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“Takeru, come prenderanno la notizia i nostri genitori?” chiese Kayano al suo fratellastro mentre si dondolava piano sull’altalena.
Lui non rispose e allora lei chiarì dicendo “La notizia che…stiamo insieme” balbettò imbarazzata.
“Ah perché stiamo insieme? Da quando?” sogghignò lui guardandola dritta negli occhi senza alcun pudore.
Questo ragazzo è davvero incorreggibile! Come può essere così disinvolto e sarcastico in un momento tanto delicato?
Kayano era stordita, tentava di capire il comportamento del fratellastro ma dopo quello che era successo tra loro non riusciva a formulare riflessioni razionali. Intanto lui continuava a fissarla negli occhi. Aveva uno sguardo sensuale e la sua espressione rivelava pensieri poco morali.
Ma cosa c’era da capire? Quello era il solito Takeru, il diavolo! Lo conosceva meglio di chiunque altro, e non perché fossero fratelli, bensì perché nell’ultimo periodo si erano sentiti molto vicini e avevano capito molto l’uno dell’altra. Avevano affrontato insieme le ombre che dimoravano nei loro cuori, per poi trovare finalmente un po’ di equilibrio, insieme. E poi c’era dell’altro: Kayano era perdutamente innamorata di lui, del suo... fratellastro!
“Co-come che notizia!?” domandò arrabbiata non accorgendosi che “il diavolo” si era piazzato proprio davanti a lei bloccandola sull'altalena. La stava fissando: i suoi occhi erano di un nero intenso…si confondevano quasi con il buio della notte. Eppure non incutevano paura… anzi... erano bellissimi occhi a mandorla, ma più grandi di tanti comunissimi occhi giapponesi. Nonostante fossero di un colore così scuro riuscivano a brillare anche nella notte. Anche in quella notte così cupa.
“Scema” disse lui improvvisamente, rompendo il silenzio.
“Come sarebbe a dire 'scema'?!”
Questo ragazzo non cambierà mai!
'Mi prendi in giro eh? Siamo alle solite… Me ne vado... ' Kayano non fece in tempo a finire le sue considerazioni …che Takeru le prese il viso tra le mani e la baciò lievemente sul labbro superiore.
Fu un tocco delicatissimo…
Kayano si tranquillizzò. Takeru sapeva rassicurarla quando meno se l’aspettava. In quel momento, sentendo le labbra di lui così vicine alla sue, pensò che era al sicuro, e che se c’era Takeru al suo fianco avrebbe avuto il coraggio di affrontare la loro complicata situazione.
Due fratelli, anche se non di sangue, si amano. E si baciano…e…
Mentre rientravano a casa i loro pensieri si fecero molto vicini. Takeru aveva la sua solita aria da 'duro', sembrava piuttosto tranquillo. Invece Kayano era turbata: non aveva la minima idea di quello che avrebbe potuto dire a sua madre per giustificare il suo amore proibito. In particolare non riusciva ad immaginare una sua eventuale reazione. Sua madre però era sempre stata una donna eccentrica, molto ragionevole, se vogliamo anche strana, quindi forse avrebbe potuto accettare che la sua unica figlia avesse una relazione con il figlio del suo attuale marito.
Questa ipotesi positiva la allietò, ma solo per un breve momento. Un brivido lungo la schiena la colse di sorpresa; senza accorgersene si aggrappò al braccio di Takeru che le camminava accanto.
Senza pensarci Takeru scherzò “Ehi, vuoi staccarmi un braccio?”
La ragazza non udì la provocazione, aveva lo sguardo fisso perso nel vuoto.
Takeru cambiò espressione. Non l’avrebbe mai ammesso, ma ora era preoccupato. Per Kayano più di tutto.
Continuò però a camminare al suo fianco, avvertendo la mano di lei stringere ancora di più.
'Andrà bene Kayano.'
§§§
Intanto a casa di Yuichi Kamijo…
“Ehi servo! Portami un po’ d’acqua fresca!” ordinò Harukawa al suo ragazzo.
“Ma perché sei sempre così acida?” disse mortificato Kamijo.
“Sai essere glaciale anche dopo quello che è successo!” tentò di contenere l’imbarazzo mentre le parlava.
“Abbiamo fatto sesso, caro. S.e.s.s.o” cadenzò lei.
“E tu perché sei sempre così mieloso? E comunque se volevi una ragazza dolce e premurosa perché non ti sei messo con Saito quando ne hai avuto l’occasione?”
Kamijo rimase seduto sul suo grande letto, un po’ dubbioso.
Lei continuò “Oppure con Watanabe: lei è più accondiscendente di Saito, sai? E’ più dolce di un budino!” finì la frase ridendo.
Stava evidentemente scherzando, non voleva affrontare l’argomento ma nascondere quello che stava provando in quel momento.
‘Non vuole ammettere di essere felice. Lo so. Ormai la conosco. Harukawa è fatta così. E’ una ragazza fuori dal comune ma in fondo è una brava ragazza. Quando assume quest’aria fredda e un tantino altezzosa dovrei risponderle a tono, ma…non ci riesco. So che non parla in questo modo per una forma di cattiveria, credo sia solo per timidezza…Quindi farò finta di niente.’
“Cosa combini lì rannicchiato?” chiese lei vedendo Kamijo ai piedi del letto, affaccendato.
“Mi vesto” rispose pacato lui.
“Perché? I tuoi genitori non torneranno prima di domani mattina. C’è tempo per riaccompagnarmi”
‘Ecco! Adesso penserà che voglio restare con lui e che sono morbosa! Ho fatto male a parlare, me ne dovevo stare zitta! Però…io non voglio andarmene adesso, non ancora…’
Si rassegnò lei ai suoi desideri.
Kamijo si alzò e andò verso la porta. La aprì lentamente e mentre usciva dalla stanza, senza voltarsi, la rassicurò “Vado a comprare dei budini al latte. Il market dell’isolato vicino dovrebbe essere aperto.”
Ci fu una brevissima pausa.
“E’ il tuo dolce preferito, no?” e così dicendo uscì dalla stanza.
Harukawa era rimasta seduta sull’enorme letto occidentale, coperta solo da un lenzuolo color avorio. Si rilassò d’improvviso. Si guardò i piedi nudi e candidi…
‘Kamijo…sei sempre premuroso nei miei riguardi; con te mi sento davvero bene, anche se non riesco a dirtelo apertamente. Io non so come reagire in queste situazioni! Sono molto tesa, anche se felice. Abbiamo fatto l’amore ed è stato molto bello…Tu sei stato molto dolce. Prima o poi doveva succedere, ma sono contenta che tu abbia aspettato assieme a me il momento giusto.’
Ora era realmente serena e tirò un sospirò di sollievo per rilassarsi ancora di più. Si distese completamente sul letto, sempre coperta dal lenzuolo che le solleticava l’esile corpo.
‘Prima che arrivi Kamijo sarà meglio farmi una doccia.’
A quest’idea scese rapidamente dal letto scostando il lenzuolo che prima la copriva. Prese il suo beauty con i trucchi che sicuramente le sarebbe stato utile e si diresse in bagno. Era nuda, ma ora si sentiva a suo agio nonostante non fosse in casa propria. Si sentiva libera.
Mentre abbassava la maniglia della porta si girò verso il letto che aveva lasciato un secondo prima.
Lo fissò a lungo.
Un ricordo quasi tangibile si manifestò dinnanzi ai suoi occhi castani. Il respirò le mancò per qualche istante e per questo si raggomitolò su se stessa, quasi a stringersi per non sentire quel mancamento fisico.
Il pavimento sembrò vacillare.
Per fortuna fu solo un attimo.
Appena riacquistate lucidità e forza, corse in bagno lasciando nella stanza una sensazione di inverosimile paura.
Al centro, il letto ora vuoto, era vistosamente in disordine; le lenzuola si erano, per puro caso, intrecciate tra loro…come se fossero state destinate ad unirsi.
Del sangue…nessuna traccia.
§§§
Takeru e Kayano erano davanti al cancello della loro casa.
Erano più di tre mesi che vivevano tutti insieme in quel grande appartamento.
Si era fatto molto tardi, erano quasi le 3.00 del mattino; i genitori non li avrebbero aspettati svegli in quanto sapevano che quel giorno avrebbero partecipato al party che l’Istituto aveva organizzato per le vacanze estive. In realtà la festa era finita da un pezzo, prima del previsto. Così i due fratellastri se l’erano svignata inoltrandosi presso un parco vicino, non facendo caso agli sguardi indiscreti di alcuni compagni. Soprattutto quelli di alcune ragazzine del primo anno che seguivano tutti i movimenti di Takeru. Era sempre così…lui riusciva a “catturare” tutti, e non solo per la sua particolare bellezza, ma soprattutto per il suo carattere un po’ stravagante ma molto accattivante.
Ad ogni modo, quel parco dove si erano rifugiati in un primo momento, per Kayano rappresentava un luogo magico. Infatti era stato proprio lì che si era accorta di quanto fosse speciale Takeru.
Prima di quell’episodio, che accadde una sera d’autunno, Kayano era convinta che Takeru fosse un “diavolo”, uno sbruffone che faceva il bello e il cattivo tempo a scuola solo perché era il figlio del preside. Non che fosse cambiato poi tanto, però adesso Takeru sembrava più maturo e disponibile… E comunque c’era sempre stata una ragione dietro quei suoi comportamenti arroganti, spesso anche violenti. Kayano lo capì proprio quella sera, in quel parco... quando lei piangeva e d'improvviso vide Takeru in sella ad un bici. Era lì per riportarla a casa!
“Non aver paura di affrontare gli altri”… le insegnò Takeru quel giorno.
Kayano, per la prima volta, in quel parco magico, come lo definiva segretamente lei, si accorse di provare un forte sentimento verso quel ragazzo così presuntuoso quanto maturo e affascinante. A quel tempo cercò di trattenere le sue emozioni, chi avrebbe concesso loro di amarsi se di lì a poco sarebbero divenuti fratelli? Col tempo però dovette cedere…perché l’amore è come una diga: se lasci una breccia dove possa infiltrarsi un filo d’acqua, a poco a poco questo fa saltare le barriere. E arriva un momento in cui non si riesce più a controllare la forza della corrente. Le barriere crollano, e l’amore si impossessa di tutto; e non importa se possiamo continuare ad avere la persona amata accanto a noi. Amore significa perdere il controllo*.
“Credo che stiano dormendo” la ragazza tirò quasi un sospiro di sollievo.
Takeru si mosse per entrare, ma la sorella restò immobile dietro di lui, non lasciando andare la manica di suo fratello.
‘Non ce la faccio. Sono una codarda. Ho paura…Eppure dentro sono così felice per quello che è accaduto…Ma quest’angoscia non mi abbandona. Non riuscirò a guardare mia madre dopo ciò che è successo questa sera.’
Takeru indietreggiò e si abbassò un pochino per guardarla meglio in viso.
“Kayano?”
“Eh…hmm…dimmi” rispose lei un po’ intontita.
Aveva mille pensieri che fluttuavano nella mente.
‘Acciderba! Takeru è davvero bello. Vederlo così da vicino mi provoca il panico. Acciderba, devo stare calma. M-ma, mi vuole b-baciare? Adesso?’
“Kayano?” la rinsavì il ragazzo.
“Stai bene?” le chiese teneramente “Mi sembri pallida.”
“N-no no, sto bene!” cercò di tranquillizzarlo.
-”Sicura?”
“Si” mentì Kayano.
“...”
“Ti ho fatto male?”
“Uhm?” quella domanda la stupì notevolmente.
“C-cosa?” gli chiese. In viso era tutta rossa.
“Mi dispiace… se ti ho fatto male” le disse a voce bassissima lui.
‘Oddio che imbarazzo. Perché mi sta chiedendo una cosa del genere? Non vede che sono già abbastanza turbata? Devo ancora capire bene ciò che è appena successo…Sento ancora un fuoco che divampa nel mio corpo…Come posso nasconderlo? Mi vergogno. Ma… forse lui si sta preoccupando per me?’
Si affrettò quindi a rispondergli: “No Takeru, non è così.”
Takeru non sembrava convinto.
“Non mi hai fatto male!” continuò un po’ agitata afferrandogli una mano e tenendola stretta nella sua.
“Io sto bene, sul serio. Io…ecco…mi sento felice, e mi sento tua…completamente. Non l’ho dato a vedere perché…beh so che non ti piace parlarne, e poi perché sono molto preoccupata per quello che potrebbe accadere.” la voce le tremava. “Tu mi hai reso felice” lo guardò dritto negli occhi anche se era visibilmente a disagio.
‘Ecco l’ho detto.’
Takeru tacque restando immobile per qualche attimo, come se fosse stato legato a lei da un filo invisibile. La sua mano ancora in quella di lei, così calda e piccola. Poi si voltò verso il cancello. Lo aprì e fece qualche passo.
“Mentre eri sotto la doccia ho notato una macchia di sangue sul lenzuolo” pronunciò le parole con sincero affetto.
Silenzio.
Proseguì “Lo so che è normale, però…mi sono preoccupato.”
Kayano corse verso di lui e lo abbracciò appoggiandosi sulle sue larghe spalle. Le lacrime inevitabilmente scesero sulle gote, bagnando anche la maglia di lui. Piangeva di gioia. Takeru sapeva essere premuroso quando lei ne sentiva più il bisogno. Era innamorata di lui, ne era certa. Ora più che mai.
In quel preciso momento avrebbe desiderato più di ogni altra cosa tornare a Shibuya, dove un'ora prima, in un albergo da quattro soldi, lei e Takeru avevano fatto l’amore per la prima volta.
N.B. se trovate l’asterisco * dopo alcune parole,
vuol dire che a fine capitolo ci sarà una legenda, dove darò l’eventuale
spiegazione della scelta di quella parola, o semplicemente il significato. ^^
DISCLAIMER: I personaggi citati non sono miei ma di proprietà di Mitsuba
Takanashiahimè…perché se Takeru fossestato mio…uhuhuhhuhu ^*^
Capitolo 2. Forti Emozioni
Casa Edogawa
Aprendo cautamente la porta, i due fratelli entrarono
nell’appartamento cercando di non far rumore.
Nella casa, appena illuminata dalla fievole luce
della strada, si respirava un’aria incerta.
‘Click.’
Takeru
accese la luce.
Kayano notò subito il biglietto lasciato sul tavolo
in cucina.
-Guarda- disse mostrandolo a
Takeru.
“Rincaseremo domani, non preoccupatevi.”
Tokiko.
‘Fiuuuuu! Non ci sono.’ Tirò un sospiro di
sollievo Kayano. ‘Certo però che sono due genitori
sconsiderati: ci lasciano qui da soli, e per giunta un’intera notte! Sono senza
dubbio degli irresponsabili!...Comunque, meglio così.
Potrò rimandare le mie preoccupazioni a domani, sempre se riuscirò a dormire
questa notte…sono ancora incredula…Il cuore lo sento
battere così forte che quasi mi fa male.’
-Ehy?-
-Ehy?-
ripeté Takeru con decisione muovendo la mano davanti agli occhi della ragazza.
-Ah…si, scusa. Ero soprappensiero.-
-Stai pensando a cose immorali? Dì
la verità- le disse con fare malizioso. (ndSonya
uhuhhuhuu questo ragazzo è un Dio!!!! ^*^)
-Non è vero!- eruppe Kayano guardandolo con il viso
imbronciato.
-Stupido, stupido!- replicò dandogli dei colpetti
sul petto.
‘Ma perché adesso si comporta come un ragazzino? Cinque minuti fa
era così serio e preoccupato…Ora si prende di nuovo gioco di me!
E’incorreggibile!,
Takeru
rise di gusto mentre lei continuava a colpirlo sul petto. Vedere sua sorella
con quell’espressione buffa lo divertiva molto. Provocandola di proposito aveva
ottenuto quello che voleva: Kayano gli piaceva così, permalosa e spontanea.
Cogliendola inaspettata, la prese in braccio con
facilità.
-Ma
cosa fai?- gli chiese chiaramente impacciata.
-Ma
quanto pesi?! Sei ingrassata per caso?- Takeru non si
lasciava sfuggire l’occasione di punzecchiarla.
Gli piaceva tanto metterla in difficoltà?
Dal canto suo Kayano non poteva di certo
lamentarsi: Takeru le piaceva così, con i suoi pregi e i suoi difetti. Avrebbe
voluto che fosse più sensibile nei suoi confronti in quel momento, ma sapeva
anche, e molto bene, quanto fosse difficile per lui esternare i propri
sentimenti.
Infatti…
Sin
da piccolo si era sempre fatto carico di sensi di colpa non suoi. In apparenza
aveva sempre dimostrato di avere un carattere disinteressato e prepotente,
aveva voluto far credere agli altri di non avere bisogno di niente e di
nessuno, tacendo persino con suo padre, il quale a sua volta si era sentito
fortemente responsabile nei confronti del figlio. La madre aveva deciso di
andarsene, abbandonandoli, lasciando Takeru nell’atroce dubbio di essere stato
la causa di quella sua estrema decisione.
Ma non era affatto
così…Che colpa ne poteva avere un bambino piccolo?
Takeru però era cresciuto in solitudine,
allontanando gli altri, con la convinzione di aver commesso un errore troppo
grande, che non sarebbe stato perdonato. Cresciuto senza una madre e un padre
spesso assente per motivi lavorativi, Takeru si era abituato a quella
solitudine. Sin da piccolo aveva imparato a cavarsela da solo, a non chiedere…a
non appoggiarsi agli altri. Sicuramente è per questo motivo che, crescendo, è
diventato quello che è: un ragazzo ribelle e violento. Quello era l’unico modo
che aveva per vivere all’esterno e allo stesso tempo punirsi.
A scuola si parlava spesso di lui, si diceva fosse
un ragazzo affascinante ma allo stesso tempo pericoloso. Alcuni ragazzi di
scuole vicine affermavano di averlo visto più volte seminare paura tra i loro
coetanei, fuori dall’edificio scolastico. Ma oltre questo, nessuno sapeva chi fosse realmente
Takeru Edogawa.
…Soltanto
Kayano, grazie al suo carattere disponibile e alla sua smisurata fiducia verso
gli altri, era riuscita a vedere oltre quel suo comportamento scorretto. E
aveva scoperto, con grande tristezza, un Takeru punitivo nei confronti di se stesso. Dietro
quel suo atteggiamento vendicativo apparentemente contro gli altri, si celava
un animo ferito e sanguinante.
-Dove
mi porti?- domandò la ragazza, ancora un tantino
offesa. Però non le dispiaceva restare tra le braccia
di suo fratello, si sentiva quasi una principessa.
‘Hiiiii’
Takeru
si stava dirigendo verso la sua camera, che si trovava al piano superiore della
casa.
Al solito aveva lasciato la porta aperta, quindi
entrò tranquillamente in camera.
Kayano
poggiò la testa sul petto vigoroso del fratello, accorgendosi all’istante delle
linee ben definite dei pettorali.
Takeru non era uno di quei ragazzi muscolosi, gonfi
di vanità; semplicemente aveva un bel fisico (ndSonya
e che fisico!!! ^*^). Per di più, praticando sport sin dalla
scuole medie, il suo corpo si era ben scolpito, lo si poteva notare
anche quando indossava un maglione o una felpa. La sua figura slanciata e quel
corpo tonico gli donavano un aspetto quasi divino, da
mandare letteralmente in delirio le liceali.. Perfino le ragazze del terzo
anno, quindi più grandi di lui, lo chiamavano “l’affascinante principe” , molte
lo paragonavano addirittura alla celebre statua di Michelangiolo: Il David!
Takeru
aveva un gran fascino, quasi magnetico che faceva perdere la testa a molte, ma,
al contrario di quello che si potesse pensare di lui, e cioè
che fosse un playboy, Takeru era popolare anche tra i ragazzi, i quali lo
consideravano un leader, un punto di riferimento importante e non solo per
questioni prettamente sportive.
Yohei Uozumi (ndSonya
poteva mancare?^^) lo stimava in particolar modo, e sin dalle medie lo
rispettava come un fratello maggiore.
Adagiò
Kayano sul suo letto. La ragazza non nascose un iniziale disappunto.
Takeru non fece caso a questo e si mise su di lei,
senza però che i loro corpi si toccassero, e allora Kayano si lasciò
trasportare dai suoi pensieri poco morali…come li avrebbe chiamati il suo
fratellastro.
Voleva sentirlo vicino…sentire nuovamente il suo
corpo accendersi come un fuoco…
Com’era successo poche ore prima in quell’albergo a
Shibuya.
°°°°°
flashback°°°°°
I
due fratelli camminavano mano nella mano nel quartiere più popolare di Tokyo:
Shibuya, che quella sera pulsava di gente e i negozi sembravano emanare una
luce propria. Le insegne luminosedegli
enormi grattacieli riuscivano quasi a coprire il cielo…e le stelle.
Poco importava, perché l’intenso odore di
ciambelline caramellate e di tsubuyokan* gratificavano
gli animi e i palati della gente.
Kayano si sentiva un po’ ansiosa, quasi dovesse
superare a breve un esame di fine trimestre. Allo stesso tempo però percepiva
nel cuore una consapevolezza eccitante.
Al party scolastico aveva preso coraggio e,
approfittando della distrazione di Rika e Yohei, aveva trascinato Takeru fuori dall’edificio.
Lui l’aveva stranamente accontentata senza protestare
o chiederle nulla, almeno in un primo momento.
Una volta fuori, e lontani da occhi indiscreti, le
aveva chiesto laconico –Che c’è?-
Molto agitata Kayano era riuscita
solo a balbettare qualche frase senza alcun senso. –E…bhè…sai?...Tu sai che mi piaci…e…bhè si mi piaci però…cioè…e-
-E?- l’ aveva incitata lui
prendendole una ciocca di capelli e cominciando a giocherellarci con le dita.
Gliel’aveva anche tirata come se avesse avuto a che
fare con una bambina.
Kayano
però si era adirata –Sono proprio una scema! Avevo promesso ad
Harukawa e a me stessa che stavolta non avrei esitato…avevo trovato il
coraggio…ma tu mi stai rendendo la cosa difficile, sai?- gli aveva lanciato
un’occhiata furiosa.
-Ma…- aveva esitato per un attimo
– ma tu sei uno stronzo!- Si era fermata ancora, poi aveva proseguito
abbassando lo sguardo: non aveva avuto il coraggio di guardarlo negli occhi. –
Io proprio non ti capisco! Stiamo insieme oppure no? Non vedi quanto io sono
frustrata? Ti rendi conto di quanto sia estenuante per
me nascondere quello che provo? Prima a scuola…e poi anche a casa da quando
viviamo insieme! Cazzo, non è giusto!E tu… non fai altro che confondermi!
Quando siamo da soli ne approfitti per baciarmi;
l’altro giorno nello spogliatoio della palestra mi hai anche palpato il seno
mentre ci stavamo baciando!Io…bhè…non che io non voglia…però…- la sua voce gli
era sembrata d’improvviso incerta.
-Ciò che c’è tra noi non è per niente chiaro!-aveva ripreso subito il suo tono accusatorio.
- Fai il vago e decidi anche al posto mio quando e
come vederci, senza darti pensiero di quello che provo io! All’inizio ho
sopportato, data la situazione, ma adesso…adesso non ce la faccio…sto
soffrendo…- aveva detto l’ultima frase scoppiando in un pianto irrefrenabile.
Takeru
era rimasto immobile davanti a lei. L’aveva guardata con estrema dolcezza.
Istintivamente poi l’aveva abbracciata, stringendola al suo petto. La strinse
forte…
‘Anche tu allora riesci ad arrabbiarti sul serio,
eh Kayano? Hai tenuto tutto dentro perché non volevi che mi preoccupassi…Sei
una scema…,
Erano
rimasti abbracciati per un po’; Kayano aveva continuato a piangere tra le sue
braccia, stringendo le mani contro i fianchi di lui.
Quando
si era calmata un po’, Takeru, l’aveva presa per mano, dicendole -Andiamo-
Dapprima
erano stati nel parco vicino, poi, senza pensarci, si erano ritrovati a
Shibuya, richiamati dal dolce profumo di ciambelline.
Approfittando
di una panchina libera, si sedettero per riposare, mangiando una ciambella a
testa che avevano comperato poco prima da un venditore
ambulante.
In
silenzio mangiarono il loro dolce. In quel momento entrambi capirono
di essere uniti più che mai sino ad allora…Perché seppur nel silenzio, i loro
pensieri erano in sintonia…
I loro cuori battevano…ed entrambi riuscivano a percepire l’uno il battito dell’altra.
Kayano era sicura che suo fratello aveva compreso quello che aveva cercato di dirgli fuori
dall’edificio scolastico. Si, lo aveva certamente
capito…e a modo suo la stava rassicurando.
Non avrebbe voluto accusarlo della sua confusione,
della sua frustrazione…Certo, lui faceva il vago e questo spesso la faceva
soffrire, però quando prima si era rivolta a lui in quel modo aspro, era stato
semplicemente perché si sentiva esausta.
Il suo era stato uno sfogo…
Nell’ultimo periodo si era rivelato sempre più
difficile nascondere il suo sentimento; il timore di
essere scoperta dalla mamma non le permetteva di dormire tranquilla. Anche a scuola doveva fingere. Questo costante nascondersi
le aveva procurato dello stress, e alla prima
occasione si era sfogata, riversando la sua rabbia contro Takeru.
Ma non era stato giusto. Ora
se ne rendeva conto.
-Scusami- disse con rammarico, chinando la testa verso il
basso.
Takeru
si alzò facendo qualche passo in avanti, come se non avesse udito o non gli
interessasse.
-Andiamo- disse pacatamente dandole le spalle.
Kayano
si domandò dove sarebbero andati a quell’ora. Era quasi mezzanotte, forse
sarebbe stato prudente tornare a casa.
Si
sentiva ancora molto strana: aveva la sensazione che di lì a poco avrebbe
dovuto prendere una decisione molto importante.
Camminavano
fianco a fianco in mezzo alla folla. Questa volta senza tenersi per mano.
Kayano avrebbe voluto sentire un po’ del suo calore…di sentire la sua mano…Ma
non prese l’iniziativa. Aveva il timore che Takeru la prendesse in giro o la giudicasse una romanticona! Tsk!
Ogni tanto il brulichio di gente cessava: molte
delle ragazze che facevano shopping si fermavano ammaliate dal fascino di
Takeru, e per qualche secondo la frenesia lasciava il posto all’ammirazione.
Kayano si sentiva terribilmente a disagio e per la
prima volta, anche fuori luogo.
‘Ma cosa ci faccio io qui? Takeru non si accorge di attirare
l’attenzione delle donne in modo tanto spregiudicato? Sembra che non se ne accorga, è sempre molto disinvolto…Io invece mi sento un
pesce fuor d’acqua e mi dà enormemente fastidio che lo fissino in quella
maniera! Sicuramente tutti si chiederanno come uno
tipo così attraente possa perdere tempo con una ragazzina insignificante come
me.
Acciderba*, ma perché sono così poco sicura di me?
Io a Takeru piaccio,devo avere fiducia in lui! Quindi non devo farmi delle paranoie!’ cercò di
convincersi.
Passeggiando
ancora un po’ giunsero in una zona molto meno
affollata. Kayano si accorse subito della presenza di numerosi alberghetti.
La testa iniziò un po’ a girarle: ma quanto avevano
camminato? Forse troppo. Per tutto il giorno si era sentita poco in forma;
aveva avvertito più volte dei tremendi capogiri. La causa dei suoi malori era
stata sicuramente la preoccupazione per la loro complicata condizione, che non
l’aveva nemmeno fatta riposare bene nelle ultime notti.
Ora, mentre continuava a seguire il suo
fratellastro chissà dove, avvertì la stanchezza. La sue mani
divennero a poco a poco molto fredde…
-Takeru…-
lo chiamò.
Il
ragazzo si girò e la guardò, forse anche un po’ incuriosito.
Cosa gli avrebbe detto?
Non capì che sua sorella stava male. Si trovavano
in una via poco illuminata e riusciva a vederla solo in penombra.
-Takeru,
ma…dove siamo? Forse è meglio tornare indietro, non credi? Ecco…sono un po’
stanca- Si sentiva affaticata, forse avrebbe dovuto dormire un po’.
Guardandola
nella semioscurità, Takeru le offrì un sorriso malizioso, non capendo che sua
sorella riusciva a malapena a parlare.
Si portò un dito alla bocca toccandosi il labbro
inferiore.
I suoi occhi scuri brillarono di una luce
particolarmente vogliosa.
Era
deliziosamente sensuale…
Con
tono bramoso, cogliendola di sorpresa, disse :
-Voglio
te, Kayano... Adesso!-
In
quel preciso istante la ragazza, già molto debole, non capì più nulla. Aveva la
mente confusa…
Poco prima stava per confessargli il suo amore…poierano scappati dal
party come fossero stati due ragazzini…La paura di dover affrontare i loro
genitori nel momento in cui avrebbero saputo tutto…
E poi…e poi Takeru che le dice
questo…Era decisamente troppo.
Troppe emozioni, così diverse l’una dall’altra
l’avevano portata a sentirsi sfinita.
Le
mancò l’aria; sollevò lo sguardo verso il cielo…quasi a voler cercare respiro
altrove.
Le
mani sempre più fredde, le gambe tremolanti…che ad un tratto cedettero.
Nell’oscurità
Takeru riuscì a vedere un luccichio…Una lacrima…soltanto una lacrima cadeva
lungo la guancia di Kayano…
Una soltanto prima di capitolare irrevocabilmente…
Takeru
fu agile e pronto a sorreggerla prima che lei potesse cadere sull’asfalto.
Fine
2. capitolo
Legenda :
*tsubuyokan: dolce con marmellata di fagioli,
*Acciderba: ho voluto utilizzare di proposito
alcune parole usate spesso nel manga, tra cui, appunto, acciderba ^^
Titolo ff: Back here
Capitoli:3/??
Genere:romantico/sentimentale
Rating:MG14
DISCLAIMER: I personaggi
citati non sono miei ma di proprietà di Mitsuba Takanashi.
DISCLAIMER: La canzone
“Un Senso” che troverete nel testo è di proprietà di Vasco
Rossi.
Capitolo 3. Una
parte di te
E rieccomi qui! Innanzittutto, prima di scrivere qualche cavolata
^^;; vorrei scusarmi per due motivi: 1.scusatemi se aggiorno raramente ma sono una persona che se non
ha l’ispirazione NON scrive e siccome ho anche una vita da mandare avanti con i
miei ‘piccoligrandi’ problemi, non posso proprio mettermi a scrivere di
frequente soprattutto perché di solito l’ispirazione mi viene di notte. Ma
ahimè la notte si dorme ^^ e quando non dormo (appunto per scrivere), il giorno
dopo sono talmente stanca e stordita che non concludo
un tubo! E siccome uno dei miei “buoni propositi” per l’anno nuovo è quello di
cambiare atteggiamento (= non essere pigrona, vivere a
pieno, studiare e reagire a tutto…) allora cerco di fare sempre qualcosa che mi
sia utile e che mi facccia stare bene. E quello che mi
fa stare (molto) bene è anche scrivere…in particolar modo andare avanti con
questa fic. Quindi prometto che m’impegnerò di più ma
siate pazienti ;) Il 2motivo per cui mi scuso è questo: nel sito avevo due
account perché per mia sbadataggine non mi ero accorta di essere già iscritta.
In questi giorni ho chiesto gentilmente ad Erika se mi poteva cancellare uno
degli account perché comunque la storia (Back Here)
era la medesima, ma i lettori avrebbero potuto fraintendere e immaginare che ci
fossero due fic identiche! (o clonate…). Mi dispiace!
Soprattutto mi dispiace di aver perso le recensioni di alcuni
utenti (iscritti e non): mi avevano fatto piacere! :* Bè spero che leggano
questo nuovo capitolo…e mi raccomando fatemi sapere quello che pensate! ^_^ Buona
lettura!
Capitolo
3.Una parte di te
Stanza d’albergo.
Lentamente
aprì gli occhi. La vista annebbiata le impediva di mettere a fuoco le pareti
della stanza.
-Ma…ma dove sono?- pensò a voce alta.
-Sei
in una camera d’albergo- la informò Takeru con tono schietto.
-Co-cosa??- balbettò agitata la ragazza destandosi del tutto dallo
smarrimento iniziale.
Era
pallida in volto, ancora un po’ assordata; restò smarrita sul letto stringendo
tra le mani il lenzuolo, indecisa se chiedere spiegazioni oppure andare via.
Era arrabbiata.
-Mi
hai fatto preoccupare- le disse imbarazzato suo fratello ruotando gli occhi.
‘Mi ha di nuovo frainteso!’
-Bhè…scusa…però…-
ora si sentiva ancora più confusa, quasi in colpa. “Voglio te, Kayano” le aveva
detto proprio così. Ora perché si stata preoccupando?
-Senti…non
vorrai dirmi che hai creduto a quello che ti ho detto
prima?- domandò Takeru quasi avesse potuto leggerle la mente.
-Eh?-
si inibì lei.
-Certo
che sei proprio tonta! Io stavo scherzando! Eri spaventata dalla situazione, e
io l’avevo notato, così ho voluto prenderti un po’ giro. Chi se lo aspettava
che saresti svenuta?
‘Ma questo ragazzo è davvero un diavolo! Ora basta,
torno immediatamente a casa!’
Takeru
proseguì con voce serie questa volta: -Poi ti ho vista anche piangere mentre
cadevi…mi sono spaventato da morire.-
La
stava fissando negli occhi.
-Non
sono stato io a portarti in questa stanza: il proprietario dell’albergo mi ha
visto mentre ti sorreggevo e ci ha portato qui. All’inizio ha frainteso e io
per poco non finivo al commissariato di polizia! Ti sembra giusto? Poi gli ho
detto che siamo parenti, quindi si è tranquillizzato. Ovviamente ho dovuto
pagare la stanza, tsk! Se avessi avuto davvero intenzione di portarti in un love
hotel ne avrei cercato uno decisamente migliore, non
credi?
L’ultima
frase era palesemente provocatoria. Scoppiò in una
fragorosa risata.
Kayano
finalmente poté rilassarsi; rideva assieme a lui contenta di ciò che aveva
sentito.
‘Questo significa che non mi fido ancora di lui?’. Avrebbe
dovuto capirlo che quello era il solito Takeru: uno a cui piace scherzare per
mettere in difficoltà gli altri. O metterli alla
prova. Non era il caso di prendere troppo sul serio i suoi continui dispetti.
-Hai
fame?- chiese Takeru alzandosi dalla sedia su cui era seduto.
-Un
po’- rispose arrossendo la ragazza sentendo il suo stomaco brontolare.
-Ah
ah, solo un po’ eh? E quello che ho appena sentito
cos’era?- rise di gusto il ragazzo mentre prendeva del tofu* che era stato
portato poco prima. Era ancora caldo.
-Stupido!-
alzò la voce Kayano alzandosi di scatto dal letto e mettendo il broncio.
-Va
bene, va bene- si arrese lì per lì lui trattenendo una risata. -Però mangia,
sei debole.-Dimmi…sei
svenuta perché sei stressata, è così? Nell’ultimo periodo avevo capito che non
stavi bene. Non reggi più la situazione-
I
suoi occhi esprimevano una dolcezza veritiera.
-Si- disse lei tornando a sedersi sul letto, un po’ in
colpa.
Stavano
gustando il tofu ancora ben caldo; il silenzio tra di
loro era un protagonista astratto. L’aria, leggermente grave, opprimeva
l’atmosfera della stanza.
‘Perché mi sento così tesa?...Takeru si sentirà allo
stesso modo?’
‘Non reggo più questo silenzio’
Nonostante l’insicurezza dai loro cuori, il tiepido
profumo del tofu penetrava sino in fondo all’anima. Era piacevole.
-Questo
albergo non è poi così squallido, non trovi?- ruppe il
silenzio Kayano notando con stupore quanto quella camera fosse arredatacon un
certo gusto.
-Già- rispose Takeru che aveva appena finito il suo
tofu.
Non
si poteva di certo definirla elegante o spaziosa, ma aveva un non so che di
grazioso. L’armadio pareva ricordare uno di quelli che si vendono
alle fiere la domenica mattina, in un quartiere alla periferia di Tokio: stile
retrò. Il comodino era simile, anche se pressoché minusccolo; la scrivania,
invece, era di quelle molto semplici. Su di essa vi
erano appoggiate delle riviste turistiche sul Giappone del Nord e delle penne,
probabilmente scariche. Una delle tante copertine risaltava all’occhio più
delle altre, per il suo slogan scritto a caratteri grandi. Diceva “Benvenuti
nel magico mondo del Sol Levante”.
Fuori dalla finestra il cielo diventò così cupo che non
si vedevano più le stelle. Tutto pareva immobile, quasi il tempo avesse dimenticato di battere i secondi, i minuti, le ore.
C’era
anche un posacenere sul comodino, che però stonava con il resto
dell’arredamento: era insopportabilmente colorato. Il letto, matrimoniale, era
enorme, forse troppo date le dimensioni della piccola camera. Però era soffice. Le lenzuola, bianchissime, emanavano una
delicata sensazione di pulito, e nell’aria si avvertiva un lieve profumo di
lavanda. O mughetto.
Kayano,
senza rendersene conto, stava cominciando a sentirsi a suo agio in quella
dimensione sconosciuta. Non era mai stata in una stanza d’albergo e quindi
all’inizio non aveva saputo come comportarsi, si era spaventata senza motivo.
E
poi c’era Takeru…Quando era in sua compagnia, Kayano
si sentiva sempre molto ansiosa; ma non era un sentimento del tutto negativo.
Probabilmente i loro sentimenti, che ora vagavano incerti in quella piccola
stanza, non erano ancora abbastanza maturi. Il loro affetto, seppur sincero,
era in attesa di sbocciare…come una pianta che ha
bisogno d’acqua giornaliera per crescere. Il loro legame era esattamente come
un fiore che sta per sbocciare: fragile e incerto.
Ma genuino.
Avevano
finito di mangiare già da un po’. Kayano, incuriosita, aveva voluto frugare qua
e là: aveva scoperto che dietro un angolo nascosto c’era persino un bagno. Vi
era entrata e, a bocca aperta, aveva esclamato “cavoli!’
-Cosa?-
chiese suo fratello dietro di lei.
-Guarda
le piastrelle! Sembrano luccicare!-
-Ah- fece lui disinteressato.
-Cos’è
quella faccia? Mia madre dice sempre che le piastrelle ben pulite denotano una
bella personalità e un rispetto per se stessi e per gli altri! Non lo sapevi?!-
-…e infatti ogni domenica tu e lei pulite a fondo le piastrelle del bagno e della cucina
facendo un gran baccano con le vostre chiacchiere…Tsk!-
-Eh?…ehy
ma tu non ci sei mai la domenica mattina! Come fai a saperlo? Mi hai spiata!!!- Kayano era un po’ imbarazzata.
-A
volte resto in casa perché mi sveglio tardi, e tu invece pensi che sia uscito.
Così mi metto ad origliare dietro l’angolo, ahahahhaha- rise di gusto il
ragazzo.
-Brutto
str…come ti sei permesso? Sei stato un maleducato!-
-…ma io lo facevo perché m’interessavi.-
‘Eccolo…il
mio Takeru. Sempre dolce per vie
traverse…ma a me piace così.’ ‘Davvero ti interessavi
a me? Volevi sapere tutto dei miei comportamenti?’
In
quel piccolissimo bagno rettangolare, dove echeggiavano regolari le gocce che
il lavandino perdeva, le piastrelle brillavano al posto di quelle stelle
scomparse. Ora nel cielo facevano capolino solo nuvole minacciose.
-A quanto pare ti stupisci per poco- disse poi Takeru
dirigendosi vicino la finestra che dava sulla strada principale dell’albergo.
Era spalancata e il vento fresco gli accarezzò il viso scompigliandogli i
capelli neri.
-Hum,
forse- disse lei avvicinandosi a lui.
Scrutandolo
alle spalle pensò che suo fratello era molto bello.
Non che non se ne fosse mai accorta prima, ma lei si
era innamorata di lui per tutt’ altri motivi; invece ora si rendeva conto di
quanto fosse affascinante come ragazzo. I suoi capelli neri…liberi
a quel piacevole vento…le spalle forti…E lo sguardo…Kayano ne era rimasta
ammaliata sin dal quel giorno fuori da scuola, quando Takeru, per la prima
volta le rivolse la parola prendendosi gioco di lei. (vedi numero 1 del manga
^^). I suoi occhi, stranamente grandi, sprigionavano una luce insolita, diversa
da altri…intensa…da abbagliare qualsiasi cosa. Quando
Takeru la guardava, lei sentiva dentro di sé che in quegli occhi così neri si
celava qualcosa di molto profondo: un bagliore radicato…illimitato. In quegli
occhi ci si poteva perdere in chissà quali territori sconosciuti, popolati di ombre e di luce, per non fare più ritorno.
Era
stato così che Takeru aveva fatto perdere la testa a sua sorella?
No.
O solo in parte. Perché Kayano, abbandonandosi a
quella luce intrisa di fuoco, aveva visto oltre.
Aveva
visto qualcos’altro.
Ombre.
Paure.
Solitudine.
Rabbia.
Violenza.
Senso
di colpa.
Dolore.
Istintivamente
lo abbracciò, quasi a chiedere a Qualcuno ‘aiutaci’.
Perché lui ha bisogno di me, più di quanto ne abbia io.
‘Finalmente ho capito: io amo Takeru più di ogni altra
cosa. Sono pronta a combattere, a non avere più paura degli altri; anche di mia
madre…lei deve accettarlo. Voglio
sostenerlo…’
‘Stavo quasi per dimenticare i numerosi ostacoli che
abbiamo affrontato per diventare quello che siamo oggi. Ho promesso di essere più forte! Per il bene di entrambi…’
‘Oggi
voglio crescere…’
‘…insieme a lui…’
La
pioggia cominciò a scendere copiosa impregnando la stanza di quel tipico odore di umido. All’improvviso si udì il rimbombo di un tuono in
lontananza.
Voglio trovare un senso
a questa sera Anche se questa sera un senso non ce l’ha
La
pianta va alimentata. Anche con una sola goccia
giornaliera.
Voglio trovare un senso
a questa vita Anche se questa vita un senso non ce l’ha
-Vuoi
tornare a casa?- le chiese con tenera innocenza.
‘Questa potrebbe essere l’ultima notte che restiamo soli:
tra poche ore i nostri genitori sapranno la verità.’
Inconsapevolmente
lo strinse più forte, per sentirlo vicino.
Voglio trovare un senso
a questa storia Anche se questa storia un senso non ce l’ha
‘Ho
paura. Mi tremano le gambe…ma questi sentimenti che sto provando sono sinceri.
Amo il mio fratellastro. Forse il nostro è un sentimento ancora immaturo ma desidero che cresca, proprio come siamo
cresciuti noi in quest’ultimo anno.’
La
luna e le stelle si erano nascoste
chissà dove…mentre la pioggia continuava a cadere sempre più fitta. Era
piuttosto rilassante ascoltarla, dava la sensazione di cullare le loro angosce.
Quasi a pulire le loro anime…
In
quella notte di un’estate appena iniziata, il temporale, incessante, era il
loro unico complice.
L’acqua l’unica spettatrice…
-Takeru
restiamo qui- disse con dolcezza Kayano sprofondando nel suo petto mentre lo
abbracciava.
‘Ti prego sii serio’
Voglio trovare un senso
a questa voglia Anche se questa voglia un senso non ce l’ha
Takeru
le accarezzò i capelli, lentamente.
L’alchimia
che scaturiva dai loro corpi danzava candida nell’aria.
Si
baciarono.
Fu
dapprima un bacio molto tenero, un bacio di conferma…Poi diventò
passionale…sempre più esigente.
‘Acciderba
le gambe non mi reggono.’
Ritrovandosi
sul soffice letto, al centro della stanza, si sentirono incerti e felici allo
stesso tempo. Soprattutto Kayano che non aveva avuto prima di allora alcun
genere di esperienza con l’altro sesso, avvertiva un
certo disagio. Takeru, per la prima volta nella sua vita, si sentiva insicuro…era
preoccupato di farle male…si sentiva responsabile. L’amava sul serio…
Sai che cosa penso Che se non ha un senso Domani
arriverà... Domani arriverà lo stesso Senti che bel vento Non basta mai il tempo Domani un altro giorno arriverà...
Ora
la passione divampava in quel grande letto, che
prevaleva sul pudore cancellando ogni tensione. Lui le baciò le labbra. Una, due, tre volte…per poi leccarle i contorni. Cercò la sua
lingua. Kayano schiuse la bocca per compiacerlo…perché anche lei aveva voglia
di baciarlo. Continuarono a cercarsi con la lingua, a leccarsi reciprocamente
con ritmo sinuoso.
Voglio trovare un senso a questa
situazione Anche se questa situazione un senso non ce l’ha
‘Non posso credere
che stia accadendo. Cosa mi succede? Ho bisogno di
lui…ho voglia di impazzire…e…
non aver paura di nulla!.’
Pensò
Kayano mentre tentava di togliere la maglia di suo fratello. Si fermò alquanto imbarazzata
per qualche istante.
‘Ma sono proprio io?’
Non
si era resa conto di quello che stava facendo. Erano gli impulsi del suo corpo
a dettar legge.
‘Sono schiava di quest’uomo che mi sta di fronte.’
Voglio trovare un senso
a questa condizione Anche se questa condizione un senso non ce l’ha
Guardandolo,
aspettò con timore un suo consenso…un cenno qualsiasi. Takeru non la fece
attendere molto e l’aiutò a liberarsi della T-shirt. E
così Kayano potè ammirare il suo torso nudo: lo toccò e lo sentì molto caldo e
possente sotto le dita. Takeru, dal canto suo, le stava sbottonando la camicia
bianca…Bottone per bottone…
Uno…
Due…
Tre…
Kayano
era totalmente dominata da uno sconvolgente desiderio: avrebbe voluto coprirsi
il viso dalla vergogna.
-Kayano…
ti prego guardami- La voce di Takeru era dolce e sensuale.
La
ragazza era ormai seminuda e istintivamente si coprì il seno con le mani,
abbassando gli occhi. In viso visibilmente rossa.
-Kayano…guardami…-
ripetè suo fratello. –Se non te la senti ci fermiamo
qui.-
‘Non farei mai qualcosa che va contro la tua volontà.
Ti desidero perché ti voglio bene Kayano!’
La
baciò teneramente sulla fronte.
Il
cuore di Kayano scoppiava in petto…
‘E’ Takeru che voglio! E lui non è un estraneo:
vorrei dimostrargli ciò che ho dentro, perché ciò che sento è talmente grande
che non posso più tenerlo per me. Sono sincera, lo amo tantissimo!’
Scoprendo
il seno si avvicinò di più a lui; lo abbracciò appoggiandosi al suo petto.
Sentì i loro battiti, così forti…così simili…Poi sollevò il viso e lo baciò con
passione finendo volontariamente all’indietro, sul morbido letto, tirandolo su
di sé. I loro corpi erano vicinissimi….L’uno poteva sentire ciò che l’altro
stava provando…
Desiderio…calore…eccitazione…
Continuarono
a baciarsi a lungo, mentre si liberavano degli ultimi indumenti che avevano
indosso. Il disagio era scomparso del tutto. I loro respiri si fecero più
spasmodici, le carezze più vogliose…Le mani di lui
esploravano il corpo formoso della ragazza mentre lei gli graffiava la schiena
attirandolo al suo corpo quando le toccava i seni.
Stava
impazzendo.
‘E’ questo che chiamano amore?’
Si
domandò Kayano sentendo la lingua del fratello sul collo: lo stava leccando
lentamente…per poi scendere piano lungo il petto divorando con la bocca prima
il seno destro...poi quello sinistro…
Rabbrividivano
di piacere…
Soddisfatto
di sentire i gemiti vogliosi di sua sorella continuòa leccarle i seni, a volte mordendoli tra i
denti…
Kayano
era su di giri…stava ansimando…e non poteva più aspettare…
Voleva
essere completamente sua!
Più
avvertiva quei brividi lungo la schiena, più desiderava che lui non si
fermasse…e che anzi, la facesse impazzire.
Takeru
era soddisfatto perché sentiva Kayano completamente in suo potere.
‘Ti voglio amare…’
Sai che
cosa penso Che
se non ha un senso Domani arriverà Domani arriverà lo stesso Senti che bel vento Non basta mai il tempo Domani un altro giorno arriverà... Domani un altro giorno... ormai è qua!
Si
fermò all’improvviso, avvicinando il suo viso a quello di lei. La guardò.
Ancora
ansimava…e lui sorrise. Kayano rispose al sorriso.
‘Si, mi stai facendo impazzire, contento?’
Gli
prese il viso tra le mani, sfiorò la sua bocca con le labbra. Lo baciò pianissimo.
Si
guardarono per qualche istante. Occhi negli occhi…
La
pioggia incessante picchiava sui vetri, i tuoni in lontananza rumoreggiavano
con prepotenza.
Sarebbe
stata un’estate indimenticabile, quella.
Le
chiacchiere a scuola, i ritardi, gli equivoci,
i baci rubati,
i silenzi, i lunghi chiarimenti, il nascondersi,
i pianti,
i sorrisi, gli abbracci dati prima dell’arrivo dei
compagni, o in palestra, l'appoggio morale dei veri amici…Kamijo, Haru e Natsu.
E adesso l’estate quali altre sorprese avrebbe
riservato?
‘Voglio ricordare ogni
momento passato.
Voglio custodire in me ogni singolo giorno trascorso con te.
E adesso,
in questo preciso momento,
desidero con tutto il
mio cuore
essere una parte di
te.’
‘Lo vuoi anche tu,
vero Takeru?’
In quel momento il ragazzo percepì in lei totale sicurezza…totale
gioia…Anche lui poteva essere felice adesso, adesso che aveva trovato una
persona che lo capiva, che non lo accusava, che gli stava accanto accettando
tutto, anche soffrendo…
Ora i sensi di colpa di quel
passato tormentato potevano annullarsi. Il suo cuore era completamente libero
di amare…di amare lei.
‘Chiudo gli occhi.’
‘Sentire le tue mani scivolare
lungo i miei fianchi.’
‘Mi baci per
rassicurarmi.’
‘Le tue labbra
cercano le mie.’ ‘Si Takeru…sono pronta!Sono tua!’
‘Nella stanza sento
solo il profumo della tua pelle, e il tuo respiro ansimante…Il tuo profumo è
inebriante…’
‘Non voglio più
attendere amore.’ Pensarono entrambi mentre i loro corpi piano si univano.
Lo senti anche tu questo filo invisibile che ci unisce?
Ci sta stringendo…
E ancora…
Ci unisce…
Annulla tutto…
Ancora…
Siamo soltanto noi…
Io sento te…
Tu senti me…
Il nostro piacere…
Unico…
‘Siamo una cosa sola’
-Ahh-
Voglio trovare un senso
a tante cose Anche se tante cose….un senso non ce l’ha.
Titolo ff: Back here
Capitoli:4/??
Genere:romantico/sentimentale
Rating:MG14
DISCLAIMER: I personaggi
citati non sono miei ma di proprietà di Mitsuba Takanashi.
Capitolo 4.
Una brutta notizia
Casa di Yuichi Kamijo
-Haru non
ti va più?- chiese Kamijo alla sua ragazza.
Haru stava
fissando il budino a latte che Kamijo era andato a comprare poco prima al
market.
Era
visibilmente sovrappensiero...ma cercò di rispondere
con con un sorriso, anche se risultò poco conivincente -niente, davvero. E'
molto buono, il tuo è stato un pensiero molto dolce- Poi lo baciò piano sulle
labbra.
Allora il
ragazzo si rassicurò un poco.
'A volte
Haru è pensierosa, non so cosa chiederle e come comportarmi. Non riesco ad
insistere, ma vorrei capire...'
Kamijo era
molto innamorato di Haru: dopo la delusione con Saito, lei gli era stato molto
vicina e inaspettatamente si erano
innamorati l'uno dell'altra. Era
accaduto tutto gradualmente, senza che nessuno dei due lo prevedesse.
°°°°°flashback°°°°°
-Che ci fai
qui al parco?- chiese Harukawa a Kamijo mentre lui palleggiava
da solo con la palla da basket e lo sguardo fisso
su quell righe color nero
sporco. Indossava la solita tuta che metteva anche agli allenamenti di scuola;
era un pò sporca, forse
puzzava anche dato l'orario.
Erano le
undici di sera.
Come faceva
Harukawa a sapere che Kamijo era lì?
Lo aveva
chiamato a casa e non aveva trovato nessuno. Sapeva che, come accadeva ormai
sempre più spesso, Kamijo
restava solo a casa perchè i suoi
genitori erano spesso fuoriTokyo. Aveva pensato di passare a casa sua e portare
quel
film che avevano visto una
volta al cinema con Edogawa e Yohei : "Una settimana da Dio". Però
non si sarebbe mai presentata senza avvisare, e così aveva composto il numero... ma...tu-tu-tu-tu-tu non ebbe risposta.
'Che stia già dormendo? ' si
era domandata fissando per un secondo la cornetta del telefono.
'Ma no! Kamijo non è certo il
tipo che va a letto presto! Anzi, guarda i programmi televisivi fino a notte
inoltrata! E allora dove può essere? '
Chissà perchè
quel giorno Haru desiderava stare con Kamijo, più delle altre volte. Erano
soltanto amici, ma si rendeva conto che qualcosa in lei era cambiato. Ne aveva paura.
Però quella sera voleva stare
in sua compagnia e distrarsi, non voleva stare sola...non voleva ripensare al
passato.
'E se il passato tornasse con
Kamijo? '
La domanda
tuonò nella mente una sola volta, e per un solo secondo: fu solo un attimo ma poi si disse che lui era un ragazzo diverso dagli
altri...che non l'avrebbe mai fatta soffrire di proposito!
-E poi è soltanto un amico
Haru!- disse ad alta voce, per non ammettere il contrario.
Ma avrebbe dovuto cedere ai
suoi sentimenti molto presto...Quella stessa sera.
-Come
facevi a sapere che mi stavo allenando qui?- le chiese molto
stupito il ragazzo mentre la palla rotolava velocemente
lontano, verso le aiuole...
-Perchè è
sempre qui che vieni quando c'è un problema. Come quando io e Saito ti abbiamo cercato per mezza città, preoccupate a morte, e tu
eri qui, che piagnucolavi...perchè
avevate perso una partita di basket!!! Ti sentivi colpevole ed era sbagliato!
-ERA UNA
PARTITA IMPORTANTE!- fece Kamijo rendendosi conto di aver alzato un pò troppo
il tono della voce.
'Non è da me parlarle così.
Cazzo!'
Haru era
rimasta un pò confusa ma non si era offesa per quel
tono sgradevole.
-Stavosdrammatizzando e
comunque è la verità: non eri mica colpevole per quella sconfitta. E LO SO
BENISSIMO QUANTO CI TENESSI A VINCERE!- alzò di
proposito il tono della sua voce, continuando poi pacatamente - Ma adesso per quale motivo sei qui?Lo so che vai a dormire sempre tardi ma di solito te ne stai seduto davanti alla
televisione a guardare
quei programmi demenenziali
notturni! Invece ora sei qui.-
Haru era
preoccupata. Aveva da poco scoperto quanto lei tenesse
a questo ragazzo così ingenuo ma allo stesso tempo
così risoluto, così sincero con
se stesso...Ecco...Kamijo era una persona trasparente...
Doveva
confessargli quello che aveva dentro. Ma come? Lei che
aveva sempre fatto la spaccona, che aveva sempre detto "Kamijo tu sì che
sei un tontolone! Le donne vanno sedotte e poi mollate!" perchè lei non si
era mai innamorata, non poteva permetterselo...
Era molto
corteggiata, oh questo sì, eccome! A scuola spesso si sentiva parlare di lei e
della sua tipica bellezza non giapponese: infatti Haru
era per metà argentina. Aveva dei lineamenti nipponici ma il fisico e il
colorito del viso erano decisamente stranieri.
Per questo
attirava subito l'attenzione dei ragazzi. Le ragazze la invidiavano
ma la rispettavano: lei non era di certo una che
"stava
buona". Una volta, per difendere Saito da una piccola yankee* gelosa di Edogawa, fece addirittura a pugni! Ovviamente
il consiglio disciplinare
prese la decisione di sospenderla per una settimana. Poco le importò, dato che poi fu da quel momento che lei e Kamijo aveva
cominciato a frequentarsi come amici.
Lui era
andato a trovarla con la scusa di consegnarle dei libri che aveva dimenticato
in classe. In quel periodo erano entrambi un pò giù, per via della storia tra
Saito ed Edogawa. Non che non fossero
contenti per i loro amici...ma Kamijo aveva avuto la sua prima delusione e
Harukawa aveva in un certo senso perso la sua amica del cuore visto che Kayano,
appena poteva, trascorreva del tempo con Takeru; dopotutto era normale: quei
due potevano vedersi solo di nascosto!
E così era iniziata la loro
amicizia...per consolarsi a vicenda.
'E cosa le rispondo ora? '
-Ehy parlo
con te "Capitano"- ironizzò la ragazza incitandolo a parlare.
-HARU SONO
INCAZZATO, VA BENE?- la guardò dritta negli occhi, con evidente rabbia.
-LASCIAMI IN PACE!-
-Ma cosa ti ho fatto io? Non me ne vado finchè non mi
spieghi questo tuo assurdo atteggiamento! Se sei incazzato per
qualcosa lo posso capire e ne possiamo parlare da amici! Oppure dimmi se ti ho
fatto qualcosa iovisto
che ti rivolgi a me in questo modo!-
-Ah siamo amici?-
Kamijo pronunciò la domanda come rivolgendosi a se stesso. Lo sguardo fisso
sull'aiuola dove si era fermato il pallone. In quel momento avrebbe voluto
prendere quella pesante palla e tornarsene a casa, da solo. Per calmarsi.
Ora era
adirato e sapeva che avrebbe potuto dirla tutta...la verità, del perchè fosse
così ostile nei suoi confronti. Ma poi perchè?
Non ne aveva il diritto.
-Si che siamo amici, non te lo ricordi?- chiese la ragazza, stavolta
con sbigottimento.
'Cosa gli prende? Cosa gli ho fatto? '
-Oggi ti ho
vista- fece lui dopo qualche secondo. Il tono della voce era diverso, più basso
ma comunque irritato.
-Cosa?
Vista dove? Non capisco...-
- Fuori dalla palestra, vicino la colonna principale. Eri con
Yuki.- pronunciò la frase freddamente.
-E allora? Cosa
vuoi insinuare? Guarda che...- stava per continuare quando...- ma Kamijo non è
che per caso sei geloso?-
In quel momento
Kamijo non potè più sostenere il suo palese imbarazzo, e finalmente si mosse
per andare a prendere la palla.
- NO
ASPETTA!- gridò lei per fermarlo. Non voleva che se ne andasse.
'Oddio che cavolo sto facendo?
Adesso che gli dico? Ma davvero sarà geloso di me? '
-Guarda che
Yuki si è dichiarato a me oggi ma...ma io gli ho
risposto di no.- fece una pausa piuttosto lunga.
Intanto
l'aria della sera si era fatta più fredda e Kamijo, che indossava soltanto la
tuta da basket, ebbe un brivido.
Era solo
per il freddo?
-Gli ho
detto di no perchè mi piaci tu- disse la frase con un
fil di voce. Non era mai stata così timida, così confusa, in nessuna
siruazione...Non sapeva nemmeno di
esserlo! E ora doveva arrendersi…e cedere al suo
sentimento per Kamijo.
Dal canto
suo il ragazzo era sbalordito.
'Quindi sono ricambiato? '
Ci fu
silenzio. La ragazza aspettava nervosamente che lui dicesse qualcosa, sperava
dicesse...
-Sono
contento- disse
lui alla fine.
Poi si
voltò e le andò vicino: erano l'uno di fronte all'altra e si guardavano.
-Sono
contento perchè se ti fossi messa con qualcun altro
avrei cambiato scuola- le sorrise e la baciò.
##############################################
Casa Edogawa
I due
fidanzatini, ancora clandestini, si stavano sbaciucchiando appassionatamente in
camera del ragazzo.
I
rispettivi genitori sarebbero rincasati solo l'indomani e quindi avevano ancora
qualche ora di coccole: come farsi sfuggire
l'occasione? Dopotutto si erano sempre dovuti nascondere e non avevano mai avuto tempo
da dedicare ai rapporti intimi, fino a questa sera che avevano fatto l'amore
nella stanza di quell’albergo a Shibuya. Era stato tutto bello...tutto molto dolce...anche se Kayano non si sarebbe mai aspettata di
cedere così, e per giunta in un "Love Hotel" ! Però poi si era detta che qualunque luogo sarebbe stato perfetto, perché lei
lo amava sinceramente. E non poteva resistergli...
Anche adesso...
-mh..aspetta Takeru non dobbiamo- disse tra i baci che
continuavano a scambiarsi affettuosamente. - Questa è casa dei nostri
genitori!- Era preoccupata e si
sentiva anche in colpa: aveva avuto un rapporto sessuale con il suo
fratellastro ancor prima di poter parlare con sua madre, e ora si baciavano in
casa! Non le sembrava affatto corretto!
-Ma non facciamo niente di
male!- rispose il ragazzo continuando a baciarle le labbra.
Come poteva
fermarlo? Lei non voleva fermarlo.
In
sottofondo si sentiva una musica, probabilmente uno dei vicini amava suonare il
violino a notte fonda (o era quasi mattina?)...Ma era
un suono talmente melodioso che lo si ascoltava con piacere.
Kayano si
lasciò cullare da quelle vibrazioni soavi...
La luna
intanto scomparve tra le nubi. La pioggia era cessata, tutto si era calmato
dopo il frastuono del temporale. Ma il tempo sembrava
prevedere qualcosa di terribile. Le nubi erano spaventosamente nere, la luna
non c'era quasi già più. Scomparsa.
Tutto
taceva.
Ma a loro come poteva
importargli? Si stavano amando...per la seconda volta...
Avevano bisogno
di quei baci, avevano bisogno di accerezzarsi...Avevano
bisogno l'uno dell'altra.
Soprattutto
questo.
Era così
bello stare attaccati, sentire i respiri, baciarsi e guardarsi...
-COSA
DIAVOLO STATE
FACENDO?- urlò la voce rotta di una donna.
I ragazzi
sussultarono spaventati. Quella voce
li aveva riportati all cruda realtà.
-Mamma...-
Kayano era terrorizzata...non sapeva cosa dire, non sapeva come comportarsi.
Non era così che aveva pensato
di affrontare la questione
con sua madre.
‘Mamma ci ha scoperti! Mamma
adesso sa tutto…’
-SIETE
FORSE IMPAZZITI? KAYANO IN QUESTO MOMENTO TU NON SEI MIA FIGLIA!- Tokiko era
fuori di sè dalla rabbia.
Urlava come
un'isterica e non distoglieva lo sguardo dalla figlia.
Uno sguardo
di disprezzo...
-Un attimo
Tokiko ora ti spieghiamo...- ma non fece in tempo a finire la frase che...- TU
TACI PER FAVORE! NON HO VOGLIA DI STARVI A SENTIRE. QUELLO CHE HO VISTO MI HA SCONVOLTO MA NON SI RIPETERA' PIU', VERO KAYANO?-
La sua voce
era velenosa...
-Mamma ti
prego ascoltami...io sono...- piangeva a dirotto mentre restava pietrificata in
piedi, al centro della stanza, con una mano sul petto, quasi a volerne
arrestare i battiti del cuore per lo sgomento.
-SMETTILA!
HO DETTO CHE NON VOGLIO SENTIRE LE VOSTRE GIUSTIFICAZIONI, PER QUANTO MI
RIGUARDA NON NE
AVETE.
D'ORA IN POI VI TERRO' D'OCCHIO E SAPPIATE CHE PRENDERO' SERI PROVVEDIMENTI AL
RIGUARDO. ORA HO ALTRO A CUI PENSARE-
continuava a urlare rabbiosamente; i
suoi occhi erano lucidi...probabilmente anche lei, come sua figlia, avrebbe
voluto piangere.
-Tokiko non
è stata colpa di Kayano...ma vedi...- Takeru cercava
di parlare, e di non perdere le staffe: non aveva mai conosciuto quel lato del
suo carattere: Tokiko era sempre stata una donna comprensiva e generosa.
-TAKERU SAI
CHE TUO PADRE HA AVUTO UN INFARTO?- disse la frase in un tono quasi accusatorio.
Fuori
dalla
finestra le nubi avevano ricoperto il cielo di un nero tetro e non si vedeva
più nulla. Nulla. Nè si udiva più quel
magico suono del violino che poco
prima aveva trascinato Kayano in un vortice dolce e attraente.
-Cosa?-
chiese Takeru atterrito, più di quanto lo fosse prima.
Kayano lo
vide quasi tremare...
Avrebbe
voluto avvicinarsi a lui e prendergli la mano, ma non riuscì a muoversi: era sconvolta,
e si sentiva sporca...impotente...
-Mi
dispiace dirtelo così- continuò la donna stavolta con una voce più ragionevole ma sempre alterata - E' successo qualche ora fa mentre
si trovata fuori Tokyo per uno dei suoi impegni. Io gli avevo detto che stava
lavorando troppo ma...- scoppiò a piangere all'improvviso.
-Ora dov'è?
DIMMELO!- Takeru glielo chiese quasiaggrdendola, senza rendersene conto.
La signora
Tokiko, restando in penombra nell’angolo della stanza, fissando il pavimento
con occhi gonfi di lacrime disse:
-E' in
ospedale, ma tra due giorni potrà tornare a casa; ovviamente per un pò di tempo
dovrà smettere di lavorare. Io ero venuta ad avvisarti e a prendervi: dobbiamo
andare da tua nonna Takeru, in questo momento non può stare da sola. E poi
voglio restare vicino a Mamoru.- ultimò l’ultima frase
guardando con occhiata gelida la figlia.
- E CON TE FAREMO I CONTI ADESSO PERCHE' NON CI SONO SCUSE PER
QUELLO CHE HAI FATTO. NON VI AZZARDATE A DIRE NULLA NE' ALLA
NONNA NE' A MAMORU PERCHE' IN QUESTO MOMENTO LUI NON REGGEREBBE A UNA TALE
NOTIZIA.-
FORSE
ERAVATE UBRIACHI...- stava di nuovo piangendo.
Kayano
restava immobile, con lo sguardo vacuo. Non riconosceva più sua madre: come
poteva pensare questo di lei? E' vero, le aveva tenuto nascosto tutto ma era sinceramente innamorata di Takeru; era forse un
peccato così grave? Evidentemente si se continuava a
fissarla con quegli occhi pieni d'odio.
'Mia madre mi disprezza, e non
mi perdonerà mai'
-Mamma hai perso fiducia in me?- riuscì a chiederle tra i
singhiozzi. Le stava andando vicino, per abbracciarla: voleva essere
rassicuarata e voleva anche rassicurare
sua madre su quanto aveva visto. Non erano ubriachi, non erano degli
sprovveduti...
...erano
innamorati!
-NON
AVVICINARTI!- urlò la donna, che stava in tutti i modi cercando di non svenire.
Ne aveva viste troppe per quel giorno!
-Mamma...- Kayano
piangeva inginocchiata perterra. Takeru
le si avvicinò per consolarla...
-TAKERU- sbraitò la signora Tokiko.
-LASCIALA IN PACE, NON TOCCARLA. HAI SENTITO COS' HO DETTO? LA VOSTRA STORIA FINISCE
QUI ALTRIMENTI AVRAI SULLA COSCIENZA TUO PADRE! -
Era una
minaccia? Si, aveva detto quelle parole sprezzanti
proprio per ferirli. E ferire soprattutto Takeru.
'No Mamma, non farlo. Ti
prego...non fare questo a Takeru! Per tanti anni ha pensato che per colpa sua sua madre se ne fosse andata, ora non deve tornare a
rinchiudersi in quel suo filo spinato di solitudine, di diffidenza..
No,
mamma...sei crudele!,
'Stai punendo me? Vuoi punire me colpendo lui? Non farlo mamma...'
Kayano era
disperata. Ora pensava a Takeru, che sicuramente stava soffrendo più di chiunque
altro. E lei non poteva fare niente!
Forse era
stata addirittura colpa sua se adesso si sentiva così indifeso e in colpa. Un'altra volta in colpa...
‘Mi ama...ed è un peccato.’
-Andiamo
dalla nonna- disse risoluto Takeru, ansioso di vedere le condizioni di suo
padre.
Anche se
non lo faceva vedere, Takeru era molto attaccato a Mamoru e si preoccupava molto quando lui lavorava più del solito o restava a lungo
fuori città per impegni lavorativi. Una volta lo aveva addirittura rimproverato
per non aver telefonato dato che era rincasato tardi.
Poi però faceva il duro e lo ignorava di proposito per non dimostrare niente a
nessuno. Ma era evidente che in fondo lo amava
moltissimo.
Kayano si
sentì improvvisamente sciocca: in quel momento non avrebbe dovuto pensare alla
loro situazione e piangere a quel modo.
Che egoista era stata! Il
padre di Takeru era in ospedale, aveva rischiato la vita e bisognava pensare
soltanto a questo; a quanto Takeru stesse maledentro senza dimostrarlo.
Così, dopo
essersi sitemati nel taxi che li stava attendendo fuori dall'appartamento,
partirono verso l'ospedale.
Titolo ff: Back here
Capitoli:5/10
Genere:romantico/sentimentale
Rating:MG14
DISCLAIMER: I personaggi citati non sono miei ma
di proprietà di Mitsuba Takanashi.
La canzone “Come se non fosse stato mai amore” è di
proprietà di Laura Pausini.
Capitolo 5. E’ un addio?
Ritorno a casa
Edogawa:
Finalmente erano tornati a casa. Più di
chiunque altro era Kayano ad essere sollevata per il ritorno: negli ultimi
giorni, a casa della nonna di Takeru, si era sentita una peccatrice agli occhi
di sua madre, la quale non le rivolgeva la parola da quella notte. La nonna di
Takeru, preoccupata per suo figlio e suo nipote, non aveva fatto
caso alla situazione sgradevole. O forse aveva
fatto finta di nulla. Mamoru stava decisamente meglio:
era stato proprio lui a proporre di tornare a casa, nonostante le insistenze di
sua madre per farli rimanere ancora qualche giorno. “ Ti prometto che me ne
starò buono a letto, ma a casa mia” le disse per confortarla. E aveva aggiunto,
in una maniera che a Kayano sembrò molto tenera, “con
la mia famiglia che si è sempre presa cura di me”. Tokiko lo aveva abbracciato.
Non era stato soltanto un abbraccio affettuoso, in quel momento avrebbe voluto avere il suo sostegno, appoggiarsi a lui,
chiedergli “cosa facciamo adesso che i nostri figli ci hanno scombussolato la
vita?”. Ma non poteva farlo. Doveva tacere e tenere
quel segreto per sé, perché Mamoru doveva rimettersi, aveva bisogno di tutto
l’affetto e il sostegno della sua famiglia… e non di certo di uno scandalo!
Tuttavia, pur essendo a casa,
Kayano non si sentiva per niente sollevata. Gli sguardi freddissimi di sua
madre le ricordavano quello che era accaduto e la facevano sentire in colpa. Sporca. Inoltre, da quando Takeru
aveva saputo di suo padre, le aveva rivolto la parola si
e no due volte; quasi a volerla allontanare dai suoi pensieri, dalle sue paure.
Ma perché? Ora che dovevano stare vicini e sostenersi
a vicenda…Una mattina, sentendosua madre uscire per andare al market,
aveva bussato alla porta di Takeru…
-Avanti-
-Ehm… Takeru- non sapeva precisamente cosa
chiedergli. Da dove cominciare? Ma forse sarebbe stato
lui a rassicurarla subito interrompendo l’imbarazzo. Ma…
-Kayano credo di
sapere perché sei qui. Ma in questo momento non voglio parlare, cerca di capirmi-
Le aveva risposto così.
E così Kayano “certo, lo capisco” richiuse la porta
alle sue spalle e tornò a guardare la tv sul divano. C’era rimasta male, ma
doveva avere pazienza; dopotutto chi meglio di lei poteva conoscere i malumori
di suo fratello? ‘Pazienza’ continuava a ripetere.
Passarono due settimane, ma la situazione
generale non migliorò, anzi, Kayano aveva la netta sensazione che fosse peggiorata. Sua madre le rivolgeva a stento la parola,
giustificando a Mamoru che era arrabbiata con sua figlia per una questione
personale, che riguardava solamente loro due. Mamoru, uomo molto discreto ne
restò fuori e non fece più domande. Tuttavia, vedendo giù di morale la ragazza,
spesso chiacchierava con lei di musica J-Pop e di Idol.
Kayano non poteva che esserne contenta: almeno riusciva,
per qualche ora, a distarsi dai suoi brutti pensieri.
L’estate finì, così com' era
iniziata. Takeru non aveva avuto la minima voglia di parlare
con sua sorella, della loro situazione, si era limitato a rimandare
dicendo “non mi va di parlare, scusami”. Non era mai stato brusco,
ma quel suo mutismo feriva Kayano in maniera crudele. Con chi poteva
sfogarsi? Sua madre era a dir poco delusa e arrabbiata, Mamoru era all’oscuro
di tutto e il suo ragazzo aveva ricominciato a fuggire dai problemi: proprio come
faceva un tempo, quando lei neppure lo conosceva. Aveva ricominciato ad auto
punirsi? No…Kayano non lo voleva credere.
In un
Bar a Shibuya
-Grazie di essere venuta Haru- disse Kayano
all’amica mentre giocherellava abbattuta con la
cannuccia del succo alla menta.
-Ma figurati! Mi andava
proprio di uscire!-
-Non dovevi uscire con Kamijo?- chiese Kayano,
titubante se parlare o no all’amica di ciò che le era successo.
-Ma no! E poi oggi Kamijo e gli altri si stanno già allenando a
scuola. Sai com’è fatto Kamijo… da quando è diventato
capitano della squadra di basket pretende il meglio da tutti. Bhà… Ahhh-sbadigliò – io non
ho mica voglia di tornare a scuola! Sarà il nostro ultimo anno Kayano! Ma ci
pensi?- (faranno il quarto anno per poi iscriversi ad un corso di studi
alternativo)
-Già- disse l’altra
sconsolata.
-Dimmi Kayano, c’è qualcosa di cui vuoi
parlarmi?- chiese d’improvviso Harukawa -Al telefono mi sei
sembrata strana… e poi quest’estate non sei uscita con noi nemmeno una volta! Anche Natsu è preoccupata!-
-Hmm già …- si scoraggiò Kayano pensando di non essere stata affatto carina con le sue due migliori
amiche.
-Perché non hai telefonato?-
la interrogò l’amica con tono di finto rimprovero.
-Ehm avevo le lezioni di recupero, e i compiti
…- si giustificò Kayano.
-E poi ?- la incitò a
parlare Haru.
…
-E così Takeru non ti
parla più?- le chiese l’amica che aveva bevuto l’ennesimo caffè. Erano ancora
al bar, sedute l’una di fronte all’altra al loro solito tavolo. Peccato che i
tempi in cui gioivano tutte insieme parlando dei loro
amori, corrisposti oppure no, sembravano ormai molto lontani. Erano a quel
tavolo, senza Natsu (che probabilmente era ancora in vacanza con il suo
ragazzo),a parlare di circostanzedisperate, senza aver la più pallida idea di
come fare per riappropriarsi di quella felicità lontana.
Kayano si era finalmente sfogata con qualcuno:
erano settimane che ne sentiva il bisogno ma sperava
che sua fratello si facesse avanti per starle vicino. Ma
non era accaduto. Così aveva alzato la cornetta del telefono e digitato il
numero di Haru. Però stavolta nemmeno Harukawa, che
aveva sempre avuto una soluzione a portata di mano, riuscì a sostenerla; non
sapeva cosa dirle per farla star meglio. Ma quando vide gli occhi di Kayano
inumidirsi… le disse fingendosi speranzosa: -Dai su, devi tenere duro anche questa volta! Sono sicura che si sistemerà tutto!
Però devi farti coraggio e parlare con Takeru, anche
se lui ti evita!- corrugò la fronte in segno di disapprovazione “quello certe volte è proprio stronzo!”.
‘ E’ la solita Haru’
pensò Kayano.
‘Ma ha ragione lei: devo
parlare a Takeru! Ogni giorno diventa sempre più difficile per me e sento il
bisogno di abbracciarlo…di baciarlo…’
‘Non posso credere che
dopo quella notte in cui abbiamo fatto l’amore non ci siamo più toccati’
‘Acciderba Kayano a cosa pensi?’
Da quando aveva provato
ad avere tutto per sé Takeru, non riusciva a fare a meno di pensare che avrebbe
voluto far l’amore con lui ancora. Ma non solo, aveva una terribile voglia di
parlargli, come accadeva fino a qualche mese prima.
Casa
Harukawa
- Si Kamijo, le cose
stanno così! Come devo fartelo capire?-disse Haru alzando un tantino la voce.
Era al telefono con Kamijo, il suo ragazzo.
- Uhm… mi dispiace per
Kayano, sicuramente starà soffrendo molto…- rispose il ragazzo molto
dispiaciuto. Un tempo era stato innamorato di Saito, e anche molto… Però col
tempo aveva capito che probabilmente non sarebbero mai stati bene insieme, e
poi Kayano si era innamorata di Takeru e lui aveva rinunciato senza lottare:
sarebbe stata una partita persa in partenza dato che
il suo rivale era Takeru. Poi si era accorto di Haru … con lei si era reso
conto di stare davvero bene; così era riuscito a lenire le sue ferite d’amore.
- Bhè cerchiamo di starle vicino, soprattutto
adesso che ricomincia la scuola e riusciremo a vederla ogni giorno- proseguì la ragazza.
-Certo!-
…
Kayano camminava per una via adiacente ad un
piccolo parco, da dove provenivano alcune voci di bambini vivaci. Non era tornata subito a casa, dopo aver salutato Haru, aveva
voglia di camminare e riflettere sulla sua situazione. Non ne veniva a capo di
nulla però. Aveva bisogno di Takeru…e allora perché lui sembrava fregarsene?
Possibile che avesse già dimenticato quello che c’era stato quella sera? Quella
notte in albergo in cui si erano legati per sempre… che avevano fatto l’amore… Ma forse era soltanto lei a vederla così; dopotutto i
giovani hanno rapporti sessuali con i propri coetanei senza farsi troppi
pensieri, o senza dare un significato troppo profondo a quel gesto… Ma
possibile che anche Takeru si comportasse così? Perché
ora pensava questo di suo fratello?
Bè lui aveva già avuto altre ragazze prima di mettersi con lei, eci era andato a
letto (lo aveva confermato lui), ma lei credeva di essere importante per lui,
che le esperienze con le altre fossero state solo un modo per fuggire dalla
realtà… Si fermò a guardare l’interno del parco attraverso la recinzione:i bambini si rincorrevano facendo un
girotondo intorno ad una giostra, le mamme erano poco distanti, sedute su una
panchina e parlottavano tra loro. Alcuni ragazzi facevano jogging percorrendo
il perimetro del giardino. Kayano guardava i loro gesti come in trance…
‘ Perché non posso
tornare al passato? Se questa è la punizione che devo
subire… preferisco tornare indietro e non innamorarmi di lui. Non si rende
conto che mi sta facendo del male? Devo parlargli il prima possibile, se questa
storia deve finire… se questa storia…’
Le lacrime fuoriuscirono da sole, incuranti
dei passanti.
Quando fu davanti al
cancello di casa, vide Takeru seduto sugli scalini. Quando
si accorse di lei, ancora ferma fuori al cancello, si alzò e la raggiunse. Aprì
il cancello ma inveve di farla entrare uscì lui. Che finalmente si fosse deciso a parlarle?
- Ti va di passeggiare? Tua madre è andata a
trovare tua nonna, sarà a casa domani mattina, quindi penso non ci siano problemi- Aspettò un cenno.
- Si, ok...- Kayano non aspettava altro.
Camminarono per almeno una mezzora, senza mai
rivolgersi la parola. La ragazza si sentiva ansiosa ed era preoccupata… cosa
stava per accadere? Un brutto presentimento le si insinuò
nel cuore, cercò di scacciarlo… ma invano. Chissà cosa stava
pensando Takeru. La sua espressione era impenetrabile, ma Kayano si
sforzò di comprenderlo e le sembrò di scorgere un segno di sofferenza sul suo
volto.
Scherzo del destino si ritrovarono ad entrare
in quel piccolo parco in cui, un’ora prima Kayano si era fermata ad osservare
la gente che vi era dentro indifferente alla sua sofferenza: i bambini aveva continuato a giocare ridendo, le mamme a parlare tra
loro e i ragazzi a fare jogging. Ora il parco era semi
deserto: i bimbi erano probabilmente tornata a casa per la cena e gli
altri, probabilmente stanchi, si erano ritirati nelle proprie abitazioni. C’erano solo dei passanti, che con lo sguardo stanco, si dirigevano
da una parte o dall’altra del parco per uscire dai cancelli.
‘Per favore Takeru parla!’
Lui indicò una panchina vuota e si sedettero.
Lei teneva le mani appoggiate sul grembo e a volte scrutava suo fratello per capire quando avrebbe parlato.
- Kayano scusami per quest’ultimo periodo-
‘Ah finalmente! Takeru…’
- Non sapevo come affrontare la cosa… cioè non mi aspettavo una reazione tanto forte da parte di
tua madre-
- Nemmeno io- fece la
ragazza seccandosi un po’. Aspettò che lui proseguisse.
- E poi c’è stato
l’infarto di mio padre, e quindi ho preferito evitare ogni discussione. –
- Si lo capisco-
- Kayano, io con te sono stato sincero,
soprattutto quella notte… credimi-
- Si ti credo Takeru-
‘Ma cosa sta per
succedere?’Le gambe le tremavano e le
mani ero divenute improvvisamente fredde.
Il ragazzo esitò per qualche istante.
- Non voglio girarci intorno… io credo sia
meglio prenderci una pausa-
- Co-cosa??- si girò
di scatto a guardarlo. Lui teneva lo sguardo fisso su un punto oscuro davanti a
sé.
- Cerca di capire Kayano…Mio padre non si è
ancora ripreso dall’infarto, lo sai anche tu e io non voglio
essere la causa dei suoi dispiaceri.-
- Ma perché pensi
questo? Ti senti ancora in colpa perché tua madre ti ha abbandonato?? Pensi che sia colpa tua se tuo padre sta male?- Non si era resa conto di aver alzato la voce. Il cuore le batteva
così forte da farle male. Stava perdendo il controllo senza rendersene conto.
- E anche se fosse?-
le disse Takeru, questa volta guardandola dritto negli occhi.
E allora Kayano capì.
Capì che in quel momento, colui
che le stava vicino non era lo stesso di qualche mese fa, non lo era
più… Era tornato il ragazzo diffidente di qualche anno prima.
‘ No… no Takeru, non
farti del male…’
Gli prese una mano.
- Senti Takeru,hai perfettamente ragione: tuo padre
non si è ancora ripreso e adesso non è certo il momento di dargli una notizia
tanto delicata. Però… però io non voglio allontanarmi da te;IO VOGLIO STARTI VICINO!- le lacrime
erano sul punto di uscire. Ma si trattenne.
Lui ora non la guardava più.
- Qualche giorno fa ho fatto
domanda per trasferirmi nell’ Istituto Moriyama, studierò lì per i prossimi due
anni.(ricordo
ai lettori che Takeru è un anno più piccolo di Kayano)
-Ma co…cosa stai
dicendo? NO, NON VOGLIO!!!- Lo abbracciò e cominciò a
piangere ininterrottamente.
- Ascolta Kayano- disse lui accarezzandole con
una mano i morbidi capelli lunghi – è una mia
decisione, quindi per favore comprendimi. Non riesco a stare più con te, non
riesco a lottare in questa condizione – A questa ultime
parole il cuore di Kayano mancò un battito. Le sembrò che il suo corpo stesse vorticando giù, giù per un abisso
oscuro…E non sapeva come risalire.
Il cielo si incupì.
Alcune nuvole facevano capolino da lontano minacciando pioggia. Ormai era sera
e il vento soffiava insistente facendo volare le foglie cadute dagli alberi
trascinandole ovunque. L’autunno era alle porte.
- Io ti amo… - la voce, rotta dal pianto, le
uscì come un lamento. Lo stava supplicando di ripensarci, mentre lo teneva
stretto a sé, sempre più forte, aveva paura che lo stessero
portando via.
La testa le girava e ora era tutto il suo
corpo a tremare. Il ragazzo, con un’espressione sofferente chiuse gli occhi e
l’abbracciò.
‘Addio’
Casa
Edogawa, il mattino seguente
Ore 7,30. La mamma di
Kayano era affaccendata in cucina, intenta nel preparare la colazione. – Kayano
muoviti, è tardi!-
Kayano era nella sua camera,
con lo sguardo assente. Gli occhi erano gonfi e rossi e nemmeno un po’
di correttore e rimmel erano riusciti a mascherare i
segni del pianto. Aveva pianto tutta la notte. Quella mattina era diversa da
tutte le altre: si sentiva vuota… spenta…
Non aveva la minima voglia di tornare a scuola. E il
sapere che Takeru non ci sarebbe stato le provocava un forte dolore al petto.
Si preparò come se fosse un fantoccio, senza sapere cosa le sarebbe accaduto
d’ora in poi. Incurante del suo stato, si infilò la
divisa della scuola.
- Kayano la colazione!- sentì sua madre dal
piano di sotto. Aprì la porta della sua stanza e scese la
scale come un fantasma. Quando sua madre la
vide, capì che doveva essere accaduto qualcosa. Si, capì che tra di loro
qualcosa era successo. Lei era stata contraria si
dall’inizio alla relazione di sua figlia con il suo fratellastro, ed era stata
molto chiara. Tuttavia vederla così la faceva
soffrire. Erano sempre state unite, si erano sempre sostenute a vicenda dopo la
morte del suo primo marito, avevano affrontato qualsiasi problema insieme, con grande coraggio. Anche adesso, avrebbe
voluto starle vicino. Le si avvicinò quando la
vide sedersi al tavolo per mangiare.
- Stai bene?- le chiese sentendosi in colpa.
Kayano alzò lo sguardo, uno sguardo amaro…e rispose secca –
Secondo te?- Non si era mai rivolta a sua madre in quel modo, lei stessa
ne fu sorpresa. Tokiko ebbe un sussulto. Aveva perso la fiducia di sua figlia?
Evidentemente si.
Kayano stata soffrendo e lei ne era la causa. Ma perché non
capiva che lo faceva per il suo bene? Ora che Takeru aveva deciso di cambiare scuola era più tranquilla, ma forse per sua figlia
questa notizia era stata un duro colpo: gli occhi rossi lo testimoniavano.
Prima che Takeru scendesse per la colazione,
Kayano salì in camera per aspettare che lui uscisse. Non voleva
vederlo, le avrebbe fatto troppo male. Ciò che era accaduto la sera precedente era ancora palpabile in lei… non avrebbe
sostenuto la sua presenza.
Ieri ho capito che
E´ da oggi che comincio senza te
E tu.. l´aria assente
Quasi come se io fossi trasparente
E vorrei fuggire via
e nascondermi da tutto questo
Ma resto immobile qui
Senza parlare...non ci riesco a staccarmi da te
E cancellare tutte le pagine con la tua immagine
E vivere…
Dopo qualche minuto, sentì la porta di casa
aprirsi.
Come se non fosse
stato mai amore
Io sopravviverò
Adesso ancora come non lo so
Il tempo qualche volta può aiutare
A sentirsi meno male...
A poter dimenticare
ma adesso è troppo presto
E resto immobile qui
Takeru stava andando via, verso il nuovo
Istituto … lontano da lei…
Senza parlare... non
ci riesco a stancarmi di te
E cancellare tutte le pagine con la tua immagine
E vivere.. come se non fosse stato mai amore
.. come se non fosse stato amore
come se non fosse stato mai…
Lontano dai suoi amici …
Lontano da tutti…
Chi si sentiva più solo in questo momento?
Lo guardava dalla finestra della sua camera,
che si affacciava sull’entrata principale della casa. Gli appariva un estraneo,
ma allo stesso tempo quella sua figura le era
famigliare…
… e vorrei fuggire via,
vorrei nascondermi
Ma resto ancora così, senza parlare, senza dirti ¨non te ne andare¨
Ma i suoi sentimenti, ora, li sentiva rumoreggiare in fondo all’anima e si sentiva
confusa.
Non mi lasciare tra
queste pagine…
… e poi, e poi, e poi vivere
Un misto di odio e
amore si agitava nel suo animo ferito. E non si
sarebbe placato tanto facilmente.
come se
non fosse stato mai amore
… come se non fosse stato amore
Ormai Kayano si era rassegnata: lei e Takeru non stavano più insieme da
parecchio ormai, non si rivolgevano nemmeno la parola
Titolo ff: Back here
Capitoli:6/10
Genere:romantico/sentimentale
Rating:MG14
DISCLAIMER: I personaggi
citati non sono miei ma di proprietà di Mitsuba Takanashi.
La canzone “La mia storia tra le dita” è di proprietà
di Gianluca Grignani.
Capitolo
6. Nuova Rottura
Ormai
Kayano si era rassegnata: lei e Takeru non stavano più insieme da parecchio
ormai, non si rivolgevano nemmeno la parola.
L’anno
scolastico era agli sgoccioli e tutti si preparavano per le vacanze, solo che
Kayano non sapeva proprio come passare il tempo durante le giornate vuote…
Ogni
tanto si chiedeva “chissà cosa starà facendo” ma
subito scacciava quei pensieri e diceva a se stessa che doveva andare avanti.
Grazie
alla sua amica Haru aveva trovato lavoro in una pasticceria come commessa; le
piaceva molto lavorare anche se all’inizio si era
trovata ad imparare come prendere i pasticcini per i clienti. Adesso però era
abbastanza brava. Il suo desiderio era quello di guadagnare i soldi per poter
iscriversi ad un corso per diventare maestra d’asilo.
Di
questo era entusiasta… ma non riusciva a non pensare a
Takeru, scuoteva la testa e ogni volta che ci pensava sentiva una fitta al
cuore…
Un
giorno, mentre rientrava a casa dopo il lavoro, si era fermata in un parco…Lo
aveva visto…era in compagnia di un’altra ragazza:alta,snella,davvero
una bella ragazza…
Era
scappata senza riuscire a frenare le lacrime!
Lei
a malapena andava avanti e lui si era già trovato un’altra, che crudele! Aveva
pianto per l’intera notte, il suo cuore le faceva così male che a momenti
sarebbe esploso.
Perché
doveva soffrire ancora così tanto?
Perché
lui non le rivolgeva la parola dopo così tanto tempo?
Aveva
cominciato ad odiarla?
Lei
si, lei sentiva di odiarlo …
Intanto
Harukawa e Kamijo stavano parlando ai giardini pubblici vicino la scuola:
“MA PERCHE’?” gridò senza accorgersene il ragazzo…
“Perché, perché… è un’ora che me lo chiedi!E’ che voglio
stare da sola…lo sapevi sin dall’inizio che non sono per le storie lunghe…”
rispose Haru guardandolo a malapena negli occhi.
“NON
E’ VERO – continuò Kamijo non riuscendo a calmarsi –
IO PENSAVO CHE FOSSI UNA RAGAZZA SERIA!”
‘Giuro che ho voglia di piangere…’
“E INVECE NON LO SONO! – urlò anche lei stavolta – DIMMI PURE CHE SONO UNA PUTTANA…DAI DIMMELO E FACCIAMOLA
FINITA!”
“Ma come puoi essere così crudele? Non mi dai nemmeno
spiegazioni… delle spiegazioni plausibili!
“Lasciami
andare Kamijo … ti prego”
‘Ho voglia di scappare, ho voglia di piangere, scusami amore mio …
è che non posso dirti che anni fa sono stata violentata!!!Io non ce la faccio a
stare così… a mentirti ogni volta che facciamo l’amore…no…non ce la faccio’
Si
voltò, inevitabilmente … e tornò a casa con il magone
in gola…
Sai penso che
non sia stato inutile
stare insieme a te.
Ok te ne vai
decisione discutibile
ma si, lo so, lo sai.
Almeno resta qui per questa sera
ma no che non ci provo stai sicura.
Può darsi già mi senta troppo solo
perche' conosco quel sorriso
di chi ha già deciso.
Quel sorriso già una volta
mi ha aperto il paradiso.
Si dice che
per ogni uomo
c'é un'altra come te.
E al posto mio quindi
tu troverai qualcun'altro
uguale no non credo io. Ma questa volta abbassi gli occhi e dici
noi resteremo sempre buoni amici,
ma quali buoni amici maledetti.
Io un amico lo perdono
mentre a te ti amo.
Può sembrarti anche banale
ma é un istinto naturale.
Ma c'é una cosa che
io non ti ho detto mai.
I miei problemi senza di te si chiaman guai. Ed é per questo
che mi vedi fare il duro
in mezzo al mondo
per sentirmi più sicuro.
E se davvero non vuoi dirmi
che ho sbagliato.
Ricorda a volte un uomo
va anche perdonato. Ed invece tu,
tu non mi lasci via d'uscita. E te ne vai con la mia storia fra le dita.
Ora che fai,
Cerchi una scusa
se vuoi andare vai.
Tanto di me
non ti devi preoccupare
me la saprò cavare.
Stasera scriverò una canzone
per soffocare dentro un'esplosione.
Senza pensare troppo alle parole
parlerò di quel sorriso
di chi ha già deciso
Quel sorriso che una volta
mi ha aperto il paradiso.
Ma c'é una cosa che
io non ti ho detto mai.
I miei problemi senza di te si chiaman guai. Ed é per questo
che mi vedi fare il duro
in mezzo al mondo
per sentirmi più sicuro.
E se davvero non vuoi dirmi
che ho sbagliato.
Ricorda a volte un uomo
va anche perdonato. Ed invece tu,
tu non mi lasci via d'uscita. E te ne vai con la mia storia fra le dita.
Fine 6.capitolo
Scusate per il
ritardo clamoroso…ho dei problemi di salute e mi è davvero impossibile
aggiornare in fretta, purtroppo L
Grazie mille
per i commenti… grazie di cuore!!! SMACK
Titolo
ff: Back here
Capitoli:7/10
Genere:romantico/sentimentale
Rating: -
DISCLAIMER: I personaggi citati non
sono miei ma di proprietà di Mitsuba Takanashi.
DISCLAIMER: La canzone “Ogni volta”
che troverete nel testo è di proprietà di Vasco Rossi.
Capitolo
7. Strade diverse
Kamijo
era nella sua camera, triste e arrabbiato. Una parte
del suo cuore gli diceva di andare alla pasticceria dove lavorava Harukawa per
parlarle ancora, ma la sua parte razionale lo bloccava: era certo che non lo
avrebbe ascoltato, o forse si, ma lei non avrebbe mutato la sua scelta. Ormai
la loro storia era finita e doveva rassegnarsi. Però
Haru era stata il suo primo amore… la sua prima esperienza…e non riusciva a non
provare per lei un sentimento d’affetto profondo. Stava soffrendo molto, e non
sapeva a chi chiedere consiglio. Aveva pensato, in un primo momento, di
confidarsi con Takeru, ma nell’ultimo periodo l’aveva visto di rado e poi c’era
dell’altro: era incazzato con lui. Cioè mette nei
casini Kayano, facendola innamorare di lui e poi, quando sua madre scopre tutto
che fa? La molla. Se avesse avuto il coraggio
l’avrebbe picchiato, come quella volta in palestra… no di più…
In pasticceria
-Ma
davvero vi siete lasciati?–disse sottovoce Kayano all’amica mentre
erano nel magazzino.
-Si,
ormai andava per le lunghe- troncò il discorso Harukawa
mentre si metteva il grembiule per cominciare a lavorare.
-Haru
ma perché sei così cinica? Non ti avevo mai vista parlare in questo modo, soprattutto quando c’era di mezzo Kamijo…non gli vuoi bene?-
-Lasciami
in pace Kayano! A me dispiace per te e Takeru… davvero. Credevo che lui non ti
avrebbe mai abbandonata, però l’ha fatto e sai cosa
penso?– fece un brevissima pausa per sistemarsi i capelli – Penso che lui non
sia forte come noi avevamo creduto. Eppure non riesco ad incazzarmi, cioè…se lui non se la sente di perdere un’altra volta una
famiglia perché dobbiamo giudicarlo?- E guardando dritto negli occhi l’amica
per una manciata di secondi, si girò e andò a lavorare.
Kayano
non se lo sarebbe mai aspettato: da quando Harukawa era diventata così fredda e
insensibile? Si sentiva ancora più sola ora che aveva scoperto che la sua
migliore amica non era dalla sua parte.
Decise
che dopo il lavoro avrebbe telefonato a Kamijo per chiedergli cosa era
veramente accaduto, forse Haru era arrabbiata con lui e in un momento critico
se l’era presa con lei.
“Pronto
Kamijo?” “Ehm…si scusami per l’orario, ho appena
finito il mio turno di lavoro. Lo so che non sono fatti miei…ehm…ma
cos’è successo tra te e Harukawa?”
Casa Edogawa
Takeru
era in sala seduto sul divano, guardava svogliatamente
un programma televisivo. Suo padre, seduto dall’altra parte, leggeva un libro.
Quando…
-Figlioccio
mio, come mai hai deciso di trasferirti in un’altra scuola? Pensi forse che
senza di me ti faranno rigare dritto quest’anno?- e scoppiò
in una risata. Tipico del Signor Edogawa!
-Ma
che cavolo dici?! Mi sono trasferito perché lì hanno
una buona squadra di pallacanestro-
-Ah
si, l’avevo sentito dire- – ma non smise di
interrogarlo – Ma Kayano cosa ne pensa?-
Brutta
domanda.
-E
che ne so!! E comunque non
dobbiamo stare appiccicati per forza!!!- sbottò lui un po’ nervoso per
quell’improvvisa domanda.
-Anzi
avrei anche deciso di restare al dormitorio, so che
quell’Istituto offre agli studenti delle camere, spese alimentari escluse…Ma io
posso trovarmi un lavoro part time-
-Ma
cosa dici Takeru…lo sai che per i soldi non c’è problema…ma
quello che mi dispiace è sapere che te ne vuoi andare di casa- Il Signor
Edogawa era stupito…vedeva suo figlio diverso…non
riusciva proprio a capirlo e di questo se ne rammaricava.
-Ho
bisogno dei miei spazi. E poi se resto al dormitorio posso allenarmi di più in
palestra senza dover perdere tempo a tornare a casa di sera- tirò corto il
figlio, che salì subito in camera sua per non dover dare ulteriori
spiegazioni inutili al padre. Ormai era deciso: si sarebbe trasferito al
dormitorio l’indomani stesso.
Quando Kayano ritornò dal lavoro, un po’ stanca, notò che la sua cena
era stata lasciata sul tavolo. Si sedette un po’ pensierosa. Avvertiva
nell’aria una strana sensazione, come se le persone che erano vissute in quella
casa fino ad allora, si fossero alienate. E quella più
esclusa era proprio lei.
Infatti sua madre e Takeru un po’ si parlavano, probabilmente Tokiko
aveva apprezzato il gesto del ragazzo di rompere con sua figlia. IlSignor Edogawa parlava con tutti, ma,
forse notando un po’ di reticenza da parte della figliastra…l’aveva lasciata in
disparte, imbarazzato da quella situazione di cui ignorava la ragione.
E
se gli avesse parlato? Avrebbe potuto cambiare le cose? Si
forse doveva dirglielo…NO, NO e poi NO.
Takeru
l’avrebbe odiata se fosse successo qualcosa a suo padre. E
sua madre? Anche. Finalmente aveva trovato la serenità
che il destino le aveva strappato una volta, con la
morte del suo primo marito, non poteva essere la causa di una tale sofferenza.
Lei le voleva bene, nonostante i suoi sguardi freddi…
No,
cancellò in un istante quell’ipotesi. Doveva cercare di andare avanti, facendo
finta di niente, soffrendo solo quando era nella sua
stanza, completamente sola. Pian piano ne sarebbe uscita?
Aveva
un sogno. E si stava aggrappando a quel sogno in modo
disperato…
Intanto
doveva concentrarsi sullo studio – ormai la scuola era iniziata – e sul lavoro
part time, che per fortuna la distraeva.
L’indomani, in pasticceria
-Ciao
Haru, sei in ritardo!- disse Kayano quando le porte
della pasticceria si aprirono e comparve l’amica.
-Eh
si scusa, è che dovevo preparare la valigia- rispose
la ragazza sicura di sé.
-Cosaaaaaaa??
La valigia? Ma perché? Parti?- Kayano interrogò Haru
tutto d’un fiato.
-Ehy
ma quante domande fai?– rise Harukawa – Si, parto
domani pomeriggio, sono venuta qui solo per salutarti. Devo seguire mio padre a
Hong Kong e stavolta ho deciso di non fare capricci e partire. Lui sta avvisando
i professori e il vice preside-
-Ma…ma e con la scuola?- chiese Kayano con la bocca aperta.
-Bè
la frequenterò lì, mi manca solo un anno…poi entrerò in una di quelle scuole
per estetiste…Lo sapevi no?-
Ma
perché Haru era così disinvolta? Non le dispiaceva trasferirsi e abbandonare i
suoi amici?
-Haru–
Kayano era visibilmente scossa – T’importa qualcosa di
me? O di Kamijo? Per te non siamo importanti?-
‘Cavolo no Haru…non te ne andare…’
-Si
che mi importa, ma voler bene non significa incatenare
una persona a sé-rispose schietta Haru mentre si riordinava per uscire dalla
pasticceria.
In
quel momento entrò un cliente.
-Se vuoi ci vediamo domani mattina, per salutarci meglio- disse
Harukawa d’improvviso affettuosa.
Ma
Kayano … -No, meglio di no-
Ci
fu un silenzio tagliente. Persino il cliente, che stava scegliendo i pasticcini
da prendere, si fermò qualche secondo, forse anche incuriosito da quella scena.
“Pronto
Kamijo? Ciao…si sono io, scusa se ti telefono ancora,
bè ecco…Tu lo sapevi che Haruwaka aveva deciso di partire?”
A scuola
-Ciao
Kayano!- esclamò il ragazzo dandole una pacca sulla schiena.
-Ehy…Ciao-
Camminando
insieme si erano ritrovati nel giardino della scuola, tutti e
due giù di morale.
-Harukawa
è partita, ma non si è fatta ancora viva- cominciò il
ragazzo non nascondendo una certa sofferenza.
-Hmmm,
già. Io credo di essere stata anche egoista: non sono andata a salutarla
all’aeroporto…ora me ne pento. E’ anche vero però che negli ultimi tempi lei
era scostante, quasi acida e faceva dei ragionamenti molto freddi. Però…-
s’interruppe ricordando una frase che le aveva detto la sua amica
quando era ancora lì con lei.
-Però…?-
chiese premuroso Kamijo, che in qualche modo aveva sperato fin dall’inizio diparlare con Kayano
per farla sfogare. Secondo lui, Kayano aveva perso più di tutti, aveva perso
l’amore e un’amica importante.
‘Ah Kamijo… tu pensi
sempre agli altri… sei davvero una brava persona’
-Bè
lei mi ha detto che non si possono incatenare le
persone … ehm… forse aveva ragione; cioè a me non è sembrato di incatenare a me
Takeru o Haru…però forse inconsciamente l’ho fatto- Kayano era davvero triste,
ora metteva anche in dubbio quelli che erano stati i suoi sentimenti fino ad
allora. Si domandava se avesse sbagliato lei. Aveva pensato solo a se stessa?
-Secondo
me non è così Kayano- la rassicurò l’amico.
-Harukawa
nelle ultime settimane era strana, io non ho ancora capito il motivo per cui ci siamo lasciati: si era stancata così
all’improvviso del nostro rapporto? Io l’ho sempre
rispettata, come credo non abbia fatto mai nessun altro e allora perché?
Devo chiedermi anche’io se ho sbagliato con lei? L’ho incatenata? No… non penso questo, l’ho trattata sempre con molto riguardo. E credo l’abbia fatto anche tu con quel deficiente.
Semplicemente lui si è tirato indietro perché è un codardo. Scusami se parlo
così, ma voglio essere sincero con te. Lui può avere le sue ragioni, ma per me sono alquanto discutibili … a mio parare non doveva
comportarsi a quel modo. E poi si capisce benissimo
che sta scappando… un’altra volta. Ha cambiato scuola, addirittura mi hai detto che ora vive al dormitorio dell’ Istituto… ma così è
tutto più facile, no? Non deve vederti ogni giorno, non deve dare spiegazioni a
suo padre e da quanto ho potuto vedere fa contenta tua madre. A me questo
comportamento mi dà di vigliacco. E
tu non lo meriti-
Parlò
con molta maturità. Kayano restò ad ascoltarlo con molta attenzione e alla fine
pensò che Kamijo non aveva poi tutti i torti: lei
aveva rischiato mettendosi insieme al suo fratellastro, tante volte era stata
sul punto di arrendersi ma poi si era fatta forza, vedendo soprattutto che
Takeru era sicuro della sua scelta.
Sicuro?
Era tanto sicuro da abbandonarla al primo ostacolo.
Però il Signor Edogawa era stato male… lui si è preoccupato a morte
e adesso vuole proteggere la felicità del padre, anche a costo di tornare ad
essere solo…
‘Ma si sentirà triste quanto me?’
################################################
Un mese dopo
-KAYANOOOOOOOOO- la chiamò da lontano il ragazzo.
La
raggiunse correndo.
-Coff
Coff…ehy ma dove vai così in fretta? Ho appena finito di giocare a basket e già
devo correre di nuovo- cercò di riprendere fiato.
-Vado
al lavoro Kamijo, lo sai che dopo la scuola sono di
turno in pasticceria, almeno quattro volte la settimana- rispose la ragazza
abbassandosi per guardarlo mentre Kamijo era ancora piegato col fiato corto.
-
Ah si…- si rimise dritto.
-
Ehm… volevo chiederti… sei libera sabato pomeriggio?-
era un po’ imbarazzato.
-Mhhh
si… perché?-
-Ho i biglietti per il cinema, è un film d’avventura… sai
alla 007- rise per rompere il suo stesso imbarazzo.
‘Kamijo mi sta invitando ad uscire?’
Quasi
avesse intuito le perplessità dell’amica, si affrettò a dire –Se ci vado con un
mio compagno di squadra non ci capirò niente, ne sono
certo. E siccome il film mi piace vorrei vederlo in santa
pace, godendomelo fino alla fine!- la guardò per capire la sua reazione.
Poi
continuò –e poi è un po’ triste andarci da solo? No…?-
-Ok
Kamijo, ti accompagno volentieri, anche perché non esco da un bel po’- sorrise
per la prima volta Kayano, dopo tanto tempo, un pochino più
spensierata.
-Eh
lo so…devi cercare di distrarti e uscire di più- disse
Kamijo in tono preoccupato.
‘Kamijo… mi hai invitata per farmi distrarre, vero?’
…
‘Sei un vero amico’
Mancavano
cinque giorni all’appuntamento.
E ogni volta che viene giorno
ogni volta che ritorno
ogni volta che cammino e
mi sembra di averti vicino
ogni volta che mi guardo intorno
ogni volta che non me ne accorgo
ogni volta che viene giorno
E ogni volta che mi sveglio
ogni volta che mi sbaglio
ogni volta che sono sicuro e
ogni volta che mi sento solo
ogni volta che mi viene in mente
qualche cosa che non c'entra niente
ogni volta
E ogni volta che non sono coerente
e ogni volta che non è importante
ogni volta che qualcuno si preoccupa per me
ogni volta che non c'è
proprio quanto la stavo cercando
ogni volta
ogni volta quando....
E ogni volta che torna sera
mi prende la paura
e ogni volta che torna sera
mi prende la paura
E ogni volta che non c'entro
ogni volta che non sono stato
ogni volta che non guardo in faccia a niente
e ogni volta che dopo piango
ogni volta che rimango
con la testa tra le mani
e rimando tutto a domani
Fine
capitolo.7
1 Novembre 2006
Ciao! Ebbene…
sono tornata! Volevo ringraziare innanzitutto coloro
che hanno lasciato commenti sul sito e coloro che mi hanno inviato un messaggio
per avere notizie della fanfiction. Come vedete è
tornata! Sonya è tornata, hihihihihi! In questo periodo sono abbastanza in
forma e ho l’intenzione di terminare questa storia che, ahimè, si è protratta
per le lunghe a causa delle mie indecisioni.
Quando ho iniziato questa fanfiction, stava terminando una storia per
me molto importante. Non voglio scendere nei particolari, anche perché al
momento sono inutili, ma senza accorgermene in quel periodo stavo
perdendo, e solo per causa della sottoscritta (datemi della deficiente) la cosa
più importante per me: l’amore. Un amore speciale, che arriva solo una volta
nella vita… solo una.
Io avevo avuto la fortuna
di incontrarlo, anche in maniera molto speciale. Poi, giustificata dal fatto
che non avessi fiducia nel prossimo, che volevo
risolvere i miei problemi psicologici e famigliari da sola … ho allontanato da
me un sogno…
Ho cominciato a stare sulle
mie gambe e a fare dei sacrifici, ma coinvolgendo un’altra persona, che, ahimè,
non amavo. Forse per dimenticare il mio vero amore?
Non lo so… adesso è facile dire ‘si’ ma in quei mesi
ero davvero confusa.
Questa nuova persona era uguale
alla “me” del passato: vittima di se stessa e sempre sfiduciata.
Eppure ho trascinato questa semi storia per alcuni mesi… poi non ce l’ho più
fatta e abbiamo rotto definitivamente. Ed è stato un bene, dato
che rischiavo di rendere la mia vita molto depressa.
Dovevo o no
risalire con le mie sole forze?
Se ce l’ho
fatta?
Si.
E ho avuto anche il più bel
regalo che il destino mi abbia mai fatto: ho ritrovato
l’amore. Amore con la A maiuscola, insomma io e il ragazzo che avevo
allontanato ci siamo ritrovati, anche se all’inizio è stata dura per lui
perdonarmi, e adesso non lo lascio più!!! (^_^)
Quindi, se questa fanfiction continua è anche grazie a lui!
Mi raccomando, lasciatemi
dei commenti e ditemi se c’è qualche errore… Ad esempio ho riveduto e corretto
i precedenti capitoli perché, appunto,ho riscontrato degli errori >.<