era stata sovrastata dalle loro soavi voci cavernicole. Roba da pazzi, conoscevano tutte le parole a memoria poi!


Che è successo fra te e Lore?


Mel mi passò il suo block notes dopo averci scritto quella frase, approfittando della distrazione dei due cretini dietro di noi.

Sospirai: avrei dovuto immaginare che la cosa non le sarebbe comunque sfuggita.

Le spiegai tutto il più brevemente possibile e senza scendere nei particolari.


Ci abbiamo dato dentro in bagno.


Più chiara e breve di così.


Oh mio Dio! E me lo dici così?!

Aveva gli occhi fuori dalle orbite, avevo paura che le cadessero a terra.


Avete proprio...? Ma nessuno si è accorto di nulla? E cosa vi siete detti? LUI cosa ha detto?


Con Mel era impossibile essere breve, così le scrissi tutto quanto, dall'idiozia di Cassina, alla scopata in bagno.


Non ci credo...ecco perché è così strano e non ti toglie gli occhi di dosso!


Mi voltai istintivamente alle mie spalle per verificare quanto appena letto. Cazzate; Lore stava ridendo e cantando insieme a quei coglioni dei suoi amici, non stava di certo guardando me!

-Vai, gli accendini!- Vergata si alzò in piedi al momento del coro finale della canzone e sventolò lentamente il suo accendino in aria seguito dagli altri fumatori.

-Sedetevi o vi sospendo!- Subito il prof smontò il loro entusiasmo, ridacchiando di nascosto quando le classi gli obbedirono. Si stava divertendo anche lui tutto sommato, si vedeva da come canticchiava insieme alla prof di matematica.

Arrivammo ad Exeter alle otto di sera, con mezz'ora d'anticipo rispetto alla tabella di marcia.

Avevo le orecchie che fumavano, un mal di testa che solo una fidata Tachipirina avrebbe potuto curare ed una classe che avrebbe dovuto concorrere come classe più stonata del mondo. Avrebbe di sicuro vinto!

Le nostre host-family erano già arrivate e ci aspettavano pazientemente nell'autogrill vicino alla stazione dei pullman.

-Antonio Gubbi and Matteo Valenti.-

Era una signora anziana dai lunghi capelli bianchi raccolti in una crocchia ad annunciarci alla famiglia che ci spettava. Il nome di Teo lo pronunciò Mattìow, a metà fra il nome italiano Matteo e quello inglese Matthew.

Come era prevedibile anche la pronuncia del mio nome fu inglesizzata, ma non mi dispiacque più di tanto sentirmi chiamare Èlis.

Susan era deliziosa, non era affatto vecchia come si aspettava Mel! Doveva avere più o meno l'età di mia madre, sui quarantacinque anni, i capelli erano rossicci, corti e sbarazzini e il viso paffutello esprimeva una dolcezza infinita, una dolcezza materna e familiare.

-Lorenzo Latini and Gabriele Mancini.-

Fui distratta da quel nome proprio nel momento in cui stringevo contenta la mano di Sue. Lore e Lele si stavano dirigendo -il primo scazzato, il secondo sorridente e di buon umore- verso la signora bionda che li avrebbe accolti nella sua casa.

-Is he your boyfriend?- Solo quando Susan mi pose quella domanda mi resi conto di essermi incantata a fissare Lore più del dovuto.

-Oh, no, no...- Risposta molto intelligente e arguta.

Mel si lasciò scappare una risatina che aveva fatto sorridere Susan un po' imbarazzata e dispiaciuta per il malinteso; la mia prima figura di merda era andata.

Vicino alla macchina, ad aspettarci, c'era Rod; alto -altissimo!-, capelli brizzolati, occhi azzurrissimi e qualche rughetta sulla fronte e intorno alle labbra tirate in un sorriso.

-Oh no, it's heavy!- Ero arrossita come un'idiota quando mi aveva preso la valigia per portarmela. Non ero nemmeno certa di aver parlato correttamente, sapevo solo di essere più rossa, di nuovo, dei brufoli di Cassina. Erano diventati il mio nuovo termine di paragone. Carino, no?

-That's ok, I'm the man.- Aveva riso divertito, prima di prendere anche quella di Mel.

Avrei imparato ad adorare Rod nei giorni successivi, nonostante continuasse a prendermi in giro per la mia scarsa altezza. Insisteva con il chiamarmi “The baby” e faceva battute del tipo “Alzati Alice...ah no, sei già in piedi!” quando finivamo di mangiare la sera e ci alzavamo da tavola per sparecchiare.

Sue e Rod erano sposati da parecchi anni e per la luna di miele erano andati proprio in Italia, a Venezia. Viaggiavano molto da quando i figli se ne erano andati di casa, ma non erano mai stati a Milano, anche se ci tenevano molto a visitarla.

Avevano tre figli grandi -tutti indipendenti dal punto di vista economico- ed erano già nonni di una splendida bambina di tre mesi.

Durante il tragitto in macchina parlammo del college che avremmo dovuto frequentare io e Mel dalla mattina successiva e della loro casa.

Provai a fare una battuta sul fatto che per me fosse strano vedere Rod guidare a destra, ma quasi sicuramente per il nervoso avevo sbagliato a dirla in inglese dato che loro ci misero un po' a capire.

Io e Mel dormivamo in una splendida camera matrimoniale ed avevamo il bagno -anche se in comune con loro- subito alla nostra sinistra nel corridoio.

-Io prendo i primi due, va bene?- Mel indicò i cassetti dello spazioso armadio che avevamo a disposizione nella stanza.

-Ok.- Risposi distratta mentre mi sedevo sul letto. Era morbido, ma non troppo. Perfetto; odiavo i materassi troppo molli in grado di farti sprofondare.

Sue ci aveva chiamato subito dopo per dirci che la pizza era pronta e che se volevamo potevamo mangiare. Una notizia meravigliosa visto che non avevamo mangiato praticamente niente durante tutto il giorno!

Loro avevano già mangiato, cenavano sempre alle sei e mezza -un incubo! Io a quell'ora facevo merenda a casa!- e andavano a letto intorno alle undici, dopo aver visto un po' di televisione insieme accoccolati sul divano.

Ci fermammo anche noi lì con loro per un po' quella sera, a cercare di capire quello che le pubblicità e il film che stavamo guardando dicevano. Parlavano troppo velocemente e riuscivamo a comprendere veramente poco.

Alle dieci e mezza eravamo già a terra e esauste andammo a letto.

Il giorno dopo sarebbe stata Susan ad accompagnarci al college e a mostrarci la strada per i giorni successivi; nel pomeriggio avremmo invece visitato Exeter da cima a fondo, con tanto di guida che ci avrebbe spiegato la storia della città.

-Buonanotte Ali.- Mel si coprì fino alla testa, -Cerca di non sognare Lore nudo nel tuo letto,- Il piumone soffocò in parte la sua risata, -Non vorrei ritrovarti avvinghiata a me...- Ma che stronza! Si stava pure divertendo!

-E tu vedi di non sognarti Daviddi mia cara!- Le risposi per le rime, zittendola all'istante.

E fra un punzecchiamento e l'altro e risate soffocate, ci addormentammo un'ora dopo, ignare del fatto che la mattina dopo alzarci sarebbe stata un'impresa titanica.



*Note dell'autrice*


Sì, sono viva e vegeta...per vostra sfortuna! Non ho scusanti e lo so, ho avuto dei problemi in famiglia e a causa di questo mi son dovuta trasferire a casa di mia nonna, dove purtroppo non ho una connessione stabile. Scriverò comunque, il portatile sarà con me e per postare potrei eventualmente tornare a casa di pomeriggio e usare la mia solita connessione.

È probabile che nei prossimi giorni non riesca ad essere molto presente sul forum e su Facebook, ma accetterò sicuramente qualsiasi richiesta di amicizia e aggiungerò appena possibile spoilers sul prossimo capitolo ;)

Non ho molto altro da dire, solo da ringraziare le meravigliose ragazze che mi hanno sostenuta e scritto nel gruppo su FB, in particolar modo Bea, Dids e Chiara (Fallsofarc): grazie davvero ragazze per le vostre parole, non saprò mai come sdebitarmi!

Riguardo questo capitolo non saprei che dire...solo che la scena in aereo è stata atroce, sia da scrivere che da rileggere...immagino lo sia stata anche per voi, non mi è venuta per nulla bene!

Pazientate che ormai ci siamo, la fine della storia è nei prossimi DUE capitoli...non so se ci sarà o meno un epilogo, vedrò :)

Una volta conclusa, questa storia avrà a parte: alcuni pezzi scritti dal punto di vista di Lore, dei piccoli extra sul futuro di Lore e Ali come coppia e uno spin-off riguardante le coppie Angelica/Andrea e -forse, non ho ancora deciso- Lele/Daniela.

In questo capitolo non c'è stato il chiarimento fra Andrea e Lore, ci sarà sicuramente nel prossimo. Ancora non hanno fatto pace, i rapporti rimangono un po' freddini come ha notato anche Ali.

La canzone che i ragazzi cantano in Pullman è “La dura legge del gol” e purtroppo è stata cantata anche dai miei compagni di classe quando siamo andati in Inghilterra...non vi dico che supplizio xD Il coro finale della canzone poi...stonato al massimo! :P

Beh, credo di aver detto tutto, vi lascio e spero di riuscire a sentirvi presto con il prossimo capitolo...

Un bacione grandissimo! Scusate ancora per il ritardo...

La vostra Bec

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Capitolo 28
*** Vicinanza forzata ***



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Capitolo 27: Vicinanza forzata


Era da circa dieci minuti che Susan stava parlando per spiegarci che mezzi avremmo dovuto prendere per arrivare al college il giorno dopo. Ed era da circa dieci minuti che annuivo come una scema, ripetendo “Ok” ogni due per tre. Contavo sul fatto che Mel fosse attenta, visto e considerato che non aveva di certo pensieri come i miei per la testa.

Ero stufa di subire così passivamente ed in quel modo, dovevo tirare fuori la grinta e comportarmi io, almeno in apparenza, da stronza. Non potevo farmi usare così da Lore, era successo troppe volte e non sarebbe più successo. A costo di denunciare il tutto al prof, se si fosse avvicinato di nuovo, non gli avrei lasciato il tempo di mettermi le mani addosso.

Augurammo una buona giornata a Sue e scendemmo dall'auto, salutando i nostri compagni arrivati a destinazione prima di noi.

-Allora? Come è andata?- Ci chiese Teo.

-Benissimo! I nostri sono adorabili! Anche se c'è un po' di imbarazzo ancora...- Annuii a conferma delle parole di Mel; più di una volta la sera prima ci eravamo morse le labbra nervose ed impacciate non sapendo bene cosa dire alla nostra famiglia inglese.

-Te?- Mi informai io.

-Così così. Sembrano simpatici, ma anche noi non ci abbiamo parlato molto.-

Il rumore di una macchina alle nostre spalle ci fece girare in simultanea: Lele e Lore stavano scendendo dall'auto di un tipo dai corti capelli neri.

-Io la ammazzo quella piccola troia.- Salutò così Lo Stronzo per eccellenza, con un paio di occhiaie che rappresentavano alla grande il suo nervosismo.

Teo si congedò subito e tornò dal suo compagno di stanza infastidito dalla presenza di uno dei due -facile intuire quale-, cosa che avrei voluto fare anche io: peccato solo che Mel iniziò a chiacchierare proprio con i due nuovi arrivati, -Perché? Che è successo?- Domandò curiosa.

-La bambina. Ci sfotte la stronza.- Non avevo mai sentito Lele insultare qualcuno, -È un mostro, va in giardino scalza e salta sui nostri letti con i piedi sporchi di terra.- Dalla sua faccia si intuiva che anche lui fosse parecchio teso e che non avesse dormito molto.

-Per non parlare del fatto che non ho mangiato un cazzo stamattina, sono riuscito appena ad assaggiare un biscotto, subito ha gridato come una cornacchia “No, sono miei!”- Lo sguardo omicida di Lore e il tono di voce con cui aveva imitato la bambina -simile a quello di Samara di The ring- non promettevano nulla di buono.

-Se sbagliamo a parlare in inglese poi ci prende per il culo.- Lele si sforzò di riderci sopra, ma era parecchio incazzato.

-Ha avuto pure il coraggio di inventare una canzoncina in rima apposta per sfottere i miei capelli spettinati!-

Ok, a quella frase detta con quell'aria così oltraggiata da Lore, né io, né Mel, né tantomeno Lele, riuscimmo a trattenerci dal ridere.

Lui alzò un sopracciglio indignato, mentre Lele fra le lacrime cercava di parlare e calmare le risa, -Per forza, stamattina quando ti sei svegliato sembravi Simba!-

-E tu una talpa, sei andato a sbattere due volte come un coglione sul comodino senza occhiali.- Borbottò l'altro in risposta.

-Oh dai, non riuscite a tenere a bada una bambina?- Li provocò Mel, dandomi una gomitata divertita.

-Quella è una piccola pervertita selvaggia!- Entrambi erano stati punti parecchio sul vivo da quell'insinuazione e la frase risentita di Lele ne era la prova, -Entra nella nostra stanza mentre ci cambiamo e non possiamo neanche dirle nulla perché la madre è sempre nei paraggi!-

-Chiudere a chiave?- Propose Mel guardandoli come se fossero due emeriti imbecilli.

-È rotta la serratura.- Bofonchiarono a bassa voce loro, infastiditi dalla successiva e nuova risata della mia amica.

-Ah ma io uno di questi giorni quando la madre si toglierà dai coglioni la insulto ben bene, me ne fotto se è una bambina.- Poveretta, già immaginavo che genere di insulti avrebbe tirato fuori Lore.

La campanella suonò poco dopo e fortunatamente arrivò il prof a dirci che potevamo prendere posto nei banchi.

Avremmo fatto un test che ci avrebbe smistato in base alle nostre capacità. Ovviamente io sarei finita in mezzo ai più bravi, in inglese me l'ero sempre cavata, come in tutte le materie del resto...tolta la matematica.

Non fu difficile rispondere alle domande scritte sul foglio che la nostra insegnante Erika ci consegnò.

I risultati li avremmo avuti il giorno dopo, ma ero abbastanza certa di aver risposto a tutto correttamente.

Nel pomeriggio visitammo la città con i nostri prof e la guida, un vecchietto che, a detta di quasi tutti i nostri compagni di classe, parlava come “Mika”.

-Il cantante?- Chiesi ingenuamente.

-Ma no!- Quasi si incazzarono Alberto e Giulio, -Il vecchio di Final Fantasy X!-

Annuii, non osando nemmeno chiedere di che cavolo stessero parlando e limitandomi a guardarli dall'alto in basso. Cretini.

-Tu sai di che parlano?- Evitai accuratamente di farmi sentire quando lo chiesi a Mel.

-Sì, è un gioco della Playstation.- Mi guardò allibita, come se il fatto che non lo conoscessi fosse un enorme disonore e sacrilegio.

Ogni giorno che passava mi rendevo conto di essere messa sempre peggio, quella classe era formata da idioti patentati.

Prima che potessi arrivare ad eleggerne un capo, con tanto di scettro a forma di testa di cazzo, il prof ci distrubuì il programma riguardante i giorni successivi e la cartina della città nel caso ci perdessimo.

-Uh, visiteremo le terme di Bath! Ti sei portata il costume?- Che figata! Mi sarebbe proprio servito un bel bagno rilassante!

-No. Mi devono arrivare.- Sospirò dispiaciuta.

-Cazzo...ma allora io con chi faccio il bagno??- Sbuffai; la mia solita sfiga! Non conoscevo le ragazze dell'altra classe e di certo non avrei spettegolato con nessuno dei ragazzi.

-Puoi sempre approfittarne per vedere Lore in costume.- La Regina delle Stronze era senza alcun dubbio Mel. Cavolo, sembrava farlo apposta a tirarlo sempre in ballo e a provocarmi così, eppure sapeva come stavo!

-Già visto. Posso approfittarne per vedere Daviddi...- Sorrisi allusivamente. Mi beccai un pugno neanche troppo debole sul braccio che mi fece esclamare un bell"ahi!" ad alta voce.

-Non ci provare!- Caspita, come si arrabbiava! Chissà che aveva quel tipo di speciale, oltre al bel culo ovviamente...

-Gli occhi sono fatti per guardare!- Tirai fuori la lingua risentita, prima di voltarmi offesa.

-Sono d'accordo!- Ma chi cazzo lo aveva interpellato Vergata?! Era spuntato dal nulla e aveva poggiato un braccio sulla mia spalla e l'altro su quella di Mel, -Ma nel mio caso voi potete pure toccare!-

-Preferisco farmi amputare il braccio.- Mel socchiuse gli occhi infastidita, mentre io mi toglievo di dosso quel suo arto fastidioso e pesante, -Vergata sai che Angelica se sapesse di queste tue velate proposte non te la darebbe più? Non potresti più vederla nemmeno col binocolo.- Quello gli fece togliere, lentamente, il braccio dalla spalla di Mel, -Ma se tu non glielo dici Puccio...- Ci provò, con un sorrisetto azzardato all'ultimo e non tanto convinto.

Alzai gli occhi al cielo. -Piantala e starò zitta.-

-Oh, Puccio, tu sei un vero tesoro!- Falsissimo, come il suo sorriso, -E in cambio se vuoi, due botte...-

La mia espressione lo fece desistere dal continuare, -Come non detto.- Si defilò e ci lasciò finalmente in pace.

-Tu sai come si torna a casa, vero?-

Panico. La domanda di Mel mi aveva spiazzata. Se non altro non sembrava avercela più per la frase su Daviddi.

-No. Perché, tu?- Ero certa che lei avesse ascoltato!

Stese le labbra in una perfetta linea retta; sembrava temere la mia reazione, -Ehm...no.-

Grandioso. E quindi? Avremmo vagato per Exeter -che tanto piccola non era- senza meta?

Fortuna che avevamo la cartina e che, una volta salutato il resto della classe, riuscimmo a chiedere ai vari conducenti dei bus che strada avremmo dovuto fare e con quale mezzo.

Varcammo la porta di casa Abbott con mezz'ora di ritardo, inventando la scusa che i prof ci avevano trattenuto più del dovuto. Nessuna delle due voleva dire che non avevamo capito un cazzo di quello che ci aveva spiegato quella mattina.

Dopo aver fatto una bella doccia e dopo aver magiato, Sue fu così meravigliosa da chiederci se volevamo usare il suo pc.

-Ok, thank you.- Mi ero dovuta trattenere, o la mia risposta sarebbe stata "Sì, cazzo!"

-Oh, c'è Lele connesso!- Esclamai sorpresa, una volta entrata su facebook. Della classe fra gli amici avevo solo Mel, Teo, Lele e altri quattro con cui non avevo mai parlato e che probabilmente mi avevano aggiunta solo per avere un numerino in più nella lista.

Mel si sporse e scrisse:


Alice: Ohi, ciao! Anche voi potete usare il pc?


Schiacciò invio ed attese insieme a me la risposta che non tardò ad arrivare.


Gabriele: Yess ;) Ho il portatile di mio fratello qui! Voi? Pc della famiglia?


Questa volta fui io a rispondere:


Alice: Sì, Susan ci ha chiesto se volevamo usarlo :) Come va con la bambina? Riuscite a gestirla? xD


Le ultime due domande le aveva scritte Mel ridendo.


Gabriele: Ah ah. Tutto sotto controllo u.u Il mostro dorme...


Ormai Mel aveva preso il monopolio della conversazione.


Alice: Dorme o è stata avvelenata da Lore? Ha messo il veleno nei biscotti???


No, no e no. Cazzo, stavo chattando con Lele, perché doveva sempre spuntar fuori quell'altro cazzo di nome?! Guardai male Mel che alzò le spalle con aria innocente.


Gabriele: No...ma ci sta pensando, gli hai dato un'idea :D


Ecco. Appunto. Significava solo una cosa, ovvero che Lore fosse lì con Lele e che stesse leggendo tutto.


E' lì? Salutalo e digli che Ali lo ama.


Avevo cancellato all'ultimo e con disperazione le due parole finali prima che inviasse, rischiando quasi di rompere la tastiera per la foga con cui avevo premuto il tasto cancella.

-Ma sei scema?!- Diedi una spinta a Mel per spostarla, prima che le venisse in mente di scrivere qualche altra stronzata per divertirsi.


Gabriele: Ali cosa?


Rilessi la frase scritta vicino al nome Alice e inviata da Mel poco prima: "E' lì? Salutalo e digli che Ali"

-Merda!- Mi tirai i capelli indietro con così tanta forza da rischiare di strapparli.


Alice: Niente. Mel si stava divertendo a scrivere stronzate.


Sperai che abboccasse e non chiedesse altro. Stavo disperatamente cercando un argomento per cambiare discorso, ma non mi veniva in mente nulla.


Gabriele: Ah, capito. Comunque sì, è qui, vi saluta anche lui :) Dice che siete due coglione, soprattutto tu Mellin! xD


Mellin? Aggrottai la fronte confusa e Mel ridacchiò prima di avvicinarsi di nuovo.

Mi voltai di scatto e la fulminai con lo sguardo. Non ci doveva proprio provare a toccare la tastiera!

-Giuro che non ti nomino più.- Alzò la mano e la poggiò sul cuore con aria solenne.


Alice: Ma grazie, eh! Pff, parla lui poi! :P Cmq, che fate stasera? Uscite voi?


-Non esiste che io esca, sono esausta!- Mi lamentai stiracchiandomi all'indietro, contro lo schienale della sedia.


Gabriele: Sì, voi no?


No. Poteva anche farmi quello sguardo da cucciolo bastonato Mel, ma se c'era Lore poi era ancora più fuori discussione!


Alice: Dipende...dove vi incontrate con gli altri?


Aveva pure intenzione di uscire e di lasciarmi da sola! Quella traditrice!


Gabriele: Davanti a quella specie di piramide in piazza alle otto e mezza...


-Mel lo sai che se c'è lui io non esco, non voglio vederlo...- Mi morsi il labbro; in realtà stavo morendo dalla voglia di vederlo, ma quello restava fra me e me. Ero già abbastanza incoerente e incomprensibile per me, non c'era bisogno che lo fossi anche per gli altri.


Alice: Viene anche Lore?


-Mel!- Avevo strillato troppo tardi, lo aveva già inviato. Odiavo il fatto che ci fosse il mio dannato nome in quella conversazione, poteva sembrare che fossi sempre io a nominarlo.


Gabriele: Sì, perché?E' un problema?


-Osa scrivere qualche altra stronzata e giuro che ti smerdo davanti a Daviddi.- La minacciai, poco prima che poggiasse le dita sulle lettere della tastiera.


Alice: Eeeeh...sì e no.


-Non è una stronzata!- Si difese per evitare di essere presa a calci.


Gabriele: Per Ali?


Quella stupida cosa viscida, molle e palpitante chiamata cuore, perse un battito. Era Lele o Lore a scrivere? Lui in ogni caso aveva letto...


Alice: Ma no. Solo che siamo stanche. Facciamo un'altra volta,ok?


Fui costretta a scrivere, dopo aver fatto un bel respiro profondo. Non potevo fargli sapere che stessi male per lui e che non volevo vederlo dopo quello che era successo. Sarebbe stato come fargli capire che per me quella cosa in bagno era stata importante. Invece doveva pensare che per me fosse stato solo sesso. Come sempre.

Lo salutai in fretta e mi disconnessi prima che potesse aggiungere altro.

Uscimmo dallo studio e ci dirigemmo in salotto per augurare una buonanotte a Sue e Rod. Eravamo entrambe stanche; il fuso orario, anche se solo di un'ora, era una cosa micidiale.

-Hey girls! Did you have fun?-

Erano abbracciati sul divano: uno spettacolo adorabile che mi fece fin da subito sciogliere il cuore. Avrei voluto anche io un amore come il loro, che durasse nel tempo...e soprattutto avrei voluto avere un uomo come Rod; premuroso, dolce, divertente e innamorato.

Mel rispose per entrambe con una delle nostre solite risposte. -Oh yes, thanks.- Anche durante la cena, dopo aver cercato un po' di socializzare, non avevamo fatto altro che dire “Yes”, “No” e “Thank you”. Un vero disastro. Contavo sul fatto che con il passare dei giorni le cose sarebbero andate meglio.

Ci congedammo da loro con il solito imbarazzo per andare di sopra a cambiarci.

-Ci facciamo presentare il figlio?-

-Mel!- Strillai dopo aver infilato la testa nella maglietta del pigiama.

-Magari è figo...- Azzardò con un sorrisetto che non mi piacque per nulla. E tanti cari saluti a Daviddi...

-E sposato.- Le ricordai. Avevano pure una figlia di pochi mesi!

-Magari ha degli amici della nostra età...-

-Glielo chiedi tu a Sue, io una figura di merda del genere non la voglio fare.- Spostai il copriletto per sdraiarmi ed affondai comodamente nel materasso una volta appoggiata la testa sul cuscino.

-Se riesco a formulare una frase decente.- Scoppiò a ridere divertita ed io la seguii a ruota ripensando a tutte le cazzate che dovevamo aver detto.

-'Notte Ali.-

-'Notte Mellin.- Mi venne fuori così, di getto, e solo dopo la sua risatina mi accorsi di averla chiamata in quel modo.

-Che fai, ti lasci contagiare da lui adesso?-

Grandioso. L'avevo appena chiamata come lui quella sera stessa in chat. Deglutii per tentare di mandare giù quel nodo fastidioso che si era formato nell'esofago.

-Lo usava solo in prima questo soprannome, poi non l'ha più usato perché sono cresciuta in altezza...anche se di poco.- Ci fu un attimo in cui nessuna delle due parlò, poi riprese a spiegare, -Diceva che dovevo mangiare gli omogenizzati della Mellin per crescere perché ero una nana, giocava sul fatto che il mio nome fosse Melanie.-

Non fiatai. Non sapevo cosa dire e così era nuovamente calato il silenzio.

Mel era più alta di me, se lei era una nana, io allora cos'ero? Eppure...Mellin sembrava un soprannome quasi affettuoso, amichevole. Un privilegio che io non avevo mai conquistato.

Non un nomignolo affettuoso, non un soprannome.

Piccola, tesoro, Ali...

Solo un nome, detto con una freddezza spiazzante.

Puccio. Alice.

Come un professore che scorreva l'ordine alfabetico all'appello, scostante, professionale. Solo con me lo era.

La gola mi faceva male, bruciava, così come gli occhi. Mi sentivo come se fossi stata in cima all'Everest a gridare a squarciagola per ore, senza ottenere nessun risultato, senza che nessuno potesse sentirmi. Avevo guadagnato solo un terribile mal di gola, una spossatezza che mi impediva quasi di tenere gli occhi aperti e una congiuntivite che me li faceva lacrimare.

-Ali? Oddio Ali, tutto bene?- Mel accese la luce sul suo comodino e mi scrutò preoccupata per qualche secondo.

-Sto bene, sì.- Stavo solo singhiozzando sotto le coperte.

E che sarà mai, no?

-Oh Ali...- Cos'era quel tono compassionevole? Non volevo essere compatita.

-Sto bene Mel, sto bene.- Dissi con voce più ferma.

-Mi dispiace, non avrei dovuto parlartene.-

Scossi la testa e le lacrime finirono per bagnare tutto il cuscino, -Sono stata io a chiamarti così, è stata colpa mia.-

Fece per dire qualcos'altro, ma io la interruppi svelta, -Dormiamo, ok?-

Era stato solo un attimo di debolezza, non ce ne sarebbero più stati. In fondo, avevo sempre saputo di non contare nulla per lui, ero solo un corpo.

Un giocattolino.

-Buonanotte.- La voce di Mel era ancora triste, dispiaciuta, ma finsi di non accorgermene.

-'Notte.-


*******************************

La mattina successiva fu come se la sera prima non ci fossimo dette nulla, Mel non ne fece parola e la ringraziai mentalmente per quella premura.

Arrivammo in ritardo a lezione, nessuna delle due aveva sentito il lieve “bip” della sveglia del cellulare.

Erika ci scusò, ma fu costretta a farci sedere negli ultimi due posti liberi rimasti, che erano proprio vicino a...no!

Quasi miagolai disperata come un gattino ferito quando mi sedetti vicino a Lore. Mel -quella stronza!- si era seduta nell'altro posto libero, con l'aria di un My Little Pony -avevo sempre odiato quegli unicorni colorati!- in mezzo ad un prato fiorito, ovviamente. Fra Grimoldi e Daviddi.

Imprecai fra me e me un centinaio di volte prima di prendere un respiro profondo e calmarmi.

Lui fece finta di non sentirmi, ci avrebbe anche solo dovuto provare a dire qualcosa, ero talmente incazzata con lui e con me stessa per aver fatto tardi che probabilmente gli avrei strappato un braccio a morsi!

-Is everything ok?- Mi chiese Erika, dubitando evidentemente della mia sanità mentale.

-Yes.- La mia solita risposta, accompagnata da un mezzo sorriso imbarazzato. Come spiegarle quale era il problema del resto?

Era una persona adorabile, gentile e comprensiva, certo. Peccato che tutti questi complimenti svanirono in un attimo dalla mia testa e lasciarono posto solo ad una serie di insulti quando ci assegnò un lavoro da svolgere a coppie.

Coppie! Un lavoro a COPPIE! Cosa le diceva il cervello?! Quello schifoso pulcino spennacchiato del cazzo mi aveva messo in coppia con il mio vicino di bianco!

Non avevo nemmeno ascoltato quello che stava spiegando, così alla fine fui costretta a sporgermi e a chiedere a Teo in che cosa consistesse quel compito.

-Dobbiamo fare un sondaggio. Una specie di intervista ai cittadini di Exeter.-

Le domande le avremmo dovute inventare noi con il nostro compagno e dovevano riguardare un determinato argomento, tra cui: musica, cinema, cibo, sport, scuola, lavoro e cultura.

-Facciamo sport.-

Una pericolosa vena fuoriuscì dalla mia tempia, segno che sarei sbottata a momenti. Quella giornata era già iniziata di merda, ci mancava solo che peggiorasse.

-Scordatelo, facciamo cinema.- Era il più semplice dopotutto e potevamo cavarcela con poche domande.

Alzò un sopracciglio scettico, -Tu non sei un'esperta di cinema.- E lui come diavolo pretendeva di saperlo? -Io lo sono di calcio.-

-SPORT,- Calcai sulla parola con stizza, -Non parliamo solo di calcio, ma di tutti gli sport. È un argomento troppo vasto.-

-Perché il cinema no?-

Ricordavo perfettamente perché più di una volta ero stata tentata di sgozzarlo con la lima per le unghie...Dio, era così insopportabile e petulante!

-Scuola.- Proposi cercando un compromesso. Ero io quella matura, non dovevo perdere la calma.

Lui sbuffò e si stiracchiò sullo schienale della sedia, -No, che rottura.-

-Ok, bene, che altro?- Era difficile guardarlo in faccia, specie perché l'ultima volta che lo avevo fatto ero spalmata sullo specchio di un bagno pubblico. Il solo ricordò mi provocò un brivido lungo tutta la schiena, ma cercai di non darlo a vedere.

Assottigliò gli occhi, -Musica.-

Sospirai sconfitta; c'era poco da fare con un cretino del genere e non era più in vena di discutere.

-D'accordo, musica.- Accettai mio malgrado.

Lavorare gomito a gomito con lui fu difficile, soprattutto perché più di una volta i miei occhi, nonostante non lo volessi, si erano spostati sulle sue labbra mentre parlava, o sulle sue mani mentre scriveva.

Non potevo farci nulla, era più forte di me e quello stronzo era dannatamente magnetico.

La cosa positiva fu che non fece nessuna battuta riguardo quanto successo in aereo, mi sembrò di lavorare con un normale compagno di classe...anzi, quasi un estraneo.

-How often do you listen to it?- Proposi come quinta domanda. Dovevano essere in tutto dieci e noi eravamo solo a metà.

Lui chinò il capo sul foglio e scrisse quanto da me detto; da maniaca psicopatica, non mi persi nemmeno per un secondo quel movimento. La linea del suo collo, la sua mano decisa che scorreva sul foglio...ricordavo perfettamente quanto sapeva scorrere decisa anche sulla mia pelle quando voleva.

Mi spostai una ciocca di capelli dal viso sbuffando; come cazzo faceva a starsene in maglietta con quel freddo?! Io fuori tremavo con il cappotto pesante e due felpe! Se si fosse messo un maglione largo e anti-stupro sarebbe stato più facile controllarsi poi! Ma una maglietta a maniche corte, che scendeva fin troppo bene sui suoi addominali e gli lasciava scoperte le braccia...

-Have you ever been to a concert?- Si voltò a guardarmi e attese una qualche mia reazione.

Spostai il mio sguardo sul suo viso in un lampo, -Ehm...sì.- Non avevo nemmeno sentito bene che cosa aveva detto, -Va bene.- Speravo solo che fosse una frase sensata.

Non smetteva di fissarmi, così mi schiarii la voce ed indicai il foglio con il mento, -Aggiungi.-

E piantala di guardarmi così.

Si lasciò scappare un lieve sorrisino enigmatico che non riuscii a decifrare, poi ritornò al foglio ed aggiunse quell'ultima domanda appena detta.

Perché cavolo sorrideva? Che aveva da sorridere? Rideva di me?

L'arrivo di Erika pose fine alle mie seghe mentali; le feci leggere le domande da noi scritte e lei sorrise entusiasta per i nostri risultati. Ce ne suggerì anche un paio e ci fece l'occhiolino complice prima di raggiungere gli altri.

Finita la lezione, ci spiegò che il giorno dopo avremmo dovuto lavorare ad un progetto con le risposte che avremmo ottenuto dai cittadini di Exeter. E ci disse che quello stesso pomeriggio avremmo dovuto andare in giro per ottenerle quelle risposte.

Ergo: un pomeriggio con Mister Simpatia. Allegria portami via.

-Ali!-

Trucidai Mel con lo sguardo quando osò avvicinarsi a me durante la pausa.

-Eddai, non fare così! Sono con Daviddi!-

Iniziavo ad odiarlo parecchio quel tipo, anche se non lo conoscevo. La mia amica aveva il cervello più bruciato del solito a causa sua.

-E io sono con Lore.- Un cadavere avrebbe potuto avere una faccia meno pallida ed inquietante della mia.

-Lo so,- Stava saltellando contenta, assurdo! -Sarà la volta buona questa, vi chiarirete, me lo sento!-

-O ci ammazzeremo a vicenda.-

Fece una piccola smorfia, -Ma sempre sotto le coperte.-

Avvampai, ma non demorsi, -Sì, dell'obitorio.-

Scosse la testa e rise, -Ma come sei macabra, mia cara signora Latini!-

Andai letteralmente a fuoco sul posto, mentre mi voltavo a destra e a manca come una pazza per assicurarmi che non ci fosse Lore nei paraggi. Quella cogliona lo aveva praticamente gridato!

-Pronta ad intervistare gli Exeteriani con lui tesoro?- Ridacchiò, senza immaginare che stessi progettando di soffocarla con il cuscino quella notte stessa.

-Certamente signora Daviddi!- Trattenni a stento un ringhio, mentre mi fingevo tranquilla e sorridevo come un felino. Il gatto Lucifero di Cenerentola aveva preso spunto da me per il suo ghigno, non lo sapevate?



*************************


Mi buttai a peso morto sul muretto di fronte alla Cattedrale, dopo l'ennesimo tentativo fallito.

Cazzo e stra-cazzo, possibile che nessuno avesse un po' di tempo da dedicarci? Nemmeno i miei sorrisini erano serviti a farmi ottenere un'intervista, tutti rispondevano svelti "No time, no time!" come mi avvicinavo.

-Sarà più difficile del previsto.- Mormorai sconfitta.

-Il problema è che tu fermi sempre la gente che cammina, prova a chiederlo a qualcuno seduto che non può scappare.-

Ah, il signorino adesso dava pure suggerimenti! Dopo che non aveva praticamente spiccicato parola per tutto il tempo!

-Provaci tu, dai.- Lo sfidai punta sul vivo, lanciandogli addosso il block notes con le domande.

Scrollò le spalle con un'insopportabile faccia da schiaffi, -Nessun problema.-

Rimasi ferma ad osservarlo mentre si allontava spedito verso gli scalini della piazza; il suo obiettivo? Due ragazze bionde lì sedute che mangiavano il cibo di Mc Donald's. Anche carine...ovviamente.

Sperai ardentemente, in tutte le lingue da me conosciute -assai poche purtroppo-, che quelle gli dessero un bel due di picche e che lo snobbassero.

Purtroppo però, dal sorriso di Tanya -amica di Polly e cugina di Barbie-, le cose non sembravano andare secondo i miei desideri.

La seconda tipa, da me soprannominata Skipper -sorella di Shelly e amante di Ken-, mise da parte le patatine e si pulì le mani con un tovagliolo, sfoderando un sorriso plastificato molto simile a quello dell'amica.

Rimasi per ben cinque minuti a rodermi il fegato e ad osservare i sorrisi di quelle due cretine mentre rispondevano, poi, non resistendo oltre, mi alzai di scatto e lo raggiunsi.

Le due ragazze mi esaminarono per un po' perplesse, forse un po' intimorite dal mio silenzio e dalla mia aria corrucciata. Fu Tanya a prendere la parola e a chiedere, così velocemente che quasi non capii, -Is she your girlfriend?-

Stessa domanda, persona diversa. Ma perché cazzo tutti dovevano pensare quello?!

Per un attimo, ma solo per un attimo, fui tentata di rispondere di sì, che ero la sua ragazza, ma soprattutto che lui era il mio ragazzo. Fortuna che rinsavii, giusto in tempo per rispondere con un "No" piuttosto sgarbato e indignato.

Un no che aveva coperto un altro no, la risposta incredula e divertita di Lore. Non mi era piaciuto per nulla il suo tono di voce, sembrava avesse voluto dire: "Con lei? Non scherzate."

Sorrisi, o meglio ghignai sprezzante, -Thanks for your time girls.- Me ne fottevo se la frase poteva essere sbagliata grammaticalmente, -I have to go now, sorry.- Dissi quasi dispiaciuta. Peccato che avessi lo sguardo omicida di un pazzo assassino.

Alzai i tacchi e me ne andai; mi ero pentita alla grande di averlo raggiunto. Che le intervistasse lui quelle tipe, mi ero stancata del suo cazzo di modo di fare, mi ero stancata di essere trattata in quel modo e di essere sfottuta davanti agli altri.

Mi ero già resa abbastanza ridicola con quella improvvisata, ci avrei pensato da sola ad intervistare i cittadini di Exeter.

Toh, guarda!

C'era un bel biondino proprio lì, sulla panchina dove ero prima, che stava bevendosi un caffé dello Starbucks! Faceva proprio al caso mio!

Ero ad un passo dal raggiungerlo e ad un passo dallo sfoggiare il mio miglior sorriso da gatta morta, quando, senza rendermene conto, mi ritrovai a girare su me stessa come una trottola e persi di vista il mio obiettivo.

-Ma che cazzo...?-

Guardai prima il mio braccio, stretto nella morsa decisa ma non troppo forte di una mano, poi risalii con lo sguardo fino al viso del suo proprietario che mi fissava a metà fra l'incazzoso e lo stranito.

-Si può sapere perché cazzo non ti sei fermata? Ti stavo chiamando.-

Sì, sempre con il tuo solito modo di farlo.

Alice. Puccio.

-Non ti ho sentito.- Mentii candidamente, strattonando un po' il braccio per cercare di liberarlo. Niente da fare.

-Non dire stronzate, mi hai sentito benissimo.- Si stava forse innervosendo? No, perché quello sarebbe stato il colmo, IO e solo io avrei dovuto esserlo dopo come si era comportato.

Aggrottai la fronte in una perfetta interpretazione di ingenuità, -Volevo solo intervistare quel ragazzo laggiù.- Con la mano libera indicai la panchina alle mie spalle.

-Ed è per intervistare quel tipo che te ne sei andata così?- Un momento. Cos'era quel tono di voce scettico e arrogante?

Quasi ebbi paura a rispondere. -Sì, certo.- Chissà che diavolo gli passava per la testa.

-Le due tipe non c'entrano niente.- Doveva chiaramente essere una domanda, invece gli uscì come una constatazione ironica.

-No.- Non mi sarei lasciata sopraffare dai suoi occhi così ipnotici e dal suo respiro...sempre più vicino alle mie labbra. Oddio.

Inarcò un sopracciglio per nulla convinto, -Quindi il fatto che quelle due ci stessero palesemente provando non ti ha infastidita?- Perché mi sembrava che si fosse avvicinato ancora e che stesse usando il mio braccio per farmi fare altrettanto?

Scossi piano la testa, -No.- Voce bassa, troppo bassa. -Perché avrebbe dovuto?-

-Non lo so...forse perché...- Mi sorrise a due centimetri dalla faccia ed il mio cuore annunciò definitivamente la sua resa. Esploso. Bum. Ciao.

Che fine avevano fatto i miei propositi di non farmi toccare da lui? La sua mano sembrava lasciare un'impronta di fuoco sulla mia pelle, un'impronta che mi faceva rabbrividire come se avessi avuto la febbre a 40.

-Mi sembri palesemente...gelosa?-

Forse perché lo sono, idiota?

Mi venne fuori una risata isterica, -Scherzi?!- Non riuscivo a smettere di ridere, cosa molto inquietante oltretutto. Ci aveva azzeccato in pieno e io gli stavo solo dando prova del fatto che fosse tutto vero con quell'attacco di ridarella.

-Nervosa?- No, correzione: Lucifero di Cenerentola aveva imparato da lui a sorridere.

Sviai il suo sguardo a disagio, -Io? Figurati.- Mi voltai per assicurarmi che il biondino fosse ancora lì, ma al suo posto adesso c'era un vecchietto in compagnia della sua nipotina.

-Tu piuttosto.- Tornai a guardarlo ed i suoi occhi si dilatarono un attimo per lo stupore, -Io cosa?-

-Perché non te ne sei rimasto con le tipette tutte ammiccanti?- Sollevai il mento di poco, -Perché hai rincorso me?-

Forse perché stavo andando da quel ragazzo?

Colto alla sprovvista, balbettò un qualcosa di incomprensibile per tergiversare e si spettinò i capelli con una mano.

Fui costretta a mordermi il labbro per trattenere una sonora risata, -Non credo di aver afferrato il concetto.-

Mi lasciò il braccio e cercò di ricomporre la sua solita maschera di strafottenza e sicurezza, -È con te che devo fare questo cazzo di compito, non con loro.-

-Potevi pure stare con loro.- Borbottai acida, -Io avevo già inquadrato il prossimo da intervistare e per colpa tua se n'è andato!-

Qualcosa nel suo volto -forse quel lampo divertito negli occhi improvvisamente rivolti da tutt'altra parte, forse quel sorrisetto trattenuto male e la testa leggermente inclinata verso il basso- mi fece intuire che non solo la cosa non gli dispiacesse affatto, ma che avesse persino qualcosa da nascondere.

Che mi avesse raggiunta e trattenuta il tempo necessario a far allontarare il tipo? Ma no...che andavo a pensare!
-Propongo comunque di intervistare le persone separatamente.- Così sarebbe stato più semplice senza di lui.

Alzò le braccia e le lasciò ricadere con noncuranza, -Ok, buon lavoro.-

Tutto lì? Mi sembrava troppo semplice...

-Grazie, anche a te.- Ma come eravamo professionali.

-A me non serve, raggiungo gli altri e vado a fare un giro.- Abbozzò uno sbadiglio e si girò per andarsene.

-Cosa? Ma non esiste!- Voleva lasciare tutto quanto a me?!

Sbatté le palpebre più volte e mi guardò come se fossi una stupida, -Hai detto tu che vuoi fare tutto da sola.-

-Non ho detto questo.- Ribadii seria ed incavolata, -Ho detto di intervistare le persone separatamente.-

Schioccò la lingua annoiato, -Non ho voglia.-

Aiuto. Qualcuno mi trattenga prima che lo uccida, -Prego?-

-Non ho voglia.- Aveva pure il coraggio di ripeterlo!

Se fossi stata un cartone animato giapponese probabilmente avrei tirato fuori un martello di piombo e glielo avrei dato in testa, per poi andarmene adirata con una minacciosa aura rosso fuoco intorno. Peccato che fossi nel mondo reale.

Mi massaggiai con movimenti circolari le tempie per cercare di racimolare un po' di razionalità, -Che tu abbia o no voglia, questo lavoro va fatto, non posso intervistare venti persone da sola!-

Si guardò intorno per qualche secondo con l'aria imbronciata di un bambino a cui era stato negato un giro sulle giostre, -Mc Donald's.-

Lo guardai allibita, -Che cosa?-

Qualcuno mi aiuti a capire quest'essere cerebroleso.

-Mangiamo prima qualcosa da Mc Donald's e poi ti aiuto con le interviste.- Sorrise di sbieco, già sicuro della sua vittoria.

Sbuffai e, con nonchalance per non dargliela subito vinta, diedi un'occhiata all'orologio. Strabuzzai gli occhi, -Ma sono solo le cinque!- Troppo presto per mangiare.

-Io ho fame. Non ho mangiato un cazzo stamattina e nemmeno a pranzo.-

-Fammi indovinare, la bambina non ti ha fatto mangiare i suoi biscotti?- Sghignazzai nel vederlo assumere un'espressione tremendamente irritata. Proprio non sopportava di essere messo in difficoltà da una bimba, quella Emily era il mio nuovo idolo.

-Allora?- Sollecitò impaziente.

Mi feci pensierosa, -Non lo so. Devo essere a casa presto, cenano alle sei e mezza da me.-

-Chiama e dì che stai fuori a mangiare.-

Sobbalzai a quelle parole dette con quella spontanea naturalezza. Panico.

Stavo fuori a mangiare. Con lui. A cena. Oddio. Se ne rendeva conto lui che sarebbe stato una specie di...appuntamento?

-Puccio entro domani.- Sbuffò quando non ricevette risposta.

Ma no, quale appuntamento. Ero un'idiota, non ci sarebbe stato mai nulla di romantico o vagamente simile fra di noi, già che mi chiamava per cognome con quel tono seccato...

Non esisteva che restassi da sola in giro con lui. Non dopo quello che mi aveva fatto, non dopo quello che mi aveva detto. E poi Sue avrebbe cucinato italiano solo per me e Mel quella sera, quindi...

-Prima finiamo di intervistare e poi andiamo a mangiare.- Un lieve rossore colorò le mie guance ed un sorriso incontrollato prese possesso delle mie labbra.

Il solo pensiero di stare da sola con lui, di poter sembrare, anche solo per pochi secondi, la sua ragazza agli occhi degli altri...mi mandava in tilt il cervello.

Che coerenza Alice, complimenti! Sei una Cretina con la C maiuscola!

Alzò gli occhi al cielo, -Ok. Muoviamoci però.- C'era quasi una nota di...dolcezza nella sua voce e mi era sembrato sul punto di sorridere poco prima di parlare, -Tu domandi, io scrivo.- Come non detto, era ritornato al tono scazzato.



*********************

Lore quando mangiava era un vero spettacolo. Aveva un'espressione troppo concentrata e seria mentre esaminava il panino che aveva in mano, nel chiaro tentativo di trovare il punto adatto da mordere senza che uscisse la salsa.

Dopo averlo rigirato fra le mani poi mordeva e più di una volta mi ero fermata imbambolata a guardarlo. Immaginando di essere il panino ovviamente. Chissà se quando mi aveva morso la spalla mentre facevamo l'amore aveva la stessa espressione...

-Questo Mc fa schifo.- Storse il naso in una smorfia sprezzante ed agguantò un paio di patatine che sparirono subito dopo nella sua bocca.

Mi riscossi dai miei pensieri e corrugai le sopracciglia, -Che cosa ci sarebbe di diverso?-

-Mmm...- Masticò e deglutì prima di rispondere, -Le patatine sono gommose e non sono per nulla salate. Ed il panino ha un sapore diverso rispetto a quelli che fanno in Italia.-

Eravamo uno di fronte all'altra in un tavolo da quattro. Sapevo che esaltarsi per una cosa del genere era stupido, significava illudersi, eppure non potevo proprio evitare di farlo.

Ero da sola fuori con lui. Senza i suoi amici rompicoglioni fra le scatole. Senza un letto, un lavandino, una scala o altro di mezzo. Sembravamo una coppia normale, fuori a cena.

Fortunatamente avevamo finito abbastanza presto con le interviste e dovevo ammettere che gran parte del merito era suo; tutto sommato, ci sapeva fare con le persone, quando domandava se avevano un po' di tempo da dedicargli per rispondere a delle domande, sfoggiava un sorriso che avrebbe fatto sciogliere persino delle pietre. Io stessa non sarei riuscita a dirgli di no. Ovviamente agganciava solo ragazze. O signore. Mentre a me toccavano gli uomini...e i bambini. E ad entrambe le categorie mi rivolgevo con un sorriso un po' intimidito e un po' implorante.

-Toglimi una curiosità.-

I suoi occhi saettarono in un lampo nei miei facendomi vacillare un attimo.

-Perché sei venuto qui con me?- Era già da una decina di minuti che mi ronzava in testa quella domanda e da sola non ero riuscita a darmi una risposta convincente, -Perché non sei venuto, ad esempio, con i tuoi amici?-

Non mi aspettavo che mi rispondesse “Perché volevo stare con te”, anche se una parte di me ancora lo sperava...volevo solo che mi desse una spiegazione.

Smise per un attimo di masticare, evidentemente colto alla sprovvista. Poi si riprese e, dopo essersi schiarito la voce, si accinse a rispondermi, -Perché ero fuori con te. Cercare gli altri sarebbe stato...- Si interruppe e scosse piano la testa, -Troppo faticoso.- Concluse aggrottando la fronte non tanto convinto.

Mah...a me sembrava una scusa un po' inventata così all'ultimo secondo.

Meditai sulle sue parole per un attimo, -Quindi, dato che non avevi voglia di cercarli o di aspettarli, hai deciso di cenare con me. Con “la Puccio”.- Il sarcasmo era presente in grande quantità in quella frase, accompagnato da una buona dose di scetticismo.

Ricambiò con un sorriso appena accennato, di sfida, -Esatto.-

Evitai di fargli notare quanto poco convincente risultasse la sua versione, mi limitai a prendere qualche patatina e a mangiarla nonostante la poca fame.

Avevo mandato un messaggio a Susan per avvisarla che a causa di un compito quella sera sarei tornata un pelino più tardi e non avrei cenato a casa. Lei mi aveva risposto una decina di minuti dopo dicendo di non preoccuparmi e di divertirmi. Sospettavo c'entrasse Mel, doveva aver detto a Sue con chi ero.

-Allora...-

Lo fissai curiosa, in attesa di sentire che cosa avesse da dire. Sembrava...nervoso. Anche se come al solito cercava di non darlo a vedere.

-Come va con quel tipo?- Stava fissando molto interessato la cannuccia della sua bibita, che aveva iniziato a stritolare con le dita più volte.

Credetti di aver capito male; stava parlando di...?

Boccheggiai un attimo, prima di proseguire il corso dei miei pensieri ad alta voce, -Matteo?-

Scrollò le spalle e piegò del tutto la cannuccia, -Sì, quello.-

Non fiatai, non respirai. Ero rimasta a bocca aperta, non sapevo che rispondere.

Non sentendo una risposta, lui finalmente mi guardò e si accorse della mia espressione poco intelligente, -Che c'è?- Chiese impaziente.

-Tu mi chiedi come va con Matteo?- Sembrava ancora più strano dirlo ad alta voce.

I casi erano due: o era scemo, o era scemo.

-Cercavo solo di conversare,- Alzò un sopracciglio, lo sguardo impassibile, -Come una persona civile.- Tirava persino in ballo le MIE parole, con quella faccia da schiaffi e quella nota svogliata e strascicata nella voce.

-Come un compagno di classe forse?- Lo provocai incrociando le braccia al petto. -Non mi sembra che tu ti sia comportato da compagno di classe in ae...- Mi bloccai all'ultimo, ma da quel lampo di consapevolezza che vidi passare nei suoi occhi capii che aveva comunque intuito il resto della frase. Non che fosse poi tanto difficile.

-Ad ogni modo non sono affari tuoi.- Conclusi frettolosamente, tappandomi la bocca con la cannuccia della mia bibita e sorseggiando il più a lungo possibile per tenerla occupata.

Era calato un pesante ed imbarazzante silenzio, silenzio spezzato ancora una volta da lui con una tranquillità disarmante, quasi non fosse successo nulla poco prima.

-Stasera c'è il cinema, te lo ricordi?-

Rischiai di strozzarmi con una patatina. -Cosa? Dove?- Che domande intelligenti...

Mi fissò stranito, l'ennesima persona che dubitava della mia sanità mentale quel giorno, -Con la classe.-

-Ah.- Oddio, il cinema. Il prof ne aveva parlato in pullman il giorno prima, solo che io lo avevo ascoltato a malapena, con la musica dell'Ipod nelle orecchie e il chiacchiericcio di quegli idioti dei miei compagni in sottofondo.

-A che ore?- Susan lo sapeva di sicuro, a tutte le host-family avevano distribuito i programmi delle nostre giornate. L'unica deficiente che non se lo ricordava ero io.

-Alle otto.-

-E che cosa vediamo?- Domandai ostentando indifferenza.

-Quella stronzata di “Alice in Wonderland”,- Fece una smorfia, -L'alternativa era “Percy Jackson”.-

Annuii senza scompormi. Bah, non ci avrei capito molto in ogni caso. I film in inglese erano sempre stati un problema, parlavano troppo in fretta.

Un momento. Le otto. Erano e dieci...oh cazzo!

Dopo averlo saputo, mi ingozzai per finire il prima possibile; erano le sette passate e noi non avevamo la minima idea di dove fosse il cinema, rischiavamo di far tardi!

-Muoviti!- Sollecitai affinché anche lui finisse di mangiare in fretta. Non avremmo fatto in tempo altrimenti!

-Un attimo, cazzo!- Si innervosì, rischiando quasi di strozzarsi per la foga con cui aveva bevuto la Coca Cola. -Che minchia di fretta c'è?- Sbottò, afferrando all'ultimo una patatina dal suo vassoio che nel frattempo avevo preso per svuotarlo nel cestino.

-Abbiamo solo...- Diedi un'occhiata all'orologio dopo aver buttato gli avanzi, -Meno di un'ora!-

Sbuffò scocciato, -La prossima volta cenerò sì da solo...-

Alzai gli occhi al cielo, -Sì, certo. Muoviamoci!-

Alle otto esatte, nessuno dei due sapeva bene come, eravamo davanti al cinema. Avevamo chiesto ad almeno una trentina di persone come arrivarci, mentre Mel si era fatta tranquillamente accompagnare da Rod in macchina.

-Siete sopravvissuti!- Ci aveva salutato con una risata ed un occhiolino molto esplicativi.

Stavo già per sorridere divertita, quando la frase del coglione mi smontò.

-Di certo non grazie a lei.-

Lo fulminai con lo sguardo e quello non fece che mandare in un brodo di giuggiole Mel.

-Che è successo? Allora?- Mi prese a gomitate più volte curiosa. Si era avvicinata subito dopo, non appena Lore aveva raggiunto quegli idioti dei suoi amici.

-Calmati!-

Non servì a nulla il mio strilletto, Mel continuava imperterrita. -Allora? Allora?-

-Niente, ok?- Alla fine era vero; non era successo nulla. Avevamo solo mangiato. Stop. Fine.

Continuò ad insistere anche durante i trailer prima del film.

-La pianti?- Sbottai esasperata.

Lei mi fece la linguaccia, prima di alzarsi e di farsi spazio fra le persone già sedute per uscire dalla fila.

-Dove vai?- Le chiesi a bassa voce per non disturbare gli altri presenti.

Mi guardò maliziosa e si sedette nella fila di fronte, proprio vicino alla testa di...Daviddi.

Con le labbra mimai un “stronza” per avermi lasciata da sola, ma non potevo fare a meno di scuotere la testa sorridente.

Al suo posto si sedette Teo, quindi avevo comunque qualcuno con cui commentare il film. E qualcuno a cui chiedere delucidazioni riguardo le frasi di cui non riuscivo a cogliere il significato.

-Hai capito cosa ha detto?- Sfilai un pop-corn dalla sua ciotola maxi.

-No.- Ridacchiò.

A farmi irrigidire, pochi minuti dopo, fu un braccio abbandonato mollemente sulla mia spalla di punto in bianco.

Oddio. Teo mi stava abbracciando.

Sapeva che eravamo solo amici, no? Sapeva che ero innamorata di quel cretino di Lore, vero?

E allora perché mi sembrava che mi stesse stringendo sempre più possessivamente? Perché mi sembrava che mi stesse attirando verso di lui?

Deglutii più volte, a disagio, più rossa della divisa di Babbo Natale.

Non c'era niente di male dopotutto. Dovevo stare calma, era l'abbraccio di un amico.

Mi lasciai quindi accarezzare i capelli, mi lasciai stringere più forte, lasciai che la mia testa si appoggiasse al suo braccio, guidata dalle sue carezze.

C'era qualcosa che non capivo però. Stavo tremando. Stavo respirando affannosamente, stavo sudando e sentivo il cuore battere frenetico in ogni singola vena del mio corpo.

Quando alzai appena la testa dalla spalla di Teo per dare un'occhiata alla fila di dietro, capii il perché di tutte quelle emozioni una dopo l'altra.

Mi bastò incontrare lo sguardo di fuoco di Lore per sentirmi rabbrividire dalla testa ai piedi. Lo avevo immaginato; il suo sguardo, specie quando era così arrabbiato ed insistente, riusciva sempre a creare reazioni del genere nel mio corpo.

Codarda, ritornai subito a guardare lo schermo davanti a me, fingendo che andasse tutto bene quando Teo mi chiese se c'era forse qualche problema.

Sentii i suoi occhi bruciare sulla mia pelle anche durante tutta la seconda metà del film, mi sembrò che non mi lasciasse andare nemmeno per un secondo.

-Bello, vero?- Teo mi lasciò andare solo per sgranchirsi le braccia una volta iniziati i titoli di coda.

-Già.- Sorrisi cercando di dissimulare il nervosismo.

Restai appiccicata a lui fino a quando non uscimmo dal cinema. Mel era incollata con l'Attack a Daviddi e io di restare da sola non ne avevo nessuna voglia. Sapevo che Lore stava solo aspettando quello per fare una delle sue scenate da maschio dominante e possessivo. Scenate ridicole che non stavano né in cielo né in terra.

Dì la verità, hai paura di un confronto?

Cervello del cazzo...doveva imparare a spegnersi quando non serviva e non veniva interpellato.

Non avevo paura di un confronto, volevo solo evitare sceneggiate, punto.

A te piacciono le sue sceneggiate.

Inciampai sugli scalini all'ingresso e fu solo grazie al tempestivo aiuto di Teo che non mi spappolai la faccia a terra.

Sei mia.

Sì, cazzo, sì. Anche se lo odiavo, mi piaceva sentirmi dire quelle due paroline. Mi piaceva immaginare che fosse geloso...ma allo stesso tempo avevo paura del suo sguardo, del suo tocco, del suo profumo, della sua voce, del suo calore...tutto di lui mi spaventava, avevo paura di cedere di nuovo, come era successo in aereo. Forza di volontà: zero.

-Ali? Tutto bene?-

Annuii, lo sguardo vacuo e assente.

-Posso accompagnarti a casa?-

Mi voltai per cercare Mel con gli occhi e, quando non vidi né lei né Daviddi, capii che se n'era già andata con il suo bel principe.

Sbuffai; bell'amica. Poteva almeno avvisare.

Fui costretta a rispondere di sì senza pensarci a Teo, poiché l'idea di tornare a casa da sola con il buio non mi entusiasmava affatto.

Quello che non avevo previsto, di nuovo, era che lui mi circondasse ancora le spalle con il braccio e si avvicinasse con il viso fino a sfiorare le mie labbra in un castissimo bacio a stampo.

Mi immobilizzai sul posto come poco prima, incapace di ricambiare, ma incapace anche di respingerlo.

Un bacio a stampo. Insomma, era un bacio fra amici, no? Non c'era nulla di male.

Qualcuno non doveva pensarla come me, perché Teo fu strattonato abbastanza bruscamente all'indietro pochi secondi dopo.

-Che cavolo...?-

Solo dopo che le sue labbra si furono staccate dalle mie potei vedere chi c'era alle sue spalle, le mani sulle sue braccia, i suoi occhi puntati furiosi nei miei.

-Qual è il tuo cazzo di problema?-

Mi sentii morire quando vidi Teo liberarsi da quella presa, per poi girarsi a fronteggiare Lore.

Avevo più o meno idea di quale fosse il suo problema: io.

Alcuni dei nostri compagni se n'erano già andati a casa, altri si stavano radunando curiosi intorno a noi.

Fortuna che anche i prof se n'erano andati, ognuno ritornava a casa autonomamente con i bus. Il nostro coprifuoco era fissato per le dieci, se entro quell'ora non fossimo stati a casa le famiglie erano tenute a chiamare i prof per avvisare.

-Lo vuoi davvero sapere?- Il ghigno di Lore era diverso dai soliti, era...maligno. Non c'era quella traccia di ironia che sfoggiava quando guardava me, non c'era nulla di ironico o divertito in quegli occhi. Riuscivo solo a leggere rabbia...e cattiveria.



*Note dell'autrice*


Ennesimo ritardo...ormai non so neanche più in che modo scusarmi, so di essere imperdonabile.

Per chi se lo sta chiedendo, questo sì, è il penultimo capitolo.

Il prossimo dovrebbe essere l'ultimo, più l'epilogo.

Probabilmente in molte si chiederanno il perché del gesto di Teo: c'è un motivo. E si saprà se non nel prossimo capitolo, nell'epilogo.

Vi avevo promesso anche un ritorno in piena regola di Vergata, ma alla fine sarà nel prossimo, in un pov Lore.

Che altro dire...ci sarà di sicuro anche Emily nel prossimo capitolo ;) Su fb in molte hanno espresso la loro ammirazione per questa bambina pestifera che si diverte a mettere in difficoltà i poveri Lore e Lele. Ho deciso di farla apparire in una scenetta con il primo dei due, nonostante non fosse previsto inizialmente.

Un'ultima cosa: volevo scusarmi per lo scorso capitolo, ho visto che non è piaciuto molto, spero che questo sia piaciuto un pelino di più e non vi abbia deluse >.< A me, tanto per cambiare, non piace. Sarà perché so già che succede e rileggere quello che scrivo non mi emoziona...

Se ho trovato il coraggio di postare è stato solo grazie a delle ragazze che mi hanno dato un parere sincero su fb questo pomeriggio :)

Bene, ho finito di rompere, credo di aver detto tutto...

Un bacione grandissimo! Nel caso non dovessi postare tanto presto -farò il possibile >.<- auguro a tutte una buona Pasqua :D

La vostra Bec



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Capitolo 29
*** Tutta la verità ***


Eccomi qua, sono ancora viva e vegeta, sapete già cosa sto per dire, vero

Eccomi qua, sono ancora viva e vegeta, sapete già cosa sto per dire, vero? (: Mi scuso per il ritardo…

Non sapete che ansia postare questo capitolo, che vi avverto, sarà luuungo e noioso >.<

Scriverlo è stato difficilissimo, non voleva saperne di uscire. Avevo tutto in testa dal primo capitolo, ma arrivare finalmente all’ultimo e scrivere una dichiarazione senza cadere nel banale e sdolcinato è stato difficile. Non sono sicura di esserci riuscita, come non sono sicura che questo capitolo sarà di vostro gradimento…spero di sì ovviamente, ma in caso contrario non esitate a farmi sapere cosa vi ha deluse, posso sempre aggiungere scene che vorreste vedere nell’epilogo ;)

Dopo questa immensa nota iniziale, vi lascio finalmente al capitolo, cogliendo l’occasione per ringraziare Bea e Dids per aver letto in anteprima il capitolo e avermi fatto sapere cosa ne pensavano e JessikinaCullen per la bellissima immagine che vedete qui sotto.

Ci “vediamo” in fondo nelle note finali :D



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Capitolo 28: Tutta la verità

 

Guardavo la scena ad occhi sgranati, facendo scorrere velocemente lo sguardo da uno all'altro.

Pian piano i nostri compagni se ne stavano andando, spinti a forza da uno più saggio e discreto di loro. Avrei eretto una statua in onore di Lele.

-Muoviti! Non c'è niente da vedere, su!- L'ultimo rimasto a guardare, con la faccia di un allenatore a bordo ring in un incontro di boxe, era Vergata, trascinato anche lui a sua volta dall'amico.

-Cazzo no! Ma io ho scommesso dieci su Lore, voglio vedere!-

I suoi lamenti iniziarono ad arrivare alle mie orecchie sempre più distanti, fino a quando non svanirono del tutto.

Eravamo rimasti solo noi tre. Un bene o un male?

-Sentiamo dai.-

Fissai Teo basita; da quando riusciva ad essere così arrogante e spaccone? Solitamente il suo tono era gentile e pacato...o forse ero io che l'avevo sempre sentito così.

Lore fece un passo in avanti ed istintivamente arretrai, aggrappandomi alla spalla di Teo ed obbligandolo ad indietreggiare insieme a me.

-Il problema Teo,- Sputò fuori il suo nome come se fosse il peggiore degli insulti; oltretutto prima di allora lo aveva sempre chiamato per cognome, non mi sembrava una cosa così positiva il fatto che avesse deciso di ritornare al suo soprannome proprio in quel momento, -Sei tu.- Per un attimo mi sembrò che i suoi occhi si spostarono su di me, ma forse fu solo un'impressione, -Tu e la tua patetica, ridicola vendetta.-

Sorpresa, lasciai andare la presa sul braccio di Teo. Vendetta? Ma di che stava parlando?

Vidi la testa bruna di Teo ondeggiare in un cenno rassegnato di diniego, -Ancora credi che si tratti di una vendetta?- Si girò a guardarmi per un attimo e mi sorrise affettuoso, -A me,- Calcò parecchio su quelle due parole prima di proseguire, -di Alice importa davvero.-

Oh oh. No, stavamo andando a toccare un argomento che sinceramente non mi andava di affrontare. Non così. Non con Teo. Non davanti a Lore.

-Perché tu credi forse...-

-Teo mi riaccompagni a casa?- Mi ero messa in mezzo ed avevo interrotto Lore a metà frase. Mi sarei mangiata tutte le dita se avessi potuto, mi interessava da morire sapere quale sarebbe stata la sua risposta, ma...avevo già assistito ad una rissa ed era stata un'esperienza orribile, non volevo che ricapitasse. Non sempre a causa mia.

Pregai Teo con lo sguardo di assecondarmi. Volevo solo tornarmene a casa, stavo congelando oltretutto.

-Te lo scordi proprio.- Non era stata, ovviamente, la sua voce a darmi una risposta. Bensì, una più fredda e sgarbata.

Non mi scomposi neanche un po', tenni gli occhi puntati su Teo in attesa di una sua risposta.

-Sì,- Si rilassò appena, -Andiamo.-

Il mio respiro di sollievo durò poco, una secca risata stuzzicò tutti i miei sensi e mi stordì.

-Voi non andate da nessuna parte.- Secco e tagliente anche il suo tono; Lore non era per nulla intenzionato a darcela vinta così.

Perché? Perché vuoi impedirmi di fuggire?

-Che altro vuoi da me?- Mi era uscita di getto e con disperazione quella frase. Ero stufa, stufa di essere presa in giro e trattata come un oggetto, come una bambolina scema senza personalità, come un giocattolino.

Esci dalla mia vita Lorenzo Latini, lasciami in pace!

Sia lui che Teo rimasero sorpresi, evidentemente non si aspettavano che io sbottassi così. Conoscendo a grandi linee i pensieri bacati delle testoline maschili, fui quasi certa che entrambi stessero pensando che avessi le mie cose.

-Perché non la pianti con queste sceneggiate senza senso?!- Perché per me lo erano, senza senso. Lui non era il mio ragazzo, non aveva nessun diritto di venirmi a dire chi poteva toccarmi e chi no.

-Senza senso?- Un muscolo guizzò pericolosamente sulla sua mascella, mentre lui manteneva la consueta calma del serial killer pronto ad impazzire e a non lasciare testimoni vivi, -Senza senso.- Questa volta lo disse con un tono quasi...

Ma no Alice, te lo sei immaginata. Non puoi aver sentito una nota triste nella sua voce.

Era come se...Darth Vener di Star Wars si fosse improvvisamente messo a professare la pace nel mondo. Impossibile.

Sembrò riflettere per qualche secondo, -Tu,- Digrignò fra i denti, improvvisamente adirato; la calma stava passando, arrivava la tempesta, -Non capisci...- Si avvicinò così velocemente che nemmeno Teo riuscì ad impedirgli di prendermi per le spalle, -Un emerito cazzo.-

Sobbalzai a quel contatto. Le sue mani avevano sfiorato appena il mio collo, scoperto e sprovvisto di sciarpa. Erano così...calde, forti, familiari. Sulle mia pelle gelida. Stavo morendo dal freddo e la voglia di gettarsi in quel rifugio caldo e sicuro che erano le sue braccia mi stava logorando il fegato.

Mi ripresi in tempo per squittire indignata un: -Io? E tu allora?!-

La sua presa si fece leggermente più forte, non abbastanza da farmi male però. Invece di infastidirmi, la cosa mi fece rabbrividire piacevolmente. Ero messa male e mi facevo schifo, eppure non potevo fare a meno di trovare eccitante anche quella vicinanza.

I suoi occhi si spostarono svelti e nuovamente glaciali verso Teo, -Levati dal cazzo.-

Mi ero quasi dimenticata di lui a dire il vero...con gli occhi di Lore puntati addosso ed il suo fiato sulle mie labbra, era difficile concentrarsi su altro in effetti.

-Cos-non ci penso nemmeno!- Risentito, fece per mettersi in mezzo e dividerci, ma all'ultimo lo bloccai.

-Teo.- Ero stronza. Stronzissima e non credevo a quello che stavo per dire, -Vai pure.- Mi dispiacque da morire per lui, dopo che si era messo in mezzo per difendermi lo stavo cacciando via così... -Per favore.- Mi morsi il labbro. C'era anche da dire che era stato lui con quel bacio ad innescare il tutto. L'attribuirgli un po' di colpa mi fece sentire meglio.

-Posso sbrigarmela da sola.- Annuii un paio di volte, per rendere più convincente quella frase.

Lui ci fissò per qualche secondo scettico, poi, dopo un sospiro, annuì a sua volta, -Ti aspetto alla fermata dell'autobus.-

-Sé, aspetta pure,- Lore se non usava il suo solito ghigno da stronzo non era contento, -Ti consiglio di procurarti delle coperte e un cuscino perché aspetterai tutta la notte.- 

Teo si bloccò e sembrò seriamente sul punto di tornare indietro e di spaccargli la faccia, non lo avevo mai visto così cupo ed incazzato. Fortunatamente tentennò solo per un attimo perché, dopo aver dato una veloce occhiata al mio viso preoccupato, riprese a camminare per poi sparire dalla nostra visuale svoltato l’angolo.

Soli. Eravamo rimasti da soli in quel viale freddo e deserto. Ad illuminarci solo le fioche luci del cinema che stava chiudendo ed il lampione alle nostre spalle.

Il rumore delle macchine che passavano era alternato dal più chiassoso e rombante rumore degli autobus che sostavano per pochi secondi alla fermata dall’altro lato della strada.

Con una scrollata di spalle, mi liberai delle sue mani e mi allontanai quel tanto che bastava a farmi ragionare lucidamente; avevo bisogno di racimolare un attimo le idee.

Pur di non guardarlo apertamente in volto, fissai per qualche secondo la nuvoletta di fiato che usciva dalla mia bocca ed infilai le mani fredde in tasca nella remota speranza che si potessero scaldare.

-Cosa non capisco?- Domandai ad alta voce, più docilmente questa volta, gli occhi ancora puntati da tutt’altra parte. Avevo messo da parte l’arroganza e la rabbia, per lasciar posto ad un tono remissivo, quasi supplichevole.

Spiegamelo, ti prego. Aiutami a capirti.

Si passò lentamente una mano sul volto e sospirò, -A Teo non frega un cazzo di te.-

Per un secondo, prima che la rabbia mi assalisse di nuovo più prepotente che mai, mi era sembrato che stesse per dire altro. Poi, come al solito, come sempre, si era corretto ed aveva sparato una delle sue solite stronzate.

-Perché a te forse importa…-

-Vuole solo vendicarsi di me.- Aveva sovrastato ed interrotto la mia domanda, ignorandola deliberatamente nonostante fossi più che certa che avesse intuito che cosa stessi per dire.

Vagliai circa una decina di risposte possibili, dagli insulti peggiori, alla difesa della mia amicizia con Teo.

Mi stava praticamente dando di nuovo della bambolina deficiente che si lasciava usare! Bella considerazione che aveva di me!

Con molta fatica, alla fine, riuscii a controllarmi e a rispondere con un gelido: -Se anche fosse, non sono affari tuoi.-

Ebbi l’effetto desiderato, perché abbandonò subito quella faccia da spaccone menefreghista e si adirò nuovamente, forse più di prima.

-Sì invece! Cazzo…- L’ultima parola la digrignò fra sé e sé, stringendo i pugni fino a farli tremare.

Sembrava essere lui quello esasperato. LUI!

Non resistetti oltre.

Basta.

Aveva superato il limite, IO avevo superato il limite della sopportazione.

-No!- Strillai incazzata nera e con la voglia di prenderlo ripetutamente a schiaffi, -No invece!- La mia voce uscì stridula e sperai ardentemente di riuscire a risparmiarmi la figuraccia in cui sarei incappata se fossi scoppiata a piangere. Dannata emotività.

–Tu non sei il mio ragazzo!- Stavo praticamente gridando come una pazza in mezzo alla strada. E se i vigili di Exeter mi avessero multato? Amen, che si fottessero pure loro!

-Non hai nessun diritto di venirmi a dire queste…cose.- Mi tirai indietro i capelli con forza, la mano tremante ed incerta, così come le labbra, -Non hai nessun diritto su di me. Io e solo io posso decidere chi può o non può toccarmi!-

Schioccò la lingua scuotendo la testa più e più volte, -E al tuo ragazzo sta bene che tu ti faccia toccare così da me e da Teo?- Il suo tono di voce feriva ed era più velenoso del morso di un serpente.

Ancora con quella storia?! Ancora con Matteo?! Possibile che non ci arrivava da solo al fatto che con Matteo avessi chiuso perché ero innamorata di lui?

-Teo non è mai andato oltre a quel bacetto e mai ci andrà!- Non riuscivo a capire se era il freddo o la rabbia a farmi tremare come una foglia, restava il fatto che quell’espressione diffidente che gli si era dipinta in volto mi irritò ulteriormente e mi diede la forza per continuare, -è solo un amico, se anche provasse a cercare qualcosa di più da me, io…- Affondai i denti nel labbro con forza, -Lo allontanerei. Non potrei mai considerarlo in un altro modo.-

Distolse lo sguardo e sorrise sprezzante, -Probabilmente di Matteo te ne basta già uno.-

A quella frase, qualcosa cambiò dentro di me; la rabbia c’era ancora, ma si era aggiunto qualcosa d’altro.

Il modo in cui si comportava, il modo in cui aveva evitato il mio sguardo dopo che avevo appena finito di parlare, il modo in cui sorrideva, apparentemente arrogante ma in realtà insicuro, il modo in cui si arrampicava sugli specchi tirando fuori cose che non c’entravano niente…sembrava che lui facesse di tutto per smentire quanto gli stessi implicitamente dicendo, sembrava che lui stesso non potesse credere al fatto che io fossi innamorata di lui. Magari lo aveva pure pensato, ma ogni volta sembrava autoconvincersi che non era così.

-Io e Matteo ci siamo lasciati mesi fa, razza di idiota!- Sentii le guance bruciare e scottare come olio bollente per friggere, -Perché credi che mi sia lasciata…- Guardai i fari di una macchina appena passata allontanarsi sempre di più, -Toccare…da te altrimenti?-

Non osavo voltarmi verso di lui; ero quasi certa che stesse boccheggiando, ma non avrei retto il contatto visivo con i suoi occhi per verificarlo.

Temevo che tirasse fuori qualche altra insinuazione crudele, invece stava zitto. Era un buon o cattivo segno?

Racimolato un po’ di coraggio, gli lanciai un’occhiata di sottecchi. Sbatteva le palpebre come se non credesse di essere sveglio, poi sollevò un sopracciglio stranito, -Che cosa? Perché non me l’hai detto?-

Se non mi fossi subito precipitata a rispondere decisa e risentita, probabilmente mi sarei accorta di quella nota stonante di sollievo nella sua voce, ben nascosta in mezzo a tutta quell’irritazione.

-Perché avrei dovuto dirtelo?-

Si stizzì, -Ah non lo so, forse perché facciamo sesso da mesi?- Aveva ripetuto il “da mesi” per sottolineare la mia frase di poco prima.

-Appunto: sesso. Solo sesso. Ripeto, perché avrei dovuto dirtelo?- Stavo sbagliando ad insinuare che fra di noi ci fosse solo quello, ma era diventato un meccanismo di autodifesa ormai.

-Ma perché sì, cazzo!- Fece un respiro profondo per cercare di calmarsi ed anche -e soprattutto- con quel semplice gesto riusciva ad essere bellissimo.

Incrociai le braccia al petto a disagio e ondeggiai lievemente sul posto, nervosa e mezza assiderata, -Non sarebbe cambiato nulla.- Mormorai a bassa voce, sperando che mi avesse sentita e al tempo stesso temendo che l’avesse fatto.

Mi fulminò con lo sguardo, piuttosto infastidito, -Come fai a dirlo?-

Mi presi qualche secondo di riflessione, prima di rispondere, -Penso di conoscerti abbastanza bene. Mi avresti sempre e comunque considerata un giocattolino facilmente usabile da chiunque. Sbaglio?- Volevo essere ironica, ma c’era troppo risentimento nella mia voce per lasciar spazio all’ironia.

Provò a rispondere, ma lo interruppi subito sapendo già che cosa stesse per dire, -Non provare nemmeno a dire che non è così.- Suonava quasi come una minaccia e ne andavo fiera.

-Io non sono quel tipo di ragazza, non lo sono mai stata.- Dissi con rabbia e decisione, -Non permetterei mai al primo che capita di avvicinarsi e di scoparmi…- Ero stata il più diretta possibile, lasciare frasi a metà non sarebbe servito a niente,

Come faceva a non capire che per me lui non era “chiunque” o il primo che capitava? Che se ero andata a letto con lui, se mi lasciavo avvicinare e toccare da lui, era perché ne ero innamorata?

Si spettinò i capelli visibilmente teso, -Non ho mai pensato davvero che tu lo fossi.- Aveva rimarcato parecchio sulla parola “davvero”, segno che se non altro riconosceva di avermi fatto credere che lo pensasse.

-Ah no?- Risultavo abbastanza scettica e petulante, -Le tue parole ed i tuoi gesti mi hanno sempre lasciato intendere altro.- Almeno su quello forse eravamo d’accordo.

Schioccò la lingua arrogante, -Questo perché…- Si interruppe di botto, lo sguardo rivolto altrove, la linea del collo rigida e la mascella contratta.

Sembrava che ci fosse qualcosa dentro di lui che gli impedisse di continuare e non era la prima volta che accadeva.

-Perché…?- Lo incoraggiai facendomi involontariamente più vicina a lui. Dov’era finita tutta la sua spavalderia di poco prima? Che cosa stava per dirmi?

Mi fissò per qualche secondo, serio e indeciso, ma sempre zitto.

Era più che chiara la risposta: non aveva nessuna intenzione di rispondermi. Non verbalmente almeno.

Mi arresi definitivamente; crollarono tutte le emozioni in una volta, come un castello di sabbia distrutto da un’onda troppo violenta perché potesse resistere.

Non riuscivo a capirlo. Non sarei mai riuscita a capirlo e lui non sembrava intenzionato ad aiutarmi. Era un fottutissimo vicolo cieco. Un vicolo da cui io non riuscivo ad uscire, ero bloccata. Sempre lì, sempre allo stesso punto.

La rabbia, la sofferenza, la speranza…tutto venne annientato. Non avrei ottenuto niente da lui ed ero stata un’illusa ad averci sperato, un’illusa che si arrabbiava e strillava come una pazza per nulla.

-Sai una cosa?- Alzai il mento e feci un passo avanti per arrivargli ad un palmo dal naso.

Il mio corpo si tese a quella vicinanza ed implorò un contatto. Una tortura crudele per ogni singola fibra della mia pelle.

Zitto. Zitto, zitto, zitto! E fermo!

Contrariamente a quanto pensassi, lui non si mosse di un solo millimetro, non era per nulla intimorito o a disagio, si limitò a fissarmi dall’alto in basso.

Cazzo, speravo almeno si allontanasse un po’ per evitare al mio naso di sentire il suo profumo. Dio, quanto adoravo i profumi maschili…il suo poi mi mandava il sangue alla testa. L’avrei riconosciuto fra mille altre fragranze.

-Sono stanca. Stanca di continuare così, stanca delle tue insinuazioni, delle tue frasi lasciate a metà, del tuo atteggiamento. Tu non hai mai capito niente di me.-

L’angolo della sua bocca si mosse fulmineo in una specie di sorriso nervoso, prima di ritornare al suo posto alla stessa velocità. –Sì, beh, se è per questo…-

-Non ho finito!- Sbottai irata. Eccheccazzo!

Sbatté le palpebre sorpreso e anche risentito, ma non continuò.

-Deficiente, ragiona un attimo, che cosa credi che volesse dire la frase “la tua puttana ti è fedele” detta da Matteo?! Perché credi che l’abbia lasciato, perché credi che stessimo litigando quel giorno?-

Schiuse leggermente la bocca e dilatò gli occhi sorpreso. Non sapevo se continuare a gridare –le guance rosse, i capelli arruffati per via del mio continuo passarci le mani e gli occhi lucidi- come una pazza o scoppiare in una risata isterica –sempre da pazza- per la faccia da pesce lesso che aveva. Sembrava che l’avesse appena trafitto qualcosa, come gli eroi nei film che sgranano gli occhi dopo essere stati feriti e guardano increduli il proprio sangue sgorgare a fiotti. Quante sceneggiate, lui non aveva nulla.

C’era qualcosa di diverso nei suoi occhi però, quel qualcosa che lo aveva trafitto, c’era qualcosa in più, non solo sorpresa; me ne resi conto subito. Come si chiamava? Ah sì, consapevolezza. Aveva capito? Forse. Se non ci era arrivato confermava il fatto che fosse un cretino.

Gonfiai le guance e sputai fuori tutto resto, tutto il mio astio, -Per colpa tua!-

Richiuse la bocca con uno scatto secco, -Mia?!- Era ritornato al tono petulante, -E che cosa avrei fatto, sentiamo…-

Mi hai fatto innamorare, mi sei entrato dentro ogni giorno sempre di più e mi perseguiti da mesi ormai, anche di notte…Mi stai letteralmente facendo impazzire.

Troppo sdolcinato? Troppo da filmetto americano? Troppo schietto?

Abbassai lo sguardo e mi fissai i lacci delle scarpe, mentre sentivo il sangue affluire vergognosamente alle guance, -Mi hai fatto incazzare…tante di quelle volte.- I denti battevano, ma non ero ancora del tutto sicura che fosse per via del freddo, -Mi hai detto un sacco di cattiverie, ti sei fatto odiare in tutti i modi possibili.-

Vidi di sfuggita che si stava avvicinando, le sue Nike erano si erano mosse verso di me.

Ripresi a parlare e, senza che lo volessi, la mia voce si addolcì -Ma mi hai anche salvato la vita, mi hai difeso quel giorno da Matteo. Sei corso da me quel pomeriggio, dopo la chiamata di Mel, quando credevi che mi fosse successo qualcosa e hai evitato di massacrare Domenico di botte.-

Si bloccò; tenevo ancora gli occhi bassi ma sapevo di averlo colto alla sprovvista. Lui non immaginava che io fossi a conoscenza di tutta la faccenda, non immaginava che avessi assistito a tutta la sceneggiata sul pianerottolo quel giorno.

Ginnastica in casa.

Era stata la sua banale giustificazione non appena gli avevo chiesto perché avesse il fiatone.

Un sorriso si disegnò inconsapevolmente sulla mia bocca, -Resta il fatto che non sono più riuscita a farmi toccare da Matteo.-

Stava trattenendo il respiro, lo sentivo. Bastava parlare di qualcun altro e subito gli si accendeva quella specie di…gelosia assurda.

-Non da quando sono stata con te.-

Non da quando ho saggiato il sapore delle tue labbra, non da quando mi hai fatto capire che cosa volesse veramente dire “fare l’amore” con qualcuno.

Tornai a guardarlo in faccia e quella volta fu il suo turno di voltarsi non appena lo feci.

Si stava visibilmente massacrando l’interno guancia ed evitava accuratamente i miei occhi.

Era…a disagio forse, non sapeva cosa dire, cosa fare, mi sembrava proprio un pesce fuor d’acqua. Di nuovo.

-Non hai niente da dire?- Il tono implorante la faceva tanto sembrare una preghiera.

Dimmi qualcosa. Una parola.

Mi fissò così trucemente da farmi quasi rabbrividire, -Cosa dovrei dire?!- Era stato brusco, molto brusco. Poi se n’era chiaramente pentito, l’avevo vista quella luce sconfortata e dispiaciuta nei suoi occhi.

Troppo tardi però. Quello era proprio il genere di domanda che non mi sarei aspettata e che non avrei voluto sentire.

Gli voltai le spalle alla velocità della luce per evitare che mi vedesse star così male.

-Alice…-

La sua voce si disperse nell’aria quando incominciai a correre, il freddo che mi entrava fin dentro le ossa e la gola che bruciava da morire.

Sapevo che mi avrebbe raggiunta, era molto più veloce di me e l’unica mia speranza era arrivare all’angolo della strada e svoltare, lì ci sarebbe stato…

-Non volevo dire quello, ok?-

Mi aveva bloccata praticamente subito; niente da fare, ero proprio una sega nella corsa.

Con una lentezza esasperante ed uno sguardo glaciale, fissai la sua mano, stranamente tiepida, stretta al mio polso.

-Lasciami.-

Sbuffò seccato, borbottando qualcosa di incomprensibile. Colsi l’occasione per cercare di sfuggirgli.

-Stai ferma?-

Le provai tutte; calci, pugni, unghie conficcate nel braccio sotto il giubbotto. Niente. Non gli facevo niente, ero scarsa pure a difendermi.

A distrarmi dai miei tentativi di fuga, furono le risate di alcuni ragazzi dall’altra parte del marciapiede.

Le parole mi uscirono ancora prima che potessi controllarle o assicurarmi che fossero giuste dal punto di vista linguistico, -Please, help me!-

I ragazzi –due ragazze e un ragazzo- si voltarono a guardarci sbalorditi e confabularono qualcosa fra di loro.

Ecco, quello servì a farmi lasciare di colpo la mano e a farmi riguadagnare la mia libertà. –Ma che…?-

Ripresi subito a correre e non gli diedi il tempo di dire altro, avevo appena intravisto la sua espressione incredula.

Il cuore si alleggerì di un bel po’ non appena, svoltato l’angolo, mi accorsi della presenza di Teo. Era seduto alla fermata dell’autobus R, quello che mi avrebbe riportata dritta a casa.

-Vuoi starmi a sentire, cazzo?!-

Mi aveva nuovamente raggiunta, ma ormai non era più un problema.

-No, non voglio starti a sentire, cazzo.- Lo scimmiottai sprezzante, prima di sbracciarmi in direzione della fermata, -Teo!-

Lui si voltò e sorrise spontaneamente, alzandosi dalla panchinetta lì vicino e correndomi in contro. Suscitò, come era prevedibile, le ira di Lore che quasi ringhiò alla vista del mio amico.

-Nessuno ti vuole qui, sparisci.- Aveva sibilato, con l’aria di un cane pronto a mordere.

-È stata lei a chiamarmi, quindi sì, qualcuno mi vuole.- Ribatté Teo, portando subito dopo il suo sguardo comprensivo su di me.

-Andiamo.- A piccoli e lenti passi, incominciai a dirigermi verso la fermata.

-Non ti conviene metterti in mezzo Valenti.-

Nonostante fossi di spalle e non potessi vedere la scena, qualcosa mi diceva che Teo si fosse messo in mezzo per impedire che Lore cercasse di fermarmi.

-Non conviene a te, sai Lore?-

Mi voltai con il terrore che iniziassero a picchiarsi lì, in mezzo alla strada.

-Ti devo ancora un favore poi.- La voce di Teo era da brividi, non aveva nulla di dolce e zuccheroso ed il modo in cui mosse ed indicò la caviglia non mi piacque per niente. Sembrava fosse pronto ad utilizzarla per prenderlo a calci.

-Perché non torni a sbatterti Elisabetta e non la pianti di rompere il cazzo, mh?-

Tornai indietro e li fissai senza sapere bene cosa fare. Perché sempre in situazioni del genere dovevo andare a finire?

-Teo andiamo.- Sperare che Lore la smettesse di provocare era inutile, l’unico era fare affidamento su Matteo.

-Perché non torni tu a sbatterti Elisabetta?- Come non detto.

Un attimo, cosa aveva appena detto? Lore…sbattersi…chi?!

Rischiai quasi di soffocare e collassare lì sul marciapiede, l’aria mi mancava. Avrei dovuto salvare sul cellulare il numero del pronto soccorso inglese, qualcosa mi diceva che in quel momento ne avrei avuto bisogno.

Non ero l’unica così sorpresa però, Lore non sembrava da meno. Anche se non sembrava a rischio soffocamento…per il momento. Poi ci avrei pensato io a strozzarlo.

-Credevi davvero che non avrei mai scoperto che il mio migliore amico si scopava la mia ragazza?- Teo strinse i pugni con forza.

Ecco, quello era un dettaglio che mi mancava. Nessuno dei due aveva accennato una cosa del genere a quanto mi risultava…a meno che

In un baleno, il discorso di quella sera ritornò prepotente nella mia testa.

 

-Ti riferisci ad Elisabetta?-

-Sei informata bene...Comunque no, non mi riferisco solo a lei. Mi riferisco ad ogni ragazza che mi è piaciuta dalle elementari alla terza media.-

 

Sgranai gli occhi ricordando soprattutto l’ultima frase.

 

-Certo, da quel punto di vista mi sono vendicato...-

 

Vendicato. Facendo cosa, portandosi a letto Elisabetta mentre stava con Teo?

Stetti male al solo pensiero, come poteva essere sceso così in basso? Con quell’oca bionda piena di piercing che probabilmente le avevano bucato pure il cervello…

Ad ogni modo, Teo non si fermava più, sembrava aver trovato il momento perfetto per sfogarsi di tutti i torti subiti, -Cosa doveva essere, una specie di vendetta? Chi te l’ha suggerita, i tuoi nuovi amichetti?-

Lore scosse la testa, l’ombra di un sadico sorriso a dargli un’aria allarmante, -Non è colpa mia se con te doveva fingerli gli orgasmi.-

Quello non avrei decisamente voluto sentirlo. Perché quella di Lore era una conferma, una conferma dolorosa.

Senza contare che l’ultima cosa di cui volevo essere messa al corrente era la vita sessuale di Teo. Non che ci avessi pensato poi molto a quella, ma chissà perché ero convintissima che lui fosse vergine. Ma probabilmente era troppo pretendere che un ragazzo diciassettenne lo fosse.

Mi misi in mezzo e, prevedendo la reazione di Teo, lo bloccai un secondo prima che gli si scaraventasse addosso.

-Teo ti prego!- Dalla preoccupazione la mia voce tremava, -Andiamo.- Lo implorai flebilmente.

Lui ingoiò la bile e annuì lentamente, per poi aggiungere, con aria quasi rammaricata, –Sei proprio un idiota.-

Lanciai una veloce occhiata a Lore, temendo che dovessi intervenire ancora, ma lui si limitò ad assottigliare gli occhi infastidito.

-Non ti accorgi di quello che hai, la stai solo facendo soffrire.-

Il cuore perse un battito quando mi resi conto che era di me che stesse parlando. Perché aveva detto una cosa del genere, che gli era venuto in mente?

Incontrai gli occhi di Lore per puro caso, la curiosità era troppa e la mia intenzione iniziale era solo quella di dare una sbirciatina al suo volto.

Quello che vidi mi turbò. Erano così intensi e magnetici, era impossibile spostare lo sguardo, mi stava come…stregando ed imponendo di non farlo.

Un tamburo sarebbe stato meno ingombrante e rumoroso del mio cuore che, con quel silenzio che c’era in strada, probabilmente si stava facendo sentire persino dai due presenti.

Lessi dispiacere e sofferenza nei suoi occhi, non c’era nessuna punta di divertimento o sadismo…un momento, dispiacere? No, la compassione no. Tutto tranne la compassione, non volevo che si dispiacesse per me, non volevo fare pena a nessuno.

-Andiamo Teo.- Riuscii a distogliere lo sguardo a fatica, era stato doloroso e stancante farlo, specie perché se fosse stato per me sarei andata avanti a guardarlo tutta la notte. Ricordavo bene quanto potessero annebbiarsi e scurirsi di desiderio quelle due pozze ipnotizzanti quando facevamo l’amore…

L’autobus R stava arrivando e perderlo avrebbe voluto dire aspettare altri venti minuti prima che ne arrivasse un altro.

Quello, anche se non a voce, era quasi un addio. Del resto aveva ragione lui…“cosa dovrei dire?”

Niente Lore. Non voglio che tu dica più niente. Hai detto e mi hai deluso già abbastanza.

Non mi amava. La sua risposta era stata più che chiara.

Ognuno per la sua strada da ora in poi. Con il cuore a brandelli. Come diceva la canzone “Me la caverò” di Max Pezzali?

Poi mi rialzerò. Ammaccato e non distrutto.

Proprio così, mi rialzerò. Prima o poi.

Teo mi cinse la vita con un braccio e depositò un dolce e casto bacio fra i miei capelli.

Solo quando l’autobus girò nella via adiacente e fui sicura di non essere vista da Lore mi concessi di piangere. Singhiozzai silenziosamente, fra le rassicuranti braccia del mio amico che mi cullavano come se fossi una bambina.

 

 

Lorenzo’s pov

 

Non riuscivo a crederci. Da quando ero uscito da quel cinema mi sembrava tutto un brutto incubo.

Le sue parole…

Resta il fatto che non sono più riuscita a farmi toccare da Matteo. Non da quando sono stata con te.

Lo stomaco si contorse e fece male come se qualcuno mi avesse appena tirato un pugno.

Lei e quel coglione si erano lasciati da mesi e io da bravissimo e degno esemplare della stessa specie di quel minchione che avevo fatto? L’avevo trattata da puttana. Non era più stata con nessuno dopo di me e io l’avevo trattata da puttana! Nonostante non avessi mai pensato che lo fosse, c’era sempre stata quella parte oscura di me, quella parte che si impossessava della mia mente ogni qualvolta si figurava l’immagine di lei che godeva sotto di lui. Un incubo che mi faceva star male anche in quel momento.

Sentii qualcosa vibrare nella tasca e, con la testa completamente svuotata, presi in mano il mio cellulare.

Metti la vibrazione.

Mi aveva rotto i coglioni per mesi e mesi mia madre.

Non lo senti se lo metti silenzioso e io mi preoccupo se non mi rispondi!

Fu solo il desiderio di farlo smettere con quell’insopportabile ronzio che mi convinse a rispondere. Gettarlo a terra e spaccarlo non sarebbe stata una buona idea e sapevo che se avessi schiacciato il tasto rosso per mettere giù, Lele avrebbe continuato comunque a richiamare finché non avessi risposto. Era come mia madre.

-Pronto?- Non riconobbi quasi la mia voce, sembravo un malato in punto di morte.

-Oh Lore?- La voce preoccupata di Lele me ne diede conferma, -Tutto bene? Ma dove sei? Gli Watkins sono preoccupati, volevano chiamarti loro, ma li ho convinti a lasciar fare tutto a me dato tu non ci avresti capito niente se ti avesse parlato Marion.-

Simpatico. Anche se aveva pienamente ragione, il mio inglese faceva proprio cagare.

-Sono vivo.- Non sembrava nemmeno una frase ironica, visto il tono di voce morente.

-Lieto di saperlo, credevo che Alice ti avesse sgozzato e sepolto sotto metri e metri di terra!  Allora, come è andata?-

L’ultima domanda che avrei voluto sentirmi porre. Mi sedetti sulla panchinetta della fermata, lo sguardo fisso sul muro del palazzo di fronte.

Che schifo di posto. Non c’era un minimo di vita lì la sera, erano solo le undici ed era già tutto deserto.

-Sono un coglione Lele.- Mi lasciai sfuggire, consapevole che avrebbe infierito con i “Te l’avevo detto”.

-Questo lo so. Ma che è successo?- Il suo tono si addolcì. Oddio, peggio di quanto pensassi, chissà che pena dovevo fargli. Come un cane abbandonato.

Appoggiai il braccio libero sulla gamba sinistra, mentre con la mano destra stritolavo il telefono così forte che non mi sarei stupito se si fosse rotto, -Io…non lo so…lei…- Mi massaggiai la fronte con le dita; ero patetico, non sapevo neanche mettere su un discorso coerente.

-Ti ha detto che ti ama, vero?-

Strabuzzai gli occhi stupito: come cavolo faceva ad andarci sempre così vicino?

-Credo.-

-Credi?- Fece sorpreso e scettico.

-Oh cazzo, non lo so!- Mi innervosii, -Ha detto che si è lasciata con il tipo e…- 

-Lore…- Il tono di un padre che rimproverava il figlio.

-Che c’è?- Già lo sapevo cosa stava per dire.

-Ti ha detto che si è lasciata con lui e tu ancora non sei convinto?! Ma che hai fatto in tutto ‘sto tempo? Dov’è lei?-

L’ho lasciata andare. Con Teo.

Mi sarei applaudito da solo per la mia scemenza. Il fatto era che…vederla così fragile, ferita, delusa…per colpa mia.

Teo aveva ragione, per quanto ammetterlo mi rodeva da morire.

L’avevo fatto soffrire e trattata da schifo, l’avevo fatta piangere più e più volte, eppure…possibile che lei fosse davvero innamorata…di me? Che cosa avevo fatto per…farmi amare?

-Lore, ci sei?-

-Sì.-

-Ti sei innamorato.-

Oh cazzo. Sì? NoEra da escludere che rispondessi di sì, ma rispondere subito con un "no" isterico mi avrebbe inevitabilmente smascherato. Evitai anche un banale quanto più logico “Non lo so”, optando per il silEra da escludere che rispondessi di sì, ma rispondere subito con un "no" isterico mi avrebbe inevitabilmente smascherato. Evitai anche un banale quanto più logico “Non lo so”, optando per il silenzioEra da escludere che rispondessi di sì, ma rispondere subito con un "no" isterico mi avrebbe inevitabilmente smascherato. Evitai anche un banale quanto più logico “Non lo so”, optando per il silenzio.Era da escludere che rispondessi di sì, ma rispondere subito con un "no" isterico mi avrebbe inevitabilmente smascherato. Evitai anche un banale quanto più logico “Non lo so”, optando per il silenzio.? Era da escludere che rispondessi di sì, ma rispondere subito con un “no” isterico mi avrebbe inevitabilmente smascherato. Evitai anche un banale quanto più logico “non lo so”, optando per il silenzio.

-Ce ne siamo accorti tutti,- Proseguì lui senza attendere una risposta, -Io e Andre è da mesi che ci lavoriamo su per farti aprire gli occhi.-

-Che?- Sbottai indignato, -Bastardi, voi complottate da mesi contro di me e non mi avete detto niente?-

-Pff, complottare, che parolone. Comunque approviamo entrambi. Anche Andre, mi ha detto di dirtelo.-

Inarcai un sopracciglio, -Andre approva?- Ma se lui non faceva che ripetere “amare rende coglioni” e odiava le coppie in generale.

-Certo! Gli mancherai come compagno di “avventure” single il sabato sera, ma ha detto che è felice per te.-

-Non l’ha detto con queste parole.- Capii subito, sorridendo debolmente.

-No infatti. Ha detto “La figa è la figa oh. L’importante è che la Puccio ce l’abbia, poi se lui è contento così…meglio, più fighe per me!”-

Che perle di saggezza. -Sono quasi commosso.-

-Stavo pensando di metterlo per iscritto, così ti ricorderai di questa sua deliziosa e rara dimostrazione di intelligenza.-

Risi. Non mi piaceva pensarlo, era troppo sdolcinato, ma…ero contento di avere amici come loro.

Alzai lo sguardo e vidi arrivare in lontananza l’autobus. L’ultimo della giornata probabilmente.

-Sai cosa fare adesso, vero?-

-No.- Dissi titubante.

-Sì, lo sai.-

Mi avrebbe sgozzato veramente se mi avesse visto lì. Che cosa avrei potuto dirle poi? Come? Odiavo sentirmi così insicuro ed esitante, non mi sentivo così da…non mi ero mai sentito così. Ecco perché era tutto così strano e nuovo.

-Lore è la tua ultima occasione. O ci vai adesso o le dici addio, non puoi rimandare.-

Dirle addio.

Dire addio al suo modo di sorridere quando facciamo l’amore, al suo modo di arricciare il naso quando qualcosa non le piace, al suo modo di aggrottare la fronte quando non capisce niente di matematica, al suo modo di gonfiare le guance quando è arrabbiata, al suo modo di spostarsi i suoi morbidi capelli quando è nervosa, al suo modo di ricambiare i baci dapprima timido e impacciato, poi più sicuro e sensuale, al suo modo di chiamarmi quando raggiunge l’orgasmo. Ai suoi baci, alla sua pelle, al suo tocco, alla sua voce.

-Lore?-

La voce di Lele era distante, non lo sentivo quasi più.

No. No cazzo, no. Non volevo dirle addio, lei era e sarebbe rimasta mia.

Nessuno avrebbe potuto toccarla, solo io.

Me. Puoi toccare solo me.

Ero un coglione. Come cazzo avevo fatto a non capire le sue parole?

Ti…voglio.

Lore non te ne andare! Rimani…Perché mi sei mancato e...mi manchi...

Mi piacciono le tue braccia sai? E anche i tuoi capelli...E il tuo profumo...

-Lore??-

Stavo seriamente male. Di lì a poco avrei vomitato tutta la cena se quel qualcosa che sentivo nello stomaco non avesse smesso di colpirmi e scombussolarmi.

Alice.

Mi odiava. Mi odiava e aveva tutti i motivi del mondo per avercela con me.

-Oh cazzo Lele!- Mi alzai di scatto e feci segno all’autista di fermarsi non appena arrivò alla fermata.

-Oh ti sei svegliato! Ma buongiorno…- Fece ironico.

-Mi prenderei a sprangate, sono stato un coglione!-

-L’abbiamo già detto mi sembra…vuoi una mano con le sprangate?- Si informò cordiale.

Salii sull’autobus e salutai il conducente come d’abitudine; non era mica come a Milano lì, i conducenti erano gentili e meno scazzati.

-Non voglio perderla…- Lo dissi a voce così bassa che stentai a credere che mi avesse sentito.

Mi ritrovai inevitabilmente ad arrossire per via di alcune occhiate curiose di una signora lì vicino. Difficile che potesse capirmi, ma era comunque imbarazzante dirlo in presenza di altri.

-Alleluja, ci siamo!-

-Piantala di fare l’idiota e renditi utile!-

-Va bene, va bene…preparati ad essere schifosamente romantico…-

Tutto tranne questo.

Avrei preferito ballare la Lambada nudo in cima al Duomo di Milano ad essere sincero.

-Cos-Che?- Rabbrividii schifato.

-Vuoi farti perdonare?-

Attesi qualche secondo prima di sospirare e rispondere, -Sì, ma...-

-Niente “ma” e ascoltami…-

 

 

Alice’s pov

 

Arrivata in camera, mi buttai a peso morto sul letto: sentivo che la testa sarebbe scoppiata da un momento all’altro, non riuscivo a pensare a nulla a causa di quel dolore martellante alle tempie.

Affondata la faccia nel cuscino, scoppiai di nuovo a piangere, cercando di soffocare i singhiozzi nella morbida stoffa che già assorbiva le mie lacrime.

Mi ero vergognata da morire in autobus con Teo; avevo fatto una figura pietosa, eppure lui era rimasto lì ad accarezzarmi e consolarmi. Era un vero tesoro.

Così come lo erano Mel, Susan e Rod, che al mio ritorno a casa erano stati molto discreti e dolci. Mi avevano preparato una camomilla per cercare di tranquillizzarmi e non mi avevano chiesto nulla.

Mia madre, al contrario, mi avrebbe stressata per sapere tutto per filo e per segno.

Ripensare a mia madre, a mio padre e al ritorno a Milano in generale, mi fece stare ancora peggio.

Nonostante i miei mi mancassero da morire, al ritorno a casa tutto quanto sarebbe stato più…vero, reale. La vita di sempre, senza Lore.

Lo avrei visto a scuola ogni giorno e lo avrei visto uscire di casa la mattina, avrei potuto incontrarlo in ascensore o per strada, magari con un’altra ragazza…solo a pensarci, mi veniva su quel poco che avevo mangiato a cena e la camomilla.

Dal piano di sotto arrivavano ovattate le voci preoccupate di Susan e Rod. Sembrava stessero discutendo con qualcuno, ma lì per lì non mi resi subito conto di chi fosse, troppo stanca e provata dal pianto.
-Lore, sei fuori di testa? Dove credi di andare?!-
Balzai in piedi in un attimo -con non poche fitte alla testa- al suono della voce di Mel, sempre più vicina e forte.
Mi precipitai alla porta e la chiusi immediatamente a chiave, il cuore in gola e gli occhi sgranati mentre poggiavo la fronte sulla superficie fredda di legno.

Qualcosa sbatté con violenza in fondo al corridoio e ci misi poco a capire di che si trattasse: la porta della camera da letto di Sue e Rod. Subito dopo fu la volta della porta del bagno, accanto alla mia.

Feci scorrere i miei occhi fino alla maniglia, che fissai come in trance finché non si abbassò, neanche un secondo dopo.

Sobbalzai sul posto ed il cuore incominciò a battere così forte da riuscire quasi a coprire del tutto il rumore del mio respiro affannoso.

-Alice…-

Un sospiro. Stava cercando di calmarsi: aveva smesso di cercare inutilmente –e istericamente- di aprire, strattonando la maniglia neanche avesse voluto strapparla dal legno.

-Apri.-

Per favore.

Fu solo il mio cervello a registrare quelle due parole, era il desiderio di sentirsele dire ad aver messo mano al mio organo pensante…uno dei pochi organi funzionanti rimasti oltretutto, visto che il cuore era evidentemente difettoso.

Non risposi, così la maniglia riprese ad abbassarsi e alzarsi più volte e violentemente.

-Apri questa cazzo di porta o giuro che la sfondo.-

Si stava di nuovo spazientendo e il tono di voce, più che minaccioso, sembrava solo irritato.

Un colpo leggero alla porta. La sua mano forse?

-Sai che sarei capace di farlo.-

Fremetti. No, non era la sua mano. Ero sicura al cento per cento che si fosse appoggiato anche lui con la fronte alla porta, la sua voce arrivava più vicina e leggermente alterata per via del legno non più così distante dalla bocca.

Mi diedi della stupida quando mi accorsi del sorriso che era spuntato, involontariamente, sulle mie labbra. Sì, sarebbe stato capace di farlo. Perché era cretino, impulsivo, egoista e infantile…

Ma perché era venuto lì? Che cosa voleva ancora da me?

Il pensiero che lui fosse dall’altra parte, che la sua pelle stesse toccando quello stesso legno che stavo toccando io, mi mandò il sangue al cervello.

-Vattene.- Dissi solamente, a fatica per via della gola secca.

-No.- La sua risposta, più testarda di quella di un bambino.

Mentre cercavo di mettere su una frase più o meno logica che lo inducesse ad andarsene, ascoltai Susan e Rod parlare con tono autoritario che non ammetteva repliche; stavano tentando di convincerlo –con le buone- ad uscire da casa loro. Nel sentire la parola “police” in mezzo a quel discorso, sbiancai.

-Lore, stai esagerando. Sue vuole chiamare la polizia, lascia…- La parola “stare” si perse nell’aria e la voce calma e razionale di Mel si interruppe.

-Che chiamino chi vogliono ‘sti inglesotti di campagna, io non mi muovo di qui.-

Ma era impazzito?! Sue avrebbe chiamato persino la polizia –logico, un tipo era entrato a forza a casa sua e minacciava di buttare giù una porta- e quello non faceva una piega?

Ma cos’aveva al posto del cervello, segatura?!

-Alice.-

Sussultai nel risentire il mio nome pronunciato in quel modo così…deciso ma al tempo stesso gentile. Così giusto.

-Apri, devo parlarti.-

Questa volta il “ti prego” c’era veramente, era solo nascosto e schiacciato sotto chili e chili di orgoglio maschile.

L’attimo dopo quelle parole, a rompere il silenzio ci fu solo il mio respiro pesante.

Voleva parlarmi. Eppure credevo non avesse niente da dire, pensai acida e ferita.

Gli occhi pizzicarono ed il cuore sprofondò nel petto quando valutai l’ipotesi di lasciare che arrivasse la polizia e di non ascoltare ciò che avesse da dirmi.

E se mi avesse ferita di nuovo? L’aveva fatto talmente tante volte...

Scossi la testa e una lacrima scivolò lesta sulla mia guancia; dovevo ascoltarlo, avrei avuto rimpianti per tutta la vita altrimenti.

La mia mano si mosse praticamente da sola, scivolò lentamente in basso, fino alla chiave che, dopo un sospiro, rigirai.

Speravo così di evitare altre figuracce con la mia host-family. Non volevo tirare in mezzo anche Sue e Rod e non volevo che la loro porta venisse buttata giù a causa mia.

Quello che vidi, una volta aperta la porta, mi sconvolse a tal punto da farmi girare pericolosamente la testa.

Déjà vu.

I capelli scarmigliati, bagnati –doveva aver iniziato a piovere-, le guance arrossate per via del freddo, il petto che si alzava e abbassava velocemente, quasi quanto la maniglia della porta un attimo prima, e gli occhi…gli occhi erano fuoco puro, nonostante fuori ci fossero due gradi in croce.

Quanto aveva corso sotto la pioggia? Pensai ai dieci minuti di camminata che io e Mel facevamo regolarmente ogni volta che scendevamo alla fermata dell’autobus.

Déjà vu.

Ginnastica in casa.

Quel pomeriggio aveva negato l’evidenza. Non aveva ammesso di aver corso come un forsennato solo per venire da me, preoccupato che mi fosse successo qualcosa dato che non rispondevo al telefono…che scusa avrebbe trovato in quel momento se gli avessi fatto una domanda simile?

-Hey little girl, is everything ok? Should I get rid of him?-

Spostai lo sguardo su Rod, stordita e confusa dagli occhi magnetici su cui si erano posati i miei poco prima.

Spremetti le meningi nel tentativo di formulare una frase in inglese di senso compiuto per rispondere alla domanda di Rod. In quel momento non riuscivo a parlare nemmeno in italiano, quindi pensare ad un’altra lingua era il doppio più difficile del solito.

-No, it isn’t necessary, thank you. Can you…- Incassai la testa nelle spalle imbarazzata, -Let us alone, please?- Le guance erano talmente bollenti da aver quasi fatto asciugare del tutto la lacrima di poco prima.

Volevo e non volevo al tempo stesso, restare da sola con lui: avevo paura di quello che avrebbe potuto dirmi e di crollare, come già successo, sotto i suoi occhi.

Avrei voluto che Mel restasse con me, come supporto, ma lei, dopo aver tranquillizzato Sue e Rod con il suo inglese stentato, mi sorrise incoraggiante e si girò per andarsene insieme a loro.

Bella stronza! Mi abbandonava così? Perché? E che cosa avrebbe voluto dire quel sorrisino?

-Dì quello che devi dire e poi vattene.- Mormorai, una volta rimasta sola con lui, sforzandomi di sostenere il suo sguardo. 

Esitò incerto per qualche secondo, poi, smosso forse dall’irritazione palese che stava prendendo sempre più forma sul suo viso, fece un passo in avanti e parlò, -Oh al diavolo il discorso di Lele, improvviso.- Borbottò.

Mio malgrado, alzai un sopracciglio confusa; e quello che voleva dire?

Troppo presa ad analizzare quella frase, mi accorsi della sua vicinanza solo quando mi sfiorò una guancia con le nocche della sua mano.

Colta completamente alla sprovvista e sbalordita da quel gesto, sgranai gli occhi allibita e mi allontanai fino a sbattere con la testa su un quadro di Parigi appeso al muro dietro di me. Il cuore batteva furiosamente nel petto, mentre toccavo la parte lesa e mi assicuravo con un’occhiata veloce che il quadro di Sue fosse sopravvissuto all’impatto.

Che cazzo gli era preso?! Aveva forse sbattuto la testa da qualche parte?! Mi stava sfottendo o cosa?! Lo guardai a fatica, sempre con lo sguardo di una che aveva appena visto un elefante rosa nel cielo.

Lui non sembrava troppo turbato dal mio essermi scostata, al contrario, aveva abbassato lentamente la mano rimasta ancora a mezz’aria e aveva abbozzato un breve e carezzevole sorriso.

Sorriso che, tra parentesi, mi irritò parecchio. Cazzo aveva da sorridere? Si divertiva così tanto? Già, certo, ero io quella che stava da schifo e che si stava rodendo il fegato.

I suoi occhi saettarono svelti dal quadro a me, -Quando hai bevuto, quella sera…- Iniziò improvvisamente nervoso, la fronte aggrottata e l’aria di uno che non aveva la più pallida idea di quello che stesse per dire. Sembrava comunque più che deciso a continuare per mia sfortuna, -Il giorno della mia festa di compleanno…-

Ricordai con un sussulto quella sera. O meglio, quello che accadde prima di quella folle bevuta con quella pazza di Bìa.

Inarcò un sopracciglio divertito, -Mi hai paragonato ad un principe.-

Uhssignur! E questa da dove usciva? Avevo davvero detto una stronzata del genere?

Arrossii fino alla punta dei capelli senza perdermi per un solo millesimo di secondo i suoi movimenti: forse neanche tanto involontariamente, stava facendo altri passi in avanti verso di me.

-Mi hai detto che non volevi più che ti evitassi,- Si fece improvvisamente serio e pensieroso, -E hai voluto che dormissi con te.-

Conficcai le unghie nei palmi delle mani e feci aderire completamente la schiena al muro per stare il più possibile alla larga da lui.

Perché mi stava dicendo quelle cose? Dove voleva arrivare?

-Sì, ricordo bene la storia,- Dissi acida come un limone.

-Perché, che è successo?-

-Mi hai detto che ti mancavo...Ed io ti ho spogliata...Abbiamo fatto l'amore così tante volte, come non lo facevamo da troppo tempo…-

-Mi hai scopata e riscopata, poi mi hai rivestita per non farti beccare dai miei genitori.- Sibilai a denti stretti.

-Ti ho rivestita per non farti scoprire dai tuoi genitori.-

Basta. Dio, come odiavo risentire quelle parole, come odiavo risentire la sua voce mentre le pronunciava.

Qualcosa di invisibile, bollente e soffocante mi stava circondando la gola come un wrestler e mi impediva di respirare. La testa girava e le mie gambe avrebbero ceduto, me lo sentivo.

-No.- Quel suo “no” deciso mi riportò alla realtà, -Non è successo niente quella sera.- Appoggiò le mani ai lati del mio viso per bloccarmi lì dove mi ero incastrata da sola, al muro, non appena cercai di sfuggirgli.

Il mio petto sfiorava il suo ogni qualvolta incameravo ossigeno, troppo spesso a dire il vero, visto che il wrestler invisibile mi aveva mollata e mi permetteva nuovamente di respirare, fin troppo velocemente.

Quella stupida morsa decise piuttosto di dedicarsi con più cura e attenzione al mio ventre, stritolato e in preda a fitte violente come sempre quando lui era così vicino. 

-Eri così ubriaca che immaginavo non ti saresti più ricordata niente il giorno dopo.- Un lampo indefinibile attraversò i suoi occhi, -Proprio per questo mi sono limitato a sdraiarmi vicino a te, come mi avevi chiesto.-

Come era semplice lasciarsi ingannare ancora una volta da lui, così vicino e così apparentemente…sincero.

Perché avrebbe dovuto semplicemente sdraiarsi vicino a me senza far nulla? Mi risultava piuttosto difficile credere che non avesse approfittato della situazione come mi aveva raccontato in precedenza.

-Avevo intenzione di andarmene non appena ti fossi addormentata, ma stavo così…bene che- Puntò gli occhi sul pavimento ed evitò con cura i miei, -Alla fine mi sono addormentato e la mattina dopo…- Si morse il labbro con forza, -Non ho avuto il coraggio di svegliarti, non sapevo cosa dirti.-

Dove vuoi andare a parare?

Avevo la testa ammassata di punti di domanda enormi ed il cuore che lottava per non farsi false speranze.

Non mi illudere.

-Non avrei dovuto farti credere di averne approfittato…- Disse piano, quasi stesse parlando da solo.

Lì ci sarebbe stato bene un “mi dispiace”. Peccato che, parlando di Lore, era difficile che si lasciasse andare a certe frasi e si scusasse.

Sbattei velocemente le palpebre, sforzandomi di non mostrare nessuna emozione e di trovare una spiegazione a tutta quella situazione irreale, -Quindi…sei venuto qui solo per dirmi questo?-

Scosse la testa ed avanzò con il viso, fino a fermarsi a soli pochi millimetri dal mio.

Era così vicino che se mi fossi mossa le mie labbra avrebbero sfiorato irrimediabilmente le sue.

Mi veniva da piangere. Perché nonostante tutto desideravo più di ogni altra cosa al mondo farlo. Sentire di nuovo il suo sapore, potermi aggrappare alle sue spalle come sempre e lasciare che fossero le sue braccia, strette forti intorno alla mia schiena, a sorreggermi.

Lo sentii mormorare un “cazzo”, prima di fissarmi di nuovo, così intensamente da farmi veramente, per la prima volta, sperare in una specie di…dichiarazione?

Cogliona, mi sto illudendo di nuovo, nonostante avessi giurato a me stessa di non farlo più.

Ma perché allora aveva corso sotto la pioggia per poter parlare con me? Cosa c’era di così importante da dire?

-Non sono portato per queste stronzate, non credo di aver mai detto nulla di vagamente…dolce,- Rabbrividì inorridito, neanche gli avessero appena proposto di mangiarsi uno scarafaggio, -Nemmeno a mia madre o alle mie sorelle.-

Ero ancora più confusa. –Io…non ci sto capendo nulla.- Ammisi afflitta.

Non si premurò di spiegarmi, andò avanti con il suo discorso senza senso, -Il paragone con il principe era quanto di più distante dalla realtà potessi trovare. Ho visto che tipo era quel Matteo. Tutto rose e cioccolatini…conciato come solo mio nonno potrebbe andare in giro vestito.-

Rose e…cioccolatini? Come sapeva delle rose e dei cioccolatini? La mia faccia mostrò alla perfezione i miei dubbi e lui, almeno a quella mia curiosità, rispose, anche se con una certa riluttanza, -L’ho chiesto a Mel.-

Istintivamente lanciai un’occhiata dietro la spalla di Lore, quasi pensando di trovarci Mel ad origliare. –Che cosa?- Traditrice, non mi aveva detto nulla!

Mi ignorò. Probabilmente per lui era più comodo farlo, per evitare spiegazioni imbarazzanti. -Io sono l’opposto.- Proseguì, staccando una mano dal muro e poggiandola al mio fianco in un gesto quasi…protettivo.

Fremetti come una cretina al contatto con le sue dita che, lievi e gentili, accarezzavano pian piano la mia pelle sotto la stoffa del mio pigiama.

-Non sono il tipo che porta la colazione a letto alla sua ragazza e la sveglia con un bacio, non sono il tipo che compra dei fiori, non sono il tipo che cucina,- Si accigliò, -Non sono neanche capace di farmi un toast senza bruciarlo.-

Mi ero persa dopo quel “non sono il tipo che cucina”. Non riuscivo a credere a quello che stava dicendo, quelle parole…

Il giro in carrozza…

-Sono allergico al pelo del cavallo, quindi niente giri in carrozza.- Arricciò il naso schifato al solo pensiero.

Il castello…

-Non abito in un castello, anzi, vivo in uno schifoso appartamento con i miei nella periferia della grigia, triste e piovosa Milano.-

Le scarpette di cristallo…

-Non credo esistano scarpe di cristallo, ma nel caso…con la mancia di mia madre dubito potrei comprartele.-

Un singhiozzo molto simile ad una risata uscì dalle mie labbra. Quelle erano le stesse identiche cose che avevo scritto in un mio tema alle elementari, “Il mio principe azzurro”.

Come faceva a sapere tutto quello se non lo aveva mai letto?

Solo poche persone lo avevano fatto a quanto ne sapevo: la maestra, mia madre, mio padre –che aveva assicurato con certezza che se la sua bambina avesse avuto bisogno di un principe, lui ci sarebbe sempre stato per renderla felice-, Ilaria, Daniela, Angelica e…Mel.

Avrei dovuto immaginarlo, Mel non sapeva proprio stare zitta e tenere per sé le cose. Lo aveva trovato nella mia libreria un pomeriggio che era venuta a trovarmi e lo aveva voluto leggere a tutti i costi.

Il fatto che quella traditrice glielo avesse riferito era oltremodo imbarazzante…di sicuro lui aveva pensato che fossi una cretina, illusa ed ingenua ochetta…quel tema andava bruciato…

-Perché mi stai dicendo tutto questo?- Lo accusai, spaventata da quello che sarebbe potuto succedere se mi fossi di nuovo fidata di lui.

Quelle erano solo parole…parole scritte anni e anni prima da una bambina piccola e sciocca, che sperava che il suo principe preferito, quello di Cenerentola, uscisse dalla televisione e la portasse nel suo castello.

-Perché…- Schioccò la lingua nervoso, poi, uno strano luccichio ravvivò i suoi occhi e l’attimo dopo le mie labbra si ritrovarono intente a muoversi su quelle di quel coglione patentato.

Colta alla sprovvista dalla foga di lui, diedi un altro colpo con la testa al muro dietro, ma non ci feci caso; mi avvinghiai a lui stile koala, desiderando che quel momento non finisse mai.

Lore. Lore. Lore.

Solo a questo riuscivo a pensare, il cervello si era incantato e ripeteva all’infinito lo stesso nome, seguito sempre dalla stessa frase.

Ti amo.

Tornai in me una volta infilata una mano fra i suoi capelli e l’altra sotto il suo giubbotto per accarezzargli la schiena.

D’istinto, gli morsi il labbro e strinsi la ciocca che avevo in mano con forza, per poi tirarla indietro fino a quando non si staccò completamente dalla mia bocca e mi permise di tornare a respirare.

Era un osso duro, ce ne avevo messi di tempo e di forza per farlo allontanare.

-Ah!- Fece portandosi una mano al labbro nel momento esatto in cui fu costretto ad arrendersi.

-Come…?- Iniziai, salvo poi accorgermi che c’era solo un modo per fargli capire quanto fossi indignata.

Fu una bella soddisfazione –come sempre del resto- colpirlo in viso con il palmo della mia mano. Non mi era mai piaciuta la violenza, eppure quando si trattava di lui provavo una strana sensazione, quasi di appagamento, nel ferirlo. Forse perché lui aveva fatto lo stesso con me, anche se le mie ferite non erano visibili dall’esterno.

-Come cazzo ti permetti?! Credi ancora di poterti prendere la libertà di fare quello che vuoi con me?!- Strillai, accaldata come una teiera sul fuoco, accantonando per un attimo il pensiero che sia Rod che Mel e Sue mi avrebbero sicuramente sentita. Se non altro i due terzi del “pubblico” non mi avrebbero capita.

I suoi occhi lampeggiarono di una rabbia non rivolta però a me, almeno così non sembrava, -Io lo voglio.-

Mi spiazzò per l’ennesima volta. Voleva cosa? Sembrava tanto un “sì” matrimoniale.

Lo voglio.

Come suonava bene.

-Voglio essere libero, Alice.-

Libero? Da me? Non fiatai, trattenni il respiro finché non riprese a parlare.

Non si avvicinò –saggia mossa- ma si vedeva lontano un miglio quanto stesse smaniando per farlo, cosa che in parte speravo facesse.

Stupida.

-Voglio essere libero di poter prendere a calci qualsiasi coglione osi sfiorarti o infastidirti.-

Non era quello che mi aspettavo di sentire e i miei occhi in fuori da blackmoor, lo stesso “grazioso” pesce nero con gli occhi sporgenti che aveva Daniela, dimostravano alla grande quanto fossi sorpresa.

-Voglio essere libero di poterti prendere e baciare quando voglio.-

 Rabbrividii di piacere al solo pensiero.

Quando voglio.

Anche in quel momento quindi?

-N-Non…- Balbettai tremando come un pulcino.

Il “ti avvicinare” non riuscii a pronunciarlo perché il suo braccio passò dietro alla mia schiena e mi attirò a sé come poco prima, -Voglio essere libero di poterti considerare mia.- Concluse appoggiando la sua fronte sulla mia.

-Voglio essere il tuo ragazzo.- Si liberò di quella frase con un sospiro, quasi si fosse tolto un enorme peso di dosso.

Di tutte le reazioni possibili, la risata isterica era senza alcun dubbio la più stupida. Purtroppo non potei trattenermi, gli risi in faccia così forte che per poco non lacrimai.

-Tu…? Stai scherzando? C’è una candid camera, vero?- Feci per sciogliere quella specie di abbraccio, ma lui non sembrò per nulla intenzionato a collaborare.

Socchiuse le palpebre, -Credi davvero che sarei capace di dirti questo per scherzo?-

Poggiai le mani sul suo petto per cercare di mettere distanza fra i nostri visi, -Ormai non mi sorprendo più di nulla quando si tratta di te.- Abbassai la testa a disagio.

Continuavo a dimenarmi come un pesciolino –il blackmoon di Daniela tornava sempre utile- nella rete, con scarsi risultati perché la libertà a cui agognavo non arrivò.

-Non mi crederesti nemmeno se ti dicessi…- Si bloccò titubante e chiuse gli occhi, cosa che feci anche io, con il cuore carico di aspettative.

Se ti dicessi…?

Stavo per prenderlo per le spalle e scuoterlo come una pazza isterica pronta per essere internata.

Cosa? COSA?!

-Che da quando mi hai dato quel cazzo di bacio in ascensore non riesco a toglierti dalla testa?-

Mi ero aspettata una continuazione diversa ad essere sincera, ma non rimasi delusa da quella, il suo sorriso rendeva dolce l’intera frase, compreso “quel cazzo”.

Non riesco a toglierti dalla testa.

Nemmeno io. Da mesi ormai. 

Quando mi resi pienamente conto di quello che aveva appena detto, rischiai seriamente il collasso.

-Che mi piacciono da morire i tuoi capelli, le tue braccia e il tuo profumo?- Sorrise, per un qualcosa che a me sfuggiva.

Braccia? Che c’entravano le mie braccia? Repressi l’istinto di esaminarle e di annusarle come un cane randagio e cercai di prestare attenzione a quello che doveva ancora dire.

-E che…- Il suo sorriso si spense e lasciò posto ad uno sguardo così intenso che fece automaticamente risalire le mie mani dal suo petto alle sue spalle per ridurre la lontananza far i nostri corpi.

Sbuffò e un adorabile broncio prese forma sul suo viso, –Insomma, tutto questo solo per dirti che…- Si passò una mano fra i capelli in un gesto molto teatrale, -credo…di essere innamorato di te.-

Il mio corpo si immobilizzò ed ebbi quasi la sensazione che fosse successa la stessa cosa anche al mio cuore.

Fossi stata in ospedale probabilmente il monitor avrebbe segnato una luuunga linea dritta, come succedeva nei film quando crepava qualcuno…

Oddio, ero morta? Un infarto? Da piccola mi ero vista tutte le cassette di “Esplorando il corpo umano”, ma nessuna di quelle mi aveva preparata ad una reazione del genere, nessuna di quelle spiegava che cosa succedesse al cuore dopo una frase come quella.

Sentii il rimbombo di quelle parole nella mia testa così tante volte che pensai di essermelo immaginato.

Capita, no? Che la mente giochi brutti scherzi e che ci faccia sentire quello che vorremmo sentirci dire.

-Sono fottutamente innamorato di te, Alice.- Sbatté le palpebre sorpreso, come se si stesse rendendo conto solo in quel momento dell’autenticità delle sue parole.

Era impossibile non credergli. Impossibile provare anche solo a pensare che stesse mentendo, perché si vedeva che era maledettamente sincero. Aveva usato lo stesso tono deciso di quando mi aveva detto quel “Sei mia” mesi prima. Senza alcuna esitazione.

Per me fu come ricevere un altro colpo dritto al petto, sentivo distintamente i battiti impazziti del cuore in ogni singola vena.

Oh allora sono viva…

Si schiaffeggiò leggermente la fronte con la mano libera,-Non so nemmeno da quanto, so solo che le cose stanno così. E che mi ci sono voluti due amici più coglioni di me per accorgermene.-

La sua fronte si aggrottò sempre di più mentre il soffitto e la sua faccia diventavano sempre più lontani.

-Alice?-

Alice ‘sto cazzo! Prima mi ammazzi con un’uscita del genere e poi ti preoccupi?!

Le mie gambe si stavano afflosciando come se il mio scheletro osseo fosse sparito tutto d’un tratto, se non ero ancora col culo a terra era solo grazie al suo braccio che mi sorreggeva.

-Perché adesso?- Dissi a voce così bassa che stentai a credere che mi avesse sentita.

Sono fottutamente innamorato di te, Alice.

Scossi la testa e lo bloccai con un –Basta!- ancor prima che mi rispondesse. Sembravo una psicopatica, ma quella frase mi aveva psicologicamente e fisicamente sconvolta.

Quando capì che era inutile continuare a sorreggere un sacco di patate, lasciò che mi sedessi lentamente sulla moquette per poi fare lo stesso, -Perché non voglio perderti.- Soffiò troppo serio, a soli pochi millimetri dal mio viso.

Perché non voglio perderti.

Poteva il proprio corpo sciogliersi come ghiaccio al sole?

C’era però ancora una parte di me che si rifiutava di credergli: il cuore. Lo stesso organo che stava pompando sangue così velocemente da rischiare di esplodere.

E se il cuore fosse scoppiato avrebbe spappolato tutto il resto, mi avrebbe definitivamente distrutta…senza contare che con un cuore ridotto in poltiglia non sarei riuscita a vivere. Per quello non potevo permettermi di credere a quello che stava dicendo.

-Sono stato un coglione, lo so…- Si vedeva lontano un miglio quanto stesse facendo fatica ad insultarsi da solo, neanche stesse scalando l’Everest e avesse il fiatone. Al solito: stupido orgoglio maschile.

Si mordicchiò il labbro, il tono di voce leggermente ansioso, -Solo immaginarti con qualcuno che non sia io mi manda il sangue al cervello, mi ha sempre mandato il sangue al cervello…pensare a quelle cazzo di mani di Matteo su di te…- La sua presa sul mio braccio divenne più forte.

Alzai la testa di scatto facendolo sussultare, -Perché, credi che l’idea di quella Bìa o di quella Anna che spalmavano le loro cazzo di tettone addosso a te mi rendesse felice?!-

Animata dalla rabbia, mi rimisi in piedi e lo sovrastai, -Credi che non sia stato frustrante per me sognare di fare l’amore con te ogni notte e svegliarmi da sola, nel mio letto, sudata e accaldata?!-

Ma stavo davvero dicendo cose del genere ad alta voce? Sì, a giudicare dal suo sorriso.

-E non fare quel tuo cazzo di solito sorrisino, eh!- Mi infiammai; difficile dire se fossi più imbarazzata o più incazzata.

-Cos’è, ti fa sentire così figo sentirti dire queste cose?!- Lo spintonai con tutta la mia forza e fece un piccolo passo indietro: ebbi quasi l’impressione che il suo fu solo un gesto compassionevole, un contentino, visto e considerato che con i miei muscoli gelatinosi, mi era sembrato quasi di colpire un muro.

-Ho pianto per mesi, sono stata trattata più volte come una puttana e, come regina delle beffe, mi sono innamorata di te che passavi dall’ignorarmi al trattarmi quasi…- Avvampai e frenai a stento l’istinto di mettermi le mani in faccia come una bimbetta per nascondermi, -Con dolcezza…- Conclusi sommessamente.

Mi morsi l’interno guancia, -E adesso, adesso, vieni a dirmi che mi ami?- Non riuscii a dirlo senza una punta di imbarazzo.

Mi ami.

Lui.Amare.Me.

Il cervello mi aveva abbandonato ormai, il Furby della mia cuginetta aveva di sicuro un quoziente intellettivo superiore al mio…

Avessi avuto uno specchio davanti –ed un cervello funzionante-, mi sarei vergognata da morire delle mie condizioni pietose.

Il pigiama di Hello Kitty era a dir poco vergognoso, per non parlare del sorriso da idiota che mi era spuntato sulle labbra salate e bagnate dalle lacrime dopo aver detto quell’ultima frase.

Nessun sorriso odioso, nessuna traccia di sarcasmo nella sua voce, solo…dispiacere, -Sì.-

-Tu sei matto.- Brontolai, asciugandomi le lacrime con una veloce passata di mano, -E io ti odio.-

Lui annuì più volte pensieroso, -E pensi di poter stare con un ragazzo che odi?- Il nervosismo era svanito e aveva lasciato il posto ad un sollevato mezzo sorriso non appena mi aveva visto annuire a mia volta.

Non sarebbe stato semplice stare con lui: era eccessivamente geloso, idiota, immaturo, stronzo e…ed era lui, punto. Mi ero innamorata di lui così come era. Geloso, idiota, immaturo e stronzo. Fosse stato diverso, le cose sarebbero andate diversamente.

-Sarà difficile…ma immagino che si possa fare.- Feci una smorfia indifferente.

Lasciai, senza che l’emozione prendesse il sopravvento su di me, che la sua mano mi cingesse la vita e mi stringesse a sé in un semplice abbraccio.

Non potevo mettermi a saltare come una bimbaminchia, né potevo strozzarlo come invece avrebbe voluto fare l’altra parte di me.

Alice innamorata vs. Alice incazzata e ferita.

Chi avrebbe vinto?

-Anche se ti ci vorrà più di questo discorso delirante e improvvisato per farti perdonare.-

Le sue labbra, affondate nei miei capelli, protestarono vigorosamente, -Come delirante? Non faceva una piega! Contando poi che non me l’ero preparato!-

-E si vedeva…-

-Ah-ah.- Permalosetto…

Restammo così per qualche altro secondo, non mi rendevo ancora conto di quello che fosse successo.

-Questa non sarà una fiaba.- Dissi fra me e me sovrappensiero, tenendo sempre a freno l’entusiasmo. Lo avrei lasciato andare una volta rimasta da sola nella mia camera…magari saltando sul letto e salendo sui mobili, prendendo a pugni il cuscino, o gridando come una pazza a squarciagola ridendo e piangendo insieme. Cose da diciassettenne innamorata, cose ridicole che si vedevano solo nei film insomma.

-Sarà un bel casino.- Aggiunse lui, senza staccare di un solo centimetro le sue labbra dal mio orecchio. 

Lo stomaco si aggrovigliò nel sentire quel sospiro caldo sulla mia pelle, -Anche perché al posto del principe c’è uno stronzo.- Dissi allusivamente.

Lo sentii sorridere, -E al posto della principessa c’è una nanerottola isterica.-

Arcuai un sopracciglio, -Toglimi una curiosità…- Sorvolai su quel “nanerottola isterica”, ero troppo su di giri in quel momento per prendermela, -Che cosa prevedeva che dicessi il discorso di Lele?-

Oh al diavolo il discorso di Lele, improvviso.

Si irrigidì, -Credimi…non vuoi saperlo.- Scosse la testa divertito e inorridito al tempo stesso.

No, decisamente preferivo non saperlo. Il discorso contorto che aveva fatto lui mi sarebbe bastato per un bel po’.

 

 

*Note dell’autrice*

 

Siete autorizzate ad uccidermi per il finale più brutto del secolo…so che non è così che vi aspettavate il tutto e nemmeno io avrei voluto scriverlo così, nella mia testa era molto più bello.

Spero almeno di recuperare con l’epilogo dove, come avevo promesso, si vedrà anche Emily, la bambina della host-family di Lore, e si capirà il perché del bacio di Teo.

Ah e spiegherò come Lore e Vergata hanno fatto pace, dimentico sempre di scriverlo quel pezzo >.<

Ringrazio di cuore tutte le meravigliose ragazze del gruppo su facebook che hanno atteso trepidanti questo capitolo e spero di averle deluse meno di quanto pensi…

Vi mando un megabacione e vi aspetto –sempre che non vi avrò fatto odiare la storia con questo….coso chiamato capitolo- per l’epilogo, dove Lore e Ali saranno una coppia –un po’ cretina visto i soggetti: lo stronzo e la nanerottola isterica fissata con i principi- e dove ci saranno momenti a rating mooolto arancioni ;) Come dire, saranno una coppia a tutti gli effetti :P

La vostra Bec

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Capitolo 30
*** Epilogo: La Nana Isterica e Lo Stronzo ***


No, non è un miraggio, questo capitolo c’è davvero

No, non è un miraggio, questo capitolo c’è davvero.

Solo una parola prima di lasciarvi alla lettura: grazie. Per aver pazientato così tanto, per aver seguito questa storia, per avermi sostenuta fino ad ora. Grazie di cuore davvero.

Questo capitolo è per voi, nelle note finali poi spiegherò bene che ne sarà di Lore, Ali e di tutti gli altri.

Nel frattempo, vi auguro una buona lettura e spero che questo finale non vi faccia troppo schifo

 


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Epilogo: La nana isterica e lo stronzo

 

Era stato difficile convincere Sue e Rod ad appoggiare la nostra versione dei fatti con i prof.

Avevano più o meno capito che cos’era successo e la sera prima non avevano smesso un attimo di sorridermi allusivamente.

Rod aveva iniziato pure con la canzoncina “Perché la bimba ha un ragazzo” al posto di “Perché è un bravo ragazzo” in inglese. Imbarazzante da morire.

Ero andata a letto con un sorriso talmente cretino sulle labbra, che la mattina dopo quando mi ero svegliata con la faccia paralizzata in quella stessa espressione, Mel aveva incominciato a ridere e non aveva più smesso.

All’ennesima risatina, sbottai pettinandomi con troppa foga una ciocca di capelli, -La pianti?- Incontrai il suo sguardo divertito e colpevole allo specchio.

-È più forte di me.- Si difese lei con un piccolo broncio, -Hai una faccia troppo…da principessa Disney!- Rise di nuovo e crollò a pancia in giù sul letto.

Storsi il naso e poggiai la spazzola sul comò lì vicino, -Si può sapere perché cavolo ridi adesso?-

-Il tuo principe…Lore…Oddio non ce la faccio!- Stava lacrimando e soffocando fra un calcio in aria e l’altro.

Diventai rossa fino alla punta dei capelli. Quella stronza aveva praticamente origliato tutto, quando Lore si era girato –dopo un saluto decisamente nervoso ed impacciato- per andarsene, era stata colta in flagrante in cima alle scale, proprio dietro al muro che conduceva al corridoio dove stavamo parlando.

-Non sei affatto divertente.- Borbottai stizzita, pur non riuscendo a trattenere un sorriso –l’ennesimo- al ricordo della sera precedente.

Non avevo chiuso occhio tutta la notte, ovviamente, il silenzio che aleggiava nel buio della nostra camera veniva ogni tanto interrotto da una risatina frivola e sciocca, soffocata dalle coperte e degna di una bambina dell’asilo.

-No, le tue risatine notturne non lo erano. Sembrava di essere in camera con la bambina di The Ring.- Si mise a sedere e sbadigliò nel chiaro tentativo di farmi capire che non aveva dormito nulla a causa mia.

Di nuovo, le mie guance si tinsero di un imbarazzante ed evidente bordeaux, -Mi dispiace.- Dissi, per niente dispiaciuta in realtà.

Quella, anche se stavo crepando dal sonno in quel momento, era stata la notte più bella della mia vita. Mi sentivo così…leggera e libera e…scema, ma felice. Se continuavo così col cavolo che sarei riuscita a mostrarmi un minimo arrabbiata con Lore per tutto quello che mi aveva fatto passare, ero già alla fase del “Tutto perdonato”, condizionata dal cuore e dagli ormoni in subbuglio…da quanto non facevamo...?

-Ali?-

Troppo, troppo tempo.

-Ali!-

Deglutii saliva a vuoto quando trovai la mano di Mel a due centimetri dalla faccia. Quando si era avvicinata? Non me n’ero neanche accorta.

-Va bene che sei innamorata, che il broccolo è finalmente riuscito a fare due più due e che la sua dichiarazione era da prima fila al cinema, mi pento anzi di non aver preso i pop-corn,- Si corrucciò un attimo, prima di proseguire, -Ma ti prego, basta con quella faccia!-

Feci una smorfia risentita, -Quale faccia? Quella da principessa Disney?- Chiesi sbattendo le palpebre ingenuamente.

-No. Quella di prima era da principessa, questa sembrava più da depravata. A che stavi pensando?- Mi diede una gomitata e sorrise maliziosa.

-A niente.- Scattai subito sulla difensiva. Troppo in fretta.

Arcuò un sopracciglio senza smettere di sorridere, -Sì certo, ma…- Si bloccò ed esaminò ad occhi sgranati il mio reggiseno.

Mi osservai a mia volta, quasi sperando che la mia seconda si fosse magicamente trasformata in una terza e che lo stupore di Mel fosse dovuto a quello.

-Che c’è?- Aggrottai la fronte a disagio, constatato che la mia seconda era rimasta –purtroppo- tale.

-Hai messo un reggiseno nero di pizzo.- Boccheggiò senza distogliere lo sguardo.

Arricciai le labbra perplessa, -Sì e allora?-

-Hai messo un reggiseno nero di pizzo!- Ripeté con più veemenza, -Dove li hai lasciati i pulcini, i coniglietti ed Hello Kitty?-

Arrossii furiosamente. Ma porco cazzo…aveva capito! Non le sfuggiva proprio niente!

-Nel cassetto.- Sviai i suoi occhi e mi finsi intenta a cercare i vestiti da indossare nell’armadio.

Mi ero messa quel reggiseno perché…beh, oltre ad essere il meno infantile che avevo, era il più sexy e quel giorno mi andava di sentirmi così. Non c’era niente di male, no?

La sentii ridere, ma questa volta la sua non sembrava una risata di scherno, sembrava veramente contenta, -Avete già intenzione di darci dentro, eh? Dove, nei bagni del college?-

Alzai un sopracciglio ironica, -Certo, perché non sui banchi di qualche aula deserta?-

-Aaaah!- Mi indicò e scattò in piedi saltellando come se fosse stata su un braciere rovente, -Visto che ci avevi pensato, ninfomane che non sei altro!-

-Stai zitta!- Strillai, correndo immediatamente a chiudere a chiave la porta, prima solo appoggiata.

Fece una smorfia, -Come se potessero capirci.-

-Meglio non rischiare.- Afferrai una canotta grigiolina e me la infilai, stando ben attenta a non spettinarmi i capelli appena sistemati.

-Hai intenzione di andare in giro così e crepare di freddo?- Corrugò la fronte, infagottata ben bene nel suo soffocante maglione di lana.

Dio, quanto era stressante! Lo stava facendo apposta, sapeva benissimo che stavo iniziando ad agitarmi all’idea che avrei incontrato Lore di lì a poco.

-E tu hai intenzione di commentare tutto quello che faccio?- Sbuffai ed afferrai la mia felpa Abercrombie preferita.

-Stavo solo chiedendo.- Sporse il labbro inferiore, ma il suo broncio durò poco perché subito dopo sorrise quasi commossa, -Wow…stai veramente…-

Risi questa volta, nascondendo a stento un certo imbarazzo,-Sto veramente…?- Dissi allargando le braccia per mostrarmi, gli occhi leggermente lucidi per l’emozione.

-Benissimo. Conoscendolo ti salterà addosso appena ti vede.-

Un brivido mi attraversò la schiena al pensiero. Speriamo.

-Dici?- Mi morsi il labbro incerta. Non avevo portato vestitini o gonne dietro, niente di elegante insomma, per quello avevo optato per un paio di jeans e felpa stretti in vita e stivali di camoscio. Non avevo tirato su del tutto la cerniera della felpa, allo scopo di far vedere una buona parte di pelle lasciata scoperta dalla canotta sotto.

-Morirai di freddo.- Mi ricordò lei, mentre mi sistemavo all’ultimo gli occhi dando un’ulteriore passata di mascara.

Scrollai le spalle, -Me la caverò con una Tachipirina.-

Uscimmo di casa, ignorando gli sguardi maliziosi di Sue che mi augurava una buonissima giornata. Fortuna che Rod era già uscito, non osavo immaginare cosa avrebbe detto e con quanta malizia. Era peggio di una donna.

L’aria fredda di marzo mi colpì in pieno viso non appena misi piede fuori casa.

Mel aveva ragione, come sempre. Sarei morta di freddo, il cappotto non mi copriva abbastanza.

Restammo zitte per tutte il viaggio in bus, mentre l’agitazione pian piano si faceva sempre più spazio dentro di me.

Oddio cosa avrei dovuto dirgli? Avrei dovuto baciarlo per salutarlo, no? Ma davanti a tutta la classe? Cazzo…E dire che non era mica il mio primo ragazzo, con Matteo non ero così nervosa. Ma c’era anche da dire che di Matteo mi importava molto di meno. Senza contare che un sorriso di Matteo non aveva il potere di mandare a puttane testa e cuore.

Arrivati al college, incontrammo nell’atrio Vergata e Marchesi, il primo con un sorriso ebete stampato in faccia, il secondo con gli occhi talmente socchiusi da sembrare addormentato in piedi.

-Ah che donna…- Sospirò Vergata, scuotendo la testa mentre riponeva il cellulare nella tasca dei jeans.

-Attento Vergata che rischi la castrazione immediata se non la pianti…Ti ricordo che Angelica è una mia amica.- Lo salutai così, le braccia conserte ed il sopracciglio alzato. Ed il cuore che esplodeva nell’attesa dell’arrivo di qualcun altro.

-Ma infatti è proprio di lei che sto parlando.- Rispose senza perdere il sorriso, -Come cazzo fa una donna ad avere una mente così perversa non lo so.-

-Ok, ok, basta.- Alzai le mani sconvolta, decisa a non voler sapere altro. Che Angie non fosse poi così diversa da Vergata per certi aspetti non era una novità, ma preferivo comunque non avere nessun dettaglio.

-Pff, niente in confronto a quello che fa la mia ragazza con la panna.-

La sua voce divertita e pavoneggiante mi colpì dritta al cuore come la freccia di cupido: quello stupido organo si bloccò per un millesimo di secondo, prima di ricominciare a battere così forte da coprire qualsiasi altro suono alle mie orecchie.

La.Mia.Ragazza.

L’aveva detto con una spontaneità disarmante, come se avesse pronunciato quelle paroline chissà quante altre volte.

Quel “mia” poi suonava così bene, così possessivo e al tempo stesso orgoglioso…

Ero così presa dai miei pensieri, che sobbalzai e arrossii quando il suo braccio mi circondò le spalle.

Troppi colpi al cuore, troppi. Sarei morta giovane.

-Ah lo sapevo che dietro a quella faccia da santarellina c’era dell’altro…- Commentò Andrea sornione, per nulla sorpreso di quel gesto.

Sembravano entrambi calmi e a loro agio, come se io e Lore stessimo insieme da sempre, ma mi bastò lanciare una veloce occhiata al mio ragazzo per accorgermi di quella linea tesa sul suo collo e di quel brevissimo istante in cui l’angolo delle sue labbra tremò, rivelando in realtà tutto il suo nervosismo.

Mi stampai in faccia un broncio offeso e mi schiarii la voce, per assicurarmi di essere ancora in grado di parlare, -Certe cose non dovrebbero restare private?- Lo accusai, dandogli una lieve gomitata.

-Vuoi farmi credere che tutto quello che abbiamo fatto è rimasto privato?- Lore inarcò un sopracciglio scettico ed indicò Mel con il mento.

No. Effettivamente no, le mie amiche sapevano tutto. Ma dirlo così in pubblico era un’altra cosa!

Stavo per esternarlo ad alta voce, quando una scritta verde sul suo braccio, lasciato scoperto dalle maniche arrotolate del maglione, mi fece aggrottare la fronte perplessa, -Cos’hai qui?- Chiesi, scansandolo per poterlo esaminare meglio.

-Quel piccolo mostro stamattina era in vena di giocare.- Assottigliò gli occhi ed esaminò a sua volta la scritta infastidito.

E...EMI…EMILY

La grafia era tremolante, incerta e decisamente grande, tanto da occupare quasi tutto l’avambraccio.

-Ah, a quanto pare la piccola riesce ancora a tenervi testa, eh?- Domandai divertita, mordendomi il labbro subito dopo per l’imbarazzo che tutta quella situazione così nuova portava con sé.

Scherzare con lui era…strano. Strano, nuovo ed elettrizzante.

E tanti cari saluti all’arrabbiatura…bastava che un suo braccio si poggiasse sulle mie spalle, bastava che il suo corpo sfiorasse il mio, per farmi perdere completamente la ragione. E l’orgoglio.

Lui ghignò soddisfatto, quasi avesse intuito i miei pensieri, e un lampo di puro e sadico divertimento gli attraversò gli occhi, -Aspetta di vedere com’è conciato Lele.- Sembrava un bambino che attendeva impaziente i risultati di un suo scherzo.

Si voltò e il sopracitato amico fece la sua comparsa proprio in quel momento, un qualcosa di non identificato a circondargli la fronte a mo’ di bandana e…un adesivo sulla guancia?

-Lele!- Mel ridacchiò sorpresa, -Che cavolo ti è successo?-

Lui boccheggiò indignato, la faccia paonazza e i capelli scarmigliati, -Quella piccola stronza! Aveva detto che sarebbe andato via, invece è indelebile!-

Non capii a cosa si stesse riferendo finché la fascia che aveva in fronte non venne bruscamente spostata dalla sua mano, mostrando la scritta rossa che campeggiava evidente e sfacciata sulla sua pelle.

Scoppiai a ridere e lo stesso fecero Mel, Vergata e Marchesi.

-Oddio!- Fu tutto ciò che riuscii a dire tra le lacrime che le risa portavano, sentendomi anche in colpa dopo aver visto l’espressione risentita di Lele.

Ma la scritta “I LOVE YOU” sulla fronte era troppo…troppo! Oltretutto aveva pure tutta la pelle arrossata, chiaro segno che avesse cercato di toglierla con scarsi risultati.

-Grazie. Dopo tutta la mattina passata a farmi sfottere da questo qui,- Indicò Lore stizzito, -Mi mancava pure questa.- Sbuffò diventando, se possibile, ancora più rosso.

-Oh andiamo Lele, se non riesci ad impedire ad una bambina di scriverti addosso dichiarazioni d’amore mica è colpa mia…- Lore si morse il labbro nell’evidente tentativo di trattenere una risata.

Il sopracciglio sinistro di Lele si alzò pericolosamente, -La dichiarazione avrebbe dovuto scriverla a te, visto che le hai promesso di aspettare che cresca per sposartela.-

Mi voltai di scatto verso il mio ragazzo, gli occhi sgranati e una gran voglia di prenderlo a sprangate. Non era più tanto in vena di ridere, chissà perché.

-Neanche avevo capito quello che mi aveva chiesto!- Si difese lui alzando le mani e prossimo ad essere strozzato, -E poi è solo una bambina, i bambini vanno assecondati.-

-Certo.- Mormorai condiscendente, in un tono di voce che poteva solo voler dire “Non pensare di cavartela così”.

Le lezioni iniziarono per sua fortuna, così non ebbi il tempo di aggiungere nessuna minaccia.

Come era prevedibile, il prof Ramones prese in disparte me, Lore, Lele e Mel per chiederci ulteriori spiegazioni riguardo la sera prima.

Ufficialmente Lore, alle undici di sera –un’ora dopo il coprifuoco imposto-, non era ancora rientrato a casa Watkins per cause di forza maggiori, ovvero, era stato male e, non ricordando bene la strada per tornare a casa sua, si era diretto dagli Abbott, la cui abitazione era molto più vicina al cinema, prendendo l’autobus R per chiedere di poter usare un telefono. Ovviamente il suo cellulare, secondo la nostra versione dei fatti, era scarico.

Stupida versione accampata in aria in un minuto esatto e assolutamente poco credibile, ma assecondata da Lele che, con un’espressione da cucciolo innocente, si era detto molto preoccupato per le condizioni dell’amico: già al cellulare –prima che si scaricasse-, dal tono di voce, Lore gli era parso decisamente indisposto.

-Tu come mai non eri con lui Mancini?-

Era comodo avere Lele dalla propria parte. I prof lo adoravano troppo per dubitare seriamente di lui. Perché avrebbero dovuto? Era il cocco dei cocchi, responsabile, intelligente, maturo e bla bla bla

-Ero stanco e, dato che Latini si era fermato a chiacchierare con Vergata, sono tornato a casa da solo.- Se non avessi saputo come erano andate veramente le cose gli avrei creduto quasi sicuramente.

Dovetti tirare una gomitata a Lore per impedirgli di scoppiare a ridere. Eravamo quattro idioti e non potevamo trovare una versione dei fatti più cretina di quella.

Se non altro Sue e Rod avrebbero confermato il fatto che Lore fosse andato a casa loro per cercare un telefono e non avrebbero detto nulla sulle minacce di sfondare la porta. 

A sostenere quel ridicolo teatrino si aggiunse il terzo idiota appena citato, che annuì a conferma di quanto detto dall’amico, -Esatto. Ci siamo fumati una sigaretta e abbiamo commentato le tipe che passavano.- Vergata ghignò e, per quanto quell’uscita fosse acuta quanto il suo cervello, riuscì a risultare quasi credibile.

-Quindi le voci che vedono Latini e Valenti sull’orlo di una possibile rissa sono infondate?- Il prof arcuò un sopracciglio severo.

-Esattamente.-

Istintivamente guardai male Jacopo Garbatelli, l’unico che poteva aver detto la verità al prof.

Se ne stava in disparte come suo solito, mentre il resto della classe faceva casino fra i banchi dell’aula in attesa che il prof finisse con la ramanzina.

-E Valenti può confermare?-

Cazzo. Mi irrigidii; non avevo parlato con Teo, non avevo preso in considerazione l’eventualità che potesse essere interpellato.

-Certo.- Aveva risposto Lore sicuro, senza battere ciglio.

Come diavolo riusciva ad essere così dannatamente certo della cosa ancora non lo avevo capito.

Il prof, con un cenno della mano, chiamò Teo che ci venne in contro stranito.

-Sì, prof?- Chiese, lanciando di sfuggita un’occhiata piuttosto ostile a Lore.

Oddio, non era propriamente un buon segno…

-Valenti. Mi risulta che tu sia arrivato a casa alle undici meno venti ieri sera. Come mai?-

Di male in peggio. Lo cercai con gli occhi per implorarlo di aiutarci, ma lui non ricambiò, si limitò ad annuire serio in direzione del prof, -Sì prof, ma ho avvisato la mia famiglia che il ritardo era dovuto al fatto che avrei accompagnato la Puccio e la Zorzi a casa.-

Ecco, adesso sarebbe uscita tutta la veri…cosa? La Zorzi? Ma Mel non era con noi, che stava dicendo?

-E Gubbi dov’era?-

Gubbi era il compagno di stanza di Teo. Ed era tornato a casa da solo, senza aspettare Teo.

-Non aveva voglia di venire, così è tornato a casa da solo. Io invece ho preferito accompagnare le due ragazze, mi sembrava brutto lasciarle da sole.- Teo scrollò le spalle con noncuranza, prima di alzare un sopracciglio curioso, -C’è qualche problema?-

Non era possibile! Ci stava coprendo! E senza che io avessi strisciato ai suoi piedi per implorarlo di farlo!

Lo guardai rispondere alle successive domande del prof senza capire il perché di quel comportamento. Che gli era preso?

Spostai allora il mio sguardo su Lore che, gli occhi socchiusi, lo fissava con aria sospettosa, diffidente. Chissà che diavolo gli passava per la mente.

La nostra versione dei fatti faceva acqua da tutte le parti, ma il prof capì ben presto che continuare con quell’interrogatorio non avrebbe portato da nessuna parte, specie se nessuno collaborava, -Se vi so ancora fuori dalle vostre case oltre l’orario stabilito giuro che chiamerò i vostri genitori per avvisarli e una bella sospensione non ve la risparmierà nessuno! Andate a sedervi su, prima che cambi idea e decida di farvi sospendere ora. Non voglio sentire più niente del genere, intesi?-

Annuimmo tutti quanti e sparimmo subito dalla sua visuale per entrare in classe.

Porca miseria, c’era mancato poco. Avevamo rischiato tutti una bella sospensione, fortuna che Teo aveva avuto la prontezza di assecondarci.

-Tu sai perché l’ha fatto?- Domandai di sfuggita a Lore, prima che ci sedessimo entrambi nei primi posti liberi trovati.

Era stato spontaneo sedermi vicino a lui, del resto, non era mica la prima volta, mi ero trovata ad averlo come compagno di banco già un paio di volte in passato. E sul momento mi ero scordata di quanto fosse deleterio per la mia salute mentale…

-Non chiedermi di capire la mente di quell’idiota, so solo che è sempre troppo in mezzo ai coglioni.- L’aveva sussurrato a bassa voce, la mascella contratta e i muscoli irrigiditi. 

-Avrebbe anche potuto non farlo.- Lo difesi risoluta. Non mi andava che parlasse di Teo in quel modo, non dopo che ci aveva praticamente parato il culo con i prof.

-Sì e lasciare che tu venga sospesa?- una risatina sprezzante accompagnò quelle parole, -È troppo schifosamente preso da te per lasciare che succeda.- Ringhiò poi, nervoso come un leone in gabbia.

Sbattei le palpebre sorpresa e meditai per un attimo sulle sue parole, in attesa di trovare qualcosa da dire che fosse abbastanza convincente da poter smentire la sua affermazione. Sapevo però che aveva ragione.

Sbuffai, -Dobbiamo parlare di questo proprio adesso?- Corrugai la fronte un po’ stizzita.

Sospirò, rilassò le spalle e si voltò verso di me, più tranquillo, -E di cosa vorresti parlare?-

Un po’ titubante e a disagio, solleticai con le mie dita il suo avambraccio appoggiato al banco, facendolo sussultare lievemente, -Posso scriverti anch’io il mio nome addosso?- Scherzai per smorzare un po’ la tensione. Non c’era nulla di malizioso in quella frase, ma lui come al solito travisò e mi rispose a modo suo.

Scostò la sedia dal banco e mi si avvicinò, -Oh, potrai farlo quante volte vorrai…- Una strana luce attraversò i suoi occhi particolarmente eccitati, -Con le unghie, sulla mia schiena.-

Non avevo fatto in tempo a meravigliarmi per tutta quella sospetta magnanimità iniziale che ero subito arrossita per il modo in cui aveva terminato la frase. Finivo sempre per lasciarmi imbarazzare da certe sue uscite tremendamente idiote e…stuzzicanti.

-Idiota.- Borbottai voltandomi di scatto per non mostrargli quella debolezza che si stava espandendo sempre di più sulle mie guance.

Lo sentii ridacchiare sommessamente mentre fingevo con nonchalance di prendere appunti su quello che Erika stava scrivendo alla lavagna.

Anche se all’apparenza mi mostravo attenta alla lezione, in realtà non facevo che pensare a lui e a quella vicinanza tremenda da sopportare. 

Era difficile impedire al mio occhio di cadere di tanto in tanto sul suo braccio, sul profilo del suo viso, sulla sua mano che giochicchiava con la penna.

Teneva il viso appoggiato al palmo della mano e si lasciava andare spesso a sonori sbuffi annoiati.

Più di una volta mi aveva scoperta ad osservarlo, più di una volta mi ero insultata mentalmente e avevo distolto lo sguardo ignorando i suoi ghigni maledettamente provocanti.

Appunto mentale delle 9.40: mai più sedersi vicino a lui se volevo stare attenta alla lezione o capirci almeno qualcosa.

Il vero corto circuito del cervello arrivò quando la sua mano si appoggiò, con studiata indifferenza, sulla mia gamba.

Oh stramaledettissimocazzodicane!

Non riuscii ad impedirmi di sussultare a quel contatto.

Lo guardai agitata e rossa di vergogna, ma tutto quello che vidi fu lo stesso sorrisetto indisponente di poco prima. Fingeva pure di guardare la lavagna il signorino!

Avrei voluto dirgli di toglierla o farlo io stessa, più che altro perché se ci avessero beccato sarebbe stato imbarazzante da morire, ma avevo il corpo paralizzato e la bocca secca ed impastata.

E mentre cercavo di ignorare le fitte e i brividi che da quella mano arrivavano poco più in alto, con una parte della mia mente mi pentii di non aver messo una gonna nella valigia…

-Èlis? Lorénzo?-

Quello spavento servì a farmi scrollare la gamba e a fargli spostare la mano di lì.

-Y-Yes?- Sorrisi affabile alla cara insegnante di inglese che aveva deciso di rompere le scatole proprio in quel momento con la sua orribile vocetta.

Lo sguardo malizioso e allo stesso tempo di rimprovero che Erika ci lanciò mi fece sprofondare metri e metri sotto terra. Ci aveva chiaramente beccati, bella figura di merda.

Proseguì con la lezione senza rispondermi, anche se continuava a tenerci d’occhio di tanto in tanto.

Finita quell’ora –di tortura-, mi diressi a passo spedito verso il bagno del secondo piano, sempre deserto a quanto ne sapevo.

Ero troppo incavolata con quel cretino, era completamente fuori di testa, cosa gli era saltato in mente? Bisognava assolutamente porre dei limiti, mettere dei paletti, mi aveva fatto fare una figura del cazzo! Poteva almeno evitare di farsi beccare! E quella stronza di Erika poi? Poteva almeno lasciarlo fare!

Sì, ok, ero contraddittoria, lo sapevo.

Non vedevo l’ora di bagnarmi quei tizzoni ardenti che erano le mie guance con un po’ d’acqua fresca. Avrei tolto il fondotinta, pazienza, in quel momento stavo troppo crepando dal caldo per pensare a qualsiasi altra cosa.

Per quello mi scappò un urletto sorpreso quando un braccio mi afferrò per la vita e mi trascinò all’indietro senza che io potessi far nulla. O volessi.

-Dove credi di andare Alice Puccio?- Mormorò divertito al mio orecchio.

Il suo respiro solleticò e rinfrescò per poco quel pomodoro bollente che avevo al posto della guancia.

Presi un respiro profondo, mi liberai della sua presa e mi voltai, -In bagno Lorenzo Latini.- Sostenere decisa il suo sguardo non era facile, il mio cuore batteva contro il petto alla stessa velocità con cui poteva battere una palla da basket sul pavimento colpita più e più volte ad altezza ridotta da un bravo giocatore.

Inclinò la testa e sorrise sicuro di sé, -Senza di me?- Il tono in cui lo disse, quello sguardo da felino predatore…esortavano al suicidio i miei poveri neuroni. 

Deglutii, -Esatto.- Mi sforzai di non cedere, ma pensarlo era una cosa…metterla in atto un’altra.

Fece un passo in avanti e si chinò con il viso. Ok, avevo già vistosamente perso, gli occhi erano diventati troppo pesanti per tenerli del tutto aperti.

-Non mi sembra vero di poterti baciare quando voglio…- Soffiò a due centimetri dalla mia bocca.

-Lo…- Mandai giù altra saliva a vuoto, -Lo facevi anche prima.- Dissi con un filo di voce, trattenendo a malapena il basso istinto di afferrarlo per i capelli, spingerlo al muro e farmelo nel modo più selvaggio possibile.

Non c’era nulla che mi impediva di farlo, nulla. E quel pensiero mi stava facendo impazzire.

La sua risata soffocata permise al suo respiro d’infrangersi nuovamente sulle mie palpebre già precariamente sollevate, che vacillarono ancora e si abbassarono del tutto.

-Vero.- Poggiò la sua fronte sulla mia e le sue labbra ci misero ben poco a trovare le mie, già dischiuse ed impazienti.

Non aspettavo altro da giorni e giorni; mi alzai sulle punte dei piedi e mi aggrappai a lui come se stessi affogando in mezzo al mare e lui fosse il mio salvagente personale.

Finii automaticamente indietro contro il muro. Un giorno o l’altro ce lo avrei sbattuto di sicuro io contro ad una parete…ma in quel momento andava decisamente bene così. 

Risentire il suo sapore, le sue braccia così strette intorno alla mia vita, il suo corpo così a stretto contatto con il mio...mi sembrava di sognare, era tutto troppo bello per essere vero.

Si staccò dalla mia bocca ed iniziò a depositare baci sul collo e sulle spalle. Slacciò presto la cerniera della felpa e me la sfilò, lasciando che cadesse a terra con un tonfo.

Rimasta solo in canotta, rabbrividii e mi strinsi di più a lui. Allargai le gambe e gli permisi di posizionarcisi in mezzo, mentre le mie mani correvano febbrili ed impazienti sotto il suo maglione per accarezzargli il petto, gli addominali, la schiena. Tutto. 

Fu quando arrivò a dedicarsi al mio seno, liberato da tutta la fastidiosa stoffa che lo ricopriva, che riacquistai un attimo di lucidità.

-Aspetta.- La mia voce, così bassa e roca, si perse facilmente nell’aria e non venne udita.

-Lore…- Ci riprovai di nuovo, ma quello probabilmente fu scambiato per un gemito dovuto al…oddio.

Mi lasciai scappare un vero gemito di piacere e mi inarcai quando infilò le dita sotto l’orlo dei miei jeans, ma all’ultimo, proprio quando stava iniziando a scendere –pazza!-, lo bloccai posandoci sopra la mia di mano.

-Aspetta.- Ansimai, questa volta più forte.

Alzò lo sguardo confuso ed eccitato, un’adorabile smorfia di irritazione dipinta in faccia per essere stato interrotto, -Che c’è?-

Aspettai che il respiro si regolarizzasse almeno un po’ prima di rispondere, -Ci sono delle…condizioni che vorrei dettare.- Affondai i denti nel labbro: avevo ancora il fiatone ed ansimavo come se avessi appena corso per chilometri e chilometri.

 -Condizioni?- Difficile capire se fosse più indispettito o divertito, probabilmente entrambe le cose.

Annuii seria. Non sapevo se la voce avrebbe o no retto, quindi era meglio limitarsi ad un cenno con la testa. 

-E devi proprio dettarle adesso?- Fece scocciato, la mano appoggiata…che fece per scendere ad accarezzarmi.

-Sì.- Socchiusi gli occhi e tolsi definitivamente la sua mano per evitare che gli ormoni prendessero il sopravvento, -Sì se non vuoi andare in bianco per i prossimi mesi.-

Mi guardò di sbieco, corrucciato, -Quindi posso scegliere fra l’averti adesso senza ascoltare le tue condizioni inutili e andare poi in bianco per mesi, o ascoltare le tue condizioni ora e non andare in bianco?-

Ci avevo capito ben poco del suo discorso, ma non mi diede nemmeno il tempo di analizzarlo perché si rispose automaticamente da solo subito dopo, un sorriso malizioso a rendere il suo viso tremendamente magnetico, -Scelgo di averti adesso, ai prossimi mesi ci penserò poi.- Mi ritrovai la sua bocca incollata alla mia e per un attimo la libidine prese nuovamente il sopravvento su di me.

-No.- Mi lamentai sbuffando come una locomotiva, -Non te la caverai così.-

Lo allontanai, mio malgrado, per riprendere un attimo il fiato. Non potevo lasciare le cose così, bisognava chiarire alcuni punti.

Mi sistemai bene la canotta e mi riallacciai il reggiseno senza guardarlo in faccia, ma sapevo che era seccato e parecchio.

Mi schiarii la voce ed alzai lo sguardo per trafiggerlo con una delle mie peggiori occhiatacce, -Punto primo,- Alzai l’indice con fare serio e autoritario, -Non saremo una di quelle coppiette sdolcinate e appiccicose che si sentono per telefono tutti i giorni per ore e che iniziano con la storia del “no, riattacca prima tu”.- Assurdo che proprio io stessi dettando una condizione del genere, vero? Io che avrei voluto starci sempre al telefono con lui, solo per sentire la sua voce e per ripetere all’infinito quanto l’amassi…ma, suvvia, dovevo restare con i piedi per terra, lui non era tipo da telefonate sdolcinate e io non volevo assolutamente diventare il tipo di ragazza assillante e noiosa che lo cercava ogni due secondi.

Lui non ribatté, ma ebbi l’impressione che il mio cipiglio corrucciato lo stesse divertendo parecchio a giudicare dalla piega delle sue labbra.

-Punto secondo: niente smancerie a scuola, non voglio distrazioni.- Chissà perché qualcosa mi diceva che quella regola non sarebbe stata rispettata, da me per prima…

Alzò un sopracciglio per nulla convinto dalle mie parole, segno che probabilmente stava pensando la stessa identica cosa.

-Punto terzo…- Mi bloccai quando lo vidi avvicinarsi così tanto da confondere il suo respiro con il mio. Di nuovo.

-Sei mia.- Soffiò sulle mie labbra, con la sua solita faccia da schiaffi ed il tono che non ammetteva repliche. –Mia e di nessun altro.- Avvertii un’evidente nota di orgoglio e presunzione dietro quelle parole e fu solo il desiderio di mostrarmi indifferente alla cosa, non irritata o eccitata come un animale in calore, ad impedirmi di saltargli addosso come il sopracitato animale imbizzarrito e/o in calore.

-L’hai già detto mi sembra…sei ripetitivo.- Feci annoiata, distogliendo comunque lo sguardo dal suo così -troppo- vicino.

Scrollò le spalle, -Mi piace ribadirlo.- Replicò tranquillo.

Oh e a me piace che tu lo ribadisca.

Non avevo ancora finito di formulare quel pensiero da dodicenne innamorata, che due dita si posarono sotto il mio mento per obbligarmi a guardarlo bene in faccia. Oh maledizione! Stavo arrossendo come una scema!
-E poi…- Sorrise.

E poi?! Cos’era quella pausa?! Mi stava volutamente lasciando sulle spine lo stronzo!

Rimase zitto e la mia curiosità raggiunse livelli insopportabili.

Schiaffeggiai la sua mano risentita, -Poi?- Sollecitai con voce stridula, fulminandolo con lo sguardo per quella provocazione bella e buona.

Il suo sorriso si accentuò mentre si carezzava il mento con fare pensieroso. 

-Ora è ufficiale diciamo.-

Mi accorsi solo in quel momento, quando sgonfiai le guance, di aver trattenuto il respiro nel frattempo.

Lo fissai truce per qualche altro secondo, prima di farmi coraggio e, sguardo basso, dire quello che mai avrei pensato di dire, -Così come lo è il fatto che tu sia mio.-

Silenzio.

Era da un bel po’ che volevo precisarlo –insomma, lui lo faceva sempre con me!-, ma non pensavo sarebbe stato così imbarazzante farlo ad alta voce, in quel corridoio così deserto e silenzioso.

-Ah sì?- Rispose dopo secondi che mi parvero un’eternità, in un tono un po’ troppo rilassato e svagato per i miei gusti.

-Dico sul serio,- Tornai a guardarlo e socchiusi gli occhi innervosita, -Prova anche solo a toccare o a farti toccare da un’altra ragazza e giuro che spacco la faccia a tutti e due.- Meglio mettere subito in chiaro le cose, mi ero anche trattenuta e censurata, avrei fatto di molto peggio. Se c’era una cosa che non tolleravo era il tradimento, non avrei sopportato l’idea di essere presa per il culo, l’idea di lui con un’altra, l’idea che potesse gettare alle ortiche la fiducia che gli stavo concedendo.

Quella faccia da schiaffi lasciò posto ad un sorriso sghembo che poco mi rassicurava, -Uh, gelosa e violenta? Eccitante.-

Arrossii ma la mia espressione non si addolcì per niente, -Sono seria.-

Alzò gli occhi al cielo e, cogliendomi alla sprovvista, mi attirò a sé passandomi un braccio intorno alla schiena, -Questo significa che non potrò neanche baciare Mel sulla guancia tutte le mattine?- Incurvò un sopracciglio a mo’ di sfida.

Cercai di mantenere un tono di voce abbastanza neutro, -Certo che potrai farlo.- Sfoggiai un sorriso più falso di una moneta da cinque sterline, -Ovviamente anche io continuerò a baciare sulla guancia Teo, Lele e, perché no, anche Vergata.- Sbattei le palpebre con fare ingenuo.

A quei nomi, il suo volto si incupì e sembrò perdere qualsiasi traccia di svago.

-Col cazzo, Valenti penserà chissà cosa se…-

Roteai gli occhi scocciata, -Teo non penserà nulla. È semplicemente un amico e sempre lo sarà, ok?-

-È innamorato di te.- La sua voce si fece bassa e rabbiosa ed il suo braccio dietro la mia schiena mi strinse maggiormente al suo petto, facendomi per un attimo vacillare sulla risposta.

-Lo so.- Dissi semplicemente, mordendomi il labbro, -Ma io non sono innamorata di lui.-

Avvertii i suoi muscoli distendersi, al contrario dell’aria che si fece particolarmente tesa.

Lui l’aveva detto a me, esplicitamente. A modo suo certo, ma l’aveva fatto.

Sono fottutamente innamorato di te.

Io no.

Per quello presi fiato e proseguii imperterrita con un: -Lo sono di te.-

Il “te” finale si perse nell’aria. O meglio, si perse fra le sue labbra che catturarono le mie a metà frase.

Le sue mani si spostarono svelte dalla schiena alle mie cosce, per sollevarmi e posarmi malamente su un banco lì vicino.

Le mie di mani, corsero fra i suoi capelli che accarezzai, strinsi e tirai più volte, mentre le mie gambe gli circondavano con forza i fianchi per far aderire il più possibile il suo bacino al mio.

-Lore…- Qualsiasi cosa avessi voluto dire, fui interrotta dal suono della campanella che ci annunciò bruscamente la fine della pausa pranzo.

-Si fotta la campanella.- Mormorò roco al mio orecchio, -Ti voglio. Adesso.-

Gemetti non appena la sua mano riprese da dove si era fermata in precedenza, sbottonandomi i jeans in un attimo ed oltrepassando le mie mutandine grigie di Titty. Perché cazzo non mi ero portata le mutandine nere di pizzo che facevano pandan con il reggiseno?! Oh al diavolo, tanto manco se n’era accorto. Di certo l’ultima cosa a cui stava pensando era il pennuto giallo stampato lì sotto. L’unica idiota che ci pensava in un momento del genere ero io!

Scese a baciarmi e leccarmi il seno, scostando nuovamente il reggiseno da me accuratamente scelto e sistemato quella mattina.

-Se ci beccano qui…- Ansai fra un gemito e l’altro, -Siamo fottuti.-

Oh eravamo sì fottuti. Ci stavamo fottendo a vicenda.

Ridacchiò a contatto con la mia pelle, ma non disse nulla. Sentii solo la sua mano sotto le mie mutande lavorare più in profondità e…

-Ah!-

Oh.Mio.Dio, era uscito da me quella specie di urlo che ancora rimbombava in quel silenzioso corridoio?

Mi morsi le labbra così forte da farle quasi sanguinare per impedire ad un altro grido di uscire.

-Sssh…-Rabbrividii quando Lore tornò a baciarmi, probabilmente per aiutarmi nel mio intento di stare zitta, -Anche se mi fa eccitare da morire sentirti gemere…- Non poteva dirmi quelle cose, non poteva! –Se ti sentono siamo sì fottuti.-

Inghiottii un bel po’ di saliva, rischiando seriamente di strozzarmi, -Basta.- Boccheggiai con un filo di voce, arrivata ormai al limite. 

Gli afferrai l’orlo dei jeans e slacciai, con mani tremolanti e febbricitanti, cintura, bottone e cerniera. Lo sentii sospirare quando liberai la sua sempre più evidente eccitazione, e fremere quando la sfiorai non tanto casualmente.

-Ti voglio. Adesso.- Ripetei le sue stesse parole di poco prima, con l’unica differenza che io sembravo una pazza isterica.

Mi afferrò per i fianchi per sistemarsi meglio fra le mie gambe e automaticamente scivolai in avanti con il bacino, ritrovandomi invece con la testa piegata e a contatto con il muro dietro.

Fu completamente diverso lasciarsi andare a lui quella volta. Se ripensavo alla paura che mi ero sentita addosso tutte le volte passate…quella paura di essere respinta, di soffrire, di essere lasciata sola…era svanito tutto, mi sentivo talmente leggera che la testa girava pericolosamente, neanche avessi bevuto litri e litri di vino.

Entrò dentro di me e le mie unghie lo presero in parola, affondando con forza nella sua carne per lasciargli dentro il mio nome. Un nome che speravo non se ne sarebbe mai andato e avrebbe sempre, sempre lasciato traccia nel suo cuore.

 

 

                                     

********************

Il pavimento lucido e liscio dell’aeroporto si stagliava immenso davanti a noi, sembrava non finire mai.

Appoggiai male il piede e presi una storta, rischiando di inciampare e cadere per l’ennesima volta da quando avevo messo naso fuori dalla porta dei cessi.

-Cazzo!- Fu tutto ciò che uscì dalle mie labbra, arrossate e gonfie per via dei baci che mi ero scambiata poco prima in bagno con il mio ragazzo.

-Oh, se riusciamo a raggiungerli scopatina in aereo poi?- Rise Lore, che nonostante la situazione drammatica riusciva a non trascurare la sua vena da schifoso porco pervertito.

Lo spinsi e persi l’equilibrio di nuovo; quasi mi ritrovai con la faccia a terra in mezzo a tutta quella massa di gente, -Idiota! Prima pensiamo a non perdere l’aereo!- Strillai –sibilai piuttosto, con quel poco fiato che mi era rimasto in corpo per via della corsa. 

Ci eravamo appartati, come due coglioni, nella toilette degli uomini –perché il signorino non ne voleva sapere di entrare in quella delle donne, lasciando Vergata a fare la guardia con i prof. Non potevamo fare una mossa più cazzuta di quella. E io, che ero la prima della classe, la più brava e studiosa, come cavolo avevo fatto ad affidarmi a quella scimmia? Colpa dell’amore e degli ormoni, addio cervello.

Andrea avrebbe dovuto avvisarci se il Ramones avesse sospettato qualcosa o se la classe si fosse spostata, cosa che invece non aveva fatto dato che, usciti dal bagno, ci eravamo accorti con orrore che i nostri compagni non c’erano più nel bar di fronte.

Stavamo correndo come dei forsennati da una vita, quando finalmente li scorgemmo davanti al negozio della Harrods, punto di ritrovo stabilito precedentemente per imbarcarci.

Vergata ghignò compiaciuto vedendoci arrivare tutti trafelati.

-Bastardo…- Aveva esordito Lore con il fiatone, -Avresti dovuto avvisarci.-

-Era una vendetta ragazzi, insomma, vogliamo piantarla qui di trombare come ricci?- Aveva poggiato le mani sui fianchi e aveva scosso la testa in segno di rimprovero, -Alla faccia di chi non tromba da due settimane poi!- Era a dir poco sconvolto, traumatizzato, come se non si capacitasse lui stesso della cosa.

In lontananza, in mezzo ad alcuni ragazzi dell’altra classe, intravidi Teo e gli sorrisi.

Gli avevo chiesto spiegazioni riguardo quel bacio a stampo datomi al cinema e lui, guance rosse e sguardo abbassato, aveva detto di averlo fatto solo per aiutarmi a far aprire gli occhi a Lore. Un vero tesoro.

Speravo con tutto il cuore che potesse dimenticarsi presto di me e di innamorarsi di qualcun’altra, si meritava proprio di essere felice.

-Cazzi tuoi.- Lore abbandonò il braccio sul mio collo sorridendo sornione.

-Eh sì, cazzo mio. In questi giorni era terribilmente…-

-Vergata!- Potevo fare concorrenza ad un’aquila in quanto a strilli, -Fai schifo!- Mi tappai le orecchie sconvolta mentre lui continuava tranquillo ad elencare le cose che lui, il suo coso e Federica avevano fatto in bagno quei giorni.

-Oh Puccio, non fare la finta verginella su. E comunque alla tua amica Angelica piaceva essere messa al corrente sulle condizioni del mio…-

-Cazzo!- Conclusi io in contemporanea, -La vuoi smettere?-

Quel coglione incominciò a ridere, seguito pure dall’altro coglione: il mio ragazzo.

-Ridi, ridi…- Lo incitai sorridendo malignamente, -Che intanto la scopata in aereo te la scordi.-

Chissà come mai la sua risata si era spenta, -Ma dai, si scherzava.-

Basta. Se l’era definitivamente giocata, niente da fare.

-Certo, come no.- Feci per andarmene e raggiungere Mel, ma all’ultimo mi bloccò allacciandomi un fianco.

-Offesa?- Difficile dire se mi stesse prendendo per il culo o se fosse realmente dispiaciuto. Sapeva recitare così dannatamente bene lo stronzo.

-Sì e lo sarò ancora per molto se non mi garantisci che non ci sarà nessun’altra mentre stai con me.- Ero seria, il fatto che avesse cercato di sviare il discorso qualche giorno prima non mi andava ancora giù.

Schioccò la lingua divertito e pensieroso, -Era il punto…?-

-Non importa, lo rispetterai?- Perché il mio tono di voce implorante ed i miei occhioni da gatto di Shrek erano così…umilianti? Perché se non l’avesse fatto non ci poteva essere storia fra di noi.

Mi guardò per qualche secondo, prima di sospirare rassegnato, -Ok, questa cosa la dirò una volta sola, ricordatela bene perché non la ripeterò…-

Ero davvero curiosa di sentire quale cavolata –perché da lui mi aspettavo solo quello ormai- avrebbe tirato fuori.

Non opposi resistenza quando avanzò con il viso per portarlo a due centimetri dal mio naso, -Da quando sono stato la prima volta con te…le altre ragazze…non mi eccitano.- Distolse subito lo sguardo come se avesse fatto chissà quale confessione imbarazzante.

-Dovrebbe essere romantico questo?- Chiesi alzando un sopracciglio.

-Esatto. Le altre non le vedo Puccio, capisci?- Si morse il labbro ed evitò accuratamente i miei occhi, quasi…a disagio?

-Non lo avrei mai detto Latini, ma basta poco per imbarazzarti, lo eri di meno quando mi hai detto che eri “fottutamente innamorato di me”.- Mimai le virgolette trattenendo a stento un sorriso.

Fece una smorfietta contrariata, -Perché ero preso dalla foga del momento quando l’ho detto.-

-Oh, quindi adesso che non c’è la “foga del momento” ti imbarazzi?- Stavo per mettermi a ridere.

-La pianti di mimare tutto? Ci sono tantissimi altri modi per usarle quelle mani…-

Andavamo a parare sempre lì alla fine. Roteai gli occhi, -Tipo?-

-Se sarete così gentile da accompagnarmi in bagno durante il volo Vostra Bassezza, ve lo mostrerò.-

Gli tirai un debole –il fatto che ci avessi messo tutta la mia forza era irrilevante- pugno sul braccio che lo fece scoppiare a ridere come un pazzo.

-Vaffanculo, tu e la tua stronzaggine.- Gli feci la linguaccia prima di scostarmi, -E la sveltina in bagno te la scordi.-

Fui intransigente su quel punto, il volo lo passai a stuzzicarlo con spostamenti di capelli, accidentali carezze al seno mentre mi slacciavo la felpa e sguardi maliziosi.

Ogni volta che, a gesti, mi faceva capire di andare in bagno, io scuotevo la testa e mi mordevo il labbro vittoriosa. Niente bagno. Così imparava a dire stronzate. Anche se sapevo bene che, in qualità di Principe Stronzo, era nella sua natura farlo.

Non lo avrei ammesso, non davanti a lui e non in quel momento, ma mi andava bene così, lo amavo anche per il suo carattere di merda. Probabilmente se fosse stato un ennesimo Matteo l’avrei trovato noioso. Fosse stato come il Ronchini, mi sarei lasciata abbindolare solo da belle parole e nient’altro…fosse stato come il Valenti, l’avrei considerato solo un amico.

Ma lui era il Latini. Il vicino di casa che mi aveva ignorata per anni, provocata, tagliato i capelli –a proposito, dovevo ancora vendicarmi sui suoi-, baciata, salvato la vita, scopata, fatta innamorare, impazzire, soffrire…fino a qualche giorno prima. Ne aveva di cose da scontare il signorino. Ma c’era tempo, a Milano.

Del resto, tutti i principi nelle fiabe dovevano penare un bel po’ per avere la principessa. Questa era decisamente tutt’altro che ordinaria come storia, visto che Lo Stronzo aveva già avuto la principessa nanerottola e isterica –come mi aveva definito lui, senza sconfiggere draghi, arrampicarsi su torri, duellare con una spada o uccidere la Strega del Mare. Sì, il mio film Disney preferito era La Sirenetta.

-A che pensi?- Mi chiese lui stranito, prima di salire sul pullman che ci avrebbe riportato davanti alla scuola.

Oh, doveva essersi accorto del mio ghigno. -A niente…-

Solo a come staremo insieme qui a casa, a come andranno avanti le cose, a quello che succederà. E a che principe potresti assomigliare.

Bisognava crearne uno tutto daccapo, non ricordavo ne esistesse uno stronzo…

Beh, ci si poteva lavorare.

 

 

*Note dell’autrice*

 

Dedico questo capitolo a Mirya. Ancora un grazie immenso per tutto e un mi dispiace per gli ultimi avvenimenti.

 

Ci credete se vi dico che mi stan tremando le mani? Sono troppo emotiva, lo so, ma mi dispiace troppo concludere questa storia. Con un epilogo che non mi convince, ma che spero sia almeno piaciuto a voi.

Per chi non ha intenzione di leggere eventuali extra che comprendono pezzi di Tra l’odio e l’amore pov Lore (simili a questo pubblicato mesi fa), missing moments futuri Lore/Ali e piccoli spin-off riguardanti le coppie Andrea/Angelica e Daniela/Lele, la storia si conclude qui. Grazie per avermi seguita e sostenuta con recensioni, letture, preferiti, seguite e ricordate. Spero di avervi strappato qualche sorriso e di avervi fatto trascorrere ore piacevoli con questa storia :)

Per le altre…beh questo è un arrivederci, perché come ho già detto ci sarà ancora molto altro su questa coppia –purtroppo per voi xD- e su tutti gli altri personaggi. Teo? Mel? Glenda? Rossella? La situazione familiare di Lore? Ovviamente nei missing moments futuri (molto simili ad un seguito per certi versi, ma a spezzoni) si parlerà anche di tutto questo, di idee sul futuro dei due signorini ne ho in abbondanza.

Quindi, se vorrete seguirmi in quest’altra specie di avventura, potrete trovare informazioni sulle future pubblicazioni nel gruppo fb dedicato alle mie storie, sul forum o sul mio contatto fb.

Arrivata a questo punto non so che altro dire. Se non grazie a TUTTE le ragazze che mi hanno sostenuta in questa follia, che si sono preoccupate per me, per i miei problemi familiari, che mi hanno fatto sapere quanto le emozionava questa storia con una recensione o con un commento su facebook, ma anche grazie alle lettrici silenziose che hanno fatto tantissimo anche solo facendomi sapere che c’erano, leggendo o aggiungendomi ai preferiti/seguiti/da ricordare. Devo tutto quanto a voi. Le emozioni provate mentre scrivevo, i sorrisi da idiota davanti al pc mentre scrivevo le battute di Vergata…tutto questo non ci sarebbe stato senza di voi.

Grazie a Bea e Dids, due meravigliose scrittrici e amiche. Come avrei fatto senza di voi?

Ah e mi è stato chiesto da una ragazza, cosa che faccio con piacere, di precisare per una sua amica che non tutte le storie vanno a finire bene come questa. Purtroppo non tutti gli stronzi sono come Lore, che comunque non è perfetto, ma…dai, un pochino si è rifatto alla fine, no? ;)

Un’ultima cosa poi la pianto di rompere. Qualche giorno fa ho pubblicato un nuovo schifo…sì, proprio così, continuo a rompere con altri personaggi.

Se vi va di leggerlo, è qui.

Ai vostri commenti risponderò da ora in poi, tecnicamente adesso avrò un po’ di tempo per respirare senza continuare ad impormi “Scrivi che c’è gente che aspetta di leggere!”.

Vi mando un megastragrande bacione e vi ringrazio ancora dal profondo del cuore.

Bec

 

 

 

 

 

 

 

 

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