Le derniér jour d'Henriette -Anne

di Diana924
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 parte ***
Capitolo 2: *** 2 parte ***
Capitolo 3: *** 3 parte ***
Capitolo 4: *** 4 parte ***
Capitolo 5: *** Conclusioni ***



Capitolo 1
*** 1 parte ***


Oggi mi sveglio nel momento in cui la mia domestica apre le finestre della camera da letto. Saint-Cloud, la mia bella residenza, la residenza di mio marito, la residenza delle mie figlie, dove sono nate.

   Dalla finestra vedo il cavaliere d’Effiat, che si volta e mi saluta con un sorriso che sembra un ghigno.

   Chiudo subito la finestra, non voglio avere nulla a che fare con i favoriti di mio marito.

    Favoriti, che brutta parola questa, da dieci anni mi procura dolore e lacrime.

   Questa mattina a colazione sono sola, mio marito con la sua solita villania mi ha lasciata sola. Non me ne preoccupo, da anni sto imparando a fare a meno di lui.

  Indosso uno dei miei abiti migliori, e mi reco da mia figlia Maria Luisa, la maggiore, nata nel 1662.

   Si sta facendo ritrarre quando entro nei suoi appartamenti, non mi saluta ma mi sorride, sa che il sorriso potrebbe rovinare il quadro, quindi resta nell’espressione che aveva in precedenza, ma si illumina.

   La mia visita è corta, il tempo di parlarle appena. Luisa è una bambina bellissima, secondo mia madre, che è deceduta da un anno, mi assomiglia moltissimo e le ricordava me quando ero bambina.

   Una povera principessa in esilio nella terra d’origine di sua madre, una Regina, figlia di Enrico IV, con così poco denaro come appannaggio che non avevamo neppure la legna per scaldarci e io passavo i pomeriggi con mia zia, la Regina madre Anna d’Austria. E allora pensavo che non mi sarei mai sposata, chi avrebbe desiderato avere come moglie la figlia di un Re giustiziato dal suo parlamento ribellatosi e la sorella di un esiliato? Eppure mia madre e mia zia pensavano al mio futuro: io avrei dovuto sposare mio cugino Luigi, che era, è, e sarà Re di Francia.

   Ma nel 1659 si firmò la pace dei Pirenei ed una della clausole era il matrimonio di Luigi con Maria Teresa d’Asburgo, figlia del re di Spagna Filippo IV e della sorella maggiore di mia madre, Elisabetta di Francia. Tutti i miei progetti crollarono in quel momento, ma mio fratello, Re Carlo II, tornato sul trono mi diede in sposa al fratello di Luigi, Filippo duca d’Orleans.

   E’ da lui che mi sto recando in questo momento, da mio marito.

   Mentre sto per farmi annunciare vedo la porta aprirsi ed Effiat uscirne. Noto tutti i suoi gesti, il ragazzo si sta sistemando il farsetto e questo mi fa comprendere una cosa: mio marito ha ricominciato i suoi giochi particolari con i paggi! Non sono questi ad irritarmi, sapevo già di ciò quando ci siamo sposati, infatti aveva già un favorito, Armand de Grammont, duca di Giuche. E’ il suo modo di comportarsi che mi offende, in pubblico vengo apertamente calunniata da suoi mignons, li odio.

   All’inizio pensavo che avrei sopportato tutto ciò, ma in seguito… Perché Giuche si è innamorato di me ed io di lui? Perché ha causato quello scandalo della lettera spagnola insieme alla contessa di Soissons?

   Perché ha attirato su di sé la collera di mio cugino che l’ha esiliato e quella di mio marito che quando ha scoperto la tresca ha aspettato tre anni e poi non lo ha protetto? Per gelosia? E di chi era geloso? Di me che gli ero infedele? O di Armand che lo tradiva con me e che secondo lui mi insidiava? Ora è inutile pensare a questo e mi faccio annunciare.

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Capitolo 2
*** 2 parte ***


Entro e vedo mio marito. Gli anni non lo cambieranno mai, indossa un abito su cui ha messo fiocchi e nastri a profusione, i suoi capelli sono nascosti dalla sua alta parrucca nera con i boccoli incipriati. Ha i suoi soliti tacchi alti, un trucco per sembrare più alto di quanto non sia. Al momento è seduto e si sta mettendo il rossetto, come fa da più di dieci anni. Si alza e mi fissa, i suoi occhi mi sorprendono sempre, sono belli come quelli di Luisa, che ha ereditato da lui anche i capelli neri, a loro volta eredità della grassa banchiera, così il popolo chiamava nostra nonna Maria de’Medici.

<> la notizia è inattesa, perché Filippo vuole tornare a Parigi? Non stiamo bene qui? Senza la corte io mi sento meglio, circondata dalle mie figlie e dalla mia nipote Anna Stuart, figlia di mio fratello Giacomo, duca di York. Poi capisco, o almeno provo a capire. Lorena, il cavaliere di Lorena, che sia maledetto. Il favorito di mio marito, l’ultimo, il più amato, il più terribile. Come avevo scritto in una lettera a mio fratello Carlo II, quell’uomo è “la causa di tutte le mie afflizioni, passate e presenti”. Ero riuscita a farlo esiliare dalla Corte. Si mormora che mio marito si sia gettato piangendo ai piedi del Re suo fratello, pur di riavere il suo amato cavaliere di Lorena. Per riguardo ai miei sentimenti ed in ricordo dei tempi in cui eravamo intimi mio cognato non ha richiamato Lorena, e da quello che ho potuto sapere al momento il cavaliere è in giro per l’Italia.

   Continuiamo a discutere e poi esco, più sono lontana da mio marito più mi sento serena.

   Il pranzo è come sempre da quando sono tornata dall’Inghilterra per una missione diplomatica, ovvero noioso e sempre uguale, inviata dal mio Reale cugino e cognato, Re Luigi XIV di Francia, per stringere un’alleanza con Carlo e per portare colei che ha permesso ciò: Luisa de Kerouallè.

   La missione riuscita ha irritato mio marito, che non sopporta il mio successo e l’allontanamento del cavaliere di Lorena, tutto in un anno.

   Dopo pranzato esco di fuori, dove ricevo la contessa di Lafayette, una donna che mi è molto devota.

   Da alcuni giorni non mi sento bene, ma essendo stata abituata a sopportare il dolore non mi lamento.

   Ordino ad una delle mie dame di portarmi un bicchiere di acqua di cicoria. Appoggio il volto sulle ginocchia della contessa e mi addormento, sognando un altro luogo, il trono che avrei dovuto avere e un marito migliore di Filippo, e soprattutto cancello dalla mia mente  Lorena ed Effiat.

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Capitolo 3
*** 3 parte ***


Verso le due del pomeriggio il cavaliere d’Effiat venne visto inserire un fazzoletto macchiato in una delle tazze di Madame. Alla domanda, giustamente indignata del maggiordomo di Madame rispose:<< Fa caldo e io muoio di sete >>. Poi se ne andò, lasciando cadere il fazzoletto.

Mi risveglio, vedo il mio bicchiere di acqua di cicoria e bevo. Il dolore è improvviso, ma violentissimo, talmente forte che non riesco a sopportarlo. Lascio cadere il bicchiere ed urlo: << Ahi che male alla milza, Ahi che male! >> il dolore non accenna a diminuire, e devo essere portata a letto di peso. Mio marito, in uno scoppio di sollecitudine manda a chiamare dei medici, ma questi non si decidono, uno dice una cosa, un altro ne afferma un’altra.

   Solo una notizia mi rende serena e tranquilla: il Re sta arrivando. Forse il conforto di Luigi mi sarà utile. Arriva preoccupato nel pomeriggio, e resta a lungo al mio capezzale. Sì capezzale, ora lo so con certezza, io sto per morire, a soli ventisette anni d’età.  E so che questa morte non è il volere di Nostro Signore, ma quello di un uomo. Sono stata avvelenata. E so da chi. Solo una persona può volere la mia morte.

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Capitolo 4
*** 4 parte ***


Sono ore che chiedo un antidoto, ma finora mi sono stati fatti solo tre salassi, e questo mi convince che la mia morte è imminente. Mi giro verso mio marito e lo vedo, con un’espressione indecifrabile. Gli dico:<< Ahimé, da tempo avete smesso di amarmi, ma sappiate che io non vi ho mai abbandonato >>. E’ vero, non l’ho mai abbandonato, ma la stima e la comprensione che provavo un tempo se ne sono andate. Poi fissando Sua Maestà: << Dovete essere forte, Maestà, per me. La prima notizia che riceverete domani mattina sarà quella della mia morte >>. Alzo appena le dita, di più non riesco a fare e mormoro a mio cugino che sta per perdere la sua serva più devota. Non ho mai avuto paura della morta, ma ho sempre temuto di perdere il favore del Re e glielo confesso. Poi Luigi, angosciato, se ne va, non prima di aver versato alcune lacrime, per l’emozione; lo supplico di non piangere, perché così mi commuoverò anch’io e invece ho bisogno di tutta la forza necessaria per affrontare questa prova e per prepararmi degnamente alla morte.

   Vedo arrivare Luise de la Vallière, che ormai da anni mi ha sostituita nel cuore di Luigi. Non le porto rancore, non ora che sto per lasciare questo mondo. E povera piccola, il cuore di un re è mutevole e lei purtroppo si trova in una posizione difficile.

   Poi vedo Athénais de Montespan, la favorita attuale, che appare sempre trionfante, sempre bella e trionfante. Resta solo per poco, la Corte è di certo più allettante rispetto al capezzale di una moribonda, anche se la moribonda è figlia, sorella e cognata di Re.

   Dopo un po’ la porta si spalanca e vedo entrare Bousset, il famoso predicatore. Restiamo da soli per un bel po’ di tempo, ho bisogno di molto conforto in questo particolare momento.

   Vedo l’ambasciatore inglese di mio fratello, lord Ralph Montagu, e gli faccio segno di avvicinarsi al mio letto. Gli detto il mio testamento ed una lettera che dovrà consegnare a Carlo, con l’ordine di non farla leggere ad altri, solo a Carlo.

   Poi, in inglese, gli chiedo di regalare uno smeraldo a Bousset, per il suo operato, se l’è meritato. Parlo in inglese perché non voglio offendere Bousset, che già l’anno passato scrisse un bellissimo sermone in occasione della morte di mia madre, la Regina Enrichetta-Maria. A causa della sua morte mia nipote Anna è venuta a stare da noi. Ora si dovrà reimbarcare per tornare in Inghilterra. Povera bimba, eppure sento che merita una corona e che avrà una corona.

   Mi ricordo improvvisamente del quadro che mio marito aveva commissionato ad un pittore di Corte, Jean Nocret. Vi eravamo tutti, tutta la famiglia Reale in vesti mitologiche, raffigurati come dei e dee dell’antica Grecia. Io ero Flora e le mie mani erano circondate da fiori meravigliosi, alla mia destra Maria Luisa, nelle vesti del vento Zeffiro, con le ali disegnate sulla schiena, indicava con la mano suo padre Filippo, mio marito, che vi era rappresentato come stella del mattino e che le accarezzava il capo. Accanto a lui vi era mia madre, la Regina Enrichetta-Maria, nelle vesti di Anfrite. Alla mia sinistra vi era la mia suocera-zia Anna d’Austria, deceduta da quattro anni, nelle vesti di Cibele, inserita per ricordarla e per farle onore. Che illusione, in quel ritratto apparivamo tutti felici! Quale illusione, lo comprendo solo ora.

   Non mi sento bene non riesco più ad aprire gli occhi, vorrei urlare la mia disperazione ed il mio dolore, ma non riesco più a parlare. So chi è stato, so chi mi ha avvelenata e quando verrà il suo turno, o la giustizia degli uomini o quella di Dio lo puniranno. E’ tutto ciò a cui riesco a pensare, poi anche questo mi costa fatica, non riesco più a fare nulla, il dolore, solo il dolore… .

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Capitolo 5
*** Conclusioni ***


NB: le seguenti conclusioni sono espresse a carattere personale, chiudono ogni storia del ciclo "Regine ed Amanti", e se ci sono commenti o rimostranze sono ben lieta di sentirli.

Alla fine inserisco la bibliografia dei libri che ho utilizzato per poter scrivere questa storia.

 

 

   Enrichetta Anna Stuart, detta in famiglia Minette, duchessa d’Orleans morì il giorno dopo. Fu proprio la notizia della sua morte la prima notizia che seppe suo cugino e cognato, il Re Luigi XIV, il Re Sole.

   Fu durante il suo funerale che Bousset disse le parole: << O notte sciagurata! O notte spaventosa! Madame sta morendo! Madame è morta! >>

   A causa del matrimonio molto instabile e delle parole di Enrichetta Anna, molti pensarono ad un avvelenamento. I sospettati all’inizio furono tre: il marito, il cavaliere d’Effiat e il cavaliere di Lorena.

   Monsieur venne subito scartato, la sua natura ciarliera era in disaccordo con la segretezza che sarebbe stata necessaria per commettere un simile crimine. L’ipotesi più avvalorata nel XVII secolo fu che il cavaliere di Lorena in Italia si fosse  procurato il veleno e l’avesse consegnato ad Effiat, suo amante ed amante anche di Filippo d’Orleans. Questa idea fu particolarmente accettata e diffusa da Saint Simon, il grande memorialista, e da Elisabetta Carlotta von der Platz-Simmermann, detta Liselotte del Palatinato, seconda moglie di Monsieur che descrisse nelle sue lettere, nel 1715, quando i principali protagonisti erano morti ed Effiat era ottuagenario, persino la riunione che si sarebbe tenuta per decidere l’omicidio di Enrichetta. Oggi tutti gli storici moderni sono sicuri che la morte di Enrichetta non fosse dovuta ad un fatto delittuoso, ma forse ad una peritonite acuta. Durante i dieci anni di matrimonio Enrichetta si era molto indebolita a causa delle ripetute gravidanze, nove in dieci anni, di cui cinque si erano concluse con l’aborto. Il figlio maschio, desiderato da Monsieur ed unico motivo per cui adempiva al dovere coniugale, morì all’età di tre anni. Sopravvissero alla madre solo Maria Luisa ed Anna Maria. La prima sposò a diciassette anni il cugino, Re Carlo II d’Asburgo, re di Spagna, suo cugino. Morì a soli ventisette anni, come la madre ed in circostanze altrettanto misteriose. Anna Maria sposò il principe di Piemonte e morì nel 1728, sopravvissuta al padre, morto nel 1701 a causa di un infarto, alle due figlie, Maria Adelaide, duchessa di Borgogna e madre di Luigi XV e Maria Luisa di Savoia, Regina di Spagna e al fratellastro, Filippo II d’Orleans, il futuro Reggente, figlio di Monsieur e di Liselotte.

   Filippo d’Orleans, dopo un anno di vedovanza sposò, su costrizione del potente fratello, Elisabetta Carlotta; da loro discendono la famosa Regina Maria Antonietta, il duca di Reichstadt, figlio di Napoleone I, Francesco Giuseppe d’Asburgo, il Re-borghese Luigi Filippo d’Orleans, Re di Francia dal 1830 al 1848, le Regine del Belgio e d’Olanda. Mentre da Enrichetta discende il Re Luigi XV, l’attuale capo della casata Savoia, Vittorio Emmanuele discende da lei, il conte di Chambord, ultimo discendente del ramo principale dei Borboni di Francia è un suo discendente.

   Il cavaliere di Lorena, Filippo di Lorena-Armagnacc morì a Roma nel 1702, un anno dopo la morte di colui che l’aveva amato con forte passione. Si trovava a Roma in esilio, perché Liselotte non voleva avere più nulla a che fare con lui e gli altri mignons del marito.

   Il cavaliere d’Effiat morì nel 1719, dopo aver fatto parte del Consiglio di Reggenza, organo istituito durante la minore età di Luigi XV. La sua carriera rischiò un arresto soltanto con uno scandalo che nel 1681 coinvolse il conte di Vermandois, figlio illegittimo di Luigi XIV e di Mlle de la Vallière.

   Anna Stuart, figlia del fratello di Enrichetta Anna e di Hanna Hyde, divenne effettivamente una regina: Nel 1701 morì suo cognato Guglielmo III d’Orange, re d’Inghilterra, e lei divenne l’ultima regina della dinastia Stuart a sedere sul trono di san Giorgio. Dei ben venti figli che ebbe dal marito Giorgio di Danimarca, solo cinque nacquero e di loro solo uno, il duca di Gloucester, superò la prima infanzia, morendo però alla tenera età di undici anni.

 

 

Bibliografia:

Guido Gerosa: Luigi XIV, copia venduta con “Il Giornale”, 2008

Max Gallo: Luigi XIV, Mondadori, Milano, 2008

Antonia Fraser: Gli amori del Re Sole, Mondadori collana “Le Scie”, Milano, 2007

 

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