A volte basta uno sguardo per far battere forte il Cuore

di Lione94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Quando i nuovi eventi stravolgono la solita monotonia ***
Capitolo 2: *** Quanto posso essere maledettamente fastidiosi i buoni propositi ***
Capitolo 3: *** I vecchi proverbi degli Angel sono sempre i più noiosi, ma allora perché fanno sempre centro?! ***
Capitolo 4: *** Secondo alcuni diavoli l'amore è come il profumo di zolfo a Zolfanello City ***
Capitolo 5: *** Quando il diavolo, anzi il Devil, ci mette lo zampino ***
Capitolo 6: *** Quando arrivi a sentire le voci dentro la testa allora significa che sei impazzita o che sei davvero innamorata ***
Capitolo 7: *** La prima prova. Quando l'inganno si confonde con la realtà sono così difficili da distinguere ***
Capitolo 8: *** La seconda prova. E' proprio vero che la gelosia ti fa vedere i sorci verdi ***
Capitolo 9: *** La terza e ultima prova. Il desiderio celato nel più profondo del cuore ***
Capitolo 10: *** A volte basta uno sguardo per far battere forte il cuore ***
Capitolo 11: *** Quando troppe domande t'invadono la mente, l'unica soluzione è ascoltare la risposta del cuore ***
Capitolo 12: *** Oscuri piani ***
Capitolo 13: *** Se la sfortuna ti perseguita, non c'è niente che puoi fare per evitarla ***
Capitolo 14: *** A volte le parole fanno più male di qualsiasi altra cosa ***
Capitolo 15: *** Una nuova vita ***



Capitolo 1
*** Quando i nuovi eventi stravolgono la solita monotonia ***



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Quando i nuovi eventi stravolgono la solita monotonia







Sbadigliai rumorosamente e incrociai le gambe sul tavolo con fare annoiato mentre la musica dell’ipod cambiava. Ripensai alla città dov'ero nata, Zolfanello City, sulle note di quella canzone rock messa al massimo volume. Era da tanto tempo che non tornavo a casa perché frequentavo le lezioni alla Golden School sulla Terra per diventare una Guardian Devils con le corna, la coda e tutto il resto. Ormai avevo quasi diciotto "lampi" ed ero sicura che quell'anno avrei portato finalmente a termine il mio stage.
<< Kabalè! >> una voce irritante mi risvegliò dai miei pensieri << Ehi, Kabalè! >>.
Gas, il mio Devil compagno di banco amante di pizza e gelati, mi strappò le cuffie dalle orecchie.
<< Che c’è? >> domandai irritata, fulminandolo con lo sguardo. << Se pensi che ti passi ancora i miei appunti di numerologia ti sbagli di grosso! >> dissi acida, riprendendomi con una mossa repentina l’ipod e nascondendolo nelle tasche della mia minigonna per evitare che le enormi mani di Gas lo rompessero.
<< La Temptel ti sta parlando >> mi fece notare lui, cercando di nascondere il tono adorante che era uscito dalle sue labbra al suono di quel nome. Era risaputo da tutta la scuola che aveva una cotta stratosferica per la nostra insegnante di "vita terrena negativa"... ahah! Povero Devil senza speranza!
Alzai gli occhi e incrociai quelli gialli, dietro un paio di occhiali a mezzaluna, della Temptel. Si trovava esattamente di fronte al mio banco e mi sovrastava, osservandomi con un sorrisetto soddisfatto.
<< Brava Kabalè, come vedo non hai ascoltato niente della lezione… >>
<< Ovvio >> ribattei maleducata, interrompendola.
<< …Comunque stavo dicendo che oggi conoscerai il tuo nuovo rivale >>.
Cabiria, la mia migliore amica, e Gas mi lanciarono un’occhiata curiosa, mentre Fire, il nuovo Devil, continuò a dormire indisturbato, russando rumorosamente con la testa appoggiata sul banco affianco a Cabiria.
Eh già, lui aveva preso il posto di Sulfus che dopo aver sconfitto la malvagia Reina, la quale aveva cercato di distruggere tutti i Devils e gli Angels, aveva ricevuto una promozione a Guardian Devils e quindi non doveva più frequentare le lezioni dello stage. Anche Raf era diventata una Guardian, Angels nel suo caso, e ora controllava il mortale Andrea insieme al nostro diavolo. Eppure ora che erano diventati i due opposti più totali continuavano ad amarsi e a svolgere il loro lavoro come sempre, consigliando il mortale come un Angelo Buono o come un Diavolo Tentatore (cosa che trovavo migliore per quel terreno).
Anche l’Angel ripetente, Miki, era stata finalmente promossa e così un nuovo Angel si sarebbe dovuto unire a quella banda di sfigati con le ali piumate. Lui o lei sarebbe diventato il mio nuovo rivale, dato che Dolce, la mia ex rivale, era stata messa contro di Gas e Uriè era diventata l'antitesi di Cabiria.
...Eppure sapevo che mi sarebbe mancato rovinare i piani di Dolce.
Scossi la testa, contrariata.
Kabalè, ma cosa stai pensando!? Mi rimproverai. Tu non senti la mancanza di nessuno!
<< Kabalè! >> mi chiamò nuovamente Gas, dandomi una gomitata. Prima o poi mi sarei vendicata di tutta la libertà che si stava prendendo in quel momento...
<< Complimenti Kabalè ti sei nuovamente distratta >> si congratulò la Temptel con aria diavolamente deliziata, poi si voltò verso il mio compagno e facendo tamburellare le dita dalle lunghissime unghie smaltate di rosso sul suo banco, disse:  << Gas, mulo cocciuto e ignorante, dovresti prendere esempio da lei e così forse potresti riuscire ad essere promosso una volta per tutte >> Gas arrossì e, tra le risate sguainate di Cabiria, si afflosciò mortificato sul tavolo per essere stato rimpreverato dal suo "grande amore".
<< Vai davanti l’aula sfida >> aggiunse infine la nostra insegnante, rivolgendosi a me << Lì incontrerai il tuo nuovo Angel >>.
<< Vai Kabalè! Fatti onore! >> gridò Cabiria con aria malefica svegliando Fire che si guardò intorno curioso: << Chi ha dolore? >> domandò con gli occhi giallastri che brillavano di contentezza per le pene altrui.
<< Aah sta zitto Fire! >> sbuffò Cabiria lanciandogli un foglio di carta accartocciato in testa al diavolo, che indignato le arricciò i capelli con i suoi poteri. La mia amica lanciò un urlo terrificante e mandò a fuoco la chioma del suo compagno mentre la Temptel assisteva al loro screzio senza scomporsi e annuva compiaciuta del cattivo comporamento dei suoi alunni.
<< Andiamo Nosferatù >> dissi al mio pipistrello che planò dalla lavagna in fondo all'aula dove si era posato insieme alle mascotte degli altri e  rispose con un “ Flap ” affermativo.
Uscii sghignazzando dalla classe, mentre lì dentro si scatenava letteralmente l’inferno tra gli incantesimi che Cabiria e Fire si lanciavano contro e le urla isteriche di Gas.
Quel giorno la solita monotonia della lezione si era finalmente interrotta a causa di nuovi eventi che avrebbero cambiato letteralmente la mia vita.

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Capitolo 2
*** Quanto posso essere maledettamente fastidiosi i buoni propositi ***


 


Quanto possono essere maledettamente fastidiosi i buoni propositi





Percorsi i corridoi della scuola, camminando assorta tra i grandi quadri che riempivano i suoi vecchi muri. Da lì potevi guardare scorrere la vita dei mortali di cui gli stagisti, Angels e Devils, si occupavano. Quando girai l'angolo, mi fermai per osservare un quadro che conoscevo molto bene, cioè quello di Edoardo, il mio umano, mentre mentiva a uno dei suoi amici di non potergli prestare i soldi per il pranzo. Annuii soddisfatta: bene, la generosità era una cosa che proprio non mi andava giù! Lo stavo portando sulla cattiva strada e ne ero estremamente fiera.
<< Hai visto che bravo, Nosferatu? >> gongolai con il mio pipistrello.
Sentii dei passi avvicinarsi velocemente e una voce piuttosto vicina alle mie spalle esclamò con rabbia: << No, non farlo Edoardo! >>.

<< Ah ecco perché mi è venuta l’urticaria >> dissi allontanandomi di un passo da chi c'era dietro di me e grattandomi il naso con una smorfia orribile sul volto. Continuai a guardare Edoardo per un po' e poi lanciai un'occhiata complice al mio pipistrello, sorridendo.
<< Non è divertente! >> ribatté la voce, insistente.
<< Umh! Voi sfigati siete così noiosiiii >> risposi in tono melodrammatico alzando finalmente lo sguardo per vedere chi fosse la fonte di quella fastidiosa voce angelica.
Incontrai gli occhi verdi smeraldo di un Angel che mi guardava con un’espressione irritata, scuotendo la testa dai corti capelli castani. Indossava dei pantaloni e una camicia bianca che risaltava il suo fisico atletico e aveva le ali blu come la sua areola. Non avevo mai visto il suo volto perfetto qui alla scuola. Era molto bello…
Per tutti gli tutti gli spiritelli dispettosi!
Kabalè ancora con questi pensieri da Angel!

Prima sentivo la mancanza di Dolce e adesso consideravo bello questo qui... ok, mi stavo decisamente rincitrullendo.
<< Ahh tu dovresti essere il novellino! >> dissi battendomi l’indice con l’unghia dipinta di nero (tra i Devil andava molto di moda, e io ero una che non era mai fuori moda!) sul naso e facendo un'altra smorfia << Credevo che ci saremmo dovuti incontrare davanti l’aula sfida, novellino. Oppure anche tu infrangi le regole, eh novellino?? >>

Sghignazzai contenta: mi divertivo troppo a infastidire gli Angel.
<< Il mio nome è Caliel! >> disse l’angelo con sdegno dopo avermi osservato per un momento senza fiatare. Sembrava si fosse appena risvegliato da un sonnellino a occhi aperti.
<< Caliel? Ma che razza di nome è? Kabalè, il mio sì che è un bel nome >> mi presentai in modo antipatico, il tipico dei diavoli.
<< Kabalè? Ma che razza di nome è? >> mi scimmiottò con le mani sui fianchi << Sembra il nome di un dolce che fanno ad AngieTown >> aggiunse alla fine, ridacchiando.
Rabbrividii: << Bleah! No, un dolce no! >>.
Caliel rise di gusto, mettendo in mostra i denti dritti e bianchi, e questa volta toccò a me a essere profondamente irritata.
<< Bene, perché non facciamo una sfida invece di stare a conversare? >> proposi battagliera.

Ride bene chi ride ultimo, mio caro Angel.
<< D’accordo >>.
Ci avviammo verso l’aula sfida e mentre svolazzavamo in silenzio, fianco a fianco, mi venne in mente una perfida idea.
<< Chi arriva primo sceglie la sfida! >> esclami all’improvviso, prendendolo di sorpresa e spingendolo lungo il muro con una spallata. Una scossa mi attraversò la spalla sinistra con cui lo avevo toccato ricordandomi che avevo appena violato il V.E.T.O. Ops!
…Eppure non era la prima volta che lo facevo, e quando avevo toccato Uriè qualche tempo fa non avevo sentito nessuna scossa.
<< Hai perso! >> urlò una voce, risvegliandomi.
Caliel aveva raggiunto l’aula sfida massaggiandosi la spalla, mentre io ero rimasta ferma in mezzo al corridoio.
Grrr che odio!
Mi aveva fregato.

Senza degnarlo di uno sguardo, volai velocemente dentro l’aula sfida con il fumo che mi usciva dalle orecchie per la rabbia (sì, sapevo davvero farlo) e quando entrai, mi ritrovai in un enorme pista di pattinaggio sul ghiaccio che sembrava essere senza confini.
Caliel pattinò vicino a me fischiettando e dopo aver fatto un giretto intorno a me disse con tono divertito: << Spero che così ti si fredderanno i bollenti spiriti >>.
<< E questa che sfida sarebbe? >> lo ripresi poggiandomi a terra, senza dargliela vinta, eppure mi aveva stupito. Due pattini viola comparirono ai miei piedi appena toccai la lastra di ghiaccio sotto di me.
<< Dai vediamo che sai fare >> mi sfidò Caliel << Le regole sono non usare le ali, è vietato barare >>.
Detto questo si lanciò a tutta velocità per la pista e fece un salto triplo. Dei piccoli cristalli di ghiaccio brillarono tra i suoi capelli facendolo sembrare un Angel al 100%, il che mi fece ricordare il perché non dovevo guardarlo incantata. Alla fine del salto atterrò perfettamente sul ghiaccio facendo un giro. Un piccolo tabellone comparì sulla sua testa lampeggiando un 10 verde, il massimo punteggio.
Volteggiai con la grazia di un elefante che fa la danza classica, strascicando i pattini sul ghiaccio, e caddi a terra mentre Caliel faceva un altro salto ricevendo nuovamente 10.
Io presi uno zero rosso.

Grrr! Di tutti gli sport doveva scegliere proprio quello in cui ero un disastro. Lo sfigato stava vincendo e io non volevo, anzi non dovevo perdere.
<< Bene, quando le cose vanno male i diavoli iniziano a barare >> mormorai fra i denti a Nosferatù che commentò con un “Flap” di approvazione.
Mi rialzai e usando l’incantesimo Invisible Fly resi invisibile il movimento delle mie ali e poi spiccai un salto magnifico, riatterrando perfettamente in equilibrio su un piede (anche se in realtà mi reggevo con le ali). Il tabellone segnò nuovamente zero, ma questa volta lampeggiò di un’accecante luce gialla.
<< Ehi! Ma cosa diavolo…?! >>
<< Ti avevo detto di non barare >> mi ribeccò Caliel raggiungendomi allegro << Quindi ho vinto io. Spetta a me la prima mossa su Edoardo! >>.
La pista di ghiaccio sparì e ricomparì l’aula sfida nelle sue vere condizioni, ovvero una piccola stanza quadrata dalle bianche ma magiche pareti. Seguii Caliel fuori, stando alle sue costole come un vero spiritello malefico mentre schiumavo di rabbia.
Non gli avrei permesso di riempiere la testa di Edoardo di fastidiosissimi buoni propositi.

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Capitolo 3
*** I vecchi proverbi degli Angel sono sempre i più noiosi, ma allora perché fanno sempre centro?! ***










 I vecchi proverbi degli Angel sono sempre i più noiosi, ma allora perché fanno sempre centro?!




<< Allora? Cosa hai intenzione di fare? >> domandai a Caliel con voce scocciata quando uscimmo dalla stanza magica dove avevo appena perso la nostra sfida.
<< Vedrai >> disse enigmatico l’Angel, poi si girò alla ricerca di qualcosa << Samù, ma dove sei finito? >> domandò all'aria.
Una piccola aquila dalla testa bianca e il corpo marrone comparve all'improvviso vicino a lui, facendo spaventare a morte il povero Nosferatù che emise un verso strepito prima di planare sulla mia spalla, tremante di paura.
<< Che fifone che sei! >> lo rimproverai dandogli un buffetto sulla testa nera e pelosa. Il pipistrello mi ricambiò con un’occhiata offesa, ma poi mi mostrò i piccoli dentini appuntiti in una sorta di sorriso di scuse.
Intanto Caliel si era trasformato in un umano e si era avviato nella parte della scuola dove si trovava il nostro mortale. Volai vicina a lui e notai che
l’aquila Samù era diventata un piccolo orecchino poggiato sul suo orecchio sinistro, le ali e l'aureola blu erano scomparse e i vestiti bianchi che indossava avevano perso un po' di quella luminosità che prima li caratterizzava.
Lo osservai mentre si avvicinava con passi sicuri al ragazzo mortale che Edoardo prima aveva rifiuto di aiutare.
<< Scusa, non ho potuto fare a meno di ascoltare le tue parole... >> esordì e mentre il ragazzo lo guardava meravigliato gli diede qualche soldo, esclamando ad alta voce per far sì che il suo gesto non passasse inosservato: << Te li presto io i soldi che ti mancano per il pranzo >>.
Edoardo abboccò al suo piano e si avvicinò a lui: << Ehi perché l’hai fatto? >>.
Lui si voltò a guardarlo con un’espressione solenne - tipica da Angels - sul volto: << Perché è sempre un piacere aiutare gli amici, anche se questo significa privarsi di qualche cosa. Alla fine però ogni favore o torto fatto viene sempre ripagato, ricorda che chi semina vento raccoglie tempesta >>.
Roteai gli occhi sbuffando con forza: ecco uno dei soliti e vecchi proverbi degli Angel. Che noia! Però, mi accorsi che il suo discorso aveva colpito Edoardo. No, non potevo permetterglielo!
<< Nosferatù attiva metamorfosi! >> esclamai nervosa. Nosferatù si trasformò nel solito bracciale borchiato che indossavo al braccio sinistro mentre recitavo l’incantesimo violando per la seconda volta in un giorno il regolamento della scuola. << Per tentare e confondere con l’inganno e con l’astuzia, con l’ingegno e la furbizia, lo spirito lascio e divento terrena! >>.
Diventai un’umana però non mi piaceva molto esserlo: gli umani erano complicatamente complicati, pieni di emozioni e sentimenti. Controllai il mio abbigliamento. Indossavo dei pantaloni neri con una cintura con un teschio davanti e una maglietta rossa come il ciuffo che avevo tra i miei capelli viola. Annuii soddisfatta: quello sì che era un abbigliamento da Devil. 
Mi avvicinai a Edoardo mentre stava ancora parlando con Caliel. Mi affiancai all’Angel e dissi con veemenza: << No, quello che ha detto è solo una menzogna. Non conviene fare dei favori per rischiare di non avere nulla in cambio >>.
<< Kabalè non può intervenire! E’ ancora il mio turno! >> mi mormorò Caliel irritato.
<< Il tuo turno è finito, novellino >> gli sussurrai di rimando.
Mi voltai per un attimo verso di lui e incrociai il mio sguardo giallo nel suo verde e sentii le guance formicolare. Era una cosa che non mi era mai successa quando ero Devil… Com’erano strani gli umani!
<< Ma voi vi conoscete? >> domandò Edoardo, guardandoci confuso.
<< No… >> fece Caliel, ma lo interruppi tornando a guardare il nostro mortale: << Invece si! Ecco il perché non ti devi mai fidare degli amici. Dopo i favori che ho fatto a questo qua, adesso fa pure finta di non conoscermi. Vai a fare dei favori agli amici… >> borbottai alla fine con tono melodrammatico.
Se ci fosse stato un premio per la recitazione in questa sfida l’avrei vinto io! Pensai entusiasta.
Caliel mi trascinò via, portandomi verso un corridoio meno affollato, ma riuscii ugualmente a sentire le parole del mio umano che pronunciò sovrappensiero: << Già, ha ragione. Cosa ci guadagno alla fine? >>.


Il quadro nella stanza contenente le anime di tutti i mortali cambiò: il sorriso solare di un ragazzo divenne una smorfia di cattiveria e uno sguardo maligno gli illuminò gli occhi contribuendo a dare all'immagine del suo volto un'espressione più cupa.


<< Lasciami! >> esclamai cercando di liberarmi dalla stretta dell’Angel.
<< Ecco brava sei riuscita a confonderlo. Sei proprio una brava bugiarda! >> disse Caliel arrabbiato lasciandomi di malagrazia il polso che mi aveva afferrato.
<< Grazie sono una Devil >> accettai il complimento ridacchiando.
I nostri occhi si rincontrarono e per un attimo non riuscii più a distogliere lo sguardo. Sentii una strana sensazione allo stomaco…
<< Nosferatù metamorfosi inversa >> dissi piano quando riuscii a distogliere finalmente lo sguardo.
Tornai una Devil con tanto di minigonna, ali rosse e corna, e anche Caliel si ritrasformò. Il pipistrello e la piccola aquila ricomparirono. Eppure, anche se ero diventata nuovamente una sempiterna, quella strana sensazione restava mentre sentivo
su di me lo sguardo angelico - e ancora un po' arrabbiato - di Caliel.
A un certo punto un umano dai tratti familiari ci passò attraverso (ormai che eravamo di nuovo dei guardiani, gli umani non potevano più vederci) e sentii una voce conosciuta vicina a me: << Guarda, guarda, chi si rivede: Kabalè! >>.
Mi voltai di scatto, riconoscendo con goia quella voce familiare.
<< Sulfus! >>.

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Capitolo 4
*** Secondo alcuni diavoli l'amore è come il profumo di zolfo a Zolfanello City ***







Secondo alcuni diavoli l’amore è come il profumo di zolfo a Zolfanello City




Osservai contenta la familiare macchia rossa a forma di stella sul volto del mio diavolo preferito, incorniciato dai lunghi e scuri capelli blu. L'unica differenza dall'ultima volta che l'avevo visto erano un paio di fortissime ali rosse da vero diavolo. Da quando Sulfus aveva smesso di frequentare le lezioni grazie alla sua "promozione", non riuscivo più a incontrarlo e lo vedevo solo si sfuggita quando i nostri due umani s'incrociavano nel loro solito cammino tra i corridoi della scuola.
<< Ehi, capo! >> lo salutai con una pacca sulla spalla mentre Basilisco, la sua mascotte serpente corallo, sibilava un sibilo di saluto a Nosferatù << Com’è essere un Guardian Devils? >>
Una voce melodiosa dietro di noi interruppe la risposta di Sulfus.
<< Piacere, tu devi essere il nuovo arrivato! Io sono la Guardian Angels Raf >> mi voltai per vedere l’angelo biondo dal ciuffo rosso simile al mio stringere sorridente la mano a Caliel, il quale rispose con un sorriso cortese: << Giusto. Io sono Caliel,  l’Angel che ha preso il tuo posto >>.
Umpf… dovevo immaginarmelo che doveva esserci anche lei, d'altronde Andrea era anche il suo protetto da quando le gemelle si trovavano sotto il controllo di Dolce e Gas.
Mi sembrava strano vedere Sulfus e Raf insieme, due parti diverse di un tutt’uno che si completavano grazie all’amore. Quell’amore che all’inizio era stato pericoloso ma che alla fine ci aveva salvato dai piani malvagi di Reina e del suo servo Malachia.
<< Eppure Cabiria e perfino la Temptel ci hanno fatto l’abitudine >> disse Sulfus intuendo i pensieri che mi passavano per la testa.
 << Lo so, ma non mi piace vedere quell’espressione da rammollito sul viso di un Devil >> mi difesi indicando i suoi occhi gialli che osservavano Raf in modo dolce << La dolcezza non fa per i Devil >> aggiunsi punzecchiandolo.
<< Non è dolcezza, è amore >> specificò.
Quella parola detta da lui mi fece rabbrividire: << Spero non sia dappertutto quest’amore >>.
<< Ooh l’amore è come il profumo di zolfo a Zolfanello City, Kabalè >> ghignò Sulfus.
<< Aaah! >> mi tappai il naso con l’indice e il pollice << Sicuro? >> domandai poi con voce nasale.
<< Sì... e te ne accorgerai presto! >>.
Scoppiò a ridere tra il sibilo divertito di Basilisco. Le sue risate contagiarono anche Raf e la sua mascotte coccinella Cox, le quali, dopo essersi presentate a Caliel, si erano messe ad ascoltare la nostra conversazione.
Angel impicciona!

Già Caliel… mi guardai intorno e notai che non c’era più.
Chissà dov’era andato...

Raf e Sulfus continuarono a ridere irritandomi.
<< Io? Mai! >> affermai guardandoli indignata.

Bah… Quando la gente era innamorata diventava davvero strana e credeva di vedere l’amore anche dove non c’era.
<< Credo che sia meglio che vai, la Temptel ti starà aspettando per congratularsi per la tua vittoria >> disse poi Raf, gentile come sempre, anche se un po’ contraria del fatto che fossi riuscita a confondere Edoardo.
<< Oh Raf! >> la rimbeccò Sulfus << Un bravo Devil si fa sempre aspettare! >>.
<< Ah già… >> l’Angel scosse la testa arruffandosi i perfetti capelli biondi << Voi Devil siete proprio impossibili >> il suo tono contrariato questa volta era sminuito dallo sguardo dolce con cui guardava Sulfus.
<< Credo che a voi il profumo di zolfo vi abbia proprio confuso al cervello! >> esclamai accigliata.
Sulfus e Raf ridacchiarono ancora, poi si sorrisero e dopo avermi salutata seguirono il loro mortale Andrea. Rimasi a guardarli mentre si allontanavano, volando fianco a fianco con quelle ali così diverse…
Il loro amore mi aveva fatto venire il malumore, così decisi di fare un po’ di shopping prima di tornare in classe. Uscii dalla scuola e mi ritrasformai in una mortale.
Mi incamminai, strascicando i neri stivali alla moda, verso il vicino centro commerciale e durante il tragitto scoppiai un palloncino rosa a una piccola bambina che si mise a piangere.
Aaah già iniziavo a sentirmi meglio, forse anche perché nell’aria sembrava esserci l’odore di casa mia… il dolce profumo di zolfo.

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Capitolo 5
*** Quando il diavolo, anzi il Devil, ci mette lo zampino ***










Quando il diavolo, anzi il Devil, ci mette lo zampino








Volai fino alla finestra della biblioteca e mi poggiai seduta sul cornicione con le gambe a ciondoloni nel vuoto. Nosferatù svolazzò vicino a me. Osservai il cielo sopra la città addormentata: quella sera non c’erano né la luna né le stelle perché coperte da delle nuvole nere che minacciavano pioggia e fulmini. Era proprio una tipica serata da Devil, quella in cui fare gli scherzi più perfidi agli altri.
<< Sei stata bravissima Kabalè >> esclamò Cabiria volando vicino a me e tirandomi via dalla finestra. Mi abbracciò, poggiando le sue braccia intorno al mio collo, quasi strozzandomi. Tossicchiai senz’aria. << Oh scusaaa… però la Temptel era davvero soddisfatta >>.
Mi liberai dalla sua stratta strangolatrice e imitai la voce della Temptel: << Kabalè sei stata bravissima, più di Sulfus quando frequentava le mie malefiche lezioni >> ghignai. << Allora chi è la migliore? >>
<< Vorrai dire la peggiore >> mi riprese Fire pignolo e poi sbuffò chiudendo bruscamente il libro che stava leggendo mentre volava a testa in giù << Si può sapere perché ci troviamo qui a studiare come degli Angel sfigati?! >> domandò irritato rigirandosi e poggiandosi a terra con la grazia di un elefante. La sua mascotte Gufo si risvegliò dal suo sonno profondo e tubò irritata per la confusione.
<< Fire lo sai che dobbiamo studiare, la Temptel ha detto che tra poco ci sarà una prova molto importante che… >>
<< Sì, sì >> Fire interruppe le parole di Gas, scocciato << Ma adesso è l’ora di fare qualche perfido scherzo >>.
<< Sììì, ne ho già uno in mente da fare a Uriè! >> annuì Cabiria, dando una botta a Gas.
<< Ehi voi! Vorreste smetterla di fare tutto questa confusione? >> ci riprese il bibliotecario Angel che passava di lì per sistemare alcuni tomi mentre il suo gemello Devil buttava all’aria delle vecchie carte.
<< Noi siamo nati per fare confusione >> dissi io solenne, mentre Gas e Cabiria facevano delle smorfie maleducate.
Uscimmo ridendo prima che il bibliotecario potesse cacciarci in malo modo e ci dirigemmo ai piani superiori dove si trovavano le camere degli Angels.
Quando arrivammo le porte bianche erano chiuse e le luci per il corridoio soffuse; tutto era così silenzioso che riuscivamo a sentire solo il battito impercettibile delle ali di Gufo e Nosferatù.
<< Allora prima faremo uno scherzo a Dolce… >> mentre Fire parlava mi guardai intorno e il mio sguardo si fermò su una porta semisocchiusa alla fine del corridoio.
<< Kabalè? Dove stai andando? >>
Ignorai Cabiria che mi chiamava e mi fermai incantata davanti quella porta uguale a tutte le altre, eppure il mio settimo senso mi diceva di entrare. Un leggero profumo di zolfo proveniva dall’interno.
Pronunciai la formula per attivare i miei poteri Trasformer Fly: << Metamor fly >>.
Mi trasformai in un pipistrello. Mi piaceva molto esserlo, essere un tutt’uno con la notte. I miei occhi mi permettevano di vedere come se fosse giorno.
Volai verso lo spiraglio della porta e stavo per entrare, quando qualcosa mi fu addosso.
<< Nosferatù! >> bisbigliai un verso stridulo allontanandolo con una zampata << Ma che hai? Sono io, Kabalè! Non ti sarai fissato anche tu con quella storia dell’amore?! >>.
Nosferatù mi lanciò uno sguardo mortificato: << Scusa Kabalè, per un attimo non ti avevo riconosciuto >>.
Non mi stupii di riuscire a comprenderlo, d'altronde eravamo tutti e due pipistrelli.
<< Dai entriamo >> dissi stringendo la sua zampetta nella mia e insieme volammo nella stanza. Non era molto grande eppure mi sembrava enorme, forse perché era quasi vuota, c’era solo un letto sotto l’enorme finestra di vetro aperta, circondato da due comodini. Il muro era bianco ma riempito di poster e foto.
M’immobilizzai quando qualcosa si mosse nel letto e una coperta scivolò di qualche centimetro rivelando chi fosse l’Angel che dormiva: Caliel.
Lasciai la zampetta pelosa di Nosferatù e mi avvicinai al letto il più silenziosamente possibile. Caliel dormiva con un ciuffo ribelle di capelli castani gli copriva la fronte. In quel momento mi sembrò un Angel al 100%. Con una piccola zampetta gli spostai via il ciuffo per osservare il volto perfetto, ma quello ritornò com’era prima. Prima di adesso non mi ero accorta che avesse un così buon odore di zolfo… Nosferatù mi si avvicinò mentre continuavo a guardare incantata Caliel, senza riuscire a staccare lo sguardo da lui.
Non mi veniva in mente nessuno scherzo da fare. Non volevo svegliarlo: era bellissimo quando dormiva.
<< E voi due cosa ci fate qui? >> esclamò a un tratto una voce dietro di noi. Ci girammo di scatto e Nosferatù quasi morì di paura quando si ritrovò davanti Samù, la piccola aquila di Caliel.
<< Allora? >> insisté Samù infastidito.
<< Ehm… ce ne andiamo subito >> dissi trascinando via il pipistrello semi svenuto che avevo per le zampe << Cercavamo il nostro nido ma abbiamo sbagliato posto >>.
<< Pipistrelli rimbambiti! >> borbottò Samù mentre si accoccolava in un angolo del letto di Caliel e nascondeva la testa bianca sotto un’ala marrone. Per fortuna, essendo un’aquila, non poteva vedere bene al buio e quindi non aveva riconosciuto il ciuffo di peli rossi che avevo sulla testa.
Per non passargli davanti fui costretta a trascinare fuori dalla finestra il povero Nosferatù. Volai nella notte fredda senza sapere che dallo spiraglio della porta Fire aveva osservato interessato tutta la scena e che presto il diavolo, anzi il Devil, avrebbe messo il suo zampino negli eventi del destino.

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Capitolo 6
*** Quando arrivi a sentire le voci dentro la testa allora significa che sei impazzita o che sei davvero innamorata ***







Quando arrivi a sentire le voci dentro la testa allora significa che sei impazzita o che sei davvero innamorata









Mi sedetti nella tavola riservata ai Devil nella mensa della scuola e poggiai il vassoio pieno di dolci davanti a me. Rimasi a guardarlo imbronciata, in realtà senza vederlo.
Ero di pessimo umore, mi facevano male le braccia perché ieri era stata una vera impresa fare tutto il giro esterno della scuola per raggiungere la mia camera trasportando Nosferatù semi svenuto mentre ero trasformata in un pipistrello, e in più il mio settimo senso mi diceva che oggi sarebbe successo qualcosa… anche se non sapevo ancora se era qualcosa di bello o di brutto.
Alzai lo sguardo quando Gas mi rubò un pezzo della torta al cioccolato e vidi che Fire stava sussurrando qualcosa all’orecchio di una stupita Cabiria.
<< Davvero? >> urlò a un tratto lei facendo strozzare Gas.
Fire le tappò la bocca con una mano e tutti e due occhieggiarono con aria sospetta dalla mia parte, che distolsi lo sguardo. Adesso ci si mettevano pure loro due?

<< Potresti smetterla di fare tutto questo fumo, Kabalè? Ci stai intossicando! >> tossì una voce infastidita dietro di me.
Ah già… non mi ero accorta che stavo fumando dalle orecchie per via del mio pessimo umore. Smisi di farlo e quando il fumo si diradò io e gli altri Devil ci girammo per vedere Uriè con i capelli verde fosforescente e Dolce con un enorme brufolo sulla fronte, seguite da un Caliel incolume.
Cabiria e gli altri due diavoli scoppiarono a ridere alla vista delle conseguenze dei loro scherzi mentre io abbassavo nuovamente lo sguardo verso il vassoio.
Di nuovo quella sensazione!
Lo stomaco sembrò fare una capriola nella pancia e una scossa partì dal cuore arrivando fino alle guance che avvamparono. Sentivo lo sguardo verde di Caliel su di me.
Forse si stava chiedendo perché lui non era stato colpito da un mio scherzo…
Mi alzai di scatto facendo cadere la sedia su cui ero caduta, meravigliando tutti e corsi verso l’infermeria della scuola.
Il troll infermiere mi accolse con la sua solita faccia cupa: << Che cosa succede? >>
<< Credo di avere contratto una strana malattia >> dissi mentre il cuore continuava a battere forte.
<< Mmm… vediamo >>.
Il troll mi fece sdraiare sul lettino e mi esamino prima le corna e le ali rosse e poi la gola e le orecchie, infine ascoltò il cuore impazzito. Mi fece provare i miei tre poteri e poi scosse l’enorme testa.
<< Non hai niente, diavoletta mia >> annunciò, guardandomi attento con i piccoli occhi scuri << Eppure mi sembra di aver già visto questi sintomi in un altro Devil… >> mormorò tra sé.
Sentii il respiro mancare e uscii di volata fuori dall’infermeria prima che potesse continuare.
Inquieta, mi misi a camminare per il corridoio.
“Ti sei innamorata” mormorò una vocina nella mia testa.
No!
“Ammettilo: l’ami” continuò la vocina insistente.

No…
“Ti sei innamorata di Caliel!”
SI!
Finalmente lo ammisi a me stessa. Sì, mi ero innamorata di Caliel ma solo adesso ero riuscita a capirlo, al contrario di Raf e Sulfus. Ecco il perché di quel discorso di Sulfus…
“Dovresti dirglielo” ricominciò imperterrita la vocina.
No! Non lo farò!
“Tanto lo scoprirà…”
<< Kabalè! Ecco dov'eri finita! >> esclamò Cabiria facendo capolino dall’angolo del corridoio e volando veloce vicino a me << Ma che ti è successo? >>
<< Non mi sentivo molto bene >> inventai, anche se poi era quasi vero.
Essendo una brava bugiarda, Cabiria credette alle mie parole.
<< Beh per fortuna adesso stai meglio perché dobbiamo andare di volata in aula sfida >> mi informò.

<< Perché? >> le domandai mentre mi afferrava per un braccio e iniziava a trascinarmi.
<< La Temptel e Arkhan hanno riunito tutti per fare quella prova per cui abbiamo perfino aperto i libri… dai! Ti vuoi sbrigare!? >> esclamò alla fine scuotendomi, scocciata di tirarmi.
Insieme a lei volai velocemente verso l’aula sfida, così veloce che non riuscii a fermarmi e dopo aver sbattuto contro lo stipite della porta, ruzzolai dentro la stanza. Cabiria mi seguì, sghignazzando come una matta per la mia caduta.
Credetti che il cuore si fosse fermato quando vidi Caliel fare un passo verso di me per aiutarmi ma Gas lo precedette, tirandomi su per le ascelle come se fossi stata un leggero sacco di patate e rimettendomi in piedi.
<< Finalmente siete arrivate >> disse Arkhan irritato.
Arkhan era l'anziano arcangelo che insegnava agli stagisti Angels "vita terrena positiva".
<< Bravissime, un Devil si fa sempre aspettare… >>
<< Collega, vogliamo spiegare la prova? >> Arkhan interruppe la Temptel prima che potesse iniziare la sua lunga lista di complimenti sul nostro comportamento maleducato.
<< Già, si giusto collega >> assentì la Devil sistemandosi gli occhiali, guardando prima con aria truce il gruppo degli Angels e poi con aria soddisfatta il nostro.
<< Allora >> iniziò Arkhan con voce solenne e un colpetto di tosse << Ci troviamo nell'aula sfida perché è qui che dovrete affrontare delle prove dove metteremo in difficoltà i vostri poteri. Vi troverete tutti in un pericoloso e intricato labirinto, e riuscirete a superare la sfida solo quando troverete l’uscita >>.
<< Inoltre le vostre mascotte non verranno con voi >> aggiunse infine la Temptel.
<< Cosa? >> protestò Cabiria << Ma così non potremo… >>
<< Trasformarvi in umani. Sì, esatto >> annuì Arkhan, terminando la frase di Cabiria.
Fire si avvicinò si soppiatto alla Temptel e le sussurrò qualcosa all’orecchio, come aveva fatto prima in mensa con Cabira, la quale adesso gli lanciò un’occhiataccia.
…Ma che cosa stava succedendo?
Che avevano da sussurrarsi tutto il giorno?

<< Che la sfida abbia inizio >> terminò Arkhan ignaro di tutto quello che stava succedendo intorno a lui.
L’anziano Angel dalla lunga e bianca barba batté le mani e l’aula sfida si trasformò in un labirinto. Dei muri di pietra si alzarono intorno a me e agli altri, isolandoci.
<< Buona fortuna a tutti! >>
La voce di Arkhan risuonò come un eco quando l’ultimo muro finì di alzarsi.

“Oh, e adesso?”
Smettila!
Pensai che se ero arrivata a sentire le voci dentro la testa allora significava che ero impazzita o che… ero davvero innamorata.

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Capitolo 7
*** La prima prova. Quando l'inganno si confonde con la realtà sono così difficili da distinguere ***








 La prima prova:
 Quando l’inganno si confonde con realtà sono così difficili da distinguere












Iniziai a camminare, cercando la via d’uscita di quell’intricato labirinto, girando per le vie che m’indicava il mio settimo senso. Tutto era silenzioso non riuscivo a sentire né una voce né il sussurro del vento, ma solo il rumore dei miei passi veloci. I grigi muri di pietra erano tutti uguali, non c’era neanche un segno che li distingueva quindi non riuscivo a capire dove mi trovavo o se stavo girando in tondo.
Sfiorai la fredda parete vicina, scura quanto lo smalto sulle mie dita, e scalciai un sassolino davanti a me con la punta dello stivale mentre i pensieri che fino a quel momento avevo cercato di evitare ritornavano molesti nella mia mente.
…Insomma io ero una Devil!
“Eppure ti sei innamorata di un Angel!”
Già, mi ero innamorata e per di più di un Angel, uno della banda degli sfigati… ma la voglia del divertimento sfrenato tipico dei Devil non mi era passata, anzi era sempre la stessa! Non ero cambiata poi molto, apparte un piccolo dettaglio...
Mi fermai a osservare il lungo corridoio davanti a me: sembrava infinito. Alzai lo sguardo verso il cielo coperto di nebbia grigia e spessa, assomigliava a un vero soffitto ed era impossibile volarci dentro senza perdersi. Arkhan e la Temptel dovevano averlo fatto di proposito, per evitare che noi Devil imbrogliassimo.
Mi sembrava che fossero passate ore da quando ero entrata nel labirinto e camminavo senza una meta quando una voce mi fece fermare.
<< Kabalé! >> esclamò la voce di Cabiria dietro di me, facendomi trasalire.
Mi girai a guardarla e la vidi all’angolo di una piccola via che incrociava la strada dove io mi trovavo. Strano… in quella stradina c’ero già stata ed era un vicolo cieco…
<< Non dirmi che ti ho fatto spaventare >> rise Cabiria scuotendo la testa con aria divertita.
<< Un po’ >> ammisi osservandola attentamente: il mio settimo senso mi diceva che c’era qualcosa che non andava.
“Smettila di fare la sciocca, è solo Cabiria”
Umpf! Ma non c’era un interruttore per spegnere quella fastidiosa vocina?!
<< Vieni Kabalé, il mio settimo senso mi dice che l’uscita è da questa parte >> mi chiamò Cabiria indicando la strada da cui ero venuta.
Incerta, mossi un passo per avvicinarmi quando all’improvviso qualcosa di nero si avventò su di lei mandandola a terra con un gemito. Oh no, che cos’era quella cosa? Sicuramente doveva essere una delle prove di cui ci avevano parlato i professori. Non sapevo se intervenire, d’altronde doveva essere la sua sfida…
<< Kabalé aiutami! >> urlò allora la mia amica, confutando ogni mio dubbio.
Volai veloce verso di lei. Quella cosa nera la stava mettendo in difficoltà! E non avrei permesso che le facesse qualcosa di male… anche per i Devil l’amicizia - e quindi gli amici - erano importanti!
 << Arrivo Cabiria, resisti! >>
Mi avvicinai non sapendo bene che fare quando a un tratto quella cosa nera sparì e vidi che lo sguardo di Cabiria non era rosso come al solito, ma nero come la pece, allora compresi: quella non era la vera Cabiria ma era la mia prima prova! E adesso mi ero avvicinata troppo…
La bocca della mia finta migliore amica si aprì in un ghigno mostrandomi una chiostra di affilate zanne.
<< Vieni qui, mia dolce Kabalè >>

Cercai di fuggire ma Cabiria mi aveva afferrato per un braccio e lentamente si stava trasformando in un essere nero come quello che prima aveva fatto finta di attaccarla per farmi cadere nella sua trappola. Mi accorsi che ero appena caduta nell’inganno di un’Ombra degli Inferi. Dovevo riuscire a liberarmi altrimenti mi avrebbe trascinano nell’ombra e sarei diventata anch’io come lei!
<< Double fly! >>
Utilizzai il mio potere per creare più illusioni di me stessa e l’Ombra degli Inferi indietreggiò confusa cercando di capire quale Kabalè fosse quella vera.
<< Dai, brutto mostro, forza! Prendimi! >> esclamai insieme alle altre Kabalè girandole intorno.
Alla fine il mostro infuriato si scagliò contro una delle illusioni e prima che si accorgesse del mio inganno scappai, volando lontano da lei il più veloce possibile, senza fermarmi a guardare indietro. Sentii l'eco del suo urlo di sconfitta.
Svoltai in più vie con il fiatone, mentre il mio settimo senso mi diceva che il pericolo era passato, così mi poggiai lungo un muro e scivolai a terra con le ali doloranti a causa del grande sforzo che le avevo fatto fare per scappare dall’Ombra degli Inferi.
Respirai ansante per qualche secondo (tutto era successo così velocemente!) e poi, finalmente, realizzai: ce l’avevo fatta! Avevo superato la prima sfida!!
Certo che quando l’inganno si confondeva con la realtà erano davvero così difficili da distinguere…



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Capitolo 8
*** La seconda prova. E' proprio vero che la gelosia ti fa vedere i sorci verdi ***







La seconda prova:

E’ proprio vero che la gelosia ti fa vedere i sorci verdi



Tirai un sospiro di sollievo e mi rialzai di nuovo in forze. Mi guardai intorno, confusa: dov’ero finita? Perché non ero più nel labirinto??
Mi trovavo ai piedi di un’alta piramide a gradoni fatta di pietre e circondata da una selvaggia vegetazione. Pochi metri più avanti c’era una folla di umani che sussurrava concitata. Ma non erano gli umani “moderni” come quelli che dovevamo confondere ogni giorno ma questi umani indossavano degli strani indumenti, con delle piume e numerosi gioielli come ornamento.
Mi avvicinai curiosa, magari era successo qualcosa di brutto. Cercai di passare tra la folla dato che essendo in forma di Devil dovevo essere invisibile, ma invece fui spinta all’indietro dopo aver dato una botta all’enorme schiena di qualcuno davanti a me.
Bene, allora avrei fatto ricorso alle maniere forti.
<< E spostati! Brutto armadio a due ante, fammi passare! >> diedi una spallata a un uomo molto alto che stava sussurrando a una donna bassa e grassottella con dei segni rossi sul volto.
L’uomo indicò davanti a noi, incurante della mia spinta: << Guarda hanno le ali >>.

Per un attimo, ancor più stralunata, pensai che parlasse di me ma poi mi voltai a guardare il punto che stava indicando e… per poco non mi venne un colpo!
Ecco chi aveva le ali: davanti a me c’erano Tyco e Sai, gli antichi Angel e Devil Aztechi che assomigliavano a Raf e Sulfus!
Li osservai basita mentre parlavano incuranti della folla di Aztechi che si era formata intorno a loro, riuscendo a percepire alcune parole.
<< Possono vederci perché siamo cambiati…
 non voglio più combattere…
 i nostri sentimenti… >>
L’antica Devil stava convincendo l’Angel biondo cosi simile a Raf a dichiarare i suoi sentimenti e a riconoscere che l’amore li aveva cambiati.
Per un attimo mi sembrò di stare al suo posto: era Tyco che per prima aveva capito e ammesso i suoi sentimenti proprio come me.
Guardai Tyco e Sai baciarsi.
Lui aveva accettato i suoi sentimenti, ma cosa sarebbe successo tra me e Caliel?

La terra iniziò a tremare, le urla degli Aztechi mi risuonò come un ruggito nelle orecchi e il fragore delle piramidi che crollavano mi stordirono. Tutto si fece confuso…


Mi risvegliai di scatto.
Era stato solo un sogno, anche se sembrava ancora tutto così reale…

Scossi la testa per schiarirmi le idee. Dopo aver superato la prima prova mi ero fermata per riprendere le forze e dovevo essermi addormentata. Chissà quanto tempo avevo perso… sicuramente troppo!
Mi alzai e ripresi a volare veloce per i corridoi del labirinto quando all’improvviso un cartello dalla scritta a grandi lettere rosse mi fece fermare.
Non oltrepassare la linea bianca
Cosa?
Osservai la linea bianca pochi metri più in là del cartello.
E questa doveva essere la seconda prova?!
Quasi mi venne da ridere per la sua facilità ma mi bloccai quando, oltre la linea bianca, comparve Caliel.
Il cuore iniziò a battere forte, anche se sapevo che quello che non poteva essere il vero Caliel. Il mio settimo senso mi aveva avvertito. Per un attimo rimasi incantata dal suo sguardo verde che non vedevo da molte ore e che scoprii essermi mancato. All’improvviso vicino a lui comparve Uriè, l’Angel dai boccolosi capelli castani.
Che cosa ci faceva lì anche la sua illusione?
Li osservai ridere insieme e parlare anche se non riuscivo a sentire cosa si stessero dicendo. Mi sembrava quasi come se stessi vedendo un film muto in televisione.
Il fumo iniziò a uscire dalla mie orecchie quando Uriè si chinò verso Caliel e sfiorò le guance del suo volto perfetto con un bacio: ero arrabbiata, anzi no! Ero furiosa.
... e anche invidiosa perché lei poteva toccarlo senza infrangere quella stupida e fastidiosa regola chiamata V.E.T.O.
“Sei gelosa!” mi accusò la vocina.
Oh!
…non ero mai stata gelosa, anche se era un sentimento che cercavo di aumentare negli umani per tentare e confonderli. Allora era questa la gelosia: un misto tra invidia e istinto omicida.

Adesso mi sembrava così difficile non attraversare la linea bianca per strappare una ad una le piume che Uriè aveva sulle sue odiose alucce da Angel.
Le mie gambe iniziarono a muoversi automaticamente e lentamente verso la linea mentre le mani si muovevano frenetiche come se stessi strozzando qualcuno invisibile.
“No, Kabalè, non farlo”
Non riuscivo a fermarmi…
<< Metamor Fly! >>
Mi trasformai in un topolino per passare veloce nell’unica crepa del muro accanto a me per evitare di perdere la seconda prova. Corsi con le quattro piccole zampette nello stretto e tortuoso passaggio che portava dall’altra parte del muro. Però c’era qualcosa di strano: perché vedevo del verde intorno a me?
Quando giunsi dall’altra parte mi fermai e mi osservai il pelo: era verde!
Allora era proprio vero che la gelosia ti faceva vedere i sorci verdi!







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Capitolo 9
*** La terza e ultima prova. Il desiderio celato nel più profondo del cuore ***






La terza e ultima prova:
Il desiderio celato nel più profondo del cuore








Tentai più volte di ritrasformarmi da topolino a Devil ma non riuscivo a usare bene i miei poteri. Ogni volta che chiudevo gli occhi per concentrarmi, l’immagine di Caliel che baciava sulla guancia Uriè mi ritornava in mente facendomi venire un istinto omicida.
Quando finalmente (dopo aver toccato il fondo essendo trasformata anche in una mucca a chiazze verdi) ripresi il mio vero aspetto con tanto di corna ed ali, ricominciai a camminare per le intricate strade del labirinto.
Uno scintillio attirò la mia attenzione e mi affacciai sulla via alla mia destra.
Mi avvicinai, curiosa, al muro dove c’era uno specchio che rifletteva la mia immagine. Sulla sua antica cornice di oro arruginito c’erano alcune parole e per riuscire a leggerle mi misi a testa in giù dato che erano scritte alla rovescia.
Lo specchio dei tuoi desideri più profondi: non specchiarti se non vuoi perdere te stesso
Ah, io ero fatta per infrangere le regole: i "non" per me erano solo che un invito.
Mi rigirai diritta, mi misi davanti allo specchio e osservai la mia immagine riflessa.

Strabuzzai gli occhi e lanciai un urlo quando vidi me stessa… Angel! Sì, al posto delle mie ali rosse avevo delle bianche ali piumate e al posto delle corna c’era un’aureola dorata. Anche i vestiti erano diversi; invece di essere neri e fucsia brillante erano bianchi e con sfumature rosa pastello.
...
Che orrore! I vestiti degli angeli erano proprio terribili.

L’unica cosa che rimaneva uguale era il colore dei capelli poiché anche il mio sguardo era cambiato, assumendo una dolce e angelica espressione. Osservai il mio riflesso sorridere quando al suo fianco comparve, con mia enorme sorpresa, l’immagine di Caliel. I due riflessi si presero per mano.
Già, loro potevano farlo perché erano due Angel… mentre io ero solo una Devil.
Capii che ad amare Caliel avrei sofferto molto tra gelosie e parole non dette com’era successo fra Sulfus e Raf.
Avrei tanto desiderato essere un Angel…
Stavo quasi per sfiorare il vetro con la mano quando sentii dei passi dietro di me e qualcuno afferrarmi per un braccio, tirandomi indietro.
<< Ferma! >> mi girai di scatto e incontrai lo sguardo diabolico di Fire << Se avessi toccato lo specchio… Zap! E poi chissà dove saresti andata a finire! >> disse divertito.
<< Fire! Che cosa ci fai qui? >> domandai stupita.
<< Esco da questo maledetto e intricato labirinto! >> esclamò con tono sollevato. Indicò davanti a noi e notai che c’era una porta aperta che lasciava intravedere l’aula sfida tornata alle sue condizioni normali. Prima non ero riuscita a vederla: ero distratta dallo specchio, dal mio desiderio.
Rimasi un po’ in silenzio e poi mi girai verso Fire che mi stava guardando senza lasciare il mio braccio.
<< Beh, che c’è? >> chiesi nervosa che mi osservasse così.

<< Sto aspettando >> rispose con un sorrisetto.
<< Cosa? >>
<< I tuoi ringraziamenti >> disse e poi imitò la mia voce, aggiungendoci un tono sdolcinato: << Grazie Fire di avermi fermato prima che finissi chissà dove, sei il peggiore! >>.
Mmm, ancora con questa storia di chi è il peggiore.
<< I Devil non dicono mai grazie >> dissi lanciandogli un’occhiata altezzosa e sdegnosa mentre mi liberavo dalla sua presa.
<< Ma i Devil quando sono innamorati non cambiano? >>
<< Io non sono innamorata di Caliel! >> risposi subito sulla difensiva e poi mi tappai la bocca con le mani.
Stupida, stupida e ancora stupida! Lui non aveva nominato Caliel!

<< Aha! >> urlò Fire puntandomi contro un dito << Allora lo ammetti! Ti sei innamorata di un Angel! >>
<< Non... non so di cosa parli >> balbettai fingendo indifferenza mentre mi guardavo le unghie dallo smalto nero.
Ero una Devil finita, f i n i t a ...

<< E’ inutile che menti, so riconoscere una bugia. Io sono il maestro dell’inganno >> continuò imperterrito, rigirando il coltello nella piaga.
Modesto come sempre, eh!” lo accusai con il pensiero.
<< La Temptel ha fatto bene a seguire i miei consigli >> sogghignò Fire.
Cosa diavolo stava borbottando…?
<< Un momento! >> lo fermai prendendolo con uno scatto repentino per il colletto della maglietta nera che indossava per impedire che uscisse dal labirinto << Vuoi dire che sei stato tu a scegliere le mie tre prove?! >> urlai scuotendolo come un’ossessa.
<< Mi. Stai. Soffocando >> tossicchiò Fire cercando di sfuggire alla mia ira.
<< Allora? >>
<< Sì, sono stato io >> ammise in un sussurro strozzato.
<< Ma io ti uccido! >>
<< Per tutti i diavoli, sono davvero capace di tirare fuori il peggio di te, eh? >> rise mentre sfuggiva al mio terribile fuoco.
<< Vieni qua! >>




POV Caliel

Lo specchio dei tuoi desideri più profondi: specchiati se vuoi ritrovare te stesso
Mi misi davanti allo specchio, intuendo che questa doveva essere la mia terza prova.
Sgranai gli occhi quando vidi il mio riflesso cambiare… al posto delle ali piumate comparvero delle ali rosse, l’aureola sparì e al suo posto comparvero un paio di corna. Anche i vestiti non erano più gli stessi: invece di essere bianchi erano neri e grigi, la maglietta aveva un teschio disegnato sul davanti. I capelli castani erano uguali ma più spettinati e lo sguardo verde era cambiato diventando divertito e diabolico.
Sobbalzai, sorpreso, quando accanto al mio riflesso comparve l’immagine di Kabalè e i due si presero per mano, sorridendosi dolcemente.
Desiderai essere davvero un Devil per poter almeno sfiorare Kabalè senza infrangere nessuna regola.
Stare vicino a lei senza poterla toccare era una condanna.

Avevo compreso di amarla fin dal primo momento in cui l’avevo vista. Avevo avuto la sensazione che lei era diversa dagli altri Devil, lei era speciale. Il suo profondo sguardo giallo mi faceva volare il cuore ogni volta che s’incontrava con il mio, e il suo dolce profumo di violette mi ricordava tanto la mia casa ad Angie Town…
Stavo per sfiorare la superficie di vetro quando sentii un urlo provenire da dentro lo specchio. 
<< Vieni qua! >>
Quella era la voce di Kabalè!
Senza neanche pensarci un momento attraversai lo specchio senza che la barriera di vetro me lo impedisse, volando verso il mio desiderio.


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Capitolo 10
*** A volte basta uno sguardo per far battere forte il cuore ***




A volte basta uno sguardo per far battere forte il cuore





Fire all’improvviso impallidì e lanciò un urlo guardando un punto oltre alle mie spalle. Spaventata, mi voltai di scatto, appena in tempo per vedere Caliel uscire fuori dallo specchio volando.
…Caliel!
Quello era proprio il vero Caliel!

Intanto Fire, mentre io guardavo l'Angel, era sfuggito alla mia presa e si era lanciato verso l’uscita, scomparendo dal labirinto.
<< Per tutte le sfere celesti! Sembrava avesse appena visto un fantasma invece di un Angel >> mormorò Caliel perplesso posandosi a terra.
La sua voce mi arrivava dolcemente alle orecchie come una morbida carezza e mi riempiva il cuore di gioia.
Lo fissai immobile: non riuscivo a credere che lui fosse veramente qui, davanti a me.
Forse lo specchio oltre a rivelarti i tuoi desideri ti portava anche il diretto interessato…
Caliel mi fissava ricambiando il mio sguardo e nei suoi occhi di solito così indecifrabili e misteriosi potevo leggere il suo tormento… un verde mare in tempesta.



***


POV Caliel

Mi osservava in silenzio all’improvviso pensierosa dopo che la rabbia che provava per quel Devil che doveva essere Fire era sparita veloce quando lui era uscito dal labirinto e io ero comparso davanti a lei.
Tutti i pensieri che avevo in quel momento lasciarono la mia mente mentre osservavo i suoi occhi gialli, due soli luminosi che riscaldavano il mio cuore che in quel momento batteva forte.
Compresi quant’era profondo il mio amore per Kabalè e un dolore mi attraversò il petto quando il cervello, razionale, mi ricordava che lei era una Devil.
Prima non era mai stato così doloroso ricordarlo perché quando pensavo a lei, la pensavo sempre come qualcosa di sfuggente, di proibito… ma adesso era qui, davanti a me e vedere il modo in cui mi guardava mi faceva venire voglia di muovermi e annullare la distanza fra noi.
Udivo il suo cuore battere forte come ogni volta che incontrava il mio sguardo e il suo respiro era irregolare come quando, sotto forma di pipistrello, era entrata nella mia stanza e per quanto era presa dal suo amore per me non si era accorta che stavo solo fingendo di essere addormentato, perché in realtà stavo pensando a lei.
Dentro di me infuriava una tempesta: il cuore mi suggeriva di avvicinarmi a lei, mentre la mente mi diceva di uscire dal labirinto come aveva fatto poco prima Fire.


***

Sospirai di gioia.
Prima di questo momento avevo sempre usato come scusa il fatto che lui fosse un Angel per evitare di scoprire che il mio amore non fosse ricambiato. Ma adesso i suoi occhi, il suo respiro e il suo cuore, soprattutto il suo cuore che batteva così forte che sembrava volare, mi rivelavano i suoi sentimenti per me.

Ci guardavano in silenzio perché a volte basta solo uno sguardo per far battere forte il cuore.
Pensieri dolci animavano la mia mente… accidenti stavo diventando proprio romantica ma non mi importava più essere una brava, anzi cattiva, Devil; volevo solo dare regione al mio cuore e non più alla mia mente.
Con un misto di orrore e incredulità, sentii una lacrima rigarmi la guancia e allora Caliel si mosse, lo sguardo deciso, deciso di stare dalla parte del cuore.
Mi ritrovai stretta tra le sue braccia, il volto poggiato sul suo petto, le sue mani fra i capelli. Inspirai forte il suo profumo di zolfo come Caliel inspirava il mio che sapevo essere per lui un profumo di violette, come più volte Raf raccontava in giro di Sulfus.
Adesso mi sentivo una stupida ad averli presi in giro per i loro sentimenti…
<< Lo sai che stai violando il V.E.T.O? >> sussurrai piano per non rovinare l’incanto di quel momento tanto aspettato e desiderato.
<< Non m’importa >>.
Sgranai gli occhi alla sua risposta: l’amore ci aveva proprio cambiato.
Sentii la mano di Caliel posarsi sotto il mio mento per costringermi a guardarlo negli occhi.
<< Kabalè, io… >>
Gli poggiai un dito sulle labbra perfette e scossi la testa. Sapevo che quello che stava per dire. Sapevo che quello che stava per dire avrebbe cambiato la mia… le nostre vite per sempre.
Un sorriso illuminò il volto di Caliel e sembrò come se il tempo si fosse fermato. I nostri volti erano così vicini che riuscivo a vedere le pagliuzze verdi nei suoi splendidi occhi. I battiti velocissimi dei nostri cuori si confondevano con i nostri sospiri.
All’improvviso le labbra di Caliel si poggiarono sulla mia guancia per asciugare quella lacrima solitaria che era uscita poco prima dai miei occhi. Una scossa partì dal punto in cui mi aveva baciato, un pizzicore m’invase la guancia; era una sensazione piacevole.
Le sue labbra si mossero lente sulla mia pelle accaldata e stavano per sfiorare le mie quando all’improvviso il labirinto intorno a noi scomparve e l’aula sfida tornò nelle sue normali condizioni, com’era prima di trasformarsi.
Mi separai di scatto dal mio Angel per incontrare lo sguardo frustrato e un po’ esasperato della Temptel. Le sue parole mi fecero abbassare gli occhi mentre arrossivo per evitare i suoi.
<< Oh no, adesso anche voi due?! >>



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Capitolo 11
*** Quando troppe domande t'invadono la mente, l'unica soluzione è ascoltare la risposta del cuore ***







Quando troppe domande t’invadono la mente, l’unica soluzione è ascoltare la risposta del cuore





Mi rannicchiai sul letto e stringendomi le gambe al petto, osservai la mia stanza dal soffitto cavernoso e i muri scuri con solo una piccola finestra da dove filtrava la luce della luna. Mi soffermai a guardare ogni angolo di quella stanza che avevo imparato a conoscere bene e osservai i miei oggetti che segnavano sempre un ricordo speciale della mia vita.
Cercavo di distrarmi, per non ricordare.
Ma, purtroppo, i ricordi mi tornavano in mente ogni momento. Ogni singolo istante rivivevo con il pensiero quegli attimi, anche se cercavo di non pensarci.
Rividi le espressioni scioccate degli Angel, Arkan, Gas e Cabiria, quella divertita di Fire e infine quella infuriata e delusa della Temptel che mi aveva trascinato di volata nella mia stanza, staccandomi dall’abbraccio di Caliel. Continuavo a vedere il suo sguardo frustrato mentre le nostre mani si separavano…
“Sei completamente impazzita Kabalè!” mi aveva sgridato la Temptel.
“No!” avevo urlato insolente contro di lei.
“Già, è vero. Non sei impazzita” aveva concordato la Devil sistemandosi gli occhiali sul naso per guardarmi meglio “Sei innamorata! Il che è molto peggio! Lo sai che Devil e Angel non possono amarsi”.
“Ma Sulfus e Raf…”
“Sulfus e Raf sono l’eccezione che conferma la regola. Le Basse e le Alte Sfere non approveranno”.
Alle sue parole il fumo mi era uscito dalle orecchie, avevo urlato, protestato, supplicato… ma non era servito a niente, anzi aveva peggiorato le cose.
La Temptel mi aveva proibito di vedere Caliel. “Per il tuo bene” aveva affermato e, com’era accaduto per Sulfus tempo fa (anche se non aveva avuto molto successo) aveva messo una Guardian Devil per controllarmi.
Chiusi gli occhi mentre quelle parole mi risuonavano nella testa: “Devi stare lontana da quell’Angel”.
Non capivo.
Riaprii gli occhi. Volevo sfogarmi, volevo piangere, ma i Devil non piangevano: riuscivo solo a sentire la frustrazione invadere il mio corpo facendomi venire voglia di spaccare tutto.
<< Nosferatù attiva metamorfosi inversa >> mormorai a Nosferatù che volò vicino a me, e dopo avermi accarezzato una guancia con una delle sue piccole ali, mi trasformò con un “flap”.
Quando diventai umana la rabbia sparì e mi assalì la tristezza. Le lacrime iniziarono a uscire copiose, rigandomi le guance mentre il petto tremava scosso da grandi singhiozzi. Non avevo mai pianto prima di adesso…
La porta della stanza si aprì lentamente,
<< Vattene via Cabiria! >> dissi con voce tremante cercando di vedere attraverso le lacrime. Non volevo ascoltare nuovamente le sue scuse per non avermi detto del piano di Fire e i suoi discorsi da Devil, e soprattutto non volevo che mi vedesse in questo stato.
<< Kabalè, non sono Cabiria> > disse qualcuno con voce dolce mentre si sedeva nel letto vicino a me.
Mi asciugai le lacrime e misi a fuoco il volto di Raf che mi osservava con un’espressione attenta.
<< Che cosa vuoi? >> domandai maleducata << Come hai fatto a entrare? >>
<< Sulfus ha corrotto la Devil >> rispose Raf con un risolino per poi tornare seria << Come ti senti? >>
<< Come vuoi che mi senta? >> esclamai esasperata << E’ davvero così ingiusto! Tu e Sulfus due potete amarvi mentre… >>
<< Ma per noi è stato diverso >> ribatté Raf dolcemente << Eppure, anche se io e Sulfus abbiamo ancora l’immortalità e possiamo amarci non c’è giorno che io non sogni di essere solo un’umana >>.
<< Davvero? >> la guardai meravigliata.
<< Sì, il nostro amore è visto come una cosa cattiva per gli abitanti della mia e della tua città, insomma da tutti gli esseri sempiterni >> spiegò con un grosso sospiro << Così non potremo mai amarci veramente. Io non ho potuto scegliere perché è stata una decisione delle Alte e Basse Sfere ma tu potrai scegliere, e allora cosa farai? Rifletti Kabalè, l’amore ti ha cambiato, non sei più una vera Devil >>.
Un momento. Raf mi stava forse suggerendo di rinunciare all’immortalità e vivere una vita da umana? Avrei accettato di non avere più i miei poteri? E Nosferatù?
Mi guardai il bracciale in cui il mio amato pipistrello si trasformava quando ero in forma umana.
Però se fossi diventata una mortale non avrei potuto amare lo stesso Caliel, a meno che anche lui non avesse fatto la scelta di non essere più immortale.
Ma avrebbe avuto il coraggio di farla? Mi amava davvero così tanto?
<< Kabalè? >>
Raf mi chiamò risvegliandomi dai miei pensieri e dalle mille domande che affollavano la mia mente. Mi girai a guardarla.
<< Raf, aiutami ad uscire di qui. Portami da lui, tu sai sicuramente dove si trova >> la supplicai << Devo vederlo >>.
L’Angel biondo ricambiò il mio sguardo per un attimo seria e poi mi sorrise: << Andiamo! >>.
Con suo (e anche mio) enorme stupore l’abbracciai per ringraziarla e mi ritrasformai in una Devil. Poi usai il potere “Double fly” per creare una copia di me stessa nel caso che qualcuno venisse a controllare in camera e infine mi resi invisibile.
<< No, Nosferatù tu resta qui >> mormorai alla mia mascotte che aveva tutta l’intenzione di seguirmi.
Il pipistrello annuì con un “flap” e dopo avermi salutato si affiancò alla mia copia che dormiva nel letto.
Raf aprì la porta di soppiatto e uscì dalla stanza. La seguii mentre vedevo Sulfus parlare con la Guardian Devil. Raf fece un verso, infastidita che Sulfus facesse il cascamorto con qualcun'altra, e poi mi guidò attraverso i corridoi bui della scuola fino ai piani dove dormivano gli Angel. Riconobbi subito la porta della stanza dove si trovava Caliel anche perché era sorvegliata da un Guardian Angel.
<< Ci penso io >> mi mormorò Raf con aria decisa avviandosi verso l’Angel, e riuscendolo a distrarlo con la sua bellezza.
Con molta attenzione entrai nella stanza e poi mi chiusi lentamente la porta alle spalle. Mi girai e vidi Caliel che guardava con aria frustata fuori dalla finestra. Era in piedi in una posizione stranamente rigida, le sopracciglia aggrottate.
Mi resi visibile e mormorai il suo nome.
Si voltò di scatto verso di me: << Kabalè! >>.
Mi fiondai tra le sue braccia e lui mi strinse forte al suo petto come se non volesse più lasciarmi.
<< Sapevo che saresti venuta >> sussurrò seppellendo il volto fra i miei capelli e respirando il mio profumo << I miei poteri non mi avrebbero mai permesso di ingannare il Guardian Angel >>.
Le sue labbra erano vicine al mio orecchio e i nostri corpi così vicini mi provocavano dei brividi di piacere lungo la schiena. Il suo volto si avvicinò al mio, i suoi occhi guardano con desiderio le mie labbra, ma quando fu troppo vicino mi ritirai e lui mi guardò preoccupato.
<< Caliel >> sospirai << Così non potremo mai amarci >>.
<< Ma… >>
<< No, ascoltami. Raf dice che l’unico modo per amarci davvero e per far si che il nostro amore venga accettato è di diventare… dei mortali >> dissi poggiando una mano sul suo volto << Io ti amo Caliel. Tu? >>.
Rimase per un attimo immobile, a guardarmi e in quel momento ebbi paura che mi abbandonasse. Ma poi poggiò una mano sulla mia che avevo poggiato sul suo volto e la sfiorò con un bacio dolce e struggente che mi fece battere il cuore fortissimo.
<< Ti amo Kabalè >>.
<< Che cosa faremo allora? >>.
<< Quando troppo domande t’invadono la mente, l’unica soluzione è ascoltare la risposta del cuore >> rispose Caliel con dolcezza << Che cosa ti dice il tuo cuore? >>.
Chiusi gli occhi e ascoltai il battito del mio cuore, tutto divenne chiaro.
Ormai avevo fatto la mia scelta e non potevo più tornare indietro.





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Capitolo 12
*** Oscuri piani ***






Oscuri piani




Mi diressi di soppiatto per la strada, dove le macchine dei mortali sfrecciavano veloci sotto la luce artificiale dei lampioni.
Il cielo era buio e, anche se avevo sempre amato l’oscurità, adesso che avevo fatto la scelta di essere solo una semplice umana, m’incuteva un po’ di timore.
Vedevo pericoli in ogni angolo.
Un fruscio mi fece trasalire e credetti di vedere sopra di me l’orlo del lungo e nero vestito della Temptel che arrivava per rinchiudermi nella mia camera. Sospirai di sollievo asciugandomi le goccioline di sudore che m’imperlavano la fronte quando mi accorsi che era solo un gattino nero che correva lungo il cornicione del palazzo che mi sovrastava. 
Attesi che anche l’ultima macchina sparisse dietro l’angolo della strada e quando fui sicura che non ne venissero altre, mi chinai su un tombino per terra e lo aprii con qualche sforzo perché era molto pesante.
Rimasi a guardare quell’oscuro tunnel con un brivido di terrore che mi avrebbe portato dritta all’inferno.
Gli avvenimenti accaduti pochi minuti fa mi tornarono in mente e mi ricordarono perché stavo facendo tutto questo e perché non dovevo arrendermi.


Riaprii gli occhi e guardai con decisione Caliel.

<< Il mio cuore dice che il nostro amore è troppo importante per essere ignorato >> dissi con dolcezza accarezzando con il dorso della mano il volto del mio angelo << Se diventerò una mortale potremo amarci >>.
<< Dovremo andare a parlare con le Alte e Basse Sfere >> osservò Caliel.
Capii che anche lui aveva fatto la mia stessa scelta e lo abbracciai felice e commossa allo stesso tempo.
Mi amava.
Mi amava davvero.
L’Angel ricambiò il mio abbraccio dandomi un bacio leggero sulla fronte: << Non ti perderò >>.
<< Dobbiamo avvertire Raf >> dissi dirigendomi con passo felpato verso la porta della stanza quando ci separammo << Lei e Sulfus ci daranno una mano >>. 


Quindi Caliel aveva accettato anche lui di diventare un mortale affermando che solo il nostro amore era importante e così Raf e Sulfus ci avevano aiutato a scappare dalla scuola senza essere visti.

Il piano era semplice: ognuno di noi sarebbe tornato nel proprio mondo, io a Zolfanello City e Caliel ad Angie Town, per chiedere la mortalità alle Sfere.
Facile.
Eppure perché all’improvviso mi sembrava così difficile?
Forza Kabalè!
Con un sospiro mi calai nel tombino, lo chiusi sopra di me e il buio mi circondò.


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Capitolo 13
*** Se la sfortuna ti perseguita, non c'è niente che puoi fare per evitarla ***







Se la sfortuna ti perseguita, non c’è niente che puoi fare per evitarla





Volai velocemente lungo il tunnel che molto tempo fa avevo percorso al contrario, eccitata per essere riuscita ad entrare alla Golden School.
Pensavo che sarei diventata la più perfida delle Guardian Devils dopo essermi diplomata, ma mai mi sarei immaginata che sarei tornata indietro per diventare una mortale. Insomma non era il futuro che avevo sempre sognato ma, una vita immortale senza amore… adesso mi sembrava orribile solo il pensiero.
Dopo una tortuosa curva, una potente luce mi accecò facendomi sbattere la spalla contro una roccia. Quando mi abituai alla luce vidi che proveniva dalla fine del tunnel: ero finalmente arrivata.
Uscii dall’opprimente oscurità e osservai la mia città, dov’ero nata e cresciuta, e che stavo per abbandonare. Desiderai non essere mai stata una Devil. A un tratto la mia scelta mi sembrava ancora più difficile di quanto non mi sembrasse prima… insomma stavo per abbandonare tutto quello che era stata il mio mondo fino adesso e per non rivederlo mai più.
Scossi la testa, abbandonando quei pensieri.
Anche se mi trovavo appena fuori dalla città di Zolfanello City, notai che c’erano molti diavoli che volavano tra le caverne e i fuochi che uscivano dal terreno. Il profumo di zolfo era fortissimo e non potei fare a meno di pensare a Caliel. Chissà se era giunto ad Angie Town…
Mi nascosi dietro una grande stalagmite quando mi ricordai che non dovevo farmi vedere soprattutto dai Devil che mi conoscevano. In teoria io dovevo essere a scuola.
Purtroppo le Basse Sfere si trovavano al centro della città e senza Nosferatù non potevo fare magie, e quindi nemmeno utilizzare il mio incantesimo d’invisibilità.
Questo rendeva tutto più complicato.
Cercando di farmi notare il meno possibile scivolai lungo le pareti umide e rocciose delle caverne evitando di fare rumore ma inciampai in un sasso e finii a terra.
<< Per tutti i diavoli! >> esclamai irritata mentre il fumo mi usciva dalle orecchie.
Sembrava che da quando mi ero imbarcata in questa avventura la fortuna mi avesse abbandonato e che mi avesse seguito la sua terribile sorella: la sfortuna.
<< Kabalè? >> esclamò stupita una voce femminile terribilmente familiare << Sei proprio tu? >>.
Ecco appunto.
Il volto di una Devil conosciuta entrò nella mia visuale quando il fumo si diradò.
<< Jona! >> esclamai a mia volta meravigliata.
Cercai di scappare ma quella mi seguì e così mi arresi: se la sfortuna ti perseguita non c’e niente che puoi fare per evitarla. Così decisi di affrontarla.
<< Oh mio Lucifero! >> esclamò Jona, prendendomi per un braccio e facendomi fare un giro su me stessa per guardarmi bene << Che cosa ci fai qui, sorellina? >>.
<< Che cosa ci fai tu qui, piuttosto >> borbottai liberandomi dalla stretta della mia odiata sorella maggiore.
Osservai il suo volto dagli occhi gialli come i miei e i suoi ricci capelli color magenta che teneva legati in una lunga coda. Indossava una strana tunica rossa che non gli avevo visto addosso alle sue morbide forme (e che faceva un contrasto orribile con i suoi capelli), ma non era cambiata per niente da quando era andata via da Zolfanello City per seguire un corso per diventare una Guardian Devils. Era rimasta sempre la solita Jona, perfettamente bella, con la voce petulante e l'aria snob.
<< Io ci vivo >> rispose Jona piccata << Ho superato il corso e così sono tornata a casa >> continuò vantandosi.
<< Ma brava! >> dissi senza neanche mostrare un minimo di entusiasmo per lei.
Socchiuse gli occhi, sospettosa: << Tu hai forse marinato scuola? >>.
<< No >> esclamai irritata dal suo tono saccente e cominciando a camminare verso la città senza preoccuparmi che qualcuno mi notasse. Ormai se Jona mi aveva visto non ce n’era più bisogno perché conoscevo bene mia sorella e avevo imparato che la sua lingua era davvero lunga e anche biforcuta come quella di una serpe. 
<< E allora perché sei qui? >> continuò insistente.
<< Ho intenzione di andare dalle Basse Sfere per chiedergli di diventare una mortale >> dichiarai decisa.
Jona scoppiò a ridere: << Davvero divertente questa, Kabalè! >>.
Sapevo che non mi avrebbe mai preso sul serio; ma quando vide che continuavo a marciare sicura verso il mio obiettivo, Jona mi fermò nuovamente e mi guardò con una strana espressione, metà seria e metà meravigliata.
<< E’ la verità? >> mi chiese con un filo di voce.
<< Sì >> ribattei in tono di sfida.
<< Ma, ma… >> balbettò mentre l’orrore si dipingeva sul suo volto << Così il disonore cadrà su di te, sulla nostra famiglia, su di me! >> strillo l’ultima sillaba trascinandomi nell’ombra mentre l’agitazione rendeva la sua voce stridula come quella di un pipistrello << T’immagini quello che succederà? Forse sarò la sorella di una umana o almeno di una che non vuole essere una Devil, che ripudia quello che è, quello che è sempre stata >>.
<< Problemi tuoi! >> urlai cercando di liberarmi di lei e di uscire da dov’eravamo nascoste.
Jona mi trattenne con un’espressione isterica sul volto: << Perché vuoi farlo? >>.
Non risposi.
E non seppi bene perché non lo feci. Forse non volevo rivelargli di Caliel o forse perché, semplicemente, la sua domanda era inutile. Non le era mai importato di me e solo adesso si metteva a farmi tutte quelle domande.
<< Non puoi farlo >>.
<< Oh sì che posso >>.
<< Non te lo permetterò! >>.
La scansai con una spinta ma quella mi si attaccò al braccio, anche se avevo ripreso a camminare, così me la trascinai dentro con forza scuotendola a ogni passo. Dei Devil che passavano di lì volando ci videro e risero, mentre altri ci osservavano perplessi.
<< Sai che prima di andare dalle Basse Sfere dovrai affrontare mamma e papà >> mi ricordò all’improvviso Jona, perfida.
<< Perché? >>
<< Adesso fanno parte del Concilio dei Devil >>.
Mi bloccai impietrita e il contraccolpo fece finire a terra mia sorella. 
Per parlare con le Basse Sfere prima si doveva chiedere il consenso al Concilio dei Devil di cui adesso facevano parte, purtroppo, anche i miei genitori.
Che disgrazia!

Cosa avrebbero detto di me?
Jona si rialzò sbuffando da terra e poi si girò a guardarmi con un sorrisetto.
<< Hai cambiato idea? >>
Mi ripresi: << No! >>.
Anche se con un po’ di terrore, mi avviai volando lentamente verso il centro di Zolfanello City con mia sorella che sghignazzava alle mie spalle, trionfante di avermi messo in difficoltà.

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Capitolo 14
*** A volte le parole fanno più male di qualsiasi altra cosa ***








A volte le parole fanno più male di qualsiasi altra cosa







Alzai lo sguardo cercando di infondermi coraggio mentre incontravo nove paia di occhi tra cui quelli dei miei genitori, Mortifera e Mefistofele, che non avevo il coraggio di affrontare.
Mi trovavo davanti il Concilio dei Devil con tutti i membri al completo, i quali, seduti dietro un alto banco, mi osservavano freddi e indecifrabili da una prospettiva più alta della mia.
<< Perché sei qui Kabalè? >> domandò la voce fredda si uno dei diavoli << Perché hai convocato il Concilio? >>.
<< Devo parlare con le Basse Sfere >>.
 La voce mi uscì fioca, ovattata.
Stupida risposta.

<< Perché? >> insisté il Devil.
<< E’ una questione privata >> ribattei debolmente.
Avevo appreso che Jona, tra una risata divertita e l’altra isterica, aveva già detto loro qual’era il vero motivo, ma sapevo che volevano sentire la verità uscire dalla mia bocca.
Udii un lieve rumore e vidi che mamma si era alzata.
Era ancora dannatamente bella. Così simile a me. La carnagione pallida, le labbra rosse come i suoi occhi e i capelli viola così simili ai miei ma senza il ciuffo rosso davanti. Indossava la tipica veste nera che portavano tutti i membri del Concilio.
<< Jona ha detto la verità? Davvero non vuoi più essere una Devil? >> mi chiese con voce dura, senza emozioni.
Orgogliosa come sempre del suo essere Devil.
<< Sì >> dissi con veemenza ritrovando finalmente la mia forza << Voglio domandare alle Basse Sfere di diventare un’umana >>.
<< Tu sei una Devil >> parlò allora papà scuotendo la testa.
<< Non voglio esserlo più! >> ripetei le parole di mamma e lei si rimise di scatto seduta come se l’avessi appena colpita con uno schiaffo << Non voglio più essere quello che sono. Sono cambiata >>
<< E’ colpa di quell’Angel? >> disse Mortifera che tremò appena quando pronunciò l’ultima parola e papà fece un verso sarcastico guardandomi con sguardo deluso.
<< Sì, io lo amo! >>
<< Kabalè è un Angel! >> urlò mamma scandalizzata << E non pronunciare quella parola >>.
Era inutile, non riuscivano a capirmi: erano dei veri Devil.
Decisi di troncare lì quel discorso.

<> dissi chinando il capo.
Ascoltai i loro sussurri e i mormorii contrariati dei miei genitori mentre i Devil si consultavano. Il cuore iniziò a battere come un forsennato mentre la paura di un rifiuto si faceva largo tra i miei pensieri. Cosa avrei fatto se non avrebbero accettato la mia richiesta? Sarei stata per sempre una mezza Devil condannata all’infelicità. Condannata ad amare in segreto.
<< Kabalè >>
Rialzai di scatto la testa quando chiamarono il mio nome, interrompendo le mie tristi riflessioni e la prima cosa che vidi furono il volto indignato di Mortifera e quello infuriato di Mefistofele.
<< La maggior parte dei membri del consiglio ha votato a favore della tua causa. Incontrerai le Basse Sfere >> pronunciò con tono solenne un diavolo anziano.
Alle sue parole una porta della sala si aprì e intravidi una luce rossa.
Le Basse Sfere.
Senza rivolgere uno sguardo di saluto ai miei genitori mi girai e mi diressi verso quella stanza. Quando entrai, la porta si richiuse alle mie spalle.
Mi trovavo in una piccola caverna dal pavimento di lava bollente, così volai al centro dove si trovava l’unico piccolo pezzo di terra dov’era possibile poggiarsi.
<< Qual è la tua richiesta giovane Devil? >> dissero più voci all’unisono.
Rabbrividii sentendo il loro tono glaciale e poi risposi: << Non voglio più essere Devil, voglio essere una umana >>.
<< Cosa ti spinge a farci questa richiesta? >>.
<< L’amore per un Angel di nome Caliel >> affermai sicura << Voglio essere umana per amarlo veramente >>.
<< Il tuo amore è davvero così profondo come tu dici? >>.
<< Sì >> esclamai con tono di sfida.
<< Purtroppo la tua parola non basta per convincerci ad accettare la tua richiesta >> ribatterono le Basse Sfere sibilando << Quando ci dimostrerai che il tuo amore per l’Angel è vero, ti trasformeremo in un umana, ma fino ad allora resterai una Devil >>.
Ascoltai le loro parole mentre una fitta di disperazione e delusione mi stringeva il petto in una morsa. La testa iniziò a girare e sentii le forze minacciare di abbandonarmi.
A volte le parole facevano più male di qualsiasi altra cosa.



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Capitolo 15
*** Una nuova vita ***











Una nuova vita










Pov Caliel

Mi guardai intorno, sbattendo le palpebre per via della luce che filtrava dalle grandi finestre a vetri.
Ero tornato nel mondo dei terreni dove, da adesso in poi, avrei prese posto anche io come umano… insieme a Kabalè.
Quasi nessuno ad Angie Town era riuscito a credere alla mia scelta ma le Alte Sfere avevano creduto al mio amore per Lei e così avevano accettato di esaudire la mia richiesta con una sola controindicazione: non sarei più tornato indietro, ma questo non mi spaventava. Se immaginavo il mio futuro vedevo il suo sorriso e i suoi bellissimi occhi dorati.
Appena sarei uscito dalla scuola, dove mi trovavo dopo essere tornato dalla città degli Angels, avrei perso tutti i ricordi della mia vita celeste, tutti tranne quello di Kabalè.
Allungai una mano verso la porta ma sentii una voce dolce fermarmi.
<< Caliel! >>.
Mi volta per vedere un familiare angelo biondo venirmi incontro svolazzando velocemente.
<< Raf >> la salutai con un cenno di capo.
<< Ce l’hai fatta! >> disse con un sorriso l’Angel, abbracciandomi di slancio << Buona fortuna! >>
<< Grazie davvero Raf >> sussurrai sincero, ricambiai la sua stretta.
<< Ti guarderò le spalle >> mi fece l’occhiolino e mi spinse verso la porta, incoraggiandomi.
Le lancia un ultimo sguardo, sicuro che non l’avrei più rivista e poi aprii finalmente la porta.
Una forte luce e dei rumori m’investirono stordendomi per un attimo, e dopo aver preso un respiro profondo uscii dalla scuola avviandomi verso il mio futuro.


***

Pov Kabalè

Mi muovevo invisibile tra i mortali che camminavano per la strada vicino alla Golden School e quello strano stato di non-esistenza mi pesava sul cuore ormai abituato ad essere ignorato o calpestato... non sapevo cosa fosse peggio.
Un gesto che dimostri il mio amore verso Caliel.
Ma perché non bastava il battito del mio cuore a fargli capire che un Devil poteva amare davvero? Che l’amore superava, anche se non senza difficoltà, tutte le differenze?   
Un “flap” vicino mi riscosse dai miei pensieri.
<< Nosferatù >> mormorai con un sorriso mentre il mio pipistrello mi salutava sfiorandomi il volto con un’ala.
<< Kabalè, cos’è successo? >> una voce familiare sopra di me mi fece trasalire. Alzai lo sguardo e vidi Sulfus volare sopra la mia testa.
<< Niente Sulfus >> risposi con voce atona stringendomi le braccio al corpo per difendermi da un brivido di gelo che mi aveva attraversato la schiena << Come vedi sono qui, ancora così >>.
Sulfus mi osservò attento per un attimo e poi posò lo sguardo in un punto lontano oltre le mie spalle.
Seguii il suo sguardo sapendo già cosa, o meglio chi, stava guardando e lo vidi: Caliel.
Con il cuore a pezzi notai che era umano.
… Sarebbe stato ancor più difficile amarci!
Avanzava tra la confusione con lo sguardo perso, confuso. Non poteva più vedermi.
<< Vai da lui, Kabalè >>
<< Nosferatù attiva metamorfosi inversa >>.
In un lampo diventai mortale (non del tutto) e lui, anche se lontano, mi vide.
I nostri occhi s’incrociarono e mi sentii di nuovo viva.
Iniziai a correre verso di lui, come Caliel fece verso di me.
Ma il quel momento il mondo si fermò: una macchina sfrecciava a grande velocità sulla strada che Caliel stava attraversando.
<< No! >>
Fu un attimo.
Mi gettai in avanti spingendolo via e, in una frazione di secondo, attesi che la macchina mi colpisse ma niente di tutto questo accadde. Aprii gli occhi e vidi che ero circondata dalle Basse Sfere, tutto il resto era scomparso.
<< Il tuo amore è stato dimostrato >> dissero le Sfere all’unisono << Il tuo desiderio sarà esaudito: sarai un’umana >>.
Tutto divenne bianco e poi colorato. Ero di nuovo sulla terra, circondata da rumori, suoni, umani… e abbracciata a Caliel. Questa era la fine della mia vecchia vita.





Epilogo:
Molti anni dopo



Mi affacciai sul balcone per osservare le macchine che sfrecciavano sulla strada molti piani più sotto, sullo sfondo il cielo stellato con la luna piena che illuminava di una tenue luce i palazzi lontani e una scuola diroccata all’angolo della via che per me aveva sempre avuto un’aria magica, anche se non riuscivo a comprendere il perché.
Sentii dei passi familiari avvicinarsi e avvertii il calore di un corpo vicino al mio.
<< Ti ricordi il nostro primo incontro? >> gli domandai ad un tratto, stringendogli la mano.
Caliel si voltò con un sorriso verso di me e incontrai il suo sguardo verde. << E come potrei dimenticarlo? E’ da lì che è iniziata la mia vita >> disse.
Già, i nostri ricordi iniziavano da quel giorno in cui ci eravamo trovati abbracciati. Non sapevamo chi eravamo davvero ma conoscevamo già alla perfezione i sentimenti che provavamo l’uno per l’altro.
Da lì era cominciata la nostra vita e seguendo le nostre scelte, giuste o sbagliate che fossero, eravamo arrivati fino a qui, costruendo il nostro futuro insieme.
<< La prima cosa che mi hai detto era che profumavo di zolfo >> osservò Caliel ridacchiando e passandosi una mano tra i ribelli capelli castani.
<< Beh, era un complimento! >> lo ripresi dandogli un pugno sulla spalla.
<< Ahio! Vieni qua diavoletto! >>
Corsi via ridendo mentre Caliel m’inseguiva per il salone della nostra casa ma fui costretta a fermarmi a causa di un capogiro e di una leggera pressione all’altezza della pancia.
<< Kabalè, va tutto bene? >>
Emozionata annuii, afferrai la sua mano e la poggiai insieme alla mia sul ventre rigonfio.
<< Senti il bambino. Sta scalciando >>
Caliel osservò incantato la mia pancia e la sfiorò con una carezza.
<< Ti amo Kabalè >> disse tornando a guardare il mio volto con uno scintillio negli occhi.
Sorrisi dolcemente intuendo i pensieri che vorticavano nella sua mente: il nostro bambino rappresentava il nostro amore.
L’inizio di una nuova vita.


Fine


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