The Marauder's Secret

di malandrina4ever
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6. ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***



Capitolo 1
*** PROLOGO ***


 

 

THE MARAUDER'S SECRET


PROLOGO.

 

 

 

 


- Continuo a non capire, Remus.

È passata quasi un’ora ormai da quando i miei migliori amici hanno fatto irruzione nel dormitorio informandomi che sono un Licantropo. 

 Da quando sono ad Hogwarts ho vissuto diverse volte questo momento, solitamente durante la notte, sempre e solo nei miei incubi, ed ora che sta diventando realtà sono alquanto perplesso.

Perché non ci sono state urla, né insulti, né sguardi disgustati.

Solo gli occhi nocciola di James che mi guardano confusi, come se non capisse una parola di quello che dico, nonostante ormai sia stato costretto a raccontare più volte come sono stato morso da Fenrir Greyback, come Silente mi abbia comunque permesso di frequentare Hogwarts, e come sia stato difficile tenere nascoste le mie trasformazioni mensili.

- Cosa non ti è chiaro, James? – sospiro paziente, come se gli stessi semplicemente dando ripetizioni di Incantesimi.

- La parte in cui decidi di tenere il segreto anche con noi.

- Soprattutto con voi, James, - replico subito, abbassando lo sguardo. - Siete gli unici amici che io abbia mai avuto: non volevo perdervi.

Segue un istante di silenzio, rotto subito dopo dalla voce di Sirius, che ha il tono di chi ha appena avuto un’illuminazione divina.

- Perché è scontato che noi non vogliamo essere amici di un Licantropo, giusto?

- Infatti.

E nel momento stesso in cui rialzo gli occhi, qualcosa come tutta l’acqua del mondo mi piomba dritta in faccia, causandomi un principio di annegamento.

- Ma che diavolo...

- Questa è la cosa più stupida che io abbia mai sentito, – annuncia tranquillamente James, come se non mi avesse appena sparato in faccia una tonnellata d’acqua.

- Trovi stupido essere un Licantropo?

- Trovo stupido, Remus Lupin, credere che basti un piccolo problema peloso a liberarti di noi.

Ed improvvisamente qualcosa cambia nell’aria.

Peter arrossisce vistosamente e Sirius emette un verso disgustato, ma anche se Peter dovrà passare sul mio cadavere prima di mangiare un’altra volta quella zuppa di fagioli, non è questo che intendevo. Perché James tiene ancora gli occhi puntati su di me e ha appena definito la mia maledizione piccolo problema peloso. 

Ed è davvero come se l’aria fosse di colpo più leggera, non c’è Peter che tenga.

 

 

 

 

 


 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


 

 

CAPITOLO 1.

 

 

Dimmi che non stai sul serio prendendo appunti, Moony.

Dimmelo subito e allora forse potremo essere ancora amici. 

 


Scorro veloce con gli occhi il foglietto di pergamena ingiallita appena atterratomi sul banco, poi sbuffo diverito: Sirius è sempre il solito. Però una volta tanto devo ammettere che ha ragione: nemmeno io posso prendere appunti su questa lezione di Difesa Contro Le Arti Oscure. O dovrei dire soprattutto io. E non perché l’argomento trattato sia particolarmente facile o superfluo, anzi, probabilmente sarà uno di quelli di cui tratteranno i GUFO. Però, davvero, non mi sembra il caso di prendere appunti sui Licantropi, con tutto il rispetto per il professor Stebbins.

 

***

 

Remus ha posato la piuma.

Bene. È ancora recuperabile.

Però il fatto che non risponde al mio bigliettino denota ancora un livello di rispetto delle regole scolastiche decisamente troppo elevato perchè lui possa considerarsi essere amico mio.

Ma ormai non dovrei più stupirmi: quest’anno è persino diventato Prefetto.

Io e James non gli abbiamo parlato per due giorni.

Voglio dire, va bene tutto, la Licantropia e il resto, ma Prefetto, diavolo, questo è davvero troppo.

 

***

 

Sospiro rumorosamente per la quinta volta consecutiva, attirandomi per la quinta volta lo sguardo irritato del professore, ma non quello del mio migliore amico, che continua ad ignorarmi bellamente proprio come sta facendo dall’inizio dell’ora, perso in chissà quali pensieri. Perché lo so che non sta davvero ascoltando la lezione, anche se ha gli occhi puntati sul professore. Se stesse ascoltando, cosa di per sè improbabile trattandosi di Sirius, non avrebbe quell'aria assorta e vagamente indignata sulla faccia: d'accordo che Stebbins non è particolarmente stimolante come professore, ma non al punto da trovare la sua lezione offensiva.

Proviamo a sospirare un po' più forte, prima o poi dovrà degnarmi.  

- Signor Potter, trova così noiosa la mia spiegazione? 

Diavolo sì.

- Certo che no, professore.

- E allora potrebbe, gentilmente, evitare di sospirare dieci volte al minuto?

Le ha contate? Non sono l'unico ad annoiarsi a quanto pare.  

- D'accordo, professore.

- Grazie.

- Quando vuole. 

Il professor Stebbins, che evidentemente non apprezza la gentilezza, mi fulmina con gli occhi un'ultima volta, prima di riprendere la sua lezione, mentre al mio fianco Sirius ridacchia ed io decido che ora è il mio turno di ignorarlo. 

- Non riconoscerebbero neppure il loro miglior amico, quindi converrete con me che non è prudente uscire nelle sere di luna piena; se vi ritrovaste davanti ad un Licantropo trasformato, la cosa migliore che vi potrebbe succedere sarebbe essere solo morsi. Dico la cosa migliore perché la peggiore, nonchè la più probabile, è la morte, ma anche essere semplicemente morsi basterebbe a cambiare la vostra vita per sempre: la maledizione del Licantropo vi contagerebbe e diverreste a vostra volta tali.

- Ma se ci trovassimo davanti un Lupo Mannaro non avremmo proprio alcuna speranza di cavarcela? - Frank se ne sta sulla punta della sedia, le mani strette al banco e l'aria preoccupata di chi dà già per scontato che alla prossima luna piena incontrerà un licantropo.

- A meno che tu non sia un animale o un mago molto, molto potente, temo di no, signor Paciock.

- In che senso un animale?

Il professore mi guarda perplesso, evidentemente sorpreso di essere riuscito ad attirare il mio interesse; non è l'unico, nemmeno io mi aspettavo che Stebbins riuscisse a suscitare la mia attenzione durante questa lezione, o durante qualunque lezione in generale a dirla tutta.

- I Licantropi sono pericolosi solo per gli umani, signor Potter.

- Non attaccano gli animali?

Sento su di me lo sguardo perplesso dei miei compagni, in particolare Remus, ma non distolgo il mio dal professore.

Ora sì che è riuscito ad attirare la mia attenzione.

- Quando un Licantropo è trasformato il suo istinto primario è quello di uccidere, uomo o animale non fa differenza. Non direi quindi che non attaccherebbe un animale, il punto è che, anche mordendolo, non potrebbe contagiarlo con la maledizione, che ha effetto solo sull'uomo. Ma dato che non abbiamo animali in classe a cui questo possa interessare, signor Potter, direi di passare ad illustrare gli incantesimi di difesa più efficaci contro...

Che passi pure dove vuole.

Io, intanto, ho appena avuto un'idea grandiosa.

 

 

**


-Sirius, Peter, il vostro migliore amico è un genio, - ci annuncia solennemente James, dopo averci trascinato di peso in biblioteca.

Io lo guardo inquieto, senza dire nulla.

Il fatto che James si dia del genio non è niente di preoccupante, è semplicemente in uno dei suoi momenti di auto-esaltazione: quando qualcuno non gli fa complimenti da troppo tempo, e per lui troppo tempo equivale ad un giorno, se li fa da solo. Però il fatto che ci abbia portati in biblioteca, James, ecco, questo è sospetto.

- Non è una novità che Remus è un genio, James. 

Il fatto che io sia spaventato dal luogo infido in cui ci troviamo non mi impedisce comunque di stuzzicarlo.

- No, io, io sono un genio!

- Ok, sei un genio. Possiamo andare a pranzo, ora? - Mi guardo intorno con tono distratto. James odia quando qualcuno non gli presta attenzione. Ed io adoro far irritare James. Ora sta palesemente aspettando che o io o Peter gli chiediamo perché dice di essere un genio, ma non ho intenzione di dargli soddisfazione tanto presto.

- Perché sei un genio, James?

Ma naturalmente tutte le attenzioni di Peter invece sono sempre, perennemente rivolte a suddetto James, che abbandona la sua espressione indignata per assumerne una raggiante.

- Perché durante la lezione di Difesa ho avuto un’idea assolutamente geniale. 

- Ovvero? Dare fuoco alla biblioteca?

Questo spiegherebbe cosa ci facciamo qui e renderebbe il tutto meno strano.

- Acqua.

Allagare la biblioteca?

- Sirius, non voglio fare nulla alla biblioteca.

- E allora cosa ci facciamo qui?

- So che vi sembrerà strano, ma esattamente quello che si fa in biblioteca.

-Intendi quello che gli altri studenti fanno in biblioteca?- chiede Peter incredulo.

- Esattamente.

Ok. Ora ho paura.

Non può averlo detto.

Non può avere davvero intenzione di studiare.

- James, parli sul serio?

- Mai stato più serio.

- Ma vuoi davvero fare i compiti?

- Non essere ridicolo, non i compiti. Una ricerca extra-scolastica.

- Sulle Caccabombe?

-...tu credi che ci siano libri che parlano delle Caccabombe qui?

- Non lo so, può darsi.

- Un giorno controlleremo, ma non oggi

- Perché oggi dobbiamo...?

- Fare una ricerca su, - James fa una pausa strategica per creare suspense, godendosi a pieno il fatto che io e Peter pendiamo letteralmente dalle sue labbra - Sugli...sugli...

- James, dillo e basta.

Capisco essere egocentrici e voler stare al centro dell’attenzione, ma quando è troppo è troppo.

E poi io ho fame.

- Animagus.

Tanta fame.

Aspetta.

Animagus?

- Animagus? - chiedo perplesso.

- Animagus, - conferma James sorridendo.

- Animagus? – ripete Peter perplesso.

- Animagus, – riconferma James continuando a sorridere.

- E perchè?

- Perché noi...

- Vuoi fare uno scherzo alla McGranitt?

- No. Perché noi...noi tre... - Oh no, ecco che ricomincia con il tono da spiritato e le pause.

- James, – ringhio iniziando ad irritarmi.

Ho proprio tanta fame.

- Diventeremo Animagus 

Tanta, tanta fame.

Aspetta.

Diventeremo Animagus?

- Diventeremo Animagus? - chiedo perplesso.

- Diventeremo Animagus, - conferma James soddisfatto.

- Diventeremo Animagus? - ripete Peter.

- Diventeremo Animagus, - riconferma James soddisfatto.

- E perchè? - chiedo incerto, guardando James nel momento più glorioso della sua lunga carriera da folle pensatore di idee folli. 

- Ma non è ovvio?

Istanti di silenzio.

Un silenzio molto silenzioso, dato che siamo in biblioteca.

Il sorriso di James si allarga.

È felice che per noi non sia ovvio.

Così può creare altra suspense e tenerci sulle spine.

- Per fare compagnia a Remus durante le notti di luna piena.

Mi correggo: questo, questo è il momento più glorioso della sua lunga carriera da folle pensatore di idee folli.

Dalla bocca spalancata di Peter suppongo che anche lui sia d’accordo con me.

- Ricapitoliamo, James: la tua idea geniale sarebbe diventare Animagus e poi fare compagnia ad un lupo mannaro? - chiedo, cercando di riportarlo alla ragione. E fallendo dato che James annuisce energeticamente, allegro.

Un dubbio improvviso mi coglie.

- Tu sai cos’è un lupo mannaro, James, vero?

- Sì, Sirius. E tu sai cos’è un Animagus? 

- Un mago che sa trasformarsi in un animale. 

Ma questo non spiega come lui trovi fattibile l’idea che da Animagus possiamo stare vicino ad un licantropo trasformato.

Senza contare poi il fatto che diventare Animagus non è esattamente come cambiarsi il colore dei capelli.

E non sono molto sicuro nemmeno di come si faccia quello, a dirla tutta. Ci devono essere delle tinte apposite o...

- Non sei stato attento oggi a lezione, vero?

Mmm, oggi a lezione, vediamo, no.

- No.

- Quindi non hai sentito cosa ha detto il professore riguardo agli animali e ai Licantropi. 

- No, James, saresti così gentile da illuminarmi?

- I Licantropi non, - E rieccolo col tono da invasato, dannazione. E' sempre stato così idiota? - Sono pericolosi...per gli animali.

Impiego un secondo per ricostruire la frase spezzettata e sussurrata misticamente da James, poi sbarro gli occhi.

I lupi mannari non sono pericolosi per gli animali. Per fare compagnia a Remus. Noi diventeremo Animagus. Ricerca sugli Animagus.

Ha senso.

Ed è geniale.

Un sorriso entusiasta mi si dipinge sulle labbra mentre incrocio lo sguardo di James. 

- Così Remus non si farà più male da solo. 

- Precisamente. 

- Ma come si diventa Animagus? - Peter sposta titubante lo sguardo da me a James, mordicchiandosi un labbro. 

- Non ne ho la più pallida idea, – James alza le spalle, tranquillo. – Ma troveremo un modo. In Biblioteca o da qualche altra parte nel mondo ci sarà di sicuro qualche libro che spiega come fare. Dobbiamo solo trovarlo e, beh, farlo.

- Ma sarà difficile, - mormora Peter sconsolato.

- Molto difficile, quasi impossibile. E pericoloso. Ed illegale. Potenzialmente mortale, – continua James serio, un’inconfondibile luce malandrina negli occhi nocciola. - Ma è per Remus. 

 E l’ultima affermazione basta a togliere ogni dubbio anche a Peter.

- Hai ragione, dobbiamo provarci.

- Dobbiamo riuscirci, - lo corregge James.

- Ma iniziamo ora? - chiedo. 

- No. Adesso si va a pranzo.

Giusto. Il pranzo prima di tutto.

- E perché siamo venuti qui allora?

- Perché la biblioteca è l’ultimo posto dove Remus ci verrebbe a cercare. Anzi, non è proprio previsto nella lista dei posti in cui Remus ci verrebbe a cercare. 

James, sei un genio.

Ma scordati che io te lo dica ad alta voce.

 

 

 

 

 

 

 

 


 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


 

CAPITOLO 2.

 

 


 

- Dunque, ora divido tutto per l’anno di nascita moltiplicato per l'età, bene, poi metto sotto radice ad indice...indice? - James alza gli occhi dalla pergamena consunta di fronte a sè, fitta di calcoli e cancellature, e guarda interrogativo Peter, che inizia subito a sfogliare velocemente un voluminoso libro dall'aria antica. 

- Allora, se sei un maschio l'indice è 8,2, se sei una ragazza invece...

- Se sei una ragazza? Se sei...Pete, da quanti anni è che siamo amici? In tutto questo tempo hai sempre nutrito dubbi sulla mia identità sessuale o cosa?

- Scusa.

- James non ti distrarre, è la quarta volta che proviamo, - sbuffo seccato. 

- La quarta volta che proviamo oggi.

- Appunto, quindi muoviti.

-Ok, ok. E' per i capelli, Pete? Sembrano...ok, ahia, Sirius, vaffanculo. Ho capito, ora lavoro. Allora, moltiplico tutto per l’altezza e viene...15, 6. Che animale è, Pete?

Sia io che James puntiamo gli occhi su Peter, impazienti.

- 15, 6 è...leone.

- Grande, sono un leone!

- Non per distruggere il tuo entusiasmo, James, ma non è detto che tu sia un leone: ti viene sempre un risultato diverso, magari hai sbagliato ancora.

Speravo che questa volta gli sarebbe venuto lo stesso risultato di prima, ma evidentemente James e la matematica sono come due rette parallele: destinati a non incontrarsi mai. Ah, se solo potessimo chiedere a Remus: sono certo che a lui verrebbe sempre lo stesso risultato, è pappa e ciccia con i calcoli, i numeri e la precisione lui.

- Questa volta è giusto, Sirius, me lo sento.

- Dici così solo perché vuoi essere un leone.

- Non è vero, - nega James senza guardarmi negli occhi, e mente sapendo di mentire.

-Come no, - replico accondiscendente: gli ultimi due animali che gli sono venuti prima di questo sono una pecora ed un cervo.

Due erbivori.

Per l’ego di James non ci possono essere paragoni con un leone.

- Facciamo così, io ora provo a fare il tuo e vedere se mi viene uguale ad uno dei tuoi risultati precedenti. Tu fai il mio.

E Peter ci legge le istruzioni perché non mi sembra il caso di aggiungere anche i suoi improbabili risultati alla lista già troppo nutrita.

James sbuffa deluso passandomi la sua pergamena tutta scritta e prendendo la mia in cui ho fatto solo un tentativo: il risultato è 8: cane. A parte per la vergognosa storia del leccarsi le parti intime in pubblico, devo dire che non mi dispiacerebbe, sicuramente è meglio del topo di Peter, il primo risultato che stranamente ha continuato a venirci anche le successive due volte che lo abbiamo fatto. In realtà non riesco a pensare ad un animale migliore in cui trasformarmi, ma è inutile rifletterci troppo: probabilmente ho sbagliato i conti e non è nemmeno quello il mio animale.  

-Allora, moltiplicate il vostro peso per...capelli neri, quindi per 7,8 e a quello che viene aggiungete, - Peter inizia stancamente a rileggere per l’ennesima volta le istruzioni, mentre io e James scriviamo.

Mentre cerco di concentrarmi sui calcoli un gruppetto di ragazzine mi passano dietro, ridacchiando e sussurrando concitate tra loro. Ormai abituato da un po’ di giorni a questa parte alle loro reazioni stupite nel vederci in biblioteca le ignoro, continuando a scrivere.

- James qual è il tuo colore preferito?

- Rosso.

Ma non mi dire.

- Anzi no, verde.

Mi blocco, alzando uno sguardo insospettito su James.

-James, amico, le altre volte hai messo sempre lo stesso colore, vero?

- Certo, non sono mica idiota. Voglio dire, credo.

Qualcosa nell'espressione di James mi dice che è proprio così idiota come sembra ed io sospiro, sperando di trasformarmi in un enorme cane-lupo. E allora addio, pecora James.

- D'accordo, James, ora scegli un colore che sia davvero il tuo preferito.

- Mmm, vediamo, ok, rosso. Come Grifondoro.

Come Grifondoro, certo. E i capelli di Evans dove li mettiamo, mh?

-Rosso...quindi devi sottrarre 1, Sirius, - mi informa Peter, mentre io mi rimetto all’opera, animato da una nuova speranza.

Forse questa è la volta buona.

- Cane! 

Il grido entusiasta di James mi fa bloccare, la piuma ancora tra le dita.

- E' venuto cane anche a me, Sirius. Vuol dire che è davvero quello il tuo Animagus.

Cane. Sono un cane.  

Trattengo a stento un sorrisetto soddisfatto, abbassando di nuovo lo sguardo sulla pergamena di James, pronto a finire l'ultimo calcolo.

- E tu James, sei un...

- Leone? 

James mi guarda speranzoso, le dita strette al tavolo della Biblioteca e le labbra strette tra i denti per l'agitazione.

Ghigno.

- Cervo.

 

 

 *****

 

 


 

Sono un cervo. Sono un cervo. Sono un cervo. Sono un cervo. Sono un cervo...

Sono un coglione.

Sì, decisamente meglio.

Sono un coglione.

Altrimenti non si spiegherebbe il fatto che me ne sto in piedi al centro di una stanza pressoché vuota, ad occhi chiusi, a ripetermi nella mente da quasi mezz’ora sono un cervo.

Quando è evidente che io non sono un cervo.

Ora come ora sono solo un coglione.

Anche se sono certo che Sirius al mio posto apparirebbe ancora più stupido.

Mentre apparirebbe meno stupido ripetere qualcosa come sono un leone.

Sì, sarebbe sicuramente più dignitoso.

Ma purtroppo secondo quello stupidissimo libro io sono un cervo, sono un cervo, sono un cervo, sono un cervo...

- James? 

-‘ono un cervo, sono un cervo, sono un cervo...

- James.

- Mh?

Apro lentamente gli occhi, ritrovandomi a fissare quelli del mio migliore amico che comodamente stravaccato su una poltroncina blu mi osserva criticamente.

- Ci sono miglioramenti?

- Sono un cervo, Sirius? - chiedo inarcando un sopracciglio.

- No, - risponde lui squadrandomi da capo a piedi.

- Mi sono spuntate delle corna o una coda a ciuffo?

- No.

- Quindi ci sono miglioramenti?

-No.

- Ecco, - concludo seccato, richiudendo gli occhi per ricominciare con la mia cantilena.

Sono un cervo, sono un cervo, sono un cervo...

 

***

 

James sembra davvero un coglione.

Se ne sta lì, fermo da mezz’ora con gli occhi chiusi a fare smorfie buffe e ridicolmente concentrate.

La prossima volta che ci veniamo ad esercitare nella Stanza delle Necessità porterò una macchina fotografica: fanno sempre comodo delle foto con cui ricattare il proprio migliore amico.

- Sirius. 

Mi volto verso Peter, che mi guarda cospiratorio dalla poltroncina accanto alla mia.

- Mh?

- E se mentre James si...esercita, noi andassimo a mangiare qualcosa nelle cucine? - sussurra, mentre il suo stomaco brontola rumorosamente, come a dare la sua totale approvazione.

- Beh, - esito scoccando un’occhiata a James e pensando che se lo lasciassimo da solo sembrerebbe ancora più coglione di quanto già non sembri. O non sia. – Magari facciamo solo uno spuntino veloce.

Lo so che non faremo solo uno spuntino veloce.

Non entri nelle cucine con Peter per fare uno spuntino veloce, semplicemente.

- Sì, sì, solo uno spuntino, - annuisce vigorosamente il mio grasso amico, aggiungendo silenziosamente con gli occhietti a coppetta 'uno spuntino di due ore e mezza'.

 

***

 

Sono un cervo, sono un cervo, sono un cervo...

No, basta.

A tutto c’è un limite.

Anche ai miei innumerevoli sono un cervo ed io questo limite l’ho appena raggiunto.

Per oggi non dirò più nessun altro sono un cervo

Quando apro gli occhi mi ritrovo davanti Sirius, che si sta giusto alzando dalla poltroncina, e Peter che è già quasi alla porta.

- Ragazzi?

Nella stanza cala il silenzio, interrotto un secondo dopo da Sirius che si risiede con un tonfo.

-Sì, James, amico?

- Dove stavate andando? - chiedo perplesso, ma minaccioso allo stesso tempo.

Minaccioso come solo un cervo che in realtà non è un cervo e che sarebbe dovuto essere un leone può essere.

- Peter stava andando in bagno perché, beh, deve andare in bagno. Ed io stavo venendo a chiamarti per, beh, chiederti se ci sono miglioramenti, - risponde veloce Sirius.

Troppo veloce.

Mentre Peter annuisce freneticamente.

Troppo freneticamente.

Per questo quando diventerò un leone li sbranerò.

Voglio dire, oh dannazione, perchè non posso essere un leone? 

Voglio così tanto essere un leone. 

Una lieve ventata d’aria seguita da un tonfo mi informa che Peter se l’è squagliata.

-Sirius, è impossibile, - sospiro infine, lasciandomi cadere di peso sulla poltroncina precedentemente occupata da Peter.

- Ma ti sei concentrato abbastanza?

- Sì! È tutto adesso che ripeto di essere un cervo. 

- James. 

- Mh?

- Concentrarsi ed immaginare di essere un animale non significa ripetersi di essere quell’animale.

Cosa?

- Tu non hai passato tutto questo tempo a pensare sono un cervo e basta, vero?

Ops. 

- Lo hai fatto? Non ci credo, lo hai fatto.

L'ho fatto. 

 

***


La stupidità infinita di James mi stupisce ogni giorno di più.

Ed io, da bravo amico quale sono, ho intenzione di approfittarne sempre di più.

Ad esempio con queste foto di lui che gattona ad occhi chiusi per la stanza delle necessità potrò fargli fare qualunque cosa.

Qualcosa di altrettanto imbarazzante.

Qualcosa come dichiarare il suo amore a Mocciosus di fronte a tutti!

...No, questo è più imbarazzante di quello che sta facendo, non accetterebbe. Devo trovare qualcosa di leggermente meno imbarazzante delle foto, ma comunque abbastanza imbarazzante da soddisfarmi.

E se invece facessi semplicemente vedere a tutti le foto? Vediamo...

- Sirius!

- Mi dispiace, scusa, non volevo!

Ops.

Reazione esagerata, decisamente.

Ma James è troppo su di giri per notare la mia faccia da Malandrino colto con le mani nel sacco, così faccio in tempo a ricompormi e chiedergli con annoiata aria di sufficienza:

- Sì?

- Guardami!

Ti sto già guardando, James. 

E ho notato con piacere che si è rialzato.     

- E non noti niente di diverso?

- No.

- Sicuro?

Aguzzo lo sguardo.

Stessa matassa incasinata sulla testa, stessi ingannevoli occhiali da secchione, stesso corpo dalla conformazione di un manico di scopa particolarmente corto. Tutto nella norma. 

- Sei uguale ad un'ora fa.

-Ma sei sicuro sicuro? Non ti sembro, che so, un po’ più scuro?  

Ah, dimenticavo: stessa colorazione di una palla di neve. Neve pulita. Accecante, quasi. 

Ed ora che mi sventola il suo braccio destro davanti agli occhi come se fosse un miracolo, riconosco anche la solita aria da pazzo esaltato e fanatico.

- Sirius, dai, guarda bene! Prima mentre immaginavo di essere un cervo...

Mentre faceva finta di essere un cervo.

Ho sentito qualcosa di strano, come se qualcosa stesse cambiando dentro di me...

Che strana concezione ha James del ‘dentro di me’.

Io ho sempre pensato che il ‘dentro di me’ fosse appunto all’interno di me, non sul mio braccio destro.

- Allora ho aperto gli occhi...

Per impedire che qualunque cosa stesse cambiando smettesse all’istante di farlo, mi sembra logico.

- Ed ora sono sicuro che i peli del mio braccio siano più scuri.

Ed ora io sono sicuro che il mio migliore amico è davvero un coglione.

- Ti giuro, James, che se non la pianti ti faccio la ceretta alle braccia. Col metodo Babbano.

 

***

 

Dovrebbe smetterla.

Lo fa sempre e non va affatto bene: quando dico cose che, secondo lui, sono assurdità si fa i suoi commenti nella mente e poi esplode. Ma dico io. Almeno li facesse ad alta voce i commenti, così potrei difendermi.

E poi non va affatto bene sparlare del proprio migliore amico, nemmeno con se stessi.

Però dato che sono stato con alcune ragazze babbane di nascita so qual è il metodo che usano le ragazze babbane per farsi la ceretta. E non sembra qualcosa che vorrei fare alle mie braccia, quindi sarà meglio dare ragione a Sirius e fingere che i miei peli non siano più scuri, anche se io so che non è così.

Manca poco ormai, è come se fossi già un cervo in pratica.

- Non ti rimettere giù, James, tocca a me ora.

- Non è vero!

Non può fermarmi ora che ci sono quasi: il mio corpo sta già cambiando colore, è fatta!

- Ragazzi.

- Ma come non è vero! È da un’ora che gattoni di qua e di là come un idiota, ora tocca a me provare!

- Ragazzi.

- Ma tu non ce la farai mai! Io sono a tanto così, Sirius, a tanto così. 

 -Ragazzi.

- Non dire assurdità! I tuoi peli sono sempre stati neri, James, non esiste un colore più scuro del nero, come avrebbero fatto a scurirsi?

- Ragazzi.

- Beh, non erano così neri.

- Ragazzi, per favore.

- Pete! Da quanto sei tornato? Che c’è?

Ecco cos’era quel ronzio di sottofondo che sentivo. 

- Non potete esercitarvi tutti e due contemporaneamente?

Oh. Giusto.

Mi sento un po' stupido ora. 

E quel che è peggio è che a farci notare la nostra stupidità è stato Peter.

E Peter non può avere ragione.

Non quando io ho torto.

Non posso permetterlo.

- Non c’è abbastanza spazio.

Persino Sirius ora mi guarda male, occhieggiando prima a me e poi all’immensa stanza in cui ci troviamo, che come a volermi contraddire si allarga ancora di più.

Stupida stanza, fatti gli affari tuoi.

 

***

 

- D'accordo, ignorando gli inutili tentativi di James di avere ragione, proviamo tutti insieme, – ordino alzandomi dalla poltroncina e piazzandomi al fianco del suddetto James, troppo impegnato a fissare con odio i muri della stanza per cogliere la mia frecciatina.

- Tre, due, uno, via!

Trattenendo l’impulso naturale di iniziare a correre dopo il via, mi costringo a chiudere gli occhi ed iniziare a concentrarmi.

Concentrarmi su cosa, però?

Beh, dato che secondo quel libro sono un cane, direi sui cani.

Mi piacciono i cani.

Sono fedeli agli amici e aggressivi con i nemici.

Come me.

Non ne ho mai avuto uno perché non è una creatura magica.

E i miei genitori si arrabbierebbero di meno se portassi a casa un drago piuttosto che una qualsiasi cosa anche solo lontanamente associabile ai babbani.

Non che io abbia mai pensato di portare a casa un drago.

Però devo ammettere che anche quei bestioni feroci hanno il loro fascino.

Una volta ne ho visto uno nell...Aspetta.

Sto divagando.

Devo concentrarmi.

Sui cani.

Cani.

Se ne avessi uno, lo chiamerei Tartufo.

Concentrazione, Sirius, concentrazione.

Devo immaginare di essere un cane.

Ok. Sono un cane. 

Sono ricoperto di folto pelo nero in ogni parte del corpo, sulle zampe anteriori e su quelle posteriori, sulla coda, sulla schiena e sulle orecchie penzolanti. Ho il muso allungato, il naso umido, i baffi vibranti, la lingua rosea e sottile, i denti grandi e affilati...

- Ragazzi, è impossibile. 

Denti grandi e affilati con cui azzannare la carne di Peter che mi ha appena deconcentrato.

Con uno sbuffo irritato riapro gli occhi, trovandomi spaesato: non mi ero accorto di essermi messo a quattro zampe.

Che sia un buon segno per la trasformazione in Animagus?

O solo un brutto segno per la mia memoria?

- Sentite, forse non stiamo sbagliando ora, - inizia James, di fianco a me - Forse non riusciamo a trasformarci perché abbiamo sbagliato prima a fare i calcoli e stiamo immaginando l’animale sbagliato. 

Oh no. Non di nuovo.

- James, santo cielo, non sei un leone, ok? Mi dispiace, ma mettitelo in testa. Sei un cervo. E non fare il broncio ora, non è colpa mia se hai l'animo da erbivoro.   

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3. ***


 

CAPITOLO 3.

 

 

 

 

È da un mese che ci alleniamo praticamente ogni pomeriggio.

Remus, come qualunque essere dotato di cervello avrebbe fatto, si è accorto che c’è qualcosa che non va e so già che nella sua testolina ora staranno vagando milioni di ipotesi. 

 Sta diventando sempre più sospettoso, inoltre ogni tanto se ne esce con frasi come “Qualunque cosa stiate architettando io non voglio farne parte” o “Sappiate che se la scuola esploderà, sparirà, si scioglierà o qualcosa del genere, io non prenderò le vostre difese” o anche “Lo sapete vero che il possesso di un drago è illegale?”.

A proposito, io non lo sapevo.

Comunque devo ammettere che è divertente vederlo arrovellarsi come un dannato e non c’è pericolo che scopra la verità: solo a James poteva venire in mente una pazzia del genere, inoltre Remus non penserebbe mai che qualcuno possa fare qualcosa di così grande per lui.

Comunque, a causa di tutto il tempo che passiamo nella Stanza Delle Necessità anche i nostri voti ne risentono: non che prima usassimo i pomeriggi per studiare, ma il tempo che passiamo nella stanza si va a sostituire a quello che usavamo per fare scherzi, oziare, fare scherzi, chiacchierare, fare scherzi, fare scherzi, fare scherzi. 

E questo tempo lo dobbiamo recuperare alla sera, quando prima invece copiavamo i compiti.

La cosa peggiore in tutto questo è che non è successo assolutamente niente.

A meno che non consideriamo il fatto che James sta finalmente iniziando a prendere coscienza della sua natura da cervo, anche se questo piccolo miglioramento è annullato dalla sua crescente paranoia: dal suo punto di vista ha fatto un sacco di progressi e manca poco alla trasformazione completa.

Ora, se si parla di trasformazione completa uno presume che suddetta trasformazione sia perlomeno iniziata, no? No.

James non ha niente di simile ad un cervo, come io non ho niente di simile ad un cane e Peter nulla di simile ad un topo.

A parte i denti un po’ sporgenti, ma quelli li ha sempre avuti.

Quindi credo di avere tutto il diritto di sbuffare frustrato, ora, mentre esco per l’ennesima volta dalla Stanza Delle Necessità dopo ore di prove senza che sia cambiato nulla rispetto a prima.

Oh no.

Ci mancava solo Mrs Purr, la malefica gattaccia di Gazza. 

Godric, quanto la odio, con quei suoi occhietti accusatori e le zampine felpate che le permettono di piombarti alle spalle all'improvviso senza che tu te ne accorga. Ha sempre quell'aria da io sono meglio di te, io sono un gatto e sono meglio di tutti, quando non c'è nulla di bello nell'essere un gatto. Ipocriti, ecco cosa sono: tutto il giorno a leccarsi le parte intime per dare l'impressione di essere puliti, quando non c'è proprio nulla di igienico nel leccarsi il culo, ve lo dico io.

Sarà meglio che se ne stia alla larga da me o giuro che la prendo a morsi.  

C'è solo una cosa che non capisco, in realtà.

Se voglio che mi stia lontano, e vi giuro che lo voglio, perchè mi sto avvicinando ed anche piuttosto velocemente a lei?

In effetti, le sto correndo dietro. 

- Sirius? Che fai?

- Non lo so!

Ma qualunque cosa sia, è incredibilmente divertente.

Corri pure, stronza, tanto ora ti prendo. 


***


Per trasfigurare un solido in un liquido bisogna ‘sbattacchiare la bacchetta su e giù’ pronunciando Sfilis?

Ma cosa mi tocca leggere.

Solo Minus poteva scrivere una cosa del genere, per Godric.

Irritata tiro l’ennesimo rigone rosso su quello che sarebbe dovuto essere il compito di Trasfigurazione di Peter Minus, Grifondoro, quinto anno, e che a me sembra più che altro un ricettacolo di errori assurdi.

Quegli scalmanati di Potter e Black che passano tutto il loro tempo con lui potrebbero anche aiutarlo invece di sprecare ogni istante del loro tempo libero per danneggiare la scuola e i suoi abitanti.

Ma in fondo è ridicolo anche solo pensarlo: quei due non fanno nemmeno i loro compiti, figurati se si danno la pena di aiutare il loro amico.

E Lupin dev’essere troppo impegnato a tenerli a bada tutti e tre per mettersi anche a dare ripetizioni, senza contare la luna piena. Benedetto ragazzo, se non fosse per lui quei vandali dei suoi amici avrebbero già fatto saltare in aria la scuola.

Che poi non capirò mai come un ragazzo così a modo e diligente sia finito per frequentare quei teppisti.

Dopo aver stracciato con decisione una grossa T rossa sulla pergamena scarabocchiata di Minus, la appoggio sulla pila di compiti con un sospiro soddisfatto.

Ed anche questa è fatta.

Devo dire che mi è stato molto utile questo compito a sorpresa: grazie ad esso ora sono a conoscenza del fatto che almeno i tre quarti del quinto anno di Grifondoro e Tassorosso hanno bisogno di una bella ripassata della Trasfigurazione di solidi e liquidi.

Ce ne fosse uno che ha scritto la risposta giusta, a parte Black e Potter naturalmente: quei due hanno la fortuna sfacciata di essere terribilmente brillanti nella mia materia, nonostante sia palese che non studino un acca.

Con uno sbuffo stanco mi alzo dalla sedia, dirigendomi verso la grande finestra che dà sul parco.

Un lieve venticello smuove le fronde della foresta proibita mentre il sole tiepido illumina l’erba verde del parco su cui passeggiano gruppetti di studenti e su cui Black insegue la gatta di Gazza. Un momento. Black fa cosa?

Anche dopo aver pulito freneticamente con un lembo del mantello gli occhiali, la scena non cambia: Mrs Purr corre velocissima verso la foresta proibita, con il pelo ritto sulla schiena, mentre Sirius Black la insegue di corsa, come se da quella gatta dipendesse la sua stessa vita.

E Black è a sua volta inseguito da un infuriato Gazza, e pochi passi dietro al custode ci sono Potter e Minus, che sembrano estremamente compiaciuti per qualcosa.

E la scena continua a non mutare di una virgola nonostante io abbia pulito di nuovo gli occhiali.

Non credevo che sarei mai arrivata a rimpiangere il compito di Minus, ma mi sbagliavo.

 

 

*****

 

 

Concentrazione, James. Concentrazione.

Devo assolutamente diventare un cervo, avere un qualsiasi cambiamento, qualcosa.

È già passato un mese da quando Sirius ha iniziato a mostrare i primi istinti canini, mentre, oltre al colore dei miei peli che gli altri però non accettano come progresso, a me non è successo niente.

E questo è come dire che Sirius è più avanti di me di ben un mese.

E ciò è inammissibile.

Non ho nessuna intenzione di uscire da questa stanza fino a quando non sarà cambiato qualcosa di evidente in me, qualcosa che Sirius non potrà negare.

Lo giuro, dovessi anche stare tutta la notte qui io...

Oh.

Oh.

Cosa diavolo, oh Godric. Oh Godric santissimo.

- Sirius?

- Mh?

- Potresti aprire gli occhi e guardarmi?

- Uff, mi deconcentri. Non puoi farlo tu?

- No.

- Ok, per l’ennesima volta, James, non hai niente di strano e ti assicuro che i tuoi peli sono dello stesso colore di sempre.

Mi volto.

- Guarda ora.

- Sirius?

Non è un buon segno che non mi risponda.

Sto iniziando ad avere paura ed ho un terribile, terribile presentimento.

- Sirius?

Una risata simile ad un latrato mi esplode nelle orecchie.

Terribile, terribile certezza.

 

***


Questo è il giorno più bello della mia vita.

Anzi, questo è il giorno più bello della vita di tutti quelli che abbiano mai parlato con James.

Quest’oggi passerà alla storia.

Passerà alla storia come il giorno in cui James Potter abbassò la cresta.

Ed il tutto a causa della graziosa codina a ciuffo che gli è appena spuntata dal fondoschiena.

Siano lodate le codine a ciuffo, sempre siano lodate.

Ora però non devo farmi cogliere impreparato: ho un sacco di cose da fare per non sprecare il momento.

Tanto per cominciare fotografare James, davanti e dietro: davanti per mostrare al mondo intero che anche lui è capace di arrossire, e con arrossire non intendo che le sue guance si sono colorate di un leggero rosa pallido, no, intendo che sono più infuocate dei capelli della Evans; e dietro per inquadrare anche la causa del rossore, nonché causa della mia precoce morte se non ricomincio a respirare.

Ed io devo ricominciare a respirare, perché oltre a fotografare James devo anche portarmi avanti con il lavoro di sfottimento: ho già decine di battutine pronte e me ne devo far venire in mente altre. Mi devono bastare almeno per i prossimi tre anni.

Peccato che non riesco proprio a smettere di ridere. 

Ma in fondo anche questo è un modo come un altro per sfotterlo, avrò tutto il tempo del mondo per prenderlo in giro a parole.

- Hai finito, Black?

Come, no, come no.

Ho appena iniziato, Bambi.  

  

*****

 

 

Tre mesi.

Tre mesi.

Tre lunghissimi, estenuanti mesi da quando Sirius ha avuto il primo segnale.

Due da quando James...beh, gli è successo quello che gli è successo. E' stato imbarazzante d'accordo, la codina a ciuffo e tutto, ma almeno è stato qualcosa.

Mentre io ancora vago nel nulla più totale. 

Mi immagino alla perfezione ogni dettaglio del mio corpo tramutato in quello di un roditore, piccolo, peloso e baffuto, esattamente come mi ha consigliato Sirius, ma ogni volta mi riprendo senza che sia cambiato nulla in me.

Mentre gli altri continuano, seppur lentamente, a migliorare.

Ogni volta che mi vedono agitato per questo mio essere rimasto indietro tentano di consolarmi, dicendomi che ce la farò e che loro mi aiuteranno, ma è inutile, ormai lo so.

Non ce la farò mai. Non ho niente in comune con un topo e mai lo avrò.

Quindi ora posso anche smettere di stare qui nella Stanza Delle Necessità a perdere tempo e posso finalmente andare nelle cucine a soddisfare la pazzesca voglia di formaggio che mi ha assalito da un po’ di minuti a questa parte.

Tanto è inutile esercitarsi.

 


*****

 

 

 

 


- Crucio!

Immediatamente l’ampia e tetra Sala di Grimmauld Place viene invasa dalle grida di dolore di mia madre, mentre io continuo a tenere puntata la bacchetta su di lei, con un sorriso sadico.

Ah, le sue grida sono musica per le mie orecchie. Che delizia.

Ed ora, Avada...AH!

Alle urla di mia madre si sovrappongono improvvisamente le mie quando un violento terremoto inizia a far crollare la casa, dandomi dei forti scossoni.

- Peter! Che diavolo fai?


***

Quando frastornato apro gli occhi, dopo il gran volo fattomi, ci metto un po’ a capire che non sono caduto dalla scopa da diversi metri di altezza, ma semplicemente dal mio letto.

Anzi, non sono caduto.

James Potter non cade dal letto.

Sono stato spinto, è diverso.

E piuttosto violentemente oltretutto.

E vedendo Peter scuotere brutalmente Sirius, ancora nel mondo nei sogni, mi faccio anche una vaga idea di chi possa essere stato.

Spero per lui che abbia una buona scusa per averci fatto questo alle due e quaranta di notte, perché se non ce l’ha lo porto di peso nei sotterranei e lo costringo a baciare Mocciosus. Con la lingua.


***

- Che diavolo...mmmhhh!

Come se non gli bastasse aver interrotto il mio splendido sogno, avermi fatto prendere un colpo svegliandomi tramite un vero e proprio pestaggio, avermi offerto come prima vista quella della sua rubiconda faccia a due millimetri dalla mia, come se tutto questo non gli bastasse, Peter decide di completare il tutto tentando di soffocarmi premendomi la sua mano grassoccia sulla bocca.

Oh, sarà meglio per lui che abbia un’ottima giustificazione per tutto questo o giuro su Godric che lo invito a passare l’estate a casa mia presentandolo a mia madre come il mio più caro amico.

Il mio più caro, Grifondoro e Mezzosangue, amico.

***


Dopo essere riuscito ad azzittire Sirius, lo trascino velocemente verso la porta, afferrando nel tragitto anche James e, ignorando i loro sguardi mezzi assonnati mezzi omicidi, li porto di peso fino alla Sala Comune.

- Presto, ragazzi! Presto! - sbotto spintonandoli verso l’uscita.

- Ma...

- Zitti e correte!

In condizioni normali non gli parlerei così.

Loro sono i miei migliori amici nonché i miei idoli.

Ma, a parte il fatto che alle due di notte e appena gettati giù dal letto assomigliano molto di più a dei normali quindicenni che a degli inarrivabili modelli di simpatia, bellezza e vitalità, ora non c’è tempo.

Non ce la faccio più. Sto per morire, me lo sento.


***

Mi ha azzittito. A me. Peter.

Evidentemente sto sognando: non c’è altra spiegazione possibile.

Sto avendo un incubo, si.

Anche perché nella vita reale Pete non ha così tanta forza da riuscire a trascinare contemporaneamente me e Sirius.

- Correte!

E soprattutto nella realtà se lui mi ordinasse qualcosa, io non gli ubbidirei.

Quindi se questo non fosse un sogno, ora io non starei correndo come un pazzo.

Ma dato che lo sto facendo, questo è chiaramente un sogno.

Un terribile, terribile sogno.

***


Non credevo che Peter potesse correre così veloce.

Mi fa strano vederlo davanti a James.

Anche se in effetti al momento sono talmente intontito che mi fa strano qualsiasi cosa.

Che palle, però!

Proprio stanotte Peter doveva impazzire?

Cosa pensa, che mi capiti tutte le notti di sognarmi mentre torturo mia madre?

Di solito mi capitano mio padre, Narcissa, Bellatrix, zia Elladora, Cygnus, Kreacher...certo, tutti molto soddisfacenti, ok, ma per una volta che mi era capitata lei!


***

Una volta giunto di fronte al ritratto delle cucine lascio di scatto i polsi di James e Sirius e mi fiondo all’interno, cercandolo disperatamente con lo sguardo.

Dov’è? Dov’è?

Oh Godric, non resisto più.

Eccolo!

Veloce come un razzo parto verso il punto in cui l’ho visto, per poi afferrarlo ed addentarlo con foga.

Ah, che delizia.

E pensare che una volta nemmeno mi piaceva il formaggio!


***

Chissà come posso scoprire la parola d’ordine della Sala Comune di Serpeverde. Beh, troverò un modo.

E se sono fortunato Mocciosus sarà ancora sveglio.

***


Come lo dico a mia madre?

Una lettera?

Illustre madre, ti scrivo per chiederti il permesso di invitare un mio carissimo compagno Grifondoro a trascorrere le vacanze a casa nostra. Sai, gli devo davvero molto: è lui che mi ha fatto capire l’importanza della tolleranza verso i Babbani e che mi ha definitivamente convinto che avere il sangue puro non conta nulla.

Perfetto.



*****

 

 

 

 


Quattro mesi fa ho mostrato il primo istinto canino.

Il primo e l’ultimo.

Ormai non so cos’è peggio tra le lezioni e i pomeriggi passati ad esercitarsi.

Poi ci sono le lezioni di Storia Della Magia che sono un caso a parte: un’unione delle due cose; siamo in classe e c’è un professore che parla, quindi è una lezione, ma allo stesso tempo stiamo ad occhi chiusi e ci esercitiamo, fingendo di dormire, che è quello che ci si aspetta facciamo durante le lezioni di Ruff.

E a volte ci addormentiamo davvero, perché stare immobili ad occhi chiusi ad immaginare di essere un animale, con la voce soporifera di Ruff come sottofondo è micidiale.

Ma dopo quello che è successo a James nella Stanza Delle Necessità abbiamo convenuto che è meglio non allenarci più durante Storia: se per puro miracolo qualcuno di noi si trasformasse o comunque cambiasse forma durante la lezione credo che persino Ruf lo noterebbe.

Ma io sto divagando.

Concentrati, Sirius, concentrazione, forza.

- James, la pianti di sospirare così platealmente? - sbuffo scocciato, riaprendo gli occhi e gettando un’occhiataccia a James, a...diversi metri di distanza?

Mi sembrava più vicino.

- Io sto respirando normalmente, Sirius, – mi risponde James, impassibile, con ancora gli occhi chiusi, per poi espirare rumorosamente.

- Piantala. E non negare l’evidenza, - sbotto infastidito: non riesco a concentrarmi se James continua a sbuffare.

A questo punto anche James apre gli occhi, voltandosi irritato verso di me, per poi...

- Sirius, ti giuro che...AH!

...per poi lanciare un gridolino isterico degno di una ragazzina del secondo anno e fare un balzo indietro, guardandomi con gli occhi spalancati. 

Che il mio migliore amico non fosse tanto normale l’ho sempre saputo, ma le esercitazioni per diventare Animagus gli hanno fatto proprio male.

 

***


- Cosa, Sirius, tu...

Ok, mi sento un po’ stupido a balbettare come un bambino, tenendo gli occhi spalancati ed indicando con un dito il mio migliore amico, e l’espressione compassionevole di Sirius non fa che confermarlo, ma Godric, ha orecchie da cane, il mio migliore amico ha orecchie da cane ed io ho il diritto di essere stupido.  

- Mi sa che ti sei esercitato abbastanza per oggi, eh? Ora prendi un bel respiro, smetti di farneticare e...

- Guardati.

Sirius abbassa lo sguardo sul suo corpo, sbuffando, prima di riportarlo su di me con aria accondiscendente.

- Ok, James, mi sono guardato, ora...

- No, guardati la testa.


***


È completamente ammattito.

Non c’era scritto nel libro che poteva succedere anche questo, santo Godric.

Certe cose dovrebbero dirle.

Magari a uno fa piacere saperlo, no?

- James, nel caso tu non l’avessi notato i miei occhi sono dentro la mia testa, e sempre nel caso tu non l’avessi notato, io non li so ruotare all’indietro.

Prima ancora che finisca di parlare nelle mani di James è apparso un piccolo specchietto, che subito mi porge.

Stupida stanza, James ha bisogno di un cervello nuovo, non di uno specchio.

Sarà meglio accontentarlo, comunque.

Sbuffando prendo lo specchietto e me lo posiziono davanti al viso, gettandoci un’occhiata scocciata.

Che subito si tramuta in sconcertata.

C’è qualcosa che non va nel mio riflesso.

E non mi sto riferendo solo al fatto che mi devo tagliare un po’ i capelli, che comunque sì, necessitano urgentemente di una spuntatina, ma piuttosto a quel grosso, peloso paio di orecchie nere da cane che mi sbucano ai lati della testa.

Oh, santo Godric.

Beh, è pur sempre un buon segno.

E poi non mi stanno così male.
Anzi, non mi stanno male per niente.

Ma dopotutto io sarei bello con qualsiasi cosa addosso.

Uno dei pochi vantaggi dell’essere un Black.


***


Perché ora fa quella faccia?

Non mi sembra molto preoccupato.

- Sirius, hai finito di guardarti da tutte le angolazioni possibili? - sbotto incredulo.

- Geloso, eh?

Che cosa?

- Di quelle?

- Scommetto che le vorresti anche tu un paio di orecchie come le mie. E scommetto anche che se le ragazze mi vedessero così impazzirebbero. Pensa se capitasse a te una cosa simile invece.

Spero che non voglia davvero andare a parare dove penso che voglia andare a parare.

- Allora si che invidieresti le mie orecchie, con un bel paio di corna sulla testa!

Io lo ammazzo.

- Io ti ammazzo.

-Questo non ti darà un paio di orecchie come le mie.

- No, ma mi darà una grande soddisfazione, - ringhio fulminandolo con lo sguardo.

Faccio per gettarmi addosso a lui, quando mi viene improvvisamente un’idea migliore.

Sirius ha delle orecchie da cane.

Sirius ha un udito da cane.

Prendo fiato e...

- AAAAAAAH!

- AAAAAAAH!

Con un sospiro soddisfatto abbasso lo sguardo su Sirius, in ginocchio con le mani premute sulle orecchie.

Ed un’espressione molto sofferente.

Ma proprio molto sofferente.

Forse ho esagerato.

Ok, ho esagerato. Ma ha iniziato lui.

E poi non è mica colpa mia se Peter si è spaventato e si è messo a gridare a sua volta.

 


*****

 

 

 

 

 


- Oh per tutti gli slip fosforescenti di Merlino! Oh per tutte le mutande tigrate di Morgana! Oh per tutte le coppe vuote di Tosca Tassorosso! Oh per tutti gli indovinelli impossibili di Priscilla Corvonero! Oh per...

- James, - ringhia Sirius esasperato.

-Aspetta, ho quasi finito. Oh per tutte le pellicce rosa di Salazar Serpeverde!

- Perché diavolo Salazar Serpeverde dovrebbe avere delle pellicce rosa? E no, non mi rispondere. Hai finito?

- Oh per Godric!

-...

- Ho finito.

- Grazie. Apprezzo la scelta di non storpiare almeno Godric, comunque. No, taci, non voglio sapere gli infiniti processi mentali che ti hanno condotto a questa scelta, James, dobbiamo concentrarci su Peter. Peter, hai presente? Quello per cui hai iniziato la tua melodrammatica scenetta.

Peter, quello che sta desiderando con tutto il cuore una finestra da cui gettarsi, ma la Stanza non ha intenzione di esaudire le mie preghiere.  

-Ok, ok, è che...guardalo!  

E Sirius mi guarda.

Di nuovo.

E di nuovo vedo una smorfia a metà tra il preoccupato e il divertito dipingersi sul suo volto.

E di nuovo alla fine vince il divertito e Sirius scoppia a ridere di nuovo, imitato da James. Di nuovo.

Li manderei entrambi a quel paese, ma i dentoni che mi sbordano dalle labbra mi impediscono di parlare.

 

 

 

 


 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


 

CAPITOLO 4.

 

 


James è all’allenamento e Peter è ancora in Infermeria, quindi oggi sono da solo.

E non posso negare che per un attimo mi passi per la mente l’idea di spaparanzarmi sul divano e leggermi una bella rivista fino all’arrivo degli altri.

Non lo posso negare perché la Stanza, evidentemente in perenne connessione con i miei desideri, ha fatto apparire un’invitante rivista sul Quidditch.

Oh. E un caminetto acceso.

C’erano anche prima tutti quei cuscini sul divano? A me non sembra.

Devono essere morbidi.

No.

Un momento.

Maledetta Stanza tentatrice, io non ho bisogno di queste cose, ho bisogno di esercitarmi. 

Immediatamente tutte le comodità svaniscono, lasciando la stanza completamente vuota.

Perfetto.

Ormai è da più di metà anno che ci esercitiamo per diventare Animagus, non possiamo permetterci distrazioni: più volte siamo stati quasi sul punto di mollare, dopo ore di nulla totale, ma ad ogni luna piena Remus torna dall’infermeria con qualche cicatrice in più e l’aria più abbattuta che mai, e allora torniamo alla carica con più energia di prima.

Chiudo gli occhi e per l’ennesima volta inizio ad immaginare il mio corpo cambiare: il naso si trasforma, diventando umido e nero, i denti si allungano, diventano più acuminati, mentre la lingua bagnata spenzola fuori. Le orecchie grandi e pelose si sostituiscono alle mie, e mentre immagino le orecchie sento che sta succedendo davvero: dalla prima volta che mi sono spuntate sono riuscito a controllarle. Le mani vengono sostituite dalle zampe, le unghie diventano nere e si allungano, i peli delle braccia si infoltiscono, mentre le braccia si assottigliano...

- Dovevi vedermi Peter, ho preso il boccino dopo nemmeno cinque minuti. Il Capitano era entusiasta! Ha detto...

Io odio James Potter.

Proprio ora che ci stavo riuscendo doveva arrivare?

Apro gli occhi irritato, sicuro che se non mi avesse interrotto, questa volta ci sarei riuscito.

Mi sentivo più strano del solito.

Infatti, come tutte le volte in cui mi avvicino alla riuscita della trasformazione, sono a gattoni per terra, e guardo dal basso, ringhiando, James e Peter, che a loro volta mi fissano a bocca aperta.

Che facce da ebeti.

Aspetta. Ringhiando?

Sono io che emetto questo verso così canino?

 

***

 

- James.

Il sussurro spaventato di Peter mi riscuote leggermente, facendomi richiudere la bocca.

Ma non trovo comunque la capacità di rispondergli.

-James, c’è un cane.

Lo vedo.

Un grosso, enorme, pelosissimo cane nero.

Un grosso, enorme, pelosissimo cane nero con gli occhi grigi. 

Occhi grigi che conosco dannatamente bene.


***

 

- Sirius? - boccheggia James incredulo.

Con lo stesso tono che userei io se potessi parlare.

Perché, tentando di rispondere a James che ho appena ringhiato, ho scoperto di non poter parlare.

Ma di poter solo emettere uno strano suono, più notoriamente conosciuto con il nome di latrato.

Ho abbaiato.

Io, Sirius Black, ho abbaiato.

E prima ho ringhiato.

E sono a quattro zampe.

E non sento nessun dolore alle ginocchia premute sul pavimento, perché le mie ginocchia non sono premute sul pavimento.

Non sono nemmeno certo di averle delle ginocchia.

E questa cosa rosa che intravedo spenzolarmi fuori dalla bocca, ecco, sembra una lingua. 

Ma non una lingua normale, una lingua lunga. Sottile. Chiara.

E quella cosa strana che sento sul fondoschiena, che ha appena iniziato a muoversi freneticamente, credo, sembra proprio una coda.

Volto velocemente la testa all’indietro, cercando di scorgere il resto del mio corpo, ed il mio sguardo, per un secondo coperto da qualcosa di nero, presumo un orecchio, si focalizza subito su una lunga, coda nera che si muove veloce, proprio come avevo pensato.

Ed io ci provo a non farlo, davvero, ma è più forte di me.

 

***

 

- James?

Il sussurro di Peter mi riscuote ancora una volta dalla mia catalessi, inducendomi a chiudere la bocca, che mi si è spalancata quando quello che a questo punto non sono più sicuro essere Sirius ha iniziato ad inseguirsi la coda, nel tentativo di mordersela.

- James, sei sicuro che sia Sirius? - chiede Peter attonito.

Non lo so se è Sirius, Peter, ma spero di sì.

Perché se questa è la sua prima azione da Animagus, lo sfotterò fino alla fine dei suoi giorni.

 

***

 

È scomparsa.

La mia coda, non riesco più a vederla e...e mi gira la testa.

Un momento.

Io...io mi stavo inseguendo la coda.

Ho bisogno di uno specchio.

Perché tutti gli indizi, tra cui sono comprese anche le facce ebeti di James e Peter e soprattutto il silenzio di James, mi portano a pensare una cosa impossibile.

All’istante un grande specchio compare esattamente davanti a me, e per poco non prendo un colpo vedendomi apparire a due centimetri dal viso un enorme, bellissimo cane nero.

Che sono io.

Aspetta.

Io sono un cane.

Un bellissimo cane.

Un cane nero.

Un bellissimo cane nero.

Un cane.

Ce l’ho fatta!

Sono un Animagus!

Immediatamente inizio ad abbaiare felice, scodinzolando, per poi decidere di sperimentare altre opzioni del mio nuovo corpo: la corsa ad esempio e, perché no, il salto. E la lingua...ed ovviamente la soluzione che mi permette di usare tutte e tre le cose insieme è a pochi metri da me, con la stessa espressione ebete di quando, vedendomi, ha interrotto le sue auto-lodi riguardanti il Quidditch.

 

***

 

Il modo in cui il cane si è voltato all’improvviso verso di me non mi piace.

Mi inquieta.

Sì, la definizione giusta del suo sguardo eccitato in questo momento è inquietante.

Ed inquietante è soprattutto il fatto che quello sguardo entusiasta sia posato su di me.  

Sono così paralizzato dalla paura che quando il mostro inizia a correre velocemente verso di me non riesco a muovere un muscolo.

Non come Peter che ha fatto un salto di mezzo metro a destra ed ha osservato da una distanza di sicurezza l’immagine del cane che dopo aver spiccato un salto da record verso di me, è atterrato, volontariamente, ne sono certo, sempre sul sottoscritto, facendomi cadere a terra e spiaccicandomi tra il suo pelo nero e il pavimento.

E mentre la lingua bavosa di quello che, ora ne sono certo, è Sirius, mi sbava tutta la faccia, mi chiedo come mai la Stanza Delle Necessità non soddisfi all’istante il mio bisogno di vederlo morto.

Evidentemente anche le Stanze Magiche hanno dei limiti.

Non essere in grado di uccidere quell’uragano peloso e sbavante di nome Sirius Black evidentemente è uno di questi.

E non le biasimo.

 

***

 

È divino. 

E non parlo solo dei mugugni metà infastiditi e metà terrorizzati di James e della sua espressione impagabile, ma è proprio il leccare la gente in faccia, con questa lingua fantastica, è bellissimo!

Improvvisamente mi fermo, permettendo a James di spingermi giù dal suo corpo e rimettersi seduto.

Mi è venuta un’altra idea.

Voglio assolutamente sapere cosa si prova.

 

***

 

Schifo, schifo, schifo. Ho bava ovunque.

Bava e peli.

Cosa diavolo sta facendo Sirius ora?

Ah no, se lo scorda!

Io non ci penso proprio, non dopo che ha osato trasformarsi prima di me e non dopo che mi ha fatto questo.

- Sirius, è inutile che stai a pancia in su: non ti farò le coccole. 

Nemmeno se uggiola.

Poi sta scodinzolando come un matto, quindi i suoi uggiolii sono davvero poco credibili.

Abbaia. 

- No! Mi hai bagnato tutto! 

Abbaia di nuovo. 

- Ho detto no! 

- Cattivo, cane, cattivo!

Ed è solo in questo momento, mentre il mio migliore amico abbaia per la terza volta guardandomi negli occhi, che mi rendo conto di cosa è effettivamente successo.

-Sirius, ma tu sei...ci sei riuscito!

 

***

 

James ha dei tempi tutti suoi per metabolizzare le notizie.

Ma va benissimo così, infatti preso dall’euforia per la novità mi si è lanciato addosso e...aaahh...che goduria...dicevo, ha iniziato a farmi i grattini nella pancia e dietro le orecchie...e ...questa mano...Peter...ahhh...oh Godric, questo è il momento più bello della mia vita.

È stupendo essere accarezzati, così bello che non sento nemmeno le chiacchiere esaltate di James. Ahh, non tornerò più umano, mai più.

La vita da cani è troppo bella.

 

***

 

- Non ci posso credere, Sirius! Ci sei riuscito! Ma come hai fatto? E, - All’improvviso un dubbio terribile mi coglie, facendomi bloccare.

Sirius mugugna infastidito, facendo strane contorsioni miste a rotolamenti, credo nel tentativo di farmi capire che vuole altre carezze.

 

****

 

Cosa succede?

Perché non mi accarezzano più?

Dopo essermi rotolato a terra per un po’ mi rimetto a cuccia, irritato, ringhiando contro James che mi fissa terrorizzato.

Eh eh lo so, faccio paura, vero?

- Sirius, tu sai come tornare umano, no?

Io so come tornare umano?

 

***

 

Dal modo in cui Sirius ha appena iniziato a guaire freneticamente deduco che non lo sa.

Ma nonostante questo non devo mettermi a piangere.

Io sono ancora umano, perderei tutta la dignità che mi è rimasta, se lo facessi.

Quindi calma e sangue freddo.

- Peter, dannazione, corri a prendere il libro sugli Animagus, presto! Corri! Subito! Oh Godric, corri! 

E prima che io abbia finito di gridare istericamente, nel panico più totale, Peter si è già sbattuto la porta della Stanza alle spalle.

Sa essere un fulmine quando vuole.

La maggior parte delle volte non vuole comunque.

 

***

 

- Sì, insomma, in pratica qui c’è scritto...

Io e Peter guardiamo impazienti James, chinato su un grande e stropicciato, per colpa nostra, lo ammetto, libro.

- C’è scritto...

Cosa diavolo c’è scritto?

- Beh, in pratica niente.

Oh Godric, oh Godric.

Sento l’agitazione invadermi di nuovo e non riesco a trattenere i guaiti.

James mi prenderà in giro a vita, ma è più difficile trattenere le emozioni sotto forma di cane. 

E lui mi viene a dire che non c’è scritto niente. 

- Sarà come per la trasformazione, ci devi riuscire da solo.

Con l’unica piccola differenza che se non ci riesco non posso rimandare a domani.

E non posso metterci sei mesi.

Oh Godric, oh Godric.

Calma, Sirius, calma. 

Non è un problema.

Se mi sono trasformato, devo per forza riuscire anche a tornare umano.

Basterà che immagini il mio corpo, come ho fatto con quello del cane, o almeno spero, perché questa volta non possiamo correre da Silente e, per quanto sia bello farsi fare le coccole, rimanere un cane a vita non è proprio la mia massima aspirazione.

Fino a dopo i GUFO forse si, ma a vita proprio no. 

 

***

 

- Dannazione, potrebbero scrivere qualcosa in più. Non serve a niente questo libro! - sbotto irritato, girando nervosamente le pagine.

- Se un giorno dovessi incontrare questo Martin S. Key che ha avuto la brillante idea di scrivere un libro sugli Animagus senza accennare minimamente a come tornare umani...

- James.

- Non so cosa gli farei! Anzi, lo so cosa: prima lo immobilizzerei con un Pietrificus Totalus...

- James.

- Poi un bel Levicorpus, come con Mocciosus, poi...

- James!

- Ah, sta zitto Sirius! Forse non te ne sei reso conto, ma questa è una tragedia di dimensioni epocali. 

Aspetta.

Sirius? 

Mi volto di scatto, lasciando cadere il libro e ritrovandomi faccia a faccia con il mio migliore amico, di nuovo in forma umana.

- Sirius, ci sei riuscito! 

- Così pare, - risponde con sufficienza Sirius, guardandosi attorno con fare annoiato.

Per poi rigirarsi di scatto verso di me, con un ghigno perverso, e chiedermi raggiante:

- Invidioso?

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


 

CAPITOLO 5.

 

 

 

Il fatto che Sirius si sia trasformato vuol dire che diventare Animagus non è impossibile: ha riacceso in noi la speranza di farcela.

È un bel passo avanti, significa che presto potremo stare vicini a Remus durante le notti di Luna Piena.

Tutto dimostra chiaramente che è una cosa positiva.

Estremamente positiva.

Quindi non ho motivo di provare verso di lui irrefrenabili istinti omicidi ogni volta che mi parla della trasformazione.

O, semplicemente, ogni volta che mi parla.

O si muove.

O ogni volta che lo vedo.

O anche quando penso a lui.

O...sì, insomma, sempre.

Tutto quello che devo fare ora è semplicemente concentrarmi al massimo e non uscire più da questa stanza finchè non sarò riuscito a diventare un leone, un cervo, una formica o un qualsiasi altro animale.

Per aiutare Remus, ovviamente.

E per togliere a Sirius quel sorrisetto compiaciuto che ha ogni volta che mi guarda.

Peccato che canticchiando non riesco a concentrarmi.

Ed io non posso assolutamente smettere di canticchiare, altrimenti potrebbe pensare che lo sto ascoltando. 

 

***

 

- Allora Pete, riproviamo. Devi immaginarti ogni singola parte del tuo corpo che si trasforma nella sua corrispettiva ‘topesca’, ok?

- Ok.

- Perché tu hai ben presente tutte le parti del corpo di un topo, vero?

- Emm, naso, baffi, coda e pelo, no?

- Non, non esattamente, Pete. Ci sono anche, sai, le zampe e tutto il resto.

- Lo sapevo. E' colpa di James, non riesco a concentrarmi se lui canta!

Lancio un’occhiata divertita a James che, a pochi metri da noi, con gli occhi chiusi, sta passando in rassegna tutto il suo repertorio di canzoncine per bambini, di quelle che probabilmente gli cantavano la nonna e la mamma quando era piccolo.

Nonostante questo renda effettivamente impossibile concentrarsi, non ho alcuna intenzione di fermarlo: innanzitutto mi sto divertendo come un matto, anche perché di tutte le canzoncine ridicole che James sa a memoria non ne conosco mezza, dato che sono cresciuto a casa Black. 

E per un attimo l’immagine della mia austera madre che canta la canzoncina sugli animali in cui si sta esibendo James ora, con tanto di mosse, mi sfreccia nella mente, ma, orripilato, la scaccio.

In secondo luogo James ha ragione: non può ascoltare i miei suggerimenti, se si trasformasse grazie ad essi, non potendo dimostrare che ci sarebbe riuscito perfettamente da solo, sarebbe la fine.

E poi è sempre divertente vedere il mio migliore amico che si rende ridicolo. 


*****

 


Sirius e Peter se ne sono andati da quasi un’ora, a cercare l’immagine di un topo per far capire a Peter esattamente cosa deve fare.

Non che io li abbia ascoltati, sia chiaro.

La mia è solo un’intuizione.

Tanto dove altro potrebbero essere andati?

Comunque.

La cosa importante ora è concentrarsi, ma è davvero difficile.

Ogni volta che immagino la mia mano trasformarsi in uno zoccolo, subito l’immagine viene sostituita da quella di una grossa zampa artigliata.

Non lo faccio apposta.

Non riesco a controllarmi.

La vocina di Remus che credo sia la mia coscienza ultimamente non funziona più come dovrebbe: quando si fa viva si limita a dirmi ‘Cosa state combinando? Sarete espulsi, io non voglio farne parte’.

Sì, insomma, le stesse cose che ci dice il vero Remus.

Ora che ci penso bene forse la mia coscienza è il vero Remus.

Questo spiegherebbe molte cose.

Comunque, dopo aver riflettuto a lungo, sono giunto ad una conclusione: devo trovare gli aspetti positivi del cervo e farmelo piacere più del leone.

Il nobile animale simbolo della casata dei coraggiosi e puri di cuore, re della foresta e cacciatore di numerosissime prede.

Tra cui il cornuto che bruca l’erbetta fresca.

Ok, sarà più difficile del previsto.

 

*****

 

- Senti, Remus, se tu dovessi convincere qualcuno che il cervo è un animale migliore del leone, cosa gli diresti?

Di tutte le domande assurde con cui se n’è uscito James fino ad ora, questa è decisamente la più assurda.

Ma ho imparato che è meglio non chiedere spiegazioni in queste situazioni, così mi limito a poggiare il mio tema di Trasfigurazione sulla scrivania e a rispondere pacatamente, anche se cerco di fargli capire con gli occhi che ha appena fatto aumentare i miei dubbi sulla sua sanità mentale.

- Beh, gli direi che il cervo è innanzitutto meno pericoloso e meno aggressivo del leone.

Dalla faccia di James capisco che questi secondo i suoi criteri di valutazione non sono esattamente punti a suo favore.

- Poi, beh, il cervo è un animale molto bello, con delle grandi corna ramificate, agile, abbastanza forte...

- Ma non quanto il leone. 

Lo sguardo fanatico con cui James pronuncia la parola ‘leone’ mi preoccupa abbastanza.

- No, ovviamente no, però ha un portamento nobile e... 

- Ma il leone è il re degli animali. Chi può avere un portamento più nobile del suo? Non il cervo, di certo, quel dannato erbivoro cornuto. 

Ok, ora ho decisamente paura.

Ed è necessario scoprire cosa passa per la testa a James, perché quando si esalta così non è mai niente di buono.

E con ‘niente di buono’ intendo che ci potrebbero essere dei morti, o comunque molti feriti.

- James, gli unici animali concessi ad Hogwarts sono i gufi, i rospi e i gatti, lo sai, vero?

 

***

 

Oh-oh.

Remus sta iniziando a preoccuparsi.

Non posso permettere che diventi sospettoso.

Meglio filarsela.

 

***

 

Perché, mentre guardo la porta del dormitorio appena sbattuta violentemente, ho come l’impressione che James mi abbia mentito?

Ah, già: non ci sono allenamenti di Quidditch alle nove di sera.

- Sai, Remus, mi trovavo per caso da queste parti e non ho potuto fare a meno di ascoltare il tuo discorso con il nostro comune amico, - Sobbalzo sulla sedia, portandomi una mano al petto, mentre Sirius inizia a passeggiare per la stanza con nonchalance.

Con più nonchalance di quanta se ne possa permettere uno che è appena sbucato da sotto un letto, per l'esattezza.

Prima che io possa chiedergli come mai, esattamente, si trovava sotto il letto di Peter, lui ha già ripreso a parlare con un tono indifferente che, su di lui, ha solo l’effetto di dargli un’aria terribilmente sospetta.

- E pensando a cosa avrei detto io se mi fossi trovato al tuo posto, mi è venuto in mente che...

Dopo aver ascoltato in silenzio le motivazioni che, secondo Sirius, avrei dovuto dare a James per dimostrargli che il cervo è migliore del leone, mi chiedo perché Sirius sappia una cosa così personale riguardante una persona con cui non parla nemmeno.

E soprattutto mi domando dove voglia andare a parare con il suo discorso.

- E quindi?

-Nulla, Remus, nulla. Solo pensavo che ti avrebbe fatto piacere aiutare un tuo amico e ti stavo dando i mezzi per farlo, tutto qui, - risponde lui con una scrollata di spalle.

- Tu credi che sarebbe davvero d’aiuto a James sapere perché il cervo è migliore del leone?- chiedo perplesso, mentre Sirius continua a passeggiare per la stanza in maniera piuttosto inquietante.

-Io non credo niente Remus, semplicemente mi fido di James. E se ti ha chiesto quella cosa un motivo ci sarà.

-Tipo?- Chiedo inarcando le sopracciglia, scettico.

-Non ne ho idea.

Sono sicuro che Sirius lo sa perfettamente.

Non può non saperlo.    

Una persona che non sa niente non avrebbe quella faccia.

E soprattutto non si troverebbe per caso sotto un letto.

- Quindi ora andrai da James a dirglielo, vero?- insiste Sirius, con un tono mellifluo che a me pare più che altro minaccioso.

-Ok, ok, vado, - sbuffo rassegnato, alzandomi e partendo alla ricerca di James.

-Io lo cercherei nei pressi del settimo piano!- mi grida Sirius dal dormitorio, mentre io sono già quasi al ritratto.

Non gli chiedo come fa a saperlo, ormai ho capito che i miei amici sono un caso perso e che stanno architettando qualcosa di terribilmente grande.

E non ho la forza né la voglia di scoprire cosa: lo vedrò a fatto compiuto, come il resto della scuola probabilmente.

Spero solo che non muoia nessuno. 


***

 

Più eccitato che mai chiudo gli occhi e cerco disperatamente di concentrarmi.

Ovviamente non ci riesco subito, sono troppo esaltato per quello che mi ha detto Remus poco fa, ma dopo pochi minuti riesco finalmente ad immaginarmi sotto forma di cervo.

Senza nessun leone di mezzo questa volta.

Perché a questo punto ne sono convinto: non esiste al mondo animale migliore del cervo.

Cioè migliore di me.

Perché finalmente lo so: io sono un cervo, non poteva essere altrimenti.

È un chiaro segno del destino.

 

***

 

- Ehy, Remus, hai trovato James alla fine?

- Era al settimo piano, come hai detto tu.

- E gli hai detto...?

-Sì, sembrava che lo avessi appena informato che i Cannoni hanno vinto il campionato o che Piton è stato espulso.

Mocciosus, Remus, Mocciosus. Quando imparerai a chiamare le cose con il loro nome? - lo rimprovero scuotendo la testa, mascherando il ghigno compiaciuto che mi affiora spontaneo alle labbra: è andato tutto secondo i piani.

Lui sbuffa, superandomi con ancora un’espressione un po’ sconvolta in viso: in effetti ultimamente non è che io, James e Peter ci stiamo proprio impegnando al massimo per comportarci normalmente, ma in fondo non c’è da preoccuparsi.

Non capirà mai la verità.

- AAAAAAAH!

“A giudicare dall’urlo di Peter, poi, manca davvero poco a quando saremo noi stessi a svelare tutto a Remus” penso con un ghigno, prima di attraversare il corridoio di corsa, diretto alla Stanza.

Una volta entrato trovo Peter che corre disperatamente per la stanza, inseguito da un maestoso cervo dalle corna ramificate e gli occhi nocciola.

Gli occhi nocciola di James.

A questo punto è ufficiale: io, Sirius Black, sono un piccolo grande genio.

James si è trasformato grazie a me e, cosa più importante per la salvezza di tutti, non lo sa.

Chissà poi qual è il vero animale preferito di Evans, dato che non credo proprio che sia davvero il cervo.

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6. ***


 

CAPITOLO 6.

 


 

- Sono un ceeeeervooo, sono un ceeeeervoo, sono un ceeeeervooo!

- Non ce ne frega nieeenteee, non ce ne frega nieeeenteee, non ce ne frega nieeenteeee!

Sono allibito.

Non mi aspettavo certo che avere come insegnanti James e Sirius fosse anche solo lontanamente simile ad avere due professori normali, ma nemmeno mi aspettavo questo.

Così è troppo.

È da un quarto d’ora che siamo qui nella stanza delle Necessità, in teoria ad insegnarmi come diventare un Animagus, in pratica...è difficile dirlo.

James fa il coglione, beh, James si comporta da James e Sirius cerca di comportarsi da Remus.

Cioè cerca di tenere al suo posto James e farmi concentrare sulla trasformazione.

Solo che c’è un motivo se Sirius non è Remus.

Ed ora ho capito che è un ottimo motivo: a Sirius non riesce per niente bene la parte di Remus, infatti tentando di placare James non fa che creare ancora più casino e perdere tempo.

E forse questo è un bene, perché se a Sirius fosse riuscito bene comportarsi come Remus allora io avrei gridato spaventato e sarei fuggito a gambe levate dalla Stanza.

E questo non avrebbe migliorato la situazione.

Però ora vorrei davvero, davvero che Remus fosse qui.

 

***

 

- James se non la pianti, - ringhio fissando negli occhi quello che fino ad ora ho considerato il mio migliore amico con l’espressione più minacciosa di cui sono capace.

- E dai! Sono solo felice perché sono riuscito a trasformarmi, dov’è il problema? Lo so che sei invidioso del fatto che io sono un bellissimo, maestoso cervo, - mentre James parla concitato, il mio sguardo scende lentamente dai suoi occhi sempre più in basso, sino a focalizzarsi sul collo scoperto. Non sono certo che il fatto che ho appena scoperto i denti e sento il sinistro impulso di lanciarmi in avanti ed affondarli nella carne di James sia dovuto solo alla mia recente trasformazione.

- Dalle grandi corna ramificate e il portamento fiero mentre tu sei solo un barboncino spelacchiato.

Barboncino?

Barboncino?

- Te lo faccio vedere io il barboncino, - ringhio furioso prima di trasformarmi e saltare addosso a James.

E vorrei far notare il mio eccezionale autocontrollo che mi ha permesso di non azzannare James alla gola.

Ma semplicemente nel deretano.

 

***

 

I ragazzi sono pronti da quasi due mesi ormai, ora manco solo io.

Quindi devo diventare un topo ad ogni costo.

E, ora mi è chiaro, devo farlo da solo.

Sconfortante come pensiero, certo, ma non quanto l’idea di affidarmi a quel cane nero che sta addentando con gusto la natica destra di un ragazzo.

Tanto meno ho intenzione di affidarmi a quel ragazzo che si sta facendo addentare il fondoschiena.

E che ora sta rincorrendo il cane cercando di incornarlo con il suo maestoso palco di corna, dopo essersi trasformato a sua volta.

No, decisamente è meglio non affidarmi a loro.

 

***

- Mi hai fatto male.

- E tu no?

- Sì, ma a te non rimarrà un pesto.

- No, infatti, solo un segno a forma di denti sulla chiappa.

- Mi hai chiamato barboncino, te lo meritavi.

- E tu ti meritavi di essere incornato.

- Non è vero! Io ho solo reagito al tuo insulto.

- Beh, io ho reagito alla tua reazione.

- Ma la mia reazione era stata provocata da te, quindi...

- Quindi devi imparare a controllare le tue reazioni. 

- James, ho rifatto i calcoli e ho scoperto che mi trasformo in un leone. 

- Cosa?!

James mi guarda con gli occhi spalancati, respirando affannosamente e stringendo convulsamente i pugni.

Oh, lo sapevo che in fondo ancora sente di avere una qualche sorta di diritto sul leone.

- Stavo scherzando. 

-Ah. Non che m’interessi, sia chiaro. Io sono un cervo. 

Mi sembra quasi di vedere delle antenne drizzarsi sulla testa di Sirius alle parole ‘Io sono un cervo’, mentre lancia un’occhiata tra lo spaventato e il minaccioso a James.

 

***

 

Giuro che se riparte con la sua cantilena sul cervo gli salto addosso.

E questa volta lo azzanno alla gola.

E me ne vado ad Azkaban così felice che faccio scappare a gambe levate tutti i Dissennatori.

Ammesso che i Dissennatori abbiano le gambe.

 

***

 

Ma perché mi guardano così?

Ho solo detto che sono un cervo.

È la verità.

Sono un cervo. 

Non me lo sono mica inventato.

Ora glielo dimostro.

 

***

 

- E quindi? - sibila Sirius a due centimetri dal muso di James, appena trasformatosi in un cervo.

Per motivi sconosciuti a tutti tranne che a lui.

Ovviamente James non risponde, dato che è un cervo e i cervi fino a prova contraria non parlano.

E Sirius deve prenderlo come una specie di sfida a dimostrare le sue capacità, dato che si trasforma a sua volta ed inizia a ringhiare contro il cervo.

E a questo ho visto abbastanza: credo che mi sarà più utile chiacchierare del più e del meno con Remus piuttosto che continuare ad ascoltare i preziosi insegnamenti di questi due.

 

***

 

“L’effetto principale della pozione dell’invisibilità è, beh, rendere invisibili." 

No, questo inizio decisamente non mi frutterà una E.

E per ottenere come media una A in Pozioni, almeno nella teoria devo eccellere, dato che nella pratica sono un disastro.  

Dopo aver accartocciato il foglio e averlo gettato nel cestino, prendo una nuova pergamena e ricomincio.

“Gli unici oggetti in grado di assicurare l’invisibilità a tempo indeterminato sono i rarissimi mantelli dell’invisibilità, ma esistono anche delle particolari pozioni che__________”

Resto per un attimo immobile a fissare il lungo rigone tracciato dalla mia piuma sulla pergamena, prima di voltarmi a salutare Peter con un  sorriso sereno, ignorando il fatto che a causa della sua amichevole pacca sulla spalla tra poco dovrò gettare l’ennesima pergamena.

- Ehy, Remus! Dov’eri finito?

Inarco un sopracciglio, perplesso.

Io sono stato tutto il pomeriggio a fare i compiti in Sala Comune, lui è sparito nel nulla insieme a James e Sirius, come fa spesso ultimamente. E con ultimamente non intendo negli ultimi giorni, no, ma negli ultimi mesi. Ed ora è lui a chiedere a me dov’ero finito?

- Sono sempre stato qui, Pete, – rispondo pacato, accennando con la testa alla miriade di libri che mi circondano.

Poi un’idea mi sorge spontanea, vedendo la sua espressione disinvolta.

Troppo disinvolta.

E quando Peter si sforza di essere disinvolto vuol dire che ha qualcosa da nascondere.

Ovviamente è la stessa cosa che mi stanno nascondendo da mesi anche Sirius e James, ma inizio a stancarmi di aspettare: forse posso riuscire a cavare qualcosa di bocca a Peter.

Tu piuttosto dove sei stato?

 

***

 

Alla domanda di Remus subito mi sale l’agitazione; non tanto per la domanda in sé, che potrebbe essere una semplice curiosità, ma per l’espressione e il tono che ha usato: ha stretto gli occhi a fessura pronto a sondare ogni mia minima reazione e mi ha guardato con un impercettibile sorrisetto che unito al tono sospettoso e sarcastico vuol dire “Tanto lo scoprirò”.

- Emm.

Nel sentire la mia esitazione il suo sorriso si allarga ancora, sempre millimetricamente parlando, mentre io inizio ad agitarmi sul serio.

- Ero, beh, nelle cucine.

- Ah sì? - mi chiede con un tono leggero e disinteressato totalmente in contrasto con gli occhi che dicono chiaramente “Non ci credo neanche se lo vedo”

-Anche James e Sirius sono nelle cucine?

Il modo con cui ha sottolineato la parola ‘cucine’ e la pausa che ha fatto prima di pronunciarla sono un chiaro segno del suo scetticismo.

Un chiaro e calcolato segno.

- Io, ecco, non lo so, vado a vedere!

 

***

 

Per un attimo penso di congelare sul posto Peter con un “Vengo anch’io”, ma poi decido di lasciarlo andare.

Dopotutto è solo questione di tempo prima che scopra cosa stanno architettando quei tre, anche se non dovessero dirmelo loro.

In fondo non sono gli unici a nascondere qualcosa.

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


 

CAPITOLO 7.

 

 


- Ragazzi, ragazzi!

Non so se sono più stupidi loro o io che me ne sto qui, sull’entrata della Stanza, a cercare di riportarli all’ordine.

O almeno ad una forma umana.

Ora capisco come si deve sentire Remus ogni santo giorno.

- Ehy, Pete, dov’eri finito?- mi chiede allegramente Sirius, appena ritrasformatosi, allontanando da sé con le mani le maestose corna di James.

- Ero da Remus, che a proposito sta diventando sempre più sospettoso.

- Oh non preoccuparti, tanto ormai ci siamo quasi. Per la luna di questo mese dovremmo essere pronti, – ribatte Sirius, piuttosto ottimisticamente aggiungerei.

Soprattutto considerando che i due che dovrebbero aiutarmi sono impegnati in un’amichevole scontro all'ultimo sangue.

-Ammesso che io riesca a trasformarmi, Sirius.

- E noi cosa ci stiamo a fare? – mi risponde lui con un sorriso accattivante, prima di essere gettato a terra da una testata particolarmente forte del cervo. 

Trattenendomi dal rispondere “Apparentemente niente”, mi limito a lanciargli un’occhiata eloquente.

- D'accordo, ora ti aiutiamo noi, tranquillo, – esclama sicuro Sirius, tentando di rimettersi in piedi.

E il suo tentativo fallisce clamorosamente, ostacolato dall’intera massa corporea di James.

- James, quale parte di ‘ora ti aiutiamo noi’ non ti è chiara? - sbuffa Sirius, cercando di scrollarsi di dosso il cervo.

- Oh, intendevi adesso?

 

***

 

“Ti aiuteremo”, “Che vuoi che sia”, “Ci vorrà un attimo”.

Evidentemente quando ho pronunciato allegramente e credendoci fermamente queste emerite cazzate, non mi rendevo ancora conto di quanto potesse essere estesa ed indistruttibile la ...qualunque cosa sia quella che impedisce a Peter di fare un minimo miglioramento.

È da più di un mese che passiamo ogni pomeriggio nella Stanza Delle Necessità a tentare di far assomigliare almeno un po’ Peter ad un topo.

Infondo non c’è bisogno che diventi proprio un topo. A questo punto mi basterebbe anche solo che si rimpicciolisse. Qualsiasi cosa insomma.

Invece no: ogni giorno passo ore a guardare quasi fanaticamente la faccia di Peter, rossa per lo sforzo e la concentrazione, non cambiare di un millimetro.

E non si può nemmeno dire che sia per colpa mia e di James: insomma dopo i primi due o tre giorni, va bene, sette o otto, persino James si è stancato di fare lo stupido e ha capito che la situazione era tragica.

Ed è diventato serio.

James.

Serio.

Da più di un mese.

È chiaro a questo punto che così non può continuare: gli effetti collaterali del restare serio così a lungo potrebbero essere disastrosi per lui, inizio già a notare qualche strano tic che prima non aveva e spesso nel sonno dice cose senza senso.

Insomma cerca di recuperare la sua dose giornaliera di cazzate nel sonno, ma così fa perdere a me il sonno.

E a proposito di me, credo di essere sull’orlo di una crisi di nervi.

Oltretutto la prossima luna piena si sta avvicinando, ormai manca meno di una settimana. Ho già perso tre lune da quando mi sono trasformato: le prime due volte per aspettare James, l’ultima per aspettare Peter, non ce la faccio più.

Giuro che se non si trasforma entro due secondi, lo trasfiguro in una tavoletta di cioccolato e lo offro a Remus.

Sarà il suo modo per aiutarlo.

Gli dimostrerà la sua amicizia facendosi mangiare, dato che in altri modi non ci riesce.

- Pete, se non ti trasformi entro due secondi ti trasfiguro in una tavoletta di cioccolato e ti do in pasto a Remus – lo informo, essendo io una persona molto onesta e trasparente. 

- Così non lo aiuti, Sirius, – mi rimprovera James, non distogliendo gli occhi da quelli chiusi da Peter.

Io mi volto verso di lui quasi con le lacrime agli occhi: non pensavo che l’avrei mai detto, ma mi manca il vecchio James.

E poi vederlo così serio è terrificante.

Anche perché so che è tutta questione di tempo prima che esca del tutto fuori di testa.

Lo vedo dal modo violento con cui si passa la mano tra i capelli, dai pugni perennemente stretti, dalla mascella serrata. 

Sta per esplodere.

 

***

 

Dai Peter, dai Peter, dai Peter...

- DAI, DAI, DAI!

Ops.

Dal modo terrorizzato con cui Peter ha spalancato gli occhi e da quello inquieto in cui Sirius mi sta guardando ora, presumo di averlo detto ad alta voce.

O forse gridato.

- Intendevo, forza, Peter, sono sicuro che ce la puoi fare.

Non capisco perché continuano a guardarmi spaventati.

-James, - inizia Sirius cautamente, al mio fianco. - Se senti il bisogno di dire una cazzata o insomma, qualcosa di poco serio, fallo e basta d'accordo? Non devi trattenerti.

Non devo trattenermi? 

Davvero?

Ebbene, sono stato serio quando la situazione lo richiedeva, ovvero per un lungo mese, e, anche se la situazione in effetti lo richiede ancora, a questo punto dato che mi è stata fatta un’esplicita richiesta, declino da me ogni responsabilità.   

-  CI SON DUE COCCODRILLI!

 

***

 

Sono passati cinque minuti da quando James è uscito dalla Stanza canticchiando allegramente, con un aria da pazzo che non gli vedevo in viso da molto tempo.

Ora, dopo aver finalmente richiuso la bocca, mentre tento di darmi un contegno, ritiro tutto quello che ho pensato prima: non è vero che mi mancava il vecchio James.

Era meglio quello serio. Terrificante certo, ma meglio di questo.

Va bene lo stress, l’astinenza prolungata, ma...ma questo è stato davvero troppo anche per James Potter.

Ma, guardando il lato positivo, almeno se n’è andato.

Non so dove e non lo voglio assolutamente sapere, l’importante è che non intralci il mio operato.

Perché ora, parola di Sirius Black, trasformerò Peter Minus in un maledettissimo ratto di fogna, fosse l'ultima cosa che faccio.

 

***

 

La faccia determinata e allo stesso tempo furiosa di Sirius mi aveva spaventato, soprattutto considerando che eravamo da soli.

Eppure non saprei dire se fosse peggio quella oppure l’espressione disperata che ha ora.  

Quella di prima mi terrorizzava, è vero, ma questa esasperata e sconsolata, dopo ore di inutili tentativi, mi deprime davvero.

Temo che si stia per mettere a piangere.

E se un Black si mettesse a piangere a causa della mia stupidità sarebbe davvero, davvero imbarazzante.

 

***

 

Se Peter non si trasforma entro due secondi sento che scoppierò a piangere come un bambino gridando qualcosa di simile a“Voglio la mia mammaaaaaa!”.

Un momento.

Non posso averlo davvero pensato.

Non io.

Non lei.

- Peter, ti megaodio, – gli ringhio contro ancora spaventato dai miei stessi pensieri.

Non posso credere che un essere umano possa essere stato in grado di portare me a pensare di reclamare la presenza della mia amorevole madre.

È chiaro a questo punto che non posso aiutarlo.

Come non posso aiutare nessuno, non in queste condizioni di instabilità mentale.

E soprattutto devo uscire da questa stanza e mettere più spazio possibile tra me e Peter, prima che con la sua totale incapacità mi porti a dire quella blasfemia ad alta voce.

Perché se lo facessi poi dovrei per forza uccidermi.

E la cosa, oltre che una tragedia per le ragazze della scuola sarebbe anche un lieto evento per i Black.

Ed è inammissibile che io arrechi un qualsiasi tipo di piacere alla mia famiglia.

Senza contare che Remus ne resterebbe distrutto.

James e Peter nemmeno li considero, il primo perchè è evidentemente incapace di intendere e di volere ed il secondo perché è incapace e basta.

 

***

 

- DUE PICCOLI SERPENTI...

- James?

- Mh?

- Che cosa stai facendo?

- Sto cantando, Remus, non si vede?

Perché fa sembrare che sia io lo stupido, quando è lui che canta strane cose sugli animali?

- Si vede, James, sì. Comunque ti vorrei parlare, anzi vi vorrei parlare, - esclamo deciso, guardandolo fisso negli occhi.

- Non c’è bisogno che mi dai del voi, Remus, – replica tranquillamente James, scostandosi per far passare due Corvonero.

In effetti potevamo scegliere un posto migliore del centro di un affollato corridoio per parlare. 

- Intendo te, Sirius e Pete. Valli a chiamare, in qualsiasi posto siano, io vi aspetto in Sala Comune, – stabilisco deciso, prima di voltarmi e dirigermi velocemente in Sala Comune, senza attendere una risposta.  

Ho aspettato anche troppo ormai: ora voglio sapere cosa diavolo stanno combinando quei tre teppisti.

 

***

 

- Ehy Pete, dov’è finito Sirius? - chiedo allegramente entrando nella Stanza.

Dopo quasi un mese di serietà, dare sfogo alla mia parte geniale, ma incompresa, mi ha decisamente messo di buon umore.

Anche se a giudicare dalla faccia depressa di Peter, forse non c’è davvero nulla per cui essere allegri.

- È fuggito qualche minuto fa e non escludo che si stia gettando in questo momento dalla Torre di Astronomia, – risponde lui cupamente.

- Devo quindi dedurre che non ci sei ancora riuscito?

- Infatti.

Male.

Molto male.

Il mio piano di scappare lasciando tutto il lavoro a Sirius e poi tornare in tempo per festeggiare la trasformazione è evidentemente fallito, dato che Sirius ha deciso di fuggire a sua volta.

Lasciando tutto il lavoro a me.

Ma ora rivolterò la situazione a mio favore e dimostrerò a Sirius la mia netta superiorità, riuscendo nell’impresa del secolo: far trasformare Peter.

A quel punto James Potter tornerà ad essere il migliore in tutto e il naturale ordine delle cose sarà finalmente ristabilito.

E poi potremo aiutare Remus, naturalmente, anche quello.

 Voglio dire, soprattutto quello, certo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


 

CAPITOLO 8.

 

 


- Ascolta, Pete, avevo detto che sarei entrato in squadra diventando il miglior Cercatore della scuola e l’ho fatto, avevo detto che sarei diventato il miglior amico di Sirius e l’ho fatto, avevo detto che avrei trovato un modo per aiutare Remus e l’ho fatto, avevo detto che sarei diventato Animagus e l’ho fatto.

Avevi detto che avresti conquistato Lily Evans e non l’hai fatto.

- Ed ora ti dico che riuscirò a farti trasformare in un topo e lo farò.

L’importante è crederci.

- E non fare quella faccia. 

- E' la mia unica faccia, James. Ed è una faccia terribilmente umana, che non si trasformerà mai in una da roditore, – sospiro sconsolato.

 

***

 

- Forse non ci siamo capiti, Pete: noi non usciremo di qui finchè non ti sarai trasformato in un topo, - affermo deciso, mentre Peter alza uno sguardo allarmato su di me.

E se sapesse che con ‘noi non usciremo di qui’ in realtà intendo ‘tu non uscirai di qui’ credo che sarebbe ancora più allarmato.  

Ma a mali estremi, estremi rimedi.

- Forza, chiudi gli occhi. Ho detto chiudi gli occhi, Pete, non ti faccio niente, giuro. 

Ma perché la gente non si fida mai di me?

Dopotutto se tutto va come previsto nessuno si farà male.

Nemmeno Peter.

Se tutto va come previsto.

Se tutto va esattamente come previsto.  

 

***

 

Evidentemente le cucine sono proprio molto lontane se James ci mette più di un quarto d’ora per andare e tornare, possibilmente con gli altri. Ma dato che è di James che stiamo parlando, tutto è possibile. E proprio per questo ho ormai perso la speranza da un pezzo, quando il ritratto della Signora Grassa si apre svelando un Sirius dalla faccia incredibilmente depressa.

- E gli altri?

- Sirius?

- Tutto bene?

Sirius mi ignora bellamente, passandomi davanti senza nemmeno guardarmi per poi lasciarsi cadere a peso morto sul divanetto di fronte alla mia poltroncina, senza dar più alcun segno di vita, la faccia affondata nel cuscino.

- Devo portarti da Madama Chips?

- E' successo qualcosa?

- Gli altri stanno bene? Dove sono?

Ok, è chiaro che da Sirius non otterrò alcuna informazione.

Quindi il massimo che posso fare è aspettare gli altri, sperando che non siano morti.

“O sperando che lo siano” aggiunge la mia parte malvagia, parte che ho sviluppato dopo mesi e mesi di scuse assurde e palesi bugie.

- Comunque io odio mia madre, non la vorrei mai qui, nemmeno se fossi disperato, chiaro? - sbotta improvvisamente Sirius, fissandomi minaccioso con gli occhi stretti a fessura.

E a questo punto io mi chiedo perché, perché permetto ad un individuo del genere di chiamarmi ‘amico’.

Chiaro, Remus?

- Sì, Sirius, cristallino, - mormoro accondiscendente, trattenendo un sospiro esasperato.

Un giorno dovranno darmi una medaglia per la pazienza.

- Guarda che preferirei morire piuttosto che avere lei qui. 

Una grossa medaglia, ovviamente d’oro.

 

***

 

- Anf, per Godric, James, ma sei del tutto impazzito?!

Non è colpa mia.

Io ho solo cercato di motivarlo.

Se non ci riesce, non so cosa farci.

- Se ti fossi trasformato sarebbe andato tutto bene, Pete. 

- Anche se tu non avessi chiesto alla stanza di stringersi attorno a me sarebbe andato tutto bene! Mi stavi per uccidere! - sbotta Peter, rosso in viso. Esagerato. 

- Non ho chiesto alla stanza di stringersi attorno a te, Pete, le ho chiesto di stringersi attorno allo spazio in cui ti trovavi tu. Sarebbe bastato che tu ti spostassi, – lo correggo pacatamente.

- Passando da un buco largo dieci centimetri?

- Trasformandoti in un topo e poi passando da lì. 

Geniale, eh?

Peccato che non abbia funzionato.

Non per colpa mia naturalmente.

Perle ai porci, ragazzi, perle ai porci.

La storia della mia vita. 

 

***

 

Ma se io non riesco a trasformarmi in condizioni normali, James come può pensare che io possa farcela in cinque secondi mentre sono sotto pressione?

Sotto pressione in tutti i sensi.

Ma è meglio dargli ragione: non c’è tempo da perdere ora, sono quasi le otto.

Quindi è quasi ora di cena.

Ed io non posso perdere la cena.

- D'accordo, James, grazie lo stesso, ti sono davvero grato per aver tentato di aiutarmi, - Anche se questo tuo tentativo mi ha fruttato un principio di soffocamento - Ora però direi di avviarci verso la Sala Grande, eh? È quasi ora di cena.

Perché fa quella faccia?

Cos’è quel ghigno?

Oh no, oh no.

Sta scherzando, vero?

 

***

 

Povero piccolo ingenuo Peter, che mi ha appena offerto su un piatto d’argento la soluzione.

La cena.

Tra. Poco. È. Ora. Di. Cena.

E Peter non ha mai saltato un pasto da quando ha messo piede ad Hogwarts.

Peter non ha mai saltato un pasto in vita sua.

Sento un ghigno allargarsi sulle mie labbra, mentre guardo malignamente Peter impallidire. A quanto pare sta iniziando a rendersi conto che se ho detto che lo farò trasformare entro oggi, lo farò.  

A costo di saltare a mia volta la cena.

 

***

 

Da qualche minuto Sirius ha riacquistato l’uso della parola. Ora se qualcuno entrasse nella Sala Comune si ritroverebbe davanti una scena perfettamente normale: due Grifondoro del quinto anno che chiacchierano tranquillamente, seduti sui divanetti vicino al fuoco.

Ovviamente questo vale solo nel caso in cui il passante guardi la scena da lontano.

Perché se si avvicinasse abbastanza da sentire le nostre parole si renderebbe conto che, in effetti, qualcosa che non va c’è.

- Sei venuto qui perché te lo ha detto James? E a proposito, dov’è James?

- Una volta mi ha dato uno schiaffo così forte che mi sono rimaste le sue cinque dita stampate sulla guancia per giorni, ti pare che la vorrei qui?

Ad esempio il fatto che io faccio domande precise al mio compagno, su un argomento che mi preme abbastanza tra l’altro, e lui mi risponde parlando di tutt’altro.

Sua madre per la precisione.

A questo punto mi chiedo cosa stia succedendo, in qualunque luogo si riuniscano quei tre, di tanto sconvolgente da far sentire a Sirius il bisogno di puntualizzare che non desidera affatto la presenza di sua madre.

Argomentando il tutto con innumerevoli, terrificanti episodi della sua infanzia a casa Black, naturalmente.   

Di qualunque cosa si tratti, non va bene.

Sta facendo uscire di testa i miei amici più di quanto non lo siano già.

E loro lo sono già molto.

Troppo.

Prima James, colpito da crisi d’identità e perfettamente immedesimato in un fungo; poi Sirius, improvvisamente dimentico delle principali regole per intrattenere una conversazione, come parlare entrambi dello stesso argomento, ad esempio. A questo punto posso solo sperare di non incontrare Peter nelle prossime ore, perché non ho assolutamente voglia di scoprire che se ne va in giro rotolando invece di camminare o che tenta di volare credendo di essere una farfalla.

- Lo sai, una volta mi ha chiuso in camera a pane e acqua per cinque giorni di fila, e solo perché...

- Sirius, basta! Ti credo, lo so che odi tua madre, ma ti prego, dimmi che fine hanno fatto gli altri. 

- Dovevi vederla e sentirla quando sono stato smistato a Grifondoro. Completamente indemoniata. 

Vaffanculo, Sirius.

Dal più profondo del cuore.

E se non te lo dico ad alta voce non è per educazione, ma solo perché tanto non mi ascolteresti nemmeno.

Ma un giorno io, casualmente, mi scorderò di andare alla Stamberga durante una notte di luna piena, e sarà lo stesso giorno in cui, sempre per caso, prima di andare a dormire mi sarò chiuso dentro la camera a chiave.

Con te, James e Peter dentro, ovviamente.

 

***

 

Devo diventare un topo, devo diventare un topo.

A tutti i costi.

E devo farlo entro venti minuti, prima che, oh Godric, non riesco neanche a pensarlo, prima che sparecchino la tavola.

Senza che io abbia mangiato nulla.

No, no.

No. 

Non posso permetterlo.

Devo diventare un topo e lo devo fare subito.

La cena ormai è stata servita da più di mezz’ora, questo significa che le cosce di pollo sono quasi finite, degli spiedini di pesce non sarà rimasto nemmeno il profumo e neppure per le patate arrosto c’è più nulla da fare.

Ma c’è ancora il budino.

Oh sì, per lui c’è speranza.

Per lui c’è sempre speranza!

E giuro su quello che ho di più caro, ovvero la mia scorta segreta di cioccorane, a cui a proposito devo cambiare posizione dato che ultimamente ho il sospetto che Remus si stia avvicinando a scoprire di nuovo il nascondiglio, che arriverò in tempo.

Che la forza di tutti i budini al cioccolato del mondo sia con me!

 

***

 

Sono un genio e non mi stancherò mai di ripetermelo.

Credo che a questo punto Peter sia così motivato che potrebbe trasformarsi in qualsiasi cosa.

Certo, prima di mettersi al lavoro ha ovviamente tentato la fuga, ed essere caricati a tutta velocità da un Peter furioso che ti vede come unico ostacolo tra lui ed il cibo, beh, è un’esperienza che non auguro a nessuno tranne che a Mocciosus, ma grazie al mio incredibile sangue freddo, alla mia inaudita prontezza di riflessi, alla mia invidiabile prestanza fisica e al mio coraggio smisurato, nonché grazie all’eroismo intrinseco in me, sono sopravvissuto.

E, forse sì, grazie anche al fatto che per fortuna avevo già provveduto a togliere a Peter la sua bacchetta mentre si concentrava.

Comunque me la sarei cavata anche da solo.

Ho usato la magia per fermarlo unicamente affinché Peter non rischiasse di farsi male sbattendo contro i miei muscoli d’acciaio.

Non c’era davvero bisogno di evocare la barriera davanti alla porta per impedirgli il passaggio, bastavo io.

Se solo si muovesse però potrei sperare di riuscire a mangiare almeno una briciola di...beh, esattamente non so cosa ci sia ancora a tavola a quest’ora.

Però se Peter è così rosso dallo sforzo di concentrarsi, vuol dire che è rimasto ancora qualcosa che valga la pena mangiare.

Forza, Peter.

Fallo per Remus.

 

*

 

Le mie mani si rimpiccioliscono, così come il resto del corpo, e mentre io mi ricopro di una corta peluria grigia sento le dita avvicinarsi tra loro, accorciarsi e farsi sempre più appuntite, rosate. Gli odori nella stanza si fanno via via più forti mentre il mio naso muta, rimpicciolendosi e scurendosi, e mentre ai suoi lati iniziano a spuntarmi dalla pelle dei lunghi baffi neri. Gli occhi, sempre chiusi, si fanno appena più piccoli, mentre le orecchie mutano completamente forma e dimensione e sento qualcosa di flessibile spuntarmi dal fondoschiena, una coda lunga quanto il mio nuovo, piccolo corpo.

Quando non sento più alcun cambiamento prendo un bel respiro, prima di decidermi ad aprire gli occhi, sperando di non essermi immaginato tutto.

E prima che io possa scoprirlo con calma e serenità tramite la vista, James decide di farmelo capire in un modo molto più appariscente e doloroso: gridare.

Non so se per la paura o la felicità, so solo che è un grido talmente forte da spaccarmi i miei nuovi e già da buttare timpani e da farmi rimpiangere di essere riuscito nella mia impresa.

Ma per il budino questo ed altro.

Oh Godric! Oh Godric!

Con ‘altro’ non intendevo farmi schiacciare da James!

Prima che James in versione gigante mi si avvicini ulteriormente, di corsa e sempre gridando qualcosa, inizio a zampettare più veloce che posso tentando di sfuggirgli.

 

*

 

-Sì! Grande, Peter, ce l’hai fatta! Lo sapevo che la cena avrebbe funzionato, lo sapevo! - Al massimo della felicità inizio a correre verso il piccolo topo grigio appena apparso davanti a me e che appena apre gli occhi inizia a correre con uno squittio spaventato.

- Pete! Dove corri? Dobbiamo andare a dirlo a Sirius, dai!

Improvvisamente il topo si ferma ed un secondo dopo Peter è di nuovo al suo posto.

- Ora. Si. Va. A. Cena. Chiaro? 

Vorrei dirgli di no per principio.

Nessuno mi può dare ordini.

Eppure il brontolio del mio stomaco in questo momento è persino più forte del mio orgoglio e questo è tutto dire.

Inoltre, anche se non lo confesserò mai nemmeno sotto tortura, Peter mi fa un po’ paura con quella luce omicida negli occhi.

Cioè, non proprio paura, sia chiaro.

Io non ho paura di Peter.

Però è inquietante.

Molto.

- Ok, Pete, andiamo a cena. Però almeno sorridi, no? Ci sei riuscito!

Peter mi guarda negli occhi per infiniti secondi, prima di dire con voce seria:

- Per lui questo ed altro.

Io gli sorrido, ma il sorriso mi si congela sulle labbra quando Peter si getta fuori dalla Stanza sussurrando qualcosa di molto simile a:   

- Per il budino!

Ma in fondo sono certo che budino è un modo come un altro per dire Remus.

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


 

CAPITOLO 9.

 



- Per non parlare di quella volta che...

- Appunto Sirius, non parliamone, per favore.

- Che solo perché avevo rovesciato l’acqua, mi ha mandato a letto senza cena! 

Com’è bello avere  degli amici.

Con loro puoi parlare di qualsiasi cosa, essere ascoltato, quando gli chiedi di venire in un posto loro ci vengono.

Sì, dev’essere proprio bello.

Peccato che questa fortuna non sia toccata anche a me.

Io purtroppo ho solo questi tre individui. 

E, non per essere presuntuoso, ma sono anche molto fedele nei loro confronti.

Un amico degno di nota.

Se non lo fossi avrei già ceduto da ore alla tentazione sempre più forte di scattare in piedi, guardando verso il ritratto alle spalle di Sirius, e dire “Salve signora Black, cerca suo figlio?”.

Ma dato che non voglio essere la causa della definitiva morte cerebrale di Sirius Black, mi asterrò dal farlo.

Per ora.

Anche perché sono sempre più convinto che la suddetta morte sia già avvenuta.

 

***

 

- Tu non ti puoi nemmeno immaginare che faccia fa quando mi vede! Neanche fossi un...

- Sirius, Sirius!

Prima che io possa associare le grida esaltate alla figura appena sfrecciata all’interno della Sala Comune, mi ritrovo schiacciato sul divano, oppresso da uno scalpitante James che non ho ancora capito se mi sta abbracciando o se ha appena tentato di uccidermi con un volo d’angelo con atterraggio sul sottoscritto.

- Non indovinerai mai che cos'ho fatto!

-Nemmeno io; saresti così gentile da illuminarci? - chiede tranquillamente Remus, facendo irrigidire James che si volta lentamente verso di lui, continuando a stare seduto sopra di me, vorrei far notare, mentre anche Peter spunta dal buco del ritratto.

- Niente, non ho fatto niente. Perché dovrei aver fatto qualcosa? - replica James voltandosi completamente verso Remus e scendendo, grazie a Godric, dal sottoscritto.

Il sopracciglio di Remus si inarca tanto da sparire sotto i ciuffi biondicci, e il suo sguardo si fa così da Remus che James si corregge subito.

- Voglio dire, ho convinto Peter a mettersi a dieta.

Peter appena giunto fra noi annuisce vistosamente, facendo bella mostra di un gran paio di baffi di cioccolato attorno alla bocca.

- Capisco. Ed è per questo che gli hai consigliato di mangiare il budino al cioccolato? - continua Remus, soffermandosi un istante di troppo sulla sostanza scura appiccicata alla faccia di Pete.

- Beh, è una dieta speciale. Basata sul budino. Per, per le guance, sai. Per renderle più rosee. 

È sempre un divertimento osservare James mentre si arrampica rovinosamente sugli specchi, tirando fuori una scusa meno credibile dell’altra.

Peccato che la maggior parte delle volte le sue scuse assurde servono a coprire anche me.

Come in questo caso.

- Le guance. Certo. 

Però devo ammettere che ha un certo coraggio: non è da tutti riuscire a mentire così palesemente e sostenere contemporaneamente lo sguardo sospettoso di Remus.

-Sì, alle ragazze piacciono molto le guance rosee. Molto. Non lo sapevi? Lo sanno tutti. Comunque, Sirius, seguici. Insegneremo anche a te la dieta, le tue guance sono molto pallide, troppo, - esclama velocemente James, agguantandomi per un braccio ed iniziando a trascinarmi di corsa verso la camera.

Prima di essere spinto bruscamente all’interno della stanza faccio giusto in tempo a vedere la figura solitaria di Remus ancora immobile sulla sua poltroncina.

Ed è una fortuna che io non riesca più a vedere la sua faccia.

 

***

 

Dicevo, è proprio bello avere degli amici.

Amici che non sottovalutano la tua intelligenza, che sono dotati di sanità mentale e che non ti confondono con un soprammobile della Sala.

Sarà davvero il caso che me li trovi degli amici così.

 

***

 

Colloportus! Insonorus! - dopo aver bloccato la porta e insonorizzato la stanza, mi volto verso gli altri, euforico.

- Sentite, ragazzi, Sirius, non fare quella faccia! È successa una cosa che tu nemmeno ti puoi immaginare! Stupenda, unica, fantastica! 

Perché non mi guarda estasiato e incuriosito?

Perché non mi chiede cos’è successo?

Perché continua ad avere quella faccia depressa?

-Dai, Sirius! Non vuoi sapere cos’è successo?

- Se non me lo chiedi non te lo dico.

-E va bene, te lo dico lo stesso: sono riuscito a far trasformare Peter!

 

***

 

Ma perché James non mi lascia morire in pace?

Non mi interessa cos’hanno combinato lui e Peter, tanto nulla riuscirà ad allietare nuovamente la mia vita: ho invocato mia madre! Mia madre!

Aspetta. Cos’ha fatto Peter?

- Stai scherzando.

- No, - nega James, sorridendo smagliante.

- Tu, tu sei riuscito a, come?

- E' stato un gioco da ragazzi, per me. Ma tu non te la prendere, mi rendo conto che non tutti possono essere come il sottoscritto.

Mentre James inizia la sua lunga sequela di complimenti verso se stesso e le sue incredibili doti, mi accorgo di star stringendo convulsamente il lenzuolo del mio letto.

E sto anche girando lentamente la testa verso quel maledetto, lurido sorcio che entro pochi secondi io ucciderò nel modo più doloroso possibile.  

Perché mi ha fatto sprecare ore della mia vita, mi ha fatto perdere il mio equilibrio psico-fisico, mi ha fatto disperare al punto tale da reclamare la presenza di mia madre, per poi trasformarsi con James. 

Ora lo ammazzo. 

 

***

 

C’è qualcosa che non va.

Dopo una notizia del genere mi aspettavo che Sirius facesse i salti di gioia, gridasse, saltasse, ci abbracciasse, invece si è voltato a guardarmi con un’occhiata assassina degna di Mocciosus quando vede James.

Solo che Sirius fa molta più paura di Mocciosus.

- Minus. 

Anche perché sono certo che Mocciosus non sappia ringhiare in questo modo.

- Che diavolo vuol dire che ti sei trasformato?

E da questo momento non capisco più nulla.

 

*

 

-Tu!... Hai!... Una!... Minima!... Idea!... Di! Cosa!... Voglia!... Dire!... Avere!... Mia!... Madre!... Come!... Madre?

Non so perché, ma vedere Sirius, a cavalcioni su Peter, colpirlo con una violenta cuscinata per ogni parola è oltremodo rilassante.

Nonostante gli strilli isterici di Sirius e i versi soffocati di Peter, la scena ha un non so che di rasserenante.  

Forse è per il fatto che entrambi meritano di essere puniti per i loro errori: Sirius per essersi trasformato prima di me e Peter per averci fatto dannare per tutto questo tempo. 

O forse è solo perché sono un gran bastardo, ma il risultato non cambia: non ho nessuna voglia di fermarli.

-E!...Tu!...Mi!...Hai!...Fatto!...Venire!... I!...Complessi!...Per!...Poi!... Trasformarti!...Con!...James?

Però purtroppo non posso lasciarli continuare in eterno: non so quanto altro tempo passerà prima che Remus decida di sfondare la porta o peggio, farsela aprire dalla McGranitt, e noi dobbiamo assolutamente parlare, perciò...

- Levicorpus.

Subito Sirius e Peter si ritrovano appesi per aria a testa in giù, ma questo sembra non demoralizzare il mio migliore amico che continua a colpire di traverso Pete con il cuscino.

- Accio cuscino.

- James!

La faccia scandalizzata e ferita di Sirius mi fa quasi sentire in colpa di averlo privato della sua arma.

Mentre quella stralunata di Peter mi fa quasi sentire in colpa di non averlo fatto prima.

Ma in entrambi i casi, quasi.

- Ragazzi, avrete tutto il tempo di dimostrarvi il vostro reciproco affetto più tardi. Ora dobbiamo parlare di cose importanti, - affermo deciso, mentre loro si prodigano in strane contorsioni del collo per guardarmi in faccia.

- Come il fatto che io ho saltato la cena? - mormora Sirius con voce lamentosa.

- No. Come il fatto che, dopo quasi un anno di tentativi disperati, ce l’abbiamo fatta.

Godric, quanto sono solenne. 

 

***

 

Anche dalla mia tutt’altro che comoda posizione, riesco comunque a vedere la luce esaltata negli occhi di James mentre pronuncia le ultime parole.

E solo in questo momento mi rendo conto che ha ragione: ce l’abbiamo fatta.

Contrariamente a tutte le previsioni, infrangendo una miriade di regole scolastiche e non, ci siamo riusciti.

Siamo diventati Animagus.

E finalmente siamo pronti.

Vedo James godersi a pieno l’atmosfera emozionata che le sue parole hanno creato.

- Il difficile l’abbiamo fatto, però la parte più pericolosa deve ancora venire: non possiamo essere certi di come reagirà il lupo alla nostra presenza, nessun altro ha mai fatto una cosa del genere prima d’ora. Se qualcuno volesse tirarsi indietro, questo è il momento. 

Prima ancora che James finisca di parlare, la mia voce si sovrappone alla sua. 

- Io ci sto. 

 

***

 

Ovviamente Sirius risponde per primo, con tono sicuro e serio, nonostante la posizione alquanto ridicola e tende una mano verso di me, con il palmo rivolto a terra.

- Anch’io, – rispondo a mia volta, posando sicuro la mano sulla sua e voltando poi gli occhi verso Peter, che ricambia un po’ spaventato.

Dopo pochi secondi però risponde anche lui, con un lieve sorriso, aggiungendo la sua mano sulle nostre:

- Beh,non abbiamo fatto tutta questa fatica per niente, no? Ci sto anch’io.

E mentre ci guardiamo negli occhi sorridendo, si crea uno dei rarissimi momenti di serietà che questa camera ha visto nel corso degli anni, anche se questo è ancora più incredibile dato che non c’è nemmeno Remus.

Però i momenti di serietà devono restare momenti appunto, quindi decido di interromperlo e riportare le cose alla normalità.

-Perfetto! Naturalmente questa era solo una formalità, dato che il vero momento per tirarsi indietro sarebbe stato mesi fa, non certo ora e se uno di voi si fosse ritirato dopo un anno di fatica sarebbe stato gettato dalla finestra all’istante. Da notare infatti che la finestra era già aperta. Comunque, ragazzi, ora dobbiamo pensare al piano.

-Il piano?- ripete Sirius perplesso.

-Quale piano?- gli fa eco Peter, altrettanto perplesso.

-Ma il piano, ovviamente!

Un momento.

Loro non sanno ancora del piano!

-Allora ragazzi, il piano è molto semplice: tra...

-James?

-Mh?

-Prima di spiegarcelo, potresti tirarci giù?


 ***


-Allora ragazzi, voi vi rendete perfettamente conto del fatto che noi non possiamo andare da Remus e dirgli “Remus, ringrazia Merlino di avere degli amici così eccezionali, fantastici, unici ed insostituibili da aver fatto una cosa così grande e quasi impossibile per te: diventare Animagus", no? 

- No?

Ok, dalla risposta di Sirius, di nuovo in posizione eretta, mi pare ovvio che non se ne rendono perfettamente conto.

-No. Perché se lo facessimo dovremmo anche dirgli perché lo abbiamo fatto.

Posso vedere chiaramente gli ingranaggi del cervello di Sirius lavorare freneticamente, mentre mi guarda concentrato, cercando di capire dove sia il problema.

Quando dopo un po’ apre la bocca, per un attimo credo davvero che abbia capito.

-E quindi?

Ed ovviamente me ne pento all’istante.

Azzardo anche una veloce occhiata a Peter, nell’assurda speranza che almeno lui abbia capito, ma ovviamente riporto subito lo sguardo su Sirius.

Sul male minore.

- Quindi, immagenatevi la scena: noi, davanti a Remus, che gli abbiamo appena detto “Lo abbiamo fatto per aiutarti: il nostro piano è quello di farti compagnia durante le notti di luna piena in modo da evitare che tu ti ferisca da solo. Ovviamente confidiamo che le nostre supposizioni senza alcun fondamento siano esatte e che tu non ci sbrani”. Ecco, avete immaginato la scena? Ora provate a immaginare la faccia di Remus. Vi sembra contento?

- Non esattamente.

- E credete che la sua risposta sarà qualcosa di più simile a “Fantastico ragazzi! Allora ci vediamo stasera e nel caso non dovessi rivedervi anche domani mattina vivi, dirò io alla McGranitt perché non siete a lezione, non vi preoccupate” oppure qualcosa di più simile a “Ma siete impazziti?! Non vi permetterò di rischiare la vita per me! Non sapete come reagirà il lupo, potrei uccidervi!”

-Direi qualcosa più simile alla seconda, con magari anche l’aggiunta di qualche “Io sono un mostro”, “non merito questo”, “nessuno deve fare nulla per me” e le solite paranoie da Remus – risponde Sirius, con un lampo di comprensione nello sguardo.

- Esatto. 

Lascio passare qualche secondo, godendomi le loro espressioni illuminate dalla mia sconfinata genialità.

Ah, che bei momenti quelli in cui affermo la mia netta superiorità sui miei migliori amici.

-James?

-Mh?

-Un piano non può essere formato solo dalla constatazione che non possiamo fare qualcosa, lo sai vero? Dovrebbe prevedere anche, che so, il fare qualcos’altro. 

-Lo so, Sirius – rispondo indispettito –Se mi lasci il tempo ora te lo dico.

Trovo assolutamente immotivato il fatto che lui alzi gli occhi al cielo.

Sono io quello che sta facendo tutto il lavoro qui!

-Allora: noi non possiamo dire a Remus quello che vogliamo fare senza che lui tenti in tutti i modi di fermarci. E dopo un anno di esercitazioni più o meno riuscite è ovvio che noi non abbiamo nessuna intenzione di rinunciare, giusto?

-Chiaro.

-Sicuro.

-Appunto. Quindi...

- Quindi? James? Quindi? 

-Quindi non glielo diciamo.

- E come faremmo a non dirglielo?

- Beh, prima lo facciamo e poi glielo diciamo. A quel punto sapremo con assoluta certezza che la nostra idea funziona.

- Intendi, perchè saremo ancora vivi e il lupo non ci avrà sbranato?

- Beh sì, quella sarà una buona prova da portare a favore della nostra tesi. L'essere vivi e non a pezzi sul pavimento della Stamberga Strillante, dico. 

- E se invece ci sbagliamo...

- Beh, in quel caso non dovremo preoccuparci di dire nulla a Remus.

Un silenzio teso segue le mie parole.

- E' completamente folle, - dice Sirius. - Facciamolo!



*****




- Che fate qui? Che diavolo ci fate qui? Via! Dovete andarvene! Siete impazziti? Correte, ora!

Non c'è tempo.

Il mio corpo è scosso dai tremiti ed io fatico ad articolare le parole. 

Il sudore mi copre ogni centimetro di pelle bruciante, i miei arti tremano, la vista mi si annebbia e non c'è più tempo.

Sto per trasformarmi.

E loro lo sanno, ma non gli importa.

Continuano a starsene lì, fermi in piedi davanti a me, gli occhi tesi e attenti ad ogni mio gesto, l'aria impotente di chi percepisce ogni nota di sofferenza nella mia voce senza poterci fare nulla. E non hanno intenzione di andarsene.

James è a pochi metri da me e mi guarda sicuro, le mani strette a pugno e il respiro affannato per la paura che non intacca la scintilla decisa e vagamente eccitata negli occhi nocciola. Il rischio è sempre il pepe per James. 

Il lupo scalpita dentro di me, impaziente di vincere la battaglia che vince sempre alla fine, proprio ogni singolo mese, ma io serro i denti, aggrappandomi a me, alla mia umanità. Gli sto dando più filo da torcere del solito, perchè loro sono qui, di fronte a me, i miei amici. 

E non posso fargli del male, non a loro. 

Gli occhi grigi di Sirius percorrono il mio corpo, vigili, registrandone ogni cambiamento, fissandosi sulla peluria che cresce folta e sulle ossa che bucano la pelle, gli artigli che si allungano. La sua mascella è rigida, ma lui non fa un passo indietro.

Ed io non riesco più ad impedire ai miei occhi di guardarla.

Spunta nella notte dalla finestrella alle spalle di Peter, che trema leggermente alle spalle degli altri, ma non accenna a indietreggiare. E poi svanisce dalla mia mente, perchè lei è qui, la luna è qui.

Ed è tardi ormai, questione di secondi. 

E loro sono ancora qui.

Ti prego no, non loro, non loro. 

Non posso fargli del male.

Non a loro. 

Sono i miei amici. 

Non gli farò del male.

- Non ti preoccupare, Remus.

La voce ovattata di James arriva da lontano e i miei occhi non lo sfiorano neppure, incollati da una maledizione all'enorme sfera argentata che sussurra melodiosa il mio nome, invitandomi come una madre ad arrendermi.

Smetti di combattere, Remus, lascia il posto a lui. 

Il lupo.

E la luce perlacea.

È così bella.  Così maledettamente bella. 

- Te lo avevamo promesso, no, Remus? Che avremmo trovato il modo di non lasciarti solo nemmeno in queste notti. 

La amo alla pazzia, eppure la odio, con tutte le mie forze. La amo e la odio e mi distrugge.

 - E i Malandrini mantengono sempre le promesse.

Così dannatamente bella.

Le mie grida mi graffiano la gola, mentre artigli non miei, ma così fottutamente miei in realtà, mi raspano la pelle del petto, facendola a brandelli. 

Ed eccolo, l'odore del sangue.

Il lupo sta avendo il sopravvento. 

E non c'è più nulla a parte l'odore del sangue.

Il sangue e la luna e le mie grida a lei.

Il sangue e la luna e i miei ululati a lei. 

I miei amici scivolano lontano e tutto quello che resta sono luna e sangue nelle tenebre.

Il lupo ha vinto ancora una volta.


 

 

 

 

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


 

CAPITOLO 10.

 

 


So no one told you life was gonna be this way
It's like you're always stuck in second gear
When it hasn't been your day, your week, your month, or even your year

 

 


Il raggio di luce impolverata che filtra dalla finestrella rotta della Stamberga mi acceca per un attimo, non appena socchiudo gli occhi. Subito faccio leva sull’avambraccio e sollevo il mento dal legno duro e scheggiato del pavimento, perdendomi per un istante nell’osservazione della mia pelle ricoperta di graffi, ma priva di quelle ferite che sono sempre puntualmente lì, ogni mattina dopo la luna piena. Non sento l’odore forte ed acre del sangue, del mio sangue, e per un attimo mi concedo di chiedermi il motivo, prima che la voce di James si faccia strada nella mia mente, così come i visi dei miei amici, tutti e tre in piedi di fronte a me un attimo prima che io perda del tutto la lucidità. Un attimo prima che il lupo perda il mio posto.

Il panico mi mozza il fiato in gola.

I miei amici erano lì e non se ne sono andati.

Il dolore alle ossa, quello così forte che è solo colpa della luna, lo stesso che mi fa pensare di aver passato la notte a sbattere contro un muro di cemento, perde improvvisamente importanza e con una forza che non sapevo di avere mi tiro su di scatto, mettendomi a sedere e lasciando vagare lo sguardo per la stanza, mentre prego un Dio in cui non ho mai creduto di non trovarvi il sangue dei miei amici. Se ho ferito uno di loro, allora nulla avrà più senso. Niente sarà mai come prima e niente sarà mai più sopportabile. Ma poi la porta socchiusa entra nel mio campo visivo ed io emetto un impercettibile sospiro di sollievo: sono riusciti ad uscire.

Ma anche tu sei uscito, e non c’è davvero niente che io possa fare per mettere a tacere la vocina maligna che mi sussurra all’orecchio, ricordandomi che non c’è possibilità alcuna che il lupo sia rimasto qui tutta la notte con la porta aperta. E il panico mi blocca di nuovo l’aria in gola, perché non loro, non loro, non loro. Abbasso lo sguardo sul mio corpo nudo e tremante e una risata sgraziata mi scappa dalle labbra, graffiando e raggiungendo ogni singolo centimetro di me, scuotendomi forte, perché non dovrei essere sollevato di non essere ricoperto dal sangue dei miei migliori amici. Dovrebbe essere la norma e invece non lo è affatto ed è mentre la risata si confonde col pianto, che li noto, in un angolo della stanza.

Le zampe magre e ricoperte di graffi sono piegate appena sotto il muso, le corna ramificate svettano alte e maestose sopra le palpebre scure calate sugli occhi, il respiro calmo e rilassato che smuove appena i baffi del piccolo roditore che ha le zampine davanti posate sui suoi zoccoli e gli occhietti liquidi e attenti puntati su di me, la coda ritta verso l’alto.
Li fisso come ipnotizzato per diversi secondi, fino a quando non avverto il tonfo felpato delle zampe del cane che atterrano sul pavimento di legno scricchiolante, lasciando vuoto il materasso lacerato alle sue spalle. E dovrei chiedermi cosa diavolo stia succedendo e preoccuparmi dei miei amici, ma la verità è che gli occhi grigi del cane, così chiari nel bel mezzo del pelo folto e nero come la notte, hanno un effetto calmante su di me e mi incollano qui, davanti alla porta socchiusa. E sono stupito di non essere solo nella stanza, ma allo stesso tempo non lo sono affatto, perchè la loro presenza qui è naturale come l'aria stessa.

Sento le mie labbra schiudersi, ma il suono che rimbomba nella stanza non è la mia voce, ma il latrato del cane e subito la testa del cervo si solleva di scatto, gli occhi nocciola ora fissi su di me. Ed è allora che do le spalle alla porta e le mie gambe iniziano a portarmi lentamente verso il cervo, perché in qualche modo so che non è attraversando quella porta che troverò i miei amici, che non è uscendo che troverò le risposte alle mie domande, perchè sono già tutte qui, negli occhi nocciola del cervo. E la mia mano si solleva da sola davanti a me, le mie dita percorrono piano le corna ramificate e ne riconoscono ogni singolo graffio, ogni singola scheggiatura; e all'improvviso riesco quasi a sentire il rumore degli zoccoli che corrono sull’erba umida e scura della notte, mentre il mio ululato arriva su fino alla luna.

E quando le corna iniziano a ritrarsi lentamente sino a sparire ed io mi ritrovo i capelli scuri e arruffati di James tra le dita, trattengo il fiato, ma la realtà è che non sono realmente sorpreso.

La mia mano scivola dai suoi capelli fino al mio fianco, inerme, ed in qualche modo l’ho saputo dal momento in cui ho aperto gli occhi.

- Te lo avevamo promesso, no, Moony? – James sorride appena, senza staccare gli occhi dai miei. - Che avremmo trovato il modo di aiutarti.

E il mio cuore manca un battito.


  

But I'll be there for you
(When the rain starts to pour)
I'll be there for you
(Like I've been there before)
I'll be there for you
('Cause you're there for me too)

 

 

Lo hanno fatto per te.

Questo pensiero si fa lentamente largo dentro di me, pervadendomi piano e scorrendo caldo in ogni mia vena, contrastato da mille vocine che mi affollano la testa e mi ricordano che non è possibile, che questa è una magia di gran lunga al di là della portata di tre studenti del quinto anno, che è illegale e pericoloso, che è qualcosa di così grande che è impossibile qualcuno l’abbia fatto per me. Perchè mi ci sono rassegnato anni fa a passare una notte al mese a strapparmi la pelle coi denti, artigliandomi la carne e ululando disperato la mia solitudine alla luna. E non importa quanto ho sognato che qualcuno giungesse a salvarmi e mi strappasse da questa maledizione: l’ho imparato anni fa che i sogni restano sogni e solo gli incubi si avverano.

 


Your mother warned you there'd be days like these
But she didn't tell when the world has brought you down to your knees

 

 

- Ce l’abbiamo fatta, Remus, siamo diventati Animagus, - Il topo ha smesso di squittire da un po’ e Peter è all’improvviso al fianco di James, l’aria sfinita ma felice. - Ed ora non dovrai stare solo mai più.

Solo mai più. 

- Cos’è, pensavi di poterti liberare di noi almeno una notte al mese?

Il pelo del cane non mi sfiora più la gamba nuda ed ora Sirius mi osserva con un ghigno compiaciuto e una scintilla eccitata in quegli occhi grigi che per primi mi hanno riportato alla realtà; e di colpo le mille voci che mi affollano la mente si azzittiscono. Perché non importa se è impossibile e se nessun quindicenne potrebbe essere in grado di farlo, non importa se nessuna persona sana di mente vorrebbe anche solo provare a farlo, i miei amici non sono affatto dei quindicenni come gli altri, non sono sani di mente e lo hanno fatto. E lo hanno fatto per me.

E finalmente smetto di pensare e mi getto in avanti.

 

 

I’ll be there for you
(When the rain starts to pour)
I’ll be there for you
(Like I’ve been there before)
I’ll be there for you
(‘Cause you’re there for me too)

 


James indietreggia sotto la mia spinta e Sirius e Peter vengono trascinati con lui dalle mie braccia contro il muro di legno della Stamberga. C’è stato un rumore ad un certo punto come di una testa che sbatte contro il muro e questo spiegherebbe il gemito dolorante di James, mentre i versi che stanno uscendo da Peter sono probabilmente molto simili a quelli di un animale che sta venendo soffocato. Sirius, che nel suo non essere incline alle dimostrazioni d'affetto fisische è molto simile ai Black, si divincola così forte che per poco non mi fa venire le lacrime agli occhi per il dolore quando il suo gomito sbatte contro il mio naso, ma la verità è che niente di tutto questo ha importanza ed io posso solo stringerli ancora più forte, sempre più forte, perché sono i miei migliori amici e sono diventati Animagus per me.

Sono esuberanti e molesti, pretendono sempre di copiare i compiti da me, mi rubano le Cioccorane, non mi lasciano mai leggere in pace, a volte dimostrano l’età mentale di un infante ubriaco e sono distruttivi, chiassosi, infantili e generalmente tutto quello che mi infastidisce in una persona; sono spesso arroganti ed eccessivi, incuranti, un po’ egocentrici e hanno appena infranto probabilmente ogni singola regola della scuola oltre che una legge magica, hanno rischiato la vita e di farci finire tutti ad Azkaban e sono sicuro che la cosa non li preoccupi nemmeno un po' e sono indubbiamente gli amici migliori che avrei mai potuto desiderare. 

Sono i miei migliori amici e hanno fatto tutto questo per me.

 


No one could ever know me, no one could ever see me
Seems you're the only one who knows what it's like to be me
Someone to face the day with, make it through all the rest with
Someone I'll always laugh with
Even at my worst, I'm best with you

 


E per la prima volta in vita mia, credo davvero che sia solo un piccolo problema peloso.  

 

 

 


***

 

 

 


Madama Chips mi lancia un’ultima occhiata vagamente perplessa mentre mi chiudo la porta dell’Infermeria alle spalle: non riesce a spiegarsi l’assenza delle solite profonde ferite che hanno sempre caratterizzato i miei risvegli, né tantomeno la mia aria felice. Ha insistito un po’ nel domandarmi se avessi per caso avertito qualcosa di diverso questa notte, ma alla fine ha ceduto: d’altro canto non potevo dirle che tre studenti del quinto anno sono diventati Animagus illegalmente e hanno speso la notte in compagnia di un lupo mannaro. Dovrei sentirmi in colpa, perché i miei amici hanno rischiato la vita ed io sto tradendo la fiducia di Silente, ma la realtà è che non riesco proprio a controllare l’angolo destro delle mie labbra, impercettibilmente, ma ostinatamente piegato verso l’alto.

E sto ancora sorridendo quando apro la porta del mio dormitorio, trovando Sirius e Peter profondamente addormentati sulle coperte dei loro baldacchini, sfiniti per la notte passata a tenere a bada un lupo invece che a dormire. James invece se ne sta a gambe incrociate sul tappeto a giocare distrattamente col boccino e non appena apro la porta incrocia il mio sguardo.

- Ehy, Moony.

Sorrido.

- Ehy, Prongs.

James aggrotta la fronte, un sorriso perplesso a increspargli le labbra.

- Come mi hai chiamato?

 


***

 


- Allora, Mister non me ne sono stato con le mani in mano per tutto questo tempo, sentiamo un po’, cos’è che avresti fatto?

- Questa.

Sirius guarda scettico l’ampia pergamena giallognola che ho appena posato sul letto sotto gli occhi perplessi dei miei amici.

- Beh, è, - James sposta incerto lo sguardo dalla pergamena vuota alla mia aria soddisfatta, incerto. – Carina, Moony.

- Sì, possiamo usarla per prendere appunti o qualcosa del genere, - Peter annuisce, spostando dubbioso lo sguardo da me e a James. Sirius resta in silenzio, ma i suoi occhi mi informano silenziosamente del fatto che ora lui pensa che io sia pazzo.

- Non è ancora completa e per finirla ci dovremo mettere sotto tutti e quattro, ma sono a buon punto, - spiego estraendo la bacchetta, mentre posso vedere ognuno dei miei amici sforzarsi per non sottolineare che la pergamena è vuota e a nessunissimo buon punto. – Inizialmente serviva solo per scoprire dove spariste sempre voi tre, ma a un certo punto ho realizzato che potevo estendere la cosa a una scala più ampia.

- Ma che sta blaterando?

- Lo abbiamo perso, ragazzi.

- Completamente fuori di testa.

- Così ci ho lavorato per conto mio ed ora, guardate e ammirate: giuro solennemente di non avere buone intenzioni.    

La pergamena si spiega sul letto davanti a noi e subito l’inchiostro scuro inizia a correre veloce lungo la superficie giallastra, articolandosi in un migliaio di righe e piccoli puntini in movimento, mentre i miei amici spalancano gli occhi incantati, una volta tanto senza parole.

- Messer Moony è lieto di presentarvi la Mappa del Malandrino.

 



Someone to face the day with, make it through all the rest with
Someone I'll always laugh with
Even at my worst, I'm best with you

 

 


- Fatto il misfatto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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